Il numero di Ottobre 2006

Transcription

Il numero di Ottobre 2006
La Redazione
risponde
Legge 54/89,
anche le aziende private
hanno l’obbligo di uniformarsi
a cura dell’avvocato
Vipsania Andreicich
A pagina 4
anno XII - n° 10
Ottobre 2006
periodico mensile dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia
Centro Studi padre Flaminio Rocchi
Ad ogni esodo la sua storia
L’istituzione del Giorno del Ricordo e l’ampia risonanza mediatica che le
molte commemorazioni in Italia e all’estero hanno avuto nel 2005 e soprattutto
in questo 2006 possono certamente confortare l’opinione che quel cono d’ombra nel quale i drammi del confine orientale erano caduti e rimasti per decenni
si sia finalmente, e in buona parte, eclissato. La pubblica opinione ha potuto
infine apprendere dalla carta stampata e dai media radio-televisivi cosa è accaduto nella Venezia Giulia e in Dalmazia tra il 1943 e il 1947 ed oltre: ha potuto
anzitutto scoprire che in quelle regioni esisteva – ed ancora esiste – una popolazione italiana autoctona, dalla fisionomia ben precisa, orgogliosa e generosa
nell’affermazione dell’identità nazionale, storica e culturale, ma per secoli capace di tessere e di conservare un tessuto di rapporti interetnici in un territorio di
antico insediamento ma certamente attraversato e caratterizzato da presenze
diverse. La sua forza di attrazione, per le sue molte qualità intrinseche, ha fatto sì
che molti settori e ambienti alloglotti si assimilassero nel tempo, o quantomeno
ne assumessero alcuni caratteri, percepiti come miglioramenti della condizione
originaria e del destino individuale.
segue a pag. 16
«Riconciliazione» a tre:
la disponibilità dell’Italia,
le ambiguità di Slovenia e Croazia
Il presidente della Repubblica Napolitano legge al Quirinale la lettera della Federazione
delle Associazioni degli Esuli: giustizia per gli istriani, fiumani e dalmati
Roma. Il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha ricevuto il 28
luglio scorso, al Quirinale, Riccardo Illy, presidente della Giunta Regionale del
FriuliVenezia Giulia, il sindaco di Trieste, Roberto Di Piazza, il sindaco di Gorizia,
Vittorio Brancati, il presidente dell’Amministrazione Provinciale di Trieste, Masegue a pag. 5
Il sottosegretario Crucianelli
alla III Commissione della Camera:
«la Croazia garantisca l’accesso
al mercato immobiliare
e individui una soluzione
per i beni degli esuli»
«Noi intendiamo proseguire il dialogo con Zagabria, di
cui siamo il primo partner commerciale, per facilitare il suo
percorso negoziale europeo. Per conseguire un obiettivo di
tale portata ci aspettiamo che la Croazia faccia quanto necessario per garantire l’accesso al mercato immobiliare ai
cittadini italiani, così come esso ha assicurato a tutti i cittadini croati in Italia, ed individui una soluzione soddisfacente alla questione dei beni degli esuli, in spirito costruttivo
ed in una comune ottica europea».
Famiano Crucianelli, sottosegretario agli Esteri con delega ai rapporti con le Istituzioni dell’Unione Europea e ai
rapporti bilaterali con i Paesi dell’Europa, ha così ricordato,
nel corso dell’audizione svoltasi davanti alla la III Commissione della Camera (Affari Costituzionali), la questione
irrisolta della mancata restituzione dei beni agli esuli
giuliano-dalmati. Il sottosegretario, come riportiamo in questa stessa pagina, aveva ricevuto in precedenza la delegazione della Federazione delle Associazioni degli Esuli.
«La tutela e lo sviluppo delle minoranze italiane
autoctone in Croazia e in Slovenia – ha proseguito il Sottosegretario – sono da noi seguite con particolare interesse e
impegno, al fine di assicurare ad esse, in collaborazione
con le autorità dei due Paesi, non solo il mantenimento
delle tradizioni e dell’identità italiana, ma anche sostegno
e prospettive sempre migliori per la propria realtà socioeconomica. Analogo supporto è assicurato alle associazioni che riuniscono, al fine di preservare il patrimonio culturale e il legame storico con le terre d’origine, gli esuli
dell’Istria, Quarnaro e Dalmazia».
Nel corso dell’amichevole Italia-Croazia
A Livorno in scena le opposte idiozie
Dura protesta dell’ANVGD per i cori inneggianti alle foibe.
E i tifosi croati disegnano una svastica
Una partita scialba, quell’amichevole del 16 agosto scorso allo stadio Picchi
di Livorno, tra gli azzurri e la Croazia, che ha tuttavia permesso alle rispettive
tifoserie di dare il peggio di sé: o meglio, ha permesso agli ultras livornesi, l’ennesima volta, di sciorinare tutto il penoso repertorio di slogan filo-stalinisti e filotitini mentre, dall’altra parte, i circa duecento croati presenti si sono disposti
segue a pag. 13
Il punto su beni abbandonati e restituzioni
Un prezioso contributo dell’avv. Gian Paolo Sardos Albertini
in omaggio con questo numero
A questo numero di ottobre del nostro mensile è allegata una pubblicazione inedita dell’avv. Gian Paolo Sardos Albertini sul tema Indennizzi e
restituzioni dei beni abbandonati.
Nel saggio l’Autore tratta, con la competenza che gli è propria, le
problematiche giuridiche e le possibili azioni politiche e giudiziarie su due
argomenti tanto importanti per gli Esuli giuliano-dalmati.
L’avv. Gian Paolo Sardos Albertini è consigliere nazionale e presidente
della Consulta del Veneto dell’ANVGD. Per l’esperienza che ha maturato negli anni può essere considerato uno dei massimi esperti legali in materia.
A Trieste il primo Salone del libro dell’Adriatico Orientale
A cura del CDM . Gli interventi di storici, giuristi, giornalisti
Organizzata dal Centro di Documentazione Multimediale della Cultura Giuliana Istriana Fiumana e Dalmata
(www.arcipelagoadriatico.it) di Trieste, si
è svolta nel capoluogo giuliano dal 12 al
17 settembre 2006 un’intensa ‘sei giorni’
su cultura, storia e civiltà delle genti italiane dell’Adriatico orientale.
Il logo della manifestazione
organizzata dal C DM di Trieste
Servizio a pagina 3
Roma, il Ministero degli Affari Esteri, sede
dell’incontro tra la Federazione delle Associazioni
degli Esuli e il sottosegretario Crucianelli
Nuova iniziativa
per i Lettori di “Difesa Adriatica”
Due pagine per Oltreoceano. In spagnolo
e in inglese il commento sulle nuove disposizioni
per il riacquisto della cittadinanza italiana
Da questo numero “Difesa Adriatica” ospiterà una traduzione nelle lingue inglese e spagnolo di un articolo di
interesse generale. Iniziamo con il commento di Ezio
Giuricin – apparso sul numero di agosto-settembre 2006 –
sulle disposizioni per il riacquisto della cittadinanza italiana, così da consentirne una agevole lettura anche alle seconde e terze generazioni dei nostri Esuli sparsi nel mondo,
in particolare in Nord America, Sud America e Australia.
Nei numeri successivi la fase sperimentale proseguirà
con la traduzione in ogni numero di un articolo nelle due
lingue.
Preghiamo i nostri Lettori di volerci eventualmente segnalare nominativi ed indirizzi esteri a cui inviare gratuitamente il giornale, allo scopo di sfruttare a pieno la nuova
iniziativa e poterne saggiare il gradimento da parte dei lettori di lingua non italiana.
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Poste Italiane SpA - Spedizione in
Abbonamento Postale - D.L.353/2003 (conv. in
L. 27/02/2004 n. 46) art. 1 comma 2 DCB - Roma
XVIII CONGRESSO NAZIONALE
DELL’ANVGD
Si svolgerà a Roma
il 24, 25 e 26 novembre 2006
L’Esecutivo Nazionale dell’ANVGD, sciogliendo la riserva formulata nella riunione del 15 giugno scorso, a
seguito delle assicurazioni logistiche del Segretario nazionale, conferma la convocazione a Roma del XVIII
Congresso Nazionale nei giorni 24, 25 e 26 novembre
2006, come indicato nella delega del Consiglio Nazionale.
Il programma congressuale prevede anche il convegno dal tema L’identità italiana nell’epoca della
globalizzazione: l’esperienza e il modello degli Italiani
dell’Istria, di Fiume e della Dalmazia, che precederà
l’inizio dei lavori.
La Federazione delle Associazioni
incontra i nuovi vertici del Governo
il testo del comunicato stampa sull’incontro
di giovedì 20 luglio al Ministero degli Esteri
con il sottosegretario Famiano Crucianelli
«Gli Esuli esprimono soddisfazione per un dialogo che
continua e si arricchisce di significati. È quanto emerge dopo
l’incontro, svoltosi il 20 luglio a Roma tra una delegazione
della Federazione e i rappresentanti di Governo. Su precisa
delega del Ministro Massimo D’Alema, ad accogliere la
delegazione e le sue istanze, è stato l’on. Famiano
Crucianelli, Sottosegretario del Ministero degli Esteri, affiancato dall’amb. Claudio Pigliapoco, già ambasciatore a
Zagabria. Due nomi vicini alle realtà del confine orientale
ed informati sulle richieste della Federazione.
E proprio questa conoscenza profonda delle cose in
predicato, ha permesso alla delegazione – guidata dal Presidente Codarin e composta inoltre da Lacota, Ladillo, Toth,
Varisco – di superare la fase della presentazione delle istanze per passare direttamente al dibattito sull’operatività.
Ma la soddisfazione nasce in particolare – come afferma Codarin – dall’aver constatato da parte del Governo
l’estrema chiarezza e fermezza nel ribadire la linea di condotta dell’Italia nei rapporti con la Croazia e il dibattito sulla restituzione dei beni e sulla liberalizzazione del mercato
immobiliare. Su questa linea – ha ribadito Crucianelli –
non ci sono dilemmi, noi continueremo ad insistere affinché il contenzioso si risolva a favore della nostra gente che
ha dovuto pagare con i propri beni l’esito di una guerra. Al
riguardo è stato ricordato l’accordo di Roma del 1983, di
cui la Federazione chiede la denuncia.
Ben più vasto comunque il panorama delle iniziative
che la Federazione dovrà rivedere e risolvere direttamente
con il Governo italiano: dalla legge su un indennizzo equo
e definitivo che viene fatta però coincidere alla reale disponibilità finanziaria del Paese ma che va comunque proposta con forza, alla soluzione del problema case popolari
ancora molto sentito in alcune regioni italiane, all’anagrafe
e a tutti i nove punti varati dalla Federazione e consegnati ai
Ministeri competenti per una loro veloce ed efficace soluzione. Uno dei compiti della Federazione è anche quello
di ottenere il rifinanziamento delle legge che ha permesso
alle istituzioni degli esuli di avviare tanta attività dal 2001
ad oggi. Si tratta di linfa vitale per una realtà che anela a
costruire un futuro per le giovani generazioni attivando una
rete di contatti culturali tra i giuliano-dalmati ovunque nel
mondo e il territorio di provenienza. A tale scopo sono stati
ricordati i rapporti già esistenti con la Comunità Nazionale
Italiana e alla volontà di procedere a progetti comuni per la
salvaguardia di una civiltà sparsa ma ancora vitale e forte.
I colloqui hanno riguardato anche la recente approvazione della Legge sull’estensione della cittadinanza italiana che, se per l’Istria e Fiume, non presenta problemi di
applicazione per la esistenza di una rete di consulenze facilmente ottenibili, per gli Italiani di Dalmazia, del
Montenegro o di altri Paesi d’Europa e del Mondo, viene
vissuta ancora come un’incognita per la mancanza di
un’adeguata informazione da parte degli uffici di ambasciate e consolati. È stato chiesto a tale scopo di veicolare
con maggiore velocità ed efficacia tutte le necessarie disposizioni in materia».
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DIFESA ADRIATICA
Ottobre 2006
fatti e commenti
Bruciati e strappati a Parenzo tricolori italiani
grave segnale di intolleranza stigmatizzato
dalle autorità consolari e dai vertici dell’Unione Italiana
Parenzo. Nella notte tra il 6 e il 7 agosto scorsi ignoti
hanno incendiato una bandiera italiana, mentre altri due
tricolori sono stati strappati dalle aste poste in una piazza
del centro cittadino e davanti al tribunale. Secondo una
prima versione fornita dalla polizia locale gli atti vandalici
sarebbero stati compiuti da un gruppo di giovani, ancora
ignoti. La mattina del 7 agosto, intorno alle 10.25, è stato
tolto dall’asta un secondo tricolore italiano, issato accanto
alle bandiere croata, istriana e della città di Parenzo. Un
paio di ore più tardi un altro vessillo è stato rubato anche
dall’edificio del Tribunale comunale.
Si ricorderà che, in base allo Statuto regionale, la bandiera italiana deve essere esposta su tutti gli edifici pubblici
delle città dell’Istria nelle quali gli italiani rappresentano
una cospicua minoranza.
Ferma condanna dell’atto vandalico da parte di autorità e comunità italiane. Il viceconsole Giovanni Sabbieti ha
dichiarato trattarsi «di qualcosa di veramente increscioso e
non possiamo far altro che esprimere amarezza a nome
dell’intera comunità italiana».
Profonda amarezza è stata espressa dai rappresentanti
istituzionali della Comunità Nazionale Italiana: dal presidente della locale Comunità degli Italiani, Graziano
Musizza, secondo il quale «se fossero stati dei semplici
balordi avrebbero tolto in un sol blocco le tre bandiere.
Invece, questo modo di procedere per tappe, a distanza
ravvicinata l’una dall’altra, mi fa pensare a qualche grup-
po nazionalista che, magari, ha agito per mano di delinquenti comuni».
Analoga condanna dal presidente dell’Unione Italiana e deputato della CNI al Sabor, Furio Radin, il quale ha voluto sottolineare dagli schermi della televisione
croata che «anche nel caso si tratti di un atto vandalico
si denota in modo chiaro il background politico del
gesto». Dal canto suo il presidente della Giunta esecutiva dell’Unione Italiana, Maurizio Tremul, ha espresso
stupore e rammarico: «La cosa mi sorprende e non posso
che esprimere una ferma condanna dell’azione che
vuole minare la convivenza che siamo riusciti a costruire in Istria e a Fiume. Spero altresì in una pronta reazione delle forze dell’ordine».
RINNOVO AI VERTICI DELL’UNIONE ITALIANA
I risultati delle elezioni collegio per collegio
Lo scorso giugno sono stati eletti i
nuovi consiglieri dell’Unione Italiana,
ovvero la rappresentanza degli italiani oltre confine. Elenchiamo qui di
seguito i consiglieri il cui mandato scadrà nel 2010, dividendoli per collegio
elettivo.
ABBAZIA: Pietro Varljen. ALBONA: Barbara Kokot. BERTOCCHI:
Roberto Battelli. BUIE: Lionella Pausin
Acquavita e Paolo Barbo. CAPODISTRIA: Maurizio Tremul e Mario
Steffè. CASTELVENERE: Egidio Bulfon.
CHERSO: Nivio Toich. CITTANOVA:
Guerrino Miani. CRASSIZA: Romano
Radesic. CREVATINI: Giulio Bonifacio.
DIGNANO: Sergio Delton e Italo Banco. DRAGA DI MOSCHIENA: Frank
Velcic. FASANA: Giancarlo Moscarda.
FIUME: Roberto Palisca, Patrizia
Pitacco, Giacomo Scotti, Ennio
Machin, Gianna Mazzieri Sankovic e
Agnese Superina. GRISIGNANA: Elena Reganzin. ISOLA BESENGHI:
Gianfranco Siljan. ISOLA DANTE:
Aldo Pulin. KUTINA: Tommaso Ferreri.
LAURANA: Alvaro Farina. LIPIK:
Kresimir Brisinello. LUSSINPICCOLO:
Andrino Maglievaz. MATTERADA:
Martina Bratanovic. MOMIANO:
Arijana Brajko. MOMPADERNO:
Zorko Sergo. MONTONA: Dino
Bencic. ORSERA: Bruno Serdoz.
PARENZO: Graziano Musizza e Lara
Musizza. PINGUENTE: Alen Jermanis.
PIRANO: Alberto Manzin, Kristjan
Knez e Sandro Kravanja. PISINO:
Viktor Rigo. PLOSTINE: Kristina Spelic
e Antun Bruneta. POLA: Diego
Buttignoni, Fabrizio Radin, Tamara
Brussich, Claudia Millotti, Furio Radin
e Mauro Delmonaco. ROVIGNO:
Silvano Zilli, Gianclaudio Pellizzer,
Vladimiro Uggeri e Giovanni Radossi.
SALVORE: Gabriele Bosdachin. S.
DOMENICA: Valter Krizmanic. S.
LORENZO BABICI: Roberta Grassi.
SISSANO: Paolo Demarin. SPALATO:
Mladen Culic Dalbello. STERNA:
Doriana Sorgo. TORRE: Diego babic.
UMAGO: Sergio Bernich e Giuseppe
Rota. VALLE: Sandro Cergna. VERTENEGLIO: Elena Barnabà e Loreto
Gnesda. VILLANOVA: Corrado Poropat. VISIGNANO: Erminio Frleta.
VISINADA: Tulio Ritosa. ZARA: Rina
Villani. Le comunità di Gallesano,
Stridone, Veglia, Gradigne-Levada
eleggeranno 5 consiglieri in un secondo momento.
I consiglieri riuniti hanno poi eletto Furio Radin (deputato italiano al
parlamento croato) alla presidenza
dell’Unione Italiana, in sostituzione
dell’uscente Maurizio Tremul. Lo stesso Tremul è passato all’incarico di presidente della giunta esecutiva. Esce
quindi di scena Silvano Zilli, ai vertici
dell’esecutivo nell’ultimo quadriennio.
