L`ira di Berlusconi: se non mi tutelano saltano le
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L`ira di Berlusconi: se non mi tutelano saltano le
Direttore Ezio Mauro Fondatore Eugenio Scalfari NZ ANNO 39 - N. 80 IN ITALIA € 2,00 con il Venerdì e “D” R2/ LA STORIA ALLE 19 RSERA SUI TABLET TUTTE LE NOTIZIE IN UN CLIC CON REPUBBLICA+ L’INFORMAZIONE RADDOPPIA L’alba del Ruanda vent’anni dopo l’onore di un paese nato nel sangue L’ultima battaglia dell’America caccia ai bracconieri di sequoie PIETRO VERONESE E SCHOLASTIQUE MUKASONGA FEDERICO RAMPINI L’ira di Berlusconi: se non mi tutelano saltano le riforme R2/ LA CULTURA LA CITTÀ COME NEGLI ANNI ’50 Autobiografia di Scalfari la scrittura e il desiderio Il fondatore di “Repubblica” compie novant’anni la sua cronaca di una vita > Letta e Verdini da Renzi: senza agibilità il patto si rompe > Il premier: non vedo il Cavaliere, ma l’accordo reggerà MASSIMO RECALCATI Q SERVIZI ALLE PAGINE 2 E 3 IL CASO MAPPE L’INTERVISTA Cosentino in carcere ora dica ciò che sa Il male del Veneto ROBERTO SAVIANO ILVO DIAMANTI UWAIT-Casal di Principe. Se dovessi trovare una sintesi al potere politico di Cosentino utilizzerei soltanto queste due parole: Kuwait e Casal di Principe. Il nuovo arresto di Nicola Cosentino non riguarda solo la sua famiglia, la Campania, la politica meridionale e i fatti criminali locali. INCHIESTA dei magistrati di Brescia contro gli indipendentisti veneti può avere effetti pericolosi. Almeno quanto le iniziative e i comportamenti perseguiti. Perché, al di là del merito delle indagini, rischia di ridurre a caricatura un fenomeno complesso e fondato, che supera i confini della regione. K Parla Orlando “Il mio piano per la giustizia” L’ LIANA MILELLA A PAGINA 4 SEGUE ALLE PAGINE 14 E 15 LA BCE POTREBBE CREARE MONETA, SPREAD GIÙ Deflazione, Draghi pronto alla svolta Lo Shard e la cattedrale di Saint Paul avvolti dall’inquinamento IL RETROSCENA Il sentiero americano FEDERICO FUBINI centrale europea ha guadagnato qualche settimana di tempo, ma solo i prossimi mesi diranno se quello di ieri è stato davvero un punto di svolta. L A BANCA SEGUE ALLE PAGINE 10 E 11 40404 VENERDÌ 4 APRILE 2014 R2/ LA COPERTINA SEGUE A PAGINA 33 ALVOHXEBbahaajA CIDEDIDODS 9 770390 107009 www.repubblica.it CS-RT ROMA. La banca centrale europea dà i primi segni di voler reagire al rischio di deflazione in Europa. Se necessario, anche ricorrendo a leggeri prelievi sui depositi delle banche commerciali presso l’Eurotower o la creazione di moneta per comprare titoli sul mercato. Mario Draghi ha detto però che la banca centrale aspetta altri dati prima di decidere se e cosa fare. Lo spread Bund-Btp a dieci anni è caduto a 165 punti. cielo disegnato da Renzo Piano sul Tamigi è il più alto d’Europa. Diventano spettri i ponti sul fiume. Resta visibile solo il cupolone della cattedrale di St. Paul. La colpa, a dar retta al primo ministro, è della sabbia del Sahara, trasportata fino a Londra dal vento. PETRINI ALLE PAGINE 10 E 11 A PAGINA 25 CON UN COMMENTO DI JOHN LLOYD Mario Draghi Torna il fumo di Londra ma stavolta è solo smog UANDO uno psicoanalista si interessa di una biografia non è per raccogliere i dettagli della cronaca di una esistenza ma per provare a individuare quei tratti che, nel variare infinito delle esperienze e degli eventi, hanno conferito una forma singolare ad una vita. Nel caso di Eugenio Scalfari, per come egli si descrive nel suo Racconto Autobiografico, uno di questi tratti, se non il tratto principale, è la vocazione della scrittura («la mia vera passione era quella di scrivere»). “Vocazione” non è un termine qualunque. Per la psicoanalisi esso traduce la parola tedesca Wunsch con la quale Freud descriveva il desiderio. Dunque per Scalfari, che domenica compie novant’anni, la scrittura è stata la manifestazione più forte, più costante e più imprescindibile, del suo desiderio. Qualcosa di cui sarebbe per lui, come afferma a conclusione del suo racconto, «impossibile fare altrimenti». Questa vocazione è ciò che lo rende un testimone. ALLE PAGINE 40 E 41 DAL NOSTRO CORRISPONDENTE ENRICO FRANCESCHINI LONDRA SCOMPARSA la città. Non si vede più lo Shard, e dire che il gratta- È VIA LIBERA DEFINITIVA AI TAGLI R2/ IL REPORTAGE Province cancellate a metà ecco le poltrone che resistono Viaggio nello zoo di Copenhagen “Qui comanda la legge della savana” LA POLEMICA PAOLO GRISERI A PROVINCIA è morta, viva la Provincia. Dopo anni di discussione è stata approvata la legge che «riordina» le 107 Province italiane. Le «riordina» perché non le abolisce. Rimarranno in piedi e, anzi, aumenteranno i loro compiti, se si deve credere ad Antonio Saitta, Presidente dell’Unione degli enti dati prematuramente per morti, in teoria il politico italiano che ieri avrebbe dovuto indossare la grisaglia delle giornate tristi. L ALLE PAGINE 6 E 7 Gli stipendi d’oro degli ambasciatori quei 600mila euro da sforbiciare Il ministro Mogherini: risparmi per 108 milioni ALESSANDRA BADUEL A PAGINA 16 DAL NOSTRO INVIATO IL RACCONTO MAURIZIO CROSETTI COPENHAGEN ESETTE giraffe sembrano danzare L attorno a un cerchio, voltandosi insieme al più piccolo rumore. Però ne manca una. Si chiamava Marius, il 9 febbraio l’hanno uccisa sparandole un chiodo in testa, poi l’hanno squartata per mostrare ai bambini com’era fatta dentro, infine l’hanno data in pasto ai leoni. E proprio quattro di quei felini li hanno uccisi col veleno. Qui, nello zoo di Copenhagen. A PAGINA 36 Usa-Russia, tregua nella guerra fredda per proteggere sei astronauti In una sonda comune a 400 km dalla Terra VITTORIO ZUCCONI A PAGINA 19 00147 ROMA, VIA CRISTOFORO COLOMBO, 90 - TEL. 06/49821, FAX 06/49822923. SPED. ABB. POST., ART. 1, LEGGE 46/04 DEL 27 FEBBRAIO 2004 - ROMA. ■CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÀ: A. MANZONI & C. MILANO - VIA NERVESA, 21 - TEL. 02/574941. ■PREZZI DI VENDITA: AUSTRIA ■ BELGIO ■ FRANCIA ■ GERMANIA ■ GRECIA ■ IRLANDA ■ LUSSEMBURGO ■ MALTA ■ MONACO P. ■ OLANDA ■ PORTOGALLO ■ SLOVENIA ■ SPAGNA € 2,00 ■ CROAZIA KN 15 ■ REGNO UNITO LST 1,80 ■ REPUBBLICA CECA CZK 64 ■ SLOVACCHIA SKK 80/€ 2,66 ■ SVIZZERA FR 3,00 ■ UNGHERIA FT 650 ■ U.S.A $ 1,50 SEDE: 2 la Repubblica VENERDÌ 4 APRILE 2014 IL GOVERNO ALLA PROVA Lo scontro L’avvertimento di Berlusconi “Se non vengo tutelato non garantisco le riforme” Dopo il no di Napolitano il leader forzista cade nello sconforto Ma Renzi, Verdini e Gianni Letta confermano l’accordo GOFFREDO DE MARCHIS CARMELO LOPAPA ELLEKAPPA ROMA. La delusione maturata appena rientrato dal Colle ha adesso lasciato spazio allo sconforto più buio, a uno stato «quasi di prostrazione fisica», racconta chi ha raggiunto ieri Silvio Berlusconi a Palazzo Grazioli. Si sente in un vicolo cieco, a pochi giorni dal pronunciamento dei giudici del Tribunale di sorveglianza di Milano. Il leader di Forza Italia ha la certezza di essere rimasto solo di fronte alla pena da scontare. «Napolitano non farà nulla per salvarmi, me lo ha detto, ne ero certo. D’altronde è da tempo che mi vuole fuori dai giochi», andava ripetendo nei pochi incontri politici avuti in giornata. Ma l’angoscia è cresciuta di ora in ora. Nel summit di Palazzo Chigi ribadita l’idea di approvare pure l’Italicum prima del 25 maggio Non ha retto alla tensione e ha cancellato l’incontro previsto in serata con i dirigenti del coordinamento del Lazio. L’ex premier non ce l’ha fatta, nel tardo pomeriggio a sorpresa è salito sul suo airbus per tornare ad Arcore. La rabbia è nei confronti dei consiglieri che, ancora nelle ultime 48 ore, lo avevano illuso di uno spiraglio possibile, spingendolo a farsi ricevere dal capo dello Stato. Tutto inutile, ogni porta è sprangata. Lo spettro tornano ad essere gli arresti domiciliari, nonostante fedelissimi e legali continuino a rassicurarlo sui servizi sociali. L’esito dell’incontro al Quirinale avrebbe convinto Berlusconi del contrario. «Vedrete, questi ormai possono fare di tutto, anche sbattermi ai domiciliari. Se potessero mi metterebbero pure in galera pur di non farmi fare campagna», è lo sfogo che chiama in causa ancora una volta i magistrati che dovranno decidere sulla sua sorte. L’ex Cavaliere è spiazzato. La voglia matta di tornare a urlare da una tribuna, per esempio confermando il comizio in programma lunedì pomeriggio al Teatro Alfieri di Torino, deve fare i conti con i freni tirati dagli avvocati: «Non può piazzare dinamite a due giorni dalla decisione dei giudici». In questo clima, ieri mattina, il leader forzista dà pieno mandato a Denis Verdini e a Gianni Letta per incontrare il premier Matteo Renzi e il ministro Maria Elena Boschi. Quell’incontro che Berlusconi avrebbe voluto fare in prima persona ma che il presidente del Consiglio ha rifiutato. Vertice sì, ma in campo aperto, stavolta a Palazzo Chigi. I riflessi del colloquio al Quirinale arrivano fin lì. Gli ambasciatori del Cavaliere confessano: il faccia a faccia con Napolitano è andato male, «proprio come hanno ricostruito i giornali». Berlusconi ha chiesto una «tutela» per salvarsi in extremis, infrangendosi contro lo scoglio opposto da Napolitano. «Matteo, capisci che se il nostro leader non viene messo in con- dizione di fare campagna elettorale, noi possiamo anche finire terzi alle Europee, ma poi è chiaro che le riforme ve le fate con Grillo, se ne siete capaci», la butta lì con la consueta schiettezza Denis Verdini. Il premier allarga le braccia, intuisce di essere destinatario delle stesse istanze avanzate al Colle, e risponde: «Io non posso fare proprio niente...». Sul tavolo allora non restano che le riforme, da portare avanti insieme, nella convenienza reciproca. Italicum e modifica del Senato. «Noi nella partita ci stiamo e vogliamo restarci, la tua bozza può essere un buon punto di partenza, poi è chiaro che dei correttivi dovremo apportarli», continua Verdini. Oggi è così, ma l’umore del capo non promette nulla di buono. E il patto confermato ieri può rompersi da un momento all’al- GLI OBIETTIVI E GLI OSTACOLI OK ALL’ITALICUM La prima tappa delle riforme è stata, il 12 marzo, l’approvazione della legge elettorale (il cosiddetto Italicum) alla Camera ADDIO SENATO Lunedì scorso il governo ha varato il ddl che riforma il Senato: non voterà più la fiducia, avrà solo 148 membri senza indennità 25 MAGGIO L’obiettivo è approvare entro il 25 maggio, data delle elezioni europee, l’Italicum in via definitiva e il nuovo Senato in prima lettura 1 2 3 la Repubblica VENERDÌ 4 APRILE 2014 3 PER SAPERNE DI PIÙ www.governo.it www.forzaitalia.it LA LEGGE Mafia, il voto di scambio passa alla Camera alleggerite le pene ALBERTO CUSTODERO avrebbe perfino suggerito al capo dello Stato di firmare un atto di indirizzo che lasciasse i magistrati liberi di decidere, «a condizione di garantire agibilità politica al capo dell’opposizione». Altra speranza vana. A rendere il cielo su Arcore ancora più grigio, i sondaggi. L’ultimo registrato da Alessandra Ghisleri attribuisce a Forza Italia il 21,6, mezzo punto perso in una sola settimana con l’M5s praticamente alla pari (21,4). La paura è di un tracollo alle Europee. Ecco perché il leader fa sapere di volere tutti i big dei consensi a questo punto in lista. Ha incontrato Gianfranco Micciché a Palazzo Grazioli dandogli il via libera. Vuole Pino Galati in Calabria, Mara Carfagna (tutt’altro che convinta) in Campania, oltre a Fitto già in corsa in Puglia. Pochi volti nuovi, tra loro compare un rampollo della famiglia Stefanel nella circoscrizione Nordest. ROMA.Riduzione della pena massima da dodici a dieci anni. Eliminata la frase relativa alla «disponibilità a soddisfare gli interessi o le esigenze delle associazioni mafiose». Con queste due modifiche, la Camera ha approvato, con il solo voto contrario dei grillini, il ddl sul voto di scambio. I voti a favore sono stati 310, 61 i contrari, tutti del M5S. La palla passa ora al Senato dove il ddl dovrebbe essere approvato a tempi record per diventare esecutivo prima delle amministrative. Il voto di scambio finora aveva avuto scarsissime applicazioni perché prevedeva l’erogazione di denaro da parte del politico in cambio dei voti mafiosi. Un comportamento, questo, che non si verifica quasi mai in quanto i politici, in genere, si “sdebitano” promettendo appalti e posti di lavoro. La nuova norma, invece, che contempla nel patto politico-mafioso la promessa di “ogni altra utilità”, «fa chiarezza — spiega Rosy Bindi, presidente della commissione Antimafia — nell’individuare lo scambio tra potere mafioso e potere politico». L’approvazione del ddl ha incassato il plauso di Rosy Bindi, di Franco Roberti, Procuratore nazionale Antimafia («Ora la norma è perfetta e veramente utile a contrastare lo scambio tra politica e mafia», ha commentato). E dell’associazione di don Ciotti Libera, che «auspica l’immediata approvazione della norma a Palazzo Madama». Ma l’abbassamento della pena massima, invocata nei giorni scorsi da Fi, e l’eliminazione della “disponibilità” (a favore della quale s’era espressa anche la magistratura), hanno alimentato una dura polemica con i grillini. Andrea Colletti, deputato 5Stelle, durante il dibattito in Aula aveva lanciato pesanti accuse. «Vorremmo sapere — aveva dichiarato — se nell’incontro di mercoledì tra Napolitano e Berlusconi si è parlato di questa norma. Sarebbe bello sapere se anche stamattina (ieri, ndr) se n’è parlato, vista l’accelerazione da Pd e Fi dopo l’incontro Renzi-Verdini-Gianni Letta. Forse Franco Roberti, procuratore dovremmo cambiare il titolo del nazionale antimafia ddl e chiamarlo “voto di scambio politico elettorale tra Renzi, Verdini e Berlusconi”». «Sono tutte falsità — replica Donatella Ferranti, Pd, presidente della commissione Giustizia — le modifiche tengono conto delle criticità segnalate dall’Anm e da diversi pm antimafia». «La pena — ha aggiunto — è stata rimodulata lasciando un tempo di prescrizione di dodici anni e mezzo. Mentre l’inciso “disponibilità” è stato eliminato in quanto criticato per eccessiva indeterminatezza». «È arrivato il tempo — ha dichiarato Bindi — di varare un Testo unico delle leggi antimafia, per il coordinamento tra le norme che ancora manca». Dall’opposizione, «soddisfatti» i forzisti che, ha spiegato il capogruppo Renato Brunetta, «hanno visto accolte le nostre proposte». Voto favorevole anche dalla Lega secondo cui però, come ha precisato il deputato Angelo Attaguile, «il ddl non basta a sconfiggere la criminalità organizzata che va colpita al cuore con il sequestro dei beni mafiosi». A questo proposito, si registra la protesta dei Prefetti (Sinpref) per il fatto che da un mese è vacante il posto di direttore dell’Agenzia nazionale per i beni sequestrati e confiscati. © RIPRODUZIONE RISERVATA © RIPRODUZIONE RISERVATA UN ANNO FA A PARMA Matteo Renzi e Silvio Berlusconi il 15 aprile 2013 al Teatro Regio di Parma per il centenario della nascita di Pietro Barilla FOTO:IMAGOECONOMICA tro. Renzi lo capisce, apre sui tempi della riforma elettorale, che Forza Italia pretende di approvare prima della «cancellazione» di Palazzo Madama. «Non ho problemi — mette le mani avanti il premier — possiamo votare anche l’Italicum prima del 25 maggio. Ma non so se sarà fattibile». Il Pd ha i suoi problemi, la minoranza dei 22 senatori attende in riva al fiume. Il partito di Berlusconi è al- 10 APRILE Tra sei giorni il Tribunale manderà Berlusconi ai domiciliari o ai servizi sociali. Forza Italia minaccia di sfilarsi dal patto riforme trettanto dilaniato. Verdini lo ammette nel salotto della Presidenza: «I nostri gruppi parlamentari sono in difficoltà, soprattutto quello del Senato, non sappiamo fino a che punto possiamo controllarli». I falchi, sotto altre identità, tornano a volare. L’ostilità del capogruppo Paolo Romani nei confronti del pacchetto non è un mistero, quella di Renato Brunetta alla Camera lo è ancora meno: FRONDA NEL PD Ventidue senatori del Pd, guidati dall’ex ministro Chiti, chiedono che il Senato resti elettivo. Anche una parte di Fi è su queste posizioni 4 5 «Renzi ci ripensi, riscriva tutto — avverte —. Senza Berlusconi affonda la Concordia». Gianni Letta aveva accompagnato Berlusconi al Colle, ma per la prima volta ha lasciato che entrasse da solo. Invece a Palazzo Chigi si è presentato al fianco di Verdini. Non a caso. In coda al vertice, che era iniziato con l’accordo sulla legge sul voto di scambio poi approvata a Montecitorio, viene aperto il dossier nomine. Sono centinaia i vertici delle aziende pubbliche in attesa di rinnovo. In cima alla lista Eni (a pranzo Renzi ha visto l’ad Scaroni), Enel, Poste e Rai. A Palazzo Chigi la pratica viene gestita in collaborazione col sottosegretario Luca Lotti. È stato solo un primo sondaggio, ma è chiaro che Forza Italia vuole giocare anche questa partita. Nomine, riforme, legge elettorale, ma la testa di Berlusconi è affollata da altri pensieri, altri incubi. Raccontano che anche al Colle le abbia provate tutte, 4 la Repubblica VENERDÌ 4 APRILE 2014 IL GOVERNO ALLA PROVA PER SAPERNE DI PIÙ www.governo.it www.giustizia.it L’intervista Andrea Orlando Le riforme? «Prima bisogna eliminare le macerie». Le critiche su Napolitano per via di Berlusconi? «Il capo dello Stato sta garantendo il dialogo tra le forze politiche». Il confronto tra Renzi e l’ex premier sulle riforme? «Mai parlato della magistratura». Gli interventi? «Subito l'auto-riciclaggio». La sua principale preoccupazione? «Il carcere disumano». La sua sfida? «Cambiare faccia al processo civile per rilanciare l'economia». Nella grande stanza a via Arenula che fu di Togliatti adesso siede un Pd doc, Andrea Orlando. Dà la sua prima intervista, s’innervosisce per le domande su Berlusconi. Parla solo delle cose che porterà in consiglio dei ministri. Insiste con forza sul carcere. E di carcereparlaalungoconNapolitano.OggisaràaPalermo, a spiegare la strategia del governo sul 416ter. Sul quale garantisce che «sarà legge prima delle europee» “Sulla giustizia niente patti con Silvio bisogna fare presto sul voto di scambio” LIANA MILELLA ROMA. Non si può che partire dal 416-ter se, proprio mentre la Camera vota il testo, hai di fronte il ministro della Giustizia. Qual è il suo giudizio? «Sul voto di scambio tra politica e mafia il Parlamento ha trovato un accordo per recepire alcune osservazioni venute da più parti al testo del Senato e per far sì che le modifiche non compromettano la sua entrata in vigore prima della prossima campagna elettorale». Alla fine si farà il decreto? «Spero che non ce ne sia la necessità. Il governo comunque ritiene fondamentale la tempestiva entrata in vigore della norma». Abbassare la pena a 4-10 anni al politico che prende voti dalla mafia non è uno sconto rispetto ai 7-12 di chi è mafioso? «Sono scelte che competono al Parlamento. In ogni caso si tratta di pene severe. D’altronde il procuratore nazionale antimafia Roberti ha definito la norma come “perfetta”». Un mese in via Arenula, non è poco. Ha già in tasca la “grande” riforma della giustizia? «Non credo che esista una grande riforma. Esistono diversi interventi strutturali. Ma è impossibile metterli in campo se prima non si rimuovono alcuni macigni rappresentati dalle emergenze che segnano pesantemente il servizio giustizia. Per affrontare le riforme bisogna innanzitutto sgomberare il campo dalle macerie determinate dal conflitto permanente sulla giustizia stessa e dalla rimozione di alcuni temi che considero assolutamente cruciali e di cui invece si è parlato pochissimo. La vera sfida è ripristinare l’efficienza dell’organizzazione giudiziaria. Questo sì sarebbe rivoluzionario». Scusi, quali sarebbero queste “macerie” che lei vede e che rischiano di lasciare le riforme sulle carta? «Parlo delle emergenze esplosive che mi sono ritrovato sul tavolo e che bisogna affrontare subito, a cominciare dal carcere, dove non solo l'Italia rischia una pesante condanna Ue, ma soprattutto continua a non attuare l'articolo 27 della Costituzione che certifica la pena come rieducazione». Orlando si fermi, la interrompo, lo so, il carcere è una sua quotidiana angoscia, ma qui incombe l'attualità... «No, la prego, non mi parli di Berlusconi. Non è possibile che ogni intervista sulla giustizia diventi un'intervista su Berlusconi...». E però non possiamo ignorare i fatti che la cronaca politica ci offre, quel Berlusconi che chiede di incontrare Napolitano, il presidente che dice di sì, ma subito gli attacchi, come quello di Grillo, che piovono sul Quirinale. «Il presidente si è assunto un difficilissimo ruolo in questa fase per garantire il dialogo tra tutte le forze politiche, che è la condizione necessaria per affrontare la crisi istituzionale ed economica. Per questo è stato sottoposto ad attacchi frequenti ed ingenerosi». Un attimo. Tra una settimana i giudici di Milano decideranno sulla pena di Berlusconi. Che si agita e rivendica l’agibilità politica col Colle. Lei di questo che pensa? Non si sente condizionato da questo incontro? «Non vedo nessuna relazione tra l'azione che governo e Parlamento devono svolgere sulla giustizia in questo momento e quell'incontro». E sulla decisione dei giudici che dice? È preoccupato? «Non credo che sia compito del ministro della Giustizia commentare decisioni che addirittura devono ancora essere assunte». È un fatto però che per la riforma costituzionale Renzi ha incontrato Berlusconi e ha stretto un intesa con lui. Lei farà lo stesso per la giustizia? «Non mi risulta che ci sia stata alcuna intesa che riguarda il titolo quarto della Costituzione, appunto quello sulla giustizia. In ogni caso penso che per riformare la giustizia nel nostro Paese si debba partire da una proposta della maggioranza di governo, su cui confrontarsi poi con tutte le forze politiche». Il Foglio le attribuisce un programma che di certo non piace alle toghe, ma piace a Berlusconi, da un intervento sull'obbligatorietà dell'azione penale, a un diverso sistema di elezione del Csm, a una revisione delle sanzioni disciplinari, per finire con regole diverse per la convivenza tra pm e giudici. È questo il suo programma? «Glielo ripeto. Prima di affrontare qualunque intervento strutturale sull'ordinamento è necessario elimina- GRATTERI: RENZI MI VOLEVA MINISTRO “Fino alle 16.15 del giorno in cui fui formato il governo, Renzi mi assicurò di volermi ministro della Giustizia. Poi non so cos’è successo”. Lo ha detto Nicola Gratteri, procuratore aggiunto di Reggio Calabria. “Il mio programma era cambiare le regole d’ingaggio e smontare ciò che non funziona” re le emergenze che gravano sul terreno della giustizia. In quell'articolo comunque vengono riprese proposte di ormai quattro anni fa...Alcune peraltro si sono già realizzate, penso alla riforma della geografia giudiziaria; altre, come quella della legge elettorale del Csm, sono state nel tempo indicate come necessarie anche dall’interno della magistratura, così come l’organizzazione degli uffici sulla base di priorità, fatta salva l’autonomia dei magistrati e l’obbligatorietà dell’azione penale, che non era messa in discussione neppure in quell’articolo». Ma lei allora cos'ha davvero in serbo? Quali sono le sue prossime mosse? «Al primo posto c'è un intervento per rafforzare gli strumenti di contrasto alle mafie. Innanzitutto introduciamo il reato di auto-riciclaggio, che la magistratura sollecita da anni. Ci saranno norme per rafforzare la confisca dei beni e una riforma per rendere più efficace il meccanismo per sciogliere e commissariare i comuni infiltrati. Nascerà una giornata nazionale delle vittime della mafia e saranno previsti interventi di sostegno alle famiglie». Tra Camera e Senato stanno passando misure che faranno calare i detenuti. Le saranno utili? «Sono norme che ridefiniscono il modello penitenziario e affrontano in modo più avanzato il tema della custodia cautelare. Gli ultimi dati, che non autorizzano nessun trionfalismo, parlano però di un miglioramento della situazione. Nel 2009 i detenuti in attesa di giudizio di primo grado erano 21mila, oggi sono 10.471. Le persone con misure alternative erano GUARDASIGILLI Andrea Orlando, 45 anni, è stato eletto deputato nel 2006. Prima responsabile giustizia del Pd, è diventato ministro dell’Ambiente nel governo Letta. Renzi gli ha affidato il ruolo di ministro della Giustizia 9.290, a fine 2013 sono state 24.616». A che punto siamo sulla droga dopo la Consulta? «Il governo e il Parlamento hanno l'obbligo di riesaminare la materia alla luce dei principi contenuti nella sentenza sulla Fini-Giovanardi. Vedremo in quali forme, ma certamente ci saranno conseguenze sul numero dei detenuti tenendo conto che un quarto, circa 14mila, sono in cella per questo reato». Lei spera di evitare ulteriori condanne di Strasburgo? «Le norme non bastano se non si snelliscono le procedure. Esistono molti accordi per il rimpatrio dei detenuti, ma sono stati utilizzati pochissimo. Stiamo lavorando per migliorare e accelerare il rimpatrio, tenendo conto che in Italia, a oggi, gli stranieri sono circa il 3040% del totale. Solo del Marocco, dove sono appena stato, ci sono 4mila detenuti. In queste settimane abbiamo impostato accordi con le Regioni che consentiranno di trasferire in comunità circa 500 tossicodipendenti». In questi anni, quando si è parlato di giustizia, si è pensato sempre al penale, lei non fa altro che parlare di processo civile. Non teme di essere in contro tendenza? «Il civile ha una rilevanza cruciale, perché il suo cattivo funzionamento è una palla al piede rispetto alla crescita economica, come il presidente del Consiglio ha sottolineato più volte. Anche il penale ha bisogno di interventi, ma anche in questo caso, prima di nuove norme processuali, visto che ne abbiamo cambiate tantissime, serve un adeguato supporto organizzativo, un informatizzazione avanzata, un intervento che riduca il numero dei procedimenti. E su tutto, misure che colmino i vuoti di organico del personale amministrativo». È vero, Renzi non fa che parlare del civile, ma quale sarà la sua rivoluzione? «Proporrò una riforma organica, ma prima ancora un intervento su ciò che precede e segue il processo civile stesso. Offriremo al cittadino soluzioni che gli eviteranno di ricorrere al giudice per risolvere le controversie. Una svolta sarà quella dell'esecuzione delle decisioni del giudice in cui saranno eliminati i tempi morti». Per esempio? «Se due coniugi vorranno divorziare o separarsi, e se non ci sono figli minori coinvolti, per definire la loro situazione non dovranno più andare davanti al giudice, che si limiterà a omologare la decisione assunta privatamente tra le parti». © RIPRODUZIONE RISERVATA IL CIVILE Va cambiata faccia al processo civile per rilanciare l’economia BERLUSCONI Nessun nesso tra l’incontro al Colle e i nostri progetti LE CARCERI Il quadro è migliorato ma resta il rischio della condanna europea 6 la Repubblica VENERDÌ 4 APRILE 2014 IL GOVERNO ALLA PROVA La legge Province, addio a metà cambiano nome ma aumentano i compiti Il riordino è legge, sì della Camera tra le proteste Fi grida al golpe. M5S: 30 mila poltrone in più I NUMERI 32 mln IL RISPARMIO È il risparmio per lo stop allo stipendio dei 3.700 consiglieri 24mila LA CRESCITA L’aumento del numero dei consiglieri comunali 60mila IL PERSONALE Sono i dipendenti provinciali che mantengono il lavoro 15 AREE METROPOLITANE Le nuove aree avranno un sindaco eletto dai cittadini ROMA. La Camera approva in via definitiva il ddl Delrio che prevede l’abolizione delle province. La norma passa con 260 voti a favore e 158 contrari di Forza Italia, M5S, Sel e Fdi. In aula Renato Brunetta grida più volte al «golpe», definisce il ddl «una legge porcata che non cancella le province, fa aumentare i costi e insieme alla riforma del Senato genera un obbrobrio». L’ex ministro chiede al Capo dello Stato Napolitano di non promulgarla. A Brunetta risponde Delrio, sottosegretario alla presidenza del Consiglio, parlando di «una riforma vera» e respingendo le accuse: «Non c’è nessun golpe, non c’è alcuna verità in questa accusa e la riforma porterà solo semplificazione e risparmio. Forza Italia ha una preoccupazione di tipo politico perché il centrosinistra ha un sacco di sindaci». Ma per i LA 5Stelle la legge anziché tagliare le poltrone le GIOR farà lievitare di 30 mila unità. La riforma prevede le amministrazioni provinciali siano svuotate NA che di competenze, i consigli provinciali trasformati TA in Assemblee dei sindaci che non prenderanno indennità aggiuntive per il lavoro svolto. Ad eccezione di edilizia scolastica, pianificazione dei trasporti e tutela dell’ambiente, le competenze delle province vengono trasferite a regioni e comuni. I nuovi enti prenderanno vita dal 2015. Inoltre Napoli, Milano, Torino, Bari, Bologna, Firenze, Genova, Venezia e Reggio Calabria diventano Città Metropolitane come Roma. © RIPRODUZIONE RISERVATA L’INCHIESTA PAOLO GRISERI A PROVINCIA è morta, viva la Provincia. Dopo anni di discussione è stata approvata la legge che «riordina» le 107 Provincie italiane. Le «riordina» perché non le abolisce. Rimarranno in piedi e, anzi, aumenteranno i loro compiti, se si deve credere ad Antonio Saitta, Presidente dell’Unione degli enti dati prematuramente per morti, in teoria il politico italiano che ieri avrebbe dovuto indossare la grisaglia delle giornate tristi. Il suo tono, al contrario, non è affatto disperato: «Devo dire che sono abbastanza soddisfatto. Siamo riusciti a mantenere gran parte delle compe- L tenze che avevamo prima e a queste ne abbiamo aggiunte di nuove». Ma come? L’«area vasta», la «città metropolitana», non sono novità dirompenti nel panorama istituzionale italiano? «Qualche novità c’è ma la sostanza resta quella di prima. I nomi che lei ha citato sono solo modi diversi di chiamare le Province». «Che restano uguali, da Bolzano alla Sicilia», dice sorridendo Andrea Barducci, Presidente a Firenze. La legge non abolisce le Provincie perché le loro funzioni sono indispensabili. «Se non ci fosse più la competenza sulle strade, qualcuno i cantonieri dovrebbe continuare a pagarli», osserva Federico Bozzanca, della segreteria nazionale della Cgil Funzione pubblica. I dipendenti degli enti provinciali italiani sono 60.000. Operano in diversi settori, dalle SOTTOSEGRETARIO La riforma delle province prende il nome di Graziano Delrio, sottosegretario alla presidenza del Consiglio e autore del disegno di legge scuole alla manutenzione delle strade, dal servizio di trasporto pubblico alle attività di tutela dei parchi. Tutti mestieri che qualcuno dovrà continuare a fare e che non si possono abolire solo perché si è deciso di rottamare le Provincie: «Nell’autunno scorso abbiamo firmato un accordo preciso con il governo», spiega Bozzanca aggiungendo che i sindacati hanno ottenuto una garanzia assoluta: il riordino degli enti locali non causerà la perdita di un solo posto di lavoro. Tutti i 60.000 rimarranno al loro posto: «Alcuni potranno essere trasferiti ad altri enti - ammette il sindacalista - ma questo non potrà causare diminuzioni dello stipendio». Così se una competenza fosse, ad esempio, trasferita ai Comuni e se lo stipendio del dipendente comunale fosse più basso, il dipendente provin- ciale trasferito continuerebbe a mantenere il suo attuale compenso. Ma di trasferimenti se ne vedono pochi all’orizzonte. Quando Saitta dice di aver portato a casa un congruo numero di competenze snocciola un lungo elenco. Le future Provincie si occuperanno di viabilità (l’80 per cento delle strade italiane), trasporto pubblico su gomma, tutela dell’ambiente, pianificazione territoriale, edilizia scolastica per le scuole medie e potranno anche diventare stazioni appaltanti per i lavori pubblici dei piccoli comuni. «Se volete conclude ironico Saitta - chiamatela pure abolizione delle Provincie». Quel che invece cambierà in modo radicale sarà il sistema di elezione. I consigli provinciali e delle città metropolitane non saranno più eletti dai la Repubblica VENERDÌ 4 APRILE 2014 7 PER SAPERNE DI PIÙ www.camera.it www.upinet.it IL PERSONAGGIO L’assessore “O mi pagano o mi dimetto” MARIO NERI “ Taglieranno le indennità e tornerò a fare il maestro, io la politica non la faccio per hobby “ CARTELLI 5STELLE I deputati 5Stelle in aula con i cartelli contro il ddl Delrio FOTO: ANSA cittadini ma dai consigli comunali e saranno composti da consiglieri che svolgono il compito aggiuntivo in modo gratuito. Si risparmieranno in questo modo 32 milioni che corrispondono allo stipendio dei 3.700 tra consiglieri, assessori e presidenti. Un risparmio non molto significativo: il costo complessivo delle provincie italiane è di 12 miliardi. Contemporaneamente la nuova legge aumenta da 6 a 10 i consiglieri comunali dei piccoli municipi aumentando la platea complessiva degli eletti di 24 mila persone. Per questo ieri dall’Anci si gioiva per «la vittoria dei Comuni». E i vertici dell’Unione delle Provincie commentano amaramente: «Con Del Rio al governo il partito dell’Anci ha allargato il numero dei consiglieri comunali risparmiando su quelli provinciali». Guerre di campa- > BONSAI nile. Gli unici che perderanno il posto saranno dunque presidenti e assessori. «Mi toccherà cercarmi un lavoro e fare il Presidente part time», osserva il fiorentino Barducci. Dal 22 giugno, quando scadrà il suo mandato, verrà prorogato «a titolo gratuito» fino a fine anno. Come farà? «Beh, siccome non ho intascato tangenti e non ho conti in Svizzera, dovrò tornare al mio lavoro di pubblicitario. La mia vita cambierà. Andrò in Provincia al termine del lavoro, alle cinque del pomeriggio». Il suo concittadino Renzi le ha fatto un bello scherzo: «E dire che quando il Presidente della Provincia era lui e io ero il suo vice aveva un’idea diversa, non pensava certo di rottamarsi. Vuoi vedere che è l’abito che fa il monaco?». © RIPRODUZIONE RISERVATA SEBASTIANO MESSINA Un giudice a Strasburgo A CORTE europea dei diritti dell’uomo ha detto no. Niente da fare. La condanna resta quella e non viola nessun diritto fondamentale, nessun principio di giustizia, nessuna libertà incomprimibile dell’individuo. A dire la verità solo lui, i suoi avvocati e i suoi fedelissimi avevano creduto di riuscire a ottenere a Strasburgo il ribaltamento - o almeno l’attenuazione - della severa sentenza dalla Cassazione. Ma alla fine hanno dovuto accorgersi che il giudice di Berlino la pensa esattamente come il giudice di Roma. E la