EDIZIONE 2010-2 Primavera #29

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EDIZIONE 2010-2 Primavera #29
8 . Jah rg an g
A usg abe 2/ 2010 Frü hling
INTER Ve n t i
DEU TSCH-ITALIENISCHE SZENE IN BAY ERN
` 2.50
La Germania
che non
ti aspetti
Seite 4
Alla ricerca
della Terra
Promessa
Seite 27
2
A u s g a b e 2 / 2 010 F r ü h j a h r
ITALIENISCHE
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INTERVen t i
SOMMARIO
A u s g a b e 2 / 2 010 F r ü h j a h r
La redazione di INTERVenti invita
i suoi lettori alla manifestazione
culturale
DOSSIER
Alla ricerca della
Terra Promessa
S. 27
DALL’ESTERO
La Germania che non ti aspetti
S. 4
Homo homini lupus ...
anche in campagna L
S. 9
DIG
10 Jahre DIG
S. 35
ONLINE
Youtube
S. 36
SALUTE
A favore della vita
S. 37
ALMANACCO
Addio all’Erasmus
S. 38
DALL’ITALIA
La Sartiglia di Oristano
S. 12
Girotonno, il tonno di corsa
S. 15
Una gita sul Po
S. 16
Lettres italiennes.
Odonomastica
S. 18
Saisonstart bei der Formel 1
S. 19
Al cinema
S. 39
Lista dei gruppi letterari
italiani di Monaco di Baviera
S. 41
GASTRONOMIA
Quinto quarto – das fünfte Viertel
S. 42
Baviera chiama Italia
S. 43
SEGNALAZIONI
CULTURA
Un mondo
di parole
S. 20
Aldegonda
di Baviera e
Francesco V
d’Este
S. 22
20 Jahre ItalLIBRI in München
S. 24
INTERVe n t i
INTERVenti d’arte
Italiana@Monaco
„Italienische Künstler in
München stellen sich vor“
sPRESSOL)STITUTODI#ULTURADI
Monaco di Baviera,
Hermann-Schmid-Strasse 8
sSABATOLUGLIO
orario ore 12 fino ore 20
s)NGRESSOLIBERO
Gli artisti italiani di Monaco di
Baviera e dintorni si presentano in
una grande manifestazione in
comune presso l’Istituto di Cultura:
collettiva, musica, letteratura,
teatro and more.
Organizzazione: la redazione
del trimestrale INTERVenti in
collaborazione con l'Istituto
Italiano di Cultura di Monaco
di Baviera
s )NFORMATIONENUNTER
www.interventi.net
4EL
E-Mail: info@interventi.net
lio 2010
Sabato 24 Lug
t
20.00
Ore 12.00 –
Luigi Fedeli,
fotografo dell’anno 2010
S. 44
Programma di Cinema
Italiano a Starnberg
S. 47
Programma dell’Istituto di
Cultura di Monaco di Baviera
S. 48
Appuntamenti
S. 49
Copertina: Il campanile sud della
Chiesa dei Teatini a Monaco di Baviera
3
DALL’ESTERO
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Sao Joao, Brasile. Qui gli emigrati tedeschi hanno trovato la loro nuova patria.
La Germania che
non ti aspetti
Un cuore tedesco in un corpo brasiliano
Daniele Verri
Parlando di Brasile, i primi pensieri che vengono alla
mente sono il sole, il carnevale, la samba, la bianche spiagge del nord, la pelle scura e lucente delle donne carioca dal
corpo sinuoso ed invitante e dai sorrisi irresistibili, un dribbling festoso come solo i grandi campioni della Selecao
sono in grado di fare. Pac, finta a destra e giocatore a sinistra, avversario beffato ed io, come un bambino di fronte
alla televisione, estasiato dall’eleganza del gesto tecnico e
che per poco non cado dalla sedia, ingannato da un movimento che nonostante le innumerevoli ore passate col
pallone sui più brutti campetti di Germania ed Italia mai
riuscirò a ripetere...
Beh, certo il Brasile è anche questo. Ma non solo. Con
UNASUPERFICIEDIOLTREMILIONIDICHILOMETRIQUADRATIIL
gigante sudamericano è il quinto paese al mondo per
dimensioni. Sottopopolato, se vogliamo, almeno secondo
gli standard europei, ma pur sempre un mezzo continente.
#IRCAILDEIMILIONIDIBRASILIANIVIVONONEIDISTRET
ti di San Paolo e di Rio de Janeiro, dove viene prodotto oltre
ILDELLARICCHEZZADEL0AESESONOQUESTIICUORIPUL
santi di una nuova potenza economica già da alcuni anni,
assieme a Cina e India, ospite fissa al tavolo dei potenti
della Terra. Ma il Brasile è di più, molto di più di tutto
questo. È un’impresa, penso, impossibile da descrivere in un
tempo accettabile; tutti i volti di un Paese che colpisce
ogni visitatore col calore della sua gente e del suo sole così
deciso, con l’infinità di tonalità di colore dei suoi paesaggi,
con la bontà della sua cucina semplice, con la sensualità
della sua dolce lingua musicale, con l’allegria che trasuda
da tutti gli aspetti della vita quotidiana, anche in modo
così drammatico da quelli tragici di morte e povertà. E
quindi non ci proveremo nemmeno, nella speranza che
queste poche righe introduttive abbiano svegliato in voi la
voglia di andarci. Rileggete attentamente l’ultima frase e
poi andateci. Non ve ne pentirete, qualunque sia la destinazione prescelta e qualsiasi il vostro obiettivo. Anzi,
lasciate a casa gli obiettivi e andateci e basta: li troverete
strada facendo.
C’era una volta, nel bel mezzo del Sud del Brasile, in uno
Stato chiamato Santa Caterina, un paese incantato dal
nome di Sao Joao do Oeste. In questo paese, nonostante la
Germania si trovasse a 16.000 km di distanza, i bambini
erano biondissimi, la gente parlava uno strano tedesco e
tutti erano amici di tutti… Davvero è necessario utilizzare
la tipica formula introduttiva della fiaba per presentare un
luogo incantato come Sao Joao, minuscolo punticino in
quell’ultima protuberanza di terra incastonata tra Argentina, Paraguay e Uruguay che comprende tre dei ventisei
Stati che compongono il Brasile: Il Paranà, il Rio Grande do
Sul e Santa Caterina. Il nostro viaggio ci porta proprio in
quest’ultimo, 700 km ad ovest della capitale Florianopolis,
famosa per le sue spiagge bianche, altrettanto belle ma
INTERVen t i
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DALL’ESTERO
„Sì, viaggiare“, sang damals die italienische Pop-Ikone Lucio Battisti.
Macht es Sinn, bis nach Brasilien zu fliegen, um Deutschland
kennenzulernen? Sì, das macht es!
Im Süden des südamerikanischen Riesen schlägt ein deutsches Herz:
Wie und für wen, das erfahrt ihr in diesem Artikel!
meno conosciute di quelle di Bahia o Maceió nel nord e
quindi meta di un turismo prevalentemente nazionale;
all’interno del Paese, a meno di 100 km dalla frontiera con
l’Argentina, nel cuore di una regione che a partire dalla
prima metà dell’Ottocento viene colonizzata da famiglie di
contadini giunte dall’Europa alla ricerca di fortuna e di
terra da lavorare. Incredibile la loro storia: ottenuta la
concessione per un terreno, in barca risalgono il Rio Uruguay, uno di quegli enormi fiumi sudamericani che qui
segna il confine con il Rio Grande do Sul e con l’Argentina
prima di sfociare nell’omonimo Paese, attraccano al posto
prestabilito e cominciano a disboscare e ad impiantare
coltivi e fattorie. Con che fatica ve lo lascio immaginare: il
clima è subtropicale, la vegetazione lussureggiante, la
colonizzazione agli albori. Una vera epopea a cavallo tra
due continenti. Le famiglie vengono dal Baden-Württemberg, dalla Baviera, alcune anche dall’Austria. Il clima
favorevole all’agricoltura, i terreni fertili e la mancanza di
prospettive in patria li convincono a rimanere. Dopo tanti
anni, a causa della fondamentale mancanza di contatti e di
mescolanza con altre razze, elemento tipico di altre regioni del Brasile (qui i neri tratti dall’Africa non sono mai
arrivati) la comunità originale è rimasta intatta: sembra di
stare in un qualche paesino delle alpi bavaresi.
È incredibile, uno schiaffo a tutte le nostre nozioni e
fantasie di Brasile: dove sono finite le natiche rotonde e
dorate incastonate in tanga miniinvasivi ammirate e desiderate in tante dirette televisive del Carnevale di Rio sulla
defunta Telemontecarlo?
La popolazione parla ancora tedesco. Non è di certo
quello di Goethe e nemmeno quello di Günther Grass: si
tratta del vecchio dialetto parlato al momento di emigrare,
nel corso del tempo imbastarditosi con numerose parole in
portoghese, che è e rimane l’unica lingua ufficiale. Al posto
di schön si dirà scheeeen con la “e” lunga e aperta, al posto
di arbeiten si dirà schaffen, al posto di fünf si dirà feeeenf
proprio come con scheeeen, ma fattoci l’orecchio ci si
intende perfettamente. Il tedesco scritto sarebbe chiedere
troppo, nonostante il grosso arco all’inizio della discesa che
dalla strada principale tra San Miguel e Itapiranga porta
giù a Sao Joao ci ricordi che ci troviamo di fronte al Municipio mais alfabetizado do Brasil, il comune più alfabetizzato del Brasile. Ma alfabetizzato in portoghese appunto, e
non in tedesco.
INTERVe n t i
San Joao e la sua regione hanno qualcosa di magico
perché racchiudono in sé gli aspetti migliori sia della Germania che del Brasile: la voglia di lavorare, la sicurezza e
l’affidabilità dell’una e la voglia di stare assieme, la simpatia
innata ed il calore dell’altro. E sarà proprio il calore ad
accompagnarci ed a fare da filo conduttore alla scoperta di
questo curioso angolo di mondo. La regione è tuttora a
carattere fortemente rurale, la gente vive d’agricoltura e
d’allevamento; nelle fattorie si allevano mucche, maiali e
polli: è normale avere un po’ di terra. Numerosi sono gli
aviàrios, edifici lunghi e bassi nei quali trovano posto decine
di migliaia di frangos CHE VI RIMANGONO CIRCA GIORNI
durante i quali da pulcini si trasformano in robusti esemPLARI DI CIRCA KG DI PESO -I SONO OFFERTO DI AIUTARE
Lidor, la nostra guida alla scoperta del dorato mondo del
pollame brasiliano, nelle operazioni di prelievo da parte
dell’azienda che poi li preparerà e confezionerà per il mercato europeo, americano e arabo. I camion arrivano di notte,
nelle ore più fresche. Da loro scendono frotte di carregadores vocianti, gli uomini addetti alla cattura: giù le cassette
vuote dal camion, sei polli per cassetta e via di nuovo sul
camion. E uno sul camion in piedi con la gomma dell’acqua, nel caso specifico io, troppo imbranato per gli altri
lavori, a bagnare dall’alto i polli in modo che sopportino il
calore che già di primo mattino fa la sua apparizione puntuale. Un concerto notturno di starnazzi, piume e urla, che
conclude un periodo di lavoro molto intenso per gli avicoltori e che ne precede un altro esattamente uguale.
Numerosi anche gli allevamenti di suini, che vengono
regolarmente riforniti di mangime dai camion cisterna che
vediamo scorrazzare colorati sulle polverose strade della
zona. Ogni giorno vengono caricate più volte tonnellate di
mangime che vengono poi distribuite nei vari giri, come ci
racconta Jerson, che questo mestiere lo fa da diversi anni
e che con il suo bolide rosso ci consente di accompagnarlo
a luoghi dal nome altisonante come Cristo Rei, Hervalsinho
e Beato Roque. Si va e si consegna il mangime, scaricato
attraverso un grosso tubo nei silos degli allevatori. Gli stessi sembrano soddisfatti, i loro maiali cantano pieni di
aspettative e via che si riparte alla ricerca di nuovi grugni
da sfamare.
Le mucche danno il latte, ma per farlo devono prima
mangiare e poi essere anche munte. Entrambe le operazioni richiedono tempo ed impegno, come ci spiega Walter,
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DALL’ESTERO
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I volti degli abitanti di Sao Joao. Volti e nomi che ricordano la Germania: Walter, Beatriz, Jeane, Lukas, Lidor, Sili.
proprietario di alcuni ettari di terreno dove le ultime rade
case di Sao Joao segnano la fine del paese. Il mais, che qui
si chiama milho, viene coltivato e raccolto per farne mangime per i bovini. Interi, enormi, rigogliosissimi e verdissimi
campi di mais vengono triturati e raccolti in carri come
l’uva durante la vendemmia: il loro contenuto viene vuotato tutto assieme in vere e proprie montagne, che vengono
coperte con teli di plastica nera e terra in modo che né la
pioggia né il sole possano danneggiare il prezioso mangime, nel corso dell’anno opportunamente razionato.
Passiamo un giorno con Jeane, la figlia di Walter, che
cura la stalla di famiglia. Le mucche vengono fatte uscire
dalla stalla al mattino, fatte pascolare di giorno e poi
ricondotte alla stalla la sera. La mungitura avviene due
volte al giorno, la mattina alle cinque e la sera alle sei,
prima che arrivi il camion a prelevare il latte, con il quale
vengono poi prodotti i latticini: l’industria casearia è fiorente e nel caso sulla vostra tavola doveste trovare i prodotti della ditta LacLelo, beh sappiate che per giungere a
voi hanno ricoperto un tragitto non indifferente.
Oltre al latte sono altre due le bevande che qui spopolano: il cosiddetto chimarrao e la birra. Il primo è un tè di
erbe che viene bevuto in compagnia in un’unica strana
coppa di legno e pelle riempita per metà con una miscela
di erbe tritate: vi si versa sopra acqua bollente, vi si infila
di lato una specie di cannuccia di metallo schiacciata nella
parte inferiore a forma di filtro, in modo che solo l’acqua
ma non l’erba venga aspirata, e poi si beve da quella.
Attenzione che brucia! Una volta finita l’acqua la coppa
viene nuovamente riempita dall’immancabile bottiglia termica colorata e via che si passa il bicchiere al prossimo
bevitore. Ammetto che ci va fatta un po’ la bocca e che
BEREACQUABOLLENTEAMEZZOGIORNOCONGRADIDITEMPEratura (da consumarsi esclusivamente in veranda o all’ombra, astenersi perditempo) non sia tipico della nostra cultura e nemmeno di quella tedesca, ma è un’usanza alla
quale ci si abitua in fretta, forse giocoforza: le famiglie lo
bevono insieme la mattina prima di lavorare, a mezzogiorno prima di pranzo, dopo pranzo, la sera prima di cena,
dopo cena, nei pomeriggi non lavorativi, se si effettua una
gita la bottiglia termica non manca mai, insomma sempre
quando non si fa qualcosa di specifico. In un paesino come
Sao Joao dove non è che succedano cose incredibili, e dove
quindi le cose fresche da raccontarsi non sono moltissime,
è incredibile quanti argomenti la gente riesca a trattare nel
corso di una giornata! Il chimarrao pare aiuti parecchio.
Una cosa che accomuna le due sponde dell’Atlantico è
la passione sfrenata per la birra, rigorosamente bionda,
fredda, mi raccomando la schiuma, un vero elisir dopo il
lavoro e nel weekend: difatti una birra viene chiamata uma
gelada. La birra è più leggera che in Baviera e va giù come
l’acqua. Simpatica è l’usanza di comprare una bottiglia che
poi viene divisa fra tutti. Nessuno compra una birra solo
per sé: finisce la mia ne compri una tu, e così via finché
non si va a casa. Le bottiglie, per tenerle al fresco, vengono
infilate in sgargianti contenitori di plastica o di polistirolo
con la pubblicità delle varie marche. Certo che con la sete
atavica che la gente del luogo si è portata dalla Germania,
difficilmente una birra diventa calda... Una lotta all’ultimo
sorso tra il sole e la sete, nella quale quest’ultima ha sempre la meglio.
Ma come si fa a bere senza mangiare? Impossibile anche
in Brasile. La birra chiama la carne alla griglia, della quale
è compagna inseparabile. Se in Europa spopola il maiale in
tutte le sue forme e variazioni, qui è la carne bovina a farla
da padrone. E noi gliela lasciamo fare, perché un sapore del
genere è assolutamente introvabile da noi. La gente alleva
le proprie mucche nutrendole col mais dei propri campi, le
porta fuori e dentro dalla stalla mattina e sera, le vede
crescere e le cura di giorno in giorno. E poi se le mangia.
Succulenti pezzettoni di carne vengono infilati in lunghi
spiedi chiamati espetos, che a loro volta vengono inseriti
INTERVen t i
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DALL’ESTERO
Alla festa non può mancare
la mitica e prelibata carne
sudamericana
nella churrasquera, la griglia in muratura immancabile in
ogni abitazione. Sulla legna ardente (il carbone non serve,
la legna abbonda dappertutto) la carne cuoce per circa
un’ora, prima che il churrasquero, l’addetto alla griglia,
estragga un espeto e lo porti di piatto in piatto: ogni commensale può cosi tagliare col proprio coltello la porzione
desiderata direttamente dall’enorme pezzo fumante. Geniale come il sistema che chiameremo a bicicletta e che consente una perfetta cottura: tra il manico e l’inizio della
lama ogni spiedo è dotato di una corona dentata che si
inserisce in una catena azionata da un motorino elettrico.
Scorrendo, la catena fa ruotare su se stessi gli spiedi e con
loro la carne, che si cuoce uniformemente senza mai bruciarsi o seccarsi. Certo si mangia anche carne di maiale,
oppure ottime salsicce che hanno poco dei würstel tedeschi e tanto delle care salsicce modenesi protagoniste di
tante mie domeniche estive in gioventù, oppure carne di
galletto ruspante così diversa da quella del pollo di allevamento della cui vita ingloriosa vi raccontavamo prima, ma
nulla è così gustoso, così morbido, così saporito come la
carne di gado, di bovino: ottima in tutte le sue espressioni,
che sia la famosa picanha, il filetto senza un filo di grasso,
lo speck, bello grasso, o le costinhas, le costolette, irresistibili, procaci, mendaci e anche fallaci, ultimo ed insuperabile scoglio ad ogni proposito di alimentazione vacanziera
moderata. E come si fa? È come incontrare Heidi Klum
inspiegabilmente ben disposta nei propri confronti ed inveINTERVe n t i
ce andarsene a letto ripetendo “Avevo detto
che questa sera sarei andato a letto presto...”
Non esiste! Una tira l’altra! Anche perché
praticamente non finiscono mai! In quanti
siamo a pranzo? In dieci? Allora facciamo
dieci chili di carne! Siamo in venti? Facciamone venti! Sempre conto pari! Ci metti un
po’ d’insalata, di riso bianco, di torte dolci
che vengono consumate con la carne a mo’
di pane, di cetrioli, d’insalata di patate, di
pomodori, un freezer pieno di birra, un
numero variabile di bocche voraci e stomaci
capaci, una qualche bottiglia di refrì (le bibite per i più giovani) ed il gioco è fatto! Ah
non dimentichiamoci dei palitos, gli stuzzicadenti, perché con tutta questa roba qualcosa ad intralciare il lavoro del nostro dentista rimarrà per forza.
Dopo una grande abbuffata del genere la digestione ha
un ruolo vitale, nel senso che garantisce la sopravvivenza
della specie. Il modo preferito dai brasiliani è giocare a
calcio. Dimentichiamoci i vari Pelé, Ronaldinho e Robinho.
I neri e i meticci sono qui davvero rari. Porto Alegre, con
l’Internacional ed il Gremio a dividersi equamente i tifosi
locali, che vengono chiamati colorados o gremistas a
seconda della fede, è distante ben 600 km, e con lei il calcio che conta. Qui lo sport è solo locale, ma il livello medio
è davvero niente male: la gente è in forma, le capacità
tecniche innate e la voglia di divertirsi inesauribile. Il futbol
in Brasile è gesto tecnico, ricerca del gol, bellezza estetica.
Ci sono quattro o cinque bei campetti in giro per il paese
sui quali è possibile giocare, più quello della società calcistica Alianca, con regolare settore giovanile, prima squadra
e amatori.
Ed è proprio ad una partita dei seniores che assistiamo
un pomeriggio dopo un’abbuffata colossale. Beh, il passo
non è più quello di una volta, la voglia di sfiancarsi sotto
un sole implacabile e sull’erba così robusta rispetto a quella europea ci sarebbe anche, ma con lei gli anni. Il che
riduce notevolmente il ritmo partita, ma i padri di famiglia
col pallone tra i piedi ci sanno fare. Eleganti stop di petto,
giocate di prima intenzione, finte di corpo, punizioni dalla
traiettoria malandrina. La gara finisce con un rotondo 6-0
per i rossoneri locali. E sarà l’inizio di una serata indimen-
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DALL’ESTERO
A u s g a b e 2 / 2 010 F r ü h j a h r
Jerson con la sua rete da pesca.
ticabile. La partita è l’ultima di campionato e precede così
la festa di fine stagione. I ragazzi sono carichi, forti dei sei
gol e della voglia di stare assieme. E via che scatta il churrasco, il secondo della giornata! Temprato da alcuni giorni
di duro allenamento il mio stomaco risponde presente ed è
pronto a sfidare chiunque pensi che un italiano mangi solo
pasta e pizza. Le condizioni climatiche giocano improvvisamente a mio favore: il caldo afoso del pomeriggio lascia il
posto ad una brezzolina accattivante che stimola fame e
sete. La legna arde da un pezzo, la carne è quasi pronta. Si
attende solo il fischio d’inizio.
E qui il Brasile mi conquista definitivamente con quella
manifestazione del suo calore che nel corso di questo viaggio ci ha affascinato più di tutte le altre: quella della sua
meravigliosa gente. A me, fotografo improvvisato di un
pomeriggio calcistico, viene immediatamente regalata una
maglietta della squadra che vale il titolo di membro ad
honorem della società. Gli abbracci e le prese in giro, in
portoghese ed in tedesco, si sprecano. Subito sono l’italiano, prototipo ultimo di amico europeo. Non appena capiscono che parlo tedesco la conversazione si fa ancora più
intensa: tutti vogliono sapere tutto della Germania, Paese
mai conosciuto, sempre sognato e perennemente nel cuore.
Come si vive, come si lavora, come sono le città. Porto al
tavolo dove sono stato costretto a sedere sei misere birre,
come segno di gratitudine per la maglietta e per l’accoglienza fantastica: “E che non si dica che gli italiani non
pagano da bere!” Non l’avessi mai detto. La mia frase
goliardica e scherzosa si trasforma in un dolce boomerang:
da quel momento per me non c’è più sosta. Un bicchiere di
birra qua, un altro là, carne di mucca qui, costolette là,
birra, carne, carne, birra, in un vortice calorico (tanto per
stare in tema...) assolutamente inarrestabile. In una serata conosco praticamente
la metà degli abitanti e non ce n’è uno
che non mi offra qualcosa. E qui devo
ringraziare il destino che dieci anni fa mi
ha portato a Monaco, perché senza tutta
la helles bevuta nell’ultimo decennio non
ce l’avrei mai fatta ad uscire vivo da quella bolgia di pura allegria. Ecco, pura.
Come i suoi protagonisti, gente semplice
attaccata alla vita, quella di tutti i giorni,
senza neurosi e senza distorsioni.
Il fatto che sia sopravvissuto ha avuto una certa importanza, oltre che per me in senso stretto. Con alcuni ragazzi conosciuti quella sera stiamo organizzando un gemellaggio tra una squadra di Monaco e l’Alianca, una sorta di Sao
Joao on tour che nelle nostre speranze dovrebbe portare in
un futuro non lontano diverse famiglie brasiliane a visitare
quella che per loro è la patria lontana e mai dimenticata,
anche se mai conosciuta.
