tipizzazione e caratterizzazione di varietà precoci di patata con l
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tipizzazione e caratterizzazione di varietà precoci di patata con l
VOLUME 24 - SUPPL 1 to No. 1 - MARCH 2012 TIPIZZAZIONE E CARATTERIZZAZIONE DI VARIETÀ PRECOCI DI PATATA CON L’IMPIEGO DI TECNICHE MOLECOLARI E SPETTROSCOPICHE MINERVA BIOTECNOLOGICA Vol. 24 Marzo 2012 Suppl. 1 al Numero 1 TIPIZZAZIONE E CARATTERIZZAZIONE DI VARIETÀ PRECOCI DI PATATA CON L’IMPIEGO DI TECNICHE MOLECOLARI E SPETTROSCOPICHE INDICE 1 Presentazione Carputo D. 3 ARTICOLI ORIGINALI Utilizzazione di marcatori molecolari SSR e AFLP per l’identificazione varietale in patata Villano C., Aversano R., Frusciante L., Garramone R., Iorizzo M., Carputo D. 11 Strumenti di genomica funzionale per la tipizzazione dell’origine di coltivazione della patata Onofri C., Pacifico D., Ostano P., Mello-Grand M., Ghimenti C., Parisi B., Mandolino G. 23 Progettazione e sintesi di DNA ricombinante come standard per la determinazione quantitativa di ingredienti geneticamente modificati in alimenti Cirillo A., Del Gaudio S., Di Bernardo G., Gaglione F., Galderisi U., Cipollaro M. 35 La proteomica quale strumento di tipizzazione di cultivar precoci di patata Scelza R., Russo F., Gianfreda L., Rao M. A. Vol. 24 - Suppl. 1 al N. 1 MINERVA BIOTECNOLOGICA VII INDICE 43 Studio dei metaboliti secondari di varietà precoci di Solanum tuberosum Lepore L., Pesca M., De Tommasi N., Carputo D., Dal Piaz F. 51 Definizione di una firma “geochimico-mineralogica” dei suoli destinati alla produzione della patata precoce Vingiani S., Zampella M., Minieri L., Terribile F., Adamo P. 61 Indagine sullo stato fitosanitario delle produzioni di varietà precoci di patata da consumo Sigillo L., Serratore G., Spina V., Senape V., Bravi R. 71 Costi e benefici di un programma di tracciabilità per la filiera della patata precoce italiana Lombardi P., Caracciolo F., Cicia G., Cembalo L., Colantuoni F., D’amico M., Del Giudice T., Maraglino T., Menna C., Panico T., Sannino G., Tosco D. VIII MINERVA BIOTECNOLOGICA Marzo 2012 MINERVA BIOTEC 2012;24(Suppl. 1 al N. 1):1 Presentazione D. CARPUTO Dipartimento di Scienze del Suolo, della Pianta, dell’Ambiente e delle Produzioni Animali Università degli Studi di Napoli Federico II, Napoli, Italia L a tipicizzazione delle produzioni ha assunto oramai il ruolo di fattore produttivo vero e proprio, in quanto strumento per prevenire le frodi, garantire la sicurezza e valorizzare le produzioni. Essa consente di guidare il consumatore nelle scelte, di fornire un riferimento preciso sulla provenienza e/o sulla composizione di ciò che è acquistato, di effettuare azioni di prevenzione di tipo sanitario, di conoscere i movimenti commerciali e di avere riferimenti precisi sull’origine dei prodotti movimentati. Con il regolamento 178/2002, l’Unione Europea ha stabilito in maniera chiara i principi e i requisiti generali della legislazione alimentare e ha altresì definito i concetti di tracciabilità e rintracciabilità. In coerenza con le politiche europee e nazionali, nel 2007 il MiPAAF ha finanziato il Progetto speciale triennale “Tipicizzazione e caratterizzazione di varietà precoci di patata con l’impiego di tecniche molecolari e spettroscopiche” (TIPIPAPA). L’interesse delle istituzioni nazionali nei confronti della patata, e in particolare di quella precoceextrastagionale a ciclo vernino-primaverile, deriva dalla necessità di valorizzare e proteggere questo tipo di produzione, che può essere molto remunerativo. Questo supplemento di Minerva Biotecnologica propone una sintesi dei risultati più significativi ottenuti dagli otto gruppi di ricerca che, con un approccio multidisciplinare, hanno operato nell’ambito del Progetto TIPIPAPA. Per il raggiungimento dei suoi obiettivi il progetto si è avvalso di metodologie molecolari, proteomiche, chimiche e biochimiche avanzate che hanno consentito non solo la messa a punto di un sistema di tracciabilità integrato, affidabile e sicuro, ma anche la determinazione di importanti aspetti qualitativi legati alla produzione pataticola. Il progetto ha previsto anche lo screening dello stato fitopatologico degli areali di coltivazione tipici delle tre regioni nonché lo studio economico dei costi-benefici di un sistema di tracciabilità nella filiera della patata extra-stagionale. Nel suo insieme questa raccolta di contributi costituisce un utile riferimento per tutti coloro che, da differenti punti di vista (ricerca sperimentale, commercializzazione, prevenzione frodi, etc.), operano nel settore. Dai risultati emerge fortemente l’opportunità di approfondire in futuro i metodi di tracciabilità proposti allargandone l’impiego anche ad altre colture. Le strategie e gli approcci utilizzati nelle ricerche qui presentate potranno infatti essere estesi anche ad altre colture per le quali è necessario salvaguardare la territorialità, la tradizionalità e la tipicità italiana. Nel presentare questo supplemento è d’obbligo ringraziare tutti quelli che hanno contribuito alla realizzazione di questo progetto: il MiPAAF, che ha finanziato TIPIPAPA; i Dr. A. Ierna e L. Tedone, che hanno collaborato alle attività di campionamento in Sicilia e in Puglia; le aziende agricole, che hanno fornito informazioni e i campioni di tuberi e suolo; un ringraziamento particolare, infine, ai tanti giovani ricercatori che hanno preso parte alle attività sperimentali delle singole unità di ricerca. Il Coordinatore del Progetto Domenico Carputo Autore corrisponderei contatto: D. Carputo, Dipartimento di Scienze del Suolo, della Pianta, dell’Ambiente e delle Produzioni Animali, Università degli Studi di Napoli Federico II, (DiSSPAPA), Via Università 100, 80055 Portici, Napoli, Italia. E-mail: carputo@unina.it Vol. 24 - Suppl. 1 al N. 1 MINERVA BIOTECNOLOGICA 1 ARTICOLI ORIGINALI MINERVA BIOTEC 2012;24(Suppl. 1 al N. 1):3-10 Utilizzazione di marcatori molecolari SSR e AFLP per l’identificazione varietale in patata C. VILLANO, R. AVERSANO, L. FRUSCIANTE, R. GARRAMONE, M. IORIZZO, D. CARPUTO Obiettivo. La tracciabilità dei prodotti alimentari tramite la caratterizzazione varietale delle produzioni agricole è uno degli aspetti di maggior rilievo nel campo della valorizzazione del patrimonio agroalimentare italiano e della tutela del consumatore. Le moderne tecniche di biologia molecolare offrono strumenti analitici di grande efficacia nell’identificazione varietale. Tra i prodotti caratteristici dell’agricoltura italiana, la patata precoce, coltivata tipicamente in Campania, Puglia, Sicilia e Sardegna, riveste un ruolo di primaria importanza, ma è oggetto di frodi alimentari tramite il supplemento di materiale proveniente dall’Africa settentrionale o da Cipro. L’obiettivo di questa ricerca è stato l’ottenimento di un fingerprinting molecolare di varietà di patata comunemente utilizzate per la produzione extrastagionale. Metodi. Il materiale genomico è stato estratto dai tuberi di 22 varietà, raccolte nelle zone di origine, e analizzato con otto microsatelliti e cinque combinazioni di primer AFLP. Risultati. Dal confronto dei profili allelici è risultato che il numero minimo di loci SSR necessario per distinguere le varietà analizzate è stato cinque (STI0032, STG0001, STI0012, STM5127 e STM1106). L’analisi AFLP, invece, ha permesso di individuare 83 frammenti specifici per le quattro varietà maggiormente coltivate nei cicli extrastagionali e, in particolare, 34 per Sieglinde, 23 per Spunta, 15 per Elvira e 11 per Agria. Conclusione. In conclusione, è stato possibile sviluppare nuovi marcatori molecolari specifici di varietà di patata precoce, utili per la tracciabilità molecolare e per garantire la veridicità delle indicazioni presenti sulle etichette dei prodotti. Parole chiave: Microsatelliti - Tracciabilità - Fingerprinting. Autore di contatto: D. Carputo, Dipartimento di Scienze del Suolo, della Pianta, dell’Ambiente e delle Produzioni Animali, Università degli Studi di Napoli Federico II, (DiSSPAPA), Via Università 100, 80055 Portici, Napoli, Italia. E-mail: carputo@unina.it Vol. 24 - Suppl. 1 al N. 1 Dipartimento di Scienze del Suolo, della Pianta, dell’Ambiente e delle Produzioni Animali Università degli Studi di Napoli Federico II, Napoli, Italia I n un contesto di produzioni standardizzate per mercati sempre più di massa e globali, l’agricoltura è diventata “anonima” e il consumatore non conosce né l’origine degli alimenti, né le imprese produttrici. La creazione di marchi di qualità da parte dell’Unione Europea si è rivelata uno strumento efficace per proteggere il patrimonio agroalimentare italiano e tutelare il consumatore nella conoscenza dei prodotti tipici con forte valenza territoriale e grande tradizionalità. La tipicizzazione delle produzioni agricole, in tal senso, è uno degli aspetti di maggior rilievo nel campo della valorizzazione dei prodotti alimentari, nonché della prevenzione delle frodi e della sicurezza alimentare 1. Essa è indispensabile per qualsiasi politica di qualità, dalle produzioni a denominazione d’origine ai prodotti tradizionali. Le produzioni di Qualità sono controllate a livello comunitario e nazionale. Fra le più importanti si possono ricordare le Indicazioni Geografiche (IGP) e le Denominazioni di Origine Protetta (DOP), regolamentate dal reg. CEE 2081/92, le Attestazioni di Specificità dal reg. CEE 2082/92 e i disciplinari DOC/DOCG/IGT. L’Unione Europea ha messo in atto numerose iniziative finalizzate al miglioramento della tracciabilità delle produzioni agroalimentari. Le moderne tecniche di biologia molecolare offrono strumenti analitici di grande efficacia nell’identificazione di varietà ai fini della tracciabilità. In particolare, le tecniche basate sull’analisi del DNA presentano MINERVA BIOTECNOLOGICA 3 VILLANO Utilizzazione di marcatori molecolari SSR e AFLP per l’identificazione varietale in patata molti vantaggi rispetto ai metodi tradizionali basati sulla valutazione di caratteri morfologici e biochimici, soggetti all’influenza delle condizioni ambientali e utilizzabili solo su prodotti non processati. Esse consentono di identificare i cosiddetti marcatori molecolari, sequenze di DNA che caratterizzano in modo inequivocabile un organismo. Basandosi direttamente su differenze (polimorfismi) nella sequenza nucleotidica del DNA, i marcatori molecolari non presentano effetti epistatici o pleiotropici e non soffrono l’interferenza dell’ambiente. Essi sono distribuiti lungo tutto il genoma e ciò permette di distinguere anche individui geneticamente simili e fenotipicamente indistinguibili. La maggior parte di essi è basata sull’uso della tecnica denominata polymerase chain reaction (PCR), che consente di amplificare milioni di volte, e in poche ore, sequenze specifiche di DNA. La PCR è un processo esponenziale molto sensibile; generalmente un quantitativo necessario di prodotto amplificato è ottenuto dopo soli 30 cicli di amplificazione. Tra i marcatori maggiormente impiegati figurano gli AFLP (Amplified Fragment Length Polymorphism) e gli SSR (Simple Sequence Repeat), vantaggiosi nella caratterizzazione varietale (fingerprinting) e individuale (genotyping) grazie all’elevato grado di polimorfismo in grado di essere rilevato da entrambi 2. Tra i prodotti dell’agricoltura italiana, la patata riveste un ruolo di primaria importanza. In Italia, grazie alle condizioni ambientali riscontrabili in alcune aree costiere meridionali, è possibile usufruire di una produzione di tuberi pressoché ininterrotta durante tutto l’anno differenziata in tre raccolti: patata comune (da giugno a ottobre) e patata extrastagionale, che può essere bisestile (da dicembre a febbraio) o precoce (da marzo a giugno). La quota principale del prodotto nazionale è costituita dalla patata comune, molto diffusa nelle regioni settentrionali, mentre tipica coltura remunerativa dell’Italia meridionale è la patata precoce, coltivata soprattutto in Campania, Sicilia, Puglia e Sardegna per le sue peculiari esigenze climatiche. Queste quattro regioni italiane coltivano il 93% della superficie nazionale e danno luogo al 94% della produzione complessiva di patata precoce. Dagli anni Ottanta a oggi, la Sicilia ha aumentato le proprie superfici coltivate di circa il 50%, diventando la regione leader nella coltivazione della patata precoce con i suoi quasi 10000 ha, pari a metà dell’intera superficie nazionale. Le produzioni unitarie hanno manifestato un rilevante incremento passando da 16 t/h del triennio 4 1987-1989 alle 21 t/h dell’ultimo triennio 2007-2009 (dati ISTAT). La produzione extrastagionale precoce è considerata un prodotto tipico con caratteristiche qualitative peculiari, come il basso contenuto di sostanza secca. Essa ha anche caratteristiche culinarie speciali che hanno indotto il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali a inserire alcune di queste produzioni in un elenco di prodotti tipici (http://www.politicheagricole.it/flex/cm/pages/ServeBLOB.php/L/IT/IDPagina/202), tra essi la patata novella Sieglinde di Galatina, della quale è in corso il riconoscimento della DOP da parte della’Associazione produttori “Patate di Galatina” con la sede nel comune di Alliste (LE). L’esigenza dell’identificazione varietale nasce anche dal fatto che nella produzione nazionale talvolta è presente materiale proveniente dall’Africa settentrionale o da Cipro. Per valorizzare e, allo stesso tempo, salvaguardare la produzione nazionale occorre dunque definire un sistema di tracciabilità affidabile, ossia capace di fornire al consumatore le informazioni sul prodotto acquistato, tutelando, allo stesso tempo, i produttori pertinenti ai Consorzi di produzione tipica. Obiettivo di questa ricerca è stato quello di effettuare un fingerprinting molecolare di varietà di patata comunemente utilizzate per la produzione precoce. I marcatori utilizzati hanno permesso l’identificazione di alleli polimorfici tra le varietà analizzate, confermando la validità degli strumenti genomici nell’autenticazione varietale. Materiali e metodi Materiale vegetale Sono state utilizzate ventidue varietà di patata, delle quali sette (Agata, Agria, Antea, Arinda, Elvira, Sieglinde e Spunta) raccolte presso tredici aziende agricole site in Campania, Puglia e Sicilia (Italia) e quindici (Arrow, Asterix, Badia, Bartina, Dayana, Elfe, Frisia, Inova, Liseta, Marabel, Primura, Terragold, Veronie, Vivaldi e Volumia) provenienti dalla banca del germoplasma del DiSSPAPA. Isolamento del DNA e analisi molecolari Per ciascuna varietà, il DNA è stato estratto da tre repliche biologiche di tuberi a maturità fisiologica previamente liofilizzati, seguendo il protocollo di Wulff et al.3 Il DNA totale è stato analizzato con otto MINERVA BIOTECNOLOGICA Marzo 2012 Utilizzazione di marcatori molecolari SSR e AFLP per l’identificazione varietale in patata microsatelliti di tipo SSR (Simple Sequence Repeats) (Tabella I), scelti dalla banca dati SSR di patata del Centro Internazionale della Patata (http://research. cip.cgiar.org/confluence/display/IPD/SSR+Marker). La reazione PCR è stata realizzata in un volume finale di 20 μL contenente 20 mM Tris pH 8.4, 50 mM KCl, 1,6 mM MgCl2, 0,2 mM dNTPs, 0,4 μM primer forward marcato 5’-Hex (esa-cloro-6-carbossifluoresceina) o 5’-Fam (6-carbossifluoresceina), 0,4 μM primer reverse, 1 unità di Taq polimerasi (Invitrogen Life Technologies) e 30 ng di DNA. Il ciclo di amplificazione PCR utilizzato è stato realizzato seguendo le seguenti tre fasi: 1) cinque cicli di tipo touch down (con decremento della temperatura di annealing di 1°C ad ogni ciclo di amplificazione) a 94 °C per 45s, Ta °C + 5 °C per 60s, 72 °C per 30s; 2) 30 cicli di amplificazione a 94 °C per 45s, Ta °C per 60s, 72 °C per 30s; 3) una fase di elongazione finale a 72 °C per 20 min. I profili SSR sono stati analizzati tramite elettroforesi capillare con il Genetic Analizer 3130 (Applied Biosystems) utilizzando il programma Peak Scanner versione 1.0 (Applied Biosystems). Per verificare la riproducibilità dei dati ottenuti, tutti gli esperimenti sono stati compiuti in triplicato. Le varietà Agria, Elvira Sieglinde e Spunta sono state sottoposte a genotipizzazione anche mediante l’AFLP Analysis System-I (Invitrogen Life Technologies), cui sono state apportate alcune modifiche. Il DNA genomico (125 ng) è stato digerito in una miscela di reazione contenente due enzimi di restrizione EcoRI e MseI. La miscela è stata incubata a 37 °C per una notte e, in seguito, a 70 °C per 15 min per l’inattivazione delle endonucleasi di restrizione. Il DNA digerito è stato miscelato agli adattatori oligonucleotidici EcoRI e MseI e alla T4 DNA ligasi (Invotrogen Life Technologies), quindi incubato per 2 ore a 20°C. Per la reazione di pre-amplificazione, 20 μl di ligato diluito 1:10 e primer di pre-amplifica- VILLANO zione EcoRI e MseI sono stati sottoposti al seguente programma di amplificazione: 20 cicli a 94 °C per 30s, 56 °C per 60s e 72 °C per 60s. I prodotti della reazione sono stati diluiti 1:30 con TE 1x. Per l’amplificazione selettiva la miscela di componenti di reazione (20 µl) è stata preparata utilizzando i primer EcoRI marcati con i fluorocromi Hex o Fam, 4,5 µl di primer MseI, 1U di Taq polimerasi, 20 mM Tris pH 8.4, 50 mM KCl, 1,6 mM MgCl2, 0,2 mM dNTPs e 5 µl di DNA pre-amplificato diluito 1:30. La reazione di amplificazione PCR ha previsto 1 ciclo di 94 °C per 30s, 65 °C per 30s, 72 °C per 60s, 12 cicli di tipo touch-down con decremento della temperatura di annealing di 0.6 °C per ciclo, e 23 cicli a 94 °C per 30s, 56 °C per 60s e 72 °C per 60s. Il prodotto della reazione d’amplificazione è stato diluito con un fattore di diluizione 1:5 e miscelato con il GeneScan 500 ROX Size Standard (Applied Biosystem). Complessivamente, le amplificazioni selettive sono state condotte con cinque combinazioni di primer EcoRI e MseI: E-ACT/M-CAT; E-ACT/M-CTT; E-AGC/MCTT; E-AGC/M-CTA e E-AGC/M-CTG. I profili AFLP sono stati analizzati tramite elettroforesi capillare con Genetic Analizer 3130 (Applied Biosystems) utilizzando il programma Gene Mapper versione 4.0 (Applied Biosystems). Analisi dei dati Tutte le varietà che hanno mostrato un unico allele SSR amplificato sono state considerate omozigoti per il locus corrispondente. Per ogni microsatellite sono stati individuati il numero di alleli effettivi, l’eterozigosità e il potere di discriminazione. In particolare, l’eterozigosità (H) è stata calcolata mediante la formula Neis 4: H=n*(n−1)*(1−∑Pi 2) dove Pi è la frequenza dell’allele i e n è il numero di Tabella I. — Marcatori molecolari SSR selezionati. Per ogni marcatore sono stati riportati i rispettivi codici identificativi, i motivi ripetuti, la sequenza e la dimensione allelica in paia di basi del marcatore e la localizzazione cromosomica. Locus SSR Motivo ripetuto Sequenza primer (5’->3’) STM1053 (TA)4 (ATC)5 FW_TCTCCCCATCTTAATGTTTC RV_ CAACACAGCATACAGATCATC STM1052 (AT)14 GT (AT)4 (GT)6 FW_CAATTTCGTTTTTTCATGTGACAC RV_ATGGCGTAATTTGATTTAATACGTAA FW_TCCAGCTGATTGGTTAGGTTG RV_ATGCGAATCTACTCGTCATGG STM1106 (ATT)13 FW_AATGGCTCTCTCTGTATGCT RV_GCTGTCCCAACTATCTTTGA STM5114 (ACC)7 FW_TTCAAGAATAGGCAAAACCA RV_CTTTTTCTGACTGAGTTGCCTC STM5127 (TCT)5 FW_CAGCCAACATTTGTACCCCT RV_ACCCCCACTTGCCATATTTT STG0001 (CT)10 FW_GAAGCGACTTCCAAAATCAGA RV_AAAGGGAGGAATAGAAACCAAAA STI0012 (ATT)n FW_TGGGAAGAATCCTGAAATGG RV_TGCTCTACCAATTAACGGCA STI0032 (GGA)n Vol. 24 - Suppl. 1 al N. 1 MINERVA BIOTECNOLOGICA Dimensione Cromosoma allelica (bp) 170–196 214–263 145–211 297–322 248–291 137–163 183–234 127–148 III IX X II I XI IV V 5 VILLANO Utilizzazione di marcatori molecolari SSR e AFLP per l’identificazione varietale in patata alleli. Il potere di discriminazione (PD) per ogni locus è stato calcolato mediante la seguente formula: PD=1−∑Pi2 dove Pi è la frequenza del genotipo i. I dati ottenuti dalla lettura dei profili elettroforetici sono stati immessi in una matrice binaria riportante per ciascun campione, l’assenza (0) e la presenza (1) dell’allele. Per la valutazione della distanza genetica è stato utilizzato il coefficiente di Dice. La matrice di similarità è stata analizzata con il metodo UPGMA (Unweighted Paired Group Method with Arithmetic mean) mediante il software NTSYS-PC 5 e il dendrogramma corrispondente. Al fine di effettuare un’analisi esaustiva delle relazioni tassonomiche riscontrate tra le varietà esaminate è stata utilizzata la banca dati dei pedigree di patata della Wageningen University & Research (http://www.plantbreeding. wur.nl/potatopedigree/). I dati ottenuti dalla lettura dei profili elettroforetici AFLP sono stati immessi in una matrice binaria riportante nei diversi campioni, l’assenza (0) e la presenza (1) dei frammenti. La similarità tra i generici individui i e j, è stata calcolata utilizzando la seguente formula: SMij=(a+d)/(a+b+c+d) in cui a è il numero di bande presenti in entrambi gli individui, b è il numero di bande presenti in i ed assenti in j, c è il numero di bande presenti in j ed assenti in i, d indica il numero di bande assenti sia in i che in j 6. Risultati Il fingerprinting molecolare è stato condotto mediante un set di otto microsatelliti di patata, che han- no mostrato polimorfismo in tutti i loci considerati. In totale sono stati analizzati 40 alleli, con una media di 5±1,03 alleli per locus e 2,3±0,55 (media±errore standard) per varietà. Due alleli (172 bp e 298 bp ai loci STM1053 e STM5114, rispettivamente) sono stati riscontrati in tutte le ventidue varietà analizzate, altri due (132 e 190 bp ai loci STG0001 e STI0012) in due varietà, (Sieglinde e Spunta, rispettivamente) e i restanti trentasei alleli hanno mostrato un livello di polimorfismo variabile. In particolare, il locus che ha presentato il minor numero di alleli polimorfici (due) è stato STM1053, mentre quello che ne ha presentati di più (otto) è stato STG0001. La dimensione dei microsatelliti amplificati è stata compresa tra 107 bp (STI0032) e 298 bp (STM5114). Il valore medio dell’eterozigosità è stato 0,81±0,07, con il valore più basso (0,35) del locus STM1053 e il più alto (0,99) dei loci STM1106 e STM1052. Il PD è stato molto alto (≥0,95) in tutti i loci considerati, a rilevare un’alta capacità discriminante complessiva per l’intero set di loci SSR saggiati (Tabella II). Il numero totale di polimorfismi SSR osservati in ciascuna varietà analizzata è mostrato in Tabella III. Il numero di alleli identificati è variato da 15 (Bartina) a 22 (Agria) con una media di 18,4±0,96 per varietà. I gruppi di alleli amplificati in ciascuna varietà mediante le otto coppie di primer SSR sono stati classificati in tipologie di profili, indicate con le lettere dell’alfabeto latino (Tabella III): ai loci aventi alleli identici, è stata assegnata la stessa lettera. Tale sistema di classificazione ha permesso di individuare le coppie di primer in grado di discriminare univocamente una varietà dalle restanti grazie al suo specifico profilo allelico. Al locus STG001 sono stati osservati quindici profili (A-O), tredici in STI0012 (A-M), dodici Tabella II. — Risultati delle analisi di otto loci microsatelliti di patata su 22 varietà di patata. Per ciascun locus sono riportati le temperature ottimali di annealing (Ta), il numero, la dimensione e la frequenza assoluta degli alleli, il numero di alleli polimorfici e i valori di eterozigosità (He) e del potere di discriminazione (PD). Locus SSR Ta (°C) Alleli, no. Alleli polimorfici, no. Alleli in bp (frequenza assoluta) He PD STM1053 55 2 169 (7), 172 (22) 0,36 0,95 STM1052 57 3 1 3 210 (17), 219 (7), 228 (14) 0,99 0,95 STM1106 56 4 4 137 (4), 141 (7), 154 (2), 157 (16) 0,99 0,95 STM5114 53 5 4 284 (3), 286 (10), 289 (17), 292 (7), 298 (22) 0,73 0,95 STM5127 55 6 6 241 (19), 244 (20), 250 (2), 253 (4), 271 (8), 274 (9) 0,76 0,95 STG0001 55 8 8 120 (6), 125 (3), 127 (11), 129 (5), 132 (1), 135 (14), 139 (12), 143 (18) 0,98 0,96 STI0012 58 7 7 165 (7), 168 (18), 171 (16), 174 (8), 184 (12), 187 (3), 190 (1) 0,98 0,95 STI0032 54 5 5 107 (13), 110 (6), 116 (3), 119 (17), 122 (15) 0,74 0,95 6 MINERVA BIOTECNOLOGICA Marzo 2012 Utilizzazione di marcatori molecolari SSR e AFLP per l’identificazione varietale in patata VILLANO Tabella III. — Schema riassuntivo della dimensione degli alleli (in paia di basi) identificati mediante l’analisi di otto loci SSR in 22 varietà di patata precoce. Per ciascun locus è riportata la tipologia di profilo (Pr.) allelico (A-O) osservata. Dettagli in materiali e metodi. Varietà Locus STI0032 Agata 107, 119 Agria 107,116, 119, 122 Antea 107, 119 Arinda Arrow 107, 119, 122 110, 119, 122 Asterix Pr. F K F C STM1053 169, 172 169, 172 172 B 241, 244 A STM5114 289, 292, 298 286, 289, 298 A 241, 244, 271 C 289, 298 A 286, 289, 298 B STM5127 241, 244, 271 Pr. C A 241, 244 H 172 A H 289, 298 107, 119 F 172 A Badia 116, 119, 122 L 172 A Bartina 116, 122 D 172 A 241, 244, 253 241, 244, 271 241, 244, 274 241, 244, 274 241, 244, 271 C 284, 298 B 286, 289, 298 B 289, 298 Elfe 107, 110, 119, 122 A 172 A 241, 244 A 286, 292, 298 Elvira 107, 110 J 172 A 241, 250 K 292, 298 Frisia 107, 119, 122 C 169, 172 B 241, 244 A 289, 298 A 241, 244, 250, 274 L 289, 292, 298 284, 289, 298 286, 292, 298 286, 289, 298 286, 289, 298 Liseta 107, 119 Marabel 107, 119, 122 F F C 172 169, 172 172 A 286, 298 119, 122 107, 119 172 C Dayana Inova E 172 Pr. B A A 241, 244 A 244, 271, 274 241, 253, 271, 274 241, 244, 274 241, 244, 253, 271 244, 253, 274 241, 244, 274 241, 244, 271, 274 E Primura 119, 122 E 172 A Sieglinde 107 I 172 A Spunta H 169, 172 Terragold 110, 119, 122 107, 119, 122 172 A Veronie 122 G 169, 172 B Vivaldi 110, 122 B 169, 172 B Volumia 119, 122 E 172 A C 241, 244 B I J Pr. 289, 298 289, D 286, 298 289, G 286, 292, 298 289, B 284, 292, 298 F 289, 298 in STI0032 e STM5127 (A-L), nove in ST5114 (A-J), sette in STM1106 (A-G), sei in STM1052 (A-F) e due in STM1053. Mediamente il numero di profili per locus è stato 9,5, mentre il numero di profili per varietà è stato inferiore a 0,5 (dati non mostrati). Dal confronto dei profili allelici è risultato che il numero minimo di loci necessario per distinguere le ventidue varietà analizzate è cinque (STI0032, STG0001, STI0012, STM5127 e STM1106). Per valutare le relazioni esistenti tra i campioni in base alla loro distanza genetica, i dati generati dall’analisi SSR sono Vol. 24 - Suppl. 1 al N. 1 STG0001 129, J 143 139, 139, E 127, 143 139, C 127, 143 125, E 120, 135 139, C 135, 143 135, F 127, 139, 143 139, E 127, 143 135, C 120, 139 135, D 129, 143 135, A 129, 143 135, H 120, 139 127, C 120, 135, 143 127, J 120, 135, 143 I 135, 143 127, A 125, 139, 143 135, E 129, 143 132, E 127, 143 C 127, 135, 143 135, E 129, 139 135, G 127, 143 Alleli Pr. STI0012 165, O 171, 168, 174 168, L 165, 171, 184 171, L 168, 174 Pr. STM1052 M 210 Pr. STM1106 Pr. no. C 141 C 19 L 210, 219, 228 E 157 A 22 F 210, 219 F 154, 157 F 18 N 168, 174 I 210, 219 F 157 A 17 I 168, 171, 184 165, 168, 171 168, 171, 174, 184 H 210, 228 B 157 A 18 G 210 C 137, 141 D 18 L 228 D 157 A 19 D 171, 174 B 210 C 157 A 15 174, A 171, 187 184, A 168, 187 171, D 168, 184 171, K 165, 184 168, K 165, 171 171, M 168, 184 184, C 168, 187 171, A 168, 174 171, J 168, 184 184, H 165, 190 168, E 165, 174 D 210, 228 B 157 A 17 A 219, 228 A 157 A 19 H 210, 228 B 157 A 16 K B 157 A 19 C 157 A 19 H 210, 228 B 137, 141, 157 G 19 A 219, 228 A 157 A 19 F 210 C 141 C 17 H 210, 228 B 137, 141 D 19 J 210, 219, 228 E 157 A 20 E 210 C 157 A 19 H 168, 184 I 228 D 137, 141 D 18 B 210, 228 B 141, 157 B 19 H 219, 228 A 154 E 19 F L B 139, 143 B 168, 171 C 120, 125, 139, 143 171, G 168, 184 210, 228 G 210 sottoposti ad analisi cluster ed è stato prodotto un dendrogramma. La topologia ha indicato la presenza di gruppi di genotipi con elevata similarità genetica. Nel dendrogramma mostrato in figura 1, è stato possibile distinguere due cluster principali: il Cluster I, che comprende le varietà Veronie e Sieglinde, e il Cluster II, che raggruppa tutte le altre varietà e a sua volta costituito da due sotto-gruppi, dei quali uno comprende le varietà Bartina, Terragold, Arinda, Dayana, Primura, Asterix, Agata e Antea e l’altro Elfe, Marabel, Agria, Badia Volumia, Vivaldi, Arrow, MINERVA BIOTECNOLOGICA 7 VILLANO Utilizzazione di marcatori molecolari SSR e AFLP per l’identificazione varietale in patata ELFE MARABEL AGRIA BADIA VOLUMIA VIVALDI ARROW LISETA SPUNTA FRISIA INOVA ELVIRA BARTINA TERRAGOLD ARINDA DAYANA PRIMURA ASTERIX AGATA ANTEA VERONIE SIEGLINDE 0.59 0.68 0.77 0.86 comuni con le altre varietà appartenenti al secondo cluster. Nel primo sotto-gruppo del cluster 2, invece, non sono state evidenziate correlazioni genealogiche tranne che per Arinda, presente nel pedegree di Primura come parentale. Nel secondo sotto-gruppo, invece, sono stati individuati parentali in comune tra Elfe e Marabel (Hansa) e tutti gli altri componenti presentano molti progenitori in comune, tra cui i più frequenti sono Saskia e Katahdin; le uniche varietà che non si correlano al resto del gruppo sono Agria e Badia. Per quanto concerne l’analisi AFLP, è stato eseguito lo studio dei profili elettroforetici e il confronto degli elettroferogrammi per tutte le combinazioni di primer selettivi. Per ognuna di essa sono stati individuati gli alleli totali amplificati, il cui numero è variato da 61 (E-ACT M-CAG) a 81 (E-ACT/M-CAT) e il numero di alleli polimorfici, variabile tra 26 (E-ACT/ M-CAG) e 41 (E-ACT/M-CAT) (Tabella IV). L’analisi dei frammenti polimorfici ha permesso di identificare marcatori specifici per ognuna delle quattro varietà analizzate: nel particolare, 34 frammenti specifici consentono di discriminare Sieglinde, 23 Spunta, 15 Elvira e 11 Agria. 0.95 Figura 1. — Dendrogramma costruito per le 22 varietà di patata precoce analizzate mediante otto marcatori SSR. Discussione Liseta, Spunta, Frisia, Inova e Elvira. Tramite le analisi del pedigree è stato possibile caratterizzare ogni varietà identificando progenitori in comune presenti tra le varietà coltivate. Nel primo cluster le due varietà Veronie e Sieglinde presentano un unico progenitore in comune ( Juli), e molti più progenitori Il rispetto della normativa europea sull’etichettatura degli alimenti richiede che sia accertata l’identità dei prodotti al fine di prevenire casi di frodi dovute alla sostituzione di una parte del prodotto con un altro di diversa origine. Tra i metodi analitici usati per l’autenticazione di specie animali o vegetali in prodotti alimentari, quelli basati sull’analisi del DNA hanno il vantaggio di essere sicuri e rapidi nell’accertamento Tabella IV. — Risultati dell’analisi mediante marcatori AFLP su quattro varietà di patata precoce. Per ciascuna combinazione di primer sono riportati il numero di frammenti totali, il numero e la percentuale dei frammenti polimorfici e il numero di frammenti specifici per ciascuna varietà analizzata. Combinazione di primer E-ACT/M-CTT E-ACT/M-CTG E-ACT /M-CAT E-ACT/M-CAC E-ACT/M-CAG E-AGC/M-CTG Totale 8 Frammenti totali, no. 77 74 81 62 61 64 419 Frammenti polimorfici, no (%) 39 37 41 29 26 28 200 (50,6) (50) (50,6) (46,8) (42,6) (43,7) (47,7) Frammenti specifici, no. SIEGLINDE SPUNTA ELVIRA AGRIA 7 5 5 6 7 4 34 1 4 7 6 2 3 23 4 3 2 0 1 5 15 0 1 1 0 6 3 11 MINERVA BIOTECNOLOGICA Marzo 2012 Utilizzazione di marcatori molecolari SSR e AFLP per l’identificazione varietale in patata dell’identità genetica. Nell’ambito della tracciabilità genetica dei materiali vegetali nella filiera agroalimentare, tra i marcatori maggiormente impiegati figurano gli AFLP e gli SSR. Gli AFLP sono stati utilizzati per l’autenticazione di molte specie vegetali tra cui Brassica 7, olivo 8, carciofo 9 e di materie prime di origine animale spesso utilizzate per l’adulterazione di prodotti alimentari 10. I microsatelliti, invece, sono stati applicati per la caratterizzazione varietale di altre specie vegetali come la vite 11, il noce 12 e il pomodoro 13. In ambito forense la genotipizzazione attraverso l’utilizzo di marcatori microsatelliti è ormai una prassi comune e ampiamente riconosciuta. In patata, diversi tipi di marcatori molecolari sono stati usati al fine di esaminare la diversità genetica o semplicemente per il fingerprinting varietale. Tra i tanti si annoverano gli RFLP 14, i RAPD 15, gli AFLP 16, 17 e gli I-SSR 18. I marcatori molecolari utilizzati in questo lavoro sono stati scelti tra quelli ritenuti più affidabili per la caratterizzazione e l’identificazione delle cultivar, analizzabili con grande precisione mediante tecniche semi-automatizzate e in grado di produrre risultati affidabili e ripetibili nel tempo. I microsatelliti, in particolare, sono marcatori d’elezione per la tracciabilità genetica dei materiali vegetali nelle filiere agro-alimentari, grazie alla loro capacità di amplificare corti DNA-stampo, un requisito fondamentale per l’analisi del DNA estratto da matrici alimentari. Più di 200 SSR sono stati identificati partendo da sequenze nucleotidiche di patata contenenti motivi ripetuti. Milbourne et al.19 hanno sviluppato 112 marcatori SSR, la cui validazione su un set di sei genotipi di patata, ha permesso di selezionarne 98 altamente polimorfici. Feingold et al.20, invece, hanno individuato 94 microsatelliti, 61 utilizzati per il mappaggio e 30 per la caratterizzazione genetica di 30 cultivar di patate. Con la pubblicazione del genoma completo di patata 21, il numero di sequenze contenenti motivi ripetuti è aumentato enormemente. L’ultimo riepilogo delle statistiche SSR del Solanaceae Genome Resource (http://solanaceae. plantbiology.msu.edu/analyses/ssr/summary) documenta 10.000 sequenze con più di 16.000 SSR potenzialmente utili (ripetizioni di 2-6 nucleotidi) per lo studio della diversità genetica in patata. Tuttavia, questi SSR sono molto diversi in termini di qualità, posizione sul genoma e capacità di discriminazione. Recentemente, Ghislain et al.22 hanno descritto un nuovo ‘’Kit per l’accertamento dell’identità genetica di patata” costituito da 24 marcatori SSR in grado Vol. 24 - Suppl. 1 al N. 1 VILLANO di discriminare il 94% delle varietà sud americane (oltre 700). Tale kit è particolarmente utile per standardizzare la selezione di SSR e per l’assegnazione delle dimensioni ai microsatelliti, permettendo, in tal modo, l’analisi comparativa di dati generati in modo indipendente. Nel presente studio abbiamo usato 8 dei 24 marcatori SSR messi a punto da Ghislain et al.22, identificando profili allelici varietà-specifici utili per la loro autenticazione genetica. I valori elevati di eterozigosità riscontrati e il numero medio di alleli per locus hanno dimostrato che il set di marcatori testato risulta estremamente efficiente nel distinguere la collezione di varietà esaminate. Valori simili sono stati riportati in letteratura da altri autori. In particolare, Milbourne et al.23, in un lavoro di caratterizzazione molecolare di 16 varietà di patata mediante 17 SSR, hanno riportato un numero medio di alleli per locus di 5,7. Ghislain et al.22, invece, hanno evidenziato 6,8 alleli per locus, in media, in un campione più ampio di genotipi (30 varietà di patata proveniente dal Sud America). Ruiz de Gallatera et al.24, infine, hanno calcolato un numero medio di alleli per locus più basso (3,24) in 19 ecotipi spagnoli di patata. L’oscillazione di tali valori è da ricondurre certamente alla base genetica delle varietà messe a confronto e alla capacità discriminante dei loci saggiati. Quest’ultima, che è una misura della capacità informativa di un marcatore, nel presente studio si è attestato su valori molto alti, non scendendo mai al di sotto di 0,95. Tali valori si avvicinano a quelli riportati in letteratura, ove alcuni esempi simili riportano i valori del potere di discriminazione oscillanti tra 0,64 e 0,97 25, da 0,79 a 0,91 26. Gli AFLP, ancora oggi, sono i marcatori molecolari più utilizzati per il fingerprinting e il genotyping molecolare nelle piante superiori. L’elevato grado di polimorfismo che tali marcatori sono in grado di rilevare e la loro elevata riproducibilità, rendono gli AFLP uno strumento valido per l’autenticazione varietale non solo in patata. Meneghetti et al. 27, ad esempio, tramite l’uso di AFLP sono riusciti a distinguere 132 accessioni di 3 differenti cultivar di vite (Malvasia nera di Brindisi/Lecce, Negroamaro e Primitivo) e a correlare le loro origini geografiche alle differenze genetiche. In questa ricerca, mediante le analisi AFLP sono state esaminate quattro varietà di patata, scelte perché rappresentative della coltivazione extra-stagionale in Puglia, Sicilia e Campania. Le combinazioni AFLP utilizzate si sono rivelate efficienti e hanno permesso di individuare alleli polimorfici specifici in tutte le varietà prese in esame. La MINERVA BIOTECNOLOGICA 9 VILLANO Utilizzazione di marcatori molecolari SSR e AFLP per l’identificazione varietale in patata creazione di marchi di qualità e la messa a punto di nuove tecniche genomiche per la caratterizzazione varietale possono essere uno strumento indispensabile per proteggere la tipicità dei prodotti alimentari. In tale contesto, la tracciabilità genetica consente di controllare un determinato materiale vegetale in tutta la sua filiera di produzione. Le indagini molecolari condotte sul pomodoro S. Marzano, sull’IGP Melannurca Campana, sull’Olio DOP di Collina di Brindisi, sul DOP Pane di Altamura 28 e sull’IGP Patata della Sila sono casi studio di tracciabilità molecolare di prodotti a denominazione d’origine. Questi sono solo una parte dei 142 prodotti italiani a Denominazione di Origine Protetta e degli 84 prodotti italiani ad Indicazione Geografica Protetta. Conclusioni In questa ricerca è stato possibile sviluppare marcatori molecolari SSR e AFLP specifici di varietà di patata precoce, confermando la validità degli strumenti genomici nell’autenticazione varietale. Gli alleli SSR e AFLP potranno essere registrati in un database di marcatori molecolari per permettere lo sviluppo d’informazioni cumulative sul fingerprinting varietale in patata. I risultati ottenuti, inoltre, saranno un utile strumento per la certificazione genetica e la tracciabilità molecolare dei prodotti alimentari derivati dalla lavorazione della patata. Bibliografia 1. Luykx DMAM, van Ruth SM. An overview of analytical methods for determining the geographical origin of food products. Food Chem 2008;107:897-911. 2. Aversano R, Carputo D, Frusciante L. La patata. Bologna: Edizioni Script; 2011. 