Maria Vika: chi dice le bugie? - Associazione Anffas “Villa Gimelli”

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Maria Vika: chi dice le bugie? - Associazione Anffas “Villa Gimelli”
Nessun uomo è un’isola, compiuta in se stessa…(John Donne,1624)
Trimestrale dell’Associazione Anffas “Villa Gimelli” Onlus di Rapallo • Anno X n. 3 2006
Tariffa Associazioni senza fini di lucro – Poste Italiane SpA – Sped. Abb.Post. D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 2, DCB Genova
LA VICENDA DELLA BIMBA BIELORUSSA
Maria Vika:
chi dice
le bugie?
di Rosina Zandano
l caso non è chiuso come sembrava con la dichiarazione del governo bielorusso di qualche giorno fa:
«Maria è stata adottata da una famiglia bielorussa ed è serena».
Infatti il primo novembre 2006,
con la telefonata diretta a Maria Vika
del giornalista del “Secolo XIX” Paolo Crecchi, tutto è rimesso in
discussione e ci consente di sperare
ancora che finalmente giustizia sia
fatta.
«Tu hai scelto dove stare?»
domanda il giornalista.
«Da mamma? In Italia? Certo che
sì!», risponde cauta Maria, dopo aver
avuto la conferma che si tratta proprio della sua “mamma” di Cogoleto.
La prudenza, quasi incredibile in
una bambina, è la riprova di quante
volte Maria-Vika sia stata vittima di
promesse non mantenute, di incertezze e delusioni roventi, di bugie
ammantate da umanità che si
assommano alle violenze fisiche e
psichiche subite nel suo corpo e nella sua anima.
Certamente è difficile credere alle
dichiarazioni ufficiali del governo
bielorusso leggendo l’articolo di
Paolo Crecchi pubblicato sul “Secolo XIX” dello scorso 26 ottobre.
Sembrerebbe che il caso di Maria
si sia sfortunatamente intrecciato
con interessi economici, politici e
diplomatici tra la Comunità Europea e la Bielorussia, intrecci che facciamo onestamente fatica ad accettare.
Nell’articolo citato, Paolo Crecchi
scrive: “Il 5 agosto 2006 l’Unione
Europea propone di espellere la Bielorussia dal “sistema di preferenze
generalizzate” relative a sconti
doganali per la mancanza di rispetto
dei diritti umani (!!!) e non si può
dimenticare che il governo di Lukashenko è stato accomunato a quello
I
dei militari birmani dall’Ufficio del
Lavoro di Ginevra.
Il 5 agosto l’Italia si schiera con
Francia, Germania, Spagna e Gran
Bretagna per punire come si conviene la Bielorussia, ma curiosamente
il 26 settembre – la vicenda di
Maria-Vika è al culmine – chiede il
rinvio della votazione.
Il 12 ottobre, quando si tratta di
approvare la cancellazione del privilegio su 340 milioni di euro che vale
l’export bielorusso, fa mancare la
maggioranza».
«Il 12 ottobre Maria-Vika, con il
blitz che tutti conosciamo, era a
Borisov e confidava al fratellino
Sasha di pensare alla sua casa di
Cogoleto tutti i giorni e di essere
convinta di “ritornare presto da
mamma e papà”».
Nella drammatica ed emozionante intervista a Maria-Vika dell’inviato
del “Secolo XIX” Paolo Crecchi a
Radio 19, pubblicata il 2 novembre
2006 ed ascoltata da tutto il mondo
occidentale, la bambina con la sua
voce fresca e ferma ha smentito tutte le bugie costruite dalle parti in
causa per legalizzare una brutale
ulteriore violenza nei suoi confronti.
Pare che Maria-Vika non abbia
alcun diritto, né al rispetto del suo
corpo, né al rispetto dei suoi sentimenti né al rispetto della sua
volontà. Nella vicenda di questa
bambina, dove si sono intromessi
tutti (mass-media, associazioni, privati, psicologi), chi per condannare,
chi per sostenere e che ha dato esca
ad innumerevoli talk-show, mi pare
importante sottolineare il grido
ripetuto più volte dallo psicologo
Alessandro Meluzzi: «Hanno violato
la carta dei diritti del bambino».
Ovviamente nessuno l’ha ascoltato.
Per informazione storica ricordo
che la prima “Dichiarazione dei
diritti del fanciullo”
a pag. 2
UN CONVEGNO A SANTA MARGHERITA
Bullismo a scuola
un fenomeno
inquietante
di Emilio Carta
e notizie di cronaca di questi ultimi mesi hanno evidenziato la
crescita esponenziale del fenomeno del “bullismo”, un disagio
sociale spesse volte sottovalutato o pigiato sotto un’alta coltre
di ovatta.
Il timore? Nuocere al buon nome della scuola, coinvolta suo malgrado nel problema; o la perdita di iscritti, elementi ormai divenuti
importanti ed imprescindibili nel nome dei parametri e della sopravvivenza dell’autonomia scolastica con cui ogni istituto deve fare i
conti.
Ma c’è dell’altro all’orizzonte. Fra breve giungerà in Italia, tanto per
riempire il bicchiere, un nuovo videogioco il cui nome è tutto un programma: “Cane mangia cane”. Prodotto dalla Rockstar, è la versione europea di “Bully”, un vero e proprio inno al bullismo che ha già
fatto urlare allo scandalo negli Stati Uniti.
Da noi l’imminente arrivo del videogioco sta suscitando le critiche
del mondo della scuola, del ministro all’Istruzione Giuseppe Fioroni
e, proprio pochi giorni fa da parte del
presidente della Società Italiana di
Pediatria Pasquale Di Pietro che, tra
l’altro, è primario del Pronto Soccorso
del “Giannina Gaslini”.
Proprio quest’ultimo ha bollato il videogioco come «un meccanismo pericoloso che va fermato», ma chissà se qualcuno lo ascolterà o se, al contrario,
quest’ennesima denuncia farà solo da
cassa di risonanza alla promozione del
nuovo videogioco che, è facile arguire,
a Natale spopolerà.
Su questi ed altri temi, legati in particolare al malessere che attanaglia
Il ministro Giuseppe Fioroni
pesantemente il mondo studentesco,
nella sala eventi di Villa Durazzo a Santa Margherita Ligure il periodico “Il nuovo Levante” ha così organizzato l’incontro-dibattito “Bullismo a scuola”.
Patrocinato dal Comune di Santa Margherita Ligure (erano presenti
il sindaco di Santa Margherita, Claudio Marsano, e l’assessore alla
Pubblica Istruzione, Marco Arecco), dal Lions Club S. Margherita
Ligure-Portofino col presidente Paolo Pendola e dal Panathlon Club
Rapallo-S.Margherita Ligure-Portofino rappresentato da Massimo
Busco, il convegno ha provato a portare alla luce il problema, ad
offrire un valido contributo per una migliore comprensione del fenomeno, a proporre idee ed iniziative per contrastare questo negativo
fenomeno sociale, peraltro in costante ascesa.
All’incontro, al quale erano stati invitati dirigenti e docenti dei vari
istituti scolastici del comprensorio ed il pubblico, hanno partecipato quali relatori il professor Alessandro Cozzani, preside dell’Istituto scolastico F. Liceti di Rapallo, il dottor Gaetano Cuozzo, sino a
pochi anni or sono direttore generale del ministero della Pubblica
Istruzione, l’onorevole Gabriella Mondello, già docente al liceo Delpino di Chiavari e parlamentare e lo psicologo Roberto Pozzar, giudice onorario al Tribunale dei minori.
Non stiamo a ragionare su quanto è emerso in occasione del susseguente dibattito, lo spazio a disposizione non ce lo consentirebbe di certo. Una cosa però, al di là dell’educazione civica che ogni
docente dovrebbe insegnare a scuola, vorremmo sottolinearla: perché non imporre (ohibò, che parola obsoleta) agli studenti una visita periodica a centri ed istituzioni che ospitano disabili motori, persone diversamente abili e quant’altro?
L
LEGISLAZIONE
2
da pag. 1 è stata redatta a Ginevra dalla Società
delle Nazioni nel 1924 e su questo tema si sono
succedute ben sedici dichiarazioni e convenzioni,
fino ad arrivare al 1967 con la carta dell’Unesco
sulla razza e pregiudizi razziali: «Tutte le enunciazioni solenni ne raccomandano l’effettivo esercizio» (Luigi Silvestri: I diritti del fanciullo e le
carte degli organismi internazionali – Editore
Paravia, 1970).
Tuttavia solo il 20 novembre 1989, nel corso
dei lavori preparatori per l’Anno Internazionale
dei Diritti del Bambino, è stata redatta la “Convenzione sui diritti dell’infanzia” adottata all’unanimità dalle Nazioni Unite ed entrata in vigore
nel 1990 come legge internazionale. Tale convenzione è stata recepita con valore normativo nell’ordinamento giuridico italiano con la legge n.
176 del 27 maggio 1991.
Il punto centrale della Convenzione è rappresentato dalla Dichiarazione degli Stati che l’hanno sottoscritta che «accettano di rendere conto
ufficialmente di tutte le loro azioni riguardo i
bambini».
È indubbio che i responsabili del misterioso
trasferimento di Maria-Vika, i consulenti, i giudici e i governi italiano e bielorusso hanno ignorato che esiste questa Convenzione e l’hanno clamorosamente violata.
Tanto più che la Convenzione cita: «Essa (la
Convenzione) costituisce lo strumento internazionale che riconosce, promuove e tutela legalmente i diritti irrinunciabili dell’infanzia».
Ritengo che ogni ulteriore riflessione, polemica, talk-show e/o disputa non possano rendere a
Maria-Vika ciò di cui è stata ancora una volta
derubata proprio da chi aveva il dovere di difenderla.
Maria-Vika sta pagando un prezzo troppo alto
per gli sbagli di tutti, per interessi poco chiari,
per l’indifferenza e l’egoismo generale, senza
tener conto nemmeno della sua dolorosa esperienza di vita.
Maria-Vika è ancora una volta la conferma che
i deboli, i bambini, i disabili sono le vittime innocenti dell’arroganza dei grandi (!?).
