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RESS Febbraio Mensile di approfondimento Direzione Editoriale: Michele Spena - redazione: Viale della Regione, 6 Caltanissetta ISSN: 2039/7070 FREE P Anno II Num. 10 - Tel/Fax: 0934 594864 Poste Italiane S.p.A. - Sped. in Abbonamento Postale D.L. 353/2003 conv. N. 46 art. 1 comma 1. Sud /CL - Stampa: STS S.p.A. Zona industriale Vª Strada, Catania - Reg. Tribunale di Caltanissetta n° 224 del 24/02/2011 IL ROCK DEGLI ADELS VARCA I CONFINI CORTE D’APPELLO, PARLA IL PRESIDENTE Diego Geraci, chitarrista e voce della band, racconta le origini di un gruppo cult Lo stato di salute del distretto secondo Salvatore Cardinale. “Orgoglioso di lavorare in questa sede” V. Pane a pagina 27 alle pagine da 4 a 5 L’analisi Politica S. Mingoia La sfiducia a Campisi non fa proseliti La pattuglia di coloro che in Consiglio comunale invocano la mozione di sfiducia per il sindaco si assottiglia sempre di più. Oramai i consiglieri sono presi da altri interessi, come ad esempio la nomina dei componenti del Collegio dei revisori dei conti e la scelta dei presidenti di varie commissioni. a pagina 2 Comunicazione istituzionale Speciale da pagina 15/I Fatti & Territorio L. Ingrassia Immigrazione: “La nostra città è tollerante” L. Spitali e D. Polizzi Intervista al capo dell’Ufficio Immigrazione della Questura di Caltanissetta, Felice Puzzo. Secondo il funzionario la città è tollerante, mentre il fenomeno dell’immigrazione non può offrire motivi di preoccupazione: i reati a Caltanissetta, commessi da extracomunitari, rientrano nella media. alle paginae 12 e13 alle pagine 8 e 9 LA PROTESTA. Categorie in rivolta unite dalla battaglia: basta sacrifici per i siciliani Si “scaldano” i Forconi La testimonianza Romualdo, naufrago sulla Costa Concordia Il ricordo di quei momenti drammatici da parte del parrucchiere nisseno. “Schettino avrebbe potuto fare la parte dell’eroe. Invece...” a pagina 21 Fatti in Redazione Territorio in pericolo L’allarme di Amico Questo mese è venuto a trovarci in redazione Armando Amico, capo dell’Ufficio Protezione civile del Comune. Nell’intervista tutta la sua preoccupazione sulle minacce ambientali che fanno temere per la città e per i suoi abitanti. a pagina 24 e 25 scrivi alla redazione: lettere@ilfattonisseno.it www.ilfattonisseno.it 2 Febbraio www.ilfattonisseno.it L’ANALISI. La pattuglia di coloro che invocano la mozione si è assottigliata e Campisi se la ride Alla sfiducia al sindaco oramai non ci crede più nessuno di Salvatore Mingoia L’ultimo appello lanciato da Fiaccabrino a mandare a casa il capo della Giunta non fà proseliti. I consiglieri oramai pensano più che altro alle nomine dei revisori e dei presidenti delle commissioni. I l tavolo delle trattative tra i partiti di maggioranza e di opposizione all’interno del consiglio comunale di Palazzo del Carmine si è aperto già da tempo. La posta in gioco riguarda la nomina dei componenti del Collegio dei Revisori dei Conti, un presidente e due componenti, iscritti nell’albo dei commercialisti. Alla nomina dei revisori dei Conti è subordinata anche la proposta di mozione di sfiducia che alcuni gruppi politici di opposizione si ostinano ancora a portare avanti. Una proposta che è stata rilanciata proprio qualche giorni addietro dal consigliere di Palazzo del Carmine dell’Italia dei Valori, Alfredo Fiaccabrino. All’interno dei gruppi di opposizione ci sono già dei distinguo. La “pasionaria” Adriana Ricotta in via ufficiosa ha fatto sapere di non essere più disposta a sottoscrivere la mozione di sfiducia Ci sono già dei distinguo. Nel gruppo misto il consiglieri Antonio Favata pur critico neri confronti dell’azione di governo portata avanti dal sindaco Michele Cam- pisi e della giunta porta avanti un ragionamento politico che è all’opposto di quello portato avanti dai fautori della mozione di sfiducia “ho votato questo sindaco perché sono un politico di centrodestra e adesso non credo sia coerente votare un mozione di sfiducia contro il, primo cittadino che consentirebbe tra l’altro di avvantaggiare un coalizione di centro sinistra che ha perso le elezioni”. Nel partito del presidente della Regione Raffaele Lombardo, l’Mpa le acque si sono intorbidite dopo che il consigliere Calogero Adornetto è stato “sollevato” dall’incarico di capogruppo consiliare. Con la lancia in resta della mozione di sfiducia sono rimasti il segretario cittadino del Pd Angelo Lomaglio ed i consiglieri Angela Scalia e Silvano Licari gli altri del partito hanno sottoscritto la proposta di mozione più per appartenenza. Detto per inciso la elezione alla presidenza del consiglio di Calogero Zummo ha praticamente sparigliato le carte nel Pd che unitamente al consigliere dell’Italia dei Valori Alfredo Fiaccabrino sono rimasti a tenere alta e sventolare la bandiera della mozione di sfiducia. Il recente appello del consigliere Fiaccabrino è rimasto lettera morta. Tutto sordi e muti. “ Italia de i Valori puntualizza che è sempre più convinta nel perseguire la strada della mozione di sfiducia nei confronti del sindaco Campisi, in quanto ritiene la stessa l’unica via razionalmente percorribile per attuare quel rilancio socio-economico che la città di Caltanissetta merita e auspica. A tale scopo Italia dei Valori invita tutte le forze d’opposizione presenti in Consiglio Comunale (UDC, MPA, API, Diversi Insieme) nonché tutti consiglieri comunali che vedono nell’amministrazione Campisi un freno allo sviluppo della città, freno confermato dalla scelta non sicuramente innovativa della giunta Campisi ter, appena partorita, ad apporre la propria firma in calce al documento di mozione di sfiducia, senza ulteriori tentennamenti e tatticismi”. Il grido di dolore di Fiaccabrino non ha commos- so nessuno, anzi ha fatto sorridere qualche consigliere tra quelli che sono in gioco, come dicevamo per la partita che si andrà a giocare prossimamente sul tavolo della elezione del Collegio dei Revisori dei Conti. Ogni gruppo, o quasi tutti i gruppi, hanno un proprio nominativo da sponsorizzare. E qui, in questo contesto, si costruiscono alleanze provvisorie e trasversali. C’è da scegliere su una rosa di una quarantina di nominativi tutti in corsa per fare parte del Collegio dei Revisori dei Conti. E poi ci sarebbero anche altri traguardi da raggiungere: quelli delle elezioni dei presidenti delle sette commissioni consiliari permanenti, tra cui la seconda e la quarta, le più ambite che si occupano rispettivamente di Lavori Pubbliche e Bilancio e Programmazione economica. Anche in questa fase che si consumerà, dopo l’ingresso in consiglio comunale di Giuseppe Cigna, in sostituzione di Giuseppe Firrone nominato assessore, come primo dei non eletti nel Movimento di Intesa Civica Solidale, si cercheranno intese ed alleanze. Il fronte dell’opposizione che faceva inizialmente le barricate contro il sindaco Michele Campisi si è praticamente indebolito notevolmente e non lascia più o lascia pochi margini di resistenza, a quella che si profila come la seconda parte della legislatura del sindaco Michele Campisi. I partiti di opposizioni sono entrati in pratica in quella che si può definire la fase di desistenza. Direzione Editoriale Michele Spena Direttore responsabile Salvatore Mingoia Collaborazioni: Ivana Baiunco Osvaldo Barba Alessandro M. Barrafranca Marco Benanti Salvatore Falzone Leda Ingrassia Lello Lombardo Cecilia Miraglia Vincenzo Pane Donatello Polizzi Laura Spitali Gianbattista Tona 'LVHJQRJUD¿FR Michele Spena Impaginazione Claudia Di Dino Redazione Viale della Regione, 6 Caltanissetta redazione@ilfattonisseno.it Tel/Fax: 0934 - 594864 info pubblicità: 389/7876789 www.ilfattonisseno.it Febbraio 3 di Salvatore Falzone SANTE ASPIRAZIONI. Anche i politici ambiscono a divenire “venerabili” Il miracolo delle poltrone C hiesa Cattedrale di Caltanissetta, venerdì 13 gennaio 2012, ore 18. Guardateli bene in faccia questi angeli terreni e nisseni così perbene, così tanto perbene, devoti e pii, contriti ed estatici, penitenti e contemplativi. Guardateli bene: non brucia, non brilla forse una segreta scintilla nei loro occhi, una scintilla di santa invidia? Anche loro, impettiti e oranti in prima fila, presenti alla cerimonia di consegna del decreto sulle virtù eroiche della Serva di Dio Marianna Amico Roxas, anche loro aspirano a diventare come lei: venerabili (e la venerabilità, si sa, non è che l’anticamera della santità). Santi, sì, ma nel mondo, come santa è stata l’orsolina sancataldese che impiantò in diocesi – erano i primi del Novecento – la Compagnia fondata dalla bresciana Sant’Angela Merici e portò il Vangelo nelle chiese e nelle case di un entroterra siciliano povero, ignorante e arretrato. L’organo suona e l’assemblea prega. Un assillo li rode: arriverà anche per loro, un giorno, la gloria dell’altare? A rigor di logica, Santa Romana Chiesa dovrebbe riconoscere, prima o poi, che questi prodi giganti della fede hanno esercitato in vita le loro virtù (politiche) in grado “eroico”. Sono eroi, appunto, e non perché abbiano compiuto gesta clamorose (come del resto insegnano la teologia e il diritto canonico) né tanto meno perché assomigliano ai campioni omerici e “gucciardiani” della Caltanissetta Troia di cui s’è parlato in città nei giorni scorsi. Sono a sera, non perseguire il proprio interesse, santificare se stessi nel compimento della propria missione donandosi interamente agli altri ogni giorno, giorno dopo giorno, fino alla fine, per sempre e in ogni luogo, a Roma tentazioni, ma proprio per questo l’impresa acquista un sapore ardimentoso e appagante). Santi in politica? Perché no. Il fatto è – cribbio – che serve il incredibile? Non ha del prodigioso la circostanza che questi beniamini del bene collettivo stanno ancora lì al loro posto, comodamente seduti nelle loro onorevoli poltrone, mentre i forconi si agitano e le automobili rimangono a secco? In ogni caso, miracolo o non miracolo, si potrebbe tagliare la testa al toro. A pensarci bene, infatti, il modo per “baipassare” le rogne burocratiche che ostru- “ eroi nel silenzio e nel nascondimento, totalmente immersi in un’azione feriale che li snerva e li rende pallidi ed emaciati: servire gli altri fino al sacrificio di sé, fare il bene comune da mattina come a Palermo, a San Cataldo come a Caltanissetta. Si può essere santi, si deve essere santi nella quotidianità. Ognuno nel proprio lavoro (e il loro – va detto – non è privo di ostacoli e insidie e miracolo, sembrano mormorare loro stessi sotto le arcate della cattedrale, storditi dall’incenso che invade le navate. Eppure… Eppure il miracolo c’è già, ed è sotto gli occhi di tutti: non è Non ha del prodigioso che questi beniamini stanno al loro posto iscono la via ordinaria della canonizzazione c’è: l’acclamazione popolare (Papa Woijtyla docet). Sì, forse è proprio questa la soluzione migliore, ed è anche la meno faticosa. Non occorre neanche la sfacchinata di procacciarsi i voti. E’ sufficiente che tutti insieme, con convinzione, solleviamo in aria i cartelli e gridiamo in coro “Santi subito”. Vedrete che da onorevoli diventeranno venerabili. 4 Febbraio www.ilfattonisseno.it L’INTERVISTA. Lo stato di salute della Corte d’appello di Caltanissetta secondo il suo presidente Salvatore Cardinale “Orgoglioso di presiedere la sede che fu di Borsellino, Livatino, Costa e Saetta” di Vincenzo Pane Le tante difficoltà di un distretto segnato dalla riduzione dei giudici. Ma gli elementi positivi sono molti: a partire dalla riduzione dei reati di associazione a delinquere. U na Corte d’Appello “eccellente”. Così è sempre stato definito l’ente che racchiude al suo interno il distretto giudiziario nisseno e che riesce sempre a ottenere buoni risultati nonostante le numerose difficoltà, quali ad esempio le carenze d’organico di magistrati e personale amministrativo, con cui devono confrontarsi gli addetti ai lavori. Quello nisseno è un territorio caratterizzato dalla presenza di organizzazioni criminali di stampo mafioso che cercano sempre di esercitare il loro predominio. Negli ultimi tempi, inoltre, si è parlato della sopravvivenza della Corte e dell’eventuale accorpamento di altri territori e tribunali situati in zone limitrofe, anche se ricadenti in altre province. Di tutto questo abbiamo discusso con il presidente della Corte d’Appello Salvatore Cardinale, che dall’estate scorsa tiene le redini dell’ufficio che ha sede al quinto piano del Palazzo di Giustizia di via Libertà. La Corte d’Appello nissena è sempre stata un esempio di eccellenza. Questo dato è stato confermato nell’ultimo anno? “I risultati, come ha confermato il rapporto del Ministero della Giustizia, sono molto soddisfacenti. Nel settore civile si è registrato un aumento dei procedimenti sopravvenuti, sono stati circa 4.000 fra il luglio 2010 e il giugno 2011, e quindi abbiamo incontrato maggiori difficoltà nello smaltire i carichi pendenti. Se si dividono ogni anno 4.000 cause tra 6 persone, tanti sono i consiglieri impegnati nel settore civile e del lavoro, è ovvio che i tempi dei processi diventano lunghi. Nel settore penale il discorso è diverso perché i termini di prescrizione e di custodia cautelare ci impongono di privilegiare la conclusione di questi processi, basti pensare che su circa 1.000 processi soltanto 43 sono andati in prescrizione”. Quali difficoltà state incontrando? “Le difficoltà sono legate innanzitutto alle carenze di organico dei magistrati. E questo è un problema che colpisce tutti gli uffici, sia giudicanti che requirenti del nostro distretto, che comprende i tribunali di Gela, Enna e Nicosia. La Corte d’Appello ha un organico di appena 10 consiglieri e non è un numero sufficiente per venire incontro alle esigenze di velocità e smaltimento dei processi. Se poi pensiamo a uffici come la Procura di Enna,a dove su 4 sostituti in organico si è registrato un vuoto di tutti e quattro i posti con il solo procuratore capo Calogero Ferrotti a reggere tutta l’attività, si capisce quale situazione stiamo attraversando. Quello del personale amministrativo è un altro problema; da parecchio tempo non vengono effettuate assunzioni e non sono previsti concorsi in tempi brevi. Il risultato è che chi lascia il posto, o perché va in pensione o per altre ragioni, non viene sostituito”. Un caso a parte sono il Tribunale e la Procura per i minorenni… “ Abbiamo chiesto un aumento dei magistrati ma mancano i fondi “Si tratta di uffici importantissimi, ma con un numero di magistrati previsto dalla pianta organica che è molto esiguo. Oltre al presidente del Tribunale, ci sono tre posti di giudice, mentre la Procura deve affidarsi al procuratore e a un solo sostituto in organico. Al momento i posti sono tutti occupato, ma dobbiamo considerare che la competenza di questi uffici ricade, oltre che sulla provincia nissena anche su quella di Enna. E nel nostro distretto abbiamo una poco invidiabile esclusiva, ovvero quella di avere diversi minorenni imputati per associazione a delinquere” e il più alto numero, in Italia, per processi di mafia che vedono imputati soggetti minorenni” . Sia lei che il Procuratore gene- rale avete chiesto un ampliamento della pianta organica… “Esatto. Abbiamo chiesto un aumento dei magistrati in servizio in tutti gli uffici, ma purtroppo la risposta è sempre stata la stessa: mancano le risorse economiche “ Più percezione di giustizia delle vittime che si sentono incoraggiate a denunciare to, che in passato veniva spesso derubricata in quella di molestie. Adesso c’è molta più percezione di giustizia, da parte delle vittime che si sentono più tutelate e quindi incoraggiate a denunciare eventuali comportamenti persecutori di cui vengono fatte oggetto. E non sono soltanto le donne a subire queste persecuzioni, ma anche gli uomini”. Cosa può dirci sui fenomeni estorsivi? “Il racket del pizzo è sempre collegato alle attività mafiose ed il fenomeno è sicuramente attuale sul territorio di tutto il distretto, vista la presenza delle famiglie mafiose non solo nel nisseno, ma anche nel territorio ennese e per avviare progetti del genere”. Parliamo dei reati commessi nel distretto… “Fra il luglio 2010 e il giugno 2011 sono stati commessi 10 omicidi nel nostro distretto, il doppio rispetto all’anno precedente. Di contro sono diminuiti i reati di associazione a delinquere; si tratta di un dato importante, ma ciò non significa che non vi siano criticità. E’ una situazione che va monitorata e in questo senso le Procure del nostro distretto sono molto attive. Posso dire che sono aumentati i reati contro il patrimonio e questo, purtroppo, è una conseguenza del disagio economico che sta investendo tutto il Paese. Sono in aumento i reati di stalking e in questo senso posso dire che ci ha molto aiutato l’introduzione di questa nuova tipologia di rea- i collegamenti con le cosche di Palermo, Messina e Catania. Negli ultimi anni, però, si sono avuti dei segnali positivi da parte degli imprenditori. Sono nate nuove associazioni antiracket, Confindustria nissena ha avviato delle iniziative importanti e si tratta di iniziative che è giusto incoraggiare. Se un solo imprenditore denuncia inevitabilmente viene lasciato solo, ma se sono in tanti ad unirsi nel dire “no” alle estorsioni allora le cose cambiano. Purtroppo c’è ancora chi preferisce far finta di niente e pagare perché in quel modo è convinto di avere tranquillità www.ilfattonisseno.it Febbraio Giustizia & società e di essere lasciato in pace ed è una mentalità che bisogna cercare di cambiare”. Si è sempre parlato della soppressione della Corte d’Ap- pello di Caltanissetta. Cosa ci dice? “Sento parlare di questo argomento dall’88, quando venni qui per la prima volta con l’in- 5 IL LIBRO. L’iniziativa dei magistrati di Caltanis- setta in occasione dell’inaugurazione dell’anno giudiziario garantiscano una giustizia efficiente ai cittadini”. Un’ultima riflessione sul suo incarico… “Quando presentai la mia can- Rileggere Rosario Livatino, per riflettere sugli esempi I carico di sostituto procuratore generale. Io non credo che la nostra Corte d’Appello corra rischi. Si parla della chiusura del Tribunale di Nicosia, ma anche in quel caso rimarremmo con tre tribunali, ovvero il minimo previsto per mantenere in piedi il distretto. Ma noi stiamo lavorando per far si che il Tribunale di Nicosia resti in piedi; stiamo valutando se sia possibile l’eventuale accorpamento di alcuni comuni delle Madonie limitrofi al circondario di Nicosia. Riteniamo importante che il territorio di Niscemi ricada all’interno del circondario del Tribunale di Gela e bisogna vedere se sarà possibile estendere le competenze del nostro distretto ad alcuni comuni dell’agrigentino. Ritengo che le ripartizioni geografiche ormai siano cadute, mi