Lemon 5 - Ordine dei Farmacisti della provincia di Pesaro e Urbino

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Lemon 5 - Ordine dei Farmacisti della provincia di Pesaro e Urbino
PERIODICO EDITO DA INTER CO. FA. GRUPPO SPORTIVO E DISTRIBUITO GRATUITAMENTE AI SOCI DELLE COOPERATIVE CO.RO.FAR.; CO.SA.FA.CA.; S.A.F.; SAFAR; UMBRAFARM.
ANNO V - N° 5 • Gennaio 2009
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S.A.F. - Jesi - farmaciacanalini@tin.it
TOTO CANALINI
ANNO V - N° 5 • Gennaio 2009
PERIODICO EDITO DA INTER CO. FA. GRUPPO SPORTIVO
E DISTRIBUITO GRATUITAMENTE AI SOCI DELLE
COOPERATIVE CO.RO.FAR.; CO.SA.FA.CA.; S.A.F.; SAFAR;
UMBRAFARM.
Dicembre, tempo di feste!
IL COMITATO DI REDAZIONE DI LEMON È COSTITUITO
DAL CONSIGLIO INTER CO. FA. GRUPPO SPORTIVO
PRESIDENTE: • TOTO CANALINI
CONSIGLIERI: • ROBERTO BARTOLI
• ALBERTO COSTA
• ANDREA MAGLIONI
• ANDREA PAOLETTI
• FRANCESCO SIMONCELLI
• MARIO DUBBINI - “PAPÀ“
un classico incontrarsi per
lo scambio degli Auguri e
anche il 2008 non poteva
finire che così.
L' invito della Co.Ro.Far. a San
Patrignano, per l' incontro ormai
tradizione romagnola di fine anno,
mi ha lasciato una scossa e sensazioni uniche.
Osservare tali esperienze di gruppo,
è stata "l'arma" usata dal Presidente
Luigi Zuccari per ribadire ancora
una volta che INSIEME si può, siamo
più forti, è meglio! Come i ragazzi di
San Patrignano hanno recuperato
alle loro difficoltà operando in un
solo gruppo, così noi Soci
È
TIRATURA 2500 COPIE, COSÌ DISTRIBUITE:
270 CO.RO.FAR.; 500 SAFAR, 340 S.A.F.;
270 UMBRAFARM; 770 CO.SA.FA.CA.;
250 UFL GENOVA; 100 REDAZIONE
Per informazioni, suggerimenti,
commenti o un semplice confronto,
potete rivolgervi a:
Toto Canalini (Direttore strategico)
Tel. 0721 910315
farmaciacanalini@tin.it
Michele Bresciani (Art director)
Tel. 0721 392338
michele@farmtraveller.com
Giuliana Gioacchini (Segreteria organizzativa)
Tel. 0731 219729
segreteria@safjesi.it
«
Tutti on line!
Grossa novità! Per vedere le foto dei nostri incontri
non sarà più necessario confidare nella sollecitudine
dei “fotografi” a rispondere alle mail e aspettare i
pesanti file allegati.
Da oggi sono on line tutti gli scatti delle nostre
vacanze. Non bisogna far altro che aprire la pagina
web http://picasaweb.google.it/totocanalini,
scegliere lʼalbum che ci interessa e poi…
scaricare le foto con il nostro profilo migliore!
Cooperatori, ripetiamocelo, pur ben
distinguendo i due casi, meglio sapremo superare le attuali difficoltà.
La domenica successiva, alla Posta
dei Donini di San Martino in Campo,
vicinissimo a Perugia, il Presidente
Claudio Falini ha orgogliosamente
festeggiato davanti a tantissimi
Colleghi, i 30 anni di attività
dell' Umbrafarm.
Contestualmente, assieme al
Presidente Sandro Cerni, ha inoltre
ufficializzato la fusione delle due
Cooperative marchigiana e umbra,
sotto il nuovo nome: Farmacentro
Servizi e Logistica.
Una festa imponente, con tanta gente,
UMORISMO IN PILLOLE
Novembre, tempo di olive...
Dottore, ho raccolto le olive, mi serve la soda GASTRICA che dopo le metto sotto SALAMORRA...
Complimenti signora, è proprio dimagrita...
...dottore, mi è bastato eliminare i FARINACCI...
Mi deve dare il CARDINALE (Gardenale) per mia figlia.
Dottore, avrei bisogno di una pomata per le ESTORSIONI...
...ho la ricetta del Mepral perchè ho l' ulcera DOGANALE.
Vorrei la magnesia SMISURATA aromatica...
Mi può dare il barattolino per l'esame delle FRECCE...
Dottore, la SUPPOSTA, prima o dopo i pasti???
Grafica Daniela Marchini / www.scritturescriteriate.it - Stampa Grapho5
Colleghi, Politici, uomini del
Farmamondo e quello che mi piace
evidenziare è che in entrambi le
occasioni, l' incontro con tanti Amici,
vecchie conoscenze di esperienze
festaiole precedenti, di viaggi assieme in occasioni varie, è stato il succo
più gradevole che si potesse immaginare; l'abbraccio, il " ti ricordi quella
volta...", la stretta di mano, ti fanno
sentire vivo e piacevolmente inserito
in questa splendida realtà che è la
nostra vita di Soci Cooperatori.
E voi? Non avete
aneddoti
da mandarci?
Condividete con noi
le vostre comiche
quotidiane.
Vi aspettiamo!
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IL NOSTRO PROSSIMO VIAGGIO
Settimana bianca
S
iamo quasi pronti per
partire! Questo inverno
saremo nuovamente a
Madonna di Campiglio,
località che ci ha regalato tante
emozioni in questi ultimi anni.
Da qualche tempo stavamo pensando
a questa meta sciistica, entusiasti
dell’idea di tornare in un posto che
già si conosce e dove siamo sempre
stati a nostro agio.
Adagiata a 1550 metri di quota,
nella conca tra il gruppo delle
Dolomiti di Brenta e i ghiacciai
dell’Adamello e della Presanella,
Madonna di Campiglio da sempre
ha affascinato e affascina viaggiatori e personaggi importanti, fino
a farla diventare meta celebre ed
ambita.
Da luogo di soggiorno per la nobiltà
e la ricca borghesia austriaca e mitteleuropea, tra i cui ospiti ricordiamo la principessa Sissi e l’imperatore Francesco Giuseppe, è oggi
diventata una stazione invernale
rinomata a livello mondiale per la
varietà delle sue piste e la sua
naturale bellezza.
Ci stiamo quindi già attrezzando tra
maglioni, calzamaglie, tute da sci e
scarponi per affrontare al meglio le
nostre lunghe sciate e passeggiate
in alta quota…
Saremo immersi in un’atmosfera
vivace, mondana e chic… in cui VIP
e campioni di vari sport sono di
casa! E il gusto della buona tavola?
Anche questo non ci deluderà e
sarà un piacere gustare ancora
l’ottima cucina… ricordiamo con un
po’ di acquolina in bocca alcuni tra
i più significati piatti tipici: polenta
e capriolo, polenta e crauti, cervo,
camoscio, canederli, orzetto, bro
brusà, strangolapreti, capuc’,
patugol. L'estensione e la varietà
delle piste, la loro facilità di accesso
grazie agli impianti di risalita che
partono direttamente dal centro,
fanno di Madonna di Campiglio un
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vero paradiso dello sci alpino.
Dopo le “fatiche” sulle neve... passeggiare nell'atmosfera romantica
della tranquilla isola pedonale del
centro è il modo più poetico di
terminare la propria giornata alla
chiusura degli impianti. In questo
clima fare acquisti diventa un'esperienza davvero piacevole.
Dalle botteghe artigiane del legno,
del cioccolato e delle decorazioni
artistiche di mobili e stufe, alle
rarità in cartapesta usata per realizzare oggetti d'arte e gioielli: le
proposte per lo shopping sono originali e creative. Tra un giro e l’altro
si arriva così a tardo pomeriggio e
si può quindi passare da un aperitivo in uno dei locali più alla moda
all'emozione di una salita con i gatti
delle nevi per una cena in un rifugio
e completare il divertimento con
una nottata in discoteca…
Bar, ristoranti, pub, e quant'altro…
non c'è che l'imbarazzo della scelta!
...E mentre una parte del cervello
pensa alla neve, l’altra è già volata
al sole e al mare. In queste settima-
ne stiamo analizzando tutte le possibilità per la prossima settimana
azzurra, che sarà molto probabilmente la prima settimana di Luglio.
Formentera, Grecia, Croazia,
Sicilia… Queste le mete che stiamo
considerando per le nostre vacanze
estive e speriamo che siano ancora
una volta un modo allegro, divertente e rilassante per stare insieme
e divertirsi. Come dicono gli americani... keep in touch, teniamoci in
contatto, per gli aggiornamenti,
che nelle prossime settimane
manderemo a tutti.
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TUTTI I COLORI DELLA
“NATURA”: DA TEVA LA
SOLUZIONE PER RENDERE
PIÚ SICURI I FARMACI
EQUIVALENTI
APPUNTI SPARSI
Nel 2009 l'azienda lancerà sul mercato i
nuovi packaging colorati che permetteranno una chiara distinzione tra medicinali.
Il risparmio del 20% non era mai bastato agli italiani
per sciogliere dubbi e perplessità sui farmaci equivalenti. Dopo decenni di farmaci “griffati”, più cari,
certo, ma anche più familiari e rassicuranti, quando
nel 2001 fecero il loro ingresso nel mercato farmaceutico italiano, questi nuovi prodotti non furono accolti
con l'entusiasmo che le aziende di generici, operanti
con grande successo in tutta Europa, forse si aspettavano. Tra il pubblico perduravano i luoghi comuni
sulla presunta minore qualità in termini di sicurezza ed
efficacia di questi nuovi medicinali, tanto che, inizialmente chiamati “generici” - dall'inglese generics sono stati ridefiniti “medicinali equivalenti” per cancellare qualsiasi assonanza con un medicinale utilizzabile per vari usi, o di seconda scelta.
Col tempo i consumatori hanno mostrato un progressivo avvicinamento verso i farmaci equivalenti, che li
ha portati a conoscere, apprezzare e, spesso, preferirne la qualità e convenienza.
Interrogati sui pro e contro di questi farmaci, essi
mantengono tuttavia delle riserve sulle confezioni,
facili da confondere perché molto simili tra loro. Di
poco aiuto risultano essere inoltre i nomi, difficili da
memorizzare, a volte anche da pronunciare. Per legge,
infatti, i generici debbono essere commercializzati con
la denominazione del principio attivo che li compone.
Tutto ciò ha causato l'assenza di un netto sistema di
riconoscimento tra le confezioni di equivalenti di una
stessa azienda, creato problemi nella collocazione e
dispensazione dei medicinali ai farmacisti e preoccupazione nel pubblico fruitore - soprattutto negli anziani e in chi deve prendere più farmaci al giorno - che
teme di confondersi e ingerire il medicinale sbagliato.
