5,00 euro - SurfNews

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5,00 euro - SurfNews
5,00 euro
omaggio
84 - Anno 16 - numero 6 - Bimestrale - Novembre - Dicembre 2010
84
REPORTAGE: Hainan, Nuova Zelanda
SURFABILITÀ: Mareggiate Deviate
CELLULOIDE: Castles In The Sky
Intro
DAL CRINALE
I cinque numeri già usciti nel 2010 sono disposti a ventaglio sul mio
tavolo qui in ufficio e il pdf del sesto sta per lasciare la redazione (e
i miei pensieri) con destinazione tipografia. Fuori la neve impesta la
strada e mancano solo questi tremila caratteri di intro, storicamente gli
ultimi ad uscire dal mio Mac, alla fine dell’anno. Dal caos quieto della
mia postazione per un attimo ho una visione d’insieme dell’itinerario
percorso in questi dodici mesi, delle onde prese e di quelle perse, e
delle prospettive per l’anno nuovo.
La surf exploration ha senza dubbio fatto la parte del leone anche
quest’anno su SurfNews. Ogni uscita ha proposto una media di tre
destinazioni “fresche” cioè ancora non raggiunte dal turismo (surfistico) di massa, mete come Hainan e la Nuova Zelanda (a pag 18 e 46
di questa uscita) o la costa Algerina (con cui abbiamo aperto l’anno
nel numero 79), destinate a cambiare le rotte migratorie dei surfisti
nell’immediato futuro. Il nostro approccio verso queste mete, ve ne
sarete accorti, si discosta dal trend “veni vidi vici” delle riviste market-oriented. Noi pensiamo che, nonostante l’omologazione editoriale
dettata dalla (poche) surf-company risparmiate dalla crisi, i surfisti
siano principalmente “viaggiatori curiosi”, interessati (se non altro
per la propria incolumità) a sapere cosa stia succedendo nelle terre
dietro al break di turno.
Una curriosità che non riguarda solo “lo spazio” ma anche il tessuto
culturale in cui il surf “accade”. È da questa linea cross-over che sono
venute le soddisfazioni editoriali più grandi. Articoli come quelli di
Antonio Muglia sui surfisti-migranti, le indagini meteoclimatiche di
Luca Onorato e i reportage “estremi” del team SurfExplore, in cui anche la redazione ha investito molte energie, nascono proprio da questa
voglia di sapere e di informare.
I sentieri che vedo oltre questo crinale innevato sono per il momento tre: un magazine cartaceo sempre più reader-oriented (un grazie
enorme agli oltre 2000 abbonati paganti e al loro prezioso feed-back),
una sezione internet innovativa (con articoli specifici su surfnews.com
e applicazione SurfGuide per iPhone/iPad) e, non meno importante,
due biglietti aerei per il sottoscritto ed Emiliano, in cerca di nuove
storie da raccontarvi.
Il mio tempo qui in cima è terminato. I caratteri sono meno di tremila
ma spero ci perdoniate. Buon anno nuovo.
La redazione
DIRETTORE EDITORIALE
Nicola Zanella
editor@surfnews.com
DIRETTORE RESPONSABILE
Ugo Bentivogli
PHOTO EDITOR / DESIGNER
Emiliano Mazzoni
photo@surfnews.com
DESIGNER / AMMINISTRAZIONE
Angelo Manca
art@surfnews.com
SurfNews n° 84
Anno 16 numero 6
Novembre - Dicembre 2010
Reg. Trib. di Ravenna
n° 1055 del 26/7/95
Iscrizione ROC 5993
Pubb. inferiore 45%
REDAZIONE E ADVERTISING
Circ. Alla Rotonda dei Goti, 12
48121 Ravenna
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Fax 0544 600091
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FOTOGRAFI
John Callahan, Emiliano Cataldi,
Antonio Muglia, Enrico Di Cino,
Chris Burkard, Arianna Franzina,
Nathan Myers
COLLABORATORI
Olga D’Alì, Emiliano Cataldi,
Sam Bleakley, Luca Onorato,
Alessio Schiavon, Antonio Muglia,
Chris Burkard, Nathan Myers,
Roberto Ursillo
STAMPA
Tipografia Moderna
via Pastore, 1
48100 Ravenna
4
2010 SurfNews
Contents
Copertina Novembre-Dicembre
Una mareggiata invernale impatta le secche
di Wanning (Hainan, Cina) costringendo
i pescatori in porto, le donne a rassettare le reti
ed Erwan Simon a spingere sull’acceleratore.
Foto di John Callahan/Tropicalpix
08 lettere
12
playlist
14
libri
15
dvd
16
surf’s app
18
hainan
18
36 mareggiate deviate
46 nuova zelanda
36
60 castles in the sky
71
MAREGGIATE DEVIATE
di Luca Onorato
Immagini di Mazzoni, Muglia,
Franzina, Di Cino
Fetch incrociati, strettoie e colpi di mare: come
sfruttare al meglio le anomalie spazio-climatiche
del Mediterraneo.
STRADE SENZA FINE
di Chris Burkard
I reef di Te Wai Pounamu, l’isola più meridionale
della Nuova Zelanda, ricevono mareggiate
(e correnti gelide) direttamente dall’Antartide.
news
76 products
78 boards review
CHINA CAT SUNFLOWER
di Sam Bleakley/surfEXPLORE
Immagini di John Callahan/Tropicalpix
In bilico tra esplosione e fioritura, le onde di
Wanning (Hainan) alimentano una delle scene
surf più “frizzanti” dell’Estremo Oriente.
46
CASTLES IN THE SKY
di Nathan Myers
India, Africa, Vietnam, Islanda e Perù:
il più emozionante surf-movie dell’anno
raccontato dai suoi protagonisti.
60
6
2010 SurfNews
Lettere
IL SURF MONTATO
Buongiorno, mi chiamo Luca e
sono un nuovo abbonato alla rivista. Ci siamo già sentiti qualche
settimana fa quando gentilmente
mi avete risposto circa l’avvenuto
pagamento relativo al mio abbonamento. Approfitto ancora della disponibilità e gentilezza per
porvi una domanda. Premetto che
sono un surfista alle prime armi
(surfo da tre anni con le mie due
tavole Bic, insomma mi alzo in
piedi), amante di questo magico
sport nonché stile di vita. Purtroppo, però, ho incontrato delle serie
difficoltà di comunicazione con altri “colleghi” all’interno di forum
specializzati, tutti molto agonistici,
montati e affetti della sindrome del
“nonnismo”. Insomma non riesco
a trovare una località sul lato Tirreno, ed in particolare nella zona
basso ligure - alta toscana, dove
andare a surfare con gioia e con
tutta quella serenità che solo il surf
sa regalare. Ne conoscete qualcuna dove possa andare per impratichirmi senza essere vittima di atti
intimidatori o altro? E soprattutto
dove possa trovare un ambiente
sano e non “montato” come quello
che purtroppo ho trovato su molti
siti italiani? Mi farebbe molto piacere conoscere dove siano comunità serene, sono disposto anche
a muovermi sull’Adriatico se necessario. Tutto questo per arrivare
alla vera essenza del surf. Grazie
per l’attenzione. Luca
Ciao Luca e grazie per la bella
lettera. Hai toccato un punto dolente del surf nostrano, è inutile
nasconderlo. Ci sono molti montati nel mondo del surf in Italia,
gente che perché ha imparato due
manovre (molto spesso eseguite
senza il minimo stile) si sente in
diritto di tirare merda a chi è più
“indietro” nella scala dell’apprendimento. In un paese con meno
8
2010 SurfNews
di 30 anni di storia surfistica alle
spalle basta veramente poco per
sentirsi fighi. E purtroppo la maggior parte di questi montati si alimenta proprio grazie alle chiacchiere che i vari forum di settore
spacciano per “informazione”. Il
lato soul del surf italiano non lo
trovi di sicuro in rete, ma nei parcheggi dei tanti spot “tranquilli”
sparpagliati lungo i nostri ottomila chilometri di costa. Non credere a quello che leggi. Levanto,
le secche della Versilia, l’area di
Livorno sono zone splendide, con
break adatti al tuo livello e gente
spontanea con cui fare amicizia.
Riguardo la costa est, ti consiglio
l’area di Ravenna, e in particolare
le secche attorno alla Foce del Lamone (Marina Romea). Se passi
da queste parti (noi siamo a Ravenna) fatti sentire che ti faccio
da cicerone. Ed.
LAOWAI DREAMING
Ciao Ragazzi. Ho seguito la vostra
ultima avventura in Cina via internet e sono rimasto letteralmente
folgorato dalla qualità delle onde
di Hainan e dalla accoglienza che
le autorità vi hanno riservato!
Roba da superstar. Premetto, lavoro da un anno a Pechino, per una
ditta di consulenze commerciali e
parlo un po’ di mandarino (abbastanza per ordinare da mangiare e
prendere un taxi) ma da quando
sono in Cina la mia vita surfistica
si è ridotta molto. Appena posso
fuggo e vado a Bali, i voli da qui
costano poco e cambiare contesto
mi serve per staccare la spina con
questa società che presenta tante
opportunità a noi laowai (occidentali) ma anche tanti lati negativi.
Lo smog, il traffico e il sentimeto
di sradicamento che prende sempre noi italiani quando viviamo
all’estero e che qui, con 14C° sotto
zero a dicembre e un ritmo di vita
nevrotico, si sente particolarmente
forte. Quindi vedere un’isola tropicale con onde così, a soli 1000 yuan
di aereo da dove lavoro (sono 100
euro) mi ha riacceso le speranze.
Vorrei qualche informazione aggiuntiva, visto che spero di passare le vacanze estive 2011 proprio
da quelle parti invece di prendere
il solito aereo per Bali. Come posso muovermi? Quali sono le aree
più indicate? Esistono contatti sul
posto che mi possano organizzare
spostamenti e alloggi? Paolo.
Ciao Paolo. Ho capito bene la tua
situazione di “expat” in Cina, con
una carriera da inseguire ma una
qualità della vita che rischia di deragliare ad ogni nuovo contratto.
Hainan è una provincia molto atipica della Cina, una delle poche
assieme allo Yunnan e al Guangxi dove la vita ha ancora ritmi
sostenibili per noi occidentali. Ed
è un’ottima valvola di sfogo per
tanti surfisti (e non) che come te
sono avviluppati nelle spire (di
cemento) del dragone. Purtroppo,
però, l’estate non è la stagione
migliore per il Mare Cinese Meridionale, visto che il monsone di
nordest, il regime meteorologico
più affidabile da quelle parti,
esaurisce la sua forza verso aprile. Ci sono lo stesso buone possibilità di prendere onde in estate,
ma la frequenza delle mareggiate cala drasticamente rispetto ai
mesi invernali. La zona migliore
in estete è sicuramente l’estremo
nord dell’isola. Per raggiungerla
serve l’auto e qualcuno che conosca i posti, visto che quella costa
è poco popolata e abbastanza selvaggia. Ti consiglio di rivolgerti
ai ragazzi di Surfing Hainan e di
chiedere a loro consigli (surfinghainan.com) sulle possibilità in
estate. Loro affittano anche tavole
e si curano di hotel e quant’altro.
Buona fortuna.
Ed.
continua >>
Lettere
TALKING ABOUT THE
REVOLUTION
Ciao ragazzi e grazie per la rivista che ci regalate ogni due mesi
da ormai 15 anni. Sono un fedele
lettore fin dall’epoca “Tazzari”,
quando gli scazzi tra federazioni
tenevano banco sulle vostre pagine e alimentavano faide che è
meglio ora dimenticare. Di quell’epoca, quella pre-internet, non
mi manca quasi nulla. Conoscevamo pochissimi spot e senza le affidabili previsioni che abbiamo oggi
prendavamo molte meno onde di
adesso. Questo per citare solo alcuni lati negativi. Ho detto però
che non rimpiango “quasi nulla”:
la cosa che mi manca maggiormente, l’unica in verità, è quello
spirito di solidarietà, quasi rivoluzionario, che univa tutti noi surfisti nell’epoca pre-internet. Allora,
le amicizie erano molto più dirette, non mediate, ed era più facile
legare con chi incontravi al mare,
si condividevano storie di viaggi,
esperienze tecniche e quant’altro,
fin da subito. Ora, quando arrivo
nel mio homespot, trovo indisponente la quantità di persone che
affollano il parcheggio, con i loro
modi sguaiati ed esibizionisti,
ognuno chiuso nel suo mondo fatto di adesivi e di inutili agonismi.
Mi ricordo lo stesso parcheggio
negli anni ’90 ed era completamente diverso, era un punto nevralgico per gente come noi, gente
che surfava come alternativa al
resto della propria vita, una vita
fatta di routine noiosa e di rapporti superficiali. In poche parole si
surfava per essere diversi non per
omologarsi a modelli proposti da
riviste, o da siti, inventati solo per
far soldi. Voi che avete visto tutti
gli stadi di questa evoluzione sapete di cosa sto parlando. Come vi
relazionate alla nuova era del surf
italiano? Quali sono le aspettative
che avete per il futuro?
Luca, Fregene.
10 2010 SurfNews
Wow Luca, che domande importanti! Condivido quasi totalmente la lettura che dai degli ultimi
15 anni di surf in Italia e, come te,
rimpiango quello spirito unitario
che legava i praticanti prima del
boom demografico, quando sia io
che tu eravamo più giovani ed in
acqua eravamo tutti amici. Non
penso, però, che la qualità dei
rapporti sia cambiata per colpa di
internet, credo sia cambiata solo
la quantità di contatti. Io non
frequento social network ma lo
stesso il numero di “amici” o presunti tali che ho ora sono molti
di più rispetto a quelli che avevo
negli anni ’90, quando per parlare
con qualcuno ancora dovevi comporre il numero su un telefono di
casa. All’interno di questa abbondanza, ovviamente, c’è posto per
tante cose, belle e brutte: contatti
di lavoro, amicizie superficiali,
pettegolezzi pericolosi ma anche
rapporti profondi e fruttuose collaborazioni. Serve solo fare un
po’ più di selezione rispetto ad
allora. Se questo magazine riesce
a proporti qualcosa di interessante, poi, è proprio grazie alle innovazioni portate dalla “nuova era”
del surf italiano e non posso permettermi di parlarne male. ED
TRA MOGLIE E MARITO
Ciao ragazzi, questa lettera non
parla di aspetti tecnici del surf,
né di break oceanici, e neppure di
manovre. Queste cose non sono un
problema per me. Vi scrivo perché
ho alcuni dubbi sulla vita di coppia che vorrei chiedere a voi, che
avete una certa età e una vita adulta sicuramente legata al surf. Mia
moglie, pur essendo la donna più
dolce e comprensiva del pianeta,
non surfa, e neppure le interessa
parlare di onde. Chiaramente ama
viaggiare, ma ad ogni trip (incluso quello di nozze in Polinesia
tre anni fa) devo sempre dosare
la mia fame di onde e andarle in-
contro. Non fraintendete, lo faccio
volentieri. Quando le onde sono
mediocri sono il primo a candidarmi per tour culturali e giornate di
visita ai musei. Ma quando, come
quest’estate in Portogallo, le mareggiate si susseguono a ritmo incalzante, faccio fatica a spostarmi
dalla spiaggia, divento scontroso
e assente, e guardo continuamente le cime degli alberi per capire le
condizioni che mi sto perdendo.
La situazione sta andando via via
peggiorando, contro le speranze di
mia moglie che credeva migliorassi con l’età. Sono sicuro che capita
lo stesso anche a voi o ai vostri lettori, quindi vorrei sapere se esiste
una cura a questa dipendenza. Voi
come fate?! Mi rivolgo ad uno psicologo? Cristian Padova
Domanda da un milione di euro!
