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la Biblioteca di via Senato mensile, anno iii Milano n.6 – giugno 2011 BUONGOVERNO Il cardinale, qualcosa più di un principe LA MOSTRA BVS San Carlo, un cardine della rinascita CINQUECENTO Quando l’asino era materia per letterati ARTE E CULTURA L’illustration e le riviste di Mario De Micheli FONDO IMPRESA Marinetti e il battesimo di Torreviscosa la Biblioteca di via Senato - Milano MENSILE DI BIBLIOFILIA – ANNO III – N.6/24 – MILANO, GIUGNO 2011 Sommario 4 Utopia: prìncipi e princìpi IL CARDINALE, PRINCIPE TRA FEDE E POLITICA di Gianluca Montinaro 10 BvS: il Fondo Antico ENCOMIUM ASINI E L’ELOGIO PARADOSSALE di Annette Popel Pozzo 19 BvS: il Fondo De Micheli L’ILLUSTRATION, PERLA TRA LE RIVISTE DI MARIO di Matteo Noja 22 BvS: la Mostra in corso CARLO BORROMEO, PRIMO SANTO MODERNO di Armando Torno 29 IN SEDICESIMO - Le rubriche IL TEATRO DI VERDURA, CATALOGHI, SPIGOLATURE, L’INTERVISTA D’AUTORE, ASTE, MOSTRE 46 BvS: il libro ritrovato GLI “OPERA OMNIA” DI CARDANO, 10 TOMI DI LETTERE, SCIENZA E VITA di Beatrice Porchera 50 BvS: il Fondo Impresa TORRE VISCOSA, UN BATTESIMO POETICO DI TECNICISMI FUTURISTI di Arianna Calò 54 BvS: rarità per bibliofili LA SCALA D’ORO, UNA GRANDE COLLANA PER I PIÙ PICCOLI di Giacomo Corvaglia 60 Da l’Erasmo: pagine scelte IL PAROLIBERISMO FUTURISTA: ESTASI DEL MODERNO di Simona Costa * 68 BvS: nuove schede RECENTI ACQUISIZIONI DELLA BIBLIOTECA DI VIA SENATO 72 La pagina dei lettori BIBLIOFILIA A CHIARE LETTERE * tratto da L’Erasmo n.20 Marzo – Aprile 2004 Acrobazie letterarie Consiglio di amministrazione della Fondazione Biblioteca di via Senato Marcello Dell’Utri (presidente) Giuliano Adreani, Carlo Carena, Fedele Confalonieri, Maurizio Costa, Ennio Doris, Fabio Perotti Cei, Fulvio Pravadelli, Miranda Ratti, Carlo Tognoli Segretario Generale Angelo De Tomasi Collegio dei Revisori dei conti Achille Frattini (presidente) Gianfranco Polerani, Francesco Antonio Giampaolo Fondazione Biblioteca di via Senato Elena Bellini segreteria mostre Arianna Calò sala consultazione Sonia Corain segreteria teatro Giacomo Corvaglia sala consultazione Margherita Dell’Utri sala consultazione Claudio Ferri direttore Luciano Ghirelli servizi generali Laura Mariani Conti archivio Malaparte Matteo Noja responsabile dell’archivio e del fondo moderno Donatella Oggioni responsabile teatro e ufficio stampa Annette Popel Pozzo responsabile del fondo antico Beatrice Porchera sala Campanella Gaudio Saracino servizi generali Stampato in Italia © 2011 – Biblioteca di via Senato Edizioni – Tutti i diritti riservati Direttore responsabile Angelo Crespi Ufficio di redazione Matteo Tosi Progetto grafico e impaginazione Elena Buffa Coordinamento pubblicità Margherita Savarese Direzione e redazione Via Senato, 14 – 20121 Milano Tel. 02 76215318 Fax 02 782387 segreteria@bibliotecadiviasenato.it www.bibliotecadiviasenato.it Bollettino mensile della Biblioteca di via Senato Milano distribuito gratuitamente Fotolito e stampa Galli Thierry, Milano Referenze fotografiche Saporetti Immagini d’Arte Snc, Milano L’editore si dichiara disponibile a regolare eventuali diritti per immagini o testi di cui non sia stato possibile reperire la fonte Immagine in copertina: Proverbio raffigurante l’asino testardo, preso da Giuseppe Maria Mitelli, Proverbi figurati, 1678 Organizzazione Mostra del Libro Antico e del Salone del Libro Usato Ines Lattuada Margherita Savarese Alessia Villa Ufficio Stampa Ex Libris Comunicazione Questo periodico è associato alla Unione Stampa Periodica Italiana Reg. Trib. di Milano n. 104 del 11/03/2009 Editoriale L’ arrivo dell’estate significa tradizionalmente due cose in via Senato. Il programma degli incontri e delle attività che approfondiscono la mostra in corso entrano nel vivo, in concomitanza con l’avvio di una stagione teatrale all’aperto per raccontare il fascino del libro e dei libri attraverso le pagine in scena. In questo numero presentiamo il cartellone del Teatro di Verdura con una sezione dedicata ai ragazzi e alle scuole. Continua anche il racconto della Milano di Arcimboldo attraverso i testi del catalogo che accompagna l’esposizione con un breve cameo che Armando Torno dedica alla figura di San Carlo Borromeo, personalità chiave nella rinascita spirituale, artistica e culturale della Milano di allora. Quasi un’ulteriore appendice alla mostra è la presentazione dell’Opera Omnia del Cardano (di cui sono esposti altri testi), dieci volumi in prima e rara edizione che ricordano la pluralità di interessi del medico milanese e il prestigio scientifico che i suoi studi offrirono alla sua rigenerata città. Questo numero si arricchisce di un inedito focus che Annette Popel Pozzo rivolge alla figura dell’asino nelle lettere del Cinquecento italiano e dello studio che Gianluca Montinaro dedica all’utopia del Buongoverno, questa volta declinata nella figura del Cardinale e nelle virtù a cui dovrebbe idealmente tendere. giugno 2011 – la Biblioteca di via Senato Milano 5 L’Utopia: prìncipi e princìpi IL CARDINALE, PRINCIPE TRA FEDE E POLITICA Il cinquecentesco trattato dedicato al giovane Odoardo Farnese GIANLUCA MONTINARO n epoca rinascimentale fiorisce un’ampia produzione trattatistica comportamentale. All’individuo si indicano i comportamenti da assumere per ben rivestire il proprio ruolo sociale. Come Castiglione narra del perfetto cortigiano, così numerosi altri scrittori si cimentano nel tratteggiare modi e atteggiamenti del perfetto principe, del perfetto segretario, del perfetto soldato, del perfetto ambasciatore e persino, per ironico assurdo, della perfetta prostituta, in una galleria senza fine di figure utopiche, divise fra individuale e sociale, morale ed etica. Nel gioco di specchi i primi termini riflettono i secondi, alla perenne ricerca di un modello singolare e perfetto, pieno allo stesso tempo di forma e sostanza, capace di cogliere nella sua unicità tutti gli aspetti del molteplice. Nel vasto Fondo Antico conservato presso la Biblioteca di via Senato sono numerosi questi testi, imbevuti di sogno e di utopia. Fra essi spicca per curiosità e interesse un volume in 4to, il cui autore, il bolognese Fabio Albergati (1538-1606), descrive come si deve condurre un perfetto “principe della Chiesa”. L’opera, in prima edizione, intitolata Del cardinale (In Roma, ad instantia di Giovanni Angelo Ruffinelli. Stampato per Guglielmo Facciotto. 1598), è dedicata al porporato Odoardo Farnese (1573-1626), figlio di Alessandro, duca di Parma e Piacenza, e nipote in linea diretta di Papa Paolo III. L’opera, nelle intenzioni di Fabio Albergati, avrebbe dovuto servire a guidare e consigliare I A sinistra: frontespizio dell’opera Del cardinale di Fabio Albergati, (Roma, Giovan Angelo Ruffinelli, 1598) contenente lo stemma del cardinale Odoardo Farnese il giovane cardinale, che aveva ricevuto la berretta rossa alla precoce età di diciotto anni. Il libro di Albergati non è un unicum. Si pone piuttosto su una linea inaugurata, nel 1510, dal trattato - postumo - De cardinalatu, di Paolo Cortesi (1465-1510), spentosi poco tempo prima nel suo ritiro presso San Gimignano, ove risiedeva dal 1503, dalla morte di Alessandro VI, dopo oltre vent’anni trascorsi come scriptor e poi come segretario apostolico presso la curia pontificia. Il ritratto dell’ideale principe della Chiesa disegnato dal Cortesi nei tre libri della sua opera (Ethicus et contemplativus, Oeconomicus e Politicus) scandiva su altrettanti livelli il ritmo della vita cardinalizia tra serietà religiosa, rigore morale e impegno di governo, tra pubblico e privato, nella severa consapevolezza di un’altissima dignità e dei molti e ardui doveri che essa comportava, compendiati nella veste purpurea quale simbolo dell’impegno a difendere la fede usque ad effusionem sanguinis. Ciò che occorre sottolineare, tuttavia, è il fatto che il libro, pubblicato lo stesso anno del Institutio christiani principis di Erasmo da Rotterdam e poco prima della stesura del grande libro machiavelliano, era nato originariamente con l’intenzione di trattare De principe. Un obiettivo che il Cortesi aveva poi finito con l’abbandonare sotto l’impressione dell’incalzante mutare delle cose nella tumultuosa stagione in cui gli era toccato vivere. Non i fragili stati e staterelli travolti da crisi profonde, affidati solo alle astuzie della diplomazia e al “beneficio del tempo”, vacillanti negli 6 la Biblioteca di via Senato Milano – giugno 2011 A sinistra: Sebastiano del Piombo (1485-1547), ritratto del Cardinale Reginald Pole, ca. 1537, Hermitage Museum, San Pietroburgo scontri tra le grandi monarchie europee che avevano per teatro la penisola, erano al centro della vita politica e anche culturale italiana, ma la Chiesa di Roma, sotto la guida di pontefici capaci di usare spregiudicatamente fanti e cavalieri così come interdetti e scomuniche, confermando l’universale validità della regola guicciardiniana secondo cui “non si può tenere stati secondo conscienza”. Una Chiesa capace di attrarre energie, di offrire possibilità di azione e di carriera, di fornire canali di promozione sociale al talento e all’ambizione. Lo stesso Guicciardini, il laico tutto d’un pezzo che non risparmiò invettiva e astio sprezzante nei confronti di quegli “scelerati preti” che il suo “particulare” gli aveva imposto di servire, in giovinezza aveva pensato di farsi chierico, “non per poltroneggiarmi colla entrata grande, come fanno la più parte degli altri preti, ma perché mi pareva, sendo io giovane e con qualche lettera, che fussi uno fondamento da farmi grande nella Chiesa e da poterne sperare di essere un dì cardinale”.1 Nella sua opera, Cortesi delinea le peculiarità del- la funzione cardinalizia. Intrattenendosi sulla figura del cardinale ed enumerando le conoscenze necessarie all’espletamento della carica, Cortesi tratteggia il “galateo” al quale i principi della Chiesa devono aderire nei loro rapporti pubblici e privati. Nell’ultima parte del libro affronta, in modo sistematico, «doveri e prerogative» inerenti alla carica, con ampio ricorso alla casistica (concistori, conclavi, scismi, ecc.). Il cardinale di Cortesi non si distingue tanto dal principe di Pontano. Le virtù necessarie al cardinale sono le medesime che si incontrano negli specula principis quattrocenteschi: religio, prudentia, iustitia, fortitudo, temperantia, liberalitas, magnanimitas. E Cortesi, fra gli ultimi umanisti, appare ancora animato da una grande fiducia verso la bontà della natura umana: «homo est animal sociale et homo appetit civitatem».2 Cortesi però dimentica (o finge di dimenticare) quanto la realtà di Roma sia lontana dalla propria idealizzazione. Nepotismo e corruzione condizionano l’agire della Curia romana; e i cardinali ne sono i principali protagonisti. La progressiva mondanizzazione della Chiesa è causata, oltre che da una innegabile “decadenza dei costumi”, anche dalle inevitabili conseguenze dell’essere contemporaneamente dominio spirituale e temporale. Questa duplice veste comporta il quotidiano disbrigo di doveri, quali la riscossione dei tributi, la gestione delle finanze, la difesa militare, che accomunano tutte le entità statali. Doveri attorno ai quali si coagulano interessi e appetiti, mediazioni e ricatti. Inoltre il papato, benché sia uno stato assoluto, è una monarchia elettiva: ciò causa una mancanza di continuità nell’azione di governo. E’ anzi «in questa prospettiva, cioè con la vitale esigenza da parte dei pontefici di disporre di consiglieri e di uomini di governo in cui poter riporre piena fiducia, di surrogare all’assenza di un potere ereditario e di aggirare l’opposizione del Sacro Collegio, che si spiega il nepotismo dei papi rinascimentali, che sembrano addirittura dar vita a un pur embrionale tentativo di trasmettere ai propri discendenti il trono papale».3 L’intransigente Paolo IV (1555-1559, al secolo Gian Pietro Carafa), «animato da una profonda volon- giugno 2011 – la Biblioteca di via Senato Milano 7 A destra: Tiziano Vecellio (1489 ca.-1576), Papa Paolo III con i nipoti, 1545-46, Napoli, Museo Nazionale di Capodimonte tà di rinnovamento personale e istituzionale della vita religiosa»,4 avvia una politica rigorista, combattendo con forza dissenso ed eresie. Fallito il tentativo di riconciliazione con i luterani, portato avanti dall’ala riformista, gli “spirituali”, del Sacro Collegio (animata da grandi personaggi come Gasparo Contarini e Reginald Pole), Carafa ha buon gioco nella creazione del Sant’Uffizio (1542). Questa istituzione si configura subito come il suo “braccio armato”: «uno strumento decisivo per avviare indagini non solo su predicatori eterodossi e conventicole criptoriformate, ma anche e forse soprattutto sugli “spirituali”, sui loro amici e collaboratori, al fine di portarne alla luce quelle che non tarderanno a essere definite come gravi deviazioni, complicità, eresie».5 Con Paolo IV il Collegio cardinalizio muta la propria natura. Iniziano ad approdare al Sacro Collegio non solo rampolli di nobili e potenti famiglie ma soprattutto «homines novi, la cui massiccia presenza tra i porporati di fresca nomina rivela con chiarezza l’appannarsi della figura del grande principe della Chiesa rinascimentale a tutto vantaggio di quella del nuovo altissimo funzionario della burocrazia curiale». 6 Questo passaggio viene registrato nella trattatistica controriformista sul cardinalato: Giovanni Manfredi (De cardinalibus Sanctae Romanae Ecclesiae, 1564; De perfecto cardinali, 1584; De maiestate dominorum cardinalium, 1591; De nominibus serenissimis dominorum cardinalium, 1591), Giovanni Botero (Dell’uffitio del cardinale, 1599),7 Girolamo Piatti (De cardinalis dignitate et officio) mentre, a difesa delle prerogative, della libertà e della collegialità cardinalizia si esprime Gabriele Paleotti con il suo De sacri concistorii consultationibus (1593). Ma è probabilmente Fabio Albergati con il suo Del cardinale (1598) a esprimere al meglio la nuova temperie culturale. Nel suo trattato, più e più volte, ribadisce il concetto di obbedienza assoluta al pontefice da parte del porporato, a scapito di ogni libera iniziativa personale. Albergati è anche interessato ad avallare, come la quasi totalità degli scrittori politici del suo tempo, la subordi- nazione dei potentati politici terreni alla Chiesa romana (indiscussa autorità spirituale e morale). Innanzi tutto Albergati sostiene la superiorità del cardinale sul principe perché nel porporato si uniscono il potere spirituale e quello temporale, per la qual cosa quant’è maggiore il temporale e lo spirituale uniti del solo temporale, e quanto sono più degne le virtù christiane delle virtù attive, di tanto la virtù del cardinale avanza quella del principe.8 Albergati poi scrive che la cristianità, la repubblica cristiana, essendo stata fondata dal figliuol di Dio, fa ch’ella è divina, e senza imperfettion alcuna; talché non è come l’altre sottoposta alla corrottione, in guisa che da possanza humana possa venir destrutta. [...] Ma l’altre republiche, essendo state ordinate da gli ingegni humani, sono d’imperfettioni ripiene, onde né per quanto sia per durare il mondo, né lungamente ancora non hanno potuto né si possono conservare. E ristringendo la nostra consideratione a quelle che di miglior forme dell’altre sono state figurate, come alla Republica di Platone, e alla perfetta da Aristotile descritta, ritroveremo inconvenienti e imperfettioni grandissime.9 giugno 2011 – la Biblioteca di via Senato Milano 9 Nella pagina accanto: incipit del primo libro di Del cardinale di Fabio Albergati. A destra: Gaspar Van Wittel (1652-1736), San Pietro, (particolare), collezione privata. E se lo stato ideale di Platone, nonostante la comunione dei beni e l’assenza della famiglia, degenera, come anche notato da Aristotele nella Politica, in «disunione e corruttione» perché non tutte le cose sono «communicabili», così anche lo stato perfetto di Aristotele manca, alla base, di «bene pubblico». Mentre nella republica cristiana il bene è «commune a tutti i Christiani, siano di che conditione si vogliano, purché si dispongano a seguire le vestigia di Christo, rappresenta lo stato popolare nel quale il povero e il ricco, il nobile e l’ignobile, l’ignorante e il dotto, concorrono egualmente alla partecipatione di tutti i beni di honesta libertà».10 Aggiunge anche che il pontefice «essendo vicario di Cristo, e per legge divina reggendosi, non solo non può mai errare, ma è sempre il suo governo di bontà ripiena».11 I compiti del cardinale sono dunque «non solamente da servire al papa in consigliarlo ma in esseguire ancora le deliberationi prese da lui».12 Fra religione e politica il primato spetta alla prima e conviene «acco- NOTE 1 M. FIRPO, Il cardinale in L’uomo del Rinascimento, a c. di E. Garin, Roma-Bari, Laterza, 1995, pp 75-76. 2 P. CORTESI, De cardinalatu, Siena, Nardi, 1510, pp. CVII v.-CVIII r. 3 M. FIRPO, Il cardinale, cit., p. 102. 4 Ibidem, p. 120. 5 Ibidem, p. 124. 6 Ibidem, p. 126. Cfr. anche la relazione, nel 1558, dell’ambasciatore di Venezia, Bernardo Navagero: «[In passato] alcune volte [i cardinali] non furono che sei, e si aveva gran modare le leggi alla religione e indirizzarle ad essa».13 Ai cardinali secenteschi rimane solo la memoria delle prerogative legate alla loro carica. Un tempo principi fra principi, ora solo semplici pedine di equilibri politici che non hanno più a Roma il loro centro, si prestano al gioco delle fazioni dei nascenti Stati nazionali. Gli stessi che di lì a poco avrebbero guardato con sempre maggior distacco e indifferenza a uno Stato della Chiesa vecchio e arretrato, ormai avviato sulla strada di una inevitabile decadenza. rispetto e gran considerazione a fare un cardinale, perché giudicavano che a questa dignità fosse necessaria la nobiltà del sangue congionta colla virtù e particolarmente colla bontà: e per questo si riputava onorata non solamente una casa, ma una città e una provincia che per avventura avesse un cardinale. Ora sono in numero di sessantasei, la maggior parte così obbedienti al nuto del pontefice che o per ignoranza o per paura non ardiscono o non sanno cotradire cosa alcuna» (in Relazioni degli ambasciatori veneti al Senato, a c. di E. Alberi, serie II, vol. III, Firenze, Società editrice fiorentina, 1846, p. 412). 7 G. BOTERO, Dell’uffizio del cardinale, Roma, 1599, p. 7: il compito primario del cardinale è «ampliare la religione e santificare il nome di Dio tra i fedeli». 8 F. ALBERGATI, Del cardinale, Roma, Ruffinelli, 1598, p. 4. 9 Ibidem, pp. 5-6. 10 Ibidem, pp. 8-9. 11 Ibidem, p. 10. 12 Ibidem, p. 11. 13 Ibidem, p. 18. giugno 2011 – la Biblioteca di via Senato Milano 11 BvS: il Fondo Antico ENCOMIUM ASINI E L’ELOGIO PARADOSSALE La figura dell’asino nella letteratura del Cinquecento italiano ANNETTE POPEL POZZO T ra gli animali domestici è Giovan Pierio Valeriano Bolquello che più assomiglia zani (1477-1560) ne I ieroglifici oveall’uomo. Quella tra l’uoro commentarii delle occulte significamo e l’asino è una contiguità che intioni de gl’Egittij, & altre nationi, deveste le radici stesse della natura dica l’intero dodicesimo capitolo umana. Nessuna sorpresa che l’asidel suo libro “a quello, che gl’antino sia stato oggetto di particolare atchi Egittiani, Greci, e Latini dicono tenzione fin dai tempi più lontani. della significazione dell’asino”,2 Lo troviamo come motivo figuratipresentando con una summa di imvo, come metafora letteraria e come magini, motivi e significati un vero concetto filosofico. e proprio lessico iconico e metafoLo vediamo in azione nei miti rologico. Non v’è ovviamente alantropogonici assiro-babilonesi, nei cun bestiario medievale nel quale misteri egizi e in quelli di molte culnon caschi l’asino. ture del Medio ed Estremo Oriente. Tra le caratteristiche comuni Appare in avvenimenti importanti alle raffigurazioni dell’asino, quelle della Bibbia: nella fuga in Egitto di che stanno alla base dell’intera sua Giuseppe e Maria, accanto al bue simbologia sono l’ambivalenza e Nella pagina accanto: il cartiglio nella Natività e nel trionfale ingresl’ambiguità, caratteristiche in effetti so di Gesù (a dorso d’asino, appunto) del tutto antropomorfe. Efficace xilografico con la figura anamorfica a Gerusalemme la Domenica delle metafora dell’uomo, l’asino è predell’“arcasino” (ovvero di un asino Palme. Occupa un posto di prima sentato come ignorante, testardo e che, capovolto, muta aspetti umani) grandezza nella letteratura greca e irrazionale. In particolare, è costitunel Ragionamento di Giovanni romana. Basti pensare alla sua prezionalmente incapace di compiere la Battista Pino. Sopra: l’asino vincente senza in Aristofane, Esopo e sopratscelta giusta, come accade all’asino sugli altri animali nell’opera di tutto in Lucio Apuleio. Nelle MetaAdriano Banchieri di Giovanni Buridano, che muore di morfosi (più comunemente note profame davanti a due secchi pieni di prio sotto il titolo de L’Asino d’Oro) sono descritte le avgrano, o a quello che per il troppo cibo si taglia la via d’uventure di Lucio, divenuto sì asino, ma mantenendo inscita, raffigurato da Ludovico Ariosto nella Favoletta deltatte umanissime facoltà raziocinanti, e la sua ritrasforla Satira I (247-265). Mostra un’ostinazione quasi diabomazione in forma umana il giorno seguente, quando filica, ma è anche sapiente perché sa di sapere di non sapenalmente mangia le rose di una corona recata da un sare. D’altra parte è laborioso, umile, docile e paziente cocerdote alla sacra processione in onore di Iside.1 m’è provato dagli asini rappresentati nella Bibbia. 