“L`Alpone” I trimestre 2015 in formato PDF

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“L`Alpone” I trimestre 2015 in formato PDF
l ’alpone
Autorizzazione del Tribunale di Verona del 3 luglio 1986 - R:S: 705 - Sped. in abbonamento Post. - 45% art. 2 comma 20/b legge 662/96 - Filiale di Verona da Verona C.M.P. - 50% - Trimestrale di informazione e cultura - Anno 28 - Nr. 4 - Dicembre 2013 - Recapito a cura dell’Ente Poste Italiane
Autorizz. del Tribunale di Verona del 3 Luglio 1986 - R:S: 705 - Sped. in abbonamento Post. - 45 % art. 2 comma 20/b legge 662/96 - Filiale di Verona da Verona C.M.P. - 50 % - Trimestrale di informazione e cultura - Anno 30 - N. 1 - MARZO 2015 - Recapito a cura dell’ Ente Poste Italiane
www.ilarione.it
Saluto
del Presidente
Con il Carnevale, che quest’anno a causa del
maltempo ha creato qualche disagio in più
del solito, si è aperta la stagione delle manifestazioni 2015. Ci aspettano i soliti impegni
che cercheremo di rispettare, malgrado le finanze che, come sanno tutte le associazioni
operanti sul territorio, sono sempre più assottigliate.
Naturalmente anche L’Alpone non è esente da
questo pericolo, sebbene l’Amministrazione
comunale abbia confermato il suo impegno
anche per quest’anno a sostenere le pagine
interne dedicate alle sue attività e alcuni
inserzionisti abbiano assicurato la loro presenza pubblicitaria anche per i prossimi
numeri. Ma l’apporto maggiore rimane comunque quello dei nostri lettori, che hanno
sempre dimostrato di sostenere il “loro” giornale con l’affetto e con il consueto contributo
in denaro: per questo troverete all’interno
di questo numero il bollettino postale, che
pensiamo faciliti l’invio da parte di tutti della
propria somma. Tenete presente che i costi di
spedizione aumentano sempre più, e soprattutto all’estero sono aumentati da 5 a 6 euro
per ogni copia inviata.
Come osserverete L’Alpone sempre più apre
lo sguardo anche a realtà vicine alla nostra,
in particolare a Vestena verso l’alta valle e a
Montecchia verso sud. D’altra parte, quello
di guardare al resto della vallata è sempre
stato, fin dagli inizi, un carattere specifico del
giornale, come sostengono quei redattori che
lo accompagnano fin dai primi passi e come
testimonia la stessa scelta del nome.
Permettete infine un caro ricordo rivolto alla
figura di Severino Tonin, scomparso il mese
scorso, che è stato uno dei fondatori non solo
della nostra Associazione, ma anche di questo giornale.
Ai suoi familiari e a chi gli è stato vicino
giunga il nostro cordoglio, a nome di tutti i
lettori de “L’Alpone” e di chi si sente, come lui
si sentiva, un ilarionese “doc”.
Il Presidente della Pro Loco
Franco Cavazzola
L'ALPONE
ha bisogno di te!
Con questo numero esce il vaglia
postale per contribuire al mantenimento del no-stro trimestrale.
È un'importante iniziativa che
mira alla valorizzazione del territorio e del nostro bel paese.
La redazione si impegna con costanza e attenzione a migliorare,
di anno in anno, i vari numeri.
Chiediamo la vostra collaborazione per poter continuare a mantenere vive queste pagine.
Pro Loco | San Giovanni Ilarione
CIAO SÈVERI
SEVERINO TONIN “IL PRESIDENTE” - L’addio ad una persona
che ha fatto la storia della Pro Loco e del nostro giornale
Una folla commossa eppure serena si è ritrova-
ta, il 23 febbraio scorso, nella chiesa di Castello
per dare l’ultimo saluto a Severino Tonin, in un
clima di semplicità e di calore umano che tanto
sarebbe piaciuto a lui, che della compagnia e
dell’amicizia sincera aveva fatto un tratto distintivo del suo modo di essere e di rapportarsi con
gli altri.
Nato il primo agosto 1938 ad Arzignano e trasferitosi ancora bambino con la famiglia in
quella casa di via Guarato che sarebbe poi sempre stata la sua abitazione, fin da giovane aveva
manifestato un carattere aperto e bonario, che
sapeva gustare la vita nei suoi aspetti migliori (la
musica, ereditata dal
padre suonatore di
chitarra, la passione
per il ballo, le serate in
compagnia), sempre
attento però anche ai
bisogni della gente,
tanto da dedicarsi con
passione, negli anni
’60 e ’70, alla politica
locale, risultando più
volte eletto consigliere
e assessore nelle fila
della DC e rimanendo
comunque sempre un
punto di riferimento
per la popolazione.
Dopo
aver
provato,
giovanissimo,
anche
l’esperienza
dell’emigrazione (lavorò nel milanese
come muratore per
un paio d’anni), fu
negli anni ’80 che
cominciò la stagione
intensa e significativa
all’interno della Pro
Loco, che dapprima
fondò assieme a pochi altri nel 1981 e che poi
diresse come presidente dal 1984 al 1995.
Malgrado la limitata preparazione scolastica (un
piccolo cruccio che sempre lo accompagnò nella
vita), dimostrò di essere aperto alle novità e alle
nuove esperienze, proponendo continuamente
manifestazioni (serate, feste, incontri di ogni genere) che da una parte valorizzavano il patrimonio locale (memorabili alcuni spettacoli portati
perfino nelle contrade) e dall’altra sollecitavano
l’attenzione verso il mondo agricolo e artigianale, da cui proveniva e in cui si riconosceva.
Appoggiò le iniziative culturali (“voi intanto
scrivete, poi i soldi da qualche parte li trove-
FIOI E BIANCHERIA
NO I FA CARESTIA
Ci siete anche voi o la vostra famiglia?
Controllate l’elenco sul sito della Pro Loco!
L’ultimo libro edito dalla Pro Loco riserva continue sorprese.
In questi primi mesi di pubblicazione infatti capita spesso di trovare
qualcuno che non sa nemmeno di essere ritratto in qualche foto,
magari giovanissimo, accanto ai propri genitori e fratelli. O che vi
siano presenti i propri nonni, parenti, amici, semplici conoscenti.
Per ovviare a tutto questo abbiamo stilato l’elenco delle persone e
delle famiglie ritratte nelle foto, che potrete facilmente consultare
sul sito della Pro Loco all’indirizzo www.ilarione.it (se non avete
dimestichezza con internet potrete sempre chiedere che lo facciano
i vostri figli o nipoti). Abbiamo molte richieste che provengono da
lontano: il libro si presta infatti come un bel regalo per chi ha vissuto in paese la propria infanzia e gioventù, permettendo di rivedere
persone che hanno fatto la nostra “piccola” storia, ma diventa anche
una miniera di immagini da riscoprire e di nomi da ricordare. In
ogni caso è un libro che non può non esserci nello scaffale di ogni
famiglia ilarionese che si rispetti, sia per il suo patrimonio di foto
riportate, sia per la documentazione di un tempo che rischiamo altrimenti di dimenticare e di non far conoscere ai nostri figli.
Anno 30 Nr. 1
Marzo 2015
remo”, era solito dire) promuovendo le pubblicazioni che oggi fanno parte del patrimonio del
paese, a cominciare dal volume in cui si raccolsero tutte le poesie di Cirillo Tonin. Ma quello
che considerava il fiore all’occhiello della sua gestione è stato l’aver dato vita a “L’Alpone”, il giornale che volle fortemente contro lo scetticismo
e le perplessità (del tutto comprensibili, allora)
di molti e che ancor oggi, a quasi trent’anni di
distanza, costituisce un vanto per San Giovanni
Ilarione.
Il mondo dell’associazionismo gli fu sempre
congeniale: fu donatore AVIS della prima ora,
sostenne attivamente le associazioni locali,
all’interno dell’Associazione San Zeno e assieme
ai “Veronesi del Mondo” diede vita al Comitato
per la costruzione del “Monumento alla Pace e
alla nostra storia”, poi realizzato nella piazza di
Castello.
Il suo nome era conosciuto anche a livello provinciale, al punto che nel 2008 fu insignito
dell’ambìto riconoscimento di “Bacan della
Lessinia”, onorificenza che non riuscì a ricevere
nel giorno ufficiale della consegna per una delle
sue tante “complicazioni” di salute. Strano a dirsi
per una persona che tanto amava la vita e che
mai nessuno sentì lamentarsi pubblicamente,
ma nel fare un calcolo dei suoi “incidenti” di
percorso, riuscì a contare fino ad una ventina di
ricoveri negli ospedali veronesi e vicentini, fino
all’ultimo attacco cardiaco, che gli è stato fatale.
In età ormai avanzata era giunto anche il matrimonio con l’amatissima Bertilla ad allietare
un’esistenza costantemente segnata da un cordiale rapporto con tutti, nella consapevolezza
che è comunque sempre da preferire ciò che
unisce a ciò che divide.
Insomma, una vita profondamente “vissuta”
all’insegna dell’impegno civile e sociale, con una
innata capacità di dialogare con tutti e una visione semplice ma non ingenua nel capire come
vanno le cose a questo mondo. Ora ci piace immaginarlo in quell’altro mondo, accolto a braccia aperte dai suoi amati genitori, probabilmente
– perché no? – con un bel sottofondo di musica
che invita ad un bel giro di valzer. Con il suo immancabile sorriso, naturalmente, ben stampato
nel suo inconfondibile volto.
Ciao, Severino, ci mancherai.
Dario Bruni
LUCA CORNELIO LOVATO
OVVERO L’ARTE DELLA PELLETTERIA TRA I GRANDI MARCHI
"D iamoci del tu, che io sono di San Giovanni” così si presenta Luca Cornelio
Lovato, vestito con camicia bianca e gilet marroncino, pantaloni chiari e scarpe
in pelle, abitante a San Giovanni Ilarione in Viale dell’Industria.
Un ventisettenne con le idee già molto chiare riguardo al suo lavoro e al suo futuro, incentrate sugli accessori di vario genere in pelle,
destinati all’alta moda nazionale e internazionale.
Tutto inizia con un idea nel
2012, creare una valigetta
“moderna” con le tasche
essenziali per introdurre
le tecnologie di oggi, come
il computer portatile; per
poi creare dei portafogli o,
meglio ancora, dei porta
carte di credito e bancomat
con la tasca per lo Smartphone, alcuni dei quali
attualmente
brevettati
dall'azienda stessa. Rigore
ed utilizzo di materiali non
convenzionali, pellami innovativi e di grande pregio,
[continua a pag. 2]
1
[continuazione articolo "Luca C. Lovato"]
questo il credo del design pulito, scandinavo,
nordico e minimale che richiede Kjore Project
durante la produzione. Il significato del marchio
è racchiuso tutto nel termine “proseguimento
e guida di un prodotto” dal norvegese stesso,
filosofia di questo nuovo design, sviluppato attorno ad un marchio registrato secondo i trattati
di Madrid. Il nome lo decidemmo insieme al mio
carissimo amico e socio Mattia, ricorda Luca,
eravamo a Copenaghen, dove Mattia tuttora
vive e da dove hanno preso ispirazione le nostre
idee, ben presto però le vicissitudini di lavoro ci
hanno divisi da questo ambizioso progetto. Gennaio 2013 la svolta che vede Luca, nel bel mezzo
del suo ultimo anno universitario, coinvolto ad
alzare il tiro portando ad un nuovo livello questo
gioco e trasformando il divertimento in realtà.
Luca non è comunque solo nella sua impresa,
essendo aiutato, come racconta lui stesso, dal
padre Cornelio, figura storica e ben conosciuta
in paese nel settore calzaturiero, il quale ancora oggi è pronto a dargli consigli e a sostenerlo
nella realizzazione delle sue idee, la mamma che
si occupa delle contabilità ed alcuni ragazzi che
da esterni collaborano costantemente al progetto, fotografi, blogger e agenti di commercio,
spaziando a 360 gradi. Tutto inizia quindi per
gioco, tra i libri dell’università di economia e
commercio, corso legislazione d’impresa, per poi
giungere a portare il suo marchio in molti negozi
delle grandi città europee, come Mosca, Parigi,
Madrid, Londra, Zurigo ma anche con una distribuzione in Corea del Sud e da quest'anno in
Giappone.
Alla nostra domanda “hobby e tempo libero?”,
Luca è pronto a rispondere: “bella domanda!”
e prosegue: “non posso dire che il tempo per la
collezione dei francobolli o qualche uscita al sabato sera con gli amici non ci sia, non nego che
tra i 16 – 24 anni non abbia conosciuto la bella
vita, ma oggi qualcosa è cambiato, c’è il lavoro
e la professionalità.” Nulla è dovuto, questo è
chiaro; l’impegno, la costanza e l’organizzazione
sono la chiave per rispondere alle esigenze del
mercato: quindi molti week-end l’auto rimane
ferma in garage, perché prima di tutto c’è il lavoro. D’altra parte la voglia di fare, il lavoro che
inizia a rendere e a crescere mese per mese stanno diventando la sua più grande soddisfazione. È cresciuto nel settore della moda e quindi
è avvantaggiato, ma la mattina alle sei suona la
sveglia e spesso la giornata finisce anche dopo
mezzanotte, quando spegne la luce del laboratorio, posto al piano terra della sua abitazione.
Da lì, segue passo passo ogni movimento del suo
progetto, dalle spedizioni all'impacchettamento
dei prodotti, alla gestione della rete di vendita al marketing, siti internet, grafica, fino
all'approvvigionamento delle materie prime e
della produzione, con una costante ricerca di
materiali innovativi applicati al design, rigorosamente minimale ed essenziale, che rispecchia la
linea del marchio stesso.
Si possono acquistare i suo accessori, oltre che
nei negozi di molte città, anche tramite internet
su portali come “Lacrom”, ''My Trend'', ''Boticca''
e a breve giro si auspica su molti altri; grazie alla
quale raggiunge tutto il mondo tramite spedizioni sicure. Il suo obbiettivo principale è stato “Pitti Immagine Uomo”, la fiera internazionale della
moda uomo presente a Firenze, la quale gli ha
già aperto gli orizzonti del commercio della sua
attività: puntando per la terza volta all’edizione
2015 non solo con i suoi accessori in pelle, ma
anche con il debutto delle calzature maschili stagione autunno/inverno. Presentandole non solo
durante la fiera, ma durante un evento tenutosi
in uno dei negozi storci della città Fiorentina. Le
sorprese sono tante, le idee molte e Luca di certo
non si ferma: “perché no la moda donna?”
Il telefono squilla, chiamano grandi negozi di
tutto il mondo e lui è pronto a dare il meglio.
Lorenzo Gecchele
E
ALL'ANTEAS SI FA SCUOLA
chi ha mai detto che al gruppo anziani di
San Giovanni Ilarione non ci sia possibilità
di creare cose nuove e iniziative importanti?
