Maria Vika: chi dice le bugie? - Associazione Anffas “Villa Gimelli”
Transcription
Maria Vika: chi dice le bugie? - Associazione Anffas “Villa Gimelli”
Nessun uomo è un’isola, compiuta in se stessa…(John Donne,1624) Trimestrale dell’Associazione Anffas “Villa Gimelli” Onlus di Rapallo • Anno X n. 3 2006 Tariffa Associazioni senza fini di lucro – Poste Italiane SpA – Sped. Abb.Post. D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 2, DCB Genova LA VICENDA DELLA BIMBA BIELORUSSA Maria Vika: chi dice le bugie? di Rosina Zandano l caso non è chiuso come sembrava con la dichiarazione del governo bielorusso di qualche giorno fa: «Maria è stata adottata da una famiglia bielorussa ed è serena». Infatti il primo novembre 2006, con la telefonata diretta a Maria Vika del giornalista del “Secolo XIX” Paolo Crecchi, tutto è rimesso in discussione e ci consente di sperare ancora che finalmente giustizia sia fatta. «Tu hai scelto dove stare?» domanda il giornalista. «Da mamma? In Italia? Certo che sì!», risponde cauta Maria, dopo aver avuto la conferma che si tratta proprio della sua “mamma” di Cogoleto. La prudenza, quasi incredibile in una bambina, è la riprova di quante volte Maria-Vika sia stata vittima di promesse non mantenute, di incertezze e delusioni roventi, di bugie ammantate da umanità che si assommano alle violenze fisiche e psichiche subite nel suo corpo e nella sua anima. Certamente è difficile credere alle dichiarazioni ufficiali del governo bielorusso leggendo l’articolo di Paolo Crecchi pubblicato sul “Secolo XIX” dello scorso 26 ottobre. Sembrerebbe che il caso di Maria si sia sfortunatamente intrecciato con interessi economici, politici e diplomatici tra la Comunità Europea e la Bielorussia, intrecci che facciamo onestamente fatica ad accettare. Nell’articolo citato, Paolo Crecchi scrive: “Il 5 agosto 2006 l’Unione Europea propone di espellere la Bielorussia dal “sistema di preferenze generalizzate” relative a sconti doganali per la mancanza di rispetto dei diritti umani (!!!) e non si può dimenticare che il governo di Lukashenko è stato accomunato a quello I dei militari birmani dall’Ufficio del Lavoro di Ginevra. Il 5 agosto l’Italia si schiera con Francia, Germania, Spagna e Gran Bretagna per punire come si conviene la Bielorussia, ma curiosamente il 26 settembre – la vicenda di Maria-Vika è al culmine – chiede il rinvio della votazione. Il 12 ottobre, quando si tratta di approvare la cancellazione del privilegio su 340 milioni di euro che vale l’export bielorusso, fa mancare la maggioranza». «Il 12 ottobre Maria-Vika, con il blitz che tutti conosciamo, era a Borisov e confidava al fratellino Sasha di pensare alla sua casa di Cogoleto tutti i giorni e di essere convinta di “ritornare presto da mamma e papà”». Nella drammatica ed emozionante intervista a Maria-Vika dell’inviato del “Secolo XIX” Paolo Crecchi a Radio 19, pubblicata il 2 novembre 2006 ed ascoltata da tutto il mondo occidentale, la bambina con la sua voce fresca e ferma ha smentito tutte le bugie costruite dalle parti in causa per legalizzare una brutale ulteriore violenza nei suoi confronti. Pare che Maria-Vika non abbia alcun diritto, né al rispetto del suo corpo, né al rispetto dei suoi sentimenti né al rispetto della sua volontà. Nella vicenda di questa bambina, dove si sono intromessi tutti (mass-media, associazioni, privati, psicologi), chi per condannare, chi per sostenere e che ha dato esca ad innumerevoli talk-show, mi pare importante sottolineare il grido ripetuto più volte dallo psicologo Alessandro Meluzzi: «Hanno violato la carta dei diritti del bambino». Ovviamente nessuno l’ha ascoltato. Per informazione storica ricordo che la prima “Dichiarazione dei diritti del fanciullo” a pag. 2 UN CONVEGNO A SANTA MARGHERITA Bullismo a scuola un fenomeno inquietante di Emilio Carta e notizie di cronaca di questi ultimi mesi hanno evidenziato la crescita esponenziale del fenomeno del “bullismo”, un disagio sociale spesse volte sottovalutato o pigiato sotto un’alta coltre di ovatta. Il timore? Nuocere al buon nome della scuola, coinvolta suo malgrado nel problema; o la perdita di iscritti, elementi ormai divenuti importanti ed imprescindibili nel nome dei parametri e della sopravvivenza dell’autonomia scolastica con cui ogni istituto deve fare i conti. Ma c’è dell’altro all’orizzonte. Fra breve giungerà in Italia, tanto per riempire il bicchiere, un nuovo videogioco il cui nome è tutto un programma: “Cane mangia cane”. Prodotto dalla Rockstar, è la versione europea di “Bully”, un vero e proprio inno al bullismo che ha già fatto urlare allo scandalo negli Stati Uniti. Da noi l’imminente arrivo del videogioco sta suscitando le critiche del mondo della scuola, del ministro all’Istruzione Giuseppe Fioroni e, proprio pochi giorni fa da parte del presidente della Società Italiana di Pediatria Pasquale Di Pietro che, tra l’altro, è primario del Pronto Soccorso del “Giannina Gaslini”. Proprio quest’ultimo ha bollato il videogioco come «un meccanismo pericoloso che va fermato», ma chissà se qualcuno lo ascolterà o se, al contrario, quest’ennesima denuncia farà solo da cassa di risonanza alla promozione del nuovo videogioco che, è facile arguire, a Natale spopolerà. Su questi ed altri temi, legati in particolare al malessere che attanaglia Il ministro Giuseppe Fioroni pesantemente il mondo studentesco, nella sala eventi di Villa Durazzo a Santa Margherita Ligure il periodico “Il nuovo Levante” ha così organizzato l’incontro-dibattito “Bullismo a scuola”. Patrocinato dal Comune di Santa Margherita Ligure (erano presenti il sindaco di Santa Margherita, Claudio Marsano, e l’assessore alla Pubblica Istruzione, Marco Arecco), dal Lions Club S. Margherita Ligure-Portofino col presidente Paolo Pendola e dal Panathlon Club Rapallo-S.Margherita Ligure-Portofino rappresentato da Massimo Busco, il convegno ha provato a portare alla luce il problema, ad offrire un valido contributo per una migliore comprensione del fenomeno, a proporre idee ed iniziative per contrastare questo negativo fenomeno sociale, peraltro in costante ascesa. All’incontro, al quale erano stati invitati dirigenti e docenti dei vari istituti scolastici del comprensorio ed il pubblico, hanno partecipato quali relatori il professor Alessandro Cozzani, preside dell’Istituto scolastico F. Liceti di Rapallo, il dottor Gaetano Cuozzo, sino a pochi anni or sono direttore generale del ministero della Pubblica Istruzione, l’onorevole Gabriella Mondello, già docente al liceo Delpino di Chiavari e parlamentare e lo psicologo Roberto Pozzar, giudice onorario al Tribunale dei minori. Non stiamo a ragionare su quanto è emerso in occasione del susseguente dibattito, lo spazio a disposizione non ce lo consentirebbe di certo. Una cosa però, al di là dell’educazione civica che ogni docente dovrebbe insegnare a scuola, vorremmo sottolinearla: perché non imporre (ohibò, che parola obsoleta) agli studenti una visita periodica a centri ed istituzioni che ospitano disabili motori, persone diversamente abili e quant’altro? L LEGISLAZIONE 2 da pag. 1 è stata redatta a Ginevra dalla Società delle Nazioni nel 1924 e su questo tema si sono succedute ben sedici dichiarazioni e convenzioni, fino ad arrivare al 1967 con la carta dell’Unesco sulla razza e pregiudizi razziali: «Tutte le enunciazioni solenni ne raccomandano l’effettivo esercizio» (Luigi Silvestri: I diritti del fanciullo e le carte degli organismi internazionali – Editore Paravia, 1970). Tuttavia solo il 20 novembre 1989, nel corso dei lavori preparatori per l’Anno Internazionale dei Diritti del Bambino, è stata redatta la “Convenzione sui diritti dell’infanzia” adottata all’unanimità dalle Nazioni Unite ed entrata in vigore nel 1990 come legge internazionale. Tale convenzione è stata recepita con valore normativo nell’ordinamento giuridico italiano con la legge n. 176 del 27 maggio 1991. Il punto centrale della Convenzione è rappresentato dalla Dichiarazione degli Stati che l’hanno sottoscritta che «accettano di rendere conto ufficialmente di tutte le loro azioni riguardo i bambini». È indubbio che i responsabili del misterioso trasferimento di Maria-Vika, i consulenti, i giudici e i governi italiano e bielorusso hanno ignorato che esiste questa Convenzione e l’hanno clamorosamente violata. Tanto più che la Convenzione cita: «Essa (la Convenzione) costituisce lo strumento internazionale che riconosce, promuove e tutela legalmente i diritti irrinunciabili dell’infanzia». Ritengo che ogni ulteriore riflessione, polemica, talk-show e/o disputa non possano rendere a Maria-Vika ciò di cui è stata ancora una volta derubata proprio da chi aveva il dovere di difenderla. Maria-Vika sta pagando un prezzo troppo alto per gli sbagli di tutti, per interessi poco chiari, per l’indifferenza e l’egoismo generale, senza tener conto nemmeno della sua dolorosa esperienza di vita. Maria-Vika è ancora una volta la conferma che i deboli, i bambini, i disabili sono le vittime innocenti dell’arroganza dei grandi (!?). Sono d’accordo con la gente di Cogoleto che sfila in silenzio perché Maria-Vika abbia giustizia, ammiro il sindaco ed il parroco di Cogoleto, lo psicologo Alessandro Meluzzi, l’onorevole Egidio Pedrini che non hanno avuto timore nel gridare la loro indignazione. Mi alleo con tutti quelli che hanno veramente a cuore la tutela dei diritti dei bambini e delle fasce deboli della