Prof: F. Perla - Università degli studi di Napoli "PARTHENOPE"
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VI CICLO A.A. 2005/06 A042 Prof: F. Perla A cura di: Di Muzio Patrizia Pagano Ersilia Spicchiale Graziella Vespini Maria In questo seminario presenteremo un elenco delle personalità che hanno dato importanti contributi all'informatica e alla tecnologia delle apparecchiature per il calcolo e per l'elaborazione dei dati. Questo elenco comprende persone con storie e vocazioni diverse che si possono trovare anche nelle pagine storiche di settori come logica, matematica, fisica, elettronica, chimica, ingegneria. Questi personaggi sperimentarono la possibilità di collegare varie scienze, trovando un dialogo comune, un paradigma vasto che comprende molte realtà apparentemente lontane In effetti lo sviluppo dell'informatica e del computer ha richiesto il contributo di una amplissima varietà di studi, teorie, sperimentazioni, tecnologie, iniziative e imprese. 1847 nasce la logica di G.Boole 1941 1884 nasce Z3 di Zuse macch. censimento il primo calcolatore di H.Hollerit elettromeccanico programmabile Un filo conduttore che lega questi tre personaggi: Zuse come vedremo ha praticamente ideato il primo computer elettromeccanico moderno, in grado di unire il linguaggio binario di Boole con le schede perforate di Hollerith. Le istruzioni venivano inserite con un nastro perforato. I risultati erano annunciati dall'accensione di un tabellone formato da lampadine 1847 nasce la logica di G.Boole 1941 1884 nasce Z3 di Zuse macch. censimento il primo calcolatore di H.Hollerit elettromeccanico programmabile (1815-1864) Logico e matematico inglese. George Boole creò lo strumento concettuale che sta alla base del funzionamento del calcolatore e che, in suo onore, va sotto il nome di 'algebra booleana'. Boole sviluppò infatti un sistema algebrico, usato per rappresentare e calcolare proposizioni logiche ed argomenti; la sua algebra è orientata verso un’aritmetica a due soli valori (0 e 1), attraverso i quali è possibile rappresentare qualsiasi grandezza numerica e determinare se una certa asserzione è vera o falsa. Si riporta un brano tratto dal libro di Carl B. Boyer, Storia della Matematica: "Con Boole la matematica non viene più pensata come una scienze limitata alla considerazione dei numeri e delle grandezze continue. La caratteristica essenziale della matematica non è tanto il suo contenuto quanto la sua forma. Se un argomento qualsiasi viene presentato in maniera tale che esso consita di simboli e di precise regole di operazioni su questi simboli, le quali sono soggette soltanto alla condizione di presentare una coerenza interna, tale argomento fa parte della matematica". George Boole ricevette la prima formazione matematica dal padre che gli passo anche la passione per la costruzione di strumenti ottici. Frequentò le scuole di base a Lincoln, poi segui le scuole commerciali. Per proprio conto studio greco e latino dove divenne particolarmente abile. Iniziò a lavorare giovanissimo come assistente insegnante e dal 1835 aprì una propria scuola, ricominciando a studiare la matematica da autodidatta. In questo periodo Boole studiò le opere di Laplace e Lagrange e fu incoraggiato nei suoi studi da Duncan Gregory che era a Cambridge come editore dell'appena fondato Cambridge Mathematical Journal. George Boole "a diciassette anni aveva cominciato a studiare matematica perché - come dirà più tardi a sua moglie - una biblioteca cui aveva libero accesso fu smantellata e, non potendo comperare i libri che più gli interessavano perché troppo costosi, trovò più economico acquistare trattati di matematica, che si leggono più lentamente". Pur non potendo, per motivi economici, seguire il consiglio di Gregory di frequentare i corsi a Cambridge, Boole cominciò a pubblicare articoli sul Cambridge Mathematical Journal e a studiare