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Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Numero 176 25 Novembre 2014 Periodico elettronico di informazione motociclistica Prove Tacita T-RC Cross Silenzio si guida 81 Pagine Video EICMA I video delle novità 2015 viste al Salone Scarica l’APP del Magazine MotoGP Cosa sarebbe cambiato in campionato se... | prova su strada | Honda Crossrunner VFR800X 2015 da Pag. 2 a Pag. 13 All’Interno NEWS: KTM Enduro EXC Factory Edition 2015 | Vertemati Factory | N. Cereghini Quando le Guzzi cinguettavano Sondaggio Moto.it La Scrambler Ducati è la più votata | Sport: Tomac vince il Supercross di Genova 2014 Honda Crossrunner VFR800X PREGI Facilità di guida e frenata sicura DIFETTI Protezione dall’aria alle alte velocità prova su strada Tutta un’altra storia Honda rivolta come un calzino la Crossrunner. Cambia la posizione di guida, il design ricorda la maxi Crosstourer e le sospensioni sono da adventure. Meraviglioso il V4 già visto sulla VFR 2014 che consuma meno. Migliorabile invece la protezione dall’aria di Andrea Perfetti Foto Ula, Francesco 2 3 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito L a prima Crossrunner 800 del 2011 è una Honda nel midollo, non ti puoi sbagliare. È facile, intuitiva e riconosceresti il sound del suo V4 VTEC tra mille motori. Però in questi anni non ha fatto breccia più di tanto nel cuore degli appassionati; colpa di un design forse troppo ricercato e di una posizione di guida ibrida, a metà strada tra una crossover e una naked. Nel 2015 Honda mischia le carte in tavola e compie un’operazione che va ben al di là del semplice restyling; e rifà da capo a piedi la Crossrunner. Lo notiamo anche dal nome, che si arricchisce della sigla VFR800X per sottolineare la nobile parentela con la sport touring VFR800F spinta dallo stesso motore V4 di 782 cc. Però è la ciccia quella che conta, e di Scarica l’APP del Magazine Periodico elettronico di informazione motociclistica carne al fuoco la moto che stiamo provando ne ha parecchia. Partiamo dall’estetica. La nuova Honda Crossrunner VFR800X perde per strada i fianchi larghi e plasticosi, che erano anche necessari per coprire alla vista i due radiatori laterali. Ora i fianchetti sono rastremati e lasciano in bella vista due componenti di prim’ordine: il telaio in alluminio pivot-less e il motore a V di 90°. Ci fischiano già le orecchie al pensiero che qualche lettore starà facendo: “sempre la solita minestra”. Meno male che nel panorama motociclistico attuale ci sono Case come la Honda che ancora si ostinano a offrire piatti così ricchi! Oggi ci sono infatti ottime alternative a due e tre cilindri, ma il fatto di poter sceglier un motore affascinante e ricco di personalità come il V4 giapponese non fa che rendere ancora più gustoso il Media menù delle crossover. I fari sono completamente a LED come pure gli indicatori di direzione (con spegnimento intelligente automatico), quello anteriore è lo stesso della VFR800F 2014. Il codino in alluminio è tutto nuovo e ospita gli attacchi integrati delle borse, pesa 1,2 kg in meno. Anche il forcellone monobraccio deriva da quello montato sulla sorella stradale.Il peso complessivo è di circa 240 kg col pieno di benzina. Sono nuove le sospensioni. Queste, insieme all’ergonomia rivista in toto, danno alla Crossrunner una guida e un’immagine molto più adventure. Il manubrio è arretrato di 2 cm e più largo di ben 8,8 cm. Le pedane sono avanzate di 7 mm e abbassate di 6. La forcella ha 28 mm di escursione in più, il mono ammortizzatore 25. Sono numeri importanti, che consentono alla VFR800X di affrontare gli sterrati senza il timore di toccare terra col basamento. La moto appare più stretta grazie anche 4 Prove ai due nuovi radiatori frontali, mentre nell’insieme è evidente il feeling con la Crosstourer 1200, che guarda caso adotta un motore V4 e un bel telaio bitrave in alluminio. La strumentazione è digitale e ha un’ottima leggibilità, oltre a essere completa di ogni informazione utile. Sono poi sparite le cover del manubrio, che facevano tanto scooterone. A dire il vero ora ci sono però un po’ troppi cavi che partono dalle manopole. Nel complesso il giudizio del ponte di comando è molto positivo, c’è tanta qualità e il feeling con i comandi è immediato. La Crossrunner 800 arriverà in Italia a inizo 2015 in tre colori (bianco, rosso, nero), con la possibilità di scegliere tre allestimenti. Touring con borse e cavalletto centrale, Adventure con barra di protezione e borse, infine Sport con scarico e cambio Quickshifter. Il prezzo non è ancora stato comunicato, ma dovrebbe porsi tra i 12.000 e i 12.500 euro. 5 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Scarica l’APP del Magazine Periodico elettronico di informazione motociclistica La prova su strada Di norma non ci addentriamo nel campo minato del commento all’estetica di un nuovo prodotto. È un giudizio troppo personale che preferiamo lasciare a voi. Oggi facciamo un’eccezione, perché la Crossrunner 2015 mette in mostra un equilibrio complessivo nelle forme che raccoglie consensi unanimi. Bello il frontale della VFR800F coi fari full LED, convince anche la vista laterale che finalmente fa sfoggio del telaio e del motore (prima coperti dai radiatori laterali e da cover in plastica un po’ troppo invadenti). La VFR800X presenta un’ergonomia molto diversa rispetto a prima. Il manubrio è da vera enduro stradale, più alto e molto più largo; regala subito una maggiore confidenza e un migliore controllo della moto. Le pedane sono ancora un po’ arretrate, ma non costringono le ginocchia a pieghe innaturali. Di serie il controllo di trazione e l’ABS a due canali Il V4 di 90° con tecnologia VTEC da 782 cc riceve le stesse migliorie della VFR800F. Ha 106 cavalli a 10.250 giri, con 75 Nm di coppia a 8.500 giri. Il cambio è a sei marce e può essere dotato di assistenza elettronica Quickshifter a salire di marcia senza frizione. Sono diminuiti i consumi, ora pari a 18,8 km/l (dato dichiarato, prima era di 16,3 km/l) che dovrebbero garantire circa 390 km di autonomia (il serbatoio tiene 20,8 litri). Sono nuovi anche i freni, da 310 davanti mm con pinze a 4 pistoncini ad attacco radiale, dotati di ABS a due canali e senza più il sistema di frenata combinata. È tutto nuovo il monobraccio, che presenta una capriata superiore di irrigidimento. La forcella Showa da 43 mm è a cartuccia chiusa e ha la regolazione del precarico e del ritorno (come pure 6 Prove La sella del passeggero è ospitale, ha pedane alla giusta altezza e due bei maniglioni in alluminio integrati. La nuova strumentazione digitale si caratterizza per l’ottima leggibilità anche di giorno e ha tutte le informazioni utili (marcia inserita, temperatura esterna, consumi, due trip e molto altro). Peccato che non ci sia un pulsante sui blocchetti per navigare nei menù. Sono ottime le manopole riscaldabili, settabili su cinque diversi livelli. Il cupolino non è regolabile e offre una protezioni sufficiente fino a 140 km/h indicati, oltre arriva parecchia aria contro il pilota (se di altezza superiore al metro e ottanta). La guida è intuitiva, il motore entusiasma in alto Il V4 della Honda è sempre uno spettacolo di motore. Non impressiona per la coppia fino a il mono-ammortizzatore). Sulla X ci sono anche nuovi cerchi in alluminio pressofuso a 10 razze che ospitano i pneumatici Pirelli Scorpion Trail che già conosciamo nelle misure 120/70-17 e 180/55-17. La maggior grinta del motore viene tenuta a bada dal controllo trazione introdotto sulla Crosstourer, diverso dal TCS non regolabile utilizzato dalla VFR-F. Il sistema HSTC (Honda Selectable Torque Control) è infatti impostabile su due livelli d’intervento e può essere disinserito.La Crossrunner riceve gli altri aggiornamenti già apportati sulla VFR-F: manopole riscaldabili di serie e indicatori di direzione con disinserimento automatico. In più rispetto a prima c’è anche la sella del pilota regolabile su due posizioni (815 o 835 mm) e divisa da quella del passeggero (la prima Crossrunner aveva la sella in un pezzo unico). 7 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito 6.000 giri, dove però mostra una regolarità di funzionamento commovente. Entusiasma invece per l’incredibile range di utilizzo, che va da poco più di 1.000 giri fino a oltre 11.000 giri. Il tutto è accompagnato dal tipico sound di scarico rauco che si fa rabbioso al crescere dei giri. Oltre i 6.500/7.000 giri entrano in azione le 4 valvole per cilindro e si inizia a ballare sul serio. I cavalli dichiarati sono 106, ma sembrano di più grazie alla spinta, ma anche al rumore di aspirazione del VTEC. Come sulla F, anche sulla X i quattro cilindri a V si divertono un mondo a raggiungere picchi impensabili su quasi tutte le rivali. Ottima la rapportatura e la manovrabilità del cambio. A 90km/h il motore gira in sesta a 4.000 giri, a 130 i giri sono ancora solo 5.200. 8 Periodico elettronico di informazione motociclistica Scarica l’APP del Magazine Prove Scendono i consumi. Valida la frenata (non più combinata) Ne guadagnano i consumi, che sono scesi sensibilmente rispetto alla prima versione. Nel corso del nostro test abbiamo coperto in media 16,5 km/l dandoci parecchio dentro col gas. Abbiamo poi deciso di percorrere una cinquantina di chilometri nell’extrurbano senza sfruttare troppo il sistema VTEC, a regimi inferiori ai 7.000 giri ma senza rinunciare ad allunghi con le marce lunghe fino a 120/130 km/h. La Crossrunner 800 ci ha ripagati con un ottimo valore medio, pari a 23,2 km/l. La frenata con ABS a due canali (non più combinata quindi) brilla per modulabilità e resistenza, mentre avremmo apprezzato una risposta più incisiva nella prima parte di intervento sui 9 10 11 Scarica l’APP del Magazine Periodico elettronico di informazione motociclistica ABBIGLIAMENTO Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Prove Casco AGV Giacca Dainese Guanti Dainese Pantaloni Dainese Stivali TCX Boots comandi. Il controllo di trazione mette al riparo dalle perdite di aderenza sui fondi umidi, ma consente anche di godere delle prestazioni del VTEC sull’asfalto asciutto. Perché, oltre a essere comoda nei viaggi, la Crossrunner sa anche divertire parecchio sui percorsi guidati. Tra le curve si apprezza anche l’assetto delle nuove sospensioni: c’è più escursione, che consente di copiare meglio sconnessioni e avvallamenti, ma anche una valida risposta idraulica che dà sostegno nella guida veloce. 12 13 Tacita T-RC Cross PREGI Progressione dell’accelerazione DIFETTI Setup sospensioni morbido Prezzo da 23.711 € prova elettrica Silenzio si guida Tacita, non è solo una nuova concezione di moto, ma un nuovo stile di vita. Il rapporto con la natura muta profondamente, così come il rispetto verso gli altri, senza però scendere a compromessi con il divertimento che rimane assicurato. L’autonomia massima supera però di poco l’ora di Aimone Dal Pozzo 14 15 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Scarica l’APP del Magazine Periodico elettronico di informazione motociclistica quasi battezzarla nel fango di una pista da cross. Anche per la realizzazione delle sovrastrutture in Tacita hanno prestato grande attenzione all’ambiente, sostituendo le classiche sostanze chimiche a base di petrolio con materie prime provenienti da fonti rinnovabili. Con lo scopo di ridurre il più possibile l’impatto ambientale infatti, Tacita ha deciso di progettare le sovrastrutture affinché potessero essere realizzate in biofibra di lino, in quanto permette di ottenere prestazioni paragonabili, se non superiori, alle tradizionali fibre di vetro. Dal punto di vista delle componentistiche, troviamo tutti i migliori fornitori di riferimento: Brembo per gli impianti frenanti, Motorola per lo smartphone di comunicazione tra moto e centro assistenza, posizionato nel paracolpi del manubrio (geniale), cerchi DID Star in lega 7050, segno che Tacita non vuole solo colpire in termini di innovazione, ma vuole diventare in breve tempo il punto di riferimento per la Sua categoria in T acita (dal nome della dea latina del silenzio) nasce da un’idea del patron Pier Paolo Rigo e soprattutto dalla sua passione ventennale per l’enduro sia ricreativo sia competitivo, unita alla necessità di ripensarlo alla luce di un maggiore rispetto per l’ambiente. Per la prima volta nella mia esperienza da giornalista e tester di moto off-road per Moto.it, mi trovo ad affrontare una prova insolita, tanto incredibile quanto curiosa. Tacita, ha messo a punto il suo prodotto di punta, la T-RC Cross , un moto a tutti gli effetti, con la particolarità assoluta di avere una propulsione elettrica. Non solo, ma questa stessa energia può essere ricavata da un speciale carrello porta moto ricoperto di pannelli solari (chiamato T-Station). La T-RC Cross in versione 3.3 (con