Lo Scarpone Valsusino

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Lo Scarpone Valsusino
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Pubb. gratuita ai soci - Sped. in a. p. art. 2 comma 20/C, L. 662/96 - Filiale di Torino - A. XXXVII - Settembre 2011
Lo Scarpone
Valsusino
pubblicazione trimestrale d’informazione dell’associazione nazionale alpini sezione val susa
Ricordo
dei Caduti
a difesa
dei valori
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Lo SCARPone VALSuSIno
Pubblicazione trimestrale
della Sezione A.n.A. Val Susa
Copertina:
l’intervento del presidente nazionale corrado perona
alla festa sezionale di exilles (elaborazione di d.
balbo).
Fondatore:
franco badò
Presidente:
Giancarlo sosello
Direttore responsabile:
claudio rovere
Comitato di redazione:
dario balbo
francesco ballesio
Giorgio blais
federico bonato
elio Garnero
valerio olivero
Referente al Centro Studi:
elio Garnero
Consulente realizzazione grafica:
francesco ballesio
Conduzione tecnica:
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Referente informatico e contatti con “L’Alpino”:
dario balbo
Direzione:
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tipolito@satnet.it
autorizzazione del tribunale di torino
n. 2441 dell’8.10.1974.
sommario
Attualità
Ba-io (a cura di)
Alpini: fratelli nella “naja”, nella vita, nella morte
3
Elio Garnero
Exilles: con il Presidente Perona, uniti nello “spirito di corpo”
per continuare
4
Mauro Biglino
Note alpine ad Exilles: chissà se il vento...
7
Dario Balbo
Oulx abbraccia i suoi “lupi”
8
Davide Corona
Annuale pellegrinaggio al Rocciamelone
9
Giorgio Blais
Considerazioni a margine del pellegrinaggio in vetta
9
Vittorio Amprimo
Il Gruppo alpini di Chiusa San Michele ha festeggiato
il suo 80° compleanno
10
Elio Garnero
Ottant’anni di presenza nella comunità per il Gruppo di Buttigliera
11
Elio Garnero
Exilles: grande festa per l’ottantesimo di fondazione
12
Dario Balbo
“Pianeta difesa” a Bousson
13
Giovanni Baro
Commemorata la Divisione martire
13
Protezione civile
Paolo Parisio
Esercitazione Nuclei specialistici Protezione civile A.N.A. Val Susa
14
Storia e cultura
Dario Balbo (a cura di)
Gli anni della mia infanzia ad Exilles - Ricordi di Mario Parisio
15
Laura Grisa
Anche la poesia tiene desta e unita l’anima di un popolo
16
Dalla Sezione
Elio Garnero (l’angolo di)
Nelle nostre famiglie com’è il rapporto tra giovani e anziani?
Lettere in redazione
Oblazioni pro Scarpone - Oblazioni conto corrente postale
Oblazioni Fondo Farinacci
Notiziario sezionale - Presenze del nostro vessillo in
manifestazioni di altre Sezioni
Dario Balbo
Quella pagina strappata dallo “Scarpone” (a F. Ballesio)
16
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Cronaca dai Gruppi
Rubiana - Claviere
Oulx - San Giorio - Bardonecchia
Giaglione - Sant’Antonino - Novalesa - Cesana
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Anagrafe alpina
Nascite - Anniversari - Matrimoni - Decessi
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alpini: fratelli nella “naja”,
nella vita, nella morte
a cura di Ba-io
Pagina dedicata a tutti gli amici alpini
Ogni Paese ha il suo simbolo di unità
nazionale. Può essere il giorno del Ringraziamento per gli americani, la “Grandeur”
per i francesi e così via per i vari Paesi del
mondo.
Per noi italiani, il simbolo è il Tricolore,
il quale per la nostra Costituzione, non ha
il significato di potenza militare, ma di una
virtù civica. Ciò, poiché la nostra bandiera
tricolore deve significare le virtù, l’abnegazione, la solidarietà, il rispetto sacro per
le cose altrui e di quelle pubbliche, in altri
termini è il simbolo, o il faro, di ogni virtù
civica a cui deve tendere il cittadino onesto.
Impariamo a guardarci intorno, o alpini,
in questo nostro cammino terreno tra uomini di diverse condizioni, anche se in noi,
sovente, cerca di prevalere quell’impulso
che ci porta a notare, negli altri, prima
delle virtù i difetti e, ciò, perché il bene è
un fiore dell’ombra e noi lo sappiamo.
Sono i veri uomini che comprendono,
operano e illuminano, non crediamo che
siano pochi: è perché, solitamente, non osserviamo in profondità e non pensiamo
Quando ci accingiamo ad entrare nelle
nostre sedi A.N.A., per trovarci assieme
agli altri alpini, poniamo nel nostro zaino:
un fascio di buona volontà, due di ottimismo, una manciata di disciplina e quattro
volte tanto di pazienza, due grani di buon
umore, un pizzico di amor proprio e una
punta di ironia.
Serviamocene, poi, con accortezza durante questi incontri, ma conservando sempre l’ironia per canzonare le avversità, è
l’unico modo per metterle in fuga e comportiamoci con serenità, questa matura
Fratello alpino, ti osservo e mi domando: che segreto nasconde la tua
anima? Quali incubi ti agitano? Quanti desideri senza nome tumultuano nel tuo
cuore? Talvolta i tuoi occhi seguono visioni allucinanti. La tua voce cambia ritmo
e colore. Sul tuo viso passano torbide
ombre di bufere interiori. Si direbbe persino che tu sia assente dal nostro mondo e
viva tra fantasmi.
Hai lasciato qui, a farci compania, il tuo
cappello alpino, ma l’anima, proiettata
fuori dalle nostre sfere, erra alla deriva per
cieli in tempesta.
il tricolore
Gli italiani, questo simbolo se lo sono
“conquistato sul campo”. È, la bandiera
tricolore, quella dell’unificazione nazionale, un simbolo unificante che abbiamo
visto sventolare nei momenti lieti e tristi
della nostra storia.
Sfotterla, denigrarla è idiota, o è voler
infangare il ricordo di tanti uomini che
sono morti, dal Risorgimento ad oggi, e di
cui tutti gli italiani hanno avuto un artefice,
attivo o no, da ricordare per questa unità.
osservare
che ci sia possibile raggiungerli. Dovremo
soltanto allungare il nostro passo; ossia,
avere più cuore, più comprensione, più tolleranza, più benevolenza.
Sono i veri uomini che credono, sperano, servono. I seminatori della pazienza,
della fiducia e della generosità. E per dare,
basta, ancora, aver cuore, comprensione,
trovarci
solo con il saper affrontare e superare le
avversità.
Quando, poi, dobbiamo procedere alle
nostre votazioni o a considerare un alpino,
non giudichiamolo dal suo passato senza
averlo prima scrutato nel cuore: solo questo ci rivela il suo Io.
Poi, se un alpino ci chiama, non chiediamo che nome abbia, cosa faccia, di che
riprendersi
Il tuo sguardo tradisce una angoscia e il
tuo viso cela un mistero.
Dove vai con la tua fantasia? Quale corrente ti trascina? Quale abisso cerchi senza
vedere e senza sapere?
Forse una curiosità malsana di cose
proibite ti spinge verso crepuscoli tenebrosi. E son sicuro, caro alpino, che avresti quasi vergogna di dare un nome alle tue
Ora dissacrare Garibaldi, Mazzini, Cavour, i Martiri del Risorgimento, i Caduti
di ogni guerra o della Resistenza, come
fanno taluni uomini, sostenendo che questa nostra bandiera tricolore non ha vera
dignità storica, è rinnegare se stessi ed offendere tutti coloro che hanno creduto e
credono ancora nei ricordi e nei valori storici dell’Italia.
Si insegni ad ogni cittadino a rispettare
la bandiera tricolore, in essa si racchiude
la vita di quanti sono morti per la libertà,
per il lavoro, per una società più giusta.
La bandiera rappresenta la Patria ed alla
Patria desidero dedicare questa mia ode.
tolleranza. Cerchiamoli, questi uomini, e
vedrete che li troveremo perché sono simili a noi alpini.
Forse ci appariranno davanti appena ne
avremo bisogno, si appaleseranno con una
parola che ci infonderà fiducia nell’avvenire e la costanza a continuare nel nostro
cammino, per un mondo migliore e di
pace.
Viene sempre, alpini, un giorno in cui il
domani è migliore di ieri.
cosa soffra: accontentiamoci di stargli vicino, pronti ad intervenire ad un suo richiamo.
Quando ci troviamo nelle nostre sedi,
diamo agli altri tutto noi stessi, le nostre
esperienze e agiamo sempre con serenità.
Alle volte, inizialmente, alcune serate ci
potranno apparire lunghe e noiose, ma se
abbiamo ben usato quanto vi era nel nostro
zaino, con discrezione, al ritorno verso
casa, pensandoci bene avremo vissuto ancora una volta da veri alpini.
ore di follia.
Non essere troppo amico delle solitudini
disperate.
Non lasciarti travolgere dai vortici turbinosi.
Non ascoltare richiami che salgono
dagli abissi.
Abbi la forza di svegliarti, di riprenderti.
Abbi la forza di fare ritorno in te, per
la gioia di tutti gli alpini, preoccupati
per te.
Testi dell’amico “andato avanti”
Francesco Proietti Ricci
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Valsusino
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Alpini solo e sempre
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Attualità
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Alpini e popolazione schierati sulla spianata del forte per assistere alla Santa Messa officiata da mons. Piero Laterza (foto D. Balbo)
exilles: con il Presidente Perona,
uniti nello “spirito di corpo”
per continuare
di elio Garnero
Domenica 19 giugno la Sezione A.N.A. Val Susa ha dato
appuntamento ai propri alpini
ed a quelli delle Sezioni contigue presso la Cappella Votiva ad
Exilles eretta, come ben noto, a
ricordo dei Caduti dell’“Exilles”, divenuta il nido delle
penne nere, incastonata tra le
Alpi e sovrastata dalla maestosità del Forte. Quest’anno si celebrava il 17° Raduno sezionale
degli alpini della Val Susa e il
46° incontro degli appartenenti
al 3° reggimento alpini.
Come ormai da alcuni anni la
manifestazione iniziava già il
sabato sera con il consueto concerto della fanfara sezionale
nella tensostruttura eretta nel
centro del paese.
Domenica mattina, una bella
giornata di sole dopo la pioggia
dei giorni precedenti, faceva da
cornice a questo importante
evento, quest’anno gratificato
dalla presenza del Presidente
nazionale Corrado Perona e dai
due consiglieri nazionali,
Mauro Gatti e Mario Botteselle.
Il programma prevedeva il ritrovo presso la Cappella, poi la
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Lo Scarpone
Valsusino
sfilata fino in piazza Europa
dove, da un lato del monumento
ai Caduti si posizionavano i due
fiori all’occhiello della nostra
Sezione, Protezione Civile e
Fanfara, e dall’altro vessilli e
gagliardetti. Nel mezzo della
piazza le autorità e tutti gli alpini convenuti.
Oltre ai 36 gagliardetti della
nostra Sezione ne erano presenti
una trentina di Gruppi vicini,
per la maggior parte della Sezione di Torino. I vessilli sezionali ospiti erano otto: Acqui
Terme, Asti, Casale Monferrato,
Ivrea, Milano, Pinerolo, Torino
e Valsesiana.
Le Associazioni combattentistiche e d’arma erano presenti
con i nuclei valsusini di marinai,
granatieri di Sardegna e avieri;
mancavano solo i bersaglieri ma
erano ampiamente giustificati
per il concomitante loro Raduno
nazionale a Torino.
Folta la partecipazione di sindaci di alta e media valle, e da
segnalare la presenza del sindaco di Briançon che aveva accompagnato la rappresentanza
dell’Amicale du 15/9 da anni
gemellata con la nostra Sezione.
Dopo l’alzabandiera, con
l’inno nazionale e l’Onore ai
Caduti si procedeva ai discorsi
di rito.
Esordiva il presidente sezionale Giancarlo Sosello con un
interessante e un po’ inconsueto
discorso in manifestazioni del
genere, ovvero un invito particolare al Presidente nazionale
per un ipotetico viaggio lungo la
valle di Susa alla scoperta di
tutti i suoi 36 Gruppi. In gergo
militare si potrebbe definire la
presentazione della forza, quella
forza vera, spontanea, sincera al
servizio dell’Associazione rappresentata dagli oltre 3400
iscritti.
È seguito l’intervento del generale Blais il quale ripercorreva una delle tappe più note
della storia degli alpini, la famosa notte del 16 giugno 1915
con la conquista del Monte
Nero ad opera di uomini del
terzo, dove sì, le perdite furono
limitate, ma dove purtroppo
persero la vita due giovani ufficiali che ancora oggi sono ricordati per il loro valore: Alberto
Picco ed il valsusino, di Susa,
Valerio Vallero.
Sul palco si è poi avvicendato
il colonnello Carlo Sardi, comandante del 3° alpini di stanza
a Pinerolo che portava il saluto
del generale Figliuolo comandante della “Taurinense”,
anch’egli impegnato con i bersaglieri a Torino. Seguivano il
professor Ferrentino in rappresentanza della Provincia di Torino ed il sindaco di Exilles,
Castellano.
Infine toccava al Presidente
nazionale Perona, il quale, con
le sue ben note capacità comunicative riusciva a coinvolgere
tutti i presenti. Ringraziamenti a
Sosello per l’accoglienza riservata, e forte richiamo a quel valore alpino che vuol dire senso
del dovere e spirito di sacrificio,
dimostrato ovunque alpini, in
armi e non, siano chiamati ad
operare.
Ultimo esempio la lontana
Lampedusa nella quale stile e
impegno profuso hanno colpito
e sorpreso la popolazione lampedusana.
La conclusione ufficiale si è
avuta con la celebrazione della
Santa Messa officiata da monsignor Piero Laterza, storico cappellano militare, e conclusa con
la Preghiera dell’Alpino recitata
ancora una volta con voce
ferma, quantunque velata di
commozione, dal novantasettenne maresciallo Giuseppe Rosatelli, uno dei promotori della
Cappella Votiva di Exilles.
Durante la manifestazione,
come auspicato dall’A.N.A. nazionale, si sono raccolti fondi a
favore dell’alpino Luca Barisonzi rimasto paralizzato durante
una
missione
in
Afghanistan. Fondi che potranno essere utilizzati per mettere a disposizione dello
sfortunato alpino una casa senza
barriere architettoniche e nella
quale possa vivere serenamente
con la famiglia.
Il discordo del
presidente Sosello
Caro Corrado, da quando mi
sono insediato alla guida di questa meravigliosa Sezione, questa è la quarta volta che ci onori
della tua presenza, e purtroppo,
visti i tuoi innumerevoli impegni che ti portano in ogni parte
d’Italia ed all’estero, temo che
entro la fine del tuo mandato
possa essere anche l’ultima in
cui risali la nostra lunga valle.
La prima volta fu il 13 ottobre 2007 ad Oulx, all’interno
della caserma “Assietta” sede
della 34a del “Susa”, da ieri cittadina onoraria di Oulx, per la
conferenza di presentazione alle
autorità ed alla stampa del libro
verde della solidarietà, momento sappiamo da voi auspicato e che noi piccola Sezione
tra i colossi vicini abbiamo voluto onorare.
La seconda invece risale al 22
novembre del 2008 in un gelido
pomeriggio al forte della Brunetta per la presentazione del
libro di Tonini gli “Alpini della
Valsusa”.
La terza invece, forse meno
ufficiale, fu il 6 maggio del
2009, quando affrontasti un
tempo da lupi e le insidie di una
tavola imbandita, per salutare il
nostro generale Bonato che a
breve avrebbe lasciato la “Taurinense”. Di quella serata in allegria spesso ci passa tra le mani
e nei cuori l’immagine della tua
mano sulla spalla di quel grande
capogruppo che fu Pier Augusto
Clataud che un male incurabile
ha strappato solo un anno dopo
agli affetti più cari, alla famiglia
alpina ed al suo Gruppo.
Volevo in questa occasione
lasciare da parte i soliti discorsi
che settimanalmente sentirai dovunque, ma vorrei accompagnarti lungo questa nostra valle,
attraverso i nostri Gruppi,
grandi o piccoli che siano. In
linguaggio militare potrei dire
che vorrei presentarti la forza, e
ti posso garantire che gli alpini
della Val Susa sono una vera
forza al servizio dell’Associazione. Spero di lasciarti così un
po’ di noi nel cuore.
La nostra preghiera dell’alpino recita in una sua parte “ …
la provvidenza ci ha posto a fedele baluardo delle nostre contrade…” e vorrei quindi
cominciare da uno di quei
Gruppi che sul confine d’Italia
non saranno forse più baluardo
ma che ne rappresentano l’accesso.
Parliamo di Claviere, porta,
verde o bianca d’Italia secondo
la stagione, sul colle del Monginevro e sovrastata dall’imponente mole dello Chaberton. Un
piccolo Gruppo, ma pieno di
quell’entusiasmo che il non più
giovanissimo capogruppo Aurelio Audisio spande a piene
mani. Da una sua felice intuizione nasceva infatti l’idea di
scendere a piedi a Torino per
l’adunata, partendo proprio da
Claviere.
Scendiamo a capofitto e puntiamo su Cesana, dove nel verde
di Massarello ci accoglie Giuseppe Ferraris, motore instancabile del Gruppo e vicepresidente
della Sezione. Non possiamo
tralasciare una bevuta ristoratrice da quel gran maestro di cerimonia, istruttore di sci ed
alpinismo e luogotenente della
base logistica di Bousson che è
il mar.llo Gambelli che di alpini
sotto le sue grinfie ne ha visti
passare tantissimi ed anche
qualche consigliere nazionale.
Da Bousson doverosa deviazione sulla strada dello sci per
raggiungere l’olimpica Sestriere
che idealmente ci unisce alla
Val Chisone dell’amica Sezione
di Pinerolo.
Terra di sport, terra di sci e
non poteva che essere un maestro di sci il capogruppo, quel
fortissimo Massimo Poncet che
purtroppo raramente per i suoi
impegni può difendere i nostri
colori alle gare nazionali.
Torniamo sui nostri passi, risalutiamo Ferraris a Cesana e
scendendo ancora arriviamo ad
Oulx.
Ricompattati i ranghi ci accoglie il nuovo capogruppo
Franco Bernard erede di quello
zaino lasciato a terra troppo presto dal caro Pier Augusto. Ma
ad Oulx c’è anche un po’ di storia, perché all’alba del 16 giugno 1915 sulla vetta del Monte
Nero, un figlio di quella terra
posava il piede da eroe. Era quel
Pietro Barbier a cui tutti i libri
di storia alpina fanno cenno.
Della 34 abbiamo parlato, del
Bonato figlio adottivo di Oulx
anche e non ci resta quindi che
salire a Sauze d’Oulx, altra
perla dello sci.
Qui Arnaldo Vitton ci presenterà quel grande atleta dell’esercito che è Matteo Eydallin,
vincitore del trofeo Mezzalama
e di tante altre gare internazionali di sci alpinismo. Ci parlerà
del recupero del faro sul Genevris e di tanto altro.
Riattraversiamo Oulx e risaliamo la valle sino a Bardonecchia, la perla delle Alpi ed altra
porta d’Italia con il Frejus. Andiamo ancora avanti nella suggestiva Valle stretta dove, vista
la stagione, incontreremo il capogruppo Renato Nervo che ci
racconterà del Picreaux dove
ogni anno, e quest’anno ne è
l’80° anniversario, a 2047 metri
si commemorano oltre trenta alpini del “Fenestrelle” uccisi da
una terribile slavina. Vorremmo
fermarci nella bellezza del
luogo ma dobbiamo correre a
Salbertrand dove vorrei presentarti il nuovo capogruppo Pasquale Viceconte, che da circa
un mese regge il Gruppo che fu
di Aldo Rey.
Nove chilometri ed eccoci
qui, all’ombra del forte, uno dei
simboli più importanti della
Valle. Con il solito riconosciuto
garbo ci accoglie Silvio Mout.
Tra pochi giorni il suo Gruppo
ne fa 81 di anni di fondazione e
si festeggia, ma non è un vezzo
l’81°, ma una conseguenza, perché lo scorso anno il buon Silvio ha pensato bene di farci
stare tutti in apprensione con un
grave incidente… nella vigna,
incidente e apprensione che
hanno procurato la soppressione
dei festeggiamenti. Ma adesso
fortunatamente Silvio è tornato
in piena forma e tra tre settimane saremo qui per la grande
festa. Ma Exilles vuol dire
anche btg. “Exilles” che è storia
per noi e memoria di famiglia
per te, nel ricordo di tuo padre
che con onore portò la gloriosa
nappina verde del battaglione,
ma vuol dire anche Giuseppe
Rosatelli, 97 anni di cuore alpino. Non è della nostra Sezione
ma è come se lo fosse.
