Dispensa n.2 - Dipartimento di Economia
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Dispensa n.2 - Dipartimento di Economia
Materiali didattici: ANALISI E PREVISIONI NEI MERCATI FINANZIARI a.a. 2014-2015 DISPENSA N.2 (Crisi e politica monetaria di Fed e BCE) (Prof. Giovanni Verga) La risposta della Fed alla crisi 1. La crisi dei mutui subprime nel 2007 e la risposta della Fed (p.2) 2. Continua la risposta della Fed alla crisi dei mutui subprime: 2007 e prima parte del 2008 (p.6) 3. La reazione della Fed alla crisi finanziaria successiva al fallimento di Lehman Brothers: la fine del 2008 e l'inizio del 2009. Il credit easing (p.18) 4. Il completamento del quantitative easing (p.24) La risposta della BCE alla crisi 5. La politica non tradizionale della BCE (p.30) 6. LA POLITICA MONETARIA DELLA BCE NEL 2011-2012 e i provvedimenti del dicembre 2012 (p.45) 7. L'EUROZONA NEL 2012: LA CRISI DEL DEBITO SOVRANO E LA POLITICA 9. MONETARIA DELLA BCE (p.54) 8. Le condizioni dei principali interventi non standard fino al 2013 (p.59) 9. Il quantitative easing della BCE: il 2015 (p.70) 59 1. La crisi dei mutui subprime nel 2007 e 4. LA REAZIONE DELLA FED E DELLA la risposta della Fed valore degli assets secondo un vero e proprio circolo vizioso (Bernanke and Gertler, 1989). In questa situazione, l’usuale condotta della Fed (e più in generale di tutte le Banche Centrali) fatta di interventi sui tassi ufficiali che sono graduali, mono-direzionali e ripetuti per lunghi periodi di tempo - diventa inappropriata. In condizioni normali gli interventi di politica monetaria sono decisi solo quando si manifesta un ammontare sufficiente di informazioni che evidenzia come la tendenza attesa per quanto riguarda inflazione e produzione non sia coerente con gli obiettivi della Banca Centrale. Questo atteggiamento “prudenziale” ha lo scopo di eliminare la possibilità di iper-reazione da parte della Banca Centrale, che determinerebbe volatilità nei mercati e richiederebbe successivi provvedimenti compensativi di segno opposto. Un’eventuale iper-reazione viene infatti considerata controproducente sia per gli errori di previsione in cui potrebbero essere indotti gli operatori di mercato che per gli eventuali danni arrecati alla reputazione della stessa autorità monetaria. Secondo importati esponenti della Fed (in 2 particolare Mishkin, Bernanke e Geithner), davanti all’eccezionalità delle crisi finanziarie, l’atteggiamento corretto che la Banca Centrale deve assumere è completamente diverso (TAB. 1). In tali circostanze, infatti, le notizie che giungono al mercato riguardo la situazione economica dei debitori/emittenti – che sono essenziali per una corretta valutazione dei rischi di insolvenza – diventano quanto mai incerte, determinando una fortissima asimmetria informativa fra debitori/emittenti e possessori delle attività. Per i secondi diventa pertanto molto difficile valutare la solvibilità dei primi, BCE 1. La gestione della politica monetaria in situazioni di crisi: la visione della Fed La politica adottata dalla Banca Centrale americana nell’affrontare i problemi finanziari derivanti dalla crisi dei subprime ha seguito una particolare impostazione determinata dall’eccezionalità dell’evento. Le crisi finanziarie, infatti, oltre a creare problemi per gli intermediari direttamente coinvolti, determinano effetti sull’intero sistema economico, con conseguenze negative per la produzione e l’occupazione. D’altra parte la Fed ha il compito istituzionale di perseguire - oltre agli obiettivi finali di crescita e stabilità dei prezzi - anche degli obiettivi finanziari, in particolare un basso livello dei tassi a lunga, che, a sua volta, richiede bassa inflazione e stabilità finanziaria1. In assenza di appropriati interventi di politica economica, una crisi come quella degli ultimi mesi rischia, però, di innescare quella spirale perversa descritta nei modelli di “acceleratore finanziario”. In tali modelli il minor valore delle attività (finanziarie e reali) possedute da famiglie e imprese riduce il valore del loro collaterale rendendo più difficile l’ottenimento del credito: consumi e investimenti si riducono contribuendo in tal modo a far diminuire il prodotto e con esso il A cura di Giovanni Verga. “The Board of Governors of the Federal Reserve System and the Federal Open Market Committee shall maintain long run growth of the monetary and credit aggregates commensurate with the economy's long run potential to increase production, so as to promote effectively the goals of maximum employment, stable prices, and moderate long-term interest rates” (tratto dal Federal Reserve Act, stabilita nella Humphrey-Hawkins Law approvata al Congresso nel 1978), 1 2 Si rimanda al Cap. 1 per una sintetica descrizione della posizione di Bernanke sull’atteggiamento che la Fed dovrebbe tenere in occasione di una crisi finanziaria. 2 60 con la conseguenza di vedere ridotta buona parte della loro capacità di discriminare tra debitori “rischiosi” e debitori “sani”. TAB. 1: La gestione della politica monetaria da parte della Fed: un quadro sinottico situazione normale - attendista - gradualista Tipo di politica: - coerente nel tempo espansivi o Direzione e restrittivi, ma dimensione degli sempre calibrati interventi: alle necessità Orizzonte strategico: Informazioni rilevanti Principale contenuto informativo delle comunicazioni al pubblico: medio/lungo periodo - inflazione - crescita - inflazione e crescita (corrente e attesa) - garanzia di stabilità dei livelli di attività economica - future azioni della Banca Centrale situazione di crisi finanziaria - rapida - decisa - elastica preferita un’espansione eccessiva ad un’espansione insufficiente brevissimo/breve periodo dati finanziari - mercato finanziario e liquidità - incertezza - imminenti azioni della Banca Centrale - innovazioni nell’uso degli strumenti monetari - incertezza e pericoli di instabilità - impegno a risolvere la crisi finanziaria - stabilità del Informazioni sistema e bassa riguardanti i rischiosità principi - impegno a ispiratori della conseguire gli politica obiettivi finali monetaria: Fonte: nostra sintesi dei documenti ufficiali del Board of Governors. Queste difficoltà determinano un generale aumento del rischio percepito dagli investitori che causa un’ulteriore perdita di valore delle attività a rischio e che tende ad allargarsi anche ai soggetti e ai settori non direttamente coinvolti nella crisi. Buona parte del collaterale fornito come garanzia è infatti costituito da quelle attività il cui valore si sta riducendo e la cui la valutazione da parte del mercato sta diventando sempre più difficile. La politica monetaria, secondo gli esponenti della Fed, deve quindi mutare impostazione. In periodi di incertezza e di crisi finanziaria, le azioni della Banca Centrale devono essere rapide, decise e sufficientemente elastiche. Vengono quindi considerate ammissibili sia operazioni condotte con un’ottica di breve e brevissimo periodo che il ricorso a strumenti ad hoc. Tale mutata impostazione sconta la possibilità che il costo per la società nel suo complesso sia più alto nel caso di interventi non sufficientemente espansivi (che potrebbero lasciar precipitare la crisi) rispetto al caso opposto di interventi decisamente espansivi, i quali avrebbero invece la capacità di arrestare la crisi. In particolare, dal punto di vista sociale, una politica troppo lenta e graduale può risultare più costosa di una caratterizzata da interventi decisi e tempestivi, in grado anche di influenzare le aspettative degli operatori rispetto all’impegno che l’autorità monetaria avrebbe per risolvere la crisi stessa. Peraltro, nel caso in cui si rendessero successivamente necessarie misure correttive di segno opposto, queste potranno essere introdotte con meno pericolo una volta che la crisi sia stata risolta. Non è superfluo ritornare su questi ultimi due punti. In primis, va sottolineata l’importanza attribuita dalla Fed alla sua capacità di incidere, in condizioni eccezionali, sulle aspettative degli operatori in tempi brevi e nella direzione desiderata. E’ infatti nell’opinione della Banca Centrale USA che senza una significativa iniezione di fiducia agli investitori la crisi non potrà mai essere superata. La strategia migliore per l’autorità monetaria è quindi quella di eseguire interventi “forti”, accompagnati da dichiarazioni ufficiali riguardanti la sua determinazione a combattere quasi ad ogni costo 61 la crisi. Una politica di “non intervento” (no bail-out) – condotta con l’intento di far ricadere sugli operatori (presunti) responsabili della crisi i costi generati dalla mancanza di liquidità – rischia di diventare estremamente penalizzante per l’intero sistema economico anche per via delle conseguenze indotte dal generale deterioramento delle aspettative. In secondo luogo, la Fed sembra essere molto risoluta anche nei confronti di chi sottolinea il rischio che interventi eccessivamente espansivi possano indurre futuri atteggiamenti di moral hazard basati sulla convinzione che, comunque, la Banca Centrale sarà ancora pronta a intervenire. Anche con riferimento a questo aspetto la Fed non ha esitato a rimarcare che – una volta superata la crisi – sia possibile introdurre nuove norme che de facto limitino o addirittura impediscano l’insorgere di tali atteggiamenti3. ancora una volta un ruolo fondamentale. La Banca Centrale, che in condizioni economiche normali dà particolare rilievo alle informazioni provenienti dalle variabili legate ai suoi obiettivi finali, nei periodi di emergenza tende soprattutto a monitorare i segni del deterioramento, prima, e della ripresa, poi, del settore finanziario (liquidità, spread fra i rendimenti delle attività rischiose e quelle prive di rischio, spread sui tassi creditizi, etc.), così da essere in condizione di decidere rapidamente e informare il pubblico sui motivi e le conseguenze delle sue azioni. 2. Le cause della crisi secondo la Fed La spiegazione data dalla Fed alla crisi finanziaria è del tutto coerente con quanto già analizzato in altre parti (cfr. Capp. 1 e 3) del presente Osservatorio. Di conseguenza, qui ne viene data solo una sintesi. Secondo la Fed, sino allo scorso luglio, l’economia americana non presentava aspetti tali da destare particolari preoccupazioni. La crescita economica era ancora abbastanza solida, mentre l’inflazione – nonostante l’aumento dei prezzi delle materie prime – dava segni di flessione. La prospettiva di consenso era di una lenta e progressiva riduzione dei tassi ufficiali che, in assenza di rischi inflazionistici, avrebbe sostenuto la crescita economica, in possibile flessione anche per la contrazione del settore edilizio. In realtà la debolezza di questo settore non avrebbe eccessivamente preoccupato l’Autorità Monetaria americana se non fosse stato per l’avverso sviluppo conosciuto dal mercato dei mutui subprime che (specialmente per quelli a tasso variabile) era caratterizzato da una crescita del ritardo nei pagamenti dei debitori e da un aumento delle escussioni (foreclosures), cioè delle vendite forzate degli immobili ipotecati di proprietà di debitori morosi. E’ assolutamente scontato che l’eccezionalità degli interventi giustificata dai rischi indotti dallo scoppio della crisi non deve far perdere di vista alla Banca Centrale i suoi obiettivi finali. La politica monetaria ancorché decisamente espansiva non deve generare aspettative inflazionistiche, che aggiungerebbero ulteriore disordine e incertezza agli elementi negativi di rischio già presenti nei mercati finanziari. I mercati vanno quindi costantemente informati e avvisati che gli interventi in atto sono la conseguenza della particolare fase di emergenza (che comporta il ricorso a ciò che a tutti gli effetti è una clausola di salvaguardia) e non il risultato di una posizione permanentemente più morbida su crescita e – soprattutto – inflazione. A tal fine, le tecniche di comunicazione a disposizione della Banca Centrale giocano 3 Mentre provvedimenti penalizzanti (al limite anche giudiziari per i casi di reato) potranno essere presi nei confronti di chi ha fattivamente concorso alla creazione della crisi. 4 62 Quando i prezzi delle case hanno cominciato a flettere, i debitori si sono trovati vincolati a rispettare i contratti a condizioni subprime senza poter rinegoziare – per via del ridotto valore dell’immobile – i mutui a condizioni più favorevoli. La domanda di mutui si è così ridotta, con effetti a cascata sulla domanda di abitazioni proprio nel momento in cui i prezzi di queste erano già in calo e l’offerta veniva alimentata anche dalla vendita degli immobili escussi dalle banche. Per di più, la decisa flessione dei prezzi di alcuni immobili ha reso più conveniente (per alcune fasce di mutuatari) la rinuncia alla casa rispetto alla continuazione del pagamento del mutuo, il cui ammontare era diventato significativamente superiore al valore dell’immobile ipotecato. Il combinato disposto di questi eventi ha fatto sì che si diffondesse un timore generalizzato sull’effettivo valore del sottostante dei titoli legati ai mutui subprime, che ha portato ad una flessione dei loro prezzi. Da qui sono sorti – secondo l’interpretazione della Fed – due problemi. Il primo problema consiste nella crescente difficoltà fronteggiata dai singoli individui a raggiungere una stima del sottostante. Come ampiamente descritto nel capitolo precedente, la struttura di alcuni prodotti derivati e di alcune cartolarizzazioni era così complicata da rendere oltremodo difficile tale operazione, costringendo i singoli ad accettare ciecamente il giudizio delle società di rating. Tuttavia, in concomitanza con le crescenti difficoltà incontrate da molte famiglie ad onorare le rate dei loro mutui subprime, hanno iniziato a diffondersi dubbi sulla validità di questi rating che si sono successivamente allargati anche ai giudizi di merito espressi nei confronti di altri operatori/settori. In particolare, come ha osservato Bernanke, preoccupazioni analoghe a quelle sui subprime sono sorte tra i detentori di attività scambiate sui mercati delle altre mortgage-backed securities, scatenando una reazione negativa a catena, con un aumento dell’avversione al rischio accentuata dai timori che alla crisi finanziaria si sarebbe aggiunta anche una crisi economica. Il secondo problema riguarda invece il fatto che molte istituzioni finanziarie (in particolare fondi di investimento) avevano investito in questi titoli, anche indebitandosi; ne sono derivate massicce perdite che hanno condotto ad altri episodi di insolvenza, a un mancato rimborso dei crediti a breve loro erogati dalle banche e alla domanda di rinnovo di crediti. E questo proprio mentre il valore delle garanzie costituite da questi titoli si stava assottigliando, così che molti possessori sono stati costretti ad aumentare ulteriormente le vendite, con un rafforzamento dell’effetto depressivo sul prezzo. Il risultato ultimo – come già discusso nel capitolo precedente – è stato che le stesse banche, oltre a subire in molti casi ingenti perdite sui titoli in portafoglio, si sono viste costrette a concedere prestiti ai vari istituti finanziari (in primis structural investment vehicle), con l’effetto di veder prosciugata la loro liquidità (oltre che veder peggiorati i loro ratios patrimoniali). D’altra parte, il pericolo di insolvenze e l’incertezza sulla situazione del sistema finanziario consigliavano di trattenere presso di sé a scopo precauzionale la loro liquidità. Ciò ha determinato il crollo delle transazioni nel mercato monetario, con la conseguenza che la Fed (e anche altre banche centrali) ha dovuto intervenire con massicce iniezioni di liquidità. 18 spesso adattati o innovati ad hoc alla situazione contingente, in coerenza col principio, anche pubblicamente ricordato da alcuni membri del Board, che “ogni crisi finanziaria è una particolare crisi finanziaria”.1 Gli interventi della Fed nel 2008 hanno comunque seguito la falsariga di quelli del 2007, e sono sostanzialmente costituiti in: - massicce immissioni di liquidità (rese possibili dall’introduzione a dicembre delle TAF” (Term Auction Facility) ad ampliamento delle attività ammesse come collaterals nelle operazioni di sconto; - cooperazione con altre banche centrali per fornire liquidità al sistema (per la prima volta attivata il 12 dicembre 2007); - riduzione dei tassi ufficiali (e del differenziale tra tasso di sconto e tasso target dei Federal Funds); - interventi ad hoc per affrontare particolari episodi (quello di Bear Sterns) e introduzione di nuove linee di liquidità per il sistema; - massiccia diffusione di informazioni sulle intenzioni della Banca Centrale (enfasi sulla 2. Continua la risposta della Fed alla crisi dei mutui subprime: 2007 e 5.prima L’evoluzione parte deldella 2008liquidità e la politica monetaria della Fed La politica adottata dalla Fed nei primi mesi di quest’anno è stata pesantemente condizionata dalla crisi finanziaria e di liquidità innescata dalle difficoltà nel settore di mutui subprime. Questa crisi, esplosa nell’agosto dello scorso anno, e solo ora è in fase di parziale superamento, ha portato la Fed ad adottare una politica di emergenza volta soprattutto a contrastare la scarsa liquidità dei mercati e a ricostituire la fiducia degli operatori e degli investitori a parziale discapito della potenziale stabilità dei prezzi. La minaccia di una crisi finanziaria che, come nel periodo della grande depressione, avrebbe potuto generare una pericolosissima restrizione del credito, ha convinto la Fed che la stabilità dei mercati finanziari fosse prioritaria rispetto agli altri suoi due obiettivi istituzionali, e in particolare quello inflazionistico. La Banca Centrale Americana ha infatti deciso che anche la crescita economica, in flessione dall’ultimo trimestre dell’anno, fosse un obiettivo da perseguire parallelamente alla sua attività a favore della stabilità finanziaria. Un eccessivo peggioramento delle aspettative del pubblico sulla crescita economica avrebbe potuto vanificare gli sforzi per ridare fiducia ai mercati finanziari. Ha così deciso di contrastare il pericolo recessivo con una rapida e massiccia riduzione dei tassi che, per altro, ha anche contribuito, almeno parzialmente, a frenare la crisi del settore immobiliare che è all’origine dei problemi legati ai mutui subprime. Come già accennato nello scorso numero dell’Osservatorio, durante gli ultimi mesi la Fed si è avvalsa di un ventaglio di strumenti di politica monetaria più ampio dell’usuale, di cui gran parte dedicati a ristabilire le condizioni di stabilità e liquidità nei mercati finanziari, e 1 A livello accademico molti studiosi sono rimasti colpiti dall’inutilità delle più note teorie sul comportamento delle banche centrali nello spiegare il comportamento della Fed di questi ultimi mesi (Taylor rule, incoerenza temporale, etc.). Il problema è che la validità di queste teorie è legata a un mondo “astratto” di “normalità” dei mercati finanziari che, come tale, è del tutto lontano dalla particolare situazione di emergenza che la Fed “qui e ora” si è trovata ad affrontare. Il fatto che alcuni studiosi abbiano censurato diversi provvedimenti della Fed in base al principio (ineccepibile dal punto di vista teorico) che tali provvedimenti potrebbero rivelarsi inflazionistici o incentivare atteggiamenti di azzardo morale da parte degli intermediari, dimostra come costoro rifiutino per principio la stessa idea di potersi allontanare dalla verità “assoluta” della teoria e dalle sue implicazioni. Secondo P. Feyerabend, uno dei più noti filosofi della scienza, chi assume questo comportamento pretende di “adattare” il mondo alle prescrizioni della teoria in cui crede piuttosto che le prescrizioni della teoria alle necessità del mondo. 6 19 situazione di crisi e impegno da parte della Fed di contrastarla, particolare pubblicità alle decisioni sulle immissioni di liquidità, maggiore diffusione dei dati sullo sviluppo dell’economia e indicazione dei motivi alla base dei diversi provvedimenti di politica monetaria); - interventi a favore dei mutuatari e informative per i debitori in difficoltà; - diffusione delle iniziative da intraprendere per evitare che nel futuro possa ripresentarsi un fenomeno simile alla crisi finanziaria attraversata dall’economia americana. La carenza di liquidità. I problemi di liquidità attraversati dal mercato monetario USA sono ben visibili dall’evoluzione del differenziale tra il Libor e l’OIS (overnight interest swaps), che la stessa Fed usa come “misura” dell’impatto della carenza di liquidità e del rischio di insolvenza nel mercato monetario (FIG. 6). FIG. 6: Il differenziale Libor-OIS 1.2 1.0 1.2 1 mese 3 mesi 1.0 0.8 0.8 0.6 0.6 0.4 0.4 0.2 0.2 0.0 2007 2008 0.0 Fonte: BBA e Reuters. Data la differente ora di contrattazione, per omogeneità l’OIS si riferisce al giorno precedente. Il differenziale, molto modesto sino al luglio dello scorso anno, è poi letteralmente esploso a partire dall’8 agosto, con punte elevatissime a settembre e dicembre e, per quanto riguarda il 2008, a metà marzo e a cavallo tra aprile e maggio, e solo di recente ha subito (almeno per la scadenza a 1 mese) un significativo ridimensionamento. Per quanto riguarda l’anno in corso, l’episodio più drammatico rimane comunque quello di marzo relativo a Bear Sterns, anche se qualche giorno dopo, grazie ai massicci interventi della Fed, il differenziale Euribor-OIS si è temporaneamente ridimensionato. Verso metà marzo, Bear Sterns, una delle principali banche d’affari americane, giudicata fino a qualche tempo prima tra le più affidabili, è entrata improvvisamente in crisi non riuscendo più a raccogliere la liquidità a breve che tradizionalmente usava per finanziare una significativa quota delle sue attività. In assenza di fonti di finanziamento alternative, la banca sarebbe così diventata insolvente, ma un suo fallimento avrebbe costretto i creditori a disfarsi delle attività che avevano ricevuto in garanzia. Ciò avrebbe determinato un’ulteriore forte pressione al ribasso sui prezzi di tali attività che già stavano calando anche a causa dell’illiquidità dei mercati che, a sua volta, aveva determinato la crisi del finanziamento monetario della banca d’affari. I creditori di Bear Sterns avrebbero così subito forti perdite e sarebbero entrati a loro volta in crisi di liquidità, con un pericolosissimo effetto a catena sugli altri istituti e sui primary dealers. Le preoccupazioni che sarebbero sorte tra gli investitori avrebbero potuto coinvolgere l’intero sistema finanziario e sia la crisi di liquidità che la caduta dei prezzi sarebbero diventati universali. In queste condizioni critiche i membri del Board della Fed, all’unanimità, hanno deciso di agire prontamente, anche utilizzando misure piuttosto atipiche, ma giustificate dallo stato di necessità e di allarme in cui era entrato il sistema 20 finanziario. Messa da parte ogni perplessità sul rischio morale che il suo intervento potrebbe determinare in futuro sulle altre banche, la Fed ha deciso di utilizzare i suoi poteri di emergenza sulla creazione di liquidità (non avveniva più dal 1960)2 per salvare Bear Sterns dal fallimento, le cui azioni JPMorgan Chase and Co. si dichiarava disposta ad acquistare al prezzo di due dollari l’una (contro una quotazione di 30 dollari di appena qualche giorno prima). Il 14 marzo il Board approvava così all’unanimità l’accordo annunciato da JPMorgan Chase e Bear Sterns, e il 16 ufficializzava l’accordo di finanziamento. Per sostenere l’operazione, in connessione all’acquisizione di Bear Sterns da parte dalla Chase, la Fed di New York erogava un prestito di 29 miliardi di dollari a scadenza decennale3 che, insieme a un altro miliardo fornito dalla stessa Chase, andava a finanziare una Delaware limited liability company (“LLC”), costituita appositamente allo scopo di detenere le attività di Bear Sterns. Il prestito della Fed veniva garantito da un portafoglio di Bear Sterns del valore di 30 miliardi di dollari: se però nella liquidazione del portafoglio gestita dalla LLC dovessero emergere delle perdite, il primo miliardo di perdite sarebbe a carico della Chase, ma tutto il rimanente a carico della Fed di New York. Questa operazione è stata criticata da molti economisti ed esperti come intrusione indebita nel libero mercato e come incentivo agli altri grossi intermediari creditizi a trascurare la solidità dei loro bilanci in previsione di altri salvataggi da parte della Fed. Altri economisti invece hanno salutato questo intervento come un’azione costosa, ma necessaria stante la situazione di precarietà dei mercati monetari e finanziari. In ogni caso gli interventi per contrastare la penuria di liquidità nei mercati non si sono limitati a questo. Lo stesso il 16 marzo la Fed attivava un nuovo strumento, detto PDCF (Primary Dealer Credit Facility) volto ad agevolare i finanziamenti dei primary dealers ai mercati. Si tratta di una particolare lending facility creata dalla Federal Reserve Bank di New York – simile a una discount window – dove i primary dealers possono rifornirsi di liquidità. La Fed ha stabilito che questo strumento rimarrà attivo per almeno sei mesi e che il costo dei finanziamenti (di durata 2 Si tratta di quanto stabilito nella sezione 13(3) del Federal Reserve Act. In data domenica 16 marzo il Board ha autorizzato la Fed di New York a erogare un prestito ad hoc e seguire quanto prescritto in tale sezione 13(3): In unusual and exigent circumstances, the Board of Governors of the Federal Reserve System, by the affirmative vote of not less than five members, may authorize any Federal reserve bank, during such periods as the said board may determine, at rates established in accordance with the provisions of section 14, subdivision (d), of this Act, to discount for any individual, partnership, or corporation, notes, drafts, and bills of exchange when such notes, drafts, and bills of exchange are indorsed or otherwise secured to the satisfaction of the Federal Reserve bank: Provided, That before discounting any such note, draft, or bill of exchange for an individual, partnership, or corporation the Federal reserve bank shall obtain evidence that such individual, partnership, or corporation is unable to secure adequate credit accommodations from other banking institutions. All such discounts for individuals, partnerships, or corporations shall be subject to such limitations, restrictions, and regulations as the Board of Governors of the Federal Reserve System may prescribe (si veda: http://www.frbdiscountwindow. org/FederalReserveAct .html#13) 3 Il prestito è comunque rinnovabile a discrezione della Fed. Il tasso è variabile e corrispondente al tasso di sconto “primary”; il rimborso del prestito comincerà fra due anni. Si veda per es.: http://www. newyorkfed.org/newsevents/news/markets/2008/rp08 0324b.html 8 21 overnight), collateralizzabili con un ampio spettro di attività, è pari al tasso di sconto applicato alle banche considerate solide (primary credit rate), il quale, nella stessa riunione veniva per l’occasione abbassato di 25 punti base. A parte questo, l’11 marzo era già stato annunciato un intervento congiunto con altre banche centrali per fornire liquidità ai mercati, cui ne seguiva un altro il 2 maggio. Un importante strumento cui la Fed ha fatto massicciamente ricorso per fornire regolarmente liquidità al sistema creditizio sono state le TAF (Term Auction Facility) quindicinali e di durata 28 giorni, introdotte per la prima volta a dicembre 2007 (FIG. 7). FIG. 7: Differenziale Libor-OIS a 1 mese, importi delle TAF Bid/Cover ratio alle aste .9 4.8 .8 4.6 .7 4.4 .6 4.2 .5 4.0 .4 3.8 .3 3.6 .2 3.4 Libor 1m - OIS (scala a s.) offerta TAF quindicinale (in log) Bid/Cover ratio (in log) .1 3.2 3.0 .0 Jan Feb Mar Apr May Jun Fonte: BBA, Reuters e Fed. Data la differente ora di contrattazione, per omogeneità l’OIS si riferisce al giorno precedente. L’offerta si riferisce al giorno della prima comunicazione. All’inizio l’offerta era di 30 miliardi di dollari, poi, il 7 marzo, l’importo è stato aumentato a 50 miliardi e, infine, il 2 maggio a 75. Come si rileva facilmente dalla figura, gli importi annunciati di mese in mese per le successive operazioni sono stati aumentati in relazione allo spread tra il Libor e l’OIS, cioè all’aumentare delle tensioni del mercato monetario. Il risultato è stato che il rapporto (in sede d’aste) fra domanda complessiva e importo offerto (e assegnato) dalla Fed, che risultava molto elevato fino ad aprile (con una punta di 2,27 il 25 febbraio) è in seguito diminuito ad a un valore attorno all’1,20, indice di una certa normalità nelle condizioni di liquidità del sistema. In ogni caso l’insieme di queste operazioni sulla liquidità, sommate agli annunci e alle promesse della Fed di voler contrastare con decisione la crisi e alle numerose riduzioni dei tassi ufficiali, ha effettivamente dato un po’ di fiducia e contribuito a una certo miglioramento delle condizioni di liquidità del mercato monetario, anche se non si sono ancora ripristinate le condizioni di stabilità precedenti l’agosto dello scorso anno. Nel primo trimestre del 2008 i 50 maggiori gruppi di banche hanno finalmente migliorato le loro performance: gli utili, dedotte tutte le perdite, sono stati di circa 10 miliardi di dollari, ben al di sotto dei 36,5 miliardi del primo trimestre del 2007, ma comunque molto superiori al risultato fortemente negativo del trimestre precedente. Nonostante questo, però, in un anno i loro nonperforming assets sono più che raddoppiati e a marzo la loro quota risulta la più alta dal 2002, e le previsioni sono di ulteriori peggioramenti. I 50 maggiori gruppi continuano a darsi da fare per migliorare la loro posizione di liquidità e molti di loro hanno rimesso in bilancio attività in precedenza cartolarizzate o comunque riportate fuori bilancio. Ciò ha obbligato le banche a modificare la loro strategia di funding con un incremento delle pressioni nel mercato monetario. La dimensione e la rilevanza delle diverse fonti di finanziamento da parte della Fed è messa in evidenza nella FIG. 8. 