inclusione attiva farne una realtà
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inclusione attiva farne una realtà
INCLUSIONE ATTIVA FARNE UNA REALTÀ I libri di EAPN A cura dei gruppi di lavoro EAPN Inclusione Sociale, Occupazione e Fondi Strutturali INCLUSIONE ATTIVA FARNE UNA REALTÀ I LIBRI DI EAPN A cura dei gruppi di lavoro EAPN Inclusione Sociale, Occupazione e Fondi Strutturali 2 Ringraziamenti Questa pubblicazione è stata realizzata dai tre gruppi di lavoro di EAPN (Inclusione Sociale, Occupazione e Fondi Strutturali) e dallo staff di EAPN. I capitoli 1, 2 e 5 sono stati curati da Sian Jones, i capitoli 3 e 6 da Vincent Caron e il capitolo 4 da Amana Ferro in stretta collaborazione con i gruppi di lavoro secondo le tematiche affrontate. La pubblicazione è stata coordinata da Sian Jones, coordinatrice delle politiche di EAPN e da Nellie Epinat, addetta alle comunicazione di EAPN, con il sostegno di Rebecca Lee, assistente alle comunicazioni. Gli studi di caso sono stati forniti da: Verena Fabris, Judith Pühringer e Michaela Moser – EAPN Austria; Ludo Horemans e Stephan Backes – BAPN (EAPN Belgio); Maria Jeliazkova – EAPN Bulgaria; Katarina Klamkova – EAPN Repubblica Ceca; Per Larsen – EAPN Danimarca; Reinhard Kuehn – EAPN Germania; Graciela Malgesini – EAPN Spagna; Kirsi Väätämöinen, Leina Veikkola, Unto Ahvensalmi e Juha Mikkonen – EAPN Finlandia; Bruno Groues – EAPN Francia; Candy Murphy e Karen Kiernan – EAPN Irlanda; Jurgita Kupryte – EAPN Lituania; Alida Smeekes – EAPN Paesi Bassi; Laila Wolles e Dag Westerheim – EAPN Norvegia; Johannes Jorgensen – EAPN Svezia; Peter Kelly, Eddie Follan e Ray Phillips – EAPN Regno Unito; Mafalda Leal – Eurochild; Clotilde Clark-Foulquier – Eurodiaconia; Liz Gosme e Michel Mercadie – FEANTSA. Questa pubblicazione ha avuto il sostegno economico del Programma comunitario per l’Occupazione e la Solidarietà Sociale PROGRESS (2007–2013). Il Programma, gestito dalla Direzione Generale Occupazione, Affari Sociali e Pari Opportunità della Commissione Europea, sostiene finanziariamente la realizzazione degli obiettivi dell’Unione europea per l’occupazione e gli affari sociali così come descritti dall’Agenda Sociale e per contribuire alla realizzazione degli obiettivi della Strategia di Lisbona in questi settori. PROGRESS è un programma settennale che si rivolge a tutti coloro in grado di aiutare lo sviluppo di una legislazione e di politiche pertinenti ed efficaci nei settori suddetti, si rivolge a tutti e 27 gli stati membri oltre che ai paesi AELE/EEE, ai paesi candidati e pre-candidati per l’adesione. La missione di PROGRESS è di rafforzare il contributo dell’Unione Europea a sostegno degli impegni degli stati membri. PROGRESS è realizzato per: produrre analisi e suggerimenti riguardo le politiche pubbliche rilevanti per PROGRESS monitoraggio e messa in essere della legislazione e delle politiche europee rilevanti per PROGRESS e la condivisione delle informazioni promozione del trasferimento delle politiche, dell’apprendimento e del supporto reciproco all’interno degli stati membri per quanto concerne gli obiettivi e le priorità La diffusione dei punti di vista delle parti in causa e, più generalmente, della società nel suo insieme Per maggiori informazioni: http://ec.europa.eu/progress Il contenuto di questa pubblicazione non rispecchia necessariamente le posizioni della Commissione europea. 3 INDICE 1/ Introduzione – Cos’è l’inclusione attiva 5 2/ Reddito minimo – cardine dell’inclusione attiva 11 3/ Accesso a servizi di qualità 23 4/ Occupazione – per un lavoro decente 38 5/ Usare i fondi strutturali – un approccio integrato 49 6/ Attivare approcci integrati di inclusione attiva 59 7/ Conclusioni 69 8/ Bibliografia e documenti utili 70 4 Introduzione Cos’è l’inclusione attiva? 01 5 Cos’è l’inclusione attiva Verso l'inclusione attiva L'inclusione attiva è una Strategia messa a punto dalla Commissione europea per aiutare chi è socialmente escluso a vivere dignitosamente dando la possibilità di un lavoro decente o, quanto meno, ad avere fiducia nelle loro possibilità e acquisire le competenze necessarie per partecipare più attivamente alla vita delle comunità di appartenenza. Il rispetto della dignità dell'essere umano è uno dei principi fondanti dell'Unione europea che si riflette a cascata sugli obiettivi di promozione della piena occupazione e di progresso sociale, di lotta contro l'esclusione sociale e le discriminazioni e di promozione della giustizia sociale e della protezione sociale. Benché il Trattato dia all'Unione europea un ruolo centrale nel sostenere e completare le azioni che i diversi stati membri portano avanti a favore dell'integrazione delle persone escluse dal mercato del lavoro, i passi in avanti nella lotta contro l'esclusione sono stati molto lenti. La Strategia ha lo scopo di “facilitare l'integrazione di coloro che sono in grado di lavorare offrendo loro lavori a tempo indeterminato e di buona qualità e garantendo a chi non è in grado di farlo le risorse sufficienti per vivere dignitosamente 1 aiutandoli in un percorso di partecipazione sociale ”. E' importante rendersi conto che si tratta di una Strategia integrata che poggia su tre assi che, benché siano strettamente connesse tra loro, sono però indipendenti una dall'altra: un supporto all'accesso a risorse adeguate (reddito minimo adeguato), l'accesso a servizi di qualità e l'accompagnamento verso il lavoro di qualità attraverso l'attivazione di un mercato del lavoro inclusivo. Questa strategia, integrata e olistica, poggia sui diritti fondamentali e propone un percorso che può effettivamente contrastare il perdurare di condizioni di povertà, di esclusione sociale e di disoccupazione di lunga durata. Una risposta all'aumento della povertà e dell'esclusione? Pochi sono stati i risultati da quando, nel 2000, il Consiglio di Lisbona si impegnò ad avere “un impatto decisivo sullo sradicamento della povertà”. Nel 2008, il 16,5% della popolazione dell’UE-27, cioè 81 milioni di persone, era a 2 rischio di povertà . Una persona su cinque vive in case di scarsa qualità, il 20% dei bambini conosce la povertà da vicino e il tasso di abbandoni scolastici è salito al 15%. In molti paesi la povertà è in aumento mentre, a partire dal 2005, la risposta dell'Unione europea è stata quella di concentrarsi sulla “crescita e l'occupazione”, basandosi sul concetto che una maggiore crescita economica e un aumento dell'occupazione siano veicoli sicuri per avere meno povertà e meno esclusione. Però, nella realtà dei fatti, questo paradigma non ha portato a nessun risultato positivo. Nel 2010, l’UE ha lanciato la Strategia Europa 2020, che prendendo il posto di quella di Lisbona, si propone di dar vita a una crescita intelligente, sostenibile e inclusiva. Per la prima volta si è fissato un obiettivo preciso contro la povertà: meno 20 milioni da qui al 2020, basandosi su tre indicatori (rischio di povertà, grave privazione materiale e famiglie 3 senza o a bassa intensità di lavoro ). Considerato questo contesto, la Strategia per l'Inclusione Attiva dovrebbe essere uno strumento essenziale per realizzare questo obiettivo ed essere un cardine su cui operare per realizzare un’Europa più equa, capace di garantire il benessere a tutti e tutte. 1 Comunicazione CE (C(2008)5737): Inclusione Attiva delle Persone Escluse dal Mercato del Lavoro, 3 ottobre 2008. 2 Si definisce “a rischio di povertà” quando si vive con un reddito al di sotto del 60% del reddito mediano disponibile dai nuclei familiari. Nel 1992, la Raccomandazione del Consiglio dei Ministri (92/441/EEC del 24 giugno), dichiarava la necessità di garantire a tutti coloro che vivevano nell'UE risorse e assistenza sociale adeguate. Di conseguenza, la maggioranza degli stati membri si sono dati schemi nazionali di reddito minimo (ma non l'Italia, la Grecia, l'Ungheria e la Norvegia), schemi che se da una parte riducono le difficoltà in cui si dibattono tante persone, dall'altra, almeno per la maggior parte, non sono sufficienti a far uscire dalla povertà. A partire dal 2000, per promuovere l’accesso ai diritti, alle risorse e ai servizi, gli stati membri, attraverso il Metodo 4 Aperto di Coordinamento , hanno concordato alcuni obiettivi comuni correlati da una batteria di indicatori e hanno messo a punto Piani di Azione Nazionale per l’Inclusione e Rapporti Strategici sulla Protezione Sociale e l’Inclusione Sociale. Ma, ancora una volta, pochi sono stati i passi avanti fatti. Nel 2005 la Commissione, nella sua Agenda Sociale (20052010) ha manifestato l’intenzione di sviluppare una “iniziativa comunitaria sugli schemi di reddito minimo e l’integrazione delle persone escluse dal mercato del lavoro” (EC 2005). Nel 5 2006 la Commissione ha presentato le sue prime idee sull’inclusione attiva come un incrocio di tre elementi basati sulla garanzia di un sostegno a un reddito adeguato, accesso a servizi di qualità - con particolare riferimento ai servizi sociali - e la creazione di percorsi di inserimento lavorativo. Nel 2007 La Commissione europea ha organizzato una consultazione sull’efficacia di questo approccio ricevendo una vastissima gamma di risposte da moltissimi attori, inclusa EAPN e altre organizzazioni di lotta alla povertà, sia a livello nazionale che europeo. Prendendo in considerazione i risultati della consultazione, la Commissione ha adottato la Raccomandazione sull’Inclusione Attiva delle Persone Escluse dal Mercato del Lavoro (C(2008)5737) che è stata approvata dai ministri per 6 gli Affari Sociali nel Dicembre del 2008 . Anche il Parlamento europeo ha contribuito in modo sostanziale con il Rapporto e la Risoluzione in sostegno dell’inclusione attiva approvati nel maggio del 2009 4 MAC/sociale è l’acronimo comunemente utilizzato per definire il metodo di governance “leggero” conosciuto come Metodo Aperto di Coordinamento per la Protezione Sociale e l’Inclusione Sociale. Al momento si sta discutendo sul futuro del MAC/sociale all’interno della Strategia Europa 2020 e della Piattaforma europea contro la povertà. E’ stato creato un apposito gruppo interno al Comitato per la Protezione Sociale (CPS) il cui punto di vista è stato adottato nel maggio del 2011 per essere definitivamente approvato dal Consiglio EPSCO di giugno. 5 Comunicazione CE (COM(2007)620): Ammodernare la protezione sociale per un rafforzamento della giustizia sociale e della coesione economica: portare avanti l’Inclusione Attiva delle persone più lontane dal mercato del lavoro. 3 Si vedano le Conclusioni del Consiglio europeo del 17 giugno 2010 6 Comunicazione CE (COM(2008)5737): Inclusione Attiva delle Persone Escluse dal Mercato del Lavoro, 3 ottobre 2008. (Relatrice: europarlamentare Jean Lambert – Gruppo 7 Verde ). Molte reti e organizzazioni di base hanno visto in questa Strategia un passo avanti sostanziale, basato sui diritti umani. dove sono state riprese le richieste principali fatte da 11 EAPN , dovrebbe aiutare a rendere visibile e portare avanti il concetto di inclusione attiva quale uno dei principali obiettivi comuni. Inclusione attiva e Europa 2020 Il valore aggiunto dell’inclusione attiva A partire dal 2009 l’UE ha iniziato a fare i primi passi per l’applicazione della Strategia per l’Inclusione Attiva e la Commissione si è incaricata di verificarne l’applicazione negli stati membri. Un passo avanti molto importante è stato fatto nel 2010, con il lancio dell’Anno Europeo contro la Povertà e l’Esclusione Sociale. Nella conferenza di inaugurazione dell’Anno europeo, svoltasi a Madrid nel gennaio del 2010, il Presidente Barroso si espresse con forza a favore del ruolo che l’inclusione attiva avrebbe dovuto avere nella Strategia del dopo Lisbona. La Strategia 8 Europa 2020 , ha fatto della riduzione della povertà e dell’esclusione sociale una delle sue cinque priorità, concordando l’obiettivo di ridurre, entro il 2020, di almeno 20 milioni il numero delle persone a rischio di povertà (basandosi su tre indicatori: rischio di povertà, privazione materiale e famiglie senza lavoro o a bassa intensità lavorativa). “Ho un’amica cinquantenne, disoccupata da dieci. Era depressa e stava veramente male. Un giorno ha ricevuto la visita di due persone del Centro per l’Impiego che l’hanno aiutata a riempire alcune domande di lavoro e le hanno spiegato come presentarsi al meglio davanti a potenziali datori di lavoro. Dopo un po’ di tempo, la mia amica ha avuto un esaurimento nervoso perché – ha detto – sono dieci anni che sento ripetermi queste cose: non ce la faccio più, mi sento sconfitta” (S. dalla Svezia). La maggior parte delle persone in difficoltà vorrebbero lavorare perché un lavoro è quel passo in avanti di cui hanno bisogno per avere un salario decente per loro stesse e per le loro famiglie, perché sarebbe il modo migliore per essere inclusi nella società, per avere la possibilità di farsi nuovi amici e per costruire quella rete sociale che non hanno. Ma la realtà è che molte persone che lo vorrebbero non trovano lavoro o sono intrappolate in lavori non stabili e insicuri che non pagano abbastanza. La Strategia ha inoltre confermato il ruolo chiave dell’inclusione attiva, particolarmente in relazione alla 9 Piattaforma europea contro la povertà , che si riferisce esplicitamente all’inclusione attiva come una delle aree tematiche da seguire, anche attraverso una Comunicazione da prepararsi entro il 2012, per valutarne l’applicazione. Il forte sostegno espresso da CPS e dall’EPSCO per il rafforzamento del MAC/sociale, “la faccia visibile dell’Europa 10 Sociale” espresso nella loro opinione del maggio del 2011 , Già nel 2008, prima dell’impatto della crisi, l’8% della popolazione attiva viveva sotto la soglia della povertà mentre altre persone, quando cercano lavoro, si trovano ad affrontare altri ostacoli quali case non adeguate, mancanza di servizi per l’infanzia, mancanza di trasporti e così via. Trovare un lavoro, inoltre, è molto complicato per chi è rimasto tagliato fuori dal mercato per molto tempo o, anche se ci sono lavori accettabili, per chi ha perso fiducia nelle proprie capacità, ha perso la speranza o si trova a combattere con problemi di salute mentale o una perdita di capacità di relazioni sociali. 7 Risoluzione del PE (2008/2355/INI): Inclusione Attiva delle Persone Escluse dal Mercato del Lavoro, 6 maggio 2009. 8 Comunicazione della CE (COM(2010) 2020 finale: Europa 2020: una Strategia per una crescita intelligente, sostenibile e inclusiva, 3 marzo 2010. Anche se avere un lavoro decente è importante per uscire dal tunnel della povertà, questo non può in alcun modo rimpiazzare il diritto a una vita dignitosa che è sempre e comunque prioritario, anche in mancanza di lavoro. La Raccomandazione della Commissione conferma “ il diritto di base e individuale di avere risorse e assistenza sociale sufficienti a garantire una vita compatibile con la dignità umana”. 9 Comunicazione della CE (COM(2010)0758 finale: Iniziativa Faro Piattaforma contro la Povertà e per la Coesione Sociale, 16 dicembre 2010. 10 Al momento si sta discutendo sul futuro del MAC/sociale all’interno della Strategia Europa 2020 e della Piattaforma europea contro la povertà. E’ stato creato un apposito gruppo interno al Comitato per la Protezione Sociale (CPS) il cui punto di vista è stato adottato nel Maggio del 201 per essere definitivamente approvato dal Consiglio EPSCO di giugno. Si attende un Rapporto della Commissione per l’autunno del 2011. 11 Posizione di EAPN sul ruolo del MAC/sociale nella Strategia Europa 2020, aprile 2011. 7 europea contro la povertà e l’esclusione sociale, è prevista la pubblicazione di un’importante Comunicazione della Commissione sulla realizzazione della Strategia per l’Inclusione Attiva. Trovare un lavoro diventa sempre più complicato quando i livelli di reddito sono troppo bassi o non sono certi, quando aumentano le difficoltà e quando viene a mancare la speranza. La povertà non è solo mancanza di denaro: è anche non poter accedere a servizi decenti, a case decenti, alle cure sanitarie o all’istruzione, è anche non avere la possibilità di partecipare alla vita culturale, politica e sociale della propria comunità ma, in prima battuta, la povertà ha a che fare con il diritto a essere trattato da essere umano, da persona con diritti, con un valore intrinseco, con potenzialità e capacità e non come un mero strumento economico. Sono stati poi fatti alcuni progressi in relazione al pilastro “reddito minimo e servizi (si vedano i cap. 3 e 4) anche se, su questo fronte, i progressi fatti dagli stati membri sono 14 molto più limitati . Anche se la poca dimestichezza con il concetto di inclusione attiva e la sua poca visibilità sono chiaramente un ostacolo alla sua realizzazione, la mancanza di volontà politica da parte dell’UE e degli stati membri è senza dubbio il fattore dominante. Il Rapporto congiunto sulla protezione sociale e l’inclusione sociale del 2009 ha evidenziato che benché la maggior parte degli stati membri abbiano inserito l’inclusione attiva tra le loro priorità, essi continuano a considerare capitoli separati tutto ciò che attiene il mercato del lavoro inclusivo, l’accesso a servizi di 15 qualità e il reddito adeguato . Realizzare l’inclusione attiva In Europa sono stati fatti alcuni passi in avanti importanti, incluso lo sviluppo di indicatori in grado di valutare i risultati dell’approccio integrato. Nel 2009 la rete Eurocities ha creato cinque Osservatori locali sull’inclusione attiva (LAO) grazie a un progetto chiamato “Città e inclusione attiva” che ha promosso l’apprendimento reciproco e l’analisi dei legami tra i livelli locali, nazionali ed europei delle politiche di inclusione 12 attiva . Il MAC/sociale ha anche garantito molte revisioni tra pari, scambi e azioni di apprendimento reciproco sull’inclusione attiva, concentrandosi su gruppi bersaglio specifici o sui 13 principali ostacoli . Per il 2012, come parte della Piattaforma www.peer-review-social-inclusion.eu. 14 Si veda la valutazione di EAPN<. Building Hope, Giving Security: EAPN Assessment of 2008 – 11 National Action Plans, 2008. 12 Si veda il Rapporto/studi di caso e seminari sul sito di Eurocities: www.eurocities-nlao-eu. 13 15 Commissione europea: Rapporto congiunto sulla protezione sociale e l’inclusione sociale, 2009. Si veda il sito della Commissione sulla Revisione tra pari: 8 L’inclusione attiva come risposta alla crisi Il punto di vista di EAPN E’ dal 1990 che la Rete europea contro la povertà si batte per un approccio integrato in grado di affrontare la multidimensionalità, l’impatto e le cause della povertà. Nel 2000 EAPN ha sostenuto con forza il ruolo chiave del MAC/sociale nella realizzazione di queste strategie e, con le sue reti nazionali, ha attivamente partecipato, dal 2000 al 2010, allo sviluppo dei Piani di azione nazionale per l’inclusione e, dal 2005, ha sempre lottato affinché i Rapporti strategici nazionali sulla protezione sociale e l’inclusione sociale poggiassero su approcci efficaci, multidimensionali e 19 basati sui diritti . L’impatto dell’attuale crisi economica e finanziaria esaspera i fenomeni di povertà mettendo tante persone in ginocchio. 16 Secondo lo studio “Flash Survey” di Eurobaromentro del maggio del 2010, il 75% delle persone che vive nell’UE pensa che, negli ultimi dieci anni, la povertà nei loro paesi sia aumentata; il 20% ha difficoltà a pagare le bollette e il 30% non riesce più a far fronte alle spese sanitarie. La disoccupazione dovrebbe arrivare al 10% con un 3% di 17 disoccupati di lunga durata , livelli che probabilmente EAPN e altre organizzazioni non governative sono attive a livello europeo affinché sia dato un seguito alla Raccomandazione del 1992 sul reddito minimo, mettendo in risalto i limiti di un approccio basato esclusivamente sull’attivazione. EAPN ha risposto alla Consultazione della Commissione sull’inclusione attiva, sviluppando una propria posizione politica in materia anche grazie a un seminario tenutosi a Parigi, nel maggio 2008 dove i membri di EAPN 20 hanno potuto concordare una posizione comune . Nello stesso anno, EAPN ha lanciato la Campagna per il reddito minimo adeguato (si veda: www.adequateincome.eu), chiedendo all’UE di sviluppare una Direttiva Quadro come strumento essenziale per garantire l’accesso a un reddito adeguato in tutta l’UE (si veda il cap. 2). Nell’ottobre del 2008 EAPN ha presentato alcune proposte importanti sull’inclusione attiva durante la Tavola rotonda sulla povertà e sull’inclusione sociale e, nel dicembre dello stesso anno ha portato avanti un’azione molto forte affinché la Raccomandazione della Commissione fosse finalmente approvata dai ministri per gli Affari Sociali. Nel 2009 EAPN ha lavorato a stretto contatto con il Parlamento europeo sul Rapporto e la Risoluzione per l’inclusione attiva che hanno questo tipo di approccio. aumenteranno grazie ai piani di rientro della maggior parte degli stati membri che tendono a ridurre la spesa pubblica con tagli ai sussidi e ai servizi pubblici. Il Rapporto del 2010 di EAPN sull’impatto sociale della crisi mette in evidenza l’enorme danno provocato da questo tipo di approccio (si 18 veda anche il cap. 5) . Nel 2010 EAPN ha continuato a spingere per una “road map” per l’implementazione dell’inclusione attiva, che ora fa parte della Strategia Europa 2020 e della Piattaforma 21 europea contro la povertà , che includa anche una Direttiva Quadro europea per garantire l’accesso a un reddito minimo adeguato, come pietra miliare di tutta la strategia. Con l’avanzare della crisi e nel contesto dei nuovi obiettivi contro la povertà contenuti in Europa 2020, l’inclusione attiva sembra offrire risposte adeguate per affrontare l’aumento della disoccupazione, della povertà e dell’esclusione sociale anche se molti governi non vanno in questa direzione preferendo approcci più tradizionali che impediscono l’attivazione attiva e penalizzano i disoccupati anche se il mercato del lavoro è sostanzialmente fermo. Le misure di austerità, che continueranno a tagliare sussidi e servizi, serviranno solo ad aumentare la povertà e l’esclusione sociale: un attacco diretto contro i più deboli e un’opportunità mancata di sviluppo dei principi di inclusione attiva vista come il fondamento di una politica di crescita inclusiva. Queste proposte sono state ulteriormente sviluppate durante 22 un’importante conferenza tenutati a Bruxelles nel 23 settembre del 2010 dove si è anche discusso un documento di lavoro sullo sviluppo di una Direttiva Quadro (si veda: www.eapn.eu e www.adequateincome.eu). EAPN ha anche contribuito attivamente al Rapporto del Parlamento europeo: Il ruolo del reddito minimo nella lotta contro la 24 povertà e la promozione di una società inclusiva . 19 Rapporto EAPN: Active Inclusion of People Excluded from the Labor Market, 6 maggio 2009. 20 Rapporto EAPN: Active Inclusion Seminar and Key Principles”, maggio 2008. 21 Proposte di EAPN per la Piattaforma europea contro la povertà, 30 giugno 2010. 16 Gallup Organization/Commissione europea: Eurobarometer Flash (284), maggio 2010. 22 EAPN, Laying the Foundations for a Fairer Europe: Ensuring Adequate Minimum Income for All, 24 settembre 2010. 23 Anne Van Lancker, EAPN Working Document on a Framework Directive on Minimum Income, settembre 2010. 17 EAPN, Is the European Project moving Backwards? The social impact of the crisis and government recovery policies in 2010, febbraio 2011. 18 Idem. 24 9 Rapporto del PE (2010/2039/(INI) adottato nell’ottobre 2010. Per EAPN, l’inclusione attiva assume un ruolo ancora più 25 importante in questi tempi di crisi . In effetti, nel primo e secondo studio di EAPN sull’impatto sociale della crisi, l’inclusione attiva è sempre stata considerata una delle strategie per sostenere le persone attraverso percorsi personalizzati di approccio a un lavoro decente accompagnato da un reddito adeguato garantito e dall’accesso a servizi di qualità. Perché questa pubblicazione? Questa pubblicazione esplora cosa sia, in realtà, la Strategia per l’inclusione attiva per: Modelli di reddito minimo adeguato sono essenziali per assicurare l’integrazione, l’inclusione sociale e la partecipazione attiva anche perché questi modelli, oltre a 26 promuovere una società più giusta e più sociale , sono degli stabilizzatori economici automatici. capire quali sono stati i progressi fatti fino ad ora, mettere in risalto le buone e le cattive pratiche, offrire alcuni elementi di base per far funzionare la Strategia a livello nazionale ed europeo. Questa pubblicazione è stata curata dai tre gruppi di lavoro di EAPN (Inclusione Sociale, Occupazione e Fondi Strutturali) con il sostegno del segretariato di Bruxelles. Si basa su studi di caso presentati dalle reti nazionali e dalle associazioni europee di EAPN. Il contenuto è stato discusso e approvato durante le riunioni dei gruppi di lavoro nel corso del 2010. 25 EAPN, Social Cohesion at stake: EAPN assessment of the social impact of the crisis (2009). Nel far conoscere le esperienze dei suoi membri, EAPN spera di aiutare gli altri attori e i governi a riconoscere il valore delle strategie di inclusione attiva e a convincerli a mettere l’inclusione attiva al centro delle nuove strategie di riduzione della povertà e dell’esclusione sociale, così come delineate in Europa 2020, dando così una risposta più giusta e più sostenibile alla crisi. 26 EAPN, Ricchezza, Disuguaglianza e Polarizzazione Sociale nell’UE – Quaderni di EAPN (www.cilap.eu, in italiano). 10 Reddito minimo cardine dell’inclusione attiva 02 11 Cos'è il reddito minimo Per “reddito minimo” si intendono quei benefici sociali dati a coloro che non lavorano; si tratta solitamente di contributi a carattere non contributivo, cioè sussidi dati a persone in età lavorativa che non hanno lavorato abbastanza a lungo per aver maturato il diritto ai sussidi di disoccupazione. Per “reddito minimo” spesso si intendono quelle 'reti di sicurezza di base', reddito di ultima istanza o assistenza sociale, ambedue diritti sociali, pietre miliari dello stato sociale. Si tratta di uno dei diritti contenuti nella Carta dei diritti fondamentali, garantendo il diritto a una vita dignitosa. disabili o malati mentali gravi che non riescono a trovare un lavoro che rispetti i loro bisogni, minoranze etniche o immigrati che spesso sono discriminati dai datori di lavoro, che non ricevono l'aiuto necessario dai servizi per l'impiego e spesso sono costretti a lavorare in nero, disoccupati di lunga durata che hanno perso il diritto alle indennità di disoccupazione. Chi vive di reddito minimo? La maggior parte di coloro che vive con il reddito minimo si sente stigmatizzata, demoralizzata, senza speranza: la pochezza del reddito minimo e la difficoltà ad accedervi aumentano ulteriormente il senso di esclusione. Coloro che vivono con il reddito minimo sono persone che non posseggono altre risorse. Nella maggior parte dei paesi si tratta di: Perché un reddito minimo adeguato è importante genitori, in special modo se soli, che non possono trovare lavoro che garantisca sia la fuoriuscita dalla povertà sia servizi per la cura dei propri figli, anziani che sono stati dichiarati “esuberi” o che per tutta la vita si sono dedicati al lavoro di cura, giovani che non riescono a trovare un lavoro o un lavoro in grado di renderli autonomi (in molti paesi questi giovani non possono accedere al reddito minimo perché non hanno ancora compiuto 25 anni o perché hanno problemi di residenza), In Europa, il diritto a un reddito minimo adeguato è una delle rivendicazioni principali del movimento contro la povertà perché è la chiave per raggiungere un livello di qualità di vita accettabile e dignitoso per tutti, basato sui diritti 27 fondamentali . C'è anche da tenere presente che il diritto al reddito minimo adeguato non è un beneficio solo per le persone singole ma aiuta a costruire società più sane, più coese e più sostenibili dove la ricchezza è equamente distribuita. 27 EAPN, Il reddito minimo in Europa, Quaderno di EAPN (www.cilap.eu, in italiano. Cosa vuol veramente dire vivere con il reddito minimo28 Quando il reddito minimo non basta per vivere dignitosamente: “Il reddito minimo ti fa sopravvivere, non vivere” 29 “Non posso essere socievole. La mia autostima è sotto i piedi perché vivo giorno per giorno ” Quando non basta per i bisogni di base: “Posso permettermi solo cibo poco caro;; frutta e verdura per i bambini sono troppo cari;; il “cibo sano” per me costa troppo” “Con il reddito minimo non si paga neanche l'affitto” “Il costo del cibo, le bollette aumentano, il costo della vita aumenta ma a questo aumento non corrisponde un aggiustamento delle pensione o dei sussidi” “Vivere con il reddito minimo è peggio che sopravvivere. Non è possibile arrivare alla fine del mese senza chiedere soldi in prestito” Garantire un reddito minimo adeguato non è solo un diritto sociale ma un investimento nelle persone, nelle famiglie, nelle comunità e la costruzione di un'economia sociale e sostenibile. 28 Frasi estratte dai rapporti degli Incontri europei delle persone in povertà )2001 – 2009). 29 Questa frase è tratta da EAPN, Voices from the Poverty Line, 2006. 