algebra. Pubblicò un'applicazione del metodo algebrico di risoluzione delle equazioni differenziali sulle Transactions of the Royal Society e per questo lavoro ricevette la medaglia della Royal Society. Nel 1848 uscì il piccolo ma fondamentale volume della Mathematical Analysis of Logic, contenente una prima esposizione dei concetti che sarebbero stati raccolti in forma più ampia ed articolata nel trattato del 1854 An Investigation into the Laws of Thought, on Which are Founded the Mathematical Theories of Logic and Probabilities (Una ricerca sulle leggi del pensiero sulle quali sono fondate le teorie matematiche della logica e della probabilità). Con quest’ultimo libro, Boole propose una nuova impostazione della logica: dopo aver rilevate le analogie fra oggetti dell'algebra e oggetti della logica, ricondusse le composizioni degli enunciati a semplici operazioni algebriche. Con questo lavoro fondò la teoria di quelle che attualmente vengono dette algebre di Boole (o semplicemene algebra booleana). Nel frattempo, nel 1849,ebbe la cattedra di matematica al Queen's College di Cork dove insegnò per il resto della sua vita. Nel 1855, Boole, il primo professore di matematica del College The College of Cork (Ireland), sposò Mary Everest, che era già nota come matematico e professore. Mary, di 18 anni più giovane di Boole, ebbe il compito di editor per suo marito nei loro nove anni di matrimonio. Mary Boole Successivamente Boole si dedicò alle equazioni differenziali, argomento cui dedicò nel 1859 il testo Treatise on Differential Equations (Trattato sulle equazioni differenziali) che ebbe molta influenza in materia. Egli studiò anche il calcolo delle differenze finite, pubblicando nel 1860 il trattato Treatise on the Calculus of Finite Differences, e dei problemi generali del calcolo delle probabilità Boole pubblicò circa 50 scritti, nei quali studiò fra l'altro le proprietà di base dei numeri, dell'aritmetica e dell'algebra, come la proprietà distributiva. Egli coltivò anche molti interessi nella letteratura e nella filosofia: Aristotele, Cicerone, Dante e Spinoza erano i suoi autori preferiti. Boole morì per una grave forma febbrile causata da un banale raffreddore all'età di soli 49 anni. Purtroppo la scelta poco felice del trattamento medico della moglie Mary, può aver affrettato la morte di Boole. Infatti, dopo aver preso un raffreddore sotto la pioggia, Boole fu posto a letto da sua moglie, la quale buttò secchi di acqua sul suo corpo, convinta della teoria che qualsiasi cosa avesse causato la malattia avrebbe anche fornito la cura e questo sembrava logico per lei .. L'algebra booleana ha numerose applicazioni nello smistamento delle linee telefoniche e nella progettazione degli odierni computer. Il lavoro di Boole deve essere visto come un passo fondamentale nell'attuale rivoluzione informatica. Oggigiorno, quando si usa un motore di ricerca su Internet,utilizziamo i concetti matematici di Boole che ci aiutano a localizzare le informazioni definendo una relazione tra i termini che introduciamo. Ad esempio, ricercando George AND Boole troveremo ogni articolo in cui sia la parola George che la parola Boole sono presenti. Cercando invece George OR Boole troveremo ogni articolo in cui o la parola George o la parola Boole sono presenti. Tutto questo è ciò che chiamiamo "ricerca booleana", detto in termini molto semplificati, ovviamente. (1860-1929) Nel 1879 Hermann Hollerith ,figlio di un immigrato tedesco in USA, si iscriveva al corso di laurea in Ingegneria mineraria della School of Mines della Columbia University . Dopo la laurea, restò all'Università come assistente del suo professore, W.P. Trowbridge, il quale - impegnato in quello che divenne l' Ufficio americano dei censimenti - portò con se il giovane Hollerith. Nel 1887 non erano ancora terminati i calcoli del censimento americano del 1880, affidati