22 un breve lasso di tempo, può quindi ridurre a sua discrezione la stessa liquidità. Il collaterale è utilizzato soprattutto come strumento per avviare i finanziamenti più che come vera e propria garanzia e pertanto in questo frangente la loro qualità non è determinante come potrebbe apparire. La Fed ha inoltre sempre sottolineato come gran parte dei suoi massicci interventi e la diminuzione degli standard del collaterale vadano considerati interventi provvisori dovuti alla gravità della situazione, che progressivamente saranno modificati. Infine, non c’è stato alcun significativo aumento della base monetaria (TAB. 6): i finanziamenti della Fed hanno sostanzialmente colmato il vuoto della caduta delle nonborrowed reserves delle banche. FIG. 8: Andamento delle diverse componenti dei finanziamenti da parte della Fed Fonte: Fed. Le aree del grafico, che rappresentano gli stocks delle diverse componenti mostrano come l’immissione di liquidità da parte della Banca Centrale sia stata crescente e di un ammontare assolutamente eccezionale. La voce principale corrisponde di gran lunga al “Term Action Credit, MSA”, in gran parte costituite dalla TAF (Terms Auction Facilities). Tra gli altri finanziamenti risultano rilevanti solo gli sconti “primary” e, specialmente ad aprile, i “Primary Dealer Credit Facilities”, un’innovazione introdotta nel marzo di quest’anno. Le preoccupazioni avanzate da alcuni sul fatto che la Fed ammetta come collaterale delle sue operazioni di finanziamento anche titoli di dubbia affidabilità e liquidità (come i titoli legati ai subprime, etc.), e che questa liquidità possa avere prima o poi effetti inflazionistici è però eccessiva. A parere di chi scrive tale preoccupazione è il frutto di pregiudizi e ragionamenti eccessivamente legati alla teoria economica tradizionale. Si tratta infatti, in gran parte (es. per le TAF), di operazioni a scadenza non superiore al mese il cui ammontare è di volta in volta deciso dalla stessa Banca che, in TAB. 6: Finaziamenti della FED e base monetaria complessiva data Riserve bancarie Totale Nonborrowed Giu 2007 43607 Lug 41783 Ago 44870 Set 42698 Ott 42537 Nov 42679 Dic 42599 Gen 2008 41786 Feb 42579 Mar 44033 Apr 43473 Mag 44034 Giu 43772 Fonte: Fed. 43420 41521 43895 41132 42283 42313 27169 -3874 -17578 -50490 -91937 -111746 -130349 Finanz. dalla Fed 188 262 975 1566 254 365 15431 45659 60158 94524 135409 155780 174122 Totale base monet. 820080 821336 824451 821885 824742 825673 823387 821160 822450 827183 824761 826676 830809 La gestione dei tassi negli USA e le aspettative del mercato. Anche nei primi mesi del 2008 la Fed ha introdotto significative riduzioni nei tassi ufficiali. In particolare, il rendimento target dei 10 23 Fed-Funds è stato abbassato quattro volte ed ora si trova al 2% contro il 5,25% di un anno fa. Di queste riduzioni, due sono state di 75 punti base (FIG. 9). Le ragioni di questa politica così aggressiva vanno ricercate nel sovrapporsi della crisi finanziaria sulla fase depressiva in cui è entrata l’economia americana. La Banca Centrale ha ritenuto essenziale non aggiungere sfiducia sulla crescita economica alla gravissima sfiducia già presente nei mercati finanziari e alla minore offerta di credito alle famiglie e alle imprese. Ha quindi deciso di abbassare i tassi per rendere meno costosi i finanziamenti sia per gli intermediari con problemi di liquidità (non solo il rendimento target è stato abbassato, ma anche il differenziale tra il tasso di sconto e i FedFunds), sia per le famiglie e le imprese. La Banca ha così inteso riaffermare la sua determinazione a combattere la crisi finanziaria e soprattutto a frenare le aspettative sempre più pessimiste sul futuro andamento del settore reale. FIG. 9: Target Fed-fund e OIS 5.5 5.0 4.5 4.0 3.5 3.0 tasso target suiFed-fund 2.5 2.0 OIS a 1m OIS a 3m OIS a 6m 1.5 Jun Jul Aug Sep Oct Nov Dec Jan Feb Mar Apr May Fonte: Reuters e Fed. Le decisioni del FOMC sul tasso sono state, come di routine, accompagnate da un breve commento sull’economia, da cui risulta che le decisioni sui tassi sono sempre state prese in relazione ai rischi verso il basso della crescita. Fino a marzo, inoltre, la Fed ha sempre sottolineato come questi rischi continuassero a rimanere (“however, downside risks to growth remain”). E’ solo ad aprile che, con l’ultima decisione di ridurre ulteriormente il target FedFund dal 2,25 al 2% (per altro approvata con 2 voti contrari su 10), il FOMC è apparso più ottimistico non avendo più parlato di ulteriore indebolimento delle prospettive di crescita e anzi sottolineando le potenziali conseguenze positive delle iniziative intraprese (“The substantial easing of monetary policy to date, combined with ongoing measures to foster market liquidity, should help to promote moderate growth over time and to mitigate risks to economic activity”). Ciò è coerente col contenuto del recente discorso di Bernanke del 9 giugno 2008. Secondo il Presidente, il rischio che l’economia vada imboccando un sentiero in continua discesa è diminuito. Bernanke ha comunque nuovamente sottolineato che uno dei mezzi più efficaci per ridurre i rischi sulla crescita è favorire il ritorno alla normalità nei mercati finanziari: a questo riguardo, ha ribadito Bernanke, molte azioni sono già state intraprese. Per quanto riguarda l’inflazione, recentemente salita anche per l’incremento dei prezzi delle materie prime, il FOMC è determinato a combattere il sorgere di eccessive aspettative inflazionistiche che sarebbe destabilizzante per la crescita e alimenterebbe la futura inflazione. La minor enfasi conferita ai pericoli per la crescita economica in queste e altre comunicazioni ha già avuto qualche effetto sulle aspettative sui tassi del mercato monetario (FIG. 10) che si sono spostate verso l’alto, specialmente per l’orizzonte a 3-6 mesi. 24 Dall’ultima riduzione del tasso target dei FedFunds del 30 aprile, le aspettative risultano così contrassegnate da stabilità per gli orizzonti a breve, mentre per i 3-6 mesi successivi sembrerebbe che il mercato si attenda come possibile un ritocco verso l’alto del tasso ufficiale. Qualche importante informazione in merito si avrà comunque dopo la riunione del FOMC del 25 giugno. fenomeno di flight to quality, che aveva favorito la riduzione del rendimento dei titoli di Stato, si sia arrestato. FIG. 11: Target Fed-fund e tassi a 3 e 10 anni 6 5 4 FIG. 10: Target Fed-fund e aspettative (tassi impliciti OIS) 3 2.3 2.2 2 2.1 1 target Fed-funds Treasury bonds 3a Tresury bonds 10a Swaps 3a Swaps 10a Jun Jul Aug Sep Oct Nov Dec Jan Feb Mar Apr May 2.0 Fonte: Fed. 1.9 tasso target sui Fed-fund OIS 1m tasso implicito 1-3 mesi OIS tasso implicito 3-6 mesi OIS 1.8 Anche i movimenti dei rendimenti del mercato monetario soggetto a rischio di liquidità e di insolvenza (Libor) hanno, come l’OIS, risentito del forte ribasso dei tassi ufficiali, ma il loro andamento è stato influenzato dalle condizioni contingenti dei mercati (FIG. 12): dal grafico emergono infatti delle controtendenze rispetto al tasso ufficiale che contrassegnano i periodi di maggior crisi. Nell’ultimo periodo, comunque, i rendimenti del Libor sono risultati abbastanza stabili. Questo andamento, che li discosta da quello in aumento degli OIS, è la conseguenza del combinarsi del movimento verso l’alto delle aspettative sui tassi con la diminuzione del premio per il rischio che ha fatto seguito ai forti interventi della Banca Centrale statunitense. 1.7 Apr May June Fonte: Reuters, Fed e nostra elaborazione. La recente tendenza al rialzo è ancor più manifesta qualora si consideri l’andamento dei tassi a scadenza triennale e, pur se meno accentuata, dei decennali (FIG. 11). Da giugno 2007 a marzo 2008 sia i tassi a 3 che a 10 anni si sono mossi su un trend discendente, più accentuato per i tassi a 3 anni. A partire da metà marzo i tassi hanno cominciato a salire, in parte per l’esaurirsi delle aspettative al ribasso sul tasso ufficiale, in parte per una visione meno pessimistica sul futuro dell’economia americana, associate ad un aumento delle aspettative inflazionistiche. In ogni caso il rendimento degli swaps risulta sempre superiore a quello dei Treasury Bonds, ma il differenziale non si è allargato: sembra quindi che il 6. Gli interventi a favore dei mutuatari La Fed ha progressivamente chiarito le sue linee di intervento a favore dei mutuatari che hanno scopo di ridurre le morosità dei debitori e le 12 25 escussioni degli immobili da parte dei creditori. In effetti la condizione del mercato dei mutui non è affatto soddisfacente: a gennaio 2008 il 40% circa dei mutui subprime a tasso variabile era moroso da almeno tre mesi, il doppio di 12 mesi prima. Prendendo in esame il complesso dei mutui, e non solo i subprime, si stima che nel 2007 siano state iniziate 1,5 milioni di pratiche di escussioni, il 53% in più del 2006, e le previsioni sono di un ulteriore aumento nel corso del 2008. FIG. 12: Target Fed-fund e Libor 6 5 4 3 target Fed-funds Libor 1m Libor 3m Libor 6m 2 1 Jun Jul Aug Sep Oct Nov Dec Jan Feb Mar Apr May Fonte: BBA e Fed. Secondo la Fed, sia le more che le escussioni rappresentano esperienze traumatiche per le famiglie che andrebbero il più possibile evitate. D’altra parte, come il governatore Kroszner ha spesso sottolineato, la diminuzione del valore delle case (e quindi delle garanzie ipotecarie) rende difficile o addirittura impossibile a molti proprietari in difficoltà di rinegoziare i loro mutui a condizioni più vantaggiose, nonostante la significativa discesa dei tassi d’interesse. La proposta è quindi di adottare nuove misure a favore dei debitori in difficoltà adeguandole alla particolare situazione che si sta manifestando negli USA. L’idea alla base di tutti gli interventi che sono stati suggeriti non solo dalla Fed, ma anche da politici, consulenti, associazioni di categoria, che, comunque, il costo delle escussioni sia alto per tutte le parti coinvolte. A questo scopo già la NeighborWorks America e la Homeownership Preservation Foundation stanno offrendo i loro servizi di consulenza finanziaria, anche telefonica, attraverso la Homeowner HOPE Hotline per aiutare i mutuatari in difficoltà ad evitare le escussioni. A sua volta, la Hope Now Alliance, una coalizione nazionale di imprese sponsorizzate dal governo (tra cui associazioni di agenzie immobiliari, consulenza di servizi ipotecari), si è attivata, con l’appoggio del Treasury Department, per aiutare i debitori in difficoltà e in particolare quelli che stanno cercando di rinegoziare il tasso d’interesse approfittando della riduzione dei tassi a breve operata dalla Fed. La FHA (Federal Housing Administration) sta così fornendo copertura assicurativa su diversi prodotti ipotecari, sia a tasso fisso che variabile, che può essere usata per rifinanziare i debiti dei mutuatari che rispettino certi particolari criteri (per esempio, i mutuatari diventati morosi per il forte aumento del tasso d’interesse contrattuale successivo al periodo iniziale di favore e con un valore dell’immobile abbastanza alto possono rifinanziarsi con un nuovo mutuo con copertura assicurativa della FHA). La stessa Fed si è messa in contatto con istituzioni finanziarie e associazioni locali (come comunità, agenzie di consulenza, etc.) per identificare dove sono più concentrate le escussioni e far sì che questi enti possano dirigere i loro sforzi soprattutto nelle zone più bisognose. Le comunità locali stanno anche studiando come affrontare le conseguenze delle escussioni già eseguite, quali la diminuzione del valore delle altre abitazioni (per l’aumento dell’offerta), etc. A questo scopo la Fed è entrata 26 in partenariato con la NeighborWorks America a favore delle zone dove vi sono molte case libere (in seguito alle escussioni), così da utilizzarle per fornire appartamenti in affitto a condizioni favorevoli e/o di offrire nuove opportunità di acquisto di abitazioni a comunità a basso reddito. Oltre a questi interventi viene poi suggerita ai creditori tutta una serie di strategie di lossmitigation per ridurre, ove possibile, il ricorso alle escussioni nei confronti di mutuatari che, non riuscendo ad ottenere un nuovo finanziamento a condizioni più favorevoli di quello in essere, diventano morosi. A tale proposito la Fed, in collaborazione con altri enti e banche, ha edito anche una guida su come condurre le rinegoziazioni. Come già accennato all’inizio, il costo delle escussioni è infatti particolarmente elevato anche per l’erogatore del mutuo. Vi sono infatti da calcolare: (a) la perdita degli interessi in mora; (b) i costi fiscali legali e amministrativi; (c) le commissioni da pagare alle agenzie immobiliari per rimettere l’immobile sul mercato. A questi vanno poi aggiunte (d) tutte le spese di manutenzione per mantenere l’immobile in buono stato prima della vendita. Si consideri poi che, a causa della crisi del mercato immobiliare, il valore dell’immobile può essere diventato talmente basso da non compensare nemmeno il prestito erogato anche non considerando tutte queste spese. Se a questo si aggiunge che per concludersi il processo richiede normalmente da alcuni mesi a un anno e mezzo - e che, a causa dell’aumento delle escussioni la durata sta aumentando - non desta meraviglia il fatto che il governatore Kroszner abbia rivelato che nel corso dell’ultimo trimestre del 2007 le perdite complessive per l’erogatore di un mutuo subprime che proceda all’escussione dell’abitazione di un mutuatario moroso sia dell’ordine del 50% della somma erogata! Non è quindi improbabile che il valore attuale di un contratto di mutuo rinegoziato in base a una strategia di loss-mitigation superi quello che il finanziatore ricaverebbe da un’escussione. La misura sinora più usata consiste nell’adozione di un nuovo piano di ammortamento del prestito, spesso con una dilazione per le rate in mora eventualmente posposte alla regolare scadenza del contratto. Ultimamente, però, questa misura non sembra più dare buoni risultati perché la percentuale di coloro che continuano a non pagare le loro rate, pur avendo ottenuto una dilazione, resta molto elevata. Si sta così diffondendo la pratica di rinegoziare l’interesse e/o di allungare il periodo di ammortamento per ridurre il costo del prestito e/o la rata periodica a carico del mutuatario. Ancora non molto diffuso (e da monitorare attentamente per evitare atteggiamenti “strategico-opportunistici” da parte dei debitori) è uno sconto sull’importo da rimborsare che, in questo periodo di bassi prezzi degli immobili, potrebbe diventare conveniente per incentivare un mutuatario (il cui valore del mutuo superi quello della casa) a continuare a pagare piuttosto di lasciarsi portar via l’abitazione e disfarsi del debito. La Fed mette comunque in guardia gli intermediari a non concedere facilitazioni a coloro che sono in grado di far fronte ai termini del loro contratto. Un suggerimento è per esempio quello di limitare le rinegoziazioni a coloro che hanno un elevato rapporto rata/reddito o il cui valore dell’immobile sia molto diminuito. Altre alternative potrebbero essere, secondo la Fed, l’introduzione di una particolare commissione a carico del mutuatario rinegoziante da pagare però alla scadenza del nuovo contratto, oppure far accompagnare la 14 27 rinegoziazione alla sottoscrizione del mutuatario di un contratto in cui si prevede la cessione al creditore o allo stato di una quota dell’eventuale futuro aumento del valore dell’immobile, etc. 7. Gli interventi regolatori sugli intermediari Il compianto governatore Gramlich, autore di un libro sui mutui subprime dal profetico titolo “Subprime Mortgages – America’s Latest Boom and Bust”4 pubblicato proprio un anno fa, cioè prima della crisi, si dimostrava molto preoccupato di quanto stava accadendo: se da un lato guardava con favore al settore dei mutui subprime e alle cartolarizzazioni che avevano consentito a molti americani di diventare proprietari delle loro case, dall’altro stigmatizzava il decadimento progressivo degli standard creditizi e le pratiche di predatory lending sostenendo che, prima o poi, sarebbe arrivato il disastro. In particolare suggeriva di proibire certe pratiche e di introdurre una regolamentazione più rigida (anche se probabilmente era già troppo tardi per evitare una crisi) sull’attività degli intermediari, sia lenders che brokers. Il fatto che solo il 20% degli intermediari fosse soggetto alla regolamentazione cui sono sottoposte le banche commerciali e gli istituti assimilati, e che il 51% fosse praticamente libero da ogni vincolo era, nella visione di Gramlich, scandaloso: la normativa e i controlli andavano estesi all’intero settore e a tutti gli intermediari. Gramlich, che da anni predicava sempre le stesse cose, non fu mai ascoltato e, a causa delle sue “bizzarre” preoccupazioni, anche un po’ emarginato. Le settimane successive gli hanno dato però ragione e la Fed, anche con la collaborazione di altri enti, sta studiando tutta una 4 E.M.Gramlich, (2007), Subprime Mortgages – America’s Latest Boom and Bust, The Urban Institute Press, Washington , DC. serie di indicazioni sul “comportamento corretto” che gli intermediari e gli altri soggetti operanti nei mercati finanziari-creditizi dovrebbero seguire. Sta anche lavorando a nuove regolamentazioni (in particolare a favore di chi accede al credito) che saranno approvate e rese note nel prossimo luglio. L’analisi della Fed e di altri enti che si sono interessati alla crisi dei mutui subprime ha infatti rilevato tutta una serie di errori nel comportamento degli operatori che, aggiunta alla caduta dei prezzi del mercato immobiliare, ha innescato la crisi finanziaria. L’obiettivo è quello di impedire che in futuro possano ripresentarsi fenomeni analoghi, e che l’attuale politica di emergenza della Banca Centrale, molto interventista, invasiva e permissiva, venga interpretata come una promessa di nuovi eventuali aiuti in caso di future difficoltà, col pericolo che si generino fenomeni di azzardo morale. Secondo chi ha analizzato la crisi, il primo anello debole della catena è la caduta degli standard con cui gli originators (gli erogatori dei mutui) concedevano i loro prestiti. In parte questa è stata la conseguenza del fatto che la cartolarizzazione ha spesso reso i ricavi degli originators più legati ai “volumi” dei crediti erogati e ceduti ai “veicoli” e ai packagers che alla loro “qualità”. Convinzione diffusa era che, comunque, questi crediti, una volta ceduti non costituissero più un rischio per gli erogatori e che quindi, per loro, non fosse poi così importante verificarne l’effettiva qualità. Questo problema, poco rilevante finché il prezzo delle case è stato in continua ascesa, ha manifestato tutta la sua negatività nella nuova fase di crisi del mercato immobiliare. Il credito concesso a molti debitori di bassa qualità è infatti andato in mora contribuendo in maniera decisiva alla crisi finanziaria iniziatasi nell’agosto 2007. 28 A questo primo fattore di crisi, secondo le analisi condotte in proposito, se ne sono aggiunte altre come: - Insufficiente attenzione da parte degli investitori nel valutare i rischi degli strumenti creditizi strutturati, in parte conseguente a un’eccessiva fiducia nella capacità segnaletica del rating, in parte per la complicazione “tecnica” di alcuni strumenti. In realtà le procedure di determinazione del rating si sono spesso dimostrate inadeguate e i successivi downgrades hanno di fatto minato la fiducia degli investitori, con l’effetto di ridurre drasticamente i loro acquisti e di incentivare le vendite delle attività già in portafoglio. - Gestione del rischio poco efficiente in molte grandi istituzioni finanziarie. Per esempio è risultato che molti intermediari non avevano ben misurato la loro esposizione complessiva alla crisi perché ne avevano sottovalutato l’impatto su diverse importanti linee della loro attività. Sono stati così sottovalutati i rischi delle voci fuori bilancio, dei prestiti agli investitori in titoli cartolarizzati, delle perdite di valore dei collaterali. Sono inoltre state sottovalutate le pressioni sulla liquidità, poi emerse a livello di sistema quando ci si è trovati nell’impossibilità di cedere i crediti e/o vendere le attività cartolarizzate, o anche di far rientrare la loro clientela in difficoltà. Per evitare che quanto avvenuto possa ripresentarsi nel futuro, la Fed sta avanzando tutta una serie di suggerimenti, tra cui i principali sono i seguenti. 1. Maggior vigilanza pubblica sull’attività creditizia degli originators (indipendentemente dal fatto che siano banche o no). Le misure che sta prendendo la Fed riguardano infatti forme di protezione per i mutui a costo elevato e miglioramenti da introdurre con riferimento ai criteri di valutazione della capacità di rimborso dei mutuatari (compresa la verifica delle attività e del reddito dei richiedenti prestiti). In particolare la Fed vuole rafforzare le regole di protezione dei consumatori e prescrivere un miglioramento dell’informativa. Tra queste: (a) restrizione sulle penalità di anticipata estinzione del mutuo; (b) restrizione delle erogazioni e/o penalità in presenza di insufficiente documentazione da parte del mutuatario; (c) corretta valutazione della capacità di rimborso del richiedente in mancanza della quale il credito non può essere erogato; (d) trasparenza nella pubblicità sull’offerta di mutui e le loro condizioni con proibizione di patteggiare incrementi eccessivi di tassi allo scadere del periodo iniziale a condizioni di favore; (e) criteri più stringenti nell’autorizzazione all’attività dei brockers e sulla determinazione dei loro compensi; (f) obbligo di aprire appositi conti (escrow accounts) per i versamenti effettuati dai mutuatari relativi alle imposte patrimoniali e alla loro assicurazione personale. 2. Maggior attenzione da parte delle agenzie di rating quando assegnano i loro giudizi di merito, in particolare quando si riferiscono a strumenti finanziari molto complessi. 3. Limitazione dell’emissione di attività e derivati (in particolare sul credito e strutturati) così complicati da rendere di fatto impossibile una valutazione autonoma del sottostante da parte dell’acquirente. In alternativa, chi li acquista deve rendersi conto che potrebbe trattarsi di “spazzatura”, indipendentemente dal loro eventuale rating. 4. Miglioramento delle modalità di gestione del rischio. Gli intermediari devono saper meglio valutare la loro esposizione complessiva e tener conto che, in caso di crisi generalizzata, 16 29 le diverse forme di rischio tendono a diventare molto correlate fra loro. Occorre quindi una maggior centralizzazione della gestione del rischio e adottare tutta una pluralità di indicatori sia quantitativi che qualitativi (il VaR da solo non basta). 5. Introduzione di una più attenta gestione del rischio di liquidità, sia di breve che di lungo periodo. Durante i periodi di stress gli shock di liquidità possono diventare correlati fra loro e i problemi di liquidità dei soggetti finanziati (come i “veicoli” nell’ultima crisi) possono portare a problemi di liquidità ai finanziatori anche tramite le voci fuori bilancio. E’ inoltre importante che l’intermediario stabilisca le relazioni tra i problemi di liquidità e i problemi di congruità del capitale. Anche se le condizioni di liquidità sono migliorate nell’ultimo periodo, è necessario che gli intermediari si avvalgano di stress test per mantenere un robusto ammortizzatore di liquidità. 6. Incoraggiare le istituzioni creditizie a raccogliere capitale, in parte per rafforzare la loro struttura finanziaria, in parte per essere pronte quando l’economia tornerà a crescere: la Fed vede quindi positivamente le recenti iniezioni di capitale nelle organizzazioni bancarie e nelle altre istituzioni finanziarie. Secondo la Banca Centrale, comunque, alcune banche danno troppa fiducia ai modelli interni sulla congruità del capitale, mentre questi modelli andrebbero valutati con un buon grado di scetticismo. Le indicazioni di tali modelli devono perciò sempre essere accompagnate da un ampio uso di stress test e di analisi di scenario che ne possano mettere in evidenza le intrinseche debolezze. 8. Tassi e liquidità nella zona-Euro I problemi di liquidità e rischio – che man mano si manifestavano nel mercato monetario americano (misurabili dal differenziale LiborOIS) – determinavano problemi analoghi nella zona-Euro, come risulta dall’andamento del differenziale tra Euribor ed Eurepo, ovvero tra Euribor e OIS (FIG. 13)5 FIG. 13: Il differenziale Libor-OIS 1.2 Euribor - Eureopo 1m $ Libor - OIS 1m 1.0 0.8 0.6 0.4 0.2 0.0 Jun Jul Aug Sep Oct Nov Dec Jan Feb Mar Apr May Fonte: Euribor®, Eurepo, BBA e Reuters. A differenza della Fed, da gennaio a giugno la BCE si è limitata a immettere liquidità nel sistema senza però ridurre il tasso ufficiale, fermo al 4%. Pertanto i rendimenti europei non soggetti a rischio di liquidità sono rimasti caratterizzati da una struttura “piatta” sulle scadenze più brevi, mentre le altre sono state caratterizzate da una certa volatilità che ha risentito delle aspettative di mercato sulla futura 5 Per la zona-Euro è indifferente, come misura del tasso del mercato monetario esente da rischio e problemi di liquidità l’OIS (overnight interest rate swaps) o l’Eurepo, dal momento che entrambi non risentono, se non in minima parte, dei problemi di rischio e di liquidità che colpiscono invece le quotazioni dell’Euribor. Qui abbiamo considerato l’Eurepo sono perché la sua quotazione avviene nello stesso orario dell’Euribor. 12 reazione della Fed alla crisi 2.3. La CRISI FINANZIARIA, TASSI DI finanziaria successiva al fallimento di MERCATO ED EVOLUZIONE DELLE del Lehman Brothers: la fine 2008 e POLITICHE MONETARIE sua virulenza a settembre subito dopo la diffusione delle difficoltà incontrate da alcuni grossi istituti americani. La crisi è culminata, il giorno 15, nell’insolvenza di Lehman Brothers, un istituto fino a poco prima considerato solido, che ha gettato nel panico gli investitori e ha di nuovo bloccato il mercato monetario. L’eccezionale carenza di liquidità che ha immediatamente colpito gli Stati Uniti ha portato sui massimi storici assoluti il differenziale tra il Libor O/N e il rendimento target dei federal funds (FIG. 1). Nel contempo, i timori per la solvibilità del sistema bancario associati allo squilibrio tra domanda e offerta nell’interbancario innescavano una forte tendenza al rialzo del differenziale tra il Libor e l’OIS che attorno all’8 ottobre raggiungeva il suo massimo. l'inizio del 2009. Il credit easing La crisi finanziaria che avuto inizio nel 2007 si è aggravata nel settembre dello scorso anno, quando sono apparsi in difficoltà alcuni grandi istituti finanziari americani. Dopo l’insolvenza di Lehman Brothers si è ripresentata una crisi di liquidità e di sfiducia che ha raggiunto il massimo della sua gravità attorno all’8 ottobre, quando le principali banche centrali hanno concordato fra loro una serie di interventi particolarmente incisivi e volti ad evitare il diffondersi di panico tra gli investitori. Sia la banca centrale americana che quella europea hanno ridotto i tassi ufficiali e fornito ampia liquidità al sistema. In particolare, la Fed, dopo aver praticamente azzerato i suoi tassi a dicembre, ha inaugurato una nuova politica di finanziamenti “diretti e selettivi” definita credit easing. La BCE ha invece tolto ogni limite quantitativo al finanziamento del sistema bancario. Al momento questa crisi sembra in FIG. 1 Tassi Libor meno rendimento effettivo dei Fed funds e OIS 5 Fed funds a 0-25 pb insolvenza di Lehman Brothers buona parte superata, ma permangono timori per la redditività e solvibilità di alcuni istituti finanziari e per l’andamento dell’economia in continuo peggioramento. Questo capitolo è dedicato all’analisi dei tassi di mercato e a spiegare i principi ispiratori delle azioni delle banche centrali lasciando ad altre parti dell’Osservatorio un’analisi più specifica sulle operazioni di liquidità, sulla ricaduta della crisi sul sistema bancario, sui problemi di controllo e vigilanza e sugli interventi posti in atto dai vari governi. 