3. Wulff EG, Torres S, Vigil EG. Protocol for DNA extraction from potato tubers. Plant Mol Biol Rep. 2002;20:187a-187e. 4. Nei M. 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MINERVA BIOTECNOLOGICA Marzo 2012 MINERVA BIOTEC 2012;24(Suppl. 1 al N. 1):11-23 Strumenti di genomica funzionale per la tipizzazione dell’origine di coltivazione della patata C. ONOFRI 1, D. PACIFICO 1, P. OSTANO 2, M. MELLO-GRAND 2, C. GHIMENTI 2, B. PARISI 1, G. MANDOLINO Obiettivo. È stata valutata la possibilità di utilizzare l’oligo glass array Agilent di Solanum tuberosum POCI (Potato Oligo Chip Initiative) 4X44 K (44000 sonde presenti) per l’analisi comparativa del trascrittoma di tuberi maturi e dormienti di patata di diverse varietà, coltivate in diverse aree geografiche. Metodi. L’RNA totale è stato estratto dai tuberi liofilizzati di alcune varietà coltivate in specifiche località di Puglia e Sicilia. L’RNA è stato marcato con Cy3 e ibridato sull’array; in seguito a lettura mediante scanner, i dati di ibridazione sono stati confrontati con altre varietà, località o regioni per ottenere una mappa genome-wide della up- o down-regolazione dei geni nelle diverse condizioni comparate. Risultati. I dati sui tuberi raccolti nel 2008 sembrano indicare una forte preponderanza dell’effetto della varietà sulla modulazione dell’espressione genica, mentre gli effetti delle località esaminate, a parità di varietà, sembrano molto limitati. Nel 2009 questi dati non sono stati confermati, mostrando anzi un forte effetto delle località sul numero e tipo di geni regolati. Conclusioni. La conclusione è che le variazioni dovute all’annata di coltivazione siano superiori a quelle dovute alla varietà e al luogo di coltivazione. Parole chiave: RNA - Solanum tuberosum - Microarray. La genomica della patata L a patata (Solanum tuberosum) fa parte della famiglia delle solanacee, insieme a numerose altre specie di grande rilevanza economica come il pomodoro, la melanzana, il tabacco e così via. Data la sua importanza – dopo riso e frumento è Autore di contatto: G. Mandolino, CRA - Centro di Ricerca per le Colture Industriali, via di Corticella 133, 40128 Bologna, Italia. E-mail: giuseppe.mandolino@entecra.it. Vol. 24 - Suppl. 1 al N. 1 1 1CRA – Centro di Ricerca per le Colture Industriali, Bologna, Italia 2Fondazione Edo ed Elvo Tempia Valenta per la lotta contro i tumori – ONLUS, Biella, Italia la terza coltura nel mondo – la patata è stata oggetto di studio sotto molti punti di vista, sia chimicoqualitativo sia genetico-molecolare. Già dalla fine degli anni ’80 sono state sviluppate mappe genetiche di varietà diploidi di patata, basate su marcatori molecolari Restriction Fragment Length Polymorphism (RFLP), mappe poi implementate introducendo altri marcatori quali micro satelliti e Amplified Fragment Length Polymorphism (AFLP). Lo sviluppo delle più recenti, ultra-dense mappe molecolari di patata 1 che hanno aperto la strada al sequenziamento dell’intero genoma, sono state inizialmente facilitate anche dalla elevatissima sintenia del genoma di patata con quello di pomodoro, che ha permesso di utilizzare marcatori comuni ad entrambe le specie ed effettuare studi di genomica comparativa su queste due specie sin dai primi anni ’90 2. Il sequenziamento completo del genoma di pomodoro, e lo sviluppo delle conseguenti risorse bioinformatiche e dei database che permettono lo sfruttamento delle conoscenze acquisite su una pianta e la loro applicazione sistematica all’altra, ha ulteriormente accelerato i progressi della genomica della patata 3. Il genoma di patata è composto da 12 cromosomi, e la sua lunghezza (aploide) stimata è di circa 850 milioni di paia di basi. Il Potato Genome Sequencing Consortium (PGSC), composto da 17 gruppi di ricerca appartenenti a 13 diversi paesi, ha reso MINERVA BIOTECNOLOGICA 11 ONOFRI Tipizzazione dell’origine di coltivazione della patata pubblica nel 2010 la prima sequenza del genoma di patata 4. Poiché sia il breeding sia l’analisi genetica della patata sono rese difficili dal fatto che per lo più le varietà commerciali sono tetraploidi di recente origine, che la patata è una specie altamente eterozigote e che tollera male l’inbreeding, il PGSC ha deciso di ottenere le sequenze genomiche a partire da materiali diploidi, in particolare ottenendo la gran parte delle sequenze da un’accessione doppio monoploide (DM) ottenuta tramite coltura di antere e successivo raddoppiamento cromosomico (e quindi omozigote a tutti i loci), appartenente al gruppo Phureja di S. tuberosum, e successivamente integrando in questa bozza sequenze ottenute da una breeding line eterozigote ma anch’essa diplode, e appartenente al gruppo tuberosum. Infine, al lavoro di sequenziamento del genoma, è stato affiancata, ed è in continuo sviluppo, un’indagine di “deep transcriptome sequencing”: 31 Gb di sequenziamento del trascrittoma, il cui RNA proveniva da varie accessioni, e da tutti i tipi di tessuto, stadi di sviluppo e condizioni ambientali di stress biotico e abiotico. Ne sono risultati circa 39000 geni codificanti per proteine, i geni cioè che maggiormente contribuiscono ai fenotipi cui sono particolarmente interessati i breeder, presiedendo per esempio alla sintesi di molecole che influenzano la qualità dei tuberi quali glicoalcaloidi o carotenoidi; oppure proteine che mediano resistenze a fattori di stress, o strutturali, coinvolte nella consistenza, tessitura e comportamento alla cottura del tubero, e così via. Un dato interessante che è emerso dal sequenziamento del trascrittoma di patata, è che oltre 9000 geni, cioè il 25% del totale, esibisce il fenomeno dello “splicing alternativo”, in seguito al quale uno stesso gene codifica per due o più isoforme proteiche. Considerando che questi dati sono stati ottenuti su genomi diploidi, si può supporre che le varietà tetraploidi di patata, e le specie selvatiche di Solanum, contengano un tasso di variabilità genetica ancora sconosciuto e non sfruttato, ben al di là del mero numero di geni identificati. Si può prevedere che saranno moltissime le ricadute del recente completamento di una bozza della sequenza completa del genoma di patata 5. Oltre alla possibilità di individuare per molti geni di rilevanza agronomica varianti più o meno interessanti nel germoplasma di Solanum, si potrà cominciare a comprendere la base di caratteri di grande importanza ma che sono fino ad oggi sfuggiti in parte all’analisi genetica tradizionale a causa del loro determini- 12 smo multifattoriale. Si può inoltre prevedere che la disponibilità della sequenza genomica della patata porterà, ed in parte ha già portato, allo sviluppo di strumenti nuovi per la ricerca e per il breeding. Fra le ricadute della conoscenza della sequenza del genoma di patata, c’è certamente poi l’identificazione dei geni che codificano per proteine enzimatiche o strutturali, della loro variazione nel germoplasma, e la possibilità di studiarne il funzionamento in relazione a situazioni specifiche della pianta, quale lo stadio di sviluppo, l’organo, le condizioni ambientali, l’attacco di patogeni, ecc. Questo immenso campo di studi è oggi più alla portata dei ricercatori, grazie alla disponibilità di “microarrays” sia commerciali che ottenibili “su misura” da alcune fra le principali aziende biotecnologiche mondiali. I microarrays, strumento di analisi del trascrittoma I microarrays sono strumenti analitici high-throughput (cioè che generano grandi quantità di informazioni in maniera automatizzabile e informatizzata, attraverso procedure spesso robotizzabili) e genome-wide (cioè capaci di estrarre dati dall’intero complemento di geni, o da una sostanziale frazione di esso), la cui origine risale alla prima metà degli anni ’90, quando furono sviluppati da Mark Schena et al. alla Stanford University 6. Si possono definire come matrici ordinate (ad es. organizzato in colonne e file) di elementi microscopici (ad es. brevi segmenti di DNA) posizionati su un substrato solido e planare (ad es. vetrini), e che consentono il binding specifico di geni o prodotti genici (es. mRNA). I primi esperimenti con microarray per lo studio dell’espressione genica utilizzavano spot a cDNA, tipicamente di lunghezza 500-2000 bp, che consente forti segnali di ibridazione data la estesa complementarietà con l’mRNA-sonda in soluzione marcato con un fluorocromo. I microarray a oligonucleotidi, invece, trovano applicazioni oltre che negli studi di profiling dell’espressione genica, anche nella genotipizzazione. Gli oligonucleotidi che vengono fissati al vetrino sono di 15-70 bp, e ottenuti mediante sintesi chimica; il segnale di ibridazione ha alta intensità e specificità dopo ibridazione all’mRNA-sonda. Il principio di funzionamento dei chip genici è schematizzato in Figura 1. Oltre allo sviluppo di tecniche fotolitografiche, MINERVA BIOTECNOLOGICA Marzo 2012 Tipizzazione dell’origine di coltivazione della patata ONOFRI CAMPIONE Estrazione RNA o DNA Amplificazione e marcatura Ibridazione RIFERIMENTO Ibridazione Inferenza statistica Scansione Processing dati Analisi immagine Figura 1. — Schema del funzionamento del microarray con la tecnica “one-color” della Agilent. Vol. 24 - Suppl. 1 al N. 1 MINERVA BIOTECNOLOGICA 13 ONOFRI Tipizzazione dell’origine di coltivazione della patata mediante le quali si possono fissare a supporti solidi brevi segmenti di DNA (oligo o cDNA), il principale progresso che ha permesso il diffondersi dei microarray come strumento di ricerca e di analisi, è la disponibilità di enormi quantità di informazioni di sequenze genomiche; senza queste recenti acquisizioni, non sarebbe possibile infatti la sintesi né di cDNA specifico per ogni dato gene, né di oligonucleotidi con il necessario grado di specificità. Oggi sono disponibili numerosi database dedicati, come quello gestito dal PSGC (www.potatogenome.net) o quelli della Cornell University (www.sgn.cornell.edu/) o della Wageningen University (https://cbsgdbase.wur.nl/). In seguito alla disponibilità di un crescente numero di genomi di diversi organismi interamente sequenziati, molte aziende biotech hanno introdotto sul mercato chip commerciali, contenenti l’intero repertorio di geni di diversi organismi. Fra questi, il primo organismo vegetale interamente sequenziato (Arabidopsis thaliana) e di cui è stato prodotto un microarray commerciale (ATH1, da parte della Affymetryx) è stato presto seguito da altri, man mano che le tecnologie di nuova generazione (NGS) rendevano il sequenziamento massiccio sempre più efficiente, economico ed abbordabile anche da laboratori dotati di medio budget. Applicazione dei microarray alla genomica funzionale di patata Già negli anni precedenti al completamento della prima sequenza genomica di patata (2010), l’estesa sintenia fra i genomi delle due più importanti Solanacee aveva consentito ai ricercatori di utilizzare alcune risorse sviluppate in seguito al sequenziamento del genoma di pomodoro, già portato a termine. Uno di questi strumenti, commercializzato da Affymetryx, il Gene Chip Tomato Array, contenente 10.000 geni espressi ed annotati di pomodoro, è stato utilizzato dal gruppo del CRA.-CIN (Centro di Ricerca per le Colture Industriali) di Bologna che lavorava sul fenomeno dell’addolcimento dei tuberi in seguito a frigoconservazione, elaborando un algoritmo che era in grado di correggere in parte i mismatch di ibridazione dovuti alle differenze fra le sequenze di pomodoro e quelle di patata 7. L’aumento esponenziale del numero di sequenze omologhe di patata presenti nelle banche dati internazionali, ha portato tuttavia ben presto all’avvento di microarray omologhi, cioè costituiti da sequenze 14 effettivamente di S. tuberosum, per studi di genotipizzazione e di genomica funzionale, utilizzando entrambe le tipologie di chip (a cDNA e ad oligo), a partire dal 2005. I primi microarray di patata sono stati a cDNA, inizialmente con poche migliaia di feature (le sequenze target fissate al vetrino e sulle quali avviene l’ibridazione), e miravano ad individuare i geni di patata differenzialmente espressi durante lo sviluppo dei tuberi 8. Successivamente, per l’analisi degli eventi trascrizionali associati alla formazione del tubero, è stato utilizzato un’evoluzione di questo primo chip, un microarray ad oligo 60-mer, complementari a 44000 sequenze unigene di patata, array che è stato denominato POCI (Potato Oligo Chip Initiative 9). Anche un gruppo inglese dello Scottish Crop Research Institute (SCRI), parte del consorzio PSGC, ha utilizzato il microarray POCI per un’analisi genomewide dei geni che influenzano la qualità dei tuberi, ed in particolare il sapore, la tessitura, il contenuto di carotenoidi e la precocità di maturazione 10. In questo lavoro, sono stati comparati due genotipi di S. tuberosum appartenenti al gruppo Phureja, e due al gruppo Tuberosum, ottenuti in campo in due diverse annate. L’obiettivo era attribuire ai geni del gruppo Phureja o Tuberosum che mostravano maggiore variazione nel confronto, un possibile ruolo nel determinismo dei caratteri associabili alla qualità. In questo lavoro nella prima annata, 2075 geni risultarono significativamente regolati (meno del 5% delle sequenze rappresentate sul chip), e nella seconda questo numero scese a 1386 (circa il 3%). Questi dati mettono in evidenza la grande variazione che si riscontra quando si esamina il trascrittoma di materiale maturato in condizioni di pieno campo, e il fortissimo effetto dell’annata pur in presenza di materiale geneticamente omogeneo. I geni consistentemente up-regolati nel gruppo Phureja rispetto al Tuberosum, risultarono 309, e 555 quelli down-regolati. Questi importanti dati portano a considerare quanto relativamente limitato sia il numero di geni che distinguono due gruppi di accessioni (Phureja e Tuberosum), nonostante le grandi differenze morfologiche e funzionali che le caratterizzano. Il lavoro che viene qui presentato, svolto nell’ambito del progetto TIPIPAPA (tipizzazione e caratterizzazione di varietà precoci di patata con l’impiego di tecniche molecolari e spettroscopiche) ha cercato di applicare per la prima volta un potente strumento per lo studio della trascrittomica della patata, il microarray POCI da circa 44000 sonde, alla caratterizzazione del luogo di coltivazione (località e regione) di alcune MINERVA BIOTECNOLOGICA Marzo 2012 Tipizzazione dell’origine di coltivazione della patata ONOFRI Tabella I. — Varietà, regioni e località di coltivazione che sono state confrontate a coppie per l’analisi dell’espressione genica con il microarray POCI 44 K. Codice SP-P A SP-P C SG-P B SG-P D SG-P F SP-S C SP-S L SG-S E 09-SP-P I 09-SP-S B 09-SP-P A 09-SG S F 09-SG P C 09-SG P D 09-SG S I Varietà Regione Zona Località Annata Spunta Spunta Sieglinde Sieglinde Sieglinde Spunta Spunta Sieglinde Spunta Spunta Spunta Siegliende Siegliende Siegliende Siegliende Puglia Puglia Puglia Puglia Puglia Sicilia Sicilia Sicilia Puglia Sicilia Puglia Sicilia Puglia Puglia Sicilia Mola (BA) Conversano (BA) Mola (BA) Conversano (BA) Manfredonia (FG) Siracusa (SR) Santa Venerina (CT) Monforte Marina (ME) Mola (BA) Siracusa Alliste (LE) Torregrotta (ME) Alliste (LE) S.Ferdinando (BAT) Giarre (CT) Cozze Margiotta Cozze Margiotta Sciali Cassibile Noce Don Gerolamo Cavaliere Cozze Cassibile Chianchi Scala Cisternella S.Ferdinando Giarre 2008 2008 2008 2008 2008 2008 2008 2008 2009 2009 2009 2009 2009 2009 2009 varietà di patata comunemente utilizzate in ciclo precoce in Italia meridionale. L’obiettivo è la valutazione della possibilità di utilizzare il microarray POCI per monitorare l’espressione di determinati geni, gruppi, o categorie funzionali di geni, per distinguere, a parità di varietà, gli effetti di modulazione dell’espressione dei geni che siano specifici per i diversi luoghi di coltivazione. L’ipotesi è che la coltivazione della patata precoce in diversi siti implichi l’esperienza, da parte della coltura, di tutta una serie di stimoli ambientali in grado di innescare risposte differenziate e caratteristiche, e che se tali stimoli si rivelassero sufficientemente costanti e riproducibili nelle diverse annate, tali risposte a livello di trascrittoma potrebbero essere proposte come strumento di identificazione del luogo di coltivazione. Ciò permetterebbe la messa a punto di un interessante strumento analitico di contrasto alle frodi alimentari o di monitoraggio del flusso delle merci. L’analisi che verrà descritta, dati gli elevati costi, si è limitata a due varietà coltivate in diverse località delle regioni Puglia e Sicilia, ed in due diverse annate di raccolta, il 2008 ed il 2009. Materiali e metodi Materiale analizzato I risultati ottenuti saranno descritti separatamente per le due annate, il 2008 e il 2009. In entrambi gli anni i tuberi delle varietà considerate sono stati raccolti a maturità in aziende delle località indicate in Vol. 24 - Suppl. 1 al N. 1 Tabella I, e immediatamente liofilizzati e conservati a -80 °C fino all’estrazione dell’RNA. Estrazione dell’RNA Sono stati utilizzati per l’estrazione di RNA totale 50-100 mg di liofilizzato ottenuto dai tuberi, utilizzando un protocollo specifico di estrazione da materiale liofilizzato 10. Qualità, quantità e purezza dell’RNA totale sono stati verificati con Agilent 2100 Bioanalyzer (Agilent Technologies, Palo Alto, CA, USA) e lo spettrofotometro NanoDrop (Thermo Scientific, Wilmington, DE, USA). L’RNA messaggero è stato amplificato con il kit Amino Allyl Message Amp II (Ambion, Austin, TX, USA) seguendo il protocollo allegato: in breve, l’RNA messaggero è stato retrotrascritto a cDNA a singolo filamento e, dopo la sintesi del secondo filamento, trascritto in vitro ad aaRNA (amminoallil antisenso RNA). Durante la fase di trascrizione/amplificazione è stato aggiunto un nucleotide amminoallil modificato al 50% (aaUTP). Sia il cDNA a doppio filamento sia l’aaRNA sono stati purificati su membrane silicee fornite dal kit stesso. Efficienza di amplificazione e qualità dell’aaRNA sono stati verificati con il Bioanalyzer e il NanoDrop. Cinque ug di aaRNA di campione sono stati marcati con la cianina Cy3 (Amersham Biosciences, Buckinghamshire, UK), avente un gruppo chimico capace di legarsi covalentemente all’aaRNA e l’efficienza della marcatura (marcatura indiretta) è stata valutata con il NanoDrop. MINERVA BIOTECNOLOGICA 15 ONOFRI Tipizzazione dell’origine di coltivazione della patata Figura 2. — A) Il chip POCI della Agilent. Ogni vetrino è composto da 4 array rappresentanti 44000 sequenze di patata, e può essere ibridato con un campione diverso; B) la ripartizione in categorie funzionali mediante Gene Ontology delle sequenze rappresentate sul chip POCI. Il microarray POCI In questo lavoro è stato utilizzato un oligo microarray POCI 4x44K (Figura 2A), sviluppato dal PSGC e commercializzato a partire dal marzo 2010 da Agilent. È stato disegnato a partire da una collezione di 246.182 sequenze di patata disponibili nella banche dati, e che sono state assemblate in 46345 unigenes. Nei casi in cui la funzione putativa delle sequenze presenti sul POCI sia nota, è disponibile un’annotazione funzionale e una categorizzazione per processo biologico (Figura 2B). L’ibridazione dei campioni marcati sull’oligo glass array è avvenuta in rotazione (10 rpm), a temperatura controllata (65 °C) per 17 ore. I vetrini sono stati lavati seguendo la procedura di lavaggio Agilent e scannerizzati con lo scanner a doppio laser G2505B (Agilent Technologies). Per ogni esperimento è stato eseguito un replicato tecnico. L’intensità di fluorescenza per ogni singola sonda è stata rilevata, con l’intensità del segnale che risulta proporzionale alla quantità di RNA legata alla sonda. Per il nostro studio è stato impiegato il protocollo one-color assay che prevede per ogni array l’ibridazione di un unico campione marcato con un solo fluorocromo; ciò permette di confrontare l’espressione genica di un campione con quella di 16 vari campioni diversi e non con quella di un unico campione come nel caso del two-color assay. Ogni campione, tuttavia, è stato ibridato a due array di due vetrini diversi, per valutare la riproducibilità ed ottenere valori medi che tengano conto dell’eventuale variabilità tecnica sui dati ottenuti. Analisi dei dati In seguito all’ibridazione e ai lavaggi, gli array POCI sono stati scansionati con lo scanner Agilent a doppio laser, versione B (G2505B, Agilent Technologies) Le immagini sono state analizzate utilizzando il software Feature Extraction (Agilent Technologies) versione 9.5. I dati grezzi sono stati processati con il software Bioconductor (www.bioconductor.org 11) nell’ambiente statistico R, applicando il metodo normexp per la correzione del background e quantile come metodo di normalizzazione tra gli array. Il pacchetto LIMMA (LInear Models for MicroArray data) è stato utilizzato per identificare i geni differenzialmente espressi nelle varie condizioni, applicando un filtro sul logaritmo in base 2 del Fold Change (>1 per i geni up-regolati e ≤1 per i geni down-regolati) e sulla statistica B corretta per i test multipli (>2). I dati finali dell’intensità di fluorescenza di ogni MINERVA BIOTECNOLOGICA Marzo 2012 Tipizzazione dell’origine di coltivazione della patata ONOFRI campione ibridato su un array, nella procedura onecolor, possono essere utilizzati per diversi tipi di confronto, ed espressi come fold change del campione scelto come ‘test’ rispetto al campione scelto come reference; nel nostro lavoro sono stati considerati geni differenzialmente espressi quelli per cui il valore di fold change era maggiore di 2 (geni up-regolati) o minore di -2 (geni down-regolati). È applicato un filtro anche alla statistica B corretta per test multipli (>2). I risultati, quindi, non sono espressi come valore assoluto dell’espressione genica, ma sempre come espressione relativa, fra coppie di campioni a confronto. Risultati In primo luogo va sottolineato che tutte le informazioni ottenibili sulla regolazione dei geni nei diversi confronti si riferiscono all’espressione genica in tuberi maturi, e dormienti. Secondariamente è stato osservato che un numero variabile da 34524 a 39533 sonde del chip davano segnali positivi e significativamente al di sopra della soglia del background, numeri che corrispondono rispettivamente al 75-85% delle feature presenti sul vetrino. La relativa costanza di questa percentuale nelle varie ibridazioni, nel corso delle prove di entrambi gli anni e per tutti i confronti, permette di ritenere il numero di geni valutato come differenzialmente espresso come affidabile. In altre parole, le forti fluttuazioni osservate nel numero di geni differenzialmente espressi nei vari confronti effettuati, non possono essere ascritte a diversità importanti nell’efficienza di ibridazione di ciascun RNA al suo array. Questa informazione permette di valutare comparativamente in maniera affidabile tutte le coppie di confronti di seguito considerate. Confronto fra i campioni del 2008 Nella Tabella II sono sintetizzate le statistiche dei confronti effettuati sui campioni 2008 fra alcune coppie di località e/o varietà. L’obiettivo di questo confronto di tipo quantitativo era verificare quale dei tre fattori considerati (varietà, regione e località) avesse l’effetto maggiore nel modulare l’espressione genica genome-wide, come osservabile mediante l’array POCI. Dai dati del 2008, e senza ancora considerare quali geni vengano modulati, emergono alcune informazioni preliminari. In primo luogo, il massimo numero di geni differenzialmente espressi più di 2 volte (up- o down-regolati), è stato in questa prima Tabella II. — Riassunto del numero di geni differenzialmente espressi (>2 o <2) osservati nei diversi confronti effettuati. Tipo di confronto Confronto N. geni differenzialmente espressi Media 2008 Fra varietà Spunta vs. Sieglinde Fra regioni Puglia vs. Sicilia Fra località Fra varietà Spunta vs. Sieglinde Puglia vs. Sicilia Fra regioni Fra località Vol. 24 - Suppl. 1 al N. 1 Cozze, Puglia Margiotta, Puglia Spunta - Cozze (P) vs. Cassibile (S) Spunta - Margiotta (P) vs. Cassibile (S) Spunta – Cozze (P) vs. Noce (S) Spunta - Margiotta (P) vs. Noce (S) Sieglinde - Cozze (P) vs. Cavaliere (S) Sieglinde - Margiotta (P) vs. Cavaliere (S) Sieglinde – Sciali (P) vs. Cavaliere (S) Spunta - Cozze (P) vs. Margiotta (P) Sieglinde - Cozze (P) vs. Margiotta (P) Spunta – Noce (S) vs. Cassibile (S) Sieglinde – Cozze (P) vs. Sciali (P) Sieglinde – Margiotta (P) vs. Sciali (P) 2009 Cassibile, Sicilia Spunta-Cozze (P) vs. Cassibile (S) Spunta-Cassibile (S) vs. Chianchi (P) Siegliende-Cisternella (P) vs. Giarre (S) Siegliende-S. Ferdinando (P) 1 vs. Giarre (S) Siegliende-S. Ferdinando (P) 2 vs. Giarre (S) Spunta-Cozze (P) vs. Chianchi (P) Siegliende-Cisternella (P) vs. S. Ferdinando (P) MINERVA BIOTECNOLOGICA 520 394 219 76 40 55 69 48 96 26 8 21 41 37 1070 1991 698 859 1954 1274 3696 2047 457 86 26 1355 2871 17 ONOFRI Tipizzazione dell’origine di coltivazione della patata annata sorprendentemente limitato: 520 è stato il massimo numero osservato, per il confronto fra due varietà, Spunta e Sieglinde, entrambe coltivate in località Cozze, in Puglia. Anche il confronto varietale Spunta-Sieglinde in un’altra località, Margiotta, Puglia, risulta in 394 geni differenzialmente espressi in modo significativo ed al di sopra della soglia di 2 x. Dai dati del 2008 presi nel loro insieme, appare quindi che le differenze fra varietà (sezione superiore della Tabella II) giustifichino la maggior parte della modulazione dell’espressione dei geni che si può osservare; minore il numero di geni modulati (40-219) che si osservano confrontando le stesse varietà coltivate in regioni diverse (sezione intermedia in Tabella II). Infine, l’effetto della località (a parità quindi di varietà e regione considerata) appare praticamente trascurabile (anche se potenzialmente importante ai fini della caratterizzazione geografica del luogo di coltivazione), modulando soltanto 8-41 geni, a seconda delle località considerate, quindi meno dello 0,1% dei geni monitorati (sezione inferiore della Tabella II). Per valutare la possibilità di caratterizzare il luogo o la regione di coltivazione mediante l’identificazione di uno specifico set di geni regolato rispetto ad una delle località utilizzate come riferimento, è utile avere una categorizzazione dei geni che mostrano significativa up- o down-regolazione nei vari confronti ed individuare un eventuale gruppo di geni costantemente regolati in diversi confronti, e la loro funzione putativa. I geni regolati nei vari confronti del 2008 sono perciò stato categorizzati in base ad una “gene ontology” predefinita, ed i risultati sono riassunti in Figura 3. Nel considerare la heat map di cui è composta questa figura, non va dimenticato che le zone rosse o verdi sono di fatto equivalenti, in quanto un gruppo di geni che viene definito come “up-regolato” in un confronto ad esempio fra Sieglinde rispetto a Spunta, si definirebbe “downregolato” confrontando Sieglinde rispetto a Spunta; in realtà anche le zone bianche corrispondono a categorie funzionali non interamente indotte o represse, ma in cui un numero pressappoco uguale di geni è up- o down-regolato, ma pur sempre regolato. Di conseguenza, ciò che è rilevante in queste heat maps è la presenza di zone rosse (maggioranza di geni afferenti a quella categoria funzionale up-regolati) o verdi (maggioranza down-regolata nel confronto), ed in misura minore bianche (uguale quantità di geni indotti e repressi nella categoria), rispetto a quelle grigie (che segnalano mancata regolazione di praticamente tutti i geni di quella categoria). 18 Come si può notare nella parte destra della tavola di Figura 3, dove sono riassunti i confronti fra località diverse delle stesse regioni e varietà, le classi metaboliche di geni che non variano sono la maggioranza (zone grigie). È interessante peraltro notare come in quasi tutti i confronti che riguardano due località, a parità di varietà e regione, il gruppo di geni afferenti al metabolismo secondario e alla risposta agli stress venga quasi sempre regolato, suggerendo che gli effetti maggiori della località siano soprattutto legati a situazioni contingenti di stress cui le colture si trovano a far fronte più che a fattori costitutivi. Ancora da notare il fatto che, come atteso, nel confronto fra le due varietà (sezione sinistra della tavola), siano sempre regolate quasi tutte le categorie, e nella maggior parte dei casi in maniera concorde in un senso o nell’altro (zone rosse e verdi), ed in una minoranza di casi in maniera disuguale, parte indotta e parte repressa (zone bianche). Solo nel confronto fra Spunta e Sieglinde in una specifica località, due categorie funzionali (di cui una, Other, onnicomprensiva) non sono risultate regolate. In qualche modo, il fatto che la maggioranza dei geni sia significativamente regolata in tutte le categorie funzionali per entrambi in confronti fra varietà, rafforza la nozione che le differenze varietali sono risultate ben più importanti di quelle dovute all’ambiente di coltivazione. Inoltre, i geni che appaiono differenzialmente regolati fra le varietà (Tabella II) risultano uniformemente distribuiti in tutte le categorie funzionali, mentre per esempio i geni collegati alla crescita cellulare e ai processi biosintetici, sono in quasi tutti i confronti fra regioni e località non regolati (righe 3 e 18 rispettivamente della heat map), come atteso da tuberi maturati contemporaneamente ed in condizione di dormienza. Come si nota dalla Figura 3, sono anche molto numerosi i geni che vengono segnalati come regolati, ma che non trovano omologhi funzionali in nessuna banca dati (no hits found) oppure anche perché gli omologhi hanno funzione sconosciuta (not assigned). Il limite nell’uso di uno strumento come il microarray risiede nel fatto quindi che, pur essendo stato interamente sequenziato il genoma di patata, la sua annotazione funzionale non è ancora completa. Di conseguenza, i dati ottenibili con questi confronti sono moltissimi, e richiederebbero di analizzare in dettaglio tutti questi geni sconosciuti ma potenzialmente importanti. L’analisi sui campioni 2008 si è poi rivolta ad individuare quali fossero specificatamente i geni che mostravano la regolazione maggiormente alterata in MINERVA BIOTECNOLOGICA Marzo 2012 Tipizzazione dell’origine di coltivazione della patata ONOFRI Figura 3. — A) “Heat map” delle classi di geni up-, down- e non regolati nei diversi confronti effettuati nel 2008; B) “Heat map” delle classi di geni up-, down- e non regolati nei diversi confronti effettuati nel 2009. Vol. 24 - Suppl. 1 al N. 1 MINERVA BIOTECNOLOGICA 19 ONOFRI Tipizzazione dell’origine di coltivazione della patata senso positivo o negativo tra i confronti considerati, nell’ipotesi che l’attività di questi geni, se riproducibile fra le annate, possa fare da “marcatore” del luogo di coltivazione. Un’altra informazione di interesse è rappresentata da quali geni siano sempre regolati, ogni volta che si confrontano ad esempio diverse varietà, o diverse località, nell’ipotesi che ci siano marcatori “funzionali” costanti della varietà o del luogo di coltivazione. Questi geni che si sono mostrati differenzialmente espressi in tutti i confron- ti di un determinato tipo (es. fra varietà, fra regioni, o fra località) sono elencati, con la loro annotazione funzionale quando disponibile, in Tabella III. Alcune indicazioni possono essere di interesse preliminare, dato che alcuni geni differenzialmente regolati sono correlabili in parte con alcune caratteristiche qualitative del tubero. Così, in tutti e tre confronti fra regioni in cui la cv. Sieglinde è stata confrontata con quella coltivata in Puglia, si è sempre osservata la repressione del gene codificante per la endo-1,4-beta Tabella III. — Geni che vengono regolati in tutti i confronti dello stesso tipo effettuati. Le colonne riportano, da sinistra: il codice della sequenza, l’annotazione funzionale del gene, la classe metabolica cui il gene afferisce, il tipo di confronto in cui il gene è risultato concordemente regolato in tutti i test, ed il numero di confronti effettuati. Tutti i dati si riferiscono all’annata 2008. Sequence Id. number Gene Description Gene Function bf_mxlfxxxx_0019g05.t3m.scf_191 MICRO.16550.C1_898 MICRO.173.C3_1624 MICR0.1759.C2_736 STMIV448TV_295 No hits found Anthocyanin-1 Nuclear RNA binding protein Salutaridinol 70 acetyltransferase No hits found Flavonoid biosynthesis RNA metabolism Alkaloid biosynthesis - bf_aarayxxx_0017b11.t3m-scf_490 MICRO.3274.C2_942 No hits found No hits found Xyloglucan endo 1,4 beta D-glucanase Calmodulin Ferredoxin Heat shock transcription factor Putative splicing factor - Cell wall modelling in response to mycotic infection MICRO.37.C15_1570 MICRO.37.C8_561 MICRO.7884.C2_509 1,3-beta.glucan glucanhydrolase (synonym) acidic class II 1,3-beta-glucanase precursor glucan endo-1,3-beta-Dglucosidase pathogenesis related protein isoform b1 elongation factor 1-alfa elongation factor 1-alfa protein kinase-like protein 140F10AF.esd_564 putative AIM1 protein MICRO.6399.C1_8211 bf_ivrootxx_0017b02.t3m.scf_21 MICRO.11295.C1_530 MICRO.4263.C4_419 POCBO55TP_58 MICRO.2286.C17_1144 MICRO.2286.C42_636 MICRO.6187.C1_994 MICRO.5426.C4_487 bf_suspxxxx_0055c04.t3m.scf_ 379 MICRO.3400.C3_926 STMDF03TV_242 MICRO.15401.C1_1040 MICRO.9976.C1_672 MICRO.1081.C35_1065 MICRO.13081.C3 473 Doen-regulated gene 20 Cell wall metabolism Signal transduction Electron transport chain Stress response RNA metabolism Response to biotic stress Comparison type n. of confrontations Different Varieties Same location 2 cv. Spunta Same Variety Different Regions 3 cv. Siegliende grown in Apulia Same variety Same region Different Locations 2 cv. Siegliende grown in Conversano Same variety Same region Different Locations 2 cv. Siegliende grown in Sciali Protein translation Signal transduction Lipid metabolism (betaoxydation) Protein degradation (seringlucose acyltransferase protease activity) Protein degradation SKP1-like protein ubiquitin-dependent 60S ribosomal protein L1 Protein translation short-chain dehydrogenase/ Generation of energy reductase (SDR) family protein metabolism precursors unknown (Arabidopsis thaliana) No hits Found unknown (Lycopersicon esculentum) Up-regulated gene. MINERVA BIOTECNOLOGICA Marzo 2012 Tipizzazione dell’origine di coltivazione della patata D-glucanasi, un enzima coinvolto nella sintesi e nel modellamento delle pareti cellulari, putativamente in grado di influenzare la consistenza e tessitura dei tuberi 12; nei confronti con la cv. Sieglinde coltivata a Sciali (Puglia), si è sistematicamente osservata, nelle altre località della stessa regione, un’induzione del gene per una putativa proteina AIM1, che gioca un ruolo nella beta-ossidazione degli acidi grassi e nello sviluppo dell’ aroma e del gusto dei tuberi 13. Sulla base di questi dati preliminari, si è poi considerato l’effetto, presumibilmente molto grande, delle annate di coltivazione sulla regolazione differenziale di questi geni e classi di geni. Sfortunatamente, le vere repliche biologiche fra il 2008 ed il 2009 sono state molto limitate, e i confronti fra annate hanno quindi solo un valore relativo. Confronto fra i campioni del 2009 In Tabella II sono sintetizzati quantitativamente i risultati dei confronti che è stato possibile fare nel 2009. Va sottolineato che nessuno dei confronti effettuati costituisce di fatto la replica esatta di quelli del 2008; ciò perché il materiale utilizzato in questo lavoro è quello effettivamente coltivato in aziende non sperimentali nei vari siti. Il confronto fra due varietà (le stesse utilizzate nel 2008, anche se la località e la regione di coltura era diversa) mostra che 1070 geni sono differenzialmente espressi in maniera significativa. Questo numero è nettamente più alto di quello osservato nel 2008 (457 in media) ma comunque dello stesso ordine di grandezza. Tuttavia, l’effetto dell’annata risulta preponderante rispetto ad ogni altra differenza; infatti, come si può vedere dalla Figura 3B, le categorie di geni differenzialmente espressi fra le varietà a parità di località sono la maggioranza, come nel 2008, ma le classi non regolate non sono le stesse dell’annata precedente, il che suggerisce che la maggior parte delle up- o down-regolazioni che si osservano siano dovute a condizioni contingenti quali presenza di stress localizzati o risposte a condizioni ambientali diverse, più che a reali differenze strutturali che concorrano alla specificità della varietà. L’estrema dipendenza dell’ espressione genica da fattori legati all’annata è confermata dal numero di geni differenzialmente regolati nel confronto fra regioni (Tabella II), che nel 2008 erano in media appena 86, mentre nel 2009 risultano oltre 1300. Tale grande variazione può essere in parte ascritta al fatto che si stanno osservando confronti fra località per la maggioranza Vol. 24 - Suppl. 