Lasciamo il forte, ormai
siamo in discesa ed eccoci a
Chiomonte. Qui l’accoglienza
sale di livello perché Silvano
Ollivier il capogruppo è anche il
vicesindaco di un sindaco alpino. Chiomonte da quest’anno
è tornata a rivivere come stazione sciistica ed il merito è
anche loro ed i nostri campionati sezionali ne hanno suggellato il ritorno. Ma Chiomonte è
anche stato il Gruppo del compianto Paolo Giuliano di cui ho
raccolto lo zaino.
Puntiamo ora su Gravere con
le sue graziose borgate giusto il
tempo per salutare Beppe Genta
il capogruppo e lasciando Gravere di fatto lasciamo l’alta
valle.
Finalmente Susa, la nostra
casa. Un casa nella storia del
forte della Brunetta, una casa
quasi a gomito con la caserma
“Cascino” in abbandono e ad un
tiro di schioppo dalla caserma
“Henry” entrambe storiche sedi
di artiglieria da montagna con i
gruppi “Susa” e “Pinerolo”.
Ma Susa è anche storia alpina. Ricordi, caro Corrado, il
Monte Nero? Sempre all’alba
del 16 giugno… ma da un altro
versante, un altro sottotenente
valsusino e di Susa in particolare scriveva una pagina di storia. Era Valerio Vallero che
purtroppo sul Monte Nero perse
la vita. Qui a Susa incontriamo
il capogruppo Gianfranco Bartolotti e con lui potremo visitare
l’antica Segusium prima di ripartire per la media valle ed i
suoi Gruppi.
Risaliamo dalla nostra sede e
deviamo per Giaglione, dove
Franco Silvestro ci mostrerà la
loro sede inaugurata solo un
paio di anni orsono e da loro
Il col. Carlo Sardi, comandante del 3° alpini, con il Presidente
Corrado Perona, il capogruppo Silvio Mout e il nostro presidente
Giancarlo Sosello (foto D. Balbo).
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Attualità
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Attualità
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completamente costruita.
Ci aspetta ora la nostra protettrice, la madonna del Rocciamelone. Non andremo in cima,
ma se vorrai il 31 luglio ci sarà
l’annuale pellegrinaggio. Ci fermeremo invece a Mompantero
per un attimo di raccoglimento
presso il santuario a Lei consacrato. Ezio Durbiano ci accoglierà con i suoi alpini. Inutile
ricordare caro Corrado che la
statua della madonna ai 3538
metri del Rocciamelone fu portata dagli alpini del “Susa” nel
lontano 1899.
Ci troviamo ora nella Val Cenischia a cui venne intitolato
anche l’omonimo battaglione
alpino ormai scomparso.
La strada ci conduce a Novalesa altro baluardo italico, questa volta dal Moncenisio da cui
è separata da uno dei più piccoli
comuni d’Italia, Moncenisio appunto, che è anche uno dei soli
due comuni della valle di Susa
dove non ci sia una sede di
Gruppo.
Transitiamo per Venaus. Una
breve sosta per salutare Andrea
Tournour e proseguiamo per la
nostra meta.
Novalesa è splendida, raccolta nei pressi della sua Abbazia dove ogni anno ci ritroviamo
per commemorare i nostri Caduti e non solo quelli. Come ti
racconterà Gillio Giai, uno tra i
più longevi dei capigruppo con i
suoi oltre venticinque anni di
guida “spirituale”, dalla collaborazione tra il Gruppo ed i monaci dell’abbazia è stata
sistemata una cappella vicina
dove è sepolto un soldato
ignoto. Ogni anno, terminata la
funzione per i nostri morti andiamo a ricordare anche tutti gli
altri caduti, senza sapere chi
fosse e da dove provenisse il
corpo conservato sotto quella
pietra. Una preghiera anche per
lui ed idealmente per tutti coloro che abbiano difeso la loro
Patria. A Novalesa ritroverai
Mario Botteselle tuo revisore
nazionale e potrai conoscere un
altro mio vicepresidente, Giovanni Baro, che potrà raccontarti avventurose battute di
caccia al cinghiale.
La strada ci riporta verso
Susa. Siamo ormai nel cuore
della media valle, la mia.
Dobbiamo operare una scelta,
la valle ora corre sulle due
sponde della Dora e ci farà percorrere tutti e due i versanti.
Ed infatti lasciata Susa alle
nostre spalle transitiamo nella
mia storia. Dapprima Foresto
dove sono nato e cresciuto e
dove Remo Bortolin guida
l’unico Gruppo della valle che
non sia in un comune ma bensì
in una frazione del comune di
Bussoleno. La mia Bussoleno
dove per una decina di anni
sono stato il capogruppo. Siamo
sul lato sinistro della Dora.
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Lo Scarpone
Valsusino
Anche qui un novello capogruppo e consigliere sezionale,
l’uomo
dei
tesseramenti,
quell’Enrico Sacco che è subentrato da poco a Luigi Belmondo.
Anche qui un pezzo di storia
perché siamo nella terra natale
di Luigi Ponzinibio, l’unica medaglia d’oro del nostro vessillo,
ma siamo anche nella città natale di don Trappo che purtroppo nello scorso settembre ci
ha lasciati e che da lassù veglia
su di noi.
Ancora una capatina a salutare Danilo Bellando e poi a
breve ti spiegherò il perché.
Vicinissimo a Bussoleno c’è
Chianocco. Fiorenzo Combetto
ne è il capogruppo da innumerevoli anni, ma Fiorenzo Combetto è anche la musica della
nostra Sezione, l’instancabile
presidente della fanfara sezionale dal 1975. Ma non basta un
grande presidente, se non hai un
grande maestro e dei grandi musici. Non possiamo certo nominare uno a uno tutti gli elementi
che danno lustro a questo bravissimo complesso, ma essendo
appena passati da Bussoleno
avrai certamente intuito che il
Danilo appena salutato non è
altri che il maestro di questi eccezionali musici. Avresti dovuto
sentirli ieri sera nel consueto
concerto ad apertura della nostra festa sezionale. Un altro
grande successo per loro e
anche per noi, che come piccola
Sezione abbiamo la fortuna di
avere una grande fanfara. Ma
Chianocco è anche Giulio Rossero, classe 1911, il nostro alpino centenario che con affetto
ti saluta.
E mentre le note di Rataplan
si spengono in lontananza raggiungiamo Bruzolo. Qui capogruppo è Valerio Olivero,
revisore dei conti sezionale, ma
soprattutto Valerio è “Lo Scarpone Valsusino”, il nostro giornale. Mi perdoni Valerio se gli
togliamo per un attimo l’onore
della ribalta per ricordare, visto
che Chianocco è da poco superata, il nostro grande Francesco
Ballesio, classe 1921, che il
giornale lo ha modellato per 35
anni prima di cederglielo da un
paio di anni, senza però abbandonare completamente la sua
creatura. Sia l’età che la salute
lo tengono lontano, ma dalla sua
casa continua a pensare titoli e
copertine, impaginazioni e articoli. Ciao Francesco.
Superata Bruzolo eccoci a
San Didero, dove Pierino Girard
guida il nostro Gruppo più piccolo ma che comunque resiste
con tenacia all’usura del tempo.
Poca strada ed arriviamo a
Borgone. Qui una sosta è d’obbligo. Michele Bosco, capogruppo e consigliere sezionale,
sicuramente ci avrà aperto la
sua sede e la tavola sarà certamente imbandita. Se non lo
fosse non sarebbe lui. Grande
ospitalità, grande e vulcanico
personaggio e, almeno a sentire
lui, grande cacciatore.
Proseguiamo sul lato sinistro
della Dora e raggiungiamo Condove. Giovanni Pesce ne è il capogruppo da innumerevoli anni
ed il suo Gruppo di anni a breve
ne compie 85.
Incontriamo ora Caprie e gli
inconfondibili baffoni di Nello
Bert ci accolgono con gli altri
membri del Gruppo tra cui due
dei nostri atleti che hanno partecipato alle gare nazionali di
marcia di regolarità, Sergio Bar
e Fabrizio Vinassa. Il terzo staffettista, Roberto Bossù, lo troveremo più avanti nel prossimo
Gruppo che incontreremo,
quello di Villar Dora. Ce lo presenterà il capogruppo Michele
Leone.
Torniamo nuovamente a salire. Siamo nella Val Messa e
stiamo per raggiungere dapprima Almese e successivamente Rubiana, gli ultimi due
Gruppi della Sezione su questo
lato della Dora Riparia. Ad Almese è capogruppo Vanni Olivero e a Rubiana Lorenzo Bert a
cui vanno i nostri più sinceri auguri per una sua pronta guarigione.
Ci tocca ora attraversare la
Dora per raggiungere il Gruppo
di Buttigliera Alta, il Gruppo chilometricamente più distante. Buttigliera è fresca di anniversario
visto che solo domenica scorsa
ha festeggiato il suo 80° compleanno. Sapientemente guidato da
Guido Marchisotto, il Gruppo si
distingue e si è distinto nella solidarietà con particolare attenzione all’Afghanistan.
Pochi chilometri ed altro
compleanno. Qui sono 85 gli
anni e siamo ad Avigliana. L’occasione è per presentarti il mio
vicepresidente vicario Elio Garnero ed il capogruppo Ezio Giovanardi. Dalla loro passione
alpina e dal loro interessamento
è nata l’idea di dedicare una
targa al 5° ed ai suoi alpini che
attesero la partenza per la Russia proprio in queste terre. La
potrai trovare alla stazione ferroviaria da dove partirono le tradotte.
Eccoci ora a Sant’Ambrogio
dove incontriamo Luciano Garnero. Su di noi si erge maestosa
la Sacra di San Michele, l’altro
importante simbolo della nostra
Valle.
Il Gruppo di Chiusa San Michele, quello che tocchiamo ora,
ogni anno organizza una fiaccolata alpina che la raggiunge.
Guida, ispiratore e organizzatore è il capogruppo Vittorio
Amprimo, anche lui fresco di
compleanno e di festeggiamenti. Ma festeggiamenti con
una forte connotazione alpina,
perché da queste terre partì quel
ceppo dei Cantore da cui nel
1860 nacque quell’Antonio
Cantore considerato il padre
degli alpini, “anima eroica degli
alpini, salda come le rupi che lo
videro cadere colpito in fronte,
ardente come la fede per cui
morì”.
Vaie del neocapogruppo Domenico Usseglio Prinsi è il
Gruppo successivo e poco oltre
Sant’Antonino del buon Michele Franco. Sfilano al nostro
fianco i castagneti della Valle di
Susa e ci accompagnano a Villar Focchiardo dove incontreremo Mario Ressiore il
capogruppo.
Ancora tre Gruppi, quello di
San Giorio guidato da Mauro
Pognant Gros, quello di Mattie,
forse il più ruspante con Andrea
Riffero trascinatore ed infine
quello di Meana guidato da
Mario Perotto, Gruppo al quale
era iscritto sino alla sua morte
don Rinaldo Trappo che di
Meana era anche cittadino onorario.
Abbiamo finito il nostro viaggio caro Corrado, ho voluto farti
conoscere in poche semplici parole, gli uomini che sono l’asse
portante della nostra Sezione,
uomini che con sacrificio ed in
silenzio guidano i loro Gruppi
con quello spirito alpino che tu
ci ricordi e che ci sproni a mantenere.
Io sono orgoglioso di questi
uomini, come sono orgoglioso
del Consiglio direttivo che mi
affianca, come sono orgoglioso
di questa valle che con l’“Exilles”, il “Susa”, il “Val Cenischia”, il “Val Dora” ha scritto
pagine di storia in ogni ambito
nel quale i suoi figli sono stati
chiamati a difendere la nostra
Patria.
“Italia unita ed alpini. Il dono
migliore per i nostri figli” è la
nostra lettura dei 150 anni della
nostra Italia. Noi la vediamo
così e ne siamo fieri, fieri di essere italiani e soprattutto fieri di
essere alpini.
Vedi davanti a te, tra i nostri
ospiti, gli amici francesi. Amicizia vera cementata dal nostro
gemellaggio, amicizia nel nome
della montagna e delle rispettive
patrie che un giorno neppure
tanto lontano furono nemiche.
Loro non hanno la penna, ma
sono alpini e gente di montagna
come noi, orgogliosa delle tradizioni. Nei loro occhi restano
indelebili le immagini dei raduni di Bassano, Latina, Bergamo, Torino a cui hanno
partecipato e nelle quali hanno
sfilato con noi, ma soprattutto
non dimenticano la Briançon
del 2008, la Briançon del
grande abbraccio.
Avremmo voluto presentare
anche al generale Figliuolo, comandante della “Taurinense”,
questa nostra Sezione, ma purtroppo il concomitante raduno
nazionale dei bersaglieri a To-
scarpone adesso settembre011 20/09/11 17.24 pagina 7
rino lo ha sottratto al nostro invito che sappiamo avrebbe voluto onorare con piacere. Ma gli
impegni istituzionali sono un
dovere al quale non è possibile
sottrarsi. Il comandante è un artigliere da montagna e gli
avremmo parlato della nostra
Sezione e di questa nostra valle
dove anche gli artiglieri del
“Susa” e del “Pinerolo” hanno
avuto una parte importante,
come ne è stata testimonianza la
volontà posta in essere dagli ex
della 40ª batteria del “Susa” nel
voler sfilare con noi a Torino
guidati dal gen. Giorgio Battisti
anche lui già comandante della
“Taurinense”.
E gli avremmo raccontato
della caserma di artiglieria “Cascino” in abbandono, del dispiacere, sia nel vederla in quello
stato che nell’essere impotenti
per salvarla. Ma sappiate amici
che qualcosa lo abbiamo fatto
nel nostro piccolo, ma pare che
non sia stato gradito. Noi l’abbiamo fatto con il cuore e lo rifaremmo ancora perché noi, la
storia e le tradizioni le difendiamo con il cuore, con gli atti e
non certo con la burocrazia. Mi
resta comunque il dovere di ringraziarlo per quanto ha fatto per
la manifestazione di ieri ad Oulx.
Ed infine i nostri fiori all’occhiello caro presidente: la fanfara sezionale, come già detto,
una tra le più apprezzate tra
tutte le fanfare dell’Associazione nazionale alpini ed infine
la Protezione civile sezionale,
grande esempio di altruismo ed
efficienza nell’affrontare ogni
tipo di emergenza. Cinque squadre sul territorio e tre nuclei,
rocciatori, cinofili e sommozzatori, ne formano l’ossatura.
Paolo Parisio è il coordinatore
sezionale, ma le sue capacità
hanno ormai valicato i confini
della valle e la carica di vice coordinatore di Raggruppamento
ne è il giusto riconoscimento.
Ben 75 rappresentanti della nostra Protezione civile hanno sfilato a Torino e credimi non sono
pochi.
La “Val Susa” è questa, con
840 alpini scesi a Torino per sfilare, con i suoi oltre 3400 iscritti
in 36 Gruppi, una Sezione generosa quando è chiamata a raccolta, una Sezione fedele
all’Associazione ed alle tradizioni, una Sezione figlia di terra
che vuole bene agli alpini in
armi e che, vedi ieri per la 34,
ha saputo riconoscerne l’importanza ed il radicamento nel territorio.
Caro Corrado, “l'è ’l Piemont
ch'a dà a l'Italia soa pì bela gioventù” e tu da buon piemontese
lo sai. Grazie per la tua visita,
grazie per la tua passione, per
l’esempio che ci dai, grazie per
la carica che ci trasmetti. W gli
alpini, W l’Italia e W la Val
Susa.
note alpine ad exilles:
chissà se il vento... di Mauro Biglino
Questa volta dobbiamo rallegrarci: il 18 e 19 giugno il cielo
ed il vento ci hanno regalato un
sabato ed una domenica spettacolari.
La gente era tanta sabato sera
ed assisteva incuriosita anche ai
preparativi: sappiamo ormai che
fino a quando il maestro Danilo
si muove sul palco con la camicia ancora fuori dai pantaloni i
preparativi sono ancora in corso
– la sua voce forte chiama, richiama, sollecita, mentre il presidente Fiorenzo osserva con
cipiglio l’insieme dell’operatività per verificare che tutto stia
procedendo nella direzione desiderata, e di tanto in tanto con
uno sguardo fugace tende a cogliere gli arrivi del pubblico che
lentamente occupa i posti a sedere.
Un altro personaggio concorre alla composizione della ritualità: la presentatrice ufficiale
della fanfara, Maria Cristina che
ora presenta in divisa perché è
divenuta membro effettivo e
‘sonante’ del gruppo. Trovata la
quadra, Cristina rivolge alternativamente lo sguardo ai ‘fanfaroni’ - che non sono solo più i
‘suoi ragazzi’, come li chiamava, ma ormai anche suoi colleghi - ed al pubblico di cui
coglie anche i sentimenti ed il
crescente senso di attesa. Tutto
poi si svolge secondo copione:
il concerto è diviso in due parti,
una di carattere più genericamente bandistico e la seconda,
quella veramente attesa dal pubblico, comprendente brani tipici
della tradizione militare ed alpina in particolare.
Questa volta però la sorpresa
è stata grande perché importante
è il nome di colui che ne è stato
soggetto ed oggetto: Corrado Perona, il Presidente dell’A.N.A., è
infatti arrivato nell’intervallo a
dare ulteriore lustro alla serata.
Va detto quindi che Exilles ha
festeggiato in modo particolare
questo giorno proprio in occasione del centocinquantennio
dell’Unità d’Italia.
Chissà se il vento alpino che
poi si è levato ha colto il valore
dell’insieme, il significato di
questo evento che certo non è
stato ordinario né usuale.
Chissà se dopo avere memorizzato suoni, note e parole, le
ha portate a valle, a beneficio
degli assenti.
Chissà se il suo spirare nella
giornata di domenica ha assunto
il significato di un messaggio o
di più messaggi, almeno di
quelli contenuti nelle parole
degli intervenuti nella manifestazione del mattino.
E ben oltre dovrebbe portare
il contenuto dei valori che, almeno formalmente, vengono richiamati,
riaffermati
e
sottolineati in queste ricorrenze.
Si dice spesso che la musica
rappresenti un linguaggio universale capace di parlare ai
cuori, ebbene, se noi uniamo i
suoni della fanfara con le parole
che ne accompagnano la presentazione, dovremmo assistere
con un certo sentimento di orgoglio e di speranza a manifestazioni che come questa fanno
da megafono per valori che dovrebbero essere condivisi.
E i valori rimangono inalterati nella loro efficacia anche se
qualche volta i suoni che li accompagnano non sono forse
perfetti come si vorrebbe: il sentimento che li trasporta nell’aria
fino agli orecchi di chi li coglie
mantiene invariato tutto il suo
spessore umano.
Ottoni e legni parlano, cantano, lanciano nell’etere i loro
significati in forma di vibrazioni
che colpiscono nel segno la
parte emozionale di chi ascolta
e tutta la platea condivide la
sensazione, senza giudicare.
Chissà se il vento che è arrivato a dare manforte alla trasmissione di questi significati
ha saputo compiere il suo dovere e dalla stretta di Exilles ha
veramente fatto da vettore di
quanto le note dicono e vogliono dire.
La fanfara sempre ci ricorda
il mormorio col quale il Piave
comunicava con i fanti che lo
attraversavano; non manca mai
di eseguire il coro del Nabucco
che unisce le aure dolci al ricordo del fiume Giordano; le
voci della natura sono suoni che
parlano a chi le sa ascoltare
anche quando sono trasformate
in note da mani sapienti.
Chissà se il vento di Exilles ha
saputo comportarsi da voce naturale mentre percorreva la valle;
mentre passava sui ‘fidi tetti del
villaggio’, quei tetti da cui sono
partiti ‘con indomita fierezza i
bravi alpini’ ricordati nelle parole dell’inno ufficiale del corpo,
conosciuto col titolo di ‘33’ o
anche come ‘Valore alpino’.
Lo speriamo e proviamo ancora a risentire l’eco dei suoni
che ha raccolto: sono usciti
dagli strumenti, hanno parlato ai
presenti, hanno abbandonato il
tendone, sono saliti a circondare
il Forte che sempre assiste silenzioso nella speranza di tornare ad essere, prima o poi,
cassa di risonanza per le note alpine della Fanfara A.N.A. Val
Susa.
Rettifica
La convenzione odontoiatrica con la VACUPAN ITALIA,
contrariamente a quanto riportato sulla locandina inserita in
questo giornale, è valida per tutti i soci della Sezione e loro familiari.
Lo Scarpone
Valsusino
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Attualità
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Il cap. Luca Del Sole riceve l’atto di conferimento della cittadinanza onoraria dalle mani dei nipoti dei compianti Clataud e Chareun.
A destra: il corteo fa rientro in caserma (foto D. Balbo).
oulx abbraccia i suoi “lupi”
Sabato 18 giugno ad Oulx
sotto una pioggia insistente si è
tenuta la cerimonia del conferimento da parte del Comune
della cittadinanza onoraria alla
34ª compagnia del battaglione
“Susa” ospitata nella locale caserma “Assietta”.
