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Mensile di critica e attualità sportiva -
225 - gennaio 2007
Spedizione in A.P. 70% - Art. 2 comma 20/D - L. 662/96 - Filiale di Siena
In omaggio
€uro 2,00
www.mesesport.it
i Sonetti
di Francesco Vannoni
Siena, De Luca
all’addio
Simone, quando il Personaggio è “uno di noi”
Direttore
Mario Ciani
Direttore responsabile
Paolo Corbini
Direzione – Redazione – Fotolito
Bernard & Co.
Strada di Busseto 18 -C2/3 – Siena
Tel. 05.77.28.53.74
Fax 05.77.22.10.14
E-mail: redazione@mesesport.it
e
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Edito e stampato presso
Arti Grafiche Ticci
Loc. Pian dei Mori 278 - Sovicille (Si)
Tel. 05.77.34.92.22
Fax 05.77.34.93.66
Autorizzazione del Tribunale di Siena n. 430
del 27.01.1983
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Hanno collaborato a questo numero:
Alessandro Aucone, Corrado Bagella, Duccio Balestracci, Luca Bianchin, Mauro Bindi, Giancarlo Brocci,
Andrea Bruschettini, Mario Ciani, Claudio Coli, Vincenzo Coli, Stefano Fini, Riccardo Giacopelli, Emilio Giannelli,
Daniele Giannini, Antonio Gigli, Rossella Lezzi, Mario Lisi, Luca Luchini, Simone Marrucci, Augusto Mattioli,
Andrea Monciatti, Roberto Morrocchi, Giuseppe Nigro, Francesco Oporti, Paolo Ridolfi, Roberto Rosa, Gigi Rossetti,
Senio Sensi, Rudi Simonelli, Antonio Tasso, Francesco Vannoni.
numero
Fotografie di Paolo Lazzeroni e Augusto Mattioli
Collaborazione fotografica: Andrea Bruschettini, Fabio Di Pietro, Pietro Cinotti
Sito web: Olivia Agnelli
225
gennaio 2007
Progetto grafico: Bernard Chazine
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ANNO XXV
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ssst... non svegliateci...
Sembra ieri, invece sono già passati sei anni dallo scollinamento del
secondo millennio. Dal punto di vista delle soddisfazioni sicuramente … “I migliori anni della nostra vita”, per dirla
con Renato Zero, visto che la stragrande maggioranza degli
sportivi senesi è stata baciata in questo periodo, e lo è tuttora, da uno straordinario ed impensabile ‘benessere’.
Un passaggio epocale per la storia dello sport senese
quello fra il 1999 e il 2000, che molti peraltro lessero come un fenomeno passeggero, destinato ad esaurirsi nello spazio di qualche anno. Invece dopo la
già storica promozione della Robur in serie B arrivò quella addirittura …cosmica in A, il primo incredibile Scudetto della Mens Sana, le salvezze a
raffica dei bianconeri e poi ancora la riconquista
da parte dei biancoverdi di una leadership che
per la verità non avevano mai perso. Tutto questo in barba al pessimismo di quanti rimasero
spiazzati dalla fattibilità di quei due progetti sicuramente diversi, ma sotto certi aspetti anche
paralleli.
Siena ai vertici delle due discipline maggiori, non
era dunque un caso.
Oggi, dopo sei anni, è questa la realtà che
molti stentano ancora a riconoscere.
Forse soltanto per la paura di svegliarsi. Si
dirà che ora il difficile è mantenere certi livelli, ma tale preoccupazione non deve fare
velo al piacere che questa fantastica avventura sta procurando non solo ai tifosi
delle due sponde, ma alla città intera. Che
oggi parla di bianconeri e biancoverdi non
solo al Rastrello o al Palasport, ma anche
al mercato come in tram, in fila alla Posta
oppure alla Lizza in mezzo ai bimbi che
giocano.
Alla soddisfazione per i risultati raggiunti anche in campo sportivo,
dopo i tanti riconoscimenti di
cui Siena è ogni anno destinataria per meriti acquisiti in
ambiti non meno importanti
(anzi…), Mesesport
ne vuole aggiungere un’altra tutta
sua: la conquista
del primo quarto di
secolo di vita. Con
questo primo numero
del 2007 la nostra rivista entra infatti
nel 25° anno di attività. Venticinque anni
che hanno rivoluzionato il panorama
sportivo senese, se è vero che alla sua prima
uscita nel gennaio 1983 il nostro sport di
squadra era rappresentato da una formazione di basket in A2 (la Mens Sana), una in B (il
Cus donne), una in C1 (il Costone) e una in C2
(Virtus). E poi ancora: da una nell’A2 di volley e una in C1 (entrambe del Cus, la prima
maschile e l’altra femminile); una di
hockey in B (Mens Sana) ed infine la
Robur in C1. Un quadro abbastanza in
linea con le potenzialità e le dimensioni di
una città che non era mai riuscita ad
esprimere fino a quella data realtà di
grande spessore, con tutto il rispetto.
Ora non è così. Anche se a livello mediatico non se ne parla mai abbastanza (“ma
quelli che vogliono ancora, non gli bastano
il Palio, il Monte, l’Università…” ci sembra
di sentirli dire), lo sport è diventato un altro
dei tanti veicoli che portano alla conoscenza ed all’apprezzamento della nostra città,
e questa testata non fa mistero di sentirsi
fortunata, oltre che gratificata, per aver testimoniato questa crescita giorno dopo
giorno. Anzi…mese dopo mese. ■
www.mesesport.it
Dopo cinque anni si chiude l’incredibile
ciclo di Paolo De Luca, ma non quello
(speriamo) del Siena con le grandi
La strada
è tracciata
Mario Ciani
Tanto tuonò, che piovve!
In fondo siamo stati facili profeti, nel numero di apertura della stagione in corso:
“Attenti, i problemi finanziari della Robur, nonostante la calma apparente, non sono stati affatto risolti ma solo rinviati, e quando si ripresenteranno non potranno essere più elusi”. E
puntualmente si sono riproposti, con la conseguenza che De Luca stavolta non se l’è sentita
di recitare il solito copione, e con un gesto sicuramente meditato e sofferto ha dato mandato al
Monte dei Paschi, tramite la Banca per l’Impresa, di collocare sul mercato il 96,25%, delle sue
azioni, mentre il rimanente 3,75% resta di proprietà del Vice presidente Mangiavacchi.
Allora è la volta buona, De Luca si è arreso? Pare proprio di sì, anche perché nello stringato comunicato in cui la banca certifica il mandato ricevuto, c’è un aggettivo che non lascia
spazio ad equivoci: irrevocabile. Significa che
(finalmente?) siamo arrivati ad un punto di non
ritorno. E siccome il Monte non vorrà restare
con il cerino acceso in mano, pare del tutto evidente che ha già individuato i potenziali acquirenti. Chi sono? Nomi ne sono stati fatti diversi
(l’ultimo quello del buon Giambattista Pastorello, interessato ad una cordata con altri due ex
presidenti (Aldo Grassi ed Egiziano Maestrelli,
entrambi della Lucchese), ma i più gettonati restano quelli che ruotano intorno all’ipotesi
Marco Bassilichi, dell’omonima azienda con-
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trollata per il 40% dallo stesso Monte dei Paschi, di Riccardo Fusi, della B.t.p. (BaldassiniTognozzi-Pontello), marchio notissimo in
campo edilizio, e dello stesso Maestrelli.
È possibile comunque, se non probabile,
che nel momento in cui questo numero sarà in
edicola il passaggio di proprietà sia stato formalizzato da poco e si conoscano già le persone che si assumeranno l’onere di mantenere i bianconeri in serie A.
Intanto con l’uscita di scena di Paolo De
Luca, si è chiuso un ciclo. Non un ciclo qualsiasi, anonimo, ma quello più esaltante vissuto
dall’ultracentenaria società bianconera. Qualunque sia il giudizio di ciascuno su quest’uomo, è difficile negare che il suo nome resterà
legato per sempre a quello della storia del
Siena. Senza se e senza ma.
Un personaggio controverso, l’ex presidente, un po’ Pulcinella e un po’ Eduardo. Se
ne va senza aver soddisfatto la curiosità minima di ogni tifoso: conoscere l’attività prevalente fra quelle che dice di aver messo in piedi.
Anche se a posteriori questo resta un dettaglio, perché a fronte di tante leggerezze (l’ultima quella che è costata alla squadra un punto
di penalizzazione), ha comunque dato un’impronta manageriale e moderna alla società, si
è contornato di collaboratori validi e preziosi,
ha costruito con loro quella che oggi tutti riconoscono come l’unica, autentica sorpresa
degli ultimi anni.
Il controverso rapporto con le Istituzioni, è
stato forse il punto più debole della sua politica
societaria. Così come quello di non capire subito che questa è una città particolare, unica
sotto certi aspetti. Una città, ad esempio, che
non avrebbe mai delegato ad altri, tantomeno
ad un imprenditore esterno, la fattibilità di quei
progetti che la nostra secolare cultura conferisce solo ed esclusivamente alla Cosa pubblica.
Per non parlare della querelle con il Comune per il Rastrello, messo ripetutamente a
norma dall’Amministrazione senza far gravare
i relativi costi sulle casse societarie. Ed il nuovo
stadio? Possibile che sia indispensabile solo
se lo costruisce lui, e non più quando se ne fa
carico il Comune stesso? E poi quel malcelato…disprezzo nei confronti della Grande
Banca, accusata di essere così poco munifica
a livello sponsor, tanto da sollevare l’invidia
della metà di società di serie A…
Tutte cadute di stile di cui poteva benissimo fare a meno, ma che in parte gli sono state
perdonate proprio perché De Luca è stato pur
sempre il presidente che ha portato una piccola realtà come la nostra ad incrociare i tacchetti con le squadre che hanno fatto la storia del
calcio italiano, europeo e mondiale, ed un traguardo come questo valeva ampiamente qualche gaffe.
Ma il discorso su De Luca non si esaurisce
qui. Sarebbe troppo limitativo rispetto ai cinque
anni trascorsi, nel bene e nel male, alla guida
della Vecchia Robur.
Il repentino cambio al vertice della società,
ha fatto passare intanto in secondo piano il
cammino della squadra, che in quest’ultimo
mese è riuscita a ribaltare i risultati di quello
precedente, pur non entusiasmando, passando da un pareggio e tre sconfitte, ad una sconfitta e tre pareggi. Inversione legittimata dalla
confortante ultima prova del 2006 contro il Palermo. È vero, ci sono ancora da correggere diversi limiti evidenziati dai vari singoli, così
come dev’essere posto rimedio ai troppi gol
presi su palla inattiva (vedi contro Atalanta ed
Empoli), che evidenziano quantomeno un difetto di piazzamento, oltre che di concentrazione. E poi bisogna evitare di dover rincorrere
sempre! È una costante, questa, del campionato dei bianconeri, ed il fatto che solo una
volta in svantaggio siano capaci di uno scatto
d’orgoglio, non è affatto una consolazione
Sulla prova di Empoli ci sarebbero da dire
tante cose. Quello che fa specie è che nell’indagare sui motivi della palese superiorità degli azzurri sia sul piano tecnico che agonistico, sia
emerso che il buon Cagni si era limitato a dire ai
suoi “…di giocare come se si trattasse di una di
quelle gare decisive di fine stagione. I ragazzi
hanno recepito l’invito e si sono comportati di
conseguenza”. Capito? Più semplice di così…
Peccato che non ci abbia pensato anche Beretta a fare lo stesso discorso alla sua squadra. Si
sarebbe evitata una figuraccia in più.
Quanto al mercato, parliamone a bocce
ferme. Anche per l’incidenza che il cambio di
proprietà avrà sicuramente sul lavoro di Perinetti. Forse sarebbe già un successo poter
mantenere l’intelaiatura attuale (tanti sono già
una garanzia, altri peggio non potranno fare e
quindi non possono che migliorare…) ma c’è il
concreto rischio che qualche sirena canti più
delle altre, e allora… L’importante è avere ben
presente che la salvezza non è stata ancora
conquistata e che nessuno d’ora in poi regalerà
più niente a nessuno.
Anche perché la serie A che verrà, per evidenti motivi di credibilità, fa gola a tanti. ■
atuttocampo
DOV’È FINITA LA SQUADRA OPERAIA?
Senio Sensi
TUTTI CONTRO TUTTI
Chissà se la crisi, profonda, del calcio
mai si risolverà! Vedo buio, anche perché le
diverse componenti sembra che si stiano superando nel farsi del male. Sì, il calcio rischia
l’eutanasia e di voci che dimostrino serietà e
concretezza se ne sentono poche in giro. È
come se ciascuna componente tenesse solo
a scagionare se stessa, incolpando le altre,
in un gioco al massacro che ha una sola certezza: l’autodistruzione.
I vertici della Federazione si stanno
scannando in accuse incrociate; i presidenti
di Società di A e B, nella maggior parte dei
casi, hanno un solo obiettivo: quello di procacciarsi più soldi possibile senza preoccuparsi se gli stadi sono semivuoti, se lo spettacolo non sempre vale il costo (salato) del
biglietto. I giocatori, anche per bocca del presidente del loro sindacato (Campana), fanno
sapere che la parte migliore del mondo del
calcio sono proprio loro e invocano “meno
affari, più sport e che il pallone torni piccolo”.
Già di grosso e saporito debbono rimanere
solo i contratti dei big che qualche volta sono
un insulto non solo alla povertà ma anche
alla logica. E quando parlano di “più sport” si
dimenticano di conformare la teoria alla pratica dando esempio sul campo di impegno,
onestà e rispetto dell’avversario. E poi gli arbitri: un inizio di campionato così disastroso
non si era mai verificato. C’è stato di tutto per
una serie infinita di errori mastodontici che è
inutile ripercorrere: tutti li conosciamo. Ci dicono che la rivoluzione nelle file degli arbitri
ha portato dei giovani, che erano solo di
belle speranze, a calcare palcoscenici forse
troppo impegnativi per loro. A parte il fatto
che se questo è accaduto è perché non si è
programmato un turn over decente, forse
proprio perché i big di pochi anni fa non volevano concorrenti tra i piedi. E la lobby degli
arbitri li assecondava. Ma quello che più fa
pensare, è che gli errori più imperdonabili li
hanno commessi gli “anziani”: le prestazioni
di Messina, Bertini, Rosetti, Pieri e “gli amici
del Siena” Farina e Saccani (ovviamente
faccio dell’ironia…) sono state disastrose, al
limite della provocazione. Errori gestiti, nel
dopo, come atti dovuti e insindacabili. E allora vorrebbero cacciare le varie moviole, le discussioni, l’analisi delle prestazioni e quel
sano e obbligatorio “riposo” di alcune settimane o mesi per chi commette errori da cartellino rosso. E invece gli amici dei designatori tornano subito alla ribalta anche dopo
prestazioni che li dovrebbero far vergognare. Nel calcio come nella vita chi sbaglia
paga: solo loro sono intoccabili, naturalmente se fanno parte della potente lobby.
I grandi media televisivi affrontano i do-
popartita come se si trattasse di una fiction:
fanno di tutto fuori che parlare di calcio, gol
e prestazioni. Solo gossip, pettegolezzi e “si
dice”. È uscito un volume con dvd che ricorda la famosa, e mai dimenticata, trasmissione RAI “Novantesimo minuto”. Vi si riportano
le gaffe dei vari Giannini, Carino, Bubba eccetera che commentavano in 3 minuti ogni
singola gara. Forse qualche volta erano faziosi o imprecisi o involontariamente comici,
ma ridateceli (e ridateci quella trasmissione)
perché almeno parlavano di calcio….
MENTRE TREFOLONI…
E sugli arbitri c’è il rovescio della medaglia: un giornale non certo disinteressato
(nel caso specifico Il Corriere della Sera),
magari imboccato da “qualcuno”, tira in
ballo, dopo mesi di silenzio, una frase che un
arbitro, in sede di dibattimento, pronunciò
con candore e correttezza. Il silenzio si
rompe e l’arbitro viene deferito …a furor di
stampa. Si tratta, come avrete capito, di
Trefoloni, arbitro di Siena (guarda caso) che
si ritenne non idoneo ad arbitrare un RomaJuve di un anno fa e pregò i designatori di
non inserirlo nella griglia dei papabili per
quella gara. Una segretaria tuttofare lo consigliò, a tal proposito, di inviare un certificato medico di malattia e, visto come vanno le
cose in quel mondo particolare, il buon Matteo così fece. Non gli sembrava una cosa
grave, lo fece e lo disse. Anche agli inquisitori non sembrò una cosa grave e l’episodio
finì nel dimenticatoio. È bastato Il Corrierone, o chi per lui, per mettere in vetrina il caso
e Trefoloni è stato deferito. Forse a certi arbitri ne sono state perdonate di più gravi!!
Sempre parte della grande stampa ha
avuto da ridire perchè Collina, al quale era
stato richiesto di accettare l’incarico di designatore, ha rifiutato affermando che aveva
firmato contratti di collaborazione con SKY
validi fino a giugno e che quindi li voleva onorare. In cambio accettava di fare il docente,
gratis, per i vari direttori di gara. Poi a giugno
se ne poteva riparlare. A lorsignori non andava bene nemmeno questo e il buon Pierluigi è stato massacrato. A me sfugge la logica di simili comportamenti.
Il calcio ha bisogno di una rivoluzione
profonda ma tutte le parti in causa pensano
che….. sono gli altri che debbono cambiare.
E l’agonia continua.
BIANCONERI SPUNTATI
Ma parliamo di calcio giocato: siamo al
giro di boa (mentre scriviamo mancano pochi
giorni all’ultima di campionato, con la Lazio) e
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i bianconeri hanno incasellato 21 punti (uno
ce lo hanno tolto per ritardato pagamento
IRPEF; ma che c’entra la classifica con i fatti
amministrativi?). Un bottino niente male ma
maturato in buona parte nelle prime dieci
gare, dopo di che le prestazioni dei bianconeri sono calate di tono, di tasso tecnico, di
reti (e di fortuna…) e in nove gare abbiamo
raggranellato la misera dote di tre punti. Questo preoccupa e non poco, perché l’involuzione del nostro gioco la vediamo tutti e ne parliamo, eccezion fatta chi – forse per dovere
istituzionale – continua a negarla. Chi ci legge
sa che la previsione nostra era per un campionato simile a quelli che lo hanno preceduto: sofferenza fino in fondo e quindi non ci meravigliamo dello stato delle cose. Ad altri
spetta il compito di parlare chiaramente di
salvezza da conquistare come il quarto scudetto e, ad altri ancora, porre rimedio a certe
lacune. Mi riferisco soprattutto alla scarsa
prolificità dell’attacco: se non si svegliano le
punte che rimarranno a Siena o se non ne arrivano delle nuove in grado di fare 15/20 gol
nel girone di ritorno, l’obiettivo non sarà centrato. La “pareggite”, che sembra il massimo
cui possiamo aspirare (quando non si incontrano quelle 8-10 squadre assolutamente
fuori della nostra portata), deve essere sconfitta perché con il punticino raccattato dopo
vari patimenti e con squadre alla nostra portata si va poco lontano. Il Siena di quest’ultimo scorcio di campionato assomiglia troppo
a quello di De Canio, specie quando perde
occasioni d’oro per fare punti come con l’Empoli, la Reggina e il Parma in casa o non vince
con un Palermo arrivato sfibrato al Rastrello.
Che il nuovo anno ci porti un Siena più tonico, meno sciupone sotto porta, più battagliero e cosciente che non siamo una squadra da alta classifica e che quindi ogni gara va
affrontata con il coltello tra i denti. Niente è
compromesso, ci mancherebbe, ma dobbiamo fare molto di più e meglio perché altrimenti tra poche gare ci potremmo trovare invischiati nel fondo classifica ridando
speranza a chi, solo poche settimane fa, appariva spacciato (Chievo, Parma e Reggina).
Allora: si riparte e i problemi non mancano. Da quelli societari a quelli di organico
dove, a mio modesto avviso, manca qualche
pedina che risolva l’improduttività sotto
porta e dove ci sono troppi doppioni. Ma la
strada è lunga e il destino è nelle nostre
mani (e in quelle degli arbitri: Siena-Roma,
Siena-Fiorentina e Siena-Palermo sono
state arbitrate in maniera vergognosa tanto
per fare tre esempi…): ci sta la pronta resurrezione o il precipitare in acque pericolose.
Una cosa è certa: pubblico e stampa saranno sempre con i bianconeri. ■
Il cambio di proprietà, coinciso con la riapertura del mercato, condiziona il potenziamento del gruppo
Ma la salvezza
non è un fattore secondario
Luca Luchini
Dopo i sogni di gloria di inizio stagione
(molto campati in aria, per la verità, e sicuramente dannosi), il mese di gennaio rischia di diventare decisivo per il futuro dell’ultracentenaria Robur, impegnata sia sul
campo di gioco che sul fronte societario ad
imboccare una strada che consolidi i grandi successi ottenuti fino ad oggi.
Si, perché al di là delle facili critiche,
del disinteresse dimostrato da troppi per
un evento che, sportivamente, ha del miracoloso, e di alcuni momenti difficili vissuti anche nel recente passato, la fase calcistica che stiamo per abbandonare ha
rappresentato per Siena la vera età dell’oro. Onore al merito, dunque, a Paolo De
Luca, personaggio difficile, talvolta sopra
le righe, ma che è riuscito a coinvolgere la
città in un sogno che sembrava miraggio e,
invece, si è poi rivelato realtà.
Il difetto più grande di De Luca è stato
quello, sicuramente a lui non imputabile, di
non avere le potenzialità economiche dei
vari Berlusconi, Agnelli, Moratti, Della Valle
e altri colleghi dell’Olimpo del calcio, rappresentando per di più una città grande per
la storia, ma minuscola per dimensioni. Non
è facile, onestamente, stare al passo di vere
e proprie metropoli, spesso supportate da
corazzate finanziarie, dovendo allestire la
squadra con gli “scarti” (in senso buono, intesi come esuberi) delle altre. E qualche
volta, come la recente penalizzazione ancora ci ricorda, il Siena ha addirittura rischiato di non iscriversi al campionato e di
implodere su sé stesso, nella grandezza
che aveva raggiunto.
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Adesso sembra che si stia voltando
pagina, nella speranza di poter finalmente
arrivare all’inizio del campionato senza
patemi d’animo, con la possibilità di fare
calcio mercato come le altre e di acquistare giocatori adatti alla nostra dimensione,
con una programmazione che vada al di là
del giorno successivo. Ma anche in questo
dobbiamo rendere atto a De Luca di aver
impostato, sia pure con le difficoltà logistiche e di attrezzature che la nostra città non
è riuscita a risolvere, un settore giovanile
che sembra in grado di rappresentare un
solido supporto futuro per chi verrà.
Già, ma chi subentrerà all’estroso presidente napoletano il cui feeling con la tifoseria bianconera negli ultimi tempi si era
un po’ incrinato?
Noi riteniamo di non aver bisogno di
magnati stranieri che, magari, dopo un’infatuazione iniziale possano abbandonare
tutto senza alcun rimpianto, dopo aver fatto
saltare equilibri che sono fondamentali per
una realtà come la nostra. E neppure che si
debba ricercare elementi riciclati che, dopo
aver fallito in altre realtà, vengano a cercare a Siena la possibilità di fare qualche buon
investimento. Ci preoccupa anche quando
sentiamo dire che alcune “cordate” sarebbero interessate ad investire sul Siena perché allettate dalla possibilità di poter costruire il nuovo stadio. Abbiamo già assistito
a simili scenari, ma quasi sempre si sono risolti in maniera negativa.
Da noi occorre un gruppo di persone
(meglio di un solo patron, per tanti motivi)
appassionate di calcio, con buone possibilità economiche, senza dover per forza
confrontarsi con Berlusconi, che abbia voglia di investire in maniera mirata, con un
adeguato monitoraggio sulla situazione
calcistica e societaria. Un gruppo che sa di
poter contare su uno sponsor “generoso”,
ma consapevole di dover fare i conti con
un bacino calcistico a dir poco insignificante nel panorama nazionale, con una
provincia che, spesso rosa dall’invidia,
cerca di ignorare il miracolo Siena ed una
parte della città che, dopo un effimero entusiasmo iniziale, snobba l’avventura calcistica bianconera in serie A.
Quale dovrà essere il ruolo del Monte
dei Paschi? Certo, se si potesse anche nel
calcio ripetere una gestione “tipo Mens
Sana”, con un “controllo” diretto sulla compagine societaria, sarebbe a nostro parere
la soluzione migliore e non dovremmo temere l’ingresso di affaristi, interessati a
scendere a Siena soltanto per cercare di
rimpinguare le proprie tasche. Ma non sappiamo se ciò sia possibile. Forse quando
“Mesesport” sarà in edicola, la questione
societaria sarà già stata risolta ed allora
queste riflessioni e queste preoccupazioni
potranno apparire superflue ed eccessive.
