champions league - Corriere del Mezzogiorno
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Lunedì 17 ottobre 2011 Speciale Napoli Bayern Monaco All’interno Gran pienone al San Paolo, è il tutto esaurito di FRANCESCO MODUGNO A PAGINA 3 Il club bavarese: storia e blasone del calcio europeo A PAGINA 4 Walter Mazzarri, leader e tecnico di un grande Napoli di DONATO MARTUCCI A PAGINA 9 CHAMPIONS LEAGUE I tedeschi a Napoli tifano per Pocho, Hamsik e Cavani di MARCO PERILLO A PAGINA 12 Alberghi pieni, in città si attende solo la partita di ANNA PAOLA MERONE A PAGINA 15 2 Lunedì 17 Ottobre 2011 Corriere del Mezzogiorno NA L’ATTESA ✒ A testa bassa per staccare subito il biglietto per gli ottavi di PAOLO CUOZZO A testa bassa, senza mezze misure, per battere il Bayern e staccare il biglietto sin da subito per gli ottavi di Champions. In modo da dedicarsi con maggiore serenità al campionato che, mai come stavolta da vent’anni a questa parte, appare a portata di mano. Pur se comunque occorre giocare poi tutte le gare di ritorno con Manchester City, Villarreal e Bayern. Bisogna però crederci. E il Napoli ci crede eccome. Del resto, se finalmente, per il campionato, anche Mazzarri esce allo scoperto sostenendo che «la Juventus è una delle concorrenti del Napoli nella corsa scudetto», vuol dire davvero che dopo un paio d’anni segnati da scaramanzia e piedi per terra, anche nell’ambiente azzurro avanza la consapevolezza dei propri mezzi. Consapevolezza di una forza che nessuno si attendeva e che però c’e, è lì, incredibilmente a portata di mano. Perché il dato è proprio questo: il Napoli è una squadra fortissima, ben assemblata, che la città si ritrova senza neppure capire come. Anche se «come» lo sa bene, benissimo Aurelio De Laurentiis, l’artefice principale di questo progetto fatto di pazienza e investimenti ingenti, per una squadra che in sette anni è passata dalla C alla Champions come se nulla fosse. Ma senza rivoluzioni, passo dopo passo, innescando uno-due giocatori per volta senza così stravolgere assetti e umori dello spogliatoio. Fino ad arrivare alla costruzione di un telaio fortissimo che, e ora è chiaro a tutti, può reggere l’urto di chiunque. Quindi anche del Bayern: squadra fortissima ma che gioca a viso aperto, proprio come piace al Napoli. Che se dovesse farcela avrebbe tutto il diritto di porsi tra le grandi che contano. Lo diciamo noi, lo dicono in Europa, dove il gioco del Napoli è apprezzato e studiato a fondo. Fatto di corsa e tecnica. Lo ha detto Roberto Mancini, allenatore del Manchester City che contro il Napoli se l’è vista brutta davvero. «Il Napoli è l’unica squadra italiana che gioca un calcio inglese». Sarà. Anche perché quello inglese — di calcio — che ha fatto vedere il Manchester di Mancini non sembra affatto imbattibile. Di sicuro gioca un calcio che piace e che porta risultati. Corrono tutti, difendono tutti. E gli attaccanti segnano. Mica è cosa da poco? Ovviamente, quando in campo ci sono tutti i titolari inamovibili. Diversamente, a volte, il Napoli arranca. Ma questa cosa a Mazzarri non sembra interessare. E forse ha ragione lui. Forse. Almeno fino a quando i risultati saranno dalla sua parte. © RIPRODUZIONE RISERVATA 3 Corriere del Mezzogiorno Lunedì 17 Ottobre 2011 NA SIGNORE E SIGNORI È CHAMPIONS San Paolo tutto esaurito per la sfida S ignori, la Champions. È qui la festa, è qui lo show, è qui Napoli-Bayern: spettacolo per sessantamiladuecentoquaranta privilegiati e nessuno più. Perché non ce ne vanno altri. Perché è pienone assoluto. È record d’incasso di sempre, della storia, più di ogni altra partita giocata a Fuorigrotta, pure più di quando c’era Diego. Il cassiere non ha smesso ancora di contare. Si fermò a quattro miliardi e mezzo più spicci con lo Stoccarda del paisà Gaudino nella finale di Uefa dell’89. Ora, al cambio, i soldi sono di più. Napoli-Bayern Monaco, la Champions dei sogni. Quella che tutti immaginavano. E volevano. Quella che è galà da sera. E allora scarpette e smoking che ci vuole l’abito buono da grande occasione. Si gioca. Il San Paolo l’ombelico della passione. Il bello del calcio abita qua, e le sue emozioni, il fascino di partite che poi comunque racconti. E ricordi, passano alla storia, fanno la storia. Prima l'inno però. Quella che volgarmente è diventata la musichetta. «The Champiooooons» cantata con la «o» periodica, trascinando l’eco fino a che non si sente(?) il fischio dell’arbitro che dà il il via. E l’attesa diventa adrenalina pura. Napoli-Bayern Monaco per chi ha sempre creduto nel progetto. Per chi c’era alla prima col Cittadella, per chi per l’età non ha visto altro che la rinascita napoletana del pallone, per chi ha vissuto Maradona e pensava d’aver visto tutto. Quasi tutto. Ses- santamila e poco più gli spettatori ufficiali, chissà quanti gli intrufolati. E i milioni davanti alla tv. Tutto il mondo al San Paolo. Quello azzurro, quello di chi vuole vedere la squadra che sa stupire, quello che sa che le gerarchie nel calcio possono anche essere sovvertite. E allora ci crede. Ci sarà. Napoli-Bayern le prime del girone della morte. Che poi è la vita del calcio. I tedeschi da una parte: i favoriti, i più forti, quelli davanti già a tutti gli altri con due vittorie di fila eppure nel mirino del Napoli che rincorre a quattro. La matricola, la quarta fascia dei sorteggi, la piccolina che s'è fatta grande. E che con Mazzarri non smette di crescere. Gioca, vince e soprattutto piace. Napoli e Bayern, e poi Villareal e Manchester che si sfidano e arrancano dietro in classifica. Quattro Il San Paolo pieno all’inverosimile È record d’incasso di sempre, della storia, più di ogni altra partita giocata a Fuorigrotta, pure più di quando c’era Diego. Il cassiere non ha smesso ancora di contare grandi, quattro grandissime, e