CENTRO FORMAZIONE GIOVANI CALCIATORI
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CENTRO FORMAZIONE GIOVANI CALCIATORI
CENTRO FORMAZIONE GIOVANI CALCIATORI rivista informativa • aprile 2014 distribuzione gratuita inseguendo il sogno Alla scoperta dell’accademia di calcio, fondata a Torino da Vincenzo Catera, che prepara i giovani di tutta Italia al calcio professionistico l’opinione Ruolo formativo nel calcio e nella vita L’OPINIONE di Adriano Torre Il lavoro del C.F.G.C. secondo il giornalista di Tuttosport Educare è il mestiere più difficile. Come genitore o come insegnante scolastico o sportivo. Perché lo sport da sempre è palestra di vita, il luogo in cui si impara a confrontarsi con gli altri, a rispettare i ruoli, le regole e chi le applica, a seguire gli insegnamenti e far tesoro delle lezioni, a discutere e ragionare sui risultati per cercare di migliorare strada facendo e senza dare mai nulla per scontato. Dove si impara anche ad alimentarsi e a utilizzare le energie migliori. Lo sport è specchio di vita e il calcio lo è più di altri, perché è radicato nel nostro tessuto sociale come fosse una necessità, una sorta di colazione energetica per affrontare con forza la giornata. E poi è la disciplina sportiva più accessibile: basta un pallone e già da soli (quante volte si è tirato contro un muro immaginando che fosse la porta...) si può dar sfoggio ad abilità tecniche e virtuosismi capaci di attirare l’attenzione di chiunque (il numero dei giocolieri da strada è incredibilmente cresciuto negli ultimi anni, sono diventati persino attrazioni tra spettacolo e abilità). In due già si gioca a pallone, ci si confronta con l’arte (purtroppo un po’ in disuso) del dribbling e il divertimento si amplifica quando aumentano i protagonisti in campo. Oggi il calcio si gioca a cinque, a sette, a otto, a undici, c’è attenzione e disponibilità per tutti senza distinzioni di tasche né di razze, insomma è il gioco più democratico a disposizio- 2 ne di tutti e rispecchia la vita, coi suoi piaceri, gli entusiasmi e le delusioni, purtroppo anche le trasgressioni alle regole. Nulla si inventa però a scuola di calcio. Anche i talenti naturali hanno bisogno di affinarsi. E insegnare a giocare al pallone può sembrare l’arte più semplice e forse anche scontata (mai banale però) per troppa gente. In realtà non è così. Il processo di crescita e di maturazione di un giovane ha dei contorni molto delicati. Se nella scuola un insegnante che non sa suscitare curiosità e interesse e non riesce a stimolare gli allievi può creare danni e deviare le motivazioni, così è nel calcio. Esempi e insegnamenti sbagliati rischiano di creare attese e convinzioni errate. Una scuola calcio vera, non è quella che troppo superficialmente viene definita una fabbrica di illusioni. In realtà è una palestra-laboratorio in cui si lavora e si fabbricano delle speranze, dove si sviluppano dei talenti in grado poi di scegliere la loro strada professionale, con serenità e con tutti gli strumenti tecnici a disposizione per far bene, anche se ognuno si esprimerà su livelli differenti, quasi fosse una selezione naturale. Di spazio ce n’è per (quasi) tutti, l’importante è imparare a conoscere bene il mestiere e le regole che lo definiscono. La scuola calcistica è una delle realtà più affascinanti del nostro tessuto sociale. Intanto, non dimentichiamo che il calcio rappresenta una del- CENTRO FORMAZIONE GIOVANI CALCIATORI le attività imprenditoriali più importanti del nostro Paese, capace da una vita di tenere testa alla crisi. È globalmente una “industria” dai grandi fatturati, che dà lavoro e crea opportunità di lavoro a centinaia di migliaia di persone e al tempo stesso si affida alla collaborazione e al volontariato di un numero ancora più grande e impressionante di persone. È un mondo nel mondo. Insomma, il calcio muove soldi e persone, dunque deve aiutare il suo popolo a crescere e ad avere gli strumenti per tenere viva e florida questa azienda. Partendo dal primo gradino, appunto: la scuola calcio, dove si passa dal tirare calci a un pallone al concetto di giocare a calcio e di appartenere a un gruppo. E come in ogni scuola che si rispetti il secondo gradino rappresenta una sorta di specializzazione: dalla “scuola dell’obbligo” all’istituto superiore dove ogni “studente” si affina e arriva a scegliere il suo percorso. Ecco, in questa categoria di istituti che accolgono e accompagnano i ragazzi nella fascia di età più delicata della loro vita si colloca il C.F.G.C., il Centro Formazione Giovani Calciatori. Qui si lavora, si studia, si cresce, si va agli esami, si affrontano le sfide. In sostanza qui nasce la preparazione alla vita, sia sul piano calcistico inseguendo un sogno che – ribadiamo – è una speranza, sia in un altro campo professionale. Perché al C.F.G.C. sanno, da Catera a Perla a tutti i tecnici e ai componenti di staff e struttura, di avere la grande responsabilità di crescere le giovani speranze e di dare loro l’assistenza di una vera famiglia, come se fossero a casa: dunque il calcio è il benvenuto e un orizzonte, ma prima ci sono l’educazione e la scuola perché una mente elastica, pronta, attenta, fa funzionare meglio i piedi... e senza questi presupposti si rischia di essere destinati a lasciare nel mondo dello sport e nel rettangolo di gioco soltanto dei segni facilmente cancellabili. Il Centro deve avere qualità e un ruolo altamente formativo ed educativo, altrimenti non avrebbe lunga vita. Serietà, qualità tecniche, sostanza, capacità di penetrare nel mondo calcistico che conta ricevendo attenzione e i giusti meriti. Il C.F.G.C. ha dimostrato nel tempo di avere queste prerogative basilari nel suo dna e di lavorare su questi fondamentali presupposti, ha formato speranze e promesse del calcio, ha lanciato molti nomi verso il mondo del professionismo, ma soprattutto ha formato ragazzi che sanno lottare nella vita per traguardi e obiettivi importanti, per loro stessi e per le loro famiglie. Soprattutto ha dato anche l’opportunità di lavorare con divertimento e col sorriso sulle labbra. Non ha creato illusioni, ma ha insegnato a crescere e aiutato a scegliere. E questo è già un ottimo risultato al di là di vedere i propri allievi protagonisti del calcio che conta. www.cfgc.it • vincenzo_catera@virgilio.it cos’è il C.F.G.C. CENTRO FORMAZIONE GIOVANI CALCIATORI FILOSOFIA E OBIETTIVI ORGANIGRAMMA IL CENTRO FORMAZIONE GIOVANI CALCIATORI È UNA SCUOLA DI PERFEZIONAMENTO CALCISTICO CHE OPERA DAL 1999 A TORINO MA SI RIVOLGE A RAGAZZI PROVENIENTI DA TUTTA ITALIA. Vincenzo CATERA presidente L’ATTIVITÀ DEL C.F.G.C. SI RIVOLGE ALLA FASCIA D’ETÀ DAI 13 AI 17 ANNI E INTENDE CURARE NON SOLO GLI ASPETTI ATLETICO-CALCISTICI, MA LA FORMAZIONE DEL GIOVANE DAL PUNTO DI VISTA UMANO E SOCIALE. Gianfranco PERLA direttore generale GLI OBIETTIVI PRINCIPALI DEL C.F.G.C. SONO I SEGUENTI: • SVILUPPARE UN’ATTIVITÀ DI SCOUTING DIRETTA ALLA RICERCA DI GIOVANI PROMESSE SU TUTTO IL TERRITORIO NAZIONALE, TRAMITE OSSERVAZIONI INDIVIDUALI O RADUNI COLLETTIVI; • RECLUTARE I GIOVANI CALCIATORI RITENUTI PIÙ INTERESSANTI; • ATTUARE UN ALLENAMENTO QUOTIDIANO, SPECIFICO E MIRATO PER PERFEZIONARE LE QUALITÀ NATURALI DEL GIOVANE GIOCATORE, IN MODO DA VALORIZZARNE IL POTENZIALE; • CURARE LO SVILUPPO INTEGRALE DELLA PERSONALITÀ DEL GIOVANE IN TUTTE LE SUE AREE: AFFETTIVA, COGNITIVA, SOCIALE E MOTORIA, PERCHÉ LA CRESCITA UMANA E CALCISTICA DEL GIOVANE VANNO DI PARI PASSO; • OPERARE UNA CONTINUA SELEZIONE: RESTANO NEL C.F.G.C., INFATTI, SOLO QUEI GIOVANI CHE MANIFESTANO NON SOLO QUALITÀ SPORTIVE, MA ANCHE IMPEGNO E MATURAZIONE, PERCHÉ PER OTTENERE BUONI RISULTATI OCCORRONO LAVORO, SERIETÀ, RESPONSABILITÀ E VOLONTÀ DI MIGLIORARSI; • OFFRIRE OPPORTUNITÀ DI PARTECIPARE A STAGE, TORNEI NAZIONALI E INTERNAZIONALI, AMICHEVOLI CON SQUADRE PROFESSIONISTICHE; • ORGANIZZARE PROVINI CON SOCIETÀ PROFESSIONISTICHE. Marco RUSSO istruttore e tutor IL CENTRO FORMAZIONE GIOVANI CALCIATORI NON È QUINDI UNA SEMPLICE SCUOLA CALCIO, MA SI COLLOCA TRA LE SOCIETÀ DILETTANTISTICHE E QUELLE PROFESSIONISTICHE. LO SCOPO È MIGLIORARE LA FORMAZIONE DEI GIOVANI CALCIATORI E PROPORLI AL CALCIO PROFESSIONISTICO, POSSIBILITÀ NON SEMPRE PRESENTI NELLE SOCIETÀ DILETTANTISTICHE, SOPRATTUTTO NELLE REGIONI DEL SUD ITALIA. IL CARDINE SU CUI GIRA TUTTA L’ATTIVITÀ DEL C.F.G.C. È FORMARE GIOCATORI ADEGUATI ALLE ESIGENZE DELLE SOCIETÀ PROFESSIONISTICHE. I GIOCATORI PIÙ PROMETTENTI SONO PROPOSTI AGLI OSSERVATORI DELLE SOCIETÀ PROFESSIONISTICHE DURANTE AMICHEVOLI, STAGE E PROVINI. IL CENTRO SI AVVALE ANCHE DELLA COLLABORAZIONE DI UNO STAFF DI PROCURATORI (CHE RICOPRE TUTTO IL TERRITORIO NAZIONALE E ANCHE ALCUNI PAESI ESTERI) PER AVVIARE I CONTATTI CON LE SOCIETÀ PROFESSIONISTICHE. Gianluigi GENTILE Gianluca PETRUZZELLI Sergio COLAJANNI istruttore Nello SANTIN istruttore preparatore atletico Alessandro PIERRO preparatore atletico Antonio PETRONE preparatore atletico responsabile tecnico Fabrizio CAPODICI Andrea SPERANDIO preparatore dei portieri IL C.F.G.C. CURA LA FORMAZIONE DI CIRCA 40 GIOVANI CALCIATORI, NON DI PIÙ PER POTER ASSICURARE A OGNI ISCRITTO L’ATTENZIONE CHE MERITA. Marco GIAVENO medico e fisioterapista LO STAFF DEL C.F.G.C. È ATTUALMENTE COMPOSTO DA 13 PROFESSIONISTI, TRA CUI OTTO ALLENATORI PATENTATI UEFA, DUE ALLENATORI DEI PORTIERI, TRE PREPARATORI ATLETICI E UN CONSULENTE DI MERCATO. È INOLTRE CONVENZIONATO CON UNO STUDIO MEDICO. Christian MANFREDINI consulente di mercato CENTRO FORMAZIONE GIOVANI CALCIATORI www.cfgc.it • vincenzo_catera@virgilio.it 3 indice Vincenzo Catera racconta un sogno diventato realtà e rilancia per il futuro a pag. 6/7/8/9 4 NEL GIORNALE DEL CENTRO FORMAZIONE GIOVANI CALCIATORI Sergio Pellissier simbolo e capitano del Chievo dei miracoli Gianfranco Perla e Marco Russo, colonne portanti del C.F.G.C. in campo e fuori a pag. 14/15 a pag. 10/11/12 Gianluigi Gentile, 17 anni alla Juve e ancora tanta voglia di allenare Scudetto e Champions nel palmares di Nello Santin: “Insegniamo a marcare a uomo” Colajanni e Petruzzelli, maestri di calcio tutti i giorni con i ragazzi a pag. 16/17 a pag. 18/19 a pag. 20/21 CENTRO FORMAZIONE GIOVANI CALCIATORI www.cfgc.it • vincenzo_catera@virgilio.it indice Capodici e Sperandio, i preparatori dei portieri a pag. 22/23/24 Tutti i ragazzi che crescono a None e quelli che già giocano nel professionismo a pag. 36/37/40/41 NEL GIORNALE DEL CENTRO FORMAZIONE GIOVANI CALCIATORI a pag. 34/35 Christian Manfredini e la Scuola calcio di Battipaglia Grande collaborazione stages e amichevoli con Torino, Juventus e le altre società professionistiche a pag. 42/43 CENTRO FORMAZIONE GIOVANI CALCIATORI I coordinatori regionali, a caccia di talenti in giro per tutta Italia con tanta passione e competenza da pag. 26 a pag. 31 www.cfgc.it • vincenzo_catera@virgilio.it 5 Vincenzo Catera IL PRESIDENTE di Daniele Pallante “È una frase in cui riconosco la mia storia e la mia terra. Io voglio offrire ai ragazzi quella possibilità” AVERE LA POSSIBILITÀ DI DIVENTARE UN CAMPIONE OPPURE DI NON ESSERLO 6 CENTRO FORMAZIONE GIOVANI CALCIATORI www.cfgc.it • vincenzo_catera@virgilio.it un sogno diventato realtà “Avere la possibilità di diventare un campione, oppure di non esserlo. È una frase in cui mi riconosco profondamente, perché rispecchia la realtà della terra dove sono nato e cresciuto, la Calabria, come di tutto il sud Italia. Lì non ci sono grandi occasioni, soprattutto per i giovani, non ci sono possiblità di esprimersi e di emergere. La differenza è proprio questa, avere la possibilità di diventare un campione, nel calcio come in qualsiasi altra attività. Io non posso garantire ai ragazzi che alleno che diventeranno dei campioni, racconterei bugie. Ma posso, voglio offrire loro l’occasione di farcela”. È così, Vincenzo Catera. Ti siedi a parlare di calcio - e ne sa, eccome se ne sa - e ti ritrovi a parlare di radici, di possibilità, di sogni, a parlare di vita a tutto tondo. Tondo come un pallone. Le nuvole in cui ci si perde a ragionare sono, sempre e comunque, quelle che gravitano su un campo di calcio. In erba sintetica, in erba naturale, o di terra battuta, con le gobbe e le buche, come quasi sempre al sud. Quei campi dove il giovane Catera si è fatto prima giocatore, poi allenatore e scopritore di talenti. “Il Centro nasce dalla mia personale esperienza di calciatore - spiega Catera, che è arrivato fino alla serie B con la maglia del Catanzaro - e da un progetto di vita. Tante volte mi è capitato di vedere dei giovani, dotati di buone qualità naturali, che avevano bisogno solo di opportunità per migliorare la propria formazione, per essere conosciuti e per diventare dei calciatori affermati. Le società dilettantistiche, soprattutto nelle regioni del sud Italia, non hanno sempre la possibilità di interagire con le società professionistiche e di offrire così ai giova- ni promettenti ciò di cui hanno bisogno per arrivare ai massimi livelli. Le abilità e la formazione di un giocatore sono la sommatoria di qualità naturali che devono essere perfezionate, poi valorizzate e utilizzate al meglio. Ecco allora delinearsi il mio progetto di vita: costruire una scuola di perfezionamento calcistico, che offrisse ai ragazzi la possibilità di crescere dal punto di vista sportivo e umano e di proporsi al calcio che conta, di diventare dei professionisti e realizzare i loro sogni”. Per Catera, il Centro Formazione Giovani Calciatori è “un sogno diventato realtà”. La filosofia è semplice: prendere i migliori talenti delle regioni del sud Italia e non solo; portarli a Torino e allenarli con metodologie professionali e impostazioni personalizzate; curare di pari passo la loro crescita come persone, in particolare con l’impegno scolastico; proporli tramite amichevoli e provini individuali alle società professionistiche, seguirne l’ingresso nel mondo del calcio attraverso attività di procura sportiva. E incoraggiare, tifare, sperare. Perché tu puoi preparare un ragazzo al professionismo, ma poi subentrano altre variabili come la fortuna di trovarsi al posto giusto nel momento giusto e la personalità, per saltare al volo su quel treno che chissà se e quando ripasserà. Finora Catera ha allenato quasi un centinaio di ragazzi che sono approdati nel professionismo. Chi per vincere una Coppa del Mondo, come il giovane Ringhio Gattuso seguito in uno stage in Calabria. Chi per vivere una carriera da bomber a cavallo tra serie A e serie B, come Daniele Cacia, allenato invece per lungo tempo e rimasto legato da profonda amicizia a Catera: “Con Daniele ci sentiamo spesso, è un amico. Oltre a un grande carattere, ha un CENTRO FORMAZIONE GIOVANI CALCIATORI IL PRESIDENTE di Daniele Pallante talento pazzesco, secondo me poteva fare anche di più, nella sua carriera, se non si fosse infortunato nel momento decisivo, quello del salto in serie A”. Anche Amauri e Pellissier, bomber di Parma e Chievo Verona, sono stati allenati da Catera. Tra serie B, Lega Pro e serie D ci sono tantissimi altri ragazzi seguiti per qualche allenamento o cresciuti in modo continuativo. Gli ultimi in ordine di tempo - dopo Michele Canale, difensore ‘96 di proprietà del Torino che gioca alla Pro Vercelli - sono Marchio e Girasole (primavera del Crotone), Aloisi e Vaccarello (rispettivamente Allievi e Giovanissimi nazionali del Catania). Tutti simboli del Centro Formazione Giovani Calciatori, ragazzi arrivati dalle regioni del sud affamati di calcio e accompagnati passo dopo passo nel calcio che conta. “Se penso a quando, nel 1994, ho fondato il Centro, ne è passato di tempo... E quanto siamo cresciuti”. Con tanto di luccichio agli occhi, perché Catera sa unire una professionalità estrema a una sorprendente sensibilità. Oggi il Centro Formazione Giovani Calciatori vanta strutture all’avanguardia dentro e fuori dal campo (palestra, centro medico, dormitori, mensa...), ha uno staff di istruttori di primissimo livello (su tutti Gianluigi Gentile, 17 stagioni di Juve, e Nello Santin, campionato, coppa Campioni e Intercontinentale al Milan, poi l’ultimo scudetto del Toro), ha selezionatori e uomini mercato in tutta Italia (da due anni anche Christian Manfredini, ex ala di Chievo e Lazio), parla con decine di società professionistiche, non solo Juventus e Torino. È una solida realtà del calcio, uno dei tramiti più efficaci tra dilettantismo e professionismo. continua a pag. 8 L’ETICA NELLO SPORT La “Carta di Gand” sull’etica nello sport giovanile, sottoscritta da Panathlon International nel settembre 2004, è una vera e propria Magna Charta europea in materia di etica dello sport ed è stata adottata fra gli altri da Onu, Unesco, Fifa, Fiba e Coni. Ecco i punti principali. 1. Promuoveremo i valori positivi nello sport giovanile con grande impegno. 2. Continueremo ad impegnarci per eliminare nello sport giovanile ogni forma di discriminazione. Questo è coerente con il fondamentale principio etico di uguaglianza. (...) 3. Riconosciamo che lo sport può anche produrre effetti negativi e che misure preventive sono necessarie per proteggere i giovani. 