In questi giorni, però, lo ripetiamo, si gioca
il futuro del Siena e chi da sempre ha a
cuore le sue vicende non può non essere
almeno impensierito.
Ma le preoccupazioni dei tifosi bianconeri riguardano, nell’attualità, anche le vicende strettamente calcistiche. Dopo
un’ottima partenza, la squadra ha smarrito la strada della vittoria, deludendo in alcuni scontri diretti fondamentali per la salvezza e palesando gravissime difficoltà in
fase realizzativa. Nonostante le buone prestazioni di alcuni giovani, elementi lo scorso anno determinanti come Chiesa e Bogdani, o che sulla carta dovevano essere
fondamentali come Cozza e Candela, per
motivi vari hanno offerto uno scarsissimo
contributo alla causa e la classifica inizia a
farsi preoccupante.
Come se non bastasse, le vicende societarie di cui abbiamo abbondantemente
parlato non potevano giungere in un momento peggiore. Le trattative per il passaggio della proprietà hanno, infatti, bloccato
qualunque tipo di operatività da parte del
bravo Perinetti, con la conseguenza che
mentre tutte le avversarie dirette parlano di
campagne di rafforzamento, a Siena le uniche trattative riguardano possibili partenze,
in qualche caso anche pesanti.
Speriamo, dunque, che la questione
societaria si risolva prima possibile, concedendo magari qualche giorno di mercato “attivo” anche a Perinetti, e che le autorità cittadine, banca inclusa, sappiano
vigilare attentamente e spingano verso la
soluzione migliore. A Beretta ed ai giocatori, infine, l’invito a dare il massimo per la
causa bianconera, riprendendo quella
strada (e forse anche quell’umiltà) che ultimamente sembra un po’ smarrita. ■
l’angolo tecnico
ALLA RISCOPERTA DEL FATTORE CAMPO
Riccardo Giacopelli
2007 ! il nuovo anno si apre, per i colori bianconeri, all’insegna della svolta dal
punto di vista societario, con la gloriosa
Robur impegnata a ridisegnare il proprio
assetto dirigenziale futuro. Allo stesso
tempo , anche dal punto di vista tecnico, il
2007 della squadra di Beretta potrebbe riservare diverse sorprese se dal mercato di
gennaio non dovessero arrivare grandi
“stravolgimenti” della rosa e , soprattutto,
se il recupero di alcune pedine fondamentali per garantire qualità ed alternative al
tecnico lombardo, andrà a buon fine.
I primi avversari dell’anno nuovo si
chiamano, nell’ordine, Lazio, Chievo,
Roma e Torino, ed andiamo ,quindi, a vedere le principali caratteristiche delle singole squadre.
14/1/2007 LAZIO -SIENA
Anche in questa stagione, dopo un inizio un po’ balbettante, Delio Rossi sembra
aver trovato la quadratura del cerchio per
garantire alla sua squadra una marcia abbastanza regolare . Il modulo si è trasformato dal 4-4-2 ad un: 4-3-1-2 che ha i suoi
punti cardine negli esterni difensivi Oddo e
Zauri in grado di garantire una spinta notevole sulle fasce, un centrocampo a
“rombo” che integra le geometrie di Ledesma, con il giusto mix di quantità e qualità
assicurato dalla coppia Mutarelli - Mudingayi, e che ha come vertice avanzato un
trequartista come Mauri (giocatore bravo
sia ad innescare le punte che ad inserirsi
per la conclusione e che sta disputando
forse la sua migliore stagione in carriera).
In attacco il duo Rocchi – Pandev, con il
primo che si conferma bomber di razza ed
il secondo che sembra aver completato il
ciclo di maturazione tecnico-tattica (senza
dimenticare un’alternativa importante
come Makinwa). Indubbiamente con il modulo a rombo rimangono sacrificati due
esterni puri come Behrami e Foggia che
infatti, dopo che la scorsa stagione erano
stati protagonisti il primo con la stessa
Lazio il secondo con l’Ascoli, in questo
campionato trovano spazio prevalentemente a gara in corso. Il gioco dell’undici
bianco-celeste, proprio per il descritto assetto tattico, si sviluppa prevalentemente
in verticale alla ricerca di Mauri (che si
muove tra le linee per la rifinitura), oppure
con palla direttamente sulle punte che per
le loro caratteristiche, devono essere servite “dritto per dritto” negli spazi.
21/1/2007 SIENA-CHIEVO
Stagione difficile per i clivensi che dopo
il buon lavoro svolto nella scorsa stagione
da mister Pillon, non sono riusciti a ripetersi nelle prime giornate di campionato. Ed allora, quasi inevitabile, ecco il ritorno sulla
panchina del “figliol prodigo” Gigi Del Neri.
Il tecnico friulano, per tentare di risollevare
la squadra gialloblù, ultimamente, ed in attesa dei rinforzi di gennaio, sembra aver rinunciato al suo amato 4-4-2 in favore di un
4-3-3 che vede una difesa guidata dall’inossidabile coppia D’anna-Mandelli e con
Lanna e Malagò (o Moro) a completare il reparto; centrocampo di sostanza con Brighi,
Zanchetta e Sammarco (in arrivo il nuovo
acquisto Italiano) ed in avanti il trio Pellissier,
Semioli, Obinna (o Cossato - nella foto) per
un tridente “mascherato”; la squadra, infatti,
in fase di non possesso, spesso abbassa Semioli quasi
sulla linea di centrocampo per ricostituire il buon caro 4-4-2.
L’alternativa del reparto è Luciano che,
proprio per le sue
caratteristiche, può
fare l’attaccante esterno del tridente
come il laterale del centrocampo a quattro.
Il cammino della squadra finora è stato condizionato da un’alta percentuale di sconfitte che, con i tre punti in palio, pesano oltre
misura e, di conseguenza, sarà determinante l’esito del mercato di gennaio con
voci che parlano dell’arrivo di una punta ed
un esterno sinistro.
28/1/2007 ROMA -SIENA
Il 4-2-3-1 giallorosso si “regge” su
Mexes e Chivu, centrali di difesa con i due
esterni Panucci e Tonetto che spesso agiscono da ali aggiunte e su uno schermo di
centrocampo di classe e sostanza formato
da De Rossi e Pizzarro. Più avanti Perrotta
che gioca in linea (verticale) con Totti (centravanti atipico), e che conta sul fondamentale lavoro degli esterni Taddei e Mancini. È
fuori dubbio che le corsie laterali rappresentino la marcia in più dei giallorossi, insieme alla velocità del gioco e dal sistematico movimento senza palla che genera
continui inserimenti negli spazi di quasi tutti
gli undici in campo. È proprio questa impre-
5
vedibilità e mancanza (voluta) di punti di riferimento, a creare i problemi maggiori alle
retroguardie avversarie. È essenziale sottolineare che sono da recuperare elementi
importanti come Aquilani e Vucinic , mentre
il punto debole sembra esser costituito dalle
alternative in organico, anche se forse, la
panchina, è sì priva di nomi, ma non di qualità visto che è composta dai giovani del vivaio giallorosso da sempre ai vertici italiani.
Intanto, si attende il neo acquisto (in prestito) Tavano, mentre per Montella sembra
profilarsi il trasferimento a Londra, sponda
Fulham. Il rischio è che le “chiacchiere” intorno alla squadra (le voci di mercato su
Mexes e Mancini, l’interesse del Real Madrid per Chivu) possano rovinare il giocattolo creato da spalletta. Una squadra che
vince, diverte ma soprattutto, e questo sembra esser il vero valore aggiunto, si diverte.
4/2/2007 SIENA-TORINO
Anche i granata sono tra le compagini
che, dopo un inizio di torneo in forte difficoltà, sembrano aver ritrovato il giusto
passo. Probabilmente il cammino della
squadra del presidente Cairo è stato condizionato dal cambio della guida tecnica nell’imminenza della prima giornata di campionato, aspetto che, anche con un
allenatore esperto e navigato come Zaccheroni, non può non generare scompensi
nello spogliatoio. In questa fase, però, i guai
sono alle spalle ed il nuovo tecnico sta plasmando il gruppo a sua immagine anche
se, per sua stessa ammissione, il Toro non
ha ancora il gioco voluto dal mister.
“Zac” ha fatto da sempre della difesa a tre
il suo marchio di fabbrica ed anche a Torino
non si smentisce: 3-4-2-1 oppure 3-5-1-1 il
modulo adottato. Una squadra senza grandi
individualità (se si eccettua Rosina), con una
difesa guidata da Brevi, un centrocampo di
fatica con Barone e l’ex bianconero Ardito a
fare “fieno”, supportati sugli esterni da Comotto (bravo a spingere) e Balestri (bravo a
coprire). Il tutto per dare sostegno (e palle
giocabili) a Rosina, vero ago della bilancia
della squadra,capace, se in giornata, di trasformare il Toro da squadra che entra in
campo per limitare i danni a squadra in
grado di fare la partita. Sostanziale equilibrio
tra vittorie, pareggi e sconfitte per un cammino che fino ad ora significa tranquilla posizione di centro classifica in attesa di vedere quali saranno gli sviluppi del caso Fiore,
giocatore di indubbie doti ma che, a Torino,
non è riuscito ad ambientarsi. ■
febbre alta
LETTERA APERTA A DE LUCA
Caro ingegnere,
pare proprio che la sua avventura a Siena stia finendo in questi giorni. Dopo vari tentennamenti ha deciso di lasciare l’A.C.
Siena al proprio destino, dopo oltre cinque anni di gestione.
Sgombrando subito il campo da equivoci, mi rivolgo a Lei con la
più grande riconoscenza possibile per tutti i risultati che ha ottenuto alla guida della vecchia Robur. Nemmeno nei più audaci
sogni di ragazzo, appassionato di calcio e tifoso del Siena, avrei
mai ipotizzato il cammino del Siena di questi ultimi anni, quelli
della sua proprietà. Il traguardo della serie B ci sembrò, a quel
tempo, già una mèta fantastica, tanto da essere contenti anche
solo di rimanerci qualche tempo per poi ricadere nell’anonimato
della serie C, dove eravamo ospiti fissi da molti anni. Invece no, il
limite è stato superato ed è arrivata la serie A, anzi ben quattro
stagioni (per ora) di massima serie A. Che dire? Potrei finire qui
e dire che la ricorderemo come il presidente che ci ha dato le più
grandi soddisfazioni in fatto di risultati sportivi, ma non basterebbe. Lei, grazie alla sua “lucida follia”, ha realizzato i nostri sogni
di bambini, ha portato il calcio senese a livelli assoluti che mai ci
saremmo aspettati. I ricordi di questi ultimi anni, ben sintetizzati
nella pubblicazione dei Fedelissimi “I migliori anni della nostra
vita”, si accavallano. I suoi interventi a cene o manifestazioni sono
memorabili. Detto questo, però, nel mezzo della sua avventura
senese, ci sono stati momenti anche brutti. Lei lo sa bene, avendo partecipato anche ad altre gestioni di società sportive. I tifosi
sono piuttosto volubili, vogliono i risultati a prescindere dalla categoria, quindi a volte qualche supporter più esigente, e dalla memoria troppo corta, ha contestato certe sue decisioni (su tutte
quella della sede a Napoli), certi suoi atteggiamenti e soprattutto
certe sue dichiarazioni. La prego di capire, però, che in una tifoseria che passa improvvisamente da circa mille spettatori (anno
1999) a oltre dodicimila, gran parte dei quali abituati a guardare
il grande calcio in tv, qualche voce contraria non vuol dire che la
stragrande maggioranza dei tifosi bianconeri siano sempre stati
suoi estimatori. Il salto nel grande calcio è stato traumatico per la
tifoseria, così come per la città, dove Lei è diventato personaggio
vincente da un giorno all’altro. Siena ha le sue cadenze, i suoi
ritmi, la sua programmazione e forse non è avvezza a exploit improvvisi, seppure positivi, come è stato il suo. Ci capisca, quindi,
capisca anche quei pochi tra i miei concittadini (illustri o meno)
che a volte Le sono sembrati più un ostacolo che un incentivo,
non avevano l’esperienza per recepire il fatto nuovo. Certo che
Lei, con certe sue dichiarazioni, a volte ha fatto il loro gioco, ma
in numero sempre maggiore sono cresciuti anche quelli, come
chi scrive, che hanno capito le sue parole, fatte di provocazioni,
di sassi gettati nello stagno della comunicazione con violenza per
cercare di portare avanti le esigenze del Siena, più che le sue.
Siena è fatta così, pronta ad esaltare all’inverosimile uno che
viene da fuori, ma anche altrettanto capace di cattiverie assolute, bianca e nera, come lo stemma della Balzana sintetizza perfettamente. Perfino Dante ci tacciava di pazzia….
Il futuro è incerto, perché al di là dei soldi che saranno gettati
nell’impresa Siena, sarà già difficile anche uguagliare quanto Lei
ha ottenuto, ma questo è un argomento che riguarda noi tifosi e
non certo Lei. Proprio ai futuri proprietari, però, se avranno la cortesia di leggere queste righe, chiedo una cosa soltanto e cioè di
pensare al Siena non solo come ad una società per azioni, ad
un’impresa. Il calcio richiede anche una dose notevole di coraggio, capacità e soprattutto di “follia” al contrario di altre esperienze. Lei ha sempre creato squadre competitive, ha sempre cercato di far fare una dignitosa figura ai nostri colori, anche a costo di
qualche sforamento nel budget. Ecco, proprio queste caratteristiche sono essenziali per i futuri padroni del Siena.
Concludo salutandola nella maniera più cordiale possibile, sperando che porti nel cuore un ottimo ricordo della nostra città e soprattutto dei tifosi, quelli veri, che sono sempre stati con Lei, a costo
di dirglielo in faccia. Apprezzi il loro coraggio ed il loro amore e ne
porti un bel ricordo, così come faremo noi, per sempre.
Antonio Gigli
Dall’album dei ricordi: due immagini della festa per la promozione in A
svoltasi in Comune ed in Piazza del Campo il 24 agosto 2003
7
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pallonate
UNICO, MALGRADO
TUTTO
Simone Marrucci
Mentre il presidente del Siena lascia tra le lacrime (di coccodrillo) di tifosi e giornalisti, non resta che ricordare i meriti di un uomo
straordinario, funambolico, che ha saputo trasformare le promesse
in debiti e le chiacchiere in bluff, salvo poi riuscire dove nessun’altro
avrebbe potuto: salire dalla B alla serie A. Impresa ancora più straordinaria se pensiamo alla sua influenza negativa sull’andamento dei
risultati, nonostante la vasta collezione di corni rossi e oggetti scaramantici: andremo in Uefa, e si rischia la B; si invocano gli “occhi
della tigre” e si perde puntualmente ogni derby con l’Empoli; annuncia di voler ottenere 27 punti prima di Natale, e si resta a 20; mette
in piedi una squadra straordinaria e alla fine colleziona gli stessi
punto dell’anno prima. Però, a forza di proclami, De Luca ci ha portato con allegria e con le sue trombette a giocare il massimo campionato, anche se non sappiamo ancora come. Però, dopotutto, ci
mancheranno le sue esternazioni, i suoi lamenti. Paga le tasse in ritardo? La colpa è delle banche, del traffico in città, dell’intasamento
delle linee telefoniche, della peste bubbonica, dell’invasione delle cavallette. La Federazione ti toglie un punto in classifica per inadempimenti fiscali? “faremo ricorso”, dice il buon presidente: peccato arrivi tardi anche quello. Paolo De Luca però è un uomo generoso, uno
che nel calcio ha messo tutto quello che poteva: le braccia dei suoi
figli, la simpatia del cagnolino, il progetto del nuovo impianto sportivo e di una cittadella che arriveranno se le pagherà il Comune. È riuscito persino ad avere rapporti con una
grande banca: addirittura il Monte dei Paschi! A Siena! De Luca è un uomo dalle mille
risorse, un presidente culturalmente evoluto
per il mondo del calcio, anche se talvolta è
inciampato in situazioni di umorismo involontario. Ad esempio dopo che il giocatore
Bachini fu trovato positivo al doping, per togliere ogni equivoco ribadì più volte in una
intervista: “Noi crediamo nei valori positivi”.
Questo era il nostro presidente! Mica
uno come gli altri che lo hanno preceduto, che stavano nel calcio per
guadagnare, non per passione. Lui, con i soldi del Monte dei Paschi,
e qualcosa di suo, è andato lontano, fino a cercare le amicizie con
Moggi e Galliani, che ha difeso nei primi cinque minuti dello scandalo, per poi fare finta di niente. Ma la squadra è andata avanti lo stesso. San Gennaro? Gli amuleti? In fin dei conti era un tipo simpatico,
un uomo vulcanico alla Costantino Rozzi di Ascoli, anche se quel calcio non c’è più, e non ci sono più certi personaggi pittoreschi, certe
situazioni da città di provincia che stranamente accomunano le due
città, di dimensioni analoghe, con gli stessi colori sociali. Avete mai
assistito ad una diretta Sky? Ogni volta, qualsiasi commentatore ci
sia, a un certo punto si confonde e dice Ascoli invece di Siena. E pensare che, fino a pochi anni fa, nessuno si sognava di giocare a certi
livelli, di avere un pullman uguale a quello del Milan, giocatori stranieri, qualche nazionale in squadra. Tutto era alla buona: lavatrici accanto agli spogliatoi, uno sgabuzzino per sala stampa, sede sociale
sotto i gradoni dello stadio, mentre i ritiri si facevano a Santa Fiora,
con tutto il rispetto. L’inviato di Canale 3, sfidando la calura estiva, saliva in montagna e andava a seguire gli allenamenti. Poi, come si fa
in questi casi, si recava nella cucina del modesto albergo che ospitava i bianconeri. Qui, a una cuoca improvvisata, domandava quale
dieta seguissero gli atleti. E lei: “Dieta? No, non sono mica a dieta:
mangiano, mangiano”. Oggi i giocatori mangiano lo stesso, ma in situazioni più raffinate, e con maggiore consapevolezza. Non come
Pietruzzo Anastasi, centravanti della Juventus degli anni ’70, che durante una trasferta in Francia, al ristorante, commentò: “Buono questo prosciutto, ma sa di pesce”. Era salmone.
I babà, la pizza, gli spaghetti, il mandolino e la pastiera di De Luca
ci mancheranno moltissimo. ■
9 / calcio
STATE CALMI SE POTETE
di Mario Lisi
A Natale, si sa, tutti ci sentiamo migliori, i buoni propositi si sprecano e perfino i politici nel salotto televisivo di Bruno Vespa si sorridono amabilmente.
Di questo clima, però, quest’anno non pare essersi accorto il calcio italiano che, proprio mentre Santa Klaus scaldava i motori delle renne e caricava i regali, è riuscito a mettere insieme un campionario di isterismi e cattiverie da far sbigottire perfino il bambinello nella mangiatoia.
Così si è visto e sentito di tutto: allenatori e giocatori che si azzuffano per una rimessa laterale
come scolaretti durante la ricreazione, presidenti-padrone che dicono peste e corna di allenatori
che loro stessi hanno scelto, falli gratuiti e finali di gara a suon di spintoni o monetine in testa. Ed
ancora intemperanze di sedicenti tifosi in barba al decreto Pisanu ed ai tanto decantati “tornelli”,
polemiche a non finire davanti alle moviole, veleni sui giornali…
A tutti, insomma, sono saltati i nervi così che il calcio nostrano (qualora dopo le vicende di questa estate ce ne fosse stato ulteriore bisogno), sta offrendo ancora una volta uno spettacolo deprimente e talmente diseducativo da sfiorare un colossale antispot ai danni dell’intero movimento o,
per restare in tema, un clamoroso autogol.
Persino gli arbitri, alcuni oggettivamente lontani anni luce dalla classe che contraddistingueva
le prestazioni di molti loro predecessori ed altri fatti crescere forse troppo in fretta, hanno loro malgrado contribuito al putiferio generale inanellando una serie di errori davvero grossolani; il tutto è
culminato nel gran rifiuto del designatore Tedeschi, convintosi che produrre salumi nella propria
azienda è lavoro senz’altro più gratificante che condurre una truppa malevolmente bersagliata da
tutti (ahimè) ma ormai in evidente stato confusionale.
A questo punto, da senesi, spiace rilevare come, nello squinternato e nevrastenico finale del girone di andata del massimo campionato, siano saliti alla ribalta anche il nome della nostra città e
della Robur grazie alle prodezze di mister Beretta che, ospite della Domenica Sportiva, si è definitivamente conquistato l’etichetta del “simpatico mascalzone” dall’alto del suo personale (ma davvero poco invidiabile) record di due espulsioni in otto giorni.
E purtroppo i mass media, che a suo tempo hanno quasi ignorato il fatto che le tifoserie del
Siena calcio e della Mens Sana basket sono riconosciute come le più corrette d’Italia, questa volta
non si sono persi l’occasione. Dunque si sono sprecate immagini e commenti con protagonista l’arzillo allenatore bianconero intento ad agitarsi ben fuori della cosiddetta area tecnica e, una volta
espulso, a prendere a calci ogni cosa gli capitasse a tiro, come morso da una dispettosa tarantola
nascosta tra i fili d’erba del Rastrello.
Ora, senza voler fare del facile moralismo, stigmatizzare fatti del genere è doveroso dal momento che, se è giusto esaltare le dimostrazioni di professionalità di atleti e tecnici o le riuscite manovre di mercato di presidenti e general manager, altrettanto opportuno è biasimarne gli errori
come certe bizzose reazioni che sono improponibili da parte di chi, sia detto soltanto per inciso, ha
la fortuna di svolgere un lavoro gradito e per giunta redditizio. Invece non è raro il caso che a tali
comportamenti si tenti di dare un qualche alibi o addirittura che si cerchino giustificazioni.
Del resto nemmeno la cosiddetta giustizia sportiva è in grado di fornire un bell’esempio, visto
che pare ispirare le sue decisioni ad una contorta alchimia di sanzioni e sconti, di penalizzazioni e contentini dando spesso l’impressione che ad essere
tenute maggiormente in considerazione, più che le norme del
diritto sportivo, siano
piuttosto la longitudine e
la latitudine o, per dirla
fuori dai denti, il peso
della piazza.
“L’anno che sta
arrivando tra un anno
passerà”, cantava Lucio Dalla e
con pessimismo aggiungeva: “Io
mi sto preparando, è questa la novità”!
A scanso di equivoci prepariamoci anche
noi a non aspettarci niente di nuovo
sotto il sole del pallone italico (Matarrese docet). ■
Abdoulay Konko,
centrocampista
Iniziativa a sorpresa del Sindaco Maurizio Cenni
Il Siena ai senesi.
Ora si può.
La prospettiva è sicuramente affascinante, ma non sappiamo quanto praticabile. Già il precedente
non è molto incoraggiante (presidenza Danilo Nannini), anche se l’operazione presentata dal sindaco
Maurizio Cenni dovrebbe avere tutto un altro respiro. Si tratta di questo: per la prima volta i cittadini ed
i tifosi senesi avranno la concreta possibilità di acquisire la proprietà della propria società di calcio.
Quindi contiamoci. Questo a seguito della decisione di Paolo De Luca di cedere il pacchetto azionario
in suo possesso, trasferimento in corso in questi giorni, se non già avvenuto.
Il progetto prevede che entro il prossimo 30 gennaio venga espressa dai soggetti più vari una manifestazione di interesse alla sottoscrizione di quote del valore minimo di 5000 euro, o multipli, a sottoscrittore, il quale potrà versare direttamente la cifra o usufruire di un sostegno da parte degli istituti
bancari in modo da sostenere rate di circa 350/400 euro annui.
In sostanza un vero e proprio sondaggio sulle intenzioni della città nel suo complesso, per arrivare
ad una vera e propria public company sul modello del club spagnolo del Barcellona.
Un traguardo impegnativo, quello dell’acquisizione completa della Vecchia Robur, ben presente al
sindaco Cenni, che ha parlato di un traguardo intermedio, quantomeno importante, per essere soggetti attivi nel mantenimento del controllo della società da parte della città.
In pratica l’iniziativa dell’Amministrazione, considerata un vero e proprio sondaggio per valutare la
fattibilità del progetto, potrebbe essere considerata positiva se fosse raggiunto almeno il venti per cento
del valore del capitale del sodalizio stesso, circa venticinque milioni di euro.