sembra più importante pensare a creare realtà omogenee che didatura a presidente di questa Corte, insistetti particolarmente sul fatto che conosco questo territorio e intendevo lavorare per migliorare tutta l’attività, cosa che ho fatto fin da quando, a metà del 2010, ho assunto la carica di presidente facente funzioni della Corte d’Appello visto che il mio predecessore, il dott. Francesco Ingargiola, era andato in pensione. Non posso dimenticare che anche Ingargiola si era speso moltissimo per migliorare il lavoro di tutti noi. Sono legato a questa sede, anche perché questa è la Corte d’Appello di Paolo Borsellino, che fu pretore a Barrafranca, di Rosario Livatino, che fu uditore giudiziario a Caltanissetta, di Gaetano Costa, che fu procuratore capo sempre a Caltanissetta e Antonino Saetta che ricoprì l’incarico di presidente di sezione del Tribunale”. magistrati del distretto di Caltanissetta danno un significato nuovo all’inaugurazione dell’anno giudiziario. Non solo una solenne cerimonia nella quale si illustrano i dati dell’amministrazione della giustizia e si analizza l’evoluzione della criminalità e del contenzioso civile; ma anche un momento in cui si torna a riflettere su come ciascuno degli operatori della giustizia, a cominciare dagli stessi magistrati, può offrire un significativo contributo per dare senso allo Stato di diritto. Con il sostegno della Casa editrice Salvatore Sciascia, con la collaborazione dell’associazione Tecnopolis, dell’associazione “Amici di Livatino” e della Fondazione Progetto legalità in memoria di Paolo Borsellino e di tutte le altre vittime della mafia, la Presidenza della Corte di Appello e l’ANM di Caltanissetta hanno promosso la riedizione degli scritti di Rosario Livatino, in un volume intitolato “Non di pochi, ma di tanti”, che sarà offerto in dono a chi parteciperà alla cerimonia di inaugurazione dell’anno giudiziario. Vi sono riportate la relazione del giudice Livatino sul “ruolo del magistrato nella società che cambia” e quella dal tema “Fede e diritto”; il giovane magistrato canicattinese, che si era formato quale uditore giudiziario negli uffici giudiziari di Caltanissetta, esprime con parole semplici e con toni chiari l’alto suo concetto del compito che era chiamato a rivestire, spiegando in modo concreto cosa e come fare per rendere utile e nobile questo difficile lavoro. Riflettere su queste parole è indispensabile, perché esse provengono da chi davvero ha dato loro sostanza con una vita esemplare fino all’estremo sacrificio. Livatino aveva ben presente che solo il concorso di tutti avrebbe potuto migliorare e qualificare la nostra democrazia e con essa l’amministrazione della giustizia. Da questa sua concezione nasce il titolo del libro: dalle parole da lui stesso pronunciate a proposito della riforma della giustizia, che intendeva non come una mera compilazione di leggi provenienti dall’alto ma come un percorso culturale collettivo, compito “non di pochi magistrati ma di tanti: dello Stato, dei soggetti collettivi, della stessa opinione pubblica”. Il volume contiene un’introduzione di Salvatore Cardinale, Presidente della Corte d’Appello di Caltanissetta. In appendice è riportato un ricordo di Livatino reso da Paolo Borsellino in occasione dell’intitolazione alla sua memoria di un’aula del Palazzo di Giustizia di Agrigento. A seguire la testimonianza di don Giuseppe Livatino, postulatore della Causa di Canonizzazione e un ricordo della famiglia del magistrato canicattinese, proposto dal Presidente dell’ANM di Caltanissetta. I magistrati nisseni vorranno così avviarsi all’apertura dell’anno giudiziario, confrontandosi ancora e cercando di imparare la lezione, scritta con la vita e poi con la sua morte, da un loro grande collega, capace di capire e contrastare le nuove manifestazioni del fenomeno mafioso, di approfondire con professionalità e profonda cultura umanistica i problemi del diritto, ma al contempo di essere indipendente da tutti i poteri, respingendo favori e scoraggiando blandizie. 6 Febbraio www.ilfattonisseno.it AVVOCATURA. Il rapporto tra giustizia e mass media secondo Pastorello “L’essere sotto i riflettori rischia di penalizzare la serenità nei processi” L’avvocato racconta delle sue esperienze professionali, come nel caso del procedimento per l’uccisione di Francesco Ferreri. I l ruolo dell’avvocato nei processi, le vicende giudiziarie che diventano veri e propri casi mediatici, i rischi e le soddisfazioni professionali. Quella dell’avvocato è una figura particolare che spesso non suscita le simpatie dei cittadini, ma l’avvocato – non bisogna dimenticarlo – è colui che tutela i cittadini. E la difesa del cittadino è prevista dal testo di riferimento dell’Ordinamento giudiziario italiano, ovvero la Costituzione. Di tutto questo abbiamo discusso con l’avvocato Boris Pastorello, 44 anni, penalista d’esperienza che vanta nel suo curriculum professionale la partecipazione a processi di un certo spessore come quello per l’omicidio del piccolo Francesco Ferreri, il ragazzo di Barrafranca ucciso alla fine del 2005; delitto per il quale, al momento, non è stato di fatto individuato il colpevole. Si parla spesso di processo mediatico, di eccessiva pressione dei media, cosa succede in certi casi? “Si tratta di vicende in cui l’attenzione frenetica dei mass media, l’essere sempre sotto i riflettori, rischiano di penalizzare la serenità della giuria popolare e l’attività della parti. E’ un rischio, non è detto che succede, ma spesso i testimoni di processi del genere finiscono per rilasciare dichiarazioni che magari dovrebbero riferire soltanto agli inquirenti e poi in aula e si rischia di inficiare le deposizioni. E questo può, in alcuni casi, compromettere le strategie dell’accusa e della difesa. Succede anche che il pubblico si divide fra innocentisti e colpevolisti e non sempre tutti conoscono le carte e la vicenda nei dettagli; io sono sempre dell’idea che i processi si fanno in aula e non sui giornali o in televisione. I rischi ci sono anche per un avvocato; spesso ci sono colleghi che vengono travolti da queste vicende. Non posso non pensare al caso del delitto di Avetrana, dove uno dei colleghi che hanno assunto la difesa, all’inizio dell’indagine, è finito imputato nel processo, forse perché travolto da qualcosa di più grande di lui”. Ma allora non sarebbe meglio, in questi casi, rifiutare il mandato? “E’ inutile nascondersi, alle volte ti si presentano dei processi che speri di fare anche gratis, perché speri di avere visibilità, notorietà, ma anche perché magari sono belli da seguire. Attenzione, non vuol dire che faccia piacere occuparsi di omicidi, mi riferisco al fatto che si tratta di processi in cui devi confrontarti con molti aspetti: non si tratta solo di ascoltare testimoni, ma anche di metterti di fronte a indagini scientifiche, ricostruzioni investigative e via dicendo. Tornando al caso di Avetrana ricordo che il vecchio difensore fu nominato d’ufficio e a questo proposito mi pare opportuno raccontare cosa accadde in occasione dell’omicidio del sindaco Michele Abbate. Anche al giovane accusato di aver commesso il delitto venne nominato un legale d’ufficio, ma la scelta cadde sull’avvo- “ Spesso dei colleghi vengono travolti dalle vicende cato Filippo Siciliano, il decano dei penalisti nisseni, un esempio per tutta la nostra categoria e non solo a livello locale. Fu una scelta dettata dalla gravità e dalla delicatezza di quel fatto, ed era necessario che venisse nominato un legale non solo di esperienza, ma soprattutto preparato ed equilibrato, visto che quasi nessuno voleva assumere quella difesa come legale di fiducia. Ricordo che tutti noi giovani avvocati riempimmo l’aula per seguire l’arringa finale dell’avvocato Siciliano, per imparare, per prendere esempio da un maestro di tale prestigio”. In occasione del processo per il delitto Ferreri quali furono le sue sensazioni? “E’ stato un processo durissimo, si trattava della morte di un ragazzino. L’immagine che mi porterò sempre dietro è quella delle ginocchia del povero Francesco Ferreri. Ricordo che dovemmo proiettare in aula quella foto, perché secondo una delle ipotesi il ragazzo era stato fatto inginocchiare nella stalla indentificata come il luogo del delitto, e dovevamo far vedere quella foto perché il giovane non aveva abrasioni e quindi tale ipotesi non poteva essere ritenuta valida a nostro giudizio. Ricordo benissimo che chiesi scusa ai presenti e soprattutto ai genitori del ragazzo, perché pur difendendo l’imputato mi rendevo conto che in quel momento c’erano una madre e un padre che stavano per rivivere la tragedia che li aveva colpiti e segnati. Io stesso sono padre e posso solo immaginare cosa voglia dire la perdita di un figlio”. Si parla sempre di più di reati di violenza sessuale… “Sono vicende che toccano la sfera intima di una persona, io ricordo che quando diventai avvocato decisi di non occuparmi di reati di questo genere. Ho rifiutato parec- chie difese per questo tipo di reati, salvo quando non mi sono convinto, leggendo gli atti, dell’innocenza del mio cliente. Recentemente ho difeso un professionista locale e in quel caso avevo raggiunto il pieno convincimento dell’innocenza del mio cliente. Questo non vuol dire che se assumo una difesa sono sicuro che poi il mio cliente venga assolto, il processo non funziona così, ma io devo maturare un mio convincimento”. Spesso non venite visti di buon occhio… “Purtroppo nella gente si forma spesso la convinzione che l’avvocato sia quasi connivente con il cliente. Ma non è così, guai se fosse così. Io, nella mia esperienza, non ho mai trovato un cliente che sia venuto da me a dirmi “si avvocato, sono stato io”. E’ tramite lo studio degli atti, tramite i colloqui con il cliente che si elabora la strategia difensiva e si porta avanti il proprio lavoro. E poi non si possono tralasciare i valori alla base di questo mestiere: non solo il rispetto del cliente, ma soprattutto il rispetto delle regole e il rispetto per i magistrati e per i colleghi. Questo non vuol dire che l’avvocato non debba farsi rispettare, perché il rispetto delle parti deve essere reciproco”. V. P. www.ilfattonisseno.it Febbraio pagina di comunicazione istituzionale Banca del Nisseno. La forza degli istituti cooperativi secondo il presidente Giuseppe Di Forti “Le Bcc del Nisseno tra le più solide della Sicilia” Il 2012 è stato proclamato l’anno della cooperazione da parte dell’Onu. L’occasione giusta per analizzare l’importanza di un sistema che in un momento di forte crisi dimostra con i fatti il valore di impresa sociale. L’ ONU ha proclamato il 2012 anno della cooperazione. Ovviamente ha fatto ciò con riferimento a tutto il panorama della cooperazione nel mondo che, come noto, rappresenta una formula di impresa vincente e quanto mai attuale. In Italia la forma cooperativa di esercizio dell’attività, sia essa economica che sociale, è particolarmente attiva nel nord-est ma diffusa su tutto il territorio nazionale. Fra i tanti settori che si connotano per efficienza, storia e tradizione vi è quello del credito. Un settore particolarmente importante per il ruolo chiave di componente non secondaria del sistema economico e finanziario e della cinghia di trasmissione delle politiche monetarie delle Autorità centrali. In Sicilia, come in Italia, l’esperienza cooperativa nell’esercizio del credito è ultracentenaria. Le 28 banche di credito cooperativo conseguenza diretta della competizione e della (ri)deregulation che ha visto concentrazioni bancarie e nuove costituzioni (queste ultime con un tasso di sopravvivenza al quinto anno del 25%; ciò vuol dire che solo una BCC neo costituita su cinque è arrivata al sesto anno di attività). Il Presidente Di Forti, che ha maturato una lunga esperienza settoriale, ha una visione lucida del fenomeno e parla con entusiasmo della realtà Nissena. MARIANOPOLI CALTANISSETTA SERRADIFALCO “La provincia di Caltanissetta, nel contesto del siciliano del credito cooperativo, ha sempre fatto la parte del leone, con un peso non indifferente e con un ruolo di primaria importanza. Mi riferisco sia alla leadership del dott. Gaetano SOMMATINO Saporito, sancataldese che per oltre 35 anni ha guidato il Movimento da Presidente della Federazione Siciliana delle BCC, che alla qualità dell’azione sviluppata dalle banche di credito coopeRIESI rativo della provincia che hanno sempre rappresentato punti di riferimento certi”. Abbiamo della raccolta e degli impieghi) che per via esterna (fusioni e acquisizioni di altri sportelli). La Godiamo Banca de Nisseno, per esempio, da sola rappresenta la risultante di buona della concentrazione di ben cinsalute que BCC: la BCC “S. Leonardo” e abbiamo di Serradifalco, la BCC della grandi progetti Valso del Salso di Sommatino, la BCC di Ravanusa, la BCC di per il nostro Marianopoli e la BCC Sofige di futuro Gela. Godiamo di buona salute e abbiamo grandi progetti per chiesto un’analisi sul capoluo- il territorio, consapevoli come go. “Oggi – sostiene Di Forti siamo che, pur con le difficoltà - a Caltanissetta operano tre del momento, non possiamo far BCC che vantano lunga storia venir meno il nostro apporto”. e antiche tradizioni. Tutte han- Come festeggerete l’anno delno esercitato un ruolo attivo, da la cooperazione? “Con i nostri protagoniste, nella vicenda evo- soci – dice il Presidente Di Forti lutiva delle concentrazioni ban- – che rappresentano il vero pa- “ attualmente esistenti sono il prodotto di una dura selezione che il mercato ha imposto negli anni. Una selezione naturale, carie. Esse, quindi, sono fra le più solide della Sicilia e ad esse ci si può avvicinare con fiducia”. “Queste banche – prosegue Di Forti – hanno dimostrato con i fatti la loro capacità di sopravvivenza e il loro valore di impresa sociale. Sono arrivate ad oggi attraversando le difficoltà del mercato e superando quegli ostacoli dove altri hanno inciampato. Non solo hanno resistito ma sono anche cresciute sia per via interna (sviluppo BUTERA trimonio su cui si fonda la cooperativa e con i nostri clienti, migliaia di artigiani, agricoltori, commercianti, professionisti, dipendenti, pensionati, studenti, casalinghe che ci rinnovano la fiducia giornalmente. Ad essi stringiamo forte la mano e, in questo momento di crisi, diciamo che siamo impegnati per mitigare le loro difficoltà con la lealtà e la trasparenza di sempre”. GELA RAVANUSA 7 8 Febbraio www.ilfattonisseno.it LA PROTESTA. Le giuste richieste di un popolo oramai esasperato Con i Forconi la rivolta della Sicilia parte dal basso di Laura Spitali Le ragioni di un movimento animato da gente comune e di ogni età. L a Trinacria si è trasformata in un forcone, risvegliandosi dal torpore in cui ristagnava da tempo immemore. Da lunedì 16 gennaio la Sicilia si è resa protagonista di una protesta che, come al solito, è partita dal basso. Perché è lì che è preferibile stiano i cittadini comuni: in basso, per essere meglio dominati. Ma la base dell’economia siciliana ha deciso di ribellarsi, e di far capire a tutti che la demagogia “gattopardiana” del “tutto cambi affinché tutto rimanga tale e quale” ha fatto il suo tempo. E come un fulmine a ciel sereno è avanzato il “Movimento dei Forconi”, capitanato da agricoltori ed allevatori che ha coinvolto anche pescatori ed autotrasportatori, riunito nel più ampio gruppo denominato “Forza d’Urto” con lo scopo di reclamare i diritti di tutta la collettività. Si perché, per una volta, non si è trattato dello sciopero di una categoria che rivendica i propri interessi. La forza di volontà di pochi ha imposto la propria voce, per gridare che più in basso di così si può soltanto scavare una fossa comune e celebrare il funerale dei cittadini siciliani. Un movimento che ha rivendicato come unico vessillo la bandiera siciliana, mettendo al bando partiti politici e sigle sindacali. Ai quali, semmai, la gente ha soltanto chiesto di svolgere il proprio lavoro e di trovare finalmente soluzioni ai tanti problemi che attanagliano tutti, anziché contendersi le luci della ribalta mediatica, dalle quali per una volta erano stati esclusi. La voce dei “forconi”, all’inizio inascoltata e sottovalutata, con il passare dei giorni e con l’aumento dei disagi causati dai blocchi dei tir ha iniziato a destare preoccupazione in tutti, volenti o nolenti. Anche in quanti credevano, guidati dalla cultura dell’individualismo e del menefreghismo, che questo sciopero non fosse altro che una seccatura, un’alzata d’ingegno dei soliti insoddisfatti. Si è trattato, invece, di un movimento animato da gente comune e di ogni età, guidato da uomini anziani con il volto segnato dalla fatica, che per giorni e giorni ha vissuto in strada per manifestare e cercare di dar fine allo sconforto che tormenta tutti. Le istanze avanzate dal “Movimento dei Forconi” puntano all’applicazione dello statuto autonomo siciliano, che permetterebbe una migliore gestione e distribuzione dell’economia della nostra regione. Come la defiscalizzazione delle accise sui carburanti, che incidono non soltanto sui conti di automobilisti ed autotrasportatori, ma anche in quelli di casalinghe e pensionati che ne subiscono le conseguenze quando fanno la spesa, poiché l’onere del trasporto delle merci ricade sempre sul prezzo pagato dall’utente finale. Ma anche, tra le altre, il ridimensionamento delle cartelle esattoriali, la valorizzazione dei prodotti ortofrutticoli ed ittici siciliani, la sospensione dei pignoramenti e l’erogazione di prestiti agevolati per finanziare le imprese sicule. Richieste che porterebbero la Sicilia a rialzarsi dalla genuflessione in cui è stata costretta. Una regione dipinta sempre come zavorra d’Italia, popolata da furbi, parassiti e mafiosi. Ed il pericolo che la mafia possa sfruttare a proprio vantaggio il malcontento popolare manifestato nelle proteste di “Forza d’Urto” è stato paventato da molti, in primis dal presidente di Confindustria Sicilia Ivan Lo Bello. Il quale ha giustamente messo in guardia tutti da possibili infiltrazioni mafiose, ma le cui parole hanno all’inizio mortificato e derubricato questo movimento di siciliani in rivolta come l’ennesimo gioco sporco della mafia. Tuttavia, la storia e la cronaca ci mostrano come “cosa nostra” sia sempre in agguato, ed attecchisca ovunque trovi terreno fertile. Stato, enti locali, imprenditoria purtroppo subiscono di continuo l’ingerenza della mafia, ma non per questo si può affermare che chiunque vi operi sia colluso con essa. La legalità tanto sbandierata su più fronti rimarrà soltanto una chimera se non si va incontro alle reali esigenze dei cittadini. E dal tanto atteso incontro del 25 gennaio scorso tra il governatore della Regione Sicilia Lombardo ed il presidente del Consiglio Monti