1 al N. 1 ONOFRI non ripetuti nei due anni; tuttavia anche nell’unico caso in cui si utilizza la stessa varietà (Spunta) per un confronto fra le stesse località e regioni nelle due annate (Cozze, Puglia vs. Cassibile, Sicilia, 2008 e 2009) la differenza nel numero di geni regolati è molto marcata (219 nel 2008 e 1991 nel 2009). Inoltre, come si osserva dalla Tabella II, l’effetto delle località, che nel 2008 sembrava molto limitato, nel 2009 è al contrario quello che provoca un maggior numero di importanti regolazioni dell’espressione genica, come si può notare anche dall’assenza delle zone grigie (classi di geni non regolate) nella sezione più a destra di Figura 3B in confronto alla Figura 3A, dove erano invece la maggioranza. Nel 2009 rispetto al 2008, in sintesi, sembra aver avuto molta più importanza il fattore località nell’induzione/repressione di geni del tubero maturo. Questo è probabilmente legato a fattori climatici o epidemiologici, che quindi interferiscono pesantemente con la possibilità di individuare in maniera riproducibile geni o classi di geni regolati in risposta alle condizioni locali di coltivazione. Conclusioni Dalle esperienze fatte con l’uso del microarray POCI 4X44K per l’analisi dell’espressione genica in tuberi maturi e dormienti di patata, si possono trarre alcune conclusioni preliminari ed alcuni suggerimenti sul possibile proseguimento del lavoro. In primo luogo, dal momento che l’effetto dell’annata è assolutamente preponderante su effetti strettamente genetici come quelli legati a differenze varietali, è evidente che per “calibrare” uno strumento basato sulla trascrittomica in grado di individuare caratteristiche legate al luogo di coltivazione, occorre analizzare dati per un numero di annate sufficiente a “neutralizzare” la variabilità legata a tale dato, non interessante ai fini della tipizzazione. Questo problema è particolarmente importante per l’analisi di espressione, in quanto altri livelli di analisi quali quella del metaboloma dei tuberi di patata non risentono così tanto delle fluttuazioni ambientali, in quanto solo una limitata percentuale delle variazioni nei trascritti si traduce poi in un fenotipo finale variante e stabile a maturità; la maggior parte delle variazioni a livello di mRNA non ha infatti necessariamente effetti fenotipici e qualitativi visibili a livello di metaboliti. L’estrema sensibilità dell’analisi a livello trascrizionale, evidenziato anche dai risultati riportati, rende difficilmente utilizzabile l’impiego di MINERVA BIOTECNOLOGICA 21 ONOFRI Tipizzazione dell’origine di coltivazione della patata queste tecniche, tradizionalmente utili in ricerche svolte in ambiente controllato, su materiali di campo, a meno di non aver svolto una prolungata analisi dell’effetto dell’annata sulla trascrizione genica. A parte i limiti di cui si è discusso, è evidente che la stessa sensibilità che può costituire un problema, è anche una risorsa in quanto la massa di dati ottenibili per ciascuna condizione analizzata (varietà, regione, località) costituisce un patrimonio di informazioni il cui accumulo nel tempo potrà davvero fornire un quadro interessantissimo della risposta, a livello dell’espressione genica, dei tuberi alle condizioni ambientali nelle quali maturano. Basti considerare che per ogni coppia di confronti effettuati in questo lavoro, sono stati ottenuti dati relativi a circa 42000 geni di patata, molte delle quali a funzione ignota e potenzialmente importanti nella risposta all’ambiente della pianta. Una via per l’utilizzazione di questi dati è la costituzione di database di sequenze espresse nelle varie località il cui prodotto si voglia tipizzare; ma, soprattutto, la possibilità di incrociare ed integrare i dati di espressione come quelli qui descritti, con i dati relativi al profilo proteico e metabolico dei tuberi maturati nelle stesse condizioni, in modo da costituire un profilo unico di ciascuna combinazione fra varietà e luogo di origine del prodotto. Un altro elemento da prendere in considerazione per valutare l’analisi del trascrittoma mediante microarray come elemento di caratterizzazione della patata, è che i confronti sono stati effettuati su tuberi maturi e dormienti; da notare che, almeno nel materiale del 2009, il numero di geni differenzialmente espressi è stato comparabile a quello riportato da Ducreux et al. (2008), ma che in ogni caso il numero di geni che mostra regolazione è piuttosto basso rispetto al numero di sequenze rappresentate sul microarray (intorno al 4-5% al massimo). Questo è probabilmente dovuto al fatto che si sono esaminati tuberi dormienti, e che forse per questo specifico livello di analisi, una fase pre-maturità, durante la quale il tubero in sviluppo potrebbe essere maggiormente influenzato da specifiche condizioni ambientali, potrebbe essere più indicata di un’analisi dei trascritti di un tubero ormai entrato in dormienza. Questa ulteriore possibilità andrà monitorata nel lavoro futuro, confrontando una stessa varietà in due diverse località, ben caratterizzate nelle loro differenze climatiche ambientali e pedologiche, in almeno 2 o 3 fasi dello sviluppo del tubero prima della maturazione; è possibile che la regolazione di geni che governano l’accrescimento ed il riempimento 22 del tubero, ovviamente esclusi dall’analisi effettuata su tuberi maturi, possa fornire indicazioni più utili ai fini di una caratterizzazione geografica. L’analisi di espressione genica fornisce dunque un prezioso supporto ad altre modalità di analisi del prodotto tubero, ma la sua complessità è tale da richiedere attente indagini preliminari, ripetute in molte annate ed in diverse e ben caratterizzate condizioni ambientali. Bibliografia 1. Van Os H, Andrzejewski S, Bakker E, Barrena I, Byan G, Caromel B et al. Construction of a 10,000-marker ultra-dense genetic recombination map of potato: providing a framework for accelerated gene isolation and a genomewide physical map. Genetics 2006;173:1075-87. 2. Gebhardt C, Ritter E, Barone A, Debener T, Walkemeier B, Schachtschabel U et al. RFLP maps of potato and their alignment with the homoeologous tomato genome. Theor Appl. Genet 1991;83:49-57. 3. Mueller LA, Tanskley SD, Giovannoni JJ, van Eck J, Stack S, Choi D et al. The Tomato Sequencing Project, the first cornerstone of the International Solanaceae Project (SOL). Comp Funct Genom 2005;6:153-8. 4. The Potato Genome Sequencing Consortium. Genome sequence and analysis of the tuber crop potato. Nature 2011;475:189-95. 5. Visser RGF, Bachem CWB, de Boer JM, Bryan GJ, Chakrabati SK, Feingold S et al. Sequencing the potato genome: outline and first results to come from the elucidation of the sequence of the world’s third most important food crop. Am J Potato Res 2009;86:417-29. 6. 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MINERVA BIOTECNOLOGICA Marzo 2012 MINERVA BIOTEC 2012;24(Suppl. 1 al N. 1):23-34 Progettazione e sintesi di DNA ricombinante come standard per la determinazione quantitativa di ingredienti geneticamente modificati in alimenti A. CIRILLO, S. DEL GAUDIO, G. DI BERNARDO, F. GAGLIONE, U. GALDERISI, M. CIPOLLARO L Sezione di Biotecnologie e Biologia Molecolare “A. Cascino” Dipartimento di Medicina Sperimentale Seconda Università degli Studi di Napoli, Napoli, Italia Autore di contatto: G. Di Bernardo, Sezione di Biotecnologie e Biologia Molecolare “A. Cascino”,Dipartimento di Medicina Sperimentale, Seconda Università degli Studi di Napoli, Via Costantinopoli 16, 80138 Napoli, Italia. E-mail: gianni.dibernardo@unina2.it tore plasmidico in cui sono integrate differenti sequenze bersaglio quali le sequenze transgeniche e quelle del gene endogeno di riferimento 4. L’impiego di DNA ricombinante come standard rappresenta un’interessante innovazione nell’ambito della certificazione OGM. In letteratura sono, infatti, presenti diversi lavori 4-7 che hanno come scopo la sintesi e l’utilizzo di questi calibratori, testimoniando il notevole interesse per questo argomento. Innanzitutto il DNA plasmidico può essere prodotto in quantità illimitata attraverso il clonaggio in cellule batteriche. Le collaudate procedure di estrazione e conservazione consentono di ottenere un DNA altamente purificato e di poter costruire curve di calibrazione in un qualunque intervallo di concentrazione. La possibilità di effettuare un’analisi quantitativa anche nei casi in cui non siano disponibili gli standard certificati dall’IRMM costituisce il vantaggio maggiore offerto da queste molecole. In questo lavoro viene descritta la progettazione e realizzazione di un calibratore plasmidico per la quantificazione della patata EH92-527-1, unica varietà di patata GM ammessa alla commercializzazione in Europa, ottenuta dalla cultivar Prevalent, attraverso l’introduzione del gene “GBSS” (granule bond starch syntase protein), deputato alla produzione di amilosio. La varietà contiene il 98% di amilopectina ed il 2% di amilosio contro l’85% di amilopectina ed il 15% di amilosio della cultivar tradizionale, pertan- ’impiego di Organismi Geneticamente Modificati (OGM) e di prodotti derivati da OGM nella catena alimentare è sottoposto a precise regolamentazioni in diversi paesi allo scopo di garantire la libertà di scelta dei consumatori. L’Unione Europea ha reso obbligatoria l’etichettatura dei cibi nei casi in cui in essi sia presente una percentuale maggiore dello 0.9% di ingredienti geneticamente modificati (Reg.1829/2003) 1. Lo sviluppo di metodi affidabili per la quantificazione di OGM assume pertanto un ruolo sempre crescente. L’amplificazione del DNA attraverso PCR real time 2 (reazione a catena della polimerasi in tempo reale) costituisce attualmente l’analisi di elezione per la rilevazione di OGM nelle matrici alimentari in quanto permette di sfruttare l’alta sensibilità della metodica per ottenere la quantificazione del contenuto di OGM 3. Nelle reazioni di PCR real time, per la costruzione delle curve di riferimento, vanno inclusi una serie di calibratori che, di norma, sono costituiti dal DNA estratto da farine ottenute dalle cultivar vegetali di interesse, certificate dall’Istituto di Riferimento per i Materiali e le Misure (IRMM, Belgio). L’impiego di tali farine presenta, tuttavia, alcuni punti deboli: innanzitutto la deperibilità dei materiali, il loro costo e l’impossibilità di reperire materiale certificato per tutti gli eventi geneticamente modificati (GM). Come calibratori alternativi si possono impiegare molecole di DNA ricombinante costituite da un vet- Vol. 24 - Suppl. 1 al N. 1 MINERVA BIOTECNOLOGICA 23 CIRILLO PROGETTAZIONE E SINTESI DI DNA RICOMBINANTE to il tubero GM, contenendo una minore quantità di amilosio, si presta meglio alla lavorazione industriale. Il calibratore plasmidico descritto in questo lavoro contiene in tandem due frammenti target (evento-specifico e specie-specifico) necessari per la determinazione quantitativa di EH92-527-1 attraverso la PCR real time. La costruzione del tandem è stata ottenuta utilizzando la tecnica della PCR overlapping 4 che prevede l’uso di primer progettati ad hoc per ottenere ampliconi parzialmente complementari tra loro. Nell’ambito della tracciabilità dei prodotti OGM lungo la filiera produttiva è stato affrontato il problema della loro rilevabilità anche in prodotti lavorati. Infatti, mentre l’amplificazione del DNA estratto da matrici non lavorate (semi, foglie) o poco lavorate (sfarinati) non presenta particolari problemi, l’analisi dei prodotti lavorati risulta più difficoltosa poiché i procedimenti meccanici, termici e chimici possono danneggiare il DNA causando idrolisi, depurinazione, cross-linking ed ossidazione 8. È stato anche dimostrato 9, 10 che i metodi di estrazione possono avere un effetto significativo sulla resa e sulla qualità del DNA e che ciascuna matrice alimentare richiede, pertanto, l’individuazione del metodo di estrazione più appropriato o l’ottimizzazione di esso. La presenza di un DNA danneggiato e frammentato comporta una ridotta efficienza di amplificazione o, addirittura, l’impossibilità di rilevare le sequenze target quando si utilizzano ingredienti processati o quando questi ingredienti siano presenti in tracce. La strategia di preamplificazione, una tecnica di biologia molecolare che consente di aumentare la sensibilità della PCR Real time e conseguentemente il numero di target analizzabili in DNA estratti da alimenti lavorati 11 è stata applicata alla rilevazione di OGM in prodotti lavorati contenenti mais e/o soia con l’obiettivo di risolvere le problematiche su esposte. Metodi Materiali e metodi Estrazione Materiali Sono stati usati materiali di riferimento (SigmaAldrich St. Louis, UK) certificati dall’IRMM contenenti 100% (ERM-BF421b) e 0% (ERM-BF421a) di farina di patata EH92-527-1, 5% (ERM-BF412f), 1% (ERM-BF412d) e 0.1% (ERM-BF412b) di farina di mais Bt11, 5% (ERM-BF410f), 1% (ERM-BF410d) e 24 0.1% (ERM-BF410b) di farina di soia RR. I campioni di controllo (GeMSU09A, GeMSU09B, GeMSU22A e GeMSU22B) sono stati acquisiti presso il “Central Science Laboratory”, (UK) nell’ambito del circuito FAPAS (Proficiency testing schemes). Le matrici alimentari (farina di soia, polenta, snack salato, snack al mais, merendina alla frutta, pane di soia, latte di soia) sono state reperite in negozi locali, ad eccezione del mix shake e dei semi di soia tostati, forniti da un agente di vendita. Primer e sonde TaqMan Le sequenze dei primer e delle sonde TaqMan (ADH1, LE1, p35S, tNOS, mais Bt11, soia RR) sono quelle riportate nella norma UNI EN ISO 21570:2005 12. Le sequenze dei primer e delle sonde specifiche dell’evento transgenico EH92-527-1 sono suggerite dal protocollo di amplificazione proposto dal Community Reference Laboratory (CRL). I primer e le sonde TaqMan per l’amplificazione del gene endogeno UDP-glucose pyrophosphorylase (UGP-ase), per il gene codificante per il tRNA della leucina (tRNA leu) e per la sequenza codificante il terminatore del gene della nopalina sintasi (tNOS) sono stati disegnati impiegando il software Primer Express 5.0 (Applied Biosystems). Il primer St527-r1- tail è stato progettato “ad hoc” per la esecuzione della PCR overlapping. Per la progettazione dei primer specifici per tLeu, un gene plastidiale altamente conservato nelle specie vegetali, sono state allineate sequenze di mais, soia, colza, grano, riso, cotone e patata. La presenza di diversi polimorfismi nella sequenza compresa tra i primer ha impedito la progettazione di una sonda e pertanto l’amplificazione in PCR Real time di tLeu è stata effettuata impiegando, in alternativa, l’intercalante aspecifico SYBR Green. I primer e le sonde sono state preparate in parte dalla ditta Eurofins MWG Operon, in parte dalla ditta Life Technologies. del DNA Le matrici alimentari sono state polverizzate attraverso l’uso di mortaio e pestello in presenza di azoto liquido. L’estrazione del DNA è stata effettuata impiegando un metodo basato sull’utilizzo del bromuro di cetil-trimetilammonio (CTAB) secondo il protocollo descritto in UNI EN ISO 21571:2005 13. Tutte le estrazioni sono state condotte in duplica- MINERVA BIOTECNOLOGICA Marzo 2012 PROGETTAZIONE E SINTESI DI DNA RICOMBINANTE CIRILLO to. La concentrazione del DNA è stata determinata impiegando lo spettrofotometro Nanodrop ND1000 (Thermo Scientific, Wilmington, DE). L’integrità del DNA estratto è stata verificata mediante corsa elettroforetica su gel di agarosio all’1% in TE (Tris-EDTA). Realizzazione del calibratore plasmidico: PCR over- lapping Amplificazione del DNA da farina di patata con primer specie-specifici ed evento specifici. Le reazioni di amplificazione dei frammenti target nella prima fase della PCR sono state condotte impiegando 100ng di DNA estratto da farina di patata 100% OGM in un volume totale di 25 µl di una solu- zione 3 mM MgCl2, 50 mM KCl, 10 mM Tris-HCl pH 9.0, 0.1% Triton X-100, 200 µM dNTP e 2.5 U di AmpliTaq Gold DNA Polymerase (Applied Biosystems) (Figura 1). Il primer St527-r1- tail è costituito, a partire dall’estremità 5’, da 12 nucleotidi complementari ad un tratto dell’estremità 5’ del primer UGPf e condivide poi la sequenza dei primi 15 nucleotidi del primer st 527-r, in modo tale che l’amplicone ottenuto con i primer Event 527 bf1 e St527-r1-tail contenga una sequenza complementare all’amplicone ottenuto con i primer UGPf e UGPr. Dopo una fase di denaturazione iniziale del DNA a 95 °C per 6 minuti, i 35 cicli di amplificazione prevedono una fase di denaturazione a 95 °C per 45 Figura 1. — Schema semplificativo della reazione di PCR overlapping. In una prima reazione di PCR vengono amplificati separatamente il frammento evento-specifico e quello specie-specifico. In una seconda reazione di PCR i prodotti della prima amplificazione vengono miscelati in eguale quantità e sottoposti ad amplificazione. Il risultato è l’integrazione in tandem dei due ampliconi. Il riquadro rappresenta uno stadio intermedio della seconda reazione di PCR in cui le estremità 3’ delle molecole ibride sono estese dalla Taq DNA polimerasi. Vol. 24 - Suppl. 1 al N. 1 MINERVA BIOTECNOLOGICA 25 CIRILLO PROGETTAZIONE E SINTESI DI DNA RICOMBINANTE secondi, una fase di annealing ed estensione a 60°C per 45 secondi. Le sequenze dei primer (evento-specifici) Event 527 bf1 e St527-r1- tail, dei primer (specie-specifici) UGPf e UGPr diretti contro una porzione del gene UGP-ase e le relative concentrazioni d’uso sono riportate in Tabella I, pannello A. Blunt ending degli ampliconi. Il trattamento con la T4 DNA polimerasi è stato condotto in un volume totale di 100 µl di una soluzione 165 mM tris-acetato pH 7.9, 330 mM sodio acetato, 50 mM DTT, 100 µM dNTP, 10 U T4 DNA polimerasi (Invitrogen, Carlsbad, CA, USA) in presena di 3µl di prodotto di PCR. La miscela è stata incubata a 11°C per 15 minuti, in ghiaccio per 2 minuti ed incubata a 75°C per 10 minuti per l’inattivazione dell’enzima. Integrazione in tandem dei frammenti specie-specifici ed evento specifici. La reazione di amplificazione della seconda fase della PCR overlapping è stata condotta in un volume totale di 25 µl di una soluzione 1,5 mM MgCl2, 50 mM KCl, 10 mM Tris-HCl pH 9.0, 0,1% Triton X-100, 200 µM dNTP, 0.2 µM di ciascun primer (Event 527bf1 ed UGPr), 2,5 U di AmpliTaq Gold DNA Polymerase (Applied Biosystems) in presenza di 0,5 µl del prodotto di PCR ottenuto per l’amplificazione del gene endogeno UGP-ase e 0,5 µl del prodotto di PCR evento-specifico dopo trattamento con T4 DNA polimerasi. Dopo una fase di denaturazione iniziale del DNA a 95 °C per 6 minuti, i 40 cicli di amplificazione prevedono una fase di denaturazione a 95 °C per 45 secondi, una fase di annealing ed estensione a 60 °C per 45 secondi. La dimensione attesa dell’amplicone è di 196 bp. Tabella I. — Sequenze dei primer e delle sonde utilizzate per la realizzazione del calibratore plasmidico (Pannello A) e per la preamplificazione (Pannello B). Da sinistra a destra troviamo il target, il nome del primer e della sonda, le sequenze, le concentrazioni d’uso e le dimensioni attese dell’amplicone. Target Pannello A UGP-ase Evento EH92-527-1 Pannello B Leu tRNA ADH1 LE1 p35S tNOS Evento Bt11 Costrutto RR 26 Primer e sonda Sequenza Concentrazione (nM) UGP f UGPr UGP probe Event 527 bf1 St527-r1 St527-S1 St527-r1- tail 5’-TGGCCTCTGTGGTGGACAA-3’ 5’-TCTCTTCACATGTCCAAACCATCT-3’ 5’-VIC-CTGAGGGAAGCGAGACT-BHQ-3’ 5’-GTGTCAAAACACAATTTACAGCA-3’ 5’-TCCCTTAATTCTCCGCTCATGA-3’ 5’-FAM-AGATTGTCGTTTCCCGCCTTCAGTT-TAMRA-3’ 5’-CCACAGAGGCCATCCCTTATTCTCCG-3’ 900 300 100 900 900 160 100 tLeu F tLeu R ADH F3 ADH R4 ADH1-MDO GM1-F GM1-R Sonda GM1 35S-F 35S-R 35S-TMP tNOS-F tNOS-R Sonda tNOS Bt11 3JF Bt11 3JR Bt11 3JFT RR1-F RR1-R Sonda RR1 5’-TCCAAATTCAGAGAAACCCTGG-3’ 5’-GCTAAGCAATCTTGTCGAAGGT-3’ 5’-CGTCGTTTCCCATCTCTTCCTCC-3’ 5’-CCACTCCGAGACCCTCAGTC-3’ 5’-FAM-AATCAGGGCTCATTTTCTCGCTCCTCA-TAMRA-3’ 5’-CCAGCTTCGCCGCTTCCTTC-3’ 5’-GAAGGCAAGCCCATCTGCAAGCC-3’ 5’-FAM-CTTCACCTTCTATGCCCCTGACAC-TAMRA-3’ 5’-GCCTCTGCCGACAGTGGT-3’ 5’-AAGACGTGGTTGGAACGTCTTC-3’ 5’-FAM-CAAAGATGGACCCCCACCCAC-TAMRA-3’ 5’-CAAACATTTGGCAATAAAGTTTCTTAAG-3’ 5’-TTATTACATGCTTAACGTAATTCAACAG-3’ 5’-FAM-TCCTGTTGCCGGTCTTGCGATGATTATC-TAMRA-3’ 5’-GCGGAACCCCTATTTGTTTA-3’ 5’-TCCAAGAATCCCTCCATGAG-3’ 5’-FAM-AAATACATTCAAATATGTATCCGCTCA-TAMRA-3’ 5’-CATTTGGAGAGGACACGCTGA-3’ 5’-GAGCCATGTTGTTAATTTGTGCC-3’ 5’-FAM-CAAGCTGACTCTAGCAGATCTTTC-TAMRA-3’ 200 200 300 300 200 600 600 120 300 900 100 300 300 120 750 750 250 600 600 120 MINERVA BIOTECNOLOGICA Dimensione dell’amplicone 62 134 196 180 bp 134 bp 74 bp 82 bp 98 bp 70 bp 74 bp Marzo 2012 PROGETTAZIONE E SINTESI DI DNA RICOMBINANTE Clonaggio CIRILLO del costrutto in cellule batteriche Gli ampliconi ibridi ottenuti dalla PCR overlapping sono stati integrati nel plasmide pCR 2.1 attraverso l’uso del kit TA Cloning Kit (Invitrogen), clonati in cellule batteriche chimicamente competenti di E. coli “One Shot Top 10 Chemically Competent E. coli” (Invitrogen) secondo le indicazioni del fornitore e piastrate su un terreno di coltura selettivo contenente ampicillina (Sigma-Aldrich). Le colonie ottenute sono state sottoposte a mini preparazione plasmidica utilizzando il kit Nucleo Spin Plasmid (Macherey-Nagel, Düren, Germany) secondo le istruzioni del fornitore. 800 ng di DNA plasmidico sono stati sequenziati utilizzando il kit “CEQ 8000 dye terminator cycle sequencing with quick start kit’’ protocol” (Beckman Coulter Fullerton, CA) utilizzando il sequenziatore automatico CEQ8000 (Beckman Coulter). Linearizzazione del calibratore plasmidico La digestione di 1 µg di plasmide viene condotta in un volume totale di 25 µl di una soluzione 100 mM NaCl, 50 mM Tris-HCl, 10 mM MgCl2, 1 mM DTT in presenza di 20 U dell’enzima di restrizione BssHII e 20 U dell’enzima di restrizione BglII. La miscela è stata incubata a 37 °C per 2 ore e la presenza di DNA digerito è stata verificata con una corsa elettroforetica su gel di agarosio all’ 1,2 %. Preamplificazione La procedura sperimentale di preamplificazione come indicato da Del Gaudio et al., (2009) è stata eseguita utilizzando 9 pmol di ciascun primer (Tabella I, pannello B) per ottenere una pooled mix. Le condizioni di reazione prevedono la preamplificazione di 200 ng di DNA in un volume totale di 50 µl, contenente 25 µl di TaqMan PreAmp Master Mix (Applied Biosystems) e 6.25 µl di pooled mix. La reazione condotta in un termociclatore Veriti (Applied Biosystems), prevede una fase di denaturazione del DNA a 95 °C per 10 minuti, seguita da 10 cicli di amplificazione così costituiti: denaturazione del DNA a 95 °C per 15 secondi, 4 minuti a 60 °C per annealing ed estensione. I prodotti della preamplificazione sono stati diluiti 1:5 con il buffer 1X Tris-EDTA ed usati come stampo per le successive PCR Real time. Per ciascun target la PCR real time è stata condotta in triplicato sia su campioni preamplificati che non Vol. 24 - Suppl. 1 al N. 1 preamplificati, utilizzando il termociclatore DNA Engine Opticon 2 MJ Research (Biorad). Sia per la reazione con SYBR Green sia con sonde TaqMan, 5 µl di DNA sono stati amplificati in un volume totale di reazione di 25 µl con primer specifici per il target di interesse alle condizioni descritte in Del Gaudio et al. (2009) 11. Raccolta ed analisi dei dati Le curve di calibrazione sono state costruite diluendo serialmente il DNA estratto dalla farina al 5% di mais Bt11, ottenendo 258 129, 65, 16 e 5 ng di DNA corrispondenti a 4734, 2366, 1184, 296, 98 copie della sequenza transgenica e 94676, 47340, 23680, 5920, 1960 copie del genoma di mais per reazione 14. Il DNA estratto dalla farina al 5% di soia RR è stato diluito serialmente ottenendo 100, 50, 12.5, 4.2 ed 1.4 ng di DNA corrispondenti a 4425, 2212, 533, 184, 61 copie della sequenza transgenica e 88495, 44248, 11062, 3687, 1229 copie del genoma di soia per reazione. Le curve di calibrazione per la quantificazione dell’evento EH92-527-1 sono state costruite utilizzando DNA estratto da farina al 100% di OGM diluito in rapporto 1:10 in DNA estratto da farina di patata 0% OGM al fine di ottenere un campione di DNA al 10%. I campioni a percentuale nota di EH92-527-1 pari a 0.1%, 0.5%, 1%, 2%, 5% sono stati ottenuti miscelando quantità opportune di DNA estratto da farina al 100% con DNA estratto da farina di patata 0%. Per la costruzione della curva di riferimento sono state eseguite diluizioni in H2O bidistillata pari a 200, 66.6, 22.2, 7.04, 2.46, 1 ng di DNA corrispondenti a 11111, 3704, 1234, 411, 137, 46 copie della sequenza transgenica e 111111, 37036, 12346, 4115, 1372, 457 copie del genoma di patata per reazione. Le curve di calibrazione utilizzando il calibratore plasmidico sono state eseguite diluendo il DNA plasmidico digerito al fine di ottenere 107, 106, 105, 104, 103, 102, 50, 25 copie della sequenza transgenica ed endogena per reazione. 5 µl di ciascuna diluzione sono stati utilizzati in una reazione condotta in 25 µl di soluzione 1X TaqMan Universal PCR Master Mix, utilizzando primer e sonde alle concentrazioni d’uso indicate in Tabella III. I valori di Ct in funzione del log10 del numero di molecole sono stati utilizzati per determinare il contenuto di OGM del campione incognito come rapporto espresso in percentuale tra il numero di MINERVA BIOTECNOLOGICA 27 CIRILLO PROGETTAZIONE E SINTESI DI DNA RICOMBINANTE molecole del transgene ed il numero di molecole del gene endogeno. Per ciascun valore è stata riportata la media, la deviazione standard (SD) e la deviazione standard relativa (RSD o CV). Per la determinazione del LOD (limite di rilevamento) si è proceduto calcolando il più basso numero di copie corrispondenti ad un RSD≤33%. Per la determinazione del LOQ (limite di quantificazione) si è proceduto calcolando il più basso numero di copie corrispondenti ad un RSD≤25%. L’efficienza di amplificazione è stata determinata amplificando diluzioni seriali del DNA mediante la seguente formula: 10(-1/slope)-1. L’analisi statistica è stata effettuata con l’ausilio del software GraphPad (Prism 5). Per analizzare le differenze significative tra i campioni preamplificati e non preamplificati, è stato eseguito il test ANOVA a due code: un valore di probabilità P<0.05 è stato considerato statisticamente significativo. Risultati Realizzazione del calibratore plasmidico Per la messa a punto del protocollo di sintesi del calibratore plasmidico per la quantificazione di tipo evento-specifico della patata EH92-527-1 è stata utilizzata la farina certificata dall’IRMM contenente il 100% di OGM. Il calibratore plasmidico è stato realizzato integrando, nel vettore plasmidico pCR 2.1, un inserto costituito da un tratto evento-specifico, ottenuto amplificando la zona di giunzione tra il DNA esogeno ed il genoma della pianta ospite in tandem con un tratto del gene UGP-ase scelto come endogeno della specie Solanum tuberosum. La contemporanea amplificazione del gene endogeno è indispensabile per la quantificazione del costrutto stesso in quanto la quantificazione degli OGM è di tipo relativo. L’integrazione in tandem dei frammenti descritti è stata realizzata impiegando la tecnica denominata PCR overlapping, in tre fasi. Durante la prima fase sono stati amplificati separatamente sia i tratti specifici della sequenza endogena utilizzando i primer UGPf ed UGPr sia la sequenza transgenica utilizzando i primer Event 527 bf1 ed St527-r1- tail (Tabella I). Nella seconda fase, i due ampliconi ottenuti sono stati sottoposti a trattamento con T4 DNA polimerasi che, grazie all’attività esonucleasica 3’-5’ rimuove la coda di poli-A che la Taq DNA polimerasi aggiunge 28 durante l’amplificazione. Durante l’ultima fase, i due prodotti di PCR specie-specifico ed evento-specifico sono stati mescolati e le estremità 3’ complementari dei due filamenti, sono state estese dalla Taq DNA polimerasi ottenendo un frammento costituito dai due target integrati, successivamente amplificato con i primer Event 527 bf1 e UGPr (Tabella I). Il frammento così ottenuto è stato clonato nel vettore plasmidico pCR2.1 e successivamente sottoposto a sequenziamento che ha confermato la sequenza attesa. Il plasmide è stato linearizzato con gli enzimi di restrizione BssHII e BglII ed utilizzato per la fase di messa a punto di protocolli di quantificazione dell’OGM in PCR Real time. I punti di diluizione del plasmide utilizzati per la costruzione della retta di calibrazione sono stati scelti in base al valore soglia dello 0,9%, limite massimo della percentuale di OGM nei prodotti alimentari ammessi dalla Comunità Europea, in un intervallo compreso tra 5 volte il valore soglia e 10 volte inferiore ad esso 15 coprendo un intervallo compreso tra 0,1% e 4,5%. In base alla dimensione del genoma di patata, il valore di 0,1% di EH92-527-1 corrisponde a 111 molecole, mentre, un valore del 4,5% corrisponde a 4995 molecole. Per la realizzazione della retta di taratura sono state impiegate diluizioni seriali del calibratore plasmidico comprese tra 25 e 107 di molecole. Sono stati valutati i parametri di “slope” ed efficienza della retta di calibrazione utilizzando come calibratori sia il DNA al 10% di OGM sia il plasmide. I valori ottenuti nel primo caso sono: “slope”-3,7; efficienza 86% per il transgene, quelli ottenuti per il gene endogeno sono: “slope” -3,8; efficienza 83%. I valori di “slope” ed efficienza della retta di calibrazione per la sequenza endogena e transgenica utilizzando il plasmide come calibratore sono riportati in Tabella II. Allo scopo di determinare il range dinamico del metodo e l’accuratezza del calibratore, sono stati quantificati in quadruplicato campioni a percentuale nota di EH92-527-1 pari a 0.1%, 0.5%, 1%, 2%, 5% (Tabella III). Come è mostrato in Tabella III, alle misure è stato applicato un fattore di calibrazione pari a 0,007 ottenendo un nuovo valore, definito valore misurato corretto. Uno dei principali problemi nella rilevazione del DNA da prodotti alimentari trasformati è la qualità del DNA estratto dal momento che il DNA danneggiato e/o frammentato, la presenza di impurità residue o basse rese di estrazione possono inibire la reazione di amplificazione. Il metodo di estrazione MINERVA BIOTECNOLOGICA Marzo 2012 PROGETTAZIONE E SINTESI DI DNA RICOMBINANTE CIRILLO Tabella II. — Valori di pendenza, efficienza di amplificazione, coefficiente di correlazione, LOD e LOQ delle rette di calibrazione per la sequenza endogena (UGPase) e transgenica (EH92-527-1) relativi ad esperimenti di Real-time PCR in cui il plasmide linearizzato è stato utilizzato come calibratore. UGPase EH92-527-1 Pendenza Efficienza R2 Pendenza Efficienza R2 -3,36 -3,51 -3,57 -3,46 -3,55 98,43 92,70 90,59 94,54 91,30 LOD LOQ 0,99 0,99 0,99 0,98 0,99 6 33 -3,70 -3,69 -3,68 -3,60 -3,65 86,32 86,64 86,95 89,57 87,92 LOD LOQ 0,99 0,99 0,99 0,98 0,99 21 148 Tabella III. — Valori misurati del contenuto percentuale di EH92-527-1 nei campioni a concentrazione nota ottenuti impiegando il calibratore plasmidico. In tabella sono riportati: il valore atteso corrispondente al contenuto percentuale noto di OGM nei campioni analizzati; il valore misurato e la deviazione standard relativa (RSD); il fattore di calibrazione calcolato come rapporto tra il valore misurato ed il valore atteso; il valore misurato corretto ottenuto dal rapporto tra il valore misurato ed il fattore di calibrazione e la deviazione standard relativa ad esso associato. Valore atteso (%) Valore misurato (%) RSD (%) 0,1 0,5 1 2 5 Media 3,800 x 10-6 0,004 0,017 0,009 0,034 20,789 4,040 55,704 13,793 42,353 27,336 Fattore di calibrazione 3,8 x 10-5 0,008 0,017 0,005 0,007 0,007 basato sull’impiego del CTAB è risultato quello più efficace tra tutti quelli utilizzati per l’estrazione di DNA dalle matrici alimentari in esame (dati non mostrati). L’amplificabilità dei DNA estratti con questo metodo dalle matrici di interesse è stata valutata mediante l’amplificazione del gene tRNA leu. Risultati positivi sono stati ottenuti per tutti i campioni in esame come mostrato in Tabella IV. Per quanto riguarda l’individuazione di OGM, è stata dapprima effettuata l’amplificazione delle sequenze specie-specifiche, quali ADH1 per il mais e LE1 per la soia i cui risultati sono riassunti nella Tabella IV: quattro campioni contenevano DNA di mais (polenta, snack salato, snack al mais, mix shake), cinque contenevano DNA di soia (farina di soia, mix shake, semi di soia tostati, pane di soia, latte di soia) e solo uno conteneva il DNA di entrambe le specie vegetali (mix shake). La sequenza del promotore 35S è stata rilevata in cinque campioni (farina di soia, polenta, mix shake, pane di soia, latte di soia) mentre il terminatore NOS è stato rilevato in tre campioni (mix shake, pane di soia, latte di soia). Vol. 24 - Suppl. 1 al N. 1 Valore misurato corretto (%) RSD (%) 5,430 x 10-4 0,500 2,125 1,225 4,881 29,466 3,968 55,718 11,673 42,041 28,573 I campioni di snack salato, snack al mais e semi di soia tostati, pur contenendo mais, soia o entrambe le specie, sono risultati negativi all’amplificazione del promotore 35S e del terminatore NOS. Per quanto riguarda le matrici alimentari contenenti soia gli estratti risultati positivi alla fase di screening (mix shake, pane di soia, latte di soia) sono stati sottoposti ad una PCR costrutto-specifica che prevedeva l’amplificazione della regione di giunzione tra il promotore 35S e la sequenza del Chloroplast Transit Peptide (CTP) che precede la sequenza del gene EPSPS presente nella soia Roundup Ready. I risultati (Tabella IV) indicano che le matrici in esame contengono effettivamente soia transgenica derivante dall’evento di trasformazione GTS 40-3-2 (Roundup Ready), regolarmente autorizzato nell’ambito dell’UE. Per la specie Zea mays l’identificazione è stata limitata all’evento Bt11. Gli estratti risultati positivi all’analisi di screening (polenta e shake mix) sono stati saggiati impiegando una coppia di primer ed una sonda specifici per la regione di giunzione tra MINERVA BIOTECNOLOGICA 29 CIRILLO PROGETTAZIONE E SINTESI DI DNA RICOMBINANTE Tabella IV. — Sono riportati media, deviazione standard e coefficiente di variazione dei valori di Ct ottenuti dall’amplificazione di sette geni target, I. — campioni preamplificati rispetto ai non preamplificati mostrano una riduzione altamente significativa (p< 0,0001) del valore di Ct in un intervallo tra 3,03 e 7,45. leu tRNA Matrice Preamplificato Farina di soia Polenta Snack salato Snack al mais Merendina alla frutta Mix shake semi di soia tostati Pane di soia Latte di soia 16,52±0,14 0,85% 12,22±0,01 0,13% 12,68±0,02 0,16% 11,49±0,22 1,91% 14,83±0,50 3,37% 18,17±0,14 0,76% 19,31±0,38 1,97% 13,25±0,35 2,66% 14,62±0,35 2,41% adh1 Non preamplificato 19,54±1,05 5,37% 16,06±0,47 2,92% 17,49±0,09 0,52% 14,44±0,30 2,10% 19,46±0,62 3,19% 22,70±0,84 3,7% 22,79±0,17 0,74% 17,42±0,41 2,36% 19,48±0,82 4,2% Preamplificato - - 19,57±0,32 1,63% 29,08±0,16 0,57% 20,09±0,13 0,64% - 25,69±0,33 1,28% 34,65±0,67 1,93% 25,23±0,74 2,91% - 29,04±0,38 1,30% - 34,37±0,50 1,47% - - - - - l’estremità 3’ del costrutto ed il genoma della pianta ospite ottenendo risultato positivo solo per il DNA estratto da polenta. Tutte le reazioni di amplificazione in PCR Real time sono state condotte sia sui campioni preamplificati che non preamplificati ed i risultati sono stati confrontati per verificare l’applicabilità della tecnica ed individuarne gli effettivi vantaggi. I parametri che sono stati considerati sono: la sensibilità, la linearità, la precisione, l’efficienza e l’accuratezza. La Tabella IV riporta i valori medi, la deviazione standard (SD) e la deviazione standard relativa (CV) dei valori di Ct. I campioni preamplificati, rispetto a quelli non preamplificati, hanno mostrato un significativo miglioramento dei valori di Ct (P<0.0001) in un intervallo di valori compreso tra 3,03 fino a 7,45. Il confronto dei Ct medi relativi ai campioni preamplificati e non preamplificati ha evidenziato un’alta correlazione (R2=0,983). Le deviazioni standard relative dei Ct medi dei campioni preamplificati sono risultate significativamente più basse di quelle ottenute per i campioni non preamplificati (P=0,0319), indicando che la procedura di preamplificazione aumenta la precisione dell’analisi quantitativa. Un ulteriore vantaggio della preamplificazione è legato alla possibilità di effettuare analisi in PCR 30 le1 non preamplificato Preamplificato Non preamplificato 22,30±0,23 1,03% - 27,48±0,30 1,09% - - - - - - - 20,33±0,34 1,67% 19,48±0,14 0,72% 22,75±0,40 1,75% 18,63±0,30 1,61% 25,86±0,37 1,43% 25,32±0,38 1,50% 28,37±0,23 0,81% 24,67±0,22 0,89% Real time in triplicato per 15 target utilizzando 200 ng di DNA mentre per le reazioni di amplificazione non precedute dalla preamplificazione sono richiesti 100 ng di DNA per ogni singolo target. L’efficienza di amplificazione è stata determinata per le matrici in esame relativamente ai target endogeni (Tabella V): mentre l’efficienza di amplificazione di ADH1 e LE1 non mostra differenze significative tra i campioni preamplificati e non preamplificati, i dati evidenziano una significativa (P=0,0112) riduzione dell’efficienza di amplificazione di tRNA leu nei campioni preamplificati rispetto ai non preamplificati. I campioni polenta, mix shake, pane di soia e latte di soia, risultati positivi all’analisi qualitativa (Tabella IV), sono stati analizzati in PCR Real time per la quantificazione del mais Bt11 e/o della soia Roundup Ready. La Tabella VI riporta per ciascun campione, preamplificato e non preamplificato, il contenuto percentuale di OGM, la deviazione standard e la deviazione standard relativa. In Tabella VI sono anche mostrati i risultati ottenuti dall’amplificazione di DNA estratti dalle farine di riferimento (0.1% e 1% mais Bt11 e soia RR) e dalle farine fornite dal FAPAS, per valutare l’accuratezza della tecnologia di preamplificazione. MINERVA BIOTECNOLOGICA Marzo 2012 PROGETTAZIONE E SINTESI DI DNA RICOMBINANTE p35S CIRILLO tNOS mais Bt11 Preamplificato non preamplificato - RR soia Preamplificato Non preamplificato preamplificato non preamplificato preamplificato non preamplificato 31,00±0,00 29,83±0,02 0,07% - 36,25±1,06 2,92% 34,85±0,32 0,92% - - NT NT - - - - - - 32,50±0,30 0,92% NT 39,45±0,60 1,5% NT NT NT NT NT - - - - NT NT NT NT - - - - NT NT NT NT 33,84±0,40 1,20% - 38,38±0,44 1,15% - 35,55±0,07 0,20% - 38,76±1,07 2,76% - - - NT NT 34,88±0,08 0,23% NT 40,15±0,30 0,75% NT 34,38±1,12 3,26% 23,05±0,22 0,95% 37,29±0,52 1,39% 28,10±0,46 1,64% 31,67±0,15 0,47% 30,63±1,30 4,24% 38,22±0,59 1,54% 38,08±1,02 2,69% NT NT NT NT 32,53±0,14 0,43% 32,71±0,24 0,75% 38,36±0,61 1,59% 38,59±0,25 0,65% Tabella V. — Efficienze di amplificazione dei diversi campioni e target. Campione Farina di soia Polenta Snack salato Snack al mais Merendina alla frutta Mix shake Semi di soia tostati Pane di soia Latte di soia Leu tRNA ADH1 Preamp, Non-preamp, Preamp, Non-preamp, Preamp, Non-preamp, 0,49 0,79 0,91 0,87 0,76 0,66 1,00 1,00 1,00 0,99 0,81 0,87 0,90 - 0,69 0,91 0,90 - 0,92 - 0,66 - 0,44 0,55 0,70 0,83 1,10 0,80 1,09 1,11 1,03 - 1,15 - 0,90 0,77 0,91 0,93 0,87 0,76 0,84 0,94 Discussione L’impiego di DNA ricombinante come standard rappresenta un’interessante innovazione nell’ambito della certificazione OGM. La sua progettazione, realizzazione ed applicazione presenta tre fasi critiche: a) clonaggio della sequenza GM desiderata; b) accuratezza delle diluizioni del plasmide; c) verifica che il calibratore plasmidico si comporti in maniera equivalente a quello costituito da DNA genomico (commutabilità)5. Per quanto riguarda il primo parametro, i risultati ottenuti dal sequenziamento dell’inserto Vol. 24 - Suppl. 