Io personalmente non ho problemi di questo tipo: mia moglie surfa e siccome ama le onde
piccole ha addirittura abbassato
le regole di ingaggio. Se la boa
segna oltre 40cm mi costringe
ad andare al mare. Capisco però
la tua situazione, che ho vissuto
anche io in un infelice passato.
Il trucco è quello di scendere ad
accettabili compromessi, pianificare al meglio le session usando
le previsioni internet e costruirsi
una vita professionale che lasci
spazio ad entrambe le cose, senza che necessariamente entrino
in conflitto. Ma non è per niente
facile. ED.
Inviate le vostre lettere a:
SurfNews Magazine
Circ. Alla Rotonda dei Goti 12
48121 Ravenna Italy
FAX 0544 600091
mail@surfnews.com
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9
3
di Olga D’Alì
9
playlist
ALICE IN CHAINS
Black Gives Way To Blue (Emi)
Nel corso degli anni le vicissitudini degli Alice In Chains, sopravvissuti alla scomparsa per
overdose del cantante Layne Staley, sono state molte: a lungo hanno cercato la voce giusta
per scegliere alla fine William DuVall. Così da questo album è naturale aspettarsi qualcosa
di sostanzialmente diverso. Anche se gli accenni al grunge di Seattle non mancano, questa
volta l’atmosfera riesce ad essere cupa con un’incisività decisamente rock ma con qualche
voluto cedimento alle chitarre acustiche e perfino uno struggente Elton John al piano per
ricordare l’amico Staley.
FEVER RAY
Live in Lulea (Rabid Records)
Fever Ray è il nome da solista di Karin Dreijer, cantante del duo svedese The Knife, celebre
per le sonorità ambient-etno e per curatissimi videoclip alla Biork. Resa celebre nell’ambiente
surf dal film Castles in the Sky (Steele ’09), che utilizza una sua traccia nel segmento girato
in Islanda, Karin esce ora con questo raffinato live che racconta, in musica, il “suo” nord,
fatto di permafrost, di aurore boreali e di paesaggi lunari. Sintetizzatori, tastiere, e una voce
capace di incredibili salti tonali sono la ricetta per il suo successo, assieme ad una magia
lirico-evocativa degna di un druido celtico.
CUFFS
Cuffs (Etichetta indipendente)
Surf-rock band in arrivo da Cambridge (USA) che raduna componenti provenienti da altri gruppi (Pants Yells, Reports, Big Troubles) per proporre un sound frizzante ma delicato,
senza urla e senza strepiti, brani puliti che attingono direttamente dalla tradizione indie-pop
ammiccando alla surf music. In realtà questo non è un vero album, ma un demo di pochi
brani veloci: un lasso di tempo ed un numero di tracce comunque sufficienti per apprezzare il loro lavoro. Per avere più informazioni non resta che contattare direttamente gli artisti:
cuffband@gmail.com.
SLOW ANIMAL
Slow Animal (Etichetta indipendente)
Riprendono la surf music old-school con tanto di coretti armonici in sottofondo, ma riescono
a scremare tutto lo strato “California dream” grazie a influenze e chiari riferimenti punk-rock,
gli stessi che hanno influenzato le generazioni di surfisti dagli anni ‘80 a oggi. Il risultato è un
mix piuttosto raffinato tra beach-fun, lo-fi, pop-garage ed energico surf-rock. Una serie di
sonorità facili da ascoltare, dirette ma per niente stupide. Al momento sono reperibili solo
quattro brani messi gratuitamente a disposizione in rete. Per informazioni:
slowanimal.bandcamp.com.
MISHKA
Talk About (J.K. Livin Records)
Nato alle Bermuda, da piccolo Mishka ha girato i Caraibi in barca a vela con i genitori e, a
giudicare dai testi dei suoi pezzi, deve aver sviluppato un forte attaccamento per uno stile di
vita quieto e rilassato in costante contatto con il mare. Oggi non ha cambiato abitudini ed è
un musicista rastafarian nonché un discreto surfista. Il suo sound, oltre ovviamente al reggae,
si arricchisce di influenze roots, blues, folk e rock. Naturalmente l’alone mistico si sente, ma
è comunque stemperato dalla flessibilità culturale legata, forse, anche al suo passato di
nomade fricchettone.
GRINDERMAN
Grinderman 2 (Mute)
Pareva fosse un po’ annoiato Nic Cave, sia dai suoi progetti come solista sia dalla collaborazione con i Bad Seeds. Così aveva pensato di cercare nuova linfa creativa fondando i
Grinderman. Pochi ci hanno creduto e hanno fatto male, perché adesso con il nuovo album,
è evidente che qui Mr. Cave si diverte e si lascia andare, sperimentando con leggera intelligenza. L’idea era solo quella di divertirsi dimenticando l’etichetta di cantautore oscuro che,
evidentemente, cominciava a dargli la claustrofobia. Qui invece si respira un blues rinnovato,
rumoroso e sfavillante.
12 2010 SurfNews
Libri
di Olga D’Alì
Quinn Haber
EXPERIENCE PIPELINE
Casagrandew Press
Pp 169, $ 14,95
Info: experiencepipeline.com
Kelly Slater, Phil Jarratt
FOR THE LOVE
Chronicle Books
Pp 192, $ 23,10
Info: amazon.com
Jack Finlay
WIND ON THE WATER
Harper Collins
Pp 200, $ 29,99
Info: amazon.com
È strutturato come un classico libro
d’avventura, capace di tenere con il
fiato sospeso fino alla fine. Perché a
fare da sfondo alle storie raccontate c’è uno degli spot più famosi del
mondo, fulcro della North Shore di
Oahu. Teatro suo malgrado oltre
che di onde e di performance spettacolari, anche di tragici incidenti e
furenti scazzottate che hanno contribuito ad accrescerne la fama. Non
a caso il Pipe Master è in assoluto la
gara più attesa di tutto il campionato e vincerla l’obiettivo massimo di
ogni professionista. Così l’autore,
esperto sufista (tra l’altro è venuto
anche a surfare in Sardengna qualche anno fa) ha deciso di partire
proprio da quei tubi maestosi per
scrivere una storia che si fraziona
in mille racconti e situazioni, capaci di portare anche chi quello spot
non lo surferà mai nell’occhio del
ciclone. Una sorta di viaggio virtuale e verbale dove sembra di stare
a stretto contatto con l’acqua anche
se siete seduti sul divano. Le onde,
insomma le leggerete da vicino in
un crescendo mozzafiato. Il finale,
anzi i finali, sono tutto tranne che
scontati. Un racconto perfetto per
chi si sente ossessionato da questo
spot e dalla North Shore in genere. E Quinn Haber in un’intervista
a chi gli chiedeva un consiglio per
surfare Pipeline ha risposto: “Non
provateci! Neanche se vi ritenete
surfisti esperti”.
Ormai con il fresco decimo titolo
guadagnato, Slater ha superato
qualsiasi traguardo agonistico. In
questo suo secondo libro, scritto
con l’amico e veterano giornalista
di surf Phil Jarratt, Kelly ha cercato
però di raccontare anche la sua parte meno conosciuta, per esempio il
suo impegno politico, nel sociale e
le cause che appoggia attivamente
per salvare l’ambiente. Ma anche
la curiosità che l’ha spinto a progettare (e sperimentare) tavole decisamente all’avanguardia che, non
si è ancora capito, se saranno poi
surfabili anche dai comuni mortali.
Senza dimenticare la passione per
la musica che lo ha portato anche
ad esibirsi suo malgrado, costretto
da Eddie Vedder, senza fare brutte
figure. Con una buona dose di autoironia in For the Love, Slater non
sorvola neanche sugli episodi di cui
non va particolarmente fiero, come
le puntate di Baywatch. Jarratt poi
non risparmia aneddoti personali
raccolti intervistando alcuni tra gli
amici più stretti di Slater come il già
citato Vedder, Tom Curren, Shaun
Thompson, Jeff Hornbaker. E non
manca neanche l’aspetto più gossip
con l’intervento di Pamela Anderson. Naturalmente però quasi tutto
il libro parla di onde, note e meno
note, prese durante i contest ma soprattutto da free surfer, del lavoro
fisico, mentale ed emotivo che ha
dovuto affrontare in questi anni. Il
tutto condito da 200 foto, molte delle quali inedite.
Dalle fredde acque di Victoria fino
alla soleggiata North Coast: è un
viaggio fatto di storie emozionanti quello raccontato dallo scrittore
e surfista australiano ultra sessantenne Finlay. Non mancano le
descrizioni di tubi perfetti, ma il
desiderio qui è soprattutto quello
di riuscire a descrivere con sincerità, senza luoghi comuni e frasi
fatte, l’attitudine, l’immaginazione,
l’apertura mentale che si può sperimentare praticando questo sport
in Australia. Così tra memorabili
tempeste, illuminanti incontri con
animali che sembrano condividere
la passione per le onde, similitudini
tra il surf e la boxe, si percepisce la
visione di Finlay che, a contatto con
l’energia dell’oceano si ritrova in
un altro stato mentale. Dove i confini perdono senso. Sono pagine per
chi ama farsi contagiare dal mood
del soul rider, dove l’aspetto fisico
e tecnico del surf è solo una parte
indispensabile, ma limitata, per arrivare invece a un più vasto viaggio spirituale. La costa australiana
è perfetta per queste riflessioni
peripatetiche. Ogni baia, ogni spot
e soprattutto ogni incontro sono
simboli, step conoscitivi sempre
più profondi in quel semplice (ma
infinito) mandala che è la surf-culture. Il messaggio di Finlay è ovviamente retorico, ma ha una grande
presa sul pubblico, soprattutto se
viene raccontato bene. Ad aumentare l’effetto evocativo ci sono poi le
immagini di Jon Frank.
14 2010 SurfNews
Dvd
di Roberto Ursillo
Cyrus Sutton – Korduroy TV
STOKED AND BROKE
Durata: circa 90 minuti
Distribuito da: korduroy.tv
Taylor Steele - Poor Speciman
INNERSECTION
Durata: oltre 60 minuti
Info: innersection.tv
Distribuito da: Amazon.com
Nell’era dei voli low-cost e dei trip
intercontinentali viaggiare restando praticamente a casa è qualcosa
di veramente innovativo. È quello
che hanno fatto due giovani di San
Diego, Ryan Burch e Cyrus Sutton
(autore del film Tom’s Creation
Plantation). Stoked and Broke documenta una “stay-cation”, come
direbbero gli anglofoni, una vacanza statica che spazia in profondità
e non in estensione. Sono solo 60
i chilometri percorsi in otto giorni
dai protagonisti, una distanza coperta, però, nella maniera più sostenibile possibile: in skateboard,
trainando tutto il necessario (dalle
tavole da surf al materiale da campeggio) su carretti autocostruiti in
bambù. Per restare nel risicatissimo
budget Ryan e Cyrus hanno dormito nelle boscaglie, elemosinato spiccioli per strada e scroccato
posti-letto a chi incontravano in
spiaggia, documentando tutto con
una videocamera. Il montaggio
narra con semplicità quasi neorealista la California Meridionale,
i suoi spot e le tante strade che li
collegano. Così tra una session a
Blacks e un pomeriggio di long a
Cardiff Reef, il film da voce anche
a chi vive veramente “on the road”,
cioè ai tanti emarginati creati dal
sogno americano. Un’avventura a
costo zero, o quasi, ma proprio per
questo intensa. Se non altro questi
giorni di crisi aiutano a riscoprire
lo spirito essenziale e un po’ hippy
del nostro sport.
La creazione di un surf-movie è, di
solito, un processo dittatoriale. Il
regista recluta gli atleti, stabilisce le
location, monta il film e sceglie la
colonna sonora. Innersection capovolge quest’ordine gerarchico. La
nuova produzione di Taylor Steele, infatti, vuole dare a tutti (registi, pubblico e atleti) la possibilità
di esprimersi e di prender parte
al primo progetto “open source”
nella storia della cinematografia di
settore. Innersection utilizza il format del talent-show, avvicinandolo
al mondo del wave-riding e della
surf exploration. Per dar vita a questo “incrocio” mediatico, la factory
di Steele si è appoggiata alla rete,
aprendo un canale web dedicato
(innersection.tv) in cui tutti possono caricare i propri cortometraggi.
I migliori 25 clip sono entrati nella
selezione del video e hanno la possibilità di vincere i 100.000 dollari
destinati al clip più votato in rete.
Il progetto è attivo da oltre un anno
e si concluderà il 10 febbraio prossimo, con la proclamazione del vincitore. La ghiotta occasione è stata
colta da centinaia di registi e atleti
da tutto il mondo, tra cui non sono
mancati gli italiani. A fianco del
gotha del surfing mondiale, infatti,
compaiono nomi quasi sconosciuti.
I contributi migliori sono ancora visionabili su innersection.tv.
2010 SurfNews 15
Surf’s App
di Nicola Zanella
ISURFER – SURFING COACH
mysurfworld.com – 0,79 euro
Nonostante le recensioni sullo store non siano esaltanti, ho trovato quest’applicazione ben fatta
e divertente da sfogliare. Isurfer, infatti, si propone come supporto didattico-tecnico da affiancare
ad una pratica costante. Nessuno step è tralasciato da questo vero e proprio vademecum. Dal
neofita che entra in acqua per la prima volta al semi-pro, impegnato a migliorare il suo bagaglio
di trick aerei, ognuno trova consigli competenti e una serie di supporti (testi e foto) di prim’ordine.
Ogni manovra è spiegata e documentata sia nella versione regular che goofy, e non mancano le
routine di allenamento svolte in spiaggia o in palestra.
SKATEBOARD TRICKTIONARY
dcypherdevelopment.com – App gratuita
Avete mai provato un senso di disagio nel leggere il nome di un trick che non conoscete? Questa
applicazione per iPhone e iPad risolve queste incresciose situazioni e lo fa tramite un’interfaccia
accattivante e di immediata consultazione. Ogni manovra, dal classico Bert Slide degli anni ‘70
fino alle varianti più attuali di inward flip e mc twist, viene illustrata e spiegata nei minimi dettagli,
usando testi e materiale visivo di ottima fattura. Oltre al lato tecnico, il “tricktionario” propone
anche note storiche su chi ha canonicizzato le varie manovre. Un ottimo aiuto per i tanti “fuori
settore” che operano nell’editoria boardriding senza aver mai chiuso un ollie, o un floater.
THE STORMRIDER GUIDE
Lowpressure.co.uk – 3,99 euro
La più celebre guida surf approda finalmente nel mondo del digitale. Non tutta la mappazione
svolta dai ragazzi di Low Pressure è già disponibile, ma acquistando ora l’applicazione si ha diritto
a tutti gli aggiornamenti che copriranno gli oltre 4000 spot recensiti in oltre vent’anni di esplorazione. Al momento sono 15 le aree mappate, per un totale di 850 break: destinazioni famose tra i
surfisti come California Meridionale, Maldive, Spagna, Francia, Costa Rica e Marocco. Chi ha già
dimestichezza con le icone dello Stormrider impiegherà pochi secondi ad orientarsi. Particolarmente curata la parte relativa alle previsioni meteo, che si appoggia al sito magicseaweed.com.
MARINE TIDES PLANNER ’11
tucabo.com – 3,99 euro
Una volta si cercavano tra le pagine meteo dei giornali locali o si interpellavano i pescatori nel
porticciolo di turno. Ora invece le maree di tutto il mondo sono a portata di touch-screen grazie a
questa utilissima applicazione (in italiano) disponibile anche in versione gratuita con (solo) le maree
del giorno in corso. Marine Tides Planner offre però anche altre funzioni, utili a surfisti e velisti,
come correnti predominanti, ore di alba e tramonto, facile connessione al programma mail ed una
comoda pagina di preferiti in cui raccogliere le proprie aree di interesse. La redazione ha testato
estensivamente questa app, sia in Italia che all’estero con ottimi risultati.