perciò due partitone ogni santo martedì o mercoledì devoto alla Champions. Napoli-Bayern adesso aspettando però già il ritorno all’Allianz Arena. La più grande di Germania e quella che può diventarlo in Italia. E che per qualcuno è già. Una vittoria per ipotecare il passaggio del girone. Fare il vuoto dietro, allungare su chi ha il fiatone, dimostrare a se stessi ancor più che agli altri la propria forza. Sessantamila azzurri contro undici in rosso più quei treemila arrivati dalla Bavaria: tifosi, amici, media e cortigiani del club che hanno invaso la città, riempito ogni albergo di Napoli, e gremiranno il settore ospiti. È la forza dei grande club in campo e fuori. E che cam- bia se qualcuno manca. Se Robben è out e qualcun altro può non esserci. È il Bayern che arriva. E si muove. Novanta minuti al di là di chi c’è. È la Champions vera, è il girone ma è come fosse già gara da dentro o fuori. Stesso brivido, stessa voglia. Come venti anni e passa fa quando c’era Maradona. Semifinale di Uefa, atmosfera da Coppa dei Campioni. Due a zero al San Paolo: guizzo di Careca e gol di Carnevale arrampicatosi in cielo per colpire di testa. Poi il ritorno all’Olympiastadion di Monaco. E l’apoteosi. La finale in tasca. Un’altra notte, un’altra storia. E l’Europa sempre a guardare. Napoli il centro di gravità delle passioni forti. Esserci per capire. Da prima a dopo, fino alla fine: dall’inno che si leverà al cielo di Fuorigrotta al coro «Oj vita oj vita mia» che è, e sarà, comunque di festa. Comunque andrà. Perché la scaramanzia prevede ogni opzione, obbliga anche al pessimismo per sfatare le negatività. Sette anni per esserci. Dall’incertezza del fallimento ai lustrini della Champions. E a quel telone da sventolare a metà campo, allo stadio griffato Uefa, all’appuntamento con tutte le tv del continente. Aurelio De Laurentiis il padrone di casa in doppio petto. Il presidente oroglioso e fiero, l’uomo galante e accogliente il giusto. Tappeto rosso per chi arriva. C’è il Bayern dei cinqunataquattro trofei in bacheca e le tre Coppe dei Campioni vinte di fila. Ci sono Franz Beckenbauer, il mito; e Kalle Rummenigge, la storia del club. E magari, in tribuna, anche le roi dell’Uefa Michel Platini. Cortesie per gli ospiti quindi. Ma solo fuori. In campo nessun amico. La Champions è l'obiettivo emotivo della stagione. È il picco del batticuore. È la competizione per cui si può anche dimenticare un attimo il campionato. Certe notti devi viverle tutte. Certe notti sono a Napoli. Francesco Modugno © RIPRODUZIONE RISERVATA 4 Lunedì 17 Ottobre 2011 Corriere del Mezzogiorno NA GLI AVVERSARI BAYERN, 111 ANNI Il portiere Manuel Neuer DI GRANDE CALCIO Rifondato dopo la guerra e ai vertici dell’Europa B ayern Monaco, oppure Bayern e basta. Purché ci sia la «n» finale però. Che li distingue da quelli delle aspirine di Leverkusen. Bayern Monaco. Che è come dire il meglio che c’è in Germania. Quasi quasi anche in Europa. Il calcio tedesco che comanda, insomma. Il blasone della tradizione, la gloria delle vittorie, la longevità della continuità a certi livelli. Millenovecento l’anno di fondazione. Storia di trionfi e coppe alzate, ma pure di fallimenti e scissioni socio-politiche. Erano gli anni della seconda guerra mondiale, di Hitler e del nazismo. E perciò delle perseguitazioni e degli stermini. Presidente e allenatore erano tentrambi ebrei: furono deportati, si smembrò la società, si dovette ricominciare daccapo. Centoundici anni di vita, cinquantaquattro i trofei. La bacheca è ogni anno da allargare. Spolverare diventa sempre più fatico- La concentrazione Un particolare momento di concentrazione della squadra prima che inizi la partita: i giocatori si riuniscono a centrocampo e si danno la carica Un modo, questo, simile a quello che metteva in pratica anche il Napoli, dalla serie C alla serie B so: ci vuole un addetto fisso all’Allianz Arena, lo stadio gioiello che di notte s’illumina e diventa tutto rosso. L’esempio migliore di come dev’essere un impianto moderno. Per le famiglie. Per lo spettacolo. Germania, Europa, il mondo, ovunque ci sono tracce di Bayern: una delle tre società europee, con Juventus e Ajax, ad aver fatto il grande slam, ad aver vinto Coppa Uefa, Coppa delle Coppe e Champions. Quest'ultima, già quand'era Coppa dei Campioni. Si giocava solo il mercoledì allora, partecipavano solo le più forti di ogni paese. E il Bayern lo era. D’Europa. Vinse per tre volte di fila, segnò un’epoca. C’erano Franz Beckenbauer in difesa e Sepp Maier tra i pali: due miti. E poi Gerd Muller, il bomber. Paul Breitner era invece il jolly di difesa e centrocampo con i capelloni ricci e le idee comuniste. Segnò anche a Zoff nella finale mondiale dell’82. Erano i migliori anni della loro vita. Quelli dopo la crisi finanziaria del 1950. Gli anni più difficili. Quelli delle casse vuote e degli stenti. Ma pure della rinascita. E allora, conti a posto e di nuovo grandi. Altri successi, altri campioni, oggi tutti racchiusi in una sorta di hall of fame di casa. Hoeness, Rummenigge, Matthäus, ma anche Klaus Augenthaler, roccioso difensore avversario del Napoli nella semifinale Uefa del 1989. Due a zero al San Paolo, gol di Careca e Carnevale. Poi lo show di Monaco di Baviera nel vecchio Olympiastadion e quel 2-2 che valse la finale. Immagini d'archivio: l’astuzia di Maradona, il contropiede di Careca, l’abbraccio in area di rigore, la festa azzurra e la delusione tedesca. Lì, dove sono abituati a vincere. Spesso. Perché qualche volta capita anche di perdere. Francesco Modugno © RIPRODUZIONE RISERVATA Tra i pali bavaresi un gigante da 24 milioni P roblema del Bayern numero uno: Manuel Neuer, il portiere. Essì, proprio lui, e ovviamente non perché sia scarso. Anzi. Con quel che l’hanno pagato: 23 milioni di euro, un record laggiù. Neuer