Vox Kantis
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Numero V Febbraio 2014 Vox Kantis Disegno di Valentina Zaratti, IIIC CONTENUTI 03 · “Per qualsiasi squadra tu giochi” 04 · Giovani “No Tav” crescono... 05 · Marius, una vita inutile 07 · Re(l)azione 08· Sette spose per sette fratelli 10 · Judo: arte marziale e difesa personale 11 · Intervista a Michele Placido 13 · Alan Wake 14 · Anni felici 15 · Andiamo tutti quanti allo zoo comunale 16 · Battaglia di Azincourt 17 · Cork 18 · Lucca 19 · Come si migliora negli scacchi 1 EDITORIALE Il numero di questo mese vi si delle polemiche per la “questione” presenterà più “scarno” rispetto ai omosessualità, e l’ormai nota lotta precedenti: gli impegni scolastici No Tav che infiamma anche i più si fanno sentire e a volte possono piccoli contestatori. sottrarre tempo ai ragazzi della Infine, le nostre rubriche che redazione a cercare nuovi spunti dispensano consigli sui segreti creativi. degli scacchi, che danno voce Ma questo non significa che sia all’impegno sociale dello scautivenuto meno il livello di qualità dei smo e alla tutela dell’ambiente nostri articoli, anzi, terrei a segnae degli animali; per chi, invece, lare un’interessante iniziativa svol- volesse svagare la mente con altri tasi al teatro Sistina e incoraggiata intrattenimenti, Michela Sabani dalla prof.ssa Minniti, che gentil- consiglia un nuovo videogioco, non mente ringraziamo. Alcuni di noi, troppo complicato ma decisameninfatti, hanno avuto la possibilità te avvincente. di assistere, in veste di giornalisti, a una conferenza stampa, tenuta Arianna Antonelli dal regista Massimo Romeo Piparo e dal suo cast, del musical “Sette Spose per Sette Fratelli”, in scena dall’11 febbraio al 16 marzo. Piparo, da quest’anno direttore artistico del Sistina, e gli interpreti principali hanno soddisfatto le curiosità dei giornalisti parlando delle proprie esperienze passate e del loro rapporto con il teatro. Ma ora non vorrei dilungarmi troppo, se siete interessati troverete tutto questo nelle pagine a seguire. A chiudere la sezione relativa agli spettacoli teatrali, a cui –come potete constatare– abbiamo lasciato grande spazio, un’intervista a Michele Placido impegnato in questi ultimi mesi sul palcoscenico con lo “Zio Vanja”, un classico del mondo cechoviano che rimane ancora vivo e attuale. Per la cronaca estera ci tengono a contatto con l’attualità Federica Sasso e Giulia Di Censi con i loro rispettivi articoli sulle Olimpiadi invernali di Sochi, che il governo Putin ha messo sotto i riflettori Direttrice Jessica Andracchio, IVCL Redazione Giuditta Migiani, IIIAL Arianna Antonelli, IIIA Marta Dibitonto, IA Chiara Innocenzi, IA Daniela Movileanu, IA Michelangelo Conserva, IC Giulia Di Censi, IIID Valeria Paris, IIID Gabriele Ghenda, IIFL Michela Sabani, IIIGL Valentina Midolo, IA Virginia Cenciarelli, IVAL Federica Sasso, IIIC Professori referenti Salvatore Alessi Valerio Giannetti Silvia Concetta Minniti 2 CRONACA ESTERNA “Per qualsiasi squadra tu giochi” L a cerimonia di apertura dei giochi olimpici di Sochi 2014 segna l’inizio di una delle Olimpiadi forse più criticate e discusse della storia: a portare sotto i riflettori la Russia non sono solo i vociferati elevatissimi finanziamenti stanziati alla realizzazione di tale evento, sorprendentemente alti per un’Olimpiade invernale (37 miliardi di euro, in confronto ai 28 milioni per le Olimpiadi Invernali di Torino 2006), a scapito anche della crisi in cui versa attualmente il paese, ma soprattutto la polemica scatenata dalle leggi anti-propaganda gay da parte del presidente russo. Il volutamente vago termine “propaganda” mette quindi al bando qualsiasi tipo di libertà per le comunità LGBT (Lesbiche, Gay, Bisessuali, Transessuali) e oltretutto implica che chiunque venga colto anche solo a parlare di omosessualità in termini “propagandistici” possa essere passabile di una salatissima multa o, nei casi peggiori, in cui si sono ritrovati alcuni gruppi di manifestanti gay, che per protesta si baciavano davanti alla Duma, addirittura alla repressione e all’arresto. In vista del macroscopico evento, compromesso e gettato dalle recenti leggi in un turbine di aspre critiche, cui andava incontro Putin, paesi di tutto il mondo hanno alzato 3 la testa e si sono mobilitati in vari gesti di protesta e indignazione. Associazioni di attivisti a pochi giorni dall’apertura dei Giochi hanno cercato di attirare su di sé l’attenzione dei maggiori sponsor con manifestazioni e proteste in molte tra le più grandi città del mondo, quali Londra, New York, ecc. Alla lotta si è aggiunta anche la società di Google, con l’ormai famoso Doodle del giorno dell’inizio dei Giochi, rappresentato nei colori arcobaleno, simbolo ormai da tempo dell’orgoglio omosessuale, che dichiara così il marchio in aperto contrasto con le recenti deliberazioni del Cremlino. Singole persone, nel loro piccolo, hanno cercato di dare il proprio contributo pubblicando la loro opinione in merito agli avvenimenti attraverso Social Network come Twitter, Facebook, o Tumblr. Proprio su quest’ultima piattaforma, da qualche tempo, è diventata virale la fotografia del premio Oscar Tilda Swinton, catturata nell’atto di sventolare anche lei una bandiera arcobaleno, davanti al palazzo del Cremlino, rischiando l’arresto. Altri, che hanno cercato di CRONACA ESTERNA vigilia dell’apertura delle Olimpiadi. Tilda Swinton davanti al Cremlino Due ragazze si baciano davanti alla Duma emulare il gesto dell’attrice, non ugualmente fortunati, sono stati arrestati e trattenuti anche per alcune settimane. Ma più evidenti di tutti sono stati i pubblici interventi di importanti personalità, come quella del Segretario generale dell’Onu Ban Ki-moon: “Il mondo si sollevi contro gli attacchi ai gay” afferma il Segretario nella sessione del Comitato olimpico internazionale alla Ma perché, invece, l’evento in sé ha fatto così tanto discutere? 7 febbraio 2014, Sochi. A nessuno sembrava di aver mai sentito parlare di questa città prima d’ora? Sicuramente perché si tratta di una località balneare sul Mar Nero, scelta appositamente per la vicinanza di alcuni impianti sciistici del Caucaso. Il villaggio, come già accennato, è stato tirato su in pochi mesi grazie ad ingenti spese: “spettacolare”, così Dmitry Chernyshenko, presidente del comitato organizzativo di Sochi 2014, aveva preannunciato la cerimonia di apertura e di certo non è stata meno sfarzosa del previsto. Gli spettacoli pirotecnici, le tredici scene che hanno ripercorso la storia e le glorie della Russia, hanno portato in un vero e proprio trionfo lo “Zar” Putin. 