Importanti anche i dati statistici forniti in occasione di queste elezioni. Gli
iscritti alle liste elettorali sono passati
dal 1991 al 2006 da 15.000 a 34.000,
mentre la percentuale di votanti è scesa man mano che le liste si allungavano: dall’88% al 32%.
Nei censimenti di Croazia e
Slovenia, invece, si dichiaravano italiani in 23.000 nel 1991, contro i
21.000 del 2001.
Cittanova d’Istria, protesa sul mare
La Croazia e le restituzioni: prosegue
il minuetto per allungare i tempi
Prosegue il minuetto della Croazia sulla denazionalizzazione dei beni immobili e dunque sulle restituzioni. È stata
concordata una serie di modifiche alla legge attualmente in vigore: secondo la stampa croata la “novità” riguarderebbe
l’introduzione del principio di reciprocità (ancora!, ndr): i beni nazionalizzati o confiscati potranno essere restituiti, o
risarciti da Zagabria, ai cittadini di quei Paesi che, a loro volta, siano disposti a rendere ai cittadini croati beni immobili
espropriati al tempo dei regimi comunisti. Ma, poiché le domande di restituzione provengono da Paesi che non hanno
conosciuto gli espropri – Italia, Israele e Stati Uniti – la “novità” si rivela risibile, e forse risponde soltanto all’esigenza di far
accettare all’opinione pubblica nazionale l’idea della restituzione dei beni agli stranieri.
Il disegno di legge dovrebbe prevedere l’obbligo, per i cittadini stranieri, di presentare singolarmente le domande di
restituzione, avendo tempo sei mesi dal giorno di approvazione delle modifiche normative. Pertanto tutti i 4.211 stranieri
che ad oggi hanno presentato domanda dovrebbero presumibilmente ripercorrere ex novo l’iter procedurale.
Nessuna garanzia, ovviamente, sull’approvazione delle modifiche al Sabor (il Parlamento croato), anche in considerazione del fatto che nel 2007 sono previste le elezioni politiche.
Passa l’emendamento del deputato italiano
al Parlamento croato Furio Radin
Denominazioni bilingui
per città e Comuni da Pola a Buie e dintorni
Il Sabor ha approvato l’emendamento del deputato della minoranza italiana,
Furio Radin, alla legge sui toponimi bilingui. Pertanto in Istria, ove gli statuti locali
e regionali prevedano l’uso paritetico e ufficiale della lingua italiana, le denominazioni dei Comuni saranno bilingui. Saranno così indicati nelle due versioni i
nomi di tutti i centri del Buiese (Buie, Umago e Cittanova diVerteneglio, Grisignana,
Portole) nonché delle città di Pola, Dignano, Parenzo, Rovigno e dei Comuni di
Valle, Fasana, Fontane, Castellier-Santa Domenica, Lisignano, Montona, Torre
Abrega, Visignano, Visinada e Orsera.
Questo pronunciamento assume una valenza notevole, se si pensa che il
bilinguismo, da ora in avanti, non sarà più confinato nell’ambito delle autonomie
locali, ma andrà ad incidere sulla sfera delle competenze statali. Molto soddisfatto quindi il neopresidente dell’Unione Italiana e parlamentare al Sabor Furio
Radin ci ha dichiarato: «Si può dire che a questo emendamento abbiamo lavorato praticamente dal 1991. Ora possiamo dire che per la prima volta le nostre città
e i nostri paesi, nei quali viviamo da sempre, hanno anche la denominazione
italiana. Si tratta di una grande vittoria per tutti noi. Il vero lavoro – ha aggiunto
con realismo – inizierà dopo la pubblicazione della legge sulla Gazzetta Ufficiale. Ci rivolgeremo all’azienda preposta alle strade statali, alle poste e a tutti quegli
enti e istituzioni che dovranno applicare il bilinguismo».
d.a.
Voleva sentire le campane di Firenze
Saluto ad Oriana Fallaci
Vogliamo unirci al dolore di gran parte degli italiani per la morte di Oriana
Fallaci, che è stata testimone della libertà della persona umana contro ogni
conformismo del potere e della cultura.
L’abbiamo stimata e ammirata per la sua lotta solitaria contro il male nella
storia, dal Vietnam al Messico, alla Grecia, al Libano, fino alla sua dura e coraggiosa reazione all’11 settembre, a difesa dell’Occidente e della civiltà cristiana,
ultimo paradosso della sua grande anima fiorentina.
Lei, che si sentiva a casa negli Stati Uniti, è tornata a morire a Firenze, dov’era cresciuta e dove negli anni più belli la svegliava a tutte le ore la voce di
Alekos Panagulis: «Sono io! Sono me!».
A quel telefono non chiama più nessuno. Facendo finta che Dio esista –
come le disse Ratzinger – forse quel telefono suona da qualche altra parte.
Lucio Toth
Assalti alle case dei profughi serbi,
la Croazia sotto osservazione
Ferma presa di posizione dell’Unione Europea contro gli intollerabili atti di
vandalismo e di intimidazione compiuti a fine del luglio scorso da croati, ai danni
di alcune abitazioni di profughi serbi non lontano da Zara. «Questi incidenti – ha
dichiarato il capo delegazione della Commissione europea in Croazia, Vincent
Degert – sono contrari ai valori europei che mettono in primo piano la legge e la
tolleranza [...]. La polizia e la magistratura devono occuparsi di questa vicenda in
modo efficace». «Questi fatti verranno discussi e seguiti da vicino nell’ambito del
processo di adesione all’UE».
Il Consiglio nazionale serbo, in un comunicato, ha sottolineato che le case
sono state assalite da 4 o 5 persone violente, che scandivano slogan offensivi.
«Hanno rotto imposte e finestre, incendiato l’erba e la sterpaglia, ma grazie all’intervento tempestivo degli agenti di polizia e dei vigili del fuoco, le fiamme non si
sono propagate, evitando così che questo attacco, motivato dall’appartenenza
etnica, provocasse ulteriori danni», ha dichiarato la comunità serba, esprimendo
comunque insoddisfazione perché «la polizia agisce solamente quando accade
qualcosa, e non si preoccupa invece della prevenzione di tali atti». A seguito
dell’arresto di quattro croati che avevano lanciato sassi contro le case abitate da
serbi e avevano dato fuoco alla vegetazione circostante, è giunta la condanna da
parte del presidente croato Stipe Mesic. «La Croazia è uno Stato dove i cittadini
godono di uguali diritti, per cui non ci possono essere discriminazioni, ma altresì
lo Stato si fonda sul rispetto dei diritti umani e minoritari. Questo è l’obiettivo dal
quale non si deve desistere: ne va del nostro futuro e del posto che occuperemo
nell’Unione Europea». La Questura di Zara ha reso noto che porterà davanti al
Giudice istruttore del Tribunale regionale di Zara i quatto indagati, per rispondere
di aggressione, distruzione e danneggiamento di proprietà altrui.
L’UNHCR (Alto Commissariato Nazioni Unite
per i Rifugiati): preoccupante
la frequenza degli incidenti
In un suo comunicato, l’ufficio UNHCR in Croazia ha condannato gli ultimi,
reiterati attacchi contro i serbi. «Incidenti di questo tipo sono intollerabili e l’UNHCR
confida che i colpevoli saranno puniti, in armonia con le leggi croate», ha dichiarato il rappresentante Wilfried Buchhorn. I giornali locali hanno rilevato come,
nonostante la situazione nel territorio di Zara sia migliorata, la frequenza di simili
attacchi contro la popolazione serba nelle proprie case sia preoccupante.
E l’organizzazione per la difesa dei diritti umani Human Rights Watch (HRW)
in una sua nota dei primi di settembre richiama l’attenzione dell’Unione Europea, che non deve ignorare «la discriminazione etnica praticata da Zagabria nei
confronti dei rifugiati serbi». «In Croazia i rifugiati serbi vivono in condizione
precarie», ha detto Holly Hunter, direttore della sezione europea di HRW Ai serbi
di Croazia vengono «impediti gli accessi ad alloggi e servizi sociali», hanno difficoltà ad ottenere «documenti di identità e cittadinanza», ha denunciato l’organizzazione, che ha invitato l’UE a verificare il pieno «rispetto dei diritti umani e
delle minoranze in quanto requisito necessario per aderire all’Unione europea».
p.c.h.
Ottobre 2006
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DIFESA ADRIATICA
cultura e libri
A Trieste il primo Salone del libro
dell’Adriatico Orientale
Si è svolto a cura del CDM dal 12 al 17 settembre 2006
gli interventi di storici, giuristi, giornalisti
Organizzata dal Centro di Documentazione Multimediale della Cultura Giuliana Istriana Fiumana e
Dalmata (www.arcipelagoadriatico.it)
di Trieste, si è svolta nel capoluogo
giuliano un’intensa ‘sei giorni’ su cultura, storia e civiltà delle genti italiane
dell’Adriatico orientale.
A tale scopo, in Piazza Giuseppe
Verdi, sono stati allestiti due grandi
gazebo con uno spazio espositivo gestito dalle librerie triestine che hanno
aderito alla manifestazione, e oltre che
nella piazza, gli incontri hanno avuto
luogo all’interno della Galleria
Tergesteo dove è stata predisposta la
Mostra «E son cressuo cussì, l’anema
in sghembo» dedicata ai versi del grande poeta gradese Biagio Marin con i
disegni di Cesco Dessanti, gentilmente concessa dal Centro Studi “Biagio
Marin” e in collaborazione con il Comune di Grado.
Il programma prevedeva dunque
sei giornate, dense di appuntamenti,
con la partecipazione di enti, istituti,
autori, case editrici, attori e musicisti,
il tutto con il Patrocinio della Regione
Friuli Venezia Giulia, della Provincia
e del Comune di Trieste e grazie al
contributo del MiBAC (Ministero ai
Beni e alle Attività Culturali).
Sono stati esposti libri d’epoca e
nuovi per un censimento di ciò che è
stato prodotto sulla realtà dell’Adriatico Orientale e che rappresentano una
delle ricchezze di un popolo sparso
che nelle pagine scritte ha raccolto
parte della propria memoria da consegnare ai posteri. A parlarne sono stati
gli addetti ai lavori, gli specialisti, gli
istriani, i fiumani e i dalmati, ma anche chi si è innamorato di questa storia, di questa dimensione, ed ha voluto esplorarla, conoscerla e farla conoscere attraverso la scrittura, la musica,
il teatro, la poesia, l’arte.
Così i partecipanti saranno compresi all’interno di tematiche quali:
Percorsi e significati, Paralleli e Meridiani, Saperi e sapori, Segni e scritture, Storia e storie e Viaggio reale e virtuale.
La manifestazione ha ospitato anche la seconda edizione di «Aperitivo
con la storia», a cura del prof. Giuseppe Parlato, presidente del CDM e docente nell’Università S. Pio V di Roma,
nel corso della quale si sono analizzati cinque momenti salienti del Novecento: l’anno 1946 con il referendum
e la Costituente; il 1956 con la Rivolta
d’Ungheria; il 1956 Suez e il problema di Israele. Gli altri due appuntamenti si sono tenuti nelle settimane
successive, il 21 settembre con 1966:
Trieste e la chiusura dei cantieri navali
e il 28 settembre con 1976 Il compromesso storico, sempre negli spazi del
Tergesteo e con l’intervento di professori di diverse Università italiane.
Ma ecco più in dettaglio alcuni
degli incontri più importanti.
Il 12 settembre presentazione di
Parole agli Esuli, le omelie di mons.
Antonio Santin, pubblicazione curata
dal suo segretario, don Ettore Malnati;
quindi la presentazione della ricerca
sociologica voluta dall’ANVGD Memoria e valori dell’esule italiano dall’Istria,
Dalmazia e Quarnaro, a cura dell’ISIG,
con il direttore dello stesso ISIG, prof.
Alberto Gasperini, Lucio Toth e Silvio
Cattalini per l’ANVGD. Nel pomeriggio
dello stesso 12 settembre, tavola rotonda con il prof. Giuseppe de
Vergottini e l’avv. Cesare Papa sulla
lunga esperienza di “Coordinamento
Adriatico.
Di grande rilievo e attualità, ancora il 12 settembre, il dibattito su Foibe
e archivi vaticani, con la partecipazione del prof. Parlato, del presidente
A NVGD Lucio Toth, del prof. de
Vergottini, di don Malnati e dell’avv.
Cesare Papa.
Il giorno dopo, tra i vari incontri,
quello con Silvio Forza dell’EDIT di Fiume: la storia dell’editoria italiana in
Istria e a Fiume e le nuove collane; a
seguire, il prof. Guido Rumici intervistato da Kristjan Knez, quindi la presentazione dell’attività scientifica della Società Dalmata di Storia patria di
Roma a cura dei proff. Rita Tolomeo,
Bruno Crevato Selvaggi e C. Cetteo
Cipriani.
Il 14 settembre, intervento del prof.
Giovanni Radossi sul Centro di Ricerche Storiche di Rovigno e del prof. Egidio
Ivetic sulla collana «Istria nel tempo»
dello stesso CRS di Rovigno. In serata,
un momento conviviale con l’introduzione di Bruno Vesnaver ai vini istriani
e del Collio, alla presenza di un’ospite
d’eccezione, la signora Lidia Bastianich,
esule da Pola, e grande chef negli Stati
Uniti, dove gestisce una serie di raffinati ristoranti di cucina italiana.
Il 15 settembre, la mattina, si è
potuto ascoltare la dott.ssa Gianna
Duda Marinelli sulla Società Istriana
di Archeologia e Storia Patria. Nel pomeriggio, Renzo Codarin, presidente
della Federazione delle Associazioni
degli Esuli e vicepresidente nazionale
ANVGD, e Silvio Forza dell’EDIT di Fiume hanno presentato alla stampa e al
pubblico gli Atti del convegno sulla
letteratura dell’esodo Scrittura sopra i
confini, svoltosi aTrieste lo scorso anno
a cura del CDM.
Il 16 settembre l’avv. Renzo de’
Vidovich ha presentato l’attività editoriale dei dalmati nel Mondo e della
Fondazione Rustia Traine; il prof.
Gianni Stelli ha illustrato le pubblicazioni della Società di Studi Fiumani
mentre il dott. Marino Micich ha presentato le attività editoriali dell’Associazione per la Cultura fiumana,
istriana e dalmata nel Lazio; Fabio
Rocchi, coordinatore della Sede nazionale ANVGD, ha illustrato le iniziative editoriali della stessa Associazione;
nel pomeriggio dello stesso giorno
LauraTomizza ed M. Fragiacomo hanno presentato il Cd Trieste, ieri un secolo fa.
Domenica 17 settembre la parola
è andata al prof. Luigi Tomaz, che si è
intrattenuto sul tema Scrivere della mia
terra.
Il 5 ottobre, aperitivo con la storia
con il prof. Aldo Ricci, sovrintendente
dell’Archivio centrale dello Stato di
Roma, tema 1946: il referendum e la
Costituente.
Sul numero di novembre un ampia cronaca.
rtg
(www.arcipelagoadriatico.it)
Vittore Crivelli (Venezia 1440 Fermo 1501), La visitazione della
Vergine a S. Elisabetta, particolare
del Trittico, S. Elpidio a Mare,
Pinacoteca Civica
Carlo Crivelli (Venezia, 1430/1435
ca.-1494/1495), Madonna del latte,
tempera su tavola, Corridonia,
Pinacoteca parrocchiale
di un altro podestà fermano chiamato
a Spalato agli inizi del secolo seguente
(Giacomo di Andelo de Ragnis nel
1414), negli anni in cui frate Ventura di
Fermo vi aveva lavorato per realizzare
uno dei primi organi della Dalmazia».
Di particolare fascino è la vicenda
artistica e umana dei fratelli Carlo e
Vittore Crivelli, entrambi abitanti e cittadini di Zara nella seconda metà del
XV secolo, che si firmarono costantemente «Karolus Venetus» e «Victor
Venetus». Dopo un’intensa attività nella capitale della Dalmazia, prima Carlo e poi Vittore si trasferirono nelle Marche, portando di qua e di là dell’Adriatico i reciproci influssi veneti e umbrotoscani appresi nella loro esperienza
esistenziale,dall’apprendistato alla
scuola dei Vivarini e dei Bellini alla lezione di Gentile da Fabriano, tutti contrassegnati dall’eredità coloristica del
tardo gotico internazionale e dalla sua
metamorfosi verso la pura linearità del
Rinascimento.
Dalle storie piccanti di Carlo Crivelli, costretto ad abbandonare Venezia per le sue avventure galanti, si passa alle mascalzonate di Giorgio
Chiulinovich, detto Giorgio Schiavone,
irrequieto e valente allievo dello
Squarcione, che nel lasciare la bottega
del maestro non si portò via soltanto i
pennelli e l’arte ivi appresa.
L ‘artista più misterioso è però l’anonimo «Maestro di Elsino», che ha la-
sciato a Fermo uno splendido polittico
trecentesco, dove la lezione di Paolo
Veneziano indugia ancora in manierismi bizantini. Elsino non è un luogo,
ma il nome dell’Abate inglese di
Ramsey, inviato da Guglielmo il Conquistatore ad evangelizzare la Danimarca ai primi del Mille, il cui merito fu
quello di proporre per primo il culto
decembrino dell’Immacolata Concezione! Che è appunto il tema del
polittico fermano. Ivo Petricioli lo ha
identificato, per i suoi caratteri stilistici,
con l’autore di altre pale d’altare presenti in Dalmazia, proponendo di chiamarlo il «Maestro del Crocifisso di
Kton». È questo il nome di un remoto
paesino dell’isola di Bua, Ticonio nella
toponomastica veneta, nella cui
chiesuola si trova quell’antico legno
istoriato. D’Elsino o di Ticonio, strambo com’era, doveva essere un dalmata
di certo. Nel complesso la mostra di
Fermo rispetta l’obiettività storica e dimostra come si possa fare buona cultura, accogliendo ogni contributo scientifico serio, senza indulgere a miti
sciovinisti e razzisti, così cari alla propaganda della vecchia Jugoslavia e che
una parte della cultura politica croata
malamente continua a coltivare. Una
felice invenzione è la barca ricolma di
teleri appesa alla facciata del Palazzo
dei Priori, come se fosse approdata in
quel momento dall’altra sponda.