Sono d’accordo con la gente di Cogoleto che
sfila in silenzio perché Maria-Vika abbia giustizia,
ammiro il sindaco ed il parroco di Cogoleto, lo
psicologo Alessandro Meluzzi, l’onorevole Egidio
Pedrini che non hanno avuto timore nel gridare
la loro indignazione.
Mi alleo con tutti quelli che hanno veramente
a cuore la tutela dei diritti dei bambini e delle
fasce deboli della società, ed ancora si scandalizzano per le continue sopraffazioni dei più deboli
e non si stancano di lottare per tutelarli e rendere loro giustizia.
E dopo cotanti “indulti” anche il comportamento dei coniugi Giusto che hanno sbagliato
per amore, ma che non hanno rubato, né ammazzato, né stuprato, potrebbe essere valutato in
un’ottica più giusta e più umana.
Si riparerebbe così almeno in parte ai torti
subiti da Maria-Vika, garantendole il diritto ad
avere una infanzia normale, una famiglia che l’ama e che lei ha già scelto, una vita decente propria d’ogni essere umano.l’5 Tnu,
Assistenza: i permessi
aumentano in caso
di più disabili in famiglia
A cura di Roberto De Lorenzis
In virtù di un interpello della Regione Liguria il
Ministero del Lavoro fa il punto sulla condizione di quei lavoratori che si trovino nella necessità di assistere più di un familiare disabile.
Come noto, la legge 104/1992 (così come
modificata dalla legge 53/2000) garantisce
fino a a tre giorni di permesso mensile coperti da contribuzione figurativa, fruibili anche in
maniera continuativa a condizione che la persona con handicap in situazione di gravità non
sia ricoverata a tempo pieno. Fino ad oggi
potevano sussistere residui dubbi in merito al
numero di giorni nel caso in cui vi fosse più di
un familiare disabile a cui prestare la debita
assistenza, sebbene alcune circolari degli Istituti avessero contribuito a regolare la materia.
Nel caso preso in considerazione nell’interpello, che vale da esempio, ci si chiede in sostanza se qualora vi siano due disabili da assistere, i permessi diventino sei. La risposta del
Ministero del Lavoro (protocollo n.
3003/2006) è in senso affermativo, ma prevede alcune condizioni essenziali.
Nel caso in oggetto il lavoratore ha diritto al
riconoscimento di più permessi mensili quando l’assistenza sia necessariamente esercitata in maniera disgiunta. Il Ministero ritiene
però necessario chiarire il concetto di assistenza disgiunta specificando che la condizione si verifica solo quando l’assistenza si
possa assicurare “con modalità e in tempi
diversi, richiedendosi che l’assistenza sia contemporaneamente esclusiva e continua per
ciascuno degli assistiti”. Si fa così ricorso alla
circolare n. 133/2000 dell’Inps per ricordare
quando ricorre il caso di assistenza disgiunta.
Tre sono i requisiti essenziali: una natura dell’handicap tale da richiedere assistenza continua ed esclusiva, l’assenza di altri soggetti
che possano accudire il disabile e la necessità conseguente di assistere il disabile con
modalità e tempi diversi.
Il Ministero, pur ritenendo corretta la fruizione
di più gruppi di permessi sottolinea però la
necessità di esercitare un’attività di verifica
sulle reali condizioni familiari che si concretizzi, per i lavoratori richiedenti, nei seguenti
oneri: 1) presentare tante domande quanti
sono i soggetti per i quali si richiedono i permessi, 2) allegare alla domanda un’idonea
certificazione relativa alla particolare natura
dell’handicap. La certificazione deve essere
inoltre accompagnata dalla dichiarazione di
responsabilità circa la sussistenza delle circostanze che giustificano la necessità di assistenza disgiunta, nella quale si affermi che il
dichiarante non è in grado, data la natura dell’handicap del familiare, di fornire la necessaria assistenza fruendo di soli tre giorni, che
nessun altra personal può prestare assistenza all’altro soggetto e che nessun altro fruisce
a sua volta dei permessi per l’assistenza
all’altro soggetto ed infine che i soggetti per i
quali si richiede il permesso non svolgano attività lavorativa (e dunque non possano, a loro
volta, usufruire di permessi in qualità di lavoratori disabili).
PRESENTATO IL LIBRO SU VILLA GIMELLI DI ROSINA ZANDANO E EMILIO CARTA
Una storia d’amore per la vita
3
di Paolo Cavallo *
nffas: una storia d’amore
per la vita” è il libro scritto dalla professoressa Rosina Zandano, presidente dell’Anffas
Rapallo Villa Gimelli, insieme con lo
scrittore e giornalista Emilio Carta
(per i tipi della Edizioni Busco), che
ho avuto l’onore e il piacere di presentare nell’incontro organizzato a
Santa Margherita Ligure, al Grand
Hotel Miramare, alla presenza del
ministro Livia Turco.
Non sto qui a riscrivere quello
che ci siamo detti e quello che avevo
già scritto sul “Secolo XIX” in occasione dell’iniziativa. Visto che ci
sono questo spazio e questa possibilità di espressione, mi piace utilizzarla per raccontare un po’ quel che
si prova a visitare una realtà come
quella di Villa Gimelli, tenendo presente un fattore per me importante:
non credo al buonismo e non credo
La presentazione del libro: da sinistra, Paolo Cavallo, Emilio Carta, Rosina Zandano, Livia Turco, Roberto Speziale (foto Jolly Verdacchi Genova)
ghista, egocentrico e ambizioso.
La persona ritardata per me è
quella che riesce a fare le stesse cose
che faccio io, a provare le stesse
emozioni e le
stesse sensazioni, ma costretta
da un ritmo, da
una difficoltà,
da un freno a
metterci più
tempo, a faticare di più. Se
vedo, come ho
visto, una decina di ospiti di
Villa Gimelli
riunirsi in giardino con un
educatore (è
Le due firme del giornalismo ligure: Paolo Cavallo ed Emilio Carta
giusto
chiache persone che una volta erano
marlo così? Non so, per me potrebbe
chiamate ritardate, poi handicappaessere anche un accompagnatore,
te e oggi diversamente abili, siano
nel senso di un compagno di viaggio
persone diverse da tutte le altre. Con
e di vita) discutere di un disegno,
le loro bontà e le loro meschinità
oppure di una storia, o di un avveniproprio come me e come tutti. Invemento che è accaduto nella loro
ce credo fermamente che incontrare
comunità, mi chiedo: Ma che fanno
persone come queste può essere
questi? Perché sono talmente tranun’occasione importante di guardaquilli, talmente onesti nelle cose che
re la vita e la realtà che ci circondadicono, talmente veri nella loro
no con molta concretezza, assoluta
espressività che mi lasciano senza
umiltà e mettendo in gioco cervello
parole. Che fanno, questi? Non pene cuore. Per diventare migliori?
sano a quel che conviene ma a quel
Egoisticamente, direi proprio di sì:
che è giusto? Non dicono quel che
per diventare migliori di quel che
qualcuno vorrebbe dicessero, ma
siamo normalmente, quando dobquel che pensano? Incredibile. Davbiamo misurarci con chi non è ritarvero incredibile.
dato ma è anzi “sprintoso” nella vita
È per questo che ha ragione la
di ogni giorno: carrierista, menefre“prof” (Rosina Zandano per me è la
“prof”. Non si offenda, lei; si offendano, piuttosto, tutti quelli che si
fanno belli con la ”prof”, si fan
vedere, perché la “prof” fa audience…) quando dice: qualsiasi problema si supera stando un po’ a Villa
Gimelli.
Perché, per quel che ho visto, si
riscopre il valore della vita e della
dignità di ogni persona. Perché non
si fanno sconti al perbenismo, al
buonismo, al ruolismo. E qui torna
l’interesse del libro scritto da Zandano e Carta. Perché racconta l’avventura incredibile che ha legato un
gruppo di genitori e di ragazzi disabili (alcuni anche molto gravi) fino a
diventare esperienza concreta, con
tante difficoltà ma anche tanta amicizia. Con le responsabilità che
gestire una struttura come Villa
Gimelli e le sue residenze-famiglia
comportano, ogni giorno e nei confronti di tutti: dagli ospiti alle famiglie, dagli enti pubblici alla società
civile. Ho fatto una promessa alla
“prof” e colgo l’occasione per ribadirla: a Dio piacendo questa estate
andrò a trovare i ragazzi dell’Anffas
a Bardonecchia. Mica per loro, sia
chiaro: per me, solo per me. Per stare meglio con me stesso, anche solo
un giorno.
* Caporedattore “Il Secolo XIX” Chiavari
Un’idea regalo
Il libro “Una storia d’amore
per la vita”, di Rosina Zandano ed Emilio Carta (Azienda
Grafica Busco Editrice) è
disponibile al prezzo di 12,00
euro presso la segreteria dell’Anffas di Villa Gimelli.
Oltre ad essere un’idea-regalo originale per le vicine
feste natalizie, rappresenta
anche l’occasione per compiere una buona azione, dato
che i ricavati delle vendite
andranno a sostenere le attività dell’Anffas “Villa Gimelli” di Rapallo Onlus.
Per informazioni rivolgersi a:
Anffas Villa Gimelli
Salita Banchi, 20
16035 Rapallo
Tel. O185.289478
Il volume presentato
a Rivarolo Canavese
Un pubblico attento ed emozionato ha ascoltato e applaudito Rosina Zandano, che sabato 28 ottobre ha presentato nella sala consiliare del Comune di Rivarolo Canavese (To) il
libro Una storia d’amore per la vita.
La professoressa Zandano ha evidenziato il legame affettivo che la lega alla struttura di
Rivarolo, con quelli che definisce i suoi “ragazzi”, con la città, il territorio, l’amministrazione comunale, finalmente attenta a considerare l’Anffas una risorsa e non un problema.
Emilio Carta ha precisato di averci messo solo “una spruzzata di plancton”, perché la vera
anima del libro è quella dell’autrice.
Nell’occasione il sindaco Fabrizio Bertot ha consegnato a Rosina Zandano il distintivo
della Città di Rivarolo Canavese, riconoscimento riservato agli ospiti più illustri, per il
prestigio che con la loro presenza conferiscono alla cittadinanza.