è il portiere della Nazionale. Ha due mani che arrivano dappertutto. E un corpo da gigante per opporsi agli avversari: un metro e novantatré per poco più di novanta chili: se ti viene incontro ti sbarra la porta. Insomma, l’erede perfetto di Oliver Kahn: una leggenda al Bayern. Eppure che storia questa di Neuer. I tifosi non lo vogliono. O almeno, non lo volevano. Poi si sa, il tempo aiuta. E le prestazioni da portierone ancor più. Il peccato era originale: Neuer giocava con i rivali dello Shalke 04, e in qualche partita s’era un po’ lasciato andare: non solo aveva parato anche l’aria; ma certe esultanze erano sembrate esagerate ai tifosi; in particolare una proporio sotto la curva Sud dopo una paratona. E lì il tifo è caldo. Tutti contro Neuer quindi. Anche se fortissimo. Anche se poi si è pentito di certi atteggiamenti. Anche se con quello lì tra i pali, stai sicuro. Le contestazioni ancor prima che l’affare fosse chiuso. «Neuer non lo vogliamo», urlavano i tifosi. Nel ritiro di Riva del Garda fischi solo per lui. Poi il compromesso. Una sorta di manuale di comportamento da seguire rigidamente, un protocollo di cinque comandamenti stilato Numero uno Manuel Neuer direttamente dai gruppi ultras per lui: regole da rispettare per «sopravvivere» al Bayern. Così dicevano i tifosi. E allora, ecco la lista dei divieti e degli obblighi: Neuer non si può avvicinare alla Curva Sud dell’Allianz Arena, il covo del tifo bavarese, lì dove è nata la protesta. E il caso. Poi: vietato baciare la maglia e lanciarla ai tifosi. Pure quando c’è da far festa. Lui è sempre uno di loro, uno dello Shalke 04. E perciò non può neanche, e assolutamente, intonare le parole di «Humba»: l’inno dei fedelissimi. Tantomeno commentarne con la stampa il comportamento. Patti chiari per essere un calciatore del Bayern, insomma. Tutto qui? Quasi. Ovviamente deve parare e bene. Questa è la regola numero uno. Quella principale. Perché se sgarra, lo fa fuori l’allenatore. Non c'è mica bisogno della curva. F. M. © RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere del Mezzogiorno Lunedì 17 Ottobre 2011 5 NA 6 NA Lunedì 17 Ottobre 2011 Corriere del Mezzogiorno 7 Corriere del Mezzogiorno Lunedì 17 Ottobre 2011 NA IL PERSONAGGIO S i chiama Diego Armando Contento, è nato il primo maggio del 1990: il mese del primo scudetto del Napoli; l’anno del secondo tricolore azzurro. Un segno del destino, anche questo. È nato in Germania, Diego Armando, fa il calciatore, difensore mancino, gioca nel Bayern di Monaco, squadra con la quale ha fatto tutta la trafila, fin dalle giovanili (come del resto i fratelli Vincenzo e Domenico), per poi approdare in prima squadra, dove se la gioca con quel volpone di Philippe Lahm, titolare della corsia di sinistra. Insomma, c'è da aspettare il momento giusto, con pazienza ed umiltà. Doti che non mancano al paisà di Baviera. È nato in Germania, Diego, ma la sua famiglia è di Casalnuovo, in provincia di Napoli, zona est. Suo padre impazziva per Maradona, per anni non s’è perso una gara degli azzurri a Fuorigrotta. Un habitué del San Paolo, insomma, ed allora ecco spiegato il nome di battesimo di quel ragazzo che alla fine, anche se al di là delle Alpi, è diventato proprio un calciatore. Contento parla solo due lingue, il tedesco ed il napoletano. Ma nel suo cuore c'è solo sangue azzurro. «In camera ho il poster di Maradona, mi informo attraverso internet tutti i giorni sugli azzurri, e il mio calciatore preferito è il Pocho Lavezzi», confessa il ragazzo cresciuto in Baviera. Che adesso si troverà a vivere il suo piccolo dramma: «Sin da bambino sogno di indossare la maglia del Napoli e di giocare al San Paolo. È da sempre la squadra del mio cuore, in famiglia siamo malati del Napoli». Ed invece eccoci qua: il sogno di salire quelle scalette ed affacciarsi sul prato del San Paolo diventa realtà, ma la maglia indossata sarà quella della squa- DIEGO ARMANDO GIOCA A MONACO Il difensore mancino Contento è di origini napoletane, ed è nato il giorno del primo scudetto azzurro dra avversaria. Saranno momenti terribili, poco da fare. «Mi piacerebbe incontrare il Pocho, ma è troppo veloce per me, sarebbe difficilissimo marcarlo», disse poco più di un anno fa Diego Armando nel corso del ritiro del Bayern a Riva del Garda. Era una battuta, era una cosa che sembrava molto lontana, difficile da realizzarsi, allora. Invece, ci siamo. Tutto vero. Tutto adesso. Eppure il suo amore sconfinato per la maglia azzurra lo portò a dire: «Io alla Juve? Non ci penso nemmeno. Potrei rinunciare al Bayern solo per il Napoli». Sarà stato un caso, ma la Vecchia Signora l’anno scorso si lanciò sulle tracce del difensore, ma se ne tornò dalla Germania con le pive nel sacco. Insomma, come non volergli bene? Ha anche il nome di Maradona tatuato sul braccio destro. Ed ha giurato di volersi sposare con una ragazza napoletana, al massimo tedesca. E nel frattempo, ovvia- mente, continua a coltivare il sogno di giocare prima o poi con la maglia azzurra. «Magari. Il possibile numero di maglia? Non sarei così sfacciato da pretendere il numero 10 che fu di Maradona, ma il 26 sì. O al massimo il 30». Se son rose, fioriranno. E magari fioriranno presto, visto che il ragazzo ha il contratto in scadenza nel 2013. Nel caso, sarebbe festa grande. A Casalnuovo, e in quel pezzo di Baviera dove garrisce la bandiera azzurra, sempre e comunque. E che adesso si trova con il cuore diviso a metà. C'è il tifoso che sogna il successo della sua squadra del cuore, e il professionista che deve provare a farle lo sgambetto, perché adesso quella squadra è un’avversaria da battere. La prima di un tifoso che gioca dall’altra parte. Chissà che turbinio d’emozione. Dino Manganiello © RIPRODUZIONE RISERVATA Il difensore del Bayern Diego Armando Contento Le