12 la Biblioteca di via Senato Milano – giugno 2011 Agrippa di Nettesheim (1486-1535), che tesse le lodi degli asini mysteria – i misteriosi meriti dell’asino – nel De incertitudine et vanitate scientiarum, pubblicato per la prima volta nel 1530 ad Anversa, che ebbe un’influenza notevole sugli scrittori cinquecenteschi, soprattutto per quelli italiani fin dalla prima edizione in volgare, Dell’incertitudine e della vanità delle scienze a cura di Lodovico Domenichi, stampata nel 1547 a Venezia. Le pagine dedicate da Agrippa Ad encomium asini digressio introducono dunque l’idea del paradossale elogio dell’asino, che diventa paradigmatica per le cosiddette scritture asinine del Cinquecento.5 Il genere letterario dell’elogio paradossale trova le proprie radici nella tradizione retorica antica e la sua massima espansione nel Morias enkomion seu laus stultitiae di Erasmo da Rotterdam (1511), che celebra la superiore follia come vera sagezza, e però anche nel Narrenschiff di Sebastian Brant (Basilea, 1494, con la prima edizione latina Stultifera navis nel 1497), che essendo in gran parte una critica dell’epoca, non a caso rappresenta l’asino in numerose xilografie – alcune delle quali attribuite ad Albrecht Dürer. L’asinus portans mysteria nell’opera emblematica di Andrea Alciati La polisemia è chiara anche nei molti proverbi che sottolineano vuoi l’asino umile: “Voglio più tosto un asino, che mi porti, che un cavallo, che mi getti in terra”;3 vuoi l’asino testardo: “Chi lava la testa all’asino, perde il tempo et il sapone”.4 Il tópos asinino dell’ambivalenza conferisce all’animale un’aura misteriosa. Significativa l’immagine dell’asinus portans mysteria, che trova le sue radici nell’antica consuetudine di usare l’asino come veicolo di divinità legate ai misteri (Dioniso, Iside, Cibele) – un’immagine ben presente nell’emblema di Andrea Alciati, Non tibi, sed Religione (Non a te, ma alla Religione), con la subscriptio: “Mentre rozzo Asinel la imagia santa D’Isi di qua di la lento portava; Vedendo ovunque gia, la turba tanta, Ch’adorando la Dea le s’inchinava”. Il tópos era stato sviluppato da Heinrich Cornelius Solo un anno dopo la prima edizione italiana del testo di Agrippa, il milanese Ortensio Lando (ca. 1512ca. 1556) dà alle stampe i Sermoni funebri de vari authori nella morte de diversi animali (1548), nei quali undici autori fittizi celebrano altrettanti animali in undici sermoni con fini chiaramente parodistici e paradossali.6 Il primo Sermone di Fra Cipolla da Certaldo “nella morte del suo asino detto Travagliano” contiene nell’elogio dell’asino diversi motivi della topica asinina già usati dagli antichi, come la facoltà di prevedere condizioni meteorologiche e fenomeni atmosferici, le virtù fisiche e morali, l’immagine dell’asinus portans mysteria e infine la trasformazione in stelle di due asini nella costellazione del Cancro, che viene rielaborata come testimonianza delle origini divine di Travagliano. L’opera di Lando, in verità semanticamente assai complessa e ibrida, fa dunque uso della figura dell’asino (e di altri animali) come strumento di controversia e propaganda religiosa, secondo un registro comico. Pubblicato anonimamente e senza note editoriali, ma probabilmente stampato attorno al 1550, è il rarissimo opuscoletto Consolatoria overo Asineida dello Imbrogliaato Mato [sic] (oltre alla copia nella nostra biblioteca, l’edizione viene censita mondialmente in soli tre giugno 2011 – la Biblioteca di via Senato Milano 13 Da sinistra: la rota fortunae di Albrecht Dürer nell’edizione latina della Nave dei folli di Sebastian Brant (Basilea 1497); il frontespizio allegorico inciso in La Nobiltà dell’Asino di Attabalippa dal Perù (1599) con l’asino sul trono circondato dagli altri animali esemplari presso la Biblioteca Trivulziana di Milano, la Bibliothèque Nationale di Parigi e la Biblioteca Universitaria di Monaco di Baviera), che in maniera satirica gioca sul fatto che un certo “frate Anselmo Minoritano” si lamenti di essere ritenuto un asino, mentre la critica si rivela una lode: “ma voi forse attendendo altrimenti all’ingiuria che potrebbe al parer vostro tal voce arricarvi vi dolei essere in fatti assomigliato all’Asino, come ad animale brutto, e vile, et che di nissuna utilità, è risparte o giovamento sia: deh poverello mio voi che se pur una millesima parte sapessi delle sue virtù, delle eccellentie, et di mirali de l’asino, e se in qualche maniera potesti ingegnarvi di representarlo, o di imitarlo, e farvi da gli huomeni conoscer internamente per tale, & in somma mostrarvi […] anchora nelle vostre attioni perfetto Asino, voi sareste senza alcun dubbio e contento, e felice, e beato” (verso della c. A1). Altra opera fondamentale per la letteratura paradossale asinina è Il Valore de gli Asini. Dell’Inasinito Academico Pellegrino, a sua volta una seconda redazione (pubblicata a Venezia nel 1558 per i tipi di Marcolini) dell’Asinesca Gloria. Di autore incerto, il testo viene attribuito ad Anton Francesco Doni (1513-1574) o più verosimilmente a Vincenzo Cartari (1531?-1569), che fu scrittore e uomo di cultura alla corte di Ippolito II d’Este. “Questo testo presenta una maggiore complessità e problematicità, legate sia a spostamenti di prospettiva che si verificano al suo interno, sia all’introduzione di motivi che 14 la Biblioteca di via Senato Milano – giugno 2011 giugno 2011 – la Biblioteca di via Senato Milano Nella pagina accanto: proverbio raffigurante l’asino umile, preso da Giuseppe Maria Mitelli, Proverbi figurati, 1678 rinviano a nuclei importanti della riflessione cinquecentesca, come il rovesciamento del rapporto virtù-stima, il contrasto tra essere e parere, o la nozione della mutazione e instabilità del reale”.7 L’opera gioca tutta sulla bidimensionalità e sull’ambiguità dell’asino, facendo riferimento anche alla rota fortunae, interpretando la fortuna in rapporto all’asinità e acclarando il valore della metamorfosi asinina per via della variabile commistione del lato umano e asinino. Del resto, l’immagine della ruota della fortuna composta da una figura che per metà è asino e per l’altra metà è uomo era già universalmente nota grazie alla celebre xilografia di Albrecht Dürer nel Narrenschiff. L’idea della bidimensionalità e della rota fortunae viene riusata con modifiche anche da Giordano Bruno nella Cabala del cavallo Pegaseo, con l’aggiunta dell’asino Cillenico (1585), mettendo in risalto l’asino positivo e l’asino negativo.8 Famosa l’immagine dei due asini contrapposti entro cornice vegetale che significano “la dicotomia simbolica dell’animale, per cui potremmo dire che, in fondo, si tratta della rappresentazione di un solo asino visto però specularmente nel suo dualismo morale e polemico: da un lato l’asino taciturno e con le orecchie dritte, savio ed eloquente, dall’altro quello ottuso e trasandato con le orecchie basse, metafora di umile sottomissione”.9 Per quanto riguarda la figura dell’asino in Giordano Bruno, va aggiunto che nella Declamazione premessa alla Cabala il filosofo, che pure fa uso di molti loci communes sull’asino, critica aspramente la produzione di encomia asini: “Lasso, perché con ramarico del mio core, […] mi si presenta a gli occhi questa imperita, stolta e profana moltitudine che sì falsamente pensa, sì mordacemente parla, sì temerariamente scrive, per parturir que’ scelerati discorsi de tanti monumenti che vanno per le stampe, per le librarie, per tutto, oltre gli espressi ludribrii, dispreggi e biasimi: l’asino d’oro, le lodi de l’asino, l’encomio de l’asino; dove non si pensa altro che con ironiche sentenze prendere la gloriosa asinitade in gioco, spasso e scherno?”10 Pubblicato con false note editoriali (Nel paradiso de gli Asini, l’anno de la primera Asinesca nel roverscio del mese Asinissimo), ma verosimilmente stampato qualche anno 15 dopo Il Valore de gli Asini, cioè tra il 1560 e 1563 a Napoli da Giovanni Sultzbach o Mattia Cancer è il Ragionamento sovra del Asino di Giovanni Battista Pino (fl. 1532-1549).11 Oltre al Ragionamento un solo altro titolo (Il triompho di Carlo Quinto a cavallieri et alle donne napoletane, 1536) è conosciuto di questo letterato, che nel 1547 viene inviato come ambasciatore alla corte di Carlo V, dove tuttavia è perseguitato e imprigionato. Esemplari del Ragionamento, oltre a quello della nostra biblioteca, sono censiti attualmente soltanto in quattro altre biblioteche italiane (Roma, Firenze, Napoli e Cassino). Nel titolo vediamo racchiusa in un cartiglio xilografico la figura anamorfica dell’“arcasino” (ovvero di un asino che, capovolto, muta aspetti umani), ripetuta al rovescio nei quattro cartigli angolari, con il motto “Poco vedete e parvi veder molto”, espunto dal Canzoniere di Petrarca (CXXVIII, 24). Dichiarando nel testo, che “Hor come si sia, l’huomo ha de l’Asino, e l’Asino ha del’huomo, e rare volte si trova l’huomo senza l’Asino, o l’Asino senza l’huomo” (p. 32), anche Pino usa l’asino nel suo aspetto bidimensionale. “I momenti satirici si danno attraverso le figure degli asini negativi, che in modo inaspettato vengono a turbare l’immagine di positività proiettata dalle lodi asinesche: gli asini negativi simboleggiano i falsi sapienti, che si nascondono dietro la maschera del vuoto prestigio, e coloro che esercitano il potere senza un adeguato sapere”.12 Come già Ortensio Lando nei Sermoni funebri con fini di propaganda religiosa, Giovanni Battista Pino propone attraverso le lodi dell’asino un modello politico alternativo, nel suo concreto caso al governo di Don Pedro de Toledo e lo lega così ai tumulti scoppiati a Napoli contro il tentativo spagnolo di istituire il Tribunale d’Inquisizione, tumulti nei quali viene coinvolto lo stesso Pino. Non mancano riferimenti a Machiavelli, del resto già individuati ne Il Valore de gli Asini: “Macchiavelli non niega che li grandi del mondo, non debbiano haver queste due parti del savio dico e del Matto, o per dirla più chiaramente de l’huomo, e de la Bestia e dice che questo par ch’accennassero i Poeti, quando dissero, ch’Achille fu dato per discepolo a Chirone, il qual era mezo huomo, e mezo bestia, a tal ch’egli anc’hora imparasse come dovesse governare i suoi popoli, e regger suo stato usando a tempo l’una & l’altra qualità di Natura, dico quella de l’huomo, e quella de la Bestia, o per meglio dir de l’Asino, 16 la Biblioteca di via Senato Milano – giugno 2011 Frontespizio de Il Valore de gli Asini. Dell’Inasinito Academico Pellegrino (Venezia, Marcolini, 1558) il qual per le antedette cause è conforme ala natura de l’huomo più d’ogn’altra natura d’ogn’altro animale” (p. 37). L’imbestiamento, cioè la discesa nell’animalità, segnala l’accesso a un comportamento alternativo, a un’antropologia diversa. La complessità dell’elogio dell’asino elaborato da Ortensio Lando, Giovanni Battista Pino e Giordano Bruno si stempera alla fine del Cinquecento nel tono piacevole e burlesco di operette che usano la figura dell’asino per il mero diletto dei lettori. Esempio significativo è La Nobiltà dell’Asino di Attabalippa dal Perù provincia del mondo novo, tradotta in lingua italiana (1590) di Adriano Banchieri (1568-1634). Oltre all’asino, l’autore introduce cinque altri animali NOTE 1 Iniziando con la princeps romana, uscita dai torchi di Sweynheim e Pannartz nel 1469, l’opera consolida il proprio successo con tre edizioni fondamentali cinquecentesche: l’edizione bolognese contenente il commento di Filippo Beroaldo del 1500, la traduzione di Matteo Maria Boiardo del 1519 e finalmente il rifacimento di Agnolo Firenzuola del 1550. 2 Edizione di Venezia, Giovanni Battista Combi, 1625, p. 148. Va segnalata l’opera Historiae animalium di Conrad Gesner (Zurigo, 1551), che essendo un’enciclopedia zoologica contiene in 8 capitoli un’esaustiva descrizione dei vari aspetti e lati dell’asino. 3 Proverbio figurato in Giuseppe Maria Mitelli, Proverbi figurati, Bologna, 1678, tavola 12. L’edizione, considerata molto rara, rappresenta il primo tentativo di mettere in immagine proverbi diffusi. 4 Proverbio figurato in Giuseppe Maria (cane, cavallo, scimmia, leone ed elefante, raffigurati tra l’altro nel frontespizio inciso nell’edizione ampliata del 1599) che si pongono in competizione con l’asino per la corona di animale più perfetto. L’intenzione dilettevole non potrebbe essere più chiara nella “Licenza di Griffagno delli Impacci alli lettori”, allorché il revisore si augura che “si ritrovi qualch’altro gentil’humore, che si metta a lodare le Vache, i Bechi, o qualch’altro cornuto Animale, che se ne trovano pur di molte specie, anco fra Noi, le quali daranno materia di raccontar’Historie, favole, burle & passatempi piacevoli, et gratiosi” (c. 44r). Le modalità di lettura sono chiaramente diverse. L’elogio paradossale non è più un gioco eversivo, legato anche a critiche nascoste, ma diventa un divertimento puramente bizzarro e piacevole, nato da una realtà ormai deformata e rovesciata. Mitelli, Proverbi figurati, Bologna, 1678, tavola 41. 5 Agostino Gallo (1499-1570) in Le vinti giornate dell’agricoltura, et de’ piaceri della villa (versione definitiva del 1569 dopo la redazione originaria in dieci giornate, e poi in tredici) celebra nella quattordicesima giornata l’asino e il mulo in un contesto agronomico: è paziente, umile, docile, lavoratore instancabile, pronto a servire l’uomo, robusto, parsimonioso e gagliardo. Tommaso Garzoni (1549-1589) nel Discorso LV della Piazza universale di tutte le professioni del mondo (1585) inserisce una lode asinina composta con la tecnica del centone. 6 Lando, come è ben noto, aveva già pubblicato nel 1543 i Paradossi (Lione, Jean Pullon), una raccolta di testi paradossali tra il serio e il faceto, che anticipano il paradossale asino dei Sermoni. 7 Maria Cristina Figorilli, Meglio ignoran- te che dotto. L’elogio paradossale in prosa nel Cinquecento, Napoli, Liguori, 2008, p. 124. 8 Per uno studio approfondito, cfr. Nuccio Ordine, La cabala dell’asino. Asinità e conoscenza in Giordano Bruno, Napoli, Liguori, 1987. 9 Giordano Bruno, Corpus iconographicum. Le incisioni nelle opere a stampa, Milano, Adelphi, 2001, p. 276. 10 Giordano Bruno, Opere italiane, Torino, UTET, 2002, vol. 2, p. 416-417. 11 Per un approfondimento dettagliato, cfr. Nuccio Ordine, Asinus portans mysteria. Le Ragionamento sovra de l’Asino de Giovan Battista Pino, in: Marie-Thérèse Jones-Davies (a cura di), Le monde animal au temps de la Renaissance, Parigi, Touzot, 1990, p. 189216. 12 Maria Cristina Figorilli, Meglio ignorante che dotto. L’elogio paradossale in prosa nel Cinquecento, op. cit., p.61. giugno 2011 – la Biblioteca di via Senato Milano 17 giugno 2011 – la Biblioteca di via Senato Milano 19 BvS: il Fondo De Micheli L’ILLUSTRATION, PERLA TRA LE RIVISTE DI MARIO Le annate dell’innovativa testata collezionate dal grande critico MATTEO NOJA S ono giunte da poco in Biblioe gli oggetti rituali di quella regione teca le riviste che fanno parte in quegli anni, oggi difficilmente redel Fondo Ada e Mario De Miperibili anche nei più importanti cheli. Si tratta di oltre 300 testate tra musei europei. italiane e straniere, che documentaAlcuni numeri della rivista cuno la necessità del noto critico di tebana “Islas” [le annate 1966-1968] ci nersi aggiornato per quanto riguarfanno conoscere il pensiero e l’arte a dava la politica, la filosofia (con uno Cuba subito dopo la rivoluzione: la specifico interesse per l’estetica e la rivista, fondata nel 1958 dallo scritsua teorizzazione) e ovviamente tore e pittore Samuel Feijóo, trattava l’arte. Alcune sono presenti con tutdi cultura generale e aveva tra i molti to il materiale pubblicato, altre solasuoi collaboratori Fidel Castro e Ramente con uno o pochi fascicoli. È fael Alberti. Accanto alla parte teoricomunque una documentazione ca e letteraria, una ricca parte iconoestremamente rara a trovarsi congrafica documenta le arti figurative centrata in un solo fondo. cubane del periodo. I titoli vanno – in ordine alfabeSi trovano anche pubblicazioni tico – dalla rivista rumena di poesia curiose come “Le Sport Universel IlNella pagina accanto: L’Illustration, “Amaru” al numero unico di “Valori lustré” del primo semestre 1931, che, primordiali”, periodico del secondo come dice il titolo, illustra gli sport, 3 ottobre 1936; la rivista si rivolge a un futurismo diretto dallo stravagante soprattutto quelli equestri: forse il pubblico colto e benestante. Sopra: filosofo Franco Ciliberti, che ospita famoso critico aveva una giovanile, Mussolini riceve il premier britannico nelle sue pagine gli scritti teorici delMac Donald al suo arrivo a Ostia. sotterranea, passione per i cavalli… l’architetto lombardo Giuseppe TerTra le curiosità nostrane, due ragni. Molte sono francesi e russe, giornali per ragazzi degli anni Venti: oltre alla stragrande maggioranza di quelle italiane. si tratta de “Il Giovane inventore” (sottotitolo “Vi istruisco divertendovi”) e “Sistema i” (sottotitolo “Giornale settimanale degli ingegnosi”). Tutti e due con sgargianti Nello scorrere i titoli e le testate, troviamo un nucopertine che ripropongono giochi e attività ricreative mero della celebre rivista “Minotaure”, edita da Albert ormai remote. Il primo, in un fascicolo, illustra “giocattoSkira, dedicato a una missione etnografica da Dakar a li facili da fabbricare”: navicella per corse nautiche, auto Djibouti nel periodo 1931-33, illustrata da un ricco e raro da corsa, pistola lancia stelle filanti, bastone saltatore, ogapparato fotografico, prezioso perché ritrae le maschere getti a cui l’energia viene trasmessa solo da un elastico ben 20 la Biblioteca di via Senato Milano – giugno 2011 A sinistra: 6 gennaio 1940, Scambio di visite tra il Vaticano e il Quirinale; a destra: 1940, gli Italiani rendono l’onore delle armi alle truppe francesi dopo i combattimenti in Haute-Maurienne, Savoia teso. Il secondo, per ragazzi un po’ più grandi, insegna a fare rudimentali apparecchi per doccia, a pescare di notte illuminando artificialmente le acque, a costruire un chiosco per ripararsi dal sole mangiando in giardino, ad aggiustare la molla di una pendola, e così via. Una menzione a parte merita il ritrovamento, tra i molti fascicoli sciolti, de Il Tesoretto. Almanacco delle Lettere e delle Arti 1940 (Milano, Primi Piani, 1939): ne abbiamo parlato di sfuggita nel numero scorso, a proposito della nascita della collezione dello Specchio. A pag. 73 leggiamo un breve brano firmato S. (probabilmente Giovanni Scheiwiller, padre di Vanni, entrambi grandi piccoli editori). Il brano è breve e vale la pena di riportarlo per intero, anche per dare l’idea di cosa poteva essere il mondo culturale di allora che, a differenza di quello di oggi, non doveva fare i conti con il mercato. «Giugno All’Insegna del Pesce d’Oro “Finito di stampare l’11 novembre 1939-XVIII, nella tipografia Pietro Vera di Milano in via Olmetto 10” l’ultimo pesce d’oro ha fatto festa ai cinquant’anni di Scheiwiller. Il primo libricino porta la data 15 ottobre 1936, e agli amanti delle curiosità bibliografiche facciamo notare che lo stesso giorno, esattamente, usciva il libro di Paul Eluard Les yeux fertiles. In tre anni 17 volumetti sono stati donati da Scheiwiller agli amici della poesia, senza intermediari di bottega, senza squilli di campanelli, senza ricevute di contrassegno. Arrivavano in una bustina, poco più grande di un biglietto da visita e avevano il pregio di farsi leggere in tram, in gabinetto, in ascensore, di entrare in un taschino, in un porta sigarette. Richiesti da biblioteche americane, da bibliofagi illustrissimi, da poeti, da principesse, (noi ne abbiamo visto giugno 2011 – la Biblioteca di via Senato Milano 21 Agosto 1936, L’Illustration dedica ampio spazio ai drammatici combattimenti della guerra civile spagnola; a sinistra: truppe che bivaccano nei pressi di Madrid; a destra: foto della città di Irun (Spagna, Paesi Baschi) bombardata una copia nelle vetrine di Elizabeth Arden vicino a una boccetta di profumo Scandale!), 220 esemplari numerati sono sempre risultati sufficienti per la sparuta cerchia dei tifosi della poesia. In questi tre anni l’osteria del Pesce d’Oro si è trasformata in un ristorante a prezzo fisso, i pittori e i poeti hanno cambiato abitudini e cappotti, l’ermetismo è diventato addirittura un pericolo pubblico e la vecchia Europa per tre quarti si è messa in guerra. Noi siamo cresciuti fino a diventare uomini». Perdersi vagando tra le pagine di queste riviste è facile. Ed è anche dolce naufragare tra loro, alla ricerca di un mondo che è passato e che difficilmente tornerà. Nostalgia? No, anche perché la testimonianza del passato, quale che sia, non può che rafforzare l’ottimismo verso il futuro, quale che sia. Ma l’arrivo di queste riviste non ci deve portare a considerazioni filosofiche che qui sono fuor di luogo. Sicuramente ci porta ad ammirare tra le tante testate, tra i tanti esempi della cultura e della tipografia del secolo scorso, un settimanale francese, che nella raccolta ha, tra gli altri, una presenza massiccia, dal gennaio 1933 alla fine del 1954. Si tratta della celebre rivista “L’Illustration” (poi, dal 1946, “France Illustration”) che già nell’Ottocento fu da esempio per molte altre pubblicazioni sia in Europa sia in America. Eccone una breve storia. Agli albori del XIX secolo, i giornali in Francia non avevano ancora una diffusione capillare, pur potendo contare sulla garanzia di una libertà di stampa già dopo il 1830 e sugli effetti di una maggiore istruzione della popolazione. Gravava su di loro l’indifferenza dei lettori verso i testi – a volte lunghissimi – che, mal disposti sulla pagina, si succedevano noiosamente senza soluzione di continuità e che, non avendo immagini, non erano accattivanti. 