Corte europea non ci trova proprio nulla di anomalo nel fatto che una legge, per quanto severa, venga applicata al leader indiscusso di una organizzazione che gode di un consenso popolare molto vasto (per fortuna in calo, dopo quello che è capitato al suo capo). Adesso se ne faccia una ragione anche lui, Totò Riina. L © RIPRODUZIONE RISERVATA GIOVANNI DI FEDE ASSESSORE FIRENZE.Dovrà tornare ad essere un maestro “ramingo”, quasi di strada. Perché questo era Giovanni Di Fede prima dell’inizio della sua carriera politica, diciotto anni fa. «Maestro elementare, sì, avevo una cattedra di ruolo, ma insegnavo italiano agli adulti stranieri un po’ qui un po’ là». Quasi non ci crede, l’assessore provinciale all’istruzione di Firenze. È il primo pomeriggio, la Camera ha approvato il ddl Delrio. Province abolite, sono già un ricordo. Assessore, quindi torna a lavorare per davvero? «Il pacchetto prevede la proroga delle cariche politiche fino al 31 dicembre 2014, ma le indennità decadono prima. E siccome io la politica non la faccio per hobby...». Abbandona la nave... «Non mi danno più lo stipendio. Che devo fare? Non ho ancora capito da quando, ma sarebbe davvero spiacevole se fosse da subito. Spero si arrivi almeno fino a maggio, quella che doveva essere la naturale scadenza della legislatura. Ma poi sì, dopo anni riprenderò a fare l’insegnante. Mi dispiace dover lasciare l’incarico prima del previsto, ma d’altra parte io non ho altre entrate. La mia unica risorsa a questo punto diventerà la scuola». Ne sono passati di incarichi sotto i ponti. «Ho iniziato la carriera nel ’96. Sono stato chiamato al ministero dell’Istruzione come consigliere politico per le scuole elementari, poi come capo segreteria del ministro Luigi Berlinguer. Un’esperienza meravigliosa. Poi ho fatto un anno come assistente parlamentare alla Camera. E infine mi ha cercato Leonardo Domenici per far parte del suo staff in Comune a Firenze. E nel 2009, dopo la vittoria di Renzi per Palazzo Vecchio, ho avuto l’incarico in Provincia, nella squadra di Andrea Barducci». Da assessore ha ristrutturato molte scuole. Magari può aspirare a un posto nella squadra di Nardella a Palazzo Vecchio? «Sono contento del lavoro che ho fatto. Ma non sono abituato a chiedere. Poi chi lo sa cosa c’è nella testa di Nardella...». © RIPRODUZIONE RISERVATA 8 la Repubblica VENERDÌ 4 APRILE 2014 IL GOVERNO ALLA PROVA PER SAPERNE DI PIÙ www.palazzochigi.it www.tesoro.it Le imprese pubbliche Verso la lista dei candidati Oggi le due società di cacciatori di teste incontreranno il ministro Padoan per fare il punto sul lavoro istruttorio I tempi sono strettissimi: entro il 13 aprile devono essere presentate le liste per i consigli, in vista delle assemblee Impasse nel risiko nomine no dei manager privati alle offerte del governo Vertice Eni, dopo Colao e Guerra, arriva il rifiuto di Simonelli Si pensa a soluzioni interne per il gruppo petrolifero e per l’Enel ROBERTO MANIA RENZI FERMA SCARONI “ La norma sull’onorabilità dei manager non c’è in altri paesi. Ma siamo contenti ci sia”. Così il premier risponde alle critiche dell’ad Eni sulla la direttiva del Tesoro ROMA. Dopo Vittorio Colao, amministratore delegato di Vodafone, e Andrea Guerra, numero uno di Luxottica, anche Lorenzo Simonelli, manager quarantenne da pochi mesi alla guida di General Electric Oil and Gas, dice no ad un’azienda pubblica. Entrato nella lista che i “cacciatori di teste” hanno stilato con i candidati alla successione di Paolo Scaroni al vertice dell’Eni e consegnato al ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan, Simonelli ha fatto sapere che non intende lasciare la multinazionale americana. Lì punta a rafforzare il business — spiegano dal suo staff — anche attraverso le collaborazioni con clienti come Eni. Certo Simonelli rappresentava il manager ideale per la svolta nelle aziende pubbliche immaginata dal premier Matteo Renzi: giovane, curriculum brillante, profilo internazionale, per nulla contaminato dalle cordate che negli ultimi quindici anni si sono spartite le poltrone di quel che rimane delle aziende di Stato. Dunque la partita delle nomine pubbliche appare tutta ancora aperta. Ma i tempi sono diventanti strettissimi: entro il 13 aprile devono essere presentate le liste dei candidati del Tesoro per i Consigli in vista delle assemblee delle società che si terranno a maggio. Oggi le due società di cacciatori di testa (la Korn Ferry International e la Spencer Stuart Italia che aveva tra i suoi consiglieri Enrico Letta, dimessosi una volta nominato a Palazzo Chigi, e anche lo zio Gianni Letta) dovrebbero incontrare il ministro Padoan per fare il punto sul lavoro istruttorio che hanno svolto. Il premier Renzi dice che prima dei nomi il governo vuole decidere la missione industriale dei singoli gruppi, Eni, Enel, Finmeccanica, Terna, Poste e via dicendo. Il momento dei nomi è però arrivato, tenendo conto che le valutazioni degli investitori non sono affatto secondarie dal momento che lo Stato ha partecipazioni di minoranza in tutte le società quotate. «Mi assumo tutte le responsabilità sulle scelte che faremo», ha detto ieri il premier. Che nel prossimo week-end esaminerà i dossier insieme al sottosegretario Graziano Delrio e al fedelissimo Luca Lotti. Per martedì prossimo è attesa la lista per Eni, Finmeccanica e Poste (società non quotata ma in pista per l’avvio della privatizzazione), per sa- Scoppia il caso del manager quarantenne che guida General Electric Oil and Gas bato 12 aprile quella di Enel e Terna. Tutto, ancora, ruota intorno al vertice dell’Eni. Il presidente Giuseppe Recchi si è fatto da parte entrando in lista per la presidenza di Telecom. Combatte come un leone Scaroni (classe 1946) che però sembra non aver alcuna chance, tanto più dopo la recentissima condanna in primo grado a tre anni per reati ambientali a Porto Tolle. Ieri ha pranzato con Renzi e ha criticato la direttiva dell’Economia sui criteri di onorabilità dei manager pubblici. La risposta di Renzi: «È vero che gli altri Paesi non ce l’hanno, ma noi siamo contenti che ci sia». Senza più Simonelli, si rafforza l’ipotesi di Claudio Descalzi (1955), l’uomo che ha in mano oltre il 90% del business di Eni, cioè l’esplorazione e la produzione. È considerato uno “scaroniano” ma la possibile uscita di scena dell’ad che guida il “Cane a sei zampe” dal 2005 lo ha sicuramente rafforzato. Per la presidenza girano i nomi di Franco Bernabè (1948), che ha guidato l’Eni nella stagione della privatizzazione, e di Leonardo Maugeri (1964) che dall’Eni se n’è andato nel 2011 proprio per un dissidio con Scaroni. Scampato il pericolo di una condanna (era imputato anche lui per i fatti di Porto Tolle), Fulvio Conti (1947), ad di Enel dal 2005, coltiva la speranza di passare alla presidenza del suo gruppo. Per la carica di ceo, crescono le quotazioni di Francesco Starace (1955), attuale ad di Enel Green Power che ha cercato molto in queste settimane il filo diretto con il mondo renziano. Starace rappresenterebbe la discontinuità rispetto a Conti, mentre Luigi Ferraris, responsabile dell’area Finanza, si muoverebbe nel segno della continuità. Il quotidiano spagnolo Expansiòn ha candidato all’Enel Andrea Brentan, ad di Endesa. Alessandro Pansa (1962) non resterà alla guida di Finmeccanica. In pole position per la sua sostituzione ci sono Giuseppe Giordo (1965), ad di Alenia, e Domenico Arcuri (1963), ad di Invitalia. Per Gianni De Gennaro (1948) non è invece esclusa la conferma alla presidenza. E c’è solo una donna per ora tra i candidati al vertice di uno dei gruppi pubblici: alle Poste potrebbe andare Monica Mondardini (1960), ad di Cir e del Gruppo Editoriale L’Espresso. In pista anche Luigi Gubitosi (1961), direttore generale della Rai, e Francesco Caio (1957), già Mr. Agenda digitale. © RIPRODUZIONE RISERVATA 10 la Repubblica VENERDÌ 4 APRILE 2014 LA CRISI ECONOMICA I mercati Bce, guerra alla deflazione “Pronti a dare più liquidità” e lo spread crolla a 165 Il consiglio è unanime: più sostegno alla crescita Non esclusa la creazione di moneta per acquistare titoli LA BANCA centrale europea dà i primi segni di voler reagire al rischio di deflazione in Europa. Se necessario, anche ricorrendo a misure «non convenzionali» come leggeri prelievi sui depositi delle banche commerciali presso l’Eurotower o la creazione di moneta per comprare titoli sul mercato. Quella che potrebbe diventare la svolta della Bce, dopo mesi di declino nella dinamica dei prezzi, è arrivata in un passaggio della dichiarazione del consiglio direttivo di ieri: «Seguiremo gli sviluppi molto da vicino e prenderemo in considerazione tutti gli strumenti che disponibili. Siamo decisi nella nostra determinazione a mantenere un alto grado di sostegno monetario», ha dichiarato il presidente Mario Draghi al termine dell’incontro con i suoi colleghi. «Il Consiglio è unanime nel suo impegno a usare anche strumenti non convenzionali all’interno del suo mandato per gestire efficacemente i rischi di un periodo di bassa inflazione troppo prolungato». Draghi ha detto che la crescita in Europa nel primo è moderata e che ci sarà LA trimestre lungo periodo di inflazione GIOR un bassa. Nella sostanza, tuttavia, la NA Bce anche ieri non ha né tagliato i TA tassi né agito in alcun altro modo. Draghi ha detto che la banca centrale aspetta «alcuni altri punti d’osservazione» (cioè più dati nei prossimi mesi) prima di decidere se e cosa fare. Per questo lo spread Bund-Btp a dieci anni è caduto a 165 punti, i minimi dal giugno 2011, mentre il tasso sul decennale del Tesoro è precipitato al 3,25 per cento, tornando ai minimi di oltre otto anni fa, ossia a settembre 2005. IN RIALZO Tra le Borse europee che ieri hanno chiuso in positivo anche quella di Francoforte che ha segnato un +0,06% Draghi impone la linea e si avvicina alla Fed “Ora misure eccezionali” IL RETROSCENA FEDERICO FUBINI <SEGUE DALLA PRIMA PAGINA ARIO Draghi, il presidente della Bce, per la prima volta alla fine del Consiglio direttivo ha lasciato intendere che l’Eurotower non esclude più di creare moneta per lanciare acquisti di titoli sui mercati, cercando di riportare l’inflazione a livelli più sani. Allo stesso tempo, il presidente italiano dell’Eurotower ha mostrato tutto il suo fastidio per la pressione che gli arriva da ogni parte perché faccia qualcosa, da quando sui prezzi nel continente è scesa una gelata. Lo si è capito quando qualcu- M Mai un presidente dell’Eurotower si era trovato così in sintonia con la visione americana no gli ha chiesto delle critiche per l’inazione della Bce arrivate da Christine Lagarde, direttore del Fondo monetario internazionale. Almeno in pubblico, di solito Draghi non rivela tutti gli spigoli del suo carattere ma stavolta ha scelto di farlo: «L’Fmi è stato estremamente generoso nelle sue opinioni su quello che dovremmo e non dovremmo fare», ha osservato. Prima di aggiungere, tagliente: «Vorrei che fosse così generoso anche con altre giu- risdizioni, per esempio intervenendo con un comunicato il giorno prima di un consiglio della Federal Reserve». Con la Bce è successo, mentre l’Fmi per lo più evita attentamente di commentare le scelte delle autorità americane. Ma nelle parole di Draghi su Christine Lagarde, ieri, alcuni hanno letto anche una fonte specifica di irritazione: la leader francese del Fmi conduce la sua personale campagna per diventare presidente della Commissione Ue, come terza forza in caso di pareggio alle europee fra i candidati del popolare e partito socialista europeo. E né Draghi né la Bce sono felici di farsi trascinare in quella corsa, nelle vesti di bersagli di critiche utili a guadagnare visibilità e prendere posizione. Lagarde però non è stata la sola a mettere pressione sulla Bce nell’ultimo mese. I prezzi in area euro crescono a marzo a un ritmo annuale dello 0,5%, in continua frenata. Dinamiche del genere rischiano di scoraggiare i privati dai consumi o degli investimenti e ieri Draghi stesso ha sottolineato che è più difficile ridurre i debiti, quando l’inflazione è così bassa. Per la prima volta, il presidente della Bce ieri ha parlato in un modo che sarebbe stato impensabile con i predecessori Wim Duisenberg o JeanClaude Trichet. Lo ha fatto quando ha confessato che la sua «paura più grande»: essa «è già diventata realtà in una certa misura ed è una stagnazione protratta, più a lungo di quanto abbiamo nelle nostre previsioni». In uno stallo dell’economia e dei prezzi di questo tipo, ha continuato il presidente della Bce, la disoccupazione «diventa più difficile da ridurre, o da ridurre misure convenzionali». Mai in passato un presidente dell’Eurotower era arrivato così vicino alla visione americana, che con le mosse della banca centrale cerca di sostenere anche l’occupazione. Per la prima volta Draghi ha anche detto esplicitamente che fra queste misure «non convenzionali» ci sono anche possibili acquisti di titoli sul mercato da parte della Bce. Il banchiere centrale ha fatto capire, se sarà il caso, guarda più a portafogli compositi di obbligazioni private (di banche o imprese) che a titoli di Stato: il cosiddetto quantitative easing sembrava impensabile fino a pochi mesi fa e lo stesso Draghi ha detto ieri che fino a un mese fa il consiglio direttivo della Bce non ne aveva parlato. Non sarà imminente comun- la Repubblica VENERDÌ 4 APRILE 2014 11 PER SAPERNE DI PIÙ www.ecb.europa.eu www.tesoro.it IL MINISTRO Pier Carlo Padoan, ministro dell’Economia ha incontrato il premier Renzi per affinare i dettagli del Def e delle detrazioni Irpef LA MANOVRA Renzi: “Martedì il Def dalla spending le risorse per le detrazioni Irpef” ROBERTO PETRINI ROMA.Conto alla rovescia per il varo del Def e per il decreto per le detrazioni Irpef (80 euro sotto i 25 mila euro di reddito lordo). Ieri Renzi ha incontrato il ministro per l’economia Padoan (il quale poi si è recato al Quirinale) per mettere a punto gli ultimi dettagli. «Il Def sarà presentato martedì», ha detto ieri il premier. Mentre il decreto si attende per la settimana successiva (15 o 16 aprile). La caccia alle risorse per l’operazione busta-paga è ancora aperta: la cifra è di circa 6,7 miliardi e ieri il premier ha con- que, perché prima di arrivarci l’Eurotower può tentare altri passi meno eterodossi. Può per esempio ridurre i tassi al punto che le banche dovranno pagare loro stesse un interesse, per tenere i propri fondi depositati in Bce invece di impiegarli. Draghi in ogni caso ha avvertito che la Bce vorrà disporre di altri «punti di osservazione» prima di decidere qualunque cosa: significa che passeranno probabilmente almeno altri due mesi e, con essi, il giro di boa delle elezioni europee. E anche se i dati confermeranno che l’inflazione è troppo bassa e può diventare deflazione, per l’Eurotower gli interventi restano molto più complessi e forse meno efficaci di quanto sia stato negli Stati Uniti. In primo luogo perché le imprese in Eu- Dura risposta all’Fmi: “Non bacchetti solo noi” ma anche in Germania le resistenze restano forti ropa si finanziano presso le banche e non sul mercato, come ha deliberatamente ricordato ieri Draghi stesso. Quindi perché le resistenze restano in Germania restano potenti. Non è un caso se ieri gli spread sono caduti, ma l’euro si è appena mosso. Per ora la Bce ha sopperito a un altro mese di inazione con nuove parole, sempre più forti. Ma ora il mercato le chiede, sempre più forte, «Show me the money». © RIPRODUZIONE RISERVATA GLI STATUTI Bce STABILITÀ PREZZI La Banca centrale europea, per statuto, ha come obiettivo principale quello di mantenere la stabilità dei prezzi Fed OCCUPAZIONE La Federal Reserve ha invece, per statuto, come primo compito quello di favorire il massimo impiego fermato che la «maggioranza della copertura» verrà dalla spending review. «Prevediamo una riduzione della spesa per beni e servizi dell’amministrazione per 800 milioni», ha detto Renzi. La manovra Irpef-tagli è ancora da scrivere: con molta probabilità, come ha assicurato Padoan, non saranno toccate le pensioni. Ma voci si rincorrono su tagli al comparto sanità mentre sembra scontato l’intervento sui capitoli tradizionali di risparmio sui costi dello Stato (a partire dagli stipendi dei manager pubblici). Limitati, invece, i margini di utilizzo Vertice tra il premier e Padoan: rinviato il taglio Irap e il rientro dei capitali va in due ddl dell’effetto-spread. Esce per ora di scena il rientro capitali dalla Svizzera (scorporato dal decreto e affidato a due disegni di legge parlamentari). In un primo momento, inoltre, non si agirebbe sul taglio dell’Irap per le imprese rinviando la misura a ridosso degli acconti di fine anno. Resta aperto il nodo di utilizzo del deficit e il negoziato con Bruxelles per dilazioni, scomputi e crescita potenziale. Per ora il governo rivedrebbe al ribasso il Pil portandolo allo 0,8% nel 2014 (oggi è all’1 e la Ue ci dà lo 0,6%). © RIPRODUZIONE RISERVATA la Repubblica VENERDÌ 4 APRILE 2014 I RAPPORTI TRA MAFIA E POLITICA 13 PER SAPERNE DI PIÙ www.camera.it/_bicamerali/an timafia/home.htm Il personaggio Camorra, Cosentino torna in carcere Arrestati anche i due fratelli dell’ex sottosegretario e quelli del boss Zagaria NAPOLI. La caduta dei Cosentino Una disfatta che stavolta si declina al plurale. Torna in carcere, dopo un anno, Nicola Cosentino. Ma la terza inchiesta che colpisce l’ex sottosegretario ed ex deputato Pdl, travolge anche due fratelli: il maggiore Giovanni, manager 60enne ritenuto la "mente" dei business di famiglia innervato su quasi 300 impianti di distribuzione carburanti, ed Antonio, ai vertici di “Aversana Petroli” e di altre aziende di famiglia. Le accuse: estorsione, concussione, illecita concorrenza, calunnia, con l’aggravante di aver agevolato il clan dei LA GIOR NA TA casalesi. I magistrati puntano il dito anche sull’ininterrotta attività politica di Nicola: persino dagli arresti domiciliari, Nick ‘o Mericano, come lo chiamavano i compaesani di Casal di Principe prima che diventasse “l’onorevole”, aveva continuato ad intrecciare rapporti con il potere. Contatti che avevano evidentemente preparato la nascita del nuovo gruppo regionale Forza Campania, in conflitto con Fi e col governatore Caldoro. I pm Antonello Ardituro, Fabrizio Vanorio e Francesco Curcio hanno ottenuto dal giudice Isabella Iaselli 13 ordinanze, di cui 6 in carcere. Al centro dell’indagine, le violente pressioni subite dall’imprenditore Luigi Gallo “reo” di voler aprire un distributore nel feudo dei Cosentino. In cella anche Pasquale e Antonio Zagaria, fratelli del boss Michele. Ai domiciliari funzionari del comune di Casale, un ex dirigente della Regione e due funzionari di Kuwait Italia (ma l’azienda si dice «assolutamente estranea»). Tra gli eccellenti sotto inchiesta c’è l’ex prefetto di Caserta ed ex deputato Pdl, Elena Stasi: era accanto a Cosentino quando lui convocò in prefettura un sindaco intimandogli di rimuovere il geometra “colpevole” di aver favorito l’avversario Gallo. (d.d.p. e co.sa.) © RIPRODUZIONE RISERVATA “Abbiamo la politica, i soldi e la forza” la santissima trinità del clan di Nick I VERBALI DARIO DEL PORTO CONCHITA SANNINO L’ARRESTO I carabinieri di Caserta hanno arrestato Nicola Cosentino per estorsione e concorrenza sleale NAPOLI. «Chi ha più forza quello spara. Dove ci vuole la politica, c’è mio fratello Nicola. Dove ci vogliono i soldi, ci sto io. E dove ci vuole la forza, c’è pure la forza». Leggi: la camorra dei casalesi. Eccola, la filosofia dei Cosentino nelle parole di Giovanni, il senior dei sei fratelli di Casal di Principe. Così il manager avrebbe intimato all’imprenditore I pm: la famiglia dell’ex parlamentare ha intimidito i concorrenti nel settore dei carburanti “ Se ci vuole la politica, c’è Nicola. Se ci vogliono i soldi, ci sto io. E se ci vuole la forza c’è la forza Luigi Gallo di starsene buono, suggerendogli di non combattere contro di loro, di non insistere nel suo intento di aprire quel distributore di carburante troppo vicino all’impianto di famiglia di Nick o’ ‘mericano. Al centro dell’indagine della Procura napoletana c’è proprio l’atto d’accusa di Gallo, che si sofferma, nel suo interrogatorio fiume con i pm, sulle pressioni esercitate dai Cosentino e dai loro “amici” nel cuore delle istituzioni per bloccare l’impianto. È l’uomo che alla fine dirà: «Si sono mangiati il sangue di tutti, non hanno avuto pietà di nessuno». APPOGGI CRIMINALI L’onorevole chiamava e diceva: vedi che devi fare così sennò ti stronco la carriera LE FRASI RIFERITE DA UN IMPRENDITORE L’ORDINANZA DEL GIP “ Emblematico l’incontro tra Gallo e Giovanni Cosentino, che il gip Iaselli definisce “la mente” della famiglia. Siamo nel settembre del 2002. «Incontrai due o tre volte Giovanni Cosentino — dice Gallo — Ormai i rapporti tra di noi erano cambiati profondamente. Al primo incontro, credo in un bar di Aversa, lui mi porse la mano ma io chiesi il perché di tanta cattiveria su di me». Fu allora che Giovanni avrebbe risposto, «testualmente», con l’inquietante riferimento alla «forza» che, secondo il gip, non può che rimandare al clan dei casalesi di cui Nicola, il politico, viene ritenuto dalla Procura «referente politico nazionale». Gallo, proprio su questo punto, aggiunge: «(Giovanni Cosentino, ndr) non mi specificò esplicitamente a cosa volesse riferirsi con l’ultima parte della battuta ma, se consideriamo che Nicola è esponente politico di Fi, che FOTO:LAPRESSE IL CASO L’EX PREFETTO INDAGATO Nell’inchiesta è finita anche l’ex prefetto di Caserta ed ex deputato Pdl Maria Elena Stasi (foto): avrebbe fatto pressioni su un sindaco per rimuovere dall’incarico un tecnico comunale che aveva dato una concessione a un imprenditore concorrente della famiglia Cosentino Giovanni è un capitalista di forza, se pensiamo ai risaputi legami di parentela di un po’ tutta la famiglia Cosentino è semplice intravedere, quale riferimento alla forza, la possibilità per Giovanni di contare su personaggi forti dal punto di vista delinquenziale. La Lo sfogo della vittima: “Si sono mangiati il sangue della gente, non hanno avuto pietà di nessuno” stessa tipologia di discorso venne fatta anche nelle altre circostanze in cui incontrai il Cosentino». “COSE ECLATANTI” Agli atti ci sono anche alcune intercettazioni. Al telefono con un amico, Gallo si sfoga per le vessazioni subite dai Cosentino: «Si sono mangiati il sangue della gente, non hanno avuto pietà di nessuno! Di nessuno hanno avuto pietà… sono passati sopra a tutto e a tutti! Ma su tutti i settori eh! Così l’edilizia, così la campagna, così con la distribu- zione, così, sopra a tutto e tutti!! Ma la cosa più eclatante l’ha fatta il fratello onorevole (Nicola, ndr): é un parlamentare e dovrebbe stare al di sopra delle parti e invece no! Mandava a chiamare uno, mandava a chiamare un altro: vedi come devi fare, vedi questo e compagnia bella, o ti stronco la carriera». FACEVA POLITICA DAI DOMICILIARI Il gip, applicando la misura della custodia in carcere, sottolinea che Cosentino continuava ad esercitare l’attività politica persino dagli arresti. Il dato emerge dalle migliaia di contatti rivelati dalle intercettazioni e dai tabulati del periodo compreso fra il giugno 2013 e il gennaio 2014 quando l’ex sottosegretario, uscito dal carcere, era sottoposto agli arresti domiciliari, poi imputato a piede libero: «ben 6.147 telefonate e 4.656 sms», rileva il gip. Tantissimi i nomi di collaboratori, esponenti politici regionali e nazionali che figurano tra i contatti di Cosentino. E colpisce che l’ex deputato abbia avuto frenetiche conversazioni anche con amministratori e politici coinvolti in un’altra, articolata indagine dell’anticamorra che ha condotto all’arresto del consigliere regionale Angelo Polverino e dell’ex direttore del- l’Asl di Caserta, Francesco Bottino, su una serie di appalti nella sanità casertana, e nei cui atti è citato anche Cosentino. LE ACCUSE AL PREFETTO Nell’inchiesta figura indagata per concussione ed estorsione (ma non è stato chiesto un provvedimento restrittivo) l’ex prefetto di Caserta ed ex deputato Pdl, Elena Stasi. I fatti si riferiscono al 2002. Tutto nasce da una convocazione in prefettura a Caserta, quando la dottoressa Stasi era viceprefetto, ricevuta dall’allora sindaco di Villa di Briano, Raffaele Zippo. Dopo iniziali resistenze, Zippo racconta agli inquirenti di essere stato ricevuto da un viceprefetto poi divenuta prefetto, («mi pare si trattasse della Stasi o De Stasio») la quale era in compagnia dell’onorevole Cosentino. Lei rimase in silenzio, ma Cosentino avrebbe avuto toni minacciosi: «Tu devi allontanare il tecnico comunale, Nicola Magliulo, perché è indiziato di rea- Il gip: “Continuava ad avere contatti con amministratori e imputati anche dai domiciliari” ti di concussione (in realtà è il tecnico che aveva concesso l’autorizzazione all’apertura dell’impianto di Gallo, concorrente dei Cosentino, ndr). Questo Magliulo mi sta dando fastidio. Se mi fai questo piacere ti sarò riconoscente, posso anche darti una mano politicamente, se serve qualcosa, vieni qua». Zippo rispose di essere a conoscenza della vicenda. Poi, dopo vari accertamenti, il sindaco decise però di non rimuovere Magliulo: non vi erano i presupposti. Da quel momento, ricostruisce l’ex sindaco, «Gallo diede inizio ai lavori di realizzazione dell’impianto» e intanto dalle aziende dei Cosentino scattarono ricorsi mentre Regione e Agip Petroli chiedevano chiarimenti sull’azienda di Gallo. Ma il calvario dell’imprenditore non finisce più: gli revocano il permesso, intanto arrivano i fratelli del boss dei casalesi Zagaria e lo sottopongono a una doppia estorsione: imponendogli loro ditte per gli sbancamenti e chiedendo tangenti di milioni di vecchie lire. Dirà Gallo al telefono: «A me mi possono anche uccidere. Ma muori pure tu». E riferendosi a Nicola Cosentino: «E speriamo che la magistratura mo’ lo distrugge a lui!». © RIPRODUZIONE RISERVATA 14 ALLARME SEPARATISMO la Repubblica VENERDÌ 4 APRILE 2014 Mappe Dietro i secessionisti quel “male del Veneto” che diventa italiano Da trent’anni quest’area è il sismografo di tutti i cambiamenti e le crisi del Paese: ora segna la frattura tra i cittadini e lo Stato <SEGUE DALLA PRIMA PAGINA ILVO DIAMANTI LE TAPPE IL REFERENDUM Marzo: il comitato Plebiscito.eu promuove un referendum online per l’indipendenza del Veneto: 2,3 milioni i voti GLI ARRESTI Mercoledì i Ros di Brescia hanno arrestato 24 secessionisti con l’accusa di aver costituito una alleanza eversiva IL “male del Veneto”. Una questione che va presa sul serio. Perché il Veneto ha costituito, negli ultimi trent’anni, il sismografo dei cambiamenti e delle crisi, in Italia. A partire dai primi anni Ottanta, quando, appunto, emerse la Liga. «Madre di tutte le leghe», la definì il fondatore, Franco Rocchetta. Uno dei cospiratori, secondo i magistrati. Ora costretto agli arresti domiciliari. (Anche se non mi riesce di immaginarlo nei panni del para-terrorista.) L’insorgenza della Liga, anticipò la diffusione e l’affermazione della Lega in tutto il Nord. Ma annunciò anche la crisi della Prima Repubblica. Perché erose e, in seguito, sgretolò le fondamenta del partito che aveva governato, da sempre. La Democrazia Cristia- È na. La geografia della Liga ricalca, infatti, quella della DC. E segna, dunque, il passaggio di questa società dal governo all’opposizione. Anzi: all’antagonismo. Contro Roma e contro lo Stato Centrale. Sinonimi, nel linguaggio veneto e, in seguito, nordista e padano. Al tempo stesso, il Veneto interpreta, in modo aperto, l’affermarsi dei nuovi ceti medi “privati”. I piccoli imprenditori e i lavoratori autonomi. La Lega, prima e più ancora di Berlusconi, dà loro voce. Ne amplifica il risentimento e la protesta. Come hanno mostrato, efficacemente, Giorgio Lago e Francesco Jori, descrivendo e, in parte, amplificando la “voglia di indipendenza” espressa da quest’area. Riassunta nella formula geopolitica del Nordest. Ma in realtà sempre, saldamente impianta- NOTA METODOLOGICA Sondaggio Demos&PI per Repubblica: rilevazione condotta nei giorni 20 e 21 marzo 2014 da Demetra (metodo CAT), campione tratto dall’elenco degli abbonati alla telefonia fissa, rappresentativo della popolazione italiana con almeno 18 anni ta sul Veneto centrale. Sul triangolo Vicenza-Padova-Treviso. Indipendenza, non secessione. Una rivendicazione che, qui, non ha mai attecchito. Neppure negli anni Novanta, quando la Lega Nord di Bossi ne aveva fatto una bandiera. Anche perché Il Nord e ancor più la Padania sono contesti poco o nulla condivisi, in Veneto. Territori immaginari: la Padania. O, comunque, relativi e “dipendenti”: il Nord. Il cui significato “dipende”, appunto, geograficamente e geo-politicamente, da Roma. Per questo è rischioso, oltre che superficiale, svalutare le tensioni indipendentiste espresse dal Veneto. Perché vengono da lontano e hanno ragioni condivise. Che, negli ultimi anni, sono esplose. Basti vedere quel che è avvenuto alle ultime elezioni, nel febbraio 2013, quando il M5S ha ottenuto, proprio in Veneto, un grande risultato. Soprattutto la Repubblica VENERDÌ 4 APRILE 2014 15 PER SAPERNE DI PIÙ www.demos.it www.repubblica.it FOTO:LAPRESSE nelle aree dove era più forte la nativa, errata e pericolosa, fra la Lega e, prima, la Liga. Il M5S: ha criminalizzazione e il ridicolo. In sfondato soprattutto le basi so- entrambi i casi, riassume il “maciali di quest’area e dei suoi rap- le del Veneto” in un vizio folclopresentanti politici — vecchi e ristico e “periferico”. Come il Venuovi. Ha, cioè, conquistato il neto, in fondo, appare a molti itavoto dei lavoraliani (ma anche tori autonomi a molti veneti, STEFANO BARTEZZAGHI e dei piccoli imsoprattutto alla prenditori. Pri- > L’ANAGRAMMA Sinistra, che, mo partito fra non per caso, gli artigiani vequi è sempre Il secessionismo neti con, circa, stata minoritaveneto = il movente ria). il 30% (sonc’è: ossessioni daggio di DeMeglio non illudersi. Anzimetra per Confartigianato tutto perché, Imprese Venecome ha moto). Per questrato il sondagsto, l’immagigio di Demos ne pubblica proiettata dalle in- condotto su un campione rapchieste giudiziarie, oltre che dal presentativo, oltre la metà degli profilo approssimativo e impro- elettori veneti (55%) si dicono babile dei presunti cospiratori, d’accordo con l’obiettivo (sollebanalizza le tensioni e le riven- vato dal referendum) dell’indidicazioni che covano nella so- pendenza veneta. Anche se è cietà veneta. Le riduce all’alter- concepita, soprattutto, come maggiore “autonomia”, maggiore capacità rivendicativa nei confronti di Roma. In parte, nella maggiore qualità dei parlamentari e della classe politica. Tuttavia, le ragioni dell’indipendenza vanno oltre. Basta scorrere i dati dei sondaggi dell’Osservatorio sul Nordest, condotti da Demos e pubblicati ogni settimana sul Gazzettino, da quasi vent’anni, per cogliere la misura della frattura con le istituzioni. Visto che il 71% dei veneti è convinto che «i cittadini di questa regione lavorano e danno molto più di quel che lo Stato restituisce loro» (Demos, aprile 2013). Mentre il 75% dei veneti intervistati (Demos, Novembre 2013) si dice d’accordo con l’idea, sicuramente inquietante, che oggi sia «necessario proclamare uno sciopero fiscale perché le tasse sono insopportabili». È, dunque, meglio non liqui- dare l’indipendenza veneta con qualche battuta. Lasciando che la giustizia faccia il suo corso e risolva il problema. Il “male del Veneto” ha radici profonde e diffuse, nella società e nel territorio. Ma non va neppure confinato, come una questione locale. Sollevata dai “soliti” veneti. Abituati a lamentarsi. Il “male del Veneto”, come è avvenuto altre volte in passato, è il sintomo di un male più ampio. Riflette il disorientamento geopolitico europeo, sottolineato dalle crescenti tensioni autonomiste — in Spagna, Belgio, Gran Bretagna… Ma denuncia, soprattutto, il “male nazionale”. La frattura tra gli italiani, la politica e lo Stato, rivelata, in modo esplicito, da un sondaggio recente, condotto in ambito nazionale (Demos, gennaio 2013). Il quale mostra come oltre metà degli italiani (52%, per la precisione) si dica d’accordo con la protesta dei Forconi. Un orientamento che appare particolarmente condiviso — non a caso — nel Nordest (61%). D’altronde, tra gli arrestati c’è un leader dei Forconi. Ma il sostegno alle ragioni dei Forconi risulta elevato anche nel Mezzogiorno. Dove, peraltro, è nato il movimento (in Sicilia, per la precisione). L’indipendenza del Veneto, dunque, ha ragioni di lunga durata. Che non possono essere spiegate, in modo consolatorio, come un “vizio locale”. Perché evocano una “questione nazionale” dai contorni netti. L’indipendenza dei cittadini rispetto allo Stato e alle istituzioni. © RIPRODUZIONE RISERVATA L’INTERVISTA “Il nostro tanko simbolo di lotta” PIERO COLAPRICO “IL SERENISSIMO” Geremia “Gerry” Agnoletti, 61 anni, l’uomo che riscattò il “tanko” del 1997 e vice dei forconi veneti di Chiavegato MILANO. Signor Geremia Agnoletti, lei è quello che porta in giro il “tanko” in varie feste secessioniste... «Sì, l’abbiamo acquistato all’asta nel 2006 per poco più di 6mila euro e restituito a Flavio Contin. Pensi che l’ho chiamato poche ore prima del suo arresto, proprio per chiedergli se potevamo portarlo a Verona: come simbolo lo vogliono tutti». È vicino quindi al gruppo degli arrestati? «Sì, conosco Contin da 15 anni, dall’assalto al campanile di Venezia. E con Lucio Chiavegato dei forconi ho mangiato domenica». Che cosa pensa degli arresti? «Ingiusti. Lo Stato ha paura del voto del referendum sul Veneto, c’è in corso una furiosa accelerazione del nostro popolo e ha deciso di dare un segnale. Per far risalire la Lega, il partito fantoccio, che ci ha fatto perdere 20 anni. Se no eravamo vicini all’indipendenza». Vicini? E quando? «Pensi a che cosa ha fatto Contin a Venezia con il tanko. La nostra gente s’è chiesta: perché rischiare tanto per appendere una bandiera su San Marco? Da allora tutto è cambiato. Una volta a Cittadella, alla fiera delle radici venete, c’erano 20 titoli di libri, ora ce ne sono 250. L’anno scorso vendevamo 50 bandiere al mese, oggi ne ordino 500 a volta». Come spiega il cannoncino? «Ma lei ci crede? Quando arrestano i mafiosi, quante armi mostrano in tv? Contin ha sbagliato a voler ripetere un’operazione bellissima come quella del