speciale elezioni

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speciale elezioni
distribuzione gratuita
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magazine
SAPER VIVERE LA CITTÀ
IUPPITER
EDIZIONI
anno VI n.3/4
marzo /aprile 2011
Ti ricordi quando la Iervolino
è stata
primo cittadino di Napoli?
Certo, quando Bassolino
faceva il sindaco...
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1
SOM
MARIO
CHIAIAmagazine 3/4 marzo aprile 2011
pag. 2
SOS CITY
pag. 3
EDITORIALI di Max De Francesco e di Marco Mansueto
LE
SPECIA NI
ELEZIO
SPECIALE ELEZIONI FUORI DAL COMUNE
pag 4
SPECIALE ELEZIONI 11 SFIDANTI PER LA POLTRONA ROGNA
pag. 6
pag. 10
SPECIALE ELEZIONI SFIDA A COLPI DI CLIC di Nicola Sellitti
PRIMO PIANO PARCHEGGI, CAMBIO DI MARCIA di Alvaro Mirabelli
pag 16
IL CASO CAMPETTO DEL MOLOSIGLIO, SECONDA OPPORTUNITÀ di Oscar Medina
pag. 19
QUARTIERISSIME PARCO VIRGILIANO, QUESTIONE SICUREZZA di Alessia Giangrasso
pag. 20
QUARTIERISSIME MUNICIPALITÀ, QUANDO L’ASCENSORE È D’ÉLITE
pag. 22
RIFLESSIONI I “DURACELL” DELLA MEDICINA di Mimmo Della Corte
pag. 23
LE PORTE APERTE
pag. I
SPIRAGLI CAMPANIA, SOS EDITORIA
pag. II
PORTA D’INGRESSO L’ONDA DELLA MALAUNITÀ di Nicola Sellitti
pag. III
PORTA D’INGRESSO QUANDO LA LETTERATURA SPIEGA IL RISORGIMENTO di Aurora Cacopardo
pag. VI
PORTA MAGICA DE MAIO, SE CANTA NAPOLI SENZA LACRIMATOI di Aldo de Francesco
pag. X
PORTA DEL GOL IL NAPOLI CHE VERRÀ di Rita Giuseppone
IM-PORTA IL TESORO CERCA CASA di Alvaro Mirabelli
pag. XIII
pag. XVIII
IM-PORTA CHIESE NEGATE, OPERAZIONE SPONSOR di Oscar Medina
pag. XX
PORTA VIRTUOSA TE LA DO IO LA LOCATION di Laura Cocozza
PORTA VIRTUOSA GALLERIA DEL MARE, SHOPPING ALL’AVANGUARDIA di Rita Giuseppone
PORTA dei SENSI COCCOLE A CINQUE STELLE di Laura Cocozza
pag. XXIII
pag. XXVII
pag. XXIX
Saper vivere ARTE COSMOPOLITAN ART di Valeria Puntuale
pag. 25
Saper vivere EVENTI PRIMAVERA A GALOPPO di Nino De Nicola
pag. 30
Saper vivere EVENTI “LA BAS”, L’ALTRA GOMORRA A CANNES di Rossella Galletti
pag. 32
Saper vivere LIBRI I TORMENTI DEL COMMISSARIO MELILLO di Aurora Cacopardo
pag. 34
Saper vivere EVENTI FOLK-ROCK A TUTTA “FOJA” di Gianluca Massa
pag. 35
Saper vivere LAPILLI IL MOZART NAPOLETANO DI “COSÌ FAN TUTTE” di Massimo Lo Iacono
pag. 36
Saper vivere LAPILLI GERMANIA E SUD ITALIA MAI COSÌ VICINI
pag. 38
Saper vivere LAPILLI DARIO TOFANO, “MATTATORE DELLA NOTTE” di Tommy Totaro
pag. 39
EXIT
pag. 40
Saper
Vivere
2
SOS
CITY
CHIAIAmagazine 3/4 marzo aprile 2011
Hai qualcosa da segnalarci? Scrivi a: info@chiaiamagazine.it
Lancia il tuo Sos, indica disservizi e problemi del
tuo quartiere e proponi soluzioni per rendere più
vivibile la città. Contiamo su di te.
Le lettere, firmate con nome e cognome, vanno
inviate a
Chiaia Magazine Via dei Mille, 59
80121 Napoli
oppure alla e-mail info@chiaiamagazine.it
Lo sapevate che...
di Massimo Gallotta
NAPOLI
CITTÀ D’ARTE
Aggiornamenti quotidiani su
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Posta in arrivo
Al futuro sindaco,
Napoli è una delle città mondiali a maggior densità di risorse culturali e monumentali che ne testimoniano l’evoluzione
storico-artistica nel corso di 2.700 anni di
vita. Il centro storico, nel ‘95, è stato annoverato dall’Unesco tra i patrimoni dell’Umanità con la seguente motivazione: «È
una delle più antiche città d’Europa, il cui
tessuto urbano contemporaneo conserva
gli elementi della sua storia ricca di avvenimenti. I tracciati delle sue strade, la ricchezza degli edifici storici, caratterizzanti
epoche diverse, conferiscono al sito un valore universale senza eguali che ha esercitato una profonda influenza su gran
parte dell’Europa e al di là dei confini di
questa». E questo è il lusinghiero riconoscimento che un consesso di illustri studiosi
internazionali riuniti nell’organismo dell’ONU che tutela i siti ad alto tasso artistico
e naturalistico del pianeta, ha tributato ad
una città che vive e produce cultura da 27
secoli. Il mondo dunque ci manifesta la sua
ammirazione ma ci tiene anche d’occhio
perché le amministrazioni non abbandonino al degrado un centro storico che, con
i suoi 700 ettari, è il più vasto d’Europa.
L’appello al futuro sindaco, allora, è che
avvii la resurrezione di Napoli, città d’arte.
Distinti saluti
anno VI n.3/4
marzo/aprile 2011
DIRETTORE RESPONSABILE
Max De Francesco
RESPONSABILE SAPER VIVERE
Laura Cocozza
PROGETTO E REALIZZAZIONE GRAFICA
Ferdinando Polverino De Laureto
REDAZIONE
Iuppiter Group
Via dei Mille, 59 - 80121 Napoli
Tel. 081 19361500
Fax 081 2140666
info@chiaiamagazine.it
SOCIETÀ EDITRICE
Iuppiter Group
Via dei Mille, 59 - 80121 Napoli
CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÀ
Alabama srl
Tel. 081 19573381 - 331 1887959
STAMPA
Tuccillo Arti grafiche srl
Contrada Regina Trav. via Donadio
80024 Cardito (NA)
Reg. Tribunale di Napoli
n. 93 del 27 dicembre 2005
Iscrizione al Roc n° 18263
Gentile direttore,
ho appreso con piacere che finalmente sono stati
piantati i 110 nuovi alberi in Villa Comunale.
Una buona notizia per Napoli, in quanto è
assurdo lasciar morire uno dei pochi polmoni
verdi della città, un parco storico e rinomato,
che si trova a lottare continuamente contro il
degrado, come avete sottolineato anche voi di
Chiaia Magazine con alcune inchieste. Dopo la
strage delle palme a causa del “punteruolo
rosso”, possiamo soltanto augurarci che i nuovi
arbusti (lecci, ippocastani, platani e tigli)
saranno oggetto di una maggiore cura. Lo
dobbiamo a noi stessi e alle generazioni future: i
giovani, infatti, hanno più a cuore di noi le sorti
dell’ambiente, ed è stato bello sapere che tanti
alunni delle scuole erano presenti per assistere
alle operazioni di innesto dei nuovi alberi.
Claudio Di Donato
Gentile redazione,
sono un’appassionata lettrice, non solo della
vostra rivista, amo la letteratura e più che
una semplice diversione la reputo una vera e
propria fonte di arricchimento morale e
culturale. Per questo trovo vergognoso che a
Napoli sia passata praticamente sotto silenzio
la giornata nazionale per la promozione della
lettura lo scorso 24 marzo. Gli italiani e in
particolare quelli del Sud leggono pochissimo.
Mi chiedo: come possiamo auspicare un
miglioramento della società se mettiamo da
parte la cultura? A Napoli, da quando non c’è
più Galassia Gutenberg, manca un evento che
coinvolga i cittadini, soprattutto i giovani,
con lo scopo di avvicinarli al mondo dei libri
e della lettura. Una situazione mortificante,
non solo per la vita culturale della nostra
città: tante case editrici locali, sia piccole che
blasonate, rischiano di morire a causa di un
mercato ormai agonizzante.
Laura Cuomo
Nuova linfa
per la Villa Comunale
I
Giornata della lettura,
che bluff
piazza
deimartiri
di Nino De Nicola
tivo? Una grande stagione
nutile nasconderselo:
Napoli è alle soglie di
QUARTIERI SPAGNOLI, di opere pubbliche che
punti alla riqualificazione
un evento cruciale per il
VIOLIAMO IL TABÙ
ambientale e al decoro ursuo futuro. Dopo 16 anni
bano. In cima alla lista i
da incubo, anche al Coparcheggi interrati in Cenmune si profila l’opportutro. Tra le opzioni più getnità di mandare in
tonate, ad esempio, una
pensione la vecchia casta
grande area di sosta undi «sgovernanti». Meglio
derground sotto piazza
allora giocare d’anticipo e
del Plebiscito: una sfida
indirizzare ai papabili in
che, se vinta, non solo
lizza per la poltrona di
comporterebbe una formisindaco precise richieste
dabile ricaduta sul nodo
di svolta nella gestione
traffico ma propizierebbe
della città. Il ceto economico e produttivo napoletano, finora passivo anche il recupero del quartiere S. Ferdiper demeriti propri o scelte altrui, ha le idee nando, oggetto attualmente di un superbando
chiare: senza un asse strategico imprenditori- di riqualificazione da 10 milioni di euro. Ed
pubblici amministratori non si va da nessuna ecco allora l’altra sfida: violare finalmente il
parte. Progetti e idee, marciti per anni nel- tabù dei quartieri spagnoli e ridisegnare il
l’anticamera del potere, ora vogliono essere ventre di Napoli. È un’impresa: ma si può
sdoganati da Palazzo S. Giacomo. L’obiet- fare.
3
EDITO
RIALI
di Max De Francesco
Come le formicole rosse di Mimì
Rea, prima di correre, senza
tregua, da una parte all’altra della
città, lasciamo alcune riflessioni a
chi, fortuna sua, può godersi una
panchina. Anche in queste elezioni
monta il tormentone: “i
bassoliniani chi voteranno?”. C’è
chi dice che sosterranno il
maratoneta Lettieri che spera, con
una spinta trasversale, di tagliare
il traguardo al primo turno; c’è
chi, invece, come Mastella, è
convinto che Bassolino sia
costretto a impegnarsi per
Morcone altrimenti quel che resta
del Pd nazionale gli negherà, un
domani, un posto in Parlamento.
Capitolo Terzo polo: comunque
vada sarà un flop. Non per la
statura umana e professionale di
Pasquino, quanto per i
tirannosauri che lo scortano (De
Mita e Pomicino) e i bonsai che gli
stanno intorno: Casini s’imbianca
ma non sbanca, Rutelli occhieggia,
ma non scheggia, Fini lacera, ma
non macera. Quest’ultimo ha
scelto come fido Italo Bocchino
che, con il passar dei minuti,
ITALO
IL GOMITOLO
diventa sempre più un Capitan
Uncinetto alle prese, sotto i cieli di
Roma, con un infinito gomitolo di
risentimenti. Di Napoli se n’è
sempre impippato e quando
scende in città pratica lo sport del
dilaniamento: vedi l’esclusione del
gigionesco Rivellini e il lifting
d’urgenza a Futuro e Libertà,
sempre più fronda di “risentiti”
pronta ad accoppiarsi con la
sinistra. Per quanto riguarda cos’è
il Fli, Bocchino è stato chiaro come
la nebbia: “Siamo un partitoscopo: le ideologie sono superate,
ragioniamo per risultati da
conseguire”. Partito-scopo? In
pieno bunga bunga, meglio
chiamarlo partito-obiettivo, perché
un obiettivo il “Fu e Libertà” ce
l’ha ed è lo stesso del segretario del
Pd Bersani: “Montezemolo? Tutte
le idee, anche le più fantasiose, per
battere il Cavaliere hanno
cittadinanza”. A Napoli, al
possibile ballottaggio, assisteremo
contro Lettieri all’orgia di
convenienza Fli, Pd, Udc e un po’
di Idv? Tra gomitoli e uncinetti,
forse assisteremo al debutto del
Polo delle Oscenità.
CHIAIAmagazine 3/4 marzo aprile 2011
di Marco Mansueto
«Prima di voltare pagina, bisogna
leggerla»: lo ha detto Predag
Matvejvic, scrittore bosniaco. Verità
fulminante che, ripescata alla vigila
delle elezioni, ci tocca assai da vicino.
Già, perché in tempi di ripartenze
politiche, di discontinuità col passato,
di futuri a portata di mano, questa
fretta di abbassare il sipario può
essere devastante. Lo ha capito il
governatore Caldoro che, prima di
spalmare progetti e denari a destra e a
manca, si è rimboccato le maniche per
la più insidiosa delle operazioni: di
fronte allo sprofondo rosso delle
trascorse amministrazioni regionali, il
neopresidente ha dovuto affondare il
bisturi nella martoriata carcassa
contabile della Campania. E quella
pagina, che prima di voltarla,
bisognava leggerla, lui se l’è
scandagliata da cima a fondo. Un
mare di carta e di file che conduceva
dritto ad un crac da primato. E così il
corpo a corpo con lo sforamento del
Patto di stabilità, con la lievitazione
parossistica di costi, di organigrammi,
di consulenze, con la fabbrica dei
progetti fantasma, con l’elefantiasi
della macchina amministrativa, è
FAR LUCE
NEL PALAZZO
durato un bel po’: ma ne è valsa la
pena perché ora le imbarazzanti
ipoteche, ereditate dal recente passato,
fanno meno paura. Un messaggio che
va girato al futuro sindaco perché chi
occuperà la poltrona di Palazzo S.
Giacomo avrà di fronte gli stessi
scenari, a cominciare dalle aziende
partecipate, consolidatesi nel tempo
come autentici stipendifici o colonie
da clientelizzare. Su questo e su altri
fronti, insomma, i postumi della
sprecopoli targata Comune saranno
difficili da smaltire. Nessuna
meraviglia, del resto, visto che il
metodo di governo non puntava al
risultato ma alla gestione, allargata
all’estremo, delle risorse a
disposizione. Così, adesso,al futuro
sindaco toccherà accamparsi in un
paesaggio da dopobomba. Ecco
perché dovrà fare i conti in tasca al
passato. E magari gli tornerà utile
avere due libri di denuncia sul
comodino: «Magnanapoli» di
Francesco D’Ercole e «Un Robin
Hood a Palazzo San Giacomo» di
Riccardo Realfonzo, giusto per capire,
cifre e circostanze alla mano, quando
e come al Palazzo sia scoppiato il
senso della misura.
4
CHIAIAmagazine Speciale elezioni
FUORI DAL COMUNE
Il 15 e 16 maggio si vota per eleggere il nuovo sindaco di Napoli. 11 pretendenti per il
dopo-Iervolino, 32 liste all’assalto di Palazzo San Giacomo, 42 nelle 10 municipalità,
8000 candidati in campo per 48 posti in Consiglio comunale e 300 nei parlamentini di
quartiere. Viaggio nella babele elettorale tra numeri, simboli e curiosità.
LE
SPECIA NI
ELEZIO
Iervolino trionfa
al primo turno
Rosa Russo Iervolino nel maggio 2006 fu rieletta sindaco di Napoli al primo turno
con il 57,2% (304.975 voti) contro il 37,8% (201.242 voti) del candidato del centrodestra Franco Malvano. I votanti furono 552.110 (66,64%) su un bacino di elettori di 828.496. La Iervolino fu appoggiata da una coalizione di 9 liste (Democratici
Sinistra, La Margherita, Udeur, Comunisti Italiani, Federazione dei Verdi, Rifondazione Comunista, Di Pietro Italia dei Valori, Socialisti Dem., Psdi-Rep. Europei) che in
totale arrivò al 61,01%, corrispondenti a 304.201 voti, con il partito dei Ds in testa
alla coalizione con il 18,44% (91.935 voti) seguito dalla Margherita con il 12,83%
(63.958 voti). Franco Malvano, invece, ebbe dalla sua parte 10 liste (Forza Italia,
Alleanza nazionale, Udc, Malvano Sindaco, Nuovo Psi, Mov Idea Soc. Rauti, Dem.cr
per Autonomie, Una città da 10, Pri, Iniziativa popolare) che totalizzarono il 35,32%
(176.098 voti). Forza Italia fu il primo partito del centrodestra con il 17,10%
(85.240 voti), distaccando Alleanza nazionale ferma all’8,72% (43.490 voti).
57,2%
Napoli, Comunali 2006
37,8%
5
CHIAIAmagazine Speciale elezioni
LE
SPECIA NI
ELEZIO
Vince Caldoro,
ma De Luca
regge in città
Alle elezioni regionali di marzo 2010, i dati della città di Napoli confermano, come
già successe alle elezioni provinciali che hanno visto nel giugno 2009 l’affermazione
di Luigi Cesaro, l’avanzata del centrodestra e la crisi, non solo di risultati, del centrosinistra. I votanti furono 441.863 (54,16%) su un bacino di elettori di 815.875. Il
governatore Stefano Caldoro vinse con il 49,32% (209.778 voti) superando di quasi
12.000 voti il salernitano Vincenzo De Luca che incassò il 46,50% pari a 197.812
voti. Caldoro ebbe dalla sua parte una forte coalizione di 8 liste (Pdl, Udc, MpaNuovo Psi-Pri ed altri, Udeur, Libertà e Autonomia Noi Sud, Alleanza di Centro-Democrazia cristiana, Alleanza di Popolo, la Destra) che raggiunse il 51,91% (207.173
voti), battendo quella a sostegno di De Luca, formata da 7 liste (Pd, Di Pietro Italia
dei Valori, Sinistra Ecologia Libertà-Pse, Campania libera, Alleanza per l’Italia, Federazione Verdi-L’altro Sud, Lista Marco Pannella-Emma Bonino) votata dal 43,30% di napoletani (172.782 voti). Il Popolo della Libertà nel 2010 ha conquistato il primato a
Napoli con il 33,84% (135.045 voti) seguito da Partito democratico con il 25,42%
(101.439 voti), Di Pietro Italia dei Valori con il 7,64% (30.496 voti) e Udc con il
5,82%, pari a 23.212 voti. Una curiosità: Roberto Fico, candidato a sindaco per il Movimento 5 Stelle di Beppe Grillo, nel 2010 era in corsa anche per la poltrona di governatore della Regione Campania. A Napoli fu votato da 9.947 persone, pari al 2,34%.
Boom di liste La carica
delle donne
e dei giovani
Sono in 11 a contendersi la poltrona di
nuovo sindaco di Napoli e sono appoggiati
da ben 32 liste di aspiranti consiglieri comunali. Le liste sono variamente distribuite
tra gli 11 candidati a primo cittadino: 11
sono per Gianni Lettieri, 4 per Mario Morcone, 4 per Raimondo Pasquino, 4 per
Luigi De Magistris, due per Clemente Mastella, 2 per Raffaele Di Monda, 1 per Roberto Fico, 1 per Carlo Taormina, 1 per
Vittorio Lamberti, 1 per Ciro Formisano e 1
per Giuseppe Marziale. Nel 2006, per uno
scanno nel Consiglio Comunale di Napoli, si
presentarono in 10mila: oggi, per effetto
del decreto che riduce i posti in Assemblea
da 60 a 48, sono circa 8mila.
Intanto, un gradino più in basso, decolla
anche la sfida per le 10 presidenze delle 10
Municipalità cittadine: e qui sono da assegnare anche 300 posti, quelli degli aspiranti consiglieri municipali, vale a dire 30
per ogni Consiglio municipale perché in
questo caso è stata confermata la vecchia
quota di 30 rappresentanti per ogni parlamentino. Nelle Municipalità si confrontano
ben 42 liste (tra esse 12 liste civiche).
Le donne in lizza rappresentano il 30 %
delle candidature. E in quanto a quote
rosa, il centrosinistra di Mario Morcone
vanta, nelle proprie file, la maggior percentuale di donne (30 %). A ruota segue lo
schieramento di Luigi De Magistris (Idv)
che, annoverando 54 donne su 182 candidati, registra un onorevole 29%. Il Terzo
Polo di Raimondo Pasquino si piazza, poi,
in terza posizione con il suo 27% di presenze femminili. Infine la coalizione di
Gianni Lettieri con il 26%.
La presenza dei giovani: qui il centrodestra
ha fatto decisamente il pieno. Il merito è
della lista «Giovani in corsa per Lettieri sindaco», ideata dallo staff elettorale dell’imprenditore: un lotto di concorrenti con
un’età media di 29 anni, tutti rigorosamente esordienti nell’agone politico, «tutti
volti nuovi -spiega una nota - ad alta motivazione».
49,32%
46,50%
Napoli, Regionali 2010
Calcio, cucina L’arsenale
e omonimie dei simboli
Di tutto, di più nelle 32 liste in lizza per il
Consiglio comunale di Napoli. La politica
ha attinto, ad esempio, dal mondo degli ex
sportivi. E’ il caso di Gianni Improta, popolare mezzala del Napoli in versione anni
’70, che ha scelto il Pdl. Oppure di Faustino
Canè, altra ex gloria azzurra degli anni
’60, che è in gara per il Partito Repubblicano. Riconducibile, in un certo senso, all’universo calcistico è anche Cristiana
Sinagra, madre di Diego Maradona jr., che
ha optato per la Dc di Sandri. Chi col calcio
invece non c’entra nulla è Gino Sorbillo,
noto perché è il titolare dell’omonima pizzeria ai decumani, tappa d’obbligo della
gastronomia cittadina: Sorbillo è nella lista
«Napoli riformista». Decisamente curiosa,
poi, è la presenza nella lista dell’Api, partito collegato al Terzo Polo di Raimondo Pasquino, di un candidato che si chiama
Gianni Lettieri e che ovviamente non è il
candidato sindaco del centrodestra: lui, invece, è Pasquale Lettieri, detto però Gianni,
e insegna all’Accademie di Belle arti.
Curiosando tra i simboli che caratterizzano
le liste, non sfugge ad esempio come l’elemento del fiore (o pianta) sia assai gettonato: è presente, infatti, nei loghi del
Partito Repubblicano, di Forza del Sud, del
Pd, di Napoli Riformista, di Alleanza per
l’Italia, del Partito del Sud e di Insorgenza
Civile. Ma c’è anche una sfida stellare: la
gara a chi ha più stelle nel logo la vince
Mastella per Napoli (ben 14), a ruota seguono il Pin di Monda (6 stelle nel simbolo) e il Movimento 5 Stelle che il suo
arsenale di stelle (cinque) lo ha messo persino nella dicitura di partito. La vecchia
icona a falce e martello, invece, appare nel
logo di Rifondazione della Sinistra (che sostiene De Magistris), nel simbolo di Napoli
non si piega (che appoggia Giuseppe Marziale), e infine nel logo del Partito Comunista dei Lavoratori (schierato col candidato
sindaco Ciro Formisano). La parola Sud,
poi, è utilizzata in quattro liste: Forza Sud e
Noi Sud (ambedue di centrodestra), Partito
del Sud (pro De Magistris), infine Udeur-Popolari per il Sud (nell’orbita di Mastella). E
spunta persino un cuore: quello che campeggia nel logo della lista Democrazia Cristiana-Terzo Polo (in quota al
centrodestra).
6
CHIAIAmagazine Speciale elezioni
11 SFIDANTI PER LA POLTRONA ROGNA
LE
SPECIA NI
ELEZIO
L’eredità Iervolino sarà peggio di quella di Bassolino. Più che “poteri speciali” serviranno
superpoteri. Sicurezza, ambiente, turismo e trasporti tra le priorità dei candidati. Chi
sarà eletto sarà chiamato a ridimensionare la galassia delle società partecipate. Lettieri
parte favorito: in un probabile ballottaggio troverà Morcone o De Magistris. Nel caos
politico napoletano, ecco profili e programmi degli aspiranti sindaci per la poltrona più
rognosa d’Italia.
CON LUI (4 liste)
Popolo della Libertà, Forza del Sud, Noi
Sud, La Destra, Dc-Terzo Polo, Pid (Popolari Italia Domani), Alleanza di Centro,
Partito Repubblicano, Insieme per Napoli,
Giovani in corsa, Liberi con Lettieri
CHI È
54 anni, sposato, tre figli. Diplomato nel 1975,
nel 2011 una laurea Honoris Causa in Giurisprudenza. Di professione imprenditore: una carriera iniziata nel 1975 che attualmente lo vede
fondatore e presidente della Meridie Investimenti Spa mentre dal 2004 è alla guida dell’Unione Industriali di Napoli. Le sue passioni:
la sartoria napoletana, i libri di Grisham e Follett, e la corsa (ha partecipato alla maratona di
New York).
IL PROGRAMMA
In sintesi: scrupolosa manutenzione stradale
con nuova disciplina degli appalti, cura e incremento del verde, disinquinamento e fruibilità
del mare, turismo in generale e turismo del
mare, migliore qualità dell’aria, emergenza si-
curezza, avvio di un piano antidegrado per le
periferie, sostegno ai giovani problematici attraverso lo sport. In generale le direttrici del programma sono 1) trasparenza amministrativa
(tra le idee: una legge straordinaria per procedure più semplici, task force di 30 dipendenti
comunali contro le disfunzioni, rispetto dei
tempi nelle opere pubbliche), 2) servizi funzionanti (tra le idee: intensificare raccolta differenziata con 10 nuove isole ecologiche e raccolta
porta a porta dei rifiuti, trasporti 24 ore su 24,
parcheggi al centro), 3) rilancio economico (tra
le idee: una banca del microcredito, prepensionamento per 5mila comunali e assunzioni di
1.500 laureati, lotta all’ambulantato, incentivi
agli esercizi aperti ad agosto, permessi veloci
per gazebo e verande degli esercenti, un Ufficio
Grandi Eventi), 4) vivibilità per donne/bambini/anziani (tra le idee: un Assessorato alla
Famiglia, parcheggi agevolati per mamme con
bambini, abbattimento barriere architettoniche
per disabili), 5) decoro e cultura (tra le idee:
campagne di educazione civica, supermulte per
chi sporca, illuminazione di monumenti e
chiese, un Museo della Musica Napoletana).
HA DETTO
“Voglio impegnarmi per provare a restituire a Napoli quello che mi ha dato: fiducia nei propri mezzi, voglia di vincere le
sfide più difficili, l’ambizione di non essere
una città piegata su stessa ma in grado di
guardare al domani con la certezza che il
futuro non è altrove. Napoli non può rinunciare ad essere una città moderna e vivibile, sicura e pulita, straordinaria e
cosmopolita”.
Gianni Lettieri PDL-CENTRODESTRA
CON LUI (4 liste)
Partito Democratico, Sel (Sinistra
Ecologia Libertà), Napoli Riformista,
Competenze per Napoli
CHI È
58 anni, nativo di Caserta ma napoletano
d’adozione, sposato, due figli. Diploma al
Liceo Sannazaro e laurea in Giurisprudenza
alla Federico II. Per lui una carriera in ascesa
nell’amministrazione civile fino alla nomina
di prefetto nel ’93. Da allora per il funzionario di Stato incarichi direttivi di alto profilo:
tra essi quello di Commissario straordinario
del Comune di Roma (2008) e l’altro di Direttore dell’Agenzia Nazionale di gestione dei
beni sequestrati alle mafie (2010). Due passioni: la cucina e il mare.
IL PROGRAMMA
In sintesi: maggiore vivibilità e turismo, raccolta differenziata, sicurezza e legalità (lotta
al racket), progetti per donne e giovani, riforma della macchina comunale, diritto alla
casa con regole rigorose e utilizzo degli im-
mobili sequestrati alla camorra. In dettaglio:
1) un Comune funzionante attraverso dipendenti motivati, servizi efficienti e trasparenza
degli atti, 2) portare la differenziata entro 3
mesi a quota 50%, con riduzione sensibile
della Tarsu nei quartieri virtuosi e sanzioni
dure per gli abusi di privati e di negozianti, e
inoltre un no deciso al termovalorizzatore a
Napoli est che va rilanciata con investimenti
sul porto e sul fronte edilizio, 3) a proposito
di decoro e accoglienza, riqualificare il Lungomare che deve diventare «il chilometro più
bello del mondo», grazie alla riapertura del
Circolo della Stampa, alla cura e alla sorveglianza della Villa Comunale, all’eliminazione degli abusivi sulla promenade, alla
riqualificazione definitiva di «mappatella
beach», 4) manutenzione stradale con ricorso ingente all’asfalto, 5) competenza su
controllo e presidio del territorio nelle mani
del sindaco, quale garante di legalità, che
avrà per sé le deleghe sulla Polizia Municipale e sulla Protezione Civile, 6) risanamento
della contabilità comunale, ristrutturando le
partecipate in passivo e inasprendo il contrasto all’evasione dei tributi
HA DETTO
“Sono la novità. Sono convinto di avere
appeal. C’è una situazione complessa,
ma Napoli non è di destra, è progressista, solidale, aperta al bisogno. Napoli
è una città bellissima in un contesto sociale difficile, serve una ricucitura. Servono soprattutto trasparenza e servizi
efficienti: così si recupera il rapporto dei
cittadini con il Palazzo”.