22 la Biblioteca di via Senato Milano – giugno 2011 Sopra: due esempi di pubblicità a piena pagina de L’Illustration. La pubblicità è stata la principale risorsa per la rivista sin dall’Ottocento Nel 1843, i goirnalisti Edouard Charton, JeanBaptiste-Alexandre Paulin, il geografo Adolphe Joanne e l’editore Jacques-Julien Dubochet decidono di dare una sferzata allo stagnante mondo del giornalismo francese aprendo un settimanale d’attualità illustrato sul modello di “The Illustrated London News”: ecco “L’Illustration”. Gli inizi sono laboriosi e difficili, ma, a ogni uscita, i fondatori cercano di migliorare la qualità della loro rivista badando attentamente ai contenuti e alla loro esposizione. In poco tempo “L’Illustration” è talmente radicato nella vita quotidiana della Francia di metà Ottocento tanto da diventarne lo specchio fedele, comunicando e commentando ogni minimo avvenimento. Ma sono le immagini mescolate al testo a rappresentare il segreto del suo successo immediato; per offrire le migliori immagini vengono chiamati a collaborare i maggiori disegnatori e incisori del momento, come Henri Valentin, Édouard Renard, Gavarni, Janet-Lange, Cham e molti altri. A contribuire al successo è comunque anche il talento della penna di Jean-Baptiste-Alexandre Paulin; staccatosi dagli altri fondatori e rilevata una parte cospicua della proprietà, assume il ruolo di direttore. Grazie al suo dinamismo, “L’Illustration” diventa in breve una rivista internazionale, facendo ricorso alla continua lettura delle notizie presenti nella stampa estera e alla collaborazione di corrispondenti nei vari paesi, che spediscono sistematicamente articoli e disegni. La rivista è ormai conosciuta e apprezzata ai quattro angoli del mondo. Alla morte di Paulin, nel 1859, subentra il figlio Victor, che però vende subito la maggioranza delle azioni a un industriale olandese, il quale, a sua volta, affida la direzione a Jean-Auguste Marc. Marc, sapendo quanto siano importanti per il suo giornale, è alla perpetua ricerca della perfezione nelle illustrazioni, e pone estrema attenzione alla qualità dei di- giugno 2011 – la Biblioteca di via Senato Milano 23 A sinistra: ottobre 1935; l’imperatore etiopico Hailé Selassié assiste alla parata delle sue truppe alla fine della stagione delle piogge; a destra: “adunata oceanica” per ascoltare le parole di Mussolini in piazza del Duomo a Milano segni e delle incisioni. Lucien Marc, suo figlio, lancia nel 1870 “L’Illustration de la Mode”, che la pubblicità dell’epoca presente come la più bella rivista del settore. Nel 1884, “L’Illustration” pubblica per la prima volta delle immagini a colori; nel 1886, il primo numero speciale per Natale è illustrato da sei tavole a colori, preludio di future, splendide realizzazioni tipografiche. L’attenzione di Marc non si ferma solo alla qualità artistica ma si rivolge anche all’aspetto letterario, offrendo spazio sulle sue pagine ai migliori scrittori del momento, pubblicando i loro articoli e racconti. E infine all’aspetto tecnico: installa nel suo stabilimento una nuova macchina a vapore all’avanguardia, e, tra i primi, utilizza l’energia elettrica per illuminare la sua tipografia. Lucien Marc succede al padre quando questi muore nel 1886. Conosce bene il mestiere perché gli è stato vicino per anni, come fedele e prezioso collaboratore: quando prende le redini della rivista, ne sposa subito la filosofia improntata al motto “Sempre meglio”. Nel 1887, veste “L’Illustration” di una copertina colorata, rinnovando così l’intero aspetto del settimanale. Nel 1891, primo al mondo, utilizza una fotografia in bianco e nero per illustrare una notizia: il procedimento, ancora primitivo, viene perfezionato in poco tempo. La pubblicità ha un posto di rilievo nella rivista di Lucien Marc che crede fermamente nelle virtù degli annunci economici e offre loro un sempre crescente numero di pagine, all’inizio e alla fine del fascicolo, senza mai mescolarli agli articoli di fondo. Altro motivo del successo de “L’Illustration” è spiegato dalla presenza sempre più fitta di notizie culturali e ricreative; con un crescente interesse verso la letteratura, la musica e il teatro la rivista testimonia fedelmente la vita artistica dell’epoca. Bisogna ricordare che sin dagli inizi, il successo della testata aveva dato fastidio a parecchi concorrenti. Anche i teatri, soprattutto quelli parigini, erano insorti contro la sua pubblicazione perché la vedevano, e la temeva- 24 la Biblioteca di via Senato Milano – giugno 2011 Ottobre 1935; un numero speciale è dedicato alla guerra tra Italia ed Etiopia; a sinistra: alcuni guerrieri abissini giurano fedeltà al Negus; sotto: Mussolini in una delle sue tipiche pose. no per le sue illustrazioni, come un’insuperabile rivale dei loro spettacoli. Gli inizi del nuovo secolo sono però abbastanza travagliati: le altre testate sono cresciute in diffusione e tecnologia, la loro concorrenza si è fatta più forte. Lucien Marc muore nel 1903 e il suo successore, Victor Depaëpe, che aveva collaborato con lui per più di venti anni, appena un anno dopo. Nel 1904, si pone quindi la questione della successione della proprietà e della direzione. Il consiglio di amministrazione chiama a dirigere la rivista René Baschet; figlio dell’editore Ludovic, il nuovo direttore renderà ancora più internazionale questa rivista che nel XX secolo educherà e informerà diverse generazioni. Nella direzione del giornale saprà unire alle indubbie doti professionali il suo personale e profondo interesse per l’arte e la cultura; sarà intelligente nel prevenire i gusti e i bisogni dei lettori, riportando la sua rivista ai fasti precedenti. René chiama a collaborare sette membri di famiglia costituendo un vero e proprio clan e fondando la Baschet & Cie (poi Baschet SA) che controlla “L’Illustration”. La guerra russo-nipponica è il primo banco di prova che il nuovo direttore supera egregiamente, utilizzando tutte le nuove tecnologie note per l’invio delle notizie e delle fotografie, riuscendo a precedere di una settimana i giornali concorrenti. Grazie alla rete capillare dei corrispondenti, il giornale si afferma come un grande settimanale d’attualità. Nel 1905 “L’Illustration” è il più importante giornale illustrato al mondo, sopravanzando in tutto le pubblicazioni anglofone; la sua autorità è tale che molte altre testate, anche straniere, si accontentano di pubblicare le notizie già apparse sulle sue pagine. Gli investimenti in nuovi macchinari, più veloci e affidabili, permettono a Baschet di controllare i costi, sbaragliando ogni concorrenza. Nel 1907 pubblica la prima fotografia a colori. Nel 1912 comincia a produrre in proprio le tavole a colori che fino ad allora erano state affidate all’esterno. Ma anche per lui è la pubblicità a sollecitare le novità: l’aumento delle pagine dedicate agli annunci gli permette di aggiornarsi tecnologicamente in modo continuo, di pagare meglio degli altri le foto e le illustrazioni di collaboratori sparsi nel mondo intero e gli articoli e i racconti dei migliori scrittori in circolazione (nel 1907 pubblica nel suo supplemento letterario un romanzo del celebre Gaston Leroux, Le Mystère de la chambre jaune, primo della fortu- giugno 2011 – la Biblioteca di via Senato Milano 25 A destra: pubblicità del liquore francese Byrrh nata serie di investigazioni, dove il detective protagonista non si chiama ancora Rouletabille ma Boitebille). Tra i collaboratori stranieri figura anche Gabriele d’Annunzio, cui negli anni Trenta, in occasione del suo settantesimo compleanno, verrà dedicato un lungo articolo celebrativo. Durante la Prima guerra mondiale, malgrado l’inflazione galoppante, la vertiginosa impennata dei costi della carta e le censure politiche, “L’Illustration” resiste egregiamente; anzi, il suo impegno nel documentare puntualmente, di settimana in settimana, le gesta e l’eroismo dell’esercito francese viene premiato addirittura con la Legione d’Onore. Fino al 1935 la rivista godrà di un periodo di grande splendore, raggiungendo tirature da capogiro e contando su fedeli abbonati sparsi in 134 paesi diversi. Nel 1933 Baschet crea un nuovo stabilimento tipografico a Bobigny, dove riunisce in un unico luogo tutte le diverse fasi di lavorazione: dai trattamenti delle informazioni alla stampa, dalla legatura alla incisione. Ma il mutato assetto dell’Europa, l’ascesa di Hitler in Germania, l’avvicinarsi di venti di guerra, cominceranno a minare il benessere raggiunto. L’azienda seguirà le sorti della nazione francese, conoscendo durante la seconda guerra mondiale periodi molto bui. Le pubblicazioni termineranno nel 1944. Nel secondo dopoguerra, dopo un breve periodo di interruzione, tornerà con il nuovo nome di “France Illustration”, per chiudere poi definitivamente alla fine del 1954. Gli eredi di Baschet detengono oggi l’intero patrimonio iconografico che è stato utilizzato per la rivista. La raccolta sterminata, stipata in un caveau blindato, è in via di catalogazione per poter essere messa a disposizione degli studiosi. Si tratta di incisioni originali, disegni, dipinti, fotografie ormai rarissime che hanno illustrato le varie notizie che il giornale ha riportato dagli inizi fino alla sua chiusura, oltre a quelle che non sono mai state pubblicate. Tra queste, una di cui va fiero l’attuale discendente e proprietario, è quella originale dell’arresto di Benito Mussolini l’11 aprile 1915, dopo un comizio interventista. Come si vede dalle immagini che accompagnano questa breve storia della rivista, parente e ispiratrice della nostra “L’Illustrazione Italiana”, l’attenzione per le vi- cende italiane durante gli anni Trenta (quelli documentati dalla nostra raccolta) è sempre stata viva. Il fascismo in Francia non è ancora stato censurato, Mussolini viene ancora visto come un grande capo di Stato, e gli vengono dedicate copertine lusinghiere (in una, qui riprodotta, lo vediamo mentre accoglie il capo del governo inglese Mac Donald) nelle quali si dà risalto alla sua importanza. Sarà la guerra di Etiopia e Abissinia che ne minerà la popolarità in Europa e conseguentemente anche oltralpe. Quella che viene indicata come un’aggressione a uno Stato e a una popolazione tutto sommato pacifica – tra l’altro proprio l’Italia aveva fatto entrare nella Società delle Nazioni l’Etiopia –, è un fatto che porrà l’Italia in contrasto con il mondo intero, fatta eccezione per la Germania e le nazioni a lei collegate. In un tempo in cui la televisione ancora non esisteva, o perlomeno non era ancora diffusa, “L’Illustration” cercava di far conoscere i fatti e gli avvenimenti di tutto il mondo in tempo reale, approfondendo le notizie e corredandole di immagini e dati che potevano aiutare a capire quanto stava succedendo, a differenza, verrebbe da dire, di oggi quando i giornali e le riviste, invece di far chiarezza e informazione, si divertono a creare confusione. 26 la Biblioteca di via Senato Milano – giugno 2011 BvS: la Mostra in corso CARLO BORROMEO, PRIMO SANTO MODERNO La centralità del cardinale nella splendida Milano di Arcimboldo ARMANDO TORNO arlo Borromeo, proclamato beato nel 1602 e caranti scene della sua vita con i miracoli più significativi, nonizzato il 1º novembre del 1610 da Paolo V, è il quindi elevati archi trionfali, realizzati fregi e altro; il tutpunto di riferimento della Chiesa Cattolica dopo to illuminato da 283 candelabri. Dopo la lettura della bolil Concilio di Trento. Vescovo modello, confessore, visila seguirono squilli di tromba, suoni di campane (che a tatore degli appestati nell’epidemia del 1575, volontariaMilano durarono tre giorni) e a Castel Sant’Angelo non si mente povero, fu anche il primo santo moderno, giacché riuscirono a contare le salve di artiglieria. venne elevato agli onori degli altari dopo una campagna Dopo quattro secoli, san Carlo, comunque, è ancodi forte promozione iconografica, che costruì attorno a ra oggetto di discussioni: da una parte si vede in lui l’uomo lui un consenso diverso da quello che caratterizzava le che realizza il Concilio di Trento, mosso da forti sentisantità medievali. Un panegirico pronunciato nel 1605 menti morali e dedito alla carità; dall’ altra non si dimennel Duomo di Milano ricorda che «dappertutto in questa tica il suo piglio principesco, le decisioni che lasciarono grande città, in ogni casa e in ogni luogo si vedono innucicatrici, l’attentato fallito (che, non si esita a sottolineare, merevoli sue immagini, dipinte su tela, incise nel legno, aveva qualche ragione). Ma senza alcun dubbio l’attività scolpite su marmo, rappresentate nell’argento...». legislativa da lui sostenuta, espressa in ben undici sinodi Quando si arriva alla decisione di beatificarlo, Rodiocesani e in sei provinciali, influì in modo determinante ma seleziona 24 casi miracolosi dei 66 proposti; ma a Misulla trasmissione di un messaggio religioso permeato di lano tra il 1602 e il 1605 le autorità ne registrano 393, dei etica e di un forte senso operativo. quali 275 nel solo 1602. Dal febbraio 1603 la sua tomba è Quelle norme, poi codificate negli «Acta Ecclesia attorniata da migliaia di ex voto e in quel medesimo anno Mediolanensis», riguardavano persino minuzie dell’esisi hanno notizie di ben 25 processiostenza cristiana, dall’osservanza dei ni tenute in suo nome. La stessa cerisacramenti alla determinazione delle Il saggio presentato in queste monia di canonizzazione è unica: l’ipratiche di pietà, dalle disposizioni pagine è tratto dal volume tinerario che andava dal Quirinale sugli edifici di culto alla lotta contro “Memorie di Milano. Da Arcimboldo allora dimora pontificia - a San Piele superstizioni, dai comportamenti a san Carlo attraverso i libri tro si riempì di arazzi e quadri; la porda tenersi in famiglia o nel lavoro ai e le stampe”, catalogo che ta principale della basilica vaticana divertimenti e agli spettacoli. Il diaccompagna l’omonima esposizione. venne ornata con le immagini dei 35 battito fu notevole e, per non pochi La mostra, organizzata dalla BvS arcivescovi milanesi suoi predecesaspetti, proseguirà in altre epoche. in collaborazione con il Comune sori; Carlo fu posto in posizione cenIn margine a esso vale la pena di Milano, sarà visitabile trale con il motto «humilitas» ai piericordare che il culto di Carlo Borrofino al 23 ottobre prossimo. di. All’interno, accanto alle colonne, meo cominciò immediatamente - diInfo: tel. 02.76215318 vennero fissati medaglioni raffiguvenne «santo subito», a soli 26 anni C giugno 2011 – la Biblioteca di via Senato Milano ATTIVITÀ DIDATTICHE Fondazione Biblioteca di via Senato in collaborazione con Opera d’Arte Passeggiate cinquecentesche La vita, la pittura, le sperimentazioni di Giuseppe Arcimboldo ci permettono di rivivere la Milano del pieno Cinquecento, di scoprire le sue luci e le sue ombre nel passaggio dalla gloria del ducato sforzesco alla discussa dominazione spagnola, di incontrare celebri personaggi da Tommaso Marino a Carlo Borromeo. I percorsi e le conferenze che proponiamo, modulati sia per il pubblico adulto che per i gruppi scolastici, partiranno dai contenuti proposti in mostra per poi approfondire sul territorio arte e cultura del Cinquecento lombardo. VISITE GUIDATE PER I GRUPPI SCOLASTICI: Arcimboldo in città Giuseppe Arcimboldo lavora per il duomo di Monza e per il duomo di Milano, avrà percorso molte volte le strade che da Porta Orientale lo conducevano nel centro di Milano: le percorreremo anche noi, riscoprendo cosa rimane della Milano del XVI secolo. Dopo aver visitato la mostra cammineremo lungo C.so Venezia passando dal Palazzo del Seminario Arcivescovile voluto da San Carlo Borromeo, osserveremo la “crocetta” di Porta Orientale e il suo leggendario leone, raggiungeremo il Duomo per scoprire la vetrata di Santa Caterina - progettata dall’Arcimboldo - e le trasformazioni cinquecentesche, termineremo infine tra via Omenoni e Palazzo Marino, per ammirare due dei più interessanti esempi di architettura civile del XVI secolo. Durata: 3 ore Costo: €90 + 1,20 cad. per il noleggio obbligatorio delle radio cuffie in Duomo. VISITE GUIDATE PER I GRUPPI DI ADULTI: Cinquecento sacro Dopo aver visitato la mostra seguiremo il percorso dal Seminario Arcivescovile al Duomo per approfondire le trasformazioni dell’arte sacra dall’età Rinascimentale al Manierismo all’interno della particolare situazione milanese, che grazie alla presenza colta e appassionata di San Carlo Borromeo vide la concretizzazione degli ideali estetici del Concilio di Trento, espressi dallo stesso San Carlo nelle sue Istruzioni sull’edilizia e la suppellettile ecclesiastica. Durata: 2 ore e 30’ Costo: € 110 + € 1.20 per il noleggio obbligatorio delle radio cuffie in Duomo Cinquecento profano Dopo aver visitato la mostra, seguendo l’antica via dei Giardini (ora Via Manzoni) e percorrendo alcune tra le vie adiacenti cercheremo le tracce dell’urbanistica e dell’architettura cinquecentesca nel tratto urbano che dai bastioni spagnoli riconduceva nel cuore della città ducale. Incontreremo i cinquecenteschi Palazzi Bigli, Orsini, Talenti di Fiorenza, per arrivare ai più celebri Casa degli Omenoni e Palazzo Marino. Il percorso si concluderà in Piazza dei Mercanti, davanti allo storico Palazzo dei Giureconsulti. Durata: 2 ore e 30’ Costo: € 110 27 CONFERENZE PER SINGOLI VISITATORI E GRUPPI Conferenza: Arte a alchimia Le bizzarrie dell’Arcimboldo, gli esperimenti chimico-alchemici di Parmigianino e di Domenico Beccafumi, le iconografie complesse e simboliche di Cosmè Tura e della scuola ferrarese del Quattrocento, di Albrecht Dürer e del visionario Hieronymus Bosch. Intraprendiamo un viaggio per immagini nell’arte “magica” tra rinascimento e manierismo. Conferenza: Milano dagli Sforza agli spagnoli Ricostruiamo grazie alla pittura e alla fotografia l’aspetto di Milano nel Cinquecento, un secolo di grandi trasformazioni che ha lasciato una traccia indelebile nel tessuto urbano. Dalle Mura spagnole agli splendidi affreschi di San Maurizio, dalla Fabbrica del Duomo alla Certosa di Garegnano viaggiamo senza muoverci nella città dell’Arcimboldo. Tutti i gruppi, (gruppi scolastici e pubblico adulto), che intendano visitare la mostra liberamente o con una propria guida, hanno l’obbligo di prenotare anticipatamente l’ingresso. La prenotazione e l’ingresso alla mostra sono gratuiti. LE CONFERENZE SI TERRANNO PRESSO L’AULA MAGNA DELLA BIBLIOTECA DI VIA SENATO, CON INGRESSO LIBERO SENZA PRENOTAZIONE FINO A ESAURIMENTO POSTI. Per maggiori informazioni e per il calendario dettagliato degli appuntamenti: Fondazione Biblioteca di via Senato, telefono 02 76215323 - 314 - 318 ufficiostampa@bibliotecadiviasenato.it, www.bibliotecadiviasenato.it 28 Agostino Ciampelli, San Carlo Borromeo, olio su tela, cm 107,3 x 87,4 collezione privata dalla morte - e che la sua figura ha suscitato riflessioni ma anche molte imitazioni, oltre che approfondimenti che da quattro secoli non conoscono tregua. Per fare un semplice esempio, basterà ricordare che nel terzo centenario della canonizzazione - correva il 1910 - tra le molte iniziative a Milano ci fu anche la pubblicazione di un periodico a lui intitolato. Nasceva dalla collaborazione tra il prefetto dell’ Ambrosiana Achille Ratti, il futuro papa Pio XI, e l’amico Cesare Orsenigo, monsignore, più tardi inviato della Santa Sede in Olanda, quindi nunzio in Ungheria e infine a Berlino, in sostituzione di Pacelli. Morirà in Germania nel 1946, non prima di aver raccolto in volume quelle puntate uscite sul foglio milanese, diventando tra l’altro autore di una fortunata «Vita di San Carlo Borromeo», biografia che conobbe riedizioni e traduzioni in diverse lingue. A san Carlo viene dedicato, caso unico, un colosso: è quello fatto erigere presso Arona agli inizi del Seicento da Federico Borromeo, cardinale caro ad Alessandro Manzoni (e con molto spazio ne «I promessi sposi»). È detto il Sancarlone o, come si preferisce nel dialetto locale, «el Sancarlùn». Quelle terre, e anche parte del Canton Ticino, erano allora borromaiche per antonomasia e lo stesso santo nacque il 2 ottobre 1538 nel castello situato sulla la Biblioteca di via Senato Milano – giugno 2011 Rocca di Arona, in seguito parzialmente distrutta da quel furfante di Napoleone. Ma la grande statua non era isolata, né avulsa da un progetto ancor più grande e il tutto va inserito in un piano del 1614, grazie al quale presero il via i lavori per la costruzione di un Sacro Monte che celebrasse la memoria di Carlo. Nell’idea iniziale erano previste quindici cappelle, ognuna delle quali doveva contenere la rappresentazione di un episodio della sua vita, una chiesa e, appunto, il colosso che ne avrebbe mostrato l’immagine a viandanti e naviganti. Un sacro monte non avrebbe rappresentato cosa nuova: a Varese, Varallo, Orta ne erano sorti o si stavano costruendo tra il Cinquecento e il Seicento, a guardia dei confini cattolici. Va anche ricordato che i lavori per il complesso di Arona, nonostante la supervisione di Marco Aurelio Grattarola, procedettero a rilento, a causa delle guerre ma anche perché frenati da carestia e peste. Soltanto nell’ultimo decennio del Seicento, quando Federico era ormai passato dalla Chiesa militante a quella trionfante, la fabbrica riprese a funzionare e nel 1698, seguendo il progetto di Giovan Battista Crespi detto il Cerano, si giunse quanto meno alla benedizione del colosso. Il resto invece, vale a dire il complesso delle cappelle, non si riuscirà a ultimare. E ancora: dal 1610 circolava un volumetto dal titolo «La vita e i miracoli di San Carlo Borromeo tra arte e devozione: il racconto per immagini di Cesare Bonino». Era un’operina ricca di tavole riproducenti momenti della vita e dei fatti prodigiosi legati alla devozione del santo milanese. Concepita con un’iconografia popolare capace di spiegare anche alle persone semplici alcuni passaggi di un’esistenza unica, dal colpo d’archibugio che non riuscì a offendere il cardinale sino al momento memorabile in cui amministrò agli appestati i sacramenti, accostava a queste immagini quelle relative ai prodigi di cui tanto si parlava: ora appare a un ragazzo di 5 anni caduto nel fiume a Pavia e lo salva, oppure, eccolo guarire un nobile milanese, Giovanni Giacomo Lomazzo, che si era recato al suo sepolcro per liberarsi dal «mal della formica» che da tempo gli tormentava le gambe. Tutte tavole realizzate con una tecnica che anticipava i fumetti. Carlo seppe unire le qualità del pastore e quelle dello statista cristiano, intento a salvare la Chiesa dalla Riforma. Ebbe le capacità di parlare al popolo e di diventare arbitro di un’epoca. Come pochi altri personaggi della sua epoca sa vivere nel presente, ricordandoci continuamente la necessità della formazione, delle regole, della religione. giugno 2011 – la Biblioteca di via Senato Milano 29 inSEDICESIMO I L T E AT R O D I V E R D U R A – C ATA L O G H I – S P I G O L AT U R E L’ I N T E RV I S TA D ’ A U T O R E – R E C E N S I O N I – M O S T R E – A S T E SPETTACOLI, LETTURE, READING POETICI, INCONTRI E CONFERENZE PER UNA FRESCA ESTATE MILANESE Tra le novità della XIV stagione, la collaborazione con la Milanesiana TEATRO DI VERDURA Stagione 2011 a XIV Stagione del Teatro di Verdura è caratterizzata da cicli di incontri tematici, che hanno come comune denominatore il libro e il sapere in tutte le sue molteplici forme. Antonio Zanoletti darà voce alla Trilogia del lontano, con il commento musicale dal vivo di Salvino Strano: tre serate in cui la poetica di Lucrezio, dei poeti arabi di Sicilia e di Kavafis scandaglieranno l’infinità del cosmo, la nostalgia del lontano e le decifrazioni dell’inespresso, del negato e della solitudine dell’esistere. Franco Loi animerà, invece, quattro mercoledì d’agosto con il ciclo Dante e la poesia. La Divina Commedia, uno dei pilastri della letteratura italiana di tutti i tempi, si scopre anche fonte di ispirazione manageriale nella divertente serata divulgativa di Enrico Cerni. Torna, poi, quale fonte di ispirazione scientifica in Big Bang, ultimo lavoro teatrale di Lucilla Giagnoni che si propone di rispondere alle domande fondanti dell’universo e delle regole che lo governano, attraverso le risposte che ne danno la religione, la scienza L Biblioteca di via Senato F O N DA Z I O N E Teatro XIV Stagione diVerdura Libri in scena giugno – settembre 2011 Fondazione Biblioteca