1 al N. 1 LE1 integrato nel plasmide pCR2.1 hanno confermato il corretto clonaggio della sequenza GM. Per quanto riguarda la seconda fase un calibratore plasmidico che contenga entrambi i target (evento-specifico e specie-specifico) necessari per la quantificazione garantisce un errore minore nelle diluizioni. Infine, per verificare che il calibratore plasmidico si comporti in maniera equivalente a quello costituito da DNA genomico è necessario valutare una serie di requisiti che prendono in esame l’applicabilità e la commutabilità. Per la verifica della applicabilità del protocollo di MINERVA BIOTECNOLOGICA 31 CIRILLO PROGETTAZIONE E SINTESI DI DNA RICOMBINANTE Tabella VI. — Risultati dell’analisi quantitativa condotta su DNA estratto da prodotti lavorati, materiali di riferimento certificati (IRMM) e provenienti da proficiency test (FAPAS). I risultati sono espressi come percentuale di OGM±deviazione standard e coefficiente di variazione (%). Il valore del limite di quantificazione (LOQ) per il mais Bt11 e la soia RR è, rispettivamente, pari a 0.07% e 0.05%. OGM Matrice DNA preamplificato DNA non preamplificato mais Bt11 Polenta 0,12±0,02 19,32 0,07±0,01 12,13 0,66±0,20 30,29 1,42±0,36 25,26 < LOQ (0,05) 0,25±0,05 20,00 < LOQ (0,05) 0,11±0,03 27,27 0,70±0,08 11,28 0,81±0,15 18,68 < LOQ (0,05) 0,08±0,03 20,35 0,09±0,01 13,94 0,85±0,17 20,00 1,68±0,60 35,79 < LOQ (0,05) 0,29±0,14 48,27 < LOQ (0,05) 0,10±0,02 20,00 1,06±0,24 22,84 0,67±0,04 6,33 < LOQ (0,05) 0,1% mais Bt11 (IRMM) 1% mais Bt11 (IRMM) FAPAS GeMSU09A (farina di mais + Bt11) soia Roundup Ready FAPAS GeMSU09B (farina di mais + Bt11) Latte di soia Pane di soia Shake mix 0,1% soia Roundup Ready (IRMM) 1% soia Roundup Ready (IRMM) FAPAS GeMSU22A (farina di soia + RR) FAPAS GeMSU22B (farina di soia + RR) -: negativo per mais Bt11. quantificazione di EH92-527-1 nei prodotti alimentari sono stati valutati i requisiti minimi, Minimum Performance Requirements, che un buon metodo analitico per la rivelazione di OGM basato sulla PCR Real time deve soddisfare 15. Essi comprendono diversi aspetti tra i quali: —— la specificità (il metodo deve essere eventospecifico); —— l’efficienza di amplificazione (il coefficiente angolare della retta di taratura o slope, proporzionale all’efficienza di amplificazione, deve essere compreso nel seguente intervallo di valori: -3.1<slope<-3.7); —— l’R2, ovvero il coefficiente di correlazione (deve essere maggiore di 0,98); —— il limite di quantificazione (LOQ), ovvero il più basso livello di analita quantificabile (deve essere inferiore ad 1/10 dei valori soglia indicati dalla legge); —— il limite di rilevazione (LOD), ovvero il più basso livello di analita rilevabile (deve essere inferiore ad 1/20 dei valori soglia indicati dalla legge); —— range dinamico, cioè l’intervallo di concentrazioni in cui il metodo si comporta in maniera lineare con un livello accettabile di accuratezza e precisio- 32 ne, dovrebbe essere compreso tra 1/10 ed almeno 5 volte la percentuale soglia stabilita dalla legge (0,09% e 4,5% per una soglia dello 0,9%); —— la precisione espressa come deviazione standard relativa deve essere inferiore al 25% nell’intero range dinamico considerato; —— l’accuratezza, espressa come lo scostamento tra il valore medio misurato ed il valore atteso, deve essere inferiore al 25% del valore atteso nell’intero range dinamico del metodo. La specificità del metodo di quantificazione di EH92-527-1 è assicurata dall’utilizzo del target evento-specifico. Come si evince dalla Tabella II, anche i requisiti di efficienza, R2 e LOD risultano compresi entro i limiti richiesti dai Minimum Performance Requirements. Per quanto rigurda il LOQ, tale requisito è soddisfatto solo nel caso dell’amplificazione del gene endogeno UGP-ase. Nel caso del transgene saranno necessari ulteriori esperimenti. Uno dei vantaggi dell’uso dei calibratori plasmidici è quello di poter realizzare rette di calibrazione in un intervallo di concentrazioni compreso tra 25 e 107 di molecole molto più ampio di quello realizzabile con i calibratori a DNA genomico. MINERVA BIOTECNOLOGICA Marzo 2012 PROGETTAZIONE E SINTESI DI DNA RICOMBINANTE CIRILLO La verifica della commutabilità del metodo che utilizza il calibratore plasmidico è stata realizzata effettuando esperimenti di quantificazione di campioni a percentuale nota di EH92-527-1. I dati riportati in Tabella III indicano che nell’ambito del range considerato si evidenziano significative deviazioni del contenuto percentuale di OGM rispetto al valore atteso, accompagnati da una RSD superiore al 25%. È stato calcolato un fattore di calibrazione12 che indica la variazione del valore misurato rispetto a quello noto. Anche in questo caso la RSD mostra valori superiori al 25%. I risultati di commutabilità contrastano quindi con i dati di efficienza, R2, LOD e range dinamico. Le discrepanze osservate possono essere dovute ad errori di accuratezza nella preparazione dei campioni a percentuale nota di EH52-927-1. La preparazione di campioni a percentuali note è inevitabile in quanto la farina a concentrazione nota di riferimento da cui essi sono ottenuti è disponibile in commercio solo alla percentuale del 100%. La strategia attuata per il rilevamento di OGM è basata su uno screening iniziale per le due più comuni sequenze di regolazione (promotore 35S e terminatore Nos) associato all’amplificazione di sequenze specie-specifiche per mais e soia. Infine, sulla base dei risultati di screening, la strategia prevede amplificazioni costrutto e/o evento specifiche per identificare e quantificare la soia Roundup Ready (RRS) ed il mais Bt11. Come già accennato abbiamo applicato a tutte le fasi della strategia di rilevamento una procedura di preamplificazione basata sull’utilizzo del reagente TaqMan® PreAmp Master Mix (Applied Biosystems) e di una miscela di coppie di primer e sonde specifiche per i marcatori da analizzare. In questo contesto la tecnologia di preamplificazione ha aumentato la sensibilità della reazione di amplificazione in PCR Real time. L’efficienza della PCR deve essere valutata per eseguire una determinazione quantitativa attendibile del contenuto di OGM 16. La riduzione dell’efficienza di amplificazione di tRNA leu nei campioni preamplificati rispetto ai non preamplificati potrebbe essere legata ad una possibile interazione dei primer all’interno della pooled mix utilizzata nella reazione di preamplificazione. Una spiegazione alternativa è stata fornita da Coudry e collaboratori (dati non pubblicati) che hanno evidenziato una riduzione dell’amplificazione dei geni altamente espressi in campioni di cDNA preamplificati. e questo potrebbe essere vero anche per geni ad alto numero di copie come tRNA leu. Vol. 24 - Suppl. 1 al N. 1 Conclusioni I vantaggi offerti dall’uso di calibratori plasmidici sono molteplici e testimoniati da diversi lavori presenti in letteratura. In particolare, accanto alla quantità illimitata di tali molecole che si può ottenere, esse offrono la possibilità di effettuare un’analisi quantitativa anche nei casi in cui non siano disponibili i calibratori certificati dall’IRMM. La loro realizzazione e soprattutto la loro applicazione alla quantificazione di OGM in DNA estratto da matrici alimentare presenta, però, non poche difficoltà. I dati ottenuti in questo lavoro dimostrano che i risultati di quantificazione ottenuti con un calibratore plasmidico non risultano sempre commutabili con quelli ottenuti con l’uso di un calibratore a DNA genomico, anche se nell’ambito dei Minimum Performance Requirements diversi parametri, quali efficienza, R2 e LOD vengono soddisfatti. La tecnologia di preamplificazione ha aumentato la sensibilità della reazione di amplificazione in PCR Real time, risultando utile in particolare per i target presenti in basso numero di copie aumentando inoltre il numero di target analizzabili in DNA estratti da alimenti lavorati. I risultati ottenuti con la reazione di preamplificazione indicano che essa non influisce sull’affidabilità del dato quantitativo, suggerendo che tale strategia possa trovare interessanti applicazioni in tutti quei campi che richiedono analisi quantitative mediante PCR Real time. Riassunto La rilevazione e la quantificazione degli organismi geneticamente modificati (OGM) negli alimenti viene effettuata mediante la Reazione a Catena della Polimerasi in Tempo reale (PCR Real time). L’impiego di tale tecnica è condizionata da due fattori critici: la scelta di calibratori adeguati e un DNA di qualità e quantità adeguate. In questo lavoro sono descritti esperimenti relativi all’applicabilità di un calibratore plasmidico come standard per la determinazione quantitativa della patata EH92-527-1. Inoltre, vengono presentati risultati ottenuti applicando la tecnica di preamplificazione al DNA estratto da alimenti lavorati per migliorare la sensibilità della PCR real time ed aumentare il numero di target analizzabili. Parole chiave: Reazione a catena della polimerasi in tempo reale - DNA, recombinant - Organismi geneticamente modificati. MINERVA BIOTECNOLOGICA 33 CIRILLO PROGETTAZIONE E SINTESI DI DNA RICOMBINANTE Bibliografia 1. Regulation (EC)N. 1829/2003 of the European Parliament and of the Council of 22 September 2003 on genetically modified food and feed. In: Commun. OJE, editor; 2003. p. 1-23. 2. Higuchi R, Fockler C, Dollinger G, Watson R. Kinetic PCR analysis: real-time monitoring of DNA amplification reactions. R Biotechnology 1993;11:1026-30. 3. von Gotz F. See what you eat - broad GMO screening with microarrays. Anal Bioanal Chem 2010;396:1961-7. 4. Kuribara H, Shindo Y, Matsuoka T, Takubo K, Futo S, Aoki N et al. Novel molecules for quantitation of genetically modified maize and soybean. J AOAC Int 2002;85:1077-89. 5. Taverniers I, Windels P, Vaïtilingom M, Milcamps A, Van Bockstaele E, Van den Eede G et al. Event-specific plasmid standards and real-time pcr methods for transgenic Bt11, Bt176, and GA21 maize and transgenic GT73 canola. J Agricult Food Chemistry 2005;53:3041-52. 6. Shindo Y, Kuribara H, Matsuoka T, Futo S, Sawada C, Shono J et al. Validation of real-time pcr analyses for line-specific quantitation of genetically modified maize and soybean usingnew reference molecules. J AOAC Int 2002;85:1119-26. 7. Hernandez M, Pla M, Esteve T, Prat S, Puigdomenech P, Ferrando A. A specific real-time quantitative PCR detection system for event MON810 in maize YeldGard based on the 3’-transgene integration sequence. Transgenic Research 2003;12:179-89. 8. Terry CF, Shanahan DJ, Ballam LD, Harris N, McDowell DG, Parkes HC. Real-time detection of genetically modified soya using Lightcycler and ABI 7700 platforms with TaqMan, Scorpion, and SYBR Green I chemistries. J AOAC Int 2002;85:938-44. 9. Di Bernardo G, Del Gaudio S, Galderisi U, Cascino A, Cipollaro M. Comparative evaluation of different DNA extraction procedures from food samples. Biotechnol Prog 2007;23:297-301. 34 10. Peano C, Samson MC, Calmieri L, Gulli M, Marmiroli N. Qualitative and quantitative evaluation of the genomic DNA extracted from GMO and non-GMO foodstuffs with four different extraction methods. J Agric Food Chem 2004;52:6962-8. 11. Del Gaudio S, Cirillo A, Di Bernardo G, Galderisi U, Cipollaro M. A preamplification approach to GMO detection in processed foods. Anal Bioanal Chem 2010;396:2135-42. 12. ISO 21570: Foodstuffs-Methods of analysis for the detection of genetically modified organisms and derived products-Quantitative nucleic acid based methods. In: Organization IS, editor. Geneva, Switzerland, 2005. 13. ISO 21571: Foodstuffs-Methods of analysis for the detection of genetically modified organisms and derived products-Nucleic acid extraction. In: Organization IS, editor; 2005. 14. Arumuganathan K, Earle ED. Nuclear DNA content of some important plant species. Plant Mol Biol Reporter 1991;9:208-18. 15. Zel J, Mazzara M, Savini C, Cordeil S, Camloh M, Stebih D et al. Method validation and quality management in the flexible scope of accreditation: an example of laboratories testing for genetically modified organisms. Food analytical methods 2008;1:61-72. 16. Cankar K, Stebih D, Dreo T, Zel J, Gruden K. Critical points of DNA quantification by real-time PCR--effects of DNA extraction method and sample matrix on quantification of genetically modified organisms. BMC Biotechnol 2006;6:37. Ringraziamenti. — Questo lavoro è dedicato alla memoria del Prof. Antonino Cascino. Finanziamenti. — Questo progetto è stato finanziato dal Ministero delle Politiche Agricole e Forestali (MIPAF) Progetto Speciale MIPAF: “Tipicizzazione e caratterizzazione di varietà precoci di patata con l’impiego di tecniche molecolari e spettroscopiche” (2008-2011) a M.C. MINERVA BIOTECNOLOGICA Marzo 2012 MINERVA BIOTEC 2012;24(Suppl. 1 al N. 1):35-42 La proteomica quale strumento di tipizzazione di cultivar precoci di patata R. SCELZA, F. RUSSO, L. GIANFREDA, M. A. RAO La tipizzazione in campo alimentare è uno degli aspetti di maggior rilievo nell’ambito della prevenzione delle frodi, della sicurezza e della valorizzazione degli alimenti. Tra i prodotti dell’agricoltura italiana, la patata riveste un ruolo molto importante, soprattutto per quel che riguarda la produzione extra-stagionale o “precoce” (ciclo invernale-primaverile), molto apprezzata dai consumatori nazionali e nord-europei. Tale produzione, tuttavia, è talvolta contaminata da materiale proveniente dal nord Africa o da Cipro, da zone quindi che non sono quelle tipiche della produzione di patata extrastagionale (Campania, Sicilia, Puglia) e che non sono sottoposte ad appropriati controlli di qualità e sicurezza. Pertanto, il presente lavoro si propone di individuare marcatori proteici per alcune varietà di patata precoce (Solanum tuberosum L.) coltivate nel Sud Italia mediante l’impiego di metodologie proteomiche. La proteomica, infatti, può aumentare la possibilità di descrivere le proprietà nutrizionali, biologiche, conformazionali e di interazioni funzionali delle proteine alimentari ampliando la possibilità di “definizione di qualità” di prodotti destinati all’alimentazione. I proteomi ottenuti per ciascuna varietà hanno messo in evidenza una grande abbondanza di patatine, gruppo di glicoproteine aventi funzione di conservazione e difesa. Sono state rilevate differenze significative tra diverse cv e nell’ambito della stessa cv proveniente da diverse regioni non in termini di numero, ma di intensità di spot, quindi di espresAutore di contatto: M. A. Rao, Dipartimento di Scienze del Suolo, della Pianta dell’Ambiente e delle Produzioni Animali, Università degli Studi di Napoli Federico II, Portici, Napoli, Italia. E-mail mariarao@unina.it Vol. 24 - Suppl. 1 al N. 1 Dipartimento di Scienze del Suolo, della Pianta, dell’Ambiente e delle Produzioni Animali Università degli Studi di Napoli Federico II, Portici Napoli, Italia sione di proteine. Analisi di spettrometria di massa saranno necessarie per identificare le proteine individuate. Parole-chiave: Proteomica - Tecnologia, industria e agricoltura - Valore nutrizionale. L a proteomica consente di studiare il proteoma di un organismo identificando la struttura delle proteine che lo compongono, le loro funzioni e le loro interazioni. Il termine “proteoma” nasce dall’unione di due termini, proteine e genoma, ed indica l’insieme di proteine codificate ed espresse dall’intero genoma di un organismo in un distretto ben preciso ed in un momento specifico del suo ciclo vitale 1. A differenza del genoma, che rappresenta qualcosa di statico e uguale in tutte le cellule e, in qualunque momento della vita di un organismo, il proteoma è invece dinamico, in quanto capace di modificarsi, qualitativamente e quantitativamente, in funzione degli stimoli esterni o più semplicemente in funzione dello specifico stato metabolico in cui l’organismo si trova. Attualmente gli studi del proteoma non sono più ristretti al settore medico-diagnostico, ma si stanno diffondendo in altri campi, come ad esempio quello agroalimentare. MINERVA BIOTECNOLOGICA 35 SCELZA La proteomica La composizione nutrizionale degli alimenti può essere influenzata dalla diversità dei territori, per cui il prodotto tradizionale tipizzato assume un ruolo fondamentale per la sostenibilità salutistica e sanitaria, sia per l’uomo che per l’animale, nonché per il territorio stesso, con riflessi positivi anche sulla sostenibilità economica. Inoltre, la tipizzazione in campo alimentare è uno degli aspetti di maggior rilievo nell’ambito della prevenzione delle frodi, della sicurezza e della valorizzazione degli alimenti 2. La proteomica rappresenta dunque un prezioso strumento per la caratterizzazione alimentare di uno specifico territorio. È, infatti, possibile ottenere delle vere e proprie impronte (fingerprinting) di mappe bidimensionali polipeptidiche dei prodotti tradizionali tipizzati, che vengono poi registrate come immagini in banche dati e che possono essere utilizzate, nelle analisi di tracciabilità, per verificare la presenza di alcuni parametri di tipicità e di salubrità nel prodotto in esame 3. Tra i prodotti dell’agricoltura italiana la patata riveste un ruolo molto importante, soprattutto per quel che riguarda la produzione extrastagionale 4-6. Le condizioni climatiche di alcune aree costiere dell’Italia meridionale (Campania, Sicilia e Puglia) e la nota capacità di adattamento della patata a condizioni non ottimali di temperatura, radiazione solare e fotoperiodo, permettono di realizzare due cicli di coltivazione extrastagionali: uno autunno-vernino-primaverile e l’altro estivo-autunno-vernino, temporalmente differenti da quello ordinario primaverile-estivo. Con il primo ciclo si ottiene la classica e affermata produzione precoce (denominata anche primaticcia o novella), realizzata tra marzo e giugno. Con il ciclo estivoautunnale si realizza, invece, la produzione invernale o di secondo raccolto o bisestile, che in questi anni ha visto aumentare la propria importanza relativa, in virtù soprattutto della favorevole e interessante dislocazione temporale delle raccolte, che consente la commercializzazione della patata durante tutto l’anno. Le patate extrastagionali sono molto apprezzate dai consumatori nazionali e nord-europei, anche se, talvolta, tale produzione è contaminata da materiale proveniente dal nord Africa o da Cipro, da zone quindi che non sono quelle tipiche della produzione di patata extrastagionale e che non sono sottoposte ad appropriati controlli di qualità e sicurezza. Pertanto, lo scopo del presente lavoro è la carat- 36 terizzazione proteomica di alcune varietà di patate extrastagionali (Spunta, Arinda, Antea, Agria, Agata, Sieglinde) provenienti dal sud Italia, in particolare da Campania, Puglia e Sicilia, al fine di identificare eventuali marcatori proteici legati al luogo di provenienza del prodotto. Materiali e metodi Preparazione del campione Dopo la raccolta, un campione di 500 g di tuberi è stato prelevato in maniera casuale, eliminando quelli con evidenti attacchi fitopatologici. I tuberi selezionati sono stati lavati prima in acqua corrente per eliminare tracce di suolo, poi in acqua deionizzata, e quindi asciugati con carta assorbente. Ciascun tubero è stato tagliato ortogonalmente rispetto alla sua lunghezza maggiore in otto sezioni, di cui sono state scartate le due sezioni apicali 7. Le sei sezioni più interne sono state poi rapidamente tagliate in cubetti e questi ultimi mescolati con quelli provenienti da altri tuberi dello stesso campione, sottoposti allo stesso trattamento (Figura 1). Sono stati prelevati 200 g di cubetti e subito congelati per immersione in azoto liquido fino al raggiungimento dell’equilibrio termico. I campioni sono stati poi trasferiti e conservati temporaneamente a -80 °C, liofilizzati, e infine ridotti in polvere con un blender in acciaio e conservati a -20 °C. Estrazione della frazione proteica I tuberi liofilizzati sono stati sottoposti a prove di estrazione della frazione proteica al fine di individuare una procedura che risultasse efficace nella visualizzazione del loro intero corredo proteico. Per l’analisi 2-D la preparazione del campione rappresenta un fattore critico, soprattutto nel caso di tessuti vegetali dove si riscontra un basso rapporto quantità di proteine/volume di estrazione e un’alta concentrazione di sostanze interferenti quali pigmenti, enzimi proteolitici, carboidrati, ecc. Sono stati selezionati due metodi tra quelli maggiormente riportati in letteratura in cui era previsto l’impiego di fenolo o di sodio dodecilsolfato (SDS) 3. Per quanto riguarda il metodo di estrazione con fenolo, il tubero liofilizzato (0,25 g) è stato omogeneizzato con 4 ml di tampone di estrazione (sac- MINERVA BIOTECNOLOGICA Marzo 20125 La proteomica SCELZA Figura 1. — Preparazione dei tuberi. carosio 0,7 M, EDTA 50 mM, KCl 0,1 M, tiourea 10 mM, TRIS 0,5 M, PMSF 2 mM, DTT 50 mM) e incubato per 10 minuti in ghiaccio. L’omogenato è stato poi centrifugato (15 min a 13000 g e 4 °C) e il surnatante è stato sottoposto a una nuova estrazione con 5 ml di una soluzione di fenolo tamponata a pH 8 mediante agitazione a 1800 rpm per 10 minuti a temperatura ambiente. Dopo la centrifugazione (10 minuti a 6000 g), un’ulteriore estrazione è stata eseguita sulla fase fenolica con 5 ml del tampone di estrazione mediante agitazione a 1800 rpm per 10 minuti e centrifugazione nuovamente come già descritto. Il tampone è stato rimosso e la precipitazione delle proteine contenute nella fase fenolica è stata ottenuta mediante aggiunta di 20 ml di acetato di ammonio in metanolo 0,1 M, con tempo di reazione di 16 ore a -20 °C e centrifugazione a 20000 g per 20 minuti a 4 °C. Il precipitato è stato lavato due volte con 4 ml di una soluzione fredda di ammonio acetato in metanolo 0,1 M e una volta con una soluzione fredda di ditiotreitolo (DTT) 10 mM in acetone. Il pellet così lavato è stato essiccato all’aria per 30 minuti a temperatura ambiente e poi solubilizzato in 1 ml di tampone di reidratazione (urea 5 M, tiourea 2M, CHAPS 2% p/v, C7BzO 2% p/v, DTT 20 mM, TCEPHCl 5 mM) per le analisi successive. La procedura prevista nel metodo di estrazione con SDS è pressoché simile: il tubero liofilizzato (0,25 g) è stato miscelato ed incubato a 65 °C per Vol. 24 - Suppl. 1 al N. 1 10 minuti con 2 ml di tampone di lisi (SDS 4% p/v, saccarosio 5% p/v, polivinilpirrolidone (PVP) 10% p/v, DTT 0,3% p/v, fosfato di sodio 20 mM a pH 7). L’omogenato è stato raffreddato per 15 minuti in ghiaccio prima della centrifugazione (15 minuti a 15000 g e 4 °C). Il surnatante è stato centrifugato una seconda volta prima della precipitazione ottenuta mediante l’aggiunta di 8 ml di una soluzione fredda di 10 mM DTT in acetone, con tempo di reazione di 16 ore, e della successiva centrifugazione a 20000 g per 20 minuti a 4 °C. Il precipitato proteico è stato lavato 2 volte con DTT 10 mM in acetone e poi essiccato all’aria per 30 minuti a temperatura ambiente prima di essere solubilizzato in 1 ml di tampone di reidratazione per le analisi successive. Determinazione della concentrazione proteica La concentrazione proteica è stata valutata mediante il 2-D Quant Kit (GE Healthcare) utilizzando una soluzione di sieroalbumina 2 mg ml-1 per la costruzione della retta di taratura. Le analisi sono state eseguite in triplicato. Analisi elettroforetica Gli estratti proteici sono stati sottoposti dapprima ad elettroforesi monodimensionale SDS-PAGE per verificare l’avvenuta estrazione. Le proteine presenti nel campione, precedentemente solubilizzato in MINERVA BIOTECNOLOGICA 37 SCELZA La proteomica tampone riducente SDS, sono state separate su gel al 10% di poliacrilammide secondo il metodo Laemmli 8. Dopodiché è stata eseguita l’analisi 2-D. L’iso elettrofocalizzazione (IEF) è stata effettuata utilizzando IPG strip di 17 cm, pH 4-7 (Bio-Rad) sulle quali sono stati caricati circa 500 µg di proteine. Dopo la reidratazione attiva delle strip a 50 V per 12 h, la focalizzazione è stata eseguita mediante una PROTEAN® IEF Cell, (Bio-Rad) utilizzando le seguenti condizioni: da 0 a 500 V in 1 h, da 500 a 1000 V in 8 h, da 1000 a 5000 V in 3 h, da 5000 a 10000 V fino ad un massimo di 60000 V/h. Prima St CN P1 P2 P3 S1 S2 S3 della seconda dimensione le strip sono stare equilibrate per 15 minuti in 3 ml di tampone di equilibrazione (urea 6 M, SDS 2%, Tris-HCl 0,375 M pH 8,8, glicerolo 20%) contenente DTT 130 mM e successivamente per 15 minuti in 3 ml di tampone di equilibrazione contenente 135 mM iodoacetammide. Per la seconda dimensione sono stati preparati gel al 12% di poliacrilammide. La seconda dimensione è stata realizzata a 12 mA/gel per 30 minuti e 24 mA/ gel per 6 h mediante una PROTEAN® II XL MultiCells, (Bio-Rad). La scansione dei gel, colorati con Coomassie colloidale G-250 9, è stata eseguita mediante den- St CN P1 S1 Acrilammide 10% St = standard molecolari CN = controllo negativo kD 250 150 100 75 P1 = Estr. fenolica rep. 1 P2 = Estr. fenolica rep. 2 P3 = Estr. fenolica rep. 3 S2 = Estr. con SDS rep. 2 37 S3 = Estr. con SDS rep. 3 P1 S1 P1 S1 Acrilammide 10% St = standard molecolari 250 150 100 75 CN = controllo negativo P1 = Estr. fenolica S1 = Estr. con SDS 50 S1 = Estr. con SDS rep. 1 50 P1 S1 kD 37 25 20 25 20 5 μL Volume caricato: 2.5 μL Campione: Agria (AG-C A 1) Volume caricato: 20 μL Campione: Agria (AG-C A 1) Figura 2. — Gel SDS-PAGE degli estratti proteici della cv Agria, ottenuti con i diversi metodi di estrazione. 10 μL 15 μL Figura 3. — Gel SDS-PAGE preparati con diversi volumi degli estratti proteici della cv Agria, ottenuti con i diversi metodi di estrazione. 40 Campagnia Protein (mg·g-1) 35 Sicilia Puglia 30 25 20 15 10 Sieglinde Sieglinde Sieglinde Elvira Elvira Spunta Spunta Sieglinde Sieglinde Sieglinde Sieglinde Arinda Arinda Arinda Antea Antea Antea Spunta Spunta Agria 0 Agria 5 Figura 4. — Contenuto proteico delle cv di patata raccolte nelle tre Regioni italiane. 38 MINERVA BIOTECNOLOGICA Marzo 20125 La proteomica SCELZA sitometro GS-800 (Bio-Rad) e l’acquisizione delle immagini è stata realizzata utilizzando il software PDQuest (Bio-Rad). Le corse elettroforetiche mono- e bi-dimensionali sono stati eseguite in duplicato. kDa 170 130 95 72 Risultati 55 43 Confronto dei metodi di estrazione I metodi di estrazione proteica basati, rispettivamente, sull’uso di fenolo e di SDS sono stati testati sulla cv Agria. Per verificare l’efficienza estrattiva dei due metodi messi a confronto, i campioni ottenuti dalle due diverse estrazioni sono stati sottoposti ad analisi elettroforetica monodimensionale SDS-PAGE. Dai risultati ottenuti è emerso che nel campione di tubero erano presenti proteine di diverso peso molecolare e che il metodo basato sull’uso di fenolo è risultato più efficiente (Figura 2). In particolare quest’ultimo ha mostrato una maggiore efficienza nell’estrazione di proteine ad alto peso molecolare (75 e 100 kD), mentre quello basato sull’utilizzo di SDS è risultato più efficiente per le proteine a più basso peso molecolare (<37 kDa) (Figura 3). 34 26 A kDa 170 130 95 72 55 43 Contenuto proteico delle cv di patata Una volta accertata la maggiore efficienza del metodo di estrazione basato sull’uso di fenolo tale metodo è stato adottato per estrarre la frazione proteica da tutti i campioni di tuberi oggetto di studio, della quale è stata poi determinata la concentrazione (Figura 4). La cv Antea coltivata a Spadafora (Messina) ha mostrato il più elevato contenuto proteico (35 mg g-1) tra tutte le cv studiate, mentre tra quelle coltivate in Puglia la cv Spunta, proveniente da Lecce, è risultata la più ricca in proteine (28 mg g-1). La cv Sieglinde, coltivata sia nelle località siciliane che pugliesi, è risultata caratterizzata da bassi contenuti proteici (~10 mg g-1), come del resto anche le due cv campane. Profili proteici dei tuberi di patata Gli estratti proteici, previa determinazione della loro concentrazione, sono stati sottoposti ad analisi elettroforetica 2D. Vol. 24 - Suppl. 1 al N. 1 34 26 B Figura 5. — Mappe proteiche 2D dei tuberi appartenenti alle cv Spunta provenienti da a) Siracusa (Sicilia) e b) Bari (Puglia). Dall’analisi dei profili proteici delle cv Spunta provenienti dalla Sicilia e dalla Puglia non sono state evidenziate differenze significative in termini di numero di spot (da 100 a 300). Nella Figura 5 sono riportati, a titolo esemplificativo, i profili proteici dei tuberi appartenenti alla cv Spunta raccolti a Siracusa (Sicilia) e Bari (Puglia). È sempre ben presente il gruppo delle proteine acide appartenenti alle patatine (tra 35 e 45 kD) comprendenti anche singole patatine, in accordo con Bauw et al.10 L’analisi delle immagini dei gel 2D di tutte le cv Spunta ha mostrato che i profili proteici sono molto simili tra loro e che, come indicato dal MINERVA BIOTECNOLOGICA 39 SCELZA La proteomica Tabella I. — Match set dei profili proteici delle cv Spunta. Spunta Lecce Siracusa Catania Bari Spunta Siracusa Lecce Catania Bari Spunta Catania Lecce Siracusa Bari Spunta Bari Lecce Siracusa Catania Incremento Decremento ON OFF kDa 170 130 1 2 2 8 10 11 2 1 0 0 0 0 95 8 2 6 1 3 5 0 0 0 2 0 0 10 3 5 2 2 4 0 0 0 1 0 0 11 5 4 2 6 5 0 0 0 0 0 0 match set (Tabella I) non ci sono differenze in termini di numero, ma solo in termini di intensità degli spot. Differenze in termini di numero di spot individuati nei profili proteici sono state rilevate per le cv Antea e Arinda coltivate in Sicilia, e in numero limitato anche tra le cv Agria e Agata coltivate in Campania. Per quanto riguarda, invece, la cv Elvira, sono stati messi a confronto campioni di tuberi coltivati a Foggia e tuberi già immessi sul mercato pugliese. I due profili proteici hanno mostrato differenze nel numero e nell’intensità degli spot proteici (Figura 6). Il match set delle immagini 2D ha rilevato ben 36 spot proteici nella cv commerciale che non sono stati individuati nei tuberi coltivati a Foggia (Tabella II). 55 43 34 26 A kDa 170 130 95 72 55 43 34 26 B Figura 6. — Mappe proteiche 2D dei tuberi appartenenti alle cv Elvira provenienti da A) Foggia (Puglia) e B) prodotto commerciale (Puglia). Discussione La scelta del metodo di estrazione è stato uno dei punti cruciali del presente lavoro. Infatti, come è noto, l’estrazione proteica dai tessuti vegetali è resa più complessa dalla particolarità che i tessuti vegetali contengono una serie di componenti che possono interferire con l’estrazione, quali fenoli, pigmenti, enzimi proteolitici ed ossidativi, e carboidrati (quali amido). Pertanto, la preparazione del campione è molto importante soprattutto in previsione di analisi elettroforetiche 2D, in quanto una negligenza in tale fase può comportare interferenze durante l’isoelettrofocalizzazione delle 40 72 Tabella II. — Match set dei profili proteici della cv Elvira. Elvira Foggia Elvira comm. Incremento Decremento ON OFF 52 24 4 36 proteine mettendo quindi a rischio la qualità dei gel. Dall’analisi comparativa è stato scelto il metodo del fenolo perché, in accordo con quanto ripor- MINERVA BIOTECNOLOGICA Marzo 20125 La proteomica SCELZA tato da Delaplace et al. 3, ha permesso di estrarre una maggior quantità di proteine e di ottenere gel di migliore qualità. La concentrazione di proteine riscontrata nelle cv siciliane oggetto di studio (Antea, Arinda e Spunta) è risultata maggiore rispetto a quelle campane e pugliesi, probabilmente a causa di fattori ambientali. Infatti la temperatura durante la crescita della pianta, le origini geografiche, la data di raccolta ed il tempo di conservazione possono influenzare le proprietà della patata 11-14. La quantità di proteine misurata nei tuberi oggetto di studio è stata comunque maggiore rispetto a quella riportata in letteratura, pari a 1,55 g per 100 g di patata liofilizzata 15. Questo risultato potrebbe essere spiegato dalla non preventiva eliminazione del periderma (o buccia) dai tuberi analizzati, dal momento che la buccia è la frazione che contiene la maggior concentrazione di proteine 16. Le frazioni proteiche estratte dai tuberi provenienti dalle diverse regioni oggetto di studio sono state analizzate mediante elettroforesi 2D per meglio evidenziare il profilo proteico dei tuberi e per individuare eventuali marcatori molecolari. Le proteine del tubero di patata possono essere classificate in tre gruppi: le patatine, gli inibitori delle proteasi e altre proteine 17. I primi due gruppi rappresentano la frazione principale delle proteine della patata. Le varie isoforme sono legate ad attività enzimatiche e di inibizione che potrebbero avere rilevanza fisiologica 10. Le patatine, in particolare, considerate il principale gruppo di proteine di conservazione e difesa della patata, rappresentano un gruppo di glicoproteine con peso molecolare nell’intervallo di 40-45 kDa e il 40% di tutte le proteine solubili presenti nei tuberi di patata 18. Da quanto riportato in letteratura le patatine sembrano essere coinvolte nelle attività di alcuni enzimi, quali esterasi degli acidi grassi, aciltransferasi e acil idrolasi lipidica 19-21. Nei proteomi delle diverse cv analizzate il gruppo delle patatine è risultato essere sempre presente e sempre molto espresso rispetto al totale delle proteine rilevate. Proteine a più basso peso molecolare (<26 kD) con funzione di trasporto e di difesa ai patogeni sono inoltre presenti in accordo con Lehesranta et al.7 Mentre il confronto del profilo proteico di cv diverse ha messo in evidenza differenze sia nel numero che nell’intensità degli spot proteici, l’analisi dei profili proteici ottenuti nell’ambito della stessa cv provenienti da regioni diverse non ha messo in Vol. 24 - Suppl. 1 al N. 1 evidenza differenze significative. Il numero di spot è risultato pressoché identico per le cv aventi diversa origine, anche se sono state evidenziate differenze in termini di intensità degli spot. Tali differenze di espressione potrebbero essere legate al tipo di coltivazione e fertilizzazione 7. Un risultato interessante è stato ottenuto dal match set del profilo di una cv Elvira coltivata in Puglia con quello di un campione prelevato dal mercato locale: Il proteoma di quest’ultima è risultato più ricco in proteine ad alto peso molecolare (>72 kD) che, in accordo con quanto riportato da Lehesranta et al. 7, sarebbero proteine coinvolte nel metabolismo dei fenoli e nel loro deposito nei tuberi. Conclusioni Alla luce dei risultati ottenuti l’analisi proteomica dei tuberi di patata può essere considerata un buono strumento per individuare marker molecolari che possano essere utili all’identificazione e alla tipizzazione dei tuberi di patata. Ciò nonostante il contributo di una successiva analisi di spettrometria di massa che permette l’identificazione delle proteine presenti nei gel elettroforetici 2D si rende necessario e può rafforzare la validità e l’applicabilità delle tecniche proteomiche. Bibliografia 1. Ogunseitan OA. Soil proteomics: extraction and analysis of proteins from soils. In: Nannipieri P and Smalla K, editors. Nucleic acids and proteins in soil. Soil Biology. Berlin, Heidelberg: Springer-Verlag; 2006. p. 95-115. 2. Matassino D, Occidente M. La proteomica al servizio della sicurezza alimentare e della tracciabilità di un prodotto. Atti del Convegno ‘Sicurezza alimentare e proteomica’, Benevento, 17 marzo 2003. ARS. 3. Delaplace P, van der Wal F, Dierick J-F, Cordewener JHG, Fauconnier M-L, du Jardin P et al. Potato tuber proteomics: comparison of two complementary extraction methods designed for 2-DE of acidic proteins. Proteomics 2006;6:6494-7. 4. Ierna A, Mauromicale G. Physiological and growth response to moderate water deficit of off-season potatoes in a Mediterranean environment. Agric Water Manag 2006;82:193-209. 5. Ierna A. Influence of harvest date on nitrate contents of three potato varieties for off-season production. J Food Compos Anal 2009;22:551-5. 6. Foti S. Early potatoes in Italy with particular reference to Sicily. Potato Res 1999;42:229-40. 7. Lehesranta SJ, Koistinen KM, Massat N, Davies HV, Shepherd LVT, McNicol JW et al. Effects of agricultural production systems and their components on protein profiles of potato tubers. Proteomics 2007;7:597-604. MINERVA BIOTECNOLOGICA 41 SCELZA La proteomica 8. Laemmli UK. Cleavage of structural proteins during the assembly of the head of bacteriophage T4. Nature 1970;227:680-5. 9. Candiano G, Bruschi M, Musante L, Santucci L, Ghiggeri GM, Carnemolla B et al. Blue silver: a very sensitive colloidal Coomassie G-250 staining for proteome analysis. Electrophoresis 2004;25:1327-33. 10. Bauw G, Nielsen HV, Emmersen J, Nielsen KL, Jørgensen M, Welinder KG. Patatins, Kunitz protease inhibitors and other major proteins in tuber of potato cv. Kuras. The FEBS J 2006;273:3569-84. 11. Yusuph M, Tester RF, Ansell R, Snape CE. Composition and properties of starches extracted from tubers of different potato varieties grown under the same environmental conditions. Food Chem 2003;82:283-9. 12. Noda T, Tsuda S, Mori M, Takigawa S, Matsuura-Endo C, Saito K. The effect of harvest dates on the starch properties of various potato cultivars. Food Chem 2004;86:119-25. 13. Tester RF, Ansell R, Snape CE, Yusuph M. Effects of storage temperatures and annealing conditions on the structure and properties of potato (Solanum tuberosum) starch. Int J Biol Macromol 2005;36:1-8. 14. Arvanitoyannis IS, Vaitsi O, Mavromatis A. Physico-chemical and sensory attributes in conjunction with multivariate analysis of two potato (Solanum tuberosum L.) cultivars after 90 days of storage: an exploratory authentication study. Int J Food Sci Technol 2008;43:1960-70. 15. Carillo P, Cacace D, de Rosa M, De Martino E, Cozzolino C, Nac- 42 ca F et al. Process optimisation and physicochemical characterisation of potato powder. Int J Food Sci Technol 2007;44:145-51. 16. Barel G, Ginzberg I. Potato skin proteome in enriched with plant defence components. J Exp Bot 2008;59:3347-57. 17. Pots AM, Gruppen H, van Diepenbeek R, van der Lee JJ, van Boekel MAJS, Wijngaards G et al. The effect of storage of whole potatoes of three cultivars on the patatin and protease inhibitor content; a study using capillary electrophoresis and MALDITOF mass spectrometry. J Sci Food Agric 1999;79:1557-64. 18. Racusen D, Foote M. A major soluble glycoprotein of potato tubers. J Food Biochem 1980;4:43-52. 19. Mazumdar S, Leighton SM, Babu CR. A Kunitz proteinase inhibitor from Archidendron ellipticum seeds: purification, characterization, and kinetic properties. Phytochemistry 2006;67:232-41. 20. De Leo F, Volpicella M, Licciulli F, Liuni S, Gallerani R, Ceci LR. PLANT-PIs: a database for plant protease inhibitors and their genes. Nucleic Acids Res 2002;30:347-8. 21. Plate NA, Valuev LI, Valueva TA, Chupov VV. Biospecific haemosorbents based on proteinase inhibitor. I. Synthesis and properties. Biomaterials 1993;14:51-6. Finanziamenti.