“Si tratta di un’occasione storica – ha detto ancora il sindaco – in grado di rafforzare ulteriormente
l’identità senese e un modo per dimostrare l’attaccamento alla città e alla sua squadra di calcio. Potrebbe prendere forma un modello originale per il panorama calcistico italiano, in grado di dare stabilità alla forma societaria e di dare certezze in un contesto, quello del calcio, alle prese con una fase
particolare come quella che abbiamo attraversato nel 2006. Ad oggi il Siena può godere di circa 5000
abbonati, si tratta quindi di un progetto concreto di cui ogni cittadino si può sentire protagonista”.
(a.m.)
10 c a
l c i o
Danilo Tosoni, confermatissimo nel ruolo di ds, già al lavoro per la prossima stagione
Per il San Miniato
un bilancio in ...neroverde
Gigi Rossetti
Comincia un nuovo anno e comincia
ancora sotto il segno di Danilo Tosoni, il
Direttore Sportivo della Società neroverde. Questo per mettere a tacere quelle
voci, messe in giro ad arte e con il solo
scopo di destabilizzare la tranquillità del
grande Gruppo Sportivo senese guidato
con maestria (è giusto riconoscerlo) dal
presidente Toscano. Tosoni dunque rimane al comando di tutto il settore tecnico e
ad ulteriore smentita di tutti quelli (o forse
soltanto uno ) che lo vorrebbero in partenza per il mondo professionistico, è già da
tempo al lavoro per la formazione delle
squadre per la prossima stagione agonistica. Diversi suoi collaboratori di fiducia
sono infatti stabilmente sui campi della
provincia ad osservare e segnalare gli elementi più interessanti da portare in società; insomma il San Miniato non sta a
guardare ma come è giusto che sia, si
muove per tempo e sotto la guida di Danilo Tosoni, colonna portante, per capacità
ed esperienza, di tutta la struttura tecnica.
Per il consuntivo dell’anno poi, questo
presenta un bilancio che i colori della società possono sintetizzare al meglio: il
nero, (della preoccupazione) per una
squadra, quella dei Giovanissimi Regionali, che naviga in acque per niente tranquille, e il verde (della speranza) degli
Esordienti Fair Play, che tanto bene stanno facendo. In mezzo, ecco tutte le altra
squadre a partire dagli Allievi Regionali, le
cui ambizioni non sono certo state ridimensionate dallo scontro con la capolista,
che al contrario ha invece aiutato a capire
quale potrà essere il campionato dei ragazzi di Romano Perini che con merito e
con la consapevolezza dei propri mezzi (
che senza timori li porta a confrontarsi
anche con le squadre più forti) viaggiano
nel gruppetto delle inseguitrici. E se è vero
che in questo Torneo la Sestese fa corsa
a sé, è altrettanto vero che per la piazza
d’onore e per l’ingresso in Coppa Toscana
ci sono anche De Francesco ( mente del
centrocampo ) e tutti i suoi compagni.
Per gli Allievi Provinciali, Danilo Tosoni guida in questo campionato la squadra
degli Allievi B classe ’91. La Federazione
infatti, dato le poche squadre iscritte e
non potendo organizzare il Campionato
Allievi Sperimentali, ha pensato di inserirle nel Campionato Allievi Provinciali riservato ai nati ’90. Molti addetti ai lavori
avrebbero preferito partecipare ad un
torneo interprovinciale evitando in questo modo di mettere in competizione ragazzi di età diverse e questo non per motivi tecnici (i risultati delle squadre 1991
lo dimostrano), ma per le evidenti differenze di centimetri e chili che, come è
successo ai neroverdi, può determinare
qualche infortunio di troppo. Neroverdi
che comunque si stanno ben comportando occupando stabilmente il centro classifica e procedendo in quell’importante
lavoro finalizzato a formare la base del
gruppo che l’anno prossimo dovrà cimentarsi nel Campionato Regionale.
I Giovanissimi Regionali: eccola la
spina! L’ultima sconfitta con la capolista
Sestese li ha collocati in acque agitatissime e crea apprensione in tutto l’ambiente. Lo score è davvero poco rassicurante, ma ciò che più preoccupa di questa
squadra è il carattere. A prestazioni convincenti con chi la precede in classifica
ne seguono altre sconcertanti, magari
contro avversari che esprimono valori
tecnici molto inferiori. La pausa invernale
sarà l’occasione per ritrovare in fretta
tranquillità e convinzione attraverso il lavoro, l’umiltà e l’impegno che sono da
sempre alla base di ogni successo. Fare
gruppo riconoscendo l’importanza di
ogni compagno e nel contempo accettare le scelte dell’allenatore con spirito costruttivo pensando al bene della squadra
e cercando di dimostrare, più che con le
parole con i fatti, il proprio valore quando
se ne presenta l’opportunità. Questo
deve essere l’imperativo di questi ragazzi se vogliono raggiungere al più presto
una posizione di classifica rassicurante.
Nei Giovanissimi Provinciali protagonisti assoluti del girone A, ecco i ragazzi di
Costantini: 26 punti per otto vittorie, due
pareggi ed una sconfitta, 26 gol fatti e 8
subiti; bel gioco e grandi progressi un po’
di tutti, il ’93 continua insomma ad alimentare quelle aspettative che la società ha
sempre avuto. In questi difficili momenti
poi, per alcuni di loro, anche l’impegno di
aiutare i più grandi per mantenere quel
Campionato Regionale che dovrebbe vederli protagonisti il prossimo anno.
Anche gli Esordienti Fair Play, quelli
del ’94, chiudono il 2006 in testa alla classifica, un risultato che testimonia il gran
bel lavoro portato avanti dall’allenatore
Buini, coadiuvato,sul campo e fuori, dall’esperto Walter Fiorilli. Un campionato
provinciale che vede i neroverdi al primo
posto e questo grazie ad uno “score” di
tutto rispetto, frutto di cinque vittorie, un
pareggio ed una sola sconfitta che tradotto in punti, uniti a quelli della particolare classifica Fair play, fanno un totale di
49. Un gruppo di ragazzi estremamente
coeso che ha saputo integrare perfettamente i nuovi arrivati e che ora, appena
passate le feste, si appresta a confermare tutto quello che di buono ha fatto sin
qui vedere. Sono, questi ragazzi, la
nuova generazione della Scuola Calcio
San Miniato pronta ad affacciarsi all’attività sportiva agonistica.
Per finire la carrellata, ecco gli Esordienti B dove le due squadre occupano i
primissimi posti dei gironi B e C di questa
categoria sperimentale e dove un bravo
deve andare agli istruttori Petrini e Peluso evidentemente soddisfattissimi per i
progressi dei loro allievi. Il cammino pare
lungo ma se il buongiorno si vede dal
mattino il San Miniato non può che guardare al futuro con grande ottimismo. ■
La formazione
degli Esordienti ‘94
e (sotto)
il ds Danilo Tosoni
ca l c i o
11
polisportiva •Rossella Lezzi
Importante restyling per gli impianti e le
attrezzature della più antica società
sportiva senese
•Mens Sana 1871
già proiettata
verso il futuro
Mens Sana 1871 traccia un bilancio della propria attività
nell’anno 2006, attività sempre volta al miglioramento delle
proprie strutture e dei servizi offerti ai soci.
Le operazioni di restyling sono cominciate già dall’anno
scorso con il rinnovamento del sito Internet, delle uniformi
sportive e con l’istituzione di due nuove sezioni, gli Scacchi e
la Capoeira, un misto fra arte marziale e danza di origine brasiliana.
Nell’anno appena conclusosi, l’antica società sportiva senese ha puntato ancora sulla ristrutturazione ed il rinnovo
degli impianti frequentati dagli oltre 1.800 iscritti ai corsi su
un totale di oltre 2.600 soci.
Nuova veste dunque al PalaGiannelli attraverso interventi sull’estetica, la copertura in taraflex del campo centrale per
il volley ed il mini-basket, due nuove “aree attrezzi” per l’allenamento degli agonisti, la conclusione del rifacimento degli
spogliatoi, ed infine la messa a norma antincendio e sicurezza
di tutta la struttura.
Stessi interventi peraltro già operati anche per tutti gli
altri locali di Mens Sana 1871, insieme al nuovo impianto di
riscaldamento realizzato da Intesa SpA con gestione automatica programmata a distanza.
Dopo attenti studi geologici che hanno portato alla individuazione di una vena di acqua proprio vicino alle strutture,
è stato quindi realizzato un pozzo capace di una portata sufficiente al fabbisogno medio degli impianti. Infine sono state
Il presidente Ricci
insieme al Sindaco Cenni
in occasione
della presentazione
dell’iniziativa Unasci
12
ristrutturate anche aree da destinare ai consulenti di cui i soci
possono usufruire come il medico, la dietista e altri specialisti
per l’attività sportiva.
Ma Mens Sana 1871 è anche cultura, che quest’anno ha
visto la quinta assegnazione del Premio intitolato a Simone
Ciani e rivolto a giovani compositori di musica contemporanea. Il premio, che comprende un attestato ed una somma in
denaro, è stato assegnato nella splendida Sala degli Specchi
dell’Accademia dei Rozzi al piemontese Gianluca Verlingieri
con la composizione Shubert Fragmente.
Infine, nel contesto del progetto trasferimento nell’area
sportiva di Isola d’Arbia del Palasport dedicato al basket professionistico, è stato affidato l’incarico per lo studio del ridisegno complessivo dell’area Mens Sana con l’intento di realizzare un nuovo e più appropriato complesso per lo sport
dilettantistico e di base.
“L’attività di miglioramento delle nostre strutture – dice
il presidente Piero Ricci – è continua e va di pari passo con
l’attenzione alla qualità dei servizi e della didattica di cui far
beneficiare una utenza variegata in termini sia di età che di
esigenze e che a sua volta ci ripaga con un alto livello di fidelizzazione e risultati sportivi importanti”.
È di questi giorni infatti la spettacolare prestazione della
pattinatrice Cristina Giulianini posizionatasi al secondo posto
agli obbligatori dei Mondiali di pattinaggio di Murcia in Spagna, nonché le ottime prestazioni delle piccole atlete del progetto Obiettivo Olimpiadi che quest’anno è giunto al secondo anno.
“Ringrazio quindi le Istituzioni che ci sono costantemente vicine ed in particolare la Fondazione Monte dei Paschi –
prosegue Ricci – che con lo stanziamento anche quest’anno
di risorse, dimostra di continuare a credere in questa realtà e
nel nostro progetto. Una realtà che alla luce dei numeri e dei
risultati opera anche una positiva influenza sulla qualità della
vita dell’intera città di Siena”.
Mens Sana 1871 si prepara intanto ad un inizio 2007 molto
impegnativo, ma anche di grande soddisfazione, essendo stata
scelta dall’UNASCI (Unione Nazionale delle Società Sportive Centenarie d’Italia), di cui è Socia fondatrice, per l’organizzazione a marzo della assemblea annuale, grazie alla quale
le più antiche società sportive d’Italia si riuniranno proprio
nella nostra città. ■
Il mese scorso ci eravamo lasciati col dire che dicembre
avrebbe emesso le sue sentenze, riguardo ai campionati di
vertice della M.P.S. Finance Libertas. E così è stato !
In A/1 femminile la squadra senese ha affrontato in casa il
Muravera, con cui condivideva l’ultimo posto in classifica, in
una sorta di spareggio, “o noi o loro”, perché la perdente
avrebbe probabilmente dovuto riporre le residue speranze
per non retrocedere.
Si era anche detto del nuovo programma di allenamento,
a cui si stava sottoponendo la cinese Zhang Ya Nan, e dei significativi miglioramenti registrati, sia in termini fisici che
tecnici, e che alla M.P.S. Finance mancavano soltanto le vittorie, anche se i tempi erano ormai maturi.
Ed in effetti, mai le nostre parole si sono rivelate così profetiche! Le ragazze guidate dal coach Del Tomba sono scese
in campo con la dovuta concentrazione e determinazione e si
sono aggiudicate l’incontro da ultima spiaggia con il punteggio di 3 a 1. Dapprima Zhang Ya Nan ha maramaldeggiato
sulla Montalbano (11/2, 11/1, 11/3 i parziali), poi Anna Brzan
(grande risultato) ha sconfitto la cinese sarda Zhang Xuao al
quinto set, ed infine ancora la Zhang Ya Nan ha superato la
numero uno avversaria, l’armena Makinyan, al quarto set, regalando ai colori senesi la prima vittoria del campionato.
Ma non finisce qui, perché, a riprova della profezia fatta,
nell’ultimo incontro dell’anno, la partita casalinga contro il Riposto (il 30 dicembre.… ma cosa sarà passato mai nella mente
di coloro che hanno stilato il calendario?), le ragazze senesi
hanno riscattato la sconfitta subita nel girone di andata, battendo le siciliane per 3 a 2. Grande protagonista ancora la
Zhang Ya Nan, che, dopo aver superato con un netto 3 a 0 la
Pilloni (n. 12 delle classifiche italiane), ha conseguito un risultato, vincendo per 3 a 0 lo scontro diretto con la connazionale Ding Haiyuan, ben più avanti di lei nelle classifiche delle
straniere che giocano nel nostro paese. Sul punteggio di due
pari, sono scese in campo Anna Brzan e la siciliana Pilloni, per
l’incontro decisivo. Pur in un clima di alta tensione, ne è scaturito un bel match che la Brzan ha fatto suo con un 3 a 0 che
non ammette repliche, superando così quella che è stata sempre considerata la sua bestia nera.
Grande soddisfazione, quindi, nell’ambiente Libertas per
i risultati conseguiti, che pongono ora la formazione senese in
una posizione di classifica di tutta tranquillità, al riparo da
qualsiasi rischio di retrocessione. E non è detto che, senza più
l’assillo del risultato, nelle prossime partite non abbiano a registrarsi altre positive sorprese.
In A/2 maschile, invece, il tanto atteso scontro al vertice,
la trasferta di Modena, ha purtroppo registrato esisto sfavorevole. Penalizzata dall’assenza di Fatai Adeyemo, la M.P.S. Finance Libertas, pur lottando ad armi pari con la prima della
classe, ha finito per perdere l’incontro per 5 a 4. Si è trattato,
comunque, di una partita bellissima, di grande spettacolarità,
giocata da entrambe le parti con alti contenuti tecnici, sempre
sul filo dell’incertezza.
I nostri portacolori Vincenzo Sanzio ed Angelo Teatino
hanno fornito prestazioni super, mentre invece Alessandro Cerretti è apparso un po’ sotto tono. Sul giovane Vincenzo Sanzio
più volte ci siamo espressi in termini entusiastici (non a caso, è
il numero uno d’Italia della categoria juniores), ma a Modena
l’atleta senese ha fatto vedere ancora una volta giocate d’alta
scuola, specialmente nell’incontro con Ragni (altro titolare
della nazionale giovanile). Il numeroso pubblico presente ha
seguito con particolare attenzione il match, sottolineandone
con frequenti applausi le fasi più interessanti e spettacolari. E
Corrado bagella•tennis tavolo
La squadra femminile e quella maschile
continuano a regalare emozioni a raffica
•Speranze e conferme
per la Libertas
alla fine, quando al quinto set Sanzio ha saputo aver ragione del
valoroso avversario, il pubblico ha accomunato i due contendenti in un unico, meritato e prolungato applauso.
Altrettanto valida la prestazione di Angelo Teatino, il miglior Teatino della stagione, che ha realizzato il punto su La
Rocca (e questo rientrava nelle previsioni), ma soprattutto ha
battuto anch’egli Ragni, al termine di cinque set al cardiopalmo. Mai, nel corrente campionato, il giocatore senese è apparso così determinato e convinto dei propri mezzi, lottando
palla su palla e concludendo spesso i punti a suo favore con
top di dritto devastanti. E la sua vittoria, inattesa, assume una
maggiore rilevanza, ove si consideri che Ragni è il numero 35
del ranking nazionale.
Ai fini del risultato, a far la differenza in favore di Modena è stato il nigeriano Oyebode, autore di un significativo 3 su
3, mentre le tre sconfitte per 3 a 1 subite da Alessandro Cerretti, anche se con punteggi molto combattuti, hanno pesato
negativamente sul fronte senese.
In conclusione, è facile argomentare che con Fatai Adeyemo in campo, l’esito della partita avrebbe potuto assumere
connotazioni ben diverse. Resta comunque da disputare tutto
il girone di ritorno e, in fin dei conti, il distacco di 4 punti dal
Modena, per quel che si è visto, potrebbe anche non essere
decisivo e determinante. ■
Classifica A/1
Femminile
Sterilgarda
20
San Donatese (MI) 16
Zeus Cagliari
12
Coccaglio (BS)
10
Molfetta
10
S.Vincent Petroli
8
Riposto (CT)
6 (*)
M.P.S. Finance Siena 4
Muravera (CA)
0 (*)
Classifica A/2 Maschile
Villa d’Oro Modena 16
M.P.S. Finance Siena12
Arpino (FR)
12
Bernini Livorno
12
Vita S. Elpidio (AP) 10
Ferentino
8
Ficarazzi
6
Milazzo
2
Siracusa
2
Barletta
0
(*) una partita in meno
Vincenzo Sanzio
e la cinese Zhang Ya Nan,
portacolori della Libertas
13
atletica leggera •Andrea Bruschettini
Abbandonata dallo sponsor storico e dagli atleti migliori,
la Uisp lancia un appassionato S.O.S.
•Dove va l’atletica leggera senese?
Una immagine
dell’ultimo
Meeting della Liberazione
14
Senza più lo sponsor che l’ha sorretta per oltre un decennio;
senza più i suoi atleti di punta, è arrivato veramente il momento
di chiedersi qual è il futuro prossimo venturo dell’atletica leggera senese, ovvero dell’unica società di atletica cittadina: l’Uisp
Atletica Siena.
È terminato infatti nel dicembre 2006 (per comprensibili logiche di marketing aziendale) il proficuo rapporto di sponsorizzazione con l’Uliveto, un legame forte con un’industria famosa a livello nazionale, che ha accompagnato la crescita qualitativa e
quantitativa del piccolo club senese
a partire dalla seconda metà degli
anni 90 sotto la presidenza Perucchini.
Nello stesso mese ha deciso di
cambiare maglia (richiesto da più
club a livello nazionale) anche l’ultimo gioiello del settore assoluto, cresciuto tra le “mura di casa”, ovvero
Maurizio Cito, il mezzofondista dominatore delle campestri regionali
in quest’annata.
Sarà un caso, ma i due accadimenti simultanei – e certo non positivi- impongono riflessioni, nuove
scelte, e strategie per affrontare al
meglio il futuro.
Il presidente Stefano Giardi è
consapevole di questo, e con i suoi
collaboratori è giù al lavoro alla ricerca di una nuova base di appoggio necessaria ad avviare l’attività nel 2007.
La realtà dei fatti è comunque
molto complessa, soprattutto per
uno sport come l’atletica leggera che
negli ultimi anni è profondamente
cambiato, subendo una generale rarefazione d’interesse da parte della
società (eccezion fatta che per i
grandi eventi mediatici).
Di fronte all’obiettivo di avvicinare i giovani alla pratica sportiva; alla necessità di fornire loro idonei insegnamenti in ogni disciplina; a garantire l’adeguatezza dei materiali tecnici; la copertura delle trasferte per le gare (spesso in più campi gara
contemporaneamente); l’esecuzione delle pratiche burocratiche
per iscrizioni, tesseramenti, negli ultimi anni l’Uisp Atletica Siena
si è trovata di fronte ad un problema/non problema: ovvero l’approdo ai vertici italiani di alcuni elementi di particolare valore.
A partire dal 2000 in poi infatti il club senese ha visto alcuni
dei suoi giovani salire rapidamente ai vertici di categoria, fino a
vincere allori tricolori, fissare nuovi entusiasmanti record e vestire con orgoglio la maglia azzurra.
Se da un lato questo fenomeno ha rafforzato la stima e il prestigio all’interno ed all’esterno della società, dall’altro lato ha provocato la diaspora di Bindi, Palmieri, Magi, Calzeroni, Cito, Tron-
nolone, Fornacelli verso quei club capaci di stuzzicarli con qualche rimborso in più, o con qualche garanzia economica a Siena
inesistente.
In sintesi, anche in questo piccolo mondo sportivo, si ripete lo
stereotipo del “pesce grande che mangia il pesce piccolo”, ovvero
chi ha un po’ di soldi si fa sentire, finendo per dirigere il gioco.
Quali rimedi quindi?
Come già scritto in passato, il problema è presente da tempo, e
quindi una soluzione drastica è difficilmente individuabile all’orizzonte. Certo è che prima che anche gli ultimi buoi (in questo caso
il martellista Luca Calzeroni – confermato anche nel 2007 nel club
del Progetto Talento- e il velocista Edoardo Baini) siano scappati
dalla stalla, appare opportuno che la dirigenza della società trovi innanzitutto al proprio interno un modo efficace per gestire la situazione, avviando contestualmente un dialogo con le istituzioni cittadine e quelle sportive per porre al centro del dibattito il tema
della fuga dei talenti.
Un tema indubbiamente generale (non solo senese, non solo
dell’Uisp Atletica Siena), forse comune anche ad altri sport, ed a cui
forse una città come Siena (che si vanta – giustamente – di aver
creato un efficiente sistema di gestione sportiva), potrebbe porre rimedio includendo questi singoli in un progetto innovativo di “tutela” dell’alta qualità sportiva giovanile.
Come?
Alcune prime risposte potrebbero venire sotto forma di articolati incentivi (pagamento tasse universitarie, rimborsi spese, sussidi legati ai risultati, ecc.) a quegli sportivi che di anno in anno nelle
rispettive discipline riescano a rientrare in determinati parametri,
ma ogni soluzione dovrebbe essere vagliata attentamente, concordata, ed alla fine potrebbe essere inefficace di fronte a un sistema
che a livello nazionale non presenta ancora correttivi al depauperamento progressivo delle migliori energie dei piccoli club.
Senza guardare troppo avanti, per il momento la cronaca recente ci parla di un Maurizio Cito che prima di lasciare la gloriosa
maglia biancorossonera per quella dell’atletica Castello di Firenze,
tra novembre e dicembre ha rincorso la maglia azzurra per gli europei di cross. Il mezzofondista allenato da Abdellah Abdelhak ha infatti partecipato alle prime due prove del Gran Prix italiano di cross
(Cross della Volpe in Piemonte e Cross della Valle del Chiese in
Trentino) incontrando i migliori atleti azzurri della specialità intenti a preparare gli europei di cross in programma a inizio dicembre a San Giorgio su Legnano, sul mitico percorso del Campaccio.
Pur comportandosi egregiamente in entrambe le occasioni
(32° assoluto nel primo caso e 33° nel secondo), Maurizio non ce
l’ha fatta per poco ad essere selezionato tra i 6 membri della squadra under 23 – 7° e 8° nelle due circostanze –, e viene adesso un
po’ di rammarico a vedere le foto del podio del Campaccio con gli
azzurri under 23 al secondo posto, e un Cito mancante che sinceramente poteva dare egregiamente il proprio contributo alla squadra italiana.
Per lui quindi tutto rimandato al prossimo anno, quando sarà
ancora tra gli under 23, ma con nuovi colori sociali; per l’Uisp Atletica Siena invece tutto resta legato a un presente che necessita di
maggiori certezze. ■
zapping
DE LUCA LASCIA, IL MONTE ...RADDOPPIA
Vincenzo Coli
Sembra che ormai sia davvero al capolinea l’avventura senese di Paolo De
Luca, un’avventura che finisce così come
era iniziata; come iniziano, del resto, tutti i
passaggi di mano di società calcistiche
grandi e piccole: trattative prima sotterranee poi palesi tra singoli e cordate interessate, pareri di avvocati, appelli alle banche - nel nostro caso la banca – che
copriranno le mancate liquidità, i debiti
pregressi e i futuri investimenti ma, come
è ovvio, sapranno rifarsi con gli interessi,
interventi dei procuratori a tutelare gli interessi dei calciatori, preoccupato monitoraggio dei tifosi che all’erta stanno. Questo
è il canovaccio immutabile che segna il
passaggio di ogni stagione societaria. Nel
mezzo, tra una proprietà è l’altra, a Siena
ci sono stati anni straordinari, davvero tutti
da ricordare: una promozione perentoria
dalla B alla A, permanenze gagliarde nella
massima seria con prestazioni che hanno
guadagnato ai bianconeri il rispetto di tutta
l’Italia calcistica, il contributo di grandi
nomi del football nazionale e internazionale, successione di eccellenti general manager, e poi lo stadio ampliato, quello
nuovo progettato a Isola d’Arbia, l’inaugurazione della nuova sede, la grande inedita ribalta delle televisioni e dei giornali,
l’ala nera del calcioscommesse che per
fortuna ci ha solo sfiorati, e le immancabili polemiche. De Luca è stato un presidente-pediatra che ha saputo trovare le medicine giuste al ragazzo centenario che per
riconoscenza, solo per riconoscenza,
aveva deciso di adottare; lo ha seguito
nella crisi adolescenziale e nello sviluppo
improvviso e tumultuoso, ed è stato tutto
sommato un buon medico, che ha guardato agli interessi suoi ma anche a quelli del
paziente. In molti casi è andato sopra le
righe, si è lasciato prendere dallo sconforto quando ha capito che gli affari che sognava di condurre in porto gli si sfarinavano tra le dita, ma non ha mai mollato il
timone, e in mezzo alle tempeste ha guidato il brigantino di legno A.C. Siena in slalom spaventosi tra le corazzate lanciate in
mare a caccia dello scudetto, sfiorando
prue e poppe (in senso marinaro) fatte
d’acciaio. Insomma, bisogna riconoscerlo,
è stato un bravo nocchiero, e la speranza
di tutti è che lasci a chi gli succederà non
solo una squadra competitiva, ma soprattutto una società dal bilancio sano. Dopo,
sarà tutta un’altra storia, altro stile, altre
promesse, altro giro e altra corsa. Nel
segno della discontinuità, sembra di capire. Una cosa in particolare ci preme sapere: cambierà nome la curva Posillipo?
