Lenti a Contatto - Contact lenses
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Lenti a Contatto - Contact lenses Dicembre 2011, volume XIII, numero 3 La scelta della prima lente morbida di prova: silicone idrogel vs idrogel La ricerca della lente definitiva Trattamento contattologico comparato di aberrazioni oculari di alto ordine residuate da intervento di fotoablazione laser 9° Convegno Assottica. Contattologia What else? Immagini di lac Newton Wesley In ricordo di un pioniere della contattologia Tips & tricks Le nuove frontiere nel mondo delle lenti a contatto giornaliere In libreria Conseguenze dell’uso di cosmetici sulla superficie oculare e durante l’uso di lenti a contatto con il patrocinio di Lenti a Contatto - Contact lenses Dicembre 2011, volume XIII, numero 3 Sommario Editoriale Luigi Lupelli La scelta della prima lente morbida di prova: silicone idrogel vs idrogel pag. 67 Articoli Tim Giles, Inma Pérez-Gómez, Mark Draper La ricerca della lente definitiva pag. 68 Luigi Lupelli, Fabrizio Sasso, Mauro Zuppardo Trattamento contattologico comparato di aberrazioni oculari di alto ordine residuate da intervento di fotoablazione laser pag. 72 Cameron Hudson Conseguenze dell’uso di cosmetici sulla superficie oculare e durante l’uso di lenti a contatto Laura Boccardo 9° Convegno Assottica. Contattologia What else? pag. 79 pag. 84 Laura Boccardo Newton Wesley In ricordo di un pioniere della contattologia pag. 87 Tim Giles, Inma Pérez-Gómez, Cameron Hudson Le nuove frontiere nel mondo delle lenti a contatto giornaliere pag. 88 Rubriche Fabrizio Zeri Immagini di lac Laura Boccardo Tips & tricks Laura Boccardo In libreria pag. 93 pag. 95 pag. 96 con il patrocinio di Lenti a Contatto - Contact lenses Dicembre 2011, volume XIII, numero 3 Lenti a contatto Contact lenses Codirettori scientifici L. Lupelli (Roma), N. Pescosolido (Roma) Comitato scientifico L. Boccardo (Vinci), A. Calossi (Torino), R. Fletcher (London), A. Fossetti (Vinci), P. Gheller (Bologna), M. Lava (Roma), S. Lorè (Roma), A. Madesani (Forte dei Marmi), S. Maffioletti (Padova), L. Mannucci (Padova), U. Merlin (Rovigo), G. Montani (Lecce) M. Pastorelli (Novi Ligure), M. Rolando (Genova), A. Rossetti (Cividale del Friuli), C. Saona (Barcelona), L. Sorbara (Waterloo), M. Zuppardo (Roma), F. Zeri (Roma) Ringraziamenti Si ringraziano A.I.LAC e S.Opt.I. per la collaborazione scientifica Comitato editoriale O. De Bona (Marcon), G. Graviano (Marcon) M. Lava (Roma) Segreteria G. Graviano, O De Bona via E. Mattei, 11 - 30020 Marcon (VE) tel. 041.5939411 e-mail: rivista.lac@cibavision.com Nome della rivista LAC Direttore responsabile Marco Perini Proprietario testata BieBi Editrice Editore BieBi Editrice di Mauro Lampo Via Losana, 4 - 13900 Biella Tiratura Quadrimestrale, 32 pagine Tipografia Arti Grafiche Biellesi Via Biella, 58 - 13878 Candelo (BI) Registrazione Tribunale Biella, in data 6/5/99 al n. 487 Sped. gratuita Numeri arretrati Presso la segreteria 66 Luigi Lupelli Università degli Studi Roma Tre Dipartimento di Fisica - Ottica e Optometria Sebbene vi siano differenze sostanziali tra un paese e l’altro, i contattologi nel mondo scelgono più frequentemente le lenti a contatto (lac) in silicone idrogel piuttosto che quelle in idrogel1. La ragione primaria che ha orientato le scelte degli specialisti è stata la possibilità di prevenire le reazioni ipossiche, sia quelle che si manifestano dopo tempi brevi dall’applicazione che quelle che si manifestano dopo tempi lunghi2. La maggior parte delle reazioni ipossiche è caratterizzata da una natura subdola nel senso che i sintomi soggettivi spesso non sono presenti. Abbiamo così imparato che un microtrauma ipossico cronico può essere presente per mesi, o anche anni, prima di manifestarsi, talvolta in maniera eclatante, con fenomeni di intolleranza rilevante. Stiamo così comprendendo che applicare lac in silicone idrogel ci permette non soltanto di soddisfare le necessità visive e di comfort degli ametropi (ciò accadeva anche con le lac in idrogel) ma rappresenta anche un’assicurazione che tale ametrope potrà scegliere di correggere il proprio difetto visivo con le lac morbide anche dopo 30 o 40 anni di uso. A questo punto credo che abbia senso domandarsi perché ancora oggi alcuni applicatori di lac si orientano nel considerare la lac in idrogel la prima scelta per i propri ametropi? Quello del comfort è ormai un falso problema. Soltanto le prime lenti a contatto in silicone idrogel (vedi Lotrafilcon A o Balafilcon A) scontavano la primogenitura attraverso la difficoltà 67 di gestire l’idrofobia generata dai silossani insieme a inadeguate geometrie del bordo e della superficie posteriore. Rimanere ancorati a quelle esperienze significa non tenere conto dell’evoluzione tecnologica che meritava di avere un materiale con così alte potenzialità nella prevenzione delle reazioni ipossiche. Oggi con le lac in silicone idrogel si ottiene un comfort iniziale che è paragonabile a quello delle lac in idrogel3, mentre nei tempi lunghi (cioè alla fine della giornata), per effetto del minor tasso di disidratazione4, il comfort è addirittura superiore. Non rimane che domandarsi se adottare l’approccio di considerare la lac in idrogel la prima scelta nell’applicazione di lac morbide, non possa considerarsi, specialmente quando il Dk/t medio risulta essere decisamente basso, come con le lac positive o con quelle negative ad alto potere, una scelta poco etica. Il parere dei nostri lettori è, naturalmente, benvenuto. Bibliografia 1. Morgan PB, Woods CA, Tranoudis IG et al. International contact lens prescribing in 2010. Contact lens Spectrum 26 (1): 30-5 2. Holden B, and Lazon De La Jara P. Contact Lenses: optimal visionsub-optimal carrier? Optom Vision Sci, 2007; 84: 365-7 3. Calossi A, Fossetti A, Lupelli L, Zeri F. initial comfort with silicone hydrogels of higher modulus. Contact Lens Spectrum 2008; 23 (4): 50-1 4. Young, G, Riley CM, Chalmers RL, Hunt C. Hydrogel lens comfort in challenging environments and the effect of refitting with silicone hydrogel lenses E DITORIA L E LA SCELTA DELLA PRIMA LENTE MORBIDA DI PROVA: SILICONE IDROGEL VS IDROGEL LA RICERCA DELLA LENTE DEFINITIVA Tim Giles Head of Global Medical Affairs, Vision Care Inma Pérez-Gómez Head of Professional Affairs for Vision Care, EURMEA Mark Draper Global Brand Manager for DAILIES Apparso per la prima volta su Optician, 07.10.11. Si ringraziano gli autori e la casa editrice per la gentile concessione a tradurre e pubblicare l’articolo. "Un viaggio di mille miglia deve cominciare con un singolo passo" Proverbio cinese Leonardo da Vinci aveva abbozzato alcune idee sull’ingegnoso concetto (anche se poco elegante) di posizionare l’occhio a contatto con un'ampolla piena d’acqua, compiendo, in questo modo, probabilmente il primo passo nello sviluppo delle lenti a contatto. Velocemente, in 500 anni, la tecnologia ha fatto passi da gigante, eppure la ricerca della lente definitiva continua. Definiamo la ricerca Negli ultimi 20-25 anni, le lenti a contatto morbide hanno subito una fortissima evoluzione nel tentativo continuo di soddisfare in maniera definitiva i desideri dei portatori di sentirsi come se non s’indossasse alcuna lente a contatto. L’obiettivo sfidante, quindi, è quello di soddisfare le necessità e le aspettative dei portatori di lenti a contatto e degli applicatori. evitando i problemi di comfort quotidiano che contribuiscono all’abbandono dell’uso delle lenti. La motivazione per farlo è veramente inoppugnabile. I benefici che le lenti danno ai portatori sono ben documentati e si possono vedere in ogni attività commerciale del settore ottico. I benefici funzionali come una visione più naturale, l’assenza di impedimenti nella pratica dello sport, niente più occhiali che scivolano o si appannano, sono implementati dai benefici emotivi come: una maggiore sicurezza a scuola per i bambini1, attraverso un aspetto più naturale e il mantenimento di un aspetto giovanile per i presbiti. Inoltre, diversi studi hanno dimostrato come i portatori di lenti a contatto contribuiscano maggiormente al fatturato annuale del punto vendita e siano più fedeli al proprio professionista rispetto a chi utilizza solo gli occhiali2. A questo scopo, la lente a contatto ideale dovrebbe aspirare al “Santo Graal”, ovvero, la fusione vincente dei 4 obiettivi chiave: comfort, visione, salute e praticità. La lente a contatto ideale dovrebbe poter fornire tutte queste caratteristiche a tutti i portatori e per tutto il tempo. Ciascuna caratteristica rappresenta inoltre una proprietà della lente che può entrare in conflitto con uno degli altri obiettivi chiave. Ad esempio, il silicone permette di costruire lenti con una elevata trasmissibilità all’ossigeno, ma le sue caratteristiche idrofobe possono interferire con la bagnabilità della lente: un fattore chiave per vi- Figura 1 Le 4 proprietà chiave che la lente ideale dovrebbe offrire sono: comfort, visione, salute e praticità. 68 T. Giles, I. Pérez-Gómez, M. Draper / Lac - Lenti a contatto 2011; 13: 68-71 A RT IC OL O La ricerca della lente definitiva sione e comfort. Il porto esteso offre praticità, ma comporta rischi leggermente maggiori. La sfida è ottimizzare le caratteristiche desiderate minimizzando i problemi che comportano. Il viaggio Negli ultimi dieci anni abbiamo visto progressi notevoli nelle geometrie delle lenti a contatto e nella chimica dei polimeri. Con la salute come maggiore preoccupazione, la “ricerca” si è focalizzata principalmente sulle lenti a contatto con il Dk/t più alto, per prevenire l’ipossia corneale. La capacità del silicone di trasmettere l’ossigeno in quantità molto superiori rispetto a quelle dei primi idrogel a base di HEMA ha aperto lo sviluppo del materiale del silicone idrogel (SiHy). La tabella 1 fornisce una panoramica delle principali lenti a contatto sferiche in silicone idrogel attualmente disponibili sul mercato. Su numerosi tipi di materiali SiHy sono state apportate delle variazioni, come la massimizzazione del Dk e l’aumento della bagnabilità, nel tentativo di rendere le lenti a contatto più biocompatibili e confortevoli. Diversi produttori hanno affrontato la sfida di rendere le lenti SiHy bagnabili, confortevoli e resistenti ai depositi, utilizzando differenti strategie con diverso esito. Alcune lenti SiHy utilizzano superfici innovative trattate al plasma per aumentarene la bagnabilità, mentre altre incorporano agenti umettanti e cambiamenti del polimero. Soprattutto, l’utilizzo di materiali in Silicone hydrogel ad alta permeabilità all’ossigeno ha ridotto in maniera significativa i casi correlati ad ipossia, sia nel porto diurno che esteso. Le complicanze legate all’ipossia, come microcisti, strie, iperemia bulbare e limbare, sono state praticamente eliminate nei portatori di lenti a contatto in silicone idrogel3. Contemporaneamente agli sviluppi osservati nella chimica dei polimeri, ci sono stati grossi passi avanti anche nella geometria ottica delle lenti, raggiungendo l’obbiettivo di una maggior qualità ottica e una visione più nitida. Le ottiche asferiche correggono l’aberrazione sferica dell’occhio, zone toriche anteriori e posteriori permettono la correzione dell’astigmatismo e diverse geometrie innovative ora correggono la presbiopia. Le lenti a contatto in silicone idrogel ora sono disponibili in un gran numero di geometrie e parametri così da correggere le ametropie sferiche, l’astigmatismo e la presbiopia. Geometrie avanzate hanno reso le lenti morbide toriche molto più confortevoli e la loro applicazione molto più facile e prevedibilie. Inoltre, grazie al Tabella 1 perfezionamento dei metodi e delle tecnologie di produzione, è stato possibile eliminare molte distorsioni ottiche e difetti, vera piaga delle lenti prodotte per stampaggio. Questi miglioramenti significativi hanno spinto le lenti in silicone idrogel verso una posizione di rilievo, dimostrando in Europa una crescita importante rispetto ad altri materiali per lenti a contatto4, e sono generalmente considerate all’avanguardia nella a tecnologia delle lenti morbide. Sicuramente è solo questione di tempo prima che i materiali In Silicone Hydrogel sostituiscano quelli in HEMA, proprio come in passato le lenti rigide gas permeabili (RGP), più permeabili all’ossigeno, hanno soppiantato le lenti in PMMA. Gli ostacoli “Per affrontare il viaggio più difficile dobbiamo procedere un passo alla volta, continuando ad andare avanti” Proverbio cinese Abbiamo già raggiunto l’obiettivo? Non proprio. Nonostante gli impressionanti passi avanti, rimangono diversi problemi irrisolti che ostacolano professionisti della visione, ricercatori, scienziati, produttori (e portatori di lenti a contatto) sulla strada della lente a contatto perfetta. Comfort della lente La paura della mancanza di comfort è la principale barriera per chi prova le lenti a contatto per la prima volta, e il comfort ha una ruolo chiave per i circa 125 milioni di portatori di lenti a contatto nel mondo. Una recente ricerca stima che il tasso di drop-out sia del 15.9% in USA, del 17% nel continente americano, del 31% in Asia e del 30.4% in Europa5. 