IL CALITRANO N. 30 x PDF

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IL CALITRANO N. 30 x PDF
ISSN 1720-5638
IL CALITRANO
periodico quadrimestrale di ambiente, dialetto, storia e tradizioni
Spedizione in abbonamento postale - 70% - DCB - Filiale di Firenze
ANNO XXV - NUMERO 30
SETTEMBRE-DICEMBRE 2005
(nuova serie)
VIA A. CANOVA, 78 - 50142 FIRENZE - TEL. 055/783936
www.ilcalitrano.it
IN QUESTO NUMERO
ANNO XXV - N. 30 n.s.
www.ilcalitrano.it
di Raffaele Salvante
3
Associazione Romana
dei Calitrani
del Cronista
4
Modalità per inviare
un contributo per la
costruzione del campanile
del prof. P. Salvatore di Napoli
IN COPERTINA:
Questo è il progetto di come e dove verrà costruito il campanile della chiesa dell’Immacolata
Concezione di Calitri, che ha sempre occupato un
posto tutto particolare nel cuore di tutti i Calitrani.
4
5
Personaggi
del Cronista
del dottor Emilio Ricciardi
“L’angelo aspetta la tua risposta,
O Maria! Stiamo aspettando
anche noi, o Signora, questo
tuo dono che è dono di Dio.
Sta nelle tue mani il prezzo
del nostro riscatto”.
La scomparsa di un
giovane medico
(San Bernardo)
Auguri della Redazione
a ciascuno di Voi.
7
Compianto
del prof. Gerardo Melaccio
Sito Internet:
www.ilcalitrano.it
E-mail:
info@ilcalitrano.it
Direttore
Raffaella Salvante
6
La Cattedrale di Conza
PREPARARSI AL
SANTO NATALE
Periodico quadrimestrale
di ambiente - dialetto - storia e tradizioni
dell’Associazione Culturale “Caletra”
Fondato nel 1981
Calitrani che si fanno onore
nel mondo
del Cronista
IL CALITRANO
16
del dott. Nino Corazzelli
17
LA NOSTRA BIBLIOTECA
18
VITA CALITRANA
19
Direttore Responsabile
A. Raffaele Salvante
Segreteria
Martina Salvante
Direzione, Redazione, Amministrazione
50142 Firenze - Via A. Canova, 78
Tel. 055/78.39.36
Spedizione in abbonamento postale
70% - DCB - Filiale di Firenze
SOLIDARIETÀ COL GIORNALE 20
C. C. P. n. 11384500
MOVIMENTO DEMOGRAFICO 22
La collaborazione è aperta a tutti,
ma in nessun caso instaura un rapporto
di lavoro ed è sempre da intendersi
a titolo di volontariato.
I lavori pubblicati riflettono il pensiero
dei singoli autori, i quali se ne assumono
le responsabilità di fronte alla legge.
REQUIESCANT IN PACE
23
RICORDATI DEI BAMBINI
DELLA ROMANIA
Anche i bambini indifesi ed abbandonati della Romania – assistiti da
suor Michela Martiniello e le sue consorelle – aspettano di fare il
Santo Natale con la tua collaborazione:
Casa “Buna Vestire” (Annunciazione)
Fundatia “Victorine Le Dieu”
Calea Marasesti, 60
601145 ONESTI (Bacau) - ROMANIA
Tel. e Fax: 0040-234-319887
I versamenti si possono fare o tramite EUROGIRO, alla Posta,
indirizzato a Suor Michela Martiniello all’indirizzo sopra citato o tramite
BONIFICO BANCARIO al nr. del C/C qui di seguito riportato:
CONTO BANCARIO IBAN R068 RNCB 1410 0000 0064 0006
E-mail: vicledieu@easynet.ro
Il giornale viene diffuso gratuitamente.
Attività editoriale di natura non
commerciale nei sensi previsti dall’art. 4
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dalla solidarietà dei lettori.
Stampa: Polistampa - Firenze
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del Tribunale di Firenze
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Accrediti su c/c postale n. 11384500 intestato a “IL CALITRANO” - Firenze oppure
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2800
Chiuso in stampa il 28 ottobre 2005
IL CALITRANO
N. 30 n.s. – Settembre-Dicembre 2005
PER STIMOLARE LA PARTECIPAZIONE
www.ilcalitrano.it
Il compito dei mezzi di comunicazione è quello di “unire le persone e di arricchire la loro vita,
non di isolarle e di sfruttarle”.
A
poco più di un anno dalla comparsa
su Internet del sito IL CALITRANO,
abbiamo deciso di investire ancora in
questa nuova forma di comunicazione,
dalla quale ormai non ci si può più esimere di confrontarci se si vuol essere
davvero “al passo con i tempi”.
Nasce, così, il nuovo sito de IL CALITRANO, che, per veicolare efficacemente la propria immagine nel web, si
dota di un indirizzo (www.ilcalitrano.it)
e di una casella di posta elettronica
(info@ilcalitrano.it) più semplici.
ilcalitrano.it è stato rivisto sia nella
forma – grafica e menu di navigazione –
sia nel contenuto: da oggi, sarà possibile
reperire sul sito anche gli arretrati della
serie formato tabloid, sin dal primo numero, risalente al 1981!
Ciò è fondamentale affinché la cultura divulgata dal giornale in venticinque
anni di attività non vada perduta insieme
con la carta, di per sé deperibile: su Internet quelle parole, quegli articoli saranno praticamente “immortali”, a disposizione di chiunque ed a costo zero
per i visitatori del sito. Le pagine web
sono state realizzate “gratuitamente” dal
giovane Marco Del Cogliano che da vero esperto competente ha profuso - con
la generosità propria dei giovani - tempo,
energie e capacità tecniche di alto valore,
di vero cuore lo ringraziamo di quanto
ha fatto e farà per il giornale; la messa on
line de IL CALITRANO vecchia serie è
stata resa possibile dal prezzo, tutto particolare, riservatoci dalla tipolitografia
che si è occupata della digitalizzazione
del materiale.
ilcalitrano.it non vuol essere una
mera “copia” digitale del giornale cartaceo: ambisce a fornire contenuti via via
più ampi, cominciando dalla pubblicazione su Internet dei primi due volumi
(Calitri – Canti Popolari e Proverbi Calitrani) da noi pubblicati – opportunamente riveduti ed ampliati – di cui peraltro gli originali cartacei non sono più reperibili.
La prospettiva è far sì che – chi può e
vuole – “rinunci” alla sua copia del giornale (la troverà, su Internet, prima ancora che venga stampata sulla carta!), così
da limitare i costi tipografici e di spedizione, che, come una spada di Damocle,
incombono su ogni numero, spesso tanto
da renderne la pubblicazione una vera e
propria incognita: mantenere un sito on
line costa molto meno che stampare un
giornale!
Ovviamente, IL CALITRANO continuerà ad essere stampato, soprattutto per
quanti non siano in grado di utilizzare il
computer ed Internet!
Chiediamo, dunque, come e più di ieri, di non far mancare le vostre offerte:
Il Giornale viene spedito gratuitamente a
quanti ne facciano richiesta, e si mantiene
non mediante una quota di abbonamento,
ma solo grazie alla “solidarietà” dei lettori ed al paziente entusiasmo di pochi
collaboratori; costi di redazione non ve
ne sono, sono tutti volontari.
L’augurio è che la creazione de ilcalitrano.it venga accolta positivamente da
lettori ed internauti, così che Calitri, le
sue tradizioni, i suoi abitanti – valorizzando la propria identità – con sempre
maggiore coinvolgimento, informazione
e responsabilità di scelta, continuino ad
essere conosciuti ed apprezzati nel mondo virtuale come in quello reale.
Raffaele Salvante
Ministero dell’Istruzione
dell’Università e della Ricerca
Roma 06.10.2005, Premiazione degli alunni dell’I.I.S.“A.M.Maffucci” di Calitri che,
coordinati dal professor Pietro Cerreta, hanno vinto il premio nazionale “Scienza nella Scuola” bandito dal MIUR. Al centro della foto il Ministro dell’Istruzione Letizia Moratti, alla sua destra il prof. Zichichi, alla sinistra il preside G. Sasso e i quattro alunni
vincitori: Michele Fiordellisi,Vincenzo Scoca, Giuseppe Cialeo e Fabrizio Iannella.Alla sinistra
di Zichichi due altre alunne della scuola calitrana: M.R. Laurenziello e C. Picardo.
3
Concorso “Scienza nelle scuole”
Schede di valutazione dei progetti premiati
ISTITUTO DI ISTRUZIONE SUPERIORE
“A. MAFFUCCI” CALITRI (A V)
Allievi di classi diverse, con prevalenza di studenti
dell’istituto tecnico e dell’istituto d’arte
Progetto presentato: DVD corredato da illustrazione cartacea
GIUDIZIO
La ricerca dal titolo “La Molla Super Slinky ovvero Le
proprietà elementari delle onde” analizza il fenomeno delle
onde, divenuto di grande attualità a seguito degli ultimi avvenimenti catastrofici accaduti in Asia.
Corredato da un breve filmato realizzato dagli stessi
studenti, l’elaborato tratta delle onde e di quelle create con
una molla elicoidale “Super Slinky”, messa a disposizione
dall’Associazione “Scienza Viva” di Calitri.
La trattazione procede dalla descrizione delle conseguenze della caduta di un ciottolo in una fontana, fino alla
dimostrazione che l’onda è uno spostamento di energia senza spostamento della massa. Vengono quindi presentati i
casi di partenza e trasmissione di due molle di diverso peso
e in diversa posizione, per giungere all’esame dei due tipi di
moti ondulatori, trasversale e longitudinale.
La ricerca si presenta condotta con originalità, poiché
esamina i fenomeni ondulatori prendendo lo spunto da
eventi naturali simulati con prove sperimentali semplici,
ma molto efficaci. Notevole risulta il livello di professionalità nella redazione della ricerca.
IL CALITRANO
N. 30 n.s. – Settembre-Dicembre 2005
Associazione Romana dei Calitrani
Associazione Romana dei Calitrani
L’
che segue sempre con interesse la
problematica che riguarda l’endemico
sottosviluppo della nostra area territoriale, ha promosso – per il giorno 3 settembre 2005 alle ore 10,00 un incontro-dibattito che si è tenuto nella sala Convegni della Fiera Interregionale di Calitri,
presieduto dal sindaco prof. Vito Marchitto e da alcuni autorevoli relatori quali il dott. Giancarlo Pirello, direttore del
Centro Provinciale per l’Impiego di
Avellino e il dottor Luigi Ciarimboli, direttore della Sede Provinciale INPS di
Avellino.
Il dibattito si è incentrato sul fatto
che sono stati diffusi recentemente, dalla
stampa locale, alcuni dati socio econo-
mici molto preoccupanti che riguardano
la provincia di Avellino: aumenta il numero dei disoccupati, cresce il numero
dei giovani che abbandonano la nostra
terra per mancanza di lavoro. I lavoratori
ed i cittadini medio anziani sono preoccupati per la tenuta del sistema previdenziale anche perché non sono sufficientemente chiari i limiti della legge di
riforma delle pensioni.
L’introduzione, nel sistema della Previdenza Complementare ed il passaggio
di fondi pensione del trattamento di fine
rapporto rappresentano due incognite che
mettono in discussione tutele e diritti
previdenziali già consolidati e nello stesso tempo mettono a rischio il futuro previdenziale delle giovani generazioni.
Il Convegno, che ha visto una larga
partecipazione di autorità e di pubblico si
è articolato, con estrema competenza, in
una vasta gamma di argomenti, ipotesi e
proposte per impedire che le trasformazioni dell’economia e del mercato del lavoro ricadano sulle già precarie condizioni generali dei cittadini e dei lavoratori.
La sera tardi in occasione della XIII
Giornata dell’Emigrante ha avuto luogo una serata danzante presso il ristorante “La Villa” di Maffucci Eduardo con
musica dal vivo, buffet e la consegna a
tutti di una copia del “Calendario Calitrano” per l’anno 2006. La festa, che
ogni anno vede una partecipazione sempre più massiccia, si è protratta fino alle
ore piccole, fra giuochi, canti e balli.
Modalità per inviare un contributo
per la costruzione del campanile
ome già annunziato nel precedente
numero di questo giornale, a tutti coC
loro che, mossi da fervente fede religiosa
verso la Madre di Gesù, intendono essere
presenti con il loro contributo in denaro
alla realizzazione del campanile, si indicano le possibilità per inviare tutto quanto il loro cuore suggerisce.
Si può usufruire di una duplice effettuabilità: servirsi dell’Istituto di Credito San
Paolo/Banco di Napoli oppure delle Poste italiane.
Per coloro che intendono avvalersi della
banca il conto è 1000/00000838 in essere presso la filiale San Paolo/Banco di
Napoli Via Pittoli 70/70° - 83045 Calitri
(AV) intestato a: Arcinfraternita Immacolata Concezione Calitri PRO
CAMPANILE. Le coordinate bancarie
per l’operatività italiana:
101010 75700 100000000 838
per l’operatività estera:
IBAN IT72 1010 1075 7001 00000000 838
BIC NAP BITNN.
Coloro che intendono, invece, servirsi delle Poste Italiane dovranno compilare un
vaglia riportando il numero di conto corrente postale che è il numero 64361090
con l’intestazione come sopra.
Ad opera terminata sarà motivo di compiacenza per tutti coloro che hanno inviato un’offerta poter dire, ammirando
la costruzione, che ogni pietra di quel
campanile è stata offerta devotamente da
loro per amore e devozione verso la Madonna affinchè li protegga e li aiuti sempre dovunque essi siano.
Si ringraziano da parte del sottoscritto e
dei componenti del Comitato tutti coloro
che, mossi da profondo spirito religioso,
avranno risposto a quanto richiesto per la
costruzione del campanile, da cui si potrà
sempre levare e sentire una voce di richiamo, la voce della campana che, con i
suoi rintocchi, invita a raccoglierci in
preghiera per ringraziare il Signore per
tutto ciò che quotidianamente ci concede. Grazie, grazie di tutto cuore.
Il Presidente del Comitato
P. Salvatore Di Napoli
Calitri 20.03.2005, cinquantesimo anniversario di matrimonio di Graziella Bozza nata
da Michele e da Angela Di Napoli e Benedetto Cestone nato da Canio e da Rosa
Galgano.Auguri dalla Redazione.
A Graziella e Benedetto
LAUREA
Il giorno 22 luglio 2005 presso
l’Università degli Studi di Pavia
si è brillantemente laureata
con il massimo dei voti
in “Medicina e Chirurgia”
la signorina
Enza CESTONE
Alla neo laureata e ai genitori
Antonio ed Antonietta gli auguri
più sinceri e sentiti dei parenti,
degli amici e della Redazione.
4
Siamo dispiaciuti perché alla festa
non siamo venuti
oggi siamo qua
cercando di rimedià.
Noi siamo contenti per il
vostro comportamento
affettuoso e amoroso
come due novelli sposi
Per l’amore che Vi unisce
a tutti noi ci stupisce
Sempre allegri e giovanili
date esempio a tutti noi
Per amici e familiari
siete sempre molto umani
Questi vostri cinquant’anni
vi sono sfuggiti dalle mani
Noi tutti Vi auguriamo
tanta felicità
in modo che il vostro
Amore duri una eternità.
Complimenti ed auguri. Gli amici
IL CALITRANO
N. 30 n.s. – Settembre-Dicembre 2005
CALITRANI CHE SI FANNO
ONORE NEL MONDO
con grande gioia ed entusiasmo che si viene a conoÈdellesempre
scenza di concittadini che sanno portare alta la bandiera
proprie origini, dell’appartenza ad una determinata gene-
te ha risposto: “i miei valori sono quelli che mi ha insegnato la
mia famiglia: sacrificio, impegno individuale e responsabilità
verso la comunità”.
Alla signora Connie giungano gli auguri più sinceri della
Redazione e dei calitrani, per un’attività sempre più brillante in
un contesto come quello attuale, bisognoso di un profondo
cambiamento culturale, prima ancora che economico, sociale e
politico, se si vuole ridare speranza al mondo.
razione che pur con immani sacrifici ha saputo crescere e portare avanti tanti figli, e nelle antiche e patriarcali famiglie calitrane di figli ce n’erano veramente più del necessario, ma i
nostri genitori, come tutti i genitori, hanno saputo privarsi di
tutto pur di far crescere bene i propri piccoli eroi.
E data la nostra età non più giovanile, possiamo benissimo
capire la gioia di questi genitori che possono vedere i propri figli cresciuti, con un titolo di studio e possibilmente anche con
un lavoro non solo gratificante, ma anche importante e di prestigio.
Canio Di Milia nato a Stresa in Piemonte l’08.02.1972,
da Giovanni (paglier’) e da Giuseppina Cialeo, laureato in giurisprudenza il 05.02.2003 ed eletto sindaco della sua città il
05.04.2005, un giovane che aveva già maturato una buona esperienza, sedendo in Consiglio Comunale dal 1997 al 2001, ricoprendo il ruolo di assessore al Bilancio e all’Ambiente dal
2001 all’interno della Comunità Montana Cusio Mottarone,
segretario per oltre dieci anni del Centro Internazionale di studi rosminiani
Il Di Milia viene descritto come una persona umile, discreta, talvolta di poche parole, ma sempre cordiale, affabile e gentile; appena eletto ha voluto pubblicamente ringraziare i suoi
genitori per ciò che gli hanno insegnato e per l’umiltà trasmessagli “che in politica non guasta mai”.
Dalla nostra Redazione e dai concittadini di Calitri un augurio sincero e sentito per un lavoro serio. competente e fattivo.
Concetta Fierravanti, diventata recentemente senatrice
del Parlamento Australiano; è la
figlia di due emigranti di Calitri
che venne alla luce nel 1960 a
Wollongong, nel Nuovo Galles
del Sud da Giovanni e Antonia
De Nicola.
Dopo anni di studio e di
preparazione culturale studiando alle elementari a Port Kemblaha, frequentando le superiori
al St. Mary’s College di WolIl Cronista
longong, ed entrando all’Australia National University di Camberra dove nel 1980 ha conseguito il Bachelor of Arts in Scienze Politiche e in Lingue Europee e
nel 1982 il Bachelor in legge (che
per noi equivalgono ad una laurea in
lettere ed una in giurisprudenza), ha
sposato Johm Welles, ufficiale della
marina militare australiana.