12 I benefici per la persona Posso pagare la luce e le altre bollette senza preoccuparmi di averle tagliate, di indebitarmi o cadere nelle mani degli usurai” “Posso pianificare le mie giornate e cercarmi un lavoro, seguire una formazione senza preoccuparmi di come arrivare alla fine del mese” “Mi sento meno sotto pressione, è più facile dirigere la mia vita e le mie relazioni: mi sento più sano e più tranquillo” “Posso offrire ai miei figli una vita migliore e far sì che la mia povertà non contagi anche loro” “Posso uscire, farmi degli amici, stabilire nuovi contatti sociali e reti” “Posso partecipare e contribuire alle attività della mia comunità” 7 RAGIONI PER ANDARE AVANTI: ORA! 1. Gli stati membri si sono già impegnati, a livello europeo, a garantire a tutti il reddito minimo adeguato, ma si procede molto lentamente 2. Il reddito minimo, se adeguato ai bisogni delle persone, è uno strumento fondamentale per prevenire la povertà e l'esclusione sociale ed è uno strumento essenziale per raggiungere gli obiettivi contro la povertà contenuti in Europa 2020 3. Il reddito minimo dà alle persone in difficoltà la sicurezza a lungo termine di cui hanno bisogno per costruire percorsi lavorativi, migliore partecipazione sociale o altre forme di inclusione 4. Il reddito minimo assicura l'inclusione sociale di coloro che non possono lavorare a causa di disabilità, malattie di lungo corso o problemi mentali, età o impegni familiari o nel caso in cui il mercato del lavoro sia fermo 5. Il reddito minimo, se adeguato, può essere un catalizzatore per garantire salari dignitosi se superiori al reddito minimo adeguato, rispettando una gerarchia positiva 6. Il reddito minimo offre solide basi per una società coesa e solidale 7. Nell'attuale crisi economica, il reddito minimo adeguato non solo aiuta chi è senza lavoro ma offre una possibilità di aumentare la base dei consumatori e, in quanto stabilizzatore automatico, sostiene l’economia. I BENEFICI PER LA SOCIETA' – COSTRUIRE UN'ECONOMIA SOCIALE E SOSTENIBILE Reddito minimo adeguato vuol dire che le persone possono avere uno stile di vita più sicuro e pianificare per tempo il loro futuro, evitando una spirale in discesa, senza speranza e foriera di esclusione sociale La povertà di reddito può essere prevenuta/alleviata perché può causare malattie: permettere alle persone di essere in salute riduce i costi a lungo termine della società Un reddito minimo adeguato offre una base per poter cercare con tranquillità un lavoro decente, soluzione a lungo termine della povertà Chi usufruisce del reddito minimo può provvedere in maniera stabile ai propri figli e sviluppare relazioni familiari di qualità Poter contare su un reddito stabile vuol dire continuare a spendere e consumare beni e servizi, supportando un'economia più sostenibile Il reddito minimo adeguato è un deterrente verso il lavoro nero Un reddito adeguato offre sicurezza e rafforza il capitale sociale supportando la creazione di una società più coesa, con meno tensioni sociali 13 Lotta contro la povertà: passi avanti importanti ma non sufficienti Nel 1992 l'UE si è trovata d'accordo sull'importanza di 30 assicurare risorse sufficienti per una vita dignitosa” . Questo accordo è stato reiterato, nell'ottobre del 2008, con la Raccomandazione della Commissione sull'inclusione attiva. Allo stato attuale schemi di reddito minimo sono attivi nella maggior parte degli stati membri (eccetto Ungheria, Italia e 31 Grecia) e nei paesi EFTA (eccetto la Norvegia” . Prima della crisi ci furono segnali che indicavano che alcuni paesi, come la Bulgaria, l'Austria e il Belgio, stavano rispondendo positivamente alla Raccomandazione sull'inclusione attiva cercando di rafforzare e rendere più adeguati i diversi modelli di reddito minimo con un approccio basato sui bisogni. Si è anche visto un miglioramento dei sussidi e delle politiche dell'impiego per ridurre le trappole della povertà tra il lavoro e il sistema dei sussidi. Nel febbraio 2009 la valutazione della Commissione sulle riforme fiscali e sussidi evidenziava che, tra il 2001 e il 2007, i più consistenti passi in avanti nel ridurre le trappole della disoccupazione per tutte le tipologie di famiglie, si erano ottenuti in Francia, Slovacchia, Finlandia, Svezia, Belgio e Danimarca. Queste misure includevano la riduzione dei prelievi fiscali per i salari più bassi e maggiori benefici per i lavoratori, evitando così la disincentivazione finanziaria. Nello stesso tempo si erano ridotte le trappole del nonlavoro. Comunque, secondo un recente studio della Rete europea di 32 esperti indipendenti sull'inclusione sociale , la maggior parte di questi schemi sono tutt'altro che adeguati. Come sottolineato nel Rapporto congiunto sulla protezione sociale e l'inclusione sociale del 2010: “le indennità sociali da sole non sono sufficienti per far uscire dalla povertà benché ne 33 riducano l’intensità . 30 Raccomandazione del Consiglio 92/441/CEE – 24 giugno 1992 sui criteri comuni riguardanti risorse adeguate e assistenza sociale nei sistemi di protezione sociale. 31 EAPN, Il reddito minimo nell’UE (www.cilap.eu, in italiano). 32 Si veda il Rapporto degli esperti indipendenti sul reddito minimo, 2008. 33 CE/CPS Rapporto congiunto sulla protezione e l’inclusione sociale, 2010. 14 Le lacune di aggiornamento, copertura e utilizzo essere rifiutati centuplicano le difficoltà e riducono a zero le possibilità di questa gente di trovare un lavoro o impegnarsi nella loro comunità di appartenenza. Il basso livello degli aiuti non è però l’unico problema. Il Rapporto di sintesi degli esperti indipendenti (CE 2009) sottolinea che i sussidi non sono sufficientemente in linea con il costo reale della vita, una “tendenza secondo la quale il totale dei sussidi corrisponde sempre meno al costo generale della vita. Nel tempo, i sussidi “perdono terreno” in Rapporto agli aumenti dei salari”. Altro problema: la copertura è giudicata debole o discriminatoria: non tutti i gruppi sono uguali in relazione all’accesso ai sussidi per motivi di differenze geografiche o perché legati a restrizioni specifiche imposte ad alcuni gruppi specifici. Si evidenzia anche un basso tasso di richiesta di aiuti da parte delle persone in difficoltà, compresi gli aventi diritto. Le cause di quest’ultimo fenomeno sono multiple: la crescente complessità di accesso, la reticenza di taluni a richiedere gli aiuti ai quali avrebbero diritto per paura dello stigma che questi comportano. Il risultato è che nella maggior parte dei paesi il tasso di richiesta si aggira intorno al 40 – 80% degli aventi diritto, per attestarsi in paesi come l’Austria, secondo l’OCSE, al 50%. Questi livelli evidenziano una dispersione di finanze pubbliche e rendono i sistemi di reddito minimo meno capaci di raggiungere il loro scopo, cioè di ridurre la povertà e l’esclusione sociale. “Mi vergogno di dipendere dal reddito minimo garantito. Ho sempre voluto lavorare e sentirmi utile”. L’impatto della crisi e le misure di austerità All’inizio della crisi sembrava che la maggior parte dei paesi fossero d’accordo ad aumentare temporaneamente il reddito minimo per stimolare la domanda. In effetti, l’UE ha rapidamente riconosciuto il valore del reddito minimo in quanto “stabilizzatore automatico” all’interno dei sistemi di protezione sociale. Come sottolinea il Rapporto Congiunto 2010, secondo gli stati membri tra il 15 e il 35% delle fluttuazioni economiche sono attenuate grazie agli stabilizzatori automatici. Ma, come del resto riportato dal Rapporto, questo riconoscimento è stato praticamente spazzato via dalle politiche perseguite dagli stati membri da quel momento in poi, orientandosi verso un restringimento dei criteri di esigibilità e imponendo condizioni sempre più dure. Le sanzioni, che puntano alla riduzione o alla cancellazione dei sostegni sociali, si moltiplicano e toccano tutti coloro che, si presume, non abbiano fatto tutti gli sforzi necessari per trovare un lavoro. Insufficiente per pagare i servizi di base Nell’estate del 2010, sotto la pressione del Pacchetto UE per la governance economica e delle richieste del Patto di Stabilità e Crescita, la maggior parte dei paesi introdusse drastiche misure di austerità, tagliando il reddito minimo, i 34 sussidi sociale e restringendone i criteri per l’elegibilità , aumentandone le difficoltà di accesso e quindi aumentando il divario tra ricchi e poveri, mettendo a rischio la coesione sociale e minacciando la ripresa economica dato che la domanda rallenta e le famiglie sono costrette a indebitarsi. Il risparmio dovuto ai tagli delle spese è una soluzione a breve termine che sarà completamente divorato dalle nuove domande alle quali la sanità pubblica e i servizi sociali dovranno far fronte. L’adeguatezza del reddito minimo si misura se è in grado o meno di garantire l’accesso ai beni e ai servizi, con l’alloggio una delle spese principali. Da qui la decisione di molti stati membri di aumentare gli aiuti per la casa che vanno ad aggiungersi alle altre prestazioni sociali. Malgrado ciò la vita di tanti continua a essere una guerra continua per arrivare a coprire le spese di base: l’aumento del costo del cibo, le bollette della luce e del riscaldamento, i trasporti pubblici per presentarsi a un’intervista di lavoro, il prezzo delle medicine, la cura dei bambini, l’iscrizione a un corso o la ricerca di un lavoro sono tutti costi che rischiano seriamente di continuare ad aumentare a causa della crisi e dell’impatto delle misure di austerità, che colpiscono pesantemente i servizi pubblici, I principi comuni per il reddito minimo Lo stigma e la discriminazione La Raccomandazione della Commissione conferma il diritto individuale alle risorse e all’assistenza sociale che devono essere “abbastanza per una vita compatibile con la dignità umana”, così come riconosciuta dalla Raccomandazione del Consiglio 92/441/ECC. EAPN propone criteri per un reddito 35 adeguato per l’inclusione attiva . Lo stigma che si portano dietro i beneficiari di reddito minimo è una delle cause principali di malattia mentale e di sofferenza. Qualificati come “parassiti”, moltissimi tra loro sono vittime di discriminazione quando cercano un lavoro, un appartamento o hanno bisogno di cure mediche e altro. L’attitudine negativa di alcuni impiegati dei servizi sociali umilia i possibili beneficiari, confermando il loro già presente senso di inutilità e sconfitta. Il cambiamento delle modalità per poter usufruire del reddito minimo, l’indurimento delle sanzioni e della condizionalità, la riduzione se non la perdita del sussidio – spesso notificata all’ultimo minuto -, la ricerca di un lavoro, quasi impossibile da trovare, sono altrettanti elementi che possono fagocitare una pressione intollerabile. La perdita di autostima, l’umiliazione costante e il senso di 34 EAPN 2010 Rapporto della crisi: Is the European Project moving Backwards? The social impact of the crisis and the recovery policies in 2010, febbraio 2011. 35 EAPN, Principles for Active Inclusion: Rapporto del Seminario sull’Inclusione Attiva di EAPN, maggio 2008. 15 sistema per fissare questo livello, cioè, propone di concordare uno standard relativo che garantisca che il reddito minimo elargito sia “almeno pari alla soglia di povertà” (60% del reddito mediano). Questo sistema però non risponde ai bisogni di famiglie specifiche o di specifici gruppi bersaglio non coprendo, per esempio, i costi dei trasporti o di assistenza ai bambini, di cui i genitori soli hanno bisogno, né coprirebbe le spese per l’istruzione, viaggi di studio inclusi; non coprirebbe i costi di apprendimento della lingua per gli immigrati né, infine, assicurerebbe un reddito decente ai disabili o a coloro che hanno bisogno di cure a lungo termine. I PRINCIPI EAPN PER IL REDDITO MINIMO ADEGUATO 1. Adeguato per una vita dignitosa 2. Non collegato allo stato lavorativo 3. Facile da capire, chiaro ed efficiente 4. Continuo e sostenibile nel tempo Un altro metodo consiste nel calcolare il livello di reddito minimo ancorandolo ai costi dei beni e dei servizi essenziali. Chiamato “approccio di bilancio standard” (si veda sotto) questo metodo può essere messo a regime calcolando i costi reali attraverso l’utilizzo di esperti e appoggiandosi su focus group. Bisogna comunque tenere presente che questo sistema può essere legittimato solo mettendo in essere un processo di governance partecipativo in grado di assicurare il consenso sul bilancio standard da applicarsi nei contesti nazionali o sub37 nazionali . Questo standard può essere calcolato tenendo presente le necessità delle diverse tipologie di gruppi/famiglie coinvolgendo sia le persone in povertà sia altri gruppi socio-economici. Questo metodo potrebbe essere utilizzato con successo se periodicamente aggiornato. 5. Gerarchia positiva tra reddito minimo e salari 1. Adeguato per una vita dignitosa La Raccomandazione del 1992 chiede agli stati membri di assicurare “risorse e assistenza sociale sufficienti per vivere in modo dignitoso”. Malgrado ciò, non si è giunti a nessun accordo sui principi e i criteri né, tanto meno, sulla metodologia da seguire per stabilire a quanto effettivamente corrisponda un reddito adeguato. Molti i metodi proposti per cercare di fissare un criterio di adeguatezza che, comunque, devono sempre tener conto degli standard medi delle regioni o dei paesi di cui si tratta. 36 Il Rapporto 37 Si veda l’approccio proposto da EAPN Irlanda nel progetto Social Standard: www.eapn.ie. Questo progetto ha proposto l’attivazione di un processo molto preciso attraverso il coinvolgimento di focus group regionali di persone in povertà e di persone con redditi medi per arrivare a stabilire l’adeguatezza del reddito minimo come base per coprire una serie di servizi e prodotti concordati e adattati ai contesti nazionali e regionali (cibo, servizi di base, trasporti, istruzione, sanità, abbigliamento, vita sociale e culturale, partecipazione, ecc.). di sintesi degli esperti Indipendenti propone un 36 Hugh Frazer e Eric Malier, Rete UE di esperti Indipendenti sull’inclusione sociale, Syntesis Report on Minimum Income Scheme across the EU Member States, ottobre 2009. Bilanci di riferimento e standard contestualizzati per il reddito minimo I bilanci di riferimento sono modelli di spesa sviluppati per diverse tipologie di famiglie per aiutarle a raggiungere un livello di vita precedentemente concordato. Possono basarsi su dati empirici o costruiti da esperti. Molti paesi dell’UE hanno sviluppato i propri bilanci di riferimento che vengono usati per una vasta gamma di scopi, consigli di natura finanziaria o per l’indebitamento inclusi, per misurare i livelli di povertà, per dare consigli o per calcolare la capacità di spesa. PROGRESS (2007 - 2013), il programma europeo per l’occupazione e la solidarietà sociale, ha finanziato un progetto sui bilanci di riferimento al fine di scambiare i differenti approcci. Il progetto è stato coordinato da Dachorganization ASB in collaborazione con ECDN (Rete europea sui debiti dei consumatori): www.referencebudgets.eu e www.asb-gmbh.at/ecdn-for-drawing-up-the-requirements-of-a-minimum-incomescheme. Nel novembre del 2010, sotto gli auspici della Presidenza del Belgio, si è svolta una specifica revisione tra pari sui bilanci di riferimento che si è concentrata sulla buona pratica del Belgio sull’utilizzo dei bilanci di riferimento come punto di riferimento per assicurare l’adeguatezza del reddito minimo (si veda: www.peer-review-social-inclusion.eu/peer-reviews/2010/using-referencebudgets-for-drawing-up-the-requirements-of-a-minimum-income-scheme. Nel Regno Unito, lo standard di reddito minimo (MIS) è stato sviluppato unendo i sistemi predisposti dal Centre for Research in Social Policy e di Family Budget Unit, fondato dalla Fondazione Joseph Rowntree. La definizione di standard di reddito minimo reddito minimo socialmente accettabile così come stabilito da gruppi di persone supportate da esperti del settore. “Lo 2.prevede Non un collegato allo stato lavorativo standard minimo oggi nel Regno Unito comprende, anche se è molto più di questo, cibo, abbigliamento e casa. Si tratta di definire di cosa si ha bisogno per avere le opportunità e la possibilitàresponsabilità. di scelta necessarie partecipare nella vitaadeguato della società”. Però, ilper diritto a un reddito non Il diritto a un reddito adeguato, per essere sostenibile, devetappe, coinvolgendo focus group e esperti (si veda: www.asb-gmbhLo standard si sviluppa attraverso un processo a sette può dipendere unicamente da tutto ciò. Un approccio più essere scollegato dall’obbligo di accettare qualsiasi lavoro, at/budgets/images/conference09/uk_poster-mis.pdf). efficace, basato sui diritti, vuol dire stabilire che il reddito senza tener conto della sua scarsa qualità, del salario adeguato è un diritto umano (unito al diritto a un lavoro particolarmente basso o delle cattive condizioni lavorative. decente e a servizi di qualità), vuol dire recepire fino in fondo La maggior parte dei sistemi di welfare si basano il fatto che le persone hanno bisogno e vogliono lavorare; sull’assunto che la ricerca di un lavoro è un dovere e una in altre parole, serve un approccio socialmente più giusto e p 16 Austria: il reddito minimo basato sull’accertamento del reddito In Austria si sta pianificando un nuovo schema di reddito minimo che sincronizza i modelli esistenti a livello federale. I suoi obiettivi principali sono la realizzazione di standard di reddito minimo e migliore accesso ai trasferimenti sociali, aumentando il tasso di richiesta che gli esperti austriaci giudicano essere, al momento, non più del 50%. Questo nuovo sistema standardizza le regole per l’accesso al reddito minimo che saranno applicate in tutto il paese (requisiti di accesso, regole per eventuale recupero, livello di reddito minimo generalizzato e legge valida su tutto il territorio). Tutti i beneficiari avranno anche il diritto ad accedere all’assicurazione sanitaria. Il reddito minimo coprirà i costi per la casa, quelli per vivere e per le spese sanitarie. Una persona sola avrebbe a disposizione 744 euro, per 12 volte l’anno, circa 200 euro al di sotto della soglia di povertà. Benché questa nuova proposta stabilisce dei criteri per l’adeguatezza, essa non è abbastanza generosa da coprire interamente i costi dell’affitto e dell’uso di energia elettrica o quelli per eventuali bisogni specifici. Sarà dato alle famiglie piuttosto che ai singoli e, comunque, è ben al di sotto della soglia di povertà. Ottenere questo beneficio dipenderà dalla offerta o meno di lavoro, cioè il reddito minimo diminuirà del 50% se si giudica che la persona non abbia “voglia di lavorare”. Questa nuova proposta dovrebbe aumentare il livello del reddito minimo ma fa ben poco per risolvere il problema della mancanza di informazioni sul diritto o per risolvere il grande stigma che queste persone si portano dietro. Contatto: Verena Fabris/EAPN Austria, verena@fabris@volkshilfe.at: www.Armutkonferenz.at 3. Facile da capire, chiaro ed efficiente semplificare l’accesso ai benefici, compiendo un decisivo passo in avanti verso la chiarezza, la semplificazione e la trasparenza. Solo così si riuscirà a raggiungere coloro che ne hanno più bisogno, aiutandoli a uscire dalla povertà. Secondo molte reti nazionali di EAPN molti servizi a carattere universale come, per esempio, i sussidi all’infanzia non basati sul reddito, riescono meglio ad arrivare a chi ne ha maggior bisogno. Anche il diritto soggettivo ai benefici riduce lo stigma e aumenta la richiesta migliorandone di La maggior parte degli stati membri non sono in grado di garantire che chi ne ha diritto usufruisca realmente dei benefici esistenti sia perché i sistemi sono opachi e poco chiari, sia perché sussidi a disposizione sono gestiti in modo tale da sembrare dei labirinti inestricabili sia perché richiedere sostegno è accompagnato da un forte stigma sociale che colpisce i possibili beneficiari. I sistemi di welfare, se vogliono essere efficaci ed efficienti, devono 17 conseguenza l’efficacia e riducendo la povertà. costruzione di relazioni collaborazione reciproche. Implementare il diritto ai sussidi, comunque, dipende da servizi informativi pro-attivi. I servizi pubblici di welfare e i servizi per l’impiego devono diventare più professionali fornendo informazioni migliori e più puntuali, aiutando chi ne ha bisogno e assicurando un coordinamento orizzontale con tutti gli altri servizi (casa, istruzione, sanità, ecc.). basate sulla fiducia e la La credibilità di tutto il sistema ne uscirà vincente dato che si avranno meccanismi più trasparenti di monitoraggio e valutazione dell’efficacia dei servizi preposti a garantire un reddito adeguato a tutti coloro che ne hanno bisogno e valutando come e quanto hanno impattato sulla povertà basandosi su un ascolto regolare dei beneficiari. Il riconoscimento dei diritti deve essere alla base della relazione con le persone interessate ed essere centrale nella Finlandia: valutazione indipendente delle pensioni e del sistema dei sussidi Utilizzando un Comitato indipendente, la Finlandia ha portato avanti una revisione globale e una riforma del sistema previdenziale e di sussidi, con l’intenzione di rendere più attraente il lavoro, ridurre la povertà e assicurare un reddito minimo adeguato durante tutto l’arco della vita. La Costituzione finlandese stabilisce che tutti hanno diritto alla sussistenza di base, alle cure e alla sicurezza di un reddito in caso di disoccupazione, malattia, disabilità o vecchiaia anche se il concetto di “adeguatezza” non è definito. Due le Raccomandazioni adottate fino ad oggi: l’introduzione di uno standard ragionevole per le pensioni minime (685 euro al mese) a partire dal Marzo del 2011 e la decisione di collegare le indennità sociali di base (reddito minimo, benefici per l’infanzia, sussidi all’affitto, asili nido privati) all’indice dei prezzi al consumo. Rimane però il fatto che non alzando le indennità sociali di base si rischia di aumentare la povertà e l’esclusione sociale. Contatto: Kirsi Vaatamoinen, Federazione finlandese per il welfare e la sanità/EAPN Finlandia, kirsi.vaatamoinen@stkl.fi. 18 4. Continuo e sostenibile nel tempo loro livello di reddito, senza per giunta essere avvertiti e, quindi, senza avere il tempo di cercare altre soluzioni. Per evitare le tante trappole della povertà, molta attenzione deve essere posta a tutto ciò che riguarda la “transizione” da un tipo di indennità a un’altra (per es., dall’assistenza sociale ai crediti d’imposta, dal reddito minimo ai sussidi di disoccupazione e altri ammortizzatori sociali). Un approccio dal basso verso l’alto che affermi il diritto delle persone a prestazioni adeguate calcolate in funzione dei loro bisogni e come motore di veri percorsi di inclusione, in accordo con le persone coinvolte, affronterebbe con maggiori possibilità di successo i tanti buchi del sistema. Uno dei problemi principali per le persone in povertà è la discontinuità del sostegno finanziario dovuta a l’implementazione di sanzioni, al restringimento della platea degli aventi diritto o alla precarietà dei lavori che, benché precari e con salari molto bassi, fanno comunque perdere il diritto al sostegno economico o ad altri aiuti che, una volta persi, richiedono tempo per essere richiesti di nuovo. Tutto questo porta alla disperazione, a difficoltà di varia natura, a dover contrarre debiti e a sfiducia nelle proprie capacità. Le persone in povertà devono poter pianificare le loro spese e le loro vite, senza essere sottoposti a cambiamenti repentini (specialmente per quanto riguarda eventuali riduzioni) del Paesi Baschi: il diritto al reddito minimo garantito I Paesi Baschi sono stati i primi, negli anni ’80, a sviluppare un piano integrato per combattere la povertà in Spagna. Nel 1989 si approvò il primo schema di reddito minimo garantito, in seguito sostenuto dalla legge contro l’Esclusione che ha stabilito il diritto al reddito minimo basato sui diritti soggettivi. Il reddito minimo garantito mira a coprire le spese di base e bisogni multipli, specialmente l’accesso e la capacità di mantenere un alloggio, affitto incluso. L’introduzione delle misure per incentivare l’occupazione ha messo in risalto gli aspetti positivi del lavoro per i beneficiari evitando però la deduzione automatica dei salari. Il reddito minimo nei Paesi Baschi copre il 38,4% del totale di tutto il reddito minimo in Spagna malgrado il fatto che solo il 2,5% della popolazione basca viva sotto la soglia della povertà. Il reddito minimo ha contribuito notevolmente a diminuire la povertà in un contesto geografico particolarmente difficile, segnato da un aumento dell’immigrazione da paesi non comunitari e dalla crisi finanziaria. Il governo basco pensa che il reddito minimo garantito sia “del tutto compatibile con il miglioramento delle condizioni di vita del resto della società”. Fino al 2008il reddito minimo andava di pari passo a un forte aumento dell’occupazione costituendo un volano importante per il miglioramento generale dei livelli di vita della popolazione basca ma, attualmente, sta dando un contributo importante a tutti coloro che si trovano ad affrontare l’impatto della crisi economica. Paragonando i tassi di disoccupazione baschi con quelli del resto della Spagna si evince il forte legame tra reti di sicurezza più sviluppate e prevenzione della disoccupazione. Nei primi mesi del 2010, il tasso di disoccupazione nei Paesi Baschi era di 9,1 punti inferiore del tasso medio del resto del paese (10,9 contro 20%) malgrado il fatto che la disoccupazione basca è andata aumentando a partire dal 1978 fino ai primi anni ’90. Contatto: Graziela Malgesini/EAPN Spagna, graziela.malgesini@hotmail.com Fonte: Sig. Luis Sanzo, governo dei Paesi Baschi. 19 dubbio più efficace è quello di usare un reddito sociale adeguato reddito minimo incluso, come uno strumento positivo di base per il percorso verso l’inclusione. I livelli dei salari devono essere abbastanza alti da compensare la perdita di eventuali benefici, come la casa o i sussidi all’infanzia, permettendo così alle persone di vivere dignitosamente e avere un salario adeguato. Il legame tra il reddito minimo e il salario minimo deve basarsi sui diritti e creare una gerarchia progressiva tra i due, garantendo un reddito minimo adeguato ma assicurando anche che il salario minimo sia superiore, in termini reali, e sia regolarmente aggiornato. Questo approccio assicura il mantenimento dei giusti incentivi al lavoro, riduce in modo sostanziale il rischio di povertà e offre una base di consumo utile per l’economia. 5. Una gerarchia positiva tra reddito minimo adeguato e salari Uno degli elementi cardine della Strategia “che il lavoro paghi” è stato l’introduzione di riduzioni o multe per creare gli “incentivi” necessari per far accettare alle persone lavori spesso mal pagati e di bassa qualità. L’uso dei sussidi come “carote e bastoni” è disumano, è una violazione dei diritti umani ed è motivo di tanta infelicità e di tante difficoltà. Inoltre è contro-produttivo e molto probabilmente inutile se quello che si vuole è incoraggiare le persone a pianificare il loro futuro e le loro vite o avvicinarsi alla ricerca di un lavoro in modo positivo. Un approccio senza Francia: Revenu de solidarité active (RSA) – creare una gerarchia positiva / ridurre le trappole tra lavoro e sussidi Il meccanismo RMI – che univa la garanzia del reddito e le indennità di disoccupazione – è stato in vigore in Francia per una ventina di anni, fino al 2009 e puntava a dare a tutti coloro con più di 25 anni un reddito di base. Il meccanismo ha però mancato l’obiettivo di inserimento nel mercato del lavoro e nella società nel suo complesso. RSA, il nuovo strumento di cui si è dotata la Francia, rafforza i legami tra sussidi e impiego per evitare di far aumentare le fila dei “lavoratori poveri” di migliorare i loro salari grazie ai sussidi. Dall’ottobre 2009, anche i ragazzi con meno di 25 anni possono usufruire di questo strumento, basta che abbiano lavorato almeno 2 anni nel corso degli ultimi 3. Alcune persone in povertà hanno partecipato a un progetto pilota sul RSA, nel quadro di un grande meccanismo di governance che associa le principali parti in causa. Due le principali difficoltà di questo meccanismo. Da una parte, non si affronta il problema dell’adeguatezza del reddito; lo scopo principale è garantire una “giusta” retribuzione del lavoro. Le organizzazioni sociali hanno richiesto un aumento del RMI per almeno 5 anni che riassorbirebbe i ritardi registrati sui redditi dei disabili e dei pensionati: la proposta è stata cassata. Dall’altra parte, RSA non ha migliorato la condizione di coloro che sono più lontani dal mercato del lavoro. Il meccanismo di condizionalità messo in essere sanziona coloro che non rispettano i termini del loro contratto d’integrazione o che rifiutano due offerte di lavoro che corrispondono alle loro qualifiche, senza tener conto della qualità del lavoro offerto. Contatto: Bruno Groues, UNIOPPS/EAPN Francia, bgroues@uniopps.fr 20 La campagna di EAPN sul reddito minimo – Per una Direttiva quadro EAPN sta conducendo una campagna sul reddito minimo inteso come diritto umano di base e con l’obiettivo di far comprendere cosa significhi veramente vivere con un reddito non adeguato. Coordinata da Bruxelles, la campagna, grazie all’impegno di mol te reti nazionali di EAPN, ha coinvolto la maggior parte degli stati membri. E’ dal 2000 che EAPN lavora per il riconoscimento del reddito minimo con particolare attenzione alla realizzazione della Strategia per l’inclusione attiva e della Raccomandazione della Commissione. Dal 2008, EAPN ha lanciato una campagna su larga scala, pubblicando volantini, manifesti e cartoline per far conoscere la realtà del reddito minimo in Europa, prendendo in considerazione elementi quali la sua adeguatezza, l’accessibilità, la copertura,l’esigibilità, lo stigma e la discriminazione. Nel 2009 abbiamo rivolto un appello ai politici, tradotto in 21 lingue e adattato a 23 diverse realtà nazionali. Questo appello è stato firmato da importanti personalità come, per esempio, il già segretario generale della CES John Monks, il Presidente della Piattaforma sociale Conny Reuter, il già Presidente della Commissione europea, Jacques Delors, il premio Nobel Dario Fo, il già Presidente del Comitato per la Protezione Sociale Elise Williams, accademici, europarlamentari, giornalisti. L’appello, e la lista dei firmatari, è stato pubblicato dai media nazionali ed europei mentre si apriva alla firma dei cittadini attraverso una petizione on-line. Sono stati prodotti alcuni documenti in materia, incluso What EAPN Wants, una panoramica dei diversi modelli di reddito minimo vigenti in Europa;; un Quaderno di EAPN sull’adeguatezza del reddito minimo e un saggio sui miti e le realtà del reddito minim o scritto dal prof. John Veit-Wilson. Nel 2010 i membri di EAPN si sono impegnati in una serie di attività, dal mandare lettere ai ministri all’invitare i parlamentari nazionali ed europei a discutere per un giorno sul reddito minimo. A settembre del 2010, EAPN ha organizzato un’importante conferenza per lanciare i risultati della ricerca condotta da alcuni suoi esperti sulla proposta di sviluppare una Direttiva quadro dell’UE per garantire un reddito minimo adeguato in tutta l’UE. Questa proposta è stata ulteriormente fatta avanzare grazie alle audizioni organizzate dal Gruppo Verde del Parlamento europeo. La nostra richiesta ha anche ottenuto il supporto della Confederazione europea dei sindacati, dal Rapporto del Parlamento europeo sul reddito minimo (2010) e, recentemente, dal Rapporto del Comitato delle Regioni povertà (Comitato delle Regioni, Report sulla Piattaforma europea contro la (ECOS-V-012), the European Platform Against Poverty, aprile 2011) e dal Comitato economico e sociale europeo. Per saperne di più: www.adequateincome.eu. 21 Raccomandazioni Per l’Unione europea Nel quadro di Europa 2020, la Piattaforma europea contro la Povertà e il MAC sociale: La Commissione dovrebbe elaborare Raccomandazioni specifiche dirette agli stati membri che non hanno rispettato i propri obblighi rispetto alla richiesta che il reddito minimo sia superiore alla soglia di povertà (Raccomandazione del ’92 del Consiglio); garantisca il diritto al ricorso in caso di mancata emissione, Monitori e valuti regolarmente attraverso il MAC sociale nel contesto di Europa 2020 e la Piattaforma contro la povertà, che garantisca, come misura ad interim, livelli di reddito minimo in tutti gli stati membri che siano almeno pari alla soglia di povertà (60% del reddito mediano). Per gli stati membri Far comprendere l’importanza di un reddito minimo adeguato per promuovere la coesione sociale e un’economia più giusta e più sostenibile; servirsi del MAC sociale per migliorare la comparazione dei dati e condurre studi che valutino l’efficacia e l’efficienza del reddito minimo; assicurare un reddito minimo adeguato a tutti, almeno allo stesso livello della soglia di povertà, per consentire a tutti una vita dignitosa, implementando la Raccomandazione del Consiglio del ’92 e quella della Commissione del 2008 sull’inclusione attiva;; produrre una Direttiva quadro europea che garantisca il diritto al reddito adeguato prendendo spunto dal parere del Comitato delle Regioni, del Palamento europeo e del CES che: stabilisca una definizione comune di adeguatezza, criteri e principi comuni, dia metodologia comune per stabilire standard nazionali di reddito minimo utilizzando i metodi del budget consensuale, assicuri una copertura simile per tutti i gruppi e in tutte le aree geografiche, sviluppare una metodologia condivisa di budget standard, che coinvolga le persone in povertà, in grado di calcolare standard accettabili che fissino basi adeguate per calcolare un livello di vita dignitoso, utilizzando le buone pratiche nell’UE; monitorare e valutare l’impatto positivo degli standard di reddito sulla coesione sociale e l’economia. 