statistiche Ecco tutte le sfide giocate sull’asse Napoli-Germania: Q uando il Napoli incontra una squadra tedesca è sempre un mescolarsi di sensazioni contrastanti. La prima, dolcissima, porta alla straordinaria doppietta della stagione '88-'89 (ma in realtà vedremo che si tratta di una tripletta…), quella del successo in semifinale di Coppa Uefa proprio contro il Bayern di Monaco; quella dell'esaltante, indimenticabile finale contro lo Stoccarda che portò in riva al Golfo il prestigioso trofeo continentale. L’altra sensazione ha invece un retrogusto amaro. Perché con l’ultima formazione teutonica affrontata andò malissimo: doppia sconfitta di misura per gli azzurri contro l’Eintracht Francoforte ed eliminazione dall’Uefa già al terzo turno. Era la stagione 1994-’95. Più in generale, il Napoli ha incrociato nella sua storia per 8 volte avversarie tedesche. Tutte in Coppa Uefa, l’ultima appunto 16 anni fa. La prima risale al lontano 1967. Primo turno (allora l’Uefa si chiamava Coppa delle Fiere), avversario l’Hannover '96. Finì 4-0 a Napoli (rete di Girardo, doppietta di Altafini e autorete di Laszig), e 1-1 in Germania (a segno per gli azzurri Barison). Due anni dopo andò bene anche con lo Stoccarda, affrontato nei sedicesimi di finale: 0-0 in campo avverso, 1-0 a Fuorigrotta con rete decisiva di Canzi. La prima eliminazione per mano di una tedesca risale invece al 1982. Ancora nei sedicesimi, l’avversario era il Kaiserslautern di un giovane Brie- gel, ancora non approdato al Verona: azzurri ko già al San Paolo per 2-1 (inutile il lampo dell'argentino Ramon Diaz), poi un secco 2-0 nella Ruhr. E siamo alla cavalcata vincente della stagione ’88-’89. Che a voler leggere la geografia con gli occhi di oggi sarebbe segnata da ben tre confronti tra azzurri e squadre tedesche. Perché nei sedicesimi di finale Maradona e compagni si sbarazzarono della Lokomotive Lipsia, allora inglobata nella Germania Est, oggi a tutti gli effetti città federale. Il doppio confronto fu segnato dal pari esterno per 1-1 (a segno Francini) e da un perentorio 2-0 casalingo (gol ancora di Francini ed autorete di Sholz) per gli azzurri. Poi, ecco i due episodi già ricordati. La semifinale con il Bayern di Monaco: Careca e Carnevale-gol per il 2-0 finale a Fuorigrotta; doppietta dell’attaccante brasiliano per il 2-2 finale all’Olympiastadion. E la finale con lo Stoccarda: 2-1 al San Paolo (rigore di Maradona e ancora Careca); 3-3 in trasferta (Alemao, Ferrara e Careca) per il delirio azzurro. È stato quello l'ultimo acuto contro le tedesche. Nel 1990, agli ottavi di finale, passa infatti il Werder Brema: ko per 3-2 al San Paolo (Alemao e Careca), Caporetto per 5-1 in trasferta (gol della bandiera con autorete di Brehme). Infine, l’Eintracht Francoforte al terzo turno nella stagione ’94-’95, con due sconfitte di misura. D. M. © RIPRODUZIONE RISERVATA 8 NA Lunedì 17 Ottobre 2011 Corriere del Mezzogiorno 9 Corriere del Mezzogiorno Lunedì 17 Ottobre 2011 NA GLI ASSI AZZURRI Il tecnico, era ad un passo dall’addio, ora la nuova avventura sulla tolda di una corazzata chiamata Napoli WALTER MAZZARRI CONDOTTIERO AZZURRO E ccoli i protagonisti di questa stagione azzurra, i cavalieri che stanno portando il Napoli alla ribalta nazionale ed europea. Alla testa del gruppo, il condottiero, il toscano sanguigno che sta facendo amozionare il popolo azzurro. Walter Mazzarri da San Vincenzo, provincia di Livorno. A un passo dal mollare la tolda di comando è rimasto al suo posto e sta regalando ancora attimi di gioia agli amanti dei colori azzurri. «Quando siamo arrivati noi» è una delle frasi che maggiormente utilizza Walter Mazzarri nelle conferenze stampa. Ed ha ragione, quando è arrivato lui, con il suo staff, la musica a Napoli è cambiata. Radicalmente cambiata. In un panorama di allenatori che girano in continuazione, nonostante i due anni e spiccioli della sua permanenza napoletana, Mazzarri ha accompagnato per mano tutto un ambiente in un cambio radicale di mentalità. Ha trovato una squadra depressa, una tifoseria depressa, un clima depresso dalla gestione Donadoni che non era riuscita a creare il giusto feeling con la città. «Vedrete, la mia squadra dà l’anima in campo» e così accade ogni domenica, ed ora anche di mercoledì o martedì. Non è importante chi gioca ma come gioca. E così sui prati di Castelvolturno i movimenti sono ripetuti in maniera certosina. De Laurentiis, che non ha mai fatto mistero di voler portare il mister livornese a Napoli ben prima del suo reale La scheda Il suo palmarès da allenatore è privo di qualsiasi trofeo anche se ha condotto alcune squadre in un campionato maggiore rispetto a quello in cui giocavano o le ha comunque portate alla finale di alcune competizioni nazionali. Ad esempio, nel campionato 2003-2004, ha portato il Livorno dalla Serie B alla Serie A ed è stato sempre lui a condurre la Sampdoria alla finale di Coppa Italia nel 2009 e il Napoli al 3˚posto e così in Champions League dopo 21 anni. arrivo, gli ha dato la possibilità di programmare, di crescere con la squadra e gli effetti si vedono. Nell’ultimo incontro con i tifosi in occasione della presentazione di un libro si è anche immedesimato nel ruolo di capopopolo nell’eterno dualismo nord-sud che il Napoli sta abbattendo a colpi di risultati. A Fuorigrotta Mazzarri si sta giocando una grande chanche. Voleva andar via nel giugno scorso ma la forza del programma e i giocatori che aveva richiesto lo hanno convinto. Giocare per lo scudetto e mettersi in luce in Champions. Non gli era mai successo. Napoli gliene sta dando l’occasione. Mezza Europa sta facendo i complimenti al suo Napoli. Con Pepe Guardiola, tecnico del Barcellona, si sono scambiati i numeri di cellulare dopo la scoppola presa al Nou Camp. A Manchester Mancini ha toccato