Mario Morcone PD-SINISTRA
7
CHIAIAmagazine Speciale elezioni
CON LUI (4 liste)
Futuro e Libertà, Unione di Centro, Alleanza per l’Italia, La Città
CHI È
68 anni, sposato, due figli e una nipotina.
Laurea alla Federico II in Ingegneria Aeronautica. All’attivo una ricca carriera accademica fino alla docenza ordinaria in
Tecnologia Meccanica all’Università di Salerno (1990). Dal novembre 2011 è Rettore
dell’Ateneo salernitano. Per lui anche
un’esperienza amministrativa come sindaco
(1986-1988) di S. Giorgio a Cremano.
IL PROGRAMMA
I punti qualificanti: 1) una macchina municipale più produttiva e più organizzata, 1) un
nuovo regolamento edilizio, 2) servizi pubblici efficienti a cominciare dalla riorganizzazione dei trasporti pubblici, 3) incremento
della raccolta differenziata e del sistema del
prelievo porta a porta, 4) un grande recupero del Centro Storico, 5) politica ambientale in due mosse: disinquinamento del golfo
di Napoli e incremento dei parchi verdi come
a Chiaiano e Bagnoli, 6) massima attenzione
alle politiche per l’infanzia a cominciare
dalla scuola, 7) misure immediate sul fronte
turismo e accoglienza con il potenziamento
delle risorse alberghiere, 8) ristrutturazione
mirata della darsena portuale, 9) accelerazione nel campo delle politiche giovanili con
particolare riguardo alla formazione lavorativa e culturale delle giovani generazioni, poi
un maggiore impegno per incentivare e promuovere le importanti attività del mondo del
volontariato, fondamentali per la gestione
del sociale in città, infine un’articolata strategia di assistenza pubblica a favore dei deboli, degli anziani, dei senza fissa dimora,
dei migranti, e dei Rom per una più completa
integrazione di questa etnia nel tessuto sociale della città, cominciando dall’inserimento dei bambini nelle strutture scolastiche,
9) collaborazione con la società civile e con le
realtà dell’associazionismo civico.
HA DETTO
“I candidati stanno sfuggendo al confronto. Forse non conoscono i problemi
della città e non sono in grado di dialogare sulle possibili soluzioni. Napoli ha
la forza, la storia, la ricchezza culturale
e paesaggistica per cambiare e diventare un fondamentale punto di riferimento per l'Europa, un'autentica
capitale del Mediterraneo. Non possiamo perdere questa occasione”.
Raimondo Pasquino TERZO POLO
CON LUI (4 liste)
Italia dei Valori, Rifondazione della Sinistra, Napoli è tua, Partito del Sud
CHI È
43 anni, sposato, due figli. Maturità classica
al Liceo Pansini e laurea in Giurisprudenza
alla Federico II. Sostituto procuratore a Catanzaro dal ’96 al ’98, si occupa di crimine
organizzato e corruzione. Piemme a Napoli
dal ’99 al 2002 poi di nuovo a Catanzaro,
fino al 2008: tra le sue indagini le note «Why
Not» e «Toghe Lucane». Dal 2009 europarlamentare con Idv. Le sue passioni: il Napoli, il
nuoto e il giardinaggio.
IL PROGRAMMA
Le linee di governo sono 4. La prima si intitola «La città che funziona» e gli obiettivi
sono: efficienza comunale tramite rigore gestionale, organizzazione, trasparenza, bilancio solido, riforma dei meccanismi
burocratici, stop alla privatizzazione del pubblico; servizi pubblici adeguati; manutenzione stradale. La seconda è quella dei «Beni
Comuni, cioè tutela dei diritti inalienabili» e
si rivolge alla scuola, all’inclusione, alla lotta
alle discriminazioni, alla sanità, alla risorsa
acqua, al lavoro, alla cultura, alle spiagge
che sono patrimonio di tutti. Si prevede allora un nuovo Statuto Comunale che favorisca la partecipazione civica sulle opzioni da
perseguire, un Consiglio Comunale allargato
alla gente che avrà diritto di parola e un assessorato ai beni comuni. La terza linea si intitola «Le politiche di igiene ambientale:
igiene urbana e politiche verdi»: no agli inceneritori e sì a un polo per energie rinnovabili
a Ponticelli, inoltre si propone il doppio binario della raccolta porta a porta e della differenziata (con la meta del 66% del riciclo in
tempi medi). Il quarto punto riguarda le «Politiche sociali: lotta alla disuguaglianza, la
città dei bambini e delle donne»: sarà allora
istituito un superassessorato ai Diritti, alla
Cittadinanza e alla Sanità, e inoltre saranno
varati Piani Sociali di Zona per ogni Municipalità per garantire il diritto alla salute.
HA DETTO
“Napoli è una città fondamentale, la
terza città d’Italia, la capitale del Sud e
attraverso l’esperienza delle liste civiche può diventare un laboratorio politico. Credo di essere l'unico candidato
che può convincere gli indecisi perché
rappresento il cambiamento e la svolta
rispetto al passato e a un consociativismo trasversale che da 14 anni sta
mettendo sotto scacco la regione e la
città”.
Luigi De Magistris IDV-FED. DELLA SINISTRA
8
CHIAIAmagazine Speciale elezioni
11 SFIDANTI PER LA POLTRONA ROGNA/2
LE
SPECIA NI
ELEZIO
Anche in queste elezioni amministrative, il paesaggio elettorale non si limita ad esibire
il solito bipolarismo, concentrato nei megaschieramenti del centrodestra e del
centrosinistra, fiancheggiati stavolta da un superpolo centrista.
All'ombra o al di fuori dei colossi di sempre, infatti, spuntano 8 outsider:
liste piccole ma combattive.
CON LUI (4 liste)
Pin (Programma Innovativo Napoli) e Insorgenza civile
CHI È
41 anni, sposato, una figlia. Laurea in Giurisprudenza. Un passato giovanile da giornalista,
poi la professione di avvocato civilista. Negli
anni ’90 asseconda la sua vocazione politica, ricoprendo incarichi tra le file del Ccd. Nel 2005
dirige la campagna elettorale di Italo Bocchino
contro Antonio Bassolino. Nel 2004 fonda
«L’Ego di Napoli», sodalizio di professionisti impegnati nella legalità e nella sicurezza. La sua
passione: la politica.
IL PROGRAMMA
Sei i cardini. «Ambiente, salute e sport»: raccolta differenziata porta a porta, creazione di
impianti di gassificazione, senza combustione,
per tutti i rifiuti, riqualificazione del verde con
affidamento a privati. «Economia»: si prevede
una task-force antifrode per l’erogazione dell’assistenza a chi ha davvero diritto, poi l’abolizione del criterio di spesa storica in base al
quale ogni assessorato può spendere quanto di
solito ha speso in passato e viceversa rimodulare la spesa pubblica in base ad un bilancio annuale che riesca a programmare le uscite per il
quinquennio successivo. «Cultura»: istituzione
della zona franca nel Centro Storico, formazione dei giovani alla conservazione del Patrimonio d’arte, accesso a pagamento alle opere
d’arte per i turisti, apertura notturna dei musei.
Sul versante «Sicurezza»: uso della Polizia Municipale (ronde municipali) contro il microcrimine con dotazioni più moderne (pc portatili,
sfollagente elettrici etc). «Urbanistica»: ridisegnare tutta la linea di costa, iniziando a piazza
Mercato e a piazza del Carmine con un mercato
coperto e un «Centro Arti e Mestieri», creare al
Molo Beverello un nuovo Porto Monumentale,
rinnovare e ampliare il Borgo Marinari, inoltre
ricongiungere la Villa comunale e Mergellina al
mare. «Viabilità e trasporti»: lotta a sosta e scarico selvaggi, incremento dei minibus, incentivi
per le eco-auto.
HA DETTO
“Napoli deve essere governata con delle
idee, non con le solite chiacchiere populiste
e qualunquiste. La città è pronta per l’innovazione perchè è ricettiva alla volontà
di cambiamento, anche se nel corso degli
anni è sempre stata ingannata. Vorrei restituire ai napoletani il piacere di vivere
questa terra, piacere che ci hanno tolto”.
Raffaele Di Monda PIN-INSORGENZA
CON LUI (4 liste)
Udeur-Popolari per il Sud e Mastella
per Napoli
CHI È
64 anni, beneventano, sposato con Sandra
Lonardo, due figli. Laureato in Filosofia, giornalista professionista, soprattutto politico di
professione: democristiano di lungo corso, è
stato infatti deputato, senatore, ministro, europarlamentare, infine fondatore dell’Udeur,
il suo partito negli anni Duemila. Dal 2009 è
europarlamentare. Per 9 anni sindaco di Ceppaloni. Hobby: il Napoli e la buona cucina.
IL PROGRAMMA
Capitolo strade: manutenzione efficace e
lotta a sosta selvaggia con tolleranza zero
per i furbi e per il personale pubblico incapace. Migliore viabilità con una rete di zone
a traffico limitato e con parcheggi di quartiere o vicino ai metrò. Snellimento della burocrazia comunale. Incentivi per gli investitori
privati. Ambiente: più parchi e piste ciclabili.
Abbattimento del San Paolo. Turismo: raffor-
zamento dell’intesa con le compagnie di crociera, maggiore attenzione alla risorsa mare
e recupero dell’idea del Metrò del Mare che
non è “una spesa inutile”, ma un’opportunità strategica per il territorio anche perchè
abbatte il traffico automobilistico. Tra le idee
proposte: creazione di una “giunta ombra”
formata da registi e intellettuali per incentivare la cultura; l’arruolamento di Renzo Arbore, come presidente di una Fondazione,
per la valorizzazione della musica napoletana; rottamazione edilizia per ricostruire alcune zone della città in modo innovativo e
“sostenibile”. Una curiosità: il primo a proporre il calciatore Fabio Cannavaro come assessore non è stato Lettieri ma Mastella.
HA DETTO
“Mi piace riportare Napoli all’attenzione internazionale. Napoli non è una
città malata, è morta. Deve resuscitare.
Osservo peraltro che subiamo, al pari
della squadra di calcio, una finta solidarietà. Questo aspetto emerge quando
diventiamo competitivi. In questa competizione politica rispetto tutti i miei
avversari tranne De Magistris, un teorico della moralità che poi applica l’immoralità”.
Clemente Mastella UDEUR
9
CHIAIAmagazine Speciale elezioni
HA DETTO
“La situazione economica in cui versa il
Comune di Napoli è disastrosa. Interi
pezzi di città sono gestiti dalle società
partecipate. Noi votiamo persone che
vengono pagate per gestire Napoli e
che la danno in appalto a società terze,
che fanno enormi debiti che è il Comune a dover pagare. Il risultato è una
città distrutta e stipendi milionari per i
loro dirigenti”.
CON LUI (4 liste)
Movimento 5 stelle
CHI È
37 anni, diploma al Liceo Umberto, laurea
in Scienze della Comunicazione. Si è presentato per la prima volta nell’agone politico
nel 2010, candidandosi alla presidenza regionale campana dietro le insegne del «Movimento 5 Stelle Campania», schieramento
sostenuto da Beppe Grillo, che ha scelto la
via del web per la sua crescita e la sua diffusione. In quell’occasione ha raccolto l’1,34
% dei voti.
IL PROGRAMMA
Si punta a mobilità sostenibile, ciclo virtuoso dei rifiuti, acqua pubblica, investimenti sull’energia fotovoltaica e sulle fonti
rinnovabili, lotta all’inquinamento ambientale, lotta agli sprechi di denaro pubblico,
iniziando a «metter mano» nelle società a
partecipazione comunale che hanno dirigenti dagli stipendi esorbitanti e deficit abissali.
Roberto Fico MOVIMENTO 5 STELLE
GLI ALTRI CANDIDATI
Giuseppe Marziale
NAPOLI NON SI PIEGA
Avvocato lavorista, specializzato in cause di lavoro di forte valenza sociale
(ad esempio il reintegro degli operai licenziati alla Fiat di Melfi), è il candidato sindaco di «Napoli non si piega» cui aderiscono Comunisti, Sinistra Popolare, Sinistra Critica e Rete dei Comunisti.
Carlo Taormina
LEGA ITALIA
71 anni, una carriera da penalista costantemente sotto i riflettori. Ha assunto la difesa in processi famosi come nel «Caso Cogne». È candidato sindaco di «Lega Italia», da lui fondata nel 2008. Il suo programma: lotta alla
criminalità comune ed economica.
Ciro Formisano
PARTITO COMUNISTA DEI LAVORATORI
È il candidato sindaco del Partito comunista dei lavoratori, fondato da Marco
Ferrando. Il programma: equidistanza da centrodestra e centrosinistra, lotta
alla casta politico-clientelare, difesa della classe operaia, dei precari e del
pubblico impiego.
Vittorio Lamberti
MOVIMENTO SOCIALE CON RAUTI
Noto professionista del Foro di Napoli, è il candidato sindaco del Mis-Movimento Idea Sociale con Rauti. Il programma: difesa delle Stato sociale, lotta
al precariato e alla pressione fiscale di Equitalia, blocco delle licenze agli ipermercati, salario giovanile garantito.
10
CHIAIAmagazine Speciale elezioni
LE
SPECIA NI
ELEZIO
SFIDA A COLPI DI CLIC
di Nicola Sellitti
Inizia il conto alla rovescia. A poche settimane dal voto, la corsa
alla poltrona di sindaco di Napoli passa per il web. Iniziative, programmi, spazi di ascolto. Da Gianni Lettieri a Mario Morcone, Da
Luigi De Magistris al suo nemico storico Clemente Mastella. Sino a
Raimondo Pasquino, Carlo Taormina, Roberto Fico, Raffaele Di
Monda, Michele Marziale, Vittorio Lamberti e Ciro Formisano. Un-
Lettieri, De Magistris e Morcone
cercano consensi dei giovani in Rete.
In ritardo Pasquino. Portali senza
simboli di partito. Sbanca Facebook
poli e candidato del Pdl Gianni Lettieri. Il suo portale (www.giannilettieri.it) sembra una pagina Twitter creata su una barca. Su cui non
trovano posto Silvio Berlusconi e il logo del Pdl. In apertura dell’homepage si alternano la foto dell’industriale avvolto da un abito di
sartoria - una delle sue passioni - e un’immagine del golfo di Napoli.
Il mare è una delle tre sfide di Lettieri, assieme a sicurezza e riqualificazione delle strade, per rilanciare la città. Poi la sezione video,
con quattro minispot - l’unica vera novità dal punto di vista comunicativo nella campagna web dei candidati - in cui un edicolante, un
portiere di palazzo, un tassista e una casalinga sostengono la sua
candidatura a sindaco per colmare i tanti buchi neri di Napoli.
L’area d’ascolto è affidata a “Giovani in corsa”, un think tank di laureati e disoccupati ideato per elaborare proposte per le Istituzioni.
Su Facebook, la struttura del profilo ufficiale di Lettieri è in linea con
quella di Morcone e De Magistris: foto, post sintetici sugli incontri con
categorie, imprenditori, sindacati. Più aggressiva la corsa elettorale
dell’ex pm. Il suo sito (www.sindacopernapoli.it) è semplice, poco
Comune, un archivio online
sulle elezioni in Italia
La storia dei partiti e i voti “particolari” di Napoli
dici in campo per la poltrona di Palazzo San Giacomo. Solo alcuni
cercano con decisione e strategia i consensi in Rete, tra chi ha giocato d’anticipo (l’ex pm) e chi insegue (il sito del rettore dell’Università di Salerno è ancora in lavorazione). Ognuno con una chiave
d’accesso. L’esperienza imprenditoriale di Lettieri, la legalità di De
Magistris, l’abilità politica di Mastella. Adeguate al format comunicativo dei social network. Per intercettare il voto degli indecisi, specie dei giovani distanti dalla politica. Un punto in comune: il profilo
personalistico della campagna elettorale dei candidati, che possono
contare sull’assenza di responsabilità politico-istituzionali nell’ultima
gestione amministrativa.
Sui siti ufficiali e le pagine Facebook non c’è simbolo di partito o
della coalizione. Solo slogan, sfondi e foto del potenziale primo cittadino. A cominciare dall’ex presidente dell’Unione Industriali di Na-
La storia elettorale di Napoli sul web. Dove informarsi sui rappresentanti
delle istituzioni democratiche italiane, scelti nel corso degli anni dall’elettorato del capoluogo campano, e sulle votazioni cittadine dal dopoguerra. Il Comune ha creato sul proprio sito ufficiale l’archivio storico-statistico delle
elezioni a Napoli dal 1946 a oggi: è una memoria collettiva virtuale che arriva sino alle consultazioni del 2006, compresi i primi Consigli di Municipalità. Sono, infatti, disponibili i dati di tutte le tornate elettorali
(amministrative e politiche) e anche le compagini di tutti i partiti entrati in
lizza, compresi quelli scomparsi. Le cifre si riferiscono all’intera città e alla
loro distribuzione, dai quartieri alle Municipalità. Per le amministrative, si
parte dai risultati delle prime elezioni napoletane del dopoguerra (10 novembre 1946), quando i cittadini elessero il primo consiglio comunale dell’era repubblicana. Nel 1952 gli elettori votarono anche per il Consiglio provinciale.
Fu in questa occasione che emerse la peculiarità napoletana del voto tripolare: infatti, oltre ai due orientamenti principali di sinistra e di centro, vi furono, in antitesi con il Paese, preferenze anche a destra. In archivio, inoltre,
anche i resoconti di tutte le elezioni politiche, sia a livello nazionale che napoletano, a partire dai risultati della storica Assemblea Costituente del 2 giugno 1946: queste elezioni furono le prime dell’Italia democratica e Napoli fu
l’unico grande comune italiano che scelse una formazione di destra (l’Unione
Democratica Nazionale) come primo partito. Quel 2 giugno, però, anche il
non voto (bianche, nulle e astensioni) espresse valori record. Sul portale del
Comune figurano anche gli eletti della Camera e del Senato, a partire dal
1948, e i numeri delle consultazioni relative al Parlamento europeo, a partire dal 1979. C’è poi la ricostruzione delle vicende dei partiti che hanno animato l’Italia postbellica: attraverso i dati della Camera, inoltre, per ogni
formazione politica è stato indicato il rapporto tra i risultati elettorali riscossi
a Napoli, quelli ottenuti negli altri capoluoghi campani e quelli ottenuti nei
principali comuni italiani. (ns)
11
CHIAIAmagazine Speciale elezioni
appariscente ma dinamico, con le sue foto tra la folla. Uno schema
a tre blocchi. Con la sezione centrale utilizzata per dichiarazioni e
repliche agli avversari. A sinistra, spazio per l’area info sulla sua
carriera da magistrato, a destra quella interattiva. Tra le icone ospitate, manca il blog del capopartito-nemico Antonio Di Pietro. Poi
tanti video sul De Magistris-pensiero e quattro finestre sul programma elettorale. Sui social network l’ex magistrato è più aggressivo dei diretti avversari. Gira spot con cumuli di munnezza alle
spalle. Con accuse a Berlusconi, a Bassolino commissario per l’emergenza rifiuti, alle “loro dirette espressioni Lettieri e Morcone”. La
strategia comunicativa web di Morcone, candidato ufficiale del Pd
(di cui non c’era traccia di un sito personale su Google sino a pochi
giorni fa) è in divenire. Per ora, si nota l’appoggio della base nazionale del Pd. Sul sito ufficiale (www.mariomorcone.it), agile, su
due blocchi, c’è il prefetto in camicia affacciato sugli slogan (gli stessi
che invadono i tabelloni pubblicitari in città) accompagnato dai link
video con i pezzi grossi del Pd e le interviste concesse a You Dem Tv,
la social television democratica. Tra gli altri candidati alla poltrona
di primo cittadino si segnala Raffaele Di Monda e il suo movimento
Pin (Programma Innovazione Nazionale). Nel suo sito (www.pin-napoli.it), contenuti e programma senza fronzoli, con ampia sezione
video sul canale Pin Tv. Campagna elettorale in prevalenza su Fb
per Roberto Fico, candidato sindaco per il Movimento Cinquestelle.
In attesa dell’arrivo del loro leader spirituale Beppe Grillo a Napoli,
previsto il 12 maggio, i grillini lanciano piani alternativi su rifiuti,
energia, acqua. Una lunga volata verso il vero obiettivo, il SI ai referendum del 12 e 13 giugno.
12
CHIAIAmagazine Speciale elezioni
Municipalità.
Tutti i candidati
alle presidenze
Sfida all’ultimo voto tra i pretendenti alle presidenze dei 10 parlamentini. Ecco tutti i
candidati.
Municipalità 1(Chiaia-S.Ferdinando-Posillipo): Fabio Chiosi (centrodestra), Diana
Pezzi Borrelli (centrosinistra), Alberto Boccalatte (Terzo Polo). Poi Francesco Cacciapuoti
(5 Stelle), Nicola Forte (Pin), Riccardo Orsini (Mis), Raffaele Mazzocca (Insieme per
Napoli).
Municipalità 2 (S.Giuseppe-Montecalvario-Avvocata-Mercato-PendinoPorto): Maurizio Fusco (centrodestra), Francesco Chirico (centrosinistra), Enrico
Campagna (Terzo Polo). Poi Assunta Esposito (Pin), Gennaro Bruno (Mis).
Municipalità 3 (Stella-S.Carlo Arena) : Francesco Nacario (centrodestra), Giuliana
Di Sarno (centrosinistra), Giuseppe Pacella (Terzo Polo). Poi Mario Imperatore (Pin),
Enrico Bezzi (Mis).
Municipalità 4 (Vicaria-S.Lorenzo-Poggioreale-Zona Industriale): Armando
Coppola (centrodestra), Mario Morelli (centrosinistra), Tullio Gennaro (Terzo Polo). Poi
Cristiano Antonio (Pin), Giuseppe Aviti (Mis).
Municipalità 5 (Vomero-Arenella): Guido Marone (centrodestra), Mario Coppeto
(centrosinistra), Marco Trani (Terzo Polo). Poi Mario Picariello (Pin), Mariano Peluso (5
Stelle), Antonio Sirico (Mis), Fortunato Sommella (Insieme per Napoli).
Municipalità 6 (Ponticelli-Barra-S.Giovanni): Luigi Giliberti (centrodestra), Anna
Cozzino (centrosinistra), Vittorio Merito (Terzo Polo). Poi Mario Iovinelli (Pin), Anna Buo
(Mis), Mario Sacco (5 Stelle), Mario Costagliola (Udeur).
Municipalità 7 (Miano-Secondigliano-S. Pietro a Patierno): Vincenzo
Solombrino (centrodestra), Vincenzo Vanacore (centrosinistra), Franco Mattucci (Terzo
Polo). Poi Mario Fiore (Pin), Salvatore Imparato (Mis).
Municipalità 8 (Scampia-Chiaiano-Piscinola Marianella): Angelo Pisani
(centrodestra), Mario Maffei (centrosinistra), Pasquale Cerbone (Terzo Polo), Ivo
Poggiani (Idv). Poi Riccardo Bruno (Pin), Castrese Rusciano (Mis), Ciro Esposito (Udeur),
Pasquale De Biase (Insieme per Napoli).
Municipalità 9 (Soccavo-Pianura) : Maurizio Lezzi (centrodestra), Giorgio Cuozzo
(centrosinistra), Nicola Diodato (Terzo Polo). Poi Roberto Porzi (Pin), Alessandro Amorico
(Mis), Vincenzo Filardi (Insieme per Napoli).
Municipalità 10 (Bagnoli-Fuorigrotta): Antonio Culiers (centrodestra), Giorgio De
Francesco (centrosinistra), Paolo Falanga (Terzo Polo). Poi Agostino Esposito (Pin),
Vincenzo Filocaso (Mis), Ferdinando Pennone (5 Stelle), Roberto De Simone (Udeur).
LE
SPECIA NI
ELEZIO
OCCHIO AL VOTO
IL 7 MAGGIO
SPECIALE
CHIAIA MAGAZINE
UNA DETTAGLIATA GUIDA AL VOTO PER NON METTERE UNA X QUALUNQUE, GLI
ULTIMI SONDAGGI, SFIZI E RETROSCENA DAI COMITATI ELETTORALI, INTERVISTE
AI CANDIDATI, LE SOLUZIONI PER RILANCIARE NAPOLI: QUESTO ED ALTRO
ANCORA TROVERETE NEL PROSSIMO NUMERO DI CHIAIA MAGAZINE “SPECIALE
ELEZIONI”, IN USCITA IL 7 MAGGIO. IL PERIODICO, OLTRE AL CONSUETO
ABBINAMENTO CON LA RIVISTA “10” E ALLE SEZIONI DEDICATE AL “SAPER
VIVERE”, PROPORRÀ, IN LINEA CON IL SUO TAGLIO ANTICONFORMISTA E
SPIAZZANTE, UN SERVIZIO FOTOGRAFICO, TRA MODA E POLITICA, DAL TITOLO
“OPPOSIZIONI IN CITTÀ”, CURATO DA ANDREA SANTARELLI (LEGGI L’INTERVISTA
IN QUESTO NUMERO DI “10”, SEZIONE “PORTA VIRTUOSA”). SEGUI CHIAIA
MAGAZINE ANCHE SU CHIAIAMAGAZINE.IT E SU FACEBOOK.
“Turismo e sicurezza
per il rilancio di Chiaia”
NICOLA MATTERA si candida nel Pdl
per entrare nel parlamentino
della prima Municipalità
Segui Nicola Mattera su Facebook
Nicola Mattera, 37 anni, sposato, una
figlia. Maturità Classica conseguita al
Liceo Sacro Cuore. Intensa esperienza lavorativa nei comparti
del commercio e del marketing. Competenza nel
campo informatico e nell’amministrazione
aziendale. E’ profondamente impegnato, sul
territorio di Chiaia, nel
campo del volontariato sociale e animatore di una
Onlus, dedicata al sostegno delle
famiglie meno abbienti. Si candida al Consiglio della Municipalità
1 dietro le insegne del Pdl.
Perché si candida?
Perché sono convinto che il futuro di questa città è nelle mani di noi giovani: ed è
chiaro che ormai le nuove generazioni sono pronte a precise assunzioni di
responsabilità. La gente del quartiere di Chiaia in cui svolgo volontariato sociale,
esige vicinanza per la soluzione di piccoli e grandi problemi e, in base alla mia
esperienza, spera che l’associazionismo diventi un ponte verso le amministrazioni
della città. La mia presenza in Municipalità si propone come una voce per i cittadini.
Quali sono le sue priorità per rilanciare Napoli?
I tempi sono maturi per affrontare energicamente l’illegalità, a cominciare dalla
microcriminalità, affinché le condotte devianti non diventino un esempio per i
ragazzi e perché va rispettata la richiesta di giustizia della gente comune. A Chiaia,
poi, serve una grande riqualificazione del Lungomare, una manutenzione efficiente
delle strade e la creazione di parcheggi pubblici compatibili con l’ambiente. In
generale occorre un grande rilancio turistico.
In questi anni, quale è stato il suo impegno per il territorio?
Da anni mi impegno, sul fronte dell’associazionismo solidale, nel quartiere di Chiaia
che non è solo vetrine luccicanti ma anche sacche persistenti di depressione
economico-sociale. Con la Onlus “Napoli per tutti”, infatti, sono da tempo operativo
come volontario dedicato alle famiglie disagiate e bisognose.
Un consiglio e un’idea che darebbe al futuro sindaco della città
La candidatura a sindaco di Lettieri è una garanzia perché, non essendo politico di
professione, assicura una visione assai più pratica dei problemi. Tuttavia, gli ultimi
dati sull’occupazione giovanile sono gravissimi: riparta da questo e poi dal turismo.
E si impegni su un grande recupero di Bagnoli.