è stato fatto un primo passo avanti, con il riconoscimento da parte del governo nazionale che quanto reclamato dai siciliani sia di vitale importanza per la vita sociale ed istituzionale dell’Isola. Ci auguriamo che gli enunciati tavoli tecnici affrontino le necessità siciliane con efficacia e tempestività. Altrimenti, quel passo in avanti si trasformerà in tre passi indietro. E più indietro di così c’è solo il baratro. www.ilfattonisseno.it Febbraio 9 Secondo una stima approssimativa effettuata dalla Coldiretti, in Sicilia sono stati bruciati 50 milioni di euro. Oltre al danno economico va aggiunta la perdita di credibilità con la grande distribuzione europea pronta a sostituire il prodotto made in Italy con quell’ortofrutticolo straniero. di Donatello Polizzi SICILIANI. Le manifestazioni di questi giorni hanno aperto molti interrogativi La vera rivoluzione deve avvenire con le nostre azioni M ezzanotte del 15 gennaio, domenica, inizia con i presidi delle arterie stradali e degli snodi cruciali per i trasporti, la protesta dei produttori agricoli del Movimento dei Forconi, degli autotrasportatori dell’Aias, dei pescatori e del comitato Forza D’urto. La mobilitazione, in poco tempo, cresce con l’intervento degli studenti e della gente comune. Le città soffrono: iniziano a scarseggiare i viveri e il carburante; le attività commerciali risentono della mancanza di approvvigionamenti mentre sembra quasi che il resto della nazione non si accorga di questa manifestazione. Il movi- mento stila una bozza che contiene delle richieste rivolta al presidente della regione Raffaele Lombardo: “Defiscalizzazione del carburante. Miglioramento e tutela del tenore di vita e delle condizioni generali delle famiglie insistendo su una riforma sul controllo dei costi fissi delle utenze ed i bisogni fondamentali (metano, acqua, energia elettrica). Rilascio del Durc anche in presenza di pendenze che verranno regolarizzate con un piano di rientro (Serit, Empaia, Inps) in anni 10 con interesse legali e senza spese aggiuntive (sanzioni accessorie, diritti di notifica, interessi per ritardato pagamento). Abolizione dell’Imu sui fabbricati rurali ed insediamenti produttivi che interessano il prodotto locale. Dotare la Crias di maggiori risorse finanziarie da destinare al settore agricolo. No agli interessi usurai della Serit, sanzioni accessorie, diritti di notifica, interessi per tardato pagamento, blocco per due anni delle cartelle esattoriali”. Richieste plausibili, sacrosante, sulle quali è d’uopo perlomeno intavolare la discussione ma un dubbio ci attanaglia: era questo il modo migliore per manifestare il malcontento? Secondo una stima approssimativa, per difetto, effettuata dalla Coldiretti, in Sicilia sono stati bruciati 50 milioni di euro. Al danno economico immediato va aggiunta la perdita di credibilità con la grande distribuzione europea pronta a sostituire il prodotto made in Italy con quell’ortofrutticolo straniero. I tanti siciliani che hanno spontaneamente aderito a questo movimento di ribellione e gli autori dello stesso hanno, in passato, esercitato con la diligenza del “bonus pater familias” i loro diritti civili? Crediamo che innanzitutto la prima forma di tutela degli interessi dei cittadini nasca all’interno della cabina elettorale. In Sicilia, da decenni, i voti sono scambiati “ La prima forma di tutela degli interessi dei cittadini nasce dentro la cabina elettorale con raccomandazioni, con posti di lavoro, con contributi “facili”, con prebende di vario genere. Sarebbe opportuno votare per coscienza e non per convenienza. Ricordiamo l’utilizzo superficiale di contributi nazionali ed europei, sperperati in attività industriali o produttive che non hanno mai avuto avvio da quei politici che i siciliani hanno votato. Rammentiamo il pagamento delle tasse con elevate percentuali di evasione o elusione che hanno ulteriormente aggravato la già instabile situazione economica. Non dimentichiamo l’atteggiamento talora consenziente di non richiedere lo scontrino fiscale o la fattura e dunque di alimentare l’evasione ed il lavoro nero. La lista di manchevolezze civiche è lunga ed incompleta. Crediamo che prima di attuare o alimentare la protesta sarebbe opportuno valutare se nell’esercizio dei diritti civili e costituzionali che abbiamo, il nostro comportamento è sempre stato conforme alle leggi ed all’etica. Se la risposta dovesse essere positiva, allora la lamentela è legittima, motivata e condivisibile. Se, però, la risposta dovesse essere negativa, allora reputiamo che si debba fare un passo indietro, iniziare ad operare come cittadini probi e sicuramente, quasi sicuramente, la nostra società registrerebbe una crescita immediata. 10 Febbraio www.ilfattonisseno.it Storia & Cultura Fatti contro la mafia per non dimenticare Ninetta Burgio Quella donna piccola che sfidò i mafiosi con la dignità del suo dolore di Giovanbattista Tona Una vita difficile e coraggiosa spesa fino all’ultimo alla ricerca della verità sull’uccisione del suo amato Pierantonio. Q uando arrivò quella terribile domenica del 3 settembre 1995, la vita di Ninetta Burgio (Sandri da sposata) si era già rivelata difficile e dolorosa; durante i suoi sessant’anni era stata lasciata dal marito e si era ritrovata a crescere da sola i suoi due figli a Niscemi, dividendosi tra le cure di costoro e il suo lavoro di insegnante. Poi uno sciagurato incidente domestico le portò via il figlio più piccolo, Giovanni; un dolore incolmabile, ma che Ninetta riuscì a fronteggiare grazie all’affetto e alla dedizione dell’altro figlio più grande. Pierantonio Sandri nel 1995 aveva 18 anni e aveva pure conseguito il diploma di odontotecnico; era pronto ad iscriversi in odontoiatria all’Università di Catania e alle 23,00 del 3 settembre di quell’anno aveva telefonato ad un amico che il giorno dopo proprio a Catania doveva accompagnarlo. Era uscito per le vie di Niscemi con la sua macchina, come faceva tutte le domeniche, ma Ninetta quella sera non lo sentì rientrare ed ebbe la funesta sensazione che l’ultimo pezzo della sua vita le fosse stato portato via. Cominciò a cercarlo con paziente determinazione, ma nel suo paese incontrò silenzi, vide tante braccia allargarsi, sentì la diffidenza di chi pensava che il ragazzo fosse solo scappato di casa o che si fosse infilato in un brutto giro... e quindi peggio per lui! Dedicò prima giorni, poi mesi, poi anni a cercare notizie e a sconfiggere pregiudizi. Non imprecava, non pretendeva, non pietiva. Semplicemente chiedeva conto a tutti, con dignità e speranza, di quale fine avesse fatto il figlio. Le indagini non portavano a nulla, ma Ninetta né si scoraggiava né si lamentava dello Stato. Fin “ Dal cielo dà lezioni di speranza e dignità a chi da lei vuole imparare dall’inizio i suoi interlocutori quotidiani furono il Commissariato di Niscemi e le Procure della Repubblica. E tutte le numerose volte che fece appelli pubblici su giornali e televisioni, si preoccupava sempre di concordarli con loro. Diceva che le forze dell’ordine e i magistrati facevano un lavoro delicato; per farli giungere a risultati utili, bisognava fidarsi di loro e non fare di testa propria. Passarono così 14 lunghissimi anni finchè in un’altra domenica di settembre del 2009 il Questore di Caltanissetta di allora, Guido Marino, le portò la notizia che avevano individuato il luogo dove si trovavano i resti di suo figlio Pierantonio. Qualcuno finalmente aveva parlato. Giuliano Chiavetta era minorenne nel 1995 e conosceva Ninetta Burgio. Era stata la sua insegnante e non gli aveva fatto mancare gesti di amorevole attenzione: “mi cucinava a me!”, ricorderà durante un interrogatorio. Chiavetta frequentava all’epoca un gruppo di ragazzi di Niscemi che stavano sotto la vigile attenzione dei boss mafiosi locali, i quali ne volevano tastare le capacità criminali e, dopo averli riempiti di droga, li mandavano ad eseguire attentati intimidatori a Pierantonio Sandri chi non voleva pagare il “pizzo”. Due di questi ragazzi avevano dato fuoco ad un’autovettura nel centro di Niscemi, mentre stava passando Pierantonio. Si erano convinti che Pierantonio li avesse visti e, sapendo come si comportava e come ragionava, cominciarono a temere che li potesse denunciare. Fu così che Chiavetta e altri tre ragazzi la sera del 3 settembre 1995 avevano invitato Pierantonio ad andare con loro e lo avevano portato nel bosco vicino. Lì lo avevano minacciato, lo avevano picchiato e, dominati dalla loro furia violenta, lo avevano soffocato con una cintura; avevano poi abbandonato il cadavere e si erano dati alla fuga. I boss di Niscemi non si erano scomposti più di tanto e si limitarono ad invitare gli autori del delitto ad andare al più presto sul posto a seppellire il cadavere. E così fecero: nel luogo dove poi nel 2009, accompagnati da Chiavetta, gli uomini della Polizia lo ritrovaranno. Il 24 settembre di quell’anno, quando ancora si parlava del ritrovamento di un “corpo”, Ninetta Burgio scriverà una lettera aperta per ringraziare quelli che, insieme a lei, non si erano mai stancati di cercare Pierantonio. Al suo paese, Niscemi, dirà: “questo è un segnale di grande civiltà perché “sapere”, “conoscere” anche verità dure e atroci significa ridare speranza e fiducia ad una comunità che deve sempre aprire gli occhi perché a nessun altro suo giovane devono essere spezzati la vita, i sogni, la speranza”. L’8 gennaio 2010 si celebreranno i funerali di Pierantonio e, pur nel suo grande dolore, Ninetta trasformerà quel momento in una festa per il figlio ritrovato, in un balsamo per la sua ferita che aveva bisogno di sapere. Un anno dopo, si svolgerà il processo dinanzi al Tribunale per i minorenni di Catania per l’omicidio di Pierantonio; nel corso di una drammatica udienza il collaboratore Chiavetta racconterà le fasi dell’omicidio e scoppierà più volte in lacrime, dicendo: “Io ho deciso di collaborare con la giustizia perché, sentendo i vari appelli www.ilfattonisseno.it Febbraio LETTERA. La commovente missiva scritta dalla mamma a Pierantonio nel 2004 L’ex questore Guido Marino al funerale: “Un bacione dai poliziotti che ti vogliono bene” Cara Ninetta, l’estremo saluto ad una donna speciale come te dovrebbe essere segnato da profonda tristezza e da un senso di vuoto incolmabile, ed invece, ancora una volta – mai come questa volta – dimostri di essere una donna eccezionale, poiché il pensiero che tu vada a ritrovare il tuo Pierantonio, ne siamo certi, è l’unico traguardo che volevi davvero raggiungere. Per questo traguardo hai lottato con la fierezza di un valoroso combattente , con il garbo di una vera signora , con la decisione di una insegnante di razza. Per questo traguardo i Poliziotti di Caltanissetta e di Niscemi hanno cercato di esserti utile e di non lasciarti sola, e cercano ancora oggi di rendere giustizia a te ed al tuo Pierantonio. Per tutto questo la tristezza per la tua mancanza è attenuata dalla consapevolezza che, dopo tanto, troppo tempo, e dopo tanto, troppo dolore, ritrovi finalmente un pò di pace e, soprattutto, il tuo amato Pierantonio. Un bacione dai Poliziotti che ti vogliono bene e che non ti dimenticheranno mai. che faceva la madre di Pierantonio... Questa cosa mi faceva soffrire molto ogni volta che vedevo che cercava suo figlio... Le chiedo perdono, ma come mi deve perdonare !?” Ninetta era presente in aula e lo ascoltava; dopo alcuni giorni un malore la costringerà ad un ricovero ospedaliero. Un altro mostro avrebbe dovuto segnare la sua vita: un grave tumore la costringerà a cure severe, che progressivamente diventeranno inutili. Da Niscemi, Ninetta si trasferirà a San Giovanni Gemini a casa del fratello e della sua meravigliosa famiglia; una casa fatta da gente affettuosa e operosa, sempre aperta agli amici di Ninetta che dalla Sicilia e da tutta Italia andavano ad incontrarla per attingere alla sua forza prima che quel brutto male la spegnesse. Il 12 dicembre del 2011 la piccola donna di Niscemi è diventata un angelo del Cielo; da lì impartisce ancora lezioni di speranza e di dignità a tutti coloro che da lei vogliono imparare. L’autore del ritratto Era la primavera del 2010 quando a San Cataldo presso la Parrocchia San Domenico Savio, Ninetta Burgio parlava “lealmente” di legalità agli Studenti del Liceo Artistico “Filippo Juvara”. Tra loro Vincen- 11 zo Marco Mugavero, oggi diciassettenne della 4a B “Sperimentale” che ha disegnato il ritratto di Ninetta Burgio. La redazione de “il Fatto Nisseno”ringrazia Vincenzo per la collaborazione. “Caro mio figlio del dolore rinnegato come Cristo in croce” C aro figlio del dolore, eccomi qua, ancora una volta, per il tuo compleanno. Avrei voluto svegliarti con un bacio, una carezza, abbracciarti forte forte, con tutto l’affetto e l’amore che ti meriti. Ma sono qui, mio dolce amore, non per lanciare il mio grido nel deserto, bensì con una tenue ma penetrante voce che possa risvegliare nel cuore dei Niscemesi quel piccolo angolo di bontà che Dio gratuitamente ha donato a ciascuno di noi. Vorrei che la mia voce toccasse in particolar modo il cuore dei tuoi amici (alcuni di loro già diventati papà), e quello di chi ci ha fatto del male. E’ Natale, Gesù ci invita alla bontà, all’amore e ci esorta ad aver cura delle persone che soffrono. Ti ringrazierò, oh mio Gesù, e grazie a te, figlio mio, per tutto il grande amore che mi hai donato; grazie per la pazienza che hai avuto nel sopportare il mio dolore per la morte del tuo fratellino Giovanni. Anche tu hai custodito in segreto questo dolore nel tuo piccolo cuore, perché non volevi che io ne soffrissi di più. Il piccolo Giovanni è stato sempre presente in noi; custodivi gelosamente la sua foto, la piccola canottiera e le piccole cose che gli piacevano. Sai benissimo che il mio amore per te è stato infinito. Ricordo con nostalgia quelle rare volte in cui mi trovavi a letto un po’ triste e mi ripetevi: “Mamma, mi hai sempre detto che non abbiamo niente e siamo ricchi. Ti prego alzati e sorridi alla vita che è bella, che è un dono del Signore”. Grazie, amore mio. Mi bastavano un tuo sorriso, un bacio, o un pizzico alla guancia per ridarmi la gioia e la serenità di cui avevo tanto bisogno. Quel dolore che tu custodivi gelosamente del tuo cuoricino affinava sempre di più la tua anima, così pronta ad aiutare con slancio gli altri, senza mai chiedere niente. In questo mio difficile peregrinare porto con me, e a fronte alta, il tuo nome, la tua immagine e giorno dopo giorno scopro che alle persone che hanno avuto modo di starti vicino, di conoscerti e soprattutto alle mamme dei tuoi amici (se così posso chiamarli), hai lasciato un segno indelebile della tua bontà, del tuo amore sconfinato e trasparente e molto prezioso agli occhi di Dio. So che loro conservano come reliquia o una tua foto od oggetti che tu avevi regalato loro. Allora, non so spiegarmi perché al tuo grido di aiuto nessuno ha mai alzato un dito; è mancata anche la solidarietà. La maggior parte di loro ti ha voltato le spalle, rinnegandoti come Cristo in Croce. Tutti sanno che non sei mai stato un cattivo ragazzo; le mamme, anzi, ti ponevano a modello per i loro figli. Hai sempre dato a tutti e soffrivi per le ingiustizie del mondo. Il tuo cuore non conosceva l’odio; donavi a tutti un sorriso spontaneo e con la tua gioia riuscivi a far sorridere chi era triste. Perché questo profondo silenzio? Niscemi ha dimenticato Pierantonio? Ripeto: è mancata la solidarietà. Nessuno ha saputo gridare NO alla VIOLENZA. In nome di quell’amicizia, che per noi è sacra, e che è uno dei tanti doni che il Signore ci ha dato, penso che un po’ di solidarietà te la meritavi. Ricordiamoci che questo profondo silenzio non fa altro che allargare a macchia d’olio la violenza, la criminalità e una piccola ferita può diventare un cancro incu- rabile. Niscemi ne sa qualcosa e soffre! Perché dare questa immagine della nostra città? Noi sappiamo che la maggior parte delle persone è ligia al dovere, lavora con impegno e serietà, ha rispetto per gli altri. Io ho perdonato chi ci ha fatto del male, chi si è chiuso nel silenzio e chi non ha fatto (forse involontariamente) il proprio dovere con impegno e serietà. Il mio perdono però ha un suo limite; sono una fragile creatura umana coi suoi difetti e manchevolezze. Ebbene, io posso dirvi che l’amore del Signore è grande. Egli vi sta aspettando ai piedi del tabernacolo, dove ogni giorno sull’altare si immola e si fa carico dei nostri peccati. Se vogliamo salvarci dobbiamo correre ai piedi della sua Croce e chiedere perdono. Solo così potremo avere quella serenità, quella gioia interiore che ci è venuta a mancare. Comunque, devo ringraziare quelle persone (senz’anima) che mi hanno donato una croce pesante ed un calvario da scalare, perché attraverso il dolore, il mio cuore e quello di Pierantonio, trafitti e pieni di mille ferite, “ Ho perdonato chi ci ha fatto del male, e chi non ha fatto il proprio dovere con impegno sono diventati un unico cuore, più vivo e palpitante d’amore per Dio ed in particolar modo per le creature sofferenti. In queste terribili circostanze anche il Signore piange lacrime di sangue, però ci è sempre vicino e non ci abbandona mai, neanche per un attimo; sentiamo la sua costante presenza, la sua dolce carezza che ci culla e ci accompagna con infinito amore. Vi invito a guardare con occhi vivi, e non con occhi di un finto cieco che non vuol vedere, le mute e segrete lacrime di una mamma, che attimo dopo attimo, attende ancora, invano, l’arrivo del proprio figlio. Guardatevi dentro quindi, perché il dito di Dio è puntato su di voi ed Egli griderà “Giustizia sarà fatta”. E un giorno, alla presenza dell’Altissimo, nessuno potrà dire “Non so”. In questi giorni di festa ognuno di voi potrà assaporare l’amore dei propri figli. Ed è giusto che sia così. Io cosa potrò assaporare se non il dolore, il dolce ricordo di Pierantonio, della sua musica che sento ancora nella mia mente e nel mio cuore. Il suo bacio, un pizzico alla guancia ed una rosa per la mia festa sono piccoli e profondi gesti d’amore che non riesco più ad assaporare da 9 anni e 10 giorni. Perché io possa ancora sentire le vibranti e profonde emozioni che solo Pierantonio può darmi è necessario che ognuno di voi apra uno spiraglio, una piccola luce che illumini il mio martoriato cammino. Grazie Ninetta Burgio (Mamma di Pierantonio Sandri scomparso da Niscemi il 3 Settembre 1995) Niscemi, lì 29/12/2004 12 Febbraio www.ilfattonisseno.it Fatti & territorio Immigrazione “Caltanissetta è una città tollerante” di Leda Ingrassia Il vice questore Felice Puzzo, a capo dell’Ufficio immigrazione della Questura, parla del rapporto tra la città e gli extracomunitari B arconi carichi di vite umane che affrontano il