di via Senato – via Senato, 14 – 20121 Milano – tel. 02 762151 – teatro@bibliotecadiviasenato.it – www.bibliotecadiviasenato.it INFORMAZIONI GENERALI TEATRO DI VERDURA Fondazione BvS via Senato, 14 – 20121 Milano www.bibliotecadiviasenato.it e la letteratura, meno distanti tra loro di quanto ci si aspetterebbe. Come ormai consuetudine, alcune serate saranno dedicate all’approfondimento delle tematiche trattate nella mostra in corso presso lo spazio espositivo della Fondazione: Memorie di Milano. Monsignor Bruno Maria Bosatra, direttore dell’Archivio Diocesano di Milano, terrà una conferenza che permetterà al pubblico di conoscere meglio San Carlo Borromeo, modello di vescovo e padre dei poveri. Philippe Daverio, poi, animerà due incontri di cultura, costume e società sulla Milano del Cinquecento. Un’altra importante conferenza, questa volta di stampo artistico, sarà curata dalla professoressa Alberta Gnugnoli, giornalista e critica d’arte per Art e Dossier, che presenterà gli Impressionisti attraverso le collezioni dei coniugi Clark e del Musée d’Orsay, in mostra rispettivamente a Palazzo Reale di Milano e al Mart di Rovereto. Nell’anniversario dei 150 dell’Unità d’Italia non potevano mancare appuntamenti legati a questo importante anniversario: Marco Zannoni darà la sua particolare rilettura di una delle figure più rappresentative e fondanti della formazione della nostra Nazione: Garibaldi; mentre Davide Rondoni proietterà in avanti la storia della poesia verso i prossimi centocinquant’anni, attraverso le voci dei nuovi poeti che si affacciano sulla scena culturale nazionale. Un’altra serata sarà, invece, dedicata al Senso religioso della poesia, tentando di far comprendere come in 30 un’epoca dove spesso si blatera di religione come fonte di divisione e di faziosità, la poesia di ogni tempo e di ogni cultura abbia invece dato voce al senso religioso degli uomini. La collaborazione con la Milanesiana, ideata e diretta da Elisabetta Sgarbi, vedrà al Teatro di Verdura cinque serate del ciclo Filosofia – L’urlo e il silenzio, coordinate da Armando Torno, con il contributo di Antonio Ballista al pianoforte. Importanti nomi del teatro, del giornalismo e della filosofia leggeranno Teresa D’Avila, Karl Marx, Giovanni della Croce, Nietzsche, Agostino. La sola serata musicale della XIV Stagione del Teatro di Verdura sarà la VPiano Grand World Premiere, unica tappa italiana di presentazione del nuovo pianoforte di casa Roland, con un concerto del M° Michele Fedrigotti. Immancabile, naturalmente, la presenza dei libri in scena: Enrico Beruschi rileggerà con la sua proverbiale verve comica il Corrierino delle famiglie di Giovannino Guareschi; dal romanzo di Giuseppe Pontiggia Nati due volte è, invece, tratto lo spettacolo teatrale di Giorgio Sciumè che tratta l’importante e poco trattato tema dell’handicap. Corrado d’Elia, infine, come ogni anno presenterà uno studio che diventerà la nuova produzione della Compagnia Teatri Possibili per la Stagione 2011-2012. Questa volta a essere portato sulla scena è Mercurio, la favola nera di Amélie Nothomb in cui è il pubblico a partecipare direttamente alla “scrittura” del finale della storia. Non meno importanti, gli appuntamenti per ragazzi e famiglie: il coloratissimo film animato di Luzzati sul Flauto magico secondo Papageno, divertente rilettura dell’opera di W. A. Mozart. Parlo italiano, una “pedalata” tra 1000 anni di letteratura italiana, per riscoprire il gusto di rileggere da Dante la Biblioteca di via Senato Milano – giugno 2011 • Giovedì 23 giugno DANTE PER I MANAGER la Divina Commedia in azienda lettura scenica di e con Enrico Cerni • Mercoledì 29 giugno IL SENSO RELIGIOSO DELLA POESIA con Davide Rondoni • Giovedì 30 giugno GARIBALDI di e con Marco Zannoni alla letteratura dei giorni nostri. Infine due appuntamenti, di cui una matinée interamente dedicata alle scuole, in compagnia di Gianni Biassaca e del suo Sul fondo, tratto da Se questo è un uomo di Primo Levi. Per rispondere alla domanda simbolica «quanto pesa un chicco di riso?». Per non dimenticare l’importanza di ogni vita umana, in ogni luogo, in ogni tempo. TEATRO DI VERDURA XIV STAGIONE: UN’ALTRA ESTATE IN COMPAGNIA DELLA CULTURA A MILANO ELENCO SERATE • Martedì 14 giugno GLI IMPRESSIONISTI E LA TRASGRESSIONE DELLO SGURADO conferenza a cura di Alberta Gnugnoli • Giovedì 16 giugno BIG BANG di e con Lucilla Giagnoni • Mercoledì 22 giugno IL FLAUTO MAGICO SECONDO PAPAGENO di Gianini e Luzzati dall’opera di W. A. Mozart in collaborazione con Museo Luzzati, Genova (6 – 99 anni) • Martedì 5 luglio – LA MILANESIANA FILOSOFIA DELLE BUGIE ore 18.00 SENZA PRENOTAZIONE • Giovedì 7 luglio V- PIANO GRAND WORLD PREMIERE con il M° Michele Fedrigotti • Venerdì 8 luglio – in collaborazione con LA MILANESIANA FILOSOFIA – L’URLO E IL SILENZIO 1 Anna Bonaiuto legge Agostino SENZA PRENOTAZIONE • Sabato 9 luglio – in collaborazione con LA MILANESIANA FILOSOFIA – L’URLO E IL SILENZIO 2 Andrea Renzi legge Nietzsche SENZA PRENOTAZIONE • Domenica 10 luglio – in collaborazione con LA MILANESIANA FILOSOFIA – L’URLO E IL SILENZIO 3 Andrea Renzi legge Giovanni della Croce SENZA PRENOTAZIONE • Lunedì 11 luglio – in collaborazione con LA MILANESIANA FILOSOFIA – L’URLO E IL SILENZIO 4 Enrico Ianniello legge Karl Marx SENZA PRENOTAZIONE • Martedì 12 luglio – in collaborazione con LA MILANESIANA giugno 2011 – la Biblioteca di via Senato Milano FILOSOFIA – L’URLO E IL SILENZIO 5 Galatea Ranzi e Sabrina Colle leggono Teresa D’Avila SENZA PRENOTAZIONE Dante e la poesia DELLA LINGUA DEI DIALETTI con Franco Loi SENZA PRENOTAZIONE • Martedì 19 luglio Trilogia del lontano LUCREZIO “ho vegliato sereno le notti” di e con Antonio Zanoletti • Mercoledì 24 agosto Dante e la poesia DELLA FEDE con Franco Loi SENZA PRENOTAZIONE • Mercoledì 20 luglio Trilogia del lontano IBN HAMDIS E ALTRI POETI ARABI DI SICILIA “la nostalgia del lontano” di e con Antonio Zanoletti • Giovedì 21 luglio SAN CARLO, MODELLO DI VESCOVO E PADRE DEI POVERI conferenza a cura di Monsignor Bruno Maria Bosatra • Martedì 26 luglio 2011 – LA POESIA FUTURA Un’occhiata ai prossimi centocinquant’anni di poesia… con Davide Rondoni • Giovedì 28 luglio Trilogia del lontano KAVAFIS “il sentimento del luogo” di e con Antonio Zanoletti • Mercoledì 3 agosto Dante e la poesia LO SPECCHIO DELLE DIVINA COMMEDIA con Franco Loi SENZA PRENOTAZIONE • Mercoledì 10 agosto Dante e la poesia COS’È LA POESIA E COME È UTILE ALL’UOMO con Franco Loi SENZA PRENOTAZIONE • Mercoledì 17 agosto • Mercoledì 31 agosto CORRIERINO DI GIOVANNINO ED ENRICO dal Corrierino delle Famiglie di Giovannino Guareschi con Enrico Beruschi SENZA PRENOTAZIONE • Giovedì 1 settembre MILANO, FUCINA DEL MADE IN ITALY DAL CINQUECENTO con Philippe Daverio • Martedì 6 settembre NATI DUE VOLTE Spettacolo teatrale dal romanzo di Giuseppe Pontiggia Ingresso libero con prenotazione obbligatoria solo telefonica a partire dal giorno precedente lo spettacolo. Le Serate del ciclo “Filosofia – L’Urlo e il Silenzio” e quelle del mese di Agosto sono SENZA PRENOTAZIONE (fino a esaurimento posti) Modalità di prenotazione Prenotazione telefonica ai numeri 02.76020794 02.76318893 Numero posti prenotabili a nominativo: max 2 31 regia Giorgio Sciumè • Mercoledì 7 settembre MARCURIO di Amélie Nothomb regia Corrado d’Elia • Giovedì 8 settembre DALLA PARRUCCA ALLA GHIGLIOTTINA con Philippe Daverio • Martedì 13 settembre PARLO ITALIANO 1000 anni di storia letteraria italiana in 90 minuti Produzione Torino Spettacoli in coproduzione con Fama Fantasma (13 – 99 anni) • Mercoledì 14 settembre Giovedì 15 settembre – ore 10.00 – MATINÉE RISERVATA ALLE SCUOLE SUL FONDO da SE QUESTO È UN UOMO di Primo Levi con Gianni Bissaca (11 – 99 anni) ORARI SEGRETERIA dal lunedì al venerdì ore 9.00 - 13.00 solo nei giorni di spettacolo ore 9.00 – 13.00 e 14.00 – 18.00 Attenzione Per usufruire della prenotazione è indispensabile presentarsi presso il teatro entro e non oltre le ore 21.00, in caso contrario i posti verranno riassegnati ad altri spettatori. Le disdette di prenotazione vanno comunicate entro le ore 18.00 Per accedere alle rappresentazioni è richiesto un abbigliamento decoroso In caso di pioggia gli spettacoli sono sospesi 32 la Biblioteca di via Senato Milano – giugno 2011 IL CATALOGO DEGLI ANTICHI Parigi, Butard, 17 juillet 1771, asta organizzata da Pierre Rémy, numero 50, €25.000). Libri da leggere per comprare libri Librairie Thomas-Scheler Bernard & Stéphane Clavreuil 19, rue de Tournon, 75006 Paris basane@thomas-scheler.fr di annette popel pozzo PERLE NOTE E MISTERIOSE, QUANDO FURONO BATTUTE Librairie Thomas-Scheler Catalogue hors série: Catalogues de collections. Une collection de catalogues “Le marché de l’art parisien à travers les ventes aux enchères publiques de 1732 à 1814” – questo il sottotitolo del bel catalogo monografico, con 199 titoli (presentati cronologicamente), completamente dedicato al mercato d’asta parigino tra “tableaux, dessins, estampes, sculptures, cabinets de curiosités, bijoux, pierres précieuses, ivoires, monnaies, porcelaines, meubles, laques, pendules, instruments de physique, collections ethnologiques et autres objets précieux …”. Il mercato d’asta tra Sette e Ottocento si rivela generalmente uno strumento fondamentale per lo storico del libro: in primis perché in questi due secoli si ha la nascita del settore e la sua maggior espansione. In secondo luogo i cataloghi d’asta sono generalmente documenti sopravvissuti in poche copie e di conseguenza raramente presenti in biblioteche, mentre rappresentano spesso, all’orizzonte di un crescente interesse nella ricostruzione di intere raccolte, l’unica fonte legata alla provenienza. Come il caso di cataloghi interfogliati che possono contenere informazioni su prezzi storici ed eventuali acquirenti. Questo è proprio il caso del Catalogue de différens effets précieux, tant sur l’histoire naturelle (Helle, 9 décembre 1763) contente 501 lotti di oggetti di storia naturale provenienti dalla collezione di Gallois, completamente interfogliato, presentando prezzi, acquirenti e informazioni utili sulla consistenza della raccolta. L’esemplare offerto da ThomasScheler, fu inoltre posseduta da Edmond e Jules de Goncourt, appassionati d’arte e di storia, entusiasti collezionisti, che contribuirono con i loro studi eruditi e letterari alla riscoperta del gusto del XVIII° secolo (numero 26, €7.500). Estremamente interessanti sono il catalogo d’asta dei quadri appartenuti a Madame de Pompadour (Catalogue des Tableaux originaux de différens Maîtres, Miniatures, Desseins et Estampes sous verre, Parigi, Herissant, 28 avril 1766, asta organizzata da Pierre Rémy, numero 34, €20.000) e quello completamente interfogliato della raccolta Audran, rinomata per disegni e stampe di Tiziano, Guido Reni, Poussin, Raffaello ecc. (Catalogue de Planches gravées, Desseins, Estampes & Tableaux, DALL’OREFICERIA FERRARESE AL PRIMO DEFOE IN LATINO Primigenia Studio Bibliografico Listino no 45 L’ultimo catalogo del libraio antiquario piemontese presenta in 400 schede un vasto e variegato assortimento tra storia locale e opere di argomento vario. Segnaliamo una rara miscellanea di Statuti e Capitoli ferraresi (numero 22, €680), che disciplinano l’arte orafa (1613), i regolamenti universitari cittadini (1613), il Monte dei pegni (1616 e 1607), le grida e leggi promulgate dalla Stato della Chiesa per la città di Ferrara (1598). Tutte le edizioni contenute nella miscellanea sono presenti in biblioteche italiane in nessuna copia o in una sola. Curiosa, invece, una prima edizione latina del romanzo utopico Robinson Crusoeus di Daniel Defoe (Parigi, a spese del traduttore, 1810, numero 196, €300). Il traduttore François Joseph Goffaux (1755-1836), spaventato dagli avvenimenti della Rivoluzione francese, si trasferisce nel 1790 a Londra dove fu insegnante (Archives biographiques françaises. Fusion dans un ordre alphabétique unique de 180 des plus importants ouvrages de référence biographiques française publié du 17e au 20e siècle, Londra, 1988-1991, 463, 2-6). Primigenia Studio Bibliografico Via Don Brustia 6, 28013 Gattico (NO) Primigenia68@gmail.com giugno 2011 – la Biblioteca di via Senato Milano IL CATALOGO DEI MODERNI Libri da leggere per comprare libri di matteo noja GASTRONOMIA ITALICA: 349 SCHEDE TUTTE DA GUSTARE L’Arengario Enologia e Gastronomia in Italia dall’Ottocento a ieri. Libri, immagini e oggetti originali. «La cucina è diventata un'arte, una scienza nobile; i cuochi sono dei gentiluomini». Così Robert Burton, nella sua Anatomia della malinconia [1621]. Il catalogo che i fratelli Bruno e Paolo Tonini hanno approntato per l’annuale incontro con i clienti presso il loro studio bibliografico di Gussago è una chicca per chi, a vario titolo, si occupa del settore. Omaggio curioso per i 150 anni del nostro Paese, ideato forse a ulteriore testimonianza che, tra i libri che hanno fatto l’Italia, uno dei più importanti è stato La Scienza in cucina e l’Arte di mangiar bene. Manuale pratico per le famiglie compilato da Pellegrino Artusi. Le 349 schede riguardano libri, opuscoli, ricettari, manifesti pubblicitari, fotografie. La prefazione di Giampiero Mughini introduce nel mondo della gastronomia da collezione. Il fantasioso giornalista-scrittore, partendo da una citazione di Milosz su quanto sia disprezzabile la gente che non conosce le ricette di popoli diversi dal proprio, ricorda la favolosa raccolta di Arnaldo Bagnasco e, discorrendo di Tayllerand e del suo modo di usare l’estro del cuoco Antonin Carême per tacitare ogni avversario durante pranzi e cene, insinua il dubbio che i libri che raccontano la cucina e la sua arte non raccontino, in fin dei conti, nient’altro che il mondo. Tra libri e oggetti, oltre all’Artusi (presente in due edizioni, ma non quella originale, introvabile se non nella raccolta Bagnasco), vanno segnalati alcuni titoli (nel catalogo le schede sono senza prezzi, poiché si tratterebbe di una raccolta a sé). Hans Barth, inviato da Roma per il “Berliner Tageblatt” innamorato della cultura classica, soggiornando a lungo nel nostro Paese, si innamorò anche della nostra cultura eno-gastronomica e dedicò un volume ai luoghi che meglio aveva conosciuto in Italia dal titolo Osteria. Guida spirituale delle osterie italiane da Verona a Capri. Traduzione di Giovanni Bistolfi con prefazione di Gabriele D’Annunzio, edito da Voghera nel 1909 (la prima edizione tedesca è dell’anno prima, stampata a Costanza). La filosofia del volume, sposata in pieno dal Vate nella prefazione, può riassumersi in una citazione: «Bisogna bere eternamente e sorseggiare theologalmente; si beva come un templare, come una spugna, come la terra quando è secca, e di buon'ora; bevete sempre e non morirete mai perchè il vino dà la divinità». Peccato che gli estensori della scheda, nel citare le date di nascita e di morte, lo confondano con l’omonimo pianista tedesco, allievo di Bussotti, emigrato in America. Altra guida felice è Il Ghiottone errante. Viaggio gastronomico attraverso l’Italia del giornalista Paolo Monelli (Milano, Fratelli Treves, 1935). 33 Titolo curioso, quello del libro di Omero Rompini, gaudente e raffinato gentiluomo di Catania, La cucina dell’amore. Manuale culinario afrodisiaco per gli adulti dei due sessi. Rigenerazione fisica, virilità e giovinezza ricuperate per l’impiego appropriato dei cibi, condimenti, aromi, salse ecc. (Catania, Libreria Tirelli di F. Guaitolini, 1926; prima edizione): non soltanto una proposta gastronomica, ma presenta anche un modello per chi voglia essere un viveur colto e gaudente. Un piccolo gioiello è Il Quattrova illustrato ovvero La cucina elegante. Con prefazione di Piero Gadda e disegni di Tomaso Buzzi e Gio Ponti (Milano, Domus S.A. Editoriale, 1931), di Emma Vanzetti che, oltre a insegnare le ricette, vuole far percepire alla perfetta padrona di casa tutte le sfumature implicite nell’organizzare un pranzo o una cena. Altro imprescindibile testo è L’uovo alla kok. Ricette, curiosità, segreti di alta e bassa cucina, dall’insalata all’acqua, alla pastina in brodo della pensione, da Apicio a Michel Guérard, da Alexandre Dumas a Carlo Emilio Gadda, dal curato di Bregnier a San Nicolao della Flüe (Milano, Adelphi, 1979) di Aldo Buzzi, scrittore tra i più ingiustamente dimenticati (come nota Mughini) della letteratura italiana del ’900: narratore tra i più divertenti, mai preso sul serio dal grande pubblico, ci ha lasciato (lo scrittore è morto quasi centenario due anni fa) alcune pagine di grande ironia narrando il “suo” mondo. E ancora le tavole pubblicitarie di Boccasile, Carboni, Mauzan, le foto di Tano D’amico e tutti i ricettari, grandi e piccoli, pubblicati dalle industrie alimentari. Il catalogo rimarrà come un prezioso repertorio bibliografico della gastronomia italiana, soprattutto di quella del secolo scorso. L’Arengario - Studio bibliografico via Pratolungo 192, Gussago (BS) tel. 030/2522472 - www.arengario.it 34 la Biblioteca di via Senato Milano – giugno 2011 ET AB HIC ET AB HOC La Biennale attraverso i cataloghi del Fondo De Micheli (2a parte) di laura mariani conti e matteo noja AMBIENTALISTA. Nel 1974 la politica si impadronisce della Biennale: i socialisti ottengono che come presidente sia nominato Carlo Ripa di Meana, mentre gli altri partiti si dividono le altre poltrone del consiglio direttivo. Il quadriennio della direzione Ripa di Meana è tumultuoso: l’edizione del 1974 – dedicata alle drammatiche vicende del Cile – non viene riconosciuta, anche se le manifestazioni artistiche si susseguono fino all’anno successivo. Nel 1976 viene inaugurata la Biennale dal titolo Ambiente Partecipazione Strutture culturali; nel 1977 viene annunciata la mostra Arte sovietica del dissenso, che provoca ulteriori polemiche. Nel 1978 si inaugura una Biennale dal titolo Dalla natura all’arte, dall’arte alla natura. Anche in questo caso la Biennale anticipa temi che poi diventeranno consueti, come quello della salvaguardia dell’ambiente. L’esposizione centrale, curata da Achille Bonito Oliva, suscita molto interesse e propone quadri di Kandinskij, Balla, Mondrian, de Chirico, Jasper Johns, Léger, Boccioni, Duchamp, Picasso e altri. NORMALITÀ. Con la presidenza di Giuseppe Galasso nel 1980 si ritorna alla “normalità”, inevitabile e forse necessaria perché il ’68 è ormai lontano. Nascono i progetti speciali, di cui si discute da molto tempo. Paolo Portoghesi dirige il settore architettura e recupera, ristrutturandolo, l’immenso spazio delle ex Corderie dell’Arsenale. Tra le numerose mostre, merita particolare menzione Aperto ’80, curata da Achille Bonito Oliva che per la prima volta presenta al pubblico una serie di interessanti giovani, tra cui i cinque protagonisti della “transavanguardia”: Chia, Clemente, Cucchi, De Maria e Paladino. A Galasso subentra nel 1984 Portoghesi, che resta in carica oltre sei anni. Durante la sua presidenza vengono ripristinati i Gran Premi. Nel 1986, il 22 giugno Fausto Melotti, protagonista di molte Biennali, muore a Milano: è il giorno che precede l’apertura. Alla sua memoria viene dedicato un Leone d’oro. SCANDALI. Alla Biennale del 1990 tornano gli scandali. Un gruppo americano, Grand Fury, denuncia il dilagare dell’Aids con un’opera che usa l’immagine di papa Giovanni Paolo II; gli ambientalisti insorgono contro un’opera in cui vengono usate formiche vive. I più discussi però sono Damien Hirst che seziona una mucca e ne pone il corpo in una scatola di plexiglass da cui fuoriesce la formalina per la conservazione, e Jeff Koons che ritrae se stesso e la sua compagna, la pornostar Cicciolina, in pose inequivocabili. Si discute molto, ma questa volta costruttivamente per Robert Rauschenberg che espone con un gruppo di giovani artisti russi: il muro questa volta è caduto per davvero. La rivelazione è comunque lo scultore di origine indiana Anish Kapoor – oggi celebrato a Milano con due mostre – cui viene assegnato il premio Duemila riservato ai giovani. CENTENARIO. In occasione del Centenario del 1995, la Biennale promuove manifestazioni per tutti i settori di attività: il 34º Festival del Teatro, la 46ª Esposizione Internazionale d'Arte, il 46º Festival di Musica, la 52ª Mostra del Cinema. Al centro delle manifestazioni è la mostra storica Identità e alterità ideata e curata da Jean Clair, una grande ricognizione sul corpo e sul volto umano nel lavoro dei massimi artisti del '900, con opere dei più importanti musei del mondo. Un noto critico scriverà: «Oggi i critici vogliono assurgere a protagonisti. Quando Clair dà il titolo alla mostra portante della Biennale, vuole in realtà fare un’operazione culturale che interessa soltanto a lui. L’opera d’arte si riduce così a semplice illustrazione del suo tema». Chissà cosa scriveranno i suoi colleghi oggi, 2011, sulla “sua” Biennale… IRONIA. La 47ª edizione della Biennale, la Biennale di Germano Celant, apre i battenti domenica 15 giugno 1997, giorno di referendum, come quello sullo caccia, a cui sembra far ironico riferimento, del tutto involontario, Maurizio Cattelan coi suoi 180 piccioni impagliati e sistemati in una delle sale che divide con Enzo Cucchi e Ettore Spalletti. I piccioni incombono, quasi minacciano le opere che hanno esposto i tre artisti chiamati a rappresentare l’Italia. FARE MONDI. «Un’opera d’arte è più di un oggetto, più di una merce.Rappresenta una visione del mondo, e, se presa seriamente, deve essere vista come un modo di “costruire un mondo”. Pochi segni tracciati su un foglio, una tela appena dipinta, una complessa installazione, possono essere paragonati a diversi modi di fare mondi». Con queste parole il direttore Daniel Birnbaum spiega lo spirito la 53ª Biennale del 2009, dichiarato già nell’intrigante titolo Fare Mondi/Making Worlds. Michelangelo Pistoletto vi partecipa con una installazione dal titolo Rompere gli specchi per creare universi: nel rompere a martellate gli specchi, il mondo continua a riflettersi all’infinito nei loro frantumi, continuando a farsi mondo. 