società, ed ancora si scandalizzano per le continue sopraffazioni dei più deboli e non si stancano di lottare per tutelarli e rendere loro giustizia. E dopo cotanti “indulti” anche il comportamento dei coniugi Giusto che hanno sbagliato per amore, ma che non hanno rubato, né ammazzato, né stuprato, potrebbe essere valutato in un’ottica più giusta e più umana. Si riparerebbe così almeno in parte ai torti subiti da Maria-Vika, garantendole il diritto ad avere una infanzia normale, una famiglia che l’ama e che lei ha già scelto, una vita decente propria d’ogni essere umano.l’5 Tnu, Assistenza: i permessi aumentano in caso di più disabili in famiglia A cura di Roberto De Lorenzis In virtù di un interpello della Regione Liguria il Ministero del Lavoro fa il punto sulla condizione di quei lavoratori che si trovino nella necessità di assistere più di un familiare disabile. Come noto, la legge 104/1992 (così come modificata dalla legge 53/2000) garantisce fino a a tre giorni di permesso mensile coperti da contribuzione figurativa, fruibili anche in maniera continuativa a condizione che la persona con handicap in situazione di gravità non sia ricoverata a tempo pieno. Fino ad oggi potevano sussistere residui dubbi in merito al numero di giorni nel caso in cui vi fosse più di un familiare disabile a cui prestare la debita assistenza, sebbene alcune circolari degli Istituti avessero contribuito a regolare la materia. Nel caso preso in considerazione nell’interpello, che vale da esempio, ci si chiede in sostanza se qualora vi siano due disabili da assistere, i permessi diventino sei. La risposta del Ministero del Lavoro (protocollo n. 3003/2006) è in senso affermativo, ma prevede alcune condizioni essenziali. Nel caso in oggetto il lavoratore ha diritto al riconoscimento di più permessi mensili quando l’assistenza sia necessariamente esercitata in maniera disgiunta. Il Ministero ritiene però necessario chiarire il concetto di assistenza disgiunta specificando che la condizione si verifica solo quando l’assistenza si possa assicurare “con modalità e in tempi diversi, richiedendosi che l’assistenza sia contemporaneamente esclusiva e continua per ciascuno degli assistiti”. Si fa così ricorso alla circolare n. 133/2000 dell’Inps per ricordare quando ricorre il caso di assistenza disgiunta. Tre sono i requisiti essenziali: una natura dell’handicap tale da richiedere assistenza continua ed esclusiva, l’assenza di altri soggetti che possano accudire il disabile e la necessità conseguente di assistere il disabile con modalità e tempi diversi. Il Ministero, pur ritenendo corretta la fruizione di più gruppi di permessi sottolinea però la necessità di esercitare un’attività di verifica sulle reali condizioni familiari che si concretizzi, per i lavoratori richiedenti, nei seguenti oneri: 1) presentare tante domande quanti sono i soggetti per i quali si richiedono i permessi, 2) allegare alla domanda un’idonea certificazione relativa alla particolare natura dell’handicap. La certificazione deve essere inoltre accompagnata dalla dichiarazione di responsabilità circa la sussistenza delle circostanze che giustificano la necessità di assistenza disgiunta, nella quale si affermi che il dichiarante non è in grado, data la natura dell’handicap del familiare, di fornire la necessaria assistenza fruendo di soli tre giorni, che nessun altra personal può prestare assistenza all’altro soggetto e che nessun altro fruisce a sua volta dei permessi per l’assistenza all’altro soggetto ed infine che i soggetti per i quali si richiede il permesso non svolgano attività lavorativa (e dunque non possano, a loro volta, usufruire di permessi in qualità di lavoratori disabili). PRESENTATO IL LIBRO SU VILLA GIMELLI DI ROSINA ZANDANO E EMILIO CARTA Una storia d’amore per la vita 3 di Paolo Cavallo * nffas: una storia d’amore per la vita” è il libro scritto dalla professoressa Rosina Zandano, presidente dell’Anffas Rapallo Villa Gimelli, insieme con lo scrittore e giornalista Emilio Carta (per i tipi della Edizioni Busco), che ho avuto l’onore e il piacere di presentare nell’incontro organizzato a Santa Margherita Ligure, al Grand Hotel Miramare, alla presenza del ministro Livia Turco. Non sto qui a riscrivere quello che ci siamo detti e quello che avevo già scritto sul “Secolo XIX” in occasione dell’iniziativa. Visto che ci sono questo spazio e questa possibilità di espressione, mi piace utilizzarla per raccontare un po’ quel che si prova a visitare una realtà come quella di Villa Gimelli, tenendo presente un fattore per me importante: non credo al buonismo e non credo La presentazione del libro: da sinistra, Paolo Cavallo, Emilio Carta, Rosina Zandano, Livia Turco, Roberto Speziale (foto Jolly Verdacchi Genova) ghista, egocentrico e ambizioso. La persona ritardata per me è quella che riesce a fare le stesse cose che faccio io, a provare le stesse emozioni e le stesse sensazioni, ma costretta da un ritmo, da una difficoltà, da un freno a metterci più tempo, a faticare di più. Se vedo, come ho visto, una decina di ospiti di Villa Gimelli riunirsi in giardino con un educatore (è Le due firme del giornalismo ligure: Paolo Cavallo ed Emilio Carta giusto chiache persone che una volta erano marlo così? Non so, per me potrebbe chiamate ritardate, poi handicappaessere anche un accompagnatore, te e oggi diversamente abili, siano nel senso di un compagno di viaggio persone diverse da tutte le altre. Con e di vita) discutere di un disegno, le loro bontà e le loro meschinità oppure di una storia, o di un avveniproprio come me e come tutti. Invemento che è accaduto nella loro ce credo fermamente che incontrare comunità, mi chiedo: Ma che fanno persone come queste può essere questi? Perché sono talmente tranun’occasione importante di guardaquilli, talmente onesti nelle cose che re la vita e la realtà che ci circondadicono, talmente veri nella loro no con molta concretezza, assoluta espressività che mi lasciano senza umiltà e mettendo in gioco cervello parole. Che fanno, questi? Non pene cuore. Per diventare migliori? sano a quel che conviene ma a quel Egoisticamente, direi proprio di sì: che è giusto? Non dicono quel che per diventare migliori di quel che qualcuno vorrebbe dicessero, ma siamo normalmente, quando dobquel che pensano? Incredibile. Davbiamo misurarci con chi non è ritarvero incredibile. dato ma è anzi “sprintoso” nella vita È per questo che ha ragione la di ogni giorno: carrierista, menefre“prof” (Rosina Zandano per me è la “prof”. Non si offenda, lei; si offendano, piuttosto, tutti quelli che si fanno belli con la ”prof”, si fan vedere, perché la “prof” fa audience…) quando dice: qualsiasi problema si supera stando un po’ a Villa Gimelli. Perché, per quel che ho visto, si riscopre il valore della vita e della dignità di ogni persona. Perché non si fanno sconti al perbenismo, al buonismo, al ruolismo. E qui torna l’interesse del libro scritto da Zandano e Carta. Perché racconta l’avventura incredibile che ha legato un gruppo di genitori e di ragazzi disabili (alcuni anche molto gravi) fino a diventare esperienza concreta, con tante difficoltà ma anche tanta amicizia. Con le responsabilità che gestire una struttura come Villa Gimelli e le sue residenze-famiglia comportano, ogni giorno e nei confronti di tutti: dagli ospiti alle famiglie, dagli enti pubblici alla società civile. Ho fatto una promessa alla “prof” e colgo l’occasione per ribadirla: a Dio piacendo questa estate andrò a trovare i ragazzi dell’Anffas a Bardonecchia. Mica per loro, sia chiaro: per me, solo per me. Per stare meglio con me stesso, anche solo un giorno. * Caporedattore “Il Secolo XIX” Chiavari Un’idea regalo Il libro “Una storia d’amore per la vita”, di Rosina Zandano ed Emilio Carta (Azienda Grafica Busco Editrice) è disponibile al prezzo di 12,00 euro presso la segreteria dell’Anffas di Villa Gimelli. Oltre ad essere un’idea-regalo originale per le vicine feste natalizie, rappresenta anche l’occasione per compiere una buona azione, dato che i ricavati delle vendite andranno a sostenere le attività dell’Anffas “Villa Gimelli” di Rapallo Onlus. Per informazioni rivolgersi a: Anffas Villa Gimelli Salita Banchi, 20 16035 Rapallo Tel. O185.289478 Il volume presentato a Rivarolo Canavese Un pubblico attento ed emozionato ha ascoltato e applaudito Rosina Zandano, che sabato 28 ottobre ha presentato nella sala consiliare del Comune di Rivarolo Canavese (To) il libro Una storia d’amore per la vita. La professoressa Zandano ha evidenziato il legame affettivo che la lega alla struttura di Rivarolo, con quelli che definisce i suoi “ragazzi”, con la città, il territorio, l’amministrazione comunale, finalmente attenta a considerare l’Anffas una risorsa e non un problema. Emilio Carta ha precisato di averci messo solo “una spruzzata di plancton”, perché la vera anima del libro è quella dell’autrice. Nell’occasione il sindaco Fabrizio Bertot ha consegnato a Rosina Zandano il distintivo della Città di Rivarolo Canavese, riconoscimento riservato agli ospiti più illustri, per il prestigio che con la loro presenza conferiscono alla cittadinanza. Il sindaco Fabrizio Bertot e Rosina Zandano a Rivarolo Canavese IL LIBRO “A 4 IL BENESSERE DELLE PERSONE CON DISABILITÀ IN RELAZIONE ALL’AMBIENTE UMANO di Fabrizia Galli * l numero di luglio de “La rosa blu” si concentra sul ruolo della famiglia, come risorsa sempre più valorizzata