N. 2 2012 - Assofond

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N. 2 2012 - Assofond
N.2 2012
ASSOFOND
FEDERAZIONE
NAZIONALE
FONDERIE
Poste Italiane S.p.A. - Anno XL-Pubblicazione bimestrale - Spedizione in A.P. - 70% - Filiale di Milano
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È MEMBRO DELLA
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N. 2 2012
sommario
industria
fusoria
ASSOFOND
in igne vita
ASSOFOND
FEDERAZIONE
NAZIONALE
FONDERIE
Pubblicazione bimestrale tecnico-economico ufficiale
per gli atti dell’Associazione Nazionale delle Fonderie
Autorizzazione Tribunale di Milano
n. 307 del 19.4.1990
Direttore Responsabile
Silvano Squaratti
Economico
Convegno biennale CSC ..................................................................................................................10
L’Italia alla sfida del cambiamento: le lezioni per le riforme e i benefici di
un cammino appena iniziato ........................................................................................................ 16
Sedicesima edizione del Seminario Metal Bulletin sulle leghe di zinco .......................... 28
Formazione dei lavoratori................................................................................................................ 34
Direzione e redazione
Federazione Nazionale Fonderie
20090 Trezzano S/Naviglio (MI), Via Copernico 54
Tel. 02/48400967 - Telefax 02/48401282
www.assofond.it - info@assofond.it
Gestione editoriale e pubblicità
S.A.S. - Società Assofond Servizi s.r.l.
20090 Trezzano S/Naviglio (MI), Via Copernico 54
Tel. 02/48400967 - Telefax 02/48401282
Materie prime per un made in Italy da primato...................................................................... 40
“GSE. Energie per il sociale” un progetto che coniuga l’innovazione
e la solidarietà .................................................................................................................................... 50
Assemblea Generale Ordinaria delle Fonderie Associate ........................................................ 54
Amministrazione e abbonamenti
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20090 Trezzano S/Naviglio (MI), Via Copernico 54
Tel. 02/48400967 - Telefax 02/48401282
Abbonamenti per l’Italia,
anno 2012 105,00 euro
Abbonamento per l’estero,
anno 2012 180,00 euro
Rubrica Legale
Una copia 12,91 euro, estero 20,66 euro
Rubrica Legale .................................................................................................................................. 58
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di teste cilindro in ghisa .................................................................................................................. 68
La presenza del Fe in leghe Al-Si da fonderia
Parte 1 – Effetti su microstruttura e proprietà meccaniche ..................................................76
L’importanza della metallurgia - “Metallurgia generale” (diciassettesima parte)............86
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Indice
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È vietata la riproduzione degli articoli e illustrazioni di
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la fonte. La collaborazione alla Rivista è subordinata
insindacabilmente al giudizio della Redazione.
Le idee espresse dagli Autori non impegnano ne la
Rivista ne Assofond e la responsabilità di quanto
viene pubblicato rimane agli Autori stessi.
La pubblicità che appare non supera il 50% della
superficie totale del periodico.
Inserzionisti.......................................................................................................................................... 96
7
Industria Fusoria 2/2012
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economico
Convegno biennale CSC
L’Italia che cambia: riforme per
crescere” questo il titolo del
convegno biennale, organizzato
dal Centro Studi Confindustria
in Fieramilanocity il 16 e il 17
marzo scorso, dedicato ai cambiamenti strutturali che possono rimuovere le cause di regresso e dare vita ad una nuova crescita e alle opportunità
del nostro paese di trasformare i suoi attuali svantaggi in leve di rilancio.
L’Italia è a un bivio
storico: declino
o rilancio
Il tema è parso chiaro fin dal
manifesto volto a promuovere
l’evento CAMBIA ITALIA ed
è stato il messaggio lanciato dagli innumerevoli e illustri ospiti
che hanno sottolineato come
si giochi il destino dei prossimi anni. Ma è stato anche evidenziato come il nostro paese possa realmente contrastare e vincere la spinta verso
un declino molto più veloce
di quello sperimentato nell’ultimo decennio. Per farlo,
però, deve obbligatoriamente
imboccare la strada delle
riforme, senza ulteriori sbandamenti o ripensamenti. Le
parole d’ordine sono coraggio e determinazione, perché
tali riforme possano effettivamente condurci ai risultati
desiderati. Il Premier Mario
Monti ha sottolineato come
l’Italia ha la possibilità di riprendersi, seguendo un per-
CAMBIA ITALIA.
RIFORME PER CRESCERE
Industria Fusoria 2/2012
10
corso obbligato che passi attraverso qualità, creatività, innovazione e produttività: caratteri efficaci solo agendo
sulla leva della formazione.
Il coro è stato verso il percorrere una svolta che sia
netta mantenendo la rotta intrapresa. La necessità sarà
quella di operare su più fronti: la stabilizzazione macroeconomica e l’apertura alla
concorrenza, il quadro politico-istituzionale e il consenso
sociale, la flessibilità e l’orientamento strategico di tutte le
politiche. È questa la convinzione maturata dalle parole
dell’attuale Presidente del
Consiglio dei Ministri, Mario
Monti, e dal Presidente della
stessa Confindustria, Emma
Marcegaglia.
Valorizzare la cultura:
serve una metodologia
per le riforme italiane
Gli invitati stranieri hanno
evidenziato come il nostro
paese possa trarre ispirazione dall’osservazione dei casi
di successo di altre realtà territoriali. È quanto le condizioni attuali rappresentano:
un’occasione irripetibile, da
non sprecare. Altissima è la
posta in gioco: la perdita di
terreno rispetto ai concorrenti.
L’Italia rischia di diventare economicamente irrilevante in breve tempo – ha ammonito
Klaus Schwab, Fondatore ed
Executive Chairman del
World Economic Forum – se
non argina l’emorragia di com-
economico
petitività messa in luce dai pilastri del World Economic Forum,
nella cui graduatoria globale il
nostro paese figura soltanto al
43° posto (mentre era al 29°
nel 2000, sebbene tra le due
classifiche siano cambiati metodologia e numero di paesi considerati).
Gli ospiti intervenuti nella seconda giornata del convegno:
dal Presidente della Regione
Lombardia, Roberto Formigoni, a Diana Bracco, Presidente dei Progetti Speciali
per l’Expo 2015; dai leader di
diversi schieramenti politici
presenti all’incontro, fino a
Josè Manuel Barroso, attuale
Presidente della Commissione europea, hanno spiegato,
come l’Italia si trovi sotto
molteplici punti, non solo
economicamente, ad un bivio:
deve reagire, per questo, con vigore, determinazione, coesione,
costanza e coerenza, in ogni
Marcegaglia: sono stati quattro anni difficili
ma entusiasmanti
“Sono stati quattro anni difficili a causa della
crisi finanziaria ed economica, ho subito attacchi pesanti per le posizioni tenute, spesso
sono stata accusata di occuparmi troppo dell’agenda politica nazionale, ma la presidenza
di Confindustria è stata un’esperienza entusiasmante e straordinaria”.
Queste le parole di Emma Marcegaglia, nel suo
ultimo discorso pubblico da presidente degli
industriali, durante l’intervento conclusivo alla
biennale di Confindustria a Milano. “Non penso – ha aggiunto – di invadere impropriamente il campo della politica nel dire che il paese
si deve concentrare sulle riforme, o che nei
prossimi mesi i partiti ci devono stupire; non
siamo stati un puro e semplice sindacato delle
imprese, noi abbiamo cercato di cambiare il
paese perchè siamo convinti che solo con le
riforme il paese possa andare avanti”.
A proposito della sua esperienza alla guida di
viale dell’Astronomia, la Marcegaglia ha ringraziato gli industriali presenti del sostegno e
dell’opportunità concessale “mi avete fatto un
grande regalo che terrò per tutta la vita”, ma
con una battuta ha aggiunto: “Gli imprenditori
italiani hanno aspettato cent’anni a dare la
presidenza a una donna e gliela hanno data nel
periodo peggiore”.
so di essere la voce di chi lavora sul mercato
e combatte sul mercato”.
Poi, un auspicio: “Vogliate bene a Confindustria, io le ho voluto molto bene, preservate
sempre i suoi valori e la sua unità”.
Ritornando sulla riforma del mercato del lavoro, nel suo intento conclusivo la Marcegaglia
ha chiarito che “il Governo deve decidere, le
parti sociali devono essere ascoltate ma non
possono porre veti”. Nell’incoraggiare il governo a proseguire senza timore sulla strada
delle riforme, ha concluso: “Le riforme devono
essere in grado di spostare le rendite di posizione, quindi è giusto andare avanti su questo
fronte”.
Infine il capitolo più delicato, quello della flessibilità in uscita e dell’art. 18. Diminuire la rigidità nell’uscita dal mercato del lavoro è la
condizione posta dalla Marcegaglia che ribadisce l’impegno degli industriali affinché approdi
ad un accordo: “Confindustria, sul tavolo del
confronto, lavora con grande responsabilità,
pensa alle imprese ma ha a cuore l’interesse
generale del Paese”.
Ha parlato poi del futuro: “Va modificato il volto della Confindustria per adeguarlo al mondo
che cambia; i costi razionalizzati, in questi
quattro anni del 20 per cento, vanno ulteriormente ridotti”. “Ma c’è un altro cambiamento
che abbiamo realizzato -ha proseguito la Marcegaglia- una nuova mentalità”, sottolinea: “È
finita la Confindustria che trattava sussidi per
questa o quella impresa e spero che quest’era
non torni più. “Noi -ha aggiunto- non chiediamo aiuti e sussidi per nessuno. Abbiamo deci-
11
Industria Fusoria 2/2012
economico
sfera del vivere economico, civile, demografico e sociale; e trasformare i grandi svantaggi
competitivi in altrettante leve di
rilancio. La convinzione comune, per far sì che la svolta appena intrapresa non duri una
sola e particolare stagione, è
che occorre diffondere una
cultura delle riforme come
bene collettivo: “è questo il
compito più difficile, la cui responsabilità ricade sulle spalle
della politica e dei partiti”.
In particolare il capo del Governo Mario Monti di fronte
alla platea degli industriali ha
sottolineato come sia chiaro
che le modifiche, comprese
quelle che verranno apportate
all’articolo 18 dello Statuto
dei Lavoratori, siano presupposto indispensabile e necessario per il futuro del paese.
Riguardo il caso FIAT Mario
Monti, ribadendo la posizione
del Governo, ha affermato
che quest’ultima, come ogni
impresa, ha il diritto-dovere
di scegliere per le sue localizzazioni i Paesi più convenienti “la Fiat -ha precisato Montinon ha nessun dovere di ricordarsi solo dell’Italia”. Si rende
necessario un cambio di mentalità, un radicale mutamento
nel modo di fare politica.
Il presidente della Commissione europea Josè Manuel
Barroso, ha sottolineato:
“come gli sforzi dell’Italia hanno
aiutato a ristabilire la fiducia
degli investitori”. “l’Italia -ha
continuato Barroso- si è avviata verso un processo importante di riforme globali volto a
ridurre debito pubblico e a risanare le problematiche strutturali. Barroso ha lodato la sag-
Industria Fusoria 2/2012
gezza del popolo italiano per
il sostegno all’azione di riforma del Governo e del Parlamento e ha poi elogiato l’avvio della riforma del lavoro,
volta a rilanciare la crescita
ricordando che nel Paese il
tasso di occupazione è inferiore
alla media europea, soprattutto
tra le donne e i giovani. Secondo il presidente della Commissione Ue, c’è bisogno di
un disegno attento della riforma per avere maggiore flessibilità in entrata e in uscita.
Per il leader dell’UDC Pier
Ferdinando Casini, c’è un
elemento comune a tutte le
persone coinvolte nella trattativa sul lavoro: è la “consapevolezza che questo Paese vada salvato dal baratro” ed il
programma di Mario Monti
corrisponde proprio a questa
esigenza. Per Casini il paese
deve rimettersi in gioco, deve
crescere, deve riconquistare
la fiducia anche aprendosi ai
mercati internazionali che a
loro volta devono ridurre le
barriere protezionistiche e
cessare che talvolta li caratterizza.
Susanna Camusso segretario CGIL si è dichiarata
convinta di dover richiamare i
sindacati alla coesione, unica
via di uscita dai problemi e
dalle polemiche sul mercato
del lavoro.
La Presidente uscente di
Confindustria Emma Marcegaglia salutando i presenti
nel suo ultimo discorso pubblico ha sottolineato che: “se
la riforma del Lavoro sarà un
compromesso al ribasso, meglio
non farla, o quanto meno non
avrà la firma di Confindustria”.
12
La leader di Confindustria si
dice pronta a firmare con entusiasmo se sarà una riforma
vera e profonda. “Sul fronte del
mercato del lavoro serve una
riforma che ci renda un paese
avanzato in Europa, solo questo, non chiediamo altro”.
Il Presidente della Regione
Lombardia, Roberto Formigoni ha parlato di un percorso volto al cambiamento radicale del Paese, dove la parola
d’ordine per i governanti sia
crescita, con la conseguente
adozione di provvedimenti
che permettano quello che
Formigoni definisce lo scatto
in avanti. Dal canto suo la regione ha già adottato una politica di sviluppo, di crescita
del capitale umano, di informatizzazione e green economy. Per ciò che riguarda il
lavoro -ha ricordato il Presidente Formigoni- la Regione
già avviato un programma di
contrattazione a livello territoriale e locale volto alla conclusione di intese sull’organizzazione del lavoro anche
basandosi sul principio che gli
ammortizzatori sociali vadano personalizzati e non siano
un’area di parcheggio per i disoccupati.
Fondamentale sarà -ha ribadito Formigoni- l’incentivo all’accesso al credito. I fondi
BCE devono permettere ragionevolmente tale accesso.
Su questo fronte il Presidente
della regione ha sottolineato
gli accordi conclusi con la BEI
che concederà credito attraverso bandi per le imprese. E’
stato altresì concluso un accordo con il Ministero per le
Università per attribuire bandi e fondi per la ricerca e l’innovazione.
;LS -H_ L’impiego del nuovo sistema Cold-Box vi aiuterà ad
aumentare l’efficienza produttiva della vostra azienda
in modo economico ed ecologico.
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mi
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nomico
eco
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o
c
economico
L. Paolazzi – M. Sylos Labini
L’Italia alla sfida del cambiamento:
le lezioni per le riforme e i benefici
di un cammino appena iniziato
L’Italia è a un bivio non solo
economico, se “rimane inerte”
resta inchiodata a una crescita
inadeguata dello 0,7% annuo da
qui al 2030 (+16% cumulato),
se reagisce “con vigore, determinazione, coesione”, trasformando gli svantaggi competitivi
in leve per lo sviluppo può triplicare al 2,2% annuo (+55%
cumulato). In valori assoluti la
scelta si traduce in differenze
enormi: senza cambiamenti il
PIL nel 2030 sarà di 253 miliardi più elevato di oggi, cioè
2.760 euro pro capite, mentre
con le riforme potrà aumentare di 872 miliardi,11.160 pro
capite in più.
Queste le previsioni di Luca
Paolazzi, Direttore del Centro
Studi Confindustria, che nel
corso del Convegno “Cambia
Italia” ha presentato i risultati
del rapporto biennale.
Di seguito riportiamo il capitolo introduttivo che sintetizza i
contenuti della Pubblicazione
curata dallo stesso Luca Paolazzi e da Mauro Sylos Labini –
Centro Studi Condindustria e
Università di Brescia.
La crescita economica è cambiamento. Un cambiamento
che è insieme quantitativo e
qualitativo. Le due dimensioni,
quella della quantità e quella
della qualità, si combinano variamente nel tempo e si influenzano vicendevolmente.
Non è mai soltanto, né principalmente, una questione di aumento di volume.
Industria Fusoria 2/2012
Per comprendere la vera natura della crescita e le reciproche
interrelazioni tra quantità e
qualità basti pensare a come
funzionano, intrecciandosi continuamente, le forze della demografia e dell’innovazione,
cioè i due grandi motori che
spostano in avanti la potenza e
le condizioni di benessere (non
solo economico) di un paese.
Entrambi agiscono sulla domanda e sull’offerta: la demografia
determina, gradualmente ma
inesorabilmente, stazza e composizione dei mercati di sbocco
e le caratteristiche del capitale
umano; l’innovazione introduce, caleidoscopicamente e con
salti, nuovi beni di consumo che
mutano gli stili di vita fino a rivoluzionarli e nuovi processi e
macchinari e forme organizzative che accrescono la produttività dei fattori impiegati.
nuo perfezionamento delle
ICT (PC, cellulari, internet)
agiscono sulla salute fisica e
mentale delle persone, sulla comunicazione e mobilità, sui modi di lavorare e sulla tutela dell’ambiente.
Sono esempi solo suggestivi ma
bastano a cogliere tre aspetti
importanti e troppo spesso
ignorati nel dibattito sulla crescita. Primo, la crescita economica è pervasiva, perché coinvolge i vari campi della vita sociale. Secondo, avviene senza
soluzione di continuità, sebbene non con intensità costante,
ed è influenzabile ma ineludibile e sempre più determinata da condizioni esterne al singolo paese; quindi può essere,
entro certi limiti, governata,
giocando d’anticipo, oppure subita, se si reagisce in ritardo.
Sul fronte demografico, l’evoluzione verso una combinazione
di meno giovani e più anziani trasforma, per esempio,
non solo il paesaggio umano
delle città, ma anche il paniere
della spesa delle famiglie e
quindi la domanda di beni tecnologicamente più complessi
ed evoluti.Tendenzialmente, abbassa il profilo della crescita
agendo su produttività, creatività e disponibilità di persone
in età lavorativa.
Il terzo aspetto discende dai
precedenti: in quanto la crescita è cambiamento, che nei paesi avanzati sempre più è qualitativo e fondato sulla conoscenza
(più software e meno hardware, cioè smaterializzata), l’idea e
l’elogio della decrescita perdono contatto con la realtà e
quindi fondamento materiale,
mentre vengono illuminate da
una luce diversa sia la ormai
lunga stagione di stagnazione dell’Italia sia il significato
e la valenza delle riforme.
Specularmente, dal lato tecnologico, la diffusione e il conti-
Riguardo alla bassa crescita, ormai è diventato perfino stuc-
16
economico
ternazionale) sia quella della
scarsa e calante redditività
degli investimenti (in aggregato). È l’economia italiana nel
suo complesso, e in media2, che
si sta impoverendo.
Grafico A - L’Italia perde terreno nel lungo periodo (PIL a prezzi costanti,
1990=100).
Fonte: elaborazioni CSC su dati OCSE.
chevole ripetere che da più di
un decennio l’economia dell’Italia non cresce abbastanza
(grafico A). Abbracciando anche le violente ripercussioni
della grande recessione, che ha
colpito il Paese ben più dei suoi
omologhi1, il PIL (che nonostante i suoi limiti resta l’indicatore più affidabile, anche degli
aspetti qualitativi di cui si è parlato) nel 2010 era di appena il
3,8% sopra i livelli del 2000; in
rapporto alla popolazione, che
nel frattempo era salita del
6,2% e che avrebbe perciò dovuto dare una spinta potente
all’espansione dell’economia,
era sceso del 2,3%.
Questa è stata di gran lunga la
peggiore dinamica tra i paesi avanzati: +7,6% ha messo a
segno nel PIL totale il Giappone (che è in deflazione da un
ventennio), +9,5% la Germania
(considerata non molto tempo
fa “malata d’Europa”, come l’Italia), +11,8% la Francia,
+16,7% gli USA, +18,1% il Regno Unito, +22,2% la Svezia e
+22,7% la Spagna. È vero che
alcune di queste economie
stanno pagando ora l’alto prezzo di squilibri nel frattempo ac-
1
2
3
4
cumulati, ma l’economia italiana
non è certo ben bilanciata nei
conti esteri e pubblici e, ormai,
neppure più nel tasso di risparmio delle famiglie.
Nella chiave di lettura qui adottata riguardo all’essenza della
crescita, ciò vuol dire che l’economia e la società italiane sono
state incapaci di cambiare
rispetto a quanto hanno saputo
fare gli altri sistemi paese. Ciò
può sembrare un paradosso,
perché in base a moltissimi indicatori l’Italia di oggi è molto
diversa da quella di dieci anni
fa. Di nuovo, però, le trasformazioni sono state meno profonde e meno diffuse che altrove,
e non tutte nella direzione auspicabile, frutto di accidentalità
molto più che di disegno impresso dalle politiche (per essere benevoli; perché si può anche sostenere che le politiche,
oltre che manchevoli, siano state in alcuni casi errate e/o contraddittorie).
Peraltro, alla lenta crescita va
ricondotta sia la questione
salariale (insoddisfacenti livello e dinamica delle retribuzioni,
nel tempo e nel paragone in-
Perché è accaduto ciò? Perché
si è passati, nel volgere di un
apparentemente breve lasso di
tempo, dal non facile né scontato successo nel rincorrere gli
standard di reddito e tecnologia dei paesi guida, rincorsa culminata nel 1991 in termini di
divario minimo nel reddito
procapite, a una nuova divergenza?
Se è vero, infatti, che “la convergenza non consegue meccanicamente all’arretratezza”, ma
“richiede che si crei un insieme
di condizioni, in particolare relative alle istituzioni e al capitale umano, in grado di generare
una capacità sociale di crescere”3, come è possibile che questa capacità, una volta acquisita,
sia andata perduta così repentinamente? La risposta chiama in
causa un insieme complesso di
fattori interni ed esterni,
che hanno operato con giuntamente: l’insufficiente accumulazione di capitale umano, il mancato pieno sfruttamento della
rivoluzione pervasiva dell’ICT,
la difficoltà a cogliere le opportunità della globalizzazione, il
disagio a convivere con i più
stretti corsetti imposti alla politica economica dalla maggiore
integrazione europea, l’incompleto passaggio nelle tecnologie da inseguitore a produttore che sta sulla frontiera4.
In breve, l’Italia tutta, economia
e società, si è fatta cogliere impreparata o, meglio ancora, si è
dimostrata inadatta ad adeguarsi a queste novità, fatte di
stimoli e di vincoli. Più inges-
Facendo il confronto con le conseguenze della Grande crisi del 1929, l’andamento del PIL italiano dal 2007 in poi è stato perfino
peggiore, perché la caduta è stata quasi identica (-6,7% nel 1929-1931, contro -6,6% nel 2007-2009) ma allora si ripresero tra 1934
e 1935 i livelli persi, mentre oggi nel più favorevole degli scenari il PIL nel 2013 sarà ancora del 5,5% inferiore a quello del 2007.
Con forti differenziazioni e varianza di risultati dei singoli attori. Per esempio, tra imprese che operano nello stesso territorio, nella stessa classe dimensionale, nello stesso comparto merceologico.
Si veda Toniolo (2011, p. 8).
Si rimanda, per un’analisi meno sintetica, ancora a Toniolo (2011).