69 T. Giles, I. Pérez-Gómez, M. Draper / Lac - Lenti a contatto 2011; 13: 68-71 La ricerca della lente definitiva In questo studio il discomfort risulta la prima ragione di abbandono. Il 41.9-52.9% di chi ha abbandonato l’uso delle lenti ha citato il discomfort come ragione principale. Fattori come la geometria della lente, l’appoggio sulla cornea e la formazione di depositi, possono influenzare il comfort durante l’uso delle lenti a contatto. In ogni caso, il sintomo più comune sperimentato con l’uso delle lenti è la secchezza oculare6. A questo proposito, la caratteristica più importante di una lente a contatto morbida è la superficie e la sua interazione con il film lacrimale. Indipendentemente dal motivo, il numero di lamentele relative al comfort e il successivo abbandono delle lenti, indica che il porto delle lenti a contatto morbide non è ancora stato ottimizzato. Stabilità del film lacrimale Un film lacrimale stabile è fondamentale per poter utilizzare le lenti confortevolmente e con successo. Il DEWS (Dry Eye WorkShop, Seminario sull’Occhio Secco) cita la scarsa stabilità del film lacrimale come un meccanismo chiave nel processo della secchezza oculare di origine evaporativa, il che include l’occhio secco associato all’uso di lenti a contatto7. Il film lacrimale si considera stabile quando il film pre-corneale e/o pre-lente supporta in maniera continua l’integrità dei suoi strati così da mantenere la bagnabilità, prevenire la disidratazione e avere una superficie otticamente valida. La ricerca suggerisce che le alterazioni dello strato lipidico abbiano un ruolo predominante nella mancanza di stabilità del film lacrimale. Queste alterazioni consistono in una distribuzione irregolare dei lipidi lacrimali, che comporta l’evaporazione dello strato acquoso e, di conseguenza, la sensazione di secchezza oculare come il discomfort8. Sembra che le lenti a contatto attualmente in commercio possano destabilizzare il film lacrimale, assottigliandone la componente lipidica, come è verificabile dalla diminuzione dei tempi di break-up della lacrima e dalla presenza di staining corneale9. L’uso di lenti a contatto può aumentare l’evaporazione del film lacrimale, contribuendo alla sensazione di secchezza sperimentata dai portatori10. Recentemente, le nuove tecnologie, nel tentativo di risolvere questi problemi, hanno previsto l’inserimento di agenti umettanti e idratanti. In alcuni casi l’agente umettante rimane nella matrice della lente per mantenerne la lubrificazione. In altri casi, l’agente umettante è rilasciato nella lacrima. Il rilascio graduale degli agenti umettanti durante tutto il giorno, attivato dall’ammiccamento, ha dimostrato un’eccezionale stabilità del film lacrimale11. Queste innovazioni sono le benvenute e hanno for- nito un certo grado di miglioramento nel comfort durante l’uso delle lenti a contatto, ma ad oggi, nessuna lente in Silicone Hydrogel offre il necessario supporto allo strato lipidico del film lacrimale. Proprietà di superficie I materiali delle lenti a contatto devono essere progettati o successivamente modificati con lo scopo di sostenere la salute oculare e fornire un comfort continuo. Tuttavia, alcune proprietà di superficie rendono le lenti in Silicone Hydrogel più idrofobiche, legando così i depositi lipidici che, accumulandosi sulle lenti nel tempo, causano discomfort e riduzione dell’acuità visiva12. Per ottenere una vera compatibilità con la cornea e il film lacrimale è necessario che la superficie della lente imiti la cornea stessa, legandosi allo strato acquoso idrofilico ma resistendo ai depositi. Tenendo in considerazione l’alto contenuto d’acqua della cornea e del film lacrimale, una lente con un design unico con contenuto d’acqua variabile dal nucleo alla superficie potrebbe essere una soluzione per mediare tra l’elevata trasmissibilità all’ossigeno delle lenti in silicone idrogel e la naturale composizione del loro punto di contatto. In assenza di una tale “panacea”, la bagnabilità della lente rimane l’obiettivo più importante e forse l’uso di lenti giornaliere è la miglior soluzione a questo insidioso problema. Staining corneale indotto dalla soluzione di manutenzione È stato dimostrato che l’incompatibilità tra il sistema di manutenzione e il materiale silicone Hydrogel può indurre staining corneale13. Lo stesso studio ha dimostrato un’incidenza dello staining corneale inferiore con l’utilizzo di un sistema a base di perossido d’idrogeno in associazione all’uso di lenti SiHy13. Uso di lenti a contatto e eventi avversi Anche se l’uso di materiale SiHy ha eliminato la maggior parte delle complicanze associate all’ipossia, rimangono altri eventi avversi relativi all’uso delle lenti a contatto che possono ancora accadere, come le riposte infettive o infiammatorie. Questi eventi includono ma non sono limitati a: cheratite microbica, microcisti epiteliali, staining epiteliale, infiltrati, cambiamenti delle papille nella congiuntiva tarsale, iniezione congiuntivale, iridite e altre. 70 T. Giles, I. Pérez-Gómez, M. Draper / Lac - Lenti a contatto 2011; 13: 68-71 A RT IC OL O La ricerca della lente definitiva La ricerca continua “Quando hai completato il 95 per cento del tuo viaggio, sei solo a metà strada.” Proverbio giapponese È stata fatta molta strada nella ricerca della lente a contatto definitiva, ma il viaggio non è ancora finito. Sono stati fatti molti passi avanti nelle aree fondamentali del comfort, della visione, della salute e della praticità, ma ne rimangono ancora da fare per poter rispondere alle aspettative e ai bisogni. Le necessità maggiori sono quelle di un maggiore comfort durante l’uso e la riduzione degli eventi avversi. Per i nuovi e gli attuali portatori, il comfort è un bisogno fondamentale, e la stabilità del film lacrimale nel determinare il comfort della lente ha un ruolo ben definito. Citando Brien Holden: “Oggi abbiamo le migliori lenti di sempre: ben progettate, con un’alta trasmissibilità all’ossigeno e con buone superfici. Quello che ci serve è un film lacrimale che si comporti come se la superficie della lente fosse uguale alla superficie oculare. La nostra ricerca indica che la barriera fondamentale al comfort si può superare creando una nuova generazione di lenti a contatto con superfici che rimangono a lungo lubrificate e umettate.”14 Altri due esperti di contattologia condividono lo stesso pensiero: “il discomfort/secchezza è ancora un enigma e il Santo Graal della contattologia è sicuramente una lente a contatto con una superficie tale da permettere la formazione di un film lacrimale stabile come lo è sulla cornea e la congiuntiva” spiega Desmond Fonn15. E secondo Donald Korb: “ Inoltre, sembrano essere necessari nuovi materiali per le lenti a contatto, che si avvicinino ancora di più alla superficie oculare per avere una bagnabilità ottimale”10. Per i professionisti della visione il miglioramento della salute oculare continuerà sicuramente ad essere una necessità primaria nel progresso dei prodotti futuri. Purtroppo non importa quanto siano ben progettate, sviluppate e costruite, nessuna lente a contatto potrà mai evitare totalmente una risposta avversa, in termini di salute oculare. Inoltre dato che la lente non è utilizzata nel vuoto ma nell’occhio del portatore, è soggetta a fattori individuali che non possono essere controllati. I portatori di lenti a contatto, come tutti gli esseri umani, commettono errori, intenzionalmente e non. La mancanza di compliance sarà sempre un problema e per i professionisti che si occupano di salute e sicurezza oculare, sembra prudente adottare moda- lità d’uso delle lenti con il maggiore tasso di compliance, come la modalità giornaliera e mensile16. C’è ancora molto da scoprire, imparare e comprendere. Come già appurato, i benefici che possono derivare dalle lenti a contatto, sia per i vostri portatori che per la vostra attività, sono tanti, quindi i progressi nella tecnologia delle lenti a contatto continueranno, a piccoli passi e salti quantici. Oggi sono in fase di sviluppo lenti a contatto con circuiti incorporati, lenti che rilasciano farmaci e o come inlays e onlays corneale. Quando pensiamo al di fuori del blister, l’unico limite è la nostra immaginazione. Bibliografia 1. Rah M, Walline J, Jones-Jordan L, Sinnott L, Mackson J, et al.: Vision Specific Quality of Life of Pediatric Contact Lens Wearers. Optom & Vis Sci 2010; 87(8): 560-6. 2. Market Basket Study. Opinion Market Research & Consulting GMBH, 2006. 3. Stapleton F, Stretton S, et al.: Silicone hydrogel contact lenses and the ocular surface. Ocul Surf 2006; 4(1): 24-43. 4. Third party industry report, 12 months ending Dec 2010. 5. Rumpakis J. New Data on Contact Lens Dropouts: An International Perspective. Review of Optometry 2010; 147(1): 37-42 6. Riley C, Young G, Chalmers R. Prevalence of ocular surface symptoms, signs, and uncomfortable hours of wear in contact lens wearers: the effect of refitting with daily-wear silicone hydrogel lenses (senofilcon a). Eye Contact Lens 2006; 32:281-286. 7. DEWS Report (no authors) The definition and classification of dry eye disease: report of the Definition and Classification Subcommittee of the International Dry Eye WorkShop (2007). Ocul Surf 2007;5(2):75. 8. McCulley J, Shine W. The lipid layer of tears: dependent on meibomian gland function. Experimental Eye Research. 2004; 78:361365. 9. Korb D, Greiner J, Glonek T. Tear Film Lipid Layer Formation: Implications for Contact Lens Wear. Optometry and Vision Science. 1996; 73(3):189-192 10. Guillon M, Maissa C. Contact Lens Wear Affects Tear Film Evaporation. Eye & Contact Lens. 2008; 34(6):326-330 11. Wolffsohn J, Hunt O, Chowdhury A. Objective clinical performance of ‘comfort-enhanced’ daily disposable soft contact lenses. Contact Lens & Anterior Eye 2010; 33(2):88-92. 12. Carney FP, Nash WL, et al.: The adsorption of major tear film lipids in vitro to various silicone hydrogels over time. Invest Ophthalmol Vis Sci 2008; 49(1):120-124. 13. Carnt N, Wilcox M, et al.: Corneal Staining: The IER Matrix Study. Contact Lens Spectrum 2007; 22(9): 38-43 14. Holden B. Minimizing discomfort. Contact Lens Spectrum. April 2005; Supplement. 15. Fonn D. Preventing contact lens dropouts. Contact Lens Spectrum. 2002;17:26-32. 16. Dumbleon K, Richter D, Woods C, Jones L, Fonn D. Compliance with Contact Lens Replacement in Canada and the United States. Optometry and Vision Science. 2010; 87(2): 131-139. 71 T. Giles, I. Pérez-Gómez, M. Draper / Lac - Lenti a contatto 2011; 13: 68-71 TRATTAMENTO CONTATTOLOGICO COMPARATO DI ABERRAZIONI OCULARI DI ALTO ORDINE RESIDUATE DA INTERVENTO DI FOTOABLAZIONE LASER Luigi Lupelli Università degli Studi Roma Tre, Facoltà di Scienze MM FF NN - Dipartimento di Fisica - Ottica e Optometria Fabrizio Sasso Libero professionista Mauro Zuppardo Università degli Studi di Torino, Facoltà di Scienze MM FF NN - Ottica e Optometria e Primavista Roma Sommario In seguito ad interventi di chirurgia corneale refrattiva un certo numero di pazienti, in special modo quelli con miopia preoperatoria elevata o con ipermetropia, lamenta disturbi visivi come aloni, abbagliamento, diplopia monoculare, sfocamento, immagini fantasma, raggi luminosi che si diffondono da sorgenti luminose. Ciò accade specialmente in condizioni di bassa luminanza ambientale. Ad un soggetto miope, già sottoposto ad un intervento bilaterale di PRK, che riporta tali sintomi, anche con la correzione dell’ametropia residua con occhiali o lenti a contatto (lac) morbide convenzionali, sono state applicate lac in tre diverse opzioni: rigide gas permeabili (RGP) a geometria inversa, morbide spessorate a geometria inversa e RGP a geometria inversa su morbide in silicone idrogel a ricambio frequente (piggyback). Gli effetti sono stati valutati sia attraverso la quantificazione dei sintomi riportati che attraverso la comparazione delle aberrometrie oculari eseguite con le varie modalità di trattamento contattologico. Con tutte e tre le opzioni utilizzate si riducono sia i sintomi che le aberrazioni oculari. I risultati migliori si ottengono con le lac applicate in modalità piggyback, che permettono una completa risoluzione dei sintomi con valori delle aberrazioni oculari vicino alla normalità anche per valori elevati del diametro pupillare, mentre l’applicazione di lac morbide spessorate a geometria inversa è quella che permette di ottenere i risultati meno soddisfacenti. PAROLE CHIAVE: aberrazioni oculari di alto ordine, lenti a contatto a geometria inversa, lenti a contatto piggyback La performance visiva dipende dall’efficienza del sistema neurale visivo e dalla qualità dell’immagine retinica. Questa, in un occhio con mezzi ottici trasparenti, è in relazione alle aberrazioni di basso ordine, di alto ordine e al diametro pupillare. Poiché le aberrazioni di alto ordine contribuiscono al deterioramento della qualità dell’immagine retinica soltanto per il 7%1-2, la correzione, sia con occhiali che con lenti a contatto (lac) o con chirurgia refrattiva, è stata tradizionalmente mirata a compensare le aberrazioni di basso ordine. Nell’ultimo decennio non solo la ricerca di base ma anche la ricerca e la pratica clinica hanno volto lo sguardo anche alle aberrazioni di alto ordine, in particolare l’aberrazione sferica3. Le lac, sia morbide che rigide, sia con superficie personalizzata che non personalizzata, hanno delle notevoli potenzialità nella correzione delle aberrazioni di alto ordine causate da ectasie corneali o per effetto di interventi chirurgici corneali4. Come già descritto in un precedente lavoro4 la chirurgia refrattiva, in particolare quella non personalizzata, può contribuire a incrementare le aberrazioni di alto ordine, soprattutto l'aberrazione sferica. L’aberrazione residuata da interventi di foto ablazione laser della cornea è variabile in relazione a diversi fattori come il tipo e la quantità di ametropia compensata o il diametro della zona trattata. Uno studio recente riporta che il valore di aberrazione sferica post operatorio medio varia da – 0,20 μm a 72 L. Lupelli, F. Sasso, M. Zuppardo/ Lac - Lenti a contatto 2011; 13: 72-78 A RT IC OL O Trattamento contattologico comparato di aberrazioni oculari di alto ordine residuate da intervento di fotoablazione laser +0,60 μm. I dati si riferiscono tutti a interventi che non hanno dato esito a complicazioni5. Con lo sviluppo delle ablazioni personalizzate e, nel caso dell’intervento LASIK, la sostituzione dei microcheratomi meccanici con quello a femtosecondi, molti ametropi, sottoposti a trattamento refrattivo fotoablativo, possono raggiungere una performance visiva soddisfacente6. Comunque alcuni pazienti, in specialmodo quelli con ametropia preoperatoria elevata o gli ipermetropi, possono lamentare disturbi visivi come aloni, abbagliamento, diplopia monoculare, sfocamento, immagini fantasma, raggi luminosi che si diffondono da sorgenti luminose7-8. Ciò accade specialmente in condizioni di bassa luminanza ambientale. Il trattamento di tale sintomatologia è eseguito elettivamente con lac. Di seguito viene analizzato un caso a cui sono state provate diverse opzioni di trattamento con lac con geometria convenzionale al fine di valutare sia le variazioni indotte sulle aberrazioni oculari che gli effetti sui sintomi. Caso clinico Un uomo di 34 anni, in buona salute generale, riporta di avere una visione “tutto sommato soddisfacente” in condizione fotopica e ad alto contrasto, ma inadeguata in condizione mesopica e scotopica, tanto da non consentirgli, tra l’altro, di guidare con sicurezza al crepuscolo e alla sera. Le difficoltà, che il paziente deve affrontare nella visione a basse luminanze, sono legate a sintomi quali aloni intorno alle fonti luminose, immagini fantasma, raggi luminosi che si diffondono dalle sorgenti di luce e diplopia monoculare. Tali sintomi sono insorti sette anni prima, successivamente a un intervento di PRK bilaterale. Lo stato refrattivo pre e post operatorio è riportato in tabella 1. Per circa due anni il paziente ha provato a utilizzare, in maniera saltuaria, delle lac rigide gas permeabili (RGP) a geometria inversa. Con tali lenti la performance visiva era adeguata anche a bassa luminanza ma il loro uso era drasticamente limitato per la ridotta tolleranza. Al momento della presentazione la modalità di correzione preferita dal paziente era Rx OCCHIALI Prima dell’intervento Dopo l’intervento Attuale OD rappresentata dall’uso di lac morbide in idrogel (Nefilcon A) giornaliere OD sf -1,25 D; OS sf -1,75 D. La correzione con lac morbide era supportata dalla somministrazione di farmaci, per ottenere un effetto miotico, a base di brimonidina tartrato allo 0,2 % (Alphagan) e dapiprazolo allo 0,5 % (Glamidol). Lo scopo della somministrazione di questi colliri era evitare che il diametro pupillare aumentasse in condizioni di scarsa luminanza. Anche se, nel caso specifico, l'istillazione di questi colliri riusciva a ridurre i sintomi nelle ore di buio, non poteva essere assunta come soluzione strutturale e duratura al problema per i potenziali effetti collaterali di tipo funzionale (deterioramento della capacità di adattamento al buio) e strutturale (iperemia bulbare e ipotono oculare). Esame obiettivo Biomicroscopia: OO: Iperemia bulbare grado 2,5 (BHVI Grading Scales). Le cornee sono uniformemente trasparenti. Videocheratografia: Le mappe topografiche della cornea dell' occhio destro e dell'occhio sinistro (Fig. 1), evidenziano come la zona ablata sia di piccole dimensioni. Il soggetto, di giovane età, ha un diametro pupillare in condizioni mesopiche di circa 6mm e, quando si trova in condizioni di scarsa luminanza ambien- AV OS AV ND sf -7,75 cil -1,00 ax 180 ND ND sf -1,75 ND 8/10 sf -2,25 10/10 sf -8,50 cil -0,75 ax 160 sf -1,00 cil -0,50 ax 135 (TABO) sf -2,50 Figura 1 Topografia corneale. La mappa riportata fornisce i valori istantanei (a) dell’occhio destro e (b) dell’ occhio sinistro. Tabella 1 Stato refrattivo con occhiali in tempi differenti (AV: acuità visiva). 