e riconosciuta dei processi educativi/riabilitativi e della progettazione delle politiche sociali. In particolare l’inserto scientifico si pone l’obiettivo di informare sulla percezione del “benessere psicologico” delle famiglie e di come queste ultime lo comprendano rispetto alla condizione dei loro figli disabili. L’argomento viene trattato attraverso il contributo dell’American Journal on Mental Retardation (AJMR) e approfondito in alcune fasi della vita di una persona disabile. Per meglio capire i risultati esposti nell’articolo occorre brevemente spiegare cosa si intenda per “benessere psicologico”, ovvero quel presupposto riferito a determinate condizioni di vita, che investe tutta la sfera emotiva e porta ad un’esistenza più accettabile e completa. Premesso che la famiglia sia la sede privilegiata e naturale per la crescita del figlio, è opportuno soffermarsi sul suo ruolo e coinvolgerla attraverso strategie attive di empowerment (trasmissione di forza e competenze, n.d.r.) e di sostegno. Infatti, specie nei primi anni di vita di un bimbo disabile, il livello di stress emotivo è elevato ed influenza la relazione più intima con la madre e il futuro comportamento del soggetto nei rapporti di adattamento alla vita sociale e nella percezione di una “menomazione sociale inferiore”. I limiti e le fragilità di un bambino compromesso posso essere, quindi, diversi a seconda che il supporto sociale dato alla famiglia e il successivo adattamento del soggetto VILLA GIMELLI I La percezione della famiglia siano stati precoci e graduali, in accordo con le fasi dello sviluppo. Da qui, il tema successivo trattato dalla rivista è relativo alla recensione di un nuovo libro dal titolo La risorsa Down. Uno sguardo positivo sulla disabilità, a cura di Carlo Valerio Bellini, Società Editrice Fiorentina, 2005, che raccoglie alcune relazioni presentate al convegno “La Risorsa Down. Disabilità e operatore sanitario: risorse e limiti”, Siena, 2004. In questo volume vengono approfondite le tematiche relative all'intervento terapeutico e riabilitativo di bambini e adolescenti con sindrome di Down, partendo dal principio che “ognuno è risorsa”. In particolare vengono analizzate, assieme ai problemi che accompagnano lo sviluppo del bambino, le principali difficoltà di tipo intrafamiliare e sociale di queste famiglie e definite le fasi del percorso terapeutico e riabilitativo, integrando le proposte delle diverse figure e istitu- zioni, dalla scuola ai servizi sociosanitari territoriali. Grande interesse è, infine, suscitato dall’articolo su “Sessualità, famiglia e società”, trattato da professionisti di Anffas Salerno, la dottoressa Lax, neuropsichiatra infantile, e il dottor Cerracchio, del Comitato tecnico scientifico di Anffas Onlus. Nel clima culturale attuale, l’immaginario prevalente tende ancora a non riconoscere adeguatamente il diritto delle persone con disabilità a vivere la propria sessualità. Modalità relazionali improntate alla dipendenza e all’iperprotezione sono spesso generate da pregiudizi, da barriere psicologiche e sociali, che a loro volta possono ulteriormente generarne altre, fino ad ostacolare lo sviluppo, la maturazione, attraverso il disconoscimento e la repressione di varie dimensioni, tra cui quella sessuale. Quindi non si riconoscono adeguatamente abilità, bisogni, deside- ri, autonomie, possibilità di sviluppo e di apprendimento e, più in particolare, una sessualità finalizzata all’incontro e alla reciprocità, visione più accettabile per molti. La famiglia e la comunità dovrebbero essere sostenute e coinvolte nei programmi di educazione sessuale, per prevenire tali modalità di iperprotezione, le forme di emarginazione e di isolamento e per essere aiutate a gestire le situazioni problematiche e la maturazione psicologica globale delle persone con disabilità. In ultimo, anche il Codice Penale “sancisce” di fatto il diritto alla sessualità delle persone disabili, riconoscendo con l’abrogazione dell’art. 519 c.p. da parte della Legge n. 66/96, la capacità di autodeterminarsi e gestire con consapevolezza la sessualità a patto che “ciò non avvenga attraverso condotte insidiose che mirino ad approfittare di un’eventuale maggiore cedevolezza o influenzabilità della persona con disabilità” (Cassazione n° 47435/03). Tutti gli articoli sopraccitati hanno in comune l’intervento sulla persona, per renderla maggiormente abile e capace, e sull’ambiente, che andrebbe riorganizzato e strutturato al fine di facilitare le capacità adattive, la maggiore autonomia possibile e l’integrazione all’interno dei vari contesti di inserimento. Ciò è reso possibile attraverso l’impegno congiunto di varie agenzie educative (famiglia, scuola, servizi territoriali) che possono attivare risorse funzionali alla prevenzione di forme di isolamento sociale, di stigmatizzazione, di negazione di bisogni e desideri e alla valorizzazione della persona nella sua integrità. * Assistente sociale Anffas Villa Gimelli “ANFFAS IN-FORMA”. CONTINUA IL PERCORSO DI QUALIFICAZIONE PROFESSIONALE Formazione: incontri a livello regionale di Fabrizia Galli opo l’incontro plenario di Roma dello scorso marzo, (vedi lo scorso numero di “Penisola”, pagg. 4 e 5), la formazione in Anffas continua con gli incontri a livello regionale, organizzati presso la sede della Fondazione Carige di Genova. Si concretizza, così, il progetto Anffas In-Forma, necessario per avviare un percorso associativo di qualificazione sociale e professionale sul territorio nazionale. Le finalità di questi incontri, indispensabili per mantenere una visione associativa forte, si possono riassumere nei seguenti punti: 1) la necessità di parlare un linguaggio condiviso, utilizzando la parola “persona” e non più “disabile” e non prendendo come paragone la salute ma la condizione di bisogno. Da qui la forte predisposizione all’uso della nuova definizione dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, per cui «la disabilità è una condizione di salute in ambiente sfavorevole». Viene, così, rivoluzionato il concetto di “malattia” e, conseguentemente, di “presa in carico”; 2) il bisogno di far crescere una nuova classe dirigente nell’Associazio- D ne, in cui si sommino competenze e professionalità a garanzia della mission e che sia in grado di separare l’attività associativa da quella gestionale. Quindi, gestire – in maniera sussidiaria e non sostitutiva dell’Ente pubblico – le prestazioni ed i servizi, ma come conseguenza del confronto con le famiglie. Fortemente auspicato è il passaggio dall’integrazione (detto di una società con un proprio modello organizzato, ed aperta a tutti, ma a cui tutti devono adeguarsi) all’inclusione (ovvero, una società che si modifica per dare a chiunque, a prescindere dalla propria condizione, la possibilità di farne parte, annullando l’emarginazione). 3) l’esigenza di preparare ed aggiornare la massima base associativa che verrà formata rispetto alle finalità istituzionali, alle politiche sociali e sanitarie, agli standard di qualità, agli impegni e al pensiero Anffas; Ma perché proprio un evento formativo regionale? Perché le Regioni stanno diventando gli interlocutori più importanti di Anffas, a seguito del passaggio di competenze dallo Stato agli organi periferici. Per cui occorrono professionisti preparati a livello regionale per permettere all’Anffas di rappresen- tarsi ed esigere diritti, di confrontarsi con i dirigenti regionali, creare una rete integrata di servizi e protendere alla massima qualità di vita possibile per le persone ad Essa affidate nel proprio contesto di vita. La mia personale esperienza riguarda due degli eventi formativi organizzati. In particolare l’incontro di venerdì 13 ottobre, relativo a La carta dei servizi- strumento principe di programmazione e verifica della qualità e l’incontro di martedì 24 ottobre, sulla Normativa regionale. In entrambi sono stati trattati diversi argomenti in maniera approfondita, dalla necessità di creare la Carta dei Servizi di ogni Associazione, come impegno condiviso dalle famiglie e importante documento “programmatico” del pensiero Anffas, ad una nuova definizione di presa in carico, dove le prestazioni diventano più efficaci per raggiungere gli obiettivi di inclusione, pari opportunità, non discriminazione, continuità assistenziale. È stato inoltre ribadito l’impegno di informare in modo completo l’utenza sul grado di qualità delle prestazioni e dei servizi, sui meccanismi di tutela, che “mettano gli utenti in grado di difendersi dalla struttura stessa” e di verifica della soddisfazione. Infine è stata confermata l’importanza di avere luoghi di incontro e confronto a livello regionale, di fare prevalere l’idea di abilitazione (con interventi precoci, specie per i bambini) rispetto alla sola riabilitazione, e di riconoscere la capacità di enpowerment propria dell’Associazione. A mio parere ritengo decisamente importante l’aggiornamento professionale su tematiche così diverse, per dare modo ai collaboratori di potere attuare le indicazioni dell’Anffas e “adattarle” al proprio lavoro, impegnandosi in modo uniforme su tutto il territorio nazionale. Ciò a garanzia di una maggiore tutela sia nei confronti dell’utenza, che può usufruire di standard di qualità omogenei e migliorabili nel tempo, sia nei confronti dei professionisti stessi, che risultano essere più motivati, adeguati e responsabilizzati nello svolgimento