Messaggio elettorale. Committente: il candidato
13
CHIAIAmagazine Speciale elezioni
“Portare avanti
il lavoro di questi anni”
“Le nostre scuole
prima di tutto”
FABIO CHIOSI, presidente della
Municipalità 1, si ricandida alla guida
di Chiaia-S. Ferdinando-Posillipo
ALBERTO PIERANTONI, consigliere
della Municipalità 1,
chiede conferma all’elettorato
Segui Alberto Pierantoni su
facebook.com/alberto.pierantoni
Segui Fabio Chiosi su www.fabiochiosi.it
Fabio Chiosi, 34 anni, sposato, un
figlio. Malgrado la giovane età, ha
al proprio attivo una lunga militanza
politica nei ranghi della destra
cittadina. È stato consigliere
circoscrizionale dal ’97 al
CANDIDATO
2001. È stato poi eletto
CENTRODESTRA
presidente del governo
Con lui 6 liste: Pdl,
di Chiaia-PosillipoForza del Sud, Noi Sud,
S.Ferdinando nelle file
La Destra, Liberi Lettieri,
del centrodestra e, nel
Pri
2006, è stato
riconfermato dagli elettori
alla guida della
Municipalità 1. Ora scende di
nuovo in lizza per la presidenza della prima Municipalità dietro le
insegne del Pdl.
Perché si candida?
Mi ricandido perché voglio portare avanti il lavoro svolto in questi anni, concludere i
progetti che stanno per partire e, poi, perché spero che finalmente Napoli possa
avere un’amministrazione comunale degna di tale nome. In questi anni
l’amministrazione di centrosinistra ha sempre remato contro la I Municipalità,
mortificando il territorio di Chiaia, San Ferdinando, Posillipo. Sono certo che la
nuova amministrazione di centrodestra lavorerà, finalmente, con la Municipalità e
non contro.
Quali sono le sue priorità per rilanciare Napoli?
Il rilancio della città passa per semplici impegni che si possono riassumere nella
pulizia, igiene, manutenzione di strade, marciapiedi e scuole, cura del verde,
parcheggi, politiche sociali serie, Polizia Locale e legalità. Dico semplici perché
questa dovrebbe essere la norma, il minimo che un’amministrazione debba e possa
garantire. In questi anni non è stato così. Credo si tratti solo di buona volontà che,
purtroppo, è mancata. Abbiamo toccato il fondo, ora si può soltanto risalire.
In questi anni, quale è stato il suo impegno per il territorio?
L’impegno di questi anni è stato quotidiano. Non c’è stato un sol giorno che non
abbia visto il lavoro nell’interesse dei quartieri della Municipalità. È stato difficile,
certo, ma abbiamo ottenuto anche significativi risultati in una situazione davvero
difficilissima, e con un’amministrazione che non ha mai risposto a dovere.
Un consiglio e un’idea che darebbe al futuro sindaco della città
Al futuro Sindaco mi permetto di consigliare di ascoltare le esigenze della
cittadinanza. Di non essere chiuso a Palazzo San Giacomo ma di scendere in strada,
rendendosi conto di quali sono i problemi e provando a risolverli con la
collaborazione di tutti.
Messaggio elettorale. Committente: il candidato
Alberto Pierantoni, 46 anni, sposato,
una figlia. Si è diplomato in
ragioneria all’Istituto Serra.
Professione: assicuratore.
Dal 2006, però, ha
abbracciato in pieno
l’impegno politico,
esordendo alle elezioni
comunali: in
quell’occasione è stato
eletto consigliere della
Municipalità 1 tra le file
del centrodestra. Adesso si
ricandida al Consiglio della
prima Municipalità dietro le insegne del Pdl.
Perché si candida?
Mi ricandido perché credo che l’impegno per il territorio debba continuare, e perché
ho una figlia e voglio che possa vivere, come tutti gli altri bambini, in una città
migliore. Le scuole, che hanno visto anche il mio lavoro nel corso di questi anni sono
la mia priorità. È da lì che si parte per forgiare cittadini consapevoli dei propri diritti
e doveri, cittadini che abbiano la consapevolezza del loro ruolo, che si possano
impegnare in futuro per la propria città.
Quali sono le sue priorità per rilanciare Napoli?
La città, a mio avviso, deve sfruttare le sue potenzialità inespresse. Anzitutto il
turismo storico ed ambientale. Ovviamente ciò passa per la “normalizzazione” del
territorio: avere l’operatore ecologico di strada, il vigile, il giardiniere, il cantoniere
non deve essere più un lusso o una continua richiesta del cittadino, bensì la
normalità.
In questi anni, quale è stato il suo impegno per il territorio?
In questi anni mi sono occupato prevalentemente di scuole. Ad oggi, lo dico con un
pizzico di orgoglio, siamo la Municipalità con il maggior numero di scuole a norma.
Voglio continuare su questa strada per avere, nei prossimi anni, tutte le scuole in
regola con le normative vigenti.
Un consiglio e un’idea che darebbe al futuro sindaco della città
Il futuro Sindaco deve impegnarsi per trasformare le emergenze. Lo straordinario
non deve essere più il lavoro quotidiano: si deve finalmente iniziare a gestire
l’ordinario, programmando gli interventi nei campi delicati come la manutenzione
delle strade, del verde, dell’arredo urbano. Il primo cittadino, inoltre, deve dare
ascolto alle Municipalità che ben conoscono i problemi dei territori che
amministrano.
Messaggio elettorale. Committente: il candidato
14
CHIAIAmagazine Speciale elezioni
“Stop alle buche
e più videosoveglianza”
“In campo per passione
e impegno civico”
FABIO CICALA, consigliere della
Municipalità 1, si ricandida nel Pdl per
proseguire il suo impegno sul territorio
PAOLO SANTANELLI, esponente della
società civile, è candidato nel Pdl per
il Consiglio comunale
Segui Fabio Cicala su Facebook
Fabio Cicala, 38 anni, si è diplomato
al Mercalli. Laurea in
giurisprudenza, è avvocato e
imprenditore. E‘ appassionato di
sport. Ha poi ereditato la
passione per la politica da
una lunga tradizione
familiare. Nel 2006 si è
candidato alle
amministrative tra le file
del centrodestra ed è
stato eletto consigliere
municipale della
Municipalità 1. Ora si
ricandida al Consiglio della
prima Municipalità dietro le insegne del Pdl.
Perché si candida?
Mi candido perché ho deciso di vivere e lavorare a Napoli, a differenza di tanti altri
che se ne sono andati. Amo la mia città e voglio ottenere risultati per i nostri figli e i
nostri giovani perché restino in una città vivibile: dipende tutto da noi. Ai cittadini
umiliati posso dire che sento il dovere umano e politico di impegnarmi al massimo e
ci voglio provare, partendo proprio dal nostro splendido quartiere di Chiaia in cui
sono stato già attivo come consigliere municipale: la Municipalità, infatti, può essere
un prezioso strumento di ascolto e di azione, anche se mortificato dalla precedente
amministrazione comunale.
Quali sono le sue priorità per rilanciare Napoli?
Occorre insistere sulla videosorveglianza. Inoltre le forze dell’ordine devono essere
più presenti sul territorio cittadino. Bisogna poi puntare sulle infrastrutture. Solo
investire in queste due settori consentirà, infine, di programmare una seria politica
per il turismo che è la risorsa primaria: è ora infatti di invertire la rotta. Non è più
ammissibile che il nostro patrimonio di arte, monumenti e ambiente vada in rovina.
In questi anni, quale è stato il suo impegno per il territorio?
Lavorando nella Municipalità, mi sono battuto per attivare la Zona a traffico
limitato a Chiaia, ho lottato costantemente per ottenere un presidio fisso delle forze
dell’ordine durante le ore serali dei week-end nelle zone a maggior rischio, e sono
stato in prima linea contro l’inerzia dell’amministrazione comunale per quanto
riguarda le buche stradali: in materia di manutenzione, ad esempio, ho redatto un
documento, approvato dal consiglio di Municipalità, per asfaltare via del Parco
Margherita, come già fatto in via Tasso, e per questo mi batterò in caso di
rielezione. Un altro obiettivo è la creazione di nuove zone per il parcheggio dei
motorini.
Segui Paolo Santanelli su Facebook
Paolo Santanelli è nato a Napoli nel
1958. Sposato dal ’95, è padre di
tre figli. E’ laureato in Medicina e
Chirurgia. Dal 1986 è specialista
in neurologia. Ha lavorato
per 5 anni all’Università di
Marsiglia come
assistente straniero.
Attualmente è dirigente
neurologo all’Ospedale
S. Paolo di Napoli. Si
dichiara un liberalconservatore proiettato
verso il futuro. La sua
passione civica lo ha spinto a
partecipare attivamente alle lotte della società civile. Ora si
candida al Consiglio Comunale di Napoli nella lista del Pdl.
Perché si candida?
Il primo motivo è il mio amore per Napoli e il dolore di vederla offesa. Il secondo
motivo è la passione per la politica che, fin dal 2007, mi ha portato a protestare, in
piazza e presso le sedi istituzionali, con altri napoletani civicamente impegnati. Il
terzo sono le mie radici, in quanto mi considero espressione popolare di una società
civile che non si è mai compromessa col potere. Il quarto motivo è semplice: sono
padre di famiglia e mi rifiuto di lasciare ai miei figli una città senza speranza.
Quali sono le sue priorità per rilanciare Napoli?
Innanzitutto la sicurezza: anche in democrazia serve un polso forte per far
rispettare la legge nell’interesse di tutti. Poi la manutenzione con investimenti mirati
e non scelte faraoniche che restano sulla carta: ci sono poi due opportunità, vale a
dire riqualificazione del Centro Storico e Forum delle Culture, con grandi
investimenti in arrivo; ebbene, nessuna scelta o spesa devono passare sulla testa dei
cittadini. Il terzo punto è la creazione di parcheggi pubblici sotterranei. La quarta
priorità è la soluzione della crisi-rifiuti con la raccolta differenziata e il
termovalorizzatore cittadino. Infine il turismo che dipende dai punti precedenti ma
anche dalla fine di una falsa cultura che ha avvilito le migliori menti della città.
In questi anni, quale è stato il suo impegno per il territorio?
Nel 2006 la deriva inarrestabile della città mi ha convinto a costituire
un’associazione civica, attiva sul territorio, che ha inaugurato una grande stagione
di rivolta civile nei confronti della cattiva amministrazione della città. E’ stata una
storia di vibrante partecipazione popolare, culminata, il 10 novembre 2007,
nell’organizzazione di una manifestazione di protesta, conosciuta come il «Corteo
dei 3000», e poi proseguita con altre battaglie.
Un consiglio e un’idea che darebbe al futuro sindaco della città
Sono convinto che Gianni Lettieri sarà un ottimo sindaco. Spero che dia da subito il
proprio contributo per eliminare il problema rifiuti in città, combattere l’illegalità e
realizzare misure concrete sul fronte della viabilità e dei parcheggi
Un consiglio e un’idea che darebbe al futuro sindaco della città
Non dimentichi mai di ascoltare le forze sane della città, quelle libere da
condizionamenti e non quelle abituate a stare sempre sul carro del vincitore e che
già tentano di riciclarsi sotto nuove bandiere. E siccome ha radici imprenditoriali,
inauguri una grande stagione di collaborazione sociale tra imprenditori, politici e
cittadini, nel segno dell’interesse comune.
Messaggio elettorale. Committente: il candidato
Messaggio elettorale. Committente: il candidato
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COM’È
COM’ERA
CHIAIAmagazine 3/4 marzo aprile 2011
di Alvaro Mirabelli
DALLA STAGNAZIONE DELL’ERA IERVOLINO
AI PRIMI SEGNALI DI SVOLTA
IL LIETO FINE DEL GARAGE MORELLI.
PER CHIAIA MAGAZINE 5 ANNI DI PRESSING
PARCHEGGI, CAMBIO DI MARCIA
30
30 milioni di euro sull’unghia e il coltello tra i denti: ci è entrato così Massimo Vernetti
nell’antro di via Morelli, dopo aver rilevato dal costruttore Mario Maione, nel marzo
2009, la Napoletana Parcheggi e con essa la concessione a realizzare il sospirato
megaparcheggio del Chiatamone.
L’affondo del manager. Tutti d’accordo che il patron della «Quick No Problem
Parking», società leader in Italia e in Europa nella gestione di parcheggi e servizi, ha
avuto un bel fegato a ficcare il naso e le ruspe nella cavità tufacea sotto Pizzofalcone.
Prima di lui 9 anni di guai e di misteri sotto la volta del vecchio garage ma anche
l’irripetibile opportunità di materializzare nel cuore di Chiaia un’avveniristica struttura di
sosta. Così, a cose fatte, ora c’è un gioiello di ingegneria che è pure in corsa per il titolo di
parcheggio più bello d’Europa. Il lieto fine targato Quick, tuttavia, è solo l’epilogo del
travagliato slalom tra inerzie e ritardi, affrontato dal garage Morelli dal 2000 al 2009,
prima cioè dell’avvento Vernetti. Un calvario sul quale, 5 anni fa, Chiaia Magazine decise
di puntare i suoi riflettori, illuminando a giorno non solo la soporosa vicenda Morelli, una
tra le più insabbiate dell’«era Iervolino», ma ripercorrendo anche l’annosa apatia del
Comune sul fronte parcheggi, soprattutto quelli interrati, nell’area di Chiaia.
Una su tutte: l’ostilità di fondo del sindaco, sintonizzato sull’oltranzismo ambientale
dei Verdi, verso le aree sotterranee di sosta in centro, considerate attrattrici di
traffico. Ad aprile 2006, allora, col conforto di urbanisti e addetti ai lavori,
scrivemmo chiaro e tondo: «Comune ostaggio degli estremisti ecologici». E a
novembre non mollammo la presa: annunciando la nascita del Movimento Parcheggi
a Chiaia, titolammo «No Parking, No Chiaia». Quel 2006 lo concludemmo con un
altro graffio alla casta in letargo: nell’articolo «Parcheggiamo il futuro»
ripercorremmo 20 anni di piani e di idee, firmati dai migliori cervelli della città, per i
parcheggi underground nel quartiere di Chiaia.
Speranze al macero. A marzo 2007 altra picconata intitolata «Poteri Speciali,
Iervolino senza più alibi», con riferimento alla nomina della sindaca a commissario «con
poteri speciali su traffico e parcheggi»: l’incarico, infatti, le consentiva di decidere e fare
parcheggi in tempi strettissimi. Altro bluff, altra corsa perché, nel corso dei mesi,
l’opzione poteri speciali evaporò tra le mani del sindaco in una desolante paralisi di
iniziative. E snidare la sindaca dal bunker delle indecisioni apparve addirittura
impossibile quando, a chi la incalzava, lei iniziò a replicare puntuale: «Non c’è un
Ecco alcune copertine
di Chiaia Magazine
che per cinque anni
ha portato avanti
la battaglia
per i parcheggi
Cronistoria di una battaglia. Nel febbraio 2006 la rivista titolò in copertina
«Il garage delle illusioni», storia di un’operazione al palo da sempre e di due
protagonisti distratti: l’imprenditore Maione, dal 2000 concessionario dell’opera in
regime di project financing, e il Comune concedente nel ruolo di imbambolato
interlocutore del costruttore. Zero certezze sui tempi e sui posti, il contraddittorio balletto
di cifre fra costruttore e Comune evidenziò subito i chiaroscuri inquietanti della vicenda
Morelli, aprendo un’autostrada di dubbi. A marzo 2006, poi, lo squillo di copertina fu
«Al futuro sindaco: 7 cose da fare»: e in cima alla lista c’erano i parcheggi interrati e
l’eterna incompiuta del garage Morelli. Nodi restati irrisolti. E per molte ragioni.
centesimo», infilando le speranze della città sull’ennesimo binario morto. A ottobre
2009, arcistufi, titolammo infine «Poteri speciali cercasi», sconfortante inventario di tutti
i fallimenti di Palazzo S. Giacomo sul versante parcheggi, a cominciare da via Morelli.
Segnali di accelerazione.Che i tempi però fossero maturi per una schiarita, lo
ha confermato l’ingresso in scena della Quick che, a Natale 2009, ha resettato il passato
e ha annunciato: «Garage Morelli pronto a dicembre 2010». Detto, fatto. Non solo:
firmato da Quick, arriverà anche, a tempi di record, il parcheggio interrato a piazza
Vittoria. Tutti segnali rinfrancanti di una svolta, sul fronte sosta, che il prossimo sindaco
dovrà pilotare a dovere. Un motivo in più per non abbassare la guardia.
17
CHIAIAmagazine 3/4 marzo aprile 2011
GARAGE MORELLI,
CHIAMATA ALLE ARTI
I
Il rischio è di saccheggiare i superlativi: ma di sicuro il nuovo Garage Morelli, ribattezzato
Parcheggio del Giubileo per evidenziare la sintonia di intenti tra i costruttori e l’iniziativa
giubilare del cardinale Sepe, strappa gli applausi. Stellare la carta d’identità: 7 livelli, 250
box-auto ai privati, 230 stalli a tariffa oraria con rotazione giornaliera di 2mila vetture,
160 videocamere. Ma l’inventario delle meraviglie fotografa solo in parte la cifra
dell’impresa firmata da Massimo Vernetti, patron
della Quick No Problem Parking. Al fantagarage,
infatti, l’imprenditore sta cucendo addosso, con
Da sx la cantante Noa,
ago e filo di un’ambizione legittimata dai fatti,
Massimo Vernetti, il
un abito davvero inedito: non solo auto nella
Cardinale Sepe e
struttura di via Morelli ma anche cultura. A chi
Maurizio Maddaloni,
entra, infatti, il Parcheggio consegna uno
presidente della Camera
spettacolare biglietto da visita: una gigantesca,
di Commercio di Napoli
millenaria caverna, tirata a lucido e ridisegnata
come una «piazza», anzi come un’antica agorà
visto che sarà il baricentro di una fitta agenda di
iniziative all’insegna dell’arte. «L’Agorà si
candida a crocevia di un’articolata serie di
opportunità a disposizione di cittadini e turisti, - spiega Vernetti - visto che sulla piazza,
concepita come location per mostre, concerti, convegni, si apre l’accesso al tunnel
borbonico del ‘700, restaurato dall’associazione “Borbonica sotterranea”». Non solo
agorà, ad ogni modo, o l’incredibile chance di percorrere la galleria voluta da Ferdinando
II, ma anche, a irrobustire il fascino della cultura, un adeguato telaio di funzioni: oltre al
parcheggio, infatti, anche un punto-ristoro. Sudista convinto, Vernetti anticipa che la spina
dorsale del carnet di eventi ospitato da agorà sarà il folclore partenopeo: «Ad esempio
musica di qualità - rivela lui -, quella delle nobili radici di Napoli». E se intanto indossa i
panni di mecenate, il manager non dimentica il suo Dna imprenditoriale: «L’obiettivo è
trasformare la struttura in una tappa obbligata del tour turistico cittadino: le credenziali ci
sono tutte». E così la «piazza» si propone anche come sede convegnistica, a cominciare
dagli operatori turistici. Riepilogando: Agorà come luogo cult e il parcheggio Morelli come
polmone economico-culturale consegnato al pubblico con uno slogan eloquente: «Merita la
sosta». Che è di ampio respiro «perché le ricadute benefiche - si infiamma Vernetti che è
anche vicepresidente del “Consorzio dei Mille” - non si limiteranno alla struttura di sosta
ma si propagheranno a tutto il quartiere». In altre parole: «Il Parcheggio del Giubileo in
rete virtuosa col resto della città», conclude Vernetti che proprio non si trattiene quando si
tratta di pigiare sul tasto dell’orgoglio napoletano.
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19
IL
CAS O
CHIAIAmagazine 3/4 marzo aprile 2011
CAMPETTO DEL MOLOSIGLIO,
SECONDA OPPORTUNITÀ’
I
di Oscar Medina
Il 9 febbraio 2009,
all’inaugurazione del
riqualificato campetto di
calcio del Molosiglio, a tirar
calci al pallone coi ragazzini
della parrocchia c’era anche
la sindaca. Un giorno da
incorniciare per il quartiere
San Ferdinando e per Santa
Lucia. Il recupero della
struttura, dopo un’agonia di
20 anni, fu salutato come
un mezzo miracolo: le
autorità tagliarono il nastro,
il parroco don Giuseppe,
dopo 5 anni di lotta al
coltello per restituire
l’impianto ai guaglioni
luciani, impartì la
benedizione, il presidente di
Chiaia Fabio Chiosi si
regalò il sorriso appagato di
chi aveva vinto una sfida
importante, infine il
gioiellino nuovo di zecca nel
suo scintillante verde
sintetico si apprestò a vivere
una seconda esistenza al
servizio del rione. Tra le
righe dell’operazione anche
l’affidamento della
Dopo la
resurrezione,
le devastazioni.
L’impianto
è a pezzi
ma la prima
Municipalità
ci riprova
con un bando
di affidamento
ai privati
guardiania e della
manutenzione del campetto
alla «Napoli Servizi»,
società partecipata sotto
totale controllo comunale.
Non poteva esserci avvio più
promettente. E invece è
stata la più clamorosa delle
fregature: in estate il miniimpianto era già ridotto uno
straccio. Vagabondi sparsi,
controlli zero, manutenzione
pure, pulizia come sopra. E
un fegato grosso così alla
vista di vandali e abusivi in
libera uscita a dettar legge
sul campetto, con le buone o
con le cattive. Una
resurrezione tradita per
quello spicchio di
Molosiglio, usurato a tempo
di record dalla sciatteria
comunale. Vecchia storia. E
delusione cocente per il
quartiere, per la Prima
Municipalità, per il parroco
di Santa Lucia a Mare, ma
soprattutto per i bambini
del borgo luciano, rispediti
sull’asfalto a sbucciarsi le
ginocchia dalla strafottenza
degli amministratori
pubblici. Nel frattempo il
campetto, toccato il fondo,
ci è definitivamente rimasto:
fino alla completa
inagibilità attuale.
Partita chiusa? Neanche per
sogno. È tornato alla carica
Fabio Chiosi e alla fine l’ha
anche spuntata: vuol dire
molto, infatti, il bando
pubblico di affidamento ai
privati emanato di recente
dal presidente della
Municipalità 1. L’avviso di
selezione per l’assegnazione
del campetto ad un nuovo
gestore si è indirizzato ad
associazioni o enti senza fini
di lucro che riqualifichino la
struttura di tasca propria e
la governino a 360 gradi per
5 anni, lasciando però due
giorni alla settimana alle
iniziative sociali della
Municipalità. La speranza,
dunque, è nella marcia in
più del privato che nel caso
del Molosiglio potrà
coniugare le proprie
esigenze con quelle della
solidarietà. Il difficile, però,
sarà convincere i ragazzini
del quartiere che stavolta gli
adulti stanno facendo sul
serio e che alla doppia
recinzione, prevista per
blindare il campetto dalle
intrusioni di piccoli e grandi
guappi, bisognerà abituarsi.
Perché da queste parti
anche i sogni, affinché
restino interi, conviene
metterli sotto chiave.
20
QUART
IERISSIME
Il morso della Taranta
di Paolo D’Angelo
L' AMORE
È UN'UTOPIA?
L'
amore che trascina il mondo, che porta via l'infelicità della
solitudine, che fa da collante per la convivenza tra esseri
umani, l'amore di chi crede nella propria vita e di poter
riuscire a ricavarne qualcosa di utile per sé e per gli altri, l'amore
di chi insegue un sogno e per questo è pronto a tutto, l'amore
di chi mente e poi si pente, l'amore di un solo sguardo che dice
più di ogni parola, l'amore di chi è pronto a morire per un
ideale, l'amore di una madre, di un padre, di un fratello, di una
sorella, di una compagna, di un figlio, l'amore di un amico... Le
strade dell’amore possono essere infinite: perché, dunque, mi
domando se l’amore sia un’utopia? Spesso nella vita non riusciamo a capire il senso stesso dell'amore, se l'amore esista veramente o sia solo un faro che si accende e si spegne, che cerca
di indicarci la strada giusta da seguire nella notte. Il mondo non
cambia ma forse oggi con la tecnologia è diventato anche più
sadico e indifferente alle brutture che l’essere umano è capace
di perpetrare nel corso della propria storia. Al telegiornale scorrono le notizie di quello che sta succedendo nei paesi del Nord
Africa e di tutte queste flotte di disperati in cerca di un sogno per
una vita serena, una casa, un lavoro, una famiglia e sopratutto
una società capace di amare gli uomini. Uomini invece catalogati dal nostro mondo democratico come una razza animale,
etichettati come clandestini, profughi, rifugiati politici o altro. E
poi la lotta per la paura di essere invasi, gli interessi economici
che prevalgono sempre su tutto e si continua sulla strada della
prevaricazione, della distruzione, delle guerre fatte a chi cerca
la libertà di perseguire nella disperazione un sogno d'amore
per sé e i propri figli e da chi cerca la ricchezza e il benessere
dietro le pareti delle proprie case sempre più ricche di tecnologia. Il mondo finisce per essere vissuto come alla finestra di un
videogame dove tutti i drammi, le morti, i massacri e le vittime
sembrano essere solo personaggi finti e che quindi rendono insensibili noi spettatori ai drammi di chi invece soffre e muore
per amore. Bisognerebbe pensare solo per un attimo a che cosa
significa trovarsi a vivere in balia delle onde con il vomito che
impedisce il respiro e con un orizzonte che non porta a nulla se
non a morire dentro, se sei fortunato. Allora, mi domando se
questo è amore. Parola della Taranta.
CHIAIAmagazine 3/4 marzo aprile 2011
Parco Virgiliano,
questione sicurezza
Sulla sommità di capo Posillipo sorge, imponente, il
parco Virgiliano, un’oasi di pace e bellezza la cui peculiarità risiede nel sistema di terrazze costruite con vista sul
golfo di Napoli che consentono di osservare, contemporaneamente, tutti i suoi elementi da Procida al centro storico di Napoli, in un sol colpo d’occhio. Realizzato negli
anni ‘30 e ristrutturato negli anni ‘90, il parco è stato
inaugurato definitivamente nel giugno 2002, dopo anni
di degrado. Dotato di un campo sportivo e di una pista
di atletica (nella foto) frequentati da atleti, professionisti
e non, di ogni età, il parco, oggi, ha acquisito un’enorme
importanza sociale, per le famiglie, per i giovani, per gli
sportivi intenti a trascorrere ore di svago e spensieratezza in uno degli scenari più belli al mondo. Negli ultimi tempi, nonostante le cure gratuite dei suoi
appassionati, come i fratelli allenatori di generazioni,
Elio e Danilo Torre, il personal trainer Roberto De Cesare, Enzo Miceli per i più piccini e tanti altri residenti e
non nella municipalità, il parco lotta contro l’abbandono
e il degrado ambientale e igienico, ulteriormente aggravato dall’eccessivo mancato rispetto delle regole per l’accesso dei cani. L’istituzione di un ticket con fini
manutentivi potrebbe essere la soluzione giusta per salvaguardare quest’oasi cittadina che vanta un patrimonio floristico unico. Inoltre, dovrebbe essere controllato
l’accesso ai servizi pubblici (spesso usati impropriamente) e, nelle giornate di forte vento, dovrebbe essere
inibito l’accesso alle sole zone che presentano un reale
pericolo di caduta pigne, anziché chiudere il parco stesso
per intere giornate.
Alessia Giangrasso
Nuovo impianto di illuminazione in viale
Maria Cristina di Savoia
Dopo anni di battaglie, denunce, solleciti e petizioni è arrivato il “fiat
lux” per viale Maria Cristina di Savoia e la stazione della Cumana
grazie ad un nuovo impianto di illuminazione. Lo hanno comunicato
il presidente della Municipalità 1, Fabio Chiosi e il consigliere Alberto
Pierantoni spiegando come la strada sia sempre stata scarsamente illuminata e per questo teatro di scippi e incidenti stradali. “I residenti
hanno sempre partecipato alle nostre petizioni in tal senso - hanno dichiarato Chiosi e Pierantoni - portato a casa questo risultato, dopo
quello dell’istituzione della linea bus pollicino, ora punteremo alla riqualificazione del manto stradale e dei marciapiedi”.