Il sindaco Fabrizio Bertot e Rosina Zandano a Rivarolo Canavese
IL LIBRO
“A
4
IL BENESSERE DELLE PERSONE CON DISABILITÀ IN RELAZIONE ALL’AMBIENTE UMANO
di Fabrizia Galli *
l numero di luglio de “La rosa blu”
si concentra sul ruolo della famiglia, come risorsa sempre più valorizzata e riconosciuta dei processi
educativi/riabilitativi e della progettazione delle politiche sociali.
In particolare l’inserto scientifico
si pone l’obiettivo di informare sulla
percezione del “benessere psicologico” delle famiglie e di come queste
ultime lo comprendano rispetto alla
condizione dei loro figli disabili.
L’argomento viene trattato attraverso il contributo dell’American
Journal on Mental Retardation
(AJMR) e approfondito in alcune fasi
della vita di una persona disabile.
Per meglio capire i risultati esposti nell’articolo occorre brevemente
spiegare cosa si intenda per “benessere psicologico”, ovvero quel presupposto riferito a determinate condizioni di vita, che investe tutta la
sfera emotiva e porta ad un’esistenza più accettabile e completa.
Premesso che la famiglia sia la
sede privilegiata e naturale per la
crescita del figlio, è opportuno soffermarsi sul suo ruolo e coinvolgerla attraverso strategie attive di
empowerment (trasmissione di forza e competenze, n.d.r.) e di sostegno. Infatti, specie nei primi anni di
vita di un bimbo disabile, il livello di
stress emotivo è elevato ed influenza
la relazione più intima con la madre
e il futuro comportamento del soggetto nei rapporti di adattamento
alla vita sociale e nella percezione di
una “menomazione sociale inferiore”. I limiti e le fragilità di un bambino compromesso posso essere,
quindi, diversi a seconda che il supporto sociale dato alla famiglia e il
successivo adattamento del soggetto
VILLA GIMELLI
I
La percezione
della famiglia
siano stati precoci e graduali, in
accordo con le fasi dello sviluppo.
Da qui, il tema successivo trattato dalla rivista è relativo alla recensione di un nuovo libro dal titolo La
risorsa Down. Uno sguardo positivo
sulla disabilità, a cura di Carlo Valerio Bellini, Società Editrice Fiorentina, 2005, che raccoglie alcune
relazioni presentate al convegno “La
Risorsa Down. Disabilità e operatore
sanitario: risorse e limiti”, Siena,
2004.
In questo volume vengono
approfondite le tematiche relative
all'intervento terapeutico e riabilitativo di bambini e adolescenti con
sindrome di Down, partendo dal
principio che “ognuno è risorsa”.
In particolare vengono analizzate, assieme ai problemi che accompagnano lo sviluppo del bambino, le
principali difficoltà di tipo intrafamiliare e sociale di queste famiglie e
definite le fasi del percorso terapeutico e riabilitativo, integrando le
proposte delle diverse figure e istitu-
zioni, dalla scuola ai servizi sociosanitari territoriali.
Grande interesse è, infine, suscitato dall’articolo su “Sessualità,
famiglia e società”, trattato da professionisti di Anffas Salerno, la dottoressa Lax, neuropsichiatra infantile, e il dottor Cerracchio, del Comitato tecnico scientifico di Anffas
Onlus.
Nel clima culturale attuale, l’immaginario prevalente tende ancora a
non riconoscere adeguatamente il
diritto delle persone con disabilità a
vivere la propria sessualità. Modalità
relazionali improntate alla dipendenza e all’iperprotezione sono
spesso generate da pregiudizi, da
barriere psicologiche e sociali, che a
loro volta possono ulteriormente
generarne altre, fino ad ostacolare lo
sviluppo, la maturazione, attraverso
il disconoscimento e la repressione
di varie dimensioni, tra cui quella
sessuale.
Quindi non si riconoscono adeguatamente abilità, bisogni, deside-
ri, autonomie, possibilità di sviluppo
e di apprendimento e, più in particolare, una sessualità finalizzata
all’incontro e alla reciprocità, visione più accettabile per molti.
La famiglia e la comunità dovrebbero essere sostenute e coinvolte nei
programmi di educazione sessuale,
per prevenire tali modalità di iperprotezione, le forme di emarginazione e di isolamento e per essere aiutate a gestire le situazioni problematiche e la maturazione psicologica
globale delle persone con disabilità.
In ultimo, anche il Codice Penale
“sancisce” di fatto il diritto alla sessualità delle persone disabili, riconoscendo con l’abrogazione dell’art.
519 c.p. da parte della Legge n.
66/96, la capacità di autodeterminarsi e gestire con consapevolezza la
sessualità a patto che “ciò non
avvenga attraverso condotte insidiose che mirino ad approfittare di
un’eventuale maggiore cedevolezza
o influenzabilità della persona con
disabilità” (Cassazione n° 47435/03).
Tutti gli articoli sopraccitati hanno in comune l’intervento sulla persona, per renderla maggiormente
abile e capace, e sull’ambiente, che
andrebbe riorganizzato e strutturato al fine di facilitare le capacità
adattive, la maggiore autonomia
possibile e l’integrazione all’interno
dei vari contesti di inserimento.
Ciò è reso possibile attraverso
l’impegno congiunto di varie agenzie educative (famiglia, scuola, servizi territoriali) che possono attivare
risorse funzionali alla prevenzione
di forme di isolamento sociale, di
stigmatizzazione, di negazione di
bisogni e desideri e alla valorizzazione della persona nella sua integrità.
* Assistente sociale Anffas Villa Gimelli
“ANFFAS IN-FORMA”. CONTINUA IL PERCORSO DI QUALIFICAZIONE PROFESSIONALE
Formazione: incontri a livello regionale
di Fabrizia Galli
opo l’incontro plenario di Roma dello scorso marzo, (vedi
lo scorso numero di “Penisola”, pagg. 4 e 5), la formazione in
Anffas continua con gli incontri a livello regionale, organizzati presso la
sede della Fondazione Carige di Genova.
Si concretizza, così, il progetto Anffas In-Forma, necessario per avviare
un percorso associativo di qualificazione sociale e professionale sul territorio nazionale.
Le finalità di questi incontri, indispensabili per mantenere una visione associativa forte, si possono
riassumere nei seguenti punti:
1) la necessità di parlare un linguaggio condiviso, utilizzando la
parola “persona” e non più “disabile” e non prendendo come paragone
la salute ma la condizione di bisogno. Da qui la forte predisposizione
all’uso della nuova definizione dell’Organizzazione Mondiale della
Sanità, per cui «la disabilità è una
condizione di salute in ambiente sfavorevole». Viene, così, rivoluzionato
il concetto di “malattia” e, conseguentemente, di “presa in carico”;
2) il bisogno di far crescere una nuova classe dirigente nell’Associazio-
D
ne, in cui si sommino competenze e
professionalità a garanzia della mission e che sia in grado di separare
l’attività associativa da quella
gestionale. Quindi, gestire – in
maniera sussidiaria e non sostitutiva dell’Ente pubblico – le prestazioni
ed i servizi, ma come conseguenza
del confronto con le famiglie.
Fortemente auspicato è il passaggio
dall’integrazione (detto di una
società con un proprio modello organizzato, ed aperta a tutti, ma a cui
tutti devono adeguarsi) all’inclusione (ovvero, una società che si modifica per dare a chiunque, a prescindere dalla propria condizione, la possibilità di farne parte, annullando
l’emarginazione).
3) l’esigenza di preparare ed aggiornare la massima base associativa
che verrà formata rispetto alle finalità istituzionali, alle politiche sociali
e sanitarie, agli standard di qualità,
agli impegni e al pensiero Anffas;
Ma perché proprio un evento formativo regionale?
Perché le Regioni stanno diventando
gli interlocutori più importanti di Anffas, a seguito del passaggio di competenze dallo Stato agli organi periferici. Per cui occorrono professionisti preparati a livello regionale per
permettere all’Anffas di rappresen-
tarsi ed esigere diritti, di confrontarsi con i dirigenti regionali, creare
una rete integrata di servizi e protendere alla massima qualità di vita
possibile per le persone ad Essa
affidate nel proprio contesto di vita.
La mia personale esperienza riguarda due degli eventi formativi organizzati.
In particolare l’incontro di venerdì
13 ottobre, relativo a La carta dei
servizi- strumento principe di programmazione e verifica della qualità
e l’incontro di martedì 24 ottobre,
sulla Normativa regionale.
In entrambi sono stati trattati diversi
argomenti in maniera approfondita,
dalla necessità di creare la Carta
dei Servizi di ogni Associazione,
come impegno condiviso dalle famiglie e importante documento “programmatico” del pensiero Anffas,
ad una nuova definizione di presa in
carico, dove le prestazioni diventano
più efficaci per raggiungere gli obiettivi di inclusione, pari opportunità,
non discriminazione, continuità assistenziale. È stato inoltre ribadito
l’impegno di informare in modo completo l’utenza sul grado di qualità
delle prestazioni e dei servizi, sui
meccanismi di tutela, che “mettano
gli utenti in grado di difendersi dalla
struttura stessa” e di verifica della
soddisfazione.
Infine è stata confermata l’importanza di avere luoghi di incontro e
confronto a livello regionale, di fare
prevalere l’idea di abilitazione (con
interventi precoci, specie per i bambini) rispetto alla sola riabilitazione,
e di riconoscere la capacità di
enpowerment propria dell’Associazione.
A mio parere ritengo decisamente
importante l’aggiornamento professionale su tematiche così diverse,
per dare modo ai collaboratori di
potere attuare le indicazioni dell’Anffas e “adattarle” al proprio lavoro,
impegnandosi in modo uniforme su
tutto il territorio nazionale. Ciò a
garanzia di una maggiore tutela sia
nei confronti dell’utenza, che può
usufruire di standard di qualità omogenei e migliorabili nel tempo, sia
nei confronti dei professionisti stessi, che risultano essere più motivati,
adeguati e responsabilizzati nello
svolgimento delle loro attività.
I prossimi incontri
• Martedì 7 ore 10-17
La “presa in carico”
• Martedì 21 ore 10-17
“CCNL - Privacy - Bilancio”
I LAVORI IN CORSO HANNO COSTRETTO A TRASFERIRSI IN UNA STRUTTURA PROVVISORIA
VILLA GIMELLI
Laboratori:
un’estate
in tenda
5
di Mario Consiglieri educatore
uesta estate, a causa dei lavori di ristrutturazione che stanno interessando Villa Gimelli, i laboratori di falegnameria si sono
trasferiti… in giardino!
