Estate 2008
Transcription
Estate 2008
estate Autor. Tribunale di Roma N. 30/2002 del 24/1/2002 Poste Italiane SpA - Sped. in abbonamento postale D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 1, DCB Roma Periodico trimestrale di Tecnica Professionale fondato da FRANCO ARABIA Organo ufficiale dell’A.D.A. - (anno XXX) Anno 15° Nuova serie - Estate 2008 Editoriale “ ” PREMIATA DITTA Brambilla & Co. L Franco Arabia a conferenza stampa del capo del Dipartimento al Turismo della Presidenza del Consiglio dei Ministri, il sottosegretario di stato, Onorevole Brambilla, ha posto in evidenza le solite vecchie problematiche ancora irrisolte. C’è da dire che l’intervento a sorpresa di Silvio Berlusconi, oltre a conferire maggiore importanza all’evento, ha fatto emergere l’esigenza di una riduzione dell’Iva per gli alberghi, in analogia alle linee di politica tributaria dell’Unione Europea per i bar e i ristoranti. L’idea, quindi, di porre un imprenditore come Marzotto a capo dell’Enit sembra buona, a condizione che siano potenziate due leve importanti: la prima, il finanziamento per la promozione e la commercializzazione del prodotto Italia; la seconda, l’univocità degli interventi, anche se – va subito detto – il Bel Paese è così vario che è impensabile immaginare un intervento monouso. In pratica, la conferenza, ha avuto un taglio in prevalenza di marketing, che non è cosa da poco, ma che di per sé, per risolvere i problemi del turismo italiano, non è sufficiente. In un contesto economico internazionale fortemente competitivo, fra l’altro, ci sembra fondamentale che il Capo del Governo abbia insistito – e insista – sulla questione Alitalia, considerato che si tratta di un settore strategico sia per il mantenimento, sia per lo sviluppo dell’economia turistica italiana: regalarla ad altri, prescindendo da tentazioni scioviniste o nazionaliste, soprattutto quando sono direttamente interessati i nostri concorrenti, sarebbe un regalo non da poco. L’idea della riduzione dell’Iva è sicuramente una boccata d’ossigeno per un settore in crisi, ma ci vuole ben altro. Il marketing come funzione e l’azione dell’Enit servono a penetrare i mercati, ma occorre spingere anche verso altre direzioni, se solo si considera che, secondo le fonti di Federalberghi, l’estate del 2008 produrrà un 20% in meno di pernottamenti, la cui causa principale è riconducibile all’economia che continua a ristagnare. Il nostro Paese, che è ricco di cultura, di archeologia, di storia, e quant’altro, purtroppo ha perso – anche nel settore turistico – la scienza del lavoro e dell’impegno; e, per questo, occorre accendere, in modo serio e proficuo, i risegue a pag. 6 3 “ Sommario estate 2008 ” 3 Editoriale Premiata ditta Brambilla & Co. 7 Redazione Lettere in Redazione Impresa & Diritto La gestione aziendale dei provvedimenti disciplinari 13 29 Benessere/Beauté Franco Arabia Vincenzo Meleca Il centro benessere Shangri-La’s Mactan Island, Cebu 30 Opinioni in liberta Camorrista! Chi era costui? 33 Libri d’estate I viaggi di Tiziano Terzani A sud di Lampedusa Silvia Santori Giorgio Arcolin Silvia Santori 35 Personaggio in vetrina Nozze d’argento di Roberto Wirth con il suo albergo, l’Hotel Hassler di Trinità dei Monti, a Roma 40 Management I principi nel budget dell’impresa alberghiera Gianluca de Carolis 42 Notizie in breve 45 Tecnica Parliamo di costi Domenico Raggi 47 Itinerari romantici calabresi Serra San Bruno Franco Arabia 49 Adastory 63 Attualità professionale La gestione familiare dell’hotel prima parte Maurizio Ferrante “ Editoriale PREMIATA DITTA ” e non con l’attenzione dovuta; senza parlare delle stazioni, laddove il viaggiatore utilizza molteplici scale con i propri bagagli a mano (comunque muniti di rotelle), mancando di scivoli se non quelli per i diversamente segue da pag. 3 abili (almeno questi!). Le pulizie nelle città lasciano a desiderare e la cultura dell’ospitalità è fredda e compassata. In effetti, anche se è flettori su altri temi, come la formazione, la politica di trascorso molto tempo, in un clima di forte federalismo prezzi in ogni senso, senza rispolverare le note questioni che nasconde, di fatto, temi ideologici e interessi econodella criminalità e dell’immondizia, giacché sono mali mici, c’è ancora in piedi la cosiddetta Questione Merievidenti che seguono altri percorsi, sui quali spesso ci si dionale, che dovrebbe essere affrontata al di fuori di incarta, forse per distrarre dagli altri problemi che fumosi e pretestuosi motivi ideologici, a partire dal ponte stanno alla base del malessere economico e sociale delsullo Stretto di Messina, esistendo, inoltre, il grande problema dell’energia, che ormai è un’emergenza sia in termini di costo, sia in termini di approvvigionamento, rispetto al quale sembra non esserci sufficiente attenzione, come c’è stata in altri tempi, e c’è, per il costo del lavoro. Oggi, occorre ridisegnare un pò tutto, da una parte salvaguardando la tradizionale cultura turistica del Paese, stimolando la voglia di lavorare in un certo modo e con maggiori consapevolezze, dall’altra, utilizzando strumenti aderenti all’ordine di grandezza del fenomeno turistico che è diverso rispetto a prima. Sul piano pratico, sono noti il Veduta della piscina della Spa dell’Hotel Caparena & Wellness Club - Gais Hotels Group - Taormina, uno degli alberghi dove in marzo del 2009 si svolgerà l’assemblea generale dell’Associazione Direttori Albergo (ADA). problema della classifica alberghiera e l’esigenza di un’Authol’Italia. A nostro avviso, riteniamo che ci sia molto da rity di controllo dei prezzi e del sistema, dal momento lavorare per ricompattare il prodotto turistico italiano che la confusione regna totale, qualche volta sotto il proin modo da renderlo nuovamente stimolante e competifilo della qualità, qualche altra del modello di sviluppo tivo. Il sistema dei trasporti, tanto per fare un esempio, dell’offerta, qualche altra ancora rispetto alle regole di lascia ancora a desiderare, con una menzione negativa mercato che devono essere salvaguardate. Le intenzioni per le Ferrovie dello Stato, oggi eufemisticamente desembrano buone, ma speriamo che non siano ancorate nominate Trenitalia, particolarmente nel meridione alla sola nomina del Presidente dell’Enit, alle operazioni d’Italia, giacché, nonostante i prezzi siano salati, perdi facciata senza preoccuparsi del resto. sino nelle famose carrozze dei vagoni letto si ha l’impressione che gli addetti trattino l’utente con sufficienza francoarabia@libero.it Brambilla & Co. 6 “ Lettere_in_redazione Gradirei conoscere la nuova disposizione in materia di orario straordinario. Grazie e cordialità. Lettera firmata, Palermo Tassazione agevolata degli straordinari e dei premi di produttività A partire dal 1 luglio 2008, è in vigore l’art. 2 del decreto legge n. 93 del 27 maggio 2008, recante “disposizioni urgenti per salvaguardare il potere di acquisto delle famiglie”. Quindi è pienamente operativa la norma che, in via sperimentale, stabilisce la detassazione del lavoro straordinario e dei premi di produttività, attraverso l’applicazione di un’imposta sostitutiva IRPEF e addizionali regionali e comunali pari al 10% relativamente al periodo 01/07/2008 - 31/12/2008. Il Decreto legge n. 93 del 27 maggio 2008 all’articolo 2 ha previsto «misure sperimentali per l’incremento della produttività del lavoro» introducendo, sperimentalmente per il periodo dal 1 luglio 2008 al 31 dicembre 2008, una tassazione agevolata relativamente alle somme erogate a titolo di straordinari, lavoro supplementare e premi di produttività. Si ricorda che il provvedimento realizza la riduzione del carico fiscale per i lavoratori dipendenti del settore privato, in via sperimentale, che: - Salvo espressa rinuncia scritta del lavoratore, - Nel secondo semestre 2008 - Lo straordinario, il lavoro supplementare ed i premi di produttività dei dipendenti del settore privato saranno tassati con l’aliquota “secca” del 10% entro un limite di importo complessivo pari a 3000 euro. Tale disposizione si applica solo ai titolari di redditi di lavoro dipendente non superiori, nel 2007 a 30000 euro. Sfera di applicazione L’articolo 2 stabilisce che le disposizioni agevolative «hanno natura sperimentale e trovano applicazione con esclusivo riferimento al settore privato e per i titolari di redditi da lavoro dipendente non superiore, nell’anno 2007 a 30000 euro». La «detassazione” degli straordinari e dei premi di produttività, entro il limite di importo complessivo di 3000 euro, concerne, quindi, i lavoratori assunti con contratto di lavoro subordinato presso datori di lavoro del settore privato. Sono esclusi dall’applicazione del beneficio fiscale i soggetti titolari di solo reddito di lavoro assimilato a quello dipendente, quali, ad esempio, i collaboratori coordinati e continuativi e gli amministratori di società. Condizione imprescindibile per la fruizione del beneficio fiscale è l’aver percepito nel 2007 un reddito da lavoro dipendente non superiore a 30000 euro. Somme interessate Salvo espressa rinuncia scritta del dipendente (ciò significa che il sostituto d’imposta deve riconoscere automaticamente il regime fiscale del 10%) nel periodo 1 luglio 2008 - 31 dicembre 2008, sono tassati ” con un’imposta sostitutiva ridotta, pari al 10%, entro il limite di 3000 euro lordi, gli importi erogati a livello aziendale per - Prestazioni di lavoro straordinario effettuate nel periodo 1 luglio 31 dicembre 2008, ai sensi del D.Lgs 66/2008; - Prestazioni di lavoro supplementare ovvero prestazioni rese in funzione di clausole elastiche effettuate dal periodo 1 luglio - 31 dicembre 2008, con esclusivo riferimento a contratti part-time stipulati prima dell’entrata in vigore del provvedimento in esame(26/05/2008). Sono esclusi i contratti stipulati dopo l’entrata in vigore della provvedimento. - Incrementi di produttività, innovazione ed efficienza organizzativa, ed altri elementi di competitività e redditività legati all’andamento economico dell’impresa. Per beneficiare della detassazione non è necessario che l’importo sia contenuto in contratto collettivo di secondo livello, ma può essere previsto anche in modo unilaterale dal datore di lavoro. La somma corrisposta, anche se continuativa, deve essere riconducibile ad elementi di determinazione periodica. Periodo agevolato Per l’applicazione dell’imposta sostitutiva pari al 10%, la norma di legge precisa letteralmente che: - Si devono considerare le “somme erogate a livello aziendale…” per quanto concerne la corresponsione degli importi relativi agli straordinari, premi, ecc. viene quindi richiamato il principio di cassa; - Le prestazioni (lavoro straordinario, supplementare, ecc) devono essere effettuate nel periodo suddetto (1 luglio - 31 dicembre 2008). In tal caso vige il principio di competenza. La norma dunque si presta letteralmente all’applicazione del doppio vincolo. Pertanto ne consegue che non saranno soggetti all’imposta sostitutiva del 10%: - Gli straordinari effettuati nel mese di giugno e pagati nella busta paga relativa al mese di luglio - Gli straordinari effettuati nel periodo agevolato e pagati dopo il 12 gennaio 2009 Misura del beneficio L’articolo 2, prevede espressamente che l’importo massimo da considerare per l’applicazione del beneficio fiscale è pari a 3000 euro lordi. Soppressione dell’esenzione fiscale sulle erogazioni liberali L’articolo 2 prevede inoltre, la soppressione della lettera B dell’articolo 51 del TUIR. Si tratta dell’esenzione fiscale fino a 258.23 euro per le erogazioni liberali concesse in occasione di festività o ricorrenze e la completa esenzione sui sussidi occasionali concessi: - Per rilevanti esigenze personali o familiari del dipendente - A dipendenti vittime dell’usura o ammessi a fruire delle erogazioni pecuniarie a ristoro dei danni conseguenti a rifiuto opposto a richieste estorsive. 7 “ Lettere_in_redazione Mi piacerebbe conoscere se esistono accordi in merito alla regolamentazione dei contratti a tempo determinato. Vi ringrazio e complimenti per la vostra rivista. V.R. - Cremona Il 12 giugno, Federalberghi, Fipe, Fiavet, Faita, Federreti e Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs Uil hanno sottoscritto un avviso comune concernente l’attuazione delle disposizioni in materia di contratto a tempo determinato di cui alla legge 24 dicembre 2007, n. 247. L’occupazione dipendente nel settore turismo L’accordo detta una disciplina innovativa in relazione alle assunzioni stagionali effettuate in seno alle aziende attive durante tutto il corso dell’anno. Bernabò Bocca, presidente di Federalberghi, commenta favorevolmente l’intesa, che rimedia ai difetti di una legge inadeguata, che era stata modellata sulle esigenze delle grandi fabbriche. Grazie a questo accordo - prosegue Bocca - le imprese turistiche italiane potranno confermare il programma di assunzioni necessarie per affrontare la stagione estiva senza timore del rischio del contenzioso. Nel contempo - conclude Bocca - l’accordo conferma e consolida la disciplina del diritto di precedenza, lo strumento che la contrattazione collettiva ha individuato per favorire la stabilizzazione dei lavoratori stagionali e la salvaguardia del patrimonio di professionalità. Premesse Le premesse dell’accordo evidenziano che il settore turistico è caratterizzato da uno stretto collegamento dell’occupazione con l’andamento dei flussi di clientela, che variano in relazione a molteplici fattori legati alla stagionalità nelle sue diverse accezioni: ciclica, climatica, festiva, feriale, fieristica, etc., anche con riferimento ad aziende ad apertura annuale. Viene altresì espressamente affermato che, in tali ipotesi, per mantenere idonei livelli di servizio, è necessario adeguare l’organico attraverso la stipula di contratti di lavoro a tempo determinato, anche con riferimento alle aziende ad apertura annuale. A fronte di tali esigenze, le parti ribadiscono il ruolo dell’autonomia collettiva, che - anche in questa occasione - si conferma capace di individuare le soluzioni necessarie per rispondere in modo mirato ed equilibrato alle esigenze del settore. 8 ” Esclusione dal limite dei 36 mesi La nuova disciplina dei contratti a termine prevede che “...qualora per effetto di successione di contratti a termine per lo svolgimento di mansioni equivalenti il rapporto di lavoro fra lo stesso datore di lavoro e lo stesso lavoratore abbia complessivamente superato i trentasei mesi comprensivi di proroghe e rinnovi, indipendentemente dai periodi di interruzione che intercorrono tra un contratto e l’altro, il rapporto di lavoro si considera a tempo indeterminato...”. La legge affida alla contrattazione collettiva il compito di individuare le attività stagionali, ulteriori rispetto a quelle definite dal decreto del Presidente della Repubblica 7 ottobre 1963, n. 1525, per le quali non trovi applicazione il limite di trentasei mesi. L’accordo ha stabilito che il predetto limite non trova applicazione nei confronti dei contratti di lavoro riconducibili alla stagionalità in senso ampio, quali i contratti a termine stipulati ai sensi dell’articolo 77 e 78 del CCNL Turismo 19 luglio 2003. Di particolare rilevanza è il contenuto dell’articolo 78, concernente le intensificazioni dell’attività lavorativa in determinati periodi del- l’anno, quali: - periodi connessi a festività, religiose e civili, nazionali ed estere; - periodi connessi allo svolgimento di manifestazioni; - periodi interessati da iniziative promozionali e/o commerciali; - periodi di intensificazione stagionale e/o ciclica dell’attività in seno ad aziende ad apertura annuale. Alle fattispecie individuate dal contratto si aggiungono, ovviamente, le attività stagionali in senso stretto, che il decreto n. 1525 del 1963 identifica in quelle svolte dalle aziende turistiche che abbiano, nell’anno solare, un periodo di inattività non inferiore a settanta giorni continuativi o centoventi giorni non continuativi. Durata dell’ulteriore contratto a termine La legge affida alla contrattazione collettiva il compito di stabilire la durata dell’ulteriore contratto a termine che, in deroga a quanto disposto dal primo periodo dell’articolo 5, comma 4 bis, del decreto legislativo n. 368 del 2001, può essere stipulato fra lo stesso datore e lo stesso lavoratore, per una sola volta, qualora, per effetto di successioni di contratti a termine, per lo svolgimento di mansioni equivalenti, si sia raggiunto il termine di trentasei mesi di rapporto, comprensivo di proroghe e rinnovi. In proposito, l’accordo stabilisce che la durata di tale ulteriore contratto non sia superiore ad otto mesi, elevabile a dodici mesi mediante la contrattazione integrativa, aziendale e/o territoriale. segue a pag. 9 “ Lettere_in_redazione segue da pag. 8 Diritto di precedenza L’accordo conferma che i lavoratori stagionali di cui all’articolo 77 e 78 del CCNL Turismo 19 luglio 2003 hanno diritto di precedenza nella riassunzione, così come a suo tempo previsto dall’articolo 81 dello stesso CCNL. Inoltre, poiché la legge n.247 del 2007 ha introdotto un nuovo diritto di precedenza nelle assunzioni a tempo indeterminato, che interessa anche i lavoratori assunti con contratto a termine non stagionale (ad esempio, le assunzioni per sostituzione di personale assente), le parti hanno ritenuto opportuno precisare che, qualora l’azienda debba effettuare un’assunzione a tempo indeterminato, in presenza di una pluralità di candidature, terrà prioritariamente conto delle richieste presentate dai lavoratori stagionali. Per tal via, si offre una risposta all’esigenza del lavoratore che aspira a stabilizzare la propria posizione e, nel contempo, si persegue l’obiettivo di salvaguardare il patrimonio di professionalità dell’azienda, conservando e valorizzando l’esperienza e la competenza maturate da tali lavoratori e la loro conoscenza dell’azienda e della clientela, in coerenza con le prassi abitualmente realizzate. La formulazione adottata (“terranno prioritariamente conto’’), pur non configurando un diritto incondizionato in capo al singolo lavoratore e confermando che l’azienda ha facoltà di scelta tra coloro che hanno manifestato la volontà di essere riassunti, definisce un indirizzo pro- grammatico con il quale le parti si sono orientate a privilegiare le richieste presentate dai lavoratori stagionali. L’Inps fornisce importanti informazioni in merito alle fluttuazioni stagionali dell’occupazione nel settore turismo che oscilla tra un valore minimo di seicentoquattordicimila lavoratori dipendenti nel mese di febbraio ed un picco massimo di ottocentoquarantaquattromila nel mese di luglio, determinando in alta stagione un incremento del nume- ro degli occupati di quasi il quaranta per cento rispetto al periodo di minore attività. Accertata la dimensione del fenomeno, che conferma la notevole rilevanza esercitata sul mercato del lavoro turistico italiano dalla componente stagionale della domanda, appare opportuno non limitarsi ad osservare l’immagine che