Ai nostri amici lettori che al termine di questo articolo
chiaramente di parte mantengano tuttora, come diceva
Primo Levi, un salutare coefficiente di dubbio, non rimane
che una cosa da fare: andarci e vedere di persona. Troveranno come noi la Germania che non ti aspetti.
Auf Wiedersehen in Sao Joao
INTERVen t i
A u s g a b e 2 / 2 010 F r ü h j a h r
DALL’ESTERO
Esempio tipico di
alloggio fatiscente
per braccianti europei
in Australia
Homo homini lupus...
anche in campagna
Il percorso di “formazione” del perfetto
emigrante in Australia
Sasha Deiana
“ROVIGO – Anche in Polesine gli
immigrati si preparano a incrociare le
braccia il primo marzo, giornata nazionale di sciopero contro il razzismo, con
iniziative pubbliche e lo stop a qualunque spesa per un’intera settimana.
Nelle scorse settimane a Rovigo sono
nati ben due comitati promotori, formati da cittadini stranieri, associazioni
attive nel settore immigrazione e diritti, semplici cittadini sensibili. L’obiettivo è comune: fare sì che una parte della
città si fermi, per fare capire come
sarebbe la nostra società se venissero a
mancare gli immigrati. Dopo i fatti di
Rosarno e il moltiplicarsi di episodi di
razzismo, la decisione di reclamare
dignità: «l’unico modo per farci notare
e rispettare è quello di toccare le
tasche», spiegano i promotori del Comitato Primo Marzo Rovigo”.
(Tratto dall’articolo Gli immigrati:
«Pronti allo sciopero» di Francesco
Casoni, Corriere della Sera, 11 febbraio
2010).
INTERVe n t i
Una delegazione della commissione
per le libertà civili, giustizia e affari
interni del Parlamento europeo si è
RECATOA2OSARNODALALFEBBRAio: lo scopo della visita è stato quello
di revisionare le norme comunitarie in
materia di immigrazione e lavoro e
chiedere maggiori garanzie per i braccianti immigrati che popolano le aree
rurali del nostro Paese.
I fatti di Rosarno risalenti ad alcuni
mesi fa hanno fatto discutere tutta
l’Italia mettendo un punto interrogativo su quello che è il comportamento
di molti proprietari terrieri, i quali
legittimano precarie condizioni di vita
e salari discutibili agli immigrati che
raggiungono l’Italia, soprattutto dalla
vicina Africa ed Est Europa, per lavorare nelle nostre campagne.
In Trentino Alto Adige sono stati
messi a disposizione decine di alloggi
moderni e funzionali adibiti esclusivamente a cittadini comunitari e non,
che si dedicano stagionalmente alla
raccolta della frutta (prevalentemente
mele), nelle vallate trentine. I proprie-
tari delle abitazioni hanno l’obbligo di
affittare queste dimore, probabilmente piccole ma pulite e assolutamente
accessoriate, solo alla categoria sopra
indicata. A circa 10.000 Km dal verde,
fresco e rigoglioso Trentino Alto Adige
c’è l’Oceania, uno dei continenti che
forse più affascina gli europei per la
sua modernità, correttezza nei rapporti umani, multietnicità e convivenza eterogenea, spesso associato all’eldorado per eccellenza nell’immaginario collettivo.
Forse non tutti sanno, però, che
una condizione necessaria o meglio
obbligatoria per un qualsiasi immigrato europeo, italiano, tedesco, svedese
o quant’altro che decida di trattenersi
in Australia per un periodo superiore
ai 12 mesi è quella di lavorare per
almeno 88 giorni in una struttura
riconosciuta a livello governativo in
qualità di bracciante diretto (contadino), addetto alle costruzioni (muratore), pescatore o ricercatore di perle.
Molti giovani che sono interessati a
estendere il proprio visto si vedono
quindi costretti ad abbandonare le
città e recarsi in una delle aree previste dal governo australiano (lontane
solitamente centinaia di chilometri
dai centri urbani abitati) per dedicarsi
ai lavori sopra elencati.
Sembrerebbe un’iniziativa assolutamente interessante, innovativa e
giusta, letta così; eppure la situazione
è assai più complessa.
Il farmer, cioè il proprietario della
fattoria e della campagna presso cui il
o la giovane offriranno servizio, non
ha alcun obbligo di pagare il lavoratore. I suoi unici compiti sono quelli di
provvedere ad un accomodation e a
un pasto quotidiano.
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DALL’ESTERO
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Lana merinos
Farm australiana, Meredith (Victoria)
Il nostro agricoltore solitario, che
ha trascorso tutta la sua esistenza in
una desolata fattoria lontana almeno
KMDALPRIMOVEROCENTROABITATO
e circa 30 km da un comunissimo
supermercato, spesso ha una visione
della modernità grottescamente
distorta, ma sa perfettamente come
sfruttare la manodopera, non a basso
costo, ma gratis! Servendosi quindi
delle associazioni affiliate al governo
australiano può facilmente beneficiare di lavoratori “disperati” offrendo
loro il minimo indispensabile per la
sopravvivenza.
Molti se la cavano con un caravan
datato, maleodorante, impolverato e
sudicio, naturalmente in lamiera che
sotto il sole estivo dell’Australia può
RAGGIUNGERE ANCHE I GRADI CON
vista, se si è fortunati, sul pollaio.
I servizi igienici, naturalmente, nel
caravan non ci sono quindi il consiglio
che spesso viene dato dai proprietari
ai lavoratori “disperati” (speranzosi
nell’estensione del visto) è di arrangiarsi come si può, ossia fare i propri
bisogni nei vasti spazi esterni ed
incolti che la fattoria offre. Naturalmente per le cose più urgenti vi è
anche una toilette-latrina interna alla
baracca in cui il contadino vive.
Fino a qui va tutto relativamente
bene: il caravan si può pulire, la toilette preoccupa un po’, ma ci si può
organizzare.
I volti cominciano a essere più
crucciati quando arriva l’ora dei pasti
e la necessità assoluta di abbeverarsi.
In molti stati australiani uno dei problemi maggiori è la siccità, l’acqua
quindi non va assolutamente sprecata
né per lavare se stessi (se non in
maniera assolutamente sbrigativa e
Das Leben der Menschen, die außerhalb des eigenen
Landes Arbeit suchen, ist nicht immer einfach.
Sogar in toleranten und hoch entwickelten Ländern wie
Australien erweist sich die Integration als oft sehr
problematisch.
sommaria), né per le stoviglie, figuriamoci per pulire casa o tirare lo sciacquone delle toilette. Naturalmente,
però, non si può vietare ai lavoratori
di bere. L’acqua che giunge ai rubinetti solitamente proviene da grossi bacini interni alla fattoria spesso parzialmente secchi durante la stagione estiva. L’acqua viene filtrata e successivamente pompata attraverso le tubature
sino ai rubinetti arrugginiti della
baracca: il colore che la caratterizza è
giallastro, il sapore rancido, senza
dimenticare la singolare sensazione di
impolverato che lascia in bocca una
volta ingoiata. Il supermercato più
vicino dista decine di chilometri quindi acquistare acqua in bottiglia è
pressoché impossibile, soprattutto
perché spesso il lavoratore “disperato”
non possiede un mezzo proprio.
Il farmer sa gestire perfettamente i
propri soldi e risorse; diversamente da
quanto si è soliti immaginare egli è
poco generoso quindi i pasti sono a
base dei prodotti offerti dalla propria
terra, difficilmente vengono acquistati in negozio. Il che non sembra nemmeno tanto male, il problema è che
spesso egli nutre un’inquietante tolleranza o addirittura indifferenza nei
confronti di insetti e ovipari che
comunemente popolano la sua casa e
il giardino, tra cui larve, scarafaggi
(detti comunemente cockroach) e formiche. Queste ultime in Australia
possono raggiungere delle misure
inimmaginabili per un europeo, più
lunghe di una falange, con busto
grosso e nero, velocissime e aggressive. Non è inusuale trovarsele nel piatto durante la cena, ed alla vista disgustata ma timidamente compiacente
del lavoratore “disperato” il farmer
sdrammatizza spiegando scherzosamente che la formica rende più piccante la pietanza.
Ultima difficoltà, ma non meno
importante, che deve affrontare il neo
coltivatore è la tremenda solitudine.
INTERVen t i
A u s g a b e 2 / 2 010 F r ü h j a h r
DALL’ESTERO
Dettaglio
Farm, Meredith (Victoria)
Un farmer solitamente ospita uno o al
massimo due persone, non di più.
Essendo stato abituato da sempre ai
lunghi silenzi della campagna egli si
sente a proprio agio con la bocca
chiusa, mentre il giovane novellino fa
per la prima volta i conti con i propri
pensieri per ore e ore sia durante il
lavoro che durante le pause. Per quanto possa apparire patetico, il rumore
del vento è l’unica magra consolazione a cui quest’ultimo si deve saper
abituare.
La differenza tra un cittadino europeo in Australia con l’aspettativa di
estendere il visto ed un immigrato
comunitario o clandestino extracomunitario che si reca in Italia con
ambizioni di vita migliori non è molto
diversa. Forse il giovane che esperisce
la difficile prova delle fattorie australiane ha la possibilità, male che vada,
di tornarsene a casa, l’immigrato clandestino che tenta la fortuna in Italia
no, ma le condizioni di vita e lavoro
sono drammaticamente simili se non
addirittura peggiori: non ricevere un
salario è come rimanere senza terra
sotto i piedi.
Non si pensi che la mole di lavoro
sia diversa: un lavoratore “disperato”
raccoglie da solo giornalmente circa
un quintale o un quintale e mezzo di
frutta e il pomeriggio passa il tempo a
suddividerla e impacchettarla sotto
potenti luci (per rendere visibili le
ammaccature) che si sommano alla
calura estiva delle immense distese
australiane.
Il sistema è stato creato perfettamente ed ha sviluppato un business
nel settore dei lavori “che nessuno
vuol più fare” sconvolgente. Celate
dietro l’escamotage “dell’esperienza
INTERVe n t i
culturale”, queste associazioni vincolate al reparto dell’immigrazione
australiana, danno la possibilità a
farmer senza scrupoli di sfruttare fino
all’osso ragazze e ragazzi volenterosi
senza offrire loro un soldo e facendoli vivere in situazioni di indecente
degrado e disagio, permettendo loro
di ottenere così un profitto inimmaginabile durante l’arco della stagione
lavorativa.
Questo sembra essere un vizietto
che caratterizza i paesi di origine britannica da un bel po’.
Gli anglosassoni da sempre hanno
incrementato la propria economia con
lo sfruttamento degli extracomunitari
ed è inutile dire che Inghilterra, Stati
Uniti, Sud Africa, Canada e Australia
siano le civiltà più sviluppate al mondo.
Forse lentamente anche il nostro
piccolo Belpaese, seguendo il modello
anglosassone, sta iniziando a mettersi
in carreggiata emancipandosi economicamente, paradossalmente, valorizzando e sfruttando le potenzialità
offerte dal fenomeno dell’immigrazione al fine di trarne benefici e profitti,
infischiandosene delle conseguenze
umane da esso derivate.
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DALL’ITALIA
A u s g a b e 2 / 2 010 F r ü h j a h r
La Sartiglia di Oristano
A caccia di una stella portafortuna
La città di Oristano vive con grande amore e passione
questa gara: commenti, partecipazione, entusiasmo e poleLa Sardegna è un’isola di straordinaria bellezza, che miche sono i fili che tessono la fitta trama che sostiene questa
offre molto più di un clima mite e spiagge con acque manifestazione. Per antica tradizione la Sartiglia viene
tropicali. La sua storia e le sue tradizioni parlano di un organizzata da due confraternite, i Gremi, che hanno anche
popolo fiero e sovrano in continua lotta per la sua auto- l’onore di scegliere il capocorsa della competizione, detto
nomia e originale nelle sue tradizioni e nei suoi miti sorti “su Componidori”, la figura più carismatica della giostra.
La Sartiglia della domenica viene organizzata dal Greper tramandare fatti storici, celebrare eventi religiosi o
rendere omaggio ai cicli delle stagioni e al ruolo dell’uo- mio dei Contadini, sotto la protezione di San Giovanni
mo in una natura primordiale. Tra le numerose feste Battista, quella del martedì dal Gremio dei Falegnami,
popolari che si svolgono in questa regione una delle più sotto la protezione di San Giuseppe. Sono loro che il due
spettacolari e piene di colori è la Sartiglia che si celebra febbraio, giorno della festa della Candelora, hanno preventivamente scelto il cavaliere che ritengono più degno a
a Oristano.
,A 3ARTIGLIA SI SVOLGE ORMAI DA ANNI CON TUTTE LE rappresentare la nobile figura di “su Componidori”.
Questo personaggio indossa per tutto lo svolgimento del
caratteristiche di un torneo equestre, simile a quelle che
ancora si svolgono in alcune città d’Italia, come la “Quin- torneo una maschera dai caratteri vagamente androgini che
tana” di Foligno o la “Corsa del Saracino” di Arezzo. Voluta gli nasconde il viso e gli concede un’aura di semidivinità. È
probabilmente da Eleonora d’Arborea per commemorare la lui che dirigerà la festa e che potrà prendere qualsiasi decilotta contro l’invasore aragonese, si svolgeva e si svolge fin sione sullo svolgimento del torneo. Sarà solo lui, o solo lei, a
d’allora nell’ultima domenica e nell’ultimo martedì di Car- decidere quali tra i cavalieri potrà cimentarsi nella prova di
nevale. È uno spettacolo straordinario per le evoluzioni dei abilità di cogliere al galoppo con la spada un anello a forma
cavalieri, per la ricchezza e bellezza di costumi e bardature, di stella. Sembra che sia proprio la parola anello a dare
per la partecipazione della folla e per l’entusiasmo che la origine al nome Sartiglia, mentre altri propendono per la
derivazione dalla parola latina sors
bravura dei cavalieri riesce a suscitare.
(fortuna). Fortuna di cui ogni cavaliere
Tra la Sartiglia della domenica e Die „Sartiglia“ ist eine faszinierende
ha veramente bisogno in questo giorno,
quella del martedì si celebra da alcuni Faschingsveranstaltung in Sardinien.
a prescindere dalle sue capacità. Le
anni la Sartiglietta, lo stesso tipo di Das Schauspiel ist von Farben,
fasi salienti della Sartiglia della dometorneo equestre riservato però a gio- Masken und Symbolen geprägt und
nica e quelle del martedì sono del
vani cavallerizzi in età tra i sette e i blickt auf eine über fünfhunderttutto simili nelle loro fasi principali.
diciassette anni che montano i caval- jährige Tradition zurück.
Tutti i cavalieri partecipano ad ambelini della Giara, territorio dove vivono
allo stato brado o semibrado i cavalli della razza più antica due le giornate, alla sfilata e alle corse delle Pariglie.
Ma per ciascuna giornata solo uno è “su Componidori”,
presente in Sardegna. Quello che ospiti e visitatori non
vedono è il lungo lavoro dei preparativi: si lavora per un attorniato e onorato dai suoi due cavalieri (su Secundu e su
Terzu) e onorato da tutta la cittadinanza. Non tutti i cavaanno per poter preparare la Sartiglia.
I cavallerizzi provano e riprovano gli esercizi di abilità lieri potranno cimentarsi al torneo, ma solo quelli a cui “su
sui cavalli per la corsa delle Pariglie. Donne e ragazze Componidori”, nella sua saggezza o per suo capriccio, darà
intrecciano le multicolori rosette che decoreranno le bar- l’onore della spada. Il ruolo di “su Componidori” non è predature dei cavalli e i costumi dei loro uomini, il banditore rogativa esclusivamente maschile. Nel 1973 la Sartiglia
e il maestro d’armi ripassano i testi che pronunceranno a ebbe come capocorsa per la prima volta una donna, Annamemoria in antica lingua sarda. Tutto deve essere pronto dina Cozzoli, e quest’anno la storia si è ripetuta con Elisaper il giorno in cui rulleranno i tamburi e squilleranno le betta Sechi, che ha rivestito con grande sicurezza il ruolo
trombe. E “su Componidori”, il personaggio più importante di “su Componidori” e ha suscitato nel pubblico grande
entusiasmo. Le amazzoni che prendono parte al torneo
apparirà in tutta la sua autorità e il suo splendore.
Nazzarena Barni-Fritsch
INTERVen t i
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DALL’ITALIA
Le donne, vestite con i
lorto costumi tradizionali
accompagnano il corteo.
(Foto: Renato Robledo)
indossano le bellissime ma ingombranti gonne plissettate
del costume tradizionale, e non sono seconde in nulla ai
loro compagni.Anzi, quest’anno l’unico cavaliere che abbia
centrato due volte la stella, la domenica e il martedì, è
stata proprio una donna, Sonia Cadeddu. Solo nella corsa
delle pariglie le amazzoni indossano i pantaloni, per non
essere troppo impacciate dagli abiti durante le acrobazie.
SVOLGIMENTO DELLA FESTA
Il giorno della festa un araldo a cavallo annuncia per
strade e piazze del centro storico il torneo cavalleresco che
si svolgerà nel pomeriggio. Il maestro d’armi fa rivivere nel
suo racconto alla folla gli avvenimenti che portarono alla
istituzione della Sartiglia e offre a chi impersona Eleonora
d’Arborea un cavallo bianco su cui la dama monterà dando
avvio al corteo storico. Contemporaneamente, a mezzogiorno in punto, avviene nella sede del gremio la vestizione
solenne di su Componidori.
VESTIZIONE
Il prescelto, da cavallerizzo, indossando gli antichi indumenti del suo ruolo e la maschera androgina, si trasformerà in su Componidori, non più uomo ma semidio. Ragazze
in costume tradizionale, le Massaieddas, presiedute dalla
Massaia manna, donna più anziana ed esperta nella cerimonia della vestizione, aiutano ad indossare i diversi indumenti.Squilli di trombe e rulli di tamburi sottolineano i vari
momenti della cerimonia, che raggiunge il culmine nel
momento in cui il cavaliere indossa la maschera, portando
INTERVe n t i
a termine la sua trasformazione in su Componidori. Alla maschera si
aggiungono il velo ricamato, il cilindro nero e
la camelia appuntata
sul cuore, rossa per la
domenica e rosa il martedì. Così come rossi o
rosa e azzurri sono i
nastri che contengono
gli sbuffi della camicia.
Al termine della vestizione su Componidori,
ormai trasformato in
divinità, viene fatto salire su un tavolo, e da qui, in solenne
silenzio, sul suo cavallo bardato a festa. Per tutta la giornata non potrà più mettere piede a terra, solo alla sera, con
la svestizione e levando la maschera, da figura soprannaturale diventerà nuovamente umano e potrà toccare il
suolo. Al termine della cerimonia, il corteo, con in testa i
tamburini e i trombettieri, seguito da su Componidori
accompagnato dal suo Secondo, dal suo Terzo e da tutti gli
altri cavalieri in formazione di pariglia (cioè tre cavalieri su
tre cavalli affiancati) si dirige al percorso di gara. La Sartiglia si compone di due fasi distinte: la corsa alla stella e la
corsa delle Pariglie.
LA CORSA ALLA STELLA
La corsa alla stella ha luogo nel cuore medievale della
città. Un nastro verde regge una stella posizionata all’altezza di un uomo a cavallo. L’abilità consiste nel centrare
l’anello della stella con una spada correndo a tutto galoppo.
La gara è aperta ufficialmente da “su Componidori” e dal
suo Secondo che incrociano per tre volte le spade sotto la
stella, tenendo i cavalli al passo. Il primo a tentare la sorte
è proprio “su Componidori", a cui seguono il suo Secondo ed
il suo Terzo. Poi si potranno cimentare solo quei cavalieri ai
quali su Componidori ha concesso l’onore della spada. La
corsa si chiude dopo un paio d’ore con il tentativo di infilare nuovamente la stella con un bastone, “su Stoccu”,
tentativo riservato solo a “su Componidori” e al suo Secondo. A chi sarà riuscito nel tentativo di cogliere il bersaglio
spetta in premio una piccola spilla d’argento a forma di
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DALL’ITALIA
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Informazioni utili: www.sartiglia.org
La provincia di Oristano è situata nel centro della Sardegna, sulla costa occidentale. Oristano è a un’ora di auto da Cagliari,
sede di porto e aeroporto, a 90 minuti dall’aeroporto di Alghero o dallo scalo portuale di Porto Torres e a circa due ore di
distanza in auto da Olbia. Nella regione di Oristano si svolge a “cavallo” del periodo della Sartriglia la manifestazione gastronomica: Isole del Gusto, percorsi di cultura e sapori nella provincia di Oristano. www.or-camcom.it
Assessorato al turismo: turismo@provincia.or.ti
stella e il tributo entusiasta della folla. Una folla che partecipa e soffre con il cavaliere, fischia se gli sembra che il
suo galoppo sia troppo lento, sospira di delusione nel caso
di mancato centro, urla di entusiasmo saltando in piedi
all’unisono se la stella viene centrata, patisce e gioisce con
e come i cavalieri. Se un partecipante, nelle due giornate
della Sartiglia, centra due volte la stella, riceve una spilla
d’oro. Il numero delle stelle colte è di buon auspicio per il
futuro raccolto: più stelle verranno colte, più generosi
saranno i campi. La corsa si chiude con un ultimo spettacolo, “sa Remada”: la galoppata di “su Componidori” sdraiato sulla schiena, che benedice la folla con lo scettro di
viole mammole, che rappresenta l’incombente primavera.
LA CORSA DELLE PARIGLIE
La manifestazione della corsa delle Pariglie si svolge
invece nella parte della città limitrofa alla parte medievale.
Il percorso e´ ricoperto di sabbia e delimitato per motivi di
sicurezza da numerose balle di fieno sui bordi della pista.
Ogni pariglia, composta da tre cavalieri sui loro cavalli,
prende il via da un portico, “su Brocciu”, e a galoppo sfre-
Su Componidori in pariglia tra
il suo Secondo ed il suo Terzo
(Foto: Renato Robledo)
nato ricopre il percorso cimentandosi nelle spericolate
acrobazie provate e riprovate per molti mesi. Ogni figura
ha un suo nome particolare conosciuto dagli oristanesi
“veraci” che la salutano per nome. 3 su 3: i tre cavalieri in
piedi sui tre cavalli al galoppo. La piramide rovesciata: i
due cavalieri esterni della pariglia che in piedi sorreggono
il cavaliere di centro in verticale rovesciata sul cavallo. Il
ponte volante: i due cavalieri esterni che sostengono il
cavaliere di centro che si libra nell’aria e così via. C’è bisogno di grande coordinazione e intesa tra i cavalieri fra loro
e con i loro cavalli. E serve anche molto coraggio, perché
proprio come sembrano, le evoluzioni sono pericolose e
succede anche che per troppo osare qualche cavaliere o
l’intera pariglia cada rovinosamente a terra. Solo la pariglia
di “su Componidori” si presenta senza esibirsi in acrobazie.
L’incolumità di “su Componidori” è sacra e non può rischiare di porre piede a terra, perché perderebbe la sua aura di
divinità. Al tramonto la corsa si conclude con l’ultima
benedizione di “su Componidori” con lo scettro di violette
mammole e con la sfilata di tutte le pariglie che accompagnano il capocorsa alla svestizione.