La scuola per donne straniere è la prova più
lampante. Vivacizzata dal Presidente Augusto
Gambaretto e da un direttivo impegnato e presente, ha voluto offrire da quest’anno la possibilità di un corso di alfabetizzazione alle donne
straniere che altrimenti sarebbero confinate
all’interno della propria abitazione, relegate a
un ruolo secondario nella gestione della casa e
nell’educazione dei figli.
E’ una lacuna finalmente colmata, grazie alla
disponibilità ai alcune insegnanti di scuola primaria in pensione , le quali non si accontentano
di godere dei frutti del lungo servizio prestato,
ma vogliono ancora mettersi in discussione e a
disposizione degli altri.
Il risultato supera ogni aspettativa. Le donne,
circa una quarantina di varie nazionalità e
continenti, arrivano a piedi, dopo un percorso a volte di ore, e siedono attente e felici,
portandosi a volte i bambini piccoli, che si al-
TESTIMONIANZE - Riceviamo e pubblichiamo
Buona sera. Se non mi conoscete mi chiamo Maria e vivo a San Giovanni. Mi hanno chiesto di raccontare la mia storia.
Per farlo, nello spazio che mi è stato assegnato, mi aiuto leggendo, in parte, l'articolo scritto da Paola Dalli Cani, sul quotidiano "L'Arena".
Lei l'ha intitolato:
STORIA DI SARA, nata nonostante tutto
Ogni giorno, quando vado a prenderla all'asilo,
Sara mi corre in contro e mi abbraccia: sembra
che mi dica "grazie mamma per avermi voluta
con te".
Quattro anni fa, quando Sara venne alla luce,
in una sala parto, si è sfiorata la tragedia. Me
lo avevano detto da subito: portare a termine
la gravidanza avrebbe voluto dire per me morte
certa.
Se oggi racconto la mia storia, è per dire grazie
a tutte le persone che mi hanno aiutato e per
lanciare un messaggio di speranza e di fede.
La mia storia è stata travagliata dall'inizio. Mi
sono sposata sapendo che non avrei mai potuto
diventare mamma. Ho fatto molte cure. Alcune
con farmaci che arrivavano direttamente dagli Stati Uniti, e all'inizio
non volevo sentir parlare di inseminazione. Poi con Fabio, mio marito,
ci abbiamo provato. Ma ho perso il
primo bambino. Così abbandonai
l'idea. Ma dopo otto anni, grazie ad
alcune cure particolari, prima diventai mamma di Luca e poi di Elia.
La famiglia era fatta, nessuna idea
di allargarla ulteriormente.
Tanto più che non potevo più permettermi una gravidanza dopo un
intervento d'urgenza con cui gli organi dell'addome erano stati fissati
internamente con una rete e con
ancoraggi artificiali. Mi avevano
salvato la vita ma mi hanno anche
detto che una eventuale gravidanza
mi avrebbe uccisa.
Non mi preoccupai, avevo già 42 anni e due figli.
Ma nella primavera del 2010, l'assenza del ciclo
mi fa tornare in mente quella raccomandazione. Spaventata, faccio ben tre test di gravidanza: sono tutti positivi. Sono incinta... Sono
spaventata, disperata, mortificata ma provo
anche tanta gioia e tanta speranza.
Roberto Castello, il medico che mi aveva in cura
da 20 anni, e Franca Bettinazzi, la mia ginecologa, sono sconvolti: mi dicono chiaramente
che portare fino in fondo la gravidanza avrebbe
ucciso me e anche il bambino. Mi mandano a
casa raccomandandomi di pensarci: avevo solo
due settimane per decidere cosa era meglio fare.
DONARE SANGUE:
SEMPLICEMENTE IMPORTANTE!
Con il tuo piccolo gesto
salverai una vita
San Giovanni Ilarione
e Vestenanova
avis-vestena@libero.it
avis-sgiovanni@libero.it
www.avisveneto.it/san_giovanni_ilarione_vestenanova
2
lattano durante la scuola. Quando vanno a casa
si sentono galvanizzate e felici. E’ un modo di
farle sentire protagoniste e presenti, di poter
seguire i figli nel cammino scolastico.
E’ un progetto pilota in ambito provinciale, il
primo in assoluto e che farà di sicuro da faro
per altri paesi. Questo grazie anche alla collaborazione con il centro aiuto vita, tramite il
passa parola. Il tutto rigidamente gratuito, con
possibilità di procedere a sostenere l’esame di
lingua italiana, per poter ottenere il permesso
di soggiorno.
Questo progetto rappresenta il classico volontariato per il futuro, per favorire l’integrazione
e la valorizzazione della donna.
Tutto questo grazie al gruppo ANTEAS, un
gruppo attivo e vivo più che mai.
Gianni Sartori
Uscendo dall'ospedale in realtà, avevo già deciso: quel bambino doveva nascere, a qualsiasi
costo. Fabio, che mi conosce bene, sa quanto
sono determinata e, davanti alla notizia, mi ripete quello che mi disse quando da fidanzati io gli
avevo detto che di figli non ce ne sarebbero stati:
anche senza gambe ma ti sposo.
Mi avevano ordinato il riposo assoluto ma io
continuai a lavorare.
Sono stata richiesta come autista per un viaggio ad Assisi. Era da tempo un mio desiderio e,
pensando che potevo anche morire, ho deciso di
realizzarlo. Ad Assisi sono entrata con tutto il
gruppo, nel convento di clausura di Santa Chiara e ho incontrato la suora che faceva da guida.
Seguendo il gruppo, lungo un corridoio, le ho
raccontato la mia storia. Ho posto anche a lei
la domanda che mi aveva fatto il medico e che
continuava a tormentarmi: vale la pena di buttare via una persona per un rischio? Lei mi ha
detto: prega! Poco dopo, nella preghiera dei vespri, la suora a chiesto a tutti di pregare per una
mamma incinta con un grosso problema.
Pur sapendo che rischiavo tutto non avrei mai
detto no a quella nuova vita.
Io e Fabio attendiamo quanto più possibile per
comunicare la cosa alla famiglia. Portiamo i figli
dal medico che esegue l'ecografia e fa loro vedere
in anteprima il bambino. Poi tocca avvisare il
resto della famiglia. La notizia viene accolta con
un gelido silenzio e una parente commenta: cosa
ne sarà di tre figli senza la loro mamma? Anche
loro erano molto spaventati.
Io però mi sento sicura e lo sono fino alla vigilia
del terzo parto cesareo. Avevo paura e pensavo
che i miei giorni stavano finendo. E il pensiero che non avrei mai più rivisto le persone che
amavo mi strappava il cuore. Dentro di me però
sentivo anche tanta serenità : frà Vladimiro mi
aveva insegnato a morire ogni sera e nascere
ogni mattina.
Mi fidavo ciecamente dei medici. Mi ripetevo
che mi avevano accompagnato per tutto quel
tempo, impossibile che mi abbandonassero ora!
Non ci sono stati addii strazianti
nella mia storia, ricordo solo abbracci pieni di calore. A mio marito
ho detto che prima doveva pensare
ai figli e solo dopo a risposarsi. Lui
mi strinse e mi ripeté quella frase
ormai famosa: che mi avrebbe sposata sempre, anche senza gambe.
L'intervento in sala operatoria è
durato quattro interminabili ore.
Io ricordo solo il pianto e la disperazione dei medici che imprecavano
per quella rete maledetta nella mia
pancia, che ostacolava tutto. Ho
sentito le forze abbandonarmi, mi
sono sentita spegnere come una
candela e dopo, il silenzio. Non c'era
modo e tempo per pensare.
Sara, pur con qualche sofferenza
viene alla luce e poco dopo rinasco anch'io. Ricordo solo di aver cominciato a
sentire alcune voci.
Ho saputo più tardi che sono tornata in vita alla
settima iniezione.
Ho sentito dentro una gioia che faceva scoppiare il cuore. Ho sentito dentro che avevo avuto
ragione io. Ecco perché l'ho chiamata Sara. Sara
, come la moglie di Abramo, che si affidò fin
dall'inizio, completamente, alla volontà di Dio.
E non importa se siamo in cinque, se si fa fatica con poco lavoro: la speranza e la preghiera
danno forza e non ci è mai mancata la voglia di
vivere e di amare.
E
TESTIMONIANZ
CLARA CAVAZZA - L'emblema dei Vaccari
Una fila di case posta in longitudinale,
DODICIRIGHE
una posizione geografica da invidiare, che lascia attonito il visitatore per la pace, la serenità, l’ambiente
incontaminato con l’aria pulita e frizzante: questa è la contrà Vaccari. Posta sul lato confinante
con Tregnago, subito dopo la seconda guerra
mondiale ospitava quasi 80 persone, ora non
arriva a 10, causa emigrazione o trasferimento
in paese. Un vero peccato, perché in quest’oasi si
respira la pace dell’anima. Nella parte bassa, in
una casetta linda e distinta bussiamo alla porta
di Clara Cavazza, decana del luogo, che con la
sua esperienza è depositaria di tutti i segreti della zona. Capelli raccolti, due
occhi furbi e svegli dietro gli
occhiali metallici, un viso che
denota una bellezza “passata,
ma non trascorsa”, un modo
di vivere che rappresenta lo
specchio dell’anima, ci accoglie con la simpatica espressione “Madona l’è za rivà…”.
Qui vive dal 1946, anno del
matrimonio con Salvatore Beschin.
Proviene da un’altra contrada,
la Belloca, o meglio le Belloche, perché erano ufficialmente due, quella di sopra
e quella di sotto, divise dalla
strada comunale. Un antico
arco reca la data del 1614 e
ricorda che da antico la zona
era intensamente popolata.
Alla Belloca di sopra Clara
nasce il 15.09.1925, figlia di
Arturo e di Allegri Elisa, dalla
Belloca di sotto. Papà fa lo
scalpellino, scava cioè i sassi
prima ai basalti colonnari di
San Giovanni Ilarione , per
poi portarsi a Montecchia, in
via Lauri. Non possiede che
poche spanne di terra, sufficienti appena a sfamare due
o tre pecore e nella sua vita
non si potrà mai permettere
neanche una mucca. Classe
1893, viene chiamato in guerra con la divisa dei bersaglieri,
combatte sul Carso, viene fatto prigioniero dagli Austriaci,
riesce a fuggire giusto in tempo per vivere la terribile ritirata di Caporetto, una ritirata disordinata che
lo spinge a darsi alla macchia, diventando disertore. Vuole solo salvarsi la vita dopo la terribile
esperienza del fronte, poi ci ripensa, si ripresenta, torna ad imbracciare il fucile e compie il
suo dovere fino alla fine. Tornato a casa ha solo
voglia di dimenticare e di formarsi una famiglia.
Senza tanto camminare , attraversa la strada e
incontra Elisa Allegri, si innamorano (proibito
a quei tempi usare questo verbo, si poteva dire
“i se ga catà coi discorsi…”) e si sposano nel 1919,
dando origine ad un’intera tribu’: Beatrice, Antonietta ( morta a 11 anni),Clara, Mario, Aquilina, Maria, Arturo,Agostino. Un mistero di come
si riuscisse a sfamare tutti . Eppure sono cresciuti
sani, robusti, temprati dalla vita e dalle difficoltà.
Commovente il ricordo di Clara quando riceve
per colazione due fette di polenta con due noci.
Gli occhi le diventano lucidi al pensiero.
Il parroco di Castello (Cattignano non è ancora
parrocchia autonoma, lo sarà nel 1947), don
Giuseppe Dal Molin, aiuta come può, con qualche spicciolo, con generi alimentari, con qualche
buona parola. Ma questa è un po’ la situazione
generale di quasi tutte le famiglie. Eppure si
è contenti, si saluta il sole al mattino con una
preghiera a Dio e la sera, in cerchio, attorno al
focolare mentre la mamma mescola la polenta
nel “parolo” si recitano le preghiere. Arrivata in
età scolare, ogni mattina la piccola Clara deve
percorrere la strada che sbuca dai Vaccari per
poi proseguire a Cattignano per la frequenza
scolastica. Quattro lunghi anni, sempre a piedi,
con le sgalmare o i “socoli”, solo fino alla quarta
elementare. La quinta è solo in Capoluogo, ma
per una donna la quarta basta ed avanza. Questo il pensiero della gente di allora. Poi a casa si va
in giro a raccogliere la legna, le “soche” , si lavora
la lana con i ferri per fare calze, in estate si va “a
opra” per quasi due mesi a” tajare el formento
con el messarolo”, partendo da Montecchia per
risalire la valle fino ai Vaccari. E intanto comincia a farsi “moscardina”, inizia a d assumere cioè
i contorni di ragazza, ma già dai banchi di scuola
condivide un sentimento tutto particolare con
un coetaneo dei Vaccari, Salvatore Beschin,
da tutti chiamato Tore che frequenta la stessa
scuola. Questi, con atteggiamento da bullo, la
maltratta un po’, costringendola, assieme alle
altre bambine della Belloca, a passare sotto una
“canela” e sbucare dall’altra parte. “ Ma parchè
me deto sempre a mi?” è la domanda di Clara.
Disarmante la risposta “ Parchè te vui ben…”.
A 14 anni si aprono i portoni della filanda, da
Sperotti, sempre a piedi con gli zoccoli. E’ una
vita difficile e al minimo sbaglio si viene spruzzate con l’acqua bollente. Si sopporta il tutto
perché si portano a casa i primi soldi e poi a
14 anni diventa morosa ufficiale di Salvatore. La
guerra non porta eccessive preoccupazioni. Salvatore deve nascondersi in un buco del bosco o
per evitare il lavoro coatto sotto la Todt, ma per
il resto tutto fila liscio. Ci si sposa il 29/03/1946
a Cattignano, officiante il giovane prete don Giovanni Nenzi. Memorabile il viaggio di nozze: a
piedi ad Arzignano a visitare la sorella maggiore e come pranzo “ on piato de pamojo con
na crose de oio…”, perché e’ miseria per tutti. Poi
rientro, sempre con lo stesso mezzo di trasporto,
ai Vaccari, cena a base di “fasoi in poceto” e poi
a letto, su due cavalletti. Eppure c’è tanto entusiasmo, non si ha paura di nulla. Nella nuova
famiglia, che già conosce perché stata “a opra”
precedentemente, c’è tanto da lavorare, ma non
manca mai il pane, trova grande solidarietà. C’è
la stalla con le mucche, il maiale da trasformare
in salami, e tanta serenità. Arrivano a popolare
la nuova famiglia Santina, Isidoro, Giuseppe,
Carmela,Sergio,Angelina ,Ida e buon ultimo,
nel 1970, Silvano. C’è da mangiare, ma anche
tanto da lavorare e tutti devono contribuire a
fare la propria parte, in nome del detto popolare
“ Questa l’è la fameja de la lasagna,
ci laora magna!” Si tenta per alcuni
anni
la gestione dell’osteria di
Cattignano, con annessa bottega e
le cose vanno anche bene, ma poi si
deve cederlo al titolare che ne rientra in possesso e lo porta avanti.
