Estate 2008

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Estate 2008
estate
Autor. Tribunale di Roma N. 30/2002 del 24/1/2002
Poste Italiane SpA - Sped. in abbonamento postale
D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46)
art. 1, comma 1, DCB Roma
Periodico trimestrale di Tecnica Professionale
fondato da FRANCO ARABIA
Organo ufficiale dell’A.D.A. - (anno XXX) Anno 15°
Nuova serie - Estate 2008
Editoriale
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PREMIATA DITTA
Brambilla & Co.
L
Franco Arabia
a conferenza stampa del capo del Dipartimento al Turismo della Presidenza del Consiglio dei Ministri, il sottosegretario di stato, Onorevole Brambilla, ha posto in evidenza le solite vecchie problematiche
ancora irrisolte. C’è da dire che l’intervento a sorpresa di Silvio Berlusconi,
oltre a conferire maggiore importanza all’evento, ha fatto emergere l’esigenza
di una riduzione dell’Iva per gli alberghi, in analogia alle linee di politica tributaria dell’Unione Europea per i bar e i ristoranti.
L’idea, quindi, di porre un imprenditore come Marzotto a capo dell’Enit sembra buona, a condizione che siano potenziate due leve importanti: la prima, il
finanziamento per la promozione e la commercializzazione del prodotto Italia; la seconda, l’univocità degli interventi, anche se – va subito detto – il Bel
Paese è così vario che è impensabile immaginare un intervento monouso. In
pratica, la conferenza, ha avuto un taglio in prevalenza di marketing, che non
è cosa da poco, ma che di per sé, per risolvere i problemi del turismo italiano,
non è sufficiente.
In un contesto economico internazionale fortemente competitivo, fra l’altro,
ci sembra fondamentale che il Capo del Governo abbia insistito – e insista –
sulla questione Alitalia, considerato che si tratta di un settore strategico sia per
il mantenimento, sia per lo sviluppo dell’economia turistica italiana: regalarla ad altri, prescindendo da tentazioni scioviniste o nazionaliste, soprattutto quando sono direttamente interessati i nostri concorrenti, sarebbe un
regalo non da poco.
L’idea della riduzione dell’Iva è sicuramente una boccata d’ossigeno per un
settore in crisi, ma ci vuole ben altro. Il marketing come funzione e l’azione
dell’Enit servono a penetrare i mercati, ma occorre spingere anche verso altre
direzioni, se solo si considera che, secondo le fonti di Federalberghi, l’estate
del 2008 produrrà un 20% in meno di pernottamenti, la cui causa principale
è riconducibile all’economia che continua a ristagnare.
Il nostro Paese, che è ricco di cultura, di archeologia, di storia, e quant’altro,
purtroppo ha perso – anche nel settore turistico – la scienza del lavoro e dell’impegno; e, per questo, occorre accendere, in modo serio e proficuo, i risegue a pag. 6
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Sommario
estate 2008
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Editoriale
Premiata ditta Brambilla & Co.
7
Redazione
Lettere in Redazione
Impresa & Diritto
La gestione aziendale
dei provvedimenti disciplinari
13
29
Benessere/Beauté
Franco Arabia
Vincenzo Meleca
Il centro benessere
Shangri-La’s Mactan Island, Cebu
30
Opinioni in liberta
Camorrista! Chi era costui?
33
Libri d’estate
I viaggi di Tiziano Terzani
A sud di Lampedusa
Silvia Santori
Giorgio Arcolin
Silvia Santori
35
Personaggio in vetrina
Nozze d’argento di Roberto Wirth con il suo albergo,
l’Hotel Hassler di Trinità dei Monti, a Roma
40
Management
I principi nel budget
dell’impresa alberghiera
Gianluca de Carolis
42
Notizie in breve
45
Tecnica
Parliamo di costi
Domenico Raggi
47
Itinerari romantici calabresi
Serra San Bruno
Franco Arabia
49
Adastory
63
Attualità professionale
La gestione familiare dell’hotel
prima parte
Maurizio Ferrante
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Editoriale
PREMIATA DITTA
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e non con l’attenzione dovuta; senza parlare delle stazioni, laddove il viaggiatore utilizza molteplici scale con
i propri bagagli a mano (comunque muniti di rotelle),
mancando di scivoli se non quelli per i diversamente
segue da pag. 3
abili (almeno questi!).
Le pulizie nelle città lasciano a desiderare e la cultura dell’ospitalità è fredda e compassata. In effetti, anche se è
flettori su altri temi, come la formazione, la politica di
trascorso molto tempo, in un clima di forte federalismo
prezzi in ogni senso, senza rispolverare le note questioni
che nasconde, di fatto, temi ideologici e interessi econodella criminalità e dell’immondizia, giacché sono mali
mici, c’è ancora in piedi la cosiddetta Questione Merievidenti che seguono altri percorsi, sui quali spesso ci si
dionale, che dovrebbe essere affrontata al di fuori di
incarta, forse per distrarre dagli altri problemi che
fumosi e pretestuosi motivi ideologici, a partire dal ponte
stanno alla base del malessere economico e sociale delsullo Stretto di Messina, esistendo, inoltre, il grande problema dell’energia, che ormai è
un’emergenza sia in termini di
costo, sia in termini di approvvigionamento, rispetto al quale sembra non esserci sufficiente
attenzione, come c’è stata in altri
tempi, e c’è, per il costo del lavoro. Oggi, occorre ridisegnare un
pò tutto, da una parte salvaguardando la tradizionale cultura turistica del Paese, stimolando la
voglia di lavorare in un certo
modo e con maggiori consapevolezze, dall’altra, utilizzando strumenti aderenti all’ordine di
grandezza del fenomeno turistico
che è diverso rispetto a prima.
Sul piano pratico, sono noti il
Veduta della piscina della Spa dell’Hotel Caparena & Wellness Club - Gais Hotels Group - Taormina, uno degli
alberghi dove in marzo del 2009 si svolgerà l’assemblea generale dell’Associazione Direttori Albergo (ADA).
problema della classifica alberghiera e l’esigenza di un’Authol’Italia. A nostro avviso, riteniamo che ci sia molto da
rity di controllo dei prezzi e del sistema, dal momento
lavorare per ricompattare il prodotto turistico italiano
che la confusione regna totale, qualche volta sotto il proin modo da renderlo nuovamente stimolante e competifilo della qualità, qualche altra del modello di sviluppo
tivo. Il sistema dei trasporti, tanto per fare un esempio,
dell’offerta, qualche altra ancora rispetto alle regole di
lascia ancora a desiderare, con una menzione negativa
mercato che devono essere salvaguardate. Le intenzioni
per le Ferrovie dello Stato, oggi eufemisticamente desembrano buone, ma speriamo che non siano ancorate
nominate Trenitalia, particolarmente nel meridione
alla sola nomina del Presidente dell’Enit, alle operazioni
d’Italia, giacché, nonostante i prezzi siano salati, perdi facciata senza preoccuparsi del resto.
sino nelle famose carrozze dei vagoni letto si ha l’impressione che gli addetti trattino l’utente con sufficienza
francoarabia@libero.it
Brambilla & Co.
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Lettere_in_redazione
Gradirei conoscere la nuova disposizione in materia di orario straordinario. Grazie e cordialità.
Lettera firmata, Palermo
Tassazione agevolata degli straordinari e dei premi di produttività
A partire dal 1 luglio 2008, è in vigore l’art. 2 del decreto legge n. 93
del 27 maggio 2008, recante “disposizioni urgenti per salvaguardare
il potere di acquisto delle famiglie”. Quindi è pienamente operativa la
norma che, in via sperimentale, stabilisce la detassazione del lavoro
straordinario e dei premi di produttività, attraverso l’applicazione di
un’imposta sostitutiva IRPEF e addizionali regionali e comunali pari
al 10% relativamente al periodo 01/07/2008 - 31/12/2008.
Il Decreto legge n. 93 del 27 maggio 2008 all’articolo 2 ha previsto «misure sperimentali per l’incremento della produttività del lavoro» introducendo, sperimentalmente per il periodo dal 1 luglio 2008 al 31 dicembre
2008, una tassazione agevolata relativamente alle somme erogate a titolo
di straordinari, lavoro supplementare e premi di produttività.
Si ricorda che il provvedimento realizza la riduzione del carico fiscale
per i lavoratori dipendenti del settore privato, in via sperimentale, che:
- Salvo espressa rinuncia scritta del lavoratore,
- Nel secondo semestre 2008
- Lo straordinario, il lavoro supplementare ed i premi di produttività dei dipendenti del settore privato saranno tassati con l’aliquota “secca” del 10% entro un limite di importo complessivo pari
a 3000 euro. Tale disposizione si applica solo ai titolari di redditi di
lavoro dipendente non superiori, nel 2007 a 30000 euro.
Sfera di applicazione
L’articolo 2 stabilisce che le disposizioni agevolative «hanno natura
sperimentale e trovano applicazione con esclusivo riferimento al settore privato e per i titolari di redditi da lavoro dipendente non superiore, nell’anno 2007 a 30000 euro».
La «detassazione” degli straordinari e dei premi di produttività, entro
il limite di importo complessivo di 3000 euro, concerne, quindi, i lavoratori assunti con contratto di lavoro subordinato presso datori di lavoro del settore privato. Sono esclusi dall’applicazione del beneficio
fiscale i soggetti titolari di solo reddito di lavoro assimilato a quello
dipendente, quali, ad esempio, i collaboratori coordinati e continuativi e gli amministratori di società.
Condizione imprescindibile per la fruizione del beneficio fiscale è
l’aver percepito nel 2007 un reddito da lavoro dipendente non superiore a 30000 euro.
Somme interessate
Salvo espressa rinuncia scritta del dipendente (ciò significa che il sostituto d’imposta deve riconoscere automaticamente il regime fiscale
del 10%) nel periodo 1 luglio 2008 - 31 dicembre 2008, sono tassati
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con un’imposta sostitutiva ridotta, pari al 10%, entro il limite di 3000
euro lordi, gli importi erogati a livello aziendale per
- Prestazioni di lavoro straordinario effettuate nel periodo 1 luglio 31 dicembre 2008, ai sensi del D.Lgs 66/2008;
- Prestazioni di lavoro supplementare ovvero prestazioni rese in funzione di clausole elastiche effettuate dal periodo 1 luglio - 31 dicembre 2008, con esclusivo riferimento a contratti part-time stipulati prima
dell’entrata in vigore del provvedimento in esame(26/05/2008). Sono
esclusi i contratti stipulati dopo l’entrata in vigore della provvedimento.
- Incrementi di produttività, innovazione ed efficienza organizzativa, ed altri elementi di competitività e redditività legati all’andamento economico dell’impresa. Per beneficiare della detassazione
non è necessario che l’importo sia contenuto in contratto collettivo
di secondo livello, ma può essere previsto anche in modo unilaterale
dal datore di lavoro. La somma corrisposta, anche se continuativa,
deve essere riconducibile ad elementi di determinazione periodica.
Periodo agevolato
Per l’applicazione dell’imposta sostitutiva pari al 10%, la norma di
legge precisa letteralmente che:
- Si devono considerare le “somme erogate a livello aziendale…”
per quanto concerne la corresponsione degli importi relativi agli straordinari, premi, ecc. viene quindi richiamato il principio di cassa;
- Le prestazioni (lavoro straordinario, supplementare, ecc) devono essere effettuate nel periodo suddetto (1 luglio - 31 dicembre 2008). In
tal caso vige il principio di competenza.
La norma dunque si presta letteralmente all’applicazione del doppio
vincolo. Pertanto ne consegue che non saranno soggetti all’imposta
sostitutiva del 10%:
- Gli straordinari effettuati nel mese di giugno e pagati nella busta
paga relativa al mese di luglio
- Gli straordinari effettuati nel periodo agevolato e pagati dopo il 12
gennaio 2009
Misura del beneficio
L’articolo 2, prevede espressamente che l’importo massimo da considerare per l’applicazione del beneficio fiscale è pari a 3000 euro lordi.
Soppressione dell’esenzione fiscale sulle erogazioni liberali
L’articolo 2 prevede inoltre, la soppressione della lettera B dell’articolo 51 del TUIR.
Si tratta dell’esenzione fiscale fino a 258.23 euro per le erogazioni liberali concesse in occasione di festività o ricorrenze e la completa esenzione sui sussidi occasionali concessi:
- Per rilevanti esigenze personali o familiari del dipendente
- A dipendenti vittime dell’usura o ammessi a fruire delle erogazioni
pecuniarie a ristoro dei danni conseguenti a rifiuto opposto a richieste estorsive.
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Lettere_in_redazione
Mi piacerebbe conoscere se esistono accordi in merito alla
regolamentazione dei contratti a tempo determinato. Vi ringrazio e complimenti per la vostra rivista.
V.R. - Cremona
Il 12 giugno, Federalberghi, Fipe, Fiavet, Faita, Federreti e
Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs Uil hanno sottoscritto
un avviso comune concernente l’attuazione delle disposizioni in materia di contratto a tempo determinato di cui alla
legge 24 dicembre 2007, n. 247.
L’occupazione dipendente nel settore turismo
L’accordo detta una disciplina innovativa in relazione alle assunzioni stagionali effettuate in seno alle aziende attive durante
tutto il corso dell’anno. Bernabò Bocca, presidente di Federalberghi, commenta favorevolmente l’intesa, che rimedia ai difetti di una legge inadeguata, che era stata modellata sulle
esigenze delle grandi fabbriche.
Grazie a questo accordo - prosegue Bocca - le imprese turistiche italiane potranno confermare il programma di assunzioni
necessarie per affrontare la stagione estiva senza timore del rischio del contenzioso.
Nel contempo - conclude Bocca - l’accordo conferma e consolida la disciplina del diritto di precedenza, lo strumento che
la contrattazione collettiva ha individuato per favorire la stabilizzazione dei lavoratori stagionali e la salvaguardia del patrimonio di professionalità.
Premesse
Le premesse dell’accordo evidenziano che il settore turistico è
caratterizzato da uno stretto collegamento dell’occupazione con
l’andamento dei flussi di clientela, che variano in relazione a
molteplici fattori legati alla stagionalità nelle sue diverse accezioni: ciclica, climatica, festiva, feriale, fieristica, etc., anche
con riferimento ad aziende ad apertura annuale.
Viene altresì espressamente affermato che, in tali ipotesi, per
mantenere idonei livelli di servizio, è necessario adeguare l’organico attraverso la stipula di contratti di lavoro a tempo determinato, anche con riferimento alle aziende ad apertura
annuale.
A fronte di tali esigenze, le parti ribadiscono il ruolo dell’autonomia collettiva, che - anche in questa occasione - si conferma capace di individuare le soluzioni necessarie per
rispondere in modo mirato ed equilibrato alle esigenze del settore.
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Esclusione dal limite dei 36 mesi
La nuova disciplina dei contratti a termine prevede che “...qualora per effetto di successione di contratti a termine per lo svolgimento di mansioni equivalenti il rapporto di lavoro fra lo
stesso datore di lavoro e lo stesso lavoratore abbia complessivamente superato i trentasei mesi comprensivi di proroghe e
rinnovi, indipendentemente dai periodi di interruzione che intercorrono tra un contratto e l’altro, il rapporto di lavoro si considera a tempo indeterminato...”.
La legge affida alla contrattazione collettiva il compito di individuare le attività stagionali, ulteriori rispetto a quelle definite dal
decreto del Presidente della Repubblica 7 ottobre 1963, n. 1525,
per le quali non trovi applicazione il limite di trentasei mesi.
L’accordo ha stabilito che il predetto limite non trova applicazione nei confronti dei contratti di lavoro riconducibili alla stagionalità in senso ampio, quali i contratti a termine stipulati ai
sensi dell’articolo 77 e 78 del CCNL Turismo 19 luglio 2003.
Di particolare rilevanza è il contenuto dell’articolo 78, concernente le intensificazioni dell’attività lavorativa in determinati
periodi del- l’anno, quali:
- periodi connessi a festività, religiose e civili, nazionali ed
estere;
- periodi connessi allo svolgimento di manifestazioni;
- periodi interessati da iniziative promozionali e/o commerciali;
- periodi di intensificazione stagionale e/o ciclica dell’attività
in seno ad aziende ad apertura annuale.
Alle fattispecie individuate dal contratto si aggiungono, ovviamente, le attività stagionali in senso stretto, che il decreto n.
1525 del 1963 identifica in quelle svolte dalle aziende turistiche che abbiano, nell’anno solare, un periodo di inattività non
inferiore a settanta giorni continuativi o centoventi giorni non
continuativi.
Durata dell’ulteriore contratto a termine
La legge affida alla contrattazione collettiva il compito di stabilire la durata dell’ulteriore contratto a termine che, in deroga a
quanto disposto dal primo periodo dell’articolo 5, comma 4 bis,
del decreto legislativo n. 368 del 2001, può essere stipulato fra
lo stesso datore e lo stesso lavoratore, per una sola volta, qualora,
per effetto di successioni di contratti a termine, per lo svolgimento di mansioni equivalenti, si sia raggiunto il termine di trentasei mesi di rapporto, comprensivo di proroghe e rinnovi.
In proposito, l’accordo stabilisce che la durata di tale ulteriore
contratto non sia superiore ad otto mesi, elevabile a dodici mesi
mediante la contrattazione integrativa, aziendale e/o territoriale.
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Lettere_in_redazione
segue da pag. 8
Diritto di precedenza
L’accordo conferma che i lavoratori stagionali di cui all’articolo 77 e 78 del CCNL Turismo 19 luglio 2003 hanno diritto
di precedenza nella riassunzione, così come a suo tempo previsto dall’articolo 81 dello stesso CCNL.
Inoltre, poiché la legge n.247 del 2007 ha introdotto un nuovo diritto di precedenza nelle assunzioni a tempo indeterminato, che interessa anche i lavoratori assunti con contratto a termine non
stagionale (ad esempio, le assunzioni per sostituzione di personale
assente), le parti hanno ritenuto opportuno precisare che, qualora
l’azienda debba effettuare un’assunzione a tempo indeterminato,
in presenza di una pluralità di candidature, terrà prioritariamente
conto delle richieste presentate dai lavoratori stagionali.
Per tal via, si offre una risposta all’esigenza del lavoratore che
aspira a stabilizzare la propria posizione e, nel contempo, si
persegue l’obiettivo di salvaguardare il patrimonio di professionalità dell’azienda, conservando e valorizzando l’esperienza
e la competenza maturate da tali lavoratori e la loro conoscenza
dell’azienda e della clientela, in coerenza con le prassi abitualmente realizzate.
La formulazione adottata (“terranno prioritariamente conto’’),
pur non configurando un diritto incondizionato in capo al singolo lavoratore e confermando che l’azienda ha facoltà di scelta
tra coloro che hanno manifestato la volontà di essere riassunti,
definisce un indirizzo pro- grammatico con il quale le parti si
sono orientate a privilegiare le richieste presentate dai lavoratori stagionali.
L’Inps fornisce importanti informazioni in merito alle fluttuazioni stagionali dell’occupazione nel settore turismo che oscilla
tra un valore minimo di seicentoquattordicimila lavoratori dipendenti nel mese di febbraio ed un picco massimo di ottocentoquarantaquattromila nel mese di luglio, determinando in alta
stagione un incremento del nume- ro degli occupati di quasi il
quaranta per cento rispetto al periodo di minore attività.