Pina Barbato
21
QUART
IERISSIME
“Fiorelli Magazine”,
piccoli cronisti crescono
Grazie al progetto finanziato con il Fondo
Sociale Europeo del Programma Operativo
Nazionale (PON) e intitolato “Comunicazione in lingua madre - Laboratorio di
scrittura creativa volto alla redazione di un
giornale”, un gruppo di studenti dell’Istituto
comprensivo G. Fiorelli (diretto dalla professoressa Maria Cristina Palmiero) ha
dato vita al periodico “Fiorelli Magazine”:
ventiquattro pagine a colori, in cui ventisette giovani cronisti raccontano la loro quotidianità, osservano il territorio, discutono con gli esperti, scrivono e
illustrano. Guidati da un’appassionata tutor, la professoressa Rosa Arnone, e dalla giornalista Angela Matassa, gli studenti seguono il corso con gioia ma con
serietà, producendo articoli e disegni interessanti, pubblicati nel trimestrale diffuso non solo all’interno dell’istituto. Divisi in settori, come in una vera rivista, i giornalisti
del “Fiorelli Magazine” trattano diversi argomenti di loro
interesse, intervenendo con puntualità nella cronaca,
nello sport, parlando di spettacoli e di cultura, di scienze
e salute. Nel numero di marzo c’è una sezione dedicata
alla Pasqua e a come si festeggia da noi e nel mondo; si
discutono temi delicati come le condizioni dell’infanzia
sul pianeta, l’adozione internazionale e le nuove tecnologie. Per il servizio di copertina gli studenti hanno intervistato il presidente della Prima Municipalità Fabio
Chiosi, che li ha incontrati a scuola. Attraverso una serie
di domande hanno avanzato richieste e proposte per
contribuire al miglioramento della vivibilità, mostrando
un notevole spirito di collaborazione e di cittadinanza
attiva. Durante l’incontro, i giovani cronisti del “Fiorelli
Magazine” hanno presentato il loro “Decalogo del cittadino doc”. Oltre a ricordare le ovvie norme di pulizia,
sulla raccolta differenziata e sul rispetto dei monumenti,
nel “Decalogo”, i ragazzi precisano altri punti, quali:
“Interessarsi della vita politica che riguarda la regione,
perché è nostro diritto e dovere indicare i rappresentanti
del popolo, in modo da avere un governo sempre più efficiente”. “Rispettare sempre il prossimo, senza distinzione di religione, razza, colore, orientamento politico
gusti sessuali, perché il primo passo per essere rispettati,
è rispettare”. Il loro invito al presidente è quello di adottare questo documento per fare di Chiaia il quartiere pilota della legalità, trovando piena disponibilità da parte
dell’Istituzione. (ndn)
CHIAIAmagazine 3/4 marzo aprile 2011
“Il meglio di te”
per i ragazzi di Nisida
Carenza di occupazione. Microcriminalità in aumento. Sono solo alcuni dei dati che incatenano la città partenopea all’ultimo posto nella
classifica di vivibilità de “Il sole 24 ore”.
Sono pochi gli strumenti per spezzare questa catena, ma il migliore di
questi è senza dubbio prendersene cura. Un modo per farlo può essere
aiutare le fondazioni ed associazioni che lavorano a Napoli, e per Napoli, che in cambio di un impegno minimo di ciascuno offrono, gratuitamente, tanto lavoro per la nostra città. È il caso della Fondazione
“Il meglio di te Onlus” che dal 2005, senza alcun fine di lucro, opera
a Napoli affinché la società, anche in particolari situazioni di degrado,
possa coincidere con la civiltà. Tra i progetti e le finalità della Fondazione, presentati dalla presidente Fulvia Russo, l’avviamento al lavoro
dei “ragazzi di Nisida” (ai quali recentemente ha fatto visita Michele
Placido nella foto) che permette, attraverso la disponibilità del fondo
patrimoniale “Fusella Pace”, e il contributo dei sostenitori della Onlus,
l’individuazione dei giovani che abbiano mostrato maggiore ravvedimento nell’ambito della detenzione nell’istituto penale minorile, e dei
loro potenziali datori di lavoro. L’impegno della Fondazione non si
conclude con l’intermediazione tra gli ex detenuti e gli imprenditori
che si impegnano ad insegnar loro un lavoro, con l’ assunzione da
parte della Onlus della copertura di ogni emolumento e spesa per il
primo periodo di prova, ma si estende all’opera dei volontari che
monitorano il rapporto per tutta la durata del percorso di collaborazione. Fornendo una seconda possibilità a quei ragazzi che, a causa
del loro errore, e senza una strada da seguire, difficilmente riuscirebbero ad inserirsi nel mercato del lavoro, e che invece così potranno sottrarsi ad un nuovo richiamo dell’illegalità. Garantendo
un ulteriore vantaggio anche per tutti i napoletani che tengono alla
civiltà e alla sicurezza della propria città. Si può aiutare la Fondazione “Il meglio di te Onlus”, destinando il proprio 5 per mille
ai suoi progetti per Napoli, e
proponendo il proprio aiuto
sotto forma di donazione, o di
proposta lavorativa per i ragazzi di Nisida, attraverso il
sito internet www.ilmegliodite.it. (Armando Yari Siporso)
Tito Livio, grande successo
per il progetto “Marinando”
Otto classi della Scuola Media Statale “Tito Livio” hanno partecipato con entusiasmo al
progetto “Marinando”, svolto in collaborazione con l’associazione “Geo & Bio Mediterranea” che dal 2002 si occupa di tutela e divulgazione ambientale con particolare attenzione al sistema marino tramite la divulgazione a scopo didattico delle problematiche
ad esso connesse. Tema del progetto le problematiche attuali del mondo marino e dei
suoi abitanti, con particolare attenzione alle specie più a rischio del Mediterraneo come
le tartarughe marine della Stazione Zoologica Anton Dohrn. L’iniziativa ha incontrato un
grande successo presso gli alunni che vi hanno partecipato, i quali hanno mostrato grande
interesse per lo studio degli ambienti marini e della salvaguardia delle specie a rischio
di estinzione. Il progetto è stato, come sempre, sostenuto dalla preside dell’istituto, la professoressa Giovanna Esposito.
22
QUART
IERISSIME
CHIAIAmagazine 3/4 marzo aprile 2011
Municipalità,
quando l’ascensore è d’élite
Chiaia
da leggere
Vita dura per gli invalidi della Municipalità 1. Dopo l’inchiesta che ha smascherato i finti ciechi e i finti pazzi di
Chiaia che incassavano pensioni di invalidità senza
averne diritto, i disabili (quelli veri) si sono visti sbarrare
di fatto l’accesso agli uffici della Municipalità in maniera
quasi paradossale. Il dottor Luigi Pacella, infatti, ci ha
segnalato la presenza di un avviso nel quale si comunica che le persone con difficoltà motoria possono richiedere l’uso dell’ascensore che porta agli uffici
citofonando alla segreteria. Fin qui tutto normale. Solo
che sotto il suddetto avviso ne è stato esposto un altro
che comunica il mancato funzionamento del citofono per
chiamare la segreteria. “Una chicca napoletana”, la definisce Pacella che nella sua lettera precisa: “L’avviso in
questione è valido solo per gli utenti perché l’ascensore
in questione funziona regolarmente, in salita e in discesa,
ma solo per i dipendenti della Municipalità in possesso
della esclusiva chiave a proprio uso e consumo”.
Rispondiamo al signor Filippo Abrate di Pavullo nel Frignano (Modena) che, dopo aver trascorso qualche giorno a Napoli, ha scritto
alla redazione per sapere se esiste qualche pubblicazione che parli
della storia e dello sviluppo del quartiere Chiaia. “Spesso - scrive il
signor Abrate - si generalizza non conoscendo in maniera un po'
più approfondita Napoli, la sua storia e le tante cose meravigliose
che ancora oggi possiede”. Siamo d’accordo con lui e quindi per il
signor Abrate e per tutti gli amanti di Chiaia pubblichiamo questa
breve nota sui volumi essenziali che la riguardano.
La singolare ricchezza storica e architettonica di Chiaia - originari e
primitivi insediamenti del periodo vicereale Palazzi Roccella, (sede del
museo Pan) D’Avalos e Cellammare, e successivamente, i Palazzi
Nunziante, Calabritto e Partanna del periodo borbonico - meriterebbe la lettura di testi monografici. Intanto, per un efficace e rigoroso approccio alla corretta conoscenza dei luoghi, riteniamo utile la
consultazione di opere, sul tipo, di L. Catalani “Palazzi di Napoli”
(Colonnese Editore 1979); G. Doria “I Palazzi di Napoli” (Guida
Editori 1992). Di più specifico, segnaliamo, invece “San Pasquale
a Chiaia”, a cura di Rosario Rusciano (Grimaldi & C Editori); i “Dodici Quartieri” di Napoli di Salvatore di Giacomo (Treves Editore);
“Villa Maria, in piazza Amedeo” di Luigi Ziviello (Edizione Savarese); “Napoli” di Cesare de Seta (Edizioni Laterza). Renato De
Fusco “Rileggere Napoli nobilissima. Le strade, le piazze, i quartieri” (Liguori Editore) e infine, un piccolo prezioso recente libretto:
“Tutta Napoli. Guida speciale per i turisti curiosi” (Electa Napoli).
Circolo Italia,
novità nel Direttivo
In un clima di perdurante entusiasmo per i freschi successi internazionali dei canottieri del
Circolo Italia, Roberto Mottola di Amato (nella foto), presidente del glorioso club nautico,
ha proceduto ad un rinnovo del Direttivo per il biennio 2011-2013. Il Consiglio è stato
in sostanza riconfermato ma, nell’ottica di una rotazione dei ruoli, sono stati indicati gli
incarichi di ciascun consigliere eletto. Unici nomi nuovi sono quelli di Lars Borgstrom e Valerio Romano che vanno ad affiancare i settori di vela e canottaggio. Alla vicepresidenza
è stato eletto Maurizio Pavesi che subentra a Giuseppe Milone il quale resta nella sfera
dei consiglieri di presidenza. Nel settore Vela, dunque, Lars Borgstrom viene affiancato
nel suo lavoro da Giampiero Martuscelli come consigliere alla Vela. Nel Canottaggio Valerio Romano va ad affiancare il riconfermato Paolo Cappabianca. Infine va ad occupare
la carica di tesoriere Erik Klingemberg al posto dell’uscente Roberto Cappabianca.
23
CHIAIAmagazine 3/4 marzo aprile 2011
“L’ASL NA1 DETIENE IL PRIMATO DI COSTI PER IL PERSONALE: NEL SOLO 2009, HA DISTRIBUITO
FRA I SUOI 10.182 DIPENDENTI 287MILIONI DI EURO PER GLI STIPENDI ORDINARI
E BEN 145MILIONI PER STRAORDINARIO E SALARIO ACCESSORIO”
I “DURACELL”
DELLA
MEDICINA
P
Più che instancabili sono inesauribili. I dipendenti della sanità
campana durano più a lungo delle famosissime pile della
pubblicità. In Campania, insomma, la medicina vive di
“duracell”. E posso assicurarvi che non sto per niente
esagerando. Anzi! Purtroppo, è semplicemente la verità: quella
che viene raccontata nella relazione sulla situazione finanziaria
della Regione Campania degli ispettori ministeriali che da giugno
ad agosto del 2010 hanno acceso i riflettori sulle casse regionali
negli anni della gestione bassoliniana; quella che è approfondita
nel paragrafo della relazione interna, dedicato all’analisi dei dati
relativi al lavoro straordinario elaborata dal servizio controllo di
gestione della Asl Na1; quella che è richiamata dalla Corte dei
Conti nella sua ultima relazione e sulla quale la Procura della
Repubblica di Napoli ha appena aperto un fascicolo d’inchiesta.
E’ il romanzo inquietante in cui si racconta di una sanità forte di
52mila dipendenti che costano complessivamente 3miliardi e
246milioni di stipendi annui; in cui si racconta di una Asl Na1
che è l’azienda leader in materia di costi per il personale, dal
momento che, nel solo 2009, ha distribuito fra i suoi 10.182
dipendenti 287milioni di euro per gli stipendi ordinari e ben
145milioni per straordinario e salario accessorio; in cui si narra
come, nell’ambito di questa Asl, la parte del leone tocchi
all’ospedale Cardarelli, il più grande del Mezzogiorno, i cui 3.619
operatori costano annualmente 91milioni di euro per stipendi
fissi e 56 per gli straordinari. E si racconta anche che i dipendenti
di questa stessa Asl portano a casa mediamente stipendi di
63mila euro. Ben 25mila in più in confronto a quelli degli altri
operatori sanitari. Se, però, la storia è da “horror” per la
comunità, è un romanzetto rosa per i diretti interessati. Perché vi
si narra di un ginecologo che, in un anno, è riuscito a portare a
casa ben 70mila euro di lavoro straordinario, oltre lo stipendio
ordinario, ovviamente; ma anche di un operatore sociosanitario
della terapia intensiva neonatale che, sempre in un anno, è stato
capace di mettere insieme ben 2589 ore di lavoro extra, ovvero,
di Mimmo Della Corte
oltre 7 ore al giorno per tutti i 365 giorni dell’anno (Natale,
Capodanno, Pasqua, ferragosto, domeniche, ferie e festività, varie
ed eventuali, comprese). Ma non finisce qui! Pur non essendo
l’Asl di cui sopra, una vetreria di Murano o un’azienda di
trasporti, un suo dipendente inquadrato come operaio tecnico
vetraio ha realizzato straordinari per ben 2084 ore (in misura
d’anno, quasi 6 ore al giorno, sempre senza tener conto delle
festività comandate) per le quali ha portato a casa ben 28mila
euro aggiuntivi per non parale dei due autisti che sono riusciti a
mettere insieme 31mila euro di stipendio extra a testa. Anche in
questo caso, quindi, ben oltre 2000 ore di straordinario cadauno.
Non si tratta, però, di casi isolati, dal momento che risultano
essere ben 13 le figure professionali che cumulano oltre 2000 ore
di straordinario, ben 189 quelle oltre 1200, ben 1473 quelle tra
le 500 e le 1200, ben 3310 quelle tra le 200 e le 500 e, infine,
3411 quelle che racimolano meno di 199 ore. In pratica, solo il
17 per cento (1786) dei 10.182 dipendenti dell’Asl Na1 è riuscito
nell’epica impresa di non beccare neanche un euro di
straordinario. Si tratta di figli di un dio minore o non erano nelle
grazie di chi, in quel momento, era placidamente assiso nelle
stanze che contano dalle parti della Na1? “Ai posteri l’ardua
sentenza”. Qualcuno ha provato a giustificare questi eccessi,
parlando di carenze in organico e di blocco del turn over
verificatosi in questi ultimi anni. Può darsi che sia cosi. Il che,
però, non mi convince più di tanto. Probabilmente, sono un po’
malfidato; e anche se fosse vero che “a pensar male si fa
peccato”, anche se poi “spesso ci si azzecca”, io preferisco
peccare, piuttosto che lasciarmi prendere per i fondelli. Una cosa
è certa: difficile far finta di nulla di fronte alle famose 2084 ore
aggiuntive cumulate dall’operaio tecnico vetraio e a quelle di tutti
gli altri. L’Asl non è il palazzo di vetro, ma anche se lo fosse, visto
che i suoi vetri si rompono a tempo di record, così da costringere
un povero lavoratore a sacrificarsi giorno e notte per sostituirli,
allora è meglio abbatterlo e poi ricostruirlo. Senza vetri, però!
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anno III numero 3/4
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Rilanciare e sostenere l’editoria
campana, soprattutto la piccola editoria,
con incentivi ed iniziative ad hoc può essere
la chiave di volta per il progresso culturale ed
economico della nostra regione. Ne sono
anno III n.3/4
marzo/aprile 2011
Periodico edito da Associazione Napoli
Via Carlo Poerio, 89/A
80121 Napoli
SPIRAGLI
Campania,
SOS editoria
DIRETTORE EDITORIALE
Marco Mansueto
DIRETTORE RESPONSABILE
Alessandra Fabbroni
COMITATO DEL GARANTE DEI LETTORI
Raffaele Bellucci
Giuseppe Savona
Gabriella Napoli
ART
Ferdinando Polverino De Laureto
STAMPA
Tuccillo Arti grafiche srl
Contrada Regina Trav. via Donadio
80024 Cardito (NA)
Sito web: www.il10.it
convinti il consigliere comunale Pdl Marco
Mansueto (nella foto) e il consigliere regionale
Udeur-Popolari Per il sud Sandra Lonardo, che,
a pochi giorni di distanza hanno rilasciato
diverse dichiarazioni per sensibilizzare le
istituzioni sul tema della promozione della
lettura e dell’editoria locale. In occasione della
giornata nazionale della promozione della
lettura, infatti, Marco Mansueto, presidente
dell’associazione culturale Napoli, ha lanciato
la proposta di un un grande evento
promozionale in cui le case editrici campane
siano le protagoniste. “Credo che il 24 marzo ha affermato Mansueto - giorno scelto dal
Governo per la promozione della lettura, possa
diventare per Napoli la giornata delle case
editrici locali attraverso un evento che il
prossimo sindaco della città, insieme a
Provincia e Regione, potrà prevedere tra le
iniziative strategiche che mirano a rilanciare
Iscrizione al Tribunale di Napoli
N° 7 del 03/02/2009
Iscrizione ROC 16538
In copertina 1O sembra la
testata del magazine ma non lo
è: 1O diventa così una parte
integrante della PASS1ONE.
Forse quella più evidente.
Semplicemente la CHIAVE
d’eccellenza che conduce alle
1O PORTE DEL PIACERE
selezionate di volta in volta, che il
lettore dovrà aprire con curiosità
(fra quelle che ogni mese la
redazione selezionerà) magari
anche solo “sbirciando” dal buco
della serratura. Ogni PORTA
rappresenta un pretesto per
consentire al lettore di spaziare
dove non è mai stato. O, meglio,
dove in fondo vorrebbe essere.
Una CHIAVE D’ACCESSO
per tutto ciò che è aspettativa,
pulsione e desiderio, fonte
inesauribile di idee, viaggi in
luoghi del buon vivere e non,
incontri con personaggi must,
curiosità, divertissement ma
anche una miriade di aspetti
della realtà che gioco non sono.
sviluppo,
turismo e cultura. In Italia,
statistiche alla mano, nell'ultimo
anno meno della metà della
popolazione ha letto almeno un libro e
in Campania i dati sono ancora più
preoccupanti. Credo che incentivare la
cultura del libro - ha proseguito Mansueto soprattutto in un momento in cui le nuove
tentazioni tecnologiche stanno allontanando i
giovani dall’oggetto-libro, quello che si sfoglia
e si vive pagina dopo pagina, possa essere
importante in una città e in una regione in cui
il fermento degli editori locali ha bisogno di
essere concretamente supportato e promosso.
Valorizzare la nostra produzione locale e tutta
la filiera del libro significa innanzitutto far
conoscere il valore e la ricchezza delle nostre
identità territoriali. Diffondere nelle scuole, nei
centri culturali e di aggregazione le proposte
editoriali made in Naples - ha concluso
Mansueto - è un’azione virtuosa che va
perseguita e studiata di concerto con tutti gli
operatori culturali del territorio che conoscono
criticità e opportunità del settore”. Lo stesso
spirito anima
la proposta di
legge a
sostegno
dell’editoria
presentata
recentemente
da Sandra
Lonardo e Ugo
De Flaviis. “Si tratta - ha spiegato la Lonardo di un testo di legge che possa rispondere, in
maniera compiuta, alle reali esigenze della
piccola editoria campana, degli operatori
dell'informazione locale (anche on-line e
multimediale), che svolgono un ruolo
fondamentale e che vanno sostenuti e
premiati, secondo criteri di qualità e di
imparzialità”. La proposta di legge riguarda la
concessione di contributi ai piccoli editori
campani non appartenenti ad un grande
gruppo editoriale.
II
Alessandra Dell’Aquila
Laura Cocozza
Rita Giuseppone
Nicola Sellitti
In questo numero hanno scritto
Rossa
come il pomodoro, la passione e le celebri camicie dei garibaldini.
Bianca come la mozzarella di bufala campana
e i formaggi di cui gli uomini di Garibaldi facevano gran consumo durante le loro imprese. Verde
come il basilico, i friarielli e le torzelle. È la “Pizza Garibaldi” ideata dai pizzaioli aderenti alla Confcommercio
nell'ambito delle iniziative previste per celebrare i 150 anni
dell'Unita' d'Italia e tenuta a battesimo lo scorso 21 marzo
da Anita Garibaldi, pronipote dell’Eroe dei due mondi. “È bello
pensare che un prodotto simbolo della città porti il suo nome ha dichiarato la discendente del Generale - e che contribuisca a
ricordare i valori che hanno portato all'unificazione”. La “Pizza
Garibaldi”, come ha spiegato Pietro Russo, presidente Confcommercio, sarà un nuovo leit motiv del turismo enogastronomico
partenopeo e sarà quindi inserita d'ora in poi nei menù di tutti
gli
esercizi aderenti
all’associazione a Napoli
e nel mondo. La nuova pietanza celebrativa, realizzata dal giovane pizzaioli Paolo Surace, rientra nell’ambito delle
numerose iniziative messe in campo dalla Confcommercio per celebrare in tutto il territorio l’anniversario.
Sotto il comune logo tricolore recante il claim “Uniti nel
fare impresa”, i ristoranti hanno proposto anche il “Piatto
dell’Unità d’Italia” mentre le pasticcerie e le gelaterie si sono
sbizzarrite nel “Dolce Italia” o “Gelato Italia” ed i bar in cocktail con la medesima ispirazione per un anniversario tutto da
gustare. (ndn)
Unità a tavola
con la Pizza Garibaldi
IV/L’onda della malaunità
V/Italia sì Italia no, Napoli si spacca
VI/Quando la letteratura spiega il Risorgimento
VII/Italia SÌ Italia NO
F
Farà scalpore
«Malaunità», il dossier
scritto a più mani sulle bugie
dell’epopea unitaria. Per
Lorenzo Del Boca, ex presidente
dell’Ordine nazionale dei
Giornalisti, tra gli autori del libroverità sul Risorgimento partenopeo, è
arrivato il momento di dire «basta alle
bugie sull’unificazione che hanno
tenuto banco per più di cento anni,
con la storia raccontata solo dai
vincitori. Si ammetta che c’è un’altra
verità. Cioè che tra i grandi eroi di
quel periodo storico ci sono anche
ladri, gente che ha rubato con la
scusa dell’Unità d’Italia, tanti truffatori
e anche dei rubagalline». Del Boca,
Un libro
“collettivo”
smaschera
le menzogne
del Risorgimento
affronta la questione meridionale.
«Non c’è nulla da festeggiare, il
Mezzogiorno in Italia non c’è mai
stato se ha un reddito inferiore del
70% rispetto al Nord, meno
L’onda
della Malaunità
inoltre, ricorda figure del Risorgimento
sottovalutate come Ippolito Nievo e
che nell’attuale processo di
revisionismo manca l’apporto degli
storici e dei politici. Per il saggista e
giornalista de Il Mattino Gigi Di Fiore,
autore di testi sul revisionismo storico
infrastrutture, il
triplo dei disoccupati, il
doppio dei poveri, meno
servizi e istituti bancari. Ci sarà
una “Buona unità” quando le
condizioni saranno diverse». Il
Meridione, per Patruno, è stato
condannato a vivere di stato «Da
briganti siamo diventati emigranti,
bidelli e infermieri». E lo status quo del
meridione rischia di mutare, in
peggio, con l’entrata in vigore del
federalismo fiscale. «È il secondo
Risorgimento». Ma non mancano
visioni opposte su unificazione e sui
movimenti antirisorgimentali. «Non so
chi siano questi fantomatici
neoborbonici, - ha risposto a un lettore
il direttore de “Il Mattino” di Napoli
Virman Cusenza - ma, pur avendo
tutto il diritto di manifestare le proprie
opinioni, fino a farne un movimento
politico retrò, vanno presi per quello
che sono: la febbre che segnala la
malattia. Fuori di metafora, l’Unità
d’Italia, faticosamente conquistata 150
anni fa, ha lasciato strascichi e ferite
cui né i vincitori Savoia né i patrioti in
buona fede hanno saputo trovare
rimedio nel corso degli anni. Quindi,
riproporre oggi i vecchi schemi e le
contrapposizioni del 1861 esprime
solo un’insoddisfazione». Arturo
Martorelli, studioso tra i fondatori
dell’Istituto per gli Studi Filosofici,
di Nicola Sellitti
del Risorgimento, il termine Malaunità
identifica «il vuoto di conoscenza che
c’è tra Nord e Sud. Per avvicinare il
meridione ai settentrionali serve il
contributo di tutti». In «Malaunità» Di
Fiore tratta il brigantaggio
postunitario, soffermandosi sul ruolo di
camorra e mafia «riconosciute allora
come potere legale e alternativo.
Garibaldi per la sua impresa si servì
delle braccia armate del latifondismo
siciliano, primo esempio dei picciotti
poi tristemente saliti agli onori delle
cronache». «In quest’ottica il libro si
propone - conclude il giornalista - di
dare un contributo di verità al
processo unitario basato su fatti
storici, non chiacchiere». L’ex
direttore della Gazzetta del
Mezzogiorno Lino Patruno si
definisce borbonico. In
«Malaunità»
spiega che «l’Unità d’Italia è l’esito di
una scintilla rivoluzionaria accesa
molto prima, attraverso l’umanesimo
meridionale, il pensiero di Vico,
Genovesi, Filangieri e la sconfitta del
1799». Il sentimento antiunitario dei
neoborbonici rivela quindi «una
visione bottegaia della Storia, con la
riduzione del Risorgimento alla misura
della borghesia italiota di oggi che
avvilisce le spinte idealiste dell’epoca,
assimilandole alle attuali consuetudini
traffichine, il bene pubblico strozzato
dall’interesse privato». E dove non ha
senso parlare di furto, «perché le
risorse furono mal distribuite,
manovra che incontrò la complicità
di molte personalità del
Mezzogiorno, come Giovanni
Nicotera, esponente del
banditismo trasformistico
meridionale»
IV
D
Da una parte il mito
del Risorgimento e l’orgoglio
nazionale per il
centocinquantesimo anniversario
dell’Unità d’Italia. Dall’altra, invece, il
racconto delle pagine tristi del
Risorgimento, con il recupero della verità
storica, sostenuta da intellettuali come
Gramsci, Zitara, Nitti o Salvemini: ovvero il
martirio economico e sociale imposto dal Nord
al Meridione. I festeggiamenti per il
compleanno dello Stato italiano ripropongono
la polemica, più agguerrita negli ultimi anni,
sull’unificazione come processo di liberazione
delle terre italiane oppresse da regni
unita: poi il raduno
con bandiere delle Due Sicilie
listate a lutto e ceri accesi sino ai
piedi della statua di Carlo di Borbone
sulla facciata di Palazzo Reale,
con fiori deposti in onore «dei
martiri che hanno perso la vita per il
Sud». Intanto, due giorni prima, il 15
marzo, è stato presentata al Maschio
Angioino «Malaunità», raccolta di
saggi-verità di noti archivisti e
giornalisti sull’unificazione nazionale.
Sull’altra sponda altrettanto ricco il
carnet di eventi per la festa tricolore:
a partire dalla Notte Bianca al teatro
Italia sì, Italia no
Napoli si spacca
autocratici e arretrati e sulle conseguenze
economico-sociali patite dal Mezzogiorno dopo
il 1861. Si sono moltiplicati, infatti, negli ultimi
anni voci e movimenti politici e culturali
convinti di una unificazione nazionale imposta
di forza al Regno delle Due Sicilie, invaso dai
Mille garibaldini e dal Regno di Sardegna.
Insorgenza Civile, Partito del Sud, Insieme per
la Rinascita, V.a.n.t.o, i Neoborbonici, Rinascita
del Sud, PdSud, Contro Vento, Giovani per il
Sud sono contenitori di un meridionalismo che
non accetta più la versione del Risorgimento
che si studia sui manuali scolastici. Si tratta di
un manifesto politico-culturale espresso nella
manifestazione «Tre giornate di Napoli»,
controcanto meridionale alle feste per il
compleanno dello Stato: il 17 marzo, festa
nazionale indetta per celebrare la prima seduta
del parlamento di Torino del 1861, gli
uomini del Sud si sono radunati in
piazza dei Martiri. Sventolando
bandiere con il vessillo del
Regno delle Due Sicilie. Una
sorta di flash-mob per
fotografare le vessazioni
subite dagli abitanti di una
delle aree più ricche, prima
dell’Unità, del Vecchio
Continente. Il giorno
precedente, inoltre, nella chiesa di
San Ferdinando, i simpatizzati del
movimento neoborbonico si sono
uniti per una veglia di
preghiera contro l’Italia
San Carlo con «I Duelli», pièce tratta da
«Romeo e Giulietta». Protagonista Roberto
Bolle. Le celebrazioni tricolore
hanno
portato ossigeno ai
commercianti napoletani. Negozi aperti, gadget
e sconti: cappellini, bandiere e coccarde hanno
invaso vetrine e bancarelle. Tra le iniziative il
battesimo di Anita Garibaldi, diretta
discendente del generale dei
Mille, o la nuova «pizza
Garibaldi», ideata dai
pizzaioli aderenti alla
Confcommercio. «Spero
diventi famosa nel mondo
come la Margherita - ha
detto l’erede del
condottiero - Bisogna
recuperare la memoria storica.