manualmente a centinaia di impiegati. Allo stesso ritmo, con una popolazione in continua crescita, i dati del censimento del 1890 non sarebbero stati pronti prima del censimento del 1900, a meno di migliorare la metodologia di elaborazione. La tabulatrice di Hollerith in funzione presso l'Ufficio Censimenti degli Stati Uniti nel 1890. È da questo problema che nasce lo sviluppo delle calcolatrici a schede perforate e il cosiddetto sistema Hollerith , usato per elaborare i dati del censimento americano del 1890. L'esperto di statistica Herman Hollerith inventa un sistema per rappresentare il nome, l'età, il sesso, l'indirizzo e altri dati essenziali di ogni persona sotto forma di fori praticati su una scheda di cartoncino e contati poi elettricamente. Hollerith si definì con orgoglio il primo ingegnere statistico della storia. Chiamati dai contemporanei "pianoforti per statistiche" le sue macchine sono i progenitori dei moderni sistemi di elaborazione dati. H. Hollerith, elaborò quindi una tabulatrice riutilizzando l'idea delle schede perforate di Babbage, questa volta però non per specificare il programma, ma i dati da elaborare o i risultati dell'elaborazione. Ogni scheda rappresentava le risposte date da un certo individuo. Ad esempio sulla scheda, "maschio" poteva essere rappresentato da una perforazione e "femmina" dalla mancanza di perforazione. Domande più complesse richiedevano gruppi di perforazioni o assenza di essi. Tutti i dati relativi ai nuclei familiari degli Stati Uniti (nome, indirizzo, età ecc.) contenuti nei 13 milioni di moduli raccolti per il censimento del 189O vengono trasformati dunque in una serie di fori su una scheda mediante uno speciale strumento a pantografo. Vediamo qui lo strumento per perforare le schede: la presenza di un fac-simile ingrandito della scheda consente la perforazione nella zona interessata. L'idea venne a Hollerith in treno, osservando un controllore che perforava i biglietti dei viaggiatori. La scheda è divisa in 240 zone, ciascuna delle quali ha un particolare significato: ad esempio, un foro in una data zona indica che l'età del censito è di 3O anni, in un'altra zona che abita a Chicago, e cosi via. Per leggere le informazioni registrate sulle schede, queste vengono inserite una alla volta in un apposito meccanismo ad aghi. Premendo una leva, gli aghi percorsi da corrente elettrica si abbassano: dove c'è un foro, l'ago passa, tocca il mercurio sottostante e fa cosi scattare di un'unità il relativo contatore. La presenza di 40 contatori sulla macchina "tabulatrice" permette di contare simultaneamente diverse risposte fornite dalle persone censite, mentre un'altra macchina "selezionatrice" suddivide rapidamente in blocchi le schede secondo l'età, il sesso, il luogo di nascita ecc.: non appena viene letto un foro o un gruppo di fori specifici, si apre automaticamente un determinato sportellino nel quale l'impiegato ripone la scheda. Durante il funzionamento si registrarono nelle tabulatrici alcuni guasti meccanici, del tutto occasionali, ma uno degli operatori addetti alle macchine ammise candidamente: "..il guasto in realtà, è dovuto al fatto che spesso qualcuno estrae il mercurio dalle vaschette con un contagocce, per schizzarlo poi nelle sputacchiere e godere cosi di una immeritata pausa di lavoro.." Preparazione delle schede perforate per il censimento U.S. Sfruttando questa idea, il Governo degli Stati Uniti ottiene i risultati del nuovo censimento in appena due anni e mezzo, contro i sette del censimento precedente sebbene la popolazione era intanto cresciuta da 50 a 63 milioni. Il successo nel censimento americano fece si che le macchine di Hollerith fossero immediatamente impiegate anche nei censimenti austriaci e norvegesi e nel primo censimento della storia russa, tenutosi nel 1896. Il prestigioso periodico Scientific American dedica una prima pagina