Se il Siena passa di mano, resta saldissima la proprietà della Mens Sana, i cui
sponsor - nel nostro caso lo sponsor – saranno sicuramente contenti. Scommesse
azzeccate a partire dal giovane allenatore,
eccellente figura in Europa, presenza dominante o quasi nel campionato. I grandi
media mal sopportano il protagonismo
delle squadre di piccole città, preferirebbero di gran lunga lo scudetto a Milano o
male che vada a Roma; già Bologna o Treviso ai vertici, dicono, non aiutano la crescita del movimento. Figuriamoci se a vincere sono le minuscole Siena, Varese o
Cantù. La Gazzetta dello Sport, che ha
programmato la grancassa all’irresistibile
ascesa dell’Olimpia insieme ai patron Armani e Galliani mastica amaro ma deve
prendere atto. I milioni non corrono e non
vanno a canestro, c’è bisogno di organizzazione ma anche di talento, voglia e
cuore. Tutte cose che, come disse un’annunciatrice della domenica sportiva di
tanti anni fa, battono forte sotto i pantaloncini dei nostri eroi. ■
16
Daniele Giannini•scherma
La fine del 2006 vede riconoscere alla sezione scherma del C.U.S.
Siena un ruolo importante da parte della Federazione Italiana Scherma
che assegna alla Società senese il Centro di Allenamento Federale di
spada relativo alle regioni Toscana ed Umbria nominando quale responsabile il Maestro cussino Alberto Carboni.
Riconoscimento di indubbia qualità tecnica ed organizzativa, reso ancora più importante dalla contemporanea nomina del redattore di queste
note quale Maestro responsabile dell’analogo Centro per il fioretto per le
regioni Toscana e Liguria assegnato alla Società pisana del Maestro Antonio Di Ciolo.
I due tecnici cussini, insieme al responsabile della sezione Giancarlo
Pigino, hanno partecipato a Ravenna alla riunione condotta dal Presidente della Federscherma Giorgio Scarso alla presenza dei C.T. della nazionale dove sono state gettate le basi per l’organizzazione dei Centri Federali.
Il battesimo dei C.A.F. si è tenuto lo scorso 28 dicembre simultaneamente in tutta Italia ed è stato riservato ai migliori under 20 delle rispettive zone di competenza dei Centri attualmente aperti. Successivamente
saranno individuate date differenziate in base ai programmi ed ai calendari delle singole specialità.
Il C.U.S. Siena vede così premiata non solo la politica sportiva di reclutamento e quella tecnico agonistica che ha portato risultati lusinghieri
anche a livello internazionale, ma anche l’opera intrapresa con i vertici federali che ha sancito un giusto riconoscimento all’azione di relazioni instaurate dalla dirigenza, attraverso l’opera del dirigente di sezione, Giancarlo Pigino, del Vice-presidente del CUS Filippo Carlucci e del
Consiglio tutto che ha supportato tale lavoro.
In primo piano la giovane fiorettista del CUS Alice Volpi (classe 1992)
che, convocata con la nazionale under 20 a Bochum, in Germania, non ha
deluso le aspettative; infatti, dopo un ottimo girone iniziale, ha inanellato un bella serie di vittorie nell’eliminazione diretta cedendo alla fine solo
alla russa Korobeinikova, poi vincitrice della prova.
La Volpi ha chiuso in 12ª posizione, seconda delle italiane, e questo
risultato le ha permesso ancora di scalare il ranking mondiale di categoria
fino alla 52ª posizione con solo due prove.
Intanto, mentre la giovane atleta senese procede serenamente nel
suo programma di allenamento, è arrivato un altro segnale positivo da
parte del Commissario Tecnico della nazionale, Andrea Magro, che l’ha
convocata per la nuova tappa di coppa del mondo di inizio anno a Budapest, la prova più difficile del circuito under 20 nella quale si registra la
quasi totalità delle presenze di tutte le più importanti rappresentative nazionali di specialità.
Dicembre è stato un mese ricco anche di risultati sportivi per i giovanissimi schermitori cussini che nelle prime prove nazionali under 14
hanno ottenuto ben tre medaglie d’argento confermando la buona qualità
tecnica dei piccoli atleti cresciuti negli ultimi anni nella sezione del Centro Universitario Sportivo.
Nella prova nazionale di fioretto svoltasi a Lucca i giovanissimi schermidori del CUS Montepaschi Vita - Novartis (Allstar-Senarmi sponsor tecnico) salgono per due volte sul secondo gradino del podio ottenendo buoni
piazzamenti e massimo impegno da tutti i cussini in gara.
La città toscana ha accolto circa mille piccoli schermidori in erba che
si sono dati battaglia in una tre giorni intensissima ed emozionante che ha
portato nella categoria “Bambine”, su 90 partecipanti, un bellissimo argento per Sofia Monaci, la quale ha messo in fila tutte le avversarie, eccetto la rivale di sempre, la pistoiese Biagiotti, che questa volta l’ha preceduta sul podio.
Ancora uno splendido risultato per i colori del CUS con Lorenzo
Giannini nella categoria “Maschietti” (classe 1996 come per le “Bambine”) che con un’ottima conduzione tattica ha superato veramente bene
avversari difficili ed è salito sul secondo gradino del podio dietro al mestrino Dei Rossi lasciandosi alle spalle oltre 140 partecipanti.
Monaci e Giannini sono il vertice della politica sportiva della sezione
cussina che ha visto buoni risultati e progressi nei giovanissimi fiorettisti
anche in relazione all’alto numero di partecipanti alle prove di Lucca.
Per quanto riguarda le classifiche, nelle “Bambine” troviamo Elena
Ferrini 33ª, Claudia Dei 35ª, Irene Andreini 52ª, Virginia Simpatico 57ª e
Alessia Strazza 78ª; nella categoria “Maschietti” Carlo Alberto Stortini
21°, Tommaso della Seta 51°, Ferdinando Picciolini 70°, Andrea Sperduti 71°, Francesco Porru 83° e Bernardo Rosseti 93°.
Buono il piazzamento di Matteo Della Vecchia, 18° nella categoria
“Ragazzi” (classe 1994) con Guido Ferrini 47°, mentre negli “Allievi”
(classe 1993) Marco Tanfoni ha chiuso in 43° posizione.
Nei “Giovanissimi” (classe 1995), buona prova di Bernardo Crecchi
22°, mentre Mattia Laurigi 68° ha disputato una prova sicuramente al di
sotto delle sue capacità.
Nella categoria “Ragazze” Anna Carboni ha chiuso in 35ª posizione e
Maddalena Cerretani in 61ª.
Dopo la prova di fioretto si sono disputate le prove nazionali under
14 di sciabola e spada rispettivamente organizzate nelle città di Varese e
Firenze.
A Varese nella categoria “Ragazzi” (Classe 1994) sciabola, buona prestazione di Guido Ferrini che di fronte ad un folto numero di partecipanti chiudeva la sua prova in 13ª posizione perdendo l’accesso alla finale ad
otto per una sola stoccata, 14-15, anche a causa di alcune discutibili decisioni arbitrali; da considerare comunque ottima la sua prova sia sotto il
profilo tecnico che tattico.
Nella prova di spada svoltasi a Firenze, un grande Bernardo Crecchi
nella categoria “Giovanissimi” (classe 1995) si è aggiudicato la medaglia
d’argento su 120 partecipanti, sconfiggendo avversari di indubbio valore
come il piemontese Maula, bronzo lo scorso anno ai campionati italiani, il
forlivese Yabre ed il milanese Bertolazzi arrendendosi solamente al biellese Travaglino nella finale per il primo posto; nella stessa categoria si segnala anche il 52° di Mattia Laurigi.
Nelle “Giovanissime” buona la prestazione di Valentina Soldati,
sconfitta solamente nell’incontro per l’accesso alla finale ad otto mentre
nella categoria “Bambine” (classe 1996) le cussine Virginia Simpatico ed
Elena Ferrini si classificavano rispettivamente 19ª e 26ª.
Nei “Maschietti” (classe 1996), buon 31° Tommaso della Seta, nelle
“Ragazze” (classe 1994) 28ª Anna Carboni e 35ª Maddalena Cerretani. Infine debutto nelle “Allieve” (classe 1993) per Costanza Carboni che al suo
esordio assoluto dopo il girone è uscita alla prima diretta .
Successo pieno per i giovanissimi schermidori cussini a Prato. Nel
trofeo “Piccoli Moschettieri”, gara mista di fioretto riservata alle categorie under 10, con le vittorie di Dimitri Tarantino nelle “Prime Lame”
(Classe 1997) e Carlo Alberto Giacometti nei “Pulcini” (classe 1998); le
vittorie ottenute sono state contornate dall’argento di Rachele Rosso e dal
bronzo di Sergio Caoduro nei “Pulcini”, seguiti dal nono posto di Maddalena Valacchi e dall’undicesimo di Flavia Monaci.
Nelle “Prime Lame” finale anche per Lorenzo Capra, 8°, e buoni
piazzamenti anche per Francesco Pacciani, 11°, Vivian Petrini, 12ª, e Alessia Strazza, 23ª.
Giacometti in una finale tutta cussina ha superato la Rosso nei “Pulcini”, mentre Tarantino ha sconfitto Tortora della “Puliti” Lucca nelle
“Prime Lame”.
La competizione pratese, organizzata dallo Sporting Center Prato, ha
dato possibilità ai piccoli che praticano questo sport di potersi cimentare
in una competizione vera e propria in preparazione a quella che sarà poi
l’attività agonistica che la Federazione organizza dalla categoria “Maschietti-Bambine” (nati 1996) in poi.
Da adesso fino alla fine di marzo gli schermitori cussini saranno impegnati settimanalmente sulle pedane di tutta Italia e, in qualche caso,
anche d’Europa; la parte centrale della stagione prevede un calendario
fitto di appuntamenti per tutte le armi e le categorie e dal quale, a questo
punto, è lecito aspettarsi di continuare a registrare progressi e successi in
linea con quanto visto nell’ultimo scorcio del 2006. ■
Premiata la politica sportiva di reclutamento
e quella tecnico-agonistica della sezione senese
•Il Cus sale in cattedra
17
La valenza educativa e le sue molteplici implicazioni sugli
equilibri etico-sociali del nostro tempo, fanno dello sport e dei
suoi contenuti formativi, uno dei temi più attuali e maggiormente dibattuti specie in ambito giovanile. Questo, non solo in
termini promozionali, ma soprattutto a livello di consolidamento culturale. Anche l’esperienza sportiva, dunque, alla stessa
stregua di qualsiasi percorso di vita attraverso cui si delineano
carattere e personalità del singolo individuo, non può limitarsi
ad un contatto estemporaneo quasi come se la scelta di questa o
quella disciplina fosse pressoché casuale, ma deve diventare il
traguardo di un’esperienza graduale e il più possibile completa,
attraversando la fase imprescindibile della conoscenza. Conoscere lo sport vuol dire potersi approcciare in modo efficace alle
sue diverse espressioni e, più compiutamente imparare a viverne i risvolti, cogliendone anche la multidisciplinarietà in un contesto polisportivo che permetta, un domani, di allargare il ventaglio delle attività alle quali sia possibile avvicinarsi, nel caso in
cui il bambino considerasse esaurita la propria esperienza in
quella disciplina e volesse optare per altre soluzioni.
L’obiettivo è ambizioso, ma il Coni Provinciale di Siena, lavorando insieme al Comitato Regionale Toscano con il quale ha definito una specifica progettualità in tal senso, opera da tempo nella
direzione di un più adeguato approccio psico-pedagogico nei confronti dello sport, con particolare attenzione all’età evolutiva.
L’ormai noto progetto denominato “Il Bambino sceglie lo
Sport”, vero e proprio fiore all’occhiello della linea tracciata dal
Presidente Roberto Montermini e dai suoi collaboratori, non è
l’unica iniziativa da collocare in questo quadro e su cui anche le
istituzioni senesi sono fortemente impegnate sulla base di una
sensibilità mai venuta meno; su questa falsa riga è bene rilevare, infatti, lo sforzo compiuto per la formazione degli operatori
sportivi, preparati a svolgere il delicato ruolo di educatori prima
ancora che quello di abili tecnici. Compiti, questi, che dovranno ottimizzarsi seguendo il ragazzo in un primo eventuale inserimento agonistico, ma che devono sapersi scindere nella fase
iniziale della pratica sportiva laddove, il bambino, durante l’apprendimento, dovrà essere ‘educato’ allo sport con una metodologia relazionale e non concepita come vera e propria ‘gestualità’
sportiva. Un processo al quale guardare con rinnovato slancio,
alla luce della sinergia che il Coni Provinciale di Siena ha saputo stabilire con il mondo della scuola e della quale dovranno essere parte integrante le varie federazioni che svolgono la propria
attività in un territorio ampio e variegato com’è quello senese,
inteso ovviamente, anche nella sua estesa area provinciale. La
chiave di volta di cui servirsi per aprire nuove prospettive di dialogo e coesione tra l’universo federale e la scuola è costituita dal
rilancio dei Centri di Avviamento allo Sport, come passaggio
fondamentale di valori condivisi ed esperienze comuni pensate
nell’esclusivo interesse del bambino. Se n’è parlato al seminario di formazione che il Coni Provinciale di Siena ha promosso
nel dicembre scorso nella suggestiva cornice di Villa Parigini,
gentilmente concessa dall’Amministrazione Provinciale di
Siena presente con l’assessore allo sport Giorgio Del Ciondolo,
a testimonianza di una stretta e molto proficua collaborazione.
“Siamo molto soddisfatti dell’interesse che l’iniziativa ha raccolto, sia fra i tecnici federalmente abilitati che avevano già vissuto esperienze simili, sia fra coloro che, per la prima volta, hanno potuto affinare certe nozioni in attesa di tradurle concretamente nella propria
opera al servizio del progetto – puntualizza il Prof. Giampiero Torellini coordinatore tecnico del Coni di Siena e docente alla
Scuola Regionale dello sport – e ciò ci sprona a proseguire anche in
futuro alla ricerca di maggiori opportunità che, proprio in virtù dell’aggiornamento costante e, in passaggi successivi specificatamente mirato, possano portare contributi dialettici e pratici su cui poter lavorare perché lo sport sia patrimonio di tutti.
Inoltre non dobbiamo dimenticare che il bacino di utenza che comprende la scuola è lo stesso dal quale la società sportiva attinge: facile,
dunque, capire quanto valga il lavoro d’insieme, lo spirito di gruppo
Francesco Vannoni•cinque cerchi
A colloquio con il prof. Giampiero Torellini,
coordinatore tecnico del Coni, sui contenuti
del recente seminario di formazione
• “Uno sport
patrimonio di tutti”
per stabilire una continuità tra lo sport come elemento didattico e lo
sport come gesto agonistico, così da non trascurarne, seppur nelle differenti dimensioni, valori fondanti, norme comportamentali e principi cardine”.
“Accanto al tecnico-istruttore-educatore, sono chiamati a svolgere
un compito importantissimo anche i genitori – rileva il Presidente
Roberto Montermini – che, se da una parte cullano il sogno del ‘campione’, dall’altra devono saper motivare i propri figli ben oltre la logica del risultato ed essere loro stessi il primo riferimento dell’essenza
del messaggio sportivo, proprio per evitare il preoccupante fenomeno
del precoce abbandono, invalso anche tra i giovanissimi”.
Autorevoli e ricchi di spunti gli interventi dei relatori, che,
moderati dal dott. Andrea Luchini presidente della Federazione Provinciale Medici Sportivi e vice presidente del Coni,
hanno tracciato un percorso tematico di larghissimo respiro, trattando argomenti che andavano dall’analisi delle capacità sensopercettive, con la prof. Tiziana Bocci che ha esposto l’importanza e la necessità di individuare fin da subito le
predisposizioni podalico-manuali del bambino. Questo per consentire, in un corretto processo di crescita non solo sportiva, il
normale approdo allo sviluppo delle capacità coordinative in età
giovanile, illustrate dalla Prof.ssa Maria Angela Marzini componente lo staff tecnico del Coni di Siena. Al pari del Prof. Giampiero Torellini che si è soffermato sulle fasi e le forme dell’apprendimento motoria. Il dott. Alessandro Tamagnini, dietologo,
ha posto l’accento sulla corretta alimentazione che, anche in giovane età, oltre ad influenzare abitudini e stili di vita è strettamente connessa a tutti i benefici fisici e mentali del ‘fare sport’.
Mentre il prof. Carlo Bastianini, docente di Teoria dello Sport
all’Università di Pisa, ha messo in risalto le capacità condizionali, il dott. Giovanni Scalera ha chiuso le relazioni con un intervento sulla componente emotiva dell’agonismo nella pratica individuale e nelle discipline di squadra, ‘sale’ della competizione
e input prezioso all’apprendimento, sempre che non la si snaturi con pericolosi eccessi che nulla hanno a che vedere con lo
sport e che talvolta trasformano l’incontro in uno…’scontro’,
l’avversario in un’antagonista o peggio ancora in un ‘nemico’.
La particolare attenzione verso l’attività di base avrà altri importantissimi sbocchi nel prossimo futuro che il Coni di Siena va
definendo e che comprenderà, fra l’altro, i tradizionali giochi
sportivi studenteschi e gli storici ‘Giochi della Gioventù’, da
quest’anno ufficialmente riproposti, dopo l’esperimento pilota
del quale Siena ha fatto parte, come una delle dieci province
dove si è svolto il cosiddetto ‘test event’.
Un impegno a tutto tondo, quello del Coni senese, proteso
al completamento di un’opera sviluppata sulle solide fondamenta dei valori, di un’esperienza sportiva vissuta come testimonianza personale attraverso tappe e traguardi che hanno formato prima gli uomini e poi gli atleti. Una scuola di vita alla
quale i bambini stanno già imparando, i giovani vanno formandosi e chi intravede l’ultimo chilometro di una carriera più o
meno luminosa, è già pronto a rilanciare quanto dallo sport ha
potuto ricevere. ■
19
20 / lettere
GENTIL LETTORE...
Del discorrer del futuro. Cicalata sulle sorti delle squadre senesi a uso del gentil lettore che voglia su d’esse intrattener conversazione
Il bello del far previsioni sportive quando comincia un anno nuovo consiste nel fatto che comunque, al principiar di gennaio, i campionati son bell’e a metà, e quindi come buttano le cose è, se non facile a divinarsi, comunque almeno più agevole a cercar di strologarlo. Il che, sia ben chiaro, non salva nessuno dal dire lo stesso una bella quantità di coglionerie, come
poi, quasi di regola, si vedrà a inizio dell’estate.
E tuttavia, gentil lettore, conciò sia cosa che tutti in questo principio di 2007 s’avventurano nel far previsioni e chiacchiere, noi pure cercheremo di aggiungere al coro delle possibili castronerie anche la nostra, ancorché flebile, cicalata.
Prendendo dunque l’avvio dalla nobil’arte della pall’a balzello (qual ci piace meglio chiamare quell’esercizio che solo si designa oggi con l’albionico titolo di basket che fa disdegnare – Iddio sa perché – l’italico, e ben più gradevole a sentirsi, termine
di pallacanestro) si dovrà di primo acchito restare stupefatti da quello che fino ad oggi ne è occorso. Tu rammenterai, gentil lettore, che al principiar dell’Autunno la gloriosa squadra bianco verde (l’unico biancoverde e certo il più antico, come pur s’è udito
cantare in coro dagli spalti de’ nostri giovini a’ presuntuosi biancoverdi trevigiani quando – novelli pifferi di montagna – n’eran
calati a Siena per suonarcele e n’eran tornati in terre ricche di succulento radicchio, suonati bene bene) tu rammenterai, dicevo, che la Mens Sana era stimata per compagine di buona ma non eccelsa capacità: la quarta o quinta squadra, si lesse nelle
gazzette nazionali, guidata da un dignitoso e onesto allenatore di casa nostra che avrebbe dovuto – dicevan sempre taluni che
tutto sanno – gestire la transizione dall’epoca di un grande condottiere (che era partito) verso quella di un altro grande futuro
duce che senza fallo sarebbe arrivato a far rivivere al biancoverde (uno e uno solo: il nostro; non incresca mai troppo il ripeterlo) le andate glorie e a costruire trionfi novelli contando su ben più prestigioso gruppo che questo.
Al veder d’oggigiorno, e senza dover aspettare che la stagione estiva faccia fiorire i primi ombrelloni sulla spiaggia, la
prima baggianata già fu servita. La quarta o quinta squadra è in cima alla classifica del campionato nazionale e a quella della
competizione europea; l’onesto artigiano, il buon sor Pianigiani della Lupa, ha rimandato a casa fior di grandi allenatori col
capo ciondoloni più del ciuco di Pipone. “Duràlla!” tu dirai, gentil lettore. E sì è ben vero che non hai torto. Quello che aspetta i biancoverdi è impresa da far tremare anche un Alessandro Magno: incontrar di nuovo tutte le squadre già battute (e quelle che ci hanno battuto, e talune non s’è capito come: Dio perdoni a chi era in campo!) e sperare di ricalcare l’esito della prima
volta è cosa da sgomentare.
E tuttavia, se è lecito ragionare non a vanvera, s’ha da convenire che il risultato di una metà di campionato non può esser
frutto né di caso né di fattore “C” (o fortuna che si voglia dire) ma di costanza, generosità e capacità. Ben poco, se ci si dovesse chiedere che cosa cambiare, noi cambieremmo. Non la grinta dell’allenatore (che capisce e decide al volo cosa fare ma
che non si intestardisce nelle decisioni quando s’avvede che non funziona; che non risparmia chi sbaglia; che non si perita di
far sfuriate a qualche arbitro fellone o ignavo). Non il cuore dei giocatori. Non la benedetta mancanza di protagonismo che
ci fa vedere in campo – laus Deo! – una squadra e non una cacofonia di primedonne isteriche, ciascuna tesa a rubare la scena
alle altre.
Sarà pure che gli zefiri di Primavera portin con sé qualche stanchezza e un più modesto risultato, ma, se nessuno tralignerà
da ciò che ha fatto fin’ora, la modesta squadra destinata a non salire più in su del quinto posto e l’onesto sor Mone Pianigiani
della Lupa ci faran godere – quali che siino i risultati finali – di un bella stagione di pall’a balzello. Da ricordare e tenere per preziosa nel futuro.
Discorrendo poi, gentil lettore, dell’altra arte a noi cara (quella che, per fortuna, da noi nessuno chiama football, ma ancora col bel nome di Calcio) s’avverte, per opposto, un curioso andare all’incontrario di quanto fin qui s’è detto.
Il Siena aveva cominciato come da tempo non s’era visto: ben giocando, divertendo, portando a casa risultati e soddisfazioni. Tanto è bastato perché s’alimentassero sogni di coppe europee: sogni forse azzardati, ma, visto il gioco, non del tutto
illegittimi. Poche vittorie in casa ma bei risultati fuori; un gioco in attacco che impegnava duramente gli avversari; un calcio
ch’era un piacere a vederlo.
Poi qualche cosa s’è guastato, né saprei dire che cosa. Il gioco in campo è rimasto talvolta bello, ma le palle infilate in rete
son diventate merce avara. Peccato. E certe partite buttate a’ maiali ci restan tutt’oggi di traverso né cè modo che passin giù
dalla strozza.