Per oltre 25 anni è stata fattivamente coinvolta in parecchie attività
comunitarie, fra cui diverse istituzioni comunitarie italo-australiane, ricoprendo cariche di prestigio a livello internazionale e il suo merito è
stato ufficialmente riconosciuto con
la nomina nel 1998 a Cavaliere nell’Ordine al Merito della Repubblica
Italiana.
Finalmente il 10 maggio scorso
ha prestato giuramento nel Senato
Australiano raggiungendo un ambitissimo traguardo che sembra il non
plusultra del sogno di ogni famiglia
di emigranti; è già stata in visita al
Parlamento Italiano per i rapporti
italo-australiani, incontrando molti Milano 05.02.2003, da sinistra Angela Di Milia (paglier’) sorella del sindaco, Gaetano Calì,Vincenzina
Di Milia, Giuseppina Cialeo madre del sindaco, Maria Di Milia sorella del sindaco, Canio Di Milia il
uomini politici.
giorno della laurea, Luigi Finnera, Giovanni Di Milia papà del sindaco, Michele Rosa, Giuseppe Di
Alla domada quali siano stati i
valori che hanno ispirato le sue scel- Milia, davanti:Andrea Calì e Valentina Rosa.
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IL CALITRANO
N. 30 n.s. – Settembre-Dicembre 2005
PERSONAGGI
Giambattista BERRILLI nacque a Calitri il 01.07.1869 da Alfonso e da
Anna Maria Berrilli, avvocato, ufficiale nella prima guerra mondiale e sindaco
una prima volta dal 1895 al 1900 – periodo in cui si aprì al traffico il monumentale ponte in muratura sull’Ofanto, che avvenne il 17 novembre 1895 e
che fu chiamato “ponte Giuseppe Tozzoli” che ne fu il vero promotore
nell’ambito del Consiglio Provinciale di Avellino – ed una seconda volta dal
1920 al 1925. Convolò a nozze in Calitri il 14.05.1902 con la signorina
Concetta,Antonia, Cesaria Berrilli, nata a Calitri il il 30.05.1879 da Giuseppenicola e da Emilia Abiosi. Dal 1920 fece continuare ad ultimare i selciati di
via Strettole e via Gagliano, iniziati già al tempo di don Pasquale Berrilli; il
Consiglio Comunale approvò quanto già fatto circa il progetto dell’edificanda Chiesa Madre e nominò una Commissione, presieduta dal Sindaco stesso, per il diritto di “Patronato”, che attendesse alla realizzazione dell’opera
che comportava una spesa di circa 400.000 lire. Inoltre deliberò di concorrere con la somma di lire 50.000 e spronò gli Enti e la cittadinanza a contribuire con le loro offerte, da aggiungere alle lire 60.000 già raccolte, come
risulta dal verbale della seduta del Consiglio in data 05.11.1921.
Nell’anno successivo 1922, venne deliberata la vendita del coro ligneo della
vecchia Chiesa Madre, destinando il ricavato alla costruzione della nuova
chiesa, a favore della quale venne anche devoluto il ricavato della vendita della campana di S. Canio che era stata lesionata da un fulmine nel 1864 ed era
in seguito caduta (come risulta dal verbale del Consiglio del 02.05.1922). La
campana di S. Canio che pesava Kg. 553 fu venduta nel 1918 per lire
3.385,75; la realizzazione del progetto comprendeva la costruzione dell’abside, della crociera e di un campanile provvisorio, lavori che furono terminati
nel 1924 dal costruttore Luca De Martino. Dal suo matrimonio nacquero
cinque figli: 1) Emilia Gaetana (il 27.02.1903 † 23.03.1904); 2) Emilia Gaetana (16.10.1904 † Andria 06.12.1993) coniugata, sempre a Calitri, il
16.10.1926 con Giovanni Battista Porro di anni 34 nato ad Andria da Francesco Paolo e da Rosa Lettieri; 3) Anna Maria Gerardina nata a Calitri il
24.01.1907 ed ivi coniugata il 09.10.1932 con Donato Lambrit nato a Lavello (PZ) da Vincenzo e da Antonia Cataldo; 4) Alfonso Gabriele (05.02.1909
† 13.08.1962) avvocato, Ispettore Generale della Difesa, coniugato a Napoli nel 1936 con la signorina Giuseppina Di Stasio (Foggia 06.07.1908 † Foggia
23.01.1995); 5) Giuseppe Nicola (l’01.04.1911 † 24.06.1995) proprietario
terriero, coniugato in Santomenna con la signorina Mariangela Figurelli
(02.10.1912 † Roma 16.03.1998) nata da Michele e da Rosa Rubini; il figlio
Giovanni Battista Antonio ha voluto che venisse sepolta a Calitri nella tomba di famiglia.
Don Raffaele DI MILIA nacque a Calitri il 15.06.1866 da Benedetto
e da Francesca Nicolais (sorella del provveditore agli studi Michele Nicolais), a 12 anni entrò nel seminario di Sant’Andrea di Conza, ove lo
zio materno Don Giuseppe Nicolais (arciprete di Calitri) era rettore e
professore di filosofia.
A 23 anni terminò gli studi di ginnasio liceo e tre anni di filosofia, a
24 anni fu ordinato sacerdote, a 25 anni fu studente universitario nella
facoltà di scienze naturali presso l’università di Napoli. Si fece conoscere come studente modello e ricercatore dal prof. Paladino.
Conseguì la laurea di scienze naturali presso lo stesso ateneo all’età di
28 anni. Pubblicò una ricerca sulla rivista di scienza naturale dell’università Federico II di Napoli col titolo:“Contribuzione alla conoscenza istologica dell’asse celebro-spinale dei pesci e dei rettili”.
Fu vincitore di pubblico concorso e il Miinistero della Pubblica Istruzione l’assegnò come titolare della cattedra di scienze naturali a Como.
Insegnò Scienze Naturali presso il magistrale di Salerno. Poi ebbe l’incarico di insegnamento, sempre di scienze naturali, a Sciacca in Sicilia
dove pubblicò due interessanti studi:
1) Prospetto sistematico dell’ittiofauna del mare di Sciacca;
2) Fenomeni carsici e pseudo vulcanici del monte San Calogero di
Sciacca.
Inoltre pubblicò le seguenti opere:“La Grotta di Lisaredda e la grotta di
Romanelli”. Ritornò in continente ai primi del ’900 e andò ad insegnare
scienze naturali a Campobasso, poi a Maglie (Lecce), a Lucera (Foggia).
Quivi colpito da ictus celebrale nel maggio 1928 fu trasportato dal
fratello Canio Di Milia a Calitri, ove morì il 5 giugno 1928.
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IL CALITRANO
N. 30 n.s. – Settembre-Dicembre 2005
EMILIO RICCIARDI
LA CATTEDRALE DI CONZA
Ai tempi di monsignor Gaetano Caracciolo e la rinascita del culto di S. Erberto
Il presente saggio è tratto da S. Erberto e la cattedrale di Conza,
a cura della “Pro-loco Compsa”, Conza della Campania 2005.
L
a cattedrale di Conza1 fu innalzata prima del 1344 nell’area occupata in età
romana dal foro della città; più volte distrutta dai tanti terremoti che funestarono
l’Irpinia, fu ogni volta ricostruita. Le notizie disponibili sulla chiesa prima del
XVII secolo sono scarse e incerte, poiché
le carte del Quattro e del Cinquecento dedicano poche righe alla città e nessuna alla chiesa2. Uno dei primi documenti in
cui si accenna alla cattedrale è di pochi
anni successivo al sisma del 1627:
“Consa, che è arcivescovato et in altri
tempi fu Città grande, appena hora conserva la chiesa metropolitana per la celebratione delle fontioni arciepiscopali, essendo nel resto desolata. Gl’abitanti son
pochi […] La chiesa è assai bella, ove sono le sepolture degli antichi Signori Gesualdi conti di Consa […] Il territorio è
grande e bello a meraviglia, ma per carestia d’huomini e bovi non è coltivato”3.
Gli atti delle visite pastorali datano da
metà Cinquecento, e tra la fine del Seicento e l’inizio del secolo successivo esistono altre quattro descrizioni che possono aiutare a chiarire l’aspetto della cattedrale nel periodo a cavallo tra i due terremoti del 1694 e del 1732. L’ultima di esse, contenuta in un manoscritto inedito di
inizio Settecento, permette inoltre di precisare il ruolo che l’arcivescovo Gaetano
Caracciolo4, titolare della diocesi dal 1682
al 1709, ebbe nella diffusione del culto di
S. Erberto, patrono di Conza e arcivescovo della città tra il 1169 e il 11815.
1. La Cronista Conzana e le altre descrizioni della cattedrale
Come è noto, la più importante fonte
sulla storia di Conza e sulle terre della
sua diocesi è la Cronista Conzana, scritta
intorno al 1691 da Donato Antonio Castellano6; l’opera, dedicata all’arcivescovo
Gaetano Caracciolo, di cui Castellano fu
vicario generale, raccoglie una gran mole
di informazioni7; l’autore descrive anche
la cattedrale secentesca, della quale ricorda che, prima del restauro intrapreso dall’arcivescovo Caracciolo, “era à un certo
uso antico mal acconcia bassa, et oscura”8. L’aula inoltre era umida e appariva
affollata di altari, sepolture e altre superfetazioni che si erano stratificate nel corso
degli anni e che, a giudizio di Castellano,
la rendevano indecente.
Anche dopo i terremoti del 1561 e del
1627, che di certo resero necessari lavori
di riparazione e di consolidamento delle
strutture, gli interventi architettonici nella
chiesa furono pochi e di piccola entità, a
causa delle scarse risorse economiche della mensa arcivescovile: già al tempo del
cardinale Alfonso Gesualdo9, arcivescovo della città dal 1565 al 1572, era stato
necessario ridurre il capitolo, una volta
composto da una trentina di persone, a
soli 12 canonici, poiché “per la tenuità
della sua rendita et anco per la pessima residenza nessuno ve aspira”.
La Cronista Conzana, descrivendo la
cattedrale, elenca diversi altari antichi demoliti nel corso del Seicento, come la cappella di S. Antonio di Padova, nella quale
fu sepolto l’arcivescovo Salvatore Caracciolo (1572-1573) 10; la cappella di S.
Margherita, dove “in un muro era pittata
l’effigie di detta santa assieme con quella
di S. Donato, e S. Francesco di Paula”11; e
la cappella della Maddalena, che esisteva
nella cattedrale al tempo dell’arcivescovo
Fabrizio Campana (1653-1667), lo stesso
prelato che aveva fatto riparare i danni
causati dal terremoto del 162712.
Nel 1668 l’arcivescovo Jacopo Lenzio (1668-1672) fece demolire altri quattro altari, intitolati al Crocifisso, alla Trinità, a S. Maria del Soccorso e all’Annunziata, mentre nel 1680, per volere di
monsignor Paolo Caravita (1673-1681),
si diede inizio alla costruzione di un nuovo campanile, riutilizzando le pietre tratte
dalla pavimentazione stradale di età romana e da un “tempio d’idoli (…) ch’era
circondato di bellissime pietre d’intaglio”;
vicino al tempio c’era un cimitero medievale, “vulgarmente dimandata la Carnalia”, che godeva del beneficio di un’indulgenza concessa dal papa Callisto II13.
L’intervento più radicale di tutto il
XVII secolo si deve all’arcivescovo Gaetano Caracciolo, il quale, appena entrato
in possesso della diocesi, ordinò che fossero tolti dalla chiesa tutti i piccoli altari,
7
tra cui quello di S. Maria della Scala, legati a benefici di cui si era persa la memoria. Così, scriveva Castellano, “hoggidì oltre il detto altare maggiore non vi è
rimasta altra cappella se non che quella
delli signori conti di Conza, quella di Santa Maria della Caccia ed’altra del soccorpo di Santo Menna”.
Dopo i lavori la chiesa, rifatta nelle
coperture e negli intonaci, si presentava
a tre navate divise da archi su pilastri a base quadrata, con la navata centrale larga il
doppio delle navate laterali e conclusa da
un’abside semicircolare, secondo un modello comune agli impianti basilicali di
derivazione cassinese diffusi in tutta la
Campania in età romanica. Nell’aula superiore rimanevano solo l’altare maggiore
e due altari laterali; al primo, intitolato alla Madonna della Gaggia e di patronato
dell’Università di Conza, afferiva una
confraternita che ne amministrava le entrate, ridotte ai tempi di Castellano “a pochissima rendita”.
Il secondo altare, intitolato a S. Maria
delle Grazie, si trovava in testa alla navatella destra, nella cappella gentilizia dei
Gesualdo, antichi signori di Conza, della
quale Castellano ricorda il quadro d’altare
“con l’effigie della Madonna Santissima
delle Grazie con l’anime del Purgatorio
fatto fare in Roma dal signor cardinal Giesualdo” e i “due depositi di marmo finissimo con gran architettura disegno, e scultura”, che racchiudevano i corpi di Luigi
III Gesualdo (m. 1515) e di sua madre
Costanza di Capua, moglie di Sansone
Gesualdo (m.1484). Il sepolcro di Fabrizio Gesualdo era decorato da “quattro statue delle quattro virtù assi belle”, mentre
su quello della madre, di fattura più semplice, c’era l’immagine della defunta.
La cripta della chiesa, testimonianza
superstite della fabbrica di età romanica,
ospitava un piccolo altare sotto il quale la
tradizione voleva fosse sepolto il corpo di
S. Menna; monsignor Caracciolo approfittò dei lavori nella chiesa per tentare uno
scavo nella cripta, alla ricerca delle spoglie del santo14.
La trasformazione più importante tra
quelle volute da Caracciolo fu lo sposta-
IL CALITRANO
mento del sepolcro di S. Erberto, che fino
a quel momento si trovava “dentro una
cappelluccia assai piccola nel lato destro
del ingresso della chiesa”. L’arcivescovo
fece aprire in segreto la cassa di pietra lavorata che racchiudeva il corpo del santo,
sfatando “l’antica voce che correva che il
primo che il vedeva haveva da morire in
quel anno”, e ne prelevò diverse reliquie,
tra cui l’anello, poi collocato al dito di
una statua di legno commissionata dallo
stesso prelato. Quindi ordinò di trasferire
il sarcofago sotto l’altare maggiore e il 23
marzo 1684, nel corso di una solenne cerimonia, fece aprire di nuovo la tomba,
questa volta alla presenza di tutto il popolo, per procedere alla ricognizione canonica delle spoglie.
“L’apertura di detto tummolo fu la seconda volta alli 23 di marzo 1684 (…)
nella quale successero gran rumori, atteso
che quelli pochi conzani, benché bona
parte infermi, corsero tutti in chiesa, et
huomini, et donne, col sopposto che detto
monsignor arcivescovo volesse trasferire
detto corpo santo in altra terra, ma poi si
quietorno quantunque detto monsignore
ne prendesse diverse reliquie. Hoggidì si
ritrova detto altare maggiore non solo arricchito di detto corpo santo, ma anco ornato di sacri soperletteli candelieri carte di
gloria, e giarre d’ottone assai belle”15.
Sebbene non si trattasse di un vero
ammodernamento, come di certo avrebbe
desiderato il dinamico arcivescovo, alla
fine del XVII secolo la cattedrale doveva
apparire agli occhi dei conzani molto diversa da quella che per secoli avevano visto i loro antenati: completamente rinnovata, rilucente di arredi sacri e soprattutto
con il sepolcro di S. Erberto al centro del
presbiterio. Ma pochi anni dopo il terremoto del 1694 radeva al suolo la chiesa
insieme con la città e con molti paesi vicini; ecco come lo racconta un cronista
del tempo:
“La diocese di Conzo ha patito notabilmente, potendosi dire, senza esageratione, che quel monsignor arcivescovo
Caraccioli sia divenuto pastore senza ovile, per esser rimaste la maggior parte delle sue terre a lui sottoposte distrutte da
questa disgratia […] Conza può dirsi che
più non vi è, e la sua chiesa maggiore di
S. Giberto non si conosce ove era”16.
Nella cattedrale rimasero in piedi solo
il coro e alcune cappelle. La violenza del
sisma fece crollare la copertura della cappella Gesualdo e i marmi che decoravano
i sepolcri furono impiegati per ricostruire
l’altare maggiore e quello, dedicato a S.
Maria di Loreto, della famiglia Mirelli, i
nuovi proprietari della città17.
L’arcivescovo Caracciolo promosse
subito la ricostruzione della chiesa. Del
N. 30 n.s. – Settembre-Dicembre 2005
nuovo edificio, di dimensioni più contenute rispetto alla fabbrica precedente, resta la descrizione del “tavolario18” Giuseppe Di Gennaro, che visitò Conza nel
1717; la nuova cattedrale era “formata alla moderna, con tré navi, divisa con archi,
e pilastri di buon disegno, e proportione,
coverta quasi tutta di già à tetti, mancandovi solo l’intonico, ornamento di stucco, altari, e pavimento19”. La descrizione
menziona anche la cripta con i corpi dei
santi e la cappella dei Gesualdo, temporaneamente adattata a sacrestia:
“In testa di detta cappella vi è l’altare
col quadro di Nostra Signora delle Gratie,
di mediocre pittura, con cornice dorata, e
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parimente un’antichissima statua di legno
di Nostra Signora, et altra di Santo Vito, e
nelle mura laterali, e parte opposta di detto altare, sonovi vent’uno quadri con cornici negre, rappresentantino arcivescovi,
che sono stati di detta Città, e per non esser finita la chiesa, in questa cappella ufficiano li reverendi canonici”20.
Questa è l’unica descrizione della cattedrale agli inizi del XVIII secolo, prima
che il terremoto del 1732 la distruggesse
di nuovo. La chiesa fu ricostruita nelle
stesse forme dall’arcivescovo Giuseppe
Nicolai (1731-1758)21 e poi definitivamente distrutta dal terremoto del 198022.
2. L’arcivescovo Caracciolo e il culto di
S. Erberto
Della Cronista Conzana esiste una seconda copia manoscritta, conservata in
una biblioteca privata. È un volume in ot8
tavo, rilegato in pergamena, al quale però
mancano circa duecento pagine (quelle
che descrivono le terre della diocesi). Nonostante sia mutila, questa copia è di
grande interesse, poiché contiene una Aggiunta doppo la morte dell’Autho-re23
(il che fa pensare che Donato Antonio Castellano fosse rimasto vittima del terremoto).