TEVA (che in ebraico significa “natura”), leader mondiale dell'industria farmaceutica di equivalenti, al
primo posto in Italia per fatturato e confezioni vendute, con un grande sforzo economico volto alla sicurezza e alla soddisfazione dei suoi clienti, nel 2009 lancerà progressivamente sul mercato tutti i suoi prodotti completamente rinnovati nel packaging, con lo
scopo di renderli il più possibile sicuri per il pubblico
fruitore. La grande esperienza maturata nei più di
cento anni di presenza sul mercato farmaceutico mondiale ha permesso all'azienda, quotata al Nasdaq, di
elaborare un sistema di packaging che, grazie all'utilizzo di colori nettamente distinti tra loro, consente al
consumatore di riconoscere facilmente e rapidamente
i vari prodotti TEVA, e assumerli senza errori.
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Le principali caratteristiche del nuovo packaging
(vedi foto) sono:
• unica identità cromatica per molecola
• chiara forma farmaceutica e contenuto
• rapida lettura di tutte le informazioni riportate su tre
facciate
• identificazione evidenziata del dosaggio
Ogni molecola avrà il suo colore identificativo e il
dosaggio apparirà sempre in netto contrasto con il
colore abbinato alla molecola (es. rosso su azzurro,
nero su verde, giallo su blu ecc.).
Un'altra novità importante relativa a questo migliorato sistema di packaging è che le molecole, se messe in
ordine alfabetico come spesso accade in farmacia, non
avranno mai due colori simili l'una vicina all'altra,
cosa che permetterà al farmacista di individuare velocemente e dispensare il farmaco senza errori.
Inoltre, anche quei farmaci che potrebbero essere
facilmente prescritti insieme avranno colori nettamente distinti, per ridurre drasticamente la possibilità di
un'errata ingestione.
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chio. E via.
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o nero ma presto
un paio di panini,
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menze del tempo,
talmente bello
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sal
pae
il
che
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i, ma
Attacco il sentier
o sugli Appennin
e poi al Faggio. Son
passa al Carpino
ta di scatto,
le Alpi.
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sta
riolo che alza la tes
di
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che
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che mi sem
e dopo un po’ inc
in là, due cinghiali,
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più
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rum
e
Poc
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non
Cerco di
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me, ma
no l’aria verso di
un cespuglio e spa
usa
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bal
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e
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so
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mu
supera
alzano il
e sotto un cerro,
mangiano le ghiand
ore.
fagiano in
hanno alcun tim
a il richiamo di un
non scappano, non
; a intervalli risuon
ola selvatica.
tro
ruc
l’al
la
tro
del
e
die
so
no
iga
Vado avanti, un pas
o pungente dell’or
to in vetta.
mi arriva il profum
testa; sono arriva
e
amore. Alle narici
allarga sopra la mia
orama che si estend
si
pan
lo
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cie
sù
il
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las
vis
da
ammirare
Poi all’improv
a limpida e posso
anz
re.
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ma
abb
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ria
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La giorna
dal monte Cat
na al Gran Sasso,
dal monte Carpeg
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Claudio Lucarell
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Sotto l’albero un cucciolo
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iochi, gioielli e abbigliamento restano regali graditissimi ma,
a Natale va sempre più di moda chiedere un cucciolo da
trovare sotto l'albero. E non di peluche, cani e gatti
veri, quelli che scodinzolano e ronfano quando sono felici, che cercano
affetto e che, qualche volta, vengono abbandonati. La maggior parte
però, trova una dimora accogliente, padroni disposti a far follie pur di
vedere felice il reuccio di casa e lui regala solo tanto affetto che vale
molto puù di mille pacchetti. Chi non ha problemi economici opterà
per regalare cuccioli di razza ma, chi si accontenta dello sguardo
tenero di un quattrozampe simpatico e giocherellone non ha bisogno
di mettere mano al portafogli, sono tantissimi i trovatelli in cerca di
un proprietario premuroso. Basta fare un salto nei canili per capire
quanti sono gli animali che sognano una cuccia accogliente.
Buon Natale e Buon Anno a tutti
Sesa Spanedda - CO.SA.FA.CA. - Cagliari
farmaciabaressa@tiscali.it
Animali parlanti - “Ho finito la pazienza”
C'era una volta Milord, un Collie di classe che aveva incontrato Milady; fu amore a prima vista ma soffriva per
l'indifferenza di lei; lei furbetta, pur innamorata, lo teneva sulla corda con sadico piacere. Alfine vinse Amore. «Ti amo
tanto.» «Anch'io ti amo.» «Perché hai tirato tanto a dirmi di sì?» «Ho sentito dire dal mondo umano che bisogna fare
le preziose.» «Ah, ecco... ma ora sei mia.» «Che?!!?? tua? Se ci amiamo non vuol dire che io non sono più mia.» «Su dai,
vieni qui dammi un bacio.» «Va bene, sì!» «Oh... che fai ancora la ritrosa?»
Dopo tempo d'amore arrivò una gran bella cucciolata. Erano tanti e la famiglia di umani presso cui i nostri vivevano
ne dette via parecchi, lasciando che solo due restassero a casa.
A questi dettero nome Milly e Puffy. Anch'essi colloquiavano: «Hai udito i nostri genitori?» «Questa notte hanno discusso,
tu sai il perché?» «No e tu?» «Pare soffrano per i nostri fratelli dati via.»
Il giorno successivo Milady rimbrottava: «Se non ne avessimo avuti tanti» «Ma se eri tu a insistere...» «E tu allora?»
«...dai su dammi un bacio.» «Oh, già...daccapo!» «Sei proprio lagnosa, vuoi che mi trovi un'altra lady?» «Provaci e poi...»
Mugolii, lamenti e la felicità di un tempo dov'era finita? Milly diceva al fratello: «Non ne posso più con le loro litigate,
ma li amo troppo per fuggire, tu Puffy che ne dici?» «Io vado via, ho incontrato una fulva barboncina che mi rende felice!
Sono triste per te che sei sola, verrò a trovarti di tanto in tanto.»
Tornava e sempre più spesso anche perché rimpiangeva la casa ricca dei Signori e le comodità. «Sai Milly mi tocca tanto
lavorare, ma tanto, ora che abbiamo anche noi dei piccoli; se fossimo stati una famiglia unita, se i nostri...vecchi non
avessero tanto litigato e perché poi...?» «Su Puffy, non disperare, potrai trovare una casa di gente che possa accogliervi
e avere una vita serena.» «Oh, cara sorellina, sapessi com'è duro essere scacciati se mi avvicino a qualche villetta.»
«Non ti danno neppure un tozzo di pane?» «Magari, lo porterei subito alla mia barboncina e ai nostri figli. Come mi
piacerebbe se un’affettuosa coppia adottasse la mia famigliola!» «Potrà accadere Puffy, non ti pare?» «Dici bene, ma io
intanto vado struggendomi sempre più e la mia pazienza la riserbo ormai per i miei piccoli; la mia compagna non so
cosa pensa del mio nervosismo.» «Hai finito la pazienza, Puffy?» «Già, HO FINITO LA PAZIENZA, Milly,
c'è chi mi può comprendere? Soffrono come me anche gli umani?»
Dicembre 2008
C. A. N. du monde
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CHIROPRATICA, CHE PASSIONE!!!
È
proprio vero che nella vita non si finisce mai di imparare, specialmente in un campo vasto e
complesso come quello della salute. Il mio incontro con la chiropratica è stato un vero e proprio
fulmine a ciel sereno. Dietro consiglio di mia sorella ho portato mia figlia di otto anni da un
bravissimo chiropratico che lavora a Cagliari per vedere se si poteva fare qualcosa per ridurle
una lieve scoliosi che le aveva diagnosticato il pediatra. Per prima cosa Stefano (il chiropratico) esaminò la
bambina, dopodiché la fece sdraiare sul suo speciale lettino e cominciò a manipolarla dalla testa ai piedi con
decisione e tanta delicatezza. Si sentiva cric, crac, rumori anomali per lo meno. Tra me e me speravo tanto
che non me la rompesse. La prima cosa che mi colpì fu il suo approccio olistico alla persona ma sicuramente
mi sorprese ancora di più verificare che, dopo un quarto d’ora di manipolazioni, la sua schiena si era raddrizzata perfettamente. Mi disse che era semplicemente necessario correggere delle tensioni muscolari dorsali. Feci fare a mia figlia altre due visite di controllo che permisero di verificare che la sua schiena era
ancora dritta come una lama di rasoio. Poco tempo fa portai da Stefano anche mia moglie in preda ad una
fortissima emicrania che la tormenta da tanti anni e, dopo un quarto d’ora di manipolazioni il dolore si
ridusse di circa l’ottanta per cento. Incredibile, senza utilizzare farmaci ha immediatamente agito sulla
causa del problema risolvendolo.
Decisi naturalmente di approfondire la conoscenza di questa meravigliosa medicina complementare.
Il termine “Chiropratica” deriva dal greco chéir (mano) ed eupraxia (atta a far bene) ed è stato coniato
agli inizi del novecento in America presso il Palmer College of Chiropratic ma è giusto ricordare che già nel
400 a.C. Ippocrate trattò l’argomento delle manipolazioni vertebrali quale ottimo sistema per risolvere
situazioni antalgiche correlate a malposizioni e deviazioni vertebrali. In effetti la Chiropratica enfatizza il
ruolo del sistema nervoso nella regolazione della funzionalità di tutti gli altri apparati dell’organismo.
Per esigenze didattiche il sistema nervoso, che è un unico sistema integrato, viene suddiviso in tre parti:
Sistema Nervoso Centrale (SNC), costituito dal cervello e dal midollo spinale.
Sistema Nervoso Periferico (SNP), costituito dai nervi che dal midollo spinale si dirigono all’apparato
muscoloscheletrico e da quelli che tornano al SNC portando informazioni su pressione, posizione,
equilibrio e dolore.
Sistema Nervoso Autonomo, costituito dai nervi che regolano la funzione degli organi interni o visceri.
L’esperienza clinica di ormai innumerevoli casi trattati dai chiropratici ha portato questi ultimi a verificare
che una disfunzione meccanica dell’apparato muscoloscheletrico (quali riduzione dell’escursione articolare
o l’accorciamento o l’eccessiva tensione dei muscoli) può disturbare la normale funzione di tutti e tre i rami
del sistema nervoso. Ecco perché l’azione correttiva del chiropratico, migliorando l’escursione e il posizionamento articolare ripristina un’attività ottimale di tutto il sistema nervoso con immediati benefici per
tutto il nostro organismo. È stato per me veramente affascinante verificare, grazie anche al bel rapporto di
amicizia che si è consolidato con Stefano, come un approccio manuale, senza l’utilizzo di nessun farmaco
ma assolutamente olistico nei confronti del paziente, riesca a risolvere in breve tempo un numero davvero
incredibile di patologie quali dorsalgia, cefalea, cervicalgia e molto spesso migliorano le allergie, l’asma, i
disturbi dell’apparato digerente, la stitichezza, i dolori mestruali, i disordini a carico di vista, udito, equilibrio. È fantastico vedere entrare nello studio di un chiropratico una persona piegata in due dal mal di schiena e vederla uscire poco dopo dritta e rilassata. Se volete conoscere qualcosa di più visitate il sito internet
“chiropraticati.it”. Cari colleghi, soprattutto se soffrite da tempo per queste patologie provate a rivolgervi
a un bravo chiropratico stando bene attenti a selezionarne uno seriamente qualificato. Non ci crederete ma
pensate che mentre negli Stati Uniti vi sono circa 65000 dottori in
chiropratica in Italia sono meno di 150. Avete letto bene, meno di
150. Incredibile, vero? Purtroppo in Italia non esiste neanche
un’Università riconosciuta dal World Federation Chiropratic
(WFC) o Council of Chiropratic Education (CCE). Esse prevedono
corsi con frequenza obbligatoria a tempo pieno da 5 a 7 anni che
in Europa si possono seguire solo in 2 università francesi e 2
inglesi. Per concludere, visto che questa splendida professione si
può svolgere in Europa, America, Australia cosa pensate che stia
consigliando a mio figlio di fare da grande? Un abbraccio di cuore
a tutti voi ed uno particolare a Lorenzo, il figlio di Toto, perché
gli voglio un mondo di bene.