No, non all’aperto ma in una funzionale tensostruttura, che è stata montata con molta professionalità e un pizzico di fantasia proprio sotto il
palco dove di solito con la bella stagione i nostri
ragazzi svolgono la loro attività teatrale.
Le perplessità iniziali non sono mancate ma
poi, con buona volontà e capacità di adattamento,
in breve tempo ci siamo riorganizzati e siamo stati in grado di proporre i nostri oggetti artigianali
con la stessa continuità o quasi di quando ci trovavamo nei più confortevoli ambienti della villa.
Q
I ragazzi hanno sperimentato positivamente la
convivenza in un luogo ristretto, che a dire il
vero è stato spesso sostituito dall’attività nel bel
parco di Villa Gimelli, che, approfittando del bel
tempo, abbiamo sfruttato ampiamente.
Non è comunque mancato qualche temporale
estivo e la tenuta stagna del “tendone” è stata
messa a dura prova… ma ha resistito!
Alla resa dei conti, quella che poteva sembrare
una situazione di estremo disagio si è trasformata in una bella esperienza un po’ diversa dal solito, costituendo motivo di crescita personale per i
nostri ragazzi che hanno dovuto rielaborare convivenze, spazi e abitudini nuove, riuscendoci con
successo!
Nelle foto, alcuni momenti dell’attività sotto la
tensostruttura allestita in giardino. È stata
un’esperienza positiva, che ha dimostrato una
inaspettata capacità di adattamento dei ragazzi.
La bella stagione è stata molto lunga e ha
permesso di poter lavorare e divertirsi al sole e
all’aria aperta!
6
VILLA GIMELLI
Villa Gimelli:
castagne
e allegria
o scorso 26 ottobre ha avuto luogo a Villa Gimelli la
tradizionale “castagnata” per i ragazzi e
le famiglie. La splendida giornata di sole
ha permesso a tutti di
trascorrere un sereno
pomeriggio tra “ballotte”, canti e balli.
Nelle foto, alcuni momenti della bellissima
festa.
L
L’ultima battaglia
on poteva restare a lungo inosservata
l’apparizione di un cannone ottocentesco
nel giardino di Villa Gimelli: si tratta dell’ultima opera dei nostri laboratori, realizzata dai
N
ragazzi sotto la guida dell’educatore Alberto,
negli anni diventato ormai vero e proprio
maestro nella modellazione della cartapesta.
Il significato dell’“opera”? Si tratta di un primo elemento scenografico per una futura
realizzazione teatrale o si vuole forse sottolineare l’animo da sempre battagliero della
nostra Presidente? Chiediamo lumi direttamente ad Alberto.
«Mi sono chiesto cosa avrei detto io se avessi dovuto presentare il libro “Una storia d’Amore per la vita” di Rosina Zandano. Avrei
citato una delle più belle frasi di Napoleone
Bonaparte dopo la Campagna d’Italia del
1800: “Abbiamo combattuto battaglie senza
cannoni, affrontato marce senza scarpe,
attraversato fiumi senza ponti, abbiamo
bivaccato senza mangiare, ma lo spirito, la
fiamma, era sempre accesa!”»
Chi è il nemico?
«La mancanza d’amore, l’indifferenza, l’ipocrisia, l’egoismo. Questo ho imparato da
alcune mamme e in parte condiviso: mai
arrendersi. La prima mamma che conobbi
era l’avvocato Cesarina Villata, mamma del
primo ragazzo down che seguii nel 1978,
Claudio. Lei, come tutte le altre che ho conosciuto più tardi, aveva dovuto combattere per
far sopravvivere il figlio. Mi impressionò allora il racconto minutamente descritto del primo cucchiaio di minestra e delle notti insonni passate sedute accanto al bambino, che
se si fosse sdraiato sarebbe morto.»
Francesco Grandi
Attività educativa:
alcune riflessioni
di Francesco Frassi educatore
orrei cominciare questo articolo partendo
dall’etimologia del termine educare: il dizionario attribuisce a questo vocabolo il significato di istruire, esercitate, abituare, guidare
nella crescita cercando di sviluppare le capacità
intellettuali e morali.
Questa accezione, comunemente attribuita al
verbo “educare”, è corretta, tuttavia da sola non è
sufficientemente esauriente, infatti tralascia due
importanti “termini”: il primo è a chi si rivolge
l’educazione, il secondo è che l’educazione passa
sempre attraverso una relazione fra due o più
persone.
Ho fatto questa premessa perché spesso persone non direttamente coinvolte nel nostro lavoro
attribuiscono al termine “attività educative” un
significato molto importante, spesso caricato di
attese quasi magiche. In questi mesi di convivenza con gli operai addetti ai lavori di ristrutturazione, ho potuto notare come persone esterne
osservassero ragazzi ed educatori durante le attività, con sguardo attento e spesso pronto a giudicare la maggiore o minore validità dell’attività
che si stava svolgendo, poi più passava il tempo e
meno giudicante mi appariva lo sguardo delle
persone che ci osservavano, forse perché anche
loro cominciavano ad inserire all’aggettivo magico “educativo” le due variabili di cui spesso non si
tiene conto, ovvero l’oggetto a cui è rivolta l’educazione e la relazione tra i due termini coinvolti:
l’educatore e l’educando.
Mettendo in atto una taratura “ad hoc” sull’utenza a cui sono rivolte le attività svolte al Centro, credo di poter affermare che il verbo educare
si potrebbe intendere come “intraprendere un
piccolo percorso di crescita che lentamente mira
al raggiungimento di alcuni fondamentali obiettivi”.
Il primo di tali obiettivi credo sia quello di
insegnare ai ragazzi a stare bene con sé stessi e
con gli altri durante la giornata, fare cose piacevoli imparando a convivere con i propri limiti (la
comprensione, le manie, il tono dell’umore variabile, ecc…). Quando tale obiettivo viene raggiunto un’attività è già di per sé educativa, indipendentemente dal tipo di lavoro svolto, infatti c’è
crescita personale, c’è socializzazione e tramite la
relazione con l’educatore ed i compagni si passa
attraverso quello che gli americani amano definire “quality time”.
Una volta chiarita la generale accezione del
termine “educativo”, va detto che deve essere una
condizione necessaria ad ogni attività del Centro.
V
In termini matematici si potrebbe però dire
“necessaria ma non sufficiente”, è infatti indispensabile stabilire per ogni ragazzo degli obiettivi da raggiungere attraverso attività mirate e
specifiche.
Gli obiettivi principali cui le attività del Centro
mirano, sono fondamentalmente di tipo cognitivo e del mantenimento o dell’incremento dell’autonomia (sia personali che sul territorio).
Un’attività raggiunge obiettivi di tipo cognitivo quando riesce ad incidere in modo positivo
sulla memoria, sull’apprendimento, sulla capacità di rielaborare, sul consolidamento di nuovi
concetti appresi, quando riesce a mantenere integre le capacità di lettura, scrittura, comprensione
ed eventualmente ideazione di un breve testo,
quando mantiene intatte le capacità di calcolo e
di applicazione di quest’ultima alla vita reale (ad
esempio per fare la spesa…).
Mirano al raggiungimento di questi obiettivi
attività come la lettura, la scrittura e le verifiche
di comprensione di brevi brani, lo svolgimento di
semplici attività logico-matematiche (ad esempio
l’applicazione di concetti delle quattro operazioni). Più nello specifico si può dire che anche il
laboratorio teatrale stimola il raggiungimento
dei suddetti obiettivi, infatti i ragazzi, partendo
da stimoli offerti dagli educatori, procedono ad
ideare, scrivere, comprendere ed imparare brevi
scenette da portare in seguito in teatro.
Attività come la falegnameria, pur non tralasciando stimoli di tipo cognitivo, sono maggiormente improntate alla manualità.
Per svolgere i lavori di falegnameria, sia che si
tratti di scenografie per il teatro che di cornici,
tavolini o quanto altro è indispensabile avere una
buona manualità sia fino che grosso motoria.
Dall’alto in basso: i ragazzi allo stadio, ad una festa, impegnati nell’attività di laboratorio
I ragazzi devono misurare, tagliare, avvitare,
carteggiare, verniciare il legno e tutti questi
gesti, in una sequenza ordinata e precisa, portano
alla creazione di un oggetto, per noi sempre bellissimo perché i ragazzi comprendono che deriva
dalla sequenza delle azioni svolte, dalla fatica fatta per ottenere quel risultato, che vuol dire anche
saper tollerare alcune frustrazioni durante il
lavoro.
Gli obiettivi suddetti vengono parimenti raggiunti dalle attività di bricolage o di ceramica, anche in questi
laboratori infatti gli stimoli principali
sono di tipo tattile e fino motorio, ma
ogni gesto per i nostri ragazzi è inserito in una sequenza, ha un preciso
significato e porta ad un risultato specifico.
Un altro filone molto importante
sul quale si lavora al Centro di Villa
Gimelli attraverso le attività, è il raggiungimento di un elevato livello di
autonomia.
Si parte dalle autonomie primarie
come l’alimentazione, l’igiene personale, il riordino delle proprie cose e degli spazi
che si abitano durante la giornata (laboratori,
refettorio, …) fino ad arrivare alle autonomie sul
territorio, stimolate soprattutto attraverso le
uscite che mirano a far sì che i ragazzi non si
estraneino dalla realtà esterna all’istituto, ma
continuino a sapersi comportare correttamente e
a saper attribuire il giusto significato a situazioni
esterne alla vita del Centro, per esempio in un
supermercato, al ristorante, o semplicemente in
un bar per un caffè.
L’aggettivo educativo può essere inoltre accostato all’attività di musicoterapia che attraverso il
rapporto con il suono e gli strumenti musicali
mette in contatto il ragazzo con sé stesso e con il
musicoterapista in una relazione utile a liberare
le proprie emozioni al fine di migliorare il rapporto con sé stesso e con il mondo esterno.
La musica viene inoltre utilizzata in modo più
ludico per organizzare allegri pomeriggi insieme,
attraverso attività come i canti, accompagnati
dalle chitarre, karaoke a più voci e addirittura
gare di ballo liscio e latino-americano, attività
verso le quali i ragazzi mostrano grande entusiasmo.