ZINIO MAGAZINE NEWSSTAND AND READER
zinio.com – App gratuita
La piattaforma Zinio è una vera e propria edicola virtuale, nella quale acquistare periodici di settore
come Surfer Magazine (US), Surfing (US), Surfing Life (AU) e Transworld Surf (US), Thrasher (US)
appositamente rieditati per la piattaforma iPhone e iPad. Tra le testate mainstream più famose, segnaliamo la versione digitale di National Geographic (solo in inglese), The Economist e Juxtapoz,
rivista cult per la street-art contemporanea. Molte di queste hanno già provveduto a compendiare
gli articoli scritti con video e slide-show esclusivi. I prezzi vanno dai 2 ai 7-8 euro/copia ma si possono sottoscrivere vantaggiosi abbonamenti annuali che riducono di molto i costi.
ILMETEO
Ilmeteo.it – App gratuita
Ilmeteo.it, il più clickato sito di meteorologia in Italia, non ha bisogno di presentazioni. Grazie a
modelli all’avanguardia (WW3 di terza generazione con risoluzione a 15Km per le onde) e una
comoda interfaccia, la sua applicazione è entrata di forza nella classifica dell’app store, con centinaia di migliaia di download da tutto il mondo. A beneficiarne sono soprattutto gli sportivi e gli
amanti della vita out-door, che possono accedere a previsioni dettagliate per qualsiasi località del
pianeta, tenere d’occhio le condizioni del mare (con link alla sezione surf-spot), conoscere lo stato
di innevamento delle piste da snowboard e molto altro.
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SurfNews e ilmeteo.it presentano
www.ilmeteo.it/surf
la scienza al servizio dei cacciatori di onde
PREVISIONI DETTAGLIATE PER 80 SPOT
ALTEZZA E DIREZIONE ONDE
PERIODO DELLA MAREGGIATA
VENTI SETTORE PER SETTORE
WEB CAM SULLA COSTA
DESCRIZIONE DEGLI SPOT
OLTRE 400.000 PAGINE SCARICATE AL MESE
contatti: info@surfnews.com e info@ilmeteo.it
CHINA
CAT SUNFLOWER
il Wanning International Surf Festival
e l’apertura della Cina al mondo delle onde
di Sam Bleakley/surfEXPLORE
Immagini di John Callahan/Tropicalpix
Traduzione di Nicola Zanella
I
l girasole, xiang ri kui in Mandarino, è simbolo di longevità e tenacia.
Ogni fiore contiene migliaia di semi capaci di generare altri fiori, anche nei climi più aridi: un messaggio di orgoglio e di spontanea gioia
di vivere condiviso da tutti in Cina. Per la costa orientale di Hainan il surf è
destinato ad essere un po’ come un girasole con la città di Wanning al centro
di questo universo sul punto di sbocciare. In estate la costa riposa tranquilla,
lambita da un mare liscio e calmo come un gattino di porcellana, ma appena
finisce la stagione calda, in ottobre, il monsone di nordest trasforma il gattino in tigre. È allora che il paesaggio marino diventa aggressivo, grazie a
insistenti e violente mareggiate. Ma anche Wanning ha i suoi angoli quieti.
Grazie a fortunate insenature come Shimei Bay, Nanyan Bay e Riyue Wan,
il monsone elargisce un ritmo alternato, fatto di piacevoli melodie. Il vento
e il fondale lavorano assieme come gli strumentisti di una band, producendo
delicati assoli, improvvisazioni e struggenti “crescendo”.
Il surf distrae, per un attimo lungo un weekend,
la quotidianità di RiYue Wan
2010 SurfNews 19
Nei giorni in cui il monsone allenta la sua morsa, le spiagge esposte di Wanning
si trasformano in un infinito (e deserto) parco giochi. Erwan Simon in un picco a caso
20 2010 SurfNews
2010 SurfNews 21
Madrina dell’evento, ambasciatrice di Save the Waves ma soprattutto una delle migliori surfiste del pianeta:
Holly Beck, e la sua camera di giada
I
l paragone tra onde e musica potrà sembrare azzardato, eppure l’armonia è insita nel surf, fin dal suo
nome cinese: chonglang significa “entrare nelle onde”,
non conquistarle. Ed è questo che hanno fatto in otto
anni i surfisti di Hainan ed Hongkong. Il nostro sport ha
spontaneamente attecchito qui, grazie anche al piccolo
ristorante della signora Huang (che tutti chiamano
Mama) situato a Riyue Wan epicentro della scena locale e contest-site per questa manifestazione. I suoi due
figli, Huang Wen e Huang Ning, sono i primi a dare il
benvenuto ai tanti occidentali che vengono a godersi le
facili sinistre del point ed il gustosissimo cibo servito
nella capanna sulla spiaggia. Grazie alla gentilezza degli Huang e ad un buon numero di tavole a disposizione
degli ospiti, questo tratto di costa è diventata una delle
scene surfistiche più giovani e frizzanti di tutta l’Asia.
Con una popolazione di oltre un miliardo di persone ed
una lunghissima serie di spot esposti, le potenzialità di
crescita per questo sport in Cina sono pressochè infinite
22 2010 SurfNews
e non è un caso se molte ditte di settore hanno da tempo
acceso i riflettori su Hainan. La scintillante città di Sanya, nel sud dell’isola, è il punto zero della scena grazie
a due surfshop, Surfing Hainan (gestito dall’americano
Brendan Sheridan) e China Surf (aperto dal cinesissimo
Zhang Dahai). La storia di Zhang è toccante. Nato nella
gelida Harbin, nell’estremo nord del paese, si è trasferito ad Hainan sette anni fa per lavorare come life-guard
e scuba-diver. Ha iniziato a prendere onde grazie ad un
turista giapponese che gli ha lasciato una tavola e insegnato i rudimenti. Wanning si trova ad un’ora d’auto da
Sanya ed offre un rustico contrasto con il grigiore delle
metropoli cinesi. Il monsone di nordest, inoltre, si infila
tra le cime di basalto della catena Wuzhishan e soffia da
terra in tutte le baie. Sfruttando queste condizioni i locali, da tre anni, organizzano il Surfing Hainan Open, a
Riyue Wan. Il governo cinese ha presto compreso le
potenzialità dell’iniziativa. È Zhou Ping, direttore della
Commissione per lo Sviluppo Turistico, a spiegare agli
invitati lo scopo dell’evento durante il primo meeting.
«Il Wanning International Surfing Festival nasce per
supportare la surf-culture locale e far conoscere ai viaggiatori di tutto il mondo questa splendida isola e le sue
onde». Al di là degli ovvi obiettivi economici, Hainan
vuole mandare un messaggio al resto del paese: il surf
ha un futuro luminoso in tutte le aree costiere. Inoltre la
gran parte delle tavole e dell’attrezzatura usata nel resto
del mondo viene prodotta proprio qui. Zhou Ping, ansioso di aprire un dibattito, ha deciso di internazionalizzare l’evento invitando atleti, operatori commerciali ed
esperti in comunicazione da tutto il mondo tra cui la
surfista californiana Holly Beck che ha esteso l’invito a
noi di SurfExplore (gruppo formato da John Callahan,
Emi Cataldi, Erwan Simon e il sottoscritto) includendo
anche l’atleta di Santa Cruz Kim Mayer, Robert Wingnut Weaver (protagonista di Endless Summer 2), il
direttore di Save The Waves Dean La Tourrette e Nik
Zanella, direttore di SurfNews ed esperto in cultura e
lingua cinese. L’obiettivo è vagliare le effettive potenzialità della zona e, ovviamente, partecipare all’evento.
Holly diventa immediatamente la star, guadagnandosi
il soprannome cinese di “bellezza del surf”. Questo, comunque, non e il mio primo viaggio ad Hainan. Alcuni
anni fa ho visitato il nord dell’isola, nei pressi di Long
Lou. E sono onorato di tornarci ora come ospite e di
vivere ancora una volta sulla mia pelle l’approccio olistico con cui i cinesi si relazionano agli stranieri e alle
novità in genere. Noi occidentali di solito vogliamo divorare il presente, consumare le situazioni subito e in
fretta, esercitando il controllo in prima persona. I cinesi, invece, amano “nutrire la vita”, assaporarla nel tempo e valutare ogni situazione a 360 gradi, senza necessariamente bruciarla subito. Anche se la rivoluzione
culturale negli anni ‘70 ha cambiato i connotati alla società, questa caratteristica è rimasta immutata, come un
valore sacro. Lo percepisco in ogni momento per esempio, quando una famiglia ti porge il suo migliore cibo,
2010 SurfNews 23
Il faraonico allestimento per la cerimonia di apertura
Il point sinistro di Golf Course è una delle onde più impegnative della zona
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Emiliano Cataldi sulla prima sezione di Riyue Wan
Emiliano intervistato durante l’evento
2010 SurfNews 25
Sì, prima di scattare gli abbiamo chiesto il permesso
senza chiedere nulla in cambio, semplicemente incuriosita dalla tua sostanziale diversità. E comincio a capire
che il loro “nutrire la vita” è una pratica estetica che mi
appartiene da sempre soprattutto tra le onde. Il rapporto
di un surfista col mare è fatto di piccole inflessioni,
cambi di direzione impercettibili, distribuzione minimalista del peso sull’asse della lunghezza. Il cross step,
ad esempio, si basa su un’agilità felina, fatta piu di sospensioni e di non detti che di pesanti cambi di bordo.
Nulla di quello che facciamo deve stravolgere il naturale svolgimento dell’onda, semplicemente assecondarlo.
E più penso a queste affinità piu mi accorgo che la tanto
sbandierata diversità tra oriente e occidente è qualcosa
di fittizio. Mentre affronto un set anomalo che mi sta
per frangere sulla testa, la sopravvivenza è certamente
al centro del mio interesse. Ma lo stesso non posso esimermi dal contemplare la poesia che sottende a tanta
forza cruda. Gli esempi sono tanti, anche in ambiti diversi, tipicamente occidentali: San Francisco, negli
anni ‘60 era il crocevia tra cultura orientale e movimen26 2010 SurfNews
Jarrad Howse su una potente destra nel lato esposto di Riyue Wan
to del Flower Power. La band che meglio sintetizzava
questa sinergia erano i Grateful Dead. Pur emergendo
da una tradizione folk acustica tipicamente americana,
svilupparono uno stile influenzato dalla cultura multietnica. I Greatful Dead erano cresciuti respirando cultura
asiatica, la comunità cinese di San Francisco era attiva
da oltre cento anni e la sua presenza andava ben oltre le
cucine degli economici ristoranti. Nel loro secondo album, Aoxomoxoa (la cui cover fu illustrata dal celebre
fumettista-surfista Rick Griffin), c’è una canzone, China Cat Sunflower. L’approccio olistoco-orientaleggiante di questo pezzo, fatto di melodie intrecciate e di testi
psichedelici, divenne il marchio di fabbrica della band.
Quel loro fraseggiare attorno ad un punto fisso è molto
simile al mio pormi, ora, di fronte alle onde di Hainan.
Intanto iniziamo a familiarizzare con le “personalità”
del surf. È Brendan, l’ideatore dell’evento a presentarci
Mama, i suoi figli, Huang Wen e Huang Ning, la figlia
Huang Li e Christophe, un ragazzo francese che lo aiuta nei surf-tour e che è stato praticamente adottato dalla
famiglia. La sera, sotto il pergolato, il fumo delle loro
Zhonghua si alza in piccole nubi biancastre. Per un
uomo, rifiutare una sigaretta può essere imbarazzante
in Cina. Fumare è un segno di machismo, un modo per
comunicare e conoscersi meglio. E ci sono anche proverbi legati a questo vizio come: “una sigaretta dopo
cena ti fa vivere più a lungo di un immortale”. Noi riusciamo a declinare l’offerta senza passare per cafoni. Il
piatto forte del ristorantino sono i frutti di mare, che
vengono tenuti vivi in grandi catini. Ci sono dentici,
granchi, cernie e gamberi serviti con contorni che includono spinaci, cavoli, melanzane, toufu, banane, ananas e quant’altro il mercato locale abbia da offrire.
Huang Wen è il surfista della famiglia. Il suo enorme
sorriso macchiato di rosso dalle noci di binglang (la
versione cinese del betel indonesiano) è la prima cosa
che vedi nuotando verso il picco. È un ragazzo timido,
con un modo di approcciarsi alle persone indiretto e timoroso. Il suo stile sul long migliora di mese in mese:
è un misto di manovre classiche e di suoi personalissi2010 SurfNews 27
Tre sezioni diverse, vento costantemente side-off, 150m di corsa ed un canale di acqua profonda per tornare sul picco.
Non è un caso se la sinistra di Riyue Wan è diventata la culla del surf made in China. Emiliano Cataldi in off the lip
28 2010 SurfNews
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Alcuni volontari del festival in una pausa
Niu Baybay, la reginetta del longboard taiwanese e Randy
Rassettatrici di reti a Riyue Wan
mi esperimenti, come il “binglang boogie”, un passo
incorciato che si trastorma in una piroetta poco prima di
raggiungere il nose! In un paio di giorni la mareggiata
cresce e con essa la lunghezza delle corse al point di
Riyue Wan. La partenza è abbastanza ripida ma dopo
una sezione verticale l’onda si stende e ti accompagna
a suon di cut-back fino ad un verdissimo canale di acqua profonda. I due fratelli e qualche straniero giunto
per la gara iniziano ad improvvisare sulle facili melodie
della sinistra. Tutti sono presenti a questa prova generale, anche le comparse: la punta più lontana della baia,
infatti, richiama visitatori mordi e fuggi da tutta la Cina.
Arrivano su enormi bus indossando camicie hawaiiane,
ci guardano surfare, visitano il parco tematico della minoranza etnica Li e affittano un cammello per fare foto
ricordo. Di fronte al piazzale dei pulman un enigmatico
cartello multilingue recita: “i turisti sono Dio e questo è
il paradiso, e se sarete soddisfatti allora il paradiso sarà
bellissimo”. In mare, per fortuna, c’è posto anche per
l’improvvisazione. I set, sul point, hanno un ritmo tutto
30 2010 SurfNews
loro. Molti focalizzano perfettamente sulla secca interna, ma i più grossi scivolano larghi aggiungendo imprevedibili toni bassi alla melodia e costringendo tutti a
fughe improvvise e riaggiustamenti. Quando le onde
raggiungono i due metri, la tigre mostra i suoi artigli
più aguzzi. Emiliano e Erwan danno il meglio sulle destre potenti del beach break ma è Holly a prendere l’onda del giorno. Dopo un take-off critico, sparisce in un
tubo sinistro che chiude con un tonfo sordo. Riemerge
tra gli spruzzi innescando le urla di tutti i presenti. Wingnut, appena sbarcato dall’aereo, spende più tempo sul
nose di chiunque altro offrendo una lettura alternativa
delle lunghe sinistre. Kim Mayer, invece, zigzaga elegantemente tra le sezioni del point, polverizzando la
cresta ad ogni irripidimento. Visitiamo quasi tutte le
baie attorno a Wanning, dal point all’interno del campo
da golf fino ai facili picchi di fronte a Le Méridien, hotel che ci ospiterà durante l’evento e sulle cui onde ci
alleniamo in vista della gara. Gli invitati al Wanning
Festival costituiscono un affascinante mix di stili, for-
Sam Bleakley, di corsa verso il nose durante il viaggio ricognitivo di settembre
mato da ambientalisti, giornalisti, atleti e promotori
commerciali. Zhou Ping ci presenta il suo vecchio amico David Greenberg, ospite d’onore alla manifestazione. David, laureato in achitettura urbana in California,
si è trasferito a Maui subito dopo la tesi ed è diventato
un esperto in edilizia sostenibile. Lavora principalmente con materiali naturali come il bambù e vive stabilmente a Pechino. È lui a raccontarci il link diretto tra
Hainan, la minoranza etnica Li, e la cultura polinesiana.