73 L. Lupelli, F. Sasso, M. Zuppardo/ Lac - Lenti a contatto 2011; 13: 72-78 Trattamento contattologico comparato di aberrazioni oculari di alto ordine residuate da intervento di fotoablazione laser (a) (a) (b) (b) (c) (c) Figura 2 Aberrometria corneale dell'occhio destro con diametro pupillare di (a) 3 mm; (b) 5 mm; (c) 7 mm. Sono riportate da 3 a 5 diverse mappe a codifica cromatica. La mappa A rappresenta il totale fronte d'onda generato dalla cornea. Rispettivamente le mappe B, C, D e E sono la rappresentazione grafica delle singole aberrazioni: astigmatismo, sferica, coma e altri ordini. Figura 3 Aberrometria corneale dell'occhio sinistro con diametro pupillare di (a) 3 mm; (b) 5 mm; (c) 7 mm. Sono riportate da 5 diverse mappe a codifica cromatica. La mappa A rappresenta il totale fronte d'onda generato dalla cornea. Rispettivamente le mappe B, C, D e E sono la rappresentazione grafica delle singole aberrazioni: astigmatismo, sferica, coma e altri ordini. tale può arrivare anche a 8mm di diametro pupillare. Dalle stesse topografie della figura 1 è stato possibile ottenere le aberrometrie corneali attraverso la trasposizione in dati altimetrici. Nella figura 2 (a;b;c) sono riportate le aberrometrie corneali dell'occhio destro, con valori di diametro pupillare rispettivamente di 3mm, 5mm e 7mm. Nelle figura 3 (a; b; c) sono riportate le aberrometrie corneali dell'occhio sinistro, con valori di diametro pupillare rispettivamente di 3mm, 5mm e 7mm. Come è lecito aspettarsi, le aberrazioni di alto ordine, sia nell'occhio destro che sinistro, risultano essere caratterizzate da valori più alti con diametri pupillari maggiori. Tuttavia, alcuni valori di aberra- zione di alto ordine, in particolare aberrazione sferica e coma, presentano un tasso di incremento del tutto anomalo. Infatti per un diametro pupillare di 3mm i valori dell’aberrazione sferica (OD 0,08 μm; OS 0,05 μm) e del coma (OD 0,12 μm; OS 0,08 μm) sono nella media. Con l'aumentare del diametro pupillare l'aberrazione sferica (OD 1,72 μm; OS 1,46 μm) e il coma (OD 0,41 μm; OS 0,20 μm) assumono valori che vanno oltre la media, con il massimo valore per 7 mm di diametro pupillare. Per comprendere meglio lo stato aberrometrico del paziente, è stata eseguita una aberrometria totale, sia per l'occhio destro (Fig. 4a) che per il sinistro 74 L. Lupelli, F. Sasso, M. Zuppardo/ Lac - Lenti a contatto 2011; 13: 72-78 A RT IC OL O Trattamento contattologico comparato di aberrazioni oculari di alto ordine residuate da intervento di fotoablazione laser (a) (a) (b) (b) Figura 4 Aberrometria oculare del (a) l'occhio destro e del (b) l’occhio sinistro. La mappa A è una rappresentazione grafica dell'aberrazione totale del fronte d'onda. La mappa B è una rappresentazione delle sole aberrazioni di alto ordine. (Fig. 4b). I dati che ne risultano (Tab. 2), acquisiti per un diametro pupillare medio di circa 6,3 mm, sono in buon accordo con quelli ottenuti attraverso la topografia corneale e mostrano una relazione compensatoria tra l'aberrazione sferica interna e quella corneale. Trattamento Sono state considerate le seguenti possibilità contattologiche per migliorare la performance visiva: Aberrazioni oculare Totale di alto ordine Sferica Coma Trifoglio OD OS 0,61 μm 0,67 μm 0,38 μm 0,32 μm 0,05 μm 0,32 μm 0,40 μm 0,46 μm Tabella 2 Aberrazioni oculari di alto ordine. Valore totale e delle principali. 75 L. Lupelli, F. Sasso, M. Zuppardo/ Lac - Lenti a contatto 2011; 13: 72-78 (c) Figura 5 Aberrometria oculare dell'occhio sinistro con lenti a contatto. (a) con lac RGP a geometria inversa; (b) con lac RGP a geometria inversa applicata su lac morbida in silicone idrogel (piggyback); (c) con lac morbida idrogel con spessore elevato e a geometria inversa. La mappa A è una rappresentazione grafica dell'aberrazione totale del fronte d'onda. La mappa B è una rappresentazione delle sole aberrazioni di alto ordine. • lac RGP a geometria inversa • applicazione combinata di lac RGP su lac morbide • lac morbide spessorate a geometria inversa Applicazione di lac RGP a geometria inversa Nonostante l’esperienza negativa, riportata dal pa- Trattamento contattologico comparato di aberrazioni oculari di alto ordine residuate da intervento di fotoablazione laser ziente, con le lac RGP è stata riconsiderata tale opzione per valutare sia se poteva essere migliorato il comfort, sia per valutare gli effetti sulle aberrazioni oculari. Dopo aver simulato l’applicazione tramite software dedicato e dopo avere applicato delle lac di prova sono stati decisi i seguenti parametri della lac in materiale Boston XO: OD OS 10/10 sia per l’OD che per l’OS. Non sono riportati disturbi visivi. Il risultato dell’esame aberrometrico totale, limitatamente all’occhio sinistro, è riportato nella figura 5b. BOZR:BOZD (mm) BPR1:BPZ1 (mm) BPR2:BPZ2 (mm) BPR3:TD (mm) BVP (D) 8,85:8,10 7,40:8.70 8,90:9,70 11,20:10,60 -5,75 8,90:8,10 7,30:8.70 All’esame biomicroscopico in luce bianca entrambe le lac appaiono decentrate verso il basso con un movimento verticale post ammiccamento di circa 2,0-2,5 mm. Il paziente riporta che il comfort è decisamente più elevato in confronto alle precedenti lac RGP. Comunque permane una lieve, occasionale, sensazione di corpo estraneo, presente anche dopo circa un mese di adattamento. L’acuità visiva è di 9/10 per l’OD e 10/10 per l’OS. Il risultato dell’esame aberrometrico totale, limitatamente all’occhio sinistro, è riportato nella figura 5a. Applicazione combinata di lac RGP su morbide in silicone idrogel (piggyback) Al fine di valutare se applicare lac RGP su lac morbide (piggyback) era in grado di determinare dei miglioramenti nel comfort e nella performance visiva, sono state applicate le medesime lac utilizzate nell’applicazione convenzionale al di sopra di una lac morbida in silicone idrogel (Lotrafilcon A) con Dk di 140X10-11 unità. Sono state scelte delle lenti di potere positivo (sf +0,50 D) al fine di permettere alle lac di assumere una posizione più centrata. All’esame biomicroscopico in luce bianca le lac appaiono centrate con un movimento verticale post ammiccamento di circa 1,5 - 2.00 mm. Il paziente riporta che il comfort è elevato. L’acuità visiva è di 8,90:9,70 11,20:10,60 -5,25 Applicazione di lac idrogel con spessore elevato e geometria inversa Queste lenti sono di materiale idrogel (HEMAGMA) con contenuto d'acqua del 49 %. Sono progettate per essere applicate su cornee con superficie corneale oblata per effetto di interventi di chirurgia refrattiva. Sono caratterizzate da geometria inversa della superficie posteriore e uno spessore variabile (maggiorato in zone paracentrali. Lo spessore centrale delle lac con potere sferico di - 3,00 D è di 0,25 mm. I parametri geometrici noti delle lac applicate sono i seguenti: OD OS BOZR BPR1 TD BVP 9,20mm 8,50mm 14,50mm -4,25 D 9,20mm 8,50mm 14,50mm -3,75 D Le lenti si presentano centrate, e con un movimento verticale accettabile. Il comfort è elevato e in condizioni scotopiche permane, pur minimizzata, la percezione di aloni intorno alle fonti luminose e raggi che diffondono dalle sorgenti di luce. L'aberrometria oculare dell’occhio sinistro mostra che questo tipo di lente permette una parziale compensazione delle aberrazioni di alto ordine (Fig. 5c). Il potere delle lenti (sf -4,25 D per l'occhio destro, sf-3,75 D per l'occhio sinistro) è maggiore di quello che ci si aspetta essendo le lac in idrogel. Ciò è presumibilmente legato al menisco lacrimale positivo che si forma tra la superficie posteriore della lente e la superficie anteriore della cornea. La diversa entità delle aberrazioni oculari presenti senza le lac e con i diversi tipi di lac, applicate sull'occhio sinistro, sono confrontabili nel grafico della figura 6. Discussione e conclusione Figura 6 Comparazione delle aberrazioni dell’occhio sinistro senza lac e con le diverse lac applicate. Sebbene le varie procedure di chirurgia fotoablativa permettano di correggere il vizio refrattivo con una certa precisione e nello stesso tempo di ottenere 76 L. Lupelli, F. Sasso, M. Zuppardo/ Lac - Lenti a contatto 2011; 13: 72-78 un’acuità visiva ad alto contrasto di 10/10 o superiore, alcuni pazienti possono lamentare la presenza di disturbi visivi, come aloni, abbagliamento, diplopia, sfocamento, immagini fantasma, raggi luminosi che si diffondono dalle sorgenti di luce7-8 che possono compromettere la performance visiva. I disturbi vengono riportati specialmente da soggetti con ametropia preoperatoria media o elevata, nelle ipermetropie e in condizioni di bassa illuminazione dell’ambiente (9-11). Tra i fattori che sono stati imputati essere causa di tali sintomi sono l’incremento delle aberrazioni di alto ordine e l’incremento dello scattering della luce all’interno dell’occhio12-13. Per ridurre o eliminare le aberrazioni di alto ordine indotte dall’intervento foto ablativo è stato proposto l’uso delle lac che abbiano la possibilità di variare il fronte d’onda in modo diverso sia sullo stesso meridiano che nei vari meridiani con lo scopo di ottenere un fronte d’onda piano4. Le lac che possono essere applicate per tale scopo possono essere sia quelle con geometria convenzionale che con geometria personalizzata determinata tramite valori aberrometrici individuali4. Nel caso presentato sono state provati tre diversi tipi di trattamenti contattologici con lac convenzionali. In questi casi il ruolo rilevante nella correzione delle aberrazioni di alto ordine è attribuibile al riempimento da parte del liquido lacrimale dell’interspazio tra la superficie posteriore della lac e la superficie anteriore della cornea. L’effetto sarà massimizzato se si verificano due ulteriori condizioni: incremento dell’area della zona ottica effettiva, al fine di ridurre l’aberrazione sferica, e posizione centrata della lac rispetto alla pupilla in modo che si riduca la coma14. Al fine di ottenere un menisco lacrimale è necessario applicare lac che siano fisicamente rigide oppure lac morbide con spessori elevati e modulo relativamente basso. Due delle opzioni da noi scelte hanno previsto l’uso di lac rigide e in un caso è stata provata una lac idrogel a geometria inversa con spessori elevati e basso contenuto di acqua. I risultati riassunti nel grafico della figura 6 mostrano che: a) con le tre opzioni contattologiche provate le aberrazioni di alto ordine vengono ridotte; b) l’applicazione di lac RGP riduce le aberrazioni di alto ordine in misura maggiore dell’applicazione delle lac morbide spessorate ma in misura minore in confronto all’applicazione di lac in modalità piggyback.; c) la differenza di performance tra RGP e piggyback è dovuta principalmente ad una riduzione sostanziale della coma da parte di quest’ultima opzione. 77 L. Lupelli, F. Sasso, M. Zuppardo/ Lac - Lenti a contatto 2011; 13: 72-78 La minore efficacia nel ridurre le aberrazioni di alto ordine da parte delle lac morbide spessorate è comprensibile perché, nonostante l’elevato spessore, il basso modulo relativo e la geometria inversa tale lac si conforma parzialmente sulla superficie corneale minimizzando l’effetto del menisco lacrimale che ha un ruolo determinante nel ridurre le aberrazioni di alto ordine. Il maggiore effetto di riduzione della coma da parte dell’applicazione piggyback è presumibile che si possa attribuire alla posizione più centrata che assume la lac RGP al di sopra della lac morbida in silicone idrogel. Ciò viene anche favorito dalla possibilità di scegliere una diversa curvatura della superficie anteriore della lac morbida variandone semplicemente il potere diottrico. Va sottolineato che i risultati dei quadri aberrometrici sono stati poi confermati dalla sintomatologia soggettiva riportata dal paziente con le tre opzioni contattologiche provate. I sintomi riportati con l'uso di lac morbide convenzionali si riducono con tutte e tre le opzioni utilizzate. L'effetto maggiore viene ottenuto con l'applicazione piggyback mentre quello meno soddisfacente è ottenuto con l'uso di lac morbide spessorate. In conclusione, se si limita l’analisi a lac con geometria convenzionale, cioè escludendo quelle con geometria calcolata facendo riferimento ai dati ottenuti con l’aberrometro oculare, l’applicazione combinata di lac RGP su lac morbida in silicone idrogel (piggyback) offre maggiori opportunità, in confronto all’applicazione di lac RGP a geometria inversa e a lac morbide spessorate a geometria inversa, per compensare le aberrazioni di alto ordine indotte da intervento di foto ablazione laser a scopi refrattivi. Bibliografia 1. Porter, J, Guirao A, Cox IG, Williams DR. Monochromatic aberrations of the human eye in a large population. J Opt Soc Am. 2001; 18, 1793-1803. 2. Guirao A, Porter J, Williams, DR, Cox, IG. Calculated impact of high order monochromatic aberration on corneal retinal image quality in a population of human eye. J Opt Soc Am. 2002; 19, 620-628. 