Proverbiale in famiglia la passione
per la caccia del marito, che porta
avanti anche un roccolo per la
cattura ai Rancani. Si vive all’aria
aperta, si fa più fatica a procurare
il pane o la polenta piuttosto che
la carne, perché c’ è abbondanza
di selvaggina ed ecco che Clara diviene una specialista nel cucinare la
lepre o gli uccellini allo spiedo. Per
migliorare la situazione economica,
Il marito Salvatore, insieme con
il fratello Davide e famiglia, possiede la trebbia per il frumento
e porta avanti l’attività nelle giornate lunghe ed afose d’estate. Si
comincia da Albaredo d’Adige,
per risalire, paese dopo paese, fino
alla Belloca e ai Vaccari, sempre in
mezzo alla polvere. Ai numerosi
figli, insieme con il marito che si
occupa dei campi ed è molto impegnato nel sociale, ricoprendo per
20 anni la carica di assessore comunale, Clara trasmette non tanto beni materiali, (ha fatto anche
troppo riuscendo a crescerli…),
ma i valori fondamentali del buon
vivere, quali l’onestà, l’accoglienza,
l’amore reciproco ed il senso profondo della famiglia. Questa è un
po’ la caratteristica dei Beschin. I
figli crescono e si sposano tutti, si
sistemano rimanendo in paese,
solo Sergio continua ad occuparsi della terra e
dell’allevamento del bestiame. Fra figli, nipoti
e pronipoti, la nostra protagonista conta più di
80 persone, una famiglia allargata benedetta
da Dio. Ma non può andare tutto sempre bene.
Antonietta, la giovane moglie del figlio Sergio
scompare prematuramente, lasciando Clara con
la famiglia nell’angoscia, superata solo con la
vicinanza delle persone care e la fede in Dio. Poi
nel 2012 scompare pure il marito, con il quale
aveva condiviso l’intera esistenza. E’ come se le
strappassero il cuore, ma accetta anche questa
prova in nome di Dio e continua a confidare
nella Provvidenza. Recupera la voglia di vivere
grazie alla visite giornaliere dei figli, dei nipoti,
continua ad essere il polo focalizzatore della
famiglia, motivo di unità e di amore. Nella sua
contrada incontaminata respira la benedizione
di Dio ed è contenta di tutto, è soddisfatta della
vita che ha vissuto. Rappresenta l’emblema
della serenità, della trasparenza e della certezza
che è meglio essere sempre se stessi, a posto con
la propria coscienza,piuttosto che l’avere fine a
se stesso. Non ha mai posseduto tante ricchezze
nella vita, ma ha avuto quella più importante,
l’amore verso Dio, verso la propria famiglia,
verso tutti.
Sempre avanti, Clara.
Gianni Sartori
"Ma come la pensano quelli di San Giovanni?” E’ una domanda che qualcuno di noi si pone da tempo, visto che
su questo giornale non si riceve mai uno straccio di risposta alle richieste di intervento diretto da parte dei lettori (ne sa qualcosa il nostro direttore…). Rincariamo la dose: “Ma davvero ‘pensano’ quelli di San Giovanni?”
Certo che sì, direte voi, ma allora, perché nessuno osa esprimere le proprie idee apertamente? Timidezza?
Omertà? Paura di esporsi e di rimediare brutte figure? La butto lì: forse non siamo abituati a confrontarci, a
dire la nostra e ad ascoltare (ascoltare, non solo sopportare) l’opinione altrui. Forse è un retaggio del passato,
quando a parlare (in pubblico) erano il prete, il dottore e il maestro, ed erano parole che nessuno osava mettere
in discussione. O forse, caro Delio, sbagliamo noi a non aver capito che gli ambienti in cui assistere a vere discussioni sono diventati il bar, la pizzeria, e più ancora il famigerato “web”, dove puoi dir la tua senza prenderti
troppo sul serio e, perfino, mantenendo l’anonimato. E noi ostinati, con i nostri “verba volant, scripta manent”,
ancora lì a credere che le parole esprimano non solo quello che uno pensa, ma perfino quello che ciascuno è.
Che illusi!
D.B.
NIDIO CAVAZZOLA
il Bidello
Se n’è andato anche lui, la scuola continua a per-
dere i suoi pezzi e dopo la morte di Renato Crosara, anche Nidio Cavazzola nel silenzio e nella
massima discrezione ha lasciato questa vita.
Persona riservata e semplice, ha passato
un’intera esistenza a scuola, come bidello, assistendo i ragazzi e sentendosi parte integrante
di essa. E’ una persona sensibile, anche se a
volte un po’ imprevedibile, di una bontà e disponibilità assolute. Lavora prima come operaio alla ditta Aquatex di Montecchia di Crosara,
poi come coldiretto ed infine approda nella
scuola, come personale ausiliario. Da questa posizione vede passargli davanti intere generazioni
di ragazzi, che di lui hanno un ricordo nitido e
positivo. Sempre puntuale, arriva sul lavoro con
la sua mitica vespa 125, che cura come si trattasse di una fuoriserie. E’ il suo unico mezzo di
trasporto, tanto necessario per il lavoro. Eh sì,
perché la sua vita è fatta quasi esclusivamente di
lavoro, con poche soddisfazioni e tanti impegni.
E’ una vita sacrificata, fatta di difficoltà per tirar
su la numerosa famiglia, ben 8 figli, 5 femmine e
3 maschi, una famiglia di quelle che adesso non
se ne vedono più. Ci sono tante necessità, i figli
da seguire ed indirizzare, ma Nidio non si tira
indietro, dà tutto quello che può, sostenuto sempre da una grande fiducia per la vita e da tanto
ottimismo. Nel 1997, poi, la moglie viene colpita
da ictus, divenendo totalmente disabile. Nidio
non si sgomenta, non perde mai la pazienza, segue la moglie in maniera serena ed impegnata e
così arriva alla pensione, senza aver un attimo di
respiro, sempre occupato in pensieri e progetti.
La vita non gli risparmia il dolore, con la perdita di due generi e del fratello Alessandro, con
il quale c’era tanta sintonia e condivisione, eppure non si scoraggia mai, vuole vedere sempre
il lato positivo della vita, al mattino ringrazia
sempre per il sorgere del sole, per la pioggia,
per le poche soddisfazioni che riesce ad avere.
Bello vederlo, nei momenti di riunione di tutta
la famiglia ormai allargata, con tanti nipoti che
lo attorniano, respirare felice come un bambino.
Animo gentile, non tralascia mai di fare gli auguri ai numerosi fratelli e sorelle in occasione del
loro compleanno, ricordandosi perfettamente le
date di nascita. In famiglia, con i numerosi figli,
per forza deve essere un po’ rigido, ma solo per
necessità, non per mancanza di amore.
“ Con noi è stato un po’ burbero e severo – commenta infatti la figlia Emma-, ma con i nipoti
diventava tutto zucchero”. Teneva tantissimo e
raccomandava la concordia fra i membri della
famiglia, l’amore, la condivisione.
Attraverso le pagine del giornale le figlie e i figli
lo vogliono ringraziare per il dono della vita e
per quanto ha fatto e a questo grazie si unisce
pure la scuola di San Giovanni Ilarione per la
sua operosità, la sua disponibilità, il suo sorriso.
G.S.
DON DAMIANO VERSO LA MÈTA!!!
Con gioia la Parrocchia di Castello si avvicina all’importante appuntamento di sabato
16 maggio, quando nel duomo di Verona si
terrà l’ordinazione sacerdotale di don Damiano Zanconato. La prima S. Messa verrà
celebrata domenica 17 maggio, nella chiesa
di Castello alle ore 10.00, seguita dai doverosi
festeggiamenti. Don Damiano poi celebrerà
una messa solenne anche nella chiesa parrocchiale di Villa, domenica 7 giugno. Ampio
servizio sul prossimo numero de “L’Alpone”.
3
CARNEVALE 2015
Tra vento e pioggia è passato anche il carnevale
2015.
Quest'anno in forma ridotta perchè fino
all'ultimo minuto erano tutti indecisi per la
partenza, ma poi il tempo ci ha offerto una tregua e la Banda Giuseppe Verdi, Mastro Ciliegia
(Luca Beltrame) e Sora Castagna (Francesca
Marchetto) aprono il carnevale per le vie del
paese.
Quest'anno i giudici danno il premio al miglior
carro del paese e di fuori paese. Si aggiudica la
pergamena, per il paese il Carro dei "C'era una
volta il West" e per il fuori paese "Paiasi in tour".
Grazie a tutti per l'organizzazione, alla Protezione Civile che ha prestato servizio per garantire
la sicurezza dell'evento e in modo particolare il
gruppo della Pro Loco che hanno sfidato il tempo regalandoci una giornata tra stelle finanti e
coriandoli.
Lorenzo Gecchele
IVa edizione
giovani talenti alla ribalta
danza, musica e poesia...
SABATO 9 MAGGIO 2015
alle
20.30
presso il
Teatro di San Giovanni Ilarione
Castello di San Giovanni Ilarione
Parrocchia di San Giovanni Battista
organizza
LA CHIESA DI VILLA CAMBIA COLORE
FESTA DI SAN ZENO
Dopo
Sabato 11 Aprile
Serata di degustazione presso il Canevon, con cena in
abbinamento-confronto di durello locale e vini di altra provenienza,
organizzata dall’Associazione San Zeno (prenotazione presso Almerino 3401076864)
Domenica 12 Aprile
Ore 10.00 Santa Messa presso la chiesa di San Zeno con tradizionale benedizione delle biciclette
Ore 15.00 Inizio giochi popolari per bambini e ragazzi – Maxigonfiabili in funzione
Ore 17.00 Spettacolare lancio di paracadutisti
Ore 19.00 Peso del Maiale con altezza della sopressa
Nel corso di tutta la manifestazione funzioneranno fornitissimi chioschi enogastronomici con
varie specialità locali – Pesca di beneficenza
circa 40 anni la chiesa di Villa aveva
davvero bisogno di essere rimessa in ordine.
I colori erano piuttosto anneriti dai termoconvettori del riscaldamento, ed un intervento era
necessario.
Con l’anno nuovo sono apparsi i ponteggi e
sono iniziati i lavori di pulitura e tinteggiatura
delle pareti.
Ci dice il parroco don Elio “L’impegno economico è piuttosto consistente, perché è necessario sostituire contestualmente anche l’impianto
audio che sta manifestando sintomi di cedimento. Per questi interventi è prevista una spesa di 135.000 euro”.
Don Elio ricorda che ormai sono necessari
anche due altri interventi che per il momento
sono rimandati.
Il primo è il rifacimento dell’impianto di
Bambini battezzati nel 2014 a Castello ( foto sopra) e a Santa Caterina in Villa ( foto sotto)
SE VUOI BENE
ALLA TUA AUTOMOBILE
VAI SUL SICURO
AFFIDATI AL PROFESSIONISTA
VIAGGERAI
IN SICUREZZA
4
riscaldamento, ormai obsoleto, che finisce per
sporcare nuovamente i muri, ma è necessario
individuare un nuovo sistema più moderno ed
efficace; ed il secondo è la sistemazione dei
banchi della chiesa che hanno ormai necessità
di un’opera di restauro.
Anche i preziosi affreschi che il Pajetta ha dipinto sul soffitto della chiesa stanno subendo
un forte degrado, ed hanno necessità di un
adeguato e costoso restauro, ma anche questo
intervento è rimandato per motivi economici.
La chiesa ora è ritornata più bella e luminosa,
ma il piatto piange!
Anche a nome di don Elio rivolgiamo una messaggio di tangibile sensibilizzazione a sostegno
di questi interventi a favore della nostra bella
chiesa!
A.P.
Lettere al giornale
Egregio Direttore,
sono il figlio di Lovato Teresa (Oggiona - Varese) e ho appena fatto un bonifico a nome di
mia mamma che riceve il vostro giornale, giornale che leggo sempre anch'io perché fatto bene
e perché mi ricorda le estati passate a Castello,
dalla zia Rina. Seguo inoltre con interesse gli
articoli della locale sezione Avis, perché sono
anch'io impegnato in questa associazione come
presidente nel mio comune.
Le invio una foto di una delle mie primissime
visite a Castello: nella foto sono ritratto, ancora
piccolissimo, in braccio a mia mamma Teresa
insieme ai fratelli Zanconato: Regina, Costantino, Remigio, Gianni e Maria. La speranza è
di veder pubblicata la foto per fare una sorpresa ai miei cugini. Grazie, cordiali saluti
Giacomo Malpeli
BUON COMPLEANNO, DON ELIO!
Lo scorso 15 febbraio ha festeggiato il suo settantacinquesimo compleanno.
“Il Codice di Diritto Canonico fissa, per l'ufficio
di parroco, un limite massimo di età di 75 anni,
raggiunto il quale, sono moralmente tenuto a
presentare le mie dimissioni. Ma si vedrà cosa
deciderà il Vescovo: se accetterà e no le dimissioni…”, ci dice don Elio.
Don Elio è il parroco della nostra comunità
da quando, 22 anni fa, il Vescovo mons. Nonis
lo ha mandato a Santa Caterina in Villa in sostituzione di don Francesco Meneghello che a
sua volta è stato trasferito a Novoledo di Villaverla.
A don Elio gli auguri di tutta la comunità parrocchiale e della redazione de “L’Alpone” per il
suo compleanno e l’auspicio che il Vescovo lo
confermi ancora per lungo tempo alla guida
della nostra comunità.
Volentieri pubblichiamo la sua letterina con la
stupenda foto.
Nella foto:
Giacomo Malpeli in braccio alla mamma, con
i cugini Zanconato, figli di Giovanni Battista e
Rina Gambaretto.
Carissimi redattori de "L'Alpone",
mi chiamo Perazzolo Marisa, abito a Valdagno e grazie al Signor Ceron Francesco Fernando ho
scoperto che anche lui è di San Giovanni Ilarione. Anch'io lo sono, infatti mio papà, Perazzolo
Attilio, e il nonno, Perazzolo Antonio, sono originari di contrada Ruggi. Poi mio nonno è andato
via, ma si ritornava ogni tanto a trovare i parenti: ricordo quando da piccola (6-7 anni appena)
affrontavo il salitone per arrivare "lassù", ma poi che contentezza ritrovare la contrada e la chiesetta, vecchia già allora!
Dai Ruggi erano tutti Perazzolo: c'era Ernesto, reduce di guerra, e Rosalia e tanti altri di cui non
ricordo il nome, ma era una grande famiglia, tutti imparentati fra loro. Grazie al libro "Fioi e
biancheria no i fa carestia", donatomi dal Sig. Ceron, ho rivisto qualcuno dei miei parenti di una
volta; adesso, tempo permettendo, lo potrò leggere con calma spiegandolo ai miei tre nipotini di
anni 10, 7 e 2½. Mi è venuta spontanea anche una riflessione: una volta, anche se meno ricchi e
con una vita più dura, si era più eleganti (vedi le foto delle cerimonie), più uniti e perfino più belli
e sorridenti. Mi fanno tenerezza le foto storiche del 1800, le coppie non sorridono ma sono molto
compite e curate nel vestire e nelle pose. Bella e da ammirare per il coraggio la mamma di 16 bimbi,
un esempio per oggi che con un solo figlio le mamme sono esauste, sfinite e... esaurite. Mi rivedrei
a ritornare un pò (non troppo) indietro nei tempi, quando le famiglie erano più unite e le persone
più solidali fra loro, c'era una sobrietà e rispetto per tutto, per le persone, la terra e gli animali. Mi
sono dilungata troppo, ma era per esprimervi i sentimenti che ho provato nel vedere le belle immagini contenute nel libro.