con mano la pericolosità del Napoli, Ranieri, nonostante gli scivoloni dell’arbitro Rocchi, non ha mai messo in discussione la legittimità della vittoria di San Siro. E Mazzarri è una bestia nera del tecnico romano che non riesce mai a prevalere contro di lui. La forza di Mazzarri è nello staff. Il preparatore atletico Pondrelli in testa che stila una sorta di vademecum. È come se ci fosse un semaforo per ogni giocatore: verde: utilizzo tranquillo; giallo: massimo trenta minuti altrimenti è a rischio infortunio; rosso: turnover. Il segreto del Napoli è anche questo. E dopo il mister che ha avuto il merito di MONTEFORTE IRPINO - AVELLINO Via Molinelle (Inizio variante Avellino-Atripalda) Tel 0825 683608 - Fax 0825 685796 aver amalgamato i singoli, ci sono loro, i tre protagonisti dell’attacco azzurro. Lo criticano per lo scarso fiuto del gol. Lui risponde a suon di assist. Lo scorso anno il suo piede, che fosse un rigore procurato, un cross, un angolo o un passaggio filtrante ha dato il via al 75% delle segnature del Napoli e non sono pochi. Quest’anno ha segnato a Cesena, ha colpito una traversa a Manchester, è risultato determinante a Milano contro l’Inter. Sembra che De Laurentiis gli abbia detto: non fare capricci, dai il meglio di te stesso e a fine anno se vuoi andar via io non sarò ferreo sul rispetto della clausola dei 31 milioni che ti lega al Napoli. Ma il Pocho risponde con grandi gesti di affetto per i napoletani. L’apertura di un profilo su Twitter ha regalato un Lavezzi diverso. Tante le foto postate con cene, uscite in mare, serate passate in tranquillità. Chi invece di gol ne fa a valanga è Edinson Cavani, l’uruguaiano che segna con la stessa frequenza in Italia e in Sudamerica senza risentire di fatica e fuso orario. E infine c’è Marek Hamsik che si è tolto anche lo sfizio di segnare a San Siro, l’unico stadio nel quale non era riuscito a mettere il suo sigillo. Era lo stadio nel quale le sirene del calciomercato volevano si trasferisse, sponda Milan, nel giugno scorso. Ma il suo futuro è all’ombra del Vesuvio. BENEVENTO Zona Indusriale Pezzapiana Tel 0824 21000 Fax 0824 50357 Donato Martucci © RIPRODUZIONE RISERVATA 10 Lunedì 17 Ottobre 2011 Corriere del Mezzogiorno NA CONTI IN REGOLA Il fair play finanziario Campionario Basti pensare che il Bayern Monaco vanta oltre ottocento articoli commerciali griffati tra cappellini, magliette, accendini, penne, asciugamani, giocattoli e molto altro ancora Articoli che vanno a ruba e sono molto richiesti dai tifosi di tutto il mondo IL BAYERN MONACO UNA MACCHINA DA SOLDI La scheda Fatturato annuale da record per lo storico club tedesco: 350 milioni di euro, di cui oltre la metà arriva dal merchandising A ll’interno del colletto della nuova maglia ufficiale c’è stampato «mir san mir», ovvero «siamo quello che siamo». Il Bayern Monaco, 111 anni è non sentirli, prossimo avversario del Napoli al San Paolo, oggi è la quarta potenza calcistica d’Europa, con un fatturato annuale che si aggira sui 350 milioni di euro ed un palmarès che annovera 22 scudetti, quattro Coppe dei Campioni e due titoli intercontinentali. Il club del presidente onorario Franz Beckenbauer e del direttore generale Karl-Heinz Rummenigge, due leggende viventi, entra a far parte stabilmente dell’Olimpo del cacio a partire dagli anni 70. Gli anni in cui grazie proprio a un giovanissimo Beckembauer e ad campioni del calibro di Sepp Maier, Gerd Müller, Uli Hoeness e Paul Breitner, i bavaresi vincono per tre volte consecutive la Coppa dalle grandi orecchie, diventando una macchina da calcio perfetta. Da allora il club tedesco, che nel tempo ha sempre privilegiato l’acquisto e la valorizzazione di giocatori made in Germania, ha tenuto ben dritta la strada del successo, mantenendo nel suo Dna il fair play finanziario: gli ultimi tre esercizi del bilancio consolidato si sono chiusi con un utile in costante aumento. Il valore dei suoi campioni si avvicina ai 350 milioni di euro. L’indebitamento del gruppo, pari a 242,6 milioni di euro, è dovuto esclusivamente alla realizzazione del nuovo stadio: l’Allianz Arena, un gioiello dell’architettura da 70 mila spettatori, realizzato nel 2005 e costato 365 milioni. I panzer tedeschi insomma macinano soldi da tutte le parti: il 23% dall’incasso al botteghino, il 17% dai diritti televisivi e ben il 60% da attività commerciali. Basti pensare che il Bayern, che vanta oltre 800 articoli commerciali griffati tra cappellini, magliette, accendini, penne, asciugamani, giocattoli e molto altro ancora, ha incassato solo dal merchandising, lo scorso anno, quasi 180 milioni di euro. A questi numeri, tanto per aumentare il senso di solidità finanziaria del club, va aggiunto che tra i proprietari della società, con quote del 9% ciascuno, ci sono colossi come l’Adidas e l’Audi. E tra gli sponsor la Deutsche Telekom che versa 25milioni l’anno nelle casse dei bavaresi. Nonostante ciò Rummenigge non nasconde la sua preoccupazione per l’arrivo nel calcio degli arabi e dei russi che con le loro vagonate di soldi rischiano di far saltare il banco «La Uefa ha fatto recentemente sapere che il 60% dei club europei che gioca nei massimi campionati continentali ha i conti in rosso. Il Fair play finanziario non può essere attuato solo a parole, i russi e gli arabi giocano un ruolo fin troppo importante — si è lamentato Rummenigge — . Il loro benessere consente di spendere milioni in giro per l’Europa. Tutto così diventa più costoso, dagli ingaggi al costo dei cartellini». Motivo per il quale a partire dall’estate del 2007, per restare al top in Europa, il Bayern ha aumentato significativamente gli investimenti per rafforzare la squadra. In quattro anni sono stati spesi 180 milioni di euro. Nell’ultimo calciomercato i tedeschi hanno comprato per 44 