scaturisce dalla informazione aggregata, che rappresenta una stagionalità concentrata sul periodo estivo, ed estendere l’osservazione anche alle ulteriori stagionalità che abitano il mercato. La tendenza registrata a livello nazionale è ovviamente confermata, in modo amplificato, se si considerano singolarmente le aree maggior- mente interessate dal turismo balneare. ” Nel corso dell’anno, le aziende della provincia di Rimini passano da un minimo di settemila ad un massimo di ventisettemila dipendenti; quelle della provincia di Livorno, da tremila a diecimila. Per converso, la doppia stagionalità (invernale ed estiva) che interessa il mercato del turismo montano, determina nelle regioni alpine una distribuzione diversamente articolata dei periodi di attività. Citiamo, ad esempio, il caso della Val d’Aosta, che raggiunge il numero massimo di dipendenti (circa cinquemila) durante il mese di dicembre. E, ancora, il Trentino Alto Adige, che pur raggiungendo il picco durante il periodo estivo (quarantaquattromila dipendenti ad agosto), regi-stra valori non meno importanti anche in inverno (trentanovemila dipendenti a dicembre). Ma, soprattutto, è importante comprendere come il concetto di stagionalità turistica trascenda il variare delle condizioni climatiche che accompagnano l’alternarsi delle diversi fasi del mercato tradizionale delle vacanze. Oltre alla stagione estiva ed a quella invernale, si hanno la stagione termale e quella fieristica, quella teatrale e quella calcistica, quella lirica e quella dei saldi, etc. Detto in altri termini, ogni evento, attività o manifestazione che si riproponga ciclicamente ad intervalli più o meno prefissati, costituendo occasione ed al tempo stesso movente per lo sviluppo della domanda di servizi turistici, integra una delle molteplici dimensioni in cui si articola il fenomeno della stagionalità, che strutturalmente caratterizza tutte le attività turistiche. Si può dunque affermare che non esistono località turistiche (o aziende turistiche) non stagionali, ma unicamente realtà che più (o meno) di altre sono interessate da fluttuazioni stagionali della domanda. A tal proposito, è interessante notare come persino le piazze che in passato sono state considerate aliene al fenomeno della stagionalità tradizionalmente inteso, siano oggi interessate da significative oscillazioni della domanda di mercato che influenza conseguentemente l’andamento della domanda di lavoro espressa dalle imprese. La provincia di Milano, capitale economica del Paese e del cosiddetto turismo d’affari, registra nell’arco dei dodici mesi una variazione di oltre il sedici per cento degli occupati (da settantanovemila a novantaduemila). Ancor più marcate le variazioni in provincia di Torino, un tempo capitale industriale d’Italia, dove gli organici di alberghi segue a pag. 10 9 “ Lettere_in_redazione segue da pag. 9 e pubblici esercizi fluttuano in misura superiore al ventidue per cento, passando in corso d’anno da diciottomila a ventiduemila. AVVISO COMUNE SETTORE TURISMO Attuazione delle disposizioni in materia di contratto a tempo determinato di cui alla legge 24 dicembre 2007, n. 247 Il giorno 12 del mese di giugno 2008 tra FEDERALBERGHI FIPE - FIAVET FAITA FEDERRETI e FILCAMS CGIL FISASCAT CISL UILTuCS UIL premesso che: - il settore turistico è caratterizzato da uno stretto collegamento dell’occupazione con l’andamento dei flussi di clientela, che variano in relazione a molteplici fattori legati alla stagionalità nelle sue diverse accezioni: ciclica, climatica, festiva, feriale, fieristica, connessa allo svolgimento di iniziative promozionali o commerciali, anche con riferimento ad aziende ad apertura annuale; - in tali ipotesi, per mantenere idonei livelli di servizio, è necessario adeguare l’organico attraverso la stipula di contratti di lavoro a tempo determinato, anche con riferimento alle aziende ad apertura annuale; - la contrattazione collettiva ha costantemente tenuto conto di tali caratteristiche, che integrano e aggiornano le ipotesi definite dal decreto del Presidente della Repubblica 7 ottobre 1963, n. 1525 e dall’articolo 1 del decreto legge 3 dicembre 1977, n. 876, convertito in legge 3 febbraio 1978, n. 18, disciplinando il ricorso ai contratti a tempo determinato con la ricognizione di specifiche ipotesi, anche ai sensi di quanto disposto dall’articolo 23 della legge 28 febbraio 1987, n. 56; - la contrattazione collettiva ha disciplinato il diritto di precedenza nella riassunzione per i lavoratori che abbiano prestato attività lavorativa con contratto a tempo determinato in relazione alle ipotesi precedentemente esposte; - la legge 24 dicembre 2007, n. 247, ha introdotto, in tema di contratto a tempo determinato, un rinvio ad avvisi comuni sottoscritti da organizzazioni sindacali dei lavoratori e dei datori di lavoro comparativamente più rappresentative sul piano nazionale, per stabilire: 10 ” a) la durata dell’ulteriore contratto a termine che, in deroga a quanto disposto dal primo periodo dell’articolo 5, comma 4 bis, del decreto legislativo n. 368 del 2001, può essere stipulato fra lo stesso datore e lo stesso lavoratore, per una sola volta, qualora, per effetto di successioni di contratti a termine, per lo svolgimento di mansioni equivalenti, si sia raggiunto il termine di trentasei mesi di rapporto, comprensivo di proroghe e rinnovi; b) le attività stagionali, ulteriori rispetto a quelle definite dal decreto del Presidente della Repubblica 7 ottobre 1963, n. 1525, per le quali non trovi applicazione il limite di trentasei mesi di cui al predetto articolo 5, comma 4 bis, del decreto legislativo n. 368 del 2001; le Parti, nell’ambito della propria autonomia contrattuale, convengono quanto segue: (1) la durata del contratto a termine che può essere stipulato in deroga a quanto disposto dal primo periodo dell’articolo 5, comma 4 bis, del decreto legislativo n. 368 del 2001, come modificato dalla legge 24 dicembre 2007, n. 247, non può essere superiore ad otto mesi, elevabile a dodici mesi mediante la contrattazione integrativa, aziendale e/o territoriale; (2) in relazione alla particolarità del settore turismo, in attuazione del rinvio legislativo alla contrattazione nazionale previsto dall’articolo 5, comma 4 ter del decreto legislativo n. 368 del 2001, così come modificato dall’articolo 1, comma 40, della legge 24 dicembre 2007, n. 247, la disciplina sulla successione dei contratti a tempo determinato di cui al comma 4 bis del predetto articolo 5, non trova applicazione nei confronti dei contratti di lavoro riconducibili alla stagionalità in senso ampio, quali i contratti a termine stipulati ai sensi dell’articolo 77 e 78 del CCNL Turismo 19 luglio 2003, per i quali si conferma il diritto di precedenza ai sensi dell’articolo 81 del CCNL Turismo 19 luglio 2003; (3) in relazione alla precedenza nelle assunzioni a tempo indeterminato di cui all’articolo 5, comma 4 quater, del decreto legislativo 6 settembre 2001, n. 368, considerata l’esigenza di favorire la stabilizzazione dei lavoratori stagionali e la salvaguardia del patrimonio di professionalità, le aziende terranno prioritariamente conto delle richieste presentate dai lavoratori che abbiano prestato servizio nelle ipotesi di cui agli articoli 77 e 78 del CCNL Turismo 19 luglio 2003; (4) Le disposizioni del presente accordo trovano applicazione con decorrenza dal 1° gennaio 2008. Direttore Franco Arabia Direttore Responsabile Claudio Nobbio Presidenti Onorari ADA Ernesto Bob Gaetano Nino Ottolini Ω Bruno Galleani Ω Sergio Pittarello Ω Aldo Vagnozzi Renato Rocchi Ω Sandro Attanasio Ω Giuseppe Faroldi Vito Pedrotti Ω Renzo Salmasi Vittorio de Martino Consiglio delle Regioni Coordinatore Giorgio Botton, Presidente regionale Veneto Vice Coordinatore Metallo Demetrio, Presidente regionale Calabria Segretario Bartolomeo D’Amico, Presidente regionale Puglia Consiglieri Ferraro Gian Paolo, Presidente reg. Abruzzo e Molise Anastasio Anna, Presidente regionale Basilicata Alovisi Alberto, Presidente regionale Campania Eumenidi Luciano, Presidente reg. Emilia Romagna Martuscelli Umberto, Presidente regionale Lazio Presidenti Onorari Centro Studi Manageriali Guidugli Francesco, Presidente regionale Liguria “Mario Losciale” Rotolo Piero, Presidente regionale Lombardia Raffaello Gattuso Ω Dadone Dario, Presidente regionale Piemonte Giorgio Arcolin D’Ambra Felice, Presidente regionale Sardegna Piero Roggi Benigni Piero, Presidente regionale Sicilia Luigi de Simone Niquesa Boscherini Vulmaro, Presidente regionale Toscana Marroni Antonio, Presidente reg. Trentino-Alto Adige Presidente e Giunta Esecutiva ADA Pilli Danilo, Presidente regionale Umbria Presidente Franco Arabia CENTRO STUDI MANAGERIALI Vice-presidenti “MARIO LOSCIALE” Gian Paolo Mura - Vicario Presidente, Antonio de Septis Paolo Sanavia, Gaetano Torino Vice-presidente, Adriana Wu Consigliere amministratore Tesoriere, Antonio Giubileo Antonio Giubileo Comitato Scientifico Componenti Giunta Esecutiva Gaetano Castellano Lucia Padovan, Maurizio Baggetta Egidio Mantellassi Assistente al presidente ADA Vincenzo Meleca Adriana Wu Roberto Raffaele Di Barletta Tullio Romita Segreteria Generale Giovanni Liberatore Segretario Generale Leonardo Donati ADASERVIZI Soc. Coop. a r.l. Segretaria Consiglio d’Amministrazione Daniela Caporali Presidente Umberto Martuscelli Collegio dei Revisori dei conti ADA Vice-Presidente 1) Fregola Alberto, Presidente Vittorio Caminiti 2) Bressan Piero, Effettivo Amministratore Delegato 3) Pellegrini Egidio, Effettivo Renato Baladelli 4) Martucci Luigi, Supplente Consiglieri 5) Zertanna Giulio, Supplente Giorgio Lama, Antonio Marroni Collegio Sindacale Collegio dei Probiviri Presidente 1) Tassi Arnaldo, Presidente Michele Frisini 2) Debiasi Hugo, Effettivo Sindaci titolari 3) Fasola Alfonso, Effettivo Alberto Fregola, Antonio Gedeone 4) Ferretti Piero, Supplente Sindaci Supplenti 5) Tavernier Adolfo, Supplente Betta Brilli, Alessandro Aristi Cotani Redazione Daniela Caporali e-mail: segreteria@adanet.it Comitato dei Garanti Presidente Senatore Prof. Dott. Armando Plebe Componenti Aldo Vagnozzi, Arnaldo Tassi Alberto Fregola, Azzo Zanghieri Pubblicità A.D.A. Associazione Direttori Albergo Viale delle Medaglie d’Oro, 201 00136 Roma Tel. (39) 06 35 40 39 33 Fax. (39) 06 97 27 00 19 e-mail: segreteria@adanet.it Impaginazione e stampa EUROLIT Via Bitetto, 39 00133 Roma Tel. 06.2015137 Fax 06.2005251 e-mail: eurolit@eurolit.it Associato all’USPI Unione Stampa Periodica Italiana Autor. Tribunale di Roma N. 30/2002 del 24/1/2002 Poste Italiane SpA - Sped. in abb. postale D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 1, DCB Roma ©ADASERVIZI Soc. Coop. arl Finito di stampare Luglio 2008 # # # # # # # 12 Qualsiasi riproduzione anche parziale è vietata senza preventiva autorizzazione. Tutto il materiale inviato non sarà restituito e resta di proprietà dell’Editore. Lettere e articoli firmati impegnano solo la responsabilità degli autori. Le proposte pubblicitarie implicano la sola responsabilità degli inserzionisti. La rivista è distribuita gratuitamente. Impresa_e_diritto “ ” LA GESTIONE AZIENDALE dei provvedimenti disciplinari Vincenzo Meleca L a gestione delle risorse umane in azienda dovrebbe essere prioritariamente effettuata attraverso corrette politiche per la loro motivazione (per lo più con strumenti a contenuto economico o comunicativo) e valorizzazione (essenzialmente con interventi formativi e di crescita professionale). Accade però che, nonostante la buona volontà di molti dei soggetti aziendali, un lavoratore assuma dei comportamenti che contrastano con i suoi doveri e che si renda, pertanto, opportuno od addirittura necessario intervenire sul piano disciplinare. Le note che seguono intendono ricordare a chi in azienda ha la responsabilità di gestire le risorse umane (Direttori d’albergo, capi servizio e, naturalmente, responsabili del personale negli alberghi più strutturati) quelle che sono le regole fondamentali in materia di contenzioso disciplinare. Un necessaria precisazione va fatta immediatamente: l’iter disciplinare di cui accenneremo è riferito soltanto ai lavoratori subordinati dipendenti dal datore di lavoro che lo attiva. Questi non può (e non deve!) utilizzare il suo potere disciplinare nei confronti di altri lavoratori presenti in azienda, come quelli autonomi (collaboratori coordinati e continuativi a progetto e non a progetto, occasionali, agenti e rappresentanti) o come quelli dipendenti da altri datori di lavoro (somministrati -meglio conosciuti come interinali-, distaccati, appaltati) od, infine, con quelli che lavoratori non sono (stagisti, tirocinanti)1. L’inquadramento normativo Chiunque desideri affrontare l’argomento con un minimo di competenza non può prescindere dal conoscere le norme di riferimento fondamentali, che sono, da un lato, pur nella loro necessaria genericità, gli articoli 2104 e 2105 del Codice civile e l’art. 20 del recentissimo Testo Unico sulla sicurezza del lavoro2. Codice civile Art. 2104 - Diligenza del prestatore di lavoro 1. Il prestatore di lavoro deve usare la diligenza richiesta dalla natura della prestazione dovuta, dall’interesse dell’impresa e da quello superiore della produzione nazionale 2. Deve inoltre osservare le disposizioni per l’esecuzione e per la disciplina del lavoro impartite dall’imprenditore e dai collaboratori di questo dai quali gerarchicamente dipende. L’eventuale esercizio del potere disciplinare derivante dall’art. 7 dello Statuito dei lavoratori nei confronti di questi lavoratori comporta, nel migliore dei casi per il datore di lavoro, l’annullamento giudiziario della sanzione fino ad arrivare, in concorso con altri errori gestionali, alla conversione del rapporto in rapporto di lavoro subordinato (se era autonomo o di tirocinio) o alla conversione del rapporto in capo al datore utilizzatore (nel caso di somministrazione, appalto o distacco). Ove il comportamento di tali lavoratori fosse ritenuto non corretto, il datore di lavoro utilizzatore potrà risolvere anticipatamente il rapporto di lavoro autonomo o di tirocinio o informare il datore di lavoro fornitore del comportamento sopra accennato, chiedendo a lui di intervenire sul piano disciplinare e, nei casi più gravi, inibendo al lavoratore indesiderato l’accesso ai locali aziendali. 2 Decreto Legislativo 9 aprile 2008 n. 81. 1 13 “ Impresa_e_diritto ” Codice civile Art. 2105 - Obbligo di fedeltà 1. Il prestatore di lavoro non deve trattare affari per conto proprio o di terzi, in concorrenza con l’imprenditore, né divulgare notizie attinenti all’organizzazione e ai metodi di produzione dell’impresa, o farne uso in modo da poter arrecare ad essa pregiudizio. (°) (°) Nei casi più gravi di violazione di tale obbligo, possono persino configurarsi i reati di cui agli artt. 622 e 623 del Cod. penale, riguardanti la rivelazione di segreti professionali, scientifici od industriali D.Lgs. 9 aprile 2008 n. 81 Art. 20 - Obblighi dei lavoratori 1. Ogni lavoratore deve prendersi cura della propria salute e sicurezza e di quella delle altre persone presenti sul luogo di lavoro, su cui ricadono gli effetti delle sue azioni od omissioni, conformemente alla sua formazione, alle istruzioni e ai mezzi forniti dal datore di lavoro. 2. I lavoratori devono in particolare: a) contribuire, insieme al datore di lavoro, ai dirigenti e ai preposti, all’adempimento degli obblighi previsti a tutela della salute e sicurezza sui luoghi di lavoro; b) osservare le disposizioni e le istruzioni impartite dal datore di lavoro. Dai dirigenti e dai preposti, ai fini della protezione collettiva ed individuale; c) utilizzare correttamente le attrezzature di lavoro, le sostanze e i preparati pericolosi, i mezzi di trasporto nonché i dispositivi di sicurezza; d) utilizzare in modo appropriato i dispositivi di protezione messi a loro disposizione; e) segnalare immediatamente al datore di lavoro, al dirigente o al preposto le deficienze dei mezzi e dei dispositivi di cui alle lettere c) e d), nonché qualsiasi eventuale condizione di pericolo cui vengano a conoscenza, adoperandosi direttamente, in caso di urgenza, nell’ambito delle proprie competenze e possibilità e fatto salvo l’obbligo di cui alla lettera f) per eliminare o ridurre le situazioni di pericolo grave e incombente, dandone notizia al rappresentante dei lavoratori per la sicurezza; f) non rimuovere o modificare senza autorizzazione i dispositivi di sicurezza o di segnalazione o di controllo; g) non compiere di propria iniziativa operazioni o manovre che non sono di loro competenza ovvero che possono compromettere la sicurezza propria o di altri lavoratori; h) partecipare ai programmi di formazione e di addestramento organizzati dal datore di lavoro; i) sottoporsi ai controlli sanitari previsti dal presente decreto legislativo o comunque disposti dal medico competente. 3. I lavoratori di aziende che svolgono attività in regime di appalto o subappalto, devono esporre apposita tessera di riconoscimento, corredata di fotografia, contenente le generalità del lavoratore e l’indicazione del datore di lavoro. Tale obbligo grava anche in capo ai lavoratori autonomi che esercitano direttamente la propria attività nel medesimo luogo di lavoro, i quali sono tenuti a provvedervi per proprio conto. 14 “ Impresa_e_diritto Decisamente più rilevanti sotto il profilo operativo sono invece l’art. 7 dello Statuto dei lavoratori3 e le norme del Contratto collettivo nazionale di lavoro applicato dal datore specificamente riferite ai doveri del lavoratore e, nel caso di loro violazione, alle relative sanzioni disciplinari. Ai nostri fini, il CCNL preso in considerazione è quello ” per le imprese turistico-alberghiere stipulato da Federalberghi. Molte altre sono ovviamente le norme che possono, di volta in volta, essere prese in considerazione, ma non è certo questa l’occasione per tediare il lettore. Ove necessario, ne citeremo soltanto alcune quando, nel corso della trattazione, dovesse risultare importante. Legge 20 maggio 1970 n. 300 Art. 7 – Sanzioni disciplinari 1. Le norme disciplinari relative alle sanzioni, alle infrazioni in relazione alle quali ciascuna di esse può essere applicata ed alle procedure di contestazione delle stesse, devono essere portate a conoscenza dei lavoratori mediante affissione in luogo accessibile a tutti. Esse devono applicare quanto in materia è stabilito da accordi e contratti di lavoro, ove esistano. 2. Il datore di lavoro non può adottare alcun provvedimento disciplinare nei confronti del lavoratore senza avergli preventivamente contestato l’addebito e senza averlo sentito a sua difesa. 3. Il lavoratore potrà farsi assistere da un rappresentante dell’associazione sindacale cui aderisce o conferisce mandato. 4. fermo restando quanto disposto dalla Legge 15 luglio 1966 n. 604, non possono essere disposte sanzioni disciplinari che comportino mutamenti definitivi del rapporto di lavoro (°); inoltre, la multa non può essere disposta per un importo superiore a quattro ore della retribuzione base e la sospensione dal servizio e dalla retribuzione per più di 10 giorni. 