17
Industria Fusoria 2/2012
economico
sata e meno pronta a cambiare e quindi a continuare a crescere. Altri paesi si sono dati
assetti più appropriati alla bisogna; beninteso, non senza sacrifici e costi di adeguamento.
Questa risposta sposta l’orizzonte a cui guardare, perché
implica che la performance recente è solo la manifestazione,
il sintomo della malattia. Per
capire la quale occorre scavare
ancora, risalire a ritroso e riconoscere che i semi della bassa crescita odierna furono
gettati molto tempo prima,
quando si manifestò un’altra
impotenza di adattamento:
quella di modificare le istituzioni per adeguarle a un sistema
economico-sociale che si era
sviluppato, si era lasciato alle
spalle le condizioni di arretratezza e aveva bisogno di darsi
gli strumenti per raggiungere
nuovi traguardi.
Come ormai è riconosciuto da
molte parti, ciò è accaduto a
metà degli anni Sessanta, quando non era ancora terminato il
galoppante quarto di secolo
post-bellico (che nella cronologia ufficiale finisce nel 1973, con
il primo shock petrolifero).
Sebbene la vulgata corrente
continui ad affermare che la
Grafico B - Lo svilimento del cambio
(Italia, tasso di cambio effettivo nominale*, 1960=100).
* Rispetto a 24 paesi (UE-15, Australia, Canada, Cina, Giappone, Messico, Norvegia, Nuova
Zelanda, Stati Uniti e Turchia).
Fonte: elaborazioni CSC su dati Commissione europea.
lenta crescita è un accadimento
dell’ultimo periodo, molte variabili economiche convergono
nel mostrare che senza il ricorso ad alcune “droghe” la stagnazione sarebbe arrivata molto prima.
dirigente, anziché inseguire il
consenso rinviando il momento in cui i problemi sarebbero
stati affrontati. Problemi che,
anzi, furono per molti versi aggravati e resi di più ostica soluzione.
A posteriori, non si può che
concludere che la mancata
somministrazione di tali droghe
sarebbe stata salutare, anche se
politicamente sediziosa, perché
avrebbe costretto potere esecutivo, potere legislativo e potere sindacale ad assumersi
responsabilità da vera classe
Le scappatoie utilizzate sono
note, ma è bene rammentarle
per mettere a tacere nostalgie
anacronistiche e ricorrenti. La
svalutazione del cambio: la lira, che nel 1959 e nel 1964 aveva conquistato l’Oscar delle valute, perse oltre il 60% del suo
valore esterno tra il 1972 e il
1985 (grafico B).
Lo svilimento del potere d’acquisto della moneta, eroso dall’inflazione e diminuito a un
decimo tra il 1972 e il 19935;
nel medesimo periodo e misurato sempre sull’indice dei
prezzi al consumo, il valore reale del marco tedesco, sinonimo
di stabilità monetaria, si dimezzò (grafico C). L’accumulazione di un elevato debito
pubblico attraverso l’inanellamento di deficit pubblici primari (cioè al netto della spesa per
interessi), che è cominciato nel
1965 (con un -2,9% del PIL) ed
è proseguito ininterrottamente
Grafico C - Vent’anni per fermare l’inflazione
(Indici dei prezzi al consumo, variazioni % annue).
Fonte: elaborazioni CSC su dati Thomson Reuters.
5
Anno in cui fu disinnescata l’indicizzazione delle retribuzioni, con l’accordo sulla nuova contrattazione nazionale basata sull’inflazione programmata. Nemmeno dopo l’accordo del 2009, tuttavia, si è pienamente realizzato lo sganciamento delle retribuzioni dai
prezzi.
Industria Fusoria 2/2012
18
economico
Grafico D - La corsa del debito pubblico parte negli anni 60 (Italia, saldo primario della PA in % del PIL*).
* Nel saldo primario sono escluse le spese per interessi. È quindi la fonte originaria, controllata dai governi, delle variazioni del debito pubblico.
Fonte: elaborazioni CSC su dati ISTAT.
fino al 1991 (con il ritorno al
pareggio del saldo primario;
grafico D).
Svalutazione, inflazione e disavanzi vennero usati per ricomporre nell’arena economica tensioni che avrebbero dovuto essere combattute e risolte in
quella politico-sindacale.
In questo modo gli ostacoli alla crescita, che già avevano iniziato a rivelarsi, si accrebbero,
soprattutto nel funzionamento
dei gangli vitali della pubblica
amministrazione6.
In altre parole, le difficoltà di
adattamento dell’Italia ai mutamenti interni ed esterni vanno
considerate come un fallimento dello Stato, più che del
mercato. Un fallimento che può
essere ricondotto a vizi d’origine molto antichi7. Ma su questo
punto torneremo alla fine.
Un fallimento che si è sostanziato nella mancanza e nell’inadeguatezza delle riforme. Questa
affermazione, in certo qual modo, può suscitare meraviglia.
6
7
8
Perché da circa mezzo secolo,
ormai, l’Italia è un cantiere di
riforme8. Sebbene talvolta di
segno opposto nell’ispirazione e
nelle conseguenze: dal tentativo
mal congegnato, per assenza di
dati e di modelli, della programmazione economica negli anni
Sessanta fino ai più recenti interventi di liberalizzazione dei
mercati e di riassetto del sistema previdenziale. In molti casi
le riforme sono state solo annunciate, in altri abbozzate,
in altri ancora legiferate ma
mai applicate.
Altre volte, dopo averle approvate si è tornati indietro, senza mai permettere loro di entrare a regime e valutarne gli effetti. Il fatto stesso che il cantiere delle riforme sia rimasto
continuativamente aperto sempre sulle medesime questioni ha
avuto implicazioni negative,
creando incertezza e assorbendo energie e risorse intellettuali-politiche-finanziarie
che
avrebbero dovuto meglio essere rivolte ad altri temi importanti per il futuro del Paese.
Qualche esempio di lentezza,
scarsa risolutezza, incompiutezza e incoerenza delle
riforme può essere utile. Riguardo all’eliminazione dell’inflazione elevata e di quella che
le analisi avevano indicato come
la principale causa della sua persistenza, cioè la scala mobile (indicizzazione automatica delle
retribuzioni ai prezzi), tra l’apogeo di tale meccanismo avvenuto con l’accordo Agnelli-Lama
sul punto unico di contingenza
siglato nel 1975 e il suo definitivo accantonamento nel 1993
passarono diciotto anni, con in
mezzo vari depotenziamenti attraverso sofferti accordi e addirittura un referendum popolare
nel 1985. Riguardo al sistema
previdenziale, che negli anni Settanta fu reso sempre meno sostenibile attraverso trattamenti
via via più generosi nei requisiti
per accedere alla pensione e nel
calcolo della stessa, tra l’emergere analitico della sua insostenibilità nei primi anni Ottanta e
l’estensione a quasi tutti i lavoratori dipendenti (quindi più rispetto dell’equità) di un sistema
capace di reggere nel tempo sono trascorsi circa trent’anni,
contrassegnati da numerosi interventi, ritocchi, ripensamenti,
molti dei quali avvenuti con
estenuanti trattative sindacali,
lunghi bracci di ferro parlamentari, cadute di governi, scioperi
generali e oceaniche manifestazioni di piazza.
Un grave danno collaterale di
tale condotta è stato lo scetticismo dell’opinione pubblica riguardo alle riforme stesse, al loro significato e alla loro utilità,
che ne ha innalzato i costi politici. Proprio perché quel modo
di procedere ha diffuso la sensazione che tanto fosse stato fat-
Un indicatore grezzo della perdita di efficienza della pubblica amministrazione è dato dall’estensione del pubblico impiego.
Soprattutto negli anni Settanta, ma anche negli anni Ottanta, esso svolse una funzione di polmone occupazionale. Crebbe, infatti,
del 34,5%, contro un incremento del 7,2% degli addetti nel settore privato, nel decennio Settanta e del 15,0%, contro il 4,9%, in
quello Ottanta. Il numero di abitanti per pubblico dipendente scese da 22 nel 1970 a 17 nel 1980 e a 15 nel 1990. Per raffronto,
questo rapporto passò negli USA da 16 nel 1970 a 14 nel 1990.
Si veda Salvati (2011).
Il termine riforme è qui utilizzato in senso molto ampio, coinvolgendo dalla condotta della politica di bilancio al regime di quella
monetaria e valutaria, dai mutamenti costituzionali riguardanti parlamento e governo alla legge elettorale, dal ridisegno del sistema
scolastico e universitario alle regole previdenziali, dalle liberalizzazioni al mercato del lavoro, e così via.
19
Industria Fusoria 2/2012
economico
to e con sforzi enormi, ma che
poco si fosse ottenuto in termini sia di completamento delle
misure adottate sia di esiti nel
miglioramento della performance economica del Paese.
Tutto ciò ha condotto ad accumulare enormi ritardi nel rispondere alle esigenze interne
del Paese e alle sfide competitive esterne.
Eppure, le riforme sono e restano cruciali. Perché se la crescita è la manifestazione e il frutto
del cambiamento del tessuto
economico e sociale, le riforme
sono il veicolo con cui cambia il
contesto normativo e istituzionale, la cornice entro cui
si muovono le scelte delle persone, in qualità di consumatori,
imprenditori, cittadini. Una cornice che, se non è opportunamente modificata, diventa inadeguata e stretta perché non tiene
il passo con l’incessante e inevitabile mutamento socioeconomico, dentro e fuori dal Paese; e
agisce quindi da freno. O peggio
ancora, può muoversi in direzione opposta a quel che sarebbe
richiesto. Ciò accade in particolare quando le regole si stratificano fino a formare una matassa ingarbugliata che imbriglia, disorienta e scoraggia; a maggior
ragione quando la loro applicazione è soggetta a discrezionalità e avviene quindi in modo
non omogeneo, addirittura nelle
medesime zone del Paese, e nel
corso del tempo.
Per comprendere perché ciò sia
avvenuto, quale percorso sarebbe stato opportuno seguire e attraverso il verificarsi di quali
condizioni sarebbe stato possibile compierlo è molto utile esaminare l’esperienza internazionale. Da questa emergono
significative indicazioni di regolarità riguardo al come si fanno le
riforme, ossia alla political economydelle stesse ben esaminata
nel saggio di Vincenzo Galasso.
L’Italia non è stato il solo paese
a trovarsi nella situazione di dover rovesciare una tendenza
alla stagnazione insediatasi da
tempo per rimettere in moto il
Industria Fusoria 2/2012
processo di sviluppo. Si possono
citare numerosi altri casi: Regno
Unito, Paesi Bassi, Germania e
Svezia, per rimanere nel novero
dei paesi avanzati. Polonia, altre
economie dell’Europa Centroorientale, Cile e Brasile, tra le nazioni emergenti, hanno dovuto
attraversare anche veri e propri
cambi di regime politico e difficili transizioni. Tali economie hanno saputo cogliere, in toto o in
parte, i momenti storici propizi
per modernizzare le istituzioni
economiche e ottenere così risultati molto significativi nella
performance economica.
In tutti i casi quel che emerge è
che riformare è un percorso
accidentato e per intraprenderlo non basta approvare nuove norme, ma occorre che queste siano applicate e accettate
mediante la profonda trasformazione della mentalità e delle
abitudini di politici e cittadini. Le
esperienze dei paesi che hanno
avuto successo in questo percorso aiutano proprio a comprendere come i cambiamenti
nascono, incontrano resistenze,
ma si rafforzano con il tempo
grazie ai risultati concreti in termini di benessere che con essi
vengono ottenuti.
Rispetto a un’analisi esclusivamente quantitativa sulle determinanti e sugli effetti delle riforme, un approccio comparato
basato su una serie di casi di
studio consente di comprendere quali siano i contesti e le
condizioni migliori per realizzare le riforme e di approfondire in modo dettagliato i fattori propizi al compimento del
processo riformista.
Ogni esperienza riformatrice
rappresenta, inevitabilmente, un
unicum storico e istituzionale.
Non è perciò appropriato né
accurato pensare di poter ricavarne prescrizioni automatiche
e generali in grado di funzionare
comunque e sempre in ogni
paese e circostanza. Ma alcune
costanti esistono e forniscono
preziosi suggerimenti.
I frutti delle riforme vanno
valutati tenendo presente i costi
20
dell’inazione e le enormi opportunità da cogliere. Lo scenario
inerziale è del tutto insoddisfacente e porta a condizioni di insostenibilità per la società e per
i conti pubblici. Se si compie una
svolta netta, invece, la crescita
potrà essere molto superiore a
quella sperimentata nel recente
passato.
Occorre vincere le resistenze
alle riforme cominciando proprio dal comunicare i loro
vantaggi e i rischi a cui si va
incontro se non si fanno. Anche
la comparazione tra la situazione di chi soffre per la mancata
crescita e quella di chi beneficia
dello status quo facilita il rafforzarsi di un’opinione pubblica
pro-riforme.
Occorre partire dalla spiegazione chiara ed esauriente della
reale condizione in cui versa
il sistema economico, abbandonando analisi compiacenti e autoconsolatorie, ma al tempo
stesso rimarcando le potenzialità e quindi le capacità di tornare a svilupparsi. In altre parole,
dire la verità sul presente e offrire una prospettiva di rilancio,
pur attraverso i sacrifici, così da
infondere fiducia e motivazione.
Big bang o sequenza? Cioè,
le riforme vanno fatte tutte insieme o realizzate man mano
che si concretizzano i benefici
degli interventi e che questi
coagulano il consenso per nuovi provvedimenti? L’esperienza
internazionale non fa pendere
l’ago della bilancia da una parte
o dall’altra.
Ma ci sono vantaggi politici ed
economici nel varare le riforme tutte insieme, specie nel
caso italiano. Vantaggi politici: non c’è nessun gruppo di interesse che viene salvaguardato
e quindi privilegiato e il costo
delle riforme è quindi sopportato da tutti (il che è una forma di
equità) e ciascun gruppo può
compensare i costi che deve affrontare con i benefici che può
ricavare dai miglioramenti introdotti in altri campi (efficienza).
Inoltre, con la strategia del big
economico
bang il cambiamento è così
profondo che tornare indietro
diventa (quasi) impossibile.
Vantaggi economici: cambiare alcuni pezzi del sistema senza
intervenire anche negli altri non
fa conseguire pienamente tutte
le potenzialità delle riforme,
mentre agire simultaneamente
sui vari fronti fa sì che gli effetti
di una riforma vadano a rafforzare gli effetti delle altre. Si creano cioè complementarietà e sinergie.
Disegno coerente: deve essere tale non solo nel mettere insieme il pacchetto delle varie
riforme, ma proprio anche nell’ideare ciascuna singola riforma. Ciò significa non lasciar
spazio ai compromessi che finiscono per partorire assetti già
in partenza inadeguati e che
quindi dovranno essere nuovamente modificati: le riforme devono essere fatte per durare
(nelle pensioni, non era tale lo
scalone Maroni, troppo violento
e iniquo, né i nuovi sistemi Amato e Dini, troppo graduali).
Riforme parziali producono effetti anch’essi parziali e tali da
non mutare le aspettative e
quindi i comportamenti. Anzi, famiglie e imprese si attendono
nuovi interventi e ciò li rende
prudenti nelle scelte.
Riguardo al consenso politico
è indispensabile, in modo da
realizzare riforme efficaci e durature, avere un governo coeso
ed è auspicabile che tale governo abbia ricevuto un chiaro
mandato elettorale a effettuare
le riforme. Le riforme introdotte di soppiatto o a sorpresa non
hanno la forza di mutare i comportamenti. Per effettuare le
riforme serve una maggioranza compatta: non occorre che
sia ampia.
La continuità nel tempo dell’azione riformatrice richiede
che essa abbia un consenso bipartisan, nel senso che chi vincerà le elezioni successive non
deve disfare ciò che è stato rea-
9
Grafico E - L’ampiezza della crisi favorisce le riforme.
* Going for growth.
Il tasso di risposta alle raccomandazioni OCSE assume valore 1 se a tutte le raccomandazioni sono seguite misure di riforma concrete, 0 se nessuna azione è stata intrapresa.
Fonte: elaborazioni CSC su dati OCSE.
lizzato da chi l’ha preceduto.
Purtroppo, invece, questo è accaduto molte volte in Italia. Occorre continuare a costruire su
quello che è stato già edificato,
migliorandolo. Riforme mal fatte, ovviamente, si prestano a
modifiche e ciò causa continui
mutamenti nell’assetto normativo, che sono assolutamente
controproducenti e da evitare.
Non basta approvare nuove
leggi, ma occorre cambiare
profondamente anche mentalità e abitudini di amministratori pubblici, politici e cittadini.
Le esperienze dei paesi che hanno attuato le necessarie riforme
e hanno innalzato il tasso di crescita aiutano a comprendere
l’origine del processo di cambiamento, come e perché esso incontri resistenze e in quale modo queste possano essere superate, anche grazie ai frutti conseguiti nel tempo.
Crisi e shock servono per catalizzare le forze riformiste e far
maturare la consapevolezza a
favore delle riforme. Perciò è
sbagliato sminuirli, occorre invece sfruttarli. Specie quando colpiscono di più un paese rispetto
agli altri (shock asimmetrici).
Devono essere shock profondi
e non passeggeri, che non ali-
mentino la convinzione che
“tutto tornerà come prima” e
che quindi è inutile agire. In ciò
la crisi economica in atto può
rivelarsi per l’Italia benevola: in
sua assenza il Paese avrebbe
proseguito lungo la traiettoria
di un graduale e quindi meno
percepibile declino. Il crollo del
PIL e le difficoltà di recupero,
sebbene comportino elevati rischi e grandissima sofferenza,
costringono a prendere di petto
le cause della lenta crescita
(grafico E).
Tornano, perciò di grandissima
attualità e assolutamente rivelatrici le parole di Milton Friedman, scritte nel 1982: “Esiste
una enorme inerzia, una tirannia dello status quo, nelle istituzioni private e specialmente
pubbliche. Soltanto una crisi,
effettiva o percepita, produce
un cambiamento reale. Quando
quella crisi avviene, le decisioni
che vengono prese dipendono
dalle idee che circolano in giro.
Credo che la nostra funzione
basilare sia di sviluppare alternative alle politiche esistenti, di
mantenerle vive e disponibili fino a quando il politicamente impossibile diventa politicamente
inevitabile”9.
Il risanamento macroeconomico è cruciale: non solo
Friedman (1982).
21
Industria Fusoria 2/2012
economico
perché senza di esso permane
un’instabilità di fondo che vanifica i benefici degli sforzi che si
compiono con le riforme, ma
soprattutto perché la riduzione
duratura del deficit pubblico e
dell’inflazione si ottiene solo se
avviene attraverso il radicale
cambiamento dei comportamenti di tutti gli attori del sistema economico. È, dunque, essa
stessa una riforma.
Germania federale; la svalutazione interna ottenuta attraverso il mutamento del sistema di
contrattazione collettiva che ha
generato moderazione salariale
e permesso di riconquistare
competitività; il rafforzamento
dell’industria manifatturiera con
le catene di subfornitura dei
paesi dell’Est Europa; lo sfruttamento delle complementarietà
con le produzioni asiatiche.
Le pressioni internazionali
aiutano a spronare un paese
ad adottare le riforme, ma il
cambiamento deve essere in
nome e nell’interesse dei cittadini e del buon funzionamento
dell’economia e della società
nazionali.
Le riforme hanno accompagnato questo processo che, come
spesso succede in Germania, è
stato lungo. I cambiamenti hanno interessato tutti i pilastri dello stato sociale tedesco, incluso
l’abbassamento della pressione
fiscale e del livello della spesa
pubblica. Nel caso del welfare e
del mercato del lavoro c’è stata
una grande novità anche di metodo. Invece di estenuanti trattative con le parti sociali, la strada seguita è stata quella della
convocazione di commissioni
tecniche le cui raccomandazioni sono state attuate sotto la
responsabilità del governo.
Cosa raccontano i casi di studio
delle riforme? La Germania,
che fino al 2004 era considerata
il malato d’Europa, è tornata a
esserne locomotiva. Come è
stato possibile invertire la rotta
in così breve tempo? Qual è stato il ruolo delle riforme? Carlo
Bastasin spiega che la trasformazione dell’economia tedesca
non è stata una virata repentina,
ma è iniziata circa quindici anni
prima che il PIL ricominciasse a
crescere a ritmi sostenuti. L’obiettivo perseguito consapevolmente è stato quello di non
perdere competitività in conseguenza dei grandi cambiamenti
geopolitici in atto: la riunificazione, l’Euro, l’allargamento dell’UE e la spettacolare performance economica dei paesi
emergenti. Sia gli attori industriali e finanziari sia i politici tedeschi hanno compreso che era
necessario governare e non subire quei cambiamenti. Per parafrasare la retorica utilizzata da
Helmut Kohl in poi, dunque,
“non c’è stata alternativa”10.
Il processo di trasformazione è
passato attraverso scelte impegnative: una riunificazione
costosa che ha reso urgente
cambiare quello che non funzionava nel modello sociale della
10
Un aspetto peculiare del caso
tedesco è che la coscienza per
le riforme è maturata nella società attraverso l’esperienza
dell’unificazione, che ha spostato l’enfasi dalla solidarietà al
merito individualistico.
Le riforme svedesi rappresentano un caso particolarmente interessante. Le caratteristiche del periodo in cui sono state avviate ricordano, infatti,
quelle dell’Italia contemporanea: nella prima metà degli anni
Novanta il paese scandinavo era
reduce da un ventennio di lenta
crescita e fu costretto ad affrontare una grave crisi di debito pubblico. La ricostruzione di
Lars Calmfors mostra che la
consapevolezza diffusa dei difetti del modello svedese ha consentito di creare un laboratorio
riformista permanente, che è
sopravvissuto a governi di diverso colore e che continua a
funzionare anche oggi che l’economia va bene e la crisi sembra
essere alle spalle.
L’approccio è stato ispirato a un
pragmatico eclettismo e
ciascun problema è stato affrontato con una strategia diversa:
come prima cosa si è curata la
febbre degli alti tassi di interesse sul debito, risanando il bilancio pubblico; la medicina è stata
resa meno amara dalla svalutazione della corona, che ha fatto
ripartire l’economia attraverso
la domanda estera, possibilità
oggi preclusa ai paesi dell’Eurozona. Ma era chiaro che non bastava svalutare per curare la
malattia della lenta crescita. Si è
quindi proceduto con il primo
blocco di riforme vere e proprie nel quale sono state inserite quelle meno controverse e
divisive: il sistema fiscale è diventato più semplice ed efficiente spostando la tassazione dai
redditi ai consumi, riducendo le
aliquote e allargando la base imponibile; le liberalizzazioni hanno interessato i principali settori dei servizi e quelli dove operavano molte imprese statali.