batterie che offrono un’autonomia da 20 minuti a 1 ora) costa 23.711 euro, la versione 4.4 (l’autonomia va in questo caso da 25 minuti 16 a 1 ora e 15 minuti) è venduta a 25.113 euro. Prezzi a cui vanno detratti gli eventuali eco incentivi. Va sottolineato che il futuro del fuoristrada sarà anche questo, poiché i problemi legati al rumore e all’inquinamento saranno sempre più sentiti ed è proprio nel settore off road che la trazione elettrica ha e avrà ottime possibilità di applicazione. Prove termini di prestazioni ed affidabilità. A completare il ricco pacchetto di dotazioni troviamo (per la versione enduro) i fari full led e radiatori in alluminio Anticorodal, con elevata efficienza di scambio ed accuratezza di saldatura tra la massa alveolare, i collettori e le vaschette, indispensabili per tenere il propulsore all’interno delle corrette temperature di funzionamento. Telaio e sospensioni Il telaio è di tipo tradizionale, ovvero un mono trave sdoppiato in tubi in acciaio cromo molibdeno 25NiCrMo4. Ad esso viene agganciato il telaietto posteriore autoportante, realizzato in alluminio con trattamento di anodizzazione dura (ossidazione anodica dura a spessore), necessario ed indispensabile al fine di conferire alla lega di alluminio un’elevata resistenza all’usura ed all’abrasione unitamente a un elevato isolamento elettrico. Come sospensioni troviamo un pacchetto Media Le sovrastrutture, ergonomie e dettagli Al crossodromo di Santhià - questa prova è in esclusiva - mi attende un test davvero insolito e non so davvero cosa aspettarmi. Appena arrivo la moto è già lì ad attendermi sul cavalletto centrale. Subito mi stupisce la linea che è davvero bella, si vede lontano un chilometro che Pier Paolo si è sognato ogni centimetro di questo bolide e lo ha riprodotto fedelmente nei minimi particolari. Aggressiva, slanciata, con materiali di altissimo livello, la rendono un prodotto di culto già ancor prima di salire in sella, al punto che dispiace 17 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito di primo equipaggiamento davvero interessante con le collaudatissime Marzocchi Shiver ed un mono Ohlins che è sempre una garanzia. Il motore Il propulsore elettrico, nello specifico un asincrono trifase in corrente alternata con carter motore ricavati dal pieno in Anticorodal 6082, con rotore interno a gabbia, dotato di un cambio separato a 5 rapporti è la vera innovazione di questo ambizioso progetto. Questo tipo di motore presenta rendimenti molto elevati, tipicamente superiori al 90% di quelli utilizzati fino ad ora, ed è esente da manutenzione, non essendovi né contatti striscianti, né altre parti elettriche soggette ad usura, e tantomeno parti meccaniche che richiedono lubrificazione. Al fine di garantire un funzionamento efficace durante tutta la carica delle batterie, è stato inserito anche un 18 Scarica l’APP del Magazine Periodico elettronico di informazione motociclistica sistema di raffreddamento, un vero e proprio impianto a liquido, dotato anche di controller per stabilizzare le temperature di esercizio e consentire minimi consumi di energia e massimizzazione della potenza che si ottiene tra i 40 ed i 60 gradi centigradi. L’autonomia, ad oggi il tallone d’Achille dei motori del nuovo millennio, è stata pensata da Tacita perseguendo un concetto modulare ed è quindi di diversa gittata, a seconda del pacco batterie che si va ad installare sulla moto in relazione alle esigenze specifiche di utilizzo. Le batterie sono a base di Litio Polimero e sono la più avanzata tecnologia disponibile oggi per realizzare accumulatori da trazione. Hanno una densitàà energetica superiore (167 Wh/Kg ) ed un peso minore rispetto alle altre batterie presenti sul mercato (a partire dalle batterie al piombo per arrivare alle litio-ferro-fosfato) e non hanno effetto memoria. Le batterie possono accompagnare la moto durante tutto il suo ciclo di vita. Gli accumulatori inoltre , quando hanno una capacitàà residua dell’80 %, possono continuare ad essere utilizzati sulla moto oppure negli impianti statici come energy storage (ad esempio come accumulatori per l’ impianto domestico a isola di pannelli solari T-Station). Per ora l’autonomia massima è di 100 km per la versione Rally, affrontati in condizioni di gara. Utili, quanto necessarie, le diverse soluzioni di mappature, una eco ed una sport per le svariate esigenze di guida unitamente ad una modalitàà “Reserve Power”, per raggiungere, quando la carica residua è al 20%, la più vicina postazione di ricarica. Come si guida Sali in sella ed in pratica ti sembra di essere seduto su una normalissima moto da cross. Questo è confortante in quanto trovi tutto ciò che ti Prove serve e che già conosci, dove li hai sempre trovati. Comando del gas, leva della frizione, tutto presente e tutto “come di consueto”. Trovi nel paracolpi una presenza nuova, un modernissimo smartphone che solitamente non va a braccetto con il fango e polvere del fuoristrada. Azioni una leva e si accende come il cruscotto della macchina, indicandoti, “sono accesa”. Si perché una particolarità della T-RC Cross è che di fatto non sai quando è accesa e quando no, in quanto non emette alcun rumore. La posizione di guida è di ultima generazione, sella stretta e rastremata che consente di potersi muovere con grande naturalezza ed agilità. Rimangono leggermente sporgenti i convogliatori in quanto devono avvolgere i pacchi delle batterie (uno a destra ed uno a sinistra, posizionati dove solitamente risiede il serbatoio della benzina), ma non creano eccessivo disturbo nella guida, se non nella fase 19 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito di inserimento in curva dopo la staccata dove ci si porta particolarmente avanti per caricare l’anteriore. Tiri la frizione, innesti la prima ed ancora silenzio….avrò dimenticato qualcosa? E invece no, Parti come se stessi fingendo di guidare la moto sul cavalletto, ma questa si muove veramente con uno scatto che quasi spaventa. OK funziona, si parte! Mi avvio verso la pista ed effettuo un paio di giri a bassa velocità, sia per prendere confidenza con il mezzo che con la pista. Inizio a spingere un pochino e ciò che mi manca da morire è il rumore del motore, tanto che mi rendo conto di quanto si guida la moto con l’udito, si inseriscono le marce quando il motore le chiama, quasi come se ci parlasse. Scopro però che anche la T-RC Cross ha una lingua tutta sua, diversa dai motori endotermici, ma ugualmente comprensibile e non ci metto molto ad interpretarla. Il sibilo del propulsore ti indica i giri a cui 20 Periodico elettronico di informazione motociclistica sta viaggiando ed allo stesso tempo è molto più educato, non copre gli altri suoni, lasciandoti cogliere una dimensione totalmente nuova della guida di una off-road. In termini di potenza non ha nulla da invidiare a una piccola quattro tempi, lo spunto e la prima fase di accelerazione è davvero impressionante tanto che bisogna dosare a dovere l’apertura del gas per non derapare in maniera eccessiva. Scopo dopo qualche sessione che la T-RC Cross predilige le marce lunghe e la scorrevolezza, in quanto riesci ad essere molto più efficace nella guida con questo genere di approccio, piuttosto che con la guida aggressiva che, oltretutto, drena molto più velocemente energie alle batterie. Puoi lasciare una marcia lunga, entrare con un filo di gas ed aprire in progressione che lei ti porta fuori senza esitazione alcuna. Essendo 100% elettrico, la personalizzazione dell’erogazione è pressoché totale. Con lo Scarica l’APP del Magazine strumento di modifica, consegnato in dotazione con la moto, è possibile agire su infiniti parametri di gestione della potenza, o per chi vuole le cose semplici è possibile selezionare tramite un tasto al manubrio quella sport o quella Eco. Il telaio è bello stabile ed intuitivo e trasmette sicurezza e precisione a chi sta in sella. Lavora bene con il pacchetto sospensioni anche se, dal mio punto di vista, andrebbero riviste le tarature di serie, particolarmente morbide soprattutto per un uso in pista. L’aspetto positivo è che permette al pilota di ottenere dei grandi trasferimenti di carico di peso e quindi, in particolare nelle curve sul piatto al paletto di Santhià, ti consentono di girare veramente in un fazzoletto di terra in maniera molto efficace. Anche nelle staccate a media velocità, pur andando a lavorare molto vicino al fine corsa, non si scompone mai, e permette di osare sempre di più con il limite della frenata. Prove Non solo moto La realtà di Tacita non termina alla sviluppo e produzione di moto elettriche, che sono in realtà la porta di accesso ad un mondo ancora più ampio ed in continua evoluzione: il T-World. Tacita infatti, perseguendo la filosofia essenziale del rispetto per la natura e per il prossimo, ha sviluppato un’intera gamma di prodotti e servizi che vanno dai gadget alle esperienze di una vita: T-STATION, ovvero la stazione di ricarica mobile a pannelli fotovoltaici, con accumulatori, per fornire energia alla tua moto e alla tua casa. Disponibile anche con portata 750 Kg ( trainabile con patente B ). T-TOUR, ogni fine settimana, da febbraio ad ottobre ( previa prenotazione almeno 15 giorni prima ), due giorni di guida lungo itinerari in 21 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione motociclistica Scarica l’APP del Magazine Prove aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbb fuoristrada attraverso luoghi di rara bellezza, per avvicinarsi a questi mezzi e lasciarsi sedurre dalle sensazioni che suscitano. Divertimento e relax, senza rinunciare al piacere della buona tavola e con un occhio di riguardo anche agli accompagnatori. T-WEAR, l’abbigliamento made in Italy, tecnico e casual, in cotone organico non sbiancato ed eco colorato, per tutti coloro che vogliono fare una scelta etica ed eco compatibile senza rinunciare allo stile e alla qualità. Il brand Tacita si propone di vestire quelle persone che vogliono andare oltre l’apparenza e pretendono (giustamente) di sapere che cosa comprano e soprattutto cosa indossano. 22 Questo tipo di informazioni sono spesso difficili, se non impossibili, da reperire ed è per questo che Tacita si fa forte della propria trasparenza, partendo da quanto possibile oggi ed aperta agli sviluppi futuri. La prima collezione Tacita trae ispirazione dal mondo del “fuori strada”, quasi a giustificare la propria assenza dai “binari tradizionali”. Lo slogan “ELECTRIC ENDURO 100% FUN” fa da trait d’union tra l’abbigliamento e le motociclette, che condividono gli stessi valori. I colori, le grafiche ed i tagli sono tutti pensati per rendere più easy la vita quotidiana, in cui la consapevolezza di avere acquistato un prodotto rispettoso dell’ ambiente e delle persone diventa una ragione in più per sentirsi bene. 23 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione motociclistica Scarica l’APP del Magazine News anche la funzione di attrarre nuovi motociclisti. La Scrambler Icon, disponibile in giallo e rosso, ha un prezzo di 8.240 euro franco concessionario ed è affiancata da tre versioni, Urban Enduro, Full Throttle e Classic, che interpretano lo spirito Scrambler in direzioni stilistiche e funzionali differenti. Il prezzo di queste tre versioni è fissato in 9.640 euro franco concessionario. Urban Enduro, caratterizzata dalla colorazione “Wild Green”, per chi ama lo stile enduro ed è pronto a cambiare strada in ogni momento, Full Throttle, per chi è affascinato dal mondo delle corse “flat track” e non può fare a meno di cercare il limite in ogni cosa, e Classic per chi ama i dettagli e lo stile anni Settanta. Ducati Scrambler 2015 video EICMA Era nei desideri di molti e Ducati l’ha finalmente realizzata. Ecco la nuova Scrambler. Che è più di una nuova moto: è una famiglia in espansione, un nuovo mondo all’interno della gamma Ducati che dovrebbe allargare anche l’utenza. Nico Cereghini ne parla con Cristiano Silei, direttore vendite e marketing Ducati T he land of joy, così Ducati ha chiamato il “mondo” Scrambler. La nuova famiglia di moto che è stata lanciata a Intermot con una bicilindrica 800, spinta dal Desmodue da 803 cc raffreddato ad aria, proposta in quattro varianti e con molte possibilità di personalizzazione come abbiamo visto alla stand Ducati di Eicma. La prima 24 Scrambler Ducati risale al 1962, fu allora voluta dall’importatore statunitense Berliner, l’ultima è uscita da Borgo Panigale nel 1978. La nuova Scrambler non è più monocilindrica, è più grande e di impostazione più stradale, ma conserva qualcosa dello spirito originario. Secondo Cristiano Silei, direttore vendite e marketing Ducati mondo qui intervistato da Nico Cereghini, avrà 25 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione motociclistica Scarica l’APP del Magazine 13.500 euro. La BMW R1200 RS è studiata