5. In ogni caso, i provvedimenti disciplinari più gravi del rimprovero verbale non possono essere applicati prima che siano trascorsi cinque giorni dalla contestazione per iscritto del fatto che vi ha dato causa. 6. Salvo analoghe procedure previste dai contratti collettivi di lavoro e ferma restando la facoltà di adire l’autorità giudiziaria, il lavoratore al quali sia stata applicata una sanzione disciplinare può promuovere, nei venti giorni successivi, anche per mezzo dell’associazione alla quale sia iscritto ovvero conferisca mandato, la costituzione, tramite l’ufficio provinciale del lavoro e della massima occupazione, di un collegio di conciliazione ed arbitrato, composto da un rappresentante di ciascuna delle parti e da un terzo membro scelto di comune accordo o, in difetto di accordo, nominato dal direttore dell’ufficio del lavoro. La sanzione disciplinare resta sospesa fino alla pronuncia del collegio. 7. Qualora il datore di lavoro non provveda, entro dieci giorni dall’invito rivoltogli dall’ufficio del lavoro a nominare il proprio rappresentante in seno al collegio di cui al comma precedente, la sanzione disciplinare non ha effetto. Se il datore di lavoro adisce l’autorità giudiziaria, la sanzione resta sospesa fino alla definizione del giudizio. 8. Non può tenersi conto ad alcun effetto delle sanzioni disciplinari decorsi due anni dalla loro applicazione. (°) Il licenziamento come sanzione disciplinare è stato riconosciuto legittimo soltanto dopo le sentenze della Corte Costituzionale n. 204 del 29 novembre 1982 e n. 427 del 2 agosto 1989 3 Legge 20 maggio 1970 n. 300. 16 “ Impresa_e_diritto L’iter procedurale Passiamo quindi ad esaminare passo per passo il corretto iter procedurale seguendo lo schema seguente: L’affissione del codice disciplinare Affinché tutto l’iter procedurale, ivi compresa l’adozione della sanzione, non sia nullo, è indispensabile che le norme relative alle infrazioni disciplinari, alle sanzioni ed alle procedure siano portate a conoscenza dei lavoratori mediante affissione in luogo accessibile a tutti ed in ciascuna sede lavorativa autonoma. La magistratura ha nel tempo assunto tutta una serie di decisioni che escludono la legittimità di forme di pubblicità diverse dall’affissione, quali, ad esempio, l’affissione dell’intero CCNL oppure, per quanto sembri irrazionale, la consegna diretta al lavoratore di copia del codice disciplinare (con firma per ricevuta). Inoltre, sono state ritenute nulle le sanzioni disciplinari adottate senza che il datore abbia dimostrato che il codice disciplinare fosse regolarmente affisso al momento della commissione dell’infrazione. Il mancato o non corretto adempimento di tale onere comporta la nullità della sanzione adottata, a prescindere dall’accertata effettività dell’infrazione, eccezion fatta per quelle infrazioni concernenti comportamenti manifestamente contrari a norme di diritto penale o di coscienza sociale.4 ” Sotto il profilo dei concreti comportamenti aziendali, nel proporre qui di seguito un facsimile di codice disciplinare e nel ricordare che qualsiasi normativa aziendale che riguardi comportamenti dei lavoratori (ad esempio, normativa sull’orario di lavoro o sulla compilazione di documenti), suggeriamo anche di verificare periodicamente (ad esempio, annualmente) che il codice sia regolarmente affisso, redigendo un breve e sintetico documento che attesti tale verifica5. La rilevazione dell’infrazione Ricordando subito che, fino al momento in cui non si è raggiunta la ragionevole certezza che il comportamento del lavoratore abbia realmente violato i suoi doveri (cioè al termine di tutti gli accertamenti e prima di adottare la sanzione disciplinare), più che di infrazione dovremmo parlare di “presunta” infrazione, nel prosieguo di queste note adopereremo per semplicità il termine infrazione, si pone subito una prima questione: chi è abilitato a rilevare l’infrazione? La risposta non è difficile: chiunque può rilevarla, sia all’interno dell’azienda, sia all’esterno, sia da parte di un altro lavoratore (superiore, collega o collaboratore), sia da parte di persona estranea all’organizzazione aziendale (ad esempio, cliente, fornitore o un comune cittadino). Attenzione però al modo con cui l’infrazione è stata rilevata (ad esempio, con l’impiego di sistemi di controllo a distanza non regolamentati da accordi sindacali od autorizzati dall’Ispettorato del lavoro6), perché una parte largamente maggioritaria della giurisprudenza ritiene che le prove illegittimamente acquisite non siano utilizzabili. La comunicazione dell’infrazione Una volta che qualcuno abbia rilevato l’infrazione, perché possa iniziare l’iter procedurale è ovviamente necessario che il datore di lavoro ne venga messo a conoscenza. In questa fase due sono i problemi: Cfr. Cass. 27 maggio 2004 n. 10201. Il documento deve indicare che è stata effettuata con esito positivo la verifica, la data in cui è stata effettuata, la persona che l’ha fatta. Può essere utile che alla verifica partecipi un rappresentante (sindacale o no) dei lavoratori, facendone menzione nel documento stesso. 6 Cfr. art. 4 Legge 300/70. 4 5 18 “ Impresa_e_diritto ” Facsimile di Codice disciplinare aziendale (Da affiggere in luogo accessibile a tutti i dipendenti ai sensi dell’art. 7 della Legge 300/70 con dimensioni suggerite cm 50x70) (Riportare all’interno del prospetto in facsimile il testo integrale delle norme indicate, peraltro solo a titolo esemplificativo) - chi è “datore di lavoro”? Nelle piccole e piccolissime imprese la risposta è semplice, perché il datore di lavoro è una persona fisica facilmente identificabile e rintracciabile. Il problema è di soluzione un po’ più complessa nelle imprese più grandi, in cui l’organizzazione prevede una struttura gerarchica a vari livelli di responsabilità. In queste realtà, ai fini disciplinari, sono considerati “datore di lavoro” tanto coloro che ricoprono funzioni di rappresentanza (sia ad alto livello come ad esempio amministratori delegati e direttori generali che a livello più basso, come capi ufficio, capi servizio, capi reparto), quanto quelli che ricoprono funzioni specialistiche nel campo della gestione del personale (direttori e responsabili delle risorse umane). Non essendo momentaneamente reperi- 20 bili tali figure, per la magistratura è considerato “datore di lavoro” la prima interfaccia col mondo esterno (addetto portineria, centralinista). L’identificazione di chi rappresenta l’azienda e riceve la comunicazione è importante ai fini del principio della tempestività, di cui parleremo a proposito della fase legata alla contestazione; - quale è la forma della comunicazione? In genere le norme sono alquanto vaghe in proposito, per cui, in assenza di indicazioni particolari (come, ad esempio, nel caso di assenza alla visita di controllo in caso di malattia, per la quale la comunicazione deve avvenire in forma scritta da parte della competente struttura sanitaria), occorre fare ricorso al buon senso, privilegiando la forma scritta. “ Impresa_e_diritto Gli accertamenti preliminari Bene, finalmente l’azienda ha avuto notizie che un suo dipendente potrebbe aver commesso un’infrazione. Il buon senso (ancora una volta chiamato in causa!) vorrebbe che venissero effettuati tutti i riscontri necessari ad accertare che vi sia stata effettivamente un’infrazione, chi l’abbia commessa, quali prove siano assumibili, eccetera. In realtà, questa attività viene ritenuta illecita dalla magistratura perché potrebbe ledere i diritti a difesa del lavoratore7. Quindi, per evitare questo rischio, è bene che la struttura aziendale responsabile della gestione del contenzioso disciplinare si limiti a verificare che sia avvenuto l’evento denunciato, che questo possa configurarsi come infrazione disciplinarmente rilevante8 ed, infine, che vi sia un nesso causale che leghi l’evento ad uno o più lavoratori. A questo punto, ci si dovrebbe fermare e passare alla fase successiva, decisamente più formale. La contestazione degli addebiti Se, come abbiamo appena accennato, dagli accertamenti preliminari risulta che vi sia un legame tra l’infrazione ed un lavoratore, è a questo punto indispensabile che a questi venga effettuata una formale contestazione. Questa deve essere, sotto pena di nullità, scritta e contenere gli elementi essenziali che consentano al lavoratore di conoscere esattamente che cosa gli si addebita e cioè: - la collocazione temporale dell’evento; - la collocazione geografica; - i fatti contestati, riassunti in modo sintetico ed esauriente e senza qualificarli e senza che vi si possa trovare una forma di giudizio anticipato; - il termine entro il quale il lavoratore potrà presentare gli argomenti a propria difesa9; - l’eventuale sospensione cautelare non disciplinare (che tratteremo più in dettaglio successivamente); ” Un consolidato orientamento giurisprudenziale esclude che sia necessario indicare nella contestazione i nominativi di chi ha segnalato l’infrazione e di chi, eventualmente, vi ha assistito. Il CCNL del turismo non prevede, come invece fanno taluni altri contratti, che nella contestazione vengano obbligatoriamente indicati eventuali precedenti provvedimenti disciplinari adottati nei confronti del lavoratore (c.d. recidiva, che diventa recidiva specifica nel caso in cui le precedenti sanzioni riguardino infrazioni dello stesso tipo). Abbiamo accennato in precedenza al cosiddetto “principio di tempestività”: questo è un principio che si applica proprio alla fase della contestazione e consiste nel fatto di non far trascorrere un lasso di tempo eccessivamente lungo tra il momento in cui l’azienda ha avuto conoscenza dell’evento (infrazione) ed il momento in cui il lavoratore viene messo a conoscenza delle accuse a suo carico. Nulla dicono la legge ed i contratti collettivi circa cosa si intenda esattamente per tempestività: a nostro parere, questa si misura in termini di giorni, tutt’al più di un paio di settimane, non certo oltre. Per concludere questa rapida trattazione delle principali caratteristiche della contestazione non possiamo dimenticarci di un aspetto importante, quello della notificazione al lavoratore della lettera di contestazione. In assenza di specifiche modalità indicate dalla contrattazione collettiva, anche aziendale, il metodo di gran lunga migliore è quello della consegna brevi manu, della lettera, con sottoscrizione da parte del lavoratore di copia conforme. Se il lavoratore si rifiuta di riceverla, teoricamente la notificazione si ha per avvenuta, ma il datore di lavoro dovrebbe provare con testimoni il rifiuto stesso, prova non facile e, talora, non accettata dai giudici, per cui il passaggio successivo è giocoforza quello della spedizione postale con “piego raccoman- Viene mutuato in tale fase il principio penale accusatorio, per cui, nel momento in cui le indagini su un reato portano ad individuare una persona coinvolta, questa viene iscritta nel c.d. registro degli indagati, ma non appena si concretizzano elementi a suo carico, l’indagato viene informato mediante apposita comunicazione (avviso di garanzia), concettualmente simile alla contestazione degli addebiti, di cui parleremo nel punto successivo. 8 Se l’evento denunciato sembra avere rilevanza penale (ad esempio ammanchi di cassa, furti di o nei bagagli di clienti) è indispensabile, a parere dello scrivente, rivolgersi ad un serio professionista esperto della materia (avvocato penalista) ed, eventualmente procedere, sul piano penale, con esposto denuncia alle competenti autorità, in parallelo con l’iter disciplinare. 9 L’art. 7 della Legge 300/70 parla di cinque giorni, l’art. 118 del CCNL del turismo precisa che non deve essere “inferiore a cinque giorni”. È nostro parere non allungare il termine indicato dallo Statuto dei lavoratori. 7 22 Immaginate una nuova forma di indipendenza Unitevi alla forza di Accor: 4000 hotel in 90 paesi. Leader mondiale nel segmento economy e midscale. > Hotel 3 stelle economici e non standardizzati. > Dove nel prezzo sono compresi: camera, prima colazione, internet e molti altri servizi. > Ubicati in centro città o aree commerciali. > Obiettivo 2010: 10.000 camere in Europa. > Hotel 4 stelle contemporanei non standardizzati. > Un proprio stile, professionalità e passione per il servizio. > Ubicati in centro città o aree commerciali. > 762 hotel in 52 paesi, oltre 1000 nel 2010 Venite a conoscerci. Partecipate alle nostre presentazioni nelle principali città italiane . Informazioni: Tel. +39 02 26 90 42 26 - E-mail: info.franchising@accor-hotels.it - www.franchising.accor-hotels.it “ Impresa_e_diritto dato” con avviso di ricevimento10. Per i casi più gravi, quelli in cui si può ragionevolmente presumere che la sanzione possa arrivare al licenziamento, è bene ricorrere agli ufficiali giudiziari od al messo comunale11. La sospensione cautelare Se i fatti addebitati sono di notevole gravità (ad esempio, nel caso di aggressione fisica ad un altro lavoratore), tale da ritenere incompatibile la presenza in azienda del presunto autore dell’aggressione fino a definitivo chiarimento della vicenda può essere opportuno che quest’ultimo non si presenti sul posto di lavoro. Gli va quindi comunicata per iscritto la decisione aziendale in tal senso, contestualmente alla contestazione degli addebiti. In assenza di specifiche disposizioni contrattuali, la sospensione non potrà superare il termine a disposizione del datore per l’adozione del provvedimento disciplinare (dieci giorni successivi alla decorrenza dei termini a difesa del lavoratore, quindi, complessivamente quindici giorni dal momento della notificazione della contestazione) e dovrebbe essere retribuita. Le giustificazioni del lavoratore Dal momento in cui il lavoratore è stato formalmente posto a conoscenza degli addebiti, egli ha diritto a presentare al datore di lavoro (più correttamente, alla struttura aziendale che in concreto gestisce il contenzioso disciplinare). Nulla dicono le norme di legge o di contrattazione collettiva circa la forma in cui le giustificazioni debbono essere presentate, per cui la si deve intendere libera. Sarebbe naturalmente meglio se esse fossero presentate per iscritto, ma, ove ciò non accadesse, è senz’altro opportuno che chi le riceve verbalmente ne prenda appunto scritto (non costituisce ” elemento di prova giudiziale, ma è comunque sempre una forma di registrazione delle giustificazioni). Come abbiamo sopra accennato, il lavoratore ha a disposizione per presentare le sue giustificazioni un periodo di almeno 5 giorni (che, salvo espressa e diversa previsione contrattuale, sono da intendersi di calendario), soltanto decorsi i quali il datore di lavoro può adottare eventuali sanzioni disciplinari12. L’assistenza sindacale L’art. 7 dello Statuto prevede espressamente che il lavoratore coinvolto in un procedimento disciplinare possa farsi assistere da un rappresentante sindacale dell’associazione cui aderisce od al quale, se non fosse iscritto, conferisce mandato. È diffusa opinione che tale assistenza sia riferita al momento della presentazione delle giustificazioni, ma tale opinione è errata, nel senso che l’assistenza può essere richiesta sin dal primo momento, quello cioè che si concretizza con la comunicazione delle contestazioni. L’intervento del rappresentante sindacale non può essere rifiutato né boicottato dal datore, sotto pena non solo di nullità della sanzione disciplinare eventualmente adottata, ma anche di coinvolgimento in una procedura di comportamento antisindacale13. In talune aziende è invalso l’uso che l’assistenza sindacale venga prestata non da uno ma da più rappresentanti sindacali. Riteniamo ciò non corretto, ma se ciò accade da tempo (o addirittura risulta da accordi aziendali) non c’è che da continuare a tollerarlo, almeno finchè con azioni coerenti non si riesca a rientrare nell’applicazione letterale della norma. Accade talora che il lavoratore, anziché richiedere l’assistenza di un rappresentante sindacale, chieda l’assi- Il piego raccomandato consiste semplicemente nella stessa lettera di contestazione idoneamente piegata e non imbustata, spedita al domicilio del lavoratore, così come risultante dai files aziendali. 11 Sulle difficoltà legate alla notificazione, in particolare dovute a tutti i mezzi posti in essere dal lavoratore per rifiutarne o non consentirne la consegna si potrebbe scrivere un lungo trattato, che risparmiamo al lettore. 12 Vi sono state alcune recenti sentenze della magistratura che hanno ritenuto lecita l’adozione delle sanzioni prima della scadenza del termine, nel caso in cui il lavoratore abbia presentato le sue giustificazioni subito, senza riservarsi di integrarle entro la scadenza dei 5 giorni. Al di la’ della non condivisione di tale orientamento giurisprudenziale sotto il profilo teorico dell’interpretazione delle norme, riteniamo di non condividerlo neppure sul piano concreto: perché rischiare che un giudice -di orientamento diverso da quello appena citato- dichiari lesi i diritti fondamentali del lavoratore, annullando l’eventuale sanzione, soltanto per non aver atteso lo spirare di in termine tutto sommato brevissimo, come sono i famosi 5 giorni più volte citati? 13 Ex art. 28 della Legge 300/70. 