65 capi di stato su 88 presenti hanno assistito alle sfilate delle delegazioni dei propri paesi, come il ormai ex-presidente del consiglio italiano Enrico Letta. Di notevole impatto è stata soprattutto la presentazione della Germania, che ha sorpreso gli spettatori con le sue divise, troppo poco tedesche, e troppo color arcobaleno, sfidando apertamente Putin e le sue leggi. Peccato tuttavia che all’appello mancassero proprio i grandi del pianeta: infatti il presidente degli Stati Uniti d’America, Barack Obama, o anche alcuni importanti capi di stato europei, come François Hollande, presidente francese, la cancelliera tedesca Ange- la Merkel e il primo ministro inglese James Cameron, hanno deciso di boicottare i Giochi. Non a caso, quando alla fine dello spettacolo i cerchi olimpici, cinque fiocchi di neve che secondo una coreografia di luci avrebbero dovuto trasformarsi nel simbolo dei Giochi, sono rimasti, per qualche disguido tecnico, solo in quattro, alcuni hanno voluto interpretare il cerchio mancante come quello dell’America, proprio a sottolineare l’assenza del presidente Obama. Ma dopotutto la televisione locale russa è riuscita a tagliare via dalle trasmissioni il mancato cerchio olimpico, come se non bastasse la censura della propaganda omosessuale. — di Federica Sasso, IIIC Giovani “No TAV” crescono... “C ome mai venite qui a parlare di legalità e lotta al bullismo, mentre in Valle di Susa picchiate i ‘No Tav’ e non rispettate la legge?” Lo chiede senza timore o vergogna la genuinità di una bambina di prima media che a undici anni ha già le idee ben chiare. A dover rispondere è il comandante dei carabinieri Ruocco, ospite per un incontro sul tema del bullismo nella scuola di Almese (comune in provincia di Torino). Alla tenace ragazzina, inizialmente, viene risposto che le forze dell’ordine “agiscono sempre nel rispetto della legge per difendere i cantieri attaccati dai ‘No Tav’”. Ma la bambina non è ancora convinta, ribatte affermando che a non rispettare la legge sono gli stessi carabinieri che utilizzano i “lacrimogeni illegali”. Scoppia l’applauso dei compagni, che commuovono “la piccola No Tav”, mentre il militare tenta di ribadire che ogni azione delle forze dell’ordine è finalizzata a salvaguardare le opere pubbliche e a provvedere al bene dello Stato. Uno Stato però assente, tiranno, difficile da difendere e giustificare perfino di fronte ai dubbi di un’undicenne. Tuttavia Anna Salvatore, la preside dell’Istituto, cerca di frenare la baraonda di entusiasmo collettivo generatosi al diffondersi della notizia, precisando che ogni bambino intervenuto è stato applaudito e che semplicemente la domanda dell’undicenne era inaspettata; aggiunge, anche, che in ogni caso “l’incontro si è svolto in un clima sereno e pacifico”. Conclusa la conferenza, la stessa Ruocco è la prima a riconoscere il coraggio della promettente bambina, tuttavia affermando, da educatrice, che a quest’età “dovrebbe avere l’umiltà di ascoltare l’interlocutore, usando toni meno accesi, proprio perché siamo in democrazia”. Ma forse dimentica che la stessa democrazia tanto decantata è negata alla popolazione della Val di Susa che è vittima degli interessi delle lobby mafiose rispetto a cui le isti4 CRONACA ESTERNA tuzioni non mostrano la stessa etica che nelle scuole sembrano volere insegnare, dimentica che la terra della Val Susa subisce oramai da anni la violenza e la corruzione della spietata macchina dello Stato che risponde alle logiche di profitto, indifferente, se non spesso repressiva verso le mobilitazioni del movimento ‘No Tav’, le cui proteste rimangono inascoltate. È, dunque, naturale che il dissenso si diffonda divenendo tanto radicale da essere percepito ed espresso dalle giovanissime nuove generazioni alle quali si prospetta una vita di lotta in un’Italia che è alla deriva: gli ultimi eventi politici, infatti, non sembrano smentire le tragiche previsioni sul destino di questo paese politicamente allo sbaraglio senza punti di riferimento, slanci ideologici e alcuna sensibilità morale. Uniamoci al grido di Chiomonte, torniamo a essere compartecipi delle lotte sociali: I POPOLI IN RIVOLTA SCRIVONO LA STORIA, NO TAV FINO ALLA VITTORIA! Marius, una vita inutile U n colpo di pistola, un chiodo sparato nel cervello, ed è tutto finito. Le lunghe zampe arresesi al peso opprimente della morte, gli occhioni neri dentro cui si spegne ogni luce. Le carni lacerate, il collo squartato, una pozza di sangue. Questo è ciò che resta di Marius, un cucciolo di giraffa di appena 1 anno e mezzo la cui unica colpa era stata quella di nascere. Ma di sicuro il suo ricordo persisterà molto più a lungo nelle menti dei testimoni. 9 febbraio 2014: Lo Zoo di Copenhagen è pieno di mamme e papà con i loro bambini. Li stanno portando a vedere uno spettacolo parecchio esclusivo, un’occasione probabilmente unica nella vita. Marius è accerchiato dalle persone, come, del resto, è stato abi— di Giulia Di Censi, IIID tuato sin dallo sfortunato giorno della sua nascita. Doppiamente sfortunato, in realtà: 5 CRONACA ESTERNA Metà del corpo dissezionato di Marius figlio di genitori cugini, destinato a vivere una vita di prigionia. Nonostante ciò, Marius è un cucciolo sano e bello. I bambini lo guardano con curiosità, e allungano le manine per accarezzarlo, ma non quel giorno. La folla si raduna intorno al recinto. L’uccisione. I bambini non sorridono più: alcuni piangono, altri sono semplicemente esterrefatti. Non staccano gli occhi dalla giraffa neanche quando degli operatori danno inizio all’operazione di scuoiamento e dissezione; sono presenti quando i brandelli di carne e i ritagli di pelle grondanti di sangue vengono lanciati nei recinti dei felini. Sul web è un’esplosione di proteste e sdegno. Già in poche ore la notizia ha fatto il giro del mondo. ‘’Queste strutture di cattività” dichiara il direttore scientifico del’Enpa, Ilaria Ferri “nelle quali non solo viene privata la libertà agli animali, ma si sbandierano presunti ruoli quali conservazione, ricerca ed educazione, hanno invece ben altri interessi e agiscono certamente contro gli animali. Consideriamo l’accaduto un fatto gravissimo; purtroppo non è da considerarsi raro poiché moltissime strutture eliminano deliberatamente, senza nemmeno provvedere ad eventuali scambi e senza percorrere la strada dell’accoglienza degli esemplari in sovrannumero presso i santuari o meglio ancora al controllo delle nascite” Oltre all’orrore dell’azione in sé –molte erano state le richieste di altri zoo per l’ado- zione di Marius e altrettante le petizioni per impedire l’accaduto- ciò che lascia più esterrefatti è la presenza del pubblico. Il direttore dello zoo, Bengt Holst, si dice stupito del clamore suscitato dalla vicenda. Probabilmente in Danimarca, come in molti altri Paesi, ciò è visto quasi come normale. È normale che gli animali muoiano, è normale lacerare le loro carni, smontarli come dei Lego. Una notizia del genere porta alla luce alcuni meccanismi della società e mentalità umane. La superiorità assoluta e indiscussa della nostra specie su tutte le altre, che ci conferisce il diritto di programmare nascite, accoppiamenti, donare la vita e riprendersela; una sorta di macabra gara del potere giocata contro Dio. Consideriamo gli altri esseri viventi, innegabilmente inferiori, come oggetti di nostra proprietà. Nel caso particolare, Marius possedeva un corredo genetico inutile: è stato giusto, quindi, darlo in pasto ai leoni, così da dare un maggior senso alla sua vita. L’uomo si pone, un’altra volta, come re indiscusso della foresta, sovrano assoluto della natura. Questo fenomeno ha un nome ben preciso: specismo. Jonathan Safran Foer scrive: “Dopo essere fuggito dalla Polonia occupata dai nazisti, il premio Nobel per la letteratura Isaac Bashevis Singer paragonò i pregiudizi di specie alle teorie razziste più estremistiche. Peter Singer, filosofo australiano figlio di ebrei scappati durante la seconda guerra mondiale, sostiene che “Lo spiccato specismo porta a dolorosi esperimenti su altre specie, con la scusa dei loro contributi alla conoscenza (o della loro scarsa utilità scientifica, si potrebbe aggiungere). Lo spiccato razzismo ha portato a dolorosi esperimenti su altre razze, con la scusa dei loro contributi alla conoscenza”. E queste sono solo alcune delle agghiaccianti analogie tra razzismo e specismo. Gli animali diventano contenitori insignificanti la cui massima aspirazione potrà