Alberto Costa - CO.SA.FA.CA. - Cagliari
farmacia137@farmaciacosta.191.it
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Concorso
METTI IN MOTO L’ESTATE
Vinti Maxiscooter e LCD
Si è concluso con l’estrazione delle schede vincenti e l’individuazione dei vincitori il concorso a Premi METTI IN MOTO L’ESTATE ideato in collaborazione con PRONTMED.
La formula, semplicissima, prevedeva la consegna di una cartolina concorso da parte
del farmacista a tutti gli acquirenti di un astuccio “Prontmed duelfine 10 siringhe +
10 aghi indolori” la successiva registrazione online del codice e dei dati anagrafici.
Con quasi 6000 cartoline consegnate l’operazione che ha visto la partecipazione di
oltre 500 clienti, ha assegnato un fantastico piaggio X9 500ie al signor CRISTIAN
ROSSI ed il TVC 42 pollici LCD al Sig. Augusto Celi di Pescara.
Premiate anche con gli stessi fantastici premi le farmacie di MONTESILVANO e
ROMA in cui è stato effettuato l’acquisto.
PRONTMED e SODIFARM hanno salutato tutti i partecipanti con un in bocca al lupo
per il prossimo evento promozionale e la presentazione dei programmi 2009.
SUI PROSSIMI NUMERI DI LEMON IL “METTI IN MOTO L’ESTATE 2009” E NUOVI
STRAORDINARI PREMI.
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ES”
ROMAGNOLI “UBER ALL
noli. Da sempre costretti a
trano popolo, anzi strana "razza" noi Romag
abbiamo ben poco in comune.
convivere insieme agli Emiliani coi quali
, noi diciamo "Cioù" loro dicono
Noi diciamo "Ostcia" loro dicono "Brisa"
ini, noi il sangiovese, loro il lambrusco,
"Soccmall", noi i cappelletti, loro i tortell
chiedo
RUMAGNOL" (sei proprio un romagnolo),
noi il mare, loro... niente. "CI PROPRI UN
i
ente uguale a quello parlato, i miei genitor
scusa ma il mio dialetto scritto è esattam
vole
disdice
o alquanto
essend
o,
italian
in
essi
esprim
mi
io
hanno fatto di tutto perché
dopo un pò "I SCUREVA TOT IN DIALET"
esprimersi in dialetto. Anche se a tavola
il mio nonno Domenico detto "Manghin",
che
credo
Anzi
o).
dialett
in
tutti
(parlavano
riproprio, sono un’altra delle nostre caratte
dal
i
divers
nomi
i
,
meglio
o
nomi,
sopran
i
mo diverso da quello con cui vengono chiastiche, moltissimi hanno un nome di battesi
chiama
imparato a vent'anni che mia sorella si
mati per tutta la vita. Personalmente ho
e conla cosi) mentre io l'ho sempre chiamata
Anna-Maria (e ancora mi fa specie pensar
do,
Edmon
no
in realtà si chiama
che
Piero
dei
o
abbiam
cui
Per
.
tinuo a chiamarla Sandra
è Emilio etc. Dicevo, ogni tanto mi
verità
in
che
Franco
le,
Gabrie
è
Ugo che in realtà
FEMMES
detto "Manghin", grande TOMBEUR de
perdo, credo che mio nonno Domenico
teeviden
deriva
in
Mangh
nome
sopran
(il
e
mente da "MANGH" (manico), ho qualch
tivo
dubbio "sull'IN" ma credo che il diminu
sia
si
fosse perchè "piccolo"di statura,
rivolto per tutta la vita all'altro sesso con
"TAM LA DE?" (me la dai?) e poi una
volta consumato "AT RINGREZI" (ti
ringrazio), riconoscendo come lingua
madre, il dialetto, comprensibile, d'altronde, per uno nato nel 1892. A proposito, ricordo che sua moglie, la mia
nonna Dina, col passare degli anni,
avendo fatto il callo al vizietto di cui
sopra giustificandolo col detto "l'uomo
è cacciatore e vuole il suo sfogo, ma poi
ritorna sempre" sopportando, con
regale noncuranza, corna e affini, veniva
significativi, come la
accontentata con regalini per l'epoca molto
iaresa convincerla che non si sarebbe incend
radio. Bene, una volta accesa già era un’imp
ndo a volte la vicina a darle man
chiama
,
stessa
sé
su
a
curvat
iggio
ta, passava il pomer
ale apparecchio, dicendo: "U'I È UN CHE
forte, intenta a guardare di traverso l'infern
(c'è uno
CHE PREMA O DOP E SCAPA AD FORA"
CHE
LÀ
VA
VEGH,
NE
A
ME
MA
SCOR
poi esce
parola non ha traduzione" che prima o
che parla, ma io non lo vedo, va là "questa
uscito per
parlava alla radio prima o poi sarebbe
fuori) pensando, evidentemente, che chi
TOT I CULUR" (di tutti i colori).
andare a casa!!! Qui ne succedono "AD
un
no lo saluti calorosamente augurandogli
Da noi dopo tanto tempo che non vedi qualcu
VENGA UN CHENCAR" fa parte
CUT
O
COLP
UN
VENGA
"CUT
peggio
colpo o qualcosa di
ano
abitando a 30 metri dal bar, dove si passav
del nostro dna. Ci sono persone che pur
, ci andasi in un fumo che si tagliava col coltello
immer
mano
in
carte
le
con
intere
notti
era diffio garage e spesso arrabbiandosi perchè
vano in l'automobile, uscendo dal propri
ti, generosi, spontanei; probabilmente perché
cile trovare poi il parcheggio. Siamo ruspan
zioni e tutti ci hanno lasciato qualcosa.
la nostra terra ha avuto numerosi infiltra
one a
risorgimentali, dal passaggio di Napole
Dal "dado è tratto" di Giulio Cesare ai moti
o (siamo anche cosmopoliti dato
fascism
dal
smo,
sociali
al
Re
Papa
dal
quello di Garibaldi,
e poi Predappio) al comunismo, di tutti,
che in Romagna c'è Città del Capo che sarebb
giunte
dato che attualmente il colore delle nostre
ppo",
"purtro
o,
rimast
do
baluar
o
l'ultim
to di dare i natali a personaggi indimenticatende al "rosso". Ma questo non ci ha impedi
altri cento anni, Edmeo Lugaresi, mitico
bili, uno per tutti, ancora vivo, e che campi
e si
o a disputare negli anni 80 la coppa Uefa
presidente di un Cesena stellare portat
imo in dialetto e malissimo in italiano.
esprimeva anche lui come mio nonno, beniss
i Gianni,
Agnell
ad
seduto in tribuna proprio sopra
Durante un Juventus-Cesena a Torino
S
14
Agnelli Umberto, Luca Cordero di Montezemolo, Boniperti Giampiero, a un ennesimo torto
nei confronti del Cesena si alzò in piedi e tuonò: "LEDAR A SI DI LEDAR, DIO AD QUÀ E DIO
AD LÀ, PROPRI A ME CÀ IO SEMPRA COMPRÈ DAL FIAT, CUN E CAZ CAL FAZ ANCOURA,
VARGOGNAT CI NENCA LAUREÈ, AVVUCHÈ DI MI MARUN"!!! (ladri siete dei ladri, Dio di
quà e Dio di là, chiaramente il di quà e il di là non sono fedeli ma le originali non erano
riportabili, proprio a me che ho sempre comprato delle Fiat col cazzo che lo faccio ancora,
vergognati sei anche laureato, associando chiaramente il pezzo di carta alla appartenenza
sociale, pezzo di carta che per un popolo di cultura contadina come il nostro è sempre stato
fondamentale, e finisce in bellezza con "avvocato dei miei maroni"!). D'altronde siamo,
eravamo e saremo per sempre, terra di contadini e pescatori, "ZUCUN" (testoni), allergici alla
istruzione, accettata perché imposta. Per cui è comprensibile che quando alla visita militare
un medico chiese a un ragazzo: Lei è nato a termine? Si sentì rispondere: No... io sono di
Borello (paesotto vicino a Cesena)! Oppure,quando un giudice chiese ai due litiganti: Quindi
siete arrivati a diverbio? I due guardandosi risposero: Mo' no... poi ci siamo andati a casa!
Ci sono persone che pur abitando vicino al mare non lo hanno mai visto fisicamente.
Vladimiro detto "Lenin", sia il nome che il soprannome la dicono tutta sull’appartenenza
politica sua e del suo casato, contadino in Roncofreddo, è uno di questi.
Per cui niente di strano se la signora che venendo dalla campagna arrivata in pescheria,
per darsi un tono, chiese un Kg di "DISGRAZIATE" vergognandosi di chiamarle in italiano
"POVERACCE" che altro non è che la traduzione di "PURAZZI" termine dialettale di VONGOLE.
Creativi? Certo! come quel calzolaio che sulla vetrina fece scrivere "ANCA LA PRESCIA LA
VO' EL SU TEMP" (anche la fretta vuole il suo tempo), o quel signore di Cesenatico a chi gli
parcheggiava sempre di fronte al cancello, esasperato, fece un cartello scritto in due lingue
essendo Cesenatico un posto di villeggiatura: FOR TOURIST, PLEASE, NON PARKING HERE,
e sotto "A TUTTI GLI ALTRI, MI AVETE ROTTO I MARONI".