L.T.
L’Aquila e il Leone
Artisti veneti e dalmati nelle Marche
«L’ Aquila e il Leone» è il titolo di
una mostra aperta a Fermo e promossa
dalla Soprintendenza per il Patrimonio
Storico Artistico ed Etnoantropologico
delle Marche, dalla Regione Marche,
dai Comuni di Fermo, Venezia e
Sant’Elpidio a Mare e dalle Province di
Ascoli Piceno e Venezia. Sono diversi
anni che la città di Fermo ha voluto valorizzare il suo rapporto storico privilegiato con la Repubblica di Venezia e
con le terre di oltre-Adriatico che ne
facevano parte. Ben due podestà della
città marchigiana salirono alla dignità
dogale.
Fermo era città ghibellina nel Medio Evo e nel suo stemma araldico campeggia l’aquila, il simbolo dell’Impero.
Il Leone marciano non ha bisogno di
presentazioni. Allestita nel Palazzo dei
Priori della città capoluogo e nel palazzo comunale di Sant’Elpidio, la mostra conferma i saldi legami artistici e
politici tra la Marca Fermana e Venezia, di cui si fecero tramite anche importanti artisti dalmati e veneti attivi sulle
due sponde dell’Adriatico tra il 1300 e
il 1600. «Una mostra dallo straordinario spessore scientifico – ha sottolineato Lorenza Mochi Onori,
Soprintendente al Patrimonio storico e artistico delle Marche – che
ripercorre l’influenza della Serenissima,
che, attraverso la via privilegiata del mare,
caratterizza una stagione della cultura
marchigiana, pur rimanendo una costante nella committenza delle grandi famiglie fino al Settecento. L’Adriatico, totalmente dominato dalle navi veneziane, è
la strada politico-economica attraverso
la quale la presenza artistica di Venezia
penetra nel territorio marchigiano. Fermo ne è la prova più chiara».
La riscoperta di una dominante presenza veneziana non solo in Istria, in
Dalmazia e nel Quarnaro, ma anche
sulla sponda occidentale del Golfo è
un’acquisizione degli ultimi anni, alla
quale hanno concorso anche le attività
culturali di sodalizi della Diaspora
giuliano-dalmata, come la Società
Dalmata di Storia Patria, l’Associazione Nazionale Dalmata, il Libero Comune di Zara in Esilio e la stessa ANVGD,
nella consapevolezza che l’esistenza di
una Koiné adriatica fortemente radicata nella storia fosse un fattore essenziale per far comprendere, in Italia e all’estero, come l’appartenenza all’area
culturale italiana delle nostre regioni
dell’Adriatico orientale non fosse una
vaga rivendicazione retorica da «Terza
Sponda», ma una realtà viva e indiscutibile sul piano storico e culturale.
Osserva Olimpia Gobbi, assessore alla
Cultura della Provincia di Ascoli Piceno,
nel catalogo della mostra edito da
Marsilio, come le «coste sottovento» del
Golfo di Venezia siano rimaste a lungo
in ombra nell’errata convinzione che
«i fondali bassi e sabbiosi e l’assenza di
porti a sud di Ancona [...] le avessero
relegate alla periferia e ai margini della
regione inter-adriatica». Una volta tanto, facendo perno su Venezia, succede
che non siamo noi, dalmati e istriani, a
sentirci ai margini!
«Le ricerche dell’ultimo trentennio
– prosegue la Gobbi – a iniziare dai lavori innovativi di Pietro Zampetti e Sergio Anselmi [...] hanno invece restituito il profilo di un versante medio-adriatico, inclusivo dell’intero segmento
marchigiano, pienamente inserito nella circolazione del commercio marittimo e degli scambi tra le due sponde,
seppure a diversi livelli. Il Piceno viene
a risultare, così, un territorio storicamente collocato fra due cerniere, quella
montana del Massiccio dei Sibillini, il
quale attraverso facili valichi l’ha collegato con il versante tirrenico uimbrotosco-laziale, e quella costiera che ne
ha permesso l’inserimento attivo entro
le dinamiche della Koiné adriatica».
Oltre alle opere pittoriche di artisti come
Jacobello del Fiore, Carlo e Vittore Crivelli, Giorgio Schiavone, Palma il Giovane, Lorenzo Lotto e altri, sono illustrate nel catalogo le influenze venete
nell’architettura marchigiana introdotte dai lapicidi (tajapiere) dalmati, che
avevano impiantato nella regione le loro
botteghe e i loro cantieri: Giorgio di
Giacomo e Giorgio Orsini da Sebenico.
E vengono esposti nella mostra i documenti cartacei che attestano i rapporti
diplomatici tra la Signoria di Venezia e
il Comune di Fermo e tra quest’ultimo
e i Comuni dalmati, come Zara, Ragusa,
Segna, Sebenico, Spalato, ecc., fin dal
1200, e cioè ben prima che il dominio
della Serenissima divenisse definitivo
sulle coste dalmate (1409-1410).
Nel saggio di Marco Moroni si mette
in rilievo come «i rapporti economici
che si intrecciano tra le due sponde
dell’Adriatico favoriscono crescenti flussi migratori. Sono numerosi i funzionari e gli artigiani marchigiani che si trasferiscono nelle città dalmate: è noto
che tra i podestà di Spalato si segnalano almeno cinque cittadini fermani
(Rogerio Suppi nel 1274) Pietro di
messer Giacomo nel 1292, Percevallo
di Giovanni nel 1312, Andrea di
Domenico de Marchis nel 1313-1314
e Tommaso di messer Negro nel 1317),
ma è documentata la presenza anche
4
DIFESA ADRIATICA
Ottobre 2006
La Redazione risponde
Legge 54/89, anche le aziende private
hanno l’obbligo di uniformarsi
A cura dell’Avv.
Vipsania Andreicich
Alcuni giorni fa ho tentato di effettuare l’abbonamento per una linea telefonica ADSL mediante l’utilizzo di un sito Internet. Nell’inserire i dati per la registrazione mi veniva richiesto
di indicare la provincia relativa al mio luogo di
nascita e, nel momento in cui inserivo tale dato,
venivo registrato come «nato in Jugoslavia». C’è
una legge che impedisca un tale falso storico?
Lettera firmata
Il problema della indicazione del luogo di
nascita su documenti e certificati è da tempo
ben noto agli esuli. Ci si scontra spesso con le
pubbliche amministrazioni ed in particolare
con le strutture sanitarie alle quali ci si rivolge
in momenti di particolare urgenza. Molteplici
sono state, inoltre, le segnalazioni di problemi
sorti, relativamente all’indicazione della provincia di nascita, nei casi di registrazione di
utenze di vario genere.
lano (nel caso di specie la competenza era di
Milano). Il Prefetto ha risposto alla nostra nota
affermando che «se è vero che l’obbligo previsto dalla L. 54/89 è riferito a uffici ed enti che
rilasciano attestazioni, dichiarazioni, documenti in genere, è fuor di dubbio che anche le aziende private che detengono – in ragione del servizio che svolgono – elenchi o documenti
fidefacenti hanno l’obbligo di uniformare i propri dati a quelli risultanti dai documenti ufficiali rilasciati in conformità della legge».
Sulla base di quanto disposto dalla Legge
54/89 e di quanto recentemente affermato dal
Prefetto di Milano, possiamo concludere che
per tutti gli enti, sia pubblici che privati, nei
casi in cui sia richiesto di rilasciare documenti,
dichiarazioni, attestazioni o precedere a registrazioni di qualsiasi natura e specie, vige l’obbligo di riportare unicamente il nome italiano
del Comune di nascita dei richiedente, senza
alcun riferimento allo Stato cui esso appartiene, ogni qualvolta si tratti di cittadini italiani
nati in comuni già sotto la sovranità italiana.
Le legge purtroppo non prevede alcuna sanzione per l’ipotesi di mancata applicazione della L. 54/89, ma il mancato rispetto della normativa in questione determina in ogni modo
la violazione di una norma di legge, che potrà
essere fatta valere nelle opportune sedi.
Sulla base di quanto precedentemente affermato, chiediamo la collaborazione dei nostri Lettori a far applicare la Legge 54/89 in tutti
i casi in cui si dovessero riscontrare delle violazioni.
Molto spesso gli impiegati degli uffici, sia
pubblici che privati, non sono al corrente della
normativa in questione, e forse sarebbe sufficiente renderla nota per ottenere la rettifica dei
dati errati. La previsione del fatto che si sta incorrendo in una violazione di legge darà sicuramente i risultati auspicati.
La Sede nazionale ed i Comitati provinciali dell’ANVGD sono comunque a disposizione
dei nostri lettori nel caso in cui, nonostante il
predetto tentativo di risolvere il problema, dovesse persistere una violazione della L. 54/89.
ABBONAMENTI A “DIFESA ADRIATICA” PER IL 2007
dei Lettori. Se nel 2001 i nostri abbonati leggevano 88 pagine l’anno, quest’anno ne leggeranno il doppio, ovvero 176. Infatti siamo passati in breve tempo dalle 8 alle 16 pagine al
mese. E tutto questo con un continuo
arricchimento di informazioni, notizie,
rubriche, storia e attualità, oltre ai due
opuscoli in omaggio allegati con i numeri di febbraio ed ottobre 2006. Ci
sembra quindi giusto chiedere, non un
raddoppio della quota, ma almeno un
adeguamento alla quantità e qualità
del servizio che Vi viene offerto, così
da poterlo mantenere inalterato.
Le quote di abbonamento per il
2007 sono quindi:
€ 30 abbonamento Ordinario
€ 50 abbonamento Sostenitore
€ oltre 50 abbonamento Solidarietà
€ 40 abbonamento Estero
€ 10 abbonamento solo via e-mail
Indicate nella causale del bolletti-
RESTITUZIONI? A CHI?
Il tema delle restituzioni dei beni espropriati agli Esuli in Istria e Dalmazia e
uno dei più scottanti del momento. L’ANVGD e la Federazione stanno seguendo
passo passo i diversi fronti di questa vasta e complessa problematica che, soprattutto sotto l’aspetto legale, comporta una serie innumerevole di ostacoli
(vedasi l’opuscolo dell’Avv. Gian Paolo Sardos Albertini allegato a questo numero). Ma c’è chi sa fare di più e meglio. L’Unione degli Istriani, tramite il suo
onnipresente presidente Lacota, ha annunciato a gran voce sulle pagine del suo
notiziario di aver ottenuto due restituzioni di immobili a Capodistria e Pirano
che, come afferma lo stesso Lacota in un gesto di grande umiltà personale, «io
stesso ho seguito, occupandomi dell’intero iter, dalla domanda iniziale redatta
nell’aprile 2005 al trasferimento della proprietà dei giorni scorsi». Dato questo
splendido risultato, ma in assenza di ulteriori informazioni, consigliamo a tutti
gli Esuli di contattare l’Unione degli Istriani a Trieste per avere maggiori informazioni su come vedersi restituiti i propri beni: telefono 040 636098, fax 040
636206, mail info@unioneistriani.it.
Ricordiamo anche che l’Unione degli Istriani promosse nel 2001 una grande campagna di richieste di restituzioni (tutte sfumate) e in molti confusero la
domanda con quella di indennizzo per i beni abbandonati in base alla Legge
137/2001. Così tanti Esuli rimasero con un pugno di mosche in mano: niente
restituzione e niente indennizzo.
In questi anni si è parlato di qualche restituzione, ma sono casi episodici che
hanno seguito strade per così dire “traverse”.
Ora speriamo davvero che l’Unione si faccia garante e promotrice di una
gran massa di restituzioni, così da portare soddisfazione a tutta la vasta comunità degli Esuli. Siamo pronti a plaudire tale iniziativa quando vedremo tanti
nostri Esuli ritornati nelle loro case d’origine grazie alla lungimirante politica
d’impegno di questi giovani virgulti di seconda generazione.
Ma nel caso le cose non stessero così, già sapete come la pensiamo.
F.R.
no il tipo di abbonamento scelto e, per
i nuovi abbonati via e-mail, anche l’indirizzo mail. Il nuovo abbonamento
via posta elettronica è particolarmente consigliato a chi ha a disposizione
internet in quanto, oltre a non comportare rischi di mancato recapito,
consente di leggere il giornale circa
10-15 giorni prima della normale consegna postale.
Coloro che hanno ricevuto nel
2006 il giornale in omaggio, se non
disposti a sottoscrivere l’abbonamento, riceveranno “Difesa Adriatica” fino
al prossimo febbraio; poi l’invio verrà
sospeso.
Invitiamo i lettori a utilizzare il
bollettino che riceveranno con il giornale (conto corrente postale 32888000
intestato a “Difesa Adriatica”) unicamente per il versamento dell’abbonamento.
Infatti questo conto corrente non
va usato per altri motivi. Per il rinnovo
delle tessere sociali sono competenti i
locali Comitati provinciali: le tessere
dell’Associazione sono cosa distinta
dall’abbonamento al giornale. Per le
elargizioni, l’acquisto di pubblicazioni e altre motivazioni è disponibile il
conto corrente postale 52691003 intestato ANVGD.
Tutte queste informazioniVi verranno ricordate nel tagliando che troverete unito al bollettino nei prossimi tre
numeri di “Difesa Adriatica”. Buona
lettura anche per il 2007!
F.R.
S.V.
Come i Lettori abituali sapranno,
dal prossimo numero verrà aperta la
campagna abbonamenti per il 2007
di Difesa Adriatica. Per tre numeri consecutivi (novembre, dicembre e gennaio) riceverete in allegato al giornale
il bollettino postale per il rinnovo dell’abbonamento. Per motivi organizzativi questi bollettini verranno inviati a
tutti i Lettori, anche a quelli che nel
frattempo avranno già versato l’importo; non vi preoccupate quindi se, pur
avendo rinnovato l’abbonamento, riceverete ugualmente i moduli. Piuttosto il consiglio è di conservare i bollettini non utilizzati per renderli disponibili a chi volesse sottoscrivere un nuovo abbonamento tra i vostri parenti,
amici o conoscenti. Ricordate di scrivere il Vostro nome ed indirizzo ben
leggibili sul bollettino, così da registrare
facilmente il Vostro versamento.
La quota di abbonamento ordinario è ferma a 20 euro dal 2001. In questi cinque anni sono aumentati i costi
di stampa ma soprattutto è aumentato
il numero delle pagine a disposizione
Tali problemi dovrebbero essere, oggi, totalmente dimenticati a seguito dell’emanazione della Legge n. 54 del 15 febbraio 1989. La
predetta legge all’articolo 1 dispone che: «Tutte le amministrazioni dello Stato, del parastato,
degli enti locali e qualsiasi altro ufficio o ente,
nel rilasciare attestazioni, certificazioni, dichiarazioni, documenti in genere, a cittadini italiani nati in comuni già sotto la sovranità italiana
ed oggi compresi nei territori ceduti ad altri Stati,
ai sensi del trattato di pace con le potenze alleate ed associate, quando deve essere indicato
il luogo di nascita dell’interessato, hanno l’obbligo di riportare unicamente il nome italiano
del comune, senza alcun riferimento allo Stato
cui attualmente appartiene».
In relazione alla specifica questione della
registrazione di una utenza telefonica ADSL, il
problema ci era già stato segnalato da un nostro Lettore e trattandosi di una società privata,
diversa quindi dagli enti espressamente indicati dalla Legge n. 54/89, abbiamo ritenuto di
dover segnalare il problema al Prefetto di Mi-
Fonte Ansa: i Comuni di Riccione e di Francavilla a Mare (Chieti) hanno destinato
spiagge riservate alle donne musulmane per fare il bagno con il burka addosso
INDENNIZZI AMIANTO?
UNA “BUFALA” PER CHI STA BENE
Lo scorso anno l’Unione degli Istriani aveva dato ampia pubblicità all’iniziativa di promuovere, da parte di tutti gli Esuli giuliano-dalmati, la presentazione
di domande volte ad ottenere un indennizzo per l’esposizione all’amianto nei
campi profughi. In proposito era intervenuto anche il nostro vicepresidente nazionale, Renzo Codarin, scettico sulle reali possibilità di tale iniziativa. L’Unione aveva invece assicurato che, grazie ad un pool di legali esperti, la battaglia
avrebbe avuto un esito positivo. L’equazione sembrava semplice: profugo =
campo profughi, campo profughi = amianto, amianto = indennizzo. Più che
semplice diremmo troppo semplice! Una soluzione così lineare avrebbe significato che milioni di italiani, esposti per decenni all’amianto in fabbriche, uffici,
case, avrebbero avuto diritto ad un indennizzo. In un’intervista a “La Voce del
popolo”, quotidiano istriano in lingua italiana, il coordinatore regionale per il
Friuli Venezia Giulia del patronato Ital-UIL, Luigi Rosa Teio, si è soffermato sulle
domande di indennizzo per l’amianto nei campi profughi. Come vicepresidente
della commissione regionale di valutazione di queste domande, ha parlato esplicitamente di «delusione di chi si attendeva indennizzi in denaro cedendo a
false lusinghe». Citando una decina di casi risolti positivamente (ma con patologie
conclamate e direttamente collegabili all’amianto), ha poi chiarito definitivamente
che «per avere diritto ad un corrispettivo in denaro dovrebbe passare una legge
ad hoc che da tempo è stata presentata in Parlamento ma che di fatto non c’è».
Siamo convinti che tale legge non passerà mai: lo Stato non troverebbe mai
le risorse per indennizzare milioni di italiani, peraltro senza patologie derivate
in maniera inequivocabile dall’esposizione all’amianto. Resta quindi intatto il
concetto che cure mediche e corsia preferenziale pensionistica (ma nessun
indennizzo in denaro) spettano esclusivamente a chi presenta patologie direttamente collegabili all’esposizione all’amianto. L’iniziativa dell’Unione degli Istriani,
quindi, è entrata in un vicolo cieco ancor prima di cominciare.