consistere solo nel contribuire, in qualche modo, al benessere umano, riempiendo le nostre scodelle, divertendo i nostri cuccioli nei circhi o negli zoo, o tenendoci caldo d’inverno. È questo il messaggio che traspare dall’episodio di Marius. È questa la lezione di vita che quei bambini insegneranno ai loro figli e nipoti e che ci tramanderemo nel tempo. È questa l’ennesima conferma che si sta perdendo una delle più umane qualità, il senso dell’orrore. Immagini e messaggi ci insegnano quotidianamente che uccidere è la normalità, un aspetto della vita come un altro. Adriano Fragnano, blogger italiano, su Veganzetta scrive: “I piccoli futuri amministratori della società umana hanno potuto capire che siamo e rimaniamo al vertice di una piramide che abbiamo ideato e realizzato a spese degli altri esseri viventi: non siamo più parte della Natura (giammai!) ma al di sopra di essa. Marius diviene cibo per Leoni, ex re Jonathan Safran Foer è uno scrittore e stagista statunitense. Tra le sue opere più celebri, il romanzo “Molto forte, incredibilmente vicino” e “Se niente importa”, saggio in cui descrive l’impatto degli allevamenti intensivi, le sofferenze patite dagli animali da macello e la sua decisione di abbracciare il vegetarianismo per rispetto dei diritti degli animali della foresta detronizzati e schiavizzati da chi è indubbiamente più forte di loro”. In questo caso è la Danimarca ad essere sotto i riflettori. Ma l’assassinio di Marius non è che un’applicazione concreta dei valori della società, una società che troppo spesso nasconde la verità dietro un dito di ipocrisia e falsa moralità. I media sono uno di quegli strumenti con cui viene incoraggiato questo smarrimento del senso dell’orrore: celano lo stato reale delle cose, bloccano i video girati nei mattatoi, le immagini più cruente, nel tentativo di distogliere le persone dalla loro esistenza, per non spaventare, non creare disordine. Youtube ha escluso i minori dalla visio6 CRONACA INTERNA CRONACA ESTERNA Re(l)azione decisioni, apprendimento, memoria, autocontrollo, creando dipendenza e nei utilizzo di sostanze stupefa- giovani può causare centi è sempre dei seri problemi alla più diffuso tra i giovani struttura e maturazione cerebrale. Questo di tutto il mondo. processo ha inizio fin Allarmanti sono i dati dalla nascita, ma, come dell’Istat, soprattutto è emerso da degli per quanto riguarda studi effettuati con la l’alcolismo e il tabatecnica della risonanza ne dei video che ripor- perché “non adatte”. gismo: sono circa 770 magnetica, al contrario tavano lo scuoiamento Eppure, ci tengo a rimila i ragazzi sotto i di Marius. cordare che il massacro 16 anni che assumono di quanto si credette fino alla fine degli anni Invito chi sta leggendo del cucciolo di giraffa alcol e oltre il 50% di a non indossare volon- era stato concepito loro beve il sabato sera. ’90, il cervello degli adolescenti non è già tariamente una “benproprio come forma Inoltre circa il 10% dei da” sugli occhi, anzi, di intrattenimento per decessi che avvengono un “prodotto finito”. Il a liberarsi di quella cuccioli d’uomo. ogni anno in Italia, cir- suo sviluppo continua tacitamente impostaci ca 25 mila, sono dovuti infatti fino al 20°-21° dagli altri. Lo Zoo di Che qualcuno riesca ad alcol. E tale fenome- anno di età. Negli ultimi anni si Copenhagen rende a provare sdegno per no non riguarda solo pubblica e ostenta una Marius è già di per sé il sesso maschile: negli sono dunque organizzati degli incontri nelle pratica che anche nella una piccola conquista, ultimi anni il tasso scuole sulla prevenziomaggior parte delle una pallida speranza alcolico femminile è, ne e sull’approfondialtre strutture simili è il che ancora ci sia una infatti, notevolmente mento dei vari tipi di normale iter seguito. misura dell’orrore, aumentato rispetto I bambini mangiano un’anormalità nella agli anni precedenti (In sostanze e dipendenze. E in questo conteallegramente promorte. Queste sono le Italia circa il 67% delle sto è nato il progetto sciutto e hamburger basi della “riconquista donne contro il 43% della Peer Education, sui piattini in plastica dell’umanità”, un’udegli anni ’80). un metodo innovatidi “Peppa Pig”, quello manità intesa come L’uso di droghe è stesso maialino alleva- una visione sensibile e pericoloso soprattutto vo che si propone di trasmettere conoscento, nella vita reale, nella morale del mondo. perché altera ze, emozioni, sofferenza e brutalIl primo passo, ora, le aree del “Comprare d ro g a è co mente macellato. Ma è la ricerca di quelle me co fantastico, cervello che ma il prezzo mprare un biglietto p e di questo b se qualcuno di quei informazioni non an(J im Morrison) iglietto è la r un mondo regolano v it a .” bambini, ancora terre- cora manipolate, delle no fertile e sensibile al informazioni integrali: dolore, sapesse come assorbire la realtà in c’è arrivato, nel piatto, tutte le sue verità per quell’hamburger, forse poi migliorarla a vanqualcosa in lui cambie- taggio dell’etica e della rebbe. Invece internet, giustizia. i giornali, la televisione, cercano di nascondere — di Giuditta Migiani, le immagini del corpo IIIAL dilaniato di Marius L’ 7 CRONACA INTERNA esperienze ai giovani attraverso il dibattito con i propri coetanei, precedentemente formati. Questa iniziativa è stata realizzata in collaborazione con Acli Provinciali di Roma e indetta dal CEIS, una libera associazione promossa verso la fine degli anni ’60 dal sacerdote Mario Picchi. Fu istituita nel 1971 al fine di affrontare le varie problematiche del genere umano, specialmente quelle riguardanti il periodo dell’adolescenza, attraverso iniziative culturali, educative e terapeutiche che costituiscono il cosiddetto “Progetto Uomo”, finalizzato alla valorizzazione di ciascun individuo e della sua dignità indifferentemente dalla propria razza, religione, lingua, condizioni economiche. Il 3 febbraio si è tenuto presso l’istituto Ceis nel quartiere Capannelle un convegno sui temi di prevenzione, cui hanno partecipato tutte le scuole aderenti al progetto, tra cui anche la nostra. Dopo una breve presentazione dell’iniziativa da parte ¬della responsabile, psicologa psicoterapeuta, Ornella Prete, che ha riferito il successo finora riscontrato dal progetto (sono stati somministrati circa 2000 questionari Minerva, redatti dall’Agenzia Capitolina sulle Tossicodipendenze, al fine di conoscere gli stili di vita dei giovani e il loro rapporto con uso di droghe) ciascun istituto ha illustrato una breve presentazione Power Point su uno degli argomenti trattati durante il corso di formazione dei Peer educator nelle scuole. La nostra, ad esempio, ha parlato di neuroscienze e tabagismo. La conferenza è terminata con un video incentrato sul gioco di parole (scarto di consonante) re(l)azione, che mette in risalto l’obiettivo principale della Peer Education, ossia la relazione con i propri coetanei deve stimolare ciascun individuo a reagire attivamente alle difficoltà della vita quotidiana. Ognuno deve prendere in mano il proprio destino e, come dice Philip Kindred Dick, “L’abuso della droga non è una malattia, ma una decisione, come quella di andare incontro ad una macchina che si muove. Questo non si chiama malattia, ma mancanza di giudizio.” Sette Spose per Sette Fratelli amandi , dell’arte del corteggiamento per il resto dei “neocognati” rimasti ancora celibi. Dopo una serie di sfide, peripezie, risse e rapimenti di fanciulle, a far attendere lo spettatore non ci sarà che un lieto on una nuova, fine coronato da sei