SVESTIZIONE
Smontato da cavallo direttamente sul tavolo, dove si
trova il suo seggio/trono, gli vengono tolti la maschera e gli
indumenti tipici del suo rango e “su Componidori” da essere semidivino ritorna umano. Si può vedere allora un viso
stanco dal peso della maschera e dagli avvenimenti vissuti,
ma gli occhi brillano di orgoglio ed eccitazione! Il capocorsa riceve come un re gli omaggi, gli abbracci, i baci di
parenti, amici, cavalieri e ammiratori. Tutt’intorno le Massaieddas, le giovani in costume, offrono dolcetti sardi e
vernaccia, si festeggia e si commentano gli eventi della
giornata. Una cerimonia di ossequio che durerà alcune ore
prima che la cena offerta dal gremio a tutti i partecipanti
al torneo segni la chiusura di questa giornata. I cavalieri
che sono riusciti a conquistare una stella la mostrano con
un misto di orgoglio e naturalezza, girando fra conoscenti
e pubblico. E la festa si conclude ufficialmente con il grido
augurale: Attrus annus mellus, il prossimo anno andrà
(ancora) meglio! Ma il brusio degli appassionati, i commenti sulla giornata, le manifestazioni di gioia durano
tutta la notte. Una notte incredibilmente mite e luminosa
per la stagione.
INTERVen t i
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GIROTONNO,
il tonno di corsa
Nazzarena Barni-Fritsch
L’ottava edizione del GIROTONNO si
svolgerà dal tre al sei giugno a Carloforte, capoluogo dell’Isola di San Pietro in Sardegna in occasione della
pesca del “tonno di corsa” nel periodo
di maggio, quando i tonni si preparano a depositare le uova
Ogni anno chef internazionali si
sfidano in una gara gastronomica
incentrata sul tonno di qualità. La
festa si protrae per quattro giorni con
incontri legati alle tradizioni popolari,
artistiche ed enogastronomiche, con
visita alle tonnare, musica e spettacoli di piazza nell’ambito del cosiddetto
Buskers Festival.
L’edizione 2009 ha visto il confronto fra gli chef d’Italia, Germania, Slovenia e Spagna.
Per la prima volta vincitrice è stata
l’Italia, con il cuoco Stefano Aldreghetti, seguito a brevissima distanza
dal cuoco tedesco Ernst Knam; al
terzo posto, a pari merito, Slovenia e
Spagna. Per l’occasione prezzi popolari per traghetti per l’isola, con orari di
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DALL’ITALIA
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Carloforte, Sardegna, La mattanza. (Foto: Simone Repetto)
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INTERVe n t i
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DALL’ITALIA
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Una gita sul Po
Ovvero: i disastri ambientali del Bel Paese
Franco Casadidio
Una gita sul Po, popopopo Una gita sul Po, oh sì, per scordare
la fabbrica, e passar la domenica, e distrarsi anche un po’.
Cosi faceva il ritornello di una canzone di tanti anni fa
di tale Gerardo Carmine Gargiulo con la quale veniva esaltata la vena turistica del grande fiume, capace di catalizzare l’attenzione di tante famiglie che, non potendosi
permettere week-end più trendy, si accontentavano di una
gita in battello lungo il Grande Fiume.
Certo che se Gargiulo scrivesse la sua canzone oggi di
quelle gite rimarrebbe ben poco da raccontare, a maggior
ragione dopo il disastro ambientale dello scorso mese di
febbraio quando 600 mila litri di petrolio si sono riversati
da una vecchia raffineria dell’hinterland milanese nelle
acque del fiume Lambro e poi in quelle del Po.
Un disastro colposo secondo i magistrati che indagano,
per ora, contro ignoti, un disastro che, stando anche alle
valutazioni dei volontari di Legambiente che per giorni
hanno affiancato gli uomini della Protezione Civile nel
tentativo di arginare i danni, avrà ripercussioni gravissime
per molti anni a venire su tutto l’ecosistema della zona
attraversata dai due fiumi.
Fortunatamente, in tutta questa brutta storia, la prontezza e la competenza dei tecnici della Protezione Civile ha
evitato che l’onda nera arrivasse fino al delta del Po e quindi in mare, riuscendo a bloccare praticamente tutto il
petrolio all’altezza di Isola Serafini vicino Piacenza, risparmiando una zona in cui i danni all’ambiente avrebbero
potuto essere veramente incalcolabili.
Per un disastro ambientale assurto agli onori della cronaca nazionale e internazionale, però, ce ne sono migliaia
che restano confinati nelle cronache più o meno nere della
provincia italiana, più piccoli rispetto a quello padano ma
non per questo meno gravi e allarmanti.
È il caso, ad esempio, di quello accaduto la scorsa estate in un piccolo paese dell’Umbria, Stroncone, dove la notte
del due luglio un incendio scoppiato in un capannone
industriale e andato avanti per diverse ore, ha riversato
nell'ambiente circostante ingenti quantità di diossina,
materiale altamente tossico e riconosciuto come cancerogeno certo dallo IARC, già tristemente famosa in Italia per
l’incidente che negli anni settanta interessò l’azienda
ICMESA di Seveso, nel milanese.
Che la situazione fosse grave lo si era capito subito,
quando le prime squadre di vigili del fuoco giunte sul posto
hanno individuato l’azienda Ecorecuperi come quella interessata dall’evento. L’azienda, infatti, recupera e ricicla i
componenti in plastica delle automobili demolite ed il
magazzino andato a fuoco era stipato da migliaia e migliaia di pezzi di plastica; il doppio di quelli consentiti per
legge, come accerteranno i magistrati che per questo iscriveranno sul registro degli indagati l’amministratore
dell’azienda. E tutto questo nonostante l’impianto antincendio non funzionasse perfettamente, come attestato da
ripetute ispezioni avvenute anche il giorno prima dell’incendio stesso.
Una situazione già grave di per sé, ma che assume toni
grotteschi alla luce di quanto emerso dall’inchiesta della
magistratura ternana che pochi giorni fa ha emesso alcune
misure cautelari nei confronti del Sindaco del paese di
Stroncone ma anche di un dirigente dell’ARPA Umbria e del
presidente della Cassa di Risparmio di Terni. Ma perché
misure cautelari per personaggi con ruoli tanto diversi tra
loro e apparentemente estranei alla vicenda? Presto detto.
Umweltkatastrophen in Italien: Erdöl im Fluss Po
und Dioxin im grünen Umbrien!
Diese gravierenden Verschmutzung der Umwelt
wirft Fragen auf und gibt Anlass zur Besorgnis.
Il presidente della Cassa di Risparmio avrebbe, secondo i
magistrati, effettuato pressioni sul dirigente Arpa per alterare i risultati delle analisi effettuate subito dopo il rogo, al
fine di permettere un restringimento della zona rossa considerata a rischio, provvedimento di competenza del Sindaco di Stroncone. In effetti, nei giorni immediatamente
successivi, a molti erano parsi strani i confini che delimitavano la zona rossa a più alto rischio diossina che aveva un
raggio di soli due chilometri con confini a dir poco bizzarri. Invece di partire dal punto del rogo e tracciare una circonferenza con raggio pari a due chilometri, la mappa
disegnata dai tecnici comunali aveva tutta una serie di
spigoli vivi, angoli ed un andamento a zig-zag che creava
anche situazioni paradossali, con famiglie che avevano i
propri orti divisi a metà: di là inquinato da diossina, di qua
perfettamente pulito, l’insalata da buttare, i pomodori da
mangiare.
INTERVen t i
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DALL’ITALIA
Il direttore del dipartimento della
Protezione Civile Guido Bertolaso ripreso
sulle rive del Lambro (Foto: ANSA)
La realtà, sempre secondo i giudici, sarebbe quella di un
presidente della Cassa di Risparmio impegnato a tener fuori
dalla zona rossa l’agriturismo del figlio nonché i terreni di
sua proprietà destinati, di lì a pochi giorni, ad essere venduti ad un imprenditore edile per una somma vicina ai quattro
milioni di euro, con Sindaco e dirigente ARPA che avrebbero accolto le richieste allo stesso senza batter ciglio, pur
consapevoli di mettere a rischio la salute di migliaia di persone ignare di quanto stava accadendo, “in spregio” come
sostiene il GIP “del loro compito di tutela e salvaguardia
della salute pubblica”. Per la cronaca, quella zona rossa che
all’inizio di luglio era stata individuata in un raggio massimo di due km dall’epicentro dell’incendio, oggi, dopo otto
mesi, è stata estesa fino ad otto chilometri, arrivando a
comprendere buona parte della stessa città di Terni, con la
conseguenza, lapalissiana, che per mesi migliaia di ignari
cittadini hanno mangiato verdura, carne, frutta ma anche
bevuto latte, tutto condito con una buona dose di diossina,
e tutto questo senza che chi sapeva, e poteva prendere
provvedimenti adeguati, muovesse un dito per impedirlo.
Questa piccola, ma grave, storia di provincia dimostra,
semmai ce ne fosse ulteriore bisogno, pessima gestione
dell’ambiente in Italia, testimoniata anche dalle recenti
frane di intere montagne trascinate a valle da qualche
pioggia più abbondante del solito dopo essere state selvaggiamente disboscate per far posto a case abusive poi sanate con uno dei tanti condoni che si sono susseguiti negli
ultimi anni. Una situazione compromessa anche a causa
INTERVe n t i
della corruzione della classe politica italiana che ha chiuso
non uno ma tutti e due gli occhi davanti agli scempi più
orrendi e alle situazioni più drammatiche, come ad esempio la tragica situazione di Augusta e Priolo, in Sicilia, dove
la raffineria Enichem, una delle più grandi d’Europa, ha
inquinato e continua ad inquinare l’aria e l’acqua di tutto
il comprensorio, con il risultato che nella zona i bimbi nati
malformati sono il triplo della media nazionale mentre i
DECESSIPERCANCRONEGLIUOMINIDI!UGUSTASONOILIN
PIáDELLAMEDIAREGIONALEPERCENTUALECHESALEALSE
si prende in considerazione solo il cancro ai polmoni. Una
citazione a parte merita poi la ditta Coemi che alla fine
degli anni ’90 finì sotto la lente d’ingrandimento della
procura di Siracusa perché nelle urine degli operai vennero
trovate concentrazioni di mercurio molto al di sopra dei
limiti consentiti dalla legge, ma anche perché tra i figli dei
lavoratori stessi si registrarono molti casi di malformazioni
congenite. Perché il caso della Coemi sarebbe diverso da
altri casi analoghi registrati in Italia, vi chiederete? Beh,
perché il titolare della Coemi non è un imprenditore qualsiasi. Il suo nome è Stefania Prestigiacomo; sì, avete capito
bene, l’attuale Ministro dell’ambiente del governo Berlusconi. La stessa che, pochi mesi dopo essersi insediata
appoggiò la proposta dell’Ilva di Taranto che si opponeva
ad una riduzione dei limiti di diossina immessi in atmosfera, nonostante questi fossero già otto volte maggiori di
quelli consentiti in Friuli Venezia Giulia.
Qualcuno si stupisce ancora?
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DALL’ITALIA
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Lettres italiennes
Odonomastica
Corrado Conforti
Mi raccontava mia madre che durante il Ventennio circolava la seguente barzelletta.
“Ma insomma – si lamenta Mussolini con un suo sottoposto – è possibile che con tutto quello che ho fatto per
questo paese, nessuno abbia ancora pensato a intitolarmi
una strada?” “Ma eccellenza – risponde contrito il subordinato – noi ci abbiamo provato; e infatti abbiamo messo
all’inizio di un’importante arteria una targa con su scritto
Via Mussolini”. “Ebbene?” replica il Duce stizzito. “È che il
giorno dopo – conclude il brav’uomo – qualcuno ci ha
scritto sotto ‘Magari!’”
Durch die Erweiterung und Vergrößerung der
Städte nehmen auch die Probleme der Onomastik
(Ortsnamenkunde) zu.
Sarà forse per evitare questo rischio che le vie si intitolano solo a chi è trapassato; sempre che costui o costei
abbia fatto in vita qualcosa di buono o che almeno tale
sia apparso ai posteri. Quella che sembra a me, e credo
anche a voi che mi leggete, una prassi ovvia, non deve
invece aver convinto del tutto Marco Siclari, vice capogruppo del Pdl (Popolo della libertà in futuro forse Partito
dell’amore) al Consiglio comunale di Roma, il quale ha
spinto il proprio ragionamento oltre i confini dell’ovvietà.
“Se – si deve esser chiesto Siclari – qualcuno ha dei meriti, come avrebbe potuto vederseli riconoscere se non
fosse nato?” Ragionamento che non fa una grinza. “Di
conseguenza – avrà continuato il Nostro – se qualcuno si
è distinto in vita, il merito è anche di chi quella vita
gliel’ha data, vale a dire della mamma”. Si può eccepire di
fronte a un tale cristallino esempio di logica? Certo che
no. Ma, mi chiedo essendo io un po’ malizioso, quale fine
si cela dietro le impeccabili inferenze del vice capogruppo
del Popolo della libertà? Sì, perché il signor Siclari, oltre
a quella del sillogismo, pratica anche l’arte della politica,
che non è disciplina puramente speculativa, bensì attività
eminentemente pratica.
Per non farvi perdere troppo tempo in ipotesi, vi dirò che
Siclari ha proposto di intitolare una strada di Roma alla
signora Rosa Bossi in Berlusconi, madre – lo avrete capito
– del nostro Presidente del Consiglio.
Bene, bravo! – avranno detto in molti (il Presidente è
molto amato, e ci tiene ad esserlo) – Dal momento che non
si può intitolare una strada al figlio (non subito), che se ne
intitoli almeno una alla sua mamma. La quale, come ricorda Siclari, “grazie alla sua dedizione, ha concorso a scrivere una pagina della nostra storia recente, contribuendo alla
decisione del figlio di scendere in campo”.
La proposta sarà ovviamente vagliata e – chissà? –
magari pure accettata, suscitando l’approvazione di alcuni
e il disappunto di altri. Io, pensandoci sopra, temo però di
aver scoperto dei rischi ai quali si andrebbe incontro qualora si volesse estendere la pratica (la decisione costituirebbe un precedente) ad altri casi. Perché, senza voler
togliere nulla al nostro Presidente (anzi credo che anche la
nonna materna sarebbe meritevole di un’intitolazione),
ritengo che alcune strade andrebbero dedicate anche alle
mamme di altri grandi italiani. A quella di Leonardo da
Vinci ad esempio. Già, ma come si chiamava la mamma di
Leonardo? Il suo nome non è noto. Si potrebbe tuttavia
intitolare la strada “Via della mamma sconosciuta di Leonardo da Vinci”. Che però sarebbe troppo lungo. E come la
mettiamo con Piero della Francesca, altro straordinario
pittore del nostro Rinascimento? La mamma si chiamava, è
chiaro, Francesca, ma il figlio non aveva un cognome diverso da quello che ne attestava la discendenza materna.
Dunque un’eventuale strada si dovrebbe chiamare “Via
Francesca”. Ma siccome molti si chiederebbero “Chi diavolo
è questa Francesca?” bisognerebbe specificare nella targa
“di Piero”. E tuttavia, dal momento che quest’ultima specificazione sembrerebbe il patronimico, sarebbe necessario
aggiungere un ulteriore chiarimento. Insomma, alla fine si
potrebbe leggere sulla lapide (le targhe stradali in Italia
sono in travertino) “Via Francesca mamma di Piero della
sunnominata”. Voi capite che occorrerebbe una lapide a
due piazze.
E come la metteremmo poi con i figli di N.N.? (Ci sarà
pure qualche personaggio illustre allevato in un brefotrofio!). Cosa si scriverebbe sulla targa? “Via della madre
ignota di X”?
Vedete bene che l’idea, per quanto meritoria, è irrealizzabile. E tuttavia, per premiare l’intenzione, io gratificherei
chi l’ha avuta proprio con la dedica di una strada. E non in
una cittadina di provincia, ma in una delle nostre più belle
metropoli. A Firenze, per esempio, dove fra le piazze del
Duomo e della Santissima Annunziata corre una splendida
via sulla quale si affacciano alcuni fra i più bei palazzi della
città. Via dei Servi si chiama. Credo che nessuno se ne
avrebbe a male se questa venisse ribattezzata col nome del
nostro vice capogruppo. Anzi, la maggior parte della gente,
fiorentini in testa, non se ne accorgerebbe nemmeno. INTERVen t i
A u s g a b e 2 / 2 010 F r ü h j a h r
DALL’ITALIA
Michael Schumacher
im Mercedes F1-Wagen
Saisonstart
bei der Formel 1
Schumi startet die Rennsaison am Steuer eines Silberpfeils
Daniel Vetró
„Er ist einer von uns“ hörte man
jahrelang aus den Reihen der italienischen „Ferraristi“, doch nun sitzt
Michael Schumacher nach einer dreijährigen Auszeit beim ersten Rennen
der Saison 2010 am Steuer eines
Mercedes-Silberpfeils.
Der siebenfache Weltmeister war
von 1996 bis 2006 Pilot bei Ferrari
und gewann mit der Scuderia fünf
allerdings als Berater und Testfahrer
treu. Im Dezember vergangenen Jahres endete die Liebe zwischen Schumacher und Ferrari jedoch endgültig.
Luca di Montezemolo, Präsident von
Ferrari, verkündete der Presse, dass
Michael Schumacher sich entschieden
habe, einen anderen, neuen Weg einzuschlagen. Er wollte wieder aktiver
Fahrer der Formel-1 werden. Er wäre
auch gerne bei Ferrari geblieben, allerdings waren die Cockpits für die Sai-
Dopo tre anni di pausa Michael Schumacher è di nuovo
in pista al volante di una Mercedes-Silberpfeil.
Molti ferraristi italiani non sono contenti che il loro favorito
di una volta corra per un’altra marca.
WM-Titel und damit auch die Herzen
der Fans. Nach über 20 Jahren Motorsport trat Schumacher im Oktober
2006 nach dem Formel-1-Rennen in
São Paulo als aktiver Fahrer zurück.
Er blieb der Motorsportabteilung des
Sportwagenherstellers aus Maranello
INTERVe n t i
son bereits besetzt und Ferrari erhielt
keine Genehmigung, ein drittes Fahrzeug zu stellen. Viele italienische Fans
konnten ihre Enttäuschung trotzdem
nicht verbergen: Emotionsgeladen
sprachen sie von „Scheidung – tira
aria di divorzio“ und von „Verrat“.
!M -ËRZ HAT SICH -ICHAEL
Schumacher nun zurück auf die Piste
gemeldet. Der Rekordweltmeister
startete beim Großen Preis von Bahrain als Fahrer für das neue MercedesTeam namens „Mercedes GP“. Er hat
bei seiner Rückkehr das Podium jedoch
klar verpasst und musste den Doppelsieg seines Ex-Teams Ferrari mit ansehen. Den ersten Platz erreichte der
neue Ferrari Star Fernando Alonso.
Der 28-jährige Spanier fährt seit dieser Saison an der Seite des Brasilianers Felipe Massa, der bereits seit
2006 im Team ist und in Bahrain auf
Platz zwei ins Ziel kam.
Die Medien konnten sich die ein
oder andere bissige Bemerkung gegen
den zurückgekehrten Altmeister nicht
verkneifen. Doch Schumacher ist mit
seinem sechsten Platz zum Auftakt
der Saison zufrieden. „Dafür, dass ich
drei Jahre komplett draußen war und
zur Vorbereitung nicht viel fahren
konnte, bin ich sehr, sehr happy und
stolz darauf, wie es gelaufen ist“
berichtet er auf seiner Homepage.
Kollegial äußerte sich FerrariTeamchef Stefano Domenicali. Er lobte
die Leistung Schumachers und ist
motiviert, einen starken Rivalen im
Rennen zu haben. Solange Ferrari
Doppelsiege einfährt, werden die Tifosi Schumis Wechsel verkraften. Sollte
Mercedes aber einmal vor Ferrari liegen, wird die Enttäuschung der Fans
sicher noch steigen. Es bleibt auf alle
Fälle spannend!
19
20
CULTURA
A u s g a b e 2 / 2 010 F r ü h j a h r
Un mondo di parole
La parola è un’arma potente, utilizzata non
di rado nella società odierna per persuadere,
per convertire e per costringere...
Miranda Alberti
Gli uomini hanno un loro mondo: è quello delle parole.
Anche quando s’illudono di poggiare i piedi a terra e di
muoversi nella realtà, avvertono uno strano stordimento
che li induce a dubitare e a domandarsi: “ma dove sono
veramente io?”.
In principio era la realtà, quella delle pietre, delle piante
e degli animali, poi fu la parola dell’uomo che pronunciò
tutte quelle cose e che creò quel suo mondo d’aria. Quando
infine tutto era concluso, nessuno sapeva più cosa era
veramente nato per primo. E chi avrebbe potuto saperlo?
L’uomo era nato con le parole e siccome le pietre non potevano avanzare il loro diritto di priorità, egli decise che “in
principio era il verbo”, cioè lui, il vero signore del creato. E
chi avrebbe potuto contraddirlo? Comunque per sicurezza
s’inventò una miriade di “dei” che dovevano testimoniare
di questa precedenza: dunque in principio erano gli dei
(cioè i primi uomini) parlanti. Che poi fossero uno o tanti
rimase un tema aperto, in fondo irrilevante rispetto al vero
senso di quest’operazione di rovesciamento.
A dire il vero, in principio, l’uomo non era così arrogante e i suoi primi idoli se li scelse fra le pietre, i vegetali e
gli animali, evidentemente qualche dubbio su questa presunta priorità doveva ancora averlo. Il fatto era che lui e
solo lui aveva fatto di una pietra un simbolo, cioè una
parola. Quando penso a questa condizione umana, me la
rappresento così: vedo un uomo che con le mani si tiene
appeso al suo mondo di nuvole piene di parole e che, don-
FOTOGRAFIE &
JOURNALISMUS
TEXTE ALLER ART
Kirsten Ossoinig
k.ossoinig@gmx.net
0172/9019589
dolando, sorvola il mondo sfiorandolo con i suoi piedi senza
riuscire mai ad atterrare veramente.
Così fu, così è. Ma dov’è il problema?
Il problema è che gli uomini sono raramente coscienti
della confusione che fanno fra parole e realtà. Ne consegue
che come s’illudono di camminare con i piedi per terra, così
pensano che le loro parole siano reali. Altalenandosi fra
queste due illusioni egli finisce, confondendo il tutto, per
dimenticare che fra il dire e l’essere c’è di mezzo... il mare.
Essendo il suo mondo quello delle parole, egli vi si affida
fiducioso, proprio quando vigilanza e sospetto dovrebbero
vegliare costanti.
Pensiamo all’effetto propaganda/pubblicità: il pover’uomo o la povera donna se ne stanno lì con uno yogurt che non
è migliore di un altro, e potrebbero sentirlo, ma prima di
averne la percezione ci vogliono altre parole, quelle del
cosiddetto esperto, il quale però non gli dice di essere pagato dalla concorrenza, fino a quando non glielo rivela un
articolo di giornale, il quale giornale a sua volta ospita, guarda caso, una bella foto dello yogurt predetto con una giovane e magrissima donna che se lo mangia, e così via navigando fra flutti di frasi. E questo sarebbe niente se un tale
fondamentale “equivoco” non attraversasse trasversalmente
tutta la nostra vita: dal privato al pubblico. E allora perché
meravigliarsi quando interi popoli cadono preda delle parole
bene o male congegnate di un imbroglione o di un criminale? È nella nostra natura credere più alle parole che alla
realtà, poiché le parole sono la nostra natura e la sola realtà
che percepiamo è quella che in parole si traduce.
Retired italian teacher
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A u s g a b e 2 / 2 010 F r ü h j a h r
CULTURA
Die Wörter sind unsere Welt. Die Welt der Menschen.
Was wir wahrnehmen ist durch Wörter vermittelt,
und wir nehmen nur wahr, was sich in Wörter übersetzen
lässt. Diese Welt, die unsere Welt ist, ist voller
Täuschungen, vor denen wir uns kaum retten können.
Der Skeptizismus lehrt uns, Abstand vor unseren
Illusionen zu nehmen.
Leider besteht auch der Skeptizismus nur aus Wörtern.
Was kann uns also retten?
Vielleicht nur ein leichtes Lächeln.
Das schönste Beispiel eines solchen Lächeln bietet uns
Leonardo mit der Mona Lisa.