Il secondo blocco di riforme ha
visto il contributo fondamentale
delle parti sociali. Le quali, tenendo fede alla tradizione scandinava, sono state capaci di rivedere le regole della contrattazione collettiva in modo da
legare le rivendicazioni salariali
agli aumenti di produttività, senza bisogno di interventi legislativi ad hoc. I nodi più difficili da
sciogliere, quelli relativi alle
nuove regole di politica macroeconomica e alla riforma
delle istituzioni del mercato del
lavoro, hanno potuto contare rispettivamente sulle spinte dell’adesione all’Unione Europea e
su un chiaro mandato elettorale. Molto importante è stato,
nell’ideazione delle riforme, il
contributo di esperti ed economisti, che ha permesso di disegnare meccanismi coerenti e
ben funzionanti.
Una frase che riecheggia quella ripetuta nel Regno Unito degli anni 80 da Margaret Thatcher: “There is no alternative”. Sintetizzata con l’acronimo TINA.
Industria Fusoria 2/2012
22
economico
L’esperienza riformista della Polonia, raccontata da Hartmut
Lehmann, insegna che, se esiste
ampio consenso tra cittadini,
esperti e politici di diverso
orientamento sulla necessità di
un profondo cambiamento, la
stabilità politica non è una condizione necessaria per fare le
riforme. Infatti, nonostante la
breve durata media dei governi
che hanno gestito la transizione
polacca verso un’economia di
mercato, nessuno di essi ha messo in discussione le riforme fatte in precedenza, dando loro il
tempo di produrre effetti positivi sulla crescita e mettendo in
moto un circolo virtuoso che ha
rafforzato il consenso per nuove
riforme. Occorre riconoscere
l’importanza di fattori geopolitici e culturali in un certo senso
unici. In particolare, il sentirsi
parte dell’Europa e l’ambizione
di aderire all’UE sono stati fondamentali per indebolire le resistenze dei gruppi sociali maggiormente contrari alle riforme.
Anche nel caso polacco è possibile individuare tre grandi blocchi di riforme. Il primo, quello
più incisivo, ha, da un lato, salvato la Polonia dall’iperinflazione
e, dall’altro, dato il via alla transizione da un’economia pianificata
a una di mercato. È stato un periodo straordinario nel quale
l’opinione pubblica ha accettato
riforme davvero radicali, attuate
con una terapia d’urto (o big
bang). Il secondo blocco di riforme, iniziato circa un decennio
dopo la caduta della cortina di
ferro, è stato più graduale e si è
concentrato sulla modernizzazione di alcune istituzioni nate
durante il periodo comunista
(sanità, istruzione, previdenza e
amministrazioni territoriali). Infine, un terzo blocco ha consentito di perfezionare le riforme intraprese precedentemente.
Le esperienze riformiste dei
paesi dell’Europa centrale e
orientale (ECO) e, in particolare, di quelli baltici mostrano che
le opportunità offerte da una
crisi sono enormi: grazie al senso di urgenza che generano, le
crisi indeboliscono le resistenze
dei gruppi sociali che traggono
vantaggio dallo status quo; in
queste condizioni nessun cambiamento è impossibile. Il resoconto di Anders Åslund rivela
che, anche nei paesi che avevano
un regime di cambio fisso (Lettonia, Lituania, Estonia e Bulgaria), gli effetti delle riforme sui
tassi di crescita sono stati rapidi
e positivi. L’implicazione per i
paesi dell’Eurozona è evidente: i
vincoli imposti dall’appartenenza
all’area della moneta unica non
devono essere un alibi per evitare il cambiamento. Come nel caso della Polonia, il sostegno popolare spesso incondizionato
dato ai politici impegnati a realizzare le riforme è dipeso anche
dalle aspirazioni europee di cittadini e parti sociali.
Non tutte le riforme, comunque, sono state ugualmente facili da approvare e implementare.
In particolare, i progressi sono
stati complessi sul versante delle pensioni, dove cambiamenti
profondi avrebbero ulteriormente depresso la domanda aggregata venendo dopo i tagli incisivi operati nella pubblica amministrazione e dopo l’aumento
della disoccupazione. Quelle che
invece hanno avuto maggiore
supporto sono state le liberalizzazioni, che, guidate dalle indicazioni dei rapporti della Banca Mondiale, hanno reso più facile fare impresa.
La politica riformista cilena
ha trasformato il paese latinoamericano in un caso unico fra le
economie del subcontinente
americano per la sua straordinaria esperienza di crescita.
Vittorio Corbo spiega che, oltre
a essere basate su solidi principi
economici, le riforme cilene
hanno potuto contare su una
drastica trasformazione istituzionale che ha limitato il potere
discrezionale di politici e burocrati rendendo credibili le istituzioni, indipendentemente da chi
fosse al governo. Occorre riconoscere che l’inizio di questa
trasformazione è avvenuto verso la metà degli anni Settanta,
durante una fase politica tragica
e controversa per la storia cile-
23
na, in cui l’ordine democratico
era stato sovvertito da un colpo
di Stato. Il successivo ritorno alla democrazia rappresenta, comunque, un caso da manuale di
come la transizione da un regime autoritario a uno democratico può essere gestita senza fratture istituzionali e con una sostanziale continuità nella politica
economica.
Le caratteristiche di alcune riforme cilene sono così originali che
anche i paesi OCSE hanno imparato lezioni importanti dalla loro
formulazione e applicazione. La
riforma delle pensioni è stata
per esempio la prima a cambiare
un sistema a ripartizione in un sistema a capitalizzazione. La regola del rispetto del pareggio di
bilancio è stata una delle prime
a tenere conto del ciclo economico e quindi della differenza tra
PIL effettivo e PIL potenziale.
L’approccio cileno alla regolamentazione dei servizi di pubblica utilità, infine, che ha privatizzato dove c’era concorrenza ed è
intervenuto in modo severo nei
settori di monopolio naturale, è
diventato un modello seguito da
molti paesi emergenti.
Il caso del Brasile è forse quello in cui il legame tra l’ottima
performance economica e le
riforme è meno chiaro e robusto. L’aspetto più interessante,
che dal punto di vista della political economy rende l’esperienza di quel paese simile a quella
tedesca, è il fatto che i governi
che hanno goduto degli effetti
positivi delle riforme non sono
stati quelli che le hanno approvate e quindi non ne hanno pagato il costo politico. Teresa TerMinassian sostiene che il grande
merito di questi governi, comunque, è stato quello di non tornare indietro e non mettere in discussione le riforme fatte.
Il Brasile non è più solo “il paese
del futuro”; il suo merito principale è stato quello di essere riuscito a metà degli anni Novanta
a stabilizzare gli indicatori
macroeconomici: grazie a una
severa politica monetaria ha
sconfitto l’inflazione e a una leg-
Industria Fusoria 2/2012
economico
ge di bilancio che obbliga il governo a fissare con anticipo gli
obiettivi di finanza pubblica ha
guadagnato la fiducia dei mercati internazionali.
Da questi brevissimi sunti, e ancor più dalla lettura completa
dei capitoli che compongono
questo volume, si comprende
quanto l’Italia possa fruttuosamente ispirarsi alle esperienze di
successo di altri paesi. E quanto
le condizioni attuali rappresentino un’occasione irripetibile e
da non sprecare.
La posta in palio è altissima: la
perdita di terreno rispetto ai
paesi concorrenti può acquistare ancor più velocità e compromettere in pochi lustri il benessere conquistato in alcune generazioni. L’Italia rischia di diventare economicamente irrilevante
in breve tempo, ammoniscono
Jennifer Blanke e Roberto Crotti, se non argina l’emorragia di
competitività messa in luce
dai pilastri del World Economic
Forum, nella cui graduatoria globale l’Italia figura al 43° posto,
mentre era al 29° nel 200011.
L’Italia, non solo economicamente, è a un bivio. Da un lato,
rimane inerte di fronte alle
tendenze che la inchiodano a
ritmi di crescita dello 0,7% annuo da qui al 2030, con un PIL
totale che dunque aumenta del
16,0% e un PIL pro-capite che
sale di appena il 10,6%; si tratterebbe già di un successo alla luce della performance del passato decennio. Dall’altro, reagisce
con vigore, determinazione,
coesione, costanza e coerenza,
in ogni sfera del vivere economico, civile, demografico e sociale;
e trasforma i grandi svantaggi
competitivi in altrettante leve di
rilancio.
Con una tale reazione, come
mostrano i calcoli effettuati da
Fedele De Novellis, la crescita
annua triplica al 2,2% (e po-
11
12
trebbe rivelarsi una stima prudente), il PIL totale aumenta in
un ventennio del 55,2% e quello per abitante del 42,9%. Un
cambio di ritmo che proprio la
Svezia insegna essere possibile.
Per conseguirlo occorre agire
su entrambe le grandi forze
della crescita: produttività e occupazione.
Per migliorare la produttività i
campi di intervento sono la conoscenza, la concorrenza e la
burocrazia, ciascuno dei quali ha
precise e cruciali diramazioni. I
benchmarkinternazionali mostrano che c’è grande spazio
di progresso e i guadagni potenziali sono enormi. Il mercato del lavoro è vitale anche per
la coesione sociale, considerati i divari territoriali, di genere e
tra generazioni e l’innalzamento
dell’impiego delle persone è fondamentale per superare i limiti
demografici alla crescita, pur in
presenza di un esercito di inoccupati. L’apporto dell’immigrazione continuerà a rimanere
decisivo e occorrerà essere ben
attrezzati per ricavarne il massimo contributo. Sia nella produttività sia nel mercato del lavoro i
benefici maggiori arriverebbero
per il Sud e dal Sud si irradierebbero all’intero Paese.
Nell’imboccare la strada del
rilancio l’Italia si è affidata, una
volta ancora, a un governo che
non è stato espresso direttamente dal mondo politico e che
è composto principalmente da
tecnici. Sebbene sia un esecutivo
nel pieno dei poteri e politico,
perché opera con la fiducia e
l’apporto del parlamento ed è
dunque democraticamente legittimato, il Governo Monti rappresenta una sorta di tempo
sospeso (seppure molto fattivo
per le riforme strutturali) nella
competizione all’interno dell’arena politica. La sfida più importante, perciò, riguarda quel che
accadrà proprio sulla scena politica quando, nel futuro prossi-
mo, si arriverà alla naturale fine
della legislatura.
Per far sì che la svolta appena intrapresa non duri una sola e particolare stagione, quella attuale,
ma si prolunghi e diventi permanente, occorre che si radichi la
cultura delle riforme come
bene collettivo. Le leadership
politiche, spiega Sergio Fabbrini,
dovranno essere esse stesse
riformiste. Dovranno rimuovere
i grumi di interessi e i corporativismi, anziché far leva su di essi
per vincere qualche battaglia
elettorale ma far perdere al Paese la guerra dello sviluppo e del
benessere.
È questo il compito più difficile e la responsabilità di assolverlo ricade sulle spalle della politica e dei partiti. È il compito più
difficile perché deve eliminare
due difetti antichi del sistema
politico italiano stesso: il trasformismo e la presenza di importanti forze antisistema e divisive.
Tramontate le ideologie, questi
difetti sono diventati vizi che mascherano, sempre più malamente, interessi particolari o addirittura personali. Per superare questi vizi occorrono nuovi meccanismi istituzionali ed elettorali
sui quali le forze politiche si stanno confrontando con il costante
e vigile sprone del Presidente
della Repubblica. La caduta di
consenso delle rappresentanze
politiche e l’ascesa della disaffezione degli elettori spingono nella medesima direzione.
L’approvazione riscontrata nei
sondaggi per il metodo di lavoro
del Governo Monti e la voglia di
cambiamento degli italiani, che
numerose indagini demoscopiche hanno misurato12, sottolineano che nella popolazione del
Paese, come nella Germania dopo la riunificazione, la coscienza
della necessità delle riforme è
molto più diffusa di quanto comunemente si pensi. In ciò l’Italia appare già cambiata e
pronta a raccogliere le sfide.
Anche se tra le due graduatorie sono cambiati sia la metodologia sia il numero di paesi considerati.
Si vedano Corò e Diamanti (2009) e Diamanti AL. (2010).
Industria Fusoria 2/2012
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economico
Sedicesima edizione
del Seminario Metal Bulletin
sulle leghe di Zinco
Il 12 aprile 2012, Milano è stata
il teatro della sedicesima edizione del seminario sulle leghe
di Zinco organizzato da Metal
Bulletin casa editrice internazionale specializzata nel fornire
informazioni a livello mondiale
sul mercato dei metalli quali:
acciaio, metalli non ferrosi e
rottami con il contributo di
esperti analisti di settore.
La due giorni milanese è stata il
luogo privilegiato di dibattito
che ha coinvolto il mercato
dello Zinco e le sue determinanti coprendo: domanda, offerta ed il riutilizzo dello Zinco
nei mercati classici di destinazione ed i nuovi mercati di
sbocco.
Molti sono stati i quesiti ai quali le giornate hanno cercato di
dare risposta, tra i quali:
• tendenze globali di sviluppo
macroeconomico sulla catena del valore dell’industria
dello Zinco;
• proiezione a breve sul mercato dello Zinco;
• prospettive a medio e lungo
termine.
Ad Andrea Napoli, Amministratore Delegato della citata
azienda è stato chiesto di approfondire le tendenze del
settore pressocolata di Zinco
e il ruolo dello Zinco all’interno del medesimo comparto
evidenziando le nuove opportunità di impiego della lega.
L’Amministratore delegato di
Dynacast ha sottolineato come nell’arco di 10 anni il comparto abbia subito una razionalizzazione con contrazione
del tessuto produttivo e numero di addetti e come la dimensione media delle Fonderie italiane di leghe di Zinco
In particolare, al seminario ha
partecipato Assofond unitamente alla propria associata
Dynacast Italia srl, virtuosa
branch italiana dell’omonima
multinazionale con sede centrale in USA a Charlotte, NC e
filiali in Asia, Canada, Messico,
Europa e Cina.
Industria Fusoria 2/2012
28
sia di circa 19 dipendenti. Tale
razionalizzazione, ha sottolineato Napoli, ha però accresciuto l’efficienza produttiva
del comparto misurata sia come rapporto produzione media per impresa sia come produzione media per addetto.
Il relatore ha ricordato come
fra la fine del 2008 e la prima
parte del 2009 l’economia internazionale abbia vissuto una
delle peggiori crisi.
La reazione dell’economia reale è stata di dimensioni eccezionali, con perdite di prodotto
molto ampie.
economico
La Fonderia figura tra i comparti industriali più colpiti dalla recessione globale. Gli effetti della contrazione della
domanda mondiale e del conseguente drammatico calo dei
consumi, sono ben percepibili,
ha osservato Napoli, esaminando il collasso che ha caratterizzato la produzione media
del settore in tale biennio.
L’impatto sul comparto delle
Fonderie di Zinco nel 2009 rispetto al picco massimo del ciclo registrato nel 2007 è stato
del -34% sui livelli produttivi e
del -31% sul turnover.
L’effetto della recessione sulla
forza lavoro del settore si è
dimostrato più arginato rispetto alle perdite di capitale
umano temute. Il settore è
riuscito, grazie al ricorso poderoso agli ammortizzatori
sociali, a salvaguardare l’occupazione con una flessione
complessiva degli addetti diretti stimata in –6%. Ad opinione del relatore, il comparto è stato altresì fortemente
penalizzato sotto il profilo
della redditività. Dall’analisi
dei bilanci effettuata su un
campione rappresentativo di
imprese del settore Zinco, è
emerso che la redditività lorda (ebitda/fatturato) è passata
dall’8% del periodo pre-crisi
(2007) al 3% del 2009.
Ma già nel 2010 il settore ha
dimostrato ampi margini di risalita. L’aumento della produzione e del fatturato rispetto
al 2009 hanno contribuito a
migliorare i risultati economici dell’esercizio 2010. L’Ebitda/fatturato è mediamente ritornato sul livello del 2007
(8%) grazie soprattutto alla
performance delle imprese
che hanno colto l’opportunità
della crisi per ristrutturarsi,
innovarsi e rafforzare il processo di internazionalizzazio-
29
ne con un maggior presidio
dei mercati esteri.
L’orientamento ai mercati esteri si è rafforzato in modo evidente. In definitiva, ha concluso
Napoli, l’Italia rimane il più vasto mercato per lo Zinco.
Dal punto di vista dei mercati
di destinazione i getti di Zinco, proprio per le loro caratteristiche tecnico-strutturali
possono essere reperiti in
tutto ciò che ci circonda, dalle costruzioni, alle infrastrutture, al trasporto, alle macchine industriali, dalle comunicazioni all’elettronica sino ai
prodotti di consumo per la
salute umana. Infatti, gli articoli prodotti dalla pressofusione in zama offrono maggior resistenza all’urto e all’usura rispetto agli articoli prodotti con alcune altre leghe.
Inoltre la resistenza alla corrosione, di per se molto buo-
Industria Fusoria 2/2012
economico
na, viene incrementata ulteriormente se gli articoli in zama subiscono un processo di
finitura galvanica quale ad
esempio zincatura, cromatura,
nichelatura, satinatura.
tallica che offre opportunità
di sviluppo prodotto chiaramente superiore alla maggior
parte dei metalli e dei materiali polimerici comunemente
utilizzati a causa del perfetto
mix di caratteristiche mecca-
La caratteristica duttilità della
zama, assieme alla sua buona
resistenza, permettono di avere una grande flessibilità nella
progettazione di piccoli particolari e dettagli. Con le leghe
di Zinco si riescono ad ottenere tolleranze più ristrette e
finiture migliori negli articoli
pressofusi.
Durante il processo di lavorazione, la ZAMA, essendo una
lega di Zinco, non disperde in
aria o nell’ambiente sostanze
che causano inquinamento. Lo
Zinco è riciclabile, infatti, può
essere riciclato all’infinito
senza perdere proprietà e
qualità ed è una fonte di energia sostenibile.
La lega Zama è una lega me-
Industria Fusoria 2/2012
30
niche, fisiche, tecnologiche e
di finitura.
Concludendo il proprio intervento Andrea Napoli ha chiesto alla platea di riflettere
perché se ci si guarda intorno
lo Zinco è ovunque!
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Formazione dei lavoratori
La formazione dei lavoratori
costituisce uno dei principi
cardine del Decreto Legislativo 9 aprile 2008 n° 81, comunemente definito come Testo
Unico della Sicurezza. Fare
formazione, oltre ad un obbligo legislativo sanzionabile penalmente, costituisce sicuramente un dovere etico e morale del fare impresa.
Investire nella formazione ha
lo scopo di incentivare la “cultura dell’agire in sicurezza”, valorizzando e responsabilizzando ogni singolo lavoratore
a mantenere comportamenti
sicuri per se e per gli altri, in
accordo alle principali normative nazionali, le linee guida
e le buone prassi.
Nel mese di dicembre 2011 la
conferenza permanente tra lo
Stato, le Regioni e le Provincie autonome di Trento e Bolzano, ha pubblicato due importanti Accordi, assolvendo
a quanto previsto dal D.lgs.
81/2008 e regolando in maniera chiara la formazione dei
lavoratori e del datore di lavoro che svolge direttamente
i compiti di prevenzione e
protezione.
Nel presente articolo viene
analizzato il primo Accordo,
in quanto nelle Fonderie italiane l’assolvimento diretto
da parte del datore di lavoro
dei compiti di prevenzione e
protezione è poco diffuso.
Industria Fusoria 2/2012
Accordo
Stato-Regioni
per la formazione
dei lavoratori,
preposti e dirigenti
tardo rispetto ai tempi previsti
dalla normativa, ha regolamentato gli obblighi per la formazione alla sicurezza nei luoghi
di lavoro dei lavoratori, dei dirigenti, dei preposti e degli autonomi.
La formazione dei lavoratori è
regolata dell’Art. 37 del Decreto Legislativo 81/2008. In particolare al comma 2 è previsto
che “la durata, i contenuti minimi
e le modalità della formazione di
cui al comma 1, siano definiti mediante accordo in sede di Conferenza permanente per i rapporti
tra lo Stato, le Regioni, le provincie
autonome di Trento e Bolzano,
previa consultazione delle parti
sociali, entro il termine di 12 mesi
dalla data di entrata in vigore del
Decreto Legislativo”. Tale Accordo, siglato in data 21 dicembre
2011 (repertorio atti n.
221/CSR), pur con notevole ri-
È doveroso specificare sin da
subito che l’art. 37 comma 2, rimanda all’Accordo Stato-Regioni la sola formazione dei lavoratori (comma 1 del medesimo articolo), rendendo pertanto l’Accordo stesso discrezionale e non obbligatorio per la
formazione dei preposti e dei
dirigenti per la sicurezza. Tuttavia l’art. 37 comma 7 prevede
anche che “… i Dirigenti ed i
Preposti ricevano a cura del datore di lavoro un’adeguata e specifica formazione ed un aggiornamento periodico in relazione ai
propri compiti…” e pertanto
Fig. 1
34
economico
l’applicazione delle modalità
formative indicate dall’Accordo
costituisce corretto assolvimento dell’obbligo del datore
di lavoro (come tra l’altro richiamato anche nella premessa
dell’Allegato A dell’Accordo
stesso).
Classificazione delle
Fonderie in relazione
al livello di rischio
Fig. 2
L’Allegato 2 dell’Accordo individua tre macrocategorie di rischio (Fig.1), che raggruppano
differenti settori produttivi
identificati dal relativo codice
ATECO. Le classi di rischio, denominate rispettivamente “Rischio Basso”, “Rischio Medio” e
“Rischio Alto”, differenziano le
ore di formazione proprie dei
lavoratori e dei preposti.
Le Fonderie, come tra l’altro
la maggioranza delle industrie,
rientrano nella classe di rischio Alto e pertanto nel seguito saranno considerati i percorsi formativi propri di tale
classe di rischio.
Formazione dei
lavoratori di Fonderia
Il lavoratore, definito dall’art.
2 comma 1 lettera a) del D.lgs.
81/2008 come “persona che indipendentemente dalla tipologia
contrattuale svolge un’attività lavorativa nell’ambito di un’organizzazione di un datore di lavoro
pubblico o privato, con o senza retribuzione…”, deve essere sottoposto a due differenti percorsi formativi: una formazione di base, della durata di 4
ore e comune a tutte le classi
di rischio ed una formazione
specifica, della durata di 12
ore e propria per la classe di rischio alto.
La formazione di base, da svolgersi al momento della costituzione del rapporto di lavoro,
comprende concetti di sicurezza generali come la definizione
di rischio, di danno, di preven-
zione, di protezione, i diritti ed
i doveri dei vari soggetti coinvolti nell’organizzazione della
sicurezza (Fig. 2).
La formazione specifica, da erogarsi al momento della costituzione del rapporto di lavoro, in
caso di trasferimento o cambio
mansione o in caso di introduzione di nuove tecnologie, impianti o sostanze pericolose,
deve trattare la quasi totalità
dei rischi specifici previsti dal
Testo Unico e propri del settore produttivo (Fig. 3).