Con gratitudine
Perazzolo Marisa, Valdagno (VI)
I gruppi Catechisti, Ministri dell'Eucarestia e Giovanissimi
festeggiano il 75° compleanno di Don Elio
TERESA RITA DAL ZOVO: QUOTA CENTO!
Non sembra vero che nella persona seduta sul-
la sedia di fronte si racchiuda la lunghezza di
cento anni. Eh sì, perché proprio di cento anni
si tratta, a partire dal 23 febbraio 1915, quando
Teresa Rita Dal Zovo nasce a Vestenanova, in
una famiglia ricca di figli e di fiducia in Dio.
L’Europa è già in guerra, l’Italia invece gode
ancora di un periodo di pace, ma sarà per pochi
mesi. Rita, perché tutti la chiameranno così,
cresce sana e sveglia,
a contatto diretto
con il mondo circostante incontaminato,
a cavallo tra le due
guerre mondiali, lavorando in famiglia
e distinguendosi per
la sua affabilità ,il
suo impegno, la sua
disponibilità ed impersonando
quella
pratica saggezza contadina che sarà alla
base della sua lunga
esistenza. Nel 1939
sposa Igino Baldo,
di una contrada vicina, sei mesi giusti prima
che il marito parta per la guerra, negli alpini.
Francia, Grecia, Albania sono i fronti ove viene
chiamato a combattere. Poi, in procinto di partire per la Russia, viene esonerato per lavorare
nella miniera di carbone sopra Nogarotto, grazie alla domanda presentata dalla moglie. La
guerra non porta gravi conseguenze, ma tanta
paura, costringendola a rifugiarsi nei boschi vi-
cini, con i figli piccolissimi, a causa delle devastazioni delle contrade vicine Insieme ad Igino
mette al mondo sette figli, nell’ordine Giuseppina, Anna, Maria, Marino,Bruno, Giuseppe ed
infine Teresina. Quando nasce l’ultima, sbotta “
non so se sarò gnanca bona a slevarla….”. Tranquilla, Rita , farai in tempo anche di vederla
andare in pensione.
Tutti i figli sono sposati eccetto le prime due,
Giuseppina ed Anna , che sono suore FMALa vita scorre serena, con l’arrivo di tanti nipoti
e pronipoti. Nel 1993 il marito muore per incidente stradale, mentre percorre la strada a
piedi verso Vestenanova per andare a Messa.
E’ un colpo terribile, che lascerà una traccia
indelebile e da allora la sua salute comincia a
declinare. Da ormai 17 anni viene seguita nelle
sue necessità dai figli, in particolar modo dalla
figlia sr Anna, che ha chiesto pro tempore di
poterla assistere in maniera assidua e continua.
Qual è il segreto di tanta longevità? Certamente una sana costituzione, una alimentazione varia, un ambiente incontaminato, ma soprattutto le cure e le attenzioni continue, giorno
e notte, della figlia Anna e , quando è possibile, di tutti gli altri figli. Ed allora è proprio
doveroso fare festa, anzi doppia festa, perché
nell’occasione viene ricordato il 50° di professione religiosa di sr. Anna.
Sotto il tendone degli alpini, posizionato per
l’occasione davanti alla casa, dopo la S. Messa viva e partecipata da circa un centinaio di
persone, inizia il ricco momento conviviale,
che ha il sapore di una rimpatriata di parenti,
amici, conoscenti tutti in allegria intorno alla, o
meglio, alle due festeggiate.
Poi alla fine una sorpresa- omaggio dei nipoti,
una interminabile e splendida serie di fuochi
d’artificio ha illuminato la zona, con allegri
scoppi e delineando nel cielo figure di stelle,
proprio come Rita è stata una stella protettiva
della zona per ormai 76 anni. Salutandola, riflette dalla sua persona l’ emanazione di un
amore più grande, di Qualcuno che sta più in
alto, l’amore di Dio travasato sul mondo. Un
ringraziamento da parte dei familiari per gli
attestati di stima ed affetto verso la loro mamma/nonna per quanti sono intervenuti, ma un
ringraziamento particolare lo rivolgiamo noi a
Rita e a tutta la famiglia, per la testimonianza,
l’accoglienza, l’amicizia.
Gianni Sartori
5
L'Amministrazione
L'Amministrazione Comunale Vi ricorda le date degli incontri
per l'iniziativa "Dalla scuola dei figli alla scuola dei genitori"
Nuovo Consigliere per l'ANCI
L'Ass. Nazionale Comuni Italiani nomina il Sindaco Ellen Cavazza
Assessorato alla Cultura ed Istruzione
presenta
DALLA SCUOLA DEI FIGLI
ALLA SCUOLA DEI GENITORI
MARTEDÌ 27 GENNAIO
Impegno, autonomia,
responsabilità a scuola:
i compiti dei ragazzi ed il ruolo
di genitori ed insegnanti
Dott.ssa Teresa Ros
MARTEDÌ 10 FEBBRAIO
Autonomia e dipendenza,
tra cellulari e social network
Dott.ssa Rita Fantin
MARTEDÌ 3 MARZO
All’origine del bullismo:
MARTEDÌ 10 MARZO
Incidenti stradali:
una delle prime cause di morte
per i giovani.
Come prevenirli ed aumentare la sicurezza per noi ed i nostri figli
Polizia Stradale
MARTEDÌ 17 MARZO
La “giusta misura”
in educazione:
Carissimi cittadini,
nel mese di novembre sono stata eletta consigliere dell’ANCI (Associazione Nazionale Comuni
Italiani) Veneto e consigliere Nazionale dell’ANCI . Due incarichi che svolgo per la prima volta,
ma che mi hanno dato subito la carica di poter dire la mia anche in questo ambito così importante
nella vita istituzionale. Il 16 dicembre sono andata a Roma al consiglio nazionale dell’ANCI e ho
chiesto di intervenire, sostenendo che ero contraria al 100% all’Imu agricola, che il decreto era
una vergogna perché colpisce sempre i comuni virtuosi del nord e quelli più disagiati (montani),
che andrebbero invece salvaguardati e tutelati maggiormente: Ho chiesto al presidente Piero
Fassino di negoziare con il governo la cancellazione definitiva del decreto Imu sui terreni montani
e collinari e di trovare i 350 milioni di euro tagliando gli sprechi e applicando i costi standard ai
comuni spendaccioni. Come sapete, il decreto Imu agricola è stato poi modificato il 4 febbraio
successivo con nuovi criteri, ossia ha reso esenti dal pagamento tutti i comuni totalmente montani e non esenti i comuni parzialmente montani come il nostro. Da 120.000 € che il governo ci
vuole togliere dal fondo di solidarietà per l’imu agricola, oggi invece ne toglie 94.000 €. Per noi
ilarionesi non è cambiato quasi nulla e non contenta di tale risultato ho continuato la battaglia.
L’ANCI veneto ha chiesto un incontro con il Governo per ridiscutere la faccenda ma l’incontro non
c'è stato. Così, in qualità di consigliere, ho proposto all’ANCI Veneto e a tutti comuni del Veneto
parzialmente montani di approvare una delibera che vuole trattenere la somma che il governo ci
vuole sottrarre dall’Imu agricola. È una protesta politica doverosa dal momento in cui noi non
possiamo sempre subire, tacere e pagare.
In merito a ciò, come sindaco non ho potuto fare a meno di far pagare l’Imu agricola ai miei cittadini, ma ho protestato in merito e mi auguro che altri comuni che hanno la nostra stessa situazione
approvino la mia proposta e vedremo cosa succederà .
Il sindaco
Ellen Cavazza
nella scuola, nelle relazioni,
nei premi e nelle punizioni
Dott. Luciano Pasqualotto
MARTEDÌ 31 MARZO
Tutti siamo stati figli:
riconoscere le fragilità,
coltivare le diversità per prevenirlo
come la nostra storia ci aiuta
o ci ostacola nell’essere genitori
Dott.ssa Rita Fantin
Dott.ssa Teresa Ros
Tutti gli incontri si terranno nella Sala Civica Comunale
di San Giovanni Ilarione, alle ore 20.30
Sede degli incontri:
SALA CIVICA COMUNALE di San Giovanni Ilarione
LA PAROLA ALLA MINORANZA
AIUTIAMO LE ASSOCIAZIONI!
in collaborazione con Istituto Comprensivo di San Giovanni Ilarione
Dobbiamo riconoscere
che il volontariato
è il motore del paese
V
erissimo : il Volontariato è
proprio il trascinatore, il promotore di molte attività che ,
soprattutto in un momento di
crisi e difficoltà economiche
come questo, riesce ad animare
la solidarietà, la partecipazione
e l’integrazione sociale , operando al servizio dei cittadini.
Un lavoro senza finalità di lucro, ma solo con finalità di interesse pubblico nel campo sociale, ambientale
e civile.
E’ QUESTO IL NOSTRO SENTITO E FORTE
MESSAGGIO CHE VOGLIAMO INVIARE
ALL’AMMINISTRAZIONE
COMUNALE
AFFINCHE’ SI ADOPERI, NEL PROSSIMO BILANCIO DI PREVISIONE, PER
IMPEGNARE LA SOMMA IN AVANZO DI
€ 11.050,00 A FAVORE DI TUTTE LE ASSOCIAZIONI E COMITATI PRESENTI NEL
NOSTRO TERRITORIO, PENALIZZATE DAI
PRECEDENTI TAGLI.
Per questo in data 22/01/2015 abbiamo inviato una Mozione al Consiglio Comunale per
la quale attendiamo speranzosi una positiva
risposta.
Per dovere di conoscenza illustriamo di seguito
i passaggi che hanno determinato tale avanzo.
1.Con delibera di Giunta n. 94 del 20/10/2014
l’Amministrazione ha approvato i criteri per
l’erogazione di un contributo di € 50,00 alle
famiglie ed incentivare lo svolgimento dello
sport nel nostro Paese.
2. L’impegno di spesa a Bilancio è stato inizial-
6
mente di € 10.000,00 per “Incentivi Promozione Sport”
3. Con successiva variazione di
Bilancio l’Amministrazione ha
integrato la predetta somma
con altri € 2.000,00 portando a
disposizione l’importo complessivo ad € 12.000,00
4. Le istanze ricevute al
31/12/2014 sono state 19 per un
totale erogazioni di € 950,00
5. Al capitolo di Bilancio risulta
quindi un avanzo di € 11.050,00
Solo 19 richieste su 240 deliberate!!!!!
Con tale atteggiamento riteniamo che i cittadini di San Giovanni Ilarione condividano la
nostra opinione in quanto TUTTI HANNO
DIRITTO DI ESSERE AIUTATI, ANCHE
CHI NON PRATICA UNO SPORT , MA ALTRE ATTIVITA’ SIMILARI.
Crediamo fermamente che distribuendo la
somma in avanzo tra i vari Comitati ed Associazioni si potrà dare un contributo reale a tutti
indistintamente poiché le stesse, lavorando per
il Paese, aiuterebbe certamente ogni famiglia.
Non dobbiamo inoltre dimenticare che le associazioni ( quelle con giovani che praticano attività) per sopravvivere dovrebbero aumentare
le rette il chè graverebbe ancora una volta sulle
famiglie!
IL NOSTRO MESSAGGIO ED INVITO E’
QUESTO: guardiamo alle tante cose che
condividiamo anziché alle poche che non
condividiamo ed uniamoci per il Bene del
Paese
L'importanza di votare
Lo scorso 29 gennaio, alle ore 20.30, ho avuto il piacere di incontrare, in sala civica Rumor, i diciottenni del nostro paese. Il presupposto per incontrarli era dovuto al fatto che volevo consegnar
loro ufficialmente la scheda elettorale. In realtà avevo voglia di conoscerli, ero curiosa di vedere i
loro volti e volevo intrattenermi con loro, visto che la differenza di età non ci permette di frequentare gli stessi ambienti e quindi ci preclude la possibilità di relazionarci riguardo ad aspetti della
vita quotidiana e di paese. Durante la serata abbiamo parlato, qualcuno ha rotto il ghiaccio e mi ha
fatto qualche domanda. Da parte mia, ho raccontato loro la mia esperienza istituzionale e i molti
impegni che mi occupano, anche se si tratta di un ruolo che amo fare con passione. Tra le altre
cose, ho spiegato loro l’importanza di votare, perché scegliere chi ci rappresenta nell’amministrare
è un diritto a cui non dobbiamo rinunciare.
È stata una bellissima serata, ricca di emozioni e anche divertente. Sono veramente contenta che i
giovani ilarionesi mi abbiano fatto questo splendido regalo, accettando di incontrarmi e di esprimere le loro opinioni in tutta spontaneità e franchezza.
Il sindaco
Ellen Cavazza
Comunale
informa
Cooperative e O.P. (Organizzazioni di Produttori)
per dare più valore ai prodotti agricoli
Giovedì 19 febbraio u.s. si è tenuto, presso
la sala civica M. Rumor, un incontro su
“O.P. e commercializzazione delle ciliegie”. La serata è stata organizzata dall’Ass.
Marco Beltrame (Agricoltura) e dall’Ass.
Claudio Lovato (Promozione del territorio) grazie alla collaborazione con la ditta
Sartori Agricola.
Relatori della serata sono stati il Direttore
di Confcooperative Verona Sig. Giovanni
Aldegheri, il Presidente di Confcooperative Verona Sig. Fausto Bertaiola ed il Vice
Ispettore Mercato Ortofrutticolo Centro
Agroalimentare Verona Sig. Marco Benedetti. Gli argomenti toccati nel corso della
serata hanno riguardato la realtà del Centro Agroalimentare Veronese che con un
volume d’affari di 420 milioni di EU/anno
e 410.000 tonnellate di movimentazione
merci, si pone fra i più rilevanti centri di
scambio, ma che inizia a risentire della
competizione della grande distribuzione organizzata a discapito dei grossisti.