Oppure, ma questa è storia, sui cartelloni pubblicitari di un notissimo preservativo che recitavano "HO FATTO L'AMORE CON CONTROL" una mano maldestra scrisse: "E IO CON UNA
BELLA FIGA". Ma fenomeno fu quel vigile che ad un
turista, fermo a un incrocio, intento a guardare la cartina stradale non accorgendosi che il
semaforo diventava verde, e non ripartendo prontamente, si avvicinò e disse: "A QUE NUN
AVAM SOL CHI TRI CULUR CHELÈ"(qui noi abbiamo solo quei tre colori lì, puoi andare non ce
ne sono più) o ancora il famosissimo viglile "AGONIA" alla domanda di un guppo di tedeschi su
di chi fosse la bellissima fontana in piazza del Popolo a Cesena (fontana Masini) rispose disgustato: "DE COMUN... NOOOO" (del comune di chi vuoi che sia). Ma chi più ci identifica è
l'amore per lo sport, bicicletta e mutor in primis. D'altronde abbiamo dato i natali, sia nell'uno
che nell'altro, a tanti campioni attuali e non. Tant’è che la grande aspirazione di tutti noi è far
carriera sportiva. E fu questo che fece dire a "Carlen" (Carlino) una sera a tavola: "DA GRAND
A VOI FÈ E CURIDUR", e il nonno gli rispose e "E SARÀ MEI T'FAZA E GABINET C’AN L’AVEM
IN CÀ" (sarà meglio che tu faccia il gabinetto che non lo abbiamo in casa) associando evidentemente CURIDOR a CORRIDOIO e non a CORRIDORE. Beh ce ne sarebbero altre centomila da
raccontare e se mi ci metto fra le mie, fra quelle che mi hanno raccontato e quelle rubate nei
libri che raccolgono le nostre performance, e a tal proposito consiglio “Siamo tutti italiani ma
solo noi Romagnoli” di A. Savelli, non mi fermo più. Perchè noi siamo ilari anche con la morte.
Altrimenti non si spiega come (evento documentabile) su di
una lapide nel cimitero di Forlimpopoli ci sia scritto: "AL GIEVA
ME C’A STASEVA POC BEN" (lo dicevo io che stavo poco bene),
o anche "QUI GIACE FAUSTINO FINALMENTE DURO". A onor
del vero non siamo proprio tutti così, ma la voglia di prenderci
in giro, ridere e scherzare è tipica della nostra gente, in una
terra dove pur con mille contraddizioni e cambamenti repentini di idee, continuiamo a convivere. D'altronde chi, se non un
prete romagnolo, può aver detto: "NOI PRETI E I FRATI
NON POSSIAMO SPOSARCI, SPERIAMO CHE ALMENO LO
POSSANO FARE I NOSTRI FIGLI".
Ciao. Massimo "Macio" Fagioli Farmacista ROMAGNOLO
Roncofreddo, Corofar, Italia.
farmroncofreddo@virgilio.it
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In ricordo di Renato Grendene
Poppi: Centro Storico
“
P
P
opium agri Clusentini caput"
Poppi è posto al centro del Casentino ed è un luogo umano e
riposante. Gode di una posizione che mi dà la veduta di tutta la
magnifica vallata casentinese.
Nella parte più elevata del colle signoreggia il merlato Castello dei Conti Guidi.
Costruito nel XIII secolo, rimane possesso dei Guidi fino al 1440 allorché passa alla
Repubblica Fiorentina che ne fa la sede del Vicariato Fiorentino.
Al suo interno, molto importante, la Biblioteca Rilliana ricca di centinaia di manoscritti medievali e di incunaboli. Altro elemento interessante del complesso è la
Cappella dei Conti decorata con una serie di affreschi trecenteschi attribuiti a
Taddeo Caddi.
Scendendo dal Castello, si incontra la chiesa dei Santi Marco e Lorenzo (sec.
XVIII) che ospita opere del Morandini e del Ligozzi.
Davanti a questa, nella piazza principale del paese, si trova un grazioso Oratorio
dedicato alla Madonna del Morbo (sec.XVII). Proseguendo per la via principale del
Borgo, via Cavour, fiancheggiata da lunghi portici, si arriva davanti alla antichissima chiesa di San Fedele detta "La Budia" (sec. XIII). Si tratta di uno dei più importanti edifici sacri del Casentino, ricca di molte opere d'arte tra le quali un crocifisso giottesco, dipinti del Ligozzi, del Portelli, del Davanzati, del Solosmeo, del
Morandini.
Un'altra Chiesa molto graziosa che si trova dentro la cerchia muraria di Poppi,
è quella del Monastero delle Agostiniane (sec. XVI) che conserva pregevoli
terracotte robbiane.
A proposito, ricordo che il 2009 è l'anno Robbiano cioè ad Arezzo e provincia ci
sarà la mostra sui Della Robbia precisamente dal 21 febbraio al 7 giugno 2009.
Il 18 dicembre è venuto a mancare il dott. Renato Grendene, un collega da sempre
impegnato ai più alti livelli nel sindacato dei farmacisti.
Renato ha saputo interpretare con largo anticipo la necessità di trasformazione del
sistema farmacia, in sintonia con le prevedibili nuove esigenze della società.
Ha suggerito tempi e modi per affrontare i nuovi scenari.
Le soluzioni proposte non sempre sono state condivise da quanti avrebbero dovuto.
Antesignano del ruolo che le cooperative dei farmacisti avrebbero potuto e dovuto
avere nella distribuzione intermedia a garanzia della stabilità del sistema farmacia,
dai suoi suggerimenti e inviti sono nate, cresciute e si sono affermate numerose
realtà cooperativistiche.
Grazie Renato per quanto hai dato a tutti noi.
Sono sicuro che chi ti ha conosciuto difficilmente saprà e potrà dimenticarti.
Safar Soc. Coop.
Il Presidente
Dott. Michele Martella
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Dice
Daniela Veltroni - Poppi - Umbrafarm
farmaciaveltroni@libero.it
“Appunti sparsi” aspetta sempre
nuovi amici...
Invia il tuo articolo e la tua foto a:
farmaciacanalini@tin.it
Ti aspettiamo!!!
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Cento ore in grotta
A
vevamo fatto il nostro campo scout estivo a poche centinaia di metri da una grotta
naturale che, come solo un'altra al mondo, attraversa una montagna da parte a parte e
che è ancora oggi percorribile dalle auto. La grotta ci aveva affascinato per la maestosità, la varietà delle concrezioni calcaree e, soprattutto, perché celava tra le sue varie
diramazioni (a detta dei vecchi contadini e pastori della zona)un passaggio lungo e impegnativo
che, nell'ottocento, consentiva a un "personaggio noto ai carabinieri" di sfuggire alla cattura,
riemergendo in chissà quale altra parte del territorio circostante. Nel cuore dell'Iglesiente (sud
ovest della Sardegna) tutti conoscono bene la grotta di San Giovanni, ma pochissimi, ormai, sanno
del cunicolo e della leggenda che lo avvolge; cunicolo detto "Su stampu de Pireddu" tradotto:
Il foro di Pireddu (questo il cognome del bravo ragazzo che beffava coloro che lo ricercavano).
Augusto, il mio capo scout, non impiegò molto tempo a formulare una proposta terribilmente intrigante: "A chi piacerebbe trascorrere 100 ore all'interno de Su stampu de Pireddu alla ricerca della
via d'uscita?" A 16 anni, in me, lo spirito d'avventura era fortissimo, irresistibile, così come in
Giampaolo e Sandro: i miei migliori amici. Ottenuto l'ok dai nostri genitori, cominciammo a programmare seriamente la nostra avventura. Si era nella metà degli anni '60 e la speleologia muoveva i suoi primi timidi passi; mezzi rudimentali per chi aveva l'ardire di sfidare le viscere della
terra: caschi da minatore, tute da meccanico, funi classiche e non, per gentile concessione
di un collezionista, TELEFONI DA CAMPO, con tanto di
manovella e lunghi cavi rivestiti di tessuto.
Gli zaini erano quelli militari,
in tessuto pesante e
senza intelaiatura e,
per scarponi, gli anfibi.
Eravamo quattro temerari,
ai quali si aggiunsero altri
tre amici per formare la
"Squadra esterna" di controllo-soccorso (non si sa
mai...), che sarebbe rimasta
all'esterno della grotta.
Fissammo le date e gli orari:
dalle 8.00 del 27 alle 12.00
del 31 dicembre, CENTO
ORE!
L'alba del 27 giunse puntuale, fredda e piovosa, come è
giusto che sia in quel periodo
dell'anno. Non esitammo a
muovere i primi passi verso le
tenebre della grotta, lasciando
alle spalle, come una scia, i fili
del telefono. Ci fermammo
all'ingresso del nostro cunicolo
per decidere chi avrebbe tenuto
tutti gli orologi; tre fiammiferi
della stessa lunghezza ed uno
spezzato... la mia proverbiale
"dote di fondo", o, se preferiamo,
il rispetto delle dimensioni reali
(Augusto, Giampaolo e Sandro
sono alti più di 1.80, io 1.64): il
fiammifero più corto finì tra le
mie dita! Da quel momento sarei
stato il custode del tempo reale, gli
altri avrebbero vissuto secondo i
loro ritmi personali che, verosimilmente, avrebbero subito delle
variazioni non quantificabili e, comunque, strettamente personali.
A chi era venuta la simpatica idea di documentare la percezione del tempo per tutta la durata
della nostra impresa? Francamente non ricordo, ma ricordo perfettamente l'emozione palpabile
che ci avvolse nel muovere i primi passi all'interno del cunicolo.
Il peso degli zaini, il fondo roccioso e bagnato, le stalattiti ed ecco che il respiro diventò pesante;
poche decine di metri sembrarono chilometri. Passaggi angusti, caschi che urtavano contro rocce
impertinenti, coni di luce che fendevano il nero di seppia; avanti così, in uno scenario che
cambiava di metro in metro e ci assorbiva: un richiamo delle sirene.
Inattesa, comparve una sala ampia, pianeggiante e dalle volte molto alte. Gli scarponi poggiavano
su uno spesso tappeto di argilla incredibilmente asciutto... avevamo trovato l'ambiente ideale
per il nostro campo base, che chiamammo CASA. Appena il tempo di metter giù gli zaini, mi
avvicinai,uno alla volta, ai compagni d'avventura e, come un confessore, chiesi sottovoce
"Secondo te, che ora è?" Carta e penna, registrai l'ora vera e quella che ciascuno di loro pensava.
Sandro era quasi in orario, mentre Augusto e Giampaolo avevano azionato il freno e io...
cominciavo a sentire un certo appetito.
Allestimmo con cura il campo base: collegammo il telefono e ne verificammo il funzionamento,
stendemmo spessi teli di plastica sui quali posammo tre materassini gonfiabili e relativi
sacchi a pelo, montammo il mio lettino da campo nuovo di zecca (regalo quanto mai indovinato
di mio fratello Lello). Appesi il temometro e il misuratore dell'umidità, prendemmo corde,
bussola, carta millimetrata e cominciammo a fare i primi rilevamenti. Gli occhi ben aperti
per scovare eventuali forme di vita cavernicola e, soprattutto, qualche passaggio nascosto.
Ci muovevamo con sacro rispetto di quell'ambiente così diverso da quelli nei quali eravamo
abituati a svolgere le nostre attività. Comunicavamo sottovoce, spesso semplicemente con gesti o
sguardi d'intesa. Ci fermammo solo per consumare il primo pasto, preparato sicuramente
con un po' di apprensione,dalle nostre mamme.