Riprendono
al Ministero
dell’Economia
le sedute
della Commissione
per gli indennizzi
Il 19 settembre scorso sono riprese le tre sedute mensili della
Commissione interministeriale,
insediata presso il Ministero dell’Economia e delle Finanze, competente per l’esame delle domande di indennizzo dei beni perduti
dai cittadini italiani nei territori
ceduti all’ex Jugoslavia e nella
Zona B dell’ex Territorio Libero di
Trieste.
Le sedute hanno avuto luogo
nei giorni 19, 21 e 27. I tempi di
stampa di questo numero di “Difesa Adriatica” non ci consentono di pubblicare gli elenchi delle
pratiche discusse in settembre, che
i Lettori troveranno sul numero di
novembre, insieme con la seduta
del 7 giugno 2006.
Ottobre 2006
5
DIFESA ADRIATICA
continua dalla prima pagina
«Riconciliazione» a tre:
la disponibilità dell’Italia,
le ambiguità di Slovenia e Croazia
Il presidente della Repubblica Napolitano legge al Quirinale la lettera della Federazione
delle Associazioni degli Esuli: giustizia per gli istriani, fiumani e dalmati
ria Teresa Bassa Poropat e il presidente dell’Amministrazione provinciale di
Gorizia, Enrico Gherghetta. Era presente il direttore generale per i Paesi dell’Europa del Ministero degli Affari Esteri, amb. Giovanni Caracciolo di Vietri.
Nel corso dell’incontro sono stati toccati due importanti argomenti: la piena
conoscenza dei tragici avvenimenti accaduti in quei territori al volgere dell’ultimo conflitto mondiale e l’ipotesi di un incontro di pacificazione tra i presidenti
di Slovenia, Croazia e Italia sui luoghi che videro le tragedie dei totalitarismi e
delle pulizie etniche.
Circa il primo punto il sindaco di Gorizia, Vittorio Brancati, ha ricordato la
necessità di rendere accessibili gli archivi storici: «Se non è stato fatto fino ad
adesso – ha commentato – qualche problema ci sarà. Dopo il passo importante
della consegna della lista dei deportati in Jugoslavia è bene aprire tutti gli archivi». «Segnalatemeli questi archivi e li farò aprire, se ci sono» ha risposto il Capo
dello Stato. Il presidente del Comitato provinciale di Gorizia dell’ANVGD, Rodolfo
Ziberna, ha espresso cauto ottimismo: «Sono passati 60 anni e non deve esistere
segreto di Stato su vicende ormai così lontane. Condivido pienamente l’auspicio di Brancati rivolto al presidente Napolitano di aprire tutti gli archivi: quei
documenti devono essere assolutamente essere accessibili e consultabili per
fare luce sul periodo storico».
«Riconciliazione»: nel corso dell’incontro con i vertici
del Friuli Venezia Giulia il presidente Napolitano legge la lettera
inviatagli dalla Federazione delle Associazioni degli Esuli
Per quanto riguarda la simbolica riconciliazione, gli amministratori presenti
all’incontro hanno ribadito a Napolitano che «i tempi sono maturi», ma, al di là
dei delicati aspetti diplomatici, molte sono le implicazioni storiche e politiche.
Segno di attenzione da parte del presidente della Repubblica verso le istanze
degli esuli è stata la lettura, da parte sua, della lettera inviatagli al riguardo dal
presidente e dal vicepresidente della Federazione delle Associazione degli Esuli, Renzo Codarin e Lucio Toth. «Durante l’incontro Napolitano ha dato lettura
di una missiva che gli abbiamo mandato un mese fa – ha dichiarato Codarin –
dove sottolineavamo di non essere contrari a questo atto di riconciliazione. Ma
allo stesso tempo chiedevamo giustizia per gli istriani, fiumani e dalmati. Il gesto
di Napolitano dimostra grande attenzione a questa richiesta» (lettera riportata su
questo giornale di agosto-settembre 2006). Da ricordare che il vicepresidente
della Federazione Toth era precedentemente intervenuto con due comunicati
stampa nei quali richiamava con fermezza il diritto degli esuli giuliano-dalmati
ad essere soggetti attivi del processo di ricomposizione (si vedano “Difesa Adriatica” di luglio 2006 e il sito www.anvgd.it).
Il veto sull’acquisto di immobili in Croazia è stato stigmatizzato anche da
Roberto Dipiazza, sindaco del capoluogo giuliano. «Questa occasione di riconciliazione non bisogna perderla. Secondo me bisogna muoversi su binari
paralleli: da una parte discutere a livello governativo la questione dei beni abbandonati, affrontando una volta per tutte le giuste rivendicazioni degli esuli.
Ma allo stesso tempo pregare assieme nei luoghi della memoria».
Immediati i commenti da esponenti triestini di entrambi gli schieramenti.
Roberto Menia (AN) loda l’iniziativa del presidente della Repubblica ma teme
forzature: «si cercherà di addossare, come al solito, la colpa agli italiani...».
Mentre Stelio Spadaro (DS) raccomanda che «siano lette tutte le pagine scritte
nel corso del doloroso Novecento e ci sia una piena assunzione di responsabilità da parte di ciascun popolo e di ciascun Stato su queste tragedie». «Sarà
necessario un esplicito riferimento alla responsabilità del fascismo nei confronti
di sloveni e croati e siano anche dette parole chiare sull’esodo e sulle foibe e
altrettanta chiarezza sia fatta sulle responsabilità jugoslave e delle forze da loro
dirette nella repressione nei confronti degli antifascisti italiani, già durante la
resistenza e non solo a regime comunista instaurato».
Sull’argomento sono intervenuti quindi il presidente della Giunta Esecutiva
dell’Unione Italiana, Maurizio Tremul, e il presidente dell’Assemblea dell’Unione Italiana, Furio Radin, che in una lettera di sostegno al presidente della Repubblica italiana affermano di condividere l’iniziativa di un gesto di conciliazione. Nella preparazione di questo avvenimento sarebbe importante, sottolineano i due rappresentanti della Comunità italiana, che fosse prestata la massima attenzione ai temi inerenti agli esuli e alle minoranze.
Le posizioni di Slovenia e Croazia
Nel frattempo i presidenti di Croazia e Slovenia, rispettivamente Stjepan
Mesic e Janez Drnovsek, hanno discusso in via informale a file luglio dei rapporti bilaterali e con l’Italia. Meritano di essere menzionate le dichiarazioni dei due
esponenti d’oltreconfine: secondo Drnovsek l’Italia non avrebbe ancora conseguito «un sufficiente livello di maturità perché si possa giungere a un simile
incontro». E secondo Mesic è vero che «bisogna rendere omaggio a tutti coloro
che hanno perso la vita e che non sono stati processati», ma «non tutti erano
innocenti»; e ancora, secondo il presidente croato, «non soltanto gli italiani
abbandonavano la Croazia, ma pure gli appartenenti agli altri popoli di queste
terre che cercavano una vita migliore in occidente». Affermazioni di cui non
occorre sottolineare l’insensatezza.
Il ministro degli esteri sloveno, Dimitrj Rupel, ha rincarato la dose. Premesso
che «bisogna considerare un particolare importante: le posizioni della Slovenia
e della Croazia nei confronti dell’Italia sono diverse. Non è dunque una situazione simmetrica», il ministro non ha escluso che possano insorgere dei problemi nella definizione di questo incontro a tre, poiché per l’opinione pubblica
slovena e croata le colpe del fascismo sono di gran lunga superiori ai crimini
commessi ai danni degli italiani nel dopoguerra; equiparare i luoghi simbolo
delle sofferenze per un gesto comune di riconciliazione rischia di riattizzare
antichi rancori. Se queste autorevoli opinioni venissero confermate nel prossimo periodo, è evidente quanto dubbio e ambiguo sia l’atteggiamento di Slovenia
e Croazia nei confronti di una reale e onesta riconsiderazione del loro passato.
Patrizia C. Hansen
Trieste, un check-point al confine provvisorio
Anche il nuovo Stato del Montenegro
nell’atto di pacificazione nell’Adriatico.
Il Presidente Napolitano
non dimentichi la M.d’O.V.M a Zara
Sull’argomento «pacificazione» è
intervenuto anche, con il comunicato
stampa del 2 agosto, che riproduciamo, il presidente della Delegazione di
Trieste dei Dalmati Italiani nel mondo-Libero Comune di Zara in Esilio,
avv. Renzo de Vidovich.
ni, sia pure con toni diversi, hanno
seguito la linea della Federazione, illustrata dal Presidente Codarin al Sottosegretario agli Esteri Crucianelli, si
sottolinea con soddisfazione che il Pre-
I Dalmati Italiani nel Mondo - Libero Comune di Zara in Esilio di Trieste seguono con grande interesse
l’evolversi della situazione politica nata
dall’iniziativa italiana per la riappacificazione nei territori adriatici che
non può, peraltro, ignorare il fatto che
nell’ultimo secolo e mezzo di storia,
con imperi, regimi e stati assai diversi
fra loro, sono stati snazionalizzati prima la Dalmazia e, successivamente,
Fiume, il Quarnero e l’Istria.
Preso atto che tutte le associazio-
Nove gli imputati per la strage
dell’11 luglio 1995
Massacri di Srebrenica,
inizia all’Aja il processo
sidente della Repubblica Napolitano
ha espressamente citato nella riunione istituzionale con le Autorità regionali del Friuli Venezia Giulia, e le Autorità provinciali e comunali di Gorizia
e Trieste le richieste avanzate dalla Federazione degli Esuli.
A tale proposito, gli Esuli dalmati
fanno presente che, con la nascita dello
Stato indipendente del Montenegro, si
rende opportuno non trascurare quest’entità statuale nell’atto di pacificazione, ove si consideri che il Comune italiano di Cattaro fu uno degli
ultimi a cadere in seguito alle pressioni e alle angherie austro-ungariche, che
esistono tuttora nella Dalmazia
montenegrina comunità italiane e che
nelle Bocche di Cattaro è tuttora vivo,
come in nessun’altra parte dell’Adriatico l’amore per San Marco e per la
Serenissima Repubblica di Venezia.
Infine, si richiede alla sensibilità del
nuovo Presidente della Repubblica di
valutare l’opportunità di superare
preventivamente anche le difficoltà,
internazionali e sulla motivazione, che
hanno finora rinviato la materiale consegna della Medaglia d’Oro al Valor
Militare al Gonfalone dell’ultima Amministrazione della città di Zara, considerata dall’intera Federazione un atto
di riconoscimento per tutte le popolazioni adriatiche in esilio.
Renzo de’ Vidovich
Primi ritrovamenti
nelle foibe carsiche.
Dal volume Trieste
nelle immagini
dell’Istituto Luce,
Mgs Press Editore,
Trieste
...E Mladic
si nasconde in Serbia
È iniziato, a undici anni dal massacro, davanti al Tribunale penale internazionale per l’ex Jugoslavia, il processo
unico contro i nove imputati per l’eccidio di Srebrenica, in
Bosnia, avvenuto l’11 luglio 1995. Imputati otto generali ed
ufficiali serbi di Bosnia con l’accusa di aver sterminato quasi ottomila musulmani. SonoVujadin Popovic, Ljubisa Beara,
Drago Nikolic, Ljubomir Borovcanin, Vinko Pandurevic,
Radivoje Miletic e Milan Gvero, tutti accusati di genocidio,
crimini di guerra e contro l’umanità. L’ottavo imputato,
Zdravko Tolomir, latitante, aveva promesso di consegnarsi
prima dell’inizio delle udienze, ma risulta in contumacia. Il
nono accusato, Milorad Trbic, ha chiesto che il processo
nei suoi confronti sia trasferito alla giustizia bosniaca ed i
giudici devono pronunciarsi al riguardo. Mancano naturalmente, perché ancora latitanti, Ratko Mladic e Radovan
Karadzic, gli strateghi della pulizia etnica ai danni della
popolazione musulmana. La decisione di riunire gli imputati in un unico processo è stata presa nel settembre scorso
su richiesta del procuratore Carla Del Ponte.
Srebrenica rappresenta, agli occhi dell’accusa e dell’opinione pubblica internazionale, il maggior eccidio commesso in Europa dopo il secondo conflitto mondiale. La Corte
dell’Aja deve chiudere tutti i procedimenti di primo grado
entro il 2008.
Non nega il procuratore nazionale serbo per le indagini sui criminali di guerra degli anni Novanta,
Vladimir Vukcevic, a proposito dell’ex generale serbobosniaco Ratko Mladic, che Carla Del Ponte, procuratore del Tribunale internazionale dell’Aja, ritiene nascondersi da ben 11 anni in Serbia. «Pienamente fondate», ha definitoVukcevic le affermazioni della signora Del Ponte.
Nel recente passato – ha detto Vukcevic – si era
confidato che l’arresto dell’ex generale Mladic «potesse essere questione di giorni, se non di ore, ma si era
poi registrata mancanza di coordinamento tra i nostri
servizi segreti. Ora la cooperazione e il coordinamento sono molto migliorati». Polemizzando con i non sopiti
sentimenti revanscisti ancora presenti in molti settori
della vita pubblica serba, il procuratore ha sottolineato
come non vi sia «alcun dovere patriottico di proteggere individui che hanno inflitto un inestimabile danno
morale alla Serbia violando i diritti umani».
Mladic, a suo tempo comandante militare delle
forze serbo-bosniache, è ritenuto responsabile diretto
di crimini come la strage di 8.000 civili bosniaci a
Srebrenica, ed è il primo nella lista del Tpi con il suo ex
capo politico, Radovan Karadzic, del quale da qualche tempo sembra si siano persa ogni traccia.
E il procuratore generale del TPI, signora Del Ponte,
ha duramente criticato a fine agosto le autorità serbe
per il «loro rifiuto ingiustificabile» di arrestare Mladic.
L’ex capo militare dei serbi della Bosnia, ha detto tra
l’altro, «dovrebbe essere davanti a un tribunale» per
rispondere dell’accusa di crimini di guerra durante il
conflitto degli anni Novanta.
Una delle fossi comuni nei dintorni di Srebrenica,
riportate alla luce nel corso delle indagini sugli eccidi
d.a.
6
DIFESA ADRIATICA
Presentiamo un nuovo elenco con le pubblicazioni ancora in catalogo e qualche ulteriore novità
a Vostra disposizione. Le pubblicazioni indicate
sono quelle al momento disponibili, salvo diversa
indicazione. Gli ordini possono essere inviati via
fax o telefono (06.58 16 852), mail (info@anvgd.it),
lettera (ANVGD, Via L. Serra 32, Roma 00153).
All’importo delle pubblicazioni vanno sommate le spese di spedizione, variabili a seconda del
peso e dell’eventuale urgenza richiesta dall’ordinante. I plichi conterranno, oltre alle pubblicazioni
richieste, un bollettino postale precompilato da utilizzare per il pagamento presso il più vicino ufficio
postale. Gli ordinanti quali enti, associazioni e scuole sono pregati di indicare una persona di riferimento a cui recapitare il plico.
LIBRI
L’ESODO DI 350.000 GIULIANI, FIUMANI E
DALMATI Una vera enciclopedia dell’Esodo
giuliano dalmata scritta da P. Flaminio Rocchi: la
storia, i fatti, la politica, le persone, gli orrori, le
monografie delle città perdute, la cronologia degli
avvenimenti in oltre 700 pagine.
LIBRO – CODICE 41 – EURO 25
L’ISTRIA DELL’ ESODO Un vero manuale legislativo sugli aspetti assistenziali e normativi sviluppatisi nei decenni in favore dei profughi giuliano
dalmati. A cura di P. Flaminio Rocchi. Pagg. 274.
LIBRO – CODICE 42 – EURO 15
IL CONFINE ORIENTALE NEL NOVECENTO
Volume che affronta il problema dell’inserimento
nei testi scolastici delle complesse vicende del confine orientale, con gli interventi di studiosi e politici. A cura di Patrizia C. Hansen ed edito dall’Enciclopedia Italiana. Pagg. 135.
LIBRO – CODICE 43 – EURO 15
VOLTI DI UN ESODO Pubblicazione scientifica con racconti e testimonianze degli esuli istriani,
giuliani e dalmati in Trentino-Alto Adige a cura di
Elena Tonezzer ed edita dal Museo storico in Trento.
Ampia la parte storico-statistica. Pagg. 123.
LIBRO – CODICE 49 – EURO 13
GIANI STUPARICH FRA TRIESTE E FIRENZE
Il volume raccoglie gli atti della giornata di studi
sullo scrittore giuliano a cura dell’ANVGD e del Gabinetto Scientifico Letterario G. P. Vieusseux. Le relazioni e gli approfondimenti di Angelo Ara, Giorgio Luti, Ernestina Pellegrini, Elvio Guagnini e Patrizia C. Hansen, curate da Franco Zabagli. Pagg. 83.
LIBRO – CODICE 44 – EURO 10
LA VETRINA DELLE PUBBLICAZIONI
SRADICAMENTI Anna Vukusa, esule di seconda generazione, cerca la sua identità strappata
ancor prima che venisse al mondo. Piccoli racconti di un mondo che non è stato suo ma che sente
quasi più di chi ne è stato protagonista. Volume di
129 pagine. Edizione 2001.
LIBRO – CODICE 57 – EURO 10
CONTRIBUTO ALLA CONOSCENZA della
storia e della cultura dell’Istria, di Fiume e della
Dalmazia Dal corso di aggiornamento per docenti a cura dell’ ANVGD di Udine una importante
pubblicazione che spazia tra due secoli allo scopo
di far comprendere anche ai non addetti ai lavori la
vera storia delle nostre terre. Volume di 325 pagine.
LIBRO – CODICE 58 – EURO 20
I BENEDITTINI DI DAILA E S. ONOFRIO IN
ISTRIA: ultime vicende (1940-1950) Edito dall’IRCI
e curato da Padre Giuseppe Tamburrino tratta le
complesse vicende, peraltro non ancora risolte,
della presenza dei Benedettini in Istria. Volume di
110 pagine.