Per la formazione specifica di
tutti coloro che operano in attività amministrativa di tipo impiegatizio sono previste invece
4 ore di formazione, indipendentemente dal settore economico di appartenenza.
Complessivamente un lavoratore operante in Fonderia o
che entri in contatto anche saltuariamente con gli impianti o i
luoghi dove risiedono gli impianti, dovrà essere sottoposto
ad una formazione complessiva
di 16 ore (4 ore di formazione
generale + 12 ore di formazione specifica), mentre un impiegato amministrativo di 8 ore (4
ore di formazione generale + 4
ore di formazione specifica)
(Fig. 4).
L’Accordo prevede inoltre un
aggiornamento della formazione ogni 5 anni per una durata
complessiva di 6 ore, in cui
non dovranno essere trattati
gli argomenti dei corsi base, ma
gli aggiornamenti legislativi, tecnici ecc...
Fig. 3
35
Industria Fusoria 2/2012
economico
tua le direttive del datore di lavoro, organizzando l’attività lavorativa e vigilando su di essa…”, deve
essere sottoposto ad una formazione complessiva e propria
della mansione di 16 ore totali (a differenza del preposto
non deve seguire anche la formazione generale e la formazione specifica).
Si tratta in particolare di formazione inerente aspetti e tematiche generali inerenti il
concetto di rischio, il sistema
legislativo, la delega di funzioni,
la responsabilità civile e penale,
la comunicazione in azienda, i
modelli di organizzazione, la
formazione dei lavoratori
ecc…
Fig. 4
Formazione
dei preposti
Il preposto, definito dall’art. 2
comma 1 lettera e) del D.lgs.
81/2008 come “persona che, in
ragione delle competenze professionali e nei limiti dei poteri gerarchici e funzionali adeguati alla natura dell’incarico conferitogli, sovrintende alla attività lavorativa e
garantisce l’attuazione delle direttive ricevute, controllandone la
corretta esecuzione da parte dei
lavoratori…”, deve essere sottoposto ad una formazione integrativa rispetto a quella dei
lavoratori della durata di 8 ore.
(Fig. 5).
Il programma formativo di un
preposto è pertanto complessivamente di 24 ore (4 ore di
formazione generale + 12 ore
di formazione specifica + 8 ore
di formazione specifica per
preposto).
Formazione
dei dirigenti
Il dirigente, definito dall’art. 2
comma 1 lettera d) del D.lgs.
81/2008 come “persona che, in
ragione delle competenze professionali e nei limiti dei poteri gerarchici e funzionali adeguati alla natura dell’incarico conferitogli, at-
Fig. 5
Industria Fusoria 2/2012
36
Formazione pregressa
e tempistiche di
adeguamento
Nell’Accordo è previsto il riconoscimento della formazione
già svolta, a patto che sia stata
eseguita nel rispetto delle previsioni normative e delle indicazioni previste dai contratti collettivi, stante comunque l’obbligo di aggiornamento ogni 5 anni. Il datore di lavoro dovrà
pertanto essere in grado di documentare in qualsiasi momento che la formazione già erogata sia adeguata e conforme al
presente Accordo.
Le tempistiche di adeguamento
e di applicazione dell’Accordo
sono riassunte in Fig. 6, per i lavoratori ed i preposti ed in Fig.
7 per i dirigenti, dove è altresì
evidenziato l’obbligo di ultimare entro 12 mesi (cioè entro il
26 gennaio 2013) i corsi già approvati dall’azienda alla data di
entrata in vigore dell’Accordo.
Nel caso in cui non sia stata
erogata alcuna attività formativa, i corsi completi per i lavoratori e per i dirigenti devono essere eseguiti invece entro 18
mesi (cioè entro il 23 luglio
2013).
Nel caso di nuovi assunti, la
formazione completa prevista
deve essere effettuata entro 60
gg dall’assunzione.
economico
no dell’impresa, cioè i singoli
lavoratori.
A titolo informativo ricordiamo che nel mese di febbraio
2012, in attuazione dell’art. 73
comma 5 del D.lgs. 81/2008, è
stato pubblicato un nuovo Accordo tra lo Stato, le Regioni e
le Province autonome di Trento e di Bolzano (Repertorio
atti 53 CSR del 22.02.2012)
che individua le attrezzature di
lavoro per le quali è richiesta
una specifica abilitazione degli
operatori nonché le modalità
per il riconoscimento di tale
abilitazione, i soggetti formatori, la durata, gli indirizzi ed i requisiti minimi di validità della
formazione.
Fig. 6
Le attrezzature, oggetto del
citato Accordo e che potrebbero essere impiegate in Fonderia, sono: piattaforme di lavoro mobili elevabili (intese
come macchine destinate a
spostare persone alle posizioni di lavoro poste ad altezza
superiore a 2 m), carrelli industriali semoventi, pale caricatrici frontali con massa operativa superiore a 4500 kg.
Fig. 7
Conclusioni
L’Accordo costituisce una
buona occasione per guardarsi all’interno e per analizzare,
sicuramente con l’aiuto di un
esperto e con un occhio critico, la conformità legislativa
dell’Azienda da un punto di
vista della formazione obbligatoria prevista dal D.lgs.
81/2008 per i lavoratori, i preposti ed i dirigenti.
L’occasione, se da un lato per-
mette di analizzare i percorsi
formativi dei singoli lavoratori
e qualora questi risultassero
lacunosi o incompleti, di procedere entro il mese di gennaio 2013 a sanare la situazione, dall’altro permette di programmare un percorso formativo guidato per ciascun lavoratore.
La formazione non deve essere considerata un solo obbligo normativo fine a stesso, ma
al contrario deve essere un
investimento sul capitale uma-
37
Considerando l’importanza
del tema e le sanzioni penali
previste per la mancata
conformità legislativa, invitiamo le Fonderie a prendere
contatto con dei professionisti qualificati e preparati, per
valutare la propria situazione
e studiare dei percorsi di adeguamento ad hoc, sfruttando
anche i finanziamenti erogati
da Fondimpresa.
Assofond, tramite i suoi professionisti e le Società convenzionate sarà in grado di
guidare le singole Fonderie a
fare la scelta migliore.
Per qualsiasi informazione
contattare Gualtiero Corelli
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G. Mellori
economico
Materie prime
per un made in Italy da primato
Le eccellenze che animano il panorama industriale nazionale
sono state protagoniste del primo appuntamento 2012 con
F.A.R.O Osservatorio delle Materie Prime organizzato a Gardone Val Trompia e Rezzato
(Brescia) da Kauffmann&Sons e
dominato da un leitmotiv: vincere la crisi è possibile.
È stata Fabbrica d’Armi Pietro
Beretta Spa il primo anfitrione
della due giorni organizzata da
Kauffmann&Sons a Gardone Val
Trompia e Rezzato (Brescia)
per il primo appuntamento del
2012 e il 32esimo in totale di
F.A.R.O Osservatorio delle Materie Prime. Uno scenario scelto tutt’altro che casualmente
poiché con i suoi circa sei secoli di storia l’azienda incarna uno
dei modelli del made in Italy che
trionfa ovunque e che può combattere la recessione. Grazie a
eccellenti strategie di business
senza dubbio ma anche grazie al
legame forte con il suo territorio d’origine che sfocia secondo
la felice definizione del vicepresidente di Ferrous Board Bir
Ruggero Alocci “nello straordinario attaccamento dei lavoratori alla loro azienda”. Al di fuori dell’idilliaco quadro dell’industria globalizzata e tuttora caratterizzata da un’atmosfera
quasi familiare c’è una crisi
mondiale con cui fare i conti. E
per replicarvi con successo le
aziende di casa nostra possono
sì contare come sempre sulle
loro stesse forze. Pure tuttavia
auspicano di poter contare su
interventi dall’alto da parte del-
Industria Fusoria 2/2012
l’esecutivo e della finanza che
agevoli la loro azione. Nell’attesa che un tale supporto possa
concretizzarsi, gli astanti appartenenti per lo più al settore della trasformazione e della commercializzazione delle commodity hanno avuto ulteriore certezza di poter contare sul valido
orientamento nel mercato tradizionalmente offerto da Kauffmann&Sons. Franco Polotti, presidente di Banco di Brescia Spa
che è stato il main sponsor dell’appuntamento bresciano, ha
non a caso voluto notare: “Brescia è oggi una fra le migliori
cornici possibili per discutere di
materie prime”, ha argomentato, “delle loro oscillazioni e di
come orientarsi per meglio gestire i rischi connessi alla loro
compravendita Ma l’evento allestito da Kauffmann&Sons è a
mio avviso e in misura maggiore
un’occasione di aggregazione
per imprese che a dispetto della crisi e delle ridotte marginalità vogliono continuare a crea-
re valore durevole”. Un modo
per riconoscere che F.A.R.O
“sta senza dubbio attestandosi
come un punto di riferimento
nel settore e fonte di indirizzi
preziosi per gestire una stagnazione su cui pesano molti fattori esogeni”.
Rialzarsi e tornare a battersi sul
ring infuocato dei mercati è una
prospettiva a portata di mano e
a notarlo è stato anche uno fra
gli ospiti d’onore dell’Osservatorio e cioè l’esponente italiano
del Fondo monetario internazionale Arrigo Sadun. Per Sadun la recessione non va temuta, perché pone anzi i presupposti per un nuovo rilancio e l’importante è soltanto prefissare
degli obiettivi realistici.
L’Italia è a suo dire protagonista
di uno sforzo importante al pari di altri Paesi quali Portogallo e
Francia mentre la Banca centrale europea o Bce si è opportunamente mossa a erigere barriere di protezione per le nazio-
Lavori 32° F.A.R.O. ospitati da Beretta il 22 Marzo 2012.
40
economico
ni più esposte alle bufere finanziarie. La Penisola non ha “lasciato passare tempo invano. Ha
diffuso convinzione al suo interno, ha persuaso i partner. La situazione presente potrebbe rimanere rischiosa se non si dovesse riuscire a ridimensionare
il 120% di debito pubblico”. Pur
conscio di come un debito eccessivo e oltre i 100 punti comporti anche un rallentamento
della crescita Sadun ha auspicato che il Paese possa risolverlo
dando vita a “un’agenzia mirata
alimentata dai dividendi apportati dalla riduzione del debito e
quindi dai frutti del suo stesso
operato. Una volta stabilizzata la
situazione, restano infatti sul tavolo due anomalie: il debito alto
e la bassa crescita. Qualora non
dovessimo risolvere questi nodi, non solo saremmo più poveri. Ma anche più a rischio. Un rischio fatto di ulteriori ondate di
instabilità che assolutamente
non possiamo più permetterci”.
La finanza non è però l’unica
spada di Damocle pendente sul
capo di una produttività certo
diffusa ma fatta in prevalenza di
quelle che l’economista Giulio
Sapelli ha chiamato “multinazionali tascabili” tuttora in cerca
di una “possente asse di fornitura” transnazionale che le supporti. Devono poter invece
contare su una galassia bancaria
che “margini sul credito più che
sul prodotto finanziario” e a loro volta prepararsi a cambiare
volto scommettendo su tecnologie e servizi. Sapelli ha ricordato “i camici bianchi ormai ben
presenti anche nelle officine di
estrusione”; e casi aziendali di
successo: “Penso ad Avio”, ha
detto, “che è una solida realtà
delle forniture aeronautiche in
grado di fatturare un 30% in più
a fronte di una diminuzione su
scala complessiva della produzione di velivoli. Il segreto della
sua affermazione è soltanto
uno, e cioè l’assistenza”.
Insomma quella in scena sui palchi dell’economia industriale
tricolore è tutt’altro che una
tragedia e soprattutto è tutto
fuorché una “tragedia greca”. Lo
dicono i numeri e segnatamente
Outlook Materie Prime presso Villa Fenaroli.
lo testimoniano le cifre in arrivo
da alcune delle società e sigle di
categoria il cui legame con le
oscillazioni dei listini delle commodity spesso complicati da interpretare e impossibili da pronosticare è più stretto.
Nonostante abbia lamentata
una certa distanza fra Istituzioni
e Paese reale il presidente di Assofermet Rottami Romano
Pezzotti non ha mancato di dichiararsi moderatamente ottimista. Riflettendo: “Chi nel mio
settore ha perseguito l’eccellenza ha traversato la voragine del
2009, ha passato indenne il 2010
ed è cresciuto nel 2011. Io stesso ho vissuto periodi dalla volatilità al 50% che è stato difficile
gestire; mentre la stabilizzazione
di inizio 2011 ci ha costretti a
cambiare rotta. Se è spinto dalla
voglia di cavalcare il cambiamento, il business italiano può restare protagonista”.
Ha visto un po’ di rosa anche
Flavio Bregant, direttore generale di Federacciai che a sua
volta non ha mancato di sottolineare però la stringente necessità di servizi alle imprese e solide infrastrutture: “La manifattura può ancora crescere”, ha
detto, “e la mia associazione
rappresenta di per sé un’eccellenza. La siderurgia è salita nel
2011 dell’11% mentre la produzione mondiale calava dell’8% e
in Europa del 6%. In Italia la produzione di acciaio è aumentata
di 7 punti a gennaio”.
Infrastrutture carenti, fisco e
41
costi energetici sono stati invece in cima ai crucci del presidente di Assomet Mario Bertoli che ha posto l’accento poi
sul problema dei ritardi nei pagamenti da parte della Pubblica
amministrazione e ha rimesso in
evidenza un tema caldo: “La manifattura deve tornare al centro
del dibattito politico poiché genera benessere per l’intero Paese”, ha detto Bertoli.
In attesa che gli auspici si tramutino in realtà è meglio conoscere per poterli evitare o meglio
ancora fronteggiare validamente
i pericoli presentati dal segmento-chiave delle materie prime e
a illustrarne peculiarità e risvolti critici è stato l’intervento di
Ed Meir, esponente di Intl Fc
Stone.
La storica società è fra i leader
nel settore dell’analisi delle commodity e del loro andamento
sulla base delle quotazioni al
London metal Exchange o Lme.
Sullo sfondo della trattazione di
Meir si sono agitati gli spettri
della crisi greca e di conseguenza dell’euro che suscitano allarmi oltreoceano. Senza dimenticare il petrolio che in un “2012
piuttosto noioso per le materie
prime” è in predicato di ulteriori rialzi rimarchevoli prima di attestarsi attorno ai 120 dollari al
barile del contratto brent.
Il rame “è sospinto dalle importazioni e dagli stock cinesi e dal
calo dei premi di rischio. Si fanno più frequenti le voci di un
rallentamento in Cina a cominciare dal Guangdong dove nel
settore del bianco hanno perso
Industria Fusoria 2/2012
economico
il lavoro oltre 50 mila persone.
Gli stock dell’Lme stanno calando sulla spinta delle istanze degli smelter. Ma l’oro rosso resta
una componente importante
della definizione degli indici delle commodity e avrà prezzi fra i
7.000 e gli 8.000 dollari con picchi addirittura superiori”. Diversa per Meir è invece la situazione sul fronte alluminio, con
valori attorno ai 2.300 dollari e
una produzione cinese in aumento a doppia cifra verso i 250
milioni di tonnellate al mese. La
preoccupazione riguarda in
questo caso le scorte, data la
campagna acquisti sui magazzini
condotta da alcune banche d’affari. “Oggi”, ha detto Meir, “solo
3.000 tonnellate al giorno possono essere tolte dalle giacenze
e immesse sui mercati. Una situazione artificiale che consente
agli istituti di guadagnare l’1-2%
al giorno sulle scorte senza alcun rischio”.
Un rallentamento del boom cinese è atteso per lo zinco
(2.150 dollari a tonnellata); il
piombo vede aumentare le sue
scorte a prezzi quasi invariati e
un’eccedenza significativa. 583
aziende di smelter cinesi e
1.015 impianti hanno chiuso nel
2011 ma sono pronti a riprendere portando nuove risorse”.
Ricordando doverosamente anche l’incognita rappresentata
dalle tensioni petrolifere con l’Iran Ed Meir ha dato il la alla
trattazione del padrone di casa
dell’Osservatorio F.A.R.O e
cioè Paolo Kauffmann che presso la società di consulenza
Kauffmann&Sons è attivo come
senior partner.
“I mercati azionari e delle commodity sono andati spesso di pari passo ma non è detto che
questo trend debba continuare
ed è anzi probabile che si possa
assistere a uno scollamento fra
il settore equity e quello invece
più direttamente legato alle
commodity. Lo mostra fra l’altro
il costante incremento del mercato azionario più vicino alla
tecnologia innovativa”, ha detto
infatti Ed Meir.
Paolo Kauffmann, che sulla
consulenza negli acquisti e scam-
Industria Fusoria 2/2012
bi di materie prime ha costruito
la sua intera attività, ha proseguito su un’analoga falsariga: “Le
materie prime sono oggi oggetto
di investimenti e sono diventate
a tutti gli effetti prodotti finanziari”, ha detto, “ma le aziende italiane hanno per lo più cavalcato
la metamorfosi in positivo.Va notato però che le turbolenze di
Borsa si ripercuotono sul loro
valore e tranquillizzare i mercati
significa pure poter contare su
commodity più gestibili”.
Anche per Kauffmann, il cui
obiettivo è “cercare modelli evolutivi” leggendo “l’andamento del
binomio formato da materie prime e mercato azionario”, difficilmente il 2012 potrà fare registrare quotazioni da record o
valori particolarmente altalenanti. Alla luce di qualche necessaria
distinzione: “Oro e tassi statunitensi hanno viaggiato nell’ultimo
biennio su un’asse vicina allo zero da cui è difficile scostarsi al ribasso. Il mercato affronta ora
una risalita dei tassi che tocca
anche il settore obbligazionario
come ha mostrato l’andamento
dei Bund di Stato tedeschi”, ha
considerato.
La quotazione del rame non è
più un parametro valido a priori
per determinare i percorsi dell’industria con particolare riferimento a quella cinese e pare
“aver perso parte della capacità
predittiva”. Quanto all’alluminio
esso “subisce quotazioni a termine molto elevate e chi volesse
vendere oggi l’alluminio a un anno guadagnerebbe sino a oltre il
10% dell’investimento sostenuto”, ha detto Kauffmann per poi
ribadire: “Questo è il genere di
informazioni che consideriamo
cruciali per potere agire poi in
maniera propositiva sui mercati
e nell’ottica del contenimento
del rischio”. L’ottone si è confermato “un elemento molto vicino
alla realtà e alle oscillazioni dei
mercati; laddove a mostrare una
correlazione debole rispetto all’indice dei metalli è il nichel, che
presenta debolezze decisamente
marcate rispetto agli standard di
riferimento”, ha affermato il senior partner.
Ma per acquistare materie prime
bisogna considerare il loro paga-
42
mento che di fatto avviene in
dollari, cioè nella divisa di riferimento della quotazione. Una notazione, quest’ultima, che è solo
in apparenza ascrivibile alla logica del common sense e si rivela in
realtà strategica e apprezzata in
sede di consulenza. “Il dollar index”, ha quindi rammentato Paolo Kauffmann, “ha iniziato una fase di ripresa complessiva che in
termini generici prosegue una risalita avviata addirittura alla fine
del 2011. Se si seguono oggi gli
andamenti di dollaro e materie
prime lo scollamento sembra
evidente e nulla vieta di considerarlo una sorta di preludio a un
riallineamento” dei prezzi delle
commodity.
“Il rialzo della quotazione delle
materie prime e la loro vicinanza
ai mercati azionari non è però
data una volta per tutte”, ha avvertito Kauffmann, “e a seconda
delle politiche sui tassi il panorama potrebbe mutare in misura
più o meno radicale. Il che non
significa che le materie prime
siano il Far West. Nell’ambito del
risparmio sono entrate a far parte dei fondi pensione, tanto per
cominciare, e d’altro canto hanno toccato il massimo dei ricavi
nel 2008 col picco del 30%. Mentre nel 2011, minato secondo
molti dalla speculazione non sono andate oltre il 10% e nel 2010
si sono arrestate al 7%”. Come a
dire che anche l’accostamento
fra materie prime e finanza o
speculazione non è tanto prevedibile quanto a volte lo si vorrebbe per comodità o per convenzione dipingere. Anche all’epoca della grande crisi conservare un ragionevole ottimismo
corroborato dai numeri è perciò
lecito e forse salutare. Sebbene
le nude cifre non siano sempre
bastevoli ad azzeccare il pronostico. Per questo, in assenza conclamata delle mitologiche sfere
di cristallo, serve ciò che Kauffmann ha chiamato “un tocco da
artista”. Che forse è iscritto nel
Dna delle eccellenze italiane.
Prossimo appuntamento
F.A.R.O il 5-6 Luglio 2012.
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Per ulteriori informazioni consultare
il sito www.osservatoriofaro.it
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Verifica degli ambienti di lavoro (T.U. D.Lgs. 81/2008)
• Campionamenti ed analisi degli agenti chimici presenti negli ambienti di lavoro.
• Campionamento della frazione respirabile delle polveri e analisi della silice libera
cristallina per la valutazione del “Rischio silicosi” ai fini dell’applicazione del premio
INAIL.
• Campionamento della frazione respirabile delle polveri e analisi della silice libera
cristallina per la valutazione del “Rischio silicosi” ai fini dell’applicazione
dell’accordo europeo NePSi: “Accordo sulla protezione della salute dei lavoratori
attraverso la corretta manipolazione ed utilizzo della silice cristallina e dei prodotti che la
contengono”.
• Valutazione agenti fisici (vedi scheda specifica).
AMBIENTE ED
ECOLOGIA
Inquinamento atmosferico
• Campionamento ed analisi di inquinanti nelle emissioni in atmosfera ai sensi del
D.Lgs. 152/06.
Inquinamento idrico
• Campionamento di acque reflue.
• Analisi chimiche e microbiologiche su campioni di acque reflue per la valutazione
della conformità degli scarichi al D.Lgs 152/06, parte III all. 5.
Rifiuti
• Analisi di caratterizzazione dei rifiuti ai sensi della Decisione della Commissione
2000/532/CE della Parte Quarta, Titolo I del D.Lgs 152/06, del D.M. 5 febbraio 98
(attività di riutilizzo) e D.M. 3 Agosto 2005 (ammissibilità dei rifiuti in discarica).
Rischio amianto
• Valutazione del degrado superficiale delle coperture e manufatti in fibrocemento
contenenti amianto (Norma UNI 10608:1997; D.D.G Regione Lombardia 18/11/08
n° 13237).
• Valutazione rischio amianto in accordo al D.M. 06-09-94 e s.m.i.
• Monitoraggi ambientali per il dosaggio e la valutazione delle fibre libere
aerodisperse.
Siti contaminati
• Campionamenti di terreni e suoli.
• Analisi chimico-fisiche di caratterizzazione del suolo e sottosuolo secondo D.Lgs
152/06, parte IV.
RUMORE,
VIBRAZIONI,
CAMPI
ELETTROMAGNETICI
Valutazione dell’esposizione quotidiana personale dei lavoratori a rumore
(D. Lgs. 81/2008).