22 Accesso a servizi di qualità 03 23 Introduzione Nell’UE questi servizi sono stati ulteriormente suddivisi in Servizi di Interesse Economico Generale (SIEG) e in Servizi di Interesse Generale (SIG). Si definiscono SIEG “quei servizi essenziali dove è necessaria la regolamentazione dello stato per assicurarne il corretto svolgimento ma che si pensa abbiano una natura economica collegata all’esistenza di un mercato come, per esempio, l’elettricità, il gas o le telecomunicazioni”. Il Metodo Aperto di Coordinamento per la protezione sociale e l’inclusione sociale ha ormai riconosciuto che i servizi pubblici di qualità (in particolare servizi sanitari, casa, trasporti, scuole, formazione e servizi per la cura dell’infanzia) sono strumenti fondamentali per garantire i diritti fondamentali e prevenire la povertà. Lo sviluppo della Strategia per l’inclusione attiva si è concentrato sui servizi pubblici intesi come un prerequisito per aiutare le persone a inserirsi nel mercato del lavoro o per garantire la loro partecipazione sociale. La Direttiva sull’inclusione attiva ha messo l’accento sull’importanza di offrire una risposta coordinata tra servizi sociali e sanitari, tra i servizi per l’ educazione, quelli per l’impiego e per la formazione in modo da garantire l’inserimento stabile nel mondo del lavoro. Fino a che punto un Servizio di Interesse Generale ha caratteri economici è un punto altamente controverso, non ha termini precisi ben chiari dato che dipende molto dall’andamento dei mercati. Per esempio, molti governi hanno lasciato ai privati la gestione dei servizi nelle carceri che quindi sono diventati da SGI a SIEG. I Servizi Sociali di Interesse Generale (SSIG) sono definiti “ servizi essenziali di base gestiti nell’interesse pubblico ma che hanno, essenzialmente, un carattere sociale e sono spesso collegati ai sistemi di welfare nazionali e alla protezione dei diritti sociali”. La Commissione europea ha distinto i SSIG in due filoni: 1) schemi di protezione sociale legati ai rischi della vita (invecchiamento, salute, disoccupazione, pensionamento, disabilità); 2) servizi a carattere individuale quali l’assistenza sociale, i servizi per la formazione e l’impiego, alloggi sociali, cure a lungo termine. Un Servizio Sociale di Interesse generale può essere considerato di natura economica o no, a secondo se gestitio dal mercato libero o meno. Servizi di qualità sono giudicati fondamentali anche per tutti coloro che non possono lavorare visto che offrono una base di partenza per poter partecipare alla vita delle proprie comunità e garantire un livello di vita dignitoso. Ma, almeno fino a questo momento, tutto ciò che ha a che fare con i servizi è stata la parte meno sviluppata dei tre pilastri che compongono l’inclusione attiva. Le difficoltà nel cercare di realizzare questo pilastro sono state esacerbate dalla pressione crescente verso le liberalizzazioni e le privatizzazioni in seno all’UE che non ha messo in piedi le necessarie barriere per difendere adeguatamente il diritto a servizi di qualità, in particolare in relazione all’accessibilità, al costo e alla qualità. Questo capitolo entra nel merito e nel dibattito in seno all’UE sui servizi nel contesto delle strategie di inclusione attiva, mettendo in evidenza i principi cardine cui si ispira EAPN per arrivare ad avere servizi di qualità. Il capitolo mette in risalto alcune buone pratiche a livello nazionale ed esamina le varie possibilità che si aprono per arrivare ad avere servizi di base di qualità sia nell’UE sia nei vari stati membri. Inclusione attiva e servizi – gli ultimi sviluppi nell’UE Nella Strategia per l’inclusione attiva, l’accesso a servizi di qualità a prezzi accessibili, particolarmente per quanto riguarda i servizi sociali, è giudicato essenziale per garantire i diritti fondamentali, per aiutare le persone a entrare stabilmente nel mondo del lavoro, per garantire loro una vita socialmente di più attiva. I servizi più importanti sono: i servizi per l’impiego e la formazione, il sostegno all’accesso alla casa, la cura dei bambini, i servizi sanitari di lungo 39 termine e, in generale, i servizi sanitari (…) . Unione europea: i termini del dibattito In tutta l’UE, il termine ‘servizi’ assume molti significati: si va dai servizi commerciali, come il gioco d’azzardo, fino ad arrivare ai servizi pubblici, come, per esempio, la sanità. Molti di questi servizi non sono più servizi pubblici, cioè non sono forniti solo dallo stato anche se sono finanziati con stanziamenti pubblici essendo stati oggetto di un processo di liberalizzazione o privatizzazione sostenuto dalla legge dell’UE. I principi comuni fissati sull’inclusione attiva includono: dalla Raccomandazione 1. Disponibilità territoriale, possibilità di accesso e costi contenuti, 2. solidarietà, pari opportunità e riconoscimento delle differenze tra i beneficiari, L’Unione Europea distingue tra servizi considerati di 38 interesse generale e gli altri . I Servizi di Interesse Generale possono essere definiti come segue: “servizi di base essenziali per la vita della maggior parte delle persone e per i quali lo stato è obbligato ad assicurare degli standard pubblici”. Questo servizi interessano una vasta gamma di attività strettamente connesse a grandi reti industriali (energia, telecomunicazioni, trasporti, servizi postali) ma includono anche servizi di importanza vitale su cui poggia il sistema di protezione sociale dell’UE (istruzione, sanità, alloggi, servizi sociali, acqua e gestione dei rifiuti). 3. investimento nel capitale umano e condizioni di lavoro e infrastrutture adeguate, 4. servizi olistici, coordinati e integrati, 5. partecipazione dei beneficiari e approcci personalizzati in grado di rispondere alla molteplicità dei bisogni dei beneficiari, 6. monitoraggio, valutazione dei risultati e condivisione delle 38 ..EAPN, Services of general Interest: Glossary and Terms explained, novembre 2007. 39 Raccomandazione CE sull’Inclusione Attiva dei Gruppi Esclusi dal Mercato del Lavoro, 3 ottobre 2008. 24 migliori pratiche. Nel 2008 EAPN sviluppò insieme ai suoi affiliati un approccio comune sull’inclusione attiva concordando i principi che 43 devono essere al centro di servizi di qualità . Questi principi si basano su quelli messi a fuoco dalla Raccomandazione della Commissione, enfatizzando però una prospettiva che dal basso arriva in alto. Benché tutto ciò sia sempre stato uno dei pilastri del Metodo Aperto di Coordinamento, i passi avanti compiuti fino ad ora 40 per garantire questi principi e questi diritti sono stati pochissimi, mettendo perciò a serio rischio la realizzazione dei sistemi di inclusione attiva dal momento che coloro che sono più lontani dal mercato del lavoro hanno bisogno di un approccio olistico che dia loro l’accesso a servizi di qualità, integrati e coordinati tra loro particolarmente nei settori dell’istruzione, della casa, della sanità, del reddito, del 41 lavoro, dei servizi sociali . I principi di EAPN per servizi di qualità accessibili: 1. Rispetto della dignità dell’Uomo della, sicurezza e dei diritti fondamentali Dal 2008 ci sono comunque stati due sviluppi positivi legati ambedue al MAC. Primo, lo svolgimento del forum sui Servizi Sociali di Interesse Generale e il Rapporto dell’UE che valuta lo stato delle cose a livello di stati membri, che mette in evidenza le principali criticità; secondo, la Commissione europea e il Comitato per la protezione sociale, utilizzando il Metodo Aperto di Coordinamento, hanno sviluppato un Quadro per la qualità dei SSIG, a carattere volontario: si spera che questo Quadro possa concorrere a migliorare la qualità di questi servizi, far rispettare i diritti e sviluppare una migliore partecipazione dei 42 beneficiari . Queste due aree sono poi diventate prioritarie all’interno della Piattaforma europea contro la povertà contenuta in Europa 2020. 2. Servizi per tutti in grado di servire tutti e tutte 3. Servizi su base individuale, olistici e sostenibili 4. Servizi partecipativi e in grado di rendere le persone autonome 5. Servizi chiari, trasparenti, vicino alla comunità 6. Investire in condizioni di lavoro di qualità all’interno dei servizi sociali Mettere in pratica i principi di EAPN In questa sezione presentiamo anche alcuni esempi di buone pratiche proposte dai membri di EAPN e che rispecchiano questi principi: 40 Allo scopo di far avanzare l’accesso ai servizi di qualità e il diritto basato sulla legge relativa al mercato interno e alle regole per la competizione, nel 2007, durante la Presidenza di turno portoghese e poi nel 2008 (Presidenza francese), si tenne un Forum. Il terzo di questi Forum è stato ospitato dalla Presidenza belga nell’ottobre del 2010 e si è concentrato sul Rapporto biennale della Commissione sui SIG. 41 Come scritto da H. Frazer, E. Marlier e I. Nicaise: “I servizi pubblici, e in modo particolare i servizi sociali a sostegno di coloro che sono più distanti dal mercato del lavoro, hanno (o almeno dovrebbero avere) un ruolo sostanziale nell’aiutare queste persone ad avvicinarsene o, per coloro per i quali ciò non sia un’opzione fattibile, aiutarli ad avere una vita dignitosa attraverso trasferimenti e altre forme di partecipazione nella società”. 42 Proposta del CPS per un quadro di qualità sui SSIG. 43 EAPN, EAPN Principles for Active Inclusion: Report of Active Inclusion Seminar, maggio 2008. 1. Rispetto della dignità dell’Uomo, della sicurezza e dei diritti fondamentali servizi sociali o sanitari di carattere personale, ci si aspetta la messa in campo di relazioni specifiche, sistematiche e personalizzate tra colui che offre il servizio e colui che lo riceve, una relazione basata sulla fiducia reciproca, un buon livello di comunicazione, il rispetto. Tutti i Servizi di Interesse Generale devono essere organizzati in modo che il beneficiario sia trattato con rispetto e che sia rispettato il suo diritto ad accedere a servizi di qualità. I servizi devono rispettare i diritti delineati nella Carta europea dei Diritti Fondamentali, nella Convenzione europea dei Diritti dell’Uomo e nelle Libertà Fondamentali del Consiglio d’Europa. In particolare, devono rispettare le richieste del beneficiario, non devono discriminare in base all’età, la disabilità, il genere o l’orientamento sessuale, la razza, il credo religioso o l’origine sociale. Il diritto a un ambiente sicuro e protetto è anch’esso importante, particolarmente se si tratta di servizi di cura per i bambini , i disabili o gli anziani. Il diritto delle persone a usufruire di tali servizi deve essere chiaro e reso di pubblico dominio. Si deve garantire la confidenzialità e, in caso di reclamo, si devono adottare procedure specifiche facilmente comprensibili. Nel caso di 25 non portano abbastanza soldi in cassa. 2. Servizi per tutti in grado di arrivare ai gruppi bersaglio Uno dei gruppi maggiormente a rischio di esclusione dai servizi è quello dei migranti, specie se senza documenti o se richiedenti asilo. Se ne deduce che uno dei principi cardine è che i servizi raggiungano tutta la platea di possibili beneficiari, con particolare attenzione verso i più bisognosi, e che tutti gli ostacoli derivanti dal loro costo, dall’ubicazione geografica o da barriere architettoniche devono essere chiaramente identificati ed eliminati. L’accesso ai SSIG deve essere universale, senza distinzione di ricchezza o reddito, e non solo per i beneficiari vulnerabili. I servizi devono essere accessibili e alla portata di tutte le tasche, garantendone l’accesso ai gruppi socialmente ed economicamente meno favoriti. I servizi di qualità devono essere in grado di rispettare i loro obiettivi sociali e rispettare gli obblighi dei servizi pubblici così come delineato nel Trattato di riforma dell’UE. Ma, l’espansione del mercato interno, l’impatto della competizione interna all’UE e la normativa sugli aiuti di stato stanno facendo aumentare le privatizzazioni dei servizi spesso senza alcun rispetto per i diritti o per questi obblighi. Serve una definizione chiara di cosa significa prezzo equo e per chi. Per esempio, dare servizi di qualità e a basso costo per i figli dei genitori soli a basso reddito che vogliono tornare a lavoro o a scuola; oppure coprire il costo dei trasporti per coloro che vivono in zone lontane e che si scontrano con tariffe troppo alte che precludono gli spostamenti. I beneficiari saranno sempre meno se non si provvederà a fornire servizi accessibili e a prezzi accettabili e, di conseguenza, non si raggiungerà l’obiettivo per cui questi servizi sono nati: garantire servizi a tutti e tutte al fine di promuovere l’inclusione sociale. La pressione crescente per ridurre i deficit pubblici e la spesa della protezione sociale mette ulteriormente a rischio questi servizi che diventano così sempre più scarsi e di qualità sempre più scadente. A meno di monitorare attentamente gli obblighi cui devono attenersi i servizi, si corre il rischio di una sostanziale diminuzione della loro capacità di prendere in carico i gruppi a basso reddito o i socialmente esclusi che non rispettano i criteri richiesti e che 26 Ungheria: aiuti dall’Unione ecclesiale, membro di Eurodiaconia – Velux Foundation – Assicurare l’accesso a servizi di qualità per i bambini e le loro famiglie La Strategia di intervento del progetto riflette un approccio complesso e integrato diretto allo sviluppo sostenibile del gruppo target, risolvendo i problemi a breve termine e garantendo l’inclusione sociale a lungo termine. La Strategia si basa su due obiettivi specifici: 1) offrire soluzioni per i bambini, i giovani e le famiglie in crisi e, 2) aiutare i bambini, i giovani e le loro famiglie a reintegrarsi nella scuola, seguire corsi di formazione, entrare nel mondo lavoro, garantendo loro l’accesso agli aiuti dello stato. Si tratta di un progetto quadriennale che utilizza tre strumenti (centri di prima accoglienza, case di accoglienza temporanee e case protette). Il programma garantisce i seguenti servizi: supporto e intervento nel momento della crisi, intervento motivazionale sui bambini per facilitare la loro integrazione nella scuola, servizi di accompagnamento e ricerca del lavoro, integrazione attraverso case protette. Dall’avvio del progetto al 31 dicembre 2009, un totale di 4073 persone avevano usufruito dei servizi offerti dal programma, per un totale di 10027 casi; 711 persone avevano usufruito di sistemazioni temporanee e 1210 di assistenza materiale. Per quanto riguarda l’impatto sui bambini, risulta che il 69% dei bambini coinvolti nel programma ha meno problemi con la scuola e il 66% ha decisamente migliorato il proprio comportamento a scuola. Uno dei risultati migliori del progetto è che, dopo due anni di attività, il Ministero degli Affari Sociali ha deciso di inserire l’organizzazione di case protette all’interno dei loro programmi e di appoggiare altre organizzazioni per mettere in essere programmi di questo tipo. Il ministero ha anche deciso di dare alla nostra organizzazione gli strumenti per operare, per ulteriori cinque anni e di garantire l’apertura di un Centro per l’accoglienza temporanea delle famiglie a Miskolc (uno dei luoghi dove il progetto si svolge) con lo scopo di mettere in rete i 110 ostelli di accoglienza temporanea che sono attivi in Ungheria per raccogliere informazioni, esperienze e risultati, per elaborare un protocollo condiviso e raccomandazioni per cambiare e migliorare le leggi vigenti nel nostro paese. Contatto: Clotilde Clark-Foulquier, Policy Officer, Eurodiaconia, clotilde.clarkfoulquier@eurodiaconia.org www.segelyszervezet.hu/index.php?option =com_content&view=article&id=1206&Itemid=296&lang=en 27 3. Servizi su base individuale, olistici e sostenibili Le persone in difficoltà vogliono essere trattate da esseri umani portatori di richieste individuali. Vinceremo questa battaglia solo se saremo in grado di attivare servizi basati sulla persona che sappiano rispondere a questa più che legittima richiesta, solo se sapremo mettere in essere patti ben chiari tra beneficiario e servizio e se quest’ultimo saprà assicurare servizi stabili e a lungo termine. Il beneficiario ha il diritto di decidere di quali servizi ha bisogno e di quali no in base a una sua decisione univoca. I servizi devono essere in grado di rispondere ai bisogni del beneficiario che, nel tempo, possono variare sia perché le sue condizioni hanno subito un cambiamento (geografico, di salute, di disabilità o, semplicemente, perché la vita cambia). I servizi devono avere un approccio olistico che prenda in considerazione la persona nella sua interezza; devono cioè avere un approccio multidimensionale capace di dare una risposta integrata ai diversi bisogni, ponendo attenzione, per esempio, ai bisogni di alloggio, di lavoro, di formazione, di cura dei bambini, di salute. Questo implica che il servizio in questione sia organizzato in modo tale da assicurare il coordinamento con gli altri servizi, con un approccio integrato e di lavoro di gruppo. Regno Unito: il progetto OSW “Spazi di Transizione” per affrontare la disoccupazione, la mancanza di alloggio e l’esclusione finanziaria Si tratta di un progetto pilota triennale in supporto ai residenti di 300 ostelli o alloggi sociali a Londra e Tyuneside, aiutandoli a trovare lavoro e, poi, a spostarsi in case indipendenti. E’ un tipo di programma che prevede prima il lavoro e poi la casa, finanziato da Invest to Save programme, un programma del Regno Unito e dalla Fondazione London Housing ed è sponsorizzato dalle comunità e dalle autorità locali. Il programma si rivolge a coloro che hanno possibilità di entrare nel mercato del lavoro, offrendo loro accompagnamento individuale per lavoro e casa. Il progetto è diviso in quattro fasi distinte: 1. Inclusione finanziaria: informazioni sul risparmio, guida al budget personalizzato, gestione dei debiti, apertura di conti correnti, formazione anche attraverso uno specifico corso chiamato Money Matters (“I soldi sono importanti”) e un fondo di 50 sterline a fine corso. 2. Lavoro: orientamento alla ricerca di lavoro, consigli per affrontare le interviste di lavoro, ricerca di possibili datori di lavoro, supporto alla scrittura di lettere e di curriculum, un fondo di 250 sterline come aiuto all’avvio al lavoro. 3. Casa: aiuto alla ricerca di una casa, consigli in materia di aiuti all’affitto per assicurarsi che il beneficiario possa usufruire di tutti i benefici previsti dalla legge e aiuto all’affitto per 6 mesi. Fondo personale di 1000 sterline. 4. Aiuto permanente sia per il miglioramento della propria condizione lavorativa sia per riuscire a mantenere il diritto alla casa. Quando necessario, aiuto finanziario e alla gestione del proprio budget. Alla fine di questa fase, le persone hanno una casa, un lavoro e usufruiscono di un ulteriore fondo di 500 sterline. Secondo una valutazione indipendente il progetto ha raggiunto alcuni risultati importanti, ha dimostrato la forte correlazione tra casa e lavoro, dando la possibilità a 38 persone di andare ad abitare in case “normali” da soli o con parenti e amici e trovando lavoro e casa a 32 persone. Secondo il monitoraggio di OSW si tratta, per il 30%, di ex carcerati di cui circa un quarto è oggi regolarmente occupato in lavori stabili e sicuri e vive in appartamenti o case non gestite dal settore pubblico. Contatto: Debbie Hilton, OSW, debbiehilton@osw.org.uk or FEANTSA: www.feantsa.org Per vedere un video sul progetto: www.crisis.org.uk/pages/oswfilm.html 28 4. Servizi partecipativi e capaci di assicurare l’autonomia I beneficiari devono essere parte in causa nello sviluppo e nella modalità di fruizione di tutti i Servizi Sociali di Interesse Generale (SSIG) al fine di assicurare che i loro bisogni siano realmente presi in considerazione. Per esempio, per quanto concerne i servizi di gas ed elettricità, è di vitale importanza che le persone a basso redito, che rischiano di subire il taglio delle utenze perché non possono permettersi di pagare le bollette o hanno accumulato troppi ritardi nei pagamenti, siano consultati direttamente per valutare la loro condizione reale e assicurarsi che i fornitori rispettino i loro Obblighi di Servizi Universali. Le agenzie di controllo, sia quelle europee che le nazionali, dovrebbero riconoscere che la partecipazione degli utenti a basso reddito è essenziale per una corretta gestione del servizio. Per quanto concerne i SSIG, il Rapporto costante e individualizzato, fondamentale per dare il dovuto sostegno, richiede un coinvolgimento più strutturato e duraturo nel tempo. I servizi sociali forniti su base individuale dovrebbero rendere la persona autonoma cosa che potrebbe includere un supporto allo sviluppo personale, come, per esempio, suggerirle di diventare un volontario all’interno del servizio stesso. Questo vuol dire che il servizio dovrebbe essere disponibile affinché la persona sia coinvolta nel servizio e nella comunità di appartenenza, costruire sicurezza nelle proprie capacità di auto-rappresentazione e azione. Tutto questo implica una struttura di governance di tipo partecipativo che coinvolga gli utenti in quanto gruppo in grado di rappresentare le richieste e i bisogni del servizio stesso. Irlanda del Nord: Toybox Riconoscendo le grandi disuguaglianze che ancora sussistono in Irlanda del Nord in relazione alla salute, l’istruzione e il benessere dei travellers rispetto al resto della popolazione, Executive Fund e Save the Children hanno finanziato, inizialmente per tre anni, il progetto Toybox (La scatola dei giocattoli). I travellers (Camminanti) sono un preciso gruppo etnico tra i più marginali e svantaggiati della società irlandese. Dopo il 2008 il progetto ha ricevuto il sostegno finanziario del Dipartimento dell’Istruzione e oggi è finanziato in modo permanente. Il progetto poggia su un modello di sviluppo dei servizi basato sui diritti e ha lo scopo di ridurre in modo significativo le disuguaglianze sociali ed educative di cui sono vittime i bambini di questa etnia attraverso un servizio di interventi precoci centrati sul gioco e gestiti in partenariato con i bambini e i loro genitori. Toybox lavora per migliorare il linguaggio sociale, emotivo e fisico e lo sviluppo cognitivo dei giovani travellers dai 0 ai 4 anni, cercando nello stesso tempo di rafforzare la capacità dei genitori di occuparsi dei loro figli e incentivare il desiderio di imparare andando a trovarli nelle loro case e incoraggiando i genitori ad assumere un ruolo attivo nel processo educativo. Una squadra di nove persone lavora in otto aree geografiche del paese, stabilisce relazioni con ogni famiglia e sviluppa il partenariato, fornendo giocattoli e materiali ludici che mettono alla prova la capacità del bambino e incoraggiano i suoi interessi emergenti e le sue capacità utilizzando un apposito modello di intervento e sostenendo il ruolo positivo dei genitori. Gli operatori incoraggiano i genitori ad iscrivere i bambini agli asili nidi e ai programmi pre-scolari, a partire dai due anni di età, e offrono un sostegno sociale, emozionale e per l’apprendimento durante questi primi anni di scuola. Il progetto è considerato una buona pratica, lavora in partenariato con il Dipartimento per l’Istruzione e una vasta gamma d i altre agenzie. Toybox sta elaborando ora un Manuale di Buone Pratiche che metterà in luce tutte le azioni positive svolte fino a questo momento. Early Years ha recentemente prodotto anche un DVD che mostra le tante esperienze positive che genitori e bambini travellers hanno avuto grazie alla loro partecipazione al progetto e delinea il percorso di apprendimento possibile per i bambini dal momento della nascita fino al compimento di un anno di età. Contatto: Early Years Organisation, kathleeno@early-years.org shirleyg@early-years.org; www.early-years.org/toybox/ 29 Svezia: una testimonianza personale - EXIGO EXIGO è un progetto, gestito in collaborazione con la parrocchia di Eriksfält, che offre ai rifugiati supporto su più fronti. I rifugiati, infatti, devono affrontare una serie di ostacoli complessi prima di arrivare a una vera partecipazione sociale o nel mondo del lavoro. S., un rifugiato che è arrivato dalla Bosnia Erzegovina e che oggi vive a Malmö dice: “All’arrivo in Svezia eravamo terrorizzati e traumatizzati da quanto avevamo vissuto durante la guerra ma ci è stato richiesto di saltare il fosso, come se non ci fosse successo nulla. Per superare questi ostacoli servono servizi integrati”. I partecipanti al progetto Exigo ricevono un reddito garantito e altro denaro per l’affitto. Exigo, prendendo in considerazione i bisogni individuali in una prospettiva olistica, offre servizi integrati. I rifugiati che soffrono di disordini dovuti a stress di tipo traumatico, possono contare su un sostegno psicologico quando, in genere, prima di ottenere questo servizio devono aspettare anche 1 anno e mezzo ma, Exigo, lavorando in partenariato con la Croce Rossa, riesce a garantirlo in circa 3 mesi. Si facilita anche l’ingresso a corsi di formazione così che i beneficiari possono costruirsi un percorso al lavoro, migliorare la conoscenza dello svedese, diventare più sicuri delle loro capacità e delle loro abilità sociali. I partecipanti possono anche partecipare a una serie di attività sociali e di promozione della salute (Yoga, Tao Chi, …) e a gruppi di discussione che danno la possibilità di condividere le esperienze e il passato. Grazie a Exigo, molti rifugiati riescono a trovare un lavoro e a partecipare appieno alla vita della società che li ha accolti. Contatto: Johannes Jorgensen/EAPN Svezia, Johannes.Jorgensen@svenskakyrkan.se 5. Chiari, trasparenti e vicini alla comunità Servizi sociali essenziali, quali la casa e le cure di prossimità, non possono svolgersi in un “vuoto” rispetto alla comunità. L’obiettivo rimane quello della coesione sociale dei territori attraverso un approccio dal basso che coinvolga le comunità nello sviluppo e nella messa in campo dei servizi esistenti. Tutto questo vuol dire avere un approccio di partenariato attivo, che coinvolga tutti gli attori chiave, inclusi i beneficiari (presenti, futuri o futuribili), le autorità locali, le associazioni degli inquilini, i datori di lavoro e i sindacati con un approccio di coinvolgimento comune nella vita della comunità di appartenenza. La gestione dei Servizi di Interesse Generale deve essere chiara, aperta e trasparente, con linee guida e metodi di intervento facilmente comprensibili e ben definiti: la valutazione dell’efficacia e dell’efficienza dei servizi stessi, il monitoraggio e la valutazione devono esser costanti e devono prendere in considerazione i punti di vista di tutte le parti in causa. 30 Repubblica Ceca: gestione dei casi su base individuale, il lavoro di strada a Karvina La città di Kravina non offre abbastanza servizi per venire incontro ai cittadini adulti in condizioni sociali difficili quale l’indebitamento eccessivo, il rischio di perdere la casa, la disoccupazione di lunga durata. La città ha pochi servizi per orientare i suoi cittadini nel sistema di benefici sociali a disposizione. Nel 2009 è iniziato un progetto comunitario, finanziato con il FSE, per dare la possibilità ai beneficiari di utilizzare correttamente i loro soldi, liberarsi dei debiti, trovare un alloggio stabile dove vivere con contratti legali e, finalmente, per arrivare a beneficiare di un reddito regolare. Il programma opera attraverso un lavoro regolare svolto, direttamente sul campo, che include la consulenza sociale e attività socio-terapeutiche (corsi brevi per l’utilizzo del computer, lavoro nel settore dell’estetica o della decorazione, cucito, cucina e pasticceria). I lavoratori di strada offrono sostegno regolare sia andando a trovare i beneficiari direttamente nelle loro case, nelle zone più socialmente escluse della città, sia operando direttamente in strada, così da ridurre il rischio di povertà e di esclusione sociale. Risultati: a partire dall’inizio del 2009 lo staff ha svolto 962 interventi attraverso una serie di consultazioni di 30 e più minuti l’una, 1674 contatti, con incontri della durata media di 10 minuti. Grazie a questo lavoro capillare e regolare, si è arrivati a raggiungere quasi il 50% dei 253 obiettivi personali dei beneficiari. Contatto: Clotilde Clark-Foulquier, Eurodiaconia, clotilde.clarkfoulquier@eurodiaconia.org 31 fatti alcuni passi in avanti per l’accesso a, per esempio, i servizi energetici, quelli per la casa o quelli sanitari, ma mancano le risorse che assicurino il raggiungimento degli obiettivi concordati e manca coerenza, specialmente per quelli sociali. A questo proposito, i membri di EAPN mettono l’accento sull’importanza del lavoro inter-dipartimentale, elemento essenziale per assicurare servizi integrati che possano effettivamente rispondere alla moltitudine di bisogni delle persone in povertà. 