Spesso la politica dimentica che l'
unità è frutto del sacrificio di vite
umane, e che ha sortito benefìci per
il Nord quanto per il Sud». (ns)
V
TERRONISTA A CHI?
Orgoglio e
pregiudizio
secondo Demarco
Terronismo? A naso la parola
puzza di razzismo leghista.
O è un neonichilismo bombarolo, praticato da meridionali? Ci trae dagli impacci
Marco Demarco, giornalista,
scrittore, da 14 anni direttore del Corriere del Mezzogiorno, visto che il termine è
una sua invenzione. Un neologismo che è il titolo del suo
ultimo libro (Ed. Rizzoli) e
che inchioda l’ennesima malatendenza del Belpaese, stavolta proliferata intorno al
150esimo anniversario dell’Unità d’Italia: Terronismo è il viziaccio montante di scannarsi a vicenda,
Nord contro Sud, Sud contro Nord, andata e ritorno sull’Eurostar dei veleni. È l’arsenale sadico
dello stereotipo e intossica molti: da Milano a Palermo. Questa la diagnosi, intellettualmente arcistufa ma equilibrata, del direttore. Che il conto,
scandito da fatti, da dati, da citazioni, lo consegna a tutti i «terronisti» d’Italia. E poi abbozza
un futuro benigno della nazione, ma solo a
patto di piantarla coi pregiudizi. A Demarco
tre domande a basso tenore polemico.
17 MARZO: COME HA TRASCORSO IL
GIORNO DELLE CELEBRAZIONI? EMOZIONI
PARTICOLARI?
Volevo partecipare all’alzabandiera in
piazza del Plebiscito, ma un mal di
schiena mi ha bloccato a letto. Nel pomeriggio, vinto il dolore, ho festeggiato
l’Unità, leggendo un bel libro sul Risorgimento di
Alberto Maria Banti.
IL NORD HA SCELTO “VA’ PENSIERO”. ROMA È FEDELE A MAMELI. E IL SUD?
Mameli va benissimo anche per noi. Eviterei l’inno
borbonico di Paisiello. Ma se proprio si deve, allora sia «O surdato ‘nnammurato» di Aniello Califano.
QUALE LIBRO LEGGERE PER CAPIRE L’ENIGMA MERIDIONALE?
«Perché gli intellettuali non amano il liberismo»,
un libro di qualche anno fa di Raymond Boudon,
edito da Rubbettino: contro ogni forma di fatalismo e determinismo. Poi i libri di Giuseppe Galasso sulla storia del Regno di Napoli e quelli di
Paolo Macry sull’‘800 e sulle leggi imprevedibili
della storia, soprattutto l’ultimo: «Gli ultimi giorni.
Stati che crollano nell’Europa del Novecento». Ma
un elenco «raccontato» dei miei libri preferiti è
nell’ultimo capitolo di «Terronismo». (am)
U
Per l’ennesima volta
si è riaperta la discussione
anzi la diatriba, sull’Unità d’Italia,
cioè sull’annessione militare del Sud al
Nord, insomma sul Risorgimento, periodo
storico fondamentale della nostra storia
patria, ma ahinoi, spesso sconosciuto nei suoi
capitoli più significativi. Antica diatriba - dicevo
- alimentata dall’antica ostilità della cultura
cattolica dell’epoca, del temporalismo
religioso, superata, poi, dal
costituzionalismo di Dossetti e dal
liberalismo cattolico di De Gasperi.
Con questi precedenti ed in
presenza delle varie e tutte riduttrici
interpretazioni del Risorgimento, si è
riaperta la polemica resa attuale
dalle celebrazioni dei 150 anni dell’Unità
d’Italia patrocinate dal Quirinale da un lato e
dai neofederalisti della Lega dall’altro. Vorrei
esplicitare subito il mio pensiero: il
Risorgimento è, senza dubbio, il risultato di un
lungo processo di incubazione e selezione:
esito condizionato dai passaggi storici
precedenti ed a essi legato, ma nel contempo
frutto dell iniziativa ostinata di quanti,
superando grandi ostacoli, sono riusciti a
realizzare credibilità etico-politica e vigore
militare nell’area europea. Detto ciò poi si può
e si deve analizzare il principio della
nazionalità, l’ipotesi federalista, le personalità
di Carlo Alberto, Camillo Benso di Cavour,
Vittorio Emanuele II, Mazzini, Garibaldi,
Cattaneo, senza trascurare elementi elitari,
popolari, dinastici, nostri ed internazionali, che
testimonianza più
viva e vera degli avvenimenti
cruenti e dei protagnisti che fecero
l’Italia. La figura più rappresentativa di
tanto stato di cose è il personaggio
pirandelliano di Mauro Mortara (“I vecchi e
i giovani”) il quale nonostante il suo sogno
unitario, con il petto cosparso di medaglie per
l’eroismo dimostrato battendosi per l’unità,
cade sotto le armi dell’appena costituito
esercito sabaudo, durante una sommossa
a Favara presso Agrigento. Con Mortara
anche le sue medaglie erano state
colpite tanto che i soldati si chiesero:
“Ma chi abbiamo ucciso”. Tale episodio
Ufficialmente si
chiamò guerra contro il
brigantaggio, ma in quelle bande
c’era anche l’ispirazione e la militanza
sanfedista e l’omertà contadina che
temeva e odiava il latifondo dei signori ed il
loro diritto di “bassa giustizia” legalmente
esercitato ed ampiamente tollerato
dall’amministrazione dello Stato unitario.
Purtroppo l’inadeguatezza garibaldina rese
impossibile una soluzione democratica ed aprì
la strada alla conquista militare con tutto ciò
che derivò da essa. Tuttavia la conquista
militare fu portatrice anche di un ideale di
Nazione e di riscatto sociale. La casa Savoia ha
Quando
la letteratura
spiega il Risorgimento
meritato l’esito del Regno d’Italia, perché unica
tra le monarchie italiane, non solo ha saputo,
con felice intuizione politica, comprendere la
direttrice e la portata sottese al processo di
trasformazione storica in atto in Italia ed in
Europa, quanto averne inteso il carattere
irreversibile adeguandovisi con intelligenza ed
assecondandolo per quanto le competeva: i
poteri attribuiti allo Statuto. Il Risorgimento
La riflessione di Aurora Cacopardo
hanno condotto al Regno d’Italia nel 1861. I
neofederalisti e la Lega hanno rimesso sul
tavolo l’accusa della conquista militare e delle
migliaia di giovani uccisi dalle truppe
piemontesi in Sicilia, Calabria, Basilicata e
Puglia per il solo motivo di cospirare e, quindi,
democraticamente sospettabile. Ora quelle
esecuzioni sommarie ci furono e negare i fatti
è impossibile: basti citare Verga per l’eccidio
di Bronte, poi iniziando da Pirandello e
passando da Verga a De Roberto, da
Tommasi di Lampedusa a Sciascia, le
pagine della letteratura
siciliana sono la
non è certamente isolato, errori ed orrori si
perpetuarono per mano del nuovo esercito
“regolare” che colpì a morte l’entusiasmo di
tanti giovani rimasti delusi dopo l’equivoco di
Teano che, con la consegna del Sud a Vittorio
Emanuele sancì la fine di ogni investitura a
Garibaldi come aveva ben previsto il principe
Fabrizio Salina quando dice: “Quel mazziniano
lo imbriglieranno”. Infatti non fu Garibaldi a
consegnare a Palermo il risultato del plebiscito
nelle mani del nuovo sovrano ma il suo
luogotenente Antonio Mordini. Opporre a questi
fatti le esecuzioni ancora più sommarie e
raccapriccianti effettuate dalle bande contadine
serve a poco, poiché è diversa
l’irresponsabilità dei ribelli di fronte a stragi
di Stato eseguite per ordine superiore. In
effetti non si trattò di una semplice
operazione di polizia ma di una vera e
propria guerra civile che durò 10
anni ed insanguinò tutto il
Mezzogiorno.
VI
non è stato e non dev’essere un’agiografia e
tanto meno una oleografia. Il legno storto con
il quale l’Italia è stata costruita era pur sempre
la sola materia disponibile.
Il perfezionismo coincide con l’Utopia: può
servire come modello di riferimento e
aspirazione e perciò ricordo le parole del
professor Rosario Romeo che in un articolo del
22 marzo 1975 non a caso intitolato “Figli di
Ignoti”, come monito contro tutte le umiliazioni
e gli smarrimenti diceva: “Un paese idealmente
separato dal proprio passato è un paese in crisi
di identità, e dunque potenzialmente
disponibile, senza valori da cui trarre ispirazione
e senza quel sentimento di fiducia in se stesso
che nasce dalla coscienza di uno svolgimento
coerente in cui il passato si pone come
premessa e garanzia del futuro”. Quindi
aspirazione, dicevo, perché sia chiaro,
che non si raddrizzano le gambe dei
cani e non si accorciano i colli
alle giraffe.
G
Grande successo per
la mostra-studio ospitata dalla
Camera di Commercio e organizzata
dal coordinatore dell’AIGE, Umberto
Franzese e dal suo presidente, Luigi
Rispoli, con il patrocinio del Consiglio
Provinciale di Napoli. “Brigantesse: eroine
dimenticate dell’Italia postunitaria” è una
ricerca pluriennale d’antropologia storica
condotta da Simona De Luna, direttore del
Laboratorio Antropologico dell’Università degli
Studi di Salerno e da Domenico Scafoglio,
presidente de La Rete, attraverso carte
processuali e documenti d’archivio, memorie di
sequestrati, autobiografie di briganti, scritti di
militari, note di psichiatria criminale, testi
letterari reperiti nei musei, negli archivi e nelle
biblioteche di Terra di Lavoro, Campania,
Lucania, Calabria. Un fatto importante, spesso
BRIGANTESSE,
EROINE IN MOSTRA
di Fiorella Franchini
Italia
SÌ/
Cioccolato
tricolore
Un profumo inebriante, l’odore dolce del
cioccolato pervade i sensi del visitatore della
fabbrica di Gay Odin, artigiani storici di questo
gustoso alimento, che nel periodo di celebrazioni
per l’Unità d’Italia e in occasione della Pasqua,
accolgono i golosi avventori con un gigantesco
uovo pasquale, alto circa 1 metro e ottanta, del
peso di quattro quintali e spesso 7 centimetri. La
scena raffigurata è quella famosa dell’incontro
a Teano di Garibaldi e del re Vittorio Emanuele
II, i colori quelli della bandiera nazionale, rosso,
bianco e verde riportati su molte creazioni della
famiglia Maglietta. È il signor Dimitri ad
accoglierci in questo paese dei balocchi che con
passione illustra le idee per celebrare questo
anniversario dell’unità nazionale. Cioccolatini di
marzapane a forma di bandierine, tavolette
raffiguranti il tricolore, scatole preziose che
richiamano i colori nazionali o scene famose dei
personaggi che l’Italia l’hanno fatta, sono il
Italia
NO/
Argenio
nel segno
dei neoborbonici
17 marzo 2011, festa nazionale, eventi e
manifestazioni, hanno celebrato, dal Piemonte alla
Sicilia, il 150° anniversario dell’Unità d’Italia;
eppure c’è una parte della penisola che a
festeggiare proprio non ci sta, qualcuno che, anzi,
ha pensato di dover proporre dei
controfesteggiamenti; tra questi i più convinti e
appassionati sono i neoborbonici che hanno, tra gli
altri, il loro cuore pulsante in via Filangieri, nel
negozio del signor Salvatore Argenio, fornitore real
casa Borbonica. Un luogo dove foulard, orologi,
libri e cravatte raccontano la passione di Argenio
per Napoli e per il Sud Italia, una passione portata
avanti con dedizione e spirito di appartenenza a
quello che un tempo era il Regno delle Due Sicilie.
“Non siamo contro l’unità d’Italia”, afferma il
signor Salvatore, “noi vorremmo una vera unità,
non quella che ci hanno raccontato finora,
dimentica del sangue versato dai nostri
conterranei, relegandoci a semplici consumatori del
di Alessandra Dell’Aquila
occultato da interpretazioni parziali che hanno
messo in risalto solo le figure di capi, affiliati e
manutengoli delle varie bande che
imperversarono nell’Italia Meridionale, mentre
sono numerose le figure femminili che hanno
lasciato il segno nella memoria affrancandosi
dalla subalternità familiare e facendo le prime
esperienze d’indipendenza femminile e di parità
tra i sessi. L’esposizione ha illustrato la natura
del fenomeno ed il suo significato nella storia
italiana, mostrando le foto delle brigantesse,
accompagnate da brevi profili biografici,
raccontandone i momenti più significativi della
vita alla macchia, l’iniziazione, l’arresto, il
processo, l’uccisione. Maria Oliverio, Maria Rosa
Marinelli, Michelina Di Cesare, le eroine più
famose di un universo complesso di passioni e
comportamenti al quale l’analisi
etnografica e storica ha cercato di
restituire il senso di una realtà
inedita, forse unica, nella storia
delle donne.
contributo alla giornata del 17 marzo della più
famosa fabbrica del cioccolato partenopea.
Anche il Presidente della Repubblica, più volte
ospite presso la sede di via Vetriera, ha potuto
apprezzare queste nuove creazioni, felice che
un’azienda napoletana celebri un data così
importante. Per il 150° anniversario
dell’unificazione italiana anche altri hanno
messo in moto la fantasia come un altro famoso
e altrettanto apprezzato ritrovo per golosi,
“Cioccoliamoci – Dolceidea” in via Chiaia, 35 i
cui maestri cioccolatieri hanno realizzato
tavolette di cioccolata con la forma della
bandiera italiana, esposte in vetrina accanto ad
uno schermo tv dove scorrono le immagini della
preparazione di queste prelibatezze. Modi
simpatici per festeggiare una data simbolica
che può essere ricordata in modo “dolce” e
colorato, per delle celebrazioni a tutto
tondo, dalle manifestazioni
istituzionali alla tavola di
ciascun italiano.
VII
Nord produttore, depauperati di ricchezze materiali
e culturali, finendo con essere gli ultimi da quando
eravamo i primi”. T- shirt bianche con i nomi
insanguinati di 5 delle 54 città rase al suolo dai
piemontesi, tra cui Gaeta e Messina, sono state
ideate dal signor Argenio per ricordare i morti del
Sud, i morti sacrificati per quel sogno garibaldino,
uomini e donne che nessuno ricorda mai, quasi
fossero di serie B. Le magliette sono state
indossate nella marcia silenziosa del 16 marzo e
nello spettacolo del 21 marzo, al teatro Quirino in
Roma, dove è stato messo in scena il tema di
“Terroni”, libro di successo di Pino Aprile. Un’Italia
diversa quella in cui credono i neoborbonici, non
secessionista né antinord, ma solo orgogliosa delle
proprie radici e dei propri primati che il signor
Argenio ricorda ad ogni cliente con un piccolo
volantino intitolato “I primati del Sud” che
dal 1735 al 1860 rimembra a tutti, quanto
di buono ci sia da Roma in giù,
nonostante quanto si dica,
nonostante tutto.
Ogni
favola
è un gioco
ed è vera
soltanto
a metà
IX/De Maio, se canta Napoli
senza lacrimatoi
Lo chansonnier partenopeo, tra lirismo e impegno sociale, è la voce della città
DeMaio,
secantaNapoli
senzalacrimatoi
X
Pino si legittima
come un artista,
antieroe,
refrattario alla
demagogia dei
sentimenti
finalizzati a
fungere da
dazebao,
da “agit prop”
T
Tanti anni fa, al
mio vecchio giornale
Roma, c’era un
giovanissimo, mitico talento del
giornalismo, Angelo Maggi,
primo e vero scopritore di
Massimo Ranieri - destinato
sicuramente a diventare un Ennio
Flaiano napoletano, se non ci fosse
stato prematuramente strappato per
un fatale insulto cardiaco - il quale
già da supremo e inimitabile
sacerdote laico della napoletanità,
raccomandava a noi “pizzotti”,
sprovveduti colleghi “pulcini”:
“Ricordatevi sempre, quando vi tocca
di scrivere di qualche importante
artista napoletano, la cui arte ha una
forza inconfondibile, difficile da
qualificare per la vastità di timbri, di
interessi, di vissuto, che v’è un solo
modo per non fargli torto o, meno
che meno, cadere
nell’approssimazione, scrivete subito:
“Egli è la storia di Napoli”. Quanto
aveva ragione Maggi. Parlando oggi
di Pino de Maio, cantante e
chansonnier, senza tempo e mille
storie, mi torna in mente la sua
raccomandazione, mai cosi calzante
per un artista, che ha in sé le anime
più affabulanti di Napoli, popolare e
fatte sulle corde
di una chitarra
“ubbidente e raffinata”, per
sfuggire così alle esche
velenose del Grande Flagello,
dell’Isola delle formose; ma alcune
sere fa averlo potuto ascoltare in
Alta Irpinia, in un luogo, dove
all’improvviso per una tempesta di
neve, vi è stato un “black out”
energetico, facendoci ripiombare
all’età del moccolo, mi ha dato la
conferma più originale e inattesa del
suo straordinario valore. Mentre altri,
quale che ne sia lo spessore, in
circostanze del genere - lo possiamo
verificare spesso anche in
megaconcerti estivi - non spiccicano
nota, senza un microfono acceso,
invocando l’intervento della
Protezione civile, qualora si profili la
tortura di suonare a viva voce senza
taroccamenti, Pino non solo non ha
perso una nota ma ha dato nel buio
una tale forza trascinante al suo
recital, che, mentre si accendevano
intorno candele, torce e torcette,
appena è tornata la luce si è sentito
un “boatos” di rammarico più che di
liberazione. La sua nuda primitiva,
incorrotta voce di Napoli aveva già
irretito i presenti. Ma non c’è da
di Aldo de Francesco
nobilissima, una stratificazione di
civiltà più che una summa o tabulati
di concerti e concertini. Insomma un
repertorio di profonde elaborazioni
artistiche, che danno i brividi nel
sentirle, nascendo nell’humus
profondo di questa città, mi riferisco
al repertorio popolare di titoli
inconfondibili e trascinanti come “La
scarpetta”, “Fenescia vascia”, “Il
Guarracino”, “La serenata di
Pulcinella”, “Michelemmà”, “La
canzone di Zeza”, “Statte bona”.
Canti lontani, in cui si ritrova lo
spirito inquieto, sognante, ora
epicureo di segno vulcanico, ora
omerico posillipino, ora carnale,
come i variegati mari di Napoli, visti
da Matilde Serao o da Giuseppe
Marotta. Seguivo da tempo il suo
esaltante percorso, spesso, nei
relax serali, mi avventuro
anche su varie emittenti
locali per ricercare le sue
possenti esibizioni,
meravigliarsi, quando si parla di un
artista, che non è nato in “provetta”,
ma in una culla della periferia a
Miano, dove è cresciuto ascoltando il
canto disperato delle emergenze più
drammatiche, dando forza alla
volontà collettiva del riscatto, con
capolavori e motivi non bisognosi di
etichette stereotipate per imporsi al
gradimento e alla stima della gente
perché ricchi dentro d’anima. Pino si
legittima come un artista, antieroe,
refrattario alla demagogia dei
sentimenti finalizzati a fungere da
dazebao, da “agit prop”. Neanche
per gioco v’è in lui una sola traccia
di quel lacrimatoio cronico che ha
fatto tanti danni a Napoli e al Sud,
anche in campo artistico. In una
società che urla anche un saluto
per sentirsi protagonista, è
davvero motivo d’orgoglio
poter contare su un maestro
come De Maio,
legittimato da una
XI
passione senza
eguali, vissuta nel
continuo rigore della ricerca
e in costante rapporto con il
sociale, in cima al quale, svetta
l’impegno ventennale per i ragazzi
di Nisida. Ma da un moschettiere
come lui con baffi alla Errol Flynn, il
largo sorriso alla Riccardo
Montalbano - un abisso rispetto alla
zucca dell’odierno e omonimo
commissario - non trovando io altri
credibili riferimenti o somiglianze con
gli odierni big, star ed “euro star”
dello spettacolo, oggi in circolazione,
non c’è da aspettarsi certi gesti da
autentici cavalieri dell’altruismo,
come i personaggi dumasiani ricchi
di umanità e di ideali.
LAPORTA
DELGOL
XIV/Il Napoli che verrà
In qualunque angolo del mondo c’è un bambino che tira calci
ad un pallone e milioni di adulti che vorrebbero essere quel bambino
“S
“Sogno o
son desto?” sembrano
chiedersi i tifosi del Napoli,
deliziati da una stagione
esaltante che vede gli azzurri in
lotta per grandi obiettivi,
imponendosi a forza di bel calcio e
record polverizzati nel gotha del
campionato, conquistandosi a pieno il
titolo di “grande”. Sogni ad occhi aperti
anche per la prossima stagione: De
Laurentiis spende quattrini, spande
entusiasmo e promette due
centrocampisti coi fiocchi e, chissà,
qualche sorpresa sotto l’ombrellone.
Con le sirene del calciomercato ancora
lontane, però, si può lavorare di
fantasia: cinque espertissimi hanno
disegnato per Chiaia Magazine il profilo
del Napoli 2011/2012 perché, se
nessun sogno è mai solamente un
sogno, l’importante è restare ancorati
alla vetta.
Il Napoli
che verrà
Le formazioni ideali di quattro giornalisti
e un assessore per il campionato 2011/2012
Per tutti una certezza:
il trio delle meraviglie non si tocca
di Rita Giuseppone
FORMAZIONE GIANLUCA VIGLIOTTI
FORMAZIONE TONI IAVARONE
Lete
Lete
De Sanctis
Lete
Lete
Cannavaro
Lete
Maggio
Matuidi
Hamsik
Lete
Fernandez
Lete
Lete
De Sanctis
Ruiz
Lete
Lavezzi
Lete
Santacroce
Lete
Borja Valero
Lete
Lete
Coentrao
Lete
Maggio
Lete
Cavani
So bene che a tanti sembrerebbero esagerate le cinque novità che ho auspicato per
la prossima formazione del Napoli, rispetto ai titolarissimi che tanto bene hanno
fatto in questa stagione. La motivazione della semirivoluzione è semplicemente
dettata dalla esigenza di aumentare il tasso tecnico della squadra in vista dei
delicati e difficili impegni di Champions League. Inoltre due dei cinque nuovi innesti
sono già di proprietà del Napoli. Parlo ovviamente dello spagnolo Ruiz che avrà
modo di assimilare ancora meglio i dettami della difesa a tre di Mazzarri,e
dell'argentino Fernandez che sta spopolando nell'Estudiantes entrambi difensori
dalle spiccate doti tecniche oltre che fisiche. A centrocampo ecco le sospirate novità.
A partire dai prelibati piedi buoni dello spagnolo Borja Valero che ci ha fatto
letteralmente impazzire con il Villareal, insieme alla grande promessa del calcio
francese già nazionale di origine angolana, Matuidi (provenienza Saint Etienne) di
cui tanto bene si parla e Coentrao. il laterale di fascia sinistra del Benfica e della
nazionale portoghese. Un vero e proprio moto perpetuo che sposa tecnica sopraffina
e quantità. Insomma una garanzia anche per la sua già rodata esperienza europea.
Cannavaro
Lete
Hamsik
Ruiz
Lete
Borja Valero
Lete
Lete
Lete
Lavezzi
Lete
Yebda
Dossena
Lete
Cavani
È la formazione che vedo più vicina alla ragione delle politiche societarie, ovvero
ottimizzare attraverso l'equilibrio dei costi e dei ricavi anche le azioni sul mercato.
Certo, questa squadra fa sognare ma non abbaglia la vista ai tifosi; magari sarebbe
stato meglio immaginare, che so?, Higuain, Aguero oppure Gareth Bale. Tuttavia
l'undici immaginario per la prossima stagione dovrà fondarsi sui requisiti fissati dal
presidente De Laurentiis: giovani, talentuosi e affidabili, ma soprattutto legati al
progetto dell'azienda Napoli che vince, spende ma non spande per ingaggi e
quant'altro.
XIV
Lete
De Sanctis
Lete
Lete
Lete
Grosso (o De Ceglie)
Lete
Lete
Maggio
Pirlo
Lete
Cannavaro
Lete
Lete
Inler
Dossena
Lete
Hamsik
Ruiz
Lete
Lavezzi
Cavani
Questi gli 11 titolari. In panchina Campagnaro, Santacroce, Gamberini, Zuniga,
Gargano, Yebda, Pazienza, Meggiorini, Mutu (o Jeda). Occorre intervenire su difesa
e centrocampo, inoltre occorre una panchina più forte, altrimenti non si reggono due
fronti. Il Napoli non dispone di risorse tali da prendere tutte prime scelte o almeno
da scrivere il libro delle illusioni: quindi giocatori di qualità non giovanissimi.
FORMAZIONE GUIDO TROMBETTI
FORMAZIONE MIMMO CARRATELLI
FORMAZIONE PAOLO DEL GENIO
Lete
Lete
De Sanctis
Lete
Lete
De Sanctis
Lete
Lete
Lete
Maggio
Mexes
Cannavaro
Lete
Lete
Gargano
Lete
Hamsik
Balzaretti
Lete
Lavezzi
Campagnaro
Lete
Palombo
Lete
Lete
Cannavaro
Lete
Maggio
Sanchez
Lete
Lete
Dzemaili
Lete
Ruiz
Lete
Inler
Lete
Dossena
Lete
Lete
Hamsik
Cavani
Modulo 4-2-3-1, offensivo come piace a Mazzarri. I campioni già affermati nel
Napoli dovranno mostrare maturità tattica nel doppio lavoro attacco-difesa. Due duri
in mezzo (Gargano e Palombo), difesa con esterni fluidificanti (Maggio e
Balzaretti), Hamsik più centrocampista (è possibile). Terzetto offensivo da far girare
la testa a qualsiasi difesa. Media 29 anni, soprattutto fra difesa (rafforzata con 4
elementi) e centrocampo. Esperienza e solidità. Splendida giovinezza in Hamsik e
nei tre attaccanti.
Lavezzi
Cavani
Formazione confermata quasi in blocco, anche grazie agli ottimi risultati raggiunti in
questa stagione. A centrocampo, senza voler bocciare Gargano, Pazienza e Yebda,
inserirei in organico due calciatori che, sia per le loro qualità tecniche e fisiche, sia
perché molto adatti al gioco di Mazzarri, possono far fare il salto di qualità alla
squadra. Dzemaili e Inler, infatti, conoscono il campionato italiano, e, avendo fatto
molto bene in squadre di valore inferiore al Napoli, possono integrarsi
perfettamente con gli automatismi del centrocampo.
XV
XVIII/IL TESORO CERCA CASA
XXI/CHIESE NEGATE, OPERAZIONE SPONSOR
Non importa
ciò che è,
ma quello
che diventa
importante:
un’irrinunciabile
porta-spia
su ciò che
non si può
non sapere
L’’
L’obiettivo lo
accarezzava da un pezzo.