milioni, incassandone soltanto 5 dalle cessioni. Il colpo dell’estate si chiama Manuel Neuer, portiere acquistato dallo Schalke 04 per 28 milioni. L’operazione ha subito dato i suoi frutti: Neuer è già entrato nella storia del club, battendo il record di imbattibilità detenuto da un mito con i guantoni come Oliver Kahn. Dopo la rete subita alla prima di campionato dal Borussia Moenchengladbach, il nuovo numero uno ha letteralmente abbassato la saracinesca nei successivi 1.018 minuti. Cinque in più di Kahn. Anche in Champions Neuer ha mantenuto la sua porta inviolata. Oltre al fenomeno tra i pali, sono arrivati il terzino Rafinha dal Genoa per 6 milioni, Jérôme Boateng, ex difensore del Manchesrt City, per 13 milioni e Nils Petersen per 3 milioni da Cottbus. A Monaco è sbarcato anche il giapponese Takashi Usami, attaccante di talento della nazionale nipponica. Con Usami i bavaresi mirano a conquistare anche il mercato orientale, soprattutto quello del merchandising. I nuovi arrivati hanno puntellato ulterior- Multinazionali proprietarie Tra i proprietari della società calcistica, con quote del 9% ciascuno, ci sono aziende con sedi in tutto il mondo come l’Adidas e come l’ Audi Gli investimenti i calciatori Nell’ultimo calciomercato i tedeschi hanno comprato per 44 milioni, incassandone soltanto 5 dalle cessioni. Il colpo dell’estate è il portiere Manuel Neuer mente una rosa di valore assoluto dove spiccano pezzi da novanta come il bomber super Mario Gomez, acquistato per 30 milioni dallo Stoccarda nel 2009, autore di 28 reti lo scorso anno. Per non parlare del talento fatto in casa di Thomas Muller: il 22enne del vivaio, che oggi vale già 35 milioni. Poi c’è l’olandese Robben, 40 milioni, il francese Ribery, 38 milioni, il difensore Philipp Lahm, 28 milioni. Altri pezzi pregiati cresciuti nel vivaio sono il 21enne centrocampista Toni Kroos ed il terzino sinistro Holger Badstuber. Sempre dalle giovanili è arrivato in prima squadra da tempo Schweinsteiger, il biondo centrocampista che ad appena 27 anni è già uno dei senatori del club e della Nazionale. «Il calcio è un gioco semplice: 22 uomini rincorrono un pallone per 90 minuti e, alla fine, vincono i tedeschi», sosteneva Gary Lineker, miglior realizzatore inglese nelle fasi finali della Coppa del Mondo, ripetutamente scottato dalle sfide con la Germania. Noi italiani, per fortuna, abbiamo altre tradizioni con i tedeschi, sia a livello di nazionale che di club. E quasi sempre lo scherzetto l’abbiamo fatto noi a loro. Scrivendo spesso anche le nostre pagine più belle di storia del calcio. Mimmo Florio © RIPRODUZIONE RISERVATA Il Fußball-Club Bayern München (Club Calcistico Monaco Baviera), noto in Italia come Bayern Monaco o Bayern, è una società polisportiva tedesca avente sede a Monaco di Baviera, celebre per la sua sezione calcistica, che milita nella Bundesliga ed è la compagine più titolata di Germania, nonché una tra le più vittoriose d’Europa e del mondo. Insieme con la Juventus e l’Ajax è l’unica squadra che ha vinto le tre principali competizioni Uefa per club. Il palmarès del Bayern annovera 2 Coppe Intercontinentali, 4 Coppe dei Campioni/Champions League, 1 Coppa UEFA, 1 Coppa delle Coppe, 22 titoli nazionali e 15 Coppe di Germania. Dal 1925 il Bayern gioca nel Grünwalder Stadion con il Monaco 1860. Durante la II guerra mondiale lo stadio fu distrutto dai bombardamenti e ricostruito totalmente nel 1948 e il primo incontro fu disputato nel 1961 contro il 1. FC Nürnberg. Lo stadio aveva una capienza di soli 44.000 posti e perciò fu ricostruito per i giochi olimpici del 1972. Il nuovo impianto, che vantava una capienza massima di 79.000 spettatori, fu rinominato Olympiastadion e venne inaugurato all’inizio della stagione 1971-72. Nel 2002 il Bayern e il Monaco 1860 costruirono un ulteriore nuovo stadio: la modernissima Allianz Arena, edificata nella parte nord della città. L’impianto è agibile dalla stagione 2005-06; vanta una capacità di 69.900 persone. È una costruzione ultratecnologica, capace di illuminarsi all’esterno con i colori della squadra di casa. La prima rete segnata nel nuovo stadio è stata di Owen Hargreaves. Corriere del Mezzogiorno Lunedì 17 Ottobre 2011 11 NA 12 Lunedì 17 Ottobre 2011 Corriere del Mezzogiorno NA LE CURIOSITÀ È nato a Modena. Il papà è di Ancona, ma da quindici anni vive a Napoli ed è quindi da considerarsi a tutti gli effetti napoletano. Michael Santoni Monticelli, 26 anni compiuti giovedì scorso, è un grande tifoso del Napoli ma per lavoro è a Monaco di Baviera. Come professione fa il cuoco ed è anche bravo, spigliato e buca il video. Tant’è che il Gambero Rosso Tv, lo ha scelto per un programma che ha riscosso un grande successo: «Una cucina per due». Due cuochi a confronto, espressione della cucina del Nord e del Sud. Il programma ha avuto grandi consensi ma Michael ha ricevuto un’offerta di lavoro ed è volato a Monaco di Baviera, dove lavora, studia, si diverte ma non vede l’ora di tornare a Napoli. «Perché qui fa troppo freddo e poi alle volte mi sono un bel piatto di spaghetti alle cozze, la mia passione». Tra pentole e fornelli, Michael lavora al «Giorgio Armani Café» come exsecutive chef. Presto, però tornerà a Napoli. «Io sono il primo esempio di migrazione al contrario dal Nord (Modena) al Sud (Napoli) e ormai sono napoletano a tutti gli effetti. Ho studiato al Suor Orsola Benincasa, sto bene qui a Monaco, mi pagano bene. Ma sto cercando altro. Non mi fermo mai». Quando era a Napoli spesso andava allo stadio. Ora vive la passione per la maglia azzurra molto da lontano e per questo sicuramente con più trasporto. «Quando la squadra ha giocato a Manchester alla vigilia tutti mi prendevano in giro. Io ho fatto di tutto per vedere la partita, ho sconvolto Monaco e che soddisfazione quando il Napoli