Erano stati i compianti Pier
Augusto Clataud e Candido
Chareun, rispettivamente capogruppo e vice capogruppo andati avanti nell’estate 2010 a
distanza di un mese l’uno dall’altro, a porre le basi per questo riconoscimento. Il Gruppo
di Oulx ne ha poi proseguito
l’iter sino alla ufficialità della
delibera comunale del 31 gennaio u.s.
Per festeggiare l’avvenimento era anche in programma
l’annuale raduno degli ex appartenenti alla compagnia
stessa, i “lupi”.
Grande la partecipazione alpina nonostante la pioggia che
certo non ha scoraggiato l’entusiasmo e l’affluenza degli amici
degli alpini. Infatti oltre 500
sono stati i “veci” che, riunitisi
fuori della caserma, aspettavano
l’uscita della fanfara della “Tau-
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Lo Scarpone
Valsusino
rinense” e dei “lupi” della 34ª
compagnia per raggiungere in
corteo con i loro vessilli piazza
Garambois. Qui altrettanti spettatori sfidavano l’inclemenza
del tempo nell’attesa di veder
sfilare vessilli, gagliardetti e
penne nere.
Portava il saluto del Gruppo
l’attuale capogruppo Franco
Bernard ponendo l’accento sul
significato dell’onorificenza
più che mai simbolo di un legame profondo, quasi un abbraccio, con ragazzi che con
continuità ormai partecipano a
pericolose missioni all’estero in
difesa della pace e che spesso
sono entrati con le loro famiglie
a far parte della comunità locale.
L’atto di conferimento veniva
ritirato dal cap. Luca Del Sole,
attuale comandante di questo distaccamento, ultima unità rimasta in tale particolare posizione
di distaccamento autonomo in
tutto il panorama alpino. A porgerlo le mani dei nipoti dei
compianti Clataud e Chareun.
Il saluto del 3° era portato dal
Comandante col. Carlo Sardi
che nel suo discorso ha sottoli-
di Dario Balbo
neato l’atipicità della 34ª compagnia, il mantenimento dei valori alpini, il concorso quale
base per la formazione dei militari a livello F.A. ed il fatto che
tale unità, unitamente al reggimento, è sempre stata protagonista sia in passato sia nelle
attuali missioni di supporto alla
pace.
Il sindaco di Oulx, Paolo De
Marchis nel suo discorso esprimeva parole di elogio nei confronti degli alpini presenti sul
territorio da oltre cinquant’anni.
Anni costellati anche da calamità naturali che hanno visto i
giovani dalla 34 sempre attivi
negli aiuti alla popolazione. Ma
anche alpini che sono stati estremamente importanti con la loro
presenza nello sviluppo economico della cittadina e che continuano a nutrire un fortissimo
legame con la loro caserma con
vivo orgoglio e senso di appartenenza. Numerosi poi gli ex
Comandanti intervenuti e
grande gioia di molti nel ritrovarli e salutarli.
I commercianti locali contribuivano alla festa con addobbi
alle vetrine nelle quali erano
esposte fotografie della caserma
e delle sue attività scattate dal
“lupo” Franco Bacchini nel lontano 1953.
Le stesse immagini erano
state proiettate la sera precedente nella sala del consiglio
comunale riscuotendo un grandissimo successo per la riscoperta di luoghi, situazioni, volti
che resistevano nella memoria
dei meno giovani e che hanno
rappresentato una sorpresa per i
rimanenti presenti.
In virtù della vicinanza della
cerimonia con l’anniversario
della presa del Monte Nero, in
tribuna era anche presente il figlio del col. Pietro Barbier, allora comandante di uno dei
plotoni che lo conquistarono, e
nativo di Oulx.
Nel pomeriggio era in programma un concerto della fanfara della “Taurinense” nei
giardini pubblici ma l’inclemenza del tempo ha di fatto ridotto e snaturato il programma
costretto a svolgersi all’interno
della tensostruttura sulla quale
lo scrosciare della pioggia
creava l’accompagnamento alle
note degli ottoni.
Annuale pellegrinaggio al Rocciamelone
di Davide Corona
Sabato 30 e domenica 31 luglio, la Sezione ha festeggiato il
suo 42° raduno alla vetta del
Rocciamelone, con la tradizionale ascensione dei propri alpini,
armati di vessillo e gagliardetti,
che, guidati dal loro instancabile
presidente Giancarlo Sosello,
hanno voluto ancora una volta
ritrovarsi e stringersi insieme al
cospetto della statua della Beata
Vergine per rinsaldare quel filo
comune che lega tutte le penne
nere a quel monte così sacro per
la Sezione e gli alpini di Valsusa
tutti.
Come sempre il tutto inizia
nelle primissime luci di domenica 31 luglio quando una lunga
“colonna” di alpini, dipartendosi dai Rifugi “La Riposa e Ca’
d’Asti” e snodandosi lungo l’intero itinerario di salita, raggiunge la vetta per assistere alla
Santa Messa, officiata come da
tradizione da don Nino, il quale
ha avuto parole di apprezzamento ed elogio verso l’operato
quotidiano degli alpini, veri testimoni ed ambasciatori, nel
mondo d’oggi, di quei valori di
appartenenza nazionale, fratellanza, solidarietà, senso del dovere e della Patria che molto
spesso ai tempi nostri si fa fatica
ad incarnare. Oltre alle bellissime, ma al tempo stesso semplici parole di don Nino durante
l’omelia, a far da corollario alla
funzione sono state la recitazione della Preghiera dell’Alpino da parte del nostro
Presidente sezionale e l’intonazione musicale dei brani “Signore delle Cime” e del
“Silenzio d’Ordinanza” da parte
dei musici della fanfara, diretti
dall’egregio maestro Danilo
Bellando, saliti fin lassù con i
loro fedeli strumenti a fiato.
Un elogio particolare va
come sempre all’indefesso impegno profuso da parte di Fulgido Tabone, che con la sua
presenza ed attività ha garantito
l’intero successo dell’evento sia
la sera prima a Ca’ d’Asti, che
la mattina di domenica in vetta,
predisponendo la Cappella ed il
piazzale per la Santa Messa e la
consumazione di un piacevolissimo rinfresco a base di pasticcini, vino e the caldo. Onorava
la manifestazione della propria
presenza, il generale di divisione Giorgio Blais, il quale
partendo la mattina stessa direttamente da Susa, ha voluto così
rinsaldare quel profondo vincolo
di unione al sacro monte ed alla
Vergine Maria, protettrice di tutti
gli alpini valsusini, facendogli ri-
Considerazioni a margine
del pellegrinaggio in vetta
Mi è già capitato di dire e di
scrivere che la vetta del Rocciamelone è il posto più bello del
mondo. Non credo che sia solo
una convinzione mia. La gioia,
l’orgoglio, la serena soddisfazione, l’incanto della vista e
delle cime che si scorgono e, soprattutto, la stupenda statua
della Madonna aprono il cuore
di chi giunge in vetta a sentimenti che poche altre esperienze sono in grado di dare. Già
la salita, impervia, non comoda,
giustamente faticosa consente di
allargare lo sguardo alla valle,
alla cinta di Torino, alla città ancora illuminata se la salita avviene in ore antelucane. Incontri
con animali, volpi, lepri, marmotte, ma anche daini sono tutt’altro che infrequenti. E ogni
passo verso la vetta è una piccola, significativa conquista. E
all’arrivo, ai 3.538 metri di
quota, ecco la Madonna che si
erge maestosa, confidente, rasserenante, bellissima. Grande
scultore quello Stuardi! Da oltre
cento anni Susa e la sua valle
guardano con devozione alla
vetta del Rocciamelone dove la
statua troneggia benedicente.
Da cento anni pellegrini e devoti, alpinisti e montanari si
inerpicano fino alla vetta per de-
porre ai piedi della Vergine una
preghiera, una implorazione, un
ringraziamento, una speranza.
La statua della Madonna del
Rocciamelone fa parte ormai di
Susa e della sua valle, come una
realtà immutabile; è là e lo sappiamo.
Partiamo dal fondo valle a
piedi, con mezzi meccanici fin
dove è possibile, dal versante di
Susa, da quello di Novalesa o di
Usseglio, e col passo consentito
a ciascuno dall’età e dalle proprie forze saliamo, saliamo,
avendo nella mente e nel cuore
quell’unico obiettivo. Arrivare
alla vetta e rendere omaggio alla
Madonna.
E’ quindi assolutamente giusto e bello e significativo che gli
alpini di oggi, eredi di quegli alpini che nel 1899 portarono a
spalle la statua in vetta, abbiano
deciso di effettuare il pellegrinaggio sezionale in vetta, l’ultima domenica di luglio.
Le circostanze della mia vita
mi hanno consentito di partecipare al pellegrinaggio solo un
paio di volte, ma quante emozione in quelle occasioni!
Trovo addirittura grandioso
che i componenti della fanfara
sezionale salgano in vetta portandosi al seguito gli strumenti.
vivere e testimoniare quegli
stessi ricordi e quelle stesse sensazioni che sicuramente lo hanno
accompagnato durante la sua
splendida carriera da ufficiale
nelle fila degli alpini.
Erano presenti al pellegrinaggio i vessilli delle Sezioni
A.N.A. Val Susa, Cuneo e Torino, ed i gagliardetti di Avigliana, Bussoleno, Caprie,
Chianocco, Chiomonte, Chiusa
San Michele, Mattie, Mompantero, Novalesa, Sant’Antonino,
San Didero, San Giorio, Susa e
Vaie per quanto riguarda la Sezione, insieme a quelli esterni di
Chiaves, Collegno, Cortandone,
Monastero, Ronco Scrivia,
Roure, Santo Stefano Roero e
Trana ai quali va il nostro più
sentito ringraziamento per la vicinanza mostrataci con la loro
presenza.
di Giorgio Blais
E anche quest’anno, che emozione e che gioia sentire, durante la celebrazione della Santa
Messa in vetta, sentire suonare,
come primo brano, Stelutis alpinis, canto che la mia permanenza in Friuli mi ha permesso
di apprezzare e amare in maniera notevolissima. Bravi, bravissimi.
Ma bravissimi tutti gli alpini
saliti e con quanta fierezza indossavano il loro cappello, fedele compagno di tante fatiche,
vicissitudini, gioie! Un alpino si
identifica con il suo cappello,
che gli dà una identità,
un’anima, direi. Nessuno al
mondo è come gli alpini ed il
cappello – in quante maniere
assai più poetiche è stato scritto!
– rende gli alpini unici. Le
stesse semplici ed ingenue parole della nostra canzone “Sul
cappello che noi portiamo c’è
una lunga penna nera che a noi
serve da bandiera...” dà la cifra
di cosa sia il cappello per noi.
Non per niente, quando un alpino “va avanti”, assieme alla
corona di fiori sulla sua bara c’è
sempre, immancabilmente, il
cappello.
E, come considerazione finale, vorrei esortare tutti a trattare il cappello con il riguardo
che si merita. Devo affermare
che con grande dispiacere ho
visto o saputo di persone che
hanno partecipato a manifestazioni politiche di parte, o a proteste e manifestazioni di piazza,
o addirittura ad azioni eversive,
con il cappello in testa.
Mi hanno pure riferito che
una di queste persone, di fronte
ad una specifica osservazione,
abbia risposto: “Il cappello è
mio e ne faccio quello che voglio”. Devo vibratamente dire:
NO! Il cappello è tuo, ma non
fai quello che vuoi. Il cappello
te lo ha dato la Patria e tu lo indossi quando servi la Patria,
quando la rispetti, quando la difendi.
Altrimenti indebolisci l’idea
che pensi di sostenere e insozzi
il cappello, rendendolo strumento di partigianeria, e al
tempo stesso offendendo gli alpini che non la pensano come
te. Gli alpini devono difendere
gli ideali, l’Italia, con quella intelligente disciplina che li ha
sempre contraddistinti e con lo
spirito di serietà, abnegazione,
sacrificio che li porta ogni ultima domenica di luglio in vetta
al Rocciamelone a pregare la
Madonna con intenzioni pure e
serie.
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Valsusino
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Attualità
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Attualità
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Gli alpini chiusini raccolti attorno al loro capogruppo Vittorio Amprimo.
Il Gruppo alpini di Chiusa San Michele
ha festeggiato il suo 80° compleanno
di Vittorio Amprimo
I festeggiamenti per l’80° di
fondazione del Gruppo sono iniziati venerdì 3 giugno nella
chiesa Parrocchiale con il concerto del “Coro Alpino Valsusa” e del “Coro Valpellice”
diretti dal maestro Ugo Cismondi e presentati da Bruno
Gambarotta. I due cori hanno
eseguito brani tratti dal loro volume “Canti nostri”.
Al termine, la festa si è spostata presso il salone Polivalente
per l’inaugurazione della mostre
“Alpini della Valsusa” di Mario
Tonini e “Dall’Ortigara 1920 a
Torino 2011” del nostro socio
Daniele Miletto e la presentazione da parte di Bruno Gambarotta e Mauro Minola del
libro “Alpini di Chiusa storie e
memorie”.
Il libro abbraccia un ampio
periodo di storia alpina con particolare attenzione alla storia
degli alpini di Chiusa, sin dal
primo alpino di cui si ha notizia,
nato nel 1856. Racconta poi la
storia del gen. Antonio Cantore,
la cui famiglia paterna era originaria di Chiusa, e le pagine
drammatiche degli alpini che
hanno combattuto nelle guerre
di Libia, nella Prima guerra
mondiale, nella guerra d’Africa
orientale e infine nella Seconda
Scarpone
10 Lo Valsusino
guerra mondiale. Logica conclusione ai giorni nostri con i
racconti di coloro che hanno
semplicemente fatto il militare
di leva nel corpo degli alpini o
che hanno prestato servizio
nelle missioni di pace o in “Vivi
le forze armate”. Un capitolo
infine è dedicato alla storia del
Gruppo dalla fondazione fino ai
giorni nostri, alla solidarietà, al
dovere, all’allegria. Alla serata
è intervenuto un componente
del gruppo “Militaria” indossando la divisa degli alpini di
fine ’800.
Sabato 4 giugno, nel pomeriggio, in piazza della Repubblica un folto pubblico ha
assistito alla dimostrazione del
nucleo “Cinofili” della Protezione Civile A.N.A. “Val Susa”,
dimostrazione che ha coinvolto
direttamente alcuni bambini tra
i numerosi presenti. Al termine
ricca merenda offerta dal
Gruppo proprio ai bambini intervenuti.
Domenica 5 giugno, giorno
della solenne cerimonia per
l’anniversario, apertura dei festeggiamenti con alzabandiera e
Onore ai Caduti presso il monumento di piazza della Repubblica. Santa Messa officiata da
don Romeo con l’accompagna-
mento dei canti della corale “A.
Sestero”. Al termine della
Messa benedizione del nuovo
gagliardetto a cui ha fatto da
madrina la signora Laura Cantore, vedova di Mario Sbodio,
infaticabile e indimenticabile
capogruppo per 40 anni. Molto
toccante l’omelia di don Romeo
nel corso della quale sono stati
letti dei brani tratti dalle lettere
di don Emilio Berto cappellano
militare in Russia.
Al termine della celebrazione, gli alpini sono sfilati per
le vie del paese accompagnati
dalla Fanfara A.N.A “Val Susa”
per ritornare in piazza della Repubblica dove si sono tenuti i
discorsi ufficiali e la premiazione dei tre soci più anziani:
Giuseppe Rocci classe 1930,
Franco Giai classe 1931 e
iscritto al Gruppo dal 1953 ed
infine Guido Riva classe 1931.
Premiati anche i negozi che
hanno allestito le loro vetrine in
onore degli alpini.
Molti gli ospiti. Tra i più graditi il pronipote del gen. Cantore
che ha voluto onorarci della sua
presenza portando anche il cappello del generale. Posato con
cura su di un cuscino ricoperto
con il tricolore e portato dal ten.
Davide Corona ha simbolica-
mente rappresentato il generale
nella sfilata quasi che sfilasse
con noi.
Presente anche una rappresentanza degli alpini di Sampierdarena, luogo di nascita del
gen. Cantore, a cui il Gruppo,
come il nostro, è intitolato. Il
gruppo “Militaria” era presente
con 2 alpini, 2 portatrici carniche, e 2 crocerossine, tutti con
le divise del 1918.
Particolarmente gradita la
presenza alla manifestazione
della signora Tiziana Nasi
grande amica degli alpini di
Chiusa.
Al termine ben 200 persone si
sono ritrovate sotto la tensostruttura a gustare il pranzo preparato dalla ditta “Pranzar
sull’aia”.
Ancora un grazie a tutte le autorità civili e militari intervenute, i Gruppi alpini con i loro
vessilli e le Sezioni Val Susa,
Torino e Genova intervenute
con i loro consiglieri. Grazie infine a tutti i soci alpini e aggregati del Gruppo, alle socie
aggregate che per mesi hanno
collaborato alla buona riuscita
della festa.
Unico neo il tempo che durante i tre giorni è stato decisamente inclemente.
Attualità
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Ottant’anni di presenza nella comunità
per il Gruppo di Buttigliera
Lo schieramento al Parco della Rimembranza per la cerimonia
dell’alzabandiera e l’onore ai Caduti. A destra: un meritato riconoscimento (foto D. Balbo).
di elio Garnero
Se noterete che sto commentando questo evento con enfasi
e fervore non comuni, non vogliatemene, semplicemente è
perché si è verificato nel Comune dove sono nato, e dove ho
vissuto per oltre cinquant’anni
(per la precisione in frazione
Ferriera). Tengo solo a precisare
che sia in capoluogo che nella
frazione ho solo amici, sia alpini
che non.
Si è celebrato l’80° di fondazione del Gruppo alpini. Un
Gruppo che da sempre stimo ed
ammiro. Permettetemi di evidenziare la stretta e fattiva collaborazione che ogni anno, in
occasione della raccolta per il
Banco Alimentare (di cui il sottoscritto ne è il responsabile di
zona), ogni ultimo sabato di novembre una valida rappresentanza composta anche da soci
alpini non proprio giovanissimi,
trainata dal sempre presente capogruppo riesce, con l’ormai
acquisita capacità organizzativa
a contribuire alla buona riuscita
di tale evento. Alpini buttiglieresi, a voi un grazie mio personale. Chiaramente non sta al
sottoscritto evidenziare l’importanza della presenza degli alpini
sul territorio locale, questo l’ha
fatto ampiamente il sindaco
Ruzzola. Sono stati raggiunti gli
80 anni di vita, che sono tanti, il
che significa che coloro che si
sono succeduti nel tempo hanno
profuso tutte le energie necessarie per la continuità e la prosperità del Gruppo. Quanto è stato
fatto finora è scaturito da un insieme di energie coordinate da
un’ampia sintonia d’intenti ed
obiettivi.
Una responsabilità forte di
cui gli alpini buttiglieresi devono sentirsi fieri e compartecipi, perché questo è anche il
modo migliore per rendere
onore a coloro che li hanno, o
meglio ancora che ci hanno preceduto, e per tenere alta quella
“penna” di cui tutti noi andiamo
legittimamente orgogliosi. Cari
amici alpini buttiglieresi, guardate con ottimismo al futuro
cercando di invigorire un esempio che sempre avete dato a tutti
nell’arco di questi decenni di attività e di impegno. Ve lo chiedono i vostri fratelli alpini, ma
ve lo chiedono anche i vostri
concittadini che oggi hanno ancora in voi uno dei punti di riferimento di maggiore solidità e
garanzia.
La manifestazione è riuscita
splendidamente anche grazie
alla disponibilità del parroco di
Buttigliera/Ferriera, don Gino
Palazziol, da sempre amico ed
estimatore degli alpini locali.
Il sabato sera un’impeccabile
esibizione del coro “Rocciamelone” nella gremita chiesa del
Sacro Cuore di Ferriera.
Domenica mattina, oltre al
vessillo sezionale rappresentavano la nostra Sezione ben 18
Gruppi, oltre ad altri 9 Gruppi
appartenenti a Sezioni limitrofe.
Le altre associazioni, d’arma
e non, erano una decina. Oltre al
presidente Sosello ed ai tre vicepresidenti Garnero, Ferraris e
Baro hanno partecipato i consiglieri sezionali Amprimo,
Balbo, Baro, Bonaudo, Olivero,
Rovero, Sacco e Salvaia.
Sulle note della fanfara sezionale abbiamo percorso le vie del
paese per poi ricordare i Caduti
di tutte le guerre al parco della
rimembranza antistante il cimitero. È seguita la Santa Messa
nel cortile del Centro Famiglia,
indi gli interventi del capogruppo, del Sindaco e del nostro
Presidente sezionale, con il conferimento di alcuni riconoscimenti ai soci più anziani e
meritevoli. È seguito il pranzo
ancora nei locali del “Centro
Famiglia” sempre gentilmente
concessi da don Gino. Sono
pure state premiate diverse signore sempre attive nel
Gruppo.
Concedetemi un plauso particolare per il capogruppo Guido
Marchisotto da mesi impegnato
per la buona riuscita di questo
importante appuntamento. Capogruppo che ritengo anche fortunato, perché sempre sostenuto
e consigliato dalla sua splendida
moglie Bruna.