L’ignoto cronista24, le cui capacità di
scrittore non sembrano all’altezza di quelle del suo predecessore, intende celebrare,
non senza una certa enfasi retorica, i meriti dell’arcivescovo, non essendo sufficienti, a suo giudizio, le notizie già fornite da Castellano; ma il dato più importante che emerge dalla lettura dell’Aggiunta, al di là delle notizie di storia e di architettura, che pure non mancano, è il ruolo di primo piano che monsignor Caracciolo svolse nel promuovere in tutti i modi e con tutti i mezzi la devozione verso S.
Erberto.
Dal manoscritto emerge il profilo di
un presule volitivo e dinamico, che non
appena giunto in sede promuove un radicale ammodernamento della cattedrale,
nella quale i suoi predecessori avevano
speso ben pochi soldi, trasformandola “in
un tempio, che emulava i più magnifici
s’ami-rano non dico nelle città circonvicine, ma delle più cospicue del regno” e arricchendola di arredi e paramenti sacri “di
pretiosità mai veduta in questi luoghi”25.
Come sottolinea il cronista, Caracciolo fu
il primo vescovo a investire tanto denaro
in una diocesi che, sebbene ricca di storia
e grande di estensione, aveva perso, a causa della posizione decentrata e delle scarse rendite, l’importanza avuta in passato.
L’attivismo del prelato si manifestò anche nel fondare nuove chiese, oltre che
nel far scavare cripte e aprire sepolcri per
cercare testimonianze di santi dell’antichità, sia a Conza, sia nelle altre terre della diocesi.
Una volta individuato in S. Erberto il
personaggio sul quale concentrare la propria attenzione, l’arcivescovo ne promuove la venerazione tra i fedeli della diocesi
con una strategia che lascia impressionati
per la coerenza e la determinazione.
Per prima cosa Caracciolo fa trasferire
la tomba del santo “nel luogo più decente
che v’è in chiesa, che appunto è l’altar
maggiore”26; poi, nel corso di una solenne
cerimonia, fa aprire il sepolcro davanti ai
fedeli, badando che ci sia un grande “concorso di cittadini della città, e delle terre
convicine”. Preleva dal sacro deposito
molte reliquie, e non manca di regalarne
una al suo biografo e vicario Castellano,
che ricorderà nella sua opera il dono con
parole colme di gratitudine; infine commissiona una statua lignea di S. Erberto,
IL CALITRANO
N. 30 n.s. – Settembre-Dicembre 2005
al dito della quale fa collocare l’anello
d’oro preso dalla tomba del santo.
A differenza dei suoi predecessori,
che di solito non risiedevano in città per il
clima malsano, Caracciolo si fa costruire
un’abitazione utilizzando alcune stanze
sotto il campanile e collegandole alla cattedrale attraverso una scala. Tutti gli anni
è a Conza per celebrare di persona la festa
del santo patrono “con grandissima pompa e assistenza de’ preti più riguardevoli
della diocesi vestiti di paramenti sacri, e
con più chori di musica”, e alla solenne
funzione prendono parte “migliaia e migliaia di persone, concurrendovi non solo
dalle terre convicine, ma da paesi lontanissimi (…) le confessioni, e comunioni
sono di più migliaia”27.
Negli inventari della cattedrale non si
rinviene mai, prima di monsignor Caracciolo, alcuna suppellettile con la figura del
patrono; i vescovi precedenti si limitavano
ad apporre il proprio stemma sugli arredi
che avevano commissionato. Al contrario
Caracciolo, consapevole del potere persuasivo delle immagini, prima commissiona la statua del santo, poi fa stampare la
sacra effigie in più copie e le distribuisce
con le sue mani ai fedeli, infine regala alla
cattedrale numerosi arredi sacri dove, accanto al suo stemma, è raffigurato S. Erberto28. E nelle occasioni più solenni i fedeli vedono l’arcivescovo vestito di paramenti preziosi decorati con l’effigie del
santo patrono, seduto su un trono sul quale è ricamata la stessa immagine.
Dalle suppellettili della cattedrale viene prelevata, per ordine del prelato, una
preziosa mitra “di tela d’oro a specchio
antica” per sistemarla “alla testa del corpo di S. Herberto”, mentre davanti all’altare viene collocato un paliotto “di tela
palumbina con ricamo di argento donato
a S. Herberto dal signor principe della
Torella a rechiesta di monsignor arcivescovo”29.
L’azione di autoglorificazione che Caracciolo conduce attraverso il culto di
S. Erberto fa passare in secondo piano altri aspetti meritori del suo episcopato, come la riforma del clero di quella diocesi,
intrapresa sull’esempio di un altro prelato
della stessa famiglia, il cardinale Innico
Caracciolo, che pochi lustri prima aveva
promosso la stessa riforma nella diocesi di
Napoli.
La prassi di legare il proprio nome a
quello di un santo, promuovendone o
rafforzandone la venerazione da parte dei
fedeli, era abbastanza diffusa tra gli ecclesiastici. Per citare solo due esempi, basti pensare all’arcivescovo normanno Arnaldo, che nell’XI secolo organizzò la traslazione ad Acerenza delle spoglie di S.
Canio, antico vescovo di Atella, contri-
buendo alla diffusione del culto del santo
in un’ampia zona tra la Campania e la
Basilicata30; o all’azione dei prelati di casa Carafa a Napoli, che nel XV secolo fecero costruire nella cattedrale della città il
succorpo in marmi preziosi per sistemarvi
le ossa di S. Gennaro, trafugate in età longobarda, ritrovate secoli dopo nell’abbazia
di Montevergine e riportate a Napoli, con
una solenne cerimonia, dal cardinale Alessandro Carafa.
Forse anche un altro grande arcivescovo di Conza, il cardinale Alfonso Gesualdo, aveva tentato un’operazione analoga con le reliquie prelevate dalla cripta
della cattedrale e trasferite nella sacrestia31; tuttavia egli preferì legare il suo nome all’affermazione dei decreti del Tridentino e alla difesa dei privilegi della
mensa arcivescovile, un’impresa più consona alla sua mentalità e al suo carattere.
Né va dimenticato che Gesualdo era tutto
sommato poco interessato a Conza, poiché, divenuto cardinale in giovanissima
età e destinato a una luminosa carriera,
ambiva alla diocesi di Napoli, che ottenne
solo in tarda età.
Un’operazione della portata di quella
compiuta da Caracciolo richiede, come si
è visto, un grande impegno, soprattutto
dal punto di vista finanziario, ma il ritorno
in termini di immagine era assicurato; né
si può escludere che fosse lo stesso prelato, al quale furono dedicate sia la Cronista
Conzana sia l’anonima Aggiunta manoscritta, a sollecitare i suoi vicari affinché
lasciassero ampia testimonianza della sua
azione pastorale. Comunque siano andate
le cose, l’operazione riuscì in pieno e da
quel momento la devozione verso S. Erberto non conobbe pause; nel 1759 l’arcive-scovo Marcello Capano Orsini, utilizzando il lascito destinato alla cattedrale
da monsignor Giuseppe Nicolai, fece realizzare dall’orafo napoletano Giuseppe
Florio il busto in argento del santo, pagandolo 1.630 ducati32, mentre nel 1769 i
canonici della cattedrale di Conza celebrarono l’arcivescovo Cesare Antonio Caracciolo (1765-1776) facendo stampare
un’acquaforte con l’effigie di S. Erberto
che, nella gloria degli angeli, impartisce la
sua benedizione alla città33.
3. Conclusioni
Alla luce delle attuali conoscenze non
è possibile stabilire in quale misura il culto dell’arcivescovo Erberto fosse affermato in Conza prima dell’episcopato di
Gaetano Caracciolo; nelle poche testimonianze di epoca precedente, anche quando si parla della cattedrale, non si accenna mai al santo patrono, e la chiesa è ricordata solo con il titolo di S. Maria Assunta. D’altra parte non si conoscono
9
fonti agiografiche narrative su S. Erberto,
che per questo motivo non è recensito
nella Bibliotheca Hagiographica Latina34, e dagli atti presenti presso la Sacra
Congregazione dei Riti risulta che egli
non è mai stato ufficialmente canonizzato
dalla Santa Sede35.
Dal XVII secolo i decreti restrittivi di
Urbano VIII, volti a disciplinare le canonizzazioni e le elezioni di patroni, si limitavano, quando la fama di santità era
fondata su una tradizione locale, a permettere solo il culto di santi venerati come
tali da più di un secolo (culto “ab immemorabili”).
Bisogna considerare infine che l’epoca di monsignor Caracciolo fu caratterizzata da un gran numero di elezioni di nuovi patroni nel Regno di Napoli (oltre 400
tra il 1631 e il 1750), e non è improbabile
che il dinamico prelato avesse pensato di
seguire l’esempio delle principali città del
Regno, che nel corso del XVII secolo avevano moltiplicato il numero di santi protettori36. La scelta di un vescovo come
protettore di Conza, più che seguire gli
esempi dei paesi vicini (S. Canio a Calitri,
S. Leone a Cairano, S. Nicola a Teora) fu
dettata dall’intenzione, da parte di Caracciolo, di legittimarsi come discendente di
un tanto illustre predecessore, rilanciando
un culto che forse col passare dei secoli si
era affievolito. La tenace devozione che
da oltre tre secoli lega i conzani al loro
patrono resta a testimoniare il successo
dell’azione pastorale dell’arcivescovo
Gaetano Caracciolo.
DOCUMENTI
1
ASN, Archivio Caracciolo di Torella, vol. 71,
n. 9 [1696].
Detta città è decorata del titolo d’arcivescovo metropolitano, e tiene sotto di sé sette
vescovi suffraganei, il qual arcivescovo tiene la
giurisdittione civile, mista, delle terre di S.
Menna, e S. Andrea, ed è signore del feudo
rustico detto di Palo rotondo in giurisdittione
del stato di Melfi, e tiene d’entrata detto arcivescovo annui ducati 4000 in circa.
Dentro detta città vi è la chiesa arcivescovale, sotto titolo di Nostra Signora dell’Assunta, ch’era fatta con buon disegno d’architettura a 3 navi, e con molte cappelle dall’una,
e l’altra parte, però al presente è tutta diruta, e
disfatta dall’ultimo terremoto sudetto, successo a 8 settembre 1694, e solamente è restato in
piedi il coro, dietro l’altare maggiore con il
tumolo, dentro il quale sta il corpo di s.to Erberto, coll’altare sotto detto tumolo, nel quale
si celebra, et è rimasta anco in piedi una cappella di ius padronato dell’antichi principi Gesualdi, conti di Conza dentro la quale vi sono
due tumoli di marmo fino con grande architet-
IL CALITRANO
tura, e con statue, dentro li quali stando riposti
li cadaveri delli predetti conti di Conza Fabritio, et altri di Gesualdo, e di Costanza di Capua, della quale cappella per la scossa del detto ultimo terremoto se n’è caduta la sua lamia
con una partita di muro, ed’al presente è rimasta scoverta, che per la magnificenza di detta
cappella si doveria coprire, e ripararne il muro,
cossì per l’antichità di essa, come per conservare l’altare privilegiato, ch’è in detta cappella,
sotto il titolo di Santa Maria della Gratia, nel
qual altare si celebrano dalli reverendi canonici di detta chiesa arcivescovale due messe cantate la settimana, e due lette coll’elemosina di
D. 90 l’anno, che si pagano dal padrone di
detta città, e dette messe si celebrano per l’anime del quondam Fabritio, Luise, ed Antonio
Gesualdo conte di Conza, che per esser scoperta la detta cappella si celebrano dette messe
trasferite dall’ordinario nel detto altare di s.to
Erberto. Nella detta chiesa arcivescovale vi sono molte reliquie colla sua sfera, pisside, e
molti calici con patene d’argento, e diversi, e
molti altri ornamenti di qualche valore.
Il detto arcivescovo risiede nella terra di
S. Menna della sua diocese.
Viene servita, ed officiata la detta chiesa
dalli suoi canonici con mozzetto violato sopra
la cotta, quali canonici per prima erano al n.°
di 12, e frà essi quattro costituiti in dignità,
cioè archidiacono, cantore, arciprete, e primocerio, al presente non vi sono più di cinque
canonici, tra li quali due dignità, cioè cantore,
e primocerio, atteso gl’altri sono morti nel mese del sommo Pontefice, e nessuno se l’ha procurato per esser di poco frutto, e non vi è che
un altro sacerdote in detta Città, ma bensì vi
sono 4 clerici, ed un cursore, e detti canonici
tengono di rendita annui D. 220 in circa fra
tutti.
2
ASN, Notai del XVII secolo, scheda 1150,
prot. 21, ff. 626 ss. [1717]
Ritrovasi nella Città predetta la sua chiesa
arcivescovile sotto il titolo di Nostra Signora
dell’Assunta, nuovamente rifabricata, mà non
compita, atteso che l’antica fù con buona parte
della Città dal terremoto quasi tutta spianata.
Al presente la nuova è formata alla moderna,
con tré navi, divisa con archi, e pilastri di buon
disegno, e proportione, coverta quasi tutta di
già à tetti, mancandovi solo l’intonico, ornamento di stucco, altari, e pavimento.
In testa ritrovasi tribuna coverta à lamia,
dov’è l’altare sopra il tumolo di pietra dura,
sotto di cui oggi si conserva il corpo del glorioso S. Erberto protettore di detta Città, essendo veramente ammirabile vedere, che nelle
ruine di detta chiesa, Città e luoghi convicini,
quella lamia sola, che copriva l’altare del corpo
del Santo, dal terremoto rispettata venisse.
Vedonsi quasi che tutti in pezzi i marmi
della famosa cappella dell’illustrissimi principi Gesualdi, essendovi rimaste poche statue
intiere, et una di esse di marmo assai fino, e di
non ordinaria scultura, et una lapide con la seguente inscrittione Fabritius de Jesualdis Compsanorum Comes Aloysio Jesualdo Patri Compsanorum Comiti Felici Senecte Munere Vitam Consecuto fecit MDXXIIII.
N. 30 n.s. – Settembre-Dicembre 2005
Nella nave di detta chiesa, à destra ritrovasi scala di fabrica, per cui si cala al succorpo,
diviso con pilastri, et archi di fabrica, con due
rustici altarini, senz’apparato, et ornamento,
dove dicono quei venerandi canonici esservi i
corpi dei gloriosi Santi Menna e Martino.
Ritornando al piano di detta chiesa, in testa della nave piccola dalla parte destra si ritrova porta per la qual si entra nella cappella,
che oggi serve per uso di sacrestia, sotto il titolo di Santa Maria delle Grazie, dove era l’enunciata famosa cappella, e tumulo dell’illustre principe conte Fabrizio, e contessa Costanza di Capua, detta cappella è coverta à tetti, con soffitto di legname, et in essa ritrovasi
stipo di legno dove si conservano l’apparati
usuali per la celebratione de Santi Sacrificij, tenendo ivi il solo preciso, e tutto il di più conservasi in Santo Andrea, con molti altri più
nobili apparati, et argenti lasciati in detta chiesa dal fù ultimo monsignore Caracciolo arcivescovo di quella.
In testa di detta cappella vi è l’altare col
quadro di Nostra Signora delle Gratie, di mediocre pittura, con cornice dorata, e parimente
un’antichissima statua di legno di Nostra Signora, et altra di Santo Vito, e nelle mura laterali, e parte opposta di detto altare, sonovi
vent’uno quadri con cornici negre, rappresentantino arcivescovi, che sono stati di detta
Città, e per non esser finita la chiesa, in questa
cappella ufficiano li reverendi canonici, e ritornando alla sudetta chiesa, in testa della nave
piccola dalla parte sinistra, vi è porta per cui si
entra nella principiata, e non compita sacrestia. Vi è parimente la fonte battesimale rustica
e non compita. Nell’atrio di detta chiesa sostenuto da grossa trave, per non esservi campanile vi sono quattro campane, una grossa, altra
mezzana, e due piccole il dicui suono unito
forma un buon accordo.
Viene detta Città decorata della dignità
d’arcivescovato, il dicui frutto passa annui ducati seimila, e vien servita da dodici canonici,
con rendita d’annui ducati cinquanta incirca,
quattro di essi sono dignità, cioè arciprete, primicerio, cantore, ed archidiacono, portando
l’insegna di mozzetto violato.
Vi erano in detta Città, e se ne vedono le
vestiggia altre due cappelle sotto il titolo di
Santo Rocco, e Santissimo Rosario, al presente da passati terremoti distrutti, essendovi solo
fuori della Città alli piani una cappella dedicata à Santo Vito.
Ritrovasi in detta Città per servitio de poveri cittadini e forestieri lo spedale, e monte,
che somministra ancora alle povere donzelle
qualche elemosina in grano per aiuto de loro
maritaggi. […]
3
Ignoto del XVII secolo, Cronista Conzana.
Aggiunta doppo la morte dell’Authore, s.d.
[ma prima del 1709].
Per dovuta corrispondenza di gratitudine,
devesi tramandare a’ posteri quanto ha oprato,
ed attualmente opera in beneficio di questa
diocesi il nostro Arcivescovo don Gaetano Caracciolo, si’ perché ne resti la memoria, così
anche i suoi successori le siano grati, riconoscendo le sue fatiche, che ridondano in loro
10
beneficij per godersile per il lungo tempo come si augura dal Cielo, ed essere tenuti a pregare per l’anima doppo la sua morte; non meno, che i diocesani, giacché ne resta tutto in loro beneficio.
Nella città di Conza.
Benché dall’Authore si sia notato qualche
cosa, con tutto ciò non si è abastanza, né intieramente narrato, onde intraprendo la penna nel
riferire distintamente il tutto, incominciando
dal primo suo ingresso che prese il possesso del
governo di questa chiesa, e cadde in punto a’ dì
24 giugno 1682, ed il tre luglio seguenti arrivò
in diocesi, ove subito portatosi nella sua metropolitana sposa, la riconobbe così deformata,
che non poté rattenere un umanissimo pianto;
riconoscendola secondo quelle parole, che non
erat ei species neque decor, e subbito prese a
darvi di piglio per ridurla in stato convenevole
per habitatione d’un Dio sacramentato, e per
degna habitatione del glorioso S. Herberto suo
predecessore, havendo anche la riflessione a la
Celeste Gerusalemme, ove risiede la maestà di
Dio; così non conveniva in Terra habitare Christo sacramentato in caverna macerie.