6. Investire in lavori di qualità nei servizi sociali In molte organizzazioni del territorio, la linea che divide i lavoratori regolarmente pagati da quelli che non lo sono è spesso poco chiara. Rimane comunque costante il poco valore dato al lavoro di cura, principalmente svolto da donne e, spesso, da donne migranti, incluse quelle senza documenti. I tagli delle risorse pubbliche contenuti nei “pacchetti austerità” varati in risposta alla crisi economica hanno portato a tagli gravissimi nei servizi pubblici e quindi – sottolineano i membri di EAPN – il costo dei servizi di base continua ad aumentare, specialmente per quanto riguarda 47 l’energia, la salute e i servizi di utilità pubblica . I responsabili di questa situazione sono le autorità pubbliche o perché non regolano sufficientemente i servizi offerti dal mercato privato o perché hanno alzato i costi dei servizi direttamente gestiti dal settore pubblico. Sappiamo bene che è necessario migliorare la formazione permanente per tutti i lavoratori però dobbiamo anche riconoscere che molto deve essere ancora fatto per valorizzare le competenze già presenti e per investire in migliori condizioni di lavoro e migliori salari per coloro che lavorano in servizi di cura essenziali, alla base della coesione sociale. Quali passi in avanti? Nuove opportunità nell’UE La spinta dell’UE verso le liberalizzazioni Il Trattato di Lisbona ed Europa 2020 garantiscono l’accesso a servizi sociali di qualità intesi come fattori importanti per garantire una società più sicura, più coesa e più integrata. Uno dei motori fondamentali dell’organizzazione dei servizi è stata la politica dell’UE relativa al mercato interno e la liberalizzazione di settori che hanno una chiara valenza trans europea (energia, telecomunicazioni …). La Commissione europea ha giudicato che fossero necessari ulteriori sforzi per rimuovere le barriere che, tra i paesi, ostacolavano i 44 servizi, cosa che ha portato nel 2006 All’adozione della tanto discussa Direttiva sui servizi. La Direttiva non si applica ai servizi non-economici di interesse generale, come, per esempio, l’istruzione, così come sono stati espressamente esclusi i servizi sanitari e alcuni servizi sociali ma la terminologia usata per escluderli ha lasciato alcuni dubbi sul 45 come possano esserlo effettivamente . Il Trattato di Lisbona dà un mandato chiaro alle istituzioni dell’Unione di elaborare un quadro giuridico sui SIG che dia priorità ai diritti sociali e non al mercato interno, garantendo l’accesso a tutti e tutte a servizi pubblici chiave, a prezzi abbordabili e di qualità ed essenziali per vivere dignitosamente, come la sanità, l’istruzione e la formazione 48 permanente, la casa, i servizi di cura , permettendo agli stati membri di imporre regole precise. In Europa 2020, l’inclusione attiva, la promozione dell’innovazione sociale per sostenere i più vulnerabili e le proposte per promuovere un migliore accesso alle cure sanitarie, sono riferimenti positivi per equilibrare la spinta verso “un mercato unico aperto”. Gli stati membri hanno indicato che l’accesso per tutti a servizi di alto profilo è una priorità, specialmente nei settori della sanità, delle cure di lunga durata e della casa, per assicurare il finanziamento sostenibile dei servizi sociali e la qualità degli interventi. La priorità è l’espansione del mercato interno dei servizi promovendo attivamente le liberalizzazioni e le privatizzazioni anche di servizi chiave, spesso a spese dei diritti sociali e rendendo particolarmente vulnerabili i servizi sociali che, con l’entrata di compagnie private e delle multinazionali nella gestione di servizi di comunità, sono costretti a competere uno con l’altro, causando, tra l’altro, una crescente segmentazione. Questa tendenza ha avuto un impatto negativo sui livelli delle indennità e sulla qualità stessa dei servizi. L’impatto della crisi economica Nella valutazione di EAPN sui Piani nazionali di riforma 2008, i membri hanno evidenziato che, quando si arriva alla questione dei servizi, manca un focus chiaro e un chiaro 46 collegamento con la Strategia sull’inclusione attiva . Si sono 47 EAPN, The Social Impact of the Crisis and the Recovery Package, Dicembre 2009. 44 Looking Back and Looking Ahead, the Implication of the Services Directive for EAPN, 2008. 48 L’art.14 del TFEU dà nuove competenze legislative al Parlamento europeo per quanto concerne i servizi pubblici. Il PE può fissare principi e condizioni a garanzia del compimento della loro missione. Il protocollo 26 inerente i SIG mette in grande risalto l’importanza del punto di vista degli utenti dando una definizione di quello che potrebbe essere interpretato quale loro obbligo (anche senza nominarlo esplicitamente): “alto livello qualitativo, sicurezza e prezzi equi, pari trattamento, promozione dell’accesso universale e dei diritti degli utenti”. 45 Gli stati membri dovevano trasformarla in leggi nazionali entro il 28 dicembre 2009. Dall’inizio del 2010 è stato avviato un “processo di valutazione mutuale” per la revisione delle misure nazionali. 46 EAPN, Building Security, Giving Hope – EAPN Assessment of the National Strategic Reports on Social Protection and Social Inclusion (2008 – 10), 30 novembre 2008. 32 Promuovere l’inclusione attiva attraverso i servizi essenziali49 paesi stanno ora sviluppando una serie di misure per affrontare il fenomeno dei senza casa con un approccio 52 olistico ma la mancanza di dati comuni e di una definizione 53 condivisa di “senza dimora ” rendono difficile una valutazione dell’impatto reale di queste misure e, comunque, Diritto alla casa “Per avere una casa, ho bisogno di un lavoro, ma io un lavoro non ce l’ho” “Non ci sono abbastanza case e il prezzo degli affitti ti obbliga a dover vivere per strada” “Gli affitti sono veramente troppo alti e non ci sono abbastanza social housing” L’accesso a un alloggio adeguato è un prerequisito per poter esercitare molti diritti fondamentali. Avere una casa sicura, a prezzo equo e di qualità è elemento cruciale per poter partecipare appieno alla vita della società ed è la base essenziale per permettere alle persone di realizzare il loro potenziale nel mercato del lavoro. continuano a mancare misure specifiche per prevenire il fenomeno dei senza fissa dimora. L’Austria ha inserito nel suo Rapporto strategico il problema della casa e il supporto ai senza dimora, includendo la prevenzione degli sfratti “per attaccare il fenomeno alla radice”. L’obiettivo primario dell’assistenza ai senza dimora è di stabilizzare la situazione sociale delle persone senza casa permettendo loro di tornare, il prima possibile, a vivere in maniera autonoma. Le regioni (Länder) offrono una vasta gamma di servizi: lavoro di strada, accesso facilitato ai centri di prima accoglienza, negli ostelli e in case transitorie o in modalità di abitazione assistita. Il diritto alla casa è difeso in quanto diritto fondamentale con una serie corposa di strumenti legali europei e internazionali. Nell’UE, il diritto a essere assistito in questo campo è stato 50 incluso nella Carta dei Diritti Fondamentali . Prima della crisi, il rapido aumento dei costi della casa e la conseguente percentuale del reddito necessaria per pagarne il costo, hanno aumentato in maniera esponenziale la pressione sulle condizioni personali e finanziaria delle persone a basso reddito, ma, anche della classe media. La crisi ha aumentato i fenomeni di povertà e, in modo 51 particolare, l’esclusione dalla casa . La maggior parte dei 49 Tutte le citazioni contenute in questa sezione sono di persone in povertà. tendenza alla privatizzazione. 50 52 Il nuovo articolo 34-3 della Carta dei Diritti Fondamentali dichiara: “Al fine di lottare contro l'esclusione sociale e la povertà, l'Unione riconosce e rispetta il diritto all'assistenza sociale e all'assistenza abitativa volte a garantire un'esistenza dignitosa a tutti coloro che non dispongano di risorse sufficienti, secondo le modalità stabilite dal diritto comunitario e le legislazioni e prassi nazionali”. La definizione di indicatori comuni concordata nel 2009 in materia di costo degli alloggi, alloggi sovraffollati e qualità della casa aiuterà certamente a progredire. 53 La tipologia europea relativa all’esclusione dalla casa e ai senza dimora, chiamata ETHOS, è stata sviluppata da FEANSTA e classifica le persone secondo il loro status abitativo. ETHOS considera quattro categorie concettuali: senza tetto (senza un tetto di alcun tipo, dormire all’agghiaccio);; senza casa (con un posto temporaneo dove dormire, ostello o istituzione); vivere in luoghi non sicuri (minacciati da esclusione grave a causa di affitti non sicuri, sfratto o violenza domestica); vivere in case non adeguate (camper, campi illegali, case non adatte, sovraffollamento). 51 Come dichiarato nel Rapporto congiunto sulla protezione sociale del 2012:” La lotta contro l'esclusione abitativa e senza fissa dimora (…) necessita di politiche integrate che combinino sostegno finanziario agli individui, una regolamentazione efficace e servizi sociali di qualità, tra cui alloggi, occupazione, sanità e dei servizi sociali”. Il Rapporto aggiunge inoltre che è necessario contrastare la 33 Accesso alla sanità – affrontare le disuguaglianze “La salute costa un botto: la povertà fa ammalare” “In città ci sono ospedali fantastici ma per essere curato devi pagare i dottori pronto cassa” Fattori socio-economici, come le condizioni di vita, l’istruzione, il lavoro e il reddito giocano un ruolo chiave nel peggiorare le disuguaglianze. La Commissione ha evidenziato nella sua Comunicazione sulla riduzione delle disuguaglianze 54 in materia sanitaria come le differenze delle condizioni di vita e di lavoro e di accesso ai servizi pubblici risultino in un chiaro gradiente sociale nello stato di salute delle persone in tutte le nostre società, mettendo a repentaglio la crescita economica e la coesione sociale. Il consolidamento dei budget, messo in essere dagli stati membri nel quadro del superamento della crisi economica, ha intaccato pesantemente le risorse disponibili per la sanità. Secondo l’opinione del CPS 55 (210) , una politica sanitaria di successo dovrebbe mirare ad assicurare l’accesso a tutti a cure sanitarie di qualità e a prezzi ragionevoli, senza fare distinzioni sul retroterra socio-economico dei singoli. Queste politiche dovrebbero anche mirare a sviluppare politiche specifiche e mirate per migliorare la salute delle persone in povertà e i socialmente esclusi, attivando un approccio comprensivo ed olistico che incida sui fattori chiave (condizioni generali di vita e/o stili di vita pericolosi) che incidono sulla salute delle persone. Gli stati membri non si occupano sufficientemente del problema e non accennano a voler lavorare per diminuire le disuguaglianze delle cure, incluse quelle dentali, garantendo l’accesso ma anche diminuendo la discriminazione nell’accesso e aumentando la qualità dei servizi per gruppi specifici. il Rapporto strategico nazionale rumeno include un capitolo sulla Strategia nazionale per la salute e le cure di lunga durata che sostiene, quale priorità di medio termine, le cure informali, la modernizzazione delle infrastrutture e coinvolge i beneficiari nello sviluppo e nell’implementazione di programmi di comunità. Questa Strategia dovrebbe assicurare servizi sanitari accessibili e di qualità e la sostenibilità del settore sanitario che è messa a rischio dalla tendenza a privilegiare il finanziamento dei beneficiari invece di investire direttamente nei servizi di sanità e accompagnamento. 54 COM 567 finale, Solidarietà in salute: riduzione delle disuguaglianze sanitarie nell’UE, 20 ottobre 2009. 55 CPS/2010/5/4 Finale, Opinione del CPS, Solidarietà in salute: riduzione delle disuguaglianze sanitarie nell’UE, 4 maggio 2010. 34 L’inclusione finanziaria Accesso all’energia per tutti “L’esclusione finanziaria è un problema mondiale! Noi vogliamo l’inclusione” “I prezzi dell’energia sono troppo alti. L’energia è un bisogno non un privilegio” “Senza inclusione finanziaria non esiste dignità” “Spesso si deve scegliere tra mangiare o riscaldarsi” “Senza un conto corrente non è possibile affittare un appartamento” “L’energia per tutti sarà garantito il giorno che le autorità responsabili dei sistemi di protezione sociale collaboreranno con i gestori” In Europa si stimano intorno ai 100 milioni le persone finanziariamente escluse a livelli diversi. Nella pratica questa esclusione è un ostacolo serio all’occupazione, all’accesso ai servizi pubblici (sostegni sociali, energia e casa) essenziali per vivere dignitosamente. La Comunicazione della Commissione europea sull’esclusione finanziaria stringe il legame tra questa e l’accesso a un conto corrente bancario 56 di base . Nel recente Rapporto del CESE Mario Monti propone che “si elaborino nuovi regolamenti in base all’art. 14 del TFUE per garantire che tutti i cittadini abbiano il diritto 57 a un certo numero di servizi bancari di base ”. Ma l’UE dovrebbe andare ancora più lontano: garantire pratiche di credito e prestito più egualitarie e combattere l’indebitamento 58 eccessivo . Certi stati membri (come l’Ungheria o Malta) hanno fatto i primi passi realizzando uno studio sulle dimensioni del problema allo scopo di definire come combattere la malversazione, l’estorsione e l’indebitamento eccessivo. L’esperienza dell’economia sociale o delle iniziative no profit (cooperative di credito, banche etiche) sembrano, in alcuni stati membri (Regno Unito, Austria, Paesi Bassi) essere strumenti fondamentali per riempire il vuoto lasciato dai prestatori dei servizi finanziari tradizionali. Queste buone pratiche hanno permesso di sperimentare approcci bottom-up e partecipativi basati sui bisogni reali delle persone socialmente escluse (informazione finanziaria seria e prevenzione dell’indebitamento eccessivo). “Sono disponibili tanti tipi di energia rinnovabile: solare, fotovoltaica … ma costano troppo e i nostri governanti non vogliono entrare nella partita” “D’inverno i bambini non si scaldano abbastanza e sono sempre malati” Benché manchino cifre ufficiali si stima che le persone che vivono in una situazione di precarietà energetica nell’UE si aggirino tra i 50 e i 125 milioni. La precarietà energetica, un intralcio serio all’integrazione economica e sociale, deve essere considerata una violazione al diritto fondamentale a una vita decente. Molti paesi hanno calcolato a quanto dovrebbero ammontare prezzi energetici per poter essere considerati abbordabili basandosi sulla definizione di precariato energetico (si considera il costo come eccessivo se si deve spendere più del 10% del reddito per luce e riscaldamento, come nel caso del Regno Unito). Il terzo “pacchetto energia”, adottato nel giugno del 2009, dà agli stati membri il chiaro mandato di ridurre il loro livello di precarietà energetica attraverso piani d’azione che includano la lotta contro la precarietà energetica. Ma, questi piani devono ancora essere attuati. Strategie adatte dovrebbero includere tre fattori chiave (famiglie a basso reddito, costi energetici troppo alti e in costante aumento, consumi troppo 59 alti dovuti a inefficienza degli impianti ). 56 La risposta di EAPN alla Consultazione della Commissione europea, Garantire l’accesso a un conto corrente di base, del 6 aprile 2009, basata sul documento di consultazione del 6 febbraio 2010 della Commissione, Inclusione finanziaria: assicurare l’accesso a un conto corrente di base. Un importante sviluppo in Belgio è stata la ricognizione, all’interno dell’analisi dei bisogni delle famiglie, dei bisogni per assicurare accesso all’energia per tutti. Questo è stato il risultato del lavoro decennale della Campagna Energia e Povertà che ha vinto diverse battaglie inclusa la garanzia ai servizi di base, restrizioni nella possibilità di tagli, diritto ai contatori pre-pagati a costo equivalente. 57 Mario Monti, Una nuova Strategia per il mercato unico: a servizio dell’economia e della società europee, Rapporto al Presidente della Commissione europea José Manuel Barroso, 15 maggio 2010. 58 Risposta congiunta alla Commissione europea di EAPN, RFA, ECDN e altri, Responsible Borrowing and Lending in the EU, basato sul documento di consultazione della CE Responsible Borrowing and Lending in the EU, 15 settembre 2010. 59 Si veda le Raccomandazioni di EAPN Working Paper on Energy Poverty, 19 marzo 2010. 35 Fiandre Belghe - Gruppo di lavoro povertà ed energia Il gruppo di lavoro si è costituito nel 1992 a causa della profonda indignazione suscitata dai tagli di luce e gas subiti dalle famiglie in povertà. Partendo dalle esperienze vissute dai poveri, venne redatto una nota che fu sottoposta al governo regionale delle Fiandre. Attualmente dalle 40 alle 50 persone, perlopiù poveri collegati a associazioni locali di lotta alla povertà, si incontrano mensilmente per cercare insieme soluzioni concrete attivandosi nei confronti dei politici e dell’amministrazione pubblica competente mentre azioni pubbliche regolari informano il pubblico di quanto fatto. Le persone in povertà sono sempre presenti in tutte le azioni organizzate dal gruppo e hanno un ruolo molto importante al suo interno. Il gruppo organizza seminari formativi/informativi sui devastanti effetti collaterali dell’attuale legislazione. Questi seminari sono sempre gestiti da professionisti esperti in collaborazione con le persone in povertà che appartengono al gruppo. Quando, nel 2001, fu annunciata la liberalizzazione del mercato energetico, il governo delle Fiandre organizzò un incontro con il gruppo di lavoro che riuscì a far includere nella nuova legge la maggior parte delle proprie raccomandazioni: fu innalzat o il tetto delle tariffe sociali e ne fu decretata l’implementazione automatica;; si ottenne la stipula di un accordo grazie al quale il massimo della tariffa sociale applicabile equivale oggi alla metà della tariffa stabilita dal fornitore meno caro; fu aperto un ufficio specifico che si occupa dei reclami;; il periodo dell’anno considerato invernale fu esteso e, con esso, fu proibito tagliare gas o elettricità per insolvenza; fu ampliata la capacità dei contatori da 6 a 10 amperes. Nel 2007, quando il decreto fu adottato, fu eliminato dalla legge qualsiasi riferimento alla “non volontà di pagare” le bollette e la possibilità data alle compagnie elettriche di tagliare il gas e l’elettricità nelle case fu limitata a 9 ben specifiche e chiare situazioni. Contatto: Ludo Horemans/EAPN Belgio, ludo.horemans@gmail.com 36 Raccomandazioni fare della disparità in materia di cure sanitarie uno dei temi principali del MAC sociale e della Piattaforma contro la povertà per avanzare nella raccolta dati, nella definizione di indicatori e di politiche per l’accesso a servizi sanitari a prezzo equo e di gran qualità per tutti (specie al momento di ingresso) indipendentemente dalla provenienza sociale o la situazione economica; elaborare piani di azione nazionali per la riduzione della precarietà energetica seguendo i dettami del “pacchetto energia” al fine di garantire l’accesso all’energia a tutti e ridurre la povertà energetica attraverso un approccio integrato che prenda in considerazione: il reddito, prezzi abbordabili e riduzione del consumo attraverso l’uso di sistemi energetici efficienti; lavorare per arrivare a una definizione comune europea della povertà energetica legata a una Carta esecutiva dei Diritti dei Consumatori di Energia. A livello europeo Elaborare regolamenti per i Servizi d’Interesse Generale (in base all’art. 14 del TFUE) e direttive settoriali sui servizi sociali e la sanità per garantire il diritto di tutti e tutte ad accedere a servizi pubblici di qualità a prezzi equi (sanità, istruzione e formazione durante tutto l’arco della vita, alloggio, servizi di prossimità, acqua, gas ed elettricità); svolgere una valutazione indipendente sul’impatto sociale delle liberalizzazioni dei servizi pubblici. Questa valutazione deve: 1. coinvolgere tutte le parti in causa nazionali attraverso dei forum partecipativi; 2. essere realizzata dal CPS e dalla Piattaforma europea di lotta contro la povertà. Le conclusioni dovrebbero essere analizzate dall’EPSCO; monitorare ed elaborare raccomandazioni per il miglioramento della parità di accesso ai principali Servizi d’Interesse Generale attraverso piani di azione nazionali (come parte integrante del MAC sociale e della Piattaforma di lotta contro la povertà); Per i SSIG riconoscere l’inclusione finanziaria come SIG approvando un quadro legislativo che garantisca il diritto a un conto corrente a basso costo, a servizi bancari e a prestiti equi; 37 Elaborare un quadro europeo effettivo per le norme di qualità nei servizi sociali in base ai principi di qualità e ai diritti degli utenti. Occupazione: per un lavoro decente 04 38 61 presente l’attuale mancanza di posti di lavoro . Introduzione Le recenti misure per far crescere il mercato del lavoro non prendono abbastanza in considerazione alcuni punti fondamentali quale la qualità del lavoro, il ruolo e l'accessibilità dei servizi di sostegno come la cura dei bambini e il bisogno di percorsi personalizzati che accompagnino le persone. Questo approccio è ben presente sia nel Rapporto congiunto sull'occupazione nel contesto di Europa 2020 sia nella recente Analisi annuale sulla crescita. Il terzo dei tre pilastri che devono rafforzarsi a vicenda nella Strategia per l'inclusione attiva è quello dei “mercati del lavoro inclusivi” e dovrebbe incoraggiare percorsi e approcci personalizzati per coloro che vogliono integrarsi nel mercato del lavoro così da offrire a tutti il sostegno necessario per arrivare ad avere un lavoro decente e sostenibile. Questa Strategia è stata messa in essere per cercare di controbilanciare quei programmi di attivazione molto aggressivi che enfatizzano “prima di tutto il lavoro” e che, per quanto riguarda i sussidi, funzionano principalmente attraverso l'uso di sanzioni e condizionalità offrendo per lo più lavori precari e di bassa qualità senza porre nessuna attenzione alle difficoltà delle persone e agli ostacoli incontrati per arrivare ad avere un lavoro o a partecipare appieno alla vita della società. Le strategie per l'occupazione degli stati membri continuano a poggiare sul concetto del “lavoro che paga” e ancora non offrono servizi personalizzati di sostegno e orientamento basati su un'analisi effettiva dei bisogni, caso per caso. Troppo spesso i centri pubblici per l'impiego funzionano con la filosofia che “una taglia va bene per tutti”. Come dimostra un'analisi delle politiche per l'impiego a livello UE e degli stati membri, anche e molto è stato fatto per accrescere la visibilità e lo scambio di buone pratiche per promuovere la Raccomandazione sull'inclusione attiva, manca ancora una road map coerente che ne assicuri l'effettiva realizzazione. Questa sezione esplora in dettaglio a che punto siamo a livello territoriale. L'inclusione attiva mette l’accento sulla partecipazione sociale attraverso o il lavoro di qualità, che rispetti le condizioni e le circostanze in cui si trova la persona o la formazione professionale o la garanzia di avere mezzi sufficienti per contribuire alla vita delle proprie comunità per coloro che non possono lavorare assicurando loro un supporto a un reddito dignitoso e l'accesso a servizi di qualità. Un lavoro non può essere definito per la sua produttività e competitività ma deve essere visto anche come un mezzo per raggiungere l'inclusione e l'integrazione, un modo per raggiungere i propri desideri e aspettative, un'opportunità per contribuire e partecipare nella società. Dalle politiche alla loro realizzazione I principi dell'inclusione attiva per sviluppare un mercato del lavoro inclusivo non sembrano essere state inserite nelle politiche del lavoro né su scala europea né negli stati membri. La Strategia per l'inclusione attiva, con i suoi percorsi personalizzati al lavoro e la sua enfasi sul lavoro di qualità (così come la garanzia di un sostegno al reddito adeguato e l'accesso ai servizi) ha avuto ben poca risonanza nelle ultime proposte della Commissione europea in materia di occupazione Il pacchetto per la ripresa economica varato nel novembre del 2008 non cita mai la Strategia per l'inclusione attiva e per rispondere alla crescente disoccupazione preferisce promuovere politiche attive del mercato del lavoro. La Comunicazione della Commissione Un impegno comune per l'occupazione pubblicata nel giugno del 2009 dopo il Vertice sull'occupazione, mette l'accento sul fatto che la realizzazione degli approcci integrati previsti nella Strategia è “più forte che mai” ma, purtroppo, i principi non sono riportati nel testo in modo comprensibile. In documenti più recenti, come la proposta della Commissione per la Strategia Europa 2020 non c'è nessun riferimento all'inclusione attiva o a mercati del lavoro inclusivi. Un caso, questo, che si ripete nell'Analisi Annuale della Crescita e nel suo allegato, il Rapporto di valutazione sui progressi di Europa 2020. E’ sempre più evidente che le persone in povertà subiscono sempre crescenti pressioni e condizionalità negative in un 60 momento in cui i lavori a disposizione sono sempre meno . Negli ultimi anni si sono sempre più sviluppate politiche di attivazione con lo scopo di “pungolare” la gente a lavorare sia attraverso la formazione e l'orientamento ma, anche, con la costrizione e le sanzioni. EAPN ha spesso denunciato l'eccesso di questi approcci punitivi, specialmente se si tiene L'inclusione attiva è chiaramente sostenuta nel Rapporto congiunto sull'occupazione ma è confinata alle politiche di contrasto alla povertà e all'esclusione sociale senza incidere sulle politiche per l'impiego e per il mercato del lavoro. C'è bisogno di raccomandazioni specifiche che garantiscano misure identificabili di avvio dei gruppi più vulnerabili verso impieghi sostenibili e di qualità promuovendo percorsi di reale inclusione. E' necessario rendere più espliciti gli 60 EAPN – Is the European Project Moving Backwards? The Social Impact of the Crisis and of the Recovery policies in 2010, Febbraio 2011. 61 EAPN, Response to the Draft Joint Employment Report 2010, 20 febbraio 2011 – e EAPN’ Response to the Flagship Initiative Agenda for New Skills and Jobs, 11 maggio 2011. 39 62 approcci di inclusione attiva nelle Linee Guida 7 e 8 . maggior parte degli stati membri stanno utilizzando i piani di ripresa economica per difendere i lavori esistenti e promuovere l'accesso a nuovi settori occupazionali. La qualità del lavoro e dell'occupazione è severamente minacciata dai recenti sviluppi in materia salariale: l'Analisi annuale sulla crescita suggerisce esplicitamente di recuperare risorse per coprire i deficit pubblici attraverso il loro taglio. Più recentemente, i capi di Stato e di Governo hanno trovato un accordo sul Patto di stabilità e crescita e il Patto EuroPlus sostenendo la necessità di contenere i salari collegando i costi unitari del lavoro alla produttività e incoraggiando la scissione dei salari dall'inflazione. Queste misure intaccano i tradizionali meccanismi delle contrattazioni nazionali collettive e, tagliando i reali livelli dei salari, incidono sull’aumento dei lavoratori poveri. EAPN ha espresso molto chiaramente le proprie perplessità in materia 63 sia all'EPSCO sia al Vertice di Primavera . Ma, troppi di questi nuovi lavori sono a breve termine, con condizioni di lavoro non adeguate e, spesso, in settori non sostenibili. I lavori che si cerca di difendere sono spesso offerti a salari più bassi e non accompagnati da adeguate garanzie di protezione sociale. Si continua a enfatizzare la responsabilità della persona singola, si continua a non concedere i sussidi e le indennità di cui si avrebbe diritto piuttosto che sostenere le persone nell'accesso a lavori di qualità che le allontanerebbero realmente dal rischio povertà. Si assiste a un abbassamento della qualità delle condizioni di lavoro e alla tendenza, in costante aumento, di tagliare i salari. Le reti nazionali di EAPN denunciano che molti governi continuano a implementare strategie di attivazione molto deboli invece di investire in approcci integrati di inclusione attiva e nella creazione di mercati del lavoro inclusivi aperti a tutti e in grado di offrire a tutti l’opportunità di contribuire alla crescita delle nostre società. Né, d’altra parte, si esplorano le possibilità offerte dai potenziali della partecipazione sociale. Molti membri di EAPN registrano un aumento della flessibilità e della precarietà dei mercati del lavoro dove assumere e licenziare è molto facile e dove mancano ammortizzatori sociali e reti di sicurezza che, invece, sono assolutamente essenziali. Questo panorama così preoccupante, sia su scala UE che su quella nazionale, ci dice che la realizzazione della Strategia per l'inclusione attiva, per quanto riguarda l'accesso al lavoro di qualità, è ben lontana dall'essere stata realizzata. Per contribuire al dibattito, EAPN ha sviluppato criteri propri, basati sui principi già delineati dalla Commissione europea nella Strategia per l'inclusione attiva. 64 Il Rapporto di EAPN sui Piani nazionali di riforma del 2008 evidenzia la mancanza di volontà dei governi di rendere trasversali i principi dell'inclusione attiva e mette in luce la mancanza di una valutazione rigorosa sull'impatto reale dei tanti paletti e sanzioni contro le persone in povertà e i socialmente esclusi. Il sostegno al lavoro è spesso una misura monca, non onnicomprensiva, che né riesce a incidere sulla vita di coloro che sono più distanti dal mercato del lavoro né si preoccupa della qualità dei lavori proposti. La situazione non cambia se andiamo a guardare quanto 65 affermato nei Rapporti strategici nazionali del 2008 dove aumentare il tasso di occupazione di gruppi specifici viene prima della creazione di mercati del lavoro inclusivi e di sostegni personalizzati. EAPN si chiede anche quale sarà il risultato se si continua a privilegiare coloro che sono più vicini a un inserimento lavorativo, quale esso sia, senza preoccuparsi della qualità del lavoro offerto. Le reti nazionali di EAPN sono inoltre preoccupate dalla mancanza di una reale volontà di garantire le risorse necessarie per superare gli ostacoli al lavoro di tutti coloro che soffrono di svantaggi multipli. La crisi attuale ci porta nuove sfide da affrontare che hanno molto a che vedere con la mancanza di offerte di lavoro. 66 Secondo quanto segnalato dai membri di EAPN , la 62 http://ec.europa.eu/eu2020/pdf/Brochure%20Integrated%20Guideli nes.pdf. Linea Guida 7: “Aumentare la partecipazione al mercato del lavoro e ridurre la disoccupazione strutturale” e Linea-Guida 8: “Sviluppare una forza lavoro formata per rispondere ai bisogni del mercato del lavoro, promuovere lavori di qualità e la formazione permanente”. 63 Lettere di EAPN del 4 marzo all’EPSCO del 7 marzo,e del 22 marzo 2011 al Vertice di Primavera del 24-25 marzo. 64 EAPN, Social Inclusion Scoreboard - EAPN Response to the National Implementation Reports 2007 of the revised Lisbon Strategy. Main Report, 15 gennaio 2008. 65 EAPN, Building Security, Giving Hope - EAPN Assessment of the National Strategic Reports on Social Protection and Social Inclusion (2008-10), 30 novembre 2008. 66 EAPN, Is the European Project Moving Backwards?, febbraio 2011. 