4 Libor O/N - rendim. effettivo Fed funds Libor - OIS 1m Libor - OIS 3m 3 2 1 0 Jun Jul Aug Sep Oct Nov Dec Jan Fonte: Fed, BBA e Reuters. 1. La FED: la crisi di settembre Nello stesso periodo alla crisi di sfiducia si aggiungevano le pessime notizie sull’andamento del settore reale, che minacciavano di portare a una situazione assolutamente insostenibile per i mercati finanziari e creditizi. Lo spread fra i La crisi finanziaria degli USA, che verso giugno risultava aver perso di intensità, ha ripreso tutta la A cura di Giovanni Verga. 18 13 rendimenti delle obbligazioni corporate e i Titoli del Tesoro a lunga cominciavano infatti a salire, mentre dalla fine di settembre la borsa subiva un vero e proprio tracollo (FIG. 2). FIG. 2 Indice azionario, spread tra BAA e TBonds, tasso ufficiale e differenziale tra Libor e OIS a 1 mese 13,000 insolvenza di Lehman Brothers Fed funds a 0-25 pb 12,000 11,000 10,000 Dow Jones 9,000 8 8,000 6 4 7,000 BAA bonds-Tbonds (10a) Libor - OIS 1m target Fed funds (min) 2 0 Jun Jul Aug Sep Oct Nov Dec Jan Fonte: Fed, BBA, Reuters, Yahoo Finance. Davanti alla minaccia di un vero e proprio collasso finanziario, la Fed si accordava allora per una collaborazione con tutte le altre principali banche centrali e, per quanto di sua competenza, faceva rapidamente e massicciamente ricorso a tutte e tre le componenti della strategia della sua politica monetaria con una serie di interventi che continuavano poi nei mesi successivi:1 1) Una riduzione del tasso di policy fino al suo (quasi) azzeramento, con la promessa ufficiale di continuare a mantenere espansiva la politica monetaria anche nei mesi successivi. L’8 ottobre, punto massimo della crisi, il rendimento target sui Fed funds è stato così abbassato dal 2% all’1,5% e poi ulteriormente ridotto all’1% nella riunione del FOMC del 29 ottobre. Infine il 16 dicembre al rendimento target sui Fed funds è stata assegnata una fascia di oscillazione dello 0-0,25%, cioè un livello pressoché azzerato per la prima volta nella storia americana. 2) Un’abbondante fornitura diretta di liquidità ai prestatori e agli investitori in mercati creditizi di particolare rilevanza, anche con importanti innovazioni strutturali2. 3) Uno sforzo massiccio a favore del mantenimento della stabilità di importanti istituzioni finanziarie ritenuta fondamentale per evirare panico in un periodo di estrema fragilità finanziaria, come peraltro già avvenuto in precedenza per il caso di Bear Sterns. Per quanto riguarda in particolare quest’ultimo punto, va osservato che il Presidente della Fed ha sempre appoggiato gli sforzi del ministro del Tesoro Paulson a favore di alcuni grossi intermediari in difficoltà e del settore finanziario in generale. Il 7 settembre, infatti, il Tesoro USA, abbandonando il vecchio principio di deregolamentazione e di assenza di intervento pubblico nei mercati, aveva già salvato le due banche parastatali (GSE) Fannie Mae e Freddie Mac ponendole sotto il suo diretto controllo (conservatorship) mediante la FHFA (Federal Housing Finance Agency). Il 15 settembre, tuttavia, nonostante gli sforzi messi in atto da più parti, veniva formalizzata l’insolvenza di una delle più importanti banche d’affari, la Lehman Brothers. Il 16 settembre, invece, veniva attuato un altro salvataggio: il Tesoro, con l’aiuto della Fed, assumeva il controllo di una delle maggiori compagnie assicurative del mondo, l’American International Group Inc. (AIG). L’operazione è consistita in un prestito biennale dell’importo di 85 miliardi di dollari erogato alla AIG dalla Fed al 1 Questi elenchi, come quelli successivi, sono ricavati dei discorsi di Bernanke e dai comunicati ufficiali della Fed. 2 Si veda a questo proposito il cap. 5 del presente Osservatorio. 14 tasso di 8,5 punti percentuali sopra il Libor e garantito dalle attività della compagnia. In cambio al Tesoro è passato il diritto sul 70,8% delle sue azioni, mediante rilascio di warrants. Questo appoggio della Fed agli interventi del Tesoro è giustificato, secondo Bernanke, dal fatto che in condizioni di fragilità finanziaria alcuni salvataggi sono assolutamente indispensabili per evitare il diffondersi di panico tra i depositanti e gli investitori. E ciò deve prevalere sui timori di favorire atteggiamenti di “rischio morale” e di incidere negativamente sulla “disciplina” dei mercati. A questo proposito va sottolineato che già nel lontano 2004 il Presidente della Fed aveva bollato come “famigerata” (infamous) la cosiddetta tesi “liquidazionista”, propugnata al tempo della Grande Depressione dall’allora segretario del Tesoro e condivisa da numerosi membri della Banca Centrale, secondo cui “estirpare” le banche deboli era un prerequisito duro ma necessario per il recupero del sistema bancario. Questo spiegherebbe incidentalmente il motivo per cui Bernanke abbia voluto far sapere che il mancato salvataggio della Lehman Brothers è dovuto all’assoluta impossibilità di poterlo fare: nessun compratore si era fatto vivo e il suo collaterale disponibile risultava insufficiente per un prestito da parte della Fed abbastanza elevato da permetterne la sopravvivenza. Anche se si tratta della prima volta che ciò accade negli USA, in realtà il passaggio dalla precedente politica dei tassi alla nuova cosiddetta politica “quantitativa” è avvenuto gradualmente nel periodo settembre-dicembre dello scorso anno quando il tasso ufficiale, già basso, è stato ulteriormente abbassato esaurendo così, di fatto, gli spazi per ulteriori significative riduzioni. Il segnale del cambiamento nella politica monetaria è ben visibile nelle FIGG. 3 e 4: ben prima del 16 dicembre il tasso effettivo sui Fed funds era sceso a valori vicini allo zero e comunque ben al di sotto del suo obiettivo ufficiale; nel contempo la base monetaria delle banche iniziava una rapida crescita dovuta all’enorme aumento dei finanziamenti che la banca centrale non controbilanciava più con un pari incremento degli assorbimenti. FIG. 3 Rendimento target sui Fed funds e rendimento effettivo 3.0 2.5 2.0 fed funds a 0-25 pb insolvenza di Lehman Brothers 1.5 1.0 2. Dal controllo dei tassi al credit easing La politica dei “tassi zero” introdotta dalla decisione del FOMC di ridurre, a partire dal 16 dicembre 2008, il rendimento target sui Fed funds a una fascia compresa fra 0 e 25 punti base, ha di fatto reso da quel momento inutilizzabile il tradizionale modus operandi della Fed, che consisteva nella manovra verso il basso del tasso ufficiale come strumento di una politica monetaria espansiva. Fed funds target Fed funds effettivo 0.5 0.0 Jun Jul Aug Sep Oct Nov Dec Jan Fonte: Fed La politica di mantenere il rendimento effettivo dei Fed funds allineato al tasso target togliendo al sistema bancario, mediante operazioni di mercato aperto (assorbimenti), la base monetaria che lo stesso riceveva tramite i finanziamenti, era stata 20 15 infatti progressivamente accantonata a favore di un intervento che lasciasse crescere la liquidità complessiva netta del sistema. Va comunque segnalato che l’abbandono della strategia di politica monetaria basata sul tasso è stata determinata non solo dall’impossibilità pratica di introdurre ulteriori significative riduzioni nel tasso ufficiale. Vi è infatti un secondo importante elemento che la stessa Banca Centrale ha identificato nel fatto che “la convenzionale politica monetaria focalizzata a incidere sui tassi a breve si era dimostrata insufficiente per superare gli effetti della crisi finanziaria sulle condizioni creditizie e l’economia nel suo complesso”. FIG. 4 Base monetaria delle banche: finanziamenti, assorbimenti e base monetaria netta (milioni di dollari) 2,400,000 insolvenza di Lehman Brothers 2,000,000 1,600,000 1,200,000 fed funds a 0-25pb 800,000 finanziamenti assorbimenti netto 400,000 0 Jan Feb Mar Apr May Jun Jul Aug Sep Oct Nov Dec Jan Fonte: Fed Tale politica per risultare efficace richiede infatti un buon grado di funzionamento, efficienza e integrazione fra i vari mercati monetari e creditizi, senza significativi fenomeni di penuria di liquidità che permangono concentrati in alcuni settori: è solo sotto queste condizioni che il tradizionale controllo del tasso a breve, cui si aggiunge l’effetto sulle aspettative delle dichiarazioni ufficiali relative alla futura politica monetaria (e che costituiscono la seconda importante componente della politica dei tassi), è in grado di determinare i movimenti dei rendimenti delle varie attività e dei tassi bancari. Nel caso attuale, però, i vari mercati, secondo la Fed, appaiono “segmentati”, mentre si è notevolmente ridotto il flusso di fondi tra settori/operatori in surplus di liquidità e settori in deficit, col risultato di togliere alla politica monetaria tradizionale gran parte della sua efficacia. Per le diminuite interrelazioni tra i diversi mercati e i diversi operatori, in parte dovuti a problemi di asimmetria informativa sul rischio di insolvenza delle controparti, vi è stato infatti un significativo aumento della preferenza per la liquidità e una diminuzione della propensione a concedere prestiti. Il risultato è che numerosi operatori e/o settori continuano a pagare tuttora tassi relativamente alti anche dopo la riduzione del tasso ufficiale, e soffrono carenza di liquidità e non riescono ad accedere al credito in maniera sufficiente (razionamento), nonostante altri settori/operatori posseggano un ammontare abbondante di liquidità. Poiché alcuni di questi settori/operatori in difficoltà sono considerati rilevanti dalla Fed, la politica tradizionale che non riesce ad eliminare i loro problemi è vista come inadeguata rispetto agli interventi diretti specifici da parte dell’autorità monetaria che si trova a dover adempiere a quel ruolo di fornitore di fondi che, fino a luglio del 2007, era invece egregiamente svolto dai mercati. Il funzionamento della nuova politica monetaria americana, dopo il cosiddetto “azzeramento” del tasso ufficiale, è stato chiarito dallo stesso Bernanke nei suoi discorsi di gennaio e febbraio 2009, in cui viene anche precisata la differenza tra il nuovo approccio seguito dalla Fed e quello del cosiddetto quantitative easing (QE) adottato alcuni anni fa in Giappone. 16 Il Presidente ha infatti sostenuto che in una vera e propria politica di QE viene definito un obiettivo quantitativo di politica monetaria come nel caso giapponese del periodo 2001-2006, quando la BOJ aveva definito il suo target in termini dell’ammontare di riserve bancarie. L’attuale strategia della Banca Centrale Americana, invece, è molto più complessa e consiste, secondo l’espressione introdotta da Bernanke, in un credit easasing (CE). Alla base della differenza fra i due approcci QE e CE ci cono le diverse condizioni finanziarie ed economiche dei due casi: giapponese ed americano. Nella situazione attuale americana, gli spread sul credito sono molto più alti che nella realtà giapponese di allora, mentre le disfunzioni del mercato creditizio sono maggiori. Per stimolare la domanda aggregata, quindi, la Fed deve far in modo che questi spread si riducano e che il mercato del credito privato riprenda a funzionare (FIG. 5). Per raggiungere questo scopo occorre tutta una combinazione appropriata di programmi di finanziamenti e di acquisto di titoli da parte della Banca Centrale, perché né il “totale” delle riserve bancarie né il totale della base monetaria sono un indicatore corretto della “forza” dell’espansione la quale dipende, invece, dalla composizione degli interventi. Come sostiene Bernanke, “quando, come nella situazione attuale, i mercati sono illiquidi e gli arbitraggi effettuati dai privati risultano impediti da vincoli di bilancio e altri fattori, gli acquisti di titoli a lunga mediante operazioni di mercato aperto non hanno lo stesso effetto di un dollaro prestato direttamente alle banche; a sua volta, un dollaro prestato alle banche ha un impatto diverso da un dollaro prestato a favore del mercato della carta commerciale.” I finanziamenti erogati dalla Fed vanno quindi calibrati alle necessità dei beneficiari dei vari interventi che, a causa del malfunzionamento dei mercati, non ottengono finanziamenti dalle loro usuali controparti private. Il totale della liquidità esistente non è pertanto una buona misura dell’effettiva penuria o abbondanza di liquidità perché il sistema è come diviso in compartimenti stagni. In queste condizioni non deve destare preoccupazioni se la liquidità erogata a chi ne ha bisogno, aggiunta a quella di chi ne ha già in abbondanza ma non la cede, può portare a una crescita abnorme del totale della massa di base monetaria, dato che la seconda componente, rimanendo inoperosa, non ha alcun effetto sull’economia. Chi è preoccupato che l’attuale crescita abnorme di base monetaria rappresenti un pericolo inflazionistico, secondo Bernanke, sbaglia: al momento spinte inflazionistiche non ce ne sono e, una volta risolta la crisi finanziaria e superate le difficoltà del sistema creditizio, i mercati torneranno ad essere integrati e la Fed toglierà al sistema tutta la liquidità in eccesso che nel frattempo si è accumulata. FIG. 5 Condizioni del credito erogato alle imprese americane (gen 2006-gen 2008) Fonte: Fed http://www.federalreserve.gov/boarddocs/ SnLoanSurvey/200902 22 17 Invece gli strumenti che la Fed sta utilizzando per l’attuazione del nuovo tipo di politica e che ovviamente valgono anche nel caso di tasso ufficiale nullo, secondo Bernanke sarebbero i seguenti: 1. Politica della comunicazione. Anche in presenza di tassi a breve nulli la Fed mantiene un certo controllo sui tassi a medio e a lungo termine, mediante la diramazione di informazioni riguardanti la futura politica dei tassi ufficiali. L’esempio citato dal Presidente si riferisce alla fase di pressione verso il basso sui tassi a lunga manifestatasi a dicembre a seguito dell’affermazione resa dal FOMC secondo cui l’attuale basso livello del Fed-fund sarà mantenuto per un certo periodo di tempo (FIG. 6). FIG. 6 Rendimento target sui Fed funds e TBonds di scadenza 1, 3 e 10 anni 5 Fed funds a 0-25 pb insolvenza di Lehman Brothers 4 3 2 Target Fed funds TBond 1a TBond 3a Tbond 10a 1 0 Jun Jul Aug Sep Oct Nov Dec Jan Fonte: Fed 2. Sostegni al mercato del credito. Questi interventi, la cui efficacia è sempre valida indipendentemente dal livello dei tassi, possono a loro volta essere ripartiti in tre gruppi: - Tradizionale fornitura di liquidità a istituzioni finanziarie “sane” mediante concessione di credito o operazioni di mercato aperto (coerentemente col ruolo di prestatore di ultima istanza della Banca). In questo gruppo di strumenti sono incluse le innovazioni (come le TAF e le Primary Dealer Credit Facility, ecc.), l’allungamento della vita delle operazioni e l’ampliamento dello spettro di attività accettate come collaterali e gli accordi bilaterali (swaps) con altre banche centrali. - Fornitura diretta di liquidità a particolari debitori e investitori di mercati creditizi considerati “importanti”, come per esempio le facilities introdotte per l’acquisto di carta commerciale di buona qualità e la fornitura di liquidità ai fondi d’investimento monetari. In questo gruppo di strumenti si può includere anche la nuova facility (da attivare in collaborazione col Tesoro) contro titoli AAA collateralizzati da prestiti agli studenti, acquisto di auto, carte di credito etc., e che dovrebbe contribuire a ridurre i tassi offerti a questi piccoli debitori e facilitarne l’accesso al credito. - Acquisto di particolari titoli a lunga, come per esempio è avvenuto per i debiti e morgtage backed securities delle GSE (Government Sponsored Enterprises), compresi Fannie Mae, Freddie Mac e la Federal Home Loan Bank (e che già al loro annuncio hanno fatto scendere i tassi ipotecari). 4. Il completamento del quantitative easing americano a fine 2014 La riunione del FOMC del 29 ottobre 2014 ha ufficializzato il definitivo completamento della fase attiva della politica quantitativa americana. Tale politica, iniziata poco dopo lo scoppio della crisi dei mutui sub-prime dell’agosto 2007, ha rappresentato la principale modalità di azione della banca centrale a partire dal fallimento di Lehman Brother . L’inizio ella politica quantitativa. La prima fase di questa politica di quantitative easing (QE) era stata denominata “credit easing” dallo stesso Bernanke, allora presidente della Fed, per sottolinearne i suoi aspetti peculiari. Nella situazione americana di allora, infatti, gli spread sul credito e i finanziamenti in generale, erano cresciuti per le disfunzioni dei mercati creditizi e finanziari: i mercati si erano "segmentati" e si era drasticamente ridotto il tradizionale flusso di risorse tra soggetti in surplus e soggetti in deficit di liquidità. In quelle condizioni, sosteneva Bernanke, il “totale” delle riserve bancarie e il totale della base monetaria non erano più indicatori corretti della "forza" della politica monetaria, che andava invece valutata sulla base della composizione degli interventi e non sul loro totale. I finanziamenti erogati dalla Fed venivano quindi calibrati alle necessità dei beneficiari che non riuscivano più ad ottenere finanziamenti dalle loro usuali controparti private. Anche lo stesso tasso ufficiale, ridotto a fine 2008 nella fascia dello 0-0,25%, non indicava, sempre secondo Bernanke, denaro a buon mercato per la presenza di spread elevati sul credito, a loro volta legati alla carenza di liquidità di molti operatori. Uno degli obiettivi principali della politica monetaria fu quindi di mettere fine alla penuria di liquidità che, insieme al conseguente rarefarsi del credito e all’elevato costo dei finanziamenti, minacciava di trasformarsi in un vero e proprio credit crunch con conseguenze nefaste su tutta l’economia. Il credit easing è così consistito in operazioni di finanziamento diretto a diversi beneficiari e diversi settori finanziari, anche mediante nuovi tipi di operazioni ad hoc (e contributi a salvataggi), cui solo il 18 marzo 2009 si è aggiunto l’annuncio di futuri acquisti di agency mortgage-backed securities, agency debt e titoli di stato a lunga scadenza (Large Scale Asset Purchase program, LSAP, poi più comunemente chiamato “Quantitative Easing 1” (QE1)). Questi ultimi interventi, oltre a fornire liquidità, si proponevano la riduzione dei tassi d'interesse a lunga, in particolare dei titoli legati al mercato immobiliare e emessi dal tesoro. Le FIGG 26 e 27 riportano l'andamento del totale dell'attivo della Fed e della consistenza del suo portafoglio titoli, oltre all'evoluzione della base monetaria, da prima della crisi ai nostri giorni. FIG. 26 – Totale dell’attivo della Fed e titoli in portafoglio 5000 Totale passivo di bilancio Titoli in portafoglio 4000 3000 2000 1000 QE1 0 2006 2007 2008 QE2 2009 2010 2011 QE3 QE4 2012 2013 2014 Fonte: Fed; dati in miliardi di dollari FIG. 27 – Base monetaria e sue componenti 5000 base monetaria riserve eccedenti circolante riserve obbligatorie 4000 3000 2000 1000 QE1 QE2 QE3 QE4 0 2006 2007 2008 2009 2010 2011 Fonte: Fed; dati in miliardi di dollari. 24 2012 2013 2014 Nella FIG.26 La differenza tra le due curve (totale attivo meno titoli) è collegata ai prestiti della Fed alle banche, e ai suoi finanziamenti diretti in generale con contributi a salvataggi inclusi (le altre componenti dell'attivo erano rimaste stabili). E' così evidente il forte incremento degli interventi diretti di "credit easing", iniziati già nel 2007 e cresciuti nel 2008 col peggiorare delle condizioni di liquidità dei mercati creditizi-finanziari. Questi interventi hanno fatto rapidamente crescere il totale dell'attivo della BCE e determinato un parallelo aumento delle riserve bancarie eccedenti e della base monetaria complessiva (FIG.27) Già nel corso del 2009, però, il portafoglio titoli della Fed risultava in rapida ripresa a discapito dei finanziamenti che erano progressivamente rimborsati grazie alle migliori condizioni di liquidità e al ripristino del funzionamento dei mercati L'acquisto sistematico di titoli. Il 3 novembre 2010 la Fed, risolta con successo la crisi finanziaria, comunica ufficialmente la sua intenzione di procedere a ulteriori acquisiti di titoli a lunga nei mesi successivi, giustificando il provvedimento con l'elevata disoccupazione, la bassa inflazione e la necessità di stimolare la ripresa degli investimenti, sia produttivi che immobiliari. In questa seconda fase (poi denominata "quantitative easing 2" - QE2) la sua motivazione non riguardava più i problemi di liquidità ma esclusivamente la convenienza di mantenere bassi i tassi a lunga per stimolare gli investimenti e la crescita economica. Ad ogni nuova riunione, poi, la Fed ribadiva la sua intenzione di mantenere per almeno un anno il rendimento dei fedfund nella fascia 0-0,25%. Lo scopo era ovviamente quello di contribuire a mantenere basse le aspettative sui tassi futuri ("forward guidance") e, anche per questa via, stimolare la domanda dei titoli a lunga per mantenerne basso il rendimento. Un'evoluzione di questa politica si è materializzata nella riunione del FOMC del 12 dicembre 2012 (“quantitative easing 3” – QE3). In quella riunione, infatti, il FOMC dichiarava espressamente che il tasso ufficiale non sarebbe stato aumentato prima che il tasso di disoccupazione fosse sceso sotto il 6,5% e le prospettive inflazionistiche (a 1-2 anni) non avessero superato la soglia del 2,5%, mezzo punto in più del suo obiettivo tendenziale (TAB.3). Qualche tempo prima, infatti, per ragioni di trasparenza era stato indicato il 2% come obiettivo inflazionistico di lungo periodo; inoltre ogni trimestre venivano rese pubbliche le previsioni dei singoli membri del FOMC sull’andamento del tasso ufficiale). TAB.3 - Valori delle principali variabili note al FOMC all'inizio delle diverse fasi di QE A- Crescita del PIL 2009 2010 2011 2012 2013 2014 2015 2016 2017 LP effettivo QE2 QE3 QE4 QE5 0,2 2,7 1,7 1,6 3,1 - 1,7 1,7 2,6 3,2 - 1,6 2,1 3,0 - 3,1 2,1 - 3,1 2,3 - 3,3 - 2,4 3,2 3,4 - 2,2 2,8 2,7 2,4 2,1 2,8 2,7 2,4 2,1 B-Disoccupazione 2009 2010 2011 2012 2013 2014 2015 2016 2017 LP effettivo QE2 QE3 QE4 QE5 9,9 9,5 8,7 7,8 7,0 - 8,7 7,5 7,5 7,0 - 7,8 7,2 6,6 - 7,0 5,9 - 7,0 5,8 - 6,3 - 6,6 6,0 6,6 - 5,5 5,5 5,2 5,1 5,2 5,2 5,1 5,1 5,3 C-Inflazione 2009 2010 2011 2012 2013 2014 2015 2016 2017 LP effettivo QE2 QE3 QE4 QE5 1,2 1,3 2,7 1,6 1,0 - 2,7 1,6 1,6 1,7 1,8 - 1,6 1,1 1,5 1,8 - 1,0 1,6 1,7 - 1,0 1,2 1,3 Fonte: Fed e nostre elaborazioni (per media valori della tendenza centrale. sono in corsivo; LP = lungo periodo - 2,0 1,8 - 2,0 1,8 1,9 2,0 1,8 1,9 2,0 le previsioni: Le previsioni La Fed annunciava inoltre un programma definitivo di acquisto mensile (netto) di titoli – pari a 40 miliardi di dollari di MBS e 45 di Treasury securities (con reinvestimento delle eventuali scadenze), senza porre limiti di tempo e di dimensione al suo portafoglio, ma facendo solo riferimento alla necessità di migliorare le condizioni esistenti nel mercato del lavoro dove, sino ad allora, il livello di disoccupazione, pur in discesa, non era ancora ritenuto soddisfacente (rimaneva sopra il 6,5%, temporaneamente diventato l’obiettivo reale della politica monetaria). Anche parte dei titoli di stato a breve alla scadenza venivano sostituiti con titoli di stato a lunga di nuova emissione. Scopo di tutti questi interventi erano infatti: (1) mantenere una pressione al ribasso sui tassi a lunga anche allungando la scadenza del portafoglio titoli, (2) aiutare il mercato ipotecario e (3) contribuire a rendere più accomodanti le generali condizioni dei mercati finanziari (TAB.4 e FIG.28) TAB.4 - Scadenza dei titoli in portafoglio e loro consistenze Minore. 5-10 Oltre 10 data 1-5 anni totale di 1 a. anni a. 112,0 194,7 106,8 168,2 581,7 25 feb 2009 (19,26) (33,46) (18,37) (28,91) (100) 3 nov 126,8 437,6 2799,0 1199,3 2042,7 2010 (6,21) (21,42) (13,66) (58,71) (100) 22,5 440,7 860,28 1345,5 2668,9 12 dic 2012 (0,84) (16,51) (32,23) (50,42) (100) 5 mar 47,7 1154,2 657,8) 2377,4 4237,1 2015 (1,13) (27,24) (15,52) (56,11) (100) Fonte: Fed; consistenze di U.S. Treasury securities, Federal agency debt securities e MBS; dati in mld di dollari; tra parentesi le percentuali FIG.28 – Consistenza del portafoglio titoli e rendimenti dei titoli di stato decennali 5000 rendimento treasury bond decennale consistenza portafoglio titoli 4000 3000 2000 1000 4,5 4,0 3,5 3,0 2,5 2,0 1,5 1,0 0 2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014 Fonte: Fed; portafoglio (scala a destra) in mld di $ Nei mesi sucessivi, però, la disoccupazione si riduceva ulteriormente e il 18 dicembre 2013 (“quantitative easing 4” – QE4) il FOMC, ancora presieduto da Bernanke, sosteneva che il miglioramento nelle condizioni dell’attività economica e del mercato del lavoro fosse ormai coerente con una generale tendenza alla crescita economica. Il Comitato, quindi, “alla luce dei cumulativi progressi verso il massimo impiego e il miglioramento delle prospettive del mercato del lavoro”, decideva di ridurre il ritmo dell’acquisto netto di titoli da aggiungere al portafoglio. La progressiva diminuzione degli acquisti è stata poi decisa anche nelle riunioni dei mesi successivi TAB.5). TAB.5 – Esaurimento del programma di acquisto netto di titoli da parte della Fed Mese della decisione 2012.12 2013.12 2014.01 2012.03 2012.04 2014.06 2014.07 2012.09 2012.10 mortgage-backed securities 40 35 30 25 20 15 10 5 0 Treasury bonds a lunga 45 40 35 30 25 20 15 10 0 Fonte: Fed; flussi netti in miliardi di dollari La fine dell’ampliamento del portafoglio titoli. Si arriva così al 29 ottobre 2014, quando il FOMC (dove nel frattempo a Bernanke era succeduta Janet L. Yellen) ha comunicato che le prospettive sul mercato del lavoro erano ormai migliorate in maniera sostanziale e che anche l’economia nel suo complesso era diventata sufficientemente forte per proseguire verso la piena occupazione in un contesto di prezzi stabili. Di conseguenza il Comitato decideva che il suo programma di acquisto di titoli si dovesse concludere in quel mese. Il FOMC comunque rendeva nota la sua intenzione di proseguire la politica di reinvestimento delle scadenze di agency debt e agency mortgage-backed securities (MBS) in nuove emissioni di agency mortgage-backed securities, e dei titoli di stato in altri titoli di stato (FIG.29). E il motivo è che “questa 26 politica, mantenendo in portafoglio un considerevole ammontare di titoli a più lunga scadenza, dovrebbe continuare a mantenere accomodanti le condizioni finanziarie dell’economia” (“quantitative easing 5” – Q5). FIG.29 – La composizione del portafoglio 5000 4000 Titoli di stato a lunga Federal agency debt securities MBS titoli a breve 3000 2000 1000 0 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014 Fonte: Fed; dati in miliardi di dollari FIG.30 – FOMC: Previsioni a dic. 2014 Fonte: Fed; L.P. = lungo periodo; valori in % La situazione attuale e le prospettive. L’ultima riunione della Fed è avvenuta 1l 28 gennaio 2015. Il Comitato ha di nuovo espresso il suo ottimismo sull’andamento dell’economia americana, la cui espansione è stata definita “solida, con un forte aumento di nuovi posti di lavoro e una ridotta disoccupazione.” La spesa delle famiglie risulta in crescita moderata, ma il loro potere d’acquisto è recentemente cresciuto per la riduzione dei prezzi energetici. Anche gli investimenti fissi sono in crescita nonostante la ripresa dell’edilizia sia ancora debole. L’inflazione si è ancora ridotta e si situa tuttora sotto l’obiettivo di lungo periodo del 2% (FIG.30). Il FOMC ritiene che, grazie alla sua politica accomodante, l’attività economia continuerà ad espandersi e le condizioni del mercato del lavoro a migliorare; ritiene inoltre che l’effetto della diminuzione dei prezzi energetici sull’inflazione sarà solo transitorio. In ogni caso, la Fed ha riaffermato che la fascia obiettivo dello 0-0,25% sul rendimento dei FedFunds rimane ancora appropriata. Il prossimo aumento del tasso ufficiale verrà deciso anche in relazione ai progressi dell’economia americana verso la massima occupazione e verso l’obiettivo del 2% d’inflazione. In ogni caso, ha anticipato il FOMC, anche quando gli obiettivi saranno raggiunti, il tasso ufficiale rimarrà per qualche tempo sotto il suo livello di equilibrio. Comunque, in base alle previsioni di dicembre 2014 sul futuro andamento del tasso ufficiale, 17 componenti del FOMC su 19 hanno ritenuto che il primo rialzo avverrà già nel 2015. Il suo valore è inoltre previsto in rialzo anche nei prossimi anni (FIG. 31) FIG.31 - Media delle previsioni dei componenti del FOMC sul tasso ufficiale (federal fund rate) TAB.6 - Bilancio della Fed al 4 marzo 2015 Attivo: Titoli, p.c/t., prestiti e altro, di cui: Titoli in via definitiva, di cui: Titoli di stato Federal agency debt securities Mortgage-backed securities Prestiti Portafoglio netto di Maiden Lane altro Altre voci Totale attivo Fonte: Fed; dati in milioni di dollari 3,6 3,2 2,8 2,4 2,0 1,6 1,2 18-19 mar. 2014 17-18 giu. 2014 16-17 set. 2014 16-17 dic. 2014 0,8 0,4 0,0 2014 2015 2016 mln $ % 4.423.308 98,57 4.237.130 94,42 2.460.028 54,82 36.877 0,82 1.740.225 38,78 18 0,00 1.686 0,04 184.474 4,11 64.275 1,43 4.487.583 100,00 2017 TAB.7 - Bilancio della Fed al 4 marzo 2015 Fonte: Fed e nostre elaborazioni; media delle previsioni dei singoli componenti del FOMC; gli anni si riferiscono all’orizzonte delle previsioni; le date riportate della legenda indicano il momento in cui è stata effettuata la previsione Passivo: Banconote Pronti c/ termine passivi Depositi di cui: Depositi a vista delle I.D Depositi a tempo delle I.D Altri depositi Altre voci Totale Passivo Capitale: Capitale proprio Totale passsivo e netto Fonte: Fed; dati in milioni di dollari Il Comitato ha poi reso noto di non essere “impaziente” di riportare alla normalità il complesso della politica monetaria. Al momento continuerà nella politica di reinvestire in agency mortgagebacked securities le scadenze delle agency debt e agency mortgage-backed securities. Continuerà inoltre il cosiddetto rolling sulle scadenze delle Treasury securities all’emissione (sottoscrizione in nuovi titoli di stato a lunga al posto dei titoli di stato scaduti, e anche al posto di parte di quelli a breve rimborsati). Tutto questo per mantenere alto l’ammontare dei titoli a lunga in portafoglio e garantire l’attuale fase finanziaria espansiva. mln $ 1.310.423 277.168 2.835.091 2.554.669 216.067 64.355 7.333 4.430.014 % 29,20 6,18 63,18 56,93 4,81 1,43 0,16 98,72 57569 1,28 4487583 100,00 Durante questa normalizzazione, la Fed ha intenzione di portare il federal fund rate effettivo nella sua nuova fascia obiettivo soprattutto mediante aggiustamenti del tasso pagato sulle riserve bancarie eccedenti (che fungerebbe quindi da pavimento: data l’abbondante liquidità, senza questo espediente il fed-fund rate effettivo rimarrebbe sotto il suo obiettivo ufficiale). Per il controllo del tasso effettivo si avvarrà anche di pronti contro termini overnight, ed eventualmente degli altri strumenti idonei, i quali, però, saranno accantonati una volta raggiunto l’obiettivo. Al fine di ridurre l’entità del portafoglio titoli, il FOMC intende procedere in maniera “graduale e prevedibile”, soprattutto abbandonando la pressi di acquistare nuovi titoli man mano che i vecchi vengono a scadere. Questa fase non è imminente, ma sarà iniziata solo dopo l’aumento del federal fund rate, e, in ogni caso, la sua tempistica Il (lento) ritorno alla normalità - Il 17 set. 2014, cioè qualche giorno prima della riunione che ha sospeso l’acquisto netto di titoli, la Fed ha reso pubbliche le sue linee guida sulle modalità da seguire per la “normalizzazione” della politica monetaria americana, dove, ha voluto precisare, che per “normalizzazione” intende i vari passi da compiere per riportare sia il federal fund rate (e gli altri tassi a breve), sia l’ammontare del portafoglio titoli posseduto dalla Fed (TABB. 6 e 7), a livelli più “normali” dal punto di vista storico. E tutto questo in coerenza col suo mandato istituzionale di massimo impiego e prezzi stabili. 