tanko, anche se, devo dire, anch’io avrei tirato giù volentieri qualche statua di Garibaldi». © RIPRODUZIONE RISERVATA 16 la Repubblica VENERDÌ 4 APRILE 2014 MONDO PER SAPERNE DI PIÙ www.esteri.it www.vatican.va La polemica Ambasciatori d’Italia tra stipendi d’oro ed “extra” da capogiro L’annuncio del ministro Mogherini: “Farnesina, ora si taglia” Fino a 600 mila euro l’anno per alcuni nostri diplomatici ALESSANDRA BADUEL I NUMERI 325 LE SEDI DIPLOMATICHE L’Italia ne ha 325 contro 271 Usa, 309 russe e 230 tedesche 389.000 LO STIPENDIO ANNUO Il guadagno in euro del segretario della Farnesina 13 mln LE INDENNITÀ Gli euro spesi nel 2013 per le indennità di chi va all’estero 22.000 GLI “EXTRA” A TOKYO Gli euro per le spese di rappresentanza dell’ambasciatore ROMA. Stipendio, indennità di servizio estero, spese di rappresentanza. Totale, anche più di 500 mila euro l’anno. Con un coniuge, ne arrivano altri 64 mila, più 16 mila per ogni figlio: si possono sfiorare i 600 mila e più. Vita da ambasciatore, una delle categorie più invidiate, immaginata regolarmente immersa nel lusso. Quelle cifre sono rare fra i 901 diplomatici italiani, e per di più comprendono tutto, inclusi i disagi di sedi pericolose, ma l’effetto resta. Così ieri l’annuncio di Federica Mogherini della revisione di spesa in arrivo alla Farnesina ha avuto subito un solo titolo: saranno rivisti gli stipendi degli ambasciatori. In genere considerati intoccabili e poco noti come per ogni “casta” che si rispetti, que- singole voci specifiche per ogni spesa. Da noi, invece, si include tutto nell’Indennità servizio estero: dal trasloco al vitto, dalla domestica alla scuola per i figli. In più, ci sono le spese di rappresentanza. Cene, ricevimenti, party e quanto altro l’ambasciatore ritenga necessario fare per rappresentare, appunto, l’Italia nel Paese dove è destinato, favorendo incontri di ogni genere, imprenditoriali come culturali. In una sede come Parigi, si può arrivare a 125 mila euro. Circa 20 mila al mese. Spiega Paola Ottaviani, coordinatrice della Cgil della Farnesina: «Escluderei dai responsabili di eccessi i funzionari di livello medio. Ma facciamo pure l’anatomia dello stipendio dell’ambasciatore. Trova una residenza attrezzata in ogni dettaglio. E qui, io mi permetterei di segnalare che le spese del trasloco non dovrebbero essere risarcite: se IL MINISTRO Il ministro degli Esteri Federica Mogherini che ieri ha annunciato nuovi tagli LA VISITA FOTO: LAPRESSE E ANSA uno vuole portarsi i propri bicchieri, può pagarseli. Ma per il resto, se hai dei figli li dovrai mandare a una scuola internazionale e costosa: quelle italiane spesso non ci sono. Se poi torni un periodo a Roma, in previsione di una seconda missione dovrai continuare a farli studiare in scuole estere. E ci sono, in certi luoghi, le spese per la sicurezza, propria e della famiglia». Poi c’è la rappresentanza. «Qui il cambiamento dovrebbe essere sul fronte italiano. Ogni deputato o consigliere regionale o figura che si ritiene più o meno importante in patria, pretende regolarmente l’invito dell’ambasciata, in sede o al ristorante, per sé e per tutta la delegazione». Marco Carlomagno, segretario generale della Filp Cise (sindacato indipendente dei lavo- L’Indennità servizio estero comprende anche trasloco, vitto, la scuola dei figli e la domestica Il caso dei pensionati di massimo livello rientrati con consulenze da 98 mila euro l’anno gli stipendi non sono l’unica voce che il ministro vuole asciugare per risparmiare 108 milioni in tre anni. Ci sono infatti anche la riorganizzazione della rete diplomatica e culturale, i contributi a organismi internazionali e il patrimonio immobiliare all’estero: tutte voci da rivedere per ridurre le spese. Ma certo, ci sono anche i costi di un ambasciatore all’estero. Lo stipendio vero e proprio è solo una parte, magari neppure la più grossa, di quelle spese. Si tratta di attrezzare una persona e, se c’è, la sua famiglia, a vivere per minimo quattro anni altrove. E per questo capitolo l’Italia prevede un’indennità forfettaria, calcolata in base a costo della vita e anche eventuale pericolosità della sede di destinazione. In altri Paesi ci sono sigliere diplomatico del capo dello Stato Zanardi Landi. Quaranta minuti e poi Elisabetta è partita alla volta del Vaticano. Atmosfera «cordiale», «distesa», con il Papa ed Elisabetta «sorridenti». Fuori dai canoni l’abbigliamento della regina, che non ha indossato né il velo né l’abito nero, come aveva fatto nei precedenti incontri con i pontefici. Nessun riferimento alle Falkland questione sulla quale l’argentino Bergoglio, da arcivescovo di Buenos Aires, si era speso molto. ratori pubblici), per quelle spese ha una soluzione: «Che a ogni invito segua la spiegazione, scritta, dell’utilità di quella cena. Ma c’è da aggiungere che noi, su 900 diplomatici, ne usiamo circa 180, a stipendi base di 2-300mila euro l’anno, per mansioni amministrative, che potrebbe eseguire un funzionario con stipendio base di 24 mila euro». I sindacati oggi hanno incontrato il ministro per discutere dei tagli, uscendo rassicurati dell’intento di fare un’operazione condivisa. «Noi — segnala Carlomagno — abbiamo anche portato una lista di circa 30 nomi: sono pensionati al massimo livello che sono rientrati come consulenti per cifre che arrivano ai 98 mila euro l’anno. Ci attendiamo delle verifiche». © RIPRODUZIONE RISERVATA © RIPRODUZIONE RISERVATA Elisabetta: “Che vista dal Quirinale” ROMA. Dal Quirinale al Vaticano all’insegna del “low profile”. Quattro ore a Roma per la regina Elisabetta, tornata in Italia dopo 14 anni. Una visita lampo per incontrare «l’amico» Giorgio Napolitano e papa Francesco. «La sala con la più bella vista in cui abbia mai fatto colazione», ha detto la regina a Napolitano, rapita dalla Sala del Torrino, in cima al Quirinale, con vista sulla Capitale. Pochissimi gli invitati al pranzo (risotto, agnello, caponata) oltre alla signora Clio e al principe consorte, solo i due ambasciatori e il con- la Repubblica VENERDÌ 4 APRILE 2014 LE RIVOLTE ARABE 17 PER SAPERNE DI PIÙ www.libyaherald.com www.foreign.gov.ly Il reportage La Cirenaica, crocevia del business dell’oro nero, è in rivolta contro Tripoli. Dalla caduta di Gheddafi la regione è in mano ai ribelli di Ibrahim Jadran che chiedono federalismo e la loro fetta di ricavi Fra le tribù del petrolio “Mezza Libia è nostra” DAL NOSTRO INVIATO VINCENZO NIGRO AGEDABIA N PEZZO del futuro della nuo- U va Libia potrebbe essere nascosto qui, in questo villaggio di sabbia e polvere. Il vento che arriva dal deserto è un soffio freddo e sporco. Solleva sabbia bianca, fine e fastidiosa. E spazza strade che non esistono. A parte pochi chilometri di asfalto, tutto il resto è polvere bianca del deserto compressa in dossi e avvallamenti che bloccano auto, camion e umani. Non c’è Stato, non c’è polizia, solo un popolo con la sua straordinaria voglia di vivere, di sopravvivere a tutto questo. Questa è Agedabia la capitale del petrolio di Libia, il crocevia di tutti i tubi che dai pozzi della Cirenaica portano il liquido milionario verso i terminal del Mediterraneo. Come ripete Abdallah, l’architetto che ci guida e ha studiato a Perugia e Firenze, «dove finisce la logica, inizia la Libia». E infatti questa città, che come tutta la Libia dovrebbe essere milionaria, Gheddafi l’ha mantenuta nella povertà e nella devastazione assoluta. “Gdabja”, la polverosa, era quello che promette il nome ed è quello che è rimasto. Finché Agedabia si è ribellata, prima a Gheddafi e poi a Tripoli. Una famiglia con 5 giovani fratelli, torturati nelle carceri del colonnello, ha prodotto la forza misteriosa di un movimento politico. Hanno iniziato come i capi del gruppo di miliziani che il governo, dopo la rivoluzione, aveva messo a controllare i pozzi di petrolio della regione (l’80 per cento del petrolio libico è in Cirenaica). Dall’agosto del 2013 si sono ribellati di nuovo e hanno chiuso il flusso di greggio che il governo centrale vendeva senza versare un dinaro alla Cirenaica. Il giovane capo della Cirenaica “federale” è un ragazzone di 32 anni, si chiama Ibrahim Jadran. «I gheddafiani mi hanno arrestato nel 2005, quando avevo 23 anni, poi hanno fermato anche i miei fratelli». Quei sei anni in carcere a Tripoli, dentro Abu Salim, il tempio della tortura gheddafiana, furono una scuola di leadership incredibile per Ibrahim e i suoi fratelli. Una fonte di legittimazione inesauribile. Alla vigilia della rivoluzione del 2011, i gheddafiani provarono a svuotare le carceri sperando di allentare la tensione. Ma Jadran in libertà immediatamente organizza la resistenza, si arma con i kalashnikov della prima caserma gheddafiana assaltata, quella di Beida, la vecchia capitale della Cirenaica di re Idriss, cuore di una regione fiera, ribelle e speciale, la “Montagna Verde”. Per scendere nelle polveri di Agedabia e incontrare Jadran si passa proprio da Beida dove si arriva in aereo da Tripoli o Tunisi. Poi si attraversa per chilometri la “Montagna Verde”, un altopiano di 600 metri alle spalle della linea costiera che da Bengasi va fino verso Derna e Tobruk. Con le piogge della primavera la regione è un’esplosione di natura, di vita, di agricoltura: trebbiatrici, campi di grano, boschi di abeti e conifere. Tutta la Cirenaica è infestata da traffici e contrabbando di ogni genere, armi, droga e migranti in entrata dal Sud e dall’Egitto. Eppure la maggioranza della Montagna Verde è tranquilla, relativamente controllata e sicura perché le sue tribù sono unite e consapevoli dei pericoli che corrono soprattutto con i terroristi integralisti di Ansar Al Sharia che hanno conquistato Derna, sul mare, e che si infiltrano a Bengasi per mettere a segno i loro attentati. Il ruolo di Jadran e dei suoi fratelli è stato determinante. Prima in settembre a Ras Lanuf hanno battezzato un “Consiglio politico della Cirenaica”, che ha prodotto poi un simulacro di governo autonomo, con un primo ministro e i responsabili di tutti gli altri ministeri, salvo Esteri e Difesa, «perché vogliamo autonomia e vogliamo far rinascere la Cirenaica, ma non vogliamo separarci dalla Libia», dice il giovane federalista. Il 16 marzo, ad Agedabia, in un gran salone Jadran ha poi riunito gli sceicchi e i capi tribù di quasi tutta la regione. È stato un inno al federalismo, ovvero all’idea che loro, le tribù della Cirenaica, possano amministrarsi da sole. Jadran riuscì a far schierare lo sceicco Nue Fathalla, uno dei capi della tribù Awad Alì, che vive a cavallo del confine fra Libia ed Egitto ed ha milioni di membri: «Combatteremo per la Cirenaica». Poi il capo dei “tabu”, i “negri” originari del Sud del paese che ovunque in Libia sono discriminati (ad Agedabia vivono in un ghetto miserabile, in cui è inimmaginabile pensare quali siano le condizioni di vita visto quello che c’è fuori). Ahmed Dalenghi, il capo dei tabu, disse «noi parliamo poco, ma siamo pronti a combattere e lo facciamo bene!». Poi abbracciò in segno di pacificazione Salam Buhavuva, il capo degli Zwia, con cui per mesi i tabu si erano scontrati a morte. La pace fra le tribù, il consenso di molti capi non significa certo l’unità di tutta la Cirenaica, ma il sostegno della popolazione per Jadran e il suo auto-governo gli hanno dato forza per trattare con Tripoli. Dopo mesi di tentativi inutili, due settimane fa la Cirenaica ha provato a vendere una petroliera carica di greggio aggirando Tripoli. Il governo centrale non è riuscito a bloccarla, ci hanno pensato i Navy Seals ame- ricani al largo di Cipro, che poi hanno restituito la nave alla capitale. Ma la provocazione di Jadran ha avuto l’effetto di accelerare la caduta del debole primo ministro Ali Zeidan. Per mesi i federalisti avevano cercato di negoziare con lui, ma quello al massimo aveva provato a comprarseli con 6 milioni di dinari e la promessa di alcuni posti di ministri e ambasciatori. Jadran aveva rifiutato sdegnato, mostrando in televisione gli assegni milionari spediti da Zeidan. Dopo il colpo della petroliera, le cose per Zeidan sono precipitate, è stato costretto alle dimissioni ed è fuggito dalla Libia. Jadran invece è ripartito con le trattative con il nuovo premier Al Thinni: e questa volta la trattativa è andata avanti. Entro pochi giorni potrebbe riaprire il primo terminal petrolifero, poi gli altri. In cambio la Cirenaica dovrebbe ricevere la sede della Banca centrale libica, il comando della forza militare che controlla i pozzi, un terzo dei ricavi del petrolio, insomma i primi assaggi di un possibile federalismo. Jadran ha dietro buona parte della Cirenaica e un’idea, quella del federalismo, che prima o poi si potrebbe rivelare l’unica soluzione possibile per mettere d’accordo le tribù, le città e le milizie che oggi sono il potere vero di una Libia che non ha più Stato centrale. Tra la sabbia bianca di Agedabia forse c’è una possibilità per aiutare la Libia a reggersi in piedi: partire dal basso, dalle tribù e dalle comunità locali, invece che provare a imporre un governo centrale che, scomparso Gheddafi, avrà poche speranze di governare i popoli di Libia. © RIPRODUZIONE RISERVATA I RIVOLTOSI Le brigate del leader ribelle libico Ibrahim Jadran che imperversano in Cirenaica IL LEADER Ibrahim Jadran è il giovane capo della Cirenaica “federale”. È stato sei anni in carcere sotto il regime di Gheddafi la Repubblica VENERDÌ 4 APRILE 2014 MONDO 19 PER SAPERNE DI PIÙ eng.kremlin.ru www.nasa.gov Il racconto A bordo dell’Iss che vola a 400 chilometri dalla Terra americani e russi insieme malgrado la Guerra fredda IN ORBITA Tre astronauti russi due americani e un giapponese a bordo della Stazione spaziale internazionale (Iss) Quei sei astronauti che vagano nel cielo l’ultimo filo che unisce Mosca e Washington FOTO:NASA VITTORIO ZUCCONI WASHINGTON come neonati in un’incubatrice sospesa a 400 chilometri di altezza sopra la Madre Terra, i sei astronauti chiusi nella Stazione Spaziale Internazionale sono gli ostaggi della mini Guerra Fredda. Ma sono anche l’ultimo filo che impedisce a Stati Uniti e Russia di perdersi nel vuoto di un conflitto, condannandoli a essere i primi naufraghi nella tempesta cominciata dall’Ucraina. Per sopravvivere, per respirare, per mangiare, i sei viaggiatori della Stazione Spaziale Internazionale dipendono da quell’ultimo cordone ombelicale che li lega al cosmodromo di Baikonour, in Kazakhstan, e che Putin soltanto stringe fra le dita. Da quando la Nasa ha dovuto rottamare le sue navette nel 2011 e rinunciare, per mancanza di finanziamenti, a lanci di missioni umane, soltanto la “Soyuz” russa continua a fare la spola fra le steppe dell’Asia Centrale e l’ISS, il labo- F RAGILI LA SCHEDA IL PROGETTO La Iss (Stazione Spaziale Internazionale) è gestita da Europa, Canada, Giappone, Usa e Russia LA PRIMA VOLTA Risale al 1994 la prima missione congiunta tra russi e americani. La guidò l’astronauta Charles Bolden OSPITI DELLA SOYUZ Senza Shuttle, gli Usa si affidano alla astronave Soyuz per raggiungere la base spaziale internazionale Quel progetto che dal 1998 dovrebbe essere il monumento futuristico alla cooperazione e all’amicizia fra tutte le nazioni con programma spaziali civili, come la Nasa, l’Esa europea, la Roskosmos. Washington non aveva scelta. Gli Stati Uniti, la nazione che aveva stravinto la prima fase della corsa spaziale, la prima po- tenza capace di portare sulla Luna e riportare a casa esseri umani si trova, 45 anni dopo le impronte di Neil Armstrong sulla polvere del Mare della Tranquillità, completamente in balia dei russi per lanciare, e riprendere, gli uomini e le donne dispersi nella Stazione Orbitante. Non soltanto l’unica navetta in attività è la Soyuz, la “Unione”, una navicella che ancora porta puntigliosamente il nome derivato da Unione Sovietica e risale nella prima versione al 1967. Ma la Nasa dipende pesantemente dai russi per motori, navigazione satellitare, rifornimenti di viveri e pezzi di ricambio. In attesa che il Congresso riapra il borsellino o che, più probabilmente, siano imprenditori privati a costruire i successori dello Shuttle con personale. Costretta a inghiottire la propria ormai umiliata alterigia, la Nasa, la adorata signora dello spazio oggi cliente dei rivali di ieri, ha dovuto guardare impotente la Soyuz raggiungere la Stazione Spaziale giovedì 27 marzo con i nuovi tre uomini di equipaggio, Steven Swanson l’americano, e i due russi Alexander Skvortsov e Oleg Artemyev. Poi affidarsi alla società privata Space X per il lancio del Dragon, un cargo spaziale con viveri e materiali, il 30 marzo. Il costo del biglietto per raggiungere la Stazione Spaziale è Gli Stati Uniti devono usare la “Soyuz” per i collegamenti con la navetta L’agenzia spaziale dipende dal Cremlino anche per navigazione satellitare e rifornimenti ratorio nel cielo. E quando Putin ha deciso di annettersi la Crimea e Obama ha risposto cominciando a chiudere uno dopo l’altro i circuiti di collegamento fra le due nazioni in cagnesco, qualcuno si è ricordato che attorno al pianeta girano alla velocità di 27 mila chilometri all’ora tre russi, due americani e il comandante dell’equipaggio, un giapponese. La più grande incubatrice del mondo, con le sue 500 tonnellate costruite dalla Boeing per 180 miliardi di dollari, è stata esentata dalle sanzioni e della ripicche russo americane che avevano investito anche la Nasa. All’agenzia spaziale americana era stato proibito qualsiasi contatto con i colleghi di Roskosmos incluse telefonate, teleconferenze via Skype e addirittura scambi di email. Il vice amministratore della Nasa, Michael O’Brian era stato drastico e soltanto l’intervento del suo superiore diretto, Charles Bolden, ha chiarito che dal boicottaggio era esclusa la ISS, la International Space Station. ormai di 70 milioni di dollari, andata e ritorno, che Washington versa a Mosca. Ma questi sei uomini che si dividono gli abitacoli a 400 chilometri, mantenuti artificialmente in uno stato di microgravità alla pressione atmosferica del livello dei mari terrestri, a temperatura costante nella loro incubatrice, sono insieme ostaggi e garanzia che almeno l’ultimo fusibile nella rete di collegamenti fra Usa e Russia non sarà fatto saltare. Qualcuno, per alleviare l’umiliazione di questa Nasa non più signora ma cliente, ha notato come l’ultima Soyuz lanciata la scorsa settimana ha avuto un guasto serio. Uno dei motori non ha funzionato e questo ha rallentato la rincorsa all’ISS. Sarebbe dovuto durare per quattro orbite, ma la navetta ha dovuto girare per 32 volte attorno alla Terra, acquistando velocità come il peso alla fine della catena di un martellista. Ecco, le cose fabbricate in Russia funzionano sempre un po’ a spanna. Ma almeno ci sono. © RIPRODUZIONE RISERVATA 20 la Repubblica VENERDÌ 4 APRILE 2014 CRONACA PER SAPERNE DI PIÙ www.interno.it www.repubblica.it L’intervista Appalti di Polizia archiviato Izzo “E ora ridatemi l’onore perduto” I PERSONAGGI Nicola Izzo, ex numero due del Viminale, e, sotto, il prefetto Giovanna Iurato: il gip di Roma ha archiviato le loro posizioni Chiusa l’inchiesta iniziata nel 2010 l’ex vicecapo del Viminale si sfoga “ IL DOLORE Nessuno mi ripagherà per quello che ho sofferto: danni morali, fisici, professionali. La giustizia non trionfa LO STATO Non ho mai difeso una poltrona, ma solo il mio lavoro. E ora chiedo a questo Stato di non essere da operetta ” Ieri CORRADO ZUNINO ROMA. Quattro anni di indagini sul prefetto Nicola Izzo, direttore centrale per i servizi tecnico logistici del Viminale. Nel novembre 2012 le dimissioni da vicecapo della Polizia. Ieri mattina per Izzo, difeso dall’avvocato Bruno Larosa, è arrivata da parte del Tribunale di Roma l’archiviazione. E così per il prefetto Giovanna Iurato, difesa dall’avvocato Claudio Botti, per l’ex direttore della Dia Antonio Girone e altri dodici indagati nell’inchiesta sugli appalti per la costruzione del Centro elaborazione dati di Napoli, costato 37 milioni e considerato viziato dagli inquirenti e dalla commissione aggiudicataria. Le contestavano la turbativa d’asta, prefetto. E la rivelazione del segreto della gara d’appalto. «C’è un giudice a Roma: non ho fatto reati, i sospetti sono stati diradati. Adesso spero che, come io ho rispettato le indagini e il processo, chiedendo di essere interrogato, tutti rispettino la sen- tenza di archiviazione. Piaccia o non piaccia». Diciassette mesi fa si dimise da vicecapo della polizia. «Nessuno mi ripagherà per tutto quello che ho sofferto, i danni morali, fisici, umani e professionali patiti. I processi finiscono, ma la giustizia non trionfa. Nessuno restituirà nulla, a me come a tanti altri, e questo è un problema serio e sottovalutato. Chiunque al mio posto, dopo quattro anni di rivelazioni, indagini, convocazioni, titoli, direbbe lo stesso». Vuole essere risarcito per quei danni? «Non chiedo risarcimenti economici, chiedo mi siano restituiti l’onore e le chance professionali». Si dimise su pressione di qualcuno? «Su pressione della mia coscienza. Volevo lasciare spazio alle indagini e togliere motivi di polemica sul mio ruolo». L’allora capo della polizia, Antonio Manganelli, le suggerì il passo indietro? «Manganelli era contrario alle mie dimissioni, io le preFOTO:IMAGOECOMNOMICA LA TRAGEDIA LA SANZIONE Cesare Calvelli Sindacalista Socialista ha finito di soffrire. Lo annunciano con dolore Paola, Cristina, Daria, Francesca, Elena e Marco. I funerali si svolgeranno nella chiesa di San Saturnino sabato 5 aprile alle 10.15. Roma, 4 aprile 2014 Gli amici della Convergent Technologies Partners Spa sono vicini a Cristina ed alla sua famiglia in questo momento di dolore per la dipartita del caro padre Cesare Romano Calvelli Roma, 4 aprile 2014 Il giorno 3 aprile 2014, si è spento l’amatissimo pittore Franco Manarini Roma, 4 aprile 2014 Ag. Fun. Universal tel. 06/4383222 Buon viaggio Francesco Macedonio 40 47 59 64 79 89 Uccide il socio 66 Superstar Ai 2 vincitori con punti 4 44.414,00 € Ai 117 vincitori con punti 3 2.333,00 € Ai 1.631 vincitori con punti 2 100,00 € Ai 12.595 vincitori con punti 1 10,00 € Ai 32.447 vincitori con punti 0 5,00 € IL PROSSIMO JACKPOT CON PUNTI 6 11.700.000€ Germana Erba Germana Erba Germana Partecipano al lutto Gian Mario Bandera, Tiziana Borgo e Claudia Reggiani. Milano, 4 aprile 2014 18 Concorso n. 40 del 3-04-2014 Gian Mesturino con Miriam, Eva, Irene, Enrico, Eleonora, Emanuele, Davide e Anna. Rosario 4 aprile ore 19. Funerale 5 aprile ore 9.30, Chiesa Madonna Addolorata (Pilonetto), Corso Moncalieri 227, Torino. Torino, 4 aprile 2014 Sarà sempre con noi Gli artisti, i tecnici, i docenti, gli allievi e lo staff organizzativo di Torino Spettacoli e della Fondazione Teatro Nuovo. Torino, 4 aprile 2014 La U.T.I.M. Uffici Teatrali Italiani di Milano è vicina con affetto a Gian e a tutta la famiglia nel grande dolore per la scomparsa della dolce e coraggiosa e la moglie poi si suicida Superenalotto Nessun vincitore con punti 6 Nessun vincitore con punti 5+ Ai 6 vincitori con punti 5 37.544,75 € Ai 519 vincitori con punti 4 444,14 € Ai 19.530 vincitori con punti 3 23,33 € vecchio amico, grande regista, grande poeta Ludovica Roma, 4 aprile 2014 Sarà sempre con noi NAZIONALE 16 69 84 21 18 60 74 37 12 59 11 27 2 61 8 23 50 16 4 61 31 89 22 9 75 18 25 68 63 6 43 87 9 58 27 6 69 51 44 85 49 88 85 61 35 6 51 65 74 54 49 66 85 26 79 10 e LOTTO COMBINAZIONE VINCENTE 2 16 27 60 4 18 31 61 8 21 37 69 9 22 50 74 “Privacy violata” da Google un milione per Street View 12 23 59 84 MILANO. Tre vite spezzate nell’arco di poche ore, a pochi chilometri. L’imprenditore Domenico Magrì, 82 anni, ha ucciso con un colpo di pistola il socio in affari, Carmelo Orifici, con il quale litigava da tempo per questioni legate alla liquidazione delle sue quote nell’impresa. Poi è tornato a casa, a Cerro di Bottanuco, in provincia di Bergamo, e, allontanata la badante, con la stessa pistola ha messo fine alla vita della moglie, Maria Artale, paralizzata su una sedia a rotelle. Infine si è suicidato. A trovare il primo cadavere, a Segrate, è stato il figlio di Orifici, in ritardo all’appuntamento al quale avrebbe dovuto essere presente. Un disguido che forse gli ha salvato la vita. Domenico Magrì, partito da Catania da ragazzo in cerca di lavoro, era un uomo stanco, stanco di seguire gli affari della sua società edile e di lottare contro la malattia della moglie, costretta da circa 15 anni su una sedia a rotelle a causa di un ictus. Aveva deciso di mollare tutto e ritirarsi. Ne aveva parlato con Orifici, che però pare non fosse d’accordo e con il quale è stato in trattativa nel tentativo di trovare una liquidazione adeguata. Il tira e molla lo ha esasperato al punto da spingerlo a usare la pistola. Robledo e Bruti Liberati LA POLEMICA Scontro in Procura il Csm convoca Bruti Liberati e Robledo MILANO. Via all’istruttoria del Csm sullo scontro in atto alla procura di Milano tra l’aggiunto Alfredo Robledo e il procuratore capo Edmondo Bruti Liberati, responsabile, secondo il suo «vice», di irregolarità nell’assegnazione dei fascicoli (per esempio nei casi Ruby, Sea e San Raffaele, secondo quanto sostiene Robledo nell’esposto inviato al Csm). L’indagine di Palazzo dei marescialli comincia con un fitto calendario di audizioni: si parte lunedì 14 con la convocazione del Procuratore generale di Milano Manlio Minale, cui è stato chiesto anche di inviare una relazione scritta sull’accaduto. Il giorno dopo toccherà invece ai protagonisti: prima sarà ascoltato Robledo, poi Bruti Liberati, ex presidente dell’Anm. ROMA. Una multa da un milione di euro. Tanto ha dovuto pagare Google per una sanzione decisa dal Garante per la privacy a causa degli scatti “rubati” nelle strade italiane quattro anni fa, nel 2010, quando è sbarcato anche nel nostro Paese il servizio Street View. E quando le Google car hanno cominciato a percorrere, e soprattutto a fotografare in lungo e in largo, anche l’Italia, per poi elaborarne una mappa tridimensionale da pubblicare online. Ragazze in bikini, un uomo che scavalca un cancello, un altro “pizzicato” dalla moglie in luoghi proibiti: furono tante le segnalazioni inviate al Garante da persone che comparivano, loro malgrado, nelle foto archiviate sul web. L’autorità aveva così prescritto alla società, che subito si è messa in regola, di rendere le auto cattura-immagini ben riconoscibili con cartelli e immagini, e di pubblicare con qualche giorno di anticipo, sul proprio sito, le località visitate per consentire alle persone di decidere se sottrarsi o meno alle riprese. L’arrivo della Google car deve inoltre essere annunciato sulle pagine di cronaca locale di almeno due quotidiani e essere diffuso attraverso un’emittente radiofonica locale. sentai in maniera irrevocabile. Non sono un funzionario di Stato da operetta, di quelli che dà le dimissioni per farsele respingere. Non ho mai difesa una poltrona, solo il mio lavoro. E ora chiedo a questo Stato di non essere uno Stato da operetta». Cosa intende? «Un Paese che richiede ad alta voce a un suo funzionario, ma anche a un ministro, le dimissioni al primo avviso di garanzia, un Paese che di fronte a un dubbio chiede spazio per gli accertamenti, poi deve prendere atto con altrettanta solerzia della sentenza del processo. Altrimenti diventa un Paese dall’etica traballante. E manda ai suoi funzionari, ai cittadini, questo messaggio: sempre meglio non dimettersi». Dice questo perché, in queste ore, avrebbe voluto ricevere messaggi tranquillizzanti rispetto alla sua carriera? «Dico questo perché è giusto. Le telefonate tranquillizzanti le ho comunque ricevute, tutte». Vuole tornare a fare il vicecapo della polizia? «Non chiedo nulla. Vorrei solo indietro le mie chance professionali e la mia dignità individuale». Cosa farà adesso? «Ho 65 anni e, fino a quando non avrò diritto alla pensione, continuerò a lavorare dignitosamente nell’ufficio che mi è stato dato quando mi sono dimesso da vicecapo della polizia». Sarebbe? «Ho un incarico di studio e ricerca per la rete delle prefetture italiane». Com’è nata l’inchiesta, prefetto. «Dal parere negativo della commissione aggiudicatrice: quell’appalto fu assegnato a un raggruppamento di imprese, invitate dal ministero dell’Interno a partecipare alla gara. Lo guidava Elsag-Datamat. La commissione era contraria, anche sui profili economici». Il Gip, archiviando, ha scritto: «La procedura di assegnazione ed esecuzione dell'appalto è stata portata a termine sicuramente in modo convulso, contingentato e con un certo grado di approssimazione». «E ha scritto anche: “Tale conclusione non consente di inferire automaticamente che siano state tenute condotte costituenti reato”. E ancora che abbiamo fatto in fretta per “non far decadere il finanziamento per mancata aggiudicazione dell'appalto nel termine fissato”. La richiesta di archiviazione, vorrei ricordare, è arrivata dallo stesso pubblico ministero». © RIPRODUZIONE RISERVATA la Repubblica VENERDÌ 4 APRILE 2014 CRONACA 21 PER SAPERNE DI PIÙ www.interno.gov.it http://frontex.europa.eu L’immigrazione Alfano: in arrivo 600mila profughi Allarme del ministro dell’Interno: l’Europa deve difendere le sue frontiere LA GIOR NA TA ALBERTO CUSTODERO ROMA. «In Nordafrica ci sono tra 300 e 600 mila persone in attesa di transitare nel Mediterraneo». È, questo, l’allarme di Angelino Alfano, ministro dell’Interno, lanciato durante un convegno sull’immigrazione a Palermo. «Non è una questione solo italiana — ha aggiunto il titolare del Viminale — ci batteremo perché questa frontiera venga difesa. C’è lo strumento, si chiama Frontex, e va potenziato. Se non si difende la frontiera non si risolve il problema degli sbarchi». «E noi ci batteremo — ha promesso — perché l’Europa difenda le frontiere». Dopo la politica dei “respingimenti in mare” dell’ultimo governo Berlusconi (allora Angelino Alfano era Guardasigilli, ministro dell’Interno Roberto Maroni), l’Italia è passata alla politica dell’accoglienza. È lo stesso ministro Alfano a confermarlo. «L’Italia — ha detto il ministro — è campione del mondo di accoglienza, da ottobre, con l’operazione mare nostrum, sono state recuperate 10 mila persone, non rispondendo ad alcun obbligo di intervento ma alla nostra coscienza affinché non si ripetano i fatti del 3 ottobre scorso». Alfano ha poi auspicato «la modifica del trattato di Dublino» in base al quale i migranti sono obbligati a chiedere asilo nel Paese di approdo. Per il titolare del Viminale «l’Italia non può essere la prigione di chi arriva nel nostro Paese, ma con l’intenzione di andare in un altro Stato europeo». © RIPRODUZIONE RISERVATA L’ALLARME I Servizi lanciano un sos sugli arrivi degli extracomunitari in Italia FOTO:ANSA “Traffico controllato da 500 bande” ecco il dossier segreto dei Servizi IL RETROSCENA I NUMERI FRANCESCO VIVIANO ROMA. ultima radiografia dei nostri servizi segreti su quello che accadrà nelle prossime settimane, nei prossimi mesi nel Canale di Sicilia, dà risultati impressionanti. Oltre mezzo milione di persone — siriani, eritrei, etiopi, nigeriani, sudanesi e cittadini di altri paesi centroafricani — ammassati nelle “prigioni” dei trafficanti libici in attesa di essere trasferiti su “navi madre” e barconi diretti verso le coste siciliane. Anzi, verso le nostre navi della Marina L’ 10mila GLI ARRIVI Nel primo trimestre 2014 oltre diecimila extracomunitari 600mila LA PREVISIONE Secondo gli 007 tanti ne arriveranno nei prossimi mesi 11mila I SIRIANI Al primo posto fra i migranti in Italia: 11mila nel 2013 stina verso l’Italia. Le aree maggiormente interessate all’organizzazione delle “partenze” sono quelle intorno a Tripoli, Misurata e Bengasi dove arrivano le centinaia di migliaia di disperati provenienti da Sudan, dalla Nigeria e da altri paesi del Centro Africa e che fanno capo a due grandi punti di “raccolta” e “snodo”, l’oasi di Kufra (nel Sud-Est della Libia) e l’area di Sebah (nel Sud-Ovest). Dopo il conflitto nel Mali il Niger è diventato il principale collettore pre-libico degli africani che si muovono dai Paesi del Centro Africa e che “sbarcano” a Sebha. Sul versante orientale del continente il punto di raccolta per coloro che provengono dal Corno d’Africa, pri- ma dell’ingresso in Libia, è la città sudanese di Khartoum. «Il primo trimestre 2014 (finora sono arrivati oltre 10mila extracomunitari ndr) vede confermata la centralità del territorio libico. Qui — annotano i nostri 007 — il territorio è tutt’ora controllato dalle “Katibe” coinvolte nella tratta finale del viaggio migratorio. Tali organizzazioni para-militari, ascrivibili alla struttura tribale libica prima, proliferate dopo la rivolta antiGheddafi poi, approfittano della propria capacità, anche militare, del controllo del territorio». I trafficanti sono in prevalenza somali, eritrei, sudanesi, nigeriani, maliani che una volta portato il “carico” di essere umani in Li- bia devono fare ricorso alla intermediazione delle “Katibe” per avere il “via libera” all’accesso alle imbarcazioni e il “nulla osta” delle forze dell’ordine corrotte. L’operazione “Mare Nostrum” che finora ha salvato dalla morte migliaia di disperati ha paradossalmente “sconvolto” il mercato dei trafficanti di esseri umani, i prezzi per pagare il viaggio — che costava fino a duemila dollari — si sono abbassati. Ciò per i minori costi sostenuti dai gestori delle reti dei trafficanti, e per le ridotte porzioni di viaggio perché “intercettati” dalle navi della Marina Militare italiana. Ma lo scenario egiziano non è meno preoccupante. I trafficanti forniscono più “servizi” rispet- to a quelli libici: imbarcazioni in partenza, scafisti (soprattutto egiziani ndr) e consentono che il pagamento della traversata sia saldato dopo l’arrivo in Italia, anche attraverso “prestazioni lavorative”. Ed è dalle coste egiziane che arriva la maggioranza dei siriani. «Quelli giunti in Italia via mare, nel 2013, sono stati oltre 11 mila, al primo posto fra i migranti in Italia». Ma l’emigrazione dalle coste nord africane verso il nostro Paese è quella più evidente. Ci sono altre centinaia e centinaia di migliaia di disperati che arrivano dall’area anatolico-balcanica da sempre collettore dei flussi migratori di Palestina, Iran, Iraq, Turchia, Siria, Afghanistan, I gruppi para-militari libici, le “Katibe”, danno il via libera ai mercanti di uomini L’operazione “Mare Nostrum” ha fatto abbassare i costi dei