promettente, nuovi matrimoni. edizione il Il copione di questo teatro Sistina festeggia nuovo adattamento, il 60° anniversario di un che presenta ben quatmusical che ha lasciato tro canzoni inedite, il segno nella memoè passato tra le mani ria collettiva per le esperte di Massimo Rosue canzoni, musiche meo Piparo, che, come e acrobatiche coreregista di musical, ha ografie: Sette Spose alla spalle una carriera per Sette Fratelli, i cui ricca di successi, sia di protagonisti, dall’11 pubblico, sia di critica. febbraio, sono tornati a Qualche titolo? Jesus entusiasmare spettato- Christ Superstar, My ri di tutte le età. Fair Lady, Full Monty La storia è, probabildovrebbero bastare a mente, nota a tutti, ma stuzzicare la memoria. per chi ancora non la Poco convinto dalla conosca sappia che la diffusa quanto mai famiglia Pontipee non rinomata reputazioè come tutte le alne degli attori freschi tre… Sono sette, rudi, delle lezioni accafratelli boscaioli che demiche, Piparo ha vivono tra le montaaffidato i ruoli dei due gne giornate ordinarie protagonisti a Flavio e tranquille, fino a Montrucchio e Roberta quando il più grande Lanfranchi, il cui talendi loro, Adam, si rende to, a detta del regista, è conto che è tempo dimostrato dal carisma di dare alla casa un espresso sul palco, tocco di femminilità: non da un diploma. decide, in altre parole, L’armonia di coppia tra di prendere moglie. i due, il grande cast di La sua scelta ricade su cantanti e ballerini e le Milly, tenera e dolce coreografie di Roberto cameriera della locan- Croce creano “una proda del villaggio, che spettiva in linea con le — di Valentina Midolo, si rivelerà anche una più rosee aspettative” scaltra maestra dell’ars IA afferma Piparo, che C 8 CRONACA INTERNA CRONACA INTERNA ora dovrà reggere il confronto con il successo di Rugantino di Brignano. Abbiamo avuto l’occasione unica di partecipare alla conferenza con il cast. Dopo una breve introduzione allo spettacolo, gli attori hanno risposto ad alcune domande dei giornalisti. La protagonista si è mostrata da subito molto entusiasta: “Questo ruolo mi calza a pennello” afferFlavio Montrucchio, Massimo Romeo Piparo e Roberta Lanfranchi ma, “per il clima che si è creato e il personaggio che interpreto. Penso sia il più importante che io abbia mai recitato, anche per la presenza dell’orchestra sul palco, che mi spaventa un po’. È un grande premio, per me, e spero di essere all’altezza delle aspettative”. Per Flavio, invece, non si tratta di un debutto: “Sono contento di tornare al musical, il gruppo è ben saldo e formato, c’è una bella armonia. Sono pronto e contento del ruolo anche perché sono contento di comandare –almeno sul palco- in casa. È il mio primo spettacolo al Sistina e sarà una bella prova che non mi spaventa”. Un bel salto di qualità, possiamo dire, per chi ha inaugurato la propria carriera La presentazione del cast con il Grande Fratello. Ci sarebbe piaciuto porgli qualche domanda riguardante il suo passato, ma dall’atteggiamento di forte diffidenza e difensiva che assumevano sia l’attore che la sua agente quando veniva nominato qualsiasi altro incarico riportato sul curriculum (distribuito all’entrata) abbiamo intuito trattarsi di argomenti un po’… spinosi. Nonostante tutto, anche quest’aspetto ci ha fornito un quadro più completo e gustoso del mondo del giornalismo: ritrovarci in prima fila, faccia a faccia con gli attori, il regista e il coreografo, circondate di esperti e telecamere, è stato esaltante. Judo: arte marziale e difesa personale N elle giornate del 25 gennaio e del 1,8,15 e 22 febbraio,il Liceo Kant ha ospitato i ragazzi dello: “JUDO TEAM BUCCIARELLI” per il progetto “JUDO NELLE SCUOLE”. Ma che cos’è lo Judo? Lo Judo è uno sport poco conosciuto dai ragazzi, ma è la prima arte marziale ad essere stata ammessa alle Olimpiadi (dal 1964,Olimpiadi di Tokyo) La parola Judo significa “VIA DELLA CEDEVOLEZZA”, infatti questa disciplina non si basa sulla forza fisica ma sulla non Il cast quasi al completo Un ringraziamento speciale alla professoressa Silvia Concetta Minniti per averci permesso di vivere quest’esperienza. — di Arianna Antonelli, IIIA & Giuditta Migiani, IIIAL Flavio Montrucchio 9 resistenza contro l’attacco dell’avversario. Il più debole, quindi, riesce a vincere sul più forte grazie all’adattamento dei corpi e allo squilibrio del baricentro. Il livello di esperienza di un judoka è segnato dal colore della cintura che indossa. Prima dell’entrata di questa disciplina nei giochi olimpici non esistevano le cinture, erano tutti contro tutti. Nei combattimenti non vi era differenza di peso, età o sesso. Lo Judo è proprio questo, non si fa differenza: un bambino può riuscire a vincere contro un adulto,una donna contro un uomo,una cintura arancione contro una marrone ecc… Nessuno risulta debole se impara a conoscere ed applicare la tecnica che più gli si addice. Lo “Judo team Bucciarelli” ha voluto promulgare il suo progetto “Judo nelle scuole” al fine di avvicinare i ragazzi a questa filosofica arte marziale, in grado di migliorare non solo la prestanza fisica (si possono perdere fino a 4 kili in 5 minuti effettivi di combattimento in gara) ma anche le capacità intellettive ( il primo passo per avere una buona tecnica è ragionare). I 5 incontri hanno coinvolto tutti gli alunni delle classi impegnate in educazione fisica durante le ore del sabato. Questa iniziativa è stata maggiormente indirizzata sull’aspetto dello judo riguardante la difesa personale: i judoka hanno spiegato ai ragazzi come comportarsi e difendersi in caso di pericolo ed hanno insegnato loro alcune tecniche di base. Il maestro Fabio Bucciarelli si è ritenuto molto soddisfatto dei risultati ottenuti nel nostro Liceo. Numerosi sono stati i ragazzi che hanno partecipato attivamente alle lezioni e che si sono mostrati incuriositi dal progetto. I ragazzi ci hanno lasciato con la promessa di tornare presto per un incontro con le classi che non hanno preso parte all’iniziativa. Inoltre, per chi fosse interessato, venerdì 28 febbraio 2014, all’Hyperion Sporting Center di Torre Angela,lo“Judo Team Bucciarelli” terrà una lezione di prova gratuita. — di Giulia Bizzarri, IIIAL 10 INTERVISTE INTERVISTE Cechov, il maestro della quotidianità, torna a rivivere nello Zio Vanja di Bellocchio Intervista a Michele Placido P er Michele Placido la bellezza del teatro di Cechov risiede in questo: riuscire a “esprmere l’incapacità dell’uomo ad approfondire il sentimento della vita con una contemporaneità straordinaria”. E lo “Zio Vanja” ne è l’esempio. Vanja non è un eroe, non è ricco, né potente. È un semplice contadino che vive nella sua tenuta di campagna insieme alla nipote Sonja e al cognato, il professor Serebrjakov, risposatosi, dopo la morte della sorella di Vanja, con la bella e giovane Helena. Quel professore, un tempo suo idolo per il quale Vanja ha sacrificato tutte le sue energie mantenendolo con i soldi ricavati dai propri terreni agricoli, ora è il bersaglio principale dei suoi attacchi d’odio e di rancore. Ma anche di gelosia. Perché a muovere i fili del “burattino”, a cui il tempo lo ha ridotto, è la passione divampante per Helena, alla quale più volte Vanja ha dichiarato il suo amore, non corrisposto e sempre respinto. Vanja si ritrova a vivere, dunque, nel rimpianto, insieme, come unica compagna, alla nostalgia di una giovinezza passata, dispersa nelle illusioni, in sogni mai realizzati per inerzia o codardia. Ora, all’età di 47 anni, ha finalmente raggiunto la fase del disincanto e vede la