36 la Biblioteca di via Senato Milano – giugno 2011 L’intervista d’autore MASSIMO PINI E QUEL PIACERE SENSUALISSIMO DEL LIBRO a differenza tra erotismo e pornografia è la differenza tra il sesso celebrativo e quello masturbatorio”. E’ un insegnamento che Herbert Marcuse consegnò, nel 1955, al suo “Eros e civiltà”. Utile anche per provare una distinzione squisitamente bibliofila tra letteratura erotica e pornografia. Conservare gelosamente la prima, ignorare senza rimpianti la seconda. E’ quello che ha fatto Massimo Pini, 74 anni, friulano milanesizzato, oggi superconsulente nel mondo imprenditoriale-finanziario, già potentissimo manager di Stato molto vicino a Bettino Craxi (la sua fedeltà al leader fece dire di lui che era “il più craxiano dei socialisti craxiani”), fondatore, giovanissimo, della casa editrice SugarCo, e – appunto – tra i massimi collezionisti italiani di letteratura erotica. “Nella mia vita ho amato due cose soprattutto. I libri e la politica”. Della politica, alla fine, forse un po’ si è stufato. I libri, invece, sono diventati una passione sempre più esclusiva. “Come editore avrò stampato oltre tremila titoli. Come lettore ne ho divorati migliaia e migliaia. E come collezionista non li ho mai contati: diverse stanze piene”. Di cui una sezione dedicata solo alla letteratura erotica. L’Enfer di monsieur Pini... “L Come è iniziato il tutto? Un istinto primordiale per il libro. Da ragazzo, avevo 19 anni e pochi soldi in tasca, fondai una casa editrice insieme di luigi mascheroni a un socio, il mio amico Piero Sugar, che sarebbe diventato il marito di Caterina Caselli, figlio di Ladislao Sugar, inventore delle Messaggerie Musicali. Era il 1956. La chiamammo SugarCo. Io e Piero facevamo l’Università, ed eravamo stati compagni di scuola al Liceo Berchet di Milano. Avevamo una grande curiosità per la letteratura, soprattutto straniera. Iniziammo subito le pubblicazioni con nomi importanti. Tra i primissimi Samuel Beckett, di cui Einaudi aveva in catalogo le opere teatrali: noi facemmo conoscere in Italia i suoi romanzi, una decina d’anni prima che vincesse il Nobel. Poi Focus di Arthur Miller, eTrotzkj, Bukowsky, Kolakovsky, Mc Luhan... Portammo in Italia le memorie di Henry Kissinger: Gli anni della Casa Bianca… Traducemmo per primi, nel 1967, Storia e coscienza di classe di Lukacs sul quale il Pci aveva posto un veto, lo considerava un ‘eretico’: andai io stesso a Budapest. A pranzo firmò il contratto, mentre nei Paesi comunisti erano le agenzia di Stato a farlo… Furono anni davvero avventurosi… La SugarCo fu una piccola casa editrice, ma battagliera. Non erano molte quelle non-conformiste, che lavoravano fuori dall’influsso del Pci. E infatti non fu facile. Eravamo liberi di scegliere quello che volevamo pubblicare, ma non era semplice stare sul mercato, avere una buona stampa, poter contare su una efficiente distribuzione… Anche se, ad esempio, la collana tascabile, la famosa “Tasco”, di cui era responsabile Luigi Guidi Buffarini, andava benissimo. Stavamo in un ufficietto in Galleria Vittorio Emanuele a Milano, poi ci trasferimmo in viale Tunisia. Andavamo avanti tra alti e bassi: i primi successi come Il maneggio di Pamela Moore, i libri di Kerouac, Il Pasto nudo di Burroughs, che non voleva nessuno: passò anche qui, da casa mia… E Wilhelm Reich, medico e psichiatra austriaco allievo di Freud, noto per aver scoperto la “materia sessuale di massa": era morto nel 1957 e in Italia di lui si sapeva davvero poco. Io pubblicai praticamente tutto: alla fine degli anni Sessanta andai negli Stati Uniti, parlai con la Fondazione che ne curava l’opera e acquistai i diritti… Ogni libro, una storia… Poi cosa accadde? Accadde che negli anni Ottanta l’editoria, da artigianale che era, si trasformò in industria. Divenne un business e per noi fu tutto più difficile. Nel 1993 vendemmo il pacchetto di maggioranza della casa editrice a Sergio Cigada, allora prorettore dell’Università giugno 2011 – la Biblioteca di via Senato Milano Cattolica di Milano, morto lo scorso anno. E la collezione di libri erotici quando inizia? Proprio in SugarCo. Nel 1969 pubblicammo un libro - per me straordinario - in due grossi volumi, Arcana, dal sottotitolo molto curioso: “Il meraviglioso l’erotica il surreale il nero l’insolito nelle letterature, nelle arti figurative e plastiche, nel cinema e nei mass media di tutti i tempi e paesi”. Sotto la nostra direzione lavoravano molti studiosi, specialisti delle varie materie, e io, mentre raccoglievo il materiale iconografico per quel libro, ricchissimo di immagini, iniziai a raccogliere libri erotici e organizzare il nucleo di una collezione che poi è cresciuta negli anni. E cosa c’è, oggi, nella sua collezione? Tutta una serie di testi, dal Sei al Novecento, ad argomento erotico, per le più in edizioni illustrare, con immagini ‘esplicite’, quindi non “galanti”, ma con allusioni e manifestazioni sessuali. Si tratta in sostanza di libri che erano i vari Enfer delle biblioteche: gli “inferni” dove venivano chiusi sottochiave i libri proibiti, osceni, contro la morale, considerati pornografici. Oggi ho circa 400 volumi preziosi antichi, soprattutto francesi e inglesi - pezzi che acquisto alle aste o sui cataloghi dei librai antiquari più qualche migliaia di testi “moderni”, reperibili, seppure con fatica, sul mercato normale: librerie, bancarelle, mercatini… I suoi pezzi più importanti? Diversi. Un’edizione del 1797 della Justine del Marchese de Sade, in cinque piccoli volumi, con falso luogo di stampa in Olanda, per sfuggire alla censura. O un’edizione illustrata del 1826 delle Poesie erotiche in dialetto milanese di Carlo Porta, con disegni davvero osè... E poi molti Boccaccio, tra i quali uno stampato nel 1712 con delle meravigliose stampe di Romain De Hooge. O I ragionamenti dell’Aretino stampati nel 1660 in Cosmopoli… una “strana” città 37 dove in passato si pubblicavano molti libri proibiti dalla legge… Il più curioso? Un’edizione datata 1749 del celebre L'Academie des dames, ou les Sept entretiens galants d'Alosia stampato a “Cythère: dans l'Imprimerie de la Volupté” e con illustrazioni acquerellate a mano che riproducono i vari atti sessuali. Un esemplare, ecco la curiosità, che da una nota a mano ottocentesca sul frontespizio sembrerebbe appartenuta a Madame de Pompadour, morta nel 1764. E il suo sogno? Possedere alcuni pezzi, per me economicamente proibitivi, della famosa biblioteca di Gérard Nordmann, un riservato uomo d’affari svizzero che in quarant’anni di ricerche mise insieme la più grande collezione di libri erotici del mondo. Dopo la sua morte, nel 1992, la vedova la mise all’asta in due vendite a Parigi curate da Christie’s. Non si immagina cosa c’era… 38 la Biblioteca di via Senato Milano – giugno 2011 PAGINE CHE PARLANO DI LIBRI La sfida tra pagine scritte e digitali, l’italiano dei 150 anni, la “nuova” lingua della politica di matteo noja e matteo tosi DARNTON, STORICO DEI LUMI, SCRUTA IL FUTURO DEI LIBRI Sempre più e da più parti, e negli ultimi tempi anche in Italia, ci si domanda se il libro potrà resistere alle sfide che continuamente gli pone il mondo dell’informatica. Robert Darnton, insigne storico del secolo dei Lumi e direttore della Biblioteca di Harvard, cerca di trovare una risposta nel suo ultimo libro, tradotto ora anche in Italia da Adelphi. Il profilo dello studioso non deve trarre in inganno: Darnton non è il classico topo di biblioteca che vive all’ombra degli scaffali e si nutre di sole cinquecentine. Ha svolto diversi lavori: è stato cronista di nera per il New York Times, presidente dell’American Historical Association, docente e professore emerito a Princeton, fondatore del “Gutenberg-e program”, progetto che vede utilizzate le nuove tecnologie per promuovere, salvaguardare e comunicare il lavoro degli storici contemporanei. In lui si incarnano due figure: quella dello studioso che compiendo un profondo scavo negli archivi del passato ha vivificato l’immagine del ’700 come secolo determinante per lo sviluppo della società e affermazione di quel progresso che diventerà tale solo in epoche più recenti; e quella dell’intellettuale che si interroga sui problemi che pone proprio quello stesso progresso, nel momento cruciale in cui diventa essenziale domandarsi come trasferire l’intero scibile umano alle generazioni di domani. Ha quindi tutti i requisiti per poterci spiegare il momento in cui versa il libro tradizionale nel mondo attuale e possiede anche le conoscenze tecnologiche per poterci spiegare quali possono essere le sue sorti nel futuro. Il libro che Adelphi propone, raccoglie 11 saggi di vario tenore, divisi in una scansione temporale dal futuro al passato. Ma è proprio da questa scansione inversa, da ciò che deve venire a ciò che è già stato, che trae la sua maggior forza il ragionamento dello studioso che ponendo quesiti sul futuro riesce a spiegare meglio il presente, rivolgendosi con più attenzione il passato. Darnton è convinto, ma non è il solo, che l’unione tra nuove tecnologie e libro tradizionale possa essere felice e feconda. Per convincerci, parla della volontà del colosso della rete, Google, di attuare una grande, sconfinata biblioteca con libero accesso e dei rischi della democratizzazione indiscriminata del sapere. Ci parla dell’avvenire delle biblioteche che dovranno aprire finalmente i propri scaffali per far leggere i propri libri, senza per questo doverli perdere irreparabilmente. Ci parla del futuro digitale approfittando della lettura di un classico settecentesco della letteratura fantascientifica. Attraverso la storia di un contrabbandiere di libri, spiega la storia del libro e i meccanismi della sua produzione attraverso i secoli. Narrando l’abitudine di annotare le citazioni tratte dalle letture quotidiane (la nascita dei cosiddetti commonplace books, così diffusi nel mondo anglosassone a partire dal ’600), ci spiega il modo in cui ancora oggi noi leggiamo. Ma non solo, nei suoi saggi possiamo apprendere altre verità non sempre comode: come, per esempio, le biblioteche, ogni anno, distruggano migliaia di volumi per problemi di spazio, veri o presunti; come il fenomeno della trasgressione dei diritti d’autore sia antico come il libro; come, per assurdo, l’e-book sia ancora lontano dall’essere accettato nel mondo accademico statunitense. Ma ciò che sta più a cuore allo studioso, è la natura della trasmissione del sapere in cui il libro ha da sempre una posizione di assoluto privilegio: l’esperienza di Google Books Search e delle sue vicissitudini è per lui importante per spiegarci come sia inutile e pericoloso affidarsi al monopolio di una unica azienda per giugno 2011 – la Biblioteca di via Senato Milano affidare al futuro l’intero patrimonio intellettuale mondiale. Per farlo ci spiega la necessità di istituire progetti come quello chiamato “Gutenberg-e Program”, finanziato dalla Andrew W. Mellon Foundation e ideato per premiare e digitalizzare i migliori studi accademici in campo storico. E ci parla di un altro progetto, quello della “Digital Public Library of America”, che basandosi su un consorzio di biblioteche e fondazioni private – che metteranno a disposizione libri e risorse –, cercherà di rendere accessibile tutto il sapere americano non solo per gli Stati Uniti ma per il mondo intero. Libro illuminante per molti versi, si legge facilmente per la grande capacità dell’autore di rendersi interessante. Il succo dei suoi ragionamenti può essere racchiuso nella risposta di Darnton a una delle numerose domande che gli sono state poste nel suo viaggio in Italia di giugno (a Milano, Roma e Perugia): «Viviamo un momento straordinario della storia delle comunicazioni. Tutto è fluido e in continuo mutamento. Se sappiamo cogliere il momento, possiamo determinare il nostro futuro per il bene pubblico. Dobbiamo digitalizzare, digitalizzare e democratizzare». Robert Darnton, “Il futuro del libro”. Traduzione di Adriana Bottini (Milano, Adelphi, 2011; pagg. 274, 24 euro). L’ITALIA È UNA REPUBBLICA FONDATA SULLA LINGUA Tra i molteplici e diversi omaggi raccolti da questo centocinquantesimo anniversario dell’Unità d’Italia, ci piace segnalare questo affascinante saggio di Gian Luigi Beccaria, che testimonia come nel caso del nostro Paese “non è stata una nazione a produrre una letteratura, ma una letteratura a prefigurare il desiderio e il progetto di una nazione”. Il libro, insomma, racconta l’avventura dell’italiano da Dante alla televisone, passando naturalmente per gli anni dello sbarco dei Mille e delle battaglie risorgimentali. Un viaggio dove Beccaria percorre con passo leggero la storia delle patrie lettere, dopo essersi fissato l'obiettivo di mostrare che le radici del nostro Paese affondano innanzitutto nella continuità e nella durata di una lingua, nei grandi capolavori del passato, nella ricchezza dello scambio tra la lingua colta e i dialetti materni. Già Isidoro di Siviglia sosteneva che fossero le lingue a formare le genti e non viceversa. Specie per l’Italia, poi, la coscienza e la volontà di un’unione si sono basate soprattutto su un valore culturale che ha prefigurato sin dalle origini un’unita immaginata e inseguita come un desiderio. Parafrasando l’articolo primo della nostra citatissima Costituzione, si può allora affermare che l’Italia sia una repubblica fondata sulla Lingua, una lingua che per altro è nata e si è sviluppata “in provetta”, prima nella fantasia e nei sogni di una classe intellettuale, a partire da Dante, per intenderci, fino a Manzoni. Gian Luigi Beccaria, “Mia lingua italiana”, Einaudi, Torino 2011, pp.90, 10 euro 39 IL SIGNIFICATO “MORALE” DI PAROLE OGGI ABUSATE Etica, giustizia, speranza, fratellanza, legalità. Parole antiche ma sempre “in moto”, parole che opinionisti e politicanti hanno subito imparato a maneggiare con cura, piegandole alle proprie esigenze propagandistiche e svuotandole di qualsivoglia significato. Eppure è solo da un’attenta riflessione sul nostro lessico e sul suo significato originario che può partire una proposta di rinnovamento culturale attenta alle esigenze dei singoli cittadini. Questa, almeno, la tesi di don Virginio Colmegna, che insieme a Maria Grazia Guida (nuovo vicesindaco di Milano), cura questo “etimologico” libello - frutto di un incontro tra politici e uomini di cultura -, convinto che lo sbando che stiamo vivendo dipenda soprattutto dalla crisi delle fonti culturali (e perché no, del linguaggio). Don Virginio Colmegna e Maria Grazia Guida (a cura di), “Parole nuove per la politica”, il Saggiatore, Padova 2011, pp.144, 16 euro 42 la Biblioteca di via Senato Milano – giugno 2011 ANDANDO PER MOSTRE Mario Borgiotti collezionista, dialogo tra libri d’artista, “italiane” e scatti di Erwitt di matteo tosi LA RINSCITA DEI MACCHIAIOLI E IL COLLEZIONISMO PRIVATO ualsiasi vero bibliofilo non può che comprendere la passione per il collezionismo in tutte le sue forme e, in particolare, quello artistico e quindi altamente culturale. A maggior ragione quando il “maniaco” di turno, grazie al proprio gusto e al proprio intuito, riesce a ridare vitalità a un sapere Q o a una scuola della nostra tradizione. Quello che si può dire, insomma, di Mario Borgiotti, livornese di nascita e fiorentino d’adozione, per oltre quanrant’anni punto di riferimento assoluto nella valorizzazione della pittura toscana di area macchiaiola e ancor più di quelle personalità che hanno ringiovanito il linguaggio di questa scuola, come Lega, Fattori, Signorini, Abbati, Borrani, Cabianca, D’Ancona e altri protagonisti del gruppo. GENIO DEI MACCHIAIOLI. MARIO BORGIOTTI: OCCHIO CONOSCITORE, ANIMA DI COLLEZIONISTA VIAREGGIO, CENTRO MATTEUCCI PER LÍARTE MODERNA, DAL 1° LUGLIO AL 13 NOVEMBRE Info: tel. 0584 430614 www.centromatteucciartemoderna.it Le loro opere più belle superarono l’esame del suo temutissimo occhio critico e del suo gusto raffinato, finendo così a fare parte della sua collezione (e oggi in mostra). Autodidatta eppure finissimo connaisseur, Borgiotti fu una personalità complessa e attraente, anche per la generosità nei confronti di ogni iniziativa culturale. A partire dalla propria passione per i Macchiaioli, naturalmente, certamente rivalutati e “ricollocati” al loro posto Qui sopra: Giovanni Fattori, La scolarina, 1893. A sinistra: Antonio Puccinelli, Ospedale del Ceppo a Pistoia, 1873 Sotto: Mario Borgiotti con la prima copia del volume “I Macchiaioli”, 1946 dalla passione delle sue ricerche e dei suoi studi. Più di sessanta i dipinti in mostra, veri e propri capolavori della pittura macchiaiola, reperiti da Borgiotti nell’arco di una vita e oggi confluiti nelle più famose raccolte italiane. Altro grande pregio del Borgiotti, l’aver contribuito alla nascita di una letteratura sul tema, anche grazie alla sua avventura saggistica (I Macchiaioli, 1946, Capolavori macchiaioli, 1949, Poesia dei Macchiaioli, 1958, I Grandi pittori dell’Ottocento italiano, 1961, The “Macchiaioli”, 1963, Genio dei Macchiaioli, 1964, La lezione pittorica di Fattori, 1968): un vasto compendio bibliografico arricchito da un prezioso apparato iconografico costituito da dipinti dei quali si era persa ogni traccia. giugno 2011 – la Biblioteca di via Senato Milano 43 LIBRI D’ARTISTA: IN MOSTRA DUE “CASE” DI ECCELLENZA 40 SCATTI D’AUTORE PER RACCONTARE LA GRANDE CARRIERA DI ELLIOTT ERWITT a cronaca anche milanese di questi ultimi anni di mostre racconta del crescente interesse di pubblico e critica per i libri d'artista, opere forse troppo di nicchia e raffinate per far breccia nel cuore dell'esercito dei semplici curiosi, ma sempre più apprezzate dagli appassionati d'arte, alla ricerca di qualcosa di realmente dedicato a Elliott Erwitt l'omaggio fotografico dell'estate 2011 a Merano. La piccola ma raffinata retrospettiva (“Icons”, fino al 25 settembre; info: tel. 0473/212643 - kunstmeranoarte.org), ospita- L È ta all'interno dell'edificio Cassa di Risparmio, ripercorre la carriera del grande obiettivo statunitense (ma nato in Francia nel 1928 da genitori russi) attraverso quaranta scatti scelti tra le opere più celebri del suo la- “nuovo”, che sappia fondere estro e artigianalità. In questo senso, l’evento della stagione è quello organizzato dalla Fondazione Bevilacqua La Masa, che ha chiesto a Rirkrit Tiravanija di pensare un'installazione per ospitare gli esemplari più belli e significativi pubblicati in questi ultimi anni da due case editrici assolutamente “di settore”: la francese Three Star Books e l'americana Thea Westreich/Ethan Wagner Publications. L'esposizione si snoda nelle vetrine della Galleria di piazza voro di reporter e di artista. Dai ritratti delle star e delle personalità del Novecento alle serie di uomini ritratti con i loro cani e ancora. San Marco come una sorta di terrario (“Terrarium for two Publishers”, fino al 1° luglio, Info: tel. 041/5207797 – www.bevilacqualamasa.it) dove l'artista tailandese ha inscenato un paesaggio selvatico in cui i libri si insediano come in un terreno roccioso. Three Star Books è nata cinque anni fa a Parigi (con uffici a Roma) per volontà di Christophe Boutin, Cornelia Lauf, e Melanie Scarciglia, che volevano realizzare edizioni limitate altamente elaborate, prodotte dai più raffinati artisti contemporanei, con materiali realizzati in giro per il mondo. L’UNITÀ E I 150 ANNI DELLA NOSTRA ITALIA VISTI ATTRAVERSO LE VICENDE DELLE “SUE” DONNE, SOPRATTUTTO INTELLETTUALI libri di storia, i saggi e i ritratti dell’epoca raccontano l’Unità d’Italia (e le successive tappe fondanti le sue vicende di regno e repubblica) solo ed esclusivamente attraverso volti e voci di uomini. Come se le donne non ci fossero state, come se non avessero sofferto, combattuto, vinto e costruito accanto ai loro padri, mariti e figli, e a prescindere da essi. Pa- I lazzo Blu a Pisa, allora, in occasione di questo centocinquantesimo racconta l’altra metà dell’Unità (Donne d’Italia, fino al 26 giugno, info: tel. 050/ 916950) attraverso le vicende delle “sue” donne. Ogni stanza è un’installazione a sé, con immagini, filmati, documenti e interviste che raccontano vere e proprie protagoniste come Anita Garibaldi, Maria Montessori, Grazia Deledda, Matilde Serao, Palma Bucarelli, Nilde Jotti, Alda Merini, Rita Levi Montalcini, Oriana Fallaci e Ilaria Alpi. Thea Westreich ed Ethan Wagner, invece, negli ultimi vent'anni hanno pubblicato edizioni di libri d'autore con artisti come Larry Clark, Mike Kelley e Christopher Wool, mentre oggi collaborano con una generazione di giovani di artisti tra cui Jan De Cock, Ryan Gander e Keith Tyson. 44 la Biblioteca di via Senato Milano – giugno 2011 ASTE, FIERE E MOSTRE-MERCATO Anche d’estate gli affari più caldi si fanno a cavallo della Manica, tra “carte” e foto di annette popel pozzo IL 29 GIUGNO, PARIGI Asta – Livres anciens et modernes www.bsf-commissaires-priseurs.com Quasi 200 lotti, prevalentemente libri d’argomento gallica. Importante gli opera omnia di Voltaire, pubblicati postumi in 70 volumi tra il 1785 e 1789. L’edizione detta di “Kehl” (completata poco prima della Rivoluzione francese) fu curata da Condorcet e Decroix e stampata da Beaumarchais con il carattere Basquerville. L’edizione contiene naturalmente qualche testo in princeps dell’Autore illuminista (lotto 91, stima €3.000-4.000). IL 29 GIUGNO, PARIGI Asta – Vente Photographies Anciennes, Modernes et Contemporaines www.piasa.fr La fotografia come oggetto da collezionismo è diventata molto importante sul mercato d’asta, come per altro dimostrano anche le stime di partenza relativamente alte. Da Piasa in vendita più di 400 fotografie: 200 fotografie di Paul Marsan, raffiguranti spesso celebri letterati, scienziati e artisti dell’epoca. Inoltre fotografie di Léonard Misonne, Van Leo, Robert Doisneau, Léon Herrschtritt e Vasco Ascolini. IL 2 LUGLIO, PARIGI Asta – Affiches www.neret-tessier.com 378 manifesti tra cinema, pubblicità e turismo. fondamentale per studi medievali sui viaggi di pellegrinaggio in Oriente. IL 5 LUGLIO, LONDRA IL 6 LUGLIO, LONDRA Asta – Western Manuscripts and Miniatures www.sothebys.com 129 lotti esclusivamente dedicati a manoscritti e miniature. Molto interessante un’antologia francescana che contiene anche una descrizione unica di un anonimo compilatore in viaggio nella Terra Santa nel 1382. Il manoscritto in lingua latina e italiana fu probabilmente compilato a La Spezia nel 1383-1393 (stima £8.00012.000). “Of unusual interest […] are the itineraries of journeys to the Holy Land on fols. 114v and 133r. The second opens with the statement that on 23 February 1382 the scribe Franceschinus left home to visit the holy places of Jerusalem; followed by a long list of dates and places with local observations. We can trace this journey from leaving Rome on 18 March, to Giocca and Venice, past Greece to Damascus, where he made port on 7 May, and Jaffa on 21 May, ’qui est prima terra Saracinorum’, […]. He then lists expenses paid to the Saracens, above those for food and drink (fol. 145r), including the costs of gaining entry to various pilgrimage sites”. Non c’è bisogno di sottolineare che la presente descrizione si rivela Asta - The Arcana Collection: Exceptional Illuminated Manuscripts, Part III www.christies.com Con questa terza parte si conclude la vendita della famosa Arcana Collection, appartenuta a Ladislaus von Hoffmann e consistente prevalentemente in importanti manoscritti illuminati medievali e rinascimentali. Strepitoso il libro d’ore di Galeazzo Maria Sforza, duca di Milano (1444-1476), un manoscritto su pergamena completamente illuminato, molto probabilmente eseguito durante il regno di Galeazzo Maria Sforza (lotto 18, stima £600.000-900.000). IL 14 LUGLIO, LONDRA Asta - English Literature, History, Children’s Books & Illustrations Including the Birth of Football: The Earliest Rules and Archive of Sheffield FC www.sothebys.com 159 lotti, con un punto forte sui libri d’infanzia. In offerta un disegno originale di “Winnie the Pooh” del famoso artista e illustratore inglese Ernest H. Shepard (lotto 157, stima £25.000-30.000). L’illustrazione “Tiggers don’t like honey” fu pubblicata nel secondo capitolo di The House at Pooh Corner (1928) che introduce per la prima volta il famoso compagno Tigger al pubblico. 