viaggi Militare dell’operazione Mare Nostrum, che da mesi battono in lungo e in largo il mare tra le coste nord africane e quelle italiane. Un sos che gli 007 italiani hanno girato alla Presidenza del Consiglio, con un’analisi drammatica di quello che in queste ore sta accadendo nei paesi centroafricani e, soprattutto, in Libia l’ultimo terminale delle migliaia di disperati che fuggono dai loro paesi d’origine per guerre e fame. Attualmente, secondo le informazioni raccolte sul posto dall’Aisi e dall’Aise (i nostri servizi interni ed esteri) oltre cinquecento “Katibe”, bande paramilitari armate fino ai denti, con la complicità di poliziotti e della guardia costiera libica corrotti, gestiscono il grande business dell’immigrazione clande- Pakistan, Bangladesh, India, Sri Lanka. E poi quella più “silenziosa”, la migrazione asiatica, che si avvale di canali diversificati, in tratte aeree, terresti e via mare. Le organizzazioni che le gestiscono sono abilissime nel procacciamento di documenti falsi, di viaggio e di lavoro. Secondo il dossier dei nostri 007 l’organizzazione delle reti afghano-pakistane «ha mostrato di sapere adulterare anche i più moderni tipi di passaporti di Paesi europei». Flussi migratori che presentano rischi sanitari: i migranti africani hanno un alto tasso di malattie, polmonari ed epatiti, che sfuggono a ogni forma di prevenzione e cura mantenendo elevato il rischio della diffusione delle patologie. © RIPRODUZIONE RISERVATA la Repubblica VENERDÌ 4 APRILE 2014 CRONACA 22 PER SAPERNE DI PIÙ www.istruzione.it www.repubblica.it L’università nel caos Il Tar del Lazio piccona le graduatorie dei test nazionali di abilitazione Così i giudici sventano un’altra parentopoli E adesso il mondo della ricerca chiede al ministero: difendiamo il merito Aspiranti prof pioggia di sentenze contro i baroni FOTO: SIANO GIOVANNI VALENTINI LE TAPPE LE PROVE Nei mesi scorsi si sono svolte in tutta Italia le prove per l’abilitazione nazionale all’insegnamento nelle università: 24.115 gli abilitati I CRITERI CAMBIATI A prove effettuate, le commissioni cambiano i criteri di valutazione, introducendo parametri che vanno a svantaggio dei candidati con i curricula migliori I PROVVEDIMENTI Il Tar del Lazio sta ribaltando le graduatorie decidendo a favore dei candidati penalizzati dalle valutazioni ROMA. Fioccano le sospensioni e gli annullamenti del Tribunale amministrativo del Lazio, competente per gli atti dell’amministrazione statale su tutto il territorio nazionale, dopo la pioggia di ricorsi contro l’esito dell’Abilitazione scientifica (non didattica) per i professori universitari. In diversi i casi, i giudici del Tar hanno stabilito anche che le commissioni esaminatrici devono essere interamente ricostituite per emettere un nuovo verdetto entro 60 giorni. Un terremoto insomma - per l’Università italiana, già minata dalle sue croniche carenze e disfunzioni. All’origine della vertenza c’è la controversa introduzione ex post dei parametri di “sottosettorialità” che hanno ribaltato le graduatorie originarie, compilate secondo i criteri oggettivi e meritocratici previsti dalla riforma ministeriale. Con questo sistema, molti aspiranti che in ba- zi individuali di non idoneità «non sembrano raggiungere un adeguato grado di sintesi nel giudizio finale complessivo». Analogamente è stato accolto il ricorso di Tessa Canella, per Scienze del libro e del documento e Scienze storico-religiose. Il Tar ha riconosciuto un «sufficiente fumus boni iuris in ordine alla incongruità del giudizio della Commissione rispetto a quello positivo reso dall’esperto nominato dalla medesima commissione». Nello stesso settore, è stato annullato il giudizio negativo su Francesco Mores: qui il fumus attiene «allo specifico profilo di conoscenza dell’esperto chiamato a esprimere il parere pro veritate nei confronti del candidato e della congruenza delle sue pubblicazioni». Ancora più paradossale il caso di Stefano Benussi che aveva presentato domanda per diventare professore di seconda fascia per la Chirurgia cardio-toracovascolare. Il verdetto della Commissione è stato ritenuto incongruo «rispetto al numero delle pubblicazioni del candidato», considerando anche il fatto che il giudizio individuale dei singoli commissari era risultato positivo a maggioranza dei 3/5. Particolarmente significativo il documento di protesta inviato al ministro dagli archeologi dell’Accademia dei Lincei, tra cui Ermanno Arslan, Salvatore Settis e Fausto Zevi. Oltre a contestare «la scelta della Commissione di abilitare un numero spropositato di candidati» (69 su 160 nella prima fascia e 241 su 553 nella seconda), si critica nel merito anche la qualità accademica dei nuovi professori: «Sono stati resi idonei candidati, la mediocrità o addirittura l’irrilevanza della cui produzione – si legge nel testo - è visibile ictu oculi a chiunque». In polemica poi con Andrea Ferretti, primario di Ortopedia all’ospedale Sant’Andrea di Roma, e con Repubblica che ne aveva raccolto le dichiarazioni, il professor Paolo Cherubino ha inviato una lettera al presidente del Collegio dei professori di prima fascia di Ortopedia e Traumatologia, Sandro Giannini, e a tutti i membri, contestando le Spesso le commissioni hanno liquidato esperti di vaglia con giudizi sommari Gli archeologi dei Lincei denunciano: promossi candidati la cui mediocrità è palese se alle loro pubblicazioni vantavano titoli scientifici specialistici, studiosi già noti e apprezzati nelle rispettive discipline, sono stati scavalcati da concorrenti con un curriculum più generico e meno qualificato. E spesso, a favore di figli o allievi dei potenti “baroni” universitari. Ma ora le ordinanze del Tar, come in una reazione a catena, stanno praticamente azzerando la situazione in vari campi accademici. Il Tribunale amministrativo del Lazio ha accolto, per esempio, il ricorso di Greta Tellarini che aveva presentato domanda per l’abilitazione alle funzioni di professore universitario di prima fascia nel settore del Diritto commerciale della navigazione: la sua preparazione era stata sommariamente liquidata da uno dei componenti come «accettabile», in senso spregiativo e in modo difforme dalle direttive ministeriali. E perciò è stata disposta la costituzione di una nuova commissione esaminatrice. Lo stesso Tar ha dato ragione a Marco Gentile che aspirava a diventare professore di seconda fascia per Storia medievale: in questo caso, secondo la magistratura amministrativa, i giudi- critiche alla procedura di abilitazione. Ma Ferretti ha subito replicato, ribadendo le sue valutazioni e le sue riserve sui «criteri settoriali aggiuntivi» che hanno trovato riscontro ora nelle pronunce del Tar. Sulla stessa linea, in una lunga lettera inviata a Repubblica e intitolata L’Università svilita, interviene un altro autorevole cattedratico come Davide Messinetti, già professore ordinario di Diritto civile all’Università di Firenze. A suo giudizio, i risultati di questa prima tornata della procedura per l’abilitazione nazionale «appaiono in quasi tutti i settori scientifici e disciplinari a dir poco sconcertanti». E per quanto riguarda il Diritto privato, lui stesso li definisce anche «vergognosi», riferendo un’opinione pressoché unanime dei suo colleghi. «Auspico – conclude Messinetti - che il nuovo ministro della Università voglia prendere iniziative concrete e urgenti contro questa orrenda visione, annullando in autotutela gli atti del concorso e rimuovere l’operatività di questa commissione che si è resa responsabile di tanto scempio». © RIPRODUZIONE RISERVATA la Repubblica VENERDI 4 APRILE 2014 CRONACA 23 PER SAPERNE DI PIU’ www.giustizia-amministrativa.it www.anafe.it Il caso Il Tar salva la sigaretta elettronica ROMA. Niente “maxi tassa” sulle sigarette elettroniche. Con un’ordinanza depositata ieri il Tar del Lazio ha sospeso i due decreti del ministero dell’Economia e la circolare dei Monopoli che introducevano dal 1 gennaio le procedure di autorizzazione per la commercializzazione e, soprattutto, l’imposta di LA consumo del 58,5 per cento SEN sulla vendita di e-cig e dei accessori quali TEN prodotti carica-batterie o custodie. ZA Non solo. Il tribunale amministrativo ha anche sollevato la questione di legittimità costituzionale del Decreto Legge “Iva e lavoro” approvato dal governo Letta la scorsa estate. «Detta normativa — si legge nell’ordinanza — presenta profili di irragionevolezza. Non si può escludere che le società che hanno fatto ricorso possano subire un tracollo economico». È stata accolta, dunque, l’istanza di quattro aziende produttrici che aderiscono ad AnafeConfindustria: già avevano ottenuto una prima sospensiva il 27 gennaio, che aveva costretto il governo a licenziare un nuovo decreto il 12 febbraio. Anche quello però bocciato con la decisione di ieri del Tar laziale. «Vittoria totale — dice Fabio Francario, avvocato della difesa — il Tar consente alle imprese che hanno investito in Italia in un periodo di crisi di continuare a lavorare, conservando i posti di lavoro dell’intera filiera produttiva». Ora la palla torna al governo, che potrebbe rimettere mano alla materia con la delega fiscale. «La e-cig resta prodotto controverso — sostiene Risso, presidente della Federazione italiana tabaccai — il governo non potrà non tenere conto del fatto che le sigarette tradizionali subiscono una tassazione del 74 per cento, le elettroniche solo del 22 per cento». (fa.to.) © RIPRODUZIONE RISERVATA Ma i negozi chiudono il boom della svapata è diventato un flop I NUMERI 1,6 mln “SVAPATORI” Tanti sono in Italia i fumatori di sigarette elettroniche 4.500 NEGOZI Tanti erano i punti vendita nel 2012 (ma 2.000 hanno chiuso) 117 mln EURO Era l’incasso previsto dallo Stato per la tassazione sulle e-cig ROMA. Mettiamola così, il Tar del Lazio ha soffiato un po’ di ossigeno nella bolla della sigaretta elettronica. Che però continua a sgonfiarsi, e nemmeno tanto lentamente. Sono i numeri a dirlo, prima ancora dei decreti del ministero dell’Economia, delle circolari dei Monopoli di Stato, della comunità scientifica che non ha espresso un giudizio univoco sulla svapata. Tra dicembre e gennaio, a cavallo dell’introduzione della “maxi- L’INCHIESTA FABIO TONACCI tassa”, un negozio su tre ha chiuso i battenti, dei 4.500 punti vendita spuntati come funghi sull’onda dell’entusiasmo di due anni fa, ne sono rimasti appena 2.500. «Con quella assurda imposta al consumo fissata dal governo Letta al 58,5 per cento — dice nel giorno della “vittoria” al Tar del Lazio l’Anafe-Confindustria, l’associazione che rappresenta il 95 per cento degli operatori — entro giugno sarebbero spariti tutti i negozi, perché tenerli aperti diventava impossibile». Risultato che si porterebbe dietro un paio di conseguenze di non poco conto. I 6mila addetti del settore finirebbero per strada e gli appassionati sarebbero costretti a frugare sul web per trovare ricariche e liquidi aromatici. 58,5% LA TASSA Per il Tar del Lazio l’imposta di consumo del 58,5% sulla vendita di e-cigarette “è incostituzionale” Una qualche ragione, le 1700 imprese italiane che hanno creduto al business, ce l’hanno. A dimostrarlo c’è l’ordinanza del Tar, che definisce «irragionevole» il decreto Iva e Lavoro nella parte in cui tassa con la medesima aliquota sia la e-cig sia gli accessori. Il caricabatterie e gli astucci, per intendersi. Un recente studio della Luiss-Cesme ha calcolato che, per sopportare quel 58,5 per cento di imposta e mantenere i margini di guadagno attuali, i prezzi dovranno aumentare del 250 per cento. Rialzo che mortificherebbe qualsiasi domanda, riducendola al lumicino. E finora i prezzi delle ricariche, intorno ai 15 euro per 20 millilitri, non sono aumentati solo perché i commercianti hanno venduto le scorte di magazzino incamerate prima del 1 gennaio. Resta però la sensazione che il grande entusiasmo dei primi tempi sia scemato. Nel 2012 un milione e seicentomila italiani scelsero di tradire le bionde per le svapate. «Non fanno male come il tabacco», si diceva, «si possono utilizzare dovunque, anche al cinema», si sperava. Mantra ripetuti sotto lo sguardo degli scettici, in ufficio e nei locali pubblici. Poi però le certezze dei “nuovi” fumatori hanno lasciato il passo ai dubbi. Mentre il pm Raffaele Guariniello di Torino apriva un’inchiesta per «la presenza di piombo, cadmio, cromo e arsenico» rilevata nei liquidi, era il giugno 2013, il governo pasticciava con le norme, prima vietando le e-cig nelle scuole, poi liberalizzandole, non si è mai capito fino a che punto. Tutto ciò non ha aiutato la moda della svapata, se di moda si tratta. Ancora a fine anno lo Stato, con slancio di ottimismo, prevedeva nel 2014 di recuperare alle casse dell’Erario 117 milioni di euro con la “maxi tassa”. Al momento, tra sospensive del Tar, resistenza degli operatori e contrazione del mercato, sono entrati zero euro. «La colpa del calo è della lobby del tabac- co», sostiene Franco Spicciariello di Open Gate Italia, società di comunicazione a cui la Anafe ha affidato la battaglia davanti al Tar. «Invece di inglobare il nuovo prodotto, la Federtabacco ha cercato fin da subito di distruggerlo». E di nuovo si torna a parlare della manifestazione anti-svapata organizzata a Roma dalla Fit un anno fa, degli interventi sul palco di Ugo Sposetti, tesoriere del Pd che denunciò di aver ricevuto 37mila euro dai tabaccai, del lavoro dell’allora sottosegretario Alberto Giorgetti, padre della normativa. «Sono stato vittima di un attacco personale con minacce su Facebook — ricorda — tutto per aver previsto un’imposta che loro si rifiutano di pagare». E che non pagheranno, almeno fino a quando non si pronuncerà la Consulta, o il governo cambierà qualcosa, magari già con la delega fiscale. Sempre che, per quel giorno, la bolla non sia scoppiata del tutto. © RIPRODUZIONE RISERVATA ABRUZZO Discarica dei veleni: “Inquinata anche la filiera alimentare” GIUSEPPE CAPORALE PESCARA. «Si ravvisa un pericolo concreto per la salute umana rispetto al rischio di ingestione di mercurio, veicolato tramite suolo, sedimenti ed acque superficiali nella filiera alimentare». Contiene una frase shock la relazione dell’Istituto superiore di sanità (Iss) che è gli atti dell’inchiesta sull’ex polo chimico di Bussi divenuta la discarica più grande d’Europa. Secondo il rapporto richiesto dall’Avvocatura dello Stato e depositato lo scorso gennaio in Corte d’Assise a Chieti al processo contro 19 dirigenti della Ex Montedison Ausiliare (Ausi- mont) accusati di avvelenamento delle acque e disastro colposo, a essere contaminata non è stata solo l’acqua destinata a 700 mila persone, ma anche la filiera alimentare. «I valori medi riscontrati sui vegetali raccolti nell’intorno del sito di Bussi, nel caso dei germogli di grano, sono circa 292-561 volte superiori ai livelli di concentrazione di piombo rinvenibili nell’alimento e nei semi 158-225 volte superiori», è scritto nel rapporto che si riferisce ad analisi su pozzi inquinati poi chiusi nel 2007 pochi mesi dopo il sequestro della discarica da parte della Forestale di Pescara. «Valori medio alti di mercurio furo- no rintracciati nei prodotti alimentari vegetali già nel 1981 e nel 1972 fu trovato mercurio nei pesci e nei capelli dei pescatori». «È tutto il medio Adriatico ad aver problemi col mercurio — spiega il proPERICOLO MERCURIO La discarica di Bussi fessor Michele Amorena, farmacologo e (Pescara): il rischio tossicologo alla faora è il mercurio coltà di Veterinaria dell’Università di Teramo che con un suo studio nel 2006 ha confermato l’elevata concentrazione di mercurio nei capelli dei pescatori — quindi l’ipotesi è che da anni sia il fiume Pescara a immetterlo, visto che riceve le acque contaminate di Bussi. E nei fanghi del dragaggio del porto sono stati rinvenuti ingenti quantitativi di mercurio. Ma bisogna chiarire che non c’è un pericolo per la salute immediato, solo un aumento dei rischi specie per i feti. A essere contaminati sono quelle specie di pesci che hanno vita più lunga cioè i pesci grossi che entrano nella catena alimentare». Intanto il governatore dell’Abruzzo Gianni Chiodi ha inviato una lettera al ministro della Salute Lorenzin per chiedere una valutazione dei danni alla salute sugli abitanti di Bus- si. Ieri i “movimenti per l’acqua del Forum Abruzzo” hanno tenuto un sit-in davanti all’assessorato alla Sanità della Regione Abruzzo per chiedere lo “StopBiocidio” e l’avvio immediato dell’indagine epidemiologica, l’avvio di screening sanitari su lavoratori e popolazione, oltre che realizzazione di un monitoraggio ambientale e degli alimenti su vasta scala. «Serve la trasparenza dei dati», tuona Augusto De Sanctis in prima linea con il consigliere regionale Maurizio Acerbo nella battaglia “contro la discarica di Bussi e il partito dell’acqua”. © RIPRODUZIONE RISERVATA la Repubblica VENERDÌ 4 APRILE 2014 ATTUALITÀ 25 PER SAPERNE DI PIÙ www.bbc.co.uk www.theguardian.com La fotografia Ponti e grattacieli spariti in una nube, come non accadeva da decenni È l’effetto della polvere arrivata dal Sahara e dell’inquinamento della città MI SEMBRA DI TORNARE AGLI ANNI CINQUANTA JOHN LLOYD O SMOG nel XX secolo caratterizzò Londra: il carbone usato per riscaldarsi, le fabbriche alimentate a carbone, le centrali elettriche a carbone eruttavano giorno e notte fumo (smoke) ricco di biossido di carbonio non trattato che, combinandosi con l’onnipresente nebbia londinese (fog), formava appunto un tutt’uno (SMoke e fOG = smog). Evocava l’immagine della miseria, e di qualcosa di peggio. Lo smog aveva un suo aspetto comico: andando e tornando dal lavoro ci si scontrava con altre persone. Ma, più che altro, quella fuliggine aveva un suo lato tragico, dato che i londinesi morivano prima del dovuto di malattie respiratorie che essa aveva determinato nei loro polmoni o quanto meno molto aggravato. Si può dire che lo smog è stato quasi un simbolo della Gran Bretagna negli anni Cinquanta. Ho trascorso l’infanzia in un villaggio di pescatori sulla costa orientale della Scozia, dove l’aria era pura e soffiava il vento, e a stento avrei potuto immaginare come fosse Londra. Ma mio zio, che lavorava in banca in centro, spesso veniva a far visita a mia madre e ci raccontava gli orrori visti e vissuti a Londra all’inizio degli anni Cinquanta. Ci diceva che doveva indossare una mascherina attraversando la strada, che lo smog riusciva a passare sotto le porte e dalle finestre e rivestiva tutto e tutti di una sporca patina grigia. Mi sono trasferito a vivere e lavorare a Londra negli anni Settanta. La città si stava ancora ripulendo, e molti edifici, compreso il Palazzo reale e il Parlamento, apparivano molto scoloriti. Oggi lo smog non c’è più. Lo smog è comparso a Los Angeles, dove i fumi di scappamento di centinaia di migliaia di automobili formano una nebbiolina che è sicuramente meno densa di quella londinese degli anni Cinquanta, ma non per questo meno letale. Questi ultimi giorni hanno rievocato il ricordo di quei tempi, ma per le persone più anziane che ricordano quei tempi lo smog di oggi è solo un pallido ricordo di quello di allora. Traduzione di Anna Bissanti L FOTO:LAPRESSE L’ALLERTA Il Tower Bridge e i grattacieli di Londra avvolti in una nube: è allarme smog Sabbia e smog Londra ripiomba nel “suo” fumo DAL NOSTRO CORRISPONDENTE ENRICO FRANCESCHINI LONDRA. scomparsa la città. Non si vede più lo Shard, e dire che il grattacielo disegnato da Renzo Piano sul Tamigi è il più alto d’Europa. Diventano spettri i ponti sul fiume. Resta visibile solo il cupolone della cattedrale di St.Paul. La colpa, a dar retta al primo ministro, è soprattutto della polverina giallastra che ricopre il tetto delle auto parcheggiate sotto casa: sabbia del Sahara, trasportata fino a Londra dal vento. «È piuttosto fastidioso», ammette David Cameron davanti alle telecamere della Bbc. «Io stesso ho rinunciato alla mia corsetta mattutina. Ma è un fenomeno naturale, non c’è niente da fare». Qualcosa da fare in realtà ci sarebbe, se- È condo gli esperti e l’armata di londinesi inesperti di questioni atmosferiche ma ugualmente preoccupati che hanno subissato l’emittente pubblica di tweet e mail di protesta contro le parole del leader conservatore. «Mi sembra di avere qualcuno seduto sul petto», scrive Michael. «Faccio fatica a respirare», si lamenta Joanna. «Mio figlio ha tossito tutta la notte», dichiara perfino Nick Clegg, vice-premier liberaldemocratico e partner di governo di Cameron. George Monbiot, autore di saggi sull’ambiente e columnist del Guardian, confessa: «Mi sono svegliato con la gola in fiamme, mi occupo di inquinamento da una vita, ma è la prima volta che ne sento le conseguenze dirette». Le chiamate alle ambulanze per problemi respiratori sono aumentate del 15 per cento. Il sindaco Boris Johnson ha ordinato di chiude- re le scuole e di restare in casa, specie se si è anziani e malati. Il livello di contaminazione atmosferica ha raggiunto quota 10, «very high»: il massimo. Opinioni qualificate spiegano che la nebbia calata da due giorni su Londra è la combinazione di vari fattori: la sabbia volata fin qui dal Sahara, certo; una massa di alta pressione che blocca i venti dell’Atlantico, solitamente in grado di fare pulizia dell’aria; e lo smog. Da dove viene quest’ultimo? In parte dalle fabbriche del continente, sostengono gli inglesi, propensi a dare la responsabilità di tutti i loro guai all’Europa: pure quelli meteorologici. Ma anche, sono costretti ad ammettere, lo smog viene dai gas di scarico di stabilimenti e veicoli da questa parte della Manica: basti pensare che il 50 per cento delle auto immatricolate nel Regno Unito nell’ultimo anno sono diesel. Sono i tre elementi di una “tempesta perfetta”, riassume la Bbc, che ha ripristinato sulla capitale il vecchio “fumo di Londra” dei romanzi di Sherlock Holmes e di Jack lo Squartatore. È niente rispetto al Grande Smog del 1952, quando sulla città calò una coltre di nebbia così fitta che la gente doveva camminare lungo i muri per non perdersi: la caligine entrò perfino nei teatri, al punto da fare interrompere gli spettacoli perché non si vedeva dalla platea al palcoscenico. Quel che è peggio, ci furono 4 mila morti in una settimana, spingendo il governo a introdurre il Clean Air Act: via le ciminiere dal centro, basta riscaldamento a carbone nelle case. Adesso, affinché riappaia Londra, basterà aspettare che la brezza atlantica riprenda a spazzare il cielo. In direzione opposta alla sabbia del deserto, si spera. © RIPRODUZIONE RISERVATA © RIPRODUZIONE RISERVATA Economia LUCA PAGNI Mediaset vende parte delle torri Arrivano i soldi per trasmettere la Champions Nuovo modello per finanziarsi A dicembre messo sul mercato il 5,61 percento di Mediolanum MILANO. Vendono per scendere di quota e attirare nuovi investitori. Perché passare dal 65 al 40% potrebbe rendere la società più contendibile e quindi più appetibile per i fondi internazionali. Ma la ragione principale per cui Mediaset, attraverso la controllata Elettronica Industriale, ha deciso di mettere sul mercato il 25% di EiTowers, la società che gestisce i ripetitori tv e di telefonia mobile, è un’altra. E nulla ha a che fare con una governance migliore. La cessione di un quarto del capitale porterà in cassa 300 milioni: i quali, in parte serviranno per nuove acquisizioni, ma soprattutto sono manna per Mediaset che si è appena esposta con una offerta onerosa per conquistare i diritti dei prossimi anni della Champions League. Per vendere ai suoi abbonati le partite di quella che sta diventando sempre più la Serie A del calcio d’Europa, Cologno Monzese dovrà sborsare poco più di 700 milioni per le edizioni del ▲ FTSE MIB +1.38% ▲ DOW JONES -0,00% IL PUNTO CONTATTI SEGRETERIA_ECONOMIA@REPUBBLICA.IT WWW.REPUBBLICA.IT FINANZA&MERCATI EURO DOLLARO 1,3771 ▲ 26 PETROLIO BRENT 106,15 $ AL BARILE ▲ TASSI ITALIANI A 10 ANNI 3,25% ▲ la Repubblica VENERDÌ 4 APRILE 2014 Casa, crollo dei prezzi nel 2013 giù del 5,6% e la caduta non si ferma L’Istat: in un anno calo più che raddoppiato Nomisma e Scenari Immobiliari: ripresa nei contratti ROMA. Al peggio non c’è fine, e per il mercato immobiliare il 2013 si è rivelato più negativo del 2012. Le stime preliminari dell’Istat sul quarto trimestre mostrano un calo congiunturale dell’1,3% dell’indice dei prezzi delle abitazioni acquistate dalle famiglie, mentre su base annua la diminuzione è del 4,8%. In media nel 2013 i prezzi sono scesi del 5,6%, un calo doppio rispetto al meno 2,8% registrato nel 2012. Si riducono soprattutto i prezzi delle abitazioni esistenti (-7,1%) mentre per le abitazioni nuove il calo è più contenuto (-2,4%). Se i prezzi calano, il numero delle compravendite crolla: secondo l’Osservatorio del Mercato Immobiliare dell’Agenzia delle Entrate nel 2013 la flessione è stata del 9,2% rispetto al 2012. C’è da dire che però nel 2012 era stata del 25,8%, quindi l’emorragia delle compravendite sta decisamente rallentando, e anzi, secondo gli analisti, finalmente, per la prima volta dal 2007, il 2014 potrebbe chiudersi con un segno più. Solo però sui contratti stipulati, non sui prezzi, che continueranno a calare. Secondo la Fiaip (la Federazione degli agenti immobiliari) le compravendite registreranno una crescita moderata, che potrebbe arrivare all’1% alla fine di quest’anno. Analoghe le previsioni di Nomisma. Per Scenari Immobiliari oltre a LA STA TISTI CA una lieve ripresa delle compravendite ce ne sarà una altrettanto modesta del fatturato del settore immobiliare, che dovrebbe aumentare dello 0,7% quest’anno, raggiungendo quota 106,85 miliardi di euro (il 2013 si è chiuso invece con un fatturato di 106,15 miliardi, in calo del 5,9% rispetto all’anno precedente). Di segnali moderatamente positivi ha parlato qualche settimana fa anche la Banca d’Italia, che rileva come «aumentano i nuovi incarichi a vendere e sale lievemente la quota di operatori che dichiara di aver venduto almeno un immobile». Tutti gli analisti concordano invece sulla prosecuzione del calo dei prezzi anche per quest’anno. Anzi, secondo Nomisma, la riduzione proseguirà con molta probabilità anche per il 2015. E si tratterà ancora di cali piuttosto consistenti, che secondo le stime di Tecnocasa potrebbero arrivare al meno 5% per alcune città, come Bari e Bologna, mentre alcuni capoluoghi come Firenze, Milano, Napoli, Palermo e Torino potrebbero fermarsi al meno 1% (ma la “forchetta” ha oscillazioni di due punti percentuali per ogni città, quindi quel meno 1 potrebbe diventare meno 3). (r.am.) © RIPRODUZIONE RISERVATA L’ANALISI ROSARIA AMATO triennio 2015-2018. Che è poi la stessa cifra, più o meno, che Mediaset paga per i diritti del campionato italiano; segno che a sostenere i conti di Premium è sostanzialmente il calcio, mentre le altre offerte di film e serie tv, nonostante tutti gli sforzi del gruppo, non sta dando i risultati sperati. Con la cessione del 25% della società delle torri, il gruppo della famiglia Berlusconi ha già coperto una buona metà della somma. Un modo per finanziarsi che, del resto, sta prendendo piede nella galassia Fininvest. Nel dicembre scorso, la holding aveva messo sul mercato il 5,61% di Mediolanum, un pacchetto che alle quotazioni in Borsa del periodo aveva portato al Cavaliere circa 265 milioni. Prima di allora, per trovare un’altra operazione di cessione di quote in partecipate di primo piano, bisogna risalire all’aprile 2005, quando il collocamento del 16% di Mediaset frutto oltre due miliardi. Ma erano altri tempi e Berlusconi era al centro della scena politica. Ora ci sta ancora, ma per pagare le imminenti campagne elettorali e, forse, il rilancio del Milan, in tempo di crisi, c’è bisogno di fare cassa. © RIPRODUZIONE RISERVATA ROMA.C’è chi non la compra perché non ha abbastanza soldi: se anche la banca gli concedesse un mutuo, non saprebbe come pagare le rate con uno stipendio intermittente da precario. C’è chi non la compra perché aspettava la liquidazione del padre, che sarebbe dovuto andare in pensione due anni fa: poi è arrivata la riforma, e la pensione si è allontanata. C’è chi non la compra perché ha deciso che se ne andrà: in America, in Germania, in Danimarca, non importa dove, dove si vive bene. Nel 2006 sono state stipulate 870.000 compravendite. Il 2013 si è chiuso con 403.000. I prezzi sono calati meno, dal 15 al 30%, ma solo Compravendite dimezzate dal 2007: oltre alla crisi, pesano gli stili di vita “precari” di oggi perché molti proprietari hanno preferito non vendere piuttosto che abbassare il prezzo. A determinare un calo così apocalittico non è stata solo la crisi, assicura Giuseppe Roma, direttore generale del Censis: per il mercato immobiliare si è chiuso un ciclo cominciato nel dopoguerra, che non si riaprirà più. «Dagli anni ‘60 il mercato immobiliare è stato orientato da una famiglia italiana fortemente motivata a investire nella casa. — dice Roma — Il crollo è arrivato nel 2007, un anno prima della crisi finanzia- ria. E quindi a innestarlo non è stata la crisi: il punto vero è che sono cambiate le famiglie. Quando il capofamiglia ha meno di 40 anni, anche se ci sono due stipendi, non si può accendere un mutuo, perché non si saprebbe come pagarlo. Il problema non è neanche la banca: è la precarietà del lavoro. Inoltre i giovani non vanno più a vivere vicino alla mamma così poi le lasciano i bambini: ci sono 1.200.000 giovani italiani che vivono all’estero. La casa è un fatto di stabilità, e non si può essere stabili se non si è in grado di programmare la propria vita lavorativa». Questo, certo, non significa che il mercato non si riprenderà. Non torneranno più i volumi di otto anni fa, ma sicuramente tornerà il segno più. Sulle previsioni gli analisti sono cautamente ottimisti: «L’unico vero motore del mercato immobiliare è un buon andamento dell’economia: se non c’è un’attesa positiva, le persone non investono. — spiega Mario Breglia, presidente dell’istituto di ricerca Scenari Immobiliari — Se ancora la ripresa non c’è, c’è però una sensazione diffusa che il mercato abbia svoltato: sono tornati gli investitori internazionali, che di solito anticipano di qualche mese il trend. C’è poi un segnale positivo proprio dal settore immobiliare: l’offerta è calata del 20% a Milano e Roma rispetto al marzo 2013. Ecco perché noi ipotizziamo per quest’anno un au- mento delle compravendite». «Un ritorno graduale al clima di fiducia può sembrare poco, ma è già tantissimo, dopo anni di campagne terroristiche sulle tassazioni sulla casa. Ancora oggi credo che nessun professionista sia in grado di dire al proprietario qual è l’esatto carico fi- la Repubblica VENERDÌ 4 APRILE 2014 I PEGGIORI IERI FTSE MIB..........................21992,08 FTSE IT ALL .....................23453,67 FTSE IT STAR..................19852,34 FTSE IT MID ....................30813,77 COMIT .................................1190,61 FUTURE ............................21697 (+1,38%) (+1,30%) (+0,14%) (+0,68%) (+0,16%) (+1,37%) FTSE MIB Var.% YOOX .................................................................-2,34 MONCLER.........................................................-1,18 BANCA GENERALI ..........................................-0,93 RCS MEDIAGR R B...........................................-0,85 FERRAGAMO ...................................................-0,55 RENDIMENTO BTP (10 ANNI) ........................................3,25 SPREAD SUL BUND ...............................165 TITOLI DI STATO I MIGLIORI FTSE MIB Var.% BCA POP.MILANO ...........................................4,23 INTESA SANPAOLO.........................................3,24 UNICREDIT.........................................................2,81 GENERALI...........................................................2,74 UNIPOLSAI.........................................................2,54 PRINCIPALI TITOLI DEL MERCATO AZIONARIO TITOLO A2A.....................................................................0,931 ATLANTIA......................................................19,050 AUTOGRILL......................................................7,640 AZIMUT ..........................................................25,960 BANCA GENERALI.......................................23,520 BANCO POPOLARE.....................................15,600 BCA POP.MILANO..........................................0,740 BUZZI UNICEM.............................................13,440 CAMPARI ..........................................................5,990 CNH INDUSTRIAL...........................................8,320 ENEL...................................................................4,110 ENEL GREEN PW .............................................1,999 ENI....................................................................18,200 EXOR ...............................................................32,490 FERRAGAMO ................................................21,740 FIAT ....................................................................8,615 FINMECCANICA .............................................7,190 GENERALI ......................................................16,880 GTECH ............................................................22,460 INTESA SANPAOLO.......................................2,552 LUXOTTICA ...................................................41,600 MEDIASET ........................................................4,288 PR. RIF € 0,05 0,26 1,73 0,08 -0,93 2,30 4,23 0,75 2,39 0,18 1,93 -0,55 0,17 0,40 -0,55 0,76 0,63 2,74 0,40 3,24 -0,50 0,89 TITOLO MEDIOBANCA ................................................8,280 MEDIOLANUM................................................7,015 MONCLER......................................................12,530 MONTE PASCHI SI..........................................0,285 PIRELLI & C.....................................................11,320 POP.EMILIA ROMAGNA...............................9,645 PRYSMIAN.....................................................19,140 RCS MEDIAGR R B...........................................0,929 RCS MEDIAGROUP ........................................1,681 SAIPEM...........................................................17,860 SNAM.................................................................4,180 STMICROELECTR............................................6,765 TELECOM IT .....................................................0,852 TENARIS .........................................................16,200 TERNA ...............................................................3,886 TOD'S..............................................................96,300 UBI BANCA.......................................................7,185 UNICREDIT.......................................................6,770 UNIPOLSAI.......................................................2,830 WORLD DUTY FREE ....................................10,390 YOOX ..............................................................24,250 BORSE EUROPEE PR. RIF € 1,91 0,29 -1,18 2,26 2,12 1,86 -0,85 0,06 1,42 -0,43 -0,22 0,35 1,12 0,10 1,32 2,06 2,81 2,54 0,39 -2,34 PAESE/INDICE 03-04 VAR.