10 24 “ Impresa_e_diritto stenza di un legale: sconsigliamo decisamente chi gestisce per l’azienda il contenzioso disciplinare di aderire a tale richiesta. Gli accertamenti Non appena la contestazione è stata regolarmente notificata al lavoratore, il datore di lavoro ha il pieno diritto (e, aggiungiamo noi, il pieno dovere) di effettuare tutti gli accertamenti che gli consentano di formarsi un’opinione su quanto accaduto. Nell’ambito di tali accertamenti è assolutamente opportuno che vengano assunte il maggior numero di prove oggettive e documentali, nonché vengano formalizzate per iscritto e sottoscritte le eventuali testimonianze, sia sulla base della prima segnalazione e degli accertamenti preliminari, sia sulla scorta delle giustificazioni fornite dal lavoratore. Sotto il profilo operativo, ci infine permettiamo un suggerimento: non prendere come verità assolute le dichiarazioni del responsabile del lavoratore, soprattutto se le infrazioni contestate riguardano proprio i rapporti interpersonali dei due. Le sanzioni disciplinari Una volta che il datore di lavoro ha effettuato la contestazione, ha ottenuto le giustificazioni del lavoratore ed ha effettuato tutti i necessari ed opportuni accertamenti dovrebbe avere a disposizione tutti gli elementi per poter decidere se adottare o meno un provvedimento disciplinare. A proposito di provvedimenti o sanzioni disciplinari, la terminologia utilizzata dal legislatore e da molti contratti collettivi (adozione, irrogazione, applicazione) può talora confondere. Tentando di chiarire questo aspetto, i termini “adozione”, “applicazione” od “irrogazione” dovrebbero indicare la decisione assunta dal ” datore di lavoro e formalizzata con relativa comunicazione al lavoratore, mentre con il termine “esecuzione” si intende la concreta realizzazione delle conseguenze delle sanzione stessa (l’effettiva trattenuta in busta paga, nel caso della multa o della sospensione, l’effettiva mancata prestazione nel caso della sospensione). In questa fase dovrebbero trovare applicazione concreta due principi, il principio di proporzionalità -in base al quale ad una infrazione lieve deve corrispondere una lieve sanzione- ed il principio di progressività -per il quale, in funzione del ripetersi di infrazioni disciplinari, anche di lieve entità, è possibile adottare sanzioni progressivamente più gravi-. A proposito di quest’ultimo principio, tanto le norme di legge quanto quelle derivanti dal CCNL precisano che non può tenersi in alcun conto delle sanzioni disciplinari, una volta decorsi 2 anni dalla loro applicazione14. Ricordando che ben può il datore di lavoro rinunciare ad irrogare sanzioni ove non ritenga sufficientemente provata la responsabilità del lavoratore, ma anche per motivi di opportunità gestionale, laddove, per contro, intenda procedere dovrà fare rigoroso riferimento a quanto indicato dal CCNL15 che, nel settore alberghiero, ha modificato le previsioni della Legge 300/7016 e così individuato le possibili sanzioni disciplinari17: - rimprovero verbale - rimprovero scritto - multa di importo non superiore a 3 ore della retribuzione base oraria - sospensione dal lavoro e dalla retribuzione fino a 5 giorni - licenziamento con preavviso (c.d. “per giustificato motivo”) - licenziamento senza preavviso (c.d. “per giusta causa”). Il che non vuol dire che non se ne dovrà avere registrazione… Cfr. artt. 118 e 167. 16 L’art. 7 dello Statuto dei lavoratori prevedeva infatti le seguenti sanzioni: rimprovero verbale; multa di importo non superiore a 4 ore della retribuzione base oraria; sospensione dal lavoro e dalla retribuzione fino a 10 giorni; licenziamento. Il licenziamento come sanzione disciplinare è stato riconosciuto legittimo soltanto dopo le sentenze della Corte Costituzionale n. 204 del 29 novembre 1982 e n. 427 del 2 agosto 1989. 17 In occasione di un incontro con alcuni Direttori d’albergo ci era stato chiesto se fosse possibile (rectius: lecito!) trasferire un lavoratore per motivi disciplinari. La risposta non può che essere negativa. Il trasferimento, ai sensi dell’art. 2103 Cod. civ., è una modifica definitiva e non temporanea della sede di lavoro conseguente esigenze tecniche, organizzative e produttive. Recenti interventi della magistratura del lavoro hanno ritenuto lecito il trasferimento di un lavoratore il cui comportamento nei confronti dei colleghi non era del tutto corretto: in tal caso si è ritenuto che il trasferimento per “incompatibilità ambientale” fosse dovuto ad esigenze di tipo organizzativo e che, pertanto, fosse lecito. 14 15 25 “ Impresa_e_diritto Sotto il profilo operativo riteniamo opportuno evidenziare alcuni aspetti gestionali: - scelta della sanzione: oltre i principi di proporzionalità e di progressività, dovrebbe essere ancora una volta il principio del buon senso, in base al quale occorrerebbe coinvolgere in questa fase il diretto responsabile del lavoratore; - termini entro i quali adottare la sanzione: in assenza di specifiche norme di legge, è sovente intervenuta la contrattazione collettiva a prevedere dei termini entro i quali il datore di lavoro deve adottare la sanzione disciplinare18. Il superamento di tali termini provoca, secondo la consolidata giurisprudenza, la nullità della sanzione stessa19. - forma e contenuto della comunicazione della sanzione: la comunicazione deve essere effettuata in forma scritta (vi è qualche dubbio per quel che concerne il rimprovero verbale, ma se si vuole che questa sanzione possa costituire ed essere utilizzata come precedente, occorrerà comunicarla per iscritto), contenere il riferimento alla contestazione (meglio ancora, ripetendo con gli stessi termini i fatti in essa addebitati), accennare ai motivi per i quali non sono state accolte (in tutto od in parte) le giustificazioni eventualmente fornite dal lavoratore) ed, infine, nel caso della sospensione, indicare che le date in cui il lavoratore dovrà effettivamente scontare la sanzione saranno precisate con successive comunicazioni aziendali. - notificazione della comunicazione della sanzione: di norma, si seguiranno le stesse procedure già indicate a proposito della comunicazione della contestazione degli addebiti. Taluni CCNL, tra i quali quello del settore alberghiero, prevedono che la sanzione disciplinare debba essere comunicata con lettera raccomandata; ” - multa: l’importo trattenuto dovrà essere devoluto ad istituti pubblici previdenziali o centri di ricerca scelti dalle parti contrattuali collettive20; - sospensione: per questo tipo di sanzione è necessario coinvolgere ancora il responsabile gerarchico del lavoratore, in modo che sia lui ad indicare i giorni esatti in cui il lavoratore non si dovrà presentare al lavoro, nel rispetto di due regole fondamentali: innanzitutto, nel caso di sanzione di più giorni di sospensione, questi ben potranno essere frazionati in singole giornate; in secondo luogo, i giorni di sospensione non dovranno precedere o seguire i giorni di riposo settimanale o le eventuali festività infrasettimanali; - licenziamento: l’estrema gravità della sanzione, con una serie di possibili conseguenze sia sul comportamento degli altri lavoratori, sia sotto il profilo dei rapporti sindacali, comporta necessariamente il coinvolgimento del vertice aziendale e l’assistenza di un serio ed esperto avvocato giuslavorista. il CCNL del settore alberghiero prevede che la sanzione debba essere adottata e comunicata al lavoratore entro i dieci giorni successivi alla scadenza dei termini (a loro volta decorrenti dalla data di notifica della contestazione) entro i quali il lavoratore ha diritto di presentare le sue giustificazioni. 19 Cfr. da ultima Cass. 18 marzo 2008, n. 7295. 20 L’affermazione sembra banale se non addirittura superflua, ma non è raro il caso che qualche imprenditore si dimentichi di tale adempimento, cosa che potrebbe configurare il reato di appropriazione illecita… 18 26 Quadriga Italia al n.ro 02 334201 oppure visitate il sito www.quadriga.com Per maggiori informazioni contattate State-of-the-art Hospitality Genesis offre allospite, nella sua camera, contenuti audio e video on-demand multilingue, Internet veloce e servizi di comunicazione avanzata. Scegliendo Genesis ho confermato la mia fiducia in Quadriga, mio partner da anni, forte anche della professionalità costantemente dimostrata e leccellente servizio di assistenza. Fabrizio Roscioli, sempre alla ricerca dellesclusività per i suoi ospiti, ha scelto Quadriga per offrire il meglio dei servizi multimediali interattivi e dintrattenimento. Oggi è in buona compagnia: 30.000 camere dhotel in Italia e 190.000 in Europa e Medio Oriente, sono fornite del sistema che è considerato lo stato dellarte per lintrattenimento in camera. Genesis: lo stato dellarte dellintrattenimento in hotel presente in 30.000 camere in Italia Fabrizio Roscioli, Hotel Claridge e Hotel Universo - Roma Ci sono 30.000 buoni motivi che mi hanno convinto a scegliere Genesis per i miei ospiti “ Impresa_e_diritto L’impugnazione della sanzione disciplinare Il lavoratore cui sia stato irrogato un provvedimento disciplinare ha ovviamente diritto di non essere d’accordo e, di conseguenza, di impugnarlo nelle sedi competenti. Queste, in estrema sintesi sono le varie possibilità di impugnazione, che prevedono tutte la sospensione dell’esecuzione della sanzione: - in sede sindacale: molti CCNL prevedono espressamente la possibilità di impugnare il provvedimento presso appositi organi bilaterali costituiti tra le associazioni dei datori di lavoro e quelle sindacali. Nel settore turistico alberghiero tale opzione è prevista e regolamentata dall’art. 26 del relativo CCNL; - in sede amministrativa (ex art. 7 Legge 300/70): prevista dal più volte richiamato art. 7 dello Statuto dei lavoratori, consente al lavoratore di rivolgersi al Collegio di arbitrato e conciliazione istituito presso la competente Direzione provinciale del lavoro entro 20 giorni dall’applicazione della sanzione; - in sede amministrativa (ex art. 410 Cod. proc. civile): il lavoratore può anche rivolgersi all’apposita Commissione di conciliazione; - in sede giudiziaria (ex art. 413 Cod. proc. civile): una volta esperito inutilmente il tentativo di conciliazione effettuato in una delle sedi precedenti, il lavoratore può infine ricorrere al Giudice del lavoro Ove si dovesse arrivare a questo punto, è praticamente indispensabile che il datore di lavoro richieda l’assistenza dell’associazione imprenditoriale cui aderisce e, nel caso di impugnazione giudiziaria, di un esperto consulente legale giuslavorista. Note conclusive Concluderemo questa rapida disamina sulla gestione aziendale del contenzioso disciplinare con una serie di brevissime riflessioni: - la gestione ottimale delle risorse umane si realizza prioritariamente con la loro motivazione e questa, a sua volta, necessita di buoni e continui rapporti interperso- ” nali diretti, di opportunità di crescita professionale (con addestramento, formazione e job rotation), di miglioramenti economici (incrementi retributivi fissi o variabili), o di riconoscimenti aggiuntivi rispetto quelli contrattuali collettivi (fringe benefits). Il ricorso alle sanzioni disciplinari dovrebbe rappresentare soltanto l’estremo strumento gestionale; - il comportamento vessatorio nei confronti di un lavoratore (mobbing), posto in essere dai colleghi (bullying) o dai capi (bossing) va affrontato con lo strumento disciplinare non solo e non tanto al fine di sanzionare i loro comportamenti illeciti quanto anche per tutelare il datore di lavoro sotto il profilo delle responsabilità che gli vengono imposte in particolare dall’art. 2087 Cod. civ.21. - l’eccessivo ricorso allo strumento disciplinare nei confronti di un lavoratore può comportare il rischio che esso venga interpretato dal giudice come forma di mobbing, con possibili conseguenze sul piano delle responsabilità civile e persino penale; - ancora, se il ricorso allo strumento disciplinare è eccessivo, riguarda una molteplicità di lavoratori22 o intende sanzionare infrazioni derivanti in tutto o in parte da condizioni oggettive (ad esempio, ritardi dovuti a traffico privato eccessivo o all’inaffidabilità della puntualità dei trasporti pubblici), nelle imprese dove è presente il sindacato è assai probabile che questo intervenga, con tutti gli strumenti a sua disposizione e le conseguenze del caso; - la concreta gestione delle procedure non è, come è facile comprendere, semplice e necessita di competenze specifiche. Banali errori formali comportano la nullità dell’intera procedura e della sanzione, con riflessi molto negativi sull’intera azienda, soprattutto nel caso di riforma dei provvedimenti disciplinari più gravi. È importante quindi che, se in azienda non vi è nessuno che abbia tali competenze, le si vada a cercare all’esterno. vincenzomeleca@yahoo.it Art. 2087 Cod. civile – Tutela delle condizioni di lavoro: “L’imprenditore è tenuto ad adottare nell’esercizio dell’impresa le misure che, secondo la particolarità del lavoro, l’esperienza e la tecnica, sono necessarie a tutelare l’integrità fisica e la personalità morale dei prestatori di lavoro”. 22 Per gli appassionati di gestione delle risorse umane, questa situazione viene definita “dicotomia siamese”. 21 28 29 Opinioni_in_libertà “ CAMORRISTA! ” Chi era costui? Giorgio Arcolin F rancamente mi aspettavo che, prima o poi, a stupirci, a farci piangere, a segnarci per sempre sarebbe stato il Vesuvio, con una catastrofica eruzione. Invece, diversi anni fa, qualcuno cominciò a bisbigliare di “rifiuti speciali” depositati in Campania; col tempo la voce prese corpo, i giornali ne parlavano sempre più spesso; apparvero quindi personaggi importanti con la qualifica di “Commissari straordinari”, o qualcosa di simile, perché il problema si era ingrandito, a Napoli non era più possibile smaltire i rifiuti urbani, per i quali i napoletani pagano regolarmente una tassa. Il mormorio era già diventato clamore, quando, nell’aprile 2006, uscì l’ormai famoso libro “Gomorra” nel quale Roberto Saviano spiega per filo e per segno come funziona in Campania il “Sistema”, così ora si chiama la camorra, che svolge attività criminose come: droga, armi, 4mila morti ammazzati in 30anni per sgarri o vendette, abusi edilizi, illeciti industriali, ecc.ecc., non solo in Italia, ma disseminate, le attività, in tutto il mondo. Da pag.310 a pag.331 Saviano descrive quello che lui definisce “l’emblema più concreto d’ogni ciclo economico” cioè le discariche: come il Sistema le occupò per depositarvi i rifiuti speciali provenienti da tutt’Italia; come ottenne “regolari” permessi per trasportarli; come sono stati “camuffati” per nasconderli/mescolarli; come “giovani laureati del sud, senza padri avvocati o notai, divenivano mediatori dopo qualche anno passato negli USA o in Inghilterra a specializzarsi in politiche dell’ambiente”, veri e propri stakeholders itineranti che stipulano contratti per lo smaltimento di rifiuti high-tech e simili. 30 Nessuno ha smentito Saviano, solo da un irrecuperabile romantico mi sono sentito dire “naturale è un romanzo, fantasie scritte per aumentare le vendite”; l’incredibile è che nessuno, visto che le discariche erano ormai piene, come quelle del “romanzo”, non abbia pensato di realizzare tempestivamente alcuni “termovalorizzatori”, invece la popolazione napoletana è stata ingannata con racconti cervellotici come “quelli del Nord li hanno fatti, funzionano, ma rovinano l’ambiente ed uccideranno la gente con i loro scarichi inquinanti”. Tutto ciò non creò allarmi, rimanemmo tranquilli, affascinati dalla fabulazione politica, dalla TV, dai concorsi a premi e dalla credenza fatale che ci sia sempre l’uomo della provvidenza. Così, verso la fine del 2007, vi fu il tracollo, l’esplosione; ora la vicenda, stigmatizzata dai mass media di tutto il mondo, è divenuta il fatto più catastrofico del secolo, peggio dell’attentato alle due torri di New York, rendendo sempre più scura l’ombra che già si stendeva sull’Italia e gli italiani. Intanto sta crescendo l’interesse per il libro di Roberto Saviano, egli è stato in TV ad Annozero giovedì scorso ed ha riscosso un’ottima audience. Con questo stato d’animo ho frugato nella mia mente per cercare qualcosa, di cui avevo un vago ricordo, che spiegasse la nascita della camorra, un libro certamente, ed ecco a venirmi in mente un’antica canzone napoletana: Nuje nun simmo Cravunari / Nuje nun simmo Rialisti. / Ma facimmo i Cammurristi / Jammo n’…a chille e a chisti. Con la soddisfazione di aver ricordato la cosa giusta, sono andato allo scaffale dove tengo i libri di storia ed ho sfilato il volume “Usi e costumi di Napoli e “ Opinioni_in_libertà contorni” a cura di Francesco De Bourcard, ristampa del 1970, la prima edizione comparve nel 1857. È il libro adatto, da pag. 835 alla 862 c’è il tema “Il camorrista e la camorra” del Cav. Carlo Tito Dalbono, critico letterario 1817-1880. Si suole dire che più indietro guardi più lontano vedi. Se però, accanto allo scritto di Dalbono, metto quello di Saviano, vedo che è maledettamente difficile dipanare la matassa, perciò fate come me, aspettatevi l’inaspettabile. Nell’attesa, per ammazzare il tempo, canticchiate l’antica canzone popolare napoletana, di cui la strofa riportata sopra. ” “Usi e costumi di Napoli e contorni” attualmente costa € 120,00, un’edizione anastatica di Marotta & Marotta Napoli, in numero limitato di copie; non si trova più quella di Longanesi & C. Milano, una bell’edizione in cofanetto, che pagai circa L.20.000, nel 1970. Si tratta di una raccolta di oltre 60 temi d’autori diversi, sicuramente un’opera interessante che vi suggerirei di leggere, se avete fortuna potreste trovarla nel mercato dell’usato. Longanesi & C. farebbe bene cogliere questo particolare momento per ristamparla. Intanto ne faccio qui di seguito un “riassunto da risvolto”. “Il camorrista e la camorra” di C.T. Dalbono, dal libro “Usi e costumi di Napoli e contorni” a cura di F. De Bourcard, edizione Longanesi & C. 1970. Nelle prime quattro pagine l’autore traccia un profilo del popolo napoletano, incline, per la mitezza del clima, a condurre una vita all’aperto, a svolgere per strada le attività produttive e commerciali, ad esteriorizzare le consuetudini, i momenti di felicità e d’infelicità; in questo contesto sociale la camorra ebbe modo di estendere le proprie trame per delinquere. L’autore lamenta però le esagerazioni contenute nei molti scritti al riguardo, in tutt’Europa: “… Le questioni di ogni genere mal guardate o mal prese a considerare assumono sovente proporzioni non analoghe alla loro importanza: la esagerazione s’impadronisce delle più lievi incidenze per farne fatti speciali, il caso o la combinazione si eleva a sistema, ovvero è riputato fatto di tutti i giorni quello che è solamente maggiore o minore conseguenza di un tempo… … Il nostro bellissimo paese, non sappiamo se per sua sciagura o per sua attraenza speciale chiama a sé la diligente attenzione di tutta Europa, eccita le svariate suscettibilità, aguzza gli spiriti indagatori e vaghi della moderna letteratura, e di ogni suo vizio o viziosa sua velleità e pieghevolezza forma obietto di esame, di commiserazione, di biasimo agli scrittori in voga… … La restrizione di un governo, che pose lacci a tutto ed anche al pensiero espresso dall’uomo di lettere e dall’artista, fece per lo addietro di più commerci altrettanti privilegi. Il privilegio, la eccezione, e diciamo pure l’astensione della legge divengono abiti, natura.