Accertata la dimensione del fenomeno, che conferma la notevole rilevanza esercitata sul mercato del lavoro turistico italiano dalla componente stagionale della domanda, appare
opportuno non limitarsi ad osservare l’immagine che scaturisce
dalla informazione aggregata, che rappresenta una stagionalità
concentrata sul periodo estivo, ed estendere l’osservazione
anche alle ulteriori stagionalità che abitano il mercato.
La tendenza registrata a livello nazionale è ovviamente confermata, in modo amplificato, se si considerano singolarmente
le aree maggior- mente interessate dal turismo balneare.
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Nel corso dell’anno, le aziende della provincia di Rimini passano da un minimo di settemila ad un massimo di ventisettemila dipendenti; quelle della provincia di Livorno, da tremila
a diecimila.
Per converso, la doppia stagionalità (invernale ed estiva) che
interessa il mercato del turismo montano, determina nelle regioni alpine una distribuzione diversamente articolata dei periodi di attività.
Citiamo, ad esempio, il caso della Val d’Aosta, che raggiunge
il numero massimo di dipendenti (circa cinquemila) durante il
mese di dicembre.
E, ancora, il Trentino Alto Adige, che pur raggiungendo il picco
durante il periodo estivo (quarantaquattromila dipendenti ad
agosto), regi-stra valori non meno importanti anche in inverno
(trentanovemila dipendenti a dicembre).
Ma, soprattutto, è importante comprendere come il concetto di
stagionalità turistica trascenda il variare delle condizioni climatiche che accompagnano l’alternarsi delle diversi fasi del
mercato tradizionale delle vacanze.
Oltre alla stagione estiva ed a quella invernale, si hanno la stagione termale e quella fieristica, quella teatrale e quella calcistica, quella lirica e quella dei saldi, etc.
Detto in altri termini, ogni evento, attività o manifestazione che
si riproponga ciclicamente ad intervalli più o meno prefissati,
costituendo occasione ed al tempo stesso movente per lo sviluppo della domanda di servizi turistici, integra una delle molteplici dimensioni in cui si articola il fenomeno della
stagionalità, che strutturalmente caratterizza tutte le attività turistiche.
Si può dunque affermare che non esistono località turistiche (o
aziende turistiche) non stagionali, ma unicamente realtà che
più (o meno) di altre sono interessate da fluttuazioni stagionali
della domanda.
A tal proposito, è interessante notare come persino le piazze
che in passato sono state considerate aliene al fenomeno della
stagionalità tradizionalmente inteso, siano oggi interessate da
significative oscillazioni della domanda di mercato che influenza conseguentemente l’andamento della domanda di lavoro espressa dalle imprese.
La provincia di Milano, capitale economica del Paese e del cosiddetto turismo d’affari, registra nell’arco dei dodici mesi una
variazione di oltre il sedici per cento degli occupati (da settantanovemila a novantaduemila).
Ancor più marcate le variazioni in provincia di Torino, un
tempo capitale industriale d’Italia, dove gli organici di alberghi
segue a pag. 10
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Lettere_in_redazione
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e pubblici esercizi fluttuano in misura superiore al ventidue per
cento, passando in corso d’anno da diciottomila a ventiduemila.
AVVISO COMUNE SETTORE TURISMO
Attuazione delle disposizioni in materia di contratto a tempo
determinato di cui alla legge 24 dicembre 2007, n. 247 Il giorno
12 del mese di giugno 2008 tra
FEDERALBERGHI FIPE - FIAVET FAITA FEDERRETI
e
FILCAMS CGIL FISASCAT CISL UILTuCS UIL
premesso che:
- il settore turistico è caratterizzato da uno stretto collegamento
dell’occupazione con l’andamento dei flussi di clientela, che
variano in relazione a molteplici fattori legati alla stagionalità
nelle sue diverse accezioni: ciclica, climatica, festiva, feriale,
fieristica, connessa allo svolgimento di iniziative promozionali o commerciali, anche con riferimento ad aziende ad apertura annuale;
- in tali ipotesi, per mantenere idonei livelli di servizio, è necessario adeguare l’organico attraverso la stipula di contratti
di lavoro a tempo determinato, anche con riferimento alle
aziende ad apertura annuale;
- la contrattazione collettiva ha costantemente tenuto conto
di tali caratteristiche, che integrano e aggiornano le ipotesi
definite dal decreto del Presidente della Repubblica 7 ottobre 1963, n. 1525 e dall’articolo 1 del decreto legge 3 dicembre 1977, n. 876, convertito in legge 3 febbraio 1978, n.
18, disciplinando il ricorso ai contratti a tempo determinato
con la ricognizione di specifiche ipotesi, anche ai sensi di
quanto disposto dall’articolo 23 della legge 28 febbraio
1987, n. 56;
- la contrattazione collettiva ha disciplinato il diritto di precedenza nella riassunzione per i lavoratori che abbiano prestato
attività lavorativa con contratto a tempo determinato in relazione alle ipotesi precedentemente esposte;
- la legge 24 dicembre 2007, n. 247, ha introdotto, in tema di
contratto a tempo determinato, un rinvio ad avvisi comuni
sottoscritti da organizzazioni sindacali dei lavoratori e dei datori di lavoro comparativamente più rappresentative sul piano
nazionale, per stabilire:
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a) la durata dell’ulteriore contratto a termine che, in deroga a
quanto disposto dal primo periodo dell’articolo 5, comma
4 bis, del decreto legislativo n. 368 del 2001, può essere
stipulato fra lo stesso datore e lo stesso lavoratore, per una
sola volta, qualora, per effetto di successioni di contratti a
termine, per lo svolgimento di mansioni equivalenti, si sia
raggiunto il termine di trentasei mesi di rapporto, comprensivo di proroghe e rinnovi;
b) le attività stagionali, ulteriori rispetto a quelle definite dal
decreto del Presidente della Repubblica 7 ottobre 1963, n.
1525, per le quali non trovi applicazione il limite di trentasei mesi di cui al predetto articolo 5, comma 4 bis, del decreto legislativo n. 368 del 2001;
le Parti, nell’ambito della propria autonomia contrattuale, convengono quanto segue:
(1) la durata del contratto a termine che può essere stipulato in
deroga a quanto disposto dal primo periodo dell’articolo 5,
comma 4 bis, del decreto legislativo n. 368 del 2001, come
modificato dalla legge 24 dicembre 2007, n. 247, non può
essere superiore ad otto mesi, elevabile a dodici mesi mediante la contrattazione integrativa, aziendale e/o territoriale;
(2) in relazione alla particolarità del settore turismo, in attuazione del rinvio legislativo alla contrattazione nazionale
previsto dall’articolo 5, comma 4 ter del decreto legislativo
n. 368 del 2001, così come modificato dall’articolo 1,
comma 40, della legge 24 dicembre 2007, n. 247, la disciplina sulla successione dei contratti a tempo determinato di
cui al comma 4 bis del predetto articolo 5, non trova applicazione nei confronti dei contratti di lavoro riconducibili
alla stagionalità in senso ampio, quali i contratti a termine
stipulati ai sensi dell’articolo 77 e 78 del CCNL Turismo
19 luglio 2003, per i quali si conferma il diritto di precedenza ai sensi dell’articolo 81 del CCNL Turismo 19 luglio
2003;
(3) in relazione alla precedenza nelle assunzioni a tempo indeterminato di cui all’articolo 5, comma 4 quater, del decreto
legislativo 6 settembre 2001, n. 368, considerata l’esigenza
di favorire la stabilizzazione dei lavoratori stagionali e la
salvaguardia del patrimonio di professionalità, le aziende
terranno prioritariamente conto delle richieste presentate
dai lavoratori che abbiano prestato servizio nelle ipotesi di
cui agli articoli 77 e 78 del CCNL Turismo 19 luglio 2003;
(4) Le disposizioni del presente accordo trovano applicazione
con decorrenza dal 1° gennaio 2008.
Direttore
Franco Arabia
Direttore Responsabile
Claudio Nobbio
Presidenti Onorari ADA
Ernesto Bob
Gaetano Nino Ottolini Ω
Bruno Galleani Ω
Sergio Pittarello Ω
Aldo Vagnozzi
Renato Rocchi Ω
Sandro Attanasio Ω
Giuseppe Faroldi
Vito Pedrotti Ω
Renzo Salmasi
Vittorio de Martino
Consiglio delle Regioni
Coordinatore
Giorgio Botton, Presidente regionale Veneto
Vice Coordinatore
Metallo Demetrio, Presidente regionale Calabria
Segretario
Bartolomeo D’Amico, Presidente regionale Puglia
Consiglieri
Ferraro Gian Paolo, Presidente reg. Abruzzo e Molise
Anastasio Anna, Presidente regionale Basilicata
Alovisi Alberto, Presidente regionale Campania
Eumenidi Luciano, Presidente reg. Emilia Romagna
Martuscelli Umberto, Presidente regionale Lazio
Presidenti Onorari Centro Studi Manageriali
Guidugli Francesco, Presidente regionale Liguria
“Mario Losciale”
Rotolo Piero, Presidente regionale Lombardia
Raffaello Gattuso Ω
Dadone Dario, Presidente regionale Piemonte
Giorgio Arcolin
D’Ambra Felice, Presidente regionale Sardegna
Piero Roggi
Benigni Piero, Presidente regionale Sicilia
Luigi de Simone Niquesa
Boscherini Vulmaro, Presidente regionale Toscana
Marroni Antonio, Presidente reg. Trentino-Alto Adige
Presidente e Giunta Esecutiva ADA
Pilli Danilo, Presidente regionale Umbria
Presidente
Franco Arabia
CENTRO STUDI MANAGERIALI
Vice-presidenti
“MARIO LOSCIALE”
Gian Paolo Mura - Vicario
Presidente, Antonio de Septis
Paolo Sanavia, Gaetano Torino
Vice-presidente, Adriana Wu
Consigliere amministratore
Tesoriere, Antonio Giubileo
Antonio Giubileo
Comitato Scientifico
Componenti Giunta Esecutiva
Gaetano Castellano
Lucia Padovan, Maurizio Baggetta
Egidio Mantellassi
Assistente al presidente ADA
Vincenzo Meleca
Adriana Wu
Roberto Raffaele Di Barletta
Tullio Romita
Segreteria Generale
Giovanni Liberatore
Segretario Generale
Leonardo Donati
ADASERVIZI Soc. Coop. a r.l.
Segretaria
Consiglio d’Amministrazione
Daniela Caporali
Presidente
Umberto Martuscelli
Collegio dei Revisori dei conti ADA
Vice-Presidente
1) Fregola Alberto, Presidente
Vittorio Caminiti
2) Bressan Piero, Effettivo
Amministratore Delegato
3) Pellegrini Egidio, Effettivo
Renato Baladelli
4) Martucci Luigi, Supplente
Consiglieri
5) Zertanna Giulio, Supplente
Giorgio Lama, Antonio Marroni
Collegio Sindacale
Collegio dei Probiviri
Presidente
1) Tassi Arnaldo, Presidente
Michele Frisini
2) Debiasi Hugo, Effettivo
Sindaci titolari
3) Fasola Alfonso, Effettivo
Alberto Fregola, Antonio Gedeone
4) Ferretti Piero, Supplente
Sindaci Supplenti
5) Tavernier Adolfo, Supplente
Betta Brilli, Alessandro Aristi Cotani
Redazione
Daniela Caporali
e-mail: segreteria@adanet.it
Comitato dei Garanti
Presidente
Senatore Prof. Dott. Armando Plebe
Componenti
Aldo Vagnozzi, Arnaldo Tassi
Alberto Fregola, Azzo Zanghieri
Pubblicità
A.D.A.
Associazione Direttori Albergo
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Finito di stampare Luglio 2008
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”
LA GESTIONE AZIENDALE
dei provvedimenti disciplinari
Vincenzo Meleca
L
a gestione delle risorse umane in azienda dovrebbe essere prioritariamente effettuata attraverso corrette politiche per la loro motivazione
(per lo più con strumenti a contenuto economico o comunicativo) e valorizzazione (essenzialmente con interventi formativi e di crescita professionale). Accade
però che, nonostante la buona volontà di molti dei soggetti aziendali, un lavoratore assuma dei comportamenti
che contrastano con i suoi doveri e che si renda, pertanto, opportuno od addirittura necessario intervenire
sul piano disciplinare. Le note che seguono intendono
ricordare a chi in azienda ha la responsabilità di gestire
le risorse umane (Direttori d’albergo, capi servizio e,
naturalmente, responsabili del personale negli alberghi
più strutturati) quelle che sono le regole fondamentali
in materia di contenzioso disciplinare.
Un necessaria precisazione va fatta immediatamente:
l’iter disciplinare di cui accenneremo è riferito soltanto
ai lavoratori subordinati dipendenti dal datore di lavoro
che lo attiva. Questi non può (e non deve!) utilizzare il
suo potere disciplinare
nei confronti di altri lavoratori presenti in azienda,
come quelli autonomi
(collaboratori coordinati
e continuativi a progetto
e non a progetto, occasionali, agenti e rappresentanti) o come quelli dipendenti da altri datori di lavoro
(somministrati -meglio conosciuti come interinali-, distaccati, appaltati) od, infine, con quelli che lavoratori
non sono (stagisti, tirocinanti)1.
L’inquadramento normativo
Chiunque desideri affrontare l’argomento con un minimo di competenza non può prescindere dal conoscere
le norme di riferimento fondamentali, che sono, da un
lato, pur nella loro necessaria genericità, gli articoli
2104 e 2105 del Codice civile e l’art. 20 del recentissimo Testo Unico sulla sicurezza del lavoro2.
Codice civile
Art. 2104 - Diligenza del prestatore di lavoro
1. Il prestatore di lavoro deve usare la diligenza richiesta dalla natura della prestazione dovuta, dall’interesse
dell’impresa e da quello superiore della produzione nazionale
2. Deve inoltre osservare le disposizioni per l’esecuzione e per la disciplina del lavoro impartite dall’imprenditore e dai collaboratori di questo dai quali gerarchicamente dipende.
L’eventuale esercizio del potere disciplinare derivante dall’art. 7 dello Statuito dei lavoratori nei confronti di questi lavoratori comporta, nel migliore dei casi
per il datore di lavoro, l’annullamento giudiziario della sanzione fino ad arrivare, in concorso con altri errori gestionali, alla conversione del rapporto in rapporto di lavoro subordinato (se era autonomo o di tirocinio) o alla conversione del rapporto in capo al datore utilizzatore (nel caso di somministrazione, appalto o distacco). Ove il comportamento di tali lavoratori fosse ritenuto non corretto, il datore di lavoro utilizzatore potrà risolvere anticipatamente il rapporto
di lavoro autonomo o di tirocinio o informare il datore di lavoro fornitore del comportamento sopra accennato, chiedendo a lui di intervenire sul piano disciplinare e, nei casi più gravi, inibendo al lavoratore indesiderato l’accesso ai locali aziendali.
2 Decreto Legislativo 9 aprile 2008 n. 81.
1
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“
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”
Codice civile
Art. 2105 - Obbligo di fedeltà
1. Il prestatore di lavoro non deve trattare affari per conto proprio o di terzi, in concorrenza con l’imprenditore,
né divulgare notizie attinenti all’organizzazione e ai metodi di produzione dell’impresa, o farne uso in modo
da poter arrecare ad essa pregiudizio. (°)
(°) Nei casi più gravi di violazione di tale obbligo, possono persino configurarsi i reati di cui agli artt. 622 e 623 del Cod. penale, riguardanti la rivelazione di segreti professionali, scientifici od industriali
D.Lgs. 9 aprile 2008 n. 81
Art. 20 - Obblighi dei lavoratori
1. Ogni lavoratore deve prendersi cura della propria salute e sicurezza e di quella delle altre persone presenti
sul luogo di lavoro, su cui ricadono gli effetti delle sue azioni od omissioni, conformemente alla sua formazione, alle istruzioni e ai mezzi forniti dal datore di lavoro.
2. I lavoratori devono in particolare:
a) contribuire, insieme al datore di lavoro, ai dirigenti e ai preposti, all’adempimento degli obblighi previsti
a tutela della salute e sicurezza sui luoghi di lavoro;
b) osservare le disposizioni e le istruzioni impartite dal datore di lavoro. Dai dirigenti e dai preposti, ai fini
della protezione collettiva ed individuale;
c) utilizzare correttamente le attrezzature di lavoro, le sostanze e i preparati pericolosi, i mezzi di trasporto
nonché i dispositivi di sicurezza;
d) utilizzare in modo appropriato i dispositivi di protezione messi a loro disposizione;
e) segnalare immediatamente al datore di lavoro, al dirigente o al preposto le deficienze dei mezzi e dei dispositivi di cui alle lettere c) e d), nonché qualsiasi eventuale condizione di pericolo cui vengano a conoscenza, adoperandosi direttamente, in caso di urgenza, nell’ambito delle proprie competenze e possibilità
e fatto salvo l’obbligo di cui alla lettera f) per eliminare o ridurre le situazioni di pericolo grave e incombente, dandone notizia al rappresentante dei lavoratori per la sicurezza;
f) non rimuovere o modificare senza autorizzazione i dispositivi di sicurezza o di segnalazione o di controllo;
g) non compiere di propria iniziativa operazioni o manovre che non sono di loro competenza ovvero che
possono compromettere la sicurezza propria o di altri lavoratori;
h) partecipare ai programmi di formazione e di addestramento organizzati dal datore di lavoro;
i) sottoporsi ai controlli sanitari previsti dal presente decreto legislativo o comunque disposti dal medico
competente.
3. I lavoratori di aziende che svolgono attività in regime di appalto o subappalto, devono esporre apposita tessera di riconoscimento, corredata di fotografia, contenente le generalità del lavoratore e l’indicazione del
datore di lavoro. Tale obbligo grava anche in capo ai lavoratori autonomi che esercitano direttamente la propria attività nel medesimo luogo di lavoro, i quali sono tenuti a provvedervi per proprio conto.
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“
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Decisamente più rilevanti sotto il profilo operativo sono
invece l’art. 7 dello Statuto dei lavoratori3 e le norme
del Contratto collettivo nazionale di lavoro applicato dal
datore specificamente riferite ai doveri del lavoratore e,
nel caso di loro violazione, alle relative sanzioni disciplinari.
Ai nostri fini, il CCNL preso in considerazione è quello
”
per le imprese turistico-alberghiere stipulato da Federalberghi.
Molte altre sono ovviamente le norme che possono, di
volta in volta, essere prese in considerazione, ma non è
certo questa l’occasione per tediare il lettore. Ove necessario, ne citeremo soltanto alcune quando, nel corso
della trattazione, dovesse risultare importante.
Legge 20 maggio 1970 n. 300
Art. 7 – Sanzioni disciplinari
1. Le norme disciplinari relative alle sanzioni, alle infrazioni in relazione alle quali ciascuna di esse può essere
applicata ed alle procedure di contestazione delle stesse, devono essere portate a conoscenza dei lavoratori
mediante affissione in luogo accessibile a tutti. Esse devono applicare quanto in materia è stabilito da accordi
e contratti di lavoro, ove esistano.