% AMSTERDAM (AEX)....................................405,69 BRUXELLES-BEL 20 ..................................3147,13 FRANCOFORTE (XET DAX) ....................9628,82 FTSE EUROTRACK 100 ............................2711,19 LONDRA (FTSE 100).................................6649,14 MADRID IBEX35 .....................................10584,10 OSLO TOP 25 ................................................510,58 PARIGI (CAC 40) ........................................4449,33 VIENNA (ATX) ............................................2570,71 ZURIGO (SMI).............................................8521,63 -0,11 -0,10 +0,06 +0,17 -0,15 +1,42 -0,19 +0,42 +0,56 +0,16 BORSE INTERNAZIONALI PAESE/INDICE 03-04 VAR.% DJ STOXX EURO...........................................327,54 HONG KONG HS.....................................22565,08 JOHANNESBURG...................................43751,80 NEW YORK (S&P 500) ..............................1888,77 NEW YORK (DJ IND.) .............................16572,55 NASDAQ COMP. .......................................4237,74 SINGAPORE ST ..........................................3220,06 SYDNEY (ALL ORDS)................................5415,68 TOKIO (NIKKEI) .......................................15071,88 +0,42 +0,18 -0,15 -0,11 -0,00 -0,91 +0,85 +0,13 +0,84 TELECOMUNICAZIONI Cellulare senza più confini la Ue cancella il roaming Skype e Spotify sempre gratis ROMA.Dal prossimo anno addio al roaming in Europa. Il Parlamento dell’Ue ha dato semaforo verde all’abolizione delle tariffe su cui pesano costi aggiuntivi per l’utilizzo del telefono cellulare in un altro paese dell’Unione. La misura entrerà in vigore entro Natale del 2015 e fa parte del nuovo pacchetto sulle telecomunicazioni che ha ricevuto il via libera da parte degli PRIMI SEGNALI I prezzi delle case continuano a scendere anche quest’anno, ma stanno ripartendo le compravendite FOTO: FOTOGRAMMA scale che c’è su un immobile. — assicura Mario Condò de Satriano, presidente del centro studi Fiaip — La forbice tra domanda e offerta, che nel periodo peggiore della crisi era arrivata al 20%, adesso è tra il 10 e il 15: un dato che prelude sicuramente a un lieve aumento delle compra- vendite, forse nell’ordine dell’1%». «In questi anni hanno pesato molto il peggioramento delle prospettive delle famiglie e le erogazioni basse da parte delle banche. — dice Luca Dondi, analista di Nomisma — Adesso da parte degli istituti di credito c’è un atteggiamento meno ri- Segnali di speranza: il ritorno dei fondi stranieri e banche più disponibili nel concedere i mutui IL CENSIS UN CICLO CONCLUSO L’immobiliare non sconta solo la crisi, spiega il direttore del Censis Giuseppe Roma: “Un tempo le famiglie investivano tutto nel mattone, ora i precari non possono pagare un mutuo, e molti giovani vanno a vivere all’estero. Manca la stabilità” gido, le banche stanno anche dismettendo una parte degli attivi a garanzia dei crediti in sofferenza. È in atto una lenta ripresa delle erogazioni di mutui: attualmente siamo a 22 miliardi l’anno, ma in due anni dovremmo ritornare a 30. Certo, rimaniamo lontani dai 63 miliardi di erogato del 2006, ma erano anni drogati dal boom. Quella che sta per iniziare è una ripresa molto lenta, graduale e fragile, perché bisogna capire in che contesto economico si svilupperà». © RIPRODUZIONE RISERVATA eurodeputati. La relazione è stata approvata con 534 voti a favore, 25 contrari e 58 astensioni. Nel testo è prevista però la possibilità che nel caso di “uso abusivo” dei servizi di roaming, possano essere imposti, ma solo in questi particolari casi, dei costi ridotti. Il Parlamento Ue ha anche chiesto ulteriori norme per evitare che i fornitori di Via libera del Parlamento europeo: entro dicembre 2015 in vigore le nuove tariffe più leggere VALUTE CORONA DK ...................................................7,4648 CORONA N......................................................8,2300 CORONA S.......................................................8,9554 DOLLARO AUS...............................................1,4912 DOLLARO CDN ..............................................1,5172 DOLLARO USA...............................................1,3771 FRANCO CH ....................................................1,2209 STERLINA UK ..................................................0,8297 YEN J ............................................................143,1200 ORO E MONETE AUREE 03 APRILE ORO MILANO (EURO/GR.) ORO LONDRA (USD/ONCIA) ARGENTO MILANO (EURO/KG.) PLATINO MILANO (EURO/GR.) PALLADIO MILANO (EURO/GR.) 03 APRILE STERLINA (V.C) STERLINA (N.C) STERLINA (POST.74) KRUGERRAND MARENGO ITALIANO -0,004 +0,183 +0,567 +0,047 -0,125 -0,174 +0,156 +0,205 +0,063 MATTINO SERA 30,38 30,40 1.287,25 1.284,00 485,24 35,14 19,28 DENARO LETTERA 209,05 247,33 216,05 254,28 216,05 254,28 926,85 1.022,22 172,04 196,31 accesso a internet promuovano alcuni servizi a scapito di altri, come ad esempio, i programmi per telefonare gratuitamente attraverso la rete. Questi fornitori, secondo il testo approvato, sarebbero ancora in grado di offrire servizi specializzati di qualità superiore, come i video on demand e le applicazioni per l’archiviazione dati, a condizione che questi non siano forniti a «discapito della disponibilità o della qualità dei servizi di accesso ad internet offerti a altre società o servizi». In questa ottica si intende procedere verso un «accesso a internet che si sposi col principio di neutralità della rete» e che garantisce anche l’utilizzo di Skype e di Spotify, ad esempio, sempre in maniera trasparente e, soprattutto, gratuita. Ora la parola passa agli Stati membri che proseguiranno l’esame del regolamento. la Repubblica VENERDÌ 4 APRILE 2014 32 Lettere Commenti &Idee Schiaffoni poco misericordiosi entile dottor Augias, torno a scriverle dopo i fatti sgradevoli accaduti a seguito della mia lettera pubblicata il 27 marzo scorso con il titolo “Il paradiso della Chiesa e l'inferno di chi soffre” . Le avevo chiesto, e lei ha accondisceso, di non pubblicare il mio nome data la delicatezza dell’argomento. La lettera è così uscita con la dicitura “Lettera firmata”. Innanzitutto, la ringrazio per avere dato spazio al mio sfogo. Le sarò sempre grata per avermi dato la possibilità di denunciare l'accaduto. Purtroppo sono venuta a sapere che, sul quotidiano Avvenire e su qualche sito cattolico, lei è stato accusato di essersi inventato la lettera e di aver pubblicato un falso. Ho inviato una smentita all'Avvenire di cui le accludo copia. Per qualsiasi testimonianza, sono a sua disposizione, e l’autorizzo questa volta a pubblicare la mia firma. La ringrazio di tutto e le rinnovo la mia stima. Mi dispiace per i disagi che le ho causato. ingrazio la signora Pappalardo. Con nobile gesto spontaneo mi scioglie da un vincolo di riservatezza che mi ha attirato le insolenze di alcuni siti oltranzisti cattolici. Si è insinuato o che io avessi inventato la lettera o che la signora stessa avesse inventato la storia. Nella sua lettera la signora denunciava il comportamento di un sacerdote che l’aveva invitata a rinunciare a qualunque rapporto d’amore considerata una sopraggiunta sterilità post-operatoria. Nella risposta ricordavo l’ostilità della Chiesa nei confronti dei rapporti sessuali non finalizzati alla procreazione, la campagna contro la contraccezione compreso l’uso dei preservativi nei paesi africani devastati dall’Aids. Il quotidiano Avvenire ha ospitato lettere di accusa commenLinda Pappalardo tandole severamente. In un leale colloquio con il direttore Marco Tarquinio ho chiarito alcune circostanze. Dopo l’arrivo della “liberatoria” posso precisare meglio. Certo che la sterilità di un coniuge non impedisce le nozze ma negare la diffidenza tradizionale della Chiesa quando nel matrimonio manca il “bonum prolis” (sentenze della Sacra Rota) non si può, lo dimostrano anche la campagna contro i ritrovati anticoncezionali, la fatica per diffonderne l’uso, la raccomandazione di affidarsi, al più, alla lotteria del ciclo mestruale. Dal piccolo incidente constato che il dialogo con alcuni ambienti cattolici resta difficile. Ogni volta che tocco argomenti legati alla Chiesa ricevo lettere di contestazione violenta o di improperi. C’è stato un passato recente in cui questo atteggiamento aggressivo era giustificato dalla linea dettata dall’alto ai vescovi italiani. Oggi che papa Francesco mette la “misericordia” al primo posto nella vita di un cristiano, forse bisognerebbe cercare di essere un po’ più tolleranti. Non dico offrire l’altra guancia ma almeno non assestare schiaffoni a vanvera. G CORRADO AUGIAS c.augias@repubblica.it Lettere: Via Cristoforo Colombo, 90 00147 Roma Fax: 06/49822923 Internet: rubrica.lettere @repubblica.it Mio figlio con il rom una vera mosca bianca Romana Cirillo romanacirillo@libero.it IN un mondo di intolleranza nei confronti dei rom, questa volta prevale la “speranza” della possibile educazione e conseguente utopica integrazione. In macchina con mio figlio di 38 anni, ci fermiamo al semaforo e il lavavetri di turno, rom, insistente e tracotante, si “avventa” sul vetro della nostra macchina senza sentire ragioni del nostro rifiuto e della nostra insofferenza. Pulisce, neppure tanto bene lasciando aloni e schiuma, con aria quasi di sfida. Mi aspettavo, come si vede in molte occasioni, che mio figlio azionasse il tergicristallo o, al segnale ver- R de, partisse senza dare nulla al prepotente. Con mia grande sorpresa, invece, mio figlio, non solo allunga una moneta al lavavetri, ma gli suggerisce con gran garbo e bel modo: «Mi raccomando, però, la prossima volta chiedimi se puoi lavarmi il vetro». Il giovane rom resta sorpreso, annuisce e sorride. Sono rimasta annichilita, felice di aver generato una tale mosca bianca. Ma cosa c’entra la geografia con la scienza e l’italiano? Riccardo Canesi r.canesi@tin.it EVIDENTEMENTE per il ministero dell’Istruzione, i docenti specialisti di geografia economica, cioè quelli abilitati o vincitori La riforma e le garanzie ANDREA MANZELLA “ La nuova legge elettorale crea una immediata maggioranza assoluta alla Camera Senza argini la Costituzione diventa zoppa nella classe di concorso 39/A, sono degli appestati e quindi devono essere, insieme alla materia già ampiamente mutilata nelle superiori, cancellati. Non sia mai che i giovani italiani abbiano cognizione dei problemi di un mondo sempre più globalizzato. Non si spiegherebbe altrimenti per quale ragione, secondo la nota ministeriale 3119 dello scorso 1° aprile (purtroppo non è uno scherzo!), le ore eccedenti di geografia economica nelle superiori vengano assegnate, anziché agli abilitati della materia, ai docenti di scienze e di italiano che con la materia non c’entrano nulla. Così si danneggiano dei lavoratori specialisti nella loro materia ma soprattutto gli studenti, vanificando il loro sacrosanto diritto a un’offerta formativa di qualità. Non è una buona partenza per un ministro dell’Istruzione che peraltro è anche una insegnante come me. è se questo vitalismo possa essere intercettato politicamente attraverso la duplicazione di una rappresentanza regionale che ha mostrato tutti i suoi limiti. È una scommessa in controtendenza rispetto al divieto di cumulo dei mandati. La scelta del governo all’interno della organizzazione regionale, si può spiegare con l’ansia di prevenire i sempre più frequenti conflitti di competenza Stato-regione. Sotto il profilo della garanzia, poi, anche con un Senato così “derivato” è discutibile che, secondo la proposta governativa, non ci sia tutela di immunità personali contro detenzioni e intercettazioni. Ma è ancora più preoccupante che i senatori regionali — pur appro- ATA la fragilità delle cose italiane, le opposte tensioni sono sempre vive. Avviene anche per la riforma del Senato. C’è la posizione di chi dice che non se ne deve fare nulla perché l’attuale Parlamento sarebbe ormai delegittimato a fare e a durare. E c’è la posizione di chi dice che la riforma partorita dalla testa del governo si deve accettare a scatola chiusa: perché ogni obiezione significa sabotaggio o conservazione contro il “nuovo che avanza (di corsa)”. Sono due posizioni insostenibili. Che questo Parlamento, benché eletto con legge viziata, possa continuare a lavorare sino a nuove elezioni è stato definitivamente affermato dalla Corte costituzionale. Ma anche la contraria posizione del “tutto e subito” è infondata. La riforma del Senato è necessaria e popolarmente sentita per un punto fisso che convince tutti. È oramai insopportabile per il Paese il rischio di una paralisi politica a causa di maggioranze diverse nelle due Camere. Ma bisogna tener conto che nell’architettura della Costituzione il Senato non è solo una istituzione politica, è anche — e soprattutto — un istituto di garanzia. Ancora più MICHELE SERRA indispensabile oggi che la nuova legge elettorale crea una immediata maggioranza assoluta alla Camera. E con un assolutismo parlamentare senza argini, la Costituzione diENZI dice “o si fanno le riforme o me ne vado a casa”. Grillo dice “o vinciamo venta zoppa. le europee o me ne vado a casa”. È apprezzabile la tensione agonistica, ma Sotto il profilo politico, l’essenziale ragiopreoccupa e un pochino disturba l’ossessione di primato. Si sente la manne di una seconda Camera è l’integrazione canza di qualcuno che accetti di arrivare secondo, o terzo, o anche sedicesimo, e della funzione di rappresentanza generale, svolta dalla prima assemblea. Nel disegno stia sereno lo stesso, e continui a fare per benino le sue cose anche perché così è del governo, questa integrazione dovrebbe fatta la politica e così la democrazia (così anche la vita, tra l’altro): un concerto di essere svolta da un doppione di rappresen- persone che qualche volta vincono, qualche volta perdono, ma non per questo se tanze territoriali, in un circuito chiuso in se ne vanno sbattendo la porta. Se tutti vogliono essere il Maschio Alfa, chi farà il Bestesso. Ma già nella lontana (non solo nel tempo) Assemblea Costituente si guardava ta, il Gamma, il Delta? E se tutti Alfa, tutti il meglio fico del bigoncio, tutti sottoalla “base regionale” non come organizza- mettitori degli altri e nessuno sottomesso, come evitare il bagno di sangue? zione istituzionale ma come luogo di riferi- Signor Matteo, signor Beppe, non ve ne andate. Anche doveste — per disgrazia — mento del profondo pluralismo sociale ita- abortire qualche riforma, o perdere le elezioni europee e subito dopo quelle monliano. Oggi la situazione è ancora più complicata. Non a caso le nuove forme-partito diali, restate a giocare con gli altri bambini. Vi facciamo fare il Capo, promesso. A che sono verticistiche e personalistiche a li- turno. Mentre uno comanda, l’altro si riposa. vello centrale, cercano poi, per sopravvive© RIPRODUZIONE RISERVATA re, di incrociare i movimenti locali. Il dubbio D > L’amaca R “ Direzione Ezio Mauro DIRETTORE RESPONSABILE FONDATORE EUGENIO SCALFARI VICEDIRETTORI Angelo Aquaro, Gregorio Botta Dario Cresto-Dina, Massimo Giannini Angelo Rinaldi (ART DIRECTOR) CAPOREDATTORE CENTRALE Fabio Bogo CAPOREDATTORE VICARIO Enzo D’Antona CAPOREDATTORE INTERNET Giuseppe Smorto Gruppo Editoriale L’Espresso Spa CONSIGLIO DI AMMINISTRAZIONE PRESIDENTE: Carlo De Benedetti AMMINISTRATORE DELEGATO: Monica Mondardini CONSIGLIERI: Agar Brugiavini, Rodolfo De Benedetti Giorgio Di Giorgio, Francesco Dini, Maurizio Martinetti, Silvia Merlo Elisabetta Oliveri, Michael Zaoui, Tiziano Onesti Luca Paravicini Crespi Direttori centrali Pierangelo Calegari (PRODUZIONE E SISTEMI INFORMATIVI) Stefano Mignanego (RELAZIONI ESTERNE) Roberto Moro (RISORSE UMANE) Divisione Stampa Nazionale VIA CRISTOFORO COLOMBO, 98 - 00147 ROMA DIRETTORE GENERALE: Corrado Corradi VICEDIRETTORE: Giorgio Martelli Nel Lazio solo cinque scuole hanno voluto i nostri corsi Bruno Dominici Salvamento Academy SONO un medico istruttore di corsi di Basic life support defibrillation (Blsd) nei quali insegno, a sanitari e non come intervenire in caso di arresto cardiaco e soffocamento da corpo estraneo. A ottobre, con alcuni colleghi, abbiamo deciso di offrire a tutte le scuole del Lazio, pubbliche e private, di ogni ordine e grado (sono quasi 6 mila), degli incontri totalmente gratuiti, destinati al personale e genitori, per illustrare le manovre di disostruzione in caso di soffocamento. Ad oggi abbiamo inviato più di duemila fax. Solo 5 scuole hanno risposto. Quando ho ascoltato la mamma del bambino soffocato da un boccone all’Ikea, sono stato assalito da rabbia e sconforto. Non si parli di tragica fatalità: è l’indifferenza che uccide. Quella casa a Ravello non è una villa Renato Brunetta capogruppo Fi alla Camera ALBERTO Statera, nell’articolo pubblicato mercoledì su Repubblica, in poche righe scrive due inesattezze. Non è la Fondazione Ravello di Brunetta ad aver percepito finanziamenti dalla Fondazione Monte dei Paschi di Siena, ma la Fondazione Ravello presieduta dal professor Domenico De Masi. Quando Brunetta è diventato presidente (a titolo gratuito) della Fondazione Ravello, la Fondazione Mps aveva già da due anni smesso di erogare finanziamenti. La seconda inesattezza: io a Ravello possiedo una semplice casa, nessuna villa. Se Statera vorrà preferire Ravello a Capri, è gentilmente invitato. vando leggi costituzionali, pur partecipando a procedure europee e alla elezione del presidente della Repubblica, pur essendo i naturali titolari della clausola di salvaguardia dell’unità repubblicana — non rappresentino più la Nazione. Si deve ancora osservare che ogni deficit di garanzia nel funzionamento della Camera dei deputati comporta, di per sé, un deterioramento della capacità garantista del Senato. Ammettere perciò che la stessa maggioranza assoluta, già elettoralmente assicurata, possa approvare da sola il regolamento della Camera significa aggravarvi il rischio di assolutismo penalizzando ancor di più il ruolo del Senato. Un Senato a cui, per altro si nega il potere di inchiesta. Ma l’innovazione che più mette sotto stress il profilo di garanzia dell’intero sistema parlamentare è certamente la introduzione del “voto bloccato”. La possibilità cioè del governo di ottenere che un suo disegno di legge sia posto in votazione, senza modifiche, trascorso il tempo (massimo) di 60 giorni dalla iscrizione all’ordine del giorno. Chi vince le elezioni ha il diritto di governare senza ostruzionismi aperti o nascosti. Ma perché vi sia equilibrio costituzionale è necessario allora che una minoranza parlamentare abbia il diritto, prima della promulgazione, di chiedere un rapido giudizio alla Corte costituzionale sulla legittimità di quello che la Camera ha approvato. Così avviene dappertutto in Europa e su questo punto non ci possiamo permettere diversità. Insomma, per quanto radicale possa essere questa riforma, valenza politica e valenza garantista devono andare di pari passo. Non servono opposti estremismi. Occorre discutere di queste cose concrete per rendere accettabile a tutti una riforma necessaria per tutti. © RIPRODUZIONE RISERVATA Certificato ADS n. 7745 del 18-12-2013 RESPONSABILE DEL TRATTAMENTO DATI (D. LGS. 30-6-2003 N. 196): EZIO MAURO REGISTRAZIONE TRIBUNALE DI ROMA N. 16064 DEL 13-10-1975 La tiratura de “la Repubblica” di giovedì 3 aprile 2014 è stata di 399.937 copie REDAZIONE CENTRALE ROMA 00147 - VIA CRISTOFORO COLOMBO, 90 - TEL. 06/49821 ■ REDAZIONE MILANO 20139 - VIA NERVESA, 21 - TEL. 02/480981 ■ REDAZIONE TORINO 10123 - VIA BRUNO BUOZZI, 10 - TEL. 011/5169611 ■ REDAZIONE BOLOGNA 40122 - VIALE SILVANI, 2 - TEL. 051/6580111 ■ REDAZIONE FIRENZE 50121 - VIA ALFONSO LAMARMORA, 45 - TEL. 055/506871 ■ REDAZIONE NAPOLI 80121 - RIVIERA DI CHIAIA, 215 - TEL. 081/498111 ■ REDAZIONE GENOVA 16121 - VIA XX SETTEMBRE, 41 - TEL. 010/57421 ■ REDAZIONE PALERMO 90139 - VIA PRINCIPE DI BELMONTE, 103/C - TEL. 091/7434911 ■ REDAZIONE BARI 70122 - CORSO VITTORIO EMANUELE II, 52 - TEL. 080/5279111. PUBBLICITÀ. A. MANZONI & C. - VIA NERVESA, 21 - 20139 MILANO TIPOGRAFIA. 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LUCCHINI ■ PADERNO DUGNANO (MI) ROTOCOLOR SPA - VIA NAZARIO SAURO, 15 ■ PADOVA FINEGIL EDITORIALE - VIALE DELLA NAVIGAZIONE INTERNA, 40 ■ ROMA ROTOCOLOR SPA - VIA DEL CASAL CAVALLARI, 186/192 ■ SALERNO ARTI GRAFICHE BOCCIA SPA - VIA TIBERIO CLAUDIO FELICE, 7 ■ SASSARI “LA NUOVA SARDEGNA” SPA - ZONA INDUSTRIALE PREDDA NIEDDA NORD STRADA N. 30 S.N.C. ■ GOSSELIES (BELGIO) EUROPRINTER S.A. - AVENUE JEAN MERMOZ ■ NORWOOD (NEW JERSEY) 07648-1318 USA - “GRUPPO EDITORIALE OGGI INC.”, 475 WALNUT STREET ■ MALTA MILLER NEWSPRINT LIMITED - MILLER HOUSE, AIRPORT WAY - TARXIEN ROAD - LUQA LQA 1814 ■ GRECIA MILKRO DIGITAL HELLAS LTD - 51 HEPHAESTOU STREET - 19400 KOROPI - GREECE ■ ABBONAMENTI ITALIA (C.C.P. N. 11200003 - ROMA): ANNO (CONS. DECEN. POSTA) EURO 403,00 (SETTE NUMERI), EURO 357,00 (SEI NUMERI), EURO 279,00 (CINQUE NUMERI). TEL. 199 787 278 (0864.256266 DA TELEFONI PUBBLICI O CELLULARI). 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Ha genio economico e — se le accuse saranno confermate — ha compreso che non esiste profitto senza mediazione criminale e che il profitto va investito in politica e sul territorio. Chi è contro questa regola è contro l’economia stessa. Se osservi le leggi sei un perdente, se forzi le leggi sei un vincente. Il motto economico della criminalità casalese. Cosentino subisce il carcere con l’orgoglio di chi lo considera un rischio del mestiere, cosciente che la via della politica e del potere prevede anche prigione e nemici. Ricordate l’incidente ferroviario di Viareggio? Era il 29 giugno 2009 e morirono 32 persone per il deragliamento di un convoglio composto da quattordici carri cisterna, quattordici vagoni pieni di Gpl. Partivano dallo stabilimento di Trecate per raggiungere Gricignano d’Aversa, a pochi chilometri da Casal di Principe. Il carico apparteneva alla Aversana Petroli, azienda della famiglia Cosentino. Una fatalità che poco ha a che vedere con la famiglia Cosentino, se non fosse che quel treno viaggiava gratis. Fs Logistica, la società del gruppo Ferrovie dello Stato che aveva stipulato il contratto con Aversana Petroli, per il trasposto del Gpl dei Cosentino non riusciva a guadagnare un euro, anzi, più chiudeva appalti più finiva in perdita. In quegli anni Nicola Cosentino era sottosegretario all’Economia. Il suo potere era immenso. L’inchiesta della Dda di Napoli portata avanti da Antonello Ardituro, Francesco Curcio, Fabrizio Vanorio e del procuratore aggiunto Giuseppe Borrelli è un lavoro epocale perché descrive sin nel dettaglio come funziona uno degli affari più redditizi e misconosciuti delle organizzazioni criminali: la distribuzione e la gestione di carburanti, l’apertura di distributori di benzina. Nella letteratura delle inchieste antimafia questa segna uno spartiacque. Illumina i rapporti tra la distribuzione della benzina e la camorra. L’accusa alla famiglia Cosentino (Nicola, Antonio e Giovanni) è di aver ottenuto rapidamente il rilascio di permessi e licenze per costruire impianti, anche quando c’erano oggettive cause ostative. Quando altri imprenditori si proponevano nel territorio, i Cosentino costringevano amministratori e funzionari pubblici locali a impedire o rallentare la costruzione degli impianti concorrenti con atti amministrativi illegittimi. In questo caso specifico, l’alleanza Aversana Petroli con il ramo del clan di casalesi che faceva capo a Michele Zagaria, avrebbe permesso alla famiglia Cosentino di battere la concorrenza utilizzando non solo le capacità militari del clan e il loro dominio sul territorio, ma anche la loro capacità di muoversi nella burocrazia. Il clan Zagaria continua ad essere una delle aziende di servizi più efficiente d’Italia. Esemplare quanto accaduto a Luigi Gallo, imprenditore mandato sul lastrico dalle angherie dei Cosentino solo perché avrebbe voluto gestire un distributore di benzina troppo vicino a quello che i Cosentino avevano in progetto di aprire. La famiglia Cosentino — secondo le accuse dell’Antimafia — avrebbe costretto Gallo ad appaltare tutti i lavori necessari per l’apertura del distributore agli Zagaria. L’alleanza Za- I “ Il clan Zagaria continua a essere una delle aziende di servizi più efficiente d’Italia garia-Cosentino che emerge dall’in- stanza obbediva ai Cosentino. C’è un in- assunto in Equitalia. La famiglia Cosenchiesta è un alleanza militare e petroli- contro fondamentale così raccontato tino assieme a Sorrentino e Adamiano fera. dalla procura: «Di particolare rilievo è la impone le sue regole a chiunque voglia In Italia, le grandi compagnie petro- riunione dell’agosto 2009, alla quale essere imprenditore nel settore della lifere non possono non avere rapporti partecipa anche Cosentino Nicola di- distribuzione carburanti. Il caso Gallo è con le organizzazioni criminali che pre- mostrando il suo potere quale politico un paradigma criminale. L’imprendisidiano il territorio. Le società che non in grado di fornire raccomandazioni e di tore deve accettare diverse assurde imhanno legami con le organizzazioni cri- presentare al ministro del Kuwait il Pre- posizioni che la Procura elenca chiaraminali iniziano con l’avere problemi bu- sidente della Q8». Cosentino promette mente: rocratici per l’inizio delle attività. Sarà un passaggio fondamentale per la car1. Consentire l’apertura di un distridifficilissimo se non impossibile otte- riera di un alto dirigente della Q8: in- butore di GPL dei Cosentino nell’area di nere le autorizzazioni, i distributori sul- contrare il ministro del Kuwait. “Q ei- servizio del Gallo; le autostrade saranno messi sotto ght”, in inglese, rimanda immediata2. Accettare i Cosentino quali soci e/o estorsione e saranno vittima di inci- mente al Kuwait, il Paese degli azionisti compartecipanti all’attività di distribudenti di ogni genere, le ispezioni saran- della compagnia petrolifera. Tra Gio- zione degli altri carburanti sull’area di no continue, i camion con i rifornimen- vanni Cosentino e Alessandro Giolitti, servizio che doveva aprirsi; ti saranno sempre in ritardo. Le compa- presidente del consiglio d’amministra3. Estinguere una posizione debitognie che invece avranno accettato di es- zione della Kuwait Petroleum Italia, i ria del tutto estranea al rapporto fra sere non solo protette dalle organizza- rapporti sono costanti. Gallo e la Q8 a mezzo di finanziamenti zioni criminali ma loro partner econoI Cosentino sono fedeli sodali dei diri- che la Q8 avrebbe erogato al Gallo per il mici, godranno di una serie infinita di genti Q8 e aiutano il figlio di uno dei di- tramite dei Cosentino. In questo modo servizi: tra cui uno speciale alert nel ca- rigenti, Giovanni Adamiano, ad essere avrebbero iscritto ipoteca sull’area di so di controlli sulla qualità servizio, ciò anche nella del prodotto in vendita. prospettiva di un prevediLA FINESTRA SUL CORTILE L’alleanza tra compabile inadempimento del MASSIMO BUCCHI gnie petrolifere e camorra Gallo, che avrebbe deterè storica. Questa vicenda minato il definitivo passagspecifica però è del tutto pargio dell’area di servizio in caticolare. Ci sono due dirigenpo ai Cosentino; ti della Q8 per i quali la pro4. Sottoporre al Gallo, nel cura ha chiesto e ottenuto gli corso di una delle riunioni arresti domiciliari: Giovanper definire l’affare conni Adamiano e Bruno Sorgiunto, un preventivo relatirentino. La Q8, in questa invo al completamento dei lachiesta, se dovessero essere vori nell’area di servizio delconfermate le accuse dello stesso, dolosamente sol’Antimafia di Napoli avrebvrastimato (256.000 euro be un ruolo centrale e di circa, in luogo dell’importo grande colpevolezza. L’Anequo di circa 100.000 euro) timafia di Napoli dimostra e redatto da un’impresa fiche avvenivano ripetuti induciaria dell’Aversana Pecontri tra i dirigenti Q8 e Giotroli, all’evidente scopo di vanni Cosentino su come orestorcere al Gallo indebitaganizzare sul territorio il bumente ulteriori somme. siness e decidere chi erano i La Q8 ora cosa dirà? Si considererà parte lesa? Farà concessionari. La Q8 in so- come la Unicredit su cui Cosentino fece da mediatore — secondo le accuse — per far ottenere al camorrista Di Caterino i crediti per aprire un centro commerciale adibito al riciclaggio? Unicredit scaricò tutto sui responsabili infedeli e si ritenne parte lesa. Ma sul piano politico e culturale basta questo? Il governo dovrebbe pretendere che Q8 rimedi a quest’alleanza non descrivendola solo come errore di suoi funzionari corrotti ma portando investimenti sul territorio e in cultura. A meno di non dare ragione all’adagio dei narcos messicani, ossia che petrolio e cocaina sono imperi governabili solo con sangue, armi e corruzione. Non ci sarà imprenditore onesto che potrà sopravvivere finché continueremo a considerare queste vicende marginali, finché non si smetterà di credere che queste siano solo storie meridionali, finché su questo non ci sarà un dibattito vero, un dibattito centrale, finché non sarà chiaro che la battaglia democratica diventa una battaglia all’economia criminale. Non si creda, poi, che il carcere arresti il potere del crimine. Cosentino dal carcere e dagli arresti domiciliari, come risulta dalle intercettazioni, continuava a fare politica, continuava a dettare la sua linea. Il carcere distrugge soltanto i disperati, può diventare una accademia per i mafiosi. Il potere di Cosentino è un potere che si nutriva anche di uomini dello Stato, nell’inchiesta risulta che c’è stato anche un incontro con l’ex prefetto di Caserta Elena Stasi (la stessa che aveva concesso all’Aversana Petroli il certificato antimafia negatogli nel 1997 dalla Prefettura di Caserta, dal Tar e dal Consiglio di Stato. La stessa che fu poi eletta alla Camera tra le file del Pdl) che convoca dei concorrenti intimidendoli a dimostrazione di quali siano oggi i metodi che lo Stato e la politica utilizzano per favorire le organizzazioni criminali: vessazioni, minacce, sottrazione o promesse di favori. Il sistema Cosentino è molto più complesso di pistole e macchine che prendono fuoco. Nel mondo-Cosentino ci sono prefetti e giornalisti — l’espressione “macchina del fango” fu coniata proprio per descrivere il metodo che Cosentino utilizzava per disfarsi dei concorrenti politici. Il mondo-Cosentino si nutre di giornalisti che si accaniscono sui segmenti militari delle organizzazioni per legittimarsi come antimafia, si nutre di blog che devono insultare i nemici di questi poteri, si nutre di retroscena e retroscenisti che hanno svilito la loro professionalità. Questo mondo, per garantirsi l’esistenza, ha bisogno di utilizzare metodi in tutti simili a quelli mafiosi. Ora Nicola Cosentino vede crollare tutto. E a Cosentino ribadiamo il nostro consiglio: collabori con la giustizia. Collabori subito. Berlusconi lo ha emarginato, lo ha lasciato solo. Il sistema di informazione che gli era vicino, con le sue firme, sta scappando da lui in silenzio, facendo finta di nulla e trovando nuovi padroni da servire, fingendosi indipendente, come sempre, attraverso il vaccino della cattiveria e della superficialità che dispensa a tutti e su tutti. Collabori con la giustizia, Cosentino, racconti tutto quello che conosce. So come ragiona un uomo casalese: non distruggerà, parlando, la sua famiglia, ma può trovare un percorso di riscatto. Potrebbe raccontare non solo le responsabilità del centrodestra, ma anche le connivenze del bassolinismo e di tutto quel potere politico che ha permesso la sua crescita. Cosentino sa sopportare il carcere, ma adesso più che mai provi ad avere un comportamento che non risponda all’onore del silenzio. Dia una chance alla sua dignità, scelga di parlare. “ Le compagnie petrolifere non possono non avere rapporti con organizzazioni criminali “ <SEGUE DALLA PRIMA PAGINA ROBERTO SAVIANO © RIPRODUZIONE RISERVATA “ 34 VENERDÌ 4 APRILE 2014 Dai cento giorni di sangue dell’immensacarneficina degli Hutu e dei Tutsi sono passati vent’anni Il paese, che si appresta a ricordare con dolore, è cambiato: Kigali è oggi una delle capitali più linde e ben organizzate d’Africa, l’economia è un piccolo miracolo. Il merito? Soprattutto delle donne LA FORMAZIONE Diversi i centri di assistenza per poveri e sopravvissuti. Sopra la scuola di formazione di Gacuriro, a Kigali PIETRO VERONESE KIGALI «L A prossima set- timana sarà di nuovo un periodo difficile», dice Valérie Mukabayire. Sarà la penombra, la luce soffusa, la quiete della stanza dove stiamo parlando da un’ora, ma ho l’impressione che la compostezza di Valérie per un momento si incrini, le parole rallentino e i suoi occhi scuri si facciano lucidi. È solo un momento però. «Dobbiamo lavorare, andare avanti», aggiunge subito dopo una pausa. La prossima settimana, a partire da lunedì 7 e per tutti i giorni successivi, sarà lutto nazionale in Ruanda. Il paese rivivrà i giorni del genocidio del 1994, quando 800mila, fors’anche un milione di Tutsi ruandesi e di Hutu che si opponevano alla carneficina vennero giustiziati all’arma bianca, a colpi di mazze e di machete, trasformando il paese in un gigantesco carnaio. Nella sostanziale indifferenza del mondo, durò cento giorni, fino ai primi di luglio, quando il Fronte patriottico ruandese entrò a Kigali e pose fine alle stragi. È stato il più grande massacro dalla fine della Seconda guerra mondiale, una delle pagine più atroci della storia dell’umanità: per l’efferatezza degli assassini, e per il mancato soccorso internazionale. «Il genocidio è un lutto che non si elabora», scrive qui accanto Scholastique Mukasonga, ed è quello che credo di intravedere L’alba del Ruanda negli occhi di Valérie. Dei