Ma, a un passo dal traguardo,
l’occasione è sfumata. Alla fine
Gaetano Bonelli, collezionista di
napoletanità, che per la sua raccolta di
oggetti, reperti, memorabilia assortite,
custodita tra le mura di casa, sognava una
sistemazione di alto profilo, dovrà rinunciare
alla festa. Il sogno di un Museo Bonelli, quello
promessogli tre mesi fa dalle autorità
cittadine, è tornato al mittente. Eppure il
presidente della 4° Municipalità David Lebro
e poi l’assessore al patrimonio Marcello
D’Aponte e quello alla Memoria della Città
Diego Guida una sede adeguata al «tesoro»
del valoroso Bonelli l’avevano pure
individuata: la Sala del Lazzaretto del
complesso di Santa Maria della Pace. C’era
solo da mettere tutto nero su bianco in una
delibera del Comune. Ma il tempo è volato in
fretta, anche quello utile perché la Giunta
Iervolino ratificasse il progetto con la
deliberazione prevista: colpa delle imminenti
elezioni visto che, secondo la legge, sindaco
ed assessori restano in carica solo per gli
affari di ordinaria amministrazione. E così,
probabilmente, il lodevole intento del
collezionista, che da un po’ vagheggiava di
pubblico, bussando
a tutte le porte istituzionali
possibili. E se adesso gli è andata
male, qualcuno prima o poi gli aprirà
per davvero perché in gioco c’è un
nobile omaggio alla gloria di Napoli da
convertire in risorsa culturale per la città ed
i turisti. Lo merita lui, lo merita una raccolta
in cui ha messo sudore, quattrini, fiuto e
l’amore per la sua terra. Tutti d’accordo,
infatti, quelli che l’hanno vista: «La collezione
racconta una storia sincera e attendibile della
città». Lui, intanto, sciorina alcune perle del
futuro museo: «La raccolta tratta tutto lo
scibile sulla città. Un universo napoletano che
va dal ‘500 al 20esimo secolo, riordinato in
sezioni: Teatro, Cinema, Emigrazione,
Commercio, Architettura, Vedutistica, Primati,
Filatelia e Storia Postale, Numismatica e
Medaglistica, infine Trasporti. L’Acquaiolo in
terracotta poliocroma di Gemito è tra i pezzi
forti. Tra le tante mirabilia, poi, - prosegue
Bonelli - 300 locandine teatrali di era
borbonica, manoscritti e dispacci che
raccontano l’annessione del Regno delle Due
Sicilie come due lettere che descrivono
l’ingresso di Garibaldi a Napoli, poi progetti e
tavole originali dei più prestigiosi edifici
cittadini, i biglietti dei tram a cavallo, il
Il sogno di Gaetano Bonelli, collezionista di rarità per la gloria di Napoli:
un museo per la sua preziosa raccolta di napoletanistica
Iltesorocercacasa
di Alvaro Mirabelli
rendere pubblico il suo museo privato senza
pretendere nulla, ritorna dov’era: in sala
d’attesa. Un’illusione evaporata in un attimo
che non fiacca, però, l’ostinazione del
raccoglitore di rarità: tornerà alla carica,
semmai, col prossimo sindaco. Lo garantisce
la tenacia di una vita, spesa a cercare
testimonianze sulla storia di Napoli. Lui,
infatti, 39 anni, giornalista, certosino
archivista di testimonianze partenopee,
segugio a caccia di frammenti della memoria
storica locale, ha impiegato 20 anni per
montarsi in casa una gallery di tutto
rispetto. Poi, un anno fa, ha alzato il tiro
delle sue ambizioni: il suo giacimento
di cose uniche o rare, assemblate
con rigorosi criteri storici, ha
deciso di renderlo
«S
pesso, in passato, Napoli ha battuto d’anticipo il mondo
intero»: se gli toccate la patria sudista, il collezionista ed esperto di
Napoletanistica Gaetano Bonelli risponde così. Perché lui la Napoli di retrovia
degli ultimi decenni proprio non la digerisce e al desolato paesaggio attuale, oppone carte
alla mano, i trionfi partenopei dei secoli scorsi. Tra i tanti quello di una Capitale
all’avanguardia anche in materia ambientale. «All’indomani dell’inaugurazione dell’inceneritore
di Acerra - si infiamma Bonelli - presentai alla stampa cittadina il documento del 1937 relativo
alla fabbrica di inceneritori che aveva sede in piazza San Domenico Maggiore: prova lampante che
74 anni fa, in materia di trattamento dei rifiuti solidi urbani, la città era già all’avanguardia. E
giusto per smentire il disfattismo di casa nostra e d’importazione sulle radici della nazione
meridionale, posso esibire un manifesto borbonico del 1833 che la dice lunga sulla sensibilità
ecologica degli amministratori delle Due Sicilie: l’editto faceva divieto di pescare la figliolanza,
ovvero i pesci piccoli, e imponeva l’obbligo di pescare con reti a maglie larghe. Una norma davvero
lungimirante visto che sui contenuti di quel proclama di Sua Maestà sembra ricalcata, quasi due
secoli dopo, la normativa UE del giugno 2010 che prevede l’adozione di reti da pesca con maglie
più larghe». (am)
Ambiente: i primati
delle Due Sicilie
manifesto che celebra l’ascensione di un
pallone aerostatico nel golfo di Napoli nel
1847, il ricco materiale documentale
sull’emigrazione verso le Americhe tra ‘800 e
‘900, una locandina del S. Carlo del 26 marzo
1861, due giorni dopo la proclamazione del
Regno d’Italia».
Cose preziose in attesa di gloria.
NELL’ALTRA PAGINA
L’“Acquaiolo” in terracotta policroma di
Vincenzo Gemito
AL CENTRO
Una cartella della tombola, acquarellata a
mano, del primo ‘800
A LATO
L’ultima locandina del San Carlo, anno
1860, d’epoca borbonica
SOPRA
Un orario delle Ferrovie Borboniche del
1844
IN ALTO
Gaetano Bonelli con una rara veduta
dell'Ottocento fotografata da Sommer
XIX
U
Una notizia
buona e una cattiva. La
buona, prestigiosa ma poco
nota, è quella del fantastico
record detenuto da Napoli che è
la città d’Italia col numero
maggiore di chiese: sono 448 i
templi cittadini, una cifra che straccia
persino la città del papa visto che a
Roma, seconda della classifica, di
chiese ce ne sono 300. E basterebbe
questo a inserire di prepotenza la
metropoli partenopea nell’élite delle
città d’arte, non solo italiane, ma
mondiali. La notizia cattiva, anzi
pessima, è che la capitale del Sud ha
anche il primato degli edifici sacri in
malora: 300 su
448 stanno su per
scommessa. Nel migliore
dei casi si procede per strappi,
rattoppando con interventitampone, e nei casi peggiori, che
sono la maggioranza, le glorie di
un tempo sono ormai carcasse
sfregiate dai saccheggi e dalla
strafottenza. È il ritratto imbarazzante
della città double face: un caso di
macelleria culturale che grida
vendetta e piazza nel petto un bel
grumo di rabbia. E ci va pure di
lusso se altre 148 chiese resistono. In
questo deserto della speranza, però,
si è accampato autorevolmente
l’affondo del
cardinale Crescenzio
Sepe: lui, l’arcivescovo,
prima si è inventato l’anno
giubilare partenopeo, gran colpo
di genio per compattare cittadini e
pubblici amministratori sul fronte
delle cose concrete e risollevare di
scatto la linea dell’orgoglio
napoletano, e poi, lo scorso 2 marzo,
ha proposto pubblicamente ai privati
di rilevare ben 100 chiese inagibili
(ndr sulle 308 complessive di
proprietà diocesana) in comodato
d’uso gratuito, cancellando d’un
colpo la storica ritrosia della curia
napoletana a «mollare» agli estranei
Chiese negate,
operazione sponsor
La proposta di Sepe: in comodato ai privati 100 chiese da salvare.
Resta in bilico il destino di altri 200 edifici di culto
di Oscar Medina
Su 448 edifici
sacri cittadini
300 cadono a
pezzi. L’appello
del Cardinale
per riqualificare
l’immenso
patrimonio
artistico
culturale
della città
XX
il proprio
patrimonio di edifici di
culto. L’appello del
porporato è vincente: il privato
di buona volontà si scelga una
chiesa a pezzi, l’adotti, la
sponsorizzi, formuli un progetto di
riqualificazione e un piano di
destinazione che concili interessi
individuali e collettivi, tipo una
biblioteca o un polo di musica: infine
realizzi il tutto e ne gestisca il futuro.
Se la proposta è adeguata, la
Diocesi, senza ricevere contropartite,
consegnerà il tempio al comodatario
a tempo e utilizzo determinati:
S
ull’arte perduta, sulla negligenza istituzionale nei confronti
del patrimonio monumentale e chiesastico di Napoli, Chiaia Magazine ha
prodotto nel 2008-2009 una lunga inchiesta a puntate, focalizzata sul territorio di
Chiaia. Dopo l’annuncio del cardinale, rilanciamo oggi la vicenda della chiesa di S. Maria a
Betlemme. Dal dopoguerra in poi, il secentesco tempio nel cuore di Chiaia ha visto di tutto:
furti, devastazioni, abusi edilizi. Insomma: uno scempio selvaggio. Ma dal ’77 le cose sono
peggiorate: per motivi burocratici la chiesa, di proprietà della curia, è stata abbandonata dalla
Confraternita della Natività che la gestiva e riconsegnata alla curia che nel 1988 ha dato la chiesa
al Demanio. E nell’edificio, ormai vuoto, sparita la religione, è entrata la cronaca nera: sparite le
tele di Domenico Vaccaro e Giacomo Del Po, asportati i marmi policromi. Poi sono arrivate le
infiltrazioni, i barboni, i dissesti. Nel 2002, infine, il Demanio ha bonificato sommariamente la
chiesa e l’ha concessa alla Nuova Orchestra Scarlatti. Un piccolo passo verso la speranza. Ora però
urge un recupero globale del tempio. E Chiaia Magazine ripropone l’appello.
Santa Maria
a Betlemme,
missione recupero
insomma il comodato d’uso
allungato su un piatto d’argento per
frenare la mattanza delle chiese
napoletane. Enti, associazioni,
fondazioni sono allertate: non ci
perde nessuno, ci guadagnano tutti,
a cominciare dalla città. E se la
formula prende piede, le altre 60
chiese inagibili di proprietà della
Curia potrebbero seguire la stessa
via. Ma se sua Eminenza guadagna
punti, resta inguardabile la
condotta della amministrazioni
laiche che pure possiedono edifici
di culto in città: sono infatti assenti
ingiustificati da sempre il Demanio
statale cui appartengono 90 chiese
ormai in agonia e il «Fondo Edifici
di Culto», organismo del Ministero
degli Interni che «gestisce» alla
men peggio altri 50 immobili
sacri, clinicamente morti o quasi.
In tutto 140 chiese sull’orlo del
crac: 140 storie di infamia
ordinaria dimenticate
dall’agenda politica.
XXI
ferdinandopolverinodelaureto
La tua personale
avventura
in un nuovo, grande
Country Club
Dio ha proibito che io vada in un paradiso nel quale non ci siano cavalli.
(Cunninghame-Graham, Robert Bontine)
A sinistra il presidente Davide Gatta con Pietro de Padova
laPortaVirtuosa
XXIV/Te la do io la location
XXVI/Chic o choc
XXVII/Galleria del Mare
Andrea Santarelli
racconta il suo lavoro
di “cercatore di luoghi”
per fotografi e registi. I
grandi della moda, da
Zegna a Dolce e
Gabbana, si fidano di
lui perché li accontenta
anche con trovate
spiazzanti. La sua
prossima sfida? Il corto
“Cani Sciolti”, di
cui è produttore
Te la do io
la location
XXIV
C
Ci sono mestieri
che solo a nominarli già
ti intrigano. Sono professioni
ad alto coefficiente di appeal,
solitamente abbinate a creatività e
fantasia, due talenti di cui Napoli è
capitale riconosciuta. Non stupisce,
dunque, che proprio un partenopeo
abbia scalato in fretta la classifica del
prestigio in un ruolo poco noto al
grande pubblico ma assai richiesto
dagli operatori del fashion system,
perché indispensabile a realizzare i
prodotti pubblicitari legati a questo
settore: parliamo, insomma, di uno
specialista che individui siti e scenari
ideali per campagne promozionali
costruite su servizi fotografici,
cataloghi, calendari, spot televisivi,
pubblicazioni, fino ad arrivare ai film.
Un addetto ai lavori che viene definito
“location manager”. Lui è Andrea
Santerelli, 39 anni, padre romano e
madre partenopea, amante degli sport
all’aria aperta, del cinema, della
fotografia e, dice, di “tutte le
espressioni artistiche in cui l’immagine
è legata ad un’emozione”. Vive a
meccanica, fonda la sua attuale
società, la Italian location. “Ho avuto la
fortuna di iniziare con un grosso
marchio (Zegna n.d.r.) per una
campagna pubblicitaria a livello
mondiale: un catalogo interamente
realizzato a Villa Giulia. Da lì in poi
c’è stato un passaparola tra gli addetti
ai lavori e sono cominciate ad arrivare
soprattutto le
grandi risorse che la
Campania offre in questo
campo, sia per le ambientazioni
sia per la disponibilità dei
proprietari delle location. Sempre
più spesso, infatti, le richieste
arrivano il giorno prima per il giorno
dopo. Rispetto a Roma e Milano, a
Napoli c’è maggiore velocità di
risposta per permessi e autorizzazioni,
e ciò contribuisce a indirizzare la
scelta verso il nostro territorio, essendo
il tempo un elemento fondamentale in
questo lavoro, assieme ad un grande
archivio e a tanta fantasia”. Le
difficoltà e il dispiegamento di mezzi
che girano intorno ad un servizio o
uno spot a volte sono davvero difficili
da immaginare. Un esempio? “Per la
realizzazione dello spot caprese di
Dolce e Gabbana mi sono dovuto
inventare in che modo posizionare la
telecamera per le riprese a mare. Alla
fine ho dovuto affittare un
rimorchiatore.
E ancora, per girare un servizio su un
nuovo modello di autovettura ho
altre richieste. Acquisendo esperienza
e conoscenza, sono passato poi ad
occuparmi non solo della semplice
organizzazione delle location, ma
della produzione vera e propria”.
Nel tempo si sono succedute
collaborazioni per la realizzazione di
servizi fotografici e cataloghi di grandi
marchi internazionali della moda tra
cui Ferragamo, (che ha utilizzato lo
scenario di Palazzo Reale), Dolce e
Gabbana (ai Faraglioni), Tod’s (a villa
Roccamatilde), Bergdorf Goodman (in
case fatiscenti dei Quartieri Spagnoli e
di via Foria) e Hugo Boss (a Capri,
nella straordinaria casa Malaparte).
Ma anche per la creazione di due spot
per la Regione Campania (l’ultimo per
la regia dell’artista spagnolo Eugenio
Recuenco nella spettacolare Piscina
Mirabilis), di Ferrero Grand Soleil
(sulla costiera amalfitana) e lo spot cult
con supermodello in gommone
davanti ai Faraglioni per Dolce e
Gabbana. “Ad essere sinceri sottolinea Santarelli - ciò che ha
reso possibile collaborazioni
ad alto livello, oltre le mie
capacità, sono state
dovuto chiedere aiuto alla Polizia
stradale per far chiudere al traffico 12
km di costiera amalfitana per alcune
ore e affittare un elicottero per le
riprese dall’alto”. Insomma, occorre
collaborazione ed entusiasmo perché
tutto vada liscio e non è un caso se
durante la realizzazione del lavoro si
creano rapporti di amicizia che
proseguono nel tempo.
“Ho avuto la fortuna di lavorare con
fotografi straordinari come Mario
Testino, Walter Chin, Serge Lebon,
José Aragon, Mario Sorrenti, dai quali
ho imparato molto. Ora sento la
necessità di nuove sfide come quella di
producer, sia nel cinema che
nell’editoria. Il primo progetto in
campo è la produzione del
cortometraggio Cani sciolti, scritto da
Cristian Patanè, giovane regista
italiano (19 anni), considerato un
“enfant prodige” dalla critica
cinematografica. Un sogno tirato
fuori dal cassetto che realizzerò
coinvolgendo il territorio
napoletano e tutte le risorse
che negli anni ho utilizzato
per terzi”.
“Per la realizzazione
dello spot
di Dolce e Gabbana,
per intenderci quello
con il modello sul
gommone e i Faraglioni
come sfondo, mi sono
dovuto inventare
in che modo
posizionare
la telecamera
per le riprese a mare.
Alla fine ho dovuto
affittare un
rimorchiatore”
di Laura Cocozza
Napoli con il suo cane Bruce, un boxer
fulvo che adora, quando non è in giro
per l’Italia e il mondo alla ricerca di
visioni e suggestioni. “In realtà - riflette
Santarelli - non vado mai veramente in
vacanza ma parto alla ricerca di
luoghi che non conosco con l’obiettivo
di carpirne l’atmosfera, le possibilità,
le disponibilità”. Ha iniziato questo
lavoro quasi per gioco: “La mia
famiglia ha delle proprietà in
Sardegna e trascorrendo lì l’estate fin
da piccolo ho conosciuto molti milanesi
impegnati nel campo della produzione
pubblicitaria e cinematografica.
Capitava spesso che mi chiedessero
una mano per cercare dei bei posti in
Campania dove realizzare le
produzioni. Appena furono in
commercio le prime macchine digitali,
cominciai ad inviare via mail foto e
informazioni sui luoghi campani che
mi sembravano più idonei alle loro
richieste”.
Nel 2001 Santarelli decide di
puntare su questo lavoro in
modo professionale e,
abbandonati gli studi di
ingegneria
XXV
PER NOI RAGAZZI,
NON CE LO NASCONDIAMO, LA
MODA È UNA COSA IMPORTANTE.
Ognuno di noi attraverso di essa riesce, o
almeno prova, a esprimere il proprio modo di
essere. Alcuni di fatto nascondono la propria
personalità e seguono le tendenze, forse per
paura di essere giudicati o non essere accettati: è
per questo che ci ritroviamo con gli stessi abiti, le
stesse scarpe, e anche le stesse borse. È come se si
avesse paura di apparire diversi, paura di essere
“fuori moda”. Quello che non si porta, che non è di
tendenza ci terrorizza: “piacerà al mio gruppo il mio
nuovo paio di scarpe?”. Talvolta invece il desiderio
di distinguersi, di mostrarsi creativi, cade nel
ridicolo, come quando si usa un trucco troppo
pesante e vistoso, o accessori troppo appariscenti, o
ancora un taglio e un colore di capelli decisamente
“choc”.
Prosegue
l’appuntamento
con gli studenti
dell’Istituto Nazareth
di via Kagoshima 15.
Nel testo prodotto
per questo numero
i ragazzi e le ragazze
del I Liceo Linguistico
descrivono le tendenze
più diffuse
presso i giovani in fatto di
moda, rappresentate
nell’illustrazione
dell’alunna Angela
Bevilacqua
“Chic” O“Choc”?
GLI ACCESSORI SONO QUEI PARTICOLARI DEL
PROPRIO LOOK CHE DANNO RISALTO A CIÒ CHE SI
INDOSSA, VALORIZZANDOLO.
Cinture, borse, occhiali, cappelli, sciarpe e bijoux
possono trasformare un abito già visto, o un
semplice pullover in un pezzo originale. Nell’ambito
del revival della maglia lavorata ai ferri o
all’uncinetto stile anni Settanta, quest’anno sono
andati molto di moda i coprispalle, che ricordano gli
scialli portati dalle nonne d’altri tempi, le mantelle
lavorate e traforate, e i cappelli in lana cotta o di
maglia con decorazioni a fiori applicati. Le cinture,
sottili o alte, con grandi borchie incrostate di pietre
colorate, o morbide a fermare pulloveroni e camicie
larghe, sono state protagoniste del casual look di noi
ragazze, completato da leggins scuri, infilati negli
onnipresenti “ugg”, le scarpe-pantofole di pelo che
quest’anno nessuna ha potuto farsi mancare. I
ragazzi invece hanno abbinato spesso alla consueta
camicia bianca infilata nei jeans un cappello tipo
“Borsalino”, spesso brandito in mano il sabato sera
nelle estenuanti attese sotto scuola per decidere
come passare la serata. Per entrambi l’accessorio
irrinunciabile, mattino, pomeriggio o sera sono gli
occhiali da sole: questi hanno risentito, come molti
altri accessori, dell’influenza dello stile “vintage”,
che recupera e reinventa modelli e forme che
risalgono a molti decenni fa, e che le nostre
mamme vedevano indossati da divi come Audrey
Hepburn, James Dean, Paul Newman.
QUEST’ANNO ANCHE PER I CAPELLI SE NE
SONO VISTE … DI TUTTI I COLORI!
- “Noi ragazze, che siamo sempre alla
ricerca di nuovi modi per
esprimere noi stesse, li
apertamente a
esponenti dello spettacolo, come
Avril Lavigne o Rihanna”.
- “Per noi ragazzi invece i calciatori sono
diventati i modelli, grazie alle loro pettinature
stravaganti. Come confermano anche le
interviste condotte nel quartiere, ai barbieri capita
spesso si ricevere la richiesta di una testa “alla
Hamsik” o di un “doppio taglio”, ispirato al
calciatore napoletano Marco Borriello, ma sono
andate molto di moda anche le acconciature di
Johnny Depp e Justin Bieber”.
IL TRUCCO: QUALE RAGAZZA PUÒ FARNE A MENO?
Quest’anno abbiamo scelto tra la tendenza “chic” e
“choc”. Lo stile “chic” è uno stile effetto nudo che
richiede una certa preparazione: pelle perfetta e
ben idratata, tonalità naturali e consistenza
cremosa, che si fonda con la pelle per un risultato
impercettibile. Lo stile “choc” consiste in un make up
appariscente stile anni Settanta-Ottanta, dai colori
fluorescenti, fucsia, blu elettrico, verde smeraldo,
sfumati da matitoni a punta grossa e valorizzati con
l’aiuto di eye-liner e mascara.
E alla fine della festa chi
si sarà fatto notare di
più?
consideriamo
una variante importante del
nostro look. Li estendiamo,
li tingiamo, li accorciamo,
sempre nella speranza di
essere notate. Le pettinature
bizzarre e i colori eccentrici
esprimono libertà e
determinano un nuovo stile,
e soprattutto la voglia di
cambiare look, un desiderio
molto forte alla nostra età.
Le interviste che abbiamo
condotto in giro riconducono
a due diverse molle: c’è chi
è eccentrico per esprimere
in modo forte la propria
personalità, e chi lo
fa ispirandosi
XXVI
I
Inaugurazione in
grande stile per la Galleria
del mare, la nuova area
commerciale della Stazione Marittima
di Napoli. Cinquantaquattro nuovi esercizi
commerciali: un vero e proprio Mall nel
cuore della città con l’obiettivo di intercettare
parte del milione e duecentomila croceristi che
ogni anno transitano dal terminal ma
soprattutto tanti napoletani che avranno a
Galleriadelmare,
shoppingall’avanguardia
disposizione un altro spazio per lo shopping, a
cento metri dal Molo Beverello e con a
disposizione un ampio parcheggio custodito. E
infatti, nel primo fine settimana di apertura, la
Galleria ha registrato l’afflusso di ben
ventimila visitatori. “È questa la nostra più
grande soddisfazione - ha sottolineato il
presidente del Terminal Napoli (società che
gestisce il nuovo centro commerciale), Nicola
Coccia – restituire ai napoletani un pezzo di
città e un edificio come la Stazione Marittima.
Vuol dire che la strada intrapresa è quella
giusta”. La struttura si trova al primo piano
dello storico edificio progettato da Cesare
Bazzani e va ad affiancare altre due aree:
l’Expo Centro congressi e il terminal
crocieristico, entrambi con un’alta affluenza di
utenti e pubblico, per una superficie totale di
5mila metri quadrati. La prima struttura, che
offre una superficie di oltre 3.300 metri
quadrati e sale polivalenti in grado di ospitare
fino a 1.800 persone, può infatti contare
250mila tra congressisti e visitatori; la
seconda, invece, perfettamente attrezzata sia
per il transito che per le operazioni di
imbarco e sbarco, conta oltre 1,2 milioni di
passeggeri all’anno. La nuova sfida è
regalare, non solo ai turisti, ma anche
ai cittadini un luogo di accoglienza e
svago in cui ritrovarsi e passare
il tempo libero tra
Nelle foto alcuni momenti salienti
della cerimonia di inaugurazione
della Galleria del Mare
shopping e divertimento. Il rilancio del
waterfront cittadino è stato il tema principale
del convegno “Napoli riparte dal mare” con il
cardinale Crescenzio Sepe, il presidente
dell’Autorità portuale Luciano Dassatti, il
presidente dell’Unione degli industriali
partenopei Paolo Graziano, il numero uno
della Camera di commercio di Napoli
Maurizio Maddaloni e l’assessore regionale
alle Attività produttive e ai Trasporti
Sergio Vetrella. (rg)
ferdinandopolverinodelaureto
E
S
T
E
T
I
C
A
cromoterapia
sauna vapore
aromaterapia
massoterapia
E
B
E
N
tecnologie
e cosmetici
per la bellezza
E
S
S
E
R
abbronzatura
prodotti per il sole
A tutti i lettori di Chiaia /10
muniti di una copia del la rivista
sarà omaggiato un trattamento
speciale a scelta della direzione
E
XXVIII/Coccole a 5 stelle
XXX/Pausilya Therme, oasi di benessere tra onde e tisane
Eracles Bodymention, tecnologia e wellness
Trussardi cambia pelle
laportadeisensi
TOCCARE
VEDERE
SENTIRE
GUSTARE
ANNUSARE
XXIX
C
Chiudete gli occhi e
immergetevi nell’ambra del
Mar Baltico, una resina colata 40
milioni di anni fa dal “pinus succifera”,
un albero oggi estinto, che cresceva su
territori oggi invasi dalle acque. Sepolta sotto
strati di terra e di sabbia, l’ambra ritorna in
city Spa nel cuore
della città, all’interno di uno
degli alberghi più prestigiosi di
Napoli. 320 metri quadrati dedicati al
recupero graduale della forma fisica, in
maniera assolutamente naturale. Il
massaggio sul letto di pietre d’ambra è solo
cinque sensi farsi
massaggiare in un ambiente
accogliente e rilassante mentre l’olio
d’ambra penetra nella pelle migliorando
immediatamente la circolazione sanguigna
e calmando i dolori muscolari, esercitando
un’azione immuno-stimolante. Scegliendo il
Coccoleacinque stelle
di Laura Cocozza
Nella city Spa del Grand Hotel Parker’s
i percorsi benessere del Centro Day Light
superficie solo quando violente burrasche la
strappano dai profondi fondali.
Un’esperienza sensoriale unica che è
possibile sperimentare al Centro
Benessere Day Light del Grand
Hotel Parker’s, la prima
uno dei trattamenti proposti all’interno dei
vari percorsi benessere messi a punto dalla
Spa manager Maria Anna Ventriglia.
All’ambra sono state attribuite
proprietà magiche e terapeutiche
ed è un piacere per tutti i
Centro Benessere Day Light è possibile regalarsi
e regalare momenti indimenticabili, magari
trascorsi in compagnia delle amiche per una
giornata tutta al femminile, rigenerando il corpo,
grazie alle abili mani di Stefania, e la mente, che
può dimenticarsi di sé, lasciandosi trasportare da
un’atmosfera unica, lontana dallo stress della
vita quotidiana. La zona acqua è attrezzata con
bagno turco, doccia scozzese dinamizzante,
idromassaggio per farsi coccolare dalle onde ed
esfoliare la pelle con diversi tipi di scrub (al
caffè, al miele, agli agrumi).
Oppure è possibile farsi avvolgere nella mousse
al cioccolato, i cui flavonoidi hanno proprietà
antiossidanti, per un trattamento che unisce i
segreti della tradizione Maya e le più avanzate
ricerche della cosmetologia moderna in un
connubio di suggestive sinergie dove la
sensualità del cioccolato incontra le fragranze
dell’uva e il profumo delle spezie.
E ancora, l’hot foot massage in un ambiente
polisensoriale: oli essenziali agrumati, musica di
sottofondo, candele e un cuscinetto di lavanda
sugli occhi per godere appieno immergendo i
piedi in mosto di vino, preparandoli ad un lungo
massaggio con pietre calde e olio di baobab. I
vari percorsi benessere del centro sono
disponibili anche in pacchetti per le coppie, per
uomo, per i week end, per gli sposi e non
solo: con il pacchetto “Happy party - Addio
al Nubilato”, infatti, è possibile
organizzare trattamenti con brunch
incluso anche per le amiche
della sposa.
XXX
I benefici delle terme
e il relax di una Spa. Il tutto in
una delle cornici più belle al mondo,
la collina di Posillipo, a pochi passi da
palazzo Donn’Anna. Lì, proprio in riva al
mare, sorge Pausilya Therme di Donn’Anna a
Posillipo: una daily Spa dedicata al benessere e
alla cura della persona, nata come connubio tra
la filosofia ellenica e la spiritualità orientale,
dove il mare e l’acqua sorgiva s’incontrano, nel
luogo della “quiete dagli affanni”, Pausilypon,
appunto. Ed è proprio l’acqua, che nasce dal
prezioso tufo flegreo, il segreto delle Therme di
Pausilya: l’acqua minerale bicarbonatosalsasolfata ipotermale della fonte naturale di
Donn’Anna, infatti, è stata dichiarata dal
Ministero della Salute come indicata per la
balneofangoterapia, nel trattamento e nella
riabilitazione di patologie artroreumatiche e nel
trattamento di affezioni dermatologiche e
ginecologiche. Oltre ai benefici delle terme,
Pausilya offre tutti i trattamenti di una vera e
propria Spa in ambienti il cui design è
completamente orientato al relax con splendida
vista sul golfo e su palazzo Donn’Anna. Specialisti
e consulenti medici sono a disposizione per
indirizzare gli ospiti verso i trattamenti
rigeneranti ed estetici secondo dei percorsi
personalizzati. Le vasche termali, gli hammam, il
pozzo romano, le docce multisensoriali,
energizzanti ed emozionali, il bagno turco e la
sauna sono solo alcuni degli spazi dove corpo e
anima si fondono per un benessere totale,
Pausilya Therme,
oasi di benessere
tra onde e tisane
attorniati da un ambiente tutto naturale fatto di
roccia nuda, legni di teak, pareti in lava e tufo,
arricchite da dettagli di madreperla naturale. Una
ricca tisaneria, fornita di frutta fresca,
centrifugati e crudités ristora gli ospiti dopo i
trattamenti di estetica avanzata per viso e corpo,
i massaggi e i numerosi percorsi tra cui scegliere.