LIBRO – CODICE 59 – EURO 10
LA MIA CITTA’ – Zara oggi Pubblicazione del
1975 di Antonio Cattalini a quarant’anni dall’esodo, nella quale riscopre – dolorosamente – il volto
di una città che aveva confinato nei tragici ricordi
dei bombardamenti. Volume di 116 pagine.
LIBRO – CODICE 16 – EURO 10
LA BORRACCIA INSABBIATA Raccolta di poesie di Antonio Benussi Moro, edite da “Histria” di
Trieste nel 1972. Volumetto di 69 pagine.
LIBRO – CODICE 17 – EURO 10
ISTRIA RISCOPERTA Ritrovare l’Istria, raccontare la sua storia per guardare al futuro nelle 18
recentissime interviste del giornalista Marco Rossi
ad alcuni dei personaggi che questa storia l’hanno
fatta o l’hanno solo scoperta. Volume di 226 pagine.
LIBRO – CODICE 70 – EURO 12
VIDEO
L’ISTRIA È LONTANA – UN ESODO SENZA
STORIA Volume di Gianni Giuricin su tante piccole vicende che hanno intersecato gli anni dell’Esodo e ciò che in Istria vi è rimasto. Interessante
l’appendice con gli elenchi della diffusione dei
cognomi in Istria.
LIBRO – CODICE 46 – EURO 10
ESODO – LA MEMORIA NEGATA, L’ITALIA
DIMENTICATA 110 minuti di documentario (diviso in 2 parti) prodotto dall’ANVGD, che riporta i temi
storici, i fatti, le testimonianze dell’Esodo di 350.000
italiani, dei migliaia morti nelle Foibe e dei Campi
Profughi. La prima parte di 50’ è particolarmente
indicata per spettatori che non conoscono la storia
del confine orientale.
VHS CODICE 11: EURO 10
DVD CODICE 21: EURO 15
FIUME CITTÀ DELLA MEMORIA 1868-1945
Fiume tra l’Ottocento e il Novecento. Un accurato
e completo studio della ungherese Ilona Fried e
opportunamente tradotto oggi in italiano. Un vero
compendio degli eventi storici e dei personaggi che
ne hanno fatto, disfatto e cambiato la storia e la
cultura. Volume di 400 pagine.
LIBRO – CODICE 52 – EURO 25
UNA STORIA NEGATA Secoli di vita della
Venezia Giulia, gli orrori della Seconda guerra
mondiale, il dramma delle Foibe e dell’Esodo, le
testimonianze dei profughi stabilitisi nel Lazio. Un
toccante documentario prodotto dalla Regione
Lazio con l’ANVGD. Durata 50’.
VHS CODICE 12: EURO 8
DVD CODICE 22: EURO 12
L’AUTOCTONIA DIVISA Edito da Coordinamento Adriatico e a cura di Valeria Piergigli, tratta
della tutela giuridica della minoranza italiana in
Istria, Fiume e Dalmazia. ampi cenni storici. Volume di 490 pagine. Edizione 2005.
LIBRO – CODICE 53 – EURO 20
PADRE FLAMINIO ROCCHI: L’APOSTOLO
DEGLI ESULI L’ultima intervista del francescano
scomparso nel 2003, motore e anima della nostra
comunità. Un commovente excursus su 60 anni di
storia degli Esuli. Edizione realizzata dalla
Venicefilm con la autorizzazione della famiglia
Rocchi. Durata 50’.
VHS CODICE 13: EURO 7
DVD CODICE 23: EURO 7
L’ITALIANITÀ DELLA DALMAZIA negli ordinamenti e statuti cittadini Libro di Bruno Dudan e
Antonio Teja, edito dall’Istituto per gli Studi di Politica Internazionale e ristampato a cura del Comitato ANVGD di Udine. Uno studio importante per comprendere le radici venete delle nostre terre. Volume
di 230 pagine.
LIBRO – CODICE 54 – EURO 10
I BIANCHI BINARI DEL CIELO Dalle scie di
condensa dei bombardieri su Zara il libro di Antonio Cattalini, giunto alla terza edizione a cura del
Comitato ANVGD di Udine in occasione del
trentennale della scomparsa dell’autore. Le foto e
le testimonianze del martirio di un’intera città. Volume di 150 pagine.
LIBRO – CODICE 55 – EURO 15
NICCOLÒ TOMMASEO a 200 anni dalla nascita Atti del convegno tenutosi a Firenze nel 2002
a cura dell’ ANVGD. Gli interventi di storici, politici
e letterati a testimonianza di quanto sia ancor oggi
vivace la sua presenza nel mondo letterario italiano. Volume di 278 pagine.
LIBRO – CODICE 56 – EURO 20
Ottobre 2006
IL CUORE NEL POZZO La fiction Rai trasmessa su Rai Uno in occasione del primo Giorno
del Ricordo, con Leo Gullotta, Beppe Fiorello e
Antonia Liskova. Il racconto che parla di foibe ed
esodo entrato nelle case di 10 milioni di italiani. 2
DVD di 100’ ciascuno.
2 DVD – CODICE 24 – EURO 20
VIAGGIO SUI BINARI DELLA STORIA La
Storia della Parenzana, la mitica ferrovia che dal
1902 e per alcuni decenni collegòTrieste a Parenzo
attraverso paesaggi incontaminati densi di colori,
profumi ed emozioni, vere istantanee di un’Istria
che non c’è più ma che ha lasciato un profondo
segno nella storia e nella memoria. Prod. CDMANVGD.
VHS – CODICE 14 – EURO 15
PIETRA D’ISTRIA – Architettura e territorio
Video prodotto in occasione della Mostra tenutasi
a Trieste sulle Casite istriane, ovvero le tipiche costruzioni rurali che nei secoli hanno rappresentato
nell’Istria la presenza di eterogenee evoluzioni
architettoniche. Video curato da CDM-ANVGD.
VHS CODICE 15: EURO 10
DVD CODICE 25: EURO 10
LA ROSA DEI TEMPI – L’esodo dal ricordo alla
speranza Video dello spettacolo di Rosanna
Turcinovich Giuricin e prodotto dal CDM di Trieste.
Racconti e riflessioni personali portati in scena,
supportati nelle sensazioni da brani di autori celebri dell’esodo e dalle testimonianze visive degli
esuli.
DVD – CODICE 26 – EURO 15
MUSICA E IMMAGINI
NOSTALGIA DEL MAR Raccolta di 14 canzoni istriane a cura dello storico coro “Istria Nobilissima” diretto dal Maestro G. Bosazzi.
CD CODICE 81: EURO 10 – MUSICASSETTA
CODICE 71: EURO 8
CANTI POPOLARI GIULIANO-DALMATI
Disco 45 giri in vinile del Coro “Tartini” di Trieste
edito dall’ANVGD nel 1961. Un pezzo da veri collezionisti e amatori, disponibile solo in poche decine di esemplari. “Dime Rita” (Fiume), “O bella
Dalmazia” (Dalmazia), “La campana di San Giusto” (Trieste) e “La mula de Parenzo” (Istria) sono i
quattro brani contenuti nel disco.
DISCO 45 GIRI – CODICE 72 – EURO 8
IL CUORE NEL POZZO Le splendide musiche di Ennio Morricone, colonna sonora della
omonima fiction Rai, trasmessa su Rai Uno in occasione del primo Giorno del Ricordo. Quattordici brani di struggente intensità che rievocano con
la sola musica il dolore e l’angoscia della nostra
storia. CD musicale di 55 minuti.
CD MUSICALE – CODICE 82 – EURO 18
1954-2004... IO C’ERO Quattro brani musicali guidati da Umberto Lupi in occasione del
cinquantenario del ritorno di Trieste all’Italia. Le ragazze di Trieste, I Stornei,Vola Colomba e l’Inno di
Mameli nella emozionante interpretazione di centinaia di bambini delle scuole elementari di Trieste.
CD musicale di 13 minuti.
CD MUSICALE – CODICE 84 – EURO 5
TRIESTE Un CD fatto di voci, suoni, rumori,
parole, emozioni per raccontare Trieste, l’esigenza
di coniugare la storia con la leggenda, il passato di
un territorio con la musica di oggi. Il disco di Raul
Lovisoni splende di suoni antichi e nuovi per oltre
un’ora. Produzione CDM. CD musicale di 60 minuti.
CD MUSICALE – CODICE 85 – EURO 10
IL MARE DI MARIN DALL’ISTRIA ALL’ETERNO Un omaggio a Biagio Marin prodotto dal
CDM. Un viaggio attraverso musiche, paesaggi,
rumori, poesie, fotografie nella sua Istria. Un vero
prodotto multimediale, udibile da tutti i lettori
CD ma anche visibile con un computer nella
sua veste grafica.
CD MUSICALE/MULTIMEDIALE
CODICE 86 – EURO 15
ALTRE EMOZIONI Alcune delle più belle
canzoni del polesano Sergio Endrigo, tra cui
“1947” con lo struggente ricordo di Pola abbandonata. Il CD riporta complessivamente 15 brani musicali tra originali e nuove versioni.
CD MUSICALE – CODICE 87 – EURO 12
STORIA DEL QUARTIERE GIULIANODALMATA DI ROMA Catalogo ad immagini della Mostra “Memoria e identità” con le più belle
immagini della storia di uno dei più grandi
insediamenti in Italia degli Esuli, a cura di Roberta
Fidanzia. Pagg. 35, Euro 25 CD Rom uso computer con la galleria completa delle immagini e dei testi.
CD MUSICALE/MULTIMEDIALE
CODICE 73 – EURO 12
lora Presidente nazionale dell’ANVGD Gianni
Bartoli a Roma il 6 dicembre 1970 in previsione
della visita di Tito in Italia. Pagg. 19.
OPUSCOLO – CODICE 64 – EURO 1
L’ACCORDO DI OSIMO SULLA ZONA B
Il contributo di P. Flaminio Rocchi che riporta
una completa visuale sul nefasto accordo internazionale tra Italia e Jugoslavia del 1975. Il testo,
le premesse, i commenti, gli errori, gli interventi,
il dibattito in Parlamento, le proteste degli Esuli.
Il tutto a cura dell’ANVGD. Pagg. 32.
OPUSCOLO – CODICE 65 – EURO 3
LE FOIBE DI BASOVIZZA E MONRUPINO
Storico studio di P. Flaminio Rocchi sulle due foibe
rimaste in territorio italiano in occasione della loro
copertura. La loro storia, gli interventi dei politici e
delle autorità, le riflessioni di un credente. A cura
dell’ANVGD. Pagg. 32.
OPUSCOLO – CODICE 66 – EURO 3
IL TRATTATO DI PACE SUI LIBRI SCOLASTICI Estratto dal volume Una pace amara di Luigi
Arvali, a 50 anni dal trattati di Parigi del 10 febbraio
1947 ne rileva le (scarse) tracce sui libri scolastici
italiani. Pagg. 22.
OPUSCOLO – CODICE 67 – EURO 1
UN ESTREMO INTERVENTO PER L’ISTRIA E
TRIESTE Il testo del lungo e accorato intervento
del Sen. Paolo Barbi, Presidente allora dell’ANVGD,
pronunciato al Senato il 23 febbraio 1977 in occasione della discussione sul Trattato di Osimo.
OPUSCOLO – CODICE 68 – EURO 2
PERCHÉ LE FOIBE: gli eccidi in Venezia Giulia
e in Dalmazia (1943-1950) Testo di Lucio Toth
edito dalla Sede nazionale dell’ANVGD sul dramma
delle foibe e la loro interpretazione della storiografia
e nella politica. Edizione 2006. Pagg. 31.
OPUSCOLO – CODICE 69 – EURO 5
(oltre 10 copie euro 3)
GADGET
FRANCOBOLLO SPECIALE EMESSO DA POSTE ITALIANE IN OCCASIONE DEL GIORNO
DEL RICORDO Elegante folder completo; Cartolina dedicata e affrancata (con annullo Roma, Trieste o Torino); Busta Primo Giorno di Emissione affrancata; Tessera filatelica con francobollo (formato
bancomat); francobollo semplice.
FOLDER COMPLETO:
CODICE 910 – EURO 10
BUSTA 1° GIORNO EMISS.:
COD. 914 – EURO 0,71
TESSERA FILATELICA
COD. 915 – EURO 0,69
CARTOLINE STORICHE Riproduzioni da dipinti originali del 1915 rappresentanti le vedute e
gli stendardi dell’Istria (Arena di Pola), della
Dalmazia (sito archeologico di Salona), di Fiume
(Arco Romano), di Trieste (Cattedrale di San Giusto), di Gorizia (Castello veneziano) e Trento (Castello del Buonconsiglio).
SET 6 CARTOLINE – CODICE 92 – EURO 5
PENNA DELL’ANVGD Penna Laser Rubber
Grip, linea sobria ed elegante, impugnatura
gommata nera che facilita la scrittura, corpo smaltato in colore blu cobalto, finiture placcate in oro
con denominazione dell’Associazione, punta Refil
di tipo cross.
PENNA – COD. 94 – EURO 10
DISTINTIVO DELL’ANVGD Spilla da giacca
con il simbolo dell’ANVGD (scudetto e leone di San
Marco) a colori, smaltata, cm. 2x1.
DISTINTIVO – COD. 95 – EURO 5
CRAVATTA DELL’ANVGD Cravatta blu 100%
seta Made in Italy, interno in fibra naturale, rifiniture a mano con scudetto sociale e Leone di San
Marco stampato al centro sotto il nodo.
CRAVATTA – COD. 96 – EURO 25
FOULARD DELL’ANVGD Elegante foulard
100% seta Made in Italy cm. 90x90 per le signore,
con scudetto sociale e Leone di San Marco su due
dei quattro angoli.
FOULARD – COD. 97 – EURO 28
OPUSCOLI
LA LEGGENDA DI FIUME Il ricordo del
fiumano Giovanni Host Venturi nelle parole di
Giuseppe Schiavelli. Poche pagine di profonda
ammirazione verso un uomo che ha fatto la Storia di Fiume insieme a D’Annunzio.
OPUSCOLO – CODICE 63 – EURO 1
DIFENDERE L’ADRIATICO DA OGNI SOPRAFFAZIONE Discorso pronunciato dall’al-
La consueta rubrica
Dai Comitati
è rinviata
al numero di novembre
Ottobre 2006
7
DIFESA ADRIATICA
Fortificazioni venete della Dalmazia
raccolti in volume i saggi
di Angelo de Benvenuti
A cura della Scuola Dalmata dei SS. Giorgio e Trifone
La Scuola Dalmata dei SS. Giorgio e Trifone diVenezia pubblica nella
sua prestigiosa Collana di Ricerche
Storiche “Jolanda Maria Trèveri” una
raccolta di studi di Angelo de Benvenuti (Zara 1895 – Udine 1979) sulle
opere difensive della Serenissima,
Fortificazioni venete in Dalmazia. I
saggi apparvero tra gli anni Trenta e
Cinquanta su diverse riviste specializzate, per i quali l’autore consultò anche gli archivi di Venezia e di Zara.
De Benvenuti, ricordiamo, è noto per
l’opera in due volumi Storia di Zara,
pubblicati nel 1944 (dal 1409 al 1797)
e nel 1953 (dal 1797 al 1918).
Per secoli la regione dalmata ebbe
un ruolo di contenimento dell’avanzata ottomana, il che permise che le
strutture difensive fossero ripetutamente restaurate e rinforzate. Nei
primi decenni del XVI secolo i vene-
ziani si preoccuparono di consolidare
le piazzaforti di Zara, Sebenico, Spalato e Cattaro. Nella seconda metà del
Seicento la regione dalmata assistette
a cruenti scontri, scatenati nell’ambito della guerra di Candia (1645-1669)
e nella guerra di Morea (1684-99). Con
la pace di Karlowitz la Repubblica
ampliò il suo controllo sul territorio
dietro Zara, Sebenico, Traù, Spalato,
verso le aree di Knin, Scardona, Dernis,
Signo, Almissa e Macarsca.
Notevoli gli interventi degli ingegneri veneziani, a Zara così come in
molte altre località strategiche. Nel
saggio La città fortificata di Zara de
Benvenuti illustra il sistema difensivo
della città, cui Venezia iniziò a mettere mano nel 1409.
L’antica cinta muraria risaliva al
1298, con tracce dei periodi bizantino e romano. Nel 1524 parte del bor-
IL RADUNO
DEI NERESINOTTI
A MARGHERA
Anche quest’anno, in prossimità della festa della Madonna della Salute, protettrice di Neresine
(Isola di Lussino) gli Esuli neresinotti si incontreranno a Marghera (Venezia) per il loro annuale
raduno.
Domenica 29 ottobre presso la Chiesa della Madonna della Salute di Marghera (Via Trieste 140,
località Catene) alle ore 11.00 sarà celebrata una Santa Messa, anche per pregare per i neresinotti
che in quest’ultimo hanno lasciato la vita terrena. La Santa Messa sarà preceduta alle ore 9.30
dall’Assemblea generale presso la Sala parrocchiale della stessa chiesa.
Il successivo pranzo conviviale si terrà presso il ristorante dell’Holiday Inn di Marghera (Via
Rotonda Romea 1) ed è previsto per le ore 13.00. La prenotazione va comunicata entro il 26 ottobre
presso Flavio Asta, tel. 041.93 57 67, cell. 335. 65 28 423.
Visto l’ottimo risultato ottenuto negli anni precedenti, si invitano a partecipare tutti i neresinotti,
ma anche gli amici e simpatizzanti delle isole di Lussino e Cherso. L’iniziativa è a cura del Comitato
degli Esuli da Neresine.
Ti sei iscritto all’ANVGD?
Hai rinnovato la tua tessera 2006?
Cosa aspetti? Noi Ti aspettiamo
Rivolgiti ai nostri Comitati Provinciali
o contatta la nostra Sede nazionale
(tel. 06 5816852)
L’abbonamento a Difesa Adriatica non equivale alla quota associativa
Veduta di Scardona. Da un’incisione di Gioseppo Rosaccio, Venezia 1598
go esterno venne compreso nella cinta muraria e intorno al 1554 vennero
attrezzati i «caselli» sulle mura in maniera da poter ospitare ciascuno cannoni e guarnigioni.