C’è via d’uscita da questo dilemma? No, non c’è e attenzione a tutti quelli che vorrebbero convincervi del contrario, quelli sono i più pericolosi perché rischiano di farvi
abbassare il livello di guardia verso un fenomeno che
richiede da voi la massima vigilanza. Una buona terapia è
il sorriso scettico, un esercizio che vi provocherà una leggera piegolina verso l’angolo destro o sinistro della vostra
bocca, ma che può salvarvi da varie situazioni penose e dai
mille imbrogli quotidiani che le parole intessono intorno a
noi. Chi cerca un esempio di questa sana attitudine può
farsi ispirare dalla Monna Lisa di Leonardo: il più bel sorri-
so scettico della storia dell’arte. Lo scetticismo è una specie
di campanello d’allarme che vi avverte del fatto evidente
ma appunto per questo spesso invisibile, che di sole parole
si tratta. Tuttavia non dimenticate che anche lo scetticismo
è fatto di parole, quindi diffidate anche di lui. Calcolate che
le parole degli altri vi prendono in giro, come voi prendete
in giro gli altri con le vostre. Meditate, infine, che anche
quando parlate a voi stessi usate quelle stesse parole, quel
materiale aereo che tanto amiamo da non sapercene mai
separare.
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INTERVe n t i
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22
CULTURA
A u s g a b e 2 / 2 010 F r ü h j a h r
Aldegonda di Baviera e
Francesco V d’Este
Un’unione oltre la ragion di Stato
Giuseppe Muscardini
L’esperienza umana di Silvio Pellico, le sue privazioni
allo Spielberg, gli oltraggi di una prigionia lunga ed esasperante, modificarono le prospettive e la stessa personalità
del patriota torinese. Rinchiuso in se stesso, pensieroso,
disilluso negli alti ideali che lo avevano animato, alla fine
degli anni Trenta Pellico accettò l’incarico di bibliotecario
presso i Falletti di Barolo, nella cui casa si trasferì per
restarvi fino alla morte. La filantropia, le buone letture e il
riposo impostogli da una salute cagionevole furono da
allora le sue occupazioni, ma non prima di aver dato alle
stampe i Doveri degli uomini e due volumi di liriche.
Allontanandosi dalla politica e inseguendo le sole rivoluzioni che nascono dentro le anime, Pellico era persuaso
che l’amore per il prossimo fosse il solo ideale per cui
valesse la pena di lottare. Non la rassegnazione, la resa, ma
la volontà di concepire l’esistenza come qualcosa di ugualmente grandioso, malgrado le storture sociali e le sofferenze; posizione, questa, derivante dal suo progressivo avvicinamento alla Chiesa Cattolica.
1842 heirateten in der Allerheiligenkirche am Kreuz in
München Franz Ferdinand von Österreich-Este und
Adelgunde Auguste Charlotte von Bayern.
Die Hochzeit war nicht nur politisch motiviert, sondern
sie war auch von Liebe geprägt.
Ma più delle motivazioni religiose, fu l’amore per la
verità a farsi strada: la tolleranza, l’incuria per le calunnie,
divennero le difese di un uomo fiaccato dalla prigionia, ma
ancora prosciugato nell’intimo. La scelta di una filosofia
conciliante è riscontrabile in una lettera del 6 gennaio
INDIRIZZATA AL MARCHESE #ESARE #AMPORI DI -ODENA
Ciambellano del Duca Francesco IV di Modena. In precedenza lo stesso Campori lo aveva informato di uno spiacevole dissapore con Pier Alessandro Paravia, letterato di
vaglia del periodo risorgimentale. La risposta di Pellico è
tutt’altro che scivolosa: induce il marchese a trarre cristianamente da ogni critica i migliori vantaggi. L’atteggiamento non è passivo, ma dettato dall’acquisita convinzione che
non serva difendersi dalle accuse gratuite e che la forza
della coscienza, insieme alla buona fede, sia sempre la più
lodevole virtù degli uomini saggi.
Eppure i rapporti fra Cesare Campori e Pier Alessandro
Paravia appena due anni prima erano di affabilità. Si ha
notizia di una precedente corrispondenza tra i due dove il
tono è cordiale e amichevole. Si legge in una lettera da
6ENEZIADELOTTOBREMio caro Marchesino, Le scrivo una sola riga per dirle che ebbi oggi la Sua cara lettera.
Mi ralegran le nozze del Suo Principe Ereditario; per la quale
occasione son certo che la Sua Musa non tacerà. Suo aff.mo
Servo ed amico. P.A. Paravia. Venezia, 21 8bre 1841.
Interessante la citazione alle nozze del Principe Ereditario EVENTO A CUI IL $UCATO DEDICÛ NEL CORSO DEL UN
gran numero di manifestazioni celebrative. È del matrimonio fra l’arciduca Francesco d’Austria d’Este con Aldegonda
Augusta Carlotta di Baviera che si parla, annunciato nel
FOGLIOUFFICIALEDI-ODENAILFEBBRAIOPOICELEBRAto il 30 marzo dello stesso anno a Monaco di Baviera nella
Allerheiligenkirche am Kreuz (Chiesa di Ognissanti, oggi in
Kreuzstraße 10). I due si erano incontrati a Modena nel
1839, nel periodo in cui Ludovico I di Baviera, genitore di
Aldegonda, aveva reso una visita al Duca Francesco IV
d’Este, padre del giovane principe ereditario Francesco
Ferdinando.
Tra i due giovani, sedici anni lei e venti lui, si stabilirono
presto le condizioni ideali per consentire ai rispettivi
regnanti di pensare seriamente ad un’unione matrimoniale
che legasse la dinastia Estense a quella Bavarese. Fu il
canonico Giuseppe Forni, maggiordomo di primo grado del
principe ereditario Francesco d’Este, a recarsi a Monaco l’8
MARZO DEL PER CHIEDERE IN FORMA SOLENNE AL 2E DI
Baviera la mano della principessa. La ragion di Stato fu
tuttavia favorita dai sentimenti autentici subito nati fra i
due giovani, dettati da una stima e da un rispetto reciproco che non si esaurirono nel corso dei successivi trentatré
anni di matrimonio. L’iconografia ufficiale allude in modo
palese agli amorosi sensi che caratterizzarono la loro unione, restituendoci in una litografia del tempo un bel ritratto
dove risalta la regale serenità di entrambi. La stessa postura è conservata dagli sposi nel recto in una medaglia
CONIATA NEL IN OCCASIONE DEL MATRIMONIO SI LEGGE
nell’iscrizione: FRANCISCO ATEST. ARCHID. AVSTR. DVCI
MVTIN. DESTINATO ET ALDEGONDA BAVARICA FAVSTO
CONNUBIO IVUNCTIS XXX MART. A. MDCCCXXXXII. Fuori
dalle solennità e dalle celebrazioni, un’immagine fotografica realizzata nel 1870 ritrae Aldegonda di Baviera e
INTERVen t i
A u s g a b e 2 / 2 010 F r ü h j a h r
CULTURA
L’Arciduca Francesco
d’Austria d’Este e Aldegonda
di Baviera, 1842,
da Alfredo Comandini,
“L’Italia nei cento anni del
Secolo XIX giorno per giorno”
illustrato. 1826 al 1849,
Milano, Vallardi, p. 977
Francesco V nella quiete domestica degli ampi spazi di
Corte, lei intenta a leggere, lui in divisa militare che a
braccia conserte guarda in direzione del fotografo, tale
Giuseppe Fantuzzi di Reggio Emilia.
Una verosimile raffigurazione di Aldegonda di Baviera
del primo periodo modenese è oggi conservata presso la
Galleria Estense di Modena, opera di Adeodato Malatesta.
Bella, occhi luminosi, incarnato roseo e pelle di seta, la
giovane donna rivela nel volto i tratti di chi vive con letizia
la sua nuova condizione di moglie in una terra straniera ma
ospitale. Una terra che qualche giorno dopo il matrimonio
celebrato a Monaco, l’accolse con grandi festeggiamenti
durati a lungo. Per l’occasione furono allestite a Modena e
a Reggio Emilia sfarzose sfilate di carri che si protrassero
fino agli ultimi giorni di maggio. Nelle diffuse illustrazioni
dedicate ai festeggiamenti, spicca per imponenza il cosiddetto carro diurno bavarese, un grande carrozza sormontata da baldacchino ricostruita in onore di Aldegonda dal
Conte Agostino Paradisi e su cui la sposa prese posto insieme al Duca per i cortei lungo le vie della città. E sempre in
suo onore fu eretto a Reggio Emilia un obelisco alto 17
METRIECENTIMETRIANCORABENCONSERVATONELLATTUALE
Piazza Gioberti. Recuperato quarant’anni dopo il significato celebrativo dell’obelisco in funzione risorgimentale,
sopra il basamento oggi si legge: Questo monumento eretto per le nozze di Francesco V d’Este con Aldegonda di
Baviera fu per voto di popolo consacrato ai primi martiri
della libertà. MDCCCXLII – MDCCCLXXXII.
Il principe ereditario successe al padre Francesco IV
quattro anni dopo il matrimonio con Aldegonda, che acquisì il titolo di Duchessa di Modena. Le insurrezioni risorgimentali, le legittime pretese indipendentiste dei modenesi,
la perdita dell’unica figlia Anna Beatrice, nata appena un
anno prima, i tragici fatti della guerra, la fuga da Modena
NEL CONSOLIDARONO NEL TEMPO LUNIONE FRA I DUE
regnanti fino alla scomparsa di Francesco V, avvenuta a
6IENNA ALLA FINE DEL !LDEGONDA GLI SOPRAVVISSE PER
altri quarant’anni, trascorsi fra Vienna e il Castello bavarese di Wildenwart. Poi la morte la colse a Monaco il 28
OTTOBRE
Nelle sue righe Paravia lasciava presumere che la Musa
del Ciambellano di Corte Cesare Campori non avrebbe
taciuto per il solenne matrimonio del Duca, salutando
l’evento con versi in lode della principessa. In realtà il componimento ufficiale, intitolato All’augusta Aldegonda, R.
Principessa di Baviera, Sposa all’Altezza Reale Francesco
d’Este Arciduca d’Austria, Principe Ereditario di Modena, si
ascrive ad un autore che si mascherò dietro lo pseudonimo
di Mauro Jattice. Il componimento ha il seguente incipit:
Or che ti guida un Angelo / Presso all’Azziaco Trono / L’Arti
essi pur desiano / Di presentarti un dono. / E un’altra rosa
aggiungere / Al tuo gemmato crine: / Non la sdegnar, la
Grazia, / Ride coll’Arti affine. I versi, dettati dal sentire
poetico di un uomo di Corte, forniscono di Aldegonda una
descrizione certamente enfatica ed encomiastica, ma nella
quale si scopre una palese consonanza figurativa con il
citato ritratto di Adeodato Malatesta conservato alla Galleria Estense di Modena. Una rosa è dipinta sul lato sinistro
dell’ovale del bel viso di Aldegonda. Il fiore è fissato ai
capelli, che si intendono gemmati perché impreziositi dalle
pietre incastonate nel diadema.
23
20 Jahre ItalLIBRI
in München
Ein Interview mit der Inhaberin
Elisabetta Cavani
Sylvia Kroupa
INTERVenti (IV): Wann sind Sie nach München gekommen
und aus welchem Teil Italiens stammen Sie? Erzählen Sie
uns doch kurz Ihre Geschichte.
Elisabetta Cavani (EC): Ich komme aus Bologna und ich
bin 1983 nach Deutschland gekommen. Ich hatte Germanistik studiert und bekam vom akademischen Austauschdienst DAAD ein Stipendium, um „Deutsch als Fremdsprache“ weiter zu vertiefen bzw. zu studieren. In Italien
gab es damals keinen adäquaten Studiengang. Ich wusste,
dass in Heidelberg der Professor Weinrich das „Institut
für Deutsch als Fremdsprache“ gegründet hatte. Ich kontaktierte ihn und er teilte mir mit, dass er in Kürze ein
weiteres Institut in München eröffnen werde. Auf diesem
Wege bin ich dann nach München gekommen. Das Studium war sehr interessant und ich dachte mir: „Jetzt sollte
man schauen, ob das, was man lernt, tatsächlich auch in
der Praxis funktioniert“. Es wäre aber irgendwie komisch
gewesen, wenn ich als Ausländerin in München „Deutsch
als Fremdsprache“ unterrichtet hätte; dementsprechend
dachte ich: „Ach, jetzt probiere ich es mit Italienisch“, da
die Methodik und die Didaktik dieselbe ist und nur die
grammatikalischen Erscheinungen anders sind. Und das
hat dann auch geklappt und mir viel Spaß gemacht. Und
so blieb ich hier.
Elisabetta Cavani vor
Ihrem Laden in der
Nordenstraße in München
IV: Wann und unter welchen Umständen hatten Sie die
Idee, hier in München eine italienische Buchhandlung zu
eröffnen?
EC: Die Idee hatte ich schon sehr lange, denn ich hatte es
satt, kofferweise Bücher aus Bologna nach München zu
schleppen. Hier gab es im Hugendubel nur zwei oder drei
– Regale ist übertrieben – Regalreihen mit italienischen
Titeln zu sehr teueren Preisen. Und dann dachte ich mir:
„Komisch, dass es hier keine italienische Buchhandlung
gibt“. An der Uni wurde dann das Fortbildungsstudium
„Buchwissenschaften“ angeboten – das war 1986/87. Das
hat mich sofort angesprochen und ich nahm natürlich
teil. Im Rahmen eines Studienprojekts entwickelte ich
dann meine Idee von einer italienischen Buchhandlung.
Nach meiner Fortbildung fehlte mir das nötige Kapital um
eine Buchhandlung zu eröffnen. 1989 haben zwei Italiener
in der Nähe des Konsulats eine italienische Buchhandlung
INTERVen t i
A u s g a b e 2 / 2 010 F r ü h j a h r
CULT URA
Nel cuore di Monaco-Maxvorstadt si trova la libreria italiana ItalLIBRI,
gestita da Elisabetta Cavani. Quest’anno ItalLIBRI festeggia il suo ventesimo
anno di attività e grazie allo spirito d’iniziativa della titolare questa
libreria è diventata il punto di riferimento per tutti coloro che vogliono
acquistare libri in italiano. Un vasto assortimento di letteratura per bambini
completa l’offerta. La signora Cavani organizza letture ed incontri con gli
autori, contribuendo in tal modo alla vita culturale del pubblico monacense.
eröffnet, aber ein Jahr später wieder geschlossen. Sie
suchten einen Käufer, weil das sich das Geschäft für sie
offensichtlich nicht gerechnet hatte. Meiner Meinung nach
hatten die beiden Zahnmediziner nur wenige Kenntnisse
vom Buchhandel und utopische Verdienstvorstellungen.
So kam es also, dass ich mit einer weiteren Freundin das
Geschäft samt eines Teils des Bestandes übernommen
hatte. Am Standort Ismaningerstraße fuhr derzeit nur die
Straßenbahn. Alles in allem war der Laden ziemlich weit
ab vom Schuss. Ich denke, die Vorbesitzer hatten die
Buchhandlung dort eröffnet, weil sie sich von der Nähe
des Konsulats viele italienische Kunden erhofften. Das
Konzept war aber nicht zu Ende gedacht. Da meine Kollegin mit dem Besitzer einer spanischen Buchhandlung
befreundet war – die Buchhandlung befindet sich in
Schwabing hinter der Uni Mensa, zwar in einem Souterrain, aber gut zu erreichen - haben wir ihn gebeten, uns
zu beherbergen, bis wir eine andere Möglichkeit gefunden
hatten. Und dieses Provisorium hielt etwa sechs Jahre lang
an. Es war lustig und ich habe die Zeit sehr genossen.
Die Freundschaft mit dem Buchhändler war für uns von
großem Vorteil, da er die Anfangsphase schon hinter sich
hatte und uns mit seinen Tipps und Erfahrungen sehr
helfen konnte. 1997 haben wir dann den jetzigen Laden
gefunden. Zu Beginn hatten wir nur einen Verkaufsraum
und zwei Jahre später konnten wir unsere Buchhandlung
um einen weiteren Raum erweitern.
IV: Sie organisieren regelmäßig Lesungen mit italienischen
Autoren. Welche Lesung ist Ihnen bis dato als Highlight
besonders in Erinnerung geblieben und warum?
EC: Es gibt verschiedene Highlights. Ich erinnere mich
immer noch zu gerne an die allererste Lesung mit Giuseppe
#ULICCHIADIEINDER3EIDLVILLASTATTGEFUNDENHAT
Ich fand es sehr aufregend, mich vor der Lesung mit ihm
zu unterhalten und ihn somit schon vor der Lesung kennen zu lernen. Das ist im Prinzip auch der Teil von dem
Ganzen, der mich am meisten reizt und der mir am besten
gefällt, weil man auf diese Weise die Schriftsteller wirklich
näher kennenlernt. Das, was ich vor der Lesung erfahre,
lasse ich, wenn es geht, in die Lesung selbst einfließen,
also beispielsweise einen Aspekt oder einen Witz, den ich
im persönlichen Gespräch gehört habe.
Als in unserer Buchhandlung die Lesung mit Lucarelli
INTERVe n t i
stattgefunden hat, drängten sich 30 Leute in unsere
Räume. Das war eine tolle Atmosphäre. Der Autor befand
sich damals noch am Anfang seiner Laufbahn.
Wir haben auch Serien veranstaltet, die sehr gut beim
Publikum ankamen, z. B. über Krimis oder über Schriftstellerinnen. Es gibt sehr berühmte Schriftsteller, die wir
eingeladen haben, wie z. B. den Camilleri oder den Carofiglio
oder eben den Lucarelli. Die Lesung mit Ammaniti fand
ich super. Das war so lustig, weil er wirklich ein netter
Mensch ist. Das Highlight des letzten Jahres war ganz
klar Giordano im Literaturhaus. Der Saal war ausverkauft,
es kamen 300 Leute und es war sehr schön zu sehen, dass
man mit dem Autor die richtige Wahl getroffen hatte. Es
spielt natürlich auch immer eine Rolle, ob ein Autor
bereits ins Deutsche übersetzt worden ist. Meiner Ansicht
nach ist es unsere Aufgabe, nicht nur die Autoren einzuladen, die bereits ins Deutsche übersetzt wurden, sondern
die Trends und interessanten Erscheinungen aufzuspüren
und hierher zu bringen, die sich in Italien entwickelt haben.
Das führt zwar dazu, dass Autoren kommen, die dem
deutschen Publikum vielleicht noch nicht bekannt sind
und die Resonanz entsprechend geringer ist, aber das soll
uns nicht entmutigen.
IV: Welches ist Ihr Lieblingsautor oder Ihre Lieblingsautorin
und speziell welches Buch?
EC: So etwas gibt es nicht. Viele! Das Schöne daran ist,
dass man sich nicht auf einen festlegen muss. Das ist wie
mit Freunden, es gibt nicht „den“ besten Freund oder „die“
beste Freundin, sondern viele Freunde.
IV: Welche Art von Büchern wird in Ihrer Buchhandlung am
meisten gekauft?
EC: Ich würde sagen, die Belletristik. Es gibt einen harten
Kern von deutschen Lesern, der die italienische Literatur
liest, also die Autoren, die in aller Munde sind. Und natürlich werden die Autoren, die auf Deutsch erschienen sind,
vielfach auf Italienisch von den Leuten bestellt, die italienisch lesen können. Dann werden sehr viele Kinderbücher
gekauft, was mich unheimlich freut. Denn es gibt immer
mehr gemischte Paare, bei denen die Eltern bzw. insbesondere die Mütter darauf bestehen, dass die Kinder auch
auf Italienisch lesen oder dass man ihnen auf Italienisch
vorliest. Das hält jedoch meist nur an, bis die Kinder in
26
CULT URA
A u s g a b e 2 / 2 010 F r ü h j a h r
die Schule kommen. Sobald sie in der Schule sind, tritt
natürlich die deutsche Sprache mit ihren Schwierigkeiten
in den Vordergrund. Es sind dann mehr die rein italienischen Familien, die Bücher für ihre Kinder im schulpflichtigen Alter suchen.
IV: Nach welchen Kriterien stellen Sie Ihr Sortiment
zusammen? Erzählen Sie doch bitte ein wenig von Ihrer
Vorgehensweise.
EC: Wir bekommen von den großen Verlagen Vorankündigungen und dann selektieren wir danach, was unsere
Kundschaft interessieren könnte. Viele Bücher sind so
spezifisch, dass es für uns keinen Sinn macht, sie auf
Lager zu haben. Auf speziellen Kundenwunsch können wir
natürlich immer alle Titel bestellen. Aber wenn ich ein
Buch nur einmal im Jahr verkaufe, muss ich schon überlegen, ob ich das wirklich auf Lager haben möchte. Höchstens vielleicht aus Prestigegründen, um zu zeigen, dass
man gut sortiert ist. Das ist aber nicht die Regel!
Dann muss man sich überlegen, welchen Kunden man
bedient. Also wir haben hauptsächlich deutsche Kunden,
die an der italienischen Belletristik interessiert sind oder
an speziellen Themen wie z. B. Geschichte. Die Italiener
lesen hauptsächlich nicht italienische Autoren in Übersetzung, also die bekannten Autoren wie Philip Roth, etc.,
die auf dem Markt erscheinen. Letztendlich muss man
immer abwägen, was und wie viel von welchen Büchern
man auf Lager haben will. Ein Besuch der Buchmesse in
Frankfurt ist zwar immer interessant, aber nicht alle italienischen Verlage sind dort vertreten, daher ist die Messe
für uns nicht Pflicht. Außerdem bekommen wir meistens
Vorankündigungen von den deutschen Verlagen, die italienische Neuigkeiten haben. Die „Fiera del Libro per Bambini“ findet in Bologna statt, die „Fiera del Libro“ ist in Turin,
allerdings ist es nicht immer einfach das alles zeitlich
unter einen Hut zu bringen. Oft hilft auch einfach der
Besuch eines Kollegen aus Italien. Man muss auch die
Zeitungen und Zeitschriften lesen und verfolgen, was kulturell und gesellschaftlich gerade diskutiert wird. Zum
Beispiel kamen 2006 mehrere Bücher von jungen italienischen Autoren heraus, die sich mit dem Thema „befristete
Arbeitsverhältnisse“ beschäftigen. Das kam nicht von
ungefähr, denn es wurde ein neues Gesetz verabschiedet,
welches die flexiblen Arbeitsverhältnisse zulässt. Dement-
sprechend haben die Autoren das Thema aufgegriffen und
darüber berichtet. Auch insofern, finde ich, muss man als
italienische Buchhandlung immer aktuell sein.
IV: Sie haben seit vielen Jahren eine Homepage mit Onlineshop. In welchem Verhältnis steht der Online-Verkauf zum
klassischen Verkauf im Laden?
%#)NZWISCHENETWAZU$IE7EBSEITEFINDET!NKLANG
und wir wollen auch heuer noch eine kundenfreundlichere
Version der Seite auflegen. Ich hoffe, dass wir das bis zum
zwanzigjährigen Jubiläum der Buchhandlung im September hinbekommen.
IV: Warum dauert es manchmal so lange, bis die Bücher
aus Italien da sind? Wovon hängt die lange Lieferzeit ab?
EC: Das hängt von der Struktur des italienischen Buchhandels ab. Das hat aber nicht unbedingt etwas damit zu
tun, dass wir im Ausland sind. In einigen Fällen, wenn
zum Beispiel Vorauskasse verlangt wird, verzögert sich der
Versand, bis der Geldeingang verbucht wurde. Aber Kunden und Kollegen in Italien haben in der Regel dieselben
Lieferzeiten. Auch in Italien ist es nicht ungewöhnlich,
dass man zwei oder drei Wochen auf ein Buch wartet,
wenn es nicht gerade auf Lager ist.
IV: Welche Neuentdeckungen am italienischen Literaturmarkt empfehlen Sie besonders?