28 dipenderà dall’evoluzione delle condizioni economiche e finanziarie americane. Al momento non sono previste vendite di MBS che potranno essere attivate solo nel lontano futuro, quando si tratterà di ridurre o eliminare gli ultimi titoli in portafoglio: in ogni caso il quando e il come delle operazioni saranno resi pubblici in anticipo. Dopo il processo di normalizzazione la Fed terrà in portafoglio solo l’ammontare di titoli necessario per la gestione della tradizionale politica monetaria. Questi titoli saranno quasi esclusivamente di stato per non interferire nell’allocazione del credito tra i vari settori economici. Va ancora una volta sottolineato che l’abnorme ammontare di titoli nell’attivo della banca centrale americana ha avuto come contropartita un abnorme aumento dei depositi, in gran parte costituiti da riserve in eccesso. Di conseguenza un aumento del solo tasso ufficiale (che, come noto, si riferisce a un’operazione di finanziamento a brevissima scadenza) non sarebbe seguito da altrettanti aumenti dei tassi di mercato. Di conseguenza la tradizionale politica monetaria non sarà possibile prima del drastico riassorbimento del portafoglio titoli. E’ anche possibile che, oltre alla già citata manovra del rendimento delle riserve, la Fed utilizzi in maniera più incisiva i depositi “a tempo” per ridurre parte di questa liquidità. Passando invece alla dinamica della moneta (FIG.32), va sottolineato che la l’aumento della sua crescita negli anni della politica quantitativa ha riguardato solo la M1: i bassi tassi delle attività finanziarie hanno incentivato il parcheggio delle risorse del settore non bancario verso gli investimenti più liquidi. FIG. X.2 – Crescita della moneta negli USA 24 crescita M1 crescita M2 20 16 12 8 4 0 QE1 -4 2006 2007 2008 2009 QE2 2010 2011 2012 QE3 QE4 2013 2014 Fonte: Fed; crescita annua (in %) L’aggregato di moneta più ampio (M2), più rilevante della M1 per il suo legame di lungo periodo con l’inflazione, si è invece mosso lungo un tasso di crescita tendenziale piatto: il quantitative easing non sembra avere avuto una grande influenza espansiva su questo aggregato, e ciòè per altro coerente col basso livello d’inflazione. 5. La politica non tradizionale della BCE THE IMPLEMENTATION OF MONETARY POLICY SINCE AUGUS T 2007 The financial market turmoil has been the greatest test so far of the resilience of the Eurosystem’s operational framework. This article describes the implementation of monetary policy by the Eurosystem in response to the financial market tensions that started in August 2007. In particular, the changes in tender procedures and in the corridor formed by the rates of the standing facilities and their impact on the money market are analysed in detail. The changes to the collateral framework and the operations conducted in cooperation with other central banks are also presented. Finally, the measures decided most recently – namely to conduct liquidityproviding longer-term refinancing operations with a maturity of 12 months, to purchase eurodenominated covered bonds issued in the euro area and to grant the European Investment Bank the status of an eligible counterparty in the Eurosystem’s refinancing operations – are mentioned. The article argues that the design of the operational framework, together with the significant changes that were implemented in October 2008, have played a central role in reducing the impact of market illiquidity on the operation of solvent financial institutions. Furthermore, the article stresses that, during the most severe period of the financial market turmoil, the Eurosystem was a critical source of liquidity for many banks, temporarily assuming a more prominent function as an intermediary in the money market. 1 INTRODUCTION The turmoil in financial markets that started in mid-2007 has been the most difficult test of the Eurosystem’s operational framework so far. The euro money market has also been affected, at times severely, by the financial market tensions. Turnover declined substantially and spreads between interest rates on secured and unsecured lending rose to unprecedented levels. As a result, banks with liquidity needs could no longer be sure of obtaining funds in the interbank market, while other banks kept large liquidity buffers in their current accounts with the central bank and used the Eurosystem’s deposit facility. In all circumstances, the good functioning of the money market is of great importance to the Eurosystem, as the formation of interest rates in the money market constitutes the first step in the transmission of monetary policy to financial markets and the real economy. Without a properly functioning money market, the pass-through of policy interest rate changes to the real sector becomes more erratic and less predictable. Moreover, a breakdown of the money market would endanger financial stability, as solvent institutions could become insolvent due to liquidity shortages. The Eurosystem’s operational framework usually relies on three main elements: (1) refinancing of the banking sector through open market operations; (2) standing facilities; and (3) reserve requirements. In the period up to October 2008, the ECB used this framework for its liquidity management, which aims to steer short-term money market interest rates to a level close to the minimum bid rate that signals the Eurosystem’s monetary policy stance. This minimum bid rate was applied to the main refinancing operations (MROs), which were conducted in the form of variable rate tenders with a minimum bid rate. With these operations, the ECB steered the marginal cost of refinancing for banks. To do so, the ECB essentially chose an appropriate level of aggregate liquidity provision to the banking sector, which needs central bank liquidity to fulfil its reserve requirements and to accommodate changes in autonomous factors. The ECB relied on the money market to distribute this liquidity among banks at market interest rates and to achieve a smooth fulfilment of the aggregate reserve requirements during the course of each reserve maintenance period. After August 2007 this approach was adapted to take into account the higher and more variable demand for liquidity from the banking sector, but was not significantly changed. 30 A RT I C L ES The implementation of monetary policy since August 2007 With the intensification of the financial market turmoil, and particularly in the months around the end of 2008, the malfunctioning of the money market meant that the formation of short-term interest rates depended not only on the net aggregate liquidity situation, but also on the distribution of liquidity among individual banks and thus on the gross injections of liquidity from the central bank. In this environment, the Eurosystem had to also assume the role of an intermediary in the flow of liquid funds from one bank to another, by changing its operational framework in ways that facilitated its intermediation role (see Section 4). In the Eurosystem framework banks are required to hold a certain level of reserves in their current accounts with the central bank. Because these requirements only have to be fulfilled on average during each maintenance period (which has a length of approximately one month), in pre-turmoil times banks were largely indifferent as to the days on which they actually held reserves with the central bank: liquidity on one day was a quasi-perfect substitute for liquidity on another day. In this way, the aggregate demand for central bank liquidity was smoothed over time, thus achieving an automatic stabilisation of money market interest rates. During the financial market turmoil, however, the malfunctioning of the money market impaired this stabilising function. Counterparties also have access to the Eurosystem’s standing facilities, i.e. they can obtain overnight financing from the marginal lending facility or place overnight liquidity in the deposit facility. These standing facilities provide an upper and lower limit for the overnight interest rate and thus help to constrain the volatility of this rate. Finally, all Eurosystem credit operations, including open market operations and usage of the marginal lending facility, require adequate collateral. The concept of adequate collateral has two dimensions: first, it implies that the Eurosystem should be protected from incurring losses in its credit operations; second, it requires 76 ECB Monthly Bulletin July 2009 that sufficient collateral be available to a wide set of counterparties so that they can obtain the necessary amount of liquidity from the Eurosystem. The remainder of this article will discuss the changes to the way the Eurosystem conducts its operations that were introduced in response to the financial market turmoil. In Section 2, developments in the euro money market since the outbreak of the tensions in August 2007 are described. Section 3 briefly describes the measures taken by the Eurosystem between August 2007 and September 2008.1 Section 4 contains an analysis of the measures taken after the failure of Lehman Brothers further unsettled the market and covers the period until May 2009.2 Section 5 concludes. 2 THE EURO MONEY MARKET SINCE AUGUST 2007 The euro money market was strongly affected by the tensions originating in the US sub-prime mortgage market on 9 August 2007, when rumours about large exposures of some European banks affected their ability to obtain liquidity in the US dollar market and subsequently led to a spike in euro money market interest rates. Activity in money markets decreased sharply, especially in the market for loans with maturities of over one week where activity almost came to a complete halt. At the same time, spreads between interest rates on unsecured and secured lending in those markets increased significantly. While the liquidity management measures implemented by the Eurosystem countered the extreme volatility of interest rates at the very short end of the money market yield curve (as discussed in Section 3), interest rates in the unsecured term market remained elevated. At the same time, a marked shift in transactions 1 2 Most of the liquidity management-related measures taken in this period are covered in more detail in the article entitled “The Eurosystem’s open market operations during the recent period of financial market volatility” in the May 2008 issue of the Monthly Bulletin. The cut-off date for data is 29 May 2009. ARTICLES to loans with shorter maturities took place, i.e. instead of lending at long maturities, banks rolled over short-term contracts. Furthermore, a shift in transactions from the unsecured segment of the money market to the secured segment was witnessed. The main reasons why banks were less willing to engage in unsecured lending in the money market seem to stem from liquidity and solvency concerns, which were a result of asymmetric information and uncertainty. On the one hand, in times of high volatility, banks are uncertain both about their own liquidity needs and their ability to obtain refinancing from the market in the future.3 On the other hand, a high degree of uncertainty about individual banks’ exposures, reinforced by market turbulence and the resulting decline in asset values, cast doubt on borrowing banks’ solvency and thus their ability to repay a money market loan. While a central bank can, using its operational tools, address the first of these concerns, these tools cannot be used to directly address problems related to credit risk. A measure of tensions in money markets is the spread between the unsecured interbank deposit rate (e.g. the euro interbank offered rate – EURIBOR) for a given maturity and the overnight indexed swap (OIS) rate (e.g. the euro overnight index average – EONIA – swap rate) with the corresponding maturity. The swap rate is the fixed rate that banks are willing to pay in exchange for receiving the average overnight rate for the duration of the swap contract. It reflects the same credit and liquidity risk premia as the overnight rate, for which these premia are however negligible. The swap rate is therefore relatively immune to changes in liquidity or credit risk. Thus, the spread of the OIS rate against the deposit rate of the same maturity is an indication of perceived credit and funding liquidity risk.4 Very similar indications are obtained by looking at the spread between unsecured and secured money market rates. Using this indicator, some periods of particularly severe stress on the euro money The implementation of monetary policy since August 2007 Chart 1 EURIBOR-OIS spread (percentages per annum; basis points) three-month EURIBOR-OIS spread (right-hand scale) three-month EURIBOR (left-hand scale) three-month OIS (left-hand scale) 6.0 200 5.5 180 5.0 160 4.5 140 4.0 3.5 120 3.0 100 2.5 80 2.0 60 1.5 40 1.0 20 0.5 0 0.0 2007 2008 2009 Sources: ECB and Bloomberg. market can be identified (see Chart 1). First, the appearance of the financial market turmoil on the money market can be clearly identified as a level shift in the EURIBOR-OIS spread from around 5 basis points to more than 60 basis points in August 2007. Second, from April 2008 to September 2008 the broadly stable spread reflects a stabilisation of the situation in financial markets, although the spreads remain sizeable. The heightened tensions after the bankruptcy of Lehman Brothers in September 2008 led to an unprecedented level of spreads, with a peak above 180 basis points. In the period immediately after that event, financial markets were in a state of extreme alertness, as the bankruptcy of one important market player increased fears of more bank failures. Serious concerns about the financial health of several other financial institutions, both in the United States and in Europe, raised fears of further bankruptcies. The euro money 3 4 The topic of liquidity concerns as a source of liquidity hoarding is analysed in J. Eisenschmidt and J. Tapking (2009), “Liquidity risk premia in unsecured interbank money markets”, ECB Working Paper No 1025. For a more detailed explanation, see the box entitled “Spread between deposit and swap rates as an indicator of money market tensions” in the May 2008 issue of the Monthly Bulletin. ECB Monthly Bulletin July 2009 32 77 market all but came to a complete standstill in late September 2008, when banks became extremely dependent on obtaining refinancing from the Eurosystem. At this time, the Eurosystem avoided a complete stall of the money market by aggressively changing its liquidity management and the Governing Council initiated a series of cuts in the key ECB interest rates, as visible from the downward trend in rates in Chart 1. The most important change was the introduction of fixed rate full allotment tenders which gave assurance to banks that they could get from the Eurosystem as much liquidity as they desired at the, fast decreasing, policy interest rate provided they had enough eligible collateral. The value of the ECB’s interventions since October 2008 can be measured, inter alia, by the more important role of the Eurosystem as intermediary in the money market, which is reflected in a strong increase in the use of its deposit facility. Since this time, as will be analysed in detail in Section 4, the ECB has fully satisfied the liquidity demand of the banking sector, which arose in times of great distress. Almost two years after the beginning of the turmoil, the euro money market was still characterised by an unusually high level of stress. Banks continued to fear that the sector’s exposures and losses have still not been fully revealed. While in the first few months of 2009 the tensions have declined, as can be seen both from a reduction in the EURIBOR-OIS spread (see Chart 1) and from a decline in the liquidity provision of the Eurosystem, anecdotal evidence suggests that money market activity in May 2009 was still far below its pre-turmoil level. The term money market and the unsecured segment of the money market remained the most affected. At the same time, it is unclear to what extent activity in the unsecured market will fully recover and a structural trend towards collateralised lending, especially for longer maturities, may develop instead. Indeed, for secured lending transactions there is some evidence of a shift towards longer maturities, i.e. between one and six months, in 2008.5 78 ECB Monthly Bulletin July 2009 3 MEASURES TAKEN BETWEEN AUGUST 2007 AND SEPTEMBER 2008 LIQUIDITY MANAGEMENT MEASURES The ECB’s immediate response to the tensions in the euro area money market that arose in August 2007 was the temporary supply of additional liquidity with the aim of countering excessive deviations of very short-term rates from the policy rate. This liquidity injection initiated a different pattern in the timing of liquidity supply by the Eurosystem to the banking sector during the course of the reserve maintenance period. The ECB also made more frequent use of fine-tuning operations (FTOs). Prior to August 2007, as already mentioned, the ECB had provided liquidity in a way that allowed the banking sector to smoothly fulfil the minimum reserve requirements over the course of each maintenance period. During the first year of the financial market turmoil, the allotment pattern in MROs was changed. Generally, more ample liquidity was provided at the beginning of each maintenance period, while over the course of the maintenance period the liquidity supply was gradually adjusted downwards so that by the end of each period banks continued to have, as before August 2007, a liquidity surplus of close to zero on average. Chart 2 illustrates the resulting “frontloading” of liquidity by counterparties. In pre-turmoil times, the daily reserve surplus of banks was quite stable and close to its average over the maintenance period. In the first phase of the turmoil between August 2007 and September 2008 it displayed levels above the reserve requirement at the beginning of a typical maintenance period, but levels below that requirement towards the end of such period. The aggregate liquidity supply over time remained unchanged. With this measure, the ECB managed to avoid excessive deviations of short-term interest rates from the minimum bid rate. Between 7 August 2007 and 12 September 2008 (the last 5 For a more detailed analysis, see “Euro Money Market Study 2008”, February 2009, ECB. ARTICLES Chart 2 Average daily reserve surplus/deficit (EUR billions) daily reserve surplus/deficit during the turmoil daily reserve surplus/deficit before the turmoil 50 50 40 40 30 30 20 20 10 10 0 0 -10 -10 -20 -20 -30 -30 -40 -40 -50 -50 1 3 5 7 9 11 13 15 17 19 21 23 25 27 Source: ECB. Note: The series for the daily reserve surplus/deficit during the turmoil shows the average of seven 28-day maintenance periods between August 2007 and September 2008, while the series for the daily reserve surplus/deficit before the turmoil shows the average of four 28-day maintenance periods between April and August 2007. trading day before the announcement of the bankruptcy of Lehman Brothers) the average EONIA was just 0.7 basis point above the minimum bid rate of the MRO. At the same time, this spread displayed a higher degree of volatility than before: the standard deviation during this period was 12 basis points – double the size in the year to August 2007. This high degree of variability was the result of the unstable financial market environment (which was characterised by successive waves of tensions) and of the resulting difficulties faced by the ECB in estimating the liquidity needs of the banking sector. As a second measure, in August 2007 the Eurosystem started conducting supplementary longer-term refinancing operations (LTROs) with maturities of three months, and later also six months. By the end of October 2008, both types of operations were being conducted regularly in each maintenance period, and all longer-term operations taken together provided more than €600 billion of refinancing to the banking sector. As a consequence, the share of all longer-term refinancing (i.e. all refinancing operations with a maturity of three and six months) in total refinancing almost doubled from 33% on average in the first half of 2007 to 61% in the first half of 2008. Thus, the average maturity of refinancing provided to the banking sector rose substantially. The implementation of monetary policy since August 2007 A particularly challenging period proved to be the end of the year 2007. The usual tensions in money markets at a year-end were exacerbated at the end of 2007. In an environment of extreme uncertainty about individual credit risk and the overall market situation, the ECB reassured market participants about its willingness to supply ample liquidity, mainly by conducting a special MRO with a maturity of two weeks covering Christmas and the year-end, in which all bids above a certain rate were satisfied in full. In the first half of 2008 the situation in money markets improved somewhat. The ECB’s frontloading policy proved to be effective in steering money market rates close to the minimum bid rate without increasing the supply of liquidity to the banking sector. This changed in the period following the failure of Lehman Brothers, when the Eurosystem had to employ non-standard liquidity management measures in order to stabilise the money market, as will be discussed in the following section. MEASURES TAKEN IN COOPERATION WITH OTHER CENTRAL BANKS In response to a significant increase in the difficulties faced by euro area banks in accessing US dollar funding through both the unsecured US dollar market and the foreign exchange (FX) swap market, in December 2007 the ECB launched (in cooperation with the Federal Reserve System and other major central banks) US dollar liquidityproviding operations, against collateral eligible for Eurosystem credit operations, in connection with the Federal Reserve System’s US dollar Term Auction Facility (TAF). The US dollars were provided by the Federal Reserve System to the ECB by means of a temporary swap line ECB Monthly Bulletin July 2009 34 79 and the Eurosystem passed on these US dollars to its counterparties in repo operations. At first, a total amount of USD 20 billion was provided to the euro area banking sector, with a maturity of 28 days, through fixed rate tender auctions with a common pricing scheme applied by all central banks that were drawing from the Federal Reserve System’s US dollar swap line. When the tensions eased at the beginning of 2008, the operations were temporarily discontinued, but resumed again in March of the same year, when liquidity pressures in funding markets increased again after the collapse of Bear Stearns. In July 2008 this measure was enhanced to better accommodate euro area banks’ US dollar funding needs. The operations with a 28day maturity were thereby complemented by 84-day operations under the TAF, while leaving the outstanding amount of US dollar refinancing at that time unchanged at USD 50 billion. In September 2008, a period of heightened market tensions, daily overnight variable rate tenders were also introduced and the overall outstanding amounts were further increased. 4 MEASURES TAKEN BETWEEN SEPTEMBER 2008 AND MAY 2009 The sharp deterioration of conditions in the euro money markets that started in September 2008 had important implications for the provision of refinancing by the Eurosystem to the euro area banking sector. First, tender rates in open market operations increased to unprecedented levels. Second, banks significantly increased their usage of both of the ECB’s standing facilities. In September and October 2008 the Eurosystem reacted by announcing further operational measures. 29 SEPTEMBER 2008: SPECIAL-TERM REFINANCING OPERATION On 29 September the introduction of a special-term refinancing operation with a maturity of 38 days was announced. Out of total bids of €141 billion, €120 billion were allotted. Upon maturity, this operation was replaced with 80 ECB Monthly Bulletin July 2009 a series of operations with a maturity of the length of one maintenance period. 