4. Siamo favorevoli all’aiuto degli sponsor e dei media purché in accordo con gli obiettivi dello sport giovanile. 5. Sottoscriviamo la “Carta dei Diritti del Ragazzo nello Sport” adottata dal Panathlon che prevede per tutti i ragazzi il diritto di: • praticare sport • divertirsi e giocare • vivere in un ambiente salutare • essere trattati con dignità • essere allenati ed educati da persone competenti • ricevere un allenamento adatto alla loro età, ritmo e capacità individuali • gareggiare con ragazzi dello stesso livello in una idonea competizione • praticare lo sport in condizioni di sicurezza • usufruire di un adeguato periodo di riposo • avere la possibilità di diventare un campione, oppure di non esserlo. www.cfgc.it • vincenzo_catera@virgilio.it 7 non accontentarsi mai IL PRESIDENTE di Daniele Pallante Preparazione fisica, tecnica, tattica e mentale per formare i ragazzi al professionismo: “Ma non basta, perché sono io in prima persona che seguo il loro ingresso e i loro trasferimenti nel calcio che conta, non li abbandono ai procuratori” Nuovo progetto: dall’anno prossimo una squadra del C.F.G.C. giocherà nel campionato Allievi del Piemonte “Ma il nostro lavoro e il nostro impegno - continua Catera non finiscono quando il ragazzo è pronto per il calcio professionistico, come succede nelle altre scuole di formazione. Io in prima persona, grazie ai contatti e alla credibilità costruita in tanti anni, seguo l’ingresso nel professinismo dei ragazzi, di tutti i ragazzi. Abbiamo rapporti di collaborazione con importanti procuratori e agenti Fifa, ma non ci piace “scaricare” loro la responsabilità dei ragazzi, ce la teniamo noi fino in fondo. Il motivo è semplice: il mondo del calcio è spesso regolato da dinamiche che purtroppo mettono in secondo piano il merito rispetto ai rapporti economici. Io invece mi affeziono ai ragazzi che seguo, ma non è solo una questione sentimentale, la credibilità della mia accademia dipende dalla strada che fanno i ragazzi che alleno. Per questo tratto in prima persona con le società per garantire a tutti le possibilità migliori, dalla serie A alla Lega Pro rispetto al livello del singolo ragazzo e alle possibilità che si presentano. Per questo li seguo nei loro passaggi di annata, di categoria e, se necessario, di squadra. Non li affido nelle mani di altri senza darmene pensiero e non li ab- 8 bandono al loro destino. Quando è necessario, ovviamente, faccio subentrare dei procuratori professionisti di mia fiducia, ma sono sempre io in prima persona a prendermi le responsabilità. Sono fatto così, e trovo che sia giusto nei confronti dei ragazzi e delle famiglie che mi accordano la loro fiducia”. Sapete quel è il segreto di Vicenzo Catera, oltre la sua professionalità e il suo - chiamiamolo così - attaccamento alla maglia? Non accontentarsi mai, non sentirsi mai arrivato, non sedersi ad ammirare quanto fatto, ma guardare sempre al futuro. La nuova “mossa” del Centro Formazione Giovani Calciatori è stata quella di creare e gestire una nuova società sportiva affiliata alla Figc, l’ASD None FC. L’idea è nata da quando il C.F.G.C. ha assunto la gestione diretta di un impianto sportivo, quello appunto di None, dopo anni passati come “ospiti” di altre società sportive. Una volta avuto il centro tecnico dove far allenare quotidianamente i ragazzi, creare una società sportiva è stata una conseguenza. Nell’ultima stagione sportiva, il None FC ha iscritto alcune squadre di Scuola calcio, dove hanno trovato spazio i giovani del paese, CENTRO FORMAZIONE GIOVANI CALCIATORI e una Prima squadra di “amici” di Terza categoria. Adesso, è l’ora della svolta, come spiega Vincenzo Catera: “Siamo pronti, nella prossima stagione sportiva iscriveremo una squadra di Allievi al campionato dilettantistico piemontese, e costruiremo una mista di ‘98, ‘99 e anche 2000. Una squadra forte, per puntare al titolo regionale, con la filosofia di formare dei giocatori veri, come faceva la Gabetto qualche anno fa, quando era conosciuta in tutta Italia come una delle più competitive società di puro Settore giovanile e come una fucina di talenti. Io ho allenato in quella Gabetto, dove ha giocato e vinto anche Cacia. Adesso voglio ricostruire una realtà calcistica di quel genere. I vantaggi sono molteplici, e oltre alla visibilità del Centro Formazione Giovani Calciatori riguardano la formazione dei ragazzi, che è sempre e comunque in primo piano. Chi è pronto per il professionismo, ovviamente, andrà a giocare dove merita, nelle giovanili nazionali. Chi ancora non è pronto per questo salto, avrà la possibilità di giocare comunque in un campionato di alto livello com’è quello piemontese. E non dovrà limitarsi agli allenamenti quotidiani e alle amichevoli di prestigio, opportunità che comunque non cambieranno di una virgola. Tanto alla fine quella che conta è sempre la risposta del campo. Tu puoi studiare quanto vuoi, ma è all’esame che devi dimostrare la tua preparazione. Così è anche nel calcio, è la partita, quella vera, quella con il risultato in ballo, che ti dice quanto sei pronto da tutti i punti di vista: tecnico, fisico, tattico e soprattutto mentale e caratteriale. Gli Allievi dell’ASD None FC, gestiti direttamente da me e dal mio staff, ci daranno dei nuovi, importanti elementi per far crescere ulteriormente i ragazzi del Centro”. Capito com’è fatto Vincenzo Catera? Non accontentarsi mai, rilanciare sempre con ambizione e intelligenza, costruire giorno per giorno senza mai sedersi sugli allori, sognare a occhi aperti ma tenendo sempre i piedi ben piantati per terra. Nella sua vita dentro e fuori dal campo, Vincenzo Catera ha sempre fatto così. Se i ragazzi del Centro Formazione Giovani Calciatori avranno la sua ambizione, il suo coraggio, la sua “fame”, arrivare nel professionismo sarà più facile. E altri sogni diventeranno realtà. www.cfgc.it • vincenzo_catera@virgilio.it insieme al capitano ALESSANDRO DEL PIERO CON I RAGAZZI DEL C.F.G.C. CENTRO FORMAZIONE GIOVANI CALCIATORI www.cfgc.it • vincenzo_catera@virgilio.it 9 Sergio Pellissier il personaggio di Daniele Pallante Recordman di presenze e gol con la maglia del Chievo Verona, l’attaccante cresciuto nel Toro si racconta a 360 gradi: “Qualità, testa, carattere e fortuna sono le componenti per diventare un calciatore professionista” non si diventa una bandiera per caso 10 CENTRO FORMAZIONE GIOVANI CALCIATORI www.cfgc.it • vincenzo_catera@virgilio.it umiltà e orgoglio il personaggio di Daniele Pallante “Quando sei giovane è importante incontrare le persone giuste che ti aiutino nelle scelte” Non si diventa una bandiera, un simbolo, un’icona per caso. Capitano, detiene il record di presenze e di gol in serie A (330 gettoni conditi da 86 centri) e il primato di presenze in assoluto, ne mancano solo 9 per arrivare a 400, e le reti in totale sono 108. Numeri pazzesci. Stiamo parlando di Sergio Pellissier, maglia numero 31 del Chievo Verona, una delle ultime vere e proprie bandiere del calcio italiano, insieme a Totti, Zanetti, Marchisio e pochi altri che dell’attaccamento alla maglia hanno fatto qualcosa in più di una semplice dichiarazione di circostanza. Sergio Pellissier, aostano classe ‘79, sa che cosa vuol dire uscire di casa a 11 anni e fare la gavetta, quella dura, per arrivare al calcio che conta, fino a realizzare il sogno di tutti i bambini, indossare la maglia azzurra della Nazionale. Tutta la trafila nelle giovanili del Toro per poi essere “scaricato” ai clivensi alle buste, le serie minori e il calcio di provincia al Varese e alla Spal, fino all’affermazione come icona e simbolo del miracolo Chievo, un quartiere di Verona che grazie alla programmazione e alla serietà è ormai una presenza fissa della massima serie italiana, una mosca bianca in mezzo ai colossi metropolitani. “Per diventare un calciatore professionista - spiega Pellissier - servono tante componenti. Pri- ma di tutto, la qualità, perché se non ne hai difficilmente puoi fare il calciatore. Arrivano in alto anche giocatori con meno qualità, però hanno testa e fisico fuori dal comune, in serie A ce ne sono tanti esempi. Uno su tutti è Chiellini, che magari non è eccelso con i piedi, ma oltre il fisico ha una testa straordinaria, intelligenza e attenzione oltre la media, e così è diventato uno dei difensori più forti d’Italia. La testa, infatti, è il secondo elemento fondamentale, soprattutto se non sei un fenomeno con i piedi. La testa e il carattere, perché non è semplice arrivare, ma ancora più difficile è rimanere a certi livelli. Non ultima, serve la fortuna, ovvero trovare un allenatore che crede in te, avere le occasioni di mettersi in mostra al momento giusto e sfruttarle appieno. Se non riesci tu, dietro ce ne sono molti altri...” Il carattere e l’orgoglio hai dovuto tirarli fuori fin da subito, perché andare via di casa a 11 anni non è facile. “Ho fatto uno stage, mi hanno selezionato e già a 11 anni sono entrato al Toro, e ho fatto tutta la trafila, dagli Esordienti alla Prima squadra. Ci sono stati tanti momenti difficili, ma mi ha aiutato molto avere alle spalle una famiglia attenta ma tranquilla, ed essere un ragazzo senza grilli per la testa: non fumavo e non bevevo, mi concedevo poche uscite, invece in quegli anni ne ho visti tanti di CENTRO FORMAZIONE GIOVANI CALCIATORI giocatori e di ragazzi che si sono persi perché mettevano altre cose davanti al calcio”. Ti avranno aiutato anche i tuoi allenatori (tra cui il giovane Vincenzo Catera, che andava in campo come tecnico nelle scuole di perfezionamento calcistico che Pellissier frequentava allora): quali sono stati quelli fondamentali, negli anni delle giovanili? “Beh sono tanti quelli che devo ringraziare, per quegli anni di formazione. Giorgio Tonino, che mi ha scelto la prima volta per il Torino, Sergio Fantinuoli, che mi ha riportato al Toro quando volevo tornare a casa. E Claudio Sala: all’inizio sembrava che mi odiasse, poi ci siamo capiti e abbiamo fatto un anno straordinario, con la vittoria a Viareggio e la chiamata in Prima squadra. Sono tanti gli allenatori che mi hanno fatto crescere, si impara sempre da tutti. Un altro personaggio fondamentale è stato Franco Melotti. Quando a 14 anni sono tornato a Torino, lui ci faceva da tutor, ci guardava e ci dava una mano nelle questioni di tutti i giorni, e ci dava consigli importanti. Soprattutto negli ultimi anni del Settore giovanile, quando l’imbuto della selezione si stringe progressivamente e la maggior parte dei ragazzi che sono cresciuti con te esce dal giro, avere intorno le persone giuste che ti aiutino nelle scelte è fondamentale”. continua a pag. 12 carriera da bomber Sergio Pellissier (Aosta, 12 aprile 1979), attaccante e capitano del Chievo Verona, detiene il primato di presenze in serie A e anche in tutte le competizioni, è primatista per numero di gol nella massima serie e il secondo in assoluto: in tutto vanta più di 100 reti in quasi 400 presenze con i clivensi Cresciuto nelle giovanili del Torino (con cui vinse anche un torneo di Viareggio), esordisce in serie B nel 1997 contro la Salernitana, ma in granata non arriverà mai in serie A. Nel ‘98 va in prestito al Varese in C1 (52 presenze e 9 gol in due stagioni). Nel 2000 il Chievo Verona lo riscatta alle buste dal Toro e lo gira subito alla Spal, di nuovo in prestito: 17 reti in 44 gare. Dalla stagione 2002/2003 entra stabilmente nella rosa del Chievo Verona, e non ne uscirà più. Nella sua prima stagione in serie A colleziona 5 gol in 25 presenze, negli anni successivi mantiene una media realizzativa costante: i suoi gol saranno 3, 7, 13, 9, ben 22 nell’unica stagione di serie B, poi ancora 13, 11, 11, 8, 5 e uno nella stagione in corso. In seguito a Calpciopoli e al conseguente quarto posto del Chievo, nella stagione 2006-2007 realizza le sue uniche tre presenze in Europa, ma alla fine di quella incredibile stagione retrocede in serie B: Pellissier rimane, diventa capitano e trascina la squadra alla vittoria del campionato cadetto. In Nazionale, una presenza e un gol, nell’amichevole del 6 giugno 2009 contro l’Irlanda del Nord. www.cfgc.it • vincenzo_catera@virgilio.it 11 il capitano del Chievo il personaggio di Daniele Pallante In Nazionale una presenza e un gol: “Un regalo alla carriera, ma altri sono più forti” Finalmente, il salto dal Settore giovanile al mondo dei grandi. Anche questo, un passaggio tutt’altro che facile. “Dopo aver fatto tutta la trafila del Toro, mi è dispiaciuto non esordire in serie A con la maglia granata: prima sono stato dato in prestito al Varese, poi mi hanno scaricato. Ci sono rimasto molto male, ma io sono molto orgoglioso, penso di aver costruito una carriera di alto profilo perché sono così a livello caratteriale: se uno mi attacca, reagisco. Non essere considerato dal Torino, che alle buste mi ha lasciato al Chievo senza mettere un soldo, dopo anni di sacrifici e sudore, mi ha dato molto fastidio ma è stato anche uno stimolo a dimostrare che io me la meritavo, la serie A. Con il senno di poi, magari è stata la mia fortuna, perché se non fossi andato via non avrei fatto la carriera che ho fatto”. Infatto dopo un altro prestito ricco di soddisfazioni alla Spal, Pellissier ha iniziato la sua decennale carriera con la maglia del Chievo, di cui presto è diventato bomber, simbolo e capitano: “è una società che, nel suo piccolo, ha sempre fatto cose straordinarie, io ci vivo come in una famiglia. Altre società hanno soldi, pubblicità, pubblico, televisioni, noi otteniamo risultati grandiosi senza avere niente di tutto questo: qui se vinci è perché te lo sei me- 12 ritato pienamente, e la nostra vittoria è la salvezza, quando la ottieni ti togli un peso immenso, perché se retrocedi cambia tutto e in una realtà come la nostra rischi di non avere più la forza di tornare su. Mi è già successo, so quanto è dura retrocedere, e anche se quella volta siamo riusciti a riconquistare subito la serie A, spero di non dover mai più vivere quella delusione”. Anche se l’anno della serie B, con la scelta di rimanere e i tuoi 22 gol a timbrare il repentino ritorno nella massima serie, è stato forse quello che ti ha legato a doppia mandata a quella maglia. “Sono orgoglioso, ti dicevo: retrocedere mi ha dato fastidio, e allora ho cercato di capire il motivo e ho voluto subito rifarmi. Il Chievo non voleva darmi via, e io vovevo dimostrare che non meritavamo la serie B: devi avere dentro il fuoco dell’ambizione, se vuoi raggiungere obiettivi importanti”. Se la retrocessione è stato il momento più difficile e spiacevole, con la maglia del Chievo hai raggiunto anche vette impensabili, come giocare le coppe europee, compresi i preliminari di Champions League, nell’anno di calciopoli e del quarto posto. “Beh eravamo forti, avevamo giocatori importanti come Amauri, uno che fa ancora la differenza ma allora CENTRO FORMAZIONE GIOVANI CALCIATORI era in piena ascesa, e quando vinci sei più contento, prendi fiducia e vinci ancora di più. è stato davvero emozionante, direi impagabile portare in Europa una realtà di quartiere come quella del Chievo, e fare anche una bella figura”. Da Amauri a Paloschi, in tanti anni hai avuto tanti compagni d’attacco. “Alberto sta facendo molto bene, ha molta voglia di migliorarsi e chiede consigli ai più esperti, come me: è questo che fa crescere le persone e i calciatori, l’umiltà di ascoltare e prendere il meglio dagli altri. E la capacità di capire i propri errori e cercare di correggerli: sbaglio io che ho 18 anni di campo sulle spalle, mentre ci sono ragazzi della Primavera che pensano di non sbagliare mai...” Nella tua carriera tutta vissuta in provincia c’è anche una presenza in Nazionale, per di più condita da un gol. In quel caso, la tua occasione l’hai sfruttata al meglio, ma non se n’è ripresentata un’altra. Va bene così o c’è un po’ di delusione? “è giusto così perché ci sono giocatori più forti di me. Io sono stato fortunato e ringrazio mister Lippi perché mi ha dato questo premio, ma io so di non essere da nazionale. Non trovo giusto convocare un giocatore perché ha fatto due mesi alla grande, uno deve avere tutta una carriera che gli faccia me- ritare la maglia della nazionale, e infatti solo i gruppi consolidati sono quelli che poi riescono a vincere. Ripeto, io sono contentissimo di esserci andato, è stata la realizzazione di un sogno e un grande regalo a coronamento della mia carriera, ma la nazionale è per altri”. Un’umiltà straordinaria, da grande uomo, più che da grande calciatore. “Non è umiltà, ma consapevolezza dei propri limiti, io non sono Cristiano Ronaldo (e qui ci scappa una gustosa risata, ndr), ma sono anche la dimostrazione che i sogni possono avverarsi, se uno ci crede veramente e lavora tutti i giorni per realizzarli”. E il futuro cosa riserva a Sergio Pellissier, magari una panchina? “Voglio giocare ancora qualche anno, superare le 400 presenze con il Chievo e magari fare ancora qualche golletto, ma bisogna avere anche