—La ricerca è stata finanziata dal MiPAF, Progetto speciale “Tipizzazione e caratterizzazione di varietà precoci di patata con l’impiego di tecniche molecolari e spettroscopiche”. Pervenuto il 12 dicembre 2011. Accettato il 19 marzo 2012. MINERVA BIOTECNOLOGICA Marzo 20125 MINERVA BIOTEC 2012;24(Suppl. 1 al N. 1):43-50 Studio dei metaboliti secondari di varietà precoci di Solanum tuberosum L. LEPORE 1, M. PESCA 1, N. DE TOMMASI 1, D. CARPUTO 2, F. DAL PIAZ Obiettivo. Negli ultimi anni si è osservato un crescente interesse alle proprietà nutraceutiche degli alimenti. Poiché il tubero di patata (Solanum tuberosum) rappresenta la terza coltura alimentare destinata al consumo umano, abbiamo condotto uno studio volto alla valutazione del contenuto in metaboliti secondari in tuberi di patata precoce appartenenti a diversi cultivar e cresciuti in diverse aree geografiche e su differenti terreni. Metodi. A questo scopo, abbiamo messo a punto tecniche analitiche che consentissero lo studio qualiquantitativo di numerosi composti, minimizzando i trattamenti pre-analitici fonte di problemi di affidabilità. Abbiamo così identificato e quantizzato i metaboliti maggioritari: acido ascorbico, tirosina, caffeoil spermina, triptofano, acido-3-O-caffeoil-5-O-feruloilchinico, bis-diidrocaffeoil spermina, acido clorogenico e neoclorogenico, ammide dell’acido ferulico, bis e tris-diidro-caffeoil-spermidina, rutina, apigenina, glicoalcaloidi (α-solanina e α-chaconina), kaemferolo3-O-rutinoside e quercetina dimetil-etere. Risultati. I metaboliti più abbondanti nei tuberi di patata precoce sono l’acido clorogenico e l’acido ascorbico. In particolare, la patata precoce è risultata più ricca di quest’ultimo metabolita rispetto alla patata comune; metaboliti come flavonoidi, derivati poliammidici e triptofano sono risultati presenti in bassissime quantità. Conclusioni. L’analisi del contenuto in glicoalcaloidi dei tuberi di patata precoce studiati ha permesso di dimostrare che questi metaboliti sono presenti a concentrazioni molto più basse dei limiti critici. L’analisi statistica dei risultati ottenuti ha consentito di individuare le proprietà metabolomiche preponderanti nei cultivar studiati, ma anche di osservare come le caratteristiche chimiche del terreno sui quali i diversi Autore di contatto: F. Dal Piaz, Dipartimento di Scienze Farmaceutiche e Biomediche, Università di Salerno, via Ponte Don Melillo, 84084 Fisciano, Salerno, Italia. E-mail: fdalpiaz@unisa.it Vol. 24 - Suppl. 1 al N. 1 1 1Dipartimento di Scienze Farmaceutiche e Biomediche Università di Salerno, Fisciano, Salerno, Italia 2Dipartimento di Scienze del Suolo della Pianta dell’Ambiente e delle Produzioni Animali (DISSPAPA) Università di Napoli Federico II, Portici, Napoli, Italia tuberi sono stati coltivati hanno un effetto chiaro e riproducibile sul loro contenuto in alcuni metaboliti secondari. Parole chiave: Metaboliti secondari - Solanum tuberosum Polifenoli - Glicoalcaloidi. I l tubero di patata (Solanum tuberosum) segue solo il riso e il grano in importanza mondiale, come coltura alimentare destinata al consumo umano. Oltre ad avere un alto valore nutrizionale, le patate, come altri vegetali, accumulano una serie di metaboliti secondari, tra cui composti polifenolici e glicoalcaloidi, come mezzo di difesa da insulti sia biotici che abiotici. In particolare i polifenoli sono riconosciuti come importanti componenti in grado di esercitare effetti positivi sulla salute dell’uomo 1, 2, mentre i glicoalcaloidi della patata sono noti per la loro tossicità 3, 4. L’interesse per lo studio del contenuto in metaboliti secondari della patata precoce nasce dalla crescente attenzione posta negli ultimi anni alle proprietà nutraceutiche e anti-nutraceutiche degli alimenti 5. Nel presente lavoro sono state messe a punto tecniche estrattive e analitiche al fine di identificare e quantizzare i metaboliti secondari più abbondanti nei tuberi di alcune cultivar di patata precoce. I metaboliti identificati e successivamente quantizzati MINERVA BIOTECNOLOGICA 43 Studio dei metaboliti secondari di varietà precoci di Solanum tuberosum LEPORE sono stati: acido ascorbico, tirosina, caffeoil spermina, triptofano, acido-3-O-caffeoil-5-O-feruloil-chinico, bis-diidrocaffeoil spermina, acido clorogenico e neoclorogenico, ammide dell’acido ferulico, bis e tris-diidro-caffeoil-spermidina, rutina, apigenina, glicoalcaloidi (α-solanina e α-chaconina), kaemferolo3-O-rutinoside, quercetina dimetil-etere. I metaboliti più abbondanti nei tuberi di patata precoce sono risultati l’acido clorogenico, e l’acido ascorbico (vitamina C) 6. Di quest’ultimo metabolita la patata precoce risulta più ricca rispetto alla patata comune (30 mg/ kg vs. 15 mg/kg), mentre metaboliti come flavonoidi, derivati poliammidici e triptofano sono risultati presenti in bassissime quantità. L’analisi del contenuto in glicoalcaloidi dei tuberi di patata precoce studiati ha permesso di dimostrare che questi metaboliti sono presenti a concentrazioni molto più basse dei limiti critici. Correlando la provenienza geografica e il contenuto metabolico delle cultivar studiate, è stato possibile dedurre che all’interno della stessa cultivar studiate, coltivata in regioni differenti, le differenze nel tenore di metaboliti secondari sono significative. Materiali e metodi Materiale vegetale Sono stati analizzati tuberi di patata precoce delle cultivar Arinda, Sieglinde, Spunta prelevati da differenti zone di coltivazione nelle regioni Puglia e Sicilia (Tabella I). Estrazione L’estrazione è stata effettuata secondo il metodo riportato da Shakya et al. (2006) 1-12. I tuberi sono stati lavati con acqua deionizzata senza asportarne la buccia, asciugati e tagliati longitudinalmente in otto parti uguali scartando le due estremità. In seguito sono stati ridotti in cubetti e, per evitare reazioni di degradazione enzimatica, sono stati immediatamente congelati in azoto liquido e liofilizzati. Solo dopo la completa disidratazione, il campione è stato ridotto in polvere fine mediante l’uso di un omogeneizzatore. I campioni polverizzati sono stati conservati a -20 °C, al buio, fino all’uso. Sono stati pesati 400 mg di liofilizzato e messi in eppendorf da 2 ml con 0,9 ml di buffer di (50% v/v di MeOH, 50% v/v di H2O, con 2,5% di acido metafosforico e 1 mM di EDTA). Le eppendorf contenenti il campione disperso nel buffer di estrazione sono state agitate con vortex per 1 minuto circa, sottoposte a sonicazione per 15 minuti, a bassa temperatura e alla massima potenza disponibile. Dopo la sonicazione, le eppendorf sono state nuovamente agitate con vortex per 1 minuto circa, poi centrifugate per 7 minuti, a 4 ºC, a 13000 rpm. Il surnatante è stato prelevato e trasferito in altre eppendorf. Il pellet rimanente è stato riestratto con 0,6 ml del buffer di estrazione, sonicato e centrifugato. Della soluzione dei due surnatanti sono stati prelevati 200 µl, congelati a -80 ºC per 15 minuti e seccati in Speed Vac (Eppendorf, Amburgo, Germania) a temperatura ambiente, per due ore. Tabella I. — Siti di campionamento delle differenti aree di coltivazione nelle regioni Puglia e Sicilia. Campione Arinda (Sicilia) Arinda (Sicilia) Arinda (Sicilia) Sieglinde (Puglia) Sieglinde (Puglia) Sieglinde (Puglia) Sieglinde (Sicilia) Sieglinde (Sicilia) Sieglinde (Sicilia) Sieglinde (Sicilia) Spunta (Puglia) Spunta (Puglia) Spunta (Puglia) Spunta (Puglia) 44 Sigla Siti di campionamento Data raccolta 09-AR-S-A1-3 09-AR-S-E1-3 09-AR-S-G1-3 09-SG-P-C1-3 09-SG-P-D1-3 09-SG-P-C-COM 09-SG-S-F2-3 09-SG-S-I-GIARRE 09-SG-S-L-ISPICA 09-SG-S-H-MARSALA 09-SP-P-A1-3 09-SP-P-I1-3 09-SP-S-B1-3 09-SP-S-C1-3 Torre Milocca (SR) Carruba-Riposto (CT) Giardinaccio-Montef. S. Giorgio (ME) Cisternella (LE) San Ferdinando (BAT) Puglia Scala- Torregrotta (ME) Giarre (CT) Ispica (RG) Marsala (TP) Chianchi (LE) Mola di Bari-Cozze (BA) Cassibile (SR) Acireale-Scura (CT) 2009 21/05/2009 22/05/2009 25/05/2009 26/05/2009 2009 22/05/2009 2009 2009 2009 25/05/2009 2009 21/05/2009 21/05/2009 MINERVA BIOTECNOLOGICA Marzo 2012 Studio dei metaboliti secondari di varietà precoci di Solanum tuberosum Analisi HPLC-DAD Le analisi sono state realizzate usando un HPLCDAD Agilent 1200 Series (Agilent Technologies, Palo Alto, CA, USA), costituito da una pompa binaria (G1312A), un auto-campionatore (G-1329A), un degassatore (G-1322A) e un rivelatore a serie di diodi (1315D). I solventi usati sono il metanolo (ottenuto da Romil, Cambridge, UK),) per la fase B e l’acqua milliQ (preparata usando un Millipore, Bedford, MA, USA). Gli standard sono stati acquistati da Extrasynthese (Lione, Francia), e Sigma Aldrich (Milano, Italia). Le analisi sono state effettuate utilizzando una colonna monolitica Onyx (50x2 mm C18, Phemomenex, Italia), velocità di flusso utilizzata 0,600 ml/min, lunghezza d’onda selezionata 280 nm. I campioni sono stati iniettati in triplicato. Il gradiente utilizzato è stato: da 0 a 1 min, 100% di tampone A (H2O + 0,01% acido trifluoroacetico); da 1 a 6,7 min, 0-30% di tampone B (MeOH Merck); da 6,7 a 11,7 min, 30-70% di B; da 11,7 a 14,56, 7090% di B; da 14,56 a 18, 90% di B, con un post-time di 4 minuti. L’identificazione dei picchi cromatografici è stata effettuata mediante analisi di spettrometria di massa. Gli standard sono stati preparati alla concentrazione di 0,05 mg/ml. La quantificazione dei composti fenolici, aminoacidi e acido ascorbico, è stata effettuata nelle medesime condizioni di analisi dell’estratto. Sono state costruite le curve di calibrazione degli standard acido ascorbico, tirosina, triptofano, acido ferulico, acido caffeico, acido clorogenico, rutina e quercetina. L’acido neoclorogenico è stata valutato come equivalente di acido clorogenico. I derivati dell’acido caffeico (caffeoil spermina, bis-diidrocaffeoil spermina, tris-diidro caffeoil spermidina) sono stati studiati come equivalenti di acido caffeico. Gli standard sono stati preparati a una concentrazione stock di 10 mg/ml in metanolo, eccetto la tirosina e triptofano preparate ad una concentazione 10 mg/ ml 0,1 N HCl 7. Sono state effettuate iniettate a diversi volumi di iniezione (da avere 0,1 µg, 0,5 µg, 1 µg, 1,5 µg, 2 µg, 3 µg). Riportando in grafico le aree dei picchi cromatografici inn funzione delle rispettive concentrazioni, è stata ottenuta una curva di calibrazione con almeno 6 punti per ogni standard, utile per quantizzare i metaboliti. USA), dotato di una sorgente electrospray, accoppiato ad un HPLC Alliance 2695 (Waters). Il tuning e la calibrazione dello strumento sono state effettuate utilizzando uno standard puro di Solanina ([M+H]+= m/z 869,07). I campioni sono stati sciolti in 1,5 ml di acqua, agitati mediante vortex per 1 minuto circa, e poi centrifugati per 2 min a 13 rpm. Dalla soluzione ottenuta, sono stati prelevati 1 ml a cui sono stati aggiunti 20 µl di angiotensina come standard interno. Lo standard è stato preparato partendo da una soluzione standard 8 mg/ml, successivamente diluito fino ad una concentrazione di 40,8 µg/ml. La separazione cromatografica è stata condotta iniettando 10 μl di ciascun campione su una colonna monolitica Onyx (Phenomenex) (50x2 mm, una velocità di flusso 0.4 ml/min). Il gradiente di eluizione è: 0-1 min buffer A al 100% (H2O + 10 mM di acido formico, pH 3,5, con NH4OH), 1-6,7 min 0-30% di buffer B (MeOH), 6,711,7 min 40-70% di buffer B, 11,7-14,56 min 70-100% di buffer B, 14,56-20 min 100% buffer B. Le analisi sono state condotte in polarità positiva. La temperatura della sorgente è stata fissata a 80 ºC, con temperatura di desolvatazione di 150 ºC. Il capillary voltage usato era pari a 3 kV e il sampling cone 30 eV. La collision energy pari a 2, la cell entrance 5, la cell exit -20. I metaboliti analizzati mediante HPLC sono stati identificati mediante analisi LC-ESI-MS sia dell’estratto che di una soluzione multi-standard, contenente i principali metaboliti caratterizzati. Il multi-standard è stato preparato a partire dai singoli analiti ad una concentrazione 100 mg/ml in MeOH. Successivamente tutte le soluzioni sono state diluite a 0,1 mg/ml. Di ogni standard diluito a 0,1 mg/ml sono stati prelevati 5 µl e portato a 500 µl finali di acqua. Mediante LC-MS sono stati identificati e quantizzati i glicoalcaloidi α-chaconina e α-solanina (metodo dell’aggiunta standard). I dati sono stati analizzati attraverso l’uso del software MassLynx 4.1 (Waters). La quantizzazione è stata ottenuta mediante la curva di calibrazione, utilizzando come standard α-chaconina, α-solanina e apigenina. Gli esperimenti sono stati condotti in triplicato, sono stati iniettati diversi volumi in modo da ottenere per i glicoalcaloidi 25 ng, 50 ng, 75 ng, 100 ng, 150 ng e 250 ng e per l’apigenina 0,125 ng, 0,25 ng, 1 ng, 1,5 ng. Risultati e discussione Analisi LC-MS Le analisi LC-MS/MS sono state eseguite con uno strumento di Q-TOF Premier (Waters, Milford, MA, Vol. 24 - Suppl. 1 al N. 1 LEPORE Lo studio dei metaboliti secondari di varietà precoci di Solanum tuberosum L. (solanaceae) è stato MINERVA BIOTECNOLOGICA 45 LEPORE Studio dei metaboliti secondari di varietà precoci di Solanum tuberosum 1.800 conservati al buio a -20 °C fino all’uso, l’estrazione è stata effettuata in metanolo ed acido meta-fosforico utilizzando gli ultrasuoni sul prodotto liofilizzato 7. L’identificazione e la quantizzazione dei metaboliti presenti negli estratti di tubero è stata ottenuta mediante HPLC-DAD, l’analisi quantitativa è stata effettuata attraverso curve di calibrazione da standard puri. In tutti i tuberi analizzati i metaboliti più abbondanti sono risultati acido clorogenico ed ascorbico. La definitiva identificazione dei metaboliti secondari e l’analisi quali-quantitava dei glicoalcaloidi è stata ottenuta mediante LC-MS/MS (Figura 1) 8-10. I risultati dello studio quali quantitativo sono mostrati nelle Figure 2-4. Analizzando i risultati ottenuti per i tuberi della cultivar Spunta un contenuto di acido ascorbico e acido clorogenico superiore è stato osservato per il campione 09-SP-P-A (1600 mg/ kg e 1200 mg/kg rispettivamente) rispetto a quanto osservato per gli altri tuberi della stessa cultivar (acido ascorbico 900-1200 mg/kg ed acido clorogenico 400-700 mg/kg, rispettivamente, Figura 3). Il contenuto degli analiti identificati nei tuberi della cultivar Arinda è risultato mediamente più basso rispetto a quanto rilevato per i tuberi della varietà Spunta, con l’eccezione di acido ascorbico, tirosina ed acido clorogenico, che risultavano i metaboliti più abbondanti (44%, 17% e 15%, rispettivamente). I flavonoidi e i derivati poliamminici (caffeoil spermina, bis-diidrocaffeoil spermina, tris diidrocaffeoil 1.600 mg/Kg 1400 1200 1000 800 600 400 200 0 1 2 3 4 5 09-AR-S-A 6 7 8 9 09-AR-S-E 10 11 12 13 09-AR-S-G Figura 1. — ESI (+) LC-MS di un estratto totale di tubero. Picchi: (1) acido ascorbico; (2) tirosina; (3) caffeoil spermina, (4) triptofano, (5) 3-O-caffeoil-5-O-feruloil acido chinico; (6) bis-diidrocaffeoil spermina; (7) acido clorogenico, (8) rutina; (9) Tris(dihydrocaffeoyl) spermidine; (10) α-chaconine; (11) α-solanina; (12) kaemferol- 3-Orutinoside; (13) 3-OMe-Quercetina; (14) apigenina. realizzato utilizzando tuberi raccolti in diversi siti di coltivazione in Puglia e Sicilia. Le regioni dei siti di raccolta del tubero di Solanum tuberosum rappresentano le zone agricole dove si concentra la maggior parte della produzione, commercializzazione ed esportazione della patata novella in Italia. I tuberi freschi sono stati congelati in azoto liquido, 1.800 1.600 mg/Kg 1400 1200 1000 800 600 400 200 0 1 2 09-SG-P-C 09-SG-S-I-GIARRE 3 4 5 6 09-SG-P-D 09-SG-S-L-ISPICA 7 8 9 09-SG-S-F 09-SG-S-H-MARSALA 10 11 12 13 09-SG-P-C-COM Figura 2. — Metaboliti (mg/kg di droga secca) osservati nei tuberi della cultivar spunta: (1) acido ascorbico, (2) tirosina, (3) caffeoil spermina, (4) triptofano, (5) acido 3-caffeoil-5-o- feruloil chinico, (6) bis-diidrocaffeoil spermina, (7) acido neoclorogenico, (8) acido clorogenico, (9) ammide dell’acido ferulico, (10) bis-diidrocaffeoil spermidina, (11) tris-diidrocaffeoil spermidina, (12) flavonoidi,, (13) alcaloidi. 46 MINERVA BIOTECNOLOGICA Marzo 2012 Studio dei metaboliti secondari di varietà precoci di Solanum tuberosum LEPORE 1.800 1.600 mg/Kg 1400 1200 1000 800 600 400 200 0 1 2 3 4 09-SPP-A 5 6 09-SPP-I 7 8 09-SPS-B 9 10 11 12 13 09-SPS-C Figura 3. — Metaboliti (mg/kg di droga secca) osservati nei tuberi della cultivar arinda: (1) acido ascorbico, (2) tirosina, (3) caffeoil spermina, (4) triptofano, (5) acido 3-caffeoil-5-o-feruloil chinico, (6) bis-diidrocaffeoil spermina, (7) acido neoclorogenico, (8) acido clorogenico, (9) ammide dell’acido ferulico, (10) bis-diidrocaffeoil spermidina, (11) tris-diidrocaffeoil spermidina, (12) flavonoidi, (13) alcaloidi. Arinda Acido ascorbico Sieglinde Ammide dell’acido ferulico Chlorogenic acid Acido 3-0-caffeoil-5-0-feruloil chinico Flavonoidi Acido neoclorogenico Spunta Totale alcaloidi Totale spermina Triptofano Tirosina Figura 4. — Metaboliti (mg/kg di droga secca) osservati nei tuberi della cultivar sieglinde: (1) acido ascorbico, (2) tirosina, (3) caffeoil spermina, (4) triptofano, (5) acido 3-caffeoil-5-o- feruloil chinico, (6) bis-diidrocaffeoil spermina, (7) acido neoclorogenico, (8) acido clorogenico, (9) ammide dell’acido ferulico, (10) bis-diidrocaffeoil spermidina, (11) tris-diidrocaffeoil spermidina, (12) flavonoidi, (13) alcaloidi. Vol. 24 - Suppl. 1 al N. 1 spermidina e bis diidrocaffeoil spermidina) erano presenti in piccole quantità 11-13. Anche i tuberi della cultivar Sieglinde presentavano un alto contenuto di acido clorogenico, che risultava essere il costituente principale tra i metaboliti secondari (31%, corrispondente ad un valore medio 800 mg/kg in peso secco). In particolare, i tuberi di SG-P-D e 09-SG-PC-COM risultavano particolarmente ricchi in questo metabolita, con un contenuto totale pari a 1000 mg/ kg. Altri metaboliti secondari osservati con concentrazioni elevate sono stati l’acido ascorbico, tirosina, glicoalcaloidi, ed acido neoclorogenico risultano rispettivamente 23%, 17%, 8% e 10% dei metaboliti totali. Meno abbondanti sono risultati, come per le altre cultivar, flavonoidi, esteri poliamminici (caffeoil spermina, bis-diidrocaffeoil spermina, tris diidrocaffeoil spermidina e bis diidrocaffeoil spermidina), triptofano ed acido ferulico. La variabilità e le analogie tra le diverse cultivar di patata precoce e le eventuali relazioni tra il contenuto in metaboliti secondari e la loro provenienza geografica, sono state studiate mediante il confronto del contenuto qualiquantitativo dei composti identificati (Figura 5). Il contenuto in metaboliti secondari delle cultivar Spunta e Arinda risultava simile nonostante i campioni analizzati provengano da regioni diverse. Il contenuto di acido ascorbico e tirosina variava da 35-44% e 11-18% rispettivamente, mentre il contenuto in acido clorogenico presentava note- MINERVA BIOTECNOLOGICA 47 Studio dei metaboliti secondari di varietà precoci di Solanum tuberosum LEPORE 300 a-chaconine a-solanine Alcaloidi totali 250 mg/Kg 200 150 100 7% 50 93% 0 2 1 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 Figura 5. — Confronto tra le quantità (mg/kg di droga secca) di metaboliti secondari osservati nei tuberi della cultivar Arinda, Spunta, Seglinde. voli variazioni (dal 16 al 31%, Figura 5). Le abbondanze relative dei metaboliti minori, quali i derivati poliamminici (caffeoil spermina, bis-diidrocaffeoil spermina, tris diidrocaffeoil spermidina e bis diidrocaffeoil spermi dina, total spermine), gli alcaloidi e i flavonoidi risultavano simili nelle 2 cultivar. I tuberi delle cultivar Arinda e Spunta si presentavano particolarmente ricchi in acido ascorbico (circa 44% per entrambe), mentre quelli della cultivar Sieglinde presentavano un contenuto di acido ascorbico del 23-26%, il contenuto di acido clorogenico e alcaloidi in questa cultivar era leggermente superiore rispetto alle altre (31-33%). La quantità di alcaloidi osservata in tutte le cultivar analizzate risultava omogenea (5-8%), i glicoalcaloidi identificati sono l’α-chaconina e l’α-solanina. Il glicoalcaloide più abbondante è risultato l’α-chaconina (93%), come mostra il grafico in Figura 6. Studi di letteratura hanno evidenziato che il contenuto in glicoalcaloidi in Solanum tuberosum è proporzionale a quello in acido cloro genico 4, ciò è risultato evidente anche dai nostri dati come si può osservare nei grafici nelle Figure 7-8, l’andamento del contenuto metabolico dei glicoalcaloidi è correlato a quello dell’acido clorogenico. Successivamente, il contenuto in metaboliti secondari delle stesse cultivar è stato analizzato rispetto al pH dei terreni di raccolta dei tuberi 14. Dai dati ottenuti il contenuto di acido ascorbico sembra non essere influenzato dal pH (400-600 mg/kg), tirosina 48 mg/Kg Figura 6. — Valore medio dei glicoalcaloidi (mg/kg di droga secca) osservati nei campioni analizzati. 1.800 1.600 1.400 1.200 1.000 800 600 400 200 0 Acido clorogenico 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 Figura 7. — Glicoalcaloidi (mg/kg di droga secca) osservati nei campioni (1) 09-AR-S-A, (2) 09-AR-S-E, (3) 09-AR-S-G, (4) 09-SP-P-A, (5) 09-SP-P-I, (6) 09-SP-P-B, (7) 09-SP-P-C, (8) 09-SG-P-C, (9) 09-SGP-D, (10) 09-SG-S-F, (11) 09-SG-P-C-COM, (12) 09-SG-S-I-GIARRE, (12) 09-SG-S-ISPICA, (13) 09-SG-S-H-MARSALA 1.400 1.200 1.000 800 600 400 200 0 Molto acido Neutro Alcalino Figura 8. — Acido clorogenico (mg/kg di droga secca) osservato nei campioni (1) 09-AR-S-A, (2) 09-AR-S-E, (3) 09-AR-S-G, (4) 09-SP-P-A, (5) 09-SP-P-I, (6) 09-SP-P-B, (7) 09-SP-P-C, (8) 09-SG-P-C, (9) 09-SGP-D, (10) 09-SG-S-F, (11) 09-SG-P-C-COM, (12) 09-SG-S-I-GIARRE, (12) 09-SG-S-ISPICA, (13) 09-SG-S-H-MARSALA e 3-O-caffeoil-5-O-feruloil-chinico presentavano una concentrazione inversamente proporzionale all’aumentare del pH (555, 413, 238 mg/kg, e193, 83, 35 MINERVA BIOTECNOLOGICA Marzo 2012 Studio dei metaboliti secondari di varietà precoci di Solanum tuberosum LEPORE 100 50 0 2.50 5.00 7.50 10.00 12.50 15.00 17.50 20.00 Time Figura 9. — Acido clorogenico (mg/kg di droga secca) osservato in tuberi cresciuti in terreni a pH acido, neutro e alcalino.** La differenza fra le medie osservate è significativa al 95%, P<0,05. mg/kg, rispettivamente), triptofano, acido clorogenico e acido neoclorogenico presentavano un profilo simile e pH dipendente; infatti questi analiti sono prodotti in quantità significativamente superiori dai tuberi coltivati in terreni alcalini (117, 1200, 400 mg/ kg, rispettivamente). In Figura 9 sono riportati i valori dell’acido clorogenico in funzione del pH del terreno di coltivazione dei tuberi, come appare evidente il valore medio di questo analita a pH bassi è di circa 300 mg/kg, a pH neutri è di circa 650 mg/ kg e cresce significativamente a pH alcalini (circa 1200 mg/kg). Uno studio comparativo dei metaboliti secondari presenti nei tuberi della Cultivar Spunta raccolti in Sicilia e Puglia evidenziava nei tuberi provenienti dalla Puglia un contenuto di acido ascorbico, acido clorogenico e alcaloidi maggiore rispetto a quello dei tuberi prelevati della Sicilia. I tuberi di Sieglinde della Puglia mostravano un contenuto di acido ascorbico e tirosina significativamente maggiore rispetto ai campioni provenienti dalla Sicilia. La tirosina non sembra essere influenzata dal variare della Vol. 24 - Suppl. 1 al N. 1 regione di provenienza del tubero, tutti gli altri metaboliti (acido clorogenico e neoclorogenico, alcaloidi, spermine e triptofano) sono presenti in maggior quantità nei campioni di tubero provenienti dalla Puglia (Figure 2-4). Conclusioni È stata sviluppata una strategia analitica per lo studio dei metaboliti di tuberi di patata precoce, volta ad una valutazione comparativa sul piano delle proprietà nutrizionali e ad identificare e quantizzare contemporaneamente metaboliti secondari con caratteristiche di polarità diverse (glicoalcaloidi steroidei, flavonoidi, derivati dell’acido caffeico). Sono stati identificati e quantizzati i seguenti metaboliti secondari: acido ascorbico, tirosina, caffeoil spermina, triptofano, acido-3-O-caffeoil-5-O-feruloil-chinico, bis-diidrocaffeoil spermina, acido clorogenico e neoclorogenico, ammide dell’acido ferulico, bis e tris-diidro-caffeoil-spermidina, rutina, apigenina, gli- MINERVA BIOTECNOLOGICA 49 LEPORE Studio dei metaboliti secondari di varietà precoci di Solanum tuberosum coalcaloidi (α-solanina e α-chaconina), kaemferolo3-O-rutinoside, quercetina dimetil-etere. Il confronto dei profili dei metaboliti secondari osservati per i diversi tuberi analizzati è stato effettuato mediante comparazioni intra e inter-cultivar. Dalle analisi inter-cultivar è emerso che Arinda e Spunta sono particolarmente ricche in acido ascorbico. Il contenuto in acido clorogenico è abbastanza omogeneo, tranne nella cultivar Arinda, dove risulta in quantità inferiori. Flavonoidi, derivati poliammidici, triptofano sono presenti in bassissime quantità in tutte le cultivar analizzate, così come il contenuto in alcaloidi. Al fine di determinare eventuali correlazioni tra il profilo dei metaboliti secondari quantizzati e la loro provenienza geografica, o il pH del terreno in cui i tuberi erano stati coltivati, analisi intra-cultivar sono state effettuate. Mettendo in correlazione la provenienza geografica e il contenuto metabolico delle cultivar, è stato possibile dedurre che all’interno della stessa cultivar, coltivata in regioni differenti, le differenze in metaboliti sono significative, tuttavia tali differenze non presentano lo stesso andamento per tuberi di cultivar differenti. Dalle analisi intracultivar, effettuate per la valutazione dell’effetto del pH del terreno (composizione vs. pH), si è potuto osservare che il contenuto di acido ascorbico, ammide dell’acido ferulico e alcuni derivati delle spermine non è influenzato dal pH del terreno, tirosina ed acido 3-O-caffeoil-5-O-feruloil chinico presentano una concentrazione inversamente proporzionale all’aumento del pH, mentre triptofano, acido neoclorogenico, acido clorogenico presentano un aumento di concentrazione proporzionale all’aumento del pH. Le cultivar di patata precoce analizzate risultavano una interessante fonte di acido ascorbico 15, 16. 50 References 1. Friedman M. Chemistry, biochemistry, and dietary role of potato polyphenols. A review. J Agric Food Chem 1997;45:1523-40. 2. Thomasset SC, Berry DP, Garcea G, Marczylo T, Steward WP, Gescher AJ. Dietary polyphenolic phytochemicals promising cancer chemopreventive agents in humans? A review of their clinical properties. Int J Cancer 2007;120:451-8. 3. Ikeda T, Tsumagari H, Honbu T, Nohara T. Cytotoxic activity of steroidal glycosides from Solanum plants. Biol Pharm Bull 2003;26:1198-201. 4. Friedman M. Potato glycoalkaloids and metabolites: roles in the plant and in the diet. J Agric Food Chem 2006;54:8655-81. 5. Lewis CE, Walker JRL, Lancaster JE, Sutton KH. Determination of anthocyanins, flavonoids and phenolic acids in potatoes. I: Coloured cultivars of Solanum tuberosum L. J Sci Food Agric 1999;77:45-57. 6. Clifford MN. Chlorogenic acids and other cinnamates-nature, occurrence and dietary burden. J Sci Food Agric 1999;79:362-72. 7. Shakya R, Navarre DA. Rapid screening of ascorbic acid, glycoalkaloids, and phenolics in potato using high-performance liquid chromatography. J Agric Food Chem 2006;54:5253-60. 8. Carputo D, Savarese S, Andolfi A, Aversano R, Cimmino A, Frusciante L et al. Glycoalkaloid profile in potato haploids derived from Solanum Tuberosum-S. bulbocastanum somatic hybrids. Chem Biodiv 2010;7:1885-92. 9. Tomosko R, Daood HG, Polgàr Z, Hajòs G. Determination of glycoalcaloids in hungarian potatoes by HPLC. Chromatographia 2006;63:S115-S8. 10. Friedman M, Roitman JN, Kozukue N. Glycoalkaloid and calystegine contents of eight potato cultivars. J Agric Food Chem 2003;51:2964-73. 11. Parr AJ, Mellon FA, Colquhoun IJ, Davies HV. Dihydrocaffeoyl polyamines (kukoamine and allies) in potato (Solanum tuberosum) tubers detected during metabolite profiling. J Agric Food Chem 2005;53:5461-6. 12. Shakya, R, Navarre, DA. LC-MS Analysis of solanidane glycoalkaloid diversity among tubers of four wild potato species and three cultivars (Solanum tuberosum). J Agric Food Chem 2008;56:6949-58. 13. Mattila P, Hellstro J. Phenolic acids in potatoes, vegetables, and some of their products. J Food Compos Anal 2007;20:152-60. 14. Zhang A, Porter GA, Bushway RJ. Ascorbic acid and glycoalkaloid content of Atlantic and Superior potato tubers as affected by supplemental irrigation and soil amendments. Am J Potato Res 1997;74:285-304. 15. Camire ME, Kubow S, Donnelly DJ. Potatoes and human health. Crit Rev Food Sci Nutr 2009;49:823-40. 16. Love SL, Pavek JJ. Positioning the potato as a primary food source of vitamin C. Am J Potato Res 2008;85:277-85. MINERVA BIOTECNOLOGICA Marzo 2012 MINERVA BIOTEC 2012;24(Suppl. 1 al N. 1):51-60 Definizione di una firma “geochimico-mineralogica” dei suoli destinati alla produzione della patata precoce S. VINGIANI, M. ZAMPELLA, L. MINIERI, F. TERRIBILE, P. ADAMO Obiettivo. Definire parametri mineralogici e pattern geochimici identificativi dei suoli delle aree di provenienza di patate precoci prodotte in tre regioni del sud Italia. Per un numero selezionato di campioni, tali parametri sono stati ricercati anche nel suolo adeso ai tuberi. Metodi. Suolo e tuberi sono stati prelevati a fine ciclo produttivo in 12 siti ubicati in Puglia, Campania e Sicilia. Dei siti è stato studiato il contesto geologico e sui suoli sono stati determinati: granulometria (granulometro laser), pH, carbonati totali (calcimetro), carbonio organico (Walkley-Black), CSC e basi di scambio (BaCl2 a pH 8.2), P assimilabile (metodo Olsen), Fe, Al e Si (ossalato e DCB), composizione multielementare (ICP-MS), mineralogia (XRD). Risultati. I substrati parentali sono riconducibili a tre tipologie principali: rocce calcaree, sedimenti alluvionali e substrati vulcanici. I suoli sono caratterizzati da tessitura sciolta e pH generalmente neutro e subalcalino. La maggior parte è povera di carbonati e CO con bassa CSC. Quarzo, feldspati, calcite e minerali argillosi in diverse quantità relative si associano in ambiente vulcanico con ossidi di ferro e alluminosilicati a scarso ordine cristallino. Distintivo è il contenuto totale di macro e micronutrienti, mentre le quantità biodisponibili degli stessi elementi non differenziano altrettanto bene i suoli di aree geografiche diverse. Il suolo adeso ai tuberi ha curve granulometriche e tracciati XRD simili al suolo tal quale, ma più elevate quantità di particelle di minori dimensioni che ne differenziano la composizione geochimica. Conclusioni. Gli indicatori suolo-dipendenti differenziano bene i suoli di provenienza della patata precoce. Il suolo adeso ai tuberi con alcune differenze rispecchia la mineralogia, la granulometria e la composizione geochimica del suolo di provenienza. Parole chiave: Suolo - Tracciabilità - Prodotti agroalimentari. Autore di contatto: S. Vingiani, Dipartimento di Scienze del Suolo, della Pianta, dell’Ambiente e delle Produzioni Animali, Università di Napoli Federico II, Via Università, 100, 80055 Portici (Napoli), Italia. E-mail: vingiani@unina.it Vol. 24 - Suppl. 1 al N. 1 Dipartimento di Scienze del Suolo, della Pianta dell’Ambiente e delle Produzioni Animali Università di Napoli Federico II, Napoli, Italia I l regolamento CE 178/2002, che istituisce la European Food Safety Authority, stabilisce principi e requisiti generali riguardo alla “rintracciabilità” dei prodotti agroalimentari definendola come la capacità di ritrovare la traccia o origine dei prodotti. Ciò in risposta alle crescenti richieste di sicurezza alimentare da parte dei consumatori e all’esigenza delle aziende di innovarsi per essere competitive su un mercato sempre più globalizzato 1. La denominazione di origine ha rappresentato un primo passo finalizzato alla salvaguardia dei prodotti agroalimentari, definendo dei parametri distintivi che permettono di individuarne la tipicità. Il passo successivo è stato l’identificazione e valutazione di metodi e tecniche analitiche che forniscano informazioni significative per la determinazione della zona geografica di origine del prodotto. Tra i metodi considerati: l’analisi sensoriale, le tecniche spettroscopiche, la risonanza magnetica nucleare, i metodi di rilevamento delle impronte elementare ed isotopica basati sull’impiego della spettrometria di massa 2. Diffuso è l’impiego dell’analisi mediante GS-IRMS del rapporto isotopico dei cosiddetti “bioelementi” (C, N, O, H e S), il cui valore, tuttavia, risulta fortemente influenzato da parametri sia ambientali, quali le variazioni climatiche, sia di gestione, quali l’impiego di fertilizzanti 3. Diversi altri metodi sono attualmente oggetto di studio allo scopo di ottenere informazioni univoche circa la provenienza geografica degli alimenti. Tra questi, di particolare interesse MINERVA BIOTECNOLOGICA 51 VINGIANI Definizione di una firma “geochimico-mineralogica” dei suoli destinati alla produzione della patata precoce sono quelli basati sull’impiego di traccianti o indicatori geogenici e pedogenici caratterizzati da scarsa o nulla variazione stagionale o annuale e pertanto stabili nel lungo periodo 4, 5. La composizione mineralogica e la concentrazione di macro e microelementi del suolo sono, infatti, il risultato dell’influenza esercitata per lungo tempo e in modo combinato dalla matrice litologica e da tutti i fattori attivi nella pedosfera, con particolare riferimento all’intensità dei processi di weathering, lisciviazione e pedogenesi. Mineralogia e geochimica riflettono le interazioni che si stabiliscono tra i fattori di formazione del suolo: roccia madre, clima, tempo, rilievo ed entità biotiche. Pertanto, suoli formatisi in areali geografici diversi tendono ad essere caratterizzati da qualità e quantità di minerali diversi la cui identificazione e caratterizzazione chimica può consentire di ottenere preziose informazioni su tipo e proprietà del suolo di appartenenza. Le stesse concentrazioni di elementi in traccia nei tessuti delle piante sono regolate dal loro contenuto nei suoli, dalla forma in cui si trovano e dai fattori che ne influenzano la mobilità, nonché dalla capacità di assorbimento da parte dei vegetali. Sulla base di tali premesse, l’obiettivo principale del presente lavoro è stato caratterizzare da un punto di vista geo-pedologico le aree di produzione della patata precoce oggetto di studio del progetto TIPIPAPA. Tale caratterizzazione ha avuto lo scopo di definire parametri mineralogici e pattern geochimici identificativi delle aree di provenienza dei tuberi. Per un numero selezionato di campioni, tali parametri sono stati ricercati anche nel suolo che rimane aderente a tuberi raccolti in campo e a tuberi in fase di commercializzazione per verificare la possibilità di rintracciarne la provenienza. La diversità geo-pedologica delle aree di studio considerate ha reso tale approccio particolarmente interessante, consentendo di definire una firma “geochimico-mineralogica” dei suoli destinati alla produzione della patata precoce. Materiali e metodi Inquadramento geologico e geomorfologico delle aree di studio I punti di campionamento georeferenziati sono stati riportati sulla cartografia di Google Earth e per ciascuna area di studio è stato realizzato un inquadramento geologico e geomorfologico alla scala di se- 52 mi-dettaglio. A tale fine sono state utilizzate le Carte Geologiche d’Italia in scala 1:100.000, realizzate dal Servizio Geologico d’Italia. Le carte sono state consultate attraverso il sito web dell’ISPRA 6. Le descrizioni di carattere geomorfologico e geologico sono state elaborate tenendo conto delle Note illustrative allegate alle carte geologiche e di relazioni geologiche e geomorfologiche redatte per i singoli comuni e disponibili in rete. Campionamento e preparazione di suolo e tuberi Campioni di suolo di superficie (0-30 cm) e di tuberi di patata sono stati prelevati contemporaneamente e a fine ciclo produttivo nel periodo maggio-giugno 2009 in corrispondenza di 12 siti di studio ubicati in tipiche aree di produzione della patata precoce di tre regioni del sud dell’Italia (Tabella I). In ciascun sito, è stata adottata una strategia di campionamento con 3 repliche di campo. Campioni di tuberi in fase di commercializzazione e provenienti dai siti FG-Manfredonia (EL-PEcom) e LE-Alliste-Cisternella (SG-PCcom) sono stati anche inclusi nello studio. Campioni di suolo aderente alla superficie esterna dei tuberi sono stati prelevati da campioni selezionati di tuberi presi in campo e in fase di commercializzazione, mediante lavaggio in acqua ultrapura ed essiccamento in stufa a 40 °C. Tutti i campioni di suolo sono stati essiccati all’aria e setacciati a 2 mm (terra fine), prima delle determinazioni analitiche. Determinazioni analitiche Le analisi chimiche e chimico-fisiche sono state condotte sulla terra fine, secondo i Metodi Ufficiali di Analisi Chimica del Suolo 7: il pH è stato misurato per via potenziometrica su sospensioni suolo-H2O (rapporto 1:2.5); il carbonio organico con il metodo Walkley e Black; la conducibilità elettrica (CE) in estratto acquoso con conduttivimetro a cella di misura; il calcare totale con determinazione gas-volumetrica della CO2; il fosforo assimilabile con il metodo Olsen; la capacità di scambio cationico (CSC) con BaCl2 a pH 8.2 e le basi di scambio per Spettrometria ad Assorbimento Atomico (AAS). La distribuzione granulometrica è stata determinata su campioni dispersi con sodio esametafosfato, mediante granulometro laser, con un sistema Mastersizer 2000 della Malvern. Le estrazioni selettive di Fe, Al e Si con ossalato d’ammonio acido a pH 3 (Feo, Alo, Sio) e Na ditionito-citrato-bicarbonato (Fed, Ald) sono sta- MINERVA BIOTECNOLOGICA Marzo 2012 Definizione di una firma “geochimico-mineralogica” dei suoli destinati alla produzione della patata precoce VINGIANI Tabella I. — Codici dei campioni di suolo e tuberi raccolti e ubicazione dei siti di campionamento. Codice* SP-P A1-2-3 SG-P C1-2-3 EL-P E1-2-3 SP-P F1-2-3 SP-P I1-2-3 AR-S A1-2-3 SP-S B1-2-3 SP-S C1-2-3 AR-S E1-2-3 SG-S F1-2-3 AR-S G1-2-3 AGR-C A1-2-3 Varietà Regione Provincia Sito di campionamento Latitudine N Spunta Sieglinde Elvira Spunta Spunta Arinda Spunta Spunta Arinda Sieglinde Arinda Agria Puglia “ “ “ “ Sicilia “ “ “ “ “ Campania Lecce (LE) “ Foggia (FG) Bari (BA) “ Siracusa (SR) “ Catania (CT) “ Messina (ME) “ Napoli (NA) Alliste-Chianchi Alliste-Cisternella Manfredonia Bitonto Mola di Bari Contrada Milocca Agro di Cassibile Acireale Riposto Torregrotta Monteforte S. Giorgio Afragola 39° 39° 41° 41° 41° 37° 36° 37° 37° 38° 38° 40° 56.254 54.655 32.563 06.641 02.051 01.581 58.593 39.885 41.306 12.503 12.536 55.230 Longitudine E 18° 18° 15° 16° 17° 15° 15° 15° 15° 15° 15° 14° 06.344 05.102 53.514 43.635 07.388 15.862 12.270 09.517 10.957 20.465 20.290 20.370 *codice: XX-Y-Zn, dove XX=varietà (SP: Spunta; SG: Sieglinde; EL: Elvira; AR: Arinda; AGR: Agria), Y: regione (P: Puglia; S: Sicilia; C: Campania), Z: lettera progressiva di identificazione del campione, N.: replica dello stesso campione (1,2,3). te effettuate secondo i metodi di Schwertmann 8 e Mehra e Jackson9 rispettivamente, ed i contenuti di Fe, Al e Si determinati mediante Spettrofotometria ad Emissione Atomica, utilizzando un ICP-AES modello Liberty 150, Varian. Le indagini mineralogiche sono state condotte sulla frazione terra fine di tutti i suoli prelevati in campo e su una selezione di suoli adesi alle patate, mediante l’impiego della diffrattometria a raggi-X (XRD). Campioni non orientati sono stati analizzati con un diffrattometro RigakuGeigerflex D/Max IIIC, con radiazione Co-kα ferro-filtrata. L’analisi geochimica o multielemento, finalizzata ad accertare la composizione chimica quali-quantitativa dei suoli, con particolare riferimento al contenuto di macro e micronutrienti, è stata effettuata mediante digestione acida ad alta temperatura (HNO3:HClO4:HF 6:3:10) ed analisi degli estratti con ICP-MS. Per l’analisi delle frazioni biodisponibili degli elementi presenti nel suolo delle aree di campionamento sono stati utilizzati due metodi: 1. estrazione mediante EDTA 0.05 M; 2. estrazione mediante NaNO3 0.1 M. Le misure sono state effettuate mediante ICP-MS. Risultati e discussione Inquadramento geologico e geomorfologico delle aree di studio I risultati sono riportati in forma sintetica in Tabella II. Le aree di campionamento sono caratterizzate da un’ampia variabilità geologica, sia in termini di lito- Vol. 24 - Suppl. 