Questa è un’ulteriore conferma che noi alpini sì, siamo
bravi, ma senza il consenso e
l’appoggio delle nostre donne
saremmo costretti a percorrere
una strada sempre in salita.
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Valsusino
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Attualità
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A sinistra: concerto del Coro alpino Valsusa nella chiesa parrocchiale. A destra: manifestazione della domenica con onore ai Caduti (foto D. Balbo).
Grande festa
per l’ottantesimo
ad exilles
di elio Garnero
Domenica 10 luglio, a distanza di tre settimane si è rinnovato l’appuntamento sul
piazzale del Forte dove è ubicata la Cappella Votiva. Questa
volta per celebrare l’80° di fondazione del Gruppo alpini locale; per la verità la scadenza è
avvenuta l’anno scorso, ma il
tutto era stato rinviato per un
grave quanto banale incidente
che aveva bloccato il capogruppo Silvio Mout, condottiero
e trascinatore del Gruppo.
Chiaramente il numero dei
partecipanti era inferiore a
quello del raduno sezionale del
19 giugno, anche per la concomitanza di altre manifestazioni
in valle, ma la nostra Sezione ha
coronato la manifestazione più
che decorosamente con la partecipazione di un bel numero di
Scarpone
12 Lo Valsusino
gagliardetti, del presidente Sosello, dei tre vicepresidenti Garnero, Baro e Ferraris e di un
discreto numero di consiglieri
sezionali.
I festeggiamenti sono già iniziati il sabato sera con uno straordinario concerto del coro
alpino “Valsusa” di Bussoleno.
La domenica, accompagnati
dalle note della nostra fanfara
abbiamo raggiunto piazza Europa dove, dopo l’alzabandiera
e gli Onori ai Caduti, si sono avvicendati sul palco, il capogruppo degli alpini di Exilles,
Silvio Mout, il sindaco di Exilles, Michelangelo Castellano,
che ha evidenziato il profondo
legame che unisce l’amministrazione locale al Gruppo alpini, gruppo che interpreta a
meraviglia lo spirito di servizio
alla comunità sostenendo le
varie iniziative locali. Seguiva
un intervento, sempre d’encomio ad Exilles ed ai suoi alpini,
del presidente della Comunità
Montana Val Susa e Val Sangone, Sandro Plano.
Era poi la volta del novantaseienne maresciallo Giuseppe
Rosatelli, cittadino onorario di
questo piccolo ma significativo
centro montano, il quale ringraziava tutti per l’accoglienza che
gli viene riservata ogni qualvolta ci raggiunge in valle per le
nostre manifestazioni.
Chiudeva la parte ufficiale
della festa il presidente sezionale Giancarlo Sosello che elogiava e ringraziava l’intero
Gruppo per i lavori sostenuti
ogni anno per la pulizia e la manutenzione dell’area sottostante
il Forte ed antistante la Cappella
Votiva per permettere lo svolgimento del nostro raduno sezionale.
Si soffermava nell’elogiare
Silvio Mout, definendolo “un
gentiluomo”.
A mio avviso mai appellativo
fu così appropriato.
Silvio è un esempio per tutti,
sempre disponibile, poche parole ma sagge, tanto lavoro e
grandi capacità di coinvolgimento, tali da ottenere ottimi risultati dai componenti del
Gruppo da lui guidato.
È seguita la Santa Messa con
particolare rilievo per “coloro
che sono andati avanti”. Ultima
tappa il pranzo presso l’apposita
struttura ed al termine ancora alcuni brani del repertorio della
fanfara sezionale.
“Pianeta difesa”
a Bousson
di Dario Balbo
Istruzione dura anche se in tempi e forma ridotta, marcia, arrampicata, pernottamento in quota al lago Nero e poi novità credo per
tutti l’attraversamento del ponte tibetano più lungo d’Europa. Quasi
un centinaio di giovani hanno affrontato così le tre settimane della
sessione del “Pianeta difesa” meglio noto come mininaja presso la
base logistica di Bousson. La brigata “Taurinense” li ha ospitati e
l’addestramento è stato curato da personale del 3° alpini e del reparto comando.
Durante le tre settimane sono stati seguiti rigidamente i tempi
della caserma dalla sveglia alle 6,30 sino al silenzio della mezzanotte.
Per la cronaca i maschi erano 77 e le ragazze 21 tra i 18 ed i 29
anni di età. Tutti ragazzi che hanno chiesto di provare l’esperienza
alpina ed è sempre opportuno sottolineare la volontarietà della loro
scelta, mentre crediamo che molti dei più accesi detrattori dell’iniziativa, abbiano fatto durante la loro di naja meno di quanto abbiano
fatto questi giovani in pochi giorni “o peggio” che abbiano fatto di
tutto per evitarla.
La curiosità di questa sessione è stata la presenza Omar Bedioune,
21 anni, di Giaveno, padre algerino e madre piemontese che dopo
quattro mesi di addestramento nella Legione Straniera ha optato per
gli alpini preferendo seguire le orme del nonno materno.
Quarantasette i piemontesi, mentre la valle di Susa era rappresentata da una ragazza, Francesca Pognant Gros di San Giorio e da
un ragazzo, Massimiliano Maberto di Giaglione. Speriamo di anno-
Suggestiva come sempre la cerimonia di consegna del cappello
alpino aperta come si conviene dal comandante della “Taurinense”
Francesco Paolo Figliuolo. Ad uno ad uno, di corsa, fieri della loro
divisa mimetica modello Afghanistan 2006, a chiamata pronti a riporre nella tasca il berretto d’ordinanza per ricevere commossi il
cappello dalle mani degli ufficiali o dei presidenti ospiti che si alternavano nella consegna.
La Sezione era rappresentata dal presidente Sosello con l’alfiere
Gallina, dal vicepresidente Ferraris e dallo scrivente. Presenti i gagliardetti di Cesana, Claviere, Oulx e San Giorio.
Commemorata
la Divisione martire
di Giovanni Baro
Il monumento ai Caduti al Col di nava (foto D. Balbo).
Francesca Pognant Gros e sotto, Massimiliano Maberto (foto D.
Balbo).
verarli a breve tra i nostri iscritti “amici” in attesa magari dell’arruolamento quale volontario in ferma breve tra le truppe alpine.
Fanno tenerezza infatti questi ragazzi che sull’onda dell’entusiasmo
delle tre settimane si dichiarano nella gran parte desiderosi di continuare l’esperienza salvo poi dimenticarsene dopo pochi giorni.
È il 3 luglio e, come avviene da anni, si celebra al Col di Nava il
62° raduno alpino che commemora la drammatica ritirata di Russia
della Divisione “Cuneense” che ha lasciato sul suolo sovietico ben
13470 morti o dispersi.
Sin dalle prime ore del mattino raggiungono il colle schiere di
commilitoni che tra strette di mano e abbracci rievocano i giorni trascorsi in caserma o in Sezione sotto l'inseparabile cappello alpino.
Alle 10 si snoda la tradizionale sfilata che, al passo scandito dalla
fanfara della “Taurinense”, raggiunge il grande prato con eretto il
palco delle autorità dove verrà celebrata la Santa Messa. Sono presenti 21 vessilli sezionali tra cui spiccano le Sezioni estere di Brasile ed Argentina e 120 gagliardetti delle regioni Liguria, Lombardia,
Veneto, Piemonte e Valle d'Aosta.
In campo civile si notano i gonfaloni del comune di Imperia e di
Pornassio, il paese ospitante, oltre ad altri paesi limitrofi. Sul palco
oltre al sacerdote celebrante (un eremita), otto alpini reduci di guerra
che, nonostante la veneranda età, hanno assistito con partecipazione
alla Santa Messa.
Al termine della celebrazione i discorsi di rito, dal sindaco di Pornassio con il benvenuto a tutti i presenti, all'assessore al turismo di
Imperia, all'ufficiale comandante degli alpini, per terminare con il
saluto del vice presidente nazionale Bertino a nome del presidente
Perona.
A concludere la manifestazione la deposizione di una corona di alloro al monumento ai Caduti accanto alla cappella eretta in memoria del generale Battisti. Era presente alla cerimonia il vessillo della
Sezione A.N.A. Val Susa portato dall'alfiere Bruno Gallina e scortato
dal sottoscritto.
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Valsusino
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Attualità
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Protezione civile
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esercitazione nuclei specialistici
Protezione civile A.n.A. Val Susa
di Paolo Parisio, (coordinatore Sezionale)
Nei giorni 23-24 luglio, in
alta valle Susa, sulle bellissime
montagne di Cesana Torinese, si
è svolta l’esercitazione congiunta tra i cinofili, rocciatori e
sommozzatori appartenenti alla
Protezione civile dell’Associazione nazionale alpini Sezione
Val Susa.
Nelle intenzioni dell’Unità
sezionale, dovrà diventare un
appuntamento annuale ricorrente se possibile esteso anche
alle realtà similari di settore sia
A.N.A. che di altre associazioni.
La località suggestiva dei
circa 2.000 metri del lago Nero
(il cui nome descrive la visibilità che i sub hanno in immersione) ha offerto la possibilità ai
sommozzatori di esercitarsi a
scandagliare il fondo con varie
tecniche di ricerca ed il fatto
della pessima visibilità è stato
propedeutico per un addestramento più meticoloso e ad una
puntigliosità di scandaglio manuale portata agli estremi proprio in virtù ad una visibilità ai
“minimi termini”.
A lato del lago seppur a distanza ragguardevole, una bella
alta parete rocciosa ha permesso
ai rocciatori di affinarsi nell’installazione di teleferica lunga
più di 200 metri che, da un’altezza veramente considerevole,
scendeva sino ad attraversare il
lago.
Simulando una zona inaccessibile con una piccola frazione
abitata isolata, venivano fatti
scendere ipotetici materiali di
sussistenza ma non solo venivano trasportati cani e conduttori per ricerche dispersi, si
simulava la caduta in acqua di
un piccolo contenitore di preziosi appartenente a ipotetico
sfollato che, durante l’abbandono della frazione, perdeva in
acqua tutti gli oggetti preziosi di
famiglia con conseguente intervento dei sommozzatori che riuscivano a ritrovare quanto perso
per la gioia del legittimo proprietario!
I sommozzatori, oltre ad esercitarsi nelle varie tecniche di ricerca
sommersa, hanno ispezionato il
lago rilevando purtroppo rifiuti di
vario genere depositati sui fondali,
borse di nylon gettate in acqua e
bottiglie in vetro… nessuna novità
invece del famoso “carro armato”
la cui esistenza era già nota ai
sub A.N.A. anche se trattasi non
di un carro armato ma di un più
modesto “autoblindo” tedesco
Scarpone
14 Lo Valsusino
residuato dell’ultima guerra,
ormai pressoché interamente
coperto dal sedime del lago.
Compito importantissimo dei
sub era anche quello di offrire la
necessaria sicurezza alle operazioni cinofile così come al trasporto in gommone di un
ipotetico disperso ritrovato dai
cinofili e farlo raggiungere in sicurezza la riva opposta per passarlo ai soccorritori A.N.P.A.S.
di Sauze d’Oulx che, con una
autoambulanza, hanno garantito
anche trasporto e copertura sanitaria ufficiale di precauzione a
rafforzamento del nostro medico sommozzatore, del nostro
soccorritore certificato di Unità
sezionale e del veterinario dei
cinofili.
Il fine era soprattutto quello di
addestrare i cinofili ai passaggi
in teleferica per fare in modo
che il cane prendesse confidenza
con il vuoto aumentando così la
fiducia dell’animale verso il suo
conduttore.
Passaggi dei cinofili sul gommone per attraversamento lago
erano anche propedeutici per
valutare la tranquillità dell’animale sull’acqua mentre i boschi
circostanti di alta montagna offrivano ampie possibilità all’intero Nucleo di simulare ricerche
dispersi come nella realtà
spesso accade sulle montagne.
Il Nucleo cinofilo della “Val
Susa” è uno dei più operativi
all’interno dell’A.N.A. e la sua
importanza e la sua “volontaristica professionalità” è in costante aumento seppur i livelli
raggiunti siano già ragguardevoli, sempre più viene chiamato a supporto ed appoggio
agli enti istituzionali preposti
alle ricerche e ciò a dimostrazioni del suo ormai alto valore
acquisito.
Il Nucleo alpinistico o rocciatori, al cui interno si trovano
anche “professionisti del settore
di arrampicata e ricerca, lavori
disgaggi e fuochini ma anche
istruttori brevettati e certificati”
ha raggiunto un livello tecnico
che nella complessità ha ormai
superato la “normalità ricorrente nel campo”.
Un affiatamento di volontari
assai marcato (e festaiolo) ha
fatto da “unione” tra le varie
specialità.
Il pubblico ha potuto osservare l’esercitazione con tanto di
speaker dotato di impianto microfonico. Molti i bambini di
una vicina colonia estiva, di-
versi gli escursionisti ed anche
coloro che, leggendo le locandine affisse in alta valle sono
venute appositamente per godere di una bella giornata di sole
e di un evento sicuramente non
di rituale quotidianità.
A supporto dei nuclei è intervenuta anche una squadra logistica della Sezione: la
“Cotolivier” che ha installato
due tende sotto le quali, al sabato sera, si è cenato assieme in
allegria gustando una buona grigliata offerta dal locale Gruppo
alpini di Cesana Torinese.
Con la visita alla Capanna
Mautino ed assaggio di alcune
loro specialità da parte di alcuni
volontari, si è conclusa la lunga
giornata del sabato e tutti hanno
potuto dormire appagati nel dormitorio della casermetta messa
a disposizione della Protezione
civile A.N.A. Val Susa dalla
brigata “Taurinense”, casermetta attiva, sede di pernottamenti estivi ed invernali dei
militari impegnati in addestramento ma anche punto di rilevamento Meteomont.
Bello è stato il rapporto con i
militari in servizio preposti per
l’occasione ed ottimo è stato il
riscaldamento del dormitorio!!!
Domenica mattina, sveglia
sotto un leggero nevischio.
La colonna della Protezione
civile ha raggiunto la località turistica di Cesana Torinese, dove
un sole molto gradito ha permesso ai volontari di addestrarsi
nelle calate dai ponti, con villeggianti e turisti in transito incuriositi: cinofili rocciatori e
sommozzatori ancora in azione
e poi, come consuetudine alpina, deposizione della corona
di alloro al monumento dei Caduti. Sfilata quindi con la fanfara della “Taurinense” sino al
cimitero di guerra di Cesana To-
rinese, deposizione di un mazzo
di fiori sulle note del “Silenzio”.
Il pranzo presso la caserma di
Bousson ha concluso il week
end addestrativo dei Nuclei specialistici dell’Unità sezionale di
Protezione civile A.N.A. Val
Susa.
Un grazie sincero alla disponibilità e collaborazione delle
Truppe Alpine ed in particolar
modo al ten. col. Laurenti del
Comando Supporti Tattici “Taurinense”, al m.llo Gambelli responsabile della caserma di
Bousson, alla fanfara della
“Taurinense” per il servizio prestato, all’amministrazione comunale di Cesana Torinese, al
Gruppo alpini locale, al Soccorso di Sauze d’Oulx e a tutto
il pubblico presente nella due
giorni addestrativa.
Un messaggio agli enti locali
nel presentare le specialità della
P.C. A.N.A. Val Susa (con possibilità d’impiego quando richiesto anche per esplorazioni e
bonifiche di laghi in quota a
cura dei sub, lavori di pulizia e
manutenzione di vie in quota a
cura dei rocciatori così come
pulizie da vegetazione infestante di ferrate e mura storiche,
attività dimostrative e ricerche
reali a cura dei cinofili) tutto al
fine di salvaguardare la bellezza
e la miglior fruizione delle montagne sia dalla popolazione locale sia dai villeggianti ed
escursionisti in generale.
Sicuramente un’esperienza
formativa importante nell’ottica
addestrativa d’Unità, un evento
da ripetere nel 2012 per contribuire sempre più a diffondere
tra la popolazione la cultura
della Protezione civile, il suo
impegno verso il territorio e la
simpatia che gli alpini della P.C.
sanno infondere tra la gente.
Gli anni della mia infanzia ad exilles
ricordi di mario parisio
parte seconda
Concludiamo con questa seconda parte la testimonianza su
Exilles degli anni ’30 che il gen.
Mario Parisio ha voluto così
gentilmente offrirci. Nella premessa della prima parte abbiamo indicato genericamente
ad una “luminosa carriera militare”. Scopriremo leggendo
quanto segue a quale livello
prestigioso sia giunta.
Un grazie ancora da queste
pagine sperando che un giorno
questo sincero amico della nostra valle e della nostra Sezione
possa essere ancora nostro
ospite magari in una festa sezionale che proprio nella sua
amata Exilles ogni anno celebra
i fasti della Val Susa (db).
Come ho già detto il forte era
il “centro di mobilitazione e distaccamento eventuale” del btg.
“Exilles”.
La seconda parte della denominazione aveva significato
esclusivamente burocratico-amministrativo.
La guarnigione era costituita
da un capitano comandante, un
paio di ufficiali subalterni, cinque/sei sottufficiali e un centinaio di alpini.
Per la logistica si avvaleva di
una squadra salmerie con “cassette da battaglione leggere”. E
in proposito ricordo che tutte le
mattine una corvèe (con carretta) scendeva alla stazione di
Chiomonte per prelevare, dal
treno, i sacchi con le pagnotte
che venivano confezionate nel
“panificio militare” di Torino.
Come “distaccamento” il
compito era di provvedere a
tutte le incombenze relative alla
vita e alla manutenzione del
Forte e assicurare il presidio e la
custodia dei forti che ho chiamato satelliti: Fenils e Pramand.
Dislocati a differenti quote
sui costoni che scendono, tra
Exilles e Salbertrand, dal colle
d’Ambin, posti a sbarramento
della provenienza dell’alta
valle, erano armati di cannoni,
disponevano di una polveriera
ed erano custoditi da una guardia (credo di 10/15 alpini) che si
alternavano in turni quindicinali. Erano collegati, tra di loro
e con il forte di Exilles, con una
linea telefonica.
Ricordo che per uno dei due
forti (credo il Pramand) si procedette, durante una estate, all’ammodernamento dei pezzi.
a cura di Dario Balbo
Vi furono inviati cannoni da 149
che venivano smontati utilizzando la “capra”, una sorta di
incastellatura metallica dotata di
verricello, carrucola e catene, e
caricati su autocarri Ceirano dotati ancora di “gomme piene”.
Ho accompagnato mio padre,
in occasione di ispezioni, in entrambi i forti, ma non ho ricordi
particolari se non quello della
strada militare che si inerpicava
lungo il costone, con curve
molto strette che obbligavano
l’autista ogni volta a far manovra.
Nella bella stagione i rifornimenti viveri giungevano al personale di guardia con le già
citate “carrette”. Se ben ricordo
alla prima neve le “guardie” venivano ritirate e la sorveglianza
dei forti era affidata a ispezioni
saltuarie (questo almeno per il
Pramand che era quello più in
quota).
L’ultima opera “satellite” era
la “batteria” del Sapè (detta impropriamente Forte).
Dislocata sul versante opposto della valle rispetto al Fenils
e al Pramand, era una splendida
opera difensiva completamente
interrata e mirabilmente adattata
al terreno. Era circondata da un
fossato. Anche per effetto della
vegetazione selvaggia l’opera
presentava una perfetta mimetizzazione naturale. Non era né
armata né custodita.
I miei ricordi, in merito, sono
più nitidi e articolati perché al
Sapè si svolgeva (e so che si
svolge tuttora) una sagra.
Vi andai quindi, con tutta la
famiglia, almeno quattro volte.
Ma torniamo al Forte di Exilles. Voglio citare una curiosità
forse inedita. Nel forte esisteva
una “colombaia” con un certo
numero di piccioni viaggiatori
che, all’epoca, costituivano un
mezzo di collegamento previsto
dagli organici e dai regolamenti
dell’Esercito.
La dirigeva il mar.llo Campanella (credo del Genio) il cui figlio maggiore (Enzo) veniva a
scuola con me. Lo ricordo ancora che, sporgendosi da una
torretta, liberava in volo i piccioni e poi regolava le evoluzioni con una grande bandiera
bianca. I volatili obbedivano ai
movimenti del drappo finché,
ad un determinato segnale, rientravano tutti disciplinatamente
nel loro abitacolo.
Una nota di colore: il forte
veniva anche utilizzato per far
scontare gli “arresti di fortezza”
agli ufficiali resisi colpevoli di
mancanze di un certo rilievo.
Inoltre, vuole la leggenda che
in esso fosse stata detenuta la
famosa maschera di ferro...
La seconda funzione del
forte, come ho detto all’inizio,
era quella di “Centro di mobilitazione”. Le norme in vigore
prevedevano che, in caso di mobilitazione, gli alpini “richiamati” si presentassero ad un
centro che era dislocato nella località da cui prendeva il nome il
battaglione in cui avevano prestato servizio di leva. E questo
valeva per tutti i battaglioni alpini, dall’“Exilles” al “Cividale” passando per l’“Intra”, il
“Morbegno”, il “Vestone”, il
“Bassano” ecc.