3. Lupelli L. Tra trifogli e comete. LAC 2011, 13: 3 4. Sasso F, Lupelli L. Lenti a contatto nella correzione di aberrazioni di alto ordine residuate da chirurgia refrattiva. LAC 2011; 13: 15-21 5. Parker KE, Marsack JD, Elswick JD, Brumstetter TJ, Applegate RA. Controlled induction of spherical aberration with custom soft contact lenses. Clin Exper Optom. 2009; 92: 283-288 6. Cochener B. Customized ablations for better visual outcomes. Cataract Refract Surg Today 2011; 6: 26-28 7. Hersh PS, Steiner RF, Brint SE. Photorefractive keratectomy versus laser in situ keratomileusis; comparison of optical side effect. Summit PRK-LASIK Study Group. Ophthalmology. 2000; 107: 925-933 8. Jabbur NS, Sakatani K, O’Brien TP. Survey of complications and recommendations for management in dissatisfied patients seeking a consultation after refractive surgery. J Cataract Refract Surg 2004; 30: 1867-1874. 9. Moreno-Barriuso E, Lloves JM, Marcos S, Navarro R, Llorente L, A RT IC OL O Trattamento contattologico comparato di aberrazioni oculari di alto ordine residuate da intervento di fotoablazione laser Trattamento contattologico comparato di aberrazioni oculari di alto ordine residuate da intervento di fotoablazione laser Barbero S. Ocular aberrations before and after myopic corneal refractive surgery: LASIK-induced changes measured with laser ray tracing. Invest Ophthalmol Vis Sci 2001, 42: 1396-1403 10. Levinson, BA, Rapuano, CJ, Cohen, EJ, Hammersmith, KM, Ayres, BD and Laibson,PR Referrals to the Wills Eye Institute Cornea Service after laser in situ keratomileusis: reasons for patient dissatisfaction. J Cataract Refract Surg. 2008; 34: 32-39 11. Chisholm CM, Evans ADB, Harlow AJ, Barbur JL. New test to assess pilot's vision following refractive surgery. Aviation, Space and Environmental Medicine 2003; 74:551- 559. 12. Chalita MR, Chavala S, Xu M, Krueger RR. 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A myopic patient, already subjected to a bilateral PRK surgery, reports these symptoms, even with residual ametropia correction with glasses or soft frequent replacement contact lenses (CL). Three different CL strategies have been tried: reverse geometry rigid gas permeable (RGP), high thickness soft reverse geometry, and reverse geometry RGP fitted on silicone hydrogel CL (piggyback). The effects were evaluated by the quantification of symptoms and by the comparison of ocular aberrometries performed with the various contact lens modalities of treatment. With all three options both the symptoms and ocular aberrations are reduced. The best results are obtained with Cls fitted in a piggyback modality, which allow a complete resolution of symptoms and the ocular aberrations values are quite normal even with high pupil size, while the application of high thickness reverse geometry soft CL allows to get the less satisfactory result. Key words Ocular high order aberrations, reverse geometry contact lenses, piggyback contact lenses 78 L. Lupelli, F. Sasso, M. Zuppardo/ Lac - Lenti a contatto 2011; 13: 72-78 Cameron Hudson Professional Services Manager CIBA VISION UK e Irlanda Pubblicato per la prima volta su Optometry Today (30.09.2011): “Impact of cosmetics on the ocular surface and contact lens wear”. Si ringrazia l’autore e l’editore per la gentile concessione a tradurre e pubblicare l’articolo. I cosmetici come il mascara e l’eyeliner contengono una larga gamma di ingredienti, inclusi pigmenti, olii, cere e conservanti. Il sito di applicazione porta queste sostanze molto vicino, o a diretto contatto, con le ciglia, la superficie oculare e i tessuti circostanti. L’effetto di queste sostanze sulla superficie oculare (film lacrimale e cornea) non è ancora ben compreso e anche l’impatto dei cosmetici sulle lenti a contatto finora è stato poco studiato. Anche se tutti i cosmetici sono rigorosamente testati prima di essere disponibili per il consumatore finale, numerosi casi di effetti indesiderati sono stati descritti in letteratura. Questo articolo prende in esame le attuali conoscenze sui cosmetici e il loro impatto nella sintomatologia e nell’uso delle lenti a contatto. L’industria cosmetica ha registrato un nuovo record annuale con guadagni più alti che mai. Inoltre, secondo la compagnia di ricerche di mercato NPD Group Inc. ci sono stati dei cambiamenti, a livello demografico, dei consumatori che acquistano questi prodotti. Nel 2005 l’età media delle ragazze che iniziavano ad utilizzare cosmetici era 17 anni, mentre oggi è 13,7 anni1. C’è anche stato un aumento nel numero di prodotti “anti-età” e quindi l’industria dei cosmetici sembra essere orientata alla cura dell’aspetto estetico dei consumatori di età maggiore. Sebbene la stragrande maggioranza dei consumatori di prodotti cosmetici siano donne, sempre più uomini hanno iniziato ad utilizzare cosmetici, in particolare quelli per viso e occhi. Cosmetici e occhi Si stima che approssimativamente il 70% delle donne utilizza prodotti cosmetici per la zona che circonda gli occhi. Questi cosmetici sono solitamente applicati sull’area delle palpebre, sulle ciglia ed anche sul margine palpebrale, in prossimità dei dotti delle ghiandole di Meibomio. Negli ultimi anni, i produttori di trucchi per gli occhi hanno promosso i loro prodotti in base alla loro capacità di resistenza del colore e alle sbavature e alla loro permanenza per tempi più lunghi. Tutte queste caratteristiche ovviamente rendono la rimozione di questi prodotti più difficoltosa. Spesso i cosmetici vengono denominati come “resistenti all’acqua”, questi contengono olii, cere o agenti a base di silicone per favorire la resi- 79 C. Hudson/ Lac - Lenti a contatto 2011; 13: 79-83 Figura 1 Contaminazione del margine palpebrale superiore per via del makeup applicato sul margine palpebrale inferiore. (Cortesia di Alison Ng - Cardiff University). stenza all’effetto delle lacrime e della sudorazione. Attualmente non esistono studi pubblicati che documentano gli effetti contaminanti del make-up sulla lacrima e quindi sulla normale funzione e fisiologia del film lacrimale. Per molti professionisti della visione l’osservazione durante l’esame con lampada a fessura di piccole particelle pigmentate nel film lacrimale è relativamente comune e il passaggio dei prodotti cosmetici (mascara) alla superficie oculare è stato oggetto di indagine recentemente. Goto e collaboratori2 hanno osservato un passaggio del prodotto cosmetico alla superficie oculare relati- A RT IC OL O CONSEGUENZE DELL’USO DI COSMETICI SULLA SUPERFICIE OCULARE E DURANTE L’USO DI LENTI A CONTATTO Conseguenze dell'uso di cosmetici sulla superficie oculare e durante l'uso di lenti a contatto vamente alto dopo soli 30 minuti dall’applicazione, specialmente per chi aveva applicato i cosmetici sul margine palpebrale, dove sono presenti le ciglia, o nei pressi. In ogni caso, studi riguardanti le complicanze associate all’uso dei cosmetici implicano che possono avvenire cambiamenti della fisiologia oculare che interessano il film lacrimale, e studi precedenti hanno collegato l’uso del make-up con la disfunzione delle ghiandole di Meibomio (MGD, Meibomian Gland Dysfunction)3. Anche l’impatto dei prodotti cosmetici che aderiscono alle lenti a contatto durante il loro uso ha ricevuto poca attenzione fino ad oggi e gli esatti effetti sulla visione, sui sintomi di secchezza oculare e sulla tollerabilità delle lenti a contatto sono scarsamente compresi. Cosmetici e lenti a contatto I portatori che utilizzano in contemporanea le lenti a contatto e i cosmetici per occhi espongono le proprie lenti ad un ambiente relativamente ricco di lipidi/ olii4. La capacità dei diversi materiali, in particolare per le lenti in silicone idrogel, di resistere ai depositi lipidici/oleosi è già stata documentata5. Tra gli effetti della formazione di depositi troviamo cambiamenti delle caratteristiche fisiche e/o chimiche della superficie della lente6 e cambiamenti della performance clinica della lente come poco comfort durante l’uso e eventi avversi7,8. Tra le lenti mensili, diversi studi hanno evidenziato la relativa resistenza ai depositi lipidici del materiale silicone idrogel Lotrafilcon B (AIR OPTIX Aqua, CIBA VISION) rispetto ad altre lenti in silicone idrogel disponibili in commercio, sia nei rilevamenti in vitro che in vivo5,9. Questo può essere attribuito, almeno in parte, al trattamento superficiale al plasma, che evita che sostanze esterne (inclusi i lipidi) si leghino alla superficie. Il trattamento superficiale al plasma ha dimostrato di essere utile anche nel resistere alla deformazione della lente dovuta all’esposizione e alla contaminazione da parte di detergenti per il trucco degli occhi a base lipidica, a cui invece altre tipologie di lenti sono state soggette4. La contaminazione delle lenti a contatto sugli occhi può accadere in diversi modi: 1. Gli ingredienti del cosmetico per occhi si legano alla lacrima 2. Attraverso le mani precedentemente esposte a prodotti cosmetici o detergenti 3. Aderenza diretta sulla superficie della lente durante l’applicazione del trucco o a causa di particelle di trucco presenti nel film lacrimale Per il caso del punto 2, bisogna notare che le creme per le mani contengono in abbondanza lipidi come il colesterolo, oli minerali e glicerina che pare si leghino Figura 2 Contaminanti cosmetici sospesi nel film lacrimale precorneale. (Cortesia di Alison Ng - Cardiff University) facilmente alle lenti in silicone idrogel4. In seguito a questa condizione si può verificare il rigonfiamento della lente a contatto e un aumento della sua fragilità, rendendo la superficie della lente più incline ai graffi4. Quindi è fortemente consigliabile lavare le mani accuratamente prima e dopo la rimozione della lente. Legislazione vigente Secondo la direttiva di legge dell’Unione Europea 93/35/EEC, un prodotto cosmetico non deve danneggiare la salute delle persone se applicato in condizioni di uso normali o ragionevoli10. Anche se i prodotti cosmetici sono sottoposti a test rigorosi prima della loro immissione nel mercato, esistono diversi effetti indesiderati che si possono manifestare in maniera moderata su un gruppo di consumatori particolari. Un effetto indesiderato di un prodotto cosmetico è definito come una reazione negativa attribuibile ad un uso normale o ragionevole. In ogni caso, la conoscenza degli effetti indesiderati tra la popolazione è limitata dall’assenza di un sistema di registrazione per tali eventi formale e attendibile, questo risulta generalmente in una registrazione solo parziale. Le guide della Associazione Europea Cosmetici (COLIPA) attribuisce sia al consumatore sia a chi esercita una professione sanitaria il ruolo di riportare gli effetti indesiderati. Per quanto riguarda il professionista della visione, questi è tenuto a riportare effetti indesiderati come condizione allergica o irritazione della pelle, degli occhi o della bocca. Le linee guida della COLIPA suggeriscono che ogni azienda di prodotti cosmetici abbia il proprio sistema di gestione di ogni singolo effetto indesiderato che viene segnalato. 80 C. Hudson/ Lac - Lenti a contatto 2011; 13: 79-83 Figura 3 Muco carico di mascara (Cortesia di Alison Ng - Cardiff University) Risvolti clinici È possibile che i cosmetici abbiano un ruolo nella secchezza oculare, nella instabilità del film lacrimale, nella disfunzione delle ghiandole lacrimali, nelle dermatiti o ipersensibilizzazioni, allergie, infezioni e nella intolleranza alle lenti a contatto. Anche se effetti indesiderati gravi e tossici associati ai cosmetici sono in genere eliminati prima che il prodotto venga immesso nel mercato, effetti indesiderati lievi può essere che non vengano registrati o rilevati. Come si vedrà negli esempi che seguono, i cosmetici possono essere responsabili di un gran numero di effetti indesiderati che il professionista può essere abituato a gestire ma che magari non attribuisce a un particolare tipo di cosmetico o alla sua normale applicazione. Mascara La superficie corneale è esposta alla contaminazione di un’ampia gamma di prodotti cosmetici, per esempio: lacca per capelli, eye liner, ombretto, fard, fondotinta, struccanti... L’effetto esatto di questi prodotti, usati da soli o in combinazione con altri, è estremamente difficile da determinare per scienziati e professionisti clinici. In diversi casi documentati gli utilizzatori di mascara dopo l’applicazione hanno riportato dermatiti da contatto e perdita di ciglia11,13. Reazioni di questo tipo sembrano essere più comuni quando si usano mascara colorati, specialmente quelli che contengono para-fenilendiammina (PPD) o gommalacca11,13. In teoria, tutti i trucchi con pigmenti possono contenere allergeni metallici come il nichel. È stata osservata anche dermatite palpebrale in seguito all’esposizione al mascara e all’ombretto tra consumatori con allergia al nichel14. 