1 al N. 1 tipo sia di età del substrato roccioso sul quale si rinvengono i suoli. Si fa riferimento al substrato roccioso poiché la sua determinazione è agevole attraverso le carte geologiche. È importante considerare, però, che le rocce rinvenute al di sotto di un suolo non sempre costituiscono la “roccia madre” dalla cui alterazione si forma il suolo e che a questo conferisce proprietà chimiche e fisiche. I suoli possono formarsi anche da depositi eolici, non riportati in carta geologica e nemmeno osservabili in campo. In ogni caso, l’indicazione della carta geologica rappresenta il punto di partenza per l’identificazione della roccia madre del suolo, sebbene non costituisca una informazione certa. Dallo studio della cartografia geologica nazionale è stato osservato che, per quanto riguarda la regione Puglia, i substrati rocciosi possono essere ricondotti a 3 tipologie principali: 1) calcari detritici stratificati e calcari dolomitici del Cretacico (Terziario); 2) calcari grossolani e sabbioni calcarei Plio-Pleistocenici (Quaternario); e 3) alluvioni per colmata e cordoni litorali. Dal punto di vista geomorfologico, invece, i siti si differenziano sensibilmente. Alliste ha una morfologia simile a quella di tutta la penisola salentina, molto dolce e caratterizzata dalla presenza delle serre. Si tratta di modesti rilievi allungati in direzione NNOSSE o NO-SE che, unitamente alle aree depresse, rispecchiano le condizioni strutturali della zona. Manfredonia si colloca in una pianura costiera all’interno del golfo omonimo. I sedimenti fluviali nell’area costiera sono soggetti a rielaborazione da parte del moto ondoso, che produce cordoni litorali. Alcune di queste aree, a partire dal 1900, sono state soggette MINERVA BIOTECNOLOGICA 53 VINGIANI Definizione di una firma “geochimico-mineralogica” dei suoli destinati alla produzione della patata precoce Tabella II. — Inquadramento sintetico della geologia delle aree di studio. Regione Comune Località Puglia Lecce Alliste-Chianchi Lecce Foggia Bari Bari Sicilia Siracusa Catania Catania Messina Campania Napoli Formazione geologica Litotipi* Calcareniti del calcareniti, calcari grossolani tipo “panchina”, Salento (coeve ai sabbioni calcarei più o meno cementati, Tufi delle Murge) talora argillosi (“tufi”) Alliste-Cisternella Calcari di Melissano calcari compatti, a frattura irregolare, grigi e (coeve ai Calcari di nocciola, con intercalati calcari dolomitici e, Mola) più raramente, dolomie calcaree vacuolari Manfredonia alluvioni per colmata; cordoni litorali Bitonto Calcare di Bari Calcari detritici in strati e banchi; calcari dolomitici; calcari massicci Mola di Bari Calcare di Bari/Tufi Calcari detritici in strati e banchi; calcari delle Murge dolomitici; calcari massicci; depositi calcareoarenacei e calcareo-arenaceo-argillosi più o meno cementati, con frequenti livelli fossiliferi Agro di Cassibile e biocalcareniti tenere giallastre che passano Contrada Milocca verso l’alto e lateralmente ad argille grigioazzurre Acireale lave Riposto alluvioni, sabbie e ghiaie di natura vulcanica e argille fluviali Monforte S. Giorgio, alluvioni, ghiaie e sabbie marine; sabbie, Torregrotta ghiaie ed argille fluviali Afragola depositi vulcanici: ceneri e pomici da caduta; tufi Età delle rocce del substrato Plio- Pleistocene (Quaternario) Cretacico (Terziario) Depositi recenti Cretacico (Terziario) Cretacico (Terziario) Plio-Pleistocene (Quaternario) Pleistocene XIV secolo Pleistocene Depositi recenti Depositi recenti * descrizione della Carta Geologica d’Italia in scala 1:100.000. a bonifiche. Bitonto si colloca nell’area morfologicostrutturale del rilievo murgiano (altopiano murgiano). Tale “rilievo mostra, anche localmente, il suo tipico aspetto di tavolato a vasti ripiani, allungati parallelamente alla linea di costa” 10. Nell’altopiano, le rocce carbonatiche sono caratterizzate da una successione ininterrotta di bacini endoreici, vallette carsiche, doline e inghiottitoi 11. In tali depressioni topografiche il deposito dell’eluvium sul fondo delle doline occlude, più o meno totalmente, gli inghiottitoi e i condotti carsici. Altro aspetto caratteristico del territorio è la diffusa presenza della “terra rossa”, un suolo molto comune in Puglia e prevalentemente nella parte sudorientale delle Murge. Mola di Bari è al limite tra la scarpata murgiana e l’area dei terrazzi marini della fascia costiera. I tratti caratteristici della fascia costiera sono dati dai terrazzi di origine marina, leggermente degradanti verso il mare, e dai torrenti (lame) che li incidono, tutti a corso brevissimo, paralleli tra loro e perpendicolari alla linea di costa. Per la Sicilia si distinguono quattro tipi litologici: 1) le biocalcareniti pleistoceniche della Sicilia sud- 54 orientale; 2) le lave; 3) le alluvioni vulcaniche del monte Etna; e 4) i depositi alluvionali e fluviali della Sicilia settentrionale. Dal punto di vista geomorfologico, anche i siti siciliani sono molto diversi. I siti di Siracusa si collocano sul margine orientale di un altopiano prevalentemente calcareo, che a partire da quota 1000 m s.l.m degrada gradualmente verso sud e verso est, fino al livello del mare. Acireale e Riposto si trovano sul versante sud-orientale del monte Etna, mentre Torregrotta e Monteforte S. Giorgio occupano zone di pianura soggette alla deposizione di sedimenti alluvionali provenienti dalla Fiumara di Niceto, che sfocia nell’area costiera della Sicilia settentrionale. In Campania, il sito di Afragola ha come substrato i depositi vulcanici, prevalentemente piroclastici, di origine flegrea e vesuviana. Infatti, la zona occupa la porzione centrale della Piana Campana, un graben peritirrenico al margine occidentale della catena appenninica. Individuatasi a partire dal Pliocene superiore, è stata coinvolta in processi di subsidenza a partire dal Quaternario. La Piana è colmata da oltre MINERVA BIOTECNOLOGICA Marzo 2012 4000 m di depositi clastici di ambiente marino, transizionale ed alluvionale, vulcaniti e piroclastici. La diversità di substrati, riscontrata anche per siti di campionamento ubicati all’interno dello stesso comune, può costituire un elemento importante, di supporto alle indagini analitiche, per la definizione della firma “geochimico-mineralogica” dei suoli destinati alla produzione di patate di cui si vuole accertare la provenienza. Caratterizzazione fisica e chimica del suolo Dalla combinazione delle diverse percentuali di sabbia, limo e argilla risulta che tutti i suoli studiati, in accordo con le esigenze colturali della patata, sono caratterizzati da una tessitura loam (franco sabbiosa, franca e franco limosa) con la sola eccezione dei suoli della fascia retrodunale di Manfredonia, prevalentemente sabbiosi (Figura 1). La determinazione granulometrica, effettuata mediante la tecnica della diffrattometria laser, evidenzia differenze tra la “particle-size distribution” del suolo adeso ai tuberi rispetto al suolo tal quale (Figura 2) con una più elevata percentuale di particelle delle dimensioni dell’argilla, del limo e della sabbia fine nel primo rispetto al secondo. Ciononostante, le curve granulometriche hanno un andamento simile, come Figura 1. — Tessitura dei suoli studiati. Vol. 24 - Suppl. 1 al N. 1 Volume (%) Definizione di una firma “geochimico-mineralogica” dei suoli destinati alla produzione della patata precoce 14 13 12 11 10 9 8 7 6 5 4 3 2 1 0 0.01 VINGIANI FG-Manfredonia 0.1 1 10 Particle size (μm) 100 1000 3000 Figura 2. — Curve granulometriche del suolo del sito di studio di Manfredonia (FG), del suolo adeso ai tuberi prelevati in campo e ai tuberi in fase di commercializzazione provenienti dallo stesso sito. descritto da parametri statistici quali la moda primaria e la mediana. Le principali proprietà chimiche dei suoli studiati sono riportate in Tabella III. Sulla base del valore di pH i suoli possono essere classificati in: molto acido (pH<5.3): SG-P-C (LE-Alliste-Cisternella), SP-S-C (CTAcireale) e AR-S-E (CT-Riposto); subacido (pH 6.06.7): AR-S-G (ME-Monteforte S. Giorgio) e AGR-C-A (NA-Afragola); neutro (pH 6.8-7.2): SP-P-I (BA-Moladi-Bari) e AR-S-A (SR-C/da Milocca); subalcalino (pH 7.3-8.1): SP-P-A (LE-Alliste-Chianchi), SP-S-B (SRAgro di Cassibile) e SG-S-F (ME-Torregrotta); alcalino (pH 8.2-8.8): SP-P-F (BA-Bitonto) e EL-P-E (FG-Manfredonia). La maggior parte dei suoli risulta priva o povera di carbonati. Possono essere considerati calcarei (calcare totale >50 g kg-1) solo i suoli pugliesi di Manfredonia ed il suolo siciliano Agro di Cassibile. Tutti i suoli pugliesi ed i suoli siciliani campionati in provincia di Messina sono poveri o molto poveri di C organico (CO <11 g kg-1), mentre tale contenuto è soddisfacente nei suoli campani e nei rimanenti siciliani. La CSC è: bassa (<10 cmol+ kg-1) nei suoli pugliesi della fascia retrodunale di Manfredonia e nei suoli siciliani campionati in provincia di Messina; elevata (>25 cmol+ kg-1) in tutti i suoli pugliesi campionati in provincia di Bari e nei siciliani campionati in provincia di Siracusa; media (10-20 cmol+ kg-1) in tutti gli altri. La distribuzione dei cationi sul complesso di scambio riflette le caratteristiche mineralogiche ed il pH dei suoli. I suoli acidi hanno una bassa dotazione di calcio scambiabile (<40% della CSC). Elevata MINERVA BIOTECNOLOGICA 55 VINGIANI Definizione di una firma “geochimico-mineralogica” dei suoli destinati alla produzione della patata precoce Tabella III. — Principali proprietà chimiche dei suoli. Valori medi riferiti al peso secco in stufa (105 °C) e in corsivo dev. standard (N.=3). Puglia SP-P A pH H2O CE dS m-1 Calcare totale g kg-1 C.O. g kg-1 CSC cmol(+)kg-1 Ca-scamb. “ Mg-scamb. “ Na-scamb. “ K-scamb. “ P-Olsen mg kg-1 7,3 0,2 0,24 0,05 9 0,1 9,2 1,7 23,4 0,7 24,0 2,4 4,1 0,3 1,2 0,07 1,8 0,20 199 30,4 SG-P C 4,5 0,2 0,77 0,05 assente 7,6 0,9 20,8 0,4 3,7 1,6 3,1 0,5 2,4 0,13 2,4 0,09 510 46,0 Sicilia EL-P E 8,8 0,1 0,34 0,07 228 6,6 5,3 1,4 4,9 0,2 1,3* 0,6 1,2 0,3 1,6 0,14 0,8 0,37 146 42,3 SP-PF SP-PI 8,3 6,9 0,1 0,7 0,18 0,14 0,02 0,04 16 6 2,6 2,5 10,4 10,6 0,8 2,1 36,4 27,7 2,4 1,6 41,5 21,9 1,0 5,3 11,9 5,8 0,6 0,7 1,4 0,6 0,04 0,04 1,1 1,8 0,06 0,05 226 318 26,6 54,8 AR-S A 7,2 0,3 0,37 0,04 13 4,5 13,5 0,7 51,5 1,9 62,6 6,0 7,9 0,4 2,4 0,16 1,6 0,33 231 25,3 SP-S B 8,1 0,2 0,26 0,18 276 47,3 17,8 1,2 43,2 2,8 33,1* 2,6 7,9 1,3 0,8 0,07 1,3 0,79 98 28,6 SP-S C Campania AR-S E SG-S F 4,9 5,2 7,7 0,1 0,7 0,1 0,47 0,54 0,22 0,08 0,21 0,05 assente assente 15 1,2 12,6 23,3 5,9 0,9 5,1 0,3 14,5 17,0 9,3 1,0 3,3 1,2 5,2 6,9 9,8 0,8 7,5 0,9 1,3 2,2 0,5 0,3 2,3 0,1 0,6 0,8 0,6 0,04 0,13 0,05 0,9 1,6 0,9 0,14 0,78 0,23 220 188 65 24,9 25,9 3,8 AR-S G Agr-C A 6,3 0,8 0,28 0,09 assente 6,5 0,2 0,10 0,01 assente 9,3 0,9 12,1 1,0 12,2 4,4 1,5 0,5 0,7 0,01 1,6 0,09 156 12,2 15,6 0,3 21,3 1,6 16,0 2,31 1,7 0,2 1,1 0,06 2,7 0,04 244 25,3 *calcolato per differenza tra la CSC e la somma degli ioni sodio, potassio e magnesio. Tabella IV. — Composizione mineralogica dei suoli studiati. Codice SP-P A SG-P C EL-P E SP-P F SP-P I AR-S A SP-S B SP-S C AR-S E SG-S F AR-S G AGR-C A Regione Siti Argille Quarzo Puglia “ “ “ “ Sicilia “ “ “ “ “ Campania Alliste-Chianchi (LE) Alliste-Cisternella (LE) Manfredonia (FG) Bitonto (BA) Mola di Bari (BA) Contrada Milocca (SR) Agro di Cassibile (SR) Acireale (CT) Riposto (CT) Torregrotta (ME) Monforte S. Giorgio (ME) Afragola (NA) X X XX X X X X X XXX XXX XXX XXX XXX XXX XXX XX XX XXX XXX Feldspati X XX X X X X XXX XXX XX XX XXX Calcite Leucite Pirosseni XX X XX X X XXX XXX, XX, X=quantità relativa decrescente è la percentuale di sodio di scambio (ESP=32%) dei suoli della fascia retrodunale di Manfredonia. Elevato è il contenuto di K scambiabile dei suoli campani di Afragola. Caratterizzazione mineralogica In Tabella IV viene riportata in maniera sintetica la composizione mineralogica dei suoli analizzati. In tutti i suoli della regione Puglia, l’andicità (espressa 56 attraverso il valore % Alo+0,5Feo) è sempre inferiore allo 0,4%, che costituisce il valore soglia al di sotto del quale i suoli non hanno né proprietà andiche (% Alo+0,5Feo> 2), né vitriche (% Alo+0,5Feo tra 0,4 e 2) 12, e di conseguenza non sono di origine vulcanica. Dall’activity ratio (Feo/Fed=0,1) si evince che le forme del ferro prevalenti in questi suoli sono quelle degli ossidi cristallini, in coerenza con il colore rosso di questi suoli. Per quanto riguarda la composizione mineralogica ottenuta dall’XRD, il quarzo è il mine- MINERVA BIOTECNOLOGICA Marzo 2012 Definizione di una firma “geochimico-mineralogica” dei suoli destinati alla produzione della patata precoce Vol. 24 - Suppl. 1 al N. 1 15 Intensity (count) rale dominante in tutti i suoli della Puglia, mentre secondaria è la presenza dei minerali argillosi. Anche i feldspati sono tra i minerali presenti, ad eccezione del sito di Alliste-Chianchi, e la calcite viene identificata solo a Manfredonia e Bitonto. Considerato che sia il quarzo che i feldspati non sono componenti delle rocce prevalentemente carbonatiche del substrato, è possibile ipotizzare che la pedogenesi di questi suoli sia stata influenzata da materiali eolici. Per quanto riguarda i suoli della Sicilia, quelli di Torregrotta e Monteforte S. Giorgio non risultano né andici, né vitrici (% Alo+0,5Feo<0,4), hanno un activity ratio intermedio (0,3-0,5) e i minerali in essi presenti sono quarzo, feldspati e minerali argillosi. Questi risultati tendono a confermare l’origine alluvionale di questi suoli, suggerita dal substrato geologico. Anche i suoli di Siracusa non sono andici, ma sono al limite (% Alo+0.5Feo tra 0,4 e 0,5) con le proprietà vitriche, presentano un activity ratio basso (0,1), e sono caratterizzati da minerali come quarzo, calcite, feldspati e minerali argillosi. Tali risultati indicano che la pedogenesi ha portato alla formazione di ossidi cristallini del ferro e che, seppur scarsa, i suoli hanno avuto una “contaminazione” da parte di prodotti vulcanici provenienti dal centro eruttivo più vicino, il monte Etna. Più chiara risulta, invece, l’origine vulcanica dei suoli di Acireale e Riposto, che presentano proprietà vitriche da moderate ad elevate (% Alo+0,5Feo tra 0,8 e 1,8), al limite con quelle andiche, un activity ratio alto (0,7-1,2) che indica la prevalenza di ossidi amorfi ed una composizione mineralogica che vede i feldspati come minerali dominanti. Nel caso di questi ultimi due suoli, l’influenza dei materiali vulcanici sulla pedogenesi è certamente rilevante e non inattesa, considerata la vicinanza di questi due siti al monte Etna. Per questi stessi due suoli è stata calcolata 13, 14 la quantità di minerali a scarso ordine cristallino, minerali tipici dei suoli di ambienti vulcanici, che è risultata compresa tra 1,7% e 3,9% per le allofani e 2,8% e 1% per la ferridrite, rispettivamente per Riposto e Acireale. Il suolo della regione Campania (sito di Afragola) mostra proprietà vitriche moderate (% Alo+0.5Feo=1,4) e una composizione mineralogica dominata da feldspati, in cui sono secondariamente presenti leucite e pirosseni. Per quanto riguarda il sito di Manfredonia, è stata messa a confronto la composizione mineralogicadel suolo adeso ai tuberi raccolti in campo con quella del suolo adeso alla patata destinata alla commercializzazione (prelevata in una azienda che opera sempre nel sito di Manfredonia) e con il suolo tal quale VINGIANI 10 ELP tubero comm 5 x102 FG-Manfredonia ELPG tubero 10 20 30 40 50 Two-Theta (deg) 60 70 Figura 3. — Tracciati XRD di campioni di suolo del sito di studio di Manfredonia (FG), del suolo adeso ai tuberi (varietà Elvira) prelevati in campo e in fase di commercializzazione provenienti dallo stesso sito. prelevato in campo. I risultati mostrano una grande similitudine tra composizione del suolo tal quale e del suolo adeso al tubero raccolto nello stesso campo, mentre la mineralogia del suolo adeso ai tuberi destinati alla commercializzazione si differenzia lievemente da ambedue (Figura 3). Analisi geochimica o multielemento I risultati dell’analisi geochimica dei suoli, elaborati statisticamente mediante analisi multivariata (cluster analysis (CA), Figura 4A; principal component analysis (PCA), Figura 4B), riescono a differenziare piuttosto bene i suoli di aree geografiche diverse, consentendo in molti casi, sulla base del contenuto totale di macro e micronutrienti, di distinguere anche suoli di zone diverse della stessa regione. La diversa granulometria e la diversa mineralogia dei campioni di suolo aderente ai tuberi influiscono sulla composizione geochimica di tali campioni, che si differenziano dai campioni di suolo tal quale della stessa area geografica e si raggruppano in insiemi a sé stanti. Tale risultato indica la necessità di estendere l’analisi del suolo aderente ai tuberi. Le quantità biodisponibili solubilizzate da ciascun estraente, espresse come percentuali del totale, variano a seconda dell’elemento e del suolo. L’EDTA ed il nitrato di sodio estraggono dal suolo rispettivamente fino all’84% e all’8% del contenuto totale degli elementi misurati. Le quantità estratte in EDTA risultano sempre superiori a quelle estratte in nitrato di sodio, in virtù delle proprietà chelanti del primo estraente. Le frazioni biodispo- MINERVA BIOTECNOLOGICA 57 VINGIANI Definizione di una firma “geochimico-mineralogica” dei suoli destinati alla produzione della patata precoce Dendogramma per 44 casi Legame completo Distanze Euclidee 1800 12 1600 10 Factor 2: 22.91% (Sr, Na) Distanze legami 1400 1200 1000 800 600 400 200 0 Projection of the cases on the factor-plane (1 x 2) Cases with sum of cosine square ≥ 0.00 Active 8 6 4 2 0 Acireale e S. Venerina Manfredonia Siracusa Monforte m. Capaccio -2 Suolo aderente ai tuberi Mola di Bari, Conversano e Bitonto -4 -6 -14 -12 -10 -8 -6 -4 -2 0 2 4 6 8 10 12 Figura 4. — Dendrogramma di cluster analysis (A) e diagramma di ordinamento PCA (B) dei suoli campionati nibili estratte con i due metodi risultano correlate tra loro solo nel caso del Li (P<0,05, r=0,81) e del Mg (P<0,05, r=0,84). Correlazioni positive si osservano tra le quantità totali di Li e Cu del suolo e le rispettive quantità estratte in nitrato di sodio (P<0,05, r≥0,63) e tra le quantità totali Rb, Be, Ca, Mn, Ni, Cu, Y, Zr, La, Ce, Al e Pb e le rispettive quantità estratte in EDTA (P<0,05, r≥0,65). Le frazioni biodisponibili, elaborate statisticamente mediante analisi multivariata (CA e PCA, Figura 5), non sembrano riuscire a differenziare i suoli di aree geografiche diverse altrettanto bene quanto il contenuto totale degli stessi elementi nel suolo (Figura 4). Conclusioni La caratterizzazione geopedologica dei suoli di provenienza delle patate precoci di 12 siti di studio ubicati nelle regioni Puglia, Sicilia e Campania ha prodotto risultati interessanti, che hanno consentito di differenziare i suoli sulla base della loro composizione multielementare e mineralogica, e pertanto di definirne una firma “geochimico-mineralogica”. Il parent material dei suoli delle aree di studio è stato ricondotto a tre tipologie principali: rocce calcaree, sedimenti alluvionali e substrati vulcanici. Tessitura 58 sciolta e pH generalmente neutro e subalcalino caratterizzano i suoli in larga parte poveri di carbonati, CO e siti di scambio cationico. Diverse quantità relative di minerali primari (quarzo, feldspati, calcite) e secondari (minerali argillosi) si accertano nei suoli di diversa provenienza, in associazione nei distretti vulcanici con ossidi di ferro e alluminosilicati a scarso ordine cristallino. Con l’ausilio di metodi di analisi multivariata del contenuto totale di macro e micronutrienti si riescono a differenziare bene i suoli di aree geografiche diverse, riuscendo in molti casi a distinguere anche suoli di zone diverse della stessa regione. Le frazioni biodisponibili degli stessi elementi non sembrano riuscire a differenziare i suoli altrettanto bene. Di particolare interesse il confronto tra il suolo adeso ai tuberi ed il rispettivo suolo di provenienza delle patate. Il suolo adeso ha curve granulometriche e tracciati XRD simili al suolo tal quale, ma più elevate quantità di particelle di minori dimensioni che ne differenziano la composizione geochimica. Il suolo adeso ai tuberi, pertanto, con alcune differenze, sembra rispecchiare la mineralogia, la granulometria e la composizione geochimica del suolo di provenienza. Pertanto, pur tenendo conto della necessità di approfondire lo studio allargandolo ad un numero più elevato di campioni, è possibile concludere che la caratterizzazione fisica, mineralogica e geochimica del binomio “suolo preso in campo-suolo adeso MINERVA BIOTECNOLOGICA Marzo 2012 Definizione di una firma “geochimico-mineralogica” dei suoli destinati alla produzione della patata precoce Dendogramma per 39 casi Legame completo Distanze Euclidee 2,5e7 10 4 Factor 2: 12.43% Distanze legami Active 6 1,5e7 1e7 5e6 0 2 0 -2 -6 Acireale e S. Venerina Manfredonia Capaccio Siracusa -4 -8 -12 14 -10 -8 -6 -4 -2 0 2 4 6 8 10 12 14 Factor 1: 49.84% Dendogramma per 39 casi Legame completo Distanze Euclidee 2e6 8 Projection of the cases on the factor-plane (1 x 2) Cases with sum of cosine square ≥ 0.00 6 1,5e6 Active 4 2 1e6 Factor 2: 14,17% Distanze legami Projection of the cases on the factor-plane (1 x 2) Cases with sum of cosine square ≥ 0.00 8 2e7 VINGIANI 5e5 0 0 -2 -4 Siracusa -8 Manfredonia Acireale e S. Venerina -6 -10 -10 -5 0 5 15 20 25 Figura 5. — Dendrogramma di cluster analysis e diagramma di ordinamento PCA della frazione estratta dai suoli mediante EDTA (A, B) e NaNO3 (C, D). alla patata” può costituire un marchio di origine dei tuberi. Ciò consentirà di individuare ed evitare frodi di commercializzazione di tuberi provenienti da aree diverse da quelle dichiarate. Bibliografia 1. John MD. Recent developments in food authentication. Analyst 1998;123:151R-6R. 2. Cosio MS, Ballabio D, Benedetti S, Gigliotti C. Evaluation of differ- Vol. 24 - Suppl. 1 al N. 1 ent storage conditions of extra virgin olive oils with a innovative recognition tool built by means of electronic nose and electronic tongue. Food Chemistry 2007;101:485-91. 3. Longobardi F, Casiello G, Sacco D, Tedone L, Sacco A. Characterisation of the geographical origin of Italian potatoes, based on stable isotope and volatile compound analyses. Food Chemistry 2010;124:1708-13. 4. Swoboda S, Brunner M, Boulyga SF, Galler P, Horacek M, Prohaska T. Identification of Marchfeld asparagus using Sr isotope ratio measurements by MC-ICP-MS. Anal BioanalChem 2008;390:487-94. 5. Camin F, Larcher R, Nicolini G, Bontempo L, Bertoldi D, Perini M et al. Isotopic and elemental data for tracing the origin of European olive oils. Journal of Agricultural and Food Chemistry 2010;58:570-7. MINERVA BIOTECNOLOGICA 59 VINGIANI Definizione di una firma “geochimico-mineralogica” dei suoli destinati alla produzione della patata precoce 6. ISPRA: Carta Geologica d’Italia alla scala 1:100.000.© 2010 ISPRA. Available from: http://www.apat.gov.it/media/carta_geologica_ italia/cartageologica.htm 7. MIPAF (Ministero delle Politiche Agricole e Forestali). Metodi di Analisi Chimica del Suolo. Collana di metodi analitici per l’agricoltura. Roma: Franco Angeli; 2000. 8. Schwertmann U. Differenzierung der Eisenoxide des Bodens durch photochemische Extraktion mit sauerAmmoniumoxalateLosung. Zeitschrift fur Pflanzenernahrung und Bodenkunde 1964;105:194-202. 9. Mehra OP, Jackson ML. Iron oxide removal from soils and clays by a dithionite-citrate system buffered with sodium bicarbonate. Clays Clay Miner 1960;7:317-27. 10. Azzaroli A, Valduga A. Note Illustrative della Carta Geologica d’Italia alla scala 1:100.000,Foglio 177 e Foglio 178, Bari e Mola di Bari. Roma: Serv. Geol. d’Italia; 1967. p. 26. 11. Cherubini C, Spizzico V. Peculiari aspetti carsici del territorio di 60 Conversano in relazione agliattuali mutamenti climatici e socioeconomici. Giornale di Geologia Applicata 2008;8:129-35. 12. WRB. World Reference Base for soil resources. A framework for international classification, correlation and communication. IUSS, ISRIC, FAO; 2006. 13. Parfitt RL. Allophane in New Zealand — A review. Aust J Soil Res 1990;28:343-60. 14. Parfitt RL, Wilson AD. Estimation of allophane and halloysite in three sequences of volcanic soils, New Zealand. In: Fernandez Caldas E, Yaalon DH, editors. Volcanic soils: Weathering and landscape relationships of soils on tephra and basalt. CatenaSuppl. 7. Cremlingen, Germany: Catena Verlag; 1985. p. 1-8. Ringraziamenti.—Si ringraziano il MIPAF per avere finanziato il lavoro di ricerca e tutte le aziende agricole che hanno collaborato alla realizzazione del lavoro rendendo possibili i campionamenti e fornendo tutte le informazioni necessarie circa le pratiche colturali. MINERVA BIOTECNOLOGICA Marzo 2012 MINERVA BIOTEC 2012;24(Suppl. 1 al N. 1):61-9 Indagine sullo stato fitosanitario delle produzioni di varietà precoci di patata da consumo L. SIGILLO, G. SERRATORE, V. SPINA, V. SENAPE, R. BRAVI Dall’anno 2008 al 2010 è stata eseguita un’indagine per valutare lo stato fitosanitario di produzioni di patata precoce prelevati nell’Italia meridionale e in Sicilia. I patogeni ricercati sono stati: Ralstonia solanacearum, Potato Spindle Tuber Viroid, i virus Y, X, V della patata e il Potato Leafroll Virus (PLRV). Le analisi batteriologiche sono state eseguite mediante isolamento su substrato semi-selettivo mentre la ricerca del PSTVd è stata effettuata per ibridazione su membrana con l’uso di un kit commerciale. In generale, le analisi virologiche sono state eseguite mediante DAS-ELISA. Per il virus Y è stata eseguita anche la caratterizzazione in varianti genetiche con metodi immunologici (TAS-ELISA) e molecolari (RT-PCR e analisi filogenetica). In nessuno dei campioni analizzati sono stati riscontrati R. solanacearum, PSTVd e PVV; la frequenza di rilevamento di PVX e PLRV è stata molto bassa. Il patogeno maggiormente presente è risultato essere il PVY e, in particolare, le sue varianti NTN e Wilga. Il protocollo di RT-PCR impiegato si è mostrato il metodo più preciso per la differenziazione in varianti e il suo utilizzo per le analisi diagnostiche connesse alla certificazione dei tuberi-seme sarebbe auspicabile. L’analisi filogenetica della regione genica VPG-NIa degli isolati di PVY ha permesso la differenziazione in due cluster che raggruppano gli isolati NTN e Wilga. Parole chiave: Virus - Agricoltura - Pianta, malattia. L e malattie che influenzano le produzioni di patata, sia da seme che da consumo, sono diverse: di origine abiotica e biotica. Tra le malattie di origine batterica, una delle più preoccupanti nei paesi a clima caldo-piovoso è l’avvizzimento batterico causato da Autore di contatto: L. Sigillo, INRAN, Istituto Nazionale di Ricerca per gli Alimenti e la Nutrizione, Sezione di Battipaglia, SS 18, Km 77,700, 84091, Battipaglia (SA). E-mail: l.sigillo@ense.it Vol. 24 - Suppl. 1 al N. 1 INRAN, Istituto Nazionale di Ricerca per gli Alimenti e la Nutrizione Sezione di Battipaglia, Battipaglia, Salerno, Italia Ralstonia solanacearum (Smith) Yabuuchi et al. 1995 biovar 2 razza 3. I sintomi dovuti all’infezione causata da questo batterio si presentano sia sul tubero che sulla parte aerea. Il tubero mostra, in sezione, un imbrunimento dell’anello vascolare e, in corrispondenza delle zone alterate, si osserva la produzione di un essudato cremoso. Sulla parte aerea, si verifica un ingiallimento iniziale delle foglie basali seguito da un avvizzimento generalizzato dell’intera pianta 1. R. solanaceraum è incluso dall’EPPO (European Plant Protection Organization) nella lista A2 2 dei patogeni da quarantena, ne è vietata l’introduzione e la diffusione su territorio italiano e rientra tra i microrganismi a “tolleranza zero” 3. Altro importante patogeno da quarantena è il viroide Potato Spindel Tuber Viroid 3, agente dell’affusolamento del tubero di patata, anch’esso compreso nella lista A2 dell’EPPO 4. Il sintomo principale dell’affusolamento è rappresentato da una deformazione dei tuberi che si presentano allungati e talvolta con screpolature esterne. Le parti epigee della pianta presentano, invece, sintomi piuttosto leggeri: il fogliame assume un comportamento molto eretto e una tonalità scura 1. Particolarmente importanti per la qualità dei tuberi sono le malattie ad eziologia virale soprattutto per le problematiche correlate alla sanità del materiale di moltiplicazione. Numerosissimi sono i virus che colpiscono la patata ma quelli più frequenti e dannosi sono il Potato virus X (PVX), il Potato leafroll virus (PLRV) e il Potato virus Y (PVY). MINERVA BIOTECNOLOGICA 61 SIGILLO Indagine sullo stato fitosanitario delle produzioni di varietà precoci di patata da consumo Il PVX è il responsabile del mosaico leggero della patata, è facilmente trasmissibile (prevalentemente per contatto) e causa sintomi la cui severità varia in base alla cultivar colpita. La sintomatologia comprende un mosaico internervale più o meno accentuato, la riduzione delle dimensioni fogliari e l’increspatura dei margini del lembo fino alla necrosi dei tessuti; in alcuni casi il virus si può presentare in forma latente 1. Il PLRV è l’agente dell’accartocciamento fogliare della patata. Le piante infette presentano clorosi diffusa sulle foglie apicali che si ripiegano a doccia verso l’alto, inoltre i tessuti fogliari si ispessiscono assumendo consistenza vetrosa. L’evidenza dei sintomi è fortemente condizionata dalla varietà e dall’epoca di infezione 1. Il virus più diffuso su patata è universalmente il Potato virus Y (PVY), capostipite della famiglia dei Potyvirus 5. Sia in America che in Europa la sua presenza viene monitorata nei programmi di certificazione della patata da seme e le normative sementiere prevedono, per la commercializzazione, la presenza dell’organismo solo entro determinate soglie di tolleranza 5. Il PVY è agente del mosaico nervale della patata. La malattia si manifesta comunemente come una clorosi maculata del lembo fogliare che assume un aspetto ruvido-rugoso. Le nervature vanno incontro a processi necrotici talvolta seguiti anche da necrosi del picciolo e dello stelo 1. Il virus Y è distinto in tre tipologie principali: il PVYO, PVYN e PVYC, caratterizzate dalla diversa sintomatologia che inducono in Nicotiana tabacum 5. Il primo ad essere stato descritto e ritrovato in tutto il mondo è stato il PVYO (ceppo comune) ma successivamente, prima in Europa e poi negli altri continenti, è stato rilevato un nuovo gruppo: il PVYN (ceppo necrotico) 6, 7. All’interno del gruppo PVYN sono stati successivamente identificati ulteriori ceppi, originati dalla ricombinazione genetica del PVYO con il PVYN. La loro classificazione è in continua evoluzione e diversi autori si sono occupati della loro patogenesi 5. Nel nostro lavoro, faremo riferimento alla classificazione utilizzata da Lorenzen 8 che riconosce, oltre ai due gruppi principali (PVYN e PVYO), i sottogruppi PVYN:O (Wilga-type) 9-11, PVYNTN (agente della maculatura ad anelli dei tuberi di patata) 12, NAPVYN e NA-PVYNTN (isolati nordamericani del PVYN e PVYNTN) 13. Questa classificazione è basata sulle sequenze nucleotidiche e sui punti di ricombinazione del genoma 11. Nel caso del PVYNTN sembrerebbe che 62 una ricombinazione a livello della coat protein 14 sia responsabile della capacità di tali ceppi di determinare la maculatura necrotica; ulteriori studi dimostrano però che non tutti i ceppi NTN presentano tale ricombinazione 15. Diversa è la classificazione del PVY basata sul comportamento sierologico. Mediante l’uso di antisieri monoclonali, infatti, è possibile riconoscere solo i tre sierotipi: PVYO, PVYN e PVYC 16. In base alla reazione sierologica, i ceppi Wilga (PVYN:O), inoltre, vengono riconosciuti come sierotipi O anche se si comportano in vivo come ceppi necrotici e gli isolati NTN non vengono distinti dagli N 17, 18. Un altro importante potyvirus che infetta la patata è il Potato virus V (PVV). Alcuni isolati europei di PVV erano originariamente considerati varianti di isolati di PVYC poiché causavano sintomi necrotici nelle varietà contenenti il gene Nc, gene responsabile della risposta di ipersensibilità di isolati di PVYC in patata. Successivamente fu verificata la presenza, in queste stesse cultivar, del gene Nv, responsabile di una reazione di ipersensibilità specifica nei confronti degli isolati di PVV. Il PVYC e il PVV sono inoltre sierologicamente distinguibili 19. In questo lavoro vengono presentati i risultati di un’indagine eseguita dall’anno 2008 all’anno 2010 al fine di studiare lo stato fitosanitario di tuberi di patata precoce da consumo prodotti nel Sud Italia. La ricerca è stata condotta nell’ambito del progetto “Tipicizzazione e caratterizzazione di varietà precoci di patata con l’impiego di tecniche molecolari e spettroscopiche” finanziato dal Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali. Oggetto dello screening è stata la ricerca di R. solanacearum e PSTVd. Oltre a questi due patogeni da quarantena, sono stati ricercati i più importanti patogeni di qualità presenti su territorio nazionale, dedicando particolare interesse ai virus trasmissibili per tubero-seme: virus X, V e Y della patata e il virus dell’accartocciamento fogliare (PLRV) 5. Nel caso del virus Y, inoltre, è stato eseguito uno studio filogenetico delle varianti genetiche al fine di ricercare anche una eventuale correlazione tra sequenze nucleotidiche e l’origine geografica degli isolati. Materiali e metodi Le analisi sono state eseguite in tre anni successivi, dal 2008 al 2010, su un totale di 119 campioni di MINERVA BIOTECNOLOGICA Marzo 2012 Indagine sullo stato fitosanitario delle produzioni di varietà precoci di patata da consumo SIGILLO Per la ricerca di PVX, PLRV e PVV le analisi sono state eseguite con tecniche sierologiche (DAS-ELISA) 23 impiegando antisieri commerciali (Agdia Incorporated, Indiana). Nel caso del PVY, oltre alla diagnosi del patogeno eseguita mediante DAS-ELISA (screening), è stata eseguita anche la caratterizzazione in varianti genetiche. A tal fine, nei primi due anni di sperimentazione sono stati impiegati sia metodi sierologici che molecolari. Le indagini sierologiche sono state eseguite su tutti i tuberi di ciascun campione (screening). Alla fase di screening, è seguita una seconda fase di caratterizzazione delle varianti genetiche del virus sia mediante ELISA, sia mediante RT-PCR. La caratterizzazione sierologica è stata eseguita con un protocollo di TAS-ELISA e l’impiego di kit commerciali (Agdia Incorporated, Indiana) che hanno consentito la distinzione dei ceppi virali nelle varianti PVYO, PVYN e PVYC grazie all’impiego di anticorpi monoclonali. La caratterizzazione molecolare degli isolati di PVY è stata invece eseguita mediante l’impiego di un protocollo di touch-down multiplex RT-PCR messo a punto da Lorenzen e collaboratori 8. Il metodo prevede l’estrazione dell’RNA mediante l’utilizzo di un kit commerciale (Qiagen, Hilden, D), la trascrizione del DNA complementare e l’amplificazione simultanea di diverse regioni geniche mediante l’utilizzo di quattro coppie di primer. La trascrizione del cDNA è stata effettuata in un volume totale di 15 µl, utilizzando una miscela di oligodT (1 µM), 6U di Rnase Out Ribonuclease Inhibitor (Invitrogen, Carlbad, CA) e 60U di trascrittasi inversa (SSIII Reverse Transcriptase, Invitrogen, Carlbad, CA). La temperatura e il tempo di trascrizione erano di 50°C per 50 minuti. La successiva reazione di PCR è stata realizzata in un volume totale di 20 µl secondo le indicazioni degli autori 8. Il ciclo di amplificazione è un ciclo “touch-down” in cui la temperatura di annealing decresce da 66 °C a 60 °C, diminuendo di 0,5 °C per ogni ciclo. Le combi- tuberi di patata da consumo appartenenti alle varietà Agria, Annabel, Arinda, Bellini, Elvira, Inova, Lady Rosetta, Nicola, Safrane, Santè, Sieglinde e Spunta. Il campionamento è stato effettuato in diverse aziende della Campania, della Puglia e della Sicilia per lo svolgimento di un progetto multidisciplinare intitolato “Tipicizzazione e caratterizzazione di varietà precoci di patata con l’impiego di tecniche molecolari e spettroscopiche”. Nell’ultimo anno di sperimentazione sono stati analizzati anche campioni provenienti dall’Egitto e dall’Italia settentrionale. In Tabella I è riportato il numero di campioni studiati, raggruppati per anno e origine geografica. Sui 119 campioni sono state eseguite le analisi per la detection di Ralstonia solanacearum, Potato Spindle Tuber Viroid (PSTVd), PVX, PVV, PVY e PLRV. Per la ricerca di R. solanacearum, le analisi sono state eseguite mediante isolamento dai tessuti prelevati dai tuberi, su substrato semi-selettivo (SMSA). La procedura per la preparazione del campione ha previsto il lavaggio dei tuberi in acqua corrente, il prelievo dei coni ombelicali e la macerazione in un’opportuna quantità di tampone fosfato addizionato di un antiossidante 20, 21. Eventuali colonie sospette isolate sono state purificate su substrato generico NAG (agar nutritivo addizionato di glucosio) e identificate mediante reazione di ipersensibilità in tabacco e analisi PCR. La reazione di PCR è stata eseguita secondo il protocollo di Seal e collaboratori 22. La ricerca del PSTVd è stata eseguita sui tessuti fogliari sviluppatisi in seguito al germogliamento dei tuberi ottenuto in condizioni controllate. Lo screening è stato eseguito mediante ibridazione su membrana (DOT-BLOT) con l’utilizzo di un kit commerciale (Agdia Incorporated, Indiana). L’utilizzo del kit prevede un metodo di estrazione rapido dell’RNA e la detection mediante una sonda marcata con digossigenina. Come per il viroide, le analisi virologiche sono state eseguite su tessuti fogliari sviluppatisi in seguito a germogliamento dei tuberi in serra. Tabella I. — Numero campioni analizzati, provenienza geografica e anno di sperimentazione. Anno 2008 2009 2010 Vol. 24 - Suppl. 