EC: Von den Autoren, die gerade seit einiger Zeit auf dem
Markt sind, gefallen mir besonders Andrea Bajani mit
„Cordiali saluti“ oder „Se consideri le colpe“. Oder von
Michela Murgia das Buch „Il mondo deve sapere“, das als
Vorlage für den Film „Tutta la vita davanti“ diente. Jetzt
ist bei Wagenbach ein neues Buch von ihr erschienen, es
trägt den Titel „Accabadora“, das finde ich sehr gut.
Ansonsten findet man meine Tipps auch auf der Webseite.
IV: Wieviele Bücher schaffen Sie neben Ihrer Arbeit als
Buchhändlerin pro Monat oder pro Jahr zu lesen?
EC: Das ist top secret.
IV: Last but not least: Wann kommt der Katalog 2010 heraus?
EC: Das wird so um Ostern herum sein.
IV: Frau Cavani, vielen Dank für das Interview.
INTERVen t i
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DOSSIER
Alla ricerca della Terra Promessa
Una storia di bambini contesi, tra Monaco di Baviera e Milano
Pasquale Episcopo
Die Trennung von Marinella und Tobias schien
wie jede andere Trennung zu verlaufen.
Als jedoch das Jugendamt in Erscheinung tritt
wird alles kompliziert. Die Leidtragenden sind vor
allem die beiden Kinder, die Gegenstand einer
bitteren rechtlichen Auseinandersetzung zwischen
München und Mailand werden.
“sottrazione internazionale di minori”. Per ben due volte la
madre li ha portati via dalla città di Monaco. A Milano lo
hanno fatto i carabinieri. Con la forza. Dunque “sottratti” tre
volte. Almeno finora. Nel momento in cui scriviamo forse
sono in Polonia, ma nessuno sa esattamente dove.
Prima di addentrarci nei particolari della vicenda desideriamo precisare che ogni riferimento, che si farà a persone reali e fatti accaduti, sarà voluto e necessario. Il
motivo della precisazione è presto detto. È la madre dei
bambini che ha voluto raccontare in prima persona mettendo in moto una vera campagna di informazione verso i
mass media. Con dichiarazioni, proteste e denunce, ha
creato molto rumore intorno alla sua vicenda riuscendo a
mobilitare le coscienze della gente, ma anche sollecitando
ed auspicando per lei, per i figli e per l’ex-marito una soluzione definitiva al loro dramma. Con questo articolo intendiamo dare un contributo a quell’auspicio. Riporteremo i
fatti occorsi attingendo alle svariate interviste rilasciate da
questa donna e madre italiana che giornali e televisioni
hanno portato all’attenzione del grande pubblico. Riporteremo anche il punto di vista del suo ex-marito, così come
appare nell’unica intervista concessa ad un giornale italiano. Descriveremo il ruolo svolto dallo Jugendamt. Cercheremo poi di comprendere il quadro giuridico internazionale
e di descrivere il ruolo giocato dalle istituzioni. Ci cimenteremo infine in un tentativo di analisi critica della situazione presente e azzarderemo una previsione sul possibile
epilogo della vicenda.
Tra Monaco e Milano negli ultimi tre anni si è consumata
una storia singolare e inquietante che non basta in sé a
rappresentare una prova contraria del grado di civiltà raggiunto dalle due città e tuttavia rappresenta un indizio di
quanto, nonostante le apparenze, le cose possano essere
molto diverse dalla realtà. Un indizio che apre uno squarcio
su questioni delicate la cui conoscenza è importante se si
vuole capire quanto lavoro c’è ancora da compiere per
costruire l’Europa e farne un luogo di civile convivenza. I
fatti di cui parleremo riguardano una famiglia mista, padre
tedesco, madre italiana e i loro due figli, di undici e sette
anni, bambini con due culture e due lingue. Che bello, penserete. Sono questi due bambini, le loro due lingue e queste
due città che svolgono un ruolo centrale nella vicenda. Questi due bambini sono stati oggetto di un reato il cui nome è
La storia
Marinella C. e Tobias R. si conoscono e mettono su famiglia a metà degli Anni novanta. Tobias è di Monaco e qui i
due stabiliscono la propria residenza. Vivono presumibilmente felici per alcuni anni. Dalla loro unione nascono due
bambini, Leonardo e Nicolò. Poi qualcosa si incrina. Nel
mese di novembre del 2006 si separano. Il tribunale di
Monaco stabilisce la residenza dei due bambini presso la
madre. Tobias può vederli ogni due fine settimana e trascorrere con loro metà delle vacanze. Entrambi i genitori
mantengono la potestà genitoriale. All’inizio del 2007
Marinella riceve la prima visita dello Jugendamt. Successivamente queste visite si intensificheranno. Nelle sue interviste Marinella parlerà dei modi e dei metodi dei funzionari dell’ufficio. All’inizio del 2008 la ditta in cui lavora
Monaco di Baviera e Milano hanno in comune l’iniziale
e molto altro. La ricchezza ad esempio. Milano è una città
industriale tra le più note al mondo, centro fieristico di
importanza internazionale. La stessa cosa vale per Monaco.
I due capoluoghi primeggiano anche nell’offerta culturale
e artistica. Vantano importanti musei e pinacoteche che
ospitano raccolte di notevole valore. Con la Scala e il
Nationaltheater, sono sede di grandi eventi musicali. Paragonabili anche l’estensione territoriale, la dimensione
demografica e la ubicazione geografica. Entrambe le città
sono a ridosso delle Alpi, vicino a laghi e montagne di bellezza straordinaria. Queste caratteristiche fanno di Monaco
e di Milano due luoghi dove la qualità della vita ha un
livello assai alto. Naturalmente tra le due città esistono
anche differenze considerevoli, prima tra tutte la lingua e
con essa la cultura e la mentalità. Ma le differenze, per chi
crede nella biodiversità e fino a prova contraria, sono da
considerarsi un ulteriore valore aggiunto.
INTERVe n t i
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DOSSIER
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Chi pensa a loro?
decide di chiudere l’ufficio di Monaco e le propone il trasferimento nella sede di Milano. Un’offerta che Marinella
vorrebbe accettare. Ne parla con Tobias impegnandosi a
portargli i bambini una volta al mese. Si rivolge al tribunale per chiedere l’autorizzazione al trasferimento e per poter
regolare le visite del padre. Lei e i bambini vengono nuovamente interrogati dallo Jugendamt. Primavera 2008. La
presenza dello Jugendamt nella vita dei due genitori e dei
loro bambini si fa sempre maggiore e alimenta il conflitto
tra i due ex-coniugi. Marinella ha difficoltà economiche e
accusa Tobias di non sostenerla adeguatamente. A giugno
il tribunale respinge la richiesta di trasferimento. Marinella
fa ricorso.
Lo Jugendamt continua la sua azione. I bambini sono spaventati. Piangono. Marinella promette ai figli che
non permetterà più che venga loro
fatto del male. Decide di reagire e di
difendersi e cerca aiuto. Viene a conoscenza dell’esistenza del CEED (Conseil Européen des Enfants du Divorce
– Consiglio europeo dei bambini del
divorzio) un’associazione di genitori di
bambini vittime di sottrazioni internazionali, e la contatta. Apprende che
il suo caso non è isolato. Viene a
sapere di bambini sottratti ai loro
genitori dallo Jugendamt, senza preavviso e assegnati a famiglie affidatarie. Decisione drastica e al stesso
TEMPO DRAMMATICA IL SETTEMBRE
2008 è in viaggio con i figli. Destinazione Milano. Qualche giorno dopo li
iscrive a scuola. Ottobre 2008. Marinella viene a sapere di essere ricercata
dalla polizia. Il 27 ottobre si costituisce e apprende che contro di lei è
stato spiccato un mandato di arresto
EUROPEO EMESSO A -ONACO GIÌ IL agosto quando si trovava ancora in
Germania e mentre i figli erano in
vacanza con il padre. Rischia fino a
cinque anni di prigione. “Strano che il
due settembre, presentandomi a
Monaco all’udienza di ricorso per il negato trasferimento,
ricorso anch’esso respinto, non sia stata arrestata” dichiara
Marinella. Ma quel giorno aveva già capito, sono sue parole, che si stava costruendo un caso per impedire che i figli
lasciassero la Germania, e per toglierle l’affido. Trascorre
una notte nel carcere di S. Vittore. Il giorno dopo viene
rilasciata con l’obbligo di firma settimanale.
Il due dicembre 2008 il Tribunale dei Minori di Milano
sulla base della documentazione ricevuta dalla Germania
dispone il rimpatrio immediato dei bambini. Marinella
denuncia anomalie ed irregolarità nella documentazione
prodotta dai giudici tedeschi. Ciò in particolare per quanto
riguarda la correttezza delle traduzioni il cui testo, non conINTERVen t i
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forme all’originale, assegna al padre l’affidamento esclusivo
dei figli. Marinella, delusa dalla decisione dei giudici italiani,
decide di non mandare più a scuola i figli e di nasconderli. Il
giorno dopo le arrivano in casa i carabinieri. Da quel
momento dà inizio alla sua azione di informazione, di
denuncia e di protesta. Contatta giornali e televisioni e scrive alle Istituzioni italiane ed europee. Tra gli altri, al Presidente della Repubblica e al Ministro della Giustizia. Il 26
gennaio 2009 i giudici della Corte d’appello rendono noto di
aver rilevato “condizioni ostative” alla concessione dell’estradizione e che pertanto non accolgono la richiesta delle
autorità tedesche. Marinella resta in Italia. Ciò non serve ad
impedire che rimanga oggetto non solo di uno, ma di due
procedimenti a suo carico, uno in campo penale e l’altro in
campo civile. Uno, per il reato di sottrazione di minori, l’altro
per non aver dato luogo al rientro dei bambini ordinato dai
giudici. Nel mese di marzo avanza ricorso in Cassazione
contro la decisione del Tribunale dei Minori di Milano. I
tempi tecnici dei ricorsi in Cassazione sono lunghi e Marinella non può e non vuole tenere a lungo i figli nascosti. I suoi
avvocati contattano quelli dell’ex-marito e tra le parti ha
così inizio una mediazione stragiudiziale con lo scopo di
arrivare a sottoscrivere un accordo con il quale Tobias rinuncia al rimpatrio dei figli e Marinella si impegna a far riprendere i contatti tra lui e i bambini. Aprile 2009. Firmato l’accordo Leonardo e Nicolò riprendono la scuola. Otto maggio.
Marinella va a prenderli a scuola, ma non li trova. Li hanno
presi i carabinieri, per consentirne il rientro in Germania.
Dopo quell’otto maggio Marinella accentua la sua campagna di informazione e di denuncia. L’eco che ne deriva è
forte. Rilascia interviste a quotidiani, riviste e televisioni, e
contatta parlamentari italiani ed europei. Tra questi l’on.
Alessandra Mussolini, Presidente della Commissione ParlaMENTAREPERLINFANZIACHEINUNATRASMISSIONEDI#ANALE
si impegna ad andare a fondo nella questione e dice persino di volersi recare personalmente in Germania. Il venti
maggio il ministro Frattini istituisce una task force interministeriale sulla sottrazione internazionale dei minori.
Questo in Italia. E in Germania?
In Germania Tobias è impegnato nella delicata fase di
normalizzazione della vita dei figli. Raggiunto da un cronista italiano de “il Resto del Carlino” rilascia per la prima
volta un’intervista che viene pubblicata l’otto giugno, a un
INTERVe n t i
DOSSIER
mese dal rientro dei bambini. Tobias dichiara che Leonardo
e Nicolò stanno bene e che hanno ripreso con piacere la
scuola e parla di come trascorrono la giornata ed i fine
settimana. Poi parla anche della stampa italiana che si
dimostra “priva di senso critico”. E delle “bugie dell’exmoglie: non appena si è accorta che io e i ragazzi eravamo
felici di stare insieme, ha cercato di andarsene per sempre
in Italia. In questo modo voleva ridurre i miei incontri con
i bambini, e alla lunga di impedirli. Solo a questo punto ho
spiegato al nostro consulente coniugale, ai periti del tribunale e al giudice che i due bambini avevano un bisogno
profondo e urgente del loro padre; della sua tenerezza per
bilanciare il rapporto rigido e duro con loro madre, e con i
suoi interventi duri e possessivi”. Sono le parole di Tobias,
che continua: “In Italia è stata violata la mia sfera privata.
In Germania il caso è conosciuto per fortuna solo da poche
persone coinvolte. Purtroppo, è proprio la signora C. che
non conosce limiti. Finora ho potuto tenere lontana la
stampa e continuerò a farlo, con la sola eccezione di questa intervista. Io desidero solo una cosa: vivere in pace con
i miei figli. Mi rammarico molto per come estranei si immischiano nelle nostre faccende e cercano di aizzare gli
animi. Mi appello a tutti, e in particolare alla signora C.:
preservate la nostra sfera intima e privata”.
Signor R. siamo qui a parlare di Lei, dei Suoi figli e della
Sua ex-moglie, e Lei penserà che non abbiamo ascoltato il
Suo appello. Vorremmo però tranquillizzarLa. La Sua vicenda ci sta a cuore. Non la seguiamo con occhio inquisitore,
bensì desideriamo sinceramente che per i Suoi figli presto
si trovi una soluzione che permetta ciò che è un loro sacrosanto diritto, avere una casa, una vita serena e l'affetto dei
loro genitori.
Torniamo in Italia. Marinella non ha notizie dei figli, non
le è permesso sentirli tanto meno andarli a visitare. Nonostante non possa mettere piede sul suolo tedesco, il 22
giugno il Tribunale di Monaco la diffida dall’avvicinarsi a
meno di 200 metri dall’abitazione dei bambini o dalla
SCUOLAPENAUNAMULTADI%UROOINALTERNATIVASEI
mesi di prigione. Il sette luglio quattro parlamentari italiani inoltrano un’interrogazione scritta al Presidente del
Consiglio e ai Ministri degli Esteri e della Giustizia chiedendo quali azioni si intendano intraprendere, in sede comunitaria, al fine di persuadere il governo di Berlino ad aprire
un dialogo con i rappresentanti dello Jugendamt. A questa
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interrogazione ne seguono svariate altre che restano senza
risposta. La vicenda ha ormai assunto una dimensione
internazionale e tocca il delicato intreccio dei rapporti tra
LEDIPLOMAZIEDEIDUE0AESI-ARINELLARACCOGLIEOLTRE
firme per una maxi-petizione. L’eco della sua battaglia
GIUNGE AL 0ARLAMENTO %UROPEO DI 3TRASBURGO DOVE IL novembre l’on. Cristiana Muscardini presenta un’interrogazione alla Commissione.
Inizio 2010. Tutte le iniziative fin qui messe in azione, le
conferenze stampa, le interviste giornalistiche e televisive,
le petizioni e le interrogazioni non bastano a consentire
che Marinella possa rivedere i figli. La donna è disperata. Il
19 febbraio 2010 è a Monaco. Vede i figli per strada, li
chiama. I tre non si vedono da dieci mesi. Si abbracciano e
vanno via insieme. Di loro da quel giorno non si ha più
TRACCIA 1UALCHE GIORNO DOPO 2ADIO DIFFONDE QUESTA
dichiarazione:
“Buongiorno a tutti, sono Marinella C. Avrete già ormai
tutti sentito che Leonardo e Nicolò sono di nuovo con me.
Stiamo bene, siamo contenti. (...) Io sono dovuta andare da
sola a riprendere i miei figli perché, era chiaro, una volta
rimandati in Germania, dall’Italia nessuno sarebbe più
andato a liberarli. E in Germania qualsiasi prova io possa
portare delle illegalità che sono state fatte nei miei confronti non interessa a nessuno. (...) Erano dieci mesi che
non potevo vederli senza nessuna ragione chiara. (...) Quindi ho dovuto farlo. Non ho fatto niente di speciale, ho fatto
quello che qualsiasi genitore responsabile nei confronti dei
propri figli avrebbe fatto. Io spero soltanto adesso che,
finalmente, vengano riconosciuti i diritti dei miei figli,
anche quello di avere due genitori, e questo potrà succedere solo in Italia”
Jugendamt
Nella vicenda C.-R. lo Jugendamt ha svolto un ruolo
importante e merita un approfondimento. Letteralmente
la parola “Jugendamt” vuol dire “ufficio della gioventù”.
L’Ufficio è la principale istituzione tedesca a sostegno
dell’infanzia e della gioventù e fa parte dell’amministrazione comunale. Gli Jugendamt assistono e supportano
i tribunali dei minori in merito a tutte le questioni
riguardanti la potestà genitoriale e il diritto di visita.
Partecipano e collaborano nelle cause e nei dibattimenti
processuali.
Sicuramente sono moltissimi i casi in cui gli Jugendamt
svolgono opera meritoria. Sussistono tuttavia molteplici
situazioni che gettano ombra sull’istituzione e richiamano
critiche dall’interno e dall’esterno della Germania. Numerosi episodi di ingerenza nella vita delle famiglie sono stati
denunciati dai media. In una trasmissione del 22 gennaio
2009 il canale ARD (prima TV tedesca, ndr) parla di centinaia di casi di genitori ai quali sono stati tolti i figli e che
non hanno chance di riaverli e afferma che in nessun altro
Paese europeo i servizi sociali hanno un potere paragonabile a quello degli Jugendamt tedeschi. Il 18 marzo scorso
la TV americana CBN ha denunciato senza mezzi termini lo
strapotere del servizio sociale tedesco che “terrorizza e
distrugge le famiglie e fa affari sulla loro pelle”. Questi
sono solo alcuni esempi della pessima reputazione che si è
andata formando intorno a questo servizio sociale tedesco.
Ad essi si aggiunge quello della signora C. Nelle sue interviste Marinella racconta di minacce, ricatti e tentativi di
manipolazione dei funzionari dell’ufficio. Questi interrogano i bambini uno alla volta e a porte chiuse e tentano a più
riprese di mettere in cattiva luce la madre. Una psicologa
le fa visita per verificare se è idonea a svolgere il ruolo di
madre. Un curatore legale, “Verfahrenspfleger”, scrive al
giudice evidenziando il rischio che i bambini non siano
accettati in Italia per il loro accento tedesco. Anche Tobias
nella sua unica intervista commenta l’operato dello Jugendamt. “Le accuse allo Jugendamt sono assolutamente
ingiuste” egli dice. “Durante il processo ha dato il suo parere solo due volte, sostenendo che era meglio per i bambini
vivere con il padre in Germania, piuttosto che con la madre
in Italia. Simili consigli sono giunti anche da parte del
perito che il tribunale ha voluto consultare”. Insomma
affermazioni diametralmente opposte. Comprensibile, visto
che si tratta di persone che hanno un contenzioso.
Esistono però pareri sicuramente meno soggettivi. A
Strasburgo ad esempio la questione Jugendamt è ben nota.
Il Parlamento Europeo ha dichiarato come ammissibili
molte delle petizioni pervenute negli ultimi anni. Il 22
dicembre 2008 la commissione per le petizioni del Parlamento ha reso pubblico un documento di lavoro che tratta
delle numerose petizioni relative a “presunte misure discriminatorie e arbitrarie compiute dallo Jugendamt” e ha
affermato che “il suo operato rappresenta una questione di
reale preoccupazione per molti cittadini europei e deve
INTERVen t i
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DOSSIER
Quando troveranno la loro terra promessa?
bella risposta, ma così è.
Il dieci marzo scorso a Strasburgo
si è tenuta una conferenza stampa sui
metodi dello Jugendamt. Alla conferenza hanno partecipato alcuni europarlamentari tra cui il polacco on.
Zimasky e gli italiani on. Muscardini,
on. Pittella, on. Angelilli. Presenti
numerose famiglie, soprattutto tedesche, nonché il CEED con il suo presidente Olivier Karrer. Quest’ultimo ha
menzionato numerosi casi di abusi
compiuti dallo Jugendamt e ha affermato che lo scopo dell'ufficio è quello
di difendere gli interessi tedeschi contro i cittadini stranieri.
Insomma pare proprio che un “problema Jugendamt” esista e sia piuttosto grave. Da più parti nel mondo
l’istituzione è sotto accusa. Se anche
soltanto la metà degli abusi e delle
discriminazioni denunciate a suo carico risultassero vere, la Germania,
paese fondatore dell’UE, ha il dovere
di indagare e correre ai ripari anche
alla svelta. Una drastica correzione
dei metodi e delle procedure e una
riforma in senso democratico dell’istituzione appaiono indifferibili.
quindi essere affrontata con urgenza dalle autorità responsabili a livello nazionale”. Il documento cita tra le altre la
“Petizione dei dieci genitori” inviata dal CEED che afferma
che lo Jugendamt non trova corrispettivi negli altri Stati di
diritto e che i suoi poteri sono molto estesi giungendo a
comprendere quelli propri di un giudice. Obiettivo della
petizione è che lo Jugendamt venga dichiarato illegale e di
conseguenza abolito. Il 20 gennaio 2010 la Commissione
Europea risponde all’interrogazione dell’on. Muscardini del
NOVEMBRE % AFFERMA CHE hLE MATERIE INERENTI
all’esercizio della responsabilità genitoriale, anche nei casi
con implicazioni transnazionali, sono competenza degli
Stati membri e non già dell’Unione europea”. Non è una
INTERVe n t i
Il quadro giuridico e normativo
Vogliamo ora collocare la nostra storia nel quadro normativo vigente. Ciò è importante per capire come mai
determinati eventi siano potuti accadere e per formulare
ipotesi sugli sviluppi a venire.
Nel quadro giuridico un posto preminente è occupato
dalla Convenzione dell’Aia del 1980. Questa ha il fine di
assicurare che i diritti di affidamento e di visita previsti in
uno Stato siano effettivamente rispettati negli altri Stati
contraenti. Per quanto riguarda i casi di sottrazione internazionale, con la Convenzione dell’Aia gli Stati firmatari hanno
stabilito procedure tese ad assicurare l’immediato rientro del
minore nel proprio Stato di residenza abituale, nonché a
garantire la tutela del diritto di visita. Il fulcro organizzativo
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DOSSIER
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Sballottati da una città all’altra
intorno al quale ruota la sua concreta
attuazione è l’istituzione, in ciascuno
Stato contraente, di un’Autorità centrale incaricata di adempiere agli obblighi imposti dalla Convenzione. Questi
organi centrali “devono promuovere la
cooperazione tra le autorità competenti nei loro rispettivi Stati, al fine di
assicurare l’immediato rientro dei
minori”. Il presupposto sul quale si basa
il buon funzionamento della Convenzione è quindi quello della reciproca
fiducia tra gli Stati firmatari. Oltre alla
Convenzione dell’Aia, in ambito più
strettamente europeo c’è il Regolamento 2201/2003, noto come “Bruxelles II bis”. In estrema sintesi, il regolamento stabilisce che foro competente
per le decisioni in merito alla sottrazione è quello dello Stato di abituale
dimora e che i tempi di rientro dallo
Stato dove il minore è stato trasferito
debbono essere rapidissimi (sei settimane). Il regolamento stabilisce che “le
decisioni pronunciate in uno Stato
membro sono riconosciute negli altri Stati membri senza che
sia necessario il ricorso ad alcun procedimento”, senza “procedere al riesame della competenza giurisdizionale del giudice dello Stato membro d’origine” e che “in nessun caso la
decisione del giudice può formare oggetto di un riesame del
merito”. In pratica sia Convenzione che Regolamento affermano il principio della reciproca fiducia.
Molto bene. Tuttavia, tale assunto può rivelarsi problematico. Infatti la sua validità sussiste solo se norme e
procedure applicative dei diversi Stati contraenti sono
basate su criteri giuridici comparabili. In parole semplici il
sistema funziona così: io, Stato A, riconosco a te, Stato B,
l’autorità di procedere a carico di un mio cittadino in quanto assumo che le tue procedure interne, ancorché diverse
dalle mie nella prassi organizzativa, soddisfino requisiti
della correttezza formale, della legittimità e della non
incompatibilità. Ma ciò è sempre vero? Lo è stato nel caso
dei coniugi C.-R.? Insomma si può porre la domanda, se
l’assunto sia sempre valido o se la sua validità non sia
invece da dimostrare. Porsi cioè in contraddittorio con esso.