81 C. Hudson/ Lac - Lenti a contatto 2011; 13: 79-83 Figura 4 Contaminazione del film lacrimale con mascara effetto glitter (Cortesia di Alison Ng - Cardiff University) Oltre alle condizioni acute, come le dermatiti, sono state riportate anche associazioni a lungo termine. Questo include cheratiti infettive, lesioni congiuntivali pigmentate e un raro caso di ostruzione canalicolare causata dalla presenza di mascara nel dotto lacrimale15. La superficie oculare, il mascara e i microbi Anche se relativamente rare e di lieve entità, le infezioni batteriche della superficie oculare sono più frequenti tra chi usa le lenti a contatto che tra chi non le porta16. Le lenti a contatto morbide sono coinvolte nella metà delle infezioni batteriche corneali, e l’infezione batterica spesso si manifesta quando le lenti sono utilizzate in combinazione ai cosmetici16. Quando il mascara e le lenti a contatto sono usati insieme, il numero di batteri intorno agli occhi può risultare incrementato. Quindi è importante il controllo della crescita batterica nel contenitore del mascara per minimizzare il rischio di infezione. I produttori di cosmetici usano conservanti per evitare che i cosmetici vadano incontro a contaminazione microbica. In ogni caso, l’igiene personale del consumatore influisce su come i contenitori del mascara resistono alla colonizzazione batterica17. L’efficacia dei conservanti del mascara nel resistere alla colonizzazione è stata studiata in precedenza. Un gruppo di studio ha concluso che i conservanti di un certo numero di mascara esaminati erano inadeguati nel prevenire la colonizzazione dello staphylococcus epidermis e della pseudomonas aeruginosa17. Nello stesso studio si è osservato che 6 casi su 7 di infezione corneale da pseudomanas sono successivi ad un abrasione corneale data dalla spazzolina applicatrice per il mascara17. L’uso dello stesso mascara da diversi utenti, come A RT IC OL O Conseguenze dell'uso di cosmetici sulla superficie oculare e durante l'uso di lenti a contatto Conseguenze dell'uso di cosmetici sulla superficie oculare e durante l'uso di lenti a contatto nel caso degli espositori di cosmetici, aumenta fortemente l’esposizione alla contaminazione batterica del contenitore del mascara. Anche l’uso ripetuto dello stesso mascara dalla stessa persona ha lo stesso effetto, sebbene con una minore frequenza. Per evitare le infezioni associate alla contaminazione del mascara, in passato è stato raccomandato che il mascara venisse sostituito ogni 6 mesi per i non portatori di lenti a contatto e ogni 3-4 mesi per i portatori18,19. Invece, risultati più recenti suggeriscono che sia i portatori che i non portatori di lenti dovrebbero sostituire il mascara ogni 3 mesi20. La realtà forse è che la stragrande maggioranza delle persone non sostituisce il mascara fino a quando non è finito, alcuni consumatori addirittura aggiungono acqua o saliva per allungarne la durata, aumentando così il rischio di contaminazione18. Altre istruzioni utili per gli utilizzatori di trucchi sono21: - Non utilizzare i cosmetici in condivisione - Sostituire i cosmetici dopo un’infezione - Non utilizzare un vecchio applicatore con una nuova confezione di cosmetico - Inserire le lenti a contatto prima di truccarsi Un’indagine condotta dall’Università di Alabama ha mostrato che tra i consumatori, il tempo di utilizzo del mascara andava da 6 mesi a 5 anni22. Chi ha condotto l’indagine riferisce anche che il 37% dei contenitori di mascara è risultato positivo ai test per la contaminazione microbica. Uno studio di Pack e collaboratori20 concludeva che “anche se le infezioni attribuibili alla contaminazione del mascara sono raramente documentate, sembra che ciò avvenga. Spesso in un ambiente clinico molto frequentato, il trattamento dell’infezione è, per i professionisti, di interesse maggiore della determinazione della sua causa”20. Impatto sui sintomi di secchezza oculare e lo scarso comfort I segni clinici di alterazioni della superficie oculare non sempre correlano con i sintomi riportati dal portatore, sembrerebbe che chi sperimenta sintomi di discomfort o secchezza oculare (sia tra chi usa sia tra chi non usa le lenti a contatto) potrebbe avere solo occhio secco marginale e non un'alterazione del film lacrimale pronunciata o una patologia della superficie oculare. La rilevazione attraverso metodi clinici della secchezza oculare/discomfort dà una prevalenza di questi inferiore a quella trovata tramite questionari appositi. Per esempio, in uno studio di Caffery e collaboratori23 si identificavano segni clinici di occhio secco nel 13% dei portatori di lenti a contatto. Invece utilizzando questionari for- mulati appositamente per l’occhio secco nello stesso gruppo, sono stati rilevati sintomi di occhio secco nel 50,1%23. Sebbene i questionari siano un mezzo molto sensibile nel rilevamento dei sintomi di secchezza oculare e di discomfort, possono spesso essere visti come una scomodità nella pratica clinica. Michel Guillon e Cecile Maissa, nella ricerca di metodi più semplici per l’identificazione di questi sintomi hanno proposto una serie di domande che possono essere integrate nella routine d’esame per ottenere un’identificazione più efficace24. Queste semplici domande derivano da uno studio in larga scala che ha coinvolto più di 800 soggetti (502 portatori di lenti a contatto e 309 non portatori) che ha identificato (a) la prevalenza dei sintomi, (b) la gravità dei sintomi, (c) il tipo di sintomi (ad esempio, bruciore, secchezza, prurito, dolore) e (d) l’analisi degli ambienti che favoriscono la manifestazione dei sintomi24. Nello studio si è osservata una prevalenza maggiore dei sintomi di secchezza oculare/discomfort nei portatori di lenti a contatto piuttosto che nei non portatori, ma i tipi di sintomi più comuni sono risultati differenti nei due gruppi. I portatori di lenti a contatto erano più inclini a descrivere i propri sintomi in termini di secchezza (secondo il questionario della secchezza oculare di McMonnies), mentre i non portatori erano più inclini a descrivere i loro sintomi in termini di indolenzimento. Tra i portatori di lenti a contatto sintomatici, il 26% sperimentava i sintomi quando portava il trucco; invece tra i non portatori, il 64% li sperimentava in concomitanza all’uso del make-up24. Un’altra osservazione fatta in questo studio è l’alta percentuale di soggetti che sperimentavano i sintomi quando utilizzavano una crema idratante (81% dei portatori di lenti a contatto e l’84% dei non portatori sintomatici). In ogni caso gli autori non hanno osservato se questi risultati erano dovuti alla contaminazione della superficie oculare dalla crema idratante o se gli individui che usano/necessitano di crema idratante (ad esempio per trattare la secchezza della pelle) possono essere più inclini a sperimentare sintomi di secchezza oculare/discomfort. Questo studio dimostra che l’uso del trucco contribuisce ai sintomi di secchezza oculare sia in chi porta le lenti a contatto sia in chi non le porta. Quindi, nella pratica clinica, non bisognerebbe sottovalutare l’importanza del chiedere se si utilizzano prodotti cosmetici24. Nonostante i portatori di lenti a contatto abbiano una maggiore propensione dei non portatori a riportare sintomi di scarso comfort, l’associazione tra 82 C. Hudson/ Lac - Lenti a contatto 2011; 13: 79-83 l’uso del trucco per gli occhi e sintomi di occhio secco sono comuni in entrambi i gruppi. Per i professionisti, decidere quale materiale e/o modalità di porto sia la migliore per un portatore che usa make-up per occhi ha conseguenze importanti per il futuro sviluppo di sintomi relazionati. Le lenti in silicone idrogel riusabili che incorporano un trattamento superficiale al plasma si sono dimostrate più resistenti ai depositi lipidici in condizioni normali d’uso, in particolare le lenti in Lotrafilcon B5. Inoltre, le lenti in Lotrafilcon B si dimostrano resistenti ai cambiamenti fisici nella struttura della lente in seguito all’esposizione a contaminanti comunemente trovati nei prodotti cosmetici4. Si potrebbe pensare che i surfattanti dei prodotti usati per la manutenzione delle lenti rimuovano almeno in parte i contaminanti dei cosmetici dalle lenti, in realtà ad oggi non esistono studi che abbiano investigato la capacità dei diversi prodotti per la manutenzione di rimuovere i contaminanti dei cosmetici dalle lenti. In ogni caso, anche in condizioni normali d’uso (senza gli effetti della contaminazione da make-up) si è dimostrato che rimangono sulla lente, anche dopo la pulizia, una quantità significativa di depositi lipidici e proteici26,27. Quindi, l’esposizione ripetuta delle lenti riutilizzabili ai contaminanti dei cosmetici può essere corresponsabile di una diminuzione, nel tempo, delle performance della lente nonostante la manutenzione quotidiana. Basandosi su questa logica si può anche supporre che le lenti a ricambio giornaliero possano aiutare ad eliminare i cali di performance delle lenti nel tempo dovuti a questa forma di contaminazione. Conclusioni Sebbene l’associazione precisa tra prodotti cosmetici e sintomi sia estremamente difficile da determinare, una associazione esiste e necessita ulteriori indagini. La contaminazione delle lenti a contatto con il trucco può avere effetti che compromettono la performance, le proprietà fisiche e la struttura della lente. L’uso del trucco è strettamente associato ai sintomi di secchezza oculare/discomfort. I professionisti della visione dovrebbero quindi essere attenti al contributo dei cosmetici, alla sintomatologia di occhio secco marginale e scarso comfort e fornire, poi, raccomandazioni appropriate. 83 C. Hudson/ Lac - Lenti a contatto 2011; 13: 79-83 Bibliografia 1. NPD group Inc: Beauty: Tracking new markets. June 2006 2. Goto T et al. Cosmetic product migration onto the ocular surface: exacerbation of migration after eye drop instillation. Cornea, 2010; 29:140-3. 3. Arnold Silk AC. Eye make-up and the soft contact lens wearer. Ophthal Optician, 1982; 2:101-6. 4. Tsukiyama T et al. Influence of eye cosmetics and cleansing products on contact lenses. Journal of Japan Contact Lens Society, 2010; 52:101-7. 5. Carney FP, Nash WL, Sentell KB. The adsorption of major tear film lipids in to various silicone hydrogels over time. Invest Ophthalmol Vis Sci, 2008; 49:120-4. 6. Lorentz H, Rogers R, Jones L. 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A RT IC OL O Conseguenze dell'uso di cosmetici sulla superficie oculare e durante l'uso di lenti a contatto 9° CONVEGNO ASSOTTICA CONTATTOLOGIA WHAT ELSE? Laura Boccardo Contattologia: what else? Un titolo accattivante che si potrebbe tradurre così: che altro, se non le lenti a contatto, potevano portare per il nono anno consecutivo 450 professionisti a Roma per il 9° Convegno Assottica? In effetti, questo congresso autunnale è entrato un po’ nella nostra routine e nel tempo ci siamo sempre più affezionati a un incontro che permette di ritrovare regolarmente tanti colleghi e confrontarsi con esperti internazionali, senza doverli andare a rincorrere per tutto il mondo. Vista questa premessa, non vi stupirete se vi dico che è stato quasi uno shock il discorso introduttivo di Marica Lava, Presidente di Assottica, che ha annunciato due importanti novità: la prima è che il Convegno diventerà biennale e che quindi dovremo aspettare fino al 2013 per la prossima edizione; la seconda è che, a parziale consolazione di chi già se ne sentiva orfano, a breve sarà possibile rivedere su internet gli interventi di questa edizione del convegno. Marica Lava ha poi esposto dati incoraggianti sul- la crescita del mercato italiano, fino a pochi anni fa “pecora nera” in Europa e diventato invece secondo solo al Regno Unito in termini di vendite: un risultato sicuramente positivo e incoraggiante, considerata anche la persistente difficile situazione economica, e dovuto anche all’impegno delle aziende associate ad Assottica nella creazione di eventi di aggiornamento professionale come questo congresso. Prima dell’inizio dei lavori congressuali veri e propri, un importante spunto di riflessione è stato offerto dalla presentazione di Donna Power di Optometry Giving Sight, organizzazione internazionale no-profit che si occupa di intervenire sulla cecità evitabile, formando professionisti della visione soprattutto nei paesi in via di sviluppo. Le sessioni scientifiche sono state moderate da Fabrizio Zeri, docente presso il corso di laurea in ottica e optometria dell’Università di Roma Tre, e hanno visto la partecipazione di molti relatori internazionali, via via presentati dall’attore e presentatore 84 L. Boccardo/ Lac - Lenti a contatto 2011; 13: 84-86 A RT IC OL O 9° Convegno Assottica Contattologia what else? Marco Moscatelli. Quasi tutte le relazioni si sono svolte in inglese, una in spagnolo e due in italiano e naturalmente era a disposizione dei partecipanti un efficiente servizio di traduzione simultanea. Fra una relazione e l’altra, per alleggerire i ritmi dei lavori congressuali, alcuni attori hanno inscenato simpatiche gag sul tema del “Vivere libera-lente!”. Brian Tighe, direttore dell’Unità di Ricerca dei Biomateriali della Aston University di Birmingham, ha aperto i lavori, parlando delle lenti silicone idrogel e dell’importanza dell’evoluzione delle tecniche produttive e dei brevetti di nuova generazione. A seguire, Jeffrey Walline, docente presso il College of Optometry della Ohio State University, ha illustrato lo studio “Needs, Symptoms, Incidence, Global eye Health Trends” (NSIGHT), condotto su 3.800 pazienti con correzione visiva in tutto il mondo. Dallo studio è emersa l’importanza della qualità della visione, come elemento di soddisfazione del portatore di lenti a contatto. Helen Fawkner, docente di psicologia presso la Leeds Metropolitan University, ha invece analizzato, da un punto di vista psicologico, come il tipo di correzione visiva possa influenzare la percezione della propria immagine corporea, soprattutto negli adolescenti. In alcuni casi l’occhiale è interpretato 85 L. Boccardo/ Lac - Lenti a contatto 2011; 13: 84-86 socialmente come un limite fisico, di cui è possibile liberarsi utilizzando invece le lenti a contatto. Ross Grant, fondatore di una società di consulenza con sede a Zurigo, ha descritto da un punto di vista scientifico e clinico, gli effetti dell’interazione tra le superfici delle lenti a contatto e della cornea. Negli anni scorsi molta ricerca è stata spesa sul fronte della trasmissibilità all’ossigeno, ora l’attenzione si sta sempre più spostando verso le caratteristiche di superficie delle lenti a contatto: abituiamoci quindi a termini come coefficiente di frizione e biotribologia, perché ne risentiremo parlare spesso. Graeme Young, direttore dell’Istituto di Ricerca britannico Visioncare Research, ha approfondito l’argomento della gestione dell’occhio secco indotto dalle lenti a contatto. In caso di problemi, il contattologo può agire sulla scelta del materiale e della manutenzione e, inoltre, suggerire una migliore igiene palpebrale, l’uso di umettanti o variazioni della dieta. L’inglese Brian Tompkins, eccezionale nel conciliare intrattenimento e aggiornamento, ha cercato di rispondere alla domanda se i presbiti sono VIP (very important people) e piuttosto VDP (very difficult people). I portatori presbiti sono stati al centro anche dell’intervento di Sfefan Kästner, optometrista tedesco che da anni svolge la propria attività a Brescia. L’applicazione di lenti a contatto nei bambini e negli adolescenti è stata oggetto di approfondimento nel secondo intervento di Jeffrey Walline, che ha presentato i risultati dello studio CLIP (Contact Lenses in Pediatric), da cui emerge che non è l’età a determinare il momento in cui conviene iniziare ad applicare le lenti a contatto, ma piuttosto l’interesse, la maturità e il grado d’indipendenza del bambino. Lo stesso argomento è stato sviluppato da Fernando Hidalgo, direttore del corso di Laurea in Optometria presso l’Università di Madrid, che ha analizzato la performance visiva delle lenti a contatto e degli occhiali negli adolescenti. A chiusura della sessione plenaria di domenica, è tornato Ross Grant, che ha tenuto un intervento 9° Convegno Assottica Contattologia what else? sull’ottimizzazione del business delle lenti a contatto per il punto vendita di ottica. La serata di domenica è stata allietata dalla ormai tradizionale cena di gala, con musiche e danze, per chi aveva