46 la giugno 2011 – la Biblioteca di via Senato Milano 47 BvS: il libro ritrovato Gli Opera Omnia di Cardano: 10 tomi di lettere, scienza e vita L’enciclopedico sapere rinascimentale nella Francia di Descartes BEATRICE PORCHERA Cardano, Girolamo (1501-1576). Hieronymi Cardani Mediolanensis philosophi ac medici celeberrimi Opera omnia: tam hactenus excusa; hîc tamen aucta & emendata; quàm nunquam aliàs visa, ac primùm ex Auctoris ipsius autographis eruta: curâ Caroli Sponii, doctoris medici collegio medd. Lugdunæorum aggregati. Tomus primus [-decimus]. Lione, Jean-Antoine Huguetan & Marc-Antoine Ravaud, 1663. 10 volumi. I nquadrare entro limiti ben definiti il personaggio polimorfo che fu Girolamo Cardano (Pavia 1501-Roma 1576) non è impresa semplice. Ma pensando di racchiudere entro due termini i settantacinque anni di vita di questo uomo illustre, direi che egli fu medico e scrittore. Un medico rinomato, se le sue cure vennero richieste dai membri della famiglia Borromeo, da papa Paolo III, dal luogotenente del re di Francia Charles de Cossé, dal re di Danimarca, dal- l’arcivescovo di Edimburgo John Hamilton, dal re di Francia e dalla regina di Scozia; e uno scrittore onnivoro e insaziabile, se consideriamo il numero dei suoi scritti e gli argomenti di cui essi trattano. Nel De propria vita (Parigi, 1643) Cardano calcolò 55 testi già Nella pagina accanto: frontespizio degli Opera omnia con marca incisa in rame da Nicolas Auroux. Sopra: ritratto di Cardano inciso in rame all’antiporta degli Opera omnia pubblicati, tra opere e opuscoli, e 45 rimasti fino ad allora inediti. Mentre in precedenza, nel testamento datato 13 luglio 1571, uno dei tanti da lui redatti, parlò di 103 opere a stampa e di 43 manoscritti.1 Numeri in ogni caso notevoli. Trattati, dialoghi, abbozzi che spaziavano dalla medicina alla matematica, dalla filosofia alle scienze naturali, dalla morale alla pedagogia, passando attraverso la storia, la fisica e l’astrologia. Dopo la morte di Cardano, avvenuta nel 1576, gli scritti rimasti inediti attirarono l’attenzione del cardinale Federico Borromeo, interessato ad arricchire la Biblioteca Ambrosiana di Milano, e di Gabriel Naudé, l’erudito bibliotecario libertino che nell’arco di dieci anni raccolse per il cardinale Mazarino un’immensa biblioteca, che andò purtroppo dispersa durante la Fronda, nel 1651. Naudé si fece editore di due opere inedite di Cardano: il De praeceptis ad filios, pubblicato a Parigi nel 1635, e il De propria vita liber, uscito dai torchi parigini di Jacques Villery nel 1643.2 Il De propria vita, opera oggi tra le più lette del medico milanese, è un’autobiografia 48 la Biblioteca di via Senato Milano – giugno 2011 Da sinistra: incipit dell’inedito De ludo aleae; dedicatoria degli editori a Guillaume de Lamoignon. Nella pagina a destra: incipit dell’inedito De orthographia realizzata da Cardano a Roma nell’ultimo periodo della sua vita (dal settembre 1575 al maggio 1576). Lo scritto, basato sul modello del De vita Caesarum di Svetonio (steso non seguendo un ordine cronologico, ma in base agli argomenti di volta in volta trattati) venne pensato dall’autore come una sorta di apologia di quanto fatto e scritto nel corso della propria esistenza. Naudé, nell’edizione parigina, collocò prima del testo di Cardano un Gabrielis Naudaei de Cardano iudicium, in cui ricostruì in maniera esaustiva la vita e il pensiero del filosofo milanese, fornendo nelle pagine finali dello scritto indicazioni precise riguardanti i testi editi e inediti di Cardano, che sarebbero potute servire per la realizzazione di una nuova e più completa edizione delle sue opere.3 A vent’anni di distanza, nel 1663, due intellettuali ed editori di Lione, Jean-Antoine Huguetan e Marc-Antoine Ravaud, riprendendo almeno in parte le indicazioni del bibliofilo parigino, decisero di sostenere un’imponente impresa: pubblicare gli Opera omnia di Girolamo Cardano. L’edizione, in dieci volumi in folio (370x226 mm), venne curata dal medico francese Charles Spon (1609-1684) e dedicata al presidente del senato delle Gallie, nonché magistrato di Luigi XIV, Guillaume de Lamoignon (1617-1677). I testi del medico milanese vennero raggruppati nei diversi tomi in base agli argomenti trattati. Il primo volume contiene “Philologica, logica, moralia”; il secondo “Moralia qaedam, et physica”; il terzo “Physica”; il quarto “Arithmetica, geometria, musica”; il quinto “Astronomica, astrologica, onirocritica”; il sesto, il settimo, l’ottavo e il nono contengono “Medicinalia”; mentre il decimo raccoglie “Opuscula miscellanea”. All’antiporta del primo volume fu collocato un ritratto calcografico dell’autore. I frontespizi, stampati in rosso e in nero, presentano un’elaborata marca, incisa in rame da Nicolas Auroux (m. 1676) per il primo volume e xilografica negli altri nove. In essa sono rappresentati Tolomeo, che regge tra le mani un compasso e una sfera e porta in capo una corona, ed Euclide, che tiene un compasso con la mano destra e una tavola per scrivere con la sinistra. Tra i due scienziati una sfera armillare con la Terra al centro, strumento astronomico costituito da anelli metallici rappresentanti i principali cerchi della sfera celeste. Tramite questa si potevano raffigurare i moti apparenti degli astri più importanti. La parte inferiore della sfera è contornata da un cartiglio recante il motto «Universitas rerum ut pulvis in mano Iehovae» (l’intero mondo è come polvere nelle mani di Dio). Nel primo volume il frontespizio è seguito dalla dedicatoria degli editori, testo che ci fornisce interessanti informazioni riguardanti la realizzazione dell’opera. Huguetan e Ravaud scrivono: «Vorremmo che la nazione dei letterati fosse consapevole del fatto che la quantità di ingegno e di erudizione spesa [da Cardano] nello scrivere [l’opera sua] è eguagliata dalla quantità di laboriosità e diligenza da noi impegnata nel pubblicarla. Desideriamo testimoniare in giugno 2011 – la Biblioteca di via Senato Milano tutta sincerità che nulla abbiamo omesso nel ricercare, trascrivere e correggere tutto ciò che appartiene a questo autore. […] Abbiamo frugato in tutti gli angoli di numerosissime biblioteche di Francia, Italia e Germania: e con ami d’oro abbiamo pescato codici manoscritti, persino autografi di Cardano».4 Segue una garanzia di autenticità: «Abbiamo in primo luogo badato a non inserire [nella nostra edizione] cose che non fossero legittime e genuine: sarà facilissimo evincerlo dalla consonanza di stile e dal tenore uniforme dei significati. Del resto, se avessimo introdotto qualcosa di adulterino, la tua Parigi [si rivolgono ovviamente al dedicatario], città dal naso fino, ne avrebbe immediatamente sentore: e quindi, alla larga, statevene per sempre alla larga falsari».5 In realtà, i dieci grandi volumi furono disseminati di refusi che permettono di avanzare critiche nei confronti dell’edizione degli Opera omnia sia dal punto di vista tipografico, sia dal punto di vista filologico. Errori però spesso in parte giustificati dal latino difficile e confuso di Cardano, soprattutto quello utilizzato negli inediti. Ma, seppur il risultato appaia per alcuni versi discutibile, occorre sottolineare l’importanza dell’impresa lionese, che, insieme ai molti scritti già noti di Cardano, permise di pubblicare numerosi testi inediti dell’autore, presentati quindi qui in prima edizione: De Socratis studio; Mnemosynon; De orthographia; De ludo aleae; Contradictiones logicae; Norma vita consarcinata, sacra vocata; De optimo vitae genere; Dialogus Hieronymi cardani et Facii Cardani ipsius patris; Hymnus seu canticum ad Deum; De natura; Theonoston seu de NOTE 1 Cfr. DBI 19, pp. 758-763. 2 Cfr. Gerolamo Cardano. Un enciclopedista del Rinascimento, a cura di M. Baldi, G. Canziani, Milano, Biblioteca di via Senato, 2002, p. 18. 3 Cfr. L. Bianchi, Girolamo Cardano e Gabriel Naudé: naturalismo e politica, in Cardano e la tradizione dei saperi, a cura di M. Baldi, G. Canziani, Milano, Franco Angeli, 2003, pp. 405-426. 4 G. Cardano, Opera omnia, c. ã3v e, per la traduzione, Gerolamo Cardano. Un enciclopedista del Rinascimento, p. 58. 5 G. Cardano, Opera omnia, c. ã3v e, per la traduzione, Gerolamo Cardano. Un enciclopedista del Rinascimento, p. 60. 6 G. Cardano, Opera omnia, c. ẽ1v. 7 Gerolamo Cardano. Un enciclopedista del Rinascimento, p. 18. 49 tranquillitate; Theonoston seu de animi immortalitate; Theonoston seu de contemplatione; Theonoston seu hyperboraearum historia; De aceti natura; Problemata; Se la qualità può trapassare di subbietto in subbietto; Discorso del vacuo; De fulgure liber unus; De numerorum proprietatibus; Libellus qui dicitur, Computus minor; Ars magna arithmeticae; Sermo de plus et minus; Exaereton mathematicorum; Operatione della linea; Della natura dei principii et regole musicali; De interrogationibus; De usu ciborum; De urinis; In librum Hippocratis de septimestri partu commentaria; De morbis articularibus; Floridorum libri sive commentarii in Principem Hasen (Avicenna); Vita Ludovici Ferrarii; Vitae Andreae Alciati; De arcanis aeternitatis; Politices seu moralium liber unus; Elementa Graeca; De inventione; De naturalibus viribus; De musica; Artis arithmeticae tractatus de integris; Expositio Anatomiae Mundini; In libros Hippocratis de victu in acutis commentaria; De epilepsia; De apoplexia; Paralipomena. Non bisogna inoltre dimenticare che quella che venne definita dagli editori «Opera ista tam varia, tam curiosa, tam expectata»6 venne pubblicata in un Paese e in una stagione in cui il sapere rinascimentale, di cui Cardano era stato tra i più importanti esponenti, era stato messo in crisi dalla filosofia e dalla scienza di Descartes e Galilei, che avevano mostrato agli uomini nuovi orizzonti. Perciò, nonostante i numerosi refusi, questi Opera omnia «piantati nel cuore della Francia cartesiana e dell’Europa a metà del secolo devono far riflettere, quanto meno, sulla complessità della circolazione delle idee e sulla loro polimorfa vitalità».7 50 la Biblioteca di via Senato Milano – giugno 2011 BvS: il Fondo Impresa Torre Viscosa, un battesimo poetico di tecnicismi futuristi L’intervento di F.T. Marinetti per la nuova città della Snia ARIANNA CALÒ L a relazione tra mecenate e artista è certo antica; e se è vero che in tempi moderni sono sempre più gli industriali a ricoprire il primo ruolo, diventa interessante scoprire quei casi in cui le imprese dei più importanti imprenditori del primo Novecento vengono enfatizzate da slanci di penna come segno della rinascenza italiana. La storia di Torviscosa racconta di un’azienda italiana, la Snia Viscosa, e del suo illuminato amministratore Marinotti, che non solo risponde alle trasformazioni del mercato mondiale scegliendo con successo la strada dell’autarchia, ma monumentalizza il rilancio industriale costruendo un’intera città e affidando il canto dell’impresa a Filippo Tommaso Marinetti. Fondata a Torino nel 1917 con il nome di Società di Navigazione Italo Americana (a cui deve l’acronimo), nel 1920 la Snia Viscosa ufficializza la propria denominazione e intraprende la marcia industriale nella produzione di fibre sintetiche, dopo aver inglobato in poco tempo aziende già attive nel ramo tessile. Quando la scure della crisi economica del ’29 si abbatte sui mercati, trova nella Snia un’azienda che aveva fatto sì re- gistrare eccellenti risultati nella produzione del rayon, ma fortemente indebolita dagli eccessi speculativi della gestione di Riccardo Gualino, il presidente di allora. Alla sua successione è chiamato Senatore Borletti, affiancato da Franco Marinotti, uomo di spicco negli affari e già radicato nell’ambiente dopo aver maturato esperienze in Polonia e Russia. Sotto l’egida di Marinotti, la Snia promuove ricerche per ottenere nuove produzioni di fibre tessili e introduce sul mercato prodotti innovativi, quali il lanital, la merinova, il rayon cord, il fiocco, il koplon, il lilion, il velicrem, l’acetato, il wistel, a cui si accompagna un’escalation colossale nell’aumento del capitale sociale. Quando, alla metà degli anni Trenta, un’ulteriore espansione determina l’acquisizione dello stabilimento della Cisa Viscosa di Roma, la Snia è costretta a pianificare su vasta scala l’approvvigionamento della materia prima per la produzione di cellulosa, che, non più ricavabile dalle coltivazioni tradizionali né tantomeno importabile da quei Paesi tradizionalmente ricchi (quali giugno 2011 – la Biblioteca di via Senato Milano 51 A sinistra dall’alto: frontespizio de Il poema di Torre Viscosa, a cura dell’Ufficio Propaganda della Snia Viscosa, Milano, 1938; copertina della prima edizione de Il poema non umano dei tecnicismi, Milano, Mondadori, 1940. Sopra: bozzetto dell’architetto Giuseppe De Min per la progettazione della Piazza di Torviscosa e del Palazzo del Comune quelli del Nord Europa e dei Balcani), in vista soprattutto di uno scenario bellico, doveva necessariamente trovare un’altra via. Nel laboratorio dell’azienda a Cesano Maderno è messo a punto un procedimento per l’utilizzazione della “canna gentile” (Arundo Donax), capace di consentire un’elevata produzione legnosa annua. Il 14 dicembre 1935 la Snia depositava il brevetto per la lavorazione, ottenendo così la supremazia assoluta nel campo della cellulosa. La scelta della costruzione dell’impianto industriale divenne, già nell’abbozzo, l’avvio del pioneristico progetto di Torviscosa. Dando priorità alle zone gravate da disoccupazione operaia, ma servite da facili comunicazioni interne, Marinotti, con l’approvazione di Mussolini, individuava nel borgo di Torre Zuino, nella campagna friulana, il terreno migliore per impiantare le nuove coltivazioni ed edificare gli stabilimenti di trasformazione. Il 1937-38 è l’anno del “miracolo”. Tutto venne realizzato a tempo di primato, dall’avviamento dei terreni bonificati a produzione agricole alla fondazione di una vera e propria città: nei 320 giorni in cui Torviscosa fu edificata (il nome sarebbe stato ufficializzato solo il 26 ottobre del 1940) i lavori riguarda- rono infatti anche la realizzazione delle strutture dove far vivere gli operai e le loro famiglie, per organizzarne e pianificarne il tempo anche al di fuori dell’orario di lavoro, secondo il modello del paternalismo industriale, pienamente appoggiato dal Regime, che, come si è visto,1 insisteva nel dopolavoro quale strumento propagandistico. L’impianto urbanistico e architettonico del centro abitato e dell’area industriale della città fu firmato dall’architetto Giuseppe De Min (1890-1962);2 la struttura articolata su assi principali che delimitano 52 aree gerarchicamente distinte, ognuna con la propria funzione: accoglienza degli operai all’uscita della fabbrica (Esedra), attrezzature sportive e ricreative (viale Villa), strutture commerciali (via Roma), la chiesa e le scuole, la piazza con il municipio, le abitazioni per impiegati e per gli operai, tutte d’impronta architettonica razionalista. Mussolini presiede l’inaugurazione della città il 21 settembre del 1938, firma il documento ufficiale (stampato su cellulosa, ovviamente), aziona un pulsante: “tutto lo stabilimento si destò alla vita”.3 Quattro giorni prima, il 17 settembre, usciva dalle Officine Grafiche Esperia di Milano Il Poema di Torre Viscosa, tumultuosa poesia lunga di Filippo Tommaso Marinetti, pensata per accompagnare l’evento inaugurale del Duce. Marinetti era stato chiamato a visitare Torre di Zuino nell’agosto di quel la Biblioteca di via Senato Milano – giugno 2011 1938, accompagnato da Franco Marinotti, al quale lo legava una sincera amicizia e una piena condivisione della fede futurista; insieme esplorarono la laguna, la campagna e i cantieri della nuova città in costruzione. In una lettera indirizzata alla figlia, datata 28 agosto 1938 (il giorno successivo alla ricognizione) e ora conservata alla Beinecke Library di Yale, Marinetti definì quella visita “lunga e minuziosa”, un’esplorazione preparatoria alla stesura del Poema pubblicato tre settimane dopo. “Foste graziose troppo graziose canne degli immensi canneti di Torre Buso ognuna molla tremante sotto il peso di una rondine tanto graziose da meritare esigere un’improvvisa tempesta d’acciaio mortale”. L’incipit è inequivocabile: la tensione tra paesaggio rurale e intervento invasivo dell’uomo, tra la campagna veneta, la mollezza femminea delle canne e la violenza (quasi uno stupro) con cui avviene la loro raccolta e la lavorazione meccanica. La natura è vinta dalla “dea Geometria”, incarnata dalla civiltà industriale di cui Torviscosa e lo stabilimento sono la manifestazione (per Marinetti: “Denti denti denti lucentissimi e aguzzi e solfuri per la triturazione e la digestione nelle mie tre enormi pance o ribollitori diametro 20 metri ognuno con corazza bullonata simile a quella delle giranti batterie alpine e iposolfito. Strillano i canneti […]. Fiato fiato fiato e tutto s’innalza in un immenso fiato nelle bocche prone degli alti silos. Poi giù trituratissima miscela stridulante d’agonie giù nei bollitori rossi ostentati ventri d’acciaio nella trasparente cattedralica torre. Colori odori rumori di insolenza guerriera. Ma ironicamente la dea Geometria per sollazzare i vinti canneti diluire Da sinistra: lo schema della lavorazione della “canna gentile” Arundo Donax per la produzione di cellulosa, stilizzato e proposto anch’esso nel volume di propaganda; la crescente produzione dei materiali della Snia Viscosa in un grafico del 1941 giugno 2011 – la Biblioteca di via Senato Milano purificare addensare sbiancare a galla nell’acqua nell’ipoclorito”). Non dovrebbe stupire tanto stridore: Il poema di Torre Viscosa rientra pienamente nella poetica di Marinetti, che proprio nell’anticipazione al testo stampa La poesia dei Tecnicismi. Manifesto futurista, chiarendo che “Coll’avvento soprannaturale della macchina l’universo si è arricchito della velocità aritmetica geometrica algebrica […]. Nuovo compito della poesia e delle arti nell’Italia Imperiale Fascista figlia della Guerra Veloce quello di organizzare […] l’idealizzazione dei singoli lavori concettuali amministrativi manuali meccanici. […] Esiste una specie di poesia romantica della domenica alla quale bisogna contrapporre una poesia del quotidianismo metallurgico chimico aratore ragioniere giuridico ecc.”. La stessa convinzione che confluirà nell’Invito ai lettori spregiudicati, a prefazione del fondamentale Il poema non umano dei tecnicismi, che Marinetti firmerà per Mondadori nel 1940. Proprio in questa edizione sono raccolti nove “splendori e nuove musiche dai tecnicismi”, nove componimenti futuristi, in parte già pubblicati altrove,4 tra i quali la Poesia simultanea dei canneti Arunda Donax, il citato poema del 1938 con titolo evidentemente cambiato. Ai tempi della fondazione di Torviscosa, negli ambienti del Regime si sussurrava il nome di Friulia per la nuova città industriale, scelta che sarebbe peraltro risultata più simile a quella per altre città fondate nel ventennio. Ma a differenza delle altre città di fondazione, Torviscosa, per quanto godesse dell’avallo fasci- 53 Riproduzioni fotografiche delle prime costruzioni di Torviscosa, pubblicate nel volume celebrativo Torviscosa, a cura dell’Ufficio Propaganda dell’azienda, nel 1941 sta, non venne realizzata con fondi statali, ma con il diretto intervento della Snia e di Franco Marinotti, che intendevano farne il simbolo dell’azienda a livello internazionale e porla al di sopra delle mire propagandistiche del Governo. Non sembrerebbe forse azzardato supporre che la presenza del nome Torre Viscosa nella prima versione del 1938 fosse stata suggerita proprio dal fondatore Marinotti all’amico poeta. Oggi Torviscosa conserva an- cora l’austerità del progetto iniziale, nonostante il cambio di destinazione dell’azienda Snia e i passaggi di consegne ad altri gruppi industriali; lontani forse i tempi in cui Marinetti concludeva: “In alto viaggiare viaggiare senza fine la nuova costellazione le cui stelle formano la parola AUTARCHIA”. NOTE 1 Cfr. “Un Regime che si racconta ad arte […]”, Biblioteca di via Senato, anno III, n. 3. 2 A Milano, di sua progettazione, il complesso di Palazzo Donini e lo splendido garage Traversi, entrambi in Piazza San Babila. 3 In Torviscosa, a cura dell’Ufficio Propaganda della Snia Viscosa, Milano, stampa Alfieri e Lacroix, 1941, p. 55. 