al censimento US del 1890. Per aumentare il numero di informazioni registrate su ogni scheda, Hollerith sceglie le dimensioni della banconota da un dollaro (che rimarrà, da allora, il formato standard delle schede) e cambia la dimensione e la posizione dei fori. La scelta delle stesse dimensioni delle banconote in dollari non era una scelta capricciosa o casuale ma rispondeva alla constatazione che il maggior numero di impianti meccanografici erano installati negli Stati Uniti dove erano già in commercio, ad uso principalmente delle banche, contenitori e scaffali modellati sul formato del dollaro; questa astuta simbiosi venne tuttavia a cadere quando la Federal Bank decise di ridurre le dimensioni delle banconote. Le macchine di Hollerith vengono perfezionate per compiere diverse operazioni sulle schede perforate e dagli uffici governativi ben presto si diffondono nelle aziende e nelle industrie di maggiori dimensioni per risolvere problemi contabili e amministrativi. Il principio di Hollerith fu usato anche per il calcolo di tiro delle navi da guerra fino alla II guerra mondiale. Nel 1928, sulla base dello stesso principio, lo scienziato inglese J. Comrie calcolò le orbite lunari dal 1935 al 2000. Per quanto riguarda l’Italia, le prime sperimentazioni risalgono al 1894, a seguito di contatti tra Hollerith e Luigi Bodio, direttore generale dell’ISTAT. Il primi centri meccanografici operanti stabilmente furono installati nel 1914 dalla Pirelli e dall’INA (Istituto Nazionale delle Assicurazioni); nel 1940 se ne contavano già 60 e si salì poi ai 150 del 1950 e ai 650 del 1957, il momento di massima espansione prima della progressiva sostituzione con centri elettronici. Nel 1896 Hollerith fonda la Tabulating Machine Company che, dopo varie fusioni e cambiamenti di nome, diventa nel 1924 la International Business Machines Corporation ( IBM ). È grazie al possesso del brevetto Hollerith che la IBM ha costruito le sue fortune, aiutata anche da una politica commerciale che prevedeva non la vendita delle macchine, ma il loro affitto. Per questo aprì succursali in ogni parte del mondo. Le grandi potenzialità del sistema Hollerith vennero evidenziate per la prima volta in un lavoro che l'IBM eseguì per il movimento razzista americano, da sempre ossessionato dalla notevole immigrazione dall'Est e dal Sud Europa così lontani dal mito della razza nordica , anglosassone: statura alta, capelli biondi e occhi azzurri. La bandiera agitata era il pericolo per gli Stati Uniti di un suicidio razziale , in conseguenza della rapida riproduzione degli inadatti ( unfits ), sommata al precipitoso declino delle nascite nelle razze migliori . Ciò spiega come il Congresso USA abbia dibattuto, tra il 1875 e il 1924, una successione sterminata di progetti sull'immigrazione, ognuno dei quali allargava ogni volta la sfera di inammissibilità. Sulla scorta dei successi ottenuti e incoraggiato dal successo del fascismo in Italia e dal crescere del nazismo in Germania, il movimento eugenetico americano mise in cantiere alcuni progetti maturati a lungo. Il più ambizioso era quello di identificare ovunque e sottoporre a misure eugenetiche ogni individuo di razza mista . Venne proposto in primo luogo il rilevamento della Giamaica “perché c'era una maggiore proporzione di mulatti”. Il progetto Giamaica evidenziò il pionieristico uso di una tecnologia mai usata a tale scopo. Per la prima volta, le informazioni personali e le caratteristiche eugenetiche furono inserite nelle schede perforate e elaborate dalle macchine Hollerith dell' IBM Il progetto Giamaica sugli incroci razziali rappresentò la “prima volta” dell' IBM . Cinque anni dopo, sotto la direzione del nuovo Presidente, Thomas J. Watson, l' IBM avrebbe adattato la stessa tecnologia per automatizzare la guerra razziale e la persecuzione degli ebrei nel terzo Reich. Il coinvolgimento dell' IBM