Un benessere tutto da sperimentare ma anche da
donare: Pausilya Therme di Donn’Anna a
Posillipo, infatti, dispone di pacchetti regalo ed è
possibile anche riservare l’intera struttura e tutti i
suoi servizi per serate private, eventi e
ricorrenze.
Eracles
Bodymention,
tecnologia
e wellness
Sfoggia una veste
tutta nuova lo store Tru
Trussardi di via dei Mille, 32. Il
monomarca dedicato agli uomini e alle
donne del mondo di oggi, sempre meno
ancorati a una concezione della giornata
rigida e prestabilita, che si spostano sulle due
ruote da un appuntamento di lavoro a un
incontro privato, da una riunione d'affari a un
pranzo tra amici. Stile minimal, praticità,
eleganza e versatilità, infatti, sono le
caratteristiche che dominano non solo la nuova
collezione Urban Mobility ma anche gli arredi e
il design del negozio, rinnovato seguendo la
stessa linea degli altri Tru Trussardi store,
presenti in tutta Europa. Il restyling, oltre che
bello da vedere, rende ancora più
funzionale lo shopping ed esalta al
massimo le proposte di abbigliamento
urbano che incontrano le necessità delle
nuove generazioni di uomini e di donne
con semplicità, eleganza e caratterizzate dalla
continua ricerca della qualità. (ndn)
Con l’estate alle porte scatta la corsa al benessere
ma soprattutto alla forma fisica ideale.
Alimentazione sana, palestra e sport all’aria aperta
aiutano a snellire la figura e a recuperare il tono
muscolare ma il dinamico mercato del wellness,
sempre alla ricerca di soluzioni in
grado di rispondere con
efficacia alla crescente
domanda di bellezza e di
benessere, offre soluzioni
sempre più
all’avanguardia e
dall’efficacia provata e
riconosciuta in tutto il mondo
della scienza estetica. Più
giovani, più belle e più a lungo
sono queste le esigenze delle
donne che si rivolgono ai centri
estetici, curiose di sperimentare i
trattamenti che costituiscono il segreto di bellezza
di molte star dello spettacolo. Al Dibi Center Eracles
Bodymention di piazza Nolana 13, ad esempio,
spopolano le apparecchiature all’avanguardia che
hanno conquistato anche la rockstar Madonna: Jet
M e Dibiskin Radiofrequenza. Antonella Salvati,
direttrice del centro, spiega i segreti di questi
macchinari: “Jet M è un sistema brevettato che trae
origine dalla tecnologia aerospaziale: si avvale,
infatti, di un getto controllato, costituito da un mix
aria ed acqua erogati a una velocità supersonica
attraverso uno speciale erogatore Hydra Jet.
Questa tecnologia stimola la cute in modo selettivo
e calibrato svolgendo azioni diverse mirate al
ringiovanimento della pelle di viso e corpo. Il flusso
Trussardi
cambia pelle
ad alta energia cinetica consente di drenare,
esfoliare, rimuovere, asciugare, e ossigenare la
pelle del viso per un ringiovanimento
globale e visibile. Il sistema Dibiskin Rf, invece,
sfrutta la radiofrequenza, basandosi su un
apparecchio che emette energia termica (sotto
forma appunto di radiofrequenza). Le onde
penetrano profondamente nel derma, rilasciando
calore al tessuto circostante. Nel viso ciò permette
di riscaldare il collagene, con un effetto di
contrazione di quest’ultimo, c’è un ispessimento del
derma che si riflette sulla cute provocando
un’azione di distensione, maggior tonicità ed una
sorta di tiraggio che viene denominato effetto
lifting”. e il risultato è assicurato: i test clinici
dell’Università di Pavia, infatti, dimostrano che nel
viso si è avuto il 100% di risultati positivi per
l’incremento della compattezza cutanea,il 100% di
risultati positivi nella levigatezza cutanea e nella
luminosità.
XXXI
foto di Gianni Ciardi
J E W E L S
Victory, Vittoria,
è dedicato a tutte le donne,
ma non è un semplice
nome: ricorda, a chiunque
ami la bellezza,
una vittoria.
La vittoria contro le
avversità che hanno
inflazionato il mercato con
l'avvento dell'industria
dell'importazione estera.
Una vittoria ottenuta
con le uniche armi
che conosciamo:
la creatività
e la passione
che traspaiono
dalle creazioni
di un artigiano.
Indossare Vittoria significa
portare i segni di un’altra
piccola conquista italiana.
32E00483E6
NNN.victory eNels.it
carmine.calise fastNebnet.it
Saper25
Vivere
ARTE
CHIAIAmagazine 3/4 marzo aprile 2011
A SINISTRA
Opere della coppia
Antonio e Paola Del Prete
A LATO
Immagini di Frenanda Veron
IN BASSO A SINISTRA
Una “muffa” di Ttozoi
IN BASSO A DESTRA
Un uovo di Abbamondi e
un’opera di Daidone
Arte /
Costume /
Storie /
Personaggi /
Cultura /
Lifestyle /
Eventi /
Turismo /
Relax /
Webmania
Universo
multicolor
La performance di Antonio e Paola Del Prete “Tra segno,
colore, forma e luce” presto anche a Chiaia
ARTE
Universo multicolor
di Valeria Puntuale
Doppia coppia vincente. Antonio e Paola Del Prete, padre
e figlia, ma anche pittore e
pittrice nel segno di un sodalizio creativo sperimentato,
non se lo sono fatto ripetere
due volte: tentazione irresistibile per loro l’evento “Artisti in
vetrina”, organizzato da Enzo
e Marco Ramaglia, titolari di
una illustre, antica bottega di
articoli di belle arti in via
Broggia. Da qualche anno,
infatti, una volta al mese, i
Ramaglia ospitano nei propri
spazi le performance di artisti
napoletani emergenti o consolidati. Fatale, allora che le parabole delle due coppie, prima
o poi, si incrociassero. Ed è
appunto quanto è accaduto lo
scorso 15 di gennaio quando,
alle 18.30 in punto, la premiata ditta Del Prete, colori e
pennelli alla mano, ha occupato ambienti e vetrine dei
fratelli Ramaglia per un’esibizione, consacrata in partenza
alla pura improvvisazione.
Per Antonio e Paola novanta
minuti di lavoro fino alle 21
per una prova d’autore intitolata «Tra segno, colore, forma
e luce» che, a cose fatte, ha rispettato in pieno le premesse
del titolo: a furia di pennellate
fluorescenti, si è progressivamente materializzato su alcune lastre trasparenti,
utilizzate come supporti, e
sulla vetrina, un universo multicolore, geniale e fiabesco,
proliferato intorno al pretesto
narrativo iniziale: intorno ad
un volto disegnato da Paola è
cresciuta, infatti, un’autentica
rapsodia psichedelica. Una
studiata penombra, calibrata
sulla luminosità delle tinte, il
sapiente gioco di luci di due
proiettori, ed un suggestivo
corredo sonoro hanno infine
conferito all’happening, montato a quattro mani dal duo,
brividi magici e stregoneschi
che hanno inchiodato i passanti sul marciapiede. Se volevano ottenere incantamento
e stupore, i Del Prete hanno
centrato il bersaglio, tanto che
si stanno organizzando per
trovare la location giusta a
Chiaia dove ripetere l’exploit
di colori.
Saper
Vivere
26
CHIAIAmagazine 3/4 marzo aprile 2011
ARTE
di Valeria Puntuale
L’
arte cosmopolita è di scena nelle
gallerie partenopee. Venti creativi
di ispirazione internazionale
soffiano sul golfo, dando ai vernissage
cittadini un tocco esotico. È il caso della
Galleria Raucci/Santamaria di Corso
Amedeo Di Savoia Duca D'Aosta 190
dove, fino al 29 aprile, si tiene la
doppia personale degli artisti Haendel
e Sorensen. Con “Fiddle the
Cooperation” il newyorkese Karel
Haendel si interroga su come
l’interpretazione di ciascuna immagine
sia filtrata da fattori culturali, sociali,
politici e su come quella stessa
immagine possa essere metabolizzata
da un osservatore, perdere il suo
Saper
Vivere
27
CHIAIAmagazine 3/4 marzo aprile 2011
Cosmopolitan Art
Dai gerani dell’australiano Sorensen alle influenze Gutai del duo Ttozoi passando
per l’universo onirico dell’argentina Veron: itinerari creativi nel segno dell’”informale”
significato se accostata ad altre o se
estraniata dal suo contesto originario.
Il “Geranium Empire” di Glenn
Sorensen, invece, rispecchia nei toni
l’incontaminata sospensione delle
atmosfere nordiche ed il fascino arcano
e misterioso del territorio australiano.
Il soggetto principale ritratto da
Sorensen, nativo di Sidney che vive e
lavora in Svezia, è il geranio:
l’elemento è riconoscibile nella
raffigurazione intima bidimensionale
che trova la sua plasticità nelle
ceramiche, ottenute stratificando i
calchi delle foglie dei gerani che
adornano lo studio dell’artista.
L’avellinese Stefano Forgione e il
napoletano Pino Rossi, da quattro anni
uniti in un sodalizio creativo conosciuto
come “Ttozoi”, sono i protagonisti della
mostra “L’estetica delle Muffe”, visibile
fino al 30 aprile nella galleria ART
1307 di Rampe Sant’Antonio a
Posillipo, 104. Il duo raccoglie l’eredità
del movimento “informale” che ha
dominato il ‘900: non crea nuovi eventi
ma sa lasciarli accadere, limitandosi a
favorirne l'attuazione con la
spontaneità del caso e la fantasia del
sogno, lasciando il racconto delle opere
ad un automatismo slegato da qualsiasi
intento descrittivo. La mostra affianca
alle “muffe su tela” di Ttozoi le opere
dei grandi predecessori internazionali e
non solo del movimento informale, a
cominciare da due importanti esponenti
del movimento giapponese Gutai,
Shimamoto e Sumi, per passare
all’informale francese con Mathieu e
finire al movimento italiano con
Turcato, Vedova ed Emanuele
Emblema, curatore della mostra
insieme a Cynthia Penna.
Vernissage il 31 marzo per la
personale dell’argentina
Fernanda Veron alla
Galleria Overfoto di vico
San Pietro a Maiella, 6.
“A dream of the
Unknown” è il titolo
della mostra a cura di
Micol Di Veroli che si
chiuderà il 21 maggio.
L’esposizione presenta un
viaggio onirico che
conduce lo spettatore
nelle due fasi essenziali
dello spostamento della
mente umana attraverso gli
impervi reami del
sogno. Fotogramma
dopo fotogramma la
coscienza abbandona il
suo saldo involucro per
gettarsi nel cuore delle
fitte nebbie della serie
“Le Sale Di Los”
che segnano il
confine tra la
realtà e
l'illusione, tra le
certezze del
presente ed il
delirio della
chiaroveggenza.
L'approdo nel limbo del
soprannaturale è segnato dalle forme
arcane della serie “Nigredo IR/9”,
una sorta di intimo percorso
iconografico che racchiude messaggi
criptici e primordiali strutture di
comunicazione. Si manifesta così il
trionfo di un'estetica dell'ignoto,
segno distintivo dell’artista di
Necochea che vive e lavora a Roma, le
cui opere si alternano tra le indagini
personali sui temi della memoria,
sulla ricerca spirituale del mondo
naturale e del mistero e sulle filosofie
orientale e del mondo antico ed
esoterico.
ARTE
Saper
Vivere
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L’Italia fragile
di Abbamondi
IN ALTO E A SINISTRA
Eggalitè?
in particolare e in intero
IN BASSO
Immagine del vernissage
molteplice dell’esistenza.
Abbamondi, giovane artista
napoletano esperto dell’arte
presepiale in chiave postmoderna, ha
esposto 15 opere legate tra loro dai
temi della “trasformazione” e del
“cammino”, dove è il movimento puro
a prendere il sopravvento, continuo
fluire del tempo, trasformazione e
quindi fragilità dell’esistente.
di Valeria Puntuale
S
uccesso di pubblico e critica per
“In_Divenire”, la personale di
Marco Abbamondi alla Colonna
Gallery, l’open space di piazza
Amedeo, 16. La mostra, patrocinata
dal Comune di Napoli e realizzata in
collaborazione con la Sabina Albano
Modartgallery, ha affrontato il tema
della realtà in perenne movimento,
come continuum di essere e non
essere, paura del “ritorno al nulla”
dell’esistenza e, allo stesso tempo,
desiderio di un senso plurimo e
Un paese
di 88 gusci
d’uovo
nell’ultima
mostra
dell’artista
partenopeo
nella sua
recente
mostra
“In_ Divenire”
E al concetto di fragilità è dedicata
anche l’opera fulcro della mostra:
“Eggalitè?”. L’installazione, come
lascia intendere il titolo, è composta
da 88 uova che una accanto all’altra
su un pannello di 80x80cm.
riproducono la forma dello stivale.
Un omaggio all’unità d’Italia di cui si
celebrano i 150 anni ma anche la
rappresentazione della sua fragilità,
incarnata dall’uovo, simbolo di unità,
fonte di vita, unità primordiale
dell’essere, totalità perfetta che
precede la nascita dell’universo
visibile, e, al contempo, fenomeno di
fragilità.
Proprio per questo è stato scelto da
Abbamondi per rappresentare l’Italia
di oggi.
E non a caso l’immagine scelta per
rappresentare la mostra è la farfalla,
simbolo di trasformazione, dal baco a
crisalide o pupa, caleidoscopio della
natura umana, potenza del
cambiamento e fragilità
dell’esistenza.
ARTE
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Vivere
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ORONERORAME,
LA NATURA SECONDO LA DAIDONE
di Aurora Cacopardo
L
a mostra partenopea di Maria Pia Daidone è stata presentata al Pan a via dei Mille. Le opere mostrano l’evoluzione artistica dell’autrice, la quale sottolinea come sia
partita dalla scoperta del modno animale e sia approdata
alla realtà della natura studiata con occhio attento, vivace
e talvolta ironico. L’indagine della Daidone è incentrata
sullo studio dei materiali: rame, cartone, plexiglas.
L’artista racconta la sua storia affascinante e misteriosa
con i suoi animali, ambienti, immagini che sanno filtrare
sensazioni ed emozioni.
Splendide maglie, brevi tessere di fogli di rame; fogli di
cartone pressati e ricoperti di cromatismi dorati e ramati;
uccelli slittanti e in volo ondeggianti, cassette e valigette
di legno ripiene di libri antichi, terrecotte toccate da condensazioni in nero e in rosso segnate da inverosimili voli
di uccelli leggeri.
Osservando le sue opere si può cogliere la peculiarità che
contraddistingue l’universo dell’artista: figure, animali,
oggetti popolano un mondo senza tempo, uno stupefacente alfabeto simbolico e primitivo capace di annullare
tempo e distanze.
EVE
NTI
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un messaggio altamente
educativo: è una lezione
di educazione civica e di
rispetto reciproco che scaturisce dalla corretta modalità di approcciare e
comunicare con il cavallo.
Real Bosco di Capodimonte è una novità assoluta per la nostra città
pensata per suscitare la
curiosità non solo dei residenti, ma di tutti i cittadini della regione invitati
a riappropriarsi della loro
cultura tramite il rapporto
con il territorio”.
L’evento sportivo sarà
l’occasione per celebrare
la cultura e la storia con
rassegne e manifestazioni
che coinvolgeranno centinaia di studenti delle
scuole campane in laboratori culturali e concorsi
letterari incentrati sui 150
anni dell’Unità d’Italia.
Non solo: sono previsti
percorsi enogastronomici,
eventi di moda e uno
spettacolo di danza realizzato all’interno del bosco
ispirato alla magia della
natura. Altre manifestazioni a sfondo sociale saranno realizzate
dall’associazione culturale
Onlus Alma Mundi, come
“Amico Pony”, un mo-
Fervono
i preparativi
per la settimana
equestre tra arte,
musica e moda
che si terrà
a maggio
al Real Bosco
di Capodimonte
mento di avvicinamento
all’equitazione per bambini
e ragazzi, grazie al quale
anche i diversamente abili
avranno la possibilità di venire a contatto con questo
affascinante mondo, socializzando con gli esemplari
messi a disposizione dal
“Cavallo Club”. “Il concorso
equestre nazionale Real
Bosco di Capodimonte spiega l’architetto Guido
Primavera a galoppo
di Nino De Nicola
Una settimana all’insegna
dell’equitazione nel polmone
verde di Napoli. È il “Concorso Equestre Real Bosco di
Capodimonte” che si terrà
dal primo all’otto maggio
nel Parco del Bosco di Capodimonte. Un progetto ideato
e realizzato dalla Poseidon
Eventi, con il con il patrocinio dell’assessorato allo
Sport del Comune di Napoli
e della Regione Campania,
in collaborazione con il
Provveditorato agli Studi
della Provincia di Napoli.
“Una manifestazione - secondo Alfredo Ponticelli, assessore uscente allo Sport
del Comune - che trasmette
EVE
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CHIAIAmagazine 3/4 marzo aprile 2011
Quell’arte per i cavalli ereditata
dagli scudieri di Costantinopoli
materia di equitazione un legame storico e culturale unisce la
IdinSpagna
e la Campania. L’alta scuola spagnola, raffinata forma
equitazione, viene praticata oggi solo in tre grandi centri di
fama internazionale come Saumur, in Francia, la scuola spagnola
di Vienna o la scuola reale andalusa di Jerez; ed in questo luogo
è stata posta una targa a ricordo dell’eredità ricevuta dalla scuola
campana: infatti, la paternità della disciplina olimpica del
Dressage va indubbiamente ricercata nell'Accademia di Napoli
dove, nel ‘500, accanto alla musica ed alla danza, si insegnava
l'equitazione, un’arte ereditata dagli scudieri di Costantinopoli
emigrati a Napoli. Da allora l’Accademia Napoletana influenza
tutto il mondo equestre dell’epoca: è a Napoli che si dice sia stata
Gullo, direttore del Real
Bosco di Capodimonte - si
configura come la manifestazione più consona dell’arte equestre riportando il
cavallo in uno scenario storico e ambientale di eccezionale bellezza”. 300 i cavalli
in gara, tre giorni di Concorso Equestre di Salto ad
Ostacoli durante i quali si
esibiranno ben 200 tra cavalieri ed amazzoni divisi
stampata attorno al 1550 la prima opera di Equitazione Moderna
(la prima dopo il greco Senofonte per intenderci), “Gli ordini del
Cavalcare”, (tradotta in francese nel 1559), del maestro campano
Federico Grisoni, il cui più famoso allievo, Gian Battista Pignatelli,
(nato nel 1525) era di nobile famiglia napoletana, di ceppo
Longobardo. Oggi, in Italia, della tradizione cinquecentesca
equestre non rimane alcuna traccia, e dei tre Siti Borbonici (Reggia
di Caserta, Capodimonte, Portici), dotati di scuderia e di un parco
per ospitare campi gara e recinzioni, sopravvive solo
Capodimonte, collocandosi quindi di fatto a fianco delle tre realtà
di Samur, Vienna e Jerez, prestigiose ed uniche nel panorama
equestre mondiale. (ndn)
per 27/30 classi di concorso
che comprendono giovani
esordienti e cavalieri nazionali. Insomma, una manifestazione di altissimo livello
che si svolgerà su un campo
in erba realizzato per l’occasione e conforme ai requisiti
della Federazione Italiana
Sport Equestri. Accanto ci
sarà il campo prova e alle
spalle saranno allestiti i box
e l’attrezzeria per l’acco-
glienza degli animali. Oltre
alla zona autorità, saranno
allestiti delle tribune e uno
spazio per giuria, cronometristi e pubblico. Infine un
Villaggio Ospitalità racchiuderà gli stand adibiti per
ospitare i giornalisti, gli organi istituzionali, aziende e
imprese partner della manifestazione nonché la mostra
delle uniformi storiche dei
reparti a cavallo di Polizia,
Carabinieri, Guardia Forestale, Finanza, Protezione
Civile, e altro. Personale medico e paramedico sarà a disposizione nei vari camper
allestiti per visite di controllo gratuite nello spazio
“Sport & Salute”. Cerimonia di chiusura affidata alla
Fanfara della NATO, messa
a disposizione dal Comando
Generale del Sud Europa,
che si esibirà in concerto
nella domenica del Gran
Premio, giornata del galà
conclusivo.
EVE
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soggetto di “La Bas”
nel 2006, due anni
prima della tragica
sparatoria di Castelvolturno, dopo essere
entrato in contatto
con la comunità
africana. Profezia?
No. Ma, come dichiara Guido
Lombardi in
un’intervista apparsa sul quotidiano “Roma”,
«era inevitabile
che si creassero
contrasti tra la
criminalità organizzata locale e la mafia
nigeriana». Il
di Rossella Galletti
Il 18 settembre del 2008
sei ragazzi africani sono
ammazzati durante un
agguato di camorra in una
sartoria di immigrati di
Castelvolturno. Quel
giorno passerà alla storia
come “la strage di San Gennaro”. Sulla drammatica vicenda, che scosse l’opinione
pubblica partenopea, si
snoda la trama di “La Bas”.
Il film documentario di
Guido Lombardi, regista e
autore napoletano, racconta
l’altra faccia di Gomorra,
quella della camorra vista
con gli occhi di Yssouf
(Kader Alassane), Moses
(Moussa Mone)
e Suad (Esther
Elisha), immigrati africani venuti in
Campania in
cerca di fortuna.
Yssouf, un giovane del Burkina Faso,
proprio la sera
della strage decide di regolare i
conti con lo zio
Moses che l’ha
invischiato in un
giro di spaccio di
droga gestito dai
clan di casa nostra. Il rischio
che corrono nipote e zio è di
cadere sotto il
fuoco del rivale
clan dei nigeriani. Al filone
principale del
film si affiancano le storie
parallele di
Suad, una prostituta nigeriana
che Yssouf
sogna di liberare
dal cappio dei
suoi padroni e
Germain, un amico finito
per caso nel luogo della
strage. Tra poco si saprà se
“La Bas” volerà a Cannes. Il
12 marzo è stata consegnata
la domanda di partecipazione al festival francese. La
scelta di attori non professionisti, reclutati tra gli immigrati africani, le location
CHIAIAmagazine 3/4 marzo aprile 2011
Il film
documentario
di Guido
Lombardi,
regista e autore
napoletano,
racconta l’altra
faccia di Gomorra,
quella della
camorra vista
con gli occhi
di immigrati
africani venuti
in Campania
in cerca di fortuna
“La Bas”,
l’altra Gomorra
a Cannes
film è stato messo su da un
team tutto napoletano: la
produzione è curata da Figli
del Bronx, la casa di Salita
Pontecorvo (con Minerva
Pictures Group ed Eskimo).
La fotografia è firmata da
Francesca Amitrano, giovane artista che aveva partecipato alle riprese del
“Gomorra” di Matteo Garrone.
A breve lo stesso gruppo dovrebbe iniziare le riprese di
un documentario di Peppe
Lanzetta prodotto da Gaetano di Vaio (Figli del
Bronx); titolo “Sara sarà”, la
storia di un trans che lavora
per gli Angels of Love.
di strada e i luoghi delle riprese (come il magazzino di
Poggioreale in cui è girata
una delle scene più forti)
fanno sì che realtà e finzione
si intreccino davanti la macchina da presa. Già al Festival di Venezia con il corto
“Vomero Travel”, il regista
aveva iniziato a scrivere il
LIBRI
EVENTI
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CHIAIAmagazine 3/4 marzo aprile 2011
Alla scoperta degli organi in Campania
Arriva Supersud: quando eravamo primi
P
N
rosegue la V edizione di “Vespri d’organo”, la manifestazione organizzata dall’Associazione Organistica
Giovanni Maria Trabaci per celebrare sette secoli di
musica sacra per organo a Napoli.
Particolarmente coinvolgenti gli ultimi appuntamenti che
hanno visto protagonisti Giovanni Picciafoco, che ha tenuto
un recital nella Cattedrale di Nola il 3 aprile scorso, poi, domenica 10 aprile, Tobias Gonzáles Jiménez nella Chiesa di
Santa Caterina a Chiaia e Mauro Castaldo, direttore artistico della serie di concerti, che si è esibito domenica 17
aprile nella Chiesa dell’Immacolata al Vomero. La manifestazione proseguirà con altre date nel mese di maggio a partire da domenica 8 quando, sempre nella chiesa di Santa
Caterina a Chiaia, si esibirà Roberto Canali mentre il 15
sarà la volta di Olga Laudonia al Sanutario di Lourdes e
poi il 22 andrà in scena il Coro Polifonico Beata Virgo Maria
nella Chiesa dell’Immacolata al Vomero. Il tutto sotto
l’esperta direzione artistica di Castaldo, che a breve sarà
protagonista di una novità editoriale targata Iuppiter Edizioni per la collana Sfizi & Note: un libro sugli organi in
Campania, tra i quali non potrà mancare quello che spicca
dietro l’altare centrale della chiesa di Santa Caterina a
Chiaia. Lo strumento per eccellenza della musica sacra, infatti, sarà il tema del volume, unico nel proprio genere, che
ne ricostruirà la storia e le peculiarità nella nostra regione.
Per maggiori informazioni sul programma della manifestazione visitare il sito www.associazionetrabaci.it.
on revanscismo nostalgico ma certamente
recupero di un passato di
gloria: tutto qui il senso di
Supersud, il saggio scritto da
Mimmo Della Corte con la prefazione di Marcello Veneziani e pubblicato da Iuppiter Edizioni.
All’interno di un telaio narrativo rigorosamente documentato si dipanano, infatti, le «altre verità» sulla
Nazione Meridionale fino alla riabilitazione definitiva di un popolo. Una
controvicenda che inorgoglisce, al
netto di ogni menzogna. A cominciare
dai 127 anni (1735-1861) della corona borbonica con i suoi
primati stellari: dal primo piroscafo (il Ferdinando II) nel
Mediterraneo alle prime ferrovie della penisola, dal primo
telegrafo elettrico al primo Codice Marittimo, dalla seconda
flotta mercantile (dopo quella inglese) ad una tra le prime
scuole pubbliche d’Italia, dai 9mila medici del Regno ad una
tra le riserve auree più importanti d’Europa fino alla terza
rendita finanziaria di Stato del mondo. E poi: il San Carlo,
l’Orto Botanico, l’Osservatorio astronomico e quello sismologico (il primo al mondo). In Supersud anche una sorprendente storia della stampa meridionale: 380 anni di
informazione (dal 1631 a oggi) mai raccontati prima. Una
grande storia, un grande Paese.
EVENTI
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CHIAIAmagazine 3/4 marzo aprile 2011
Libridine
I tormenti
del commissario Melillo
di Aurora Cacopardo
F
ranco Festa appartiene ad un genere insolito di autore, in quanto è stato docente di matematica e fisica, preside di istituti superiori ed infine scrittore e,
con “La verità dell’ombra” (Mephite Edizioni) è al suo
quarto romanzo giallo insieme al suo protagonista:
il commissario Melillo. Per l’autore la
scrittura non sembra essere solo uno
strumento per raccontare, ma è la
lunga onda e ombra dell’esistenza. Nel
racconto giallo, la storia narrata potrebbe solo, in apparenza, essere frutto
di fantasia perché nella scrittura vi è
sempre riferimento ad una propria visione del mondo che con urgenza domanda di essere tradotta in parole, di
essere esposta agli altri. Con ritmo costante che fluisce lieve ed austero, Festa ci
offre la visione del commissario Melillo,
chiuso in un tormento antico e segreto, aggirarsi nella sua vecchia città. Questa è avvilita dall’affarismo, dalla corruzione
politica, dalla rivolta dei giovani che, a modo
loro, pur sbagliando, tentano di movimentare
la sonnolenta città di provincia. Ma ecco che
un suicidio ed uno strano inquietante omicidio sconvolgono la quiete della comunità. Il
commissario è travolto da ricordi che credeva
rimossi e dimenticati, deve
agire suo malgrado e prendere atto che dietro fatti
grotteschi si cela la tragica
realtà della vita. La vita che
scorre, tempo fatto di stagioni volutamente dimenticate, ma insieme, come la
bergsoniana “durata”, permanere del passato nel presente.