Al 1566 risale l’ideazione dell’imponente Forte, che, come annotava un
anonimo del tempo, «non solo dagli
esteri Istorici, e da presenti Ingegneri e
Architetti li più accreditati, ma per anche dalli stessi inimici [era] tenuto per
un’opera delle più singolari che produr possi l’Arte».
Egualmente interessanti e documentati gli altri studi raccolti in questa
accurata edizione, arricchita da cartine e illustrazioni.
«Il Benvenuti – scrive nella sua premessa Tullio Vallery, Guardian Grande della Scuola Dalmata di Venezia –
[era] dotato di una solida preparazione umanistica, aveva una spiccata inclinazione all’indagine storica che alternava ad una assidua attività didattica». Alla sua figura di ricercatore appassionato è dedicata la puntuale nota
biografica stilata da Didy Salghetti
Drioli.
p.c.h.
ASSOCIAZIONE
“ISOLA NOSTRA”
Riceviamo e pubblichiamo volentieri una lettera di Attilio Delise, della redazione di “Isola Nostra”, il mensile che fa capo alla omonima Associazione con sede a Trieste e che riunisce gli Esuli da
Isola d’Istria. Di questa associazione abbiamo parlato più volte per le loro nutrite e valide attività. Ma
lasciamo la parola al Delise.
«Un sincero grazie per le informazioni che pubblicate su Difesa Adriatica relative all’attività
dell’Associazione Isola Nostra, unito alle nostre più vive congratulazioni per il Vs. mensile, fonte di
continue notizie sulle iniziative e i problemi relativi ai profughi tutti.
Solo una precisazione: “Isola Nostra”, nata nel 1965 su iniziativa personale di don Attilio Delise
(ultimo parroco italiano di Isola d’Istria) e continuata dopo la sua scomparsa per volontà di un
piccolo gruppo di isolani, non aderisce all’Associazione delle Comunità Istriane, come erroneamente da Voi riportato nel numero di agosto-settembre. È infatti un’associazione autonoma, che vive
esclusivamente con il lavoro volontario della redazione e con il contributo altrettanto volontario
degli isolani, non avendo né prezzo di copertina né di abbonamento.
Con l’occasione, sperando di fare cosa gradita, Vi inviamo a parte il Dvd L’Isola chiamata ricordo,
opera del nostro compaesano Walter Pohlen ed edito dalla nostra Associazione senza fini commerciali. Il Dvd, oltre a essere disponibile in sede, sarà inviato a quanti ne faranno richiesta».
È possibile contattare l’Associazione Isola Nostra scrivendo all’indirizzo di Piazza S. Antonio 2,
Trieste 34132, telefonando allo 040. 63 82 36, scrivendo una mail a trieste@isolanostra.it. Consigliamo anche di visitare il sito www.isolanostra.it, per quanto non ancora completato in tutte le sezioni.
Sottolineiamo inoltre come il rispetto e la collaborazione reciproca tra associazioni sia un elemento basilare per lavorare tutti assieme per gli interessi degli Esuli. All’Associazione Isola Nostra il
plauso e il merito di aver compreso tale necessità; sarebbe davvero bello se altri volessero seguire il
loro esempio.
f.r.
Isola, 1900 ca., in una cartolina colorata a mano. Anche la barca a vela in primo
piano è disegnata a mano. Sullo sfondo una delle prima raffigurazioni della fabbrica
“Warchanek”, che dopo la Prima guerra mondiale passò in proprietà italiana con il
nome di “Arrigoni” (dal sito www.can-is.si)
8
DIFESA ADRIATICA
Lucio Toth all’«Avvenire»:
«La Chiesa vicina al nostro dramma»
Ma «la Chiesa croata di oggi si adagia
sulla propaganda nazionalista dell’ex regime comunista»
Sul dibattito aperto da “Panorama” il 13 luglio scorso (si veda “Difesa Adriatica” di agosto-settembre
2006) è intervenuto anche il presidente ANVGD Toth con una lettera che
segue, indirizzata ai principali organi di stampa nazionali e ripresa tra
gli altri da “Avvenire” (quotidiano
della CEI) e da “La Voce del Popolo”.
Come presidente della più antica associazione di Esuli giulianodalmati e promotore della Legge n.
93/2004 sul Giorno del Ricordo delle Foibe e dell’Esodo di 350.000 italiani (in gran parte autoctoni) dalle
province del confine orientale, sento il dovere di intervenire nella polemica aperta dal periodico “Panorama” sull’atteggiamento di Sua Santità Pio XII nei confronti di questa
tragedia che direttamente ci riguarda e mi riguarda.
Da quanto è a comune conoscenza di noi esuli, per esperienza
diretta e per le ricerche compiute
sulla base della documentazione in
nostro possesso, la Chiesa cattolica
fu molto vicina al nostro dramma sia
nell’immediatezza delle stragi ad
opera delle formazioni comuniste di
Tito (dal settembre 1943 alla primavera 1945) sia nelle operazioni di
accoglienza dei profughi nel territorio italiano liberato.
I nostri vescovi, e precisamente
mons. Doimo Munzani, arcivescovo di Zara e mio concittadino, mons.
Raffaele Radossi vescovo di Pola e
Parenzo, mons. Ugo Camozzo vescovo di Fiume e mons. Antonio
Santin, vescovo di Trieste e di
Capodistria, si adoperarono a rischio
della vita sia nei confronti delle autorità tedesche di occupazione tra il
1943 e il ’45, sia nei confronti delle
truppe partigiane jugoslave che avevano invaso le nostre province a partire dal 30 aprile 1945 disarmando
la Resistenza italiana e sciogliendo
il CLN.
È certo da testimonianze documentate che essi fecero pervenire al
Vaticano, attraverso i suoi canali riservati, le notizie degli eventi, chie-
Periodico mensile dell’Associazione Nazionale
Venezia Giulia e Dalmazia
Centro studi padre Flaminio Rocchi
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Patrizia C. Hansen
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Finito di stampare il 22 settembre 2006
dendo l’intervento della Santa Sede.
Questo intervento si esercitò in due
direzioni: l’aiuto nella ricerca degli
scomparsi nel gulag jugoslavo e le
proteste diplomatiche presso i comandi militari e i governi alleati occidentali, i cui servizi segreti erano
perfettamente a conoscenza di
quanto stava accadendo.
Le forme adottate per questa
azione di denuncia ci possono essere rivelate solo dagli archivi
vaticani, inglesi e americani, da
poco messi a disposizione degli studiosi.
È altrettanti vero che a sollevare
il velo su questi tragici fatti, oltre alla
stampa italiana, informata dai profughi stessi, furono negli Stati Uniti
e in Gran Bretagna proprio gli ambienti della Chiesa cattolica, impressionati dall’alto numero dei sacerdoti italiani tra le vittime, costringendo così i rispettivi governi alle prime prese di posizioni contro i crimini di Tito a danno degli italiani
della Venezia Giulia.
Del silenzio che, nonostante tutto ciò, cadde su di noi responsabili
non mi sembrano i pastori della
Chiesa cattolica. Una “cortina di
ferro” si era abbattuta su tutta l’Europa centro-orientale. E le nostre
province purtroppo cerimonie coinvolte in questa nuova ondata di barbarie che seguiva a quella nazista.
Le scelte politiche dei Grandi
erano state adottate a Teheran e a
Yalta. E Stalin le interpretò come
meglio credeva facendosele ratificare nell’incontro di Postdam. E altrettanto fece Tito violando ogni precedente impegno. Nessuno glielo ha
fatto pagare. Anzi fu onorato da presidenti e sovrani e al suo funerale...
Una memoria personale mi sembra illuminante. Nella primavera del
1943 una delegazioni di giovani
dell’arcidiocesi di Zara si recò in
visita ad limina.
Alla notizia che venivano da
Zara il Papa accarezzò una ragazza, Maria Perissi, che poi diventerà
speaker della Rai, posando la mano
sul velo che le copriva il capo ed
esclamando: «Povera piccola! Che
Dio vi benedica!». La tempesta non
si era ancora abbattuta sulla città,
ma il papa forse “sentiva” e “sapeva”.
Dopo pochi mesi infatti cominciarono i 54 bombardamenti e la
città fu rasa al suolo dai bombardamenti alleati.
E anche allora il Papa fece giungere ai cittadini di Zara, nel febbraio del 1944, il suo messaggio di conforto di solidarietà attraverso Don
Giuseppe Della Valentina, che l’arcivescovo aveva mandato in missione a Roma per esporre al pontefice
la situazione della città, sotto occupazione tedesca ingombra di macerie, devastata dagli incendi e minacciata dai partigiani jugoslavi.
La cosa più grave e più incredibile è che la Chiesa croata di oggi
tende a nascondere ai suoi fedeli
dell’Istria e della Dalmazia queste
verità storiche, adagiandosi sulla
propaganda nazionalista dell’ex regime comunista. Migliaia di morti
dei bombardamenti e delle foibe
giacciono in fosse comuni negli angoli dei cimiteri senza una lapide
che dica chi sono e soprattutto chi
erano: gli abitanti italiani di Zara, di
Fiume, di Pola. Succede anche che
le amministrazioni comunali e
conteali croate siano più sensibili di
certo clero.
Lucio Toth
Napolitano (Università del Molise):
«il Vaticano intervenne subito»
Sul dibattito sollevato da “Panorama” e dal “Corriere
della Sera” è intervenuto Andrea Tornielli dalla colonne
de “Il Giornale” del 13 luglio scorso, che riproduce un’intervista a Matteo Luigi Napolitano, professore di Storia
delle relazioni internazionali all’università del Molise e
delegato del Pontificio comitato di scienze storiche.
«L’unico vero inedito tra i testi pubblicati – dice
Napolitano, professore di storia delle relazioni internazionali all’università del Molise e delegato del Pontificio comitato di scienze storiche – è la nota della Segreteria di Stato, datata 21 luglio 1945, inviata agli ambasciatori inglese e americano il giorno dopo aver ricevuto le notizie». La Santa Sede chiese subito agli alleati di
fare «quanto è in loro potere per salvare la vita di tanti
infelici». «Il Vaticano – osserva ancora Napolitano – si
mosse immediatamente. Peccato che nell’articolo di
Panorama questo testo sia definito un ‘appunto stringato’, perché in realtà è un memorandum ufficiale inviato
da Pio XII agli alleati nemmeno 24 ore dopo aver ricevuto le informazioni sulle foibe».
Napolitano cita poi altri documenti, come i dispacci del Segretario di Stato ad interim Grew al consigliere
politico Usa per la Germania Murphy, dai quali si evince
che già prima del luglio 1945 il Vaticano era intervenuto per casi riguardanti croati e sloveni che «non desiderano rientrare nei loro Paesi ora entro la sfera d’influenza sovietica», dunque era logico immaginare che lo facesse subito anche per gli italiani, non appena ricevute
le tragiche notizie sui massacri.
«Visti i documenti – conclude Napolitano – non mi
sembra corretto affermare che il Vaticano tacque e non
fece niente per coloro che rischiavano di finire nelle
foibe. Senza contare che al momento in cui i documenti arrivarono alla Santa Sede era ormai troppo tardi per
salvare vite umane».
“Avvenire”: I soliti sospetti
su Papa Pio XII e le Foibe
Del 15 luglio è il commento di Antonio Airò sul quotidiano della Cei. «Dopo il silenzio sulla Shoah imputato a Pio XII, papa Pacelli avrebbe taciuto anche sulle
foibe, sul massacro di alcune migliaia di italiani di Trieste e della Venezia Giulia da parte dei partigiani comunisti di Tito – si legge nell’articolo –. [...]
Il rischio di un nuovo tormentone, con una
‘strumentalizzazione’ che poco ha a che fare con la
ricerca storica e parecchio con posizioni aprioristiche,
non si può escludere. Anche per la presenza di un paradosso non da poco. Il Pio XII silenzioso sulla
deportazione di milioni di ebrei, perché sostanzialmente
filo tedesco, avrebbe fatto altrettanto sulle foibe non certo
per compiacere il regime di Tito ma per non scontentare gli alleati, americani e soprattutto inglesi, ben disposti verso le insistenti richieste dei comunisti jugoslavi
nei confronti del nostro Paese.
Forse vale la pena di ricordare alcuni elementi di
questo genocidio nei confronti degli italiani. La Jugoslavia figurava tra le nazioni vincitrici nella guerra contro la Germania e l’Italia. La pretesa di Tito, imposta con
la forza delle armi, di riconoscimenti territoriali che
amputassero il nostro Paese dell’Istria e di Trieste, con
una ‘slavizzazione’ che espellesse gli italiani, non aveva solo il pieno sostegno di Stalin per via dell’identità
ideologica, ma trovava anche consensi più o meno espliciti tra i governi alleati. La ritenevano probabilmente
una necessaria correzione di confini. L’Italia era una
nazione sconfitta e doveva pagare il prezzo della guerra persa.
Quando il 30 aprile 1945 le truppe jugoslave e i
partigiani comunisti occuparono Trieste, per 40 giorni,
Ottobre 2006
la città subì le crudeltà e le efferatezze contro gli italiani, compresi
quelli che avevano partecipato alla
lotta di Liberazione. Le foibe furono
il risultato di questo genocidio. Gli
alleati che pure erano entrati dopo il
25 aprile nel capoluogo giuliano,
sembrarono subire passivamente la
situazione. Solo il 12 giugno Trieste
e l’enclave di Pola passarono sotto il
controllo del governo militare
angloamericano. La ristretta scansione temporale, che abbiamo ricordato, spiega il silenzio di Pio XII. [...]
Un intervento del Papa sarebbe avvenuto quindi a massacro già compiuto – annota Airò nel suo articolo
su “Avvenire” – mentre il silenzio –
questo reale – degli alleati cominciava a combinarsi con un quadro di
politica internazionale in movimento. Quasi certamente in Vaticano, tramite la valigia diplomatica della nunziatura di Berna alla quale pervenivano per tutto il periodo della guerra i dispacci dei vescovi e dei fedeli, erano state trasmesse denunce sulle
foibe. Anche se in modo frammentario e discontinuo.
L’anticomunismo di Pio XII e della Chiesa era notorio.
Quale migliore occasione per denunciare le atrocità del
comunismo internazionale? Invece il Papa scelse la strada della prudenza, attraverso la diplomazia... Seguendo le vie della diplomazia. Ma non fu silenzioso. Il 20
luglio, quando ormai l’ordine era stato stabilito a Trieste, il messaggio di un ufficiale rimproverava agli alleati
‘di aver assistito impassibili alle atrocità compiute dai
regolari di Tito e dei partigiani comunisti’. [...] Ma le
foibe – conclude l’articolista – erano già state riempite».
E “Panorama” torna il 20 luglio
sulla querelle Foibe e Pio XII,
una polemica fuori luogo
Ignazio Ingrao firma la replica di “Panorama” ai commenti usciti sul suo servizio precedente. «I pacelliani
insorgono contro “Panorama” – scrive il giornalista –
eppure, proprio la condotta tenuta dal Papa verso Tito
ad ‘assolvere’ quella nei confronti del nazismo». E prosegue Ingrao: «Grida allo scandalo [...] la nipote del
Pontefice, Amalita Pacelli, che parla di ‘castelli accusatori ai danni di un Papa che era rimasto coraggiosamente solo nella Roma occupata dai tedeschi a far fronte a
problemi immensi’. E con lei insorgono tutti i difensori
di Pio XII che in questi anni hanno lottato contro la ‘leggenda nera’ (alimentata dalla storiografia anglosassone)
sui silenzi del Pontefice di fronte al nazismo. [...]
La difesa di Pacelli arriva anche dal cardinale Achille
Silvestrini, alla luce della sua lunga esperienza in segreteria di Stato e nella Curia vaticana. Per il cardinale
Silvestrini occorre tenere presenti le difficoltà di comunicazione durante la guerra: ‘Le notizie giungevano alla
Santa Sede in ritardo e in maniera frammentaria. È difficile immaginare che in quella situazione Pio XII potesse
fare di più. La responsabilità principale spettava al governo alleato a Trieste’.
Ma a ben vedere – nota il commentatore di “Panorama” – la documentazione vaticana sulle foibe offre nuovi
e decisivi argomenti proprio a coloro che contestano la
tesi dei “silenzi di Pio XII”. Papa Pacelli non può certo
essere accusato di essere filocomunista o, addirittura,
filotitino. Eppure, anche nei confronti del regime jugoslavo, come di quello tedesco, adottò una strategia diplomatica improntata alla prudenza, dettata anche dal
timore di aggravare ulteriormente i rischi per le Chiese
di quei paesi, preferendo un lavoro sotterraneo di convincimento e di pressione sui governi, senza clamorosi
proclami. ‘Un atteggiamento, quello della prudenza, che
non viene mai meno in Pacelli, che si tratti di comunisti
come di nazisti’ spiega Gian Maria Vian, storico, docente all’Università di Roma
La Sapienza e autore di un recente saggio sui silenzi
di Pio XII. ‘Questo nuovo materiale conferma che la
figura di Pacelli non può essere appiattita sugli stereotipi
politici di Papa di Hitler o cappellano dell’Occidente, o
al contrario filocomunista. Il Papa scelse sempre la carta della pace e della vicinanza alle vittime, tanto che
alcuni storici parlano di diplomazia dell’assistenza, nella
linea già tracciata da Benedetto XV’.
Pio XII, ricorda Vian, istituì a questo scopo l’Ufficio
informazioni sui prigionieri di guerra, per assistere le
famiglie nella ricerca dei dispersi e nell’Archivio segreto Vaticano sono già consultabili 4 milioni di schede e
10 milioni di documenti sui prigionieri di guerra. Nessun nuovo attacco alla figura di Pio XII dunque, – conclude Ingrao – bensì nuovi argomenti offerti proprio al
partito pacelliano che vorrebbe vederlo presto beato».
P.C.H.