1 al N. 1 Numero campioni Campania Puglia Sicilia Nord-Italia Egitto Non nota 3 0 3 20 27 6 15 33 2 0 0 4 0 0 5 0 0 1 MINERVA BIOTECNOLOGICA 63 SIGILLO Indagine sullo stato fitosanitario delle produzioni di varietà precoci di patata da consumo Tabella II. — Primer specifici e dimensione delle bande attese in seguito ad amplificazione mediante touch-down multiplex RT-PCR per ogni variante PVY. gruppo PVYO PVYN PVYNTN PVYN:O (Wilga) NA-PVYN/NTN combinazione dei primer o2127 S5585m n5707 n2258 n2258 S5585m n2258 S5585m n5707 + + + + + + + + + o2439c o6266c A6032m n2650c o2439c A6032m o2439c o6266c A6032m Bande attese (bp) 267 689 328 398 181 452 181 689 328 nazioni degli otto primer permettono l’amplificazione delle regioni nelle quali si trovano i punti di ricombinazione (HC-Pro/P3 e VPG/NIa) e l’ottenimento di differenti profili di bande che caratterizzano i diversi gruppi del virus (Tabella II). Con questo metodo è possibile anche il rilevamento di infezioni miste. Negli anni 2008 e 2009, una parte rappresentativa dei tuberi costituenti i diversi campioni risultati infetti da PVY è stata sottoposta a detection e caratterizzazione con il metodo di Lorenzen et al. Nell’anno 2010, in seguito al confronto dell’esito delle caratterizzazioni eseguite nel 2008 e nel 2009 con i due differenti metodi, le analisi sono state condotte solo con i metodi molecolari. Gli isolati di PVY ritrovati nei campioni analizzati nel 2009 e 2010 sono stati ulteriormente caratterizzati mediante sequenziamento di un frammento della regione VGP-NIa in cui ricade uno dei punti di ricombinazione tra gli isolati PVYN e PVYO. La regione è stata amplificata utilizzando le due coppie di primer S5585m/A6032m e S5585m/o6266c che consentono l’ottenimento di una banda di 452 paia di basi, tipica degli isolati PVYNTN, e di una di 689 paia di basi, caratteristica degli isolati Wilga e PVYO. L’analisi filogenetica è stata eseguita allineando le sequenze dei ceppi oggetto di questo lavoro con i programmi Klustal W 24 e MEGA-versione 5 25; le sequenze sono state messe a confronto con sequenze di riportate in banca dati (GenBank/NCBI) grazie al programma BLAST. Per la valutazione delle distanze geniche è stato utilizzato il metodo UPGMA. Gli isolati sottoposti al sequenziamento sono stati scelti, tra tutti quelli rilevati, considerando la variante genetica e la regione geografica d’origine dei tuberi. La lista è riportata nella tabella III. Risultati Nei tre anni di sperimentazione, non sono stati mai riscontrati campioni positivi a R. solanacearum o PSTVd. Tabella III. — Isolati sottoposti ad analisi filogenetica nella regione VGP-NIa. Nome isolato 09 09 09 09 09 09 09 09 09 09 10 10 10 10 10 10 10 10 10 SG-P B1 SG-P B3 SG-P C2 SG-P D3 SG-P F2 SG-S F1 SP-S C3 SP-S B2 SP-S D2 SP-S D3 SF-P 11 AR-P 3 AR-P 5 AR-P 7 IN-EG T.1 IN-EG T.5 IN-EG T.8 IN-EG Z IN-EG Z.11 Variante genetica Campione di provenienza Regione geografica di provenienza dei tuberi PVYNTN SG-P B209 SG-P B3-09 SG-P C2-09 09 SG-P D3 SG-P F2-09 SG-S F1-09 SP-S C3-09 SP-S B2-09 SP-S D2-09 SP-S D3-09 10P 10R 10R 10R 10T 10T 10T 10Z 10Z Puglia (IT) Puglia (IT) Puglia (IT) Puglia (IT) Puglia (IT) Sicilia (IT) Sicilia (IT) Sicilia (IT) Sicilia (IT) Sicilia (IT) Puglia (IT) Puglia (IT) Puglia (IT) Puglia (IT) Egitto Egitto Egitto Egitto Egitto PVYNTN PVYNTN PVYWILGA PVYNTN PVYNTN PVYNTN PVYNTN PVYWILGA PVYWILGA PVYO PVYNTN PVYO PVYNTN PVYNTN PVYNTN PVYWILGA PVYNTN PVYWILGA 09: 2009; 10: 2010, AR: Arinda; IN: Ivova; SG: Sieglinde, SF: Safrane; SP: Spunta; P: Puglia; S: Sicilia; EG: Egitto 64 MINERVA BIOTECNOLOGICA Marzo 2012 Indagine sullo stato fitosanitario delle produzioni di varietà precoci di patata da consumo Nella tabella seguente (Tabella IV) sono riportati i risultati delle analisi virologiche eseguite mediante DAS-ELISA nell’anno 2008. Nessun campione è risultato positivo al PVV e al PVX e un singolo campione proveniente dalla Campania è risultato positivo al PLRV. Il PVY è stato il virus rilevato con maggiore frequenza. Dalla caratterizzazione sierologica dei ceppi di PVY, riportata in Tabella V, si osserva una preponderanza dei sierotipi N rispetto ai sierotipi O. Tutti i ceppi del virus pugliesi e il 60% di quelli siciliani sono infatti stati identificati come PVYN. I tre campioni campani sono risultati infetti dalla variante PVYO. In seguito alle analisi RT-PCR, è stato rilevato che tutti i sierotipi O erano identificati come ceppi ricombinanti Wilga, mentre i sierotipi N ricadevano sempre nella variante NTN. Non sono state rilevate infezioni miste. In Tabella VI sono riportati i risultati delle analisi virologiche eseguite nell’anno 2009 mediante diagnosi sierologica. Come nell’anno precedente, il virus maggiormente rappresentato è stato il PVY SIGILLO mentre solo il 3% dei campioni siciliani ha presentato infezione da PVX. Nessun campione è risultato positivo al PLRV e al PVV. Nel caso del PVY, successivamente all’analisi preliminare mediante DAS-ELISA, tutti i campioni positivi al virus sono stati sottoposti alla caratterizzazione del virus PVY sia con metodi sierologici che molecolari e i dati ottenuti sono stati messi a confronto (Tabella VII). Come si osserva dalla Tabella VII, c’è una perfetta corrispondenza tra i dati ottenuti mediante detection con DAS-ELISA e RT-PCR. Le varianti riconosciute come PVYO in DAS-ELISA vengono sempre identificate come Wilga in RT-PCR mentre quelle identificate come PVYN in DAS-ELISA vengono identificate come PVYNTN in RT-PCR. Da questo momento in poi, faremo riferimento alla caratterizzazione delle varianti ottenute mediante analisi molecolare. Nell’anno 2009 è stata riscontrata una maggiore frequenza della variante NTN rispetto alle altre. Sia Tabella IV. — Incidenza di PVY, PLRV, PVV e PVX. Esito dei saggi DAS e TAS-ELISA eseguiti nel 2008. Numero campioni infetti/totale campioni analizzati Regione di provenienza Campania Puglia Sicilia PVY PLRV PVV PVX 3/3 6/20 12/15 1/3 0/20 0/15 0/3 0/20 0/15 0/3 0/20 0/15 Tabella V. — Anno 2008. Varianti del PVY riscontrate e confronto dei risultati ottenuti con metodi sierologici e molecolari. Varianti PVY (% sul totale dei campioni risultati positivi al PVY) Regione di provenienza Campania Puglia Sicilia PVYN TAS-ELISA RT-PCR TAS-ELISA RT-PCR TAS-ELISA RT-PCR 0 / 100 / 60 / PVYNTN PVYO PVYWILGA / 100 / 0 / 40 / / 100 / 0 / 40 0 / 100 / 60 Tabella VI. — Incidenza di PVY, PLRV, PVV e PVX. Esito dei saggi DAS e TAS-ELISA eseguiti nel 2009. Regione di provenienza Puglia Sicilia Vol. 24 - Suppl. 1 al N. 1 Numero campioni infetti/totale campioni analizzati PVY PLRV PVV PVX 44% 33% 0 0 0 0 0 3% MINERVA BIOTECNOLOGICA 65 SIGILLO Indagine sullo stato fitosanitario delle produzioni di varietà precoci di patata da consumo Tabella VII. — Anno 2009. Varianti del PVY riscontrate e confronto dei risultati ottenuti con metodi sierologici e molecolari Regione di provenienza Puglia Sicilia Varianti PVY (% sul totale dei campioni risultati positivi al PVY) Metodo PVYN PVYNTN PVYO TAS-ELISA RT-PCR TAS-ELISA RT-PCR 33 / 27 / / 33 / 27 11 / 12 / PVY WILGA / 11 / 12 PVY N +O PVY 0* / 9* / WILGA+NTN / 0* / 9* *i campioni presentano infezione mista e contemporaneamente infezioni singole da PVYN e PVYO Tabella VIII. — Caratterizzazione delle varianti genetiche del PVY rilevato nei campioni analizzati nell’anno 2010. Regione di provenienza Campione Puglia (IT) Puglia (IT) Egitto Egitto Tuberi infetti/totale tuberi analizzati (%)* PVY PVYN PVYNTN PVYO PVYWILGA Infezioni miste 10P 100 / 17 8 8 10R 10T 10Z 36 78 90 / / / 21 67 67 7 / / / 11 9 50 PVYO+NTN 17 PVYNTN+Wilga 7 PVYO+Wilga / 14 *i valori sono approssimati alle unità per i campioni siciliani che per quelli pugliesi, il 30% circa dei campioni è risultato positivo a questa variante, mentre solo circa il 10% ha presentato la variante Wilga. Nel 9% dei campioni siciliani, inoltre, sono state riscontrate infezioni da PVYNTN, PVYWilga e infezioni miste (PVYNTN + PVYWilga) contemporaneamente. Nell’anno 2010, nessuno dei campioni analizzati è risultato infetto da PVX, PVV e PLRV. Dei 21 campioni esaminati, solo quattro sono risultati positivi al PVY e nessuno di questi era di origine siciliana. Per questi quattro campioni, i risultati della caratterizzazione nelle varianti genetiche è riportata in tabella 8. Anche in questo anno si osserva una predominanza della variante NTN rispetto alle altre. In particolare, nel campione 010P proveniente dalla Puglia tutti i tuberi sono risultati infetti è si è registrata una elevata variabilità di varianti genetiche del virus. Gli isolati riportati in Tabella III, ottenuti negli anni 2009 e 2010, sono stati analizzati mediante sequenziamento di un frammento a cavallo delle regioni VPG-NIa. I risultati dell’analisi filogenetica sono riportati nel grafico rappresentato in figura 1. Come si osserva dalla figura, l’analisi dei cluster ci permette di raccogliere i ceppi di PVY isolati nel corso di questo lavoro in due grossi gruppi: uno contenente tutti gli isolati NTN e l’altro contenente gli isolati Wilga e O. Questi vengono distinti da un 66 terzo gruppo di tre isolati appartenenti alla variante N (sequenze ottenute dalla banca dati). Dall’analisi, l’isolato PVYO 10 AR-P.5, proveniente dalla Puglia, risulta essere molto simile agli isolati PVYN Fr (X12456), proveniente dalla Francia, e PVYN (AF522296) di origine egiziana. Discussione Nel triennio 2008-2010 è stato eseguito uno screening per valutare lo stato fitosanitario di 119 campioni di tuberi di patata precoce raccolti prevalentemente in Campania, Puglia e Sicilia. Nell’ultimo anno di sperimentazione i campioni prelevati sono stati messi a confronto con campioni provenienti da regioni dell’Italia settentrionale e dall’Egitto. I patogeni da quarantena ricercati durante il monitoraggio sono stati R. solanacearum e Potato Spindle Tuber Viroid: nessuno dei campioni analizzati è risultato positivo alla ricerca di questi due organismi, confermandone l’assenza su territorio nazionale. Il monitoraggio ha previsto inoltre la ricerca dei virus PVY, PVX, PVV e PLRV. Il virus V della patata non è stato riscontrato su nessun campione esaminato mentre i virus PVX e PLRV sono stati rilevati rispettivamente in Sicilia e MINERVA BIOTECNOLOGICA Marzo 2012 Indagine sullo stato fitosanitario delle produzioni di varietà precoci di patata da consumo SIGILLO 09 SG-P C2 NTN 10 AR-P.3 NTN 09 SG-P F2 NTN PVY NTN DSMZ PV-0410 PVY NTN (AY884984) isolato americano 10 IN-EG T.5 NTN 09 SG-P B1 NTN 09 SG-P B3 NTN 10 IN-EG T.1 NTN NTN PVY NTN (FJ201166.1) isolato americano 09 SG-S F1 NTN 10 IN-EG Z NTN 10 IN-AR-P.7 NTN PVY Wilga (AJ889867) Germania PVY NTN (AJ889866) Polonia PVY N (HM590405.1) Cina 09 SP-S C3 NTN PVY common strain (O)(U09509) Canada PVY Wilga (EF558545) Polonia PVY Wilga (AM113988) Germania 10 SF-P .11 O Wilga 09 SP-S B2 NTN PVY N (EU182576.1) Cina PVY N (AF522296) Egitto PVY N (X12456) Francia 10 AR-P .5 O PVY common strain (O) DSMZ PV-0078 10 IN-EG T.8 Wilga PVY N (AY166867.1) PVY N (AJ585197) Regno Unito PVY N (X97895) Svizzera 0.06 0.05 0.04 0.03 0.02 0.01 N 09 SP-S D2 Wilga 09 SP-S D3 Wilga 09 SG-P D3 Wilga 10 IN-EG Z.11 Wilga 0.00 *legenda: SG = Sieglinde; AR = Arinda; IN = Inova; SP = Spunta; SF = Safrane; P = Puglia; S = Sicilia; EG = Egitto Figura 1. — Albero filogenetico degli isolati di PVY ottenuto dal calcolo delle distanze genetiche nella regione nucleotidica VPG-NIa amplificata con le coppie di primer S5585m/A6032m e S5585m/o6266c e usando come riferimento sequenze depositate in banca dati (GenBank/ NCBI). Campania ma con una frequenza molto bassa. Decisamente più preoccupante per lo stato fitosanitario dei tuberi italiani è risultato essere il virus Y della patata. Questo, infatti, è stato rilevato con una maggiore frequenza in tutte e tre le regioni italiane e anche i tuberi provenienti dall’Egitto sono risultati Vol. 24 - Suppl. 1 al N. 1 infetti dal patogeno. L’incidenza del PVY è stata valutata con il metodo DAS-ELISA che ha dimostrato essere, per le analisi massali, un metodo sufficientemente sensibile, rapido ed economico. Interessante è stato anche l’esito della caratterizzazione del PVY nelle sue varianti genetiche. Nei primi due MINERVA BIOTECNOLOGICA 67 SIGILLO Indagine sullo stato fitosanitario delle produzioni di varietà precoci di patata da consumo anni di sperimentazione la caratterizzazione è stata effettuata sia con metodi sierologici (TAS-ELISA) che molecolari (touch down multiplex RT-PCR). In questo biennio i due metodi diagnostici sono stati messi a confronto. La caratterizzazione sierologica ha consentito la distinzione delle varianti in PVYO e PVYN ma non ha permesso di distinguere i ceppi ricombinanti. Come riportato in bibliografia, la variante NTN non viene distinta dagli isolati PVYN così come la variante Wilga non viene distinta dal ceppo comune. L’identificazione dei ceppi necrotici Wilga come varianti O conferisce ambiguità ai risultati delle analisi diagnostiche. In alcuni paesi, per la certificazione dei tuberi-seme, è ammessa una certa soglia di tolleranza per gli isolati comuni mentre non è consentita la presenza dei ceppi necrotici; in paesi come il Canada, la mancata identificazione di questi ultimi è stata la causa di una incontrollata diffusione degli isolati necrotici sul territorio 26. Il protocollo di RT-PCR messo a punto da Lorenzen e collaboratori consente, invece, di distinguere contemporaneamente tutte le varianti e di identificare con maggiore precisione le infezioni miste, dovute a due o più varianti in uno stesso tessuto. Lo studio di caratterizzazione effettuato sui ceppi di PVY isolati nel corso di questo lavoro ha permesso di rilevare una maggiore frequenza degli isolati ricombinanti rispetto agli originari. In particolare, è stata registrata una maggiore presenza della variante PVYNTN rispetto alla variante Wilga. Nell’anno 2008, la totalità degli isolati provenienti dalla Puglia ricadeva nella variante NTN e l’anno successivo se ne è registrata una maggiore frequenza rispetto al ricombinate Wilga, indipendentemente dall’origine geografica dei tuberi. Risultati simili sono stati ottenuti in seguito a monitoraggi eseguiti in Svizzera 27 e in altri paesi europei 28. Molto poco frequente è stato il rinvenimento del PVYO, riscontrato solo nell’anno 2010 in tuberi provenienti dalla Puglia, mentre le varianti PVYN e PVYC non sono mai state ritrovate. D’altra parte, i casi di infezione da PVYN e PVYC riscontrati sino ad oggi sono stati piuttosto rari anche in altre aree geografiche 29, 30 e il rilevamento delle due varianti ricombinanti nella quasi totalità dei campioni testimonia quanto sia comune la ricombinazione genetica nei Potyvirus in generale e nel PVY in particolare 14. In seguito all’osservazione della distribuzione delle diverse varianti, gli studi sono stati completati da un’analisi filogenetica di un frammento a cavallo della regione genica VPG-NIa. Tale analisi ha con- 68 sentito di distinguere gli isolati in due grossi gruppi; nel primo sono ricaduti gli isolati appartenenti alla variante NTN mentre, nel secondo, gli isolati Wilga e O. La composizione in basi delle sequenze dei diversi ceppi, nell’ambito di ciascuno dei due gruppi, risulta essere però piuttosto omogenea e non permette di trovare una correlazione tra sequenza e origine geografica dell’isolato. Gli isolati della variante PVYNTN provenienti dall’Egitto risultano essere, in questa regione nucleotidica, del tutto simili agli isolati ritrovati in tuberi pugliesi e siciliani e, inoltre, le loro sequenze non si discostano di molto da quelle riportate in banca dati per ceppi tedeschi e americani. Risultati simili sono stati ottenuti in seguito a studi eseguiti negli Stati Uniti in cui, le sequenze di ceppi necrotici americani sono risultate molto simili agli isolati europei 31. Anche gli isolati Wilga rinvenuti nei campioni analizzati sono molto simili tra loro e le sequenze della regione nucleotidica studiata si differenziano, seppure leggermente, da quelle riportate in banca dati per l’isolato 261-4 (AM113988) tedesco, per il ceppo PVYWilga (EF558545) polacco o per il ceppo PVYO139 (U09509) canadese. Studi preliminari eseguiti nella regione di ricombinazione HC-Pro/P3 hanno invece consentito una certa distinzione delle sequenze di isolati italiani rispetto alle sequenze riportate in banca dati (Tomassoli L., comunicazione personale). Conclusioni In questo lavoro sono riportati i risultati delle analisi per la valutazione dello stato fitosanitario di tuberi di patata precoce prelevati nell’Italia meridionale e in Sicilia. Il patogeno che ha inciso maggiormente sulla qualità dei tuberi analizzati è risultato essere il virus Y della patata e, in particolare, la sua variante PVYNTN, agente della maculatura anulare necrotica dei tuberi. Il virus si trasmette in maniera non persistente a mezzo di afidi ma la sua propagazione è favorita anche dall’uso di tuberi-seme infetti 1. Nella maggior parte dei campioni analizzati i sintomi della malattia non erano evidenti pertanto la diagnosi con metodi analitici risulta fondamentale per rilevare il patogeno e per limitarne, di conseguenza, la diffusione. Lo studio filogenetico eseguito nella regione VPG/NIa degli isolati italiani ha consentito la distinzione di due gruppi corrispondenti alle due varianti ricombinanti (PVYNTN e Wilga) ma non ha messo in MINERVA BIOTECNOLOGICA Marzo 2012 Indagine sullo stato fitosanitario delle produzioni di varietà precoci di patata da consumo evidenza una relazione tra le loro origini geografiche. Una relazione tra le sequenze degli isolati e la loro origine geografica potrebbe essere individuata con lo studio del punto di ricombinazione nella regione genica HC-Pro/P3. Bibliografia 1. Goidanich G. Patata. In: Goidanich G. La difesa delle piante orticole. Fisiopatie, virosi e malattie crittogamiche. Bologna: Edagricole; 1988. P. 247-396. 2. European and Mediterranean Plant Protection Organization. Diagnostic protocols for regulated pests. Ralstonia solanacearum. PM 7/21. Bull. OEPP 2004;34:173-8. 3. Anonimo. DECRETO LEGISLATIVO 19 agosto 2005, n. 214. Attuazione della direttiva 2002/89/CE concernente le misure di protezione contro l’introduzione e la diffusione nella Comunità di organismi nocivi ai vegetali o ai prodotti vegetali. Gazzetta Ufficiale n.248 del 24-10-2005 (Suppl. Ordinario n. 169) 4. European and Mediterranean Plant Protection Organization. Diagnostic protocols for regulated pests. Potato spindle tuber pospiviroid. PM 7/33. Bull. OEPP 2004;34:257-69. 5. Singh RP, Valkonen JPT, Gray SM, Boonham M, Jones RA, Kerlan C, Shubert J. Discussion paper: The naming of Potato virus Y strains infecting potato. Arch Virol 2008;153:1-13. 6. Bem F, Varveri C. 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Una politica di valorizazione delle produzioni che faccia perno sulla tracciabilità e sulla identificazione dell’origine del prodotto, potrebbe favorire il rilancio di tale produzione. In questo studio si valuta la possibilità di un simile intervento. Parole chiave: Patata novella - Tracciabilità - Denominazione di origine. L a valorizzazione della produzione di patate novelle (precoci e/o primaticce) nell’Italia meridionale è una esigenza non più differibile nel tempo, vista l’importanza che essa assume in particolari ambiti reginali. In effetti l’interesse per tale coltivazione è confinata in modo soatanziale in Sicilia, in Campania e in Puglia. Mentre, però, nella prima regione la base produttiva sembra tenere, nelle altre due la situazione retrocede di anno in anno facendo presagire, in assenza di interventi risolutivi, un definitivo abbandono di questa coltivazione negli ordinamenti produttivi aziendali. La conseguenza, già oggi vissuta, è che mentre prima l’Italia rappresentava il paese leader sui mercati europei con le sue esportazioni (particolarmente rilevanti quelle destinate al mercato tedesco), allo stato attuale delle cose il nostro Autore di contatto: P. Lombardi, Dipartimento di Economia e Politica Agraria dell’Università degli Studi di Napoli Federico II, Via Università 96, 80055, Portici, Napoli, Italia. E-mail: lombardi@unina.it Vol. 24 - Suppl. 1 al N. 1 2 4 1Ministero delle Politiche Agricole e Forestali (Ex Centro di Portici) e Università Federico II di Napoli, Napoli, Italia 2Università degli Studi di Catania, Catania, Italia 3INEA - Sede regionale per la Puglia, Bari, Italia 4Ministero delle Politiche Agricole e Forestali (Ex Centro di Portici), Portici, Napoli, Italia paese risulta importatore netto accusando significative perdite in termini di quote di mercato su tutto il fronte europeo. Le possibilità di rilanciare questo settore passano per diverse possibili azioni. Una di queste è la tracciabilità di prodotto che permette al consumatore di identificare con certezza l’origine del prodotto. Esiste un’ampia letteratura sul ruolo che può svolgere questa politica nell’aumentare la competitività dei prodotti italiani a cui i consumatori nazionali ma anche europei associano in genere un’immagine fortemente positiva. Nel lavoro che qui presentiamo vengono valutate la fattibilità e l’efficacia di simili interventi stimando anche i costi e i vantaggi che essi comportano. La filiera della patata precoce in Italia La produzione complessiva della patata primaticcia in Italia è di 3,5 milioni di quintali ricavata su una superficie di poco superiore ai 18 mila ettari e una resa media di 195 quintali/ha ma che varia a seconda dell’ambito territoriale anche all’interno di una stessa regione. Rispetto alla situazione di fine MINERVA BIOTECNOLOGICA 71 LOMBARDI Tracciabilità della patata precoce italiana Tabella I. — Patata primaticcia: superficie (ha) e produzione (q) nel 2010. Regioni Ha Nord Centro Mezzogiorno di cui Campania Puglia Sicilia Italia Q.li 650 300 17160 149.274 65.895 3.300.291 2458 3523 9170 18110 630.064 595.579 1.735.710 3.515.460 12.000 10.000 8.000 6.000 4.000 2.000 0 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 Sicilia Campania Puglia Figura 2.—Superfici coltivate a patata novella. Prod. Sup. Altre Campania Puglia Sicilia Figura 1.—Produzioni regionali. millennio si deve segnalare una contrazione delle superfici coltivate valutabile nell’ordine del 25%, cui ha corrisposto una riduzione di prodotto raccolto di quasi il 30% (Tabella I). Nelle regioni meridionali si localizza il 95% della coltivazione sia in riferimento alle superfici, sia in termini di prodotto raccolto che si distribuiscono secondo le quote rappresentate nella Figura 1. Come si è già avuto modo di anticipare la Sicilia è, tra le regioni nelle quali si concentra la produzione, l’unica a caratterizzarsi per un importante aumento delle superfici investite a fronte di una sostanziale situazione stazionaria per la Campania e in decisa controtendenza per la regione Puglia (Figura 2). Nelle pagine che seguono sarà meglio specificato il contesto produttivo cercando anche di delineare con maggiore dettaglio il profilo di filiera che caratterizza i tre contesti regionali. La filiera siciliana In Sicilia la quasi totalità delle superfici coltivate a patate è indirizzata alla produzione di patata novella detta anche precoce o primaticcia (ciclo stagio- 72 nale autunno-vernino-primaverile), con raccolta dei tuberi nei mesi di marzo-giugno. Tale produzione contribuisce alla PLV regionale con quasi 95 milioni di euro. La coltivazione precoce risulta concentrata sostanzialmente in tre poli: il territorio sud orientale della Sicilia nelle provincie di Siracusa e Ragusa, con quasi l’80% delle superfici, il territorio tirrenico della provincia di Messina, e quello jonico catanese. Le produzioni regionali si attestano intorno a 200 mila tonnellate in virtù di rese medie unitarie regionali pari a 207 quintali/ha (Tabella II). Nell’Isola, negli ultimi anni, si è assistito ad un processo di concentrazione dell’offerta commerciale, che si presenta particolarmente marcato nelle aree di maggiore specializzazione (siracusano e ragusano), soprattutto integrata con le fasi a valle di tale processo. Ci si trova in presenza di imprese commerciali che, al fine di limitare le “fluttuazioni” di mercato, sia in termini di offerta che di prezzi, hanno sviluppato strategicamente processi di integrazione verticale (attraverso l’acquisto di aziende o l’affitto di terreni). Negli anni passati non erano rari rapporti di compartecipazione molto diversi tra gli attori della filiera. Tale fenomeno, tuttavia, oggi risulta fortemente rarefatto. Il prodotto fresco dopo le necessarie manipolazioni e confezionamenti, in relazione ai canali distributivi utilizzati, raggiunge i consumatori attraverso vendite dirette in azienda (2%), punti vendita al dettaglio specializzati (48%) e grande distribuzione organizzata (55%). Tuttavia, durante questo percorso commerciale si assiste, non di rado, alla perdita dell’identità del prodotto inteso come “Sicilia” a causa delle manipolazioni subite soprattutto per le merci veicolate in prima lavorazione (big bags, ecc.), finendo per mescolarsi con altre patate di pro- MINERVA BIOTECNOLOGICA Marzo 2012 Tracciabilità della patata precoce italiana LOMBARDI Tabella II. — Sicilia: superfici e produzioni di patate novelle per provincia (trend del decennio 2000-2010). Province Caltanissetta Catania Messina Siracusa Ragusa Altre SICILIA Superfici (ha) Produzioni (t) 2000 2010 2000-2003 2007-2010 830 600 1300 4500 1200 650 9080 700 250 450 6300 1000 470 9170 12931 12175 20019 98694 43276 11483 198.577 15805 8925 10000 125.800 19625 9527 189.682 Fonte: nostre elaborazioni su dati ISTAT. venienza extraeuropea. Quando, invece, le patate sono commercializzate in seconda lavorazione (reti e retine da 1 a 10 kg, ma anche in cassette o sacchi di juta sino a 25 kg) il prodotto mantiene l’etichetta del produttore e/o del commerciante mantenendo la propria identità. Un aspetto di assoluto rilievo, emerso nel corso dell’indagine, è il ridimensionamento delle esportazioni rispetto ai decenni precedenti che risulta attestarsi attualmente intorno al 40% del totale regionale. Tra i paesi destinatari delle produzioni pataticole primaticce siciliane mantiene saldamente il ruolo di leader la Germania, con il 15%. Tuttavia, è da registrarsi una perdita d’importanza della domanda esercitata dalle imprese tedesche e tradizionalmente particolarmente fidelizzate verso la patata precoce siciliana. Tale fenomeno, particolarmente marcato negli ultimi 4-5 anni, è da associare al ruolo che hanno assunto le produzioni precoci di alcuni paesi extraeuropei (Egitto, Tunisia, Marocco e Israele). Altri destinatari sono, in ordine decrescente, l’Olanda e la Francia (6%), il Regno Unito (4%) e l’Austria e la Danimarca (3%). Gli “altri Paesi” intercettano, nel complesso, il 5% delle esportazioni complessive di patata precoce siciliana. Tra questi un interesse crescente è riservato alla Polonia il cui mercato sembra molto interessato alla patata precoce così come ad altri prodotti agricoli regionali (agrumi, ortaggi fuori stagione, ecc.). Il trasporto, per l’Europa (Germania compresa) avviene quasi esclusivamente su gomma rimorchi frigoriferi o telonati. Il trasporto su nave viene utilizzato solo per le “piazze” orientali, vale a dire Russia e Ucraina. Paesi che a fasi più o meno alterne acquistano patata precoce siciliana. L’assottigliarsi, nel corso di questi ultimi anni, delle quote di mercato relative al prodotto esportato ed in particolare delle aliquote esportate sulle piazze Vol. 24 - Suppl. 1 al N. 1 “storiche” (Germania, Francia) a favore di nuovi produttori dell’area del Bacino del Mediterraneo (Egitto, Marocco, Tunisia e Israele) appare nel complesso, alla pari di quanto accade con altre produzioni mediterranee (agrumi, ortaggi da pieno campo), un percorso difficilmente invertibile a meno di non riuscire a fare emergere le peculiarità delle patate novelle siciliane anche e soprattutto attraverso una corretta politica di valorizzazione delle produzioni in grado di soddisfare i segmenti di mercato più esigenti, tra i quali quello tedesco. Per indagare meglio sulle caratteristiche della filiera abbiamo somministrato un questionario ad un campione di 12 unità aziendali localizzate nelle province di Siracusa e Ragusa, con lo scopo di evidenziare il livello di competitività del comparto attraverso l’analisi dei risultati economici dell’attività produttiva. Le aziende del campione risultano in prevalenza di dimensioni medie e si caratterizzano per essere condotte in forma capitalistica con salariati. Il valore medio del capitale terra è di circa 44000 €/ha, quello del capitale esercizio e di investimento 4900 €/ha. I risultati economici delle aziende pataticole risultano influenzati prevalentemente da due elementi: la produttività degli appezzamenti e i prezzi di vendita. La prima, inversamente proporzionale alla precocità di raccolta e, i secondi, direttamente correlati alla stessa, in conseguenza dell’arrivo sul mercato interno di produzioni provenienti da altri Paesi (Egitto, ecc.), oltre che da altre regioni italiane (Puglia e Campania). I dati riscontrati e riferiti all’annata agraria 20092010 evidenziano prezzi di vendita dichiarati che oscillano da 35 a 40 €/q.le, con una media di 37 €/q.le e, rese che variano da 220 a 280 q.li/ha con una media pari a 257 q.li/ha. La struttura del costo di produzione è dominata MINERVA BIOTECNOLOGICA 73 LOMBARDI Tracciabilità della patata precoce italiana dai costi espliciti (75-81% del costo di produzione di riferimento per le aziende che posseggono la terra e 92-93% per quelle che affittano) e, fra gli stessi, dalla voce mezzi tecnici (39-50%) e salari (35-44%). A questo proposito va rilevato che le patate da seme vengono importate con costi unitari elevati ed il fabbisogno di lavoro della coltivazione è rilevante poiché la raccolta è eseguita manualmente, in quanto si tratta di un prodotto che potrebbe essere danneggiato dalla macchina raccoglitrice. La composizione del reddito netto di riferimento varia profondamente passando dalle aziende che posseggono la terra a quelle che l’affittano. Nelle prime la voce più rilevante riguarda il compenso del capitale terra (61-73%), segue la voce direzione e amministrazione (20-26%). Nelle seconde la componente dominante è rappresentata dalla direzione (61-70%), segue la voce interessi (30-39%). Gli indici di redditività accertati ricadono nel range 1,1/2,4. Come già evidenziato, la redditività dei fattori conferiti risulta influenzata soprattutto dalla resa produttiva e dal prezzo di vendita. Essendo il modello agrotecnico adottato dalle varie aziende sostanzialmente lo stesso, le oscillazioni delle rese produttive risultano meno accentuate di quelle dei prezzi. Le une e le altre tendono ad essere più elevate nelle aziende di maggiori dimensioni. I risultati economici della coltivazione risultano mediamente positivi, tali da configurare una differenza positiva tra il reddito netto e il reddito netto di riferimento. Le analisi effettuate indicano, infatti, un valore medio di tale indicatore paria a circa 900 euro per ettaro. Tuttavia, anche in presenza di soddisfacenti livelli reddituali la pataticoltura precoce siciliana evidenzia una certa “dinamicità” delle superfici interessate, come già emerso nel corso di altre ricerche 1-10, con oscillazioni, da anno in anno, delle superfici aziendali investite anche nell’ordine del 1520%. Tale fenomeno è riconducibile sia a problematiche tecniche (stanchezza dei terreni, ecc.) che, ancora, agli andamenti di mercato (prezzi contenuti alla produzione ed elevata offerta nella campagna precedente, importazioni massicce da altri paesi, ecc.). Non bisogna, inoltre, trascurare la competizione tra patata e carota, che insistono sugli stessi areali, e che risulta attualmente squilibrata a favore della carota. Questa, negli ultimi anni, ha riscosso notevole interesse sia sui mercati interni che su quelli europei, generando risultati economici positivi, per gli operatori delle imprese della filiera, superiori a quelli della pataticoltura precoce. 74 La filiera pugliese La Puglia si configura come una delle regioni di riferimento nel contesto nazionale, per quel che concerne la produzione di patata precoce e contribuisce alla formazione del valore delle produzioni agricole regionali con circa 49 milioni di euro. Le coltivazioni si concentrano principalmente lungo l’arco jonicosalentino in provincia di Lecce e sul litorale adriatico delle province di Bari e Foggia. Il tessuto produttivo è composto per la quasi totalità da aziende di piccole dimensioni, la cui estensione spesso non supera l’ettaro. Sebbene nell’ultimo decennio sia stato interessato da un fortissimo ridimensionamento della base produttiva e dei volumi di produzione (più che dimezzate), il comparto ricopre ancora una notevole importanza nel panorama produttivo italiano. Basti pensare che con 3523 ettari di superficie dedicati alla produzione di patate primaticce e con oltre 71 mila tonnellate di produzione (media anni 20072010) esso incide, rispettivamente per il 19% sull’intera superficie nazionale destinata al comparto e per il 18% sui corrispondenti volumi di produzione (Tabella III). La filiera pataticola pugliese sconta da alcuni anni l’effetto del calo di competitività del prodotto sui suoi principali mercati di sbocco del nord Europa (Germania e Inghilterra) e la riduzione dei consumi di patate primaticce nel mercato interno. Risulta poco strutturata e caratterizzata da uno scarso coordinamento tra gli operatori, a causa della notevole polverizzazione aziendale sia nella fase agricola che in quella della commercializzazione. Questo tessuto produttivo e commerciale particolarmente frammentato si confronta, invece, con un comparto distributivo altamente concentrato. Negli anni, la crescita della quota di mercato detenuta dalla grande distribuzione organizzata (verso cui viene convogliato circa l’85% della produzione regionale) ha indebolito le imprese agricole che, nel processo di negoziazione, vedono sostanzialmente azzerato il loro potere contrattuale. È soprattutto nella definizione del prezzo di vendita e delle quantità che i produttori di patate precoci accusano la maggiore sofferenza, ritrovandosi a dover accettare una remunerazione sostanzialmente fissata dalle imprese acquirenti e riferita a una domanda di volumi scarsamente negoziabile. Le opinioni prevalenti raccolte durante l’indagine conoscitiva vedono nell’aggregazione dell’offerta agricola, nel miglioramento dell’efficienza dei sistemi di trasporto/logistica e nelle azioni di MINERVA BIOTECNOLOGICA Marzo 2012 Tracciabilità della patata precoce italiana LOMBARDI Tabella III. — Puglia: superfici e produzioni di patate novelle per provincia (trend del decennio 2000-2010). Province Foggia Bari Lecce Taranto Brindisi PUGLIA Superfici (ha) Produzioni (t) 2000 2010 450 3880 1750 295 23 6398 293 1250 1800 180 0 3523 2000-2003 2007-2010 10889 82876 31981 4990 315 131.052 5664 38463 23479 4085 0 71691 Fonte: nostre elaborazioni su dati ISTAT qualificazione del prodotto le strade da percorrere per l’accrescimento della competitività del comparto. Nel passato, i tentativi di concentrazione dell’offerta attraverso il cooperativismo e l’associazionismo si sono dimostrati o poco efficaci, al punto da risultare molto spesso fallimentari, oppure, pur producendo in un caso isolato (quello dell’Associazione Produttori Patate) risultati soddisfacenti, hanno subito un arresto a causa del ridimensionamento dei volumi di prodotto conferito. Alla difficoltà dei produttori agricoli di fare massa critica si aggiunge la frammentazione del settore commerciale che, salvo poche realtà di maggiori dimensioni, non è dotato di strutture in grado di aggregare l’offerta e razionalizzarla in volumi che rendano possibile stabilire strategie di partenariato con la grande distribuzione. In questo sistema, caratterizzato da scarso coordinamento tra gli attori della filiera, risultano necessarie forme di razionalizzazione anche nella gestione logistica e dei trasporti attraverso un maggiore coordinamento e cooperazione tra gli attori in gioco. Ad oggi, la movimentazione della produzione pataticola si serve di piattaforme/centri distributivi fuori regione (principalmente in Emilia Romagna e Veneto) che gestiscono l’approvvigionamento delle grosse catene distributive e per una quota residuale dei mercati all’ingrosso (che alimentano soprattutto le esportazioni verso il mercato polacco e il dettaglio tradizionale). Il trasporto è esclusivamente su gomma, mentre altre soluzioni, come l’intermodale camion più treno, risultano poco utilizzate a causa dei maggiori tempi di percorrenza e delle carenze del sistema ferroviario italiano. Alla luce delle caratteristiche del comparto e in virtù di una produzione che può contare su varietà particolarmente apprezzate per forma, colore, sapore e valori nutrizionali (come la patata novella di Zapponeta e la Sieglinde di Galatina), risulta essenziale agire sulla tracciabilità di prodotto Vol. 24 - Suppl. 