Il “Centro di mobilitazione”
di Exilles aveva, come tutti gli
altri, armi, equipaggiamenti,
materiali e vestiario per due battaglioni da mobilitare all’emergenza: nella fattispecie il
“Valdora” ed il “Monte Assietta”. Mentre le armi erano custodite nel forte, tutti gli altri
materiali erano accantonati nel
cosiddetto “Padiglione”. Era
questo un edificio di notevoli
dimensioni che sorgeva nella
piazza d’armi, tra il forte e l’abitato di Exilles. In esso c’erano
due alloggi (di cui uno occupato
dalla mia famiglia) e tutta una
serie di magazzini con i materiali destinati ai due battaglioni.
Ricordo ancora l’eccitazione
che mi prendeva quando i locali
venivano aperti per la periodica
manutenzione; io mi intrufolavo
ogni volta per vedere gli alpini
al lavoro e mi sembra ancora di
sentire la fragranza della naftalina che proteggeva il vestiario
e l’odore forte, acre del cuoio
degli scarponi appesi al soffitto
e dei basti e finimenti per mulo
ordinatamente schierati sulle
apposite scaffalature.
Un’annotazione storica: i magazzini del “Centro” si apriranno nel settembre 1939 per la
costituzione del btg. “Valdora”
che parteciperà alle operazioni
sul fronte alpino nel giugno ’40
schierato nella zona del Moncenisio. Nel 1943 sarà poi inquadrato nella divisione alpina
“Alpi Graie” e l’armistizio
dell’8 settembre lo troverà dislocato sull’Appennino ligure a
difesa del porto di La Spezia.
Nel gennaio del 1943, inoltre,
il “Centro” equipaggerà i richiamati del btg. “Monte Assietta” destinato a presidiare un
settore della Valle Isonzo. Qui
lo sorprenderà l’armistizio, ma
grazie alla sagacia del suo ultimo comandante (magg.
Pianta) riuscirà a sfuggire alle
insidie dei partigiani titini e agli
attacchi dei tedeschi e a raggiungere indenne la zona di
Udine dove sarà sciolto dopo
aver reso inutilizzabili le armi in
dotazione.
E concludo. Come ho già
detto ho lasciato Exilles nel settembre del 1932.
Cinquantadue anni dopo, e
precisamente il 29 aprile 1984,
ho avuto la ventura (e il privilegio) di partecipare proprio a
Exilles ad un’importante riunione avente lo scopo di mettere
a punto il progetto per il recupero
completo e definitivo del forte.
Alla riunione, presieduta dall’avv. Viglione, Presidente della
Regione Piemonte, parteciparono il gen. Bernard (valsusino e
allora Direttore generale del Demanio e del Genio), l’assessore
provinciale Grotto, il sindaco di
Exilles Abbà, il presidente della
Comunità montana Gibello, il
sottoscritto (consigliere militare
del Presidente della Repubblica)
nonché gli architetti e i tecnici
che nel 1978 avevano elaborato
un primo progetto per il parziale
recupero del forte.
Si trattava, in sintesi, di dare
un nuovo e decisivo impulso ai
lavori già iniziati sulla base del
vecchio progetto completandolo
in tutti i dettagli in modo da rendere il forte una importante risorsa turistica e di attirare
quindi visitatori, studiosi e appassionati con conseguenti vantaggi non solo per Exilles, ma
per l’intera valle.
Gli ostacoli burocratici furono (grazie soprattutto all’impegno della Regione Piemonte)
rapidamente superati, furono assegnati i fondi per i lavori più
urgenti tanto che nel 1987 in occasione di un mio viaggio in Val
Susa, ebbi la gioia e la soddisfazione di vedere i tanti lavori già
eseguiti: primi fra tutti il rifacimento di gran parte delle coperture, il risanamento delle
murature devastate dalla vegetazione cresciuta tra gli interstizi
dei blocchi di pietra, il ripristino
di numerosi locali interni.
I lavori sono proseguiti negli
anni successivi cosicché il forte
di Exilles è tornato al suo antico
splendore e nella stagione estiva
è meta di tanti turisti che hanno
modo, di ammirare un magnifico esempio di architettura militare.
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Storia e cultura
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Storia e cultura
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anche la poesia
tiene desta e unita
l’anima di un popolo
In questa 150ª ricorrenza dell’Unità d’Italia, “Lo Scarpone Valsusino” vuole offrire ai suoi lettori - come ricordo dell’evento - una
struggente poesia dal titolo La Madòna dij soldà, composta nel 1945
dal grande poeta piemontese Nino Costa e dedicata a “tutte le
mamme che piangono un figlio caduto” in guerra.
Il testo è stato musicato da Orlando Guglielminotti, maestro del
coro alpino Valsusa di Bussoleno dal 1970 al 2009, ed è inciso sul
CD - unitamente ad altri 14 canti che vanno dal Risorgimento alla
Resistenza - allegato in omaggio al libro Canti Nostri curato da
Mauro Minola e pubblicato quest’anno da Susalibri.
La proposta è della nostra collaboratrice Laura Grisa che ha accompagnato la lirica con un suo commento.
Commento alla poesia
La guerra. Le guerre. Sofferenza, atrocità, morte.
Giovani vite spezzate.
Mamme che versano lacrime cocenti.
Ma, la “Mamma delle mamme”, la “Madre dolorosa” non rimane
indifferente a tanto dolore.
Lascia il suo cielo di pace e di luce scende nel buio del mondo, nei
suoi abissi di odio e di male.
Veste i panni di una madre in lutto e con na gran coefa ’d sepoltura, si avvicina a tutti i suoi figli morti sui campi di battaglia, li
chiama per nome ad uno ad uno, li conforta con le sue preghiere e
parole amorose, si china rabbrivedendo sui loro corpi straziati, sulle
loro ferite mortali.
Ma poi, con voce rotta dal pianto, in un abbraccio corale di speranza luminosa li accompagna tutti in Paradiso.
Dopo la notte del silenzio atroce, l’alba della risurrezione e della
gloria.
Una poesia ricca di pathos, con un richiamo finale alla pace universale.
Laura Grisa
La Madòna dij soldà
di nino costa
Quand che l’ombra a së sparpajia
che la neuit l’è ’ncaminà
cala giù sij camp ’d bataja
la Madòna dij sòldà.
L’è vestïa ’d lanëtta scura,
l’ha ’n facin mach gròs parei,
na gran coefa ’d sepoltura
e na stèila ant ij cavèi.
Trista, trista, sola, sola,
come n’ombra dësmentià
sensa gnun ch’a la consola
va ciamand ij sò soldà.
Va ciamandje ant le campagne
va ciamandje ant le cità,
giù ant la val e sle montagne,
’nt le pianure abandonà...
Ma ij soldà cogià për tèra,
tra le ròche ò ’n mez ai fen,
ma ij soldà son mòrt an guèra,
ma ij soldà ai rispondo nen.
Tan tutun chila as jë treuva,
s’inginoja vsin a lor
con na pen-a sempre neuva,
la Maria dij sèt dolor.
L’ha pa ’l deuit d’una gran dama
’d na regin-a ancoronà,
l’è mach pi na pòvra mama,
ch’a l’è mòrtie soe masnà.
Scarpone
16 Lo Valsusino
Un a pr’un Chila ai dësvìa,
Chila ai ciama pian pianin:
“Sù, masnà, ch’i ’ndoma vìa,
sù, masnà, ch’i diso ’l bin.
“Guarda ’n pò... j’è sì toa mama,
finalment a l’è rivà.
J’è toa mama... j’è toa mama,
levte sù chi torno a ca”.
Tuta neuit la Madonin-a
va giranda për parei,
con la facia fin-a, fin-a
con la stèila ant ij cavèi...
Quand che ’l cel l’è ’nserenasse
quand ch’as leva a pen-a ’l di
tuti ij mòrt son dësvïasse,
ij sò mòrt son tuti lì.
Chila ai guarda. Chila ai conta...
“Oh! Nossgnor... Vajre ch’a son!...”.
Peuj man man che ’l sol a sponta
come n’alba ’d redenssion,
Chila ai cheuj da tuta banda,
- tant j’amis come ij nemis s’jë radun-a tuti a randa
e... ai compagna an Paradis.
L’angolo di Elio Garnero
nelle nostre famiglie
com’è il rapporto
tra giovani e anziani?
Diamo per scontato che tutti noi siamo riusciti ad esprimere e ad
inculcare nei nostri figli, nei nostri nipoti i valori indispensabili attraverso i nostri effettivi comportamenti più che con esortazioni retoriche. Più volte su questo “mio” angolo ho sfiorato e commentato
il pianeta anziani, ma mai mi sono sorpreso così imbarazzato come
in questa occasione. Preoccupato, perplesso ed anche incredulo. Perché? Semplicemente perché scorrendo alcune pubblicazioni del
mondo giovanile, con varie interviste, alcune risposte di questi giovani mi hanno impressionato. Una ragazza: “frequentavo la terza
media, quando tornavo a casa dovevo intervenire per mediare tra i
miei genitori continuamente in conflitto ed occuparmi della casa”.
Un’altra ancora: “quando frequentavo la seconda media ho pensato
più volte di fuggire da casa perché sgomenta ed avvilita nel vedere
mia madre sempre piangente per i continui spudorati tradimenti di
mio padre”. Un altro ragazzo, 14 anni “quando tornavo a casa dovevo alternare l’alleanza tra mio padre e mia madre che mi facevano
pressione per avere l’esclusiva della mia complicità, sembravano
due ragazzini, e questa situazione mi creava confusione e mi faceva
sentire solo, come del resto è sempre stato”. Sono dichiarazioni su
cui meditare, dove sfocia quella conflittualità che da sempre ha caratterizzato il rapporto genitori-figli, con genitori traboccanti di permissivismo o di modernità o a volte eccessivamente protettivi. In
entrambi i casi i ragazzi si ritrovano in famiglie, all’interno delle
quali le questioni, oggetto di discussione fra generazioni riguardano
il modo di vestirsi, le attività da scegliere per il tempo libero, l’elargizione di paghette settimanali o di laute somme di denaro da investire nell’acquisto degli emblemi di status symbol universalmente
condivisi. E intanto i valori di fondo e le questioni morali e politiche che in passato animavano il conflitto generazionale finiscono
col diventare cose di altri tempi. Il risultato? Solitudine, confusione,
smarrimento cui è difficile sottrarsi dal momento che riguarda la società tutta. E tra i ragazzi aumenta il senso di inadeguatezza e la crisi
dei valori con forme di disagio a vari livelli, nel campo del lavoro,
dello studio o nelle relazioni sociali e nei rapporti con l’altro sesso.
L’angoscia costante che pervade i ragazzi è di non riuscire a corrispondere ai modelli di un’immagine di sé vincente, che rispetti i canoni della bellezza e della forza fisica (per i maschi) o di non poter
raggiungere un livello di soddisfazione personale sempre più elevato. Ecco che a questo punto si ricorre a qualsiasi espediente, a
qualsiasi surrogato pur di mettere alla prova le proprie capacità seduttive, l’arte della conquista, l’abilità nel saper stupire e non deludere o di essere accettati ed apprezzati. Non a caso si parla
frequentemente di generazione dopata che per il bisogno di sensazioni forti e di rassicurazioni, inconsapevolmente mette a rischio la
propria vita. Per costruire un’identità matura senza blocchi o confusioni di ruolo, l’adolescente deve avere dei veri interlocutori capaci
di ascoltarlo ma capaci anche di esprimere dei valori attraverso effettivi comportamenti più che con esortazioni retoriche. Quei valori
e quei comportamenti che noi alpini conosciamo benissimo e che da
sempre cerchiamo di trasmettere alle nuove generazioni.
Fino ad ora abbiamo accennato al rapporto tra genitori e figli, ma
proviamo a confrontare questi giovani con i più anziani, nella fattispecie i nonni. Si da per certo che i giovani di oggi sono diversi da
quelli di ieri o del passato. Gli anziani sempre più isolati nella vita,
emarginati e condannati ad una fine precoce e sconsolata, perché
ostacoli naturali all’evoluzione ed alla crescita. È questa la soluzione
per migliorare? Bisogna non tener conto del passato per crescere velocemente, per muoversi e migliorarsi? Dissacrare quello che è stato
e che invece ancora è; è questa la soluzione? È questo il modello da
seguire? Attenti ragazzi, si scherza con il fuoco, esiste il rischio di
smarrirsi; esiste il rischio di seguire senza senso un modello societario senza contenuti che potrebbero rappresentare il baratro per un
futuro di sana e reciproca convivenza. Ricordate quando passavamo
molto del nostro tempo ad ascoltare i nostri nonni che ci raccontavano le loro esperienze di vita, le loro preoccupazioni, i loro drammi,
ma soprattutto le cose belle, e tutto quanto ci dava forza e fiducia
nell’affrontare le crisi della nostra crescita e maturazione. Oggi l’isolamento dei giovani ha provocato uno strappo nel tessuto della nostra società, uno strappo nella comunicazione e nella comprensione.
Ora si fa di tutto per isolarli dai loro genitori, dai loro nonni e consegnarli al mondo delle vanità e leggi di merchandising.
Stiamo fabbricando degli esseri umani senz’anima, senza storia,
e non esiste futuro senza storia.
La voglia e la speranza di creare un rapporto costruttivo basato
sul rispetto ed il richiamo dei valori che rendono civile la convivenza è chiaro e giustificato. Non possiamo perdere l’occasione per
ribaltare il presente confidando nello spirito dei giovani e nelle loro
idee, e sta a noi perpetuarlo ed essere convinti che la porta è sempre
aperta, e mai preclusa.
Dario
Balbo
Lettere
in redazione
una lettrice risponde
Spett.le Redazione de “Lo Scarpone Valsusino”,
desidero rispondere alla lettera di www.nuovasocietà.it pubblicata
sul periodico di giugno 2011. Premetto che sono figlia di un alpino
e, nel ricordo di mio padre e per la stima che nutro nei confronti
delle penne nere, continuo con il tesseramento presso la Sezione di
mia competenza ad essere un’amica degli alpini.
Leggendo la lettera sopraccitata ho provato un profondo sdegno
per quanto è stato detto da questi signori a riguardo dell’Adunata
Nazionale di Torino del maggio scorso.
Per un intero pomeriggio e fino a notte inoltrata ho avuto il piacere di partecipare a quella che è stata una festa meravigliosa, indimenticabile, gremita di gente – alpini e non – con tanta voglia di
stare insieme, con la complicità di tanta musica e di una sana allegria. Queste circostanze sono la dimostrazione tangibile che la gente
buona, semplice, pronta a regalarti un sorriso trattandoti da amico
pur non avendoti mai incontrato, esiste ancora e ti rende complice e
partecipe di un evento grandioso, al di là di ogni aspettativa.
Questi sono gli alpini: sanno darti gioia e allegria ma quando c’è
una calamità naturale o qualsiasi altra emergenza loro sono sempre
presenti come sono presenti nei Paesi “dove si combatte la guerra
degli Stati Uniti” e non per far paura ai bambini con i loro fucili ma
per far sì che questi ragazzini abbiano un futuro e i fucili che incutono una così grande paura non debbano più essere imbracciati da
questi stessi bambini in età adulta.
Tutte le correnti di pensiero vanno rispettate ma etichettare gli alpini come dei bonaccioni, “ciucatun” capaci soltanto di creare folklore con la fiaschetta e la grappa fatta in casa, mi sembra
semplicemente vergognoso; considerando che il giorno dopo i netturbini hanno dovuto ripulire la città da cocci e quant’altro, tra la
spazzatura ci poteva pure stare uno scritto che per il suo contenuto
non meritava altra collocazione.
Se questa e-mail verrà pubblicata, Ve ne sarò grata: in ogni caso,
ringraziandoVi per l’attenzione, porgo a Voi tutti i miei sentimenti di
stima e di affetto.
Luciana Girodo
Ringraziamo sinceramente per il contributo che ci fornisce e che
ovviamente sposiamo in toto.
Abbiamo pubblicato volutamente lo scritto perché era giusto sentire anche altre campane. Non è stato il solo critico uscito dopo
l’adunata, ma questo credo sia stato tra i più virulenti. Degli altri
ahimè alcuni possono essere anche in parte condivisi visto che sul
numero eccezionale di persone presenti la maleducazione di pochi
è notata più della sobrietà e l’educazione dei più. Purtroppo anche
la vendita scriteriata di cappelli sulle bancarelle contribuisce sovente a trasformare un becero qualunque in un “alpino” e gli osservatori esterni percepiscono l’immagine di un maleducato con il
cappello e non possono certo indagare sulla liceità dell’indossarlo.
Io personalmente ne proibirei assolutamente la vendita.
Indossarlo senza averne titolo, come fanno in tanti è come mascherarsi a carnevale. Il cappello è un simbolo e tale deve restare.
Voglio sperare ancora che i comportamenti riportati dai giornalisti
critici fossero quindi causati da uomini mascherati che con i loro
comportamenti infangano la nostra immagine che lei così gentilmente ha saputo ricordare ed evidenziare.
Alpini truppe d’occupazione ?
La Val Susa ha da sempre un rapporto di stima e affetto con le
Truppe alpine che risale al tempo delle prime guarnigioni venute a
difendere queste montagne, le nostre montagne. Gli alpini si sono
sempre distinti per la loro dedizione ai valori nazionali, al proprio
territorio, alla propria gente, alla montagna, alla solidarietà soprattutto nel corso delle calamità naturali pronti ad intervenire ove sia
necessario. Ma oggi, sono veramente triste e delusa nell’apprendere
che in Valle sono arrivati gli alpini della brigata alpina “Taurinense”
a difesa di una recinzione presso il Comune di Chiomonte.
Mio padre “Truna” (chiamato così anche dai suoi commilitoni)
era un alpino e il suo cappello l’ha posato il 13 settembre dell’anno
scorso perché è “andato avanti”, mio suocero “Gian” era nel battaglione “Cervino”, gruppo sciatori, “campagna di Russia”, gli zii
erano alpini, mio nipote Simone, orgoglio del nonno, ha fatto parte
degli alpini e ha prestato servizio civile sul territorio in occasione
degli eventi alluvionali. Io sono orgogliosa e fiera di appartenere a
questa famiglia di alpini, partecipo alle loro adunate, ai momenti felici di festa e ai loro brillanti concerti.
Il cuore alpino, proprio quel cuore così grande che sa donare
amore, amicizia e calore, senza nulla chiedere mai in cambio, ora
viene sulle nostre montagne a far la guardia a una recinzione, perché è di questo che si tratta, di una semplice recinzione. Quel cuore
che è abituato a difendere, oggi, viene a combattere un’intera comunità, composta non di guerrieri talebani, ma di anziani, giovani,
donne e bambini, insegnanti, cuoche, pensionati, disoccupati e cassaintegrati, ma anche fatta di tanti “veci” in congedo che penso, non
siano fieri di questa nuova trovata del Governo. Mandare gli alp ini
a combattere chi sta difendendo la propria montagna, da un’opera
devastante, inutile, dannosa e costosissima che assorbe i fondi necessari altrove: scuola, sanità, lavoro, alla vera ricostruzione de
L’Aquila, dove gli alpini con la “A” maiuscola hanno dato veramente tanto.
Sono nata e vissuta in questa Valle e non posso rimanere indifferente a questo ulteriore insulto, e all’ennesima presa in giro dei valsusini. Il Governo, approfittando del rapporto così stretto che c’è da
queste parti con gli alpini, cerca di usarlo come strumento per piegare gli abitanti della valle di Susa.
In memoria di chi su queste montagne ha combattuto per difenderle, per chi onora gli alpini caduti con delle iniziative esemplari,
per chi ogni giorno cerca di far vivere questa Valle, per chi crede
che può esistere un altro sviluppo economico che non sia quello delle
lobby del tondino e del cemento, rivolgo un caloroso appello
all’A.N.A. e in particolare alla Sezione Val Susa perché usi ogni
strumento a disposizione per dissuadere e condannare i mandanti
Lo Scarpone
Valsusino
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politici per l’uso smodato di queste truppe d’occupazione che hanno
vissuto una guerra afghana che nulla ha a che fare con la comunità
valsusina che non riconosce e che pertanto respinge.
Ringraziando per il tempo dedicato a queste righe, saluto cordialmente.
Loredana Bellone (valsusina)
Strano destino quello degli alpini. Nati per difendere i monti vennero mandati dalla politica in Africa a combattere, non certo per la
propria terra, ma bensì per occupare quella altrui. I nostri vecchi
pensavano che in fin dei conti “erano solo andati a fare il loro dovere”, e noi ora li ricordiamo con stima e affetto.
Spediti al fronte nella Prima guerra mondiale, si comportarono
magistralmente con una nazione intera che palpitava per loro. Al
ritorno a casa invece derisioni, umiliazioni, nessun riconoscimento
al loro sacrificio, da parte di coloro che solo pochi mesi prima, magari nel caldo delle proprie case o nel corso di illuminati dibattiti
politici ne tessevano le lodi. Nel racconto dei vecchi si sottolinea
sempre “il dovere”, e noi da allora ci siamo impadroniti della leggenda di uomini che per “il dovere” hanno immolato la loro vita.