8 OCTOBER 2008: FIXED RATE TENDER PROCEDURE WITH FULL ALLOTMENT AND NARROWING OF THE CORRIDOR On 8 October the Governing Council decided to change the tender procedure for MROs and LTROs and to symmetrically halve the corridor formed by the rates on the standing facilities. The gridlock in money markets in late September 2008 had made banks extremely dependent on obtaining refinancing from the Eurosystem. This can be seen from the sharp increase in interest rates that banks were willing to pay in the ECB’s open market operations (see Chart 3). In this environment, the Eurosystem considered it essential to ensure that ample liquidity was provided directly to all banks in need, given that the usual mechanism for distributing aggregate liquidity provision via the money market was seriously impaired. Moreover, the Eurosystem aimed to eliminate uncertainty about the amount of liquidity allocated to each bank. Because of the rationing that inevitably occurs in variable rate tenders, a counterparty can ex ante never be entirely sure of the amount of liquidity it will get in the auction. Chart 3 Tender spreads (basis points) spread between the marginal rate and the minimum bid rate spread between the weighted average rate and the minimum bid rate 80 80 70 70 60 60 50 50 40 40 30 30 20 20 10 10 0 Jan. Mar. May July Sep. Nov. Jan. Mar. May July Sep. 2007 2008 Source: ECB. 0 In pre-turmoil times, such allotment uncertainty and its consequences were limited. The marginal rate of the MRO was predictable, because it tended to be quite stable over time. Moreover, banks bidding at too low a rate could easily obtain any shortfall in funds on the interbank market. During the financial market turmoil, however, these factors changed: first, the marginal rate of the MRO (i.e. the lowest successful bid rate at the tender) displayed a high degree of variability and had become difficult to predict; second, banks faced high uncertainty as to whether they would be able to borrow liquidity in the interbank market, given the general reluctance of banks to lend to each other. This led to a spiral effect where counterparties bid at increasingly high rates in MROs and LTROs. The spread between the marginal rate and the minimum bid rate of the MRO, which in pre-turmoil times had been usually around 7 basis points, began to increase when the turmoil started in August 2007 and fluctuated for one year between 3 basis points and 27 basis points. In mid-September 2008, however, the marginal rate rose above 40 basis points and the average MRO rate even stood at more than 70 basis points above the minimum bid rate. ARTICLES turmoil, it was recognised that even solvent banks’ ability to obtain funds in the interbank market was impaired, and that recourse to the standing facilities was increasingly important for banks. Indeed, in the first week of October, the average daily recourse to the marginal lending facility was €21 billion, compared with less than €0.5 billion in the period from January to August 2008. Over that period, the average daily recourse to the deposit facility increased from €1.5 billion to €43 billion. While the latter development was mainly a direct result of the ample liquidity situation in early October, the former reflected the increased difficulties for banks to obtain refinancing in the interbank money market. The implementation of monetary policy since August 2007 In order to align banks’ cost of refinancing with the MRO rate, the Governing Council decided to narrow the corridor symmetrically to 100 basis points. Consequently, as of 9 October 2008, the rates on the marginal lending facility and the deposit facility were set at 50 basis points above and below the rate on the MRO respectively (see Chart 4). Against this background, the Governing Council announced on 8 October 2008 the switch, as of 15 October 2008, to a fixed rate tender procedure with full allotment in MROs, in which banks’ bids would be satisfied in full at the fixed MRO rate. Chart 4 Key ECB interest rates and the EONIA The second measure announced on 8 October 2008 was a narrowing of the corridor formed by the rates on the two standing facilities around the MRO rate. Since early 1999 the corridor had been symmetric around the minimum bid rate, with a width of 200 basis points. Thus, while counterparties could at any time either obtain overnight refinancing or to deposit excess funds overnight with the Eurosystem, they incurred a penalty rate of 100 basis points compared with the MRO rate when doing so. With the intensification of the 6 6 5 5 4 4 3 3 2 2 1 1 (percentages per annum) EONIA deposit facility rate marginal lending facility rate fixed rate in the MROs 0 0 Sep. Oct. Nov. Dec. 2008 Jan. Feb. Mar. Apr. May 2009 Sources: ECB and Bloomberg. ECB Monthly Bulletin July 2009 36 81 13 AND 15 OCTOBER 2008: EXPANSION OF THE LIST OF ASSETS ELIGIBLE AS COLLATERAL AND FURTHER ENHANCEMENT OF THE PROVISION OF LIQUIDITY On 13 and 15 October 2009 the Governing Council agreed to complement the measures announced one week earlier with another set of measures. These measures affected the list of assets eligible as collateral for Eurosystem operations, the tender modalities of longerterm refinancing operations and operations in US dollars, and further liquidity-providing operations in US dollars and Swiss francs. As the Eurosystem has always accepted a broad range of assets as collateral, availability of collateral was not a constraint throughout much of 2008. To ensure that collateral did not constitute a constraint after the introduction of the fixed rate procedure with full allotment, the first element of the measures announced on 15 October was a temporary expansion of the list of assets eligible as collateral. As of 22 October the rating threshold for marketable and non-marketable assets was lowered from “A-” to “BBB-”, with the exception of asset-backed securities, for which the threshold of “A-” remained unchanged. Since that same date the Eurosystem has accepted debt instruments issued by credit institutions which are not listed on a regulated market, but are traded on certain non-regulated markets recognised by the ECB. Furthermore, subordinated marketable debt instruments, which are protected by an acceptable guarantee and fulfil all other eligibility criteria, may also be used as collateral. Since 14 November the Eurosystem has also accepted marketable debt instruments issued in the euro area and denominated in US dollars, pounds sterling and Japanese yen, provided that the issuer is established in the European Economic Area. In order to fulfil its statutory obligation to ensure that its balance sheet remains protected against financial risk, the ECB applied specific 82 ECB Monthly Bulletin July 2009 risk control measures such as additional haircuts to these assets. The marketable assets added at the end of 2008 to the list of eligible collateral amounted to a volume of around €870 billion, or about 7% of the total amount of eligible marketable assets. They accounted for around 3% of the total marketable collateral posted by counterparties. Moreover, a significant amount of non-marketable assets, mainly credit claims (i.e. bank loans), became eligible when the rating threshold was lowered to “BBB-”. As a second element of the measures announced on 15 October, the fixed rate tender procedure with full allotment, already applicable to MROs, was also applied, with effect from 30 October, to all LTROs, including regular and supplementary operations, as well as the special-term refinancing operations with a maturity of one maintenance period. During the period under review between October 2008 and May 2009, the fixed rate applied to all LTROs was equal to the MRO rate, but the Eurosystem retained the option to apply a spread to this rate at a later stage. The application of the fixed rate tender procedure with full allotment to all open market operations was essential in order to remove any allotment uncertainty as regards the continued provision to the euro area banking sector of longer-term refinancing and to maintain liquidity ratios at a time when the term money market was seriously impaired. Finally, two other measures announced in midOctober related to the provision of liquidity in foreign currencies and were part of a coordinated effort by major central banks to alleviate interbank funding tensions in those currencies. On 13 October fixed rate tenders with full allotment were adopted for the US dollar operations. Between December 2007 and May 2009, 114 US dollar liquidity-providing operations were carried out, with varying modalities. As Chart 5 shows, the outstanding ARTICLES Chart 5 US dollars provided by the ECB and the Federal Reserve System through central bank swap lines 36 Swiss franc liquidity-providing operations had been carried out. (outstanding amounts in USD billions) IMPACT OF THE OCTOBER 2008 MEASURES ON THE MONEY MARKET AND THE ROLE OF THE EUROSYSTEM ECB Federal Reserve System 700 700 600 600 500 500 400 400 300 300 200 200 100 100 0 0 Jan. Mar. May July Sep. Nov. Jan. Mar. May 2008 2009 Source: ECB and Bloomberg. amount of US dollars provided by the ECB peaked in early December 2008 at USD 293 billion and declined thereafter to around USD 100 billion in late May 2009. This pattern is in line with the overall supply of US dollars by the Federal Reserve System to central banks around the world through its swap lines (on average the ECB accounted for around 50% of these swap lines) and reflects the easing of US dollar funding tensions after the end of 2008. On 15 October the ECB and the Swiss National Bank jointly announced that they would start providing Swiss franc liquidity to their counterparties via EUR/CHF foreign exchange swap operations. This measure was intended to counter upward pressure on shortterm Swiss franc money market rates and to address the funding needs of euro area banks in that currency. Since then the Eurosystem has offered weekly one-week EUR/CHF FX swaps for amounts that were increased to €25 billion in February 2009 from €20 billion previously. In addition, it conducted four 84-day operations in late 2008 for maximum amounts of €5 billion each. By late May 2009 a total of The implementation of monetary policy since August 2007 With a fixed rate tender with full allotment in both MROs and LTROs, banks could be certain to obtain all desired liquidity at the ECB’s weekly tenders, provided that they had sufficient assets eligible as collateral in Eurosystem liquidity-providing operations. Thus, allotment uncertainty was eliminated. The tender procedure also meant that the aggregate liquidity provided by the Eurosystem to the banking sector was no longer determined by the ECB, but instead was purely demand-driven. This led to a significant increase in the Eurosystem’s liquidity provision to the banking sector: on 7 October (the last day of the September-October maintenance period), the total liquidity provision stood at €463 billion. The introduction of the full allotment procedure in MROs and LTROs in the second half of October led to a significant increase in liquidity provision, which rose to €802 billion on average in the period from 30 October to 31 December 2008, with a peak at €860.7 billion at the year-end, as illustrated by Chart 6. Moreover, the share of longer-term refinancing (i.e. all refinancing operations with a maturity of one to six months) in total refinancing increased further, from 61% in the first half of 2008, to 64% between November and December 2008, and to 70% between January and May 2009. The ample liquidity provision in refinancing operations caused an aggregate liquidity surplus in the banking sector throughout maintenance periods. Consequently, banks accumulated large liquidity surpluses on their current accounts with the Eurosystem, which they could place on an overnight basis with the deposit facility, at a rate of 50 basis points below the MRO rate (for the period between 9 October 2008 ECB Monthly Bulletin July 2009 38 83 and 20 January 2009). Indeed, a significant increase in the usage of the deposit facility took place, mirroring the increase in liquidity supply (see Chart 6): banks’ average recourse to the deposit facility rose to more than €220 billion between 9 October 2008 and 20 January 2009. Chart 6 Provision of refinancing broken down by maturity (EUR billions) 6-month LTRO 1-month special-term refinancing operation 3-month LTRO MRO The usage of the deposit facility increased towards the end of each maintenance period when increasing numbers of counterparties had met their reserve requirements for the period. On the last day of each maintenance period, by contrast, the aggregate usage was reduced sharply, because the ECB continued throughout the turmoil the practice of absorbing part of the liquidity surplus with an overnight fine-tuning operation. The recourse to the marginal lending facility also rose, albeit on a much smaller scale, to €6.0 billion per day on average between 9 October 2008 and 20 January 2009. It is noticeable that the use of the marginal lending facility was particularly high between September and early November, when tensions in financial markets were at their greatest, even though, since early October, counterparties had already had unlimited access to refinancing through open market operations. This probably reflects the high level of uncertainty that counterparties faced during this time as regards their own liquidity situation and the inability to raise and dispose of large amounts of liquidity in the interbank market in the week between two Eurosystem operations. With the introduction of the fixed rate full allotment procedure and the narrowing of the corridor, which were unprecedented in the history of the ECB, the Eurosystem entered a new phase of its liquidity management. The full allotment in open market operations enabled counterparties with liquidity needs to satisfy them directly with the Eurosystem. At the same time, the narrower corridor meant that usage of the deposit facility became much more attractive – compared with the interbank market – for those counterparties with excess liquidity. As a result, the Eurosystem assumed a prominent role as an intermediary for money market transactions, replacing trading on 84 ECB Monthly Bulletin July 2009 liquidity-providing FTO marginal lending facility liquidity-absorbing FTO deposit facility 900 900 800 800 700 700 600 600 500 500 400 400 300 300 200 200 100 100 0 0 -100 -100 -200 -200 -300 -300 -400 -400 July Aug. Sep. Oct. Nov.Dec. Jan. Feb. Mar. Apr. May 2008 2009 Source: ECB. the money market, which was highly dysfunctional at the time. The extent of this intermediation is directly reflected in the near doubling of its balance sheet, which at its peak on 2 January 2009 stood at €1.763 billion, an increase of €850 billion since June 2007.6 Banks’ demand for the intermediation carried out by the Eurosystem is demonstrated by the 27% increase in the number of counterparties participating in open market operations. In October and November 2008, 128 credit institutions applied for eligibility as counterparties. Participation in open market operations increased markedly during this time. For instance, the number of participants in MROs more than doubled in October and November (to an average participation of 720 counterparties) compared with the period from January to mid-September 2008 (when there were 333 counterparties on average). The replacement of money market activity with central bank intermediation is also illustrated 6 These figures refer to a “simplified balance sheet” of the Eurosystem. in Chart 7, which shows that lending volumes in the unsecured overnight segment by EONIA panel banks declined somewhat after the corridor was narrowed. While during the turmoil, but prior to the narrowing of the corridor, the daily average EONIA volume had stood at €52 billion, it declined to €34 billion after the corridor was narrowed. At the same time, the ample liquidity provision was reflected in a lower level of shortterm rates. After the introduction of the full allotment in MROs, the EONIA was quoted consistently below the MRO rate and the EONIA spread decreased to -14 basis points in the period from 9 October 2008 to 20 January 2009. Finally, the extent of the Eurosystem’s intermediation role can also be assessed by analysing the sets of individual counterparties using the different components of the Eurosystem’s operational framework. Between 9 October 2008 and 20 January 2009, the proportion of banks using the deposit facility that obtained refinancing in the previous MRO was only 15% on average.7 Thus, the set of banks obtaining refinancing from the Eurosystem in a given week was largely different from the set of counterparties placing liquidity with it. During the period with a narrower corridor, however, this share has tended to increase slightly. At the same time, the share of deposit facility usage by banks that had previously obtained refinancing in an LTRO has remained quite stable over time, at about 50%. On average, 45% of deposit facility usage was by counterparties that had no outstanding refinancing at all from the Eurosystem. These figures highlight the importance of the intermediation role assumed by the Eurosystem in channelling funds from institutions with excess liquidity that were unwilling to lend directly to those with liquidity needs. The impact of the measures introduced by the Eurosystem on the broader economy is presented in the box. 18 DECEMBER 2008: ANNOUNCEMENT OF THE WIDENING OF THE CORRIDOR The ECB’s extraordinary measures had a stabilising impact on the euro money market. ARTICLES Towards the end of 2008 the worst tensions in the money market seemed to have eased. In addition, the EURIBOR-OIS spread had begun a significant decline from its peak levels, as shown in Chart 1. In this environment, and with the expectation that conditions in the money market would improve further after the turn of the year, the Governing Council announced on 18 December 2008 that, as of the maintenance period starting on 21 January 2009, the corridor formed by the standing facility rates would be widened again to 200 basis points, in line with the desire to avoid crowding out money market activity any more than necessary. With the improving money market conditions, the prominent intermediation role played by the Eurosystem could be reduced to a certain extent. The implementation of monetary policy since August 2007 Chart 6 demonstrates that since late January, when the corridor was re-widened, the degree of intermediation by the Eurosystem started to 7 The figures in this paragraph relate to the largest individual recourses to the deposit facility and cover on average 96% of the total recourse in the period under review. Chart 7 EONIA spread and volumes (EUR billions; basis points) EONIA volumes (left-hand scale) spread between the EONIA and the MRO rate (right-hand scale) 80 60 70 40 60 20 50 0 40 -20 30 -40 20 -60 10 -80 0 -100 Aug. Sep. Oct. Nov. Dec. Jan. Feb. Mar. Apr. May 2008 2009 Sources: ECB and Bloomberg. Note: The vertical lines indicate the narrowing of the corridor on 9 October 2008 and the re-widening of the corridor on 21 January 2009. ECB Monthly Bulletin July 2009 40 85 decline: the total amount of refinancing stabilised at below €700 billion in the following months, and recourse to the deposit facility, which had become much less attractive, declined to a daily average of €84 billion between 21 January and 12 May 2009. Also, EONIA turnover started to increase again (see Chart 7). In the same period, the average daily EONIA volume stood at €44 billion, up from €34 billion during the period with a narrower corridor. This could be an indication that the wider corridor left more room for the matching of demand and supply in the short-term money market, even in an environment of continuing high credit risk. At the same time, the wider corridor allowed for a further increase of the spread between the EONIA and the fixed rate in the MRO which was caused by the continued ample liquidity supply. With a narrower corridor between 9 October 2008 and 20 January 2009, the EONIA spread stood at 27 basis points. This spread rose to 62 basis points in the period from 21 January to 12 May 2009. This substantial decoupling of short-term rates from the policy rate illustrates further the segmentation of the money market, since the cost of refinancing for banks with access to the money market (close to the EONIA rate) was substantially below the cost of refinancing for banks that needed to rely on the Eurosystem for refinancing (the MRO rate). 7 MAY 2009: ENHANCED CREDIT SUPPORT More recently, the Eurosystem has decided to further expand its non-standard measures. Specifically, in line with the additional longerterm refinancing operations conducted since October 2008, the Eurosystem decided that, starting on 23 June 2009, it will carry out a series of refinancing operations with a maturity of 12 months, applying a fixed rate tender procedure with full allotment. In addition, it decided to purchase euro-denominated covered bonds issued in the euro area and to grant the European Investment Bank the status of an eligible counterparty in the Eurosystem’s refinancing operations. These decisions were taken to promote the decline in money market term rates, to encourage banks to maintain and expand their lending to customers, to help to improve market liquidity in important segments of the private debt security market, and to ease funding conditions for banks and enterprises. In that context and against the background of signs of increasing confidence in the short-term money market, the narrowing of the corridor between the MRO rate and the deposit facility rate from 100 to 75 basis points, that took place in conjunction with the reduction of the MRO rate from 1.25% to 1.00% as of 13 May 2009, was not deemed to entail a significant risk of reducing money market activity. Box IMPACT ON THE BROADER ECONOMY OF THE MEASURES IMPLEMENTED SINCE OCTOBER 2008 The changes in the operational framework introduced since October 2008, in combination with the easing of the ECB’s key interest rates, have helped to lower the cost of financing for the economy at large. As seen in Chart A, the recent and significant drop in the euro overnight index average (EONIA), which mainly resulted from the unprecedented cut in rates in the main refinancing operations (a reduction of 325 basis points between October 2008 and May 2009), but also to some extent from the fixed rate tender procedure with full allotment, was reflected in a variety of short-term money market rates and bank interest rates, which have also posted a marked drop since October. Moreover, the introduction of the fixed rate tender procedure with full allotment has ensured that some of the necessary conditions for preserving the flow of loans from euro area credit 86 ECB Monthly Bulletin July 2009 ARTICLES Chart A The EONIA, the euro interbank offered rate (EURIBOR) and short-term MFI rates Chart B Funding sources of euro area credit institutions by counterpart sector (percentages per annum) (three-month flows; EUR billions) Eurosystem lending operations MFIs excluding the Eurosystem central government external liabilities money-holding sector EONIA three-month EURIBOR short-term rate on loans to households for house purchase short-term rate on small loans to NFCs short-term rate on large loans to NFCs short-term rate on consumer credit 10 10 1,200 1,200 9 9 1,000 1,000 8 8 800 800 7 7 600 600 6 6 400 400 5 5 4 4 200 200 3 3 2 2 -200 -200 1 1 -400 -400 0 -600 Jan. 0 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 Sources: ECB and Reuters. The implementation of monetary policy since August 2007 0 0 -600 July Jan. 2007 Jan. July 2008 2009 Source: ECB. institutions to the private sector have remained in place. In this respect, the Eurosystem alleviated the immediate funding pressure on banks with liquidity needs, thereby substituting market-based borrowing in the interbank market. In essence, these liquidity management measures have contributed to interrupting the “negative feedback loop” from the financial market tensions. Chart B shows the increased recourse by banks to central bank lending throughout the fourth quarter of 2008, which allowed euro area credit institutions to withstand the shock resulting from the reduction in funding from international financial markets and from other euro area monetary financial institutions (MFIs). In conjunction with retained securitisation activity, this measure has therefore allowed even liquidity-constrained banks to maintain the refinancing of their loan portfolios and thus cover their short-term funding gap. As a result, banks have been able to either maintain the flow of loans or, at least, have faced less pressure to withdraw from lending. As regards the pass-through of interest rate cuts in the euro area, bank lending rates have declined rapidly since November 2008, in parallel with the fall in money market rates. For example, between October 2008 and April 2009 short-term nominal bank lending rates (i.e. for loans with a maturity of less than one year) for large loans to non-financial corporations (NFCs) declined by around 300 basis points while corresponding long-term rates (i.e. for loans with a maturity of more than five years) declined by around 100 basis points (see Chart C). In real terms, despite the effect of rapidly declining inflation expectations, equivalent bank lending rates (both short and long-term) declined by around 90 basis points.1 In addition, the widening of spreads on short-term MFI lending rates and deposit rates vis-à-vis short-term market rates have 1 For a comparison of recent developments in banks’ interest rates between the euro area and the United States, please refer to Box 3 in this issue of the Monthly Bulletin. ECB Monthly Bulletin July 2009 42 87 Chart C Selected nominal bank lending rates for loans over €1 million to NFCs Chart D Real cost of external financing of euro area NFCs (basis points; January 2003 to April 2009) (percentages per annum) floating rate and up to one year over five years over one and up to five years 7 6 overall cost of financing real short-term MFI lending rates real long-term MFI lending rates real cost of market-based debt real cost of quoted equity 7 9 9 6 8 8 7 7 6 6 5 5 4 4 5 5 3 3 4 4 3 3 2 2 1 2 2 1 1 1 0 0 Jan. Sep. May Jan. Sep. May Jan. Sep. May Jan. 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 0 Source: ECB. Sources: ECB, Thomson Financial Datastream, Merrill Lynch and Consensus. 0 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 stabilised recently and in some cases even reversed in April 2009. All in all, the average nominal cost of external financing has dropped by more than 140 basis points since October 2008. In real terms, as shown in Chart D, the cost of market-based debt has clearly retrenched from its historical peaks in late 2008 and the cost of equity financing, while still elevated, seems to have eased as of late. All this indicates that the non-standard liquidity measures taken by the Eurosystem since October 2008 have limited a possible hampering of the transmission of monetary policy in the euro area related to the financial market turmoil. 5 CONCLUSION Following the intensification of the financial market tensions in the euro money market in late September and early October 2008, the Eurosystem reacted forcefully by implementing various non-standard measures in its liquidity management. In particular, it has introduced fixed rate tender procedures with full allotment in its open market operations, temporarily narrowed the corridor formed by the rates on its standing facilities, broadened its list of assets eligible as collateral (along with concomitant risk mitigation measures), and provided liquidity in foreign currencies in cooperation with other central banks. ECB July 2009 These measures, which have been nonstandard in nature, reassured financial market participants that the availability of central bank liquidity was not a reason for concern, and contributed to a return towards stable money market conditions. In this connection, in January 2009 the Eurosystem was able to reduce its intermediation role and it therefore increased the width of the corridor between the standing facility rates. Most recently, the Eurosystem has decided to enhance its credit support through the conduct of a series of 12-month longer-term refinancing operations (fixed rate tender procedure with full allotment), the purchase of ARTICLES euro-denominated covered bonds issued in the euro area and granting the European Investment Bank the status of an eligible counterparty in the Eurosystem’s refinancing operations. These measures aim to promote the decline in money market term rates, to encourage banks to maintain and expand their lending to customers, to help to improve market liquidity in important segments of the private debt security market, and to ease funding conditions for banks and enterprises. The implementation of monetary policy since August 2007 Monthly Bulletin July 2009 44 89 6 - LA POLITICA MONETARIA DELLA BCE NEL 2011-2012 e i provvedimenti del dicembre 2012 2. LA POLITICA MONETARIA NELL’EUROZONA E NEGLI USA Nella Euro zona al pericolo inflazionistico manifestatosi nel corso della prima parte del 2011 - che ha portato a due aumenti del Repo di 25 pb è seguito un periodo di crisi sia reale che finanziaria, generata dalle crescenti difficoltà incontrate dal debito sovrano dei paesi PIIGS. In base al principio della separazione tra misure standard e non standard, la BCE ha fronteggiato le difficoltà del settore reale abbassando il Repo, che a fine anno è ritornato all’1% (lo stesso livello esistente nel 2010). La crisi del debito sovrano e il suo impatto negativo sul mercato monetario sono stati invece affrontati con manovre quantitative: acquisti di titoli di stato e massicce iniezioni di liquidità nel sistema bancario. A tal fine, nel dicembre 2011, la BCE ha annunciato nuove operazioni espansive, tra cui due operazioni a medio-lungo termine a scadenza 3 anni (la prima a dicembre 2011, la seconda a febbraio 2012) e la riduzione della riserva obbligatoria. Le banche hanno massicciamente approfittato della possibilità loro offerta di finanziamenti triennali accrescendo la loro liquidità, con la conseguenza di far scendere il differenziale tra Euribor ed Eurepo. Nei primi mesi del 2012 lo spread con la Germania dei rendimenti decennali del debito sovrano di Italia e Spagna si è ridotto anche grazie agli interventi fiscali adottati dai due paesi, cui si sono aggiunti probabilmente acquisti di titoli da parte delle banche più liquide. Nel contempo la crescita degli aggregati si è ridotta e le condizioni di accesso al credito sono diventate più restrittive. La situazione è diversa negli USA, dove la Fed continua la sua politica, in atto già da mesi, di tassi zero e di acquisto di titoli a lunga. L’unica innovazione riguarda la trasparenza: è stato per la prima volta annunciato un l’obiettivo inflazionistico di lungo periodo del 2% e sono state rese pubbliche le aspettative sul tasso ufficiale dei singoli membri del FOMC. 1. La BCE: la politica del tasso Nella seconda parte del 2011 la situazione economica nella zona-Euro è progressivamente peggiorata, sia per quanto riguarda l’andamento del settore reale, sia per quanto concerne i problemi del debito sovrano e il funzionamento dei mercati interbancari non garantiti. La Banca Centrale Europea ha agito in coerenza col cosiddetto principio della separazione tra misure standard e non-standard, già descritto dall’ex presidente Trichet nella conferenza stampa del 9 giugno 2011. Secondo questo principio, la BCE utilizzerebbe la tradizionale politica del tasso ufficiale per gli obiettivi di crescita e stabilità dei prezzi, mentre la politica della liquidità viene impiegata per controbilanciare il funzionamento anormale di certi mercati monetari/finanziari o di segmenti di tali mercati. In accordo con questo principio, il tasso ufficiale, che era stato portato dall’1% di inizio 2011 all’1,50% a luglio, è stato ridotto di 25 bps a novembre e dicembre in concomitanza col deterioramento di numerosi indicatori economici (FIG.1 e TAB.1). FIG.1 – Gli indicatori congiunturali 2.8 2.4 2.0 1.2 0.8 1.6 0.4 0.0 1.2 -0.4 Eurocoin Sentiment (ESI) cresicya PIL -0.8 -1.2 -1.6 01 02 03 Hleblik. 