ha ammutolito tutti con una grande prestazione». In Germania il Napoli è molto temuto, come conferma Michael: «Sì, ci temono. I biglietti per andare al San Paolo sono andati a ruba. Ma con il Villarreal è stato speciale. Ero nel bar dove si riuniscono tutti gli studenti, si sentiva solo la mia voce. Il giorno dopo mi guardavano e sorridevano. Mi dicevano: Napoli e ripetevano i cori che avevo fatto il giorno prima. Una sensazione spettacolare». Quando era a Napoli aveva anche un ristorante il «Peperoncino Club» a Bacoli. Il locale, un anno e mezzo fa è stato ceduto quando i suoi genitori sono dovuti andare ad Ancona. Michael non si è arreso ed ha trovato lavoro al Gambero rosso, poi da Armani e ora è in cerca di lavoro. Tornerà a Napoli. Nel frattempo ha seguito una serie di master enogastronomici e si aggiorna di frequente perché vuole sempre migliorare: «Per un anno e mezzo — prose- IO (QUASI) NAPOLETANO IN TERRA BAVARESE Il cuoco Monticelli da Monaco: «Bello vedere vincere il Napoli dalla città dei nostri avversari» Ai fornelli Michael Santoni Monticelli tra i fornelli gue — non ho potuto seguire il Napoli allo stadio. Ero impegnato ai fornelli a Bacoli. Il locale andava forte, la gente ballava sui tavoli. C’era grande allegria e la cucina, secondo quello che mi dicevano i clienti, era buona. Vado forte con la pasta e i risotti». Il suo accento non è proprio napoletano, ma Napoli c’è l’ha davvero nel cuore: «In Germania mi hanno sempre descritto una Napoli bella sì, ma piena di immondizia. Io ero mortificato perché la città la conosco bene. Per nostalgia ogni tanto ascolto Sergio Bruni che raccontava di una città diversa. Ecco, io sono più napoletano di tanti altri. È una città che mi ha stregato. Lo dico con sincerità: spes- so mi ritrovo su internet e guardo Sorrento, Baia, il Golfo e tanti altri luoghi che io ho vissuto per 15 anni. La gente non ci può credere, ma Napoli è casa mia. Io dico a tutti che sono di Napoli. Anche se non sono nato qui ci sto da 15 anni, quindi sono napoletano a tutti gli effetti». E ora c’è il Bayern, come lo cuciniamo? «Beh, con un Cavani abbondante, con una spruzzatina di Hamsik, ricoperto di Lavezzi». E questo piatto come lo chiamiamo? Bayern cotto in salsa napoletana: ottimo, abbondante e dal sapore forte». Donato Martucci © RIPRODUZIONE RISERVATA Il libro «L’incontro di ritorno» di Salvatore Bonavita La curiosità Dal Goethe al consolato di Germania simpatia per il Napoli Azzurri in finale di Champions, il «sogno» in un romanzo E i «tedeschi napoletani» tifano per Cavani, Hamsik e compagni «N hi si aspettava capannelli di tifosi tedeschi a Napoli, riuniti a seguire e tifare Bayern Monaco tra fiumi di birra e cori da Oktoberfest per la gara di Champions martedì prossimo, rimarrà deluso. Sperando - da un punto di vistadel tutto azzurro - che i supporter in arrivo dalla Baviera non avranno granché da esultare per strada, fa riflettere il fatto che i «tedeschi napoletani», ovvero quelli che per lavoro o per studio si trovano a vivere in terra partenopea, non solo non sosterranno con tutte le loro forze la squadra biancorossa, ma simpatizzeranno addirittura per il Napoli. L'indiscrezione trapela dai due enti tedeschi principali presenti nella città partenopea: il Goethe Institut e il consolato di Germania. Nel luogo d'insegnamento per eccellenza della lingua e della cultura tedesca, diretto da Maria Carmen Morese, non è prevista alcuna proiezione della partita e nessun evento in particolare per il match che affollerà in ogni ordine di posto lo stadio San Paolo (più della finale di Coppa Uefa dell'89 contro lo Stoccarda). Forse c'è più calore e attenzione quando gioca la Nazionale, in imperdibili occasioni come la semifinale della Coppa del Mondo del 2006. Ma quando gioca una squadra di club, seppur illustre come il Bayern Monaco, le reazioni sono piuttosto freddine. «Anche perché ormai i tanti insegnanti tedeschi che lavorano qui da tanti anni sono praticamente diventati napoletani e tifosi della squadra azzurra - fanno sapere dal Goethe -. Soprattutto in questi tempi, visti i successi e la simpatia che il club di De Laurentiis è capace di generare a tutti i livelli». Stesso discorso al consolato tedesco di via Crispi: lì la «febbre oi vogliamo sognare… vuje nun ce scetate». E' questo lo slogan che campeggia su uno striscione esposto in città, alla vigilia della semifinale di Champions League conquistata dal Napoli. In attesa che accada realmente, ciò che succederebbe in caso di eventi del genere lo si può leggere nel gustoso romanzo di Salvatore Bonavita «L'incontro di ritorno», edito da Guida. L’esordiente scrittore napoletano, che lavora da anni nel mondo dell'editoria, ha immaginato che la compagine azzurra si trovi a un passo dalla finale della massima competizione europea. Le cose, però, non iniziano bene: nella gara di andata, al San Paolo, gli uomini di Mazzarri (che però non è mai nominato) perdono 0-1 contro un team molto più forte e blasonato (pare il Real Madrid). Ma l'atmosfera d'entusiasmo non si placa ed ecco che i tifosi preparano un maxi-esodo per il match di ritorno. Il Napoli raccontato con abilità di sceneggiatore provetto da Bonavita è una squadra gagliarda. E' quello che dalla serie C è risalito in A fino a raggiungere traguardi impensabili nel 2004, anno del fallimento. E c'è Aurelio De Laurentiis, che diventa personaggio letterario col suo carattere imprevedibile e le dichiarazioni vulcaniche. Addirittura ricompare nello staff tecnico il mitico Carmando, quasi un «nume tutelare» sulle sorti degli azzurri. Ma il romanzo è anche tanto altro. E' una riflessione sulla città d'oggi e sulle sue contraddizioni, sul suo dialetto e sui suoi slanci di passione in grado di cancellare ogni male. Protagonista del racconto è Raffaele, giovane