delle loro attività. I prossimi incontri • Martedì 7 ore 10-17 La “presa in carico” • Martedì 21 ore 10-17 “CCNL - Privacy - Bilancio” I LAVORI IN CORSO HANNO COSTRETTO A TRASFERIRSI IN UNA STRUTTURA PROVVISORIA VILLA GIMELLI Laboratori: un’estate in tenda 5 di Mario Consiglieri educatore uesta estate, a causa dei lavori di ristrutturazione che stanno interessando Villa Gimelli, i laboratori di falegnameria si sono trasferiti… in giardino! No, non all’aperto ma in una funzionale tensostruttura, che è stata montata con molta professionalità e un pizzico di fantasia proprio sotto il palco dove di solito con la bella stagione i nostri ragazzi svolgono la loro attività teatrale. Le perplessità iniziali non sono mancate ma poi, con buona volontà e capacità di adattamento, in breve tempo ci siamo riorganizzati e siamo stati in grado di proporre i nostri oggetti artigianali con la stessa continuità o quasi di quando ci trovavamo nei più confortevoli ambienti della villa. Q I ragazzi hanno sperimentato positivamente la convivenza in un luogo ristretto, che a dire il vero è stato spesso sostituito dall’attività nel bel parco di Villa Gimelli, che, approfittando del bel tempo, abbiamo sfruttato ampiamente. Non è comunque mancato qualche temporale estivo e la tenuta stagna del “tendone” è stata messa a dura prova… ma ha resistito! Alla resa dei conti, quella che poteva sembrare una situazione di estremo disagio si è trasformata in una bella esperienza un po’ diversa dal solito, costituendo motivo di crescita personale per i nostri ragazzi che hanno dovuto rielaborare convivenze, spazi e abitudini nuove, riuscendoci con successo! Nelle foto, alcuni momenti dell’attività sotto la tensostruttura allestita in giardino. È stata un’esperienza positiva, che ha dimostrato una inaspettata capacità di adattamento dei ragazzi. La bella stagione è stata molto lunga e ha permesso di poter lavorare e divertirsi al sole e all’aria aperta! 6 VILLA GIMELLI Villa Gimelli: castagne e allegria o scorso 26 ottobre ha avuto luogo a Villa Gimelli la tradizionale “castagnata” per i ragazzi e le famiglie. La splendida giornata di sole ha permesso a tutti di trascorrere un sereno pomeriggio tra “ballotte”, canti e balli. Nelle foto, alcuni momenti della bellissima festa. L L’ultima battaglia on poteva restare a lungo inosservata l’apparizione di un cannone ottocentesco nel giardino di Villa Gimelli: si tratta dell’ultima opera dei nostri laboratori, realizzata dai N ragazzi sotto la guida dell’educatore Alberto, negli anni diventato ormai vero e proprio maestro nella modellazione della cartapesta. Il significato dell’“opera”? Si tratta di un primo elemento scenografico per una futura realizzazione teatrale o si vuole forse sottolineare l’animo da sempre battagliero della nostra Presidente? Chiediamo lumi direttamente ad Alberto. «Mi sono chiesto cosa avrei detto io se avessi dovuto presentare il libro “Una storia d’Amore per la vita” di Rosina Zandano. Avrei citato una delle più belle frasi di Napoleone Bonaparte dopo la Campagna d’Italia del 1800: “Abbiamo combattuto battaglie senza cannoni, affrontato marce senza scarpe, attraversato fiumi senza ponti, abbiamo bivaccato senza mangiare, ma lo spirito, la fiamma, era sempre accesa!”» Chi è il nemico? «La mancanza d’amore, l’indifferenza, l’ipocrisia, l’egoismo. Questo ho imparato da alcune mamme e in parte condiviso: mai arrendersi. La prima mamma che conobbi era l’avvocato Cesarina Villata, mamma del primo ragazzo down che seguii nel 1978, Claudio. Lei, come tutte le altre che ho conosciuto più tardi, aveva dovuto combattere per far sopravvivere il figlio. Mi impressionò allora il racconto minutamente descritto del primo cucchiaio di minestra e delle notti insonni passate sedute accanto al bambino, che se si fosse sdraiato sarebbe morto.» Francesco Grandi Attività educativa: alcune riflessioni di Francesco Frassi educatore orrei cominciare questo articolo partendo dall’etimologia del termine educare: il dizionario attribuisce a questo vocabolo il significato di istruire, esercitate, abituare, guidare nella crescita cercando di sviluppare le capacità intellettuali e morali. Questa accezione, comunemente attribuita al verbo “educare”, è corretta, tuttavia da sola non è sufficientemente esauriente, infatti tralascia due importanti “termini”: il primo è a chi si rivolge l’educazione, il secondo è che l’educazione passa sempre attraverso una relazione fra due o più persone. Ho fatto questa premessa perché spesso persone non direttamente coinvolte nel nostro lavoro attribuiscono al termine “attività educative” un significato molto importante, spesso caricato di attese quasi magiche. In questi mesi di convivenza con gli operai addetti ai lavori di ristrutturazione, ho potuto notare come persone esterne osservassero ragazzi ed educatori durante le attività, con sguardo attento e spesso pronto a giudicare la maggiore o minore validità dell’attività che si stava svolgendo, poi più passava il tempo e meno giudicante mi appariva lo sguardo delle persone che ci osservavano, forse perché anche loro cominciavano ad inserire all’aggettivo magico “educativo” le due variabili di cui spesso non si tiene conto, ovvero l’oggetto a cui è rivolta l’educazione e la relazione tra i due termini coinvolti: l’educatore e l’educando. Mettendo in atto una taratura “ad hoc” sull’utenza a cui sono rivolte le attività svolte al Centro, credo di poter affermare che il verbo educare si potrebbe intendere come “intraprendere un piccolo percorso di crescita che lentamente mira al raggiungimento di alcuni fondamentali obiettivi”. Il primo di tali obiettivi credo sia quello di insegnare ai ragazzi a stare bene con sé stessi e con gli altri durante la giornata, fare cose piacevoli imparando a convivere con i propri limiti (la comprensione, le manie, il tono dell’umore variabile, ecc…). Quando tale obiettivo viene raggiunto un’attività è già di per sé educativa, indipendentemente dal tipo di lavoro svolto, infatti c’è crescita personale, c’è socializzazione e tramite la relazione con l’educatore ed i compagni si passa attraverso quello che gli americani amano definire “quality time”. Una volta chiarita la generale accezione del termine “educativo”, va detto che deve essere una condizione necessaria ad ogni attività del Centro. V In termini matematici si potrebbe però dire “necessaria ma non sufficiente”, è infatti indispensabile stabilire per ogni ragazzo degli obiettivi da raggiungere attraverso attività mirate e specifiche. Gli obiettivi principali cui le attività del Centro mirano, sono fondamentalmente di tipo cognitivo e del mantenimento o dell’incremento dell’autonomia (sia personali che sul territorio). Un’attività raggiunge obiettivi di tipo cognitivo quando riesce ad incidere in modo positivo sulla memoria, sull’apprendimento, sulla capacità di rielaborare, sul consolidamento di nuovi concetti appresi, quando riesce a mantenere integre le capacità di lettura, scrittura, comprensione ed eventualmente ideazione di un breve testo, quando mantiene intatte le capacità di calcolo e di applicazione di quest’ultima alla vita reale (ad esempio per fare la spesa…). Mirano al raggiungimento di questi obiettivi attività come la lettura, la scrittura e le verifiche di comprensione di brevi brani, lo svolgimento di semplici attività logico-matematiche (ad esempio l’applicazione di concetti delle quattro operazioni). Più nello specifico si può dire che anche il laboratorio teatrale stimola il raggiungimento dei suddetti obiettivi, infatti i ragazzi, partendo da stimoli offerti dagli educatori, procedono ad ideare, scrivere, comprendere ed imparare brevi scenette da portare in seguito in teatro. Attività come la falegnameria, pur non tralasciando stimoli di tipo cognitivo, sono maggiormente improntate alla manualità. Per svolgere i lavori di falegnameria, sia che si tratti di scenografie per il teatro che di cornici, tavolini o quanto altro è indispensabile avere una buona manualità sia fino che grosso motoria. Dall’alto in basso: i ragazzi allo stadio, ad una festa, impegnati nell’attività di laboratorio I ragazzi devono misurare, tagliare, avvitare, carteggiare, verniciare il legno e tutti questi gesti, in una sequenza ordinata e precisa, portano alla creazione di un oggetto, per noi sempre bellissimo perché i ragazzi comprendono che deriva dalla sequenza delle azioni svolte, dalla fatica fatta per ottenere quel risultato, che vuol dire anche saper tollerare alcune frustrazioni durante il lavoro. Gli obiettivi suddetti vengono parimenti raggiunti dalle attività di bricolage o di ceramica, anche in questi laboratori infatti gli stimoli principali sono di tipo tattile e fino motorio, ma ogni gesto per i nostri ragazzi è inserito in una sequenza, ha un preciso significato e porta ad un risultato specifico. Un altro filone molto importante sul quale si lavora al Centro di Villa Gimelli attraverso le attività, è il raggiungimento di un elevato livello di autonomia. Si parte dalle autonomie primarie come l’alimentazione, l’igiene personale, il riordino delle proprie cose e degli spazi che si abitano durante la giornata (laboratori, refettorio, …) fino ad arrivare alle autonomie sul territorio, stimolate soprattutto attraverso le uscite che mirano a far sì che i ragazzi non si estraneino dalla realtà esterna all’istituto, ma continuino a sapersi comportare