realtà per quella che è: a cominciare dal professore, rivelatosi, nonostante la buona fama, un mediocre inconcludente. La tensione tra i due rivali raggiunge il culmine nel finale, quando Vanja cercherà di uccidere il cognato con due colpi di pistola che mancheranno però il bersaglio: l’ennesimo fallimento di Vanja che torna così, dopo la partenza del professore e della moglie, alla monotona vita di sempre. È questa la magia del teatro di Cechov: riuscire a portare sulla scena la pura e semplice quotidianità in cui ognuno è libero di identificare se stesso nei sentimenti, nelle passioni, negli scatti d’ira dei protagonisti. Una galleria di personaggi completa la scena, ciascuno dalla personalità ben caratterizzata seppur con i suoi limiti: dalla volenterosa ma poco attraente Sonja alla bella ma vacua Helena, fino all’affascinante dottor Astrov, il cui nichilismo sembra ricalcare l’impronta dei personaggi di Turgenev. Dietro la regia di Marco Bellocchio, Sergio Rubini e Michele Placido, rispettivamente nelle vesti di Vanja e del professore, danno vita con magistrale e misurata forza espressiva ai loro personaggi, con ritmi ora ironici ora drammatici, senza però varcare il limite di un lacrimevole pietismo. Il giusto equilibrio che si rivela la formula del successo. Com’è stato confrontarsi con un personaggio del teatro di Cechov? Cechov, insieme a Pirandello, è un autore che frequento da qualche anno, per cui per me, trattarlo, è solo un piacere. È la nostra materia, il nostro studio, non ci sono problemi a confrontarsi con un personaggio del genere. È stato bello, semplice, poi avendo un regista come Bellocchio è stato tutto molto più facile, nel senso che c’erano tutti gli elementi, anche con Sergio, di esperienza cine11 matografica (senza togliere la bravura degli altri naturalmente). Cechov, d’altronde, è un classico e, come si dice, il classico è un tesoro che appartiene a ieri, ma se uno lo esplora bene può diventare anche odierno. realtà, anzi, c’è una bella differenza tra l’essere Serebrjakov e l’essere me: lui intanto è un fallito, è uno che non ha realizzato nulla in tanti anni, ha questa bella moglie, giovane, con cui forse ha avuto una storia molto passionale, ma il fallimento di C’è qualcosa di lei nel persoquesta storia d’amore è dovuto naggio del professore? al fatto che lui si è mostrato un Ci potrebbe essere qualcosa, inetto anche sul piano intelletma in realtà non c’è nulla. Sì, c’è tuale. Se così non fosse stato, l’età che mi separa dalla moglie la moglie, pur giovane, l’avrebdi questo professore, quindi è be seguito in ogni caso, forse chiaro che questo è stato un po’ con qualche tradimento, però una sorta di confronto. Però in l’avrebbe sempre inneggiato, e invece lei è stufa di lui. La vita va così, quando uno ha potere tutti gli vanno dietro –le donne soprattutto– poi quando finisce il potere, finisce anche l’amore. Adesso io non voglio vantarmi di chissà quale potere, però, diciamo che sono un uomo di spettacolo, godo di una sorta di effimera gloria, ma, le nostre, alla fine sono due storie completamente diverse. Passando ora al cinema e alla televisione, lei ha raggiunto una notorietà internazionale con la serie “La piovra”. Non ha mai percepito la pressione del successo? No, non ce l’ho mai avuta, perché, vedi, io sono nato con il teatro, e quindi ho seguito un percorso ben preciso e sapevo che in tutti questi anni di successo avrei fatto il mio lavoro di attore e regista di teatro. L’anno scorso, per esempio, proprio qui al Quirino, abbiamo fatto il Re Lear, tra due anni, vorrei fare un altro testo, e nel frattempo faccio la regia cinematografica, però, ecco, non sono legato al meccanismo di apparire a tutti i costi, perché c’è un piacere talmente straordinario nel fare teatro, che la brama del successo non mi attrae più di tanto… si mi fa piacere, non mi tiro indietro, ma non è certamente quello a cui aspiro. Com’è nato il desiderio di passare dietro la macchina da presa? Ho cominciato negli anni ’90 perché sentivo il bisogno, oltre di essere attore, anche di fare dei film che parlassero di storie di un certo tipo. Intanto il cinema che ho cominciato a fare all’inizio era un cinema anche molto civile, sugli immigrati come Pummarò, sulle violenze in famiglia, vedi Le amiche del cuore, adesso sono un po’ più indirizzato verso l’approfondimento di certe psicologie, per esempio il prossimo film sarà dedicato completamente a una donna, un personaggio femminile che dovrebbe interpretare Giovanna Mezzogiorno. È come un bisogno di esprimere qualcosa di più personale: quando sei attore sono gli altri che ti danno la materia, invece così sono io che me la creo. Film come Vallanzasca, Il Grande sogno, Romanzo criminale, sono stati al centro di alcune polemiche, eppure, questi, sono film che riproducono uno spaccato dell’Italia dell’epoca. Non si sente, per così dire, un po’ incompreso dalla critica italiana? Da una parte sì, però la bellezza del cinema risiede anche in questo, cioè chi fa questo lavoro non deve sempre pensare che il riconoscimento sia un qualcosa di tout court, nel senso che ti arriva per grazia ricevuta. Può essere molto interessante anche dividere i giudizi. Ad esempio, io sono molto più orgoglioso di un mio film, uno qualsiasi, anche sbagliato, che vada però in una direzione un po’ diversa da quella degli altri, non dico commerciali, perché ci deve essere il cinema popolare, però a cui non riesco a adeguarmi. Qualche volta l’ho fatto come attore, un film commerciale, però come regista non ci riesco. Come ha vissuto l’esperienza estera de “Il cecchino”? Si è sentito più a suo agio con una produzione straniera? Mi sono trovato in una situazione di grande euforia, lavorare in lingua francese è una nuova esperienza, che mi ha premiato molto. Tra l’altro con questi grandi attori francesi, Daniel Auteuil e Mathieu Kassovitz, neanche pensavo come sarebbe venuto il film, ma già l’idea di stare sul set mi dava una goduria quotidiana di grande creatività. E questo mi bastava. Tempo fa ha detto di voler girare un film su Craxi, interpretato da Zingaretti. È ancora deciso a portare avanti il progetto? Mah guarda, forse il progetto sta diventando ancora più ambizioso, che va oltre Craxi. Mi piacerebbe più entrare nell’idea di una storia d’Italia, in cui hanno agito certi personaggi politici che poi si sono collusi o che, in qualche modo, hanno ceduto al rigore politico per entrare in un meccanismo di corruzione. — di Arianna Antonelli, IIIA 12 RECENSIONI Alan Wake P er chi volesse svagarsi un po’ dallo studio con un pizzico di brivido e avventura, Alan Wake è l’ideale. Alan Wake è un videogioco per Xbox 360 e Microsoft Windows, sviluppato dalla Remedy Entertainment, la cui storia si articola in sei episodi. Episodio 1: L’incubo. Alan inizia la sua storia raccontando un suo sogno. Era notte. Mentre sfrecciava su una macchina, un autostoppista compare sulla strada, Alan non lo vede e lo investe. Scende dall’auto ma si accorge che il pedone è ormai morto e dopo pochi istanti il corpo senza vita svanisce nel nulla. A causa dell’impatto, l’auto è fuori uso e Alan decide di percorrere un bosco per arrivare al faro. Tra gli alberi un’oscura presenza inizia a prendere forma. L’uomo che ha investito ricompare, armato di un’ascia e avvolto da un’ombra spessa, il quale si rivela essere il personaggio di uno dei libri scritti da Wake. All’improvviso un’oscura presenza, sotto forma di un gigantesco tornado nero, inizia ad inseguirlo distruggendo tutto ciò che incontra. Una luce