fatti del ‘94 siamo venuti a parlare esplicitamente solo alla fine, ma in Ruanda sono il riferimento implicito in tutto quello che si dice, così come a Murambi, Nyamata, Bisesero, Nyarabuye e altrove il verde smeraldo di uno dei Paesi più belli dell’Africa nasconde sotto un sottile velo di terra (e talvolta neppure quello) le pile di morti. Valérie Mukabayire dirige la Casa della Pace, un centro che assiste le donne più povere di Kigali dando loro una formazione, un mestiere per aiutarle a farcela da sole. È un progetto molto bello, un piccolo successo che dura da dieci anni, interamente sostenuto da una piccola ong italiana che si chiama Progetto Ruanda. All’inizio, ricorda Valérie, tutte le Valérie Mukabayire perse marito, genitori e tutti i fratelli. Oggi dirige la Casa della Pace donne assistite avevano le vite segnate dalla grande strage del ‘94: perché erano rimaste vedove, perché i mariti erano in prigione accusati di genocidio, perché erano giovani orfane che dovevano badare ai fratelli minori, perché erano ragazze-madri vittime di violenze sessuali. Le mogli delle vittime e dei sospetti aguzzini, insieme. «C’erano molti problemi, poi abbiamo scoperto che lavorando le une accanto alle altre la riconciliazione si faceva da sé». Con gli anni le tensioni si sono stemperate e le donne hanno continuato a venire alla Casa della Pace spinte dalla perdurante povertà, più che dalle ferite aper- te del genocidio. La vita è andata avanti. Il passato si è allontanato. È stato a questo punto del racconto che ho commesso l’errore di chiedere a Valérie dove era lei nell’aprile del 1994. È stato allora che la sua voce si è quasi spezzata. Senza spiegare né il dove né il come, mi ha detto che nel genocidio ha perso il marito, entrambi i genitori, tutti i fratelli. Si sono salvati insieme a lei i tre figli, all’epoca piccolissimi, nascosti a rischio della vita da alcuni amici. Sono passati vent’anni e il Ruanda si è piano piano ricostruito, psicologicamente, e talora letteralmente, sopra un grande cimitero. Kigali è diventata una delle capitali più linde, accoglienti, ordinate dell’Africa, rimessa progressivamente a nuovo, modernizzata. L’economia nazionale, pur restando sostanzialmente agricola, ha continuato a crescere, facendo di questo Paese una delle storie positive più volentieri raccontate dagli economisti dello sviluppo. È piccolo, lontano dal mare, ma ben amministrato, onesto, laborioso, un ambiente attraente per gli investitori tentati dall’Africa ma spaventati da un contesto troppo spesso inaffidabile. Certo, basta spingersi pochi chilometri fuori dalla capitale e ai parcheggi pieni di Suv dei centri commerciali si sostituiscono le schiene curve sul lavoro dei campi, le capanne, le donne chine a maneggiare la zappa. Con le sue mille colline, i terrazzamenti agricoli che evocano in questi tropici africani un paesaggio cinese, il Ruanda rimane un Paese di undici milioni di montanari contadini. Ma si è rimesso meravigliosamente in piedi e va avanti spedito. A Immaculée Ingabire sono venuto a chiedere le ragioni di 35 VENERDÌ 4 APRILE 2014 ALL’INTERNO LA CULTURA Irène Némirovsky capitolo finale il sequel (non suo) di “Suite francese” ELENA STANCANELLI GLI SPETTACOLI Aronofsky: “A 13 anni pensavo già a Noè poi sono arrivati gli effetti speciali” SILVIA BIZIO { IL GENOCIDIO Dal 6 aprile a metà luglio del 1994, per circa 100 giorni, furono massacrati tra 800mila e un milione di Tutsi e Hutu moderati IL RUOLO DELL’ONU L’Onu fu accusata di disinteresse nei confronti della tragedia ruandese: il Consiglio di sicurezza a lungo ignorò le molte richieste di intervento un’altra peculiarità del nuovo Ruanda: il potere delle sue donne. A differenza dal resto dell’Africa e di quasi tutto il mondo, il Parlamento, rieletto in settembre, è donna: 50 seggi su 80; molti portafogli ministeriali importanti sono affidati a donne e l’avanzata continua nelle amministrazioni locali, nel business, nelle professioni. Immaculée è una donna formidabile, alta, elegante, piena di autorità, una specie di zar anticorruzione nel ruolo di presidente della sezione ruandese di Transparency International. «Se è una conseguenza del genocidio? Sì e no. Sì, perché all’indomani dei massacri c’era un bisogno estremo di tutte le energie rimaste e gli uomini erano o morti, o in fuga all’estero, o in prigione. Le donne sono state chiamate a riempire quel vuoto e hanno dimostrato di essere all’altezza. Ma anche no, perché l’uguaglianza di genere è sempre stata una bandiera del Fronte patriottico. Dunque, quando il Fronte ha preso il potere, si è aperta una possibilità e le donne ne hanno subito approfittato. All’inizio non è stato facile: c’erano sì e no cento laureate in tutto il Ruanda, anche se molte sono tornate dall’esilio». Kigali si prepara lentamente alla commemorazione di lunedì. Ai maggiori incroci della capitale compaiono grandi cartelli che annunciano il ventesimo anniversario e proclamano lo slogan delle celebrazioni: «Ricordare, unire, rinnovare». Forse il secondo punto è quello meno realizzato, anche se il parere di Valérie (e il credo ufficiale) è che la riconciliazione nazionale è avvenuta e i ruandesi non sono più né Hutu né Tutsi, ma tutti cittadini allo stesso titolo e senza distinzioni. Davanti a una birra, più di uno straniero residente è pronto a giurare che se solo il potere abbassasse FOTO CAROL ALLEN-STOREY / EYEVINE LO SPORT un poco la guardia l’odio tornerebbe a prendere il sopravvento. Un buon motivo per non abbassarla, dunque, e anche se i commentatori internazionali sottolineano in questi giorni l’isolamento internazionale del Ruanda, accusato di destabilizzare la vicina Repubblica democratica del Congo e soprattutto di compiere assassinii politici mirati di esuli all’estero, la politica estera ruandese sembra ispirata a questo semplice principio: meglio soli che morti. Sarà un caso, ma il mio taccuino ruandese continua a riempirsi di nomi di donne. Ritrovo Yolande Mukagasana, la prima e la più nota testimone del genocidio. Il suo primo libro, La morte non mi ha voluta, del 1997, fu tradotto in tutto il mondo. In quelle pagine © RIPRODUZIONE RISERVATA FRANCESCO S. INTORCIA E MATTEO PINCI IL RICORDO / LA SCRITTRICE I MIEI MAUSOLEI DI CARTA PER CHI NON C’È PIÙ SCHOLASTIQUE MUKASONGA L GENOCIDIO è un lutto che non si elabora. Io dico che la memoria della tragedia debba essere conservata e protetta, contro ogni forma di negazionismo. Noi abbiamo il dovere, la necessità, di non dimenticare nulla: le commemorazioni del ventesimo anniversario del genocidio ruandese si svolgono proprio per questo motivo, e nessun altro. Allo stesso tempo, il Ruanda non deve rimanere ostaggio del suo spaventoso passato. Chi oggi arriva a Kigali non può che rimanere felicemente stordito dallo straordinario dinamismo della città. Io stessa, ogni volta che torno, stento a riconoscere la capitale che avevo lasciato qualche mese prima. I mattoni della vecchia chiesa dei missionari della Santa Famiglia sembrano essere i soli testimoni, muti ed incongrui, della tragedia che fu. Ogni volta che ritorno nel mio Paese mi reco in pellegrinaggio a Gitagata, il villaggio dove la mia famiglia fu massacrata nel 1994. Laggiù la foresta ha ricoperto ogni cosa. E nessuno osa abitarci. Ogni volta che arrivo là, mi è sempre più difficile ritrovare il luogo dov’era costruita la nostra casa. Una volta in Ruanda c’erano dei boschi, sacri e intoccabili. Oggi ci sono altri luoghi che consideriamo tabù, resi sacri dalla morte. Il Ruanda deve riconquistare la sua storia: è stata violentata fino agli anni Cinquanta da antropologi e storici che l’hanno raccontata in termini di guerre tra razze e di invasioni successive. I Il parlamento è in gran parte femminile: 50 seggi su 80. “Ricordare, unire, rinnovare” è lo slogan Yolande ha raccontato come nei primi giorni dell’aprile 1994 le uccisero i tre figli, il marito, fratelli, sorelle, cognati. Lei si salvò nascosta sotto l’acquaio nella cucina di una vicina. Per il decimo anniversario Yolande commemorò il genocidio con un articolo pubblicato sulla prima pagina di Repubblica. Dal 2011, dopo molti anni passati in Belgio, è tornata a vivere a Kigali. Nella sua vecchia casa, quella, mi dice, «dove accadde tutto». Il passato non passa, il lutto del genocidio non si elabora. Eppure Yolande si è fatta con gli anni più luminosa, più serena. Un po’ come il Ruanda. Il calcio s’interroga sui giocatori minorenni nel mirino della Fifa non solo il Barcellona L’AUTRICE Scholastique Mukasonga è l’autrice di “Nostra Signora del Nilo” (edito da 66thand2nd) Le tradizioni sono state demonizzate dai missionari e occultate dagli Hutu che le attribuivano solo alla cultura Tutsi. Per fortuna è apparsa una nuova generazione di storici che ha fornito un’altra lettura della nostra storia antica. Che certo non è idilliaca, ma non si basa su pregiudizi razzisti. La verità è che i ruandesi possono riconoscersi in un passato comune, animato dalla stessa cultura. Sì, è stato il genocidio a rendermi una scrittrice. I miei primi due libri autobiografici li ho scritti al fine di erigere un mausoleo di carta per coloro i cui corpi non saranno mai ritrovati. Oggi, anche se il genocidio fa sempre da sottofondo nei miei libri, sono riuscita ad ampliare l’orizzonte di ciò che scrivo, grazie alla finzione. La donna ha sempre rivestito un ruolo importante nella società tradizionale ruandese. E non c’è dubbio che l’attuale governo favorisca al massimo la sua promozione. In politica siamo infatti andati ben oltre la semplice parità, poiché in parlamento si conta una larga maggioranza di donne. Il loro dinamismo è un’occasione enorme per il Paese. Quello che vogliamo più di qualsiasi altra cosa è la giustizia. Anzitutto in Francia, che ha accolto numerosi presunti carnefici del genocidio. Un primo processo si è appena concluso. Il verdetto di colpevolezza dà speranza, ma vi sono ancora una trentina di persone accusate di crimini contro l’umanità. Quando verranno giudicate? © RIPRODUZIONE RISERVATA la Repubblica VENERDÌ 4 APRILE 2014 36 R2 Il reportage La soppressione di giraffe e leoni ha suscitato polemiche Ma il direttore si difende: “La selezione esiste in natura” IN DIRETTA La giraffa Marius, soppressa a febbraio Sotto l’autopsia in pubblico e la carcassa data in pasto ai leoni “Noi dello zoo di Copenhagen applichiamo le leggi della savana” DAL NOSTRO INVIATO MAURIZIO CROSETTI LE TAPPE MARIUS Il 9 febbraio 2014 allo zoo viene soppressa la giraffa Marius, di 18 mesi, nata da un incesto. E vengono rifiutate le offerte di trasferimento L’AUTOPSIA Scoppia la polemica ma la morte di Marius diventa un’occasione didattica: la carcassa viene sezionata davanti alle scolaresche I LEONI A marzo, per far posto all’arrivo di un maschio dominante, vengono soppressi anche 4 leoni: una coppia anziana e i suoi due cuccioli SU RTV-LAEFFE In RNews (alle 13,45, canale 50 del digitale) videoracconto sullo zoo di Copenhagen COPENHAGEN giraffe sembrano danzare attorno a un cerchio, voltandosi insieme al più piccolo rumore. Però ne manca una. Si chiamava Marius, aveva occhi enormi e languidi, il 9 febbraio l’hanno uccisa sparandole un chiodo in testa, poi l’hanno squartata per mostrare ai bambini com’era fatta dentro, tipo quando si smonta un giocattolo, infine l’hanno data in pasto ai leoni. E proprio quattro di quei felini li hanno uccisi col veleno, un mese dopo. La giraffa perché “impura”, nata da un rapporto incestuoso. I leoni perché di troppo. Qui, nello zoo di Copenhagen. Un impeccabile mattatoio. Forse è un bioparco, o magari una prigione, non un millimetro fuori posto. Sui vialetti pettinati dai giardinieri, mamme e papà spingono i figli dentro carrettini di legno, dài che si va a vedere com’è fatto il cuore di un giraffa. L E SETTE “Siamo noti per la cura degli animali. Seguiamo un progetto europeo per creare esemplari sani ” «Un organo interessantissimo, enorme, non capita tutti i giorni di guardarlo da vicino». Steffen Straede è il direttore dello zoo. «Il nostro parco è riconosciuto a livello mondiale per l’attenzione e la cura verso gli animali, che noi amiamo e rispettiamo. Però li vogliamo sani e chi non è adatto non può sopravvivere». Si chiama eugenetica, è la selezione della razza: niente concepimenti tra consanguinei, indeboliscono la discendenza. Il povero Marius era un nodo di cromosomi vaganti. Sterilizzarlo, no? «Ci sarebbero stati effetti collaterali troppo gravi». Bengt Holst, capelli a spazzola, sguardo ghiacciato, dirige il dipartimento scientifico di questo giardino zoologico tra i più antichi d’Europa, aperto nel settembre 1859 grazie alla passione dell’ornitologo Niels Kjaerboelling. I busti in marmo degli antichi direttori sbucano tra cespugli e siepi, un po’ sinistri. «Seguiamo un progetto europeo per creare una popolazione di giraffe sane, non imparentate, animali che si ammaleranno meno degli altri: la selezione esiste anche in natura, dove i leoni sbranano le gazzelle per mangiarle». Le scritte fuori dal recinto, accanto ai cartelli con i nomi degli sponsor, si comprendono anche senza conoscere il danese. Dicono: “veterinaer-medicin” e “genetik”. La targa più beffarda, questa però in inglese, spiega che le giraffe hanno “life expectancy: 25-30 years”, come no, peccato che Marius sia stato abbattuto dopo appena diciotto mesi, e stava benissimo. Nel 1946 qui morì un orbettino, insomma una biscia, nome scientifico Anguis Fragilis , che era un’autentica attrazione e viveva dal 1892, da 54 anni. Chissà che invidia, povera giraffa. Ogni giorno vengono organizzati incontri didattici per le scuole, e quando un animale muore, possibilmente di morte naturale, è sezionato in pubblico. Bambini e genitori scattano fotografie, fanno domande. È successo anche con Marius, nella spianata dove le sette giraffe superstiti si muovono nel silenzio di un pomeriggio freddo di sole, creature solenni e remote. Chi sarà il prossimo a cadere? Erano lunghissimi i coltelli usati per la dissezione. «Non sarebbe stato giusto usare l’iniezione letale, perché così avremmo avvelenato centinaia di chili di carne senza poterli usare come cibo per le altre bestie», spiega Holst. Infatti, quel che restava di Marius è stato trascinato nel grande fossato dove una leonessa dorme languida, addosso al suo leone. Due esemplari giovani e stupendi, arrivati il 23 marzo. Per fare posto, sono stati abbattuti il vecchio leone (16 anni) e la vecchia leonessa (14). «Purtroppo, nessun altro zoo ce li ha richiesti e il regolamento proibisce di vendere gli animali». Con loro, eliminati anche i cuccioli, due gattoni di dieci mesi: «Alla prima occasione i leoni giovani li avrebbero sbranati». Una torre vagamente carceraria, a forma di Tour Eiffel, permette ai visitatori di ammirare tutto dall’alto. E nell’aria c’è la tristezza da reclusione tipica di ogni zoo. Persino gli sguardi di certe bestie sembrano difficili da sostenere: l’elefante spinge la proboscide tra le sbarre e che gliene importerà se la sua casa, una doppia cupola di vetro e cristallo, l’ha progettata addirittura Norman Foster per celebrare i 140 anni del parco. Arte e ferocia, questo è anche il paese di Lars Von Trier. Nei punti strategici ci sono materassi dove il pubblico può sostare, osservando. Tra tunnel, passerelle, casette di legno e ponti sospesi si sfiorano esemplari rari come il caracal, un micione con enormi orecchie a punta, oppure il diavolo della Tasmania: il suo recinto è vuoto, non avranno mica fatto fuori anche lui? Fenicotteri rosa e autopsie a cielo aperto, dentro una chiarissima luce nordica. Vita, morte, bellezza, sangue. Tutto insieme. Nella vasca degli orsi polari rosseggia un’enorme carcassa. «A queste bellissime bestie non possiamo certo dare crocchette», scherza il dottor Straede. Animali sani e duraturi significano anche conti in regola, minore manutenzione e maggiore efficienza, però adesso qualcosa scricchiola: dopo le uccisioni del- “Non usiamo iniezioni letali per non avvelenare tutta quella carne, ottima per le altre bestie” le ultime settimane, i visitatori sono in calo. Pare siano addirittura arrivate minacce di morte. Associazioni animaliste chiedono di boicottare e chiudere lo zoo, istituzione crudele e forse anacronistica, eppure i bambini sembrano gradire, vogliono in dono i peluche dei distributori automatici messi in ogni angolo del parco, infili la moneta ed esce la bestiola: lei, almeno, non corre nessun rischio. Invece, un lupo vero per non sbagliarsi si nasconde, è un’ombra nel bosco come quello delle favole. Mica per niente siamo nella patria di Hans Christian Andersen, ma qui il brutto anatroccolo non fa in tempo a diventare cigno. © RIPRODUZIONE RISERVATA la Repubblica VENERDÌ 4 APRILE 2014 R2 L’ambiente Nei parchi della California il patrimonio naturale è sempre più minacciato Non dall’inquinamento ma dai vandali che vanno a caccia di tronchi e radici Foreste a rischio e ora l’America lancia la sfida ai ladri di sequoie DAL NOSTRO CORRISPONDENTE FEDERICO RAMPINI LA SCHEDA NEW YORK L’ AMERICA non ha le cattedrali gotiche europee, però ha le foreste di sequoie. Alcune più antiche del Medioevo. Custodite in parchi nazionali famosi, come Muir Woods a nord di San Francisco, dove Franklin Delano Roosevelt volle celebrare l’atto di nascita delle Nazioni Unite. Oggi però questo inestimabile patrimonio naturale è minacciato. Non dall’inquinamento o dal cambiamento climatico: dai bracconieri. Proprio così, le guardie forestali del National Park Service definiscono “poachers”, bracconieri, i vandali che a scopo di lucro attaccano e mutilano i giganteschi alberi ultrasecolari. E ora le guardie forestali devono ricorrere a una misura d’emergenza: chiudere nottetempo l’accesso ai parchi, comprese la strade che li attraversano. Il divieto di transito è già scattato per la Newton Drury Parkway, nella California settentrionale, 37 lossi della natura. «Questi crimini — denuncia un comunicato del National Park Service — consistono nel recidere le escrescenze naturali, sia da alberi vivi che da tronchi caduti. Il legno viene rivenduto come materiale di costruzione, oggetto decorativo, souvenir. Questo tipo di legno sta diventando sempre più raro». L’allarme e le misure di pro- L’ALLARME Il Parco di Redwood in California: per evitare gli assalti notturni alle sequoie, chiuse le strade di accesso tezione si spiegano con l’importanza delle sequoie: storica, turistica, ambientale. Albero maestoso, il più grande del mondo, già venerato dalla popolazione autoctona degli indiani d’America, la sequoia attira visitatori dal mondo intero. Nel parco nazionale di Muir Woods, o nel Sequoia Kings Canyon (Sierra Nevada), nel Zion National Park o nel Sequoia Natio- nal Park, milioni di turisti ogni anno vengono ad ammirare questi alberi ultramillenari. La loro funzione è anche didattica. Alcuni dei tronchi che sono stati abbattuti da tempeste di vento o da terremoti, giacciono tagliati perché si possano verificare le età dell’albero, in coincidenza con eventi storici: ci sono sequoie che erano già adulte molto prima che Cristoforo Colom- AZIENDA OSPEDALIERA UNIVERSITARIA FEDERICO II AVVISO ESITI DI GARA A PROCEDURA APERTA CIG VARI LA PRATICA L’usanza di tagliare le sequoie è detta “burl poaching”, cioè bracconaggio della radica GLI EFFETTI La radica è proprio la parte da dove germoglia il clone della sequoia prima che gli alberi muoiano Il legno ha qualità eccezionali, sia come materiale di costruzione che per la bellezza Questa Azienda, con deliberazione n.75 del 14.02.2014 ha provveduto ad aggiudicare la fornitura biennale, articolata in lotti, di prodotti per chirurgia vertebrale per le esigenze assistenziali del DAS di Chirurgia, Ortopedia, Traumatologia, Microchirurgia e Riabilitazione dell’A.O.U. come di seguito indicato: Lotti 1 e 5: MEDTRONIC ITALIA S.p.A., Sesto San Giovanni (MI), Via Indro Montanelli, 30, per l’importo complessivo di Euro 194.703,52 + I.V.A.; Lotto 2: BIOMET ITALIA S.r.l., San Giuliano Milanese (MI), Via della Liberazione, 62, per l’importo complessivo di Euro 72.167,68 + I.V.A.; Lotto 3: SINTEA PLUSTEK S.r.l., Assago (MI), Via Enrico Fermi, 44, per l’importo complessivo di Euro 110.424,00 + I.V.A.; Lotto 4: ZIMMER S.r.l., San Donato Milanese (MI), Via Milano, 6, per l’importo complessivo di Euro 93.100,00 + I.V.A.; Lotto 6: DEVICE & TECH S.r.l., Napoli, Centro Direzionale Isola F10, per l’importo complessivo di Euro 73.600,00 + I.V.A.; Lotto 7: SCIENT’X ITALIA S.r.l., Milano, Viale Gran Sasso, 31, per l’importo complessivo di Euro 25.800,00 + I.V.A.; Lotto 8: GADA ITALIA S.r.l., Roma, Via Vincenzo Bona, 133, per l’importo complessivo di Euro 21.000,00 + I.V.A. Lotto 9: JOHNSON & JOHNSON MEDICAL S.p.A., Pratica di Mare (Roma), Via del Mare, 56, per l’importo complessivo di Euro 25.300,00 + I.V.A.. Il presente testo è disponibile anche sul sito dell’A.O.U. all’indirizzo www.policlinico.unina.it ed è stato inviato alla U.P.U.C.E. in data 25.03.2014 al n.2014-039863. F.to IL DIRETTORE GENERALE Giovanni PERSICO bo scoprisse l’America. Gli esemplari nati prima di Cristo non sono rari, le sequoie possono raggiungere facilmente i duemila anni di vita. Il ruolo ambientale è ancora più prezioso. La sequoia è una vera macchina da guerra contro l’inquinamento: gli scienziati botanici sono arrivati alla conclusione che è l’albero più efficiente nel catturare CO2 dall’atmosfera. Un’altra sua dote è particolarmente apprezzata di questi tempi, con l’intera California colpita da una siccità record e quindi un rischio ancora maggiore di incendi: il legno delle sequoie è praticamente ignifugo, non brucia o prende fuoco molto difficilmente. I bracconieri infliggono danni gravi, spiegano le guardie forestali, perché spesso pur di raggiungere le escrescenze più decorative, non esitano ad arrampicarsi in alto, a danneggiare i tronchi, o addirittura ad abbattere l’albero per procedere più in fretta. E anche se la sequoia sopravvive, tagliare un’escrescenza significa renderla vulnerabile, come un corpo con una fe- I botanici ritengono che sia l’albero più efficiente nel catturare CO2 dall’atmosfera LA CHIUSURA la via panoramica di 16 km che raggiunge una delle più immense distese di sequoie. “Redwood”, il nome più familiare della sequoia, si riferisce al colore rosso dei loro tronchi altissimi, spesso ben oltre i cento metri di statura. Quel legno ha qualità eccezionali, sia come materiale di costruzione edile, falegnameria, sia per la sua bellezza e robustezza. Per questo è merce pregiata, eccita gli appetiti di collezionisti, alimenta un mercato nero quasi alla pari dell’avorio degli elefanti. Il “pezzo” più ricercato sono le escrescenze naturali, bitorzoli e protuberanze dalle forme stravaganti, che sporgono dai tronchi. Nottetempo i bracconieri fanno incursioni nei parchi naturali, armati di ascia, per mutilare i co- I parchi nazionali hanno chiuso la notte per impedire l’ingresso a chi distrugge le sequoie I RANGER Sono pochi e non riescono a fermare i bracconieri. E i reati ambientali prevedono pene molto blande rita aperta. E’ nata anche un’associazione contro il bracconaggio, la Save The Redwood League, che fa opera d’informazione, spiega al pubblico i pericoli di questo vandalismo mercenario. Fino a qualche tempo fa il saccheggio di foreste pregiate era considerato un flagello tipico di paesi in via di sviluppo, dal Brasile all’Indonesia. Con l’allarme lanciato dal National Park Service, gli americani scoprono che questa eco-delinquenza alligna anche in mezzo a loro. E le pattuglie dei rangers si vedono costrette a raddoppiare i turni di notte, per vigilare che dal tramonto all’alba tutti rispettino il nuovo coprifuoco, e nessuno penetri nei maestosi santuari verdi. © RIPRODUZIONE RISERVATA la Repubblica VENERDÌ 4 APRILE 2014 39 R2Cultura CONTATTI CULT@REPUBBLICA.IT WWW.REPUBBLICA.IT Élisabeth Gille, figlia della scrittrice, da bambina portò in salvo il testo di “Suite Francese”. Nel 1996 scrisse il sequel, che ora esce in Italia Irène Némirovsky il capitolo finale POMPEI ARRANCA IL GRANDE PROGETTO FRANCESCO ERBANI ELENA STANCANELLI D evi scegliere: la tua bambola preferita, Bleuette, o quel quaderno pieno di parole scritte con una grafia minuscola, quasi illegibile. Non puoi portarli entrambi. Élisabeth, detta Babet, era una bambina speciale. Aveva solo cinque anni, il giorno in cui iniziò a scappare insieme alla sorella Denise. La prima notte le nascosero in un pensionato cattolico, nella provincia di Bordeaux. Cachez votre nez! gridò la tata a Denise come ultimo avvertimento. Era l’autunno del 1942, e le due bambine si trascinavano dietro una valigia, contassegnata dalle iniziali I. N. Dentro c’era tutto quello che i genitori avrebbero voluto salvare. La tua bambola preferita o il quaderno? Babet prese la sua decisione: si congedò da Bleuette. Con questo enorme sacrificio salvò il manoscritto di Suite Francese. Ma fu Denise, la sorella più grande, a scoprire nel 2004 tra le carte pigiate nella valigia il manoscritto. Fu lei a curarne l’edizione. Risvegliando l’amore dei lettori di tutto il mondo per questa scrittrice. Irène Némirovsky aveva trentanove anni, quando, il 17 agosto 1942, morì ad Auschwitz. Era figlia di un ricco banchiere ucraino, una russa bianca. Quando si cominciò a capire cosa sarebbe accaduto, quando a lei e al marito Michel Epstein, nonostante si fossero convertiti, imposero di portare la croce gialla cucita sui vestiti, decise che non sarebbe scappata di nuovo. La Francia aveva fatto di lei una scrittrice famosa, e lei si fidava dei francesi, pensava che avrebbero fermato i tedeschi, che avrebbero protetto gli ebrei. La arrestarono. Il marito, incredulo, fece quanto era possibile: scrisse agli editori perché intercedessero. Cercò tra i romanzi di lei le pagine che potessero dimostrare l’odio per il regime bolscevico, la totale indifferenza per il giudaismo. Infine andò lui stesso a chiedere clemenza. Lo arrestarono. Deportato anche lui ad Auschwitz, morì pochi mesi dopo Irène. Le bambine furono affidate a una tata, e negli anni che seguirono, poterono sempre contare su una rendita di tremila franchi al mese che l’editore della madre, Albin Michel, mise loro a disposizione. Con questo soldi, riuscirono a studiare. Finirono per occuparsi entrambe di libri. Babet prese il nome di Élisabeth Gille, e si appassionò di fantascienza, diresse una collana per la casa editrice Denoël, * ROMANZO Un paesaggio di ceneri di Élisabeth Gille (Marsilio, pagg. 176, euro 16,50) FAMIGLIA Némirovsky con le figlie Denise (a sinistra) ed Élisabeth (al centro) si occupò di letteratura straniera per Flammarion e dal 1989 fu direttore editoriale di Julliard. Tra gli scrittori, protesse e curò Françoise Sagan. Tradusse Ballard, Kate Millet e Patricia Highsmith; pubblicò, nel 1992, una biografia della madre: Mirador (Fazi editore). Fu Denise a ricopiare il manoscritto di Suite francese e consegnarlo agli editori, ma fu Babet a sacrificare la sua bambola. E quando nel 1996 scrisse il suo secondo romanzo che Marsilio traduce (lo fa Cinzia Bigliosi) in questi giorni, Un paesaggio di ceneri, Babet se ne ricordò. È così che nascono i libri, sbattendo l’uno contro l’altro ricordi, paure, desideri, sogni. Trasformati e deformati dalla memoria, piegati perché sorreggano scene, spingano avanti la trama. Un paesaggio di ceneri inizia così, con la piccola Léa impegnata in una lotta a calci e strilli contro le suore che la vogliono spogliare, e mettere a letto. Tanto disperata che sembra quasi una scena di violenza. Chi sono i buoni e chi sono i cattivi? Fin quando Bénédicte, che diventerà ovviamente la sua amica più cara, non riesce a distrarla facendo le ombre cinesi sul muro. Léa si calma. E anche noi: le suore sono buone, l’hanno accolta nonostante il pericolo. Ma per tenerla, dovranno cancellare il suo nome, il passato e ogni traccia, compresa la bambola che le sfila- no dalle braccia appena si addormenta. «Quando ebbe alimentato a sufficienza il fuoco, vi gettò i vestiti e, senza esitazioni, la bambola, i cui capelli sfrigolarono e la testa, deformata dal calore, finì per fondere facendo delle smorfie. Gli occhi di vetro schizzarono uno dopo l’altro dalle orbite con un rumore di tappi che saltano e rimbalzarono contro le pareti. Li afferrò con le punte delle pinze e li seppellì in fondo alla spazzatura». Di quanto dolore ha bisogno uno scrittore per scrivere una scena così? Il romanzo di Élisabeth Gille è discontinuo nello stile e un po’ impacciato nello svolgersi della trama. È un libro rabbioso, nascosto sotto uno strato sottile di buona educazione. Si muove, come l’esistenza di Léa, tra evidenza e segreti. L’evidenza del racconto — l’infanzia, l’adolescenza, la fine della guerra — e certe potentissimi immagini che vengono da una zona infera dell’essere. Rivelazioni, produzioni di un rimosso nerissimo. All’Hotel Lutetia, dove, finita la guerra, i revenants venivano accolti e i parenti li cercavano, Léa bambina apre una porta. Su un letto matrimoniale, di una stanza lussuosa, sono sdraiati un uomo e una donna. Sono morti. Léa apre altre porte: sono tutti morti. Che cosa sia successo davvero, cosa siano stati i campi e la shoah, Léa lo capisce piano piano. Nel disperato tentativo di sopravvivere in un mondo che, per sopravvivere a sua volta, ha dovuto forzare il confine tra colpevoli e innocenti. Chi sono i buoni e chi sono i cattivi? ROMA. «Su Pompei i conti li facciamo alla fine», ripete il ministro Dario Franceschini. Ma ieri al ministero per i Beni culturali, mentre si presentava un accordo con Finmeccanica che donerà al sito archeologico tecnologie e servizi per 1 milione e 700 mila euro, in molti insistevano per sapere a che punto si è con i cantieri, i restauri e gli interventi del Grande Progetto Pompei finanziato dai 105 milioni dell’Ue. E l’impressione non è rosea. Attualmente, spiega il generale dei carabinieri Giovanni Nistri, direttore del Progetto, sono 7 i cantieri aperti (su 55 previsti), 6 quelli per i quali sono state aggiudicate le gare mentre una gara è ancora in corso. Al momento, aggiunge Nistri, sono impegnati (che non vuol dire spesi) 40 milioni. Però la struttura che Nistri avrebbe dovuto guidare ancora non c’è. Era previsto che fosse composta da una trentina di unità: sono state presentate oltre sessanta domande, le persone sarebbero già state selezionate, ma per vederle all’opera c’è da aspettare ancora. Quanto? Nistri allarga le braccia come a dire: «Non dipende da me». Inoltre Nistri perde il suo vice, Fabrizio Magani, il che accentua la sua solitudine. Direttore regionale dei Beni culturali in Abruzzo, Magani resterà a curare il centro storico dell’Aquila e degli altri paesi colpiti dal terremoto di cinque anni fa. Lo ha annunciato Franceschini, smentendo una decisione presa dal suo predecessore, Massimo Bray, e assecondando i desideri dello stesso Magani. Gli scossoni alla struttura che dovrebbe governare Pompei continuano. Oggi, intanto, Franceschini sarà a Parigi dove incontrerà i colleghi europei: «Dimostreremo che ce la stiamo mettendo tutta». Ma il tempo corre e l’Ue attende risultati. L’accordo con Finmeccanica prevede un monitoraggio capillare del sito archeologico. Due società del gruppo, Selex Es e Telespazio, forniranno tecnologie per fronteggiare il dissesto idrogeologico, in gran parte causa dei crolli, e per garantire una diagnosi delle strutture murarie. Il progetto sarà operativo a dicembre per tre anni. © RIPRODUZIONE RISERVATA © RIPRODUZIONE RISERVATA 40 la Repubblica VENERDÌ 4 APRILE 2014 R2 CULTURA Il personaggio Il fondatore di “Repubblica” compie novant’anni. Esce in volume un suo lungo “Racconto autobiografico” Scalfari la scrittura e il desiderio MASSIMO RECALCATI Q uando uno psicoanalista si interessa di una biografia non è per raccogliere i dettagli della cronaca di una esistenza ma per provare a individuare quei tratti che, nel variare infinito delle esperienze e degli eventi, hanno conferito una forma singolare ad una vita. Nel caso di Eugenio Scalfari, per come egli si descrive nel suo Racconto Autobiografico, uno di questi tratti, se non il tratto principale, è la vocazione della scrittura («la mia vera passione era quella di scrivere»). “Vocazione” non è un termine qualunque. Per la psicoanalisi esso traduce la parola tedesca Wunsch con la quale Freud descriveva il desiderio. Dunque per Scalfari, che domenica compie novant’anni, la scrittura è stata la manifestazione più forte, più costante e più imprescindibile, del suo desiderio. Qualcosa di cui sarebbe per lui, come afferma a conclusione del suo racconto, «impossibile fare altrimenti». Questa vocazione è ciò che lo rende un testimone. Il lettore troverà in questo racconto non solo la storia di una vita, di una formazione, dei suoi inciampi e delle sue realizzazioni, ma anche quella della nostra storia più recente, dall’affermazione del fascismo sino alla “seconda repubblica”. La testimonianza della scrittura non è mai solo un esercizio privato, ma si carica di una responsabilità pubblica. La vo- gno dei morti, a rivelare al figlio la sua eredità più autentica: la trasmissione della memoria. Non è di questo che, come ci ricorda Philip Roth, si nutre la pratica della scrittura? Accogliere il padre malato nella propria casa mostra tutto il senso positivo del debito simbolico. Diversamente dalla “razza padrona” che ha gestito le sorti spesso spregiudicate e criminogene del capitalismo italiano nel segno di una avidità pulsionale sconfinata, il gesto umanissimo di accompagnare alla morte il padre malato ci rivela l’essenza dell’ereditare: portare dentro di sé l’altro da cui proveniamo, custodirlo in noi, non per riprodurlo passivamente, ma per oltrepassarlo. La testimonianza non è mai solo un esercizio privato ma si carica sempre di una responsabilità pubblica cazione personale che vive la scrittura come una necessità paragonabile a quella di respirare o di mangiare non si disgiunge dal suo impegno militante alla ricerca della verità sia essa quella più intima, legata alle sorti del proprio Io, sia quando coinvolge le sorti di un intero paese. Un secondo tratto della personalità di Scalfari è quello del coraggio e del senso dell’avventura «per l’alto mare aperto», come titola uno dei suoi ultimi libri. Questo coraggio non è solo una dote soggettiva, ma è un suo modo di essere erede. Il coraggio gli