Per la qual causa subbito diede di piglio
alla ristauratione, ed abbellimento di detta
chiesa metropolitana, facendovi le suffitte dipinte, tutta intonacata di nuovo, l’astrichi, e
togliendo tutto quello, che la denigravano, la
ridusse a un tempio, che emulava i più magnifici s’amirano non dico nelle città circonvicine, ma delle più conspicue del regno, a segno, che portava ammiratione a chi si sia < >
spettatore consumandovi in detta opera più
migliaia senza aver riparo a i debiti, che haveva contratto nella speditione delle Bolle, ed
altro per il suo bisognevole, e fu terminata
dett’opera fra due anni; quali finiti pensò < > il
< > deposito del glorioso S.to Herberto nel
luogo più decente v’è in chiesa, che appunto è
l’altar maggiore, non senza rimuneratione, e
gratitudine del detto santo verso di lui, permettendovi aprire la cassa marmorea, ove conservavasi il suo deposito. Privilegio non concesso a’ suoi predecessori d’alto merito, ed anche si contentò, se ne prendesse molte reliquie
del suo corpo, e vestimenta pontificali che se
ritrovarono, e specialmente l’anello, ed il bacolo pastorale, e detta funzione successe nel
giorno del glorioso San Lorenzo 1684 con
concorso di cittadini della città, e delle terre
convicine.
Della detta apertura non solo s’ccesenell’animo de’ fedeli la venerattione, ma una devotione particolare verso detto santo. Secondando il medemo santo la loro devotione nel
impartirli un’infinità di grazie a tutti quelli che
ricorrono a lui per intercessione appo di Dio di
loro bisogni; concorrendovi giornalmente
quantità di gente al suo sepolcro, non dico nella sua giornata festiva del suo natalizio, ove si
numerano migliaia, e migliaia di persone, concurrentino non solo dalle terre convicine, ma
da paesi lontanissimi, e quello, che più se ne
ricava, che detto concorso è profittevole per
l’anima, mentre le confessioni, e comunioni
sono di più migliaia, per non dire che tutti i
concorrenti si confessano, e comunichino; non
havendo lasciato il detto arcivescovo Caracciolo suscitare maggiormente per quanto si è
possibile per la sua opera di contribuirvi havendo fatta effigiare la sua santa imagine, e
IL CALITRANO
N. 30 n.s. – Settembre-Dicembre 2005
distribuirla a’ fedeli con le sue mani in detto
giorno festivo ove non ha mai mancato d’assistervi per una lunga serie d’anni, che li veniva
permesso dalla sua gioventù, celebrandovi
pontificalmente, e con grandissima pompa e
assistenza de’ preti più riguardevoli della diocesi vestiti di paramenti sacri, e con più chori
di musica, e perché vi restasse un imagine viva
del detto santo fece formare una statua, che
benché non di metallo pretioso, ma di legno,
contuttavia supera nell’eccitamento alla devotione a qualsivoglia pretiosità, come s’amira
oggi arricchita con reliquia quasi insigne del
detto santo. Sto tralasciando il meglio, che per
suscitare detto prelato la devotione de’ fedeli
verso detto santo non solo con le figure, come
si è detto, ma maggiormente con l’espressione
della voce ha quasi sempre sermoneggiato in
sua lode, accompagnando all’armonia musicale la tromba evangelica.
Né contento di vedere la sua diletta sposa
adornata nelle mura, ed altro non ha mancato
arricchirla de paramenti sacri, de quali era del
tutto ignuda, non solo per lui, ma per li suoi
assistenti, come attualmente s’osservano di
pretiosità non mai veduta in questi luoghi, cioè
a dire di racami, drappi d’oro, e d’argento di
tutti li colori < > di damasco verde, ed un altro
cremisi trinato d’oro con tutte le sedie, e faldistorio, candilieri d’otone, ed’ogni altro requisito, che paresse renderla speciosa agl’occhi
de’ riguardanti.
Rimirando dunque nell’interno della sua
sposa ridotta in qualche modo honorevole applicò nel di fuori facendo edificare una magnifica torre per campanile, e perché in dette
giornate non si allontanasse dalla sua cara sposa, giacché per la malvagità de’ tempi non vi è
permesso habitarvi continuamente vi edificò
molte cammere con potervi commodamente
dimorare, ed havere l’ingresso nella detta chiesa per una scala antica, ma diruta, che vende di
nuovo formata.
Tralascio il di più che ha studiato fare in
servitio della sua sposa, ove ha riposta tutta la
sua applicatione, contentandosi spendere quasi il suo avere per vagheggiarla ornatam monilibus, et perfectam decore, acciò per non rendermi appassionato nell’esagerare le sue operationi, do pausa alla penna.
Quando credeva godere i frutti delle sue
fatiche, ecco per nostro insegnamento Iddio
col terremuoto orribile abbatté il tutto riducendo la chiesa, il campanile, le camere e tutto
quanto s’era studiato operare in un mucchio di
pietre, e cadde appunto a dì 8 di 7mbre 1694
giornata lagrimevole non solo per detta città,
ma per tutta quasi la diocesi, ed anche pesi
convicini, che provarono l’effetti dell’ira divina; sicché il povero prelato con amare lagrime
piangendo replicava le parole di geremia quomodo desolata est civitas, e l’altre di Giobbe
Dominus dedit, Dominus abstulit; mentre in
un punto fatiche di più anni si osservarono ridotte in polvere; benvero devesi riflettere non
porre fiducia ne stabilimento nelle cose terrene, perché nel meglio mancano, ma solo in
Dio, che in eternum stat.
Doppo sì crudele flagello non perdendosi
d’animo il prelato, con fiducia in Dio diede di
piglio alla ristauratione della chiesa, riducendola a forma più ristretta, ma adornata al possibile sul riflesso de pochi habitatori in detta
città, non senza animo fermo ridurla alla primitiva forma, e forse migliore, e presentemente riconoscendo del tutto inhabilitato il fundamento della torre delle campane costruirlo in
altro luogo più adatto, e commodo, con di più
fare col tempo altre habitationi per commodo
dell’arcivescovo.
Né l’applicatione del detto prelato si è estesa solamente alla chiesa materiale; ma anche
per quello che più importa ella formale, che
vuol dire nel piantare virtù negl’ecclesiastici
suoi sudditi numerandosi presentemente de
professi da venticinque in trenta de dottori dell’una, e l’altra legge, e medicina all’aspettativa
di maggior numero di giovani, che attualmente
sono nell’esercitio delle schuole; riforma de
costumi, che devesi ammirare nello stato ecclesiastico, e tolto tutti quell’abusi disconvengono a chi è dedicato al servitio di Dio.
XXXVI EDIZIONE
DEL PREMIO DI POESIA
FORMICA NERA
CITTÀ DI PADOVA
Il Gruppo letterario Formica Nera
promuove la trentaseiesima edizione del
concorso di poesia aperto a tutti gli
autori di lingua italiana.
Si partecipa con una poesia inedita a
tema libero, da far pervenire entro e non
oltre il 3 aprile 2006 in cinque copie
– di cui soltanto una con nome cognome
indirizzo e firma dell’autore – al
segretario del concorso: Luciano Nanni
Casella Postale 814 35122 Padova.
Per spese organizzative si richiede un
contributo – in misura libera – da inviare
preferibilmente con gli elaborati.
Per informazioni urgenti
Tel. 049 60.34.74
Non parlo del suo zelo a defendere l’ecclesiastica immunità e giurisditione baronale
delle due terre di S.to Andrea, S.to Menna del
feudo di Palorotondo, che per l’immunità acclesiastica ha risestito a’ maggiori baroni posseggono feudi in diocesi, né hebbe ripugnanza
scomunicare un suo nipote carnale assieme
con un altro suo parente del medemo suo cognome per haver violato un luogo sacro nell’eccidio di sette foresciti; sicché si può dire
che l’affetto del sangue, e parentela non l’hando ritardato dal vero zelo dell’honor di Dio,
potendoseli applicare quella sentenza, non respexit carni, et sanguini; e per questo riflette
alla difesa della mensa nel prim’anno del suo
arcivescovato, essendo citato ad ostendendum
titulum della possessione per le dette due terre
nel mese canicolare arrischiò la sua vita portandosi in Napoli per la difesa, quale li costò e
prezzo di fatiche, e di denari; ritornandosene
vittorioso in diocesi, che porta seco la sua
quiete sopra tale affare, ma anche de’ suoi successori, che ritrovando scritture sufficienti, e
soprabbondanti per chiarirne il dominio legitimo tiene la mensa sopra detti feudi, come anco
11
dall’Authore sta notato in corpore di quest’opra a’ suoi luoghi.
Abbreviazioni e sigle:
ADSAL S. Angelo dei Lombardi, Archivio
diocesano
ASN
Napoli, Archivio di Stato
CC
Cronista Conzana
NOTE
1 Su Conza della Campania cfr.. ADSAL, ms.
del 1691, D.A. CASTELLANO, Cronista conzana
(parte del manoscritto è riportata in G. CHIUSANO,
La Cronista conzana, Conza della Campania
1983); F. UGHELLI, Italia sacra, II ediz., VI, Venezia 1720; F. SACCO, Dizionario geografico-istoricofisico del regno di Napoli, I, Napoli 1795; L. GIUSTINIANI, Dizionario geografico- ragionato del Regno di Napoli, IV, Napoli 1802, p. 122; F.P. LAVIANO, La vecchia Conza e il castello di Pescopagano,
Trani 1924; V. ACOCELLA, Storia di Conza, I, Il
gastaldato e la contea fino alla caduta della monarchia sveva, estratto dagli “Atti della Società Storica del Sannio”, Benevento 1927 - 1928; G. GARGANO, Ricerche storiche su Conza antica, Avellino
1934; V. ACOCELLA, Storia di Conza, II, La contea
dalla dominazione angioina al Vicereame, estratto
da “Samnium” 1942, 1945, 1946, poi in volume,
Napoli 1946; G. CHIUSANO, Memorie conzane, Lioni 1969; A. CESTARO, Le diocesi di Conza e Campagna nell’età della Restaurazione, Roma 1971;
G. FELICI, Il principato di Venosa e la contea di
Conza dai Gesualdo ai Boncompagni Ludovisi, a
cura di A. Capano, Venosa 1992; E. RICCIARDI,
Conza in Campania dopo il terremoto del 1694,
in “I Beni Culturali. Tutela e conservazione”,
1/1997, pp. 16-18.
2 Cfr. E. RICCIARDI, Conza in età moderna. 1Dal 1494 al 1696, in “Il Calitrano”, n.s., 11 (1999),
pp. 13-17.
3 Roma, Archivio Boncompagni - Ludovisi,
prot. 274, parte III, n. 18 [1637], riportato in FELICI,
Il Principato di Venosa.
4 Gaetano Caracciolo, del ramo dei duchi di
Belcastro, nacque nel 1656 a Napoli da Tommaso e
da Vittoria Sersale. Fu il cardinale Innico Caracciolo,
arcivescovo di Napoli, a proporlo alla guida della
cattedra conzana e a consacrarlo arcivescovo di Conza nel 1682 nella cattedrale di Napoli. Giunto in sede, a Santomenna, ricevé il pallio dalle mani dello
zio materno Carlo Gargano, vescovo di Belcastro, e
resse la diocesi per ventisette anni, fino alla sua morte, avvenuta nel 1709. CC, libro I, capo IV, discorso
I, ff. 42-43; cfr. anche F. UGHELLI, Italia sacra, II
ediz., VI, Venetiis 1720, coll. 827-828.
5 Su S. Erberto cfr. A. BALDUCCI, in Bibliotheca
Sanctorum, IV, Roma 1963, p. 1295, s.v., a cui si rimanda per la bibliografia.
6 Donato Antonio Castellano, nato a Bagnoli
Irpino da una famiglia originaria di Teora, fu vicario
generale sotto monsignor Caravita e alla morte dell’arcivescovo resse la diocesi conzana per nove mesi in qualità di vicario capitolare. Nel 1685 fu prescelto come vicario generale anche da monsignor
Gaetano Caracciolo. Si ignora l’anno della sua morte. CC, libro I, capo IV, discorso II, f. 49.
7 Sulla cattedrale cfr. G. FRATIANNI, La cattedrale di Conza. Note archeologiche e architettoniche, in “Civiltà altirpina”, n.s., 1990/2, pp. 8-14;
RICCIARDI, Conza in età moderna.1; ID., Conza in
età moderna. 2 – Una descrizione del 1713, in
“Il Calitrano”, n.s., 12 (1999), pp. 12-14; ID., Conza.
S. Maria Assunta, in Santuari della Campania, a
cura di U. DOVERE, Napoli 2000, pp. 329-330.
IL CALITRANO
N. 30 n.s. – Settembre-Dicembre 2005
8 Questa e le altre citazioni del presente paragrafo sono tratte da CC, libro I, capo V, discorso I, ff.
50-57.
9 Su Alfonso Gesualdo cfr. C. D’ENGENIO CARACCIOLO , Napoli Sacra, Napoli 1623, p. 26;
B. CHIOCCARELLI, Antistitum praeclarissimae Neapolitanae Ecclesiae catalogus, Neapoli 1643, pp.
354-355; UGHELLI, Italia Sacra, I, coll. 148, 243 e
274, e VI, coll. 167 e 822; G. SPARANO, Memorie
istoriche per illustrare gli atti della S. Napoletana
Chiesa, I, Napoli 1768, pp. 269-273; G. MORONI,
Dizionario di erudizione storico-ecclesiastica, XXX,
Venezia 1845, p. 107; L. PARASCANDOLO, Memorie
storico - critico - diplomatiche della Chiesa di Napoli, IV, Napoli 1849, pp. 101-107; S. D’ALOE, Storia
della Chiesa di Napoli, Napoli 1861, pp. 584-585;
V. ACOCELLA, Storia di Calitri [1946], r. a., Calitri
1984, pp. 246-248; A. VACCARO, Carlo Gesualdo
principe di Venosa. L’uomo e i tempi, Venosa 1989,
pp. 25-31; G. CIOFFARI, Calitri. Uomini e terre nel
Cinquecento, Bari 1996; S. FECI, in Dizionario Biografico degli Italiani, LIII, Roma 1999, pp. 488-492,
s.v.; E. RICCIARDI, Alfonso Gesualdo (1540 - 1603),
in “Il Calitrano”, n.s., 20 (2002), pp. 4-8; ID., Appunti per una biografia di Alfonso Gesualdo (1540 1603), in “Archivio Storico per le Province Napoletane”, CXIX (2003), pp. 149-171.
10 Questa cappella era stata ricostruita intorno al
1670 dall’arcidiacono Francesco Erberto Gallo, un
dotto sacerdote di Conza che era stato vicario generale di tre arcivescovi (Rangone, Campana e Lenzio) e vicario capitolare alla morte di ciascuno di essi; ai tempi di Castellano della cappella era rimasto
solo il luogo spoglio che una volta accoglieva l’altare.
CC, f. 56.
11 Ivi.
12 La visita pastorale condotta nel 1658 dall’arcivescovo Fabrizio Campana contiene una breve descrizione della cattedrale, nella quale sono ricordati il
fonte battesimale all’ingresso della chiesa, la sacrestia
con le reliquie e la porta che conduceva alla cripta di
San Menna, l’altare maggiore intitolato alla Vergine
Assunta con le lampade sempre accese davanti a
un’antica tavola raffigurante la Vergine titolare, l’altare di S. Maria della Pietà “in cornu epistolae (…) in
quo adest icona magna ex tela effigie eiusdem virginis decorata”, la cappella di S. Maria della Scala
“cum statua eiusdem virginis ex stucco sub quadam
lamiola subtus organum” e con una sepoltura, la cappella di S. Maria della Caggia “in quo adest lamia
magna sita in quadam cupula, et in medio (…) est
statua lignea deaurata posita in nicchio, et huiusinde
Lucia Galgano, nata il 25.09.1915.
Un augurio di vero cuore per il novantesimo compleanno dalla tua famiglia che ti pensa sempre. Umberto e Rosa Galgano.
(…) icona adsunt cornices, et columnae deauratae”,
l’altare di S. Margherita, con l’immagine della santa
insieme a S. Donato e a S. Francesco di Paola. Seguivano gli altari di S. Nicola, di S. Maria Maddalena, della SS. Trinità e della SS. Annunziata, con immagini consumate dall’antichità, poi l’altare di S. Erberto “quod est remotum intus latere ecclesiae quadam lamiolam latere dextro ecclesiae”, con il corpo
del santo arcivescovo racchiuso nel sepolcro marmoreo, infine gli altari di S. Maria degli Angeli, di
S. Antonio di Padova e di S. Bernardino. È descritta
anche la cripta di S. Menna, nella quale “adest altare
absque ulla statua, seu effigie”. Infine il campanile
con cinque campane. (ADSAL, Visite pastorali. Arcivescovo Fabrizio Campana, ff. 1- 10 [1658]). Ringrazio don Tarcisio Gambalonga che mi ha dato la
possibilità di consultare i documenti dell’Archivio
diocesano di S. Angelo dei Lombardi.
13 “Da quest’indulgenza ne accadeva in tempi
antichi, che sin dal Cilento venivano gli cadaveri di
defonti cristiani, che in tempo che vivevano s’erano
dispost’in testamento, che se fussero sepeliti in detta
chiesa di Conza, così lo dice Pescara nella sua visita,
et in una certa strada, e collina verso Teora vi è una
certa fontana, nella quale per traditione se dice, che
prendevano riposo coloro, che portavano il morto, e
perciò sin’al presente giorno se dimanda la Fontana
delli Morti.” (CC, f. 54).
14 “In tempo rifece la chiesa monsignor Caracciolo vi fu un mastro fabricatore che vi scavò, e ritrovò molt’osse sotto che non fe’ toccarle facendo
serrare l’apertura con delibera di vederle appresso,
che sin’ora non si sono viste.” (Ivi).
15 Ivi, f. 53.
16 Vera e distinta relatione dello spaventoso e funesto terremoto accaduto in Napoli e parte del suo
regno il giorno di 8 settembre 1694 (…) et in particolare nelle tre Provincie di Principato Ultra, Citra e
Basilicata…, Napoli - Roma 1694, pp. 4 e 5.
17 Appendice, doc. 1, riportato in RICCIARDI.,
Conza in età moderna. 1, pp. 15-16.
18 I “tavolari” erano i professionisti incaricati di
redigere perizie e piante di beni immobili e dipendevano dal Sacro Regio Consiglio. Cfr. F. STRAZZULLO,
Edilizia e urbanistica a Napoli dal ’500 al ’700, Napoli 1968, pp. 31 ss..