…” Nelle pagine successive narra del tortuoso rapporto tra le autorità di governo e la camorra nata proprio per il bizzarro comportamento degli organi dello Stato. Durante il regno Borbonico la dissoluzione della società civile raggiunse la sua acme, con la conseguenza, finalmente, d’iniziative atte a reprimere il mal costume della camorra. Sorprendente la descrizione del funzionamento delle prigioni; le pene detentive non bastarono, così fu introdotta la deportazione alle Tremiti. È la parte più corposa del testo, 23 pagine: 31 “ Opinioni_in_libertà ” “… Per una inqualificabile oscitanza di rettitudine e anche di forma e di legalità il Municipio di Napoli invece di provvedere con ordinamenti stabili alla nettezza e allo sgombro delle principali vie di questa nostra città, invece di chiamare i faccendieri e i venditori all’osservanza della legge, dava facoltà a’ suoi dipendenti di procedere sui recidivi i renitenti con misure provvidenziali e discrezionali. In nessun paese il potere discrezionale trabocca più facilmente che a Napoli. Più gli uomini sono facili a trascendere, più retta deve sorgergli innanzi la legge… … Il napoletano è singolarmente svelto, pronto, perspicace: egli vi ruba la mano come il cavallo caldo di bocca, e se la legge stessa gli offre un angolo scuro, un vuoto, egli lo invade e lo colma… … Il Municipio allora, non pago dello eletto municipale che è chiamato a farne rispettare le leggi e disposizioni edilizie a annonarie, ecc. pose in giro un suo agente che chiamò il ‘chiazziere’, cioè l’esattore della piazza … Il Municipio volle fare del Chiazziere l’esattore girovago, ma eziandio in questo caso gli mancò l’uomo probo …Quella forma di esigere quel soldo, preso così tra minaccia e sorpresa, suscitò le libidini del camorrista. Il governo esigeva senza norma e senza forma legale dal contadino in piazza, egli si fece un passo indietro e lo aspettò più innanzi. <Vai a vendere con le some cariche, sei certo di tornar con le some vuote e le tasche piene (disse il camorrista) paghi un soldo al governo, pagane uno a me che ne ho bisogno più di lui>… … La camorra aveva aderenti, proseliti e sozi entro luoghi di pena e di espiazione, negli ospedali, tra le file dell’esercito, … Dopo la bassa polizia, l’alta polizia cominciò ad avvalersi del camorrista. E come?Allungandone e distribuendone taluno precariamente o temporaneamente nelle prigioni politiche … qualche camorrista che aveva barattata la vita pel carcere, barattò la vita per la libertà … Del Carretto, per isbarazzarsi appunto di questa crescente scuola e genia di camorristi, propose la relegazione di buona parte di essi a Tremiti, una delle isole dell’Adriatico, … … Tremiti fu lo sgomento dei camorristi … una mesta canzone popolare seguì i camorristi rilegati <Addio patre e matre / Addio frate e sore, / Io vaco a Tremmole e moro / Nce vedimmo all’aternità!>…” Ed ecco l’ultima pagina, anzi mezza, ove l’autore, forse in vista dell’ormai sentita unità d’Italia, era il 1856/7, chiude con un atto di fede, anche lui, come noi, con la credenza fatale che ci sia sempre l’uomo della provvidenza: “… Il Generale Carrascosa venuto nel 1848 a capo del ministero dei Lavori Pubblici, dal quale dipendevano le prigioni, ebbe il pensiero di distruggere la camorra, incominciando ad espellerla dalle carceri, ma quando chiamate a se tutte le carte e gli uomini addetti a quell’ufficio vide aprirsi davanti agli occhi il deplorabile quadro delle sue ramificazioni ed attinenze, ne rimase stupefatto non solo, ma scosso. Per abbattere la camorra gli era d’uopo aspettare la demolizione del governo e strapparne la pianta oltre le radici di essa… … Oggi si può tutto, poiché il passato più non esiste. Volere, perseveranza e lealtà, e il camorrismo nequitoso e criminoso sparirà dal lezzo delle provincie meridionali, e i nostri nipoti, forse divenuti per migliori condizioni increduli del passato, diranno: Il camorrismo era un mito!” Lascio a voi tutti il dilemma: sia pure con un ritardo di oltre 150 anni, i nostri nipoti potranno dire che il camorrismo era un mito? 32 a cura di Silvia Santori “ Libri_d’estate ” “I viaggi di Tiziano Terzani” Questo libro racconta di viaggi, di destini che si incrociano, di orme impresse indelebili nel tempo e di un fotografo che prova a ripercorrerle. È un eccezionale album di ricordi, un omaggio reso da un autorevole esponente del panorama fotografico contemporaneo James Withlow Delano - a Tiziano Terzani, uno dei giornalisti italiani più amati e apprezzati del nostro tempo. “I viaggi di Tiziano Terzani” (A.Vallardi, 30 euro), fotografie di James Withlow Delano e presentazione di Angela Terzani Staude, raccoglie una straordinaria selezione di foto che ritraggono gli scenari descritti dal giornalista fiorentino nei suoi libri e nelle corrispondenze dall’Asia, quel continente che egli aveva abbracciato con passione e dal quale si fece cullare fino agli ultimi anni della propria vita. Un decennio dopo la sua scomparsa, Delano si è messo sulla stessa strada di Terzani, e ha catturato tanti scorci preziosi, gli stessi che hanno ispirato le riflessioni del corrispondente toscano e che oggi non esistono quasi più, fagocitati dalla forza divoratrice del progresso. Terzani ha fotografato l’Asia con le parole; Delano restituisce in immagini le suggestioni suscitate dai racconti del giornalista. Il suo occhio è poetico: ci coinvolge e ci trascina nei posti visitati da Tiziano, facendoci scoprire il potere evocativo di un volto, di un oggetto o di un paesaggio. La sua fotografia in bianco e nero risulta sfocata, emotiva, languida; le immagini poco definite alludono a uno stato d’animo, quasi un ricordo. L’album delle memorie si conclude con il capitolo più importante: i monti e i boschi di Orsigna, il rifugio di una vita, sull’Appennino tosco-emiliano, dove Terzani si spense. È qui che il viaggio dei due cronisti idealmente confluisce, perché “finirai per trovarla la Via… se prima hai il coraggio di perderti”. “A sud di Lampedusa” Immaginate di trovarvi a Lampedusa e di salire a bordo di un gommone pieno di immigrati clandestini, per compiere insieme a loro un viaggio a ritroso nel tempo e nello spazio. Pensate quindi di intraprendere un percorso sulle tracce dei volti che appaiono anonimi - alla televisione, per associare a quelle facce una storia, una vita, un sogno e soprattutto un motivo. Stefano Liberti, uno dei pochi giornalisti italiani che da anni seguono da vicino i movimenti migratori dall’Africa verso l’Europa, ha fatto questo, ha seguito le rotte degli harraga - i bruciatori, clandestini che danno fuoco ai loro documenti per cancellare la propria identità e rinascere in Europa - partendo dal Sahel e risalendo verso la costa occidentale africana, animato dalla necessità di capire, senza il filtro dei media europei, un fenomeno divenuto inarrestabile. E per capire veramente qualcosa, si sa, bisogna viverlo. Provarlo sulla propria pelle. Attraverso una rete di conoscenze, Liberti riesce a infilarsi nelle fitte maglie delle migrazioni clandestine, a conoscere i meccanismi, le tappe più accreditate, gli uomini chiave, i messaggi in codice, le enclavi fatte di lamiera e di fango che ospitano i migranti, gli interessi geopolitici in gioco. Entra nella storia che racconta e raccoglie testimonianze importanti che danno un’anima alle statistiche e aiutano a ricostruire il mosaico delle partenze, muovendo dall’origine del fenomeno e non dal suo - spesso drammatico - epilogo. Con competenza e umanità il reporter pone importanti quesiti sul ruolo giocato dall’Europa nel decidere chi vive e chi muore nell’Africa del XXI secolo. “A sud di Lampedusa - cinque anni sulle rotte dei migranti” di Stefano Liberti (Minimum Fax, 14 euro), è un libro interessante per cercare di capire cosa c’è al di là degli stereotipi. 33 DA 50 0 ANNI CON CONTINUIAMO TINUIAMO A CRESCERE C E A RINNOV RINNOVARCI VARC A CI, POTENZIANDO POTENZIA NDO LA NOSTRA IDE IDENTITÀ NTIT TÀ NELL'INTERESSE DE DEL L P PAESE A AESE E DE DELLA LLA TRADIZIONE DE DELL LL L'OSPIT OSPITALITÀ TALITÀ A ITALIANA IT TA ALIANA ASSOCIAZIONE DIRE IRETTORI TT TORI O ALBERGO ITTALIA ALI A IA DAL 1955 Viale V iale delle Medaglie d'Oro, d'Oro, o 201 - 00136 Roma e-ma ail: segreteria@adanet.itt - sito: www w.adanet.i . t e-mail: www.adanet.it T el. e . (39) 06-35403933 - Fax Fax a (039) 06 -97270019 Tel. Personaggio_in_vetrina “ ” NOZZE D’ARGENTO di Roberto Wirth con il suo albergo, l’Hotel Hassler di Trinità dei Monti, a Roma R oberto E. Wirth ha da poco festeggiato i suoi 25 anni come direttore generale dell’Hotel Hassler, storico hotel di Trinità dei Monti, oggi di sua di proprietà. L’Hotel appartiene alla sua famiglia dagli anni Venti. Sordo profondo dalla nascita, Roberto Wirth, ha acquisito le competenze adeguate per gestire l’hotel frequentando scuole dedicate a sordi, ma è soprattutto grazie alla sua passione, alla sua devozione e alla sua caparbietà che è riuscito a portare l’Hassler al successo attuale. La sua disabilità è diventata un punto di forza, che gli ha permesso di sviluppare una sensibilità particolare verso i bisogni dei clienti. Roberto Wirth ha ereditato dei genitori la filosofia dell’ospitalità, ma l’ha resa la prerogativa dell’hotel strutturandolo, sempre più, come un ambiente riservato, accogliente e familiare, dove gli ospiti vengono messi a proprio agio come fossero a casa loro. Questa filosofia ha garantito all’hotel di rimanere nel corso degli anni indipendente e a gestione familiare: una rarità nell’era delle catene alberghiere. L’attenzione che viene rivolta agli ospiti ha permesso all’Hassler di essere il primo hotel italiano nell’ultima classifica dei “Top 100 World best hotels” redatta da Travel & Leisure e pubblicata a giugno 2008. Conquistandosi il 21° posto l’Hassler Roma risulta, inoltre, essere il secondo hotel europeo, dopo un hotel di charme in Francia e quindi il primo city hotel in Europa. Già in passato parecchi riconoscimenti sono stati assegnati a Roberto Wirth e all’Hotel Hassler. Nel 2005 Roberto Wirth è stato premiato come “Independent Hotelier of the World 2005” dalla rivista HOTELS, una delle pubblicazioni più prestigiose e uno dei più alti riconoscimenti internazionali nel settore alberghiero. Nel febbraio 2006 ha ricevuto dall’allora Sindaco, Walter Veltroni, il Premio “Campidoglio” per l’Economia, uno dei riconoscimenti più importanti consegnati dal Comune di Roma. segue a pag. 36 35 “ Personaggio_in_vetrina segue da pag. 35 Il 24 marzo 2006 ha ricevuto dal Vice Sindaco, Mariapia Garavaglia, il premio “Marco Aurelio” per il Turismo, assegnato agli operatori che si sono distinti per l’attività compiuta nel settore del turismo romano. Gli sono stati, inoltre, conferiti diversi premi ed onori- 36 ” ficenze da associazioni per sordi e udenti negli USA ed in Italia, e da istituzioni, come il “Laurent Clerc Cultural Fund” della Gallaudet University, a Washington, D.C. Quest’ultimo riconoscimento è offerto solo a persone sorde che si distinguono in ambienti estranei a detto handicap. Nel Maggio 2006 gli è stata conferita la laurea ad honorem alla Lynn University, Boca Raton, Florida. L’attività di Roberto Wirth non si ferma però solo al settore alberghiero. È molto attivo in varie associazioni che migliorano la condizione di vita di chi è nato con problemi dell’udito. Ha creato il Roberto Wirth Fund, un’associazione Onlus che si occupa di fornire un’adeguata formazione a bambini di età prescolare per facilitare il loro ingresso nella scuola dell’obbligo e di fornire a giovani sordi una’adeguata preparazione al lavoro. Inoltre, combinando la sua specializzazione nell’ospitalità e il suo amore per il vino e per il buon cibo, nel 2002 ha fondato l’International Wine Academy di Roma, dove la vera passione per il vino è coltivata in tutti i suoi aspetti, dalla ricognizione delle varie regioni produttrici di vino, allo studio dei differenti metodi di produzione, fino allo studio dei vari metodi di degustazione. L’International Wine Academy si trova all’interno de Il Palazzetto, struttura di proprietà di Roberto Wirth, situata accanto alla scalinata di Piazza di Spagna, in cui sono presenti anche un ristorante e 4 stanze. È consulente per due ristoranti in India che ottengono continui riconoscimenti: Vetro e Travertino. ROMA Management “ ” I PRINCIPI NEL BUDGET dell’impresa alberghiera Gianluca de Carolis R ileggendo un periodico mensile che trattava il tema “il budget questo sconosciuto”, mi sono messo nuovamente a riflettere sull’argomento, anche in relazione alle decisioni adottate dalla Presidenza del Centro Studi Manageriali di Ada che - molto opportunamente - lo ha inserito nel proprio programma. Dopo aver riletto con attenzione, mi è stato più facile comprendere Primo piano dell’Hotel Kempinski di Mazzara del Vallo, diretto da Paolo Sanavia il senso espresso dall’autore, condividendo l’esigenza di un maggior dibattito in tale cesso culturale sull’impostazione budgettaria, allora scodirezione. Nel corso della lettura, tuttavia, mi sono chienosciuta alla stragrande maggioranza degli addetti ai lasto del perché del titolo, che presupponeva una trattavori, con un convegno sull’argomento che ebbe luogo a zione organica del budget, quando, in effetti, sono stati Messina. A parte ciò, se ancora oggi ci si interroga su tracciati i lineamenti del solo budget alle vendite, sia che cosa sia il budget, segno è che esiste un problema, ripure con preziosità tali da meritare rispetto e attenzione; spetto al quale le interpretazioni, le applicazioni e l’utisicché - su altro piano - è opportuno ribadire che il budlizzo, sembrerebbero porre in essere dicotomie da get, nella sua generalità, assolve funzioni più ampie e approfondire. Bene ha fatto, quindi, l’autore del pezzo nelle articolazioni prevede aree diverse delle quali due giornalistico richiamato in apertura, a inserire nel dibatsono fondamentali: la prima, riguarda i ricavi e la struttito anche il possibile nesso fra il budget e la risoluzione tura degli stessi; la seconda si occupa dei costi della gedel rapporto di lavoro fra le aziende e i propri dirigenti, stione caratteristica e delle sue diramazioni. che ove fosse vero, distorcerebbe lo spirito dello struLo stimolo è servito a coinvolgermi per un’ulteriore rimento, che serve invece a delineare obiettivi e a motiflessione di merito in ordine ai princìpi, anche se in quevare la partecipazione dell’intera organizzazione. Per far sta sede escludo la trattazione delle metodologie, questo, bisogna eliminare le tensioni, le paure di perdere riportandomi a grandi linee alle sole filosofie. Solo per il posto di lavoro e quant’altro, sottraendo le motivazioni memoria di chi non c’era, ricordo che proprio l’Ada (Asnegative allo scopo, ora ribadendo che il budget non è sociazione Direttori Albergo), nel 1974 avviò un prouno strumento di mera lettura contabile, ma piuttosto il 40 “ Management ” riassunto di aspetti di previsione, programmazione e controllo dei risultati. Nella fattispecie, prevedere vuol dire utilizzare i dati storici, di attualità e di prospettiva, mentre la programmazione delinea un complesso di azioni da pianificare al fine di gestire e provocare gli eventi con l’opportuno impiego di adeguate risorse, siano esse umane, siano esse finanziarie. Il controllo, infine, la cui funzione s’innesta in un quadro univoco per processi, da parte sua determina il grado di ve- Foto cortesia del Grand Hotel Ortigia di Siracusa rifica in ordine al livello dei programmi realizzati, l’uso corretto delle procedure e il budget delle vendite, posto come obiettivo alle reti e l’analisi dei risultati. agli strumenti di vendita, non può proporre la totalità Appare evidente come questa impostazione investa il dei ricavi prevista nel documento generale di budget, grado di maturità dell’organizzazione aziendale, le comma costituisce un piano operativo a sé stante che deve petenze manageriali, giacché fa convergere in un unico confluire nell’altro, atteso che le previsioni dei ricavi punto la simultanea convergenza di princìpi e azioni inglobano anche variabili spontanee che nulla hanno a correlate alle discipline economiche e giuridiche, con che vedere con i piani e gli obiettivi di vendita che inun’aggiornata visione della “gestione aziendale per proteressano detta funzione. cessi”. In fondo, il budget, deve coerentemente realizIn pratica, il budget dei ricavi deve essere sezionato per zare la necessaria interazione fra le diverse funzioni centri di responsabilità e per funzioni, dovendo indiviaziendali e gli obiettivi programmati, dovendo fra l’alduare il traffico nel modo in cui esso avviene, e ciò al tro sviluppare cultura d’impresa e modelli organizzativi fine di verificare le proprie politiche. Anche quello dei che siano fortemente aderenti alle esigenze del manacosti obbedisce a criteri analoghi, a individuazione, ger al momento in cui egli opera. quindi, di centri di responsabilità oltre che a rilevazioni In questo contesto è bene ricordare come il budget abbia contabili specifiche. In sintesi, da una parte l’area che appendici (sottobudgets) che sono centri di responsabideve inglobare il piano di marketing e la gestione della lità come la produzione, le azioni di vendita, la tesoreproduzione prevista, il più possibile analiticamente riria (flussi di cassa), gli acquisti, il marketing, gli conducibile a tipologie; dall’altra, l’area dei costi con investimenti, e così via. In tal senso, il piano di markele maggiori identificazioni, quali il costo lavoro, i conting è propedeutico alla stesura del budget, con le sue insumi, l’energia e la manutenzione, i costi di marketing terconnessioni di ricerca e di definizione dei e commerciali, sia pure suddiviso per centri o per commercati-obiettivo e dei segmenti-obiettivo, con gli messe. Altri rivoli sono piuttosto argomenti da trattare aspetti correlati di commercializzazione e di vendita, sia con le metodologie budgettarie che rimandano a schemi pure con l’utilizzo della tecnica del revenue. Sotto il prefissati secondo la caratteristica e la dimensione delprofilo dell’impostazione generale, è bene ricordare che l’impresa alberghiera. 41 “ Notizie_in_breve ” Decisione della cassazione in merito all’orario per la divisa La sezione lavoro della Corte di Cassazione, con sentenza n. 20179, ha confermato la condanna per una grande società a pagare le differenze non retribuite ai propri dipendenti che strisciavano il cartellino solo dopo essersi vestiti e si svestivano solo dopo aver timbrato l’uscita. La decisione è stata ripresa da una sentenza della corte d’Appello di Milano che aveva motivato che “il tempo impiegato per la vestizione e la svestizione era un obbligo derivante dal datore di lavoro”. Occorre dire che tale orienta- Foto cortesia Grand Villa Pavillon Hotel Shangri-la’s Maactan Island, Cebu mento precisa che, ove sia data la facoltà al lavoratore di scegliere il tempo e il luogo, l’obbligo non sussiste; viceversa, se è l’azienda che regolamenta, detto periodo rientra nel normale orario di lavoro. Rapporto Excelsior Il rapporto Excelsior pubblicato da Sole 24 Ore prevede 80880 assunzioni stabili entro l’anno per ristoranti, alberghi e servizi. Il numero dei lavoratori stagionali, invece, sarà di 114590, mentre 95570 sono i camerieri, figura professionale fra le più richieste, anche se il 60% è assunto con contratto a termine. Tra i tour operator e gli addetti alle agenzie di viaggio si registra una presenza al femminile del 64,80%. I cuochi sono 35 mila. Ovviamente ci sono buone possibilità di essere assunti a tempo indeterminato ma solo per figure professionali Foto cortesia Grand Villa Pavillon Hotel Shangri-la’s Maactan Island, Cebu con accertate competenze. Il direttore d’albergo è contrassegnato da una freccia verde che significa buona possibilità di occupazione. 