Nel leggere il romanzo si è
colpiti dalla malinconia che
serpeggia per tutta la tragica
vicenda. Sì, perché non
siamo solo di fronte a delle
storie ma a propri e veri rendiconti del vivere. I due ultimi capitoli richiamano alla
mente una frase dell’Idiota
di Dostoevskij: “La pietà è
la cosa che più preme, forse
l’unica legge dell’esistenza
umana”.
La “Verità dell’ombra” rivela il
valore umano dei suoi protagonisti in primis del commissario
Melillo, l’universalità del problema morale, l’equilibrio spirituale nell’apparente caos dei
problemi agitati dallo scrittore nella coscienza dell’uomo.
Suspense
e malinconia
nel giallo
“La verità
dell’ombra”
di Franco Festa
A partire da questo numero Chiaia Magazine dedica uno spazio al “Libro del mese”
segnalato dal Centro Librario Minas Tirith che si trova presso la sede del MODAVI
Federazione Provinciale di Napoli ONLUS di via Pasquale del Torto 1/b.
LA CONQUISTA DEL SUD
SECONDO
CARLO
ALIANELLO
di Vincenzo Drago
N
Il Libro
del Mese
ell’anno del 150° anniversario dell’Unità d’Italia,
gli italiani si sono riscoperti amanti della storia
della propria patria. Negli anni del federalismo,
della crescita di localismi sempre più esasperati ed esasperanti, coloro che vogliono veramente addentrarsi a studiare, capire e riappropriarsi della propria storia regionale
non possono farsi mancare il testo fondamentale che ha
dato inizio, silenziosamente, alla revisione del “Risorgimento Italiano”: il saggio di Carlo Alianello “La conquista del
Sud – Il Risorgimento nell’Italia Meridionale”. Edito dalla
operosa casa editrice riminese “Il Cerchio”, il testo è stato
scritto nel 1972 dallo storico e giornalista lucano e già nella
sua prima edizione ebbe un effetto dirompente sulla cultura
italiana, in particolar modo in quegli anni dove l’unità nazionale era una sorta di “mantra” ripetuto in continuazione nei salotti di intellettuali, sulla stampa ed in molta letteratura dell’epoca. Con il suo
stile semplice e diretto, in alcuni punti romanzato in modo tale da rendere viva
la storia dei personaggi, Alianiello ha descritto l’unificazione
della penisola italiana come un’opera di conquista da parte del
regno di Sardegna. Nel libro, infatti, si legge che i "padri della
patria" erano dei massoni al servizio degli inglesi interessati
all’oro ed alle ferrovie, che il brigantaggio non fu lotta di
classe per il possesso delle terre ma una guerra di difesa
contro l'invasore in nome di Dio e del re Borbone. Senza
tralasciare luci e ombre di quel 1860 ma documentandosi e
non facendosi trascinare da una facile deriva meridionalista, l’autore riporta come un cronista i sentimenti e le convinzioni attraverso cui i “conquistati” si mossero contro il
nemico piemontese: «Quando s’intese che la truppa piemontese era entrata nel regno, invece d'accomodarsi
alla circostanza, i popolani gridarono "Viva Francesco
II», posero la borbonica coccarda rossa sul cappello e si
armarono di armi rurali per tener testa ai piemontesi.”
E questo perché? Per Alianiello non c’è dubbio, una ragione semplicissima: da noi il popolo minuto aveva
sempre considerato i piemontesi non come italiani
ma come stranieri, non gente della nostra terra ma
invasori, saraceni, turchi, austriaci o francesi che fossero. Solo
i signori erano italiani ma per gli interessi loro. Un esercito d'occupazione, insomma, con le sue crudeltà, i suoi saccheggi, le case distrutte, le donne violentate a forza.
EVE
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CHIAIAmagazine 3/4 marzo aprile 2011
Il quartetto napoletano animatore
del progetto U.A.N.M.
racconta il suo esordio discografico
Folk-rock a tutta “Foja”
di Gianluca Massa
I Foja, ovvero Dario
Sansone (voce e chitarra), Ennio Frongillo
(chitarra), Giovanni
Schiattarella (batteria)
e Giuliano Falcone
(basso) sono una delle
più brillanti novità della
scena musicale underground partenopea. Nell'anima hanno quella foga
che li rende vivi e li accende. Il loro sound è un rock
folk viscerale suonato all'ombra del Vesuvio, denso di sapori mediterranei e sonorità
propriamente indie, in cui
l'uso del dialetto napoletano
veicola chiaroscuri, storie e
credenze popolari della nostra terra. Il disco d'esordio,
'Na storia nova (Materia
Principale/Full Heads), prodotto da Fabrizio Fedele chitarrista degli Osanna, è un
perfetto mix di rabbia e passione, ballad e rock adrenalinico, testi scanditi e
graffianti a mostrare una Napoli sincera e piena di coraggio. Ci sono tanti artisti in
Campania che fanno un
sacco di cose belle e loro sono
senza dubbio tra questi. Ne è
piena dimostrazione il primo
singolo 'O sciore e 'o viento,
ballata romantica dal bellissimo video cartoon per mano
del fumettista Alessandro
Rak e un massiccio passaggio
promozionale sui monitor di
Videometrò nelle stazioni fu-
nicolari e metropolitane.
Alle spalle un team di amici
che li accompagna e li aiuta
durante il viaggio: l'ufficio
stampa Musica Graf, i ragazzi di Pornographika per il
merchandising e le agenzie di
booking BulbArtWorks e
Area Live a fissare date in
tutta Italia, anche a Roma,
Bologna, Milano come si
legge dal loro Myspace e sull'official page di Facebook;
inoltre, insieme a colleghi ed
amici portano avanti il progetto U.A.N.M. (Unione Artisti
Napoletani
in
Movimento) con iniziative
autogestite e l'intento di accendere un riflettore sulla
scena musicale partenopea.
Durante le loro esibizioni
tanto rock sudato e gridato,
ma anche divertimento ed
ironia a coinvolgere il pubblico e mostrare che la band
ha carattere e talento da vendere.
Al Doria 83, locale vomerese
accogliente e con buone
birre, i Foja hanno concesso
una serata live interamente
gratuita e quattro chiacchiere
in amicizia. A parlare è prin-
cipalmente il cantante Dario
Sansone.
Le vostre canzoni sono in
dialetto napoletano. Come
mai questa scelta?
Il dialetto in realtà è stata
una cosa abbastanza naturale. Ogni artista deve trovare il linguaggio migliore
per riuscire a trasmettere il
proprio messaggio e il dialetto in questo caso ci sembrava la soluzione migliore.
Siamo molto legati alle nostre radici. E' una passione
per la nostra città e per il rispetto che merita.
Com'è nato il disco e la
scelta del primo singolo?
Tutto il progetto di questo
nostro primo disco è stato un
lavoro basato sul team. Il
disco è proprio l'esempio di
quanto noi crediamo in una
condivisione perchè c'è una
lista lunghissima di collaborazioni, tutte nate dalla
spontaneità e dal fatto che
queste persone ci hanno visto
crescere. Per il primo singolo
'O sciore e 'o viento, abbiamo lasciato la scelta ad
Alessandro Rak, visto che noi
eravamo nel pallone totale
perchè ogni scarrafone è
bello a mamma soja; così ha
scelto la canzone che più riusciva ad ispirarlo.
Il vostro tour tocca non
solo la Campania ma
anche Roma, Bologna, Milano... credete che l'uso
del dialetto posa limitarvi,
in questo caso?
Credo che il dialetto non sia
un limite. Ci sono gruppi italiani che cantano in inglese
perchè noi non dovremmo
farlo in napoletano!? E poi è
emozionante andare a Milano a suonare e vedere la
gente col disco in mano che
ti dice: non ho capito una parola però mi sono emozionato, complimenti!
E il rapporto col Napoli
calcio?
Nel disco abbiamo fatto i ringraziamenti a Cavani. Abbiamo persino annullato uno
show case a Capua perché
giocava il Napoli, ho detto
tutto.
LA
PILLI
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CHIAIAmagazine 3/4 marzo aprile 2011
Sfizi&Note di Massimo Lo Iacono
IL MOZART NAPOLETANO DI “COSÌ FAN TUTTE”
Così fan tutte” K 588, scritta nel 1789-1790, è l’opera
napoletana di Mozart per eccellenza. Capolavoro
tardivamente scoperto da tutti perché infinitamente più
sottile degli altri suoi, infatti è quasi “tascabile”, con appena
sei cantanti, ma con eccellenti parti, piccolo coro e squisito
trattamento orchestrale: dal 1949 di frequente sulle scene del
San Carlo; se ne contano sette fortunate edizioni, e questa è
l’ottava. Lo propose nel 1969 con eleganza e verve John
Pritchard, garbato direttore inglese dell’epoca con meritati
successi sotto etichetta Decca. Si potrebbe ricordare
quell’edizione, con regia acuta e funzionale di Vittorio
Patanè, per un tenore quasi smarritosi agli scavi di Pompei, o
dimentico dell’orario di una replica del pomeriggio: allora
non esistevano i telefonini. Alla ripresa del 1976 assistette
Mario Martone ragazzino di Liceo, mai immaginando che
avrebbe portato in scena qui l’opera nel 1999, con ripresa nel
2006. Oggi torna una nuova volta al San Carlo questo
finissimo dramma giocoso in musica dal sottotitolo la “Scuola
degli amanti” sotto la bacchetta di Alan Curtis, graditissimo
ritorno di un insigne direttore, figura storica della musica
barocca, sommo interprete di Haendel, che al San Carlo ha
diretto solo nel 1985 “La schiava liberata” Jommelli, regia di
de Simone. Ed approda al San Carlo solo per la seconda
volta, e per giunta postumo, Giorgio Strehler con l’ultima sua
regia, incompiuta ma completata sapientemente da altri.
L’opera che si svolge a Mergellina come da libretto, ma
secondo un aneddoto raccontato da Riccardo Muti nella sua
autobiografia la frizzantre vicenda vera si sarebbe svolta a
Neustadt vicino a Vienna ovvero a Napoli, traducendo il
“
nome
tedesco di
quel centro:
può darsi.
La burla dei
due amici
che in
maschera
riescono a
sedurre
ciascuno la
fidanzata
dell’altro si
tramanda
pure si sia
svolta in
altre città:
Vienna, Trieste, minimamente importa. Napoletani sono
l’incanto melodico, il canto amoroso del tenore, l‘abbandono
del tardo pomeriggio in “Serenate aurette amiche”, mentre il
sublime terzetto “Soave sia il vento” è quasi una refola
posillipina, e le parti comiche sono proprio quelle del teatro
dell’epoca qui alle falde del Vesuvio, solo che lo splendore
orchestrale è tutto di lui Mozart. Wagner che abitava a Villa
Doria d’Angri, proprio sopra Mergellina, proprio lui,
umanamente marito poco fedele a dispetto delle passioni
infinite dei suoi eroi ed eroine, deprecava il “Così fan tutte”
immorale, né mai l’incanto del genius loci lo fece ravvedere.
Peccato per lui.
Sguardi lontani di Francesco Iodice
LA QUESTIONE MERIDIONALE
DI GIUSTINO FORTUNATO
rinunciando quindi definitivamente al collegio di Melfi nel febbraio del
1909. A causa però del suo carattere scettico, polemico e forse
eccessivamente delicato, ebbe vita difficile e molte delusioni. Gli ultimi
anni infatti furono tristi: si allontanò dal suo paese natio a causa
dell'incomprensione dei concittadini e di due incidenti che gli
mostrarono l'ingratitudine del popolo, come ad esempio nel 1917,
quando venne accoltellato da un contadino di Rionero, che lo accusò di
aver appoggiato la guerra. Ma le delusioni sarebbero continuate anche
a Napoli, dove, di fronte all’enorme diffusione del gioco del lotto, lo
definì “la rovina economica e la corruzione morale della plebe”. Un
giorno, mentre passeggiava per il lungomare, Fortunato fu incuriosito
da un giovane aitante che oziava, seduto su un muretto; gli si avvicinò
e disse: “Caro giovanotto, la sua età è fatta per lavorare, aiutare gli
altri e realizzare le proprie ambizioni. Poi, dopo una vita attiva, in
vecchiaia si viene a riposare su questo muretto per godere del frutto
delle fatiche”. Il debosciato guardò don Giustino e rispose: “E io pirciò,
stongo già ccà”. Da vero signore, quale era, fu onorato e venerato da
tutta Napoli, anche se un episodio commentato dall’interessato con
molta amarezza, denota che non è tutto oro quello che luccica. Infatti,
nella sala ariosa d’angolo della sua casa, un giorno ricevette Giovanni
Ansaldo, il mitico direttore de Il Mattino, e raccontò che da giovane,
lavorando a Pompei allo scavo di una taberna, scoprì e decifrò la sua
prima iscrizione che, incredibilmente, diceva: ”Italica. Italica, noli
amare Fortunatum!, Italica, Italica, non amare Fortunato!”. E
accostandosi all’orecchio del celebre giornalista, con una sua tipica
mossa a scatto, sussurrò: “Direttore, quell’iscrizione pareva e fu un
presagio, perchè, vede, considerazione sì, venerazione sì, quanta ne ho
voluta. Ma in realtà non sono stato mai amato!”.
via Vittoria Colonna,
all’altezza del civico 14,
In
troviamo la solita incuria su
una targa, posta da Francesco
Compagna e dal Comune di
Napoli: a malapena si riesce a
leggere che in quella casa
aveva vissuto e pensato il
grande studioso lucano
Giustino Fortunato che aveva
riproposto alla coscienza del
paese la questione dolorosa
delle due Italie, dalla quale
avrebbe potuto derivare la
“fortuna” o la sciagura
dell’Italia. L’attività politica di
Giustino Fortunato si
caratterizzò per la famosa
“Questione Meridionale” che egli sollevò prepotentemente in
Parlamento dove entrò per la prima volta nel 1880, all’età di
trentadue anni. Non meno impegnativa fu la sua attività per debellare
la malaria, malattia molto diffusa. Spesso rifiutò la direzione di vari
Ministeri che i Presidenti del Consiglio di allora gli offrirono,
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CHIAIAmagazine 3/4 marzo aprile 2011
FRANCESCA MORANO NEOARCHITETTO
F
esta grande per la laurea magistrale in Architettura
di Francesca Morano. Il titolo è stato conseguito il 23
architetto Vincenzo Meo e del presidente della
commissione, il professore Gravagnuolo. Soddisfatti ed
Amarcord
di Rosario Scavetta
IL MISTERO
DELLA TOMBA DI VIRGILIO
T
marzo scorso a Palazzo
Gravina dopo la discussione
della tesi in Progettazione
Urbana dal titolo ”Attuazione
del P.R.U. di Ponticelli”.
Francesca ha presentato il suo
progetto ottenendo i consensi
del relatore, il professore
ingegnere Giovanni Del Conte,
del correlatore, il professore
emozionati i genitori Franco e
Anna, la sorella Fabiola e tutti
gli amici e i colleghi di corso
che hanno assistito alla
discussione. La neodottoressa,
di rosso vestita, ha poi
festeggiato sabato 26 marzo
con uno scoppiettante party
nel club “La Mela” di via dei
Mille.
COMUNITÀ LUTERANA,
IL PROGRAMMA DEI CONCERTI DI PRIMAVERA
È tempo di Concerti di Primavera alla chiesa della Comunità luterana di via Carlo Poerio, 5. La
manifestazione, giunta alla tredicesima edizione, è decollata mercoledì 6 aprile con il recital
pianistico di Andrea Pdova su musiche di J.S. Bach, R. Wagner e F. Liszt. Mercoledì 13 aprile è
stato protagonista il tenore Giuseppe Auletta, accompagnato da Giovanni Auletta al pianoforte è
da Paolo Coluzzi al violino in “Malia” di F.P. Tosti. La finale dell’XI Concorso di Composizione e
l’assegnazione dei premi della Giuria e del Premio Francesco Caracciolo si sono tenute mercoledì
20 aprile mentre la chiusura della manifestazione, in programma martedì 26 aprile, vedrà
Raffaele La Ragione al mandolino e Giacomo Ferrari al pianoforte eseguire le musiche di
R.Calace e C.Munier. L’ingresso è libero.
ra le tante ipotesi sul luogo della sepoltura del Sommo Virgilio Marone,
ve n’è una davvero suggestiva, che
colloca la tomba del poeta latino, anziché di fianco della “Crypta Neapolitana”a Piedigrotta (nella foto), nei pressi
della grotta di Seiano a Posillipo. A formulare la tesi fu il geologo R. T. Gunther
che dichiarò che il luogo della sepoltura
non era più visibile perché demolito dal
maremoto ed i resti inghiottiti dal bradisismo, assieme ad un largo tratto di costa,
come testimoniano le molte rovine visibili
ad occhio nudo sotto la superficie del
mare antistante l’isolotto della “Gaiola”.
La teoria del professor Gunther, che ha
dedicato gli ultimi anni della propria vita
alle ricerche che hanno portato alla luce
importanti reperti archeologici sul promontorio posillipino, scaturiva dalle tante
tracce della presenza del Sommo poeta
nella zona. In effetti, in località “Gaiola”
- ancora oggi accessibile solo attraverso
uno stretto sentiero pedonale o dal mare
- la cosidetta “scuola di virgilio” nei giorni
di vento è battuta dalle onde che si infrangono su di essa; queste antiche rovine
romane furono così denominate perché
leggende locali pretendono che in quel
luogo Virgilio tenesse lezioni di negromanzia.
LA
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CHIAIAmagazine 3/4 marzo aprile 2011
GERMANIA E SUD ITALIA
MAI COSÌ VICINI
l 24 febbraio scorso è stata inaugurata la nuova sala
centrale del Consolato Generale di Germania nella
Iprestigiosa
sede del Palazzo Ruffo di via Crispi, 69,
residenza estiva della famiglia Croce. Il sodalizio tra
Germania e Mezzogiorno ma anche il parallelismo tra il
filosofo napoletano, le cui figlie abitano ancora
nell’edificio, e Johann Wolfgang Goethe, rimasto
affascinato da Napoli durante il suo celebre viaggio in
Italia, sono i temi che dominano la sala. Tra i progetti
presentati da quattro gruppi di giovani architetti campani
per il restyling del grande ambiente centrale è stato scelto
quello di Giuseppe Raimondo e Giacomo Visconti:
un’installazione luminosa che riproduce la sagoma della
Germania con all’interno sei elementi luminosi rappresentanti le regioni
del Sud Italia per le quali il consolato è competente e una nuova parete
I
n principio c’era lo spamming: il pericolo di rimanere vittima di un
furto d’identità attraverso il web era
legato a virus informatici o a fastidiose
email, inviate per reclamizzare qualche prodotto di dubbia provenienza,
dette, appunto, spam. Oggi, invece, i
cyber-professionisti della frode hanno
messo a punto altre pericolose trappole per poter sottrarre preziose informazioni
private.
Si
va
dal
“tabnabbing” una sofisticata tecnica
di attacco, che sfrutta l’abitudine di
navigare su più tab (cioè più schede)
all’interno del proprio browser - e la
scheda del sito attaccante simula in
tutto e per tutto quella di una pagina
di accesso a servizi on line per i quali
sono richieste username e password al cosiddetto “phishing”, il cui termine
(da fishing, pescare) indica un tipo di
con le immagini di Goethe e Croce, corredate da
alcune citazioni in italiano e in tedesco e da
informazioni biografiche. Il Console Generale,
Christian Much, alla presenza del sindaco Iervolino
e di Silvia Croce (nella foto), ha spiegato che “il
progetto di Raimondo e Visconti non è solo di
grande impatto visivo, ma presenta anche
molteplici e profondi contenuti storici e culturali”.
Altre testimonianze della vicinanza intellettuale tra
i due paesi possono riscontrarsi nelle pareti rosso
pompeiano, in omaggio ai tesori archeologici e
culturali del Sud Italia che da sempre hanno
affascinato i viaggiatori tedeschi e nel busto di
Aselmeyer, commerciante e mecenate tedesco che
ha fatto molto per l’integrazione della comunità
tedesca a Napoli. Il riallestimento della sala ha
visto coinvolti anche lo studio DAZ - architetti associati, la ditta Raffaele
Errico e il Grafico Alessandro Leone.
L’oralegale
di Adelaide Caravaglios
LA TRUFFA
CORRE SUL WEB
Terni&Favole:
La fortuna sboccia con l’ottantuno
Tempo d’elezioni, tempo di voti e di fiori. Alla Tabaccheria
Postiglione di Largo Ferrandina a Chiaia, tra gratta e vinci, uova
di cioccolato, commenti calcistici e satira da bunga bunga, si tenta
la fortuna con le combinazioni del lotto. Alberto Postiglione, il
guru dei numeri, non ha dubbi: «L’ambo di maggio è 57 (la
bellezza) e 81 (i fiori): da giocare rigorosamente per tutto il mese di
maggio sulle ruote di Bari, Napoli e Roma. Per chi, invece, è deciso a
imboccare la strada del terno, consiglio vivamente di giocare 8 - 12 52, il terno mariano, carico di fortuna, da inseguire sulle ruote di
Napoli e Milano». Mentre il popolo “pallonaro” già parla della
campagna acquisti del Napoli 2011-2012, Postiglione, cuore
bianconero, non perde colpi e infila un altro treno di combinazioni:
«Per la festa del lavoro, giochiamo 8 - 12 - 52, mentre per tutte le
mamme, caldeggio il trio numerico 20 - 81 - 52. Entrambi i terni
vanno giocati per almeno 9 estrazioni su tutte le ruote e per 3 estrazioni
anche sulla ruota Nazionale. Da Pasqua in poi, invece, bisogna puntare
sull’ambo delle sorprese: 52 - 50, valido per almeno 10 estrazioni sulle
ruote di Napoli e Genova». Insomma, i numeri sono serviti. Puntate poco,
ma con continuità. e ottimismo.
57+81/8+12+52/52+50/20+81+52
imbroglio che ha lo scopo di rubare
l’identità di una persona, spillandole
dati sensibili. Ma ci sono anche altri
stratagemmi meno originali, che - se
non adeguatamente conosciuti - potrebbero comunque creare problemi:
pensiamo alle finte fatture, inviateci
da un sedicente corriere che ci informa
di non poter recapitare la merce non
avendo i nostri dati a disposizione; ad
un innocuo invito su Facebook da
parte di una persona che vorrebbe
stringere amicizia con noi o alle email
che promettono un impiego ben retribuito, in cambio di un versamento per
ricevere un kit o le istruzioni per il lavoro. Persino gli auguri, inviatici da
sconosciuti, potrebbero rivelarsi pericolosi: aprendo l’allegato, infatti, potremmo rischiare di ritrovarci con il pc
intasato da virus.
LA
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CHIAIAmagazine 3/4 marzo aprile 2011
BellaGente di Tommy Totaro
DARIO TOFANO,
“MATTATORE” DELLA NOTTE
Dario Tofano è uno dei personaggi più popolari,
nonché un’icona del by night partenopeo
Quando hai scoperto di amare così tanto la
musica?
Il primo approccio è stato con la musica classica
che mio padre mi faceva ascoltare mentre mi
insegnava il gioco degli scacchi. Ma i miei inizi
risalgono al lontano 1982, nel pieno della “British
Invasion” (new wave, electro…) trasferitomi ad Amburgo, cominciai a lavorare per
Tracktor, importazione musicale di maxi singol, il famoso vinile, a cui oggi si sta
cercando di fare ritorno. E proprio lì cominciai a “girare i dischi”, musica Funk
Electro. La mia prima serata fu all’Alcatraz, club notturno tedesco all’epoca molto
trendy.
Ricordi le tappe dei tuoi maggiori successi?
Tornato in Italia, nel 1985, creai insieme a Mario Cirillo, mio attuale socio e
compagno di avventure, e a Patrizio Squeglia, “Funk Machine”: organizzavamo
eventi musicali all’avanguardia. Molti ci annoveravano, e lo fanno ancora, tra i
precursori dell’House Music in Italia. In tanti mi ricordano ancora con i capelli
lunghi la domenica notte al My Way, che suonavo fino all’alba per un pubblico non
solo partenopeo. O anche il “Sunrising party”, organizzato al Palapartenope nel
1989 per un pubblico di 5000 persone. A livello internazionale, grazie alle mie
produzioni discografiche con etichette italiane come Flyng records, UMM ed
americane, come Distant music, fui chiamato a suonare intorno al 1990 allo Yellow
È
Annabella Bartiromo la Miss Pin Up
Chiaia di questo numero. Avvocato, 28
anni, originaria della provincia di Salerno, Annabella è alta un metro e 77 e le sue misure
sono 91-63-89. Nata sotto il segno del Capricorno, si definisce ambiziosa, caparbia, generosa e solare. Tra i suoi hobby la
lettura e il cinema ma soprattutto la sua attività di fotomodella e indossatrice. Ama
viaggiare, il suo ragazzo e la sua
famiglia mentre non sopporta
l’ipocrisia e la pioggia. Dotata di
uno stile eclettico ma sobrio, Annabella è una vera fashion victim: già
testimonial di prestigiosi marchi italiani come Antonio De Leo e Paola
Ferrini, ama particolarmente le griffes Prada, Fendi, Max Mara, Denny
Rose e Victoria Secret. Protagonista di
numerosi servizi fotografici su diverse
riviste di moda, per la vita notturna predilige il Vittoria club e il Bogart club di
Salerno. Nonostante sia una ragazza allegra e serena, Annabella però ammette
di essere stata fragile e insicura in passato
e di aver imparato a credere in sé stessa
Club e al Gold Club di Tokyo, dove ho avuto la fortuna ed il piacere di conoscere
Larry Levan, personaggio leggendario del panorama dance mondiale. Ho suonato
anche al Qoo di Osaka, ho partecipato sempre come Dj ai Warehouse party in
California, esattamente a San Francisco. Per non parlare della Grecia, dove a
Mykonos nel 1994 ho suonato al Cavo Paradiso e ad un “Full moon party”: 12 ore
di seguito, ho ancora i brividi!
Cosa ti ha insegnato la musica?
La musica è vita. Grazie a lei, la mia mente è sempre stata aperta verso nuovi
orizzonti, anche dal punto di vista imprenditoriale. Lo S’move lab, ad esempio, è
una continua ricerca di culture alternative, in ogni genere. Mi ha insegnato che
come linguaggio universale, può mettere in comunicazione persone di razze, ceti
sociali, culture diverse. Riesce a trasmettere emozioni, liberando corpo e mente.
Ascolti altri generi musicali?
Ho sempre cercato di essere attento a qualsiasi forma di espressione artistica,
traendo sempre insegnamenti e messaggi che potessero accrescere il mio bagaglio
musicale.
Che mestiere volevi fare da piccolo?
Il mio sogno di bambino era di diventare chi sono oggi, magari in una location più
cosmopolita, perché confrontarsi con altre realtà è stimolante e ti aiuta a crescere
non solo professionalmente, ma anche caratterialmente.
Come passi il tuo tempi libero?
Purtroppo anche quando non lavoro, la mia mente è sempre in movimento, alla
ricerca di qualcosa di nuovo. Ma l’unica persona che riesce a distrarmi da tutto e
tutti è Gegè, mio figlio. Sì, con lui riesco davvero a staccare la spina.
Come vivi il quartiere Chiaia?
Sarebbe bello vedere Chiaia come un quartiere di Parigi, come per esempio Saint
Germain De Prés, una Chiaia conosciuta a livello internazionale, esclusiva. Tanti
anni fa il nostro quartiere per il mondo della notte era ambito: non tutti potevano
farne parte. Oggi non è più così, è diventato tutto troppo caotico.
Hai qualche sogno nel cassetto?
Organizzerò il mio “sogno-progetto”: un polo dove ogni forma d’arte abbia il suo
spazio, dove giovani artisti possano dare sfogo alle loro iniziative creative, dove ogni
forma d’espressione, qualsiasi essa sia, abbia modo di esistere.
Miss Pin Up Chiaia
a cura di Fabio Tempesta
ANNABELLA, LO STILE
DETTA LEGGE
anche grazie al suo fidanzato col quale spera
di avere in futuro tanti bambini. Molto legata
alla sua famiglia d’origine e alla sua gattina di
5 anni, ama gli animali e detesta vederli soffrire, crede fermamente nel valore dell’amicizia, dandosi con generosità senza pretendere
nulla in cambio se non la semplicità.
EXIT
Saper
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CHIAIAmagazine 3/4 marzo aprile 2011
In questo numero hanno scritto
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si fa le ossa
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raccoglie quaranta
La certezza è il credo
dei fessi
La sopportazione
è il braccio armato
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