Se fosse lecito buttar per istrada alcunché (come si faceva nella nostra lontana gioventù la notte di Capodanno quando
si gettava, con vecchie cianfrusaglie, la vecchia sorte e si propiziava così la nuova e più felice), vorremmo sbarazzarci di questa maladetta malìa che ci ha fatto vincere in casa, in un anno, così poche partite che le dita d’una mano avanzano a contarle. Vorremmo buttar via quel non riuscire più a portare in rete le palle di azioni peraltro ben abilmente costruite. Vorremmo anche buttar via arbitraggi da codice penale, ma in questo, lo capiamo, stiam sognando della grossa.
E, per opposto, vorremmo ritrovar qualcosa: ad esempio, il gusto dei nostri concittadini di affollare lo stadio a incitare i
bianconeri (gli spalti vuoti anche in partite con squadre di tutto rispetto gridano vendetta al cospetto di Dio. Manco si fosse
da sempre abituati a veder giocare al Rastrello il Real Madrid o il Liverpool o l’Arsenal. O, in questa città, perché ci si degni
d’andare allo stadio, si deve’essere in Coppa dei Campioni? Abbiamo nella nostra storia quattro campionati di serie A; tre di
serie B e una vita in C1 e C2, Grifo Cannara compreso. Ci siamo bell’avvezzati? S’è fatto presto a far la bocca da stuccosi…).
Come finirà? Noi siamo fiduciosi, ma sappiamo anche che ci sarà da rimboccarsi le maniche e da impegnarsi dimolto. Ma
questo lo capisce anche un bambino e non c’è bisogno d’alcun Mago di Brozzi per pronosticarlo. Col che, gentil lettore, ringraziandoti d’esserti seconoi così intrattenuto, ti auguriamo che ti sia propizio e di bei giorni pieno il nuovo anno e che tu con
noi possa godere dei successi che ci aspettiamo dalle nostre due amate squadre.
Con la più sincera amicizia da Duccio Balestracci, sanese, che, in quanto tale, trepida parimente pel bianconero e pel
biancoverde .■
•reeferendum
Dopo aver sfiorato più volte il podio, il tecnico fatto in casa eletto a sorpresa ‘Personaggio sportivo 2006’
•Pianigiani, l’allievo che studia da maestro
C’ha provato più volte, negli ultimi anni, a salire sul podio del referendum promosso dalla nostra rivista da oltre vent’anni, ed appena c’è
riuscito ha conquistato subito il gradino più alto.
Sì, il ‘Personaggio Sportivo 2006’ è lui, Simone Pianigiani, head
coach della Montepaschi Mens Sana. L’hanno eletto i giornalisti sene-
CLASSIFICA GENERALE
1.
2.
3.
4.
5.
6.
7.
8.
10.
11.
14.
16.
24.
38.
SIMONE PIANIGIANI
CRISTINA GIULIANINI
FERDINANDO MINUCCI
GIORGIO PERINETTI
SIMONE VERGASSOLA
MARIO BERETTA
TERRELL MC INTYRE
ERJON BOGDANI
ANDREA CORSONI
MATTEO BETTI
CLAUDIO MANGIAVACCHI
STEFANO SALIERI
ALICE VOLPI
MARIO FRICK
TOMAS LOCATELLI
EDOARDO BAINI
GIUSEPPE CIANCIOLO
PAOLO DE LUCA
GIOVANNA GRANIERI
GIULIO GRICCIOLI
PAOLO LORENZI
CRISTIAN MOLINARO
MATTEO TREFOLONI
FRANCESCO BINELLA
MAURIZIO CENNI
LUIGI DATOME
JOSEPH FORTE
GIULIANO GEPPONI
HOSTESS SIENA
ALESSANDRO LOVARI
MICHELE MIGNANI
LEANDRO RINAUDO
SAN MINIATO DONNE
TENNIS TAVOLO LIB.
KRISTINA VENGRYTE
PRIMO VOLPI
ALESSANDRO ZANI
LONNY BAXTER
LUCA BONECHI
CHEERLEADERS
ENRICO CHIESA
MAURIZIO CITO
CUS SCHERMA
RENATO GASPERONI
ELISA GIUNTI
GIANNA GRENGA
ALEXANDER MANNINGER
ALDO MORBIDI
TIFOSI ROBUR E MPS
basket
pattinaggio
basket
calcio
calcio
calcio
basket
calcio
basket
scherma
calcio
basket
scherma
calcio
calcio
atlet. leggera
calcio
calcio
basket
basket
tennis
calcio
calcio
dirigente
sindaco
basket
basket
basket
calcio
basket
calcio
calcio
calcio
tennis tavolo
basket
ciclismo
basket
basket
ciclismo
basket
calcio
atlet.leggera
scherma
basket
pattinaggio
basket
calcio
massaggiatore
calcio/basket
118
65
34
22
21
16
11
8
8
6
5
5
5
4
4
3
3
3
3
3
3
3
3
2
2
2
2
2
2
2
2
2
2
2
2
2
2
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
si che solitamente seguono le vicende sportive della nostra città, sempre più diversificate ed a livelli sempre più alti. Per Pianigiani si è trattato di una sorta di plebiscito, essendo stato votato (nelle tre diverse opzioni, cioè primo, secondo e terzo posto valevoli rispettivamente tre,
due e un punto) da ben 50 votanti su 66, il 76,9 per cento di quanti
hanno aderito all’iniziativa. Un successo che non solo premia la bravura e la serietà di un tecnico fatto in casa, ma che al primo impatto con il
ruolo di capo allenatore sta confermando tutte le capacità già evidenziate a livello di settore giovanile, alla guida del quale ha conquistato
per i colori biancoverdi tanti scudetti da riempire le volte del PalaMensSana.
Simone Pianigiani, che rinverdisce la tradizione mensanina di affidarsi periodicamente ad allenatori nostrani inaugurata da Ezio Cardaioli e proseguita con Giorgio Brenci (in assoluto è il 16° coach ad
occupare la panchina biancoverde dalla conquista della serie A nel
1973, dopo aver maturato esperienza nel ruolo di assistant coach con
Pancotto, Melillo, Dalmonte, Rusconi, Frates, Ataman e Recalcati),
è quello che la curva chiamerebbe ‘uno di noi’, condizione nella quale
si è calato subito con grande professionalità, disponibilità e modestia.
Doti che agli occhi degli addetti ai lavori non passano di certo inosservate. Se a queste si aggiungono anche i risultati, premesso che nessuno ha chiesto al giovane tecnico di vincere il secondo scudetto in
tre anni, la scelta appare ancora più azzeccata.
Al secondo posto, nel segno di una continuità che nello sport ha
pochissimi riscontri (già nel 1994 la troviamo seconda dietro a Pancotto…), si piazza Cristina Giulianini, la pattinatrice mensanina che
per non farsi mancare proprio niente, quando non riesce a vincere il
titolo mondiale negli obbligatori di pattinaggio artistico, come fece
COME HANNO VOTATO
Marco Bacchini
Corrado Bagella
Duccio Balestracci
Andrea Bianchi
Luca Bianchin
Massimo Biliorsi
Mauro Bindi
Stefano Bisi
Alessandro Bonelli
Giancarlo Brocci
Andrea Bruschettini
Riccardo Caliani
Paolo Casamonti
Barbara Cerretani
Massimo Cherubini
Mario Ciani
Chiara Cicali
Giuliano Cinci
Vincenzo Coli
Claudio Coli
Fausto Fabianelli
Marco Falorni
Fabio Fineschi
Stefano Fini
Riccardo Giacopelli
Daniele Giannini
Antonio Gigli
Raffaello Ginanneschi
Francesco Giustiniani
Alessandro Grilli
Gennaro Groppa
Paolo Lazzeroni
Mario Lisi
Alessandro Lorenzini
Giacomo Luchini
Luca Luchini
Paolo Maccherini
Maurizio Madioni
Mauro Mancini Proietti
Simone Marrucci
Maura Martellucci
Cristiana Mastacchi
Augusto Mattioli
Francesco Meucci
Andrea Monciatti
Stefano Montomoli
Massimiliano Mugnaini
Marco Naldini
Giuseppe Nigro
Francesco Oporti
Orlando Pacchiani
Alessandro Pagliai
Giovanni Pellicci
Paolo Ridolfi
Roberto Rosa
Gigi Rossetti
Giacomo Rossi
Stefano Salvadori
Andrea Sbardellati
Senio Sensi
Rudi Simonelli
Massimo Sollazzini
Fabrizio Stelo
Antonio Tasso
Matteo Tasso
Francesco Vannoni
22
3 punti
2 punti
Beretta
Giulianini
Pianigiani
Minucci
Beretta
Beretta
Pianigiani
Minucci
Pianigiani
Pianigiani
Baini
Minucci
Giulianini
Pianigiani
Perinetti
Giulianini
Molinaro
Pianigiani
Giulianini
Perinetti
Vergassola
Pîanigiani
Mc Intyre
Pianigiani
Mangiavacchi
Pianigiani
Perinetti
Pianigiani
Giulianini
Pianigiani
Pianigiani
Minucci
Pianigiani
Minucci
Pianigiani
Giulianini
Pianigiani
Perinetti
Frick
Beretta
Pianigiani
Minucci
Pianigiani
Bogdani
Corsoni
Giulianini
Pianigiani
Mc Intyre
Corsoni
Granieri
Vergassola
Giulianini
Giulianini
Betti
Pianigiani
De Luca
Salieri
Pianigiani
Pianigiani
Pianigiani
Pianigiani
Giulianini
Pianigiani
Minucci
Minucci
Pianigiani
Pianigiani Lorenzi
(La Nazione)
Tennistavolo Pianigiani
(Mesesport)
Giulianini
Betti
(Mesesport)
Giulianini
Vergassola (Corriere di Siena)
Pianigiani Mc Intyre
(Mesesport)
Rinaudo
Minucci (La Voce del Campo)
Minucci
Perinetti
(Mesesport)
Volpi
Dandella (Corriere di Siena)
Beretta
Bogdani
(Radio Siena)
Trefoloni
Bonechi
(Mesesport)
Giulianini
Pianigiani
(Mesesport)
Perinetti
Pianigiani
(Canale 3)
Perinetti
Pianigiani
(Canale 3)
Minucci
Corsoni
(Mesesport)
Vergassola Giulianini
(Tuttosport)
Pianigiani Volpi
(Mesesport)
S.Miniato Donne Giulianini
(Mesesport)
Locatelli
Giulianini
(La Nazione)
Pianigiani Cheerleaders
(Mesesport)
Pianigiani Chiesa
(Mesesport)
Cianciolo Pianigiani
(Radio Siena)
Giulianini
Vengryte
(Toscana Oggi)
Gepponi
Vergassola
(Superbasket)
Giulianini
Griccioli
(Mesesport)
Vergassola Pianigiani
(Mesesport)
Giulianini
Volpi
(Mesesport)
Giulianini
Manninger
(Mesesport)
Datome
Minucci
(A.R.E.)
Hostess Siena Cus Scherma (Agenzia Dire)
Bogdani
Giulianini
(A.R.E.)
Mc Intyre Forte
(Corriere di Siena)
Pianigiani Griccioli
(La Nazione)
Perinetti
Corsoni
(Mesesport)
Cenni
Perinetti (Gazzetta dello Sport)
Giulianini
Vergassola
(La Nazione)
Pianigiani Vergassola
(Mesesport)
Giulianini
Trefoloni
(Canale 3)
Mangiavacchi Minucci
(Mesesport)
Pianigiani Giulianini
(Mesesport)
Giulianini
Giunti
(Mesesport)
Betti
Vergassola
(CCS)
Pianigiani Vergassola
(A.R.E.)
Lovari
Cito
(L’Unità)
Giulianini
Baxter
(La Nazione)
Salieri
Griccioli
(Mesesport)
Pianigiani Cianciolo
(Radio Siena)
Frick
Giulianini
(RTV 38)
Giulianini
Super M.Frick (Gazzetta dello Sport)
Pianigiani Vergassola (Gazzetta dello Sport)
Binella
Grenga (Corriere di Siena)
Mignani
Pianigiani
(Il Giornale)
Pianigiani Vergassola
(A.R.E.)
Bogdani
Forte
(La Repubblica)
Pianigiani Giulianini
(Mesesport)
Zani
Vengryte
(La Nazione)
Pianigiani Vergassola
(Canale 3)
Pianigiani Gasperoni
(La Nazione)
Vergassola Locatelli
(La Nazione)
Beretta
Lorenzi
(Italpress)
Perinetti
Tifosi
(Il Carroccio)
Mc Intyre Minucci
(Mesesport)
Pianigiani Locatelli
(Radio 24)
Minucci
Lorenzi
(Input)
Pianigiani Giulianini
(Mesesport)
Pianigiani Giulianini
(A.R.E.)
Giulianini
Volpi
(Mesesport)
1 punto
l’anno scorso a Roma, si accontenta del secondo posto nell’edizione spagnola di Murcia. Un
argento che premia lo spirito di sacrificio di un’atleta
che ha scritto il suo nome a caratteri… d’oro
nella storia dello sport senese, insieme a
quello della società che l’ha cresciuta e
lanciata, la Mens Sana 1871.
In terza posizione si conferma Ferdinando Minucci, la cui costante presenza nei primissimi posti della nostra graduatoria testimonia di un
lavoro non effimero nella duplice
veste di Vice presidente e Giemme
della Montepaschi, come dimostra lo
spessore dei risultati raggiunti dalla
società biancoverde nell’ultimo decennio. Di progetto in progetto,
prima Minucci è riuscito a rendersi
credibile presso le istituzioni, poi a costruire un giocattolo che oggi tutto il
mondo del basket ci invidia. In fondo il
successo di Pianigiani è un po’ anche il suo,
per questo almeno l’effimero titolo di ‘Personaggio alla carriera’ se lo meriterebbe…
Di giemme in giemme dopo Minucci troviamo
Giorgio Perinetti, una figura abbastanza lontana
dallo stereotipo della maggior parte dei suoi colleghi. Misurato, sempre attento a non dire mai una
parola in più né una in meno, comunque mai sopra
le righe, l’uomo che Moggi ci ha lasciato in dote è
riuscito a dare una impronta più professionalistica
e meno provinciale ad una società abituata a
muoversi in ambiti tutto sommato abbastanza ristretti.
In quinta e sesta posizione troviamo l’allenatore in campo e quello in panchina di un Siena
che vuol riprendere a far bene come all’inizio
di stagione: Vergassola e Beretta. Certo non
dipende tutto da loro, ma molto sì. E se il
primo è già entrato nel ristretto novero
delle ‘bandiere’, al secondo non fanno
certo difetto idee e cultura calcistica.
In settima posizione si colloca
Terrell Mc Intyre, uno che ha
tutte le caratteristiche per diventare un beniamino del
PalaMensSana, ancora
vanamente proteso
alla ricerca dell’erede di Stefan o v .
Qualche punto più
sotto troviamo Erjon Bogdani, l’attaccante albanese il cui
rendimento è stato finora inversamente proporzionale
alle attese, ma senza dubbio uno dei protagonisti principali della stagione scorsa e qualcuno al momento del voto
se l’è ricordato. Con lui, a parità di punti, Andrea Corsoni,
lo sfortunato cestista cussino che improvvisamente ha deci-
so di cambiare maglia… Ma il suo ricordo continuerà a vivere nel nome
di quel palazzetto in cui si era fatto apprezzare come atleta e come
uomo. In 10^ posizione segue a sorpresa Matteo Betti, l’atleta dell’Uisp medaglia d’oro nella gara di fioretto a squadre ai Giochi Paralimpici
del 2006.
Aprono la graduatoria a ridosso della hit parade, tre soggetti
espressione di realtà molto diverse fra loro: il Vice presidente e responsabile del settore giovanile del Siena Claudio Mangiavacchi; il
coach virtussino Stefano Salieri e la promettente schermitrice Alice
Volpi. Sul ruolo svolto dal primo nell’ambito della crescita generale
della società bianconera sono i fatti a parlare, anche se mai abbastanza evidenziati. Quanto al secondo, basta ed avanza la decisa inversione di tendenza impressa al club di Piazzetta Don Perucatti, per anni
in balia degli umori di questo e di quello. La giovane fiorettista del
Cus è invece la sorpresa più bella di questo primo scorcio di stagione
ed i tecnici federali se ne sono subito accorti. In una disciplina dove è
sempre più difficile emergere,
l’atleta senese sta rivelandosi infatti uno dei migliori prospetti italiani
della sua età. E se
son rose…
Al 14° posto stazionano i due bianconeri Mario Frick e Tomas Locatelli, un po’ come dire il braccio e la mente di una squadra che senza
i gol del primo e la fantasia del secondo non saprebbe dove andare.
In 16esima posizione troviamo un gruppetto ben assortito comprendente la giovane promessa dell’Uisp Atletica Edoardo Baini; il responsabile tecnico del settore giovanile bianconero Giuseppe Cianciolo; l’ex presidente bianconero Paolo De Luca; Giovanna Granieri ,
bandiera della Ducato; Giulio Griccioli, allenatore dell’Under 18 Eccellenza della Montepaschi; il tennista Paolo Lorenzi, numero 10 in
Italia e 150° nel mondo; la positiva sorpresa Cristian Molinaro, terzino
bianconero; infine l’arbitro internazionale Matteo Trefoloni, recentemente preso di mira dal procuratore federale per alcune ovvie ma scomode verità.
Dal 24° al 37° posto
Apre, in rigoroso ordine alfabetico, una figura fra le più apprezzate
in ambito sportivo, il dirigente scolastico Francesco Binella. Segue il
Sindaco di Siena Maurizio Cenni, sempre attento e propositivo verso
le problematiche che investono le nostre società; la giovane promessa
biancoverde Luigi Datome, alle prese con un graduale anche se lento
recupero; la guardia americana Joseph Forte; il gettonatissimo masseur
Giuliano Gepponi; le belle e pazienti (oltre che brave) hostess del
Siena; il giovane protagonista del Bassmart Chianti, Alessandro Lovari; l’ex bandiera bianconera Michele Mignani, oggi alla Triestina ed
uno che invece aspira a diventarlo, il difensore centrale Leandro Rinaudo; la squadra femminile del San Miniato, matricola in serie B e
quella della Libertas Tennis Tavolo salita in A1; l’avvenente e valente Kristina Vengryte della Ducato; il non dimenticato Primo
Volpi, pioniere di un ciclismo che non c’è più; Alessandro
Zani, collaudata guida tecnica del basket rosa senese.
Dal 38° posto in poi
Chiudono con un punto a testa l’attesissimo Lonny Baxter della Mps, all’inizio di stagione in altre faccende affaccendato; il cicloamatore Luca Bonechi, espressione di
un ciclismo d’altri tempi, sesto assoluto
nella “1001 Miglia” svoltasi di recente
sulle strade di mezza Italia (iniziativa
alla quale ha partecipato anche il nostro collaboratore Giancarlo Brocci,
giunto settimo); ed ancora le Cheerleaders biancoverdi, che hanno
vinto con la bravura e la simpatia
l’iniziale prevenzione del pubblico mensanino; ; l’inossidabile Enrico Chiesa, atteso da
tutti come l’acquisto più azzeccato di gennaio; l’atleta dell’Uliveto
Uisp Maurizio Cito; la prolifica sezione del
Cus scherma; l’allenatore del ‘miracolo’ Cus
basket Renato Gasperoni; la pattinatrice
Elisa Giunti, portacolori dell’Olimpia
Colle, quarta assoluta ai recenti mondiali
nella gara degli obbligatori; la costoniana Gianna Grenga, nazionale under 16
; il numero uno bianconero Alexander Manninger; il mitico Dandella,
all’anagrafe Aldo Morbidi, persona competente ed amabile al
quale si sono rivolte generazioni di sportivi e non solo. Ultimi, ma non ultimi, i
tifosi del Siena e della Mens Sana, primi
per correttezza e fair play nella scorsa
stagione. Un titolo che vale più di cento
vittorie. .■
23
25 / ricordi
PRIMO VOLPI, L’ULTIMO DEI PIONIERI
di Giancarlo Brocci
Primo Volpi sul Falsarego (sopra)
e sul Ghisallo nel 1939 (sotto)
L’ultima parte di questo 2006 si è portata via il nostro Primo Volpi, un pezzo di leggenda del
ciclismo che ha fatto la Storia, quella, appunto, con la esse maiuscola. Volpi era del ’16, aveva
doppiato i 90 da poco ma, di salute, non se la passava bene da anni. Suo figlio Gianni non se
l’era mai sentita di portarlo a “L’Eroica”, all’appuntamento gaiolese dove si ritrovano quasi tutti
i sopravvissuti dell’epoca aurea del pedale.
“Si emozionerebbe troppo: se sta calmo c’è, ma sotto pressione si perde e, magari, piange”,
ci dicevano sia il figlio che Fabio Pellegrini, Giordano Cioli e Varis Agnelli, che nel 2001 hanno
curato la stesura di un bel libro su Volpi.
Ma la sua vita l’ha ripagato di quanto lui ha saputo spremerle. Nato al podere “Le Liti”, a
Cerretello di Castiglion d’Orcia, Primo ha fatto parte di quei padri fondanti della Patria che, a
forza di imprese ciclistiche, ricostruirono l’Italia, la fecero rinascere agli occhi d’Europa dopo che
era uscita in macerie, non solo materiali, dalla guerra.
Quando Bartali scoprì Coppi attendeva Volpi; era il Giro del Casentino del ’39, e Primo ebbe
la sfortuna di forare nel finale, lasciando quel traguardo a Fausto. Ma Gino, che già conosceva
le doti, di scalatore e non solo, del Valdorciano, non se li lasciò sfuggire entrambi. Nel ’40 erano
alle sue dipendenze nella “Legnano” di Ambrosini. Volpi aveva già aiutato Bartali a vincere il
“Lombardia” del ’39, passando solitario sul Ghisallo ed in quell’ultimo Giro d’Italia (Primo vinse
la tappa di Arezzo) i due toscani videro brillare di vivida luce la stella nuova di Fausto. Gino era
caduto subito, uscendo di classifica già alla terza tappa; da allora la squadra fu per il debuttante Coppi, il quale concluse in rosa un giorno prima che Mussolini dichiarasse sciagurata guerra.
Anche nel lustro di quel tragico black out, vita e carriera di Volpi si intrecciarono con i due
immensi campioni, dei quali fu intimo amico e che ebbe modo spesso di ospitare in Val d’Orcia.
Volpi aveva qualche quarto di nobiltà per pedalare con loro; diversi dicono che nel puro esercizio in salita avesse numeri persino superiori. Ma, che conoscesse bene i suoi limiti di fondo o
che puntasse all’uovo subito perché il domani della gallina era troppo distante, Primo fu grande ciclista, incompiuto come grandissimo. Le sue corse e le sue migliori energie, spesso, si esaurivano in fughe precoci, in battaglie per i traguardi parziali che lo videro razziatore formidabile.
“Per le vittorie finali ai miei tempi la concorrenza non mancava… e nei traguardi intermedi
molti di noi corridori trovavano i premi necessari… per far vivere bene la propria famiglia”.
Sarà con Bartali anche nella vincente “Legnano” del Giro ’46, così come nella nazionale italiana a quel Tour del ’48 che lasciò traccia anche sui destini politici d’Italia.
Fu un suo allungo sulla Maddalena, primo di 5 colli-monumento, a dare il la alla fantastica
galoppata di Coppi nella Cuneo-Pinerolo del ’49; Bartali e Martini, in partenza, rimasero attardati da noie meccaniche, Volpi partì sui tornanti iniziali, Fausto vide lepre ed occasione giusta e
ci costruì una pagina mitica.
Eppure Volpi, ancorché limitato da ambizioni di giornata, fu capace di costruirsi un curriculum di straordinario valore assoluto, fatto di 42 vittorie da professionista (in tempi in cui si correva molto meno d’oggi) e di 83 in carriera. Su tutte, quell’edizione rimasta unica del “Giro d’Europa” del ’54, a 38 anni, sbaragliando
comunque una bella concorrenza.
Se n’è andato nell’anno in cui ci hanno
lasciato anche il fido “Dandella”, il Cavanna
senese, il massaggiatore suo e di intere generazioni di sportivi senesi, e Martino Rossi,
grande dilettante del suo tempo e meccanico gentile per mezzo secolo in Camollia.
Un’epoca chiude, scompaiono pezzi di rara
umanità che dovrebbero essere riproposti a
scuola, se non altro di vita.