correttamente e a saper attribuire il giusto significato a situazioni esterne alla vita del Centro, per esempio in un supermercato, al ristorante, o semplicemente in un bar per un caffè. L’aggettivo educativo può essere inoltre accostato all’attività di musicoterapia che attraverso il rapporto con il suono e gli strumenti musicali mette in contatto il ragazzo con sé stesso e con il musicoterapista in una relazione utile a liberare le proprie emozioni al fine di migliorare il rapporto con sé stesso e con il mondo esterno. La musica viene inoltre utilizzata in modo più ludico per organizzare allegri pomeriggi insieme, attraverso attività come i canti, accompagnati dalle chitarre, karaoke a più voci e addirittura gare di ballo liscio e latino-americano, attività verso le quali i ragazzi mostrano grande entusiasmo. In conclusione si può dire che ogni attività ha una sua specificità e persegue scopi ben definiti in ambito educativo, ma è soprattutto il raggiungimento di quegli obiettivi comuni a tutti, come l’imparare a stare bene con sé stessi e con gli altri (socializzazione), a conoscere ed accettare i propri limiti e a capire che per riuscire in un determinato compito ci vuole impegno, lavoro e che mai tutto arriva subito e senza sforzi (tolleranza alla frustrazione), l’avere a disposizione persone che ci dedicano tempo qualitativamente valido che dà una valenza realmente educativa alle attività. 7 VILLA GIMELLI È AL CENTRO DELLA VITA QUOTIDIANA DI VILLA GIMELLI. ECCO COME VIENE SVOLTA 8 PROSEGUONO I LAVORI DI RISTRUTTURAZIONE E ADEGUAMENTO DELLA STRUTTURA Villa Gimelli sta cambiando faccia ra mattoni, cemento, martello pneumatico e ponteggi procede la ristrutturazione di Villa Gimelli per l’adeguamento alle normative di legge e la messa in sicurezza di tutto l’edificio. I nostri ragazzi si sono adeguati con scioltezza e semplicità ai nuovi locali adibiti a laboratori e gli operatori riescono comunque ad impegnarli con profitto nelle rispettive attività. Per l’attività di animazione e soprattutto per la preparazione della Festa degli auguri in occasione del Santo Natale è stato attrezzato il grande locale della tensostruttura sito nel parco. La scala di sicurezza è oramai agibile, subito dopo il collaudo. Siamo oramai al 3° lotto di lavori che interessano il primo e secondo piano e il rafforzamento del tetto-terrazzo e che speriamo si concludano entro il 2007. Si profila già negli anni futuri un 4° lotto per il rifacimento della scala interna, un ascensore a norma esterno e il rifacimento della facciata. Sarà una Villa Gimelli tutta rinnovata, senza più barriere architettoniche e, con l’aiuto della Provvidenza, idonea ad ottenere dalla Regione Liguria l’accreditamento definitivo. R.Z. VILLA GIMELLI T GITA SOCIALE NELLA LOCALITÀ SCELTA PER LA RTE Nel verde di Belpiano Recco, 8 settembre tutti a pranzo al quartiere Bastia In occasione della festa patronale di Recco dell’8 settembre, un gruppo di ragazzi di Villa Gimelli ha raccolto con l’acquolina in bocca l’invito della nostra collaboratrice Antonella Lamia, per l’occasione impegnata dietro ai fornelli volontaria del quartiere Bastia, pronta a servire le tipiche focaccette al formaggio e altri appetitosi piatti per un pranzo davvero in allegria. Colonie estive: la felice “prova” di Belpiano Approfittando della presenza dei nostri ragazzi in quel di Belpiano per le vacanze estive, il 23 agosto è stata organizzata la consueta gita sociale (nelle foto) con visita alla struttura in mezzo ai boschi e pranzo alla Trattoria degli Abeti, gestita nel rispetto della tipica tradizione genovese dalla famiglia Sbarbaro. Concluse le colonie estive, i ragazzi di Villa Gimelli serbano ancora vivo il piacevole ricordo di due settimane diverse dal solito, passate in un ambiente nuovo e sempre accattivante e soprattutto in allegra compagnia. Tradizione rispettata per il primo turno di vacanza, con il soggiorno presso l’ormai collaudatissimo Hotel “La Betulla” di Bardonecchia, “campo base” dal quale partire in escursione verso i numerosi sentieri della Val di Susa. Piacevole novità nel secondo turno, nel quale siamo stati ospiti della Casa Ferie di Belpiano, ridente località immersa nel verde, a due passi dal Golfo del Tigullio. Aria buona, relax e una struttura accogliente adatta alle esigenze dei nostri ragazzi, sono stati il giusto mix di ingredienti per fare di questa una vacanza indimenticabile... Addio Flavia mancata lo scorso 13 agosto Flavia Parodi, È nostra utente presso la Casa di San Michele Arcangelo. I ragazzi, il Consiglio Direttivo Anffas, gli operatori e tutti coloro che l’hanno conosciuta vogliono ricordarla con affetto e salutarla ancora dalle pagine di “Penisola”. Un breve soggiorno sul lago Maggiore per finire un libro, un progetto importante o uno studio speciale è consigliabile a chi non riesce più a concentrarsi nel frastuono delle quotidiane fatiche. Anche perché la natura rigogliosa di verde ti fa riscoprire obliate delizie. Passeggiando sullo splendido lungo lago nel tepore settembrino un profumo dolce e insistente solletica le narici della folla eterogenea che fluisce pigramente tra la collina ricca di siepi e piante variegate e la tranquilla distesa del lago, su cui veloci e silenziosi vaporetti sfilano come barchette di carta in una vasca da bagno. La tipica pianta di Stresa, “Olea Fragrans”, che fiorisce ai primi di settembre con ciuffi di fiorellini bianco avorio o arancio emana una delicata e sottile fragranza che inonda tutta la città. La pianta, il cui profumo già accarezzava le morbide membra delle matrone Romane, ha incantato anche il famoso scrittore francese Henry Stendhal, grande amatore dell’Italia che soggiornò a lungo sul lago Maggiore e che ne parlò nella “Chartreuse de Parme” facendolo conoscere ai suoi contemporanei. In tutte le vetrine dei negozi di souvenir, non solo nelle profumerie, il “profumo di Stresa” fa bella mostra di sé in una elegante boccetta di vetro richiamando alla mente, come la “violetta di Parma”, fragranze antiche e romantiche che fanno affiorare dal subconscio ricordi gentili, storie d’amore mai concluse, incontri con la suspense del rimpianto. Un’isola felice che sorprendentemente esiste ancora a pochi chilometri dalla nebbiosa e trafficata autostrada Milano-Venezia, dove nell’ombroso parco piccole palmette si fanno strada sotto altissimi pini marittimi, allori e lecci e vigorosi cespugli di azalee e rododendri ormai sfioriti. Tra le piante si scorgono le ville del primo novecento, da tempo con le persiane chiuse, status symbol dei grandi industriali lombardi: Bialetti, Galtrucco, Pallavicino e molti altri, dove la bella vita si svolgeva e si corrompeva nella cornice dorata del lago. L’Isola Bella adagiata come un cammeo nella sua immutabile rarità, le sue splendide serre a gradoni e lo storico palazzo nobiliare dei Borromeo sembra la ciliegina su una ghiottissima torta che non smetti mai di ammirare. Il grande San Carlo Borromeo dall’alto dei suoi 25 metri veglia su questo angolo di Paradiso rimasto finora immune dalla vorace cementificazione che abbruttisce oramai quasi tutti i siti abitati dall’uomo. LA LETTERA INVIATA AL SECOLO XIX E LA RISPOSTA La scuola, il bullismo, le vittime Gent.le dott. Maggiani, sono la mamma di un ragazzo down e Presidente dell’Associazione Anffas “Villa Gimelli” di Rapallo Onlus e, dopo quasi quarant’anni spesi in volontariato gratuito a favore dei ragazzi disabili e delle loro famiglie, l’ennesimo episodio di violenza nei confronti di uno di loro, perpetrato in una scuola vicino a Torino, mi sconvolge profondamente. Ancora di più perché conosco la scuola, essendo stata docente in un istituto tecnico statale del Piemonte per più di trenta anni. Mi chiedo dov’era l’insegnante, si nascondeva sotto la cattedra? Cosa facevano i compagni di classe? Tutti a filmare la “coraggiosa” violenza? Chi ha inserito lo “spettacolo” su internet tra “giochi e divertimenti”? Ci sarà una punizione? Sono consapevole che le mie domande non avranno risposte, la mia indignazione e la mia protesta cadranno nel vuoto perché nessuno, nemmeno chi si occupa della scuola, si preoccupa di protestare apertamente e ufficialmente contro il degrado, la violenza ed il bullismo che oramai la fanno da padroni nelle nostre scuole, contro l’ingiustizia e la perversione, vedi l’insegnante di Nova Milanese sorpresa in atteggiamenti inequivocabili con alcuni allievi ed il preside che si è preoccupato solo di dichiarare che “la supplente non c’entrava con la scuola”. Anche se sono molto avanti con gli anni, sento ancora impellente l’obbligo morale di protestare con tutte le mie forze contro la violenza verso i più deboli e la perversione di chi dovrebbe insegnare ai bambini ed ai giovani l’educazione, il rispetto dei compagni più deboli, il confine tra libertà e licenza. Infatti la stagione dell’infanzia e dell’adolescenza è la più delicata nella formazione dell’essere umano e chi è deputato all’educazione dei giovani, insegnanti, giornalisti, politici, il governo, le famiglie, devono intervenire con priorità assoluta sui ragazzi delle scuole di oggi, che rappresentano ROSINA ZANDANO l’unico, prezioso capitale del futuro dell’umanità civile. Il caso: un’immagine del nostro degrado Io penso, signora Zandano, che debbano intervenire con priorità assoluta sempre e comunque sui ragazzi delle scuole di oggi, come avrebbero dovuto farlo con i ragazzi