2. Il datore di lavoro non può adottare alcun provvedimento disciplinare nei confronti del lavoratore senza avergli preventivamente contestato l’addebito e senza averlo sentito a sua difesa.
3. Il lavoratore potrà farsi assistere da un rappresentante dell’associazione sindacale cui aderisce o conferisce
mandato.
4. fermo restando quanto disposto dalla Legge 15 luglio 1966 n. 604, non possono essere disposte sanzioni disciplinari che comportino mutamenti definitivi del rapporto di lavoro (°); inoltre, la multa non può essere disposta per un importo superiore a quattro ore della retribuzione base e la sospensione dal servizio e dalla
retribuzione per più di 10 giorni.
5. In ogni caso, i provvedimenti disciplinari più gravi del rimprovero verbale non possono essere applicati
prima che siano trascorsi cinque giorni dalla contestazione per iscritto del fatto che vi ha dato causa.
6. Salvo analoghe procedure previste dai contratti collettivi di lavoro e ferma restando la facoltà di adire l’autorità giudiziaria, il lavoratore al quali sia stata applicata una sanzione disciplinare può promuovere, nei venti
giorni successivi, anche per mezzo dell’associazione alla quale sia iscritto ovvero conferisca mandato, la costituzione, tramite l’ufficio provinciale del lavoro e della massima occupazione, di un collegio di conciliazione ed arbitrato, composto da un rappresentante di ciascuna delle parti e da un terzo membro scelto di
comune accordo o, in difetto di accordo, nominato dal direttore dell’ufficio del lavoro. La sanzione disciplinare resta sospesa fino alla pronuncia del collegio.
7. Qualora il datore di lavoro non provveda, entro dieci giorni dall’invito rivoltogli dall’ufficio del lavoro a nominare il proprio rappresentante in seno al collegio di cui al comma precedente, la sanzione disciplinare non
ha effetto. Se il datore di lavoro adisce l’autorità giudiziaria, la sanzione resta sospesa fino alla definizione
del giudizio.
8. Non può tenersi conto ad alcun effetto delle sanzioni disciplinari decorsi due anni dalla loro applicazione.
(°) Il licenziamento come sanzione disciplinare è stato riconosciuto legittimo soltanto dopo le sentenze della Corte Costituzionale n.
204 del 29 novembre 1982 e n. 427 del 2 agosto 1989
3
Legge 20 maggio 1970 n. 300.
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“
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L’iter procedurale
Passiamo quindi ad esaminare passo per passo il corretto iter procedurale seguendo lo schema seguente:
L’affissione del codice disciplinare
Affinché tutto l’iter procedurale, ivi compresa l’adozione della sanzione, non sia nullo, è indispensabile che
le norme relative alle infrazioni disciplinari, alle sanzioni ed alle procedure siano portate a conoscenza dei
lavoratori mediante affissione in luogo accessibile a tutti
ed in ciascuna sede lavorativa autonoma.
La magistratura ha nel tempo assunto tutta una serie di
decisioni che escludono la legittimità di forme di pubblicità diverse dall’affissione, quali, ad esempio, l’affissione dell’intero CCNL oppure, per quanto sembri
irrazionale, la consegna diretta al lavoratore di copia del
codice disciplinare (con firma per ricevuta). Inoltre,
sono state ritenute nulle le sanzioni disciplinari adottate
senza che il datore abbia dimostrato che il codice disciplinare fosse regolarmente affisso al momento della
commissione dell’infrazione.
Il mancato o non corretto adempimento di tale onere
comporta la nullità della sanzione adottata, a prescindere dall’accertata effettività dell’infrazione, eccezion
fatta per quelle infrazioni concernenti comportamenti
manifestamente contrari a norme di diritto penale o di
coscienza sociale.4
”
Sotto il profilo dei concreti comportamenti aziendali,
nel proporre qui di seguito un facsimile di codice disciplinare e nel ricordare che qualsiasi normativa aziendale che riguardi comportamenti dei lavoratori (ad
esempio, normativa sull’orario di lavoro o sulla compilazione di documenti), suggeriamo anche di verificare
periodicamente (ad esempio, annualmente) che il codice sia regolarmente affisso, redigendo un breve e sintetico documento che attesti tale verifica5.
La rilevazione dell’infrazione
Ricordando subito che, fino al momento in cui non si è
raggiunta la ragionevole certezza che il comportamento
del lavoratore abbia realmente violato i suoi doveri (cioè
al termine di tutti gli accertamenti e prima di adottare la
sanzione disciplinare), più che di infrazione dovremmo
parlare di “presunta” infrazione, nel prosieguo di queste
note adopereremo per semplicità il termine infrazione,
si pone subito una prima questione: chi è abilitato a rilevare l’infrazione?
La risposta non è difficile: chiunque può rilevarla, sia
all’interno dell’azienda, sia all’esterno, sia da parte di
un altro lavoratore (superiore, collega o collaboratore),
sia da parte di persona estranea all’organizzazione
aziendale (ad esempio, cliente, fornitore o un comune
cittadino).
Attenzione però al modo con cui l’infrazione è stata rilevata (ad esempio, con l’impiego di sistemi di controllo
a distanza non regolamentati da accordi sindacali od autorizzati dall’Ispettorato del lavoro6), perché una parte
largamente maggioritaria della giurisprudenza ritiene
che le prove illegittimamente acquisite non siano utilizzabili.
La comunicazione dell’infrazione
Una volta che qualcuno abbia rilevato l’infrazione, perché possa iniziare l’iter procedurale è ovviamente necessario che il datore di lavoro ne venga messo a
conoscenza. In questa fase due sono i problemi:
Cfr. Cass. 27 maggio 2004 n. 10201.
Il documento deve indicare che è stata effettuata con esito positivo la verifica, la data in cui è stata effettuata, la persona che l’ha fatta. Può essere utile che
alla verifica partecipi un rappresentante (sindacale o no) dei lavoratori, facendone menzione nel documento stesso.
6 Cfr. art. 4 Legge 300/70.
4
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”
Facsimile di Codice disciplinare aziendale
(Da affiggere in luogo accessibile a tutti i dipendenti ai sensi dell’art. 7 della Legge 300/70 con dimensioni suggerite cm 50x70)
(Riportare all’interno del prospetto in facsimile il testo integrale delle norme indicate, peraltro solo a titolo esemplificativo)
- chi è “datore di lavoro”? Nelle piccole e piccolissime imprese la risposta è semplice, perché il datore di lavoro è
una persona fisica facilmente identificabile e rintracciabile. Il problema è di soluzione un po’ più complessa nelle
imprese più grandi, in cui l’organizzazione prevede una
struttura gerarchica a vari livelli di responsabilità. In queste realtà, ai fini disciplinari, sono considerati “datore di
lavoro” tanto coloro che ricoprono funzioni di rappresentanza (sia ad alto livello come ad esempio amministratori delegati e direttori generali che a livello più basso,
come capi ufficio, capi servizio, capi reparto), quanto
quelli che ricoprono funzioni specialistiche nel campo
della gestione del personale (direttori e responsabili delle
risorse umane). Non essendo momentaneamente reperi-
20
bili tali figure, per la magistratura è considerato “datore
di lavoro” la prima interfaccia col mondo esterno (addetto portineria, centralinista). L’identificazione di chi
rappresenta l’azienda e riceve la comunicazione è importante ai fini del principio della tempestività, di cui parleremo a proposito della fase legata alla contestazione;
- quale è la forma della comunicazione? In genere le
norme sono alquanto vaghe in proposito, per cui, in assenza di indicazioni particolari (come, ad esempio, nel
caso di assenza alla visita di controllo in caso di malattia, per la quale la comunicazione deve avvenire in
forma scritta da parte della competente struttura sanitaria), occorre fare ricorso al buon senso, privilegiando la
forma scritta.
“
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Gli accertamenti preliminari
Bene, finalmente l’azienda ha avuto notizie che un suo
dipendente potrebbe aver commesso un’infrazione. Il
buon senso (ancora una volta chiamato in causa!) vorrebbe che venissero effettuati tutti i riscontri necessari
ad accertare che vi sia stata effettivamente un’infrazione, chi l’abbia commessa, quali prove siano assumibili, eccetera. In realtà, questa attività viene ritenuta
illecita dalla magistratura perché potrebbe ledere i diritti a difesa del lavoratore7. Quindi, per evitare questo
rischio, è bene che la struttura aziendale responsabile
della gestione del contenzioso disciplinare si limiti a verificare che sia avvenuto l’evento denunciato, che questo possa configurarsi come infrazione disciplinarmente
rilevante8 ed, infine, che vi sia un nesso causale che
leghi l’evento ad uno o più lavoratori. A questo punto,
ci si dovrebbe fermare e passare alla fase successiva,
decisamente più formale.
La contestazione degli addebiti
Se, come abbiamo appena accennato, dagli accertamenti
preliminari risulta che vi sia un legame tra l’infrazione
ed un lavoratore, è a questo punto indispensabile che a
questi venga effettuata una formale contestazione. Questa deve essere, sotto pena di nullità, scritta e contenere
gli elementi essenziali che consentano al lavoratore di
conoscere esattamente che cosa gli si addebita e cioè:
- la collocazione temporale dell’evento;
- la collocazione geografica;
- i fatti contestati, riassunti in modo sintetico ed esauriente e senza qualificarli e senza che vi si possa trovare una forma di giudizio anticipato;
- il termine entro il quale il lavoratore potrà presentare
gli argomenti a propria difesa9;
- l’eventuale sospensione cautelare non disciplinare
(che tratteremo più in dettaglio successivamente);
”
Un consolidato orientamento giurisprudenziale esclude
che sia necessario indicare nella contestazione i nominativi di chi ha segnalato l’infrazione e di chi, eventualmente, vi ha assistito.
Il CCNL del turismo non prevede, come invece fanno
taluni altri contratti, che nella contestazione vengano
obbligatoriamente indicati eventuali precedenti provvedimenti disciplinari adottati nei confronti del lavoratore
(c.d. recidiva, che diventa recidiva specifica nel caso in
cui le precedenti sanzioni riguardino infrazioni dello
stesso tipo).
Abbiamo accennato in precedenza al cosiddetto “principio di tempestività”: questo è un principio che si applica proprio alla fase della contestazione e consiste nel
fatto di non far trascorrere un lasso di tempo eccessivamente lungo tra il momento in cui l’azienda ha avuto
conoscenza dell’evento (infrazione) ed il momento in
cui il lavoratore viene messo a conoscenza delle accuse
a suo carico. Nulla dicono la legge ed i contratti collettivi circa cosa si intenda esattamente per tempestività: a
nostro parere, questa si misura in termini di giorni, tutt’al più di un paio di settimane, non certo oltre.
Per concludere questa rapida trattazione delle principali
caratteristiche della contestazione non possiamo dimenticarci di un aspetto importante, quello della notificazione al lavoratore della lettera di contestazione. In
assenza di specifiche modalità indicate dalla contrattazione collettiva, anche aziendale, il metodo di gran
lunga migliore è quello della consegna brevi manu, della
lettera, con sottoscrizione da parte del lavoratore di
copia conforme. Se il lavoratore si rifiuta di riceverla,
teoricamente la notificazione si ha per avvenuta, ma il
datore di lavoro dovrebbe provare con testimoni il rifiuto stesso, prova non facile e, talora, non accettata dai
giudici, per cui il passaggio successivo è giocoforza
quello della spedizione postale con “piego raccoman-
Viene mutuato in tale fase il principio penale accusatorio, per cui, nel momento in cui le indagini su un reato portano ad individuare una persona coinvolta,
questa viene iscritta nel c.d. registro degli indagati, ma non appena si concretizzano elementi a suo carico, l’indagato viene informato mediante apposita comunicazione (avviso di garanzia), concettualmente simile alla contestazione degli addebiti, di cui parleremo nel punto successivo.
8 Se l’evento denunciato sembra avere rilevanza penale (ad esempio ammanchi di cassa, furti di o nei bagagli di clienti) è indispensabile, a parere dello scrivente, rivolgersi ad un serio professionista esperto della materia (avvocato penalista) ed, eventualmente procedere, sul piano penale, con esposto denuncia
alle competenti autorità, in parallelo con l’iter disciplinare.
9 L’art. 7 della Legge 300/70 parla di cinque giorni, l’art. 118 del CCNL del turismo precisa che non deve essere “inferiore a cinque giorni”. È nostro parere
non allungare il termine indicato dallo Statuto dei lavoratori.
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dato” con avviso di ricevimento10. Per i casi più gravi,
quelli in cui si può ragionevolmente presumere che la
sanzione possa arrivare al licenziamento, è bene ricorrere agli ufficiali giudiziari od al messo comunale11.
La sospensione cautelare
Se i fatti addebitati sono di notevole gravità (ad esempio, nel caso di aggressione fisica ad un altro lavoratore), tale da ritenere incompatibile la presenza in
azienda del presunto autore dell’aggressione fino a definitivo chiarimento della vicenda può essere opportuno
che quest’ultimo non si presenti sul posto di lavoro. Gli
va quindi comunicata per iscritto la decisione aziendale
in tal senso, contestualmente alla contestazione degli
addebiti. In assenza di specifiche disposizioni contrattuali, la sospensione non potrà superare il termine a disposizione del datore per l’adozione del provvedimento
disciplinare (dieci giorni successivi alla decorrenza dei
termini a difesa del lavoratore, quindi, complessivamente quindici giorni dal momento della notificazione
della contestazione) e dovrebbe essere retribuita.
Le giustificazioni del lavoratore
Dal momento in cui il lavoratore è stato formalmente
posto a conoscenza degli addebiti, egli ha diritto a presentare al datore di lavoro (più correttamente, alla struttura aziendale che in concreto gestisce il contenzioso
disciplinare). Nulla dicono le norme di legge o di contrattazione collettiva circa la forma in cui le giustificazioni debbono essere presentate, per cui la si deve
intendere libera. Sarebbe naturalmente meglio se esse
fossero presentate per iscritto, ma, ove ciò non accadesse, è senz’altro opportuno che chi le riceve verbalmente ne prenda appunto scritto (non costituisce
”
elemento di prova giudiziale, ma è comunque sempre
una forma di registrazione delle giustificazioni).
Come abbiamo sopra accennato, il lavoratore ha a disposizione per presentare le sue giustificazioni un periodo di almeno 5 giorni (che, salvo espressa e diversa
previsione contrattuale, sono da intendersi di calendario), soltanto decorsi i quali il datore di lavoro può adottare eventuali sanzioni disciplinari12.
L’assistenza sindacale
L’art. 7 dello Statuto prevede espressamente che il lavoratore coinvolto in un procedimento disciplinare
possa farsi assistere da un rappresentante sindacale dell’associazione cui aderisce od al quale, se non fosse
iscritto, conferisce mandato. È diffusa opinione che tale
assistenza sia riferita al momento della presentazione
delle giustificazioni, ma tale opinione è errata, nel senso
che l’assistenza può essere richiesta sin dal primo momento, quello cioè che si concretizza con la comunicazione delle contestazioni.
L’intervento del rappresentante sindacale non può essere rifiutato né boicottato dal datore, sotto pena non
solo di nullità della sanzione disciplinare eventualmente
adottata, ma anche di coinvolgimento in una procedura
di comportamento antisindacale13. In talune aziende è
invalso l’uso che l’assistenza sindacale venga prestata
non da uno ma da più rappresentanti sindacali. Riteniamo ciò non corretto, ma se ciò accade da tempo (o
addirittura risulta da accordi aziendali) non c’è che da
continuare a tollerarlo, almeno finchè con azioni coerenti non si riesca a rientrare nell’applicazione letterale
della norma.
Accade talora che il lavoratore, anziché richiedere l’assistenza di un rappresentante sindacale, chieda l’assi-
Il piego raccomandato consiste semplicemente nella stessa lettera di contestazione idoneamente piegata e non imbustata, spedita al domicilio del lavoratore, così come risultante dai files aziendali.
11 Sulle difficoltà legate alla notificazione, in particolare dovute a tutti i mezzi posti in essere dal lavoratore per rifiutarne o non consentirne la consegna si potrebbe scrivere un lungo trattato, che risparmiamo al lettore.
12 Vi sono state alcune recenti sentenze della magistratura che hanno ritenuto lecita l’adozione delle sanzioni prima della scadenza del termine, nel caso in cui
il lavoratore abbia presentato le sue giustificazioni subito, senza riservarsi di integrarle entro la scadenza dei 5 giorni. Al di la’ della non condivisione di tale
orientamento giurisprudenziale sotto il profilo teorico dell’interpretazione delle norme, riteniamo di non condividerlo neppure sul piano concreto: perché
rischiare che un giudice -di orientamento diverso da quello appena citato- dichiari lesi i diritti fondamentali del lavoratore, annullando l’eventuale sanzione,
soltanto per non aver atteso lo spirare di in termine tutto sommato brevissimo, come sono i famosi 5 giorni più volte citati?
13 Ex art. 28 della Legge 300/70.
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stenza di un legale: sconsigliamo decisamente chi gestisce per l’azienda il contenzioso disciplinare di aderire a tale richiesta.
Gli accertamenti
Non appena la contestazione è stata regolarmente notificata al lavoratore, il datore di lavoro ha il pieno diritto
(e, aggiungiamo noi, il pieno dovere) di effettuare tutti
gli accertamenti che gli consentano di formarsi un’opinione su quanto accaduto. Nell’ambito di tali accertamenti è assolutamente opportuno che vengano assunte
il maggior numero di prove oggettive e documentali,
nonché vengano formalizzate per iscritto e sottoscritte le
eventuali testimonianze, sia sulla base della prima segnalazione e degli accertamenti preliminari, sia sulla
scorta delle giustificazioni fornite dal lavoratore.
Sotto il profilo operativo, ci infine permettiamo un suggerimento: non prendere come verità assolute le dichiarazioni del responsabile del lavoratore, soprattutto
se le infrazioni contestate riguardano proprio i rapporti
interpersonali dei due.
Le sanzioni disciplinari
Una volta che il datore di lavoro ha effettuato la contestazione, ha ottenuto le giustificazioni del lavoratore ed
ha effettuato tutti i necessari ed opportuni accertamenti
dovrebbe avere a disposizione tutti gli elementi per poter
decidere se adottare o meno un provvedimento disciplinare. A proposito di provvedimenti o sanzioni disciplinari, la terminologia utilizzata dal legislatore e da molti
contratti collettivi (adozione, irrogazione, applicazione)
può talora confondere. Tentando di chiarire questo
aspetto, i termini “adozione”, “applicazione” od “irrogazione” dovrebbero indicare la decisione assunta dal
”
datore di lavoro e formalizzata con relativa comunicazione al lavoratore, mentre con il termine “esecuzione”
si intende la concreta realizzazione delle conseguenze
delle sanzione stessa (l’effettiva trattenuta in busta paga,
nel caso della multa o della sospensione, l’effettiva mancata prestazione nel caso della sospensione).