Misurazioni strumentali per l’accertamento dell’inquinamento acustico
verso gli ambienti abitativi e l’ambiente esterno (D.P.C.M 1/3/91).
Misurazioni strumentali per vibrazioni mano-braccio e vibrazioni corpo intero
(D. Lgs. 81/2008).
Misurazioni strumentali per esposizione a campi elettromagnetici (D.
Lgs. 81/2008).
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Sede sociale: Via Brera 1 – 20010 Inveruno (MI)
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G. Cavalieri
economico
“Miglioramento dei Comportamenti
Organizzativi in fonderia”
Le organizzazioni di tutto il
mondo, indipendentemente dal
settore di appartenenza, hanno
ormai evidenziato come per
avere successo sia sempre più
indispensabile collegare persone
e strategie di business. In che
modo? Lavorando sempre meglio sui criteri di prestazione, offrendo ai manager ed ai capi
una formazione, ma soprattutto
una sensibilizzazione adeguata
sull’importanza di comportamenti organizzativi coerenti con
le strategie dell’azienda.
metodo di approccio adottato
che, di seguito, la dottoressa
Gina Cavalieri ha così sintetizzato:
Chiave del successo nei prossimi
anni sarà la capacità di utilizzare un approccio organico per gestire ed indirizzare le proprie risorse umane verso comportamenti funzionali ai risultati attesi. Migliorare la comunicazione e
far conoscere alle persone come
il loro sforzo contribuisca al successo della strategia aziendale,
fornendo un feedback regolare
ed accurato sulla loro performance, diviene allora un fattore
cruciale di ottimizzazione delle
risorse.
L’obiettivo è innanzitutto
quello di fornire ai “capi” di
vario livello strumenti e metodologie per condurre con
migliore efficacia e minori rischi le attività lavorative dei
propri collaboratori e per gestire le relazioni con i colleghi
pari grado, nonché eventualmente con i clienti esterni.
Il lavoro formativo sarà ritagliato sulle reali necessità della singola azienda sia in termini quantitativi che qualitativi.
Da questo punto di vista il
nostro questo progetto si differenzia dalla normale attività
puramente formativa in quanto le singole attività d’aula saranno il risultato di una progettazione “ad hoc”, creata all’interno dell’azienda e con risorse aziendali.
La nostra proposta è comple-
Sulla base di queste considerazioni, ed in coerenza con l’attenzione che Assofond rivolge alle
tematiche relative alla sicurezza
sul lavoro, ci siamo rivolti ad una
professionista che ha maturato
esperienze anche nel settore
delle fonderie, per descriverci il
Industria Fusoria 2/2012
ll progetto “Miglioramento
dei Comportamenti Organizzativi in fonderia” è finalizzato
alla valorizzazione ed al potenziamento delle performances del singolo individuo in
un’ottica di miglioramento
delle dinamiche relazionali, di
comunicazione efficace e di
minimizzazione dei rischi.
46
tamente modulare e, in base
alle richieste delle singole
aziende, ogni modulo può essere eventualmente combinato con altri a seconda dei risultati che le singole aziende
sono interessate ad ottenere.
Questo permette di realizzare percorsi ad hoc tarati sulle
specifiche esigenze.
La metodologia utilizzata è
estremamente operativa e
concreta, sempre ritagliata
sullo specifico contesto aziendale e la finalità è di portare
sempre a risultati concreti e
misurabili.
Le basi teoriche sono basate
su diversi approcci, tra cui la
teoria della comunicazione
relazionale e sistemica, la
Qualità Totale, la BBS, in una
costante attenzione alle dimensioni organizzativa e relazionale. Il centro dell’attenzione è sempre l’integrazione tra
obiettivi/risorse personali,
obiettivi/risorse aziendali e bisogni dei clienti.
Modulo
per i responsabili
di funzione
Da svolgere per primo, ha due
livelli di obiettivi: il primo di
tipo analitico da parte della
economico
consulenza, ed il secondo meramente formativo.
Negli incontri si valuterà lo
“stato dell'arte” dell'azienda
relativamente ai temi cosiddetti “soft” (comunicazione
interna, lavoro di squadra, gestione delle risorse umane...)
e verranno contestualmente
forniti contenuti formativi relativamente a:
• concetto di qualità allargato:
• il ruolo di capo: responsabilità e competenze;
• cliente/fornitore interno;
• lavoro di gruppo e gruppo di
lavoro.
Al termine del modulo, in collaborazione con i partecipanti
verrà preparata una ipotesi di
prosecuzione del lavoro, da
sottoporre alla Direzione Generale.
Modulo per capi
di fonderia
(capi reparto e capi turno)
Ha come obiettivo principale
quello di sensibilizzare i capi
all'importanza degli aspetti
“non tecnici” nel loro ruolo,
ovvero le cosiddette “competenze
comportamentali”,
quelle che servono per motivare i propri collaboratori
,creare un buon clima lavorativo e ridurre i comportamenti a rischio.
I contenuti, pur ovviamente
progettati nel dettaglio con
l'azienda, in linea generale
verteranno su:
• essere capo, essere leader;
• la comunicazione;
• la motivazione della squadra;
• trasmettere con energia e
chiarezza mete, contenuti, e
modalità di lavoro;
• ascoltare e riconoscere le
attese ed i bisogni dei propri
collaboratori;
• la sicurezza in azienda dal
punto di vista dei comportamenti;
• osservazione e valutazione
dei collaboratori.
Modulo sulla
sicurezza in azienda
e sullo stress lavoro
correlato
• osservare e valutare i propri
collaboratori;
• le riunioni di reparto.
(manager e capi)
Prosecuzione
formativa
capi di fonderia
Sensibilizzare i capi all'importanza degli aspetti psicologici
ed emotivi nella riduzione degli incidenti sul lavoro.
Si partirà quindi dall'analisi di
come gli aspetti tangibili ed
intangibili agiscano sui comportamenti degli individui.
Verranno poi correlati i temi
della gestione dei collaboratori, della motivazione, della
valutazione con il tasso di incidenza degli infortuni.
Si cercherà di concentrarsi
più che sugli infortuni, sui
comportamenti di sicurezza.
Ciò che provoca la maggior
parte degli incidenti, infatti
sono i comportamenti che li
precedono e su di essi bisogna agire: una mano amputata,
il ribaltamento di un muletto
sono risultati, quello che resta
quando i comportamenti che
li hanno generati sono finiti.
Togliere la protezione della
sega circolare, nascondere un
near miss, sollevare carichi in
eccesso sono, invece, comportamenti.
I temi che verranno affrontati
sono:
• l'iceberg organizzativo;
• stress positivo e negativo;
• l'indagine sullo stress lavoro
correlato;
• aumentare la sicurezza tramite la collaborazione;
• l'importanza di un buon clima lavorativo;
• concetto di motivazione;
• concetto di competenza e di
comportamento;
La dottoressa Gina Cavalieri si occupa di consulenza e formazione
nell'ambito della psicologia del lavoro e dei comportamenti organizzativi in molteplici realtà aziendali dal
1980. Negli ultimi anni si è concentrata sugli aspetti comportamentali
della prevenzione del rischio infor-
47
Dopo la formazione di base,
ed in base agli specifici obiettivi aziendali potranno essere
implementati moduli brevi (di
una giornata) di supervisione
delle attività gestionali dei capi. In particolare verrà dato
supporto allo svolgimento di
riunioni di reparto.
La valutazione
delle prestazioni
Verrà svolto nelle aziende che
desiderano implementare un
sistema strutturato di valutazione delle prestazioni.
Si tratta di un metodo semplificato di analisi delle competenze, che ha molteplici effetti positivi, sia a livello motivazionale che di sviluppo delle
competenze del personale e
potrà essere gestito da personale dell'azienda.
Gruppi di
miglioramento
interfunzionali
Una possibile prosecuzione
della formazione è lo svolgimento di gruppi di miglioramento interfunzionali (composti da rappresentanti di diverse
funzioni) su tematiche specifiche (anche tecniche) supervisionati dalla consulenza.
tunistico e sulla importanza della
formazione e del coinvolgimento di
tutti i soggetti coinvolti, ed in particolare dei capi intermedi.
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economico
“GSE. Energie per il sociale”
un progetto che coniuga
l’innovazione e la solidarietà
Creare sinergie per agevolare
l’installazione di impianti a fonti rinnovabili di alta qualità e di
interventi di efficientamento
energetico, di mobilità sostenibile e di illuminazione intelligente presso le Organizzazioni
di utilità sociale e le Imprese
del settore energetico: è questo l’obiettivo principale del
progetto del Gestore dei
Servizi Energetici “GSE. Energie
per il sociale”.
La presentazione del progetto
è avvenuta al Palazzo del Quirinale lo scorso 11 aprile, alla
presenza del Presidente della
Repubblica Giorgio Napolitano, del Ministro dello Sviluppo Economico e delle Infrastrutture e Trasporti Corrado
Passera e del Ministro dell’Ambiente e della tutela del Territorio e del Mare Corrado Clini.
Il Presidente del GSE Emilio
Cremona, in occasione dell’evento, ha dichiarato: “la condivisione genera energia è la promessa del progetto “GSE. Energie per
il sociale”: energia intesa come fiducia nel futuro, impegno nell’innovazione, solidarietà, risparmio,
opportunità di crescita professionale e delle conoscenze. Soprattutto, possibilità di reinserimento
sociale per ragazze e ragazzi in
difficoltà.”
“Questo importante progetto di
solidarietà, animato dalla concezione più nobile di responsabilità
sociale d’impresa, oltre a rendere
indipendente dal punto di vista
energetico realtà operanti nel so-
Industria Fusoria 2/2012
ciale, con un significativo risparmio grazie ad interventi a fonti
rinnovabili di qualità e di alto valore architettonico, prevede corsi
di formazione e di educazione allo sviluppo sostenibile da rivolgere
ai ragazzi ospiti delle realtà di utilità sociale.” ha spiegato Nando
Pasquali, l’Amministratore Delegato del GSE.
Il ruolo del GSE è stato quello
di aggregatore, e dall’impegno
condiviso tra Istituzioni, mondo delle Imprese e delle Organizzazioni di utilità sociale, è
nato un modello nuovo di responsabilità sociale d’impresa
consapevole e partecipata, capace anche di creare valore.
Le Aziende che si sono rese disponibili a supportare il proget-
50
to operano tutte nel campo
energetico e sono leader in vari settori, dalla costruzione dei
diversi componenti che costituiscono gli impianti a fonti rinnovabili alla mobilità elettrica.
L’Istituto Penale per Minorenni
di Nisida, la Comunità di San
Patrignano di Coriano, l’Associazione Gruppo di Betania
Onlus di Milano, l’Associazione
Libera - Gruppo Abele Fabbrica
delle “e” di Torino, l’Istituto
Giannina Gaslini di Genova, la
Fondazione Whitaker di Mozia
le prime organizzazioni destinatarie degli interventi, realizzati grazie al determinante contributo di Enel, Enel Green
Power, Ecofor, E.On, Kinexia,
F2I, Cogip Power e alle Aziende
aderenti al progetto Corrente.
economico
Con questa iniziativa, che contribuirà in modo concreto e
prezioso a rendere indipendente dal punto di vista energetico
le sedi delle Organizzazioni di
utilità sociale, con un significativo risparmio in bolletta, sono
state messe in campo le migliori energie anche in termini di
formazione ed educazione allo
sviluppo sostenibile che verranno proposte ai ragazzi delle Comunità al fine di accompagnarli
nella ricostruzione di un futuro
migliore.
Da questo sforzo condiviso è
nato un modello nuovo di responsabilità sociale d’impresa
consapevole e partecipata, capace di creare valore e stimolare
le imprese operanti nel settore
dell’energia attraverso investimenti etici e solidali, e, come ha
dichiarato il Capo dello Stato
Giorgio Napolitano in occasione della presentazione ufficiale
in Quirinale: “GSE. Energie per il
sociale” incrocia due tematiche sostanziali che sono le due direttrici
fondamentali dell’azione pubblica
e sociale del nostro Paese: Innovazione e solidarietà.”
Il dato importante che emerge
da questi primi interventi sulle
sedi delle organizzazioni di utilità sociale coinvolte è che produrranno circa 500.000 kWh all’anno di energia da fonti rinnovabili con una corrispondente
riduzione di emissioni di CO2
pari a 250 tonnellate.
Gli interventi oggetto dell’iniziativa sociale del GSE sono:
per l’Istituto penale per Minorenni
Nsida:
• realizzazione di pergolato fotovoltaico;
• installazione di un impianto
fotovoltaico sulla copertura
dell’edificio mensa e di uno
solare termico sopra l’edificio
dormitori adibito alla produzione di acqua calda sanitaria;
per la Comunità di San Patrignano:
• realizzazione dei tettoia fotovoltaica presso la Chiocciola
SanPa Junior;
• realizzazione di pergolato fotovoltaico;
• creazione di tettoia fotovoltaica a copertura di parte dei
posti auto del parcheggio;
• sostituzione di 150 dei 200
lampioni attualmente presenti
con apparecchi di ultima generazione provvisti di sorgente luminosa a Led;
• dotazione di veicoli elettrici
utilizzabili per gli spostamenti
degli addetti;
per l’Associazione Gruppo di Betonia Onlus:
• attivazione di un impianto fotovoltico e di un impianto solare termico per la produzione di acqua calda sanitaria;
per Libera-GruppoAbele Fabbrica
delle “e”:
• inserimento di una lunga fascia di brise-soleil fotovoltaici
sulla facciata della struttura, le
cui murature sono attualmente prive di coibentazioni;
• installazione di moduli fotovoltaici sul padiglione interno;
• realizzazione di moduli foto-
Dal 25 al 27 aprile 2012 si è svolto a Monterey in Messico, il 70esimo World Foundry Congress, che accoglie le ultime novità del settore
a livello internazionale e che è luogo privilegiato di svolgimento di una serie di lezioni sui processi di fonderia considerati elementi chiave
per aumentare la produttività nel mondo degli
affari e competere con le grandi industrie in
tutto il mondo transnazionali.
Vincitori del premio per il miglior paper il Professor G. Meneghetti dell’Università degli Stu-
voltaici nell'officina di falegnameria;
per l’Istituto Giannina Gaslini di
Genova:
• installazione di un brise-soleil
fotovoltaico per il padiglione
d’ingresso;
• realizzazione di impianto fotovoltaico sulla copertura dell’edificio principale;
• pensiline ombreggianti nelle
aree di gioco;
• fontana dotata di giochi fotovoltaici;
per la Fondazione Whitaker realizzazione di:
• coperture fotovolotaiche;
• tettoie leggere ricoperte con
moduli fotovoltaici per le aree
archeologiche;
• elementi di arredo urbano da
fonti rinnovabili per l'ombreggiamento di aree sosta;
• mini e micro impianti eolici fotovoltaici per contribuire alla
produzione di energia e allo
stesso tempo all'illuminazione.
Con l’obiettivo di creare un vero e proprio circolo virtuoso
che avvicini il mondo delle
energie rinnovabili a quello del
sociale, il Progetto ha in animo
di trovare applicazione anche in
altre realtà e contribuire così al
sostegno dai costi gestionali
delle strutture dedicate all’assistenza e al recupero delle presone e fornisce spunti ed idee
su come impiegare le tecnologie delle fonti energetiche rinnovabili su unità abitative e
commerciali ai fini del risparmio energetico.
di di Padova, Dipartimento di Ingegneria Industriale in unione con l’Ingegner S. Masaggia dipartimento R&D presso le Zanardi Fonderie
Spa, con il paper dal titolo: “Estimation of the
fatigue limit of components made of Austempered Ductile Iron weakened by V-shaped
notches”.
Agli autori l’Associazione esprime le più sincere congratulazioni, riservandosi di pubblicare
sui prossimi numeri della rivista la memoria
presentata.
51
Industria Fusoria 2/2012
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Assemblea Generale Ordinaria
delle Fonderie Associate
PROGRAMMA
PARTE PRIVATA - ORE 9.00
• Registrazione dei partecipanti
• Discussione dell’ordine del giorno dell’Assemblea di Assofond
L’annuale Assemblea delle
Fonderie associate si terrà
quest’anno il 27 maggio e avrà
come sede il “Parco scientifico tecnologico” Kilometro
Rosso di Bergamo accreditato
come una delle prime dieci
iniziative d’eccellenza per l’Innovazione in Italia. L’iniziativa
Kilometro Rosso è in linea
con le esperienze delle aree
più evolute dell’Europa occidentale, nella convinzione che
solo attraverso una più stretta collaborazione pubblico e
privato, il territorio, i cittadini
e più in generale tutta la comunità, possono trarne importanti benefici innalzando il
livello di competitività dei territori e del Paese.
Il programma della giornata, di
cui riportiamo una bozza di
seguito, avrà inizio con lo
svolgimento dell’Assemblea
privata e prevede nella mattinata il proseguimento con
l’Assemblea pubblica e per
l’intera giornata la presenza di
fornitori del nostro settore
con desk espositivi.
Il pomeriggio sarà interamente dedicato alle visite guidate
ai laboratori presenti al Kilometro Rosso e alle Fonderie
Brembo di Mapello (Ghisa e Alluminio).
Industria Fusoria 2/2012
PARTE PUBBLICA - ORE 11.00
• Introduzione ai lavori del Presidente Assofond
Tavola rotonda “Alleggeriamo il futuro”
Coordinatore: Franco Zanardi
Contributi:
• Panorama dell’evoluzione del settore automotive (Frank Cazenave Bosch)
Testimonianze aziendali, quali:
• “Le fusioni nel processo produttivo del telaio Ferrari 458Italia”
(Gabriele Gentile, OMR Officine Meccaniche Rezzatesi Srl).
• “Anime ceramiche nella pressocolata dell’alluminio”
(Andrea Donato- Newcast BDC).
• “Sostituzione di una struttura saldata con una fusione in Ghisa Austemperata (ADI)” (Lippi Fabrizio - Industrie Cometto S.p.A.).
• “Progettazione a fatica e meccanica della frattura” (Giovanni Meneghetti, Dipartimento di ingegneria meccanica dell’Università di Padova).
• “Stato dell’arte” nella collaborazione tra le imprese di fonderia e le
università (Manuela Pizzagalli - Fondazione Politecnico di Milano, Giovanni Caironi - F.I.A.S. S.r.l. )
“Energia: una … scossa continua”
Andamento del mercato elettrico e del gas con previsioni e “indici Assofond” a cura di Franco Vicentini, Vice Presidente Assofond e Presidente Consorzio Assofond Energia.
Ore 13.30 Buffet presso l’area espositiva
POMERIGGIO interamente dedicato alle visite guidate a:
Laboratori presenti al “Kilometro Rosso”:
• Laboratori Meccatronica Università di Bergamo
• Brembo: Laboratori “testing” e banchi prove
Fonderie BREMBO a Mapello Transfert a gruppi per visita (una sola
scelta tra le due):
• Fonderia di Ghisa + Lavorazione dischi
• Fonderia di Alluminio
Ore 18.00
“happy hour” con ricco buffet presso l’area espositiva.
54
economico
Assemblea pubblica
“Alleggeriamo il futuro”
Una sfida e quindi una fondamentale opportunità per la tecnologia di fonderia, la più capace
di produrre forme complesse, il
più possibile vicine alla forma ed
alle desiderate integrazioni funzionali. In tal modo, la fonderia
VUOLE molto efficacemente
contribuire al progresso tecnologico, al risparmio energetico,
alla salvaguardia dell’ambiente.
L’appuntamento ha l’obiettivo di
presentare il sistema italiano
delle fonderie come un fondamentale strumento di innovazione al servizio della meccanica europea e, allo stesso tempo,
indicare alle fonderie associate,
la via maestra della competitività nel continente europeo.
L’eccellenza richiesta alle nostre
imprese sarà, in questa occasione, declinata nelle dimensioni
(materiali, tecnologie, criteri di
progettazione e validazione dei
getti), finalizzate alla riduzione
dei pesi delle masse in movimento ed alla contestuale riduzione dei costi associata all’uti-
lizzo dei getti fonderia, in sostituzione di altre tecnologie di ottenimento della forma.
Questi interessanti argomenti, e
queste sfide, si rivolgono sicuramente alle fonderie, ma uno dei
principali obbiettivi è quello di
presentarli a quel mondo al quale stanno a cuore quanto a noi: i
nostri COMMITTENTI! Un
mondo al quale vogliamo mostrare ancora una volta che il
nostro settore industriale raccoglie anche questa sfida, pronto
a confrontarsi anche con molti
concorrenti internazionali.
ASSOFOND RINGRAZIA
55
Industria Fusoria 2/2012
Rubrica legale
C. Bellocchio
Assofond propone, dal N. 1 2012 di Industria Fusoria, una sezione espressamente dedicata alla segnalazione del percorso dei seminari legali iniziato con
successo lo scorso anno al fine di fornire agli associati un’overview di quanto
trattato, nonché un approfondimento dei temi discussi nell’ultimo apputamento.
La rubrica è rivolta altresì all’analisi e pareristica, in merito agli argomenti che
gli associati ci vorranno indicare, che troveranno il loro approfondimento nel
corso delle pubblicazioni.
SEMINARI LEGALI
mêáãç=^ééìåí~ãÉåíç=J==MQ=ã~ÖÖáç=OMNN
✓ le insidie che si nascondono dietro la redazione del contratto e la sua conclusione;
✓ l’approccio alla contrattazione con una panoramica sugli ostacoli che possono
sopraggiungere durante la fase di accordo delle parti e l’eventuale accettazione di un
documento.
pÉÅçåÇç=^ééìåí~ãÉåíç=J=MS=äìÖäáç=OMNN
✓ le fattispecie dell’appalto e del subappalto, i loro aspetti caratteristici e soprattutto i differenti
modi con cui un accordo viene legalmente trattato a seconda ove ricada;
✓ l’esazione del credito: nell’appalto e nella subfornitura - Legge 192/98;
✓ il recesso ingiustificato da parte del committente nell’appalto e nella subfornitura.
✓ la gestione dei modelli ed il loro smaltimento.
qÉêòç=^ééìåí~ãÉåíç=J=MV=åçîÉãÄêÉ=OMNN
✓ la definizione di contratto internazionale: brevi cenni per capire quali sono gli elementi che
determinano la presenza di un contratto internazionale, le cui implicazioni sul rapporto tra le
parti possono essere ben diverse rispetto ad un contratto interno;
✓ le clausole tipiche di un contratto internazionale: un’analisi di come dovrebbe essere
strutturato un contratto internazionale, con particolare riferimento al contratto di subfornitura;
✓ le problematiche connesse all’esecuzione di un contratto internazionale: come determinare
la legge applicabile e il foro competente in assenza un accordo tra le parti; quali possono
essere le responsabilità del fornitore; come recuperare i propri crediti all’estero;
✓ il trasferimento di know how e protezione di quest’ultimo: le clausole più frequenti nella
redazione di NDA e la possibilità di proteggere il proprio know how secondo il regime delle
“informazioni segrete”.
nì~êíç=~ééìåí~ãÉåíç=J=NQ=ã~êòç=OMNO
✓ la responsabilità da prodotto;
✓ le clausole di esonero dalla responsabilità;
✓ le varie fasi della responsabilità;
✓ la tutela del consumatore;
✓ casi classici di responsabilità da prodotto;
✓ l’ambito di tutela assicurativa.