4 È il caso ad esempio della Poesia simultanea di un vestito di latte, originariamente pubblicato nel 1937 con il titolo Il poema del vestito di latte. Parole in libertà futuriste, o la Poesia simultanea della luce tessuta, già comparso con il titolo Poema chimico della luce tessuta nel fascicolo n. 5, anno I (ottobre-novembre 1935) della rivista SNIA VISCOSA (per questo cfr. la ricerca di Carmelo Calò Carducci, prefazione critica alla ristampa anastatica de Il Poema di Torre Viscosa & Poema chimico della luce tessuta, Latina, Novecento, 2011). Un ringraziamento al prof. Carmelo Calò Carducci, “futurista italiano, un po’ surrealista e molto dada”. giugno 2011 – la Biblioteca di via Senato Milano 55 BvS: rarità per bibliofili La Scala d’Oro, una grande collana per i più piccoli Tutto il pubblicato nelle otto serie per ragazzi dai 6 ai 13 anni GIACOMO CORVAGLIA T ra il 1938 e il 1945 la UTET pubblica una delle collane più diffuse e amate tra i ragazzi, La Scala d’Oro. La collana nasce agli inizi degli anni Trenta, ed è strutturata in serie con testi via via più impegnativi: dalla prima, per bimbi piccoli, che raccoglie solamente storielle e novelle, all’ottava, per ragazzi grandi, che riporta testi di divulgazione scientifica e romanzi di autori famosi. Tuttavia questi ultimi non vengono proposti nell’originale, bensì “narrati da” altri (pedagoghi, linguisti, scrittori). A illustrare i volumi vengono chiamate alcune delle migliori firme di quegli anni. È stata una delle collezioni più amate, anche se probabilmente ha goduto di ampie tirature perché in tema con le direttive del Regime; anzi, risulta essere l’unica collana del periodo (a esclusione di quelle scolastiche) ad aver inserito nel piano editoriale un volume espressamente fascista di “spiegazione” del sistema di governo. Nella pagina accanto: illustrazione di Carlo Bisi per “Tompusse e le bestie”. A destra: illustrazione di Mateldi per “Quando il leone imperava” Le prime cinque serie sono di grande formato (24,5x20 cm) e le altre tre in formato piccolo (18x14 cm), rilegate in cartoncino. È l’unica collana di libri per ragazzi importante che mantenga l’unità d’immagine in tutte le edizioni e ristampe. I volumi sono riccamente illustrati a colori anche all’interno. Nella collana, diretta da Vincenzo Errante e Fernando Palazzi, vengono pubblicati 92 volumi, ripartiti in 8 serie dedicate a ragazzi tra i 6 e i 13 anni. La prima serie si rivolge ai ragazzi di sei anni ed è composta da otto volumi: il primo volume, Quando re leone imperava, è formato da favole classiche narrate da Gustavo Brigante Colonna e illustrate da Mateldi; nel secondo, i Racconti per i più piccini sono narrati da Milly Dandolo e illustrati da Pinochi; il terzo volume, Nel paese delle fate, raccoglie fiabe e leggende di tutti i Paesi, narrate da Mary Tibaldi Chiesa e illustrate da Gustavino; il quarto volume, Tompusse e le bestie, racconta le avventure d’un ragazzo narrate da Mario Buzzichini e illustrate da Bisi; anche nel quinto volume le nuove avventure di Tompusse e le bestie sono narrate da Mario Buzzichini, illustrate ancora una volta da Bisi; il sesto volume, La storia di 56 la Biblioteca di via Senato Milano – giugno 2011 Peter Pan, tratto dalla fiaba di J.M. Barrie è narrato da Rosa Errera e illustrato da Gustavano; nel settimo volume, Dal Libro di Dio, alcuni episodi biblici vengono narrati da G. Edoardo Mottini, illustrati da Nardi; l’ottavo volume, Il libro d’oro del fanciullo, è un racconto scritto da Giuseppe Latronico e illustrato da Nicco. La seconda serie, composta da otto volumi, è pensata per bambini di sette anni. Il primo volume, L’asino d’oro e altre favole [di animali e di fiori], è raccontato da Gustavo Brigante Colonna con le illustrazioni di Mateldi; nel secondo, i Piccoli racconti (di Gozzi, Berquin, Turghenieff e altri) sono narrati da Milly Dandolo e illustrati da Pinochi; il terzo libro, Le storie meravigliose, unisce fiabe e leggende da tutto il mondo, narrate da Mary Tibaldi Chiesa e illustrate da Gustavino; il quarto volume, Il romanzo di Sigfrido, è narrato da Diego Valeri, mentre le illustrazioni sono di Pinochi; il quinto, Il romanzo di Bertoldo, viene raccontato da Edoardo Mottini e illustrato da Gustavano; nel sesto volume, Tompusse e il romano antico, vengono narrate da Mario Buzzichini le nuovissime fantastiche avventure del ragazzo con illustrazioni di Bisi; nel settimo, La buona novella, si trovano storie cristiane narrate da Milly Dandolo e illustrate da Meandri; infine, nell’ottavo volume, I passatempi del giovedì, sono raccolti e narrati da Giuseppe Latronico giochi, aneddoti, filastrocche e indovinelli con illustrazioni di Mateldi. La terza serie si rivolge a bambini di otto anni ed è composta da dieci volumi. Il primo, Il mio novelliere, raccoglie novelle e racconti di Boccaccio, Sacchetti, Gozzi, Tolstoj e altri, narrati da Milly Dandolo e illustrati da Terzi; nel secondo, Lo scrigno magico, si trovano fiabe e leggende da tutti i Paesi narrate da Mary Tibaldi Chiesa e anch’esse illustrate da Terzi; il terzo volume, I racconti di Natale, è composto da tre piccoli romanzi di Charles Dickens narrati da Simonetta Palazzi e illustrati da Nicco; nel quarto, Le leggende del Gral vengono narrate da Diego Valeri e illustrate da Nicouline; il quinto volume, Il bel biancospino, è una leggenda di Victor Hugo, narrata da Fernando Palazzi con illustrazioni di Gustavino; il sesto volume è composto dal romanzo di Gionata Swift I viaggi di Gulliver, narrati da G. Edoardo Mottini e illustrati da Gustavino; nel settimo, Le gaie avventure di Thyl Ulenspiegel sono narrate da Paolo Nalli con illustrazioni di Gustavano; l’ottavo volume, Come si lavora nel mondo, propone figure, bozzetti e aneddoti, narrati da Francesco Perri e illustrati da Mateldi; nel nono, Piccoli di animali e animali piccoli, Giuseppe Scortecci racconta episodi di storia naturale, con illustrazioni di Mateldi; il decimo volume, In giro per l’Italia, raccoglie impressioni di viaggio narrate da G. Edoardo Mottini con numerose fotografie. La quarta serie è composta da dodici volumi. Nel primo, Il Contanovelle, vi sono racconti e novelle di Sacchetti, Gozzi, Maupassant, Jerome e altri, narrati da Milly Dandolo con illustrazioni di Parmeggiani; nel secondo volume, La leggenda aurea degli dei e degli eroi è narrata da Mary Tibaldi Chiesa con illustrazioni di Zampini; il terzo volume, I Cavalieri di Artù, è un romanzo medievale narrato da Diego Valeri e illustrato da Nicouline; nel quarto volume, curato da Fernando Palazzi, Il romanzo di Renardo è tratto da redazioni medievali francesi e illustrato da Gustavano; il quinto, Gargantua e Pantagruel, storia di due giganti, è un romanzo di Rabelais narrato da Paolo Nalli con illustrazioni di Baldo; nel sesto volume, La vita avventurosa di Robinson Crosuè (dal romanzo di Daniel Defoe) viene narrata da Francesco Perri e illustrata da Nicco; il settimo, Il romanzo di Giannetto Parigi, re di Francia è riletto da G. Edoardo Mottini con illustrazioni di Gustavino; l’ottavo volume, Il piccolo Lord, è tratto dal romanzo di Frances Hodgson Burnett e narrato da Marino Moretti con illustrazioni di Terzi; nel nono volume, I grandi viaggiatori, Gustavo Brigante Colonna racconta grandi avventure di terra e di mare con illustrazioni di Golìa; nel decimo, Le maraviglie della natura vengono narrate da Giuseppe Scortecci e illustrate da N. Pagot; nell’undicesimo volume, Il libro dei treni, si trovano aneddoti, notizie, impressioni e ricordi narrati da Giuseppe Latronico e illustrati da Mateldi; infine, il dodicesimo volume, Il leggendario dei Santi, viene raccontato da don Cesare Angelici e illustrato da Fossombrone. La quinta serie, con dodici volumi, si rivolge a ragazzi di dieci anni. Nel primo volume, La leggenda di Faust viene raccontata da Mary Tibaldi Chiesa con illustrazioni di Zampini; il secondo, Le avventure di Candullino, è una leggenda irlandese riletta da Diego Valeri e illustrata da giugno 2011 – la Biblioteca di via Senato Milano Nicouline; il terzo volume, Novelle gaie (tratte da Boccaccio, Gozzi, Maupassant, Jerome, Twain e altri), è interpretato da Paolo Nalli e illustrato da Baldo; il quarto, Quo vadis?, è un romanzo storico di Sienkiewicz narrato da Francesco Perri con illustrazioni di Battigelli; il quinto volume, Il romanzo di Fanfulla, tratto da “Ettore Fieramosca” e da “Niccolò de’ Lapi” è narrato da Pia Piccoli Addoli e illustrato da Gustavino; nel sesto volume, La leggenda di Troia, l’Iliade e l’Odissea sono raccontate da Giuseppina Mottini, con illustrazioni di Parmeggiani; nel settimo, I racconti della lupa sono leggende ed episodi di storia romana narrati da Gustavo Brigante Colonna e illustrati da Parmeggiani; nell’ottavo volume, I costumi dei popoli antichi vengono raccontati da Mary Tibaldi Chiesa con illustrazioni di Zampini; nel nono volume, le Curiosità della scienza sono narrate da Giuseppe Scortecci e illustrate da Pagot; nel decimo, Aldo Gabrielli racconta storie meravigliose di Capitani, corsari e avventurieri, con illustrazioni di Nicco; nell’undicesimo volume, Il libro delle ore gioconde, Giuseppe Latronico raccoglie e racconta storie e passatempi illustrati da Mateldi; il dodicesimo, Principe e mendico, è un romanzo di Mark Twain narrato da Marino Moretti con disegni di Gustavino. La sesta serie, con ben quattordici volumi, viene concepita per ragazzi di undici anni. Nel primo volume, La leggenda di Enea viene narrata da Aldo Gabrielli e illustrata da Nicouline; nel secondo volume, Il romanzo di Guerrino detto il Meschino è raccontato da Diego Valeri con illustrazioni di Nicco; nel terzo volume, 57 Illustrazione di Nicco per “Guerra e fascismo spiegato ai ragazzi” il romanzo di Daudet, La storia del tremendo eroe Tartarino di Tarascona, è narrato da Angelo Nessi e illustrato da Bernardini; nel quarto, La leggenda di Orlando viene narrata da A.R. Ferrarin e illustrata da Gustavino; nel quinto volume, I figli del capitano Grant, il romanzo di Verne viene riletto da Mary Tibaldi Chiesa e illustrato da Moroni-Celsi; nel sesto volume, I tre moschettieri di Dumas sono raccontati da Riccardo BalsamoCrivelli e illustrati da Pinochi; il set- timo, La vita avventurosa di Lazzarino di Tormes, è un romanzo picaresco spagnolo narrato da Giuseppe Latronico con illustrazioni di Mateldi; nell’ottavo volume, il romanzo di R.L. Stevenson La freccia nera viene narrato da Cesare Giardini e illustrato da Meandri; nel nono, Nel regno di Ariele, i drammi di Shakespeare sono narrati da Alberto Mocchino e illustrati da Nicouline; nel decimo volume, I racconti di papà Goldoni vengono narrati da Cesare Giardini, con illu- 58 la Biblioteca di via Senato Milano – giugno 2011 A sinistra: illustrazione di Gustavino per “Il romanzo di Giannetto Parigi, re di Francia”; a destra, illustrazione di Piero Bernardini per “La storia del tremendo eroe Tartarino di Tarascona” strazioni di Mateldi; nell’ undicesimo, Il libro dei sette colori, G. Edoardo Mottini racconta storie serie e divertenti di artisti, con fotografie di opere d’arte; il dodicesimo volume, In giro per il mondo, contiene impressioni di viaggio narrate da Giuseppe Scortecci e illustrate da fotografie; il tredicesimo volume, Il libro del mare di Cesare Giardini, è illustrato da fotografie; infine, nel quattordicesimo volume, Il taccuino dello sport, vengono raccontate curiosità e aneddoti da Mario Buzzichini, con illustrazioni di Mateldi. La settima serie, anch’essa di quattordici volumi, si rivolge a ragazzi di dodici anni. Nel primo volume, La storia di Cosino, il romanzo di Daudet è narrato da Mario Albigi, con illustrazioni di Terzi; nel secondo, Battaglie da ridere, poemetti eroicomici , G. Edoardo Mottini e Fernando Palazzi reinterpretano “La Batracomiomachia”, “La Secchia rapita” e “Il Ricciolo rapito”, con illustrazioni di Mateldi; nel terzo volume, I racconti di Molière sono narrati da Cesa- re Giardini e illustrati da N. Pagot; il quarto volume, Riccardo Cuor di Leone, è tratto dal romanzo di Walter Scott e narrato da Cesare Giardini, con illustrazioni di Gustavino; nel quinto volume, Le avventure del famoso eroe il barone di Münchhausen sono narrate da Angelo Nessi e illustrate da Bernardini; il sesto, David Copperfield, tratto dal romanzo di Dickens è narrato da Milly Dandolo e illustrato da Gustavino; nel settimo volume, Ventimila leghe sotto i mari, il romanzo di Verne viene riletto da Mary Tibaldi Chiesa con illustrazioni di Moroni-Celsi; nell’ottavo volume, I miserabili, il romanzo di Victor Hugo è narrato da Riccardo Balsamo-Crivelli e illustrato da Mateldi; nel nono, Nel regno di Melpòmene, le tragedie più celebri di tutti i tempi sono raccontate da A.R. Ferrarin e illustrate da Nicouline; nel decimo volume, La Gerusalemme liberata viene narrata da Francesco Perri e illustrata da Gustavino; nell’undicesimo, Luci e ombre della storia, episodi di tutti i tempi vengono narrati da Gustavo Brigante Colonna, con illustrazioni di Nicco; nel dodicesimo volume, Cuoresaldo a caccia grossa, vengono narrate da Vittorio Tedesco Zammarano avventure con animali selvatici, mentre le illustrazioni sono di Latini; nel tredicesimo volume, Ingegneria divertente, notizie e aneddoti vengono proposti da Giuseppe Scortecci e illustrati da fotografie; nel quattordicesimo, La vita di Gesù giugno 2011 – la Biblioteca di via Senato Milano 59 viene narrata da don Cesare Angelici con alcune fotografie e illustrazioni di Nicco. E infine, ancora con quattordici volumi, l’ottava serie per ragazzi di tredici anni. Nel primo volume, Il Capitan Fracassa di Gautier è narrato da Giuseppe Zucca e illustrato da Gustavino; nel secondo, il romanzo di Walter Scott Ivanhoe viene narrato da Cesare Giardini, con illustrazioni di N. Pagot; nel terzo volume, Don Chisciotte della Mancia, il romanzo di Miguel Cervantes è narrato da G. Edoardo Mottini e illustrato da Bernardini; nel quarto, il poema eroicomico di Luigi Pulci, Il Morgante Maggiore, è narrato da Paolo Nalli e illustrato da Zampini; nel quinto volume, I più celebri drammi moderni, vengono narrate da Cesare Giardini storie di re e di guerrieri, con illustrazioni di Zampini; nel sesto, Il carro di Tespi, Cesare Giardini ripropone commedie celebri di tutti i tempi, mentre le illustrazioni sono di Mateldi; nel settimo volume, il famoso romanzo di Tolstoj Guerra e pace viene raccontato da Maria Tibaldi Chiesa e illustrato da Parmeggiani; nell’ottavo volume, L’isola misteriosa, il romanzo di Verne viene narrato da Mary Tibaldi Chiesa, con illustrazioni di Moroni-Celsi; nel nono volume, i Racconti straordinari, novelle di Edgardo Poe, sono narrati da Paolo Nalli e illustrati da Nicouline; il decimo, Il mulino sulla Floss, è un romanzo di George Eliot narrato da Francesco Perri e illustrato da Parmeggiani; nell’undicesimo volume, Le maraviglie del mondo vegetale, vita e curiosità del regno vegetale sono narrate da Giuseppe Scortecci e corredate da numerose fotografie; il do- dicesimo volume, Il libro del cielo, racconta storie, notizie e aneddoti di Giuseppe Scortecci, corredati da diverse fotografie; nel tredicesimo volume, I cavalieri dell’Ideale, vengono narrate da Gustavo Brigante Colonna e Francesco Perri storie di eroi, con illustrazioni di Nicco; infine, il quattordicesimo volume, Roma, che raccoglie memorie e impressioni narrate da Cesare Giardini, con fotografie di Nello Ciampi. Extra serie, vi è un volume spe- ciale, di propaganda sul tema della guerra, valido per tutte le serie: Guerra e fascismo, spiegati ai ragazzi, a cura di Leo Pollini con illustrazioni di Nicco e diverse fotografie. Naturalmente, dopo la Liberazione, quest’ultimo volume non verrà più ristampato. Nel Dopoguerra, la UTET riproporrà la collana mescolando vecchi e nuovi titoli, ma mantenendo comunque una certa unità d’immagine, anche se, con le ristampe anastatiche recenti, il design della cover è stato modificato. 60 la Biblioteca di via Senato Milano – giugno 2011 L’impegno di Med 6.000 spot gr giugno 2011 – la Biblioteca di via Senato Milano 61 iaset per il sociale atuiti all’anno 6.000 i passaggi tv che Mediaset, in collaborazione con Publitalia’80, dedica ogni anno a campagne di carattere sociale. Gli spot sono assegnati gratuitamente ad associazioni ed enti no profit che necessitano di visibilità per le proprie attività. 250 i soggetti interessati nel 2008 da questa iniziativa. Inoltre la Direzione Creativa Mediaset produce ogni anno, utilizzando le proprie risorse, campagne per sensibilizzare l'opinione pubblica su temi di carattere civile e sociale. 3 società - RTI SpA, Mondadori SpA e Medusa SpA costituite nella Onlus Mediafriends per svolgere attività di ideazione, realizzazione e promozione di eventi per la raccolta fondi da destinare a progetti di interesse collettivo. 62 la Biblioteca di via Senato Milano – giugno 2011 Da l’Erasmo: pagine scelte Il paroliberismo futurista: estasi del moderno L’epoca di quella bomba messa dentro il periodo SIMONA COSTA P arigi, 1909. Sul “Figaro”, in data 20 febbraio, appare Fondation et Manifeste du Futurisme a firma di Filippo Tommaso Marinetti, intellettuale cosmopolita nato nel 1876 ad Alessandria d’Egitto da genitori italiani. È il clamoroso avvio dell’avventura futurista: il genere-manifesto, spina dorsale del movimento, si dirama in più campi, dalla pittura coi nomi di Boccioni, Carrà, Russolo, Balla, Severini, a musica, scultura, architettura, teatro, cinema, danza ma anche moda, cucina, mobilio ecc., non dimenticandosi della politica. Le famigerate ‘serate futuriste’, gravide di provocazioni, portano per piazze e teatri d’Italia i testi futuristi, compiacendosi dei fischi ricevuti e delle risse provocate. Un’ideologia, allora, dall’ambizione totalizzante, che si propone, su parole di Boccioni, quale «estasi del moderno» e «delirio innovatore». La ruggente automobile da corsa sostituisce la Venere di Samotracia; il mito della velocità è il lievito di un movimento strenuamente virile che si dichiara misogino e proclama la guerra «sola igiene del mondo». «Allegri incendiarii dalle dita carbonizzate» vogliono liberare l’Italia «dalla sua fetida cancrena di professori, d’archeologi, di ciceroni e d’antiquarii», dando fuoco alle biblioteche, inondando i musei, picconando le venerate città d’arte. Contro ogni tentazione romanticodecadente, Marinetti compatta i fratelli futuristi nel grido di battaglia di un ulteriore manifesto: Uccidiamo il chiaro di luna! (aprile 1909). Più tardi, dichiarerà di rinnegare i maestri simbolisti ultimi amanti della luna: siamo nel 1915, nel contesto di Guerra sola igiene del mondo, dove si dà l’addio, «dopo averli immensamente amati», a Poe, Baudelaire, Mallarmé e Verlaine. Filippo Tommaso Marinetti, Parole in libertà (Chaudronneries), 1912; inchiostro su carta, Collezione privata SIMONA COSTA, classe 1948, è professore ordinario presso il dipartimento di Italianistica dell’Università Roma Tre, dopo aver insegnato negli atenei di Sassari, Trieste e Macerata (dove fu preside della facoltà di Lettere e Filosofia dal 2001 al 2004). Si occupa degli aspetti sociocomunicativi della letteratura, soprattutto otto-novecentesca. Tanta furia iconoclasta, in attesa di un prossimo palcoscenico bellico, si circoscrive a campo meno cruento: la pagina scritta. Ci si appropria dell’inquieto sperimentalismo, tra scapigliatura e simbolismo, di una personalità anarchicoribelle come il milanese Gian Pietro Lucini (1867-1914) con il suo versoliberismo, sulla scia del verslibrisme promosso in Francia da Gustave Kahn. Sul verso libero apre un’inchiesta “Poesia” (1905-1909), la rivista milanese di Marinetti per le cui edizioni esce, nel 1908, Ra- giugno 2011 – la Biblioteca di via Senato Milano 63 Umberto Boccioni, Carica dei lancieri, 1915; tempera e collage su cartone, 32 x 50 cm. Milano, Collezione Riccardo e Magda Jucker, deposito Pinacoteca di Brera gion poetica e programma del verso libero di Lucini. Un breve incontro, quello tra Lucini e Marinetti, causa incompatibilità ideologiche. E Marinetti non tarda a decretare la morte del verso libero. «In aeroplano, seduto sul cilindro della benzina, scaldato il ventre dalla testa dell’aviatore, io sentii l’inanità ridicola della vecchia sintassi ereditata da Omero»: così parlò Marinetti nel 1912 (Manifesto tecnico della letteratura futurista), facendosi suggerire dall’elica turbinante i canoni della nuova poetica: il paroliberismo, su cui aggiustare il tiro nel susseguirsi vorticoso di successivi manifesti (Distruzione della sintassi. Immaginazione senza fili. Parole in libertà, del 1913 e Lo splendore geometrico e meccanico e la sensibilità numerica, del 1914). Il mondo è cambiato: cambiamone la scrittura. Velocità e tecnologia sono le nuove muse. La vita scorre con un senso fluido della continuità che abolisce soste e sfumature. Aboliamo, allora, il ridondante aggettivo, o rendiamolo aggettivo-faro o aggettivo-atmosfera: separato dal sostantivo, dalla «gabbia invetriata» di una parentesi, irradierà tutt’intorno una «luce girante». Vogliamo descrivere un viaggio in mare? Poniamo una catena di aggettivi semaforici tra parentesi (calmo azzurro metodico abitudinario): si riferiranno non solo al mare, ma alla nave, alle sue macchine, ai passeggeri, a quello che io faccio e a quello che sento. Aboliamo quella «vecchia fibbia» che è l’avverbio; aboliamo la punteggiatura in favore di segni matematici (+ – x : = > <) e musicali (presto, più presto, rallentando, due tempi ecc.). Distruggiamo la sintassi: liberiamo i sostantivi a manciate, in una disposizione casuale, e usiamo il verbo all’infinito, sottraendolo all’io scrivente e adeguandolo alla dinamicità dell’e- 64 la Biblioteca di via Senato Milano – giugno 2011 Francesco Cangiullo, Università (Tavola parolibera), 1914-1915; inchiostro grigio e acquerello su carta, Collezione privata. sistere. La velocità dell’aereo che ha moltiplicato la nostra conoscenza del mondo implica una percezione per analogia. Ogni sostantivo si accompagna così a un suo doppio («uomo-torpediniera, donna-golfo, folla-risacca, piazza-imbuto, porta-rubinetto») e le analogie proliferano in sempre più vaste e ardite catene di immagini capaci di stupirci: un avvicinamento di cose tra loro lontanissime, pari a quello messo in atto dalla moderna tecnologia. Un fox-terrier è paragonato a un’acqua ribollente; una trincea irta di baionette diventa un’orchestra; una mi- tragliatrice è una donna fatale. «Esser compresi, non è necessario»: l’intuizione sbaraglia l’intelligenza. Su sollecitazioni da Nietzsche e Bergson, da superomismo e vitalismo, si punta all’azione, ripudiando ogni psicologismo. L’arte non è autonoma: in un testo del 1920, Al di là del Comunismo, Marinetti lancia un nuovo grido di battaglia: «Gli artisti al potere!». Distrutto l’io in letteratura, alla psicologia subentra «l’ossessione lirica della materia» e nella pagina scritta si insinuano rumore, peso e odore. Basta con l’umanizzare animali, piante, acque, pietre e nuvole a cui prestare i nostri sentimenti. È l’ora della materia, della vita molecolare: si prepara l’avvento dell’«uomo meccanico dalle parti cambiabili». Addio dunque a Omero e a tutta la letteratura che, fino al nostro d’Annunzio, ne ha pedissequamente seguito la logica catalogazione di fatti, immagini, idee. Dentro al periodo, come ebbe a dire Prezzolini, è stata messa una bomba. Il paroliberismo, con le sue audacie tipografiche, inonda la pagina bianca di un flusso continuo affidato all’imperversare di un’immaginazione giugno 2011 – la Biblioteca di via Senato Milano senza fili. In luogo della successione narrativa si afferma la «poliespressione simultanea