Nei primi anni ‘90 le Hawaii e Hainan stipularono un
gemellaggio. In particolare Maui venne associata con la
città di Sanya e David fu uno dei primi a rendere effettivo lo scambio con frequenti visite. La città di Sanya
presto gli commissionò la costruzione di un edificio in
bambù, a Nanshan, un simbolo di impegno ambientale
che ha sancito l’inizio del business turistico sull’isola.
È stato David, durante una visita di Zhou Ping alle
Hawaii, a suggerire l’idea di un festival che celebrasse
il surf e la cultura locale. Anche se possono sembrare
visionari, i suoi eco-progetti rappresentano la nascita
del turismo ecologico. Questo, insiste David, «permette
ai contadini di essere inclusi nello sviluppo locale. In
questo modo potrebbero condividere con i turisti la loro
filosofia di vita, il rapporto con il mare e la natura, vivere delle tradizioni senza doversi spostare in città». Riguardo l’espansione del surf, David suggerisce di partire dal basso, valorizzando situazioni come quelle di
Mama, costruendo piccole guest house economiche e
sostenibili invece di enormi hotel esclusivi. Zhou Ping,
dal canto suo, cammina tra due fuochi. Da una parte
ascolta i consigli di persone come David e Holly, dall’altra deve soddisfare le aspettative della élite commerciale, interessata più dal ritorno di interesse che alla
sostenibilità sul lungo termine. Il governo, di fatto, ha
messo in opera lavori faraonici per questo evento. Una
strada nuova è stata costruita apposta per congiungere
Riyue Wan alla statale. Cavalcavia, edifici e ristoranti
sono tappezzati di immagini nostre (scattate da Callahan) stampate 50 metri per 20. Anche le case di Riyue
Wan sono coperte da foto panoramiche dell’isola, che
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Sam Bleakley, un grande soul-arch su una piccola risacca
Rober Wingnut Weaver in un passo incrociato degno di un maestro di taiji
32 2010 SurfNews
Jarrad Howse demolisce un’onda del beach-break
Kim Mayer stilosa e veloce nel beach-break di Riyue Wan
2010 SurfNews 33
Golf Course è una ottima alternativa a Riyue Wan per chi cerca un po’ più di power. Holly Beck in bottom turn ed Erwan in contemplazione
mascherano la fatiscenza dei vecchi muri. Di fronte al
ristorante di Mama è stata addirittura costruita una statua a grandezza reale di Holly! La velocità alla quale
riesce a lavorare la macchina organizzativa è impressionante, un esempio di pensiero e azione perfettamente
sincronizzati. Fuochi artificiali, balletti tradizionali e
una lunga performance di percussioni: la cerimonia di
apertura a Shimei Bay è simile a quella dei giochi olimpici e viene trasmessa in diretta televisiva in tutto il
paese. Dopo la presentazione varie migliaia di fan timidi e curiosi si riversano su di noi chiedendo autografi e
scattando foto. Al seminario di surf-culture, nel pomeriggio, Dean La Tourette tiene un discorso sull’importanza della “risorsa onde” per una comunità costiera,
portando esempi da situazioni simili in Europa e Stati
Uniti e sottolineando il bisogno di affiancare una sensibilità ecologica alla diffusione del surf. Anche Holly,
che è l’ambasciatrice di Save the Waves, focalizza il
suo discorso sulla necessità di preservare la piccola scena autoctona di Riyue Wan. E forse non è un caso se il
34 2010 SurfNews
sindaco di Wanning, la sera stessa, indosserà la T-shirt
di Save The Waves al banchetto ufficiale. La competizione in spiaggia si accende con l’arrivo dei rider internazionali di O’Neill. La mareggiata intanto non dà segni di calare e una miriade di autobus messi a
disposizione dalla regione deposita gli spettatori, gratuitamente, in spiaggia. Lo statalismo socialista al servizio del surf! A metà mattina sono circa quattromila le
persone presenti a Riyue Wan. Il feeling, tra di noi, è
quello di essere testimoni di un evento al suo stadio embrionale ma allo stesso tempo già incommensurabilmente grande. La folla è completamente rapita dalla
performance di Mark Matthews, Rob Bain e Jarrad
Howse. Jarrad, che calca da anni la scena del WCT, stupisce tutti con altissimi air a pochi metri da riva. Rob
Bain, leggenda del professionismo australiano di fine
anni ‘80, surfa ancora in maniera potente, spostando
litri di acqua ad ogni cambio di bordo. Per Mark Matthews surfare di solito significa sopravvivere a drop da
XXL Awards, infilarsi in un tubo mortale ed uscirne il-
leso. Nonostante le onde di Riyue Wan non offrano ciò
che lui cerca, Mark dimostra equilibrio e versatilità,
sincronizzandosi perfettamente con le elusive sezioni
del point. Huang Wen, il locale, è eccitatissimo durante
l’evento, contento di vedere tanta gente sulla sua spiaggia e nel ristorante. Il suo amico Brendan al termine
dell’evento avrà quasi perso la voce per aver commentato ogni batteria in inglese e mandarino, quasi sicuramente il primo a farlo nella storia del surf competitivo.
Mark Matthews vince la divisione Shortboard mentre
Rob Bain si aggiudica il primo posto nel Longboard e
Wingnut domina la divisione SUP. La gara non prevede
il girone femminile ma Holly raggiunge lo stesso la finale in entrambe le categorie, rivelando uno stile da
manuale e grinta da vendere. Il tour manager della ASP
Australia, Dane Jordan firma un accordo per organizzare il primo evento ufficiale in Cina, nel ‘11, e tra un
meeting e l’altro partecipa alla gara vincendo la categoria shortboard amateur! Il premio per miglior surfista
locale va a Zhang Dahai mentre Niu Baybay, star del
longboard taiwanese, vince il premio di miglior ragazza dell’evento.
Camminando scalzo sulla sabbia a fine gara mi torna in
mente “Semi di Girasole”, l’opera di Ai Wenwen che
ho visto alla Tate Gallery. Sono 100 milioni di semi in
ceramica, realizzati a mano da 1.600 artigiani secondo
i dettami della tradizione Ming. L’artista chiede ai visitatori di attraversare l’istallazione, di contemplare l’essenza del consumo di massa, dell’industria e del lavoro
collettivo, pur celebrando il messaggio positivo insito
nel girasole. L’anima della Cina, come anche quella del
surf, sicuramente lascia spazio all’improvvisazione e ai
suoi paradossi. E io sono profondamente incuriosito da
questo vasto universo culturale, dalla poesia Tang alla
pittura paesaggistica Sung fino all’arte contemporanea,
che si ispira al passato ma tocca temi di importanza globale. E sicuramene surferò ancora le onde di Wanning,
esposte tanto alla forza degli elementi quanto alla brama dei surfisti.
2010 SurfNews 35
MAREGGIATE
DEVIATE
Ad influenzare le onde, in Mediterraneo, non è solo il vento.
Un viaggio tra le anomalie spazio-climatiche
della costa italiana.
Testo e mappe di Luca Onorato
Immagini di Emiliano Mazzoni, Antonio Muglia, Enrico Di Cino e Arianna Franzina
Dicembre 2010: onde di scirocco generate in Montenegro raggiungono
la costa ravennate schiacciata dall’alta pressione.
Foto di Emiliano Mazzoni
A
bbiamo spesso parlato della difficile prevedibilità del moto
ondoso in Mediterraneo. I surfisti, come anche i meteorologi,
sanno bene che ogni mareggiata che attraversa il nostro
bacino è costretta a plasmarsi sulle terre e sulle strettoie naturali
che incontra. Il tam-tam di messaggi che si alza dagli spot a ogni
mareggiata, con aggiornamenti minuto per minuto sulla misura e
la qualità dei frangenti, ce ne dà l’ennesima conferma: la surfabilità
delle onde, così come i parametri di vento e precipitazioni, varia
notevolmente anche in una scala spazio-temporale ridottissima. In
questo articolo tentiamo di capire, assieme al previsore ARPA Luca
Onorato, come, perché e soprattutto dove questo accade, tentando
di fornire ai lettori le conoscenze di base per sfruttare al meglio le
anomalie “ondifere” delle zone più critiche.
IL CATINO DEI FETCH INCROCIATI
Il Mediterraneo è piccolo: appena 2.5 milioni di chilometri
quadrati contro i 104,4 dell’Atlantico. La formazione di basse pressioni, però, è frequentissima. Le statistiche parlano
di una ogni 12 ore di media; piccole perturbazioni che, in
presenza di masse d’aria fortemente contrastate, possono
divenire molto intense. Dal punto di vista surfistico, il Mediterraneo si differenzia dal vicino Atlantico poichè il moto ondoso, prodotto dal vento, ha a disposizione solo qualche centinaia di chilometri per regolarizzarsi e divenire “surfabile”.
Mediamente una mareggiata considerata “buona” dai surfisti
italiani ha un periodo di qualche decina di metri (circa 6-7
secondi), contro le centinaia di metri che raggiungerebbe in
oceano aperto (fino 20+ secondi). Chi surfa, però, sa che anche dalle nostre parti le mareggiate migliori (specialmente le
libecciate e le sciroccate) possono raggiungere periodi ragguardevoli. Tutto dipende dal fetch che, in linea teorica, in
Mediterraneo, può superare i 1000km. Quello che non tutti
sanno è che quei 1000km di mare su cui riponiamo le nostre
speranze, spesso non sono sufficienti a fare schizzare la boa
ondametrica oltre gli 8 secondi. Infatti, una serie di ostacoli
fisici, come isole, istmi e promontori, deviano il vento riducendo di molto il fetch “efficace”. Così le tanto attese barre
di libeccio prima di lambire le coste del nordovest devono
relazionarsi con le Baleari, la Sardegna e la Corsica, per cui
il fetch effettivo, quello che effettivamente sta generando le
onde a riva, tende a ridursi di 1/3 e oltre. Ugualmente lo scirocco, prima di raggiungere gli spot tirrenici e adriatici sarà
stato influenzato dall’Isola d’Elba, dalla Sicilia, dalla Corsica e, in costa est, dal Montenegro e dal Canale d’Otranto.
I venti, inoltre, raramente soffiano dalla stessa direzione su
tutto il fetch disponibile. Il libeccio ad esempio è spesso associato ad una circolazione locale di maestrale dal Golfo del
Leone, che si dispone dai quadranti sudoccidentali solo al
largo della Provenza, riducendo dei 2/3 l’efficacia del fetch.
In questi casi il moto ondoso che surfiamo tra Livorno e la
Liguria non proviene da un’unica direzione, ma è il risultato
di diverse zone di propagazione che possono convergere o
sovrapporsi amplificando o smorzando la misura dei fran-
38 2010 SurfNews
genti a riva. Tutta questa “variabilità” nasce dal fatto che il
Mediterraneo è posto al centro di vari sistemi meteorologici
(anticiclone russo, clima atlantico e correnti africane) frequentemente in collisione tra di loro. Le perturbazioni, inoltre, tendono a ruotare in senso antiorario attorno a minimi
locali influenzati dall’orografia. Questi eventi hanno dimensioni ridotte (di qualche centinaio di chilometri) ma sono
in grado di influenzare schemi meteorologici ben più ampi,
compromettendo o amplificando la qualità e la misura delle
onde prodotte da grosse mareggiate. Non di rado un tratto di
costa può, infatti, risentire dell’effetto sinergico di più fetch.
Ma questo non è sempre un bene, visto che il moto ondoso
a riva risulterà sporco e a causa del limitato periodo faticherà a focalizzare su point e reef, risultando apprezzabile solo
lungo tratti di spiaggie esposte. Allo scadere del libeccio,
poi, la rotazione anticipata del flusso da grecale o tramontana comporterà la rapida formazione di un’onda secondaria
proveniente dai quadranti settentrionali, che si sovrappone al
precedente mare da sudovest creando fastidiose componenti
laterali sulla faccia dell’onda. Questa situazione di mareggiate conflittuali, facilita una rapida attenuazione del moto
ondoso, anticipando anche di 6-8 ore la bonaccia rispetto le
previsioni ufficiali.
Filippo Orso e il suo fin-free nose-pick a Varazze.
Foto di Enrico Di Cino
A sinistra: Alessandro Ponzanelli in hang-five a S. Marinella.
Foto di Enrico Di Cino
Questa schematizzazione evidenzia i principali fetch nel
Mediterraneo e le zone di sovrapposizione del moto ondoso.
2010 SurfNews 39
Federico Pilurzu in rail-grab overturn sulla destra di No Limits (Sardegna). Foto di Arianna Franzina
Federico Pilurzu sotto il lip di una pesante libecciata. Foto di Arianna Franzina
40 2010 SurfNews
Diego Cadeddu, una battuta di arresto tra gli impulsi occidentali. Foto di Arianna Franzina
SINOSSI, MESOSCALA E MICRO SWELL
È chiaro che prima di parlare di un “quando” i previsori italiani devono ben aver chiaro il “dove”. La previsione meteomarina richiede una conoscenza capillare del territorio.
In zone più aperte, come l’Europa Centrale o i vasti spazi
oceanici, al previsore basta analizzare un modello sinottico a larga scala. Le strutture meteorologiche mediterranee,
invece, sono caratterizzate da dimensioni spaziali e temporali ridotte. Una classica depressione, da noi, ha un diametro medio tra 400-600km, contro i 1.000-2.000km di quelle
atlantiche, e un tempo di vita attorno alle 24-36h, contro i
3-4 giorni delle circolazioni oceaniche. Inoltre da un’analisi
effettuata su 18 anni emerge che il 65% delle perturbazioni
mediterranee hanno un raggio inferiore a 500km. Noi previsori, quindi, siamo costretti ad usare una scala di per sè limitata (la mesoscala) che analizza cambiamenti in aree di circa
100km di raggio. E di sovente ci spingiamo a considerare
variabili locali nell’ordine dei 10km. Parliamo di particolari
“salti” o “giri di vento” legati alla presenza di golfi, isole,
capi o spartiacque di dimensioni tali da modificare il flusso
sinottico, alterando anche sensibilmente il moto ondoso. I
casi più eclatanti si verificano a fine inverno, inizio primavera e in autunno, quando le correnti polari o artiche, entrando
nel bacino, incontrano aria più calda di matrice africana e
innescano intensi sistemi convettivi. Il contrasto termico può
determinare circolazioni depressionarie anche molto intense con conseguenti alluvioni, nubifragi e mareggiate. In tale
contesto la stabilità della massa d’aria può giocare un ruolo
rilevante: una corrente instabile (ad esempio una corrente di
bora) avrà facilità a sollevarsi, superando più facilmente una
barriera naturale, con una conseguente intensificazione delle
precipitazioni, mentre una corrente stabile (un blocco di alta
pressione, ad esempio) faticherà a sollevarsi da terra e sarà
costretta ad aggirare gli ostavoli scegliendo vie alla base del
promontorio (vallate, canali ecc), causando l’intensificazione
delle velocità anemometriche ed una possibile modificazione della traiettoria. È il caso della tramontana “chiara” che
essendo legata ad una massa d’aria fredda e stabile presente
in Pianura Padana, scende a cascata in tutte le vallate liguri
e appenniniche non riuscendo a sorpassare i vallichi più alti.
Anche il maestrale il più frequente e instabile nel bacino, può
raggiungere intensità inaudite a causa di effetti di canalizzazione e di caduta. La stessa cosa avviene a Trieste con la bora
dove l’eccezionale intensità del vento può creare un metro
d’onda anche solo con poche decine di chilometri di fetch. In
questo marasma di venti anomali e di mareggiate “deviate”,
fortunatamente è possibile scorgere qualche costante.