ancora qualche energia da spendere. Graeme Young ha aperto la seconda giornata di lavori congressuali introducendo la sessione dedicata ai soggetti astigmatici. Nell’intervento “Applicare lenti a contatto morbide toriche: è semplice”, ha descritto le geometrie e i sistemi di stabilizzazione delle lenti a contatto morbide toriche, illustrando alcune procedure semplificate per l’applicazione e per la soluzione di eventuali problemi. Marco Pastorelli, optometrista a Novi Ligure, ha parlato poi delle opportunità professionali e di business offerte dalla correzione dell’astigmatismo con lenti a contatto. Durante la Scientific Paper Session, Fabrizio Zeri ha presentato una breve rassegna dei poster scientifici italiani, spesso presentati anche ai Convegni Assottica, che negli ultimi anni hanno ottenuto riconoscimenti al livello internazionale, quindi ha condotto una breve discussione con gli autori dei cinque poster presentati nella sessione di quest’anno. Tutti i poster erano frutto di un lavoro di ricerca e sono stati presentati studi su: il dropout in ortocheratologia; la trasmittanza dei materiali per lenti a contatto alla radiazione UV; la tonometria a rimbalzo su lenti a contatto, le motivazioni all’uso e le cause di insuccesso delle applicazioni per presbiopia; e l’impiego dell’aberrometria oculare con lenti a contatto morbide toriche. Alla ripresa delle relazioni scientifiche, Andrea Müller-Treiber, docente di applicazione e clinica delle lenti a contatto all’Università di Scienze della Svizzera nord-occidentale, ha analizzato la relazione tra occhio secco e lenti a contatto in idrogel, facendo riferimento anche alle geometrie delle lenti e alle eventuali interazioni con i liquidi di manutenzione. Molto apprezzato anche il secondo intervento di Brian Tompkins sulla compliance “Fate quello che dico e non quello che faccio”. Bisogna aiutare i pazienti ad avere una maggiore compliance, perché migliore è l’adesione ai comportamenti corretti, maggiore è la soddisfazione nell’uso delle lenti a contatto. A chiusura dei lavori congressuali, si è svolta la lezione magistrale di Brian Tighe, incentrata sul comfort e i fattori che lo determinano, analizzati dal punto di vista dell’interazione tra lente e occhio e gli effetti biochimici dei materiali. Ampia è stata anche la partecipazione ai corsi di approfondimento su argomenti riguardanti l’importanza della manutenzione delle lenti a contatto, il business, le strategie e tecniche per il successo dell’applicazione nelle diverse età della vita, le caratteristiche delle lenti a contatto in silicone idrogel. Per chi non avesse potuto partecipare al convegno di persona, per chi si è incuriosito a qualche argomento leggendo proprio questo resoconto, per chi ha seguito tutto il congresso con le cuffie della traduzione simultanea e ora invece vuole fare un ripasso del suo inglese, per chi ha seguito tutto il congresso senza cuffie facendo finta di sapere l’inglese e invece non ci ha capito niente, per chi ha ballato la sera ed è arrivato tardi la mattina, per chi è andato a fare un riposino nel pomeriggio e per chi è stato tutto il tempo a chiacchierare nel corridoio con i vecchi compagni del corso di ottica che non rivedeva da vent’anni, dal 1° dicembre sarà attiva una piattaforma e-fad, accessibile dal sito www.assottica.it, sulla quale sarà possibile rivedere gli interventi del convegno, sia in lingua originale che in italiano, in attesa di ritrovarci tutti di persona nel 2013. 86 L. Boccardo/ Lac - Lenti a contatto 2011; 13: 84-86 Laura Boccardo Newton K. (Uyesugi) Wesley (1° ottobre 1917- 21 luglio 2011) è stato un optometrista, insegnante, inventore, divulgatore e soprattutto pioniere della moderna contattologia. Wesley era figlio di immigrati giapponesi negli Stati Uniti. Era nato a Westport, in Oregon, a 22 anni gestiva già uno studio di optometria e frequentava la Pacific University. Il suo cognome di nascita era Uyesugi, ma i suoi pazienti non riuscivano a trovarlo sull’elenco del telefono, perché non capivano che la lettera iniziale era la U, quindi Newton decise di inglesizzare il suo cognome, con una grafia più simile possibile alla pronuncia anglosassone. Questa scelta si rivelò utile in tempo di guerra, quando, come molti altri americani giapponesi, la sua famiglia fu internata nel Minidoka War Relocation Center in Idaho. Grazie al suo nuovo cognome Wesley ricevette il permesso di lasciare il campo, mentre sua moglie con i loro due figli, ancora piccoli, furono trattenuti. Wesley si stabilì nel Midwest, frequentò l’Earlham College in Indiana, quindi si trasferì a Chicago, dove, alla fine della guerra, anche la sua famiglia poté raggiungerlo. Fu a questo punto che Wesley iniziò a cercare una soluzione per il proprio problema visivo, da tempo infatti gli era stato diagnosticato un cheratocono e gli era stata anche prospettata la possibilità di perdere completamente la vista a causa di questa malattia. Wesley sapeva che le lenti a contatto lo potevano aiutare a vedere meglio, ma le lenti disponibili negli anni ’40 non erano adatte ad essere portate per lunghi periodi. Per questo motivo Wesley e il suo socio Jessen si impegnarono nello sviluppo di un nuovo tipo di lenti a contatto. Il loro lavoro contribuì in modo significativo allo sviluppo delle lenti corneali in materiale plastico: lenti più piccole, più sottili e ben più tollerabili delle lenti sclerali disponibili fino a quel momento. Nel 1946, Wesley e Jessen fondarono la Plastic Contact Lens Co., che più tardi divenne la Wesley-Jessen Inc. e fu acquisita nel 2000 da Ciba Vision. Wesley fu in prima linea non solo nella produzione delle nuove lenti a contatto, ma soprattutto nella divulgazione di questa tecnologia innovativa presso gli optometristi e presso il pubblico. Negli anni ’50 non era così semplice convincere le persone della sicurezza e dell’efficacia di questi nuovi strumenti correttivi: 87 L. Boccardo/ Lac - Lenti a contatto 2011; 13: 87 per far questo Wesley tenne corsi e presentazioni in lungo e in largo negli Stati Uniti e sfruttò anche la comunicazione televisiva, dimostrando già a quei tempi uno spirito molto moderno. Il suo testimonial televisivo era Leo, un coniglio portatore di lenti a contatto. Per viaggiare più liberamente Wesley imparò anche a pilotare un piccolo aereo privato: evidentemente le sue lenti gli permettevano una visione più che buona, malgrado il suo cheratocono. Negli anni ’50 Wesley si adoperò anche perché il termine “contact lens” entrasse nel dizionario inglese. Nel 1955 Wesley fondò la National Eye Research Foundation (NERF) per promuovere la ricerca nel campo della topografia corneale e le sue applicazioni in contattologia, lo sviluppo di nuovi metodi, tecnologie, lenti e strumentazioni per l’ortocheratologia, la visione dei colori, il campo visivo e l’applicazione di lenti a contatto nell’ipovisione. Il primo congresso mondiale del NERF si è tenuto nel 1959 e Wesley è rimasto presidente di questa fondazione fino al 2000, quando si è ritirato dall’attività optometrica, alla bella età di 83 anni. Nessuno può dire come sarebbe la contattologia moderna se non ci fossero stati uomini come Newton Wesley. Siamo come nani sulle spalle di giganti Bernardo di Chartres A RT IC OL O NEWTON WESLEY IN RICORDO DI UN PIONIERE DELLA CONTATTOLOGIA LE NUOVE FRONTIERE NEL MONDO DELLE LENTI A CONTATTO GIORNALIERE Tim Giles Head of Global Medical Affairs, Vision Care Inma Pérez-Gómez Head of Professional Affairs for Vision Care, EURMEA Cameron Hudson Professional Services Manager, Vision Care UK. Apparso per la prima volta su Optician, 02.12.11. Si ringraziano gli autori e la casa editrice per la gentile concessione a tradurre e pubblicare l’articolo. Tim Giles, Inma Perez e Cameon Hudson spiegano come l’equilibrio fra progresso nel comfort, nella salute oculare, nella biocompatibilità, continuino a rendere il porto di lenti a contatto giornaliere un’opzione accattivante per i pazienti. “Attualmente stiamo entrando in una nuova era… un’era di opportunità sconosciute. Questa nuova era non è rappresentata da un insieme di promesse ma da un insieme di sfide”. Il Presidente statunitense John F. Kennedy pronunciò queste affermazioni, anticipatore degli anni Sessanta1. Queste parole suonano valide anche oggi per noi che lavoriamo nel campo delle lenti a contatto, in quanto consideriamo lo status quo anticipando le tendenze future nell’era del porto delle lenti a contatto giornaliere disposable. Il fatto di portare lenti a contatto una sola volta e gettarle a fine giornata è un concetto molto interessante. Le lenti giornaliere disposable erano progettate per offrire ai portatori comfort, convenienza e facilità nell’uso. Le prime lenti giornaliere disposable sono state lanciate sul mercato nel 1994 e sono diventate una modalità d’uso molto importante rispetto ad altre tipologie, con significativi benefici. Tra le lenti a contatto, queste rappresentano la varietà che ha fatto registrare la più veloce crescita all’interno del mercato europeo2. A supporto della positività dell’esperienza clinica che si vive con questo tipo di lenti, sono disponibili anche i dati di uno studio clinico, da cui emerge che si tratta di una delle più convenienti tipologie di lente a contatto disponibile sul mercato3. Una questione di equilibrio I portatori di lenti a contatto ricercano convenienza, comfort visione nitida e valore. Dall’altro lato i professionisti della cura dell’occhio perseguono: bontà della salute oculare, visione nitida e portatori soddisfatti. La creazione della lente a contatto ideale è simile al risultato che si ottiene risolvendo il Cubo di Rubik: vari fattori differenti fra loro necessitano di essere allineati in maniera precisa e prevedibile, con lo scopo di risolvere il puzzle. Nel caso di lenti a contatto giornaliere disposable questo significa raggiungere gli obiettivi chiave della salute-comfort, visione e convenienza- simultaneamente. Non è così facile come potrebbe sembrare, dal momento che per ciascun obiettivo bisogna riuscire a bilanciare vantaggi e svantaggi. In questo articolo esamineremo tre importanti aree: - Ottimizzazione della salute - Ottimizzazione del comfort - Ottimizzazione della biocompatibilità La sfida è quella di ottimizzare gli aspetti desiderabili e di minimizzare i vincoli che i fattori nominati portano all’interno dell’equazione. Ottimizzare la salute Il caso dell’ossigeno nelle lenti in silicone idrogel (SiH) Cogliere la sfida dell’ossigeno è stato la forza trainante a monte dello sviluppo di materiali in silicone idrogel (SiH). Dieci anni di esperienza clinica hanno 88 T. Giles, I. Pérez-Gómez, C. Hudson / Lac - Lenti a contatto 2011; 13: 88-92 A RT IC OL O Le nuove frontiere nel mondo delle lenti a contatto giornaliere dimostrato che il porto delle lenti a contatto in silicone idrogel (SiH) era un’opzione sana e di successo. I risultati emersi da uno studio clinico di tre anni hanno posto in evidenza una significativa riduzione dei segni e dei sintomi associati all’ipossia corneale nei portatori di lenti in silicone idrogel (SiH) rispetto a lenti con un basso Dk/t in HEMA4. C’è stato un significativo miglioramento nell’iperemia limbare e congiuntivale, lo stesso per quanto riguarda la neovascolarizzazione corneale. È stata inoltre riscontrata una significativa riduzione dei sintomi legati alla percezione della lente come corpo estraneo all’occhio, oltre che sintomi di arrossamento, secchezza, fotofobia e visione sfocata. I materiali in SiH ad alta permeabilità all’ossigeno hanno portato ad una considerevole riduzione delle evidenze ipossiche legate al porto di lenti ad uso diurno, in presenza di condizioni legate all’ipossia come microcisti, strie, iperemia bulbare e limbare, virtualmente eliminate per i portatori di lenti SiH5. Uno dei benefici evidentemente più consistenti osservabili nelle riapplicazioni con le lenti in silicone idrogel è il marcato miglioramento dell’iperemia limbare e congiuntivale. L’iperemia limbare è causata dalla deprivazione di ossigeno della parte periferica della cornea, causando danni alle cellule staminali limbari. Questo espone la cornea a problemi epiteliali, che possono portare ad erosioni corneali ricorrenti, cheratiti croniche e vascolarizzazione5. In ogni caso, la trasmissibilità all’ossigeno necessaria per uno stato di normossia (il livello che consente la normale fisiologia corneale) è stata, fino ad ora, un valore indefinito. La ricerca continua pertanto ad esplorare i livelli minimi di Dk/t che consentono di soddisfare la normale “richiesta” corneale di ossigeno6. Ulteriore elemento che si aggiunge alla complessità del contesto è rappresentato dal fatto che la domanda corneale di ossigeno varia da individuo ad individuo. Alcune cornee sono in grado di tollerare lenti con un valore Dk inferiore rispetto ad altre, che presentano una domanda più elevata. I contributi per rispondere all’ispessimento corneale dipendono da più fattori e non solo dalla tipologia di lente7. Questo suggerirebbe che il minimo rapporto Dk/t è diverso per ciascun individuo ed i dati pubblicati mostrano che fra cornee sottoposte alle stesse condizioni, l’edema corneale varia7,8. Una predisposizione genetica alla distrofia, una storia di traumi o di tossicità, l’età, malattie sistemiche, lo spessore del profilo delle lenti, persino le differenze di altitudine sono variabili in grado di inficiare la normossia9. Con valori di trasmissibilità (Dk/t @ -3.00D) da 86 a 175, le lenti SiH settimanali e mensili attualmente disponibili offro- no ai portatori la possibilità di soddisfare i requisiti di salute che rispondono in modo più soddisfacente alla domanda di ossigeno da parte della cornea rispetto a quanto avviene con le lenti costituite dal tradizionale materiale idrogel. Al momento sono disponibili sul mercato tre tipi di lenti disposable SiH, con un Dk/t@-3.00D il cui range va da 65 a 118. Tutte le altre lenti a contatto giornaliere disposable sono fabbricate o nel tradizionale idrogel (HEMA) o in alcool polivinilico (PVA), con un Dk/t @ -3.00D da 18 a 3710. La verità è che le cornee necessitano di ossigeno; alcune più di altre, e la medesima cornea, sottoposta a differenti condizioni, necessita, in base ad esse, di un fabbisogno di ossigeno differente. Se da un lato non conosciamo quale sia il livello ottimale di Dk/t per ciascun individuo, sappiamo dall’altro che da un incremento della trasmissibilità di ossigeno scaturiscono conseguenze positive. Pertanto risulta sensato utilizzare lenti che consentano di avere la maggior trasmissibilità all’ossigeno possibile per agevolare la risposta al fabbisogno di ossigeno della cornea. Implicazioni