In questa fase dovrebbero trovare applicazione concreta
due principi, il principio di proporzionalità -in base al
quale ad una infrazione lieve deve corrispondere una
lieve sanzione- ed il principio di progressività -per il
quale, in funzione del ripetersi di infrazioni disciplinari,
anche di lieve entità, è possibile adottare sanzioni progressivamente più gravi-. A proposito di quest’ultimo
principio, tanto le norme di legge quanto quelle derivanti dal CCNL precisano che non può tenersi in alcun
conto delle sanzioni disciplinari, una volta decorsi 2
anni dalla loro applicazione14.
Ricordando che ben può il datore di lavoro rinunciare ad
irrogare sanzioni ove non ritenga sufficientemente provata la responsabilità del lavoratore, ma anche per motivi di opportunità gestionale, laddove, per contro,
intenda procedere dovrà fare rigoroso riferimento a
quanto indicato dal CCNL15 che, nel settore alberghiero,
ha modificato le previsioni della Legge 300/7016 e così
individuato le possibili sanzioni disciplinari17:
- rimprovero verbale
- rimprovero scritto
- multa di importo non superiore a 3 ore della retribuzione base oraria
- sospensione dal lavoro e dalla retribuzione fino a 5
giorni
- licenziamento con preavviso (c.d. “per giustificato
motivo”)
- licenziamento senza preavviso (c.d. “per giusta causa”).
Il che non vuol dire che non se ne dovrà avere registrazione…
Cfr. artt. 118 e 167.
16 L’art. 7 dello Statuto dei lavoratori prevedeva infatti le seguenti sanzioni: rimprovero verbale; multa di importo non superiore a 4 ore della retribuzione base
oraria; sospensione dal lavoro e dalla retribuzione fino a 10 giorni; licenziamento. Il licenziamento come sanzione disciplinare è stato riconosciuto legittimo soltanto dopo le sentenze della Corte Costituzionale n. 204 del 29 novembre 1982 e n. 427 del 2 agosto 1989.
17 In occasione di un incontro con alcuni Direttori d’albergo ci era stato chiesto se fosse possibile (rectius: lecito!) trasferire un lavoratore per motivi disciplinari. La risposta non può che essere negativa. Il trasferimento, ai sensi dell’art. 2103 Cod. civ., è una modifica definitiva e non temporanea della sede di lavoro conseguente esigenze tecniche, organizzative e produttive. Recenti interventi della magistratura del lavoro hanno ritenuto lecito il trasferimento di un
lavoratore il cui comportamento nei confronti dei colleghi non era del tutto corretto: in tal caso si è ritenuto che il trasferimento per “incompatibilità ambientale” fosse dovuto ad esigenze di tipo organizzativo e che, pertanto, fosse lecito.
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Sotto il profilo operativo riteniamo opportuno evidenziare alcuni aspetti gestionali:
- scelta della sanzione: oltre i principi di
proporzionalità e di progressività, dovrebbe essere ancora una volta il principio
del buon senso, in base al quale occorrerebbe coinvolgere in questa fase il diretto
responsabile del lavoratore;
- termini entro i quali adottare la sanzione:
in assenza di specifiche norme di legge, è
sovente intervenuta la contrattazione collettiva a prevedere dei termini entro i
quali il datore di lavoro deve adottare la
sanzione disciplinare18. Il superamento di
tali termini provoca, secondo la consolidata giurisprudenza, la nullità della sanzione stessa19.
- forma e contenuto della comunicazione
della sanzione: la comunicazione deve essere effettuata in forma scritta (vi è qualche dubbio per
quel che concerne il rimprovero verbale, ma se si
vuole che questa sanzione possa costituire ed essere
utilizzata come precedente, occorrerà comunicarla per
iscritto), contenere il riferimento alla contestazione
(meglio ancora, ripetendo con gli stessi termini i fatti
in essa addebitati), accennare ai motivi per i quali non
sono state accolte (in tutto od in parte) le giustificazioni eventualmente fornite dal lavoratore) ed, infine,
nel caso della sospensione, indicare che le date in cui
il lavoratore dovrà effettivamente scontare la sanzione
saranno precisate con successive comunicazioni aziendali.
- notificazione della comunicazione della sanzione: di
norma, si seguiranno le stesse procedure già indicate a
proposito della comunicazione della contestazione degli
addebiti. Taluni CCNL, tra i quali quello del settore alberghiero, prevedono che la sanzione disciplinare debba
essere comunicata con lettera raccomandata;
”
- multa: l’importo trattenuto dovrà essere devoluto ad
istituti pubblici previdenziali o centri di ricerca scelti
dalle parti contrattuali collettive20;
- sospensione: per questo tipo di sanzione è necessario
coinvolgere ancora il responsabile gerarchico del lavoratore, in modo che sia lui ad indicare i giorni esatti
in cui il lavoratore non si dovrà presentare al lavoro,
nel rispetto di due regole fondamentali: innanzitutto,
nel caso di sanzione di più giorni di sospensione, questi ben potranno essere frazionati in singole giornate;
in secondo luogo, i giorni di sospensione non dovranno precedere o seguire i giorni di riposo settimanale o le eventuali festività infrasettimanali;
- licenziamento: l’estrema gravità della sanzione, con una
serie di possibili conseguenze sia sul comportamento
degli altri lavoratori, sia sotto il profilo dei rapporti sindacali, comporta necessariamente il coinvolgimento del
vertice aziendale e l’assistenza di un serio ed esperto
avvocato giuslavorista.
il CCNL del settore alberghiero prevede che la sanzione debba essere adottata e comunicata al lavoratore entro i dieci giorni successivi alla scadenza dei
termini (a loro volta decorrenti dalla data di notifica della contestazione) entro i quali il lavoratore ha diritto di presentare le sue giustificazioni.
19 Cfr. da ultima Cass. 18 marzo 2008, n. 7295.
20 L’affermazione sembra banale se non addirittura superflua, ma non è raro il caso che qualche imprenditore si dimentichi di tale adempimento, cosa che potrebbe configurare il reato di appropriazione illecita…
18
26
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L’impugnazione della sanzione disciplinare
Il lavoratore cui sia stato irrogato un provvedimento disciplinare ha ovviamente diritto di non essere d’accordo
e, di conseguenza, di impugnarlo nelle sedi competenti.
Queste, in estrema sintesi sono le varie possibilità di impugnazione, che prevedono tutte la sospensione dell’esecuzione della sanzione:
- in sede sindacale: molti CCNL prevedono espressamente la possibilità di impugnare il provvedimento
presso appositi organi bilaterali costituiti tra le associazioni dei datori di lavoro e quelle sindacali. Nel settore turistico alberghiero tale opzione è prevista e
regolamentata dall’art. 26 del relativo CCNL;
- in sede amministrativa (ex art. 7 Legge 300/70): prevista dal più volte richiamato art. 7 dello Statuto dei lavoratori, consente al lavoratore di rivolgersi al
Collegio di arbitrato e conciliazione istituito presso la
competente Direzione provinciale del lavoro entro 20
giorni dall’applicazione della sanzione;
- in sede amministrativa (ex art. 410 Cod. proc. civile):
il lavoratore può anche rivolgersi all’apposita Commissione di conciliazione;
- in sede giudiziaria (ex art. 413 Cod. proc. civile): una
volta esperito inutilmente il tentativo di conciliazione
effettuato in una delle sedi precedenti, il lavoratore può
infine ricorrere al Giudice del lavoro
Ove si dovesse arrivare a questo punto, è praticamente
indispensabile che il datore di lavoro richieda l’assistenza dell’associazione imprenditoriale cui aderisce e,
nel caso di impugnazione giudiziaria, di un esperto consulente legale giuslavorista.
Note conclusive
Concluderemo questa rapida disamina sulla gestione
aziendale del contenzioso disciplinare con una serie di
brevissime riflessioni:
- la gestione ottimale delle risorse umane si realizza prioritariamente con la loro motivazione e questa, a sua
volta, necessita di buoni e continui rapporti interperso-
”
nali diretti, di opportunità di crescita professionale (con
addestramento, formazione e job rotation), di miglioramenti economici (incrementi retributivi fissi o variabili),
o di riconoscimenti aggiuntivi rispetto quelli contrattuali collettivi (fringe benefits). Il ricorso alle sanzioni
disciplinari dovrebbe rappresentare soltanto l’estremo
strumento gestionale;
- il comportamento vessatorio nei confronti di un lavoratore (mobbing), posto in essere dai colleghi (bullying) o dai capi (bossing) va affrontato con lo
strumento disciplinare non solo e non tanto al fine di
sanzionare i loro comportamenti illeciti quanto anche
per tutelare il datore di lavoro sotto il profilo delle responsabilità che gli vengono imposte in particolare
dall’art. 2087 Cod. civ.21.
- l’eccessivo ricorso allo strumento disciplinare nei confronti di un lavoratore può comportare il rischio che
esso venga interpretato dal giudice come forma di
mobbing, con possibili conseguenze sul piano delle responsabilità civile e persino penale;
- ancora, se il ricorso allo strumento disciplinare è eccessivo, riguarda una molteplicità di lavoratori22 o intende sanzionare infrazioni derivanti in tutto o in parte
da condizioni oggettive (ad esempio, ritardi dovuti a
traffico privato eccessivo o all’inaffidabilità della puntualità dei trasporti pubblici), nelle imprese dove è presente il sindacato è assai probabile che questo
intervenga, con tutti gli strumenti a sua disposizione e
le conseguenze del caso;
- la concreta gestione delle procedure non è, come è facile comprendere, semplice e necessita di competenze
specifiche. Banali errori formali comportano la nullità
dell’intera procedura e della sanzione, con riflessi molto
negativi sull’intera azienda, soprattutto nel caso di riforma dei provvedimenti disciplinari più gravi. È importante quindi che, se in azienda non vi è nessuno che
abbia tali competenze, le si vada a cercare all’esterno.
vincenzomeleca@yahoo.it
Art. 2087 Cod. civile – Tutela delle condizioni di lavoro: “L’imprenditore è tenuto ad adottare nell’esercizio dell’impresa le misure che, secondo la particolarità del lavoro, l’esperienza e la tecnica, sono necessarie a tutelare l’integrità fisica e la personalità morale dei prestatori di lavoro”.
22 Per gli appassionati di gestione delle risorse umane, questa situazione viene definita “dicotomia siamese”.
21
28
29
Opinioni_in_libertà
“
CAMORRISTA!
”
Chi era costui?
Giorgio Arcolin
F
rancamente mi aspettavo che, prima o
poi, a stupirci, a farci piangere, a segnarci per sempre sarebbe stato il Vesuvio, con una catastrofica eruzione. Invece,
diversi anni fa, qualcuno cominciò a bisbigliare di “rifiuti speciali” depositati in Campania; col tempo la voce prese corpo, i giornali ne
parlavano sempre più spesso; apparvero quindi personaggi importanti con la qualifica di “Commissari straordinari”, o qualcosa di simile, perché il problema si era
ingrandito, a Napoli non era più possibile smaltire i rifiuti urbani, per i quali i napoletani pagano regolarmente
una tassa.
Il mormorio era già diventato clamore, quando, nell’aprile 2006, uscì l’ormai famoso libro “Gomorra” nel
quale Roberto Saviano spiega per filo e per segno come
funziona in Campania il “Sistema”, così ora si chiama
la camorra, che svolge attività criminose come: droga,
armi, 4mila morti ammazzati in 30anni per sgarri o vendette, abusi edilizi, illeciti industriali, ecc.ecc., non solo
in Italia, ma disseminate, le attività, in tutto il mondo.
Da pag.310 a pag.331 Saviano descrive quello che lui
definisce “l’emblema più concreto d’ogni ciclo economico” cioè le discariche: come il Sistema le occupò per
depositarvi i rifiuti speciali provenienti da tutt’Italia;
come ottenne “regolari” permessi per trasportarli; come
sono stati “camuffati” per nasconderli/mescolarli; come
“giovani laureati del sud, senza padri avvocati o notai,
divenivano mediatori dopo qualche anno passato negli
USA o in Inghilterra a specializzarsi in politiche dell’ambiente”, veri e propri stakeholders itineranti che stipulano contratti per lo smaltimento di rifiuti high-tech e
simili.
30
Nessuno ha smentito Saviano, solo da un irrecuperabile romantico mi sono sentito dire “naturale è un romanzo, fantasie scritte per
aumentare le vendite”; l’incredibile è che nessuno, visto che le discariche erano ormai piene,
come quelle del “romanzo”, non abbia pensato
di realizzare tempestivamente alcuni “termovalorizzatori”, invece la popolazione napoletana è stata ingannata con racconti cervellotici come “quelli del Nord
li hanno fatti, funzionano, ma rovinano l’ambiente ed
uccideranno la gente con i loro scarichi inquinanti”.
Tutto ciò non creò allarmi, rimanemmo tranquilli, affascinati dalla fabulazione politica, dalla TV, dai concorsi
a premi e dalla credenza fatale che ci sia sempre l’uomo
della provvidenza.
Così, verso la fine del 2007, vi fu il tracollo, l’esplosione; ora la vicenda, stigmatizzata dai mass media di
tutto il mondo, è divenuta il fatto più catastrofico del secolo, peggio dell’attentato alle due torri di New York,
rendendo sempre più scura l’ombra che già si stendeva
sull’Italia e gli italiani.
Intanto sta crescendo l’interesse per il libro di Roberto
Saviano, egli è stato in TV ad Annozero giovedì scorso
ed ha riscosso un’ottima audience.
Con questo stato d’animo ho frugato nella mia mente
per cercare qualcosa, di cui avevo un vago ricordo, che
spiegasse la nascita della camorra, un libro certamente,
ed ecco a venirmi in mente un’antica canzone napoletana: Nuje nun simmo Cravunari / Nuje nun simmo Rialisti. / Ma facimmo i Cammurristi / Jammo n’…a chille
e a chisti. Con la soddisfazione di aver ricordato la cosa
giusta, sono andato allo scaffale dove tengo i libri di storia ed ho sfilato il volume “Usi e costumi di Napoli e
“
Opinioni_in_libertà
contorni” a cura di Francesco De Bourcard, ristampa
del 1970, la prima edizione comparve nel 1857. È il
libro adatto, da pag. 835 alla 862 c’è il tema “Il camorrista e la camorra” del Cav. Carlo Tito Dalbono,
critico letterario 1817-1880. Si suole dire che più indietro guardi più lontano vedi. Se però, accanto allo
scritto di Dalbono, metto quello di Saviano, vedo che è
maledettamente difficile dipanare la matassa, perciò fate
come me, aspettatevi l’inaspettabile. Nell’attesa, per
ammazzare il tempo, canticchiate l’antica canzone popolare napoletana, di cui la strofa riportata sopra.
”
“Usi e costumi di Napoli e contorni” attualmente costa
€ 120,00, un’edizione anastatica di Marotta & Marotta
Napoli, in numero limitato di copie; non si trova più
quella di Longanesi & C. Milano, una bell’edizione in
cofanetto, che pagai circa L.20.000, nel 1970. Si tratta
di una raccolta di oltre 60 temi d’autori diversi, sicuramente un’opera interessante che vi suggerirei di leggere,
se avete fortuna potreste trovarla nel mercato dell’usato.
Longanesi & C. farebbe bene cogliere questo particolare momento per ristamparla. Intanto ne faccio qui di
seguito un “riassunto da risvolto”.
“Il camorrista e la camorra” di C.T. Dalbono, dal libro “Usi e costumi di Napoli e contorni” a cura di F. De Bourcard, edizione Longanesi & C. 1970.
Nelle prime quattro pagine l’autore traccia un profilo del popolo napoletano, incline, per la mitezza del clima,
a condurre una vita all’aperto, a svolgere per strada le attività produttive e commerciali, ad esteriorizzare le
consuetudini, i momenti di felicità e d’infelicità; in questo contesto sociale la camorra ebbe modo di estendere le proprie trame per delinquere. L’autore lamenta però le esagerazioni contenute nei molti scritti al riguardo, in tutt’Europa:
“… Le questioni di ogni genere mal guardate o mal prese a considerare assumono sovente proporzioni non
analoghe alla loro importanza: la esagerazione s’impadronisce delle più lievi incidenze per farne fatti speciali, il caso o la combinazione si eleva a sistema, ovvero è riputato fatto di tutti i giorni quello che è solamente maggiore o minore conseguenza di un tempo…
… Il nostro bellissimo paese, non sappiamo se per sua sciagura o per sua attraenza speciale chiama a sé la
diligente attenzione di tutta Europa, eccita le svariate suscettibilità, aguzza gli spiriti indagatori e vaghi della
moderna letteratura, e di ogni suo vizio o viziosa sua velleità e pieghevolezza forma obietto di esame, di commiserazione, di biasimo agli scrittori in voga…
… La restrizione di un governo, che pose lacci a tutto ed anche al pensiero espresso dall’uomo di lettere e
dall’artista, fece per lo addietro di più commerci altrettanti privilegi. Il privilegio, la eccezione, e diciamo pure
l’astensione della legge divengono abiti, natura.…”
Nelle pagine successive narra del tortuoso rapporto tra le autorità di governo e la camorra nata proprio per il
bizzarro comportamento degli organi dello Stato. Durante il regno Borbonico la dissoluzione della società civile raggiunse la sua acme, con la conseguenza, finalmente, d’iniziative atte a reprimere il mal costume della
camorra. Sorprendente la descrizione del funzionamento delle prigioni; le pene detentive non bastarono, così
fu introdotta la deportazione alle Tremiti. È la parte più corposa del testo, 23 pagine:
31
“
Opinioni_in_libertà
”
“… Per una inqualificabile oscitanza di rettitudine e anche di forma e di legalità il Municipio di Napoli invece di
provvedere con ordinamenti stabili alla nettezza e allo sgombro delle principali vie di questa nostra città, invece
di chiamare i faccendieri e i venditori all’osservanza della legge, dava facoltà a’ suoi dipendenti di procedere sui
recidivi i renitenti con misure provvidenziali e discrezionali. In nessun paese il potere discrezionale trabocca più
facilmente che a Napoli. Più gli uomini sono facili a trascendere, più retta deve sorgergli innanzi la legge…
… Il napoletano è singolarmente svelto, pronto, perspicace: egli vi ruba la mano come il cavallo caldo di
bocca, e se la legge stessa gli offre un angolo scuro, un vuoto, egli lo invade e lo colma…
… Il Municipio allora, non pago dello eletto municipale che è chiamato a farne rispettare le leggi e disposizioni
edilizie a annonarie, ecc. pose in giro un suo agente che chiamò il ‘chiazziere’, cioè l’esattore della piazza … Il
Municipio volle fare del Chiazziere l’esattore girovago, ma eziandio in questo caso gli mancò l’uomo probo
…Quella forma di esigere quel soldo, preso così tra minaccia e sorpresa, suscitò le libidini del camorrista. Il governo esigeva senza norma e senza forma legale dal contadino in piazza, egli si fece un passo indietro e lo aspettò
più innanzi. <Vai a vendere con le some cariche, sei certo di tornar con le some vuote e le tasche piene (disse il
camorrista) paghi un soldo al governo, pagane uno a me che ne ho bisogno più di lui>…
… La camorra aveva aderenti, proseliti e sozi entro luoghi di pena e di espiazione, negli ospedali, tra le file
dell’esercito, … Dopo la bassa polizia, l’alta polizia cominciò ad avvalersi del camorrista. E come?Allungandone e distribuendone taluno precariamente o temporaneamente nelle prigioni politiche … qualche camorrista che aveva barattata la vita pel carcere, barattò la vita per la libertà … Del Carretto, per isbarazzarsi
appunto di questa crescente scuola e genia di camorristi, propose la relegazione di buona parte di essi a Tremiti, una delle isole dell’Adriatico, …
… Tremiti fu lo sgomento dei camorristi … una mesta canzone popolare seguì i camorristi rilegati <Addio patre
e matre / Addio frate e sore, / Io vaco a Tremmole e moro / Nce vedimmo all’aternità!>…”
Ed ecco l’ultima pagina, anzi mezza, ove l’autore, forse in vista dell’ormai sentita unità d’Italia, era il 1856/7,
chiude con un atto di fede, anche lui, come noi, con la credenza fatale che ci sia sempre l’uomo della provvidenza:
“… Il Generale Carrascosa venuto nel 1848 a capo del ministero dei Lavori Pubblici, dal quale dipendevano
le prigioni, ebbe il pensiero di distruggere la camorra, incominciando ad espellerla dalle carceri, ma quando
chiamate a se tutte le carte e gli uomini addetti a quell’ufficio vide aprirsi davanti agli occhi il deplorabile quadro delle sue ramificazioni ed attinenze, ne rimase stupefatto non solo, ma scosso. Per abbattere la camorra
gli era d’uopo aspettare la demolizione del governo e strapparne la pianta oltre le radici di essa…
… Oggi si può tutto, poiché il passato più non esiste. Volere, perseveranza e lealtà, e il camorrismo nequitoso
e criminoso sparirà dal lezzo delle provincie meridionali, e i nostri nipoti, forse divenuti per migliori condizioni increduli del passato, diranno: Il camorrismo era un mito!”