42 “ Notizie_in_breve ” Ma che vuole dire Spa? Ci si chiede spesso che cosa vuole dire Spa, e come nasce, dal momento che facilmente l’acronimo è confuso con quello della Società per Azioni. In effetti, Spa è una cittadina termale belga, molto famosa sin da tempi dei romani che per indicarla, utilizzando il Latino, la chiamavano Salus per aquam, città con acque per la salute; e da qui – nel tempo – l’acronimo della città da cui prende il via alla diffusione del termine ormai abbastanza noto. Con il varo del Libro unico in materia di lavoro, finalmente si semplificano molte cose Era ora che qualcuno affrontasse il problema della semplificazione delle scritture in materia di lavoro, giacché le attuali procedure risentono di un’arcaica cultura burocratica. La semplificazione, con l’introduzione del libro unico, che sarà presto avviata, in pratica prevede l’accorpamento di tutti i libri in uno unico, per questo saranno aboliti i diversi libri (matricola, paghe e quant’altro), dal momento che il libro unico ne accorperà tutte le funzioni. Appare più congruo, per esempio, l’abolizione della scritturazione giornaliera delle presenze che potranno essere registrate entro il 16 del mese successivo; la conservazione dei libri obbligatori (da 10 a 5 anni), l’abolizione dell’obbligatorietà delle copie conformi nel caso di più sedi e la facoltà di trasmettere via fax o e-mail, i registri richiesti dagli ispettori del lavoro, come pure quella di non obbligare all’esibizione del libro i datori di lavoro che operano in attività mobili o temporanee. Il libro unico si adatta alle procedure attuali, non esistendo costi di adeguamento, giacché si tratta di inserire i dati del calendario delle presenze in quelli già elaborati dai software applicativi per l’elaborazione delle buste paga. Altra innovazione interessante è che il libro unico può essere affidato al consulente del lavoro o all’associazione di categoria e l’azienda, pertanto, non sarà tenuta più ad esibirlo agli ispettori del lavoro, ma lo faranno i sostituti. Infine, la possibilità totale dell’uso di supporti informatici, aprirà definitivamente la strada all’informatizzazione complessiva. 43 “ Notizie_in_breve ” Per le partite Iva arriva lo sconto su alberghi e ristoranti, ma scende la deduzione sui costi Con il maxiemendamento dell’art.83, commi da 26 a 28 del Decreto Legge 112/2008, è stata prevista la piena detraibilità dell’Iva su alberghi e ristorante. Il fatto dovrebbe produrre una migliore distribuzione della ricchezza in favore del settore, anche se occorre dire che - di contro - la deduzione sui costi scende al 75%. L’azione sull’Iva si concretizza, in pratica, con la soppressione tout court della prima parte della lettera e) del Dpr 633/72, già ridimensionata con la Finanziaria del 2007. I problemi sono, tuttavia, dei Tour Operator, la cui deroga al regime speciale sarebbe legata solo all’area congressuale. Il Turismo in Campania Dopo la ripulita dell’immondizia, la Campania punta ora alla ripresa del turismo. Infatti, per recuperare una parte del tempo perduto, il governo ha definito la cabina di regia dell’operazione, affidando a Roberto Rocca, direttore generale del Dipartimento turismo, e Valeria della Rocca, esperta di turismo congressuale, oltre che Giovanna Martano e Raffaele Cercola, come espressione del territorio, il compito di delineare le azioni mirate. Il sottosegretario di Stato, Vittoria Brambilla, in tal senso ha già presieduto una riunione operativa, concertando la cosa con l’assessorato regionale e senza escludere la partecipazione di enti che ha il compito istituzionale di promuovere Costa amalfitana, Maiori l’immagine all’estero. Fra le altre cose riservate alla cosiddetta cabina di regia sono il rapporto con le imprese locali, le reti di trasporto e sicurezza, dovendo affrontare i maggiori punti critici dell’offerta turistica campana, anche in riferimento alla decadenza del Sito archeologico di Pompei che in questi giorni ha fatto parlare molto di sé, non escludendo alcuna attenzione per il Museo di Capodimonte, la Reggia di Caserta, le Isole minori di Ischia e Capri, la Costiera Amalfitana. La Brambilla, infine, ha ribadito l’esigenza di un forte coordinamento delle azioni per non vanificare la volontà politica espressa dal Governo Berlusconi. Qualche problema per Ryanair La compagnia irlandese rischia di perdere 60 milioni di Euro per effetto del caro petrolio. Gli utili trimestrali sono crollati a 21 milioni e il titolo quotato in borsa a fine luglio è precipitato del 22%. Su altro piano, l’Antitrust italiano ha sancito una sanzione di 54 mila Euro per “pubblicità ingannevole”, avendo considerato, il Garante, che la campagna promozionale, pur prevedendo voli a partire da 10 Euro, di fatto, si sarebbero gonfiati per effetto di altre voci in ordine alle prenotazioni. Secondo l’agenzia Dire, infine, il colosso del low-cost sarebbe in trattativa con l’aeroporto di Forlì per aprire una base nella cittadina romagnola. 44 Tecnica “ ” PARLIAMO DI COSTI Domenico Raggi I n generale, quando parliamo di costi, ci riferiamo al complesso di spese che sosteniamo per la produzione. Gli economisti considerano il costo sotto tre aspetti: 1) il primo, psico-fisiologico, determina sacrificio, sofferenza, giacché l’impiego delle risorse - di solito nel soggetto che le mette a disposizione, genera sensazioni penose; 2) il secondo, che ha natura tecnica, nel senso che misura la quantità di risorse utilizzate, il volume dei beni o servizi prodotti, il rapporto fra i primi e i secondi; 3) il terzo, che è monetario, si riporta ai fattori che concorrono alla produzione e all’impegno finanziario che l’impresa assume. Possiamo affermare, quindi, che nel momento in cui parliamo di costi, ci riferiamo al sacrificio che l’impresa sostiene in favore dei fattori della produzione. Nell’impresa alberghiera - come in tutte le altre - la rilevazione dei costi - è di supporto alla contabilità analitica come momento propedeutico al controllo di gestione e alla funzione direzionale. I costi, per definizione, hanno una loro natura e una competenza, per questo - di norma - si procede ad una classificazione, al fine di favorire lo sviluppo di risultanti utili alle decisioni di politica aziendale; tenuto conto fra l’altro - che devono intravedersi in modo certo i nessi che si sviluppano all’interno dei processi produttivi, le loro influenze sui ricavi, nella formulazione dei prezzi e nelle politiche di vendita e, più in dettaglio, un primo spartiacque può essere così definibile: a) Costo Primo; b) Costo di produzione o industriale; c) Costo complessivo o commerciale; e) Costo economico-tecnico. segue a pag. 46 45 “ Tecnica segue da pag. 45 La più semplice lettura, di buona utilità per le decisioni immediate, è quella riferita al concetto di “costo primo”, in ciò confluendo le spese delle materie prime, quelle del costo lavoro, per esempio, imputabili con i criteri del metodo diretto (direct-costing). Il Costo primo, costituisce la base per stabilire quello successivo, quello industriale o di produzione, la cui lettura identifica spese aggiuntive a quelle precedenti e che contiene sia costi a imputazione diretta, sia quelli a imputazione indiretta. Più articolato è il costo complessivo o commerciale che si ottiene aggiungendo al costo industriale le spese amministrative e di vendita, gli oneri finanziari e tributari, ovviamente ripartiti in quota parte. Piuttosto teorico è il costo economico tecnico, giacché - partendo dal costo commerciale - questo è gravato dai cosiddetti costi figurativi, ovvero quei costi che non presentano erogazioni finanziarie reali, come - sempre per esempio - la remunerazione dell’imprenditore, il rischio d’impresa, l’affitto dell’edificio nel caso in cui questo sia di proprietà del gestore dell’albergo. È corretto affermare, quindi, che il costo complessivo o commerciale del prodotto è finale, sia pure con le incertezze dovute quando i volumi di produzione sono profondamente scollegati dai costi amministrativi in termini di 46 ” rapporti logici e di compatibilità. Questo spiega perché spesso nel settore alberghiero si fa riferimento al costo primo o a quello industriale, per definire di volta in volta i prezzi. Sotto questo profilo, i dubbi qualche volta nascono prevalentemente dai criteri con cui si devono attribuire i costi comuni o quelli indiretti, atteso che l’esigenza è quella di avvicinare il più possibile alla realtà la natura del costo al singolo prodotto, a questo o quel centro di costo. Altra classificazione dei costi, utile per la definizione dei prezzi e delle vendite, a proposito del rapporto fra l’impresa, il mercato e il profitto atteso, è rappresentata dalla suddivisione fra i costi fissi o costanti (overhead costs per gli anglosassoni) e costi variabili. Occorre ricordare come per costi fissi s’intendono quelli che hanno natura costante e che si muovono a piccoli balzi in ragione della variazione della produzione, mentre quelli variabili sono caratterizzati da una varietà quantitativa e temporale. All’interno della struttura dei costi, poi, soprattutto a proposito del revenue management, occorre ricordare l’utilità del costo marginale, che è costituito dalla modifica del costo totale in conseguenza all’incremento di un’unità di prodotto. È opportuno chiarire, in questa fase, che per costi diretti s’intendono quelli attribuibili con certezza a questo o a quel prodotto, mentre i costi indiretti fanno riferimento a una pluralità di spese, classificabili per natura e competenza in quota parte o sulla base di criteri convenzionali. È bene ricordare, giacché la questione fondamentale resta la formulazione dei prezzi e delle interconnessioni con i costi, che nel determinare i costi medi di produzione, occorre - di contro - tener conto del reddito totale d’impresa, vale a dire il giusto rapporto fra vendite cosiddette ricche e vendite cosiddette povere, laddove l’attribuzione dei costi indiretti non può seguire una logica aritmetica, ma deve determinare un rapporto di solidità fra le prime e le seconde, volendo correttamente utilizzare il principio degli inglesi, “charging what the trafic will bear” (carica il costo per quello che il traffico sopporta), dovendo tener conto della diversità delle risorse che s’impegnano sia nel primo, sia nel secondo caso e delle tipologie di vendita. Itinerari_romantici_calabresi “ SERRA SAN BRUNO ” Franco Arabia N on è solo il caso che mi riporta a Serra San Bruno, in Calabria. A parte alcuni ricordi d’infanzia, che giocano un ruolo di rinnovata fantasia in una mutata realtà, c’è un suggestivo richiamo, un ineffabile mistero che ripropone il fascino di temi che sfuggono, di dimensioni volte al passato e che diventano in questa fase il fulcro del loro stesso divenire. Strane idee, emozioni che rimbalzano fra due punti contrapposti in perfetto equilibrio, in uno spazio ideale noto solo a pochi intimi. Da Soverato sullo Jonio, passando per Chiaravalle, attraverso pendii che cambiano dolcemente, risalgo i tornanti odorosi di legno umido, di funghi, di erba bagnata. Le felci sono bruciate dal freddo. C’è molto giallo, quello degli al- La Certosa di Serra San Bruno beri che contornano la strada. In questo “amarcord”, preferisco rifare il vecchio percorso del colare, sin dall’Undicesimo secolo genera attività spirivecchio e sgangherato pulman d’una volta e riscopro lo tuali di rilievo, artistiche, ma anche economiche di questesso paesaggio. Non è cambiato nulla, solo la strada sta romantica e ridente cittadina calabrese. Il ora è asfaltata. Raggiungo l’altopiano delle Serre e, a Monastero, al limite del Bosco di Santa Maria, si preprimo impatto, scorgo sempre mesta e recintata la senta in forma neogotico, fine Ottocento, anche se sono Chiesa di San Rocco. Subito dopo, supero le viuzze di evidenti i caratteri dei ruderi delle precedenti costrupietra levigata, fra Chiese ricche di bellissimi portali e zioni. Ed è alle soglie del Cenobio che echeggiano i fandi pregevoli opere d’arte. In un clima naturale, dal contasiosi racconti popolari che mi stimolano verso una tatto con artisti italiani e stranieri chiamati dai Monaci ricerca inquietante, nel tentativo di ritrovare un «filo della Certosa, qui si formò un’ottima scuola di artigiarosso» che leghi eventi reali a fantasie. Dopo aver busnato da cui fiorì il gusto di Biagio Scaramuzzino (e di sato, mi apre un «frate» straniero, vestito di bianco, altri Minori) che alcuni studiosi lo indicano come aiuto forse francese, tedesco o fiammingo, ma questo non ha del Vanvitelli a Caserta. Serra San Bruno, ottocento importanza. Con fare cortese, abituato al contatto, mi metri sul livello del mare, circondata da alti faggi e da accompagna fra i corridoi silenziosi e mi fa entrare in boschi di abeti, è anche famosa per la Certosa costruita una «cella tipo», messa lì per i visitatori, appunto. È nel 1090, poi ricostruita nel 1500, successivamente in semplice, così come può essere una «cella» per uomini parte distrutta dal terremoto del 1783. Questo convento votati alla clausura, alla meditazione e alla penitenza. di clausura fatto edificare da Bruno di Colonia, già fonsegue a pag. 48 datore della Certosa di Grenoble, nella sua austerità se- 47 “ Itinerari_romantici_calabresi La statua di San Bruno immersa nel laghetto alle falde del bosco di Santa Maria segue da pag. 47 Mi colpisce l’apertura con doppia chiusura in legno creata a fianco della porta, che serve per comunicare senza che i visi s’incontrino, per i pasti, libri o altro, aspetto architettonico e funzionale utilizzato negli anni scorsi per alcuni alberghi dal noto architetto francese Le Courboisier. Con il «frate» accompagnatore ci spostiamo in una grossa sala in disuso ma perfetta, tutta in legno lavorato da provetti artigiani. All’interno c’è una luce policroma che giunge dall’alto da vetri come quelli che si vedono sui libri di fiabe o nei cartoni animati. C’è un silenzio di morte apparente dappertutto e genera pace che penetra in fondo all’animo. Da qui usciamo e procediamo verso i campi di grano e di altro che sono curati dai «frati». In questa comunità religiosa i «padri» meditano e pregano; i «frati» lavorano, pregano e pro- 48 ” ducono il fabbisogno per l’intero anno e forse più. Incontriamo un «frate cinese» intento a contemplare uno strano fiore rosso. Sembra che la nostra presenza non lo interessi. È immobile, vivo però. Qui, l’uomo mi appare dissolto, etèreo, a contatto diretto con un Dio trascendente del quale i segni si avvertono ma non si mostrano. E in ciò, ritengo, che trovi motivo la presenza dell’ufficiale statunitense, membro del B-29 che sganciò su « Hiroshima» la «bomba atomica». Un rifugio spirituale perfetto per l’uomo, che soffre a posteriori gli esiti di lacerazioni imprevedibili, almeno per chi allora eseguì senza sapere il terribile ordine. «Hiroshima» mi rimbalza agghiacciante, anche se gli uomini, come sempre accade, a questo evento hanno dato un significato morale più conveniente ai «vincitori». Non certo il giudizio che avrebbe potuto dare Majorana, il fisico siciliano allievo di Fermi scomparso nel 1938, a soli 32 anni, quando, attraverso i suoi studi intuì la grave minaccia che incombeva sull’umanità. Majorana sparì nel nulla lasciando due lettere in cui evidenziava il proposito di uccidersi. Ma in quest’eremo, la fantasia popolare, e non solo, giacché anche Leonardo Sciascia ha scritto sull’argomento, lo ha collocato in una specie di «museo ideale». Qui, forse, i due uomini si sono incontrati, accomunati da una stessa fatale leggenda. Una sorta di «anima collettiva» popolare li ha individuati nella Certosa di Serra San Bruno, vittime dell’uomo moderno che tende a distruggere ogni e qualsiasi valore. Così, fra pensieri e silenzio, arriviamo alla fine, a un piccolo cimitero con nove tumuli di terra rossastra e altrettante croci nere di legno, senza nomi. Uno sull’altro, alla morte è qui e in questo modo che sono sepolti i membri di questa comunità religiosa; e probabilmente è qui che giacciono sepolte le risposte alla mia ricerca. Poi chiedo al frate: “Perché senza nomi?” Lui mi guarda e sorride senza parlare. Senz’accorgerci siamo già all’uscita e la porta si chiude in modo cortese, mentre io rifletto vicino all’acacia cresciuta nello spiazzo antistante. “ Adastory ” Esaurito il Ciclo del Centro Studi promosso dalla Martini & Rossi, nel 1976 si costituisce il nuovo Centro Studi, successivamente intestato a Mario Losciale, questa volta promosso dall’Ada con uno statuto snello e agile. Il primo Comitato di Gestione è presieduto da Sergio Pittarello, vice-presidente Franco Arabia, Tesoriere Renato Rocchi, altri componenti il comitato di gestione, Aldo Vagnozzi, Sandro Attanasio, Claudio Nobbio, Mario Tomada, Bruno Intravaia, Marco Sorbellini, Virginio Cinguetti; coordinatori di aree: Gaetano Zaccaro, Rodolfo Tomada, Ernesto Alisi, Alfonso Jacono. Successivamente la presidenza è assunta dal prof. Raffaello Gattuso, vice-presidente operativo Franco Arabia, Tesoriere Evaristo Moscetta, componenti, Sandro Attanasio, Sergio Pittarello, Giorgio Botton, Franco Garbaccio, Aldo Vagnozzi, Renato Rocchi, Giuseppe Faroldi, mentre i coordinatori delle aree sono: Gaetano Zaccaro, Renzo Salmasi, Rodolfo Tomada, Ernesto Alisi, Gianni Varani, Pino Ostuni, Antonio de Septis, Alfonso Jacono. L’attività del Centro fa sentire subito i suoi effetti con attività interregionali su specifici temi, seguite dai rispettivi coordinatori, cui di seguito le copertine dei quaderni pubblicati a posteriori per tutti i soci. 49 “ Adastory ” In tale contesto il Convegno sulle politiche turistiche, tenuto ad Acireale, che faceva seguito a quello in precedenza promosso dal Centro Studi di Ada patrocinato dalla Martini & Rossi, riscontra notevole successo e rappresenta un’ulteriore pietra miliare nella storia dell’associazione. Riportiamo di seguito due commenti di quel periodo apparsi sulla nostra rivista: 1977 - Terzo convegno del Mezzogiorno promosso dall’A.D.A. ad Acireale uno spiraglio in tanta confusione Il terzo Convegno del Mezzogiorno, promosso dal Centro Studi e di Documentazione dell’Associazione Direttori albergo (ADA) è andato oltre le rosee previsioni della vigilia. Non vi è dubbio che, anche per stessa affermazione delle categorie presenti al Convegno (ADA - AIRA - AIGA - AIBES - AMIRA -AIS - FIPA, etc.) per mezzo di un documento unitario abbastanza significativo, di là di qualche «campanilistica reazione e di qualche senile rigurgito», i contenuti del Convegno hanno avuto quell’intensità politica di attualità che ne ha qualificato e ampliato il tema originario. I relatori, per impegno e serietà, hanno caratterizzato il convegno con un’immagine moderna, profonda ed esauriente. Peccato che in qualche occasione il sole di Sicilia, mai così improvvido, e il programma festaiolo e di escursione, per certi aspetti riservato solo alle signore, abbiano distratto qualche addetto ai lavori. Evidentemente la saggezza, a volte, non è consigliera felice e la falsa sapienza finisce con il prevalere; ma a parte queste note, si può affermare che il contenuto tecnico, politico, culturale, abbia ampiamente ripagato gli enormi sforzi organizzativi ed economici che l’ADA ha sostenuto. Un ringraziamento, quindi, va al rappresentante regionale Ada della Sicilia, Bruno Intravaia, ai