con cura per rinverdire i fasti di quella gloriosa “RS” di tanti anni fa. E anche stavolta, non certo per caso, la base tecnica è molto vicina a quella della versione nuda da cui deriva - in questo caso la nuovissima R1200R appena presentata. Il telaio è il consueto doppio trave in tubi d’acciaio con il motore boxer in funzione portante. Le quote sono state studiate per aumentare il carico sull’avantreno rispetto alla R1200R, in parte grazie all’apporto della carenatura: qui la ripartizione statica delle masse (senza pilota in sella) è di 51/49. Diverse anche le altre quote, con un cannotto più aperto, un interasse di 1.530 mm News e un’avancorsa di 114,8 che lasciano intendere una moto pensata per l’uso nel turismo a lungo raggio, con medie più elevate rispetto alla sorella naked. Prezzo non disponibile. Arriva finalmente anche a Milano la BMW R1200R Roadster di Monaco con boxer a liquido e relativo contorno di elettronica. Caratterizzazione più sportiva e sospensioni tradizionali con tante componenti riprese dalla Superbike S1000RR. Sparisce il Telelever, che lascia spazio alla forcella a steli rovesciati. Ha un’estetica di rottura e un’elettronica sofisticata che legge persino l’angolo di piega. Prezzo non disponibile. BMW R1200R R1200RS e S1000RR 2015 video EICMA BMW porta a Milano le novità 2015 viste alla Fiera di Colonia. Arrivano la nuda R1200R, la tourer R1200RS e la sportivissima S1000RR. Nico Cereghini le presenta e commenta con Andrea Buzzoni, direttore BMW Motorrad Italia B MW porta a Milano le novità 2015 appena viste alla Fiera di Colonia. Arrivano la nuda R1200R, la tourer R1200RS e la sportivissima S1000RR. Nico Cereghini le presenta e commenta con Andrea Buzzoni, direttore BMW Motorrad Italia. Con la BMW S1000RR a Monaco non si sono voluti far mancare nulla, rivisitando profondamente il propulsore della precedente S1000 per 26 incrementarne le prestazioni in questa versione 2015 presentata al salone Intermot di Colonia. La potenza massima, ora 199 cavalli a 13.500 giri, cresce infatti di 4 Kw/6 cv mentre la coppia è protagonista di un miglioramento di minore entità (1 Nm per un totale di 113) con un leggero aumento del regime (10.500 giri) ma una maggiore ampiezza dell’erogazione utile.Quota del limitatore rimasta invariata a 14.200 giri. Prezzo 27 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione motociclistica Honda Crossrunner 2015 e Forza 125 video EICMA di Maurizio Gissi | Debutto italiano per due modelli Honda a loro modo importanti anche nel nostro mercato. Sono la nuova Crossrunner, presentata a Intermot, e lo scooter Forza 125 lanciato al Salone di Parigi. Li presenta a Nico Cereghini Paolo Cartolano, direttore marketing Honda N el centenario di Eicma sono state celebrate numerose ricorrenze. Honda ha colto l’occasione per festeggiare i 40 anni di Gold Wing e i 30 di SH. Ma ha soprattutto presentato i prototipi True Adventure e RC213V-S e presentato in al pubblico italiano la nuova edizione della Crossrunner, che 28 è era stata presentata a Intermot di Colonia, e lo scooter a ruote basse Forza 125, un GT guidabile anche con patente B, che era stato lanciato al Salone dell’Auto di Parigi. Sono queste le due novità di cui ci parla Paolo Cartolano, direttore marketing di Honda Italia, al microfono di Nico Cereghini. La versione 2015 della Crossrunner: giunta Scarica l’APP del Magazine al suo quarto anno di vita, la crossover di Tokyo viene rivista mutuando diversi degli aggiornamenti di cui è stata oggetto nella scorsa stagione la VFR-F da cui deriva la base tecnica – quel propulsore V4 a 90° bialbero a 16 valvole (purtroppo privato della prestigiosa, ma rumorosa e costosa da produrre, distribuzione a cascata d’ingranaggi che graziava la VFR prima dell’avvento del VTEC) ora rinvigorito un po’ a tutti i regimi e più potente nel valore massimo, dichiarato ora in 78 kW (106 cavalli) a 10.250 giri. La maggior grinta del motore viene tenuta a bada dal sistema di controllo trazione introdotto sulla Crosstourer, diverso dal TCS non regolabile utilizzato dalla VFR-F. Il sistema HSTC (Honda Selectable Torque Control) è infatti impostabile su due livelli d’intervento e può essere disinserito; al contrario, Crossrunner riceve gli altri aggiornamenti già apportati sulla VFR-F: manopole termiche di serie ed indicatori di direzione con disinserimento automatico. Il prezzo non è ancora stato News comunicato, ma dovrebbe porsi tra i 12.000 e i 12.500 euro. Il Forza 125 ABS è dotato del motore Honda eSP con sistema Start&Stop. Il fratello minore del 300 già in vendita, punta al mercato metropolitano con dettagli accattivanti e particolari di grande funzionalità. Lo spazio sottosella ha una capacità di 48 litri ed è in grado di ospitare due caschi integrali. Nel vano portaoggetti anteriore c’è una presa a 12V per ricaricare i propri device di uso quotidiano. I gruppi ottici sono FullLED. Il nuovo motore eSP (enhanced Smart Power) da 125 cc raffreddato a liquido ha una distribuzione monoalbero a 4 valvole e Honda dichiara «un’efficienza dei consumi è sbalorditiva, ben 43,5 km/l nel ciclo medio WMTC». Il nuovo Forza 125 è dotato del sistema Start&Stop che spegne automaticamente il motore dopo tre secondi di funzionamento al regime di minimo e con i freni azionati, per riavviarlo immediatamente non appena viene ruotata la manopola dell’acceleratore per ripartire. Prezzo non è ancora disponibile. 29 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione motociclistica Scarica l’APP del Magazine News aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbb Harley-Davidson Project LiveWire video EICMA di Andrea Perfetti | Maurizio Ruvolo (marketing manager H-D per Spagna, Italia e Portogallo) ci racconta il debutto della Casa americana tra le moto elettriche. Livewire è speciale, anche nel sound L a prima moto elettrica firmata HarleyDavidson fa la sua apparizione a Milano. Di lei parla a Moto.it Maurizio Ruvolo, responsabile marketing di Harley-Davidson per Italia, Spagna e Portogallo. Anche se non sarà commercializzata in tempi brevissimi, la Project LiveWire è stata progettata per soddisfare le aspettative dei motociclisti alla ricerca di un mezzo elettrico a firma Harley-Davidson e sta già circolando sulle mitiche strade americane della Route 66. Project LiveWire Experience è infatti il nome dell’iniziativa che coinvolge diversi 30 bikers degli Stati Uniti che percorreranno in sella a questa moto unica le strade più famose del grande Paese. La Livewire promette un’autonomia di circa 100 km e ha un rumore unico tra le moto elettriche, fortemente voluto dagli esperti della Casa USA per distinguerla dagli altre veicoli a emissioni zero. A Milano è stata una star dello stand Harley-Davidson, le sue linee sono infatti piaciute molto al pubblico di EICMA 2014. Il prezzo e la disponibilità in Italia non sono ancora stati comunicati. 31 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione motociclistica Scarica l’APP del Magazine News e che portano in alto i colori italiani grazie al costante impegno del Factory Team Farioli. Le EXC Factory Edition 2015 sono disponibili nei seguenti modelli e cilindrate: KTM 125 EXC, Euro 7.879 KTM 250 EXC, Euro 8.796 KTM 300 EXC, Euro 9.101 KTM 250 EXC-F, Euro 9.559 KTM 350 EXC-F, Euro 9.864 KTM 450 EXC-F, Euro 10.170 Le moto sono in arrivo presso i concessionari ufficiali KTM. KTM Enduro EXC Factory Edition 2015 Dopo i successi ottenuti durante la stagione Enduro 2014, KTM propone la Gamma EXC Factory Edition 2015 con grafiche factory e parti speciali. Vi sveliamo le cilindrate e i prezzi K TM, leader nel segmento enduro a livello mondiale e forte dei titoli raccolti nell’Enduro World Championship con Christophe Nambotin nella classe E1 e Matthew Phillips nella classe E3, festeggia i successi di questi e tanti altri campioni, che nella stagione 2014 hanno ottenuto risultati al top, con le attesissime KTM EXC Factory Edition 2015. Rispetto alla moto di serie la versione Factory è valorizzata con un pacchetto di accessori e parti speciali, disegnato dal reparto R&D della casa austriaca. A Mattighofen infatti hanno voluto 32 fare le cose in grande, impreziosendo la moto di serie con grafiche “factory”, piastre forcella anodizzate arancione lavorate con macchine CNC e sella factory realizzata da Selle Dalla Valle. Oltre a questi accessori, le EXC Factory 2015 sono equipaggiate con paramotore, corona arancione e pneumatici Metzeler FIM. Chiudono il cerchio le protezioni radiatore e i copristeli anch’essi arancioni, così come arancione è il telaio di tutte le motociclette. Così allestite, le KTM EXC Factory Edition 2015 sono esteticamente identiche alle moto che mietono successi nel Mondiale Enduro 33 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Scarica l’APP del Magazine Periodico elettronico di informazione motociclistica News Media Vertemati Factory artigianato d’autore di Maurizio Tanca | I mitici fratelli Vertemati erano presenti all’EICMA con tre stradali ultraleggere dotate di motori bicilindrici da 1000, 1100 e 1200 di cilindrata autocostruiti, montati sulla naked Infect (da noi già presentata), su una supersportiva ancora in fase di definizione e su un’aggressiva “motardona” stradale Q uando si parla di moto “fatte completamente in casa”, facile che il pensiero corra come un razzo in Brianza, nella fattispecie al paesino di Triuggio, dove operano i fratelli Alvaro e Guido Vertemati. Due personaggi da parecchi 34 anni sulla breccia e molto ben noti agli appassionati, specie nel mondo del “tassellato” e in quello delle supermotard, visto che i loro nomi sono stati a lungo legati a marchi come come Husqvarna, Vor, e lo stesso Vertemati: in quest’ultimo caso con veri gioielli totalmente auto costruiti, e tecnicamente molto avanzati. Noi di Moto.it lo scorso anno abbiamo avuto il piacere di condividere con la vulcanica coppia brianzola un battesimo importante, e di presentarvene un’anteprima assoluta. Alvaro e Guido, infatti, avevano lavorato alacremente per realizzare le loro prime moto stradali, partendo naturalmente dal classico foglio bianco e da un cumulo di lingotti di ergal da lavorare a macchina. E non si trattava di motorette di piccola o media cilindrata, ma di ben tre modelli equipaggiati da sofisticati motori bicilindrici V2 a 90°, con distribuzione a cascata d’ingranaggi, cambio estraibile, e lubrificazione dedicata separatamente a motore, cambio e frizione, giusto per citare i particolari più salienti. Tre motori che però avrebbero avuto cilindrate differenti, ovvero 1.000, 1.100 - con alesaggio invariato e corsa allungata, quindi con albero motore e bielle diversi - e 1.200, dove cambiava anche l’alesaggio. Un’operazione decisamente ambiziosa, che la dice lunga sulle capacità e la determinazione dei due guru della piccola factory artigianale lombarda. È dunque probabile che chi ci segue abitualmente lo scorso anno abbia letto i nostri articoli di presentazione della naked Infect 1000, con la video-intervista di Massimo Clarke ad Alvaro Vertemati e il video che immortala un nostro breve test sul prototipo ritenuto quasi definitivo. Ma in allestimento c’era anche la supersportiva, che condivideva il telaio a doppio trave in alluminio della Infect, ma era ancora in fase di allestimento. Mentre sui PC dei giovani progettisti di Vertemati Factory iniziavano a comparire i particolari della versione “turistica” (perlomeno così definita dai fratelli), moto in verità pensata come una sorta di Hypermotard, addirittura dotata di telaio in titanio, e col motore da 1.200 cc. Chi si è goduto l’EICMA in lungo 35 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione motociclistica Scarica l’APP del Magazine News aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbb e in largo probabilmente avrà visitato anche lo stand della Vertemati Factory, che esponeva le tre moto di cui sopra. C’era la Infect 1000 in versione praticamente definitiva (foto sotto), c’era la superbike stradale ancora da rifinire, e, finalmente, c’era anche la “motardona da turismo”, che vedete in home page e che, al momento, è stata denominata Infect 2. Ma c’erano anche due vetrinette con esposti un motore 1.200 intero e un interessantissimo esploso con varie parti in bella vista. La moto è molto semplice e minimale, quanto attraente e decisamente aggressiva: purtroppo non si conoscono ancora i crediti prestazionali dei nuovi motori Vertemati, ma se 36 pensiamo che il peso dichiarato naked Infect è di soli 145 kg a secco (“anche 140, sulla Infect 2” dicono gli interessati), possiamo assicurare che il divertimento è assicurato: del resto, quando la provai brevemente lo scorso anno, scrissi che mi sembrava di guidare una 125 con una valanga di cavalli in più… Giusto per dare qualche dato in più su questa moto (che monta scarichi rialzati sottosella, ma