Giordano Scheggi, da giovane, correva
con lui. Raccontò che Volpi aveva sempre
tanto appetito e, ospitato a pranzo in un albergo di Siena, si mangiò due piatti di pici
sugosi. Proprio Martino ne rimproverò la
voracità e lui si difese facile: “Per correre
bene bisogna abituarsi a mangiare non solo
quando s’ha fame ma quando la roba c’è”.
Altri tempi, grandi anime.
Alla terra hanno voluto bene: sarà loro
lieve. ■
IL GRUPPO DI PIANIGIANI CRESCE A VISTA D’OCCHIO,
MA L’ERRORE PIÙ GRANDE SAREBBE QUELLO DI SENTIRSI GIÀ ARRIVATI
Per la Mens Sana
è sempre più difficile nascondersi
MAURO BINDI
Per commentare il 2006 sarebbe sufficiente ricordare che in Italia solo i Campioni della Benetton
Treviso e la ricca e blasonata Armani Jeans Milano
hanno saputo fare meglio della Montepaschi Mens
Sana Siena.
Se a ciò si somma la congiunzione temporale
che ha visto cadere nell’anno appena concluso l’inizio di un nuovo ciclo di programmazione pluriennale, si capisce come il bilancio di questa annata sia stato veramente positivo e costituisce un
punto di ripartenza per il 2007 che consegna a tutti
il giusto entusiasmo e soprattutto la convinzione di
avere intrapreso la strada giusta per cercare di rinverdire i successi degli ultimi anni.
Nessuna accelerazione rispetto ai tempi previsti
dal piano 3 + 3, ma se si deve valutare a che punto
del cammino siamo, non può mancare la considerazione che rispetto ai tempi di evoluzione del programma sono stati fatti non pochi passi in avanti.
Non fosse solo per il fatto che l’inizio del 2007
vede la Montepaschi in testa al campionato e in Europa, con la qualificazione già acquisista, saldamente in testa al suo girone, basterebbe già questo
per essere contenti, ma i motivi di soddisfazione
sono molti altri e non solo strettamente agonistici,
perché la vitalità della società senese è forse il
segno più tangibile delle ambizioni che Siena può e
vuole inseguire negli anni futuri.
Una vitalità che vede i colori senesi sempre in
prima fila nella gestione non facile degli interessi
comuni di Lega, una intraprendenza nella ricerca di
nuovi bacini di interesse che spazia tra gli accordi
raggiunti con centinaia di società di basket giovanile e la ricerca di nuovi possibili appassionati, con un
obiettivo che è quello di diventare il polo attrattivo
più importante del basket nel centro Italia.
I risultati sono davanti agli occhi di tutti, con
un protagonista, il PalaMensana, che è diventato
punto di attrattiva per centinaia di giovani cestisti
provenienti dalla Toscana e dall’Umbria e oggetto
di grande interesse non solo per i tanti fedelissimi
appassionati bianco-verdi, ma anche per tanti nuovi
utenti, che hanno contribuito in alcune circostanze
a dare alle partite della Montepaschi una cornice di
pubblico veramente esaltante.
Certamente Pianigiani e soci hanno giocato la
loro parte, ma il seme gettato va oltre la contemporaneità, serve a dare nuova linfa al futuro senese ed
il radicamento esteso della realtà mensanina, servirà moltissimo per affrontare le prossime sfide.
Intanto in termini di sfide, la Mens Sana esce
dalla “pausa-non pausa” natalizia, con la constatazione non trascurabile, di aver potuto lavorare
senza particolari intoppi di natura sanitaria e quindi di aver potuto operare tatticamente sugli aspetti
di gioco che avevano palesato qualche difficoltà nel
corso dell’ultimo mese di dicembre ed anche di re-
cuperare sotto l’aspetto fisico quei giocatori che,
negli ultimi di tempi, si erano portati dietro qualche
noioso contrattempo.
Dovremmo poter ritenere concluso il processo
di inserimento in corso d’opera di Lonny Baxter,
che nella sostanza dovrebbe essere il classico esempio di quadratura del cerchio, perché dal raggiungimento della sua forma ottimale e soprattutto dalla
capacità del resto del gruppo di coinvolgerlo nel
gioco, può arrivare quell’ulteriore salto di qualità e
diversificazione tattica necessari per rendere la
Montepaschi meno prevedibile di quella che in alcune occasioni è parsa.
In effetti, come è nel trend normale di una stagione, passate le prime giornate dove al di là della
conoscenza dei singoli giocatori l’idea di squadra è
solo in parte abbozzata e la parte di rintracciabilità
del gioco è solo accennata, con il passare delle giornate gli adeguamenti alle caratteristiche del gruppo
diventano oggetto di uno studio approfondito da
parte di tutti gli staff tecnici e quindi si fa sempre
difficile riuscire ad esprimere il proprio gioco, perché l’obiettivo primario avversario è rompere i
meccanismi che portano alla fluidità dello stesso.
La Montepaschi è stata veramente una novità all’inizio della stagione per i motivi che tutti conosciamo: un coach nuovo ed esordiente, un gruppo fortemente rinnovato, giocatori al primo impatto con la
realtà della serie A o addirittura con il basket italiano, uomini su cui si contava dall’inizio che, per svariati motivi, sono partiti in ritardo rispetto agli altri.
Insomma una miscela che non necessariamente
poteva far pensare ai risultati conseguiti ed invece la
Montepaschi ha saputo costruire sulla novità i suoi
successi. Ovvio che con il passare delle giornate l’adeguamento degli avversari sia diventato sempre più
competo, andando a toccare i punti focali del gioco
senese, spiccatamente perimetrale in chiave offensiva e con una tendenza specifica di taluni soggetti a
fermare il gioco con un ricorso in certi casi eccessivo del palleggio.
Questa è una semplificazione estrema del contesto tattico che riguarda la Montepaschi, ma quello della
diversificazione del gioco è uno degli aspetti su cui
deve ruotare la seconda parte della stagione senese.
Coinvolgere di più e, oseremo dire, con migliore qualità, i lunghi senesi è l’arma a disposizione di Pianigiani per continuare la propria marcia
nelle parti alte del campionato, perché il gruppo
deve prendere coscienza del fatto che Baxter ha le
qualità per emergere e soprattutto per dare maggiore equilibrio al gioco bianco-verde, senza dimenticare che un suo maggior coinvolgimento, e più in
generale quello degli altri lunghi, non può essere
visto a scapito di quanto già apprezzato da parte
degli esterni mensanini, ma anzi può determinare
quel respiro più ampio dove le caratteristiche degli
stessi possono trovare spazi meno congestionati.
La vittoria di Milano, con il finale prepotente
di Eze, ci ha dato la conferma non solo della crescita totale del centro italo-nigeriano, ma anche che
gli spazi creati dalla pericolosità dei nostri esterni
possono permettere proprio per la pressione esercitata dalle difese avversarie sul nostro reparto dietro,
ampi spazi di gioco per i nostri lunghi.
Nei confronti di Eze bisogna superare quella
sorta di prevenzione che lo vuole attaccante non
molto efficace. I suoi miglioramenti al tiro e soprattutto la sua capacità di farsi trovare pronto sugli scarichi, ci dicono che c’è un sistema per renderlo difficilmente arginabile, cioè servirlo in movimento,
liberando l’area e questo può accadere in più di una
occasione, specie se sul perimetro c’è la giusta dose
di pericolosità, ma anche disponibilità a guardare la
migliore soluzione, che non può essere prioritariamente il tiro da 3 punti.
Ovviamente perché ciò avvenga è necessario
uno sforzo collettivo a fermare il meno possibile la
palla con inutili palleggi e qui chiamiamo in causa il
reparto dietro e in primis Joseph Forte, che senza
dubbio sotto questo punto di vista è colui che finisce
più spesso con l’abusare di questo fondamentale.
Sulle sue capacità e sul suo talento non ci sono
molti dubbi (il canestro segnato a Milano allo scadere dei 24 secondi in un’azione fondamentale
della gara ce ne ha fornito un esempio eclatante),
che si sia approcciato all’avventura senese con
molta disponibilità altrettanto, ma quello che si è
potuto notare nelle ultime gare del 2006, è che rispetto all’inizio via via si è concesso pause di “trasgressione” più frequenti e questo senza voler personalizzare un problema, è comunque uno degli
aspetti che concorre a fare della manovra senese in
certi momenti un attacco poco fluido e troppo legato all’estro del singolo.
Certo le risposte milanesi di Forte ci offrono
spunti estremamente ottimistici circa il suo futuro
rendimento e quello della squadra bianco-verde, ma
l’impegno del giocatore e quello di Pianigiani nel
plasmare al meglio il suo estro, rappresentano un
passo importante, perché la capacità di Forte di
esprimere il proprio talento nel solco delle disposizioni tattiche di Pianigani, rimane una chiave fondamentale della stagione senese.
Una stagione che speriamo possa continuare ad
essere caratterizzata dalla strabordante esuberanza
fisica e di intimidazione rappresentata dalla coppia
Eze-Sato.
Potremo chiamarla scherzando ‘African-connection’, ma al di là delle battute superare i muscoli, l’agilità, gli incredibili recuperi dei due giovani
africani è veramente difficile per qualsiasi avversari, se poi a tutto quanto sopra ricordato si somma
una sempre maggiore determinazione al rimbalzo
Boisa nelle maglie
della difesa avversaria
ba s k e t
27
Il G.M. Minucci,
serioso ma soddisfatto
28 b a s
ket
offensivo (l’ultimo quarto di Milano è stato terrificante per continuità e sostanza) abbiamo il risultato finale che ci propone una
caratteristica del gruppo senese che poche altre formazioni possono pensare di gettare sul parquet.
Se Eze è un fattore imprescindibile per la difesa biancoverde e Sato l’uomo che spesso ha cambiato il volto della squadra nel corso delle partite, un altro perno della stagione della
Montepaschi è senza dubbio Mc Intyre.
Non è un caso che se gli uomini di Pianigiani hanno avuto
qualche momento di flessione, ciò è arrivato in coincidenza con
i problemi fisici dell’ottimo Terrel ed anche a Milano si è visto in
maniera oltre modo evidente come il suo apporto sia essenziale,
perché la sua determinazione e la sua capacità di gestione dei momenti delicati della partita è onestamente sopra la media e l’augurio più grande è che al più presto venga abbandonato da tutta
quella miriade di piccoli infortuni che senza fermarlo, lo condizionano non poco.
Chi non deve sentire il peso del condizionamento, è invece la
coppia Stonerook-Boisa, che ha un compito non facile all’interno
del gruppo: farsi trovare pronti nel momento in cui, e capita spesso, le difese avversarie li “battezzano”, cioè gli concedono spazi a
favore di una maggiore intensità difensiva sul resto del quintetto.
Non prendersi un tiro vuol dire accentuare questo tipo di
pressione ed è ciò che vuole la difesa, quindi un atteggiamento
sbagliato che non può essere viziato dalla paura dell’errore.
La sfida quindi deve essere accettata qualunque sia l’esito della
conclusione, perché la rinuncia è peggiore di uno zero nello scout.
Limare e poi anche limare, un lavoro quasi di cesello attende Pianigiani e soci, ma la posta in gioco è di quelle importanti e
nella logica del passo dopo passo i riscontri continuano ad offrire risultati confortanti in vista di un mese di gennaio che ci porta
ai primi verdetti.
La vittoria di Milano lancia la Montepaschi verso una prima
posizione tanto inattesa, quanto meritata, certo c’è da respingere
l’assalto di un’altrettanto meritoria Vidivici Bologna, ma oltre al
vantaggio nello scontro diretto, Siena ha forse un calendario sulla
carta leggermente più accessibile, a patto che da parte degli uomini di Pianigiani non ci siano cali di tensione interni contro avversari da prendere con le molle come Montegranaro e Scafati.
Il PalaMenSana deve diventare un fortino inespugnabile (battendo Milano la Montepaschi rimane l’unica a preservare la propria imbattibilità interna) e su questo costruire la base per quei
colpi esterni che chiaramente poi fanno la differenza in un contesto di campionato dove la percentuale di sconfitte alla fine della
stagione regolare, sulla carta, potrebbe essere molto alta.
Ultima considerazione sulla Coppa. Anche qui Siena ha fatto la
voce grossa, lo ha fatto anche in concomitanza di un momento non esaltante di
forma, tutto ciò non basta per ipotecare il
futuro, ma la mentalità è stata giusta sin
dall’approccio e questo è importante.
Intanto tutta la curiosità ora si sposta
sul futuro abbinamento per gli ottavi di finale, consci del fatto che la Uleb Cup è
molto meno garantista dei reali valori delle
squadre, rispetto all’Eurolega, perché la
formula della eliminazione diretta su due
gare si presta alle variabili più disparate e
quindi anche a sorprese di ogni tipo.
Comunque rispetto al futuro si percepisce l’attesa tipica delle situazioni
particolari che solleticano lo spirito;
l’imperativo è non perdere di vista gli
aspetti che hanno permesso di raggiungere gli attuali livelli di rendimento e soprattutto avere sempre rispetto del valore
degli avversari, perché sentirsi arrivati è
il rischio più pericoloso che si può rischiare di correre in questo momento. ■
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diario
LA FILOSOFIA VINCENTE
Roberto Morrocchi
L’All Star Game – prima fra i migliori
stranieri del campionato e poi fra una selezione di questi e la nostra nazionale –
era, davvero, un appuntamento da non
perdere. Una occasione per esaltarci dinanzi ad azioni spettacolari e a gesti tecnici di assoluto rilievo, in un contesto privo
dei veleni del nostro torneo. Erano comunque partite belle e spesso combattute,
perché in fondo in fondo nessuno ci stava
a perdere.
A Torino, in occasione della pausa natalizia, è andata in onda una edizione della
cosiddetta partita delle stelle che nemmeno le invenzioni del nuovo golden boy del
nostro basket ,Gallinari, (.. ma io ritengo
che il nostro Gigi Datome sia almeno sullo
stesso piano..), le penetrazioni di Kaukenas e le evoluzioni delle nostre Green
Energy sono riuscite a sollevare dalla più
grigia mediocrità.
Solo gli azzurri hanno badato al sodo,
mentre gli stranieri hanno perso insieme
alla partita anche la faccia, soccombendo
di 23 punti, accontentandosi di vincere la
sola gara delle schiacciate…
Che significato dare a questa assurda
parata? Semplice, che gli stranieri migliori, salvo rarissime eccezioni, non abitano
più in Italia. Gli statunitensi più forti restano nella NBA, gli Europei più attrezzati –
non importa se non ancora giocatori rifiniti - volano negli States e ci sono in Grecia,
Russia, Spagna, ma anche in Turchia, in
Francia, in Germania, in Israele e nelle
nuove realtà dell’Euro società disposte ad
offrire ingaggi più ricchi di quelli che generalmente le società della nostra penisola
sono in grado di proporre, pena il dissesto
finanziario.
Non c’è da stupirsi più di tanto, se
anche sua maestà il calcio, pur sempre
Campione del Mondo, soffre la spietata
concorrenza delle altre nazioni europee…
Ecco, forse è arrivato il momento di ridimensionare la presenza degli stranieri nelle
nostre formazioni, rivitalizzando i nostri vivai
e far crescere in casa i nostri campioni.
È quello che alla Montepaschi- Mens
Sana cerchiamo di fare da oltre dieci anni.
Abbiamo mietuto una quantità industriale di
successi. Diversi prodotti del nostro settore
giovanile giostrano nei campionati maggiori e nel roster di prima squadra figurano accanto a Datome, Lechthaler e D’Ercole. Magari si vedono ancora poco sul parquet, ma
la strada imboccata è quella su cui continuare a camminare con convinzione. Ve-
drete che questa sarà la filosofia vincente,
nostra, ma anche dell’intero movimento
della pallacanestro italiana..
Parlavo, nello scorso numero, del recupero della memoria. Ecco perché voglio rivolgere un pensiero a Giovanna Dolfi. Perché Giovanna è stata fino in fondo una
grandissima tifosa della Mens Sana. Perché Giovanna era la sorella di Carlo, uno
dei giocatori più importanti nati a Siena,
perché Giovanna era la figlia dell’indimenticabile Nanni Dolfi, uno che la Mens Sana
l’ha fatta davvero. Nanni, insieme a Momò
Monaco, al Giannelli, Imo Bibbiani, Scattigno, Morabito e poi Mario Bruttini e gli altri
29
Consiglieri di una polisportiva povera in
canna, fu quello che più si dette da fare per
costruire il dodecaedro. La prima vera
casa mensanina. Da lì la spinta a fare una
Sapori più grande e forte fino alla serie A.
In una famiglia dove si mangiava pane
e basket il virus della palla a spicchi contagiò da subito Giovanna. Provò a giocare,
quindi ufficiale di campo, poi “tifosa semplice”.
Non perdeva una partita in viale Sclavo e spesso seguiva la sua Mens Sana,
magari con la figlia, in giro per l’Italia e
l’Europa. Ci è stata vicina – e vincendo
l’abbiamo regalato un sorriso – fino a
pochi giorni prima di volare via.
Ci manchera… ■
vista da lontano
GERARCHIE E CHIAREZZA
Rudi Simonelli
Certamente a molti di noi avrà fatto piacere il ritorno in Italia di Ergin Ataman,
l’uomo delle prime storiche finali di Forlì,
Lione e Barcellona, l’allenatore dei grandi
ricordi di dimensione Europea. Dan Peterson lo ha accolto con un articolo intitolato
“la Fortitudo di Ataman, gerarchie e chiarezza.”, nel quale lo lodava per aver dato
certezze e identità alla squadra, scegliendo un quintetto base, un sesto uomo e le
riserve in modo netto.
Sono anch’io un fautore della chiarezza all’interno di una squadra.
Lo dico con decisione, l’ho
sperimentato da ragazzo
quando il mio coach ci portò
a due semifinali nazionali
consecutive partendo da una
piccola città di una piccola
provincia. Questa è stata una
delle ragioni che mi ha portato a votare Simone Pianigiani ‘Personaggio sportivo’ senese del 2006. Quest’anno,
nonostante la rosa ampia e
completa, non abbiamo mai
avuto dubbi sulle gerarchie. Il
quintetto è questo: McIntyre
1, Forte 2, Sato 3, Stonerook
4, Eze 5, con 6° uomo Kaukenas. Il risultato è quello di una
squadra che appare compatta, pronta a passarsi la palla,
pronta a dividersi con una
certa serenità le responsabilità di tiro, decisa nel sacrificarsi nella propria metà
campo con cambi difensivi
perfetti a favore l’uno dell’altro. Abbiamo avuto la prima
variante solo all’undicesima
giornata quando con McIntyre a mezzo servizio, Forte è
partito come play, Kaukenas
promosso in quintetto come
2, Sato 3 Stonerook 4 e Baxter 5 al posto di Eze, variante
motivata appunto da problemi fisici del
play titolare e come tale rimasta situazione di emergenza. Unica posizione che potrebbe avere ballottaggi sarebbe appunto
quella di 5, anche se al momento che Eze
sia il titolare lo vede anche un bambino del
minibasket. Fisico perfetto, movimenti sottocanestro in netto miglioramento, potenza devastante. Nella sfida con la Benetton
tutto è tornato nello schema di gerarchie
appena descritto. In realtà i due grandi
maestri di Simone, Ataman e Recalcati,
sotto questo aspetto mostrarono una flessibilità più marcata rispetto a Pianigiani,
dandomi l’opportunità di dire che, fermandomi per ora a questo aspetto -ci mancherebbe!-, l’allievo ha superato i maestri.
I QUINTETTI DI ATAMAN
Prendiamo ad esempio il 2002-2003 di
Ataman . Il suo quintetto base ad inizio stagione era Stefanov 1, Ford 2, Zukauskas
3,Turckan 4, Chiacig 5. Ma presto avven-
mo un inedito Mitchell 1, Ford 2, Zukauskas 3, di nuovo Kakiouzis 4 e Turkcan
spostato in 5!
I QUINTETTI DI RECALCATI
Per la stagione 2003-2004 Recalcati
partiva invece con Stefanov, Thornton,
Zukauskas, Galanda e Andersen, ma presto il 5 titolare tornò Chiacig, in verità nel
derby vinto a Livorno quando Thornton
scrisse una delle sue più incredibili prestazioni, 19 punti e 16 rimbalzi, record per
una guardia mensanina. Ma diventammo
campioni d’Inverno battendo Roma con un
quintetto che ripresentava Andersen 5 titolare, Stefanov 1 Vanterpool 2 e non più
sesto uomo, Thornton spostato in 3 e
Zukauskas spostato in 4!!.Insomma in
quanto a chiarezza Pianigiani è più esplicito, ed in questo senso io vedo di capire
la rinuncia ad Andrea Pecile, splendido la
scorsa stagione, un ragazzo che probabilmente avrebbe trovato spazi difficili in questo sistema gerarchico. Resta da vedere
come sistemare Datome il giorno che sarà
pienamente recuperato. L’anno scorso
nelle prime giornate di campionato viaggiava ad oltre 11 punti di media partita e
non aveva ancora 18 anni. Contro la Benetton è entrato, l’ho visto ricevere splendidamente un passaggio in posizione di
ala. In una frazione di secondo si è accorto che il difensore gli aveva lasciato mezzo
metro di troppo ed è partito con una perfetta partenza in palleggio, poi terzo tempo
e schiacciata in testa ai lunghi della Benetton che tentavano di rientrare in aiuto!
Non ditemi che questa è roba normale. Se
Luigi entra nel ritmo della partita, se prende il tempo dei 25 minuti almeno di
gioco… beh ne vedremo delle belle. Un
piacevole grattacapo per Pianigiani.
UN PENSIERO ALLA B D’ECCELLENZA
ne, il 14 marzo contro Reggio Calabria,
che come Ala Pivot inserì in quintetto
Kakiouzis al posto di Turckan, fino a rimescolare le carte in occasione della vittoria
ad Istanbul e nella Final four di Barcellona,
quando la squadra partì con Stefanov 1,
Ford 2, Vukcevic a sorpresa 3, di nuovo
Turkcan 4 e Chiacig 5. Addirittura il 27 giugno, semifinale playoff a Treviso, vedem-
31
Concludo segnalando che il 20 gennaio,
per la prima volta nella sua vita, Ryan Bucci
giocherà una partita ufficiale nello stesso
palasport dove giocava suo padre: Osimo
contro Virtus Siena. La cosa è certamente
interessante, considerando che Bucci, con
la sua squadra, ha stabilito da poco un record particolare, vincendo una partita dopo
4 tempi supplementari (!!!), 116 a 108 contro Pistoia, nella quale ha segnato 22 punti,
preso 8 rimbalzi, rubato 5 palloni e distribuito 6 assists!! Mica male! ■
Un guizzo di Gigi Datome
L’IMPORTANZA DI AVERE IN PANCHINA UN TECNICO GIOVANE.
CURIOSO PARALLELO CON I COLLEGHI.
Pianigiani,
il nuovo che avanza
LUCA BIANCHIN
Lui, fuori da Siena, è “il nuovo che
avanza”. E ancora: “la linea verde”, “finalmente un giovane” e “il ragazzo che allena
il Montepaschi”. Perché lui, Simone Pianigiani, è uno dei pochi allenatori di serie A
che può dire (vantare?) di aver vissuto il
Sessantotto solo attraverso i ricordi degli
altri. Certamente non in prima persona.
Anche per questo l’investimento di Minucci non è stato soltanto tecnico: con Pianigiani in panchina, Siena ha cambiato il
suo look agli occhi dell’Italia del basket. La
Mens Sana, infatti, è
forse la squadra che
ha cambiato più etichette negli ultimi 10
anni. “Provinciale”
nel 1999, “provinciale ambiziosa” nel
2002, “superpotenza” tra il 2003 e il
2004, “superpotenza
in declino” nel 2005,
“squadra del futuro”
da qualche mese.
Questa percezione è
perfettamente supportata dai numeri:
Pianigiani, nato nel
maggio ’69, è più
giovane di quasi tutti
i colleghi di serie A.
Dopo di lui sono nati
soltanto Bechi (Angelico Biella), Sacripanti
(Tisettanta
Cantù) e Menetti
(Bipop Reggio Emi-
lia). Su Menetti, classe 1973, il giudizio è
ancora sospeso: in sella da poche settimane,
ha tutto il tempo di dimostrare se e quanto
vale, a differenza dei tre colleghi. Bechi e
Sacripanti, nati nel 1970, hanno tra le mani
- insieme con Pianigiani - il futuro del nostro campionato. Non è tanto una questione
di numeri, quanto di prontezza: nell’ultimo
decennio infatti la pallacanestro è stata investita da una notevole quantità di idee.