Arriva poi la Seconda guerra mondiale. La storia ci ha insegnato
che fu purtroppo una guerra di conquista, dove i nostri alpini, btg.
“Cervino” incluso, per “il dovere” furono inviati in Grecia, Albania, Russia come truppe d’occupazione, certamente non scegliendolo. Ma non basta ancora. A quelli sopravvissuti che furono fatti
prigionieri, un noto uomo politico di un noto partito di allora ne auspicava quasi la morte quale antidoto alla guerra. Mai però si macchiarono di azioni contro le popolazioni locali dove anzi, ancora
oggi vengono ricordati con rispetto perché con onore, serietà e umanità facevano “il loro dovere”, anche se nemici.
Eppure come è strano il destino! Quegli alpini sono amati, commemorati ogni domenica, e mai ci si sognerebbe di pronunciare contro di loro neppure una parola di quelle che si riversano oggi su
questi incolpevoli ragazzi del “Susa”. Forse si fa finta di non ricordare che tra quelle truppe di occupazione, d’Africa o di Russia,
tra i combattenti di allora, c’erano bisnonni, nonni, padri, fratelli,
suoceri, amici, anche valsusini che mai verrebbero insultati, e guai
a chi dovesse farlo, perché “quello era il loro dovere”.
Dove hanno sbagliato loro e dove si sbaglia ora? Passiamo ogni
domenica, orgogliosi del nostro cappello, a ricordare i nostri caduti
nell’adempimento di quel “dovere”, e ora qualcuno vorrebbe andare ad insultare, aggredire gli alpini di oggi solo perché lo stanno
facendo. Sinceramente non credo che i caduti dell’Ortigara, o quelli
del Don da lassù siano orgogliosi di vedere alpini che insultano altri
alpini, di vedere che non si capisca ancora ora qual è il confine tra
la propaganda ed il dovere, tra il fanatismo ed il buon senso, tra difesa di una recinzione e occupazione, tra chi usa le forze armate e
chi ne fa parte. È vero che in valle il legame con gli alpini è forte,
ma è forte ovunque, anzi forse altrove lo è ancora di più, ma questo non significa che non debbano fare “il loro dovere” dove non
piace vengano mandati.
Visto che noi alpini dovremmo avere, e spesso a torto ce ne vantiamo, sensibilità che altri non hanno dovremmo difenderli gli alpini
di oggi, difenderli da coloro che li insultano, difenderli da tutti i
politici, nazionali e locali, difenderli da menti annebbiate dall’odio
e dalla propaganda. Grande sarebbe l’alpino valsusino che si alzasse fuori dal coro e dicesse a testa alta “Mi dispiace che facciate
il vostro dovere qui, ma vi difenderò e vi rispetterò sino in fondo
perché come i nostri vecchi lo possiate fare con onore”. E poi via a
modificare la nostra preghiera, dove gli alpini non dovranno solo
essere salvati ‘dal gelo implacabile, dai vortici della tormenta, dall'
impeto della valanga’, ma anche dai Giuda che per un po’ di notorietà e visibilità calpestano e umiliano la storia alpina imperniata
da sempre sul ‘dovere pericolosamente compiuto’.
E soprattutto non dimentichiamo che il padre degli alpini, quel
Cantore che evochiamo spesso per il suo Paradiso era un lontano
figlio della valle di Susa. Chissà che pena proverà!!!
Avrò ancora la libertà
di affermare che sono alpino?
Le vicende attuali ci hanno abituati a vedere tutte le forme e gli
espedienti per manifestare in difesa di convinzioni ed idee che hanno
fatto presa su una parte della popolazione della Valle di Susa, che coglie ogni occasione per cercare visibilità sui media, voce dai giornali,
consensi.
Da alcuni anni mi sono ripromesso di non dire che abito a Susa
perché se faccio una simile affermazione, la cosa più elegante che mi
viene detta, al di là dei confini del Piemonte, è che sono un retroScarpone
18 Lo Valsusino
grado, un conservatore anti progresso; come se tutti gli abitanti della
valle appartenessero a quel movimento “No Tav” che ha dato questa impressione in tutto il Paese. Ogni volta rispondo di essere di
Torino, per non subire una espressione sdegnata ed una presa per i
fondelli e questo da gente non di Ciriè ma che va da Bolzano a Roma
e perfino in Sicilia.
Ora, nella massa di dimostranti, sono entrati a gamba tesa alcuni
belli spiriti, guidati da un proclamatosi ex ufficiale, che si sono mischiati a: donne, bambini, pensionati, esaltati, anarchici, nulla facenti vari e a coloro che alla fine, se procureranno molti voti ad una
qualsiasi cordata, pensano di poter entrare in politica in qualità di
deputati o senatori, alcuni ex alpini con tanto di cappello alpino accreditando, nel falso più assoluto, che anche la nostra Associazione
tacitamente approva le azioni e le idee del movimento. Non credevo
si potesse giungere a coinvolgere la nostra Associazione, che è strettamente apolitica e avulsa da ogni manifestazione faziosa, in una simile situazione.
Vallo a spiegare a chi ha visto di sfuggita in TV il nostro glorioso
cappello, nella calca dei dimostranti, che nessuno della Presidenza
ha avallato ciò e men che meno la Sezione Val Susa, “Sarà dura”
(per dirla come dicono loro), spiegarlo a chi si è fatta un’opinione errata basata solo su dei brevi flasches televisivi.
Dovrò, in avvenire, quando mi chiederanno in che Arma ho prestati servizio rispondere: “Artiglieria” omettendo: “da montagna”?
e gli alpini cosa dovranno rispondere: “Fanteria”?
Cordiali saluti, sicuramente, alpini.
G. Brancato
Oblazioni pro Scarpone
Giuseppe Ferraris vicepresidente sezionale Gruppo di Cesana
Gabriella Arnol in memoria del papà gen. Arnol
N.N.
M.llo Giuseppe Rosatelli - Torino
Il nipote Manuel Cinato in memoria del nonno
Benito “Remo” Cinato - Gruppo di Caprie
Nello Bert in memoria del fratello Gianfranco Bert Gruppo di Caprie
In ricordo di Attilio Odiard, la moglie Gruppo di Susa
La nipote Erika in memoria del nonno Leonardo
Belmondo - Gruppo di Mattie
Alberto Ingramo - Lanzo Torinese
€
50,00
€
50,00
€
20,00
€
€
25,00
20,00
Totale
€ 376,00
€ 120,00
€ 20,00
€
1,00
€ 70,00
Oblazioni conto corr. post.
Vincenzo Lombardozzi - Torino
Achille Nesi - Toirano
Ornella Marcellino in ricordo di Adolfo Marcellino
Renato Margaira - Torre del Colle (Villar Dora)
€ 20,00
€ 20,00
€ 100,00
€ 20,00
Totale
€ 160,00
Oblazioni Fondo Farinacci
Maresciallo Giuseppe Rosatelli
Sig. Silvio Rosatelli
€ 165,00
€ 165,00
Totale
€ 330,00
una casa per Luca
Sezione A.N.A. Val Susa
Gruppo di Condove
Gruppo di Oulx (raduno ex 34ª “Susa”)
€ 1.000,00
€ 200,00
€ 500,00
Totale
€ 1.700,00
Notiziario sezionale
12 giugno – Buttigliera Alta.
80° di fondazione. Presenti: presidente Sosello, vicepresidenti
Garnero, Baro, Ferraris, alfiere
Gallina e consiglieri Amprimo,
Balbo, Bosco, Olivero, Parisio,
Rovero. Sacco e Salvaia.
18 giugno – Oulx . Manifestazione per il riconoscimento
della “ cittadinanza onoraria”
alla 34ª compagnia del 3° alpini da parte dell’amministrazione comunale di Oulx.
Presenti: presidente Sosello, vicepresidenti Baro e Ferraris, revisore dei conti nazionale
Botteselle, consiglieri Amprimo, Balbo, Bosco, Alpe,
Bert, Demuti, Ollivier, Parisio,
Rovero e Sacco con l’immancabile alfiere Gallina.
19 giugno – Exilles. Raduno
annuale della nostra Sezione.
Presenti: presidente Sosello, vicepresidenti Baro, Ferraris, Garnero e l’intero CDS.
26 giugno – Finale Ligure. 90°
di fondazione del Gruppo.
Presenti: presidente Sosello e
consigliere Balbo.
3 luglio – Claviere. Festa annuale del Gruppo. Presenti:
consiglieri Balbo, Bonaudo, Parisio.
3 luglio – Cervinia (Aosta ).
Commemorazione del btg.
“Monte Cervino”. Presente
presidente Sosello.
3 luglio – Colle di Nava. Commemorazione “Cuneense”.
Presenti: vicepresidente Baro ed
alfiere Gallina.
4 luglio – Susa. Riunione
CDS.
10 luglio – Exilles. 80° di fondazione del Gruppo. Presenti:
presidente Sosello, vicepresidenti Baro, Ferraris e Garnero,
consiglieri Amprimo, Balbo,
Bonome, Demuti, Olivero, Parisio e Rovero.
10 luglio – Meana. Festa al
Sacro Cuore. Presenti consiglieri Bosco e Sacco.
14-15 luglio – Udine. Passaggio del comando della
“Julia” al nostro indimenticabile amico generale Manione.
Presenti: presidente Sosello,
consiglieri Balbo, Bonaudo,
Olivero.
17 luglio – Noasca (Ivrea).
Premio fedeltà alla montagna.
Presenti: presidente Sosello, vicepresidente Garnero, Angelini
in rappresentanza nostra Protezione Civile e l’alfiere Gallina.
17 luglio – Assietta. Festa dël
Piemont. Presenti vicepresidente Baro ed alfiere Pelissero.
24 luglio – Gruppo di Bardonecchia. Commemorazione al
Picreaux. Presenti: consiglieri
Balbo, Rovero e Sacco.
30 luglio – Bar Cenisio ( Venaus). Festa del Gruppo. Presenti: vicepresidente Baro e
revisore dei conti nazionale
Botteselle.
31 luglio – Pellegrinaggio al
Rocciamelone. Presenti: presidente Sosello, vicepresidente
Baro, consiglieri Alpe ed Amprimo.
1° agosto – Susa. Riunione
CDS.
5 agosto – Gruppo di Gravere.
Festa al Deveis. Presente consigliere Alpe.
5 agosto – Caserma di Bousson. Consegna ufficiale del
cappello alpino ai partecipanti
alla mininaja. Presenti: presidente Sosello, revisore dei conti
nazionale Botteselle e consigliere Balbo.
7 agosto – Chiusa Pesio.
Festa sezionale. Presenti con
vessillo il nostro consigliere Bonaudo ed il presidente della fanfara, Combetto.
7 agosto – Monterotta
(Gruppo di Sestriere). Presenti: presidente Sosello, vicepresidente Ferraris, consiglieri
Demuti, Rovero ed alfiere Gallina.
14 agosto – Festa a Santa
Chiara (Gruppo di Giaglione). Presenti: presidente Sosello, vicepresidenti Baro,
Ferraris e consigliere Demuti.
21 agosto – Novalesa. Festa
annuale del Gruppo. Presenti:
presidente Sosello, vicepresidente Baro, consigliere Sacco e
revisore dei conti nazionale
Botteselle.
28 agosto – Cesana. Festa annuale. Presenti: presidente Sosello, vicepresidente Ferraris,
consiglieri Amprimo, Bonome,
Balbo, Parisio, Rovero, Demuti,
revisore nazionale Botteselle e
alfiere Gallina.
30 agosto – Funerali di Francesco Ballesio a Monforte
d’Alba. Presenti: presidente Sosello, vicepresidenti Baro e Garnero, consiglieri Amprimo,
Balbo, Bonome, Sacco, Olivero
e ben 14 gagliardetti.
5 settembre – Susa. Riunione
CDS.
presenze del nostro vessillo
in manifestazioni
di altre sezioni
Pellegrinaggio a Cefalonia
Il monumento che ricorda i Caduti della divisione “Acqui”
Nei giorni 25-26 maggio, il sottoscritto consigliere sezionale si è
recato in pellegrinaggio nell’Isola di Cefalonia, con il nostro vessillo.
Ad accompagnarlo l’alpino di Cesana Giancarlo Baudracco ed alcuni alpini di Arese con il vessillo di Milano.
Ripercorrere i luoghi della memoria, dove sono stati trucidati i
soldati della divisione “Acqui” che avevano rifiutato di deporre le
armi, è stata un’esperienza veramente toccante.
I vecchi del posto si ricordano ancora dei soldati italiani e ne parlano con sincera tristezza.
Ad guidare questo pellegrinaggio è stato Mario Gelera, presidente
della Divisione “Acqui” del Piemonte, che da anni si prende cura
del Museo di Agostoli.
Riccardo Demuti
noasca - Premio nazionale
Fedeltà alla Montagna
Questa iniziativa annuale giunta alla 31ª edizione è promossa dall’Associazione nazionale alpini sia con lo scopo di far conoscere la
montagna intesa non solo come luogo ma come realtà sociale e culturale, sia di attestare l’impegno negli anni di uno o più alpini che abbiano contribuito alla salvaguardia e valorizzazione dell’ambiente
Assemblea dei capigruppo
L’annuale assemblea si terrà sabato 5 novembre, alle
ore 14,30, nella sala consiliare della Sezione, in via Brunetta a Susa.
montano. Quest’anno il premio è tornato tra le monumentali montagne piemontesi ed è entrato addirittura nel Parco Nazionale del
Gran Paradiso, la più antica oasi naturale italiana, a riconoscere l’impegno di un alpino per la difesa e la valorizzazione della montagna,
del suo ambiente e della sua cultura. Il premio è stato consegnato al
Lo Scarpone
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giovane alpino (classe 1977) iscritto al gruppo di Noasca – Sezione
di Ivrea, Marco Solive. Marco svolge la sua attività estiva all’alpeggio di Gran Prà, a 2039 metri di altitudine.
È con grande commozione ed ammirazione che una rappresentativa dell’A.N.A. nazionale con molti alpini della zona, già sabato 16
ha potuto vedere quella giovane famiglia svolgere con serenità gesti
che si considerano ormai di antichi mestieri, e la piccola Erika scorrazzare felice tra quei prati. Quanta lontananza dal degrado che
spesso sembra prevalere o addirittura essere di modello degli attuali
comportamenti sociali. A dividere la fatica con Marco oggi c’è la
moglie Sabrina e da qualche anno la loro piccola Erika. Con loro ad
alleviarne la fatica Paris e Linda, i due cani guardiani del gregge,
Giulia e Giulio, la cavalla e l’asino, e per ultima, ma non poteva
mancare nella baita di un alpino, Pola la mula.
Gli alpini convenuti la domenica 17, purtroppo sotto una pioggia
battente, erano veramente molti. Presente il presidente nazionale
Corrado Perona, un nutrito numero di consiglieri nazionali, 25 vessilli sezionali e molte decine di gagliardetti. Sempre sotto la pioggia,
il lungo corteo si è trasferito nella chiesa parrocchiale dove, dopo la
Santa Messa, si è svolta la cerimonia della premiazione conclusasi
con un accorato discorso del Presidente nazionale che, come al solito, coinvolgeva tutti i presenti tra i ripetuti e scroscianti applausi
per lui e per gli increduli ed un po’ frastornati premiati.
Il nostro vessillo, sorretto dall’alfiere Gallina era scortato dal presidente Sosello, dal vicepresidente vicario Garnero, ed in rappresentanza della nostra Protezione civile, dal caposquadra Angelini.
Elio Garnero
Cambio di comandante
alla brigata “Julia”
Quattro valsusini e trentotto pinerolesi si sono messi in viaggio
giovedì 14 luglio per raggiungere Udine dove nella giornata successiva il gen. Giovanni Manione avrebbe assunto il comando della
prestigiosa brigata. Un viaggio decisamente lungo e impegnativo,
ma l’amicizia che lega le Sezioni di Pinerolo e la nostra all’amico
Giovanni meritavano la fatica. Manione, lo ricordiamo per i più di-
A sinistra, il gen. Bellacicco e a destra, il subentrante gen. Manione (foto D. Balbo).
stratti, ha comandato il 3° alpini nel periodo tra il novembre del
2005 e l’ottobre 2007. Le sue doti di grande comandante, il suo carisma, la sua grande amicizia verso l’A.N.A., la sua voglia di fare e
di darsi da fare hanno certamente contribuito a far sì che si instaurasse questo sincero rapporto di amicizia. Ricordiamo anche la moglie Ornella ospite ad Exilles per la nostra festa sezionale nel periodo
in cui Giovanni era in missione in Afghanistan. Terminato il periodo
di comando, tre anni a Bruxelles per un prestigioso incarico nell’ambito della cooperazione ed infine la “Julia”. In molti speravamo
che potesse comandare la “Taurinense” ma l’esperienza in Friuli che
lo aspetta sarà sicuramente altrettanto importante.
Viaggio come già detto molto lungo, ma con una sosta particolarmente interessante in quel di Cividale del Friuli dove, dopo il
pranzo, durante una veloce visita della caratteristica cittadina abbiamo potuto visitare la piccola ma bellissima sede della Sezione
locale nella quale siamo stati accolti con simpatia e con la generosa
ospitalità friulana.
La sera della vigilia è stata giustamente improntata alla festa e
Scarpone
20 Lo Valsusino
nella dimora udinese dei coniugi Manione si è tenuta una grande
festa cui hanno partecipato anche il presidente Perona ed il sindaco
di Biella. Nel grande cortile della loro casa non potevano mancare
libagioni in quantità e quando le ultime luci della sera cominciavano
a lasciare spazio al buio della notte i canti alpini la facevano da padrone.
La mattina successiva, tutti ben tirati a lucido dopo un sonno ristoratore, ci siamo portati all’interno della caserma “Spaccamela”
per la cerimonia del cambio.
Inutile dirlo, ma erano presenti molti vessilli e gagliardetti come
è consuetudine ai cambi di comandante, forse non tantissimi come
la tradizione del nord-est vorrebbe, ma le recenti polemiche tra
Udine e la sede nazionale forse qualche segno lo hanno lasciato.
Commossi come è giusto i due comandanti, il cedente Bellacicco,
della provincia di Savona ed il ricevente Manione della provincia di
Biella. Due uomini del nord-ovest che sicuramente si sono fatti e si
faranno onore lontano dalla propria terra.
Come detto, oltre a Perona era presente ovviamente il gen. Prjmiceri comandante delle TT.AA.
Consueto vin d’honneur e poi via per il lungo viaggio verso le nostre valli contenti per aver reso omaggio ad un comandante che merita tutta la nostra amicizia. Per altri poi il lungo viaggio ha segnato
un ritorno nei luoghi della naja ed un velo di nostalgia lo abbiamo
sicuramente colto nella riscoperta di tanti angoli che via via scoprivamo nel corso della nostra visita.
Da queste pagine vada, come giusto che sia, all’amico Giovanni
l’augurio per un sereno comando con la speranza di incontrarlo ancora quando vorrà risalire la nostra valle per qualche giorno di vacanza.
Dario Balbo
90° di fondazione
della Sezione di Ivrea
Un tempo, come si suol dire “da lupi”. Acqua da tutte le parti,
strade che somigliavano a fiumi in piena. Ecco come abbiamo trovato Ivrea quella domenica mattina del 5 giugno scorso, giorno in
cui la sezione A.N.A. di Ivrea celebrava il 90° di fondazione. La
piazza dove ci era stato dato appuntamento si era trasformata in lago,
impossibile scendere dall’auto. Non un alpino presente. Attendiamo
una ventina di minuti fino quando sotto il diluvio scorgiamo una divisa della Protezione civile con cappello alpino. Questi ci indirizza
verso un’altra piazza, nell’interno della città, fornita di porticato
dove potersi riparare dalla pioggia. Qui incominciano a confluire
molti alpini locali, e di Gruppi limitrofi, anche di altre Sezioni. Nel
frattempo la densità della pioggia diminuiva leggermente. Verso le
dieci, sulle note della fanfara sezionale, si partiva in corteo per le
vie della città, mentre immancabilmente riprendeva a piovere intensamente. Con i cappelli appesantiti per l’acqua assorbita, dopo
le due soste previste, per l’alzabandiera e gli onori ai Caduti con relative pose di corone, abbiamo raggiunto la Cattedrale per la Santa
Messa. Al termine, naturalmente sempre in chiesa, le orazioni ufficiali, del Sindaco, dell’Assessore provinciale alla viabilità ed urbanistica e del Presidente della sezione A.N.A. di Ivrea. I vessilli
sezionali presenti erano una decina, e numerosi i gagliardetti.
Il vessillo sezionale della Val Susa era sorretto dal consigliere Bonaudo e scortato dal sottoscritto.
La giornata terminava con un lauto pranzo nel salone dell’anfiteatro di Montalto Dora, a pochi chilometri da Ivrea.