mare aperto fino alle coste siciliane. E da lì, folle di stranieri dal viso sofferente immortalato da qualche telecamera mentre vengono caricati su autobus o navi e portati nelle strutture loro destinate. In una parola: immigrazione. C’è chi spera di trovare un lavoro e chi scappa da persecuzioni e dittature. La Sicilia poi negli ultimi mesi ha dovuto fronteggiare una delle ondate migratorie più consistenti. Cruciale, nel panorama regionale, è stato il ruolo della struttura di accoglienza nissena di contrada Pian del Lago. Se chiedessimo alla gente comune di parlare dell’immigrazione a Caltanissetta e di ricondurre a questa un’immagine, con grande probabilità penserebbe ai numerosi gruppi di stranieri che ogni giorno popolano le vie che collegano la zona sud al centro storico, o alle ragazze che nelle ore serali vendono il proprio corpo in via Rochester. Perché in città ormai si convive con lo straniero. Tra di loro, come in ogni paese, stanno i bravi e i meno bravi, quelli che magari infastidiscono i Nisseni chiedendo qualche soldo o che si rendono responsabili di qual- che reato, e quelli che riescono ad inserirsi e a trovare anche un lavoro in città. Quelli che i cittadini vedono in giro comunque non sono altro che la punta di un grande iceberg che si chiama centro accoglienza. Un’ enorme macchina che esiste a Caltanissetta ormai da circa un decennio. Da tre, a gestire con grande attenzione e dedizione l’ufficio immigrazione della Questura, con le sue quattro sezioni, c’è il vice questore aggiunto Felice Puzzo. Con lui circa 20 uomini tra poliziotti e civili lavorano quotidianamente con grande impegno insieme ad un piccolo gruppo di militari dell’Esercito che svolge servizi di vigilanza. Un apparato umano e burocratico dal quale passano e vengono risolte le pratiche riguardanti i circa quattro mila stranieri presenti regolarmente sul territorio della provincia e quelli che arrivano periodicamente. Nella gestione dell’immigrazione l’ufficio della Questura collabora attivamente anche con l’Area IV della Prefettura. Al dottore Puzzo abbiamo chiesto qual è l’attuale situazione all’interno del centro, passata la fase di grande clamore mediatico dei mesi scorsi. “Attualmente a Pian del Lago vengono ospitati circa 500 immigrati divisi in due strutture diverse. Una di queste è il Cda, centro di accoglienza, che serve a sopperire alle esigenze di soccorso e di prima accoglienza degli stranieri. La struttura più affollata è comunque il Cara, centro di accoglienza per richiedenti asilo politico, che ormai è stato assimilato al Cda dato il gran numero di immigrati richiedenti protezione: si tratta di un luogo in cui gli stranieri permangono di norma per massimo sei mesi in attesa del responso della Commissione territoriale per il riconoscimento della protezione internazionale”. Un organo quest’ultimo che svolge un complesso e delicato lavoro e di cui il dirigente dell’ufficio immigrazione di Caltanissetta è componente nella sede di Siracusa, una delle due siciliane dato che l’altra si trova a Trapani. “Nel caso in cui di uno stesso straniero esistono diverse foto-segnalazioni effettuate in varie “ Presto riaprirà il Centro di identificazione chiuso nel 2009 dopo che fu incendiato nazioni - aggiunge Puzzo - l’Unità di Dublino decide qual è lo stato competente a giudicare la richiesta dell’immigrato: dopodiché la palla passa alla Commissione territoriale, di norma composta da un prefetto o un vice, da un funzionario di polizia con ruolo direttivo, da un funzionario dell’Alto Commissariato della Nazioni Unite per i Rifugiati (Acnur) e da un esperto di servizi sociali. Grazie ai reports dell’Acnur che forniscono la mappatura della situazione socio-politica dello stato di origine dello straniero e dopo l’audizione che raccoglie le richieste del diretto interessato, l’or- gano valuta se riconoscere o no la protezione. Se l’esito della decisione è positivo, a seconda del caso, potrà essere concesso l’asilo politico per cinque anni, la protezione sussidiaria per tre anni o quella umanitaria per uno. In caso di diniego della sua richiesta l’immigrato può fare ricorso ai tre gradi di giudizio e in caso di esito negativo diventa destinatario di un decreto di espulsione”. A completare il quadro organizzativo, per legge, c’è poi il Cie, centro di identificazione ed espulsione: struttura che a Caltanissetta è chiusa dal 2009 quando venne incendiata. “La riapertura avverrà a breve - assicura il dirigente dell’Immigrazione Si tratta sostanzialm e n t e dell’ex centro di permanenza temporanea o Cpt: un’area in cui si trovano in regime di detenzione amministrativa gli scarcerati e i soggetti ritenuti più pericolosi per la sicurezza pubblica, in attesa dell’espulsione, e che al momento invece vengono trasferiti in altre città”. Tante e diverse sono poi le nazionalità che il vice questore aggiunto ci comunica essere presenti all’interno del centro di Pian del Lago: lì tra casette e containers ben attrezzati i numerosi gruppi di Afghani e Pakistani convivono abbastanza pacificamente con altre etnie, tra le quali domina numericamente la componente africana. Sono soprattutto uomini, con una percentuale di donne e di minori non accompagnati. E la tendopoli allestita quasi un anno fa anche a Caltanissetta? “E’ servita per accogliere circa 500 persone in più - continua Felice Puzzo - Tanti Tunisini giunti in Sicilia in seguito all’avvio della cosiddetta primavera ara- Il dirigente dell’ufficio immigrazione Felice Puzzo www.ilfattonisseno.it Febbraio I Fatti di 13 Etico Comportamenti legali, eticamente deprecabili ba, a molti dei quali, tramite un decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri, fu rilasciato un permesso di soggiorno temporaneo di sei mesi, rinnovato poi automaticamente. All’interno della tendopoli sono stati poi ospitati tanti Egiziani, numerosi Libici in fuga dalla guerra che ha colpito il loro paese e un buon numero di Africani di altre nazionalità vittime del dopo-Gheddafi. La struttura mobile è stata usata dunque fino alla fine di settembre e a breve sarà smontata per consentire anche un miglior controllo e movimento all’interno dell’area di Pian del Lago”. Ma a Caltanissetta si può parlare ancora di emergenza immigrazione? “La situazione - commenta Puzzo - è sotto controllo: certo, c’è un gran numero di immigrati all’interno del centro che va attenzionato giornalmente. Sicuramente nelle strutture di Caltanisetta c’è un buon livello di accoglienza, così come peraltro viene valutato anche dalle orga- nizzazioni umanitarie che ci collaborano. La città e i suoi abitanti sono stati e sono molto tolleranti e al di là dell’impatto visivo non esistono comunque tassi di devianza particolarmente più alti della norma legati alla presenza degli stranieri. Quelli che i nisseni vedono in giro sono sostanzialmente persone inoffensive e non esiste un allarme sociale. Da parte nostra “ Non esistono alti livelli di devianza legati alla presenza degli stranieri comunque, anche grazie al rinforzo garantito dagli uomini del Reparto Prevenzione Crimine, l’attenzione e il controllo sono massimi per garantire la sicurezza di tutti i cittadini”. Ci sono comportamenti che sebbene siano legali eticamente sono deprecabili. Si invoca a ogni piè sospinto la legalità quasi fosse un mantra ma la legalità non è un espressione sacra o una formula mistica; legalità significa “conformità alle leggi, rispetto della legge”. E a furia di riempirci la bocca di questo termine ne dimentichiamo il reale significato che dovrebbe essere semplicemente insito nella vita di ognuno di noi e non certo un assordante richiamo a volte di dubbia provenienza. Nessuno invece, chissà per quale misteriosa ragione, invoca il termine “etica”. L’etica, che non necessariamente implica una violazione della legalità, è consona invece al nostro giusto e consono comportamento, ci permette, rispettando i suoi principi, di assumere usi e adottare costumi degni di una società civile. Del resto da sempre i filosofi si arrovellano attorno a questo termine che rappresenta un ramo della filosofia controverso e dibattuto studiato e analizzato. Allora ci si chiede, e non certo da oggi, quali fondamenti oggettivi e razionali siano stati studiati per permettere di assegnare ai comportamenti uno status deontologico. In pratica quali comportamenti siano giusti o sbagliati, buoni o cattivi, adeguati o inappropriati. Un concetto quindi articolato e ostico soprattutto per le nostre coscienze. Molto più semplice e immediato invece invocare alla legalità, anche col rischio di essere superficiali se non addirittura banali. Quante volte abbiamo sentito: “insegniamo la legalità ai nostri studenti”, “decidiamo secondi principi di legalità”, “viviamo nella legalità”. Non più di qualche settimana addietro dei sindacalisti (ma riprendendo solonici e parabolici discorsi ormai peraltro usurati) parlavano del “valore della legalità”. Si è scritto: “La legalità è un valore irrinunciabile. Per vincere le mafie non bastano gli eroi. Servono cittadini consapevoli, che non deleghino la battaglia per la legalità ad altri. Per questo la sensibilizzazione è il primo passo da compiere. Occorre far prendere coscienza della pericolosità della criminalità organizzata. Per- ché solo da questa consapevolezza al termine legalità dimenticando o neanche comprendendo, allo stesso tempo, il senso della parola etica travalicando con atteggiamenti ostili, comportamenti scorretti, sfruttando posizioni di forza e di potere, le più normali regole deontologiche, negando il rispetto degli altri mortificando uomini, società e comunità. Stracciando perfino le più normali basi dell’educazione e del decoro. Costoro hanno sempre agito nella legalità e hanno stracciato l’etica. Ha volte hanno superato il limite ma il confine fra i due termini è sempre stato terra di nessuno. può nascere un vero cambiamento culturale capace di sconfiggere le mafie.” Ci si chiede se qualche pazzo furioso possa aver mai detto il contrario. Da tempo immemorabile si parla di sensibilizzazione dei cittadini. Ma legalità significa: “Conformità alle leggi; situazione conforme alle leggi” Niente di più! Ma tutti hanno parlato fino ad oggi di battaglie, cambiamenti culturali, consapevolezze diffuse. In pratica uno slogan. Purtroppo siamo consapevoli che molti, perdendo di vista la sua nobile definizione, il vero senso della parola legalità, l’abbiano usata, anzi abusata, a loro uso e consumo. Ci chiediamo quanti di costoro abbiano dato la giusta interpretazione Molti aspetti della nostra vita non sono illegali ma sono immorali o non sono comunque eticamente accettabili. A volte addirittura non ci si rende conto di violare una legge cercando una raccomandazione, parcheggiando in seconda fila, forzando una decisione, favorendo l’amico rispetto allo sconosciuto, cercando il biglietto omaggio o non rispettando la privacy del vicino di casa. Attuiamo e insegniamo questi semplici comportamenti, partiamo dai basilari elementi della buona educazione e del vivere civile e avremo rispettato il nostro personale codice deontologico, senza la necessità di ricorrere al tronfio e inflazionato “rispetto della legalità”. Etico 14 Febbraio www.ilfattonisseno.it Sono trascorsi 25 anni e Marco Tomaselli resta un’icona biancoscudata di Donatello Polizzi Amato da tutti e mai dimenticato tanto da avere intitolato lo stadio di Pian del lago I l mitico “Palmintelli” è una polveriera, la Nissa una fede che non si discute, l’emblema positivo e performante di una città in crescita. Fra la fine degli anni settanta e l’inizio degli ottanta, il campo in terra battuta di Viale Della Regione è una “bombonera” che trabocca di passione e calore; un ragazzo talentuoso dal sorriso contagioso, nisseno verace, catalizza l’amore dei tifosi, infiamma il pubblico: è Marco Tomaselli. Una luce benigna avvolge la sua carriera, la sua vita ma in un tragico schianto, il ventisette gennaio del 1987 a soli ventiquattro anni, Marco è avvolto dal buio, lascia un vuoto incolmabile ed un ricordo indelebile. Il dotato atleta nisseno, nato il 26 novembre del 1962, era un predestinato del pallone. Estro puro ed incrollabile perseveranza, indossa la gloriosa casacca biancoscudata nella stagione 1975-76: la trafila nelle squadre giovanili è breve, l’inclinazione di Marco è evidente e ben presto viene notato. Negli allievi, condivide la gioia dell’esordio con Mario Privitera (altro protagonista, con diverso ruolo, di una fetta della storia biancoscudata) con il quale instaurerà un solido legame di amicizia. Nel 1978 la guida della prima squadra è affidata a Natale Casisa e Marco, a soli sedici anni, è inserito fra i titolari. La sua ascesa è costante e progressiva. Passano gli uomini, i tecnici ma lui assurge al ruolo d’icona nonostante la giovane età. Nel 1983 precipita nell’inferno della Promozione, dopo quattro campionati consecutivi in serie D ma in estate arriva la notizia del ripescaggio. Il torneo successivo 1983-84 certifica la storica promozione della Nissa in serie C2. Marco è una colonna della squadra: locomotiva in campo e pilastro dello spogliatoio. Elegante ma deciso, perseverante ma disponibile: è il nisseno in campo dei nisseni sugli spalti. Ha già collezionato settan- tacinque presenze in cinque campionati di serie D; la sua prima stagione fra i professionisti è consacrata da venticinque maglie da titolare. Anni mitici incisi nella memoria e nel cuore degli oltre tremila appassionati che ogni domenica affollano il Palmintelli. Squadre avversarie dal blasone prestigioso, sfide epiche e memorabili. In ogni pagina in bianco e nero che celebra quelle gare, il nome di Marco Tomaselli è ricorrente. Oltre alla contesa domenicale, il Palmintelli ospita gli allenamenti della prima squadra sotto gli sguardi di centinaia di tifosi. Dopo ogni seduta quel ragazzo costantemente sorridente si sofferma con i supporter, sempre pronto al dialogo, alla battuta, alla conversazione, a rimarcare quanto sia fiero di indossare la maglia dell’undici della sua città. Ha i crismi del predestinato, di colui il quale è destinato a diventare la “Bandiera”. Invece quel maledetto 27 gennaio 1987, la sua luce si spegne sull’asfalto, in mezzo alle lamiere contorte, Marco lascia la sua maglia per sempre. Il dolore attraversa e trafigge la città: al suo funerale partecipano oltre quattromila persone. Coincidenza o fato avverso, in quell’anno la Nissa chiude il campionato con una mesta retrocessione. L’esempio fulgido di quanto Marco ha dato alla squadra ed allo sport, gli è valso l’intitolazione dello stadio comunale, grazie all’opera incessante svolta dalla cugina, Maria Catena Savoia. Marco Tomaselli è una persona affabile, un nisseno autentico, appassionato e positivo a cui vogliamo dedicare una frase di Sant’Agostino: “Non rattristiamoci di averla persa, ma ringraziamo di averla avuta”. Febbraio www.ilfattonisseno.it pagina di comunicazione istituzionale 15 Speciale Area sviluppo industriale della provincia di Caltanissetta via Peralta, zona industriale - 93100 Caltanissetta | Tel. 0934 532311 | Fax 0934 25703 SHFLQIR#SHFDVLFDOWDQLVVHWWDLW_HPDLOLQIR#DVLFDOWDQLVVHWWDLWDFXUDGHOO¶XI¿FLRVWDPSD$6,$6DUGRXI¿FLRVWDPSD#DVLFDOWDQLVVHWWDLW Un protocollo perchè “la legalità conviene” L’editoriale dell’Asi La forza del gioco di squadra “Alfonso Cicero è il nuovo presidente del Consorzio Asi di Caltanissetta. E’ stato eletto all’unanimità con 29 voti a scruWLQLRVHJUHWR´(UDLOGLDJRsto dell’anno scorso e all’Asi di Caltanissetta veniva eletto il nuovo presidente dopo un periodo di commissariamento resosi necessario per i buchi di bilancio lasciati dalla precedente gestione. Un patrimonio, quello dell’elezione all’unanimità, che è stato valorizzato in questi mesi e che va salvaguardato anche nel futuro. L’unanimità nell’elezione, da parte di tutti i componenti del Consiglio Generale, che rappresentano aree di provenienza molto eterogenea, è concisa con l’unanimità con cui ha operato il Comitato Direttivo dell’Asi. Tutte le decisioni prese dal comitato, infatti, sono state frutto di condivisione e partecipazione tra il presidente ed i componenti e le relative organizzazioni, imprese, associazioni di categoria, soggetti promotori di cultura e sviluppo nel territorio. L’unanimità nelle decisioni, così come nell’elezione del presidente dell’Asi, è Il 29 novembre 2011 l’Asi di Caltanissetta ha siglato il protocollo di Legalità con il vicepresidente nazionale di FRQ¿QGXVWULD$QWRQHOOR0RQWDQWHGHOHJDWRSHULUDSporti con le Istituzioni preposte al Controllo del TerriWRULRHOD0DJLVWUDWXUDDOODSUHVHQ]DGHO3UHIHWWRGL&DOtanissetta, Umberto Guidato. Collaborazione preventiva tra imprese e forze dell’Ordine, monitoraggio continuo GHOOD TXDOLWj H GHL ÀXVVL GL LQYHVWLPHQWR VWUXPHQWL GL Nasce l’Irsap, addio consorzi e posti di sottogoverno L’Asi di Caltanissetta risanata dal presidente Alfonso Cicero, consegna un buon lavoro all’Istituto Regionale per lo Sviluppo delle Attività Produttive. L’unanimità è il frutto di un percorso condiviso all’insegna della legalità e dello sviluppo a pagina 16/II a pagina 17/III LEGGE N.8/2012. Al via la liquidazione dei consorzi “ quindi un ulteriore tassello nel percorso di legalità e sviluppo avviato in provincia di Caltanissetta dalla nova classe imprenditoriale e sindacale. L’Asi, infatti, si inserisce nel percorso DYYLDWRGD&RQ¿QGXVWULDD&DOtanissetta con il codice etico che impone l’obbligo di denuncia e l’espulsione per chi paga il pizzo. Una norma di “diritto viYHQWH´HQWUDWDQHLSURWRFROOLGL legalità e sostenuta dall’azione GL$QWRQHOOR0RQWDQWHGHOHJDto nazionale per i rapporti con magistratura e forze dell’ordine. L’Asi stessa ha siglato il protoFROORGLOHJDOLWjGL&RQ¿QGXVWULD H0LQLVWHURGHOO¶,QWHUQR/¶$VL è stata sostenuta, e a sua volta sostiene, la battaglia di legalità e trasparenza, contro le rendite della burocrazia regionale, condotta dall’assessore regionale 0DUFR9HQWXULHSDUWHFLSDDWWLvamente al Tavolo di Sviluppo del centro Sicilia, TSCS e al Tavolo unico di regia per la legalità e lo Sviluppo, presieduto da Salvatore Pasqualetto che il DJRVWR JLRUQR GHOO¶HOH]LRQH a presidente di Alfonso Cicero, presiedeva i lavori. WUDVSDUHQ]DQHJOLDSSDOWLHQHOODIRUQLWXUDGLVHUYL]LDO¿QH GLFRQWUDVWDUHOHLQ¿OWUD]LRQLGHOODFULPLQDOLWjRUJDQL]]DWD e delle imprese colluse. Sono questi alcuni dei punti essenziali e vincolanti del protocollo. Grazie a questo strumento, le imprese che vorranno operare in seno all’Asi, dovranno sperimentare che la legalità conviene, oltre che sul piano etico, anche su quello strettamente economico. La riforma Venturi è legge /D³ULIRUPD9HQWXUL´/HJJH n.8 del 2012 che abolisce i Consorzi Asi e istituisce l’Irsap, Istituto Regionale Sviluppo Attività Produttive, è sicuramente una riforma