Tutto assumeva dimensioni particolari; i nostri passi, i nostri respiri, persino il tichettio degli
orologi al mio polso, producevano suoni diversi, quasi indecifrabili, ma non ostili.
Nessuna traccia del leggendario passaggio segreto, ma l'ottimismo non ci abbandonava.
Benché l'ora non fosse la più idonea (io lo sapevo bene!), decidemmo di rientrare a CASA per
cenare e dormire.
In breve tempo consumammo la nostra prima cena in grotta e, stanchi, ci infilammo nei sacchi
a pelo. Un silenzio indescrivibile, palpabile ci avvolgeva dolcemente; a intervalli regolari,
un gocciolio delicatissimo per nulla fastidioso, direi quasi una musica soffice, discreta, una sorta
di ninna nanna. Al risveglio, mi resi conto che avevamo già trascorso 24 ore lontano dal nostro
mondo, nel ventre della terra. Gli altri si svegliarono un po' più tardi, quasi contemporaneamente;
occasione ghiotta per rivolgere loro la fatidica domanda "Che ora è?". Augusto e Giampaolo
continuavano a perdere terreno, mentre Sandro, un po' stralunato, sfiorò la precisione di un
cronografo svizzero.
Alcuni giri di manovella ed ecco, al telefono, la voce appena gracchiante dei membri della squadra
esterna. "Tutto bene?", "Sì, è magnifico, non si sta male. Abbiamo 18 gradi costanti!", "Beati, qui
fuori c'è un freddo cane e piove alla grande. Avete trovato il passaggio?", "Neanche un buco
degno di tale nome, ma siamo ottimisti! A presto...".
Per colazione, dosi paurose di latte condensato e biscotti,
rigorosamente a temperatura ambiente: "In grotta si
bruciano tante calorie" sentenziava Augusto, allora
studente in medicina.
Nuovo giro (giorno), nuova corsa, fare i biglietti alla
cassa e si parte subito per una nuova avvincente
avventura!
...continua
Giampiero Deidda - CO.SA.FA.CA. - Cagliari
giampierodeidda@virgilio.it
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Commiato...
Il bisogno di abbandonare
...Canaglio, ho perduto la vena, mi commiato!!!
Per telefono udii un rovesciamento di seggiole, tavolini e forse qualche computer.
Era il Canaglio che reagiva alla mia comunicazione, e non riuscii a spiegargli che anche
Camilleri, geniale scrittore siciliano e tanto al di sopra di me, aveva avuto intenzione di
eliminare il Commissario Montalbano, per respirare un pò. D’altra parte, per almeno due
baiocchi all’anno, e nemmeno quelli, qualcosa si dovrà pur pretendere!
Pazienza.
C’è stato Natale, i bagordi si sono sprecati, gli abbuffamenti iniqui sono stati all’ordine del giorno.
Senza pensare agli auguri più o meno sinceri, agli imail (leggasi come scritto) di transizione e
copiati magari da qualche giornalino di seconda serie, agli abbracci qualche volta più o meno
voluttuosi (la scusa è sempre buona, in certe circostanze di rito). Dicevo degli imail; ne ho
avuti anch’io, e uno in particolare per la sua semplicità mi ha colpito, perché profondo e sincero.
“A chi ha il sorriso sempre in viso, / a chi lo porta sempre nel cuore, / a chi guarda intensamente
al passato… / ...auguri di buon Natale ed anno nuovo.
Meditai.
Spesso si dimentica che nelle vicissitudini umane esistono cose buone e cose non buone, spesso
tragiche. E la mente umana è portata a ricordare solo le cose non buone, gettando dalla finestra,
come è consuetudine e tradizione, la roba vecchia. Così piano piano, il patrimonio di ciò che è stato
passa nel dimenticatoio. E allora i “Buon anno” fioccano in tutte le direzioni. …almeno qualche
buontempone ha introdotto nel linguaggio goliardico un “Buon ano…”! Mi si consenta
con il dubbio della ingenuità!
Così dalla mente mi schizzò una persona, nostro collega, che io avevo già ricordato in un numero di
Lemon del 3 ottobre 2007, e che avevo conosciuto da farmacista-burba nella mia prima assemblea
dell’Ordine Farmacisti di Pesaro. Si trattava del Dr. Abbondanza detto Giuseppe, figura appariscente,
nota per l’impegno che profondeva in favore di tutta la categoria. Mi apostrofò chiedendomi con la
sua voce tonante chi fossi, e io, piccolo e colpito come alla presenza di un redentore, mi qualificai con
voce flebile, rimanendo turbato per quell’attenzione. Non incontrai più il detto Giuseppe, ma mi tenni
informato sulle sue vicissitudini chiedendo informazioni al figlio Pierino farmacista, sempre della
casata degli Abbondanza. Si sa che gli anni scorrono per tutti, per cui certe mansioni passano ai più
giovani e Pierino sollevò dagli incarichi gravosi il detto Giuseppe padre, che tuttavia rimase sempre
presente nella farmacia. Era diventato un titolare longevo, messo un po’ da parte, ma stava ancora lì,
leggendo il giornale e pistando avanti ed indietro, sbirciando a volte qualche ricetta.
Ora anch’io mi sento un titolare longevo, uno dei più longevi forse, e mi sorride l’idea di accostarmi al
Giuseppone ricordato, perché sto vivendo la stessa esperienza. Favolosa, che auguro a quanti mi sono
colleghi e amici. Pensate, anch’io pisto avanti e indietro, anch’io leggo il giornale e in più traffico
con il computer, smanettando con la posta elettronica, dove mi arrivano le fregnacce più consistenti
da parte di chi non oso nominare.
Ma in più ho una bimba di sei anni nota a me per le tre B (bella-buona-brava), di nome Chiara ma detta
“Pinguina”, che a suo tempo all’insegnante dell’asilo, alla richiesta dove fosse nata, rispose “In farmacia”!
E sempre a proposito della Pinguina, mentre un giorno mi districavo nella spedizione di una ricetta, mi
vidi porgere un medicinale che la detta aveva estratto dalla cassettiera.
“È questa nonno?” Al che io risposi “Certamente Pinguina”. Anche se non era vero.
Insomma dopo la terza generazione di speziali, sono arrivato alla conclusione che sul frontale del bancone
della farmacia apporrò a lettere cubitali, la scritta “FARMACIA VAMPA”. Naturalmente a lettere rigorosamente dorate!
Comunque ricordo sempre il Giuseppone degli Abbondanza col sorriso sulle labbra, e penso che in eredità
ci abbia lasciato tante cose buone.
Negli ultimi anni dell’Università di Urbino ebbi modo di conoscere il Dr. Bonetti detto Nereo. Aveva avuto
l’incarico di insegnare a noi studenti la tecnica farmaceutica.
Con maestria ci illustrava i vari procedimenti, con pazienza e sopportazione.
Mi colpivano le procedure messe in atto per la creazione delle supposte e degli ovuli: argomento sempre valido
ed interessante! In seguito ci incontrammo, con tutta la banda dei farmacisti, ad Ala Birdi
un villaggio turistico nei pressi di Arborea in Sardegna.
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Un giorno la dirigenza programmò un pic-nic (si scrive così?...insomma una mangiata) nei pressi di
una spiaggetta a qualche chilometro di distanza. Si trattava di attraversare una zona ricca di pini,
facile perché in piano, e tutti si avviarono chi a piedi, chi in bicicletta. Mancava il cavallo! Cosa non
detta a caso, perché nei pressi del Villaggio esisteva una struttura dove si allevavano cavalli.
Mentre si sbafava come consuetudine, si udì un suon di zoccolo equestre che attirò l’attenzione di
tutta la compagnia. Si era in Sardegna, quindi la cosa più naturale che colpì la mente, fu quella di
vederci avanti la figura inconfodile della buona anima di Amedeo Nazzari. Invece apparve un cavallerizzo di nostra conoscenza, per l’appunto il maestoso Bonetti detto Nereo insieme alla sua signora, con
tanto di tenuta da cavallerizzo. Nereo non era di stazza alta, ma sopra quel cavallo faceva la figura di
un cavaliere di altri tempi.
E per quanto io ne sappia, penso che nella vita sia stato una gran brava persona, appunto di altri tempi.
Cerco di meditare ancora, perché nella mente mi balzano amici colleghi, che hanno diviso con me
attimi piacevoli della vita. Tanti…!
Ma in questo momento mi si affaccia una figura non più nostra, che io chiamavo Carlò; non che fosse
di statura atletica, anzi quasi mingherlina, ma che racchiudeva con la sua presenza un senso della
vita piena di significato. Dietro le sue lenti si notavano occhi aquilini, che nei momenti di maggiore
intensità potevano sembrare terribili. Ma per chi ben lo conosceva, nascondevano sempre determinazione e comprensione per i problemi degli altri. Era terribile all’apparenza, tanto da sospendere
dall’Ordine dei Farmacisti per due mesi, il buon Dr. Amadei di Tavoleto per non essere passato all’assistenza indiretta.
Erano i tempi del 1975 e l’allora USL non pagava più le ricette da mesi.
La maggioranza dei colleghi era d’accordo per l’indiretta, meno il sopraddetto D’Amadei.
La decisione inaudita del Presidente, appunto Carlò, fu attuata con tanto di lettera inviata all’interessato. Inaudita perché penso non sia mai successo, a mia conoscenza, una cosa del genere.
Carlò allora era presidente dell’Ordine dei Farmacisti, Carlò ossia il Dr. Pietravalle detto Carlo che
già aveva ricoperto vari incarichi nell’Associazione con determinazione e competenza.
Quando parlava Carlò, con il suo tono convincente e le argomentazioni attente, tutti ascoltavamo in
silenzio e rispetto. Ma Carlò partecipava anche alle varie manifestazioni che i farmacisti
organizzavano: veniva alle settime bianche, ai raduni più o meno carnascialeschi, era presente con
tanta gioia alle adunate da birreria..., insomma era uno dei nostri. Un anno fu organizzata una
settimana a Corvara.
C’era anche Carlò. Si decise un giorno di andare a provare la Gran Risa, una delle più belle piste delle
Dolomiti, una pista che si snoda in mezzo a una pineta e si trova in ombra, il che la rende quasi sempre ghiacciata. E quel giorno era veramente ghiacciata, e veramente ripida.
C’erano altri amici tra cui il Canaglio, sciatori si, ma non a alto livello. Partimmo un po’ titubanti,
sicuramente seriosi. Il Carlò mi seguiva e qualche volta dopo una derapata gigante si fermava.
Non ti fermare continuiamo, era il mio incoraggiamento. E Carlò continuava con noi.
Finalmente raggiungemmo valle, e io riuscii a scorgere nello sguardo di Carlò una intensa
commozione, quasi un tripudio ad una sacralità che emanava da tutto il suo essere.
Io lo ricordo così il Carlò, e penso che tutti gli amici sentano la sua presenza, anche se non è più.
Medito ancora, e alla mente si susseguono immagini di amici che non sono più.
Ma che ancora sono presenti perché tante cose ci hanno lasciato in eredità.