Tutte le presentazioni sono disponibili sul sito dell’Associazione nella sezione dedicata NETFOND
accessibile tramite password al seguente percorso: /netfond/Economico/Condizioni di vendita.
Vi ricordiamo che l’Associazione, anche tramite il servizio legale, è disponibile a fornire pareri ed
approfondimenti. Vi preghiamo così di non esitare a contattare Assofond: Carla Bellocchio, via e-mail a
c.bellocchio@assofond.it, via telefax 02 48401282 o telefonicamente 02 48400967 anche in caso vogliate
sottoporre all’associazione eventuali idee e/o argomenti che volete vedere trattati nel corso dei seminari.
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IV Seminario legale:
La responsabilità da prodotto
Il 14 marzo 2012 coordinato
da Fabio Zanardi e Roberto
Ariotti, si è svolto il IV seminario legale che ha avuto quale
oggetto la responsabilità da
prodotto. Come noto, il convegno si inserisce nel più vasto
programma di incontri denominato: “la firmetta sul contratto con il cliente” nati dall’esigenza sia di fare chiarezza circa
le insidie che si nascondono
dietro la conclusione di un
contratto con il proprio cliente, sia per sensibilizzare gli associati alla gestione ottimale
dei rapporti commerciali.
Il panel della giornata si è presentato molto ricco con argomenti quali:
- la responsabilità da prodotto;
- le clausole di esonero dalla
responsabilità;
- le varie fasi della responsabilità;
- la tutela del consumatore;
- i casi classici di responsabilità
da prodotto;
- l’ambito di tutela assicurativa;
- presentazione di un modello/bozza di Accordo di Riservatezza.
Onere della prova
Prescrizione
Criterio di imputazione
della responsabilità
Danni:
a) morali
b) imprevedibili
Costituzione in mora
Rubrica Legale
Ai relatori: Avv. Marianna Brugnoli, Avv. Alberto Gigolo e Avv.
Roberto Santoro, legali dell’Associazione, è stato lasciato l’arduo compito di dipanare la matassa intricata dei sopra citati
argomenti passando per quello
che era l’obiettivo della giornata ovvero quello di qualificare il
tipo di responsabilità derivante
dal lavoro del fonditore nell’ambio delle seguenti caratterizzazioni:
• responsabilità oggettiva
(ex d.Lgs 206/2005 Codice del Consumo) configura
una situazione in cui il soggetto può essere responsabile di
un illecito, anche se questo
non deriva direttamente da
un suo comportamento e
non è riconducibile a dolo o
colpa del soggetto stesso;
• responsabilità contrattuale (ex art 1218 C.c.) è la
responsabilità derivante dall’inadempimento, dall’inesatto
adempimento e dall’adempimento tardivo di una preesistente obbligazione quale che
ne sia la fonte (ad esclusione
• responsabilità extracontrattuale è prevista nell’ordinamento giuridico italiano
dall’art. 2043 c.c. (Risarcimento per fatto illecito. Qualunque fatto doloso o colposo che cagiona ad altri un
danno ingiusto, obbliga colui
che ha commesso il fatto a risarcire il danno). Il danno è risarcibile, in linea di principio,
soltanto se provocato con
colpa: significa che l’evento,
che non è stato intenzionalmente determinato, si è verificato a causa di negligenza, imprudenza, imperizia oppure
senza l’osservanza di norme.
A seconda dell’ambito ove ricada la responsabilità vi sono delle sostanziali differenze di obblighi normativi (tab.1):
EXTRA CONTRATTUALE
A carico danneggiato (2043 C.C.)
A carico danneggiante (2047-2054 C.C.)
5 anni (2947 (C.C.)
Capacità di intendere e di volere (2046 C.C.)
CONTRATTUALE
A carico debitore (1218 C.C.)
Si (2059 C.C.)
Si (2056 C.C.)
No
No
No (salvo il caso di dolo 1225 CC)
Si (1219 C.C.)
Tab. 1
Industria Fusoria 2/2012
del fatto illecito) e si distingue
dalla responsabilità extracontrattuale che deriva dalla violazione del generico obbligo
di non ledere alcuno senza
che prima della violazione sia
possibile l’individuazione di
una obbligazione.
60
10 anni (2946 C.C.)
Capacità di agire (1425 C.C.)
rubrica legale
WORKSHOP DI
APPROFONDIMENTO
2011
2012
2013
Tempo
04/05/2011
WORKSHOP
GENERALE
MAGGIO 2012
CONTRATTI
AUTOMOTIVE
09/11/2011
CONTRATTI INTERNAZIONALI
PROPRIETA’ INTELLETTUALE
06/07/2011
WORKSHOP
APPALTO/SUBAPPALTO
SMALTIMENTO MODELLI
14/03/2012
RESPONSABILITA’
DA PRODOTTO
FORMAZIONE/ INFORMAZIONE/SENSIBILIZZAZIONE
La responsabilità contrattuale non ricorre solo quando tra
danneggiato e danneggiante sia
stato stipulato un contratto,
bensì ogni qual volta un soggetto si renda inadempiente rispetto a un qualsiasi rapporto
obbligatorio preesistente, sorto sulla base di una delle fonti
individuate dall’articolo 1173
c.c, ossia: è la responsabilità derivante dall’inadempimento,
dall’inesatto adempimento e
dall’adempimento tardivo di
una preesistente obbligazione
quale che ne sia la fonte (contratto cliente/fonderia).
La responsabilità extracontrattuale, ai sensi dell’art. 2043
c.c., è originata da qualunque
fatto colposo o doloso che cagioni ad altri un danno ingiusto,
senza che prima della violazione sia possibile l’individuazione
di una obbligazione. Gli elementi fondamentali della responsabilità extracontrattuale,
così come individuati dal richiamato art. 2043 c.c., sono, dunque, il fatto illecito, il danno ingiusto, il nesso di causalità giuridica e materiale tra il fatto illecito, l’evento lesivo ed il danno ingiusto, la colpevolezza dell’agente e l’imputabilità del fatto lesivo. Il termine contrattuale
è quindi improprio non facendo riferimento solo ad un contratto ma alle altre fonti di obbligazione diverse dal fatto illecito. La principale differenza tra
le due fattispecie è quindi che,
mentre la responsabilità contrattuale presuppone un preesistente vincolo obbligatorio
inadempiuto tra le parti, la responsabilità extracontrattuale
nasce ex novo per effetto del
fatto illecito produttivo del
danno ingiusto.
La responsabilità oggettiva è
una figura che implica l’esistenza del solo nesso causale.
In definitiva la responsabilità
oggettiva è una responsabilità
senza colpa, ci si trova innanzi
ad una platea indefinita di controparti e tale responsabilità
non è derogabile dalla “firmetta” sul contratto. La responsabilità per il danno da prodotto
verso il consumatore così come da codice del consumo si
qualifica come oggettiva e non
è eliminabile. Da qui si evince
l’importanza di una copertura
assicurativa.
Oltre alla responsabilità per i
vizi da prodotto, vi è altresì
quella per i vizi del prodotto
che ricorre non solamente per
quel difetto che lo rende del
tutto inutilizzabile da parte del
compratore, ma anche per i difetti di qualità o di costruzione
che rendono il prodotto parzialmente inutilizzabile o non
conforme alla presentazione
fatta dal venditore prima o durante la vendita o ancora danno ad un prodotto qualità o
61
prestazioni inferiori rispetto
alla qualità e alle prestazioni
abituali di un bene dello stesso
tipo.
A seconda che si ricada nelle
diverse fattispecie della vendita, dell’appalto o della subfornitura la responsabilità per i vizi
del prodotto si configura diversamente:
1) vendita: il venditore è tenuto a garantire che la cosa
venduta sia immune da vizi
che la rendano inidonea all’uso a cui è destinata o ne
diminuiscano in modo apprezzabile il valore. Il patto
con cui si esclude o si limita
la garanzia non ha effetto, se
il venditore ha in mala fede
taciuto al compratore i vizi
della cosa (art.1495 C.c.);
2) appalto: il compratore decade dal diritto alla garanzia,
se non denunzia i vizi al venditore entro otto giorni dalla scoperta, salvo il diverso
termine stabilito dalle parti
o dalla legge. La denunzia
non è necessaria se il venditore ha riconosciuto l’esistenza del vizio o l’ha occultato (art. 1668 C.c.);
3) subfornitura: il subfornitore ha la responsabilità del
funzionamento e della qualità della parte o dell’assemblaggio da lui prodotti o del
servizio fornito secondo le
prescrizioni contrattuali e a
regola d’arte. Il subfornitore
non può essere ritenuto responsabile per difetti di materiali o attrezzi fornitigli dal
committente per l’esecuzione del contratto, purché li
abbia tempestivamente segnalati al committente. Ogni
pattuizione contraria ai
commi 1 e 2 è da ritenersi
nulla (art.5 L. 192/98).
Dopo aver affrontato il tema
della responsabilità da prodotto e del prodotto gli altri importanti obiettivi sono stati
quelli di identificare:
• le differenze in tema di prescrizione e decadenza;
• il regime delle responsabilità
nella giurisdizione estera;
• come scegliere la giusta polizza assicurativa.
Industria Fusoria 2/2012
rubrica legale
In tema di prescrizione e decadenza bisogna ricordare la differenza che esiste tra i due istituti
(tab. 2).
Anche in questo caso prescrizione e decadenza dipendono da
quale è il contratto sottostante:
1) vendita: l’azione si prescrive,
in ogni caso, in un anno dalla
consegna, ma il compratore,
che sia convenuto per l’esecuzione del contratto, può
sempre far valere la garanzia,
purchè il vizio della cosa sia
stato denunziato entro otto
giorni dalla scoperta e prima
del decorso dell’anno dalla
consegna (art.1495 C.c.);
2) appalto: l’azione contro l’appaltatore si prescrive in due
anni dal giorno della consegna dell’opera. Il committente
convenuto per il pagamento
può sempre far valere la garanzia purchè le difformità o i
vizi siano stati denunziati entro 60 giorni dalla scoperta e
prima che siano decorsi i due
anni dalla consegna (art. 1668
C.c.);
3) subfornitura: eventuali contestazioni in merito all’esecuzione della subfornitura debbono essere sollevate dal
committente entro i termini
stabiliti nel contratto che non
potranno derogare ai più generali termini di legge (art.5
L. 192/98).
I relatori hanno sottolineato come sia fondamentale la regolamentazione della comunicazione
all’esterno dell’azienda allorchè vi
siano delle contestazioni di difettosità del prodotto al fine di non
incorrere in spiacevoli conse-
guenze che potrebbero verificarsi
anche nella perfetta buona fede.
La giornata è proseguita con
l’approfondimento della definizione di produttore, di prodotto
e di prodotto difettoso e le conseguenti responsabilità.
La definizione di produttore
viene data all’articolo 103 del
Codice del Consumo che lo
identifica come: “il fabbricante del
prodotto stabilito nella Comunità e
qualsiasi altra persona che si qualifichi come fabbricante apponendo sul
prodotto il proprio nome, il proprio
marchio o altro un altro segno distintivo (omissis). L’articolo 115 fornisce la definizione di prodotto “come ogni bene mobile, anche se incorporato in altro bene mobile o immobile e al comma secondo indica
prodotto anche l’elettricità” Mentre
la nozione di prodotto difettoso per l’articolo 114 del Codice
del Consumo è: “…un prodotto è
difettoso se non offre la sicurezza
offerta normalmente dagli altri
esemplari della medesima serie”,
stabilendo che il produttore è responsabile del danno cagionato
da difetti del suo prodotto.
Il regime della responsabilità civile per danni da prodotti difettosi espone i produttori a gravi rischi derivanti dagli obblighi risarcitori nei confronti dei danneggiati. Il produttore può difendersi dal rischio e quindi ridurlo con
misure preventive quali:
• analizzare tutte le possibili cause che possono rendere il prodotto difettoso;
• analizzare la ricerca del prodotto per il tipo di consumatore a cui è destinato;
• valutare se possibile una campagna di richiamo;
• operare con un Sistema Qualità totale.
Ma in caso di contenzioso il produttore può proteggersi avvalendosi di alcune argomentazioni
quali:
• il prodotto (od il componente)
non è stato da lui prodotto;
• data in cui è stato messo in circolazione il prodotto è posteriore al danno;
• la mancata messa in circolazione del prodotto;
• la bontà del prodotto (assenza
di difetti);
• la presenza di difetti conosciuta ed accettata dall’utente.
Ma vi possono anche essere delle cause che escludono la responsabilità (sempre ex Codice
Consumo):
1) se il produttore non ha messo il prodotto in circolazione;
2) se il difetto che ha cagionato
il danno non esisteva quando
il produttore ha messo il prodotto in circolazione. Si considera “messa in circolazione
del prodotto” ai sensi dell’articolo 119 del codice del consumo quando Il prodotto è
messo in circolazione quando
sia consegnato all’acquirente,
all’utilizzatore, o a un ausiliario di questi, anche in visione
o in prova oppure, la messa in
circolazione avviene anche
mediante la consegna al vettore o allo spedizioniere per
l’invio all’acquirente o all’utilizzatore;
3) se il produttore non ha fabbricato il prodotto per la vendita o per qualsiasi altra forma di distribuzione a titolo
oneroso, né lo ha fabbricato o
Prescrizione
Decadenza
Nozione
La prescrizione è un mezzo con cui l'ordinamento giuridico opera l'estinzione dei diritti
quando il titolare non li esercita entro il termine previsto dalla legge. (art. 2934 cod. civ.)
La decadenza consiste nella perdita della
possibilità di esercitare un diritto per il
mancato esercizio in un termine perentorio.
Aspetti dell'istituto
È prevista dalla legge solo nell'interesse
generale
Può essere stabilita anche nell'interesse di
uno dei soggetti del rapporto
Rilevabilità
Non può essere rilevata d'ufficio dal giudice
Non può essere rilevata d'ufficio dal giudice
Può essere prevista solo dalla legge
Può essere stabilita anche convenzionalmente dalle parti
Implica la perdita di un diritto acquisito
Impedisce l'acquisizione di un nuovo diritto
Effetti
Tab. 2
Industria Fusoria 2/2012
62
rubrica legale
distribuito nell’esercizio della
sua attività professionale;
4) se il difetto è dovuto alla
conformità del prodotto a
una norma giuridica imperativa o a un provvedimento vincolante;
5) se lo stato delle conoscenze
scientifiche e tecniche, al momento in cui il produttore ha
messo in circolazione il prodotto, non permetteva ancora di considerare il prodotto
come difettoso;
6) nel caso del produttore o
fornitore di una parte componente o di una materia prima, se il difetto è interamente dovuto alla concezione del
prodotto in cui è stata incorporata la parte o materia prima o alla conformità di questa alle istruzioni date dal
produttore che l’ha utilizzata.
A volte però è difficile individuare il produttore ed allora, proprio al fine di non creare esimenti della responsabilità il Codice del Consumo all’articolo
116 pone in capo al fornitore le
medesime responsabilità del
produttore: “quando il produttore
non sia individuato, è sottoposto alla stessa responsabilità il fornitore
che abbia distribuito il prodotto nell’esercizio di un’attività commerciale, se ha omesso di comunicare al
danneggiato, entro il termine di tre
mesi dalla richiesta, l’identità e il
domicilio del produttore o della persona che gli ha fornito il prodotto.
La richiesta deve essere fatta per
iscritto e deve indicare il prodotto
che ha cagionato il danno, il luogo
e, con ragionevole approssimazione, la data dell’acquisto; deve inoltre
contenere l’offerta in visione del
prodotto, se ancora esistente….Le
disposizioni del presente articolo si
applicano al prodotto importato
nella Unione europea, quando
non sia individuato l’importatore, anche se sia noto il produttore.
In ogni caso sarà il danneggiato a
dover provare il difetto, il danno
e la connessione causale tra i
due, mentre sarà il produttore a
dover provare i fatti che escludono la propria responsabilità.
Nel caso vi sia una pluralità di responsabili, tutte le persone re-
sponsabili del danno sono obbligate in solido al risarcimento e
colui che ha risarcito il danno ha
regresso contro gli altri nella misura determinata dalle dimensioni del rischio riferibile a ciascuno
(art.121 Codice Consumo).
Il danno risarcibile (art. 123 Codice Consumo) è:
- il danno cagionato dalla morte
o da lesioni personali;
- la distruzione o il deterioramento di una cosa diversa dal
prodotto difettoso, purchè di
tipo normalmente destinato all’uso o consumo privato e così
principalmente utilizzata dal
danneggiato.
Da quanto sopra esposto appare
di fondamentale importanza la
sottoscrizione di un contratto di
assicurazione al fine di riuscire
ad evitare/limitare i danni. A tal
proposito un’azienda nello scegliere la propria assicurazione
deve necessariamente valutare i
mercati in cui opera, poiché a seconda di questi rischi e garanzie
possono differire notevolmente.
L’esempio portato inerente ad
un mercato particolarmente
complesso è quello degli U.S.A.
dove ad oggi il consumatore di
qualsiasi classe sociale può ottenere una difesa legale di professionisti di alto livello grazie al
patto di quota lite, o contingent
fee, dal 2006 permesso dall’art. 2,
primo comma, lett. a) della legge
n. 248/2006, di conversione del
c.d. “decreto Bersani”, anche nel
nostro Paese ma scarsamente
utilizzato. Tale patto è l’accordo
tra professionista e cliente in
virtù del quale il compenso del
primo viene calcolato in percentuale rispetto al risultato ottenuto dal suo assistito. In pratica, accade che i compensi dovuti all’avvocato vengano parametrati
al raggiungimento degli obiettivi
perseguiti. Nel caso di esito negativo della causa, all’avvocato
non dovrà essere corrisposto alcun compenso, No win no fee,
mentre per quanto concerne le
spese (ad esempio, il contributo
unificato per l’iscrizione a ruolo)
le parti decideranno a chi porle
a carico. A rendere meno agevole la trattazione della responsa-
63
bilità da prodotto è il fatto che
non sia soggetta alla Suprema
Corte Federale ma alla competenza della Suprema Corte di
ogni singolo Stato, quindi vi è la
possibilità di diversi orientamenti tra Stati; tutto ciò unito ad una
forte coscienza dei diritti del
consumatore con risarcimenti
assai pesanti e “Punitive Damages” aggiuntivi, che sono un istituto giuridico degli ordinamenti
di common law e, in particolare,
degli Stati Uniti, in virtù del quale, in caso di responsabilità extracontrattuale, è riconosciuto al
danneggiato un risarcimento ulteriore rispetto a quello necessario per compensare il danno
subito (i compensatory damages), se prova che il danneggiante ha agito con malice - termine
approssimativamente traducibile
con dolo - o gross negligence (colpa grave). Il riconoscimento del
maggiore risarcimento così come la determinazione della sua
entità sono rimessi alla discrezionalità del giudice.
Entra a questo punto in gioco
l’Assicurazione per responsabilità civile che può essere
davvero risolutrice purchè saggiamente stipulata.
La garanzia che viene prestata
dalle compagnie di assicurazione
in questo caso inerisce la responsabilità civile ossia, la garanzia vale quale che sia il titolo
di responsabilità invocata dal
danneggiato (extracontrattuale,
contrattuale o precontrattuale),
purché naturalmente l’Assicurato sia il “produttore” del prodotto difettoso e si sia in presenza di danni risarcibili. Rimane
però ferma l’esclusione delle responsabilità fondate su (eventuali) specifiche “garanzie di
prodotto”, previste dal contratto di vendita e non derivanti direttamente dalla legge. Possono pertanto stipulare la polizza:
• produttori di materie prime, di
componenti, di prodotti finiti,
gli assemblatori di prodotti fabbricati da altri;
• gli importatori ed i fornitori,
purché sia possibile individuare
i beni da essi messi in circolazione;
• chi appone sui prodotti il pro-
Industria Fusoria 2/2012
rubrica legale
prio nome, marchio od un segno distintivo;
• l’assicurazione può riguardare
qualsiasi prodotto purché si
tratti di cose mobili.
È molto importante, hanno sottolineato i relatori, affidarsi a
compagnie assicuratrici valide
che, in accordo con l’imprenditore, possano effettuare un’analisi del rischio seria rispetto ai
mercati di destinazione della
merce, proponendo in primis un
questionario valutativo del rischio molto chiaro. Il questionario va dunque compilato con la
migliore diligenza, avendo cura in particolare - di indicare esattamente i prodotti da assicurare, poiché l’articolo 1892 del
Codice Civile stabilisce che: “le
dichiarazioni inesatte e le reticenze dell’assicurato sono soggette alle sanzioni di cui agli artt. 1892 e
seguenti del Codice Civile” ed
inoltre, molto importante è ricordare che l’assicurazione vale
soltanto per i prodotti indicati
in polizza, come dichiarati nella
proposta-questionario.
Da ultimo è stata posta in evidenza la validità del sistema assicurativo claim made. Con la
clausola claims made (letteralmente “a richiesta fatta”), assicuratore e assicurato pervengono
ad una definizione convenzionale della nozione di sinistro rilevante ai fini ex Codice Civile
(art. 1917, c. 1 c.c. nell’assicurazione della responsabilità civile l’assicuratore e obbligato a tenere indenne l’assicurato di quanto questi,
in conseguenza del fatto accaduto
durante il tempo dell’assicurazione,
deve pagare a un terzo, in dipendenza della responsabilità dedotta
nel contratto. Sono esclusi i danni
derivanti da fatti dolosi) che è fatta coincidere con la richiesta di
risarcimento del danno avanzata
dal terzo e non più, dunque, col
comportamento del danneggiante-assicurato generativo della responsabilità. L’applicazione
di una simile opzione, il rischio
assunto dall’assicuratore risulta
più circoscritto nel tempo, con
conseguente vantaggio sotto il
profilo dei costi di polizza.