epocale per il mondo produttivo siciliano e non solo. I risparmi che produrrà, almeno 4 milioni l’anno nel budget delle casse della Regione, e quindi per le ta- “ Aboliti 800 posti di sottogoverno per un risparmio di 4 milioni di euro sulle tasche dei cittadini sche dei cittadini, e lo stop alle clientele, con i posti di sottogoverno, rappresentano certamente un toccasana anche per la Pubblica Amministrazione nell’Isola. Con la nascita dell’Irsap, vengono aboliti i Consorzi Asi, carrozzoni clientelari che hanno prodotto un aggravio di spese senza apportare nessun vantaggio competitivo alle imprese e al mercato. In un sol colpo vengono aboliti i Consigli Generali e i Comitati Direttivi dei Consorzi Asi che rappresentavano ben 800 posti di sottogoverno, spesso utili ad accontentare la bramosia delle clientele politiche a discapito della loro funzione iniziale di indirizzo strategico delle scelte di politica industriale. Lotta alla mafia. Contro il malaffare atti concreti e tante denunce a pagina 17/III L’Asi prepara la rivoluzione tecnologica ed ecocompatibile con i progetti del fondo europeo per 11 milioni di euro Il presidente dell’Asi, AlIRQVR &LFHUR OR GH¿QLVFH “un buon lavoro che consegniamo all’IRSAP e che farà GHFROODUHO¶DUHDLQGXVWULDOH´ Parliamo delle istanze di ¿QDQ]LDPHQWR SUHVHQWDWH dall’Asi di Caltanissetta all’Assessorato regionale delle Attività Produttive a valere sui fondi del P.O. FESR 2007/2013, obiettivo operativo 5.1.2. , ovvero il Fondo Europeo di Sviluppo Regionale. Tre progetti per un ammontare complessivo di quasi 11 milioni di euro, HODERUDWLGDJOLXI¿FLGHOO¶$VL ed esitati dal Comitato Direttivo che vengono consegnati all’Irsap. Due istanze progetWXDOLULJXDUGDQRODULTXDOL¿cazione delle infrastrutture e degli impianti della Zona Industriale di contrada Calderaro (zone nord e sud) a Caltanissetta e uno la riquaOL¿FD]LRQHIXQ]LRQDOHYHUVR O¶DXWRVXI¿FLHQ]DHQHUJHWLFD del Centro Direzionale Asi. a pagina 18/IV Dall’illuminazione ai progetti europei di ampio respiro Una nuova stagione di servizi alle imprese L’ Asi di Caltanissetta, unica in Sicilia ha approvato il bilancio di previsione 2012 nei termini di legge, per il secondo anno consecutivo. “L’approvazione di uno strumento fondamentale di programmazione, quale il bilancio di previsione, è un atto concreto di rispetto delle norme nel segno GHOODOHJDOLWjDJDUDQ]LDGLXQDHI¿FDFHSLDQL¿FD]LRQHIDWWDDOODOXFHGHOVROH´VSLHJD il presidente Alfonso Cicero. La parola d’ordine è “servizi alle imprese delle Zone ,QGXVWULDOL´ a pagina 17/III I 16 ,, Speciale ASI www.ilfattonisseno.it Febbraio SDJLQDGLFRPXQLFD]LRQHLVWLWX]LRQDOH Legge 8 alla fine nasce l’irsap VHJXHGDSDJLQD, 6LSRQH¿QHTXLQGLDGHLSDUDGRVVL GLYHQXWLRUPDLLQVRVWHQLELOL³/¶$VL GL &DOWDQLVVHWWD ± DIIHUPD LO SUHVLGHQWH$OIRQVR &LFHUR &LFHUR LQ TXHVWL GXH DQQL KD SURGRWWR XQ¶LQYHUVLRQH GL WHQGHQ]D FDSRYROWR OD VLWXD]LRQH GL XQ &RQVRU]LR GLVDVWUDWR VRWWR LO SUR¿OR HFRQRPLFR GRYHYLHUDQRLQWUHFFLHJUDYLRPEUH GL PD¿D H DIIDUL /¶$VL q RJJL XQ&RQVRU]LRFKHVLSUHVHQWDFRQL FRQWLLQUHJRODULVDQDWRFRQQXRYL VHUYL]LSHUOHLPSUHVHSHUFXLKDUHDOL]]DWROHFRQGL]LRQLDI¿QFKpO¶$VL UDSSUHVHQWLOHPLJOLRULSRWHQ]LDOLWj GHOQXRYR,UVDS/¶$VLqSURQWDDOOD V¿GD GL XQD 6LFLOLD FKH YHUUj XQD 6LFLOLD FKH O¶,56$3 UDSSUHVHQWD VLFXUDPHQWH´ ,Q GHWHUPLQDWH DUHH $VLFRPHDGHVHPSLR(QQDDIURQWHGLD]LHQGHLQVHGLDWHRSHUDQR FRPSRQHQWL GHO &RQVLJOLR *HQHUDOH RSSXUH $JULJHQWR GRYH FL VRQRFRPSRQHQWLGHO&RQVLJOLR *HQHUDOHPDGLD]LHQGHSUHVHQWLYH QHVRQRQRQSLGLXQDVHVVDQWLQD $OORUD YLHQH VSRQWDQHD OD GRPDQGD ³D FRVD VRQR VHUYLWH OH $VL"´ ³'RYHYDQRHVVHUHVRJJHWWLSURPRWRUL GHOOR VYLOXSSR LQGXVWULDOH PD VRQRVHUYLWHVRODPHQWHDOO¶HGLOL]LD´ VSLHJD O¶DVVHVVRUH UHJLRQDOH DOOH $WWLYLWj3URGXWWLYH0DUFR9HQWXUL PLFURLPSUHVHFKHDQFRUDUHVLVWRQR H IDUOH FUHVFHUH FRQ JOL VWUXPHQWL GHO PHUFDWR H QRQ SL FRQ TXHOOL GHOOD ¿QDQ]D DJHYRODWD´ $QFKH LOQXPHURGHLGLUHWWRULJHQHUDOLGLPLQXLVFH GUDVWLFDPHQWH SDVVDQGR GDJOLDWWXDOLDXQRVROWDQWRHLQ HJXDOPLVXUDGLPLQXLVFHLOQXPHUR GHL SUHVLGHQWL H GHL FRPLWDWL GLUHWWLYLRYYHURLOFRQVLJOLRG¶DPPLQLVWUD]LRQHGHOO¶$VLFKHGLYHQWDXQR VROR H ID FDSR DOO¶,UVDS /¶LVWLWXWR UHJLRQDOH$WWLYLWj3URGXWWLYHFRPH FLVSLHJD³LOSDGUH´GHOOD5LIRUPD O¶DVVHVVRUHUHJLRQDOH0DUFR9HQWXUL³JDUDQWLUjULVSRVWHFHUWHLQWHPSL FHOHUL´SHUOHLPSUHVHFKHYRUUDQQR LQYHVWLUHQHOOH]RQHLQGXVWULDOLVLFLOLDQHRYYHURLQWHQGDQRFRQVROLGDUH ODORURSUHVHQ]D/D/HJJHLVWLWXLVFH LQIDWWLO¶$XWRUL]]D]LRQH8QLFDFRQWUROHOXQJDJJLQLEXURFUDWLFKH7XWWHOHDXWRUL]]D]LRQLFKHULJXDUGDQR OD ULFKLHVWD GL QXRYL ORWWL O¶DPSOLDPHQWR GHOOH LPSUHVH LQVHGLDWH O¶LQQRYD]LRQH GHL SURFHVVL SURGXWWLYLRODULTXDOL¿FD]LRQHIXQ]LRQDOH GHOOH D]LHQGH YHUUDQQR HVDPLQDWH QHOO¶DPELWR GL XQ SURFHGLPHQWR VQHOOR H WUDVSDUHQWH GDOOR 6SRUWHOOR8QLFRSHUOH$WWLYLWj3URGXWWLYH LVWLWXLWR SUHVVR JOL XI¿FL SHULIHULFL GHOO¶,UVDS FKH GRYUj YDJOLDUH OH LVWDQ]H HQWUR JLRUQL 6FDGXWR WDOHWHUPLQHODGRPDQGDSUHVHQWDWD “ 0DUFR9HQWXUL$VVHVVRUH5HJLRQDOH$WWLYLWj3URGXWWLYH ³/¶HGLOL]LDSHUDOWURVSHVVROHJDWDD LQWHUHVVL ULFRQGXFLELOL DOOH FRVFKH PD¿RVH q VWDWR O¶XQLFR EXVLQHVV LQ6LFLOLD%DVWDIDUHXQJLURSHUOH DUHH$VLGHOO¶,VRODHYHGHUHJUDQGL FDSDQQRQLLQGXVWULDOLJUDQGLFHQWUL GLUH]LRQDOLHQLHQWHSL2JJLGREELDPR ULODQFLDUH VXOOD SURGXWWLYLWj GL TXHVWL WHUULWRUL FHUFDQGR GL IDU FUHVFHUH TXHO PRQGR GL SLFFROH H Il presidente Cicero: “l’ASI di Caltanissetta consegna un buon lavoro all’Irsap ed è pronta alla sfida di una Sicilia che verrà” YROWHFRQGLVFUH]LRQDOLWjODTXDOLWj H OD SURSHQVLRQH DOO¶LQYHVWLPHQWR GD SDUWH GL LPSUHQGLWRUL LQVHGLDWL R FKH LQWHQGHYDQR LQVHGLDUVL /D /HJJHSUHYHGHLQROWUHODSUHVHQ]D GL UDSSUHVHQWDQWL QRPLQDWL GDOO¶DVVRFLD]LRQHGHLFRPXQL$QFLQHOOD &RQVXOWD GHOO¶,UVDS FRPSRVWD GD HOHPHQWL /D ULIRUPD DSSHQD HQWUDWD LQ YLJRUH q XQ HVHPSLR GL JRYHUQDQFH PXOWLOLYHOOR GRYH L GLYHUVL DWWRUL HFRQRPLFL LVWLWX]LR- Tempi celeri e risposte certe per le imprese. Autorizzazione unica e silenzio assenso con le zone industriali a burocrazia zero GDOO¶LPSUHVDqGDULWHQHUVLDXWRUL]]DWDFRQLOVLOHQ]LRDVVHQVR6DUHEEHVXI¿FLHQWHTXHVWDSDUWLFRODUHLQQRYD]LRQHSHUIDUHGHOODOHJJHQ XQDULIRUPDHSRFDOHPDF¶qGHOO¶DOWUR 9HQJRQR LQIDWWL FDQFHOODWH OH UHQGLWHGLSRVL]LRQHGHOODEXURFUD]LDFKHLQSDVVDWRKDQQRGHWHUPLQDQGR OD FHOHULWj R OD OHQWH]]D H TXLQGLO¶HVLWRGHOOHLVWDQ]HSUHVHQWDWHGDOOHD]LHQGHFRQGL]LRQDQGRD L’editoriale dell’ Asi /¶XQDQLPLWj H TXLQGL OD FRQGLYLVLRQHQHOOHVFHOWHVWUDWHJLFKHH QHOOHSROLFLHVqXQYDORUHDJJLXQWRQHOSHUFRUVRGLULQQRYDPHQWR GHOO¶HFRQRPLDHGHOODVRFLHWjLQ FRUVR G¶RSHUD JUD]LH DOOD FROODERUD]LRQHFRQOHDVVRFLD]LRQLGL FDWHJRULD FRPH &RQIHVHUFHQWL /HJDFRRS &RQIDUWLJLDQDWR LO &RQ¿GLGL0DVVLPR5RPDQRHL VLQGDFDWL1RQVLWUDWWDGLLPSRUUHXQSHQVLHURXQLFRDOTXDOHGHYRQRDGHJXDUVLVRJJHWWLSHUSURSULDQDWXUDPROWRGLYHUVLWUDORUR 0D G VWDELOLUH XQ GHQRPLQDWRUH FRPXQH GD VRWWHQGHUH RJQXQR DOOHSURSULHFRPSHWHQ]HHDOVXR VHWWRUHGLD]LRQHFKHGHYHUHFLWDUHGXHVHPSOLFLSDUROH6YLOXSSR H /HJDOLWj 1RQ YD GLPHQWLFDWR O¶DSSRUWRGHO&RQVLJOLR*HQHUDOH GHOO¶$VLROWUHDTXHOORJLjPHQ]LRQDWR GHO FRPLWDWR HVHFXWLYR “ QDOL H VRFLDOL SDUWHFLSDQR DOOD GH¿QL]LRQH GL UHJROH H VWUDWHJLH LQ PRGRLQWHJUDWRWUDOLYHOORUHJLRQDOH H ORFDOH ³$OO¶LQL]LR QHVVXQR YROHYD TXHVWD ULIRUPD VSLHJD9HQWXUL RJJLODOHJJHQqXQULVXOWDWRLPSRUWDQWH´ /¶DVVHVVRUH 9HQWXUL q FDWHJRULFR VXL WHPSL GL DWWXD]LRQH FKH VDUDQQR FHOHUL(QWURXQDRGXHVHWWLPDQH VDUDQQR QRPLQDWL L FRPPLVVDUL OLTXLGDWRUL GHL &RQVRU]L$VL FKH DYUDQQR JLRUQLGLWHPSRSHUGDUHFRUVRDOOD OLTXLGD]LRQH $ PDU]RDSULOH VDUj FRVWLWXLWD OD JRYHUQDQFH GHOO¶,UVDS HGHQWURO¶HVWDWHO¶,VWLWXWRVDUjSLHQDPHQWHRSHUDWLYR,OGHOODOL- VHJXHGDSDJLQD, $G HVHPSLR QHOOD YLFHQGD GHO IULJRPDFHOORLQFXLLO&RQVLJOLR *HQHUDOH DOO¶XQDQLPLWj GHL SUHVHQWL KD YRWDWR XQ GRFXPHQWR GL IRUWH VROLGDULHWj DO SUHVLGHQWH $OIRQVR&LFHURFKHHVSRQHQGRVL LQ SULPD SHUVRQD SHU LO ULVSHWWR GHOOH UHJROH H FRQWUR TXHL VRJJHWWLFKHDYHYDQRIDWWRDIIDULDOOH VSDOOH GHOOD FROOHWWLYLWj q VWDWR LQJLXVWDPHQWHDGGLWDWRFRPHQHPLFRGHLODYRUDWRUL/¶XQDQLPLWj TXLQGLQRQqXQYDORUHLQVHPD qLOULVXOWDWRGLXQ¶D]LRQHFRQGLYLVD GHOOH IRU]H VDQH GHOOD FLWWj RJQXQR SHU LO SURSULR GRYHUH H QHOOHVXHFRPSHWHQ]HDWWLYDSHU FKLXGHUH OH SRUWH DO PDODIIDUH H DOOD PD¿D FRPH O¶$VL LQ TXHVWL XOWLPLDQQLKDIDWWRHLQWHQGHIDUH DQFKH QHO IXWXUR FROODERUDQGR QHO QXRYR TXDGUR GHOO¶,UVDS O¶,VWLWXWR SHU OR VYLOXSSR GHOOH $WWLYLWj3URGXWWLYH ,&RPSRQHQWLGHO&RQVLJOLR*HQHUDOH $OIRQVR0DULD6DOYDWRUH&LFHUR ± 3UHVLGHQWH $VVHVVRUDWR$WWLYLWD¶3URGXWWLYH5HJLRQH6LFLOLD &DUOR 0LFKHOH $UJHQWR 9LFH 3UHVLGHQWH &,6/ 6DOYDWRUH $Q]DORQH &DPHUD GL &RPPHUFLR *LXVHSSH %RVFR &1$ 0LFKHOH %XWHUD &RPXQH GL 6HUUDGLIDOFR $QWRQLR &DOu &RPXQH GL 6HUUDGLIDOFR )LOLSSR &DPPDUDWD &RPXQH GL 6DQ &DWDOGR 0DULR &XVLPDQR 8*/ /RUHGDQD 'HOO¶$LUD &RPXQH GL &DOWDQLVVHWWD 0DULD 'L )RUWL 3URYLQFLD GL&DOWDQLVVHWWD6HUJLR)DULQHOOD &DVDUWLJLDQL $QJHOR )RQWL &RPXQH GL &DOWDQLVVHWWD &DORJHUR *HQFR 3URYLQFLD GL &DOWDQLVVHWWD 0LFKHODQJHOR *HUDFL $QFH &DOWDQLVVHWWD$QWRQLQR *LDQQRQH&*,/6DOYDWULFH%HUQDUGD *LDQQRQH3URYLQFLDGL&DOWDQLVVHWWD 0DUFR *UDQDWD &RQ¿QGXVWULD)UDQFR*XWWLOOD&RPXQHGL 6DQ&DWDOGR6DOYDWRUH,DQGROLQR &RPXQH GL 6HUUDGLIDOFR 6DOYDWRUH /LPXWL &RQ¿QGXVWULD /LULR 2UODQGR &RPXQH GL 6DQ &DWDOGR6DOYDWRUH3DVTXDOHWWR8,/ 0DVVLPR0LFKHOH5RPDQR&RQ¿GL&DOWDQLVVHWWD/XFLDQR6DUGR &RPXQHGL&DOWDQLVVHWWD%HQLDPLQR 7DUFLVLR 6EHUQD &RQIDUWLJLDQDWR $SD 0DULDQQD 7HUPLQL $VVHVVRUDWR $WWLYLWD¶ 3URGXWWLYH 5HJLRQH6LFLOLD TXLGD]LRQHVHUYLUjDSDJDUHLGHELWL FRQWUDWWLGDL&RQVRU]LFRQOHLPSUHVH ³GDQGR FRVu XQ DLXWR FRQFUHWR DOOH SLFFROH H PLFUR LPSUHVH FKH KDQQR LO GLULWWR GL HVVHUH SDJDWH´ DIIHUPD9HQWXUL Speciale ASI Febbraio www.ilfattonisseno.it 17 SDJLQDGLFRPXQLFD]LRQHLVWLWX]LRQDOH Lotta alla mafia e al malaffare. Una forte azione di denuncia Una stagione di servizi alle imprese VHJXHGDSDJLQD, $OODOXFHGLWDOHLPSHUDWLYRFKHYDOHWWRO¶LQFUHPHQWRGHOOHYRFLGLVSHVDSHUODPDQXWHQ]LRQHGHJOLLPSLDQWLHGHOODUHWHVWUDGDOHSHUXQDPPRQWDUHGLFLUFDPLODHXURGRSRDQQLGLLQFXULD FKH DYHYD SURGRWWR XQR VWDWR G¶DEEDQGRQR /D PDQXWHQ]LRQHGHOVLVWHPDYLDULRDUULYDGRSRXQ ODYRURFHUWRVLQRFKHKDSRUWDWRDOODULDWWLYD]LRQH HDOSRWHQ]LDPHQWRGLWXWWDO¶LOOXPLQD]LRQHQHOOH =RQH ,QGXVWULDOL GHOO¶$VL GL &DOWDQLVVHWWD 2JJL WXWWHOHDUHHGD&DOGHUDURD6DQ&DWDOGR6FDOR GD5LHVLD*URWWDGDFTXDVRQRLOOXPLQDWHLQPRGR DGHJXDWR³,QXQPRPHQWRGLFULVL±VSLHJDLQIDWWLLOSUHVLGHQWH&LFHURDVVXPHIRQGDPHQWDOH LPSRUWDQ]DODFDSDFLWjGLSURJUDPPD]LRQHSHUOH ULFDGXWHSRVLWLYHVXLVHUYL]LDOOHLPSUHVHLQVHGLDWH /¶DWWHQ]LRQHDOO¶LPPDJLQHHDOODFRPXQLFD]LRQH GHOO¶$VLO¶DSHUWXUDGHOORVSRUWHOOR,UFDFODFXUD GHJOLVSD]LHGHOOHLQIUDVWUXWWXUHUHQGRQROHQRVWUH =RQH,QGXVWULDOLDSDUWLUHGDOO¶DUHDGL*URWWDGDFTXDDWWUDHQWLSHULQYHVWLPHQWLDQFKHGDSDUWHGL 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Porte chiuse al malaffare”. VHJXHGDSDJLQD, ³/DVLJODGHOO¶DFFRUGR±VSLHJDLOSUHVLGHQWH $OIRQVR&LFHURVDQFLVFHVYLOXSSRHOHJDOLWj DOO¶$VL VRQR XQ ELQRPLR LQVFLQGLELOH VHQ]DVHHVHQ]DPD$EELDPRDGHULWRDOSURWRFROORQD]LRQDOHFKH&RQ¿QGXVWULDKDGLIIXVRFRPHPHVVDJJLRLPSRUWDQWHHVHJQDOH GLURPSHQWHQHLFRQIURQWLGLFKLYROHYDIDUH DIIDULQHOO¶LOOHJDOLWjFUHDQGRXQYHURPRGHOOR QD]LRQDOH´ ,O 3URWRFROOR q VWDWR VLJODWR XI¿FLDOPHQWHLQ3UHIHWWXUDDOODSUHVHQ]DGHO 3UHIHWWR*XLGDWRGHOYLFH3UHIHWWRYLFDULR *LXVHSSLQD'L5DLPRQGRLOFRORQQHOORGHL FDUDELQLHUL 5REHUWR =XOLDQL LO FRPDQGDQWH GHOOD *XDUGLD GL )LQDQ]D 3LHUOXLJL 6R]]R LO 4XHVWRUH )LOLSSR 1LFDVWUR LO SUHVLGHQWH GL &RQ¿QGXVWULD &DOWDQLVVHWWD $QWRQHOOR 0RQWDQWHYLFHSUHVLGHQWHQD]LRQDOHFRQGHOHJDDOODOHJDOLWjO¶DVVHVVRUHUHJLRQDOH0DUFR9HQWXULHLOSUHVLGHQWHGHOO¶$VL$OIRQVR &LFHUR ³)LQ GD TXDQGR HUR FRPPLVVDULR KR ODYRUDWR SHU FUHDUH OH FRQGL]LRQL SHUFKqO¶$VLFKLXGHVVHOHSRUWHDJOLDIIDULVWLH LOSURWRFROORqXQRVWUXPHQWRVWUDRUGLQDULR FKH $QWRQHOOR 0RQWDQWH 0DUFR 9HQWXUL H ,YDQ/R%HOORKDQQRPHVVRDGLVSRVL]LRQH GHOO¶,WDOLD H GHOOD 6LFLOLD´ /¶$VL q XQ HQWH FKH KD FKLXVR HUPHWLFDPHQWH OH SRUWH DOOH LQ¿OWUD]LRQLPD¿RVHHDJOL³DIIDUL´1RQVL WUDWWD TXLQGL VROR GL XQ SHUFRUVR GL QDWXUDFXOWXUDOHFKHULPDQHFRPXQTXHLOSLOD- VWURGHOODOHJDOLWjPDGLUHJROHVFULWWHFKH SRUWHUDQQR EHQH¿FL DOOH LPSUHVH FKH GHFLGRQRGLDGHULUHWRJOLHQGRDSSDOWLHIRUQLWXUH DOOHLPSUHVHFROOXVHRFKHQRQFROODERUDQR FRQOH)RU]HGHOO¶2UGLQHHOD0DJLVWUDWXUD´ ,O SURWRFROOR GL OHJDOLWjIRUPXODWR GD &RQ¿QGXVWULD H DGRWWDWR GDO 0LQLVWHUR GHOO¶,QWHUQRUDSSUHVHQWDTXHOO¶HVHPSLRGL³GLULWWR YLYHQWH´ GL FXL KDQQR SDUODWR DXWRUHYROL JLXULVWLFRPHLO3URFXUDWRUH*HQHUDOHGHOOD &RUWH G¶$SSHOOR GL &DOWDQLVVHWWD 5REHUWR 6FDUSLQDWR³8QDVRUWDGLGLULWWRVRFLDOHDQWLPD¿DGDOEDVVRFKHDQWLFLSDHVXJJHULVFH ODVWUDGDGDVHJXLUHDO'LULWWRSURGRWWRGDOOH /HJJLGHOOR6WDWR´ ,,, 18 IV www.ilfattonisseno.it Speciale ASI Febbraio pagina di comunicazione istituzionale Banda larga per le imprese e fotovoltaico. I progetti PO/FESR per 11 milioni segue da pagina 15/I Obiettivi ambiziosi per l’assetto urbanistico della Zona Industriale e per i servizi innovativi fortemente voluti dal presidente dell’Asi, Alfonso Cicero. “Si tratta – spiega Cicero - di un ulteriore contributo alla transizione verso l’IRSAP. I primi due progetti, del complessivo ammontare di 8 milioni di euro, prevedono un sistema integrato di interventi per il recupero e la ri-funzionalizzazione delle strade e dell’impiantistica, proporzionandoli al più ampio assetto dell’agglomerato installato un impianto fotovoltaico di ultima generazione con pannelli integrati QHOO¶DUFKLWHWWXUD GHOO¶HGL¿cio, per la produzione di energia da fonti rinnovabili e saranno sperimentate le più moderne soluzioni per il risparmio energetico. I progetti presentati andranno a migliorare e rendere più rispondente alle esigenze delle imprese, la sede dell’Asi che già in questi PHVL q VWDWD ULTXDOL¿FDWD H ristrutturata con lavori tempestivi su tutta la struttura. “Dopo aver riaperto e reso funzionale l’auditorium, Il presidente Alfonso Cicero insieme a tutti i dipendenti dell’ASI “La Voce degli imprenditori”, l’indagine conoscitiva presso le imprese Un segnale di vicinanza e amicizia per raccogliere segnalazioni, lamentele e per conoscere lo stato dell’arte. La visita alle aziende della Z.I. di Calderaro e l’indagine conoscitiva proposta dal presidente Alfonso Cicero rientrano quindi nel più ampio programma di dialogo per dar voce alle imprese. Un’iniziativa partita da Caltanissetta che ha ricevuto il plauso dell’assessore regionale per le Attività Produttive, Marco Venturi, che l’ha poi estesa a tutte le Asi della Sicilia. “La Voce degli ,PSUHQGLWRUL´qVWDWDSUHVHQWDWDXI¿cialmente il 28 marzo 2011. Si tratta di uno screening per monitorare le realtà produttive che operano all’Asi di Caltanissetta e conoscere il giudizio e le proposte degli imprenditori sui servizi offerti dal Consorzio. Quasi tutte Gas Metano a San Cataldo Scalo Riformulati i criteri economici, a breve l’assegnazione del servizio E’ in dirittura d’arrivo il bando di gara per la concessione del servizio di distribuzione del gas metano per la Zona Industriale di San Cataldo Scalo. Le imprese insediate nella Zona Industriale di San Cataldo, da circa 20 anni sono prive di tale servizio, nonostante sia presente una rete di distribuzione che non è mai entrata in funzione. I criteri del bando sono stati resi ancor più appetibili per il soggetto gestore che si aggiudicherà la gara. Il servizio di distribuzione del gas sarà regolamentato da un apposito contratto, stipulato sul modello dell’Autorità per l’energia elettrica e il gas, per 12 anni al soggetto aggiudicatario. Il gestore corrisponderà al Consorzio un canone annuo simbolico e la società aggiudicataria si farà carico anche di piccole opere di completamento della rete di distribuzione esistente. le aziende di Calderaro (84%) sono state intervistate e la maggioranza (66%) di quelle di San Cataldo Scalo. E’ emerso che il 54% delle aziende è formato da società di capitali, il 24 % da imprese individuali e il 22% da società di persone. Un tessuto imprenditoriale fatto soprattutto di piccole imprese. Soltanto il 19% supera i 2 milioni di fatturato mentre il 48% ha un fatturato tra i 50 e i 500 mila euro. “La Voce degli imprenditori” ha fatto emergere l’opinione largamente positiva per il ripristino dei servizi essenziali di distribuzione idrica e illuminazione delle Zone Industriali. Tra le istanze quella di incentivi per la formazione per aggiornare le professionalità del personale, l’accompagnamento a percorsi di internazionalizzazione di impresa e il potenziamento delle infrastrutture. Servizio idrico. Celerità con il nuovo regolamento. Servizio idrico nelle Zone Industriali dell’Asi. ApporWDWH PRGL¿FKH VRVWDQ]LDOL al regolamento del servizio: pratiche più veloci e adempimenti snelli. Garanzia di celerità per nuove utenze e stop all’obbligo del consumo minimo. Sono stati aggiornati i criteri per l’erogazione del servizio idrico nelle Zone Industriali dell’Asi di Caltanissetta. Il nuovo regolamento del servizio idrico è più snello e rispondente alle esigenze delle imprese, depurandolo di tutti i cavilli burocratico amministrativi. Il servizio di distribuzione idrica viene garantito dall’Asi. Eliminato l’obbligo dei quantitativi minimi di consumo, soppresso il balzello del pagamento anticipato. Possibilità di ottenere più utenze nello stesso immobile. Eliminati tutti gli adempimenti burocratici per le imprese che dovevano attestare una serie di qualità e di diritti del richiedente sull’immobile, che risultaYDQRVXSHUÀXLSHULOVHUYL]LR in questione. L’Asi di Caltanissetta consentirà anche alle nuove imprese di ottenere in poco tempo la fornitura idrica senza balzelli o adempimenti burocratici non più al passo con i tempi. Giuseppe Sutera Sardo Direttore Generale ASI industriale, che oggi ha una VXSHU¿FLHYROWHVXSHULRUH a quella risalente agli anni ’60. E’ prevista la realizzazione della banda larga con ¿EUDRWWLFDFKHULVROYH¿QDOmente il grave problema del collegamento web. “Ci lasciamo alle spalle i problemi del passato – prosegue il presidente Asi - quando HUD GLI¿FLOH RWWHQHUH DQFKH una linea Adsl. Nell’immediato futuro, le imprese insediate potranno usufruire di connessioni ad alta velocità e ad alta capacità per la trasmissione di dati e comunicazioni, elemento imprescindibile per la competitività nei mercati del terzo millennio, che rende attraente la Zona Industriale per nuovi investimenti”. Il terzo progetto riguarda il Centro Direzionale, sede GHJOL XI¿FL GHO &RQVRU]LR risalente agli anni ’90, ed q ¿QDOL]]DWR GLVWULEXLUH JOL spazi in funzione dei nuovi servizi offerti. L’Asi, dovrà sempre di più dialogare con le imprese ed accogliere le istanze di quelle insediate e di quelle che intendono investire. Si procederà quindi DOOD ULTXDOL¿FD]LRQH HQHUgetica di tutto il complesso ai sensi della legge 192 del 2005, nella direzione della FRVLGGHWWD DXWRVXI¿FLHQ]D HQHUJHWLFDGHJOLHGL¿FL6DUj la nuova sala assemblee e rinnovato la sede – spiega il presidente Asi, Alfonso Cicero - ci accingiamo a una rivoluzione tecnologica ed ecocompatibile per l’Asi di Caltanissetta, oltreché alla ristrutturazione del sistema viario. Si tratta di un percorso già avviato con la manutenzione delle strade e delle infrastrutture di servizio, su cui siamo intervenuti con il bilancio