Ecco perché gli auguri che mi sono stati inviati per Natale, via imail, mi inducono a guardare
intensamente al passato. Senza dimenticare che molto importa il presente e soprattutto il futuro.
Ci mancherebbe!
Penso che nel prossimo numero di LEMON, vorrò ricordare coloro che ancora esistono, e ci seguono
dandoci gioia. Sempre che la vena che mi sostiene venga al momento opportuno, e senza scatenare
le ire del Canaglio, che mi vorrebbe sempre esplosivo.
A tutti cose buone ed auguri per quelle migliori.
Alessandro I° Vampa - SAF Jesi
alvampa@tim.it
Il Principe
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arsi conoscere è importante per qualsiasi attività che intende operare per
gli altri e con gli altri, per una banca è fondamentale.
I modi per farlo possono essere i più vari e sempre ben indirizzati al fine di
ottenere lo scopo senza disperdere energie; per una banca come la BCF la scelta
deve essere particolarmente mirata perché, pur operando come banca in senso lato al
servizio di tutti, i destinatari del messaggio devono essere soprattutto i farmacisti e il
mondo che ruota intorno a loro.
Lemon è una parte importante di questo mondo perché porta un messaggio di libertà,
di spensieratezza, di stare insieme per creare momenti belli.
Noi di BCF (Banca di Credito dei Farmacisti), abbiamo obiettivi molto simili:
essere uno strumento che facilita la vita del farmacista per consentirgli di godere di
moltissimi momenti belli.
La nostra banca è nata per iniziativa di una categoria e da un gruppo societario portante
costituito da farmacisti residenti nelle regioni Marche e Abruzzo con partecipazione di
altri professionisti di altre regioni; a tal proposito la BCF si pone come obiettivo futuro
l’espansione su tutto il territorio nazionale per rispondere a precise esigenze:
• Riutilizzare e ridistribuire gli utili prodotti dalla categoria stessa;
• Proporsi al mercato come banca tradizionale stabilendo con il cliente un
rapporto molto personalizzato anche attraverso prodotti on-line.
Un programma ambizioso che ha già mosso i primi passi, ma che potrà raggiungere il suo
traguardo rapidamente se i farmacisti lo sosterranno con la loro partecipazione.
Come Presidente, considerato il periodo dell’anno in cui ci troviamo, non posso che
augurare a tutti un anno pieno di soddisfazioni, felicità e… bellissimi viaggi.
Piero M. Calcatelli
p.calcatelli@libero.it
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La vera storia del Direttore
di Lemon
erano almeno tre
tiratori scelti sul tetto
dell’hotel Steigenberger
a Davos, Svizzera, il ventuno gennaio 2009. Il delicato equilibrio di un piccolo paese alpino
veniva da qualche anno disintegrato dall’arrivo di delegazioni internazionali, cantanti, opinion leader,
capi di stato, stampa e televisione.
I pendii intorno all’hotel, fino a
poche settimane prima destinati a
umile pascolo per bovini, erano
tappezzati di installazioni militari
di controllo radio e aereo. Nulla del
paese ricordava le alpi svizzere e la
sensazione era piuttosto quella di
trovarsi al centro del pentagono o
negli uffici segreti del Mossad.
Le strade di accesso erano sottoposte a controllo continuo, con posti
di blocco e riprese video a terra e
aeree; ogni essere umano che entrava o usciva era schedato e monitorato. Per tre giorni gli uomini più
potenti delle terra si riunivano per
confrontarsi sui temi maggiormente attuali e scottanti del pianeta:
ecologia, sviluppo, economia.
Dal venti al venticinque di Gennaio
di ogni anno, il World Economic
Forum era semplicemente il centro
del mondo; con buona pace di qualsiasi G8 o vertice istituzionale organizzati durante l’anno, questo era
l’evento a cui non partecipare voleva dire non avere credito internazionale. In altre parole: chi non
c’era, non contava nulla.
Il tema che gli organizzatori avevano scelto per la prima giornata era:
Lo sviluppo e l’equilibrio.
Il confronto e il dibattito erano assicurati da visioni differenti: quella
di Condoleezza Rice, donna di ferro
nella politica estera americana
degli ultimi anni contrapposta a
quella del dialogo, rappresentata da
Angela Merkel, segretaria di stato
C’
tedesca, e comprendeva interventi
esterni e particolarmente sentiti
come quelli di Paolo Coelho, scrittore da sempre impegnato in cause
civili di rilievo, Bono del gruppo
musicale U2, già grande sponsor
dell’azzeramento del debito dei
paesi africani, Angelina Jolie, la
famosa attrice ambasciatrice
dell’UNICEF, e di Michael Porter,
uno dei massimi esperti di marketing strategico al mondo. Il dibattito
veniva moderato da mr. Sergey
Brin, lo storico fondatore di Google,
il motore di ricerca che ha reso
Internet un mezzo facile di accesso
alle informazioni.
Nonostante la presenza in contemporanea di queste figure di spicco,
l’attenzione dei media era però
tutta concentrata sull’intervento
di apertura dell’evento e sull’uomo
che aveva dimostrato con i fatti la
realizzabilità di un progetto di sviluppo condiviso e plurale, sostenibile e di ampio respiro. Per la sua
relazione di apertura, che doveva
svolgersi nella forma di un’intervista di Mr. Brin, di fronte alla platea
di giornalisti provenienti da ogni
lato della terra, erano stati mobilitati i più potenti servizi di broadcasting: la diretta televisiva sarebbe
stata seguita da almeno due
miliardi e mezzo di persone e
avrebbe di gran lunga superato lo
share delle finali del campionato
del mondo di calcio.
L’uomo dell’anno era lui; non a caso
il Times gli aveva dedicato tre
copertine di fila: lui, l’uomo del
miracolo, era Toto Canalini.
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La prima domanda di John Sergey
Brin fu: “Mr. Canalini, come è nata
l’idea di Lemon e perché secondo lei
ha ottenuto un successo così planetario?” La platea ammutolì e milioni di famiglie a casa trattennero il
fiato: per la prima volta il direttore
di Lemon usciva allo scoperto e raccontava la verità.
Toto Canalini guardò Sergey Brin
negli occhi, sorrise amabilmente,
sistemò la riga nei capelli con un
lento e teatrale movimento della
mano destra e disse: “avrebbe mica
un bicchiere di vino bianco ghiacciato?”
Il moderatore annuì imbarazzato.
“È per via del fatto che in queste
occasioni mi si secca la bocca e
devo ungere il gargarozzo; l’emozione… capisce?” Il traduttore in
simultanea sussultò quando si
trovo di fronte al termine “gargarozzo”, ma professionalmente non
lo diede ad intendere.
Un inserviente portò una bottiglia
in un secchiello di ghiaccio e finalmente il direttore cominciò a rac24
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contare: “l’idea originale fu di Mario
Dubbini, che colse per primo l’importanza di uno strumento di comunicazione che fosse allegro, leggero,
e coinvolgente” cominciò pacatamente a raccontare Toto Canalini,
mentre gli sguardi del pubblico in
sala erano rapiti dalla forza e dalla
passione di quel modello di sviluppo, l’unico possibile, secondo gli
studiosi, anche per la politica internazionale dei dieci anni a venire.
Bonovox prendeva appunti come
uno scolaretto, forse tutto questo
sarebbe diventato il testo di una
prossima canzone di successo.
“Ma è stato quest’anno” proseguì il
direttore del giornale “che davvero
possiamo dire di essere riusciti a
coinvolgere persone che finora
erano rimaste più in disparte; è a
loro e alla amicizia di tutti i lettori
che dobbiamo il successo che ora ci
viene riconosciuto”.
Mr Brin faceva fatica a condurre
un’intervista in cui pareva che ogni
sillaba che usciva dalla bocca dell’intervistato potesse definitiva-
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mente cambiare il corso
degli eventi, e azzardò un
colpo basso:
“Mr. Canalini, mi scusi, lei
continua a guardarsi i
polsi, non è che per caso
recentemente ha ricevuto anche le stimmate?”
Ci fu un brusio in sala.
Qualcuno sospettò che
fosse davvero così.
Toto Canalini schiarì la
voce tossendo forte,
bevve un altro goccio e poi candidamente mostrò le mani alle telecamere: le palme erano macchiate di
nero fino ai polsi. Nemmeno il
miglior tatuatore malesiano avrebbe avuto tanta fantasia.
“Io sono un uomo de panza, Mr.
Brin, e non mi ricordo le cose da
dire. Ebbene si, mi sono scritto
tutto sulle mani”.
Angelina Jolie sorrise con istinto
materno (ma non tutti pensarono
che fosse solo “materno”) e subito
venne folgorata da una occhiata del
marito Brad Pitt e da uno ancora
peggiore di Titti, che nel dubbio
aveva già sfoderato la scimitarra
souvenir appena comprata nella
boutique del centro.
“Mi scusi”, chiese Brin, “ma non si
legge nulla su quelle mani”
Canalini le fissò a sua volta “Sì lo
so, perché c’è il problema che siccome sono emozionato le mani mi
sudano e l’inchiostro cola via”.
In sala c’era silenzio e attenzione;
dietro il palco continuavano a girare le foto delle copertine di Lemon,
mentre un videoproiettore ad ologramma disegnava numeri sempre
crescenti sul lato destro della gran-
de sala conferenze.
L’ultimo numero che proiettava era
il quaranta, in formato gigante.
Le foto di tutti i farmacisti nelle
vacanze organizzate dal presidente
cominciarono a essere visibili sui
muri della sala, attraverso un ingegnoso sistema di retroproiezione di
ultimissima generazione.
“Toh, guarda quel pataccone di
Sandro Vampa “mormorò Tony
Blair, piano, al suo vicino di posto.
Mr. Brin era in evidente imbarazzo:
poche persone riuscivano ad attirare attenzione come il direttore di
Lemon, la rivista più letta del pianeta. “Mr. Canalini”, proseguì emozionato “cos’è quel numero, il quaranta, e cosa rappresenta?”
A questo punto successe quello che
forse qualcuno sospettava ma nessuno credeva potesse davvero accadere; quando Toto Canalini indicò il
numero proiettato a lato del palco,
un fascio di luce uscì dalla punta
del suo indice “Quel Quaranta?”
La luce era intensa, bianca, secondo
alcune fonti magnificamente divina.
“Quaranta è un orgoglio, ma soprattutto una gioia: la gioia di avere
amici che aiutano a costruire qualcosa di importante, anche se leggero, la gioia di lavorare tanto per
qualcosa che grazie alla fortuna
e all’impegno è diventato un modo
di comunicare e di sorridere insieme. Più commenti, più foto, più
interventi, più rubriche, più
40
pagine
sponsor, più … tutto!”
Pare, anche se a questo punto le
versioni sono contrastanti perché
quasi nessuno dei presenti ha un
ricordo chiaro della situazione, che
scesero dal cielo due angeli boccolati, ovviamente biondi e con tanto
di alucce sulla schiena e presero in
mano l’ultima copia della rivista,
l’ormai famoso formato maxi;
c’è chi giura di avere sentito un
coro di voci limpide e suadenti e di
avere contato trentadue vergini
ondeggiare in cielo.