Questo non agevola il commercio dei no-
stri prodotti cerasicoli in quanto la grande
distribuzione organizzata chiede si definisca un programma di consegne/quantità
ed un determinato standard qualitativo
che il nostro panorama cerasicolo attuale
non può incontrare, al contrario di Spagna, Grecia e Turchia che si stanno organizzando velocemente con piantagioni
e qualità desiderate da questi importanti
clienti. Clienti che ormai controllano oltre il 70 % del mercato Europeo (significa
che 7-8 ciliegie su 10 passano di qui verso i
banconi dei supermercati) e che rispondono sempre più spesso ai nostri esportatori:
“una volta compravamo tanta frutta da
voi… adesso non possiamo più, non avete
la quantità, non avete la qualità e non siete
in grado di darci il prezzo…”
Stiamo in sostanza pagando la disgregazione assoluta fra noi produttori ed anche fra
gli esportatori; si pensi che questi ultimi in
Italia sono circa 1800 mentre in Spagna se
ne contano appena 4, che ovviamente si
pongono come interlocutore forte verso la
grande distribuzione organizzata, al contrario della nostra realtà. Crediamo che
qualche riflessione quindi vada fatta e sia
importante fare massa critica e unirci per
dare valore ai nostri prodotti, incontrando
le necessità della clientela e ponendosi
come interlocutore di un certo peso.
Si è parlato quindi poi di Confcooperative
(oggi se ne contano 360, di cui 70% agricole) e di come attivarsi per organizzare
una cooperativa agricola (bastano 3 soci),
e dei conseguenti vantaggi per i soci (assieme si fa di più e meglio) per poi passare
alle OP (organizzazioni di produttori :
necessario un fatturato minimo di 2 milioni di EURO) che consente di ottenere fra
l’altro anche importanti contributi a livello
comunitario (in Veneto sono presenti già
18 realtà).
Al termine della serata, risultata interessante e piacevole, è stato offerto un gradito
rinfresco ai presenti, a base di Durello e
prodotti tipici."
Arrivederci al padre
de "L'Alpone"
L’Amministrazione
comunale esprime
le più sentite condoglianze ai familiari
di Severino Tonin, unendosi a quanti
ricordano la sua figura di persona impegnata in vari ambiti della società civile, dapprima come amministratore e
consigliere comunale, poi come fondatore e presidente della Pro Loco. Per anni
ha costituito per l’intera comunità di San
Giovanni Ilarione un esempio di servizio
e di impegno teso al miglioramento del
paese e dei suoi cittadini, promuovendo
iniziative e manifestazioni che hanno
contribuito a dare un volto nuovo e più
aperto all’intera cittadinanza, interpretando senza interessi particolari e
senza preclusioni di sorta le esigenze di
una società in continuo cambiamento.
Per questo, crediamo di interpretare il
desiderio di tutti i cittadini nel trasmettere un sentimento di riconoscenza e di
partecipazione di fronte alla perdita di
una persona da tutti stimata ed amata.
L’Amministrazione comunale
di San Giovanni Ilarione
VOLONTARIATO SUGLI SCUDI
L'AIDO in biblioteca
2070!! Tante sono le ore di lavoro che a vario titolo, un gruppetto di signore residenti nel nostro
comune ha fatto nel corso del 2014 a beneficio di tutta la comunità.
Le signore in questione, alcune iscritte ad un’associazione, altre a titolo personale, ma tutte accomunate dalla voglia di fare qualcosa per il nostro paese, nel corso del 2014 hanno svolto una
serie di lavori e servizi alla cittadinanza; si va dalla pulizia e cura del verde del cimitero, alla cura
di alcune aree verdi di proprietà comunali, all’addobbo del paese in occasioni particolari (Pasqua,
Natale ecc.).
Impossibile elencare tutte le iniziative portate a buon fine, servirebbero pagine intere del giornale, ma va sottolineato, che tutto il lavoro svolto, è stato fatto in maniera gratuita, e senza nulla
chiedere, sia in termini economici, sia in termini di materiali.
Per dare un’idea del lavoro svolto e per quantificarlo anche in termini economici, possiamo moltiplicare il numero delle ore lavorate (2070) per il costo di un voucher (€10/ora), il risultato, è di
oltre € 20.000,00 (ventimila).
"Biblioteca O.Bonafin di San Giovanni Ilarione, sempre più tecnologica. Infatti grazie ad una
iniziativa del gruppo AIDO, che ha donato il necessario (stampante per codici a barre, scanner,
plasticatrice e tessere) da oggi tutti i vecchi fogli cartacei potranno essere sostituiti con le più attuali e meno ingombranti tessere con codice a barre. Un semplice "bip" per gli amanti della lettura,
grazie anche alla collaborazione del Comune di San Giovanni Ilarione.
AIDO "Donare arricchisce chi riceve senza impoverire chi dona"
CORSO DI COMPUTER
PER ANZIANI
Un’altra ciliegina sulla torta va ad aggiungersi
AL VIA IL "PORTA A PORTA"
Dal 1 marzo, finalmente anche nel nostro comune, è iniziata la raccolta dei rifiuti con il sistema del
“porta a porta”. Tale decisione da parte dell’amministrazione comunale, non era più rinviabile. La
scelta di iniziare con questo nuovo sistema, è stata dettata principalmente da due motivi. Il primo
era dettato dall’esigenza di salvaguardare dal punto di vista ambientale il nostro territorio e l’altro
era la necessità di arrivare ad una percentuale di raccolta differenziata del 65% (nel 2014 siamo
arrivati al 51%), percentuale questa che avremmo dovuto raggiungere entro il 31 dicembre 2012.
A causa del mancato raggiungimento dell’obiettivo del 65%, avremmo dovuto iniziare a pagare
pesanti sanzioni, oltre a dover sostenere altissimi costi di discarica, come nel 2014. A novembre
2014, abbiamo così deciso di aderire volontariamente al Consorzio VR2 del Quadrilatero, cosa che
per altro, con l’istituzione dei bacini d’ambito decisi dalla Regione del Veneto nel gennaio 2015,
saremo stati costretti comunque a fare. Da subito è iniziata con il Consorzio VR2 una proficua
collaborazione, che ci ha portato in pochi mesi ad organizzare questo nuovo servizio di raccolta
dei rifiuti, riuscendo contemporaneamente a mantenere stabili i costi del servizio stesso. Questa
collaborazione, ci consente di offrire un servizio migliore senza aumentare le tariffe. Ovviamente
siamo solo all’inizio e sicuramente nei prossimi mesi, ci saranno dei miglioramenti anche nella
capillarità, della raccolta.
alle già numerose ed interessanti iniziative promosse dall’università del tempo libero, si tratta di un corso di computer per una ventina di persone che vogliono sentirsi sempre giovani e camminare con i tempi. Partita l’idea, detto fatto,
con la collaborazione della locale scuola media che ha messo a disposizione la sala di informatica,
ecco i nostri “anziani” cimentarsi davanti al computer per apprendere tutte quelle nozioni ed
informazioni per poter mantenersi al passo con la società in continua trasformazione. Ogni martedì, dalle ore 15.00 alle ore 16.00, l’esperto Antonino Pulvirenti , della scuola media “Marcazzan”,
tiene lezione. Internet, posta elettronica, videoscrittura non sono più concetti incomprensibili,
parole strane, ma modi nuovi di comunicazione che sono alla base di ogni società evoluta- Dieci
lezioni concentrate, toste , con i concetti essenziali stanno portando i nostri “universitari” in un
altro mondo, li fanno sentire più vivi ed operativi. Un’idea brillante ed azzeccata; questa iniziativa
potrà naturalmente essere ripetuta a fine anno con il nuovo ciclo della UTL, magari con un corso
base ed uno più avanzato, l’importante è non avere paura dei mezzi moderni di comunicazione, affrontarli a qualsiasi età senza timore reverenziale per sentirsi sempre vivi ed al passo con i tempi.
Un plauso a questi nuovi “studenti” ed un incoraggiamento per gli altri a mettersi in discussione
e a partecipare.
Il Sindaco Ellen Cavazza
e tutta l'Amministrazione comunale
Vi augurano una Felice Pasqua
7
Non si può dimenticare il
sorriso "contagioso" di
TOMMASO
DIEGO RONCOLATO
dall'Argentina a San Giovanni Ilarione nella terra dei suoi avi
Nella foto, da sinistra a destra, sono ritratti Al-
bina Bordon, Diego Roncolato, la fidanzata Maria del Carmen con il cugino Marcelo, Mirella e
Domenico Bordon. Albina, Mirella e Domenico
sono cugini del padre di Diego Roncolato.
Diego è nato in Argentina ma è originario di San
Giovanni Ilarione: il padre Albino Roncolato,
nato nel 1947 in contrada Casella (chiamata allora Marocchi), all’età di 7 anni, precisamente
il’8 dicembre 1954, partì per l’Argentina con i
genitori Augusto Roncolato e Valentina Bordon per motivi di lavoro. Dopo quasi un mese
di viaggio in nave, una volta arrivati faticarono a
trovare un’occupazione stabile, ma con il tempo
Valentina riuscì a lavorare in filanda.
Il 13 agosto scorso Diego, accompagnato dalla
fidanzata e da un cugino di lei, è tornato a Castello per visitare i luoghi dove erano nati i nonni
e il papà; la foto è stata scattata in Via Mingon,
dove abitava la nonna Valentina, sorella di Albino Bordon.
CORO "EL BIRON", una dinamica realtà
Non conosce soste, momenti di stasi o di ripenLa morte non è niente.
Sono solamente passato dall'altra parte:
è come se fossi nascosto nella stanza accanto.
Io sono sempre io e tu sei sempre tu.
Quello che eravamo prima l'uno per l'altro
lo siamo ancora.
Chiamami con il nome che mi hai sempre dato,
che ti è familiare;
parlami nello stesso modo affettuoso
che hai sempre usato.
Non cambiare tono di voce,
non assumere un'aria solenne o triste.
Continua a ridere
di tutto quello che ci faceva ridere,
di quelle piccole cose che tanto ci piacevano
quando eravamo insieme.
Prega, sorridi, pensami!
Il mio nome sia sempre
la parola familiare di prima:
pronuncialo senza la minima traccia d'ombra
o di tristezza.
La nostra vita conserva tutto il significato
che ha sempre avuto: è la stessa di prima,
c'è una continuità che non si spezza.
Perchè dovrei essere fuori
dai tuoi pensieri e dalla tua mente,
solo perchè sono fuori dalla tua vista?
Non sono lontano, sono dall'altra parte,
proprio dietro l'angolo.
Rassicurati, va tutto bene.
Ritroverai il mio cuore, ne ritroverai
la tenerezza purificata.
Asciuga le tue lacrime e non piangere,
se mi ami: il tuo sorriso è la mia pace.
S. Agostino
SVA:
Servizio di
Volontariato
Aperto
Da maggio 2014, per chi non lo sa, sotto la
canonica,è stato aperto uno spazio per il pubblico: SVA. “Spazi di Volontariato Aperto”, questo
è il suo nome, nasce dall’Anteas. L’Anteas, Associazione Nazionale Tutte le Età Attive per la
Solidarietà, è un’associazione di volontariato e
di promozione sociale. Nel nostro paese questo
si concretizza attraverso la pista da ballo estiva
nel campo sportivo, incontri e gite culturali, incontri settimanali strutturati o semplicemente
solo per scambiarsi qualche parola, controlli
sanitari e molto altro tra cui SVA.
SVA è un centro di ascolto e d’informazione
gratuito e aperto a tutti dove si possono:
• Avere informazioni e chiarimenti su case di
riposo e assistenza sanitaria;
• Informazioni sui centri di svago per anziani e
attività a loro dedicate;
• Stampe di referti medici (analisi del sangue);
• Attività di promozione sociale.
Da quando è stato aperto si è contribuito ad
aiutare persone senza lavoro per sistemare il
curriculum, si stampano analisi del sangue a
persone della terza età senza il computer o rete
internet a casa, si pubblicizza e si collabora
per l’organizzazione degli eventi/gite culturali
come Asiago, serate in Arena, mostre di pittura...
Se vuoi venire a trovarci ci troviamo sotto la
canonica il lunedì dalle 15.30 alle 18.00 e il giovedì dalle 9.00 alle 11.30.Anche per fare una
chiaccherata.
Ti aspettiamo.
8
samenti il coro alpino "El Biron", conosciuto da
tutti per la sua assidua presenza alle manifestazioni, la serietà di conduzione, l'interesse e
la simpatia dei quali si circonda. Non ancora
maggiorenne dal punto di vista anagrafico,
ricordiamo infatti che è nato ufficialmente nel
1998, ha saputo ben gestirsi, lungo la sua breve
storia, affrontando e superando problemi di
carattere organizzativo e finanziario di non
lieve entità, prediligendo sempre l'amore per
la musica e lo spirito di corpo. Fra le varie ultime attività, degna di nota è memorabile la
sua trasferta a Roma l'8 settembre 2013 , con
l'animazione della funzione solenne in San Pietro, all'altare della cattedra, celebrata dal patriarca di Venezia Mons. Francesco Moraglia, qui
giunto a chiudere il giubileo con la sua diocesi.
E' il momento in cui ti senti piccolo piccolo,
all'interno della maestà della cristianità, è il
momento in cui ti interroghi sul tuo essere e
sul tuo appartenere, è un esame di coscienza
interiore che ti gratifica e ti fa sentire importante ed orgoglioso di condividere i principi
evangelici. E poi, dopo la visita alla basilica e
la salita alla cupola, tutti in piazza per la benedizione papale, stretti intorno allo svettante
obelisco cantando ed intrattenendo la gente,
ripresi dalla Rai Tv di Stato, e sentirti chiamare da casa per dirti: “Sei in televisione!!!!”.
Tutto questo ti galvanizza. Ma il momento più
emozionante arriva subito dopo, con il saluto
diretto del papa “urbi et orbi”; riecheggiano
ancora distinte le sue parole e rimangono indelebilmente stampate nella testa e nel cuore
di ogni corista: “Saluto il coro di San Giovanni
Ilarione....” e subito un'esplosione di gioia, di
intensa commozione sovrastata da grida di
ringraziamento e di devozione verso papa
Francesco. Di questa magnifica esperienza siamo debitori alla persona umile ed attenta, colta
e disponibile del compaesano don Gianfranco
Coffele, che il giorno prima durante la visita ai
musei vaticani e poi in San Pietro ha pianificato tutto , rendendo la trasferta indimenticabile.
Un vivo grazie per la sua proverbiale disponi-
bilità e gratuità da parte di tutti.
Altro momento da ricordare, nell'ambito del
progetto della festa degli Alpini del Triveneto,
la serata indimenticabile vissuta all'Arena di
Verona il 13 settembre 2014. Mille voci, tutte
insieme, senza prova alcuna in precedenza, più
di 60 cori , distinti solo per i colori della divisa,
compatti cantare per la pace, l'uguaglianza,
l'armonia tra la gente, uniti da uno spirito di
solidarietà e di condivisione e partecipazione
tangibile ai problemi degli altri. Una testimonianza e una partecipazione che hanno messo
in risalto il vero volto della nazione, quella fatta
da gente impegnata, che vuole uscire dal tunnel. Più di ventimila persone sedute sui gradini del celebre anfiteatro, tempio sacro della
lirica hanno assistito attente e solidali con la
tematica della pace.