EFFETTO ELBA
L’Isola d’Elba è posizionata al centro di un imbuto naturale formato dalla penisola italiana ad est e dalla Corsica ad
ovest. Questa posizione la rende un tipico esempio di lente
eolica. In presenza di un forte gradiente ovest-est, (6-8hPa
di differenza tra le coste della Toscana e Corsica occidenta-
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le), si verifica l’intensificazione del flusso convogliato dalle
Alpi Corse ad ovest e dagli Appennini Toscani ad est. Questo innesca un vistoso effetto di canalizzazione che interessa
l’isola d’Elba e le zone settentrionali del Tirreno. In questi
casi le previsioni possono prendere grosse cantonate, sia per
l’intensità del vento, che per la misura delle onde negli spot
esposti a SE, dalla Toscana meridionale (ad esempio Ansedonia) alla Liguria di levante. I massimi d’intensità, infatti, frequentemente si discostano di 10-15 nodi rispetto alle
aspettative per cui una previsione di vento forte (attorno a 20
nodi) si può trasformare in un avviso di burrasca (35 nodi),
con colpi di vento assai violenti e rafficati tra 40 e 45 nodi.
Lo scirocco, in questi casi, gode di un significativo rinforzo
del fetch da sud-sudest, che può produrre un moto ondoso
molto più alto del previsto, ma caratterizzato da un elevata
pendenza dell’onda (rapporto tra altezza e lunghezza). Questa situazione viene chiamata in gergo marinaro “colpo di
mare” in quanto è di breve durata (6-8 ore). La surfabilità
di questo tipo di mareggiata, a nord dell’Elba non è delle
migliori, in quanto i set si presentano irregolari, composti
da molte onde, influenzati nel loro perscorso dal flusso di
libeccio che arriva dalla Corsica occidentale. La costa a sud
dell’isola, invece, godrà di tutto il fetch utile senza risentire della componente sudoccidentale presente più a nord. Il
mare di libeccio, sfilando al largo della Corsica, può convergere sul centro del mar Ligure, incontrando le onde generate
dallo scirocco: tale situazione può generare a riva onde molto
ripide, come i muri d’acqua di 7-8m che hanno devastato nel
dicembre 2006 il porto di Savona.
La simulazione evidenzia l’effetto Venturi indotto dai forti venti di
scirocco. Notate anche un nucleo di mare agitato da libeccio in
risalita al largo della Corsica. Mappe Ecwam elaborate ARPAL
CAPO MELE
Questo caso di anomalia è invece legato al classico maestrale e si può verificare durante la formazione di un minimo
orografico sul Golfo del Leone/Baleari in risalita verso la
Corsica/Liguria. Tale struttura è caratterizzata da un fetch
potenzialmente molto esteso e da un gradiente SO-NE molto serrato (10hPa di differenza tra le coste nordafricane e la
Provenza). Questo percorso è segnato da diverse entità geografiche che causano vistosi effetti locali. La Corsica, con le
sue alte montagne, devia le correnti occidentali verso Nord
intensificandole e regalando onde dalla costa livornese fino
a tutto il Levante ligure. Le Bocche di Bonifacio, invece, incanalano il maestrale sparandolo, grazie all’effetto Venturi,
verso il Tirreno e le coste toscane e laziali.
42 2010 SurfNews
La mappa del 12 novembre 2010 evidenzia la swell di libeccio in
propagazione. Notate i picchi d’onda che interessano la Liguria,
la Toscana e, attraverso le Bocche di Bonifacio, le coste laziali.
Mappe Ecwam elaborate ARPAL –dati Centro Europeo
Eric Rebiere, rail-grab take-off su un impegnativo “slab” sardo. Foto di Antonio Muglia
IL MISTRAL AL SUD
Le configurazioni da maestrale che interessano il meridione tendono a manifestarsi in seguito a violente irruzioni di
aria polare caratterizate da un forte gradiente NO-SE su gran
parte del Mediterraneo Occidentale. Queste correnti intense sono ulteriormente rinforzate da effetti di convergenza
tra il maestrale e la tramontana che tendono a creare veri e
propri corridoi (o vene di vento) caratterizzati da intensità
eccezionali. Possiamo osservare un vistoso effetto Venturi
nelle Bocche di Bonifacio, simile al caso precedente, che si
spinge fino alle coste della bassa Toscana e del Lazio. Questa
conformazione barica, inoltre, tende a causare rinforzi del
vento sui canali di Sardegna e Sicilia per una convergenza
del flusso indotta dalla presenza della Sardegna prima, della
Penisola Tunisina e della Sicilia Occidentale poi. È evidente
un incremento del moto ondoso sul Golfo di Cagliari e sulle coste della Sicilia occidentale e meridionale che regalano
onde regolarizzate dal vento di terra.
IL CASO LEVANTE
Quest’ultima configurazione è chiaramente d’interesse per i
surfisti adriatici, colpiti da “carenza di fetch” anche più dei
loro colleghi tirrenici. Infatti, le correnti nordorientali sono
generalmente caratterizzate, con l’avvicinarsi del periodo
freddo, da un elevato gradiente NE-SO ma da uno spazio
marino limitato. Il raffreddamento stagionale dell’Europa
Orientale comporta la formazione di un anticiclone freddo
molto robusto (oltre 1025hPa) che raccoglie e “sputa” aria
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44 2010 SurfNews
Eric Rebiere in un solido giorno alla Marinedda. Foto di Antonio Muglia
A sinistra: Eric Rebiere termina la sua corsa con un reentry. Foto di Antonio Muglia
La simulazione evidenza gli effetti della bora in Adriatico e la forte
canalizzazione sul Canale d’Otranto. Notate anche un ‘effetto
maestrale’ sul Golfo del Leone, legato però a un gradiente più
nordorientale.
artica sull’Adriatico attraverso i Balcani. L’aria fredda (polare o artica) di origine continentale può penetrare in Mediterraneo attraverso diverse vie: ancora dalla Valle del Rodano
(con un maestrale scuro) o come bora o grecale sulle coste
adriatiche. In questo caso i venti nordorientali comportano
mareggiate via via più intense, procedendo dalla costa romagnola verso sud, poiché l’area di fetch tende a divenire
più ampia. È evidente un effetto locale di canalizzazione e
rinforzo dei venti e dell’onda, poco a sud del Gargano, che
comporta, soprattutto nella stagione più calda, periodi prolungati di vento da NE e moto ondoso sugli spot adriatici pugliesi. Interessante l’effetto locale di eccezionale rinforzo del
vento da nord sul Canale d’Otranto: in questo caso estremo
abbiamo burrasche violentissime da NNO che tagliano quasi
trasversalmente il gradiente barico NE-SO, infilandosi poi
direttamente nel Canale. Così il vento reale discosta di oltre
90° rispetto al vento atteso, mostrandoci ancora una volta
come in Mediterraneo la geografia giochi un ruolo dominante nel controllare e/o condizionare la meteorologia.
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Onde vuote e luce cristallina,
tutto il fascino della Nuova Zelanda
sagomato tra acqua e pietra
Strade Senza Fine
L’inverno di Te Wai Pounamu,
l’isola meridionale della Nuova Zelanda,
attraverso la lente di Chris Burkard
Le vibrazioni della casa mi svegliano nel mezzo della notte.
Fuori è ancora buio ma questo continuo tremore mi impedisce
di prendere sonno. Anche i miei compagni sono nella stessa
situazione. «Senti i muri tremare?» chiede Peter Devries a Jesse
Hines «sì, sembra che la mareggiata sia arrivata!». Le onde
sbattono sulla diga foranea del porto, sparando pinnacoli di
schiuma dieci metri verso il cielo. Durante la notte le banchine più
esposte sono state sventrate dai colpi d’ariete delle onde anomale.
Raduniamo l’attrezzatura e partiamo per la punta meridionale
dell’isola, sperando di arrivare in spiaggia prima dell’alba.
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Peter Devries, frontside grab a South Island
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Peter Devries: con l’acqua a 5°C
il primo bagno del giorno
mette sempre pensieri
Perfezione e desolazione lungo la costa meridionale
I
l giorno prima ho a lungo spiato dai finestrini del
volo Air NZ in avvicinamento a Christchurch.
L’aereo si è tenuto a bassa quota, dando il fianco
alla costa orientale di South Island e regalando un prologo mozzafiato al nostro surf-trip. Dall’alto si vedono
chiaramente le due placche tettoniche che convergono,
creando una catena montuosa che si alza dall’oceano
come un drago inferocito. Tra le sue fauci aperte si
vedono vallate costellate di fattorie nella quieta baia
di Nelson. Sopra di noi un manto di nuvole bianche
fuggono il sopraggiungere del sole. Mike Losness intravede un triangolo di schiuma bianca alla foce di un
fiume. Da qui tutte le baie sembrano avere onde perfette ma i tesori della costa meridionale non saranno
per nulla facili da conquistare. Il break intravisto da
Mike, ad esempio, si rivelerà un bidone. La mareg-
giata è ancora troppo piccola e quel triangolo bianco
è generato da onde di appena 50cm. Ma le previsioni
confortanti e centinaia di chilometri di costa esposta
tra Timaru, Dunedin e Invercargill, rendono questa
prima cantonata più accettabile. Partiamo per il sud seguendo strade ad una sola corsia. Il segnale della rete
cellulare sparisce poco dopo la partenza. D’inverno le
strade sono deserte, specialmente quelle in terra battuta che conducono alla costa. Ne seguiamo una fino
ad un point sinistro, esposto e selvaggio. All’arrivo
troviamo inquietanti muri d’acqua che si infrangono
contro scogliere laviche nere, ricoperte di kelp. Un set
rompe sul reef esterno e sfila largo, spazzando il point
con una striscia di schiuma bianca. Picchi anomali
attraversano la baia come cavalli impazziti. «Guarda
quella casa!» Losness indica una costruzione a metà
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Un angolo di luce nel cupo inverno australe
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Movimenti d’acqua
di diversa natura
senza intrusione antropica
Jesse Hines ai piedi della faglia tettonica
della penisola. La sua vista rivela le vere dimensioni
delle onde: anche quelle piccole sono alte più di lei.
La tempesta che stiamo rincorrendo è nata in quella
fucina di perturbazioni chiamata Corrente Polare Antartica. I venti da ovest, infatti, alimentano un flusso
che sposta 125 milioni di metri cubi d’acqua al secondo, la corrente oceanica più potente del pianeta. E non
c’è da stupirsi se queste latitudini hanno soprannomi
inquietanti tra i lupi di mare come i “ruggenti 40”,
i “furiosi 50” e i “tremendi 60”. In questa catena di
montaggio per basse pressioni, il vento e il mare spingono onde mostruose verso nord, destinate a finire la
loro corsa su questi fondali rocciosi. L’Antartide è la
prima terra che incontreremmo se puntassimo ancora
più a sud. Una parte della corrente artica segue le mareggiate verso nord, facendo scendere la temperatura
dell’acqua fino a 5C°. Serve un break riparato. Troviamo una spiaggia parzialmente risparmiata dalla furia
oceanica. Alla fine della baia una montagna alta 150
metri domina il panorama come una fortezza medievale. Le raffiche da terra trasformano il caos in onde
scavate. Nessun essere umano in vista, solo un camper
abbandonato. Spacchettiamo calzari, guanti e mute da
5mm. Devries è il primo ad infilarsi in un tubo: il lip
forma un arco perfetto attorno alla sua figura prima
di esplodere in mille cristalli liquidi. Losness e Hines
lo raggiungono in mare, infilandosi in caverne senza
uscita ma atterrando coreografiche manovre aeree sullo sfondo di maestose rocce scure. Dopo un paio d’ore
Mike esce dall’acqua estasiato, si toglie il cappuccio
e commenta: «questo è uno dei beach-break più divertenti del pianeta!». Ma qualcun’altro sta camminando
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Mike Losness elettrizzato
dalla sezione ripida
e per nulla appesantito
dal neoprene
Mike Losness, full-speed power snap
su questa stessa spiaggia. I nostri sentieri si incrociano
mentre torniamo verso il furgone. Sean, questo è il suo
nome, ha una folta barba argentata, porta un cappellaccio scuro e stivali di gomma infangati. Nonostante
l’aspetto agreste, Sean non è un farmer ma un fotografo che ha scelto un’esistenza nomade. Tutti i giorni
guarda e fotografa i pinguini impegnati nella pesca.
Ci invita nella sua casa mobile: una striscia di bandiere da preghiera nepalesi taglia in due l’ambiente.
Ai muri ha appeso foto di famiglia, scattate negli anni
’70. «Mia moglie è su al nord anche se preferirebbe rimanere qui» spiega «da quando sono rimasto solo mi
trattengo nello stesso posto solo per un mese, poi mi
sposto. Ci sono tanti angoli magici da queste parti, la
strada non ha mai fine». Lasciamo questo enigmatico
personaggio e la sua spiaggia e ci addentriamo nella
foresta. La vegetazione è densissima e ci copre con
una coltre di umido silenzio. Ci perdiamo in un dedalo
di strade buie, un labirinto di tunnel scavati attraverso
rami, erba e fogliame. Girato un angolo troviamo il
macchinario che fisicamente scolpisce queste gallerie:
un enorme escavatore collegato ad una lama di quattro
metri. Il macchinario periodicamente pulisce i tunnel
esistenti e ne crea di nuovi, ma ad avere l’ultima parola, qui, è sempre la natura, capace di vanificare il
lavoro della lama in pochi giorni. Torniamo a vedere
la luce del sole in prossimità della costa. Promontori,
laghi, spiagge e cascate di colpo mi sembrano incredibilmente colorati. Le onde sono piccole e la marea
sta crescendo, così decidiamo di controllare uno spot
notato il primo giorno. Una destra rompe all’imboccatura della baietta, spazzata da un gelido vento da
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Il canadese Peter Devries a suo agio nel freddo neozelandese
Questa strada finisce qui
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Un momento di relax o forse una presa di posizione
terra. Le onde più grosse sono franose nel take-off ma
appena sbattono sulla secca interna crescono in altezza e rompono in sinuosi tubi rotondi. Un arcobaleno
circonda questa scena idilliaca e noi ci buttiamo in
mare. Hines e Losness letteralmente distruggono le
onde, facendo a gara a chi alza gli spruzzi più alti durante le manovre. Devries, invece, si concentra sulla
sezione di double-up. In un’onda prende addirittura
due tubi, il secondo dei quali gli spezza la tavola in
due. Quando un aggressivo leone di mare si unisce a
noi sul line-up, latrando a tutta voce, capiamo che è
ora di cambiare area. Di notte accendiamo un fuoco
per scaldarci e per asciugare tutto il neoprene necessario a surfare tra questo gelo. Di giorno ci perdiamo tra
paesaggi incredibili, più densamente popolati da onde
perfette che da esseri umani. Ultimo obiettivo del
viaggio è quello di surfare un’onda vista in fotografia,
un “bluff “corto e violento che però non riusciamo a
individuare. D’improvviso una densa nebbia cala su
di noi interrompendo le ricerche. Il mare sparisce e
noi ci fermiamo in un caffè sulla strada dove incontriamo un surfista. Tra un hamburger di carne locale
e un piatto di insalata chiediamo informazioni sugli
spot dell’area. Dopo averci squadrato da testa a piedi
ci racconta la strana storia di un surfista, abbandonato
da un vascello in una baia più a sud. Avrebbe surfato
per sei mesi un point da favola senza mai incontrare
anima viva, vivendo di pesca in una grotta. Il surfista
è chiaramente geloso dei suoi segreti e tenta di sviare
la nostra ricerca ma Losness gli mostra la foto dell’onda che stiamo cercando. «Sai dirci dov’è questa?»
gli chiede con fare innocente. La foto mostra un picco
perfettamente simmetrico, verde e liscio, sul punto di
esplodere a pochi metri da riva. Il locale la valuta per
qualche secondo, poi guarda Mike di sbieco e gli dice
«potrebbe essere ovunque!».