04 05 06 07 2011 A cura di Giovanni Verga. Ha collaborato Svetlana Fonte: BCE 08 09 10 11 12 01 02 2012 14 TAB. 1 - Alcuni dei principali indicatori per la politica monetaria Valori disponibili al momento 2011 2011 2012 delle riunioni Inflazione Prezzi alla produzione Prezzo petrolio (EUR) Prezzo petrolio (EUR) Cambio $/€ Cambio $/€ PIL Prod. Industriale(*) Prod. Manifattur.(*) Indice di Fiducia Eurocoin M1 M3(*) PFI Euribor-Eurepo (1m) Repo gen. 2,20 4,50 69,60 34,88 1,32 -9,54 1,90 4,00 7,57 106,60 0,49 4,60 1,30 2,00 1,00 lug. 2,70 6,20 79,10 27,17 1,44 17,85 2,50 4,77 7,50 105,40 0,52 1,20 2,20 2,70 1,50 feb. 2,70 4,30 86,20 18,73 1,29 -3,41 1,30 0,77 1,93 93,40 -0,14 1,60 2,10 1,00 1,00 Aspettative (SPF) Inflazione fra 1 anno 1,50 1,90 1,70 Inflazione fra 2 anni 1,70 1,90 1,70 Inflaz.a medio periodo 1,90 2,00 2,00 PIL fra 1 anno 1,30 1,60 0,10 PIL fra 2 anni 1,60 1,80 1,20 PIL a medio periodo 1,80 1,90 1,80 Ultimi valori disponibili alle date indicate; = variazione percentuale annua; in grassetto: aumentato contenuto inflazionistico, in corsivo: aumentato contenuto deflazionistico; (*) = media ultimi tre mesi; Fonte: BCE, Euribor, Eurepo. La diminuzione del Repo era ormai attesa dai mercati (FIG.2 e TAB.2), non solo per via del peggioramento degli indicatori economici, ma anche per il mutato contenuto delle conferenze stampa del presidente. Nella conferenza di ottobre il neopresidente Draghi aveva infatti sottolineato gli impatti negativi delle montanti tensioni sui mercati finanziari che influenzavamo sfavorevolmente le condizioni praticate nei settori finanziari e creditizi; questi ultimi, a loro volta, esercitavano un’influenza negativa sulle prospettive di crescita economica della zona-Euro, per altro già caratterizzata da un’elevatissima incertezza e da un’intensificazione del downside risk. FIG. 2 - Repo e aspettative a breve del mercato monetario 1.8 1.6 1.4 1.2 1.0 0.8 0.6 REPO OIS a 1m OIS: tasso implicito a 3-6m 0.4 0.2 2011 2012 Fonte: BCE e EONIA; quando il tasso implicito è superiore/inferiore all’EONIA corrente l’aspettativa è di un futuro rialzo/ribasso dei tassi. TAB. 2 - Le aspettative di consensus di bfinance sul Repo (all’inizio del mese indicato) fra 2 mesi fra 5 mesi Sett Ott Nov Dic Gen Feb media mediana minimo massimo media mediana minimo massimo 1,50 1,50 1,50 1,50 1,54 1,50 1,50 1,75 1,23 1,13 1,00 1,50 1,20 1,00 1,00 1,50 1,15 1,00 1,00 1,50 1,10 1,00 1,00 1,50 0,92 1,00 0,50 1,00 0,89 1,00 0,50 1,25 0,68 0,75 0,50 1,00 0,68 0,75 0,50 1,00 0,66 0,63 0,50 1,00 0,66 0,63 0,50 1,00 numero 7 10 10 9 7 8 Fonte: bfinance Nei primi due mesi del 2012, il tasso ufficiale, che a dicembre era sceso al minimo storico dell’1%, non è più stato abbassato. Le previsioni ricavate dall’andamento dell’OIS mensile e del suo tasso implicito a 3-6 mesi mostrano che le aspettative sono di un mantenimento del tasso ufficiale al livello dell’1%. A risultati non molto diversi si arriva analizzando la tabella con le previsioni di consensus riportate 46 15 da bfinance. I dati riportati nella TAB.9 per i vari mesi si riferiscono all’inizio del mese considerato e quindi, normalmente, ad un momento precedente la riunione del Consiglio direttivo. A partire da ottobre le aspettative sono passate da un tasso ufficiale stabile all’1,5% alla previsione di una flessione che, secondo gli intervistati, avrebbe anche potuto continuare nel nuovo anno fino a portare il Repo allo 0,75%. Nella conferenza stampa del febbraio 2012, però, il presidente Draghi ha sostenuto che le prospettive economiche rimangono soggette a forte incertezza e rischi verso il basso; inoltre ha aggiunto che “i rischi di medio termine restano grosso modo bilanciati”, espressione che normalmente lascia intendere che per il momento i tassi non saranno abbassati. L’ipotesi che i tassi non vengano ridotti va però considerata soltanto probabile, in quanto, la BCE non ha definito “appropriato” l’attuale livello dei tassi, cioè non ha utilizzato la sua espressione tipica per comunicare al pubblico che, a parte eventi eccezionali, il tasso rimarrà inalterato per un certo periodo di tempo. 2. Le misure non-standard La FIG. 3 riporta: l’andamento dello spread medio del rendimento dei titoli decennali dei paesi PIIGS rispetto alla Germania, il differenziale tra Euribor ed Eurepo a 1 mese e l’andamento medio mensile dei depositi overnight delle banche presso la BCE. La crisi del debito sovrano si è chiaramente aggravata a partire dal luglio 2011, quando anche Spagna e Italia sono state significativamente coinvolte nelle turbolenze dei mercati (FIG.4). A partire da quel mese, l’aumentato rischio sovrano ne ha fatto salire il differenziale dei rendimenti rispetto a quelli tedeschi, e – in seguito ai problemi causati alle banche con elevate consistenze di questi titoli in portafoglio – ha anche reso meno liquidi i mercati interbancari non garantiti. Si è così venuto ad allargare il differenziale tra Euribor ed Eurepo mensile, progressivamente cresciuto fino al massimo di 95 bps per la scadenza mensile il 27 dicembre 2011. FIG. 3 - Differenziale Euribor-Eurepo, spread medio del rendimento del debito sovrano dei paesi PIIGS-Germania e depositi overnight 500 Euribor - Eurepo (1m) Spread debito sovrano (media PIIGS) Depositi overnight (s.d.) 400 300 7 200 6 5 100 4 0 3 2 1 01 02 03 04 05 06 07 08 09 10 11 12 2011 01 2012 Fonte: BCE, Euribor, Eurepo e Bloomberg (lo spread medio dei paesi PIIGS è ottenuto dando peso 5 all’Italia, 4 alla Spagna e 1 agli altri); depositi overnight in mld. di euro. FIG. 4 - Spread rispetto alla Germania dei titoli decennali del debito sovrano dei paesi PIIGS 40 30 20 Grecia 10 8 6 Irlanda Portogallo 4 3 Spagna 2 Italia 1 01 02 03 04 05 06 07 08 09 2011 Fonte: Bloomberg (scala logaritmica) 10 11 12 01 2012 16 Nello stesso periodo la BCE ha provveduto ad acquistare un significativo ammontare di titoli del debito sovrano dei paesi sotto stress (FIG.5) e ha offerto alle banche la liquidità che non transitava più dall’interbancario. FIG. 5 - Spread medio del rendimento del debito sovrano dei paesi PIIGS e acquisti di titoli di stato nell’ambito del SMP Totale acquisto titoli di Stato (s.s) Spread debito sovrano (media PIIGS) EONIA e Repo, che è sempre stato negativo e vicino al suo minimo di -75 punti base. FIG. 6 - Differenziale dell’Euribor rispetto all’Eurepo e all’OIS e differenziale tra EONIA e Repo (medie settimanali) 1.6 7 0.8 6 0.4 240 5 200 4 160 Euribor-Eurepo a 1 m Euriboe-EONIA a 1 m EONIA-Repo 1.2 0.0 -0.4 -0.8 3 120 -1.2 2 80 2008 2009 2010 2011 2012 Fonte: BCE, Euribor, Eurepo, OIS e EONIA. 40 01 02 03 04 05 06 07 2011 08 09 10 11 12 01 2012 Fonte: BCE e Bloomberg (lo spread medio dei paesi PIIGS è ottenuta dando peso 5 all’Italia, 4 alla Spagna e 1 agli altri); acquisti in mld. di euro. Va però osservato che negli ultimi mesi il differenziale Euribor-Eurepo tende a sopravvalutare l’impatto del problema della liquidità sul mercato interbancario non garantito (l’Euribor). Se si considera infatti la misura alternativa delle pressioni nel mercato monetario non garantito, il differenziale tra Euribor e OIS (FIG.6), emerge che questo spread durante la crisi della seconda parte del 2011 è inferiore allo quello tra l’Euribor e l’Eurepo. Questo fenomeno, che non si era mai verificato in precedenza, suggerirebbe che le banche con eccesso di liquidità abbiano aumentato la loro offerta di fondi sul mercato garantito, l’Eurepo, i cui tassi si sono quindi ridotti, con la conseguenza di far ulteriormente lievitare il differenziale EuriborEurepo. L’abbondante liquidità detenuta presso la BCE si è anche ripercossa sul differenziale tra 2.1 Le misure non-standard del dicembre 2011 Una delle situazioni peggiori che la BCE si è trovata ad affrontare, si è verificata a dicembre 2011, allorquando gli spread dei rendimenti del debito sovrano dei paesi PIIGS e del mercato monetario non garantito, contestualmente a un significativo peggioramento delle condizioni di erogazione del credito, continuavano a crescere. Durante la riunione del Consiglio direttivo dell’8 dicembre 2011 venivano quindi annunciati nuovi provvedimenti ad hoc di carattere espansivo, allo scopo di ampliare l’accesso del settore bancario alla liquidità, facilitare il funzionamento del mercato monetario e sostenere la provvista di credito al settore privato.2 Tali provvedimenti possono essere sintetizzati nei seguenti quattro punti: 1. I due finanziamenti a medio-lungo termine (LTRO) a scadenza 12 mesi annunciati a 2 Per maggiori dettagli si veda: http://www.ecb.int/press/pr/date/2011/html/pr111208_ 1.en.html 48 17 ottobre per il 21 dicembre 2011 e il 28 febbraio 2012 sono sostituiti da due LTRO a 36 mesi (TAB. 3) con opzione di estinzione, intera o parziale, dopo un anno. Le richieste sono interamente soddisfatte e il costo dell’operazione (da pagare alla scadenza) corrisponderà al tasso medio delle operazioni di rifinanziamento principali in essere durante la vita dell’operazione (in pratica la media del Repo). TAB. 3 - Caratteristiche delle LTRO a 36 mesi Annuncio 20/12/2011 28/02/2012 decisione 21/12/2011 29/02/2012 consegna 22/12/2011 01/03/2012 possibile rimborso 30/01/2013 27/02/2013 scadenza 29/01/2015 26/02/2015 durata 1134 gg 1092 gg Fonte: BCE 2. Una riduzione del coefficiente di riserva obbligatoria dal 2 all’1% a partire dal periodo di mantenimento, il 18 gennaio 2012. 3. Un allargamento del collaterale ottenuto riducendo la soglia di rating per certi ABS e autorizzando temporaneamente le banche centrali nazionali ad accettare come collaterale prestiti bancari, purché soddisfino specifici criteri poi indicati in un altro comunicato stampa. 4. La sospensione, a partire dal periodo di mantenimento che parte dal 14 dicembre 2011, delle operazioni di fine-tuning da tempo attivate nell’ultimo giorno di mantenimento. 2.2 La “ratio” delle nuove misure non-standard La stessa BCE ha spiegato il motivo delle sue decisioni. I primi tre provvedimenti sono stati introdotti per facilitare le esigenze di liquidità delle banche che hanno difficoltà a ricorrere al mercato interbancario non garantito, in cui si è rarefatta l’offerta di fondi. A questo si è aggiunto il problema del rimborso delle obbligazioni bancarie in scadenza: le nuove emissioni, a seguito degli elevati spread sul debito sovrano e di diversi downgrading, erano diventate particolarmente costose. Uno degli scopi di questi provvedimenti è anche quello di evitare un’eccessiva restrizione delle condizioni e dell’ammontare delle erogazioni di credito a famiglie e imprese da parte delle banche. La motivazione del quarto provvedimento è invece un po’ diversa. Da vari mesi la BCE effettuava un’operazione di assorbimento di liquidità nell’ultimo giorno del mantenimento della riserva obbligatoria. Questo consentiva alle banche di detenere una liquidità eccedente, che veniva eliminata l’ultimo giorno del periodo di mantenimento per allineare l’ammontare medio del c/c presso la BCE al valore della riserva obbligatoria. Quest’agevolazione, che consentiva di evitare un costo per la liquidità in eccesso, è stata ora sospesa: secondo la BCE, l’aumentato costo della liquidità in eccesso tenuta parcheggiata nel c/c presso la banca centrale dovrebbe incentivare le banche a trasferire tale liquidità sul mercato interbancario, fornendo così una maggiore liquidità alle banche che ne hanno bisogno e concorrendo in tal modo a ridurre i tassi dell’Euribor. 3. Gli effetti sulla liquidità e sui tassi I risultati di questi provvedimenti sono ben visibili nel caso delle operazioni di mercato aperto condotte dalla BCE (FIG.7). 18 scadenza particolarmente favorevoli. Dovrebbe quindi ulteriormente ridursi lo spread tra i rendimenti monetari garantiti e non garantiti (FIG.9). Inoltre la misura adottata dovrebbe contribuire a rendere meno restrittive le condizioni sul credito alle famiglie e imprese, oltre a promuovere l’acquisto di titoli di stato. FIG. 7 - Le operazioni di mercato aperto 600 MRO LTRO 400 OT = ultimo giorno periodo di mantenimento 200 0 -200 -400 FIG. 9 - Lo spread dei rendimenti dell’interbancario e la liquidità delle banche -600 01 02 03 04 05 06 07 08 09 10 11 12 2011 01 500 Euribor-Eurepo 1m Euribor-OIS 1m Eurepo 1m - Repo Deposity overnight (s.d.) 2012 Fonte: BCE; importi in mld. di euro 400 300 200 1.0 La concessione di finanziamenti a lunga scadenza (LTRO) a 36 mesi avvenuta a dicembre è stata massicciamente utilizzata dalle banche (519 mld. di euro contro la media di meno di 100 mld. delle altre LTRO), col risultato che si è molto allungata la scadenza media della liquidità da loro detenuta (FIG. 8). 100 0.5 0 0.0 -0.5 -1.0 01 02 03 04 05 06 07 2011 08 09 10 11 12 01 2012 Fonte: BCE, Euribor, Eurepo e OIS. I depositi overnight sono in mld. di euro e si riferiscono alle medie mobili mensili FIG. 8 - Vita residua della liquidità bancaria 800 700 Vita media residua delle operazioni di mercato aperto (consitenze) Dalla FIG. 7 emerge anche che dopo le massicce provviste di liquidità a 36 mesi si sono ridotti sia gli importi delle LTRO tradizionali, sia gli importi delle operazioni di rifinanziamento principali (MRO). Durante tutto il 2011 e nei primi mesi del nuovo anno, le “altre operazioni” (OT) sono state invece esclusivamente attivate a scopo di assorbimento di liquidità. Esse hanno infatti principalmente riguardato: a) la sterilizzazione (sotto forma di depositi a tempo) degli acquisti sul mercato di titoli del debito sovrano da parte della BCE; b) l’assorbimento (con operazioni a scadenza 1 giorno effettuate nell’ultimo giorno di mantenimento delle riserva obbligatoria) della liquidità in eccesso accumulata dalle banche nei giorni precedenti. 600 500 400 300 200 100 0 2008 2009 2010 2011 Fonte: BCE e nostre elaborazioni Anche la recente operazione a 36 mesi del 29 febbraio 2012 è stata coronata da successo: la domanda è stata di 529,5 mld. di euro (di cui circa 100 mld. da parte delle banche italiane). Il problema della liquidità delle banche è stata quindi risolta aggirando i mercati monetari attraverso l’erogazione di fondi forniti direttamente dalla BCE a condizioni di tasso e di 50 19 A questo proposito, anche la decisione di non effettuare più operazioni di assorbimento di liquidità nell’ultimo giorno del periodo di mantenimento della riserva obbligatoria ha portato ad alcuni risultati che sembrano andare nella direzione voluta dal Consiglio direttivo: a partire dal gennaio 2011 l’andamento dello spread tra EONIA e Repo non presenta più i picchi anomali che si presentavano in concomitanza con la fine del periodo di mantenimento (FIG. 10). FIG. 11 - Riserve obbligatorie, conti correnti e depositi overnight 600 Riserve obligatorie Conto corrente Depositi overnight 500 400 300 200 100 0 Sep Oct Nov 2011 FIG. 10 - Liquidità complessiva delle banche e spread EONIA-Repo Dec Jan Feb 2012 Fonte: BCE; mld. di euro. .2 EONIA-Repo .0 -.2 -.4 -.6 600 -.8 400 depositi overnight + liquidità eccedente 200 0 = ultimo giorno del periodo di mantenimento -200 Sep Oct Nov 2011 Dec Jan Feb 2012 Fonte: BCE e EONIA; quantità in mld. di euro. Quanto al provvedimento sulla riduzione della riserva obbligatoria (FIG.11), l’effetto prevalente non è stato (com’era prevedibile) uno spostamento dei fondi liberati in maggiori riserve eccedenti (il conto corrente si è presto riallineato alla riserva obbligatoria); ha comportato piuttosto in parte un aumento dei depositi overnight, in parte minori richieste di finanziamenti e acquisti di titoli da parte delle banche (i dati però non sono ancora disponibili). Questo sembra confermato anche dalla FIG.11: la somma dei depositi overnight con la liquidità eccedente presenta solo un piccolo scalino verso l’alto dopo la mobilizzazione di metà delle riserve. 4. Fonti e impieghi della liquidità Le consistenze totali relative alla creazione di liquidità da parte della Banca Centrale Europea e i corrispondenti impieghi sono riportati nelle FIGG. 12 - 15. Per quanto riguarda le consistenze in essere (FIG. 12), emerge chiaramente che le principali componenti sono l’acquisto di titoli del debito sovrano dei paesi in difficoltà (all’interno del programma SMP) e, soprattutto, le operazioni di mercato aperto (MRP, LTRO, OT), nonostante queste ultime siano state ridotte dagli assorbimenti di liquidità effettuate per sterilizzare l’acquisto di titoli. E’ invece minimo il contributo dei finanziamenti marginali e praticamente inalterato lo stock complessivo delle obbligazioni strutturate. A tutto questo va aggiunto il fatto che negli ultimi mesi sono anche ripresi i finanziamenti della BCE in valuta alle banche che, benché non siano considerati liquidità, hanno comunque contribuito a ridurre le pressioni sui mercati monetari (FIG. 13). 20 FIG. 12 - La creazione di liquidità e le sue fonti: le consistenze FIG. 14 consistenze 1,200 1,200 Finanziamenti marginali Acquisti di titoli di stato Operazioni di mercato apero Acquisti di obbligazioni strutturate 1,000 800 L’utilizzo della liquidità: le Riserve eccedenti Riserve obbligatorie Depositi overnight Fattori autonomi (al netto dell'acq. di titoli di stato) 1,000 800 600 600 400 400 200 200 0 0 -200 01 02 03 04 05 06 07 08 09 10 11 12 2011 01 01 02 03 04 05 2012 06 07 08 09 10 11 12 2011 01 2012 Fonte: BCE; dati in mld. di euro Le punte verso il basso coincidono con l’ultimo giorno del periodo di mantenimento della riserva obbligatoria. Fonte: BCE; quantità in mld. di euro. Le punte verso il basso coincidono con l’ultimo giorno del periodo di mantenimento della riserva obbligatoria. FIG. 13 - I finanziamenti in valuta della BCE alle banche 5. Crescita degli aggregati e condizioni del credito bancario Durante gli ultimi mesi del 2011 la crescita dei principali aggregati si è significativamente ridotta (FIG. 15). 60 Operazioni in valuta 50 40 30 FIG. 15 - La crescita annua degli aggregati 3.5 20 3.0 10 2.5 0 01 02 03 04 05 06 07 2011 08 09 10 11 12 01 2.0 2012 Fonte: BCE, dati in mld. di euro 1.5 M1 1.0 Dal lato degli utilizzi il principale aumento dello stock ha riguardato i depositi overnight - con un loro significativo incremento in seguito alla LTRO di dicembre a scadenza 36 mesi – i quali tuttora rappresentano la forma principale di impiego. Appaiono invece più stabili i fattori autonomi al netto degli acquisti di titoli di stato da parte della BCE; si è, ovviamente, ridotta la riserva obbligatoria dopo l’entrata in vigore del provvedimento di dicembre. M3 (media trimestrale) credito 0.5 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 Fonte: BCE Molto rilevante appare la flessione del credito, sulle cui determinanti possono essere ricavate ulteriori informazioni dall’inchiesta sul credito bancario (bank lending survey), effettuata a fine anno e i cui risultati sono stati resi pubblici nel febbraio 2012. Questi risultati confermano quanto 52 21 già accennato in precedenza sui problemi del credito alle famiglie e alle imprese. Premesso che la domanda di credito si è indebolita soprattutto per la caduta degli investimenti fissi e per i minori acquisti di abitazioni – e che la domanda è prevista ancora più debole nel primo trimestre del 2012 – va detto che l’evoluzione del credito è stata influenzata negativamente anche dal restringimento delle condizioni pretese dalle banche. Questa restrizione è riconducibile alle avverse prospettive economiche che hanno aumentato il rischio della clientela, cui si è aggiunto il problema del debito sovrano che ha minato la posizione finanziaria del sistema bancario e ha esacerbato la difficoltà di reperimento di fondi sul mercato interbancario. Per quanto riguarda le imprese, la restrizione ha riguardato in primo luogo i margini sui tassi attivi (sia medi che sugli impieghi più rischiosi), cui seguono l’importo delle erogazioni e la durata dei prestiti erogati. Le stesse considerazioni sono valide anche per l’Italia (TAB.4). TAB. 4 - Termini e condizioni praticati per l’approvazione di prestiti e l’apertura di linee di credito a favore delle imprese trimestri 2011 Componente: I II Margine per la media dei 0,19 0,13 prestiti Margine sui prestiti più 0,31 0,38 rischiosi Oneri addizionali oltre 0,00 0,00 agli interessi Ammontare del prestito o 0,00 0,06 della linea di credito Attività richieste a 0,00 0,00 garanzia Particolari clausole 0,00 0,06 contrattuali Scadenze 0,00 0,06 Fonte: Banca d’Italia; indice di diffusione a +1; valore positivo = restrizione III IV 0,31 0,69 0,44 0,63 0,00 0,38 0,06 0,44 0,00 0,25 0,06 0,13 0,06 0,25 che va da -1 Dalla survey risulterebbe anche che, grazie ai provvedimenti della BCE, il funding sul mercato all’ingrosso sia diventato più agevole (soprattutto rispetto alle cartolarizzazioni e alla provvista sul mercato obbligazionari), anche se permangono ancora difficoltà nel mercato monetario. 6. La politica monetaria della Fed A differenza di quanto accaduto nella Eurozona, negli USA non ci sono state modifiche di rilievo nella conduzione della politica monetaria; vi sono state, però, due importanti innovazioni relative alla trasparenza. Negli USA, infatti, l’inflazione rimane contenuta, e la crescita economica resta moderata col risultato che la disoccupazione fatica a ridursi (TAB.5). TAB. 5 - Le previsioni per l’economia USA Variabili crescita PIL disocc. inflazione lungo periodo (a) 2,2-2,7 2,8-3,2 3,3-4,0 2,3-2,6 2012 2013 2014 (b) 2,5-2,9 3,0-3,5 3,0-3,9 2,4-2,7 (a) 8,2-8,5 7,4-8,1 6,7-7,6 5,2-6,0 (b) 8,5-8,7 7,8-8,2 6,8-7,7 5,2-6,0 (a) 1,4-1,8 1,4-2,0 1,6-2,0 2,0 (b) 1,4-2,0 1,5-2,0 1,5-2,0 1,7-2,0 Fonte: Fed; (a) = previsioni di gennaio 2012, (b) = previsioni di novembre 2011. Di fronte a questa osservazione, nella riunione del 25 gennaio 2012, il FOMC ha espresso una certa soddisfazione per il fatto che, tutto sommato, la moderata espansione continui nonostante il raffreddamento dell’economia mondiale e che la spesa delle famiglie continui a crescere; tuttavia, ha anche lamentato che ci sia in atto un rallentamento della spesa per gli investimenti fissi, che il settore delle abitazioni rimanga depresso e che la disoccupazione sia elevata. Visto che l’inflazione sia attuale che attesa rimane bassa – ed è quindi escluso ogni pericolo inflazionistico – il Comitato ha così deciso di 7. L'EUROZONA NEL 2012: LA CRISI DEL DEBITO SOVRANO E LA POLITICA MONETARIA DELLA BCE 2 FIG.10-Tassi decennali di Eurirs, Iras sul $, debito sovrano di Germania, Italia e Spagna 8 Annuncio delle OMT Sentiment Eurocoin 1 7 0 6 Approvazione delle OMT Spagna .12 -1 .08 5 Italia -2 4 Euribor IRS sul $ Germania -3 .04 3 Crescita prestiti .00 -.04 Irs sul dollaro 2 (a) (b) (c) (d) 1 06 07 08 09 10 11 12 01 02 03 04 05 06 07 08 09 10 11 12 01 02 2011 2012 2013 Fonte: BCE, Fed, Eurirs e Bloomberg; periodo 1 giu. 2011-20 feb. 2012. Il operazioni a titolo definitivo (OMT) sul debito sovrano Le operazioni di acquisto di titoli di stato a titolo definitivo sul mercato secondario (Outright Monetary Transactions OMT) e introdotte nel 2012 hanno lo scopo di ripristinare il meccanimo di trasmissione della politica monetaria e salvaguardare il principio dell’unicità di tale politica, messo in pericolo dalle condizioni distorte nel mercato dei titoli del debito sovrano di alcuni Paesi. Un esempio di questo fenomeno negativo può essere compreso osservando la FIG.10. Al basso livello del rendimento dell’Eurirs decennale, che dovrebbero servire da stimolo per tutta l’economia europea in recessione, corrispondono ancor più bassi rendimeti dei titoli di stato tedeschi il cui andamento è perfettamente parallelo a quello dell’Eurirs, come sapita sempre in un sistema monetario ben integrato. Ciò, però, non si verifica per i titoli di stato di Italia e Spagna i cui rendimenti hanno un andamento completamente completamente slegato dall’Eurirs, come se questi due stati non appartenessero allo stesso sistema monetario. Paradossalmente, persino il tasso a lunga americano è più vivimo all’Eurirs di quello del debito sovrano di Italia e Spagna. Ciò genera problemi per l’unicità della politica monetaria, perché anche i rendimenti delle obligazioni corporate (comprese quelle bancarie) risentono pesantemente degli spread rispetto alla Germania del rendimento del debito sovrano e dei corrispondenti CDS (FIG.11). 