di ieri e dovranno farlo con quelli di domani, ma devono farlo a prescindere da questi orrendi episodi. Lo devono fare perché, a meno che non si viva in un Paese impazzito, la scuola è la priorità delle priorità, sempre, e i ragazzi sono l’unico futuro su cui possiamo contare. E da come crescono i nostri ragazzi possiamo immaginare il futuro che ci attende. Ma sono sicuro che in questo Paese, dove la gente si fa portare via senza battere ciglio 5 euro a ogni ricarica di cellulare senza nemmeno chiedersi se sia giusta o meno questa tassa imposta da privati – e non è giusta né lecita, non lo è – pur di continuare a giocherellare a ogni età e in ogni frangente, non accadrà mai che ci si disponga ai necessari sacrifici e al dovuto impegno perché le istituzioni scolastiche ed educative possano essere all’altezza di ciò che lei, e io e qualcun altro chiediamo. Mi sono fatto l’idea che una parte significativa delle famiglie, degli insegnanti, dei dirigenti non pretenda una scuola migliore, ma una scuola che gli crei il minor fastidio possibile. Meno impegno e meno tempo. Il cellulare con cui i ragazzi hanno ripreso la loro aggressione è stato senz’altro dato loro da genitori che hanno pensato di tenerseli sotto controllo in quel modo: «Così so sempre dove sei». Già, se li sono andati a vedere su internet dov’erano i loro cari pargoli quel giorno a quell’ora. Non si sta vicino ai propri figli con un cellulare, ma con un duro lavoro genitoriale, tanto per cominciare. Mi scusi signora Zandano, ma perdo letteralmente il lume della ragione quando ci penso. Sì, i ragazzi sono stati puniti, e punita sarà l’insegnante inadempiente. Con questo ci siamo levati di torno il problema, almeno fino alla prossima visita su internet e alla prossima sorpresa. Una precisazione: il ragazzo aggredito non era un down, ma era affetto da autismo, come hanno precisato i genitori, anche se i media non hanno rilevato la cosa e continuano a parlare di ragazzo down. Il particolare non cambia di una virgola la sostanza dell’accaduto, ma aggiunge una piccola luce, secondo me, a come i “più deboli” siano un corpo estraneo e indistinto, dove non vale la pena di osservare con attenzione. Sono persino dell’idea che qualche giornalista abbia pensato che non potesse che essere down, senza nemmeno prendersi la briga di verificare. Per il suo temperamento, generalmente dolce e mite, un ragazzo down funziona meglio nella resa emozionale dell’informazione e nella sua spettacolarizzazione di quanto non lo sia un ombroso, difficile, non sempre mite ragazzo autistico. Secondo me, anche questo piccolo particolare fa parte del grande quadro del degrado. MAURIZIO MAGGIANI Stefano ASD Monte di Portofino: e Valentina un torneo a favore dell’Anffas sposi Il libro presentato a Santa Congratulazioni vivissime ai novelli sposi Stefano Borzone e Valentina Simonetti, convolati a giuste nozze lo scorso 7 ottobre. A Valentina, figlia di una delle nostre Socie più attive, e al dottor Borzone, da anni prezioso medico al servizio dei nostri ragazzi residenti a Santa Margherita Ligure, i migliori auguri da parte del Consiglio Direttivo Anffas e del comitato di redazione di “Penisola”. Lo scorso 11 novembre l’associazione culturale sammargheritese per le tradizioni liguri “La Corallina”, presieduta da Alfredo Bertollo, ha organizzato presso l’hotel Regina Elena la presentazione del libro Una storia d’amore per la vita di Rosina Zandano ed Emilio Carta, di cui vi parliamo ampiamente in questo numero di “Penisola”. Ricordiamo che l’associazione “La Corallina” fa parte degli organizzatori del premio letterario “Santa Margherita-Giuseppe Pontiggia”, autore che si è occupato a fondo dei problemi dei portatori di handicap. Encomiabile iniziativa dell’ASD “Monte di Portofino”, gruppo di giovani appassionati di pallavolo, uniti dal piacere del gioco di squadra e dalla voglia di divertirsi e stare insieme, capace di organizzare un torneo estivo (vinto, per la cronaca, dal Bar Capriccio in finale sul Punta Pedale Beach) svoltosi dal primo al 20 agosto scorsi presso il campo della Madonnetta di Santa Margherita e che al termine ha visto la consegna da parte del Presidente Beniamino Migliore di un generoso contributo a favore dell’Anffas “Villa Gimelli”. Significative le parole della nostra Presidente Rosina Zandano che così ha ringraziato ufficialmente l’ASD “Monte di Portofino”: «Oltre ad ammirare i valenti atleti in un piacevole evento sportivo, abbiamo molto apprezzato lo spirito dell’iniziativa ed il sentimento di solidarietà che hanno dimostrato i validi organizzatori della serata ed anche tutti gli sponsor che con i loro doni hanno reso ancor più interessante la manifestazione». 9 RIFELSSIONI Piaceva anche a Stendhal 10 LA FIGURA DI SANDRO PERTINI, ANCORA IL “PRESIDENTE PIÙ AMATO DAGLI ITALIANI” Un presidente, un ligure, un amico di Fabrizio Ferrari * ella vita talvolta si guarda indietro, si riflette sul passato. A me capita di farlo spesso. Mi ritengo un uomo fortunato. Ho avuto l’opportunità di conoscere molta gente e tra essi alcuni che definisco i “Padri della Patria”: Riccardo Lombardi, primo prefetto di Milano e Ministro dei Trasporti del Governo Parri, Umberto Terracini, presidente dell’Assemblea Costituente, Sandro Pertini, Presidente della Repubblica, Ugo la Malfa, più volte Ministro del Bilancio. Con Sandro Pertini ho avuto un rapporto di amicizia filiale durato molti anni. Lo conobbi giovanissimo. Lui sapeva le mie storie famigliari, la vicenda di mio zio Bonaventura Ferrazzutto *, amministratore dell’“Avanti!” durante la direzione Pietro Nenni, la sua partecipazione alla Resistenza, il suo sacrificio sino alla morte nel lager di Mauthausen. Il nostro rapporto prima assai informale, si consolidò quando divenni nel 1976 assessore alle finanze del Comune di Venezia. Fu allora che la nostra frequentazione divenne più intensa. Pertini amava Venezia per molti motivi, la sua bellezza, il suo fascino, e poi era la LIGURIA N Sandro Pertini terra della sua amata, Carla, nata a Chioggia, compagna e moglie per tutta la sua vita. Quando poteva metteva piede in città, anche per poco tempo, amava molto sedersi in Piazza S. Marco, al Florian, storico e nobile caffè frequentato da uomini e donne di scienza, d’ arte e cultura. Nel 1978 era presidente della Camera dei Deputati e l’amministrazione comunale lo invitò per celebrare il 25 Aprile, Festa della Liberazione, e a Venezia anche festa di S. Marco. La cerimonia solenne era prevista nel cortile di Palazzo Ducale al mattino. Io allora ero il più giovane assessore della giunta, non ero sposato, quindi libero da impegni familiari. Il sindaco Mario Rigo mi disse: «Fabrizio, fai gli onori di casa con Pertini. Arriva stasera a S. Lucia con il vagoncino». Era il 24 aprile 1978. Verso le 18 andai alla stazione con un motoscafo dell’amministrazione comunale per ricevere l’ospite. Il presidente arrivò con il treno pochi minuti prima delle diciotto, staccarono il vagoncino che venne collocato in sosta in un binario morto oltre il primo binario. Pertini scese, mi abbracciò affettuosamente, mi salutò e si avviò lentamente lungo la pensilina, tenendomi sotto braccio. Si avvicinò a noi il commissario della Polizia ferroviaria della stazione S. Lucia con un atteggiamento molto deferente e chiese: «Presidente, questa sera rientra nel vagoncino?» «Sì, sì!» rispose deciso Pertini. Poi all’orecchio mi sussurrò: «La terza carica dello Repubblica Italiana giungendo a Venezia dovrebbe scendere all’hotel Danieli o al Gritti. Sandro Pertini da buon ligure invece risparmia, e dorme nel vagoncino perchè se qualche mamma gli chiede qualche soldo per portare il figlio ad operare o visitare all’estero lui l’aiuta con qualche assegno.» Continuammo poi speditamente verso il motoscafo e percor- rendo il Canal Grande andammo verso piazza S. Marco. Può sembrare questo un episodio banale, ma non lo è. Esso esprime il profilo morale di un uomo, della sua concezione dello Stato, dell’uso del danaro pubblico, dei suoi rapporti spontanei con la gente improntati a grande umanità e solidarietà. Potrei riferire molte altre cose di un’amicizia durata molti anni e fondata sulla schiettezza e su di un comune sentire fatto di onestà, intransigenza morale, umanità. Pertini è nella storia del paese. Non è dimenticato. Il savonese di Stella resta ancora il presidente più amato dagli italiani perché guardandoci attorno non vediamo chi mai possa assomigliargli. È triste, ma è così. * Docente nell’Università di Padova Presidente Probiviri Anffas onlus * Bonaventura Ferrazzutto nasce nel 1887 a Venezia da una famiglia di origine friulana. Entrato giovanissimo nel movimento socialista veneziano, passa all’amministrazione dell’“Avanti!” sotto la direzione di Pietro Nenni. Nel 1922, in seguito ad un assalto dei fascisti, la tipografia del quotidiano è totalmente distrutta e il giornale deve chiudere. Ferrazzutto passa così a collaborare con la Angelo Rizzoli Editore, di cui diventa procuratore generale curando la realizzazione del primo film parlato in lingua italiana. Durante il secondo conflitto mondiale stampa documenti falsi per l’espatrio di perseguitati, ebrei ed esponenti della Resistenza. Viene arrestato e trasferito nel campo di sterminio di Mathausen, poi ad Hartheim, dove muore il 4 ottobre 1944. LA LIGURIA, IL MARE, I COMMERCI. QUALE IL FUTURO DELLA NOSTRA REGIONE? Il mare, i porti, gli uomini