pratiche La ricerca di un materiale con un più alto valore di Dk/t è giustificata. Maggiore è il rapporto Dk/t e maggiore è la certezza di andare incontro ai requisiti minimi in termini di ossigeno per ciascun portatore di lenti, su tutta la superficie corneale ed anche per poteri di lente diversi da -3.00D. Ottimizzare il comfort Prevenire il drop-out delle lenti a contatto Il comfort delle lenti a contatto è una questione chiave per i circa 125 milioni di portatori sparsi nel mon- 89 T. Giles, I. Pérez-Gómez, C. Hudson / Lac - Lenti a contatto 2011; 13: 88-92 Le nuove frontiere nel mondo delle lenti a contatto giornaliere do. Molti di questi sono colpiti da una riduzione del comfort durante il ciclo di porto e questo continua a rappresentare la maggior causa di dropout11,12. Negli Stati Uniti si stima che una percentuale pari al 10% dell’intera popolazione di portatori di lenti a contatto ne abbandoni l’uso ogni anno. Tra le cause al primo posto si trova la mancanza di comfort13. Una ricerca più recente effettuata da Rumpakis et al evidenzia che i tassi di abbandono sono molto più alti: 15,9 per cento negli Stati Uniti, 17 per cento nel resto d’America, 31 per cento in Asia e 30,4 per cento in Europa/Medio Oriente ed Africa12. Di nuovo la principale motivazione dell’abbandono che emerge dallo studio di Rumpakis è la mancanza di comfort, come testimoniato dal 42-53 per cento di coloro che hanno deciso di abbandonare. Fra i portatori di lenti, le maggiori cause di riduzione del comfort e conseguente intolleranza sono rappresentate da segni e sintomi di secchezza oculare direttamente legati alle lenti14. I portatori di lenti a contatto sono soggetti 12 volte di più degli emmetropi e 5 volte di più dei portatori di occhiali ai sintomi tipici dell’occhio secco15. Il fatto che siano stati apportati miglioramenti rivolti ai problemi di comfort, con particolare attenzione alla fine della giornata, può rappresentare uno strumento per ridurre il tasso di abbandono delle lenti e per migliorare l’esperienza del porto? Prestiamo attenzione al ruolo che rivestono il contenuto d’acqua, la superficie della lente ed il materiale delle lenti in relazione al comfort. Il ruolo del contenuto d’acqua La disidratazione della lente rappresenta un fattore spesso implicato nei sintomi dell’occhio secco indotta da lente a contatto. Alcuni studi hanno mostrato che le lenti convenzionali (in poli-HEMA) con un maggior contenuto di acqua fanno registrare maggior disidratazione rispetto a lenti con un contenuto di acqua inferiore16. D’altra parte, però, le lenti SiH con un contenuto più basso di acqua possono favorire un miglioramento dei sintomi di secchezza associati alla lente a contatto17, specialmente se associati all’età del portatore18. In ogni caso, fattori diversi dal contenuto di acqua possono contribuire alla disidratazione della lente. Tali fattori sono il potere della lente stessa e lo spessore centrale risultante19, l’ambiente circostante16 e le proprietà idrofile del materiale di cui la lente è costituita20. Uno studio recente ha preso in esame l’entità del tasso di disidratazione di alcuni tipi di lente disposable giornaliera ed a ricambio frequente (sia in SiH che in poli-HEMA), giungendo alla conclusione che l’entità del tasso disidratazione non è probabilmente legato in maniera diretta al comfort. Piuttosto, altri fattori, compresa l’idratazione della superficie e la sua bagnabilità, sono con ogni probabilità più importanti21 (il concetto di bagnabilità fa riferimento alla modalità con cui un fluido si distribuisce su una superficie - più la lente è bagnabile, minore è l’angolo di bagnabilità che contribuisce a migliorare il comfort). Il ruolo della superficie della lente La superficie della lente a contatto in vivo è una complessa interfaccia che interagisce con il film lacrimale precorneale, le palpebre e l’epitelio corneale. Infine, il comfort di una lente dipende dalla sua biocompatibilità con questi ambienti oculari22 (altri fattori che contribuiscono sono la geometria del bordo e lo spessore del profilo). Proprietà della superficie dell’epitelio corneale e del film lacrimale Piccoli microvilli, che si estendono dalle cellule epiteliali della superficie corneale, agiscono come foci per l’attacco della mucina proveniente dal film lacrimale, creando un glicocalice idrofilico che favorisce la bagnabilità, aumenta la scorrevolezza e la continuità del film lacrimale23. Idealmente la superficie della lente dovrebbe sostenere quest’interfaccia. Il film lacrimale consiste di tre strati o fasi: un sottile strato ricco di mucina, adiacente all’epitelio corneale, uno strato intermedio acquoso più spesso ed uno strato lipidico a contatto con l’aria. La ricerca suggerisce che problemi allo strato lipidico giocano un ruolo preponderante nel determinare l’instabilità del film lacrimale, portando così un incremento dell’evaporazione e dell’osmolarità, che a sua volta genera una riduzione delle cellule caliciformi e dei livelli di glicogeno dell’epitelio corneale24. Questi cambiamenti possono indurre una riduzione del comfort e sintomi di secchezza oculare. Con il porto di lenti a contatto, la fisiologia della lacrima può essere influenzata negativamente da un aumento del tasso di evaporazione e dalla riduzione del tempo di assottigliamento della lacrima, spesso riscontrato nella riduzione del BUT (Break Up Time) del film lacrimale25. Gli sforzi rivolti verso le questioni relative a bagnabilità e disidratazione hanno portato anche ad incorporare agenti umettanti e idratanti nei polimeri SiH. Per un ottimo e confortevole porto delle lenti a contatto è necessario che il film lacrimale sia stabile. A questo scopo è necessario che sia il film lacrimale pre-corneale che quello pre-lente siano supportati in modo da mantenere la loro naturale integrità. Ad ogni ammiccamento, le palpebre passano 90 T. Giles, I. Pérez-Gómez, C. Hudson / Lac - Lenti a contatto 2011; 13: 88-92 A RT IC OL O Le nuove frontiere nel mondo delle lenti a contatto giornaliere sulla cornea (o sulla lente a contatto) spazzando via i detriti e ripristinando il film lacrimale (NIBUT Non Invasive Break Up Time) ed il volume della lacrima (area del menisco lacrimale)26. Implicazioni pratiche Sviluppare una superficie di lente a contatto che abbia le stesse proprietà della cornea consentirà di migliorare notevolmente il comfort e la visione per i portatori. Ottimizzare la biocompatibilità Il ruolo del materiale Materiali e geometrie delle lenti a contatto dovrebbero essere naturalmente biocompatibili o resi tali in modo da fornire costantemente comfort e salute oculare. Idealmente la superficie della lente dovrebbe imitare o supportare le caratteristiche fondamentali della cornea e del film lacrimale e consentire alla lente di avere con l’occhio una relazione di mutuo beneficio. Una superficie della lente che imiti la cornea stessa potrebbe aumentarne la biocompatibilità (uno strato lacrimale idrofilico come il glicocalice dell’epitelio corneale, in grado di fornire una superficie lubrica e protettiva per cornea e palpebre) sostenendo il film lacrimale e consentendo un’adeguata ossigenazione per un ampio range di richieste di ossigeno da parte della cornea. L’importanza delle proprietà della superficie delle lenti in SiH Attualmente i materiali delle lenti in SiH contengono un mix di polimeri e segmenti di polimeri idrofilici ed idrofobici. Durante il porto delle lenti, questi polimeri si possono riorientare in modo che ci siano segmenti idrofobici in presenza di lipidi nel film lacrimale o in aria (se il film lacrimale è instabile). Quando si verifica una di queste condizioni (di solito entrambi) la superficie della lente, durante il porto, diverrà progressivamente idrofobica27. Va da sè che i materiali SiH, con la loro predominanza di elementi idrofobici in silicone, rappresentano una notevole sfida per quanto riguarda la produzione di lenti la cui superficie sia altamente umettabile. Implicazioni pratiche Le lenti che possiedono, durante il porto, un’elevata e sostenuta bagnabilità e che dimostrano una buona lubricità rappresentano il futuro dell’innovazione nel campo delle lenti in SiH, dando origine ad una nuova era per le lenti a contatto. Stando ad un articolo di Brien Holden e Desmond Fonn: “Oggi ab- biamo lenti migliori di sempre: ben progettate, con alta trasmissibilità all’ossigeno e buone superfici. Ciò di cui oggi abbiamo più bisogno, è che ci sia un film lacrimale che si comporti come se la superficie sulla lente fosse la stessa superficie dell’occhio…La nostra ricerca indica che la barriera fondamentale al comfort si può superare creando una nuova generazione di lenti a contatto con superfici che rimangono a lungo lubrificate e umettate”28. Conclusioni Salute e comfort continuano ad essere prerequisiti essenziali per il successo delle lenti a contatto. A sostegno di questo, va detto che, chiaramente, il successo nel porto delle lenti a contatto non richiede soltanto adeguata ossigenazione corneale ma anche una superficie che presenti una sostenuta bagnabilità ed una buona lubricità. I portatori di lenti a contatto si aspettano innanzi tutto che le proprie lenti siano confortevoli. Idealmente vorrebbero sentirsi come se non indossassero nulla. Certamente si aspettano una visione nitida e convenienza, ma queste componenti ricoprono uno scarso valore se i portatori sono costretti ad un porto discontinuo a causa della mancanza di comfort delle loro lenti. È l’insoddisfazione rispetto all’esperienza delle lenti a contatto, dovuta principalmente a fattori che si potrebbero evitare, come la mancanza di comfort, a condurre molti consumatori ogni anno a perseguire forme alternative di correzione dei difetti visivi, inclusa la chirurgia. Tenendo presenti queste considerazioni, i ricercatori ed i produttori continuano a sviluppare nuove proposte per migliorare i materiali delle lenti, la geometria e la superficie. Ulteriori progressi nella ricerca chimica sui polimeri e sulla superficie porterà ad avere superfici migliori, bagnabili e lubriche e componenti idratanti che verranno rilasciati o migreranno verso la superficie o verso il film lacrimale durante il porto. Le frontiere della tecnologia delle lenti giornaliere in SiH si espandono sempre di più, aprendo la strada all’innovazione. In relazione alle lenti che i professionisti saranno in grado di fornire ai propri clienti, le nuove tecnologie, la chimica e gli studi clinici assicurano alla nostra industria un futuro brillante ed ottimistico. È inevitabile che noi, in quanto professionisti della cura dell’occhio, dobbiamo essere sempre informati, in modo da incontrare le aspettative dei portatori di lenti a contatto: visione nitida, convenienza, sicurezza e comfort. L’ultimissima frontiera è la combinazione di lenti giornaliere disposable con l’elevata trasmissibilità all’ossigeno riscontrata nelle lenti in silicone idrogel, per far leva sui vantaggi di entrambe le tecnologie. Come disse 91 T. Giles, I. Pérez-Gómez, C. Hudson / Lac - Lenti a contatto 2011; 13: 88-92 A RT IC OL O Le nuove frontiere nel mondo delle lenti a contatto giornaliere l’Ex Presidente degli Stati Uniti: “Ma vi dico che la nuova frontiera è qui, sia che la cerchiamo sia che non la cerchiamo”. Bibliografia 15. 16. 1. “Third Party industry report, Europe”, 12 mesi, terminata nel 2010 2.www.americanrhetoric.com/speeches/jfk1960dnc.htm 3. Davis, R. Customize your patient’s lens wearing schedule. Review of Cornea and Contact Lenses, Giugno 2008; 14-18 4. Bergenske P, et al. Long-term clinical results: 3 Years of up to 30-night continous wear of Lotrafilcon A silicone hydrogel and daily wear of low Dk/t hydrogel lenses. Eye & Contact Lens, 2007; 33(2): 74-80 5. Stapleton F, et al. Silicone hydrogel contact lenses and the ocular surface. Ocul Surf 2006; 4(1): 24-43 6. Fonn D, et al. Can overnight lens induced corneal swelling be minimised to equal no lens wear regardless of oxygen transmissibility? AAO Abstract, November 2010. 7. Moezzi A, et al. A comparison of overnight central corneal swelling across subjects with 4 different silicone hydrogel lenses. Eye & Contact Lens, 2011; 37(2): 61-65. 8. Mueller N, et al. A comparison of overnight swelling reponse with two high Dk silicone hydrogels. Optom Vis Sci, 2001; 78(125): 199-214. 9. Fonn, D, et al. Elemental need: achieving normoxia; measuring oxygen uptake; sustaining limbal health; oxygen measurements and needs. CL Spectrum, August 2005; (S) 1-15. 10. Reeder R. Daily disposable lenses: a look back and ahead. CL Spectrum. April 2010. 11. Young G, Veys J, et al.: A multi-centre study of lapsed contact lens wearers. Ophtalmic Physiol Opt, 2002; 22(6): 516-527. 12. Rumpakis J., New Data on Contact LensDropouts: An Internaitonal Perspective. Riview of Optometry, 2010; 147(1): 37-42 13. Barr JT. 2004 Contact Lens Spectrum, 2005; Jan; 20(1): 26-31 14. Chalmers RL, McNally JJ, McKennedy CD, Robirds SR. The role of 17. 18. 19. 20. 21. 22. 23. 24. 25. 26. 27. 28. dryness symptoms in discontinuation of wear of silicone hydrogel lenses. Invest Ophtalmol Vis Sci: 43s(2002). Nichols JJ, Ziegler C, et al: Self-reported dry eye disease across refractive modalities. Invest Ophtalmol Vis Sci 2005; 46(6): 19111914. Jones L, May C, et al: in vitro evaluation of the dehydratation characteristics of silicone hydrogel contact lens materials. Cont Lens Anterior Eye 2002; 25(3): 147-156 Chalmers R, et al. How much are symptoms of dryness in daily wear hydrogel contact lens wearers alleviated by silicone hydrogel lenses? 