nella Germania nazista era cominciato l'anno stesso della presa del potere (1933) quando l'azienda progettò ed eseguì il primo censimento hitleriano. Da questo momento, il coinvolgimento dell' IBM divenne sempre più intenso. L'8 gennaio 1934, con un investimento di un milione di dollari, l' IBM aprì una fabbrica a Berlino per costruire le macchine Hollerith e coordinare l'elaborazione dei dati. All'inaugurazione, il dirigente della collegata tedesca, Willi Heidinger, illustrò con molto fervore cosa avrebbe fatto la tecnologia tedesca per il destino biologico della Germania, dichiarando che la statistica della popolazione era la chiave per sradicare i segmenti malati e inferiori della società tedesca. Come evidenzia il libro di Edwin Black, L'IBM e l'olocausto. I rapporti fra il Terzo Reich e una grande azienda americana (Milano, Rizzoli, 2001), progettò, eseguì e fornì l'assistenza tecnologica necessaria al III Reich per portare a compimento l'automazione della distruzione di massa Saranno i fori delle schede IBM a decretare chi verrà deportato, chi verrà mandato nei campi di lavoro e chi in quelli di sterminio. La scheda personale accompagnerà il deportato sino alla sua ultima destinazione e sarà proprio il numero della scheda IBM quello che verrà tatuato sulla pelle dei deportati. Ad esempio, 174517 era il numero, e quindi anche il nome , tatuato sul braccio sinistro di Primo Levi al suo arrivo a Auschwitz. Hollerith erfasst" (included in Hollerith system) - cards of prisoners transferred from Auschwitz to Mauthausen Concentration Camp (in the depths of Germany), where this computing system was in use. Auschwitz Memorial archival material (1910-1995) Gli studi sulla possibilità di risolvere con l'ausilio delle macchine i pesanti calcoli necessari all'ingegneria risalgono al periodo compreso fra le due guerre mondiali. I risultati si concretizzarono nella realizzazione dei calcolatori elettromeccanici, considerati i progenitori degli attuali computer . Contrariamente a quanto si crede, il primo di questi progetti in grado di soddisfare le caratteristiche di un moderno elaboratore non vide la luce nel campus di un'università americana, ma nel più modesto soggiorno di una famiglia berlinese. L'ingegner Konrad Zuse, il suo inventore, cominciò i suoi studi a Berlino nel 1935. E conseguì brillanti risultati, anticipando di alcuni anni le macchine costruite dai colleghi statunitensi Emil Zuse Konrad Zuse era nato il 22 giugno del 1910, a Berlino. La famiglia era probabilmente originaria di Voigtshagen, in Pomerania, forse ugonotti emigrati in Germania per sfuggire alle persecuzioni cui erano sottoposti in Francia. Il padre, Emil, ricopriva una posizione amministrativa alle poste. Nel 1912 Emil Zuse viene trasferito a Braunsberg, nella Prussia Orientale, dove lo segue l'intera famiglia. Terminate le scuole inferiori Konrad fu ammesso al Gymnasium Hosianum. Konrad con la madre e la sorella In quegli anni nasce l'amicizia con Herber Weber, che in futuro diventerà il suo primo finanziatore; Emil viene però nominato capo dell'Ufficio Postale a Hoyerswerda e la famiglia Zuse dovrà nuovamente trasferirsi. Konrad viene iscritto al più vicino, e moderno, Realgymnasium, dove l'insegnamento viene dominato dal nuovo concetto di Arbeitsunterricht, istruzione pratica. Nello stesso periodo Zuse inizia a sviluppare le proprie abilità meccaniche e artistiche che lo accompagneranno per il resto della vita. Nel 1927 consegue la maturità e si iscrive al corso di ingegneria meccanica presso la Technische Universität di BerlinoCharlottenbug. Come lui stesso scrive nella propria autobiografia i tempi per i sogni erano finiti. Aveva preso in affitto una piccola stanza nella capitale tedesca, che non aveva mai smesso di considerare come la propria vera casa, e ora doveva confrontarsi con la burocrazia e le dimensioni dell'ateneo. Un