19 Appendice, doc. 2, riportato in E. RICCIARDI.,
Conza in età moderna. 2, pp. 12-14.
20 Ivi.
21 Cfr. UGHELLI, Italia sacra, VI, col. 801.
22 Sulla cattedrale odierna, ricostruita a valle dell’antico insediamento, cfr. S. DI LIELLO - P. ROSSI, Le
cattedrali della Campania. Architettura e liturgia del
Concilio Vaticano II, Milano 2003, pp. 136-137.
23 Appendice, doc. 3, Aggiunta doppo la morte
dell’Authore, ff. 411-420. Il manoscritto mi è stato segnalato dall’ing. Emilio Cicoira, che qui ringrazio.
24 L’autore dell’Aggiunta, scritta intorno al 1709,
potrebbe essere don Giuseppe Bozza, che aveva sostituito Castellano nella carica di vicario generale.
Oppure l’arcidiacono Michele Natale, vicario generale e poi vicario capitolare tra il 1709 e il 1716.
25 Aggiunta, ff. 411-413.
26 Ivi.
27 Ivi.
28 CC, f. 51.
29 Ivi, f. 52. Il principe di Torella in quegli anni
era Marino Caracciolo.
30 Cfr. A. VUOLO, Tradizione letteraria e sviluppo cultuale. Il dossier agiografico di Canione di Atella (secc. X-XV), Napoli 1995; E. RICCIARDI, Da Atella ad Acerenza. Il viaggio di S. Canio, in “Il Calitrano”, n.s., 13 (2000), pp. 7-9.
31 “Dicono ancora che nelle muraglie di detta
chiesa sotterranea vi siano fabricate molte reliquie, e
che il cardinal Giesualdo ne facesse scavar molte
delle quali si sta formato un reliquiario, che sta riposto in sacristia dentro del quale vi sta anco conservata l’indulgenza di Calisto II come diremo appresso,
come l’autentica della consacrazione di detta chiesa
consacrata da Roberto vescovo di Muro per ordine di
S. Herberto arcivescovo di Conza all’hora eletto nell’anno 1169.” (CC, f. 54).
32 Cfr. E. CATELLO, L’arte argentaria napoletana
nel XVIII secolo, in Settecento napoletano. Documenti, a cura di F. STRAZZULLO, I, Napoli 1982, pp. 47-62.
33 Alcune abrasioni visibili sull’iscrizione al di
sotto dell’im-magine fanno pensare che i canonici
nel XVIII secolo abbiano riutilizzato la lastra fatta incidere al tempo di monsignor Gaetano Caracciolo,
aggiungendovi il nome e lo stemma del nuovo arcivescovo.
34 Comunicazione personale del prof. Antonio
Vuolo, che qui ringrazio.
35 Sacra Congregatio Pro Cultu Divino, prot. n.
123 del 28 maggio 1969, in Anno Erbertiano. VIII
centenario della Elezione e della Consacrazione Episcopale di S. Erberto Arcivescovo di Conza (11691181), Napoli 1970, pp. 3-4.
36 Tra il 1600 e il 1750 in Napoli vi furono 28
nuove elezioni di santi patroni (che portarono a 35 il
numero complessivo di protettori della città), ad Altamura 21, a Lecce 20. Cfr. J.M. SALLMAN, Santi barocchi, Lecce 1996.
Sullo Stelvio (TN) 22.07.2005, due
calitrani in una escursione alpina,
qui ritratti al Rifugio Vioz a m. 3.535,
sul gruppo Ortles Cevedale Parco
nazionale dello Stelvio; Domenico
nappo (Mimì r’ zi’ Paul’) e Luigi Maffucci (sauzicchj).
Lucia Maffucci, nata il 10.11.1925.
Un augurio di vero cuore per
l’ottantesimo compleanno da tua
sorella Rosa con tutta la famiglia
e i nipoti.
12
Calitri 01.08.2004, il piccolo Mario
Margotta in occasione del suo battesimo; il 20.11.2005 ha compiuto
tre anni.
IL CALITRANO
N. 30 n.s. – Settembre-Dicembre 2005
Calitri 4 dicembre 2004, contornata dai figli,
nipoti e tanti parenti Addolorata Gargano in
Tornillo viene festeggiata per il compimento
dei 100 anni di vita.Auguri dalla Redazione.
Germania, Rotterdam 8 gennaio 2005, Gabriella Di Carmelo e Nicola Cardinale felicemente sposi.Auguri dalla Redazione.
Calitri 26.06.2005 festeggiamento degli alunni della scuola elementare dell’anno scolastico 1968-1969 classe I°, con l’insegnante Giuseppe Maffucci (patr’nett’), prima fila da sinistra: Pasquale Toglia (cappiell’), Leonardo Cicoira
(C’coria), Pietro Sacino (Pierino), Giuseppe Rosania (p’card’), la piccola mascotta
Claudio Lettieri figlio di Angelo Lettieri (z’mm’ron’); seconda fila:Angelo Russo (u’ scritt’), Giovanni Fierravanti (alecchia), Giovanni Coppola (cupp’licchj),
Francesco Tornillo (p’stier’), Raffaele Lucrezia (pr’hatorij),Angelo Lettieri (z’mm’ron’). Assenti: Vincenzo Briuolo, Mario Cialeo (orefice), Pasquale Cioffari (Bertin’), Giuseppe Di Guglielmo (figlio r’V’tal’ r’ sigar’), Giovanni Frucci (br’sckon’), Mario Gallucci (ard’casazz’) emigrato in Germania, Michele Maffucci (m’scion’ il giovanotto), Canio Metallo (tartariegghj),Vincenzo Nicolais (p’chiuoqu’), Michele Rubino,Vitantonio Rubino (u’ dottor’), Giuseppe Maffucci il maestro.
I coniugi Carmelina Russo e Michele Russo
festeggiano le nozze d’oro.Auguri dalla Redazione.
Calitri 08.05.2005, presso il Ristorante Gagliano si è tenuta la festa di coloro
che sono nati nel 1935, prima fila da sinistra:Antonia Maffucci (silla), Vito
Zabatta (mattaion’), Vincenzo Zabatta (ciend’capill’); seconda fila: Giacinta
Zarrilli (tacch’), Lucia Tancredi (t’niegghj), Benedetta Gervasi (cap’zappa),Angelo Zabatta (march’),Angelomaria Cerreta (benv’gliuol’), Michele Capossela
(pacchi pacchi); terza fila: Giuseppina Di Roma, Lucia Strollo (parmariegghj),
Michelina Santoro, Raffaele Galgano (p’sc’lon’); quarta fila: Raffaele Vodola,
Michele Cianci (scardalan’), Canio Cestone (m’calon’), Angelomaria Maffucci
(s’nd’mend’); in fondo: Benedetta Maffucci,Vincenzo Di Maio, marito della
Maffucci,Vincenzo Cicoira (p’cc’ninn’),Vitantonio Delli Liuni (ciampan’).
Roma aprile
1966, Martiniello
Vincenzo
(28.01.1937
† 11.03.2004)
insieme alla sua
divina Teresina
De Vito
(17.02.1946
† 07.07.2005)
a Roma felici
durante il loro
viaggio di nozze.
La figlia Tiziana li
vuole ricordare
con questa
immagine di
serenità a tutti
coloro che li
hanno conosciuti
e stimati.
Il 2 giugno 2005, presso il Salone parrocchiale, l’Associazione Danza Sportiva
Dilettantistica Cocorito Club ha presentato, anche quest’anno, il saggio di fine anno accademico. Lo spettacolo, organizzato, diretto e coreografato dall’insegnante Francesca Di Milia, ha avuto come tema di fondo il cinema. Gli allievi hanno danzato sulle colonne sonore di alcuni dei più celebri film, spaziando da classici come 007 a recenti quale Spiderman 2 e concludendo con
uno dei più famosi musicals New York New York. Inoltre sono stati presentati i due balletti che hanno concorso al V Trofeo dei Castelli Città di Melfi, classificandosi al 1° posto nella categoria under 21 e al 2° nella categoria under
11.Il saggio ha visto una larga partecipazione di pubblico, che ha mostrato di
apprezzare la preparazione degli allievi.
13
IL CALITRANO
N. 30 n.s. – Settembre-Dicembre 2005
Calitri 07.10.1965, matrimonio di Franca Fierravanti e Nicola Caputo, da sinistra: Antonietta Di Maio da Capua, moglie di Domenico Girardi, Antonio
Caputo dal Sud Africa,Angela Caputo, Rosaria, moglie di Michele Zabatta,Tittina Girardi, Maddalena Girardi in Caputo madre dello sposo, Domenico Girardi, Canio Caputo padre dello sposo, Rosa Tartaglia si vede appena dietro la
sposa,Vincenzo Zampaglione dietro la sposa, - gli sposi – Angela Zabatta si
vede solo la testa in mezzo agli sposi, Giovanni Zabatta, Giulio Tuniak maestro di Nicola nel laboratorio di elettrotecnica, Giuseppina Girardi, Eugenio
figlio di Tuniak con moglie e figli, davanti: la bambina Concetta Maffucci,Antonio Caputo fratello dello sposo, e Canio Zabatta (mastors’) . Quets’anno ricorrono quarant’anni di matrimonio auguri dalla Redazione.
Calitri 31.07.2005,Vincenza Gautieri (m’nacegghia), Flavia Caputo,Angiolina Santoro, Michelina Santoro festeggiano i novant’anni di Rosa
Gautieri.Auguri dalla Redazione.
Roma, 07.02.2005 Santa Maria Maggiore cinquantesimo anniversario di
matrimonio di Maria Luigia Cestone (a chiscia) e Vincenzo Scoca (pisciap’r tiegghj), da sinistra Anna Maria Fascenda col marito Franco Vincenzo Scoca e i figli Roberto ed Enrico alle spalle del padre – i festeggiati – la nipote Viviana Scoca, la figlia Michelina Scoca col marito
Costantino Cestone (panch’losc’) e il cugino Giuseppe Scoca.Auguri
dalla Redazione.
I quattro giovani artisti di Calitri che condividono la stessa passione
per l’arte; da sinistra:Lucia Zarrilli (bbell’ bbell’), Davide Roselli, Lucia
Gautieri (push’) e Francesco Roselli.
Calitri 26.02.2005, cinquantesimo anniversario di matrimonio di Maria Gallucci e di
Orazio Cubelli.Auguri dalla Redazione.
Calitri 18.09.2004, matrimonio di Enza Di
Luzio e Giuseppe Di Cairano, con la damigella Miriam Acocella e i testimoni Umberto Nannariello, Michele Maffucci, Tania Di
Luzio e Silvana Montino.
14
Argentina 06.03.2005, nozze d’oro per
Lucia Forgione e Michele Bozza, insieme ai
figli Vincenzo ed Angela e ai nipoti Federico
e Giulietta.Auguri dalla Redazione.
IL CALITRANO
N. 30 n.s. – Settembre-Dicembre 2005
Calitri 31.07.2004 si festeggiano i novant’anni della signora Anna Covino vedova Toglia, da sinistra: Giovanna Caputo moglie di Michele
Maffucci, Maria Grazia Maffucci con la piccola Sara Maffucci, Michele Maffucci – la festeggiata – Maria Antonietta Toglia con il marito
Eduardo Maffucci ed il piccolo Mattia Maffucci figlio di Michele e
Giovanna.Auguri dalla Redazione.
Calitri 19.08.2005, in piazza, sfilata medioevale “I Gesualdo e Calitri”,
in prima fila da sinistra: Anna Martina Annunziata, Marilina Cicoira,
Francesca Rinaldi e Michela Natale; in seconda fila Rossella Fierravanti
e Michele Nicolais; a solo Giovanni Rinaldi presidente della Pro-Loco.
Paestum (SA) 1965, gita scolastica della Scuola Media D’Arte di Calitri,
da sinistra:Antonietta Di Maio (palusc’),Angela Stanco (mandarin’), Maria
Zarrilli (v’ton’), prof. Enzo Nicolais, Silvana Di Napoli (fiaschiegghj), Gaetanina Di Maio (Sabbetta Cesta) e Lucia Tateo (taddeo).
Calitri 18.08.2005, presso l’ Agriturismo Valle Ofanto si è svolta la festa degli
alunni della V° elementare dell’anno scolastico 1947/48 col maestro Pier paolo Vodola, da sinistra prima fila: Angelantonio Di Maio da Arese, Ninuccio
Fasano, seconda fila: Angelomaria Tornillo da Potenza, Donato Acocella
con gli occhiali da sole, Lorenzo Maffucci, Giuseppe Di Milia dalla Svizzera,
Canio Di Milia, Raffaele Salvante; ultima fila:Vittorio Cirminiello,Vito Nicola
Di Maio, il figlio di Tornillo, Pasquale Di Milia, Michele Di Milia da Pescara, Donato Zarrilli e Vitantonio Di Carlo.Tutti estasiati davanti alla magnifica torta
della rinnovata pasticceria “Le dolcezze” di Emilia Maffucci.
Abbiamo ricordato i compagni che purtroppo ci hanno lasciato anzitempo e cioè: Benedetto Cestone – Vittorio Di Maio – Vincenzo Di Milia –
Vito Di Napoli e Vincenzo Tornillo. Assenti: Vito Di Maio, Giovanni Leone,
Giuseppe Nannariello, Rocco Nicolais, Canio Vitamore e Annibale Cela del quale non conosciamo nemmeno l’indirizzo.All’ottimo pranzo hanno partecipato,
come è giusto, anche le signore, al termine Vittorio Cirminiello ha sintetizzato
un po’ l’avvenimento:
“Eravamo scolari alla fine degli anni 40, con tante facce, eravamo tanti, tutti vestiti di tanti colori, era la miseria dei tempi di allora. Fraquentavamo le elementari, chi andava bene e chi male, cinque anni e credevamo di essere sapientoni, ma Giuseppe Di Milia era il vero campione (è sempre stato il primo
della classe).Alla chiusura dell’anno scolastico ciao ragazzi e compagni di banco ognuno di noi è andato per la sua strada, ma con tanti non ci siamo più incontrati. Crescendo facevamo nuove amicizie, chi è andato a fare il pastore, chi
a imparare un mestiere, chi a lavorare alla fornace e si diventava, perciò, subito
grandi. Molti di noi a guardare gli animali e vedendo alcuni compagni di scuola
che giravano per il paese si restava male; alcuni hanno fatto l’esame di ammissione pensando al futuro per conseguire una buona professione; avevamo i nostri difettucci ma ci pensava il maestro Pier Paolo Vodola a correggerli con la
famosa bacchetta.Alcuni compagni non ci sono più, sono restati soltanto i ricordi di scuola e niente più”.
Questa giornata è stata un ricordo meraviglioso, dopo circa 60 anni ritroversi
con gli amici di una volta, dobbiamo ringraziare Raffaele Salvante che ha avuto
la pazienza di metterci insieme, è stato veramente un incontro piacevole che
speriamo si possa ripetere, anche se ciascuno di noi ha i suoi problemi, ma una
giornata insieme è certamente corroborante anche per la nostra non più giovane età.
Calitri agosto 2004, festa dei quarantenni, in ginocchio da sinistra:Antonio Vigorito e
Vincenzo Nicolais; prima fila:Vincenzina Lucrezia, Rosa Errico,Vincenzina Russo, Concetta Zabatta, Gerardina Prisco, Maria Concetta Lucrezia,Angela Cerreta, Maria Teresa
D’Ascoli,Vincenzo Zabatta,Antonio Merola; seconda fila: Laura Di Napoli, Maria Zabatta, Lucia Lombardi,Antonietta Zarrilli, Donata Codella, Giuseppina Cesta, Marina Mosca; terza fila: Franca Gerardina Di Cecca, Giovanni Carlucci,Vincenza Rosania, Giuseppina Galgano, Giuseppe Strollo,Antonietta Zarrilli, Luigi Margotta,Vincenzo Ruberto,
Maria Filomena Codella, Maria Teresa Maffucci,Angelo Maffucci; quarta fila: Gerardo Calabrese,Agostino Rossi,Antonio Cestone, Canio Cestone,Vincenzo Capossela, Franco
Paolantonio, Salvatore Giuseppe Cialeo, Rosanna Araneo, Rosa Cerreta, Leonardo Vallario,,Vito Cirminiello,; quinta fila:Vito Cestone, Luigi Giuseppe Altieri, Gaetano Canio
Aristico, Giovanni Stanco, Roberto Creddo, Antonio Nivone, Orazio Margotta, Giuseppe
Cerreta, Canio Fastiggi, Angelo Gervasi, Vincenzo Di Napoli; sul muretto sinistro:
Ettore Del Cogliano,Vito Mario Di Cairano, Lorenzo Bovio,Vito Antonio Leone; sul muretto destro: Vincenzo Vallario, Linin Xango, Giuseppe Galgano, Giovanni Galgano,
Bruno Diasparra, Canio Metallo e Canio Galgano.
15
IL CALITRANO
N. 30 n.s. – Settembre-Dicembre 2005
COMPIANTO
i ero rassegnato: il mio
M
pianto per la tua
inaspettata scomparsa sarebbe rimasto muto per
sempre. A distanza di poco meno
di un anno e mezzo, però, “IL CALITRANO” di
Raffaele SalvanVito Di Napoli
te, sensibile e attento alle vicende
nostrane, gli dà voce e ravviva il tuo ricordo.
Non avrei mai immaginato che, una volta vissute,
le esperienze ormai sepolte sotto il peso degli anni, si
potessero riaccendere improvvisamente nella memoria con un significato diverso. Mi sbagliavo, mio carissimo Vito. Nel periodo in cui il ritmo della vita va
declinando, i ricordi, che parevano disseminati e vanificati dallo scorrere impietoso del tempo, riemergono e
riprendono corpo sotto un altro aspetto. Me ne sono reso conto in coincidenza con la triste notizia della tua fine tuttora incredibile. Credevo che la lontananza e le
asperità di alcune vicissitudini avessero svigorito la
robusta e profonda amicizia che ci teneva fraternamente legati fin dalla fanciullezza. La terribile sorpresa del tuo decesso mi ha fatto capire che, di fronte all’indistruttibile forza della memoria, il grande o piccolo gomitolo della vita non può fare e disfare secondo
il suo capriccio.