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Testo e immagini di Nathan Myers
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Sopra: Dave Rastovich durante la magica session Indiana che chiude il film
A sinistra: Dan Malloy alle prese col diario di bordo in Islanda
T
imes Square, New York. Taylor Steele e Dan Malloy
sono in ritardo per l’intervista. Entrano nel grattacielo
dell’emittente radiofonica ma rimangono pietrificati
di fronte ad un globo enorme: un mappamondo rotante grande quanto una casa piazzato al centro della hall. La trasmissione inizia fra tre minuti, poi li aspettano l’allestimento di
una galleria fotografica a Soho, e gli ultimi ritocchi al montaggio di Castles in the Sky, che proprio questa sera verrà
proiettato in anteprima mondiale. Ma i piani di lavoro fatti in
California non sempre funzionano a New York. Faccio due
passi indietro e scatto qualche foto a loro due in contemplazione: Taylor traccia mareggiate immaginarie attraverso
il Mediterraneo, Dan punta l’indice verso il Circolo Polare
Artico. Taylor scuote la testa e indica l’Antartide. Non voglio neanche sentire quello che si stanno dicendo. Libano
o Antartide che sia, questi due prendono seriamente le loro
visioni esplorative. E so bene che le mie chance di unirmi a
loro sono più alte se non conosco il mio destino. Una grossa mano nera si appoggia sulla mia spalla: «no foto qui». È
l’addetto alla sicurezza: «No problem» rispondo, poi mi sposto dall’altra parte della hall e continuo a scattare. “No photo
here”. Me lo hanno detto mille volte negli ultimi tre anni, a
Machu Picchu, fuori dal Taj Mahal e anche in mezzo al Sahara, ma ho imparato a portar rispetto e, se serve, a non ascoltare. Dimenticati quello che hai imparato a scuola, il viaggio
è l’unica fonte di conoscenza. Porta rispetto, prova tutto e
viaggia leggero: le persone più intelligenti che conosco non
sono mai andate all’università. Taylor è uno di questi: ha iniziato a viaggiare poco dopo le superiori e non si è ancora fermato. Seguirlo nelle sue ultime avventure è stato una scuola
di vita per me. «Non farti prendere dal panico, c’è sempre
una via di fuga, e quando pensi di essere andato abbastanza
lontano spingiti ancora un po’ oltre» questo mi ha insegnato la produzione Castles in the Sky, un film che travalica il
concetto di surf-movie. Prima di ogni viaggio abbiamo fatto
ricerche meticolose. Vietnam, Islanda, Perù, Africa e India,
abbiamo segnato sulla mappa tutti i possibili point e contattato i locali, poi all’arrivo i programmi si sono squagliati
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Sopra: Dane Reynolds in una versione polare di Rincon
In alto a sinistra: Cristobal de Col è il surfista più promettente tra le nuove leve Peruviane
In basso a sinistra: Taylor Steele al lavoro in India. Sullo sfondo Dave Rastovich
come neve al sole. E non parlatemi di piani alternativi! Nessuno apre nuove vie senza sporcarsi le mani, senza mettersi
in discussione in prima persona. Il primo passo, la partenza,
è stato il più difficile, i rimanenti tre anni sono stati una lunga
ed inesorabile caduta, destinata a terminare proprio oggi qui
a New York. La presentatrice dello show radiofonico ci viene
incontro. Ha tette finte e pantaloni attillati. «Chi di voi è il
famoso surfista?» chiede spudorata. Dan abbassa lo sguardo,
Taylor lo indica. «Siamo in ritardo» dice, «non abbiamo tempo per leggere le domande prima di andare in onda». «Forse
è meglio così» risponde il regista «almeno sembreranno più
interessanti». La bambolina rifatta non capisce, Dan e Taylor
hanno ancora gli occhi fissi sul globo.
«Sono le quattro del mattino in India», Taylor guarda nella
telecamera e commenta in diretta col sangue che gli cola dalla fronte «la macchina è appena andata fuori strada, siamo
nella merda». Le strade meno battute sono deserte per qualche buon motivo! Di automobili ne abbiamo distrutte più di
una in questo progetto e, per assurdo, si sono rotte mentre
tentavamo di raccontare il lato “romantico” del viaggio. Abbiamo perso decine di aerei e pagato somme esorbitanti per i
bagagli in eccesso. Lasciate che ve lo dica: il mondo è un posto difficile. Mentre sei “sul campo” e trascini trepiedi e sacche delle tavole da un’aeroporto deserto a una stazione dei
bus dismessa, ti senti come all’interno di una roulette russa.
Un momento di esitazione, un piccolo errore, può vanificare
anche il migliore dei programmi. Il lato più divertente del
viaggio è la narrazione: quando sei a casa e mostri le foto ai
tuoi amici raccontando storie. Taylor ha imparato a filmare
tra le onde di casa, a San Diego e ha iniziato da subito a viaggiare assieme a Rob, Dorian e Kelly. Il suo stile di montaggio
nei primi anni ‘90, un abbinamento tra manovre moderne e
musica punk-rock, ha dato vita ad un vero e proprio genere.
Momentum, The Show, Good Times: ogni film serviva a produrre il successivo. E appena la massa si è buttata a capofitto
nel genere, Taylor ha spostato il fulcro della sua attenzione
producendo qualcosa di completamente diverso come le se-
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Rasta esplora il mercato su una bicicletta affittata
rie Drive Thru e Sipping Jetstreams. Sipping ha attualizzato
il modulo narrativo di Endless Summer, portandolo a contatto con location nuove ed “estreme”, come Hong Kong, Cuba
e Italia. Le sue ultime produzioni sono state decisamente
cross-over: The Drifter esplora la caleidoscopica cultura indonesiana attraverso gli occhi del suo amico Rob Machado.
Film come Stranger than Fiction, e Modern Collective, invece, hanno immortalato le manovre più estreme nel panorama
short-board, aprendo la strada al format DIY (do it yourself)
di Innersection. «Quando ho iniziato a produrre film di surf»
mi confessa «non credevo di resistere così a lungo. Pensavo
di farne due, tre al massimo. E trovo incredibile essere ancora qui oggi, a fare la stessa cosa».
Castles apre con un prologo di 10 tragici minuti. Taylor che
sanguina in India, la macchina che scivola sul ghiaccio in
Islanda, apparecchiature distrutte, surfisti persi per gli aeroporti di mezzo mondo: tutte le disavventure del progetto
sbattute in faccia allo spettatore come una cruda confessione.
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In tutti i film di Taylor la sezione finale è riservata al surfista
con le manovre migliori. Questa volta, però, ad aggiudicarsela è stato chi ha sofferto più di tutti. A tre giorni dal nostro arrivo in India, infatti, entrambi gli atleti convocati erano KO.
Kalani Rob era seriamente malato e Mitch Coleburn aveva
fatto perdere le sue tracce. È stato Dave Rastovich a salvare il
trip, sopportando alcune delle condizioni di viaggio più dure
della sua carriera pur di portare a termine la missione. Questo
gli ha fruttato la tanto ambita chiusura del film. Rasta esce
dal tubo a velocità altissima, pompa pesantemente, tiene una
linea alta, quasi innaturale, poi si infila attraverso gli enormi
piloni di un molo deserto e semidistrutto. Guardando la scena da casa servono almeno tre o quattro “rewind” per capire
quanto folle sia il suo gesto. Dal mio angolo alla base del
molo ero convinto sarebbe morto sbattendo contro i piloni!
Le variabili da calcolare sono molte: l’onda passa tubando a
pochi centimetri dal tetto della struttura, e una corrente corre
parallela lungo il lato di entrata, per non parlare del reef che è
praticamente scoperto. Nessuno ci aveva mai provato prima.
Uno “slab” islandese mai surfato prima
Da solo in mare, onde perfette in India, i locali che urlano da
sopra: capisco subito che Rasta sta scrivendo la storia. L’onda artica in Islanda, le spiagge del Vientam e anche questo
molo solitario in India: tutte le migliori session di Castles
sono state filmate in onde splendide mai apparse prima in
video. E lo stesso la parte più difficile del progetto non è
stata quella relativa al surf. È più facile far entare in mare un
surfista durante una tormenta di neve che trascinarlo a vedere templi e musei, per le immancabili session di life-style.
Machu Picchu, Taj Mahal, gli slum Sudafricani e i geyser
artici: coordinare i pro, farli lasciare la spiaggia e le camere
di hotel, ha richiesto una dose enorme di masochismo.
Le luci si accendono nel teatro. Il film è finito e Taylor sorride, è sopravvissuto anche a questa avventura, ora manca
solo la classica conferenza stampa. Dalle file più arretrate
una mano si alza «mi è piaciuto il materiale sul surf» dice
una signora con tono saccente «ma sono dubbiosa sul valore
culturale del resto. Alla fine siete solo dei bianchi ricchi, che
approfittano dei poveri nativi per fare un film». Prima che
Taylor inizi a risponderle un surfista indiano si alza e racconta che, proprio grazie all’incontro con Taylor, ha riscoperto il
piacere di viaggiare in India. Taylor cerca di mettere a fuoco
chi sia a parlare, poi risponde: «penso che il viaggio avvicini
le persone. Ogni volta che parto la mia destinazione finale è
sempre la stessa: casa mia. Ma ogni volta che torno a casa mi
accorgo di essere cambiato grazie alle esperienze che ho vissuto e alle persone che ho incontrato. E forse a cambiare non
sono solo io, ma anche loro». La platea esulta e applaude. Il
teatro si vuota nella notte newyorkese, lungo la strada una
band di mariachi scalda gli strumenti. Di colpo sono le tre di
mattina in questo scuro bagno di folla, siamo in un bar. Taylor
arriva con un sombrero in testa, due tequila e un margarita
in mano. È il cinque di maggio, giorno dell’indipendenza del
Messico e tutti stanno festeggiando. Passa i drink a Dion Angius e Dan Malloy. Brindano alla fine del viaggio, come se
esistesse veramente una fine. «Ho speso tutto il budget del
prossimo film in quel giro di drink!» dice Taylor ridendo «e
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Sopra: La magia di Machu Picchu ripaga la lunga camminata
In alto a sinistra: Peter Mendia accarezza le rocce di Punta Lobos
In basso a sinistra: Taylor sceglie la RED-camera per riprendere questo affollato mercato
il prossimo lo paghi tu!». New York ha prezzi inavvicinabili,
Dion vive qui da poco e lo sa bene. Sopravvive facendosi
pagare da bere dalle modelle. Un artista surfista all’ultima
moda ha successo in ambienti di questo tipo. Il viaggio con
lui in Vietnam risale a tre anni fa. Da allora Dion ha cambiato città cinque volte, e recitato per Modern Collective e
Innersection. Il suo blog, assieme a quello di Dane Reynolds,
è tra i più seguiti in rete. «Castles è diverso dagli altri film
a cui ho partecipato» racconta «parla di qualcosa più ampio
del surf, parla dell’amore per il viaggio e per le onde, e non
capisci dove finisca uno e cominci l’altro». Una cameriera
vestita da amazzone sexy gli porta uno strawberry daiquiri
e Dion scompare con lei nella notte della Grande Mela. Dan
Malloy, invece, non è per nulla dandy, anzi, assomiglia più a
un cowboy. Ai dandy non piace il freddo mentre Dan non ha
problemi a cambiarsi all’aperto sulla banchisa polare innevata. In Islanda l’ho visto nuotare verso quest’onda enorme,
gelida e mai surfata prima. Mancava pochissimo al tramonto
ed ero sicuro sarebbe sparito per sempre, inghiottito dal-
l’oceano scuro. Non stavamo neanche filmando ma Dan è
andato semplicemente a vedere lo spot di persona, a surfarlo
per pura curiosità. Castles, come avrete capito, racconta una
serie di pazzie portate a termine da una banda di maniaci
dello shock culturale, a proprio agio anche in una selva di
zombie come New York. «Questa città è così carismatica»
commenta Taylor, «mi piacerebbe venirci a vivere». Al momento la famiglia Steele abita a Bali ma non resta mai troppo a lungo nello stesso posto vista la professione di Taylor.
Intanto a Times Square il mappamondo gigante ha rotto i
cardini e rotola lungo le strade schiacciando i nottambuli,
fuori dai bar coi loro Martini in mano e la sigaretta accesa.
Ci sta per raggiungere, poi, di colpo è l’alba, e io ho perso il
mio volo bevendo assieme alla crew, in pieno stile Castles.
«Le destinazioni per il prossimo film dovranno essere estreme. Antartide, Libano e, non so, c’è il mare in Afganistan?!»
«Afganistan?! Le prossime destinazioni?!» rispondo io. «Si,
tenetevi pronti a partire presto» risponde Taylor «ho sempre
pensato a Sipping come ad una trilogia».
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NEWS
KELLY SLATER VINCE IL 10° TITOLO MONDIALE
AL RIP CURL PRO SEARCH PUERTO RICO
6 novembre 2010, Puerto Rico - Kelly Slater, atleta simbolo di Quiksilver, ha segnato la storia del surf conquistando il suo decimo titolo
mondiale sulla spiaggia di Porta del Sol a Puerto Rico, andando poi a
vincere il Rip Curl Pro Search, mostrando al pubblico la più avvincente
e appassionante performance a cui il mondo sportivo abbia mai assistito. Kelly è il primo surfer al mondo ad ottenere l’incredibile risultato
di 10 titoli mondiali, un obiettivo raggiunto in 20 incredibili anni di
carriera durante i quali ha letteralmente dominato, sbaragliando nuove leve e vecchie glorie del surf. La storica sfida ha visto Kelly gareggiare e vincere nei quarti di finale del Rip Curl Pro Search Puerto Rico
contro Adriano De Souza. Slater ha totalizzato abbastanza punti per
distaccare Jordy Smith, l’altro pretendente e accaparrarsi così il titolo
2010, culminando uno sforzo durato 20 anni. Nella finale dell’evento,
Slater è riuscito ad ottenere un incredibile 18.77 su un massimo di
20, conquistando il suo secondo Perfect 10, e dando un incredibile dimostrazione della sua superiorità anche nelle proibitive condizioni del
pomeriggio. “Mi sento sollevato, è stato il titolo piu stressante da ottenere tra quelli che ho vinto” ha detto Slater “e poi, alla mia età la gente mi dice ‘lascia perdere’. I ragazzi più giovani diventano sempre più
forti ed è una sfida riuscire a credere in se stessi piuttosto che a quello
che dicono gli altri. So quanto J, D, M, T e tutti gli altri siano bravi, è
come se fosse una maratona, capisci? Non si tratta di una manovra, un
onda o un contest. Questa competizione dura tutto l’ anno, io ho imparato a concentrarmi e alla fine tutto torna, sono molto sollevato.”“Il
decimo titolo mondiale di Kelly sarà ricordato come uno dei momenti
più importanti nella storia del surf.” ha dichiarato Bob McKnight, CEO
di Quiksilver. “Siamo orgogliosi e onorati di essere stati testimoni di un tale evento, e di aver
supportato e sostenuto il nostro atleta simbolo
durante tutta la sua incredibile carriera professionale. Congratulazioni Kelly!”
Kelly ha vinto i suoi 9 precedenti Titoli Mondiali
nel 1992, 1994, 1995, 1996, 1997, 1998, 2005,
2006 e 2008. La sua carriera include anche 45
vittorie WCT, oltre a due medaglie d’oro agli
ESPN X Games.