2007 ARVO Abstract; 48:5396/B642. Chalmers RL, Hunt C, et al: Struggle with hydrogel CL wear increases with age in young adults. Cont Lens Eye 2009; 32(3): 113-119. Helton Do, Watson LS: Hydrogel contact lens dehydration rates determined by thermogravimetricanalsis. CLAO J 1991; 17(1): 59-61. Larsen D, Huff J, et al; Proton NMR relaxation in hydrogel contact lenses: Correlation with in vivo lens dehydration data. Curr Eye Res 199; 9: 697-706. Jones , Jones LL. In Vitro Bulk . Dehydration Rates of Hydrogel and Silicone Hydrogel Daily Disposable and Frequent Replacement Contact Lens Materials. www.siliconehydrogels.org/posters/dec_10.asp accessed 04711/11. Morris C. high technology contact lens materials and their biomimetic properties. Optician 2008; April 4. Nichols B, Dawson CR, Togni B. Surface features of the conjunctiva and cornea. Invest Ophtal and Visc Sci may 1983; 24:570-576. Murube J. Tear osmolarity. Ocul Surf, 2006; 1: 62-73 Thai LC, Tomlinson A, Doane M. The effect of contact lens materials on tear physiology. Optom Vis Sci, March 2004; 81:194-204 Glasson MJ, Stapleton F, Keay L, at al. Differences in clinical parameters and tear film of tolerant and intolerant contact lens wearers. Invest Ophtalmol Vis Sci, 2003; 44:5116-5124. Epstein AB, Stone R. Surface and Polymer Chemistry: The Quest for Comfort. Review of Cornea and Contact Lenses, April 5, 2010; 147(1): 15-19. Holden B. Minimizing discomfort. Contact Lens Spectrum, April 205; Supplement: 3-4 92 T. Giles, I. Pérez-Gómez, C. Hudson / Lac - Lenti a contatto 2011; 13: 88-92 RUBRIC A IMMAGINI DI LAC PRECIPITAZIONI SULL’ENDOTELIO a cura di Peter G Swann Queensland University of Technology, Brisbane, Australia. Hong Kong Polytechnic University, Hong Kong Fabrizio Zeri CdL in Ottica e Optometria Università Roma TRE. Roma, Italia. Senza ombra di dubbio il paziente più comune visto in ambito contattologico è il giovane bianco adulto miope. L’incidenza di malattie oculari in questo gruppo di pazienti è molto bassa soprattutto se si escludono problemi di natura genetica. C’è una condizione comunque che dovrebbe essere, specie nei maschi, tenuta in considerazione. È la sindrome da dispersione di pigmento (SDP)1 che interessa il 2-4% di queste persone. L’importanza di questa condizione è legata al fatto che una importante quota di questi pazienti (25-50%) potrebbero sviluppare un glaucoma secondario (anche detto pigmentario). La condizione può essere ereditaria come tratto autosomico dominante ed è stata mappata sul settimo cromosoma. E di solito bilaterale e raramente presente in persona con pelle scura come gli africani o gli asiatici. Nei giovani adulti maschi di pelle bianca invece si ha solitamente un’ampia camera anteriore e una grande iride che può inserirsi più posteriormente del normale e incurvarsi all’indietro nella porzione mediana così da generare un significativo contatto tra superficie posteriore e zonula del cristallino. Poiché l’iride si muove avanti e dietro con la dilatazione e il restringimento della pupilla, lo strofinamento tra queste strutture causa la liberazione di pigmento in camera anteriore. Il pigmento si accumula nell’angolo e può pregiudicare la fuoriuscita dell’umor acqueo cosa che può generare una aumento della pressione intraoculare (IOP) 93 Figura 1 La banda di pigmento orientata verticalmente sull’endotelio corneale conosciuta come il fuso di Krukenberg. e condurre al glaucoma secondario. Una sostenuta attività fisica sportiva così come una dilatazione farmacologica della pupilla, per esempio per effettuare un’oftalmoscopia, può esacerbare la dispersione di pigmento tanto che in questi casi è importante rimisurare la IOP dopo la dilatazione. Con l’invecchiamento, poiché il cristallino diviene più spesso, la dispersione di pigmento generalmente diminuisce e può scomparire del tutto. I soggetti sono di solito asintomatici ma i segni della SDP sono potenzialmente molti e vari. In genere è osservabile una banda di pigmento orientata verticalmente conosciuta come il fuso di Krukenberg (Figure 1). Una “spruzzata” di pigmento sulla superficie iridea è facilmente osservabile se il paziente ha un iride chiara. In maniera simile il pigmento può accumularsi sulla zonula, sulla capsula anteriore del cristallino o sulla faccia anteriore del vitreo. Difetti nella transilluminazione radiale iridea possono essere visti denotando aree dove il pigmento è stato sfregato via dalla superficie posteriore dell’iride (Figure 2). La gonioscopia rivela un incremento della pigmentazione delle strutture dell’angolo della camera anteriore (Figure 3). La linea di Schwalbe è di solito chiaramente delineata e un’altra zona di pigmento (linea di Sampaoelesi) è spesso presente appena anteriormente alla linea di Schwalbe. Se il soggetto ha già un glaucoma pigmentario possono essere visti segni come un’escavazione patologica del disco ottico, una riduzione del campo visivo o una IOP elevata. Anche una degenerazione a palizzata nella retina periferica può associarsi a questa condizione (in circa il 15 % dei casi). Immagini di lac Precipitazioni sull'endotelio Figura 2 Difetti nella transilluminazione radiale iridea in una donna di 50 anni bianca, moderatamente miope con glaucoma pigmentario. La IOP era di 55 mmHg in ogni occhio. posteriore della membrana di Descemet è la guttata corneale. In questo caso si è in presenza di cambiamenti tipicamente legati all’età, che non sono associati all’uso di lenti a contatto. La gestione dei pazienti che sono asintomatici e che non hanno glaucoma pigmentario richiede un monitoraggio ogni 6 mesi con invio all’oftalmologo per l’esame della retina in dilatazione. Un aumento della IOP e/o una condizione di glaucoma possono essere gestite appropriatamente con terapia medica o chirurgica. Al dunque, in caso di precipitazioni sull’endotelio non va aperto l’ombrello ma accesa e adeguatamente usata la lampada a fessura!! Ringraziamenti Un particolare ringraziamento agli optometristi Dennis Da Rin e Darren Macpherson, di Brisbane in Australia per il permesso ad usare la foto riportata in Figura 1. Bibliografia 1. Bruce AS, O’Day J, McKay D, Swann PG. Posterior eye disease and glaucoma A-Z. 2008, Elsevier, London, p140, 212. 2. Efron N. Contact lens complications. 1999, Butterworth-Heinemann, Oxford, p129-132. Figura 3 Marcata pigmentazione delle strutture dell’angolo in un donna bianca di 35 anni visibile in gonioscopia. La linea di Schwalbe e quella di di Sampaoelesi sono indicate rispettivamente da una linea lunga e corta. La IOP era nella norma così come il disco ottico e il campo visivo. Questa degenerazione occorre più comunemente in miopie moderate, non è legata all’età e può predisporre a rotture e distacchi. La SDP deve essere differenziata da altre condizioni accompagnate da precipitati di varia natura sull’endotelio2. La rugiada endoteliale è una di queste condizioni, potenzialmente legata all’uso di lenti a contatto (soprattutto in caso d’intolleranza) caratterizzata dalla presenza sulla superficie endoteliale di piccole particelle chiare come la rugiada. I precipitati corneali possono essere anche pigmentati come in caso di uveiti. Un’altra condizione che si caratterizza con l’accumulo di collagene sulla superficie 94 RUBRIC A TIPS & TRICKS a cura di Laura Boccardo Lenti a contatto progressive: tanti suggerimenti dall’ultimo convegno Assottica A occhio, direi che circa la metà dei controlli della vista che svolgo, riguarda pazienti presbiti, eppure la percentuale di questi che portano lenti a contatto, è tuttora piuttosto esigua. La presbiopia rappresenta un ampio territorio di conquista: a noi tocca il ruolo dei coloni, che spingono sempre più in avanti questa ideale “frontiera mobile” fra il territorio dei giovani, colonizzato dalle lenti a contatto, e il territorio dei presbiti, tutto da conquistare. Si comprende quindi il grande interesse suscitato dall’argomento durante il recente convegno Assottica. Diversi relatori hanno dato suggerimenti, che possono essere utili per tutti. Occhio secco Dopo una certa età, i problemi lacrimali sono sempre più frequenti, soprattutto nelle donne. Di questo bisogna tenere conto quando si affronta un’applicazione per presbiopia: prima di tutto è necessario risolvere i problemi legati all’occhio secco, altrimenti tutte le lenti a contatto falliranno. (B.Thompkins) Ampia scelta di lenti di prova Le difficoltà con un tipo di lenti non indicano un’impossibilità ad adattarsi alla correzione della presbiopia in generale. Attualmente sono disponibili molti approcci diversi al problema (giornaliere, mensili, centro lontano, centro vicino, monovisioni variamente modificate). È opportuno tenere in studio un ampio stock di lenti di prova di diversi materiali e geometrie, per poter provare subito diverse soluzioni. 95 Specchio delle mie brame... Per facilitare l’inserzione delle lenti anche per chi, in quanto presbite, non vede bene da vicino, è utile avere a disposizione uno specchio ingrandente. Test di dominanza Il test di dominanza più significativo, quando si deve determinare quale occhio favorire nella visione per vicino, è quello eseguito con una lente positiva. In visione binoculare per lontano si antepone una lente di +1,50 D prima davanti ad un occhio e poi davanti all’altro, verificando in quale posizione la lente è meno disturbante. Quello sarà l’occhio su cui mettere l’addizione maggiore. (Sfefan Kästner) E se il presbite proprio non vede la lente da mettersi? Tutti sappiamo che il portatore esperto di lenti a contatto se le mette anche senza specchio, anche al buio, anche senza tenersi le palpebre aperte… oserei dire, che se le mette anche a occhio chiusi! Il problema è imparare e questa fase di addestramento può essere particolarmente difficoltosa se ci si avvicina alle lenti a contatto quando ormai la presbiopia ha bussato alla porta e non c’è un po’ di miopia a darci una mano. Gasson e Morris, nel loro manuale clinico, suggeriscono di colorare con un po’ di fluoresceina la lente con cui si fanno le prove di inserzione e rimozione, per facilitare la visibilità della lente finché il paziente non acquisisce un minimo di dimestichezza con queste manovre. Andrew Gasson, Judith A. Morris, The Contact Lens Manual Dominanza da lontano, dominanza da vicino Siamo sicuri che l’occhio dominante da lontano sia lo stesso che il paziente usa come dominante da vicino? Per verificarlo, facciamolo guardare in uno specchio molto stretto, largo al massimo un paio di centimetri: occludendo alternativamente i due occhi, sarà possibile capire con quale occhio il paziente si sta effettivamente guardando. Per fare questo, un metodo molto semplice, che ho visto usare dal collega Luigi Lupelli, è quello di appoggiare due fogli bianchi su un semplice specchio da banco, lasciando circa un dito di spazio libero fra i due fogli. Un altro sistema simpatico per verificare la dominanza da vicino è quello di guardare il fondo di una bottiglia attraverso il collo della bottiglia stessa: occludendo gli occhi alternativamente si potrà verificare che solo un occhio (quello dominante) guarda dentro la bottiglia, mentre l’altro guarda fuori. Avete un piccolo trucco o qualsiasi suggerimento che possa risolvere i problemi più comuni che si incontrano nella pratica contattologica di tutti i giorni? Avete piacere di condividerlo con i colleghi? Inviate i vostri Tips&Tricks alla redazione di LAC. RUBRIC A IN LIBRERIA THE CONTACT LENS MANUAL a cura di Laura Boccardo 4a edizione Andrew Gasson, Judith A. Morris 2010, Butterworth Heinemann Elsevier 438 pagine con oltre 100 grafici e illustrazioni a colori Copertina morbida Lingua inglese www.elsevierhealth.com È uscita la quarta edizione del manuale di lenti a contatto di Gasson e Morris. L’edizione precedente risaliva al 2003: confrontando le due versioni si capisce quanto sono cambiate le lenti a contatto negli ultimi anni. La contattologia disposable è la realtà con cui ci confrontiamo tutti i giorni, questo non implica una minore professionalità del contattologo. Nei vecchi libri, l’applicazione delle lenti a contatto era affrontata più che altro come un problema “geometrico”, legato a raggi, diametri, frecce, solleva- menti. Senza dimenticare questi concetti di base, nei testi di nuova concezione sempre maggiore spazio è dedicato alla manutenzione, istruzione e gestione del paziente, compliance e follow-up. Una minore preoccupazione nei confronti caratteristiche geometriche della lente non significa una gestione più frettolosa dell’applicazione, ma piuttosto una maggiore attenzione alla persona, rispetto all’oggetto. La struttura del libro è molto schematica, come le edizioni precedenti. Si parte da argomenti assolutamente propedeutici: anatomia e fisiologia del segmento anteriore, proprietà fisiche dei materiali, processi costruttivi, strumenti diagnostici. Poi si passa alla descrizione dei sistemi di registrazione dei dati clinici, l’igiene e le procedure da rispettare in studio, la discussione con il paziente e l’esame preliminare, l’occhio secco e i materiali per le lenti a contatto. Dopo sette capitoli, si inizia finalmente a parlare di applicazione di lenti a contatto, partendo dalle lenti RGP sferiche. L’ultimo capitolo della sessione sulla contattologia rigida, è dedicato all’ortocheratologia. Uno spazio analogo è dedicato alle lenti morbide sferiche, idrogel e silicone idrogel, disposable e a ricambio programmato, a porto giornaliero e continuo. Una sessione è dedicata alle lenti toriche e per presbiopia, sia rigide sia morbide, anche disposable, con qualche accenno anche alle lenti cosmetiche e all’utilizzo delle lenti a contatto nella pratica sportiva. La sessione sulla gestione del paziente comprende capitoli sulla manutenzione delle lenti, l’istruzione del paziente, le visite di controllo e le complicanze. Nell’ultima sessione sono trattate la contattologia pediatrica, le lenti terapeutiche e le applicazioni più complesse in caso di cheratocono, afachia, trapianto, albinismo o chirurgia refrattiva. Di questi ultimi argomenti il libro offre una trattazione molto introduttiva e schematica, che può avvicinare l’applicatore alla tecnica, senza esaminarla esaustivamente. Isolati dal testo e racchiusi in riquadri colorati, facilmente identificabili, gli autori hanno inserito molti suggerimenti pratici, da applicare subito nella clinica. Nelle appendici sono elencati una serie di siti web, per mantenersi sempre aggiornati e trovare utili risorse on line. La nuova edizione del manuale è tutta a colori, ma in realtà le figure sono molto semplici e in alcuni casi eccessivamente schematiche. Per fortuna, il testo è completato da un DVD che contiene un vasto repertorio di materiale iconografico di buona qualità e alcuni brevi filmati. Inoltre, il DVD contiene una serie di software per il calcolo e la simulazione delle lenti a contatto. In sintesi, il manuale comprende tutte le nozioni che un contattologo dovrebbe acquisire all’interno di un corso di contattologia di base. Può essere una risorsa molto utile per gli studenti, anche dei corsi di laurea, in cui la frammentazione dei vari insegnamenti, suddivisi fra esami diversi, a volte fa perdere di organicità a una materia ricca come la contattologia. Per il professionista, The Contact Lens Manual è una risorsa altrettanto utile, per avere sottomano tutti i riferimenti più importanti e alcuni pratici strumenti di lavoro. 96 tredicesimoanno In copertina foto di Dennis Da Rin e Darren Macpherson (vedi all’interno del numero la rubrica Immagini di Lac) 03> 9 7 7 0 0 0 2 0 3 8370 Poste Italiane. Spedizione in a. p. - 70% - DC/DCI/VC nr 3- 2011 Banda di pigmento orientata verticalmente sull’endotelio corneale conosciuta come il fuso di Krukenberg.
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