Lascio a voi tutti il dilemma: sia pure con un ritardo di oltre 150 anni, i nostri nipoti potranno dire che il camorrismo era un mito?
32
a cura di Silvia Santori
“
Libri_d’estate
”
“I viaggi di Tiziano Terzani”
Questo libro racconta di viaggi, di destini che si incrociano, di orme impresse indelebili nel tempo e di un fotografo che prova a ripercorrerle. È un eccezionale
album di ricordi, un omaggio reso da un autorevole esponente del panorama fotografico contemporaneo James Withlow Delano - a Tiziano Terzani, uno dei giornalisti italiani più amati e apprezzati del nostro tempo.
“I viaggi di Tiziano Terzani” (A.Vallardi, 30 euro), fotografie di James Withlow Delano e presentazione di
Angela Terzani Staude, raccoglie una straordinaria selezione di foto che ritraggono gli scenari descritti dal
giornalista fiorentino nei suoi libri e nelle corrispondenze dall’Asia, quel continente che egli aveva abbracciato con passione e dal quale si fece cullare fino agli ultimi anni della propria vita. Un decennio dopo la sua
scomparsa, Delano si è messo sulla stessa strada di Terzani, e ha catturato tanti scorci preziosi, gli stessi che
hanno ispirato le riflessioni del corrispondente toscano e che oggi non esistono quasi più, fagocitati dalla
forza divoratrice del progresso. Terzani ha fotografato l’Asia con le parole; Delano restituisce in immagini le
suggestioni suscitate dai racconti del giornalista. Il suo occhio è poetico: ci coinvolge e ci trascina nei posti
visitati da Tiziano, facendoci scoprire il potere evocativo di un volto, di un oggetto o di un paesaggio. La sua
fotografia in bianco e nero risulta sfocata, emotiva, languida; le immagini poco definite alludono a uno stato
d’animo, quasi un ricordo. L’album delle memorie si conclude con il capitolo più importante: i monti e i boschi di Orsigna, il rifugio di una vita, sull’Appennino tosco-emiliano, dove Terzani si spense. È qui che il viaggio dei due cronisti idealmente confluisce, perché “finirai per trovarla la Via… se prima hai il coraggio di
perderti”.
“A sud di Lampedusa”
Immaginate di trovarvi a Lampedusa e di salire a bordo di un gommone pieno di immigrati clandestini, per compiere insieme a loro un viaggio a ritroso nel tempo e nello spazio. Pensate quindi di intraprendere un percorso sulle tracce dei volti che appaiono anonimi - alla televisione, per associare a quelle facce una storia, una vita, un sogno e
soprattutto un motivo. Stefano Liberti, uno dei pochi giornalisti italiani che da anni seguono da vicino i movimenti migratori dall’Africa verso l’Europa, ha fatto questo, ha seguito le rotte degli
harraga - i bruciatori, clandestini che danno fuoco ai loro documenti per cancellare la propria identità e rinascere in Europa - partendo dal Sahel e risalendo verso la costa occidentale africana, animato dalla necessità di capire, senza il filtro dei media europei, un fenomeno divenuto inarrestabile. E per capire veramente
qualcosa, si sa, bisogna viverlo. Provarlo sulla propria pelle. Attraverso una rete di conoscenze, Liberti riesce a infilarsi nelle fitte maglie delle migrazioni clandestine, a conoscere i meccanismi, le tappe più accreditate, gli uomini chiave, i messaggi in codice, le enclavi fatte di lamiera e di fango che ospitano i migranti, gli
interessi geopolitici in gioco. Entra nella storia che racconta e raccoglie testimonianze importanti che danno
un’anima alle statistiche e aiutano a ricostruire il mosaico delle partenze, muovendo dall’origine del fenomeno
e non dal suo - spesso drammatico - epilogo. Con competenza e umanità il reporter pone importanti quesiti
sul ruolo giocato dall’Europa nel decidere chi vive e chi muore nell’Africa del XXI secolo. “A sud di Lampedusa - cinque anni sulle rotte dei migranti” di Stefano Liberti (Minimum Fax, 14 euro), è un libro interessante per cercare di capire cosa c’è al di là degli stereotipi.
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“
”
NOZZE D’ARGENTO
di Roberto Wirth
con il suo albergo, l’Hotel Hassler di Trinità dei Monti, a Roma
R
oberto E. Wirth ha da poco festeggiato i suoi
25 anni come direttore generale dell’Hotel
Hassler, storico hotel di Trinità dei Monti, oggi
di sua di proprietà. L’Hotel appartiene alla sua famiglia
dagli anni Venti.
Sordo profondo dalla nascita, Roberto Wirth, ha acquisito le competenze adeguate per gestire l’hotel frequentando scuole dedicate a sordi, ma è soprattutto grazie alla
sua passione, alla sua devozione e alla sua caparbietà che
è riuscito a portare l’Hassler al successo attuale.
La sua disabilità è diventata un punto di forza, che gli ha
permesso di sviluppare una sensibilità particolare verso i
bisogni dei clienti. Roberto Wirth ha ereditato dei genitori
la filosofia dell’ospitalità, ma l’ha resa la prerogativa dell’hotel strutturandolo, sempre più, come un ambiente riservato, accogliente e familiare, dove gli ospiti vengono
messi a proprio agio come fossero a casa loro.
Questa filosofia ha garantito all’hotel di rimanere nel
corso degli anni indipendente e a gestione familiare: una
rarità nell’era delle catene alberghiere.
L’attenzione che viene rivolta agli ospiti ha permesso
all’Hassler di essere il primo hotel italiano nell’ultima
classifica dei “Top 100 World best hotels” redatta da
Travel & Leisure e pubblicata a giugno 2008.
Conquistandosi il 21° posto l’Hassler Roma risulta,
inoltre, essere il secondo hotel europeo, dopo un hotel
di charme in Francia e quindi il primo city hotel in Europa.
Già in passato parecchi riconoscimenti sono stati assegnati a Roberto Wirth e all’Hotel Hassler.
Nel 2005 Roberto Wirth è stato premiato come “Independent Hotelier of the World 2005” dalla rivista HOTELS, una delle pubblicazioni più prestigiose e uno dei
più alti riconoscimenti internazionali nel settore alberghiero.
Nel febbraio 2006 ha ricevuto dall’allora Sindaco, Walter Veltroni, il Premio “Campidoglio” per l’Economia,
uno dei riconoscimenti più importanti consegnati dal
Comune di Roma.
segue a pag. 36
35
“
Personaggio_in_vetrina
segue da pag. 35
Il 24 marzo 2006 ha ricevuto dal Vice Sindaco, Mariapia Garavaglia, il premio “Marco Aurelio” per il Turismo, assegnato agli operatori che si sono distinti per
l’attività compiuta nel settore del turismo romano.
Gli sono stati, inoltre, conferiti diversi premi ed onori-
36
”
ficenze da associazioni per sordi e
udenti negli USA ed in Italia, e da
istituzioni, come il “Laurent Clerc
Cultural Fund” della Gallaudet
University, a Washington, D.C.
Quest’ultimo riconoscimento è offerto solo a persone sorde che si
distinguono in ambienti estranei a
detto handicap. Nel Maggio 2006
gli è stata conferita la laurea ad honorem alla Lynn University, Boca
Raton, Florida.
L’attività di Roberto Wirth non si
ferma però solo al settore alberghiero.
È molto attivo in varie associazioni
che migliorano la condizione di
vita di chi è nato con problemi dell’udito. Ha creato il Roberto Wirth
Fund, un’associazione Onlus che si
occupa di fornire un’adeguata formazione a bambini di età prescolare per facilitare il loro ingresso
nella scuola dell’obbligo e di fornire a giovani sordi una’adeguata
preparazione al lavoro.
Inoltre, combinando la sua specializzazione nell’ospitalità e il suo
amore per il vino e per il buon
cibo, nel 2002 ha fondato l’International Wine Academy di Roma,
dove la vera passione per il vino è
coltivata in tutti i suoi aspetti, dalla
ricognizione delle varie regioni
produttrici di vino, allo studio dei
differenti metodi di produzione,
fino allo studio dei vari metodi di degustazione.
L’International Wine Academy si trova all’interno de Il
Palazzetto, struttura di proprietà di Roberto Wirth, situata accanto alla scalinata di Piazza di Spagna, in cui
sono presenti anche un ristorante e 4 stanze. È consulente per due ristoranti in India che ottengono continui
riconoscimenti: Vetro e Travertino.
ROMA
Management
“
”
I PRINCIPI NEL BUDGET
dell’impresa alberghiera
Gianluca de Carolis
R
ileggendo un periodico mensile che
trattava il tema “il
budget questo sconosciuto”,
mi sono messo nuovamente a
riflettere sull’argomento, anche in relazione alle decisioni
adottate dalla Presidenza del
Centro Studi Manageriali di
Ada che - molto opportunamente - lo ha inserito nel proprio programma. Dopo aver
riletto con attenzione, mi è
stato più facile comprendere Primo piano dell’Hotel Kempinski di Mazzara del Vallo, diretto da Paolo Sanavia
il senso espresso dall’autore,
condividendo l’esigenza di un maggior dibattito in tale
cesso culturale sull’impostazione budgettaria, allora scodirezione. Nel corso della lettura, tuttavia, mi sono chienosciuta alla stragrande maggioranza degli addetti ai lasto del perché del titolo, che presupponeva una trattavori, con un convegno sull’argomento che ebbe luogo a
zione organica del budget, quando, in effetti, sono stati
Messina. A parte ciò, se ancora oggi ci si interroga su
tracciati i lineamenti del solo budget alle vendite, sia
che cosa sia il budget, segno è che esiste un problema, ripure con preziosità tali da meritare rispetto e attenzione;
spetto al quale le interpretazioni, le applicazioni e l’utisicché - su altro piano - è opportuno ribadire che il budlizzo, sembrerebbero porre in essere dicotomie da
get, nella sua generalità, assolve funzioni più ampie e
approfondire. Bene ha fatto, quindi, l’autore del pezzo
nelle articolazioni prevede aree diverse delle quali due
giornalistico richiamato in apertura, a inserire nel dibatsono fondamentali: la prima, riguarda i ricavi e la struttito anche il possibile nesso fra il budget e la risoluzione
tura degli stessi; la seconda si occupa dei costi della gedel rapporto di lavoro fra le aziende e i propri dirigenti,
stione caratteristica e delle sue diramazioni.
che ove fosse vero, distorcerebbe lo spirito dello struLo stimolo è servito a coinvolgermi per un’ulteriore rimento, che serve invece a delineare obiettivi e a motiflessione di merito in ordine ai princìpi, anche se in quevare la partecipazione dell’intera organizzazione. Per far
sta sede escludo la trattazione delle metodologie,
questo, bisogna eliminare le tensioni, le paure di perdere
riportandomi a grandi linee alle sole filosofie. Solo per
il posto di lavoro e quant’altro, sottraendo le motivazioni
memoria di chi non c’era, ricordo che proprio l’Ada (Asnegative allo scopo, ora ribadendo che il budget non è
sociazione Direttori Albergo), nel 1974 avviò un prouno strumento di mera lettura contabile, ma piuttosto il
40
“
Management
”
riassunto di aspetti di previsione, programmazione e
controllo dei risultati. Nella
fattispecie, prevedere vuol
dire utilizzare i dati storici, di
attualità e di prospettiva,
mentre la programmazione
delinea un complesso di
azioni da pianificare al fine di
gestire e provocare gli eventi
con l’opportuno impiego di
adeguate risorse, siano esse
umane, siano esse finanziarie.
Il controllo, infine, la cui funzione s’innesta in un quadro
univoco per processi, da parte
sua determina il grado di ve- Foto cortesia del Grand Hotel Ortigia di Siracusa
rifica in ordine al livello dei
programmi realizzati, l’uso corretto delle procedure e
il budget delle vendite, posto come obiettivo alle reti e
l’analisi dei risultati.
agli strumenti di vendita, non può proporre la totalità
Appare evidente come questa impostazione investa il
dei ricavi prevista nel documento generale di budget,
grado di maturità dell’organizzazione aziendale, le comma costituisce un piano operativo a sé stante che deve
petenze manageriali, giacché fa convergere in un unico
confluire nell’altro, atteso che le previsioni dei ricavi
punto la simultanea convergenza di princìpi e azioni
inglobano anche variabili spontanee che nulla hanno a
correlate alle discipline economiche e giuridiche, con
che vedere con i piani e gli obiettivi di vendita che inun’aggiornata visione della “gestione aziendale per proteressano detta funzione.
cessi”. In fondo, il budget, deve coerentemente realizIn pratica, il budget dei ricavi deve essere sezionato per
zare la necessaria interazione fra le diverse funzioni
centri di responsabilità e per funzioni, dovendo indiviaziendali e gli obiettivi programmati, dovendo fra l’alduare il traffico nel modo in cui esso avviene, e ciò al
tro sviluppare cultura d’impresa e modelli organizzativi
fine di verificare le proprie politiche. Anche quello dei
che siano fortemente aderenti alle esigenze del manacosti obbedisce a criteri analoghi, a individuazione,
ger al momento in cui egli opera.
quindi, di centri di responsabilità oltre che a rilevazioni
In questo contesto è bene ricordare come il budget abbia
contabili specifiche. In sintesi, da una parte l’area che
appendici (sottobudgets) che sono centri di responsabideve inglobare il piano di marketing e la gestione della
lità come la produzione, le azioni di vendita, la tesoreproduzione prevista, il più possibile analiticamente riria (flussi di cassa), gli acquisti, il marketing, gli
conducibile a tipologie; dall’altra, l’area dei costi con
investimenti, e così via. In tal senso, il piano di markele maggiori identificazioni, quali il costo lavoro, i conting è propedeutico alla stesura del budget, con le sue insumi, l’energia e la manutenzione, i costi di marketing
terconnessioni di ricerca e di definizione dei
e commerciali, sia pure suddiviso per centri o per commercati-obiettivo e dei segmenti-obiettivo, con gli
messe. Altri rivoli sono piuttosto argomenti da trattare
aspetti correlati di commercializzazione e di vendita, sia
con le metodologie budgettarie che rimandano a schemi
pure con l’utilizzo della tecnica del revenue. Sotto il
prefissati secondo la caratteristica e la dimensione delprofilo dell’impostazione generale, è bene ricordare che
l’impresa alberghiera.
41
“
Notizie_in_breve
”
Decisione della cassazione
in merito all’orario
per la divisa
La sezione lavoro della Corte di Cassazione, con sentenza n. 20179, ha confermato la condanna per una grande società
a pagare le differenze non retribuite ai
propri dipendenti che strisciavano il cartellino solo dopo essersi vestiti e si svestivano solo dopo aver timbrato l’uscita.
La decisione è stata ripresa da una sentenza della corte d’Appello di Milano
che aveva motivato che “il tempo impiegato per la vestizione e la svestizione era
un obbligo derivante dal datore di lavoro”. Occorre dire che tale orienta- Foto cortesia Grand Villa Pavillon Hotel Shangri-la’s Maactan Island, Cebu
mento precisa che, ove sia data la facoltà
al lavoratore di scegliere il tempo e il luogo, l’obbligo non sussiste; viceversa, se è l’azienda che regolamenta,
detto periodo rientra nel normale orario di lavoro.
Rapporto Excelsior
Il rapporto Excelsior pubblicato da Sole 24
Ore prevede 80880 assunzioni stabili entro
l’anno per ristoranti, alberghi e servizi. Il
numero dei lavoratori stagionali, invece,
sarà di 114590, mentre 95570 sono i camerieri, figura professionale fra le più richieste, anche se il 60% è assunto con contratto
a termine. Tra i tour operator e gli addetti
alle agenzie di viaggio si registra una presenza al femminile del 64,80%. I cuochi
sono 35 mila. Ovviamente ci sono buone
possibilità di essere assunti a tempo indeterminato ma solo per figure professionali
Foto cortesia Grand Villa Pavillon Hotel Shangri-la’s Maactan Island, Cebu
con accertate competenze. Il direttore d’albergo è contrassegnato da una freccia verde che significa buona possibilità di occupazione.
42
“
Notizie_in_breve
”
Ma che vuole dire Spa?
Ci si chiede spesso che cosa vuole dire Spa, e
come nasce, dal momento che facilmente
l’acronimo è confuso con quello della Società
per Azioni. In effetti, Spa è una cittadina termale belga, molto famosa sin da tempi dei romani che per indicarla, utilizzando il Latino, la
chiamavano Salus per aquam, città con acque
per la salute; e da qui – nel tempo – l’acronimo della città da cui prende il via alla diffusione del termine ormai abbastanza noto.
Con il varo del Libro unico in materia di lavoro,
finalmente si semplificano molte cose
Era ora che qualcuno affrontasse il problema della semplificazione delle scritture in materia di lavoro,
giacché le attuali procedure risentono di un’arcaica cultura burocratica. La semplificazione, con l’introduzione del libro unico, che sarà presto avviata, in pratica prevede l’accorpamento di tutti i
libri in uno unico, per questo saranno aboliti i diversi libri (matricola, paghe e quant’altro), dal
momento che il libro unico ne accorperà tutte le
funzioni. Appare più congruo, per esempio, l’abolizione della scritturazione giornaliera delle presenze che potranno essere registrate entro il 16
del mese successivo; la conservazione dei libri
obbligatori (da 10 a 5 anni), l’abolizione dell’obbligatorietà delle copie conformi nel caso di più
sedi e la facoltà di trasmettere via fax o e-mail, i
registri richiesti dagli ispettori del lavoro, come
pure quella di non obbligare all’esibizione del
libro i datori di lavoro che operano in attività mobili o temporanee.