l’idea iniziale era di tenere uno scarico basso, per poter montare le borse laterali…), ribadiamo che il telaio è perimetrale in tubi ovali di titanio, con forcellone posteriore pressofuso in alluminio abbinato ad un monoammortizzatore Bitubo CLU31 totalmente regolabile, con escursione ruota di 160 mm. Mentre davanti svetta una poderosa forcella Tenneco-Marzocchi USD50 a steli rovesciati (trattati PVD), pure completamente regolabile, con escursione di 170 mm. Le quote della ciclistica parlano di interasse di 1.505 mm, angolo di inclinazione del cannotto di sterzo di 25.9° ed avancorsa di 116,75 mm. Le ruote sono BST in fibra di carbonio da 3.50x17” e 5.50x17”, con gomme da 120/70 e 190/55. E i freni sono Brembo, con dischi anteriori T-Drive da 320 mm e pinze radiali GP4RX a 4 pistoncini da 32 mm ricavate dal pieno e trattate superficialmente al Nickel, e disco posteriore Serie Oro da 220 mm, con pinza a 2 pistoncini parimenti trattata. Da notare che anche la catena di trasmissione finale è in titanio, al pari delle pedane e di tutta la bulloneria, appositamente realizzate. La Infect 2 ha un serbatoio in alluminio da 18 litri realizzato a mano, e la sella altina, visto che siamo a 880 mm da terra. E monta numerosi altri particolari (piastre di sterzo, biellette di progressione e minuteria varia) realizzati con macchine a controllo numerico a 3 e 5 assi, utilizzando Ergal 7075 e lega di titanio. Mentre in fibra di carbonio sono realizzati (oltre alle ruote) gli spoiler del radiatore, il fondo della sella e carterini vari. 37 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Scarica l’APP del Magazine Periodico elettronico di informazione motociclistica Sondaggio Sondaggio Moto.it La Scrambler Ducati è la più votata fra le novità 2015 di Maurizio Gissi | La new-classic Ducati è stata premiata dal sondaggio fra i lettori di Moto.it tra le novità presentate a Eicma. Era già successo dopo Intermot. Al secondo posto la nuova Yamaha R1 e al terzo la Aprilia Tuono V4 1100. Hanno preceduto le stelle Honda True Adventure e RC213V-S U na riconferma, quella della neoclassica Ducati, premiata nuovamente dopo il nostro sondaggio su Intermot di inizio ottobre. La Scrambler aveva allora svettato sulla ventina di novità selezionate fra quelle lanciate a Colonia. Con ben il 25% delle preferenze, un voto su quattro, aveva preceduto la Kawasaki H2R (16% dei voti) e l’Aprilia Caponord Rally che aveva ottenuto l’8%. Naturalmente pochissimi dei nostri lettori avevano avuto la possibilità di vedere da vicino le nuove moto, per cui il giudizio era puramente basato sulle immagini, la reputazione e le notizie pubblicate. Diverso il discorso per il Salone di Milano che ha dato a molti l’opportunità di valutare del vivo il lavoro svolto dai costruttori. Alla chiusura di Eicma abbiamo proposto ai lettori di Moto.it un nuovo sondaggio, questa volta includendo la trentina di novità 2015 che sono state esposte a Milano e che secondo noi rappresentano le tendenze per il prossimo anno. La domanda posta nel sondaggio è stata: “Qual è la novità moto che ti è piaciuta fra quelle viste a Eicma?”. Anche questa volta gli oltre settemila voti validi - sono stati esattamente 7.150 (IP unico) in tre giorni, e ricordiamo che si poteva esprimere una sola preferenza - hanno premiato la Scrambler 38 bolognese, risultata ancora la più votata nonostante le molte e interessanti novità moto che hanno debuttato proprio a Eicma. Un podio variegato Forte di una curata campagna di lancio, e soprattutto forte di essersi presentata già in veste di “famiglia” con più modelli lasciando ben intendere quali potranno essere le possibilità di personalizzazione, la Ducati Scrambler ha superato modelli dai forti contenuti emozionali e tecnici. Con l’11,43% dei voti il distacco sulle concorrenti e è stato però più ridotto. Al secondo posto, con il 10,52% delle preferenze, è stata premiata la nuova Yamaha R1, un modello profondamente cambiato rispetto alla versione precedente e che ha giocato con il richiamo alla moto da GP. Al terzo posto si è piazzata la Aprilia Tuono V4 1100, la proposta naked in assoluto più sportiva del panorama. Una moto che continua a godere di numerosi estimatori presso gli appassionati (ha ottenuto il 9,01% dei voti), nonostante non venga poi premiata dai numeri di vendita. Evidentemente se questo accade è per ragioni diverse dalla qualità della proposta. Questi tre modelli insieme hanno totalizzato il 31% dei voti totali. Top Ten nel segno di sportive e crossover Risultato importante per Honda, che piazza i suoi due prototipi lanciati a Milano al quarto e quinto posto. Una prestazione che crediamo sarebbe stata migliore se si fosse trattato di votare moto presentate come modelli di produzione (la True Adventure era camuffata con schizzi di fango ad esempio), con tanto di specifiche e prezzo. La True Adventure, che ha l’onore e l’onere di sostituire una pietra miliare quale fu la Africa Twin, ha ottenuto il 6,70% delle preferenze, mentre la replica MotoGP RC213V-S, la sportiva più estrema da molti anni a questa parte, ha conquistato il 6,20% dei voti. Segue un terzetto di crossover molto interessanti e competitive ciascuna a loro modo. La Yamaha MT-09 Tracer, sesta in classifica, ha totalizzato il 5,78% delle preferenze. Hanno influito positivamente, oltre alla bontà del modello in sé, la buona reputazione ottenuta dalla MT-09 e il posizionamento di prezzo aggressivo. Segue il classifica la Ducati Multistrada (con il 4,99%), modello che è stato completamente rinnovato ed equipaggiato con il nuovo motore avente distribuzione a fasatura variabile. La crossover bolognese ha preceduto di poco la rivale diretta, sebbene si tratti di una quattro cilindri in linea, BMW S1000XR (4,90%). La Kawasaki Ninja H2, che in versione R aveva ottenuto nel sondaggio di Intermot la piazza d’onore, stavolta non è andata oltre il nono posto e il 4,45% delle preferenze. Forse nel confronto con modelli freschi di lancio a Milano (R1 e RCV) si è stemperata un po’ la novità del motore sovralimentato. Esattamente con lo stesso numero di voti della Kawasaki, al nono posto ex-equo è stata votata la rinnovata e maggiorata Ducati Panigale 39 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione motociclistica aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbb 1299S, con il 4,45% dei voti. Le prime dieci moto in classifica (che va osservato sono cinque super sportive, quattro fra crossover ed enduro e una classica) hanno raccolto il 64% dei consensi totali. Un’altra iper sportiva si trova all’undicesimo posto: è la titolata SBK Aprilia RSV4 RR, con il 3,22% dei voti. La moto di Noale precede una turistica dall’anima vivace come la MV Agusta Turismo Veloce che, con il 3,03%, ha fatto meglio della “sorella” MV Stradale 800 (1,55%) piazzatasi al 19esimo post. Rimanendo fra le super sportive risaltano anche i pochi voti raccolti dalla BMW S1000RR (lo 0,55% che le è valso il penultimo posto in classifica), forse perché le novità introdotte sulla versione 2015 non hanno colpito. 40 Scarica l’APP del Magazine Sondaggio all’1%. Lo 0,9% ha invece ottenuto la prima moto elettrica di Harley-Davidson, la LiveWire. La classifica delle vendite del prossimo anno avrà quasi certamente un ordine assai diverso da questa che abbiamo commentato, come peraltro quasi sempre accade nei sondaggi di questo tipo. Sondaggi che hanno però lo scopo di misurare l’effetto delle nuovo proposte nella “pancia” degli appassionati. Il che è già un bell’obiettivo per chi pensa e costruisce le moto di oggi e di domani. Le inseguitrici Va segnalata che la prima custom in classifica (la Moto Guzzi Eldorado) è al tredicesimo posto, seguita a pochissima distanza dall’altra Guzzi sviluppata sempre dalla base California 1400, la Audace. La Aprilia Caponord Rally è passata invece dal terzo posto del sondaggio di Intermot al sedicesimo attuale, subendo l’attacco di molte novità arrivate fra Intermot e Eicma. Ha sofferto la concorrenza delle novità milanesi anche la KTM Adventure 1290, che dal 6% dei suffragi di Colonia è scesa all’1,65% di quelli milanesi. Meglio comunque della new entry Adventure 1050 che, come BMW R1200R, Suzuki GSX-S 1000 e Triumph Tiger 800 ha forse raccolto meno consensi del previsto e con preferenze attorno 41 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Scarica l’APP del Magazine Periodico elettronico di informazione motociclistica Interviste Hero sbarca in Europa per crescere veloce, prima gli scooter poi le moto di Ippolito Fassati | Il 2015 sarà l’anno di esordio nel mercato italiano di Hero MotoCorp, il più grande costruttore al mondo di mezzi a due ruote. Ne parliamo con il CEO Pawal Munjal « Oggi nel mondo, su dieci moto vendute, una è Hero». Non lascia spazio a dubbi la frase e soprattutto lo sguardo fisso e determinato di chi la pronuncia, Pawal Munjal, CEO, Vice Presidente e Managing Director di Hero Motor Corp Ltd. Una carica lunga come il viaggio fatto da Munjal per raggiungere l’Italia dall’India e vivere Eicma in prima persona. Dopo aver conquistato 20 Paesi, tra cui Asia, Africa, America Centrale e Sud America, nel mirino di Hero MotoCorp oggi c’è l’Europa. E l’intenzione è quella di farsi strada velocemente, a suon di partnership e acquisizioni, potendo contare su un fatturato 2013 di circa 4 miliardi di euro e 800 milioni di investimenti nei prossimi due anni. «Le previsioni - ci ha detto Pawal Munjal - sono di raggiungere in 4 o 5 anni 50 paesi e una produzione di 12 milioni di veicoli all’anno». 42 Iniziamo con un po’ di cifre, per inquadrare meglio il colosso di cui stiamo parlando «Hero MotoCorp è da dieci anni il Brand leader al mondo tra i Costruttori. La nostra produzione nell’ultimo anno fiscale (da aprile 2013 a marzo 2014) si attesta a 6,3 milioni di veicoli prodotti – decisamente non male per una Casa singola (è questa la differenza rispetto a Honda, ndr) , ma contiamo di migliorare ancora quest’anno». Quante fabbriche avete al momento? «Quattro, tutte in India, per un totale di poco più di 25.000 dipendenti. Proprio mentre parliamo stiamo costruendo uno stabilimento in Sud America, più precisamente in Colombia, uno in Bangladesh e abbiamo appena annunciato l’avvio della costruzione di due nuove fabbriche in India. In totale quattro stabilimenti aggiuntivi, per un investimento complessivo di circa 675 milioni di euro, cifra che comprende le nuove assunzioni. Dipendenti che andranno a popolare le nuove fabbriche, ma anche a rinforzare il nostro reparto Global Innovation, in India». Vogliamo parlare anche di fatturato? «Siamo attorno ai quattro miliardi di euro nell’ultimo esercizio». Come avete ottenuto questi risultati? La vostra storia nasce con Honda, da cui poi avete scelto di separarvi. Ci può raccontare qualcosa? «Hero è nato come costruttore di biciclette, attività che ha portato avanti per oltre 60 anni poi, nel 1978, abbiamo iniziato a produrre motorini da 50 cc. Nel 1984 abbiamo stretto una joint venture con Honda, cambiando il nome della compagnia in Hero Honda. L’operazione ha avuto grande successo, con una crescita tanto rapida che nel 2001 siamo diventati il più grande costruttore al mondo di moto e scooter». «Più di recente abbiamo poi deciso di trasformarci in una compagnia globale, e sviluppare la nostra tecnologia indipendentemente da Honda; con una struttura di joint venture la cosa non era possibile, quindi abbiamo deciso di andare avanti da soli, trasformando la compagnia in Hero MotoCorp a partire da aprile 2011, poco più di tre anni fa. Nel 2012 abbiamo iniziato ad espanderci su mercati al di fuori di quello indiano; negli ultimi 15 mesi ci siamo concentrati su Africa, Centro e Sud America oltre che naturalmente i paesi più vicini a noi – Bangladesh e Sri Lanka». Obiettivo: 12 milioni di moto e scooter fra sei anni Avete obiettivi di crescita ambiziosi? «Attualmente siamo presenti in ventidue paesi, oltre all’India; il passo successivo è portare questo numero a cinquanta, in un orizzonte che ci immaginiamo fra i quattro e i cinque anni. Credo che per il 2020 arriveremo ad una produzione di dodici milioni di unità, ovvero il doppio dell’attuale». Vi state preparando allo sbarco in Europa: per il nostro mercato avete annunciato uno scooter ibrido. Contate di far seguire anche mezzi convenzionali? «Il nostro arrivo in Europa (Italia, Spagna e Francia prima, Regno Unito e Germania, poi – ndr) vuole certamente essere un’operazione a lungo termine, che comporta la produzione di diversi modelli in diversi segmenti, ma inizialmente punteremo sul modello ibrido. 