fortuna per segnare. Quando avrò smesso di giocare, sinceramente, non so. Il mondo del calcio ha tanti aspetti brutti, è vero, ma anche altrettanti belli, e poi è il mio mondo. Io mi auguro di rimanerci, ma non so se farò l’allenatore, non so se ne sono portato”. La saggezza, oltre alla classe, c’è tutta, per fare di Sergio Pellissier un vero “maestro” di calcio anche fuori dal rettangolo verde. www.cfgc.it • vincenzo_catera@virgilio.it allievi di Catera in giro per il mondo personaggi di Guido Guerrieri cota “gabetto e toro, che ricordi” Doppia cifra nella classifica marcatori in serie A, in gol anche nelle coppe europee. Va bene, parliamo del campionato albanese, ma è comunque una carriera importante - nonché divertente da giocare - quella che si sta costruendo Mirel Cota, attaccante classe ‘88 che nelle giovanili era considerato un fenomeno. Tanto che il Torino lo prese dalla Gabetto, e se lo tenne bello stretto per due anni, fino alla Primavera. Poi il ginocchio ha fatto crack una, due, tre volte. Dopo le operazioni, Cota si è ritrovato a giocare in Albania, con la maglia numero 9 del Tirana, il club più titolato del suo paese: “Non è come in Italia, ma qui si sta bene. Ho un contratto di due anni con il Tirana, gioco titolare, quest’anno ho già fatto 12 gol, anche se la squadra è nelle zone basse della classifica, mentre l’anno scorso ne ho fatti 10 ma siamo arrivati quarti, a un solo punto dalle coppe europee. Ho anche esordito in Europa League, e ho segnato alla squadra norvegese dell’Aalesund. Insomma, qualche soddisfazione me la sto togliendo...” C’è stata anche una piccola parentesi in Nazionale: “L’allenatore è Gianni De Biasi, si ricordava di me dai tempi del Toro, ho fatto qualche allenamento con lui in Prima squadra. Mi ha chiamato per uno stage, ma non ho mai esordito. Vedremo”. De Biasi allenava il Torino quando Cota scalpitava per mettersi in mostra nella Primavera: “Al Toro sono stato dai 16 ai 18 anni, ma mi sono rotto il ginocchio tre volte, e alla fine ho dovuto operarmi e ho perso quella grande occasione. Sono stato sfortunato”. Tirana, Torino, Gabetto. Andan- CENTRO FORMAZIONE GIOVANI CALCIATORI zenon caravella do a ritroso nella ancora giovane carriera di Mirel Cota, all’inizio c’è Vincenzo Catera: “Il grande Catera - esulta Cota -, quando mi allenava lui facevo due o tre gol a partita. Lui, che è stato un grande attaccante, mi ha insegnato tante cose, alla Gabetto e al suo Centro, dove andavo ad allenarmi. Come allenatore non si discute, ma prima di tutto è una brava persona, è sempre corretto e leale. E sa parlare con noi giocatori, che non è una cosa da poco: ho avuto tanti allenatori magari preparati, ma che non ti sapevano parlare nel modo giusto e non riuscivano a motivarti, tutte qualità che invece a mister Catera non mancano”. Dal passato al futuro. A fine anno scade il contratto con il Tirana. Dopo? “Vedremo, sto vagliando alcune proposte, certo tornare in Italia non mi dispiacerebbe”. Guardate la foto qui sopra: il capellone che rende la vita difficile al nostro emigrante di lusso Alessandro Del Piero è Zenon Caravella, 30 anni, centrocampista australiano con passaporto italiano che gioca nel Newcastle Jets. Nazionale australiano, giocatore dell’anno nel 2009-2010, vincitore del campionato 2011-2012 con l’Adelaide United, Caravella è un giramondo, ha giocato anche in Olanda e Turchia e ha sfiorato il ritorno in Italia nel 2008, quando si erano interessate a lui Pisa, Triestina, Albinoleffe e Bari. Ritorno, sì, perché da ragazzo Caravella era venuto a imparare il calcio in Italia. Chi lo ha allenato? Vincenzo Catera, ovviamente. www.cfgc.it • vincenzo_catera@virgilio.it 13 Marco Alessandro Russo Pierro La cura del Infortuni particolare no problem GLI UOMINI DEL CENTRO di Orlando Mancini Tra gli allenatori “emergenti” del calcio piemontese c’è sicuramente Alessandro Pierro: umile e competente allo stesso tempo, Pierro allena in una società dilettantistica torinese ma è già sul taccuino di Juventus e Torino, oltre società fuori regione come Cesena e Lecce. Poteva Vincenzo Catera lasciarsi sfuggire un simile “talento” della panchina? Il lavoro per cui Alessandro Pierro è stato chiamato al Centro Formazione Giovani Calciatori è significativo della “cura del particolare” che caratterizza la filosofia di questa scuola di perfezionamento calcistico: “Mi occupo del recupero funzionale dagli infortuni - spiega Pierro -. In pratica, lo staff medico visita i ragazzi reduci da infortuni “La prima cosa che garantiamo è il passaggio da una famiglia, quella vera, a un’altra famiglia”. Marco Russo è figura cardine del Centro Formazione Giovani Calcatori ormai da sei anni. Fa l’istruttore calcistico e il tutor scolastico, ovvero conosce i ragazzi dentro e fuori dal campo: “Noi siamo anche educatori, perché ci rapportiamo con ragazzi in fase adolescenziale, che ai problemi tipici di quell’età sommano la lontananza da casa. Dobbiamo essere sempre vicini alle loro esigenze, non può esserci crescita calcistica senza crescita personale, umana”. Un impegno a 360 gradi che si riflette anche sul campo di calcio. “La cura del particolare - continua il “professor” Marco Russo - è un 14 e ne stabilisce il programma di recupero, poi io li seguo quotidianamente sul campo, applicando gli esercizi di postura e mobilitazione utili a un completo recupero del ragazzo. Sono laureato Isef, qualcosa ne capisco...” scherza Pierro. Non solo. Nonostante la sua giovane età, Pierro è stato scelto da Catera per organizzare degli stage in Scuole calcio del sud: “In Calabria, in Puglia, in Sicilia: vado nelle Scuole calcio, conduco un allenamento facendo vedere le nostre metodologie, porto i nostri programmi, e nel frattempo mi aggiorno e osservo cosa c’è di interessante sul territorio. Uno scambio di culture calcistiche, insomma”. aspetto determinante, lavorare sullo specifico fa la differenza tra professionisti e dilettanti. Lo staff del Centro si è evoluto e specializzato con figure professionali di altissimo livello che curano ogni aspetto, tecnico, tattico e fisico: ormai c’è un’organizzazione tale per cui le figure possono anche cambiare, ma la struttura resta. Un altro punto è fondamentale: il nostro programma di crescita è sempre rapportato alle esigenze del singolo, perché è vero che il calcio è uno sport di squadre e nelle amichevoli misuriamo la crescita del gruppo, ma il nostro principale obiettivo formativo è finalizzato alla specializzazione del singolo calciatore”. CENTRO FORMAZIONE GIOVANI CALCIATORI www.cfgc.it • vincenzo_catera@virgilio.it Gianfranco Perla IL DIRETTORE GENERALE di Guido Guerrieri PAROLA D’ORDINE CREDIBILITÀ “I professionisti si fidano di noi e dei nostri talenti” Guardate questa foto, Gianfranco Perla con il telefonino incollato all’orecchio e la faccia concentrata. È l’immagine simbolo del direttore generale del Centro Formazione Giovani Calciatori, il braccio destro di Vincenzo Catera fin dall’inizio del “sogno diventato realtà”. Sempre in movimento, sempre in contatto: “Negli anni sono passato da un ruolo di campo a un ruolo esclusivamente dirigenziale - spiega Perla - così posso dedicarmi a tempo pieno a curare i rapporti con le società professionistiche del Piemonte e non solo. Organizzo amichevoli e provini, parlo con le società di procura, porto i nostri ragazzi dove vengono formate le squadre professionistiche e li sponsorizzo con gli addetti ai lavori, insomma faccio da tramite tra il Centro e il mondo del professionismo”. I risultati si vedono, eccome: “A parte Michele Canale, che ormai da quattro anni è di proprietà del Torino anche se adesso gioca in prestito alla Pro Vercelli, ogni anno 10-15 dei nostri ragazzi giocano nelle giovanili di società professionistiche, e la maggior parte viene confermata anche quando esce dal controllo diretto del Centro. E viste le premesse, sarà così anche nei prossimi anni”. La parola della svolta è credibilità: “Sì, ormai vantiamo rapporti privilegiati con tante società professionistiche, basta vedere quante amichevoli facciamo ogni anno: Torino, Juventus, Milan, Inter, Sampdoria, Genoa, Modena, le altre piemontesi come Pro Vercelli, Cuneo, Alessandria, Bra, e sicuramente me ne dimentico qualcuna. La differenza la sento ogni giorno: prima dovevamo cercare tutti noi, le società, gli allenatori, i giocatori. Adesso abbiamo la fila, dobbiamo fare selezione, a qualcuno dobbiamo dire no. In 11 anni che sono qui, ho visto i risultati incredibili dei sacrifici e degli sforzi di Catera, miei e di tutto lo staff. Il Centro è migliorato in qualità da tutti i punti di vista. Le strutture sono all’avanguardia, abbiamo i migliori allenatori sulla piazza, e anche il livello dei giocatori che selezioniamo è cresciuto tantissimo. Le società professionistiche ormai lo sanno, per questo ci cercano. E il mio lavoro è diventato più semplice...” se la ride Perla, di gusto. CENTRO FORMAZIONE GIOVANI CALCIATORI “Giocatori, allenatori, direttori sportivi, procuratori, c’è la fila per lavorare con noi. Ogni anno piazziamo 10-15 nostri ragazzi nel professionismo, e la maggior parte ci rimane a lungo. Dopo 11 anni di lavoro e di sacrifici, ormai lo sanno tutti che da noi c’è qualità” www.cfgc.it • vincenzo_catera@virgilio.it 15 Gianluigi Gentile IL PERSONAGGIO di Orlando Mancini “Qui metti i ragazzi in condizione di sapere qual è la vita del calciatore professionista, in campo e fuori dal campo. E questi ragazzi hanno voglia di imparare” L’AMORE PER IL CALCIO DA MARCHISIO AI RAGAZZI DEL CENTRO 16 CENTRO FORMAZIONE GIOVANI CALCIATORI www.cfgc.it • vincenzo_catera@virgilio.it una vita alla Juventus “Il calcio è la mia vita”. Lo ripete come un tantra, Gianluigi Gentile, e non è difficile credergli. Basta guardare l’impegno e la passione con cui allena i ragazzi del Centro Formazione Giovani Calciatori. Lo stesso impegno e la stessa passione che ha messo nel formare gente come Claudio Marchisio e Paolo De Ceglie, campioni che ha conosciuto da bambini e che ancora lo cercano, quando hanno bisogno di un consiglio sincero. Pochi allenatori possono vantare diciassette stagioni di Juventus, ma “vantare” non è la parola giusta, quando si parla di Gianluigi Gentile: “Sono stato fortunato a vivere tanti anni di Juve, ci penso adesso che la nuova dirigenza ha cambiato tutto. Mi piacerebbe avere un’altra occasione nel professionismo, ma il calcio è la mia vita e MARCHISIO, DE CEGLIE E GLI ALTRI Se chiedi a Gentile i campioni che ha contribuito a forgiare, parte un elenco infinito: Marchisio, De Ceglie, Sorrentino, Grabbi, Paolucci, Lanzafame, Marrone, Ariaudo, Maniero, Venitucci, Pasquato e molti altri. Ma forse l’annata cui è rimasto più legato è quella ‘86. “In quella squadra c’erano tre fenomeni, uno non ce l’ha fatta, Giovanni Di Natale. Marchisio era talmente bravo che avevo paura, allenandolo potevi solo rovinarlo. De Ceglie è un giocatore sottovalutato, è un po’ timido, ma ha una tecnica calcistica impressionante, e se gli lasci spazio è devastante”. CENTRO FORMAZIONE GIOVANI CALCIATORI IL PERSONAGGIO di Orlando Mancini continuo ad allenare”. Ne sono ben contenti i ragazzi del Centro: “Qui c’è gente che ha voglia di imparare - continua Gentile - e quando vedo la passione negli occhi di un ragazzo, mi viene più voglia di trasmettere tutto quello che ho”. Gentile cura la parte tecnica degli allenamenti, ma ha interiorizzato la filosofia che c’è dietro la scuola di perfezionamento calcistico costruita da Vincenzo Catera: “Parto dalla storia di Loris Del Nevo, uno che ha giocato al Genoa, al Cagliari, uno bravo. Uscito dalla Primavera è andato ad Ascoli con l’atteggiamento di chi dice “io arrivo dalla Juve”. Lì c’era gente con famiglia, gente con il mutuo, e ha preso solo schiaffi. Ma ha imparato e ha fatto una grande carriera. Ecco, non tutti i giocatori vanno alla Juve e al Milan, e noi dobbiamo preparare questi ragazzi, soprattutto quelli che vengono dal sud, dove c’è meno possibilità di avere vetrina e di confrontarsi con il professionismo. Qui li metti in condizione di sapere qual è la vita del giocatore professionista, fuori dal campo perché vivono lontano da casa, ma soprattutto in campo. I ragazzi lavorano a 360 gradi, c’è la preparazione fisica, la tecnica, la tattica, tutto fatto da gente competente. È come passare dalla scuola elementare, con un unico maestro, al liceo, dove ci sono tanti professori, ognuno con la sua materia specifica”. UN MAESTRO DEL PALLONE Gianluigi Gentile, 57 anni l’8 giugno portati con il piglio di un ragazzino, ha fatto Il Settore giovanile (allora nucleo di addestramento per giovani calcatori) alla Juventus, ma la sua carriera da calciatore è stata stroncata dalla pleurite. Il suo “maestro” in bianconero, Mario Pedrale (lo scopritore di Bettega, Causio, Marocchino e molti altri), allora lo portò ad allenare al Gruppo sportivo Lancia, dove rimase per 8 anni. Poi 10 anni alla Sisport Fiat, e finalmente l’approdo in bianconero, dove Gentile ha allenato per ben 17 anni, un record, insieme a tanti “mister” con cui aveva giocato nelle giovanili, tra cui Gasperini, Maggiora e Chiarenza. In bianconero è partito dai Pulcini, poi gli Esordienti e i Giovanissimi, fino a specializzarsi - per 7 stagioni - negli Allievi secondo anno, quelli che giocano nei regionali. “Allenare nelle giovanili della Juve è come dirigere un’industria che deve creare un prodotto finito, e il prodotto finito è il calciatore. Lo scopo non è vincere le partite, ma creare il giocatore”. Lo stesso obiettivo, con le dovute proporzioni, che Gentile ha portato al Centro Formazione Giovani Calciatori, dove cura la parte tecnica. www.cfgc.it • vincenzo_catera@virgilio.it 17 Nello Santin il personaggio di Daniele Pallante Spirito di sacrificio, grinta e carattere sono le componenti fondamenteli per emergere: i ragazzi del C.F.G.C. le hanno, noi gli insegniamo le basi, come la marcatura a uomo il sudore del campione 18 CENTRO FORMAZIONE GIOVANI CALCIATORI www.cfgc.it • vincenzo_catera@virgilio.it l’Apache che ha vinto tutto il personaggio di Daniele Pallante A Torino, prima di Carlos Tevez, c’era già un Apache con lo scudetto cucito sulla maglia. Si chiama Nello Santin, oggi ha 68 anni, e quella maglia, rigorosamente granata, gli è ancora stampata addosso. “Non so come sia uscito, quel soprannome, sarà stato per i capelli lunghi, o per la grinta. Ma io avevo anche tecnica e classe, venivo dalla scuola di Liedholm, nelle giovanili del Milan”. Orgoglio e umiltà, la consapevolezza di dove si è partiti e di dove si è arrivati. Dall’oratorio di San Giovanni alla Coppa Campioni. “Ho vinto tutto, è vero, grazie a dio sono entrato in quel ciclo al Milan, alla fine degli anni sessanta, io che ero cresciuto lì. Potevo anche smettere a 24 anni”. Vincere al Milan di Rocco e Rivera è un conto, vincere al Toro è un altro. “Eccezionali, i 5 anni al Toro, con lo Scudetto del 1976 ma con lo straordinario campionato dei 50 punti l’anno dopo, un altro Scudetto che non ci hanno permesso di vincere, i bianconeri...” Ma quale maglia è rimasta impressa più a fondo, sulla pelle di Nello Santin? “Metà rossonera e metà granata, perché una volta messa la maglia del Toro ti rimane, quando calpesti l’erba del Filadelfia, il campo dei campioni che hanno dettato legge in tutto il mondo, la storia ti prende e non te lo dimentichi più”. Ma qual è il segreto di una carriera del genere, cosa devono fare i ragazzi di oggi per provarci? “Spirito di sacrificio, prima di tutto. Non puoi fare serata, non puoi saltare un allenamento. Io a 17 anni ero già grande, ero già professionista. Vengo da una famiglia di poveri emigranti dal Veneto, siamo andati da Cinisello Balsamo a Milano solo perché mio padre ha vinto alla Sisal. Ho vissuto il dopoguerra, so cosa vuol dire avere fame, dividere il pane con 10 fratelli. Quando ho avuto fortuna con il pallone, mi sono ricordato com’era prima e non ho fatto la fine di tanti altri, quando hai soldi e gloria non è facile, ma io dopo il campo andavo a dormire. Prima o poi la mazzata arriva, solo se hai carattere riesci a rinascere”. Qual è stata la tua mazzata? “L’infortunio in Coppa Campioni con l’Ajax, ho perso il tram per il Milan e per la Nazionale, perché dopo tutte le giovanili azzurre era il mio momento. La chirurgia non era come oggi, ho perso 6 mesi e poi ho deciso di operarmi, contro il volere del Milan. Poi mi diedero in prestito a Vincenza, da li con carattere e voglia sono ritornato in alto. Ma se non fai sacrifici, non torni”. Però al Milan hai avuto anche grandi maestri, hai diviso lo spogliatoio con personaggi indimenticabili. “Il primo è Trapattoni, campione anche come uomo, si vede dalla carriera che ha fatto da calciatore e da allenatore. Io andavo a Milanello a piedi, passava Altafini in Posche e non mi prendeva su, passava Trap e mi dava un passaggio sulla sua Millecento, la differenza è questa, questi sono i personaggi veri. Anche con Rivera qualche uscita l’abbiamo fatta, aveva pochi anni più di me ma era il