Ottobre 2006
Sull’atteggiamento della Santa Sede,
e di Pio XII in particolare, in merito agli
eccidi delle foibe, riproduciamo una
parte dell’intervista al prof. Giuseppe
Parlato, docente di Storia Contemporanea nell’Università S. Pio V e presidente della Fondazione “Ugo Spirito” di
Roma, a cura di Rosanna Turcinovich
Giuricin, apparsa su “La Voce del Popolo” del 15 luglio scorso. L’intervista
integrale è pubblicata sul sito
www.arcipelagoadriatico.it
Trieste. Ogni volta che si ragiona sul
dramma delle foibe si riparte da zero,
come se nulla fosse stato detto, come
se il tabù non fosse mai stato rimosso.
In effetti è così, lunghi anni di silenzio
non hanno fatto che ampliare questa
sensazione, e pagine e chiarimenti, non
bastano a sedare il senso di vuoto
cosmico che accompagna, da sempre,
la vicenda. Un’ingiustizia subita rimane tale per sempre e a nulla serve
ridefinirne i contorni, a meno che non
lo si faccia con il distacco dello storico.
Succede però, [...] che i mass media, arrivino prima della scienza, a dare
in pasto al pubblico i fatti senza i commenti. Giusto o sbagliato? [...] Il fatto:
“Panorama”, poi il “Corriere della Sera”,
i commenti si moltiplicano: al centro il
ruolo di Pio XII, già accusato di avere
taciuto sui lager nazisti, che – si insiste
ora – tacque anche sulle stragi di italiani compiute dai partigiani diTito nel ’45.
Ad indicarlo – spiegano gli articolisti –
sono i documenti conservati nell’Archivio segreto vaticano: si tratta di un fondo, fino a oggi inedito, che raccoglie
testimonianze relative a questo dramma.
«Noi siamo abituati a considerare
la politica della Chiesa – afferma il prof.
Giuseppe Parlato – in base ai canoni che
si sono imposti negli ultimi decenni, cioè
di una Chiesa che interviene visibilmente su tutte le questioni del mondo, ampliate dai media, con una preghiera del
Pontefice in nome di tutte le vittime.
Questo però è l’atteggiamento della
Chiesa dopo il Concilio a cominciare
da Papa Giovanni XXIII ma soprattutto
da Paolo VI che inizia a viaggiare.
Prima del Concilio, però, non era
così, la Chiesa non interveniva direttamente sulle questioni. Esisteva allora un
criterio chiamato della dottrina sociale
cristiana che consisteva nel fatto che il
Pontefice lanciava delle direttive, venivano recepite dai cattolici a livello di
strutture ecclesiali e dagli intellettuali,
che partendo da questi messaggi elaboravano una dottrina sociale. Ricordo
che la maggior parte delle allocuzioni
di Pio XII, per esempio, nel periodo della
guerra, sono dedicate alle categorie professionali che recepivano questo messaggio e operavano sul sociale».
Che cosa dovrebbe significare tutto
ciò nel dibattito sulle foibe?
«Riteniamo sia grave lacuna, grave
mancanza di Pio XII di non aver parlato, in maniera aperta, visibile ed esplicita dell’Olocausto e, in altri termini
delle foibe. Però, bisogna considerare
che la visione della Chiesa degli anni
Trenta e fino ai Cinquanta, non permetteva interventi espliciti che altrimenti
avrebbero determinato una recrudescenza dei crimini stessi. Si dice spesso
che se il Papa avesse agito nei confronti
del nazismo in maniera evidente, concreta, per esempio con un anatema
pubblico, i cattolici tedeschi e anche i
protestanti tedeschi avrebbero avuto sicuramente a soffrirne».
Perché, quali i meccanismi che si
sarebbero innescati?
«Hitler avrebbe considerato i cattolici tedeschi nemici dello Stato, con un
alleato come il Pontefice con il quale
già il Fuhrer non andava d’accordo. Per
tanto sarebbero stati oggetto di persecuzione, nella stessa misura degli ebrei,
e tutto questo si poteva dedurre dai tantissimi segni già presenti nella logica
tedesca del nazismo».
Sono considerazioni già affrontate
dalla storiografia?
«Senza dubbio, c’è un dibattito in
corso, non sulle foibe, ma sull’Olocausto sì, c’è una lunghissima discussione.
9
DIFESA ADRIATICA
Il giudizio del presente
Custoditi dall’Archivio vaticano
i documenti sulla verità delle foibe
Intervista al prof. Giuseppe Parlato
Per citare un esempio, nei tre volumi di
Matteo Napoletano sull’argomento, uno
studioso molto importante e raffinato,
non su posizioni propriamente cattoliche, che insegna all’Università di
Urbino, si affrontano osservazioni di
questo genere. Ma il vero problema
dell’analisi storica è di capire che noi
non possiamo valutare episodi diversi
avvenuti in momenti diversi con i metri
morali ed intellettuali che abbiamo oggi.
Nel caso specifico delle foibe, sicuramente al Pontefice arrivarono notizie da
parte dei vescovi e dei sacerdoti della
zona, perché ne erano chiaramente informati. Se il Pontefice avesse fatto
un’azione visibile di tutela, di difesa o
di denuncia per quello che stava succedendo non credo che Tito sarebbe rimasto colpito dalle frasi del Papa e
avrebbe improvvisamente cambiato indirizzo chiedendo scusa al mondo intero. E neppure credo che inglesi e americani posti di fronte a questa denuncia
avrebbero improvvisamente abbandonato il loro neutralismo e avrebbero reagito in forze per aiutare le popolazioni
così colpite dalla tragedia. Ricordiamoci, per ritornare un attimo all’Olocausto, che furono soprattutto loro (inglesi
e americani) ad opporsi al passaggio in
Israele degli ebrei minacciati dal
nazismo. Sono certo, perché questo era
il modo di trattare la questione da parte
della diplomazia vaticana, che ci siano
state pressioni presso le diplomazie ed i
gabinetti presso i Ministeri degli esteri
dei Governi di tutto il mondo su questi
problemi sia sull’Olocausto che sulla vicenda delle foibe, ma non si sono mai
tradotti, perché non si dovevano tradurre, in dichiarazioni pubbliche». [...]
Sulla vicenda foibe ci sono stati silenzi anche più lunghi…
«A beh questo sì, credo sia una delle certezze sulla vicenda, come sappiamo benissimo quali siano le ragioni di
questo silenzio, anche di carattere internazionale. Ad un certo punto la Jugoslavia lascia l’Unione Sovietica e diventa un interlocutore privilegiato del
mondo occidentale, chiaramente sollevare questo problema avrebbe significato mettere in discussione un faticoso
equilibrio conquistato con il distacco
della Jugoslavia dal Patto diVarsavia. Né
le diplomazie, né gli intellettuali, né in
questo caso la Chiesa cattolica ritengono di dover intervenire, gli uni per inerzia, per strategie di carattere geopolitico,
gli altri, in questo caso il Vaticano, a mio
avviso, di tutela del mondo cattolico
comunque esistente che è indubbiamente perseguitato. Ovviamente tutto
questo si fa sulla pelle degli istriani,
fiumani e dalmati».
Ma ora si aprono gli archivi, e lo storico ha degli obblighi?
«[...] La nostra sensibilità è molto
cambiata in questi ultimi sessanta anni,
e questo penso sia un fatto positivo per
l’acquisizione di elementi nuovi e di
sensibilità diversa. Ribadisco, che l’errore più grosso che si possa fare ora a
livello storico, è quello di usare il metro
di giudizio attuale, rispetto a situazioni
e a problemi che si riferiscono ad epoche, anche non tanto diverse da noi, ma
connotate da diversi atteggiamenti e
parametri di giudizio. Questo non vuol
dire che non può esistere un giudizio
morale, perché questo non ha tempo,
ma il giudizio storico è diverso, deve
capire l’episodio, contestualizzarlo e
fare un riferimento pertinente al periodo in questione e alle sensibilità e alle
mentalità del periodo trattato. Dobbiamo tenere presente quale è stato l’atteggiamento della Chiesa, direi dal suo
sorgere e fino agli anni del Concilio e,
che cosa ha rappresentato, la mutazione di impostazione che la chiesa si è
data dopo il Concilio vaticano secondo
– ricordiamoci che Giovanni XXIII è
uscito una sola volta o due dal Vaticano, una delle quali per andare a Loreto
–. Con Paolo VI la situazione cambia
radicalmente, egli viaggia come nessun
pontefice prima di lui aveva immaginato di fare. Non è solo una questione di
comodità di percorsi e di facilità di mezzi di comunicazione, è anche una trasformazione profonda nell’ottica pastorale della chiesa. Prima non aveva bisogno di viaggiare, bastava che lanciasse
dei messaggi in un mondo che era comunque cristiano. I totalitarismi del
Novecento fanno cambiare radicalmente questa mentalità, c’è un processo di
scristianizzazione che inizia con la prima guerra mondiale e si accentua con
la seconda e il Papa deve intervenire in
prima persona ed essere esso stesso
messaggio visibile di una dottrina e di
una fede. Ecco perché deve intervenire
su tutte le questioni che il mondo presenta come gravi, a livello di denuncia,
a livello di fede, a livello di tutela».
Quando si parla di foibe, spesso ci
si limita ai fatti del ’45, dimenticando
quanto accadde nel 1943. Come mai?
«Le foibe nel ’43 furono un fatto circoscritto, evidenziato subito, ma dai
Tedeschi, che si perde inoltre del mare
magnum di una guerra. Quelle del ’45
sono una vicenda che ha suscitato clamore per il numero di persone colpite,
ma anche per la parallela presenza di
un esodo importante sia dal punto di
vista numerico che sociale. È possibile
inoltre che nella primissima fase non
fosse chiara una reale consapevolezza
del livello della situazione».
Purché se ne parli, è stato ripetuto
spesso, anche in questo caso?
«Non sono d’accordo sul purché se
ne parli, riguarda di più la sfera della
pubblicità giornalistica che il discorso
di approfondimento storico. Credo che
sia importante sapere come siano andate le cose. Verificare quindi anche a
livello di ricerca storica – un altro settore che bisognerebbe aprire – e vedere
anche nelle diplomazie internazionali
quale sia stato l’atteggiamento del Vaticano e che tipo di provvedimenti abbia
preso. Molto spesso l’atteggiamento del
Vaticano non parte dalla denuncia pubblica, ma parte dai fatti. È vero che non
ha fatto nessuna dichiarazione pubblica in ordine all’Olocausto, ma è anche
vero che ha operato in maniera molto
consistente nel salvataggio degli ebrei
romani, per esempio [...]. Bisognerebbe verificare che cosa è stato fatto in
Istria e zone limitrofe. Io credo poco, è
una mia sensazione, ma c’è una spiegazione. Quella italiana, lungo l’Adriatico Orientale, è una presenza non
identificabile immediatamente come
cattolica. Il cattolico è il croato. Nella
tradizione culturale, l’italiano è il liberale: su questo ci sono molte testimonianze e molte analisi. È quindi probabile che da parte delle stesse autorità
religiose non ci sia stato un atteggiamento di percezione immediata della gravità della cosa».
Rimane, come dice il prof. Giuseppe Parlato, il giudizio morale, anche a
distanza nel tempo, che non ha valore
scientifico e può giustamente essere individuale e collettivo. Quello sì, dipende dalle sensibilità del presente, ed è
facilmente immaginabile.
Rosanna Turcinovich Giuricin
Don Bonifacio, un martire
in attesa di beatificazione
Su “Ragionpolitica”, sito internet di
informazione e dibattito, è apparso l’11
luglio scorso un intervento di Vincenzo Merlo dal titolo Don Francesco
Bonifacio, vittima del regime titino.
Ne riportiamo alcuni significativi
passaggi.
Tra le vicende degli oltre 120 sacerdoti italiani uccisi per mano di partigiani comunisti sul finire della seconda guerra mondiale si desidera qui
delineare quella di don Francesco
Bonifacio. La sua figura – a cui nel
2005 il sindaco di Trieste Dipiazza (su
iniziativa del consigliere regionale di
Forza Italia Bruno Marini) ha meritoriamente dedicato una via della
città giuliana – e il suo martirio ad opera del comunismo costituiscono un
simbolo importante di tutta la tragica
vicenda delle foibe e dell’esodo
istriano-dalmata, evidenziando come
lo strumento della persecuzione religiosa abbia svolto un ruolo rilevante
nella «politica del terrore» realizzata
dal regime jugoslavo del Maresciallo
Tito.
Don Paolo Rakic, vice postulatore
della causa di beatificazione di don
Bonifacio, si dice convinto che il sacerdote fu ucciso non perché portabandiera di un gruppo o di una fazione, ma solamente in odium fidei, nel
quadro cioè di una persecuzione che
colpì numerosissimi esponenti del clero (dai vescovi ai semplici preti, italiani, sloveni e croati), come confermato
dall’aggressione a Monsignor Santin
fino a quella a Monsignor Ukmar, che
vide l’assassinio del suo accompagnatore Don Bulesic.
[...] Nato a Pirano nel 1912 da una
famiglia umile e profondamente cristiana, don Francesco era il secondo
di sette figli. [...] Ordinato sacerdote
nel 1936 nella cattedrale di S. Giusto
a Trieste, ebbe il suo primo incarico a
Cittanova e successivamente assunse
la responsabilità della curazia di Villa
Gardossi, vicino a Buie, in Istria. Case
sparse, senza luce, l’acqua molto lon-
tana. Don Francesco si fece subito
amare perché visitava ogni famiglia,
specie se c’era un ammalato, e il poco
che aveva lo distribuiva ai poveri. Così
lo ricorda il fratello minore Giovanni:
«Don Francesco profuse tutte le sue
energie nell’apostolato. D’estate si alzava alle cinque, d’inverno alle sei, e
subito si recava in chiesa. Dopo la
Messa andava a scuola per insegnare
il catechismo. Nel pomeriggio si rimetteva in cammino per conoscere tutti
gli abitanti della zona e per portare loro
la parola del Signore».
[...] Dopo la fine della guerra l’Istria
passò di fatto sotto l’amministrazione
diretta del governo jugoslavo, che progressivamente mise a tacere tutte le
persone scomode, lontane dall’ideologia marxista. [...] Sotto tiro, da parte
delle forze di Tito, soprattutto la Chiesa e gli italiani. «Come passano i giorni? Tra delusioni e paure», scrive don
Bonifacio nel febbraio del 1946. Ma
non disarmò mai, non indietreggiò
nemmeno di fronte alle intimidazioni: furono tagliate le funi delle campane e la chiesetta fu imbrattata con scritte oltraggiose. Benvoluto dai suoi compaesani, fu consigliato di andarsene:
era in pericolo. Ma all’imbrunire
dell’11 settembre 1946 (aveva 34
anni), tornando verso casa dopo una
visita a Grisignana, venne fermato da
due uomini della Guardia Popolare.
Un contadino che era nei campi si avvicinò ai sicari e chiese loro di lasciar
andare il suo prete, ma fu allontanato
brutalmente e minacciato perché non
dicesse nulla di ciò che aveva visto.
Poco dopo le guardie sparirono nel
bosco. [...] Da allora non si seppe più
nulla di lui. Il suo corpo scomparve,
gettato nella foiba di Martines, 180
metri di profondità. Così l’Arcivescovo Antonio Santin ha voluto ricordare
Don Francesco: «Incontrare un fiore
in una giornata gelida, mentre le raffiche di vento ululano sinistre, penetrano nelle case e spazzano le campagne, accende nell’anima la certezza
che la terra non è un deserto senza
speranza. Don Francesco Bonifacio,
nella stagione violenta della guerra e
del dopoguerra, fu tale fiore, dai colori tenui, ma splendido. Poi la tempesta lo divelse».
Trieste, Centro Pastorale Paolo VI, 29 maggio 2003, convegno dedicato dall’ANVGD
e dal CDM a Don Francesco Bonifacio in occasione della presentazione del n. 3
dei “Quaderni del CDM”, a firma di Sergio Galimberti, sul martirio del sacerdote istriano.
Nella foto, da destra: Renzo Codarin, Sergio Galimberti, Paolo Sardos Albertini,
don Ettore Malnati, padre Paolo Rakic (Foto emme&emme studio)
10
DIFESA ADRIATICA
Ottobre 2006
La mostra curata dalla Provincia
Firenze, il bronzo greco di Lussino
diventa «l’Atleta della Croazia»
L’ANVGD: «si ignorano i più elementari rudimenti della Storia»
Firenze. A Palazzo Medici Riccardi, dal 30 perde occasione si comportò quella mattina René
settembre 2006 al 30 gennaio 2006, sarà esposto Wouters, belga di Bruxelles in vacanza a Lussil’Apoxyomenos, lo splendido bronzo ellenico ri- no, la più esterna delle grandi isole settentrionali
salente al VI secolo a.C., che rappresenta un atle- che guardano la punta della penisola d’Istria. Vita delle dimensioni di circa due
sta la giornata René decise di
metri, opera presumibile del
immergersi in un braccio di
grande Lisippo, rinvenuto nel
mare solitamente esposto ai
1997 nelle acque antistanti Luscolpi di bora, poco fuori il porsino, perduto da una nave romaticciolo di Lus-singrande, e di
na. Dopo un complesso ed acandare profondo, magari scicurato recupero e restauro da
volando verso i sessanta, la
parte dell’Opificio delle Pietre
quota massima in quel tratto
Dure di Firenze, la statua ha podi fondale.
tuto riprendere lo splendore oriLa discesa fu bruscamenginario. La mostra è un evento
te interrotta a -45 metri dalla
unico ed irripetibile: infatti,
visione di un corpo disteso
l’«atleta» è stato esposto a
sulla sabbia, la testa appogZagabria e, dopo la mostra di Così nelle acque di Lussino
giata su un cuscino di roccia.