Per altre info:
quiksilver.com - aspworldtour.com
UN APPELLO DA SURFNEWS
AI SUOI DISTRIBUTORI
Dal 1 aprile 2010 sono state soppresse le tariffe agevolate per l’editoria. Le riviste devono ora far fronte ad un rincaro nelle spese di spedizione del 700%.
Questo, assieme alla crescente richiesta da parte dei nuovi abbonati, ci ha
imposto di ridurre le copie cedute gratuitamente. Le copie che possiamo
REGALARE, al momento, sono 5 per punto di diffusione. Ai negozi che intendono ricevere 5, 10 o 15 copie aggiuntive chiediamo un piccolo contributo
economico. I negozi SUPPORTER sono elencati in un’apposita sezione in ogni
uscita del magazine.
Il form per diventare SUPPORTER di SurfNews lo trovate nella pagina qui
affianco oppure su www.surfnews.com/distributori.aspx
DISTRIBUTORI SOSTENITORI di SurfNews
BROKEN BONES di Antonio Causi - Via 9 Giugno, 31 - Monfalcone (GO) - tel. 0481 795030
BROTHERS SURF SHOP E SURF SCHOOL - Via Rimembranza 14 Levanto (SP) - tel. 0187 809044
DR.ANK - Via del Nugolaio 34 - Navacchio, Cascina (PI) - tel. 347 1660850 - info@dranksurf.com
DROP OUT SURFSHOP - Via Cima 12 - Iglesias (CI) - giastof@yahoo.it
EAST WIND di Calzavara Roberto - Piazza Rosa dei Venti 15 - Lignano Sabbiadoro (UD) - tel. 0431 427581
FEROCI SURF SHOP - Largo Saturno, 3 - Marina di San Nicola, Ladispoli (RM) - tel. 06 99270435
NATUREZA SURF SHOP di Fantoni Gabriele - Via Mancini 47 - Deiva Marina (SP) - tel. 0187 815062
PIKE SURF SHOP C/O KURSAAL - Lungomare Lutazio Catullo 42 - Ostia Lido Roma (RM) - tel. 340 0578820
SURF ACTIVITY - Via Diaz 55 - Genova (GE) - tel. 0103742548 - info@surfactivity.net
SURFING SHOP di Cimatti - Rotonda Cadorna 9 - Milano Marittima (RA) - tel. 0544 995187
SURF CAMP TOURS - info@surfcamp.it - tel. 011 5531122
NEWS
I 40 ANNI DI HOT BUTTERED
Hot Buttered compie 40 anni. Ma la storia di questo marchio travalica
l’aspetto commerciale sfociando nella storia e nella leggenda. È Terry Fitzgerald, “the Sultans of Speed”, che nel 1971, nel garage di casa nei sobborghi
di Brookvale in Australia, cominciò a creare tavole da surf con il marchio Hot
Buttered. All’età di 16 anni Terry comincia a lavorare per Shane Surfboards,
che in quegli anni seguiva i migliori professionisti. Il nome di Terry presto
acquista notorietà e si fa apprezzare non solo in Australia ma anche e soprattutto sulla North Shore di Oahu, dove è rispettato per il suo coraggio e per le
sue manovre progressive. Nella sua evoluzione, Terry non prende la strada seguita dalla maggioranza degli australiani. Ha cose importanti di cui prendersi
cura, deve sviluppare le sue tavole da surf al massimo livello, senza margine
di errore e senza compromessi. Una volta sistematosi sulla North Shore, Terry
riesce ad entrare in contatto con surfisti e shaper del calibro di Gerry Lopez,
Reno Abeliera, Dick Brewer, Owl Chapman e Sam Hawk, probabilmente l’unico australiano che è riuscito a far parte di una compagnia così illustre. Nelle
stagioni invernali del dicembre 1971-73 ha letteralmente spinto il livello tecnico sulla North Shore confermandosi come uno dei migliori surfers di ogni
tempo a Sunset, Rocky Point e Pipe. Ma il suo coinvolgimento va ben oltre
le gare. Fitzgerald fu uno dei primi surfisti a esplorare l’Indonesia. Andò a
Grajagan nel 1973 con Gerry Lopez e a Sumbawa negli anni ‘80. Il suo stile a
Jeffreys Bay, Sud Africa, nel 1977 ha indotto il giornalista Phil Jarratt a dargli
il soprannome “sultan of speed”. Terry è un bravissimo artigiano e uno shaper precisissimo, molto risoluto e intransigente. Il design delle sue tavole è
rimasto nella storia anche grazie al lavoro di Martin Worthington, e del suo
aerografo a spruzzo con cui illustrava delfini che saltavano su tramonti psi-
chedelici. Dai primi anni ‘80, in anticipo su tutti, Hot Buttered viene esportato
in Inghilterra, Stati Uniti, Giappone e Polinesia. Oggi, nonostante varie vicissitudini famigliari, Terry è ancora un grande appassionato di surf, ma pratica
anche il rugby e il golf. Hot Buttered oggi è un brand conosciuto in tutto il
mondo, con sedi in Australia, Brasile, Italia, Sud Africa, Stati Uniti e Giappone.
In Italia le tavole Hot Buttered sono distribuite dalla Fashion Team 62 Srl, che
si avvale del supporto tecnico e della rete distributiva della Sportfun di Stefano Gigli. Fashion Team 62, che ha sede a Roma, è anche licenziataria esclusiva
per l’Italia e l’Europa della linea di abbigliamento Hot Buttered.
Per info: Fashion Team 62
www.hotbuttered.it
info@hotbuttered.it
tel: 06.9291 8624
NEWS
D’AMICO E VITALE CAMPIONI ITALIANI
I surfer del Team Quiksilver fanno incetta di risultati al PROTEST Banzai Pro
2010, ultima tappa del Campionato Surfing Italia, in onde lisce di oltre un metro. In una giornata di sole e onde di 1 metro e mezzo, Roberto D’Amico ha vinto la gara e conquistato il suo primo titolo nella categoria maggiore. Valentina
Vitale, vincitrice nella finale girl, si è confermata Campionessa Italiana. Ottima
prestazione anche per gli atleti Alessandro Piu, terzo classificato nella finale
men, e per Filippo Orso e Simone Simi, premiati per l’Expression Session. Best
Wave per il laziale Alessandro Clinco. Alessandro Piu in finale ha surfato una
delle più belle onde del contest, ma purtroppo gli è mancata la 2° onda per
accumulare il punteggio necessario e quindi ha visto sfumare la possibilità di
vincere il contest, e di conseguenza anche il titolo italiano.
FINALE MEN
1° Roberto D’Amico
2° Lorenzo Castagna
3° Alessandro Piu
4° Edoardo Bianchi
FINALE GIRL
1° Valentina Vitale
2° Greta Dalle Lucche
3° Giulia Ramoni
4° Alessandra Ballestrieri
Best SPY Trick
Alessandro Clinco
Best Monster Aerial
Alessandro Piu (air reverse)
Expression Session
ex equo
Filippo Orso e Simone Simi
Classifica TOP 44 del 2010:
1 D’amico Roberto
2 Simi Simone
3 Piu Alessandro
4 Demartini Alessandro
5 Scalas Alessandro
6 Clinco Alessandro
6 Onofri Alessandro
Alessandro Piu - foto Chiara Murenu
Il podio maschile - foto Chiara Murenu
NEWS
ADDIO AD ANDY IRONS
2 Novembre ’10. Andy Irons è deceduto oggi tornando a Kauai (Hawaii) da
Puerto Rico per complicazioni relative ad una malattia. «Con la morte di Andy
il mondo del surf ha subito una perdita incredibile» ha dichiarato la famiglia
in un comunicato ufficiale, «Andy era un marito amorevole ed un vero campione.». Irons si era ritirato dalla gara di Puerto Rico e stava pernottando a
Dallas, in attesa del volo. La famiglia ringrazia gli amici e i fans per il supporto
ma chiede alla comunità di rispettare la sua privacy evitando di disturbarli in
un momento di profondo dolore. L’hawaiiano era parte del World Tour dal ’98
ed aveva collezionato 20 vittorie in eventi ASP, quattro trofei Triple Crown e
tre titoli mondiali consecutivi con i quali ha dimostrato il suo incredibile stile
e la sua estrema versatilità. L’Associazione dei Surfisti Professionisti (ASP) si
unisce alla famiglia nel dolore. aspworldtour.com
MONSTER ENERGY EARN TOUR STRIPES
Londra, 16 novembre 2010. Monster Energy annuncia il lancio di
un nuovo episodio di earn Your Stripes, girato tra le onde di Hossegor. Protagonisti sono i surfisti Marc Lacomare e Benjamin Sanchis.
I due prendono sotto la propria ala la nuova recluta William Aliotti
e lo introducono al fantastico mondo del Monster Army, tra surf,
feste e molto altro. Il progetto Earn Your Stripes riunisce praticanti
da tutti gli sport. I professionisti di Monster a livello mondiale, alias
‘The Generals’, si confrontano con le nuove reclute per testare le loro
capacità atletiche durante il giorno e di sopravvivenza ai party della
notte. Ogni partecipante guadagna le “Stripes” cioè i gradi, in base
alle performance. Non perderti quindi il primo episodio girato a Ibiza
e guarda l’ultimo film “Earn Your Stripes” e il making-of su monsterarmy.com. Rimanete connessi per il lancio della prossima uscita,
BMX a Berlino con Harry Main e Pat Guimez
Guarda e scarica i video a questi link:
Earn Your Stripes Ibiza:
http://www.youtube.com/watch?v=s7gWnkJuJKA
Earn Your Stripes Hossegor:
http://www.youtube.com/watch?v=ScOPlXqc5bE
info: monsterarmy.com - marco@kaoseurope.com
TEL. +44 (0)207 226 8787
PAULINE ADO E TYLER WRIGHT:
LE NUOVE ATLETE RIP CURL 2011
E’ stato un fine stagione a dir poco strepitoso! Quarto titolo mondiale
per Stephanie Gilmore, ora alla guida del 2010 Triple Crown alle Hawaii con la vittoria del Cholos Hawaiian Pro. Anche Pauline Ado e Tyler
Wright si sono qualificate per il Women World Tour 2011! Per Pauline
la tensione è stata altissima fino alla fine della gara, dopo aver perso il
primo match contro Stéphanie e Tyler non restava che fare i conti con
la classifica! Pauline era in quinta posizione prima di venire alle Hawaii
ma nell’ultima gara Coco Ho e Jacqueline Silva l’avevano spodestata
facendola scendere in settima posizione. Solo le prime sei in classifica
entrano di diritto all’ ASP ma Sally Fitzgibbons e Coco Ho (entrambe
davanti a lei in classifica)
si sarebbero qualificate
attraverso il WT lasciando
due posti liberi. Non rimaneva che resistere tra le
prime 8 posizioni. C’erano
5 ragazze da sfidare per
entrare nel WT 2011: Cannelle Bulard, Sage Erickson, Alana Blanchard,
Nicola Atherton and Felicity Palmateer. Per riuscire nell’impresa Cannelle, Sage e Alana avrebbero dovuto ottenere un secondo posto mentre Nicola e Felicity avrebbe dovuto vincere. Tra loro solo Alana è andata
in finale finendo con un terzo posto ex equo. Tyler, appena 17enne, si
è classificata terza guadagnando la partecipazione al ASP World Tour
2011con Pauline! info: ripcurl.com
NEWS
quiksilver SCAVI BODYBOARD CHALLENGE
Marina di San Nicola - Si è svolta lunedì 27 settembre a Marina di San
Nicola la prima tappa del campionto nazionale di bodyboard SURFING
ITALIA. Ad organizzare la competizione il METAMORFOSI SURF CLUB e
ASSOVELICA LADISPOLI, straordinario il patrocinio del Main Sponsor Quiksilver che per la prima volta in Italia sponsorizza una gara di Bodyboard.
Ci si aspettava poco vento e la condizione perfetta per accendere la lunga destra degli Scavi, ma purtroppo il vento sfiorava i 20 nodi. Il forte
libeccio ha creato una forte corrente che ha messo a dura prova gli atleti,
nessuno di loro tuttavia si è lasciato intimorire e le heat si sono succedute
una dopo l’altra senza esclusione di colpi. La presenza di atleti del calibro
di Davide Danti e Genesio Ludovisi ha garantito lo spettacolo dando filo
da torcere a tutti i concorrenti che si sono difesi benissimo heat dopo
heat. Il pubblico ha goduto dello spettacolo rimanendo a bocca aperta
quando Davide Danti ha trovato l’unico tubo della gara. Le onde ripide
e veloci di Marina di San Nicola hanno regalato agli atleti grandi emozioni e la possibilità di sfoderare il loro repertorio di manovre. La gara si
conclude con la vittoria di Genesio Ludovisi che conquista la guiria con
un elegante e massicccio invert air in chiusura della heat finale, secondo
posto per Davide Danti e terzo per Marco Stilgenbauer, davanti ad una
vecchia conoscenza del bodyboard italiano Carlo Comini al quarto posto.
Si ringraziano il comune di Ladispoli nella persona dell’assessore allo
Sport Pietro Ascani, il Consorzio di Marina di San Nicola, gli sponsor locali: FEROCI SURF SHOP, Allianz LLoyd Adriatica agenzia Ladispoli, La casa
del Pane, Feroci Gomme e studio fisioterapico Claudio Falcioni Marina
di San Nicol. SurfRescueTeam per aver vigilato sul sicuro svolgimento
della gara, Feroci Surf Shop e Feroci Team per l’instancabile lavoro svolto
con Metamorfosi surf club, Assovelica Ladispoli nella persona di Marco
Gregori per la collaborazione e per averci insegnato come si fa una gara,
e tutti gli atleti che con la loro presenza sostengono e promuovono il
bodyboard. Alessandro Marcianò per il sostegno logistico e morale ed
infine Surfing Italia per rendere possibile lo svolgimento dei campionati
italiani di surf.
SURFCAMP.IT - Tenerife new Surf Camp
Presto online una nuova location alle Canarie, Tenerife. La base della
scuola è a Playa de Las Americas sul tratto di costa che regala condizioni epiche con onde perfette sia per i principianti che per gli esperti. Inoltre ci spostiamo in funzione delle condizioni. La surf house è
situata in una zona tranquilla tra le famose piantagioni di banane
su una collina con vista oceano. Dispone di piscina, WI-FI, cucina attrezzata, due BBQ, ping pong e un giardino ideale per rilassarsi o fare
festa! Gli istruttori sono local che conoscono benissimo condizioni
e spot, inoltre organizzano molte escursioni, dal trekking al diving,
proprio vicino alla surf house dove si possono vedere tartarughe marine, balenottere e delfini!
Voli Ryanair su Tenerife Sud diretto Pisa,Bologna,Milano e Palermo
Per informazion: Tel. 011 9538013 - info@surfcamp.it
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invernali, adatte per i climi più rigidi e per chi non accetta
compromessi tra flessibilità e calore. La Cypher 5.4.3 rappresenta il culmine della ricerca Quik: disponibile con due
sistemi di cerniera (chest o back), con o senza cappuccio,
la Cypher utilizza neoprene Fiber-lite e Bio Fleece Termal
combinato al rivoluzionario sistema di nastratura ermetica
Flexmax. Il risultato è una muta leggera, flessibile ed
incredibilmente calda. Perfetta per acqua sotto i 10C°.
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francesi. Le piume costituiscono
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isolamento. La stoffa giapponese
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climi più rigidi. Una tasca interna
appositamente disegnata facilita
l’utilizzo di lettori mp3 e cuffie.
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76 2010 SurfNews
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la sua distribuzione sul territorio italiano. La prima collezione maschile
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ottobre 2010. Gran parte degli articoli è realizzata in cotone 100%, soft,
fresco e traspirante, mentre una selezione di capi è stata prodotta in
tessuto sintetico e lycra, fra cui un modello specificatamente pensato per
l’utilizzo sportivo sotto i boardshorts.