capitano e comandava tutti. Era un altro mondo, noi giovani io, Maldera, Prati - portavamo le borse dei vecchi, io cercavo sempre quella di Rivera o di Maldini. Vaglielo a dire adesso, ai giovani, di portare le borse degli altri...” Tu sei stato scoperto all’oratorio, quella dimensione di calcio che Rivera, come presidente Sgs, voleva riscoprire. Come si fa ad emergere, oggi? “Una volta si diventava campioni senza saperlo. Terra battuta, croste sulle ginocchia che si riaprivano ad ogni svicolata. Poi passava un osservatore e ti cambiava la vita. Da noi è passato prima quello dell’Inter, ma non mi prese perché ero troppo “picinin”, mi scartò il grande Meazza. La mia famiglia era interista, ci rimasi male. Tre mesi dopo mi prese il Milan, e in un derby di giovanili Meazza mi CENTRO FORMAZIONE GIOVANI CALCIATORI ha riconosciuto e si pentì, “hai visto com’è cresciuto”, diceva. Oggi è dura, perché sacrifici non ne fa più nessuno, o li fa chi è povero, ragazzi del sud o stranieri. Io giocavo con un pallone di carta e fili di ferro, oggi senza le scarpe di marca non vanno neanche ai giardinetti. Ma devi meritartele, quelle scarpe... ma vallo a dire ai ragazzi di oggi, o ai loro genitori”. Beh, i ragazzi del Centro Formazione Giovani Calciatori almeno un po’ di quella fame ce l’hanno. “Sì, è un’accademia diversa dalle tradizionali Scuole calcio, da qui qualcuno può uscire, perché sono ragazzi che fanno sacrifici, lontano dalla loro famiglia e dai genitori, questa è la loro fortuna. Lo vedi dagli allenamenti: sono cattivi, reattivi, attenti a quello che dici, ai movimenti che gli fai vedere. Questi ragazzi hanno fame”. E tu gli insegni il calcio, dall’alto della tua esperienza. “Io volevo fare l’allenatore, avevo iniziato al Torino, ma l’arrivo di Moggi mi ha tagliato le gambe. Adesso insegno ai giovani e mi diverto, partendo dalla base, stop e passaggio, cosa che nessuno fa più. Con Catera ci conosciamo da anni, mi ha chiesto di lavorare con lui e devo dire che questa è la miglior realtà che abbia trovato, non sono dilettanti allo sbaraglio, è una scuola vera, che insegna il calcio. Faccio un esempio. Ormai tutte le squadre giocano a zona, la marcatura a uomo non esiste più. Risultato, non ci sono più i difensori di una volta. Allora, alleniamo la tattica a zona e curiamo i piedi buoni, ma insegnamo anche la marcatura, nei 16 metri fa la differenza. Per questo insegniamo a seguire l’uomo, dove mandarlo nell’uno contro uno, come stargli dietro senza farlo girare, come saltare di testa senza perdere di vista né palla né uomo, i fondamentali, insomma. Se sai giocare bene a zona, e sai anche stare sull’uomo, solo così sei un difensore eccezionale”. l’ultimo scudetto del torino Nello Santin (Eraclea, 3 luglio 1946), difensore tutto grinta, corsa e cuore, ha collezionato 274 presenze e 5 gol in serie A con le maglie di Milan, Sampdoria, Torino e Vicenza, più 6 gettoni e una rete in serie B. Il Milan lo scova a 13 anni nell’oratorio di San Giovanni, l’esordio in Serie A arriva nel settembre del 1963. Sette stagioni con la maglia rossonera, non sempre da titolare ma con un curriculum impressionante: scudetto (1967-68); Coppa dei Campioni (1969), Coppa Intercontinentale (1969), Coppa delle Coppe (1968), Coppa Italia (1967). Memorabile l’incredibile salvataggio sulla linea di porta a Cudicini battuto nella semifinale di Coppa dei Campioni contro il Manchester Utd nel 1969. Ceduto in prestito al Lanerossi Vicenza nella stagione 1970-71, a fine campionato passa a titolo definitivo alla Sampdoria, dove rimane tre anni. Approda nel Torino di Gigi Radice, in granata vince da protagonista lo scudetto 1975-76, l’ultimo della Maratona. Da una sua galoppata scaturì l’autorete di Re Cecconi e il pareggio esterno contro la Lazio alla 27ª giornata, un punto che risultò fondamentale nella lotta contro la Juventus per la conquista del titolo. Dopo altri tre campionati sotto la Mole, la cessione nella stagione 1979-80 al Vicenza in Serie B. Meno successi per Santin da allenatore, l’apice sulla panchina della SPAL in Serie C2. www.cfgc.it • vincenzo_catera@virgilio.it 19 Gianluca Petruzzelli L’ISTRUTTORE di Guido Guerrieri UN ALLENATORE EMERGENTE Grintoso, pignolo, preparatissimo, Gianluca Petruzzelli è uno dei giovani allenatori emergenti più quotati in Piemonte. Petruzzelli, classe ‘78, ha smesso di giocare a soli 28 anni “perché il ginocchio non mi reggeva più”. Centrocampista centrale, poi difensore, è arrivato fino alla serie D, con Imperia e Valle d’Aosta. Da allenatore Petruzzelli ha guidato per due stagioni gli Allievi dell’Orbassano, poi la Prima squadra dell’Atletico Gabetto. L’anno successivo è tornato alle giovanili, vincendo i campionati Allievi e Giovanissimi fascia B con l’Atletico Gabetto. Così Petruzzelli si è conquistato “sul campo” la chiamata del professionismo: oggi è un allenatore del Settore giovanile del Cuneo. Professionismo, ecco come si fa Sono passati ormai quattro Allenatore anni da quando Gianluca Petruzzelli ha iniziadel Cuneo, to il suo percorso con il Centro Formazione Giovani Calciatori. “Da quando sono ’istruttore qui le cose sono cambiate, migliorate: più ragazzi, più della fase organizzazione, più qualità. Si vede che è una struttura in condifensiva tinua crescita. Non per merito mio, eh...” E invece no, il merito al Centro: è anche di personaggi preparati come Petruzzelli, se la creatura “Allenamenti di Vincenzo Catera continua a crescere. Basta sentilo parlare del suo lavoro per capirlo: “Sono specifici tutti i giorni sul campo, io mi ocdella parte tattica. Avendo per preparare cupo più tempo di una squadra di club e quattro istruttori in campo al meglio per 20/25 ragazzi, c’è tempo per curare i particolari, lavorare per i ragazzi, reparto, fare esercizi personalizzati. Io in particolare mi occudella difesa, lavoro sulla linea poi solo chi podifensiva e sulla fase di possesso e non possesso collettiva. ha fame può Lavorare sulla linea difensiva vuol dire coperture preventive, emergere” diagonali, uscita del centrale 20 CENTRO FORMAZIONE GIOVANI CALCIATORI o dell’esterno, copertura della porta, impostazione del corpo in base alla posizione della palla, eccetera. Nella tattica collettiva di non possesso, cerco sempre di inculcare nei ragazzi concetti come pressione e intensità, raddoppi e squadra corta, massimo 30-35 metri, e lavoriamo per indirizzare l’avversario dove lo vogliamo mandare noi, non dove vuole andare lui. Invece in fase di costruzione studiamo come metterci in campo per prendere ampiezza e dare sempre soluzioni predefinite al portatore di palla. Se la palla dal portiere va all’esterno basso piuttosto che al centrale, tutta la squadra si deve muovere per creare l’azione offensiva”. Con un lavoro del genere, come dice Petruzzelli, “se uno ha delle potenzialità, qui vengono fuori”. Poi sta ai ragazzi giocarsi le proprie carte: “Noi li prepariamo al meglio, ma in campo ci vanno loro. C’è una cosa che non si può insegnare: la personalità. Di sicuro qui parecchi hanno fame, e solo chi ha fame emerge”. Petruzzelli sa bene quello che dice, quando parla di professionismo, perché allena - nelle giovanili del Cuneo - ragazzi che sono già a metà strada, nel percorso verso il professionismo: “Alleno una buona squadra, con 4/5 elementi di prospettiva, un gruppo in crescita, come dimostrano anche i risultati. Sono tante le differenze rispetto alle società dilettantistiche: nell’organizzazione societaria, nella disponibilità dei ragazzi, in campo c’è più qualità e un ritmo di gioco più alto”. Un’esperienza professionale che ha dei risvolti positivi anche per il Centro Formazione Giovani Calciatori: “I ragazzi del Centro che giocano con me a Cuneo sono migliorati tantissimo, dal confronto con una realtà professionistica, e ovviamente anch’io aumento quotidianamente il mio bagaglio di esperienze che poi riporto ai ragazzi del Centro. Inoltre vedi più facilmente a che punto di crescita sono effettivamente i ragazzi”. www.cfgc.it • vincenzo_catera@virgilio.it Sergio Colajanni “Allenare i giovani è una missione” L’ISTRUTTORE di Giacomo Tonello Da Enna a Torino carico di entusiasmo: “È stata una scelta di vita. Nel mio percorso professionale mi mancava l’’accademia, stare al fianco dei ragazzi 12 ore al giorno e farli crescere non solo sul campo”. Dalla Sicilia al Piemonte, da Enna a Torino per coltivare un sogno e inseguire un pallone. Non è la storia di uno dei tanti ragazzi scelti dal Centro Formazione Giovani Calciatori, ma di Sergio Colajanni, che del C.F.G.C. è istruttore, preparatore atletico e anche tutor, oltre a mantenere il ruolo di coordinatore territoriale per la Sicilia. “Per me è stata una vera e propria scelta di vita. Nel mio percorso professionale mi mancava l’esperieza dell’accademia, stare al fianco dei ragazzi 12 ore al giorno, non solo sul campo. È un lavoro molto duro e una responsabilità importante, ti tiene impegnato dal mattino alla sera e ti impegna a 360 gradi, ma sono felice perché faccio quello che mi piace, io vivo di calcio e mi nutro della positività dei ragazzi. Se devo riassumere il mio stato d’animo in una frase, lavorare per il Centro Formazione Giovani Calciatori è un’esperienza meravigliosa”. Trasuda entusiasmo, Sergio Colajanni, quando indossa la tuta del Centro e parla della sua vita da allenatore, che definisce “una missione, quando lavori con i giovani”. Colajanni ha appeso le scarpette al chiodo già a 25 anni, perché il suo vero obiettivo era quello di sedere in panchina, ma con i gradi di allenatore. “Ho allenato tutte le categorie: nelle giovanili ho fatto tanti anni di Allievi e Juniores, tra i dilettanti ho giudato squadre dalla Seconda categoria all’Eccellenza, e ho sempre ottenuto buoni risultati, vincendo numerosi campionati. Un’altra esperienza importante della mia carriera è stata quella di selezionatore della rappresentativa provinciale Allievi di Enna. Nonostante guidassi la provincia più piccola della Sicilia, al cospetto di colossi come la provincia di Palermo, in tre anni abbiamo sempre vinto il nostro girone. È la dimostrazione, se ancora ce ne fosse bisogno, che con la programmazione e con il lavoro i CENTRO FORMAZIONE GIOVANI CALCIATORI ragazzi crescono, ovunque e in qualsiasi condizione, ed è solo questa la chiave per ottenere risultati e soddisfazioni”. Poi è arrivata la chiamata del Centro Formazione Giovani Calciatori: “Mi ha contattato Vincenzo Catera - racconta Colajanni - e mi ha detto che mi voleva come istruttore nella sua accademia, o almeno come coordinatore per la provincia di Enna e l’intera Sicilia. Io ho accettato subito questa doppia proposta, perché va bene fare il coordinatore, tenere i rapporti con il territorio e segnalare i migliori prospetti, ma io ho bisogno del campo, voglio pensare calcio dalla mattina alla sera, e questa nuova esperienza che mi ha portato a cambiare tutto e a vivere a Torino è uno stimolo a studiare, a migliorare, a crescere anch’io come allenatore”. Colajanni, nel giro di pochi mesi, è diventato subito una colonna portante nella struttura del Centro Formazione Giovani Calciatori. Lavora con i ragazzi sul campo, tutti i giorni, insieme agli altri istruttori, “e quando sei al fianco di personaggi come Santin e Gentile, hai tante cose da osservare e da imparare”. Non solo, perché Colajanni vive all’hotel Arcadia, dove alloggiano i ragazzi, e condivide quindi con Marco Russo la responsabilità di seguirli anche nel percorso di studi e nelle esigenze quotidiane. Ma questo impegno non spaventa Sergio Colajanni, anzi: “Primo, come dico sempre, lavorare con i giovani non è un semplice lavoro, è una missione. Poi allenare i giovani è più difficile che allenare i grandi, sono due settori che richiedono linguaggi ed esperienze diverse. Con i piccoli un istruttore deve sempre proporre esempi positivi, e non solo da punto di vista tecnico, perché la crescita umana e caratteriale dev’essere sempre in primo piano”. Esattamente la filosofia del C.F.G.C. www.cfgc.it • vincenzo_catera@virgilio.it 21 Fabrizio Capodici IL PREPARATORE DEI PORTIERI di Daniele Pallante LA PASSIONE È una storia da raccontare, quella di Fabrizio Capodici. C’è passione, c’è fatica, ci sono sogni e sfortuna. C’è una carriera da professionista conquistata e svanita, per colpa di un ginocchio che ha fatto crack, “e il treno è passato”, racconta con voce ferma, ma non senza rimpianto. E c’è una seconda vita, scandita dalla saggezza popolare che sentenzia: non è forte chi non cade, ma chi cade ed è capace di rialzarsi. Ecco, forse questa è la vera “grandezza sportiva” di Fabrizio Capodici. Il treno del professionismo è passato, ma con la stessa passione, la stessa grinta e la stessa ambizione (e gli stessi guantoni, anche se negli anni ne avrà cambiati parecchi...) c’è una carriera da preparatore dei portieri da portare avanti, per trasmettere ai giovani la propria esperienza e gonfiare il petto quando uno dei tuoi allievi spicca il salto verso il professionismo. “Lavoro da due anni con Vincenzo Catera - racconta il portierone - e i risultati ci hanno subito dato ragione. Due ragazzi che ho allenato l’anno scorso adesso giocano uno a Perugia, l’altro all’Alessandria. Queste sono soddisfazioni”. Il 22 La Juve Giovanissimi allenata da Schincaglia: Capodici è in piedi a destra, accosciati ci sono De Ceglie (il terzo) e Marchisio (il penultimo) lavoro quotidiano con il Centro Formazione Giovani Calciatori (che divide con il giovane Andrea Sperandio) è una parte della “seconda vita” di Fabrizio Capodici, che fa il preparatore dei portieri anche in una scuola personale e per alcune società dilettantistiche. Ma è fuori di dubbio che la sua storia, oltre alle sue evidenti capacità, affascinano i ragazzi che allena: “I ragazzi mi seguono e imparano, in particolare quelli selezionati dal C.F.G.C. sono educati e mi danno sempre la massima disponibilità. Vengono dal sud, hanno lasciato la loro casa per inseguire il sogno di diventare calciatori, è ovvio che sono più affamati e più disposti al sacrificio. Un ragazzo che viene qui a CENTRO FORMAZIONE GIOVANI CALCIATORI Torino da una regione del sud e lascia tutto per coltivare la sua passione è da apprezzare a prescindere. Poi questi ragazzi sono anche bravi...” E la capacità di Capodici - come di tutto lo staff di professionisti messo insieme da Enzo Catera - è proprio quella di esaltare questa bravura, di affinare le doti naturali: “Ad allenare i portieri ho imparato da Gandini, a Piacenza, il mio mentore, il più bravo di tutti, uno che è stato vent’anni con Novellino. Con lui sono cresciuti portieri come Coppola, che negli anni è rimasto un mio grande amico, e Puggioni. La ricetta è semplice: devi adattare i metodi di allenamento al portiere che hai davanti, e non viceversa. Se non sai camminare, non posso insegnarti a correre. Allenamenti personalizzati e specifici, rispetto alle qualità e ai difetti di ciascuno. Tutto qui”. Il rapporto che si instaura tra l’allievo di un’accademia calcistica e un istruttore è quindi particolare, va al di là del semplice rapporto tra giocatore e allenatore: “Mi informo di come vanno a scuola, chiedo come sono andati nelle loro squadre di club, insomma li seguo anche fuori dal campo. Per questo, quando uno riesce ad entrare in una società professionistica, la soddisfazione è doppia”. Un po’ di teoria, infine, non guasta, soprattutto con un numero 1 del livello di Fabrizio Capodici. Sul portiere c’è tanta letteratura, che www.cfgc.it • vincenzo_catera@virgilio.it storia di un numero 1 IL PREPARATORE DEI PORTIERI di Daniele Pallante NEI GUANTONI La ricetta per formare grandi portieri: “Lavoro personalizzato sulle qualità del singolo, tranquillità nell’accettare gli errori e tanto coraggio” ruolo è per davvero, è solo leggenda che i portieri sono tutti pazzi? “Il ruolo del portiere è unico e particolare. Un po’ pazzo devi esserlo, sì, se no come fai a buttarti con la faccia e con le mani sui piedi di uno che sta calciando in porta? O come fai a buttarti su qualunque terreno di gioco, pioggia, fango o terra dura che ci sia? Il coraggio penso che debba essere la caratteristica principale di un buon portiere, il coraggio e la giusta spavalderia. Poi da solo il coraggio non basta, ovviamente. Servono doti naturali, serve una grande preparazione tecnica e serve tranquillità”. Infatti il lavoro di preparazione di un giovane portiere, oltre alla preparazione fisica e tecnica, prevede un grande lavoro sulla testa del giovane: “Io prima di tutto cerco di trasmettere tranquillità. Ai ragazzi dico di non preoccuparsi, di non fissarsi sull’errore. Sbaglia Buffon che è il portiere più forte del mondo, possono sbagliare anche loro. L’errore del portiere salta subito all’occhio, non c’è nessuno dietro che possa rimediare, e quasi sempre vuol dire beccarsi un gol. Ma l’errore è inevitabile, prima o poi, per questo non deve diventare un problema: bisogna capire cosa si sbaglia per evitare di ripetere gli stessi errori, per migliorarsi, ma