Elio Garnero
Dalla Sezione
scarpone adesso settembre011 20/09/11 17.24 pagina 21
Quella pagina strappata
dallo “Scarpone”
E così Francesco Ballesio ci ha lasciati
anche lui. Come nelle redazioni dei grandi
giornali la notizia è arrivata in chiusura,
quando si stavano tirando le somme su
cosa pubblicare, sul numero delle pagine,
sulla qualità delle fotografie, su tutte
quelle cose che sino ad un paio di anni fa
erano il suo pane, il suo passatempo, la sua
gioia ed il suo orgoglio.
Ho conosciuto Ballesio praticamente nel
2006, da quando ho cominciato a collaborare con il giornale. Allora aveva già ottantasei anni, ma quello che mi aveva
colpito in lui era stata l’estrema lucidità, la
pignoleria assoluta, l’entusiasmo per
quello che faceva, la competenza enorme,
ma soprattutto la grande voglia di migliorare sempre la sua creatura. Cominciavo
allora a scoprire termini a me ignoti, tecniche tipografiche sconosciute, ma mi venivano presentate con quella leggerezza
del maestro che vuole tramandare ad altri
il suo sapere. Fu una grande scoperta.
Complice la vicinanza tra le nostre abitazioni torinesi spesso ero da lui a ricevere
suggerimenti, a coglierne le proposte. Eravamo nei mesi in cui si progettava la
nuova veste grafica del giornale. Con pudore mi faceva vedere le bozze che pazientemente aveva preparato, mi chiedeva
il parere, credo anche che mi chiedesse
aiuto per portarlo in porto. Ce la facemmo
ed il primo numero fu la sua più grande
gioia. Il suo capolavoro aveva preso corpo,
i suoi occhi sprizzavano felicità.
Ci si cominciava a conoscere sempre di
più, io riuscivo a capire sempre meglio ciò
che voleva, lui era riuscito a capire cosa
ero in grado di fare. E nascevano così le
copertine che tanto gli piacevano. Le studiava, me le presentava ed io le realizzavo.
Talvolta non lo convincevo, ma la sua
grande onestà lo portava sovente ad ammettere la validità delle realizzazioni.
Il peso dell’età e della sofferenza lo costrinse ad allontanarsi dalla sua creatura,
ma guai a mancare al cerimoniale della
correzione delle bozze dove ancora pochi
mesi orsono con la severità del buon maestro ci bacchettava se non si faceva attenzione. La perfezione fatta persona e solo
nel luglio scorso, quando ormai la sua salute era sempre più in fase calante, una
smorfia tra il disgusto, la delusione ed il
rimbrotto aveva accompagnato quegli errori che erano usciti sull’ultimo numero
dello “Scarpone”.
Il suo giornale ha ora trentasette anni,
molti di coloro che lo leggono mensilmente sono nati e cresciuti con lui, guardandolo magari in braccio a genitori o
nonni, e con lui hanno visto crescere
quella Sezione che un giorno sarebbe diventata la loro. E dietro le quinte o dietro
Ba-io il grande nostro Francesco a scandirne il tempo della crescita tra storia, attualità, feste e funerali con quel rispetto
per l’alpinità che gli faceva onore.
Questo era il Ballesio del giornale. Ma
c’era anche un Ballesio uomo di fanfara,
fedele ed inesauribile braccio destro di
Combetto, per quella amicizia nata in quel
di Chianocco sin dai tempi della militanza
partigiana e poi sua seconda casa sino a
quando l’ha potuta frequentare. Fu musico
appassionato sino a pochi anni orsono, e
fu cantore delle gesta di quei suoi compagni che sanno accompagnare l’allegria
delle feste, come la tristezza dei passi nei
funerali degli amici.
Suoneranno anche per lui i suoi amici
musici, e suoneranno certamente con difficoltà e commozione.
La fotografia, caro Francesco, non so se
ti piacerà o meno, ma ti ritrae nel gesto di
saluto che tanto abbiamo usato nella nostra vita. Tu saluti, ma in realtà siamo noi
a doverti salutare ancora una volta e questa volta per sempre. Grazie di tutto “Cichin” ed un abbraccio sincero alla tua
Maria con la quale hai condiviso la tua
splendida vita. La tua Sezione, il tuo
Gruppo, i tuoi lettori, i tuoi colleghi musici non ti dimenticheranno mai.
Ti porti purtroppo nel cuore il cruccio
che il tuo “Scarpone” non sia mai stato
premiato dall’A.N.A. come meriterebbe
invece ampiamente. Non ti preoccupare, ci
riusciremo per te. Nelle mani di Valerio, a
cui hai ceduto lo zaino posato tempo addietro, crescerà ancora. Te lo promettiamo
e te lo dobbiamo.
Addio Ballesio, alpino e galantuomo.
Dario Balbo
Lo Scarpone
Valsusino
21
L’amico fedele (foto D. Balbo)
Cronaca dai Gruppi
scarpone adesso settembre011 20/09/11 17.24 pagina 22
Gruppo di Rubiana
A “Rensin” nostro capogruppo
lità, per la tua intraprendenza per l’amicizia che ci hai voluto concedere. So che mi diresti di non esagerare, ma è proprio così perché
sei stato un grande. Tutto ciò che facevi lo facevi senza clamore e
senza ringraziamenti, come se fosse un “tuo” dovere, e soprattutto
per questo che tanta brava gente ti ammirava e ti voleva bene come
tutti noi alpini e amici. Ci mancherai.
Grazie Capo.
Carlo e i Tuoi Alpini.
Buon compleanno Aldo
Un caloroso augurio dal Direttivo e da tutto il Gruppo al nostro
socio alpino Aldo Isabello (classe 1921) che insieme ai 12 pronipoti
(Samuele, Giulia, Alice, Greta, Giulia, Giorgia, Simona, Daniele,
Fabio, Elisa, Ilaria, Filippo) il 3 ottobre prossimo festeggerà i suoi
90 anni.
14° trofeo Bruno Destefanis
Hei!! Brava gente sono andato avanti nel Paradiso di Cantore.
Sì, è così che Rensin il nostro capogruppo ci avrebbe dato la notizia; è la mattina del 13 luglio, ricevo una telefonata dal vice capogruppo Remo: “Rensin è andato avanti”. Subito dopo ne ho
conferma da sua moglie Valeria, in un batti baleno la notizia si diffonde per la Val Messa, con stupore e commozione; sapevamo tutti
che Rensin combatteva da anni con il male, ma non ci aspettavamo
che ci lasciasse così presto.
Mi rammarico, per questi ultimi mesi, di non essere andato più
spesso a trovarlo. Ricordo che quando andavo, spesso lo trovavo seduto nella sua segheria e mi manifestava la sua rabbia per l’impotenza che il male man mano lo attanagliava.
L’ultima volta che l’ho visto era a letto per stanchezza, ma sereno,
non rassegnato; abbiamo ancora parlato della festa degli alpini della
Val Messa, del raduno di Torino, del prossimo raduno 2012 a Bolzano, al quale ci teneva di partecipare, e di essere andato, in sogno,
in vetta al Rocciamelone.
Il Rocciamelone, sono tante le volte che Rensin è salito in vetta
dalla Madonna; tra queste, protagonista tra coloro che riportarono a
valle la cassa, custodita ai piedi della Madonna, contenente i nomi
dei “Bambini d’Italia” che con le loro sottoscrizioni permisero di
costruire nel 1899 la statua bronzea della Signora del Rocciamelone.
Mi ritornano in mente, le ascese, fatte nel mese di luglio in occasione del pellegrinaggio della Sezione Val Susa, con te, con il compianto Firmino, Gianni ed io. Obbligo era di andare a dormire in
vetta, così alla domenica eravamo già lì ad aspettare tutti gli alpini
per la Santa Messa. Indimenticabili furono quelle del Centenario,
con neve, tormenta e gran freddo; e quella lunga passeggiata in Valle
del Ribon, non proprio una passeggiata, perché arrivati in cima eravamo tutti sfiniti, ma la fatica veniva subito dimenticata il giorno
dopo, con la commemorazione degli alpini “andati avanti”, sulle
note del canto “Signore delle Cime”.
Il canto un altro punto forte del nostro Rensin con la sua voce da
basso. Memorabili erano i cori improvvisati nei nostri raduni alpini
con Remo, il capogruppo dal quale avrebbe poi rilevato il testimone, Agostino, Alfredo, Luigi e Angelin con la fisarmonica, che
con le loro belle voci rallegravano il momento e trascinavano a cantare anche chi non era troppo intonato.
Nel 1987 iniziò il suo mandato da capogruppo e in questi circa 25
anni tante cose sono state fatte. Nel 1990 è stata costruita, grazie alla
donazione della sig.ra Giovanna in memoria del marito e nostro
socio Mario Aiassa, la nuova sede del Gruppo bella e accogliente.
Nelle alluvioni, guidato da Rensin, il Gruppo ha prestato la sua opera
nel togliere il fango a Canelli ed in Val d’Aosta ad Issogne in una
segheria, alle ristrutturazioni e conservazioni delle Cappelle di Rubiana e del Santuario della Bassa, e tante altre opere che ad elencarle tutte diventerebbe troppo lungo.
Rensin, ti ricorderemo sempre per il tuo orgoglio di essere Alpino con la “A” maiuscola, per essere sempre stato presente, e a
quanto ci tenevi che il tuo Gruppo facesse sempre bella figura alle
manifestazioni. Il Gruppo ti dice ancora grazie per la tua disponibiScarpone
22 Lo Valsusino
Come di consuetudine anche quest’anno il 6 agosto si è svolta la
tradizionale gara alle bocce.
Tutto si è svolto come gli anni passati, ma con un evento che non
è passato inosservato e cioè la mancanza del nostro capogruppo Lorenzo Bert. Prima dell’inizio della cena è stato osservato un minuto
di silenzio per ricordare “Rensin”.
La gara, organizzata dal Direttivo del Gruppo, si è svolta con sorteggio delle coppie presenti, a baraonda e a sorteggio unico, libera
a tutti, esclusi giocatori di categorie A-B.
Il 14° Trofeo alla memoria del socio Bruno Destefanis ha, visto
una buona partecipazione e le gare si sono svolte sui campi da gioco
presso la nostra sede in borgata Paschero 5/bis e ai campi da gioco
del Parco Europa.
Verso le ore 20 è stata interrotta la gara e alla presenza di oltre 70
commensali è stata servita la cena precedentemente preparata dal
Direttivo composto da cuochi, aiutanti e relative consorti.
La gara ripresa dopo la cena è terminata verso le undici e ha visto
vincitori del 1° premio (trofeo Bruno Destefanis) la coppia Acossato
Massimo - Goffo Giuseppe, al 2° posto la coppia Neirotti Armando
- Montabone Piero.
Un caloroso ringraziamento a tutti i partecipanti e in particolare al
sig. Dante Vercellino che come sempre, con molto entusiasmo e disponibilità, insieme al vice capogruppo Remo Blandino e ai componenti del Direttivo preparano e conducono le gare dall’iscrizione
alla premiazione.
Un grazie di cuore va anche alla famiglia Destefanis che tutti gli
anni sponsorizza la gara offrendo parte dei premi.
Con l’occasione, il Direttivo porge a tutti gli iscritti al Gruppo
A.N.A. di Rubiana, simpatizzanti ed amici, un cordiale saluto di arrivederci al prossimo anno.
Gruppo di Claviere
Annuale festa patronale
e di Gruppo
Consueto appuntamento domenica 3 luglio a Claviere per l’annuale festa patronale e del Gruppo.
Una meravigliosa giornata di sole faceva da contorno alla festa
come sempre guidata dalla entusiastica regia dell’instancabile “giovincello” e capogruppo Aldo Audisio. In quel giorno la preoccupazione delle manifestazioni in corso alla Maddalena ha forse tenuto
lontano qualche ospite alpino ma la cornice di pubblico era comunque soddisfacente. Ospite come sempre la nostra fanfara e nell’occasione gli sbandieratori di Montegrosso d’Asti che si scontravano
con le folate del vento valsusino che mettevano a repentaglio le evoluzioni delle loro bandiere.
Esordio in festa alpina anche per il neo sindaco Maurizio Ponzio
subentrato da poche settimane all’alpino Franco Capra.
Dopo alcuni brani musicali della nostra fanfara e l’esibizione degli
sbandieratori, la santa Messa precedeva la consueta processione
lungo le vie del paese, processione aperta come consuetudine dall’instancabile Audisio. Conclusione presso la casa comunale per la
cerimonia dell’alzabandiera ed i saluti del sindaco.
Gruppo di Oulx
note sotto le stelle per il ricordo
Il periodo tra fine luglio e fine agosto sarà per sempre un periodo
di tristi ricordi per tutti gli alpini del Gruppo, quei ricordi che rimarranno scolpiti nelle loro menti e nei loro cuori dopo i luttuosi
eventi di quel periodo nell’estate del 2010.
Ricorrendo così il primo anniversario della morte di Candido Chareun e di Pier Augusto Clataud non poteva esserci modo migliore
per ricordarli che non dedicare loro due serate di stampo alpino.
Nella magica atmosfera della pineta di Beaulard, in un anfiteatro
naturale di rara bellezza e di ovattato silenzio la nostra fanfara poteva offrire il meglio di sé in un bellissimo concerto dedicato a Candido. Era il 23 luglio e purtroppo la temperatura non era quella che
ci si poteva aspettare per il periodo. Freddo, molto freddo ma nulla
potè fermare l’impeto e l’impegno del maestro Danilo Bellando e
dei suoi musici. Mancava solo la luna piena che già una volta in
quello stesso luogo di alcuni anni orsono per un analogo concerto era
venuta ad illuminare la scena e a rendere meno pesante il debutto di
Cristina nell’impegnativa parte della presentatrice.
Applausi finali calorosi e meritati accoglievano poi il presidente
Combetto che riceveva dal capogruppo Franco Bernard il ringraziamento del Gruppo.
Clima invece decisamente estivo ha fatto da contorno alla serata
in ricordo di Pier Augusto nel jardin dla tour. Ospite della serata il
coro “Rocciamelone” che ha entusiasmato i presenti con quattordici
canti di rara bellezza e di forte impatto sul pubblico presente. Pubblico fortunatamente molto numeroso e coinvolto dal profondo significato della serata. Come sottolineato nei discorsi di rito, molti
conoscevano sicuramente Candido e Pier Augusto, ma era importante che coloro che non li avessero conosciuti portassero con sé la
consapevolezza di non aver potuto conoscere due persone con il loro
carisma. Sono stati ricordati anche tutti gli alpini del gruppo andati
avanti nel 2010 e nel 2011.
Nel pomeriggio l’annuale gara di bocce degli alpini con rinfresco
finale in allegria.
Gruppo di San Giorio
Inaugurazione ex scuola
della borgata Città di San Giorio
La borgata Città posta a circa 1000 metri di altitudine è la frazione
abitata più alta di San Giorio. In località Gran Pra due bimbi,
mamma Mariangela e papà, l'alpino Gianpaolo, sono gli unici residenti. Ma con la bella stagione si rianima e addirittura un comitato
e una associazione fanno a gara per organizzare al meglio la festa di
Sant’Anna. È in questo contesto che sabato 23 luglio, il comitato di
Città e il Gruppo alpini, che congiuntamente hanno partecipato alla
realizzazione dei lavori di recupero, hanno consegnato alla popolazione il locale, che ospitava la scuola, completamente ristrutturato.
In primo piano, al centro, la signora Monatieri con alla sua sinistra l’ultimo suo allievo, Carlo Tornior.
L’ex scuola posta a pian terreno dopo la chiusura era stata utilizzata come magazzino ed era in pessimo stato per la presenza di umidità che minacciava la stabilità dei muri e del pavimento. Dopo la
demolizione sono stati isolati e rifatti come i serramenti e l’impianto
elettrico.
Lavori che sono durati circa un anno, prevalentemente in estate,
sfruttando i fine settimana e le ferie. Con la presenza costante del vicecapogruppo Fabio Tomassone, vera anima dell’opera, si sono avvicendati di volta in volta diversi alpini e soci aggregati, dai semplici
manovali ai più esperti muratori con un particolare ringraziamento
a Mario Chiaberto alpino di Villar Focchiardo. I materiali sono stati
forniti gratuitamente dal comune, proprietario del locale e da alcune
ditte.
Il sabato, alla presenza del Sindaco, degli amministratori, delle
associazioni e con ospite d’onore la signora Giorgiana Monateri,
l’insegnante che nel 1962 chiuse per l’ultima volta la porta della
scuola, costretta alla chiusura per mancanza di alunni causa lo spopolamento inesorabile della montagna, è avvenuta l’inaugurazione.
Al suono dell’Inno nazionale, a lei il compito di tagliare il nastro
tricolore e a reggerlo, Ilaria e Dario i bambini che vivono tutto l’anno
lassù a dimostrare una timida ripresa della montagna. Dopo i discorsi di rito i numerosi intervenuti hanno potuto vedere l’interno,
dove una mostra fotografica sul prima, durante e dopo i lavori dava
modo di apprezzarne l’esecuzione e anche la complessità. Noi alpini abbiamo voluto dedicare questo locale all’alpino Florido Tomassone andato avanti qualche anno fa, originario della Città cui era
molto legato. Florido aveva spesso espresso il desiderio di sistemare
la scuola ma per vari motivi la cosa è andata per le lunghe. Allora
questo desiderio è stato per gli alpini il suo testamento morale, una
promessa da mantenere, una promessa finalmente mantenuta. A lato
dell’arco centrale è stata posta una scultura in legno, opera di Valter
Tomassone, copia del cappello alpino di Florido con la scritta ”A
Florido e a quanti calcarono queste contrade”.
Mauro Pognant Gros
Gruppo di Bardonecchia
80° della tragedia del Picreaux
Non certamente felice lo spostamento di data dell’annuale commemorazione della tragedia del Picreaux del lontano gennaio 1931.
Di consuetudine la cerimonia si svolge nell’ultima domenica di luglio, ma nell’occasione dell’80° anniversario il Gruppo ha deciso di
anticipare il tutto di una settimana per consentire ad un maggior numero di persone di partecipare evitando concomitanti manifestazioni
di richiamo. Per citarne due, il concerto al Pian del Sole e la nostra
salita al Rocciamelone. Una temperatura decisamente poco estiva,
non pensiamo di esagerare nel supporre qualche misero grado sopra
lo zero, ed un vento gelido hanno così fatto da contorno alla commemorazione culminata come al solito nella Santa Messa celebrata
da don Paolo di Pascale. Esordio nella lettura della Preghiera dell’alpino per l’ex sindaco alpino di Bardonecchia, Francesco Avato,
mentre l’attuale sindaco Roberto Borgis, alpino anche lui, partecipava per la prima volta ma ahimè senza cappello.
Lo Scarpone
Valsusino
23
Cronaca dai Gruppi
scarpone adesso settembre011 20/09/11 17.24 pagina 23
Cronaca dai Gruppi
scarpone adesso settembre011 20/09/11 17.24 pagina 24
Gruppo di Sant’Antonino
Il capogruppo in Canada
Purtroppo la partecipazione non è stata pari alle aspettative, ma i
presenti si sono dimostrati come di consueto coinvolti specie nel ricordo, dettagliato, delle vicende che hanno portato alla tragedia.
Lo scorso aprile, su La Stampa, una lettrice figlia di un milite presente al Picreaux nel giorno della disgrazia, raccontava quella che,
secondo suo padre ed altri valligiani, era una esercitazione da non
fare per le proibitive condizioni atmosferiche. Lamentando, ingiustamente, che quella disgrazia fosse stata dimenticata, ha fornito
l’occasione a Renato Nervo per leggere quell’articolo che forse ai
più era sfuggito.
Presenti il nostro vessillo e quello di Torino, con i gagliardetti dei
Gruppi di Bardonecchia, Sant’Antonino, Cesana, Bussoleno e Oulx.
Presente anche una rappresentanza dei marinai d’Italia.
La polenta fumante, quanto mai gradita, ha poi riscaldato un po’
i coraggiosi commensali rimasti.
Nella giornata di sabato invece a Rochemolles, nell’ambito delle
celebrazioni, momenti di ricordo e raccoglimento con la partecipazione del coro Ange Gardien di Oulx.
Gruppo di Giaglione
Festa di Santa Chiara
dedicata a ugo Ponsero
Anche quest’anno il Gruppo ha rinnovato l’appuntamento con la
festa di Santa Chiara che si è svolta domenica 14 agosto, ed ha voluto dedicare l’edizione di quest’anno all’alpino Ugo Ponsero deceduto il 12 marzo 2011.
La sua figura è stata ricordata sia dal parroco don Daniele Giglioli
durante la Santa Messa sia dal capogruppo Franco Silvestro che ha
sottolineato come proprio Ugo Ponsero avesse voluto dare inizio,
nel 1978 insieme agli amici che l’anno prima rifondarono il gruppo
giaglionese, a questo appuntamento estivo con l’idea di creare un
momento di aggregazione e amicizia. Da allora ogni anno l’incontro si è rinnovato crescendo nelle edizioni successive.