viene innanzitutto dal padre. È lì, attraverso il padre calabrese, ardito dannunziano, lettore avido di storia e di poesia e sciupafemmine, che il figlio potrà respirare il desiderio dell’avventura. Quel figlio che ha sempre avuto una predilezione speciale per la fragilità addolorata e malinconica di sua madre, con la quale si è sempre sentito “una cosa sola”, è nel padre che può riconoscersi erede della capacità di non indietreggiare di fronte al rischio della propria vocazione. In pagine struggenti, tra le più toccanti del libro, Scalfari indugia sull’ultimo anno di vita trascorso insieme al padre afflitto da un tumore alla prostata. Era il 1972, Scalfari aveva già fatto molto nella sua vita. Ma è proprio quel «giorno piovoso di marzo», quando il padre se ne andò nel re- Un terzo tratto che emerge in questo racconto autobiografico è l’illuminismo di Scalfari. Non si tratta solo di una adesione libresca ad una cultura, ma di una attitudine esistenziale. Il richiamo alla ragione critica è costante in tutta la sua vita ed è ciò che lo porta a guardare con diffidenza ogni rappresentazione metafisica della verità. Qui il giornalista e l’intellettuale si intrecciano. Il giornalista: non accontentarsi mai della pura cronaca (politica o economica), ma svelare sempre il suo retroscena, allargare lo sguardo, estendere l’argomentazione, rendere la ragione critica operativa mostrando quello che una descrizione empirica dei fatti non può cogliere. È l’ispirazione fondamentale da cui è nata l’impresa straordinaria di Repubblica. Un altro modo di intendere il giornalismo: una ricerca permanente della verità che la superficie degli eventi tende talvolta a occultare. L’intellettuale: diffidare dalla Verità con la V maiuscola, includere l’incertezza come condizione insuperabile della vita e del pensiero, affermare il primato dell’etica – della ragion pratica – rispetto a qualunque speculazione ontologica. È questo il modo con il quale Scalfari rilegge Nietzsche attraverso Diderot e Voltaire e gli altri philosophes della grande stagione dei lumi. L’uomo è una tensione mai risolta tra la IL RITRATTO Eugenio Scalfari in un disegno di Tullio Pericoli spinta della libertà (volontà di potenza) e l’esigenza di costruire argini civili che permettano la vita insieme. L’ultimo tratto è il più intimo e, almeno per lo psicoanalista, fatalmente, il più decisivo. Veniamo a sapere che un’angoscia profonda attraversa la vita del piccolo Eugenio. È un’angoscia che non l’abbandonerà mai. È l’angoscia suscitata dalla possibilità che i propri genitori possano separarsi. Troppo diversi. Il figlio unico si prodi- ricomporre differenze che apparivano irriducibili, eterogenee per storia e cultura? Per lui riformismo è una forza ricompositiva che non cede al compromesso, ma che avvicina elementi apparentemente opposti, sordi, finanche ostili. È quello che assume le forme di una vera e propria strategia politica nello sforzo di avvicinare il liberalismo repubblicano di La Malfa con il Partito Comunista Italiano di Enrico Berlinguer negli anni tra i più bui della nostra vita col- Decisiva nella sua personalità è la tendenza ad assumere una funzione paterna, a ricomporre differenze irriducibili gherà per eccellere, per non deludere, per soddisfare tutte le loro attese e per fugare il terrore per la loro separazione. Sarà lui a tenerli insieme, lui il padre dei suoi genitori. Ecco emergere il tratto decisivo della personalità di Scalfari: la sua attenzione ai legami e il suo sogno di ricomporli, la sua tendenza ad assumere una funzione paterna («la componente paternale è stata la dominante d’ogni mio tipo di affetto e di amore per gli altri», scriveva in L’amore, la sfida e il destino). Non è forse questa la cifra segreta, l’anima più profonda, arcaica, inconscia, del suo riformismo? Non è forse sempre stata una sua aspirazione quella di lettiva che culminarono con l’assassinio di Moro. Se il terrorismo si configurò come una rottura atroce e traumatica del legame sociale, come una separazione violenta dalla cultura democratica, egli vide nell’avvicinamento tra le forze laiche liberali e quelle comuniste, la possibilità di liberare le energie più sane del capitalismo italiano dall’avventurismo e i comunisti italiani dall’egemonia sovietica. Riformismo per Scalfari ha sempre voluto dire possibilità di ricomporre produttivamente le differenze, di evitare che la separazione risulti solo sterile e traumatica. © RIPRODUZIONE RISERVATA la Repubblica VENERDÌ 4 APRILE 2014 41 PER SAPERNE DI PIÙ www.marsilio.it www.einaudi.it I miei incontri col divo Giulio tra misteri e scandali Il ritratto di Andreotti, il “cardinale mancato” Ecco un brano anticipato dal libro EUGENIO SCALFARI LVERO – e mai risolto – mistero della prima Repubblica si chiama Giulio Andreotti. Con quel mistero io ho avuto molto a che fare, tant’è che, nel film Il divo del regista Sorrentino, a un bravissimo attore che mi fa da controfigura è affidato il compito di intervistare il protagonista. L’intervista si trasforma in una requisitoria d’accusa cui il «divo» risponde da par suo. In realtà quell’intervista non è mai avvenuta; le interviste che feci con lui nel corso degli anni furono quattro o cinque, ma non ebbero mai il tono della requisitoria. Le inchieste su di lui e alcuni nostri articoli, invece, quel tono lo ebbero, ma ci furono anche momenti di rappacificazione tra noi e Andreotti, e perfino di vicinanza politica. Una cosa è certa: Andreotti era un personaggio inquietante e indecifrabile, l’incrocio accuratamente dosato d’un mandarino cinese e d’un cardinale settecentesco. Ha tessuto per quarant’anni, infaticabilmente, una complicatissima ragnatela servendosi di tutti i materiali disponibili, dai più nobili ai più scadenti e sordidi. È stato lambito da una quantità di scandali senza che mai si venisse a capo di alcuno. L’elenco è lungo: lo scandalo del Sifar (era ministro della Difesa all’epoca dei dossier di De Lorenzo e di Allavena), lo scandalo Montedison-Rovelli (allora era presidente del Consiglio), lo scandalo Eni-Petromin (di nuo- I La festa lunedì a Roma all’Argentina SARÀ un incontro aperto al pubblico quello che si svolgerà il prossimo 7 aprile, lunedì, al Teatro Argentina di Roma (le prenotazioni su www.repubblica.it). 90, racconto di una vita, è il titolo dell’evento, in occasione del novantesimo compleanno di Eugenio Scalfari e dell’uscita del suo nuovo libro: Racconto autobiografico (edito da Einaudi). InL’AP terverranno il presidente del Gruppo editoPUN riale L’Espresso Carlo De Benedetti, il diretTAME tore di Repubblica Ezio Mauro e il direttore NTO dell’Espresso Bruno Manfellotto, insieme a Franco Marcoaldi, Simonetta Fiori e Alberto Asor Rosa. Cinque parole scelte per sintetizzare una lunga avventura umana e intellettuale: “Viaggio”, “Conoscenza”, “Passione”, “Amicizia”, “Sfida”. A ciascuno degli ospiti ne sarà affidata una. Durante l’evento, che si svolgerà dalle 17 alle 19.30, Silvio Orlando leggerà alcuni brani tratti dalle opere del fondatore di Repubblica. La serata, condotta da Antonio Gnoli, si concluderà con una testimonianza di Scalfari. vo presidente del Consiglio), quello Caltagirone, l’arresto del direttore generale della Banca d’Italia, Mario Sarcinelli, e l’incriminazione del governatore Paolo Baffi (che furono ricondotti a una sua vendetta), lo scandalo Sindona al quale era legato da una dubbia amicizia, quello del Banco Ambrosiano, quello del comandante della Guardia di Finanza in combutta con i contrabbandieri del petrolio e infine lo scandalo della P2 che in un certo senso tutti li riassume. Ciascuno di questi casi può assumere l’aspetto geometrico di una piramide tronca di cui non si riesce a vedere il culmine. Ci sono indizi, amicizie, legami, luogotenenti che mantengono contatti e in caso di necessità si assumono in prima persona le responsabilità (vedi il caso Evangelisti che diede le dimissioni da ministro quando si scoprì che aveva ricevuto denari da Caltagirone). Tutti questi elementi ruotano attorno ad Andreotti e lasciano intuire che potrebbe essere stato lui il Grande Protettore, il Padrino, comunque il punto di riferimento, ma niente di più. Quest’uomo così discusso esercitò una grandissima influenza ma non dette mai ordini. Suggeriva, consigliava, incoraggiava, proteggeva. Aveva una memoria tenace, una zona segreta della mente nella quale annotava gli sgarbi ricevuti e i favori resi, i nemici e gli amici. Quegli occhi leggermente obliqui sembravano due fessure attra- verso le quali entrava tutto ciò che doveva entrare senza che ne uscisse nulla, non un moto d’ira o di gioia, non un sentimento percepibile né di odio né di riconoscenza. Quelle labbra sottili, quella testa incassata tra le spalle ingobbite, quel colorito giallognolo, quell’immagine fisica di fragilità non disgiunta da una certa eleganza, una vita privata senza ostentazione alcuna, quel tratto al tempo stesso alla mano ma distante da tutti ne fanno un enigma vivente. Se indossasse un kimono di seta e babbucce ai piedi e aggiungesse ai radi ca- IL LIBRO RACCONTO AUTOBIOGRAFICO di Eugenio Scalfari (Einaudi, L’Espresso, La Repubblica)è in vendita da oggi in edicola a 8,90 euro con Repubblica e l’Espresso, oltre il prezzo del giornale, e nelle librerie pelli un posticcio codino, Andreotti sarebbe l’immagine d’un alto consigliere della Città Proibita dell’impero celeste. Ma con una sottana violetta e la berretta cardinalizia in capo potrebbe essere un personaggio ritratto dal Tiziano. Oppure, in talare nera e fascia di seta alla vita, un potente generale dei gesuiti del diciottesimo secolo. Nel partito ebbe sempre scarso seguito, la sua corrente numericamente non era forte, i grandi del capitale, sia pubblico che privato, non sono mai stati suoi alleati: Mattei, Petrilli, Cefis, Schimberni, Cuccia, nessuno di questi uomini ha mai avuto con lui rapporti organici, mentre alcuni di loro ne hanno avuti con altri leader politici magari anche meno dotati. Non so se sia stata un’inclinazione o una necessità, ma Andreotti si è sempre posto come il leader di forze eterogenee e minoritarie con l’obiettivo di riunirle intorno a sé trasformandole in una maggioranza sia pure provvisoria. Qualche esempio. È stato il protettore di Rovelli contro Cefis, di Sindona contro Cuccia, del Banco di Roma contro la Commerciale e il Credito Italiano. Di Roberto Calvi contro tutti. Ha avuto in mano per molti anni l’importantissima Procura della Repubblica di Roma, attraverso Claudio Vitalone. Gelli ha lasciato più volte intendere di considerarlo il suo referente principale. Il generale Maletti, capo dei servizi del controspionaggio, gli fu devotissimo. Orazio Bagnasco non mosse passo nella finanza senza consultarlo. In Vaticano, questo cardinale mancato non è mai stato nelle grazie dei Segretari di Stato in carica, a conferma di quell’inclinazione del carattere che lo spingeva a lavorare non di fronte ma di sponda; ma sempre mantenne contatti solidi e profondi con i capi di alcune potenti congregazioni, con lo Ior, col Vicariato di Roma e con alcuni dei Sostituti della Segreteria. Il suo vero avversario a pari livello di intelligenza politica è stato Moro, non Fanfani. Moro privilegiava la strategia, Andreotti la tattica. [...] In un’ideale partita a quel classico gioco che è lo scopone, Moro può raffigurarsi come il giocatore che dà le carte e gioca per «apparigliare», mentre Andreotti è il giocatore «sotto mano» che gioca per «sparigliare». Nella corsa al Quirinale sono caduti tutti e due. A eliminare il primo hanno provveduto le raffiche di mitra dei brigatisti, il secondo è malamente scivolato sul caso Gelli-P2. Poi, nel 1992, cadde la prima Repubblica e ogni possibilità che il «divo» avesse ancora una prospettiva politica. Negli anni del berlusconismo è stato il testimone di un’epoca tramontata per sempre. © RIPRODUZIONE RISERVATA la Repubblica VENERDÌ 4 APRILE 2014 42 R2Spettacoli & TELEVISIONE CONTATTI SEGRETERIA_SPETTACOLI @REPUBBLICA.IT WWW.REPUBBLICA.IT Il regista presenta il suo kolossal “Noah” con Russell Crowe che sarà nelle sale italiane dal 10 aprile: “Ho cominciato a pensarci a 13 anni, poi sono arrivati gli effetti speciali” LOS ANGELES. Non approfondisce il discorso sulla polemica nata intorno al film fin dai primi giorni delle riprese e soprattutto sull’incontro con Papa Francesco durante l’udienza pubblica la settimana scorsa a Roma. Il regista Darren Aronowsky incontra la stampa a Los Angeles alla vigilia dell’uscita di Noah (in Italia il 10 aprile). Con lui ci sono Russell Crowe nei panni di Noè, Jennifer Connelly in quelli della sua fedele moglie Naameh, Anthony Hopkins in quelli di Matusalemme, Emma Watson nel ruolo della giovane Ila, fidanzata del primogenito di Noè, Shem. Aronofsky difende la sua interpretazione — fantasiosa — dei pochi versi del libro della Genesi dedicati al diluvio e alla costruzione dell’arca: ad aiutare Noè intervengono i Guardiani, giganteschi mostri animati, angeli decaduti che passano dal campo di Caino a quello di Noè nella cui gigantesca arca non solo trova rifugio ogni coppia di animali esistenti sulla Terra ma anche il gran nemico di Noè, discendente di Caino, deciso a restituire al mondo l’umanità con tutti i suoi difetti. IL CAST Russell Crowe, Jennifer Connelly, Emma Watson e Logan Lerman. Sotto, Darren Aronofsky SILVIA BIZIO A gente ha criticato questo film prima ancora di vederlo ma ora che lo hanno visto tutto è cambiato — dice Aronofsky — del resto è il primo film sulla Bibbia da 50 anni a questa parte, da quello diretto da John Huston: ci sono solo quattro capitoletti nella Genesi che parlano di Noè, poche parole, ci sentivamo come esploratori, abbiamo letto il testo e cercato indizi su cui basarci. Quando hai a che fare con storie bibliche non puoi prenderle troppo alla lettera, non ci sono spiegazioni. L’idea espressa nel film è che noi siamo i discendenti del peccato originale e «L Bibbia in 3D Aronofsky: “Con il mio film voglio salvare l’umanità” SUL SITO Su Repubblica.it le videointerviste a Russell Crowe e Darren Aronofsky, il trailer del film e la fotogalleria dei protagonisti possiamo scegliere fra il bene e il male. Nell’antichità gli uomini scelsero il male e Dio distrusse il pianeta. Questo film è un monito: le acque si stanno alzando di nuovo, l’inquinamento sta distruggendo il pianeta e noi, come dice Papa Francesco, abbiamo la responsabilità di fare le scelte giuste». Ha detto di essere ossessionato da questa storia da quando aveva 13 anni. «È vero, da quando a scuola scrissi una poesia su Noè. Ho passato anni a immaginare come avrei potuto portare questa storia colossale sullo schermo ma solo grazie allo sviluppo delle tecnologie ho cominciato a pensare che fosse possibile farlo. Mi affascinava la storia epica ma anche quella della famiglia di Noè: le paure e le speranze, i conflitti e la ricerca di un significato in questi eventi straordinari. Ero rapito dall’idea della bellezza della creazione, il peccato originale, Caino che uccide Abele, e poi Noè, così fedele a Dio da essere disposto a uccidere la sua stessa famiglia pur di obbedirgli. E poi, dopo Noè, la cattiveria continua, si arriva a Babilonia: per- ché distruggere il Creato se tutto poi si ripete? L’umanità è piena di contraddizioni, siamo tutti discendenti della colpa originale. Questa storia ha il potere di spiegare la condizione umana. Mio figlio, 6 anni, mi ha detto: “L’uomo è l’unica specie animale che uccide i propri simili”. È vero». “ IL PAPA Il diluvio di oggi è la distruzione dell’ambiente. Lo dice anche il Papa Perché ha inventato i personaggi della moglie di Noè e della compagna del figlio? «Per inserire un elemento a sorpresa. Sono personaggi che non contraddicono le parole della Genesi. Che sono l’unica cosa che conta. Sul pianeta ci sono cose sopravvissute per migliaia di anni, poi è arrivato l’uomo e la situazione è diventata tragica. Nel suo primo sermone Papa Francesco ha parlato della nostra responsabilità nei confronti dell’ambiente, spero che il potere della storia di Noè ci metta in guardia: l’umanità non ha seguito i precetti di Dio e il pianeta è stato distrutto, tranne gli animali e una singola famiglia. Abbiamo raccontato quella storia per cinquemila anni, e oggi nulla sembra essere cambiato». Lei è religioso? «Tutto quello in cui credo l’ho espresso in The Fountain. Faccio film sulle cose in cui credo, e lì metto le mie risposte. Se siete curiosi su di me, andatevi a rivedere quel film». Com’è andata con il Papa, con l’incontro privato che avevate richiesto e non vi è stato accordato? «Avevo parlato con il capo della Paramount, gli avevo detto che sarebbe stato fantastico incontrarlo, sa dire cose magnifiche. Il giorno in cui siamo stati a San Pietro ha parlato dell’importanza di essere buoni genitori, dell’amore che bisogna sempre avere nei confronti dei propri figli. Il suo discorso rientrava perfettamente nell’idea di giustizia e compassione che c’è nel nostro film. Non ho mai avuto un’esperienza così». © RIPRODUZIONE RISERVATA HOLLYWOOD WALK OF FAME RAP UNA STELLA PER ORLANDO BLOOM EMIS KILLA RINVIA IL TOUR PER TONSILLITE Anche Orlando Bloom ha la sua stella sulla Hollywood Walk of Fame. «Ringrazio tutti e soprattutto i miei fan perché onestamente senza di voi non sarei mai arrivato fin qui», ha detto l’attore accompagnato alla cerimonia dal figlio di tre anni Flynn, avuto dalla ex Miranda Kerr. Il rapper Emis Killa è stato costretto a rinviare le date del suo “Mercurio tour” oggi a Napoli e domani a Bari. È stato ricoverato in ospedale per una tonsillite. Lo ha annunciato lui stesso su Twitter: “Tonsillite, febbre alta, vaff...”. Riprenderà il 24 maggio a Pavia. PERSONAGGI Fassbender diventa un pupazzo rock SOTTO il testone di cartapesta c’è Michael Fassbender. Dell’attore resta solo la voce, bassa e roca, che fa da contrasto all’espressione ingenua del pupazzo con i in pillole capelli dipinti. Il protagonista di Shame e 12 anni schiavo non fa mistero che la sua prima vocazione era quella di rocker. E così eccolo nel suo ruolo più audace: Frank, musicista pazzoide nel film ispirato a Frank Sidebottom. News LA POLEMICA Scarlett “Parigini maleducati” QUEI maleducati dei cittadini di Parigi. «Scarlett Johansson vuole lasciare la Francia», scrive il settimanale francese Voici. L’attrice abita da mesi a due passi da Saint-Germain-desPrès, ma si era già lamentata della maleducazione dei parigini al Letterman Show. Ora starebbe per trasferirsi in Svizzera. IL CASO Wu-tang Clan nuovo disco in una copia SINGOLARE e provocatoria iniziativa del Wu-Tang Clan, gruppo principe dell’hip hop. Il nuovo album The Wu–Once upon a time in Shaolin, con 31 brani inediti, verrà stampato in un’unica copia e messo all’asta. RZA, membro del Clan, ha spiegato a Billboard che la trovata vuole sottolineare l’unicità e il valore dell’arte del gruppo: la crew ha già ricevuto varie offerte fino a 5 milioni di dollari. 43 Robin Wright “Io sono Claire una manipolatrice con tanto cervello” Con Kevin Spacey in “House of cards” Il 9 aprile inaugura Atlantic su Sky MARIA PIA FUSCO ROMA hanno definiti i Macbeth dell’era moderna. Sono Frank e Claire Underwood, che dedicano la vita a losche trame e malefiche macchinazioni all’interno della Casa Bianca, animati da un’ambizione implacabile, dall’ansia di potere e di vendetta nei confronti del 45° presidente Usa. Frank aveva contribuito alla sua elezione con la promessa di diventare segretario di Stato, promessa non mantenuta. Gli Underwood sono i protagonisti delle 13 puntate di House of cards, ispirate a una miniserie della Bbc del 1990 tratta dai romanzi di Michael Dobbs, conservatore, capo di Gabinetto di Margaret Thatcher. La prima serie di House of cards è stata diffusa in America in streaming Netflix, in Italia inaugurerà il 9 aprile in prima serata Sky Atlantic (canale 110). Con Kevin Spacey (Frank) c’è Robin Wright. Texana di Dallas, classe 1966, due figli, due divorzi, il secondo da Sean Penn dopo 20 anni di unione, ora legata al 33enne Ben Foster, l’attrice vive un momento felice della carriera, due film in uscita, A most wanted man e The Congress, e soprattutto il successo del personaggio di Claire. «Lady Macbeth? Il paragone non mi dispiace, ma non la vedo come il Male. È manipolatrice e ambiziosa, ma è intelligente, scrupolosa, zelante, capace di realizzare ogni progetto. Con Frank agisce in perfetta simbiosi», dice al telefono dall’America. Che cosa lega Frank e Claire? «Il comune desiderio di potere. House of cards racconta la lotta per il potere, ma è anche la storia di un matrimonio perfetto, in cui l’amore, il sesso, i tradimenti non sono importanti, quello che conta è la crescita nella scala sociale ad ogni costo, con ogni mezzo. In questo senso il riferimento a Machiavelli è d’obbligo, il fine giustifica i mezzi. Ed è naturale che la lotta per il potere lasci qualche vittima, per uno che vince c’è qualcuno che perde, ma Frank e Claire non possono permettersi rimorsi». Si è ispirata a qualche donna di potere di oggi? «Ho letto qualche biografia di mogli di politici, ma il riferimento essenziale è la sceneggiatura di Beau Willimon. Finalmente per me un ruolo diverso: per troppo tempo mi hanno offerto personaggi di donne gentili, piene di umanità, mogli comprensive e madri amorose. Con il tempo ho imparato a es- L I COPPIA Robin Wright e Kevin Spacey in “House of cards”, prima produzione originale per Netflix, in onda sul nuovo canale Sky Atlantic sere meno dura e rigorosa con me stessa, anche nelle scelte di lavoro. Poi mi piace partecipare ad un progetto rivoluzionario, la prima serie in streaming, la gente ha libertà di scelta, vedere tutto insieme oppure saltare un episodio o rivederne un altro». La prima serie si conclude con lei e Spacey che fate jogging, felici perché Frank sta per diventare vicepresidente. Come si evolvono i personaggi? «Siccome in Italia non è stata ancora vista la prima stagione per contratto non posso parlare di quello che succede nella seconda. Tutto quello che posso dire è che Frank e Claire sono sempre più calcolatori e aggressivi. E i loro obiettivi si spostano sem- pre più in alto». Pensa che gli eventi raccontati siano vicini alla realtà o pura finzione? «Non ho una risposta, Kevin ed io abbiamo avuto reazioni contrastanti da parte di personaggi politici. Alcuni riconoscono perfettamente gli intrighi e i lati oscuri dell’ambiente di House of cards, altri s’indignano, dicono che non è verosimile». Ma secondo lei perché ha tanto successo? «A parte la simpatia che suscita Kevin, a chi non piace vedere, almeno sullo schermo, persone che realizzano le proprie ambizioni? Persone che non si fermano mai, che una volta superato un ostacolo, si pre- La lotta per il potere di due personaggi che puntano con ogni mezzo alla scalata sociale parano a fronteggiarne un altro. E vincono sempre». C’è differenza tra un film e una serie tv? «Non più per gli attori americani. Un tempo c’era snobismo nei confronti della tv, ma oggi serie e telefilm si girano come fosse cinema. House of cards è stato girato come un solo film di 13 ore, per me non c’è più differenza». Guarda molta tv? «Non sono mai stata una telespettatrice, non ho neanche un televisore. Guardo solo House of cards». Della seconda stagione ha fatto la regia di due episodi. È l’inizio di una carriera? «Curare la regia di un episodio è stato come un esame di ammissione al college. Mi piacerebbe un futuro come regista, assolutamente sì». © RIPRODUZIONE RISERVATA la Repubblica VENERDÌ 4 APRILE 2014 46 R2Sport CONTATTI SEGRETERIA_SPORT@REPUBBLICA.IT WWW.REPUBBLICA.IT Calcio LE PA GEL LE Ancora Buffon protagonista Caceres e Chiellini attenti in difesa LIONE ☛ 6.5 LOPEZ Ha i riflessi pronti su Tevez e Pirlo. Molto reattivo nelle uscite basse. ☛ 6.5 TOLISSO Diciannove anni, mezzi fisici e personalità notevoli, non esita a distribuire randellate a destra e a manca. ☛ 5 KONÉ Sempre sul limite dell’errore, alla lunga va in difficoltà anche se cerca di sempre di giocare con eleganza. Ha la colpa di bucare il corner che decide la partita. ☛ 6 UMTITI Giovane di grandi prospettive, tradisce però le imperfette condizioni fisiche. ☛ 5.5 BEDIMO Ingaggia con Isla il duello tecnicamente più modesto del match. ☛ 5.5 FERRI Lottatore di centrocampo, buon rubapalloni ma di scarsissima qualità. ☛ 5.5 GONALONS Ha tecnica e autorevolezza, ma si prende troppe confidenze perdendo palloni in zone nevralgiche. ☛ 5.5 MVUEMBA Batte tutti i calci di da fermo, con la palla in movimento si nota meno: è un po’ troppo statico. ☛ 6 MALBRANQUE Assolve al compito che gli viene chiesto: cancellare dalla partita Pirlo. Non si stacca mai dal regista di Conte per 90 minuti. Il sostegno alle punte, però, è praticamente nullo. Dal 41’ st Fekir sv. ☛ 5 BRIAND Si spolmona nel pressing, ma non riesce mai a dare un fastidio né a Chiellini né poi, quando cambia zona di campo, a Caceres. Dal 44’ st Njié sv. ☛ 5 LACAZETTE Il più atteso, ma anche il più evanescente. Si limita a qualche mossetta ai margini del gioco senza incidere. Dal 30’ st Gomis sv. Europa League Bianconeri ancora poco brillanti ma basta la voglia di vincere per avere la meglio sui francesi Giovedì prossimo il ritorno allo Stadium. L’Apache non incide, poi esce per precauzione Il dolce in fondo per la Juve di coppa semifinale vicina A Lione decide un gol di Bonucci all’85’ fuori Tevez, da Giovinco la marcia in più LIONE 0 JUVENTUS 1 40’ ST BONUCCI DAL NOSTRO INVIATO EMANUELE GAMBA CONTE LIONE AJUVE ha mosso un altro pas- JUVENTUS ☛ 6.5 BUFFON Due parate impegnative per due tiri che forse sarebbero finiti fuori. ☛ 6.5 CACERES Il più attento e concentrato dei difensori, il più svelto a mordere e a ripartire. ☛ 6 BONUCCI Si assume spesso l'onere della regia con risultati incerti. Perde due volte il pallone insistendo nel dribbling, trova la zampata nel finale. ☛ 6.5 CHIELLINI Non gli scappa nessuno, nella ripresa tenta di farsi vedere nella metà campo altrui. ☛ 5.5 ISLA Sul piano della corsa è tra i migliori, ma il numero di errori in controllo o in appoggio è veramente inaccettabile. Dal 33' st Lichtsteiner sv. ☛ 5 POGBA Tenta qualche veronica, numero che oramai gli avversari conoscono e si aspettano. Il suo gioco manca totalmente di concretezza. ☛ 5.5 PIRLO Migliora nella ripresa, ma non ha l'energia per evadere dalla guardia di Malbranque. ☛ 6 MARCHISIO Se non altro è molto grintoso, e quindi efficace, nel recupero del pallone. Si nota poco negli inserimenti. ☛ 6 ASAMOAH Comincia bene, cala presto, riemerge nel finale. ☛ 5 OSVALDO Sembra un corpo estraneo, tecnicamente, tatticamente e anche mentalmente. È il caso di insistere su di lui. Dal 17' st Giovinco 7 ispiratore delle azioni migliori. ☛ 5 TEVEZ In Europa è come se avesse un blocco. O forse a casa nostra è tutto più facile. Esce per un problema all'adduttore. Dal 10' st Vucinic 5.5 alza il livello del gioco, ma si mangia un gol fatto. ☛ 6.5 ARBITRO COLLUM Tiene tutti a bada con pochi calmi gesti. L “ LA POLEMICA so, piccolo ma significativo, verso un traguardo grosso, ancor più significativo. Il Lione non è all'altezza della situazione, i bianconeri non sono all'altezza dei loro giorni migliori (e l'Europa League, almeno quella vista a Gerland, non è all'altezza della Champions), ma in fondo tutto questo importa davvero poco: il risultato è l'unica unità di misura che conti, di questi tempi, e il gol brutto, sporco e cattivo di Bonucci, d'altro canto uno dei peggiori in campo, può avere un peso determinante negli ultimi due mesi della stagione. Il Lione, che in Italia galleggerebbe a metà classifica, ha mirato chiaramente allo zero a zero e per un bel pezzo la Juve ha dato l'idea di starci. È stata una partita stanca e di conseguenza stancante da vedere, perché noiosa e moscia, molto preoccupata, per niente energetica e senza un pizzico d'inventiva, almeno fino a quando non sono apparsi Vucinic e soprattutto Giovinco, l'uomo della svolta. Prima, il tecnico lionese Garde aveva disseccato una possibile fonte d'ispirazione piazzando Malbranque a uomo su Pirlo. È stata una marcatura efficace, cui l'azzurro non ha saputo sottrarsi spostando l'asse del gioco della Juve sui piedi di Bonucci, che ha sventagliato una serie impressionante di lanci nel vuoto. L'unica volta che invece Pirlo ha potuto fare per conto suo, ha liberato con un assist chilometrico, e millimetricamente preciso, Tevez nell'area altrui (29'), ma l'argentino è riuscito solamente a deviare il pal- Abbiamo meritato Tevez? Problema all’adduttore niente di grave. Il ko di Napoli ci servirà MAROTTA AL NAPOLI: “EUFORIA DA PROVINCIALI” «La sconfitta di Napoli? Digerita velocemente». L’ad della Juve Beppe Marotta aggiunge: «Cosa ci ha dato fastidio? L’eccessiva euforia, quella tipica di una squadra di provincia che quando vince contro una grande festeggia tantissimo. Era solo una gara da tre punti». lone verso il portiere Lopes, prolungando di un altro po' il suo digiuno europeo. Di europeo, per la verità, ieri sera c'è stato molto poco: non i ritmi, non l'intensità ASAMOAH Una vittoria importante, con un gol fuori casa. Stanchi? Io sempre pronto per giocare se sto bene Brutta partita, Pirlo marcato a uomo, male Osvaldo. La svolta arriva dai cambi e nemmeno la caratura tecnica. Lione e Juventus hanno giocato per tre quarti d'ora come se volessero rimandare il verdetto a giorni migliori, anche se i francesi hanno avuto un paio di occasioni interessanti: prima Buffon ha salvato su Malbranque, poi Briand ha sbagliato la misura di un pallonetto nel cuore dell'area. ” Il programma Europa League AZ Alkmaar (Ola)Lione (Fra)Basilea (Svi)Porto (Por)- Benfica (Por) Juventus (Ita) Valencia (Spa) Siviglia (Spa) Andata Qualcosa di meglio è successo dopo l'intervallo, perché se non altro coraggio e sveltezza hanno ravvivato il gioco, sciogliendo la matassa tattica nella quale fin lì era stato imbrigliato. Il livello è salito soprattutto quando Conte ha sostituito Tevez (dolorante a una coscia) e Osvaldo, che avevano spesso parlato tra loro ma mai dialogato con la palla tra i piedi, inserendo Vucinic e Giovinco, la coppia dell'anno scorso: il loro palleggio stretto e la loro creatività hanno messo alle corde il Lione, le loro variazioni sul tema hanno smascherato le ingenuità dei francesi, che avevano messo in campo una formazione di gioventù (bravi soprattutto Umtiti e Tolisso, non il celebratissimo Lacazette) che alla lunga è diventata un limite, non una risorsa. 