sempre con tranquillità”. CENTRO FORMAZIONE GIOVANI CALCIATORI LA CARRIERA Fabrizio Capodici (Venaria, 24 gennaio 1986), il “fisic du role” del portiere ce l’ha tutto: 1.94 di altezza per 86 kg. I primi guantoni li ha indossati a Venaria, a 8 anni, ma la Juve si è subito accorta di lui e lo ha portato a casa. In bianconero Capodici fa tutta la trafila delle giovaili (a parte la stagione degli Allievi nazionali, in prestito alla Pro Vercelli), fino alla Berretti, con cui vince lo Scudetto. Era la squadra di Marchisio, De Ceglie e di Giovinco, mica male. Già a 17 anni Capodici si affaccia nel calcio dei grandi. Due le stagioni in serie D, prima a Cenate (Bergamo), poi all’Uso Calcio (Brescia), con cui vince la Coppa Italia. Arriva la chiamata dalla rappresentativa di serie D, lo vogliono il ct Berrettini e il preparatore dei portieri Pazzagli. Con la selezione azzurra partecipa al torneo di Viareggio, e con grandi prestazioni conquista un posto in top 11 (insieme a gente come Cavani, allora al Danubio, e Cerci). Tutti lo vogliono, lo prende il Piacenza, in serie B, per fare il dodicesimo del titolare Coppola. Capodici firma per 5 anni, ma quando la sua carriera di portiere entra nel vivo, arriva la mazzata: operazione al tendine rotuleo, un anno e mezzo di stop. La sfortuna si accanisce: l’esordio tra i professionisti sfuma per problemi con il procuratore (c’è una causa in corso), il Piacenza nel 2011 fallisce, quando Capodici aveva appena rescisso. Ricomincia dalla serie D a Chiavari, poi Eccellenza a Gaeta, Prima categoria all’Atletico Villaretto, ancora serie D a Chieri. Ma oggi Capodici si sente prima di tutto un allenatore, un preparatore dei portieri: ha una sua scuola personale (Goalkeeper School Fabrizio Capodici) con una trentina di iscritti, collabora con il Centro Formazione Giovani Calciatori e con un paio di società dilettantistiche (Atletico Gabetto e Cenisia), partecipa ai camp estivi con il Torino. Una nuova vita, ma sempre con i guantoni. www.cfgc.it • vincenzo_catera@virgilio.it 23 Andrea Sperandio L’ISTRUTTORE di Giacomo Tonello Classe ‘92, da quest’anno preparatore dei portieri: “Ho ancora tanto da imparare, ma voglio trasmettere la passione per questo ruolo” “Portiere? Non lo scegli, lo sei” Per essere un giovane portiere classe ‘92, Andrea Sperandio ha le idee molto chiare. Sul ruolo, sulla sua carriera, sulla formazione degli estremi difensori ancora più giovani di lui, che in parallelo al “mestiere” di calciatore ha iniziato anche a fare il preparatore. “Ho iniziato a 6 anni - racconta Andrea - subito come portiere, anche ai giardinetti con gli amici giocavo in porta. È un ruolo che non scegli, o sei portiere o non lo sei”. Portiere per passione, portiere “perché mi piace proprio, te lo senti dentro”. Un po’ matto, come devono essere i portieri? “No, quello è un luogo comune. Il portiere deve avere grande personalità, e deve essere quello più razionale di tutti, perché in una frazione di secondo devi prendere una decisione, e deve essere la decisione giusta, perché l’errore del portiere è l’unico non rimediabile. Sbaglia l’attaccante ma ha l’occasione di rifarsi, sbaglia il centrocampista e dietro c’è il difensore, sbaglia il difensore 24 e c’è ancora chi può rimediare, l’unico che non può sbagliare è il portiere, dalle sue decisioni dipende il successo o l’insuccesso di tutta la squadra”. Eppure capita, l’errore... “Eh sì - ricorda Andrea - una volta mi sono buttato in porta un cross innocuo proveniente dalla trequarti. Ma capitano anche i miracoli, quelli che salvano il risultato. Ogni tanto vado a rivedermi un video su youtube, Pro Imperia-Asti di serie D, colpo di testa da due passi dell’attaccante e non so come ho fatto a toglierla dalla porta, una grande soddisfazione. Ricordo ancora che l’attaccante mi ha mandato a quel paese, ma alla fine è venuto a farmi i complimenti”. Sette anni al Rivalta, poi quattro stagioni al Chisola - con un titolo regionale perso per tanto così, nella finale con il Paradiso Collegno - e finalmente la chiamata dal professionismo. “Mi ha preso la Valenzana - continua Andrea Sperandio - e lì ho giocato negli Allievi nazionali, in Berretti e in Prima squadra, CENTRO FORMAZIONE GIOVANI CALCIATORI con tanto di tre panchine in Lega Pro, purtroppo senza fare l’esordio nei professionisti. L’anno dopo sono andato ad Asti, 28 presenze da titolare in serie D, quindi Corneliano in Promozione e Atletico Gabetto in Eccellenza”. Poi la possibilità di iniziare come preparatore atletico, a soli 22 anni appena compiuti: “Alla Gabetto mi allena Capodici, che è molto impegnato come preparatore, quindi mi ha chiesto di dargli una mano, e lo faccio molto volentieri. Nella mia carriera ho avuto tanti allenatori bravi, come Biagio Micale alla Valenzana, e anche se ho ancora tanto da imparare, mi piace trasmettere quello che so ai giovani. La prima cosa da trasmettere, al di là degli aspetti tecnici, è la passione per questo ruolo, il più bello e decisivo tra tutti nel gioco del calcio” Ormai Andrea Sperandio è un elemento fisso nella squadra del Centro Formazione Giovani Calciatori: “Ne avevo sentito parlare - spiega il giovane preparatore - ma vivere dal di den- tro questa realtà è tutta un’altra cosa. C’è una struttura molto organizzata, di stampo professionale, perché c’è una cura dei dettagli pazzesca, dal materiale per gli allenamenti allo staff tecnico, dai programmi di allenamento al livello dei giocatori, tutto è di altissima qualità”. Sono i giovani giocatori, il nucleo vitale del C.F.G.C., e Andrea Sperandio lo sa perfettamente: “A 16 anni sono uscito di casa per andare alla Valenzana, posso capire questi ragazzi anche più giovani che sono venuti qui a Torino dalle regioni del sud, anche se la loro scelta è ancora più radicale della mia, e per questo più ammirevole. Devi avere tanta passione per fare un passo del genere, e devi credere fermamente di potercela fare, ad emergere nel mondo del calcio. Tutti i ragazzi del Centro Formazione Giovani Calciatori sono da apprezzare, per questo, e il nostro compito è fare del nostro meglio per aiutarli a realizzare il loro sogno”. www.cfgc.it • vincenzo_catera@virgilio.it Antonio Petrone L’UOMO DELLA TECNOLOGIA di Orlando Mancini IL PALLONE NEL COMPUTER Antonio Petrone è un antesignano della tecnologia applicata al calcio. Nel 2002 ha “inventato” un programma informatico capace di leggere una partita, un sistema in grado di snocciolare i 90 minuti di gioco in ogni singola frazione. In pratica, si tratta di un programma che suddivide il filmato della partita nelle sue azioni di gioco (circa 200, in media) e le cataloga automaticamente in varie fasi. Un’archiviazione che permette allo staff tecnico di ridurre i tempi di analisi e di proporre alla squadra solo le azioni utili negli specifici momenti didattici. Questo sistema è stato applicato, per la prima volta, alla Primavera della Juve nella stagione 2002-03, con Gasperini allenatore e in campo, tra gli altri, Palladino Konko, Paro, Mirante, Scicchitano, Giovinco. Poi Petrone ha lavorato sempre con Gasperini al Crotone e al Genoa, all’Udinese con Cosmi e al Canavese con Storgato. “Facevo parte del team - spiega Petrone - guardavo la partita con il mio programma e mi rapportavo all’allenatore per decidere cosa far vedere ai ragazzi. Quando ero in ritiro in Austria con il Genoa, anche Mourinho è venuto a vedere cosa facevamo. E mi risulta che continua a lavorare secondo metodologie simili”. Il calcio è una scienza (quasi) esatta Un po’ allenatore, un po’ scienziato, un po’ stregone, Antonio Petrone è un personaggio davvero particolare. Nel 2002, con il suo innovativo programma capace di “leggere” e rendere frubile a livello didattico il filmato di una partita “ho inventato un mestiere nuovo, Sky non faceva ancora le cose che fa oggi”. Con la sua invenzione, Petrone ha fatto una trasmissione televisica - “Giovani in gol” -, una sorta di reality che seguiva la vita quotidiana di una squadra dilettantistica, ha sempre allenato (la Mappanese, poi la juniores nazionale del Casale, da 6 anni guida il Leinì) e ha collaborato con tante società professionistiche, Genoa e Udinese su tutte. “Adesso utilizzo questa tecnologia - spiega Antonio Petrone anche per il Centro Formazione Giovani Calciatori di Catera, seguo le amichevoli. Filmo la partita, il programma la suddivide e cataloga nelle sue varie fasi, insieme a Catera e al suo staff la anlizziamo per poi riproporla ai ragazzi. Ho condotto qualche allenamento e mi ha colpito quanto i ragazzi assorbano dal CENTRO FORMAZIONE GIOVANI CALCIATORI “Il mio programma permette di analizzare una partita nelle sue circa 200 azioni di gioco: l’ho applicato con Juve, Genoa, Udinese, adesso anche con il Centro” punto di vista dell’insegnamento, si vede che hanno voglia di crescere. In un contesto del genere, è utile applicare queste tecnologie”. Petrone ha ben chiari i pro e i contro del Centro: “Tutti gli anni c’è un gruppo nuovo, la difficoltà principale è questa. I ragazzi di questa tornata dal punto di vista tecnico sono molto bravi, dal punto di vista tattico stanno imparando, ma è normale vista la giovane età. Non essendo una vera e propria squadra ma un insieme di ragazzi che verranno collocati in squadre, sono molto avanti su tecnica e tattica individuale, più che sul collettivo. Ma è giusto così, il lavoro individuale è fondamentale per chi vuole coltivare un sogno”. Le applicazioni della tecnologia al Centro, in futuro, potranno moltiplicarsi: “Molto dipende dalla materia prima, quindi dalle selezioni dei giocatori. Applicare la tecnologia ai raduni di selezione si può fare, magari con esercizi individuali di tecnica di base prima della partitella, dove la tensione può giocare brutti scherzi”. www.cfgc.it • vincenzo_catera@virgilio.it 25 cerchiamo talenti in tutta Italia... ...e li troviamo grazie ai coordinatori regionali I RADUNI DI SELEZIONE di Orlando Mancini I raduni di selezione, che si tengono periodicamente in giro per l’Italia, sono momenti basilari nella vita del Centro Formazione Giovani Calciatori, perché permettono di osservare, individuare e reclutare dei giovani promettenti, da preparare e curare nelle strutture del C.F.G.C., a Torino. Uno staff di istruttori qualificati e professionali valuta le qualità degli atleti partecipanti ai raduni. Comunque, una volta selezionati, i giovani talenti continuano ad essere tenuti sotto osservazione e, prima di entrare a far parte “ufficialmente” del Centro, devono superare anche dei provini individuali, della durata di circa una settimana, che si tengono a Torino. Il cardine su cui gira tutta l’attività del Centro è, infatti, formare giocatori adeguati alle esigenze delle società professionistiche. La scelta degli elementi potenzialmente validi - dal punto di vista non solo fisico e tecnico, ma anche comportamentale - è il primo, imprendiscibile tassello del lavoro dello staff del Centro Formazione Giovani Calciatori. Per questo il lavoro che i coordinatori (personaggi capaci e conosciuti come Pino 26 Vicario e Claudio Agnello in Sicilia, Carlo Della Volpe in Calabria, per fare solo alcuni esempi) svolgono sul territorio è di fondamentale importanza. In ogni regione d’Italia c’è almeno un coordinatore, in tutto sono più di trenta. Particolare attenzione è riservata alle regioni del sud, per una questione d’origine e di affetto da parte di Vincenzo Catera, originario della Calabria, e del suo staff, ma soprattutto perché nel meridione ci sono meno strutture e meno possibilità per i giovani. Che spesso hanno più “fame”, caratteristica fondamentale per emergere, non solo nel mondo del calcio. CENTRO FORMAZIONE GIOVANI CALCIATORI I raduni di selezione sono la base del lavoro sul territorio www.cfgc.it • vincenzo_catera@virgilio.it dalla Sicilia con furore Marchese Vicario Il Professore Il prossimo dei giovani è Spataro I COORDINATORI REGIONALI di Orlando Mancini Pino Vicario è ormai un personaggio “storico” per il Centro Formazione Giovani Calciatori. Uno di quegli uomini di calcio che nei giovani crede davvero. Direttore sportivo della Mamertina, sta facendo un campionato di Promozione con un gruppo giovanissimo: “Ha già esordito - racconta Vicario - un ‘98, Manuel Spataro, che ha gli occhi addosso di Catania e Palermo. E stiamo rilanciando una vecchia conoscenza del Centro, quel Matteo Serio ancora di proprietà del Valle d’Aosta, che abbiamo preso in prestito per farlo recuperare da un lungo infortunio. Da quando è tornato, siamo imbattuti”. La Mamertina, in collaborazione con con la Scuola calcio New Idols, fa un Che personaggio, il professor Marchese: 63 anni, di casa ad Acireale “al confine tra Catania e Messina, con l’Etna che ci domina”, insegnante negli istituti tecnici, una passione grande così per il calcio vissuta in tutte le sue dimensioni. Calciatore fino all’Interregionale, allenatore con esperienze fino alla serie C, poi una vita nella Scuola calcio, “fino a due anni fa, perché un allenatore ha bisogno di una dirigenza solida che condivida i suoi principi”. Ovvero, il bene dei ragazzi prima di tutto, come formazione e come opportunità. “Per questo mi sento gratificato con questa mia nuova attività di coordinatore del CFGC. Vado a scoprire talenti in zone spesso trascurate, poi sono Enzo e i suoi collaboratori a fare le selezioni, prima qui, poi importante lavoro sul territorio, che nella collaborazione con Catera ha uno sbocco importante verso il professionismo: “Finora ho portato 4/5 ragazzi, altri saliranno per lo stage di giugno, ma è sempre difficile perché noi siciliani siamo troppo mammoni... Qui ci sono talenti a non finire, ma per andare fino a Torino, dove ci sono opportunità maggiori, devi affrontare tanti sacrifici. Io conosco bene la realtà del Centro, so come lavora Enzo, quanta passione ci mette. È partito da zero, ora ha una struttura impressionamnte dal punto di vista logistico e soprattutto tecnico, vedi Gentile e Santin. Per questo sono tranquillo ogni volta che gli segnalo un ragazzo”. a Torino. Solo i più bravi vengono scelti nel Centro Formazione Giovani Calciatori, dove vengono allenati in modo professionale, senza trascurare mai lo studio e l’educazione”. Una collaborazione già proficua: “Vaccarello, che ha provato anche nel Torino, gioca nei Giovanissimi nazionali del Catania. In 2 anni di collaborazione, ho mandato 25 ragazzi, tanti giocano nei professionisti. In generale, ho visto lo staff del Centro lavorare e ho toccato con mano la loro serietà. Un esempio: ho mandato un portiere di Acireale del ‘98, bravo davvero ma un po’ sovrappeso Dopo due mesi, è tornato che neanche la mamma lo ricosceva più... Insomma, per sfondare nel calcio serve anche la fortuna, ma la fortuna va coltivata”. CENTRO FORMAZIONE GIOVANI CALCIATORI www.cfgc.it • vincenzo_catera@virgilio.it 27 Mimmo Galeano 185 gol “tutti di sinistro” Adesso “scopro i talenti” I COORDINATORI REGIONALI di Orlando Mancini “Le punizioni dal limite, per me, erano come un calcio di rigore”. Parola di Mimmo Galeano, classe ‘70, 185 gol nella sua carriera da professionista, “quasi tutti di sinistro, perché il destro lo uso solo per salire sul pulman”. Uno nato non con la camicia - “la mia scuola è stata la strada” ma con il numero dieci tatuato sulla schiena. Oggi Galeano ha aperto una scuola calcio a Pizzo Calabro (in provincia di Vibo Valentia) e fa l’osservatore per il Centro Formazione Giovani Calciatori, ma la sua carriera nel calcio è tutta da raccontare. “A 17 anni ero ad Alessandria, ci sono arrivato perché sono del paese di Mimmo Fanello, attaccante che in Grigio ha fatto 29 gol nell’86/’87. Mi hanno subito convocato in Prima squadra, ma giocavo con la Primavera. L’anno dopo sono andato a Biella, ma lì dovevano giocare i ragazzi in prestito dalla Sampdoria, così ho mandato a quel paese l’allenatore e sono tornato giù. Gianni Di Marzio mi ha visto nella rappresentativa nazionale e mi ha voluto a Cosenza, in serie B, dove Eddy Reja mi ha fatto esordire in Prima squadra. Avevo 20 anni, mi ha fatto fare il terzino fludificante, io gli ho detto: ‘mister, pure in porta, basta che gioco’. A Cosenza ho fatto 16 presenze e un gol, ma poi il nuovo allenatore si è portato un nuovo trequartista e io ho cambiato squadra. La mia carriera l’ho fatta tutta in serie C: Bisceglia, Monopoli, Catanzaro, Lamezia, Frosinone. Dei miei 185 gol più della metà li ho fatti su palla inattiva. Tutti avevano paura, quando c’era una punizione dal limite...” Una carriera lunga e piena di soddisfazioni, ma forse meno prestigiosa di 28 CENTRO FORMAZIONE GIOVANI CALCIATORI quanto il suo sinistro avrebbe meritato: “Non ho mai avuto un procuratore, oggi chi ha talento ha molte più possibilità. Ma meglio una carriera da protagonista in una serie minore, in cui ti diverti e fai valere la tua forza, piuttosto che fare panchina un po’ più su”. Da due anni Galeano ha aperto la Scuola calcio “All Stars” insieme al suo socio Francesco Pucciano, e collabora con il Centro