Il libro unico si adatta alle procedure attuali, non
esistendo costi di adeguamento, giacché si tratta
di inserire i dati del calendario delle presenze in quelli già elaborati dai software applicativi per l’elaborazione delle buste paga. Altra innovazione interessante è che il libro unico può essere affidato al consulente del lavoro o all’associazione di categoria e l’azienda, pertanto, non sarà tenuta più ad esibirlo
agli ispettori del lavoro, ma lo faranno i sostituti. Infine, la possibilità totale dell’uso di supporti informatici, aprirà definitivamente la strada all’informatizzazione complessiva.
43
“
Notizie_in_breve
”
Per le partite Iva arriva lo sconto su alberghi e ristoranti,
ma scende la deduzione sui costi
Con il maxiemendamento dell’art.83, commi da 26 a 28 del Decreto Legge 112/2008, è stata prevista la piena
detraibilità dell’Iva su alberghi e ristorante. Il fatto dovrebbe produrre una migliore distribuzione della ricchezza in favore del settore, anche se occorre dire che - di contro - la deduzione sui costi scende al 75%.
L’azione sull’Iva si concretizza, in pratica, con la soppressione tout court della prima parte della lettera e) del
Dpr 633/72, già ridimensionata con la Finanziaria del 2007. I problemi sono, tuttavia, dei Tour Operator, la
cui deroga al regime speciale sarebbe legata solo all’area congressuale.
Il Turismo in Campania
Dopo la ripulita dell’immondizia, la Campania punta ora alla ripresa del turismo. Infatti, per recuperare una parte del tempo
perduto, il governo ha definito la cabina di regia dell’operazione, affidando a Roberto Rocca, direttore generale del Dipartimento turismo, e Valeria della Rocca, esperta di turismo
congressuale, oltre che Giovanna Martano e Raffaele Cercola, come espressione del territorio, il compito di delineare le
azioni mirate. Il sottosegretario di Stato, Vittoria Brambilla, in
tal senso ha già presieduto una riunione operativa, concertando
la cosa con l’assessorato regionale e senza escludere la partecipazione di enti che ha il compito istituzionale di promuovere
Costa amalfitana, Maiori
l’immagine all’estero.
Fra le altre cose riservate alla cosiddetta cabina di regia sono il rapporto con le imprese locali, le reti di trasporto e sicurezza, dovendo affrontare i maggiori punti critici dell’offerta turistica campana, anche in riferimento alla decadenza del Sito archeologico di Pompei che in questi giorni ha fatto parlare molto di sé, non
escludendo alcuna attenzione per il Museo di Capodimonte, la Reggia di Caserta, le Isole minori di Ischia e
Capri, la Costiera Amalfitana. La Brambilla, infine, ha ribadito l’esigenza di un forte coordinamento delle
azioni per non vanificare la volontà politica espressa dal Governo Berlusconi.
Qualche problema per Ryanair
La compagnia irlandese rischia di perdere 60 milioni di Euro per effetto del caro petrolio. Gli utili trimestrali
sono crollati a 21 milioni e il titolo quotato in borsa a fine luglio è precipitato del 22%. Su altro piano, l’Antitrust italiano ha sancito una sanzione di 54 mila Euro per “pubblicità ingannevole”, avendo considerato, il
Garante, che la campagna promozionale, pur prevedendo voli a partire da 10 Euro, di fatto, si sarebbero gonfiati per effetto di altre voci in ordine alle prenotazioni. Secondo l’agenzia Dire, infine, il colosso del low-cost
sarebbe in trattativa con l’aeroporto di Forlì per aprire una base nella cittadina romagnola.
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Tecnica
“
”
PARLIAMO DI COSTI
Domenico Raggi
I
n generale, quando parliamo di costi, ci riferiamo
al complesso di spese che sosteniamo per la produzione. Gli economisti considerano il costo sotto
tre aspetti:
1) il primo, psico-fisiologico, determina sacrificio, sofferenza, giacché l’impiego delle risorse - di solito nel soggetto che le mette a disposizione, genera sensazioni penose;
2) il secondo, che ha natura tecnica, nel senso che misura la quantità di risorse utilizzate, il volume dei beni
o servizi prodotti, il rapporto fra i primi e i secondi;
3) il terzo, che è monetario, si riporta ai fattori che concorrono alla produzione e all’impegno finanziario
che l’impresa assume.
Possiamo affermare, quindi, che nel momento in cui
parliamo di costi, ci riferiamo al sacrificio che l’impresa
sostiene in favore dei fattori della produzione. Nell’impresa alberghiera - come in tutte le altre - la rilevazione
dei costi - è di supporto alla contabilità analitica come
momento propedeutico al controllo di gestione e alla
funzione direzionale.
I costi, per definizione, hanno una loro natura e una competenza, per questo - di norma - si procede ad una classificazione, al fine di favorire lo sviluppo di risultanti
utili alle decisioni di politica aziendale; tenuto conto fra l’altro - che devono intravedersi in modo certo i nessi
che si sviluppano all’interno dei processi produttivi, le
loro influenze sui ricavi, nella formulazione dei prezzi e
nelle politiche di vendita e, più in dettaglio, un primo
spartiacque può essere così definibile:
a) Costo Primo;
b) Costo di produzione o industriale;
c) Costo complessivo o commerciale;
e) Costo economico-tecnico.
segue a pag. 46
45
“
Tecnica
segue da pag. 45
La più semplice lettura, di buona utilità per le decisioni
immediate, è quella riferita al concetto di “costo primo”,
in ciò confluendo le spese delle materie prime, quelle
del costo lavoro, per esempio, imputabili con i criteri
del metodo diretto (direct-costing). Il Costo primo, costituisce la base per stabilire quello successivo, quello
industriale o di produzione, la cui lettura identifica
spese aggiuntive a quelle precedenti e che contiene sia
costi a imputazione diretta, sia quelli a imputazione indiretta.
Più articolato è il costo complessivo o commerciale che
si ottiene aggiungendo al costo industriale le spese amministrative e di vendita, gli oneri finanziari e tributari,
ovviamente ripartiti in quota parte.
Piuttosto teorico è il costo economico tecnico, giacché
- partendo dal costo commerciale - questo è gravato dai
cosiddetti costi figurativi, ovvero quei costi che non presentano erogazioni finanziarie reali, come - sempre per
esempio - la remunerazione dell’imprenditore, il rischio
d’impresa, l’affitto dell’edificio nel caso in cui questo
sia di proprietà del gestore dell’albergo. È corretto affermare, quindi, che il costo complessivo o commerciale del prodotto è finale, sia pure con le incertezze
dovute quando i volumi di produzione sono profondamente scollegati dai costi amministrativi in termini di
46
”
rapporti logici e di compatibilità. Questo spiega perché
spesso nel settore alberghiero si fa riferimento al costo
primo o a quello industriale, per definire di volta in
volta i prezzi. Sotto questo profilo, i dubbi qualche volta
nascono prevalentemente dai criteri con cui si devono
attribuire i costi comuni o quelli indiretti, atteso che
l’esigenza è quella di avvicinare il più possibile alla realtà la natura del costo al singolo prodotto, a questo o
quel centro di costo.
Altra classificazione dei costi, utile per la definizione
dei prezzi e delle vendite, a proposito del rapporto fra
l’impresa, il mercato e il profitto atteso, è rappresentata
dalla suddivisione fra i costi fissi o costanti (overhead
costs per gli anglosassoni) e costi variabili. Occorre ricordare come per costi fissi s’intendono quelli che
hanno natura costante e che si muovono a piccoli balzi
in ragione della variazione della produzione, mentre
quelli variabili sono caratterizzati da una varietà quantitativa e temporale. All’interno della struttura dei costi,
poi, soprattutto a proposito del revenue management,
occorre ricordare l’utilità del costo marginale, che è costituito dalla modifica del costo totale in conseguenza
all’incremento di un’unità di prodotto.
È opportuno chiarire, in questa fase, che per costi diretti
s’intendono quelli attribuibili con certezza a questo o a
quel prodotto, mentre i costi indiretti fanno riferimento
a una pluralità di spese, classificabili per natura e competenza in quota parte o sulla base di criteri convenzionali.
È bene ricordare, giacché la questione fondamentale
resta la formulazione dei prezzi e delle interconnessioni
con i costi, che nel determinare i costi medi di produzione, occorre - di contro - tener conto del reddito totale
d’impresa, vale a dire il giusto rapporto fra vendite cosiddette ricche e vendite cosiddette povere, laddove l’attribuzione dei costi indiretti non può seguire una logica
aritmetica, ma deve determinare un rapporto di solidità
fra le prime e le seconde, volendo correttamente utilizzare il principio degli inglesi, “charging what the trafic will bear” (carica il costo per quello che il traffico
sopporta), dovendo tener conto della diversità delle risorse che s’impegnano sia nel primo, sia nel secondo
caso e delle tipologie di vendita.
Itinerari_romantici_calabresi
“ SERRA SAN BRUNO ”
Franco Arabia
N
on è solo il caso che mi riporta
a Serra San Bruno, in Calabria.
A parte alcuni ricordi d’infanzia, che giocano un ruolo di rinnovata
fantasia in una mutata realtà, c’è un suggestivo richiamo, un ineffabile mistero
che ripropone il fascino di temi che sfuggono, di dimensioni volte al passato e
che diventano in questa fase il fulcro del
loro stesso divenire. Strane idee, emozioni che rimbalzano fra due punti contrapposti in perfetto equilibrio, in uno
spazio ideale noto solo a pochi intimi.
Da Soverato sullo Jonio, passando per
Chiaravalle, attraverso pendii che cambiano dolcemente, risalgo i tornanti
odorosi di legno umido, di funghi, di
erba bagnata. Le felci sono bruciate dal
freddo. C’è molto giallo, quello degli al- La Certosa di Serra San Bruno
beri che contornano la strada. In questo
“amarcord”, preferisco rifare il vecchio percorso del
colare, sin dall’Undicesimo secolo genera attività spirivecchio e sgangherato pulman d’una volta e riscopro lo
tuali di rilievo, artistiche, ma anche economiche di questesso paesaggio. Non è cambiato nulla, solo la strada
sta romantica e ridente cittadina calabrese. Il
ora è asfaltata. Raggiungo l’altopiano delle Serre e, a
Monastero, al limite del Bosco di Santa Maria, si preprimo impatto, scorgo sempre mesta e recintata la
senta in forma neogotico, fine Ottocento, anche se sono
Chiesa di San Rocco. Subito dopo, supero le viuzze di
evidenti i caratteri dei ruderi delle precedenti costrupietra levigata, fra Chiese ricche di bellissimi portali e
zioni. Ed è alle soglie del Cenobio che echeggiano i fandi pregevoli opere d’arte. In un clima naturale, dal contasiosi racconti popolari che mi stimolano verso una
tatto con artisti italiani e stranieri chiamati dai Monaci
ricerca inquietante, nel tentativo di ritrovare un «filo
della Certosa, qui si formò un’ottima scuola di artigiarosso» che leghi eventi reali a fantasie. Dopo aver busnato da cui fiorì il gusto di Biagio Scaramuzzino (e di
sato, mi apre un «frate» straniero, vestito di bianco,
altri Minori) che alcuni studiosi lo indicano come aiuto
forse francese, tedesco o fiammingo, ma questo non ha
del Vanvitelli a Caserta. Serra San Bruno, ottocento
importanza. Con fare cortese, abituato al contatto, mi
metri sul livello del mare, circondata da alti faggi e da
accompagna fra i corridoi silenziosi e mi fa entrare in
boschi di abeti, è anche famosa per la Certosa costruita
una «cella tipo», messa lì per i visitatori, appunto. È
nel 1090, poi ricostruita nel 1500, successivamente in
semplice, così come può essere una «cella» per uomini
parte distrutta dal terremoto del 1783. Questo convento
votati alla clausura, alla meditazione e alla penitenza.
di clausura fatto edificare da Bruno di Colonia, già fonsegue a pag. 48
datore della Certosa di Grenoble, nella sua austerità se-
47
“
Itinerari_romantici_calabresi
La statua di San Bruno immersa nel laghetto alle falde del bosco di Santa Maria
segue da pag. 47
Mi colpisce l’apertura con doppia chiusura in legno
creata a fianco della porta, che serve per comunicare
senza che i visi s’incontrino, per i pasti, libri o altro,
aspetto architettonico e funzionale utilizzato negli anni
scorsi per alcuni alberghi dal noto architetto francese Le
Courboisier. Con il «frate» accompagnatore ci spostiamo in una grossa sala in disuso ma perfetta, tutta in
legno lavorato da provetti artigiani. All’interno c’è una
luce policroma che giunge dall’alto da vetri come quelli
che si vedono sui libri di fiabe o nei cartoni animati.
C’è un silenzio di morte apparente dappertutto e genera
pace che penetra in fondo all’animo. Da qui usciamo e
procediamo verso i campi di grano e di altro che sono
curati dai «frati». In questa comunità religiosa i «padri»
meditano e pregano; i «frati» lavorano, pregano e pro-
48
”
ducono il fabbisogno per l’intero anno e forse
più. Incontriamo un «frate cinese» intento a
contemplare uno strano fiore rosso. Sembra
che la nostra presenza non lo interessi. È immobile, vivo però. Qui, l’uomo mi appare dissolto, etèreo, a contatto diretto con un Dio
trascendente del quale i segni si avvertono ma
non si mostrano. E in ciò, ritengo, che trovi
motivo la presenza dell’ufficiale statunitense,
membro del B-29 che sganciò su « Hiroshima»
la «bomba atomica». Un rifugio spirituale perfetto per l’uomo, che soffre a posteriori gli esiti
di lacerazioni imprevedibili, almeno per chi allora eseguì senza sapere il terribile ordine. «Hiroshima» mi rimbalza agghiacciante, anche se
gli uomini, come sempre accade, a questo
evento hanno dato un significato morale più
conveniente ai «vincitori».
Non certo il giudizio che avrebbe potuto dare
Majorana, il fisico siciliano allievo di Fermi
scomparso nel 1938, a soli 32 anni, quando,
attraverso i suoi studi intuì la grave minaccia
che incombeva sull’umanità. Majorana sparì
nel nulla lasciando due lettere in cui evidenziava il proposito di uccidersi. Ma in quest’eremo, la fantasia popolare, e non solo,
giacché anche Leonardo Sciascia ha scritto sull’argomento, lo ha collocato in una specie di «museo ideale».
Qui, forse, i due uomini si sono incontrati, accomunati
da una stessa fatale leggenda. Una sorta di «anima collettiva» popolare li ha individuati nella Certosa di Serra
San Bruno, vittime dell’uomo moderno che tende a distruggere ogni e qualsiasi valore. Così, fra pensieri e silenzio, arriviamo alla fine, a un piccolo cimitero con
nove tumuli di terra rossastra e altrettante croci nere di
legno, senza nomi. Uno sull’altro, alla morte è qui e in
questo modo che sono sepolti i membri di questa comunità religiosa; e probabilmente è qui che giacciono
sepolte le risposte alla mia ricerca. Poi chiedo al frate:
“Perché senza nomi?” Lui mi guarda e sorride senza
parlare. Senz’accorgerci siamo già all’uscita e la porta
si chiude in modo cortese, mentre io rifletto vicino all’acacia cresciuta nello spiazzo antistante.
“
Adastory
”
Esaurito il Ciclo del Centro Studi promosso dalla Martini & Rossi, nel 1976
si costituisce il nuovo Centro Studi, successivamente intestato a Mario Losciale, questa volta promosso dall’Ada con uno statuto snello e agile. Il primo
Comitato di Gestione è presieduto da Sergio Pittarello, vice-presidente
Franco Arabia, Tesoriere Renato Rocchi, altri componenti il comitato di
gestione, Aldo Vagnozzi, Sandro
Attanasio, Claudio Nobbio,
Mario Tomada, Bruno Intravaia,
Marco Sorbellini, Virginio Cinguetti; coordinatori di aree: Gaetano Zaccaro, Rodolfo Tomada,
Ernesto Alisi, Alfonso Jacono.
Successivamente la presidenza è
assunta dal prof. Raffaello Gattuso, vice-presidente operativo
Franco Arabia, Tesoriere Evaristo Moscetta, componenti, Sandro
Attanasio, Sergio Pittarello,
Giorgio Botton, Franco Garbaccio, Aldo Vagnozzi, Renato Rocchi, Giuseppe Faroldi, mentre i
coordinatori delle aree sono: Gaetano Zaccaro, Renzo Salmasi,
Rodolfo Tomada, Ernesto Alisi,
Gianni Varani, Pino Ostuni, Antonio de Septis, Alfonso Jacono.
L’attività del Centro fa sentire subito i suoi effetti con attività interregionali su specifici temi, seguite
dai rispettivi coordinatori, cui di seguito le copertine dei quaderni pubblicati a posteriori per tutti i soci.
49
“
Adastory
”
In tale contesto il Convegno sulle politiche turistiche, tenuto ad Acireale, che
faceva seguito a quello in precedenza promosso dal Centro Studi di Ada patrocinato dalla Martini & Rossi, riscontra notevole successo e rappresenta
un’ulteriore pietra miliare nella storia dell’associazione. Riportiamo di seguito due commenti di quel periodo apparsi sulla nostra rivista:
1977 - Terzo
convegno del
Mezzogiorno
promosso
dall’A.D.A. ad
Acireale uno
spiraglio in tanta
confusione
Il terzo Convegno del Mezzogiorno, promosso dal Centro Studi e di Documentazione dell’Associazione Direttori albergo (ADA) è andato oltre le rosee
previsioni della vigilia. Non vi è dubbio che, anche per stessa affermazione
delle categorie presenti al Convegno (ADA - AIRA - AIGA - AIBES - AMIRA
-AIS - FIPA, etc.) per mezzo di un documento unitario abbastanza significativo, di là di qualche «campanilistica reazione e di qualche senile rigurgito»,
i contenuti del Convegno hanno avuto quell’intensità politica di attualità che
ne ha qualificato e ampliato il tema originario. I relatori, per impegno e serietà, hanno caratterizzato il convegno con un’immagine moderna, profonda
ed esauriente. Peccato che in qualche occasione il sole di Sicilia, mai così improvvido, e il programma festaiolo e di escursione, per certi aspetti riservato
solo alle signore, abbiano distratto qualche addetto ai lavori. Evidentemente
la saggezza, a volte, non è consigliera felice e la falsa sapienza finisce con il
prevalere; ma a parte queste note, si può affermare che il contenuto tecnico,
politico, culturale, abbia ampiamente ripagato gli enormi sforzi organizzativi
ed economici che l’ADA ha sostenuto. Un ringraziamento, quindi, va al rappresentante regionale Ada della Sicilia, Bruno Intravaia, ai suoi collaboratori, alla Presidenza e al Consiglio Direttivo dell’associazione che ne hanno
sostenuto politicamente l’impegno.