54 7 FIG.11-Legame tra lo spread dei tassi corporate emessi nei vari paesi e quelli emessi in Germania e spread dei corrispondenti CDS sovrani FIG.12 Spread rispetto alla Germania dei rendimenti decennali sui titoli del debito sovrano e dei relativi CDS 6 avvio delle OMT 5 annuncio delle OMT Spread Italia-Germania Spread Spagna-Germania 8 4 avvio del SMP 6 3 CDS 2 4 1 Rendimento dei titoli di stato decennali 2 2-08-2012 10/05/2010 0 I IIIII 2010 IV 0 I II 2011 III IV I II 6-09-2012 III IV I 2012 2013 Fonte: Bloomberg, periodo 1 gen.2010-20 feb.2013 Fonte: Gandolfi-Verga-Monteux-Arcuri: The relevance of liquidity and country risk on euro-denominated bond; elaborazioni su dati Bloomberg; I rendimenti dei singoli titoli sono stati depurati dall’effetto dei corrispondenti rischio e liquidità. L’opinione della BCE è che questa differenza nei rendimenti dei titoli di stato possa essere in parte ricondotta a severe ditorsioni in quei mercati, riconducibili ad infondate preoccupazioni sulla solvibilità del debito pubblico, che ne fanno salire il rendimento e il livello dei CDS rispetto a quelli tedeschi (FIG.12). Allo scopo di ridare fiducia a questi mercati la BCE si è allora dichiarata pronta ad intervenire come acquitente nel mercato secondario di questi titoli anche per importi illimitati, cosa che altri organismi come l’EFSF/ESM non possono fare data la limitatezza delle loro risorse. E’ ovvio che, per ridare fiducia ai mercati, anche i Paesi interessati devono però adottare una politica coerente con l’obiettivo di stabilità del debito pubblico. Di conseguenza, la BCE per intervenire richiede ai Paesi in difficoltà di rispettare gli impegni da loro sottoscritti riguardo deficit e debito publico: in caso contrario, le “paure” degli investitori sarebbero giustificate, non si potrebbe più parlare di malfunzionamento dei mercati, e la BCE non interverrebbe. I Paesi sotto pressione devono quindi soddisfare l‘appropriato programma di azioni che sarebbe potenzialmente loro richiesto per consentire eventuali interventi sul mercato primario da parte dell’European Financial Stability Facility / European Stability Mechanism (EFSF/ESM). Un esempio di questo è un totale impegno di aggiustamento macroeconomico con l’EFSF/ESM oppure, più semplicemente, un programma precauzionale (Enhanced Conditions Credit Line) che includa, però, l’eventuale possibilità di acquisti sul mercato primario da parte di queste organizzazioni. Per quanto riguarda le caratteristiche degli interventi OMT, va sottolineato che gli acquisti di titoli di stato sono sempre a titolo definitivo e riguardano la parte breve della curva dei rendimenti, in particolare, le scadenze da 1 a 3 anni. Non vi sono comunque limiti “a priori” 8 BCE ha rinunciato ad essere considerata un creditore privilegiato rendendo così chiara la sua intenzione di proteggere i possessori privati dei titoli del debito sovrano (Wyplosz).” Gli investitori sembrano aver risposto positivamente a queste caratteristiche delle OMT: a differenza del programma SMP che, al suo annuncio, aveva provocato una riduzione dello spread del debito sovrano dei Paesi in difficoltà (FIG.13), spread che successivamente era subito risalito, questa volta, oltre all’effetto d’impatto, la tendenza alla riduzione degli spread è continuata nei mesi successivi. sull’ammontare di queste operazioni, che saranno però sospese nel caso in cui il Paese interessato non rispetti gli accordi sul risanamento del debito. La liquidità così creata verrà sempre sterilizzata con operazioni di assorbimento per non compromettere il gli obiettivi dalla politica della BCE, in primis la stabilità dei prezzi. Con l’avvio delle OMT è stato definitivamente chiuso il precedente programma SMP che consisteva nell’acquisto da parte della BCE di titoli di stato posseduti dalle banche. Questo programma, iniziato il 10 maggio 2010 in concomitanza con la prima grave crisi del debito sovrano greco, non ha avuto molto successo. Nonostante i numerosi acquisti di titoli da parte della BCE, gli spread rispetto alla Germania hanno continuato a salire (si rivedano le FIGG.10 e 12 precedenti). Nel documento preparato lo scorso ottobre da Charles Wyplosz per il Parlamento Europeo1 è stato però sottolineato l’insuccesso del programma SMP era dovuto a una sua intrinseca debolezza: i vari interventi della BCE venivano presentati come “temporanei e unici”, dando così un’eccessiva rilevanza ai singoli flussi di acquisto che non tranquillizzavano gli operatori. In pratica, gli FIG.13– Gli spread nei giorni imediatamente precedenti e successivi gli annunci .6 .4 10/05/2010 avvio SMP 6-09-2012 avvio OMT .2 .0 -.2 -.4 -.6 -.8 2-08-2012 annuncio OMT 3 4 5 6 7 10 11 12 13 14 17 26 27 30 31 1 2 3 6 7 8 9 30 31 3 4 5 6 7 10 11 12 13 Fonte: Bloomberg; gli spread si riferiscono ai paesi PIIGS Grecia esclusa acquisti della BCE servivano soprattutto ai possessori più spaventati per disfarsi dei titoli che in portafoglio: nell’immediato i rendimenti scendevano, ma subito dopo gli spread risalivano e continuavano ad incrementarsi. La logica delle nuove OMT è invece coerente con una visione di stock (e non di flussi) dei mercati finanziari. “La BCE ora orienta i suoi interventi a obiettivi di prezzi (o di tassi o di spread) impegnandosi a interventi illimitati, e questo significa che la banca centrale è pronta a garantire parzialmente il corrispondente debito pubblico. In aggiunta, la 1 A conferma della debolezza intrinseca del precedente programma SMP di acquisto di titoli di stato vi sono i dati forniti dalla BCE il 21 gennaio scorso la BCE riguardo gli acquisti divisi per Paese: anche se l’impatto sugli spread era stato poco rilevante, effettivamente gli acquisti erano stati notevoli (TAB.4). http://www.europarl.europa.eu/document/ activities/ nt/201210/20121004ATT52939/20121004ATT5293 9EN.pdf 56 9 TAB.4-Acquisto di titoli nel programma SMP Ammontare posseduto al 31-12-2012 (mld di euro) Vita media residua Emittente Nominale Book value (anni) Irelanda 14,2 (8,0%) 13,6 (7,0%) 4,6 Grecia 22,8 (12,0%) 21,6 (11,0%) 3,6 Portogallo 33,9 (10,0%) 30,8 (9,0%) 4,1 Spagna 44,3 (5,0%) 43,7 (5,0%) 4,5 Italia 102,8 (5,0%) 99,0 (5,0%) 3,9 Total 218,0 (2,5%) 208,7 (2,4%) 4,3 Fonte: BCE e C. Wyplosz; tra parentesi la % rispetto al debito dell’emittente. Gli interventi OMT, anche se approvati, sono stati osteggiati dalla Germania che riteneva che questi acquisti di titoli di stato sul secondario, anche se consentiti dal trattato di Maastricht ne violassero lo spirito: questi acquisti dovrebbero avvenire per perseguire gli obiettivi finali della politica monetaria e non per aiutare i singoli paesi. In ogni caso, però, anche la Germania ha avuto un vantaggio indiretto. I fondi in continuo incremento che dalla Bundesbank andavano alla BCE in relazione a “TARGET 2” hanno incominciato a ridurso dopo l’acquisto diretto di titoli da parte della BCE Rimane però un problema cruciale anche dietro le OMT. La BCE, per intervenire, pretende un accordo per il riequilibrio dei conti pubblici, un riequilibrio, però, che si configura costoso per il settore reale. Il rischio è che questa politica di risanamento del debito pubblico porti a una forte depressione del settore privato, con fallimenti delle imprese ed aumento della disoccupazione, che conducono inevitabilmente a difficoltà anche per il sistema bancario e a altri peggioramenti del bilancio pubblico: alla lunga queste condizioni possono essere considerate inaccettabili dalle popolazioni alla luce delle conseguenze sociali e politiche che ne derivano. FIG.14-Fondi dalla Bundesbank alla BCE tramite TARGET2 800 700 600 500 400 300 200 nov. 2012 100 0 -100 99 00 01 02 03 04 05 06 07 08 09 10 11 12 Fonte: Bundesbank; dati in mld di euro; periodo: gen.1999-feb.2013 L’andamento della liquidità delle banche negli ultimi mesi L’evoluzione della liquidità bancaria nel 2012 e nei primi mesi del 2013 è stata significativamente influenzata dalle decisioni di politica monetaria prese nel dicembre 2011 e dalla riduzione del Repo da 100 a 75 pb dello scorso luglio (FIG.15). FIG.15- La liquidità bancaria nell’Eurozona 1,000 800 Riserve eccedenti Depositi overnight presso l'Eurosistema Liquidità complessiva 600 400 200 0 -200 06 07 08 09 10 11 12 01 02 03 04 05 06 07 08 09 10 11 12 01 02 2011 2012 2013 Fonte BCE; dati in mld di euro; periodo 1 giu.2011-20 feb 2012. In questa figura sono visibilissimi i due forti aumenti di liquidità che hanno fatto seguito all’attivazione di due SLTRO triennali con possibilità di rimborso anticipato, particolarmente apprezzate dalle banche in quel periodo di crisi dell’interbancario (si vedano le due freccette 10 riportate nella FIG.15). La FIG.16 conferma che le banche, in periodi di stress di liquidità nei mercati interbancari, preferiscono i finanziamenti della BCE a scadenze lunghe che danno loro una liquidità stabile. delle riserve in eccesso (differenza tra il saldo del c/c presso l’Eurosistema e l’ammontare della riserva obbligatoria). In conseguenza a ciò l’ammontare dei depositi overnight si è immediatamente dimezzato per essere rimpiazzato da uno stesso importo di riserve eccedenti, senza conseguenze per l’andamento della liquidità complessiva. FIG.16- Scadenza e domanda di liquidità nelle operazioni a lungo termine LTRO 600 1,200 500 1,000 400 ammontare LTRO scadenza LTRO (s.d.) Negli ultimi mesi, comunque, le migliorate condizioni del mercato monetario e dei mercati dei titoli di stato dei paesi PIIGS hanno indotto le banche a disfarsi di parte della liquidità accumulata nei mesi precedenti (FIG.15 precedente e FIG.17). All’inizio di febbraio 2013 il sistema bancario aveva infatti già restituito 140,6 mld di euro dei 489,2 mld ottenuti a dicembre 2011 nel primo dei due finanziamenti LTRO a tre anni. Il Presidente Draghi comunque, ha affermato che la BCE continuerà a monitorare attentamente le condizioni del mercato monetario e che la forza della politica monetaria rimarrà ancora accomodante. Rimarrà pertanto inoltre ancora in essere la prassi di effettuare le operazioni di finanziamento a tasso fisso con intera soddisfazione della domanda. 800 300 600 200 400 100 200 28/11/12 19/12/12 30/1/13 28/3/12 25/4/12 30/5/12 27/6/12 25/7/12 29/8/12 26/9/12 31/10/12 25/1/12 29/2/12 0 18/1/11 8/2/11 8/3/11 12/4/11 10/5/11 14/6/11 12/7/11 9/8/11 31/8/11 28/9/11 26/10/11 30/11/11 21/12/11 0 Fonte BCE; dati in mld di euro; periodo 1 giu.2011-20 febb-2013 La FIG.16 mostra infatti il netto collegamento tra la durata dell’operazione e l’importo domandato. Tale Figura mostra anche che, dopo aver raggiunto un sufficiente livello di liquidità grazie alle due operazioni triennali, la domanda di ulteriori finanziamenti è nettamente calata Tornando alla FIG.15 è anche evidente che dal gennaio 2012 sono sparite le punte di verso il basso della liquidità nell’ultimo giorno di mantenimento della riserva obbligatoria. Si tratta di una conseguenza dell’abolizione delle concomitanti operazioni OT di assorbimento a scadenza giornaliera che la BCE. Questa decisione era stata presa a dicembre 2011 per incentivare le banche a dirottare sul mercato interbancario una quota maggiore della loro liquidità inoperosa. La riduzione del Repo da 100 a 75 pb ha FIG.17- Problemi nel mercato interbancario e successiva variazione della liquidità richiesta alla BCE. 600 Euribor-Eurepo 1m Variazione delle liquidità nei tre mesi successivi 1.0 400 0.8 200 0.6 0 0.4 0.2 -200 0.0 06 07 08 09 10 11 12 01 02 03 04 05 06 07 08 09 10 11 12 01 02 2011 completamente azzerato la remunerazione dei depositi overnight (deposit facilities), che le banche detengono presso l’Eurosistema, parificandone il rendimento a quello già nullo 2012 2013 Fonte BCE, Euribor, Eurepo; liquidtà = dati in mld di euro; periodo 1 giu.2011-20 feb.2013; medie mobili mensili. 58 8. Le condizioni dei principali interventi non standard fino al 2013 Estratto Estratto da: THE EUROPEAN CENTRAL BANK QUANTITATIVE POLICY AND ITS CONSISTENCY WITH THE DEMAND FOR LIQUIDITY * Sviatlana Hlebik* °, Giovanni Verga+ ^ Cariparma Crédit Agricole, Financial Management Directorate, Parma, Italy + Ph.D.c Università Cattolica, Milano, Italy + Parma University, Department of Economics, Parma, Italy ^ Laboratorio di Analisi Monetaria, ASSBB, Milano, Italy hlebiks@gmail.com giovanni.verga@unipr.it Abstract In 2008 the European Central Bank added a new quantitative policy strategy to its traditional control of the interest rates. This new policy, sometimes called “enhanced credit support”, consists of fully satisfying the demand for liquidity of banks, with the European Central Bank deciding only the timing and characteristics of its interventions. This study analyses the market conditions in which these measures have been taken and their consistency with the demand for liquidity by the banking system. Measures in favour of the sovereign debt of PIIGS countries are also considered. Keywords: European Central Bank, financial crisis, liquidity supply, liquidity demand JEL Classification: E52, E4, G21 59 “We must not forget that trust, or its synonym “confidence”, derives from the Latin fides, meaning faith, which cannot be produced simply by contract. In fact the legitimacy of central banks does not lie in their policy activism, or the ability to generate income, or even, save in a highly indirect sense, their efficiency. Rather, […] it derives from competence, moderation, the long-term approach, and the refusal to take on any tasks beyond their primary role”.(Curzio Giannini) 1. Introduction The financial crisis and its aftermath have led to widespread debate on the role of financial stability in the conduct of monetary policy. This topic has attracted renewed interest in recent years, and for some years there has also been increasing concern about the sustainability of government debt in a number of European countries, which has led to an increased focus on sovereign risk and generated difficulties to the banking system of some EMU countries. The European Central Bank has therefore set in motion a series of non-standard operations and programs with the objective of restoring the correct functioning of interbank and financial markets, as well as alleviating euro area sovereign debt problems. These non-standard measures, implemented from October 2008 onwards, have been tailored to the specific bank-based financial structure of the euro area, and aimed at supporting bank liquidity and funding. “They comprised five key elements, drawing in part on the experience with non-standard measures during the financial turmoil, namely regarding full allotment, supplementary liquidity provision at longer maturities, and currency swap agreements”(CourThimann and Winkler, 2013).Only relatively recently (2004 and 2005), did ECB start employing nonstandard measures also to tackle inflation and growth problems. 2. Use and timing of non-standard measures 3. In ECB terminology, "non-standard" measures are defined as those “policies that directly target the cost and availability of external finance to banks (Bini Smaghi, 2009)”, they “facilitate the functioning of the euro area money market” and “they are expected to support the provision of credit to households and non-financial corporations (Draghi and Constâncio, 2011)”. Such operations were carried out for first time in October 2008 following the bankruptcy of Lehman Brothers, and aimed at “helping restore a better transmission of the interest rate policy” in times of stress in financial markets (Trichet, 2012).Typical of non-standard measures is the close link between their characteristics and the problem addressed. Table 1 reports all major decisions on quantitative non-standard measures in euro. The dates refer to the day the decisions were taken by ECB and announced. The main communication channels are the monthly President’s “Press conferences” and the ECB “Press releases”. Other policy measures, such as the “covered bond purchase programme” 1 and 2 (CBPP1 and CBPP2), non-euro swaps, and eligible collateral expansion are beyond the scope of this paper. The variables reported in Table 1 are the following. MROs refer to the are the“main refinancing operations”, which are always “liquidity-providing reverse transactions” with a weekly frequency (each Tuesday) and a maturity of one week. LTROs are the “longer-term refinancing operations”, and are always “liquidity-providing reverse transactions”. They can be divided into three groups: (i) “regular LTROs” (RLTROs), with usually a monthly 60 frequency (the last Wednesday) and a maturity of normally three months; (ii) “supplementary LTROs” (SLTROs), used from time to time by ECB, with a maturity usually longer than 3 months (up to 3 years); (iii) “special LTROs” (STROs) which are offered on the last day of the “required reserves maintenance period” and with maturity corresponding to the “reserve requirements maintenance period” (about 1 month). The other operations (OTs) are mainly fine-tuning operations introduced by the ECB on days of temporary shortage or excess of liquidity; they can be both liquidity-providing and liquidity-absorbing operations; maturity varies but is usually as short as one day. The data reported in the other columns of Table 1 refers to ECB decisions on non-standard measures.In “full allotment” columns, the number 1 indicates that ECB announced the introduction (or reintroduction) of a “fixed interest rates with full allotment” procedure, while a 0 indicates when the procedure was abolished (There is just one 0). The numbers in the columns denominated “end” indicate how many months a decision is intended to have effect. For “supplementary LTROs”, the “number” is the number of operations announced, and the “maturity” column gives the number of months of maturity of the various SLTROs. The fine tuning OTs are divided into two columns. In the first, the number 1 means that ECB activated a particular fine tuning operation; in the second, the number 1 indicates when the 1day maturity absorbing operations on the last day of the maintenance period were introduced, and 0 indicates when they were abolished. In the column denominated SMP and OMT, the number 1 identifies when the Security Market Program and the Outright Monetary Transactions of purchase of sovereign securities were announced; a 0 indicates that the corresponding measure was abolished. The official justifications given by the ECB for its main interventions are reported in Table 2. The most serious problems tackled by non-standard measures were (i) interbank market risk and liquidity problems, (2) low growth in bank loans, and (3) the sovereign debt crisis. From the beginning of the financial crisis in 2007 and until 2011, an increase in both interbank market risk and liquidity shortage was indicated by a higher spread between unsecured and secured interest rates (Euribor minus Eurepo or OIS), also termed “interbank risk premium”. Every time this spread widened, (Fig. 1) the number of interbank market transactions fell and banks with liquidity shortage faced more difficulty in finding a lender. The two periods of greatest interbank market difficulties relating to a high interbank risk premium were the period starting from the Lehman Brothers default to the first quarter of 2009, and the period starting from the third quarter of 2011 to the second quarter of 2012. The first period was related to the American financial crisis (Fig.1, left), and the second occurred in conjunction with the sovereign debt crisis of the PIIGS countries (Fig.1, right). When the sovereign debt crisis worsened again in the third quarter of 2012, a new type of interbank market risk developed: like monetary and financial markets, the Eurozone banking system also started to become, in the words of ECB Chairman Mario Draghi, “fragmented”. Not only did sovereign bonds interest rates differ between PIIGS and non-PIIGS countries, particularly Germany, but TARGET 2 flows also became increasingly diversified. See Fig.1 left, where the sum of the absolute values of the TARGET 2 flows are reported. This fragmentation was actually endangering the “single monetary policy” rule of the whole Eurozone. 61 Table 1 - The “non-standard” euro quantitative measures LTRO fine-tuning OT date FT 8/10/2008 MRO Full FTRO allotment B (1) 1 regular (RLTRO) End 1 1 End 1 5 1 8 Full Number Maturity allotment End 3 3 (10 Sep 2009) Full End allotment SMP OMT 3 15/10/2008 18/12/2008 5/03/2009 Full allotment Sovereign debt special (STRO) supplementary (SLTRO) 3 8 1 7/05/2009 3/12/2009 1 1 4 4/03/2010 1 1 6 0 6 1 3 12 1 1 12 1 1 6 10/05/2010 2 1 1 1 10/06/2010 1 4 2/09/2010 1 4 1 3 1 2/12/2010 1 4 1 4 1 3/03/2011 1 4 1 4 9/06/2011 1 4 1 3 4/08/2011 1 3 1 5 1 1 6/10/2011 1 9 1 9 2 1 8/12/2011 2 0 1 16/12/2011 1 6/06/2012 1 7 1 6 6/09/2012 6/12/2012 1 7 1 6 2/05/2013 1 14 1 14 7/11/2013 1 8 1 8 (*) possibility of early repayment; source: ECB “Press Conferences” and “Press Releases” 62 3/6 6 6 12 36(*) 7 (>end 2009) 4 (7 Apr 2010) 1(31 Mar 2010) 0.1 0.1 2 2 1 5 1 10 1 5 1 7 1 1 1 1 1 1 1 4 4 4 5 4 9 1 12 1 1 1 6 14 8 0 1 Table 2 – Main ECB monetary interventions and its official explanation 8-October2008 (liquidity problem) 13 October 2008 (liquidity problem) 15 October 2008 (liquidity problem) 4 March 2010 (liquidity abundancy) 10 May 2010 (sovereign debt problem) 8 December 2011 (liquidity problem) 6 September 2012 -… provision of liquidity to reduce strains in financial markets. -… Some easing of global monetary conditions is … warranted. -The ECB will continue to steer liquidity towards balanced conditions in a way which is consistent with the objective to keep short term rates close to the interest rate on the main refinancing operation. - Measures designed to address elevated pressures in the shortterm US dollar funding markets … Central banks will continue to work together and are prepared to take whatever measures are necessary to provide sufficient liquidity in short-term funding markets. -The ECB will continue to steer liquidity towards balanced conditions in a way which is consistent with the objective to keep short-term rates close to the interest rate on the main refinancing operation. -In view of economic and financial market developments, the Governing Council of the European Central Bank has today decided to continue the gradual phasing-out of its nonstandard operational measures. … -ECB decides on measures to address severe tensions in financial markets.The Governing Council of the European Central Bank (ECB) decided on several measures to address the severe tensions in certain market segments which are hampering the monetary policy transmission mechanism and thereby the effective conduct of monetary policy oriented towards price stability in the medium term. The measures will not affect the stance of monetary policy. -ECB announces measures to support bank lending and money market activity. The Governing Council of the European Central Bank (ECB) has today decided on additional enhanced credit support measures to support bank lending and liquidity in the euro area money market. -Outright Monetary Transactions. As announced on 2 August 2012, the Governing Council of the European Central Bank (ECB) has today taken decisions on a number of technical features regarding the Eurosystem’s outright transactions in secondary sovereign bond markets . Liquidity problems. Indicators: risk6, EONIA-Repo, Eurepo-Repo Liquidity problems. Indicators: risk6, EONIA-Repo, Eurepo-Repo Liquidity problems Indicators: risk6, EONIA-Repo, Eurepo-Repo Reduced liquidity problems Indicators: risk6, EONIA-Repo, Eurepo-Repo Sovereign debt problems Indicators: Spread_PIIGS, CDS_PIIGS Liquidity and bank lending problems Indicators: risk6, EONIA-Repo, Eurepo-Repo, GPFI22 Sovereign debt problem: Indicators: Spread_PIIGS, CDS_PIIGS, Target2_saldi Source: ECB Press conferences and Press releases This public debt crisis, in fact, prevented most PIIGS banks from raising funds in the interbank market only because they had a large amount of bad national sovereign securities in their portfolio: risky portfolios caused the banks to become risky, and, at the same time, the collateral such banks could offer in the interbank market lost value. On the other hand, the efforts made by government to reduce public deficit caused economic difficulties to households and firms. This further worsened bank asset quality and made it more difficult for PIIGS banks to receive money from other banks. Events after 2011 are shown inFig.1-left and Fig.2. As soon as PIIGS countries were hit by 63 the sovereign debt crisis, large cross border outflows (TARGET 2) were directed from PIIGS countries to Germany and other non-PIIGS countries (see Fig. 2, left). PIIGS bank liquidity dropped, but these banks could not turn to the interbank market to raise new funds. Fig.3 completes the picture: in 2011-2012 France and Germany, taken together, reduced their net interbank market borrowing. Owing to the liquidity loss, Italian and Spanish banks, on the other hand, were obliged to increase their borrowing but the sum they could actually raise was not enough. PIIGS banks were thus forced to turn to the Eurosystem for loans. FIG.1 – Crisis indicators and ECB main interventions (vertical lines) Euro and USA interbank risk and PIIGS spread Euro interbank risk, PIIGS spread and Target 2 5 4 Euro interbank risk USA interbank Rirk Sovereign interet rates: PIIGS-Germany 4 3 SMP Euro interbank risk Sovereign interet rates: PIIGS-Germany Sum of abs. values of TARGET2 net balances 3 OMT SMP 2 OMT 2 1 1 0 0 -1 -1 +LIQ -2 2008 -LIQ 2009 +LIQ 2010 +LIQ 2011 -2 2012 +LIQ -LIQ 2008 2013 2009 +LIQ 2010 +LIQ 2011 2012 2013 Source: ECB, Euribor, Eurepo, Bloomberg, Euro Crisis Monitor; normalised scale FIG.2: Eurozone “fragmentation” and main ECB interventions (vertical lines) Net Balance with the Eurosystem / Target2 1,200 Eurosystem lending to euro area credit institutions 1,000 Italy+Spain PIIGS countries Germany Non-PIIGS countries 800 Italy+Spain PIIGS countries 800 400 600 0 SMP OMT -400 SMP 200 -800 -1,200 OMT 400 +LIQ 2008 -LIQ 2009 +LIQ 2010 +LIQ 2011 +LIQ 0 2012 2008 2013 -LIQ 2009 Source: ECB, Euribor, Eurepo, Bloomberg, Euro Crisis Monitor; normalised scale 64 +LIQ 2010 +LIQ 2011 2012 2013 FIG. 3 – Net interbank market borrowing for countries Source Bankscope; Borrowing minus lending on interbank market (stock) (mln of euro) Focussing on the timing and the reasons for ECB non-standard intervention, econometric estimations were run (Tables 3 and 4) to better identify circumstances (Tables 1 and 2).The software used in this paper is Eviews 8.1, and in the tables reporting the main results the number of stars of a coefficient indicate its (two-tail) level of significance. Thus *, ** ,*** denote 10%, 5% and 1% probability level. In Table 3, the dependent variable is a dummy (DummyTOT) given by the sum of all the other dummies indicating the presence (or absence) of a "fixed rate with full allotment procedure” in: “main refinancing operations” (MROs),and "regular", “supplementary” and "special” LTROs" (RLTROs, SLTROs and STROs). In the case of "supplementary LTROs" (SLTROs), used only during the most severe crisis period, the corresponding dummy assumes a value 1 only in the periods of the announced interventions. The “other operations” (OTs) were not considered in this regression since they are carried out for different reasons; either to face very short periods of liquidity shortage (usually one day), or to reduce the cost of excess reserves on the last day of the reserve requirements maintenance period. Time deposits are used to sterilize the monetary base created by ECB’s bond purchases on the market. The regressors in the equations are based on the reasons ECB gave for its major interventions (Table 2) and are listed below. The values are those known at the time of ECB decisions. - Risk in the interbank market (Risk1m):the higher the risk, the stronger the expansion in liquidity aiming to reduce unsecured interest rates needs to be. - The spread between the 1-month maturity secured interbank interest rate (Eurepo) and Repo (Eurepo1m-Repo): the greater the spread, the greater the lack of liquidity. - the official Repo interest rate: the lower the official rate, the more difficult is for ECB to reduce it again, and a greater use of quantitative measures is needed. 65 - Annual growth of bank loans to non-financial corporations and households (gLoan): the ECB tends to expand liquidity if there is a credit crunch risk. - The economic confidence index (Sentiment): the lower the degree of economic confidence, the more appropriate are quantitative expansionary measures. Since the dependent variable (DummyTOT) assumes only integer values, an ordered regression estimation was used. The equation is reported in Table 3. All coefficient signs are exactly as expected and consistent with the explanations given by ECB shown in Table 2. Since ECB considers the "supplementary LMTOs" (SLMTO ) one of its most important instruments (Draghi, 2013),and one of their main characteristics is their maturity, we also estimated an equation for this variable (Table 3).The result is consistent with our previous analysis and confirms that the maturity of the supplementary LTRO operations are positively related to the tensions in interbank and banking markets. Table 3 – Estimations of ECB intervention decisions const Risk1m(t-1) DummyTOT - SLTRO matutity *** 48.669 3.863 *** 58.721 *** Eurepo1m(t-1)-Repo 2.035 *** 46.120 *** Repo(t+1) -0.819 *** -25.329 gLoan(t-1month) -0.011 *** -0.232 Sentiment(t-1month) Pseudo R-squared adjR2 n.obs. Estimation tool *** -0.085 0.434 1479 Ordered regression *** *** 0.980 8 OLS (White) Period: 1 Jan 2008 –31 Aug 2013, daily data 4. The measures in favour of PIIGS sovereign debt and against fragmentation of the banking system The other group of non-standard measures, i.e. the open market operations in PIIGS sovereign securities to tackle the main sovereign debt crises, are those actions taken by ECB on May 10, 2010 (SMP program) and September 6, 2012 (Outright Monetary Transactions OMT). These are shown by vertical bars denoted SMP and OMT in Fig.s 1 and 2. These measures however are not considered in the empirical analysis of the present paper and are treated as exogenous. They were introduced by ECB when the spread between the 10 year sovereign bonds PIIGS and Germany bund yield was considered too high, and when the banking system fragmentation reached a maximum. In particular, the OMTs were introduced in 2012 and aimed to restore the transmission mechanism of monetary policy, and to maintain its principle of uniqueness, which were both endangered by the distorted conditions in some sovereign debt markets. ECB’s opinion was that some excessive sovereign debt spread could be partially caused by an unfounded concern about the solvency of the PIIGS countries public debt. In order to restore confidence in these markets, the ECB declared itself a purchaser ready to intervene in those secondary markets for unlimited amounts. Its purchases of government bonds would always be of an outright open market operation type, even if concerning only the short end of the yield curve, in particular from one to 66 three-year maturity. OMTs would however to be suspended if the country concerned did not comply with its existing agreements on debt consolidation. Until 2014 the liquidity so created would always be sterilized by liquidity-absorbing operations (OTs) in order not to compromise the objectives of ECB monetary policy. Investors reacted to the OMTs favourably: unlike the previous SMP program where the announcement had only a temporary effect on PIIGS spreads, the trend towards the reduction of the spread continued throughout the following months (Fig. 2). The SMP program was suspended when OMTs were started. …………………………………………………….. 