ordinario per 200 mila euro nel solo 2011 e che adesso ci candidiamo a rivoluzionare in modo organico e integrato con i fondi europei del FESR”. E’ prevista anche la nuova toponomastica per l’area Asi di Caltanissetta, che diventerà operativa quando il Comune delibererà in tal senso. Le strade sono intitolate a imprenditori della storia nissena e siciliana e soprattutto alle vittime delOD PD¿D 8QR GHL SURJHWWL come detto, prevede la mesVDLQRSHUDGHOOD¿EUDRWWLFD per tutta l’area industriale. ³&RQ¿GLDPR QHOOD JUDQGH capacità di programmazione dell’assessore regionale alle attività produttive Marco Venturi, che con l’IRSAP potrà far decollare la zona Industriale di Caltanissetta anche grazie a questo parco progetti che oggi presentiamo”. Febbraio www.ilfattonisseno.it 19 20 www.ilfattonisseno.it Febbraio ECONOMIA. Calogero Branciforti racconta le origini di una società leader OM Group, miracolo imprenditoriale con le radici nel Nisseno La storia di un’impresa in attivo, che vanta uffici anche a Napoli, Milano e Prato. di Marco Benanti I n un periodo in cui la crisi economica occupa gran parte delle pagine dei quotidiani oltre che il pensiero di sempre più italiani, fa specie sapere che ci sono aziende che proprio di questi tempi sono in palese controtendenza al catastrofico andazzo del default e della conseguente emorragia occupazionale. Una di queste aziende che non soffre la crisi ma che anzi sta allargando il proprio raggio d’azione in tutto lo stivale, impiegando circa 400 persone in tutta Italia è nissena. Forse non tutti sanno infatti che il primo partner nazionale della telefonia mobile H3G è OM Group, società avviata proprio da due nisseni doc, Calogero Branciforti e Geri Cacciato. L’azienda che vanta oggi uffici anche a Napoli, Milano, e Prato è anche leader nella distribuzione dell’American Express. Tra i vari primati di questa azienda con dna completamente nisseno c’è anche quello di aver partecipato alla organizzazione del Mondiali di Nuoto svoltisi a Roma nel 2009, in cui tutto il personale era stato formato proprio dalla OM Group. Uno di quei primati che gli stessi nisseni proprio non si aspettano, e che in pochissimi sanno. Alla base dei grandi numeri c’è sempre l’idea del singolo, e l’ambizione dello stesso a voler rischiare del denaro tuffandosi spesso nell’avventura senza sbocco immediato del business. Abbiamo incontrato Calogero Branciforti, fondatore della OM Group, al quale abbiamo chiesto ovviamente in prima istanza: Come è possibile tutto questo, da dove siete partiti? “Ovviamente non immaginavo che un giorno saremmo arrivati a tanto. Ho iniziato con un piccolo ristorante in via Lazio, il “Kalos”, che ci dava tante soddisfazioni, ma ad un certo tutt’ora vivo. Da lì io ed il mio amico e socio Geri, iniziammo ad allargare i nostri orizzonti”. Qual è il suo rapporto con Caltanissetta? “Paradossalmente la nostra città, non ci ha dato nulla in termini di business, ma il le- 15% sono nisseni, sono gli amici di sempre, le persone valide e capaci di lavorare fianco a fianco ai top manager che gestiscono i nostri interessi. Tra i nostri colla- punto capii che non mi divertivo più, che le feste non esistevano e che lavoravo solo per far felici i clienti e non me stesso. Decisi di vendere e leggendo un annuncio presi a distribuire American Express, in pochi mesi fui il 3° “ La città non ci ha dato nulla nel business ma il legame resta forte Agente in Italia per mole di vendite. Quando feci convertire le carte di credito dei deputati regionali da Diners in American Express mi guadagnai l’attenzione degli alti vertici della multinazionale che mi proposero di spostarmi a Prato dove mi trasferii con mia moglie e dove game resta sempre forte, mi piace informarmi quando sono fuori, sapere cosa avviene. Di certo è una città che offre poco, ma che ospita grandi individualità, su 400 dipendenti che operano in tutta Italia, il boratori ricordo con piacere Peppe Donzella la cui perdita ci ha segnato molto”. Crede in un risveglio della nostra economia? “Occorrerà del tempo. Di certo secondo me molti nisseni A sinistra Calogero Branciforti. Sopra Geri Cacciato vivono al di sopra delle proprie possibilità, ed al numero di grosse berline in circolazione corrisponde anche il dato che siamo tra i primi in Italia per ritiri per insolvenze, ma spero che la situazione possa migliorare”. Segue la politica locale? “Non ho mai conosciuto personalmente il Sindaco Campisi o l’ormai ex presidente della provincia Federico, ho visto però che in consiglio comunale siedono parecchi giovani, e spero che questi siano lì non per logiche politiche dettate dai più grandi, ma per vera passione”. La Nissa rappresenta per voi una grande passione: “Si, qualche tempo fa avevamo pure tentato di avvicinare la società, ma non vi sono state le condizioni, OM Group sponsorizza i giovanissimi proprio come segno di aiuto al territorio, certo non escludiamo che in un futuro si possa pensare ad appoggiare la società Nissa FC”. Pensa che suo figlio possa vivere a Caltanissetta da grande? “Al momento il mio Lorenzo ha 6 anni ed è nato a Prato, è ancora troppo piccolo, è più probabile che torni io a Caltanissetta prima o poi. Al momento ho la piccola soddisfazione che pur essendo nato in toscana non mi chiama “babbo”, ma “papà”. www.ilfattonisseno.it Febbraio 21 IL TESTIMONE. Romualdo Acquaviva racconta l’esperienza sulla Concordia “Schettino sarebbe potuto diventare un eroe, invece è stato un codardo” di Leda Ingrassia Il parrucchiere nisseno si trovava sulla nave della Costa al momento del naufragio La vicenda della Costa Concordia ha toccato anche Caltanissetta. Romualdo Acquaviva, noto parrucchiere nisseno, è infatti uno dei superstiti del naufragio di quel venerdì nero. Anche lui era tra i 4200 ospiti della grande e splendida città galleggiante che il 13 gennaio, intorno alle 21.30, ha urtato contro uno scoglio davanti l’Isola del Giglio. Era la sua prima crociera: un viaggio di lavoro in compagnia di altri colleghi provenienti da tutta Italia. Erano stati selezionati nell’ambito del concorso “Professione Look Maker” e sulla Concordia dovevano partecipare ad una sorta di reality. Una bella esperienza che presto, però, si è trasformata in un incubo. Al ricordo di quei momenti, gli occhi di Romualdo tornano a diventare rossi. Come dei flash si presentano puntuali nella sua mente le scene del blackout, del forte boato e della nave che si inclina su di un fianco. I pianti, le grida, la confusione mista al panico e poi la folle corsa verso i ponti esterni in attesa di capire cosa stesse succedendo. Unico obiettivo: mettersi in salvo. Scene già viste in passato ma su di una pellicola in bianco e nero. Scene che un secolo fa raccontavano il dramma del Titanic: assurde però nel 2012. Qual è stato il suo primo pensiero in quei drammatici momenti? “Ovviamente mia moglie e i miei figli che erano a casa: ho cercato di avvisarli e tranquillizzarli subito con il primo cellulare che ho avuto a disposizione, dato che il mio era sotto carica in cabina”. Come pensa che questo incidente segnerà la sua vita? Chi come me ha vissuto quella nottata ha capito cosa significa volersi bene, sostenersi, aiutare chi ha più bisogno ed essere solidali. I ricordi però non ci fanno ancora dormire serenamente. Il comandante vi diceva di stare tranquilli ma forse ha abbandonato la nave troppo presto… “Quella sera lo abbiamo visto passare tra la folla e salire su di una scialuppa. All’inizio non lo avevamo riconosciuto, ma quando ce ne siamo resi conto non potevamo crederci. Aveva sbagliato ma sareb- “ Da quella notte ho capito cosa significa volersi bene, essere solidali be potuto diventare un eroe se solo ci fossimo uniti: fuggendo invece è stato un codardo”. Che dire invece del personale di bordo che si è adoperato per mettervi in salvo? “Per loro provo solo tenerezza: per molti di loro la nave era la vita. Giovani orientali che non parlavano l’italiano e che, senza alcuna competenza, coordinamento e sostegno morale, hanno fatto di tutto per gestire le migliaia di persone a bordo. C’era chi si è fatto male nel far scendere le scialuppe e chi non le sapeva neanche pilotare. Sono stati momenti incredibili”. Che giustificazione ha dato all’inverosimile dinamica del naufragio più volte esaminata? “Parlano di usanza del saluto o dell’inchino: penso che la gente pur di farsi pubblicità, di farsi strada in un momento di crisi come questo, è disposta anche a mettere a rischio oltre quattro mila vite”. Cosa si sente di dire agli abitanti dell’Isola del Giglio? “Non possiamo che ringraziarli. Sono stati disponibili e ci hanno aiutato pur non essendo preparati”. Come si sta muovendo dal punto di vista legale? A tutelare il gruppo di cui facevo parte ci pensa un avvocato del- la società che ha organizzato il concorso e dunque il viaggio. In più, ho anche nominato un mio avvocato personale. Pensa di aver avuto un ritorno pubblicitario, professionale da questo evento negativo? “Forse sì. In queste settimane ho visto qualche cliente nuova nel mio salone, spinta magari dalla curiosità: non mi dispiace, ma avrei preferito comunque un motivo migliore per farmi pubblicità”. cettina bivona Caltanissetta www.cettinabivona.it 22 www.ilfattonisseno.it Febbraio Ornamenti di Ivana Baiunco IL BLOCCO. Il racconto di un pomeriggio in colonna dal benzinaio Cronaca di una donna in fila M ai dire mai e mai dire sempre. Mai detto fu più opportuno. A volte ci si trova a fare cose che non si sarebbe mai immaginato, anzi dirò di più, che con un po’ di spocchia aristocratica si è giudicato gli altri che le facevano. Questo preambolo per raccontare la cronaca di una giornata in fila per attendere ciò che comunemente è il liquido che permette alle autovetture di muoversi, invece come per magia un freddo pomeriggio d’inverno è diventato il nettare degli dei, un elemento vitale per la sussistenza e sarà questo che probabilmente mi ha spinto ad aspettare ben 8 ore che arrivasse, come la manna dal cielo, come un parente lontano che non vedi da anni. Una telefonata ti avverte che la benzina è arrivata, i giornalisti si sentono spesso in una posizione privilegiata, le notizie si sanno in tempo reale, spesso non sono quelle giuste, l’approfondimento è sempre necessario, ed anche questa volta c’è stato, ma qualche cosa nell’ingranaggio non è andato. Le successive 8 ore di attesa, avrebbero spiegato cosa non è andato. Allora tu sicura del fatto tuo, metti in moto e parti, senza sapere che vai verso l’ignoto, verso un’avventura non voluta, non cercata nella quale ti ritrovi come si è soliti dire adesso: “A tua insaputa”. Fila già lunga, sei l’ultima e la cosa ti perplime, ma comunque pensi positivo mezz’ora e tutto si risolve. Intanto la prima ora la passi a marcare il territorio, ti dai un’occhiata attorno scruti il tuo vicino di macchina davanti, dietro, abbassi il finestrino ascolti le conversazioni di chi è già sceso e sorridendo, quel le storie, le più disparate. Allora forte del tuo ruolo ti attacchi al telefono e ciascuno ti dice il contrario della telefonata precedente, il sindaco, i vigili urbani, la polizia, non sai più a chi credere entri in uno stato confusionale che non ti permette di pensare. Intanto sono diventata una missione, ottenere il prezioso liquido in barba a chi è arrivato dopo, che però rispetto a te ha pranzato. La macchina a quel punto è diventata la tua casa, penne fogli sparsi da per tutto, provi a lavorare a scrivere sorriso svanirà presto, ti cominci ad informare sullo stato dei fatti, arriva, non arriva, quando arriva. Ascolti le congetture dei tuoi compagni d’avventura sul percorso dell’autobotte e si sentono passate due ore, non sei più l’ultima della fila, che è già aumentata esponenzialmente e pensi, con un ghigno sadico che, sicuramente riuscirai nella tua missione prima degli altri, si perché oramai è a programmare mai tanto tempo a disposizione per te o per la benzina, cerchi le caramelle perché la fame ti assale e pensi: “Le compro sempre quando servono non ci sono”. Il telefono di solito squilla in continuazione, è domenica, niente, ma niente di niente, muto, morto abbandonata da Dio e dagli uomini e tra le macchine che passano nella corsia accanto cerchi qualche volto amico qualcuno che si fermi e ti riconosca per scambiare due parole, allora ti metti al telefono chiami quell’amica che non senti da mesi così di punto in bianco e le racconti che sei da ore in fila per fare rifornimento, “Che assurdità” -ti senti rispondere- “Tu che non ami aspettare” . E osservando le vite degli altri che ti passano accanto, la tua ha attraversato un lungo pomeriggio di tra insofferenza, curiosità, stupore cercando di comprendere quali sono i meccanismi che si innescano nella mente di una donna mediamente equilibrata per farla restare per otto ore in macchina. Conclusione di un assurdo pomeriggio di attesa: Un sorriso al benzinaio del quale hai immaginato il volto per lungo tempo ed un buon lavoro sussurrato bisbigliato che non suoni troppo ironico e la tua voce interiore quella con la quale in solitudine hai parlato tutto il pomeriggio ti intima perentoria: “Non lo fare mai più, diventa piuttosto ecologista ed al prossimo sciopero bici”. www.ilfattonisseno.it Febbraio PROGETTI. L’opera, prevista dal raddoppio della “SS”, resta ancora in alto mare Sulla nuova 640 la galleria che forse non vedrà la luce E’ una querelle infinita la realizzazione del raddoppio della strada statale 640, cioè la Caltanissetta-Agrigento. Dopo l’infinita diaspora su chi doveva fare il progetto del tratto CanicattìCaltanissetta, che rischiò perfino di far perdere il finanziamento e in ogni caso fece perdere tantissimo tempo, adesso i problemi sono tutti legati alla realizzazione della galleria sotto Poggio Sant’Elia (4.050m). Qual è il problema? Evitando un chilometrico riassunto delle puntate precedenti, in estrema sintesi, ora il problema è legato al fatto che la ditta che si è aggiudicata i lavori (la cooperativa rossa CMC) con un ribasso da paura (568.000.000 euro su 788.000.000 a base d’asta, quasi il 30 %, escludendo le altre somme a disposizione che portano il costo dell’opera alla cifra di 990 milioni di euro!) e sta adducendo mille problemi sulla fattibilità dell’opera poiché gli studi geologici del progetto erano insufficienti o superficiali. Da qui tutta una serie di riserve che hanno di fatto bloccato l’opera, al punto tale che rischia di bloccarsi, e che fanno intravedere lo spauracchio dell’ennesima opera pubblica incompiuta. L’impresa, il colosso rosso delle cooperative, la CMC di Ravenna, sostiene di essere stata tratta in inganno da una relazione geologica lacunosa e da indagini geognostiche approssimative se non inesistenti, i progettisti sostengono che le riserve presentate dell’impresa sono pretestuose così come inammissibili e inconcepibili i rilievi di opposizione, il CIPE ha minacciato di ritirare il finanziamento di sua competenza ed il Comune di Caltanissetta, dopo il solito gioco a rimpiattino fra Amministrazione e Consiglio, fino ad ora è stato a guardare come se l’opera si stesse realizzando in Alaska piuttosto che nella zona più importante e nevralgica del suo territorio. L’Anas, ente appaltante, pare abbia rotto gli indugi e abbia deciso di procedere alla consegna dei lavori; ma quali lavori? Quelli relativi al completamento di tutto il lotto oppure saranno stralciati quelli della galleria di Sant’Elia? In questa confusione generale si innestano “voci di corridoio”, tanti “si dice”, “si vocifera”, “si pensa” che ci siano interessi di qualcuno nel tratto interessato; appare chiaro e non c’è per nulla da scandalizzarsi che chi ha attività commerciali o aree con destinazione d’uso non residenziali è molto attento a non essere tagliato fuori dal tragitto e anzi interessato ad avere soluzioni logistiche di chiaro vantaggio. Ma il nocciolo del problema sta tutto nella galleria. I costi di realizzazione, a sentire l’impresa, sforano esageratamente le somme stanziate; che cosa si decide allora? Nessuno lo sa, nessuno fa notare con forza che nell’ambito dell’opera appaiono legittime e irrinunciabili opere a complementari e opere di compensazione per non tagliare fuori Caltanissetta. Si consideri che il Consiglio Comunale con delibera del 9 febbraio del 2006, n. 3, approvando all’unanimità la presa d’atto dei lavori per il raddoppio della S.S. 640, in seguito a quanto proposto dalla commissione consiliare permanente competente, aveva della città privilegiando così il centro storico in attesa di un progetto di rilancio. Di questo e di altro non c’è traccia in termini concreti se non in un allegato del CIPE in cui si definiscono quest’opera e un’altra ventina di interventi sostanziali (gran parte nate dalla mente dell’Amministrazione Messana) come semplici “raccomandazioni”. In pratica: cari cittadini nisseni scordatevi queste opere, vi va bene se a mala pena vi sarà permesso di raggiungere Agrigento! Appare improbabile che la CMC e le imprese ad essa collegate facciano dei lavori in perdita e sembra impossibile che dopo il contenzioso avviato di colpo accettino la consegna dei lavori senza dire nulla, senza confermare le riserve, senza avere garanzie, senza un paracadute di carattere tecnico o amministrativo che consenta di mettere mano città è sotto gli occhi di tutti. C’era una volta un uomo politico dell’Agrigentino, socialista, che negli anni settanta attorno al suo paese fece costruire una rete di scorrimenti veloci e svincoli da far paura senza che servissero ad alcuno. Ce n’era un altro in Calabria che pretese che l’Autostrada del Sole, passasse a cento metri da casa sua; fu cambiato il tracciato che comodamente poteva essere ricavato lungo la costa tirrenica con l’attuale percorso, molto più lungo, che ha portato l’autostrada per decine e decine di chilometri sopra i mille metri con costi esorbitanti. Non vogliamo che si possano ripetere azioni mostruose come quelle citate ma sembra sacrosanto che il rispetto del territorio e per i cittadini che vi abitano debba essere sempre garantito e che gli uomini da 23 I numeri della 74,300 chilometri complessivi dell’opera dalla A 19 a Porto Empedocle 20 sono 20 i viadotti per un totale di 6,4 km 3 le gallerie e 8 gli svincoli 44 sono 44 i chilometri del tratto dalla A 19 a Grottarossa (lavori da iniziare) 1.382.000.000 euro Costo complessivo dell’opera copertura finanziaria: 373 milioni di euro con fondi FAS regionali, 215 milioni di Euro con fondi ANAS 990.000.000 euro Costo massimo lotto A 19 - Grottarossa 787.636.150 euro Importo a base d’asta lotto A 19 – Grottarossa 568.000.000 anche individuato le opere di compensazione da realizzare con fondi del Ministero dell’Ambiente e anche dall’economia ricavata dal ribasso a base d’asta. Obiettivo principale era la creazione dello svincolo nella zona di Anghillà che avrebbe ridisegnato l’urbanistica di Caltanissetta riequilibrando il traffico in entrata e in uscita ad un tunnel così problematico sotto il profilo geologico. Ma se ci sono speranze che l’opera comunque parta, è invece assolutamente certo che la possibilità di avere uno svincolo a sud di Caltanissetta sia nulla. Nessuno ha fatto niente, nessuno ha alzato la voce; il disinteresse generale dei gli uomini politici e degli amministratori della noi scelti facciano il nostro interesse e che non dormano e si genuflettano pure di fronte a oscuri e non identificati personaggi che si permettono di giocare col nostro destino. Si sono evidentemente ispirati, considerato i luoghi attraversati, al grande Luigi Pirandello, autore del celebre “Così è se vi pare”. euro Importo offerto dalla ditta aggiudicatrice (C.M.C. S.p.A) Committente: ANAS Progettisti: Technital, Progin, Delta, SIS, Infratec. 