Al termine della Messa il presidente della Sezione A.N.A. Val
Susa, Giancarlo Sosello, ha consegnato la tessera dell’associazione
a Massimiliano Maberto che ha partecipato con grande entusiasmo
al corso di “mininaja” di 3 settimane presso la caserma di Bousson,
dando un grande esempio di alpinità e attaccamento alle nostre montagne.
L’ampio e suggestivo spazio naturale di Prà Piano accoglie ogni
anno un buon numero di organizzatori e un folto gruppo di partecipanti che trascorrono la giornata tra giochi, intrattenimenti e un gustoso pranzo alpino, il tutto accompagnato dalle note della banda
musicale di Giaglione diretta dal maestro Mauro Parisio.
La banda in mattinata, dopo l’alzabandiera, ha condotto il corteo
con i numerosi gagliardetti verso il luogo della Santa Messa al
campo e nel pomeriggio si è esibita in un concerto di canzoni alpine.
Il Gruppo ringrazia tutti coloro che si sono prodigati per la buona
riuscita della festa e rinnova a tutti l’appuntamento per il prossimo
anno.
Franco Silvestro
Scarpone
24 Lo Valsusino
Il capogruppo Michele Franco, durante un viaggio in Canada ha
fatto visita alla Sezione di Toronto e da queste pagine vuole rinnovare l’amicizia con gli alpini all’estero.
Nella fotografia lo vediamo con il Direttivo della Sezione canadese e alla sua sinistra, il presidente Buttazzoni.
Gruppo di Novalesa
Festa dell’estate
È il 21 agosto, le vacanze volgono al termine e il Gruppo vuole salutare le ferie che se ne vanno con la ormai tradizionale festa dell'estate che è anche l'annuale festa del Gruppo. Grande fervore di
tutti i soci già il venerdì precedente con l'installazione del tendone
che accoglierà i commensali e la tenda dove alloggerà la cucina da
campo.
La domenica, di buon mattino, tutti schierati da bravi alpini, a
svolgere il compito già in precedenza assegnato, dalla cottura delle
due voluminose polente, al girarrosto che arrostirà le succulente costine, alla losa che produrrà salciccia paesana. Ma il vero tocco di
classe è arrivato dalle nostre infaticabili cuoche che hanno dato il
meglio di sé presso i fornelli per la gioia del palato di tutti i presenti.
Un grazie di cuore ad Anna, Laura, Luciana, Marcella, Marie Helene e Tiziana per la loro perizia, e per la simpatia e gentilezza elargite a tutti i commensali. Erano presenti oltre ai 130 soci e amici, il
presidente sezionale Giancarlo Sosello, il revisore dei conti nazionale Mario Botteselle, il consigliere sezionale Enrico Sacco, il vicepresidente Giovanni Baro e a rappresentare il Comune il sindaco
Ezio Rivetti.
Un grazie al capogruppo Gillio Giai per la sua impeccabile organizzazione e per la sua instancabile volontà che ha dato alla festa
una piacevole e apprezzata conclusione.
Gruppo di Cesana
Festa del Gruppo
Domenica 28 agosto, in una magnifica giornata di sole, si è svolta
l’annuale festa del Gruppo.
Dopo l’Onore ai Caduti al monumento all’alpino il corteo si è snodato tra le vie di Cesana per raggiungere in successione il cimitero
di guerra e poi successivamente il monumento ai Caduti dello Chaberton.
Sempre magistralmente guidato dalla fanfara sezionale il corteo
raggiungeva poi località Massarello dove si trovano sia la sede del
Gruppo che la cappella presso la quale si svolge la Santa Messa.
Dopo il saluto del capogruppo Giuseppe Ferraris prendevano la
parola sia il sindaco di Cesana Collomb che il vicesindaco alpino di
Claviere, Capra che porgevano i saluti delle rispettive amministrazioni comunali.
Al termine della Santa Messa tradizionale distribuzione del pane
benedetto.
Larga la partecipazione alpina con presenze anche dalle Sezioni di
Torino e Pinerolo. Nutrita inoltre la partecipazione dell’Associazione nazionale bersaglieri con i rappresentanti valsusini e naturalmente presenti gli amici francesi del 15/9 di Briançon guidati da
Daniel Leportier.
Rancio alpino nella suggestiva atmosfera della pineta e chiusura
della giornata in bellezza con il tradizionale concertino della nostra
fanfara.
coci qui... non per tirare le somme,
ma per continuare a camminare ancora insieme, affrontando gioie e
dolori, successi e delusioni. Ma fino
a quando ci terremo per mano il futuro non mi farà paura...
Buon anniversario Mauro.
Tua moglie Graziella.
gratulazioni vivissime e tanti auguri
per l’avvenire.
Gruppo di Chianocco
Il 26 giugno scorso, l’alpino Lorenzo Rossero e signora Ada Perotto hanno festeggiato i loro
sessant’anni di vita coniugale.
Da tutti i soci del Gruppo con-
Gruppo di Villar Focchiardo
Il 2 luglio u.s. si sono uniti in
matrimonio la signorina Michela
Versino di Luigi nostro socio, e il
signor Manuel Cantore. Il Gruppo
augura ai novelli sposi tanta felicità.
Ferraris confermato capogruppo
Il 26 agosto presso la sede del Gruppo in località Massarello, alle
ore 15.30 in seconda convocazione, si è tenuta l’assemblea dei soci,
regolarmente convocata, per procedere alla votazione del nuovo
Consiglio direttivo.
Risultano eletti: capogruppo Giuseppe Ferraris, consiglieri Riccardo De Muti, Carlo Bec, Emilio Peyron, Vittorio Colomb, Secondino Gastaldi, Giorgio Baseggio. I consiglieri votano gli incarichi
da assegnare ai soci eletti, e all’unanimità vengono designati: Riccardo Demuti vice capogruppo, Vittorio Colomb tesoriere, Emilio
Peyron segretario, Giorgio Baseggio magazziniere, Secondino Gastaldi pubbliche relazioni, Carlo Bec approvvigionamenti.
Nascite
Gruppo di Avigliana
Il 2 febbraio il socio alpino Giorgio Griffero e la consorte Carla sono
diventati nonni. È nato il piccolo
Giovanni Battista.
Ai nonni, ai genitori Graziella ed
Ermanno, vadano le più vive felicitazioni di tutto il Gruppo. Al piccolo
Giovanni Battista auguriamo ogni
bene nel lungo cammino della vita
che ha appena intrapreso.
Marco Brunatto e Ombretta per la
nascita del nipote Andrea.
Gruppo di Novalesa
Il 17 giugno è nata Viola Claretto
nipote del nostro socio Giorgio e
della nonna Adriana, pronipote dei
bisnonni Basilio (socio anch'esso) e
Marì. Ai genitori e ai familiari i più
calorosi auguri da tutto il Gruppo.
Gruppo di Sant’Antonino
Il 14 giugno 2011 è nato Simone,
figlio del socio Luca Giai Brueri e
della consorte Luisa e nipote di
Agostino Giai Brueri.
Il Gruppo partecipa alla vostra felicità e augura a Simone un sereno
avvenire.
Gruppo di Rubiana
Felicitazioni dal Gruppo al socio
alpino Franco Sina e alla moglie
Gianna per la nascita della nipotina
Caterina.
Gruppo di Villar Focchiardo
Il 10 aprile è nata Anita Amprimo
di Luca e Simona Viceconte, nipote
del socio Angelo. Ai genitori, alla
sorellina Martina e ai nonni le più
vive felicitazioni ed alla piccola
Anita auguri per una lunga vita serena.
Auguri anche al socio alpino
Gruppo di Bruzolo
Il socio Luca Didero e consorte
Marina Seinera, sono diventati genitori di un maschietto al quale
hanno dato il nome Marco.
Felicitazioni vivissime ai genitori
e tanti auguri al piccolo Marco per il
cammino appena iniziato.
Anniversari
Gruppo di Bruzolo
Il 24 settembre prossimo, il socio
consigliere Nello Parolari e consorte
Piera raggiungeranno il prestigioso
traguardo di cinquant’anni di matrimonio.
Il Direttivo e gli alpini del
Gruppo si congratulano con loro ed
augurano buon proseguimento.
Gruppo di Avigliana
Il 31 luglio 2011, la gentil signora Carla ed il marito nostro
socio alpino Alessandro Salvaia
hanno festeggiato il loro cinquante-
simo anno di matrimonio con la
loro famiglia.
Per la verità la settimana precedente c’è stato un prologo all’avvenimento con un simpatico e
gradevole incontro conviviale con i
loro amici più cari.
A Carla e Sandro l’intero nostro
Gruppo esprime vivissime congratulazioni, ed augura loro di raggiungere in serenità i prossimi traguardi.
Gruppo di San Giorio
Il 20 settembre abbiamo raggiunto i nostri primi 25 anni ed ec-
Matrimoni
Decessi
Gruppo di Almese
Lo scorso 12 maggio ci ha lasciati l'artigliere alpino Enrico Giugliardi, classe 1917.
Enrico partecipò negli alpini alla
campagna di Albania dove venne
fatto prigioniero dai tedeschi.
Dopo l'8 settembre 1943 riuscì a
fuggire dal treno che trasportava i
prigionieri in Germania e trascorse
un periodo nelle formazioni dei
partigiani di Tito.
Dopo parecchie vicissitudini,
potè finalmente ripartire alla volta
dell'Italia, viaggiando in parte con
mezzi di fortuna e per lunghi tratti
camminando a piedi, facendo così
ritorno a Rivera di Almese, suo
paese natale.
Giunto a casa dovette nascondersi per diversi mesi in una grotta
sulla montagna per evitare i rastrellamenti dei tedeschi e delle forze
repubblichine.
Uomo forte nel carattere e per
prestanza fisica, partecipò attivamente, finché la salute glielo permise, alla vita associativa del
Gruppo alpini almesino ed a tutte le
nostre Adunate nazionali.
Alla figlia Marina ed a tutti i familiari in lutto giungano le più sentite condoglianze a nome di tutti gli
alpini e simpatizzanti del Gruppo.
L’11 giugno è deceduta, all'età
di 89 anni, la signora Livia Salussoglia, mamma del nostro socio
Giampiero Borasio. Alpini e simpatizzanti del Gruppo porgono le
più vive espressioni di sincero cordoglio a Giampiero ed ai suoi familiari.
Gruppo di Caprie
Venerdì 8 luglio u.s. è andato
avanti il ns. socio Benito Cinato,
classe 1923.
Remo, come lo abbiamo sempre
chiamato, abitava a Novaretto ed era
molto conosciuto sia a Caprie che a
Condove. Viveva con la moglie
Giovanna Ester Suppo, che aveva
sposato nel 1946, con traguardo
quest’anno dei 65 anni di matrimonio. Due figli: Attilio e Silva.
Ha svolto il servizio militare nel
battaglione “Exilles” a Pinerolo e
dopo l’8 settembre 1943 è stato catturato dai tedeschi e deportato in
Germania a Bremen Nord, nei
pressi di Amburgo, in un campo di
lavoro. Una vita di lavoro, con inizio all’età di 13 anni alle Officine
Moncenisio e successivamente alla
Fiat Ferriere.
In pensione si è sempre tenuto
molto attivo con una dedizione particolare all’orto.
Il Gruppo porge le più sentite
condoglianze alla moglie, ai figli e a
tutti i familiari.
Un ringraziamento ai Gruppi che
sono intervenuti alle esequie con il
loro gagliardetti e alla Sezione
A.N.A. Valsusa che ha partecipato
con il vessillo sezionale.
L’11 febbraio 2011 è andato
avanti il socio Gianfranco Bert,
classe 1951.
Ha lavorato come operaio alla
Fiat e poi come muratore, e da molti
anni ormai viveva nella casa dei genitori in borgata Sala, sopra Novaretto.
Vita solitaria e semplice la sua,
sulla montagna di fronte alla Sacra
di S. Michele.
Costituiva un punto di riferimento per coloro che raggiungevano la borgata per lavoro o per
passeggiate.
Seppure abituato a stare solo,
parlava molto volentieri con le persone che incontrava lassù, poiché
dotato di spirito gioviale.
Il Gruppo porge le più sentite
condoglianze al fratello Nello Bert,
nostro capogruppo, alla sorella e a
tutti i familiari.
Un ringraziamento ai Gruppi che
sono intervenuti alle esequie con il
loro gagliardetti e alla Sezione
A.N.A. Valsusa che ha partecipato
con il vessillo sezionale.
Gruppo di Chianocco
Venerdì 26 agosto è andato avanti
Francesco Ballesio classe 1921.
Anima indiscussa de “Lo Scarpone
Valsusino” per quei ben trentacinque anni ed oltre in cui ha profuso
entusiasmo e competenza per renderlo sempre migliore.
Lo Scarpone
Valsusino
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Anagrafe alpina
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Musico e contemporaneamente
segretario della fanfara ha contribuito anche qui allo sviluppo ed alla
organizzazione della stessa.
La Sezione tutta, il comitato di
redazione, il suo Gruppo lo ricorderanno sempre quale esempio di disponibilità, rettitudine, e alpinità.
Alla moglie Maria, sua inseparabile compagna di vita vadano le più
sentite condoglianze della famiglia
valsusina per sempre riconoscente.
Gruppo di Chiusa San Michele
È mancata la signora Ida Allais,
suocera del nostro socio Romano
Barella. A lui e alla moglie Franca
le più sentite condoglianze.
Il Gruppo è vicino e partecipa al
dolore del socio Elio Berton e del
piccolo Ignazio Edoardo per la repentina quanto immatura scomparsa
della moglie e mamma Angela Venturino e porge le più sentite condoglianze.
Gruppo di Mattie
A Pasqua arrivano finalmente gli
americani a liberarlo e dopo qualche
tempo inizia finalmente il lungo e
faticoso viaggio di ritorno verso
l’Italia, raggiunta dopo molte peripezie il 29 luglio 1945 tre anni dopo
la partenza.
Il Gruppo formula alla famiglia
sentite condoglianze.
Gruppo di San Giorio
Il 27 giugno è andato avanti l’artigliere alpino Luigi Pognant Gros.
Ricordare Luigi non è semplice tanti
erano i suoi impegni, tutti meritori e
si rischia di tralasciarne qualcuno. A
San Giorio era presente praticamente in tutte le associazioni, per
anni eletto in consiglio comunale
fino a ricoprire la carica di sindaco
negli anni settanta.
Sempre disponibile, sempre
pronto alla battuta, preciso e puntuale ad ogni impegno preso.
Punti fermi della sua vita la famiglia e la fede in Dio. La domenica
dopo la Messa era un piacere scambiare due parole con lui perché c’era
sempre qualcosa da imparare.
Purtroppo poi, una lunga serie di
problemi fisici, affrontati con coraggio e forza cristiana, lo hanno accompagnato fino al Paradiso di
Cantore.
Alla moglie Alessandra, ai figli
Maria Luisa, Lorenzo nostro socio,
Giorgio, a tutti i familiari vadano le
fraterne condoglianze del Gruppo.
Gruppo di Sant’Antonino
Il 18 giugno è mancato il socio
Domenico Gardetto detto Minotto.
Il Gruppo porge ai figli sentite condoglianze.
Il 21 giugno è “andato avanti”
Leonardo Belmondo classe 1921.
Arruolato nel 1941 nel battaglione “Exilles” viene dapprima inviato sul fronte occidentale dove
entrava a far parte della 32ª compagnia.
Dopo qualche mese trascorso a
Pinerolo per addestramento nel gennaio 1942 viene imbarcato a Bari
per raggiungere il fronte dei Balcani. Sbarcato a Ragusa in Jugoslavia il primo impegno del suo reparto
è stato quello di portare rinforzo al
“Fenestrelle” che si trovava a Nevesinie, a circa 30 km da Mostar, nelle
montagne. Da quel momento lungo
peregrinare per la Jugoslavia sino
all’8 settembre 1943 quando si trovava in Montenegro.
Consegnate le armi ai tedeschi,
viene mandato dopo lungo viaggio
su battello e successivamente su
carro bestiame, nel campo di concentramento VI G di Bonn.
Lavori forzati, fame sino al luglio
1944 quando, spostato di campo,
comincia vivere una prigionia meno
severa.
Gruppo di Villar Focchiardo
Il 31 maggio è mancato il signor
Renato Amprimo (Ronne) di anni
71, fratello del nostro socio Angelo.
Ad Angelo ed a tutti i familiari il
Gruppo porge sentite condoglianze.
Il 30 giugno è mancata la signora
Carolina Cavezzale (Carla) di anni
82, sorella del socio Piero. Il
Gruppo partecipa al dolore della famiglia.
Il 15 luglio è mancata la signora
Ines Michela Trossello, di anni 46,
sorella dell'amico degli alpini Rudi.
Alpini ed amici del Gruppo porgono
le più vive espressioni di sincero
cordoglio alle famiglie in lutto.
Gruppo di Villar Dora
All’età di 94 anni, l’amico alpino,
invalidi di guerra, Marco Morando
è andato avanti.
Tutto il gruppo rinnova alla figlia
Marinella e marito Guido, fraterne
condoglianze.
errata corrige
Nel numero di giugno del nostro giornale, un annuncio
di nascita è stato erroneamente inserito fra i decessi. Ci
scusiamo con i familiari e con i lettori per gli ulteriori errori, augurando nel contempo al piccolo una lunga vita
serena.
Scarpone
26 Lo Valsusino
Giorgio Versino:
un vero grande alpino ci ha lasciati
Cari alpini valsusini, permettetemi di sottrarvi un po’ di spazio
del nostro giornale per ricordare
un grand’uomo, un alpino doc, un
uomo onesto, coscienzioso, intelligente, che nel suo passaggio su
questa terra, purtroppo troppo
breve, ha lasciato il segno nella
propria famiglia, nella comunità
dove risiedeva e nella nostra famiglia alpina. Infatti ha sempre seguito tre serie direttive: la
famiglia, il lavoro, gli alpini.
Sto parlando del capogruppo
degli alpini di Rosta il mio amico
fraterno Giorgio Versino, salito al
Paradiso di Cantore il 19 maggio scorso (giorno del funerale).
Giorgio è stato il capogruppo degli alpini rostesi per ben 23 anni,
trainando il suo Gruppo in molteplici manifestazioni di solidarietà
quali la raccolta per il Banco Alimentare e la raccolta fondi per ricerca e cura del cancro; ha restaurato purtroppo più di una volta il
pilone votivo di Pessina tanto caro agli alpini locali, ed ha raggiunto
quanto gli stava più a cuore, una nuova sede; in tale occasione ne è
scaturita la sua caparbietà ed il duro lavoro per arrivare all’inaugurazione del 7 ottobre 2007.
Giorgio era da sempre sostenitore del nostro “Scarpone Valsusino”. Teneva ad essere informato sugli avvenimenti in valle per potervi partecipare.
Gentilissima signora Giustina, carissime Paola ed Anna, carissimi
nipotini, siete stati fortunati poiché avete avuto un marito, un padre,
un nonno eccezionale.
A nome di tutta la sezione A.N.A. “Val Susa” a cui Giorgio era
molto legato vi esprimo le più sentite condoglianze.
Siete forti, anche se ritengo che il vuoto lasciato da Giorgio sia incolmabile.
Alle esequie il nostro vessillo era sorretto dal consigliere sezionale
Amprimo scortato dai vicepresidenti Garnero e Baro.
Elio Garnero
Ringraziamento
Vogliamo usare una volta le pagine de “Lo Scarpone Valsusino”, credo l’ultima, per ringraziare tutti coloro che hanno voluto partecipare al nostro dolore per la perdita del caro
Francesco. Un ringraziamento particolare a tutti coloro, tantissimi, che sono saliti sino a Monforte d’Alba per rendere omaggio al loro caro amico “andato avanti”. Un grazie di cuore
quindi alla fanfara che con le sue note ha reso meno doloroso
l’ultimo tratto terreno, un grazie al presidente Sosello ed ai suoi
consiglieri e grazie anche alla redazione del giornale impegnata
da oggi a proseguire in quella strada che con tanta passione
Francesco aveva contribuito a tracciare.
Grazie a tutti. Grazie per le vostre lacrime trattenute a stento,
per le vostre voci rotte dall’emozione e dalla tristezza. So per
certo che Francesco resterà nel nostro come nel vostro cuore
per sempre, in quel grande cuore alpino che lui nelle pagine del
giornale ha sempre voluto valorizzare.
Maria Bedano ved. Ballesio e famiglia
Sezione Val Susa
Via della Brunetta, 45 - 10059 Susa
Tel. e fax 0122.33.204
sito internet:
www.anavalsusa.it
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“Eccola. Si spiega
al soffio della Giustizia,
si allarga
al vento della Libertà,
si illumina nella
promessa del futuro.
Consacrala, anche tu.
Essa te lo domanda”.
Gabriele d’Annunzio
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Bussoleno: castello Borello, di cui si
hanno notizie dal trecento. Patrimonio della famiglia dei Rotari e successivamente dei Calci e dei Bonini.
usato anche come ricetto dalla popolazione locale, ha subito nel corso dei
secoli vari rimaneggiamenti, ma la
struttura originaria resta abbastanza
leggibile. L’edificio è oggi di proprietà
privata (foto C. Ravetto).