40 I PRINCIPI EAPN PER UN LAVORO DECENTE E LA PIENA PARTECIPAZIONE NELLA SOCIETA' Attivazione sociale positiva basata sui diritti Attivazione sociale positiva basata sui diritti umani Approcci personalizzati, tagliati su misura dei singoli e multidimensionali Sostegno a lungo termine al lavoro sostenibile e di qualità Lavori sostenibili che rispettino i bisogni delle persone Sostegno all'apprendimento durante tutto l'arco della vita e non solo in relazione al lavoro Realizzazione congiunta, integrata, non discriminatoria basata sul partenariato Norvegia: una metodologia per una riabilitazione totale Tim è un giovane uomo che ha sofferto per anni di depressione e crisi d'ansia e la cui unica salvezza era la chitarra. L'unico sostegno mai ricevuto era di tipo farmacologico ma incontrando un volontario dell'organizzazione Total Rehab è riuscito finalmente a ottenere un sostegno personalizzato. Il volontario ha capito bene l'importanza che la musica aveva nella vita di Tim ed è riuscito a negoziare con i servizi sociali un supporto al reddito per il periodo necessario a trovare un lavoro nel suo campo. Tim ha quindi ricevuto un sostegno al reddito, la caparra per affittare un appartamento e, dato che le sue condizioni di salute non gli permettevano di utilizzare i trasporti pubblici, soldi per utilizzare la sua macchina. Oggi Tim ha un suo gruppo musicale, dà lezioni di chitarra e lavora in uno studio di musica, tutte cose che non avrebbe mai potuto realizzare senza un sostegno personalizzato e che, per lui, sarebbero sempre rimasti sogni nel cassetto. Il coinvolgimento personale del volontario è stato l’elemento essenziale che ha permesso a Tim di superare le sue paure e la sua condizione psicologica. Il volontario è stato il “ponte” tra Tim e i servizi per l'impiego e quelli per l'assistenza sociale che, sicuramente, non potevano coprire questo ruolo. Questa storia, finita così bene, è stata la scintilla per lo sviluppo della metodologia di uno specifico programma del governo norvegese anche se EAPN Norvegia evidenzia che la mancanza nel paese di uno schema di reddito minimo adeguato è un ostacolo alla completa efficacia del programma. Contatto: Laila Wolles, EAPN Norvegia, laila@velferdsalliansen.no 41 1) Attivazione sociale positiva centrata sui diritti umani Il principio etico fondante di tutte le politiche, inclusa quindi quelle per il lavoro, deve essere il rispetto della dignità umana così come sancito dal Trattato dell'UE, dalla Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Uomo e resa giuridicamente vincolante dal Trattato di Lisbona attraverso la Carta Europea dei Diritti Fondamentali. Questo assunto dovrebbe portare ad approcci politici che riconoscano il valore intrinseco delle persone in quanto esseri umani e mai in una prospettiva meramente strumentale in quanto soggetti economici. Una efficace Strategia di attivazione sociale dovrebbe concentrarsi sui bisogni, i desideri e le capacità individuali di ciascun individuo, dovrebbe riconoscere le necessità che nel corso della vita possono cambiare e affrontare gli ostacoli specifici con cui si scontrano alcuni gruppi vulnerabili: migranti e minoranze etniche, inclusi i rom, le donne, i genitori soli, i disabili o coloro con problemi di salute così come tutti i disoccupati di lunga durata, i poveri e le persone con un insieme di problemi come, per esempio, i senza dimora. L’attivazione positiva poggia su una visione ottimistica delle persone e della società in cui vogliamo vivere, al centro della quale dovrebbe posizionarsi lo sviluppo di percorsi di inclusione sociale e di piena partecipazione nella società. Fine ultimo dell'attivazione è l'inclusione e la mobilità sociale, dare alle persone la capacità di migliorare le proprie competenze e le proprie capacità per assicurare la salute mentale, stabilire contatti sociali e migliorare la partecipazione e la cittadinanza attiva. Questa modalità di attivazione è un investimento nelle risorse umane, sociali, psicologiche e culturali e vede nell'integrazione nel mercato del lavoro un elemento per promuovere l’inclusione sociale nel senso più ampio del termine. E' un approccio di cui si ha urgente bisogno per contrastare le attuali strategie che si rivolgono esclusivamente a coloro per i quali è più semplice trovare un lavoro, se non vogliamo che questi modi di agire generino una profonda divisione tra “l'occupabile” e il “non occupabile”, che abbandonano chi si pensa non possa essere utile alla società. Austria: Step 2 Job Step 2 Job è un centro di orientamento per chi riceve sussidi sociali ed è lontano dal mercato del lavoro. Avviato a settembre del 2009 e terminato a marzo del 2011, finanziato dal Servizio per l'Impiego e il FSE, Step 2 Job è' un progetto pilota in due distretti di Vienna come primo passo verso il reddito minimo basato sull'accertamento dei redditi (means-tested) avviato nel settembre 2010. Step 2 Job, con legami molto stretti con il sistema del welfare e con il centro per l'impiego, ha unito l'orientamento personalizzato con il sostegno psico-sociale, lo sviluppo delle capacità con la consulenza e la formazione professionale, la consulenza in materia di debiti con la casa, la salute, la seconda opportunità di istruzione. La finalità era l'inserimento nel mondo del lavoro. I beneficiari hanno partecipato al progetto per 12 mesi, con ulteriori tre mesi di sostegno una volta trovato un lavoro, una novità importante visto che i beneficiari di sostegni sociali di solito non ricevono alcun aiuto nella ricerca di lavoro. I beneficiari del progetto hanno affermato che questa è stata la prima volta, in tutta la loro vita, che hanno ricevuto un aiuto. Per quanto riguarda i migranti, si utilizza la loro lingua di origine. EAPN Austria sottolinea comunque che la partecipazione non è su base volontaria e che, anche se le sanzioni previste non vengono richieste, questi programmi non dovrebbero essere sottoposti a condizionalità. Un’altra preoccupazione è che la qualità degli interventi andrà a diminuire quando il progetto sarà condotto su vasta scala. Contatto : Olivier Holub, olivier.holub@context.at www.context.at/cms/front_content.phd?idcat=149 42 poco sostegno o gli immigrati con problemi di lingua. L'approccio olistico affronta in un’unica soluzione problemi che vanno dalla carenza di un reddito adeguato alla casa, ai debiti, alla solitudine, a condizioni di salute precarie,a basse qualifiche, a problemi di comunicazione, di lingua, di formazione, di accesso ai servizi e così via. 2) Approcci personalizzati, multidimensionali e su misura La mancanza di sostegno individuale per coloro che cercano un lavoro e la mancanza di mercati del lavoro inclusivi, aperti a tutti, sono carenze molto preoccupanti specialmente ora che, sotto la sferza di una crisi economica e una forte recessione, l'offerta di lavoro scarseggia di fatto escludendo sempre più persone dal mondo del lavoro. In questi ultimi anni si è inoltre visto un aumento delle condizioni per poter accedere ai sussidi e a una pressione crescente affinché siano le persone, e non viceversa, ad adattarsi alle necessità del mercato del lavoro. L’attivazione sociale si concentra sui punti di forza delle persone rafforzando le competenze già possedute e aiutandole a superare i punti critici. Alla base di tutto ciò deve sempre esserci la forte volontà di rispettare la persona e la sua personalità così da elaborare un percorso di inclusione che rifletta le sue preferenze, i suoi desideri, le sue priorità. La strada verso il lavoro deve avere come punto di partenza le aspirazioni, gli interessi, le necessità e le difficoltà del singolo per arrivare a disegnare risposte concrete e tagliate su misura piuttosto che cercare di diminuire a tutti i costi i tassi di disoccupazione. Ecco perché i servizi pubblici per l’impiego devono essere meglio organizzati, la loro missione deve essere allargata così che non siano solo agenzie di collocamento ma sappiano lavorare in rete con i fornitori degli altri servizi, con le ONG, con le parti sociali e le autorità pubbliche per fornire servizi integrati e supporto all’inclusione sociale e professionale. E’ urgente, piuttosto che obbligare, rafforzare il diritto al lavoro basato sull’assunto sociale che le persone vogliono lavorare, vogliono sentirsi utili e contribuire al benessere delle loro famiglie e delle loro comunità. Bisogna allargare la nostra visione e prendere in considerazione tutta la complessità delle diverse situazioni offrendo interventi su misura e multidimensionali che siano capaci di rispondere alle esigenze e alle aspettative di tutti. Questo è l’unico tipo di attivazione sociale realmente efficace perché può offrire una risposta positiva ai bisogni dei gruppi più esclusi che presentano le maggiori problematiche e che sono più lontane dal mercato del lavoro: chi combatte contro l'alcoolismo o la tossicodipendenza, chi ha problemi di disabilità sia fisica che mentale, i genitori soli che ricevono Regno Unito: la campagna per un salario sufficiente “Credo fermamente che tutti abbiano diritto a un salario sufficiente per vivere in dignità e che questo salario debba essere migliore del salario minimo. Chi può veramente dire se si può vivere con il minimo – sono sicura che le persone che hanno deciso queste cifre non ci vivono”, dice una giovane donna di 28 di Glasgow che lavora nel catering. Dato che in Scozia il problema delle paghe troppo basse è ancora irrisolto, la Living Wage Campaign ha deciso di rivolgersi direttamente ai datori di lavoro così come precedentemente avvenuto con successo in occasione di altre campagne di questo tipo condotte a Londra e in altre parti del paese. Queste campagne si basano su un duplice approccio: pressione verso i datori di lavoro – in sintonia con i sindacati e, con il supporto delle organizzazioni locali, si cerca il sostegno dei datori di lavoro locali. Questo tipo di campagne si sono dimostrate di grande successo anche perché il problema è enorme e moltissimi sono i lavoratori che, a causa di paghe troppo basse, sono poveri. Ad oggi, tre importanti istituzioni appoggiano la nostra Campagna per un reddito sufficiente: la municipalità di Glasgow, Scottish Enterprise (l'agenzia responsabile per lo sviluppo economico in Scozia) e Employers in Voluntary Housing. Il Comune di Glasgow ha iniziato una sua campagna per un salario sufficiente che oggi conta sul sostegno di quei 130 datori di lavoro locali che assicurano un salario dignitoso ai propri dipendenti. Il problema è stato discusso due volte dal Parlamento Scozzese. Dal momento che il gruppo target sono i datori di lavoro e non lo Stato, e che quindi si chiede a questi di assumersi la loro parte di responsabilità nella lotta contro la povertà, è stato più facile ottenere l'appoggio dei politici. Le campagne hanno anche aiutato a forgiare nuovi legami tra le organizzazioni locali, i sindacati, le organizzazioni religiose e le altre organizzazioni della società civile. Comunque, EAPN Scozia denuncia la mancanza di risorse adeguate che ha impedito di procedere su vasta scala arrivando solo a risultati parziali e decisamente non sufficienti. Contatto: Eddie Follan, the Poverty Alliance, eddie.follan@povertyalliance.org 3) Sostegno a lungo termine per lavori sostenibili e di qualità salari decenti, sicurezza del lavoro, flessibilità degli orari per assicurare il giusto equilibrio tra vita lavorativa e vita personale, alti livelli di protezione sociale e accesso ai servizi essenziali. Il lavoro deve essere il viatico per uscire dalla povertà, deve costituire un passo in avanti verso lo sviluppo personale e lavorativo e un mezzo per integrarsi nella società. Per arrivare a questo, però, bisogna che si applichino criteri più restrittivi su cosa voglia dire “lavoro di qualità”, garantire standard sociali su scala nazionale e UE che includano L'approccio deve essere flessibile e riconoscere che i bisogni delle persone cambiano a mano a mano che acquistano sicurezza o ci sono cambiamenti importanti o difficoltà nelle loro vite personali o famigliari, nella condizione di salute, nelle loro disabilità o restrizioni di ordine legale - 43 specialmente se sono migranti - o difficoltà di reddito, di lavoro e così via. lavoro è fermo e non offre abbastanza opportunità decenti. C’è oggi ampio spazio per creare molte nuove opportunità di lavoro nei servizi che risponderebbe al duplice bisogno di offrire servizi e creare nuovi posti di lavoro, senza però dimenticare che è essenziale migliorare le condizioni di lavoro e i salari di questi lavoratori. Ottime possibilità di lavoro, specie per i gruppi più vulnerabili, possono venire dall’economia sociale e dalle cooperative di inserimento lavorativo che vanno però adeguatamente aiutate. Le strategie per l'inclusione nel mondo del lavoro non funzionano a meno che non siano affiancate dalla creazione di nuovi posti di lavoro. Ecco perché è necessario studiare con maggiore attenzione la relazione tra le politiche industriali e per l'impresa, da una parte, e quelle per l'occupazione dall'altra. Troppo spesso la responsabilità ricade unicamente sul singolo che viene etichettato come “pigro” se non riesce a trovare lavoro anche se il mercato del New Futures (Irlanda) New Futures è un programma di sostegno ai genitori soli che vivono di sussidi per aiutarli a sviluppare i loro progetti di istruzione, formazione e lavoro. Il programma si basa su anni e anni di esperienza diretta, ha un approccio personalizzato – incluso un piano di azione individuale – e viene costruito in base alla ricognizione dei bisogni, il sostegno personalizzato, l’accesso alla formazione e il sostegno alla genitorialità. I partecipanti sono scelti attraverso un processo di partecipazione, filtraggio e reclutamento a livello locale. Il programma è nato per rispondere al timore che le politiche di attivazione messe in essere dal governo per i genitori soli li spingesse a lavorare ma senza garantire loro adeguati servizi di sostegno e, quindi, punta a rimuovere le barriere strutturali quali la mancanza di centri per l’infanzia, la mancanza di programmi dopo scuola, di formazione part-time e di lavori flessibili. E’concepito per venire incontro a quei genitori che sono più lontani dal mercato del lavoro, che hanno poca istruzione e formazione, poca autostima e problematiche complesse inerenti il loro status familiare. E’ un’iniziativa che ha ampiamente provato di essere economicamente sostenibile che ha dato risultati più che positivi aiutando molta gente a entrare nel mondo del lavoro. Come sostiene un partecipante: “Prima del corso ero sprovveduto, fragile, senza obiettivi e motivazioni. Mi ero isolato mentre ora sono molto motivato, ho le idee chiare, sono positivo, ho molte energie e sono contento. Avrei sicuramente lasciato tutto a metà senza il sostegno del mio accompagnatore”. Contatto : Karen Kiernan, director@onefamily.ie ; New Futures Programme, www.onefamily.ie Difendere l'occupazione non può mai avvenire a discapito della sicurezza e della qualità del lavoro specialmente se consideriamo che già prima della crisi l’8% di lavoratori era comunque povero: malgrado la messa in essere di nuove misure per affrontare la povertà di questi lavoratori, ci si limita spesso ai crediti di imposta e relativi allegati piuttosto che migliorare i livelli dei salari minimi e le condizioni di lavoro. Spesso, il lavoro proposto nasconde nelle sue pieghe le classiche trappole della povertà, i salari offerti sono minori dei benefici ricevuti fino a quel momento e si rischia la perdita di servizi fino a quel momento gratuiti quali i trasporti, gli asili nido, il sostegno all'affitto, ecc. Una volta al lavoro, devono essere attuate strategie che permettano la progressione e la transizione verso lavori migliori e la continuità e sicurezza di lavori decenti. Tutto ciò si traduce nel doversi occupare di coloro che rischiano più degli altri di rimanere senza lavoro perché in esubero o a causa di ristrutturazioni aziendali, perché precari o senza contratti o con contratti a tempo. Il sistema deve anche essere meno punitivo e venire incontro a tutti coloro che lavorano nell'economia informale, spesso una Strategia di sopravvivenza e la sola possibilità che si ha per arrivare a fine mese con una paga decente: ad essere puniti devono essere i datori di lavoro che si approfittano di una forza lavoro non dichiarata e non i lavoratori che cercano di mettere insieme il pranzo con la cena. Ultimamente, la qualità del lavoro è sempre più definita in base alle condizioni di lavoro, alla sicurezza e alla salute sul posto di lavoro, senza prendere in considerazione alcuni elementi essenziali quali la sicurezza di un salario con cui si possa vivere dignitosamente, la stabilità del posto di lavoro o senza affrontare il persistente divario salariale. Migliorare la qualità dell’impiego, unito alla centralità di mercati del lavoro ben oliati che facilitino l’accesso al lavoro, sono elementi essenziali per migliorare la coesione sociale e il rendimento sul lavoro. 44 Lituania: Servizi di riabilitazione e sostegno all’impiego per i disabili “Quando sono arrivata al programma di riabilitazione professionale avevo paura di parlare con gli altri. Nell’arco di sei mesi mi sono fatta nuovi amici, ho imparato cose nuove e ho imparato a usare un computer. Ora ho molta più fiducia nelle mie capacità”, dice Ausra, una delle beneficiarie dei Servizi di riabilitazione e sostegno all’impiego avviati nel 2005 per disabili e parzialmente finanziati dai Fondi Strutturali. I servizi offerti includono bilancio delle competenze, consulenza e supporto all’avvio professionale, formazione e sostegno alla ricerca del lavoro. C’è un solo servizio che offra servizi di avvio al lavoro per persone con disabilità Psicosociale di Vilnus che, in collaborazione con l’agenzia di mediazione SOPA, offre dal 2009 formazione e sostegno. Ausra è una donna di 37 anni che nel corso degli anni ha frequentato molti corsi di qualificazione professionale , che non aveva nessuna esperienza lavorativa. Quando ha iniziato il programma, Ausra era disoccupata da molto tempo, non stava cercando attivamente lavoro, non sapeva usare un computer e aveva paura di utilizzare i mezzi pubblici. Il sostegno personalizzato offerto dai Servizi l’ha aiutata a superare le sue tante paure, a cercare e trovare un lavoro come donna delle pulizie in centro, con un contratto a termine e con uno stipendio parzialmente coperto dallo Stato. Lavorare con un contratto a termine è stata una sua scelta perché così potrà acquisire più competenze e più sicurezza in sé stessa. La carta vincente è stata la formazione “leggera” che si è rivelata più utile dei tanti corsi frequentati in precedenza anche se il sostegno personalizzato e la mediazione con i datori di lavoro si sono rivelati essere strumenti essenziali. Contatto: Inga, Vilnius, inga@sopa.it, Vilnius Rehabilitation Center: www.protnamis.it Questo, però, non dovrebbe essere visto come un costo aggiuntivo per lo stato o per i datori di lavoro ma come un investimento per il futuro, un elemento chiave per prevenire la disoccupazione e l’esclusione sociale. La creazione di lavori decenti, che possano incontrare i bisogni reali di coloro che sono più lontani dal mercato del lavoro, richiede il coinvolgimento delle comunità e una visione più responsabile ed etica da parte dei datori di lavoro. La responsabilità sociale delle imprese ha un ruolo importante nel garantire che l’ambiente di lavoro, inclusa la riduzione degli orari, rispettino appieno le condizioni di vita e le responsabilità cui i lavoratori devono far fronte. 4) Un lavoro stabile rispettoso dei bisogni Benché i “servizi di accompagnamento” abbiano un ruolo essenziale nel rimuovere gli ostacoli verso un lavoro sostenibile, continuano ad essere poco studiati mentre le misure di attivazione positiva sono spesso accompagnate da condizioni coercitive che includono misure quali la riduzione o il taglio dei sussidi nel caso di non accettazione del lavoro proposto. Molti sistemi o non riconoscono i tanti e complessi impedimenti contro i quali si scontrano le persone ai margini del mercato del lavoro o non attivano quelle misure atte a sostenere la domanda, creando lavoro adatto e sostenibile o lottando contro le discriminazioni praticate dai datori di lavoro nelle loro procedure di reclutamento. E’ soprattutto alle donne che bisogna offrire le stesse possibilità di impiego, garantendo servizi di grande qualità per i bambini a un prezzo ragionevole, favorendo orari gestibili e il telelavoro per coloro che si debbono occupare di un familiare e bisogna superare il gap di genere tra i salari. 5) Sostenere l’apprendimento permanente per la vita e per il lavoro Bisogna trovare soluzioni adeguate, specialmente per quanto riguarda i servizi di accompagnamento come asili nido, sostegno al trasporto, formazione e consulenza personalizzata. C’è bisogno di interventi specifici e multidimensionali, di servizi per l’impiego più attenti a questi bisogni, di maggiori investimenti nei servizi pubblici. La responsabilità di formare nuovamente o migliorare le capacità non ricade solamente sul lavoratore: dovrebbero esserci incentivi affinché i datori di lavoro e i servizi pubblici per l’impiego offrano questi servizi. La formazione non è facile per tutti e quindi è necessario attivare misure specifiche rivolte ai gruppi più vulnerabili affinché anche coloro con basse qualifiche, i giovani, i poveri, i migranti e i gruppi minoritari (inclusi i rom), i disabili e altre categorie svantaggiate possano migliorare le loro capacità. Maggiore attenzione dovrebbe anche essere rivolta ai servizi di accompagnamento che sono essenziali per permettere ad alcuni gruppi di disoccupati di partecipare a formazioni che rispettino i loro bisogni. Per molte persone, tornare al lavoro dopo un lungo periodo di inattività o che si scontrano con difficoltà specifiche – come una lunga malattia o una malattia mentale – richiede accorgimenti specifici del contesto lavorativo. Anche per i genitori, e in particolare per quelle donne che svolgono un lavoro di cura, c’è bisogno di un ambiente che sia capace di sostenerle e le metta in condizioni di bilanciare la loro vita professionale con quella familiare, attraverso ore di lavoro flessibili e servizi di cura per i bambini. Le politiche devono poi mirare a una distribuzione più equa delle responsabilità familiari e di cura tra uomini e donne, dividendone il peso e quindi permettendo alle donne di partecipare. Le persone devono possedere quelle capacità che possano effettivamente farle uscire dalla povertà. Nell’esplorare nuovi settori di lavoro, come l’economia verde o i servizi sociali, si deve accertare che i lavoratori, specialmente coloro che per il momento hanno meno possibilità di entrare nel mercato del lavoro, acquisiscano le necessarie competenze. Una volta al lavoro, è cruciale continuare a sviluppare le competenze dei lavoratori meno qualificati in modo da permetter loro di competere per lavori più qualificati e migliorare la loro vita professionale futura, seguendo un approccio che tenga conto del contesto odierno, fatto di contratti flessibili e a tempo determinato. 45 EAPN mette l’accento sul fatto che l’apprendimento durante tutto l’arco della vita è, prima di tutto, parte dello sviluppo personale e sociale della persona. Formazione e miglioramento delle competenze sono due componenti essenziali per avere un miglior accesso alle opportunità lavorative ma devono concentrarsi non solo sui bisogni del mercato del lavoro, bensì devono puntare anche a migliorare quelle competenze sociali e personali che consentono una migliore integrazione e partecipazione nella propria comunità. Competenze lavorative adeguate e “saper vivere” sono elementi essenziali per garantire che le persone, specie i meno fortunati, possano realmente afferrare le opportunità esistenti. E’ anche vitale riconoscere le competenze che già ci sono, incluse quelle informali, piuttosto che un’attenzione rigida alle qualifiche formali che può escludere coloro che non sono riusciti ad acquisirle. Si tratta di costruire autostima, rafforzare gradualmente le competenze e avviare un percorso formativo e un’istruzione rispettose dei desideri delle persone. Finlandia: un partenariato per l’occupazione Paltamo, una comunità nel nord est della Finlandia, costituisce un esempio importante di come gli abitanti e il Comune si siano messi insieme per risolvere il problema della disoccupazione. Nella piccola città di cui scriviamo ci sono al momento circa 300 disoccupati inclusi nei libri paga di una nuova agenzia per l’impiego gestita dall’associazione dei lavoratori di Paltamo e i cui soci sono le principali parti in causa, il comune, gli imprenditori locali e i sindacati. Il progetto, quadriennale, è finanziato anche dal FSE. L’agenzia per l’impiego offre i sui servizi ad agenzie e imprese di esternalizzazione e funziona come un’agenzia di lavoro interinale che offre lavoro per i residenti della città. Agli stipendi si sommano anche i sussidi dell’ufficio per lo Sviluppo Occupazionale ed Economico (Työ-ja elinkeinotoimisto). Il Comune è entrato a far parte del progetto in base ad alcuni calcoli che dimostrano che dare lavoro è meno caro che elargire sussidi. Il nostro è anche un buon esempio di come un investimento pubblico possa creare lavoro di qualità, legato ai bisogni concreti della comunità e che prende in considerazione attentamente i bisogni di ognuno. L’obiettivo principale è quello di prevenire l’esclusione sociale dei disoccupati e creare processi virtuosi per un’occupazione stabile e di qualità. Le ore di lavoro includono la formazione, una valutazione complessiva della salute e, quando necessario, l’attivazione di servizi di riabilitazione, il tutto all’interno di una visione multidimensionale e olistica. Il modello di Paltamo ribalta il pensiero classico per cui il cittadino cerca il lavoro che meglio gli si addice: trovare un lavoro appetibile per i cittadini diventa obiettivo e compito del comune. Se qualcuno rifiuta tutte le offerte di lavoro che gli vengono proposte, rimane l’opzione dei sostegni minimi. Prima di questa iniziativa, i disoccupati ricevevano un sostegno di 392 euro mentre ora hanno uno stipendio che è, al minimo, di 800 euro. Contatto: Leila Pölkky-Pieskä, direttore esecutivo, Työvoimatalo, leila.polkky-pieska@paltamontyo-voimayhdistys.fi , www.paltamontyovoimayhdistys dovrebbero assicurare l’implementazione degli strumenti legali messi a disposizione dall’UE in questo campo e, insieme a tutte le parti in causa, dovrebbero mettere a punto strategie specifiche per contrastare le difficoltà che questi gruppi incontrano quando cercano di entrare nel mondo del lavoro. 6) Messa in essere integrata, non discriminatoria e basata sul partenariato Un mercato del lavoro inclusivo rispecchia una società inclusiva. Due Direttive dell’Unione europea, la Direttiva sull’uguaglianza razziale e la Direttiva quadro sull’occupazione, stabiliscono una serie di principi che offrono a tutta l’Unione europea un livello minimo comune di protezione legale contro le discriminazioni per motivi di razza e origine etnica, religione o credo, disabilità, età o orientamento sessuale, prima di tutto sul posto di lavoro. Sono due Direttive che vanno ad aggiungersi alle molte leggi adottate negli ultimi 30 anni per combattere la discriminazione di genere e garantire lo stesso trattamento tra uomini e donne sul posto di lavoro. Molti gruppi hanno l’accesso al mondo del lavoro e alla partecipazione sociale bloccato a causa della loro condizione particolarmente vulnerabile: malattie di lunga durata, poveri, o l’aver avuto problemi di alcool o di tossicodipendenza nel passato. Le iniziative dell’economia sociale e del terzo settore, specie 67 le cooperative e le imprese sociali , sono importanti fonti di sostegno dei gruppi esclusi dal mercato del lavoro specie in 68 settori dei servizi sociali : il loro potenziale deve essere esplorato fino in fondo ed utilizzato. Ma non basta. Bisogna investire di più per contrastare le discriminazioni e promuovere la diversità all’interno del mercato del lavoro. I migranti, e in particolare se senza documenti e le minoranze etniche – specialmente i rom – si scontrano con difficoltà crescenti sia nell’accesso al lavoro che sul posto di lavoro, a causa di razzismo e xenofobia. Bisogna porre attenzione affinché le nuove forme di 67 Progetto PROGRESS/WISE condotto in 8 paesi dell’Unione per paragonare le diverse forme di imprese e cooperative sociali e studiarne i bisogni. 68 Progetto BRIDGES FOR INCLUSION/PROGESS per l’apprendimento reciproco su come colmare il “ponte” tra le strategie di Occupazione e di Inclusione: attori, azioni ed esperienze locali di economia sociale. Il problema crescente del divario degli stipendi dovuto al genere o all’origine etnica deve essere affrontato. I governi 46 occupazione targate sui bisogni degli svantaggiati siano totalmente coperte dalle leggi del lavoro o dai sistemi di protezione sociale. Raccomandazioni A livello UE EAPN, che da sempre rivolge un’attenzione particolare all’economia sociale e alle cooperative sociali, sta preparando una serie di raccomandazioni in materia rivolte ai decisori politici. Le strategie più efficaci per promuovere mercati del lavoro sostenibili e inclusivi e promuovere la partecipazione sono quelle che coinvolgono reti tra tutte le parti in causa, a tutti i livelli, includendo chiaramente gli attori tradizionali del mercato del lavoro – datori di lavoro, agenzie per l’impiego pubbliche e private, sindacati, fornitori di servizi (casa, istruzione, sanità), ma anche le comunità locali, coloro in cerca di lavoro, le persone in povertà, i socialmente esclusi e le loro organizzazioni. E’ essenziale avere piani e approcci che prevedano pianificazioni e messe in essere concertate. Il modello che l’UE sta promuovendo, basato sulla clausola di democrazia partecipativa del Trattato di Lisbona e sui nuovi impegni per una governance efficiente contenuti in Europa 2020, conferma l’importanza della partecipazione attiva di tutte le parti in causa nel processo di governance. E’ necessario comprendere fino in fondo che un approccio verso l’inclusione attiva integrata avrà successo solo se tutte le parti in causa saranno direttamente coinvolte nel processo di sviluppo, monitoraggio, implementazione e valutazione di tutte le misure. In quanto fornitori di servizi, le ONG si trovano nella posizione unica di poter attuare programmi in grado di raggiungere anche chi è più lontano dal mondo del lavoro. Le ONG sociali hanno accumulato negli anni un’enorme ricchezza di saperi dovuto al loro coinvolgimento diretto a livello di territorio comunità e sanno come coinvolgere direttamente le persone nel disegnare e implementare le politiche che le toccano da vicino. Mettere al centro i diritti e i bisogni individuali vuol anche dire mettere al centro della Strategia la partecipazione e la presa di coscienza delle persone in povertà e dei socialmente esclusi. Il costante coinvolgimento di coloro che cercano un lavoro e delle persone in povertà, così come le organizzazioni che li rappresentano, nella preparazione, implementazione e monitoraggio della Strategia europea per l’occupazione, attraverso il processo nei PNR, rimane un fattore essenziale per il successo delle strategie e dovrebbe essere un principio cardine di Europa 2020. 