suoi collaboratori, alla Presidenza e al Consiglio Direttivo dell’associazione che ne hanno sostenuto politicamente l’impegno. È possibile risolvere alcuni nodi economici, sociali e di occupazione con il turismo? Questo il motivo dominante che è stato evidenziato dai relatori. Imprenditori, sindacalisti, tecnici del settore, in questa Tre giorni del Mezzogiorno, che ha preceduto di poco il Convegno delle Regioni Meridionali di Catanzaro, hanno affondato le loro lame acuminate nella piaga purulenta del panorama politico italiano, a volte denunziando, con toni veramente drammatici, la retorica, l’assenteismo, la demagogia, cui i nostri «uomini politici» ci hanno ormai da tempo abituato. Alle immagini enfatiche si è risposto con un linguaggio duro, deciso, ma garbato. Ne è scaturita una colorazione fantasiosa, alquanto estrema. Anche qui però, «Pierino» si trova a giocare un ruolo di reazionario nel campo dei giochi sottili, di quelle volute strumentali o sulle spinte dell’emotività e della nostalgia verso un passato che ancora non si capisce bene di che cosa sia composto. Tornando al Convegno, l’assessore regionale per il turismo della «Regione Calabria », Sergio Scarpino, che non ha fatto sentire la mancanza del suo collega siciliano (impegnato per la legge sui trasporti), con un intervento audace, brillante e realistico, tale da ma- 50 “ Adastory ” scherare la sua stessa matrice politica di governo, ha trainato tutti in un’estenuante battaglia contro i fenomeni negativi che arginano la crescita armonica del settore turistico. Questa audacia politica, rafforzata dall’altra, dell’esponente sindacale Bignardelli, della triplice sindacale, ha trovato unanimi consensi, anche se qualche intolleranza e una strana forma di miopia, ripetiamo, ogni tanto facevano capolino dal banco degli imputati. Si è detto che le scelte politiche sino a oggi avanzate, non hanno tenuto conto del settore turistico alberghiero, se non in quella misura da far pensare a una ridicola messa in scena; che, non solo, sono venute meno indicazioni e programmi ma che una ben individuata «classe politica» non ha impedito la degradazione dell’ambiente, l’impoverimento dell’occupazione, mentre ha favorito le grosse speculazioni immobiliari con improvvisazioni che hanno pregiudicato il coordinamento dell’offerta alberghiera e fatto avanzare una mostruosa e caotica valanga di cemento in contrasto con lo sviluppo armonico del settore che 51 “ Adastory ” avrebbe dovuto esserci. Questi e altri aspetti sono stati ricondotti ai problemi della formazione professionale, ai nessi che caratterizzano una mentalità superata e agli strumenti inadeguati esistenti; alla mancanza di una coscienza turistica nazionale che possa favorire il potenziamento naturale del sistema turistico alberghiero. Nel complesso discorso sulla formazione, sugli orientamenti futuri e sulla riforma scolastica, sul conflitto possibile fra Stato e Regioni, si è inserito autorevole il preside dell’Istituto Alberghiero di Stato di Palermo, Provenzano, che ha affrontato i problemi con realismo, competenza e decisione e al quale si sono riallacciati Alisi e Galluzzo. Un ottimo rapporto, questo, fra scuola e mondo del lavoro che diventa vivo, palpabile, possibile, con una visione omogenea dei problemi. Ai discorsi politici si sono susseguiti i discorsi tecnici più attuali. Mario Mancini sul turismo congressuale, Stefano Pazzagli sul Marketing, Alaique in ordine alla commercializzazione, hanno offerto un notevole contributo. Sull’altro fronte, Lamanna della Borel, Merlotti della Becuwe Thomselle, De Marco della FIAVET, Gilberto Benvenuti di ADA, Castagna di AFAB, Menichini di ECAP-CGIL, Giuseppino Roberto dell’Ente Fiera di Genova, hanno illustrato una tematica originale e importante. Angelo Ingrao dell’AIS e l’IBM hanno concluso le relazioni tecniche. Per l’aspetto culturale infine, Lo Re, Mirabelli e Gattuso, hanno concluso olimpionicamente i lavori. La tavola dibattito fra i rappresentanti di ADA e quelli dell’USTI (Unione Stampa Turistica) ha caratterizzato un nuovo modo di affrontare i problemi. Un auspicio quindi che l’incontro di «Capo Mulini», alla Perla Jonica, non resti una voce isolata ma che costituisca, invece, la base per quello spirito unitario d’impegno civile che il convegno ha evidenziato. (far) 52 “ Adastory ” È innegabile che il Terzo Convegno del Mezzogiorno di Tecnologia Alberghiera e Turistica di Acireale è stata una manifestazione importante, per partecipazione di pubblico (quasi mille persone) e per risultati ottenuti. Un grosso successo, che ha visto presenti tutte le categorie professionali impegnate nel settore dell’ospitalità, e di cui bisognare dare giusto riconoscimento all’ADA, al suo Centro Studi e alla rappresentanza siciliana dei direttori di albergo che ha curato la complessa organizzazione. Con relazioni qualificate, anzi qualificanti, e dibattiti che hanno impegnato appassionatamente i partecipanti ai lavori. Partecipanti, che è bene precisare, appartenevano a tutto il vasto arco di attività che abbraccia il settore turistico: dalle scuole professionali alle organizzazioni politico-sindacali, dalle associazioni professionali agli organi imprenditoriali pubblici e privati. A questo punto vorremo fare notare all’ADA e al suo Centro Studi, se il profondo Sud, economicamente depresso e socialmente trascurato, è riuscito a dare vita ad una manifestazione di così vasta importanza, cosa potrebbe fare il dovizioso Nord, con il suo prestigioso «triangolo», proverbialmente esuberante di attività e di iniziative? Non sarebbe dunque opportuno programmare manifestazioni anche in quella parte dell’Italia «che conta»? O no? Per ritornare alla manifestazione di Acireale, dobbiamo onestamente riconoscere che uguale successo non ha arriso all’annuale assemblea dell’ADA, tenutasi subito dopo il convegno. Il motivo, o meglio i motivi, che hanno contribuito a sbiadire il luMovimento dei soci ADA dal 1956 al 1980 stro dell’annuale assemblea ADA, desideriamo elencarli, anche per provocare un dibattito fra i soci, che riteniamo stimolante e proficuo per il futuro dell’ADA. Essi (secondo noi) sono: poca partecipazione numerica dei soci all’assemblea, ai lavori assembleari in quanto ritenuta chiaramente interlocutoria. La poca partecipazione numerica dei soci non è una novità. L’abbiamo notata con preoccupazione l’anno scorso a Roma e, prima ancora, a Firenze e a Milano. Oltre a un certo disinteresse verso la vita associativa, bisogna aggiungere gli impegni di lavoro, la scarsezza del tempo disponibile (la maggioranza dei partecipanti alle assemblee arriva in ritardo e parte con anticipo sul calendario dei lavori), eccessivo costo dei trasporti (e l’Italia, si sa, 1977 - Progresso o regresso? 53 “ Adastory ” è «lunga assai»!). A questo punto mi pare di udire alcuni amici, «laudatores» dei tempi passati, dire che «una volta» le assemblee dell’ADA vedevano presenti «tutti» i soci. Vero, ma allora l’ADA contava poche decine di iscritti, c’era il «boom» economico, i trasporti costavano poco, e ci si poteva assentare dall’azienda con una certa tranquillità. Oggi tutto questo, purtroppo, non c’è più. E allora adattiamoci ai tempi. Inventiamo nuove riunioni assembleari, soprattutto per non perdere la gioia «dell’incontro fra amici», incontri necessari per mille motivi, a cominciare dal calore umano che li contraddistingue. Non potendo tornare all’associazione «Amicale» perché non cerchiamo di andare verso l’«Amicizia» associativa? A questo scopo suggeriamo alla Presidenza e al Consiglio dell’ADA un preciso calendario di assemblee interregionali (prescritte ai soci delle regioni interessate, ma anche aperte ai soci di altre regioni volessero partecipare). Tali assemblee interregionali, stabilite in concomitanza con manifestazioni organizzate dal 54 “ Adastory ” Centro Studi, dovrebbero precedere l’assemblea generale. Per cui l’assenza o meno dei soci (ormai scontata) all’Assemblea annuale, verrebbe compensata dalla prassi acquisita di quel flagello pseudo rappresentativo che sono le «deleghe». Parliamo adesso della poca partecipazione ai dibattiti assembleari. È un malanno antico che affligge anche la nostra Associazione. C’è da dire che il Consiglio presieduto da Sergio Pittarello si è presentato all’assemblea in veste di perfetto adempiente (stavo per scrivere: purtroppo!). Tutti i dettami dell’assemblea di Roma: Referendum, nuova sede, organo di stampa, Centro Studi, riorganizzazione segreteria etc... sono stati compiuti. È venuta quindi meno la materia del contendere (anche se c’è stata qualche polemichetta fuori tema tanto meschina che se ne poteva fare a meno). Ma è anche vero che i soci hanno il diritto-dovere di intervenire. E questo dirittodovere non è stato esercitato da nessuno o quasi. A questo punto c’è da pensare come, evidentemente, i soci non siano consapevoli delle loro responsabilità nella gestione del sodalizio. Che non si deve limitare al solo invio della quota annuale di adesione, ma che comporta «partecipazione» in tutti i sensi. Con un continuo impegno di attiva presenza e dunque anche di consigli, suggerimenti, idee, programmi progetti, fantasia... Solo così l’associazione potrà progredire. Altrimenti il suo divenire stagna. S’arresta. E quando non vi è progresso, puntualmente avviene il regresso. Sandro Attanasio Nella foto, in piedi, Francesco Gennari, tessera ADA n. 4, uno dei soci più anziani, che ha rivestito per moltissimi mandati la carica di consigliere nazionale, in una foto dell'ultima assemblea di Torino in occasione della quale è stato premiato con la “fidelis Causae”. A conclusione del Convegno, Sergio Pittarello, sottopose all’assemblea la relazione del Consiglio Direttivo che ben sintetizzava le problematiche di allora che, in parte, continuiamo a riscontrare ancora oggi, ma soprattutto resta di un’attualità sorprendente: 55 “ Proseguire sulla strada intrapresa Adastory ” Cari Colleghi, è per me motivo di grande piacere porgere a Voi tutti il più cordiale saluto e il più vivo ringraziamento per essere intervenuti così numerosi alla nostra ventiduesima Assemblea Generale, qui a Capo Mulini. Un amichevole saluto e un pensiero affettuoso desidero inviare a quei soci che non hanno potuto essere con noi ma che vorremo considerare ugualmente presenti. Un caloroso benvenuto rivolgo, anche in nome dei vice-presidenti Rocchi e Vagnozzi e del Consiglio Direttivo ai nuovi Soci che, per la prima volta, partecipano alla nostra riunione, sicuro che troveranno tra noi quello spirito di colleganza, di amicizia e di solidarietà che hanno da sempre contraddistinto la nostra Associazione. Un ringraziamento sincero e doveroso lo rivolgo ai colleghi dell’ADA Sicilia per la fattiva e continua opera in favore dell’Associazione. Singolarmente un elogio al rappresentante regionale Bruno Intravaia per la continuazione dell’opera Convegnistica di Tecnologia turistica e Alberghiera del Mezzogiorno. È passato un anno da quando ho avuto l’onore di reggere, assieme al Consiglio Direttivo, le sorti dell’A.D.A. e, come consuetudine, mi accingo ad assolvere il dovere di sottoporvi una breve relazione sull’andamento economico e morale di questo sodalizio nel decorso 1976. Preliminarmente, ritengo da parte mia doveroso rivolgere un sentito ringraziamento ai Vice Presidenti, ai Consiglieri, ai Revisori dei conti, ai Probiviri e ai Rappresentanti Regionali per la loro attiva collaborazione che ha reso meno pesante il mio ruolo presidenziale e, in pari tempo, ha consentito il rapido decollo di questa nuova fase della nostra associazione. Il 1976 è stato, in generale, un anno che possiamo considerare di assestamento. I problemi che ci siamo trovati di fronte non sono stati pochi, né di facile e rapida soluzione. Interpretando il mandato e la volontà della XXI Assemblea di Roma, nei contenuti essenziali, nel decorso anno l’Associazione ha cercato di dare un volto più attuale alla propria politica, senza però 56 “ Adastory ” togliere i meriti indiscutibili di chi ci ha preceduto alla guida associativa. Li abbiamo affrontati con la massima decisione e possiamo affermare di averne avviati a risoluzione gran parte con i membri della Giunta Esecutiva che hanno correttamente collaborato. Primo fra tutti i problemi, quello della nuova sede che, è noto, è stata ospitata per alcuni mesi presso l’Hotel Plaza di Roma, spostandosi successivamente nei locali di via San Nicola da Tolentino, dove regolarmente hanno cominciato a funzionare gli uffici. La nuova sistemazione ha portato conseguentemente qualche manchevolezza e qualche comprensibile ritardo nel disbrigo delle pratiche e io personalmente, essendo come presidente il massimo responsabile, chiedo umilmente scusa e confido sulla vostra comprensione. Comunque, tutte le incombenze dovute alla segreteria sono state espletate anche per la buona volontà di alcuni Consiglieri che di volta in volta si sono sobbarcati i lavori più urgenti e non più procrastinabili. Sul piano organizzativo, il 1976 è stato, quindi, un anno difficile e anche tremendamente infausto per la dolorosa, prematura scomparsa di numerosi nostri cari colleghi, noti per probità e competenza professionale, nonché per il loro attaccamento alla nostra associazione, come il Presidente Onorario Bruno Galleani, uno dei soci fondatori, noto per la sua preziosa opera di amore verso la categoria e l’associazione. Ricordiamo con identico dolore e stima gli altri colleghi scomparsi: i soci onorari ANDOLFI, TRAVERSI Il labaro dell'Associazione Direttori Albergo, custodito nella sede sociale, concepito al momento della sua fondazione. ROSIO, ALDOBRANDI, i soci effettivi GAETANO POLLAZZI, FRANCO FERRARO, ENZO BERTOLI, FRANCO VIGNATI, MARIO GALLO. A questi nostri cari amici che ci hanno lasciato, ma che continueranno a vivere nei nostri cuori e nei nostri pensieri, dedichiamo un minuto di raccoglimento. Con visione reale e con ferrea logica abbiamo individuato le direttrici da seguire per un programma a breve, medio termine per un potenziamento delle 57 “ Adastory ” attività dell’associazione. Potenziamento, inteso soprattutto con il mondo esterno, al di fuori di princìpi di isolamento che, in questo momento politico e sociale del Paese, ci porterebbero inevitabilmente su di una strada priva di concretezza. Quattro riunioni del Consiglio Direttivo e una della Commissione Operativa, nonché quelle delle altre commissioni speciali, testimoniano la volontà di perseguire su questa nuova via per cercare di costruire ulteriormente su quanto già edificato. Ma affinché l’opera non sia vanificata e possa seguire una maturazione naturale, si sono rese necessarie delle scelte prioritarie che sono cominciate con il riassetto della segreteria e della sede sociale, stante la rinunzia, più volte espressa, dal caro amico Bucci e al quale, ancora una volta, esprimiamo il nostro senso di stima e ringraziamento. Con lo stato di maternità della signora Festante abbiamo fatto ricorso a impiegati temporanei, sino a quando di recente, finalmente abbiamo trovato una valida collaboratrice nella persona della signora Margherita Smiderle Rocchi, persona molto esperta per il suo stesso passato di impiegata d’albergo a livelli di responsabilità. Si è poi proceduto alla stampa dell’elenco dei Soci e se qualche discordanza c’è, questa è dovuta al fatto che non sempre veniamo informati del cambiamento di indirizzo. Vi abbiamo inviato anche il nuovo statuto sociale che, dopo l’approvazione a mezzo referendum, si sta rivelando quello strumento politico di grande utilità più volte auspicato. Con questo nuovo spirito è stata nominata una «giunta operativa», mentre, per accelerare le pratiche dei nuovi soci, è stata nominata una commissione per la loro ammissione. Per l’organo di stampa, è stato fatto un accordo biennale con la rivista «Hotelrestaurant», dell’editore Mancini, che, come ben sapete, ha una grossa tiratura e costituisce il più prestigioso organo di stampa del nostro settore. Questo organo di divulgazione, ha già dato ampio spazio alla vita associativa. La rivista è stata affiancata da una commissione di collegamento e di controllo. Non dobbiamo 58 “ Adastory ” dimenticare però, che per quanto ci concerne, parallelamente, con notevole sacrificio, rifiutando non certo per superbia il nostro aiuto economico, il periodico tecnico professionale «Direttori Albergo», fatto da nostri colleghi, Ecco la copia dell’assegno di 1 lira, prezzo simbolico pagato, al tempo, da ADA a Franco Arabia, per l’acquisto della rivista da lui fondata rappresenta un mezzo di diffusione delle nostre problematiche. Sappiamo che qualcuno di voi plaude, qualcun altro non condivide. Vorrei invitarvi però a meditare sulla funzione della stampa in genere, che di là di qualsiasi concetto restrittivo ha il dovere della cronaca, della critica, insomma di quella funzione che è insita nella stampa stessa. 