In fondo stiamo parlando di sottrazione di minori e non di
furto di biciclette. Se l’assunto della reciproca fiducia viene
meno, dobbiamo allora porci la questione se non possano
verificarsi situazioni in cui nocivo sia non il trasferire il
minore in un altro Stato, bensì il mantenerlo dov’è. Se in
tali situazioni non possa diventare opportuno, e perfino
necessario, allontanare il minore dallo Stato di abituale
dimora. Farlo proprio allo scopo di garantirne la protezione.
Porsi la questione di chi debba ravvisare le circostanze
nocive per il minore e compiere le azioni orientate a contrastarne i pericoli. Deve essere un’autorità dello Stato?
Deve essere un genitore? E cosa succede se è proprio lo
Stato a rappresentare il pericolo per il minore? Se un genitore abusa dei suoi diritti di custodia, lo Stato può (e deve)
intervenire, ma cosa deve (e può) fare un genitore se ad
abusare è lo Stato? Se ad abusare sono cioè le istituzioni
che dovrebbero garantire protezione e incolumità del
minore? Cosa deve fare in particolare il genitore straniero
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che vive in un altro Stato e ravvisa scorrettezze gravi da
parte proprio dei funzionari che lavorano nell’organizzazione statale? Può rivolgersi all’autorità giudiziaria del proprio
Stato e denunciare il comportamento anomalo delle istituzioni straniere? La Convenzione dell’Aia sarebbe di aiuto o
di impedimento? Il caso della signora C. può essere fatto
rientrare nella suddetta fattispecie?
Un altro aspetto che rende discutibile l’assunto della
reciproca fiducia è la grande diversità delle norme di diritto di famiglia degli Stati europei. Con il regolamento Bruxelles II bis l’Europa, invece di tentare di eliminare le anomalie tra le norme nazionali e procedere ad una armonizzazione, ha preferito realizzare un dispositivo che fa rientrare ogni disputa transnazionale entro i confini dello Stato
in cui risiedono le persone fisiche interessate al contenzioso. Ovvero entro l’ordinamento giuridico vigente all’interno
di tali confini. Affermando di voler assicurare che i diritti di
custodia e di visita previsti in uno Stato siano rispettati
negli altri Stati contraenti, di fatto sia la Convenzione
dell’Aia sia Bruxelles II bis legittimano le contraddizioni tra
gli ordinamenti. E in virtù della reciproca fiducia estendono
meccanicamente le anomalie giuridiche di uno Stato ad un
altro che ne è privo.
Un altro tema importante, ma parimenti critico, è quello della mediazione. Nel testo della Convenzione dell’Aia la
parola “mediazione” non appare. Non ce n’è traccia. Nel
Regolamento Bruxelles II bis è invece nominata. Soltanto
una volta. Vediamo: “le Autorità centrali provvedono, direttamente o tramite le autorità pubbliche o altri organismi a
facilitare un accordo fra i titolari della responsabilità genitoriale, ricorrendo alla mediazione o con altri mezzi, e ad
agevolare a tal fine la cooperazione transfrontaliera”. Non
è molto, ma meglio di niente. Cooperazione transfrontaliera è una bella espressione solo che resta poi difficile capire
chi deve cooperare con chi. Nel caso di Tobias e Marinella
c’è stata cooperazione tra gli Stati? C’è stata almeno la
mediazione? Qualcuno (e chi se non lo Jugendamt?), ha
provveduto a facilitare un accordo fra i due genitori? A
giudicare dalla descrizione dei fatti si direbbe che l’unico
tentativo ha avuto luogo nella primavera 2009 e aveva
l’obiettivo di far uscire i bambini dal luogo nascosto dove
la madre li teneva, far loro riprendere la scuola e consentire al padre di poterli vedere. Il Tribunale dei Minori di
Milano ha cercato di favorire la mediazione convocando le
INTERVe n t i
DOSSIER
parti. L’accordo è stato firmato dagli avvocati e i bambini
hanno ripreso la scuola. L’atto è stato poi trasmesso anche
alle Autorità centrali dei due Paesi ed al Tribunale di Monaco. Dopo poche settimane però l’avvocato tedesco ha mandato un fax al Tribunale di Milano, ma non alla controparte, dicendo che la mediazione non interessava più e che i
bambini dovevano immediatamente tornare in Germania. Il
Procuratore del Tribunale dei Minori di Milano ha dato
seguito alla richiesta e ha inviato la forza pubblica a scuola. Il resto lo conosciamo.
Alla conferenza stampa del dieci marzo l’on. Angelilli,
vicepresidente del Parlamento Europeo, ha affermato di
essere stata nominata, a partire da gennaio 2010, mediatrice del Parlamento Europeo per i casi di sottrazione
internazionale e di aver già ricevuto cinquanta casi, tutti
con entrambi i genitori disponibili alla mediazione. La
precedente mediatrice e parlamentare europea, l’on.
Gebhardt, tedesca, nel 2007 ha predisposto un’interessante relazione in cui emergono le difficoltà di collaborazione
con le Autorità centrali e ciò proprio perché la Convenzione dell’Aia non contempla affatto la mediazione. Cosa che
sapevamo già. La relazione termina con una serie di raccomandazioni orientate a promuovere il ruolo della
mediazione e a facilitarne l’adozione. Insomma, per quanto sicuramente importante, l’esistenza della figura di
mediatrice europea svincolata dalla Convenzione dell’Aia,
ha valore più che altro politico e di indirizzo. E fin quando
convenzioni e trattati non incorporeranno l’esigenza di
impiegare la mediazione a basso livello, tale indirizzo è
destinato a rimanere frustrato. Inoltre per motivi geografici la figura della mediatrice europea rimane lontana da
gran parte dei casi individuali che avvengono in Europa.
Lontana e direi anche sconosciuta. Si impone dunque che
la mediazione si conquisti un posto di rilievo, che ottenga
riconoscimento e rispetto, che rappresenti l’approccio da
preferire già in fase preliminare. Dirò di più: che diventi
obbligatoria. Trattati, regolamenti e convenzioni sono solo
un meccanismo di difesa, a effetto ritardato, che entra in
funzione quando eventi drammatici sono già accaduti. Un
meccanismo che non previene e che non agisce sulle
cause, ma solo tardivamente sugli effetti. Sulle cause
potrebbe invece agire la mediazione. Ma a questa, a quanto pare, non è dato spazio. Nelle convenzioni, come nelle
istituzioni, come nei fatti.
33
DOSSIER
A u s g a b e 2 / 2 010 F r ü h j a h r
Europa, sei tu la terra promessa?
)L FEBBRAIO LON -USCARDINI HA AVANZATO UA
proposta di risoluzione al Consiglio ed alla Commissione
invitando i due massimi organi europei a valutare la necessità di istituire un Ente centrale per il diritto di famiglia
nell’ambito dello Spazio giuridico europeo e ad affidare ad
esso la competenza di farsi carico in tempi brevi dei ricorsi eventuali delle parti in conflitto che si ritengono discriminate dalle decisioni di un tribunale nazionale di uno
Stato membro dell’Unione diverso dal loro. La risposta non
si è fatta attendere a lungo e il 16 aprile scorso la Commissione ha testualmente dichiarato che “ai sensi del trattato
sul funzionamento dell‘Unione europea e del trattato
sull‘Unione europea, l‘Unione europea non sembrerebbe
disporre delle competenze necessarie per istituire un Ente
centrale europeo per il diritto di famiglia, come suggerito
dall'onorevole parlamentare”.
È noto a tutti che la Costituzione Europea è naufragata
NELASEGUITODEIREFERENDUMDI&RANCIAE/LANDA)L
Trattato di Lisbona ha poi ripreso in gran parte il vecchio
testo e ora è stato approvato. Vi si legge: “le misure relative al diritto di famiglia aventi implicazioni transnazionali
sono stabilite dal Consiglio, che delibera secondo una procedura legislativa speciale. Il Consiglio delibera all’unanimità previa consultazione del Parlamento europeo. (…) I
parlamenti nazionali sono informati della proposta. (…) Se
un parlamento nazionale comunica la sua opposizione
entro sei mesi dalla data di tale informazione, la decisione
non è adottata. In mancanza di opposizione, il Consiglio
può adottare la decisione”. Insomma se un solo Paese UE si
oppone ad una decisione presa dai restanti 26, questa
salta. È chiaro che il modello parlamentare europeo, assai
bello sulla carta, rischia operativamente la paralisi.
Avremo un giorno un diritto di
famiglia europeo?
Scetticismo e pessimismo generali
lasciano poco spazio a questa speranza. C’è tuttavia un’altra domanda alla
quale qualcuno dovrà pur dare una
risposta. E anche presto. Che ne sarà
di Leonardo e Nicolò? Chi si farà carico di trovare una soluzione al loro
dramma? Il 17 marzo a Roma al
“Palazzaccio” c’è stata un’udienza
della Corte di Cassazione sul ricorso
contro la decisione del Tribunale dei
Minori di Milano del dicembre 2008,
quella che aveva disposto il rientro in
Germania dei bambini. Il Procuratore
Generale ha riconosciuto la fondatezza del ricorso e ne ha chiesto l’accoglimento. Va detto però che da dicembre 2008 molte cose sono successe. I
Roma, la sede della Corte di Cassazione,
detta “Il Palazzaccio” (Foto: Wikipedia)
INTERVen t i
A u s g a b e 2 / 2 010 F r ü h j a h r
DIG
Deutsch-italienische Gesellschaft Germering
„10 Jahre DIG“
Programm
drammi personali hanno velocità e tempi diversi da
quelli istituzionali. I bambini, forzatamente rimpatriati
prima, sono stati poi ripresi dalla madre recidiva. Tutto
ciò non potrà non avere un impatto sulle future decisioni dei tribunali. Svariate e molteplici le domande che
si pongono. Vediamole.
Se la Cassazione confermerà l’accoglimento del
ricorso, madre e figli potranno rientrare a Milano? I
bambini potranno rivedere il padre? Potranno essere
ascoltati da un giudice? I coniugi C.-R. potranno chiedere aiuto alla mediatrice europea per una soluzione
stragiudiziale della vicenda? Potrà esserci un intervento
delle diplomazie che aiuti nel superamento dei limiti
giurisdizionali degli ordinamenti nazionali? Ci sarà collaborazione tra i Tribunali di Monaco e Milano?
Insomma un bel groviglio di questioni, non c’è che
dire. Un groviglio che rende difficile prevedere se e
quando il calvario di questa famiglia avrà fine. Se non
ci sarà una soluzione europea, qualcuno ha ipotizzato
che Marinella lascerà l’Europa. Lei e i suoi figli se ne
andranno in un’altra terra, diversa dalla Baviera e
dalla Lombardia, e i bambini rischieranno di perdere il
padre. Rischieranno anche di perdere le loro due lingue, e le culture che dietro quelle lingue soggiacciono.
Per chi scrive, cittadino europeo e padre, questa ipotesi appare come una sconfitta dolorosa. Una sconfitta per le persone interessate. Una sconfitta per il
Vecchio Continente.
Leonardo e Nicolò sono solo un caso, emblematico se
si vuole, ma solo uno dei tanti, e sono migliaia e migliaia. Bambini discriminati, figli di famiglie miste penalizzate da leggi inadeguate. Oggetto di ingiustizie perpetrate ai loro danni da parte di una Terra di nome Europa
che fino ad oggi li ha traditi, mostrandosi incapace di
mantenere le sue promesse.
$ONNERSTAG5HR
Forum der Stadthalle Germering
Eröffnung der Ausstellung
„IT' ART 2010: L’Italia fuori d’Italia“
Dreizehn italienische Künstler, die in Bayern leben,
stellen aus.
$ONNERSTAG5HR
Stadthalle Germering, Orlandosaal
Jubiläumskonzert
mit Michele Manfrè, Tenor; Maria Grazia Patella, Sopran
und der Folkloregruppe “Trevigiano”
Freikarten bei Rita Diazzi Tel. 089-8413577
Anschließend ca. 20.00 Uhr, Schusterhäusl, Germering
Gemeinsames Essen mit den Musikern € 11,Schweinshaxe mit Brot und Knödel, Apfelstrudel mit
Vanillesoße. Anm. bei Rita Diazzi Tel. 089-84 13 577
&REITAG5HR
Kino, Stadthalle
Brot und Tulpen
Ein Film von Silvio Soldini. Entspannt, unaufdringlich,
humorvoll und augenzwinkernd erzählt Silvio Soldini
diese charmante Geschichte. „Brot und Tulpen“ ist eine
besonders gut gelungene Komödie, nicht zuletzt auch
aufgrund der wunderbaren Schauspieler.
Eintritt frei. Keine Platzreservierungen.
3AMSTAGAB5HR
Bauernhof Fa. Sepp, Hoflacherstr. 8, 82110 Germering
„La comunità di Camurana“ aus Italien kocht
italienisch.
Essen und Trinken zum Freundschaftspreis
3ONNTAG5HR
Per riferimenti e documentazione rimandiamo al
nostro sito web www.interventi.net (sommario)
Bauernhof Fa. Sepp, Hoflacherstr. 8, 82110 Germering
Heilige Messe in Italienischer Sprache
mit dem Chor der italienischen
katholischen Mission
anschließend „La comunità di Camurana“ kocht
italienisch. Essen und Trinken zum Freundschaftspreis
INTERVe n t i
36
ONLINE
A u s g a b e 2 / 2 010 F r ü h j a h r
YOUTUBE
Uno dei siti web più famosi del mondo
compie cinque anni
Marcello Tosetto
Il dominio www.youtube.com è
STATOREGISTRATOILFEBBRAIOED
il suo lancio ufficiale è avvenuto nel
novembre dello stesso anno. Nasce
dall’idea di tre amici americani che
avevano l’esigenza di condividere i
video registrati durante il tempo libero. Già un anno più tardi il dominio
ACCOGLIEVAOGNIGIORNOPIáDIMILA
nuovi video ed erano più di 100 milioni gli utenti che giornalmente si indirizzavano al sito per prendere visione
dei filmati presenti.
Presto YouTube è diventato non
solo una moda, ma un punto di riferimento per tanti cibernauti dove poter
vedere ogni tipo di filmato, dal mastino napoletano Annibale che quando
dorme russa come un uomo fino ad
una giovane ragazza intenta a parcheggiare la propria utilitaria di quattro metri in uno spazio di tre, passando per la splendida visione di tramonti in terra d’Africa. Insomma vi sono
filmati per tutti i gusti. YouTube ha
subito avuto un impatto sociale straordinario ed ha permesso a milioni di
persone locate nei posti più remoti del
Am 14. Februar 2005 wurde die Domain www.youtube.com registriert.
Drei amerikanische Freunde hatten die Idee, Ihre eigenen
Freizeitvideoclips über das Internet auszutauschen
Praxiszentrum beim Viktualienmarkt
CENTRO MEDICO BILINGUE
Medicina generale, flebologia
e scleroterapia
Dott. Univ. Parma
Stephan Guggenbichler
Dr. med Katrin Hoehne
&RAUENSTR-àNCHEN
4EL&AX
E-Mail: info@beinsprechstunde.de
www.beinsprechstunde.de
mondo di condividere immagini talvolta anche straordinarie. L’incalzare
delle tecnologie a basso prezzo e la
diffusione di videocamere sempre più
compatte hanno fatto il resto.
Ovviamente ci sono dei limiti sui
contenuti dei filmati. Questi limiti
sono dettati dalle leggi del Copyright
e della Privacy. Quindi non si possono
inserire trasmissioni TV, video musicali e musiche, concerti o commerciali
senza il permesso degli autori. Allo
stesso modo non si possono inserire
filmati che possono intaccare la privacy delle persone oggetto della registrazione video.
Come in tutte le cose, insieme ai
lati positivi del servizio, ci sono anche
i lati negativi. YouTube è riuscito
anche ad attirare un’infinità di individui meno civili che ha subito trovato
un modo anomalo di usare il servizio.
E quindi non è raro vedere tanti filmati dove “similuomini” si fanno ripren-
dere mentre si adoperano in atti vandalici, o si rendono protagonisti di
violenze contro i deboli.
Questo è dovuto al fatto che
YouTube non controlla ogni filmato
che viene caricato online e, se il filmato inserito non viene segnalato
come offensivo dagli utenti, rimane a
disposizione della visione di tutti i
cibernauti.
YouTube è diventato per molti
anche un mezzo per testimoniare
determinate storie e vicende che spesso attraverso i mass media e la censura di molte nazioni non arriverebbero
nelle nostre case. Prova lo sono stati
i disordini che sono avvenuti negli
ultimi mesi in Iran. Solo attraverso
YouTube il mondo ha potuto sapere
cosa effettivamente stava succedendo
in quel paese. Per lo stesso motivo
l’accesso al sito è stato bloccato in
diversi paesi, come nella Repubblica
Popolare Cinese, in Marocco ed in
Thailandia.
Se usato con cautela e con gli
opportuni filtri, YouTube può essere
considerato senz’altro utile e divertente. Sarebbe stato inimmaginabile,
ad esempio, fino a pochi anni fa poter
visionare i filmati direttamente registrati dalla cabina di pilotaggio degli
aerei durante decolli ed atterraggi o
cose altrettanto straordinarie.
Sono finiti i tempi durante i quali
bisognava necessariamente andare a
casa degli amici per sorbirsi le interminabili registrazioni video delle loro
vacanze. Basta avere il link giusto e
lo si potrà fare comodamente da
casa.
INTERVen t i
A u s g a b e 2 / 2 010 F r ü h j a h r
SALUTE
A favore della vita
I vantaggi dell’introduzione dei cosiddetti batteri “probiotici“ attraverso gli alimenti
Francesco Spanò
COSA SONO
I probiotici sono microrganismi che, se ingeriti in quantità adeguate, si integrano con la flora batterica intestinale
ed esercitano funzioni benefiche per l’organismo. Il nome
deriva dal greco “pro” e “bios” che si traduce: in “a favore
della vita” e si contrappone al termine “antibiotico”.
Ci sono alcune centinaia di specie batteriche che vivono
nel tratto gastrointestinale, costituendo un vero e proprio
ecosistema. La salute della flora gastrointestinale è essenziale non solo per il buon funzionamento dell’intestino, ma
anche per rafforzare l’organismo contro l’invasione di batteri e germi patogeni. È per questo che le colture alimentari di probiotici, o batteri amici, sono un modo sano e
senza effetti collaterali per aiutare l’intestino e per sostenere la vitalità delle nostre difese naturali.
Negli ultimi anni, i ricercatori hanno scoperto che i lattobacilli ingeriti oralmente possono stimolare l'attività delle
cellule immunitarie, che si nutrono di cellule tumorali e di
microrganismi invasori.
Inoltre il batterio Acidophilus DDS-1 produce notevoli
quantità di acidophilina, il più potente antibiotico naturale.
A COSA SERVONO
Le funzioni che i probiotici esercitano nell’organismo
sono molteplici:
s Funzione di difesa
Gli organismi probiotici producono sostanze antimicrobiche utili per combattere microbi “intrusi”
nell’organismo e rafforzano il sistema immunitario
dell’organismo ospite;
s Funzione “depuratrice”
I probiotici possono dirigere reazioni che portano
alla modificazione di tossine nocive per l’organismo,
rendendole innocue;
s Funzione coadiuvante
Alcuni dei batteri probiotici possiedono anche la
capacità di produrre vitamine del gruppo B,
indispensabili per molti processi che danno energia
all’organismo;
s Funzione preventiva
La colonizzazione del tratto intestinale operata da
questi microrganismi aiuta a preservare l’organismo
da altre eventuali colonizzazioni che possono essere
origine di malattie;
s Funzione digestiva
I probiotici aiutano l’organismo a digerire gli alimenti
e, in taluni casi, possono ridurre le intolleranze
alimentari. Favoriscono l’assimilazione di calcio e
altri importanti minerali.
I batteri più usati appartengono ai generi: Bacillus clausii, Bifidobacterium, Lactobacillus, Streptococcus, Leuconostoc, Pediococcus, Propionibacterium.
Sono contenuti in molti alimenti (spesso arricchiti con
questi microrganismi) e integratori alimentari.
QUANDO SI USANO
In caso di
s COSTIPAZIONEDIARREAFLATULENZAGONFIORE
s INSEGUITOADUNATERAPIAANTIBIOTICA
s CATTIVADIGESTIONE
s SCORRETTEABITUDINIALIMENTARI
Die sogenanten „probiotische Bakterien“
bringen dem Organismus mehrere Vorteile
INTERVe n t i
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A LMA NA C C O
A u s g a b e 2 / 2 010 F r ü h j a h r
Addio all’Erasmus
Ultimi ricordi dell’Erasmus: l’esperienza più intensa e toccante di tanti studenti
universitari europei.
Simona Morani
Cade la neve su Saarbrücken il
mattino della mia partenza. Cade
silenziosa e ricopre i tetti della città
che dorme ancora, o che dorme già, o
che è sveglia ma non fa rumore, alle
quattro in punto di questa mattina. I
miei coinquilini si sono alzati per
salutarmi: la mia amica Wibke, Carolin con le borse sotto gli occhi ma un
luminoso sorriso, e addirittura Michael, l’uomo di pietra, che incarna tutti i
peggiori stereotipi del tipico tedesco,
freddo e preciso, che non sbaglia i
calcoli delle spese nemmeno di un
centesimo, e organizza i turni delle
pulizie settimanali. Per un qualche
istante non l’ho detestato per le croste e gli aloni di unto che lascia sempre sulle padelle e sulle posate. E forse
anche lui ha perdonato le mie paranoie, adesso che parto. Wibke ha detto
che la neve è arrivata giusto per salutarmi, quest’anno non ne avevamo
ancora vista così tanta. Scende sui
tetti della Schumannstrasse, sulla
Johanneskirche, sulla sede di Radio
Salue, sulle tre valigie che abbiamo
trascinato davanti alla porta di casa in
attesa del taxi. Cerco di trattenere le
lacrime, alzo la testa verso l’alto e
guardo i fiocchi cadere.
Saarbrücken
Il cielo stamattina è viola, con strane sfumature dorate. Ho dormito circa
due ore e mezzo stanotte, con le canzoni di 103.7 UnserDing in sottofondo
che mi facevano compagnia per l’ultima volta, da quello stereo che ho
dovuto lasciare là perché nelle valigie
non c’era più posto. Certi momenti
non si scordano mai, nemmeno quando non si ha avuto il tempo o la voglia
di immortalarli in una foto. Siamo
rimaste lì fuori, io e Wibke, ad aspettare il taxi, a guardare la neve, a
goderci gli ultimi momenti insieme da
coinquiline. Parliamo del più e del
meno, del tempo e di cd, mentre i
minuti passano e il taxi non arriva.
Dovrebbe essere già qui, l’abbiamo
prenotato ieri sera verso le sette
quando ci siamo seduti tutti insieme
in cucina a brindare con il Soave da
pochi euro comprato al Plus, invece
non si vede ancora.
Wibke diventa sempre più nervosa,
ha paura che io perda il treno, che non
riusciamo ad arrivare puntuali al binario con tutti quei bagagli. Io non ho
paura, non so cosa provo, sono solo
confusa perché dopo un anno e mezzo
non è facile andarsene e fare finta di
niente, come se l’Erasmus da oggi in
poi fosse davvero un capitolo chiuso,
come se Saarbrücken fosse una città
come tutte le altre. Wibke va avanti e
indietro alla ricerca del taxi che ci ha
dato buca. La vedo laggiù, in fondo
alla fermata Brauerstrasse che maneggia col cellulare. In quel momento
SQUILLAANCHEILMIOOREDELMATtino. Non riconosco il numero, rispondo ed è Daniel, il coinquilino di Elisa
che ho conosciuto alla mensa universitaria soltanto una decina di giorni
fa, e che incredibilmente mi dice di
essere appena uscito dalla discoteca a
pochi isolati di distanza da casa mia e
mi chiede se per caso ho bisogno di un
passaggio in auto. Non credo alle mie
orecchie, è un evidente caso di telepatia provvidenziale! Proprio in quel
frattempo mentre Wibke torna e mi
dice che tutte le prenotazioni dei taxi
sono state momentaneamente cancellate per la neve… prova inconfutabile dell’essenza divina di Daniel!