centrocampi- Supplemento al © Distribuito con il Corriere della Sera non vendibile separatamente Marco Demarco direttore responsabile Maddalena Tulanti vicedirettore Francesco Durante redattore capo redazione campana sta del vivaio partenopeo promosso in prima squadra. Egli incarna la speranza che il Napoli possa far esordire quanti più under 21 possibile. C'è però una macchia scura nella sua adolescenza di Raffaele: guidava un motorino durante uno scippo ai danni di un'anziana signora compiuto da Giusep- Salvatore Bonavita ha pubblicato l e raccolta di proverbi napoletani «Fessarie ’e cafè» e «Parla comme t’ha fatto màmmeta» Carmine Festa redattore capo centrale Editoriale del Mezzogiorno s.r.l Ernesto Cesàro presidente Nicola Putignano vicepresidente Giorgio Fiore amministratore delegato pe, il suo migliore amico. Per una tragica fatalità, la donna muore dopo aver sbattuto la testa sul marciapiede. Raffaele si costituisce subito e risorge con il calcio. Giovanni è latitante da anni, in un paese straniero. Ma il destino ha in serbo un disegno davvero particolare: basterà un gol di Raffaele ai supplementari e l'accesso del Napoli alla finale per rendere possibile anche ciò che sembrava impossibile. Marco Perillo © RIPRODUZIONE RISERVATA Sede legale: Vico II S. Nicola alla Dogana, 9 80133 Napoli - Tel: 081.7602001 Fax: 081.58.02.779 Reg. Trib. Napoli n. 4881 del 17/6/1997 © Copyright Editoriale del Mezzogiorno s.r.l. Tutti i diritti sono riservati. Nessu- na parte di questo quotidiano può essere riprodotta con mezzi grafici, meccanici, elettronici o digitali. Ogni violazione sarà perseguita a norma di legge. Stampa: Sedit Servizi Editoriali srl Via delle Orchidee, 1 - 70026 Z. I. Modugno - Bari - Tel. 080.585.74.39 C Rcs Produzioni spa. 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Magari una vittoria per parte, al San Paolo per il Bayern e all'Allianz Arena per il Bayern. Speriamo passino entrambe il turno». Inutile dire per chi faranno il tifo le birrerie tedesche napoletane: il Krugel di via Piave e Herr Daniel di via Kaufmann. Lì di bavarese ci sarà soltanto la birra. M. P. © RIPRODUZIONE RISERVATA 110 colore; Legale sentenze € 142; Ricerche di personale € 100; Commerciale € 104; Occasionale € 129; Posizione prestabilita più 20%; Ultima pagina più 25% Proprietà del Marchio: © RCS Quotidiani S.p.A. Distribuito con il Direttore responsabile: Ferruccio de Bortoli Corriere del Mezzogiorno Lunedì 17 Ottobre 2011 13 NA 14 NA Lunedì 17 Ottobre 2011 Corriere del Mezzogiorno 15 Corriere del Mezzogiorno Lunedì 17 Ottobre 2011 NA CITTÀ IN FIBRILLAZIONE Entusiasmo Nella foto al centro, la coda dei giorni scorsi per l’acquisto dei tagliandi della gara di domani contro i campioni tedeschi del Bayern Alberghi pieni da giorni, i tifosi pianificano già la trasferta a Monaco C’È IL SOLD OUT IN CITTÀ T utto esaurito. Per domani sera, in città, non c’è un buco libero. Pieno l’hotel Vesuvio, pieno l’Excelsior, pieno l’hotel Romeo, il Majestic, l’Alabardieri... Tutti prenotati da tempo da tifosi in arrivo da tutto il mondo per la partita Napoli - Bayern Monaco. Gli alberghi che, per primi, hanno ultimato la disponibilità di stanze e suite sono quelli a quattro e cinque stelle. Fin dal primo momento è stato opzionato dalla squadra il grand hotel Vesuvio, sul lungomare. Il che, in termini tecnici, significa oltre trecento ospiti che saranno alloggiati fra stanze e suite con vista mare. Si tratta di giocatori, staff tecnico e degli sponsor. «Già da tempo — rivela Alberto Luciano, responsabile degli eventi — squadra e sponsor hanno prenotato. Questo tipo di calcio si muove così, con grande anticipo e richieste molto precise e circostanziate. E noi siamo attrezzati per far fronte ad ogni tipo di esigenza». Pochi metri più avanti, stesso panorama mozzafiato sul Golfo, c’è l’hotel Excelsior. Il direttore, Gianni Ricci, rimanda da giorni al mittente tutte le prenotazioni in arrivo. Anche qui c’è il tutto esaurito da tempo. All’hotel Majestic e all’Alabardieri, ad un passo da piazza dei Martiri, è tutto pieno da tempo. Nessuna disponibilità neanche all’hotel Romeo, albergo extralusso di via Cristofo Colombo, dove le prenotazioni sono arrivate online da tutto il mondo. Tifosi di lusso che cercano sistemazioni alberghiere di profilo alto e che — ad una bella serata di calcio — abbinano due giorni in una Napoli che comunque riserva sempre emozioni e bellezze universali. Si calcola che i supporter bavaresi in città, domani sera, saranno oltre tremila. E, su questa lunghezza d’onda, sono tantissimi i tour operator che stanno vendendo la partita Bayern - Napoli con volo e soggiorno alberghiero per il prossimo 2 novembre. I prezzi sono mediamente abbordabili, il fascino dell’evento altissimo. Del resto a Monaco di Baviera, poco più di 20 an- I tedeschi alloggeranno al Vesuvio Il respondabile degli eventi dell’hotel Alberto Luciani: «Già da tempo la squadra e lo sponsor hanno prenotato nella nostra struttura» ni fa, il Napoli di Maradona si aggiudicò la finale di coppa Uefa pareggiando con il Bayern nella gara di ritorno delle semifinali. È facile prevedere che l’Allianz Arena si colorerà di nuovo di azzurro. Ma per ora è il momento di andare in scena al San Paolo, davanti ad un pubblico internazionale per una gara da record. Record di pubblico e record d’incasso di tutto il girone eliminatorio Champions con 2,4 milioni di euro. Ma soprattutto record della storia del Calcio Napoli: neanche per Napoli-Stoccarda, finale Uefa, si era incassato tanto. Centinaia di giornalisti e decine di tv sono in arrivo da tutto il mondo e la Uefa si è riservata un numero superiore di posti in tribuna stampa rispetto al solito. Anna Paola Merone © RIPRODUZIONE RISERVATA 16 NA Lunedì 17 Ottobre 2011 Corriere del Mezzogiorno