43 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Scarica l’APP del Magazine Periodico elettronico di informazione motociclistica Interviste aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbb Successivamente completeremo la nostra offerta di scooter, per poi passare alle moto». La produzione sarà basata in India? E il design, che qui nel Vecchio Continente è considerato, assieme all’innovazione tecnologica, un fattore decisivo? «La produzione resterà in India, ma possiamo dirvi che stiamo lavorando a stretto contatto con due aziende italiane (Engines Engineering e Magneti Marelli – ndr) con cui nei prossimi due anni stringeremo ulteriormente i rapporti. Abbiamo una collaborazione anche con un’azienda statunitense – EBR, che produce sportive di grossa cilindrata – e abbiamo 44 assunto un nuovo Chief Technology Officer proveniente da BMW, quindi direi che siamo pronti a creare prodotti per ogni parte del mondo». Che tempi di crescita avete previsto, partendo dall’ingresso nel 2015? «Beh, inizieremo con una presenza piccola tanto in Europa che negli USA – crediamo che il grosso della nostra crescita arriverà da Sud America ed Africa, dove porteremo prodotti studiati per produzioni di larghissima serie e molto robusti. Sui mercati europei ed americani non c’è altrettanta attenzione che in India rispetto ai consumi – sul mercato interno la percorrenza per litro è un valore tenuto in grandissima considerazione dai clienti, e quindi un fattore tecnico per noi importantissimo. Ma vogliamo entrare anche sui mercati occidentali, dove l’attenzione è maggiormente rivolta a potenza, coppia, accelerazione. Purtroppo al momento l’economia, e il mercato delle due ruote, non vanno molto bene qui in Europa, ma speriamo che la situazione migliori e il quadro sia più favorevole». Pensate ad una rete di vendita monomarca o in coabitazione con altri marchi? «Stiamo cercando proprio in questo momento dei partner per la distribuzione, in maniera da poter contare su una miglior conoscenza dei singoli mercati e delle loro peculiarità. Quindi direi proprio che si tratterà di una struttura multimarca». Chi credete che sarà il vostro principale avversario sul nostro mercato? «Per qualche anno lavoreremo con un prodotto di nicchia, lo scooter ibrido, su cui non credo che incontreremo una concorrenza particolarmente agguerrita. Quando invece ci impegneremo con scooter e moto convenzionali ci saranno ovviamente dei concorrenti, che non credo saranno molto diversi da quelli che abbiamo sul mercato interno: ci saranno i taiwanesi, gli europei, i giapponesi, insomma, un po’ tutti…».. Chiudiamo con lo sport, perché sappiamo che siete sponsor in diverse discipline molto popolari sul mercato interno. Pensate di continuare con la stessa politica anche in Europa, per far conoscere il vostro marchio? «E’ vero, Hero ha diverse sponsorizzazioni per migliorare l’immagine e la percezione del marchio, quindi la nostra intenzione è di proseguire con questa politica anche sui nuovi mercati su cui ci impegneremo, una volta capito quali siano le discipline più popolari ed in linea con la nostra immagine e i nostri obiettivi. Recentemente in India abbiamo sponsorizzato il campionato nazionale di calcio; essendo uno sport molto popolare anche su altri mercati in cui siamo impegnati penso che estenderemo la nostra attività di sponsorizzazione con altre squadre o campionati». «Naturalmente siamo anche sponsor del team EBR nel Mondiale Superbike – più che naturale, avendo una quota di partecipazione in quella Casa». Un’ultima domanda: va in moto? «A volte sì, quando c’è un modello nuovo mi piace provarlo – credo che sia importante conoscere in prima persona il proprio prodotto». 45 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione motociclistica Tra Enduro stradali e Crossover La tavola rotonda di Moto.it di Maurizio Gissi | Si parla ancora di moto alla tavola rotonda di Moto.it organizzata durante l’ultima Eicma. Fari puntati sul segmento chiave del mercato, quello che abbraccia le enduro stradali e le crossover e che ha visto molte novità anche a Milano S ono alcuni anni che le moto più vendute in Italia appartengono ai segmenti enduro stradali o naked. Ma sono le moto alte e a manubrio largo, quelle con il profumo delle gare e dei viaggi africani, che ormai la fanno da padrone nel mercato. La GS 1200, la NC750X e la V-Strom 1000 sono le più vendute rispettivamente per i marchi BMW, Honda e Suzuki, mentre Multistrada 1200, Tiger 800 e Adventure 1190 sono 46 Scarica l’APP del Magazine guida alta ma con ruota anteriore da 17 pollici. Il mix di modelli enduro stradali/crossover va dai 650 ai 1.300 cc attraversando numerose fasce di prezzo e interessando un folto pubblico di appassionati. Motociclisti che, oltre alle emozioni, cercano anche una buona dose di comfort e di attitudine a viaggiare. Attorno a queste tipologie di successo le Case stanno perciò lavorando con impegno di idee e risorse. Dopo le tavole rotonde dedicate alle moto sportive, alle moto classiche e all’evoluzione del casco eccoci quindi a un nuovo incontro. Ospiti della tavola rotonda, condotta da Nico Cereghini con l’aiuto di Maurizio Gissi, sono stati Andrea Buzzoni, general manager di BMW Motorrad Italia, William Armuzzi, direttore vendite moto Honda Italia, Christophe Couet, direttore generale Triumph Italia, e Roberto Basile, marketing e communication manager Yamaha Italia. BMW ha presentato a Eicma la S1000XR, una quattro cilindri da 160 cavalli che «Ha comportamento decisamente sportivo – sono le parole di Andrea Buzzoni – tanto che la si potrebbe classificare come appartenente al segmento delle sportive. Per noi è un sub segmento della GS, in gamma ne abbiamo sei modelli che già differenziano l’uso, una diversa moto da viaggio». Honda ha mostrato a Milano il prototipo della futura “Africa Twin”, assieme però alla nuova Attualità Crossrunner dal motore V4, due lati dello stesso tema ma con destinazione e pubblico differente: «Dobbiamo seguire le richieste dei motociclisti – ha detto William Armuzzi – che preferiscono moto con impostazione di guida così. Di fatto hanno sostituito le vecchie sport touring». Il motore a tre cilindri Triumph si sposa molto bene con questo concetto di enduro fortemente stradalizzato «Sono moto che lasciano immaginare grandi spazi. Da una parte abbiamo la Tiger Sport che deriva più dalla Speed Triple come indirizzo – ha continuato Christophe Couet – dall’altra la nuova Tiger 800 con più elettronica. La differenza resta comunque sottile fra questi due segmenti. Non penso nemmeno che si scenda con le cilindrate, anzi». Una delle Yamaha più attese a Milano è stata la MT-09 Tracer, una pura crossover che sfrutta una piattaforma comune e che con un numero limitato di varianti riesce a soddisfare più domande di modelli riuscendo a contenere il prezzo. «Per noi è l’erede della TDM – ha aggiunto Roberto Basile – che è stata un moto di riferimento per molti». Naturalmente si parla di molti altri aspetti, dalle scelte emozionali, ai cambiamenti di orientamento delle case, dall’immediata evoluzione tecnica al futuro prossimo. Buona visione. le seconde nella classifica di marca per Ducati, Triumph e KTM. Alle tradizionali enduro stradali, cresciute ormai fino alla soglia dei 1300 cc e al limite di frazionamento a quattro cilindri, si sono aggiunte più recentemente le crossover. Moto di impostazione più stradale, con ciclistiche più adatte alla guida su asfalto e con prestazioni elevate, proprio perché raramente le maxi enduro si impolverano le ruote in fuoristrada. Generalmente si classificano infatti crossover quelle moto a 47 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione motociclistica Scarica l’APP del Magazine con la start-up americana Skully Systems che ha messo a punto un casco avanzato. La tavola rotonda, dopo quella sulle moto super sportive e quella sulle moto classiche, è stata condotta come sempre da Nico Cereghini (questa volta con il sostegno tecnico di Carlo Baldi, inviato sui campi da gara della SBK es esperto di caschi), ed è iniziata proprio dai materiali e dagli standard. Secondo Alessandro Cernicchi, AGV, ciò che conta è la qualità della progettazione. Si possono costruire caschi economici in plastica con qualità di sicurezza superiori a modelli molto costosi e che utilizzano compositi speciali, ma che non hanno la stessa cura progettuale. E ha aggiunto che le norme di omologazione devono essere aggiornate seguendo la nascita di caschi apribili, ad esempio, così come l’applicazione di dispositivi elettronici. Mentre i piloti aiutano anche nel miglioramento del comfort come dei sistemi anti appannamento. Andrea De Santis, di LS2, ha sottolineato come le competizioni non siano utili Attualità solamente all’immagine di un’azienda ma anzi sia un importante banco di prova per la sicurezza attiva come per quella passiva. L’attività in pista e un secondo aspetto della ricerca e sviluppo. Mentre l’analizzare i caschi incidentati dei piloti offre dati molti utili al miglioramento degli standard. Soprattutto ci sono la stessa costruzione e gli stessi materiali in un casco da GP o SBK come nel corrispettivo modello in vendita. Luca Sacchi ha sottolineato come anche l’elettronica applicata al casco è importante ai fini della sicurezza oltre che utile nel semplificare il controllo della moto e delle informazioni da parte di chi guida. Lo Skully offre per esempio la connettività, ha un prisma che proietta le informazioni sulla visiera (navigatore compreso), una telecamera posteriore, la visiera elettro attuata che si schiarisce o scurisce a comando. Per appronfondire questi e altri interessanti aspetti che riguardano il presente e il futuro del casco non rimane che guardare il video. Buona visione. La sicurezza e il futuro del casco La tavola rotonda di Moto.it di Maurizio Gissi | Nuovo appuntamento con gli esperti del settore, questa volta per parlare di caschi da moto. Di materiali, sicurezza, tipi di casco, derivazione dall’esperienza racing e, soprattutto, di futuro. Ne parliamo con i rappresentanti di AGV, LS2 e Piaggio, che propone l’innovativo Skully L’ evoluzione funzionale e progettuale del casco non si ferma. Lo richiede la sicurezza che deve superare gli standard attuali e ampliare la visione della protezione abbinata alla funzione. Di progettazione, materiali, caschi integrali, piuttosto che apribili o jet, travaso 48 dall’esperienza racing e di innovazione abbiamo parlato con Alessandro Cernicchi, della ricerca e sviluppo AGV, Andrea De Santis, product manager di LS2, e con Luca Sacchi, che per il Gruppo Piaggio è il responsabile dell’innovazione strategica marketing di prodotto due ruote. Aprilia, infatti, ha stretto una collaborazione 49 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione motociclistica Scarica l’APP del Magazine il pieno supporto dello IED di Milano e dei suoi responsabili, a partire dal professore Giacomo Bertolazzi (coordinatore IED Design), da Silvia Roth (coordinamento tesi IED) e Francesca Marchese (pubbliche relazioni e comunicazioni IED). Attualità Franco, Poss Alessandro, Slutska Mariya, Urso Guglielmo). I ragazzi sono poi stati accolti da Nico Cereghini al nostro stand in Eicma (vedi video d’apertura), dove hanno manifestato una contagiosa e vera passione per le due ruote. Della V7 sanno già tutto (storia, versioni, tecnica). La Moto Guzzi V7 e l’entusiasmo Partiti! degli studenti Moto.it porta Moto Guzzi V7 allo IED per le tesi di laurea 2015 Il progetto di tesi è già partito e ha ricevuto un’accoglienza fantastica dai ragazzi dello IED. La nostra proposta ha infatti raccolto numerose adesioni; segno che Moto Guzzi è un brand che fa breccia nel cuore dei ragazzi e che la moto è un oggetto ancora amato dalle nuove generazioni. Luca Sacchi, (Responsabile Innovazione Strategica e Marketing di prodotto del Gruppo Piaggio) ha partecipato alla presentazione del progetto in IED a inizio ottobre. Gli studenti del terzo anno hanno aderito alla proposta di tesi lanciata da Moto.it e si sono formati quattro gruppi di tesisti (di seguito i partecipanti: Bassanelli Luca, De Momi Mario, Fiori Pietro Maria, Gazzotti Alessandro, Giacomelli Luca, Oberlik Pascal Johann, Pastore Riccardo, Pellegatta Camilla, Penelope Ora si è passati al processo creativo vero e proprio che porterà alla formazione delle quattro tesi di laurea. Gli studenti hanno infatti incontrato Mario Garibaldi (Moto Guzzi Product Manager), che ha portato allo IED l’esemplare di V7 su cui i ragazzi poseranno gli occhi e soprattutto le mani per dare libero sfogo all’ingegno. Moto. it documenterà tutte le fasi di realizzazione delle tesi. Dall’idea al disegno, sino alla realizzazione dei primi modelli. Le tesi migliori saranno discusse con la partecipazione di IED, Moto Guzzi e Moto.it insieme. Ma non solo: i lettori saranno chiamati a giudicare e valutare il lavoro migliore. Tutto questo accadrà nella primavera del 2015. Siamo appena partiti, ma non vediamo l’ora di condividere con voi i primi passi degli studenti dello IED di Milano. In bocca al lupo ragazzi! di