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H-BOMB 3
Grazie all’esperienza acquisita nel corso degli anni le mute Rip
Curl si sono fatte sempre più tecnologiche e all’avanguardia e la
H-BOMB 3 ne è l’esempio pù lampante. La sfida del brand Rip Curl
è stata quella di produrre una muta con elementi termici azionati
da batterie, che mantenesse allo stesso tempo le qualità delle mute
Rip Curl: leggerezza e flessibilità. Ricerca, sviluppo e i continui test
sostenuti dal team ufficiale Rip Curl e dal pluricampione del mondo
Mick Fanning hanno perfezionato la muta H-BOMB 3 in ogni suo
dettaglio rendendolo il prodotto più all’avanguardia del momento.
Il calore parte dalla schiena ma viene distribuito nel resto del corpo
raggiungendo anche le parti più estreme. Quando si surfa in acque
fredde, la prima reazione del corpo è di ridurre la circolazione
arteriosa nelle aree lontane del cuore, ecco perché le mani e piedi
diventano freddi. Per garantire l’efficacia di H-BOMB 3 la muta è
stata provata nelle fredde acque del polo nord.
ripcurl.com
RIP CURL - È ON LINE IL NUOVO SITO RIPCURLPLANET.COM
“Impegni globali per la protezione della natura e importanti collaborazioni con: WWF, Surfrider Foundation e Mountain Riders. Oltre 240.000 euro donati per il sostentamento dei
progetti.” È online il nuovo portale “www.ripcurlplanet.com”, un archivio chiaro dove trovare le informazioni relative alle attività promosse dal brand australiano per la tutela del
nostro pianeta. Rip Curl è una del surf-company più eco-friendly al mondo in termini di innovazioni ambientali. Dal 1969, anno di fondazione, Rip Curl è attivamente impegnata
nella tutela del pianeta. “Siamo molto contenti di annunciare il lancio del sito, era da tempo che ci stavamo lavorando” afferma il Global Marketing & Advertising Chairman Neil
Ridgway. “Rip Curl ha sempre dato particolare rilievo al tema dell’ecosostenibilità e siamo molto orgogliosi di avere finalmente un mezzo a nostra disposizione per condividere
con il nostro pubblico gli impegni in cui crediamo”. “Save Our Surf” e “We Surf, We Care“ sintetizzano l’impegno in difesa
dell’ambiente. Rip Curl supporta diversi programmi di protezione marina e controllo di qualità delle acque, collaborando
con organizzazioni internazionali quali: WWF e The Surfrider Foundation. “Come surfisti siamo noi i primi a sentire gli effetti
dell’inquinamento, vediamo i danni causati alle nostre coste e gli effetti negativi di consumi poco responsabili effettuati senza
riguardo per il futuro.” Afferma Mick Fanning - pluricampione mondiale dell’ASP World. “Spero che anche i miei figli posssano
surfare e godere del mare come ho fatto io, senza che paghino gli effetti dell’inquinamento e del riscaldamento globale.”
Tra le iniziative della “The Rip Curl Planet Foundation” si contano la riduzione dei consumi energetici, il riciclo dei materiali e la
riduzione degli scarti di produzione. Queste attività sono indirizzate a tutto quanto ruota intorno a Rip Curl, inclusi gli eventi
come i Rip Curl Pro e le giornate dedicate alla pulizia delle spiagge. Ad oggi, la Fondazione ha donato oltre 240.000 euro a
diversi gruppi operanti nel settore della tutela ambientale: Surfrider Foundation, Mountain Riders e WWF. Dal 2008, Rip Curl
collabora anche con CO2 Australia per limitare le emissioni di gas prodotti nel corso dell’evento Rip Curl Pro, trasformandolo
così in un momento a impatto zero. Nel 2010 Rip Curl ha collaborato anche con Waste Wise per riciclare oltre nove tonnellate
di rifiuti e donando 50 centesimi per ogni biglietto venduto a favore di Greening Australia, che investe nella tutela della flora
locale. Un’altra iniziativa di rilievo è il programma Rip Curl Planet Days. Promosso dai quartieri generali d’Australia, Europa,
Brasile, Indonesia e USA, lo staff lascia gli uffici per una giornata e si reca al mare o in montagna per eliminare i rifiuti e
piantare alberi. Nella sola Torquay, dove l’attività continua da 10 anni, sono state seminate oltre 50.000 piante. Grazie alla
creazione del Rip Curl Planet Foundation, nel 2008 il team Rip Curl, fondato dai migliori surfisti in veste di ambasciatori, ha
avuto l’opportunità di occuparsi di vari progetti ottenendo ottimi risultati. “Guardiamo con soddisfazione i traguardi ottenuti
in passato, ma c’è ancora molto da fare” spiega Olivier Cantet International CEO. “Siamo fortemente determinati a operare nel
rispetto dell’ambiente in tutto quello che facciamo e per farlo al meglio, dobbiamo agire in tutte le direzioni. Ci focalizzeremo
nei campi che meglio conosciamo – il surf e la montagna – per essere ecostenibili in ogni step: dal design alla produzione dei
prodotti”. Visita il sito: www.ripcurlplanet.com
2010 SurfNews 77
a cura di Angelo Manca
TYLER HATZIKYAN
Ha iniziato a surfare a sette anni con
una shortboard e a 11 anni ha iniziato a
shapare per i suoi compagni di scuola,
nell’officina del padre che, come suo
nonno era un mago nel campo dei motori. Pur essendo un devoto seguace
dello stile tradizionale e del single-fin,
Tyler ha fin da subito integrato i suoi
longboard con sottili influenze post
short-board revolution. Piccoli accorgimenti nel volume e nel rail capaci di
trasformare un 10ft da un tronco ingestibile in una infallibile arma da noseride. Se guardiamo con attenzione le
pellicole degli anni ’50 e ‘60 ci accorgiamo che il noseride, allora, veniva principalmente eseguito alla base dell’onda,
andando verso la spiaggia. Ed è proprio
in questo campo che Tyler ha focalizzato le sue ricerche. I suoi modelli vogliono spostare la linea del nose-ride più
in alto sull’onda, là dove c’è maggiore
energia. È per questo motivo che molte
sue tavole presentano un nose bassissimo e poco voluminoso, bordi paralleli e
imponenti pinne da 10-12pollici.
OXBOW
FIREWIRE
HOT BUTTERED
egg
dominator
Classic Area Pin
Lunghezza: 5’8”
Shaper: JP Stark
Corta e larga, questa nuova
tavola che entra a far parte
della collezione Oxbow 2011
è sagomata per potenziarne
il rendimento nelle piccole
onde. Un tail assottigliato e
rotondo associato a una carena concava che finisce con
una V dinamizza la reattività
di questo shape. Disponibile
da gennaio.
OXBOW
www.oxbow.fr
La Dominator con un full
outline ha una cofigurazione
di pinne 5/4/3 che la rende
molto versatile. Con questo
tipo di shape è consigliato
abbassare le misure della
tavola di 4/6 pollici. In foto
vedete la versione Rapid
Fire, disponibile anche in Future shape “Balsa rail” nelle
misure da 5’2” fino a 6’10”.
FIREWIRE
www.slowsurf.it
Tel. e fax 0584 989204
cell. 335 7486419
Lunghezza: 6’2”-7’0”
Pinne: Single fin
Shaper: Terry Fitzgerald
Alla fine degli anni ‘70 la
mente dei surfisti era proiettata verso la sezione
più critica dell’onda, e per
questo servivano tavole
più corte. Il modello “Area
Pin” di Terry nasce da una
rielaborazione del suo
6’9” wing-pin, a cui sono
stati eliminati i winger. Si
tratta di un pin-tail di gran
classe, da usare nelle
giornate migliori. Il rocker
abbastanza piatto disegna lunghe curve sotto la
cresta e la combinazione
single-fin/pin-tail lo rende affidabile e preciso nel
tubo. Si consiglia di spostare il peso sensibilmente in avanti rispetto alla
conduzione di una tavoletta moderna per meglio
utilizzare l’outline.
Fashion Team 62
tel. 06.9291 8624
info@hotbuttered.it
www.hotbuttered.it
STEWART
FANATIC
HOT BUTTERED
s-winger
shortboard 6’6”
Classic Drifta
Lunghezza: 6’10”
Larghezza: 21”
Punta:
Poppa:
Spessore: 2”3/4
Pinne:
5
Shaper: Bill Stewart
Disponibile da 6’10’’
a 7’6’’. Anche se non
sembra, questa tavola
è agile e veloce, con un
propulsore di velocita
sotto al tail. Offre una
manovrabilità come un
fish quad ed è affidabile
come un thruster. Una
delle migliori tavole sviluppate da Stewart.
WATERDREAMS
Tel. 0585 858902
Lunghezza: 6’6”
Larghezza: 20”3/4
Punta:
Poppa:
Spessore: 2”5/8
Pinne: M5 Thruster FCS
Tecnologia: epoxy
biassiale e bambù
Roundpintail divertente e facile d usare. Se sei alla
ricerca di velocità, controllo
e stabilità con facili virate,
questo è il tuo modello.
Concavo che sfuma in V e
doppio concavo a poppa.
Tavola resistente anche
fuori dall’acqua.
Distribuito da
White Reef SRL
info@whitereef.it
Tel. 0547 22756
Lunghezza: 5’10”-6’4”
Pinne: Wide base centrale più due asimmetriche
Shaper: Terry Fitzgerald
Lo scopo del progetto
drifta, nel 1980, era quello di accorciare le tavole e
ridurre i pesi, riuscendo a
coniugare velocità e controllo. È per questo che il
drifta ha il nose arrotondato: per colpire il labbro
in verticale e mantenere
la stessa velocità di una
tavola più lunga. Usando come base le vecchie
dime del double-wing
swallow ma allargando
il primo winger, Terry è
riuscito a mantenere una
grande superficie planante. Grazie allo stretto tail
e alle tre pinne la tavola
resta sensibile e reattiva
anche in condizioni di
onde grosse.
Fashion Team 62
tel. 06.9291 8624
info@hotbuttered.it
www.hotbuttered.it
AEROFISH
AEROFISH
BILLABONG
af2
cm3 epoxy
shortboard
Lunghezza: 5’6”
Larghezza: 19”568
Punta:
Poppa:
Spessore: 2”38
Shaper: Gregorio Motta
Lunghezza: 6’8” - 7’3”
Larghezza: Punta:
Poppa:
Spessore: Shaper: Gregorio Motta
Lunghezza: da 5’0” a 6’4”
Larghezza: Punta:
Poppa:
Spessore: Shaper: Rob Vaughan
Nuovo modello disegnato
per chi vuole una tavola con
area e volume senza perdere
performance. La AEROFISH AF2 è una tavola thruster basata sull’outline della 4Fins
con più area in punta e con
il tail leggermente ristretto.
AF2 è una tavola performante, veloce, agile e con facile
cambio di rail. Raccomandata anche per il pubblico
femminile con un livello di
surf medio-buono. Per onde
da 0,5 a 2 metri. Round tail
con full concave accentuato
tra le pinne
La CM3 è un’evoluzione della Hibrid. Tavola progettata
per chi ha un buon livello di
surf o per principianti che
vogliono passare dal long a
una tavola performante senza perdere galleggiabilità e
stabilità di una tavola “grande”. Con il bottom concavo
che finisce con V in poppa,
è performante e dinamico
in onde da 0,5 a 2 metri. Fin
set: thruster, disponibile da
6’8 a 7’3.
Shapato a mano da Rob Vaughan nella sua shaping room
di Hossegor, Francia, il modello ShortBoard presenta
un outline pieno con rocker
piatto e triplo concave. Una
tavola high-performance per
onde piccole e medie, adatta
ai surfisti che vogliono atterrare manovre radicali senza
compromettere la stabilità
della tavola nelle sezioni lente. Grafiche e misure completamente customizzabili
su billabongsurfboards.com
distribuite in tutta italia
AEROFISH ITALIA
italy@aerofish.com.br
www.aerofish.com.br
www.aerofish.it
distribuite in tutta italia
AEROFISH ITALIA
italy@aerofish.com.br
www.aerofish.com.br
www.aerofish.it
BILLABONG
www.billabongsurfboards.com
DR.ANK
STEWART
BING
joker model
california nose rider
pintail lightweight
Lunghezza: 7’8”
Larghezza: 21”
Punta: Poppa:
Spessore: 2”5/8
Shaper: Marco Rizzo
Questa tavola può essere
considerata la versione più
aggressiva e moderna del
Soft Machine. Lo scoop rocker accentuato e i volumi
ridotti su nose e tail permettono curve incisive e buona
verticalità. La versione
single fin garantisce surfate fluide e morbide; quella
2+1 permette di affrontare
agilmente e in sicurezza
onde di buone dimensioni,
ripide e veloci. Data la sua
grande versatilità è anche
ideale come unica tavola da
viaggio.
Dr.ank Surfboards
cell.: +39.347.1660850
info@dranksurf.com
Lunghezza: 9’0”
Larghezza: 23”
Punta:
Poppa:
Spessore: 3”1/8
Pinne:
1+2
Shaper: Bill Stewart
Prestazioni e noserider,
due parole che di solito
non vanno insieme nella
stessa frase, ma Il California Nose Rider è l’eccezione, una raffinata miscela di ciò che rende un
opera stilosa. La sezione
del nose è pieno e molto
stabile e scende in poppa
degradandoproporzional
mente,rendendo la tavole
stabile e veloce.
WATERDREAMS
Tel. 0585 858902
Lunghezza: 9’4”
Larghezza: 22”3/4
Punta:
18”1/2
Poppa:
15”1/2
Spessore: 3”1/8
Shaper: Matt Calvani
Tavola single fin disegnata da Dick Brewer alla
fine degli anni 60 con
il primo bordo basso in
poppa e più morbido e
tradizionale più avanti. Il
Pintail Lightweight è una
tavola tradizionale estremamente funzionale in
onde da medie a grandi
mantenendo una buona
manovrabilità e il nose
riding. È resinata in modo
leggero (6+6oz sopra, 6oz
sotto) per aumentare la
manovrabilità dando così
veridicità al nome.
Verticale
Boardrider Shop
Tel.+39 055 333254
www.verticale.it
dr.ank
STEWART
JIMMY LEWIS
classic nose rider
clydesdale
9’1” quad 2011
Lunghezza: 9’4”
Larghezza: 23”
Punta:
Poppa:
Spessore: 3”
Pinne: Single fin by Fins
Unlimited 10”
Shaper: Marco Rizzo
Una delle ammiraglie
della produzione Dr.ank.
Nose concave per interminabili “punte”,bordi
50/50 e light V in carena
per facilitare le transizioni da bordo a bordo.
Eccezionale gliding in
parete. Volan cloth reinforced
Dr.ank Surfboards
cell.: +39.347.1660850
info@dranksurf.com
Lunghezza: 9’6”
Larghezza: 24”1/4
Punta:
Poppa:
Spessore: 3”3/4
Pinne: 1 resinata
Shaper: Bill Stewart
I l Clydesdale è disegnato
per facilitare i surfuer di
taglia grossa. È stabile e
performante in quasi tutte
le condizioni. È fantastico in
remata ed è una macchinapiglia-onde. È dotata del famoso sistema Hydro Hull.
STEWART SURFBOARDS
www.stewartsurfboards.com
Lunghezza: 9’1”
Larghezza: 30”
Punta:
Poppa:
Spessore: 4”
Tavola molto sensibilie
alla pressione dei piedi
ed al paddle, ha caratteristiche prettamente surf
ed è idonea ad un pubblico già esperto.
JLID - Italy distribution
Tel. 0586 425613
www.jlid-italydistribution.com
info@jlid-italydistribution.com

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