Formazione Giovani Calciatori di Vincenzo Catera, “che conosco e stimo da una vita, come uomo e come calciatore, siamo stati tutti e due a Catanzaro, anche se in anni diversi”. Galeano fa un grande lavoro sul territorio, “organizzo raduni e, se vedo un ragazzo forte, lo segnalo. Al sud ci sono poche strutture e poche possibilità, non c’è cultura calcistica, anche se è qui che ci sono talenti e fame, quella che permette di fare strada. Ma qui i ragazzi si perdono, per emergere bisogna salire al nord, dove c’è più visibilità, più professionalità. Il Centro dà questa grande opportunità ai ragazzi, certo bisogna fare dei sacrifici, ma almeno possono provarci”. La collaborazione tra Galeano e il C.F.G.C. ha già dato i suoi frutti: “Finora ho mandato tre ragazzi, due della mia scuola calcio. Credo così tanto nel progetto che ho mandato anche mio figlio Francesco, anche lui è tutto mancino: la tecnica ce l’ha, deve formarsi un po’ il carattere. Non voglio imporgli di fare il calciatore, io gli ho dato la possibilità di farlo, e nel frattempo non deve mollare con lo studio. In ogni caso è un’importante esperienza di vita e di crescita, poi sta a lui giocarsi le sue carte”. www.cfgc.it • vincenzo_catera@virgilio.it obiettivo sulla Calabria Belardo Della Volpe La filosofia Carattere del lavoro e grinta I COORDINATORI REGIONALI di Orlando Mancini “Ero un mediano, un cursore, tipo Tardelli o Gattuso, generoso in campo. Il gol? 2 o 3 all’anno capitavano...” La carriera di Carlo Della Volpe ha sfiorato il paradiso della serie A - tutte le giovanili con il Napoli, con tanto di scudetto Primavera e finale di Coppa Italia persa con la Juve - ma si è poi concretizzata in serie C: 3 anni a Crotone, altri 3 a Cosenza e Messina, una stagione a Teramo e una a Livorno, con tre promozioni dalla C2 alla C1: “Ho fatto il vagabondo per il calcio, ma lo rifarei subito, fai una bella vita e la professione che ti piace”. Insomma Della Volpe è uno che sa di cosa parla, quando fa l’allenatore. Oggi ha una Scuola calcio tutta sua, ad Acrì in provincia di Cosenza (50 ragazzi 6-14 anni), dopo tante esperienze su Mirto Crosia, provincia di Cosenza, Scuola calcio Elisir. Sono queste le coordinate di Domenico Belardo, presidente di una società di puro Settore giovanile nata nell’89 che oggi conta più di 100 iscritti e un centro sportivo all’avanguardia, con campi in erba sintetica, tribuna, bar e ristorante. “Siamo partiti da un campo di calcetto, poi un altro e così via. Lavorando seriamente si ottiene tutto”, è la filosofia di Belardo. La società Elisir è affiliata al Cesena, “ma io preferisco lavorare con Catera, persona seria, e con il Centro Formazione Giovani Calciatori, una realtà che... non ci sono parole per descriverla. Basti dire che in questi anni di proficua collaborazione ho mandato panchine di giovanili e dilettanti. “Se vuoi emergere devi avere rabbia, cattiveria agonistica in ogni contrasto, forse me n’è mancata un pizzico per arrivare in serie A, ma adesso voglio trasmetterla ai ragazzi, anche se non è facile, perché oggi i ragazzi hanno tutto quello che vogliono. Lo sport fa bene alla salute ed è un divertimento, ma se uno vuole diventare calciatore, servono i sacrifici. La parte atletica, nel calcio moderno, è fondamentale, ma piedi e corsa non bastano, senza carattere, fortuna, personalità, fame”. E le occasioni giuste: “Per questo collaboro con Catera, in questi anni gli ho mandato tanti ragazzi, adesso ne ho 5/6 veramente interessanti, annate ‘99 e 2000, se uno esce fuori ho fatto la mia fortuna...” a Torino una quindicina di ragazzi e tra questi anche mio figlio, che è al Centro da due anni e adesso gioca nella Juniores nazionale dell’Aosta”. Il motivo di questa fiducia è semplice: “Il percorso calcistico è lungo e non facile - spiega Belardo -, un conto è arrivare nel professionismo, un altro è rimanerci. Il Centro Formazione Giovani Calciatori è un trampolino di lancio, i ragazzi lavorano sei giorni su sei con allenatori e metodologie degne del professionismo, un tipo di preparazione che non è possibile nelle società come la nostra. Solo attraverso la valorizzazione al cento per cento delle potenzialità, un ragazzo può provare a emergere nel mondo del calcio”. CENTRO FORMAZIONE GIOVANI CALCIATORI www.cfgc.it • vincenzo_catera@virgilio.it 29 Calabria mon amour Pirrone, Scalise, Scigliano e Zarà a caccia di prospetti I COORDINATORI REGIONALI di Giacomo Tonello La Calabria è la terra natale di Catera, Perla e Russo, logica conseguenza è la particolare attenzione riservata a questa regione splendida ma poco valorizzata. ROBERTO PIRRONE “Non c’era spazio per i ragazzi, così insieme ad alcuni amici abbiamo fondato la Nuova Polisportiva Atletico Imperiale. Abbiamo una ventina di ragazzi, non male in un paese di mille abitanti. Meglio pochi ma buoni, visto che siamo primi nel girone di Csi in cui giochiamo”. Parole e musica di Roberto Pirrone da Rocca Imperiale, allenatore tesserato Uefa - “per lavorare con i ragazzi, bisogna essere qualificati” - e importante riferimento per il C.F.G.C. nella provincia di Cosenza: “Con Vincenzo c’è una bella collaborazione - spiega Pirrone - mi piace il suo progetto non solo per quello che offre ai ragazzi che salgono a Torino, ma perché dà un punto di riferimento e dei nuovi stimoli a tutti i ragazzi della nostra Scuola calcio, che hanno bisogno di obiettivi importanti per impegnarsi al massimo nel lavoro di tutti i giorni”. ENZO SCALISE è un vero personaggio Enzo Scalise, 65 anni, fondatore, presidente e allenatore della “personalissima” Scuola calcio Scalisiana, che divide i suoi 30 campi tra Roseto Capo Spulico e Trebisacce: “Facciamo tutto io e mia moglie, dai Primi calci agli Esordienti. La sede sociale è il portabagli della mia macchina...” spiega il vulcanico Scalise, vero scopritore di talenti: “Abbiamo appena preso, seppur tra mille complicazioni, il premio alla carriera per Davide Gatto, che adesso gioca al Lanciano dopo le esperienze all’Atalanta e al Pisa, e da poco ha esordito in Under 21. Suo fratello Massimiliano gioca nella Primavera del Chievo, mentre Francesco Salandria è nella Primavera della Reggina. In Piemonte ha giocato Naglieri, in Lega Pro a Casale, adesso è finito in bulgaria. E chissà quanti altri ne sono passati, visto che io li cresco e poi li dò via, dove hanno più possibilità di emergere.”. La ricetta? Semplice: “Quando sono piccoli tutti vogliono giocare, gli dai un pallone e si “scialano”. Ma tu li devi far lavorare, e da 25 ne restano 10, quelli a cui il calcio piace veramente. Gli fai vedere il gesto tecnico, loro assorbono, memorizzano e, quando acquisiscono coordinazione, ripetono il gesto tecnico”. Un approccio che si sposa con l’Accademia di Catera: “Conosco Enzo da sempre, è uno intelligente, umile e preparato, ha fatto sacrifici e messo in piedi una struttura davvero importante. Adesso, quando ho un giocatore buono, lo dò a lui”. CENTRO FORMAZIONE GIOVANI CALCIATORI GREGORIO SCIGLIANO Anche Gregorio Scigliano è un personaggio a tutto tondo: vicesindaco di Amendolara e grande appassionato di calcio - “ce l’ho nell’animo” -, da 40 anni corre dietro al pallone, prima come giocatore, oggi come allenatore di giovanili e scopritore di talenti. “Da tre anni collaboro con Catera, ho mandato molti ragazzi in prova anche se, con la crisi attuale, andare fuori di casa è sempre più difficile. Ma qualche bella soddisfazione ce la stiamo togliendo, vedi Matteo Lista, che gioca negli Allievi nazionali dell’Alessandria”. La situazione, vista da un “calciofilo” che è anche un amministratore della cosa pubblica: “In ambito calcistico e non solo, al sud mancano le strutture, e anche dal punto di vista della preparazione al nord c’è un altro mondo. In particolare, sono stato a None e ho visto come lavorano Catera e i suoi collaboratori, ormai il Centro è una realtà affermata. Per questo cerco di scovare e possibilmente mandargli più ragazzi possibili”. natale zarà Natale Zarà è uno che il calcio vero l’ha accarezzato sul serio. Da 13 a 17 anni nel Settore giovanile del Napoli dal ‘76 all’80 - “Diego l’ho mancato, ma c’era gente come Chiarugi e Savoldi” -, già in panchina in serie A a soli 16 anni. “La fortuna di un gioca- tore passa anche dai suoi allenatori - ricorda Zarà -, Di Marzio stravedeva per me, ero un centrocampista dai piedi buoni. Poi è arrivato Corso che non mi vedeva e sono andato via”. Savoia in c2, poi Ercolanese, un’avventura al nord nell’anno del militare, poi sempre in Calabria tra Interregionale ed Eccellenza: “Erano gironi tosti, andavi in Campania e Sicilia, se non avevi gli attributi non entravi neanche in campo”. Appese le scarpe al chiodo, Zarà ha preso il patentino da allenatore Uefa e “alleno da 15 anni, preferisco lavorare con i ragazzi. Ho una mia società, l’Audax Ravagnese, il quartiere di Reggio Calabria dove c’è l’aeroporto. Abbiamo Scuola calcio e Settore giovanile, e anche una Seconda categoria, per dare continuità al lavoro con i ragazzi, ma quelli bravi cerchiamo di mandarli dove hanno la possibilità di emergere. Qualcuno l’ho dato alla Reggina, qualcuno al Lamezia, e da 5 anni lavoro insieme a Catera”. Una collaborazione fruttuosa, perché nasce dallo stesso obiettivo: “Voglio crescere talenti - continua Natale Zarà - e portare qualcuno a fare strada nel mondo del calcio, vincere le partite non mi interessa. Catera ha una grande struttura e lavora in modo davvero professionale, per questo voglio mandargli altri talenti, oltre a quelli che già sono a Torino”. www.cfgc.it • vincenzo_catera@virgilio.it Campania Puglia Montone Rocco Russo Attenzione Per i talenti da genitore di domani I COORDINATORI REGIONALI di Giacomo Tonello “Nella vita ci andrebbero la forza di un giovane e la saggezza di un vecchio”. Lo sa bene Rocco Russo, 63 anni, che da ragazzino era un grande talento: “A 16 anni mi ha preso il Genoa, ma non avevo testa e sono tornato giù”. Inizia così una lunga carriera in Interregionale, quasi tutta a Rossano, 10 anni da capitano e il record di 214 gol. Da idolo della zona: “Gattuso, mio amico intimo, mi dice sempre: tu dovevi essere lì dove sono arrivato io. Qui sono nati tanti campioni, che venivamo a vedermi giocare: Gattuso è di Corigliano, Tosto e Cozza del mio paese, Cariati, dov’è nato anche Berardi del Sassuolo. E un paio di giovani sono a Siena, chissà...” Allenatore patentato Uefa, Rocco Russo adesso al- L’autentica passione di Alfonso Montone per il calcio si concretizza prima di tutto nella carriera del figlio, che gioca in serie D: “Seguendolo, ho visto che trafila incredibile e quanti ostacoli deve superare un ragazzo che vuole giocare a pallone, per questo voglio dare una mano ai ragazzi più giovani, in base a questa esperienza acquisita sulla nostra pelle”. Montone è di Piedimonte Matese, in provincia di Caserta, ha tante amicizie in Campania ma anche nel Molise (il figlio ha fatto la Berretti a Campobasso). Ex calciatore dilettante e allenatore solo per caso - “non ho tempo, con il lavoro” - Montone si racconta così: “Sono un vero appassionato di calcio. Mi piace osservare i lena l’Eccellenza e la Juniores dell’Audace Rossanese, oltre ad essere il presidente (da 18 anni) di una Scuola calcio tutta sua, con ragazzi dai 6 ai 14 anni. Una fucina di campioni di domani: “Io ho imparato a giocare a pallone scalzo, sulla sabbia, esisteva solo il pallone. A me, per arrivare in alto, è mancata una figura come quella di Catera, uno che fa capire ai ragazzi come stanno le cose. Non solo nella preparazione fisica e tecnica: parti da un paesino e vai a Torino, qui sei il campione lì uno dei tanti, devi preparare un ragazzo a tutto questo, e Catera lo fa, per questo lo apprezzo. Per questo sono orgoglioso di fare un lavoro capillare sul territorio di Puglia e Calabria, dove conosco tutti”. giovani e segnalarli, in quest’ottica do una mano a Vincenzo Catera, per vedere se c’è qualcuno di prospettiva in giro per le Scuole calcio della mia zona. L’anno scorso ne ho mandati dieci, tre sono stati scelti, uno è rimasto a Torino, Umberto Del Sesto, un ragazzino davvero promettente. Qui il calcio piace, ci sono tanti giovani talenti, ma non ci sono professionisti che si dedicano esclusivamente a fare Scuola calcio ad alto livello, se non in poche società professionistiche. Invece al Centro Formazione Giovani Calciatori c’è qualità e serietà, un ragazzo formato lì ha molte più possibilità, perché il talento non basta, servono preparazione, costanza, testa e sacrifici”. CENTRO FORMAZIONE GIOVANI CALCIATORI www.cfgc.it • vincenzo_catera@virgilio.it 31 Basilicata coast to coast Lauria, Perrucci, Polino e Sisto, una regione tutta da valorizzare I COORDINATORI REGIONALI di Giudo Guerrieri Basilicata coast to coast. Come nel divertente film di Rocco Papaleo, i coordinatori regionali del Centro Formazione Giovani Calciatori coprono tutto il territorio di una regione, calcisticamente parlando, tutta da scoprire. Michele Lauria, Francesco Perrucci, Pietro Polino e Michele Sisto: se c’è un talento sulla costa del mar Ionio, loro lo troveranno. MICHELE LAURIA Ferrandina, provincia di Matera: qui allena Michele Lauria, che della Scuola calcio del Real Ferrandina è il responsabile. Da giocatore è arrivato fino alla serie D - allora Interregionale - con la maglia del Policoro, ma a soli 26 anni ha appeso le scarpette al chiodo, per fare l’allenatore, la sua vera missione. Allenatore e osservatore, fin dai tempi del Perugia calcio di Gaucci, una società all’avanguardia nello scoprire talenti in territori e categorie che altri non consideravano. Proprio a Perugia Lauria e Catera si sono conosciuti, in occasione di uno stage: “Collaboriamo da 7/8 anni, ogni giugno porto un gruppo di ragazzi a provare a None, poi organizziamo stage sul territorio, l’ultimo l’abbiamo fatto a Pisticci. Ormai conosco bene il Centro 32 Formazione Giovani Calciatori, tengono i ragazzi e li preparano con allenatori di altissimo livello come Gentile, che è stato una vita alla Juve, e infine li portano nel professionismo. Il problema è rimanere, perché tanti ragazzi fanno un anno e poi mollano, per arrivare in alto bisogna sacrificarsi. Adesso speriamo che ce la faccia Nicolas Casiero, ragazzo di Ferrandina che gioca al Cuneo”. il calcio. Ha visto dei miei giocatori a un raduno e ha capito come lavoro, per questo è nata la collaborazione. Io sono un uomo di campo, gli segnalo dei ragazzi nella speranza di poterli portare in un’organizzazione migliore, di stampo professionale, perché qui intorno c’è il deserto, da quando Potenza e Matera non sono più nel professionismo, e chi vuole emergere è costretto ad emigrare”. FRANCESCO PERRUCCI Matera è la città di Francesco Perrucci, che da calciatore ha militato in Eccellenza nel calcio a 11, ma è arrivato fino alla serie A2 nel futsal, come capitano della Iula Matera, con cui ha anche vinto una Coppa Italia di serie B. Diplomato Isef e allenatore con il patentino Uefa B, per 14 anni Perrucci ha allenato le giovanili del Matheola, per poi passare alla Vigor Matera (qui con i Pulcini del 2000 ha guadagnato le finali nazionali del “Sei bravo a...” a Coverciano), da due anni è tecnico dei Giovanissimi dell’Invicta Matera. Adesso nella sua carriera c’è anche la collaborazione con il Centro Formazione Giovani Calciatori: “Con Vincenzo ci siamo piaciuti subito, si vede da come parla la sua passione per PIETRO POLINO Tre anni fa è tornata in vita la matricola del Potenza Sport Club 1919, la vecchia società che era stata in serie B, prima di fallire. Merito di Pietro Polino, una vita nel mondo del calcio come giocatore (Eccellenza e c1 nel calcio a 5), allenatore di giovanili e oggi presidentetuttofare “di una bella realtà che vanta già 200 iscritti, non poco in un paese di 100mila abitanti. Io non mi limito a fare il presidente perché sono un uomo di campo, mi piace allenare e far crescere i ragazzi. Curiamo tutti gli aspetti, non solo quelli calcistici, ma l’educazione è in primo piano. La nostra parola d’ordine è qualità”. Su questa base è nata la collaborazione con il Centro Formazione Giovani Calciatori: “Ho conosciuto CENTRO FORMAZIONE GIOVANI CALCIATORI Catera due anni fa, in uno stage in Calabria. La sua è una realtà bella e interessante, soprattutto per territori come il nostro, dove è impossibile diventare professionisti, Napoli e Bari sono troppo lontane. A nord ci sono più sbocchi, e per me è un piacere collaborare con una struttura che dà la possibilità di emergere ai nostri ragazzi”. MICHELE SISTO “Facciamo giocare i ragazzi del luogo e cerchiamo di valorizzare il territorio”. Michele Sisto è l’anima della società Pisticci United S.E.T.A.C., una quarantina di ragazzi della Scuola calcio più una Prima squadra piena di ‘96 e ‘97. Da quest’anno collabora con Vincenzo Catera: “È una persona a modo, e ha il grande pregio di lavorare con i ragazzi e di dare loro la possibilità di emergere nel calcio: in Italia i giovani sono poco valorizzati, chi lavora per farli crescere è sempre