47 Integrare i principi dell’inclusione attiva nella Strategia europea per l’occupazione come parte integrante di Europa 2020; assicurarsi che i principi non si applichino solo alla linea direttrice 10 e all’obiettivo povertà ma anche alle linee 7 e 8 e agli obiettivi per l’occupazione e alle politiche per l’occupazione contenute in Europa 2020; utilizzare la prossima revisione del concetto di “lavoro di qualità” per assicurare stipendi sufficienti, sicurezza del lavoro, formazione sul posto di lavoro, diritto al lavoro, protezione sociale adeguata, riconciliazione tra vita lavorativa e personale, progressione di carriera e soddisfazione del lavoro, migliori condizioni di lavoro, migliore sicurezza e salute sul posto di lavoro; mettere al centro della Strategia europea per l’occupazione la reale qualità del lavoro, non solo le condizioni di lavoro; elaborare linee direttrici per l’implementazione e il monitoraggio dei risultati;; fare del lavoro di qualità un tema prioritario durante le discussioni in seno al Consiglio europeo; monitorare l’impatto dell’implementazione dei principi del mercato del lavoro inclusivo nei piani nazionali di riforma, nelle raccomandazioni ai singoli paesi e nel Rapporto congiunto sull’occupazione; condurre revisioni tematiche tra pari nel quadro del MAC Occupazione e sostenere lo scambio, il followup e l’integrazione delle migliori pratiche relative alla realizzazione del pilastro occupazione contenuto in Europa 2020; adottare, realizzare e rafforzare la Direttiva contro le discriminazioni per coprire tutti i tipi di discriminazione e assicurare l’ingresso al mercato del lavoro dei migranti, le minoranze etniche (rom inclusi) e altri gruppi discriminati; combattere la segmentazione del mercato del lavoro promuovendo più stabilità ed elaborare una Strategia europea volta a combattere il fenomeno dei lavoratori poveri attraverso la garanzia di salari decenti e lavori sostenibili; combattere il deterioramento dei salari e il loro scollegamento dagli indici di inflazione per collegarli a indicatori di produttività; promuovere migliori politiche di conciliazione tra vita privata e vita professionale; promuovere l’ingresso delle donne nel mondo del lavoro promuovendo servizi di accompagnamento (specie servizi per l’infanzia e di cura); offrire orari di lavoro flessibili e combattere il divario salariale tra uomini e donne; incorporare i punto 16 delle Linee direttrici per l’occupazione per far sì che le parti in causa, incluse le persone in povertà, i disoccupati e le ONG che li rappresentano, siano incluse in un dialogo strutturale per realizzare i PNR, le loro priorità e i loro obiettivi. A livello nazionale Darsi obiettivi ambiziosi per l’occupazione nazionale e la povertà che si rafforzino uno con l’altro e assicurino occupazione decente, di qualità e sostenibile, la vera strada per uscire dalla povertà e dall’esclusione sociale; avvalersi dei principi dell’inclusione attiva per promuovere mercati del lavoro inclusivi, pratiche di attivazione rispettose della dignità umana e per promuovere percorsi individuali di inclusione; stabilire gerarchie positive tra il reddito minimo (ancorato, come minimo, alla soglia di povertà) e il salario minimo per garantire a tutti una vita dignitosa; non sganciare il salario dall’inflazione nel tentativo di ancorarlo alla produttività; accrescere la capacità dei servizi pubblici per l’impiego e dei lavoratori sociali nel gestire situazioni personali delicate e complesse e nel promuovere percorsi individuali e personalizzati che prendano in conto la valutazione dei bisogni; elaborare criteri comprensivi per lavori di qualità basati sugli standard europei ed internazionali; combattere la discriminazione operata dai datori di lavoro e, più in generale, dalla società nel suo complesso implementando leggi anti discriminatorie e promuovendo misure positive che sostengano la diversità e garantiscano posti di lavoro a chi oggi è escluso; 48 stabilire un percorso preciso che superi il divario salariale nel settore pubblico e privato, monitorandone i progressi attraverso una serie di indicatori di rendimento; combattere la discriminazione contro i lavoratori con più di 45 anni; incrementare gli investimenti nei servizi di accompagnamento - come i servizi per l’infanzia o per i non autosufficienti assicurando una copertura efficiente, di qualità e a prezzi contenuti; investire e/o aumentare le risorse finanziarie, ma non solo, per lo sviluppo dell’economia sociale e delle cooperative; assicurarsi che il raggiungimento degli obiettivi di Europa 2020 per la riduzione del numero di persone in povertà includano le misure necessarie per aiutare anche chi vive forme estreme di povertà materiale, come i senza dimora; creare meccanismi per la consultazione regolare e il dialogo strutturato con coloro che cercano lavoro, i disoccupati, le persone in povertà e le organizzazioni che le rappresentano, legando la Strategia europea per l’occupazione e i piani nazionali di riforma con il piano di azione nazionale per l’inclusione sociale utilizzando il MAC sociale. Usare i fondi strutturali: un approccio integrato 05 49 strumenti di lotta contro la povertà e l’esclusione sociale. I grandi obiettivi sociali (gli obiettivi quantificati in materia di occupazione e di riduzione della povertà) che figurano nel pilastro relativo alla crescita inclusiva, così come la loro realizzazione attraverso il rispetto delle linee direttrici “occupazione” ( e principalmente le linee direttrici 7 e 10) assegnano un mandato chiaro agli stati membri: mobilitare i fondi strutturali allo scopo di ridurre la povertà e accrescere il numero delle persone che hanno un lavoro di qualità. In virtù 71 della revisione contabile e delle conclusioni del 5° 72 Rapporto di coesione , l’utilizzo dei fondi europei deve contribuire alla realizzazione dei grandi obiettivi della Strategia Europa 2020, in particolare una parte rilevante dei fondi strutturali deve essere consacrata alla riduzione della povertà e dell’esclusione sociale. Per fare ciò, i programmi nazionali di riforma devono meglio riflettere il legame tra le priorità dei fondi europei e quelle delle politiche nazionali. E’ altrettanto opportuno far convergere queste stesse priorità 73 con le strategie nazionali di lotta contro la povertà . A tal fine, il FERS e il FSE devono promuovere con forza gli investimenti nelle infrastrutture sociali e nei servizi di cura di qualità, così come nei servizi e nelle infrastrutture che possano garantire dei percorsi di successo di inclusione e dei lavori di qualità rivolti ai gruppi maggiormente vulnerabili. Introduzione Nella sua Raccomandazione sull’inclusione attiva, la Commissione europea definisce chiaramente il ruolo che i fondi strutturali devono svolgere nella realizzazione dell’inclusione attiva: ”garantire la messa a disposizione delle risorse e delle prestazioni necessarie nell’ambito dei sistemi di protezione sociale e di utilizzare le disponibilità e le risorse dei fondi strutturali, in particolare del fondo sociale europeo, 69 per sostenere misure di inclusione attiva…” La Commissione propone che i programmi finanziati dal fondo sociale europeo (FSE) sostengano l’inclusione attiva secondo tre modalità differenti: Sviluppare e sperimentare dei percorsi di inclusione economica e sociale attiva; assicurare la trasversalità degli approcci di integrazione che rappresentano un chiaro vantaggio rispetto alle pratiche attuali; diffondere e trasferire le buone pratiche in materia di inclusione sociale in tutti gli stati membri. Alla luce della attuale crisi economica, appare essenziale riorientare le misure del FSE verso i gruppi più vulnerabili al fine di evitare che essi siano ancora più esclusi dal mercato del lavoro e dalla società, cosa che rischierebbe di privarli dei loro diritti e di una vita dignitosa. Secondo il Comitato di protezione sociale (CPS), gli stati membri utilizzano già intensivamente il fondo sociale europeo per sostenere le politiche attuate nel quadro della Strategia Europa 2020, in particolare in materia di partecipazione al mercato del lavoro, 74 di inclusione attiva e di prevenzione… . L’obiettivo europeo della coesione territoriale, ormai riconosciuto dal Trattato di Lisbona (art. 157 del TFUE), dovrebbe assicurare la realizzazione di questi tre elementi in funzione delle circostanze locali e regionali. Grazie a questo dispositivo, l’equità sociale e l’utilizzo dei fondi strutturali nella lotta contro le disuguaglianze dovrebbero trovarsi su un piano di parità. Ciò dovrebbe ugualmente permettere di riconoscere la diversità spaziale della povertà – e in particolare le maggiori difficoltà legate ai redditi bassi, alla disoccupazione, al sotto impiego e all’assenza di opportunità nelle zone rurali. Tuttavia, contrariamente a ciò che la Commissione europea avanza nel suo Rapporto congiunto 2010 sulla protezione sociale e sull’inclusione sociale, le modifiche apportate ai programmi operativi degli stati membri hanno avuto un impatto debole sull’inclusione sociale dei gruppi più 75 vulnerabili. I membri di EAPN hanno osservato dei cambiamenti negativi dovuti a una crescente insistenza sul mantenimento dell’occupazione, a scapito delle persone più distanti dal mercato del lavoro. Essi constatano che, così facendo, gli stati membri si allontanano dalle politiche di inclusione attiva più generali che rinforzerebbero l’accesso ai Sebbene l’UE si sia impegnata ad utilizzare i fondi strutturali per realizzare i suoi obiettivi sociali, solamente il 12,4% delle spese a valere sul FSE sono destinate a progetti di inclusione sociale, 349 miliardi di euro per il periodo di programmazione 2007-2013 del budget globale di Lisbona. 70 Nel suo Rapporto strategico 2010 sulla politica di coesione , la Commissione europea riconosce che “i progressi realizzati per quanto concerne la priorità assegnata all’inclusione sociale sono relativamente lenti e distribuiti in modo ineguale tra i fondi e i programmi che ad essa fanno riferimento.” Se, fino ad ora, gli stati membri non hanno inserito l’inclusione attiva nelle loro grandi priorità, alcuni tra essi hanno già utilizzato i fondi strutturali per sostenere delle misure di inclusione sociale nel quadro dei loro programmi operativi, senza tuttavia segnalarlo espressamente. Grazie alla pressione esercitata dal settore associativo, il Regno Unito è arrivato a dedicare un programma transnazionale all’inclusione attiva: otto regioni inglesi su nove hanno scelto l’inclusione attiva come priorità. Tuttavia, si potrebbero utilizzare i fondi strutturali ancora meglio se non ci si limitasse alle sole misure di attivazione previste dai programmi operativi. 71 COM (2010) 700 finale, La revisione del budget europeo, 10 ottobre 2010. 72 COM (2010) 642 finale, Conclusioni del 5° Rapporto sulla coesione economica, sociale e territoriale Investire nell’Europa del futuro”, 9 novembre 2010. 73 Il Rapporto sullo stato di avanzamento della Strategia Europa 2020 (Allegato 1 dell’esame annuale sulla crescita) menziona: “le implicazioni contabili delle riforme – comprese, se necessario, delle indicazioni più chiare su quei piani che sono mirati ad utilizzare i Fondi strutturali in modo da sostenere un investimento propizio alla crescita e sui progressi realizzati a tale riguardo a livello nazionale…”. 74 Valutazione del CPS riguardante la dimensione sociale della Strategia Europa 2020 (2011), Rapporto completo, 18 febbraio 2011. La Strategia Europa 2020 offre una opportunità unica. In effetti, essa prevede l’utilizzo dei fondi strutturali per promuovere degli approcci di inclusione attiva in quanto 75 Nel suo Rapporto congiunto 2010 sulla protezione sociale e sull’inclusione sociale, la Commissione europea dichiara che l’UE ha preso delle misure importanti per riorientare i fondi strutturali in risposta alla crisi, principalmente al fine di stimolare la crescita e di mantenere l’occupazione. (Originale soltanto in inglese). 69 La Raccomandazione della CE sull’inclusione attiva delle persone escluse dal mercato del lavoro, 3 ottobre 2008. 70 COM (2010) 100 finale, Politica di coesione: Rapporto strategico 2010 sulla messa in opera dei programmi 2007-2013, 31 marzo 2010. 50 76 diritti, ai servizi, alle prestazioni . formazione professionale per le persone meno distanti dal mercato del lavoro (persone il cui lavoro è minacciato o che 77 hanno perduto il lavoro recentemente) . Nel Regno Unito, ad esempio, la recessione economica ha riorientato le autorità pubbliche verso le persone più lontane dal mercato del lavoro. La metà dei fondi supplementari (79 milioni di sterline su 158) è già stata allocata ad azioni di 76 77 Rapporto di EAPN, Il progetto europeo va in senso contrario? L’impatto sociale della crisi e delle politiche di rilancio nel 2010, febbraio 2011. Queste cifre sono riportate in Revisione dell’evidenza dell’impatto del FSE sulle persone più lontane dal mercato del lavoro 2007 2013, a cura del Centro per la ricerca regionale economica e sociale (ottobre 2009). Affinché l’inclusione attiva diventi uno dei principi generali dei fondi strutturali EAPN propone cinque grandi principi di base 1. Percorsi integrati e accesso ai servizi per le persone più distanti dal mercato del lavoro al fine di aiutare queste persone ad integrarsi e ad accedere a lavori di qualità. 2. Ricorrere ad indicatori di valutazione di tipo qualitativo. 3. Agire: la legislazione sui fondi strutturali deve essere favorevole all’inclusione sociale (principio del partenariato, assistenza tecnica, sovvenzioni globali). 4. Integrare trasversalmente l’inclusione attiva nei Fondi strutturali (approcci di integrazione innovativi e di successo). 5. Promuovere la dimensione transnazionale dell’inclusione attiva. STUDIO DI CASO: EAPN SVEZIA PROGETTO”UNA FORMAZIONE PROFESSIONALE GLOBALE” L’obiettivo di questo progetto di due anni (da agosto 2009 ad agosto 2011) consiste nell’offrire una formazione agli impiegati della chiesa e ad apportare un completo sostegno (reinserimento e formazione) ai gruppi vittime di discriminazione e alle persone più distanti dal mercato del lavoro. I disoccupati, allo stesso titolo dei funzionari pubblici, partecipano al programma di reinserimento. I programmi sono composti da corsi (terapia cognitivo-comportamentale, scienze del reinserimento e competenze pratiche : pulizie, pittura, giardinaggio…), messi in opera in tre regioni sia in forma interna, nelle parrocchie, che in forma esterna, grazie alla collaborazione tra il settore pubblico, la chiesa e le imprese sociali. Si tratta di mettere in atto un approccio olistico concertato e a lungo termine tra le diverse autorità coinvolte. Poiché le comunità parrocchiali costituiscono un ambiente propizio alla costruzione di relazioni durevoli, la formazione e il reinserimento delle persone si dimostrano realizzabili. Il progetto ha aiutato più di cento persone, soprattutto impiegati della chiesa luterana di Skane. I Fondi strutturali hanno permesso di mettere in opera un approccio globale dell’inclusione sociale sulla base di un primo passo integrato e durevole di lavoro sociale. Questo primo passo è stato adattato ai bisogni specifici dei gruppi vulnerabili ed ha permesso di consolidare le competenze degli impiegati della chiesa, incoraggiando allo stesso tempo le comunità parrocchiali ad accogliere delle persone escluse per una formazione professionale. Tuttavia, il contesto economico e sociale negativo ( scarsità di lavori e periodi di reinserimento troppo corti) pone un ostacolo a un reinserimento durevole. Tra le altre cause di impedimento, si può citare l’assenza di collaborazione da parte degli impiegati parrocchiali ( quando si tratta di accogliere dei candidati alla formazione e al reinserimento professionale) e da parte delle parrocchie. Inoltre, il settore pubblico e la chiesa non cooperano a sufficienza. Contatto: Johannes Jorgensen, EAPN Svezia, johannes.jorgensen@svenskakyrkan.se 51 1. Percorsi integrati e accesso ai servizi per le persone più distanti dal mercato del lavoro per aiutarle a integrarsi e ad accedere a lavori di qualità 2. Ricorrere a degli indicatori di valutazione qualitativi Come valutare realmente i progressi raggiunti dalle popolazioni maggiormente distanti dal mercato del lavoro? Gli approcci integrati per l’inclusione attiva dovrebbero aggredire i principali ostacoli che impediscono l’accesso a lavori di qualità e/o aiutare le persone a partecipare alla società, a far rispettare i loro diritti, ad accedere alle risorse e a dei servizi così come il loro diritto a una vita dignitosa. Tutto ciò presuppone: Misure di sostegno a percorsi personalizzati verso l’impiego e/o la partecipazione alla società e la responsabilizzazione. I fondi strutturali dovrebbero finanziare progetti orientati ad aiutare le persone a trovare lavori di qualità o a favorire la partecipazione sociale e l’inclusione. Questi percorsi devono creare il legame tra educazione, formazione professionale, accompagnamento sociale, acquisizione di competenze interpersonali, corsi di lingue, servizi di prossimità (come asili nido o trasporti) così come i principali servizi di comunità e di aiuto sociale. Essi devono inoltre eliminare gli ostacoli all’inclusione incoraggiando lo sviluppo locale, rafforzando la responsabilizzazione, migliorando le competenze e assicurando il rafforzamento delle capacità delle persone escluse. I percorsi personalizzati non devono concentrarsi unicamente sull’ottenimento di un lavoro ma devono permettere di progredire verso l’inclusione: acquisire fiducia, nuove competenze e la capacità di impegnarsi in progetti in favore della loro collettività locale. Sviluppare approcci integrati di accesso al reddito minimo e a servizi accessibili e di qualità, la sola maniera per garantire la riuscita di percorsi di inclusione e di accompagnamento verso lavori di qualità. Sarebbe bene insistere sulla garanzia di accesso a servizi di qualità (servizi sociali e altri) sostenendo il rafforzamento delle capacità delle Ong sociali (associazioni, cooperative e simili) che offrono infrastrutture dedicate ai servizi sociali (principalmente nelle zone di convergenza) aventi a modello il programma “capitale sociale locale”. Per le zone di convergenza, il regolamento del FESR prevede servizi di prossimità (§ 4.3), infrastruttura sanitaria, sociale e locale (§ 4.11) e, nel quadro dei programmi urbani, fa riferimento allo sviluppo di comunità (§ 8). Converrebbe quindi promuovere un approccio che coniughi il FESR e il FSE allo scopo di garantire l’offerta di infrastrutture e di servizi sociali di qualità per le persone più vulnerabili. Gli indicatori di inclusione sociale dovrebbero permettere di valutare il grado di realizzazione degli obiettivi di inclusione sociale. In linea generale essi si suddividono in tre categorie: obiettivo quantificato (il gruppo o l’area mirata), luogo (mirando le zone più povere) e risultato (misurare l’effetto dell’intervento dopo un certo tempo – viene chiamata anche “progressione”). Come la Commissione europea sottolinea, questo tipo di indicatori risulta ancora più importante dopo l’aggiunta, nella Strategia Europa 2020, di un nuovo pilastro sulla crescita inclusiva che richiederà la definizione di nuovi indicatori di inclusione sociale per valutare la realizzazione degli obiettivi quantificati di riduzione della povertà e del miglioramento dell’occupazione. Tuttavia, il processo di monitoraggio dell’inclusione sociale nei fondi strutturali lascia per il momento alquanto a desiderare. Il numero di indicatori utilizzato è limitato e non riguarda che una porzione parziale del FSE. Esistono principalmente indicatori quantitativi, che si basano su calcoli di quantità (ingressi, utilizzo, risultati)ma che non rivelano nulla né sulla qualità del programma né sulla sua capacità di promuovere l’inclusione sociale. La combinazione di indicatori quantitativi e qualitativi permetterebbe di misurare più efficacemente i progressi realizzati nella riduzione della povertà, più specificamente attraverso la promozione dell’inclusione attiva, della partecipazione e di un lavoro durevole e di qualità. Gli indicatori di risultato qualitativi si concentrano sulle fasi intermedie e permettono di misurare la distanza percorsa (come il percorso realizzato verso l’occupabilità, la partecipazione e l’inclusione sociale che è ascrivibile al progetto). Senza insistere in maniera restrittiva sulle transizioni verso il lavoro, essi sono meglio posizionati per misurare i progressi raggiunti nell’acquisizione di competenze interpersonali (miglioramento della fiducia in sé, maggiore capacità di evoluzione personale, acquisizione di competenze sociali e realizzazione di obiettivi personali, maggiore partecipazione e coinvolgimento nei progetti e nelle comunità locali). Queste competenze aiuteranno le persone a trovare un lavoro durevole (quando possibile) o a 52 STUDIO DI CASO: EAPN BELGIO (BAPN) PARTIS (PERCORSI TERRITORIALI DI INCLUSIONE SOCIALE) Questo progetto è coordinato dall’associazione Capitolo XII – Integra Plus in collaborazione con altre cinque associazioni attive nelle zone rurali delle province di Liegi e di Namur. Il progetto dà luogo ad una larga partnership intersettoriale (accesso al lavoro e mantenimento del posto di lavoro, responsabilizzazione, creazione di impresa e organizzazione di attività…). Si accompagna ad una serie di iniziative complementari (giardinaggio pubblico, percorsi professionali, apprendistato/formazione, valorizzazione e consolidamento della qualità degli alloggi, servizi e lavori). Si contano parecchi punti di ingresso verso dei percorsi professionali progressivi e personalizzati che tengono conto del territorio, della diversità della popolazione e dei suoi specifici bisogni ( mobilità, legami sociali, scoperte culturali, alloggio, fiducia in se stessi…) e che confluiscono nell’inclusione attiva. Il processo partecipativo ed ascendente (dal basso) permette ai beneficiari di condividere la loro testimonianze, di esprimere i loro pensieri e di condividere le loro analisi con dei professionisti dell’occupazione e dell’inclusione. Così è possibile adattare il quadro locale alle condizioni di vita e alle realtà territoriali e socio-economiche dei beneficiari. Nel 2009, circa 400 persone allontanate dal mercato del lavoro hanno potuto beneficiare di questo progetto. Le relazioni strutturali stabilite con le autorità pubbliche dall’associazione coordinatrice del progetto (per il tramite del CPAS – centro pubblico di aiuto sociale) hanno consolidato il dialogo tra il territorio e le autorità pubbliche territoriali. Grazie a questa larga varietà di punti di ingresso, è possibile realizzare l’inclusione attiva in tre diverse modalità: l’accesso al lavoro, l’investimento volontario nella partecipazione sociale all’interno della comunità locale, il mantenimento del lavoro e il miglioramento delle condizioni di lavoro. Principali sfide: - i tempi necessari all’elaborazione del progetto con le autorità pubbliche a causa delle formalità amministrative. Le esigenze burocratiche e amministrative hanno inoltre reso fragili gli approcci più innovativi e più creativi, sebbene esse siano particolarmente necessarie quando si tratta di gruppi vulnerabili - I ritardi nei pagamenti conducono inevitabilmente ad indebitarsi. Questa è la ragione per la quale le Ong di base non possono avere accesso ai Fondi strutturali. - Un quadro normativo comune, contabile e di monitoraggio è imposto all’insieme delle organizzazioni e istituzioni, qualunque sia la loro taglia: grande o piccola. Converrebbe mettere in atto delle procedure innovatrici di promozione dell’inclusione attiva per le piccole organizzazioni allo scopo di permettere loro di accedere ai Fondi strutturali. Contatto: Christine Rulot, Integra Plus, coordination@integra-plus.be partecipare di più, riflettendo più fedelmente i grandi obiettivi legati agli scopi contenuti nel quadro dell’inclusione/inclusione attiva. di lavoro, di occupazione, di partecipazione sociale (risultati); Questi indicatori sono interessanti perché illustrano i principali risultati raggiunti dalle persone maggiormente distanti dal mercato del lavoro nell’ambito dei progetti FSE e, ciò che più conta, mostrano ai beneficiari i progressi che essi stessi hanno realizzato. Questi indicatori qualitativi possono ugualmente aiutare a valutare e a migliorare lo sviluppo a lungo termine dei progetti, valorizzando allo stesso tempo gli avanzamenti realizzati insieme agli eventuali partner e a coloro che concedono finanziamenti. Gli indicatori qualitativi dovrebbero basarsi su alcuni criteri di terreno ed essere definiti in collaborazione con le Ong di lotta contro la povertà e altri partner pertinenti che dispongono di competenze e di una conoscenza dettagliata della realtà locale (capacità delle persone escluse dal mercato del lavoro, ostacoli e modo di superarli). Per quanto riguarda i progetti FESR, la questione dell’inclusione attiva è pertinente a diversi punti di vista e converrebbe utilizzare un indicatore mirato a misurare l’impatto sull’inclusione attiva: i progetti relativi alla salute: percentuale di beneficiari in situazione di povertà (bersaglio), percentuale dei gruppi mirati la cui salute è migliorata (risultati). Gli indicatori qualitativi dovrebbero inoltre basarsi maggiormente sui bisogni e sulle capacità (misurare il livello delle competenze, l’esperienza…) e valutare in quale misura il progetto ha permesso di adattare i servizi ai gruppi bersaglio, valutare se è pervenuto a mettere in piedi un percorso efficace e personalizzato che aiuti le persone ad avanzare verso l’inclusione, la partecipazione e/o un lavoro di qualità. infrastrutture di asili nido: la percentuale di infrastrutture presenti nei quartieri in difficoltà (contesto), la percentuale di infrastrutture utilizzate dai genitori in difficoltà, dai genitori coinvolti in percorsi di formazione, 53 ESEMPI DI INDICATORI QUALITATIVI I risultati raggiunti e gli avanzamenti realizzati nel quadro dei progetti FSE possono essere misurati attraverso lo strumento dei seguenti indicatori: - % di persone che sono arrivate in fondo al percorso; - % di persone orientate verso una formazione complementare/un corso post-scolare/ qualificazioni supplementari/percorsi di apprendimento permanente; - % di persone che hanno raggiunto un lavoro di qualità (tipologia del contratto, tempo parziale/tempo pieno) % di persone il cui lavoro successivo risulta ben al disopra/ allo stesso livello/ben al disotto del salario minimo; - % di persone la cui situazione sociale è migliorata in un anno/due anni; - % di persone che hanno migliorato le loro competenze sociali ed altre, che hanno acquisito maggiore fiducia in loro stesse, essendosi riappropriate di loro stesse; - % di persone coinvolte in attività sociali o di sviluppo locale. territorio interessato. Esse sono ben posizionate per definire ciò che funziona, per adattare i servizi ai bisogni specifici dei gruppi, per garantire la loro partecipazione attraverso un approccio partecipativo. Inoltre, per la loro vicinanza ai diversi attori coinvolti a livello locale (autorità locali, erogatori di servizi…), esse sono ancora più in grado di realizzare progetti efficaci di promozione dell’inclusione attiva. 3. Agire: la legislazione sui fondi strutturali deve essere favorevole all’inclusione sociale (principio del partenariato, assistenza tecnica, sovvenzioni globali) Tuttavia, gli ostacoli finanziari ed amministrativi posti dalla estrema complessità dei regolamenti relativi ai fondi strutturali impediscono attualmente alla maggior parte delle Ong di lotta contro la povertà di accedere a questi fondi in vista di progetti di inclusione attiva. La tendenza ad accordare i contratti alle grandi L’inclusione attiva avrà luogo soltanto in presenza di un contesto favorevole. Le Ong di lotta contro la povertà hanno una solida conoscenza dei bisogni, delle difficoltà culturali, sociali ed economiche delle persone più vulnerabili su un territorio dato. Ciò si spiega con il fatto che esse gestiscono progetti per e con queste persone a livello locale. Come sottolinea Fabrizio Barca nel suo Rapporto sulla politica di coesione; è necessario mettere in campo una Strategia territoriale che accordi una maggiore importanza al coinvolgimento degli attori implicati a livello locale, agli 78 interessi sociali e alle Ong. La messa in campo di un contesto favorevole all’inclusione sociale necessita in modo prioritario degli elementi seguenti: 3.1 L’appoggio alle Ong per la realizzazione dei loro progetti Grazie alle azioni dirette che esse portano avanti in favore delle persone in situazione di povertà e di esclusione sociale in collaborazione con le stesse, le Ong sociali conoscono i loro bisogni così come la situazione socio-economica del organizzazioni private, che mirano alle persone più vicine al mercato del lavoro in modo da fare volume, costituisce un altro ostacolo alla messa in opera di approcci integrati destinati ai gruppi più vulnerabili. Appare dunque essenziale promuovere degli approcci ascendenti, combinando sviluppo di comunità e partecipazione. Sebbene le sovvenzioni 79 80 globali e l’assistenza tecnica abbiano dato prova della 78 “ Un maggior coinvolgimento degli organismi che rappresentano gli interessi sociali ai livelli europeo e nazionale, fra cui le Ong, nel rispetto del mandato del Consiglio europeo del 2002 volto a mobilitare l’insieme degli organismi interessati. Ma deve trattarsi soltanto di una tappa intermedia verso l’obiettivo ultimo di mobilitazione degli eventuali beneficiari della politica e delle sezioni locali degli organismi in questione laddove l’intervento avrà luogo” Fabrizio Barca: “ An agenda for a reformed cohesion policy – a place based cont – approach to meeting European Union challenges and expectations” Commissione europea, Bruxelles, 2009, p.151. 79 L’art.42 del Regolamento dei fondi strutturali definisce il meccanismo delle sovvenzioni globali nel modo seguente: “Lo Stato membro o l’autorità di gestione può affidare la gestione e la messa in opera di una parte del programma operativo ad uno o più 54 loro efficacia quando si tratta di coinvolgere il pubblico più distante, tali meccanismi restano largamente sotto utilizzati dagli Stati membri. associazioni. Si trattava di realizzare un progetto regionale di rafforzamento delle capacità rivolto a 3.100 micro progetti di prossimità. Attualmente, il sistema mostra segni di affanno perché la Commissione europea è intervenuta a fermare il meccanismo di prelevamento che permetteva agli organismi esecutivi di raccogliere fondi obbligatori di contropartita nel 82 quadro dell’assistenza tecnica. La riuscita di queste misure è da imputare a due grandi caratteristiche del loro modo di essere concepite: il sostegno alla accessibilità e alla flessibilità dell’offerta, l’esistenza di numerose organizzazioni conosciute nelle quali i gruppi bersaglio hanno fiducia e; l’accento posto sull’inclusione sociale e sulla progressione verso il mercato del lavoro piuttosto 81 che sui risultati quantitativi. 