ulteriore ostacolo era posto dallo scarso rilievo dato all'aspetto creativo, che Konrad definiva artistico, della progettazione. Di lì a breve avrebbe abbandonato l'ingegneria meccanica per quella civile. Contemporaneamente agli studi, la sensibilità artistica e in particolar modo l'inclinazione verso le arti figurate, avevano avvicinato il giovane Zuse all'Akademische Verein Motiv, una associazione universitaria nata nel 1847, principalmente composti da studenti di architettura e caratterizzata da una forte tradizione teatrale. Alle rappresentazioni prodotte dal circolo, il grande scienziato contribuiva come attore, scenografo e autore degli effetti speciali ottenuti con macchine di sua invenzione. Dopo una breve esperienza durata meno di sei mesi alla Henschel, una società attiva nell'industria aeronautica, decise di allestire un laboratorio e dedicarsi alla costruzione di calcolatori. Era il 1935, Konrad Zuse si era da poco diplomato e la sua famiglia era tornata a Berlino, al numero 7 della Methfellstrasse. Come era comprensibile i genitori, le cui possibilità economiche erano limitate, accolsero con un certo stupore l'idea del figlio, ma vollero comunque accordargli la propria fiducia concedendo per il suo scopo il soggiorno e due camere del proprio appartamento. Rimanevano i problemi finanziari e Emil Zuse, da poco ritiratosi in pensione, ritornò alle Poste ancora per un anno. Anche la sorella, Lieselotte, di due anni maggiore e laureata in scienze economiche, provvedeva alla sussistenza di Konrad e del suo progetto con l'intero stipendio. All'aiuto della famiglia si aggiungeva quello di Herbert Weber, l'ex compagno di scuola conosciuto a Braunsberg, e dei colleghi dell'Università. Furono raccolte diverse migliaia di Reichsmark, per la costruzione di quello che sarebbe diventato lo Z1. A onor del vero il primo elaboratore della storia era nato con il nome di V1. La V, abbreviazione di Versuchmodell, o modello sperimentale, fu infatti sostituita soltanto in seguito dalla lettera Z, per evitare l'assonanza con i ben più micidiali missili frutto della ricerca bellica nazista. Il calcolatore quasi terminato nel salotto di casa, Berlino 1937 Alcuni componenti del calcolatore, prevalentemente meccanico. Questa architettura, che non venne adottata dall'ENIAC o dal Mark I, i primi computer realizzati negli Stati Uniti quasi dieci anni più tardi, rispecchia la definizione di calcolatore enunciata 1945 creato da John Neumann . Zuse avevanel invece la von propria macchina per risolvere in maniera automatica i lunghi calcoli che spesso impegnavano gran parte del lavoro degli ingegneri. Si trattava di un apparecchio programmabile, in grado di processare numeri in formato binario e le cui caratteristiche più apprezzabili, viste con il senno di poi, furono la netta distinzione fra memoria e processore Lo Z1 conteneva tutti i componenti di un moderno computer, anche se era completamente meccanico, come ad esempio: unità di controllo, memoria, micro sequenze, logica floating point, ecc. Per un'addizione occorreva mezzo secondo e uno intero per una sottrazione, ma per una moltiplicazione ne impiegava ben tre e quasi il doppio per una divisione. Risultati la cui utilità potrebbe essere messa in dubbio al confronto dei Gigaflop e dei Terabyte cui il progresso tecnologico ha ormai portato a ragionare, ma del tutto apprezzabili alla vigilia della Seconda Guerra Mondiale. Tra i primi collaboratori di Zuse ricordiamo Helmut Schreyer, il cui apporto fu determinante per il passaggio alla soluzione elettromagnetica.Quando Schreyer vide la macchina ebbe l'idea di introdurre i tubi a vuoto, all'epoca utilizzati come componenti per le radio. Nel salotto di casa Zuse, Helmut Schreyer e Konrad Zuse assemblano i componenti dello Z1. Con questa tecnologia, e dopo sei mesi di intenso lavoro, i due riuscirono a sviluppare un meccanismo