In conclusione si può dire che ogni attività ha
una sua specificità e persegue scopi ben definiti
in ambito educativo, ma è soprattutto il raggiungimento di quegli obiettivi comuni a tutti, come
l’imparare a stare bene con sé stessi e con gli
altri (socializzazione), a conoscere ed accettare i
propri limiti e a capire che per riuscire in un
determinato compito ci vuole impegno, lavoro e
che mai tutto arriva subito e senza sforzi (tolleranza alla frustrazione), l’avere a disposizione
persone che ci dedicano tempo qualitativamente
valido che dà una valenza realmente educativa
alle attività.
7
VILLA GIMELLI
È AL CENTRO DELLA VITA QUOTIDIANA DI VILLA GIMELLI. ECCO COME VIENE SVOLTA
8
PROSEGUONO I LAVORI DI RISTRUTTURAZIONE E ADEGUAMENTO DELLA STRUTTURA
Villa Gimelli sta cambiando faccia
ra mattoni, cemento, martello pneumatico e
ponteggi procede la ristrutturazione di Villa
Gimelli per l’adeguamento alle normative di legge e la messa in sicurezza di tutto l’edificio.
I nostri ragazzi si sono adeguati con scioltezza
e semplicità ai nuovi locali adibiti a laboratori e
gli operatori riescono comunque ad impegnarli
con profitto nelle rispettive attività.
Per l’attività di animazione e soprattutto per la
preparazione della Festa degli auguri in occasione del Santo Natale è stato attrezzato il grande
locale della tensostruttura sito nel parco.
La scala di sicurezza è oramai agibile, subito
dopo il collaudo.
Siamo oramai al 3° lotto di lavori che interessano il primo e secondo piano e il rafforzamento
del tetto-terrazzo e che speriamo si concludano
entro il 2007.
Si profila già negli anni futuri un 4° lotto per
il rifacimento della scala interna, un ascensore a
norma esterno e il rifacimento della facciata.
Sarà una Villa Gimelli tutta rinnovata, senza
più barriere architettoniche e, con l’aiuto della
Provvidenza, idonea ad ottenere dalla Regione
Liguria l’accreditamento definitivo.
R.Z.
VILLA GIMELLI
T
GITA SOCIALE NELLA LOCALITÀ SCELTA PER LA RTE
Nel verde di Belpiano
Recco, 8 settembre
tutti a pranzo
al quartiere Bastia
In occasione della festa patronale di Recco
dell’8 settembre, un gruppo di ragazzi di Villa
Gimelli ha raccolto con l’acquolina in bocca
l’invito della nostra collaboratrice Antonella
Lamia, per l’occasione impegnata dietro ai fornelli volontaria del quartiere Bastia, pronta a
servire le tipiche focaccette al formaggio e altri
appetitosi piatti per un pranzo davvero in allegria.
Colonie estive:
la felice “prova”
di Belpiano
Approfittando della presenza dei nostri
ragazzi in quel di Belpiano per le vacanze
estive, il 23 agosto è stata organizzata la
consueta gita sociale (nelle foto) con
visita alla struttura in mezzo ai boschi e
pranzo alla Trattoria degli Abeti, gestita
nel rispetto della tipica tradizione genovese dalla famiglia Sbarbaro.
Concluse le colonie estive, i ragazzi di Villa
Gimelli serbano ancora vivo il piacevole ricordo di due settimane diverse dal solito, passate
in un ambiente nuovo e sempre accattivante e
soprattutto in allegra compagnia.
Tradizione rispettata per il primo turno di
vacanza, con il soggiorno presso l’ormai collaudatissimo Hotel “La Betulla” di Bardonecchia, “campo base” dal quale partire in escursione verso i numerosi sentieri della Val di
Susa.
Piacevole novità nel secondo turno, nel quale
siamo stati ospiti della Casa Ferie di Belpiano,
ridente località immersa nel verde, a due passi
dal Golfo del Tigullio. Aria buona, relax e una
struttura accogliente adatta alle esigenze dei
nostri ragazzi, sono stati il giusto mix di ingredienti per fare di questa una vacanza indimenticabile...
Addio Flavia
mancata lo scorso 13 agosto Flavia Parodi,
È nostra utente presso la Casa di San Michele Arcangelo. I ragazzi, il Consiglio Direttivo
Anffas, gli operatori e tutti coloro che l’hanno
conosciuta vogliono ricordarla con affetto e
salutarla ancora dalle pagine di “Penisola”.
Un breve soggiorno sul lago Maggiore per finire un libro, un progetto importante o uno studio speciale è consigliabile a chi non riesce
più a concentrarsi nel frastuono delle quotidiane fatiche. Anche perché la natura rigogliosa di verde ti fa riscoprire obliate delizie.
Passeggiando sullo splendido lungo lago
nel tepore settembrino un profumo dolce e
insistente solletica le narici della folla eterogenea che fluisce pigramente tra la collina
ricca di siepi e piante variegate e la tranquilla
distesa del lago, su cui veloci e silenziosi vaporetti sfilano come barchette di carta in una
vasca da bagno.
La tipica pianta di Stresa, “Olea Fragrans”,
che fiorisce ai primi di settembre con ciuffi di
fiorellini bianco avorio o arancio emana una
delicata e sottile fragranza che inonda tutta la
città.
La pianta, il cui profumo già accarezzava
le morbide membra delle matrone Romane,
ha incantato anche il famoso scrittore francese Henry Stendhal, grande amatore dell’Italia
che soggiornò a lungo sul lago Maggiore e che
ne parlò nella “Chartreuse de Parme” facendolo conoscere ai suoi contemporanei.
In tutte le vetrine dei negozi di souvenir,
non solo nelle profumerie, il “profumo di Stresa” fa bella mostra di sé in una elegante boccetta di vetro richiamando alla mente, come
la “violetta di Parma”, fragranze antiche e
romantiche che fanno affiorare dal subconscio ricordi gentili, storie d’amore mai concluse, incontri con la suspense del rimpianto.
Un’isola felice che sorprendentemente esiste ancora a pochi chilometri dalla nebbiosa e
trafficata autostrada Milano-Venezia, dove
nell’ombroso parco piccole palmette si fanno
strada sotto altissimi pini marittimi, allori e
lecci e vigorosi cespugli di azalee e rododendri
ormai sfioriti. Tra le piante si scorgono le ville del primo novecento, da tempo con le persiane chiuse, status symbol dei grandi industriali lombardi: Bialetti, Galtrucco, Pallavicino e molti altri, dove la bella vita si svolgeva e
si corrompeva nella cornice dorata del lago.
L’Isola Bella adagiata come un cammeo
nella sua immutabile rarità, le sue splendide
serre a gradoni e lo storico palazzo nobiliare
dei Borromeo sembra la ciliegina su una
ghiottissima torta che non smetti mai di
ammirare.
Il grande San Carlo Borromeo dall’alto dei
suoi 25 metri veglia su questo angolo di Paradiso rimasto finora immune dalla vorace
cementificazione che abbruttisce oramai quasi tutti i siti abitati dall’uomo.
LA LETTERA INVIATA AL SECOLO XIX E LA RISPOSTA
La scuola, il bullismo, le vittime
Gent.le dott. Maggiani,
sono la mamma di un ragazzo down e Presidente dell’Associazione Anffas “Villa Gimelli” di Rapallo
Onlus e, dopo quasi quarant’anni spesi in volontariato gratuito a favore dei ragazzi disabili e delle loro
famiglie, l’ennesimo episodio di violenza nei confronti di uno di loro, perpetrato in una scuola vicino a Torino, mi sconvolge profondamente.
Ancora di più perché conosco la scuola, essendo stata docente in un istituto tecnico statale del Piemonte per più di trenta anni.
Mi chiedo dov’era l’insegnante, si nascondeva sotto la cattedra? Cosa facevano i compagni di classe? Tutti a filmare la “coraggiosa” violenza? Chi ha inserito lo “spettacolo” su internet tra “giochi e
divertimenti”? Ci sarà una punizione?
Sono consapevole che le mie domande non avranno risposte, la mia indignazione e la mia protesta cadranno nel vuoto perché nessuno, nemmeno chi si occupa della scuola, si preoccupa di protestare apertamente e ufficialmente contro il degrado, la violenza ed il bullismo che oramai la fanno da
padroni nelle nostre scuole, contro l’ingiustizia e la perversione, vedi l’insegnante di Nova Milanese
sorpresa in atteggiamenti inequivocabili con alcuni allievi ed il preside che si è preoccupato solo di
dichiarare che “la supplente non c’entrava con la scuola”.
Anche se sono molto avanti con gli anni, sento ancora impellente l’obbligo morale di protestare
con tutte le mie forze contro la violenza verso i più deboli e la perversione di chi dovrebbe insegnare ai bambini ed ai giovani l’educazione, il rispetto dei compagni più deboli, il confine tra libertà e
licenza. Infatti la stagione dell’infanzia e dell’adolescenza è la più delicata nella formazione dell’essere umano e chi è deputato all’educazione dei giovani, insegnanti, giornalisti, politici, il governo, le
famiglie, devono intervenire con priorità assoluta sui ragazzi delle scuole di oggi, che rappresentano
ROSINA ZANDANO
l’unico, prezioso capitale del futuro dell’umanità civile.
Il caso: un’immagine del nostro degrado
Io penso, signora Zandano, che debbano intervenire con priorità assoluta sempre e comunque sui
ragazzi delle scuole di oggi, come avrebbero dovuto farlo con i ragazzi di ieri e dovranno farlo con
quelli di domani, ma devono farlo a prescindere da questi orrendi episodi. Lo devono fare perché,
a meno che non si viva in un Paese impazzito, la scuola è la priorità delle priorità, sempre, e i ragazzi sono l’unico futuro su cui possiamo contare. E da come crescono i nostri ragazzi possiamo immaginare il futuro che ci attende.