24 6 Febbraio www.ilfattonisseno.it Viale della Regione Fatti in Redazione di Marco Benanti Pericoli ambientali Il responsabile della Protezione civile del Comune Armando Amico offre la sua analisi sui pericoli che minacciano la città. “Caltanissetta non può dormire sonni tranquilli” I l disastro delle Cinque Terre, l’alluvione di Genova, la ferita mai sanata di Giampilieri e della provincia di Messina. Milioni di euro di danni a case, strutture ed insediamenti. Incalcolabile il bilancio della perdita di vite umane. Tragedie queste im- putabili a due fattori principali: i cambiamenti climatici, con fenomeni oggi sempre più di tipo monsonico, con vere e proprie scariche di pioggia concentrate in poche ore, acqua che il suolo non riesce ad assorbire; e le modifiche che gli uomini hanno apportato al territorio. Ma queste tragedie potevano essere evitate? Qual è il reale rischio per il nostro territorio? Tutte domande alle quali pongono alto il livello di attenzione su fenomeni che accomunano l’intero paese, che si trova una volta tanto coeso, grazie ad un aspetto tutt’altro che rassicurante, ovvero il rischio idrogeologico ed il concreto pericolo di frane ed alluvioni. Un pericolo dal quale non è esente il terri- ha spezzato la vita di due operai, Felice Baldi e Santo Notarrigo, che stavano eseguendo dei lavori edili nei pressi della Via Redentore, un pomeriggio di non molti A sinistra l’architetto Armando Amico, Sopra una veduta aerea della zona dei “vulcanelli” (Villaggio Santa Barbara) è difficile dare delle risposte ma che di certo torio nisseno, anzi. Caltanissetta piange ancora due vittime per via del maltempo e di una frana che anni addietro. Era il 27 Gennaio del 2009, quando in Via Mario Gori, degli operai erano a lavoro per sistemare un canale di scolo sottostante un alto muro di contenimento in blocchi in tufo sovrastato dalla collina Sant’Anna. A causa delle vibrazioni dei mezzi edili, “e delle abbondanti piogge” (come riferito anche sulla perizia del Tribunale di Caltanissetta), il muro cedette travolgendo i due operai che non ebbero il tempo di mettersi in salvo. Fu una trage- dia per la città e per le famiglie, e pensare che il 29 Ottobre del 2008 (quindi appena 3 mesi prima) il Comune di Caltanissetta aveva emanato una ordinanza che segnalava il pericolo frane in atto nel luogo del cedimento. Nella stessa zona, alcuni giorni prima, si era verificata un’altra frana e venti famiglie erano state costrette ad abbandonare le loro abitazioni sempre sulla collina di Sant’Anna. Oggi Il Fatto Nisseno vuol fare il punto sulla situazione, capire se e cosa Caltanissetta rischia in caso di eventi climatici tutt’altro che straordinari come una pioggia più duratura. Per fare questo abbiamo invitato in redazione, il Dirigente Responsabile della Protezione Civile del comune nisseno, l’Architetto Armando Amico. “E’ necessaria una premessa più generale, prima di calarci nella realtà locale - dice l’Archietto “ La politica urbanistica non è stata programmata nel rispetto dell’ambiente Amico- l’uomo ha stravolto completamente l’ambiente naturale, andando a costruire dove prima www.ilfattonisseno.it Febbraio 25 “ Via San Giovanni Bosco, via Redentore, via Gori e via Vespri Siciliani, tutte le aree limitrofe alla collina Sant’Anna, dove si è costruito. Sono queste le zone che oggi sono sotto controllo in caso di grandi piogge. Ma anche il centro storico merita grande attenzione. era impensabile, intasando i letti dei canali, disboscando le colline, ostruendo le foci dei fiumi, canalizzando le acque secondo le proprie esigenze. Tutte modifiche che la natura non contempla, morale ci siamo letteralmente mangiati il nostro territorio”. In caso di piogge abbondanti, c’è pericolo? “Caltanissetta ed i suoi cittadini, non possono dormire sonni tranquilli, la situazione è molto delicata, anche per questo abbiamo allestito un moderno piano di protezione civile che si attiva in caso di eventi simili, teso anche ad informare la cittadinanza in maniera efficace. La parte bassa Via S.Giovanni Bosco, la via Redentore, ed ancora la via Gori e la via Vespri Siciliani, tutte le aree limitrofe alla collina Sant’Anna dove si è costruito, sono queste le zone che oggi teniamo particolarmente sotto controllo in caso di grandi piogge. Attenzione merita anche il centro storico, con i quartieri Saccara e Provvidenza, dove sono i crolli per vetustà degli immobili a preoccuparci maggiormente”. Qual’è la situazione urbanistica? Come si è costruito a Caltanissetta? “Da un punto di vista legislativo si è costruito secondo norma, nel senso che si è rispettato il Piano Regolatore, peccato che questa politica urbanistica non sia stata programmata nel rispetto dell’ambiente. La stessa voragine di via Luigi Monaco è la testimonianza che magari si è costruita una strada che ostruisce un passaggio dove scorreva l’acqua che scende dal Poggio Sant’Elia, area dove negli anni, una selva di villette private ha modificato o ostruito i passaggi dell’acqua verso valle. La collina sant’Anna non è fragile di per sé ma lo diventa al momento in cui ci si è costruito sotto. Mentre prima era proprio l’uomo a salvaguardare l’equilibrio naturale, oggi non c’è più il rispetto per il territorio. Ad esempio gli agricoltori che ara- vano le terre in collina, lo facevano solcando orizzontalmente, in modo da consentire al terreno di trattenere l’acqua piovana, oggi invece si ara verticalmente, così basta uno scroscio d’acqua per far cadere tonnellate di terra e fango per le strade”. Cosa possono fare i cittadini? “Il cittadino può far molto ed invece non fa, perché spesso manca di senso civico non facendo la dovuta manutenzione agli spazi privati, ai piazzali dei condomini, “ Il cittadino può fare molto ed invece no, perché spesso manca il senso civico ai giardini interni, alla cura delle caditoie. Noi emettiamo circa 400 ordinanze all’anno per opere di piccola manutenzione, come il controllo degli intonaci etc, di queste solo il 30% vengono rispettate”. La collina sant’Anna fa ancora paura, cosa si sta facendo di concreto? “Il progetto Generale prevedeva che a Caltanissetta per opere di consolidamento, bonifica e canalizzazione del versante sud della collina di S.Anna, del centro storico e del quartiere Saccara, dovessero arrivare circa 8 milioni di euro per opere di ingegneria naturalistica, rimodellamento ed inerbimento dei versanti dell’abitato. Una cifra che sarebbe dovuta giungere dall’Assessorato Regionale al Territorio ed Ambiente e dalla Protezione Civile. Oggi, ci è dato sapere che la cifra è dimezzata, pari cioè a Euro 4.160.000,00 a stralcio da parte del solo Assessorato Regionale (Accordo di Programma del Maggio 2010). Al momento però abbiamo le mani legate, sulla operatività. I progetti li abbiamo redatti noi, ma aspettiamo ancora i soldi, l’alluvione di Messina ed altre calamità hanno fatto dirottare quei fondi di Protezione Civile verso altre emergenze, lasciando Caltanissetta ancora una volta senza la dovuta copertura finanziaria. Esempio ne sono i Vulcanelli di Santa Barbara, i cui fenomeni andrebbero approfonditi da un tavolo tecnico appositamente costituito all’indomani dell’eruzione di 10.000 m cubi di argilla l’11 Agosto 2008, con conseguenti dissesti in via Xiboli, Pitrè, Gori ed Eber. Ebbene, quel tavolo che avrebbe coinvolto anche le Università, ancora oggi non ha la copertura finanziaria per proseguire gli approfondimenti. Serve necessariamente una presa di responsabilità da parte della politica per gli interventi concreti, e non aspettare che ci scappino altri morti”. 26 www.ilfattonisseno.it Febbraio VALLELUNGA. La storia di un imprenditore, beffato dai partiti e dalle istituzioni Vara, vittima della mafia e tradito dalla politica di Osvaldo Barba Totuccio, cugino del più ben noto pentito Ciro, accusa il sindaco del suo paese di connivenze e se la prende pure con la Tasca D’Almerita L’ inizio del 2012 coincide di fatto oltre che con l’approssimarsi della profezia dei Maya circa la presunta fine del mondo anche con una “voce fuori dal coro” proveniente da Vallelunga Pratameno dove, l’amor per la verità ed il concetto di legalità, sono state e rappresentano ancora una delle ragioni di vita….nonostante tutto. La storia che sto per raccontarvi ha come comune denominatore un cognome, ma non uno qualunque ma Vara. Già, il protagonista di questa vicenda è Salvatore per gli amici Totuccio, cugino del collaboratore di giu- to in Procura da Totuccio Vara, quando la mafia boicotta la sua azienda estromettendola difatti dal sistema economico-sociale di Vallelunga, non sono solo gli amministratori che gli voltano le spalle ma anche i nipoti nonché soci della “Vara Costruzioni” che smentiscono attraverso gli organi di stampa tutte le dichiarazioni dello zio attribuendone allo stesso le responsabilità del fallimento dell’azienda per una gestione pressoché incauta e scellerata. Diversa l’opinione di Totuccio in merito che definisce i parenti come appartenenti alla “cricca” dei collusi e li de- la sua azienda non ha nulla a che vedere con l’attività allora criminale del cugino e dimostra come la calamità naturale sia stata determinante per la solidità della sua azienda. Le piogge intense del 2000 provocarono lo straripamento di un fiume che scorreva adiacente la “Vara Costruzioni” provocando danni allora stimati attorno a 3 miliardi di vecchie lire. L’imprenditore, nonostante che la sua azienda è chiusa da alcuni anni, ancora sta aspettando i soldi per la ricostruzione. Naturalmente Totuccio parla di boicottaggio politico nonché mafioso giacché il binomio, agli occhi dello stesso appare inscindibile in relazione ai fatti. Lui per alcuni anni è Sopra la pagina web di “Repubblicica” con l’articolo dal titolo “la contessa di Vallelunga dove l’opposizione la fa un pentito” Rosamarie Tasca D’Almerita stizia Ciro nonché padre e zio di Carmelo I° e II°. Lui è stato un imprenditore di successo titolare fino a qualche anno fa di un’impresa di edilizia, la “Vara Costruzioni” che contava agli inizi degli anni ‘90 ben 30 dipendenti. Poi nel 2002 iniziano le prime avvisaglie della mafia locale e con esse i problemi che poi si riveleranno insormontabili al punto da determinare la chiusura di un’azienda fino a quel momento in auge da ben 40 anni. La storia di Totuccio è costellata da un’infinità di episodi più volte riportati da tutti gli organi di stampa. Un uomo che, nonostante come dallo stesso autodefinitosi “perseguitato dalla mafia”, ha sempre lottato in prima persona e con tutto se stesso affinché si affermasse la verità contro quello che l’imprenditore etichetta come “sistema corrotto e mafioso”. Sulla base di quanto più volte dichiarato e denuncia- nuncia per appropriazione indebita e furto di materiale dell’azienda estromettendoli difatti dall’impresa. Secondo molti pareri la vitalità della “Vara Costruzioni” va di pari passo ed è legata a doppia mandata agli anni di libertà e di potere assoluto dell’allora boss Ciro. Salvatore Vara non rinnega la parentela ed il rispetto ma dimostra che stato vice-coordinatore cittadino di Forza Italia e proprio mentre gridava forte lo scandalo per l’omertà e l’atteggiamento mafioso della classe socio-politica vallelunghese, il partito del Cavaliere lo lasciava da solo con i suoi problemi. Salvatore Vara non rinnega però l’appartenenza all’allora partito di Berlusconi ma anzi ne trae spunto per quello che è stato un incontro decisivo che ha dato una svolta alla sua battaglia. Nel corso di una convention di Forza Italia, Totuccio siede inconsape- volmente accanto a quello che in quel momento rappresenta un monumento nella lotta alla mafia e alle estorsioni.Lui è Andrea Vecchio, imprenditore che in quel periodo aveva subito un attentato incendiario alla sua azienda nonché all’epoca il nuovo presidente dell’ associazione dei costruttori etnei di Assindustria eletto dall’ assemblea dell’ Ance di Catania. Un costruttore di prima generazione Vecchio, alla guida del gruppo Cosedil (oltre 250 occupati), con sede a Santa Venerina, operante in Sicilia e nel nord Italia nel settore delle infrastrutture edili e del restauro monumentale. Sentire l’intervento di Vecchio nel corso della convention sul tema legalità e lotta alla mafia, scatena in Salvatore Vara la voglia di rivalsa nei confronti del sistema “omertoso e malavitoso” di Vallelunga. Nel dicembre del 2006 Totuccio, con la collaborazione della locale Pro-Loco organizza un importantissimo convegno sulla legalità a cui partecipano tutte le forze dell’ordine, alcuni esponenti della magistratura e rappresentanti della politica. In quell’occasione di fronte ad un pubblico attonito e sbalordito l’imprenditore racconta la sua storia e denuncia pubblicamente i malavitosi locali. Da quel momento Totuccio, che si aspettava la solidarietà dei suoi concittadini, viene altresì isolato ed emarginato. Negli ultimi anni ha condotto una battaglia personale contro il sindaco delle ultime due legislature il dott. Montesano, reo, secondo l’opinione dell’imprenditore, di essere un colluso della mafia. Diversi sono stati i volantinaggi portati avanti da Salvatore Vara contro tutta l’attuale am- ministrazione. Ultimo in ordine di tempo quello effettuato in occasione delle scorse comunali quando ha manifestato, con cartelloni e dépliant, il suo dissenso sulla ricandidatura del sindaco Montesano, in virtù della sentenza del C.G.A. dello scorso novembre che dichiarava lo scioglimento del Consiglio comunale di Vallelunga Pratameno per infiltrazioni mafiose. Insomma Salvatore Vara fino a oggi non ha lasciato nulla di non detto tant’è che a Rosemarie Tasca D’Almerita, “ Cara contessa lei mette le mani sul fuoco sull’onestà di Montesano? Le sue estremità stanno bruciando definita da Repubblica “la contessa antimafia che gira con la coppola” che sostiene la legalità del sindaco Montesano e che attribuisce al cugino Ciro la regia del suo operato, manda a dire: “Cara contessa, visto che Lei mette le mani sul fuoco circa l’onestà di Montesano non perda mai di vista le sue estremità: stanno bruciando e lei neanche se ne accorge”! www.ilfattonisseno.it Febbraio Fatti & musica La storia del gruppo nisseno che ha varcato i confini italiani di Laura Spitali Diego “rochin” Geraci, chitarrista e voce, racconta le origini, il presente e il futuro di un trio nato 18 anni fa. La musica come stile di vita. Una passione innata che nel tempo si trasforma in un mestiere. La voglia di suonare non come hobby, ma per vivere. Si può riassumere così lo stile degli ‘Adels’, gruppo nisseno neo-rockabilly nato nel 1994 dall’unione di Diego ‘Rockin’ Geraci, cantante e chitarrista, con Peppe Falzone, batterista, e Fabio Cinque, contrabbasso. Una band che in diciotto anni ha compiuto un’escalation costante, una carriera ricca di esperienze in crescendo, composta da oltre 1800 concerti, 10 cd e 1 dvd. Abbiamo incontrato il leader del gruppo Diego Geraci, che ci ha narrato come sia nata e si sia sviluppata la sua passione per la musica, e come gli ‘Adels’ siano più una famiglia che un semplice gruppo musicale. “Nel 1994, subito dopo il diploma – racconta Diego Geraci - assieme a Peppe Falzone e Fabio “ Il 2011 è stato per noi l’anno di grazia, iniziato bene e finito ancora meglio Cinque abbiamo fondato il gruppo degli ‘Adelscott Doppio Malto’, nome che nel tempo abbiamo abbreviato fino ad arrivare al definitivo ‘Adels’. Siamo come una famiglia, uniti dalla passione per la musica rock, dalla professionalità e dalla determinazione. Pur di suonare e farci conoscere all’inizio accettavamo ogni tipo d’ingaggio. Solo dopo aver conquistato una certa credibilità e notorietà abbiamo iniziato a selezionare dove esibirci». Ma come e quando nasce in Diego Geraci la voglia di fare musica? “Ho iniziato a suonare all’età di undici anni, dopo che mio padre mi regalò per Natale la tanto desiderata chitarra. E grazie a lui ho sviluppato fin da piccolo l’amore per la musica, essendo egli stesso un grande appassionato. Dopo aver seguito alcune lezioni da un insegnante mio vicino di casa che mi ha fornito le basi, ho sempre studiato da autodidatta prima la chitarra classica e poi quella elettrica”. Ma oltre ad essere il chitarrista degli ‘Adels’ Diego Geraci è anche il cantante. “La voce è stata uno ‘strumento’ che ho sviluppato anch’essa da autodidatta quasi per necessità, affinando le mie doti vocali ed avendone sempre molta cura”. Per Diego e gli ‘Adels’ la musica non è soltanto una passione ma soprattutto un lavoro. “Fin da quando mi sono diplomato ho sempre vissuto grazie all’attività da musicista. Ho voluto concentrarmi sulla musica e renderla la mia unica professione”. Una carriera artistica molto intensa ma graduale quella degli ‘Adels’, senza colpi di testa. “Quando una band pretende il salto di qualità finisce per cadere ed infangarsi. Noi abbiamo sempre messo un tassello in più anno dopo anno. Ed il 2011 è stato per noi l’anno di grazia, iniziato bene e finito ancora meglio. Abbiamo fatto ottimi tour, e pubblicato il nostro ultimo album ‘Red Hot Sicily’, che in soli tre mesi dalla pubblicazione ha registrato il tutto esaurito e tantissimi acquisti su iTunes. Inoltre, siamo stati l’unica band italiana ad esibirci in Germania al festival neorockabilly ‘Shut up and Bop!’, assieme ad altri gruppi provenienti dal tutto il mondo. Ma soprattutto abbiamo avuto l’onore di suonare in apertura al Adels, rock band al “doppio malto” concerto di Brian Setzer, nostro mito e star assoluta del rockabilly mondiale, durante la rassegna ‘Dieci Giorni Suonati’ svoltasi a Vigevano il 2 luglio scorso. Un’emozione grandissima, anche perché alla mezzanotte del 3 luglio, giorno del mio compleanno, mi trovavo nel camerino con lui che mi abbracciava facendomi gli auguri. E pensare che dodici anni fa pur di vedere un suo concerto viaggiai cinque giorni in treno per andare e tornare dalla Svizzera! Se faccio questa musica, e di conseguenza questo lavoro e vado in giro ‘combinato’ così, lo devo a lui”. Un’attività intensa, che impegna gli ‘Adels’ in tour invernali ed estivi. “Non è facile conciliare la carriera con la famiglia. Ma devo dire grazie a mia moglie Stefania che mi sostiene e mi ama per quello che sono. E fra un tour e l’altro mi dedico solo alla mia famiglia, ed in particolare ai miei due bambini, Beatrice che ha quasi cinque anni e Giuseppe che a breve compirà un anno”. 