lodevole. Poi c’è un ragazzo di zona, Giovanni Benedetto, che fa parte della sua accademia, si trova bene e ci racconta come si lavora. Per questo è un piacere e uno stimolo lavorare in questo contesto, organizzare raduni e segnalare nuovi talenti”. www.cfgc.it • vincenzo_catera@virgilio.it Qui Toscana In Sardegna Canigiani Carzedda Passione e il nuovo talent scout Sirigu I COORDINATORI REGIONALI di Giudo Guerrieri Sardegna, provincia di Nuoro, comune di Siniscola, quasi 12mila abitanti affacciati su una delle coste più belle del mondo. Da qui il Centro Formazione Giovani Calciatori parte alla scoperta di una nuova regione, di un nuovo territorio. Terra fertile, calcisticamente parlando, visto che ha dato i natali a Salvatore Sirigu, portiere del Psg e della nazionale italiana. “Si vede che l’aria di mare fa bene anche al calcio” sorride Michele Carzedda, nuovo coordinatore regionale per la Sardegna. Giocatore a livello dilettantistico, oggi Carzedda è allenatore del La Caletta: “Ho sempre fatto calcio in zona, adesso alleno Scuola calcio e giovanili, mai più su della categoria Giovanissimi, L’ultimo “acquisto” della squadra di osservatori di Vincenzo Catera è Riccardo Canigiani, talent scout di Pistoia e nuovo coordinatore regionale della Toscana. Una regione fin qui non “battuta” dal C.F.G.C., perché fuori dagli abituali confini territoriali del sud Italia e ricca di strutture calcistiche all’avanguardia. Ma Catera non è certo uno che si pone limiti e accetta confini predisposti, né territoriali né tecnologici. Sentite cosa racconta Canigiani: “Ci siamo conosciuti su Internet, ho visitato il sito del Centro e mi sono subito interessato alla struttura. Ho visto che cercavano collaboratori e mi sono proposto. Per questo sono andato a None, in provincia di Torino, perché mi piace lavorare con i giovani e l’ambiente è più pulito. Qui è pieno di squadre di calcio e ci sono tanti talenti - continua Carzedda - ma c’è poca educazione calcistica, noi stiamo provando a creare un ambiente dove l’educazione e il rispetto delle regole siano elementi fondamentali”. In questo contesto, la collaborazione con il Centro: “Conosco Catera da qualche anno, grazie ad amici comuni, e adesso stiamo approfondendo la collaborazione, con raduni in zona e un gruppo che verrà a Torino. Collaborare con una struttura così importante è entusiasmante, perché permette di abbinare la passione per il calcio alla possibilità di scoprire, magari, il nuovo Sirigu...” a visitare la struttura del Centro Formazione Giovani Calciatori e ne sono rimasto affascinato. Ho visto il modo di lavorare e le persone, ne ho ricavato davvero un’ottima impressione, soprattutto se paragonato a quello che si vede in giro. Un modo di operare e di curare i ragazzi molto minuzioso, attento al dettaglio, sempre pronto a correggere il minimo errore. Ho capito subito che volevo collaborare con loro. Certo, abbiamo iniziato da pochi mesi e siamo solo all’inizio di un percorso che, spero, possa dare grandi soddisfazioni a tutti. Intanto ho già selezionato alcuni ragazzi da mandare a Torino a giugno, a provare, poi vedremo, non poniamoci limiti”. CENTRO FORMAZIONE GIOVANI CALCIATORI www.cfgc.it • vincenzo_catera@virgilio.it 33 Christian Manfredini IL PERSONAGGIO di Daniele Pallante “La differenza la fanno le strutture e le occasioni, per questo è nata l’affiliazione della mia scuola calcio con Catera” ADESSO INSEGNO CALCIO AI BAMBINI 34 CENTRO FORMAZIONE GIOVANI CALCIATORI www.cfgc.it • vincenzo_catera@virgilio.it il pallone che passione IL PERSONAGGIO di Daniele Pallante Chissà quanti, di questi tempi di scarsa memoria, ricordano Christian Manfredini. L’ala con le treccine, da Battipaglia alle giovanili della Juve, tanta gavetta prima dell’esplosione nello spettacolare Chievo di Delneri. “Un percorso lungo e bello, che mi è servito tanto. Ho giocato in tutte le categorie, ho sofferto e imparato. Nelle giovanili della Juve ero uno dei più quotati, molti sono andati subito in serie A o in serie B, io pensavo di seguire le loro orme, invece sono finito in C1 e ho fatto una lunga gavetta. Ma ripensandoci a mente fredda, sono rimasto più anni in serie A di quasi tutti gli altri, vuol dire che a qualcosa è servito”. Poi la Lazio, prima la maturità calcistica, poi due anni di lotta “sindacale”: “Gli anni migliori della mia carriera li ho giocati al Chievo, ma chi vuole il grande calcio non può fermarsi in piccole realtà, per quanto belle. L’esperienza con la Lazio è stata giusta da provare, ho giocato con grandi campioni e vinto una Coppa Italia. Poi è finita male perché c’era una persona che dettava legge, se non voleva più un giocatore, pensava di poter interrompere il rapporto fregandosene dei contratti. Io avevo 34-35 anni, e gli ho fatto la guerra. Fossi stato più giovane, non l’avrei fatto. Non ho giocato per due anni, ma ho pensato che fosse giusto così. Ma alla fine ho perso io perché non ho gio- cato, non ho fatto quello che mi piaceva fare”. Ma il pallone è una “malattia” da cui non si guarisce: “Non mi è passata la passione e gioco ancora, quest’anno in serie D, ma l’importante è giocare, a qualsiasi livello”. Passione vera, autentica, quella che Manfredini, ivoriano naturalizzato italiano classe ‘75, trasmette ai bambini della Scuola calcio che porta il suo nome. L’ha aperta insieme ai suoi amici sei anni fa, sede a Battipaglia, provincia di Salerno, il paese dove Manfredini è arrivato a due anni. “È una Scuola calcio che porta il mio nome, la gestiscono i miei amici. C’erano 30 ragazzi il primo anno, sono 200 adesso, al sesto anno; per tre anni siamo stati affiliati alla Juventus, adesso camminiamo sulle nostre gambe. Seguiamo una fascia d’età dai 5 ai 12 anni, l’anno prossimo saliremo fino a 14. È bello seguire i giovani, magari qualcuno si farà, ma per adesso li alleniamo e li educhiamo. Sono piccoli, devono solo divertirsi, sempre con il pallone tra i piedi però, basta correre intorno al campo. Il ruolo sociale è quello più importante, poi man mano che si cresce inizia a contare anche l’aspetto tecnico. Il campione puoi aiutarlo a uscire, ma devi essere fortunato a trovarlo”. Come si aiuta un ragazzo ad emergere? “Strutture e oc- CENTRO FORMAZIONE GIOVANI CALCIATORI casioni, quello che manca al sud. Noi abbiamo cambiato la mentalità di Battipaglia con un centro sportivo con campi in erba sintetica e istruttori formati nelle Juventus Accademy. Ma siamo un’eccezione. Al capitolo occasioni sta l’affiliazione della mia Scuola calcio con il Centro Formazione Giovani Calciatori di Vincenzo Catera”. C’è lo zampino di Vincenzo Manzo, in questa affiliazione. “Con Enzo ho fatto le giovanili della Juve, era proprio bravo, ma per colpa degli infortuni ha dovuto mollare presto. Siamo molto amici, lui è di Salerno, io di Battipaglia, tra di noi c’è stato feeling a prima vista. Tramite Manzo ho conosicuto Catera, e abbiamo intrapreso questa collaborazione. Lui fa provini dalle nostre parti, se noi gli troviamo qualche giovane interessante, lo prende, lo allena, lo propone alle società professionistiche con cui è in contatto. Insieme vogliamo offrire occasioni. La differenza sta nell’avere la possibilità di fare le cose, poi ognuno se le deve sfruttare al meglio. Perché per chi vuole diventare calciatore non c’è solo la massima serie, puoi fare il calciatore in tutte le categorie, crescendo nel carattere e nella mentalità”. Un po’ come hai fatto tu... “Sì, l’importante è fare tutte le categorie a salire, come ho fatto io, e non a scendere...” CARRIERA IN TUTTE LE SERIE Christian José Manfredini Sisostri, ivoriano naturalizzato italiano classe ‘75, gioca ancora in serie D, con la maglia dell’Agropoli. Cresciuto nelle giovanili della Juventus, dopo aver girovagato in serie C1 e C2, esordisce in serie B a 23 anni, con il Cosenza (4 gol in 32 partite in quella stagione). Un altro anno di B al Genoa, poi viene ceduto al Chievo di Delneri. Con i clivensi ottiene la promozione in serie A ed esordisce nella massima serie il 26 agosto 2001 contro la Fiorentina, in 28 partite di campionato realizza 2 reti. A fine stagione viene ingaggiato dalla Lazio del presidente Sergio Cragnotti, ma gioca pochissimo e a gennaio del 2003 passa in prestito all’Osasuna in Spagna (11 presenze ed un gol). L’anno dopo va in prestito alla Fiorentina in serie B, a gennaio al Perugia in serie A. Nelle stagioni successive, alla Lazio, gioca con poca continuità, ma segna gol importanti, tra cui al Werder Brema in Champions League, e contro il Benevento in una sfida della Coppa Italia 2008-2009, vinta dalle Aquile. Nelle stagioni 2009-2010 e 2010-2011 Manfredini rimane fuori rosa. Nell’estate 2011 va da svincolato alla Sambonifacese, nel maggio 2012 passa all’Agropoli, neopromossa in serie D, dove ancora gioca. Mai chiamato nella Nazionale italiana, vanta 2 presenze e 1 gol (alla Spagna) con la Costa d’Avorio. www.cfgc.it • vincenzo_catera@virgilio.it 35 giovanili nazionali NEL PROFESSIONISMO di Marco Russo il treno verso il professionismo A Bra ci sono 9 ragazzi, 6 negli Allievi, 3 nei Giovanissimi Giocare in un campionato giovanile nazionale non vuol dire avercela fatta, aver coronato il proprio sogno, essere diventato un campione. Ma sicuramente vuol dire essere sulla strada giusta. Per arrivare a diventare un calciatore professionista bisogna passare in un imbuto sempre più stretto: tutti i bambini sognano la serie A, solo alcuni hanno il talento per provarci, ancora meno il carattere e la volontà. Poi inizia la selezione del campo, e i numeri si fanno sempre più ridotti, la preparazione e la fortuna iniziano a giocare un ruolo decisivo. Una manciata di quei bambini che sognavano i riflettori della ribalta sono ancora sui campi nelle giovanili, ancora meno nelle giovanili nazionali. Finita qui? No, perché solo i più bravi riusciranno a salire su quel treno che porta verso il professionismo. Un treno con pochi posti, è vero, che però passa solo per i binari tracciati da questa gavetta lunga e difficile. Per questo giocare nelle giovanili nazionali non vuol dire avercela fatta, ma ritrovarsi in una posizione privilegiata per crederci fino in fondo. “Noi prepariamo i ragazzi al professionismo - spiega Vincenzo Catera - da tutti i punti di vista: atletico, tecnico, 36 tattico, non ultimo umano e caratteriale. Ma il verdetto è sempre e solo uno, quello del campo. Per questo, insieme al mio staff, piazziamo i ragazzi già pronti nelle società professionistiche, e facciamo giocare quelli un po’ più indietro nei dilettanti, per avere la risposta del campo, l’unica che conta davvero, l’unica in grado di definire con precisione la qualità del lavoro svolto”. I numeri contano anche per definire la qualità del lavoro del Centro Formazione Giovani Calciatori. Non può essere un caso se 24 ragazzi del C.F.G.C. giocano attualmente nelle categorie nazionali, dalla Primavera ai Giovanissimi, passando per Berretti e Allievi. E stiamo parlando, ovviamente, solo dei ragazzi ancora minorenni e ancora “controllati” dal Centro Formazione Giovani Calciatori, perché se dovessimo andare all’indietro nella decennale storia di Enzo Catera e della sua accademia di campioni, non basterebbero dieci pagine per elencare tutti i ragazzi che hanno avuto la loro chance concreta di professionismo. E allora andiamo a conoscerli, questi ragazzi che tengono alto il nome del C.F.G.C. in giro per i più importanti campi d’Italia. CENTRO FORMAZIONE GIOVANI CALCIATORI primavera La categoria principe delle giovanili nazionali è sicuramente la Primavera, dove i ragazzi sono già dei progetti di campione ben definiti. Nati al sud, formati al nord, tornati al sud per emergere definitivamente nel calcio. è la storia di Domenico Marchio e Alberto Girasole, entrambi centrocampisti, classe ‘95 il primo, di un anno più giovane il secondo. Dopo l’esperienza e la formazione alla scuola di Catera, in questa stagione sono due pilastri della Primavera del Crotone, una società che punta tantissimo sulla linea verde (basta guardare le nazionali under 21: Bernardeschi, Cataldi e Dezi sono azzurrini, Koné è titolare nella Francia e Ishak nella Svezia). Insomma, il contesto giusto per fare l’ultimo, decisivo salto verso il calcio che conta. Un percorso simile è quello di Leonardo Zocco, talentuoso esterno alto che - dopo due anni passati a None - è stato comprato l’anno scorso dal Lecce, per la Primavera, ora diventata Berretti vista la retrocessione in Lega Pro dei salentini. Michele Canale, punto fermo della Pro Vercelli Berretti, è ancora di proprietà del Torino www.cfgc.it • vincenzo_catera@virgilio.it dalla Primavera in giù NEL PROFESSIONISMO di Marco Russo PRIMAVERA DOMENICO MARCHIO ALBERTO GIRASOLE (CROTONE) BERRETTi Marchio e Girasole guidano il centrocampo della Primavera del Crotone, berretti La Berretti è la categoria dove si esprime il talento di Paolino D’Amico, centrocampista offensivo classe ‘96 passato anche dal Torino e dalla Pro Vercelli, quest’anno al Pavia: genio e sregolatezza, appena D’Amico riuscirà a trovare la sua giusta dimensione dentro e fuori dal campo, non ce ne sarà più per nessuno. Stessa categoria, stessa annata, ma ruolo e carattere completamente opposto: è un difensore centrale di grande affidabilità Michele Canale, fisico, concentrazione e un bel mancino a disposizione della Pro Vercelli. Canale, ragazzo di straordinaria umiltà, è un simbolo della qualità e della credibilità che il Centro Formazione Giovani Calciatori ha ormai nella realtà del calcio piemontese e non solo. Difensore magari poco appariscente ma sicuramente molto efficace, Canale si è allenato per quasi un anno con il Torino, prima di essere tesserato dalla società granata. Per due stagioni Canale ha giocato al Toro, nei Giovanissimi e negli Allievi fascia B, mentre da due anni è stato girato in prestito alla Pro Vercelli, dove ha giocato negli Allievi nazionali e ora sta giocando nella Berretti, sempre da titolare. allievi Nella categoria Allievi il Centro Formazione Giovani Calciatori ha i numeri più importanti, semplicemente perché sulle annate ‘97 e ‘98 si è concetrato il lavoro degli ultimi anni, e i frutti di una semina efficace si raccolgono solo nel corso del tempo: nel calcio non esistono progetti di immediata applicazione, chi promette tutto e subito - di solito - vende fumo. Allievi nazionali, dicevamo. In copertina c’è sicuramente Andrea Alosi, difensore classe ‘97, che veste la prestigiosa maglia del Catania. Anche lui ha fatto il percorso di andata al nord e ritorno al sud, e non è certo il solo. Sono tanti i talenti nati in Calabria e Sicilia, formati nell’accademia di Vincenzo Catera nelle nebbie del nord, e tornati a splendere nel professionismo sotto il sole del sud Italia. Due sono i prospetti tesserati dal Messina, ovvero Cosimo Mammone e Dario Parafioriti. Con la maglia del Barletta gioca Giovanni Lettieri, mentre in quel di Cosenza brilla la stella di Andrea Pittelli. Non solo sud, anche nelle società professionistiche del Piemonte ci sono tanti ragazzi del Centro Formazione Giovani Calciatori che attualmente vivono e si allenano nelle strutture di None e si muovono CENTRO FORMAZIONE GIOVANI CALCIATORI quotidianamente verso Alessandria, Cuneo e Bra. Con la storica maglia dei Grigi giocano Matteo Lista e Cristian Viscido. A Cuneo - società in cui, ricordiamo, allena l’istruttore del C.F.G.C. Gianluca Petruzzelli - ci sono Danilo Abbate e Nicolas Casiero. Infine Bra, dove mezza squadra è stata “fornita” da Vincenzo Catera: stiamo parlando di Marco Cosentino, Alessandro Suma, Giovanni La Mantia, Leonardo Monte, Rocco Sapienza e Vittorio Giordano. Giovanissimi Enzo Vaccarello, attaccante classe ‘99, gioca nel Catania. Il talento esploso nel suo anno di formazione a None è stato a lungo seguito dal Torino, ma alla fine ha scelto di giocarsi la sua chance di professionismo più vicino a casa, alle pendici dell’Etna, in una realtà a lui più congeniale e comunque molto attenta alla valorizzazione della linea verde. Altri tre ragazzi dell’annata dei Giovanissimi si stanno mettendo alla prova con il calcio che conta: stiamo parlando del trio che gioca nel Bra, ovvero Salvatore Murazio, professione attaccante, Giordano Consiglio, difensore di ruolo, e Matteo Ciurlanti, anche lui con la vocazione del bomber. MICHELE CANALE (PRO VERCELLI) PAOLO D’AMICO (PAVIA) LEONARDO ZOCCO (LECCE) D’Amico, telento del Pavia ALLIEVI ANDREA ALOSI (CATANIA) COSIMO MAMMONE DARIO PARAFIORITI (MESSINA) GIOVANNI LETTIERI (BARLETTA) ANDREA PITTELLI (COSENZA) MATTEO LISTA CRISTIAN VISCIDO (ALESSANDRIA) DANILO ABBATE NICOLAS CASIERO (CUNEO) MARCO COSENTINO ALESSANDRO SUMA GIOVANNI LA MANTIA LEONARDO MONTE ROCCO SAPIENZA VITTORIO GIORDANO (BRA) GIOVANISSIMI ENZO VACCARELLO (CATANIA) SALVATORE MURAZIO GIORDANO CONSIGLIO MATTEO CIURLANTI (BRA) www.cfgc.it • vincenzo_catera@virgilio.it 37 la storia del C.F.G.C. Dalla Calabria a Torino per offrire opportunità ai ragazzi del sud Italia LA STORIA di Daniele Pallante Nato nel 1994 da