Andrea Perfetti | Abbiamo dato un compito difficile ma entusiasmante agli studenti del terzo anno dello IED di Milano: le tesi di laurea dovranno rielaborare la bella Moto Guzzi V7 a livello estetico e funzionale M oto.it in collaborazione con Moto Guzzi ha dato un compito difficile ma entusiasmante agli studenti del terzo anno dello IED di Milano: dedicare la tesi di laurea alla customizzazione della classica Moto Guzzi V7 considerando non solo l’estetica, ma anche la funzionalità della moto e la storia del marchio lombardo. I tesisti saranno liberi di interpretare come meglio credono la V7. Potranno personalizzare la moto o proporre accessori in stile. L’approccio 50 potrà essere di tipo estetico, funzionale o storico. Attraverso il loro lavoro sarà interessante anche valutare le tendenze giovanili, vicine cioè all’esperienza vissuta dagli studenti. Il processo didattico non porterà solo alla realizzazione di una moto speciale, ma rivedrà il progetto V7 per condurre a una customizzazione integrale oppure alla creazione di un accessorio unico. Saranno gli studenti dell’Istituto Europeo di Design a deciderlo, seguiti dal professore Sergio Mori, relatore di questa iniziativa. Iniziativa che ha trovato 51 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione motociclistica Usa le protezioni! Dai retta ai campioni di Andrea Perfetti | Loris Capirossi, Marco Aurelio Fontana, Andrea Dovizioso, Marco Melandri e Alex Salvini hanno qualcosa da dirci. Ascoltiamo il loro appello: le protezioni servono, non solo su strada! S ulla Pista South Milano di Ottobiano (Pavia) si è vissuta una fantastica giornata di sport all’insegna della solidarietà. La quinta edizione di Ride For Life ha portato a Ottobiano i grandissimi del motociclismo e del ciclismo. Capirossi, Dovizioso, Melandri, Checa, Salvini, Philippaerts, Oldrati, Guarneri (per citarne solo alcuni) hanno tenuto testa agli atleti del ciclismo, autentici fenomeni del pedale come Marco Aurelio Fontana, Alan Beggin, Matthias Brandle, Claudio Chiappucci e Pippo Pozzato. Il ricavato della manifestazione verrà interamente devoluto alla ricerca 52 del professor Gregoire Courtine presso l’EPFL (Ecole Polytechnique Fedédérale de Lausanne) in Svizzera grazie anche alla collaborazione con la onlus Wings for Life. Della gara vi abbiamo già raccontato praticamente tutto, avete visto il video della caduta di Capirossi, il passaggio del testimone in bici tra Checa e Fontana e molto altro ancora. Ride For Life è stata soprattutto l’occasione per parlarvi di fuoristrada e di sicurezza. Su strada e in pista è infatti diffusa la consapevolezza dell’importanza delle protezioni del pilota. Nel motocross e nell’enduro si assiste invece - ed è terribile doverlo ammettere - a un Scarica l’APP del Magazine Sicurezza processo inverso: sempre più ragazzi affrontano il fantastico mondo del tassello senza una protezione adeguata della schiena e del torace. E la colpa è anche di tanti campionissimi che appaiono nelle foto e nei video delle gare internazionali privi di pettorina e paraschiena. In questo tipo di gare è quindi urgente un intervento della FIM (Federazione Internazionale di Motociclismo), perché le cose cambino in tempi rapidissimi. Questo deve avvenire per tutelare la salute dei piloti, ma anche dei giovani tifosi che seguono le corse e imitano i loro beniamini ogni domenica. Per questo Moto.it ha deciso di scendere in campo per sensibilizzare gli appassionati di fuoristrada, i genitori dei piloti più giovani e i campioni. Da loro deve partire l’invito perentorio a proteggersi sempre quando si fa motocross o enduro. Loris Capirossi, Marco Aurelio Fontana, Andrea Dovizioso, Marco Melandri e Alex Salvini hanno accolto il nostro appello. Ascoltateli e indossate sempre la pettorina e il paraschiena. Limitano poco il movimento, ma ci possono salvare dalle gravi conseguenze di una caduta in moto! 53 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione motociclistica USA vietato chiamare la BMW GS Enduro, solo Adventure Scarica l’APP del Magazine On the road aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbb di Pietro Ambrosioni | In USA la BMW pare abbia dato istruzioni alle proprie concessionarie di non usare più la parola “Enduro” ma piuttosto “Adventure” per riferirsi al segmento della serie GS H o appena letto una notizia che potrebbe benissimo essere solo un pettegolezzo. Non so se il fatto si estenda agli altri Paesi, ma in USA la BMW pare abbia dato istruzioni alle proprie concessionarie di non usare più la parola “enduro” ma piuttosto “adventure” per riferirsi al segmento che trova nella serie GS il proprio punto di riferimento. Sempre secondo il suddetto pettegolezzo la parola “adventure” evoca uno stile di vita e non una disciplina specifica, rendendo il tutto più digeribile ed avvicinabile dai motociclisti meno specializzati. La parola adventure si adatta infatti benissimo anche ad abbigliamento, caschi ed accessori che invitano a viaggiare (o perlomeno a sognare) in grande, laddove invece il termine “enduro” evoca solo offroad impostato, mulattiere viscide e fangaie in stile ex-DDR. Supponendo per un attimo che il pettegolezzo corrisponda in effetti a verità, do perfettamente ragione al marketing BMW, perché un termine ampio e fortemente evocativo aiuta a raggiungere bacini di potenziali clienti molto più ampi, non solo per le moto. BMW ha infatti coordinato in modo magistrale tutta una serie di prodotti che si rivolgono al mercato “adventure” dall’abbigliamento agli accessori, dai corsi di guida ai viaggi organizzati. Dopotutto se il segmento delle endurone stradali in questi ultimi 15 anni è prima sopravvissuto e poi rinato si deve proprio, a mio parere, alle GS della Casa di Monaco. Per quelli come me, 54 cresciuti motociclisticamente a cavallo degli Anni Ottanta e Novanta, il termine “adventure” però è riduttivo… La mia generazione ha assistito alla transizione dalla vecchia Regolarità (notare il maiuscolo - parola da pronunciare con reverenza e marcato accento bergamasco) all’Enduro, cioè più o meno da quando si è passati dal’Europeo al Mondiale. Ma se chiedete a quelli della nostra generazione di ricordare qualche modello di moto da “enduro” non vi snocciolerà KTM, SWM, Accossato, AIM, Kramit o Fantic. Quelle, per noi, sono e resteranno sempre moto da “Regolarità”: le enduro sono state per noi le moto che hanno messo in sella una generazione che ha lasciato le Vespa e il Guzzi V35 per inforcare le repliche delle regine dakariane. Dalle prime Yamaha XT alle Honda XL, dalle Cagiva Elefant fino alle piccole e medie Gilera Arizona o le Aprilia Rally. E poi le TT, le XR, le Tenerè e le Super Tenerè, le Suzuki DR (di quelle si se ne vedevano molte in mulattiera!) le Aprilia Wind e le Gilera RC600, ancora le Cagiva T4 fino alle Transalp e l’inarrivabile regina, la mai dimenticata Africa Twin. Ecco, quelle per me, per noi “vecchietti”, erano e sono le Enduro. Moto con le quali andavi a scuola, andavi al bar, andavi in vacanza e magari ci finivi anche a bestemmiare in mulattiera. Senza cambiare le gomme e senza nemmeno averci investito il futuro tuo e dei tuoi figli con un finanziamento “a mai”. Magari mi sbaglio, ma fino a pochi anni fa non mi sembra che nessuno associasse il nome BMW alle moto da Enduro, sebbene le prime vere navi del deserto, le prime vere regine della Paris-Dakar fossero state le stupende GS di Auriol e Rahier tra il 1981 ed il 1985. No, in quegli anni le GS erano delle moto un po’ strane, né carne né pesce, che in Italia vedevi una volta all’anno in estate, guidate da qualche tedescone che ci montava le borse laterali e si metteva a tracolla una gomma anteriore tassellata, da montare una volta arrivati in Sardegna o all’Isola d’Elba. Negli USA invece di BMW se ne vedevano ben poche in assoluto, GS o meno: un mercato da sempre dominato dalle giapponesi, quello americano, che ci ha messo anni a scoprire il valore del marchio bavarese. Ma che una volta scoperto non ha più abbandonato: qui negli USA le BMW sono oggetto di culto motociclistico pari alle Harley Davidson e hanno il loro affollatissimo raduno annuale (BMW MOA Rally) oltre ad una fitta rete di motoclub ed associazioni monomarca dedicate. Quando alla fine degli Anni Novanta Yamaha, Honda e Suzuki hanno smesso di vendere le XT, le XL e le DR, BMW ha continuato a vendere ed evolvere le GS, allargando la gamma ed attirando nuovi utenti con le 800 e anche molte donne grazie alle piccole 650. Se Suzuki, Kawasaki, Ducati e Triumph, ad esempio, hanno recentemente proposto ed avuto un enorme successo con le varie V-Strom, Versys, Multistrada e Tiger, sono convinto che in buona parte debbano ringraziare BMW che ha mantenuto aperta una strada di cui tutti gli altri si erano dimenticati o disinteressati. Giusto quindi che dalla Bavaria adesso reclamino un nome nuovo con cui chiamare il segmento più caldo del settore, e allo stesso tempo farlo proprio. Ma per quanto mi riguarda sfondano una porta aperta, perché tra la sigla GS e la parola “Enduro” sotto sotto non ci ho visto mai alcuna connessione. 55 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Nico Cereghini Quando le Guzzi cinguettavano Come nascono i nomi delle moto? “Multistrada” è significativo, “Cosa” un po’ meno. Qualche volta basta una bella sigla, altre volte c’è tutto, sigla e nome. Un nome felice può determinare il successo di una moto? E a voi, cosa piace? Media C iao a tutti! Prima o poi bisognerà fare un’indagine approfondita su come nascono i nomi delle moto. Voi direste che è semplicemente una decisione del marketing, invece mi è bastata una chiacchierata di dieci minuti con un pezzo grosso, uno che ha fatto la storia della Honda in Europa, per capire che la vicenda è molto più complessa. Il nome è importante, e tutti noi abbiamo le idee chiare: quel nome è perfetto per una moto 56 Scarica l’APP del Magazine Periodico elettronico di informazione motociclistica e quell’altro fa pena; ma è facile dirlo a cose fatte, e molto più difficile inventare quello giusto al momento del lancio. Anche il nome può decretare il successo o l’insuccesso di una moto. In Guzzi, una volta, a dettar legge sui nomi doveva essere un naturalista o più probabilmente un cacciatore. Sulle prealpi Orobiche si caccia parecchio. Iniziarono con gli uccelli – delle teorie di Freud dovevano sapere ben poco- e non la smisero finché si esaurì la lista delle speci in natura. Dall’Airone all’Albatro all’Astore e siamo solo alla lettera A. Nel ’39 comparve a sorpresa un mammifero, l’Alce, seguita dal motocarro Trialce e dal Superalce, poi il filone animalesco (e affini) si perse del tutto a favore delle piste prima (Le Mans, Monza, Imola) e del lago poi. Lario, Stelvio e Breva (che è il vento che si leva il pomeriggio) raccontano la geografia locale, poi toccò alla storia con la Norge, come Giuseppe Guzzi aveva ribattezzato nel ’28 la sua 500GT telaio elastico che portò avventurosamente a Capo Nord, e Griso come il “bravo” manzoniano di Don Rodrigo, una personcina che non esitò a derubare il padrone ammalato di peste, si beccò la malattia e morì fra atroci sofferenze. Curiosa scelta, quella di identificare una moto con un bandito, seppure letterario. Anche Gilera è passata alla storia con un volatile: la Rondine era una 500 da corsa, quattro cilindri dotata di compressore, che volò a 274 chilometri orari sulla base dell’ora con Piero Taruffi. Un record mondiale, pensate, del 1937. Più famosi sono rimasti i nomi delle Gilera spaziali come Nettuno, Saturno e il motocarro Mercurio. Ma i pianeti finiscono ed è difficile tenere ferma la rotta sui nomi, così si passò ad Arcore e Giubileo per finire con le aride sigle: RV, K1, KK, RC, CX e chi più ne ha più ne metta. Tutto questo per citare soltanto due casi nazionali, ma la materia è talmente vasta da meritare una vera inchiesta. Che logica si segue per battezzare una moto? C’è una filosofia di marca? Fino a quando si può insistere sulla stessa strada senza stancare il motociclista? E intanto, per passare il tempo, possiamo raccontarci cosa piace a noi. Tanto per cominciare, meglio un bel nome o una bella sigla? Meglio tutte e due? Penso alla CBR 900RR Fireblade e -al di là dell’entusiasmo che trovo registrato in memoria, intatto dal ‘92, per la leggerezza e la grinta del primo modello con il cupolino sforacchiato- mi viene da dire che era bella la sigla quanto il nome. Poi però salto sulla Editoriale Suzuki GSX-R 750 dell’85 e decido che la sigla era ed è tuttora bellissima e che la mancanza del nome non ha pesato affatto; anzi, l’ha resa più aggressiva. Si potrebbe concludere che ciò che conta è soltanto la qualità del prodotto, e andare a casa subito. Ma di sicuro il nome è importante: la Vespa o “il” Monster avrebbero avuto lo stesso successo se si fossero chiamati soltanto 125L o Donnola? Non credo. E lo scooter Suzuki Bara sarebbe piaciuto in Italia? Che logica si segue per battezzare una moto? C’è una filosofia di marca? Fino a quando si può insistere sulla stessa strada senza stancare il motociclista? 