0 Ritorno 1 10/04 3 3 0 1 10/04 3 3 3 0 10/04 3 3 1 0 10/04 3 3 BASILEA, TRE GOL La sorpresa sono i tre gol con i quali il Basilea ha battuto il Valencia. Vittorie del Benfica (in trasferta) e del Porto La Juve deve avere intuito che l'avversario stava progressivamente cedendo e lì è venuto fuori l'istinto del killer, o più banalmente l'impatto tecnico e fisico della squadra più forte. I bianconeri hanno rischiato qualcosa in contropiede ma hanno avuto momenti – soprattutto a metà ripresa e attorno al gol decisivo – in cui hanno compresso il Lione negli ultimi venti metri, fino a trovare lo spiraglio dell'uno a zero quando Bonucci ha risolto da due metri la mischia scatenata da un calcio d'angolo di Pirlo e diventata rete dopo lisci da comica e rimpalli da flipper, in linea con lo scarso livello estetico della serata. LIONE (4-3-2-1) Lopes — Tolisso, Koné, Umtiti, Bedimo — Ferri, Gonalons, Mvuemba — Malbranque (41’ st Fekir) — Briand (44’ st Njié), Lacazette (30’ st Gomis). JUVENTUS (3-5-2) Buffon — Caceres, Bonucci, Chiellini — Isla (33’ st Lichtsteiner), Pogba, Pirlo, Marchisio, Asamoah — Osvaldo (17’ st Giovinco), Tevez (10’ st Vucinic). Arbitro: Collum (Sco). Note: ammoniti Tolisso, Lopes, Giovinco, Vucinic. Spettatori 37.084. © RIPRODUZIONE RISERVATA SCHUMACHER MILAN LA MANAGER: “SEGNALI INCORAGGIANTI” BARBARA BERLUSCONI, DA LUNEDÌ A DUBAI Un po’ di ottimismo per Michael Schumacher. Sabine Kehm, parla di «segnali incoraggianti» riguardo le condizioni dell’ex pilota di F1, ricoverato a Grenoble dal 29 dicembre. Smentita intanto la voce del possibile trasferimento di Schumi nella sua abitazione, in Svizzera. Missione di Barbara Berlusconi a Dubai da lunedì: appuntamento con Emirates per il rinnovo della sponsorizzazione in scadenza 2015 e per la ricerca di partner per lo stadio. Ieri incontro con Galliani («Mai stati così buoni i rapporti con Barbara»). Essien infortunato: tre settimane di stop. 47 GLI STADI A RISCHIO Non ancora consegnati quelli di San Paolo e Porto Alegre Lo stadio Itaquerão di San Paolo IL CASO/MONDIALI Il pasticcio degli stadi la Fifa spaventa il Brasile “Non siamo pronti” COSIMO CITO ULTIMA (per ora) è accaduta a Cuiabà: un allagamento ha reso un pantano i dintorni dell’Arena Pantanatal prima dell’evento-test dello stadio, la partita tra Mixto e Santos di Copa do Brasil. Test fallito per una falla nel sistema di drenaggio delle acque piovane, con conseguente inondazione degli ingressi. Va così, cioè malissimo. Tanto che, ieri, parlando in Sudafrica, il numero due della Fifa Jerome Valcke ha detto: «Per il Mondiale non siamo pronti». Il riferimento, oltre a Cuiabà, è agli altri due stadi non ancora consegnati, l’Itaquerão di San Paolo e il Beira-Rio di Porto Alegre. All’Itaquerão, dove Brasile e Croazia apriranno il Mondiale il 12 giugno, tra appena 70 giorni, la situazione dei lavori è drammatica. Sono 26 le irregolarità registrate dal corpo dei vigili del fuoco. Sabato un altro operaio è morto, e l’autorità giudiziaria minaccia di sospendere i lavori se la situazione non cambierà in tempi brevi. Inoltre, come rivela un’inchiesta dell’Estado de San Paulo, in edicola oggi, alcune aree dello stadio, come la centrale elettrica e dell’ac- L’ COLPO VINCENTE Bonucci risolve una mischia in area del Lione trovando lo spazio per il gol vincente “Batto Mourinho, non so se basta a Prandelli” L’INTERVISTA DAL NOSTRO INVIATO ANDREA SORRENTINO PARIGI Sarkozy, Gerard Depardieu e la neo-sindaco Anne Hidalgo l’hanno applaudito a lungo, come tutto il Parc des Princes che adora questo scricciolo d’uomo, poco più di un metro e sessanta e un’energia spaventosa. È stato tra i migliori, e mica in amichevole o in serie A, ma nei quarti di Champions, contro il Chelsea. Ha ricevuto i complimenti di Mourinho, ha recuperato più palloni (8) e ha subito più falli di tutti (7), ha sbagliato 6 passaggi su 85. Insieme a Sirigu, è l’unico italiano in Champions. Che uno come lui non sappia ancora se parteciperà ai Mondiali, è francamente un mistero. Eppure lei, Marco Verratti, 21 anni, N ICOLAS qua, sarebbero facilmente esposte a eventuali tentativi di sabotaggio. Problematica la situazione dei sistemi di telecomunicazione all’interno degli stadi. «Dobbiamo essere certi che tutto vada per il meglio — prosegue Valcke — e che tutto funzioni almeno al 99,9%». Lo scorso anno la trasmissione Rai di Italia-Haiti nello stadio del Vasco da Gama, a Rio, rischiò di saltare per enormi problemi tecnologici. Un anno dopo le cose non sono troppo diverse, tanto che Valcke ha ammesso che «forse avremo cose non pronte per l’inizio della Coppa, ma non possiamo spostare la partita d’esordio». Ma c’è anche un altro fronte aperto. Uno studio dell’Agenzia nazionale dell’Energia elettrica ha rivelato che almeno tre stadi, quelli di Porto Alegre, Curitiba e Manaus, sarebbero a rischio blackout. Tirando le somme, almeno cinque città su dodici rischiano di non comparire sulla mappa del Mondiale. E la Fifa starebbe pensando seriamente di spostare le partite previste negli impianti a rischio in altri stadi, e non del Brasile, ma di Argentina o Stati Uniti. Un pasticcio immane, e di tempo ce n’è ormai pochissimo. sembra sereno più che mai. «Perché faccio il lavoro più bello del mondo. Vivo in una città magnifica e non credevo di trovarmi così bene. In squadra c’è un ambiente perfetto, mi sento a casa, siamo un bel gruppo di “italiani” e si passa del tempo insieme, facciamo grigliate e serate con Lavezzi e con gli altri… Abito a Neuilly-sur-la Seine, sono papà di Tommaso da tre settimane, il Psg è una grande d’Europa, io gioco quasi sempre. Cosa chiedere di più?». Ibrahimovic ha detto che lei è un “world class player”, i brasiliani che è una via di mezzo tra Pirlo e Gattuso. «Pirlo e Gattuso sono due fenomeni, il paragone mi lusinga e spero di esserne degno. Ma so che nel calcio sei un mostro dopo una bella partita, e un brocco dopo una sbagliata». Contro il Chelsea l’abbiamo vista rischiare qualche giocata: è ancora il suo difetto principale? «Eh ma il mio modo di giocare è questo. Se mi togliete il piacere del rischio è meglio che torno a casa… Anche Blanc a volte mi richiama all’ordine e io, per carità, lo ascolto. Col Chelsea ho perso un paio di palloni evitabili, e contro un avversario tosto, con un grande allenatore come Mourinho. Tutte lezioni utili. È stata una vittoria meravigliosa». Brutalmente: ma perché uno come lei non è titolare in Nazionale? «Il vero problema che mi pongo è se sarò convocato o no, e al momento non è chiaro. Ma ci spero come qualsiasi calciatore al mondo. L’unica cosa che posso fare è continuare a far bene nel Psg, perché prima delle con- vocazioni non ci sono amichevoli e mi rimane solo il club per convincere il ct». Prandelli ha detto che o lei è una risorsa, o è un problema: commento? «Guardate, io ringrazierò a vita Prandelli: mi ha dato fiducia che avevo 19 anni e giocavo in B... E ogni volta che mi convoca è un orgoglio. Prandelli fa le sue scelte e io le accetto. In azzurro è pieno di giocatori bravissimi e lui ha ragione quando dice che devo migliorare, ci mancherebbe». La vulgata è che Prandelli la considera un vice-Pirlo, quindi ci sarà spazio per lei solo dopo i Mondiali. Giusto? «Non chiedetelo a me. Pirlo è un giocatore fantastico e un uomo molto simpatico, non è vero che non parla mai, anzi. Con me è sempre stato amichevole. E in campo, da lui, ho solo da imparare». “ VERRATTI Spero di essere chiamato per i Mondiali, ma non è chiaro. Accetterò le scelte del ct. Pirlo? Con me è sempre stato amichevole ” la Repubblica VENERDÌ 4 APRILE 2014 R2 SPORT IL PRECEDENTE Nel settembre 2009 sanzionato il Chelsea: il Tas accolse il ricorso L’inchiesta FRANCESCO SAVERIO INTORCIA MATTEO PINCI L PIÙ bravo di tutti fu com- I prato bambino per pochi spiccioli, e siccome non c’erano fogli di carta e un minuto da perdere, il direttore sportivo del Barcellona Carles Rexach gli fece firmare il contratto su un tovagliolo. La leggenda di Leo Messi, approdato in Europa coi genitori al seguito, spiega la grande illusione che alimenta la tratta dei piccoli calciatori. Una guerra globale, in cui società, procuratori, mediatori corrono per anticipare la concorrenza e danzano sul confine delle regole. La sanzione al Barcellona (un anno senza mercato per irregolarità nel tesseramento dei minori) riporta alla luce una piaga a lungo tollerata. La Fifa - che secondo la stampa spagnola starebbe indagando su altri club vieta il trasferimento internazionale di minori, a meno che non ricorrano circostanze eccezionali (la migrazione al seguito dei genitori; lo spostamento nei 50 km dal confine; il trasferimento all’interno dell’UE di chi abbia già 16 anni). Fa prevalere la tutela del sano sviluppo del fanciullo sugli interessi sportivi. Ma le vie per aggirare i divieti sono infinite. «I club, anche di un certo livello — racconta un agente internazionale, chiedendo di restare anonimo — non si fanno poi tanti problemi. Spesso hanno un dirigente che prende in affidamento più di un minore, vale soprattutto per gli africani. Oppure trovano un lavoro ai genitori: per la Fifa, la famiglia deve spostarsi per motivi indipendenti dallo sport, ma basta un’azienda partner o compiacente della società per sistemare i papà: è solo questione di soldi. E alle famiglie va una percentuale, come nel caso Neymar». Legale, ma eticamente discutibile, la pratica dell’affidamento: i minori poi finiscono in collegi o foresterie. Prima dei club, però, arrivano sedicenti osservatori. «In Africa — aggiunge l’agente — falsi procuratori adescano minorenni che giocano in squadre non registrate alla Fifa: con la scusa di portarli a giocare in Europa li strappano alle famiglie e li vendono a criminali e trafficanti». PROTESTA BARÇA Alla Masia, il vivaio del Barça. A sinistra Lee. Bartomeu, il presidente: “Siamo vittime di una ingiustizia, il nostro modello funziona” 49 Tratta di baby calciatori affidamento e lavori fittizi così si aggirano le regole Stretta della Fifa sul mercato dei minori: dopo il Barça altre indagini In tutto il mondo club spregiudicati. “Finalmente sanzioni dure” I NUMERI Secondo l’Organizzazione internazionale per le migrazioni, il calcio è uno dei mercati emergenti per i paesi in via di sviluppo: i calciatori sono le nuove materie prime. I barrios sudamericani, i villaggi africani, 13mila TRASFERIMENTI INTERNAZIONALI Per la Fifa sono i movimenti di minori in un anno. Sfuggono i club non registrati 34.868 I GIOVANI STRANIERI IN ITALIA Il dato riguarda i tesserati nel settore giovanile e scolastico, su 50mila stranieri in totale 9.434 I NEOTESSERATI IN ITALIA È il dato dei minori al primo tesseramento per la Figc, in aumento del 23,2% REPUBBLICA.IT I PRIGIONIERI DEL VINCOLO Migliaia di ragazzi in Italia sono prigionieri del vincolo, norma che li lega alla propria società impedendogli di andare a giocare dove vogliono. L’inchiesta di Linda Borgioni e Alessandro Cecioni su Repubblica.it adesso l’Est: Lee Seung Woo, il nuovo Messi del Barça, è sudcoreano. La Fifa nel 2011 ha contato 13mila trasferimenti di minori, dati del Transfer Matching System: un cervellone che registra club e tesserati e vigila su tutte le operazioni di calciomercato. Sfuggono, però, i bambini “rubati” a squadre amatoriali o prelevati direttamente a casa. Jean-Claude Mbvoumin, ex calciatore camerunese, ha fondato nel 2001 l’associazione Foot Solidaire, che lavora per tutelare i baby calciatori dell’Africa. «È la prima volta che la Fifa prende una decisione così netta e decisa — commenta soddisfatto —. Sorprende che colpisca il Barcellona, ma tutti devono rispettare le regole e ogni intervento a tutela dei diritti dei bambini è da salutare con entusiasmo». La tratta, spiega Mbvoumin, «è una piaga che colpisce non solo l’Africa, ma adesso anche il Sud-Est asiatico. Per pochi soldi, le famiglie vengono convinte a lasciare i propri bambini nelle mani di mediatori senza scrupoli. E quelli che non sfondano, magari per un infortunio, vengono spesso abbandonati al proprio destino. Li cercano sempre più piccoli, ma cos’è meglio? Allontanarsi di casa a undici anni, andare lontano, rischiare di finire in strada? La soluzione è incentivare la formazione nei paesi d’origine». In Italia, giocano 35mila ragazzi stranieri. I minori al primo tesseramento, 9.434, sono aumentati del 23,2% in un anno. La tratta dei piccoli campioni ha ispirato il film del 2012 “Il sole dentro”. E Juan Pablo Meneses, giornalista cileno, ha pubblicato “Niños futbolistas”, in cui si è finto agente e ha comprato un piccolo calciatore del suo paese per 200 euro. Racconta di un sottobosco dannato, in cui i giornalisti vengono assoldati per stilare liste di giovani prospetti, dove si pagano anche 500 dollari per il numero di telefono dei genitori di un talento, dove un ragazzo di 14 anni ha per forza già un procuratore. Ha usato lo stesso metodo del suo libro precedente. Lì, indagava sul mercato dei vitelli. la Repubblica VENERDÌ 4 APRILE 2014 R2 SPORT 51 LA PROSSIMA AVVERSARIA La vincente affronterà in semifinale Svizzera o Kazakistan Gli altri sport L’incognita Murray tra l’Italia di Davis e il sogno semifinale SPORT IN BREVE SERIE B OGGI PALERMO CON L’AVELLINO Stamattina alle 11.30 via alla sfida con Fognini-Ward Vigilia con giallo per un presunto virus dello scozzese GIANNI CLERICI L’anticipo della 33ª giornata di Serie B stasera (20.30 Sky Sport1) PalermoAvellino. Domani alle 15: Brescia-Pescara; Lanciano-Modena; Juve Stabia-Varese; Ternana-Cesena; Spezia-Padova; Novara-Crotone; Cittadella-Siena; Reggina-Latina; Carpi-Trapani. Domenica il posticipo (12.30) Bari-Empoli. IL PROGRAMMA NAPOLI EL corso della mia lunga e inefficiente vita professionale, non sono mai diventato un giornalista da scoop che, forse per derisione, giungo a chiamare sgub, come un famoso collega digiuno di inglese. N Assente al sorteggio, si sono diffuse voci, poi smentite, del forfait di Andy. Rischio pioggia Non dev’essere il caso di un mio giovane, e ancora poco conosciuto, collega napoletano, che di scoop sicuramente vivrà. Infatti, dopo aver notato l’assenza, durante la conferenza stampa del sorteggio, di Andy Murray, alle domande sul suo conto, alla risposta «un po’ di raffreddore», e insieme alla sua conferma come singolarista opposto nel secondo match ad An- DIRETTA DA NAPOLI SU SUPERTENNIS Oggi via alle 11.30 con Fognini-Ward. A seguire Seppi-Murray. Domani alle 14: Bolelli/Fognini-Fleming/Murray. Domenica 11.30: Fognini-Murray, a seguire Seppi-Ward. In alto lo stadio di Napoli sul lungomare FORMULA UNO Alonso e Vettel uniti “Ridateci la velocità” DAL NOSTRO INVIATO STEFANO ZAINO dreas Seppi, io mi sarei limitato ad una banale trascrizione. Il futuro segugio ha invece inforcato la motoretta, si è precipitato alla volta dell’Hotel Vesuvio, dove alloggia la squadra britannica, e ha foraggiato un dipendente, per apprendere che a Murray era stata servita la colazione in camera, e che non era ancora uscito. Poiché quasi tutti pensano che lo scozzese potrebbe portare due punti, e nel caso per noi peggiore tre, alla squadra britannica, anch’io non faticavo a capire quanto importante, addirittura decisivo, sarebbe stato un suo malessere. Ho quindi occhieggiato il com- puter del mio promettentissimo collega, che dava per possibile assente Murray. E mi sono spinto a chiederne conferma ai miei colleghi Mike Dickson, del Mail, e Neil Harman, del Times. Ne è seguita un’immediata semi-smentita che ha retrocesso lo scoop ad un volgarissimo sgub, all’ipotesi di raffreddore, e al fastidio che un famoso tennista finisce a provare per la banalità di domande che gli vengono rivolte da noi cronisti. Stavo per cancellare un simile attacco del pezzo, quando mi son sentito dire, sempre dai miei colleghi che, anche in casa british, era nato qualche dub- bio. Un Murray disturbato solo dal raffreddore, si sarebbe dovuto comunque allenare alle 17. Di fronte alla porta dello spogliatoio avrei quindi iniziato, insieme ad altri segugi, un’attesa che si risolveva alle 18, quando il malato immaginario scendeva finalmente in campo a colpire palle vigorose insieme all’allenatore Colin Beecher. Un’Italia-Gran Bretagna che, priva di Murray, sarebbe stata una sorta di allenamento, ritorna ad essere un incontro probabilmente deciso dal doppio, specialità quasi scomparsa nei tornei, ma determinante in Davis. © RIPRODUZIONE RISERVATA CALCIO UNDER 17 DONNE FINALE 3° POSTO Stasera (alle 22 Raisport1) la nazionale under 17 femminile affronta il Venezuela nella finale per il terzo posto della Coppa del mondo in Costa Rica. Le azzurrine di Enrico Sbardella hanno già incontrato le sudamericane nel girone eliminatorio, venendo sconfitte per 1-0. CICLISMO SAKHIR rumorosa. Peggio: noiosa, rari sorpassi, emozioni sconosciute, vetture più lente di 9 secondi, racconta Alonso, fra il giro veloce di Hamilton in Malesia e quello realizzato sulla stessa pista anni fa da Vettel con la sua Red Bull, piloti ragionieri per risparmiare benzina e arrivare al traguardo. La nuova F1 piace a pochi, come dimostra la bocciatura dei tifosi Ferrari, 83% di voti contrari sui 50mila partecipanti al sondaggio. Così non si può andare avanti, a Maranello ne sono convinti a cominciare dal presidente Montezemolo che da giorni si affanna per una controrivoluzione e, dopo aver incontrato Ecclestone a Londra, è pronto a piombare domenica in Bahrein per perorare la causa con altro vertice con Bernie e Todt, presidente Fia. La Ferrari vorrebbe gp più corti (per ovviare alla ridotta quantità di benzina) e l’eliminazione del flussometro. Un passo indietro che ieri ha infiammato la discussione nel paddock, anche perché per un cambio così radicale in corsa è necessario un placet unanime da parte dei team. I ferraristi vedrebbero di buon grado l’inversione di rotta. Alonso si affida ad una constatazione molto semplice: «Se ci date più benzina, noi andiamo più veloce. Altrimenti non c’è nulla da fare. I tempi sul giro dimostrano quanto le macchine siano state rallentate. E per noi piloti, che amiamo la velocità, non è certo un bene». Sarebbe meglio tornare all’antico. La pensa cosi anche Raikkonen, anche se riconosce che «piacciano o no, le regole sono queste e bisogna accettarle. Ai piloti non è dato diritto di cambiarle». Ci si potrebbe riuscire se fossero tutti d’accordo e la Red Bull lo è, con Vettel che esterna P OCO LA PANNE A VAN KEIRSBULCK Fernando Alonso perenne mal di pancia per la nuova F1, «dove ai box puoi parlare liberamente con la macchina accesa». Difficile però far breccia sulla Mercedes che invece dalla trasformazione ha ricevuto nuova linfa. Hamilton è categorico. «Regolamento modificato? Neanche a parlarne. Siamo partiti così e così dobbiamo andare avanti». Ragionamento che appartiene anche a Rosberg. «Bisogna essere aperti alle novità. Prima o poi ci si abitua a tutto». Soprattutto quando in classifica sei lepre e non cacciatore. Lo show più povero però è un fatto e su questo, Ecclestone d’accordo, punta molto Montezemolo. Non Todt: «Il vero problema della F1 sono i costi troppo elevati, non la mancanza di rumore o di sorpassi. Bisogna mettere un tetto alle spese, 150 milioni di euro annui per team». Mentre Ecclestone, gioia o noia, si frega le mani all’idea di una F1 più larga, con una scuderia in più, quella dello statunitense Haas, pronto ad entrare nel 2015 con la Haas Automation, ora in pista nella Nascar americana. © RIPRODUZIONE RISERVATA Al belga Guillaume Van Keirsbulck (Omega Pharma) la Tre Giorni di La Panne, chiusa con una cronometro vinta dal polacco Maciej Bodnar (Cannondale). Van Keirsbulck, con il quinto posto nella semitappa finale, è riuscito a strappare in extremis la maglia di leader a Gert Steegmans, suo connazionale e compagno di squadra. L’italiano Sacha Modolo aveva vinto la penultima tappa. TENNIS CHARLESTON ERRANI OK Sara Errani approda nei quarti di finale del torneo Wta di Charleston, in Sud Carolina. La tennista romagnola ha battuto la cinese Shuai Peng per 7-6 (8-6), 7-6 (7-5). la Repubblica VENERDÌ 4 APRILE 2014 R2 PROGRAMMI 52 ANTONIO DIPOLLINA CANAL GRANDE DA NON PERDERE Ballando in Pista con Flavio Insinna Q UESTO non è un talent, si affretta a dire il buon Flavio Insinna in apertura di puntata. Somiglia assai alla pipa che non è una pipa, perché La Pista (stasera su RaiUno la seconda puntata) è quella cosa lì, insomma. Show light del venerdì sera per la rete ammiraglia, con le squadre in ballo, un po’ per mandare in Pista aria di Ballando con le stelle un po’ per riprovarci alla Tale e Quale. Musiche e festa, di quelle che nessuno ha il potere di far fallire: WERNER HERZOG Il grande regista tedesco firma il documentario, Cave of forgotten dreams, la grotta dei sogni dimenticati, ambientato in Francia, nella grotta di Chauvet, famosa per i suoi dipinti preistorici. Rai 5 — 21.15 6.00 6.45 8.15 8.35 10.00 10.30 11.00 13.00 13.30 13.50 14.00 16.15 17.45 17.50 17.55 18.15 18.45 20.30 21.00 21.10 23.20 23.35 0.20 0.30 1.15 1.20 1.25 2.20 4.10 5.40 CANALE 5 La strada per la felicità - Tf Cartoon Flakes Due uomini e mezzo - Tf Desperate Housewives - Tf Tg2 Insieme Meteo2 I Fatti vostri Tg2 Giorno Tg2 Eat Parade Tg2 Sì, viaggiare Detto fatto Cold Case - Tf Tg2 Flash L.I.S. Meteo 2 Rai Player Tg Sport Tg2 Squadra Speciale Cobra 11 - Tf Tg2 20.30 LOL :-) Virus - Il contagio delle idee Tg2 Tg2 Punto di vista Under the Dome - Tf Rai Parlamento Telegiornale Law & Order - Tf Meteo Appuntamento al cinema L’Ottavo Nano Videocomic Università Telematica Internazionale UniNettuno Videocomic 7.00 7.30 8.00 10.00 11.10 11.15 12.00 12.25 12.45 13.00 14.00 14.20 14.50 15.00 15.05 15.10 15.15 16.05 16.40 19.00 19.30 20.00 20.10 20.35 21.05 23.10 0.00 0.10 1.05 1.20 1.25 1.55 2.05 Tgr Buongiorno Italia Tgr Buongiorno Regione Agorà Mi manda RaiTre Tg3 Minuti Elisir Meteo 3 Tg3 Tg3 Fuori Tg Pane quotidiano Senato - Cerimonia finale “Testimoni dei diritti” Tg Regione / Tg Reg. Meteo Tg3 / Meteo 3 Tgr Leonardo Tg3 L.I.S. Tgr Piazza Affari Rai Player Terra nostra - Tf Aspettando Geo Geo. All’interno: 18.10 Meteo Tg3 Tg Regione / Tg Reg.Meteo Blob Sconosciuti la nostra personale ricerca della felicità Un posto al sole Amore criminale I dieci comandamenti Tg3 Linea Notte Tg Regione / Meteo3 Tg3 Chi è di scena Appuntamento al cinema Magazzini Einstein Fuori Orario Film: Cockfighter - di Monte Hellman, con Warren Oates CONDUTTORE Flavio Insinna, 48 anni, conduce “Lapista” ITALIA 1 6.00 Prima pagina 7.55 Traffico / Meteo5 /Borse e Monete 8.00 Tg5 Mattina 8.45 Mattino cinque 10.00 Tg5 ore 10.00 10.05 Mattino cinque 11.00 Forum 13.00 Tg5 / Meteo5 13.40 Beautiful - Soap 14.05 Grande Fratello 14.10 Centovetrine - Soap 14.45 Uomini e Donne 16.05 Grande Fratello 16.15 Il segreto - Telenovela 17.10 Pomeriggio Cinque 18.05 Tg5 Minuti 18.10 Pomeriggio Cinque 18.50 Avanti un altro! 20.00 Tg5 Meteo5 20.40 Striscia la notizia - La voce dell’irruenza 21.10 Le mani dentro la città con Giuseppe Zeno, Simona Cavallari 23.30 Supercinema 0.00 Tg5 Notte Rassegna stampa Meteo5 0.30 Striscia la notizia (r) 1.00 Uomini e Donne (r) 2.30 Off the Map - Tf 5.00 Media Shopping 5.15 Tg5 Rassegna stampa Meteo5 RETE 4 6.55 Friends - Sitcom 7.50 Le regole dell’amore - Sitcom 8.40 Una mamma per amica - Tf 10.30 Dr. House - Medical Divisione - Tf 12.25 Studio aperto Meteo.it 13.00 Sport Mediaset 13.40 Grande Fratello 14.10 I Simpson - Tf 14.35 Cartoni 15.00 Big Bang Theory - Sitcom 15.50 Due uomini e 1/2 - Sitcom 16.35 How I Met Your Mother Sitcom 17.25 Nikita - Tf 18.30 Studio Aperto Meteo.it 19.20 C.S.I. Scena del crimine - Tf 21.10 Colorado - con D. Abatantuono e C. Francini 0.00 Film: True Justice - La vendetta - di Wayne Rose, con Steven Seagal 1.50 Grande Fratello 2.10 Sport Mediaset 2.35 Studio Aperto - La giornata 2.50 Media Shopping 3.05 Hercules - Tf 3.50 Media Shopping 4.05 Film: La vergine, il toro e il capricorno- di Luciano Martino, con Edwige Fenech, Aldo Maccione 5.35 Media Shopping 5.50 Quelli dell’intervallo - Tf 5.55 6.25 7.20 8.15 9.40 10.45 11.30 12.00 12.55 14.00 15.35 18.55 19.35 20.30 21.15 0.00 1.15 2.25 4.15 4.30 4.55 LA SETTE Media Shopping Chips - Tf Miami Vice - Tf Hunter- Tf Carabinieri - Tf Ricette all’italiana Tg4. All’interno: Meteo 4 Detective in corsia - Tf La signora in giallo - Tf Lo sportello di Forum Film: Intrigo internazionale - di Alfred Hitchock, con Cary Grant, Eva Marie Saint, James Mason Tg4. All’interno: Meteo Il segreto - Telenovela Tempesta d’amore - Telenovela Quarto grado I Bellissimi di R4 Film: Basic Instinct - di Paul Verhoeven, con Michael Douglas, Sharon Stone, George Dzundza Tg4 Night News Film: Il sole buio - di Damiano Damiani, con Michael Parè, Jo Champa Media Shopping Attenti a noi due 2 Rosa Shocking 1984 6.00 Tg La7 Meteo Oroscopo Traffico 6.55 Movie Flash 7.00 Omnibus - Rassegna stampa 7.30 Tg La7 7.50 Omnibus meteo 7.55 Omnibus 9.45 Coffee Break 11.00 L'aria che tira 13.30 Tg La7 14.00 Tg La7 Cronache 14.40 Le strade di San Francisco Tf 16.40 Il commissario Cordier - Tf 18.10 L’ispettore Barnaby - Tf 20.00 Tg La7 20.30 Otto e mezzo - conduce Lilli Gruber 21.10 Crozza nel Paese delle meraviglie - conduce Maurizio Crozza 22.40 Bersaglio mobile - conduce Enrico Mentana 0.30 Tg La7 - Night Desk 1.35 Movie Flash 1.40 Otto e mezzo (r) 1.55 La7 doc 2.45 L'aria che tira (r) 4.24 Omnibus (r) DEEJAY TV 14.00 15.00 16.00 16.30 16.55 17.00 18.00 18.55 19.00 20.00 20.20 20.45 21.00 22.00 23.30 Melissa & Joey - Tf Occupy Deejay Via Massena 2 Fuori Frigo Deejay Tg Deejay Hits Felicity - Tf Deejay Tg Giù in 60 secondi Lorem Ipsum Fuori Frigo Microonde Fino alla fine del mondo Deejay chiama Italia American Horror Story 2 LA EFFE 15.45 Un medico On The Road 16.15 RED - Racconti dalle megalopoli 17.15 Al cinema con laeffe 17.20 Un medico On The Road 17.50 RED - Il guru delle prelibatezze - 1^TV 18.20 RED - Racconti dalle megalopoli 19.20 Per dieci minuti - Ogni giorno 19.45 RNews 19.55 Al cinema con laeffe 20.00 RED - Lo sportivo vagabondo 21.00 Fan Festival 21.10 Film: Last Days 23.00 L'Ispettore Wallander RAI ■ PREMIUM ■ RAI 4 6.30 6.50 7.20 8.05 9.35 10.25 11.10 11.50 13.20 14.05 14.15 15.00 15.40 16.20 17.05 17.10 18.00 19.30 19.40 20.25 21.10 22.40 0.20 0.35 0.40 2.20 2.25 Musiclife Sabrina vita da strega - Serie Tv Heartland - Serie Tv Streghe - Serie Tv Robin Hood - Serie Tv Private Pratice - Serie Tv Brothers & Sisters - Serie Tv Streghe - Serie Tv Flashpoint - Serie Tv Rai Player Private Pratice - Serie Tv Brothers & Sisters - Serie Tv 90210 - Serie Tv Veronica Mars - Serie Tv Rai News - Giorno Robin Hood - Serie Tv Streghe - Serie Tv Rai Player Xena - Serie Tv Heroes - Serie Tv Film: The Moth Diaries- di Mary Harron, con Sarah Bolger Wonderland - Magazine Film: The Descent- di N. Marshall, con M. Buring Appuntamento al cinema Dexter - Tf Rai News Notte Brothers and Sisters - Serie Tv 10.40 11.30 12.30 12.40 14.25 14.30 16.15 18.05 18.10 18.55 19.35 19.45 20.15 21.15 23.05 0.00 Law & Order - I due volti della giustizia Un posto al sole - Serie Tv Rai Player Film: Ovunque tu sia- di A. Lo Giudice, con L. Lante della Rovere Appuntamento al cinema Fuoriclasse - Serie Tv L’isola - Tf Rai News Giorno Topazio - Telenovela Pagine di vita - Telenovela Rai Player Incantesimo - Soap Il maresciallo Rocca- Tf Una sera d’ottobre - Miniserie Fiction Magazine Film: Il mistero dei capelli scomparsi ■ MOVIE 7.00 Film: Il grande cielo - di Howard Hawks, con Kirk Douglas 9.00 Film: A Venezia come Roma Milano - Torino, la spirale del crimine - di Jeremy Summers, Michael Lindsay-Hogg, con Robert Vaughn 10.45 Film: Noi tre - di Pupi Avati, con Lino Capolicchio 12.15 Film: Il giorno della civetta- di Damiano Damiani, con Claudia Cardinale, Franco Nero 14.05 Rai Player 14.15 Film: La donna perfetta- di Frank Oz, con Nicole Kidman 15.50 Film: Pioggia di fuoco - di K. Tabori, con S. J. Wilson 17.30 Rai News Giorno 17.35 Rai Player 17.45 Film: Pirati- di R. Polanski, con W. Matthau 19.40 Film: Tutti a squola - di P. F. Pingitore, con Pippo Franco, Isabella Biagini 21.15 Film: Sex List - Omicidio a tre- di M. Langenegger, con H. Jackman 23.00 Film: Precious- di Lee Daniels, con G. Sidibe, M. Carey ■ RAI 5 13.35 14.05 14.15 16.10 16.40 17.35 17.40 18.25 19.30 20.25 20.35 21.15 22.50 In scena Rai Player Il popolo degli oceani Progetti di danza Cool Tour Arte Rai News Giorno David Letterman Show Mendelssohn - Bartholdy, Schumann, Schubert Wagner: concerto sinfonico Maazel Rai Player Passepartout Film doc: The cave of forgotten dreams - di Werner Herzog Scaramouche Scaramouche GIALLO MEDIASET PREMIUM ■ CINEMA 9.35 Arn - L’ultimo cavaliere - di P. Flinth Premium Cinema Energy 10.25 Kundun - di M. Scorsese Premium Cinema Emotion 10.40 Due agenti molto speciali - di D. Charhon Premium Cinema 14.00 Duplicity - di T. Gilroy Premium Cinema 14.20 Iago - di V. De Biasi Premium Cinema Emotion 15.15 Training Day - di A. Fuqua Premium Cinema Energy 16.10 Il riccio - di M. Achache Premium Cinema 16.20 Se mi lasci ti cancello di M. Gondry Studio Universal 17.20 Dust - di M. Manchevski Premium Cinema Energy 17.35 Io e te - di B. Bertolucci Premium Cinema Emotion 17.50 Un mostro a Parigi - di B. Bergeron Premium Cinema FOCUS 13.05 Guida galattica ai mondi alieni 13.30 Come è fatto 14.20 Grandi predatori 15.10 Austin Stevens: animali pericolosi 16.00 Invenzioni impossibili 16.50 Una notte al museo 17.45 America sepolta 18.40 Prehistoric 19.30 Come è fatto il cibo 20.25 Come è fatto 21.15 Come è fatto il cibo 22.05 Marchio di fabbrica 23.00 La storia dell'Universo 18.15 Una moglie - di J. Cassavetes Studio Universal 19.25 Nel paese delle creature selvagge di S. Jonze Premium Cinema 19.25 Pitch Black - di D. Twohy Premium Cinema Energy 21.15 Anna Karenina - di J. Wright Premium Cinema 21.15 Le regole del gioco - di C. Hanson Premium Cinema Emotion 21.15 The breed - la razza del male di N. Mastandrea Premium Cinema Energy 21.15 Sahara - di B. Eisner Studio Universal 22.45 La cosa - di J. Carpenter Premium Cinema Energy 23.20 Espiazione - di J. Wright Premium Cinema Emotion 23.25 Houdini - L’ultimo mago di G. Armostrong Premium Cinema CIELO 11.00 12.00 12.45 13.45 14.30 15.00 15.15 16.15 17.15 18.15 19.15 20.15 21.10 00.15 MasterChef Australia Hell's Kitchen Affari al buio Fratelli in affari MasterChef Australia Sky TG Giorno MasterChef Australia Fratelli in affari Vendite impossibili Fratelli in affari Affari al buio Affari di famiglia X Factor 2013 Abduction - Riprenditi la tua vita 06.45 07.25 08.15 09.10 10.00 10.45 11.40 12.30 13.20 14.10 15.00 15.55 16.45 17.40 18.30 19.25 20.15 21.05 22.00 22.50 23.35 00.25 01.05 The Division Quincy Matlock Matlock Law & Order Law & Order Law & Order New Tricks New Tricks Quincy Quincy Matlock Squadra Emergenza Squadra Emergenza E.R. - Medici in prima linea E.R. - Medici in prima linea E.R. - Medici in prima linea King King Homicide: Life on the Street Homicide: Life on the Street E.R. - Medici in prima linea E.R. - Medici in prima linea TV2000 08.30 S.Messa dal Santuario di Santa Maria di Galloro 10.55 Quel che passa il convento 12.10 Il punto del giorno 14.50 La coroncina della Divina Misericordia 16.30 Nel cuore dei giorni - Azzurro 18.00 Rosario da Lourdes 18.30 TG 2000 20.30 Nel cuore dei giorni - Indaco 21.20 La canzone di noi - La gara 23.20 Effetto notte REAL TIME 13.50 Amici di Maria De Filippi 1^TV 14.45 Shopping Night 15.45 Due case per una coppia 1^TV 16.45 Quattro matrimoni 17.40 Amici di Maria De Filippi 18.40 Molto bene 19.10 Molto bene - 1^TV 19.40 Il boss delle torte 20.10 Best Bakery 21.10 Bake Off UK - 1^TV 22.10 Bakery Boss: SOS Buddy 1^TV 23.05 Il re del cioccolato - 1^TV SATELLITE DIGITALE TERRESTRE 6.30 Tg1 Previsioni sulla viabilità / CCISS Viaggiare informati 6.45 Unomattina. All’interno: 7.00 / 8.00 / 9.00 Tg1; all’interno Che tempo fa; / 7.30 Tg1 L.I.S. / 7.35 Rai Parlamento Telegiornale / 9.30 Tg1 - Flash 10.00 Unomattina Storie Vere 10.30 Unomattina Verde 10.50 Che tempo fa 10.55 Rai Player 11.00 Tg1 11.25 Unomattina Magazine 12.00 La prova del cuoco 13.30 Telegiornale 14.00 Tg1 Economia 14.10 Verdetto finale 15.20 La vita in diretta. All’interno: 16.50 Rai Parlamento Telegiornale / Previsioni sulla viabilità; 17.00 Tg1; 17.10 Che tempo fa 18.50 L’eredità 20.00 Telegiornale 20.30 Affari tuoi 21.10 Carosello Reloaded La Pista - con Flavio Insinna Tg1 60 secondi 23.25 Tv7 0.30 Tg1 Notte 1.00 Che tempo fa 1.05 Cinematografo 1.55 Sottovoce 2.10 Rewind - Visioni private 2.40 Mille e una notte - Teatro Enrico IV - di Claudio Fino 4.40 Da Da Da © RIPRODUZIONE RISERVATA RAI 2 RAI 2 RAI 1 giuria di alto lignaggio, una Rita Pavone seriosa che richiama sempre ai codici sacri dello show di una volta (molta tenerezza) e soprattutto Gigi Proietti nella parte del sornione. Proietti è stato il maestro di Insinna. Nei panni dei dirigenti alla fine manderemmo una puntata speciale con loro due, Proietti e Insinna, in uno spazio vuoto a improvvisare per due ore. Poi vediamo gli ascolti, e la composizione del pubblico. SKY [servizio a pagamento] ■ CINEMA MATTINA 09.40 Piccole bugie tra amici - di G. Canet Sky Cinema Hits HD 10.05 La califfa - di A. Bevilacqua Sky Cinema Classics 10.20 The Dancer - di F. Garson Sky Cinema Passion 10.50 Dracula's Legacy - Il fascino del male di P. Lussier Sky Cinema Max HD 11.45 I giustizieri del West - di K. Douglas Sky Cinema Classics 12.00 Proof - La prova - di J. Madden Sky Cinema Passion 12.30 Priest - di S. Stewart Sky Cinema Max HD 13.20 47 morto che parla - di C.L. Bragaglia Sky Cinema Classics ■ CINEMA POMERIGGIO ■ CINEMA SERA ■ CINEMA NOTTE 14.00 Ring of Fire - di P. Shapiro Sky Cinema Max HD 14.50 La tenda rossa - di M. Kalatozov Sky Cinema Classics 15.55 Il regno del fuoco - di R. Bowman Sky Cinema Hits HD 17.10 I tartassati - di Steno Sky Cinema Classics 17.25 Noi siamo infinito - di S. Chbosky Sky Cinema 1 HD 17.40 Madagascar 3. ricercati in Europa di C. Vernon Sky Cinema Hits HD 17.45 Ricky e Barabba - di C. De Sica Sky Cinema Comedy 18.00 Minouche la gatta - di V. Bal Sky Cinema Family HD 19.20 Senti chi parla - di A. Heckerling Sky Cinema Comedy 21.00 Sirene - di R. Benjamin Sky Cinema Classics 21.00 Hook - Capitan Uncino - di S. Spielberg Sky Cinema Family HD 21.00 Venerdì 13 - di M. Nispel Sky Cinema Max HD 21.00 Giustizia imperfetta - di P. Werner Sky Cinema Passion 21.00 Mia moglie è una bestia di Castellano e Pipolo Sky Cinema Comedy 21.10 Kill Bill - Volume 1 - di Q. Tarantino Sky Cinema 1 HD 21.10 Una bugia di troppo - di B. Robbins Sky Cinema Hits HD 22.40 Cooper. un angelo inaspettato di R. Nations Sky Cinema Passion 22.45 La fredda luce del giorno di M. El Mechri Sky Cinema Hits HD 22.45 Red Lights - di R. Cortés Sky Cinema Max HD 22.45 Head of State - di C. Rock Sky Cinema Comedy 22.55 Stregata dalla Luna - di N. Jewison Sky Cinema Classics 23.05 Facciamola finita - di E. Goldberg Sky Cinema 1 HD 23.25 Zampa 2 - I cuccioli di Natale di R. Vince Sky Cinema Family HD 19.15 Ep. 10 Goal Deejay Europa Sky Sport 1 HD 20.00 Speciale Aprile Watts Eurosport 2 20.00 Serie B prepartita Sky Sport 1 HD 20.00 Wrestling. Ep. 41 WWE Superstars Sky Sport 2 HD 20.00 Ep. 28 Preview Show Bundesliga Sky Supercalcio HD 20.15 Calcio. Una partita Coppa del Mondo Femminile U17 EuroSport HD 20.30 Calcio. Palermo - Avellino Serie B Sky Sport 1 HD 20.30 Ep. 1 Momenti di Golf Sky Sport 3 HD 20.30 Calcio. Amburgo - Bayer Leverkusen Bundesliga Sky Supercalcio HD 21.00 Fight Club Fight Sport Eurosport 2 21.00 Wrestling. Ep. 41 WWE Domestic Smackdown! Sky Sport 2 HD 21.00 Golf. Shell Houston Open US PGA Tour Sky Sport 3 HD 21.45 Calcio. Coppa del Mondo Femminile U17 EuroSport HD 22.30 Serie B postpartita Sky Sport 1 HD 22.30 Ep. 26 Goal Deejay Sky Supercalcio HD 22.45 Basket. Oklahoma City - San Antonio NBA Sky Sport 2 HD 23.00 Wrestling. This Week on WWE Eurosport 2 23.00 Di Biagio I Signori del Calcio Sky Sport 1 HD 23.00 Ep. 14 Futbol Mundial Sky Supercalcio HD 23.30 Wrestling. Vintage Collection Eurosport 2 23.30 History Remix - Speciale Mihajlovic Sky Sport 1 HD 14.25 L'apparenza inganna National Geographic Channel Tre cuori in affitto Fox Retro Cuore e batticuore Fox Retro How I Met Your Mother Fox HD Project Runway USA 8 Fox Life Paranormal National Geographic Channel 16.10 Futurama Fox HD 16.10 Medium Fox Life 16.25 Cold Case Fox Crime HD 16.40 The Big Bang Theory Fox HD 17.05 I Simpson Fox HD 17.30 Hazzard Fox Retro 17.35 I Simpson Fox HD 18.00 Una mamma per amica Fox Life 18.15 Law & Order. Unità Speciale Fox Crime HD 18.30 How I Met Your Mother Fox HD 18.50 Sex & the City Fox Life 18.55 Paranormal National Geographic Channel 19.20 Project Runway Italia Daily Fox Life 19.30 La Tata Fox Retro 19.45 I Simpson Fox HD 19.50 In Cucina con GialloZafferano Fox Life 19.55 Il re delle moto National Geographic Channel 20.05 Castle Fox Life 20.10 The Big Bang Theory Fox HD 20.30 I Jefferson Fox Retro 20.55 Esperimenti esplosivi National ■ SPORT 18.15 Biliardo. China Open EuroSport HD 18.30 Franco Baresi I Signori del Calcio Sky Sport 1 HD 18.30 Ep. 11 The Boat Show Sky Sport 2 HD 18.30 Ep. 13 Nissan The Quest Sky Sport 3 HD 18.45 Rugby. Brumbies - Blues Super 15 Sky Sport 3 HD 19.00 Super History. Van Basten vs Baggio Sky Sport 1 HD 19.00 Wrestling. Ep. 41 WWE NXT Sky Sport 2 HD FOX 11.00 11.30 12.00 12.10 12.15 12.25 12.45 13.25 13.25 13.30 14.00 14.00 14.20 14.25 Cold Case Fox Crime HD Mary Tyler Moore Fox Retro Strega per amore Fox Retro Tutto in famiglia Fox HD Una mamma per amica Fox Life Terrore nei cieli National Geographic Channel N.C.I.S. Fox Crime HD Castle Fox Life Megafabbriche National Geographic Channel I Simpson Fox HD I Griffin Fox HD Tre cuori in affitto Fox Retro Sex & the City Fox Life American Dad Fox HD 14.30 15.00 15.15 15.15 15.25 21.00 21.00 21.00 21.25 21.50 21.55 21.55 21.55 22.25 22.45 22.45 22.50 23.00 Geographic Channel C'era una volta Fox HD Criminal Minds Fox Crime HD Quattro matrimoni in Italia Fox Life Esperimenti esplosivi National Geographic Channel New Girl Fox HD C.S.I. Fox Crime HD Project Runway Italia Fox Life L'impero della droga National Geographic Channel Modern Family Fox HD The Walking Dead Fox HD Man Up - Uomini alla riscossa Fox Life The Following Fox Crime HD La famiglia Addams Fox Retro METEO la Repubblica VENERDÌ 4 APRILE 2014 55