3.2 Promuovere una governance efficace sulla base del principio del partenariato In altri termini, converrebbe applicare il principio del partenariato nella sua totalità a tutti gli stadi del processo dei fondi strutturali (preparazione, messa in opera, monitoraggio e valutazione dei programmi operativi). In effetti, in virtù dell’articolo 11 del regolamento sui fondi strutturali, si suppone che gli stati membri debbano lavorare in partenariato con le Ong e con la società civile. Ciò significa che le Ong di lotta contro la povertà, così come le Ong attive in altri settori essenziali della politica portata avanti nel quadro dei fondi strutturali (ad esempio l’ambiente), dovrebbero essere associate al concepimento e alla realizzazione dei fondi strutturali (principalmente nel quadro delle istituzioni e metodi operativi: comitati di sorveglianza, valutazione, indicatori). Secondo i membri di EAPN l’applicazione del principio di partenariato resta 83 sostanzialmente virtuale . La sua piena applicazione richiederebbe il coinvolgimento di una largo ventaglio di organizzazioni della società civile in rappresentanza dei gruppi bersaglio, in particolare delle Ong di lotta contro la povertà e delle persone in situazione di povertà. Le Ong dovrebbero essere selezionate in piena trasparenza e partecipare pienamente all’insieme del processo decisionale in tutti i comitati di sorveglianza (FSE e FESR), con diritto di voto. I regimi di cofinanziamento che permettono alle Ong di accedere all’assistenza tecnica dovrebbero essere meno rigidi in modo che esse possano svolgere pienamente il loro ruolo di partner all’interno dei Comitati di sorveglianza. In Spagna, il programma operativo contro la discriminazione (periodo 2000-2006) ha visto la luce grazie a una sovvenzione globale gestita dalla fondazione Luis Vives. Si tratta probabilmente della più grossa sovvenzione globale mai accordata. In Gran Bretagna, dal 1993, le autorità di gestione accordano alle Ong sociali una assistenza tecnica nazionale e regionale per il tramite del FSE e del FESR (ad esempio attraverso il London Voluntary Sector Training Consortium - LVSTC). Recentemente, questo consorzio ha costituito un partenariato di due anni con altre otto organismi intermediari(…)”. L’utilizzo delle sovvenzioni globali allo scopo di realizzare gli obiettivi del Fondo Sociale Europeo è altrettanto incoraggiato dall’articolo11 del progetto di regolamento del FSE. 80 In virtù dell’articolo n.45 del Regolamento dei fondi strutturali, L’assistenza tecnica è preposta a sostenere il buon funzionamento delle operazioni dei Fondi strutturali, ad esempio svolgendo studi sull’operatività dei Fondi, sullo scambio di informazioni e di esperienze, sulla valutazione dei sistemi informatizzati di informazioni, ma allo stesso tempo misurando i benefici finali” (NDT: non si tratta dell’articolo 45 del regolamento dei Fondi strutturali in inglese). 81 82 Evidence review of the impact of the ESF on those furthest from labour market 2007-2012, Centre for Regional Economic and Social Research, ottobre 2009. Questi due esempi provengono dal Manuale di EAPN 2009-2011 sui fondi strutturali, redatto da Brian Harvey, terza edizione, dicembre 2009. 83 EAPN, Valutazione a metà percorso del periodo attuale di programmazione, fatta da EAPN e delle Prospettive per il dopo 2013, il contributo dalla politica di coesione all’inclusione sociale, che ruolo per le Ong sociali?. 55 3.3 Esempi che mostrano in quale misura i meccanismi di gestione dei fondi strutturali sostengono lo sviluppo locale EAPN Bulgaria: Progetto per lo sviluppo durevole delle economie e delle comunità locali attraverso l’economia sociale, il miglioramento dei servizi sociali e l’utilizzo efficace dei fondi strutturali Questo progetto di ricerca-azione, finanziato a valere sul FSE, si propone di valutare l’efficacia del sistema nazionale di amministrazione dei Fondi strutturali. I fondi strutturali sostengono effettivamente lo sviluppo locale e in quale misura le priorità dei fondi strutturali corrispondono a quelle delle piccole municipalità? Due università (Sofia e Blagoevgrad) partecipano al progetto, allo stesso titolo dell’istituto di sociologia dell’Accademia bulgara delle scienze, la municipalità di Sapareva Banya, una Ong locale (una associazione di donne: Dopo la primavera e la Federazione nazionale dei datori di lavoro delle persone disabili. 54 studiosi delle università coinvolte collaborano con universitari, autorità locali e lavoratori per un progetto di ricerca partecipativo e per condurre “progetti portatori di speranza” in ambiti diversi (agricoltura biologica, festival culturali, strategie di comunicazione locale, rafforzamento delle capacità delle Ong locali che lavorano con le persone disabili, associazioni regionali di agricoltori, sviluppo dei servizi turistici e di attività per l’infanzia). Il progetto è il risultato di un’azione europea transnazionale del programma PROGRESS “Ponti per l’inclusione” che ha permesso la partecipazione di gruppi di iniziativa locale e ha fatto ricorso a capitali locali tramite un’azione partecipativa e metodologie sociali e di ricerca che hanno favorito il coinvolgimento dell’opinione pubblica. Numerosi attori interessati (principalmente tra i giovani) hanno lavorato insieme alla promozione dello sviluppo locale. La funzione di “esperto in sviluppo locale” è stata definita nel quadro di un programma di Master. Il progetto tira in particolare le seguenti conclusioni: il quadro attuale dei fondi strutturali si basa eccesivo su un’ottica commerciale e non è adatto ai bisogni dello sviluppo locale. Inoltre, la gestione dei progetti risente delle pesantezze amministrative e dei numerosi ostacoli finanziari. “I giovani condividono molto le nuove idee. Tuttavia a livello locale c’è poco interesse sullo sviluppo locale mentre, per quanto riguarda i ministeri, il loro personale non ha le competenze necessarie per trattare questo genere di questioni” (un rappresentante di un’autorità locale). “Le autorità locali si interessano solo di giustizia e di turismo; non fanno nulla o, comunque, non grandi cose per le comunità locali. Noi vorremmo partecipare e dare il nostro sostegno” (un rappresentante di Ong). “Non c’è informazione verso i turisti e non ci si interessa né allo sviluppo locale né alle persone del livello locale” (uno studente universitario). Contatto: Maria Jeliazkova – EAPN Bulgaria, perspekt@tradel.net 84 contano attualmente sulle dita di una mano . Nel quadro della Strategia Europa 2020, la discussione sul ruolo del MAC sociale è legata alla Piattaforma di lotta contro la povertà: Tuttavia, un rafforzamento della MAC sembra al momento acquisito, portando così a credere che gli stati membri saranno sempre tenuti a fare un rapporto, in un modo o nell’altro, a proposito delle loro strategie di protezione sociale e di inclusione sociale. 4. Integrare trasversalmente l’inclusione attiva nei fondi strutturali (approcci di integrazione innovativi e di successo) Nel suo insieme, l’inclusione attiva non costituirà l’asse portante di una integrazione trasversale dei fondi strutturali se non combinando i legami politici adeguati con meccanismi che coinvolgano i principali attori istituzionali. Le strategie di integrazione trasversale dovrebbero essere concepite in stretta collaborazione con le organizzazioni della società civile e coinvolgere i responsabili politici chiave dei ministeri nazionali e delle autorità locali e regionali, i partner sociali e le organizzazioni settoriali in favore della promozione dell’inclusione attiva, del concepimento e della realizzazione dei progetti innovativi. In questo caso, è evidente che il legame tra le strategie nazionali di coesione e i programmi nazionali di riforma dovrebbe riposare sulle priorità dei piani d’azione nazionali per l’inclusione e delle strategie nazionali per la protezione sociale e l’ inclusione sociale, come già raccomandato dalla 85 86 revisione contabile e nel 5° Rapporto sulla coesione . Si tratterebbe, più nello specifico, di orientare i fondi strutturali verso il raggiungimento dell’obiettivo quantificato di riduzione 84 Quadro di bordo di EAPN sui Programmi di riforma nazionali (2008-2010) Rapporto completo, La crisi economica richiederà di imporre un pilastro più forte nella Strategia di Lisbona?, febbraio 2009. 85 Comunicazione della Commissione, IL riesame del budget della UE, 19 ottobre 2010. 86 Commissione europea, COM (2010) 642 finale, Investire nell’avvenire dell’Europa, quinto Rapporto sulla coesione economica, sociale e territoriale, 9 novembre 2010. Per ottenere un’integrazione trasversale a livello nazionale, sarebbe utile avvicinare i fondi strutturali e il Metodo Aperto di Coordinamento per la protezione sociale e l’inclusione sociale così come la Piattaforma europea di lotta contro la povertà. A parere dei membri di EAPN, i riferimenti alla Strategia europea per l’inclusione sociale si 56 della povertà. In altri termini, abbiamo bisogno di una visione più larga, più positiva e più globale della coesione e dell’attivazione: nel quadro del FESR, insistere meno su quei settori che inducono direttamente alla crescita (innovazione e conoscenze, infrastrutture, spirito di impresa, efficacia energetica) e per quanto riguarda il FSE, evitare una visione troppo restrittiva dell’attivazione sul mercato del lavoro, insistendo maggiormente sulle misure di partecipazione sociale, di rafforzamento delle comunità, di sviluppo locale integrato e sullo sviluppo dei servizi sociali. La Commissione europea potrebbe giocare un ruolo essenziale rivolgendo raccomandazioni specifiche a ciascuno dei paesi (nelle sue reazioni ai rapporti annuali degli stati membri sui fondi strutturali o ai programmi nazionali di riforma su come realizzare l’inclusione attiva nella lotta contro la povertà e l’esclusione sociale. Infine, l’integrazione trasversale sarebbe raggiunta attraverso dei meccanismi di coordinamento dell’inclusione attiva per il tramite dei fondi strutturali ai livelli regionale, nazionale ed europeo, soprattutto attraverso esempi di linee direttive, di indicatori e di pietre miliari. In questo quadro, la messa in campo delle piattaforme regionali, nazionali e transnazionali, con la partecipazione delle persone in situazione di povertà e delle Ong che le sostengono, potrebbe stimolare l’integrazione trasversale dell’inclusione attiva nei Fondi strutturali. Gli Osservatori locali potrebbero giocare lo stesso ruolo. La maggior parte di questi elementi sembrano figurare nelle nuove proposte che riguardano la Strategia Europa 2020 (principalmente in quelle riguardanti la Piattaforma di lotta contro la povertà). I piani d’azione nazionali per l’inclusione e le altre componenti del MAC sociale costituiscono altrettanti strumenti utili ad aiutare i fondi strutturali a meglio realizzare i loro obiettivi di coesione e di inclusione sociale: si tratta in particolare degli obiettivi comuni della UE volti a promuovere l’accesso per tutti ai diritti, alle risorse e ai servizi, ma allo stesso modo si tratta anche di altri strumenti importanti (un largo ventaglio di indicatori sull’inclusione sociale/protezione sociale) e di metodologie che mettano l’accento sulla partecipazione degli attori interessati a livello nazionale ed europeo. Qualche esempio di attività transnazionale Atelier/esposizioni tematiche Visite di studio Messa a punto o sperimentazione di nuovi strumenti, di nuovi metodi, di nuovi approcci… Osservazione delle pratiche Organizzazione di eventi, seminari e conferenze Nuove iniziative congiunte di sviluppo… Regno Unito: nuovi percorsi professionali nel West London L’obiettivo del progetto, finanziato dall’asse innovazione, transnazionalità e integrazione trasversale del FSE, consiste in un accompagnamento verso il mercato del lavoro di persone che devono affrontare molteplici ostacoli tramite approcci olistici e di servizi di prossimità integrati. Gli aiuti si rivolgono ai residenti senza lavoro (persone confrontate a un largo ventaglio di ostacoli al lavoro), ai locatari che vivono in alloggi sociali e temporanei, così come alle persone che soffrono di problemi legati alla salute mentale. Le attività innovative propongono dei servizi di prossimità integrati nei diversi ambiti: aiuto alla ricerca di un lavoro, sviluppo di risorse e strumenti idonei, lavoro con i datori di lavoro del settore pubblico al fine di mettere in campo e di testare percorsi professionali per i residenti in difficoltà, legame tra salute mentale e servizi per l’impiego. Le autorità locali di West London, la “West London Working Partnership”, il CNWL Mental Health Trust”, il “Twinning Enterprise”, il Catalyst Housing” e I Consigli municipali londinesi partecipano al progetto. La dimensione transnazionale deriva dal partenariato stabilito con l’Agenzia regionale delle politiche per l’impiego del Veneto. Un progetto di ricerca basato sui quadri nazionali di aiuto all’impiego per gruppi in difficoltà è in corso di realizzazione. I partner del progetto lavorano inoltre alla definizione di buone pratiche trasferibili nell’ambito dell’integrazione professionale, dell’alloggio, della salute e di altri servizi. Il personale di prima linea è stato formato in modo che possa orientare 1000 residenti verso i servizi per l’impiego e i servizi per la formazione. Sono stati messi in campo dei percorsi pilota nel settore pubblico. I partecipanti al progetto hanno messo a punto un modello per l’integrazione della salute mentale e dell’aiuto all’impiego. Sono stati inoltre create alcune reti che raccolgono i principali servizi allo scopo di offrire un aiuto integrato a coloro che cercano lavoro e si trovano in difficoltà. Contatto: Syed Mazhar, Ealing Borough Council, MazharS@ealing.gov.uk 57 sull’inclusione attiva nel quadro della integrazione trasversale di EQUAL nel nuovo Fondo Sociale Europeo; garantire che la Commissione definisca degli orientamenti per il sostegno di iniziative locali di inclusione attiva e creare una messa in comune di pratiche sull’inclusione attiva; Raccomandazioni A livello europeo Recuperare chiaramente l’inclusione attiva tra i temi prioritari del nuovo regolamento dei fondi strutturali; creare un legame con il grande obiettivo quantificato di riduzione della povertà della Strategia Europa 2020 e con i programmi nazionali di riforma; dare alla Commissione un ruolo di promozione del dossier sull’inclusione attiva, affinché essa non si limiti solo al monitoraggio dei progetti ma possa sostenere la sperimentazione sociale e l’innovazione sociale in favore di iniziative provenienti dal basso, in particolare quelle delle Ong sociali; e restituire quindi questo ruolo ai fondi strutturali; sottoporre questi orientamenti agli Stati membri e fornire loro informazioni mirate sulle opportunità di questi programmi; assicurare la partecipazione attiva della società civile al processo. A livello nazionale garantire che la Commissione sostenga attivamente la creazione di nuovi progetti transnazionali 58 Incoraggiare gli stati membri a costituire reti sull’inclusione sociale ai livelli regionale, nazionale e transnazionale tramite delle linee direttive del FSE; adottare un approccio tematico che avvicini il MAC sociale, il processo dei piani d’azione nazionali e i programmi nazionali di riforma. Attivare approcci integrati di inclusione attiva 06 59 Introduzione La grande sfida che i governi nazionali hanno davanti è come attivare approcci di inclusione attiva integrata a lungo termine incorporandone efficacemente i suoi tre elementi costitutivi: sostegno a un reddito adeguato, mercati del lavoro inclusivi e accesso a servizi di qualità. Nella sua Raccomandazione del 2008 la Commissione europea ha messo l’accento su alcuni principi e criteri fondamentali affinché le azioni intraprese possano raggiungere i risultati sperati. Se da una parte le politiche di inclusione attiva sembrerebbero essere sempre più importanti, data la loro enfasi sul sostegno individuale, sul reddito adeguato inteso come stabilizzatore economico automatico e come un diritto sociale, con i suoi servizi di qualità e a prezzi equi, dall’altra, la pressione per ridurre la disoccupazione e i tagli nei conti pubblici spingono sempre più verso approcci puntivi e restrittivi piuttosto che integrati. Queste politiche rendono ancora più difficile la vita dei gruppi più vulnerabili e in un momento come questo, dove i posti di lavoro disponibili sono sempre meno, porteranno, inesorabilmente, maggiore povertà ed esclusione sociale minando alla base i tentativi dell’UE di rispettare gli accordi contenuti in Europa 2020 per quanto concerne povertà ed esclusione sociale. La pressione cui sono sottoposti i governi per ottenere risultati immediati nel campo della disoccupazione, che costringono ad accettare qualsiasi lavoro pur di lavorare, minaccia l’impegno ad attuare azioni meno pesanti, che richiedono più tempo, approcci sostenibili e un investimento a lungo termine nelle persone e sui territori. I risultati dello studio di EAPN del 2011 sull’impatto sociale della crisi dimostrano che il reddito minimo diminuisce, che l’accesso ai servizi è sempre più difficile: in altre parole, si sta perdendo un’ottima occasione per usare gli approcci di inclusione attiva per ridurre la povertà e l’esclusione sociale costruendo nel contempo fondamenta solide per una società in grado di occuparsi realmente dei bisogni delle persone. Inclusione attiva – principi e criteri dell’UE La Raccomandazionedella Commissione del 2008 richiedeva agli stati membri di: “elaborare e mettere in opera una Strategia integrata e comprensiva delle persone escluse dal mercato del lavoro, che combini il supporto a un reddito adeguato, mercati del lavoro inclusivi e accesso a servizi di qualità”. La Raccomandazione forniva una serie di importanti principi e criteri per giudicare l’efficacia delle azioni: a) Politiche di tipo efficacemente i tre elementi; olistico che combinino b) implementazione integrata e coordinata di tutti e tre gli elementi in contemporanea così da affrontare efficacemente la multidimensionalità delle cause della povertà e dell’esclusione sociale; d) partecipazione attiva di tutte le parti in causa incluse le persone in povertà, le parti sociali, le organizzazioni e i fornitori di servizi per sviluppare, implementare e valutare le strategie messe in essere. La Raccomandazione affermava inoltre che le politiche per l’inclusione attiva dovessero anche: sostenere l’applicazione dei diritti fondamentali, promuovere la parità di genere e le pari opportunità, prendere nella dovuta considerazione la complessità di svantaggi multipli e dei bisogni specifici dei gruppi più vulnerabili, riconoscere le specificità regionali e locali, lavorare per migliorare la coesione sociale e sostenere un approccio globale e integrato nelle politiche sociali e per l’occupazione che prendesse in conto l’aspetto della solidarietà intergenerazionale. I passi avanti compiuti La realizzazione dei principi dell’inclusione attiva si sono dimostrati di difficile attuazione. Il Rapporto di EAPN del 2008 sui Rapporti strategici nazionali sulla protezione sociale e 87 l’inclusione sociale, Building Security, Bringing Hope ha evidenziato che, se da una parte pochi erano gli stati membri che stavano coscientemente applicando un approccio integrato trasversale ai tre pilastri, dall’altro, alcuni di loro avevano iniziato a sfruttare meglio le possibili sinergie allargando la prospettiva delle loro politiche per riuscire a operare in maniera più integrata per sostenere l’inclusione e cambiare il loro modo di operare all’interno del mercato del lavoro per renderlo più integrato. Ma, la crisi e la conseguente decisione dei governi di ridurre i deficit di bilancio attraverso tagli alla spesa pubblica stanno minando tragicamente questi cambiamenti malgrado gli impegni sottoscritti nella nuova Strategia Europa 2020 per quanto concerne la crescita inclusiva e l’importante nuovo obiettivo dell’UE di ridurre entro il 2020 di almeno 20 milioni il numero di persone a rischio povertà (si veda l’Introduzione per maggiori dettagli). Qualche passo in avanti ma non abbastanza Qualche passo in avanti… EAPN Irlanda: “Lo sviluppo di un approccio individuale, caso per caso, che riconosce il bisogno di supporto anche al reddito, è un passo positivo verso un approccio più integrato, si veda il programma per la partecipazione economica e sociale portato avanti dalle Agenzie di Welfare”. EAPN Austria: “Si registra un impegno più trasparente per arrivare ad approcci più integrati con al centro un nuovo schema di reddito minimo, miglior accesso ai servizi e, per coloro che ne sono più distanti, miglior accesso al mercato del lavoro”. Esempi di integrazione debole EAPN Belgio: “L’inclusione attiva si sviluppa con una strategia, basata sull’attivazione e la diversità, che si concentra e stabilisce obiettivi per gruppi specifici (donne, ragazzi che hanno c) coordinamento politico verticale tra i diversi livello di governo: locale, regionale, nazionale e sovranazionale; 87 Esempi dal Rapporto EAPN: Building Security, Giving Hope: EAPN assessment of the National Strategic Reports on Social Protection and Social Inclusion (2008_10), novembre 2008. 60 abbandonato gli studi troppo presto, disabili) fissando una serie di obiettivi mirati alla disoccupazione e alla formazione permanente. Il problema del reddito e dei servizi rimane praticamente fuori da questo schema”. EAPN Romania: “Per inclusione attiva si intende solo il supporto all’ingresso nel mercato del lavoro senza che ci sia una chiara correlazione con i primi due pilastri”. EAPN Bulgaria: “Ci si concentra su tre elementi di Inclusione attiva: reddito minimo adeguato, miglioramento dell’occupabilità e accesso ai servizi di qualità. Manca qualsiasi riferimento a un 88 lavoro decente ”. Le principali criticità riscontrate dalle reti di EAPN nella realizzazione dell’inclusione attiva Mancanza di un approccio basato sui diritti o di un chiaro impegno contro le discriminazioni; sviluppo della “integrazione” con un approccio dall’alto senza considerare i bisogni delle persone; tendenza a promuovere approcci puramente punitivi invece che l’inclusione attiva, con poca attenzione al reddito e ai servizi; difficoltà di coordinamento delle politiche tra le varie agenzie governative e culture diverse nei servizi e agenzie; fallimento nel riconoscere il ruolo fondamentale delle ONG in quanto agenti in prima linea, ‘colla sociale’ e intermediari; debole partecipazione e governance con un coinvolgimento limitato dei beneficiari e delle organizzazioni di base della società civile nello sviluppo, messa in opera e valutazione delle strategie; poca capacità dei progetti centrati sull’inclusione attiva di influenzare le politiche economiche, occupazionali e sociali; 88 La strada da prendere: ancorare i diritti umani a un approccio centrato sulle persone Basandosi su quelli precedentemente proposti dalla Commissione nel 2008 e approvati dall’EPSCO, nel 2008 EAPN e i suoi affiliati hanno sviluppato una posizione comune sull’inclusione attiva, concordando i principi chiave che devono sostenere 89 un approccio effettivamente integrato Principi per un approccio integrato: mancanza di finanziamenti sostenibili per progetti pilota e per le infrastrutture in modo particolare per quanto attiene alle ONG e al terzo settore. 1. Il rispetto della dignità umana 2. La libertà dalle discriminazioni 3. Personalizzato e basato sui bisogni 4. Olistico, multidimensionale e integrato 5. Partecipato e inclusivo Idem 89 EAPN, EAPN Principles on Active Inclusion/Report of Active Inclusion seminar, maggio 2008. 61 Direttive europee – quella sull’uguaglianza razziale e quella sull’occupazione – definiscono una gamma di principi che offrono a tutti coloro che risiedono nell’UE un livello minimo di protezione legale contro le discriminazioni. Le direttive proibiscono la discriminazione, principalmente sul posto di lavoro, per motivi di razza o origine etnica, per religione o credo, disabilità, età o orientamento sessuale. A questo si aggiungono numerose leggi adottate negli ultimi 30 anni per contrastare la discriminazione basata sul sesso e per garantire la parità di trattamento tra uomini e donne sul posto di lavoro. E’ ora in corso un dibattito sulla proposta di estendere questi diritti, incluso l’accesso ai beni e ai servizi, ad altri gruppi. C’è però bisogno di più concretezza, cioè bisogna portare avanti con forza l’impegno dell’UE di ancorare i diritti fondamentali alla libertà dalle discriminazioni in tutti i diritti umani, per tutti i gruppi, in tutte le politiche per arrivare a far sì che l’UE rispetti fino in fondo gli impegni presi nel firmare le convenzioni e le carte internazionali. 1. Rispetto della dignità umana Il punto di partenza è il rispetto della dignità umana così come esplicitato dal Trattato UE di Lisbona e nella Dichiarazione Universale sui Diritti Umani che riconoscono che gli esseri umani sono “intrinsecamente degni” e meritano “rispetto incondizionato”, senza distinzioni di età, provenienza sociale o origine etnica, religione o orientamento sessuale. Questo rispetto è dovuto alla persona per il semplice fatto che essa è (uomo o donna) “membro della famiglia umana” (Dichiarazione Universale sui Diritti Umani, preambolo). Questa intrinseca dignità è ampiamente riconosciuta dalla legge internazionale come elemento fondante dei diritti umani. Il rispetto della dignità umana vuol dire riconoscere che gli esseri umani non dovrebbero mai essere trattati come meri strumenti ma come un fine a sé stessi. Le persone non dovrebbero essere strumentalizzate o considerate solo per il loro valore economico. Il Trattato di Lisbona , con la Carta dei Diritti Fondamentali, così come la Convenzione europea per la Protezione dei Diritti Umani e delle Libertà Fondamentali del Consiglio d’Europa e, infine, il Patto internazionale delle Nazioni Unite, hanno reso questi diritti intangibili. Il diritto a vivere una vita senza povertà è un diritto fondamentale prioritario e, quindi, la povertà ne è una 90 violazione . Affrontare le discriminazioni contro i rom Come parte della nuova Strategia Europa 2020, il 5 aprile 2011, la Commissione europea ha lanciato un importante quadro di riferimento europeo per strategie nazionali di integrazione 91 dei rom riconoscendo che i 10/12 2 milioni di rom che oggi vivono sul territorio dell’UE non solo costituiscono la comunità etnica più grande ma sono anche le principali vittime di discriminazione, ad alto rischio di povertà e di esclusione sociale. Approcci integrati di inclusione attiva offrono strumenti essenziali per andare verso l’inclusione dei Rom. 2. Libertà dalle discriminazioni Ogni negazione dei diritti umani fondamentali necessari per condurre una vita dignitosa è essenzialmente una discriminazione. Due 90 91 COM (2011) 173 finale: Quadro dell’UE per Strategie nazionali per l’integrazione dei rom fino al 2020, 5 aprile 2011. Dichiarazione delle Nazioni Unite sui Diritti Umani, 1948. 62 Repubblica ceca: il servizio IQ Roma Sommario Il servizio IQ Roma lavora con i socialmente esclusi, per la maggior parte Rom offrendo attività sociali ed educative integrate attraverso un presa in carico a lungo termine di tutta la famiglia. Il servizio è finanziato dal FSE e dal governo nazionale e locale. L’operatore di riferimento coordina una serie di servizi multidimensionali a supporto del beneficiario. Un piccolo gruppo di esperti lavora in sinergia su più fronti: custodia dei bambini, casa, istruzione, risoluzione di situazioni debitorie, disoccupazione, prevenzione alla tossicodipendenza ecc. Grazie a questo lavoro portato avanti coinvolgendo tutta la famiglia gli operatori sono messi nella efficacemente. “Affrontiamo in un’unica condizione di lavorare soluzione i problemi che i ragazzi hanno a scuola, i problemi causati dai debiti eccessivi o dalla disoccupazione e così facendo, insieme, arriviamo a soluzioni accettabili per tutti”. L’operatore di riferimento conosce a fondo i problemi i beneficiari, i suoi bisogni concreti e punti di forza dei può più facilmente cooperare con gli altri servizi e istituzioni come la scuola, i centri per l’impiego ecc. Risultati La famiglia non sarebbe stata in grado di rimanere in casa senza un reddito. Nello stesso tempo, gli educatori sono riusciti a dare consigli utili ai genitori per quanto concerneva uno dei figli, che saltava regolarmente la scuola, e, attraverso una serie di ripetizione, rimotivare e incoraggiare il ragazzo evitando così l’allontanamento forzoso del ragazzo dalla sua famiglia di origine”. Il fine ultimo di questa presa in carico è quello di aiutare la persona ad agire da sola, senza aiuti ulteriori, aiutarla a rendersi indipendente e avviare un percorso di inclusione sociale. Contatto: Katarina Klamkova, Direttore di IQ Roma / EAPN CZ, katarina.klamkova@igrs.cz 63 3. Personalizzato e basato sui bisogni Una Strategia efficace, che vuole essere rispettosa dei diritti dei beneficiari, deve concentrarsi sui bisogni e sulle preferenze e non dare la precedenza a un approccio strumentale basato sul valore economico della persona; dovrebbe riconoscere gli ostacoli specifici che impediscono il pieno godimento dei diritti umani individuali, con particolare attenzione al diritto a un reddito adeguato, alla possibilità di accedere a servizi di qualità che rispondano alle esigenze dell’individuo in questione, al conseguimento di un lavoro decente. Il tutto deve essere sostenuto dal diritto a partecipare e a essere rispettato da tutta la società. E’ un approccio che riconosce il valore delle persone in quanto individui portatori di bisogni diversi e che, nel corso della vita, sono soggetti a cambiamenti, un approccio che riconosce gli ostacoli specifici contro cui si scontrano i diversi gruppi. Francia: integrazione sociale e lavoro: Jardin de Cocagne – Organizzazione Julienne Javel, Besançon (FEANTSA) Sommario L’organizzazione francese per il diritto alla casa e il sostegno all’integrazione sociale Julienne Javel di Besançon ha sviluppato un approccio integrato per aiutare i disoccupati a rientrare al lavoro attraverso il progetto Jardin de Cocagne (Il giardino della cuccagna). Si tratta di laboratori no profit di inclusione sociale che gestiscono orti biologici e che coinvolgono le persone in povertà. I prodotti dell’orto sono venduti direttamente al consumatore una volta a settimana. I lavoratori hanno un contratto a tempo determinato (due anni), lavorano tra le 20 e le 30 ore settimanali, ricevono il salario minimo per ora di lavoro svolta, hanno tutti i diritti collegati al lavoro e ricevono formazione. Prima di essere assunti i futuri lavoratori devono passare attraverso il servizio sociale e per l’impiego e, molto spesso, prima di entrare in pianta stabile fanno corsi specifici di “formazione alla vita”. IL progetto, co-finanziato dal FSE, è anche supportato dal governo che paga parte dei salari. Le vendite dirette coprono solo il 20% dei costi totali del progetto che ha un Rapporto molto alto (15%) tra operatori e lavoratori. Gli operatori, con i lavoratori, affrontano, con un approccio integrato, tutte le problematiche che impediscono al lavoratore di avere un lavoro sul mercato del lavoro regolare: problemi di salute, alloggio, motivazioni personali, mobilità, problemi di tipo amministrativo. La maggior parte dei lavoratori riceve il reddito minimo ed è disoccupata di lungo periodo. Risultati Alla fine del contratto il 35% trova un lavoro regolare, il 18% va in formazione, il 27% lascia senza alcuna prospettiva (2008). Benché il periodo di tempo massimo è stato stabilito perché deve esserci un limite al “lavoro supportato”, l’organizzazione pensa ci sia bisogno di “strumenti a lungo termine che assicurino l’integrazione sociale e che non siano collegati alle leggi sul lavoro” e spera che questo tipo di progetti socioeconomici non siano costretti a seguire le regole del mercato interno consentendo un periodo più lungo e altre forme di aiuti e sussidi. Contatto: Michel Mercadie, mercadie.michel@neuf.fr o FEANTSA: www.feantsa.org 64 pilastri saranno considerati un tutt’uno, parte di un pacchetto integrato da sviluppare in modo ampio. Si tratta di vedere i tre pilastri come apici di un triangolo, con l’accesso ai servizi e a servizi di qualità alla base, in quanto sono i servizi a essere la precondizione essenziale per l’attivazione di percorsi di inclusione sociale, di lavoro e partecipazione. Senza un reddito garantito in grado di far fronte ai costi di base e senza poter accedere ai servizi come la casa, la sanità o la scuola, senza servizi per l’infanzia o per altri dipendenti, il lavoro spesso non è un’opzione realistica e può essere fonte di ulteriori difficoltà. Sicurezza di reddito e accesso a servizi di qualità, permetterà alle persone di pianificare il loro futuro a lungo termine, lavoro incluso. 