59 “ Adastory ” E la capacità politica di un sistema è democratica sino a quando i problemi possono essere dibattuti nel pieno rispetto della dignità individuale, della libertà di ognuno. Vorrei sottolineare, ancora una volta, che la nostra associazione deve crescere nel clima di un’ampia partecipazione di base. Ma non vi è partecipazione se questa non è sollecitata, se non c’è dibattito, come strumento di verifica della politica associativa e del controllo quindi, degli organismi elettivi. Il Consiglio Direttivo desidera che tutti i problemi siano discussi. Auspichiamo, dunque, quelle spinte di base necessarie per una maggiore crescita. Sono stati istituiti, inoltre, a cura di ogni Rappresentante Regionale, gli appositi «albi» che speriamo possano tramutarsi in veri e propri albi professionali. Confidiamo, comunque, che qualche nodo che negli ultimi tempi ci ha tenuto in apprensione, sia al più presto chiarito e si rafforzi il lavoro di coordinamento affidato, appena recentemente, al Vice Presidente anziano Vagnozzi. Sono certo, e con me tutto il Consiglio, che il coordinamento serve a stimolare quella partecipazione attiva delle rappresentanze regionali sia dal punto di vista strutturale, sia dal punto di vista politico. Ed è in ossequio a quanto più volte sollecitato dalla base e per convincimento di tutti i Consiglieri e Rappresentanti Regionali che la nostra Associazione ha sancito un «fondo di solidarietà» intestato al Presidente Onorario di recente scomparso Bruno Galleani che qualifica, ancora di più, quei valori come l’amicizia, la stima, la solidarietà ai quali oggi si aggiungono la professionalità, l’aggiornamento, la ricerca e lo studio. Speriamo, comunque, che il «FONDO» resti inoperoso e quanto verrà stanziato possa servire ad altri scopi istituzionali, ma qualora ve ne fosse bisogno, siamo certi di avere la vostra incondizionata solidarietà per l’uso riservato e discreto che sarà fatto. Sulla vitalità e l’interesse che la nostra Associazione suscita, i 78 nuovi soci sono oggi la migliore testimonianza e il segno tangibile di quell’apertura necessaria per il rafforzamento dell’Associazione stessa. Nelle more della costituzione del Centro Studi e di Documentazione, nell’ultima fase dell’anno, abbiamo cooperato con lo IASM e il 60 “ Adastory ” FORMEZ, prima a Fiuggi, poi a Messina, Agrigento, Palermo e Ischia dove si sono svolti seminari-incontri che hanno visto la nostra Associazione vigile e partecipe. Al Convegno dell’Organizzazione mondiale per il Turismo di Firenze, nel settembre scorso, abbiamo portato la nostra voce, peraltro ripresa dall’Assessore Regionale per il turismo della Regione Lazio. A Genova, oltre all’ormai abituale giornata del Direttore d’Albergo, ha avuto vasta eco la relazione del Rappresentante Regionale per il Lazio, Gilberto Benvenuti, suscitando grande interesse. Genova comunque ha visto nascere il Centro Studi e di Documentazione dell’ADA. Ad esso è affidato un settore dell’Associazione molto importante come l’aggiornamento, la formazione, la riqualificazione. Questo Centro, nato con una paternità precisa della nostra Associazione, racchiude in sé, nell’ambito del Comitato di Gestione, uomini validi, nostri colleghi che, sono certo, non ci deluderanno. Allo studio, la ricerca, dovrà aggiungersi l’assistenza tecnica. Il Convegno di Tecnologia del Mezzogiorno appena terminato è l’opera prima. Sull’andamento economico, l’anno trascorso ci ha visti impegnati in un altro referendum, la stampa degli elenchi, soci e dello statuto sociale. Un’intensa attività Consiliare come già detto. Nonostante ciò, l’Associazione chiude in attivo ed ogni altro commento sull’ampia relazione del Tesoriere Moscetta, sarebbe un’aggiunta superflua. Per il futuro i nostri sforzi dovranno essere tesi verso un maggiore assetto delle rappresentanze regionali ma ciò, mi sia consentito dirlo, sarà possibile solo se vi sarà una più ampia partecipazione di tutti. L’associazione siamo noi e non dobbiamo identificarla solo con i vertici. Gli organismi elettivi esistono per un coordinamento e per una disciplina dell’attività oltre che per un lavoro di routine, ma affinché tutto si rafforzi è necessaria l’attività, piccola o grande che sia, di tutti quanti. Stante la difficile situazione del nostro Paese, la nostra opera dovrà essere improntata al massimo rigore e protesa verso un perfezionamento professionale che sia da supporto all’economia del Paese e possa costituire il biglietto da visita per quanto da sempre auspicato, l’albo professionale. Con il Centro Studi, speriamo di svolgere nel prossimo autunno una serie di seminari itineranti con articolazioni geo- 61 “ Adastory ” grafiche comode per tutti i Soci. Con uno stretto rigore, sollecito l’opera di proselitismo affinché tutte le forze esistenti e non ancora nostri Soci possano entrare a far parte della nostra famiglia. Da questa schematica relazione, che mi riservo d’ illustrare nei suoi aspetti particolari nel corso del dibattito, si può constatare come la nostra Associazione rifiorisca e sempre più rifiorirà. In questa circostanza, non dobbiamo scordare l’opera dei Soci fondatori, molti dei quali sono ora nell’elenco d’onore - e ai miei predecessori - gli attuali Presidenti Onorari, il Comm. Ernesto Bob, il Comm. Gaetano Nino Ottolini, va la nostra riconoscenza, perché se I’A.D.A. esiste, si è imposta nel contesto turistico nazionale e internazionale, e se ora noi siamo qui riuniti lo dobbiamo a loro, per averla creata e per averla fatta prestigiosamente progredire. All’alba del ventitreesimo anno della nostra attività sociale, sento di potermi rendere interprete dei sentimenti dei componenti il Consiglio Direttivo e di tutti i Rappresentanti Regionali, nel assumere l’impegno di fare di più e meglio per il futuro, mettendo tutte le forze e le nostre capacità al servizio del sodalizio, per le sue sempre maggiori affermazioni. 62 Attualità_professionale “ LA GESTIONE ” familiare dell’hotel Maurizio Ferrante Introduzione Non tutti sanno che il nostro Paese si caratterizza, in larga misura, per la modesta dimensione delle proprie strutture alberghiere. Piccolo è spesso sinonimo di bello, ma nel nostro caso la dimensione è principalmente legata alla connotazione di tipo familiare della nostra imprenditoria alberghiera che, di massima, possiede o gestisce piccole o medie strutture ricettive. I nostri albergatori sono quindi impegnati principalmente nella realizzazione e gestione di una tale tipologia di aziende in località di mare, di montagna, di campagna o di città; ovunque si percepisca l’opportunità di intraprendere questa affascinante e complessa attività. Spesso la realizzazione di un albergo corona una vita di impegno professionale svolta in tutt’altro settore; si è raggiunta una certa stabilità economica, la moglie si annoia, i figli sono cresciuti e vanno aiutati a collocarsi. Si pensa quindi di intraprendere un’attività alberghiera considerandola più dal punto di vista degli utenti che da quello dei fornitori di un servizio, per rendersi poi conto delle complesse problematiche aziendali solo dopo il “ punto di non ritorno “. Guai a considerare la gestione di un albergo un’attività di svago per gli anni della vecchiaia; si tratta di un’ipoteca che dura tutta la vita. Lo scopo di questo “vademecum” è quindi quello di dare un contributo di conoscenza ed uno spunto di riflessione a coloro che, attratti dall’affascinante mondo dell’ospitalità, vogliano intraprendere un’attività di ge- prima parte stione familiare di un impresa alberghiera. La sua funzione vuole essere quella di un manuale di orientamento operativo. Buona lettura Capitolo I - L’ubicazione Scegliere l’ubicazione ideale per un albergo non è cosa semplice. La scelta deve rispondere a dei criteri dettati dalla tipologia di attività che si intende intraprendere e deve essere conseguente ad un adeguato studio di fattibilità. Gli alberghi possono essere strutture dove si fornisce il servizio di alloggio e prima colazione (il termine tecnico è: meublé) oppure realtà più complesse con annesso ristorante. Questa deve essere la prima scelta del novello albergatore: limitarsi al solo servizio di ospitalità oppure cimentarsi in quello, ben più impegnativo, della ristorazione? Vedremo poi nel dettaglio la gestione operativa di queste due attività che, parafrasando il famoso detto di un politico del secolo scorso potremmo denominare “ convergenze parallele”. Credo che l’autore di questa sibillina espressione volesse rappresentare due realtà che, pur percorrendo le loro parallele traiettorie, possono trovare, l’una nell’altra, punti di comune interesse. La realizzazione di un ristorante nell’albergo è spesso conseguente alla ubicazione della struttura. Mentre un albergo di tipologia prettamente vacanziera (mare, laghi, montagna) non può farne a meno, la cosa richiede una ben più attenta valutazione per un albergo di città, frequentato magari da una clientela non di gruppo che di giorno visita la città e la sera desidera cenare in qualche ristorante tipico. Da non sottovalutare poi l’aspetto relativo alle licenze di esercizio; quella per l’albergo dà la facoltà di somministrare alimenti e bevande ai soli 63 “ Attualità_professionale clienti alloggiati, mentre per aprire al pubblico esterno occorre una ulteriore licenza, più difficile da ottenere in quanto spesso soggetta a contingentamento. Conrad Hilton affermava che per il successo di un albergo occorrono tre requisiti essenziali: la posizione, la posizione e …la posizione (location, location, location). Gli alberghi si costruiscono là dove c’è una tale domanda di alloggio da non riuscire ad essere soddisfatta dalla ricettività esistente. La capacità di ospitare clienti nel settore alberghiero si misura con due parametri: la percentuale di occupazione camere e quella di occupazione letti nell’intero arco dell’anno. Mentre le statistiche ufficiali si fanno in base alle presenze (i letti), quelle di occupazione alberghiera si valutano in base alle camere. In Italia la media annuale di occupazione camere si aggira intorno al 50%. È un dato da considerare più in difetto che in eccesso. Fanno eccezione le città di grande interesse turistico o commerciale: Roma, Firenze, Venezia, Milano, seguite da Rimini, Bologna e da una rinascente Napoli che ha pagato con oltre un ventennio di isolamento turistico una troppo pubblicizzata crisi epidemiologica (il famigerato vibrione del colera). È quindi evidente che un investimento in una località a più elevata percentuale di occupazione sarà più costoso ma anche maggiormente redditizio, ma vi sono località meno note che comunque svolgono un importante ruolo nell’offerta turistica nazionale, sottostando però all’handicap della stagionalità. A volte la scelta di iniziare l’attività alberghiera è dettata dalla circostanza di possedere un terreno edificabile o un immobile da ristrutturare ad uso ricettivo. In questo caso è ancora più importante procedere con un adeguato studio di fattibilità per verificare la concreta opportunità reddituale dell’investimento. Non fatevi inoltre incantare dalla possibilità di realizzare o gestire alberghi in località sconosciute. Una cattedrale nel deserto è come una rondine sola: non fa primavera Capitolo II - L’indagine di mercato Per prima cosa si deve procedere ad analizzare i dati degli altri alberghi esistenti nella zona, la loro dimensione, la loro classifica, la loro occupazione media annua ed il ricavo medio per camera “venduta”, termine 64 ” che si usa nel settore anche se si tratta di solo affitto. Il valore relativo al ricavo medio a camera sarà indispensabile per la redazione della previsione di esercizio costi-ricavi: il budget, del quale parleremo più avanti. L’analisi così realizzata dovrà far emergere quale sia il settore di maggiore capienza per collocarvi la nuova azienda. Se un mercato si caratterizza per un turismo di modesto livello è inutile infatti pensare ad un albergo di 5 o 4 stelle, ma si ripiegherà su di una più idonea soluzione nei riguardi di una categoria inferiore. È opportuno a questo punto esaminare la situazione della ricettività in Italia. Una recente indagine condotta da Hotel Domani, rivista di punta del settore alberghiero, evidenzia una serie di interessanti dati: Alle soglie del terzo millennio il numero degli alberghi in Italia si attesta intorno alle 33.000 unità, con una media di circa 30 camere per albergo. La percentuale di ciascuna categoria sul totale è la seguente: 5 stelle (alberghi di alto livello) 0,3% 4 stelle (alberghi di buon livello) 7,7% 3 stelle (alberghi di medio livello) 38,5% 2 stelle (alberghi economici) 30% 1 stella (alberghi molto economici) 23,5% La stessa indagine afferma che la categoria degli alberghi a 3 stelle rappresenta quasi il 50% dell’intera ricettività nazionale in termini di posti letto. È quindi la categoria dominante. La decisione di classificare il nuovo albergo dovrà pertanto essere orientata verso quel segmento dove la domanda esuberi, dove cioè vi sia spazio per l’inserimento di una nuova struttura. Una scelta verso una categoria superiore, è senz’altro da considerarsi più rischiosa. Dopo aver verificato la capacità del mercato locale di accogliere un nuovo albergo, si dovrà realizzare una previsione di gestione, il cosiddetto “budget costi-ricavi” per individuare il fatturato necessario al raggiungimento di un adeguato utile di esercizio. A questo punto, con una chiara proiezione gestionale, si potrà procedere alla realizzazione del progetto. Nel nostro caso comunque, trattandosi di un’iniziativa a carattere familiare, possiamo scegliere sia il segmento di mercato “ Attualità_professionale dominante, quello delle 3 stelle, oppure quello delle 2 stelle, in considerazione che i livelli di categoria si differenziano anche per una maggiore o minore esigenza di erogare servizi. Può quindi essere utile svolgere il primo periodo, quello dell’apprendistato, in una categoria inferiore per poi passare a quella superiore dove il livello di aspettative da parte della clientela ci troverà ormai più esperti e preparati. Nonostante il gran numero di alberghi (la Spagna, che ha sponsorizzato con i grandi Tour Operators europei la realizzazione di molti grandi alberghi, ha più posti letto di noi ma meno strutture), in Italia non si è sviluppata una diffusa specializzazione architettonica nel settore. L’albergo infatti, secondo solo all’ospedale in termini di impegno progettuale, ha necessità di una programmazione di aree sociali, di servizi e di percorsi studiati in funzione della sua operatività; un errore di progettazione può ripercuotersi poi sulla qualità della gestione. È quindi opportuno che l’imprenditore utilizzi la collaborazione di uno studio di architettura che abbia già realizzato alberghi o, meglio ancora, si affidi ad un Contractor che sia in grado di progettare e realizzare l’albergo “chiavi in mano”. Esistono oggi società che hanno accumulato una significativa esperienza nella realizzazione di strutture alberghiere e che sono in grado di portare a compimento l’intero processo di costruzione e di arredamento ad un costo sicuramente inferiore a quello che l’imprenditore, rivolgendosi a più ditte appaltatrici, può essere in grado di ottenere, con in più la certezza dei tempi di consegna, molto difficile da determinare operando in proprio. Capitolo III - La realizzazione Una volta definito il progetto, questo deve esser presentato in Comune per la sua approvazione. La decisione di autorizzare o meno la realizzazione di una nuova struttura ricettiva in Italia spetta infatti ai comuni in base ai rispettivi piani regolatori: I Comuni, tramite i loro organi tecnici, seguono poi l’intero iter procedurale e si occupano dei controlli sul rispetto della progettazione approvata. Il progetto dovrà essere presentato in copia anche al comando provinciale dei Vigili del Fuoco per la verifica della sua rispondenza sia alle norme antincendio che a ” quelle sulla sicurezza, in base alla Legge 626. A costruzione completata, dopo i relativi controlli, il Comando VVFF rilascerà il certificato di prevenzione incendi. Senza il certificato, dal quale sono esclusi solo gli alberghi con ricettività fino a 25 posti letto, il Comune non può rilasciare la licenza di esercizio. Uno degli aspetti essenziali della progettazione riguarda il risparmio energetico. È quindi opportuno prevedere l’uso di pannelli solari per la produzione di acqua calda (si ottengono anche benefici fiscali), sistemi di co-generazione per il riscaldamento e l’aria condizionata, rubinetterie e docce in tutti i bagni dotate di riduttori volumetrici per diminuire i consumi d’acqua, ecc. Di fondamentale importanza la suddivisione degli impianti di riscaldamento e condizionamento per zone, sia per quanto riguarda le aree sociali, le eventuali sale per convegni, gli spazi per la ristorazione ed i vari settori delle camere, per riscaldare o condizionare solo le unità occupate dalla clientela. Ana- 65 “ Attualità_professionale loga cura deve essere posta nell’illuminazione dei corridoi e delle zone non adibite a soggiorno, dove sarà regolata da sensori che consentiranno un’illuminazione maggiore delle zone di transito solo al passaggio delle persone. Senza esagerare però; ricordo di aver trascorso interminabili minuti al buio in una toilette nel Trentino, dove la fotocellula che dava il consenso all’accensione della luce era collocata nell’anti-bagno. Capitolo IV - La lavanderia Un albergo ubicato in una località fuori mano, oltre ai problemi connessi al reperimento della clientela, ha anche quello di non potersi facilmente avvalere del servizio esterno per il noleggio della biancheria delle camere e del ristorante. Dovrà quindi dotarsi di una lavanderia interna. Si tratta di un ambiente che dovrà essere di dimensione adeguata a contenere i macchinari necessari per il lavaggio della biancheria, nonché armadi e scaffalature per la sua custodia. Le attrezzature in questo caso necessarie sono: - lavatrice industriale - essiccatoio - mangano da stiro industriale - lavatrice per biancheria clienti - asse con ferro da stiro a vapore - armadi per la custodia delle scorte di tovagliati e lenzuola La biancheria da acquistare dovrà consistere in tre cambi completi calcolati sulla dotazione delle camere e del ristorante dell’albergo. Il primo cambio nei letti e sui tavoli, il secondo da lavare ed il terzo di scorta. Tutto ciò comporta non soltanto un cospicuo investimento in macchinari e biancheria, ma inciderà pesantemente sui costi di gestione che possono essere così riepilogati: - acquisto della biancheria - ammortamento, deterioramento e sostituzione della medesima - consumi di energia elettrica (i macchinari), gas (l’essiccatoio) detersivi ed acqua per il lavaggio - ammortamento dei macchinari - costi di manutenzione 66 ” Affidandosi invece ad una lavanderia industriale il costo complessivo si riduce ad un canone di noleggio e di lavaggio di ogni capo utilizzato. Si viene a generare quindi un costo solo in presenza di un ricavo. Molte lavanderie dispongono inoltre di un’ampia gamma di colori per i tovagliati del ristorante che può così rinnovare la propria immagine di tanto in tanto. Fate attenzione però alla scelta della lavanderia. Deve essere una vera lavanderia industriale e non una struttura artigianale. In questo secondo caso infatti si corre il rischio che il lavaggio e la stiratura dei capi non siano conformi ai requisiti sanitari richiesti. Alcune lavanderie, non dotate di adeguati impianti, assumono inoltre più impegni di quanti non ne possano sostenere nei momenti di alta stagione e questo può creare seri problemi quando l’albergo è pieno. È quindi opportuno chiedere informazioni presso gli altri alberghi che utilizzano già i servizi di lavanderie esterne prima di sottoscrivere un impegno di medio o lungo termine ed effettuare poi un sopralluogo per verificare di persona l’organizzazione del servizio. È importante fare attenzione che il contratto non preveda alcun addebito se non per l’effettivo utilizzo della biancheria, che dovrà essere scrupolosamente contata in entrata ed in uscita ad ogni cambio. Una volta l’anno si dovrà poi redigere un inventario di controllo. Nel caso di una richiesta di personalizzazione della biancheria con il marchio o il nome della struttura, la lavanderia dovrà provvedere all’acquisto di capi espressamente per l’albergo. Questo darà origine alla richiesta di un contratto pluriennale, necessario per ammortizzare la spesa sostenuta per l’acquisto della biancheria. Se il rapporto non dovesse essere soddisfacente l’albergo si troverà però in grosse difficoltà. La cosa va quindi valutata con molta attenzione. Da tenere poi in conto i cacciatori di “ souvenirs “, quei clienti che si portano a casa asciugamani, tovaglioli, posacenere, posateria, porcellane e quant’altro abbia lo stemma o il nome dell’albergo. La mancanza di una personalizzazione su questi beni renderà più semplice ed economica la loro sostituzione e costituirà un deterrente al loro asporto. Un posacenere o un asciugamani non personalizzati non fanno gola a nessuno. continua nel prossimo numero