squarcia il cielo notturno e una voce misteriosa gli parla spiegandogli come fuggire dalle tenebre, cioè raggiungendo il faro. Qui, però, qualcosa di mostruoso piomba su di lui. Alan si sveglia accanto a sua moglie Alice. Sono arrivati a Bright Falls. Alloggeranno in un cottage sul Cauldron Lake. Alice e Alan si sistemano e tutto sembra pronto per passare una romantica vacanza… se non fosse che Alice 13 RUBRICA CINEMATOGRAFICA ha un regalo per Alan: una macchina da scrivere. L’uomo va su tutte le furie sentendosi improvvisamente di nuovo stressato dal lavoro ed esce di casa in piena notte, sicuro che la moglie non lo seguirà, data la sua paura per il buio. Qualcosa accade dentro la casa, Alice urla. Alan corre in direzione della casa e gli sembra di scorgere la moglie in acqua. Immediatamente si tuffa. Alan riprende conoscenza nella sua macchina. Sembra abbia avuto un incidente, ma lui non ne ha memoria. Deve trovare Alice. All’improvviso alcuni abitanti lo assalgono, posseduti dallo stesso male presente nel suo incubo. Inoltre, sul suo cammino, trova le pagine di un manoscritto, “Departure”, le quali riportano quello che gli sta accadendo, firmato da lui stesso, ma non ricorda di averlo scritto. Proseguendo, Alan è perseguitato dall’oscura presenza e nella sua testa balenano immagini di una donna vestita da vedova. Alla fine, raggiunge una stazione di servizio. Qui scopre che tra il giorno del suo arrivo a Bright Falls e quel momento sono passati sette giorni. Una settimana di vuoto. Chiama la polizia e a intervenire è lo sceriffo Sara Breaker, la quale gli fa una rivelazione incredibile: l’isolotto sui cui c’è il cottage su Cauldron Lake è stato distrutto da un’eruzione vulcanica nel 1973. Non esiste più da 35 anni. Non voglio anticiparvi null’altro che il primo capitolo e spero di aver suscitato un po’ di curiosità in voi lettori. Non è un gioco complicato ma piuttosto avvincente e sinistro, accompagnato anche da “Space Oddity” (David Bowie). Vi invito caldamente a provarlo. — di Michela Sabani, IIIGL Anni Felici N ella Roma del 1974 vive Guido, un artista che vorrebbe essere all’avanguardia, e la sua famiglia che lui giudica troppo tradizionale ed invadente. Serena, sua moglie, completamente estranea all’ambito artistico, ama molto suo marito e infatto lo “invade”. Dario e Paolo, rispettivamente di 10 e 5 anni, sono i loro figli e spettatori accidentali della loro attrazione fisica, dei loro tradimenti e delle loro vite spregiudicate. “Anni Felici” è la storia di una famiglia che pur tentando di essere più libera ed innovativa, si ritrova chiusa in una prigione di stereotipi senza vie di fuga. Riusciranno ad uscirne? Anni Felici di Daniele Luchetti è il tentativo ben riuscito di presentare le avanguardie degli anni Settanta, purtroppo ancora completamente avvolte da una coltre di GENERE: Commedia convenzioni ed abitudini che rendono difficoltoso il cammino verso l’innovazione. REGIA: Daniele Luchetti Nel suo laboratorio Guido modella corpi di ragazze consensienti con le quali tradisce SCENEGGIATURA: Sandro Pecostantemente sua moglie; Serena, appartraglia, Stefano Rulli, Caterina tente a una famiglia della piccola borghesia, Venturini, Daniele Luchetti è una donna piena di inquietudini che fa un notevole percorso di crescita all’interno del CAST: Kim Rossi Stuart, Micaefilm, passando dall’amore per suo marito la Ramazzotti, Martina Friedealla scoperta del femminismo e dell’amorike Gedek, Samuel Garofalo, re per lo stesso sesso, una vera e propria Niccolò Calvagna, Benedetta emancipazione. All’interno della pellicola è Buccellato, Pia Engleberth ben evidente la semplicità della trama, seppur ben interpretata dai protagonisti, che si contrappone però alla complessità dei temi affrontati con l’espediente di una frequente comicità che tende ad equilibrare le discrepanze all’interno del film. “Indubbiamente erano Anni Felici, peccato che nessuno se ne fosse accorto.”Questa è la frase conclusiva, a mio avviso colma di rammarico e che sembra voglia mettere in evidenza la leggerezza con cui spesso ci rapportiamo alla vita, senza cogliere la vera essenza di quello che ci circonda. — di Virginia Cenciarelli, IVAL 14 RUBRICA: GREEN(H)EART(H) Andiamo tutti quanti allo zoo comunale Q Quanti bambini possono affermare di non esser mai stati in uno zoo, o un parco acquatico, o un bioparco in vita loro? Anzi, spesso è proprio la scuola materna ad organizzarvi le prime gite. Schiere di nanetti con cappellino coordinato si sparpagliano intorno ai recinti additando entusiasti gli inquilini. La maggior parte delle volte non è permesso loro avvicinarsi abbastanza da catturare l’immensa infelicità che priva di qualsiasi luce gli occhi degli esseri viventi che si trovano oltre le sbarre. La vita di un animale dello zoo può cominciare in natura o in cattività. Nel primo caso, la sua sarà palesemente un’infelicità dovuta al brusco cambiamento di vita. Ma non si pensi che gli animali appartenenti alla seconda categoria, quelli nati e cresciuti in cattività, sentano con meno intensità il distacco dal loro ambiente naturale, una sorta di “nostalgia” scritta nel DNA. Saranno individui che conosceranno solo ambienti artificiali, e la loro vita sarà altrettanto artificiale e ripetitiva: orari predefiniti per mangiare, bere, dormire e giocare; continue manipolazioni da parte dell’uomo, che spesso in natura dovrebbe essergli nemico; totale assenza di privacy 24 ore su 15 24. Questi sono solo alcuni dei fattori che portano molti degli animali negli zoo alla zoochosis, un insieme di comportamenti ossessivo-compulsivi causati da eccessivo stress a tempo prolungato, frequentemente accompagnati da depressione, noia acuta e psicosi. Vi ricordate gli elefanti che passavano il loro tempo ad ondeggiare la grande proboscide, o la zebra che passeggiava avanti e indietro nella gabbia, o la scimmia che si dondolava giorno e notte appesa ad un ramo per la coda? Nient’altro che alcuni esempi dei molteplici sintomi delle diagnosi sopracitate. Un altro aspetto da non sottovalutare nella vita di una creatura selvatica è quello sociale: gli elefanti africani, ad esempio, vivono in branco nella Savana. Sono quindi animali profondamente sociali, che amano interagire tra loro e con i piccoli. Al contrario, negli zoo, generalmente, il numero di esemplari per recinto è pari a uno, massimo due. Considerando integralmente tutti gli aspetti dell’esistenza di questi animali, non c’è dunque da stupirsi se la vita media di un elefante in cattività sia di appena 16-18 anni, quando, nel proprio habitat, potrebbe tranquillamente raggiungere i 50-70. Quando gli esemplari raggiungono la maturità sessuale, si procede alla riproduzione. No, non si opera lasciando un maschio e una femmina in un recinto, liberi di accoppiarsi. La maggior parte delle volte si ricorre all’inseminazione artificiale: si annullano, con RUBRICA: BATTAGLIE tale pratica, i rischi di danneggiamento fisico o di rifiuto del partner. Le madri incinte, imbottite di antidepressivi e droghe per apparire “animali felici” agli occhi del pubblico ignaro di tutto, a volte perdono prematuramente i cuccioli. Pur portando a termine la gravidanza, comunque, è molto consueto che esse stesse rifiutino i piccoli. Non è affatto raro che gli zookeeper scelgano volutamente di separare la mamma dalla sua prole, per crescere quest’ultima nell’esibizione ininterrotta della loro tenerezza – che, da che mondo è mondo, addolcisce gli animi più rudi. Si può dire sia questo il vero interesse degli zoo per la