Ma sono sicuro che in questo Paese, dove la gente si fa portare via senza battere ciglio 5 euro a ogni ricarica di cellulare senza nemmeno chiedersi se sia giusta o meno questa tassa imposta da privati – e non è giusta né lecita, non lo è – pur di continuare a giocherellare a ogni età e in
ogni frangente, non accadrà mai che ci si disponga ai necessari sacrifici e al dovuto impegno perché le istituzioni scolastiche ed educative possano essere all’altezza di ciò che lei, e io e qualcun altro chiediamo.
Mi sono fatto l’idea che una parte significativa delle famiglie, degli insegnanti, dei dirigenti non pretenda una scuola migliore, ma una scuola
che gli crei il minor fastidio possibile. Meno impegno e meno tempo.
Il cellulare con cui i ragazzi hanno ripreso la loro aggressione è stato
senz’altro dato loro da genitori che hanno pensato di tenerseli sotto controllo in quel modo: «Così so sempre dove sei». Già, se li sono andati a
vedere su internet dov’erano i loro cari pargoli quel giorno a quell’ora.
Non si sta vicino ai propri figli con un cellulare, ma con un duro lavoro
genitoriale, tanto per cominciare. Mi scusi signora Zandano, ma perdo
letteralmente il lume della ragione quando ci penso.
Sì, i ragazzi sono stati puniti, e punita sarà l’insegnante inadempiente. Con questo ci siamo levati
di torno il problema, almeno fino alla prossima visita su internet e alla prossima sorpresa.
Una precisazione: il ragazzo aggredito non era un down, ma era affetto da autismo, come hanno
precisato i genitori, anche se i media non hanno rilevato la cosa e continuano a parlare di ragazzo
down.
Il particolare non cambia di una virgola la sostanza dell’accaduto, ma aggiunge una piccola luce,
secondo me, a come i “più deboli” siano un corpo estraneo e indistinto, dove non vale la pena di
osservare con attenzione. Sono persino dell’idea che qualche giornalista abbia pensato che non
potesse che essere down, senza nemmeno prendersi la briga di verificare. Per il suo temperamento, generalmente dolce e mite, un ragazzo down funziona meglio nella resa emozionale dell’informazione e nella sua spettacolarizzazione di quanto non lo sia un ombroso, difficile, non sempre
mite ragazzo autistico.
Secondo me, anche questo piccolo particolare fa parte del grande quadro del degrado.
MAURIZIO MAGGIANI
Stefano
ASD Monte di Portofino:
e Valentina un torneo
a favore dell’Anffas
sposi
Il libro
presentato
a Santa
Congratulazioni vivissime ai
novelli sposi Stefano Borzone e
Valentina Simonetti, convolati
a giuste nozze lo scorso 7 ottobre.
A Valentina, figlia di una delle
nostre Socie più attive, e al dottor Borzone, da anni prezioso
medico al servizio dei nostri
ragazzi residenti a Santa Margherita Ligure, i migliori auguri da parte del Consiglio Direttivo Anffas e del comitato di redazione di “Penisola”.
Lo scorso 11 novembre l’associazione culturale sammargheritese per le tradizioni
liguri “La Corallina”, presieduta da Alfredo
Bertollo, ha organizzato presso l’hotel
Regina Elena la presentazione del libro Una
storia d’amore per la vita di Rosina Zandano ed Emilio Carta, di cui vi parliamo
ampiamente in questo numero di “Penisola”.
Ricordiamo che l’associazione “La Corallina” fa parte degli organizzatori del premio
letterario “Santa Margherita-Giuseppe
Pontiggia”, autore che si è occupato a fondo dei problemi dei portatori di handicap.
Encomiabile iniziativa dell’ASD “Monte di Portofino”, gruppo di giovani
appassionati di pallavolo, uniti dal piacere del gioco di squadra e dalla
voglia di divertirsi e stare insieme, capace di organizzare un torneo estivo
(vinto, per la cronaca, dal Bar Capriccio in finale sul Punta Pedale Beach)
svoltosi dal primo al 20 agosto scorsi presso il campo della Madonnetta di
Santa Margherita e che al termine ha visto la consegna da parte del Presidente Beniamino Migliore di un generoso contributo a favore dell’Anffas
“Villa Gimelli”. Significative le parole della nostra Presidente Rosina Zandano che così ha ringraziato ufficialmente l’ASD “Monte di Portofino”:
«Oltre ad ammirare i valenti atleti in un piacevole evento sportivo, abbiamo molto apprezzato lo spirito dell’iniziativa ed il sentimento di solidarietà che hanno dimostrato i validi organizzatori della serata ed anche tutti gli sponsor che con i loro doni hanno reso ancor più interessante la
manifestazione».
9
RIFELSSIONI
Piaceva anche
a Stendhal
10
LA FIGURA DI SANDRO PERTINI, ANCORA IL “PRESIDENTE PIÙ AMATO DAGLI ITALIANI”
Un presidente,
un ligure, un amico
di Fabrizio Ferrari *
ella vita talvolta si guarda indietro, si riflette sul passato. A
me capita di farlo spesso. Mi
ritengo un uomo fortunato. Ho avuto l’opportunità di conoscere molta
gente e tra essi alcuni che definisco
i “Padri della Patria”: Riccardo Lombardi, primo prefetto di Milano e Ministro dei Trasporti del Governo Parri, Umberto Terracini, presidente
dell’Assemblea Costituente, Sandro
Pertini, Presidente della Repubblica,
Ugo la Malfa, più volte Ministro del
Bilancio. Con Sandro Pertini ho
avuto un rapporto di amicizia filiale
durato molti anni. Lo conobbi giovanissimo. Lui sapeva le mie storie
famigliari, la vicenda di mio zio Bonaventura Ferrazzutto *, amministratore dell’“Avanti!” durante la direzione Pietro Nenni, la sua partecipazione alla Resistenza, il suo sacrificio sino alla morte nel lager di
Mauthausen. Il nostro rapporto prima assai informale, si consolidò
quando divenni nel 1976 assessore
alle finanze del Comune di Venezia.
Fu allora che la nostra frequentazione divenne più intensa. Pertini amava Venezia per molti motivi, la sua
bellezza, il suo fascino, e poi era la
LIGURIA
N
Sandro Pertini
terra della sua amata, Carla, nata a
Chioggia, compagna e moglie per
tutta la sua vita. Quando poteva
metteva piede in città, anche per poco tempo, amava molto sedersi in
Piazza S. Marco, al Florian, storico e
nobile caffè frequentato da uomini e
donne di scienza, d’ arte e cultura.
Nel 1978 era presidente della
Camera dei Deputati e l’amministrazione comunale lo invitò per celebrare il 25 Aprile, Festa della Liberazione, e a Venezia anche festa di S.
Marco. La cerimonia solenne era
prevista nel cortile di Palazzo Ducale al mattino. Io allora ero il più giovane assessore della giunta, non ero
sposato, quindi libero da impegni
familiari. Il sindaco Mario Rigo mi
disse: «Fabrizio, fai gli onori di casa
con Pertini. Arriva stasera a S. Lucia
con il vagoncino». Era il 24 aprile
1978. Verso le 18 andai alla stazione
con un motoscafo dell’amministrazione comunale per ricevere l’ospite. Il presidente arrivò con il treno
pochi minuti prima delle diciotto,
staccarono il vagoncino che venne
collocato in sosta in un binario morto oltre il primo binario. Pertini scese, mi abbracciò affettuosamente,
mi salutò e si avviò lentamente lungo la pensilina, tenendomi sotto
braccio. Si avvicinò a noi il commissario della Polizia ferroviaria della
stazione S. Lucia con un atteggiamento molto deferente e chiese:
«Presidente, questa sera rientra nel
vagoncino?» «Sì, sì!» rispose deciso
Pertini. Poi all’orecchio mi sussurrò: «La terza carica dello Repubblica Italiana giungendo a Venezia
dovrebbe scendere all’hotel Danieli
o al Gritti. Sandro Pertini da buon
ligure invece risparmia, e dorme nel
vagoncino perchè se qualche mamma gli chiede qualche soldo per portare il figlio ad operare o visitare
all’estero lui l’aiuta con qualche
assegno.» Continuammo poi speditamente verso il motoscafo e percor-
rendo il Canal Grande andammo
verso piazza S. Marco.
Può sembrare questo un episodio
banale, ma non lo è. Esso esprime il
profilo morale di un uomo, della sua
concezione dello Stato, dell’uso del
danaro pubblico, dei suoi rapporti
spontanei con la gente improntati a
grande umanità e solidarietà. Potrei
riferire molte altre cose di un’amicizia durata molti anni e fondata sulla
schiettezza e su di un comune sentire fatto di onestà, intransigenza
morale, umanità. Pertini è nella storia del paese. Non è dimenticato. Il
savonese di Stella resta ancora il
presidente più amato dagli italiani
perché guardandoci attorno non
vediamo chi mai possa assomigliargli. È triste, ma è così.
* Docente nell’Università di Padova
Presidente Probiviri Anffas onlus
* Bonaventura Ferrazzutto nasce nel
1887 a Venezia da una famiglia di origine friulana. Entrato giovanissimo nel
movimento socialista veneziano, passa
all’amministrazione dell’“Avanti!” sotto
la direzione di Pietro Nenni. Nel 1922,
in seguito ad un assalto dei fascisti, la
tipografia del quotidiano è totalmente
distrutta e il giornale deve chiudere. Ferrazzutto passa così a collaborare con la
Angelo Rizzoli Editore, di cui diventa procuratore generale curando la realizzazione del primo film parlato in lingua italiana. Durante il secondo conflitto mondiale stampa documenti falsi per l’espatrio di perseguitati, ebrei ed esponenti della Resistenza. Viene arrestato
e trasferito nel campo di sterminio di
Mathausen, poi ad Hartheim, dove
muore il 4 ottobre 1944.
LA LIGURIA, IL MARE, I COMMERCI. QUALE IL FUTURO DELLA NOSTRA REGIONE?
Il mare, i porti, gli uomini
di Carlo Gatti *
a quando il celebre architetto
genovese Renzo Piano è sceso
in campo con il suo maxi progetto conosciuto come water front,
molti liguri della costa, con i piedi
ben piantati sul bagnasciuga si sono
chiesti perplessi: «Ma semu diventee
abbelinee? Quattro miliardi de euro!
18 anni de travaggi!» eccetera.