Il sig. Brin, ormai perso del tutto il
controllo della situazione, cominciò
a venerare le icone dei farmacisti in
vacanza in posizione genuflessa e
adorante. Barack Obama, senza
alcun ritegno, prese il microfono per
intonare un Romagna Mia in onore
del presidente, ma sbagliando tutte
le parole e chiaramente anche la
regione di provenienza.
Questo, cari lettori, è stato il mio
incontro con Lemon, e le cose che
ho avuto la fortuna di vedere mi
hanno cambiato, mi hanno reso
migliore. Davos per me è stato
l’inizio di una nuova vita. Per anni
mi sono accontentato di dirigere
la CNN. Oggi per fortuna posso fare
quello che più amo: in cambio della
possibilità di correggere le bozze
dei numeri di Lemon in anteprima,
annaffio le piante e mi rendo utile
nella potatura della siepe del giardino.
Il giardino del maestro Toto
Canalini, naturalmente.
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9 - 16 Marzo 2008
CERVINIA
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Tanka Village - 5/12 Luglio 2008
SARDEGNA
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5 Ottobre 2008
VILLAGRANDE
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Dubai - 4/11 Gennaio 2009
DIARIO DI BORDO - DUBAI
I
nter Co. Fa. Gruppo Sportivo ha
di nuovo fatto centro. È stata una
vacanza da mille e una notte.
Sapevamo di andare in un paese
ricco... ma non ci aspettavamo di trovare tanta magnificenza. Mi riferisco in
particolare alla Moschea di Muscat che
non ci sono parole per descriverne la
bellezza architettonica.
Dubai è una perla dove tutto è spettacolare, ogni grattacielo, ogni palazzo, ogni
museo ha la sua bellezza unica.
Non distante il lusso sfrenato, rimane
una città ordinata, pulitissima e tranquilla. Se mi avessero detto prima di
partire che avrei sciato a Dubai sulla
neve a 5° sotto lo zero, dentro un centro commerciale, non ci avrei mai creduto. È stata un'esperienza unica e irripetibile. Grazie al vulcano Toto Canalini
che ha proposto a un gruppo di temerari di provare anche questa emozione
incredibile. I compagni di viaggio ci
hanno accolti con grande calore e
simpatia. A presto, Remo e Silvana
Mulas.
C
aro Lemon,
che non vai in pensione
e sempre simpaticone,
ti scrivo poche righe per
complimentarmi per l'organizzazione.
È poco dire che siamo stati benissimo,
tutti in riga dietro a Michele e il suo
intraprendente e giovane collega
(Lorenzo Bin Toto d'Arabia) alla
scoperta dei tesori del Golfo Arabico
e nelle avventure sulle dune dorate,
oltre alle belle serate passate sulla
nave Costa Classica. Mi prenoterei per
la prossima crociera... COSTA quello
che costi!!!
Bashir Dashan - COROFAR - Faenza
Via Ravegnana 90 - 48018 Faenza (RA)
C
iao a tutti, questa è stata
la mia prima crociera Inter
Co. Fa. Gruppo Sportivo
organizzata da Michele
Bresciani e Toto Canalini. La crociera
è stata bellissima e per me è stata
un’esperienza da sogno. Ho visto cose
da mille e una notte in compagnia di
persone simpatiche. Questa bellissima
esperienza vorrei ripeterla in futuro.
Remo e Silvana Mulas
CO.SA.FA.CA. - Alghero
Farmaciamulas@farmaciamulas.it
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Da Mirko Murenu - CO.SA.FA.CA.
Mirko_murenu@hotmail.it
E
cco, come promesso, il
nostro commento sulla bella
vacanza fatta assieme a voi
farmacisti del gruppo Inter
Co. Fa. Gruppo Sportivo negli Emirati
Arabi. Noi non siamo della vostra categoria, ci occupiamo di altra attività, ma
trascorrendo tanti giorni con voi sulla
bella nave della Costa Classica alla fine
ci avete fatto sentire parte integrante
del gruppo e per questo vi ringraziamo.
Abbiamo conosciuto persone veramente
speciali tra voi, ci avete accolto con
tanta simpatia e noi ci siamo trovati
bene una “marea”.
Grazie all’amicizia che ci lega da tanti
anni con la famiglia del dott. Venturini
Bruno di Rimini, abbiamo colto al volo
questa opportunità per fare una bellissima vacanza, unitamente a sua moglie
Silvana, programmata in tutti i particolari con grande professionalità da parte
di Farmtraveller di Michele Bresciani a
cui vanno i nostri complimenti.
Abbiamo provato tante emozioni, abbiamo visto il sorgere del sole sul mare e
tramonti bellissimi, condiviso serate a
bordo in serena allegria con tutti voi e
non ci è mancato proprio nulla tanto
da poter affermare che siete proprio
un gran bel gruppo viaggiante.
Con tanti di voi ci siamo conosciuti e
spontaneamente siamo diventati amici,
ci siamo fatti compagnia anche nelle
uscite individuali e ci siamo scambiati
gli indirizzi con promessa di rivederci
in qualche nuovo viaggio in giro
per il mondo. Ci sembrava ora doveroso
ringraziare attraverso il vostro giornale
periodico d’informazione “Lemon” (a
proposito complimenti per la simpatica
iniziativa) il dott. Canalini che con
passione si dedica alla realizzazione di
questi coinvolgenti eventi.
Porteremo con noi il ricordo di questa
terra misteriosa, ricca di tradizioni
(ricordate come ci siamo “mascherati”
per entrare nelle moschee) e di modernita (è stato bello sciare in un centro
commerciale in mezzo al deserto),
e che abbiamo documentato in quasi
1500 scatti fotografici.
Un caloroso saluto e ringraziamento
per questo spazio al dott. Canalini e a
Michele Bresciani con vera simpatia e
amicizia da Nino e Mariarosa (i vostri
compagni di viaggio) un affettuoso
grazie ed arrivederci a presto.
Nino Cocco - Rimini
ninoemaro@libero.it
«
C
ome si sa... viaggiare accresce la nostra esperienza e
questa posso considerarla
come una perla rara da
tenere stretta nel cassetto dei miei
ricordi. Sicuramente mi hanno impressionato i grattacieli di Dubai, la ricchezza di Abu Dabi, il paesaggio caratteristico dell'Oman e le grandi distese desertiche del Bahrain. In particolare però
l'escursione nel deserto con la Jeep e
soprattutto la sciata sulla pista artificiale di Dubai, mi hanno emozionato e
hanno contribuito a rendere unica e
inimitabile questa vacanza.
Inoltre questa settimana passata insieme è stata arricchita da una splendida
crociera che allo stesso tempo mi ha
dato la possibilità di rilassarmi e di
conoscere gente nuova. Approfitto di
questo breve pensiero per salutare e
ringraziare tutti sperando di rincontrarci in una prossima vacanza,
magari non molto lontano.
U
na vacanza multiforme e
piena di contrasti: dallo
sfondo riarso delle dune
del deserto dove è stato
possibile vedere nello stesso istante il
tramontare del sole e il comparire della
luna, alla più moderna architettura e
tecnologia in grado di creare una reale
pista da sci in un contesto climatico
impossibile. Una vacanza indimenticabile e piena di emozioni.
Orietta Cesarini - UMBRAFAR
f.flaminia@libero.it
Andrea Canalicchio - UMBRAFARM
andreacanalicchio@hotmail.it
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6 GENNAIO 2009 - DOPO LA FATICA DELLA
NOTTE, TUTTE IN VACANZA A DUBAI!
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Dr. Stefano Carta
Presidente AGiFAR Sardegna
www.agifarsardegna.it
L
laila.valentini
Massimo Corcelli
corcelli@corofar.it
A CASA MIA
CORSO AGIFAR:
UN’OCCASIONE PER AGGIORNARSI E PER STARE INSIEME
“Que reste-t-il de nos amours / que reste-t-il de ces beaux jours / une photo, vieille photo / de ma jeunesse
Que reste-t-il des billets doux / des mois dʼavril, des rendez-vous / un souvenir que me poursuit / Sans cesse”
Il 13-14 dicembre e il 10-11 gennaio la CO.SA.FA.CA. ha ospitato presso la sala riunioni della propria sede di Sestu
(CA) un interessante corso di aggiornamento sul tema “Nutrizione come prevenzione e terapia”, organizzato da
AGiFar Sardegna in collaborazione con il Nobile Collegio Omeopatico. Lʼevento formativo, costruito ad hoc per i farmacisti, si poneva lʼobiettivo di informare sul nuovo concetto di “integrazione nutrizionale” questa qualificata figura
professionale, chiamata a ricoprire un ruolo sempre più incisivo nella tutela e gestione della salute pubblica.
Il farmacista, grazie alla sua professionalità e alla capillarità del suo servizio, ha lʼopportunità di aiutare la popolazione a prendere coscienza del fatto che, attraverso un corretto uso di principi attivi, sia possibile prevenire, attenuare e curare molti disturbi, spesso causati da disfunzioni metaboliche o da carenze nutrizionali.
La salute non è solo assenza di sintomi ma si ottiene anche mantenendo o recuperando una corretta funzione fisiologica dellʼorganismo attraverso la sua attività primaria: nutrirsi consapevolmente.
La nutrizione quindi non è solo alimentazione ma può rappresentare un efficace strumento di prevenzione e di cura.
Lʼevento, che ha visto la partecipazione di 70 farmacisti e ha garantito lʼassegnazione di 23 crediti formativi, prevedeva 32 ore di lezioni magistrali suddivise in quattro moduli da otto ore ciascuno. Ma al di là del cospicuo numero
di crediti ciò che ha suscitato grande interesse è stato lʼargomento affrontato oltre che le competenze e le capacità
comunicative del relatore, il dottor Mario Pieri. Il corso è stato fortemente voluto dal nuovo consiglio dellʼAGiFar
Sardegna proprio per il numero assai limitato di crediti formativi che la laurea in farmacia prevede in materia di
omeopatia e nutrizione. Una lacuna nella propria preparazione che molti farmacisti vivono problematicamente nellʼesercizio quotidiano della propria professione e nel rapporto con i propri clienti sempre più esigenti e informati.
I giovani farmacisti hanno saputo dare una risposta esauriente a questa richiesta di aggiornamento e lʼhanno fatto
in un clima di grande affiatamento e con lʼobiettivo di offrire il proprio significativo contributo alla crescita professionale della categoria. AGiFar Sardegna è unʼassociazione non a scopo di lucro che riunisce giovani laureati e laureandi in Farmacia e Chimica e Tecnologie Farmaceutiche e si pone come obiettivo principale quello di accrescere
e migliorare la preparazione culturale e professionale dei propri Soci offrendo loro lʼopportunità di aggiornarsi periodicamente attraverso lʼorganizzazione di corsi ECM.
Ma lʼassociazione dei giovani farmacisti ha anche lo scopo di organizzare eventi per creare situazioni di incontro e
di svago, al fine di dare vita a un organismo vivo e dinamico in cui tutti possano collaborare e intervenire allo sviluppo di iniziative sempre più rispondenti alle necessità di una professione in continuo rinnovamento.