riproduzione, dal momento che si fa di tutto pur di evitare un surplus molto scomodo di animali. Le strutture hanno i posti contati, perciò, quando lo spazio è saturo, quegli individui oramai superflui vengono venduti (addirittura su internet, a volte) o uccisi, come per l’eclatante caso della giraffina Mordere ripetutamente le sbarre può essere un sintomo di zoochosis Marius, assassinata lo scorso 9 febbraio (approfondimenti a pag. 5). Immaginate di dover vivere la vostra vita come loro. Immaginate dover dormire, mangiare, giocare, interagire dietro un vetro, con gli occhi puntati addosso 12 ore al giorno, flash che scattano continuamente, mani che cercano di toccarvi. Pasti informi e sostanziosi cocktail di farmaci. La costrizione a dover subire qualsiasi tipo di maltrattamento, senza la possibilità di correre lontano, sgranchirsi le zampe che Madre Natura creò per percorrere decine di chilometri al giorno. La noia, infinita noia, di una vita che non vale la pena di essere vissuta. Che tipo di divertimento o di insegnamento potranno mai essere in grado di impartire queste prigioni per innocenti? Si impara molto di più guardando un buon documentario, perché un animale privato della sua libertà non potrà mai essere un degno rappresentante della propria specie. Smettere di frequentare zoo, bioparchi, parchi marini: è questa la soluzione. Senza il finanziamento della gente sono costretti a chiudere bottega. Non si tratta di un sacrificio, bensì di una presa di posizione etica e giusta. E alla proposta “Andiamo tutti quanti allo zoo comunale”, propongo di rispondere con decisione: “No! Io No!” Battaglia di Azincourt I PERSONAGGI nrico V, re d’Inghilterra, vuole unire alla sua la corona di Francia. Così dopo alcune trattative fallite decide di sbarcare sulle coste franche. Jean II Le Meingre, comandante dell’esercito francese, sicuro di poter respingere i suoi nemici. E IL LUOGO La pianura vicino Azincourt fu il luogo dello scontro. Un particolare che caratterizzò quel giorno fu la grande pioggia che rese il terreno un pantano. LE FORZE IN CAMPO I francesi disponevano di ingenti truppe. Erano presenti cavalieri dalle pesanti armature con cavalli bardati, poca fanteria appiedata e un contingente di balestrieri genovesi che all’epoca erano rinomati per la loro destrezza nell’uso della balestra. L’esercito inglese era formato in larga parte da arcieri con archi lunghi, armi micidiali che con le loro frecce arrivavano anche a perforare le corazze nemiche. La fanteria era poca ma fu ben utilizzata. Armata inglese a destra e francese a sinistra I francesi, certi della vittoria, facevano affidamento esclusivamente sulla forza d’urto della cavalleria che avrebbe, secondo i generali francesi, dovuto sbaragliare l’esercito nemico. Gli inglesi schierarono invece le truppe a imbuto con gli arcieri ai lati, protetti da pali acuminati contro la cavalleria. I balestrieri genovesi avanzarono per primi ma furono manati in rotta dalla potenza di fuoco degli archi lunghi, i francesi nonostante tutto caricarono. Le truppe appiedate inglesi seppero resistere alla carica della cavalleria, la quale era oltretutto resa meno impetuosa a causa del terreno fangoso. Gli arcieri nel frattempo bersagliavano di frecce gli avversari, decimandoli. La rotta fu inevitabile. COMMENTO PERSONALE A seguito di questa battaglia i comandanti degli eserciti appresero una fondamentale lezione: un esercito composto da fanteria e archi è più manovrabile e riesce a difendersi LO SCONTRO dalle cariche della cavalleria, Nel giorno di San Crispino e San un aspetto ritenuto da semCrispiano, il 25 ottobre dell’anpre fondamentale durante le no domini 1415, alle undici battaglie. — di Giuditta Migiani, IIIAL del mattino le trombe squillarono e la battaglia ebbe inizio. — di Michelangelo Conserva, IIIC 16 RUBRICA: LE VAGAMONDO RUBRICA: LE VAGAMONDO Lucca Cork stinta nella parte superiore da quattro ordini diversi di loggette sovrapposte. Entrando potrete ammirare un affascinante pulpito marmoreo. sciti dalla stazione di Lucca, non potrete Nel cuore di Lucca, al 45 di Via Sant’Andrea, vicino a Via della Felicità, si erge un antico palazzo, non notare dinnanzi a voi le maestose sormontato da una terrazza giardino. È Palazzo mura. Guinigi, anticamente appartenuto alla ricca Le mura, che cingono il centro storico di Lucca, famiglia originaria del XIII secolo; la torre ospita sono frutto di una lunga opera di costruzione, sulla sommità 5 lecci, di cui ammirerete la graniniziata nel 1504 e terminata nel 1645. Il loro de e profumata chioma e godrete dell’ombra, perimetro è di 4200 metri e, attraverso 6 piccodopo aver fatto… solo 300 gradini!! le porte, è possibile entrare nel vero e proprio cuore di Lucca, che gli abitanti del centro storico Sicuramente, poi, una delle più singolari piazze d’Italia è quella dell’anfiteatro, che ricalca il chiamano “Lucca drento”. perimetro dell’antica arena romana che qui fu Queste fantastiche mura non furono mai usate costruita durante il II secolo d.C. per scopi bellici, ma salvarono la città in occaOggi sulla piazza sorgono numerosi e particolari sione di diverse alluvioni. Oggi sono percorribili negozi e locali, tutti da scoprire! a piedi, in bici, facilmente noleggiabili (sono il primo mezzo di trasporto dei lucchesi!!), di corsa, Dal 1966 vi è un’esposizione permanente, unica nel suo genere, nei locali delle Scuderie Borboin tandem… fantastiche passeggiate nel centro niche: qui è documentata la storia del fumetto di Lucca vi aspettano! Conclusa la passeggiata o la tranquilla sosta sulle italiano! Potrete vedere documenti, schizzi e panchine delle mura, vi consiglio di soddisfare il disegni originali: da Diabolik a Topolino, senza vostro entusiasmo cominciando a girare! Pronti?! dimenticare Superman, Dylan Dog e Lupo Alberto! Per il modesto costo di 7 € vale la pena visitare Se, come spero, vi ho trasmesso il mio entula casa in cui è nato il grande Puccini, che con siasmo per Lucca, la sua lirica e la sua allora vi consiglio di Tourandot, è motivo pernottare presso di grande vanto per il il delizioso “Hotel nostro Paese. Universo” di Piazza La prima chiesa che del Giglio. potrete visitare è U “S tatio Bene Fida Carinis” …dal latino… “Un porto sicuro per le navi”: questo è il motto di Cork, città della Repubblica d’Irlanda, situata all’estremità meridionale dell’isola, sulla foce del fiume Lee, e porto marittimo di notevole importanza! Lo stesso fiume taglia in due la città e, prima di sfociare in mare, si dirama in due bracci che si ricongiungono poco oltre, creando nel centro una piccola isoletta su cui è sorto il primo insediamento urbano e che ora è parte del centro città. Cork col suo notevole fascino ha un ricco patrimonio di musei, gallerie d’arte e teatri che la rendono una città vibrante e moderna tanto da guadagnarsi l’attenzione del mondo grazie al titolo di Capitale Europea della Cultura nel 2005. È una città antica con un ricco patrimonio, in quanto le sue origini si possono datare intorno al VII secolo quando, secondo la leggenda, San Finbarr fondò un monastero, probabilmente sul luogo dove oggi sorge la Cattedrale dedicata al Santo. Anche nella storia moderna Cork ha avuto un ruolo di rilievo. Celebre è il film Michael Collins (1996) che ripercorre i sette anni della breve e ardente vita del, discusso, eroe dell’indipendenza irlandese, ucciso in un’imboscata, e della lotta intestina all’interno dell’IRA, il movimento di liberazione irlandese. Cork è stata anche la location in cui John Houston ha ambientato