Dopo il luttuoso evento che nessuno di noi poteva
prevedere, mi sforzo di ripercorrere a ritroso il passato,
per tentare di darmi una spiegazione del tuo ultimo
gesto. E credo di aver scoperto un tuo segreto personale. Tu sei stato e ti sei comportato sempre così. Fin
da ragazzo ti piaceva fare tutto con discrezione e con
razionale testardaggine. Ti ripetesti durante gli studi liceali e universitari. Non cambiasti nemmeno dopo che
lasciasti definitivamente il paese dove eri nato. Con la
conclusione della tua vita terrena hai addirittura stigmatizzato l’abituale condotta. Hai messo fine alle tue
sofferenze senza pensare all’angoscia in cui abbandonavi moglie, figli, parenti e amici. Ti sei liberato dei fastidi del tuo male, ma hai procurato dolore inconsolabile a chi di te aveva fatto una sua unica ragione di vita. Sei stato duro verso di noi, che ti eravamo amici e ti
stimavamo con affetto. Magari lo facevamo in silenzio
e senza manifestarlo, nella maniera con cui piaceva
fare a te, che ti muovevi nella stessa sfera interiore e
provenivi dalla medesima radice socio-culturale. Probabilmente erano gli effetti dei durissimi anni della
nostra infanzia, forse erano le conseguenze dei disagi,
delle violenze, delle paure e dell’immensa voglia di
vivere brutalmente e prematuramente negata. Tutti fattori che, dentro casa e nella strada, dentro e fuori la
scuola, per te, per me, per i nostri coetanei, furono i
precettori più esigenti e più spietati. Ho sempre saputo
che il destino dell’uomo è ineluttabile; ma non ho mai
sospettato che potesse provare particolare gusto solo
nell’accanimento contro alcuni. Invece è proprio così.
La tua sventura ne è stata una testimonianza incontrovertibile.
C’è chi dice che “la vita è un dono di Dio”. Per te,
per chi ti parla, la vita è stata una sfida e una lotta
senza quartiere, a volte più ostinata, a volte meno, con
pochi momenti di gioia e con un’infinità di preoccupazioni. Sognavi il riscatto di privazioni ingiuste e immeritate, ed in parte ci sei riuscito. Ripagasti i tuoi
genitori, che fecero sacrifici enormi e ingoiarono umiliazioni impietose per assicurarti una vita meno dura
della loro. Magari anche più prestigiosa, chissà. Forse
anche più rispettabile. Ma non più dignitosa, senz’altro. Hai messo su una famiglia che ti ha gratificato
molto. Ed unitamente a quello professionale, è stato il
tuo successo più grande. Me ne parlavi ogni volta che
venivi a Calitri. Nella circostanza ragionavi anche dei
tuoi genitori, che un po’ fecero fatica a capire e ad accettare le tue scelte più impegnative. Ma poi ti diedero
ragione e trovarono perfino la forza per sopportare tutte le avversità che seguirono e che travolsero la loro serenità senza via di scampo. Ad entrambi bastarono
l’affetto che ti portavano e la posizione rispettabile
che avevi raggiunto.
Per noi che ti conoscevamo a fondo e ti portavamo
tanta stima, per me in particolare, fosti un vero, grande
amico: fedele, discreto e disponibile, allegro e scanzonato, imprevedibile e spontaneo. Facevi le cose solo se
ne valeva la pena. Detestavi gli schiamazzi e i fastidiosi rumori di piazza. Eri fatto così e non te ne facevi
una ragione. Ora che non ci sei più, incomparabile
amico degli anni che non ritornano; ora che la forza
della vita che ti aveva insegnato a non mollare, ti ha
abbandonato costringendoti a dire basta. In questo momento di dolci e amari ricordi nutro la certezza che la
solitudine, inseparabile compagna di chi, come te, è
costretto a smettere di lavorare, non può più nulla nei
Lentate S/S (MI) 27.11.2005 Maria Rubino (malanca) e Canio Zabatta (cient’capill’) festeggiano i loro 57 anni di matrimonio.
«…, il giorno splende un istante,
ed è subito notte».
(S. Beckett)
tuoi confronti. Né ti pesa più la consapevolezza dei limiti che affliggono l’uomo.
Penso all’ultimo incontro di tre anni fa. Dopo una
lunga assenza, da poco in quiescenza, decidesti di rivedere il tuo paese natale. Adesso capisco perché. In una
delle abituali chiacchierate confidenziali mi parlasti del
tuo problema di cuore piuttosto grave. Me lo prospettasti
senza remore e senza infingimenti, quasi si trattasse di
una questione di poco conto. Io trasalii e tacqui perché
non riuscivo a crederci. Ti era stata diagnosticata l’eventualità di un trapianto, e tu ne parlavi come se si trattasse di un’altra persona. Lo dicevi con una disinvoltura
tale che rasentava il cinismo. Tra me e me pensai che parole simili non potevano essere solo l’effetto della sofferenza e del male che ti consumavano. Esse dovevano
avere radici molto più remote, e con ramificazioni dentro
le asperità di tante prove. E l’ultima, la più dura, durata
non so quanti anni, richiedeva un indicibile coraggio.
Qualche settimana prima della funesta notizia mi
era stato detto del tuo proposito di tornare a Calitri per
starci più a lungo del solito. Ritenni che avevi trovato
giovamento l’ultima volta che venisti. Perciò avevo accolto con gioia l’annuncio. Ma quello che accadde di lì
a poco stroncò sul nascere ogni attesa. E fu allora che
mi venne di pensare: forse più che la nostalgia di Calitri a farti desiderare il ritorno, era stato il presentimento che ti rimaneva solo poco tempo. All’ultimo momento decidesti per una soluzione liberatoria. Probabilmente anche questo rientrava nel segreto progetto di
vita che ti eri imposto da ragazzo. Un anno e mezzo fa
lo portasti a termine, e nel modo più atroce. Conoscendoti, me lo avessi anche confidato, non ti avrei ritenuto
capace di tanto. E la tua cattiveria più grande, tu che
cattivo non eri, è stata quella di avermi costretto a parlarti senza interlocutore e con i tempi verbali al passato.
Spero che almeno mi ascolti dal luogo privilegiato dove
sei, e continui a sorridere come facevi quaggiù. E non
per scherzare come una volta, ma per prendere in giro
tutti noi, che non abbiamo capito niente. Ci ostiniamo a
rimpiangere ciò che non ha senso e le cose che si dissolvono nel divenire terreno; mentre trascuriamo l’Essere e l’Eterno, che ormai sono il tuo universo senza fine. Lì, ora che i tormenti del corpo e gli affanni dello
spirito hanno ceduto il posto alle delizie del cielo, quando e come Dio vorrà, ci ritroveremo per riprendere il
rapporto e il dialogo che abbiamo dovuto interrompere
contro la nostra volontà.
Gerardo Melaccio
Argentina marzo 2005, il nostro concittadino Franco Gallucci con
la famiglia tutti intenti a vendemmiare.
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IL CALITRANO
N. 30 n.s. – Settembre-Dicembre 2005
LA SCOMPARSA DI UN
GIOVANE MEDICO
i fronte alla morte tragica ed improvD
visa di Salvatore Nicolais sento il bisogno di confessare il mio dolore per una
perdita terribile e ingiusta, il rimpianto
per una persona buona e speciale, la mia
debolezza come uomo e come padre di
fronte a ciò che il destino può toglierci in
qualunque momento, il rammarico per
non averlo cercato tutte quelle volte che
ne avevo sentivo il bisogno per confrontarmi su casi clinici o solo per parlargli.
Avevamo stima professionale e rispetto
profondo l’uno dell’altro, anche se il più
delle volte non riuscivamo a guardarci
negli occhi e a parlarci, forse per quella
sterilità di parole e quel masochismo che
solo noi uomini riusciamo a mettere nei
rapporti tra di noi. Sembrava difficile poter fare breccia in quella scorza di fiera
riservatezza, mista a tristezza ed orgoglio, anche se ne ero attratto ed il modo
in cui lavorava lasciava trasparire una
grande bontà d’animo. La professione ci
metteva davanti situazioni privilegiate di
incontro ma non ne ho saputo approfittare, e ne ho rimpianto. Sembra che diventare adulti o metter su famiglia faccia diventare egoisti: non si hanno occhi e
cuore che per i propri figli e le proprie
mogli e si rinuncia al resto, non si cercano più gli amici, non si chiede più dei
progetti, si dimenticano i sogni fatti insieme, salvo incontrarsi poi a capo chino
quasi vergognandosi della propria avarizia. Io vorrei che questa avarizia non sia
la mia ultima parola verso Salvatore e
vorrei ricordarlo a me stesso e agli altri
amici della nostra stessa generazione.
In questi anni Salvatore ha dato risposte e disponibilità in ogni momento,
con un lavoro professionalmente ineccepibile, instancabile e pieno di attenzione, coprendo da solo con competenza
assoluta quasi tutti i settori della Radiologia. Da anni, a pochi passi dalle nostre
case, grazie a lui riuscivamo ad avere
esami diagnostici curati personalmente,
ulteriormente approfonditi quando necessario, quali è ancora oggi difficile ricevere finanche in grossi centri urbani
o in grandi ospedali attrezzati. Consegnava personalmente i referti e per
ognuno aveva un pensiero, spesso qualcosa in più di un consiglio, senza mai
mancare di rispetto alle competenze degli altri medici che concorrevano all’assistenza del paziente e stando sempre at-
tento a non lasciarsi troppo andare, come era del resto nel suo carattere schivo
e riservato. In realtà mantenere quella
minima apparente distanza dava autorevolezza e forza alle cose che diceva; le
pacche sulle spalle e le rassicurazioni
facili sono stupide e non servono, le sue
indicazioni invece erano puntuali, preziose e senza bugie. Esercitare la professione di medico in una grande città e
l’aver conosciuto da vicino tante persone
coinvolte nell’assistenza sanitaria mi ha
fatto comprendere in questi anni quale
tesoro avessimo in paese senza rendercene conto. Sono convinto che Salvatore, per intelligenza e metodo, sia una
delle menti migliori che Calitri abbia
avuto negli ultimi cinquanta anni. Diversamente dai tanti che sono andati via,
egli ha avuto peraltro il coraggio di restare, mettendosi al servizio della comunità e pagando per questo un prezzo sicuramente alto, fosse solo la rinuncia a
traguardi professionali prestigiosi sicuramente alla sua portata, senza contare
quel tributo quotidiano alla solitudine
che ogni medico paga di fronte a scelte e
persone incontrate, una solitudine che
in un piccolo paese come il nostro è sicuramente più grande perché non ci sono spazi di riservatezza o di compagnia
da vivere liberamente.
A noi che ora restiamo e ci incontriamo smarriti, senza riuscire né a chiedere, nè a capire, dico che deve esserci
un modo per mantenere viva quella forza
che dai tempi delle medie e del liceo, ci
17
teneva insieme, anche con Salvatore, a
fare sogni e progetti. Non possiamo essere definiti solo dal nostro lavoro o dall’avere o non avere figliolanza, né accettare che le nostre giornate siano decise
solo dai turni di lavoro e dalle cose da fare. Quella amicizia e quella voglia di costruire e stare insieme che avevamo allora, che ci hanno regalato una giovinezza
felice e che ricompaiono come d’incanto
non appena ci incontriamo anche a distanza di tempo, sono forti abbastanza
per scacciare le solitudini e gli smarrimenti che possono sorprenderci ovunque
e in ogni momento, come adesso.
Dobbiamo avere paura di perderci
l’un l’altro, perché ora che abbiamo girato un po’ il mondo e la vita, sappiamo
che quei legami sono una casa dove tornare, un posto dove custodire ricordi e
rimpianti, ma anche un posto dove la
nostra amicizia può continuare a costruire nonostante le sconfitte e nonostante la morte.
Nino Corazzelli
(amico e collega)
Gressoney La Trinitè, luglio 1977 dalla Bettaforca a mt. 2.780 guardando il Monte Rosa il nostro concittadino Francesco Di Napoli (u’ tintor’) figlio r’ zi Tonn’ r’ cicch’p’ndigghj, nato a Calitri il 07.12.1908 da Vitantonio e da Vincenza Badia, coniugato a Biella con Mariuccia Bragotto.Tantissimi auguri
di buona salute dalla Redazione.
continua - 4
IL CALITRANO
N. 30 n.s. – Settembre-Dicembre 2005
ma la loro fatica, al pari di quella dell’ing. Cignarella, ha permesso di recuperare tanti frammenti della nostra storia, facilitando in molte occasioni il lavoro di chi è preposto alla tutela del
patrimonio artistico e culturale della comunità.
Un altro problema è la difficoltà nel mettere a disposizione
del maggior numero di persone tante testimonianze che rischiano
di essere disperse o distrutte. Per fare solo un esempio, uno delle
opere più importanti per la storia delle nostre terre, la Cronista
conzana, scritta nel 1691, non è stata mai pubblicata a stampa; e
in attesa di un’edizione completa e corretta del manoscritto,
sfuggito più volte alla distruzione nel corso dei secoli e ritrovato
sotto le macerie dopo il terremoto del 1980, gli studiosi sono costretti a utilizzare per le loro ricerche trascrizioni incomplete e
piene di errori, ma che almeno sono reperibili con facilità.
Nell’introduzione al suo lavoro Rosario Cignarella auspica la
creazione di un archivio di fonti e documenti per la storia dei
paesi dell’Irpinia, e poco tempo fa ho sentito lanciare la stessa
proposta da un altro ingegnere appassionato del proprio paese,
Emilio Cicoira. Con le tecnologie disponibili oggi, in particolare
fotocamere digitali, scanner e computer, una simile idea si potrebbe realizzare senza troppa difficoltà e con una spesa minima;
chi avesse un sito internet potrebbe accogliere lavori mai pubblicati, oppure foto e scansioni di documenti antichi, che in questo modo sarebbero a disposizione di tutti; e qualcuno, come
Luigi Galgano, ha già iniziato a farlo, rendendo consultabile in
rete il catasto settecentesco di Calitri (www.calitriantica.it).
In questo modo si potrebbe realizzare una banca di dati aperta a tutti, alla quale ciascuno potrebbe contribuire e dalla quale
ciascuno potrebbe attingere, secondo un sistema già utilizzato
per creare importanti opere collettive, come Unix, il sistema operativo gratuito messo a punto grazie al contributo di volontari di
tutto il mondo, o come la Wikipedia, l’enciclopedia libera disponibile in rete da pochi anni, alla quale chiunque può collaborare
compilando una o più voci (www.wikipedia.org).
Si potrebbe obiettare che coinvolgere in un simile progetto
studiosi non professionisti presenta diversi rischi, per esempio
quello di una cattiva trascrizione o di un’interpretazione errata dei
documenti, ma sull’altro piatto della bilancia ci sarebbe il vantaggio di recuperare e mettere a disposizione della comunità un
gran numero di testimonianze, permettendo a chiunque lo desideri di studiarle; e si può essere certi che col passare del tempo la
ricerca progredirebbe, gli errori verrebbero corretti e, garantendo
al maggior numero possibile di persone un facile accesso ai documenti, finirebbe anche il monopolio di pochi su un patrimonio
storico che appartiene a tutti.
L A N OS TRA
BIBLIOTECA
POTITO CIANCI E IL SUO TEMPO di Rosario Cignarella – Edizione del Comune di Sant’Andrea di Conza 2005.
iflessioni in margine a un libro appena pubblicato.
R
Rosario Cignarella è un ingegnere dall’aria mite e dai modi
amabili che ho conosciuto quest’estate, quando mi ha regalato
una copia del suo libro, intitolato Potito Cianci e il suo tempo,
edito a cura del Comune di Sant’Andrea di Conza.
La lettura dell’opera è stata una piacevole sorpresa. Ricostruendo per mezzo dei documenti disponibili la biografia di un
ricco possidente di Sant’Andrea, Cignarella ha scritto una delle
più belle storie locali pubblicate negli ultimi tempi; attraverso le
vicende familiari di Potito Cianci, un esponente della borghesia
terriera vissuto nel Settecento, emerge la storia del suo paese,
che in questo modo diventa il vero protagonista del libro.
L’ing. Cignarella, presentandosi, ha tenuto a precisare che
egli non è uno storico di professione, quasi a volersi scusare in
anticipo di eventuali errori contenuti nel suo lavoro; ma i pochi
difetti riscontrabili, come l’uso eccessivo di maiuscole, puntini
sospensivi e virgolette, oppure la lunghezza esagerata delle citazioni (secondo una precisa scelta dell’Autore, intenzionato a
far parlare il più possibile i documenti) sono più che compensati
da una ricerca appassionata e rigorosa che, sebbene condotta su
un numero limitato di fonti, ha utilizzato i documenti in modo
molto efficace, ricavandone una gran messe di dati che Cignarella ha analizzato e messo a confronto con metodo scientifico.
Inoltre l’Autore si è preoccupato di segnalare e riportare documenti di ogni tipo (epigrafi, registri, catasti, censimenti), fornendo materiale utile a tutti gli studiosi, e la narrazione delle vicende di Potito Cianci è condotta con una prosa piana e piacevole
che costituisce uno dei maggiori pregi del lavoro.
Nell’introduzione Cignarella segnala (a volte tra le righe, altre volte in modo esplicito) alcuni dei principali problemi sociali e culturali delle nostre terre, sui quali vale la pena di spendere
qui alcune righe.
Il primo e più grave problema è la perdita di identità dei
paesi irpini, un processo divenuto così veloce dopo il terremoto
del 1980 da fare avvertire a molti l’esigenza di conservare e trasmettere il poco che resta di una cultura che rischia di scomparire in breve tempo.
Il secondo problema è che gli studi di storia locale sono condotti di solito da persone che hanno superato i quarant’anni, come se i giovani non avessero né la voglia né le capacità di dedicarsi alla ricerca. Inoltre gli studiosi sono pochissimi e qualche
volta talmente gelosi delle proprie ricerche da costituire un serio
ostacolo al progresso della conoscenza; e per di più vengono
guardati con fastidio dagli “addetti ai lavori”, che spesso dimenticano che “la ricerca scientifica è il presupposto essenziale della tutela”, come ha ribadito di recente uno dei massimi esperti
italiani di cose d’arte, il soprintendente di Roma Adriano La
Regina (cfr. La Repubblica del 23 agosto 2005).