Ma le polizze strutturate sulle
claims made nascondono peri-
Industria Fusoria 2/2012
colose insidie per l’assicurato, in
quanto egli rischia di vedersi recapitare la richiesta di risarcimento in un’epoca in cui non
gode più della copertura assicurativa. La garanzia vale per le richieste di risarcimento pervenute all’assicurato durante il periodo di efficacia dell’assicurazione, anche se causati da
prodotti fabbricati o posti
in circolazione prima del
suo inizio poichè l’assicurazione è operante dopo la “consegna a terzi” del prodotto. Sarà
necessario curare con particolare attenzione il rapporto assicurativo, garantendone la continuità attraverso regolari rinnovi
annuali, accertandosi inoltre
che, in sede di rinnovo, non venga fatta avanzare la c.d. “retroactive date”, ossia la data iniziale
della copertura assicurativa. In
caso di cessazione del rapporto
assicurativo, poi, si rende necessaria la stipula di apposite polizza integrative c.d. “tail-coverage”, precipuamente rivolte a coprire i periodi successivi alla fine
del rapporto contrattuale. In
definitiva le polizze claims made
hanno quale punto forte la
“retroattività” illimitata che
mette al riparo l’Assicurato dalle conseguenze dei difetti dei
prodotti venduti prima della stipula della polizza mentre quale
punto debole la mancata
copertura alla cessazione
della polizza. L’Assicurato si
troverà scoperto per i risarcimenti che potranno essergli richiesti successivamente.
Ultimo ma non meno importante è stata l’indicazione che anche
in Europa vi è un registro di controllo sui prodotti messi in commercio che è il RAPEX (EU rapid
alert system). RAPEX è il sistema europeo di allerta rapida per
i prodotti pericolosi non alimentari (ad eccezione dei prodotti
alimentari, dei farmaci e delle apparecchiature elettromedicali)
che consente, grazie a un meccanismo di collaborazione fra gli
Stati della Comunità Europea,
una rapida circolazione delle
informazioni riguardanti i prodotti venduti sul mercato europeo che presentano seri rischi
per la salute e la sicurezza dei
64
consumatori che fa capo all’autorità di Bruxelles che dirama la
segnalazione in tutta Europa.
Qualora venga individuato sul
mercato nazionale di un Paese
comunitario un prodotto non sicuro (ad esempio, un giocattolo
o un elettrodomestico) l’autorità nazionale competente adotta innanzitutto le misure opportune per eliminare il rischio per i
consumatori ritirando il prodotto dal mercato, richiamandolo se
i consumatori ne sono già in
possesso o lanciando un avvertimento. In secondo luogo il punto di contatto nazionale, provvede a segnalare il prodotto pericoloso alla Commissione europea (direzione generale Salute e
tutela dei consumatori) fornendo informazioni circa i rischi dello stesso. In Italia tale punto di
contatto nazionale è stato istituito presso il Ministero dello Sviluppo Economico.
La Commissione europea riceve
informazioni da tutti i punti di
contatto nazionali e si preoccupa di diffondere tali avvertimenti
a tutti i Paesi europei. Ogni venerdì della settimana la Commissione pubblica sul proprio sito
un riepilogo dei prodotti ritenuti insicuri che le autorità nazionali dei Paesi membri hanno segnalato attraverso il sistema RAPEX ed i provvedimenti adottati in merito dagli Stati membri
(ec.europa.eu/consumers/dyna/r
apex/rapex_archives_en.cfm).
La giornata si è conclusa con la
proposta alla platea di un modello di Accordo di Riservatezza che potrà essere utilizzato
dai fonditori a contrapposizione di quelli inviati dai clienti che
molto spesso sono molto complessi e contengono limitazioni
alla divulgazione dei dati molto
difficili da ottemperare se non
impossibili, sia come contenuto
che come durata (es: 20 anni).
Tutto il materiale della giornata
è scaricabile attraverso il sito
dell’Associazione e si trova nella sezione dedicata NETFOND
accessibile tramite password al
seguente percorso:
Maggiori informazioni potranno
invece essere richieste a Carla
Bellocchio,
e-mail: c.bellocchio@assofond.it
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Penetrazione del metallo in espansione
sulle superfici di fusioni concave
di teste cilindro in ghisa
Le teste cilindro hanno una forma davvero complessa, con larghe aree di superfici concave.
Le fusioni con superfici concave sono spesso associate a problemi di penetrazione dovuti
all’espansione del metallo e altri difetti di superficie, ad esempio ritiri superficiali.
I difetti causano elevati costi di
produzione dovuti al rifiuto dei
componenti e all’aumento del
tempo di sbavatura. Questo articolo presenta uno studio sulla
microstruttura della ghisa grigia
vicino all’interfaccia sabbia-metallo in fusioni dalla forma complessa. Il difetto dominante osservato nella testa dei cilindri è
la penetrazione per espansione. Sono state osservate anche
penetrazione di pre-solidificazione e difetti di frattura della
sabbia. La microstruttura trovata nelle aree non penetrate è
quella tipica della solidificazione della ghisa grigia in stampi di
sabbia.
Introduzione
La penetrazione del metallo è
uno dei fattori più importanti
che influenzano la finiture superficiale dei componenti nella
fonderia. Questa infatti spesso
genera costi sbavatura e, in casi
drastici porta allo scarto dell’elemento fuso. I tempi e i costi
di sbavatura variano considerevolmente da fonderia a fonde-
Industria Fusoria 2/2012
ria, e con la severità dei difetti
e dei tipi di getto.
La definizione generale di penetrazione del metallo accettata dalla fonderia, come proposta da Draper e GainDhar è la
condizione in cui il metallo fuso entra nello spazio tra i pori
dello stampo oltre il punto
medio della superficie dei grani
di sabbia.
Durante la solidificazione eutettica ghise solidificanti con
una struttura eutettica austenite-grafite espandono significativamente, come dimostrato in
altri studi. Il metallo in solidificazione genera una considerevole pressione sulle pareti dello
stampo. Se lo stampo è rigido, e
se il metallo no può essere
spinto indietro nei canali di risalita o in quelli di ingresso, perché questi sono già solidificati,
la pressione genera penetrazione del metallo, chiamata penetrazione in espansione, nello
stampo. Questo tipo di penetrazione fu identificato inizialmente da Levelink e Julien col
nome di penetrazione di trasudazione (Exudation). Questi indicarono che con l’espansione
in corso durante la solidificazione eutettica può risultare in
una trasudazione dell’eutettico
in posti dove un guscio di metallo solidificante non lo ostacola. Questo accade specialmente in hot spot come vertici
di sezioni a “L”,”T”e”Y”, dove il
68
metallo è ancora liquido mentre avvengono solidificazioni
eutettiche. La penetrazione dipende dalle proprietà metallurgiche dei metalli e leghe solidificanti. La penetrazione di
espansione è molto comune
quando il carbonio equivalente
(CE) è molto alto. Questo è
stato riportato da Levelink e
Julien ed è stato confermato da
lavori precedenti degli autori.
Nei lavori sopra menzionati è
stata trovata una cella eutettica
anormale nelle vicinanze delle
aree penetrate due popolazioni
di celle eutettiche di dimensioni
differenti.All’interno di una vasta
popolazione di celle eutettiche
una popolazione più piccola è
stata identificata, indicando che
le differenti popolazioni hanno
nucleato in tempi differenti durante la solidificazione. Il meccanismo di nucleazione della doppia popolazione di celle eutettiche non è chiara, ma è caratteristica delle aree penetrate.
La teoria della trasudazione o
penetrazione in espansione
proposta da Levelink e Julien è
stata in seguito ulteriormente
sviluppata. Diòszegi et al suggerirono una nuova descrizione
del meccanismo di penetrazione del metallo considerando la
nucleazione e crescita di entrambi i grani primari di austenite e le celle eutettiche. In accordo con questa descrizione
tecnico
usando sabbia al verde come
materiale di formatura, le anime, contenenti sabbie di quarzo sono state legate tramite
un binder organico ed un gas
di SO2 come catalizzatore.
Geometricamente della testa
a cilindro è considerabile una
parte molto complessa, come
mostrato in Fig. 1.
I getti sono stati colati da una
siviera da 1,5t, dopo una correzione con un inoculante standard contenente Sr. La composizione chimica dell’inoculante
è mostrata in tabella 1. La
quantità dell’inoculante aggiunta è stata del 0,15% in peso.
Fig. 1 - Una testa cilindri sezionata.
di sono due diversi meccanismi
di penetrazione del metallo in
espansione.
Il primo tipo avviene prima della
transizione da colonnare a
equiassiale dei grani primari di
austenite, mentre il secondo avviene dopo la stessa transizione.
Una transizione è stata rilevata
tra i due meccanismi. Tipicamente per il primo tipo di meccanismo di penetrazione si tratta della trasudazione di una fase
perfettamente eutettica da
un’aria interdendridica alla superficie dello stampo, mentre
nel secondo tipo di meccanismo
una fase anomala viene spinta
dal bordo delle celle eutettiche
all’interfaccia dello stampo, simultaneamente con la deformazione della superficie del getto.
Queste osservazioni sono state
fatte sia da Levelink e Julien che
da Diòszegi et al su campioni cilindrici con diverse forme della
superficie dello stampo esposta
alla penetrazione.
Lo scopo di questo articolo è
di presentare il lavoro di valutazione della micro-strutture in
una testata per cilindri di forma
complessa colata in ghisa grigia
con riferimento alla penetrazione metallica in espansione e
confrontare le osservazioni
con quelle fatte da Diçszegi et
al sulle interfacce di getti metallici dei modelli sperimentali.
Lo studio delle fusioni delle te-
Elementi chimici, peso %
Ca
Al
Max 0,1
Max 0,5
Si
73-78
Sr
0,6-1,0
Tab.1 - Composizione chimica dell’inoculante.
C
3,30
Si
1,85
Elementi chimici, peso %
Mn
S
P
Cr
0,63
0,09
0,03
0,12
Ni
0,04
Mo
0,20
Tab.2 - Composizione chimica della lega.
ste per cilindri è stato eseguito
come parte di un progetto di
ricerca tra l’università di Jonkoping, divisione della tecnologie
per componenti e la fonderia
Skovde della Volvo Truck Component Corporation.
Esame di teste
cilindro
Le teste cilindro studiate sono state preparate con una linea standard di formatura
Il fuso utilizzato, la cui composizione appare in Tab. 2, appartiene alla famiglia delle ghise
grigie.Dopo la sabbiatura le teste a cilindro sono state analizzate con un analisi visiva. I campioni per lo studio sono stati
tagliati dalle arre dove la penetrazione dei metalli è comparsa. Alcuni di questi campioni sono mostrati in Fig. 2. le aree
con compenetrazione sono indicate con cerchi rossi.
I campioni sono stati finiti e lucidati in modo da studiare la
morfologia della grafite. Dopo
Fig. 2 - Campioni osservati mostrando compenetrazione del metallo.
69
Industria Fusoria 2/2012
tecnico
di striscie eutettiche con lamelle di grafite orientate principalmente perpendicolarmente alla
superficie dello stampo (Fig.4).
Fig. 3 - Microstruttura delle aree penetrate.
Fig. 4 - Microstruttura del primo tipo di penetrazione per espansione.
una prima ispezione i campioni sono stati attaccati con un
reagente di acido picrico a
110°C in modo da osservare
l’austenite primaria e le celle
eutettiche.
Discussione
La forma estremamente complessa delle teste a cilindro ha
mostrato vari tipi di difetti
collegati alla compenetrazione. La tecnica di attacco colorante utilizzata permette che i
difetti vengano classificati con
riferimento ai meccanismi di
formazione del difetto stesso.
I difetti osservati sono discussi in seguito in ordine cronologico rispetto allo riempimento dello stampo ed alla
solidificazione della diverse
fasi metallurgiche.
Penetrazione
in presolidificazione
Un gruppo minore di difetti di
penetrazione viene identificato come particelle metalliche
che sono penetrate tra grani
di sabbia (Fig. 3). La microstruttura rivela chiaramente
che le particelle solidificarono
Industria Fusoria 2/2012
con una struttura primaria di
austenite circondata da una
fase eutettica austenite-grafite. Questo tipo di penetrazione è classificato come penetrazione di presolidificazione.
La presenza di tutte le fasi indica che le gocce di metallo
hanno la stessa composizione
chimica del fuso originale e
che queste sono state forzate
tra i grani di sabbia prima che
la solidificazione avesse preso
parte. Questo tipo di penetrazione si pensa derivi dalla
conservazione del momento
alla fine dello riempimento
dello stampo.
Penetrazione per
espansione
del metallo
La maggior parte dei casi di
penetrazione osservati era
dovuto all’espansione del metallo. La microstruttura delle
particelle penetrate tra i granelli di sabbia mostra una caratteristica decisamente eutettica (Fig. 3b).
Le superfici del getto penetrate
dalla fase eutettica consistono
70
La combinazione di microstrutture nelle aree compenetrate e la superficie del getto
è identica a quella osservata
Diòszegi et al. Si è capito che
la compenetrazione del metallo avviene durante la prima
fase di solidificazione del fuso
prima della transizione dal colonnare a equiassiale, e prima
che la fase eutettica sia sospinta attraverso la rete di austenite primaria dei grani di
austenite colonnare della superficie del getto.
Dietro alle particelle compenetrate di composizione eutettica è stato trovato un altro tipo di micro struttura in
collegamento con la superficie del getto.
Questo tipo di microstruttura
indica una normale frazione di
fase primaria dietro alla superficie del getto (Fig. 5) ed
una fase primaria molto meno
densa in collegamento con la
superficie (Fig. 6). La frazione
normale di fase primaria è determinata dalla composizione
chimica.
Fig. 5 - Microstruttura dell’interfaccia metallo-stampo con una fase di austenite primaria e una fase interdendritica anomala.
Fig. 6 - Microstruttura dietro la struttura
anormale presentata in fig.8, la frazione di
austenite primaria è in buona correlazione alla composizione chimica, e la morfologia della grafite è di tipo A.
tecnico
Fig. 10 - Campione mostrante effetti di ritiro superficiale.
Fig. 7 - Campione mostrante cricche nell’anima.
Fratture nelle anime
Lo studio della microstruttura
del metallo penetrato vicino
alle cricche nella sabbia (Fig.
7) mostra due tipi differenti di
microstruttura. Il primo tipo
di microstruttura viene rilevato quando il metallo riempie
una fessura nell’anima, e consiste in Fe solidificato (Fig. 8a).
Questo tipo di fessurazione
nell’anima avviene probabilmente durante le fasi iniziali
dello riempimento dello
stampo quando gli shock termici probabilmente contribuiscono alla formazione di cricche nella sabbia. La completa
solidificazione in bianco del
metallo nella cricca indica una
solidificazione molto veloce. Il
secondo tipo di microstruttura avviene quando le fratture
nelle anime sono collegate
con la penetrazione del metallo tra i grani di sabbia, come mostrato in Fig. 8b. Le particelle metalliche tra i grani di
sabbia e i ponti che collegano
le aree penetrate alla superficie del getto contengono una
fase esclusivamente eutettica.
Questo indica che il momento della penetrazione è ad un
avanzato stadio di solidificazione, quando solo la fase eutettica può esistere. In contrasto al caso in cui gli shock termici portano alla distruzione
della superficie dell’anima,
nella seconda situazione l’anima è già riscaldata ed è probabile che i bordi di grano siano indeboliti e la formazione
delle cricche è causata dalla
distorsione dello strato esterno di austenite.
Doppia popolazione
eutettica
Una doppia popolazione di
celle eutettiche è stata trovata vicino alle aree penetrate,
come mostrato in Fig. 9, ma in
alcuni casi è apparsa anche in
aree non penetrate. È difficile
quindi identificare chiaramente la relazione di questo fenomeno con la penetrazione in
queste fusioni.
Fig. 8 - Microstruttura delle aree penetrate.
Aree non penetrate
e ritiro superficiale
Superfici convesse delle anime associate con problemi di
Fig. 9 - Doppia popolazione della celle eutettiche.
71
Industria Fusoria 2/2012
tecnico
Fig. 11(a) - Microstruttura vicina ai difetti da ritiro; (b) microstruttura delle aree non penetrate.
penetrazione sono sovente affette da ritiro superficiale. Fig.
10 mostra esempi di ritiro superficiale rilevati nelle teste cilindro. La microstruttura dietro
al ritiro superficiale mostrata in
Fig. 11a è confrontata con le
microstrutture di superfici metalliche concave in cui la penetrazione non era stata rilevata
(Fig. 11b).
È difficile notare qualsiasi differenza. Entrambe le microstrutture appaiono normali in riferimento a strutture di fusioni simili con composizioni chimiche
confrontabili così come le condizioni di raffreddamento.
Conclusioni
Le teste cilindro tipicamente
hanno una forma estremamente complessa, con ampie aree di
superfici concave predisposte a
difetti superficiali. Le analisi effettuate su teste cilindro colate
in reali condizioni di produzione industriale rivelano gli stessi
modi di penetrazione che sono
stati trovati in campioni sperimentali sotto le stesse condizioni metallurgiche. La penetrazione del metallo per espansione che si è dedotto avvenire
prima e dopo la transizione da
colonnare a equiassiale sembra
predominare.
|1| Draper A B, Gaindhar J I. Metal penetration —
a critical review’. AFS Transactíons, 85 (1977),
pp. 163-199.
|2| Levelink H G, Julien F P M A. ‘Penetration and
shrinkage by interaction of solidifying cast iron
and casting mould, part 2’. AFS Cast Metals Research Journal 9(2) (1973), pp. 105-109.
|3| Dugic I., Svensson I L. The effect of chemical
Industria Fusoria 2/2012
Penetrazioni di presolidificazione e difetti di fessurazione delle
sabbie sono stati osservati a loro volta. La microstruttura sotto i ritiri superficiali appare
identica alla microstruttura di
superfici non affette dalla penetrazione.
La frequenza di difetti di penetrazioni osservati mostra che la
penetrazione per espansione è
il difetto superficiale predominante. Solo una minoranza di difetti di penetrazione rilevati può
essere ricondotta a fenomeni
precedenti la solidificazione.
Come misure per prevenire difetti di penetrazione gli autori
raccomandano controlli metallurgici rigorosi del processo di
fusione, compreso un adeguato
controllo di nucleazione e solidificazione.
Gli autori ringraziano il partner di
questo progetto di ricerca, La fonderia Skovde della Volvo Truck
Component Corporation.
Tratto da Foundry Trad Journal –
Marzo 2011.
Traduzione a cura dell’ing.
Francesco Calosso.
composition on the metal expansion penetration in grey cast iron’. Research report 99:1,
Division of Component Technology, The
School of Engineering, Jònkòping University,
Sweden, 1999. ISSN 1404-0018.
|4| Díoszégi A, Dugíc I. The mechanisms of metal expansion penetration in grey cast Conference proceeding ISCP8, Beijing, October
2006.
72
Impianti, macchine e attrezzature per fonderie e animisterie
Programma di produzione
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processo di formatura anime.
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t
tecnico
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G. Timelli – E. Fiorese
o
t ec n
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ic
tecnico
La presenza del Fe
in leghe Al-Si da fonderia
Parte 1 – Effetti su microstruttura e proprietà meccaniche
Il Fe è sempre presente come
impurezza nelle leghe commerciali d’alluminio. La diffusione
dell’attività di riciclaggio, volta a
ridurre i costi di produzione, ha
incrementato il livello di Fe
presente nelle leghe anche fino
al 2%pond. Esso viene però
considerato impurità perchè
deleterio per le proprietà meccaniche, in particolare per la
duttilità, riduce la resistenza a
corrosione, la colabilità e la lavorabilità delle leghe Al-Si da
fonderia. A differenza di altri
elementi, come il Mg, il Fe è difficilmente rimovibile dall’alluminio fuso mediante trattamenti convenzionali di fonderia, e apparentemente la diluizione sembra essere l’unico
metodo pratico per ridurne il
contenuto. In questo lavoro
vengono dapprima presentati
gli aspetti metallurgici inerenti
alla formazione degli intermetallici ricchi in Fe all’interno
delle leghe Al-Si, e successivamente i differenti effetti della
presenza del Fe sulle caratteristiche difettologiche e meccaniche dei getti da fonderia.
Introduzione
La riduzione in peso è un nodo
chiave per le aziende del settore automotive, le quali puntano a
ridurre il consumo di carburante, e quindi le emissioni inqui-
Industria Fusoria 2/2012
nanti e, nel contempo, a migliorare le prestazioni. I principali
vantaggi associati all’impiego
dell’alluminio e delle sue leghe
sono riconducibili a diversi fattori:
• sviluppi significativi nei processi di fonderia, tali da permettere la produzione di getti
a parete sottile;
• miglioramento dei criteri di
design;
• eccellente compromesso tra
prestazioni meccaniche e leggerezza;
• relativamente basso costo del
materiale;
• sviluppo della conoscenza sulle proprietà meccaniche e
metallurgiche delle leghe;
• possibilità di riciclaggio.
Secondo l’European Aluminium
Association, vengono mediamente utilizzati 100 kg di alluminio in un’auto di produzione
europea, e tale valore è destinato a crescere significativamente nei prossimi anni |1|.
Grazie all’eccellente colabilità,
le leghe della famiglia Al-Si sono
le più importanti e utilizzate leghe d’alluminio da fonderia. Le
proprietà meccaniche di tali leghe sono oltremodo controllate dalla composizione chimica
della lega stessa, cioè dal tenore di Si, Mg, Cu, Zn, e dall’eventuale presenza di impurezze.
Tra queste, il Ferro è sempre
presente nelle leghe commer-
76
ciali d’alluminio e, in particolare, nelle leghe secondarie, ampiamente utilizzate nella realizzazione di componenti automobilistici. Come risultato del
processo di riciclo dei rottami,
infatti, il tenore di Fe può raggiungere livelli relativamente alti, e.g. 0.3-0.8%pond |2|. Il problema relativo alla contaminazione del Fe nelle leghe d’alluminio è di grande interesse
economico per le fonderie, in
quanto, la tendenza all’utilizzo
di leghe secondarie è in continua crescita, il tasso di riciclaggio sta aumentando (superiore
al 72%) e il ciclo di vita medio
dei componenti in alluminio è
relativamente breve (circa 14
anni) |3|.
Il Fe può formare dei composti
intermetallici fragili e deleteri
per le proprietà meccaniche di
un componente e, a differenza
di altri elementi come il Mg, è
difficilmente rimovibile dall’Al
fuso mediante trattamenti convenzionali di fonderia: apparentemente la diluizione sembra
essere l’unico metodo pratico
per ridurne la concentrazione
|4|. Al contrario, le leghe utilizzate nei processi di pressocolata contengono volutamente livelli più elevati di Fe (dell’ordine dell’1%pond) rispetto alle
altre leghe d’alluminio da fonderia per favorire il distacco
del getto dallo stampo. Poiché,
infatti, la composizione eutetti-
tecnico
ca del sistema Al-Si-Fe si ottiene con un tenore di Fe in lega
dello 0.8%, quando il contenuto
di Fe è superiore a questo livello, il metallo fuso ha poca o
nessuna tendenza a metallizzare
o dissolvere le parti in acciaio
dello stampo |5|; viene, inoltre,
favorita la resistenza meccanica
a caldo del getto, facilitandone
l’estrazione dallo stampo, e viene ridotta la criccabilità a caldo
(hot tearing) |6|.
Lo scopo di questa trattazione
è, dunque, analizzare gli effetti
del Fe sulla microstruttura e
sulle proprietà difettologiche e
meccaniche in leghe Al-Si da
fonderia.