E poi... assistere alla impeccabile direzione di tutti i cori per il canto – Signore delle
cime...- da parte del nostro maestro Giovanni
Todesco, ci ha reso ancora maggiormente
orgogliosi della nostra presenza e appartenenza
al gruppo e all'ideale alpino. Non importa se è
finita quasi a mezzanotte, se si è saltata la cena,
l'importante poter dire - noi c'eravamo...- Eh
sì, perché dal 2014 il coro El Biron è venuto a
far parte ufficialmente dei cori A.N.A, i cori alpini che portano avanti la storia e le tradizioni
delle nostre montagne, la vita rude e genuina
come le cascate in alta quota, l'operosità, la
disponibilità e la gratuità nei confronti di chi
ha bisogno. Un traguardo raggiunto grazie
all'umiltà, l'impegno continuo, l'ottimismo e la
fiducia nel futuro. Purtroppo, nel 2013, si deve
anche registrare la perdita del primo corista,
uno della prima ora, Mario Gecchele, chiamato
da Dio a scalare le montagne del paradiso, ma
la vita è fatta anche di questo.
Ora il coro "El Biron", pur con il bilancio ridotto all'osso, come tutte le associazioni del resto,
continua per la sua strada, al servizio di chi lo
chiede e apre le porte chi vuole eventualmente
farne parte. Non ci vogliono grandi qualità, ci
vuole solo impegno, assiduità e tanta amicizia.
G.S.
GASTROFILI: OBIETTIVO RAGGIUNTO
Sabato 20 dicembre si è svolta la festa di chiu-
sura del progetto di finanziamento lanciato dal
Gruppo Gastrofili, per la revisione del grande
telescopio (Newton da 600mm) da posizionare,
in seguito, nella sede di Cattignano, per attivare
un osservatorio astronomico pubblico fra i più
quotati del Veneto.
Coloro che con il loro contributo hanno fatto
si che si concretizzasse il progetto, sono intervenuti prima a Montecchia dove hanno potuto
verificare i lavori di revisione del telescopio e
poi hanno partecipato alla festa presso la sede
di Cattignano.
Alla presenza del Sindaco Sig.a Ellen Cavazza
sono stati illustrati i
risultati ottenuti da
cui è emerso che le
quote acquistate sono
state oltre 800 per un
incasso di oltre 8.000
euro. Infatti su 500
quote preventivate ne
sono state prenotate
805 di cui incassate
802 per un totale di €
8.020.
Questo incasso ha
consentito di iniziare i lavori di revisione
come spiegato al folto gruppo presente
e come è possibile
seguirne gli sviluppi visitando il nostro sito
www.gastrofili.it alla pagina dedicata.
L’altro dato importante emerso è quello relativo
ai sottoscrittori:
- sono 242 i nomi che riporteremo sulla targa
ricordo di cui 20 ditte – 10 associazioni – 211
singoli e famiglie.
- 113 i DVD che sono stati consegnati
- le foto astronomiche scelte dai sostenitori
sono state 74
-3 invece le serate osservative tenute a sostegno
La serata si è poi chiusa con un buon rinfresco
organizzato dalle cuoche e cuochi del Gruppo
Gastrofili.
Poichè i lavori di ripristino del telescopio
“Antolini”e realizzazione dell’Osservatorio hanno ancora bisogno del vostro contributo, se volete darci una mano, confermiamo che il vostro
nome verrà inserito nella targa permanente e
avrete diritto ai gadget come riportato nel nostro sito. Abbiamo mantenuto lo stesso valore
della quota come indicato durante il progetto
di finanziamento, ovvero n°1 quota = 10€: contattateci all’indirizzo email: posta@gastrofili.it
MI RICORDO... NONNA ELISA
ASSOCIAZIONE
NAZIONALE
COMBATTENTI E
REDUCI
Una ''maestra'' di vita, faro della mia gioventù è stata la mia nonna Elisa
Sezione di San Giovanni Ilarione (VR)
RICHIESTA RIVOLTA
A TUTTI GLI “ILARIONESI”
Chi avesse la possibilità di sapere o conoscere di alcuno dei nostri compaesani che
siano caduti, durante e o per causa della Ia
Guerra Mondiale, è pregato di contattare il
segretario della Sezione dell’Associazione
Nazionale Combattenti e Reduci di San Giovanni Ilarione, Dal Zovo Antonio, via Monfalcone, 12, telefono 3389109203 che è già
in possesso di un numeroso elenco dei “nostri” Caduti e che si vuole arricchire ulteriormente, con eventuali foto, aneddoti, ricordi
e quanto altro valga per poter arrivare successivamente alla pubblicazione di un opuscolo o quanto altro per conservare memoria
di coloro che hanno donato la loro vita per
la Patria. Non abbiate paura di disturbare,
siamo a Vostra disposizione. Eventuale foto
o documentazione, sarà scansionata e restituita entro brevissimo tempo.
San Giovanni Ilarione, 18 febbraio 2015.
VESTENANOVA
Incontri Culturali
2015
Venerdì 27 marzo 2015, ore 20.30
Sala Civica Don Benedetti, Vestenanova
IL CALIFFATO:
UN PROGETTO
INQUIETANTE
Mons. Bruno Fasani
Venerdì 10 aprile 2015, ore 20.30
Chiesa Parrocchiale Vestenanova
QUELLA NOTTE, I FANTI
meditazione delle
"amate sponde"
del Piave
Coro "La Falia" di Velo
Bepi De Marzi
Alessandro Anderloni
Venerdì 17 aprile 2015, ore 20.30
Teatro di San Bortolo
Dall'ARGENTINA
all'ALBANIA:
30 anni di solidarietà
Mauro Bellamoli
Venerdì 24 aprile 2015, ore 20.30
Museo di Bolca
STORIA E TRADIZIONI
POPOLARI
a Bolca nei secoli scorsi
Alessia Aldegheri
Silvia Biondaro
Il ricordo struggente di nonna Elisa ha offerto
al nipote Lino Micheletto l’occasione per raccontare e rivivere, sulla base dei maggiori fatti
storici che si sono succeduti dall’inizio della
“grande guerra” in una delle tante famiglie di
San Giovanni Ilarione… dal tempo delle “sgalmare e fino ai primi anni 2000.
Nonna Elisa passò a miglior vita il 10 febbraio
2006.
Per il timore di tralasciare qualche interessante particolare si è deciso di pubblicare integralmente il testo pervenuto in redazione
rispettando anche lo stile del tutto personale.
Data la mole il materiale verrà pubblicato in
due puntate.
PRIMA PARTE
Primogenita di una famiglia di sei fratelli:
tre femmine e tre maschi. Venuta al mondo
all'inizio del secolo scorso: il 09-09-1908.
Figlia di Augusto Allegri e di Amabile Lovatin.
Nata in contrà Zini, salendo da San Giovanni
sulla sponda sinistra del torrente Alpone. Vissuta in tempi in cui la vita era poco più di una
sopravvivenza nell'umile famiglia contadina,
dove si doveva vivere di quel poco che si riusciva a strappare alla terra e l'unica forza lavoro
erano le braccia. Nella modesta famiglia, oltre
ai fratelli nati in tempi diversi (dopo spiegherò), c' erano anche i nonni paterni, per lei molto
importanti.
Fu una famiglia molto devota e timorata di
Dio, come del resto tutte ai quei tempi. A distanza di tre anni nacque il fratello Domenico e
di sei la sorella Acquilina.
Nel frattempo divenne grandicella ed ebbe
l'età per poter andare a scuola (scrivo poter perché a quei tempi la scuola non era un obbligo,
anzi mandare a scuola una ragazza era quasi un
lusso). Si diceva che per una donna, andare a
scuola non serviva tanto, piuttosto un maschio.
Fu suo nonno a volere che lei e poi i suoi fratelli andassero a scuola perchè lui e anche il suo
unico figlio erano analfabeti.
Fece le prime tre classi elementari a Castello, parrocchia di appartenenza. Per andarci,
neanche a dirlo a piedi scalzi d' estate, ma con
dei miseri sandali a tracolla per poter entrare
in classe (la maestra non voleva scalzi), invece
d' inverno con un paio di ''sgalmare'' (scarpe
con la suola in legno). Si scendeva fino ad attraversare il ''sime'' (torrente Alpone) dove c'era
un vecchio ponte di legno senza parapetto. Mi
diceva che quando il ''sime'' era grosso sua
nonna li accompagnava sempre finché non lo
attraversavano, al ritorno li aspettava per paura che si fermassero a guardare l' acqua e che
potessero caderci dentro.
Attraversato il ''sime'' e poi la strada che conduce a Vestena, si saliva diritti a fianco della
contrà Varizia dove c' era un piccolo sentiero,
conosciuto come “strada fonda“ che con un ripido pendio conduceva fino a Castello. Le classi
quarta e quinta le fece invece a Villa. Nel frattempo l'Europa si oscurava per un conflitto che
il mondo non aveva mai visto. In un giorno del
giugno 1914 si accendeva la scintilla.
Mi raccontava che un giorno la sua maestra
li accompagnò in cortile ad ammirare un qualcosa che fino a quei tempi non si era assolutamente mai visto: stava sorvolando il paese una
mongolfiera. Un grande pallone che riusciva a
trasportare un grande cesto, dove c' erano delle
persone che chissà in che maniera riuscivano
a manovrarlo. Si muoveva molto lentamente
però l'ammirazione era tanta. In paese, anche
tempo prima, si parlava di questo evento.
Il prete in chiesa aveva detto che l'uomo
poteva fare quel che voleva ma un ''scalin'' più
alto del ''camin'' non lo aveva mai fatto nessuno.
Si era dimostrato che anche il prete non era infallibile. Un anno dopo, il 24-05-1915 giungeva
il triste annuncio che l' Italia aveva dichiarato
guerra all'Austria .
La sua famiglia voleva sperare di poter evitare
tale prova, visto che il suo papà aveva già tre
figli, ma purtroppo l' esercito chiedeva uomini.
L'annunciata brevità del conflitto invece si protraeva nel tempo e la guerra procurava vittime.
In paese iniziavano ad arrivare le prime lettere di caduti in battaglia. Il postino, povero
vecchio così mi raccontava, andava in qualsiasi
ora del giorno fosse arrivata posta a portarla
alle famiglie. Non passarono molti mesi che
anche il suo papà dovette partire, per i disertori c' era la pena di morte. Non so dire in quale
luogo andò subito, comunque so per certo che
nel 1917 era nelle zone del Carso, in un ospedale
militare perché attaccato dai dolori e non era
più capace di camminare. Nel frattempo a casa
bisognava continuare a vivere e in qualche
maniera a procurarsi il cibo.
Ogni tanto arrivava qualche lettera dei soldati dal fronte, allora quelle povere mamme o
spose che erano analfabete, tramite il passaparola venivano a chiedere ad Elisa di leggerle e di
rispedirle ai loro cari.
Mi narrava che andando in un terreno più su
delle sue case, sentì degli spari e pensò che fosse
stato qualche cacciatore; qualche metro più
avanti infatti trovò una lepre distesa per terra
ancora calda. Dopo qualche attimo di riflessione la prese e in quattro salti scappò a casa
nascondendola nella stalla, poi ritornò sui suoi
passi e rifece il percorso. Nel frattempo, i cani e
anche i cacciatori (dalla Belloca, una contrada
un po' più a monte) che cercavano la loro preda,
arrivarono fino a dove lei l'aveva raccolta e le
chiesero se avesse visto una lepre, lei indubbiamente negò!
Mi raccontava che in quei tempi avevano un
“musso” che li aiutava nei campi.
Un giorno la cavezza che lo teneva legato si
ruppe e allora il suo nonno invece di cambiarla, l'aggiustò con dello spago. Quest'ultimo a
forza di grattare nella testa della bestia la ferì
e finì per fare infezione. Dopo qualche giorno
gli venne il tetano e morì di una morte atroce.
Rimasero così senza aiuto nei campi.
Mia nonna stanca di camminare, sempre festa e giorno di lavoro con le ''sgalmare'', arrivata
la stagione delle castagne e d'accordo con la sua
nonna, decisero che, se riusciva a raccogliere le
castagne, poteva comperarsi le scarpe. Andava
nel bosco all'alba, ancora buio, a volte a rubarle nel bosco dei Rivati, una famiglia vicina.
Proseguì per tutta la stagione finché non ce n'
erano più, neanche i ''polloni'' (castagne selvatiche).
Allora un giorno di mercato, assieme ai suoi
nonni, andò a comperarsi le tanto desiderate scarpe ma... mancava una piccola somma
di denaro. Allora il nonno, senza batter ciglio
disse: << Le comprerai un' altra volta>>. E
si allontanò. Anche lei si dovette allontanare.
Fatto qualche passo però sua nonna, vedendo
che aveva le lacrime agli occhi le disse: <<
Vieni, ritorniamo e comperiamo le scarpe, tu
gli darai i soldi che hai!>>. Disse al venditore
che era un conoscente: << Poi passerà ''el me
omo'' a portarti il resto >> . Presero le scarpe
e partirono. Rincontrando suo nonno la nonna gli disse : << Guarda che abbiamo preso le
scarpe.>>. Allora il nonno subito chiese con che
cosa le avessero pagate.
La risposta fu:
<< Ho lasciato detto che dopo tu passerai a pagarle, se vuoi far brutta figura pensaci tu! >>.
Mi raccontava che quelle scarpe le sono durate fino a dopo sposata. Per la paura di consumarle andava sempre a messa prima, alle
5.00, con le ''sgalmare''. Le scarpe le teneva per
andare a ''brespo'' (funzioni pomeridiane).
Una volta era successo un fatto alquanto
strano lì nella sua contrada. Ce lo raccontava in
forma umoristica.
Erano i tempi in cui si emigrava in America:
c'erano due persone di una certa età (non so
cosa si intendeva dire di una certa età, voglio
immaginare sulla cinquantina di anni). Il marito parte per le Americhe, si cercava fortuna che
a volte c' era e tante altre no. Un brutto giorno
arrivò dall'America una lettera in cui annunciavano che il marito era morto. Mia nonna leggeva le lettere.
La povera vedova aveva il vizio di tabaccare
(sniffare il tabacco in polvere). Dopo qualche
tempo arrivò dall'America un' urna che qua
nessuno aveva mai visto. La povera vedova
dopo averla aperta e avendo visto della polvere
si disse: << Guarda il mio povero “omo” sapeva
che mi piace tabaccare e prima di morire mi ha
voluto inviare un vaso di tabacco american! >>
Poi si seppe cosa avesse realmente tabaccato.
Personalmente non posso garantire i tempi in
cui sono accaduti tutti questi fatti, però ciò che
ho scritto garantisco che mi è stato raccontato!
Ritornando al fronte di guerra ci fu la ritirata di
Caporetto e tantissimi che non sono morti sono
stati fatti prigionieri: uno di loro era suo papà.
Portato dagli austriaci in un campo di prigionia, dopo qualche tempo per evitare di morire
di fame fece domanda per andare a lavorare nei
campi. Lo trasferirono nella zona dei Carpazi.
Di tutte queste cose, a casa, avevano perso traccia perché, dopo la rottura di Caporetto non
avevano più avuto corrispondenza e continuavano a sperare perché non avevano avuto notizie di morte però...