4. Olistico, multidimensionale e integrato Povertà ed esclusione sociale sono fenomeni multidimensionali: i bisogni di una persona non possono essere tagliati su misura a seconda dell’organizzazione della singola amministrazione. Le persone hanno il diritto a una casa decente, a un lavoro di qualità, a servizi sanitari ed educativi efficaci, ad avere abbastanza denaro per poter mangiare in modo sano, per poter pagare le bollette, per aiutare, se il caso, la famiglia di origine, di avere una vita piena ed essere inserite nella comunità di appartenenza. E tutto questo è il valore aggiunto al’approccio dell’inclusione attiva. Ma, la Strategia darà risultati positivi solo se i suoi Danimarca: Progetto Overfǿrstergǻrden approcci integrati per i senza dimora Sommario Overfǿrstergǻrden è un ostello per senza dimora vicino a Copenhagen che ha sviluppato un progetto integrato di inclusione attiva della durata di 3 anni in collaborazione con le autorità locali e con un finanziamento del Ministero degli Affari Sociali come risposta a “tutti coloro che sono stati dimenticati e che vivono al di sotto della soglia di povertà per lunghi periodi”. Quattro i passaggi chiave: 1. Valutare, insieme alla persona senza dimora, le ragioni della sua esclusione; 2. preparare, in collaborazione con le altre parti in causa (autorità locale, padroni di casa, imprese e istituzioni sanitarie) piani di azione individuali e olistici; 3. realizzare il piano in maniera coerente, attenti ai necessari cambiamenti e aggiustamenti, fino al raggiungimento dell’autonomia (lavoro, casa, rete sociale); 4. utilizzare il metodo anche negli altri ostelli e nei servizi gestiti dalle autorità locali. Il progetto è riuscito a far avere ai senza dimora un accesso più rapido e più semplice ai servizi per la casa e a quelli sanitari, a garantire l’accesso ai diritti, a essere rispettati, a trovare corsi di formazione o il lavoro più adatto. Il progetto è anche riuscito a ottenere più interessamento e più attenzione per i senza dimora da parte delle autorità pubbliche. Però, un accesso migliore non vuol dire soluzioni a lungo termine che hanno bisogno di investimenti più sostanziosi e di un miglior riconoscimento dei tanti problemi dei senza dimora. “I problemi di più difficile risoluzione sono quelli legati all’abuso di sostanze. Molti senza dimora sono esclusi da anni, alcuni fin dalla nascita, e per loro non è facile adattarsi a una vita normale. Hanno bisogno di tempo. In caso di conflitti, vergogna o altre situazioni difficili tendono a ricominciare ad abusare di sostanze pericolose e ricadere in stili di vita pregressi. E’ vitale, in questi casi, assicurare un supporto immediato”. Contatto: Per Larsson, EAPN Danimarca pkl@unikon.dk Le parole dei senza dimora del progetto: “Ora ho un appartamento che posso pagare e dove mio figlio può venire a trovarmi” (uomo, 58 anni). “Sono più di 6 mesi che non bevo e seguo un corso di formazione. Mi hanno promesso un appartamento e così potrò occuparmi del mio bambini” (donna, 38 anni) 65 direttrici integrate della Strategia Europa 2020. Ma un approccio integrato verso l’inclusione attiva può raggiungere risultati positivi solo se le persone più direttamente interessate saranno coinvolte nello sviluppo, nella realizzazione, nel monitoraggio e valutazione delle misure. In altre parole si tratta di dare la priorità alla partecipazione delle persone in povertà e delle loro organizzazioni di riferimento. La partecipazione, intesa in questo senso, non è un ‘in più’ ma diventa elemento fondante per sviluppare politiche efficaci e raggiungere gli obiettivi di Europa 2020. 5. Partecipato e inclusivo Il modello che l’UE sta promuovendo, basato sulla clausola di democrazia partecipativa contenuta nel Trattato di Lisbona e negli obiettivi comuni relativi alla promozione della buona governance all’interno del Metodo Aperto di Coordinamento per l’inclusione sociale e la protezione sociale, mettono con forza l’accento sull’importanza della partecipazione attiva di tutte le parti in causa nel processo di governance. Il partenariato, coinvolgimento delle organizzazioni della società civile incluso, è confermato nel punto 16 delle Linee Paesi Bassi: WMO-WET Maatschappelikjke Ondersteuning Sommario della legge per il sostegno sociale EAPN Paesi Bassi ci parla di una nuova legge nazionale da realizzarsi a livello locale. La legge obbliga le autorità locali a sostenere i propri cittadini dando loro gli strumenti per rafforzare le loro capacità al fine di diventare cittadini attivi e utili alle loro comunità. Si tratta di un ulteriore e nuovo tassello delle politiche integrate messe in atto dai Paesi Bassi per promuovere la partecipazione e le capacità dei socialmente esclusi. Alle autorità locali si chiede di dare il proprio sostegno per: 1. garantire a tutti e tutte un reddito decente e la coesione sociale; 2. dare informazioni, consigli e aiuti; 3. sostenere il lavoro volontario anche all’interno della famiglia, tra amici o vicini; 4. promuovere la partecipazione e l’autonomia dei disabili fisici o mentali; 5. dare sostegni ai senza dimora o a chi ha problemi mentali o di ordine sociale, per aiutarli a partecipare e a integrarsi; 6. prevenire problemi di ordine scolastico; 7. sostenere le donne vittime di violenza domestica; 8. promuovere politiche di prevenzione contro le dipendenze e, 9. promuovere la sanità mentale a livello locale. I Paesi Bassi hanno istituito da molti anni schemi di reddito minimo e l’inclusione attiva è sempre stata uno dei punti cardine delle sue politiche sociali. La nuova legge va oltre, riconoscendo il valore dell’attivazione sociale e il ruolo centrale del volontariato. Nella maggior parte dei Comuni, le autorità lavorano a stretto contatto con i Comitati dei cittadini. “Certo, non tutti i Comuni lavorano bene ma questa legge è un passo avanti verso la partecipazione attiva dei cittadini” (EAPN Paesi Bassi). Testimonianza personale “Per me questa è un’ottima occasione per migliorare la pavimentazione delle strade, per abbattere le barriere architettoniche che impediscono ai disabili di entrare nei negozi o nei palazzi. Sarà più semplice per noi partecipare” (donna, 50 anni, in carrozzella e con il reddito minimo). “Stiamo sviluppando politiche giovanili. Ora so come si fa e porterò la mia esperienza a scuola e ai miei amici” (Colin e Rouan di anni 15 e 16). Contatto: Alida Smeekes / EAPN Paesi Bassi, salida@zonnet.nl 66 Costruire approcci di inclusione attiva efficienti e integrati causati alla crisi economica e dalle misure di austerità impongono più che mai l’avvio di politiche efficaci di inclusione attiva. Per rendere le azioni di inclusione attiva visibili bisogna coinvolgere tutti gli attori, persone in povertà e le loro associazioni di riferimento incluse, nello sviluppo, monitoraggio e sviluppo dei servizi integrati. L’inclusione attiva ha un ruolo essenziale nel garantire che gli impegni di riduzione della povertà di Europa 2020 raggiungano gli obiettivi prefissati, per avere un’Europa più equa e per garantire un’uscita durevole e sostenibile dalla crisi. Affinché l’inclusione attiva sia uno strumento efficace bisogna prendere come punto di partenza l’essere umano, centrare tutto sulla persona e, da lì, costruire percorsi integrati di inclusione che prevedano la partecipazione attiva della persona in questione. Il successo, comunque, dipende dalla capacità di coordinamento dei diversi servizi, delle altre parti in causa e dell’individuo. I recenti sviluppi Elementi chiave per il successo 1. Impegno politico esplicito verso l’inclusione attiva sia per quanto concerne Europa 2020 sia come risposta alla crisi; 2. approccio basato sui diritti che promuova la dignità umana e affronti le discriminazioni di accesso alle indennità, ai servizi, al lavoro; 3. approcci veramente integrati che incorporino i 3 elementi: reddito minimo adeguato, accesso a servizi di qualità e mercati del lavoro inclusivi. Il reddito adeguato e i servizi sono i prerequisiti essenziali che assicurano una base solida per avvicinare le persone al lavoro e alla partecipazione sociale; 4. metodi personalizzati e multidimensionali che abbiano come punto di partenza i bisogni delle persone e affrontino i tanti problemi/ostacoli in maniera integrata, che riconoscano il bisogno di una presa in carico a lungo termine e siano capaci di adeguarsi a nuove ed eventuali necessità; 5. coordinamento efficace e verticale tra i diversi gradi di governo e dipartimenti; riconoscimento del valore dei delle ONG nel loro duplice ruolo di fornitori di servizi e di intermediari; 6. partecipazione e accrescimento delle capacità delle persone in povertà e dei beneficiari per sviluppare, monitorare e valutare i programmi, le politiche, le strategie; 7. finanziamenti adeguati per sviluppare metodi integrati coinvolgendo le ONG, le autorità locali e le altre parti in causa; 8. incorporare le metodologie di successo dei progetti pilota nel settore economico, dell’occupazione e del sociale;; 9. dare una grande visibilità alla strategia, ai suoi successi e ai suoi fallimenti prendendo spunto, oltre che dalla valutazione quantitativa e qualitativa, anche dalle storie personali delle persone. 67 Raccomandazioni A livello europeo ONG a mettere a punto progetti sul territorio di riferimento con sovvenzioni globali e assistenza tecnica; Utilizzare Europa 2020, il MAC sociale e la Piattaforma contro la povertà per realizzare la Raccomandazione sull’inclusione attiva. Formulare una serie di raccomandazioni per la realizzazione di approcci integrati si inclusione attiva attraverso le strategie nazionali e i piani di azione per l’inclusione attiva così come attraverso i programmi nazionali di riforma, che costituiscono uno dei principali elementi per il raggiungimento dell’obiettivo di riduzione della povertà contenuto in Europa 2020 e le linee guida integrate; elaborare una road map per la realizzazione dell’inclusione attiva, definire un calendario e una programmazione pluriennale fino al 2020; definire gli indicatori di monitoraggio degli approcci integrati e dei tre pilastri di Europa 2020 e del MAC sociale; garantire l’integrazione trasversale e il monitoraggio dei principi di inclusione attiva attraverso Europa 2020, principalmente attraverso un migliore coordinamento orizzontale con gli altri comparti della politica (e le altre DG). Accompagnare la messa in opera delle strategie integrate (strategie economiche, per l’occupazione e relative al mercato interno). A livello nazionale Fare dell’inclusione attiva uno dei principali obiettivi politici delle strategie nazionali di lotta contro la povertà per raggiungere l’obiettivo fissato di riduzione della povertà, per dare una risposta equa e inclusiva alla crisi e elaborare una roadmap per la sua messa in essere; assicurare la continuità e incoraggiare la Commissione a: formulare Raccomandazioni specifiche sul processo di messa in opera, redigere una pagella tra paesi che, più o meno, raggiungono gli obiettivi. Valutarne l’impatto sulla povertà, l’esclusione sociale e le disuguaglianze; dare visibilità alla Strategia per l’inclusione attiva. Sensibilizzare e far conoscere la Strategia in questione e l’efficacia degli approcci integrati; promuovere l’apprendimento reciproco e lo scambio delle buone pratiche; incoraggiare un apprendimento reciproco più efficace attraverso gruppi tematici a livello europeo nel quadro della Piattaforma europea contro la povertà e il MAC sociale; collegarsi ai livelli nazionali e coinvolgere le parti in causa quali le persone in povertà e le loro associazioni di riferimento; incoraggiare la partecipazione e la governance attive nelle strategie d’inclusione attiva, associare le ONG e le persone in povertà ai partenariati e agli incontri strutturati; mirare i finanziamenti nazionali, in particolare i fondi strutturali, verso approcci pilota di inclusione attiva associando le ONG; monitorare e valutare i risultati garantendo l’integrazione trasversale e la messa in campo di approcci efficaci. assicurare finanziamenti adeguati attraverso il programma PROGRESS e i fondi strutturali ai progetti pilota sperimentali e dimostrativi e di innovazione sociale che promuovono approcci integrati basati sui principi concordati. Aiutare le 68 Conclusioni Il 2010, segnato dall’Anno europeo contro la povertà e dal lancio della nuova Strategia post Lisbona, è stato un anno cruciale per la lotta contro la povertà anche se per molti rimarrà l’anno che ha registrato un aumento della povertà e dell’esclusione sociale dovuto dalla crisi e dalle misure di austerità. Assicurare un reddito minimo adeguato, l’accesso a servizi di qualità e, nello stesso tempo, accompagnare le persone verso lavori di qualità e la partecipazione sociale, offre una possibilità concreta di vivere degnamente e un percorso sostenibile verso l’inclusione, aiutando a superare i tanti ostacoli e le tante difficoltà. E, infine, tutto ciò ha un senso, anche in termini economici. Rimane il fatto che il 2010 potrebbe essere stato un punto di svolta importante: l’anno in cui nasce la nuova Strategia Europa 2020 che si impegna a realizzare una crescita inclusiva facendo passi in avanti anche verso lo sradicamento della povertà e iniziando a realizzare l’obiettivo concordato di avere almeno 20 milioni di poveri in meno entro il 2020. Mettere l’inclusione attiva al centro di Europa 2020 e dei pacchetti di azione contro la crisi non solo contribuirebbe a diminuire la povertà e l’esclusione sociale ma assicurerebbe una ripresa sostenibile, con le giuste fondamenta per una crescita inclusiva, dimostrando che l’UE mette le persone al centro e prende seriamente i suoi impegni per un’Europa Sociale. Questo obiettivo sarà raggiunto solo se tutte le politiche dell’UE si faranno carico del problema contribuendo alla lotta contro la povertà e l’esclusione sociale e non consentendo alle politiche economiche o di altro tipo di minare questo obiettivo. E questo è particolarmente vero in questo periodo di crisi economica e di misure di austerità sempre più rigide. In questa pubblicazione abbiamo provato a dimostrare il valore aggiunto dell’inclusione attiva, abbiamo fatto il punto sui passi in avanti compiuti e abbiamo fornito esempi e suggerimenti su come procedere. Ma le parole sole non bastano: ora abbiamo bisogno di vedere i fatti, dobbiamo dare visibilità alla Strategia e alle buone pratiche, incorporandole in tutti i settori della politica attraverso Europa 2020 - dobbiamo stabilire una road map a livello europeo e nazionale e assicurare fondi adeguati. Solo così l’inclusione attiva potrà realizzare tutto il suo potenziale di “portatrice di inclusione”. La Strategia per l’inclusione attiva, da realizzarsi attraverso il Metodo Aperto di Coordinamento per la protezione sociale e l’inclusione sociale, è uno strumento essenziale che può dare un aiuto decisivo al raggiungimento di questo obiettivo, in modo coerente e basato sui diritti dell’Uomo. 69 Bibliografia e documenti utili DOCUMENTI DELL’UNIONE EUROPEA della giustizia sociale e della coesione economica: portare avanti il coinvolgimento attivo delle persone più lontane dal mercato del lavoro, 17 ottobre 2007. Commissione europea 2011 • Commissione europea, Comunicazione COM (2011) 173 definitivo, Quadro dell’UE per le strategie di integrazione dei Rom fino al 2020, 5 aprile 2011. 84 Consiglio europeo 2010 • Consiglio europeo, Conclusioni del Consiglio, 17 giungo 2010. 2010 • Commissione europea, Comunicazione COM (2010) 0758, Sulla piattaforma europea di lotta contro la povertà e l’esclusione sociale, 16 dicembre 2010. 1992 • Consiglio europeo, Raccomandazione92/441/CEE, Criteri comuni in materia di risorse e prestazioni sufficienti nei sistemi di protezione sociale, 24 giugno 1992. • Commissione europea, Comunicazione COM (2010) 682 definitivo, Un’agenda per nuove competenze e per l’occupazione, 23 novembre 2010. Organi del Consiglio: Comitato protezione sociale • Commissione europea, COM (2010) 642 definitivo,Investire nell’avvenire dell’Europa, quinto Rapporto sulla coesione economica, sociale e territoriale, 9 novembre 2010. 2011 • Comitato protezione sociale, Assessment of the social dimension of the Europe 2020 Strategy, Rapporto complet0, 18 febbraio 2011. • Commissione europea, Comunicazione COM (2010) 700, revisione del bilancio dell’Unione europea, 19 ottobre 2010. • Commissione europea, Comunicazione COM (2010) 100, Politica di coesione: relazione strategica 2010 sull'attuazione dei programmi 2007-2013, 31 marzo 2010. 2010 • Comitato protezione sociale, A voluntary European quality framework for Social Services, 8 ottobre 2010. • Mario Monti, Una nuova Strategia per il mercato unico al servizio dell’economia e della società europea, Rapporto al Presidente della Commissione europea, José Manuel Barroso, 15 marzo 2010. • Comitato protezione sociale, Parere sulla Solidarietà in materia di salute: riduzione delle disuguaglianze sanitarie nell’UE, 5 aprile 2010. • Commissione europea, Comunicazione COM (2010) 2020, Europa 2020: una Strategia per una crescita intelligente, durevole e inclusiva, 3 marzo 2010. Parlamento europeo 2010 • Parlamento europeo, Rapporto sul ruolo del reddito minimo nella lotta contro la povertà e la promozione di una società inclusiva in Europa (2010/2039/INI), ottobre 2010. • Commissione europea, Rapporto congiunto sulla protezione sociale e l’inclusione sociale, febbraio 2010. 2009 • H. Frazer, E. Marlier – Rete europea di esperti indipendenti sull’esclusione scoiale, Synthesis report on Minimum Income Schemes across the EU Member States, ottobre 2009. 2009 • Parlamento europeo, Rapporto sull’inclusione attiva delle persone escluse dal mercato del lavoro (2008/2355/INI), 6 maggio 2009. • Commissione europea, Comunicazione COM (2009) 567, Solidarietà in materia di salute: riduzione delle disuguaglianze sanitarie nell’UE, 20 ottobre 2009. Comitati consultivi dell’UE • Comitato economico e sociale, (SOC/405/2011), Parere sulla Piattaforma europea contro la povertà, giugno 2011. • Commissione europea, Comunicazione COM (2008) 5737 Inclusione attiva delle persone escluse dal mercato del lavoro, 3 ottobre 2009. • Comitato delle Regioni, Rapporto(ECOS-V-012) sulla Piattaforma europea contro la povertà, aprile 2011. • Commissione europea, Fabrizio Barca: An agenda for a reformed cohesion policy - a place based approach to meeting European Union challenges and expectations, aprile 2009. DOCUMENTI DI EAPN • Commissione europea, Rapporto congiunto sulla protezione sociale e l’inclusione sociale, marzo 2009. 2007 • Commissione europea, Comunicazione COM (2007) 620, Ammodernare la protezione sociale per un rafforzamento 2011 • Quaderno N. , Ricchezze, ineguaglianze e polarizzazione sociale, 22 maggio 2011. 70 • 10mo Incontro europeo delle persone in povertà, 14 e 15 maggio 2011. Brian Harvey, terza edizione, dicembre 2008. • Accrescere la sicurezza, ridare la speranza, valutazione di EAPN sui rapporti strategici nazionali sulla protezione sociale e l’inclusione sociale, sociale (2008-10), 30 novembre 2008. • Risposta di EAPN all’iniziativa faro “Una Strategia per nuove competenze e lavori”, 11 maggio 2011. • Il ruolo del MAC sociale nel contesto della Strategia Europa 2020: la posizione di EAPN, aprile 2011. • Tabella di marcia sull’inclusione sociale . Risposta di EAPN ai rapporti nazionali di attuazione 2007 della Strategia di Lisbona rivista. Rapporto principale, 15 gennaio 2008. • Lettera di EAPN al Verice di Primavera, 17 marzo 2011. • Lettera di EAPN all’EPSCO, 7 marzo 2011. • Rapporto del seminario EAPN sull’Inclusione Attiva e i suoi principi chiave, maggio 2008. • Rapporto EAPN: il progetto europeo sta andando contro corrente? L’impatto sociale della crisi e delle politiche per il rilancio 2010, febbraio 2011. 2006-7 • EAPN, Servizi di Interesse Generale: glossario e terminologia, novembre 2007. • Risposta di EAPN al progetto di Rapporto congiunto sull’occupazione 2010, 20 febbraio 2011. • Gruppo “servizi” di EAPN e Manfred Mohr, I quaderni di EAPN, Guardando indietro e guardando avanti, il significato della Direttiva sui Servizi per EAPN, 2007. • Risposta di EAPN alla Piattaforma contro la povertà, 17 gennaio 2011. • Le voci della povertà: occupazione e disoccupazione nell’UE, 2006. 2010 • GETTARE LE BASI PER UN’Europa più giusta: garantire a tutti un reddito minimo adeguato, Rapporto di una conferenza EAPN, 24 settembre 2010. AUTRI DOCUMENTI E SITI UTILI • EAPN e Anne Van Lancker, Documento di lavoro su una Direttiva quadro relativa al reddito minimo, settembre 2010. • www.eapn.eu et www.adequateincome.eu (Campagna EAPN per il reddito minimo adeguato per tutti) • Risposta congiunta di RFA, ECDN, EAPN e altri alla consultazione della Commissione su “prestiti e debiti responsabili nell’UE” in base al documento di Consultazione della Commissione, 15 settembre 2010. • Studi di caso e rapporti di seminari sul sito di Eurocities: http://www.eurocities-nlao.eu/ • Proposte di EAPN sulla piattaforma europea contro la povertà, 30 giugno 2010. • Sito della Commissioneper la revisione tra pari: http://www.peer-review-socialinclusion.eu/ • Quaderno EAPN (2): Che intendiamo per reddito minimo adeguato nell’UE?, Maggio 2010. • Gallup Organisation / Commissione europea:Eurobarometer Flash (284) – maggio 2010. • Documento di lavoro EAPN sulla povertà energetica, 19 marzo 2010. 85 2009 • EAPN Irlanda, progetto sugli standard sociali, www.eapn.ie. • Progetto sui tipi di budget, coordinato da Dachorganisation asb in cooperazione con l’ECDN (EurRete europea dei Consumatori Indebitati), consultare: www.referencebudgets.eu e www.asb-gmbh.at/ecdn (PROGRESS). • La coesione sociale in pericolo: l’impatto sociale della crisi e delle politiche di austerità, dicembre 2009. • Progetto WISE, in 8 paesi europei: paragonare le diverse forme di imprese sociali d’integrazione attraverso il lavoro e di cosa è necessario per supportarle: http://www.wiseproject.eu/index.php?option=com_docman&t ask=cat_view&gid=24&&Itemid=27 (PROGRESS). • Valutazione a medio termine di EAPN sull’attuale periodo di programmazione e prospettive per il dopo 2013; il contributo della politica di coesione per l’inclusione sociale, quale il ruolo delle ONG sociali, ottobre 2009. • Risposta di EAPN alla Consultazione della Commissione europea;; “assicurare l’accesso a un conto corrente bancario di base”, 6 aprile 2009, in base al documento di consultazione della Commissione, Inclusione finanziaria: garantire l’acceso a un conto corrente bancario di base. • Progetto “Ponti per l’Inclusione”, scambio di conoscenze su come avvicinare le strategie per l’impiego e per l’inclusione, gli attori e le azioni dall’economia sociale: Http://www.bridgesforinclusion.reapn.org/documents.php (PROGRESS). • L’Inclusione sociale nei programmi di riforma nazionali (2008 -10), tabella di marcia di EAPN, Rapporto completo: La crisi economica imporrà il consolidamento del pilastro sociale di Lisbona?, febbraio 2009. • L’impatto reale del FSE su coloro che sono più lontani dal mercato del lavoro 2007 – 2013, elaborato dalla “Rete europea del terzo settore”, ottobre 2009. 2008 • Dichiarazione delle Nazioni Unite sui Diritti dell’Uomo, 1948. • Manuale EAPN sui Fondi Strutturali 2009 – 2011, a cura di 71 Crediti fotografici Copertina: Kinderen ©Catherine Antoine et Rebecca Lee, 2010. Progetto “Quattordici famiglie sotto lo stesso tetto”;; ©lynn@art / Die Armutskonferenz Österreich, Action publique,Linz, Austria, 2006; ©Nellie Epinat per EAPN, Decimo Incontro europeo delle persone in povertà, presentazione creativa della delegazione del Belgio, “alcune soluzioni per il lavoro”, Bruxelles, 2011. Pagina 5: Mani ©Raymond Dakoua, Settimo Incontro europeo delle persone in povertà,Bruxelles, 2008. Pagina 8: dimostrazione a Dublino ©Matthew Lee, febbraio 2009. Pagina 9: ©Christiaan Oyen (fotografo sociale del gruppo Tram 66), Giornata internazionale di lotta contro la povertà, Bruxelles, 17 ottobre 2010. Pagina 11: Bambina alla parata delle lampade ©Rebecca Lee, Giornata internazionale di lotta contro la povertà, Bruxelles, 17 ottobre 2010. Pagina 14: ©Lobby Européen des Femmes, Catena umana contro la povertà, Bruxelles, 19 novembre 2010. Pagina 17: Mamma e figli ©Pol Arnauts (fotografo sociale del gruppo Tram 66), Giornata internazionale di lotta contro la povertà, Bruxelles, 17 ottobre 2010. Pagina 22: ©Rebecca Lee, Conferenza EAPN sul reddito minimo adeguato, 24 settembre 2010. Pagina 23: Foto di famiglia ©Catherine Antoine et Rebecca Lee, 2008 Progetto “Quattordici famiglie sotto lo stesso tetto” Pagina 26: Padre e figlio ©Hungarian Interchurch Aid. Pagina 27: Mamma e figli e bambini che disegnano ©Hungarian Interchurch Aid. Pagina 28: ©Bob Johns (Volontario e ospite, progetto “OSW”, Regno Unito). Pagina 29: Madre e figlio ©EAPN Austria, Assemblea generale EAPN, Vienna, giugno 2009. Pagina 30: Done ©Slezska Diaconia, Progetto Diaconia a Karvina, Repubblica Ceca. Pagina 31: (Les tre foto) ©Slezska Diaconia, Progetto Diaconia a Karvina, Repubblica Ceca. Pagina 33: Vignetta su povertà e dignità ©Bob Vincke et Emile De Bolle, Sesto Incontro europeo delle persone in povertà,Bruxelles, 2007. Pagina 34: Sonrisa Médica ©Jorge Daniel Liporace, marzo 2011, www.flickr.com/photos/kalakutarepublic/5514346233; Centro per disabili ©Consiglio ecumenico delle chiese della Slovacchia, 2011. Pagina 36: Recht Op Energie ©Rebecca Lee, Giornata internazionale contro la povertà, Bruxelles, 17 ottobre 2008. Pagina 38: ©Nellie Epinat per il Decimo Incontro europeo delle persone in povertà, presentazione creativa della delegazione del Belgio Pagina 39: Cubo “Serve lavoro” ©Rebecca Lee, Decimo Incontro europeo delle persone in povertà, Bruxelles, 2011. Pagina 41: ©EAPN Norvegia. Pagina 42: Neonato sul dorso di una donna ©Lobby Européen des Femmes, Catena umana contro la povertà, Bruxelles, 19 novembre 2010. Pagina 44: Diplomati ricevono il oro diploma ©One Family, Irlanda, 2011. Pagina 48: ©Nellie Epinat per EAPN, Decimo Incontro europeo delle persone in povertà, presentazione creativa delle delegazione francese, Bruxelles 2001. Pagina 49: ©lynn@art / Die Armutskonferenz Österreich, Azione pubblica, Linz, Austria 2006. Pagina 54: ©Artomedes Photography, Freedom Arts Project, London Voluntary Sector Training Consortium. Pagina 59: ©EAPN, Visita al progetto “Gabarage”, Assemblea generale EAPN, Vienna, giugno 2009. 72 Pagina 61: Kinderen ©Catherine Antoine e Rebecca Lee, 2010. Progetto “Quattordici famiglie sotto lo stesso tetto”. Pagina 62: (les due foto) ©IQ Roma servis, Repubblica Ceca. Pagina 64: Foto di famiglia ©Catherine Antoine e Rebecca Lee, 2008. Progetto “Quattordici famiglie sotto lo stesso tetto”. Pagina 67: ©Catherine Antoine e Rebecca Lee, 2010. Progetto “Quattordici famiglie sotto lo stesso tetto”. Progetti menzionati nei crediti fotografici: Gabarage Upcycling Design – impresa sociale e progetto di formazione per l’inserimento al lavoro, trasformazione dei rifiuti in prodotti di design I rifiuti delle industrie e dei negozi sono la materia prima per creare prodotti di design innovativi: vecchi tessuti diventano borse, segnalazioni di vario tipo diventano mensole, pellicole cinematografiche diventano vasi... Gabarage è un’impresa sociale che accoglie disoccupati e ex tossicodipendenti per rimetterli nel mondo del lavoro. Un programma di qualificazione professionale, attivato da Gabarage, assicura la formazione in molti settori e rilascia un attestato di partecipazione accreditato da un organismo esterno. Quattordici famiglie sotto lo stesso tetto A Bruxelles, in piena crisi dell’alloggio, è sempre più difficile trovare una casa con affitti accettabile e, ancora meno, comprarne una. Alcuni dei residenti di Molenbeek cercano di contrastare la crisi con un progetto innovativo. Con la casa di quartiere Bonnevie, CIRE e il Fondo di Bruxelles per la casa, 14 famiglie con reddito limitato, associati in una cooperativa chiamata Espoir, si sgancia dalla visione classica dell’edilizia: si tratta di appartamenti concepiti e gestiti a stretto contatto con i loro futuri proprietari. La Rete europea delle associazioni di lotta contro la povertà e l’esclusione sociale (EAPN), attiva dal 1990, è una rete indipendente di associazioni e gruppi impegnati nella lotta contro la povertà e l’esclusione sociale negli stati membri e nell’Unione europea. Questa pubblicazione è stata curata congiuntamente dai tre gruppi di lavoro EAPN (Inclusione Sociale, Fondi Strutturali e Occupazione) e dallo staff di EAPN. I capitoli 1, 2 e 5 sono stati redatti da Sian Jones, i capitoli 3 e 6 da Vincent Caron e il capitolo 4 da Amana Ferro, in collaborazione con i gruppi di lavoro, secondo la tematica affrontata. La pubblicazione è stata coordinata da Sian Jones, coordinatrice delle politiche di EAPN e curata da Nellie Epinat, Incaricata EAPN per il settore delle comunicazioni, con il sostegno di Rebecca Lee, assistente alla comunicazione. Gli studi di caso nazionali sono stati presentati da: Verena Fabris, Judith Pühringer e Michaela Moser – EAPN Auatria; Ludo Horemans, e Stephan Backes – BAPN (EAPN Belgio); Maria Jeliazkova – EAPN Bulgaria; Katarina Klamkova – EAPN Repubblica Ceca; Per Larsen – EAPN Danimarca; Reinhard Kuehn – EAPN Germania; Graciela Malgesini – EAPN Spagna; Kirsi Väätämöinen, Leina Veikkola, Unto Ahvensalmi e Juha Mikkonen – EAPN Finlandia; Bruno Groues– EAPN Francia; Candy Murphy e Karen Kiernan – EAPN Irlanda; Jurgita Kupryte – EAPN Lituania; Alida Smeekes – EAPN Paesi Bassi; Laila Wolles e Dag Westerheim – EAPN Norvegia; Johannes Jorgensen – EAPN Svezia; Peter Kelly, Eddie Follan e Ray Phillips – EAPN Regno Unito; Mafalda Leal – Eurochild; Clotilde Clark-Foulquier – Eurodiaconia; Liz Gosme t Michel Mercadie – FEANTSA. Rete europea di lotta contro la povertà (EAPN). Riproduzione consentita previa citazione della fonte. 73