Microstruttura e
formazione di intermetallici ricchi in Fe
Il Fe presenta un’elevata solubilità nell’Al liquido, mentre allo
stato solido questa è inferiore
allo 0.05%, con il risultato che
gran parte del Fe è presente
sotto forma di composti intermetallici di vario tipo, come le
fasi β-Al5FeSi, α-Al15Fe3Si2 e α’Al8Fe2Si. Poiché il coefficiente
di partizione (k=Cs/Cl) del sistema Al-Fe è basso (k=0.03), il
Fe presente tenderà a segregare durante il processo di solidificazione di equilibrio, causando
prevalentemente la precipitazione della fase β anche per
bassi tenori di Fe in lega |7|. La
fase β-Al5FeSi è perciò stabile
in condizioni di equilibrio, con
velocità di solidificazione inferiori a 20°C/s, mentre la fase αAl15Fe3Si2 è metastabile, cioè
Fig. 2 - Ricostruzione tridimensionale tramite microtomografia computerizzata di quattro
gruppi indipendenti di lamelle interconnesse β-Al5FeSi in una lega AlSi8Cu4Fe0.8 |11|.
cristallizza a elevate velocità di
raffreddamento e/o in seguito a
surriscaldamento del bagno liquido. Mentre le fasi α e α’
hanno una struttura cristallina
cubica ed esagonale rispettivamente, e una morfologia compatta, la fase β-Al5FeSi mostra
un reticolo monoclino con una
morfologia che appare come
un aghetto nelle sezioni metallografiche (Fig. 1a). La reale
morfologia tridimensionale si
può osservare in Fig. 1b dove si
apprezza la forma lamellare
della fase β |8-10|.
Analisi metallografiche di “serial
sectioning” e più recenti tecniche di microtomografia computerizzata a raggi-X hanno
evidenziato come da ogni lamella iniziale se ne possano generare molte altre, creando alla
fine una rete complessa e interconnessa (Fig. 2) |2,8,11|. La nucleazione iniziale delle lamelle
β avviene in modo eterogeneo
a partire dalla superficie del
pezzo in corrispondenza della
pelle di ossido di Al, molto pro-
Fig. 1 - (a) Microstruttura di una lega AlSi10, modificata allo Sr e contenente 0.11%Fe; gli intermetallici di fase β-Al5FeSi appaiono come aghetti nella sezione metallografica |9|. (b)
Morfologia tridimensionale delle singole lamelle di fase β visibili all’interno di una porosità
da ritiro |10|.
77
babilmente γ-Al2O3 (Fig. 3a)
|11|. Non è da escludere, comunque, che trattamenti inadeguati di pulizia del bagno liquido prima della colata, portino
all’inglobamento di ossido, inducendo la nucleazione e la formazione di lamelle direttamente dall’interno del getto, come
mostrato in Fig. 4 |12|. Inizialmente le lamelle si sviluppano
molto rapidamente lungo le direzioni di libero accrescimento
tra i canali interdendritici con
velocità anche di 750 μm/min, e
tale crescita è arrestata solo
dalla presenza delle dendriti di
α-Al primarie. Le lamelle così
ostacolate, cercando nuove direzioni di crescita, iniziano una
fase di ramificazione, che può
eventualmente evolvere in un
vero e proprio network interconnesso. Il processo di ramificazione è molto complesso e
può verificarsi con varie angolazioni rispetto alla direzione
della lamella β iniziale. Sembra
perciò che il nuovo orientamento di accrescimento delle lamelle sia dettato più da ostacoli fisici che da relazioni cristallografiche (geminazione) |11|. L’ispessimento delle lamelle avviene
invece molto più lentamente,
con velocità nell’ordine di 2
μm/min.
Durante la solidificazione, la
contrazione volumetrica del
materiale in combinazione con
le dimensioni crescenti delle
dendriti di α-Al portano a numerose interazioni tra i diversi
raggruppamenti di lamelle e le
dendriti stesse, come mostrato
Industria Fusoria 2/2012
tecnico
Fig. 3 - Deformazione, movimento e interazione delle lamelle di fase β-Al5FeSi. In (a-c), una lamella inizialmente incurvata viene bloccata e
raddrizzata in diversi punti dalla pelle di ossido esterna e dalle dendriti α-Al circostanti (delimitate da linee tratteggiate). In (d-f), distacco progressivo di tre ramificazioni di lamelle β |11|.
in Fig. 3. Queste interazioni possono talvolta provocare la formazione di lamelle incurvate, o
perfino il distacco di una ramificazione dalla lamella β originaria. Di conseguenza, al termine
del processo di solidificazione,
alcune lamelle possono apparire
separate dalle lamelle originarie,
cioè nucleate eterogeneamente
all’interno del pezzo (Fig. 4).
Questo tipo di struttura interconnessa e di morfologia aciculare, che induce un effetto di
concentrazione delle tensioni,
rende la fase β la più deleteria e
infragilente tra i possibili composti intermetallici prodotti dal
Fe in lega. Un aspetto da considerare è l’istante temporale durante il processo di solidificazione in cui le diverse fasi ricche in
Fe si formano, poiché questo ne
caratterizzerà le dimensioni finali |13|. In generale, infatti, maggiori sono le dimensioni delle lamelle β, maggiori saranno gli effetti negativi sulle proprietà
complessive della lega. Ad esempio, le fasi ricche in Fe che si for-
Fig. 4 - Formazione di aghetti di fase βAl5FeSi in corrispondenza di inclusioni di
ossido γ-Al2O3 intrappolati all’interno del
getto |12|.
Industria Fusoria 2/2012
mano prima della solidificazione
del network dendritico α-Al, direttamente cioè nel bagno liquido sotto forma di sludge, o in
concomitanza con la fase α-Al
primaria, tendono ad assumere
dimensioni decisamente maggiori rispetto ai composti che si
formano più tardi, ad esempio
nell’intervallo di solidificazione
eutettica. In quest’ultimo caso,
infatti, sono gli stessi canali interdendritici a bloccare l’accrescimento delle lamelle β.
La cinetica di precipitazione è
però influenzata sia dalla concentrazione del Fe in lega che
dalla velocità di solidificazione.
In leghe AlSi7Mg0.3 contenenti
un tenore di Fe dello 0.3%, la fase β tende a formarsi principalmente a basse temperature durante una reazione eutettica
ternaria, mentre già per valori di
Fe dello 0.7%, la fase β precipita
principalmente prima della reazione eutettica, sotto forma di
lamelle grossolane |13|. Livelli di
Fe più elevati, oltre a indurre un
incremento delle dimensioni
degli intermetallici, possono
portare alla precipitazione di fasi β primarie (sludge) (Fig. 5),
che, se trascinate all’interno dello stampo, causano un infragilimento del getto oppure sedimentano progressivamente sul
fondo del forno per il loro peso
specifico superiore a quello
dell’Al liquido |14-16|. La formazione dello sludge, non solo diminuisce nel tempo la capacità
del forno fusorio, ma anche altera la composizione chimica della
lega, favorendo il fenomeno della metallizzazione in seguito alla
78
Fig. 5 - Precipitazione di fasi β primarie
(sludge) in una lega AlSi12Cu1 contenente
1.8% di Fe |17|.
riduzione del Fe disponibile nel
bagno liquido.
Una ridotta velocità di solidificazione aumenta la probabilità
di formazione di particelle βAl5FeSi di grosse dimensioni, dato il maggior tempo a disposizione per l’accrescimento. In
condizioni estreme di lento raffreddamento e/o di tenori elevati di Fe in lega, le lamelle β possono raggiungere dimensioni di
due o più millimetri. Nei tradizionali processi di fonderia e
con livelli moderati di Fe, queste
fasi intermetalliche raggiungono
generalmente dimensioni nell’intervallo di 50-500 μm. Nei getti
ottenuti con velocità di solidificazione molto elevate (e.g. processi di pressocolata) e livelli di
Fe contenuti, le particelle β presentano dimensioni ancora inferiori, pari a 10-50 μm. Le Figure
6 e 7 mostrano gli effetti del tenore di Fe in lega e della velocità
di solidificazione (espressa come
valore della spaziatura dendritica secondaria SDAS), sulla microstruttura e sulle massime dimensioni delle particelle β in leghe della serie AlSi9Cu3(Fe) e
AlSi7Mg0.3 |18,19|.
0,7
Fe (wt.% )
40
38
36
34
32
30
28
26
24
22
20
1,2
1,8
2,5
60 min
30 min
Fluidità (cm)
tecnico
0 min
Tempo di
mantenimento
Fig. 8 - Influenza del tenore di Fe e del
tempo di mantenimento del metallo liquido in forno sulla colabilità di una lega AlSi12Cu1 alla temperatura di colata di
670°C |17|.
Fig. 6 - Microstrutture di una lega AlSi9Cu3 al variare del tenore di Fe e della velocità di solidificazione espressa come valore dello SDAS |18|.
Si è osservato come il Fe possa
intervenire sulle scale macro e
microstrutturale di una lega
d’alluminio. In particolare, incrementando il contenuto di
Fe, il grano cristallino diventa
più grossolano e allo stesso
tempo si riduce lo SDAS, indipendentemente dalla velocità
di raffreddamento. I motivi di
questo comportamento, apparentemente contrastante, sono
da ricondursi, da un lato all’inibizione da parte del Fe dei siti
eterogenei di nucleazione delle
dendriti α-Al e, dall’altro lato a
un minor accrescimento isotermico delle dendriti stesse
durante la reazione eutettica
Al-Si |20|.
200
0.8
Maximum β-plate (μm)
150
0.4
0.3
100
0.2
0.15
50
0
0
10
20
30
40
50
60
70
80
SDAS (μm)
Fig. 7 - Lunghezza massima delle lamelle di
fase β-Al5FeSi in una lega AlSi7Mg0.3 al
variare del tenore di Fe e della velocità di
solidificazione espressa come valore dello
SDAS |19|.
Effetti del Fe sulla
castability
L’influenza del Fe sulla castability,
nell’accezione più generale del
termine, delle leghe Al-Si da
fonderia è stata, ed è tuttora,
oggetto di diversi studi. Ancora
non è chiaro come e quanto l’incremento del tenore di Fe in
lega possa influenzarne la fluidità.
Bassi livelli di Fe (≤0.2%) sembrano infatti non condizionare la
colabilità del materiale |21|, mentre livelli più elevati ( 0.7%), inducendo un aumento nella precipitazione di sludge, compromettono la colabilità della lega stessa
|17|. Quest’ultimo aspetto è tanto più deleterio quanto più bassa
è la temperatura di colata e maggiore è il tempo di mantenimento del metallo liquido nel forno
di attesa o in siviera (Fig. 8).
È noto che il Fe è potenzialmente deleterio per la castability
delle leghe da fonderia, in quanto
aumenta la tendenza a formare
porosità |22|, com’è intuibile osservando la presenza di lamelle
di fase β in prossimità di queste
(Fig. 1b). La presenza di porosità
è da ricondursi proprio alle
lamelle β-Al5FeSi che ostacolano
il flusso di metallo liquido attraverso i canali interdendritici riducendone la permeabilità e favorendo così la formazione di
79
porosità da ritiro |13|. In generale, all’aumentare del tenore di Fe
si osserva un incremento delle
dimensioni e della percentuale di
porosità, anche se tale effetto è
influenzato anche dalle concentrazioni di Si e Cu presenti in lega (Fig. 9).
Inoltre, viene influenzata la distribuzione delle porosità all’interno
del getto, come mostrato in Fig.
10 relativamente a una lega AlSi5Cu1Mg0.5 colata con due diversi livelli di Fe. Con un basso
contenuto di Fe, le porosità sono
localizzate principalmente nella
zona centrale del getto, ultima
regione a solidificare, quando l’alimentazione di metallo liquido
risulta difficile. In questo caso, le
porosità sono da attribuirsi alla
formazione della fase β-Al5FeSi
sviluppatasi da una reazione eutettica ternaria con il Si. A livelli
più elevati di Fe, la percentuale di
porosità aumenta ed è distribuita su un’area maggiore. Questo
fatto è dovuto alla precipitazione
della fase β proeutettica, che
ostruisce da subito i canali interdendritici bloccando l’alimentazione di liquido.
Il deterioramento della castability
sembra essere legato anche all’interazione esistente tra il Fe e
lo sviluppo della struttura eutettica Al-Si. L’incremento del livello
di Fe provoca una riduzione dei
siti di nucleazione delle celle eutettiche, cosicché si formano poche celle eutettiche e di dimensione elevata |23|. Queste celle
insieme alle lamelle β proeutettiche riducono la permeabilità e
portano a un incremento delle
porosità.
Industria Fusoria 2/2012
tecnico
Fig. 9 - Influenza del livello di Fe sulla porosità percentuale in getti colati in lega (a) AlSi5Mg0.5 e (b) AlSi9Mg0.5 con diverso tenore di Cu |8|.
Effetti del Fe
su difetti e proprietà
meccaniche
Per quanto riguarda le proprietà meccaniche, recentemente Seifeddine et al. |18,24|
hanno condotto uno studio sistematico sull’effetto combinato della velocità di solidificazione e del tenore di Fe in leghe
della serie AlSi9CuX(Mg).
In generale, aumentando il contenuto di Fe in una lega
AlSi9Cu3(Mg), si osserva un
deterioramento progressivo
dell’allungamento e del carico a
rottura, e un incremento del
carico di snervamento, come
mostrato in Fig. 11. Anche la
durezza, come lo snervamento,
aumenta al crescere della concentrazione di Fe dato che la
fase β presenta una microdurezza elevata (~650 HV). In
realtà, ad elevate velocità di raffreddamento (SDAS ~10 μm), il
Fig. 10 - Porosità da ritiro nel punto caldo di un getto cilindrico colato in lega
AlSi5Cu1Mg0.5 al variare del tenore di Fe: (a) 0.1% e (b) 1% |22|.
carico di rottura comincia a degenerare solo con tenori di Fe
superiori allo 0.6%. Prima di
questo valore, si nota un lieve
miglioramento del carico di
rottura, attribuibile alla microstruttura nel complesso fine. La
sensibilità del comportamento
meccanico alla concentrazione
di Fe cambia in funzione della
scala microstrutturale e della
lega considerata. In una lega AlSi9Cu1(Mg), tensioni di snervamento e di rottura sembrano
infatti non risentire dell’effetto
del Fe se compreso nell’intervallo 0.35-0.65% |24|. Così pure
leghe della serie AlSi7Mg0.3 e
AlSi6Cu4 presentano una soglia di lunghezza delle lamelle β
al di sotto della quale il deterioramento del carico e dell’allungamento a rottura è meno
evidente |25|.
Allo stesso modo, la tenacità
dinamica è influenzata dalla
presenza di Fe in lega. Dons et
al. |26| hanno valutato un au-
Fig. 11 - (a) Tensione di snervamento, (b) tensione di rottura e (c) allungamento a rottura per una lega AlSi9Cu3 al variare del tenore di Fe e
della velocità di solidificazione espressa come valore dello SDAS |18|.
Industria Fusoria 2/2012
80
tecnico
mento della fragilità di una lega
AlSi7Mg0.3 incrementando il
tenore di Fe da 0.05 a 0.5%,
stimabile in una riduzione della
resilienza del 50%.
Anche il comportamento a fatica risente dell’impatto del Fe
in lega, specialmente in presenza di microstrutture grossolane
(SDAS>50 μm) |27|.
Considerazioni
conclusive
In questo lavoro sono stati descritti gli effetti del Fe in leghe
Al-Si da fonderia, prendendo in
considerazione sia le caratteristiche microstrutturali che
meccaniche. Il Fe è sempre pre-
sente come impurezza nelle leghe commerciali d’alluminio e
in particolare, nelle leghe Al-Si,
può formare dei composti intermetallici fragili e deleteri per
le proprietà difettologiche e
meccaniche di un componente;
tra tutti la fase β-Al5FeSi risulta
essere la più deleteria e infragilente. Appare quindi importante conoscere i principali aspetti
metallurgici legati alla presenza
del Fe in lega (nucleazione, accrescimento, ecc…) e poterli
opportunamente prevedere,
controllare o evitare con l’ausilio di diverse metodologie a disposizione delle fonderie. Il raggiungimento di una elevata qualità dei getti prodotti è infatti
fortemente richiesto dai clienti
finali. Questo obiettivo può es-
|1| P. Hutmann, Alumotive Conf, Bologna, 2003
|2| J. Wang, P.D. Lee, R.W. Hamilton, M. Li, J. Allison,
Scripta Mater 60 (2009) 516-519.
|3| T. Smith, Aluminium International Today 20 (2008)
21-25.
|4| J.E. Gruzleski, B.M. Closset. The treatment of liquid Aluminum-Silicon alloys. American Foundrymen’s society Inc., IL (1990).
|5| J. Wallace, A guide to correcting soldering, first
ed., North American Die Casting Association Des
Plaines, IL, 2006.
|6| D.G. Eskin, Suyitno, L. Katgerman, Prog Mater Sci
49 (2004) 629-711.
|7| L. Backerud, G. Chai, J. Tamminen. Solidification
Characteristics of Aluminum Alloys-vol.II:
Foundry Alloys. American Foundrymen’s Society
Inc., IL (1990).
|8| C.M. Dinnis, J.A. Taylor, A.K. Dahle, Scripta Mater
53 (2005) 955-958.
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Formation in Unmodified and Modified Hypoeutectic Aluminium-Silicon Alloys, PhD thesis, University of Queensland, Brisbane, Australia, 2002.
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Valtierra, Int J Cast Met Res 19 (2006) 156-166.
|11| S. Terzi, J.A. Taylor, Y.H. Cho, L. Salvo, M. Suéry, E.
Boller, A.K. Dahle, Acta Mater 58 (2010) 53705380.
|12| W. Khalifa, F.H. Samuel, J.E. Gruzleski, H.W. Doty, S.
Valtierra, Metall Mater Trans A 36 (2005) 10171032.
|13| L. Lu, A.K. Dahle, Metall Mater Trans A 36 (2005)
819-835.
|14| X. Cao, J. Campbell, Metall Mater Trans A 35
(2004) 1425-1435.
sere raggiunto se i difetti nei
getti sono ridotti al minimo e la
microstruttura è ottimizzata,
tenendo conto di tutte le principali variabili legate alle leghe
impiegate e alle condizioni di
processo. Attualmente, grazie
allo sviluppo degli approcci di
micromodelling implementati nei
codici di simulazione numerica
dei processi di fonderia, è possibile, già in fase progettuale,
prevedere l’impatto locale dovuto al livello di Fe in lega sulle
proprietà meccaniche di un
getto complesso |28|.
G. Timelli - E. Fiorese Università di
Padova, Dipartimento di Tecnica e
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|15| S.G. Shabestari, Mater Sci Eng A 383 (2004) 289298.
|16| S.G. Shabestari, M. Keshavarz, M.M. Hejazi, J Alloys
Compd 477 (2009) 892-899.
|17| E. Taghaddos, M.M. Hejazi, R. Taghiabadi, S.G. Shabestari, J Alloys Compd 468 (2009) 539-545.
|18| S. Seifeddine, I.L. Svensson, Proc. 4th Int Conf
HTDC, Montichiari, 09-10 April 2008.
|19| O.Vorren, J.E. Evensen, T.B. Pedersen, AFS Trans 92
(1984) 459-466.
|20| L.A. Narayanan. Crystallization and Dissolution of
Iron Intermetallics in Al-Si Alloys, PhD thesis,
McGill University, Montreal, Canada, 1994.
|21| M. Di Sabatino, S. Shankar, D. Apelian, L. Arnberg,
TMS 2005, Shape Casting: The John Campbell
Symposium, Ed. by M. Tiryakioglu and P.N. Crepeau, 193-202, 2005.
|22| J.A Taylor, G.B. Schaffer, D.H. St John, Parts 1-3,
Metall Mater Trans A 30 (1999) 1643-1650 (part
1), 1651-1655 (part 2), 1657-1662 (part 3).
|23| C.M. Dinnis, J.A. Taylor, A.K. Dahle, Metall Mater
Trans A 37 (2006) 3283-3291.
|24| S. Seifeddine, I.L. Svensson, Mater Des 31 (2010)
S6-S12.
|25| Z. Ma, A.M. Samuel, F.H. Samuel, H.W. Doty, S. Valtierra, Mater Sci Eng A 490 (2008) 36-51.
|26| A.L. Dons, W. Dall, H.I. Laukli, J.O. Løland, Ø.
Nielsen, A. Prestmo, V. Ranum, J. Voje, Proc. 3th Int
Conf HTDC, Vicenza, 21-22 September 200.
|27| Q.G. Wang , D. Apelian, D.A. Lados, J Light Met 1
(2001) 73-8.
|28| F. Grosselle, G.Timelli, F. Bonollo, A.Tiziani, E. Della
Corte, Metall Ital 101 (2009) 25-32.
81
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Diciasettesima parte
Come è noto Metallurgia generale è il
1° Volume della Collana “La Metallurgia delle ghise”, edita dalla Commissione Tecnica
Assofond, composta da tre pubblicazioni:
• Volume 1° - Metallurgia generale
• Volume 2° - Ghise grigie
• Volume 3° - Ghisa malleabile e ghisa
sferoidale
Metallurgia Generale: 389 pagine suddivise in tre capitoli:
• Capitolo I – Il diagramma di stato Fe-C
• Capitolo II – Dalla Teoria alla pratica
• Capitolo III – Il laboratorio metallurgico
unitamente a l’Appendice “Le ghise e l’azione degli elementi in lega” e comprendenti
indice Analitico, dei Nomi e Generale.
Con la Bibliografia, riportata
nelle pagine seguenti, si conclude la pubblicazione del primo capitolo “Il diagramma di
stato Fe-C” che lascia spazio
al successivo capitolo “Dalla
teoria alla pratica” suddiviso
in tre parti salienti:
• I diagrammi strutturali
• Le inoculazioni
• I trattamenti termici.
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86
tecnico
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DALLA TEORIA ALLA PRATICA
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CONTINUA
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Industria Fusoria 2/2012
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Savelli . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 59
Sibelco Italia . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 25
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Simi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Fascicolo III/I1
Sofram . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Fascicolo VI/I1
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Speroni Remo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 26-27
F
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Fiudi. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 56
Fomet . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 82
Fondac . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 6
Fontanot . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 31
Foseco . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 66
T
G
Galvanica . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Fascicolo V/11
Gerli . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 52-53
Gerli Metalli . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 65
Techmek . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Fascicolo V/I1
Tesi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 39
TTE Robot . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Fascicolo VI/I1
U
Ubi
I
Imf . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 67
Imic . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 93
Impianti Morando . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Fascicolo 1/12
Italiana Coke . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 8
Industria Fusoria 2/2012
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. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 38
W
Weiland Italia . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Fascicolo VI/I1
Wire. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 32
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