A questo proposito va rilevato che, per quanto riguarda Calitri, molte acquisizioni importanti sono venute dalle ricerche
compiute da un’anziana preside, da un professore di fisica, da un
ex impiegato di banca, da un maestro elementare in pensione, da
un commercialista; nessuno di loro è uno storico di professione,
Emilio Ricciardi
FIN DOVE, A. Marco Del Cogliano, Michele Di Salvo Editore 2005, romanzo, Euro 7,00.
i vicoli e le strade di un paese di provincia, tre ragazzi irLungo
rompono con la loro vitalità.
Tre amici per la pelle, i cui gesti, le cui parole intessono
nuove situazioni, distorcendo e sconvolgendo gli equilibri che li
circondano. Un’esplosione di giovinezza, un crescendo di comicità, sentimento, fantasia. Un inno all’amicizia, leale e profonda,
fonte di autentica gioia e baluardo contro le avversità della vita.
Per acquistare il volumetto, basta un semplice bollettino postale di Euro 7,00, intestato a: “BILLBOOK DISTRIBUZIONI C.C.P. 42950584”, specificando nella causale “Acquisto romanzo FIN DOVE”. Per chi voglia acquistarlo su Internet, l’indirizzo è “www.disalvoeditore.it”; è presente nella sezione “Libri in
concorso”.
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IL CALITRANO
N. 30 n.s. – Settembre-Dicembre 2005
Vita Calitrana
N
el pomeriggio del 6 settembre 2005, la comunità civile e religiosa si è ritrovata presso lo scalo ferroviario, per la
riapertura al culto della chiesetta dedicata a Maria SS. Assunta in cielo, costruita per interessamento dell’On.le Salvatore Scoca e benedetta da S.E. Mons. Cristofaro Carullo il
1° novembre del 1953. Dopo la celebrazione eucaristica il
Sindaco, prof. Vito Marchitto, ha ringraziato il geom. Canio
Lampariello, per il progetto, il prof. Fulvio Moscaritolo, per il
restauro della statua dell’Assunta e le varie maestranze, in
modo particolare il maestro muratore Michele Del Re e tutti i
benefattori. Infatti i lavori di consolidamento e di restauro
della chiesa sono stati possibili grazie alle offerte degli industriali del luogo, dei cittadini di Calitri e della famiglia Scoca.
L’
Estate Calitrana 2005 è stata insolitamente ricca di manifestazioni, di iniziative varie, tutte convenientemente programmate ed annunciate alla popolazione locale e ai numerosi
turisti, che hanno frequentato in forze le nostre contrade, con un
cartellone esplicativo che segnalava il tipo di manifestazione, la
data, il luogo e l’ora di svolgimento. Manifestazioni ed iniziative che si sono debitamente svolte, ad eccezione di un paio di
giornate piovose.
Così abbiamo potuto assistere, con vero piacere:
“Sulle orme dei Gesualdo” un ricco programma organizzato dalla Pro-Loco, con giornate culturali, con l’intervento di
ottimi relatori, sfilata della banda musicale “Città di Calitri”,
Corteo storico con gli sbandieratori cavensi, intrattenimento
musicale, regolarmente concluso con una Festa della Cannazze.
III° Scuola Estiva di Scienza Interattiva l’Associazione
culturale “Scienza Viva”, che ora ha una nuova sede, ha inaugurato il terzo anno di corso per professori provenienti da ogni
parte d’Italia: con il saluto di numerose autorità intervenute
L’anima del legno organizzata dall’autore dei lavori il prof.
Luigi Di Guglielmo che ha saputo mettere insieme, con molto
garbo, una bella esposizione.
La notte bianca, la prima esperienza del genere, che per
essere la prima volta ci è sembrata non solo aspettata, ma ha
sorpassato ogni rosea aspettativa.
Personale di Pittura, dell’artista Pietra Barrasso, che si è
tenuta nella solita bella cornice dell’antica chiesa della S.S.
Annunziata.
Mostra Antologica 1969-2005, abbiamo avuto l’onore di
visitare presso i locali dell’antica Scuola d’Arte di Calitri questa meravigliosa mostra antologica con dei pezzi molto belli e a
volte rari; il lavoro che ha svolto la prof.ssa Graziella Di Cecca,
aiutata da alcuni volenterosi e generosi coadiutori, è stato veramente immane, perché è andata a reperire pezzi che nessuno
più ricordava e a volte di valore ed originalità, si è impegnata
con tutte le forze e dobbiamo esserLe grati come Calitrani perché quella raccolta potrebbe diventare un vero e proprio museo
che farebbe invidia a parecchi.
C’è un solo problema di collaborazione e di generosità da
parte di tutti noi : tutti sappiamo che nelle famiglie calitrane ci
sono numerosi pezzi di quel ricco patrimonio d’arte che in tanti anni ha sfornato la Scuola d’Arte, metterle insieme sarebbe
veramente voler per il nostro paese la costituzione di uno stupendo e ricco museo: perciò chiediamo a tutti questo gesto di
amore per costruire insieme qualcosa che ci appartiene e potrebbe fare del nostro paese un centro di attrazione artistica.
I
l 7 settembre 2005 alle ore 11.00, nella chiesa dell’Immacolata, ha avuto luogo il rito di ammissione di cinque nuovi confrati all’Arciconfraternita dell’Immacolata; a sera, in
piazza Scoca, la Banda musicale Città di Calitri, diretta dal
Maestro prof. Giuseppe Rosa, ha dato luogo a un suggestivo
concerto di marce sinfoniche, canzoni napoletane ed inglesi.
L’
8 settembre 2005, il giovane Arcivescovo della diocesi di S. Angelo dei Lombardi-Conza-Nusco-Bisaccia, mons.
Francesco Alfano ha presieduto una solenne concelebrazione
eucaristica nella chiesa dell’Immacolata Concezione di Calitri, a conclusione dei festeggiamenti in onore della Natività
della Beata Vergine Maria, cui hanno partecipato mons. Michele Di Milia, don Giorgio Quaglia, parroco del S.S. Crocifisso di Ponte Tresa (VA) e il nostro parroco don Maurizio
Palmieri; ministranti : i seminaristi Giuseppe Cestone, Enzo
Cianci, Michele Del Cogliano, Carmine Fischetti e Antonio
Di Savino.
I
l diaconato è l’ultimo gradino per accedere al sacerdozioe il nostro cocittadino Giuseppe Cestone verrà ordinato
diacono il 18 dicembre alle ore 17 nella Chiesa Madre di San
Canio in Calitri; a lui vanno gli auguri e le preghiere di tutti
noi.
L’
amministrazione e il Comitato Feste dell’Immacolata Concezione ringraziano tutti i calitrani per le offerte
giunte per le feste del 7 e 8 settembre e informano che è restata anche una discreta somma che servirà per imbiancare le
mura esterne della chiesa.
L’
Esposizione di paesaggi, ritratti e astrattismo, dal
18 al 28 agosto, nei locali dell’antica chiesa della S.S. Annunziata, esposizione collettiva di quattro giovani artisti di Calitri
– Francesco Roselli - Lucia Gautieri - Davide Roselli e Luca
Zarrilli – che condividono la stessa passione per l’arte, hanno
presentato i propri lavori realizzati con una personale tecnica
poetica che va dai quadri ad oli su tela, carboncino, sculture in
argilla e decorazioni su capi di abbigliamento, un vero successo che ha potuto contare ben 1.323 visitatori.. Le foto della
collettiva sono sul sito www.cizzart.it.
S.E.
Mons. Giovanni Ricchiuti è il nuovo vescovo
della città di Acerenza, che ha in comune con Calitri il Santo
Protettore San Canio, il 15 ottobre ha preso possesso della sua
cattedra vescovile; ha 57 anni, è nato a Bisceglie ed è stato
Rettore del Seminario di Molfetta.
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IL CALITRANO
N. 30 n.s. – Settembre-Dicembre 2005
SOLIDARIETÀ COL GIORNALE
Cosmo Michele, Fiordellisi Michelantonio, Acocella Antonietta, Tateo Domenico, Lucrezia Antonia, Lucadamo Vincenzo, Cianci Gaetano, Di Milia Vitale, Armiento Michelangelo, Maffucci Angelomaria Gerardo, Buldo Giovanni, Cestone Vincenzo, Nivone Giuseppe,
Tuozzolo Raffaele e Rosa Maria, Buono Filomena,Germano Peppino, Delli Liuni Giulio, Altieri Alessandro, Lampariello Michele, D’Ascoli Valentino, Vallario Vincenzo, Zarrilli Leonardo, Zabatta Canio,
Russo Luigi.
Euro 20: Pasticceria Zabatta, Ditta Prisma di Fiordellisi Giuseppina, Gautieri Vincenza, Martiniello Tiziana fu Vincenzo, Nicolais
Marilena, Fastiggi Giuseppe, Capossela Giovanni, Di Roma Canio,
Di Cairano Canio, Scoca Canio, Di Muro Leonardo, Beltrami Benito, Metallo Giovanni, Vallario Leonardo, Caputo Giuseppe, Zabatta Vittorio, Di Milia Antonio, Di Napoli Canio (Via Gagliano 1),
Salvante Michele, Tornillo Rosa, Zarra Raffaele, Paolantonio Vito, Di
Milia Pasquale, Delli Liuni Antonio, Zarrilli Giuseppe, Galgano
Giovanni, Fasano Giovanni, Metallo Giovanni, Zabatta lucia, Di
Napoli Antonietta, Fierravanti/Zarrilli, Lampariello Serafina, Cappiello Pietro, Armiento Maria Giuseppa, Toglia Luigi, Cardinale
Raffaele, Zabatta Antonietta, Lucrezia Vincenzina, Zarrilli Michele,
Galgano Francesco, Galgano Vincenzo, Cubelli Adriano, Russo Vito, Cerreta Francesco(via S. Canio 17), Maffucci Canio Vincenzo
(Via Gagliano 7), Metallo Colomba, Contino Lucia, Di Milia Maria
(Paludi di Pittoli), Maffucci Angelomaria (Vallo del Fico), Contino Vito, Russo Cianci Maria, Guglielmo Filomena, Galgano Vito e Benedetta, Maffucci Maria (Corso Garibaldi 112), Nappo Domenico,
Metallo Giovanni (Paludi di Pittoli), Zabatta Vitale, Gautieri Vincenzo, Melaccio Gerardo, Stanco Maria Antonia, Zarrilli Canio
(Via Libertà 9), Cirminiello Vittorio, Fastiggi Giuseppe, Zarrilli Giovanna, Di Luzio Antonio, Di Maio Michele (Via L.Maffucci 3), Gautieri Vito Fernando, Rosania Giuseppe, Galgano Giuseppe, Di Milia Giovanni, Metallo Michele (Piazza Michelangelo 4), De Nicola
Vito, Polestra Claudio e Di Milia Ilenia, Zabatta Franca, Maffucci
Canio, Nigro Maria Concetta, Armiento Antonietta, Maffucci Pietro,
Nesta Vincenzo, N.N., Armiento Assunta, De Nicola Donato (Statale 399/3),Zabatta Vincenzo (Contrada Demostre), Scoca Vincenzo (Statale 399), Armiento Marianna, Metallo Michele, Germano Michele (Via Torre 51), Lucrezia Luigina, Senerchia Francesco, Nigro Vito, N.N., Rainone Lucia, Capossela Roberto (Vallo del
Fico 15), Cialeo Iolanda, Cianci Mariantonia, Nivone Michele,
Gautieri Donato, Roina Nino, Nicolais Marilena, Panniello Giovanni, Nicolais Cristina, Zarrilli Luigia.
Euro 25: I.C.O. Cialde di Gautieri Antonio, Miranda Pasquale Antonio, Cicoira Vincenzo fu Nicola, Metallo Giuseppina, Sansone Lorenzina, Lucev Donato, Zarrilli Giuseppe, Ricciardi Giuseppe, Di
Cecca Angelomaria, Di Cairano Vitale, Campana Francesca, Cicoira Romualdo, Di Napoli P. Salvatore.
Euro 30: Foto Flesh, Fioraio Mucci, Polestra Giovanni, Codella Vito, Di Maio Vincenzo (SottoPittoli 6), Polestra Fortunato, Cicoira
Maria Angela (VI° Pittoli 5), Metallo Antonio c/o Cisl, Maffucci Raffaele (Via Sambuco), Maffucci Franco e Margotta Concetta, Immerso Maria, Caruso Salvatore, Martiniello Vito (lancier’), Maffucci
Salvatore, Cicoira Osvaldo, Russo Giuseppe.
Euro 40: Di Napoli Girardi Clorinda, Caruso Salvatore, N.N.
Euro 50: Di Cecca Graziella, Senerchia Elena, Di Milia Giuseppe
Antonio, Di Milia Canio Maria, Tartaglia Giuseppe, Armiento Vincenzo, Di Maio Teresa, Lucadamo Ottavio, N.N.
Euro 60: Armiento Giuseppe.
DA CALITRI
Euro 5: De Nicola Michele, Gautieri M. Antonia ved. Lops, Siconolfi Anna, Covino Teresa, Maffucci Vincenzo, Germano Michelantonio, Di Cecca Franco e Carmela, Leone Vincenzo, Panelli Peppino,
Gautieri Francesco (bascisch’), Giarla Michele, Rossi Serafino.
Euro 7: Galgano Attilio.
Euro 8: Metallo Rocco.
Euro 9: Di Maio Angelo (Arese).
Euro 10: Codella Giuseppe (Contrada Difesette), Di Luzio Silvia
M. Rosaria, Lipowiec Marta, Di Muro Gaetano, Di Luzio Antonietta,
Cubelli Giuseppe di Angelo, Galgano Donato, Gautieri Vincenzo,
Di Milia Giuseppe, Di Milia Michele, Di Cairano Gaetano, Maffucci
Vincenzo Nicola, Leone Giuseppe, Rubino Antonietta in Cestone,
Maffucci Lorenzo (riav’l’), Metallo Giovanni, Margotta Quaranta
Concetta, Cestone Giuseppe, Zarrilli Vincenzo, Basile Aniello, Di
Cairano Lucia, Zabatta Domenico, Rossi Olivio, Cubelli Giovanni,
Di Cairano Francesco Antonio, Fierravanti Gaetana, Sperduto Angelomaria, Zabatta Vincenzo (p’rtosa), Strollo Salvatore, Cestone
Franchino, Cubelli Alessandro, Maffucci Vincenzo, Di Milia Michele (ex lavanderia), Tateo Vito, Margotta Michele, Di Milia Salvatore, Di Carlo Felicetta, Del Cogliano Enzo, Zabatta Rosina ved.
Galgano, Paolantonio Paolo, Cubelli Vincenzo, Nicolais Toglia
Gaetanina, Cerreta Alfonso, Maffucci Gerardo, Galgano Pasquale,
Vallario Lorenzo, Gautieri Canio, Panelli Armando, Russo Giovanni
(Contrada Cerone), Galgano Giovanni, Di Napoli Giuseppe, Zarrilli Giovanni, Lettieri Canio, Gervasi Benedetta, Matallo Vito (Via L.
Maffucci), Petito Maria ved. Sena, Di Maio Maria Vincenza, Di
Maio Francesca, Acocella Gabriele, Margotta Angela, Polestra
Vincenzo, Caputo Vitantonio (Via Dante), Di Marco Enzo, Tancredi
Giuseppe, Zabatta Michele, Zarrilli M. Antonia, Mastrullo Giuseppe, Di Maio Elisabetta, Cerreta Giovanni, Margotta Antonio, De Luca Maria, Russo Canio, Martiniello Maria, Di Maio Vito Nicola, Scilimpaglia Del Sole, De Nicola Michele,Caputo Vittorio, Margotta
Vincenzo, Zabatta Vincenzo (Via Macello 12), Di Roma Giovanni
ed Anastasia, Di Roma Antonio, Creddo Carlo, Fierravanti Pasquale, Iannece Antonio, Di Roma Carlo, Portanova Maria Giuseppa, Cestone Giuseppe (Via Tedesco 25), Fatone Maria, Di Guglielmo Francesco, Buldo Maria, Germano Michele, De Nicola
Giuseppe, Di Maio Vincenzo (Via Pittoli 55), Pastore Donato, Codella Giuseppe (Via Torre 11), Tornillo Giuseppe Nicola, Di Tolve Rino, Gallo Gaetano, Zarrilli Giuseppe (C.da Serre Berrilli), Galgano
Bernardino, Stanco Giovanna, Fiordellisi Antonio, Caruso Girolamo,
Panniello Carmine, Del Cogliano Luciano, Iannece Aldo, D’Antuono
Donato e D’Avanzo Viviana, Di Muro Pasquale, Di Muro Antonio,
Di Maio Giuseppe, Simone Pasquale, Rauseo Angela, Girardi Graziella, Armiento Rocco, Cestone Costantino, Capossela Michele, De
Nicola Giuseppe (Via De Sanctis 57), Tuozzolo Donato,, Lampariello Giuliano, Maffucci Vittorio, Tornillo Salvatore, Fastiggi Lucietta, Piumelli Placida, Cerreta Giuseppe, Cerreta Antonio, Tornillo Giuseppe Nicola, Di Maio Giovanni.
Euro 15: Sicuranza Giovanni, Cubelli Iolanda, Gallucci Vincenza,
Calà Pasquale, Vincenzo e Maria, Martiniello Michele, Di Maio Vincenzo, Iannolillo Giovanni, Cirminiello Francesco, Di Guglielmo
Michele ed Angela, Merola Giuseppina, Del Re Michele, Colucci
Giuseppe, Zabatta Rocco, Di Roma Giuseppe, Sena Anna, Gervasi
Rosa, Capossela Mario, De Nicola Armando, Balascio Gerardo, Di
20
IL CALITRANO
N. 30 n.s. – Settembre-Dicembre 2005
Euro 25: Dattilo Ricca Maria (Frattamaggiore), Mastrodomenico
Caterina (Napoli), Abate Michele (Roma), Bonucchi Alfonso (Roma), Miele Pietrangelo (Bollate), Floridia Marco (Limbiate), Cestone Pasquale (Busto Arsizio), Metallo Vincenzo (Roma), Pasqualicchio Giuseppe (S. Donà di Piave), Zarrilli Lina (Pavia),
Lancetta Vincenzo (S.Gennaro Vesuviano), Carola Federico (Caserta), Maffucci Giuseppina (Roma), Di Maio Michele Arcangelo
(Napoli), Galgano Maria Francesca (Bergamo), Ciccone Gaetano
(Caronno Pertusella), Gautieri Vito (Acqui Terme).