57 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Cosa sarebbe cambiato in campionato se... di Giovanni Zamagni | Riviviamo la stagione 2014 attraverso alcuni episodi determinanti GP per GP: cosa sarebbe successo se…? Una forzatura, un gioco per ripercorrere una stagione di altissimo livello S e Jorge Lorenzo non fosse caduto in Qatar cosa sarebbe successo? Se Dani Pedrosa avesse trionfato ad Austin avrebbe potuto lottare per il mondiale? Se Marc Marquez avesse vinto a Brno le avrebbe vinte tutte? Se Valentino Rossi non fosse caduto ad Aragon, cosa sarebbe cambiato? E via così: quante volte nel motociclismo – ma più in generale nello sport – si fanno ipotesi su episodi che avrebbero potuto cambiare il 58 Scarica l’APP del Magazine Periodico elettronico di informazione motociclistica corso di un campionato. Un modo per rivivere la stagione, “forzando” le conseguenze di alcuni fatti accaduti, un po’ come si fa nel calcio, quando si considera un rigore non dato come un gol sicuro. Ovviamente non è così e, soprattutto, con i se e con i ma non si vincono né gare né campionati: se mio nonno avesse le ruote… Ma il giochino consente di focalizzare l’attenzione su momenti molto significativi del 2014. GP QATAR: LORENZO CADE AL PRIMO GIRO Lorenzo scatta benissimo dalla seconda fila e alla prima curva è già al comando. Come faceva in maniera impeccabile nel 2013, forza subito, ma cade e non termina il primo giro: è solo il primo GP dell’anno, ma questa scivolata è decisiva sull’andamento del campionato, perché se Jorge non fosse finito a terra, sarebbe quanto meno arrivato sul podio, con effetti, soprattutto psicologici, di grande rilievo. Perché una eventuale vittoria – ma anche un secondo o un terzo posto – avrebbe dato grande sicurezza al campione della Yamaha, con effetti a catena potenzialmente devastanti per il campionato: non dimentichiamo che nella seconda parte della stagione, Lorenzo è il pilota che ha conquistato più punti in assoluto. Ecco, secondo me, la caduta del Qatar di Jorge ha cambiato radicalmente il mondiale 2014. MotoGP GP AMERICHE: LE TITUBANZE DI PEDROSA, LA GOMMA DI ROSSI Ad Austin, Marc Marquez è praticamente imbattibile (su quella pista è sempre stato – e di gran lunga - il più veloce, fin dai test invernali del 2013), ma in prova Dani Pedrosa tiene il suo passo. In gara, però, ci riesce però solo per tre giri, poi, anche lui prende manciate di decimi dal compagno di squadra: fosse stato più aggressivo nei primi giri, forse sarebbe finita in modo diverso e, soprattutto, Dani, arrivando più vicino a Marquez, avrebbe potuto prendere un po’ più di coraggio e di autostima, invece di avvilirsi capendo che Marc è quasi “imbattibile”. Importante, non tanto per l’esito della gara, quanto per l’andamento del campionato, anche il problema alla gomma anteriore di Valentino Rossi, in lotta per il podio, prima di essere costretto a rallentare in maniera anomala e chiudere lontanissimo, all’ottavo posto. Rossi, ad Austin, avrebbe potuto 59 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Scarica l’APP del Magazine Periodico elettronico di informazione motociclistica utopistica visto l’andamento del GP, avrebbe acquistato una grande forza, mettendo per primo fine all’egemonia del rivale. GP CATALUNYA: PEDROSA BEFFATO Questa volta è Pedrosa, mai così aggressivo, il più tenace rivale di Marquez: pur di provare a vincere, Dani azzarda un sorpasso difficilissimo a quattro curve dal traguardo, tocca con la sua gomma anteriore la posteriore di Marc, finisce largo e viene superato anche da Rossi, chiudendo terzo. Il campionato non sarebbe cambiato, ma se Pedrosa fosse riuscito nel suo tentativo, aveva ancora il tempo per essere protagonista più di quanto lo sia stato. GP OLANDA: UN AZZARDO CHE NON PAGA battere Pedrosa: ci fosse riuscito, sarebbe stato un altro secondo posto dopo quello in Qatar, con effetti ben diversi sulla classifica. Poteva mettere più pressione a Maquez. GP ARGENTINA: PEDROSA LENTO ALL’INIZIO In Argentina non accade nulla di speciale, non ci sono episodi che avrebbero potuto avere una grande influenza sul campionato, ma succede qualcosa che si ripeterà spesso nella stagione: Pedrosa perde all’inizio ogni possibilità di giocarsi la vittoria, «dormendo un po’», per dirla con le sue parole, nei primi giri. Succederà quasi sempre nel 2014, con Dani lento al via e velocissimo nel finale. GP SPAGNA: MARQUEZ VINCE FACILE La quarta vittoria consecutiva di Marquez non è mai in discussione: anche a Jerez, non c’è niente di importante da segnalare per la storia del campionato. 60 GP FRANCIA: UN CONTATTO PERICOLOSO Ad Assen, come spesso succede, il meteo ha un ruolo fondamentale e il via viene ritardato pochi MotoGP attimi prima del semaforo rosso. Si riparte con le “rain”, ma Rossi, solo 12esimo in qualifica, azzarda le “slick” nonostante la pista sia ancora umida. Nel giro di ricognizione, però, inizia a piovere e Valentino è costretto a rientrare ai box e ripartire con le gomme da bagnato, perdendo naturalmente un sacco di tempo. Piove per pochi minuti: se non fosse successo, il campione della Yamaha avrebbe vinto il GP. GP GERMANIA: GOMME GIUSTE, ASSETTO SBAGLIATO Anche al Sachsenring, piove, non piove, la pista è appena umida. Tutti si schierano con le rain, con il solo Stefan Bradl, tra i piloti di vertice, che opta all’ultimo momento per le slick. La scelta è vincente, ma il team non ha il tempo per cambiare l’assetto da bagnato con quello da asciutto: la RC213V è inguidabile, Stefan perde progressivamente un sacco di secondi. Con l’assetto giusto, avrebbe certamente vinto: non sarebbe Marquez parte male, viene subito superato da cinque piloti, poi si tocca con Lorenzo e retrocede in decima, staccato di 2”7 dalla vetta. In questo GP, si capisce perfettamente il grande margine che Marc può amministrare: la sua rimonta è impressionante e imperiosa, la vittoria mai in discussione. Ma quel contatto con Lorenzo al primo giro, avrebbe potuto avere ben altre conseguenze: se fosse caduto, come avviene spesso in queste circostanze, Rossi avrebbe vinto il GP e il campionato sarebbe diventato più equilibrato, con maggiore pressione sul fenomeno della Honda. GP ITALIA: QUANTI SORPASSI Al Mugello, ci si entusiasma per la sfida di altissimo livello tra Marquez e Lorenzo, che si superano sette, otto volte in 23 giri e arrivano al traguardo separati solo di un decimo. Anche questo è un episodio molto importante: se Jorge fosse riuscito a vincere, ipotesi tutt’altro che 61 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito cambiato nulla per il campionato, sarebbe cambiato molto per il pilota tedesco. GP INDIANAPOLIS: NESSUNA SORPRESA Non ci sono episodi significativi a Indianapolis, con Marquez che vince davanti a Lorenzo e Rossi. Non succede nulla di particolare: nel dopo gara, Jorge recrimina per aver impiegato troppo tempo a superare Valentino. Ma a trionfare sarebbe stato comunque Marc. GP REP.CECA: UNA GOMMA… STORICA Marquez domina le prove, il suo passo sembra non lasciare nessuna possibilità ai rivali, ma in gara è solo quarto dietro a Pedrosa, Lorenzo e Rossi. Cosa è successo? Nessuno all’interno della HRC lo dice ufficialmente e anche il pilota non cerca troppe scuse, ma sembra certo che a 62 Scarica l’APP del Magazine Periodico elettronico di informazione motociclistica rallentare Marc sia stata una gomma “difettosa”, o, quanto meno, non perfettamente centrata. Sfuma così l’undicesima vittoria consecutiva: se Marquez avesse trionfato anche a Brno, secondo me le avrebbe vinte tutte e sarebbe entrato nella storia, più di quanto già non lo sia adesso. GP GRAN BRETAGNA: UN ALTRO CONTATTO MARQUEZ/LORENZO Marquez e Lorenzo non si amano e il loro modo di concepire le corse è totalmente differente: a Silverstone, i due danno spettacolo con un’altra sfida da pelle d’oca, con sorpassi e controsorpassi incredibili, fino a quello del 18esimo giro, con Marc che conquista perentoriamente la prima posizione. Secondo Jorge, il contatto sarebbe da sanzionare, ma, per fortuna, la direzione gara la pensa diversamente: se venisse punito il pilota della Honda, cambierebbe il motociclismo… GP SAN MARINO: LA PRIMA CADUTA DI MARQUEZ Rossi è in grandissima forma, ma Marquez prova comunque a dargli fastidio, prima di cadere al decimo giro, commettendo così il primo errore in gara nel 2014. Cosa sarebbe successo se Marc non fosse caduto? Luca Cadalora, in una puntata di “DopoGP” ha detto che Valentino a Misano era così a posto tecnicamente che sarebbe stato imbattibile per chiunque. Io sono d’accordo: Rossi avrebbe trionfato comunque, ma la gara sarebbe stata sicuramente più spettacolare e avvincente. GP ARAGON: DOVIZIOSO PRIMO SE… Accadono tante cose ad Aragon, che avrebbero potuto cambiare le sorti del GP, come la caduta di Rossi al quarto giro, mentre era quarto e super competitivo, o come l’inizio della pioggia al 12esimo passaggio, la scelta di Pedrosa e Marquez di MotoGP non cambiare moto e gomme nonostante l’asfalto bagnato, con conseguente scivolata per entrambi. Ma per me, l’episodio chiave è la caduta di Dovizioso al 19esimo giro, poche curve prima di rientrare ai box, mentre si trovava in scia a Lorenzo, poi vincitore della gara: se non fosse scivolato, Andrea sarebbe salito sul gradino più alto del podio, per quella che sarebbe stata una vittoria da ricordare a lungo. GP GIAPPONE: CONTA SOLO IL TITOLO Sul circuito di “casa”, Marquez può regalare il titolo alla HRC. Un elemento fondamentale per l’andamento della gara: senza la pressione di dover finire a tutti i costi sul podio, specie dopo due cadute consecutive, Marc avrebbe vinto il GP e non si sarebbe accontentato del secondo posto alle spalle di un Lorenzo comunque velocissimo. 63 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito GP AUSTRALIA: GOMME DECISIVE Tanti “se” a Phillip Island: se la temperatura non fosse calata così velocemente, la gomma asimmetrica anteriore non avrebbe creato grandi problemi, Marquez avrebbe vinto e Crutchlow sarebbe finito sul podio. Se la gomma posteriore di Lorenzo non fosse stata “difettosa”, si sarebbe assistito a una bella sfida tra i due piloti della Yamaha. Se Dovizioso fosse partito dalla seconda fila – e non dalla quarta – sarebbe salito sul podio. GP MALESIA: DUE CADUTE PER PEDROSA Finalmente aggressivo fin dall’inizio, Pedrosa, che ha il passo per giocarsela con il compagno 64 Periodico elettronico di informazione motociclistica Scarica l’APP del Magazine MotoGP di squadra, cade all’ultima curva del secondo giro, per poi scivolare nuovamente al 13esimo giro. Per Dani è un’occasione persa: Marquez era difficilmente battibile, ma avrebbe potuto quanto meno provarci. GP VALENCIA: LA PIOGGIA MANDA IN TILT LORENZO Anche a Valencia, inizia a piovere a gara in corso: poche gocce di pioggia che, però, mandano completamente in tilt Lorenzo, velocissimo sull’asciutto, in grandissima difficoltà sull’umido, fino a decidere di provare a cambiare gomme, sperando in una pioggia più forte. Un episodio che non cambia le sorti del campionato, ma senza l’acqua Jorge avrebbe finito la stagione con un podio e non con un avvilente ritiro. 65 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione motociclistica Scarica l’APP del Magazine MotoGP I tifosi si chiedono se il prossimo anno Aprilia ci sarà ancora in SBK «Stiamo finalizzando un progetto con Red Devils perchè partecipi come team ufficiale e avendo quello che serve per continuare a vincere». Romano Albesiano (Aprilia) “Presto al top in MotoGP” di Nico Cereghini | Romano Albesiano, responsabile gestione sportiva Aprilia, felice per il titolo SBK con Guintoli e pronto al debutto in MotoGP con Melandri racconta a Nico Cereghini i retroscena e i progetti del team Aprilia R omano Albesiano, responsabile gestione sportiva Aprilia, felice per la conquista del titolo SBK con Guintoli e pronto al debutto in MotoGP con Melandri racconta a Nico Cereghini i retroscena e i progetti del team Aprilia. «E’ stata una stagione pazzesca. Guintoli è andato forte da subito e ha tenuto un ottimo livello. Durante la stagione siamo migliorati molto anche grazie al lavoro svolto da Marco Melandri che ha dato un grande contribito a questo titolo». 66 E’ difficile gestire una squadra e i giochi di squadra. «Gestire una situazione del genere non è facile. Io ringrazio Marco e contiamo su di lui per sviluppare le moto e per vincere». E la in MotoGP? «Con Gresini c’è perfetta sintonia e stiamo lavorando al meglio. Partiamo con modestia perché c’è molto da imparare però abbiamo tutti i mezzi per arrivare al top in 3 anni». 