Nella primavera 1995, ad esempio, gli Houston Rockets vinsero un titolo Nba inventandosi una soluzione tattica (una finta ala
forte, Robert Horry, che in realtà giocava da
esterno) sostanzialmente inutilizzata. Quell’idea, più o meno, ha cambiato il basket
moderno sia negli Stati Uniti sia in Italia
(dove ormai si usa al massimo un lungo) e
ha tagliato le gambe agli allenatori con poca
voglia di adattare idee e schemi.
È probabile che nei prossimi dieci anni
accada qualcosa di simile e Pianigiani da
questo punto di vista dovrebbe avere il futuro assicurato, un po’ per l’esperienza messa
nel cassetto, un po’ per la non giovanissima
età dei colleghi. Anche il campionato spagnolo, senza dubbio la lega di riferimento in
Europa per presente e futuro, suggerisce ottimismo. In Spagna gli allenatori più giovani
della Acb, l’equivalente della nostra serie A,
quest’anno compiono 40 anni: Valdeolmillos, Vidorreta e Katsikaris, classe 1967, in
Italia sarebbero tutti meno giovani di Pianigiani e, particolare non trascurabile, non sono
minimamente in corsa per i primi posti. Dei
tre soltanto Katsikaris, coach del Pamesa Valencia, ha reali chance di qualificarsi ai
playoff. Ecco perché, tra Italia e Spagna, Simone Pianigiani da Siena è l’unico allenatore della nuova generazione a poter allenare in
un contesto di alto livello, conoscendo come
pochissimi colleghi i prospetti delle nuove
generazioni. Non è poco, per lui e per la
Mens Sana. ■
damiani
impianti
condizionamento – riscaldamento – idrosanitaria
Via Guccio di Mannaia 11 (Viale Toselli) - SIENA - Tel e Fax 05.77.28.62.56
32 b a s
ket
RISULTATI E CLASSIFICA
SERIE A1
11ª giornata
MONTEPASCHI SIENA-UPEA CAPO D’ORLANDO
98/66
12ª giornata
SNAIDERO UDINE-MONTEPASCHI SIENA
78/69
13ª giornata
MONTEPASCHI SIENA-BENETTON TREVISO
82/63
14ª giornata
ARMANI JEANS MILANO-MONTEPASCHI SIENA
67/74
Classifica: Siena e Virtus Bologna 22; Milano 18; Napoli,
Varese e Montegranaro 16; Capo d’Orlando, Treviso, Roma,
Scafati e Fortitudo Bologna 14; Biella, Teramo, Udine e Cantù 12;
Reggio Emilia e Avellino 8; Livorno 6.
Joseph Forte, guardia
ba s k e t
33
Trattoria
FÒRI PORTA
Antichi Sapori
Via C. Tolomei 1 (loc. Valli) - Siena
Tel. 05.77.22.21.00
/ 05.77.22.28.22
tiri liberi
MEZZOGIORNO DI FUOCO? NO, DI LIBIDINE!
Antonio Tasso
Avrei potuto scrivere queste righe anche alla vigilia della partita con Milano, il risultato – per me –
non poteva essere diverso da quello che è stato: vittoria biancoverde sul campo degli “sboroni meneghini”, dati per scudettati da tutti quelli che contano
alla luce delle scelte estive di mercato e (cela va
sans dire, mes amis!!) del rilevante budget che
babbo-Armani e “zio Fernsten- Galliani” hanno
messo sul piatto di una Società dal passato troppo
glorioso per un presente sì arido di risultati!
Vittoria mensanina annunciata, dicevo, per lo
spirito della nostra truppa, per la serietà del lavoro
svolto, per la concretezza degli obbiettivi, per la modestia consapevole dell’approccio ad una stagione
che si presentava piena di incognite e che sta via via
trasformandosi in una piacevole, a tratti esaltante,
cavalcata verso le mete di primavera; un risultato
che, per chi sta un po’ attento ai minimi e più reconditi segnali, era già scolpito nelle gradinate infinite
del Forum di Assago.
Dopo la sbornia (chiamiamola così, anche se
partite del genere non possono esser considerate
regolari e qualsiasi altro fischietto che non fosse
stato Lui – con la maiuscola, mi raccomando! – con
il Suo coraggio, la Sua personalità, le Sue qualità
tecniche e per di più in aperitivo televisivo avrebbe
mandato tutti a pranzo anticipatamente), dopo la
sbornia di Udine, dicevo, i segnali erano stati chiari
da parte della squadra: sconfitti i russi miliardari di
Pozzecco e dell’indimenticato zar Boris, i nostri avevano umiliato sotto diciannove punti di scarto i “radicchi” campioni d’Italia e un Palasport gremito
come poche altre (fatali!) volte aveva augurato buon
anno ai magliari trevigiani ricordandogli che “Un
Biancoverde! c’è solo un Biancoverde!!!” e facendo
andare di traverso il cenone a Fadini, Blatt, Cirelli e
– ma sì, dài! – a tutta la famiglia Benetton. E poi, il
primo dell’anno in palestra e gli allenamenti intensi
di tutta una settimana avevano fatto capire a chi gli
sta vicino di che pasta fossero fatti i nostri ragazzi.
Si andava a preparare una Befana coi fiocchi,
anzi! c’era addirittura la determinazione di portargliela a domicilio, la calza a quei presuntuosi di Natali, Corbelli & Co.
Per questo quando il Direttore mi ha concesso
tempo fino a questo lunedì per scrivere, me lo sono
preso tutto: sì, il risultato per me era scontato perché dal bozzolo del lavoro Pianigian-Banchiano vedevo spuntare la crisalide di una farfalla destinata a
svolazzare sicura sui fiori che il campo ci presenterà
di qui alla tarda primavera e avevo già scommesso
con tutti gli amici del Monte che a Milano si sarebbe
vinto, ma volete mettere la libidine di poter ascoltare le lamentele, i commenti, le giustificazioni meneghine del giorno dopo?
Per questo scrivo solo ora: dopo aver sentito Pittis arrampicarsi sugli specchi della sua vecchia maglia biancorossa (tanto di rispetto per lui!) per giustificare una sconfitta che …non ci stava; dopo essermi
riempito gli orecchi con gli inviti di Tranquillo (un po’
meno di rispetto, per lui!) a Boisa perché stesse
(sic!)…tranquillo e non festeggiasse (non si sa mai!!)
trenta secondi prima una vittoria ormai scritta; dopo
aver sentito. nell’intervallo, un “Oscar” del giornalismo
“deluso” dalla Montepaschi (alla faccia delle delusioni!); dopo aver inteso patron Corbelli, terzo in classifica, pontificare di scudetto ormai “inevitabile” e – che
differenza, ragazzi! – Ferdinando Minucci, primo, gettare acqua sul fuoco dei facili entusiasmi e continuare a parlare di lavoro, lavoro e poi ancora lavoro per
un progetto tutto da scoprire; dopo aver visto entrare l’ultimo canestro di Benjamin Eze – “quello che non
sapeva giocare” dell’anno scorso – e soprattutto
dopo aver visto la faccia scura di Galliani che non augurava di certo Buon Anno….
Vi confesso: l’avanzo di arrosto della befana –
freddo e senza contorno – che ho tirato fuori dal frigo
e mandato giù soddisfatto alle tre del pomeriggio di
domenica, mi è sembrato all’altezza dei migliori manicaretti! Ho quasi la certezza, invece, che al Sor
Gino e a tutta la compagnia lo zafferano del risotto e
la panatura della cotoletta gli sono rimaste qui!!...
Tutti (o quasi) abbiamo sbagliato e prima o poi
lo dovremo fare: cospargersi il capo di cenere ed andare in processione, umili e pentiti, dalle parti del
caro Benjamin Eze a chiedergli scusa.
Da tre anni a Siena, Ben era per tanti, fino all’anno scorso, simpatico, disponibile, fisicoso, voglioso ma… “non sapeva giocare!”
Il suo sorriso accattivante, gli zompi incredibili intorno al canestro, quel mulinare di braccia davanti
alla faccia del tiratore avversario lo avevano reso simpatico sin dal suo arrivo dalle nostre parti con una
storia un po’ oscura, un passaporto italiano che
aveva dell’incredibile (ma per Ferdinando Minucci
l’incredibile è quasi sempre una sfida!) ed un pedigree sullo Stretto di non eccelso valore, ma dalla simpatia alla classe ce ne passa di strada (e poi dalle nostre parti, dove anche ai divini Bucci, Daye e ai meno
divini ma più contemporanei e grandi lo stesso Andersen e Kakiouzis etc etc, si è fatto tre volte l’esame
del sangue prima di riconoscerne i meriti!).
Beniamino era per tutti un bravo ragazzo, una promessa forse, un’altra delle tante scommesse minucciane, ma… “non sapeva giocare a pallacanestro!!!”
E lui, testardo – e qualche volta anche un po’
scoraggiato da certe esclusioni di un grande coach
che però “aveva già dato” qui a Siena- insisteva
nelle sue grandi performances schiacciatorie ma
poi, il pallone gli sfuggiva di mano e il rimbalzo lo
prendevano gli altri e, nei tiri liberi….dio ci scampi!
“Si tiene un anno perché è italiano ed è parecchio
alto, ma poi va dato via!” – anche il mio amico Bruno
era di questa opinione e con lui tutto l’angolo dell’Unto. Per Ben era già pronto un futuro: via da Siena!
Poi arriva l’estate e per Ben non c’è vacanza
(devo dire che ce n’è stata poca anche per un altro
Ben… Bencardino che ha passato più tempo con lui
che con la bella Gaja giornalista di vaglia!): si lavora sul fisico, si lavora sui fondamentali, si lavora e si
suda su tutto quello che può fare di Benjamin uno
che “sa giocare”… È una scommessa di tutto lo staff
non solo di Ferdinando: è la voglia di Ben di dimo-
35
strarsi per quello che può dare, lui, con quel fisico e
quelle fattezze da bronzeo guerriero Ife, la splendida civiltà africana nel ricciolo del fiume Niger.
E quando i giochi per il campionato partono Eze
sembra un altro: non salta a vuoto, prende i rimbalzi, stoppa ancora di più, difende e non abbocca e
soprattutto imbuca i tiri liberi, così, con semplicità,
naturale eleganza, nemmeno ci avesse lavorato il
Cardaioli!!!
Ora stupisce, il moro! Ora è veramente il nostro
Bronzo di Riace terrore degli attaccanti avversari,
saltatore mobilissimo, preciso dalla media e quasi al
75 per cento in lunetta.
Senza aver perso quella sua bonomia e quel
suo sorriso semplice ed aperto.
“Braccia rubate alla foresta equatoriale” li ha definiti, lui e Sato, la Repubblica del dopo Milano. Chissà, volevano esser forse ironici (secondo il mio professore di greco erano braccia “rubate all’agricoltura”
quelle di certi miei compagni che non azzeccavano
un aoristo nemmeno per caso!!!) o forse gli bruciava
– come a tanti – la sconfitta delle nobili “scarpette
rosse” in gran parte derivante dalla maestosa prova
di Benjamin Eze, quello che… “non sapeva giocare a
pallacanestro”!
“Ti ho rivisto in forma come ai vecchi tempi!” –
mi ha detto dopo la partita uno dei tre in grigio contro la Benetton di fine anno – “Arrabbiato e scalmanato contro ogni nostra decisione: proprio come diciassette anni fa! ”
Già, perché ormai sono diciassette le mie stagioni da addetto agli arbitri….
“No, perché prima voi non ve lo ricordate con la
scarpa sul terrazzino!”
Era Grotti a parlare, ora uno dei più temuti e rispettati Procuratori Federali in visita a Siena con Colucci commissario e designatore ma un tempo – diciamo vent’anni fa o giù di lì – arbitro di Pineto fra i più
famosi e contestati dalle nostre parti (ricordate, era
quello che diventava subito tutto rosso in volto)… e
aveva mille ragioni e, soprattutto, un ricordo.
In coppia con il romano Cagnazzo (altro bono!) si
vide minacciato all’uscita dal campo dopo una sconfitta con Trieste o Brindisi da uno scalmanato baffuto
con una scarpa – la sinistra n° 46 – in mano, spalleggiato dal buon Macario e dal professor Bruttini.
Quello scalmanato ero io, Antonio Tasso, tifoso
“eccellente” del bar Macario, ora “addetto agli arbitri più anziano (non vecchio, please!) d’Italia”. C’è
ancora –custodita gelosamente- la foto dell’episodio e il mi’ figliolo farebbe carte false per averla.
A Francesco Grotti, ex arbitro ed ora alto funzionario federale quella foto non serviva. Il mio quarantasei minaccioso sul suo capo lo aveva ancora
ben presente vent’anni dopo o giù di lì.
“Panta Rei - Tutto scorre” diceva Eraclìto. Passano gli anni e passano le scarpe, è rimasto il quarantasei e -ogni tanto- la sana incazzatura.
Ci abbiamo brindato sopra, era l’ultimo dell’anno!.... Chissà perché quelli della Benetton non
hanno voluto bere… Mah!?! gente strana i trevigiani. Buon Anno a Tutti. ■
LA MPS BRUCIA LE TAPPE ANCHE IN ULEB CUP
GUADAGNANDOSI L’ACCESSO AL SECONDO TURNO
CON LARGO ANTICIPO
Agli ottavi con
tante certezze in più
CLAUDIO COLI
Una immagine
dell’incontro con il
Khimki
A due turni dalla fine della prima fase
della Coppa Uleb, molte verità sono state
già accertate. Infatti 11 delle 16 partecipanti sono già state ammesse alla fase successiva del torneo. Nel girone A Lietuvos
Rytas, Nancy e Hemofarm Vrsac, con gli
spagnoli del Gran Canaria che cercano in
Lituania la vittoria che garantirebbe il passaggio. Nel girone B promosse Zeleznik,
Ventspils e l’altra italiana dell’Uleb, Snaidero Udine, che ha centrato la matematica
qualificazione grazie alla notevole prova
balistica dai 6,25 del play Valters (8 su 12)
contro i polacchi del Wloclawek. Udine
però cercherà di vincere contro i lettoni del
Ventspils per assicurarsi il secondo posto
per poi provare a prendersi il primo sul
campo dei serbi dello Zeleznik. Nel girone C per ora avanti solo la Mens Sana, la
migliore del raggruppamento, e gran bagarre dietro con ben tre squadre con lo
stesso record di vinte/perse: 4/4. L’Hapoel, favorita nel calendario, non dovrebbe avere difficoltà a centrare il passaggio,
mentre al Khimki basterà vincere con
Sofia. Nel girone D già tutto scritto: passano agli ottavi Unics Kazan, Real Madrid, Stella Rossa e Paok.
36 b a s
ket
Il bilancio di Siena in Coppa è da considerare più che buono: la squadra di
coach Pianigiani si è dimostrata di gran
lunga la più in forma e attrezzata del gruppo e non ha quasi mai dato segni di cedimento in fatto di leadership del girone.
L’unica squadra capace di batterla è stata
l’Hapoel, in entrambi i confronti, ma il
team senese non si è mai perso d’animo ed
ha dato segnali forti, andando a vincere
due trasferte tostissime, a Mosca in un
match memorabile e a Berlino, mostrando
un’ ottima chimica di gioco, una fluidità e
sicurezza rare da vedere in una compagine
comunque da poco costruita. Inoltre la
cosa che più impressiona della Mens Sana
è la continuità: nonostante il doppio impegno coppa/campionato la squadra si è
sempre ben comportata e anche nelle sconfitte è sempre stata competitiva, a differenza di altre squadre italiane (Fortitudo,
Roma) che già in difficoltà in campionato,
hanno speso molto in Eurolega e sono incappate anche in sonore sconfitte. Fra i
giocatori da segnalare le buone prestazioni di tutti con Sato sugli scudi (16,3 + 5,4),
Forte (13,9) e un robusto Baxter (9,9 +
5,5) dimostratosi più efficace in Coppa
che nella lega italiana (6,3 + 4), come
Boisa (7,3 punti in Uleb contro i 4,8 del
campionato). Ciò che conforta per il futuro, è la certezza che i biancoverdi hanno in
dote consistenza tecnica e saldezza morale. Ce ne sarà bisogno visto che mentre
ormai in campionato la MPS punta dritta
al primo posto, in Uleb ci saranno da affrontare gli ottavi, il cui livello è molto
alto: fra le più accreditate Real Madrid, la
russa Kazan e il Lietuvos Rytas, che ha aggiunto al roster la guardia Kareem Rush,
l’anno scorso in NBA a Charlotte a 10
punti di media. ■
Circa ottanta tornei giovanili di basket vengono organizzati in Italia nel periodo post-natalizio a dimostrazione della vitalità dell’intero movimento cestistico. Questi vanno a coinvolgere
ragazzi di ogni età, dai più grandi ai più piccoli
che praticano il mini-basket; tra questi vogliamo
ricordare il Torneo della Befana a Limena (Padova), dove il bravo Sergio Battistin (Polisportiva
Mens Sana), da anni, porta i giovanissimi biancoverdi senesi -vincitori anche di una edizione- a
farsi questa indimenticabile esperienza di sport e
di vita. Manifestazione alla quale abitualmente
partecipano 24 squadre, coinvolgendo circa 270
ragazzi provenienti da ogni parte d’Italia, da
Trieste a Napoli, alloggiati nelle scuole, trasformate per l’occasione in dormitori e mense, ed impegnati sportivamente in tre campi da basket in
località limitrofe.
In questo marasma di tornei più o meno importanti, nazionali, internazionali, regionali, provinciali o cittadini, nel nostro territorio vorremmo soffermarci su due manifestazioni che stanno
calamitando l’interesse dei media e del pubblico:
il “Torneo della Valdelsa” ed il “Torneo Alberto
Ceccherini”.
Il “Torneo della Valdelsa”, alla 4^ edizione,
sta diventando un appuntamento nazionale importante per i ragazzi di 10 e 11 anni appartenenti alla categoria Esordienti; quest’anno hanno
partecipato 12 squadre, sette toscane, fra cui
Mens Sana e Virtus Siena, quattro (Rieti, Jesi,
Matera, Aprilia) provenienti da altre regioni italiane ed una straniera, il Basket Club di Bucarest. Il Torneo se lo è aggiudicato il Basket Rieti
battendo in finale i virtussini di Siena (57-38),
mentre quelli della Mens Sana hanno concluso al
terzo posto imponendosi sui coetanei romeni
(45-39). Il successo della manifestazione è il giusto coronamento dell’attività svolta nei settori
giovanili delle due società valdelsane: Colle e
Poggibonsi Basket. La prima (Ass. Colle Basket), ideatrice del torneo, è un interessante
esempio d’impegno organizzativo e di crescita
sportiva. Un settore giovanile prolifero, fra i più
numerosi della provincia, un nuovo e funzionale
impianto sportivo (il PalaFrancioli) e le numerose ed interessanti iniziative, fra cui questo Torneo
della Valdelsa, sono la testimonianza di una difficile scommessa sportiva vinta; risultato impensabile al momento in cui, 18 anni fa, questa società nacque accollandosi l’attività cestistica
colligiana fino ad allora svolta della Polisportiva
Olimpia e dal P.S.G. Larghi.
Un secolo, ovvero 100 sono, invece, gli anni
di vita del Costone, la società che ha organizzato
la seconda edizione del “Torneo Alberto Ceccherini“. In questo caso, pero, più che i numeri sono
importanti e significativi i nomi. Costone: gloriosa società sportiva senese non seconda a nessun’altra nella sua storia che tanto ha dato ai
“muscoli della città” affermandosi e confermandosi negli anni con un “concetto sportivo che
nasce dal divertimento”. Alberto Ceccherini:
giocatore nato e cresciuto nell’Oratorio del Costone, maturato ai massimo livelli nella Mens
Sana e prematuramente scomparso a soli 47 anni;
il “Cecchera”, come era chiamato dagli amici e
pertanto dalla maggior parte dei senesi (perchè
così lo era lui... amico di tanti), ha saputo, nel basket cittadino, coniugare il verbo della “conciliazione” andando oltre le evidenti e consistenti rivalità dell’epoca. Noi vorremmo trasmettere ai
giovani che non lo hanno conosciuto e che praticano il basket dei giorni nostri, fatto di stressanti allenamenti e programmati impegni, l’immagine (ricordataci da sua moglie Letizia) di un
ragazzo (Alberto) che usciva furbescamente da
casa, dopo aver gettato il pallone a spicchi dentro un sacco dalla finestra, per andare a giocare
nel sottostante campino del Costone. Ricordarlo
in un torneo è stata una bella e significativa iniziativa coronata, fra l’altro, dall’acquisizione
dello stesso trofeo da parte dei bravi Under18 costoniani . Questi hanno battuto nella finale i coetanei della Virtus Siena (96-81) dopo che le due
squadre avevano avuto la meglio contro il Gorarella Grosseto e il Basket Terranova.
Treviso e Pordenone sono state le sedi di altri
tornei che hanno interessato alcune formazioni
giovanili senesi. Gli Under14 della MontepaschiVita Virtus Siena hanno partecipato a Treviso alla IXª edizione del “Memorial Zanatta”,
altro personaggio indimenticabile della pallacanestro italiana (169 presenze nella nazionale con
1023p. segnati) e della gloriosa Ignis Varese regina del basket europeo negli anni ‘70. I “1993”
rossoblu di Carlo Piperno hanno chiuso la manifestazione al 6° posto, piazzamento più che soddisfacente se consideriamo il livello del torneo,
riservato alle migliori formazioni Under 14 d’Italia. Il divario fisico ha pesato non poco nelle
due conclusive sconfitte, Azzurra Trieste (51-58)
e Lottomatica Roma (59-84), vincitrice poi del
torneo. Fra i senesi buone le prestazioni di Bianconi, Giarelli e Ruberto.
Secondo posto, invece, per gli Under16 della
Montepaschi Mens Sana al Torneo “Memorial
Zanussi“ di Pordenone, prestigiosa vetrina internazionale per questa categoria. La giovane formazione senese allenata da Giulio Griccioli,
dopo aver dominato il proprio girone battendo
U.S. Loreto (95-51), Sistema Basket Pordenone
(82-68) ed il Bears Mestre (73-55), ha perso la finale di un solo punto (71-70) contro l’Orobica
Bergamo, squadra di notevole livello, prima nel
campionato lombardo. Fra i mensanini da segnalare le prestazioni dell’istriciaiolo Doretti, insieme a quelle di Iannuzzi e Sabatino, premiato
quale miglior realizzatore del Torneo.
Andando oltre le prestazioni delle squadre
senesi, sempre di buon livello anche se non più
di assoluto vertice, constatiamo che il valore del
basket espresso è quantitativamente migliorato
rispetto al passato recente anche se all’orizzonte
non sembrano delinearsi figure importanti come
Bargnani, Belinelli, Vitali, Gallinari e Datome.
Inoltre rileviamo che l’interesse del pubblico per
questi tornei giovanili è in costante crescita:
viene stimato un aumento del 35% di presenze.
Aumenta anche l’interesse dei media, sia locali
che nazionali, stimolati, forse, anche dalle recenti affermazioni “pro-movimento” da parte di personaggi importanti come Dan Peterson o dalle
provocazioni di Valerio Bianchini all’indomani
ABBUFFATA DI TORNEI GIOVANILI
PER MENS SANA, VIRTUS E COSTONE
NEL PERIODO POST-NATALIZIO
Alla scoperta
dei campioni
che verranno
STEFANO FINI
del “Tim All Star Game” di Torino. Il mitico
“Vate” ha fatto intendere che forse si era interessato più al “Trofeo Toshiba”, anteprima della manifestazione del PalaRuffini - vinto dagli Under
18 della Mens Sana contro una Selezione Piemontese (86-57) - che all’evento principale. “I 23
punti di scarto record con i quali gli Usa italiani
si sono fatti battere dagli Azzurri – aggiunge – dimostrano che, in serie A, questi molti mediocri
americani servono ad allenare bene i pochissimi
(purtroppo) italiani che hanno spazio”. Quindi,
noi aggiungiamo, per vedere gli italiani, soprattutto quelli futuribili, non resta che andarli a cercare altrove… anche nei Tornei giovanili. ■
Gli Under18
del Costone e
della Virtus finaliste
del Torneo Alberto
Ceccherini (sopra).