Nel frattempo l' unica raccomandazione era il
rosario e suppliche alla Madonna.
Intanto, nel 1919, un po' alla volta iniziò il ritorno di qualche uomo partito con il volto da
ragazzo.
(continua nella prossima uscita de "L'Alpone")
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Gita a Torino, luoghi di Don Bosco
e visita alla Sacra Sindone
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"Imparare è il primo passo, vivere soltanto il secondo..."
Anno scolastico 1971/72
Ricordo di scuola: la mia classe 1a B
Con fortissima emozione mi ritrovo tra le mani
questa bellissima foto che mi ritrae con i miei
compagni di scuola e la prima maestra Carla
Posenato
Voglio condividere con loro questo ricordo in-
vitandoli a tornare per un istante bambini riconoscere e riconoscersi in quegli sguardi ,
Saluto tutti con il semplice “ciao”di quando ci si
incontrava la mattina a scuola ...
Giampaolo Bevilacqua
INTERVISTA
BROKEN CHERRIES – il “Rustic Rock”
Gessjca Panato – voce
Davide Bruni – chitarra solista
Marco Fusa – batteria
Manuel Fardini – basso
Nicola Arvotti – chitarra accompagnamento
Quando nasce il vostro gruppo?
Nel 2011 tra varie vicissitudini e siamo arrivati
ad oggi sostituendo per vari motivi cantante e
bassista.
Da dove l’idea di un nome originale come
“Broken Cherrie’s”?
Durante la stagione delle ciliegie nel 2011, vista
l’annata disastrosa e visto che le ciliegie sono
uno dei prodotti principali del nostro paese,
abbiamo pensate alle ciliegie rotte “serese spacae”, trasformato poi in “Broken Cherrie’s che
suonava meglio.
Voi definite il vostro genere “rustic rock”,
perché?
Quando abbiamo fondato la band l’unico con
esperienza musicale era il bassista mentre noi
eravamo inesperti “rustici” appunto ma con
tanta voglia di suonare. Poi c’è anche il nostro
Davide Bruni che scrive i testi e lui è un po’ un
“rustic rock man”.
Quali sono le vostre influenze musicali?
Per i testi il grande De Andrè mentre musicalmente siamo legati a Bob Dylan, i Birds, ovviamente Neil Young, i signori del rock insomma
Quindi non solo cover, anche brani vostri.
Sì, cover sia italiane che straniere. Per i nostri
brani il nostro paroliere è Davide mentre la musica nasce dalla collaborazione di tutti. In pubblico ne abbiamo già suonati 3: “Mister Dylan”
dedicata ovviamente a Bob Dylan, “Vangelo” un
brano che sbeffeggia la politica e i politici e “Chi
ancora guarda il cielo” un brano che richiama
i tempi in cui non c’era la tecnologia di oggi e
si godeva della semplicità delle cose, come appunto guardare il cielo.
Attualmente stiamo lavorando ad una specie
di trilogia musicale, diciamo tre poesie legate
tra loro da mettere in musica e dare vita ad una
“commedia musicale”.
Considerate utili i social network per il vostro gruppo?
Sì, molto. Per pubblicizzare eventi e rimanere
in contatto con le varie band. E’ un’ottima vetrina ed inoltre ci aiuta ad organizzare le trasferte
coi nostri fans quando suoniamo fuori paese.
E’ difficile trovare date?
Devi darti da fare per cercare ingaggi. Finora
abbiamo fatto parecchie serate e ne abbiamo
già in calendario. Cerchiamo comunque di non
fare più di due date al mese sennò diventa troppo impegnativo.
La vostra più grande soddisfazione?
Suonare al Jack the Ripper che è come il “tempio del rock” nella nostra vallata e non solo.
La prima volta è stata l’anno scorso eravamo
emozionati, c’era un pubblico numeroso. Alla
fine è andato tutto alla grande, un successo.
Progetti per il futuro?
Registrare un demo per farci conoscere fuori
dalla vallata.
(Nicola) Vorrei spendere due parole per la nostra cantante Gessjca. Tiene unito il gruppo, ci
procura serate ed ha un bel gruppo di amici che
la segue ad ogni serata.
Il nostro bassista Manuel inoltre ha molta esperienza alle spalle, è al terzo anno di conservatorio e la sua preparazione musicale è fondamentale per affinare brani e sonorità.
Lucia Burato
CONSIGLI DI LETTURA
Dominique Lapierre, Larry Collins, PARIGI BRUCIA?, 1964
Bruciare la città mondo, la capitale del ventesimo secolo. La città della
Senna, dei boulevard e di Notre-Dame, del Louvre e della torre Eiffel.
Bruciare Parigi.
«Bruciate Parigi!» ordina Hitler nella fase conclusiva della Seconda
guerra mondiale.
Ma l’ordine non venne eseguito e Parigi fu salva. Chi la salvò dalla distruzione? De Gaulle? O il generale von Cholitz? Il comunista Rol o il
console svedese Nordling?
Come si arrivò al 25 agosto 1944, giorno in cui la città venne liberata
dagli Alleati?
Attraverso carte segrete ritrovate negli archivi tedeschi e documenti
dell’epoca, Lapierre e Collins scrivono un drammatico romanzo-cronaca, mettendo in scena eroi e traditori, giovani e vecchi, spie e ostaggi.
Sono i protagonisti dell’epopea della città, dall’incubo della distruzione
totale alle battaglie per le strade, fino alla liberazione.
Marco Leaso, classe 1983, meccanico ed un'unica passione:
LA VESPA
Stephen King, CELL, 2006
Boston, primo ottobre. Tutto va bene. È un luminoso pomeriggio di
sole, la gente passeggia nel parco, gli aerei atterrano quasi in orario. Per
Clayton Riddell è il più bel giorno della sua vita. In quel preciso istante,
il mondo finisce. A milioni, quelli che hanno un cellulare all'orecchio
impazziscono improvvisamente, regredendo allo stadio di belve feroci.
In un attimo, un misterioso impulso irradiato attraverso gli apparecchi
distrugge il cervello, azzerando la mente, la personalità, migliaia di anni
di evoluzione. In poche ore, la civiltà è annientata, l'homo sapiens non
è mai esistito, lasciando al suo posto un branco di sanguinari subumani
privi della parola. Ma questo è solo l'inizio.
Tagore Rabindranath, ARCOBALENO. 120 CANZONI
La raccolta del poeta indiano è divisa in 7 sezioni corrispondenti ai colori dell'iride: rosso e arancione per l'amore profano e sacro, giallo per
l'impegno civile e politico, verde per il senso della natura, indaco per
la riflessione sulla condizione umana, azzurro per la ricerca di un inconoscibile divinum, violetto per una vasta visione dell'esistenza umana
nell'equilibrio dell'universo, che arriva a una straordinaria e serena accettazione anche della propria fine.
Sendak Maurice, NEL PAESE DEI MOSTRI SELVAGGI, 1963
Max s'infila il suo vestito da lupo, ne combina di tutti i colori e parte per
un avventuroso viaggio nel paese dei mostri selvaggi. Età di lettura: da
3 anni.
10
Tutto è cominciato per caso, nel 2012, quando
un amico mi propone di entrare a far parte del
suo team, la Duepercento squadra corse.
Accetto e il mio sogno diventa realtà.
Il primo anno è solo una prova, nessuna partecipazione a campionati, solo prove su pista e
un mettere a punto il motore per aprile 2013,
mese in cui inizia il primo campionato Polini a
cui partecipo con molto entusiasmo. Si tratta di
un campionato a livello nazionale, in sei tappe,
che mi porta a girare l'Italia da Nord a Sud e a
conoscere molte persone che, come me, amano
l'insetto su due ruote.
Nel 2013 mi classifico 2° .
Aprile 2014: comincia la seconda avventura.
Le cose in questo campionato sono più difficili.
A Viterbo, una brutta caduta durante le prove
cronometrate mi causa un infortunio alla caviglia destra...stringo i denti e riesco ad ottenere il 4° posto in griglia di partenza.
Durante la gara la lotta è dura soprattutto a
causa del forte dolore al piede, ma nonostante
tutto riesco a portare a casa il 3° posto di giornata.
Settembre 2014: un grave incidente stradale
coinvolge me e tutta la mia famiglia. Mi ritrovo
il polso destro ingessato per 20 giorni e non ho
la possibilità di partecipare alla penultima gara.
Ero al 2° posto nella classifica generale, la non
partecipazione a quella gara avrebbe potuto
ribaltare la situazione, dato che il 3° classificato
era a soli due punti da me.
Non mi arrendo, però, e nell'ultima gara, grazie all'opera di Tomas Pozza, il preparatore del
nostro team, riesco a portare a casa il 2° posto
nazionale con un motore che superava i 140
km/h.
Questa è stata una grande soddisfazione per
me.
Il Polini Italian Cup non è solo rivalità e competizione, ma un'unione e una comunione tra
persone che amano la Vespa e che amano, dopo
le prove e le sfide, riunirsi tutti insieme intorno
ad un tavolo a ridere, scherzare e mangiare.
Vorrei, però, ricordare a tutti che le strade non
sono una pista, dove si ha la possibilità di correre, ma mettendoci sempre e comunque la
testa! Quando si viaggia su strada con auto e
moto si devono rispettare i limiti di velocità per
salvaguardare la nostra e l'altrui vita.
Marco Leaso 83. - WLV
INTERVISTA
KVASSELN – L’eclettismo urbano
Fabio - batteria voce
Roberto - chitarra cori
Elia - voce tastiera synth
Il Vostro è certo un nome particolare per
una band, come mai questa scelta?
Viene dal tedesco. Il significato è spettegolare,
ciarlare e, vista la piccola realtà del nostro
paese, è come dire “paese piccolo, la gente mormora”. La scelta del tedesco è per un tributo alla
bella esperienza vissuta a Lipsia come gruppo
di supporto ad un concerto.
Come nasce il vostro gruppo?
(Elia) Io e Fabio suonavamo in un gruppo, gli
“Steady Vain”, però questo ci legava all’hard
rock. Avevamo desiderio di sperimentare e
questo ci ha portato a seguire un percorso diverso che si è finalmente concretizzato all’arrivo,
nel 2013, di Roberto il chitarrista .
Nel sito del Vestenastock il vostro genere è
stato definito “eclettismo urbano”
In effetti le nostre influenze musicali sono
molteplici, dal rock’n roll del mitico Elvis al
funky anni 70, dal progressiv al jazz. Sono contaminazioni soggettive e la fusione di queste
influenze ha portato ad un genere ispirato
fondamentalmente da rock, jazz, elettronica e
doubstep.
Come nasce la vostra musica, come date
origine ai vostri brani?
Sono pezzi che nascono dalla collaborazione di
tutti sia per la musica sia per i testi. Noi abbiamo una regola che è “chi crea la melodia pensa
anche al testo” poi ovviamente ci si lavora e lo
si perfeziona tutti insieme. I testi si ispirano
alla vita quotidiana, alle emozioni, alla realtà
insomma.
Secondo voi i social network possono costituire un vantaggio, un veicolo per il successo
di una band come la vostra?
Sì, un po’ per l’immagine ma relativamente. Il
modo migliore per farci conoscere rimane il
live, il suonare dal vivo, anche se non è facile
trovare date. Devi avere conoscenze e dimostrare che hai seguito e puoi riempirgli il locale.
Forse ci vorrebbe più attenzione alla qualità rispetto alla quantità. Per fortuna c’è ancora chi
crede in questo.
Un’esperienza particolare da ricordare?
Siamo stati chiamati ad esibirci davanti ai ragazzi della scuola media di San Giovanni Ilarione. Abbiamo suonato 2 ore ma potevamo
continuare ancora per molto. Si percepivamo
il loro entusiasmo e la loro curiosità. Da parte
nostra la consapevolezza di aver lasciato loro
qualcosa, di aver insegnato qualcosa.
Progetti per il futuro?
Quest’anno registreremo un cd. Il progetto più
grande però sta nella speranza di mantenere
la passione e l’allegria nel suonare assieme per
almeno altri 10-20 anni, non smettere di sperimentare, di cercare nuovi sound e riuscire a far
percepire al pubblico tutte le sfumature che la
musica ha, emozionandoli ogni volta di più.
Lucia Burato
(grazie a Roberta Costantini per avermi
permesso di attingere alle sue recensioni su
www.vestenastock.it)
CANNELLONI
ALLA RICOTTA
Procedimento:
Ingredienti:
- 12 o 14 rettangoli
di pasta fresca
⁃- 400 gr. di ricotta
⁃
- 300 gr. circa di
petto di pollo o tacchino
⁃- Spinaci lessi 2 palline
- Grana o monte veronese
stagionato grattugiato q.b.
⁃
-Noce moscata
- ½ lt. di besciamella liquida
⁃
- Salsa di pomodoro
⁃
- Burro
- sale
- pepe
Lessate in acqua bollente salata i rettangoli di pasta, scolateli e stendeteli
su un asciugapiatti pulito. Nel frattempo cucinate nel burro il petto di pollo
e frullatelo con il robot. In una terrina
mescolate la ricotta con la carne, gli
spinaci lessati, scolati e spezzettati, il
formaggio grattugiato, la noce moscata, sale e pepe. Su ogni rettangolo di
pasta ponete un paio di cucchiai di
ripieno. Arrotolate ogni rettangolo
formando cosi' i cannelloni. Posate nel
fondo di una pirofila imburrata uno
strato di salsa di pomodoro sopra la
quale adagerete i cannelloni uno vicino
all'altro, Versate sopra ancora qualche
cucchiaio di salsa. Ricoprite il tutto
con besciamella e quindi cospargete
con formaggio grattugiato e qualche
fiocco di burro. Cuocete in forno caldo
a 200 gradi , coperti per venti minuti.
Scopriteli e completate la cottura per
altri 10 minuti. Servite ben caldo e
BUON APPETITO!
Luciana Damini
23 novembre 2014
Componenti della 62° Compagnia As. Candido Caserma si sono ritrovati per il 40° Anniversario
dal congedo. Tutti contenti e felici.
N.B.: Informazioni per il futuro tel. 045-7810768, cell. 348 8345526
ICTUS
CEREBRALE
Per ictus cerebrale si intende un danno acuto
ad una parte del cervello dovuto ad improvvisa mancanza di sangue( ischemia ). Come
conseguenza immediata si ha una improvvisa
perdita dellla forza muscolare e della sensibilità ad una parte del corpo accompagnata da
difficoltà o perdita della parola. Si conta che
in Italia , fra nuovi casi e ricadute si arrivi a
circa 185.000 ictus ad ogni anno. Tra questi
malati circa un 20% ha esito infausto entro
un anno: dei rimanenti un terzo va incontro
a stabilizzazione con una grave invalidità residua, un terzo rimane con una invalidità che
gli consente una discreta autonomia e solo
un terzo ha la fortuna di tornare a completa
guarigione.