Con tutta la modestia possibile,
noi pensiamo che Genova abbia
urgente bisogno di un establishment politico che trovi il coraggio di
pensare in grande. Il suo porto,
chiuso tra i monti e le aree urbanizzate che giustamente non mollano
un centimetro di spazio, non può
sviluppare ulteriormente le sue
strutture, seguendo le linee tradizionali della costa, ma può solo
avanzare verso il mare aperto, verso
i grandi fondali.
Seguendo la logica del mercato, le
navi portacontainers che si presentano sull’imboccatura del porto hanno
stazze sempre più grandi. Quelle di
ultima generazione, già in circolazione, sono lunghe dai 300 ai 400
metri e portano da 5000 a 10.000
Teu, ed hanno pescaggi impensabili
per il nostro scalo. Genova sarà in
grado di decollare in tempo utile?
Oppure sarà ignorata dai grandi flus-
D
si del traffico internazionale?
Già in molti scali di questo circuito internazionale, la ricchezza
sbarcata viene parcheggiata, lavorata e poi reimbarcata. Questa operazione crea valore aggiunto alla merce e lavoro nel paese. Genova, su
questo versante, purtroppo, non si è
ancora affacciata.
Se i vertici istituzionali del Paese
non saranno in grado di rilanciare
con grande coraggio e lungimiranza
il cosiddetto “utopico” progetto di
Renzo Piano, il porto di Genova, già
nel medio periodo, sarà destinato a
competere con i porti adibiti al
cabotaggio nazionale. L’inevitabile
declino di Genova e della sua massima industria, trascinerebbe l’intera
Liguria verso la perdita di competitività e prestigio.
Questo è il grande out-out che si
pone dinnanzi alla nostra regione,
che mai come in questo momento
dovrebbe recuperare l’essenza di
quello spirito imprenditoriale che
l’aveva fatta “grande” mille anni fa.
Noi pensiamo, tuttavia, che per
raccogliere stimoli ancora più convincenti, si dovrebbe risalire la storia di un altro millennio per immergersi, stupiti, nei prodigi architettonici ed ingegneristici della portualità di Roma imperiale.
Seguiteci prego! Siamo intenzionati a condurvi in un sito archeologico al centro del mare nostrum
laziale per una breve, ma “curiosa”
escursione attraverso l’antica marineria di Roma.
Milioni di turisti hanno visitato le
imponenti rovine del Porto fluviale
di Ostia Antica. Al contrario, molto
meno frequentata risulta essere
quella zona archeologica attigua a
Fiumicino, chiamato Porto di Traiano, che fu per cinque secoli l’approdo di favore della capitale dell’Impero. Il suo impianto esagonale, non
lontano dal mare, è visibile alcuni
istanti prima d’atterrare all’aeroporto, quando l’occhio è catturato fugacemente dalla sua perfetta geometria. Il complesso portuale comprende, dal lato mare, anche il porto
di Claudio (parzialmente interrato).
La vasta area che fu dei Torlonia,
appartiene da qualche decennio al
Comune di Roma ed è visitabile.
Il prezioso monumento di
“archeologia portuale” ante litteram rappresenta il primo esempio di
“portualità integrata” della storia.
La sua nascita ebbe luogo per
superare il declino dello scalo di
Ostia. Lo straordinario progetto fu
concepito e realizzato dall’ingegneria romana (tra cui il celebre archi-
tetto Vitruvio) per risolvere un
duplice problema: gli approvvigionamenti della sempre più popolosa
metropoli e i danni provocati dagli
straripamenti del Tevere, dalle sue
inevitabili deviazioni e insabbiamenti cagionati ai bacini portuali
della regione.
Nel periodo di massimo splendore, Roma doveva sfamare un milione
d’abitanti e le navi dell’epoca, provenienti dalle province imperiali, convergevano verso il modesto ed insicuro porto fluviale di Ostia. Fu l’imperatore Claudio che, in seguito ad
un’ennesima carestia di grano, diede
inizio verso il 42 d.C. a quello che
sarebbe stato il più grande porto dell’Impero: il Porto di Claudio, appunto, che in seguito si allargherà nella
splendida opera artificiale che prenderà il nome di Porto di Traiano.
Tutto ciò mi suggerisce una
riflessione: saremo ancora capaci di
pensare in grande, per assicurarci
quel futuro che è già dietro l’angolo? Oppure il nostro interesse continuerà ad essere catturato soltanto
dai templi del consumismo globale?
Stringiamoci intorno al grande
progetto di Renzo Piano e sosteniamolo con coraggio!
* Presidente Società Capitani
e Macchinisti Navali - Camogli
di Giuliana Chiesa
uando il nostro direttore, Emilio Carta, ha
proposto di riservare uno spazio della nostra “Penisola” ad un personaggio di grande spessore umano, che in qualche modo si sia
distinto per particolari aspetti legati alla solidarietà, ho aderito con entusiasmo all’iniziativa ed
ho cercato, fra i tanti volti conosciuti, quello più
consono al progetto.
Tuttavia, dopo attenta riflessione ho capito che
la partenza non poteva essere tanto lontana dalla
nostra realtà. La realtà Anffas. Quale terreno
migliore di questo?
Ed allora tre sono stati i personaggi che mi
hanno conquistato il cuore e dei quali desidero
parlare.
Tre realtà assolutamente diverse con un unico
denominatore in comune: mediare la realtà attraverso i sentimenti. Attraverso il proprio cuore.
I tre personaggi sono tutti al femminile: la
nostra presidente, Rosina Zandano, la ministra
Livia Turco e la cantante Iva Zanicchi.
Perché loro? Intanto perché tutte sono presenti nel meraviglioso libro “Per non dimenticare”:
Rosina Zandano ne è l’autrice, insieme ad Emilio
Carta, Livia Turco è la protagonista di alcuni
eventi fra i più significativi ed Iva Zanicchi è stata nel 2004 testimonial dell’Anffas.
I loro percorsi di vita hanno seguito itinerari
lontani fra loro ma ad un certo punto hanno trovato il modo di ricongiungersi o, almeno, di
intersecarsi.
Della nostra Rosina Zandano si sa ormai quasi
tutto. Delle tappe dolorose della sua vita, superate solo per amore di Robi, del suo dedicarsi ai
ragazzi, come lui, svantaggiati, del suo donare
tutta sé stessa ad un compito difficile e totalizzante. Del lavoro enorme per ricucire i pezzi di
situazioni Anffas di difficile recupero a livello
nazionale, dell’aver portato la nostra Associazione “Villa Gimelli” ad uno standard qualitativo
veramente ottimale. Ma vi sono anche altri aspetti più nascosti, fra i quali i tanti riconoscimenti
che le sono stati assegnati, l’aver contribuito a
rendere la nostra immagine vincente, in un mon-
Q
La solidarietà
ha splendidi volti
La “nostra” Rosina Zandano con il ministro Livia Turco a Santa Margherita (foto Jolly Verdacchi Genova)
do quantomeno distratto, sempre voltato dall’altra parte quando si tratta di situazioni percepite
come “diverse”.
Ora, anche se il lavoro che ci attende è ancora
lungo ed il risultato incerto, molti passi in avanti
sono stati fatti nel rendere il mondo della disabilità meno alieno, grazie a lei ed a quelle persone
che in questi anni difficili con lei si sono prodigate.
Fra i tantissimi riconoscimenti a Rosina Zandano, tutti prestigiosi e di alto valore morale,
ricordo il premio “La Rosa Bianca” per la solidarietà. Una rosa bellissima, in filigrana d’argento,
donata ad un’altra rosa bellissima, lei.
Livia Turco, invece, una vita dedicata alla politica. Una donna forte, che, anni addietro, nelle
vesti di Ministro degli Affari Sociali, propose ed
ottenne dalla Presidenza del Consiglio e dal
Governo un contributo di 20 miliardi di vecchie
lire a favore dell’Anffas nazionale, affinché potesse continuare la sua opera nel sociale, ma anche
una donna estremamente sensibile che di fronte
a noi ed ai nostri ragazzi dice: «Grazie di non
avermi parlato dei vostri problemi ma di avermi
mostrato la bellezza dei vostri ragazzi».
E che dire della cantante Iva Zanicchi? Artista
poliedrica, che si è fatta conoscere anche in veste
di conduttrice tv e che ha scritto alcuni libri molto belli. Certamente le fa onore l’aver accolto l’invito a diventare testimonial dell’Anffas, unendo la
sua immagine a quella di tanti disabili intellettivi
della nostra associazione ma anche, per estensione, a tutti gli altri. Bello il suo pezzo per “Famiglia Cristiana” e belle le sue parole: «La vita ci
regala splendidi giorni, facciamo in modo che un
momento di serenità arrivi anche per loro».
“TIGULLIANA”: UNA STIMOLANTE INIZIATIVA IN CRESCITA A SANTA MARGHERITA
Turismo e cultura, ecco le idee vincenti
di Francesca Laganà
on il patrocinio del Comune
di Santa Margherita Ligure e
in collaborazione con l’Assessorato alla Cultura e l’Associazione Albergatori, l’Anpai-Tigullio Events (che raggruppa un pool
di tre associazioni: l’Anpai, “Gente di Liguria” e l’Associazione Internazionale “Amici del Monte di
Portofino”) ha varato, da alcuni
anni, un vasto programma di
eventi condensato in un unico
“contenitore”, un grande “progetto culturale”, un insieme di iniziative e di manifestazioni che spaziano dalla cultura al folclore, dalla musica agli incontri, dai dibattiti ai premi letterari, e si snodano durante tutto il periodo che va
da gennaio a dicembre.
Ogni anno, infatti, vengono realizzati incontri - con nomi qualificanti della cultura, del giornalismo e
dello spettacolo - che rappresentano la continuità ed il potenziamento di quanto già attuato dalla
“Tigullio Events” negli anni precedenti.