Il corso realizzato ha quindi rappresentato, oltre a una preziosa opportunità di aggiornamento, una piacevole occasione
per stringere e consolidare vecchie amicizie e fare nuove
conoscenze tra colleghi e colleghe. E ci ha inoltre consentito
di avviare una proficua collaborazione con la Cooperativa.
Que reste-t-il de nos amours?, C. Trenet
Nella casa in cui sono cresciuto (zummata nei ricordi per rivedere la vecchia casa di Viserba che adesso non esiste più!), come in un buon film che si rispetti, cʼè sempre stata la musica come colonna sonora.
Io arrivo fischiettando, e in casa mia (in quella sorta di gerontocomio che è Torriana) la percezione del fatto che ci
sono, viene avvertita con la partenza della musica (il mio vicino di casa invece accende il “turbo-soffione” per mandare via le foglie, ma questa è già unʼaltra storia!).
Se partiamo dal concetto che con la musica anche le mucche fanno più latte, i cinghiali di Torriana
grugniscono al ritmo della bossa nova di Antonio Jobim, e si riproducono che è una meraviglia (Albano in confronto è un dilettante).
Ma torniamo “a palla” sul tema della colonna sonora, la colpa è di mio papà e lui lʼha trasmessa a noi figli nemmeno tanto inconsciamente.
Avere un papà che canta (e colleziona dischi in vinile, ne possiede circa novemila più i vari cd) sicuramente ti condiziona, io oltre al papà cantante, ho avuto uno zio cantante e un fratello che canta e suona la chitarra e il banjo,
ma sa suonare qualsiasi strumento tu gli metta tra le mani (autodidatta naturalmente).
Mia sorella, che è arrivata dopo di me, studiava danza classica.
Bene a questo punto mettetevi nei miei panni, un ragazzo calato in questa situazione, cari topolini, cosa può fare?
Mi viene in mente un racconto di Woody Allen dove il figlio di un pompiere e di una ballerina di tip-tap aveva imparato a spegnere gli incendi con i piedi!
Ma io niente, non ho fatto assolutamente niente!
Alle scuole medie, il flauto dolce lo usavo a moʼ di spada come un giovane DʼArtagnan, mio fratello invece riusciva
a suonare anche quello, infilandolo nella narice del naso e suonandolo così.
Ho sempre preso però molti appunti, ho ascoltato tutti i dischi possibili e immaginabili, mi sono innamorato delle
copertine di Fausto Papetti, ho allenato lʼorecchio ad assaggiare un poʼ di tutto. Ho scoperto che con la musica potevo viaggiare nello spazio e nel tempo (chi di voi riascoltando una vecchia canzone, non si è sentito riportare indietro nel tempo? Magari in quellʼestate a Igea Marina...) addirittura ho provato che certe melodie mi danno i brividi e
mi fanno rizzare anche i capelli che non ho più. Ho imparato a memoria un sacco di testi di canzoni e, soprattutto,
sono riuscito ad entrare nel mondo di mio babbo e a comunicare con lui.
Naturalmente ho cantato anchʼio (nel mio piccolo – come avrebbe detto Bruno Lauzi), ho cominciato con i festival
per i bambini, ricordo una rutilante esibizione al Cinema Settebello di Rimini, dove cantavo una canzone di Ornella
Vanoni, ho fatto la mia “porca figura” e ho finito lì!
Tanto in casa chi cantava e suonava cʼera già.
Mi capita ancora di cantare, soprattutto in macchina quando sono solo (a volte canto anche in presenza di Tassinari,
ma diventa triste e assume lo sguardo da Sergio Endrigo), oppure mi capita in alcune serate a cena con gli amici
di rispolverare canzoni un poʼ “sboccacciate”, quando il vino toglie i freni inibitori (in vino veritas, in bagno badedas,
in scarpe adidas, in culo un ananas).
Le canzoni più belle però le canto quando la famiglia si riunisce e mio fratello Luciano prende la chitarra. Allora,
come per magia, tutto diventa più facile ed è una delizia sentire le nostre voci cantare insieme, sembra veramente
che il tempo non sia passato e abbia lasciato una stanza, in quella vecchia casa sul mare, dove noi possiamo continuare ad incontrarci e a cantare.
“Canterò come quando ero bambino / su un terrazzo tra i sorrisi di un vicino / e mi ricordo che mi emozionavo
ma la vergogna quella neanche un poʼ / con mia madre che mi sorrideva / e mi diceva sempre così:
“canta! Canta / Canta più forte / che non sento tu come canti bene /canta amore in questa sera così chiara mi metti
lʼallegria.” / E cantavo inventando le parole / storie strane un poʼ buffe ma dʼamore /e dalla strada il suono del motore
era mio padre con quellʼappia blu / ritornavi dopo un lungo viaggio / ero felice che fossi tu.
E allora canto, canto / Canto più forte / Senti babbo come canto bene / Canto, canto / La tua canzone lʼho imparata /
Ma scordo le parole.
Prima di cena, F. Concato
Questo racconto è dedicato a Teresa, che in quella vecchia casa sul mare ci ha sentito cantare tante volte. Ancora
adesso, ogni volta che col pensiero ci torno, lei si affaccia alla finestra e mi sorride.
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30° UMBRAFARM
Una cornice dʼeccezione per un evento dʼeccezione. Questo potrebbe
essere lo slogan identificativo della giornata vissuta domenica 21 dicembre
“Alla Posta dei Donini”, un casale stupendo situato a San Martino in
Campo, a pochi chilometri da Perugia, dove la Cooperativa UMBRAFARM
Perugia ha celebrato i suoi 30 anni di attività.
Il passato
Il presente
Il futuro
Nel suo saluto ai circa 400 presenti, il Presidente
Claudio Falini ha ricordato la lunga storia di UMBRAFARM, nata grazie allʼintraprendenza di 23 farmacisti
pioneri nel lontano 1978: Giuseppe Bartoli, Luca Betti,
Ulda Billi, Emauela Burelli, Gabriella Calzoni,
Francesco Capponi, Ferruccio Carpanoni, Livio
Cruciani, Mario Falini, Mariella Farchionni, Giulio
Cesare Gagliardi, Guido Lemmi, Augusto Luciani,
Alessandro Menconi, Gaetano Oliva Fonteni,
Massimo Ortalli, Carlo Paolucci, Isabella Peltristo,
Vittorio Peppoloni, Geremia Perelli, Lucia Piozzi,
Giovanna Susta e Raul Vitali. “La grande peculiarità
della nostra azienda – ha detto Falini – sta nellʼapplicazione del modello Cooperativistico, che, oltre a essere
una concreta possibilità di crescita economica per i singoli associati, nel caso della farmacia ha costituito un
valore aggiunto capace di dare anche alle piccole farmacie la certezza di raggiungere quella redditività che ne
giustifica lʼesistenza”.
Alla festa di UMBRAFARM hanno partecipato, come
detto, 400 persone, fra Soci, dipendenti, collaboratori
esterni e invitati. Lʼimportanza del momento è stata confermata dalla presenza del sindaco di Perugia, Renato
Locchi, che ha sottolineato “la grande produttività della
Cooperativa dei Farmacisti, un fenomeno ai più sconosciuto ma testimone di come una categoria professionale
possa trovare al suo interno le risorse per conferire benefici ad unʼintera regione sia tramite la rete distributiva,
cioè le farmacie, sia con il radicamento sul territorio di
unʼazienda capace di dare lavoro a quasi 200 persone”.
Non potevano mancare naturalmente nemmeno Nadia
Ginetti, Sindaco di Corciano, e il Presidente di FEDERFARMA UMBRIA Augusto Luciani che, dopo aver sentito il suo nome fa quelli “indimenticabili” citati da Claudio
Falini, ha consegnato le due borse due studio intitolate al
compianto amico e collega Alessandro Menconi assegnate a due giovani laureate in Farmacia Rossella
Rizzuto e Mara Mazzoli.
Ma i 30 anni di UMBRAFARM sono stati soprattutto lʼoccasione per annunciare ufficialmente la nascita della
nuova Cooperativa FARMACENTRO SERVIZI E LOGISTICA, operativa dal primo gennaio 2009 e nata dalla
fusione proprio della società umbra con la SAF di Jesi.
Non a caso, prima dellʼinizio del pranzo, Claudio Falini e
Sandro Cerni, ancora presidente della SAF in carica,
hanno scoperto il furgone ove era stato impresso il nuovo
logo di FARMACENTRO SERVIZI E LOGISTICA, creato
dal vincitore del relativo concorso, il farmacista Corrado
Carloni di Frontino. E non a caso è toccato a Sandro
Cerni, primo presidente della nuova Cooperativa, puntualizzare come il grande obiettivo dellʼazienda dei farmacisti del Centro Italia sarà quello di supportare la farmacia
nel cambiamento epocale che gli viene richiesto: la trasformazione in un centro salutistico polifunzionale dove,
accanto alla consegna dei medicinali, saranno attivati una
serie di servizi di ogni tipo in grado di inserire automaticamente le farmacie nel circuito delle Reti Amiche create
per semplificare la vita ai cittadini.
La sala da pranzo splendidamente
addobbata.
Cerni e Falini durante lʼinaugurazione.
Il nuovo logo di Farmacentro
Servizi e Logistica
Il Presidente di
Federfarma Umbria
Augusto Luciani
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Emma Menconi premia le giovani
farmaciste Rossella Rizzuto e
Mara Mazzoli.
Mentre parla Claudio Falini da sx a dx:
Michele Martella, presidente SAFAR, Guido Nocerino, presidente
Federfarma.Co, Sandro Cerni, presidente Farmacentro Servizi e
Logistica e Renato Locchi, Sindaco di Perugia)
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S.A.F. - Jesi - farmaciadubbini@virgilio.it
MARIO DUBBINI
Diario di bordo
empo grigio e piovoso, mare mosso, freddo, tanto freddo e temperatura ai minimi.
Questo è fuori; in coperta però, dentro al Panakeia è caldo. L'imbarcazione è ferma in banchina del porto
di Marina Dorica, e io con i miei consueti festosi amici siamo davanti a teglie di tartufi (venus corrugata), scampi, mazzancolle e pregiati rombi chiodati. Il vino è ben scelto e abbondante... È la mia risposta a
quelli che contemporaneamente stavano godendosi il sole d'Arabia... Forse dettata da un pò d'invidia per la loro
uscita dal consueto. Il confronto, amaro o dolce che sia, può essere compensazione o consolazione insieme.
Come dire: che se c'è o ci sono è normale e bello, ma se c'è e non ci sono mi manca e mi rammarico!!!
Bravi voi che cogliete tutte le buone occasioni. Io, nel mio diario di bordo, annoto che ho passato una bella serata
nell'accogliente saletta della mia barca, in buona compagnia e che la cena è stata buonissima.
T
ANCHE i
POSSO
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della tradizione e della natura. La nostra nuova iniziativa è l’attenzione alle esigenze delle persone celiache.
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