del mondo»: simultaneità che collega futurismo letterario e pittorico. Nel frattempo, qualcosa si è mosso. Del 1911 è la guerra in Libia; del 1912-1913 la guerra bulgaroturca, seguite, entrambe, dal giornalista Marinetti. Ne nascono, rispettivamente, La Bataille de Tripoli nel 1912 e, nel 1914, Zang Tumb Tumb (o Zang Tumb Tuuum, su mutamento da copertina a frontespizio). Famose, da antologia, le pagine sull’assedio di Adrianopoli: il tempo del ferro e del fuoco pone a ferro e a fuoco ogni mortificante sintassi. Lo scenario bellico, in cui domina più l’aggressivo lucore di un cannone arroventato che la straziata carne umana, è avvertito nella sua carica vitalistica di sovvertimento globale dell’ordine. Il caos derivatone è riprodotto sulla pagina a livello sia visivo sia sonoro, grazie alle innovative soluzioni del tipografo Cesare Cavanna e all’ampio ricorso alle onomatopee: taratatatata delle mitragliatrici strillare a perdifiato sotto morsi schiaff ffi traak-traak frustate pic-pac-pum-tumb; impennarsi di cavalli flic flac zing zing sciaaack ilari nitriti iiiiiii... scalpiccii tintinnii 3 battaglioni bulgari in marcia croooc-craaac [LENTO DUE TEMPI]; zang-tumb-zang-tuuumtuuumb orchestra dei rumori di guerra gonfiarsi sotto una nota di silenzio, e così via. Antonio Sant’Elia, Città nuova, casamento con terrazza su due piani stradali, 1913; inchiostro su carta, 27,5 x 11,5 cm. Milano, Collezione Paride Accetti 65 66 la Biblioteca di via Senato Milano – giugno 2011 Filippo Tommaso Marinetti, Zang Tumb Tuuum, Adrianopoli ottobre 1912. Parole in libertà. Edizioni futuriste di “Poesia”, Milano 1914. Milano, Biblioteca di via Senato turismo e marinettismo, in un’impropria rivendicazione del primo ai soli fiorentini. Apollinaire con il manifesto L’antitradition futuriste del 1913 rende omaggio a quei futuristi dai quali saranno influenzati i suoi Calligrammes. Ma il futurismo, e il paroliberismo, non sono tutto e solo Marinetti. Altri gli si affollano attorno. A Milano, nelle edizioni di “Poesia”, escono, tra il 1914 e il 1915, Ponti sull’oceano di Luciano Folgore; Cavalcando il sole di Enrico Cavacchioli, Baionette di Auro d’Alba; L’ellisse e la spirale di Paolo Buzzi (sottotitolato film + parole in libertà), Rarefazioni e parole in libertà di Corrado Govoni, felice creatore di poesie visive. E basterebbero le copertine (elegantissima quella di Sant’Elia per il libro di Folgore) a testimoniarne il credo estetico. A Firenze, già scenario di una famosa rissa tra vociani e futuristi finita al commissariato, nasce, favorita da quell’incontro-scontro, “Lacerba” (19131915), creatasi col distacco dalla “Voce” di Papini e Soffici, autore, quest’ultimo, di Bïf§zf + 18. Simultaneità. Chimismi lirici. Anche tramite Palazzeschi la rivista diviene organo fiorentino del futurismo, per separare poi violentemente fu- Poi, la guerra, che fa tutt’uno di futurismo e interventismo e sigla il periodo eroico del movimento. Nel 1916 muoiono Boccioni e Sant’Elia, firmatario del manifesto futurista sull’architettura. Nel 1917 sono feriti Russolo e Marinetti, che si conquista un paio di medaglie sui campi di battaglia. Dopo, è un’altra storia: quella delle sintonie, asintonie e, infine, del cammino comune tra futurismo e fascismo. Il paroliberismo comunque fruttificherà, non solo da noi (a cominciare da Ungaretti), ma irradiandosi per le varie avanguardie europee, dadaismo in testa. Lo stesso Marinetti, poi Accademico d’Italia, ne indicherà alcuni potenziali debitori: d’Annunzio del Notturno; il giornalismo nella sua scarnificazione espressiva; Joyce e il suo monologo interiore. «Il futurismo non poteva nascere che in Italia / paese volto al passato / nel modo più assoluto ed esclusivo / e dove è d’attualità solo il passato», scrisse Palazzeschi in un epigramma di Via delle cento stelle (1972). Quel Palazzeschi che giugno 2011 – la Biblioteca di via Senato Milano 67 Filippo Tommaso Marinetti, Parole in libertà (Premier Récord), 1914; inchiostro di china su carta, 35 x 26,5 cm. Roma, Collezione privata. Marinetti aveva faticato a far riconoscere come futurista e che, da parte sua, aveva sì dedicato al capo indiscusso, «anima della nostra fiamma», la sua lirica (poi rifiutata) L’incendiario, ma lo aveva anche bollato quale «czar delle parole in libertà». Paroliberismo di cui il già crepuscolare Palazzeschi, longevo autore sempre attratto e vivificato dalle avanguardie (come, poi, negli anni Sessanta), aveva dato una sua personale interpretazione. Rileggiamo i versi della Passeggiata (1913), meccanica e frammentaria registrazione di un panorama urbano invaso da insegne, pubblicità, numeri civici, titoli di giornali ecc: Grandi tumulti a Montecitorio. [...] Il gran Sultano di Turchia aspetta. La pasticca del Re Sole. Si getta dalla finestra per amore. Insuperabile sapone alla violetta. Orologeria di precisione. 93 Lotteria del milione [...]. BIBLIOGRAFIA Oltre ai testi raccolti nel volume dei Meridiani dedicato a F.T. Marinetti, Teoria e invenzione futurista, a cura di L. De Maria, Prefazione di A. Palazzeschi, Mondadori, Milano 1983, si possono consultare: Per conoscere L’affastellarsi casuale di parole è mimetico dell’affastellarsi disgregato e caotico della realtà che quotidianamente ci viene incontro e ci sommerge nel suo non-sens. E anche noi, a distanza di novant’an- ni, potremmo ben trovarci in sintonia con le rastremate decisioni dei due amici a spasso per queste strade: «Andiamo? / – Andiamo pure? // [...]// – Torniamo indietro? / – Torniamo pure». Marinetti e il futurismo, a cura di L. De Maria, Mondadori, Milano 1973; M. Verdone, Prosa e critica futurista, Feltrinelli, Milano 1973; I poeti del futurismo. 1901-1944, a cura di G. Viazzi, Longanesi, Milano 1983; C. Salaris, Storia del futurismo. Libri, giornali, manifesti, Editori Riuniti, Roma 1985, 19922; S. Briosi, Marinetti e il Futurismo, Milella, Lecce 1986; G. Agnese, Marinetti. Una vita esplosiva, Camunia, Milano 1990; F. Curi, Tra mimesi e metafora. Studi su Marinetti e il futurismo, Pendragon, Bologna 1995. 68 la Biblioteca di via Senato Milano – giugno 2011 BvS: nuove schede Recenti acquisizioni della Biblioteca di via Senato Antiche prime edizioni e rarità di pregio del terzo millennio Arianna Calò, Giacomo Corvaglia, Margherita Dell’Utri, Annette Popel Pozzo e Beatrice Porchera Anderloni, Emilio. Nozze Favero-Anderloni. Milano, Tip. Liberty di Ceriani e Cesana, 1906. Rara edizione di questo nuptialia realizzato in occasione delle nozze di Carlotta Anderloni, sorella dell’autore, con Antonio Favero. Dall’ICCU e da MAI sono segnalate solo altre due copie conservate presso la Civica raccolta delle stampe Achille Bertarelli di Milano e la Biblioteca Queriniana di Brescia. L’edizione contiene 2 tavole: sulla prima è riprodotta La forza, incisione inedita di Faustino Anderloni (1766-1847), prozio della sposa; sulla seconda si trova invece il ritratto del professor Luigi Scevola, inciso da Pietro Anderloni (1785-1849) e tratto dal numero dell’ “Illustrazione Bresciana” del 16 luglio 1903. L’opera è stata realizzata in ricordo del noto artista e incisore bresciano Pietro Anderloni, nonno della sposa, e raccoglie articoli che trattano di lui. Copia appartenuta a Emilio Anderloni. DBI 3, p. 53. (B.P.) Biblioteca nazionale Braidense. Catalogo descrittivo della mostra bibliografica: manoscritti e libri miniati, libri a stampa rari e figurati dei secc. XV-XVI, legature artistiche, autografi. Milano, Sperling e Kupfer, 1929. Il catalogo, riproducendo in 41 tavole in b/n i libri antichi esposti in mostra, contiene un divertente esempio di censura editoriale nella tavola raffigurante il Priapo della famosissima prima edizione aldina del Sogno del Polifilo (Hypnerotomachia Poliphili, 1499). (G.C.) Borel, Pierre (1620?-1671). Bibliotheca chimica, seu Catalogus librorum philosophicorum hermeticorum in quo quatuor millia circiter, authorum chimocorum, ... cum eorum editionibus, vsque ad annos 1653. continentur. Cum eiusdem Bibliothecae appendice, & corollario. Parigi, Charles Dumesnil & Thomas Jolly, 1654. Prima edizione della prima bibliografia dedicata a scienze occulte, alchimia, chimica. Si tratta della “first independent bibliography on chemistry and alchemy, including manuscript material, based on the author’s very considerable collection of 4,000 books and manuscripts. Borel, ‘medecin ordinaire du Roy’, made some original contributions to medicine and also wrote on optics, the microscope, botany, and antiquarian subjects” (Grolier Club, Bibliography, 59). Besterman I, 767. Ferguson I, 116. Duveen p. 89. Caillet 1433. Wellcome II, 204. (A.P.P.) Cavazzoni Pederzini, Fortunato (1799-1864). Discorsi politici e morali di Fortunato Cavazzoni Pederzini modenese. Reggio, Tipografia di Carlo Vincenzi, 1854. Il volume contiene quattro discorsi su temi differenti: il primo (datato 31 dicembre 1842) riguarda la stampa, il secondo (datato 10 gennaio 1845) il malcontento, il terzo (datato sempre 10 gennaio 1845) il teatro e il quarto (datato 26 gennaio 1854) le campagne. Fortunato Cavazzoni Pederzini, storico, letterato ed erudito, nacque a Ravarino nel 1799 e morì a Modena nel 1864. Nel 1822 iniziò la giugno 2011 – la Biblioteca di via Senato Milano sua vera attività di scrittore prendendo parte all’iniziativa letteraria delle “Memorie di religione, di morale e di letteratura”. Attorno a questa rivista e al suo principale promotore, Giuseppe Baraldi, professore di grammatica e retorica al Seminario di Modena, dal 1808 vice bibliotecario della Biblioteca Estense, si raccolsero le menti più significative del pensiero conservatore dell’epoca. La varietà e vastità degli interessi di Cavazzoni è testimoniata dalle sue pubblicazioni, tra queste: i Pensieri sopra gli atei moderni, pubblicati sulle “Memorie”, il commento al Convito dantesco, uscito dai torchi della Tipografia Camerale nel 1831, che gli valse il grande apprezzamento dell’Accademia della Crusca, i Dialoghi filosofici con altre prose minori (Modena, Tipografia Camerale, 1842). L’ultima fase della sua vita, ritiratosi dalla vita pubblica, segnò il ritorno agli amatissimi studi: appartengono a questo periodo gli Studj sopra le nazioni e sopra l’Italia (Torino, Marietti, 1862) e le Considerazioni intorno alle donne e alla loro educazione (Bologna, Tipografia di Strada maggiore, 1863). (B.P.) Cervantes Saavedra, Miguel de (1547-1616). Don Chisciotte della Mancia. Milano, Telecom Italia, 2007. Bella edizione con illustrazioni a colori di Eduardo Arroyo. Tiratura fuori commercio a cura di Telecom Italia che riprende l’edizione italiana di El ingenioso hidalgo don Quijote de la Mancha di Miguel de Cervantes nella traduzione di Vittorio Bodini edita da Einaudi, Torino, 2005. (G.C.) Chorier, Nicolas (1612-1692), Meursius, Johannes (1579-1639). Joannis Meursii elegantiæ latini sermonis seu Aloisia sigæa toletana de arcanis Amoris & Veneris. Adjunctis Fragmentis quibusdam Eroticis. Nova editio emendatior. 2 voll. Londra [Reims], [s.n.] [Cazin], 1781. Oltre al frontespizio con luogo di stampa “Londra, nessun editore”, è presente un secondo frontespizio inciso con titolo racchiuso in un’elegante cornice fiorata e la falsa indicazione di stampa “Ex typis elzevirianis”. Antiporta anch’essa incisa da C. Duponchel su disegno di Chevaux raffigurante Venere, circondata da Amore, mentre accetta la mela dal pastore Pâris per consegnarla a Carme alla sua sinistra. Edizione stampata da Cazin, nonostante l’iscrizione “Lugd. Batavorum. Ex typis Elzevirianis” in basso al secondo frontespizio inciso. Come chiarisce Cohen, Cazin riprende esattamente il frontespizio e l’iscrizione citata da un’edizione precedente (Parigi, Barbou, 1757), cambiandone luogo e anno di stampa. Una nota manoscritta in lapis precisa: “Faux elzvier, imprimé à Paris, par Barbou. ‘Ce volume licencieux est peu commun et assez recherché par les amateurs de pornographie..’ (B.)”. Brissart-Binet, p.91: “Frontispice obscene”. Cohen 1886, 116: “On a de tout temps attribué, sans grandes preuves, à Nicolas Chorier, auteur de L’Histoire générale du Dauphiné, ce livre érotique écrit dans un latin elegant”. Lewine, 112. (A.C.) Fratelli Polli. Società anonima conserve alimentari Genova - Milano Parma. Milano, Tipografia Pirola e Cella, 1925. Brossura editoriale con nastrino di seta. Il grazioso volume è composto da 12 tavole in quadricromia 69 con disegni di Bernardon che riproducono i prodotti della ditta Polli: antipasto mercurio, filetti di alici, tonno sott’olio, piselli, fagiolini, olive …; le tavole sono protette da una velina trasparente con impressa la descrizione del prodotto. (G.C.) Grotius, Hugo (1583-1645), Gronovius, Johannes Fredericus (1611-1671), Blankaart, Nikolaas (1624-1703). Hugonis Grotii De jure belli ac pacis libri tres, In quibus Jus Naturæ & Gentium, item juris publici præcipua explicantur. Editio novissima cum annotatis Auctoris, ex postrema qjus ante oblitum cura. […] Nec non Joann. Frid. Gronovii V. C. Notæ in totum opus de Jure Belli ac Pacis. L’Aja, Arnout Leers, 1680. Edizione partagée tra Jannsonius van Waesberge di Amsterdam e Arnout Leers dell’Aja. Pietre de Groot (il figlio di Grozio) aveva ceduto a Jehan Blaeu i diritti di pubblicazione, a loro volta ceduti dalla vedova e dagli eredi di Blaeu a Joannes Jannsonius van Waesberge di Amsterdam e, in parte, a Arnout Leers dell’Aia. Entrambi pubblicarono il testo nel 1680, indicando il proprio nome sugli esemplari in loro possesso. Nella nostra copia la marca editoriale con il motto “Vivitur ingenio” di Jannsonius van Waesberge. Frontespizio allegorico inciso da Romeyn e Hooghe, raffigurante la Guerra e la Pace sotto la guida della Giustizia. In antiporta ritratto inciso di Grozio. Dedicatoria in latino a Ludovico XIII, preceduta dal privilegio in fiammingo. Seguono i Prolegomena ai tre libri del De Jure belli e una corposa sezione di Index. Al De Jure fanno seguito il Commentatio in epistolam Pauli Apostoli ad Philemonem (con 70 la Biblioteca di via Senato Milano – giugno 2011 testo greco tradotto in latino e commentato linea per linea), il De Mari libero, e il Libellus singularis de Æquitate, Indulgentia & Facilitate. Chiudono il volume le Notata ad libros De Jure Belli ac Pacis di Johannes Gronovius, note che compaiono per la prima volta in questa edizione, parrebbe contro la volontà dell’autore. Termeulen-Diermanse n. 582583. (A.C.) Manzoni, Alessandro (17851873). Cinque inni sacri ed un’ode di Alessandro Manzoni milanese. Torino 1823 presso Giacinto Marietti libraio con permissione. Torino, Giacinto Marietti, 1823. Prima edizione. È noto che Manzoni non poteva stampare Il Cinque Maggio nel Lombardo-Veneto per il divieto della censura austriaca. L’edizione riconosciuta come originale fu dunque stampata a Lugano, priva di data al frontespizio ma datata 1822 nel testo, con la traduzione latina (cfr. anche Parenti I, 186). Tale edizione di Lugano, tuttavia, è stata assegnata dalla Ramelli in Le edizioni manzoniane ticinesi (Milano, 1965) al 1829. La prima edizione nota de Il Cinque Maggio è a questo punto la presente edizione, che contiene Il Natale, La Passione, La Risurrezione, La Pentecoste, Il Nome di Maria, e Il Cinque Maggio. (A.P.P.) Milli, Angiolo (a cura di). Versioni Latine. Firenze, Tipografia Baroni e Lastrucci, 1898. Raccolta di componimenti lirici tradotti in latino da Angiolo Milli, offerta dal curatore alla Marchesina Anna Marina Rangoni in occasione delle nozze con il marchese Carlo Nembrini-Gonzaga. Poesie di Giuseppe Parini (Le Nozze, La primavera), Francesco Petrarca (Quel rosignol che sì soave piagne, Sento l’aure mie antiche e i dolci colli), Charles Hubert Millevoye (Le poète mourant), Giacomo Leopardi (Il sogno, La sera del dì di festa, A Silvia), Giosuè Carducci (Nostalgia), Giuseppe Manni (La Madonna della seggiola). Per la pubblicazione di quest’ultima elegia, è riportato all’ultima carta il ringraziamento a stampa del sacerdote Professore a Milli. Dedica manoscritta dell’autore a Giuseppe Manni (1844-1923), sacerdote, professore, poeta amato dai grandi (tra cui Carducci, D’Ancona, Fogazzaro e Pascoli) e accademico della Crusca. (A.C.) Paolini, Davide. Modica voluptas laxat animos et temperat. Milano, [Publitalia ’80], 1988. Libretto dato alle stampe nel mese di settembre 2008, riprodotto in 20 esemplari numerati con numeri arabi e 10 con numeri romani. Contiene un testo sul tartufo di Davide Paolini e una incisione a piena pagina. Al verso di entrambi i piatti, due tasche contengono un Preludio e il Menu, ovviamente tutte le portate sono a base di tartufo. Piatti in cartonato verde. Le pagine si aprono alla giapponese, ma i fogli non sono cuciti al dorso. (G.C.) Sansovino, Francesco (15211583). Del governo de i regni et delle republiche cosi antiche come moderne libri XVIII. Ne quali si contengono, i magistrati, gli offici, & gli ordini proprij che s’osservano ne predetti principati. Dove si ha cognitione di molte historie particolari, utili & necessarie al viver civile. Venezia, Francesco Sansovino, 1561. Prima edizione. Si tratta del più interessante lavoro di Sansovino, di cui egli personalmente ha scritto però solo le notizie su Ragusa, Genova e Lucca (le altre sono state tratte, o direttamente stese, da Paolo Giovio, il cardinale Gaspare Contarini, Alfonso Ulloa, Leandro Muzio, Ottaviano Vestrio e altri suoi illustri contemporanei). Particolarmente bello il fatto che Sansovino inserisce nel repertorio di descrizioni costituzionali di diversi Stati anche la traduzione del libro II dell’Utopia di Tommaso Moro (a cura di Ortensio Lando, pubblicata per la prima volta nel 1548), quasi come si fosse trattato della relazione di un Paese reale. Le ristampe del 1567, 1578 e del 1607 sottolineano il successo del libro e la diffusione semi-clandestina delle idee di Tommaso Moro. (A.P.P.) Struve, Burkhard Gotthelf (a cura di). Acta litteraria ex manuscriptis eruta atque collecta cura Burcardi Gotthelffii Struvii. Prostant apud Ernestum Claudium Baillar. Jena, Krebs, Baillard & Bielke, 1703-1705. 3 fascicoli in 1 tomo. Il secondo fascicolo contiene alle p. 38-96 in prima edizione la Lettera proemiale del trattato contro gli increduli, Recognitio verae religionis (edita con il titolo Atheismus triumphatus), consegnata a Caspar Schoppe (con data 1° giugno 1607), scritta da Tommaso Campanella nella fossa di Castel S. Elmo tra il 1606 e il 1607. Il manoscritto fu ritrovato da Struve a Jena, e ivi pubblicato nel 1705. Dà notizie tanto del processo della congiura ed eresia, quanto degli altri sofferti già prima: “accusarunt me quod composuerim librum de tribus impostoribus, qui tamen invenitur typis excusis annos triginta ante ortum meum ex utero matri”. (A.P.P.) la Biblioteca di via Senato Milano Questo “bollettino” mensile è distribuito gratuitamente presso la sede della Biblioteca in via Senato 14 a Milano. Chi volesse riceverlo al proprio domicilio, può farne richiesta rimborsando solamente le spese postali di 20 euro per l’invio dei 10 numeri MODALITÀ DI PAGAMENTO: Nome Cognome indirizzo a cui si intende ricevere la rivista Milano la Biblioteca di via Senato • Inviare la scheda di abbonamento sottostante, unitamente a un assegno bancario intestato a “Fondazione Biblioteca di via Senato” • Pagamento in contanti presso la nostra sede: Fondazione Biblioteca di via Senato, via Senato 14, Milano telefono mail firma consento che i miei dati personali siano trasmessi ad altre aziende di vostra fiducia per inviarmi vantaggiose offerte commerciali (Legge 675/96) Barri la casella se intende rinunciare a queste opportunità 72 la Biblioteca di via Senato Milano – giugno 2011 La pagina dei lettori Bibliofilia a chiare lettere La Milano di Arcimboldo e i “frutti” di una buona semina Complimenti per la vostra mostra dedicata alla Milano di Arcimboldo, incredibilmente ricca di suggestioni e memoria, un vero e proprio tesoro nascosto riscoperto tra gli scaffali! Saverio Belotti, Varese del “saper pensare”. L’incontro virtuoso di scienza, arte, tecnica e spiritualità che scaturisce dalla vostra esposizione è una pagina che ogni milanese dovrebbe conoscere e “celebrare”. Carlo Maria Antonelli, Milano Volevo complimentarmi con voi per la suggestiva esposizione di libri e “carte” con cui avete scelto di raccontare la Milano a cavallo tra Cinque e Seicento. Come da vostra tradizione, una mostra molto raffinata e con un allestimento vincente, semplice ma molto elegante e soprattutto scenografico e coinvolgente al tempo stesso. Visti così, è davvero difficile pensare che i libri siano degli “oggetti” morti. Francesca Altobelli, Piacenza Se non fosse bastato lo stupefacente valore dei testi esposti e il pregio delle loro edizioni, se non fossero state sufficienti nemmeno la sapiente guida “teorica” e la contestualizzazione offerteci dai vostri disponibilissimi relatori, ecco che l’incontro “a tema” con l’estro narrativo di Philippe Daverio avrebbe reso comunque indimenticabile la vostra esposizione dedicata alla Milano di Arcimboldo. Complimenti per l’allestimento, quindi, e soprattutto per l’avvincente programma di attività e “visite” organizzate per arricchirne ulteriormente l’esperienza. Andrea Colosimo, Roma Pur frequentando molto spesso Milano e considerandomi una donna di cultura, ho visitato la vostra Biblioteca solo poche settimane fa, incuriosita dal vostro “approfondimento bibliografico” della mostra su Arcimboldo che già avevo visitato a Palazzo Reale. Volevo complimentarmi per il vostro lavoro: la mostra è davvero molto suggestiva, ed è resa ancor più affascinante dalle dotte ma godibili spiegazioni che ne forniscono la dottoressa Pozzo e il dottor Noja. Augusta Forconi, Pistoia Se volete scrivere: segreteria@bibliotecadiviasenato.it Tutti i numeri sono scaricabili in formato pdf dal sito www.bibliotecadiviasenato.it Perdonatemi un po’ di campanilismo e orgoglio meneghino, ma al di là della qualità delle opere e dei libri esposti, quel che mi ha favorevolmente colpito della vostra mostra sulla Milano di Arcimboldo è stata la grandezza “culturale” restituita alla nostra città, troppo spesso descritta, anche con riferimento al passato, come una terra del “saper fare” e non altrettanto La mostra dedicata ad Arcimboldo e alla sua Milano è un’esperienza davvero esaltante per un milanese. Un gioiello segreto e tutto di storia meneghina, ancora nascosto (e finalmente esposto) nel cuore della nostra città. Un’occasione per riscoprire le eccellenze del nostro passato. Gianfranco Colombo, Milano
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