È possibile risolvere alcuni nodi economici, sociali e di occupazione con il turismo? Questo il motivo dominante che è stato evidenziato dai relatori. Imprenditori, sindacalisti, tecnici del settore, in questa Tre giorni del
Mezzogiorno, che ha preceduto di poco il Convegno delle Regioni Meridionali di Catanzaro, hanno affondato le loro lame acuminate nella piaga purulenta del panorama politico italiano, a volte denunziando, con toni veramente
drammatici, la retorica, l’assenteismo, la demagogia, cui i nostri «uomini politici» ci hanno ormai da tempo abituato. Alle immagini enfatiche si è risposto con un linguaggio duro, deciso, ma garbato. Ne è scaturita una colorazione
fantasiosa, alquanto estrema. Anche qui però, «Pierino» si trova a giocare un
ruolo di reazionario nel campo dei giochi sottili, di quelle volute strumentali
o sulle spinte dell’emotività e della nostalgia verso un passato che ancora non
si capisce bene di che cosa sia composto. Tornando al Convegno, l’assessore
regionale per il turismo della «Regione Calabria », Sergio Scarpino, che non
ha fatto sentire la mancanza del suo collega siciliano (impegnato per la legge
sui trasporti), con un intervento audace, brillante e realistico, tale da ma-
50
“
Adastory
”
scherare la sua stessa matrice politica di governo, ha trainato tutti in un’estenuante battaglia contro i fenomeni negativi che arginano la crescita armonica
del settore turistico. Questa audacia politica, rafforzata dall’altra, dell’esponente sindacale Bignardelli, della triplice sindacale, ha trovato unanimi consensi, anche se qualche intolleranza e una strana forma di miopia, ripetiamo,
ogni tanto facevano capolino dal banco degli imputati. Si è detto che le scelte
politiche sino a oggi avanzate, non hanno tenuto conto del settore turistico
alberghiero, se non in quella misura da far pensare a una ridicola messa in
scena; che, non solo, sono venute meno indicazioni e programmi ma che una
ben individuata «classe politica» non ha impedito la degradazione dell’ambiente, l’impoverimento dell’occupazione, mentre ha favorito le grosse speculazioni immobiliari con improvvisazioni che hanno pregiudicato il
coordinamento dell’offerta alberghiera e fatto avanzare una mostruosa e caotica valanga di cemento in contrasto con lo sviluppo armonico del settore che
51
“
Adastory
”
avrebbe dovuto esserci. Questi e altri aspetti sono stati ricondotti ai problemi
della formazione professionale, ai nessi che caratterizzano una mentalità superata e agli strumenti inadeguati esistenti; alla mancanza di una coscienza turistica nazionale che possa favorire il potenziamento naturale del sistema
turistico alberghiero. Nel complesso discorso sulla formazione, sugli orientamenti futuri e sulla riforma scolastica, sul
conflitto possibile fra
Stato e Regioni, si è inserito autorevole il preside
dell’Istituto Alberghiero di
Stato di Palermo, Provenzano, che ha affrontato i
problemi con realismo,
competenza e decisione e
al quale si sono riallacciati
Alisi e Galluzzo. Un ottimo rapporto, questo, fra
scuola e mondo del lavoro
che diventa vivo, palpabile, possibile, con una visione omogenea dei
problemi. Ai discorsi politici si sono susseguiti i discorsi tecnici più attuali.
Mario Mancini sul turismo congressuale, Stefano
Pazzagli sul Marketing,
Alaique in ordine alla
commercializzazione,
hanno offerto un notevole contributo. Sull’altro fronte, Lamanna della Borel,
Merlotti della Becuwe Thomselle, De Marco della FIAVET, Gilberto Benvenuti di ADA, Castagna di AFAB, Menichini di ECAP-CGIL, Giuseppino Roberto dell’Ente Fiera di Genova, hanno illustrato una tematica
originale e importante. Angelo Ingrao dell’AIS e l’IBM hanno concluso le
relazioni tecniche. Per l’aspetto culturale infine, Lo Re, Mirabelli e Gattuso, hanno concluso olimpionicamente i lavori. La tavola dibattito fra i rappresentanti di ADA e quelli dell’USTI (Unione Stampa Turistica) ha
caratterizzato un nuovo modo di affrontare i problemi. Un auspicio quindi
che l’incontro di «Capo Mulini», alla Perla Jonica, non resti una voce isolata ma che costituisca, invece, la base per quello spirito unitario d’impegno
civile che il convegno ha evidenziato.
(far)
52
“
Adastory
”
È innegabile che il Terzo Convegno del Mezzogiorno di Tecnologia Alberghiera e Turistica di Acireale è stata una manifestazione importante, per partecipazione di pubblico (quasi mille persone) e per risultati ottenuti. Un grosso
successo, che ha visto presenti tutte le categorie professionali impegnate nel
settore dell’ospitalità, e di cui bisognare dare giusto riconoscimento all’ADA,
al suo Centro Studi e alla rappresentanza siciliana dei direttori di albergo che
ha curato la complessa organizzazione. Con relazioni qualificate, anzi qualificanti, e dibattiti che hanno impegnato appassionatamente i partecipanti ai lavori. Partecipanti, che è bene precisare, appartenevano a tutto il vasto arco di
attività che abbraccia il settore turistico: dalle scuole professionali alle organizzazioni politico-sindacali, dalle associazioni professionali agli organi imprenditoriali pubblici e privati. A questo punto vorremo fare notare all’ADA
e al suo Centro Studi, se il profondo Sud, economicamente depresso e socialmente trascurato, è riuscito a dare vita ad una manifestazione di così vasta
importanza, cosa potrebbe fare il dovizioso Nord, con il suo prestigioso
«triangolo», proverbialmente esuberante di attività e di iniziative? Non sarebbe dunque opportuno programmare manifestazioni anche in quella parte
dell’Italia «che conta»? O no? Per ritornare alla manifestazione di Acireale,
dobbiamo onestamente riconoscere che uguale successo non ha arriso all’annuale assemblea dell’ADA, tenutasi subito dopo il convegno. Il motivo, o
meglio i motivi, che hanno
contribuito a sbiadire il luMovimento dei soci ADA dal 1956 al 1980
stro dell’annuale assemblea ADA, desideriamo
elencarli, anche per provocare un dibattito fra i soci,
che riteniamo stimolante e
proficuo per il futuro
dell’ADA.
Essi (secondo noi) sono:
poca partecipazione numerica dei soci all’assemblea, ai lavori assembleari
in quanto ritenuta chiaramente interlocutoria. La
poca partecipazione numerica dei soci non è una
novità. L’abbiamo notata
con preoccupazione l’anno scorso a Roma e, prima ancora, a Firenze e a Milano. Oltre a un certo disinteresse verso la vita associativa, bisogna aggiungere gli impegni di lavoro, la scarsezza del tempo disponibile (la
maggioranza dei partecipanti alle assemblee arriva in ritardo e parte con anticipo sul calendario dei lavori), eccessivo costo dei trasporti (e l’Italia, si sa,
1977 - Progresso
o regresso?
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“
Adastory
”
è «lunga assai»!). A questo punto mi pare di udire alcuni amici, «laudatores»
dei tempi passati, dire che «una volta» le assemblee dell’ADA vedevano presenti «tutti» i soci. Vero, ma allora l’ADA contava poche decine di iscritti,
c’era il «boom» economico, i trasporti costavano poco, e ci si poteva assentare dall’azienda con una certa tranquillità. Oggi tutto questo, purtroppo, non
c’è più. E allora adattiamoci ai tempi. Inventiamo nuove riunioni assembleari, soprattutto per non perdere la gioia «dell’incontro fra amici», incontri necessari per mille motivi, a cominciare dal calore umano che li
contraddistingue. Non potendo tornare all’associazione «Amicale» perché
non cerchiamo di andare verso l’«Amicizia» associativa? A questo scopo
suggeriamo alla Presidenza e al Consiglio dell’ADA un preciso calendario
di assemblee interregionali (prescritte ai soci delle regioni interessate, ma
anche aperte ai soci di altre regioni volessero partecipare). Tali assemblee interregionali, stabilite in concomitanza con manifestazioni organizzate dal
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“
Adastory
”
Centro Studi, dovrebbero precedere l’assemblea generale. Per cui l’assenza
o meno dei soci (ormai scontata) all’Assemblea annuale, verrebbe compensata dalla prassi acquisita di quel flagello pseudo rappresentativo che sono
le «deleghe». Parliamo adesso della poca partecipazione ai dibattiti assembleari. È un malanno antico che affligge anche la nostra Associazione. C’è
da dire che il Consiglio presieduto da Sergio Pittarello si è presentato all’assemblea in veste di perfetto adempiente (stavo per scrivere: purtroppo!).
Tutti i dettami dell’assemblea di Roma: Referendum, nuova sede, organo di
stampa, Centro Studi, riorganizzazione segreteria etc... sono stati compiuti.
È venuta quindi meno la materia del contendere (anche se c’è stata qualche
polemichetta fuori tema tanto meschina che se ne poteva fare a meno). Ma
è anche vero che i soci hanno il diritto-dovere di intervenire. E questo dirittodovere non è stato esercitato da nessuno o quasi. A questo punto c’è da pensare come, evidentemente, i soci non siano consapevoli delle loro
responsabilità nella gestione del sodalizio. Che non si deve limitare al solo
invio della quota annuale di adesione, ma che comporta «partecipazione» in
tutti i sensi. Con un continuo impegno di attiva presenza e dunque anche di
consigli, suggerimenti, idee, programmi progetti, fantasia... Solo così l’associazione potrà progredire. Altrimenti il suo divenire stagna. S’arresta. E
quando non vi è progresso, puntualmente avviene il regresso.
Sandro Attanasio
Nella foto, in piedi, Francesco Gennari, tessera ADA n. 4, uno dei soci più anziani, che ha rivestito per
moltissimi mandati la carica di consigliere nazionale, in una foto dell'ultima assemblea di Torino in occasione della quale è stato premiato con la “fidelis Causae”.
A conclusione del Convegno, Sergio Pittarello, sottopose all’assemblea la relazione del Consiglio Direttivo che ben sintetizzava le problematiche di allora
che, in parte, continuiamo a riscontrare ancora oggi, ma soprattutto resta di
un’attualità sorprendente:
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“
Proseguire
sulla strada
intrapresa
Adastory
”
Cari Colleghi,
è per me motivo di grande piacere porgere a Voi tutti il più cordiale saluto e
il più vivo ringraziamento per essere intervenuti così numerosi alla nostra
ventiduesima Assemblea Generale, qui a Capo Mulini. Un amichevole saluto
e un pensiero affettuoso desidero inviare a quei soci che non hanno potuto
essere con noi ma che vorremo considerare ugualmente presenti. Un caloroso
benvenuto rivolgo, anche in nome dei vice-presidenti Rocchi e Vagnozzi e del
Consiglio Direttivo ai
nuovi Soci che, per la
prima volta, partecipano
alla nostra riunione, sicuro
che troveranno tra noi
quello spirito di colleganza, di amicizia e di solidarietà che hanno da
sempre contraddistinto la
nostra Associazione. Un
ringraziamento sincero e
doveroso lo rivolgo ai colleghi dell’ADA Sicilia per
la fattiva e continua opera
in favore dell’Associazione. Singolarmente un
elogio al rappresentante
regionale Bruno Intravaia per la continuazione
dell’opera Convegnistica
di Tecnologia turistica e
Alberghiera del Mezzogiorno. È passato un anno
da quando ho avuto l’onore di reggere, assieme al Consiglio Direttivo, le sorti
dell’A.D.A. e, come consuetudine, mi accingo ad assolvere il dovere di sottoporvi una breve relazione sull’andamento economico e morale di questo
sodalizio nel decorso 1976. Preliminarmente, ritengo da parte mia doveroso
rivolgere un sentito ringraziamento ai Vice Presidenti, ai Consiglieri, ai Revisori dei conti, ai Probiviri e ai Rappresentanti Regionali per la loro attiva
collaborazione che ha reso meno pesante il mio ruolo presidenziale e, in pari
tempo, ha consentito il rapido decollo di questa nuova fase della nostra associazione. Il 1976 è stato, in generale, un anno che possiamo considerare di assestamento. I problemi che ci siamo trovati di fronte non sono stati pochi, né
di facile e rapida soluzione. Interpretando il mandato e la volontà della XXI
Assemblea di Roma, nei contenuti essenziali, nel decorso anno l’Associazione ha cercato di dare un volto più attuale alla propria politica, senza però
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Adastory
”
togliere i meriti indiscutibili di chi ci ha preceduto alla guida associativa. Li
abbiamo affrontati con la massima decisione e possiamo affermare di averne
avviati a risoluzione gran parte con i membri della Giunta Esecutiva che
hanno correttamente collaborato. Primo fra tutti i problemi, quello della nuova
sede che, è noto, è stata ospitata per alcuni mesi presso l’Hotel Plaza di Roma,
spostandosi successivamente nei locali di via San Nicola da Tolentino, dove
regolarmente hanno cominciato a funzionare gli uffici. La nuova sistemazione ha portato conseguentemente
qualche manchevolezza e qualche
comprensibile ritardo nel disbrigo
delle pratiche e io personalmente, essendo come presidente il massimo responsabile, chiedo umilmente scusa e
confido sulla vostra comprensione.
Comunque, tutte le incombenze dovute alla segreteria sono state espletate anche per la buona volontà di
alcuni Consiglieri che di volta in volta
si sono sobbarcati i lavori più urgenti
e non più procrastinabili. Sul piano
organizzativo, il 1976 è stato, quindi,
un anno difficile e anche tremendamente infausto per la dolorosa, prematura scomparsa di numerosi nostri
cari colleghi, noti per probità e competenza professionale, nonché per il
loro attaccamento alla nostra associazione, come il Presidente Onorario
Bruno Galleani, uno dei soci fondatori, noto per la sua preziosa opera di
amore verso la categoria e l’associazione. Ricordiamo con identico dolore
e stima gli altri colleghi scomparsi: i
soci onorari ANDOLFI, TRAVERSI
Il labaro dell'Associazione Direttori Albergo, custodito nella sede sociale, concepito
al momento della sua fondazione.
ROSIO, ALDOBRANDI, i soci effettivi GAETANO POLLAZZI, FRANCO FERRARO, ENZO BERTOLI,
FRANCO VIGNATI, MARIO GALLO. A questi nostri cari amici che ci hanno
lasciato, ma che continueranno a vivere nei nostri cuori e nei nostri pensieri, dedichiamo un minuto di raccoglimento.
Con visione reale e con ferrea logica abbiamo individuato le direttrici da seguire per un programma a breve, medio termine per un potenziamento delle
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Adastory
”
attività dell’associazione. Potenziamento, inteso soprattutto con il mondo
esterno, al di fuori di princìpi di isolamento che, in questo momento politico
e sociale del Paese, ci porterebbero inevitabilmente su di una strada priva di
concretezza. Quattro riunioni del Consiglio Direttivo e una della Commissione Operativa, nonché quelle delle altre commissioni speciali, testimoniano
la volontà di perseguire su
questa nuova via per cercare
di costruire ulteriormente su
quanto già edificato. Ma affinché l’opera non sia vanificata e possa seguire una
maturazione naturale, si
sono rese necessarie delle
scelte prioritarie che sono
cominciate con il riassetto
della segreteria e della sede
sociale, stante la rinunzia,
più volte espressa, dal caro
amico Bucci e al quale, ancora una volta, esprimiamo
il nostro senso di stima e
ringraziamento. Con lo
stato di maternità della signora Festante abbiamo
fatto ricorso a impiegati
temporanei, sino a quando
di recente, finalmente abbiamo trovato una valida
collaboratrice nella persona
della signora Margherita Smiderle Rocchi, persona molto esperta per il suo
stesso passato di impiegata d’albergo a livelli di responsabilità. Si è poi proceduto alla stampa dell’elenco dei Soci e se qualche discordanza c’è, questa
è dovuta al fatto che non sempre veniamo informati del cambiamento di indirizzo. Vi abbiamo inviato anche il nuovo statuto sociale che, dopo l’approvazione a mezzo referendum, si sta rivelando quello strumento politico di
grande utilità più volte auspicato. Con questo nuovo spirito è stata nominata
una «giunta operativa», mentre, per accelerare le pratiche dei nuovi soci, è
stata nominata una commissione per la loro ammissione. Per l’organo di
stampa, è stato fatto un accordo biennale con la rivista «Hotelrestaurant»,
dell’editore Mancini, che, come ben sapete, ha una grossa tiratura e costituisce il più prestigioso organo di stampa del nostro settore. Questo organo di divulgazione, ha già dato ampio spazio alla vita associativa. La rivista è stata
affiancata da una commissione di collegamento e di controllo. Non dobbiamo
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Adastory
”
dimenticare però, che per quanto ci concerne, parallelamente, con notevole sacrificio, rifiutando non certo per superbia il nostro aiuto economico, il periodico tecnico professionale «Direttori Albergo», fatto da nostri colleghi,
Ecco la copia dell’assegno di 1 lira, prezzo simbolico pagato, al tempo, da ADA a Franco Arabia, per l’acquisto della rivista da lui fondata
rappresenta un mezzo di diffusione delle nostre problematiche. Sappiamo che
qualcuno di voi plaude, qualcun altro non condivide. Vorrei invitarvi però a
meditare sulla funzione della stampa in genere, che di là di qualsiasi concetto
restrittivo ha il dovere della cronaca, della critica, insomma di quella funzione che è insita nella stampa stessa.