la trasposizione cinemato- 17 grafica del celebre romanzo di Herman Melville, Moby Dick (1956). Le sembianze moderne di Cork derivano in particolare dal periodo medievale, durante il quale la città risultava governata da circa una quindicina di famiglie mercantili, arricchitesi grazie agli scambi intrapresi con l’Europa continentale. La piacevole atmosfera mercantile della Cork di un tempo si respira ancora oggi all’interno del centro storico, i cui confini sono nettamente contrassegnati dalle due braccia del fiume Lee. Rinomate sono le vie Oliver Plunkett Street, Princes Street, St Patrick Street, contraddistinte dalla moltitudine di negozi che si trovano uno affianco all’altro per circa un chilometro. Ma interessanti sono anche i dintorni di Cork: il castello di Blarney è una delle attrazioni più famose, ma di notevole importanza è Cobh, cittadina sviluppatasi a partire dal ‘700 come porto commerciale e oggi principale porto turistico, da cui salpò il Titanic. — di Chiara Innocenzi, IA quella di San Michele, chiesa su pianta latina in stile romanico, con una particolare facciata, contraddi- — di Marta Dibitonto, IA 18 RUBRICA: SCACCHI Come si migliora negli scacchi C ercherò di spiegare, in questo articolo, come uno scacchista o un qualunque appassionato di scacchi si dedichi al gioco nella fase della preparazione e cosa distingua un dilettante da un giocatore di livello agonistico. Innanzitutto, l’elemento che più garantisce un certo miglioramento è lo studio, che può essere sia individuale che guidato da un allenatore; utile, poi, è anche la pratica nelle partite amichevoli, che si possono giocare sia su internet sia con un avversario in carne ed ossa seduto davanti a noi. Allo studio individuale vengono incontro l’informatica, che si è evoluta incredibilmente nel giro di pochi decenni, e la letteratura scacchistica, da anni la più ricca fra la letteratura dei giochi conosciuti nei nostri giorni. Vediamo ora come vengono utilizzati questi due strumenti. INFORMATICA Esistono programmi di scacchi dotati di un motore in grado di prevedere con precisione un notevole numero di mosse; pur non mancando di un certo margine di errore e di capacità di comprensione limitate per quanto riguarda alcuni tipi di posizione, il computer, più che un avversario da battere (Carlsen, attuale Campione del mondo, ha dichiarato in un’intervista che a lui non piace giocare contro il computer, poiché “è come giocare contro un idiota che riesce a batterti ogni volta!”), è un valente aiutante oggigiorno nella preparazione di uno scacchistagrazie ad esso è possibile, ad esempio, trovare le partite dei nostri avversari che sono state inserite nei databases e osservare la loro tendenza di gioco oppure, se stiamo studiando un certo argomento, confrontare le partite dei migliori giocatori e ispirarci al loro modo di trattare il dato argomento. 19 RUBRICA: SCACCHI LETTERATURA La letteratura scacchistica è di vario genere, a seconda dell’argomento trattato, del fine che libro si propone e del pubblico a cui è rivolto: ci sono infatti libri indirizzati ai principianti, altri a quei giocatori che hanno già raggiunto un certo livello, altri ancora ai più esperti. I libri che trattano di apertura, ovvero la prima fase della partita, nonostante sussistano ancora sul mercato, sono stati ormai resi obsoleti dai computer. Si distingue in quest’ambito fra genere monografico, incentrato su un unico sistema di apertura, ed enciclopedico, che offre uno scorcio di tutte le aperture, molto spesso però non esaustivo affatto. Della seconda fra le tre categorie principali di libri fanno parte quelli sul mediogioco, ovvero la fase della partita compresa fra l’apertura e il finale. Questo genere di libri è quello che mi affascina di più, poiché tratta un’infinità di temi -dalle combinazioni più artistiche al gioco prettamente strategico- il più delle volte molto piacevoli da leggere. Ci sono infine libri sul finale, ovvero, come dice la parola stessa, l’ultima fase della partita. E’ opinione comune che i finali sono alla base della conoscenza degli scacchi; José Raul Capablanca, terzo Campione del mondo, diceva che chiunque voglia migliorare il proprio livello di gioco deve cominciare dal finale e studiare poi apertura e mediogioco in relazione ad esso. Purtroppo, altra opinione comune è che studiare i finali è piuttosto noioso, ma molti scacchisti, compresa la sottoscritta, dopo aver mancato un paio di occasioni nella pratica a causa della scarsa conoscenza dei finali, si rimboccano le maniche e scoprono che, in fin dei conti, anche studiare i finali può essere piacevole. Leggere libri e, più genericamente, studiare le partire dei migliori giocatori permette allo scacchista di ampliare il suo bagaglio di conoscenze, conferendogli così maggiore sicurezza al momento della partita vera e propria. In termini più concreti, conoscere un gran numero di partite, di posizioni e di temi ad esse correlati garantisce una certa padronanza delle varie posizioni che si possono raggiungere in partita –per esempio, se un giocatore dovesse incappare in una posizione a lui poco nota, magari non derivante dal suo repertorio di aperture, cioè dalle aperture che egli gioca solitamente, potrebbe far ricorso alle conoscenze acquisite durante la preparazione casalinga e uscirne indenne tramite un ragionamento logico relativamente semplice. Dilettarsi a guardare brillanti partite di scacchi, che nella maggior parte dei casi suscitano in noi un sentimento pari a quello suscitato da un dipinto o da una qualunque altra opera d’arte, non è una peculiarità del giocatore da torneo. Non sono poche, infatti, le persone che hanno smesso di partecipare ai tornei a causa dello stress che l’agonismo comporta e si sono dedicate al lato artistico degli scacchi, che permette di trarne piacere senza condizionamenti esterni. Gli scacchi, dunque, sanno dilettare chiunque li voglia accogliere. Per tornare all’argomento principale, ossia cosa significa studiare gli scacchi, mostrerò una breve partita così come la si potrebbe trovare in un libro. Invito -chiunque ne abbia la possibilità- a prendere una scacchiera ed eseguire le mosse, servendosi delle lettere e dei numeri scritti sui margini della scacchiera, che costituiscono le coordinate delle varie caselle. GARA 1.e4 e5 2. Cf3 Cc6 3. Cc3 Cf6 (diagramma 1) Questa apertura prende il nome di ‘Partita del Quattro Cavalli’ 4. Ab5 Ac5 5. 0-0 0-0 6. Cxe5 Te8 7. Cxc6 dxc 8. Ac4 b5 9. Ae2 Cxe4 10. Cxe4 Txe4 11. Af3 Te6 12. c3? Dd3! 13. b4 Ab6 14. a4 bxa4 15. Dxa4 Ad7 16. Ta2 Tae8 17. Da6 Louis Paulsen- Paul Morphy (New York, 1857) [Simbologia: R= Re; D=Donna (Regina); T=Torre; C=Cavallo; A=Alfiere; per il Pedone si omette la lettera P; +=scacco; x= cattura di un pezzo; !!=mossa molto forte; != mossa forte; 0-0= arrocco corto] Paul Morphy nacque a New Orleans nel 1837 e nel 1858, dopo aver sconfitto in Europa il tedesco Adolf Anderssen, allora considerato il più forte al mondo, venne definito il Campione del mondo (non ufficiale, poiché il Campionato del mondo non era ancora stato istituito). La presente partita è fra le migliori da lui giocate. — di Daniela Movileanu, IA Qui Morphy eseguì una mossa spettacolare seguita da uno schema di scacco matto che da allora è stato annoverato fra gli schemi di base. 17 ...Dxf3!! 18. gxf3 Tg6+ 19. Rh1 Ah3 20. Td1 Ag2+ 21. Rg1 Axf3+ 22. Rf1 Ag2+ 23. Rg1 Ah3+ 24. Rh1 Axf2 25. Df1 Axf1 26. Txf1 Te2 27. Ta1 Th6 28. d4 Ae3 e qui il Bianco abbandonò, poiché non c’è difesa contro Txh2 con scacco matto. 20