un’idea di Vincenzo Catera, trasferitosi sotto la Mole dal 1999, il Centro ha formato al professionismo centinaia di ragazzi Vincenzo Catera è l’ideatore, il fondatore e il presidente del Centro Formazione Giovani Calciatori. Ieri giocatore, poi allenatore e dirigente, oggi osservatore di società professionistiche e talent-scout affermato su tutto il territorio nazionale, Catera ha costruito il C.F.G.C. per offrire ai giovani talenti quelle possibilità di emergere nel calcio professionistico che lui, da ragazzo, si è dovuto faticosamente conquistare. Catera è arrivato fino alla serie B con la maglia del Catanzaro, ma è un dato oggettivo che nelle regioni del sud le strutture sono carenti e mancano le occasioni per farsi notare dalle società professionistiche ed emergere nel calcio che conta. Da qui la necessità di costruire una scuola di perfezionamento calcistico, che offrisse ai ragazzi la possibilità di crescere dal punto di vista sportivo e umano e di proporsi al calcio che conta, con l’obiettivo di diventare dei professionisti. Catera fonda il Centro Formazione Giovani Calciatori nel 1994, in Calabria. La prima svolta, la più importante, avviene già nel 1999, quando il C.F.G.C. si trasferisce a Torino. Catera affina la sua preparazione da “maestro di calcio” colla- 38 borando con Franco Melotti nella Torino International Soccer School e allenando un validissimo gruppo di giovani calciatori tra cui Amauri, Gattuso, Cacia, Sarli, e tanti altri passati poi al professionismo. Terminata la proficua collaborazione con Melotti, Catera si dedica esclusivamente alla crescita del C.F.G.C. La sede del Centro e le strutture ricettive per i ragazzi sono situati a None, tranquilla cittadina a pochi chilometri da Torino. I campi di allenamento sono prima a Grugliasco, sui campi della Scuola calcio Gabetto, ma dal 2008 il C.F.G.C. si trasferisce a Torino, nell’impianto sportivo dell’Atletico Mirafiori, e per un periodo in quello del Vianney. Nella città della Juventus e del Torino, Catera trova l’ambiente giusto perché il suo centro di perfezionamento calcistico sia anche un tramite tra le società dilettantistiche, dove i ragazzi del Centro vanno a farsi le ossa, e quelle professionistiche (non solo Juve e Toro, ma Novara, Pro Vercelli, Cuneo, Alessandria, Bra...), coinvolte continuamente in amichevoli e provini. Ma l’ambito d’azione del Centro non è mai locale. Da tutta Italia arrivano i giovani calciatori, reclutati tramite una rete di coordi- CENTRO FORMAZIONE GIOVANI CALCIATORI natori nazionali che monitorano le migliori promesse in tutte le regioni d’Italia e organizzano continui raduni di selezione. E in tutta Italia possono andare a giocare gli stessi giovani calciatori, una volta formati nel C.F.G.C.: non solo Torino (dove è tesserato da tre anni il difensore classe ‘96 Michele Canale) e Juventus, società con le quali Catera vanta un rapporto privilegiato, ma tutte le società di serie A, serie B e Lega Pro. Non è un caso, per fare un solo esempio tra i tanti possibili, che con la maglia del Catania giochino due talenti di sicuro avvenire, Andrea Alosi negli Allievi ed Enzo Vaccarello nei Giovanissimi. Un continuo percorso di miglioramento caratterizza anche le scelte riguardanti lo staff operativo: Vincenzo Catera, il direttore generale Gianfranco Perla e il fedelissimo Marco Russo sono i punti fissi, a loro si aggiungono allenatori e preparatori atletici, medici e massaggiatori, dirigenti e tutor, un gruppo di lavoro degno di una società professionistica. Trasferirsi dalla Calabria al Piemonte è un passaggio di vita fondamentale, sia per l’apripista Vincenzo Catera e per il suo staff di lavoro, sia per i giovani talenti, che per la maggior parte arrivano dalle regioni del sud Italia. Più di quindici anni di storia all’ombra della Mole, quelli che può vantare il Centro Formazione Giovani Calciatori. Sfere di attività sempre nuove, tappe continuamente più importanti e ambiziose, tanti progetti concretizzati nel corso delle stagioni sportive, ragazzi, metodologie di lavoro e collaborazioni in continuo miglioramento, ma non è mai cambiata la ragione d’essere di questa realtà. Vincenzo Catera e il Centro Formazione Giovani Calciatori volevano e vogliono • essere vicino ai giovani che sognano di diventare calciatori; • farli diventare maturi dal punto di vista calcistico e umano; • offrire tutte le occasioni per passare al professionismo. “Il sogno di un ragazzo diventato realtà”. È il Centro Formazione Giovani Calciatori per Vincenzo Catera, che ama ripetere questa frase per far capire il senso del suo lavoro. È il professionismo per i giovani che salgono a Torino con le scarpette chiodate e che, un giorno, con le stesse scarpe entreranno all’Olimpico o allo Juventus Stadium dal tunnel degli spogliatoi. www.cfgc.it • vincenzo_catera@virgilio.it il campo di allenamento le strutture sportive e ricettive Impianto sportivo, palestra e spogliatoi degni del professionismo Un centro sportivo di proprietà a None La differenza, oltre alle occasioni di farsi notare dal calcio che conta, la fanno le strutture. Di questo è convinto lo staff del Centro Formazione Giovani Calciatori, che allena i suoi ragazzi in strutture che nulla hanno da invidiare alle società professionistiche. Strutture che, da due anni a questa parte, sono gestite direttamente dallo staff di Catera: basta essere “ospiti” di altre società sportive, è il C.F.G.C. che ha assunto in prima persona la gestione dell’impianto sportivo di None. Bellissimo e comodissimo, visto che l’Hotel Arcadia - dove risiedono i ragazzi - dista pochi minuti a piedi. Due campi a undici (uno in erba naturale è tra i più belli del Piemonte, con la sua tribuna coperta), un campo a 5. Poi c’è una palestra all’avanguardia, spogliatoi di fresca ristrutturazione e, quando se ne presenta la necessità, un centro medico associato. Insomma, strutture da società professionistica. l’hotel arcadia Che spettacolo. Non c’è altro modo per descrivere la location dove i ragazzi del Centro Formazione Giovani Calciatori trovano alloggio: l’Hotel Arcadia di None, tre stelle di qualità. Situato in posizione strategica a pochi chilometri da Torino, in direzione Pinerolo e Sestriere, l’Hotel Arcadia è un ambiente piacevole, caratterizzato dalla cura per i particolari e dai comfort molto elevati. Le stanze, singole o doppie, sono bellissime, tutte con bagno privato e televisione in camera. Il bar e il ristorante sono all’avanguardia, nell’arredamento e nella qualità del servizio. In tutto l’albergo c’è il WiFi, così i ragazzi possono “collegarsi” gratuitamente a internet e ai social network. Dentro e fuori dal campo, il C.F.G.C. offre il massimo. CENTRO FORMAZIONE GIOVANI CALCIATORI www.cfgc.it • vincenzo_catera@virgilio.it 39 i campioni di domani 32 storie di vi Per ragazzi tra i 13 e i 17 anni, lasciare la famiglia per coltivare il proprio sogno è una gioia, un divertimento, una grande occasione. Ma è anche un notevole sacrificio, inutile nasconderlo. Perché questo distacco da casa non sia troppo traumatico e per garantire a tutti i giovani una crescita sana e corretta da tutti i punti di vista - e non solo sotto l’aspetto calcistico - il Centro Formazione Giovani Calciatori si è organizzato in strutture ricettive di altissimo livello. L’albergo dove alloggiano i ragazzi e la mensa dove consumano i pasti si trovano a None, un piccolo centro a pochi chilometri da Torino, scelto per la tranquillità del luogo. Nelle stanze dell’Hotel Arcadia, sempre pulite e dotate di tutti i comfort, è sempre presente un membro dello staff del C.F.G.C. Della mensa si occupa una cuoca, che assicura ai ragazzi un’alimentazione sana e abbondante. Poi c’è l’aspetto scolastico, fondamentale nella filosofia che il presidente Vincenzo 40 Catera ha voluto imprimere alla sua scuola di perfezionamento calcistico. I ragazzi hanno l’obbligo della frequenza scolastica perché sport, cultura ed educazione non sono elementi scindibili. Nel loro percorso di studi, i ragazzi sono assistiti da un tutor, che li accompagna nella preparazione delle lezioni e nello svolgimento dei compiti a casa, e hanno l’obbligo di riportare buoni risultati. Il C.F.G.C. è convenzionato con i seguenti istituti scolastici: Primo Levi di Torino; Prever di Pinerolo; Buniva di Pinerolo; Pininfarina di Moncalieri; Maxwell di Nichelino; Porro di Pinerolo. Per gli spostamenti dei ragazzi, oltre all’utilizzo dei mezzi pubblici (autobus e treno), il C.F.G.C. dispone di due pulmini. Parlando di strutture, non ultimi, ovviamente, ci sono i campi di allenamento. Il C.F.G.C. gestisce direttamente l’impianto sportivo di None, composto da due campi a 11, un campo a 5, palestra, infermeria, spogliatoi, tribuna coperta, servizi, uffici e bar. CENTRO FORMAZIONE GIOVANI CALCIATORI Non solo calcio: la vita quotidiana dei ragazzi è organizz nel dettaglio. Gli allog e la mensa sono a Non nella cintura torinese C’è l’obbligo di freque scolastica, con istitut convenzionati e un tu www.cfgc.it • vincenzo_catera@virgilio.it i giocatori del centro formazione giovani calciatori vita na ganizzata i alloggi o a None, rinese. requenza istituti un tutor. Giuseppe anile 1998 difensore giovanni benedetto 1999 difensore nicolas casiero 1998 difensore salvatore castorina 1998 attaccante matteo ciurlanti 1999 attaccante marco cosentino 1997 attaccante umberto del sesto 2000 centrocampista davide fusaro 1998 attaccante francesco galeano 1998 centrocampista franco gici 1998 difensore paolo giorgio’ 2000 ATTACCANTE FEDERICO giovane 2001 DIFENSORE ivan ivanov 1998 CENTROCAMPISTA RAYENE lafi’ 1996 CENTROCAMPISTA GIUSEPPE lamanna 2001 CENTROCAMPISTA GIOVANNI licata 1999 CENTROCAMPISTA MATTEO lista 1998 DIFENSORE LEONARDO monte 1997 CENTROCAMPISTA SALVIO murazio 1999 ATTACCANTE FRANCESCO privitera 1998 PORTIERE ALESSANDRO restivo 1998 CENTROCAMPISTA FRANCESCO scarlato 1997 PORTIERE CENTRO FORMAZIONE GIOVANI CALCIATORI ANGELO salpietro 1999 DIFENSORE ALESSANDRO suma 1997 CENTROCAMPISTA giordano consiglio 1999 difensore vittorio giordano 1997 difensore GIOVANNI la mantia 1997 CENTROCAMPISTA SALVATORE pappalardo 1998 CENTROCAMPISTA SALVATORE santuccio 2000 ATTACCANTE ROCCO sapienza 1997 DIFENSORE LEONARDO vinci 1998 CENTROCAMPISTA VINCENZO vivacqua 2001 DIFENSORE www.cfgc.it • vincenzo_catera@virgilio.it 41 amici di Torino e Juventus LE SOCIETÀ PROFESSIONISTICHE di Daniele Pallante Antonio Comi: “Lavoriamo insieme per il bene dei ragazzi” Juventus e Torino, i principali poli calcistici del Piemonte, sono amici sinceri del Centro Formazione Giovani Calciatori e delle sue tre anime principali: Vincenzo Catera, Gianfranco Perla e Marco Russo. Michele Canale, il difensore classe ‘96 ancora di proprietà granata (gioca nella Berretti della Pro Vercelli), ha aperto una strada. Ma sono tanti i talenti segnati con la matita rossa sul taccuino di Gianluca Pessotto, responsabile del vivaio bianconero insieme a Stefano Braghin, e di Antonio Comi, Massimo Bava e Silvano Benedetti, il tris d’assi granata. L’aggiornamento è continuo, perché le amichevoli con le varie squadre del Toro si tengono almeno una volta al mese, mentre l’amichevole con la Juve è un appuntamento stagionale, irrinunciabile e gustoso proprio perché meno frequente. 42 “C’è amicizia e stima sul lavoro, si collabora in un discorso di crescita comune, tutti lavoriamo per il bene del calcio e dei ragazzi”. Parole e musica del direttore generale granata Antonio Comi. “L’obiettivo finale di dare giocatori al Toro va di pari passo con la necessità di far crescere le società dilettantistiche e le realtà come il Centro Formazione Giovani Calciatori, che sono il bacino delle società professionistiche. Per noi le amichevoli sono test importanti e possibilità di vedere da vicino giovani interessanti, per loro sono una soddisfazione e una cartina di tornasole del lavoro svolto, perché solo dal confronto con il professionismo puoi capire il livello di quello che hai in casa”. A proposito di Torino, Massimo Bava, da tempo amico e stretto collaboratore di Enzo Catera, è ormai radicato da tre anni come responsabile del Settore giova- CENTRO FORMAZIONE GIOVANI CALCIATORI nile granata, una promozione guadagnata sul campo grazie ai successi ottenuti da direttore generale del Canavese prima, del Cuneo poi. Ma in Piemonte non ci sono solo Juve e Toro. Una strada importante porta alla Pro Vercelli, società di blasone ritornata ai vertici nelle ultime stagioni, vissute a cavallo tra la serie B e la Lega Pro: con il responsabile delle giovanili Alberto Gusella - uno cresciuto nei dilettanti, quindi ben consapevole di cos’è la gavetta - i rapporti di amicizia sono profondi. Così come con Oscar Becchio, anima delle giovanili del Cuneo. Con i biancorossi quest’anno giocano due ragazzi nella categoria Allievi Nazionali (Abbate e Caserio), mentre l’istruttore del C.F.G.C. Gianluca Petruzzelli proprio a Cuneo allena la squadra del ‘98. Anche con l’Alessandria i rapporti sono stretti e proficui, non per caso nell’ultima stagione sportiva due ragazzi (Lista e Viscido) vestono la maglia dei Grigi, negli Allievi Nazionali. Ma non finisce qui, perché un pulmino parte quotidianamente da None per raggiungere Bra, dove giocano nelle categorie nazionali ben nove ragazzi della scuderia di Catera, sei negli Allievi e tre nei Giovanissimi. I contatti del C.F.G.C., ovviamente, non si fermano ai confini della regione. Oltre ai tanti ragazzi formati a None che adesso giocano nelle squadre del sud Italia (Catania, Crotone, Lecce, Messina, Barletta, Cosenza), fuori dal Piemonte, solo nell’ultimo anno i ragazzi del Centro Formazione Giovani Calciatori si sono misurati in amichevole con Milan, Sampdoria, Genoa, Modena e Vicenza. Semplicemente straordinario. www.cfgc.it • vincenzo_catera@virgilio.it i prof parlano di noi GLI ADDETTI AI LAVORI di Orlando Mancini MASSIMO BAVA, RESPONSABILE DELLE GIOVANILI DEL TORINO Massimo Bava, responsabile delle giovanili del Toro: “Il lavoro del Centro Formazione Giovani Calciatori è utile alle società professionistiche perché porta dal sud ragazzi di buona prospettiva, fa una prima selezione, poi quelli più bravi e meglio preparati hanno l’occasione di misurarsi con il professionismo. Vincenzo Catera è una persona preparata e professionale, capace di inculcare messaggi importanti per chi vuole vivere nel calcio. Di lui ci si può fidare”. ALESSANDRO PIZZOLI, RESPONSABILE DELLE GIOVANILI DELLA SAMPDORIA Alessandro Pizzoli, responsabile delle giovanili della Sampdoria: “Siamo aperti ad ogni collaborazione, perché vogliamo vedere più ragazzi possibili e fare le scelte in modo oculato, perché puntare sui giovani cresciuti nel proprio vivaio è fondamentale per una società come la Sampdoria. Ma portare via ragazzi dal Piemonte, dove ci sono Juve e Toro, non è facile, per questo l’aiuto di strutture che lavorano sul territorio come il Centro Formazione Giovani Calciatori è importante”. CLAUDIO FRANCIONI, RESPONSABILE DEGLI OSSERVATORI DEL LIVORNO Claudio Francioni, responsabile degli osservatori del Livorno per le giovanili: “Avercene come Enzo: ha qualità sul piano tecnico ma anche morale, è una persona su cui si può sempre fare affidamento. È un ottimo educatore, i ragazzi che ci porta ai provini sono tutti educati e rispettosi”. MORENO LONGO, ALLENATORE DELLA PRIMAVERA DEL TORINO Moreno Longo conosce bene la realtà del Centro Formazione Giovani Calciatori: “Enzo Catera lo conosco da un paio d’anni, posso dire che è una persona leale e corretta, dall’impressione che mi ha dato e soprattutto da quanto mi dicono tanti amici”. Da allenatore, Longo si sofferma sullo staff tecnico: “La qualità dello staff tecnico sta a dimostrare quello che la scuola vuole offrire ai propri iscritti: allenatori tra i più bravi in Piemonte che offrono diverse metodologie di allenamento e mettono le loro capacità a disposizione dei ragazzi. Questa scuola è sì una vetrina, un palcoscenico importante per ragazzi che vengono dal sud, ma non solo, qui si impara a giocare a pallone”. VINCENZO MANZO, ALLENATORE DEL BORGOSESIA (SERIE D) Nella carriera di Vincenzo Manzo, allenatore emergente da due anni al Borgosesia (serie D), c’è anche spazio per il Centro Formazione Giovani Calciatori: “Catera lo conosco da tanto, si è inventato un progetto e si è sbattuto per realizzarlo. Dà a ragazzi del sud la possibilità di provare a fare calcio in una terra dove ci sono le occasioni e le strutture per farlo. L’anno scorso allenavo il gruppo una volta a settimana, cercando di mettere le mie conoscenze e la mia esperienza al servizio di questi ragazzi, che fanno sacrifici e hanno lasciato le famiglie, come me a 13 anni. Ho trovato in questi ragazzi un impegno pari alle società professionistiche e tantissima educazione, testimonianza della linea di serietà che Catera dà alla sua scuola”. CENTRO FORMAZIONE GIOVANI CALCIATORI Negli ultimi anni amichevoli con Juve, Toro, Milan, Sampdoria, Genoa, Modena e Vicenza www.cfgc.it • vincenzo_catera@virgilio.it 43