Accettiamo immediatamente il suo
passaggio e trasciniamo i trolley fino
in fondo alla via lasciando la scia delle
ruote e le impronte delle scarpe sul
manto candido. Ci fermiamo tra la
fermata e il piccolo chiosco dei cinesi
all’angolo. In pochi minuti Daniel arriva temerario nella sua Golf ricoperta
da mezzo metro di neve. Carichiamo
tutto in fretta e furia, siamo già
bagnate fradice. Preso dall’ansia di
arrivare in ritardo, Daniel fa inversione di marcia in mezzo alla strada
proprio mentre alcune auto stanno
arrivando, e forse a causa di una leggera accelerazione sulla neve fresca,
in pochi secondi l’auto sbanda e
andiamo a sbattere contro il marciapiede.
Niente di grave, solo una manovra
mal riuscita. Ci accorgiamo solo in
quel momento che il nostro autista
improvvisato sta guidando in stato di
ebbrezza, ma chiudiamo un occhio
incrociando le dita, in fondo questa è
davvero un’emergenza. Due poliziotti
in fondo alla via ci osservano sospettosi, ma sono troppo lontani e decidono di non fermarci. Tiriamo un sospiro
di sollievo e, lentamente, arriviamo
sani e salvi in stazione. In tre è molto
più facile portare tutte le borse al
BINARIOTRENO)#DELLEPER
INTERVen t i
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Monaco di Baviera, vagone 10, posto
!BBIAMO TEMUTO DI ARRIVARE IN
ritardo, alla fine siamo arrivati in anticipo. E dopo avere appoggiato tutta la
montagna di roba al mio posto prenotato non è rimasto che salutarci. Con
le mani, con i baci, con gli abbracci,
con i sorrisi, con le parole, con i silenzi, con le lacrime. Ma tanto Wibke,
che cerca di farmi ridere muovendo le
mani in modo buffo come un mimo,
ha già detto che mi viene a trovare
quest’estate. E Daniel ha aggiunto che
nel caso tornassi io a visitare Saarbrücken posso stare a casa sua e di Elisa,
perché una stanzetta è sempre libera.
Allora non c’è più bisogno di lacrime,
e anche se scendono lo stesso non
sono per la tristezza, ma per l’emozione, l’attesa e la gratitudine per questo
anno e mezzo indimenticabile, fatto di
condivisioni, incontri che non avresti
mai detto, pratiche burocratiche
insormontabili, lezioni in tedesco
incomprensibili, pomeriggi a casa
dell’uno e dell’altro, malintesi linguistici, spaghetti col ketchup, gite nei
fine settimana, shopping sfrenato,
nottate in discoteca, amori di una
notte, amicizie passeggere e alcune
per la vita.
Si sente un fischio in lontananza e
questa volta si parte davvero, non c’è
nessun prolungamento. Le porte si
chiudono e mi attacco al finestrino.
Mentre il treno lentamente si mette in
movimento torno al mio posto seguendo con lo sguardo i due amici che
anche loro,sorridendo, mi guardano e
si incamminano verso le scale mobili
che portano all’uscita. E sfruttiamo gli
ultimi metri di visibilità per salutarci
ancora. Con le mani, con le mani, con
le mani, con le mani.
INTERVe n t i
A LM A NA C C O
Al cinema
Horror-fantascientifico o il sogno di un
ubriaco? Realtà e finzione si confondono
in un racconto adrenalinico: non perdete
la testa!
Sandro D. Fossemò
“Quei morti, pensò Mike, che possono
ancora vedere, anche se
non possono capire: quei morti sono
le nostre telecamere."
(Philip K. Dick)
Ero seduto in un angolo oscuro e isolato del cinema. Ad
un tratto, cominciavo a sudare e a sentirmi stordito. Avevo
bevuto molto e non stavo per niente bene. Nell’aria sentivo
la presenza della solitudine dello spirito umano che emanava il proprio vuoto dentro a quel locale chiuso e buio.
Mi sentivo in qualche modo imprigionato da una tetraggine deprimente che non mi lasciava respirare tanto che
avevo la sensazione di soffocare irreparabilmente; ma non
potevo far nulla, ormai ero entrato e ci dovevo rimanere.
L’alcool mi aveva senz’altro turbato. Se fossi uscito non
avrei di certo migliorato la situazione sapendo che avevo
perso l’occasione di guardare un bel film; naturalmente, nel
caso che lo spettacolo non mi fosse piaciuto, me ne sarei
andato via. Quindi sopportai quel malessere che non mi
lasciava libero e tranquillo con la speranza che tra qualche
istante sarebbe iniziato il divertimento.
A volte mi annoiavo così tanto che avevo voglia di dormire senza chiedermi come mi sarei sentito una volta
svegliato; forse mi sarei addormentato di nuovo ma non
potevo chiudere gli occhi e lasciarmi rapire dal sonno dopo
aver pagato il biglietto.
39
A LMA NA C C O
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Molto probabilmente quella indifferenza era causata dal
fatto che ero entrato senza sapere di quale film si trattasse.
Lì dentro non solo non riconoscevo neanche un individuo ma
non potevo nemmeno farmi notare da qualcuno a causa di
quella separazione indistruttibile che il buio generava.
«Non si potrebbe», provai a domandare a uno che si era
seduto accanto a me, «accendere la luce?».
Egli disse a bassa voce: «Con la luce non puoi guardare
bene lo spettacolo, idiota.»
Risposi con una battuta: «Sì, è vero... ma possiamo guardarci noi che, in fondo in fondo, siamo pure uno spettacolo.»
«Potremmo pure farlo, certo, però ciò non ha senso.»
«Perché?»
«È semplice: che senso ha vedere chi non conosci? Adesso lasciami in pace e per favore non venire più al cinema
ubriaco!»
Gli spettatori stavano immobili e assonnati. Nessuno
notò il mio stato di sofferenza psicologica. Avevo bevuto
davvero follemente.
Non vedevo l’ora che iniziassero a far girare la pellicola,
così avrei potuto immaginarmi, sognatore pazzo come
sono, di essere l’attore principale del film e, in quel modo,
tutti si sarebbero concentrati su di me, dandomi la soddisfazione di farmi sentire un personaggio importante, ma
purtroppo ben presto rimasi deluso: non riuscivo a seguire
lo spettacolo perché il film proiettato sul grande schermo
scorreva molto rapidamente e con una trama vuota e
disconnessa.
Alzai la testa e, appena vidi il fascio di luce del proiettore, mi accorsi quanto fosse inutile quel raggio luminoso
in un ambiente oscuro come questo dove non viene notato
da nessuno e, peggio ancora, non riusciva nemmeno a stimolare il nostro interesse verso un film che era impossibile
da osservare.
Sul capo mi cadde un mozzicone di sigaretta. Me l’aveva
gettata addosso uno strano uomo dal piano di sopra che
barcollava un po’ come se fosse una marionetta. Egli mi
osservava come se attendesse una mia reazione nervosa:
sembrava o meglio avevo la sensazione che mi sfidasse.
Quello che mi dava fastidio era che pur sapendo che era
stato lui non ero in grado di poterlo riconoscere perché il
buio rendeva indistinguibile il suo volto e la sua sagoma.
Mi alzai, lo guardai con ira ed esclamai: «Perché butti la
cicca qua sotto?»
L’uomo rispose: «Oh! Ti prego di scusarmi, ma credevo di
essere solo, come puoi vedere qui non c’è nessuno.»
«Cooosa?» Mi voltai subito e vidi che il cinema era
diventato improvvisamente vuoto: non c’era proprio anima
viva, persino quello strano uomo era scomparso.
Quando mi rigirai a guardare lo schermo, vidi che le
persone erano inspiegabilmente entrate nella base: esse
venivano mutilate dalle immagini cinematografiche che
scorrevano nello schermo, incessantemente, da sopra verso
sotto come grandi e affilate lamiere taglienti. Rimanevano,
nonostante la carneficina, calmi e passivi: sui loro volti non
c’era nessuna traccia di sofferenza ma neanche di piacere;
il loro movimento sembrava privo di un controllo mentale.
Non credendo a ciò che vedevo, gridai: «Ma cosa vi sta
succedendo?».
Esse ruotarono, lentamente e faticosamente, i loro corpi
mutilati e insanguinati, si voltarono un attimo e dissero:
«Ssss!... Sss!... Fai silenzio... Non distrarci... Guarda il film e
stai zitto!»
Terrorizzato mi alzai e scappai via. Alcune teste mozzate
fuoriuscirono dallo schermo come le palle di un cannone e
mi piombarono vicino ai piedi: appena mi videro pietrificato e inorridito, si misero a ridere a squarciagola. Una invece mi fissava freddamente negli occhi e, sorridendo mi
chiese con alterigia: «Non finisci di vedere il film?».
Ero frastornato e sentivo d’impazzire. Quella maledetta
testa continuava a insistere: «Non mi rispondi? Ti ho chiesto se non finisci di guardare il tuo film!» Non avevo più la
forza di rispondere.
«Allora…?», insisteva quel volto disgustoso.
Rimasi in silenzio.
«Mi devi rispondere!»
«Quale film? Io vedo solo trailer impazziti, disconnessi
l’uno dall’altro. Trailer senza senso.»
«Per noi è il film giusto... al momento giusto.»
Mi feci coraggio e a stento dissi:«Que... sto... questo ci...
cinema è terribile,davvero terribile!»
«Invece è bellissimo»
«No! Fuggirò via da qui!»
«Fallo, fallo pure, ma ricordati che la porta d’uscita è la
porta d’entrata di un altro cinema e così via...»
«Sì, forse hai ragione, ma perché devo per forza guardare?!»
«Perché, come ti ho detto, è il tuo film o meglio è il
nostro film. Comunque puoi sempre entrare nella base
dello schermo e partecipare anche tu al film dal vivo; così
ti adatterai alla tua realtà prendendone parte totalmente e
la smetterai di lamentarti come uno sciocco e di voler
scappare come un pazzo.»
«Ma quelle immagini mi ridurranno in mille pezzi! Non
voglio fare quella brutta fine!»
«Ah! Ah! Ah! Non sentirai niente! Fidati di me. Entra
nello schermo e poni fine al tuo dolore, per sempre.»
Tremante e sconvolto, senza via di scampo mi voltai e mi
recai verso il grosso schermo. Quando giunsi lì vicino però
non ebbi più il coraggio di entrare: quella carneficina era
veramente intollerabile. La testa continuava imperterrita a
fissarmi e, nel vedermi ancora indeciso, mi chiese: «Perché
ti ostini ancora?»
«Perché? Vuoi sapere perché? Te lo dico subito: evidentemente sono diverso!»
«E con ciò? Essere diversi non significa di certo essere
salvi o liberi.»
«Sì, hai ragione (tornavo sul mio sedile), ma attenderò
INTERVen t i
A u s g a b e 2 / 2 010 F r ü h j a h r
(mi sedevo) tranquillamente la fine del film o meglio di
questi maledetti trailer e poi... si vedrà.»
La testa rimase inquieta e silenziosa, ma continuava
a osservarmi in modo diabolico.
«Davvero? Non lo sai che il film non termina mai?»,
udii dall’alto una voce cupa e tremola: era sempre lui,
l’uomo irriconoscibile, quel maledetto individuo ombroso che stava sopra. Egli saltò giù al piano terra e mi si
avvicinò lentamente. Finalmente potevo riuscire a
vederlo da vicino. Era una creatura infernale! Era orrendo! Aveva un volto inespressivo, senza lineamenti. Al
posto degli occhi c’erano due piccoli fori, non aveva
naso e capelli, la sua bocca non era altro che un grosso
buco vuoto. Era realmente una specie di manichino
vivente, proprio come mi era sembrato prima.
Dopo esserci guardati a vicenda, si sedette accanto a
me e disse, come se stesse sorridendo: «Adesso ci vedremo insieme il film» Prese il suo grosso accendino di
ferro e accese la sigaretta. Poi continuò con quella sua
tetra boria: «Non credi che sia una bella idea?»
«Ma tu... chi diavolo sei!?»
«L’hai appena detto: il diavolo.» Rispose sorridendo.
Afferrai rapidamente il suo accendino e corsi via; poi
lanciai l’oggetto metallico in alto verso l’obiettivo del
proiettore che, appena si ruppe, fece cessare quell’odioso film.
Senza la luce del proiettore, la sala del cinema era
semibuia perché lo schermo cinematografico si era
trasformato in una gigantesca lampada che emetteva
una flebile luce, come un vecchio neon. Sembrava quasi
un maestoso occhio cupo.
Non vedevo più nulla di pericoloso. Le teste e quel
maledetto fantoccio che mi perseguitava scomparvero,
finalmente.
M’incamminai, molto agitato e incuriosito, verso lo
schermo per osservare da vicino quella luce così rigida,
tetra e terribilmente aliena. Mi venivano i brividi quando sfiorai con le dita quella superficie, illuminata internamente da qualcosa di artificiale e di ignoto.
La mia tragica sorte però non era ancora finita.
Appena mi voltai vidi un immenso pubblico che mi
applaudiva, dove tutti al posto degli occhi avevano due
piccole telecamere con l’obiettivo illuminato di una
luce rossa come quella del led. Notai, in quel momento
atroce, anche il mio corpo immobile, come se fosse
privo di vita, esattamente nel posto in cui mi ero seduto. Preso da un forte stato di eccitazione e delirio
incontrollabile, urlai nell’abisso del cinema.
A LM A NA C C O
Artisti italiani
in Baviera
Rubrica gruppi letterari
Scripta manent
Gruppo letterario
Contatto: Miranda Alberti,
EMAILMIRANDA HOTMAILCOM
Il primo
“Quaderno di
scripta manent”
del 2002
Incontri di letteratura spontanea
Gruppo letterario
Incontri presso l’Istituto italiano di Cultura
Hermann-Schmid-Str. 8 – Monaco (Aula 22)
Ogni secondo venerdì del mese ore 18.00
#ONTATTO'IULIO"AILETTI4EL
e-mail: giulio_bailetti@gmx.de
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Recca nella Villa Berlepsch a Planegg la riuscitissima
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Simonetti, Sante Recca, Martina Gärtner e Michele Golia)
Rimandiamo al nostro sito web per la lista
aggiornata: www.interventi.net/almanacco
INTERVe n t i
GA S T RO N O M I A
A u s g a b e 2 / 2 010 F r ü h j a h r
Quinto quarto –
das fünfte Viertel
Vergessener Fleischgenuss
Ernst Haase, Amateurkoch und Slow Food Mitglied
Normalerweise wird der Körper von Schlachttieren in
zwei vordere und zwei hintere Viertel zerteilt. Alles andere,
also die Innereien, der gesamte Kopf, der Schwanz und die
Füße abwärts von den Knien werden im Italienischen als
„quinto quarto“, also „fünftes Viertel“, bezeichnet. Früher
hatten die Arbeiter in den Schlachthöfen ein Vorrecht auf
die Teile des „quinto quarto“. Manches davon, besonders
die faltigen und netzartigen Gewebe um die Organe herum
(zu Deutsch Gekröse) wurde auch einfach durch die Hintertüren der Schlachthöfe von Testaccio hinausgeworfen und
landete in den Töpfen der Ärmsten - sofern die Hunde nicht
schneller waren. So kam die römische Küche zu ihrem Ruf
als „cucina povera“, also „arme Küche“, wenn nicht gar
„poverissima“, also „ärmste Küche“, und vieles vom „quinto
quarto“ wurde zu gastronomischen Spezialitäten der
Hauptstadt erklärt.
Dazu zählen auch die berühmt-berüchtigten Rigatoni
con la pajata, von denen der Autor des Führers „Le Guide
Xenofobe: Romani de Roma“ schreibt: „Man sollte sie nicht
probieren ohne die vorherige Garantie eines äußerst vertrauenswürdigen Kenners der Materie, andernfalls geht
man das Risiko ein, dass der Magen ausgepumpt werden
muss!“
Jedoch muss gesagt sein, dass sich unter diesen Körperteilen auch Muskelfleisch und Organe befinden, über deren
kulinarischen Wert in vielen Teilen der Welt kein Zweifel
besteht Berühmt ist in dieser Beziehung die chinesische
Küche mit ihrem Grundsatz, alles ist essbar, wenn es nur
fliegt oder schwimmt – außer Hubschraubern und U-Booten. Genauso wie die Sparsamkeit steht aber hinter diesem
Prinzip auch eine Achtung vor dem Tier, von dem man
nichts wegwirft.
Tutto ciò che è facile è buono, tutto ciò che è buono
è facile. Scelta e preparazione del cosiddetto
“quinto quarto” cioè delle interiora nell’arte culinaria.
Auch Slow Food vertritt die Ansicht, dass ein Tier keine
unedlen Teile besitzt. Deshalb widmete sich die vorangegangene Ausgabe des deutschen Slow Food Magazins dem
Schwein und brachte auch Rezepte für Schweineohren und
-füße. Sogar die Londoner gehen zum Essen in das „Restaurant St. John“, in dem Starkoch Fergus Henderson sein
Motto „Nose-to-tail-eating“ erfolgreich verkauft.
Die deutschsprachige Ausgabe der Zeitschrift Cucina
Italiana startete mit der Ausgabe Februar/März 2010 die
Serie „Neue Fleischkochschule für die vergessenen Teile“
und begann mit der Querrippe von Rind und Kalb, die hierzulande nur noch als Suppenfleisch dient.
Kalbsbackerl mit Kräuterkruste
Für 8 Kalbsbacken braucht man:
Suppengemüse, etwas Tomatenmark
Fast ein Liter Kalbsfond – oder
wenigerund dafür mehr Rotwein
Thymian, Rosmarin, Salz und Pfeffer
Ausnahmsweise wäre das sogar
ein Fall für ein bis zwei Löffel
anständigen Balsamico
Für die Kräuterkruste:
Altes Weißbrot, Eidotter,
weiche Butter, Petersilie,
Basilikum, Knoblauch,
Zitronensaft und -schale
Fleisch ziemlich scharf in Olivenöl anbraten. Separat würfelig geschnittenes Suppengemüse anrösten, Tomatenmark, Kalbsfond und Wein sowie Kräuter dazugeben, zum
Fleisch in einen Schmortopf legen, zuerst eine Stunde offen bei 180° braten, Wein
nachgießen, zudecken, bei 160° eine weitere Stunde zugedeckt schmoren.
Für die Kräuterkruste weiche Butter schaumig rühren und Eigelb dazugeben. Entrindetes,
kleinwürfelig geschnittenes Weißbrot mit Kräutern mixen. Buttermasse dazugeben, mit
Knoblauch, Zitronensaft und -schale, Salz und Pfeffer abschmecken.
Die geschmorten Backen warm stellen und das Gemüse passieren oder aufmixen, mit
Salz und Pfeffer abschmecken, die Kräuterpaste darauf streichen und unter den Ofengrill
schieben. Getrocknete Steinpilze, eingeweicht und ausgedrückt, hätten in der Kräuterkruste auch noch Platz.
Dazu gibt es bei mir Gemüse und Polenta oder nördlich des Alpenhauptkammes
aufgebratene Serviettenknödel.
INTERVen t i
A u s g a b e 2 / 2 010 F r ü h j a h r
ALMANACCO
Vi prego
Giulio Bailetti
Vi prego,
abbiate un po’ di pazienza,
dura solo un minuto;
si tratta della mia gatta
nera.
Da 18 giorni lei non viene
più.
No, io non volevo ferirla,
credetemi.
Ich hoffe, dass immer mehr Verbraucher von billigem
Discounter-Fleisch Abstand nehmen und versuchen aus
den von Haus aus preiswerteren Stücken tolle Gerichte zu
zaubern. Nur die Fernsehköche bemühen sich noch, das
„quinto quarto“ aus der deutschen Küche zu verbannen.
Das liegt neben der Quotenhascherei sicher auch daran,
dass in der Kürze der Sendungen Gerichte mit langer Garzeit unmöglich darzustellen sind.
Hier ist ein praktisches Beispiel für ein besonderes Fleischstück nach meinem Geschmack: Die Backen von Kälbern
und Ochsen, die wegen der Psychose um BSE einige Jahre
hier nicht zu haben waren, aber inzwischen auf Bestellung
beim Metzger wieder zu kaufen sind. Die Zubereitung ist
nicht einmal schwierig, einzig wichtig ist das lange Schmoren. Das folgende Rezept ist so ähnlich schon 1989 in
Alfons Schuhbeck’s Buch „Das neue bayrische Kochbuch”
erschienen. Fast identisch damit ist das Rezept von Thomas
Haselwanter, italienisch alias Kaselvanter vom Unterwirt in
Gufidaun bei Klausen/Südtirol, der dazu geschrieben hat:
„Alles Einfache ist gut, alles Gute ist einfach.“ Die beiden
Rezepte differieren von der Menge des Fleisches: Schuhbeck nimmt für vier Personen acht Kalbsbacken, Haselwanter zwölf. Entweder sind dort die Kälber kleiner oder die
Südtiroler sind verfressener als die Bayern!
Ähnlich läuft die Zubereitung aller Gerichte mit Ochsenschwanz, der seit Jahrzehnten nur noch in die Suppe verbannt wurde. Auch die „coda vaccinara“ gehört zu den
Spezialitäten Roms, und in Norditalien haben viele Köche
– einschließlich des von mir verehrten Locatelli in London
– entdeckt, welch einen wunderbaren Geschmack das
Fleisch des geschmorten Ochsenschwanzes einer Füllung
von Ravioli verleihen kann. Ich habe ihm auch eine neue
Rolle gegeben: Anstelle des öden und dubiosen Hackfleisches verwende ich das nur knapp für eine Suppe gekochte
Fleisch als Basis für eine kräftiges Ragout: Mit dem Messer
gehackt, ergibt es eine sehr geschmackvolle Bolognese.
Den nächsten Artikel in INTERVenti widme ich dem
gleichen Thema, aber den aus deutscher Sicht prekäreren
Teilen des „quinto quarto”, nämlich le „frattaglie“, den
Innereien.
INTERVe n t i
L’ultima volta che l’ho
vista,
le ho solo detto,
che lei non può
prendersi cura,
di tutti i gatti randagi del
mondo;
che questo non è umano
o felino,
in questo caso
fa lo stesso.
L’ho implorata di non cercare
di risolvere da sola
tutti i problemi
del mondo.
Non che lei
non ne abbia le capacità.
Ce le ha,
eccome!
È solo
che è
quel maledetto tempo
che non le basta.
I gatti randagi sono tanti,
quasi tutti
e lei è una sola,
anche se speciale,
ve lo giuro.
Sì, gliel’ho ammesso,
che lei è anche molto veloce,
a piedi,
con il tram,
con il treno,
per non parlare di
come va divinamente in
bicicletta.
E lei corre
tutto il santo giorno,
ad aiutare,
un po’ qua
e un po’ là.
E poi i gatti,
e anche qualche gatta,
la leccano
per riconoscenza.
E lei è contenta così.
Queste leccate le
bastano.
Le restituiscono la forza
spesa.
E poi se ne va
intrepida
dal prossimo.
No, io non volevo offenderla,
dicendole questo,
anzi.
Volevo solo farla
riflettere, che
il gatto aiutato poi
soddisfatto
aspetta il prossimo
aiuto,
che aiutare è come
una droga,
che rende l’aiutato
sempre più dipendente,
che con il tempo
le dosi
si fanno necessariamente
più massicce.