5. The relevance of ECB liquidity interventions: some simulations Up to the first months of 2014, Trichet’s distinction between “standard” and “non-standard” measures was a guideline for ECB policy. “Non-standard measures … aim to remove the major roadblocks”; “the measures must address a problem of significant magnitude to warrant exceptional action”. The “non-standard measures, by their nature, are temporary to the extent that they have to be strictly commensurate to the degree of dysfunctionality of markets that is hampering the transmission mechanism. Trichet (2010)”. The distinction was also noted by Cohen-Setton and Dorfmeister (2013), “While standard measures [i.e. interest rates and communication policy] are aimed at addressing the overall monetary stance, non-standard measures (initially called enhanced credit support) are designed to restore adequate liquidity and the proper functioning of financial markets”. This section examines three main questions. First, it aims to identify what the paths of liquidity and interest rates would have been if the ECB had not taken non-standard measures. Secondly, it assesses whether the non-standard measures were consistent with demand for liquidity by the banking system. Thirdly, it assesses whether the non-standard measures were sufficient to meet demand for liquidity by the banking system. The last regressions seem to confirm that ECB policy was consistent with its target since interventions increased banking sector liquidity: the levels of interest rates and risk are negatively influenced by liquidity, while a high level of risk increased the demand for liquidity and, in a full allotment regime, the amount of liquidity too. Moreover, from time to time ECB activated “supplementary” longer-term financing operations (SLTROs), with long durations that were particularly appreciated by banks during the worst crises 2008-2013. In order to bring into focus the impact of ECB non-standard policy on liquidity operations, we ran some simulations by using the model presented in Fig.4 where parameters come from the equations reported in previous tables. Before starting the simulation, however, we checked whether our model is a good approximation of reality by comparing the actual trend of the main endogenous variables with their so-called dynamic forecasts in the period Oct-2008-Aug-2013. The exogenous variables entering the model are: the Repo (the official interest rate), its expectations, the exogenous components of liquidity, the timing and types of ECB intervention, the interbank market risk and PIIGS 67 countries sovereign spread. Results obtained for the 1 month Eurepo, for 1 and 3month Euribor (an important benchmark for the cost of credit to firms as well to households) and for bank liquidity are reported in Fig.6. All equation parameters derive from the non-linear OLS with constraints estimators, but results are also very similar when censored estimators are used. The dynamic forecasts of all variables are closely connected to their actual values, which suggests that our model is a reliable approximation of what really happened in 2008-2013. 2-years supplementary LTRO of Dec.2011 and Feb. 2012. Of course, when the negative effect of early repayments is considered, actual and dynamic forecasted liquidity trends are much more similar. Fig. 6 – Dynamic forecasts and actual values: bank liquidity and interbank interest rates 6 1,000 Total bank liquidity (actual) dynamic simulation simulation if considering early repayment 800 5 600 4 400 3 200 2 0 1 1m-Eurepo (actual) 1m-Eurepo (dynamic simulation) Repo 0 -200 IV I II III IV I II 2009 III IV I II 2010 III IV I II 2011 III IV I 2012 II IV III I II III IV I 2009 2013 II III IV I 2010 II III IV I 2011 II III IV I 2012 Total liquidity: actual and dynamic forecasts 1m.-Eurepo: actual and dynamic simulation 6 6 1m-Euribor (actual) 1m-Euribor (dynamic simulation) Repo 5 II III 2013 5 4 4 3 3 2 2 1 1 3m-Euribor (actual) 3m-Euribor (dynamic sumulation) Repo 0 0 IV I II III IV 2009 I II III IV 2010 I II III IV 2011 I II III IV 2012 I II III 2013 1m.- Euribor: actual and dynamic simulation IV I II III IV 2009 I II III IV 2010 I II III IV 2011 I II III IV 2012 I II III 2013 3m.- Euribor: actual and dynamic simulation After this satisfactory result, we compared the actual movements of liquidity and interest rates with their actual values under alternative hypotheses of ECB behaviour. In particular we investigated their plausible dynamics in two cases: (i) bank liquidity exogenously maintained at zero (as it was until 2008), and (ii) the actual allotment procedure but without SLTROs. The results are reported in Fig.7. They show that if liquidity had been maintained at zero, Eurepo, and particularly Euribor, would have been much higher than they actually were. They also show a significant positive impact of the SLMROs: without them, liquidity would have been lower and interest rates higher in periods of stress. 68 Fig. 7 – The effect of alternative monetary policies on liquidity and interbank rate 6 1,000 800 5 Total liquidity (actual) simulation under hypothesis (ii) 600 4 400 3 200 2 0 1 1m-Eurepo (actual) simulation under hypothesis (i) simulation under hypothesis (ii) 0 -200 IV I II III IV I II 2009 III IV I II 2010 III IV I II 2011 III IV I 2012 II IV III I II III IV I 2009 2013 II III IV I 2010 II III IV I 2011 II III IV I 2012 II III 2013 Total liquidity: actual and dynamic simulation 1m.-Eurepo: actual and dynamic simulations 6 6 5 5 1m-Euribor (actual) simulation under hypothesis (i) simulation under hypothesis (ii) 4 3m-Euribor (actual) simulation under hypothesis (i) simulation under hypothesis (ii) 4 3 3 2 2 1 1 0 0 IV IV I II III IV 2009 I II III IV 2010 I II III IV 2011 I II III IV 2012 I II III I II III IV 2009 I II III IV 2010 I II III IV 2011 I II III IV 2012 I II III 2013 2013 1m.- Euribor: actual and dynamic simulations 3m.- Euribor: actual and dynamic simulations (a) = Total liquidity maintained at 0; (b) = no use of supplementary LTRO operations In other words, ECB employed its non-standard measures in cases of interbank risk and liquidity stress, and chose the type of intervention most attractive to a banking system aiming to increase its liquidity every time. This suggests a high degree of consistency between ECB’s targets and non-standard measures. Such measures, however, increased liquidity only when banks demanded this. Until 2013, standard measures were used to prevent a severe credit crunch and to restore the monetary policy transmission mechanism, the ECB’s objectives main for their use , but not to encourage banks to increase their lending to firms and households. 69 FIG.1 – Repo e corridoio dei tassi 9. Il quantitative easing della BCE: il 2015 1,6 Repo prestiti marginali depositi presso l'Eurosistema 1,2 La politica monetaria nell’Eurozona 0,8 0,4 In linea con le scelte effettuate negli ultimi anni, anche nel 2014 e nel primo trimestre del 2015 la BCE ha operato secondo la logica della separazione tra misure standard e non-standard, una combinazione che ormai da alcuni anni ha sostenuto la trasmissione della politica monetaria nell'Eurozona. L’innovazione degli ultimi mesi è che la politica non-standard è ora impiegata per il raggiungimento degli obiettivi finali dell’Eurosistema e non più per compensare il malfunzionamento di certi mercati che erano da impedimento al meccanismo di trasmissione della politica monetaria. 0,0 Jan Feb Mar Apr May Jun Jul Aug Sep Oct Nov Dec Jan Feb Mar Apr May Jun Jul Aug Sep Oct Nov Dec Jan Feb Mar -0,4 2013 2014 2015 Fonte: BCE In conseguenza anche dei tassi negativi, lo stock di liquidità complessivo delle banche (riserve in eccesso più i depositi overnight presso l’Eurosistema), è rimasta a un basso livello nel corso del 2014 (FIG.2). FIG.2 –La liquidità totale delle banche 700 La politica dei tassi. Il tasso ufficiale (Repo) era stato fissato allo 0,25% nell’ottobre 2013. Tale valore è stato mantenuto inalterato fino a giugno 2014, quando è stato ridotto di 10 basis point. La riduzione del Repo annunciata il 5 giugno era in parte prevedibile poiché, nella conferenza stampa di aprile 2014, il governatore Draghi aveva dichiarato che la BCE avrebbe monitorato attentamente ("monitor very closely") tutte le nuove informazioni di tipo economico e monetario. Nel settembre 2014 il Repo è stato ulteriormente abbassato di 10 punti base, raggiungendo così il livello dello 0,05%. Contestualmente alla riduzione del Repo, la BCE ha operato anche una riduzione del tasso su marginal lending facility e deposit facility, che hanno assunto rispettivamente il valore di 0,40% e -0,10% a giugno 2014 e di 0,30% e -0,20% a settembre 2014 (FIG.1). La BCE ha giustificato la scelta di tassi negativi, che di fatto penalizza la liquidità, sostenendo che questa misura incentiva le banche con liquidità in eccesso a cederla alle altre banche, con un aumento dei flussi nel mercato interbancario. Inoltre il tasso negativo mantiene uno spread col tasso accettabile col tasso ufficiale vicino a zero. Depositi overnight + riserve eccedenti Depositi overnight 600 500 400 300 200 100 0 I II III 2013 IV I II III 2014 IV I 2015 Data la prassi di full allotment valida per le operazioni di finanziamento, questa tendenza va quindi ricondotta a una minor domanda di liquidità da parte del sistema bancario che ha colpito soprattutto i depositi overnight, non utilizzabili per il soddisfacimento della riserva obbligatoria. Solo dopo l’operazione mirata di rifinanziamento a più lungo termine (TLTRO) 1 del 17 dicembre c’è stato un incremento dell’aggregato, in parte riassorbito nei giorni successivi. 1 Queste operazioni sono state trattate nello scorso numero dell’Osservatorio Monetario. 70 I tassi di mercato. In questo contesto, dal secondo FIG.4 – Tassi d’interesse prima e dopo la semestre del 2014 ad oggi il tasso Eonia, molto variazione del Repo e del tasso sui depositi presso rilevante per le banche che si finanziano l’Eurosistema sull’interbancario, si è mosso, all’interno del corridoio 1,6 dei tassi, prevalentemente in vicinanza del limite Repo inferiore (il rendimento dei depositi overnight presso 1,2 corridoio Euribor 1m la BCE), assumendo, pertanto, anche valori negativi Euribor 3m Euribor 12m 0,8 (FIG.3). 0,4 FIG.3 – Repo, Eonia e corridoio dei tassi 0,0 800 Repo corridoio tassi EONIA Liquidità complessiva Jan Feb Mar Apr May Jun Jul Aug Sep Oct Nov Dec Jan Feb Mar Apr May Jun Jul Aug Sep Oct Nov Dec Jan Feb Mar -0,4 600 2013 400 2014 2015 Fonte: BCE, Euribor 1,6 200 1,2 0 0,8 FIG.5 - Tassi a a breve e a lunga europei 0,4 4 Repo Euribor 1m Eurirs 10 a 0,0 -0,4 Jan Feb Mar Apr May Jun Jul Aug Sep Oct Nov Dec Jan Feb Mar Apr May Jun Jul Aug Sep Oct Nov Dec Jan Feb Mar 3 2013 2014 Depositi overnight Eurirs 5 a Eurirs 30 anni 2015 Fonte: BCE, Eonia; liquidità (scala a destra) in mld di euro 2 1 0 Jan Feb Mar Apr May Jun Jul Aug Sep Oct Nov Dec Jan Feb Mar Apr May Jun Jul Aug Sep Oct Nov Dec Jan Feb Mar Come appare dalla FIG.4, la notizia della riduzione del Repo e, soprattutto, del tasso sui depositi presso l’Eurosistema che fa da limite inferiore ai tassi di mercato, ha avuto un effetto, seppur contenuto, sui tassi di mercato (euribor a 1 mese, 3 mesi e 12 mesi), che hanno subìto una leggera contrazione. Anche i tassi interbancari a lunga scadenza (FIG.5), ovvero l’Eurirs a 5, 10 e 30 anni (importante benchmark per la remunerazione del credito bancario a lungo termine sulle operazioni non indicizzate) hanno subìto una costante e comune riduzione dal 2014 ad oggi, anche a causa della politica della Fed volta a mantenere basso il tasso a lunga americano (FIG.5) che, com’è noto, esercita una notevole influenza sui movimenti di quello europeo. 2013 2014 2015 Fonte: Eurirs e Fed La scelta della BCE di riduzione del tasso a lunga, anche attraverso l’annuncio della futura politica quantitativa di acquisto di titoli, ha comportato un evidente deprezzamento dell’euro sul dollaro. Ciò emerge chiaramente dalla FIG.6, che mostra l’andamento speculare del rapporto tra tassi a 5 anni statunitensi ed europei e cambio 71 FIG.6 - Tassi a lunga e tasso di cambio 1,4 1,3 1,2 tasso IRS $ a 5 anni / Eurirs a 5 anni Cambio euro-dollaro 1,1 3,5 1,0 3,0 2,5 2,0 1,5 Jan Feb Mar Apr May Jun Jul Aug Sep Oct Nov Dec Jan Feb Mar Apr May Jun Jul Aug Sep Oct Nov Dec Jan Feb Mar 1,0 2013 2014 2015 Fonte: BCE, Eurirs e Fed Le misure non standard. Già all’inizio del 2014 la BCE aveva annunciato la sua determinazione a mantenere una politica monetaria altamente accomodante e, se necessario, ad intraprendere “ulteriori decisive azioni”. Nel contempo aveva assicurato gli operatori che il tasso ufficiale sarebbero rimasto all’allora attuale livello, o anche a livelli inferiori, per un “esteso” (extended) periodo di tempo (dove con questa espressione si intende più di un anno). Nei mesi successivi la situazione economica non migliorava e, nonostante la riduzioni del tasso ufficiale e il passaggio a un valore negativo del rendimento dei depositi overnight, il 5 giugno 2014 Draghi annunciava i primi provvedimenti: (a) sarebbe continuata la prassi di totale soddisfacimento della domanda di finanziamenti (full allotment), (b) venivano sospese le operazioni di sterilizzazione dei precedenti acquisti di titoli di stato del programma SMP e (3) che sarebbe stata introdotta una serie di “targeted long rifinancing operatons (operazioni mirate di rifinanziamento a più lungo termine, TLTRO) con scadenza settembre 2018 e vincolate a una crescita minima dei prestiti bancari alle imprese”. A settembre, nonostante l’ulteriore abbassamento dei tassi ufficiali e le precedenti manovre, veniva annunciato un nuovo programma “non standard” di almeno due anni: l’acquisto di ABS (ABSPP) e di obbligazioni strutturate (covered bonds (CBPP3)). Il quantitative easing. Il 6 novembre 2014 il Consiglio Direttivo, di nuovo insoddisfatto del livello dell’inflazione (troppo basso e che si sarebbe previsto protratto nel tempo), della ripresa economica lenta e non omogenea, e di una crescita del credito alle imprese ancora negativa, annunciava di esaminare altre misure non convenzionali. Il 4 dicembre veniva ribadito quanto già dichiarato a novembre, ma il 22 gennaio 2015 il Presidente comunicava la decisione di dare inizio, a partire da marzo, dell’ “expanded asset purchase programme” (programma ampliato di acquisto di attività, EAPP). Questo programma, subito denominato quantitative easing (QE) nel linguaggio comune, consiste nell’acquisto mensile di titoli pubblici e privati per 60 miliardi di euro fino alla fine di settembre 2016 o finché l’inflazione si porterà a un livello coerente con l’obiettivo di medio periodo del 2%. Più precisamente si tratta di acquisti di titoli “investment grade” emessi dal tesoro degli stati della zona-Euro, da agenzie e da istituzioni europee, e quotati nel mercato secondario. Contemporaneamente a questo veniva annunciata una riduzione di 10 pb. Del costo delle sei rimanenti TLTRO che veniva così posto uguale al valore del Repo nel momento dell’operazione. Veniva infine riconfermato che il tasso ufficiale non sarò aumentato per un “esteso” periodo di tempo. Il tutto veniva ribadito nella riunione del 5 marzo 2015 quando era anche indicato il 9 marzo come data d‘inizio del programma di acquisti. Misure non standard per gli obiettivi finali. E’ la prima volta che le misure monetarie “non standard” (cioè diverse dalla manovra dei tassi) sono utilizzate per il conseguimento degli obiettivi finali. Fino al 2015, infatti, la distinzione di Trichet tra misure “standard” e “non standard” (o “convenzionali” e “non convenzionali”) era stata una guida per la politica della BCE. L’ex-presidente aveva infatti sostenuto nel 2010 che “le misure non-standard hanno lo scopo di rimuovere i principali impedimenti” e vanno utilizzate per “affrontare un problema molto rilevante da meritare azioni eccezionali”; “per loro natura le 72 misure non-standard sono temporanee e vanno strettamente commisurate al grado di malfunzionamento dei mercati che impedisce il funzionamento del meccanismo di trasmissione della politica monetaria”. In coerenza con questi principi, le misure non standard erano state utilizzate in presenza di malfunzionamento dell’interbancario e/o del mercato dei titoli di stato (programmi SMP e OMT) La spiegazione di questa svolta nella politica monetaria è stata data stessa banca centrale: visto che da tempo l’inflazione è inferiore al suo obiettivo del 2% e la crescita economica non è soddisfacente, occorre effettuare una politica espansiva. Però “non c’è però più spazio per un’ulteriore riduzione del tasso ufficiale, che altrimenti sarebbe già stato attuato. Ne consegue che l’unico strumento rimasto è il programma di acquisto di titoli.” Secondo la banca centrale, infatti, la politica di quantitative easing dovrebbe contribuire a (a) mantenere bassi i tassi a medio lungo termine e elevata la liquidità, (b) incentivare le banche a concedere prestiti, (c) rendere meno costoso il ricorso ai finanziamenti tramite i mercati, (d) aumentare la domanda di beni di consumo e d’investimento, (e) aiutare la forward guidance sui tassi ufficiali, cioè contribuire a rendere credibile che il tasso ufficiale sarà mantenuto basso per più di un anno (che a sua volta contribuisce ad abbassare i tassi a lunga via arbitraggi tra tassi a lunga e a breve). A questo si può aggiungere che la diminuzione dei tassi ha fatto crescere domanda di attività estere che ha portato a un deprezzamento dell’euro con vantaggi per le nostre esportazioni. Inoltre, la notizia dell’acquisto di titoli pubblici da parte dell’Eurosistema ha anche ridotto il rischio dei titoli di stato di paesi come l’Italia e la Spagna il cui spread con i titoli tedeschi aveva raggiunto livelli record a fine 2011. Tutto questo dovrebbe stimolare la crescita economica e far salire l’inflazione portandola progressivamente al suo obiettivo del 2%. Le previsioni della BCE. Nella TAB.1 sono riportate le proiezioni dello staff dell’Eurosistema effettuate a dicembre 2014 e marzo 2015. A parte le diverse condizioni dell’economia mondiale, la differenza sostanziale tra le due proiezioni è che quella di marzo incorpora una stima dell’effetto che il quantitative easing avrà sull’economia. Infatti, come è stato sottolineato dalla stessa BCE, nelle ultime proiezioni è stato incluso “l’impatto aggiuntivo esercitato da tali misure attraverso i canali di trasmissione finanziari, quali il canale di riequilibrio dei portafogli, determinati canali relativi alle aspettative e le interazioni tra economia reale e settore finanziario.” L’impatto di tali canali è stato “calibrato sulla base di strumenti econometrici che li modellizzano esplicitamente. Di conseguenza, l’esercizio di marzo comprende una valutazione più esaustiva dell’impatto delle misure non convenzionali di politica monetaria sulle prospettive macroeconomiche.” Da questa tabella emergerebbe un miglioramento per tutte le variabili della zona-Euro già dal 2015. L’effetto sulla crescita del PIL delle misure adottate è di circa mezzo punto all’anno. Nonostante l’indebolimento del cambio e la politica monetaria espansiva, l’inflazione dovrebbe però tornare il linea col suo obiettivo solo nel corso del 2017, a causa della forte riduzione del prezzo del petrolio e delle materie prime in generale. L’Euribor a tre mesi è previsto a un livello di poco superiore allo zero; più significativa è la diminuzione del rendimento decennale dovuta all’acquisto dei titoli di stato, la quale, a sua volta, spiega anche la flessione del cambio. 73 TAB 1 – Le proiezioni dell’Eurosistema Mese Anno di riferimento Variabile della economica 2014 2015 2016 2017 proiezione Inflazione Mar.2015 0,4 0,0 1,5 1,8 Dic. 2014 0,5 0,7 1,3 PIL Mar.2015 0,9 1,5 1,9 2,1 Dic. 2014 0,8 1,0 1,5 Consumi Mar.2015 1,0 1,8 1,6 1,6 privati Dic. 2014 0,8 1,3 1,2 Investimenti Mar.2015 0,9 1,7 4,1 4,6 fissi lordi Dic. 2014 0,7 1,4 3,2 Esportazioni Mar.2015 3,6 4,1 5,1 5,5 Dic. 2014 3,2 3,2 4,8 Disoccupaz. Dic. 2014 11,6 11,1 10,5 9,9 (in %) Mar.2015 11,6 11,2 10,9 Euribor a Mar.2015 0,2 0,1 0,1 0,2 Dic. 2014 0,2 0,1 0,1 3 mesi Rend. titoli di Mar.2015 2,0 1,2 1,4 1,6 Stato a 3 anni Dic. 2014 2,0 1,8 2,1 Petrolio ($) Mar.2015 99,3 58,5 66,8 70,7 101, Dic. 2014 85,6 88,5 2 Cambio Mar.2015 1,33 1,14 1,13 1,13 Dic. 2014 1,33 1,25 1,25 USD/EUR Fonte: BCE TAB.2 – La crescita degli aggregati moneta credito mese M1 M3 Imprese Famiglie Gen 2014 6,1 1,2 -2,8 0,2 Feb 6,2 1,3 -3,1 0,3 Mar 5,6 1,0 -3,1 0,4 Apr 5,2 0,7 -2,8 0,4 Mag 5,0 1,0 -2,5 0,5 Giu 5,4 1,6 -2,2 0,5 Lug 5,6 1,8 -2,2 0,5 Ago 5,9 2,1 -2,0 0,5 Set 6,2 2,5 -1,8 0,5 Ott 6,2 2,5 -1,6 0,6 Nov 6,9 3,1 -1,3 0,7 Dic 8,0 3,8 -1,1 0,8 Gen 2015 9,0 4,1 -0,9 0,8 Fonte: BCE; la crescita del creduto è aggiustata per le cessioni e le cartolarizzazione; i dati riportati sono conosciuti con due mesi di ritardo rispetto al al mese di riferimento. Dalla TAB.2 risulta che, dopo i minimi dei primi mesi, anche l’andamento degli aggregati ha presentato qualche miglioramento nel corso del 2014. La crescita dei prestiti alle imprese permane però negativa, gennaio 2015 (ultimo dato disponibile) incluso, ma la manovra quantitativa dovrebbe contribuire a portarne il valore a livelli positivi e più accettabili. L’andamento della liquidità. L’andamento nel tempo della creazione della liquidità, espressa in livelli, è riportato nella FIG.7 che si riferisce ai dati settimanali dal 1999 al 10 marzo 2015. Alcune voci (prestiti marginali, acquisto di ABS e titoli di stato non sono visibili nella figura perché di importo modesto nel periodo considerato). L’impiego delle risorse create della BCE è invece riportato nella FIG.8. Dalle figure emerge che la liquidità bancaria (riserve eccedenti più depositi overnight) è stata mantenuta a zero fino alla crisi successiva al fallimento di Lehman Brother del 2008. FIG.7 – Creazione di liquidità: consistenze 1600 obblligazioni strutturate obblligazioni strutturate 2 obblligazioni strutturate 3 SMP Operazioni di mercato aperto (MRO, LTRO, OT) 1400 1200 1000 800 600 400 200 2015 2014 2013 2012 2012 2011 2010 2009 2008 2008 2007 2006 2005 2005 2004 2003 2002 2002 2001 2000 1999 1999 0 Fonte: BCE; valori in miliardi di euro, dati settimanali 74 FIG.8 – L’impiego di liquidità: consistenze FIG.9 – I flussi di TARGET2 di Italia, Spagna e Germania 1400 Riserve eccedenti Depositi overnight riserve obbligatorie Fattori autonomi 1200 1000 800 600 800 Italia Spagna Germania 400 600 200 400 0 200 2015 2014 2013 2012 2012 2011 2010 2009 2008 2008 2007 2006 2005 2005 2004 2003 2002 2002 2001 -400 2000 -200 1999 -200 1999 0 -600 Fonte: BCE; valori in miliardi di euro, dati settimanali 99 00 01 02 03 04 05 06 07 08 09 10 11 12 13 14 19 20 20 20 20 20 20 20 20 20 20 20 20 20 20 20 Fonte: Euro Crisis Monitor; dati mensili; mld di euro; le due barre verticali indicano l’annuncio e la Successivamente la grave crisi di liquidità ha indotto successiva decisione di ricorrere alle OMT la BCE a passare dai finanziamenti ad asta competitiva alla soddisfazione totale della domanda. E La successiva decisione dell’Eurosistema di introdurre questo è avvenuto in seguito a un forte incremento del le OMT ha ridimensionato il fenomeno con la rischio nel mercato interbancario e a una caduta delle conseguenza di ridurre la domanda complessiva e lo transazioni. Un secondo forte incremento di liquidità si stock di liquidità. è verificto a partire dall’ultima parte del 2011, quando Nel complesso dal 2009 al 2014 la liquidità è stata è di nuovo salito il rischio nel mercato interbancario, prevalentemente determinata dalla domanda che, come ridotte le transazioni, e contemporaneamente si emerge dal confronto tra le precedenti FIGG 7 e 8, ha polarizzati i flussi di liquidità bancaria (TARGET2) tra anche determinato il profilo del totale complessivo alcuni paesi della zona-Euro, per esempio Italia e delle operazioni della BCE. L’acquisto (esogeno) di Spagna da un lato e Germania dall’altro (FIG. 9). Il obbligazioni strutturate, e dei titoli di stato all’interno rischio del debito sovrano e il cattivo andamento della del programma SMP, sono stati scavalcati dal ricorso bilancia commerciale dei primi due paesi ha infatti delle banche alle operazioni di finanziamento determinato un movimento sempre più elevato di dell’Eurosistema. liquidità da loro verso la Germania. Questo fenomeno di frammentazione del sistema bancario europeo ha, da FIG.10 – Finanziamenti dell’Eurosistema a Italia, Spagna e Germania un lato, ridotto la necessità del ricorso a prestiti da 500 Italia parte delle banche tedesche, ma, nello stesso tempo, la Spagna 400 scarsità di transazioni e gli alti tassi d’interesse Germania dell’interbancario hanno indotto le banche italiane e 300 spagnole (FIG. 10) a ricorrere massicciamente ai finanziamento dell’Eurosistema, col risultato di un 200 forte aumento della liquidità complessiva. 100 0 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014 Fonte: Euro Crisis Monitor; dati mensili; mld di euro; le due barre verticali indicano l’annuncio e la successiva decisione di ricorrere alle OMT 75 Nel 2013 e nel 2014 la diminuzione della liquidità non ha perciò indicato condizioni più restrittive, ma si semplicemente trattato di una domanda inferiore. L’utilizzo delle operazioni TLTRO (FIG.11) costituirebbe quindi, più che una fonte di liquidità, lo strumento per accedere a una fonte conveniente di finanziamento. Il futuro andamento della liquidità. L’esperienza degli USA ha mostrato che l’acquisto di titoli da parte della banca centrale porta a un parallelo aumento delle liquidità delle banche, che però nella zona-Euro ha rendimento negativo. Rimane quindi da chiedersi se sarebbe possibile per il sistema bancario nel suo complesso ridurre la sua liquidità, intesa come somma dei depositi overnight presso l’Eurosistema e delle riserve eccedenti, qualora sia considerata eccessiva. rimborsi anticipati). Le operazioni di finanzianento TLTRO, che offrono condizioni relativamente favorevoli, portano comunque a un aumento della liquidità complessiva del sistema. In ogni caso, come ha insegnato il caso degli Stati Uniti, la politica di quantitative easing ha determina un parallelo aumento della liquidità delle banche, indipendentemente dal fatto che questi titoli siano venduti alla banca centrale dal settore bancario o non bancario (FIG.12). La differenza è che la vendita di titoli da parte del settore non bancario porta anche a un aumento dei loro depositi, e quindi della M1 (negli USA non si è però verificato un analogo fenomeno se si considera l’aggregato più ampio M2). FIG.11 – Le operazioni di finanziamento dal gennaio 2014 FIG.12 – Schema dell’effetto sulla liquidità della banche dell’acquisto di titoli da parte dell’Eurosistema 160 TLTRO 120 80 40 0 -40 -80 Operazioni nette di rifinanziamento principali (MRO) Operazioni di rifinanziamento a più lungo termine (LTRO) n b ar pr ay un A M Ja Fe M J l Ju Aug Sep 2014 O ct N ov D ec n b ar Ja Fe M 2015 Acquisti di titoli dalle banche Eurosistema +titoli +liquidità Acquisto di titoli dal settore non bancario Eurosistema +titoli +liquidità Banche +liquidità -titoli Banche +liquidità +depositi Fonte: BCE; dati giornalieri fino al 10 marzo; mld di euro; le MRO “nette” sono calcolate come la Settore non bancario differenza tra la domanda e l’importo scaduto della settimana precedente. Settore non bancario +depositi -titoli Una prima risposta della BCE sembra negativa. La Il problema della gestione di un ammontare elevato di soluzione per chi non vuol pagare l’interesse negativo liquidità non desiderata in presenza di tasso negativo è prestare i fondi a un’altra banca, ma, per il sistema non è semplice come potrebbe sembrare e potrebbe nel suo complesso, il totale della liquidità non si riduce portare anche a costi significativi per il sistema (se non per il fatto che il ricevente fondi non deve bancario. Nel prossimo futuro, questo problema, ricorrere a operazioni di rifinanziamento). In assenza legato alla politica di quantitative easing, si di operazioni di assorbimento (con cui le banche aggiungerà a quello dei bassi margini d’interesse (a cedono temporaneamente liquidità all’Eurosistema), la sua volta conseguenza dei bassi tassi di riferimento e soluzione più semplice è probabilmente richiedere di mercsto) a quello dell’elevato delle sofferenze e le nelle nuove operazioni di finanziamento (MRO e sue conseguenza non possono quindi essere LTRO) importi inferiori a quelli in scadenza (e, sottovalutate. quando sarà possibile per le TLTRO, ricorrere a 76 Le proiezioni riportate nelle FIG.13, anche se vanno considerate come puramente indicative, mostrano un incremento del portafoglio titoli dell’Eurosistema e del totale delle sue operazioni veramente rilevante (FIG.13) FIG.13 – Andamento indicativo del possibile effetto del quantative easing sui itoli nel portafogli della banca centrale e sul totale della sue operazioni 2000 Totale titoli in portafoglio Totale operazioni dell'Eurosistema (titoli + finanziamenti) 1600 1200 800 400 2015 2016 2013 2014 2011 2012 2009 2010 2007 2008 2005 2006 2003 2004 2001 2002 1999 2000 0 Fonte: BCE e nostre elaborazioni; dati in miliardi di euro; le proiezioni vano considerate puramente indicative. Anche nell’ipotesi di una drastica riduzione dei finanziamenti tramite MRO e LTRO, a liquidità del sitema dovrebbe infatti subire nei prossimi mesi un incremento molto rilevante. 77