27 28 Febbraio www.ilfattonisseno.it ALTRI TEMPI. Ecco come la città festeggiava l’arrivo della Quaresima Il Carnevale a teatro con il dottore Fallatutti di Alessandro Maria Barrafranca Concluse le festività natalizie, ci ritroviamo immersi nel periodo caratterizzato da colori e schiamazzi, che esalta la celebrazione del travestimento e di quella “ribellione” che sovverte vivacemente l’ordine della quotidianità: il Carnevale. L’etimologia del termine deriva dal latino carnem levare (togliere la carne) che anticamente indicava il penitenziale banchetto che si teneva il martedì grasso, giorno che sanciva il passaggio al periodo di astinenza e digiuno della Quaresima aperto dalla celebrazione delle Ceneri. Anche Caltanissetta un tempo viveva con grande intensità questa ricorrenza considerata la festa dell’allegria e degli scherzi. In città, difatti, dopo la festa di li Tri Re, ovvero l’Epifania, presso le botteghe dei cusiduciàra (dolcieri) e di qualche chincaglieriere (oggettistica) apparivano, come per incanto, le prime maschere di tulle, di cera, di cartapesta, nonché le più raffinate in tela o seta. Per le strade l’arrivo della festa era annunciato dal grido dei ragazzi: Gualé! …giù gualé!, oppure: Va spoja!, alternato dal suono di un corno di bue forato alle due estremità e dall’incessante sparo di mortaretti detti tricchi e tracchi (petardi), che si acquistavano, tre per due lire, presso i Maschara (pirotecnici). Lo storiografo locale Michele Alesso che al Carnevale dedica un’interessante pubblicazione – riferisce che in diverse occasioni si abusava degli stessi che i monelli attaccavano, mediante spilli, alle mantelline delle donne, ai cappucci delle mantelle dei vecchi e alla coda di qualche cane. La reazione dello sfortunato provocava le risa dei giovani, che urlavano a gran voce: “Gualè!. Tale impiego inappropriato provocò la reazione della pubblica sicurezza che ne proibì quindi l’uso. Il Carnevale nisseno – solennizzato con più chiasso l’ultima domenica e il martedì grasso – era, inoltre, preceduto da quattro giovedì che il popolo consacrava a lauti pranzi, (jovi di l’amici, d’ì cummari, d’ì cumpari, di lì parenti, di cui si conserva il detto “ lu jovi d’ì li parinti cù ‘un havi dinari si munna li dinti” e l’ultimo giovedì detto anche lardarusu, in cui si mangiava, così come la stessa parola dice, di grasso. Il venerdì che seguiva era detto lu venniri zuppiddu, al quale facevano seguito i tri jorna di lu picuraru. Pare che tale nome tragga origine da una novella tramandataci dalla tradizione popolare. L’ultimo giorno di Carnevale, un pecoraio avendo avuto in dono dal padrone un capretto, scese dai monti per festeggiare con la famiglia. Lungo la via incontra il Maestro (Gesù), che non riconosce, il quale gli chiede dove andava. Alla sua risposta, Gesù gli fa notare che quel giorno era l’ultimo di Carnevale e quindi giorno di digiuno. Questi allora disse: «Non fa nulla, mi prenderò altri due o tre giorni». A quella risposta il Maestro pronunciò: «Ti siano concessi tutti e tre». Così sin d’allora il popolo onora tali giorni mangiando maccarruna di zitu e gli immancabili ravioli, cassateddi, sfingi, sfugliateddi e cuddureddi di ricotta. Un tempo il Carnevale era atteso, con trepidazione, dalle famiglie aristocratiche o comunque più ab- bienti, le quali, spendendo molti quattrini, gareggiavano fra loro nell’acquistare pregiati abiti in seta e costruire i Carruzzati, ovvero carri trainati da buoi a forma di barca, padiglione o di torre, che erano condotte lungo le vie del centro. Su queste strutture prendevano posto numerosi giovani camuffati da marinai, arlecchini, soldati e dame, i quali lanciavano coriandoli e Cunfetti, Cammillini, Ciciri cunfittati, al popolo esultante, che si accalcava per raccattarli anche da terra. La città, quindi, si animava come per incanto da maschere bizzarre e di ragazzi con il viso tinto di nero e occhiali ricavati da bucce d’arancia che percuotevano, ritmicamente, vecchie pentole e barattoli. La gente, tuttavia, attendeva con ansia l’improvviso arrivo della carrozza che trasportava le maschere d’ù nannu e d’à nanna – raffigurati mediante due fantocci di cenci - che erano accolte con assordanti urli, fischi schiamazzi, suoni di corni e sparo di tricchi tracchi. Lungo le vie ci si imbatteva, inoltre, in rappresentazioni figurate e nella maschera tipica nata dalla fantasia dei nisseni; il Dott. Fallatutti. Questo, vestito con un cilindro alto più di un metro su cui figurava una scritta riportante il suo nome, e un paio di occhiali ricavati da bucce di arancia, portava dietro un assistente con una cassettina piena di barattoli con strane miscele e un facchino con un piccolo tavolo. Giunti in qualche crocevia il dottore, dopo esser salito sul tavolo e aver mostrato una attestato che lo qualifica come un luminare della medicina, si appresta ad estrarre un dente da un’altra maschera che gli si avvicinava con una guancia gonfia. Quindi, dopo aver armeggiato con qualche strano strumento, estraeva dalla bocca del “paziente” un grosso dente (un confetto) che era gettato, fra le urla, alla folla. Mentre nelle case e negli angoli delle strade si ballava ù ballo virticchi – sotto la visione di un Pulcinella che faceva largo alla comitiva danzante - nella grande sala del teatro Margherita – e prima della realizzazione di quest’ultimo presso il politeama Umberto costruito in legno sul luogo dove oggi è il Seminario Vescovile - i nobili, facendo sfoggio delle migliori maschere – le più belle premiate con una cassata - danzavano e al suono del Valzer di Strauss, delle Polche e delle Mazurche. Tali eventi, organizzati dalla nobiltà, prevedevano un costoso biglietto d’ingresso il cui ricavato era destinato a scopi benefici. Erano giorni dunque in cui vigeva la più assoluta libertà (trasformati, a volte, in occasioni per sommosse popolari come quella registrata contro il Municipio nel 1881) che culminavano, con il processo, la condanna, e la morte - con tanto di lamentatori che procedevano al grido: Ah, scialaratu…cumu mi lassasti! - di un fantoccio simboleggiante ù Carnilivari (Carnevale) il quale, una volta bruciato, poneva termine al periodo degli sfrenati festeggiamenti. Giunta la mezzanotte del martedì grasso, difatti, la baldoria cessava e tutti, togliendosi le maschere, accorrevano alla chiesa Madre dove si assisteva alla scinnuta di la tiledda (discesa della tela), una lunga stoffa che cadendo dal soffitto celava il cappellone e l’altare maggiore, sancendo così l’inizio di un lungo periodo di digiuno e penitenza: la Quaresima. www.ilfattonisseno.it Febbraio L’EVENTO. Successo a dicembre per una vera e propria fiera del genere Nissa Comics & Games Il meeting siciliano per i maniaci dei giochi di Lello Lombardo L’iniziativa affonda le radici nel 2008 quando in città venne inaugurata una fiera del fumetto e dei videogiochi. Esistono eventi che sono molto originali per la particolare tematica che trattano: uno di questi è NISSA COMICS & GAMES. Ma cos’è questa manifestazione non conosciuta, sicuramente, dal grande pubblico? Verso la fine del 2008 viene inaugurata a Caltanissetta una fiera del fumetto e dei videogiochi che è stata una novità assoluta nel suo genere in Sicilia. Lo scopo dello staff organizzativo (tutti giovanissimi) era quello di creare un punto di riferimento per gli amanti del settore. Le difficoltà iniziali da affrontare, soprattutto logistiche, per “mettere in piedi” un simile evento, sono state appianate grazie alla caparbietà di chi crede in quello che sta’ facendo. La fiera superò “l’esame” e le principali attrattive furono i tornei di carte YU-GI-OH (gioco di carte collezionabili nato in Giappone a cui si è ispirata una fortunata serie di cartoni animati) e Magic (altro gioco di carte collezionabili nato negli Stati Uniti che si ispira a creature del genere fantasy) che hanno coinvolto giocatori provenienti da tutta la Sicilia. L’edizione del 2009, grazie all’esperienza maturata, cresce e mette in cantiere un programma più ricco in linea con le iniziative che stanno registrando tanto successo in Italia: il Cosplay (vestire e interpretare un personaggio) e il Videogaming. A presentare la manifestazione è stata la cosplayer Giorgia “Cosplay” Vecchini che ha intrattenuto il pubblico mostrando alcuni costumi che l’hanno resa famosa in Italia e nel mondo. Lo scorso dicembre la fiera si tiene al Centro Fieristico Policulturale “Michele Abbate”. L’edizione del 2011 “consacra” l’evento e gra- zie a Facebook, aumentano spettatori ed espositori. Al concorso dedicato alla sezione Cosplay hanno partecipato cosplayers provenienti da tutta la Sicilia (soprattutto da Catania e Palermo) che hanno interpretato i personaggi dei videogiochi, anime e manga (Il termine manga significa letteralmente “immagini stravaganti”: Il manga giapponese si legge al contrario rispetto al fumetto occidentale, cioè dall’ultima alla prima pagina) tra i quali Final Fantasy, Kingdom Hearts, Naruto, Ranma ½, Marvel, Tekken, Pirati dei Caraibi, Peter Pan, One Piece. Dice Antonio Torregrossa, uno degli organizzatori: “con grandi sacrifici che solo la passione riesce a giustificare e partendo dal nulla, abbiamo creato un evento per far conoscere fumetti e videogiochi ispirati al Fantasy e, contestualmente, permettere ai molti fans di questo mondo, di incontrarsi per uno scambio di informazioni”. La Nissa Comics & Games, di quest’ultima edizione, ha potuto contare sull’inedita presenza di uno stand interamente dedicato al mondo video ludico, realizzato dallo staff di Gamesource.it, alla sua prima uscita in un evento del genere, che è riuscito a regalare al pubblico presente tre intere giornate di gioco, gadget esclusivi, discussioni, prove e tornei; chiunque poteva assistere ai trailers degli ultimi giochi in uscita, provare nuovi titoli, discutere di videogame e soprattutto giocare alle decine di giochi disponibili sulle console concesse a disposi- zione: dal richiestissimo Guitar Hero, ai vari Tekken 6, Soul Calibur IV, PES 2010, FIFA 10, Gears of War, Halo, Assassin’s Creed II, GTAIV e il giovane GTA Episodes From Liberty City. Non sono mancati poi i tornei, vero leitmotiv dell’evento, che hanno impegnato una console Playstation 3 per dodici ore al giorno dove veniva concessa solo la modalità difficile (molte delle sfide raggiungevano livelli vicini alla perfezione e percentuali mai sotto il 90%) vinte solo per poche note di differenza. 29 30 Febbraio www.ilfattonisseno.it DRINK. La storia del vino più famoso al mondo, che nonostante tutto è stato superato dal nostrano spumante “Et voilà le Champagne” Re delle bollicine d’oltralpe di Cecilia Miraglia Inventato dal monaco dom Pierre Perignon ha trovato la sua sublimazione nell’ideale terreno della regione dello “Champagne”. Ma quest’anno lo spumante italiano lo ha sorpassato. Non è una finale dei mondiali di calcio ma molto meglio. Il bilancio 2011 delle aziende vitivinicole si chiude con la sorprendente notizia che lo Spumante italiano con le sue 200 milioni di bottiglie è il più presente sulle tavole di tutto il mondo,più dello Champagne. La Coldiretti annuncia un aumento del 24% dell’export di spumante nostrano (rispetto ai primi otto mesi dell’anno passato) soprattutto per il notevole aumento della domanda del mercato russo. I nostri amici d’oltralpe hanno storto il naso e accusato il colpo: la patria del primo Cristal servito nel 1876 alla tavola dello zar di Russia deve accettare la dura realtà. Patriottismi a parte dobbiamo dare a Cesare quel che è di Cesare e dobbiamo comunque riconoscere che il prodotto da loro creato non ha eguali in nessun’altra parte del globo terrestre: non è un vino, è una leggenda. Il mito comincia circa 300 anni fa,quando Dom Pierre Perignon, monaco benedettino e cantiniere presso l’abbazia di Hautvillers, intuì che il vino che si produceva nella zona aveva la innata tendenza a spumeggiare, e quindi doveva essere conservato in un certo modo affinché le bollicine non si perdessero per strada e arrivassero “vive e vegete” fino alla tavola. Così, sostituì il tradizionale cavicchio di legno che si usava per chiudere le bottiglie con il turacciolo di sughero che manteneva una maggiore ermeticità e permeabilità. Ecco che la geniale trovata dell’abate ha aperto una strada ad un prodotto che poi negli anni si è perfezionato grazie ad un eccezionale mix di elementi che hanno la loro unicità nella regione francese della Champagne: sottosuolo gessoso che riverbera il calore del sole, rigido clima continentale oltre il 49° parallelo, e ultimi ma non ultimi i tre vitigni che i vignerons hanno selezionato nel corso dei secoli, Chardonnay, Pinot Noir e Pinot Meunier. Lo champagne è tradizionalmente un vino d’as- semblaggio : lo chef de cave o cantiniere ha a disposizione una infinita gamma di tonalità per compor- re la sua cuvèe, cioè la miscela dei vini base provenienti da varie annate, ed è una operazione complessa ma essenziale per mantenere lo stesso sapore tipico di ogni marca. Dopo l’iniziale assemblaggio il prodotto viene pittoresca,infatti le bottiglie vengono adagiate a testa in giù nelle apposite rastrelliere bucate (pupitre) e giornalmente vengono roteate e scosse con delicatezza (romuage) fino a quando provvisoriamente imbottigliato con aggiunta di liqueur de tirage (miscela di zucchero e lieviti) per innescare la famosa rifermentazione in bottiglia , momento topico della produzione perché il vino può restare a contatto con le cellule morte dei lieviti anche per 4 anni ;terminata questa fase bisogna espellere i residui e lo si fa con una modalità un po’ il deposito scivola nel collo a ridosso del tappo;a questo punto si ghiaccia il collo della bottiglia e nel momento dell’apertura, grazie alla pressione interna il deposito oramai congelato viene automaticamente espulso (degorgement). Infine si aggiunge una dose di liqueur d’expedition per reintegrare il livello di vino perduto nell’ultima operazione. S e mbr a facile ma le scelte dello chef de cave influiscono enormemente nell’evoluzione finale dello champagne. Tutto ciò richiede un lavoro paziente e certos i no e bisogna saper controllare poi ogni bottiglia una per una e seguirle fino al rivenditore come fossero figli unici. I francesi hanno certo dalla loro parte una ottima capacità imprenditoriale che li vede sempre compatti nel pubblicizzare i loro prodotti e hanno anche uno stomaco di ferro come testimonia il famoso “French Paradox” su cui tanti studiosi si sono soffermati ultimamente per capire come mai loro mangino molto più cibo grasso del resto degli europei, eppure in proporzione,muoiono meno per malattie dovute ad eccesso di grassi! Pare che la soluzione stia semplicemente nelle proprietà antiossidanti del vino che loro consumano giornalmente (ma moderatamente). Bene,da domani la mela al giorno consigliata dal mio medico la sostituirò con un bicchiere di vino ,e mi permetto di credere che se Eva avesse offerto ad Adamo una buona spremuta di uva al posto della mitologica mela, loro sarebbero rimasti gioiosamente nel loro Eden e noi oggi saremmo immortali. www.ilfattonisseno.it Febbraio Il Fatto “Fotocurioso” Alla pagina 31 del numero di novembre 2011, avevamo raccontato la “curiosa” presenza di una multa sul parabrezza di una delle autovetture in carico all’Amministrazione comunale. Il tutto avveniva lungo la “Salita Matteotti”. Chi non avesse letto quella storia può visionarla su www.ilfattonisseno.it nella sezione archivio. Sempre della serie “Salita Matteotti”, vi raccontiamo un nuovo fatto “Fotocurioso” Il Da Vinci del posteggio Inventore del post-it della sosta di Donatello Polizzi Altro che disco orario, un dipendente comunale ha concepito un nuovo strumento per giustificare un parheggio. Vinci” del posteggio, con il suo scritto voglia avvisare tutti che momentaneamente è impegnato ma che tornerà a prendere l’auto all’orario prestabilito. Crede peraltro che un “pizzino” possa derogare alle norme che regolano il C altanissetta si rivela terra fertile di automobilisti con fervida fantasia e grande inventiva in tema di parcheggio. Doti che sembrerebbero albergare con maggiore spessore ed incisività negli utilizzatori delle macchine di servizio appartenenti agli enti pubblici. Prima regola, l’auto deve essere posteggiata nelle vicinanze del luogo che è utile per il guidatore. L’autista dell’auto del municipio nisseno ha collocato l’autovettura nella salita Matteotti: poiché in quel punto la sosta è vietata ed il sito riservato alla sosta dei taxi, il misterioso guidatore, pensa bene, di lasciare un biglietto sul cruscotto con un’enigmatica dicitura “arrivo ore 16:00” che si presta ad una duplice chiave di lettura. La prima possibilità è che il novello “Leonardo Da codice della strada; eventualmente fosse passato un vigile urbano, non avrebbe dovuto o potuto emettere un verbale perché l’avviso di ritorno del guidatore è cortese, gentile, amabile. Basta lasciare un bigliettino e si evita la multa. La seconda interpretazio- ne del criptico messaggio potrebbe essere che l’utilizzo del post-it giallo sia avvenuto come un “rudimentale” disco orario. L’artista della sosta comunica che lui è arrivato alle 16:00, che adesso sbriga le sue incombenze personali o professionali e che poi tornerà a riprendere l’auto. A cosa serve l’improvvisato disco orario in una zona in cui è vietata la sosta? Indipendentemente da quale delle due teorie ritenere aderente al vero, rimane un piccolo, minimo, impercettibile problema: caro amico ma ti sei reso conto che hai posteggiato l’auto in una zona in cui non è possibile farlo? I cartelli posizionati nelle pubbliche vie non sono semplicemente degli arredi di architettura e decoro urbano. Ti sei reso conto che lasciare un foglietto con alcune parole non risolve la questione ed in particolar modo non deroga al codice della strada? E’ opportuno, forse, attendersi da chi appartiene ad un’istituzione o che utilizza un mezzo di un ente pubblico, un maggiore rispetto della legge? Ai posteri l’ardua sentenza. Anzi vista la situazione al…postit l’ardua sentenza! 31 32 www.ilfattonisseno.it Febbraio