Volevo solo dirle che,
mi sembrava veramente
un peccato
che lei,
così giovane
e bella,
si fosse fissata
in una cosa così.
giulio
S E G NA LA Z IO N I
A u s g a b e 2 / 2 010 F r ü h j a h r
Luigi Fedeli,
fotografo dell’anno 2010
Pamela Lanciotti
Ad Orvieto in Umbria, come ogni
anno, si è svolta la rassegna che premia i migliori fotografi professionisti
italiani e stranieri. L’edizione di
quest’anno ha visto una partecipazione enorme di concorrenti: oltre 2800
sono state le foto inviate creando un
superlavoro ai giurati riuniti durante
“Orvieto Fotografia” che al termine
però non hanno avuto alcun dubbio
ed hanno assegnato il primo premio
“FIOF PROFESSIONAL PHOTOGRAPHY
AWARDS 2010”* (il riconoscimento
più ambito per un fotografo professionista) a Luigi Fedeli. Il fotografo
titolare dello studio Symbol di via
Pizzi a San Benedetto del Tronto, è
stato invitato a salire sul palco per
ben altre sette volte, aggiudicandosi
oltre al premio già citato, il primo
premio assoluto, più due Gold Awards, un Silver ed un
Bronze Awards per la categoria Matrimonio ed infine due
Bronze Awards per le categorie Ritratto e Commerciale.
Una pioggia di riconoscimenti per Luigi Fedeli che da
OLTREANNIESERCITACONMAESTRIAUNAPASSIONECHEGIÌGLI
è valsa numerosi premi nazionali ed internazionali. Ora la
vera consacrazione sul gradino più alto del podio: è l’affermazione di un professionista attraverso il suo stile e la sua
sensibilità artistica, un vanto per la città di San Benedetto
che può annoverare fra i suoi concittadini il miglior fotografo italiano dell’anno 2010 e soprattutto la consapevolezza per tutti noi che tenacia e talento siano ricompensati da grandi successi. Le immagini premiate sono visibili
PRESSOIL0ALAZZODEI3ETTEAD/RVIETODALMARZOAL
aprile 2010, presso lo studio Symbol, sul sito internet di
Luigi Fedeli e a breve saranno allestite esposizioni e mostre
fotografiche in tutta Italia e all’estero. Una delle foto vincitrici
Per maggiori informazioni:
*http://awards.fiof.it
Info: www.luigifedeli.com
INTERVen t i
A u s g a b e 2 / 2 010 F r ü h j a h r
S E G NA LA Z IO N I
ECHT ITALIEN
Musik, Kabarett, Genuss, Kunst
&R5HR
,AUDACH!TELIERS,ANDSBERGERSTR-àNCHEN
KONTAKTE
Austellung von Maura Marolla Metzdorf
Aquarell, Tempera, Kreiden
Vom 10.07. bis 07.08.2010
Ausstellungseröffnung am Fr, 09.07.2010
KUBIZ – Jahnstr. 1, München Unterhaching
INTERVe n t i
S E G NA LA Z IO N I
A u s g a b e 2 / 2 010 F r ü h j a h r
Baviera chiama Italia
Anna Zanco Prestel
Un’imponente testa leonina dal piglio rozzo e beffardo,
emblema della Baviera, a fronte di un volto femminile in
marmo levigato, enigmatica bellezza italica assurta a sinonimo di seduzione: con questo accostamento di grande
vigore espressivo la ”Haus der Bayerischen Geschichte“
lancia la sua campagna pubblicitaria in vista della Bayerische Landesausstellung 2010 ”Bayern-Italien“.
In un viaggio appassionante attraverso la storia delle
millenarie relazioni tra due partner ”ineguali“ prende il via
uno sguardo a ritroso dall’antichità fino alla fine del 18°
secolo in un percorso articolato in tre grandi mostre allestite tra il 21 maggio e il 10 ottobre nelle città di Füssen e
di Augsburg. Sotto il titolo ”Kaiser, Kult und Casanova“,
nella splendida cornice del Convento barocco di St. Mang
a Füssen, verranno analizzati i complessi rapporti
commerciali, religiosi e
culturali instauratisi tra
le due realtà lungo la Via
Claudia. A beni espositivi
di grande valore provenienti da chiese, musei, archivi e
raccolte private verrà affidato il compito di illustrare gli
eventi di maggiore e minore rilievo narrando anche le
vicende private di personaggi di spicco come Ludovico il
Bavaro e Casanova, ma anche di santi, delinquenti e
castrati il cui nome è a esse indisolubilmente legato.
Dipinti di Tiziano, Dürer e Holbein sono presenti
nell’esposizione allestita presso il Maximilianeum di
Augsburg ”Künstlich auf welsch und deutschen Sitten“ che
gravita nel segno del Rinascimento italiano e della sua
influenza su arti e architettura di Baviera. Un ponte ideale
tra passato e presente nel nuovissimo ”Bayerischer Textilund Industriemuseum“ di Augsburg è la mostra ”Sehnsucht,
Strand und Dolcevita“ nella quale si rievoca il diffondersi in
Germania di un nuovo stile di vita segnatamente italiofilo
sviluppatosi dalla tradizionale ”Sehnsucht“ tedesca verso la
cultura, le bellezze naturali e il ”savoir vivre“ italiano anche
come conseguenza dell’arrivo nel Sud della Germania di
migliaia di emigranti del Bel Paese in cerca di fortuna.
Un’iniziativa che, si spera, contribuirà al superamento di
vecchi cliché e stereotipi sull’Italia e gli italiani d’Italia e di
Germania ancora radicati nell’immaginario collettivo locale.
Tra le manifestazioni di cornice la mostra ”Bella Figura.
Italienische Buchmalerei in der Bayerischen Staatsbibliothek“ che dal 10 giugno al 18 agosto sará l’unico evento
collaterale ufficiale collegato alla ”Bayerische Landesausstellung 2010“. Da non perdere, sempre ad Augsburg, la già
inaugurata Kermesse ”Giro d’Italia“(6 marzo 2010 – Primavera 2011) presso la Staatsgalerie Moderner Kunst im Glaspalast, suggestivo itinerario da Nord a Sud nell’arte conTEMPORANEA TRA GLI ANNI E DALL)NFORMALE ALL!RTE
Povera fino alla Transavanguardia con capolavori di Fontana,
Burri, Vedova, Giacometti Marini, Corpora e Kounellis. Großer Preis von Italien 1935; Plakat; Treviso, Museo Civico di S.
Caterina; Foto: Soprintendenza B.S.A.E. per le province di VE, PD,
BL e TV / Luigi Baldin; Standort Landesausstellung: Augsburg,
Bayerisches Textil- und Industriemuseum
INTERVen t i
A u s g a b e 2 / 2 010 F r ü h j a h r
Cinema Italiano
S E G NA LA Z IO N I
Mai – Juni 2010
Italienische Filmreihe im Original
Mit einer italienischen Einführung von Ambra Sorrentino-Becker
Mittwoch 19. Mai 2010 um 19.30 Uhr
Mittwoch 9. Juni um 19.30
-ITTWOCH*UNIUM5HR
Tutta la vita davanti –
Du hast das ganze Leben
noch vor dir
Si può fare Wir schaffen das schon
L’orchestra di Piazza Vittorio –
Das Orchester von Piazza Vittorio
Italien 2008, Regie Giulio Manfredonia, 111 min.,
mit Andrae Bosca, Anita Caprioli, Claudio Bisio,
Giovanni Calcagno, Giuseppe Battiston
Italien 2006, 93 Minuten,
Buch und Regie: Agostino Ferrente
Italien 2008, Regie: Paola Virzi,
mit Isabella Ragonese, Micaela Ramazzotti,
Sabrina Ferilli, 93 min.
Trotz einer brillanten Abschlussarbeit in
Philosophie findet Marta nur eine Arbeitsstelle in einem Callcenter. Hier geht es einzig ums Verkaufen – und das möglichst
immer mehr und schneller. Um die Motivation der Mitarbeiter zu steigern, greift der
Chef zu grotesken Methoden. Bereits am
Morgen wird ein SMS-Weckruf verschickt,
mit gemeinsamen Aerobic Übungen und
Singen geht es im Büro weiter, und Mobbing ist an der Tagesordnung. Marta ist gut
in ihrem neuen Job – aber sie macht sich
so ihre ganz eigenen Gedanken ... Paolo
Virzì gelingt ein ironischer und entlarvender
Blick auf die sadistische Realität eines Callcenters. Mit Witz und Einfühlungsvermögen
schildert er die Probleme der Mitarbeiter
und feiert gleichzeitig die unbezwingbare
Lebenslust seiner Protagonisten.
Mailand in den bewegten 1980er Jahren:
Der aufmüpfige Gewerkschaftler Nello wird
von der Leitung seiner Organisation zu
einer Spezialaufgabe verdonnert: er soll
sich um eine Gruppe von Ex-PsychiatriePatienten kümmern, die nach der Auflösung
aller psychiatrischen Anstalten in Italien
(das berühmte „Gesetz 180“) eine Kooperative gegründet haben. Dennoch stehen sie
unter der Fuchtel eines Arztes, der sie mit
Medikamenten ruhigstellt und sie stumpfsinnig Briefe frankieren lässt. Nello ist
überzeugt, dass eine richtige Arbeit ihnen
eine neue Würde geben könnte. Es gelingt
ihm, die Gruppe zu motivieren und sie zum
professionellen Verlegen von Parkettböden
auszubilden. Mit erstaunlichen Erfolgen. Die
einstigen Patienten blühen regelrecht auf,
doch es sind noch jede Menge Schwierigkeiten zu meistern…
Mit viel Situationskomik und einem Schuss
Tragik zeigt der Film die turbulenten Abenteuer dieser ungewöhnlichen Kooperative
auf ihrem Weg zurück ins Leben.
Der Film erzählt die ungewöhnliche Entstehungsgeschichte des mittlerweile international berühmten „Orchester von Piazza
Vittorio“. Im römischen Stadtteil Piazza
Vittorio, dem größten multi-ethnischen
Viertel der italienischen Hauptstadt, treffen
Lebensgeschichten von Menschen aus aller
Welt aufeinander. Aus einer Bürgerinitiative
gegen die Schließung eines populären Kinos
entstand der Gedanke, ein multikulturelles
Orchester zu gründen. Jeder der 16 Musiker
aus 11 Ländern, einige von Abschiebung
bedroht, bringt hier neben seinem persönlichen Background auch Lieder und Instrumente aus seiner Heimat in das Orchester
mit ein, so dass eine aufregende Fusion
musikalischer Stile, Melodien und Stimmen
aus aller Welt entstanden ist. In fünf Jahren
hat das Orchester unter seinem rührigen
Leiter Mario Tronco so Menschen zusammengebracht, die sich auf der Straße
kennengelernt haben und gemeinsam den
Traum realisieren, eine neue Art von Musik
zu machen und solidarisch zu leben.
+INO"REITWAND3TARNBERG7ITTELSBACHERSTR3TARNBERG4EL
2ESERVIERUNGENUND)NFORMATIONENUNTERINFO BREITWANDCOMODER
ODER+INO"REITWAND3TARNBERG
INTERVe n t i
S E G NA LA Z IO N I
A u s g a b e 2 / 2 010 F r ü h j a h r
Kalender
Di, 18. Mai, 19 Uhr
UND-I-AI5HR
Antonia Arslan, Lesung
21. Mai bis 10. Oktober
Landesausstellung 2010
Bayern – Italien, Kunst
10. Juni 2010 bis 18. August 2011
»Bella Figura«, Kunst
22. Mai bis September
»Il principio Alessi«, Kunst
10. Juni bis 18. Juli
58. Festspiele Europäische Wochen Passau
3A*ULIn5HR
»INTERVenti d’arte italiana@Monaco«,
Kulturveranstaltung »Italienische Künstler
in München«
Mi, 23. Juni, 19 Uhr und
*UNIBIS/KTOBER
»Totò«, Musik/Cinema
*ULIBIS3EPTEMBER
Konzertreihen mit italienischen Künstlern in
München und in Bayern, Musik
*UNIBIS*ULI
Filmfest München, Cinema
Sommer 2010
»Der Sommer der Dichter«, Poesie
Dienstag, 18. Mai, 19 Uhr und
-ITTWOCH-AI5HR
“Il Signor S. Pellica”
di Fabrizio Giannuzzi, edito
da “Kunst- und Textwerk”,
si può acquistare tra l’altro
presso le librerie Itallibri
e Büchergallerie Westend
nonché in internet da www.
baerendienst-buchversand.de
10. Juni bis 18. August 2010
Istituto Italiano di Cultura
Bayerische Staatsbibliothek,
Ludwigstraße 16, München
Autorengespräch:
Antonia Arslan liest
aus ihrem Werk
»Bella figura« – Italienische
Buchmalerei in der
Bayerischen Staatsbibliothek
Antonia Arslan lebt in Padua
und lehrte dort Italienische
Literatur an der Universität.
Während ihrer Arbeit an der
vielbeachteten Übersetzung
der Gedichte des armenischen
Dichters Daniel Varujan begann
für sie auch eine Auseinandersetzung mit ihren eigenen
armenischen Wurzeln.
Sie erinnerte sich an Erzählungen ihres
Großvaters Yerwant Arslanian, der
1924 die italienische Regierung darum
bat, die Endsilbe -ian aus dem Familiennamen streichen zu dürfen, da sie
eindeutig seine armenische Identität
kennzeichnete. In ihrem mehrfach ausgezeichneten und international erfolgreichen Roman „Das Haus der Lerchen“
(Rizzoli, Goldmann) und in dem Fortsetzungsroman „La strada di Smirne“
(Rizzoli) erzählt sie die Geschichte ihrer
Familie und die Verfolgung der Armenier in der Türkei 1915.
„Das Haus der Lerchen“ wurde 2007
von Paolo und Vittorio Taviani verfilmt.
Ausstellung im Rahmen der
Bayerischen Landesausstellung 2010
Bayern – Italien
Ebenfalls zum Thema Bayern – Italien findet auch eine Ausstellung in München in der Schatzkammer der Bayerischen Staatsbibliothek statt. Sie präsentiert eine Auswahl italienischer Miniaturen vom 10. bis zur Mitte des 14. Jahrhunderts in eigenen
Handschriften, die sich großenteils bereits frühzeitig in den bayerischen Klöstern befanden und somit italienische Kunst in Bayern
widerspiegeln.
0
12.00 – 20.0
io 2010 t Ore
Sabato 24 Lugl
3AMSTAG*ULI5HR
»INTERVenti d’arte italiana@Monaco«,
Kulturveranstaltung
Italienische Künstler in München stellen sich vor
Gli artisti italiani di Monaco di Baviera si presentano in
comune in una grande manifestazione all’Istituto di
Cultura: collettiva, teatro, musica, letteratura and more.
In München lebende und arbeitende italienische Künstler stellen sich in einer großen Gemeinschaftsveranstaltung vor mit Bildern, Lesungen aus ihren Büchern,
Musik- und Theaterdarbietungen, u.v.m.
Info: Tel. 089-44900335 oder info@interventi.net
INTERVen t i
A u s g a b e 2 / 2 010 F r ü h j a h r
S E G NA LA Z IO N I
Eventi culturali organizzati dall’Istituto Italiano di Cultura: www.iicmonaco.esteri.it
Incontri regolari
Istituto Italiano di Cultura
Hermann-Schmid-Str. 8 (Aula 22), Monaco.
Incontri di letteratura spontanea
con Giulio Bailetti. Se hai una poesia,
un piccolo racconto o anche un pensiero,
un sogno o un’idea, che vuoi leggere
o raccontare, vieni che sarai il/la
benvenuto/a. Le testimonianze e le
storie di tutti sono importanti e hanno
dignità. Esprimersi, ascoltare e conoscersi
fa comunque bene. Dopo tutti in pizzeria.
Alla fine di ogni incontro i
partecipanti sceglieranno la migliore
testimonianza, alla quale andrà il premio
letterario dedicato alla Signora Agnese
Fiorani in Muhm.
)PROSSIMIAPPUNTAMENTIMAGGIO
11 giugno e 9 luglio.
Caritas
Caritaszentrum Ost/Land, Berg am Laim,
Josephsburgstr. 92, München
L’ADAI – Gruppo Assistenza Anziani si
INCONTRAOGNIVENERDÖDALLEALLE
17.00 e ogni lunedì, dalle 9.00 alle 11.00,
si possono avere consigli e consulenze varie
in italiano. Il gruppo organizza soggiorni
in luoghi di cura, gite, incontri con gruppi
di altre nazionalità e altre iniziative come
Qi Gong, yoga, esercizi per la memoria,
nonché feste di diverso tipo per gli italiani
di tutte le età.
5LTIMOMERCOLEDÖDELMESEALLE
“Stammtisch” per gli italiani.
)NFO(ERR"LAZEVIC4EL
INTERVe n t i
Centro Sardo Su Gennargentu
Ogni sabato dalle ore 17 alle 22 e ogni
domenica dalle ore 17 alle 21 ci si
incontra al Centro, nella Fürstenrieder Str.
-àNCHEN
)NFO4EL
su.gennargentu_munich@t-online.de
„Stammtisch der Trentini“
Jeden 1. Freitag im Monat, ab 19.00 Uhr
in der Trattoria „La Bruschetta“,
.YMPHENBURGERSTR-àNCHEN
)NFO,IANE7AGNER4EL
Associazione Giuliani di Monaco
Ogni ultimo giovedì del mese dalle ore
19.30 ci si incontra presso il ristorante
PIZZERIAh#ASA-IAvNELLA)MPLERSTR
(angolo Oberländerstr.), Monaco.
)NFO4ELOPPURE'IULIANA
Jost (segreteria), Tel.: 089-7002738
Gruppo Marinai d’Italia:
Ogni venerdì sera, dalle 19.00 in poi
ci si incontra presso la sede dell’asso-ciazione nella Lilienstr. 20 a Monaco.
ITALCLUB – Ingolstadt
Incontri mensili – Stammtisch Italienisch
)NFO!NNA"ENINI4EL
piero@benini.de
Ass. di Cultura Italiana Weilheim
Italienischkurse für Erwachsene
und Kinder.
Info: Orazio Mangano,
Tel./Fax: 0881-61809,
triangolo_weilheim@yahoo.de
Berufsbildungswerk ENAIP
Goethestr. 28, 2. Stock, 80336 München
Deutschkurse für Ausländer
)NFO4EL
&AXSALO ENAIPDE
Incontro italiano Gauting
Siamo un gruppo di italiani e tedeschi che
ama l’Italia e la sua lingua.
Ci incontriamo con il fine di mantenere,
esercitare e migliorare la nostra conoscenza
della lingua italiana e per scambiarci idee
ed informazioni sull’Italia e sui suoi
abitanti. Ci piace parlare di tutto quello
che troviamo interessante, in particolare
di temi che riguardano cultura e società.
Info: Christina Bredow,
4EL&AX
christina.bredow@gmx.de
Circolo culturale italo-tedesco
Gröbenzell – CcitG
Volete conversare in italiano? Siete
italiani o avete una media o buona
conoscenza della lingua italiana?
Vi piacerebbe ricercare e scoprire nuovi e
vecchi aspetti della cucina, dei giochi,
della musica, della storia, dell’attualità,
della società, insomma della cultura
italiana? Allora venite al nostro incontro
mensile! Generalmente ha luogo l’ultimo
martedì del mese alle ore 19.30 nel
Werkraum della VHS di Gröbenzell.
Vi aspettiamo!
Deutsch-Italienische Spielgruppe
&àR&AMILIENMIT+INDERNVONBIS*AHREN
mit Übungen zur deutschen Sprache.
So., 10.30 Uhr, Familienzentrum Laim, EG,
Valpichlerstr. 36, München.
Info: Sara Benedetti-Baumanns
sara_benedetti@web.de
I M P RE S S U M
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Redaktion: Marco Armeni (ma), Gianfranco Caccamo (gc),
Pasquale Episcopo (pe), Paola Gambaro (pg), Daniela Ghidini (dg),
Pamela Lanciotti (pl), Gianni Minelli (gm), Simona Morani (sm),
Kirsten Ossoinig (ko), Nausicaa Spinosa (ns), Ester Sposato (es),
Daniele Verri (vd), Daniel Vetró (dv).
Mitarbeiter dieser Ausgabe: Miranda Alberti, Giulio Bailetti,
Nazzarena Barni-Fritsch, Franco Casadidio, Corrado Conforti,
Sasha Deiana, Bruno Diazzi, Sandro D. Fossemò, Ernst Haase,
Sylvia Kroupa, Egle Maguolo-Wenzel, Ulrike Minelli, Giuseppe
Muscardini, Francesco Spanò, Marcello Tosetto, Anna ZancoPrestel.
Layout: Monika Grötzinger – Visualista, Mattias Schelbert
Druck: Nuove Arti Grafiche „Artigianelli“;
,OC'HIAIE)'ARDOLO4.
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Cosimo,
insegnante di italiano (Volkshochschule, privato),
dottorando in filosofia,
fiorentino, offre
lezioni di italiano,
anche a domicilio
L’asilo italo-tedesco
Girotondo e.V.
(asilo nido e scuola materna)
cerca insegnanti impegnati di
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Poemi e prosa di Luciano Florio
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EURO 11,90 – ISBN: 978-3-930672-98-1
INTERVen t i
A u s g a b e 2 / 2 010 F r ü h j a h r
ASSOCIAZIONE MEDICO-SCIENTIFICA ITALO-TEDESCA e.V.
DEUTSCH-ITALIENISCHE VEREINIGUNG ZUR FÖRDERUNG
DER MEDIZINISCH-WISSENSCHAFTLICHEN ZUSAMMENARBEIT e.V.
Associazione a favore dell’informazione medica, psicologica e sociale
per gli italiani a Monaco di Baviera
L’associazione medici e psicologi bilingui di Monaco
è stata fondata nel 1992 con lo scopo di promuovere
e facilitare l’assistenza sanitaria degli italiani.
Da allora i suoi membri hanno collaborato con le
autorità mettendo a disposizione un elenco di
medici generici e specialisti che offrono a Monaco
un servizio di assistenza medica e psicologica
basata su capacità linguistiche, affinità culturali e
preparazione professionale al fine di tutelare la
salute degli italiani. Questa competenza viene
garantita da incontri periodici di aggiornamento
sia in Italia che in Germania.
Wolfram Alberti
Christoph Becker-Lienau
Tomas Bethke
Leonhard Chen
Marco Conci
Guido di Mascio
Reinhard Dingler
Joachim Drews
Bernhard Eck
Mario Elicio
Susanne Freislederer-Caccia
Peter Fuchs
Bernhard Gallenberger
Stephan Guggenbichler
Kurt Henze
Thomas Kästner
Augustin Kronester
Thomas Langner
Rainer Luick
Marcella Malmusi
Cora Mayer
Hans Mehringer
Gianni Minelli
Andrea-Carlo Pesarini
Gregor Pfaff
Wolfgang Pürschel
Serena Scarel
Nico Schühle
Thomas Winkler
Anita Wuttge
c/o Dr. S. Guggenbichler – Frauenstr. 17 – D-80469 München – Tel.: +49/89/299952 – Fax: +49/89/29163732 – www.amsit.net
Sullo sfondo di Piazza della Signoria a Firenze la mitica ”Isetta“ ideata nel 1954 a Torino dal costruttore di motocicli
Renzo Rivolta e prodotta in serie su licenza dalla BMW. Il suo inaspettato successo non solo aiutò lo stabilimento bavarese
a superare la propria grave crisi finanziaria ma fece da traino a metà degli anni Cinquanta al miracolo economico della
Baviera divenendo il simbolo della ricostruzione postbellica. „Mit BMW-Isetta auf Stadtbesichtigung in Florenz“, 1957
(Foto: © BMW Group, Sparte Tradition, München. Standort Landesausstellung: Augsburg, Bayerisches Textil- und Industriemuseum. www.hdbg.de)