in grado di rappresentare le operazioni di congiunzione, disgiunzione e negazione. L'algebra correva in soccorso del grande scienziato e gli permetteva di realizzare una macchina programmabile. Per considerarsi affidabile, lo Z1 aveva bisogno di ulteriori modifiche e miglioramenti, ma i risultati ottenuti furono sufficienti a ottenere un finanziamento di 7.000 Reichsmark dal Dr. Kurt Pannke, proprietario di un'azienda di calcolatori. Zuse quindi utilizzò ampiamente l’algebra booleana ed impiegò una rappresentazione binaria dei numeri . I programmi erano perforati su vecchie pellicole di film. Z1, fu completato nel 1938 ma non parve funzionare correttamente, a causa dei troppi meccanismi implicati nel calcolo. A dimostrazione del carattere empirico della macchina costruita, basti ricordare che, anziché usare i comuni nastri perforati cartacei dei telex allora in uso, Zuse riciclò dei vecchi film 35 mm perforati a mano come strumento di input del suo calcolatore. Z1 (1938) 1989: Konrad Zuse accanto alla ricostruzione del mitico modello Z1 Anziché demordere, Zuse decise di integrare nel suo secondo progetto, detto Z2, i relé elettromagnetici, come proposto dal collega ingegner Helmut Schreyer (1912-1985), sostituendo buona parte degli inaffidabili meccanismi dello Z1; sostituì le parti meccaniche dell'unità aritmetica con i relè telefonici. Si trattava di commutatori elettromeccanici del tipo "aperto/chiuso", che aumentavano la velocità di calcolo, in quanto operavano parecchie centinaia di volte al minuto. Siccome il relè può essere posto in due soli stati fisici (con o senza corrente), Zuse dovette utilizzare l'aritmetica binaria, assegnando all'uno il passaggio della corrente e allo zero lo stato contrario. In tal modo poteva rappresentare i numeri nel calcolatore. Z2 Lo Z2, completato nel 1939 senza nessun finanziamento e utilizzando relé di seconda mano, si dimostrò funzionante e più veloce dello Z1, ma difficilmente utilizzabile per fini pratici. L'unità aritmetica era connessa alla memoria, che rimaneva quella dello Z1. Zuse proseguì i suoi studi, senza ottenere riconoscimenti dal Terzo Reich, troppo impegnato nelle sue imprese belliche; riuscì comunque ad ottenere una piccola sovvenzione dall'Istituto Tedesco di Ricerca Aerodinamica, che gli permise di completare lo Z3, presentato il 12 maggio 1941. Z3 (1941) Lo Z3 (interamente a relé) si può definire il primo elaboratore programmabile a scopi generali funzionante. La macchina impiegava quasi 2500 relé e trattava i dati in dimensioni fisse (convenzione rimasta fino ad oggi, es. 16, 32 bit); di tale macchina non rimane niente in quanto andò distrutta nel bombardamento di Berlino dell’aprile 1945 (sopra una fedele ricostruzione completata nel 1960). Lo Z3 era il primo calcolatore universale governato da un programma. Si trattava di una piccola macchina, con un lettore di nastri, una console per l'operatore e due tipi di pannelli contenenti i 2600 relè. Era fornita di una memoria di 64 numeri di 22 bit ed eseguiva una moltiplicazione in trecinque secondi. Il relé, componente base del modello Z3 Poteva anche estrarre le radici quadrate, ma, in ogni caso, i valori iniziali dovevano essere introdotti a mano nella memoria. Il programma era costituito da una serie di istruzioni fornite progressivamente su nastri alla macchina e che le indicavano le operazioni che doveva eseguire. Un simile calcolatore era chiamato "universale" dal momento che non era abilitato ad eseguire una sola serie di calcoli. L'unità di input a nastro perforato. Poco tempo dopo, Zuse costruì lo Z4, basandosi sullo stesso principio, ma migliorandone la velocità e la potenza. Durante i bombardamenti sistematici angloamericani del 1944, le installazioni di Zuse furono frequentemente danneggiate e lo Z4 dovette essere spostato varie volte. Spesso avveniva che Zuse e i suoi collaboratori