di Carlo Gatti * a quando il celebre architetto genovese Renzo Piano è sceso in campo con il suo maxi progetto conosciuto come water front, molti liguri della costa, con i piedi ben piantati sul bagnasciuga si sono chiesti perplessi: «Ma semu diventee abbelinee? Quattro miliardi de euro! 18 anni de travaggi!» eccetera. Con tutta la modestia possibile, noi pensiamo che Genova abbia urgente bisogno di un establishment politico che trovi il coraggio di pensare in grande. Il suo porto, chiuso tra i monti e le aree urbanizzate che giustamente non mollano un centimetro di spazio, non può sviluppare ulteriormente le sue strutture, seguendo le linee tradizionali della costa, ma può solo avanzare verso il mare aperto, verso i grandi fondali. Seguendo la logica del mercato, le navi portacontainers che si presentano sull’imboccatura del porto hanno stazze sempre più grandi. Quelle di ultima generazione, già in circolazione, sono lunghe dai 300 ai 400 metri e portano da 5000 a 10.000 Teu, ed hanno pescaggi impensabili per il nostro scalo. Genova sarà in grado di decollare in tempo utile? Oppure sarà ignorata dai grandi flus- D si del traffico internazionale? Già in molti scali di questo circuito internazionale, la ricchezza sbarcata viene parcheggiata, lavorata e poi reimbarcata. Questa operazione crea valore aggiunto alla merce e lavoro nel paese. Genova, su questo versante, purtroppo, non si è ancora affacciata. Se i vertici istituzionali del Paese non saranno in grado di rilanciare con grande coraggio e lungimiranza il cosiddetto “utopico” progetto di Renzo Piano, il porto di Genova, già nel medio periodo, sarà destinato a competere con i porti adibiti al cabotaggio nazionale. L’inevitabile declino di Genova e della sua massima industria, trascinerebbe l’intera Liguria verso la perdita di competitività e prestigio. Questo è il grande out-out che si pone dinnanzi alla nostra regione, che mai come in questo momento dovrebbe recuperare l’essenza di quello spirito imprenditoriale che l’aveva fatta “grande” mille anni fa. Noi pensiamo, tuttavia, che per raccogliere stimoli ancora più convincenti, si dovrebbe risalire la storia di un altro millennio per immergersi, stupiti, nei prodigi architettonici ed ingegneristici della portualità di Roma imperiale. Seguiteci prego! Siamo intenzionati a condurvi in un sito archeologico al centro del mare nostrum laziale per una breve, ma “curiosa” escursione attraverso l’antica marineria di Roma. Milioni di turisti hanno visitato le imponenti rovine del Porto fluviale di Ostia Antica. Al contrario, molto meno frequentata risulta essere quella zona archeologica attigua a Fiumicino, chiamato Porto di Traiano, che fu per cinque secoli l’approdo di favore della capitale dell’Impero. Il suo impianto esagonale, non lontano dal mare, è visibile alcuni istanti prima d’atterrare all’aeroporto, quando l’occhio è catturato fugacemente dalla sua perfetta geometria. Il complesso portuale comprende, dal lato mare, anche il porto di Claudio (parzialmente interrato). La vasta area che fu dei Torlonia, appartiene da qualche decennio al Comune di Roma ed è visitabile. Il prezioso monumento di “archeologia portuale” ante litteram rappresenta il primo esempio di “portualità integrata” della storia. La sua nascita ebbe luogo per superare il declino dello scalo di Ostia. Lo straordinario progetto fu concepito e realizzato dall’ingegneria romana (tra cui il celebre archi- tetto Vitruvio) per risolvere un duplice problema: gli approvvigionamenti della sempre più popolosa metropoli e i danni provocati dagli straripamenti del Tevere, dalle sue inevitabili deviazioni e insabbiamenti cagionati ai bacini portuali della regione. Nel periodo di massimo splendore, Roma doveva sfamare un milione d’abitanti e le navi dell’epoca, provenienti dalle province imperiali, convergevano verso il modesto ed insicuro porto fluviale di Ostia. Fu l’imperatore Claudio che, in seguito ad un’ennesima carestia di grano, diede inizio verso il 42 d.C. a quello che sarebbe stato il più grande porto dell’Impero: il Porto di Claudio, appunto, che in seguito si allargherà nella splendida opera artificiale che prenderà il nome di Porto di Traiano. Tutto ciò mi suggerisce una riflessione: saremo ancora capaci di pensare in grande, per assicurarci quel futuro che è già dietro l’angolo? Oppure il nostro interesse continuerà ad essere catturato soltanto dai templi del consumismo globale? Stringiamoci intorno al grande progetto di Renzo Piano e sosteniamolo con coraggio! * Presidente Società Capitani e Macchinisti Navali - Camogli di Giuliana Chiesa uando il nostro direttore, Emilio Carta, ha proposto di riservare uno spazio della nostra “Penisola” ad un personaggio di grande spessore umano, che in qualche modo si sia distinto per particolari aspetti legati alla solidarietà, ho aderito con entusiasmo all’iniziativa ed ho cercato, fra i tanti volti conosciuti, quello più consono al progetto. Tuttavia, dopo attenta riflessione ho capito che la partenza non poteva essere tanto lontana dalla nostra realtà. La realtà Anffas. Quale terreno migliore di questo? Ed allora tre sono stati i personaggi che mi hanno conquistato il cuore e dei quali desidero parlare. Tre realtà assolutamente diverse con un unico denominatore in comune: mediare la realtà attraverso i sentimenti. Attraverso il proprio cuore. I tre personaggi sono tutti al femminile: la nostra presidente, Rosina Zandano, la ministra Livia Turco e la cantante Iva Zanicchi. Perché loro? Intanto perché tutte sono presenti nel meraviglioso libro “Per non dimenticare”: Rosina Zandano ne è l’autrice, insieme ad Emilio Carta, Livia Turco è la protagonista di alcuni eventi fra i più significativi ed Iva Zanicchi è stata nel 2004 testimonial dell’Anffas. I loro percorsi di vita hanno seguito itinerari lontani fra loro ma ad un certo punto hanno trovato il modo di ricongiungersi o, almeno, di intersecarsi. Della nostra Rosina Zandano si sa ormai quasi tutto. Delle tappe dolorose della sua vita, superate solo per amore di Robi, del suo dedicarsi ai ragazzi, come lui, svantaggiati, del suo donare tutta sé stessa ad un compito difficile e totalizzante. Del lavoro enorme per ricucire i pezzi di situazioni Anffas di difficile recupero a livello nazionale, dell’aver portato la nostra Associazione “Villa Gimelli” ad uno standard qualitativo veramente ottimale. Ma vi sono anche altri aspetti più nascosti, fra i quali i tanti riconoscimenti che le sono stati assegnati, l’aver contribuito a rendere la nostra immagine vincente, in un mon- Q La solidarietà ha splendidi volti La “nostra” Rosina Zandano con il ministro Livia Turco a Santa Margherita (foto Jolly Verdacchi Genova) do quantomeno distratto, sempre voltato dall’altra parte quando si tratta di situazioni percepite come “diverse”. Ora, anche se il lavoro che ci attende è ancora lungo ed il risultato incerto, molti passi in avanti sono stati fatti nel rendere il mondo della disabilità meno alieno, grazie a lei ed a quelle persone che in questi anni difficili con lei si sono prodigate. Fra i tantissimi riconoscimenti a Rosina Zandano, tutti prestigiosi e di alto valore morale, ricordo il premio “La Rosa Bianca” per la solidarietà. Una rosa bellissima, in filigrana d’argento, donata ad un’altra rosa bellissima, lei. Livia Turco, invece, una vita dedicata alla politica. Una donna forte, che, anni addietro, nelle vesti di Ministro degli Affari Sociali, propose ed ottenne dalla Presidenza del Consiglio e dal Governo un contributo di 20 miliardi di vecchie lire a favore dell’Anffas nazionale, affinché potesse continuare la sua opera nel sociale, ma anche una donna estremamente sensibile che di fronte a noi ed ai nostri ragazzi dice: «Grazie di non avermi parlato dei vostri problemi ma di avermi mostrato la bellezza dei vostri ragazzi». E che dire della cantante Iva Zanicchi? Artista poliedrica, che si è fatta conoscere anche in veste di conduttrice tv e che ha scritto alcuni libri molto belli. Certamente le fa onore l’aver accolto l’invito a diventare testimonial dell’Anffas, unendo la sua immagine a quella di tanti disabili intellettivi della nostra associazione ma anche, per estensione, a tutti gli altri. Bello il suo pezzo per “Famiglia Cristiana” e belle le sue parole: «La vita ci regala splendidi giorni, facciamo in modo che un momento di serenità arrivi anche per loro». “TIGULLIANA”: UNA STIMOLANTE INIZIATIVA IN CRESCITA A SANTA MARGHERITA Turismo e cultura, ecco le idee vincenti di Francesca Laganà on il patrocinio del Comune di Santa Margherita Ligure e in collaborazione con l’Assessorato alla Cultura e l’Associazione Albergatori, l’Anpai-Tigullio Events (che raggruppa un pool di tre associazioni: l’Anpai, “Gente di Liguria” e l’Associazione Internazionale “Amici del Monte di Portofino”) ha varato, da alcuni anni, un vasto programma di eventi condensato in un unico “contenitore”, un grande “progetto culturale”, un insieme di iniziative e di manifestazioni che spaziano dalla cultura al folclore, dalla musica agli incontri, dai dibattiti ai premi letterari, e si snodano durante tutto il periodo che va da gennaio a dicembre. Ogni anno, infatti, vengono realizzati incontri - con nomi qualificanti della cultura, del giornalismo e dello spettacolo - che rappresentano la continuità ed il potenziamento di quanto già attuato dalla “Tigullio Events” negli anni precedenti. Inoltre, in