L'ischemia cerebrale può essere dovuta a
trombosi, ad embolia, o a rottura di una arteria in un punto difettoso ( emorragia ). La
trombosi è l'ostruzione graduale del lume arterioso provocata dalla formazione di una o
piu' placche sulla parete interna dei vasi, che
accrescendosi ostacolano il regolare flusso.
L'embolia è costituita dalla formazione di un
coagulo di sangue che spostandosi nel lume
arterioso lungo la corrente ematica arriva a
tappare completamente un ramo arterioso.
L'emorragia e' dovuta alla rottura di una arteria spesso in corrispondenza di un punto
difettoso ( aneurisma ) ..
Un terzo dei casi di ictus cerebrale esordisce
con la cosiddetta " Ischemia cerbrale transitoria o T.I.A. " che presenta sintomi sovrapponibili all' ictus che scompaiono spontaneamente
in meno di 24 ore. Si parla di : momentanea
difficoltà della parola, perdita transitoria della
vista , stati di confusione mentale, improvvisa
debolezza di un arto o vertigine con caduta
a terra. Spesso i sintomi vengono sottovalutati per la loro breve durata. Sarebbe invece
importante che il paziente giungesse al più
presto all'osservazione medica. Nel caso di un
grave ictus il tempo utile per evitare il danno
irreversibile al cervello è molto limitato: due o
tre ore al massimo. Bisogna identificare al più
presto il tipo, la sede e la gravita delle lesioni
con i mezzi diagnostici a disposizione: ultrasuoni (ecodoppler), tomografia computerizzata (tac) o risonanza magnetica (rmn). Nel
caso di trombosi si cerca di ripristinare il flusso
di sangue disostruendo l'arteria mediante catetere con palloncino e successiva applicazione di
dilatatore (stent) e, dove non è possibile, con
l'applicazione di un tubo in materiale sintetico
che bypassa l'ostacolo. Nel caso di embolia si
ricorre se possibile alla rimozione chirurgica
dell'embolo (embolectomia) o alla dissoluzione dello stesso a mezzo di farmaci (trombolisi). Nel caso di raccolte ematiche localizzate
si ricorre al drenaggio chirurgico. Purtroppo
solo una piccola percentuale di pazienti può
beneficiare di queste possibilità o perchè non
rientra nei parametri richiesti dalle metodiche
o semplicemte perchè arriva alla osservazione
medica troppo tardi. Quando il danno al cervello è irreversibile non resta che aspettare la
stabilizzazione ed avviare il prima possibile il
lento e faticoso programma di riabilitazione,
Il programma ha lo scopo di restituire alla
persona la massima indipendenza possibile
ed andrebbe continuato finchè ci sono miglioramenti misurabili. La prevenzione de''ictus
andrebbe fatta cercando di mettere in atto corrette abitudini di vita e cercando di identificare
e curare le malattie che predispongono alle lesioni vascolari. La dieta: viene raccomandato
il tipo mediterraneo: pane, frutta, verdura,
legumi, cereali olio di oliva, più pesce e meno
carne, preferendo carni bianche, pochi grassi
di origine animale. ALCOOL: due bicchieri al
giorno per gli uomini, un bicchiere al giorno
per le donne. Oltre i cinque bicchieri al giorno
aumenta il richio di ictus. FUMO: il rischio
aumenta in proporzione al numero di sigarette
fumate. ATTIVITA' FISICA: è ampiamente
dimostrato il beneficio di una attivita' fisica
moderata e costante ( es.: mezz' ora al giorno di
passeggiata a passo spedito ). Fra le situazioni
patologiche predisponenti vanno menzionate
l'ipertensione, il diabete mellito, la presenza di
placche carotidee asintomatiche, la presenza di
episodi di T.I.A. e le cardiopatie che comportino difetti valvolari o alterazioni del ritmo. La
fibrillazione atriale, particolarmente frequente
nell'anziano richiede, per l'alto rischio di embolia, un trattamento di prevenzione con anticoagulanti orali da proseguire per tutta la vita
Dott. Vincenzo Magnabosco
Redipuglia: IO C'ERO!
Sabato 13 settembre 2014 la sezione del Fante
di San Giovanni Ilarione era presente con un
pullman all'incontro che Papa Francesco ha
voluto tenere presso il Sacrario di Redipuglia
in occasione del centenario dell'inizio della I
guerra mondiale.
11
A.S.D. BASALTI
POLISPORTIVA ILARIONE
IL SENSO DI COLPA NEL BAMBINO
Siamo tutti convinti che lo sport è fondamentale per la crescita psico-fisica dell’individuo e
in particolare per i bambini. Lo sport aiuta a
crescere, a migliorarsi come persona, tempra il
fisico e lo spirito, lo sport è vita, è salute.
La Polisportiva a San Giovanni Ilarione si preoccupa di gestire i corsi legati ai diversi sport,
attiva nuove discipline, crea percorsi all’interno
delle scuole elementari e medie, manifestazioni
ricreative per sensibilizzare adulti, ragazzi e
giovani all’importanza dell’attività fisica e sportiva, ma non solo. Un ulteriore servizio che la
Polisportiva ha concretizzato, attraverso il Judo
Club Valdalpone, è stato un incontro/conferenza con la dottoressa Marika Fretti (psicologa
clinica) sul senso di colpa nel bambino.
Incontro molto interessante e partecipato, che
apparentemente ha poco a che fare con lo sport,
ma che ha molto a che vedere con l’attenzione
che la Polisportiva vuole avere verso i ragazzi e
l’aspetto formativo che, naturalmente, chiama
in causa soprattutto i genitori.
L’intento della serata, voleva essere quello di offrire un servizio ed una consulenza a tutti quei
genitori/educatori che capiscono l’importanza
di osservare i ragazzi, i propri figli, nella fase
della crescita e di cogliere quei segnali che possono evidenziare un’esigenza del bambino, la
richiesta di un’attenzione maggiore o di una
linea educativa diversa.
Nei primi anni di vita si forma la struttura
emotiva del bambino e questa condizionerà
l’esistenza per tutti gli anni futuri dell’individuo.
Il senso di colpa si forma in modo significativo verso i tre anni ed è condizionato dal
clima relazionale, dal modello educativo adottato dai genitori e dai condizionamenti sociali
dell’ambiente.
Il bambino si specchia negli occhi e nei comportamenti degli adulti che lo circondano. Capisce che per stare bene, per essere ben voluto e
ben valutato, deve agire nel modo giusto rispetto alle aspettative degli altri. In cambio riceverà
affetto, cibo, calore e protezione.
Il “sentirsi in colpa” di un bambino, è la conseguenza di un comportamento non adeguato
alle richieste e alle aspettative altrui. Questo, nell’età adulta, condizionerà la capacità
di creare relazione con gli altri e l’autostima
dell’individuo. Spesso una delle paure di tanti
giovani, ma anche adulti, è proprio quella di essere giudicati negativamente dagli altri, di non
valere nulla agli occhi delle persone importanti
per la propria vita. Da questo deriva il senso di
colpa.
Per i genitori è importante porre attenzione a
come si rimproverano i bambini. Il rimprovero
deve sempre essere indirizzato verso il comportamento e non deve mai ledere il valore del
bambino.
I bambini imparano ciò che vivono e se in
famiglia c’è una coerenza educativa, un clima
di fiducia, rapporti distesi, questo aiuta la
formazione di un senso di colpa positivo, che
metterà il bambino in grado di vivere bene in
età adulta le relazioni con gli altri, ad avere
un’immagine positiva di se stesso e degli altri.
Al contrario, il disagio di colui che non ha stima
di se stesso risale alla coscienza di non valere a
sufficienza, di non essere idoneo alla vita e tutto
questo per propria colpa.
Quando si prova questa sensazione, è evidente
che alla base ci sono dei traumi dovuti ad un
inadeguato modello educativo, ferite emotive
vissute durante l’infanzia quali: l’abbandono,
la mancanza d’affetto, critiche distruttive, mancanza di rispetto per i propri bisogni emotivi e
così via.
La colpevolizzazione è lo strumento più potente ed il metodo più utilizzato, a volte senza
nemmeno rendersene conto, per fare sentire
inadeguato qualcuno.
Il persistere di questi stati emotivi forti e negativi, può sfociare in nevrosi, nella difficoltà di
vivere bene le relazioni in famiglia, con gli amici, con la persona che si ama e con la quale si
vuole costruire una famiglia.
Ho trovato significativo concludere questo articolo con il pensiero di Dorothy Law Nolte
una pedagogista, insegnante americana che
credo esprima molto bene la finalità ed il senso
dell’incontro che abbiamo vissuto.
I bambini imparano ciò che vivono.
Se il bambino è criticato, impara a condannare.
Se vive nell’ostilità, impara ad aggredire.
Se è deriso, impara la timidezza.
Se vive vergognandosi, impara a sentirsi colpevole.
Se è trattato con tolleranza, impara ad essere
paziente.
Se vive nell’incoraggiamento, impara la fiducia.
Se vive nell’approvazione, impara ad apprezzare.
Se vive nella lealtà, impara la giustizia.
Se vive con sicurezza, impara ad avere fede.
Se si sente amato, impara a trovare amore ed
amicizia nel mondo.
Sicuramente nessuno di noi nasce con le carte
in regola per poter essere un bravo genitore, ma
tante cose si possono imparare. Le possibilità
e i mezzi oggi ci sono e, forse, anche incontri
come questo servono per aprire orizzonti più
ampi sul mondo dell’educazione e della crescita
dei nostri bambini.
Stefano Gaiga
U.S. CALCIO S. Giov. Ilarione
FESTA DI FINE ANNO
La società calcio U.S. San Giovanni Ilarione
nel periodo natalizio ha voluto festeggiare, organizzando Domenica 28 Dicembre 2014, una
splendida serata in allegria, presso il ristorante
Zoccante a Vestenanova, per l’occasione interamente occupato dai propri tesserati, genitori e
simpatizzanti.
Dopo il discorso di benvenuto e auguri da parte
dell’assessore allo sport Marco Beltrame, presente insieme al Sindaco, è stata servita l’ottima
cena. La festa è poi proseguita con una ricca
lotteria che ha intrattenuto tutti i presenti speranzosi di poter vincere qualche ambito premio.
La cena è stata propizia per poter stare insieme,
dai più piccoli ai più grandi, senza patemi di ri-
Comune di SAN GIOVANNI ILARIONE
Totale nati:
Totale matrimoni:
Totale morti:
12
1
8
Trimestrale di informazione e cultura c/c
postale n. 15684376
Se vuoi inviare il tuo contributo all'Alpone
utilizza c/c postale n. 15684376 intestato a:
Pro Loco di San Giovanni Ilarione - Piazza
Aldo Moro, 5. Coordinate bancarie Poste
Italiane: IBAN IT23 T076 0111 7000 0001
5684 376 - Cod. Bic/Swift: BPPIITRRXXX
Direttore responsabile: Delio Vicentini
Redazione: Dario Bruni, Luciana Damini,
Mario Gecchele, Giovanni Sartori, Lucia Burato, Lorenzo Gecchele, Angelo Pandolfo
12
sultati da raggiungere od ostacoli da superare
ma solo con l’intento di divertirsi sentendosi
tutti parte di una grande famiglia.
La serata è stata un grande successo considerando la massiccia presenza di persone, circa
400; successo di cui bisogna dar merito ai dirigenti che si sono rimboccati le maniche per
allestire e preparare in modo eccellente tutta la
serata nei più piccoli dettagli.
Vista l’ottima riuscita della “Festa di Natale” della U.S. Calcio San Giovanni Ilarione e
l’apprezzamento unanime ricevuto, la Società si
augura di poter far diventare questo momento
di socializzazione una bella tradizione da continuare negli anni a venire.
Luca Rossetto
Al 31/01/2015:
Totale residenti maschi:
Totale residenti femmine:
Totale residenti:
Totale famiglie:
2.626
2.511
5.137
1.821
Recapito: Franco Cavazzola - Presidente
Pro Loco - Via Risorgimento 3/C - San Giovanni Ilarione (VR) - Cell. 347 2600161 - Email: cavazzola@utenti.ilarione.it
Pubblicità: Franco Cavazzola (vedi contatti
Recapito)
Prestampa e Stampa: Grafica Alpone srl Via del Lavoro, 90
Tel. 045 6550833 - Fax. 045 6550221
E-mail: grafica@graficaalpone.com
San Giovanni Ilarione (VR)
NICOLÒ RIVATO - 11 dicembre 2014
Università di Pad, Laurea Magistrale in Chimica
IRENE SARTORI - 31 marzo 2015
Università di Verona, Laurea in Lingue e Culture per l'editoria
GLI ALLORI:
OFFERTE per l'Alpone
Agresti Amelia
Allegri Augusto
Ambrosi Gina
Ambrosi Lorenzo
Ambrosi Sante
Andriolo Anna
Andriolo Maria
Arvotti Giuseppe
Biondaro Silvana
Bordon Domenico
Cambiolo Giulietta
Cavazza Bruno
Ciman Angelo
Ciman Annalia
Ciman Luigina
Coffele Angela
Corradini Margherita
Damini Bruno
Damini Cornelio
Damini Pierina
Eriani Antonio
Fattori Dino
Fochesato Teresina
Fratelli Creasi
Gambaretto Almerina
Gecchele Giuseppe
S.Giov.Il.
Coltrini S.Giov.Il
Montecchia di C.
S.Giov.Il.
Coltrini S.Giov.Il
Coltrini S.Giov.Il
Coltrini S.Giov.Il
S.Donà di Piave
Bologna
Mingon S.Giov. Il.
S.Giov.Il.
Montecchia di C.
S.Giov.Il.
S.Bonifacio
Montecchia di C.
Verona
Coltrini S.Giov.Il
Coltrini S.Giov.Il
Coltrini S.Giov.Il
Bertini S.Giov.Il.
Varese
S.Giov.Il.
Saint-Ghislain BE
S.Bonifacio
Castello
Leorato Ugo
Lovato Roberto
Lovato Teresa
Mainente Nadia
Mainente Celestina
Malpeli Giacomo
Marcazzan Domenico
Marchesini Norma
Marchetto Giovanna
Marchetto Lina
Marcigaglia Anna
Mazzocco Rosina
Micheletto Luigina
Origano Angelo
Panarotto Gabriele
Panarotto Mariano
Panarotto Sergio
Pandolfo Gianfranco
Panificio Pozza
Posenato Bertilla
Rivato Agostino
Rossetto Rino
Soprana Flavia
Vanzo Luciano
Zamichele Bruno
Roma
Coltrini S.Giov.Il
Torino
Modena
Montecchia di C.
Varese
Boarie, S.Giov.Il.
Montecchia di C.
Besozzo (VA)
S.Giov.Il.
S.Giov.Il.
S.Giov.Il.
Arzignano
S.Giov.Il.
Arzignano
S.Giov.Il.
S.Giov.Il.
Quinto Verona
Castello
S.Giov.Il.
S.Giov.Il.
S.Giov.Il.
S.Giov.Il.
S.Giov.Il.
Montebello (VI)