Euro 26: Vallario Giuseppenicola (S. Miniato Basso).
Euro 30: Toglia Sergio (Napoli), Del Cogliano Berardino (Salerno), Norelli Francesco (Roma), Armiento Michelangelo (Roma), Bazzani Paolo (Barberino Val d’Elsa), Bosio Cioffari Carla
(Pavia), Metallo Cesare (S. Giorgio A Cremano), Di Carlo Michele (Casalnuovo), Nicolais Luigi (Como), Cianci Michele (Brescia), Zarrilli/Fastiggi (Bollate), Cicoira Ettore (Napoli), Di Maio
Vito (Colle Val d’Elsa), Ferrero Gina (Roma), Galgano Antonio
(Milano), Amato Antonio (Napoli), Codella Gerardo (Brescia),
Acocella Giovanni (Avellino), Piccolo Giuseppe (Olgiate Fabiano),
Aristico Antonio (Siena).
Euro 40: Caputo Antonio (Firenze), Santeusanio Giovanni (Napoli).
Euro 50: Galgano Anna (Milano), Maffucci Donato (Mariano
C.se), Cestone Mario (Brescia), Zarrilli Michele (Poggibonsi),
Messina Giuseppe (Roma), Marra Raffaele (Caserta), Melaccio Vito (Giussano), Polestra Flavia (Giugliano), Acocella Vincenzo
(Bologna), Frucci Angelo (Roma), Di Milia Michele (Pescara), Nicolais Rocco e Angela (Roma), Marrese Luigi (Abbiategrasso).
Euro 100: Ferrara Michelina (Torino), Cioffari Raffaele (Milano),
Cicoira Antonio (Roma), Zampaglione Canio (Roma).
DA VARIE LOCALITÀ ITALIANE
Euro 5: Maffucci Teresa (Bologna), don Gerardo Gugliotta (Ruvo
del Monte), Algeri Alba (Retorbito), Nicolais Mariantonia (Succivo).
Euro 8: Cerreta Giuseppe (Cambiano)
Euro 10: Giuliano Canio (Genova), Di Napoli Giuseppe (Brescia), Cerreta Canio (Roma), Metallo Maria (Scandiano), Eredi
Volpe Gaetano (Bari), Immerso Antonietta (Velletri), Metallo Vincenzina (Roma), Metallo Rocco (Scandiano), Gervasi Gerardo
(Olgiate Comasco), Senerchia Giuseppe (Firenze), Lattarulo Pietro (Bisaccia), Di Milia Giovanni (Stresa), Di Milia Mario (Busto
Arsizio), Mollica Mariangela (Vezzo Gignese), Gautieri Giuseppe (Bologna), Di Maio Giuseppe (Besano), Di Napoli Alfonso (Bollate), Di Maio Antonio (Rho), Codella Luigina (Poggibonsi), Racioppi Agostino (Castelfiorentino), Cestone Angelo
(Roma), Abate Pasquale (Avellino), Lombardi Beniamino (Ordona), Cestone Giuseppina (Andretta), Giacobino Giacinto (Bologna), Fierravanti Angela (Melfi), Fierravanti Vito (Lavena Ponte Tresa), Capozi Bruno (Roma), Cianci Maria Antonia (Bollate),
Di Lisi Giuseppe (Taranto), Beltrami Franca (Melfi), Gargano
Oreste (Roma), Vallario Francesca (Bologna), Metallo Maria
Antonietta (Roma), Nannariello Giuseppe (Milazzo), Scoca
Mauro (Chieti), Lucadamo Pietro (Novedrate), Cestone Michelangelo (Collescipoli), Tornillo Angelomaria (Potenza), Longhitano Giuseppe (Salerno), Vallario Francesca (Salerno), Savanella Nicola (Pontedera), Di Maio Gaetano (Salerno), Briuolo
Luigi (Alessandria), Zarrilli Giuseppe (Bollate), Scappaticci Angela (Ciampino).
Euro 12: Capossela Michelina (Scandiano).
Euro 15: Ardolino Francesco (Maddaloni), Della Badia Angelina Lucia (Marano di Napoli), Fastiggi Michele (Salerno), Vallario Francesco (Poggibonsi), Mucci Vito Michele (Sesto S. Giovanni), Grippo Francesco (Morra De Sanctis), Mazziotti Antonia
(Santa Marinella), Acocella Anna Maria (Baronissi), Codella Pasqualino (Cermenate), Scoca Vincenzo (Mariano C.se), Scoca Di
Cairano Francesca (Ponte Tresa), Maffucci Eduardo (Moncalieri),
Ruggiero Angela (Giussano), Gallucci Donato (Ancona), Tancredi Pasquale (Lurago d’Erba), Russo Donato (Torino), Codella
Michele (Tirano), Gautieri Antonio (Mariano C.se), Zabatta Salvatore (Supersana), Ricciardi Vitale (Aversa), Di Napoli Antonio
(Carugo), Metallo Angela (Scandiano), Cestone Canio e Gallo
Giuseppina (Treviglio).
Euro 16: Cecchetti Turiddu (Pistoia).
Euro 20: Bove Cataldo (Potenza), Vallario Angela (Pescopagano), Castagna Maria Teresa (Roma), Gautieri Angelo (Trezzo
sull’Adda), Zabatta Antonio (Nova M.se), Fierro Nicola (Salerno),
Cianci Michelina (Pisa), Nesta Rosetta Maria e Lotito Vincenzo
(Foggia), Lantella Salvatore (Torino), Cubelli Vito (Foggia), Di Cosmo Angelina (Castiglione delle Stiviere), Codella Michele (Roma),
Cubelli Orazio (Portici), Pignone Michele (Trani), Maffucci Samuele (Carmignano), De Nicola Antonio (Grugliasco), Zabatta
Gerardina (Torino), Metallo Teresa (Roma), Cestone Antonio (Pavia), Lucrezia Raffaele (Bollate), Di Carlo Francesca (Roma), Ricciardi Nicolais Lina (Roma), Ricigliano Peppino (Giussano), Metallo Mauro (Brescia), Di Cecca Leonardo (Siena), Di Milia Canio
(Busto Arsizio), Di Cecca Vincenzo (Mariano C.se), Cerreta Canio
(Rimini), Cestone Vito (Chiasso), Gizzi Nicola (Cambiano), Russo
Roberta (Roma), Fierravanti Nicola (Lavena Ponte Tresa), Bozza
Canio (Robecco sul Naviglio), Nicolais Luigi (Manfredonia), Cianci Salvatore (Candela), Stanco Salvatore (Salerno), Di Milia Vincenzo (Pescara), Balascio Francesco (Bisaccia), Maffucci Pietro
(Roma), Rauseo Maria Francesca (Bologna), Di Napoli Luigi (Roma), Sagliocco Franchino (Nicolino), Di Cecca Canio (Rimini),
Zarrilli Leonardo (Casale Monferrato), Di Maio Vito (Montauro).
DALL’ESTERO
BELGIO: Euro 10 Catano Vincenzo – Euro 20 Scoca Vittorio
FRANCIA: Euro 30 Fierravanti Pietro – Euro 50 Cestone Canio.
GERMANIA: euro 8 Galgano Canio Vincenzo, Galgano Giuseppina – Euro 10 Di Carlo Vittorio, Bayer Flavia – Euro 15
Cardinale Nicola, Cardinale Antonietta – Euro 20 Gautieri Gaetano, Zarrilli Vito, Galgano Umberto, Galgano Metallo Teresa.
INGHILTERRA: Euro 20 Di Cairano/Giffelder.
SVIZZERA: Euro 10 Di Milia Giuseppe, Ungherese Lucia, Cestone Lucia, Portanova Anna – Euro 15 Mazziotti Michele –
Euro 20 Maffucci Giovanni, Girardi Peppino, Buglione Rocco,
Cestone Lucia – Euro 40 Cianci Antonio – Euro 354,74 Associazione Lavoratori Emigrati Calitrani in Svizzera.
SVEZIA: Euro 5 Armiento Michelangelo.
ARGENTINA: Euro 10 Gallucci Antonio – Euro 20 Pennella
Michele – Euro 40 Codella Vincenzo, Codella Giovanni – $ 10
Codella Lina – $ 30 Cioffari Giuseppina ved. Buldo – $ 50 Bozza Michele, Inverso Gennaro.
CANADA: Euro 20 Fastiggi Antonietta – Euro 40 Sacino Giuseppe – $ 60 Caruso Nicola, Del Cogliano Vincenza – Euro 50
Rabasca Pasquale.
BRASILE: Euro 30 Di Napoli Berardino, Famiglia Aristico –
Euro 25 Lucrezia Giuseppe.
U.S.A.: Euro 25 Schloppich Greg – Iannolillo Luigi – Euro 50
Fastiggi Caterina, Frucci Bruno – $ 10 Lucrezia Josephina, Casimiro Mary – $ 25 Cerreta Rose ed Elena – $ 50 Margotta
Leonardo – $ 100 Di Milia Giovanni (ciaglion’), Di Maio Michele.
VENEZUELA: Euro 20 Maffucci Bernardino – Euro 25 Petito
Antonio – Euro 30 Di Carlo Vincenzo – Euro 50 Di Cairano
Gaetano, Cicoira Vincenzo – Euro 100 Galgano Michele.
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IL CALITRANO
N. 30 n.s. – Settembre-Dicembre 2005
MOVIMENTO DEMOGRAFICO
Rubrica a cura di Anna Rosania
I dati, relativi al periodo dal 1 luglio 2005 al 5 ottobre 2005,
sono stati rilevati presso l’Ufficio Anagrafe del Comune di Calitri.
NATI
Margotta Tommaso di Giuseppe e Lembo Fabiola
Scilimpaglia Nico di Vito e Russo Maria Antonietta
Nicolais Enzo Lucio di Antonio e di Zarrilli Concetta
Granito Carmine di Emilio e di Ferrara Sara
Russo Erika di Mario e di Zabatta Maria
Galgano Giovannica Maria di Antonio e di Malanga Alessandra
Cerreta Michele di Vincenzo e di Cristiano Maria
Di Roma Giada di Giovanni e di Di Cecca Vincenza
Di Cairano Antonio di Michele e di Paolantonio Lucia
Lucadamo Oriana Mariapia di Gaetano e di Maffucci Loredana
Gautieri Simone di Pasquale e di Donatiello Giovanna
Vigorito Angelica Maria di Elena Maria
Sabina Germano
Calitri Cerignola
23.01.1928 † 12.11.1994
La ricordano i figli
Giuseppina, Antonio,
Gerardo, Franca, Ugo,
Nure, i generi e i nipoti,
perché rimanga vivo
il suo ricordo.
07.07.2005
09.07.2005
14.07.2005
22.07.2005
06.08.2005
17.08.2005
26.08.2005
29.08.2005
07.09.2005
14.09.2005
21.09.2005
24.09.2005
Margherita Di Napoli
24.06.1948 † 26.12.1985
Il Signore ti accolga nel
suo abbraccio
di misericordia.
MATRIMONI
Martiniello Michele e Galgano Francesca
Acocella Nicola e Cimmino Marianna
Rauso Giovanni e Minichino Gianna
Zarrilli Gaetano e Calà Rosa
Di Milia Antonio e Cestone Marianna
Cestone Luigi e Zarrilli Luciana
Rubino Canio e Di Roma Anna Maria
Salvante Roberto e Di Cecca Rita
Gennuso Emanule e Toglia Anna Lucia
23.07.2005
30.07.2005
31.07.2005
06.08.2005
13.08.2005
18.08.2005
20.08.2005
20.08.2005
03.09.2005
Giuseppe Antonio
Senerchia
16.10.1922 † 26.09.1990
Gli anni volano,
ma il tuo ricordo
è fiamma viva
per la nostra vita.
MORTI
De Vito Teresina
Caruso Girolamo
Strollo Maria Maddalena
Cianci Alessandro
Rainone Donatina
Codella Pasquale
Giuliano Michele
Piemonte Annina
Galgano Canio Michele
Di Cosmo Antonio
Paolantonio Eugenio
Caputo Maria Vincenza
Feroce Salvatore Antonio
Cestone Maria Vincenza
Pastore Antonia
Nicolais Salvatore Franco
Cestone Giuseppina Antonia
Zarrilli Maria Lucia
17.02.1946 - † 07.07.2005
15.11.1931 - † 07.07.2005
31.07.1924 - † 08.07.2005
22.12.1913 - † 11.07.2005
19.07.1980 - † 15.07.2005
12.08.1938 - † 22.07.2005
01.01.1920 - † 03.08.2005
16.08.1915 - † 04.08.2005
08.03.1928 - † 04.08.2005
07.03.1940 - † 18.08.2005
25.09.1909 - † 25.08.2005
28.11.1952 - † 06.09.2005
15.12.1964 - † 09.09.2005
25.11.1914 - † 13.09.2005
05.07.1934 - † 15.09.2005
22.07.1958 - † 16.09.2005
17.07.1916 - † 17.09.2005
08.05.1914 - † 05.10.2005
I necrologi di norma vengono pubblicati nel mese in cui ricorre
il decesso, ad esclusione di quelli avvenuti nell’anno in corso,
e in quello precedente
È un servizio “Gratis”.
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Romeo Gautieri
Calitri Belgio
19.06.1934 † 20.10.1963
Nessuno muore sulla terra
finché vive nel cuore
di chi resta.
Le sorelle e il fratello.
Rosaria Di Roma
Calitri Roma
10.06.1933 † 06.12.1995
Perché possiamo amarti
in Colui che
non si può perdere.
Lucia Simone
13.10.1893 † 23.12.1973
L’amore che ci hai dato
non è morto con te
vivi nel nostro cuore e nel
nostro ricordo.
IL CALITRANO
N. 30 n.s. – Settembre-Dicembre 2005
R E Q U I E S C A N T
Lops Carmine
24.12.1926 † 27.01.2005
Con l’affetto di sempre
lo ricordano
la moglie, i figli,
i congiunti tutti.
Antonietta Maffucci
ved. Codella
09.09.1917 † 13.06.2005
Lascia, a noi
che la conoscemmo,
un’immensa eredità
di fede e di amore.
Rosa Maffucci
in Buglione
Calitri Lugano
07.05.1937 † 24.06.2004
I nostri cuori afflitti
conservano la tua presenza
in mezzo a noi.
Il marito
Rocco, la figlia Alfreda,
il genero Vito
i nipoti Sara e Martino.
Sergio Iezzi
11.01.1938 † 30.06.2004
Non te ne sei andato
per sempre,
ti sei solo
momentaneamente
allontanato.
Canio Vincenzo Cialeo
12.12.1912 † 01.11.2004
Perché il suo ricordo resti
vivo nei nostri cuori,
i figli Giuseppe,
Antonietta, Maria,
le nuore, i generi e i
parenti tutti.
Domenico Di Luzio
01.01.1934 † 23.09.2003
Nel secondo anniversario
della sua scomparsa
improvvisa la moglie
Donatella e i figli Gerardo,
Silvia, Maria Antonietta,
Natalina e Sergio ne
serbano nel cuore la
memoria.
Concetta Galgano
04.01.1917 † 13.05.2005
Vivrai per sempre nei
nostri cuori.
Annamaria Grazia
Mazziotti
21.06.1956 † 04.07.2005
Un angelo mi ha messo
le ali, ho attraversato
strade stellate e sono
giunta, in dono a Dio,
fino al Paradiso.
Con l’amore di sempre la
ricordano la madre, il
fratello, i nipotini e
tutta la famiglia.
Maria Filomena Gallucci
in Di Napoli
28.10.1916 † 26.06.2005
Perché rimanga vivo
il suo ricordo.
Grazia Codella
ved. Di Milia
01.10.1916 † 22.10.2004
Cara mamma il tuo amore
per la vita, la famiglia il
lavoro e la chiesa sono stati
e saranno il vessillo della
nostra esistenza.
Continueremo la tua opera
di fede e di amore. I tuoi
figli e i tuoi nipoti che ti
hanno amato e ti ameranno.
P A C E
Pasquale Zazzarino
Calitri Svizzera
05.03.1931 † 27.04.2005
La moglie e le figlie
lo ricordano a coloro che
lo conobbero e l’amarono.
Maria Cestone
30.01.1914 † 09.04.2004
Signore accogli
la sua anima
nella pace dei giusti.
Giuseppe Cestone
01.01.1935 † 16.11.2002
La moglie Marianna, i figli
Vincenzo,
Canio, Antonio, le nuore,
i nipoti e i parenti tutti.
I N
Rosetta Tuozzolo
14.01.1944 † 15.09.2003
A due anni
dalla tua dipartita
è sempre vivo in noi
il tuo dolce ricordo.
Maddalena Girardi
in Caputo
15.03.1912 † 27.11.2003
È sempre nei nostri cuori
Angela Nicolais
in Nannariello
04.10.1912 † 17.12.1983
Giuseppe Nannariello
20.04.1908 † 14.11.1972
Il nostro unico conforto è la certezza che
riposate tra i giusti.
23
Lucia Acocella
06.05.1915 † 17.10.2003
Il tempo passa ma
il tuo ricordo
è sempre nei nostri cuori.
La figlia Maria
e i parenti tutti.
In caso di mancato recapito, si prega di voler restituire all’Ufficio C.M.P. Firenze
per la riconsegna al mittente, che si impegna ad accollarsi le spese postali.
Svizzera, Lugano 17 settembre 2005, L’ALECS (Associazione Lavoratori Emigrati Calitrani in Svizzera) ha celebrato, nel modo migliore, i suoi quindici anni di fondazione; la festa è iniziata nel primo
pomeriggio con una gita panoramica in motoscafo sul lago di Lugano, guidati da una esperta guida, che per un’ora e mezza ci ha edotti su molte notizie della città, ignote ai più.
Dopo una visita in alcune zone della città si è passati in un grande e spazioso locale dove in attesa della ricca cena si è potuto svolgere quel ruolo proprio dell’uomo che è di incontrarsi, parlare,
aprirsi agli altri con il dovere di vivere in una volontà di pace, rispettosa e solidale nei riguardi degli altri; uno spazio per l’utilissimo scambio di opinioni, in un dialogo rispettoso della giustizia e della
prudenza, dovuta anche alla felice e gradita presenza di una Associazione di “campani” ed una di “sardi” con i quali si è fratenizzato in un clima di reciproca conoscenza e solidarietà.. Un sentito
grazie di cuore ai “soliti pochi” che si sono assunti l’onere di organizzare il tutto.