occasione dei conferimenti dei Premi Internazionali C Negli anni passati gli appuntamenti da promossi hanno visto la presenza di personalità del calibro di Indro Montanelli, Enzo Biagi, Mario Luzi, Nicola AbbaNella foto (di Michele Merello), il cantante Vasco Rossi e la scrittrice Nanda gnano, Ardito Pivano, ospiti a Santa Margherita Ligure della “Tigulliana” Desio, Sergio “Golfo del Tigullio”, del Premio Romano, Denis Mack Smith, Er“Fernanda Pivano” e del Premio minio Macario, Bruno Lauzi, Lele Letterario Internazionale “Santa Luzzati, Gino Paoli, Piero Angela, Margherita Ligure - Franco DelpiAlda Merini, Fernanda Pivano, no” (giunto alla trentesima edizioMario Cervi, Piero Ottone, Massine), si crea un vero e proprio dimo Dapporto, Gianfranco Funari, battito tra gli ospiti, i relatori e il Fabrizio Del Noce, Alessandro pubblico, proprio sullo stile della Cecchi Paone, Renzo Piano, Ric“Versiliana”. cardo Muti, Luciano Ligabue, Ci sono poi altre iniziative legate Alain Elkan, Dori Ghezzi, Arrigo alla Liguria e all’ambiente, con la Petacco, Paolo Mieli, Alberto Anpubblicazione delle raccolte antogela, Romano Battaglia, Lorenzo logiche dedicate al mare, all’amJovanotti, Marina Como, Roberto biente, alla riscoperta dei valori Bolle e Carlo Rambaldi (per citare della Liguria anche attraverso il soltanto alcuni nomi tra i più predialetto, il folclore e la gastronostigiosi). Nel 2004 il programma mia. ottenne il premio regionale per i migliori eventi culturali della Liguria da parte del quotidiano torinese “La Stampa”. Quest’anno, gli ospiti che si sono alternati nel “palcoscenico” sammargheritese sono stati molti, ma tra i più significativi ricordiamo: il direttore del TG2 Mauro Mazza, il senatore Giulio Andreotti, l’attrice Mariangela Melato, l’opinionista Roberto D’Agostino, lo scrittore e giornalista Luciano Garibaldi, il cantante Vasco Rossi. Il motivo del successo di questo “contenitore” è presto spiegato. Turismo e cultura, da un po’ di tempo a questa parte, vanno di pari passo. La cultura può diventare il volano del turismo, mentre la tutela dell’ambiente, intesa come risorsa culturale, diventa la principale risorsa turistica di una Città come Santa Margherita Ligure e di un comprensorio così qualificante come quello del Tigullio. Il punto di partenza è, dunque, Santa Margherita Ligure, ma l’auspicio dei promotori è quello di estendere, nel futuro, la “Tigulliana” ad altre realtà del territorio tigullino. 11 SANTA MARGHERITA TRE DONNE CHE SI SONO DISTINTE IN TRE MODI DIVERSI NEL SETTORE SOCIALE Calendario • Martedì 28 novembre Assemblea dei Soci Anffas “Villa Gimelli”. • Da mercoledì 6 a venerdì 8 dicembre, in piazza Venezia a Rapallo, “Mercatino di Natale” con esposizione e vendita dei prodotti dei laboratori di Villa Gimelli. • Domenica 10 dicembre, a Portofino, Giornata di beneficenza a favore dell’Anffas organizzata dal Club Harley Davidson “Portofino Coast Charter”; sfilata delle bicilindriche americane. • Lunedì 18 dicembre “Festa degli Auguri” per il Natale 2006 con celebrazione della Santa Messa presso la sede di Villa Gimelli. • Veneredì 22 dicembre tradizionale Pranzo degli operatori e dei collaboratori dell’Anffas di Villa Gimelli per festeggiare tutti insieme il Santo Natale. BREVI Harley e Villa Gimelli Inaspettatamente si ripete il felice incontro tra l’Anffas di Villa Gimelli e il rombante mondo della Harley-Davidson! Dopo la visita dei soci del club H-Dic Liguria, giunti a febbraio a Villa Gimelli (nella foto) in sella alle loro bicilindriche per portare una ventata di entusiasmo ed allegria ai nostri ragazzi, questa volta è il club Harley Davidson “Portofino Coast Charter” ad organizzare una giornata di beneficenza a favore della nostra Associazione con la consegna di un assegno a sostegno delle attività del Centro. Nel pomeriggio di domenica 10 dicembre, appuntamento dunque nell’incantevole borgo di Portofino, dove i nostri amici motorizzati si riuniranno per esporre le loro moto e per offrire uno spuntino a curiosi ed ammiratori delle Harley. Riso al pesto La Biennale di caricatura di Vercelli, promossa dalla “Famija Varsleisa” (associazione che da oltre 40 anni promuove cultura e tradizione del capoluogo piemontese), si è trasferita nei locali del castello sul mare di Santa Margherita Ligure con il simpatico titolo: “Riso al pesto”. Gemellaggio ideale tra la “capitale europea del riso” e la “patria del pesto”, unite idealmente dalla figura dell’indimenticato Pietro Ardito (nella foto), pittore, disegnatore e soprattutto raffinato caricaturista, che prestò la sua matita al servizio di quotidiani nazionali come “La Repubblica”, “Il Giornale”, ma anche al mensile di Santa Margherita Ligure “Bacherontius”. Proprio per ricordare la figura dell’artista, l’associazione Anpai-Tigullio Events ha istituito una targa in seno alla Biennale vercellese, che il 4 novembre è stata consegnata ad Antonio Tubino, famoso vignettista di Genova già collaboratore della Gazzetta dello Sport e della Settimana Enigmistica. da leggere e da vedere Niccolò Ammaniti Come Dio comanda Mondadori editore - euro 19,00 Ancora una volta Ammaniti ci racconta la storia di un bambino, uno spaccato crudo e reale della vita del protagonista, vittima di un sociale tormentato e difficile. Un libro davvero intenso. ••• Jacky Law Big Pharma Einaudi editore - euro 15,50 Un atto d’accusa alle grandi e potenti multinazionali farmaceutiche; dopo aver letto questo libro vi chiederete se la medicina appena presa fa bene a voi o a loro! ••• Nick Hornby Una vita da lettore Guanda editore - euro 15,50 Il diario informale dei libri letti da Nick Hornby, autentico talento letterario, delle non recensioni per non perdere la voglia di leggere. ••• Giovanni Minoli Eroi come noi Rizzoli editore - euro 17,00 In questo libro la storia di uomini che hanno dato la loro vita per lo Stato, raccontate da un giornalista serio e sempre al passo con i tempi. ••• Gustavo Pietropolli Charmet Non è colpa delle mamme Mondadori Editore - euro 17,00 Dal mito della “madre cattiva”, unica responsabile dei disturbi di personalità dei figli, alle nuove teorie che distribuiscono le responsabilità tra le persone nelle diverse tappe evolutive. ••• Gianpaolo Pansa La grande bugia Sperling & Kupfer - euro 18,00 Un titolo volutamente provocatorio: Pansa non risparmia nulla a quanti hanno criticato la sua ricostruzione degli anni immediatamente successivi alla Liberazione. Titoli selezionati da Valeria Libreria Biblion Via G. Matteotti, 24 A Tel. 0185.233049 RAPALLO Cuochi in festa Si è svolta domenica 22 ottobre, presso la nuova sede di Via Mameli a Rapallo, la tradizionale “Festa del Cuoco” organizzata dalla Federazione Italiana Cuochi. Una nostra delegazione, invitata dal Presidente Mario Colombi e dall’inossidabile cuoco Aldo Siccardi, ha potuto assistere alla bella manifestazione con l’esposizione di artistiche sculture vegetali e la possibilità di partecipare ad un ricco e gustoso buffet. Cena e solidarietà alla Cervara Il Lions Club di Rapallo ha organizzato il 7 agosto una cena nell’incantevole cornice dell’abbazia della Cervara di Santa Margherita Ligure, ospite di Enrico Mapelli, che ha ristrutturato e oggi gestisce questo prezioso patrimonio artistico e culturale del Tigullio. I fondi raccolti nell’occasione sono stati devoluti all’ANFFAS di Villa Gimelli dal neo Presidente Lions Massimo Calabretta, che ha saputo trasmettere un’impronta di grande solidarietà umana sin dall’inizio del suo mandato. Il Premio Rapallo Carige Auguri✳ Silvia Ballestra con il romanzo La seconda Dora è la vincitrice della 22ma edizione del premio Rapallo Carige per la donna scrittrice. Ballestra si è imposta con 21 voti su Isabella Santacroce (18 voti) con il romanzo Zoo e Silvia Di Natale (16 voti) con L’ombra del cerro. La proclamazione della vincitrice e la consegna del premio è avvenuta a Villa Tigullio a Rapallo, presente una nostra delegazione Anffas. ❅ ❆ ❆ ❅ Il comitato di redazione di Penisola e il consiglio direttivo dell’Associazione Anffas “Villa Gimelli” di Rapallo Onlus augurano a tutti Buon Natale e un sereno inizio di Anno Nuovo. Penisola chiude il 2006 con la pubblicazione di soli tre numeri e di questo chiediamo scusa ai nostri gentili lettori. Gli innumerevoli impegni e lo sforzo straordinario per la pubblicazione del libro “Una storia d’amore per la vita” ci hanno fatto accumulare un importante ritardo che non ci ha permesso di rispettare la consueta cadenza trimestrale. Appuntamento al 2007 con rinnovato entusiasmo e la promessa di essere più puntuali nel raggiungere le vostre case! ANNO X - n. 3 2006 Trimestrale della ASSOCIAZIONE ANFFAS “VILLA GIMELLI” Onlus di Rapallo DIRETTORE EDITORIALE Rosina Zandano DIRETTORE RESPONSABILE Emilio Carta COMITATO DI REDAZIONE Giuliana Chiesa (coordinamento) Silvana Campolucci - Maria Rosa Cò Francesco Grandi REDAZIONE E IMPAGINAZIONE Studio Helix Recco - www.studiohelix.it DIREZIONE E AMMINISTRAZIONE Salita Banchi, 20 - 16035 Rapallo GE Tel 0185.289478 - Fax 0185.289191 e-mail penisola@villagimelli.it c.c.b. n. 10092 presso Deutsche Bank - Agenzia A cab 32111 - abi 03104 AUTORIZZAZIONE Tribunale di Chiavari n. 173 del 24.4.1997 STAMPA AGB Busco - Rapallo HANNO COLLABORATO Paolo Cavallo Mario Consiglieri Andrea Darussa Roberto De Lorenzis Marco Delpino Fabrizio Ferrari Francesco Frassi Fabrizia Galli Carlo Gatti Francesca Laganà www.villagimelli.it