Inoltre, in occasione dei conferimenti dei Premi Internazionali
C
Negli
anni
passati
gli
appuntamenti da promossi hanno visto la presenza di personalità del calibro di Indro
Montanelli,
Enzo Biagi,
Mario Luzi,
Nicola AbbaNella foto (di Michele Merello), il cantante Vasco Rossi e la scrittrice Nanda
gnano, Ardito
Pivano, ospiti a Santa Margherita Ligure della “Tigulliana”
Desio, Sergio
“Golfo del Tigullio”, del Premio
Romano, Denis Mack Smith, Er“Fernanda Pivano” e del Premio
minio Macario, Bruno Lauzi, Lele
Letterario Internazionale “Santa
Luzzati, Gino Paoli, Piero Angela,
Margherita Ligure - Franco DelpiAlda Merini, Fernanda Pivano,
no” (giunto alla trentesima edizioMario Cervi, Piero Ottone, Massine), si crea un vero e proprio dimo Dapporto, Gianfranco Funari,
battito tra gli ospiti, i relatori e il
Fabrizio Del Noce, Alessandro
pubblico, proprio sullo stile della
Cecchi Paone, Renzo Piano, Ric“Versiliana”.
cardo Muti, Luciano Ligabue,
Ci sono poi altre iniziative legate
Alain Elkan, Dori Ghezzi, Arrigo
alla Liguria e all’ambiente, con la
Petacco, Paolo Mieli, Alberto Anpubblicazione delle raccolte antogela, Romano Battaglia, Lorenzo
logiche dedicate al mare, all’amJovanotti, Marina Como, Roberto
biente, alla riscoperta dei valori
Bolle e Carlo Rambaldi (per citare
della Liguria anche attraverso il
soltanto alcuni nomi tra i più predialetto, il folclore e la gastronostigiosi). Nel 2004 il programma
mia.
ottenne il premio regionale per i
migliori eventi culturali della Liguria da parte del quotidiano torinese “La Stampa”.
Quest’anno, gli ospiti che si sono
alternati nel “palcoscenico” sammargheritese sono stati molti,
ma tra i più significativi ricordiamo: il direttore del TG2 Mauro
Mazza, il senatore Giulio Andreotti, l’attrice Mariangela Melato, l’opinionista Roberto D’Agostino, lo
scrittore e giornalista Luciano Garibaldi, il cantante Vasco Rossi.
Il motivo del successo di questo
“contenitore” è presto spiegato.
Turismo e cultura, da un po’ di
tempo a questa parte, vanno di
pari passo. La cultura può diventare il volano del turismo, mentre
la tutela dell’ambiente, intesa come risorsa culturale, diventa la
principale risorsa turistica di una
Città come Santa Margherita Ligure e di un comprensorio così
qualificante come quello del Tigullio.
Il punto di partenza è, dunque,
Santa Margherita Ligure, ma l’auspicio dei promotori è quello di
estendere, nel futuro, la “Tigulliana” ad altre realtà del territorio tigullino.
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SANTA MARGHERITA
TRE DONNE CHE SI SONO DISTINTE IN TRE MODI DIVERSI NEL SETTORE SOCIALE
Calendario
• Martedì 28 novembre Assemblea dei Soci Anffas “Villa Gimelli”.
• Da mercoledì 6 a venerdì 8 dicembre, in piazza Venezia a Rapallo, “Mercatino di Natale” con esposizione e vendita dei prodotti dei laboratori di Villa Gimelli.
• Domenica 10 dicembre, a Portofino, Giornata di beneficenza a favore dell’Anffas organizzata dal Club Harley
Davidson “Portofino Coast Charter”; sfilata delle bicilindriche americane.
• Lunedì 18 dicembre “Festa degli Auguri” per il Natale 2006 con celebrazione della Santa Messa presso la sede
di Villa Gimelli.
• Veneredì 22 dicembre tradizionale Pranzo degli operatori e dei collaboratori dell’Anffas di Villa Gimelli per
festeggiare tutti insieme il Santo Natale.
BREVI
Harley e Villa Gimelli
Inaspettatamente si ripete il felice incontro tra l’Anffas di Villa Gimelli e il rombante mondo della Harley-Davidson! Dopo la visita dei soci
del club H-Dic Liguria, giunti a febbraio a Villa Gimelli (nella foto) in
sella alle loro bicilindriche per portare una ventata di entusiasmo ed
allegria ai nostri ragazzi, questa volta è il club Harley Davidson “Portofino Coast Charter” ad organizzare una giornata di beneficenza a
favore della nostra Associazione con la consegna di un assegno a
sostegno delle attività del Centro. Nel pomeriggio di domenica 10
dicembre, appuntamento dunque nell’incantevole borgo di Portofino,
dove i nostri amici motorizzati si riuniranno per esporre le loro moto
e per offrire uno spuntino a curiosi ed ammiratori delle Harley.
Riso al pesto
La Biennale di caricatura di Vercelli, promossa dalla “Famija Varsleisa”
(associazione che da oltre 40 anni promuove cultura e tradizione del capoluogo piemontese), si è trasferita nei locali del castello sul mare di Santa
Margherita Ligure con il simpatico titolo: “Riso al pesto”.
Gemellaggio ideale tra la “capitale europea del riso” e la “patria del pesto”,
unite idealmente dalla figura dell’indimenticato Pietro Ardito (nella foto),
pittore, disegnatore e soprattutto raffinato caricaturista, che prestò la sua
matita al servizio di quotidiani nazionali come “La Repubblica”, “Il Giornale”, ma anche al mensile di Santa Margherita Ligure “Bacherontius”.
Proprio per ricordare la figura dell’artista, l’associazione Anpai-Tigullio
Events ha istituito una targa in seno alla Biennale vercellese, che il 4
novembre è stata consegnata ad Antonio Tubino, famoso vignettista di
Genova già collaboratore della Gazzetta dello Sport e della Settimana Enigmistica.
da leggere
e da vedere
Niccolò Ammaniti
Come Dio comanda
Mondadori editore - euro 19,00
Ancora una volta Ammaniti ci racconta
la storia di un bambino, uno spaccato
crudo e reale della vita del protagonista, vittima di un sociale tormentato e
difficile. Un libro davvero intenso.
•••
Jacky Law
Big Pharma
Einaudi editore - euro 15,50
Un atto d’accusa alle grandi e potenti
multinazionali farmaceutiche; dopo
aver letto questo libro vi chiederete se
la medicina appena presa fa bene a
voi o a loro!
•••
Nick Hornby
Una vita da lettore
Guanda editore - euro 15,50
Il diario informale dei libri letti da Nick
Hornby, autentico talento letterario,
delle non recensioni per non perdere
la voglia di leggere.
•••
Giovanni Minoli
Eroi come noi
Rizzoli editore - euro 17,00
In questo libro la storia di uomini che
hanno dato la loro vita per lo Stato, raccontate da un giornalista serio e sempre al passo con i tempi.
•••
Gustavo Pietropolli Charmet
Non è colpa delle mamme
Mondadori Editore - euro 17,00
Dal mito della “madre cattiva”, unica
responsabile dei disturbi di personalità dei figli, alle nuove teorie che
distribuiscono le responsabilità tra le
persone nelle diverse tappe evolutive.
•••
Gianpaolo Pansa
La grande bugia
Sperling & Kupfer - euro 18,00
Un titolo volutamente provocatorio:
Pansa non risparmia nulla a quanti
hanno criticato la sua ricostruzione
degli anni immediatamente successivi
alla Liberazione.
Titoli selezionati da Valeria
Libreria Biblion
Via G. Matteotti, 24 A
Tel. 0185.233049
RAPALLO
Cuochi in festa
Si è svolta domenica 22 ottobre, presso la nuova sede di Via Mameli a Rapallo, la tradizionale “Festa del Cuoco”
organizzata dalla Federazione Italiana Cuochi. Una nostra delegazione, invitata dal Presidente Mario Colombi e
dall’inossidabile cuoco Aldo Siccardi, ha potuto assistere alla bella manifestazione con l’esposizione di artistiche
sculture vegetali e la possibilità di partecipare ad un ricco e gustoso buffet.
Cena e solidarietà alla Cervara
Il Lions Club di Rapallo ha organizzato il 7 agosto una cena nell’incantevole cornice dell’abbazia della Cervara
di Santa Margherita Ligure, ospite di Enrico Mapelli, che ha ristrutturato e oggi gestisce questo prezioso patrimonio artistico e culturale del Tigullio. I fondi raccolti nell’occasione sono stati devoluti all’ANFFAS di Villa
Gimelli dal neo Presidente Lions Massimo Calabretta, che ha saputo trasmettere un’impronta di grande solidarietà umana sin dall’inizio del suo mandato.
Il Premio Rapallo Carige
Auguri✳
Silvia Ballestra con il romanzo La seconda Dora è la vincitrice della 22ma edizione del premio Rapallo Carige
per la donna scrittrice. Ballestra si è imposta con 21 voti su Isabella Santacroce (18 voti) con il romanzo Zoo e
Silvia Di Natale (16 voti) con L’ombra del cerro. La proclamazione della vincitrice e la consegna del premio è
avvenuta a Villa Tigullio a Rapallo, presente una nostra delegazione Anffas.
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Il comitato di redazione di Penisola e il consiglio direttivo dell’Associazione Anffas “Villa
Gimelli” di Rapallo Onlus augurano a tutti Buon Natale e un sereno inizio di Anno Nuovo.
Penisola chiude il 2006 con la pubblicazione di soli tre numeri e di questo chiediamo scusa ai nostri gentili lettori. Gli innumerevoli impegni e lo sforzo straordinario per la pubblicazione del libro “Una storia d’amore per la vita” ci hanno fatto accumulare un importante
ritardo che non ci ha permesso di rispettare la consueta cadenza trimestrale.
Appuntamento al 2007 con rinnovato entusiasmo e la promessa di essere più puntuali nel
raggiungere le vostre case!
ANNO X - n. 3 2006
Trimestrale della
ASSOCIAZIONE ANFFAS “VILLA GIMELLI”
Onlus di Rapallo
DIRETTORE EDITORIALE
Rosina Zandano
DIRETTORE RESPONSABILE
Emilio Carta
COMITATO DI REDAZIONE
Giuliana Chiesa (coordinamento)
Silvana Campolucci - Maria Rosa Cò
Francesco Grandi
REDAZIONE E IMPAGINAZIONE
Studio Helix Recco - www.studiohelix.it
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del 24.4.1997
STAMPA
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HANNO COLLABORATO
Paolo Cavallo
Mario Consiglieri
Andrea Darussa
Roberto De Lorenzis
Marco Delpino
Fabrizio Ferrari
Francesco Frassi
Fabrizia Galli
Carlo Gatti
Francesca Laganà
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