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Adastory
”
E la capacità politica di un sistema è democratica sino a quando i problemi
possono essere dibattuti nel pieno rispetto della dignità individuale, della libertà di ognuno. Vorrei sottolineare, ancora una volta, che la nostra associazione deve crescere nel clima di un’ampia partecipazione di base. Ma non vi
è partecipazione se questa non è sollecitata, se non c’è dibattito, come strumento di verifica della politica associativa e del controllo quindi, degli
organismi elettivi. Il Consiglio Direttivo
desidera che tutti i problemi siano discussi. Auspichiamo, dunque, quelle
spinte di base necessarie per una maggiore crescita. Sono stati istituiti, inoltre,
a cura di ogni Rappresentante Regionale,
gli appositi «albi» che speriamo possano
tramutarsi in veri e propri albi professionali. Confidiamo, comunque, che qualche
nodo che negli ultimi tempi ci ha tenuto in
apprensione, sia al più presto chiarito e si
rafforzi il lavoro di coordinamento affidato, appena recentemente, al Vice Presidente anziano Vagnozzi. Sono certo, e
con me tutto il Consiglio, che il coordinamento serve a stimolare quella partecipazione attiva delle rappresentanze
regionali sia dal punto di vista strutturale,
sia dal punto di vista politico. Ed è in ossequio a quanto più volte sollecitato dalla
base e per convincimento di tutti i Consiglieri e Rappresentanti Regionali che la
nostra Associazione ha sancito un «fondo
di solidarietà» intestato al Presidente
Onorario di recente scomparso Bruno
Galleani che qualifica, ancora di più, quei
valori come l’amicizia, la stima, la solidarietà ai quali oggi si aggiungono la professionalità, l’aggiornamento, la ricerca e lo studio. Speriamo, comunque, che il «FONDO» resti inoperoso e
quanto verrà stanziato possa servire ad altri scopi istituzionali, ma qualora ve
ne fosse bisogno, siamo certi di avere la vostra incondizionata solidarietà per
l’uso riservato e discreto che sarà fatto. Sulla vitalità e l’interesse che la nostra
Associazione suscita, i 78 nuovi soci sono oggi la migliore testimonianza e il
segno tangibile di quell’apertura necessaria per il rafforzamento dell’Associazione stessa. Nelle more della costituzione del Centro Studi e di Documentazione, nell’ultima fase dell’anno, abbiamo cooperato con lo IASM e il
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Adastory
”
FORMEZ, prima a Fiuggi, poi a Messina, Agrigento, Palermo e Ischia dove
si sono svolti seminari-incontri che hanno visto la nostra Associazione vigile
e partecipe. Al Convegno dell’Organizzazione
mondiale per il Turismo di Firenze, nel settembre scorso, abbiamo portato la nostra voce, peraltro ripresa dall’Assessore Regionale per il
turismo della Regione Lazio. A Genova, oltre all’ormai abituale giornata del Direttore d’Albergo, ha avuto vasta eco la relazione del
Rappresentante Regionale per il Lazio, Gilberto
Benvenuti, suscitando grande interesse. Genova
comunque ha visto nascere il Centro Studi e di
Documentazione dell’ADA. Ad esso è affidato
un settore dell’Associazione molto importante
come l’aggiornamento, la formazione, la riqualificazione. Questo Centro, nato con una paternità precisa della nostra Associazione, racchiude
in sé, nell’ambito del Comitato di Gestione, uomini validi, nostri colleghi che, sono certo, non
ci deluderanno. Allo studio, la ricerca, dovrà aggiungersi l’assistenza tecnica. Il Convegno di
Tecnologia del Mezzogiorno appena terminato
è l’opera prima. Sull’andamento economico,
l’anno trascorso ci ha visti impegnati in un altro
referendum, la stampa degli elenchi, soci e dello
statuto sociale. Un’intensa attività Consiliare
come già detto. Nonostante ciò, l’Associazione
chiude in attivo ed ogni altro commento sull’ampia relazione del Tesoriere Moscetta, sarebbe un’aggiunta superflua. Per il futuro i nostri
sforzi dovranno essere tesi verso un maggiore assetto delle rappresentanze regionali ma ciò, mi sia consentito dirlo, sarà possibile solo se vi sarà una più
ampia partecipazione di tutti.
L’associazione siamo noi e non dobbiamo identificarla solo con i vertici. Gli
organismi elettivi esistono per un coordinamento e per una disciplina dell’attività oltre che per un lavoro di routine, ma affinché tutto si rafforzi è necessaria l’attività, piccola o grande che sia, di tutti quanti. Stante la difficile
situazione del nostro Paese, la nostra opera dovrà essere improntata al massimo
rigore e protesa verso un perfezionamento professionale che sia da supporto all’economia del Paese e possa costituire il biglietto da visita per quanto da sempre auspicato, l’albo professionale. Con il Centro Studi, speriamo di svolgere
nel prossimo autunno una serie di seminari itineranti con articolazioni geo-
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“
Adastory
”
grafiche comode per tutti i Soci. Con uno stretto rigore, sollecito l’opera di
proselitismo affinché tutte le forze esistenti e non ancora nostri Soci possano
entrare a far parte della nostra famiglia. Da questa schematica relazione, che
mi riservo d’ illustrare nei suoi aspetti particolari nel corso del dibattito, si può
constatare come la nostra Associazione rifiorisca e sempre più rifiorirà. In questa circostanza, non dobbiamo scordare l’opera dei Soci fondatori, molti dei
quali sono ora nell’elenco d’onore - e ai miei predecessori - gli attuali Presidenti Onorari, il Comm. Ernesto Bob, il Comm. Gaetano Nino Ottolini, va
la nostra riconoscenza, perché se I’A.D.A. esiste, si è imposta nel contesto turistico nazionale e internazionale, e se ora noi siamo qui riuniti lo dobbiamo a
loro, per averla creata e per averla fatta prestigiosamente progredire. All’alba
del ventitreesimo anno della nostra attività sociale, sento di potermi rendere interprete dei sentimenti dei componenti il Consiglio Direttivo e di tutti i Rappresentanti Regionali, nel assumere l’impegno di fare di più e meglio per il
futuro, mettendo tutte le forze e le nostre capacità al servizio del sodalizio, per
le sue sempre maggiori affermazioni.
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Attualità_professionale
“
LA GESTIONE
”
familiare dell’hotel
Maurizio Ferrante
Introduzione
Non tutti sanno che il nostro Paese si caratterizza,
in larga misura, per la
modesta dimensione delle
proprie strutture alberghiere. Piccolo è spesso
sinonimo di bello, ma nel
nostro caso la dimensione
è principalmente legata alla connotazione di tipo familiare della nostra imprenditoria alberghiera che, di
massima, possiede o gestisce piccole o medie strutture
ricettive.
I nostri albergatori sono quindi impegnati principalmente
nella realizzazione e gestione di una tale tipologia di
aziende in località di mare, di montagna, di campagna o
di città; ovunque si percepisca l’opportunità di intraprendere questa affascinante e complessa attività.
Spesso la realizzazione di un albergo corona una vita di
impegno professionale svolta in tutt’altro settore; si è
raggiunta una certa stabilità economica, la moglie si annoia, i figli sono cresciuti e vanno aiutati a collocarsi. Si
pensa quindi di intraprendere un’attività alberghiera
considerandola più dal punto di vista degli utenti che da
quello dei fornitori di un servizio, per rendersi poi conto
delle complesse problematiche aziendali solo dopo il “
punto di non ritorno “. Guai a considerare la gestione di
un albergo un’attività di svago per gli anni della vecchiaia; si tratta di un’ipoteca che dura tutta la vita.
Lo scopo di questo “vademecum” è quindi quello di
dare un contributo di conoscenza ed uno spunto di riflessione a coloro che, attratti dall’affascinante mondo
dell’ospitalità, vogliano intraprendere un’attività di ge-
prima parte
stione familiare di un impresa alberghiera. La sua funzione vuole essere quella di un manuale di orientamento
operativo. Buona lettura
Capitolo I - L’ubicazione
Scegliere l’ubicazione ideale per un albergo non è cosa
semplice. La scelta deve rispondere a dei criteri dettati
dalla tipologia di attività che si intende intraprendere e
deve essere conseguente ad un adeguato studio di fattibilità.
Gli alberghi possono essere strutture dove si fornisce il
servizio di alloggio e prima colazione (il termine tecnico
è: meublé) oppure realtà più complesse con annesso ristorante. Questa deve essere la prima scelta del novello
albergatore: limitarsi al solo servizio di ospitalità oppure
cimentarsi in quello, ben più impegnativo, della ristorazione? Vedremo poi nel dettaglio la gestione operativa di
queste due attività che, parafrasando il famoso detto di
un politico del secolo scorso potremmo denominare “
convergenze parallele”. Credo che l’autore di questa sibillina espressione volesse rappresentare due realtà che,
pur percorrendo le loro parallele traiettorie, possono trovare, l’una nell’altra, punti di comune interesse.
La realizzazione di un ristorante nell’albergo è spesso
conseguente alla ubicazione della struttura. Mentre un
albergo di tipologia prettamente vacanziera (mare,
laghi, montagna) non può farne a meno, la cosa richiede
una ben più attenta valutazione per un albergo di città,
frequentato magari da una clientela non di gruppo che di
giorno visita la città e la sera desidera cenare in qualche ristorante tipico. Da non sottovalutare poi l’aspetto
relativo alle licenze di esercizio; quella per l’albergo dà
la facoltà di somministrare alimenti e bevande ai soli
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“
Attualità_professionale
clienti alloggiati, mentre per aprire al pubblico esterno
occorre una ulteriore licenza, più difficile da ottenere in
quanto spesso soggetta a contingentamento.
Conrad Hilton affermava che per il successo di un albergo
occorrono tre requisiti essenziali: la posizione, la posizione e …la posizione (location, location, location). Gli
alberghi si costruiscono là dove c’è una tale domanda di
alloggio da non riuscire ad essere soddisfatta dalla ricettività esistente. La capacità di ospitare clienti nel settore
alberghiero si misura con due parametri: la percentuale
di occupazione camere e quella di occupazione letti nell’intero arco dell’anno. Mentre le statistiche ufficiali si
fanno in base alle presenze (i letti), quelle di occupazione
alberghiera si valutano in base alle camere.
In Italia la media annuale di occupazione camere si aggira intorno al 50%. È un dato da considerare più in difetto che in eccesso. Fanno eccezione le città di grande
interesse turistico o commerciale: Roma, Firenze, Venezia, Milano, seguite da Rimini, Bologna e da una rinascente Napoli che ha pagato con oltre un ventennio
di isolamento turistico una troppo pubblicizzata crisi
epidemiologica (il famigerato vibrione del colera). È
quindi evidente che un investimento in una località a
più elevata percentuale di occupazione sarà più costoso
ma anche maggiormente redditizio, ma vi sono località
meno note che comunque svolgono un importante ruolo
nell’offerta turistica nazionale, sottostando però
all’handicap della stagionalità.
A volte la scelta di iniziare l’attività alberghiera è dettata
dalla circostanza di possedere un terreno edificabile o
un immobile da ristrutturare ad uso ricettivo. In questo
caso è ancora più importante procedere con un adeguato
studio di fattibilità per verificare la concreta opportunità reddituale dell’investimento. Non fatevi inoltre incantare dalla possibilità di realizzare o gestire alberghi
in località sconosciute. Una cattedrale nel deserto è
come una rondine sola: non fa primavera
Capitolo II - L’indagine di mercato
Per prima cosa si deve procedere ad analizzare i dati
degli altri alberghi esistenti nella zona, la loro dimensione, la loro classifica, la loro occupazione media
annua ed il ricavo medio per camera “venduta”, termine
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”
che si usa nel settore anche se si tratta di solo affitto. Il
valore relativo al ricavo medio a camera sarà indispensabile per la redazione della previsione di esercizio
costi-ricavi: il budget, del quale parleremo più avanti.
L’analisi così realizzata dovrà far emergere quale sia il
settore di maggiore capienza per collocarvi la nuova
azienda. Se un mercato si caratterizza per un turismo di
modesto livello è inutile infatti pensare ad un albergo di
5 o 4 stelle, ma si ripiegherà su di una più idonea soluzione nei riguardi di una categoria inferiore.
È opportuno a questo punto esaminare la situazione
della ricettività in Italia. Una recente indagine condotta
da Hotel Domani, rivista di punta del settore alberghiero, evidenzia una serie di interessanti dati:
Alle soglie del terzo millennio il numero degli alberghi
in Italia si attesta intorno alle 33.000 unità, con una
media di circa 30 camere per albergo.
La percentuale di ciascuna categoria sul totale è la seguente:
5 stelle (alberghi di alto livello)
0,3%
4 stelle (alberghi di buon livello)
7,7%
3 stelle (alberghi di medio livello)
38,5%
2 stelle (alberghi economici)
30%
1 stella (alberghi molto economici)
23,5%
La stessa indagine afferma che la categoria degli alberghi a 3 stelle rappresenta quasi il 50% dell’intera ricettività nazionale in termini di posti letto. È quindi la
categoria dominante.
La decisione di classificare il nuovo albergo dovrà pertanto essere orientata verso quel segmento dove la domanda esuberi, dove cioè vi sia spazio per l’inserimento
di una nuova struttura. Una scelta verso una categoria
superiore, è senz’altro da considerarsi più rischiosa.
Dopo aver verificato la capacità del mercato locale di
accogliere un nuovo albergo, si dovrà realizzare una
previsione di gestione, il cosiddetto “budget costi-ricavi” per individuare il fatturato necessario al raggiungimento di un adeguato utile di esercizio. A questo
punto, con una chiara proiezione gestionale, si potrà
procedere alla realizzazione del progetto. Nel nostro
caso comunque, trattandosi di un’iniziativa a carattere
familiare, possiamo scegliere sia il segmento di mercato
“
Attualità_professionale
dominante, quello delle 3 stelle, oppure quello delle 2
stelle, in considerazione che i livelli di categoria si differenziano anche per una maggiore o minore esigenza di
erogare servizi. Può quindi essere utile svolgere il primo
periodo, quello dell’apprendistato, in una categoria inferiore per poi passare a quella superiore dove il livello
di aspettative da parte della clientela ci troverà ormai
più esperti e preparati.
Nonostante il gran numero di alberghi (la Spagna, che
ha sponsorizzato con i grandi Tour Operators europei la
realizzazione di molti grandi alberghi, ha più posti letto
di noi ma meno strutture), in Italia non si è sviluppata
una diffusa specializzazione architettonica nel settore.
L’albergo infatti, secondo solo all’ospedale in termini
di impegno progettuale, ha necessità di una programmazione di aree sociali, di servizi e di percorsi studiati
in funzione della sua operatività; un errore di progettazione può ripercuotersi poi sulla qualità della gestione.
È quindi opportuno che l’imprenditore utilizzi la collaborazione di uno studio di architettura che abbia già realizzato alberghi o, meglio ancora, si affidi ad un
Contractor che sia in grado di progettare e realizzare
l’albergo “chiavi in mano”. Esistono oggi società che
hanno accumulato una significativa esperienza nella
realizzazione di strutture alberghiere e che sono in grado
di portare a compimento l’intero processo di costruzione
e di arredamento ad un costo sicuramente inferiore a
quello che l’imprenditore, rivolgendosi a più ditte appaltatrici, può essere in grado di ottenere, con in più la
certezza dei tempi di consegna, molto difficile da determinare operando in proprio.
Capitolo III - La realizzazione
Una volta definito il progetto, questo deve esser presentato in Comune per la sua approvazione. La decisione di
autorizzare o meno la realizzazione di una nuova struttura
ricettiva in Italia spetta infatti ai comuni in base ai rispettivi piani regolatori: I Comuni, tramite i loro organi
tecnici, seguono poi l’intero iter procedurale e si occupano dei controlli sul rispetto della progettazione approvata. Il progetto dovrà essere presentato in copia anche al
comando provinciale dei Vigili del Fuoco per la verifica
della sua rispondenza sia alle norme antincendio che a
”
quelle sulla sicurezza, in base alla Legge 626. A costruzione completata, dopo i relativi controlli, il Comando
VVFF rilascerà il certificato di prevenzione incendi.
Senza il certificato, dal quale sono esclusi solo gli alberghi con ricettività fino a 25 posti letto, il Comune non
può rilasciare la licenza di esercizio.
Uno degli aspetti essenziali della progettazione riguarda il
risparmio energetico. È quindi opportuno prevedere l’uso
di pannelli solari per la produzione di acqua calda (si ottengono anche benefici fiscali), sistemi di co-generazione
per il riscaldamento e l’aria condizionata, rubinetterie e
docce in tutti i bagni dotate di riduttori volumetrici per diminuire i consumi d’acqua, ecc. Di fondamentale importanza la suddivisione degli impianti di riscaldamento e
condizionamento per zone, sia per quanto riguarda le aree
sociali, le eventuali sale per convegni, gli spazi per la ristorazione ed i vari settori delle camere, per riscaldare o
condizionare solo le unità occupate dalla clientela. Ana-
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Attualità_professionale
loga cura deve essere posta nell’illuminazione dei corridoi
e delle zone non adibite a soggiorno, dove sarà regolata da
sensori che consentiranno un’illuminazione maggiore
delle zone di transito solo al passaggio delle persone.
Senza esagerare però; ricordo di aver trascorso interminabili minuti al buio in una toilette nel Trentino, dove la
fotocellula che dava il consenso all’accensione della luce
era collocata nell’anti-bagno.
Capitolo IV - La lavanderia
Un albergo ubicato in una località fuori mano, oltre ai
problemi connessi al reperimento della clientela, ha
anche quello di non potersi facilmente avvalere del servizio esterno per il noleggio della biancheria delle camere e del ristorante. Dovrà quindi dotarsi di una
lavanderia interna. Si tratta di un ambiente che dovrà
essere di dimensione adeguata a contenere i macchinari
necessari per il lavaggio della biancheria, nonché armadi e scaffalature per la sua custodia.
Le attrezzature in questo caso necessarie sono:
- lavatrice industriale
- essiccatoio
- mangano da stiro industriale
- lavatrice per biancheria clienti
- asse con ferro da stiro a vapore
- armadi per la custodia delle scorte di tovagliati e lenzuola
La biancheria da acquistare dovrà consistere in tre
cambi completi calcolati sulla dotazione delle camere e
del ristorante dell’albergo. Il primo cambio nei letti e
sui tavoli, il secondo da lavare ed il terzo di scorta. Tutto
ciò comporta non soltanto un cospicuo investimento in
macchinari e biancheria, ma inciderà pesantemente sui
costi di gestione che possono essere così riepilogati:
- acquisto della biancheria
- ammortamento, deterioramento e sostituzione della
medesima
- consumi di energia elettrica (i macchinari), gas (l’essiccatoio) detersivi ed acqua per il lavaggio
- ammortamento dei macchinari
- costi di manutenzione
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”
Affidandosi invece ad una lavanderia industriale il costo
complessivo si riduce ad un canone di noleggio e di lavaggio di ogni capo utilizzato. Si viene a generare
quindi un costo solo in presenza di un ricavo. Molte lavanderie dispongono inoltre di un’ampia gamma di colori per i tovagliati del ristorante che può così rinnovare
la propria immagine di tanto in tanto.
Fate attenzione però alla scelta della lavanderia. Deve
essere una vera lavanderia industriale e non una struttura artigianale. In questo secondo caso infatti si corre il
rischio che il lavaggio e la stiratura dei capi non siano
conformi ai requisiti sanitari richiesti. Alcune lavanderie,
non dotate di adeguati impianti, assumono inoltre più
impegni di quanti non ne possano sostenere nei momenti
di alta stagione e questo può creare seri problemi quando
l’albergo è pieno. È quindi opportuno chiedere informazioni presso gli altri alberghi che utilizzano già i servizi
di lavanderie esterne prima di sottoscrivere un impegno
di medio o lungo termine ed effettuare poi un sopralluogo per verificare di persona l’organizzazione del servizio. È importante fare attenzione che il contratto non
preveda alcun addebito se non per l’effettivo utilizzo
della biancheria, che dovrà essere scrupolosamente contata in entrata ed in uscita ad ogni cambio. Una volta
l’anno si dovrà poi redigere un inventario di controllo.
Nel caso di una richiesta di personalizzazione della
biancheria con il marchio o il nome della struttura, la
lavanderia dovrà provvedere all’acquisto di capi espressamente per l’albergo. Questo darà origine alla richiesta
di un contratto pluriennale, necessario per ammortizzare la spesa sostenuta per l’acquisto della biancheria.
Se il rapporto non dovesse essere soddisfacente l’albergo si troverà però in grosse difficoltà. La cosa va
quindi valutata con molta attenzione. Da tenere poi in
conto i cacciatori di “ souvenirs “, quei clienti che si
portano a casa asciugamani, tovaglioli, posacenere, posateria, porcellane e quant’altro abbia lo stemma o il
nome dell’albergo. La mancanza di una personalizzazione su questi beni renderà più semplice ed economica
la loro sostituzione e costituirà un deterrente al loro
asporto. Un posacenere o un asciugamani non personalizzati non fanno gola a nessuno.
continua nel prossimo numero