si avventurassero per le strade di Berlino, devastate dalle incursioni giornaliere dell'aviazione alleata, alla ricerca di qualunque cosa potesse tornare utile. Lo stesso inventore asserisce nella propria autobiografia di aver testato diversi programmi nel corso di un bombardamento. Le sorti del Terzo Reich iniziavano a vacillare e nei primi mesi del 1945, quando ormai lo Z4 poteva considerarsi terminato, il calcolatore dovette essere smontato per l'evacuazione. Zuse trasferì la propria strumentazione a Göttingen, ma le armate sovietiche e alleate proseguivano l'avanzata. Infine si diresse verso la Baviera. Con lui si trovavano una dozzina di collaboratori e la moglie Gisela, sposata nel mese di gennaio. Il viaggio si concluse a Hinterstein, un villaggio in aperta campagna, dove il 7 maggio lo raggiunse la notizia della resa. Nascosto nello scantinato di una modesta abitazione, lo Z4 era probabilmente l'unico computer esistente in quel momento in Europa, ma l'incapacità di comprendere la portata dell'invenzione era tale che le truppe di occupazione vi dedicarono scarsa attenzione. Z4 a Hinterstein . Il calcolatore rimase a Zuse che negli anni seguenti dovette mantenersi con la pittura. Lo Z4 fu infine consegnato, pur rimanendo di proprietà dell'inventore e dopo aver subito una serie di modifiche, alla Technische Universität di Zurigo. Valido anche come pittore, qui il suo autoritratto Al termine del conflitto mondiale, Zuse riuscì anche a sfruttare commercialmente le sue intuizioni, fondando la Zuse KG; almeno 300 calcolatori basati sull'evoluzione dello Z4 furono venduti in tutta Europa, oltre ad una serie completa di accessori per computer, prima della cessione delle attività nel 1969 alla casa costruttrice tedesca Siemens. Z4 (1949) Z5 (1952) Z11 (1954/1955 ) Z22 (1956 ) Zuse KG (1949) Zuse KG (1957) Zuse KG (1964) Zuse capì anche l’importanza della programmazione e può essere considerato l’inventore del primo rudimentale linguaggio di programmazione: Plankalkul (calcolo di programmi). Mentre costruiva il suo Z1 Konrad aveva iniziato a formulare i principi basi del suo Plankalkül, un linguaggio di programmazione a tutti gli effetti. Konrad aveva infatti maturato l'idea secondo cui il suo Z1 fosse in grado non solo di analizzare le relazioni fra i numeri inseriti, ma anche di giocare una partita a scacchi. Paul Rojas, a oltre cinquant'anni di distanza, e solo dopo la morte dello scienziato, fu in grado di dimostrare che Zuse aveva ragione. Il programma di Zuse per giocare a scacchi: http://www.zib.de/zuse/English_Version/Inhaltsverzeichnis/ Simulationen/Plankalkuel/Chess/JavaApplet/chess.html Il Plankalkül sarebbe stato completato fra il 1943 e il 1945, ma comprendeva già i concetti di modularità inclusi nei moderni linguaggi di programmazione. Fra cui quello di variabili globali, ovvero visibili all'intero programma, e locali, leggibili solo da una funzione, le cui proprietà coincidevano poi con quelle di subroutine. A non venire trattata era soltanto la possibilità di distinguere fra i vari tipi di variabile, un numero intero . Dopo la Seconda Guerra mondiale Konrad Zuse cercò invano di diffondere le idee contenute nel Plankalkül, ma i suoi sforzi si rivelarono vani, il mondo accademico lo ignorò e molte di queste dovettero essere riscoperte. Alla fine il Plankalkül venne pubblicato nel 1972 ed il primo compilatore venne implementato nel 2000 presso la Technische Universität Berlin, cinque anni dopo la morte di Zuse. Il computer, che secondo l’inventore rappresenta una scoperta decisiva per l’umanità, resta il suo interesse principale fino alla morte, avvenuta nel 1995. Attualmente, si può vedere una riproduzione del suo Z3 nel museo Tedesco di Monaco, mentre un esemplare dello Z1, ricostruito dallo stesso Zuse, è esposto presso il museo dei Trasporti e della Tecnologia di Berlino. Konrad Zuse nel 1992