67 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito SBK, Fabrizio a Jerez sull’Aprilia del team Red Devils di Carlo Baldi | Ecco le ultime trattative di mercato mentre iniziano i test invernali Superbike. Un fitto programma che si svolgerà a Jerez, Aragon e Portimao. Ritorno di fiamma tra Red Devils e Michel Fabrizio? N on si sono ancora spenti gli echi e le polemiche conseguenti all’ultimo round SBK di Losail e già ci si prepara al mondiale 2015. Il mercato sta emettendo gli ultimi verdetti e si sta sempre più definendo quella che sarà la griglia di partenza del prossimo mondiale delle derivate dalla serie. Sono stati ufficializzati i passaggi di Rea alla Kawasaki, di Guintoli alla Honda e di Haslam al team Red Devils, che sta ora decidendo quale pilota affiancare all’esperto Leon. Molti i nomi nella lista di Andrea Petricca (compresi Mattia Pasini e Fabio Massei) e tra questi anche 68 Scarica l’APP del Magazine Periodico elettronico di informazione motociclistica quello di Michel Fabrizio, che ha già fatto parte del team capitolino nel 2013 e che, prima che le loro strade si dividessero (Michel corse gli ultimi 4 round della stagione al posto dell’infortunato Rea nel team Pata Honda Ten Kate, mentre sulla RSV4 salì Toni Elias) ) riuscì a regalargli un podio mondiale in gara uno a Phillip Island (terzo dietro a Guintoli e Laverty per un podio tutto Aprilia). Fabrizio quest’anno ha corso inizialmente con le Kawasaki del team Grillini, ma a maggio, dopo le due gare di Imola, decise di fermarsi in attesa di un’occasione migliore. E ad offrirgli questa occasione sarà ancora Petricca, che nei test di Jerez del 24 e 25 gli farà provare l’Aprilia RSV4. Nulla di deciso o di definitivo, però è chiaro che nel caso di buone prestazioni a Jerez, per il pilota di Frascati si potrebbero riaprire le porte del mondiale Superbike. Un campionato nel quale Michel può vantare 217 gare disputate, 4 vittorie e ben 35 podi. Ritorni di fiamma E parlando di ritorni di fiamma da segnalare anche quello di Bryan Staring che ritornerà sulle Kawasaki del team Pedercini nella classe Stock. L’età massima è stata portata a 28 anni (mentre nella Stock 600 è ora a 24) e questo consente al pilota australiano di tornare a dare la caccia a quel titolo che nel 2012 gli sfuggì solo all’ultima gara a Magny Cours. Due graditi ritorni per la squadra di Volta Mantovana anche in Superbike, con Jeremy Guarnoni ed il campione EVO 2014 David Salom. Il primo ha già corso con il team Pedercini nel 2012 in Stock 1000 (solo le prime tre gare) mentre il secondo nel 2009 nel mondiale Superbike. Inizia invece un capitolo Superbike completamente nuovo per Niccolò Canepa che nel 2015 correrà nelle fila del team Hero EBR, in una squadra che sarà completamente rinnovata specialmente dal punto di visto tecnico. Dopo un primo anno di apprendistato EBR sembra intenzionata a fare sul serio, forte dell’appoggio della Hero, produttore indiano da oltre sei milioni di moto l’anno. Debutto assoluto in Superbike per il team Go Eleven che dopo anni di militanza nelle classi Stock ed in Supersport, il prossimo anno farà il grande salto nella classe maggiore con una Kawasaki affidata allo spagnolo Jordi Torres. Dopo Nico Terol, approdato al team Althea assieme a Baiocco, ecco quindi un altro pilota proveniente dal mondiale Moto2. Torres ha 27 anni e può vantare una vittoria in Moto2 nel 2013 al Sachsenring. Così come Terol dopo un’annata anonima in Moto2, ha deciso di rilanciarsi nelle derivate dalla serie.. Riusciranno ad adattarsi alle potenti Superbike? Una domanda che avrà presto una risposta in quanto a giorni vedremo in pista molte delle squadre Superbike già in versione 2015. 69 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione motociclistica Scarica l’APP del Magazine Superbike Leandro Mercado il campione STK 1000 passa in SBK. Con la Panigale di Carlo Baldi | Vincitore della Fim Superstock 1000, il giovane pilota argentino correrà ancora per il team Barni e con la Panigale, ma nel 2015 passerà in superbike L eandro “Tati” Mercado, 22enne argentino, ha vinto il campionato Fim Superstock 2014 con un’ultima gara corsa con il coltello fra i denti. L’anno prossimo correrà ancora per il team Barni ma con la Panigale in versione superbike. Leandro ha iniziato ad andare in moto a tre anni, e a sei ha iniziato con le prima gare di flat track. A sedici anni è andato a correre negli USA finendo terzo nella Red Bull Rookies Cup, L’anno dopo, il 2009, ha corso nella Sportbike e Supersport e approdando in Italia, al Civ, con la Kawasaki Stock 600 del team BWG. Nel 2001 è stato ingaggiato dal team 70 Pedercini per correre nella Superstock 1000 Fim Cup, Sempre con lo stesso team è passato alla superbike nel 2012. «Ma era un po’ presto». Ricorda Leandro. Ora, dopo due anni in Stock 1000 e il titolo appena conquistato, l’esperienza è ben diversa e lo spirito come le motivazioni hanno altro spessore. In più, il nuovo regolamento tecnico in vigore dal 2015 darà qualche vantaggio in più alla Panigale rispetto a quest’anno: «La Panigale è una moto competitiva, è stato fatto un buon lavoro di sviluppo e credo che l’anno prossimo lo sarà ancora di più». 71 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione motociclistica Scarica l’APP del Magazine Superbike Ivan Goi e Federico Caricasulo campioni CIV, intervistati a EICMA 2014 di Carlo Baldi | I campioni italiani SBK e SS raccontano le difficoltà e le sfide del campionato appena terminato e parlano dei loro progetti per la prossima stagione I campioni italiani SBK e SS raccontano le difficoltà e le sfide del campionato appena terminato e parlano dei loro progetti per la prossima stagione. Ivan Goi, Campione italiano SBK CIV: «Ho avuto avversari con più esperienza e sono riuscito a conquistare il titolo solo all’ultima gara. Per il prossimo hanno non so ancora nulla. Mi piacerebbe rimanere con il mio team, sarebbe bello cambiare categoria e magari passare a livello mondiale o europeo». 72 Federico Caricasulo Campione Italiano Super Sport: «Ho partecipato alle tappe italiane del mondiale SBK. Imola è finita subito perché mi sono toccato con Tony Elias. A Misano ci siamo rifatti conquistando due terzi posti nella categoria Evo. La moto è diversa rispetto a quella che uso nel CIV. Il prossimo anno difenderò il titolo e dubito che farò più gare nel mondiale di quelle che ho corso quest’anno». 73 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Scarica l’APP del Magazine Periodico elettronico di informazione motociclistica Media Sport difesa vista la situazione, Tomac non ha avuto problemi a far sua anche la seconda frazione e la manche disputata assieme ai piloti della SX2 che lo ha decretato Re di Genova. Con un secondo ed un quarto posto la seconda piazza è andata a Zac Osborne, mentre il terzo gradino del podio è finito a Pourcel; quinto e primo degli italiani Matteo Bonini, che ha chiuso il campionato italiano supercross al posto d’onore alle spalle del transalpino Martin Christophe. La finale SX2 ha invece registrato il successo dell’olandese Nick Kouwenberg il quale ha piegato Francesco Muratori e Dario Marrazzo, quest’ultimo impostosi nella classifica tricolore. Vittoria azzurra invece nella 125 con Filippo Zonta che ha preceduto Nicola Soato e che si è fregiato del titolo italiano. Foto di Fabio Principe Eli Tomac vince il Supercross di Genova 2014 di Massimo Zanzani | Lo statunitense si impone facilmente in tutte le manche e piega Osborne e Pourcel; a Kouwenberg la SX2 e a Zonta la 125 L’ edizione 2014 del Supercross di Genova non ha praticamente avuto storie visto il dominio assoluto di Eli Tomac che non ha avuto rivali in grado di arginare il suo strapotere. Soprattutto con la seconda manche, quando il neo acquisto Yamaha Justin Barcia è arrivato lungo all’atterraggio di un quadruplo ed ha tamponato 74 Christophe Pourcel finendo a terra mentre stava arrivando Tomac il quale non ha potuto evitarlo. Nel contatto Barcia, che nella prima manche si era piazzato secondo, ha accusato un leggero trauma cranico ed un non preoccupante schiacciamento della cassa toracica che hanno reso necessario il suo ricovero precauzionale in ospedale. Fuori il suo maggior rivale, e con Pourcel in 75 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione motociclistica Scarica l’APP del Magazine Dakar Laia Sanz “Ho una gran moto, sono pronta per la Dakar” di Nico Cereghini | La 28enne catalana già nell’ultima Dakar aveva fatto molto bene. Ora è nel team ufficiale HRC, ha partecipato al rally del Marocco e si è super allenata H a collezionato sedici titoli mondiali, tredici nel trial e tre nell’enduro, Eulalia Sanz Pla-Giribert, in arte Laia Sanz. La 28enne di Corbera de Llobregat, in Catalogna, quest’anno è entrata a far parte del team HRC: sarà una dei cinque piloti ufficiali Honda (potete vedere qui la video intervista di Joan Barreda e di Jeremias Israel) al via della prossima Dakar con la nuova CRF 450 Rally. Se c’è una donna che può fare veramente bene nel rally più difficile del mondo, quella è proprio Laia Sanz – lo ha detto il responsabile dei rally per HRC, Martino Bianchi – e la forte 76 spagnola è consapevole delle sue qualità, così come del grande lavoro di preparazione che ha svolto in questi mesi. Correre la gara più dura, doversi confrontare con piloti maschi che non le concederanno nulla, sono tutte condizioni che in fondo la stimolano ancor di più. Al microfono di Nico Cereghini, durante la recente Eicma, Laia ha raccontato come si sta allenando e come sta affrontando la nuova avventura da “ufficiale”: «Con una moto molto completa in tutti i sensi. Non sarà una sfida facile la Dakar, ma con tutta la squadra abbiamo fatto e stiamo facendo un buon lavoro per cercare di vincerla». 77 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione motociclistica Jeremias Israel alla Dakar 2015 da protagonista di Piero Batini | Il Team Honda HRC schiera cinque piloti alla Dakar 2015. Oltre a Barreda, Gonçalves e Rodrigues, anche Laia Sanz e Jeremias Israel, il pilota cileno che si è messo in luce nelle ultime due edizioni e che abbiamo intervistato J Jeremias Israel, un sudamericano alla corte di Honda. Sei contento delle “promozione”? «Sì, certo, sono molto contento di essere entrato a far parte del Team HRC, e sono molto eccitato all’idea di lavorare con loro per la prossima Dakar». E come è stata la storia? Come sei arrivato al Team ufficiale Honda? «Sono uno “nuovo” alla Dakar. Vi ho partecipato nel 2013 e 2014. Penso di aver disputato delle buone tappe e di aver fatto un buon lavoro in queste due prime edizioni a cui ho partecipato. Durante la scorsa edizione ho fatto una grossa caduta, con la conseguenza di un infortunio serio, e ho dovuto lavorare duramente per ritornare. Nelle ultime gare ero stato in contatto con Honda, con loro ho corso per molti anni in passato, l’anno scorso ho avuto l’opportunità di correre con un altro Team, ma finalmente 78 quest’anno sono riuscito a centrare il bersaglio». Si sente dire che Francisco “Chaleco” Lopez potrebbe essere in procinto di chiudere la sua carriera. In questo caso è immaginabile che la tua gente del Cile si aspetti molto, e ancora di più da te? «Io spero che Chaleco non lasci i Rally. Spero che corra anche la prossima Dakar. Penso che abbia ancora un grande potenziale. Questo è quello che spero per lui. Per quanto riguarda me, l’eventualità non cambia molto le cose. io ho il compito di lavorare e di perseguire l’obiettivo di un successo Honda». E quindi di aiutare l’intero Team a riuscirci? «Sì, certo. Il nostro obiettivo è vincere la Dakar. Tutti quanto stiamo lavorando molto per fare in modo che la squadra ci riesca. Che poi sia Joan Barreda, Paulo Gonçalves, io o chiunque altro della Squadra Scarica l’APP del Magazine Dakar aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbb a vincerla non fa differenza. Lavoriamo insieme per questo, per tentare di far vincere Honda». Com’è la nuova moto? «La nuova Honda CRF450 Rally ufficiale è sorprendente. Come ho già detto è una nuova moto, e io per la verità l’ho provata solo in alcuni test e al Rally OiLibya del Marocco. Ho avuto l’opportunità di provarla a fondo e di andarci forte. È una moto incredibile! Molto meglio di qualsiasi moto io abbia mai guidato sino ad ora. Non vedo l’ora di prenderci completamente la mano». Quindi, la moto e te, un grande passo avanti? «Un grande miglioramento, ma soprattutto una grande opportunità. Ottenendo il supporto ufficiale del Team ho avuto una grande fortuna, adesso tocca a me lavorare per riuscire a ottenere il meglio in termini di risultati. Per me e per Honda». 79 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione motociclistica Scarica l’APP del Magazine Editore: CRM S.r.l., Via Melzo 9 - 20129 Milano P. 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