Gli Esordienti del Rieti
e della Virtus finaliste
del Torneo della
Valdelsa
e Carmen Tocala,
presidente della
federazione rumena
ba s k e t
37
La chiusura del girone d’andata è amara per
la Ducato che perde la “madre” di tutte la sfide,
quella con la capolista Umbertide. Il giorno della
Befana è fatale per coach Zani che – almeno
dalle dichiarazioni ufficiali – riponeva in questa
partita concrete speranze per risalire una classifica oggi non certamente brillante: un terzo posto
in coabitazione con Villaggio Solidago Livorno,
mentre Pozzuoli sale a più quattro e la capolista
a più sei. Siamo a metà percorso, le umbre sono
campioni d’inverno in virtù di una marcia quasi
trionfale, ovvero quattordici vittorie su quindici
gare, la migliore differenza canestri (+ 232) e
una difesa che fa scrivere 52,1 punti subiti a partita contro i 58,5 del team senese. La statistica in
senso stretto – è cosa nota – ci porterebbe in ragionamenti complessi, forse non sempre ‘organici’ in mancanza di riferimenti temporali coerenti. È utile invece per comprendere alcuni,
almeno i principali, macro-fenomeni di questa
squadra in versione senese-lituano che definimmo fin dalle prime uscite autunnali come “inedita”, in buona sostanza insolita. I fatti (cioè le
quindici partite fino ad oggi disputate e i relativi
risultati), hanno pienamente confermato tale denominazione che, lungi da essere “critica” vuole
rappresentare l’atipicità complessiva di questo
gruppo affidato all’esperto coach che guida le
atlete in maglia bianconera – nel campionato cadetto di A2 – da sette anni. Ma vediamo il ragionamento.
Le squadre affidate ad Alessandro Zani – in
questo settennato, dall’anno giubilare del 2000
ad oggi – sono state modellate secondo la visione culturale che il tecnico senese ha del gioco più
bello del mondo, ovvero forte vocazione al gioco
difensivo – quindi il primo obiettivo è subire
pochi punti – impostazioni tattiche semplici ma
arricchite del valore aggiunto strategico della velocità. La forza dei numerosi gruppi (un tourbillon di decine di campionesse provenienti da
quasi tutte le piazze d’Italia) presentati sul rettangolo si basava sostanzialmente sull’equazione: difesa + velocità uguale a poco subire e tanto
vincere. Il mitico contropiede affidato alla musa
di turno (nell’ultimo triennio è Giovanna Granieri) sostanziava sul piano numerico le incognite dell’equazione. Quindi tutto bene? Diciamo
subito che ognuno ha la sua concezione intima
dello sport agonistico-qualsiasi esso sia – che
difficilmente può essere confutata in modo assoluto; quello che conta alla fine di tutte le parole,
dette o scritte, sono i risultati finali e il rapporto
fra questi e gli obiettivi iniziali. Sempre per parlare come si mangia, è giusto osservare che per
alcune squadre di A2 (Battipaglia, Alcamo, Stabia) perdere oltre la metà delle partite ma salvarsi è il massimo, è il loro ‘scudetto’; per altre, e la
Ducato è fra queste, anche due o tre sconfitte soltanto provocano delusione e scoraggiamento.
Perchè altri sono gli obiettivi,perché altre sono le
risorse in campo, perché altro è lo Sponsor.
Ma ritorniamo al nostro “tutto bene?” e confrontiamolo con i risultati del triennio. Il
2004/2005 è “l’anno della promozione”, questa
era la dichiarazione (quasi) ufficiale della dirigenza. Non per niente arrivò dal Taranto cam-
pione d’Italia la gigante Simona Albertazzi, la
stella Ilaria Chemello dal Vicenza e le fuoriclasse Giovanna Granieri e Marika Zanardi dal
Rende. Con Valentina Petrassi, Barbara Cencetti e Jolanda Torre fu il ‘Dream Team’, ovvero la
panca più stellare che il basket femminile senese abbia mai avuto fin dalla sua fondazione. In
altri numeri abbiamo scritto l’evoluzione e la parabola di questo gruppo che doveva(e per noi poteva) far salire la Ducato in serie A1. Vogliamo
ricordare il risultato finale: un modesto quarto
posto a pari punti con la matricola San Giovanni
Valdarno. L’anno seguente – campionato
2005/2006 – la squadra fu subito definita “operaia”, senza ‘stelle’ ma concreta e soprattutto fisicamente forte sotto i tabelloni. La “pantera
nera” Maddalena Ntumba, Jolanda Torre e Giovanna Granieri costituirono un magico triangolo
che fece anche ‘sognare’ e la conquista del titolo di campione d’inverno con la grande vittoria
sulla capolista Cus Chieti. Risultato finale: ancora il quarto posto. La versione 2006/2007, e
siamo ad oggi, presenta per la prima volta una
giocatrice straniera, la lituana Kristina Vengryte,
una lunga di quasi 190 cm
fisicamente ‘ fragile’
per giocare da pivot,
con ottimo tiro dalla
distanza, ma non ancora pienamente in
sintonia con i meccanismi del
gruppo. Forse è proprio questo
innesto che ha determinato una
prima atipicità per la Ducato, in
primis con l’uscita della pivot
storica Jolanda Torre e della forte
ala Ntumba che garantiva, oltre ai
rimbalzi (dieci di media a partita pur
con i suoi “soli” 182 cm) un furore agonistico e
una voglia di vincere come poche volte abbiamo
registrato sui parquet senesi. L’urlo della pantera nera verso la tribuna del PalaCus (oggi PalaCorsoni) “salutate la capolista” subito dopo la
vittoria sul Chieti era il ‘sale’ che la bella Maddalena aggiungeva sempre alle sue ottime prestazioni. Non è un caso che oggi le sue giocate
stanno facendo grande Bologna. Senza Jolanda
Torre e senza l’atleta di colore che in pratica giocava sotto il ferro, la Ducato senese-lituana è di
fatto “condannata” a correre ‘a mille’ come spesso ripete il suo coach , per evitare le difese avversarie schierate e soprattutto la lotta sotto ai tabelloni. Quando ciò non accade, per le tante
combinazioni strategiche e tattiche, le criticità di
questa struttura ‘orizzontale’ della squadra (in
pratica senza pivot di ruolo) e di questa esasperata vocazione al contropiede, vengono fuori in
tutta la loro preoccupante risultanza.
Girare la boa dell’andata con al passivo quattro sconfitte delle quali due con squadre di forza
media ( Cus Cagliari e Pomezia), con una difesa
che è l’undicesima del girone ( 877 punti subiti
contro 814 dell’anno scorso) e un attacco che pur
collocandosi al primo posto in compagnia delle livornesi (1015 punti) è comunque inferiore alla
‘squadra operaia’ (1023) che, lo ricordiamo anco-
ra, arrivò
prima al
capolinea invernale,
costituirà certamente
una base di
attenta riflessione in ogni ordine e grado, come si
addice per l’esempio inziale dell’equazione. Ci sembra che gli
elementi
non
manchino. Anzi,
che abbondino. ■
L’ala Manuela Diamanti
SOLO CARBONE NELLA CALZA
DELLE RAGAZZE SENESI
(CHE GIRANO IN TERZA POSIZIONE)
CONTRO LA CAPOLISTA UMBERTIDE
Ducato
in panne,
la velocità
non basta più
FRANCESCO OPORTI
ba s k e t
39
NESSUNO VUOL SENTIR PARLARE DI PLAY-OFF,
MA L’EQUILIBRIO DEL TORNEO
SPINGE QUANTOMENO A PROVARCI
Ora la Virtus
può sognare in grande
ANDREA MONCIATTI
Quando si dice l’anno giusto. Il 2007
della Virtus è iniziato davvero alla grande,
con la vittoria-miracolo con Veroli e la conferma del terzo posto in classifica. In nove
anni di B d’Eccellenza, mai la squadra rossoblù aveva vinto a fil di sirena grazie al cosiddetto “tiro della disperazione”. Ed è davvero significativo che tanta grazia sia giunta
nella stagione più positiva.
Dopo il bell’avvio di campionato, la
difficoltà più grossa per la Mpv era proseguire senza cali d’attenzione, cercando di
crescere ancora, e di sfruttare la gioventù di
questo gruppo in tutti i modi possibili. Il lavoro meticoloso di Salieri e del suo staff, è
teso proprio a trovare continuità nei risultati, e far maturare i talenti a disposizione.
Fino ad ora infatti gli unici intoppi sono
giunti dai tanti infortuni, senza i quali per
esempio non sarebbero arrivati i passi falsi
del mese di dicembre.
La pausa natalizia ha restituito un po’ di
salute al gruppo, che nella gara con Veroli è
tornato a difendere con la solita verve, riuscendo a limitare i fortissimi avversari, secondi in classifica, conquistando due punti
40 b a s
ket
preziosi. Insomma quando la condizione
atletica è buona, questa squadra riesce a
sopperire a tutti i tipi di difficoltà, ed è chiaro che l’assenza di Mei incide non poco
nelle rotazioni. Per questo dal mercato di riparazione, che si apre proprio in questi giorni, dovrebbe arrivare un giocatore in grado
di dare una mano nel girone di ritorno.
Al momento la Virtus occupa il terzo
posto in classifica, con una media inglese ottima (+1). Un ruolino di marcia che se mantenuto fino al termine del campionato, porterebbe i rossoblù ai play-off. Tuttavia
quest’anno il girone B è veramente un grosso rebus. Dal terzo posto in giù infatti l’equilibrio è esasperato. Ci sono ben dieci squadre
in quattro punti, quindi basta un breve periodo no per sprofondare in zone pericolose, e
dato che quest’anno le retrocessioni sono addirittura quattro il pericolo aumenta.
Per stare tranquilli, insomma, bisogna
approdare ai play-off, entrare nelle prime
otto. Per farlo la Virtus deve mantenere questo ritmo fino alla fine. Gennaio è sicuramente uno dei periodi più difficili, guardando il calendario. Le prossime sfide infatti
sono tutte molto complicate: al Palasclavo
arriveranno in sequenza Ozzano, Brindisi e
Firenze, tre squadroni. Se i rossoblù passeranno indenni questo ciclo terribile, avranno
poi grosse chance di mantenersi ai vertici.
È ovvio che la stagione positiva spinge
a sognare e a guardare avanti. La Virtus infatti intende consolidarsi su questi livelli,
ma per farlo ha bisogno di programmare.
“Quello che ci serve è un programma di due
o tre anni – spiega Fabio Bruttini - che ci dia
un po’ di respiro. Non è facile costruire un
progetto senza degli appoggi continui. Per
questo è fondamentale riuscire a trovare
delle sponsorizzazioni ad ampio respiro.
Quest’anno stiamo dando una bella immagine in tutta Italia e credo che i nostri sponsor siano contenti di questo”.
Intanto questa Mpv è già riuscita a centrare alcuni traguardi. Prima di tutto ha riportato un po’ di pubblico alle gare interne,
e un notevole entusiasmo tra i sostenitori
virtussini. Ed il primo sostenitore è senz’altro il presidente Fabio Bruttini, il cui mandato scadrà in primavera: “È il mio 18° anno
di presidenza. Rispetto a quando ho preso in
mano la Virtus sono cambiati i risultati, ma
lo spirito che c’è nella nostra società è sempre lo stesso. È l’amore che ho per la pallacanestro e per la Virtus che mi spinge a continuare. Tutto quello che faccio è sempre nel
suo interesse e fino a che sarò io il presidente continuerò su questa strada. Se capissi di non poterlo più fare, sarei il primo a
farmi da parte. Ma quest’anno mi sto davvero divertendo”. ■
Salieri durante un time-out (sopra)
ed Emanuele Rossi
ESAURITO L’EFFETTO DERBY,
LA STRADA DEI GIALLOVERDI SI FA IN SALITA,
MA LA PRESIDENTE PATRIZIA MORBIDI NON SI DÀ PER VINTA
Scossa al Costone:
dopo Ricci
arriva Martina
ROBERTO ROSA
Il solito Costone: lotta fino all’ultimo,
ma poi cede nel finale. Anche alla ripresa
dei giochi, la formazione della presidente
Patrizia Morbidi ha dovuto fare i conti con
una logica che purtroppo ha condizionato il
cammino dei gialloverdi fin dall’inizio di
questa stagione, una stagione tormentata
dove nessuno fino a questo momento è riuscito a capire quale effettivamente siano i
problemi che attanagliano un gruppo che
era partito alla vigilia con ben altri obiettivi.
Trovarsi invischiati in piena lotta per
non retrocedere non lo aveva previsto nessuno, ma i risultati fin qui ottenuti non lasciano scampo a diverse interpretazioni: il
Costone, con sole 4 vittorie all’attivo, è in
piena bagarre e rischia grosso. La penultima
posizione in classifica a fianco di Rieti ed a
soli 2 punti dal fanalino di coda Assisi, è un
incubo da cui società e squadra non riescono a staccarsi.
Eppure di cose, in questo mese che ci ha
diviso dalla nostra precedente uscita nelle
edicole, ne sono successe! Tanto per dirne
una, l’avvicendamento dell’allenatore Maurizio Tozzi che è stato il primo a pagare gli
effetti di una situazione fortemente negativa. Si sa, in questi frangenti il primo a rimetterci è proprio il tecnico, in quanto risulta impossibile cambiare un’intera o parte
di una squadra a campionato avviato, e
quindi la società ha ritenuto opportuno
prendere questa decisione, fortemente traumatica, ma forse indispensabile.
Al suo posto è stato chiamato Daniele
Ricci, che nella scorsa stagione affiancava
Tozzi, e che al momento della chiamata allenava la squadra Under 18 open, che ben si sta
comportando nel proprio campionato. È stata
così scelta la line interna, tutta costoniana,
dando fiducia ad una personaggio che al Costone c’è nato, cresciuto e maturato, come
uomo, come atleta e adesso come tecnico.
Daniele Ricci, il biondo del Castellare,
chiamato così per la sua appartenenza alla
Contrada della Civetta ed ovviamente perché mamma Carla e babbo Giulio lo hanno
fatto biondissimo, ha da sempre vestito la
maglia giallo-verde, dal minibasket fino ai
campionati nazionali sia in serie C che in
serie B. Poi, terminata l’esperienza in canottiera e pantaloncini, ecco iniziare quella
di allenatore, ed è subito festa per lui con un
titolo provinciale conquistato nel 2001 con
la squadra di Minibasket che in parte ha ritrovato quest’anno allenando gli Under 18.
Grinta da vendere, carattere e temperamento da spadaccino, forse talvolta troppo
impulsivo, ma un grande cuore e soprattutto l’appartenenza “doc” che qui sta a significare… “di origine costoniana” al 100%,
tema questo che è stato rappresentato anche
nel nuovo distintivo del Costone, coniato in
occasione del centenario.
Con lui la squadra, affidatagli l’8 dicembre, alla vigilia della delicata gara contro Firenze, non ha da subito cambiato volto (come
poteva farlo senza neanche un allenamento?)
ed in riva all’Arno è giunta la prima sconfitta anche per lui, che però non era in panchina in quanto il suo tesseramento per la C1 era
ancora da perfezionare; il battesimo vero è
avvenuto la settimana successiva, in concomitanza con la stracittadina contro il Cus
Siena, ed ecco giungere una vittoria sofferta
e per molti versi imprevista, contro una squadra in salute come quella di Gasperoni, che
però ha dovuto arrendersi di fronte ad un Costone armatosi di nuova vitalità.
Purtroppo l’effetto derby è durato ben
poco, perlomeno sotto il profilo dei risultati, in quanto a Figline, prima della sosta, e
poi in casa con Viterbo (squadre entrambe
seconde in classifica), sono giunte altre due
sconfitte, maturate nel finale e quindi ancora più dolorose. Due gare che potevano
anche essere vinte e forse adesso saremmo
qui a parlare di tutt’altra situazione.
Ma la realtà è questa, ed allora occorre
essere più realisti del re; e quando c’è bisogno di farlo, serve anche tornare sul mercato. E Patrizia Morbidi non se l’è fatto dire
due volte, tanto che da questa settimana la
squadra dovrebbe accogliere una new entry
dal nome Marco Martina, giocatore dalle
grandi potenzialità, 1,98 di altezza, con
esperienze di B1 a Lecce e di B2 a Perugia,
momentaneamente posteggiato per questioni personali in serie D a Bologna, ma ben felice di salire di categoria, ma soprattutto di
dare una mano alla causa del Costone. Staremo a vedere se con lui la squadra riuscirà
ad uscire da questo tunnel oscuro per raggiungere perlomeno una posizione più dinamica in vista della griglia dei play-out; di
più crediamo, non è lecito chiedere, anche
se non è mai conveniente mettere limiti alla
provvidenza. ■
Il nuovo allenatore
Daniele Ricci
ba s k e t
41
LA CLASSIFICA DEGLI UNIVERSITARI RESTA AMBIGUA,
PER QUESTO GASPERONI PREDICA ATTENZIONE E TRANQUILLITÀ
Dopo la quantità,
il Cus punta sulla qualità
GIUSEPPE NIGRO
Il Cus è a metà dell’opera, ma tanto
resta ancora da fare. Al giro di boa di metà
stagione gli universitari si trovano nel
cuore della classifica: è la parte buona,
quella più vicina alle posizioni di vertice.
Ma dietro al Colle capolista ci sono nove
squadre in un fazzoletto, e almeno altre tre
paiono pronte a rientrare dalle zone basse
della classifica. E allora mai come quest’anno un girone di andata comunque
soddisfacente non può assolutamente permettere di dormire sogni tranquilli, perché
bastano un paio di passaggi a vuoto per
trovarsi in difficoltà.
“Il bilancio è positivo – ha detto il
coach Renato Gasperoni in coincidenza di
metà campionato – perché sicuramente la
squadra è cresciuta come maturità e nell’inserimento dei cinque nuovi. Ma la classifica è ambigua perché siamo nel gruppo
a ridosso delle prime ma anche vicini alla
zona playout. Significa che c’è un grandissimo equilibrio, per cui non possiamo
essere tranquilli ma dobbiamo rimanere
attentissimi”.
Dato importante, nelle sei sconfitte patite nel girone di andata, mai il Cus ha
avuto più di sei punti di divario finale,
segno che comunque ha sempre saputo
giocarsela fino in fondo. In un campionato così equilibrato, però le sconfitte in volata significano anche occasioni perse per
mettere da parte punti importanti in classifica. “Mi aspetto qualcosina in più nelle
partite equilibrate in trasferta – concorda
Gasperoni – perché in casa abbiamo vinto
ma fuori dobbiamo riuscire a essere più
maturi. Troppo spesso è finito che abbiamo perso le partite per uno o due fischi, ma
non possiamo lamentarci perché noi dobbiamo riuscire ad essere più costanti e aggressivi già prima dei minuti finali. In partite come quelle di Pescia e Figline
l’abbiamo pagato. C’è tanta quantità, dobbiamo riuscire a migliorare sulla qualità”.
L’inizio del ritorno però è stato di segno
opposto, col pesante -15 patito a Orvieto.
Sul piano dei singoli, però, alcune individualità sono delle certezze e un traino per
il gruppo. La migliore risposta alle difficoltà di trovare nuovi riferimenti, non solo
tecnici, dopo il difficile inizio di stagione.
“Sicuramente – commenta il tecnico universitario – c’è stata una grossa presa di responsabilità e maturità da parte di giocatori
come Farnetani, Gambelli e Dicone, quelli
che tra virgolette sono diventati vecchi. Poi
l’inserimento dei nuovi è arrivato senza
scossoni: stiamo lavorando su Corzani,
Bindi sta andando benino e anche Siega ha
dato quello che ci aspettavamo, a parte i
problemi di infortuni”.
Fatto sta che una squadra spiccatamente sbilanciata sul perimetro per costruzione, ha trovato ugualmente buoni equilibri e soprattutto uno stile di gioco efficace:
la ferocia difensiva resta un caposaldo, ma
si sono viste anche partite da 90 punti. “Sicuramente abbiamo un gruppo di guardie
molto dotate, anche se possono esserci
giornate in cui non riusciamo a tirare con
grosse percentuali. Ma prima di tutto dobbiamo difedere alla morte come abbiamo
fatto contro San Giovanni, poi il resto deve
venire”, chiude Gasperoni. E deve venire
anche Bianciardi, che da febbraio rientra a
Siena e sarà aggregato al gruppo per
rinforzarlo in vista di un rush finale da far
tremare i polsi. ■
ba s k e t
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sport per tutti •Paolo Ridolfi
In occasione dell’annuale cerimonia
delle premiazioni, riaffermati i valori universali
della Uisp
•Uno sport per tutti
a misura di ciascuno
Dall’alto in basso: la
squadra campione italiano
di Ruzzola,
i bambini della Casella
ed il Circolo Scherma Uisp
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Apriamo la finestra Uisp su Mesesport guardando indietro, verso l’anno vecchio, che, come di consueto, si è chiuso
con la cerimonia delle premiazioni dei campioni italiani (e
non solo), intesa anche come momento per scambiarsi gli auguri e fare il bilancio sulla stagione passata.
Lo scenario è
stato ancora una
volta la prestigiosa Sala delle Lupe del palazzo
comunale gremita da atleti “uispini” di tutte le
età accompagnati da familiari e
dirigenti gongolanti. Non solo
campioni dicevamo. La cerimonia, o meglio,
la festa, del 16
dicembre è stata
l’occasione per
riconoscere i meriti di tre persone
che in momenti
diversi ed in
modi diversi,
hanno dato e
danno il loro
contributo alla
Uisp e allo sport
per tutti nella
città. Si tratta di
Lorella Bernini,
“storica” segretaria del comitato
di Siena ancora
saldamente in
pista; Romano
Campanini, campione e dirigente
del nuoto Uisp in
un momento in
cui la disciplina
muoveva i primi
passi in terra di
Siena, ed Alfredo
Tanzi, a lungo assessore allo sport del Comune di Siena, sempre
aperto alle problematiche dello sport per tutti e che, nell’occasione, ha ricevuto il premio dal suo successore, il neo assessore
allo sport Massimo Bianchi. I riconoscimenti sono stati l’occasione per un momento di riflessione su quello che la Uisp è
stata, è, e sarà, con i dirigenti che passano ed i valori che rimangono.
La serata ha offerto anche l’opportunità per conoscere e
conoscersi. Il successo ai campionati italiani di “ruzzola” della
squadra senese, ha offerto lo spunto per illustrare ad una sala
gremitissima le origini e lo sviluppo di questa disciplina tradizionale che è diffusa soprattutto nel sud della nostra provincia e rappresenta un patrimonio importante da conservare
e tramandare ai più giovani. Abbiamo poi potuto fare la conoscenza dei bambini della Casella che si sono distinti nella specialità del volteggio a cavallo, guidati dai sapienti insegnamenti di Chiara e Giovanni Gamberini. Vedere cosa fanno è
senz’altro un’esperienza affascinante che consente di capire
come il rapporto tra cavallo e bambino nasce dalla conoscenza e fiducia reciproca.
Un ruolo importante l’ha avuto anche il Circolo scherma
Uisp che, pur svolgendo attività esclusivamente federale, ha
assorbito al cento per cento i valori della nostra associazione
e, forte dei successi mondiali di Matteo Betti, si sta organizzando per sviluppare l’attività con i diversamente abili in una
disciplina affascinante come la scherma. Il circolo vanta inoltre un importante successo nazionale a squadre nella sciabola
e, come società, sta scalando posizioni su posizioni nel
ranking nazionale.
La sfilata dei campioni Uisp ha visto protagonisti ben 45
atleti e 7 società. Da segnalare il primo posto di Daniele Messere nel giavellotto e il titolo di campione italiano di Paolo
Bari nella categoria seniores cintura nera di karate. Pioggia di
successi anche nell’atletica leggera con il duplice primato nei
1500 e nei 5000 metri di Maurizio Cito, il primo posto di Filippo Soldati nei 200 mt indoor e la vittoria di Ada Lucia Gelsi
nella mezza maratona. Un 2006 da incorniciare anche per i
lanciatori senesi con Elena Calzeroni prima nel disco; Cristina Fornacelli campionessa italiana del peso e Luca Calzeroni,
trionfatore nel martello categoria juniores. Un momento di
grande commozione, sottolineato da un lungo applauso, si è
avuto quando è stato ricordato Massimiliano Taccioli, atleta
dello Shinan Karate Kai, scomparso nei mesi scorsi in seguito
ad un incidente stradale.
Tanti campioni dunque, che rappresentano un aspetto importante di un movimento importantissimo che fa e fa fare
sport a circa quindicimila persone in tutta la provincia. Alcuni di questi raggiungono risultati prestigiosi, tutti gli altri, la
maggior parte, raggiungono il risultato miracoloso di trovare il
proprio passo (come diceva il compianto presidente Uisp Missaglia) in mezzo alla folla, dimostrando come lo sport per tutti
è tale se è a misura di ognuno. Ed è proprio quello di consentire ad ognuno di trovare la propria misura l’obiettivo e anche
il risultato (per fortuna!) dell’attività dell’Unione Italiana
Sport per Tutti in ogni livello della propria struttura. ■