1 al N. 1 attraverso certificazione, comunicazione, promozione e packaging adeguati e sull’innovazione che nel recente passato è stata sostenuta anche da progetti regionali come il progetto INNOVALO (INNOvazioni di processo e di prodotto per VALOrizzare la patata primaticcia in Puglia). La filiera campana La patata precoce, prodotto tradizionalmente di punta dell’agricoltura campana, è andata perdendo progressivamente importanza per la concomitanza di fattori emersi alquanto chiaramente dall’indagine svolta nell’ambito di questa ricerca sui diversi operatori della filiera regionale i. I dati relativi alla coltivazione della patata primaticcia in Campania nel periodo 2000-2010, hanno evidenziato forti oscillazioni annuali delle superfici investite: ad anni in cui si superano i 4000 ettari seguono anni in cui si scende intorno ai 2000. Sul fronte della produzione, a inizio decennio ci sono stati anni in cui si sono superate le 170.000 tonnellate, 30% di quella meridionale e nazionale mentre, mediamente, si è intorno al 25%. Nella seconda metà del periodo, il peso regionale sulla produzione meridionale e nazionale si attesta sul 21% e il 20%, rispettivamente 7, 9. Ne deriva un quadro di insieme di importanza decrescente. Le province di Napoli e Caserta seguite, a debita distanza, da Salerno (Tabella IV) confermano la loro importanza per la presenza delle tradizionali aree di produzione: l’agro nolano-mariglianese, quello acerrano-afragolese, casertano; nocerino-sarnese. i Indagine che ha previsto, oltre ad una fase di acquisizione di dati, a livello provinciale, relativi alla superficie destinata a questo prodotto ed alle produzioni realizzate nell’ultimo decennio, interviste, condotte nella primavera del 2011, a testimoni privilegiati quali dipendenti pubblici a livello provinciale e regionale e questionari sottoposti ad operatori della produzione, distribuzione e della trasformazione. MINERVA BIOTECNOLOGICA 75 LOMBARDI Tracciabilità della patata precoce italiana Tabella IV. — Campania: superfici e produzioni di patate novelle per provincia (trend del decennio 2000-2010). Province Caserta Napoli Salerno Campania Superfici (ha) Produzioni (t) 2000 2010 2000-2003 2007-2010 1230 3882 380 5792 850 1315 293 2458 23041 80318 9242 112.601 22185 52804 7570 82.559 Fonte: nostre elaborazioni su dati ISTAT. È da queste che si sono originati in passato, importanti flussi di esportazione, soprattutto verso Germania e Francia. La produzione segue sostanzialmente due grossi canali di vendita: quello tradizionale dei commercianti all’ingrosso e quello, più moderno, delle organizzazioni di produttori (OP) di cui sempre più agricoltori fanno parte. I grossi commercianti, in numero piuttosto esiguo, operano nelle aree sopra indicate. Forniscono, quasi sempre, gli agricoltori di tuberi seme importati, a prezzi generalmente molto sostenuti e ritirano, poi, il prodotto dalla campagna a prezzi che, ai primi segni di saturazione del mercato, divengono irrisori. Praticamente la totalità del prodotto da loro trattato è destinata al consumo fresco, di cui circa il 20% viene collocato sul mercato estero. Di quello destinato al mercato interno, il 60% viene venduto ai mercati generali, il 20% circa alla grande distribuzione organizzata (GDO). Anche le OP operano prevalentemente nelle aree sopra indicate e sono in numero molto esiguo. Esse conferiscono generalmente più del 50% della produzione all’industria di trasformazione, mentre alla GDO, ai grossisti ed agli esportatori ne va, più o meno in parti uguali, il 45%. Gli aspetti più salienti della filiera regionale sono la debole integrazione tra le diverse fasi e l’assenza di efficienti strutture di stoccaggio e trasferimento del prodotto. Ancora oggi ciò trasforma annate di buona produzione in situazioni di crisi per gli agricoltori costretti a vendere ai grossisti a prezzi bassissimi o a ritardare la raccolta del prodotto, collocato poi come patata comune. Le crisi degli anni scorsi sono state così pesanti da indurre la Regione Campania ad intraprendere iniziative volte sia a stabilizzare i prezzi come La Borsa Patata ii, sia a promuovere il prodotto sul mercato con l’istituzione del marchio “Patata ii La Borsa patata fu istituita su iniziativa dell’Assessorato all’Agricoltura della Regione Campania nell’intento di fissare prezzi minimi di ritiro del prodotto da parte dei commercianti all’ingrosso e delle Associazioni dei Produttori. Ha smesso di funzionare per le numerose difficoltà presentatesi. 76 felix” iii. Va sottolineato che, sempre di più, le OP ma anche i commercianti, avviano iniziative di miglioramento qualitativo attraverso attività di collaudo varietale e sperimentazione in collaborazione con istituti di ricerca, pubblici e/o privati. Ci si orienta sempre più frequentemente verso produzioni integrate e confezioni di piccola taglia (1,5-2,5 kg) le cui etichette riportano informazioni su provenienza, modalità di coltivazione, varietà, calibratura e consigli per l’uso. Ciò allo scopo di rilanciare un prodotto dalle impareggiabili caratteristiche organolettiche che da alcuni anni si rivolge in misura crescente verso i paesi dell’Est Europa, ancora poco esigenti. A tale riguardo gli operatori denunciano la persistenza delle inefficienze della rete ferroviaria che, in pratica, costringe al trasporto su gomma, più facile da gestire e più controllabile. Gli attuali interporti di Marcianise e Nola, nonostante la localizzazione nel “cuore” delle aree produttive, manifestano carenze strutturali tali da non essere compatibili con i rapidi tempi di smistamento nonché le modalità di trasporto richiesti da un prodotto assai delicato come la patata precoce. Il commercio internazionale della patata precoce italiana L’analisi della filiera delle patate novelle italiane ha mostrato chiaramente un’antica vocazione alle esportazioni sui mercati centroeuropei, con particolare riguardo a quello della Germania. Le vicende dello scorso decennio testimoniano purtroppo un sensibile decadimento della performance italiana su questi mercati. Nella Tabella V sono riportate le medie biennali dei dati di commercio estero che eviiii Si tratta di un marchio di proprietà della Regione Campania che può essere usato dietro impegno a seguire il protocollo previsto che implica tra l’altro l’adesione al Programma regionale di produzione integrata. La Regione si è fatta carico di stipulare una convenzione con UNICOOP Tirreno per la distribuzione del prodotto in alcuni punti vendita regionali. MINERVA BIOTECNOLOGICA Marzo 2012 Tracciabilità della patata precoce italiana LOMBARDI Tabella V. — Import ed export di patate novelle per paese di origine e destinazione (2000/2001 vs. 2008/2009). Importazioni Paese 2000/2001 2008/2009 Migliaia di euro Germania Francia Egitto Israele Altri Mondo 685 3434 15486 276 1629 21510 1722 4087 34455 4249 1597 46110 Esportazioni 2000/2001 2008/2009 2000/2001 Tonnellate 4937 20467 60057 754 4644 90859 2000/2001 Migliaia di euro 10905 20614 100.736 11346 4963 148.564 denziano la sensibile caduta delle esportazioni italiane e il significativo aumento dei flussi in entrata. La situazione è stata evidenziata nella Figura 3 che mostra come da una situazione di paese forte esportatore, l’Italia a fine decennio si ritrova a vestire i panni di importatore netto; per effetto della netta controtendenza tra i flussi in entrata che aumentano del 64% e quelli in uscita che si riducono del 23% tale che nel periodo indagato il saldo normalizzato (indice di specializzazione degli scambi) che rappresenta un importante indicatore di commercio internazionale passa da un valore 0,32 positivo a un valore di 0,11 negativo. Una indagine di maggior dettaglio relativa ai flussi reali (quantità) che prende in considerazione i tre bimestri di commercializzazione della patata novella, consente considerazioni più approfondite. La prima consiste nel fatto (Figura 4) che le esportazioni italiane sono destinate in massima parte e in ogni periodo di commercio al mercato tedesco e questa caratteristica lega pericolosamente la performance del prodotto ad un unico sbocco commerciale. 2008/2009 42054 1130 4249 1992 14628 64053 2008/2009 Tonnellate 39735 1556 1619 2255 9420 54584 122.468 2569 10928 7189 40054 183.207 101.595 3735 3882 7630 24316 141.157 La seconda considerazione, stavolta di valenza positiva, attiene alla “qualità” che ancora si riconosce al prodotto italiano cosi come si può evincere (Figura 5) dalle informazioni sui valori impliciti M-J M-A J-F 0 20 40 60 80 100 % Polonia Germania Olanda Altri (UE) Figura 4.—Export italiano per bimestre e per paese. 50 200.000 40 180.000 160.000 30 140.000 20 120.000 10 100.000 80.000 00/’01 02/’03 04/’05 Import Figura 3.—Import ed export totali in quantità. Vol. 24 - Suppl. 1 al N. 1 06/’07 08/’09 0 J-F Export M-A PM M-J PX Figura 5.—Prezzi medi impliciti da e verso mondo. MINERVA BIOTECNOLOGICA 77 LOMBARDI Tracciabilità della patata precoce italiana (proxy prezzo) che per tutti i periodi di commercio fanno registrare una ragione di scambio favorevole ai nostri flussi in uscita. La circostanza che maggiormente preoccupa al riguardo della situazione italiana, risiede nel fatto che il mercato dell’Unione Europea, fondamentale riferimento per tutti i flussi di commercio estero, relativamente alle patate novelle, ha visto una crescita decisamente importante della domanda interna che ha fatto lievitare i quantitativi importati da 700 mila tonnellate di inizio decennio ad oltre 1 milione di tonnellate dei nostri giorni. La pertinenza italiana in questo contesto di crescita, come si può vedere nel Figura 6, è restata purtroppo stazionaria in valore assoluto e addirittura in diminuzione se riferita alle quote di mercato. In riferimento a queste ultime e considerando i tre periodi di commercializzazione, la situazione sul mercato dell’UE è quella rappresentata nella Figura 7 che mostra in maniera incontrovertibile che Francia, Egitto e Israele assumono una posizione di assoluta dominanza da gennaio ad aprile, lasciando margini di una certa significatività alla Spagna e all’Italia solo nel periodo maggio-giugno. La cosa più sorprendente in questo contesto, non è tanto la posizione che occupano Israele ed Egitto, viste sia la loro latitudine che le condizioni esistenti sui loro mercati del lavoro, quanto la imponente e diffusa penetrazione commerciale della Francia che trova spiegazione, a nostro avviso, solo tirando in ballo la posizione dominante di trader piuttosto che di produttore (Figura 8). Le ragioni politiche per la tracciabilità Come descritto nei paragrafi precedenti, il comparto della patata precoce si caratterizza per tre elementi fondamentali: la concentrazione della produzione in poche aree del paese; l’importanza delle esportazioni per l’economia del settore; la buona reputazione del prodotto italiano derivante dalle particolari caratteristiche organolettiche della patata precoce locale. In tale scenario, quindi, poter differenziare le patate precoci delle regioni italiane, attraverso la certificazione della provenienza, potrebbe diventare una scelta strategica obbligata al fine di aumentare la competizione del prodotto nei mercati esteri e in quello nazionale. Quanto detto diviene maggiormente auspicabile 78 300.000 250.000 200.000 150.000 100.000 50.000 0 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 Francia Italia Egitto Israele Figura 6.—Trend delle importazioni UE 25. M-J M-A J-F 0 20 40 60 80 100 % Spa Fra Ita Ola Egt Isr Mrc Altri Figura 7.—Quote di mercato UE per bimestre. M-J M-A J-F 0 20 40 60 80 100 % Altri Be-Lux Ger Spa RU Ola Por Figura 8.—Francia: export per bimestre e per paese. MINERVA BIOTECNOLOGICA Marzo 2012 Tracciabilità della patata precoce italiana LOMBARDI se si osservano i trend dei flussi commerciali. In particolare, come riportato nel paragrafo precedente, vanno sottolineati la progressiva rilevanza dei volumi commercializzati principalmente dalla Francia, da Israele e dall’Egitto e il contestuale calo delle esportazione verso il mercato storico di destinazione rappresentato dalla Germania. In un mercato, come quello dalla patata precoce, caratterizzato, quindi, da un profondo processo di cambiamento, poter fornire un prodotto la cui provenienza e tracciabilità fossero assicurate, permetterebbe, oltre che una migliore performance sui mercati esteri, l’impedimento di comportamenti opportunistici a causa dei quali prodotti non italiani potrebbero essere venduti come tali solo grazie alla realizzazione del confezionamento o della semplice tolettatura in Italia. Ottenere un prodotto tracciato, per il quale fosse possibile assicurare la provenienza nazionale rappresenta una strategia di differenziazione che è in linea con la corposa normativa privata in materia di sicurezza alimentare che nei moderni scenari competitivi regola i rapporti fra fornitori e grande distribuzione organizzata. La strategia seguita dalla fase commerciale della filiera è stata, infatti, quella di moltiplicare e differenziare un numero elevato di standard privati che, molto prima di quanto abbia fatto la regolamentazione pubblica obbligatoria, hanno avuto come obiettivo quello di selezionare i fornitori al fine di raggiungere livelli più elevati di sicurezza alimentare e tracciabilità, addossando un parte rilevante dei costi e dei rischi alle fasi a monte della filiera e ai consumatori finali 4, 5. La grande distribuzione rappresenta attualmente l’attore chiave nelle filiere produttive, il cliente intermedio con cui tutti i comparti dell’agroalimentare italiano dovranno confrontarsi in Italia e all’estero. In tale ottica, anche la patata precoce non può sottrarsi alla sfida descritta. Il successo del processo descritto risiede da un lato in una ristrutturazione della filiera produttiva così da divenire un interlocutore della GDO e dall’altro nell’offerta crescente di innovazione e di “qualità riconoscibile” in termine di servizio e di prodotto. Per quanto discusso relativamente alla domanda crescente di sicurezza da parte del consumatore moderno e all’importanza che la tracciabilità ha fra le numerose dimensioni della qualità e della sicurezza stessa, appare evidente come la certificazione, l’assicurazione e la tutela della provenienza della pata- Vol. 24 - Suppl. 1 al N. 1 ta precoce divengano attributi capaci di conferire al prodotto l’innovatività necessaria per aumentare la competitività nei moderni mercati alimentari. La correlazione esistente fra innovatività, sicurezza alimentare e certificazione di origine rappresenta un aspetto rilevante, destinato ad una crescente valenza strategica. Fra le motivazioni che si trovano alla base di tale affermazione vi è una rinnovata attenzione sia alla provenienza dei prodotti alimentari sia alle politiche a questa connesse da parte di paesi, in passato, non sensibili a questo argomento quali gli Stati Uniti o alcuni dei paesi emergenti 2, 6. Tale processo implica che, in futuro, la differenziazione dei prodotti alimentari e la competizione di questi sul mercato europeo e globale saranno ancor più legate a politiche COOL (Country Of Origin Labelling) che si caratterizzeranno come un mix fra normazione privata e regolamentazione pubblica. Inoltre, la crescente domanda da parte dei consumatori non solo di sicurezza alimentare in senso stretto ma di “rassicurazione generale sul prodotto” relativamente agli impatti che questo può avere sull’ambiente, sulla salute e sulla società renderà sempre più ampi gli ambiti correlati alla semplice certificazione di origine. Non solo un prodotto ottenuto in un determinato territorio, con determinati protocolli produttivi, con determinate caratteristiche organolettiche e salutistiche ma anche un alimento la cui filiera possa dare assicurazione di un’attenzione crescente alla riduzione degli impatti ambientali e al rispetto delle condizioni di lavoro dei soggetti coinvolti in linea con quelli che sono i diritti umani e del lavoratore. I costi della tracciabilità Da quanto esposto nei paragrafi precedenti emerge chiaramente l’esigenza di puntare sulla soluzione di nodi strutturali ma anche di elementi innovativi che conferiscano al prodotto italiano caratteristiche distintive tali da fargli recuperare le quote di mercato perse negli anni addietro. In particolare, la tracciabilità, per i motivi esposti nel paragrafo precedente, rappresenta uno di questi elementi. Diviene allora importante capire quanto ciò possa incidere sui costi e, dunque, sul prezzo finale di vendita. A questo proposito quanto avvenuto in Regione Campania nell’ultimo decennio, rappresenta un interessante caso studio, peraltro unico nel panorama nazionale relativamente alla patata precoce. La filiera campa- MINERVA BIOTECNOLOGICA 79 LOMBARDI Tracciabilità della patata precoce italiana na, difatti, accanto ad elementi tradizionali, presenta oggi realtà interessanti dal punto di vista del miglioramento qualitativo della produzione. Gli aspetti più salienti di questo miglioramento riguardano sia la fase produttiva che quelle successive di lavorazioneconfezionamento. Esso interessa sia i grossi commercianti che le OP e, più in dettaglio, consiste nella sperimentazione di nuove varietà, introduzione di modalità di coltivazione biologica e/o integrata, modalità di confezionamento ed etichettatura del prodotto. Ne segue, spesso, l’adesione a sistemi di tracciabilità e a marchi di provenienza e/o di qualità che, pur non avendo un riconoscimento nazionale e/o europeo, costituiscono un significativo tentativo di differenziazione del prodotto campano com’è avvenuto con l’istituzione del già richiamato marchio regionale Patata felix iv. Rispetto alle OP, i commercianti risultano attenti più al discorso varietale e a quello lavorazione-confezionamento-etichettatura. Riguardo al confezionamento, prendono sempre più piede le confezioni di piccola taglia, 1,5-2,5 kg, la cui etichetta riporta informazioni su provenienza, modalità di coltivazione, varietà, calibratura e consigli d’uso. L’indagine svolta per individuare ed analizzare i costi relativi alle diverse fasi/operazioni (Per quanto attiene ai costi relativi alla produzione, la metodologia adottata per la determinazione dei risultati economici delle aziende (costo di produzione e redditività) si basa sul calcolo del costo di produzione di riferimento [CPR] inteso quale sommatoria dei costi espliciti [Ce] e dei costi impliciti [Ci]) ha previsto interviste, effettuate a fine estate 2011, ai principali grossisti ed alle principali OP che operano in Campania, localizzati nelle aree di produzione tradizionale della patata precoce campana che, ovviamente, producono e commercializzano anche patata comune oltre che altri ortofrutticoli. Da sottolineare, ai fini della determinazione dei costi, che la patata precoce presenta diverse varietà dalle caratteristiche organolettiche, di serbevolezza e resistenza agli stress assai variabili i cui costi di produzione possono variare significativamente. Di conseguenza, anche i prezzi di vendita possono presentare un’elevata variabilità, in funzione della varietà, del momento e delle modalità di raccolta, dell’andamento climatico, della specifica piazza di contrattazione e persino del moiv L’iniziativa regionale ha costituito per qualche Associazione uno stimolo a fare in proprio, cimentandosi nella registrazione di un proprio marchio, come quello Patata Fresca Campana della OP Campania Patate, quale elemento di rilancio del prodotto per il consumo fresco, sia a livello nazionale che internazionale. 80 mento della giornata in cui si effettuano gli scambi. In particolare, nell’ultima annata agraria, il prezzo della patata precoce commercializzata nei principali mercati ortofrutticoli all’ingrosso, è risultato compreso tra un minimo di 20 €/q ed un massimo di 35 €/q v. Si comprende, dunque, quanto sia problematica la ricostruzione e l’interpretazione dei costi lungo i diversi stadi della filiera. Nei questionari è stata prevista, perciò, una sezione apposita per la rilevazione dei costi sostenuti in relazione alle diverse fasi di lavorazione del prodotto, vale a dire: trasporto, lavorazione, confezionamento, stoccaggio e certificazione. In base alle informazioni ottenute i costi risultano distribuiti come di seguito indicato vi. Il trasporto, che avviene esclusivamente su gomma, è una delle voci più importanti incidendo, mediamente, per un ammontare pari a 3-3,5 €/q di prodotto. Le fasi di lavorazione-confezionamento hanno un’incidenza che dipende dalla lavorazione effettuata e dalle confezioni utilizzate. Difatti, queste tipologie di costo sono quelle per le quali si sono riscontrate le maggiori differenze potendo variare da un minimo da 2,5 €/q a un massimo di 5-6 €/q. Ciò dipende dalle caratteristiche del prodotto che esce dal magazzino. Laddove le fasi di scarico, lavaggio, scarto e calibratura della merce sono molto accurate, così come avviene quando il prodotto viene confezionato in contenitori di media-piccola taglia (cassette o sacchetti riciclabili di 1,5-3 kg ma anche sacchi fino a 15-20 kg) con etichetta riportante informazioni su provenienza e certificazioni, allora il costo è quello massimo indicato. Se, viceversa, il grado di accuratezza delle fasi di lavorazione è inferiore perché il prodotto magari è destinato ad essere venduto come prodotto sfuso o essere ulteriormente lavorato da altri, allora il costo è decisamente più basso. Anche per i costi relativi allo stoccaggio è stata riscontrata una notevole variabilità che dipende dai tempi e dalle modalità di permanenza del prodotto in magazzino. Se, come avviene spesso nel caso della patata precoce commercializzata dagli operatori intervistati, si tratta di una breve permanenza (alcuni giorni) allora il costo si aggira sui 2,5 €/q; se, invece, si tratta di stoccaggio di merce lavorata che resta in frigorifero anche qualche mese, in attesa vDa precisare che quello massimo indicato è un prezzo “eccezionale” che si è verificato in condizioni di mercato particolari e comunque con un prodotto di qualità elevata quale, per esempio, quello di varietà Agata, ben presentata. vi Le diverse categorie di costi sono comprensive di quelli relativi al lavoro impiegato, all’uso di impianti e macchinari ed alle diverse tipologie di confezioni utilizzate. MINERVA BIOTECNOLOGICA Marzo 2012 Tracciabilità della patata precoce italiana LOMBARDI di essere venduta quando le condizioni di mercato migliorano, allora si arriva anche a 5-6 €/q. Infine, bisogna considerare, là dove presenti i costi della certificazione. Come sottolineato a inizio paragrafo, in Campania, sempre più OP ma anche grossisti, aderiscono a protocolli di qualità per poi richiedere a Istituti Certificatori il rilascio delle certificazioni relative. Quelle più diffuse riguardano le modalità di produzione, tipo produzioni integrate o biologiche, e la tracciabilità del prodotto commercializzato. Gli istituti cui si fa maggiore ricorso sono ISMECERT, per l’uso del marchio regionale Patata felix, e CCPV per certificazione Global G.A.P. sempre più richiesta a livello europeo ed alla quale gli operatori della filiera campana aderiscono per il consolidamento dei rapporti commerciali. Trattasi, in quest’ultimo caso, di una certificazione di tracciabilità riguardante l’intera filiera, dalla produzione alla lavorazione e al confezionamento del prodotto pronto per essere destinato al consumo finale. Mediamente, l’incremento di costo dovuto all’adesione a sistemi di tracciabilità e di qualità, come quelli precedentemente descritti, intorno ai 0,23 centesimi di euro per chilogrammo di prodotto. Tale importo deve intendersi come comprensivo sia dei più elevati costi di gestione che di quelli vivi sostenuti per l’ente certificatore. Un stima dei benefici della tracciabilità La stima dei benefici della tracciabilità è stata effettuata somministrando un questionario a un cam- pione di 1004 famiglie, rappresentativo della popolazione italiana. Il questionario è stato somministrato nel mese di luglio 2011 dalla GFK Eurisko. Il questionario era articolato in quattro parti. La prima sezione, di natura introduttiva, presentava una serie di quesiti relativi all’analisi delle preferenze e dei comportamenti di acquisto di frutta e ortaggi. In questa sezione si investigava anche su quali potessero essere gli attributi chiave utilizzati dai consumatori finali per definire la qualità dei prodotti citati. La seconda parte, invece, focalizzava l’attenzione esclusivamente sulla patata precoce. In tale sezione venivano indagate le abitudini di acquisto e consumo di questo prodotto nonché veniva analizzata l’influenza che alcuni attributi, in particolare il luogo di produzione, potevano avere sulle scelte di acquisto e consumo. Nella terza sezione veniva presentato all’intervistato uno scenario ipotetico basato sul seguente quesito: Immagini di trovarsi nel negozio dove generalmente acquista le patate novelle. Immagini di voler acquistare le patate novelle e di trovarsi di fronte alle seguenti 4 etichette riferite ad 1 kg di prodotto. Tra i 4 prodotti esposti ne sceglierebbe uno? Se sì quale? Le etichette differivano tra di loro per i livelli assunti da 6 differenti attributi di prodotto. Gli attributi e i possibili livelli sono illustrati in Tabella VI. Le etichette presentate al consumatore sono state generate attraverso un disegno sperimentale ortogonale ad effetti principali, in cui gli insiemi di scelta Tabella VI. — Attributi e livelli. Attributi Livelli Prezzo (€/kg) a) 0,60 b) 1,00 c) 1,40 a) Italia b) prodotto di nazionalità diversa da quella italiana c) nessuna informazione sul paese di origine a) biologico b) agricoltura integrata c) convenzionale a prodotto con emissioni di carbonio ridotte e certificate b) prodotto con emissioni di carbonio non note a) equo-solidale b) convenzionale a) plastica b) plastica biodegradabile c) sfuso Paese di origine Tecnica di produzione Impronta carbonica (riduzione delle emissioni di CO2) Certificazione etica Confezione Vol. 24 - Suppl. 1 al N. 1 MINERVA BIOTECNOLOGICA 81 LOMBARDI Tracciabilità della patata precoce italiana Tabella VII. — Risultati del modello Mixed Logit. Attributi Prezzo Prodotto di nazionalità diversa da quella italiana Italia Agricoltura integrata Biologico Prodotto con emissioni di carbonio ridotte e certificate Equo-solidale Confezione di plastica Confezione di plastica biodegradabile Media Varianza Disponibilità a pagare (€/kg) -0,72 0,41 (0,07) 2,24 (0,07) 0,11 (0,06) 0,20 (0,05) 0,28 (0,04) 0,27 (0,04) 0,28 (0,06) 0,29 (0,05) 0,06 0,438 (0,09) 1,45 (0,07) 0,07 (0,16) 0,053 (0,15) 0,22 (0,09) 0,383 (0,08) 0,36 (0,02) 0,16 (0,19) 0,570 (0,88) 3,11 (2,01) 0,16 (0,09) 0,28 (0,07) 0,39 (0,45) 0,38 (0,77) 0,39 (0,72) 0,40 (0,31) Valore della funzione di verosimiglianza alla convergenza: -6080,80. sono stati generati tramite il metodo dell’ “enumerazione completa” (il disegno sperimentale adottato garantisce: 1) ortogonalità delle etichette; 2) minima sovrapposizione dei livelli; 3) livelli degli attributi bilanciati). Ogni insieme di scelta comprendeva quattro etichette differenti a cui si aggiungeva la possibilità di non scegliere alcuno dei prodotti presentati. Sulla base delle scelte effettuate dai consumatori, tramite un Mixed Logit, è stata stimata la rilevanza degli attributi nella scelta e la disponibilità a pagare un premio di prezzo per un chilo di patate novelle che presentasse quello specifico attributo (per una presentazione di dettaglio del metodo impiegato si veda Cicia et al.3). La Tabella VII illustra i risultati del modello stimato. I valori medi dei parametri stimati forniscono una stima dell’importanza che i consumatori attribuiscono ai diversi attributi. Maggiore il valore del parametro, maggiore il peso di questo nella scelta. Un segno positivo indica che all’aumentare del valore che assume il parametro aumenta anche la probabilità che venga scelto. Il contrario nel caso di segno negativo. Il prezzo, come quasi sempre avviene in questa classe di modelli, e come è lecito attendersi, presenta segno negativo. Tutti i parametri sono ampiamente significativi da un punto di vista statistico. Sulla base dei parametri stimati appare evidente che il luogo di origine è l’attributo che pesa maggiormente nella scelta d’acquisto (tra quelli conside- 82 rati) del prodotto patata precoce. Di gran lunga più importante di attributi quali equo-solidale, biologico, impronta di carbonio, e packaging biodegradabile. Tale importanza si riflette anche nella disponibilità a pagare per questo attributo, riportata nell’ultima colonna è alquanto elevata ed indica una forte preferenza dei consumatori italiani per le patate novelle di origine italiana. L’impatto sul mercato nazionale della tracciabilità della patata novella italiana In questo paragrafo sono illustrati i risultati dell’impatto sul consumo domestico di verdura fresca dell’introduzione di una procedura di tracciabilità sulla patata precoce. Per ottenere i parametri necessari a svolgere la simulazione è stato stimato un sistema di funzioni di domanda, utilizzando i dati della spesa domestica (2009) di circa 3,000 famiglie Italiane statisticamente rappresentative dell’intera popolazione nazionale. La stima del sistema di domanda ha quindi permesso di studiare gli effetti dell’introduzione della procedura di tracciabilità in modo esplicito e definire una previsione dei suoi effetti sui consumi domestici. La stima del sistema di domanda ha fornito infatti importanti informazioni sulle dinamiche prezzo-consumo di un vasto insieme di verdure fresche consumate in Italia (patate MINERVA BIOTECNOLOGICA Marzo 2012 Tracciabilità della patata precoce italiana LOMBARDI divise in precoci e comuni, cavoli, lattuga, funghi, carote, asparagi, cipolle, pomodori, peperoni e melanzane, cetrioli, fagioli e legumi, zucchine ed altri): in particolare il modello stocastico implementato ha fornito stime puntuali dei valori dell’elasticità diretta ed incrociata della domanda alle variazioni di prezzo. I parametri stimati forniscono precise indicazioni sugli effetti delle variazioni del prezzo iniziale di patata precoce sulla domanda dei beni sostituti e complementari. Questo effetto è stato misurato in termini di elasticità al prezzo diretta (-0,57) ed incrociata: fra i prodotti sostituti riscontriamo la patata comune (0,16), il finocchio (0,13) ed i legumi (0,12). Mentre i prodotti complementari comprendono la lattuga (-0,07) e le altre verdure (-0,08). Per quanto riguarda la simulazione sono stati utilizzati i parametri cosi come stimati dal modello, introducendo l’adozione di tracciabilità nel modello come un “costo puro” t che aumenta di una quota s, il prezzo di vendita del prodotto considerato: (t=s×P). L’analisi effettuata simula di fatto l’impatto ceteris paribus di breve periodo sul consumo di verdure fresche, ma non tiene conto in maniera esplicita del possibile incremento della disponibilità a pagare del consumatore Italiano (DAP) per i prodotti tracciati, cosi come il paragrafo precedente sembra evidenziare. La Tabella VIII mostra l’impatto della tracciabilità sui consumi di verdura fresca delle famiglie, per i diversi valori di t. Il modello ha confermato empiricamente l’ipotesi che la patata comune è, in termini di abitudini alimentari, un sostituto diretto della patata precoce. I risultati consentono di affermare che i consumatori ritengono la patata comune come bene debolmente inferiore a quella novella. L’im- plicazione è che la patata novella già è considerata un bene superiore ma un aumento della forbice dei prezzi, a favore della patata comune, avrebbe effetto significativo sul consumo della novella. A seconda dell’incidenza dei costi della tracciabilità sui prezzi al consumo della patata precoce, i consumi in quantità potrebbero ridursi dal 3% al 7% a favore della patata comune. Tuttavia i costi lungo la filiera cosi come calcolati in dettaglio nei precedenti paragrafi del lavoro dovrebbero incidere sul prezzo al consumo in misura ancora inferiore di quanto qui ipotizzato nella simulazione: l’impatto al consumo dell’incremento di costi attribuibile alla procedura di certificazione può ritenersi del tutto trascurabile se dovesse essere inclusa nel sistema la disponibilità a pagare (DAP) per l’ attributo “precoce italiana” così come stimata dal precedente paragrafo. Gli effetti sul prezzo al consumo sarebbero, infatti, del tutto più che controbilanciati dall’incremento della DAP del consumatore per la patata precoce Italiana. Conclusioni La presente ricerca ha mostrato che una politica di valorizzazione che passa per il riconoscimento di origine del prodotto nel settore della patata novella italiana potrebbe avere ampi margini di successo. Il differenziale tra i costi della tracciabilità e la disponibilità a pagare da parte dei consumatori italiani per un prodotto tracciato è molto ampio, tanto ampio da poter prevedere che l’incremento di prezzo che si realizzerebbe sul mercato produrrebbe una minima, ancorché nulla, riduzione nella domanda di questo prodotto. Tabella VIII. — Simulazioni di prezzo della patata novella, acquisti delle famiglie (%), quantità consumate (kg) e variazioni percentuali. Verdura fresca Valore iniziale Prezzo novella + 5% Prezzo novella + 7% Prezzo novella + 10% Prezzo novella + 15% Vol. 24 - Suppl. 1 al N. 1 Comuni Novelle Comuni Novelle Comuni Novelle Comuni Novelle Comuni Novelle Acquisto delle famiglie (%) e variazioni per scenario 92,07 51,08 92,07 51,04 62,07 51,02 92,07 51,00 92,07 50,07 MINERVA BIOTECNOLOGICA 0 -0,8 0 -1,2 0 -1,6 0 -2,1 Quantità consumate (kg) per famiglia/anno e variazioni percentuali 26,11 3,34 +0,21 -0,09 +0,29 -0,12 +0,40 -0,18 +0,59 -0,26 +0,8 -2,7 +1,1 -3,7 +1,6 -5,3 +2,3 -7,7 83 LOMBARDI Tracciabilità della patata precoce italiana La certificazione di origine, però, va considerata una condizione necessaria per il rilancio della pataticoltura precoce italiana ma da sola probabilmente non sufficiente a recuperare margini competitivi sui mercati nazionali ed europei. Il settore della pataticoltura precoce dovrebbe prestare molta attenzione non solo alla diversificazione delle produzioni cercando di anticipare la raccolta e la commercializzazione, ma anche ad una migliore organizzazione ed integrazione tra le diverse fasi della filiera. In effetti una strategia di differenziazione che si rispetti comporta il conferimento ai prodotti di caratteristiche distintive rilevanti per il consumatore in grado di incidere (aumentandolo) sul valore percepito. Perché questo accada è necessario un attivo coinvolgimento di tutti gli operatori della filiera. Purtroppo l’esperienza maturata nel corso di questa indagine hanno fatto maturare la sensazione che una caratteristica peculiare della filera “patata precoce” consiste in una sostanziale marginalità del ruolo svolto dalla fase produttiva propriamente detta. La scelta di quanto e cosa (varietà) coltivare sono input operativi che il coltivatore “esegue” in un contesto di asimmetria informativa, mentre tutto il faire valoir è spostato al post-raccolta. Questa circostanza rappresenta la principale causa che sta alla base della difficoltà che incontra l’adozione di marchi di qualità e, più in generale, di politiche di valorizzazione. Non si spiega altrimenti il divario talora troppo ampio tra i costi della certificazione e della gestione di un marchio (contenuti) e i valori (importanti) della DAP risultati dalle nostre indagini. Conviene, inoltre, anche tenere conto che l’opportunità di risalire la china e tornare ad occupare le posizioni che tradizionalmente competono all’Italia (non solo per la patata novella ma per tutti i prodotti di qualità) esistono e sono concrete solo se si riesce ad assecondare la crescita consistente del mercato comunitario. A tal riguardo è estremamente interessante il caso della Francia, che ha acquisito negli ultimi anni un ruolo leader nel mercato della patata precoce europea pur con limitati livelli produttivi 84 propri. Deve far riflettere il fatto che, quando non si commercializzano commodity, i mercati sono molto ristretti e molto più fidelizzati e sensibili per cui è opportuno curare le relazioni di filiera (trasparenza e serietà) tale da avere la opportunità di ampliare il “portafoglio” cliente/prodotto per minimizzare i rischi associati alla precarietà dei mercati e aumentare la capacità di penetrarli dal punto di vista commerciale. In definitiva c’è solo da augurarsi che quanto prima prenda sostanza un progetto di filiera che partendo dal riconoscimento di un ruolo attivo dei produttori sia capace di rilanciare l’economia di un prodotto che in passato, per decenni, è stato un fiore all’occhiello dell’economia agricola meridionale. Bibliografia 1. Adami I, Bracco S, Cembalo L, Cicia G, De Luca A I, Del Giudice T, D’Amico M. La filiera della patata biologica in Italia. Bologna: Agroindustria; 2005. 2. Cicia G, Colantuoni F. Willingness to pay for traceable meat attributes: a meta-analysis International Journal on Food System Dynamics 1:252-63. 3. Cicia G, Del Giudice T, Scarpa R. Quanto ci si può fidare delle stime ottenute con i Choice Models? Alcune riflessioni su questioni aperte. Rivista di Economia Agraria 2008;63:254-72. 4. Del Giudice T. Qualità alimentare e grande distribuzione. Rivista di Diritto Alimentare 2009;1. 5. Fulponi L. Private voluntary standards in food system. The perspective of major food retailers in Oecd countries. Food Policy 2006;31-1. 6. Giovannucci D, Josling T, Kerr W, O’Connor B, Yeung M. Geographical indications: a guide to global best practices for developing renowned origins. Geneva: ITC; 2009. 7. ISTAT. Statistiche Agricoltura e Zootecnia 2011 [Homepage]. [citato 4 aprile 2012]. Available at: http://agri.istat.it 8. ISTAT. Dati congiunturali dell’agricoltura italiana 2010 [Homepage]. [citato 4 aprile 2012]. Available at: www.Istat.it 9. Regione Campania (2011). Allegati e collegamenti alle pubblicazioni [Homepage]. [citato 4 aprile 2012]. Available at: http:// www.statistica.regione.campania.it/tematiche/agricoltura/ 10. Timpanaro G. Economic aspects and problems of the organic early potato production and market in Italy. International symposium on “The Horizons of Using Organic Matter and Substrates in Horticulture”. 6-9 April 2005, Cairo, Egypt. Finanziamenti.—Questa ricerca è stata finanziata dal Ministero Italiano delle Politiche Agricole e Forestali nell’ambito del progetto TIPIPAPA. MINERVA BIOTECNOLOGICA Marzo 2012