Firenze, tornerà definitivamente
Alla luce della torcia elettrivenne rinvenuto nel 1997
in Croazia. Palazzo Medici
ca, così coperto di incrostal’Apoxyomenos
Riccardi è inVia Cavour 3. L’orazioni e di alghe, sembrava un
rio di visita è 9.00-19.00 (escluso il mercoledì, tel. morto saponificato e man-giucchiato dai pesci,
055. 27.60.340). L’ingresso costa 5 euro e com- non certo una bella impressione. René stava inprende il percorso museale del palazzo.
vece regalando alla storia – senza nulla pretenPeccato che il titolo dell’esposizione sia del dere, se non di partecipare alle operazioni di
tutto incongruente e deviante: «l’Atleta della recupero – un grande capolavoro di arte antica:
Croazia». Cosa vorrebbe significare? Quali scul- l’Apoxyòmenos (atleta che si deterge dopo la
tori ellenici può vantare la Croazia per ilVI secolo gara). La delicatissima operazione di recupero,
a.C.? E quale entità croata esisteva a quel tempo? richiese cinque giorni pieni di lavoro.
Prima di sottolineare il madornale errore storico
Una nave romana, fra il II sec. a.C. e il I sec.
nascosto dietro questa improbabile denominazio- d.C., risaliva la costa orientale dell’Adriatico prone, torniamo di qualche anno indietro.
venendo dalla Grecia, dove la statua era stata
Era uno straordinario giorno d’estate, quel 12 fusa o venduta o, più probabilmente, razziata
luglio 1997, di quelli che un subacqueo non si (come sembrerebbe testimoniare uno spezzone
lascia sfuggire. Mare piatto, solo un alito di tra- di basamento in bronzo rimasto attaccato alla
montana giusto per togliere l’afa e una trasparen- pianta del piede destro). Un pilota molto esperto
za nell’acqua per decine di metri, come non ca- doveva essere al timone dell’imbarcazione se arpita spesso nel labirinto di canali fra le centinaia rivando in vista di Lussino, aveva ormai attraverdi isole, isolotti e scogli che da Fiume a Ragusa sato l’immenso arcipelago della costa dalmata
punteggiano il mare. E da subacqueo che non dove bisogna conoscere bene il proprio mestie-
La testa
e l’intero
della statua
bronzea,
dopo
il restauro
re per orientarsi e, sopratutto, non cadere nella
trappola di quei veri e propri corridoi del vento
che si formano nei passaggi tra le isole. Uno di
questi corridoi, il più temuto ancor’oggi, in perfetto allineamento con la bora battente da nordest, è quello della cosiddetta «bocca» di Segna;
qui (sulla costa a settanta chilometri a sud di Fiume) si affaccia una valle che taglia l’alta
strapiombante catena del Velebit e che lascia
correre il vento tra le isole di Veglia e Arbe, fino
ad investire le rive sudorientali delle isole di
Cherso e Lussino.
Il pilota della nave romana aveva condotto
bene fino alla punta meridionale di Lussino, poi
tentò il breve canale per mettersi al riparo delle
raffiche di bora dietro ad un isolotto. Non ce la
fece per qualche decina di metri. Oppure si mise
in salvo, perdendo tuttavia la statua, o addirittura
disfacendosene deliberatamente perché il pesante bronzo sbilanciava l’imbarcazione. Storie normali per i vecchi pescatori e mercanti di mare
del Quarnero... Dove andava la nave con il suo
carico d’arte? Era ormai vicina alla meta se si
dirigeva verso l’importante capoluogo romano
di Absorus (attuale Ossero), affacciato sullo stretto passo di mare che divide Lussino da Cherso; o
forse doveva approdare a una città della terraferma, come Tarsatica (Fiume) all’interno del golfo
del Quarnaro o Pietas Iulia (Pola) sulla punta
dell’Istria; oppure appena più a nord, alle bellissime Pullariae (le isole Brioni) ricche di ville imperiali; o forse l’Apoxyomenos era atteso nella ben
più lontana e – se i tempi erano maturi – potente
Aquileia. Chissà se arrivò mai la notizia del naufragio.
Ma dopo quest’affascinante storia, il suo secondo naufragio la statua lo vive oggi, approdando alla mostra di Firenze con l’improbabile denominazione di «atleta della Croazia». Sulla risibile
insensatezza del titolo scelto dalla Provincia di Firenze per la mostra, è intervenuta l’11 agosto
l’ANVGD nella persona del Segretario nazionale
Zoia, che ha scritto una lunga nota di protesta all’assessore alla Cultura della Provincia, Maria Cassi,
al presidente della Provincia di Firenze, Matteo
Renzi e al sindaco del capoluogo toscano,
Leonardo Domenici e, per conoscenza al Soprintendente dell’Opificio delle Pietre Dure di Firenze, Cristina Acidini. Ecco il testo della lettera.
«Apprendo dalla stampa che il Suo Assessorato ha organizzato dal 30 settembre al 30 gennaio
prossimi a Palazzo Medici Ricciardi la Mostra
“Apoxyomenos, l’atleta della Croazia” con l’esposizione della statua bronzea raffigurante un atleta
e ritrovata nelle acque di Lussino nel
1997, restaurata poi dall’Opificio delle Pietre Dure
di Firenze. Tale preziosissima statua è opera del
greco Lisippo, vissuto nel IV sec. a.C., e andò perduta in occasione dell’affondamento di un’imbarcazione romana che risaliva l’Adriatico tra il I e il
II sec. a.C. Mi stupisce quindi che l’atleta,
magistralmente riprodotto da Lisippo, venga classificato “della Croazia”, quando tale denominazione è correlata esclusivamente all’attuale nazione a cui l’isola di Lussino appartiene.
Non ritengo infatti che le denominazioni storiche siano legate alla geopolitica contemporanea, ma debbono necessariamente far parte di un
contesto storico immutabile, tale da rappresentare per chiunque un punto di riferimento saldamente ancorato alla realtà degli eventi.
Esprimo quindi, a nome mio personale e dell’Associazione degli Esuli giuliano-dalmati che
rappresento, lo sdegno per il falso storico perpetrato in questa occasione da chi ha organizzato
un evento così importante ignorando i più elementari rudimenti della Storia».
F.R.
TELEX DALLA SEDE NAZIONALE
TELEX DAL MONDO DEGLI ESULI IN ITALIA
“Difesa Adriatica”. Nello stesso giorno il giornale è stato
inviato via e-mail in tempo reale a tutti gli abbonati online.
* * *
25 luglio. L’ANVGD, per mano dell’Avv. Gian Paolo
Sardos Albertini, ha presentato il ricorso al Consiglio di
Stato per l’annosa problematica del riscatto degli immobili
assegnati agli Esuli.
Al fine di informare i nostri Lettori delle attività
che quotidianamente questa Sede nazionale e i Comitati
provinciali dell’ANVGD svolgono, nei più vari settori, pubblichiamo queste notizie flash, utili anche ad orientare coloro che ci leggono sulle tipologie di intervento che la stessa Sede nazionale può attivare per segnalare e correggere
distorsioni e inesattezze.
27 luglio. La ASL di Varese ha informato la Sede nazioConsigliamo i Lettori che volessero essere avvisati in
tempo utile per poter partecipare alle attività dei Comitati, nale di aver risolto positivamente il caso della Esule la cui
di contattare gli stessi per essere inseriti nell’elenco delle nuova tessera sanitaria la faceva risultare nata in Serbia
Montenegro. Come da nostra richiesta, la ASL ha contattato
circolari locali.
l’Esule e le ha consegnato la nuova tessera corretta.
* * *
DALLA SEDE NAZIONALE ANVGD
31 luglio. Aggiornati i dati sugli abbonati a “Difesa
4 luglio. Il Comune di Rapallo, in accordo con la no- Adriatica” regolarmente paganti e residenti in Italia. Dal
stra Segreteria nazionale, conferma che sui documenti di luglio 2005 al luglio 2006 sono aumentati del 16 %. Un
tutti gli Esuli ivi residenti verrà indicata anche la provincia ulteriore 16 % di aumento era stato già registrato nell’anno
precedente.
di nascita (Pola, Fiume e Zara).
* * *
* * *
1° agosto. La Direzione di “Difesa Adriatica” ha invia10 luglio. Il Ministro degli Esteri D’Alema ha scritto al
Presidente della Federazione Codarin e al nostro Presiden- to una nota di protesta all’Unione degli Istriani in riferite Toth, sottolineando la «linea privilegiata di contatto con mento al numero di maggio-giugno del loro notiziario, nel
la Federazione da Voi presieduta, di cui va riconosciuta la quale il presidente Lacota accusa l’ANVGD di falso «tramite
centralità e massima rappresentatività delle istanze degli informazioni incomplete e fasulle contenute in un’apposita rubrica di pettegolezzi ospitata su Difesa Adriatica». Nella
Esuli».
nota di protesta la Direzione di “Difesa” chiede la pubbli* * *
14 luglio. I dati definitivi del tesseramento ANVGD indi- cazione della precisazione, ai sensi delle vigenti leggi sulla
cano un aumento di soci dal 2004 al 2005 dell’11%. I soci stampa.
* * *
sono passati dai 7.224 del 2004 ai 8.037 del 2005, con un
3 agosto. La Sede nazionale fornisce, su richiesta delaumento di 813 unità. Tra le regioni più “socializzate” il
Veneto con 2390 iscritti, il Friuli Venezia Giulia con 1367, la Prefettura di Ravenna, tutte le informazioni necessarie al
la Lombardia con 1354, il Piemonte con 936, il Lazio con riconoscimento della qualifica di profugo per chi ancora
non la detiene.
590, la Liguria con 435, la Toscana con 347.
* * *
* * *
23 agosto. Scorrendo l’indirizzario italiano di “Difesa
17 luglio. Il Prefetto di Milano, a seguito di un intervento della nostra Segreteria Nazionale, ha disposto che Adriatica”, è stata rilevata la distribuzione del giornale a
Telecom Italia in rispetto della Legge 54/1989 apporti le livello regionale: 2182 copie nel Friuli Venezia Giulia (1627
opportune modifiche affinché tutte le strutture e gli uffici nella sola Trieste), 1060 nelVeneto, 931 in Lombardia, 816
del gruppo telefonico consentano le corrette indicazioni nel Lazio, 685 nel Piemonte, 472 in Liguria, 417 in Toscana, 218 in Emilia Romagna, 156 in Trentino Alto Adige,
delle località di nascita degli Esuli.
117 in Campania, 93 nelle Marche, 80 in Puglia, 54 in
* * *
18 luglio. Il Presidente ANVGD Toth ha inviato un mes- Sicilia, 50 in Abruzzo, 35 in Umbria, 29 in Sardegna, 12 in
saggio di congratulazioni al deputato italiano al parlamen- Calabria, 6 nel Molise, 5 nella Val d’Aosta e 2 in Basilicata.
to croato Furio Radin per aver ottenuto l’approvazione del- È proprio vero: gli Esuli sono dappertutto!
l’emendamento che impone la toponomastica bilingue nei
DAI COMITATI PROVINCIALI ANVGD
più importanti comuni istriani.
* * *
Cremona, luglio. Pubblicato dal nostro Comitato
21 luglio. Chiuso il numero di agosto/settembre di
ANVGD, presieduto con grande maestria da Mario Ive, l’ultimo numero de “El fogoler fiuman”. Nella cronaca l’annuncio che la biblioteca di volumi lasciata da Mario de
Vidovich, storica bandiera cremonese dell’associazionismo
degli Esuli, come da sua espressa volontà andrà a formare
il “Fondo speciale Venezia Giulia e Dalmazia” nella Biblioteca Statale di Verona.
* * *
Trieste. Il locale Comitato ANVGD ha promosso il 10
agosto le manifestazioni in occasione del 90° anniversario
del martirio di Nazario Sauro. Di particolare rilievo la cerimonia serale sul piazzale antistante la Stazione marittima
col picchetto di marinai in armi e la partecipazione della
Banda musicale dell’ ANVGD.
* * *
Venezia. Il Comitato ANVGD del capoluogo veneto ha
edito la sua circolare n. 67 nella quale, tra altre interessanti
notizie, ricorda che il tesseramento 2005 si è chiuso con
1053 iscritti. Il Comitato, oltre alla sede di Castello 3297/a
(Giovedì 16.30-18.30), dispone di una sede anche a Mestre
(Via Poerio 24 presso l’Ass. Artiglieri) aperta il martedì dalle 16.00 alle 18.00.
* * *
Brescia. Grazie all’intervento del Presidente del Comitato ANVGD Luciano Rubessa, la Regione Lombardia, per
il tramite dell’ALER di Brescia, ha emesso un bando per
l’assegnazione di alloggi di edilizia popolare riservati ai
profughi nel comune di Brescia, che prevede l’accesso alle
domanda per chi risieda o svolga la propria attività lavorativa nella provincia bresciana.
* * *
Milano. Il Comitato ANVGD comunica che la rappresentazione “Istria, Terra amata – La Cisterna”, previsto per
il 15 settembre ma sostituito con “Elegie Istriane”, verrà
programmata in altra data.
* * *
L’Aquila. Il Comitato ANVGD ha ricevuto la comunicazione che, grazie ad uno specifico interessamento dell’Associazione, anche a Bucchianico (CH) verrà intitolata una
via ai Martiri delle Foibe Istriane.
DALLE ALTRE ASSOCIAZIONI
Ragazzi di Busalla. Il terzo incontro dei fiumani che si
ritrovarono a Busalla dopo l’esodo, si terrà il 21 ottobre a
Genova presso il Centro Surf, Lungomare Lombardo 25.
Per informazioni Franco Gottradi 010.31 57 59 – 339. 89
50 162 o Dino Bologna 010.96 400 98 – 347.84 27 317.
* * *
Club Giuliano Dalmato di Toronto (Canada). Sabato 28
ottobre Festa d’autunno con cena e ballo in maschera presso
la sala Rialto del Centro Veneto. È uno dei consueti appuntamenti della compatta comunità degli Esuli che vivono a Toronto.
* * *
Unione degli Istriani. Ennesima caduta di stile sul notiziario di maggio-giugno dell’Unione (arrivato a fine luglio) con la pubblicazione di un “intervento” che contesta
l’operato del Comitato ANVGD di Trieste da parte di chi una
volta vi operava e ora collabora con l’Unione. Non mancherebbero neanche a noi occasioni reciproche da poter
pubblicare, con la differenza che noi abbiamo rispetto per
le altre associazioni degli Esuli, anche quando non ne condividiamo i metodi.
* * *
Mailing List Histria. Axel Famiglini, coordinatore della
Mailing List Histria (gruppo di discussione operante su internet
www.mlhistria.it), ha inviato un messaggio di saluto a neopresidente e neo-vicepresidente della nuova Euroregione
Adriatica. «Confidiamo che tale istituzione possa favorire quel
processo di riavvicinamento fra le due sponde dell’Adriatico
che noi tutti auspichiamo, memori di un tempo in cui le
genti dell’Adriatico ne solcavano le acque e, attraverso i commerci, trasportavano non solo le merci ma anche la cultura e
le antiche tradizioni delle nostre genti». Famiglini è anche
Delegato provinciale ANVGD per Forlì-Cesena.
* * *
Coordinamento Adriatico. Il sodalizio con sede a Bologna ha pubblicato sull’omonimo trimestrale alcuni interessanti approfondimenti sulla secessione del Montenegro
dalla Serbia, sulla Serbia e la UE e su altri argomenti di
nostro interesse. Per ricevere il periodico scrivere a “Coordinamento Adriatico”, Via delle Belle Arti 27/a, Bologna
40126.
* * *
Libero Comune di Pola in Esilio. Il sindaco Mazzaroli
ha manifestato, nel corso del Consiglio comunale del 7
luglio scorso, la sua intenzione di dimettersi dalla carica di
Vicepresidente vicario della Federazione delle Associazioni degli Esuli, lamentandosi di non essere stato fatto partecipe delle decisioni assunte a nome della Federazione.
* * *
CDM. L’Assessore regionale del Friuli-Venezia Giulia
Antonaz ha fatto visita alla sede di Trieste del Centro di
documentazione multimediale della Cultura giuliana,
istriana, fiumana e dalmata. Oltre a manifestare il suo apprezzamento per la gran mole di lavoro svolta pur in presenza di scarse risorse, l’assessore ha lanciato l’idea di
rifondare su basi diverse l’associazionismo giulianodalmata, puntando su una coesione tra tutte le realtà, indipendentemente da dove ora risiedano.
Ottobre 2006
DIFESA ADRIATICA
A TUTTO C’E’ UN PERCHÉ
Dopo aver ricevuto l’indennizzo per i beni abbandonati con
la legge del 2001, ho presentato i documenti successori di una
mia parente beneficiaria della mia stessa pratica e della quale io
sono unica erede; è passato un anno ma l’indennizzo di questa
quota non è ancora arrivato. Come mai, visto che la mia pratica è
già stata liquidata?
F.O. - Padova
La lettrice è stata liquidata in regime ordinario ad aprile 2005.
Successivamente la signora ha presentato i documenti successori
della parente per ricevere anche la sua quota.
In questo caso il Ministero allinea tutte le pratiche con delle
integrazioni da liquidare direttamente al termine dello scaglione
di competenza. In soldoni, la signora riceverà la quota della defunta parente solo a termine del pagamento di tutte le pratiche del
primo scaglione.
IMPORTANTE CORREGGERE L’ATTO DI NASCITA
Ho fatto correggere dal Comune di Arese l’indicazione del
mio luogo di nascita, che prima era erroneamente indicato come
Buzet. Ora finalmente sono nata a Pinguente. Ma il mio estratto di
nascita originale, nonostante abbia la relativa traduzione in italiano, continua a riportare Buzet!
G.M. - Arese (Milano)
Il Comune di Arese, su nostra indicazione, ha modificato nei
suoi atti la località di nascita della nostra socia. L’estratto di nascita
però è depositato presso il Comune di Genova, prima residenza
dopo l’esodo, e porta ancora la dicitura “Buzet” nonostante sia
completo di traduzione italiana.
Infatti neanche il traduttore seppe come riportare quel nome
in italiano. Questo fa sì che ogni uso verrà fatto di quell’estratto,
porterà nuovamente ad errori anche se ad Arese è stato tutto sistemato.
Il consiglio, su indicazione dello stesso Comune di Arese, è
quello di correggere anche l’estratto di nascita, fornendo al Comune di Genova la lista del glossario con tutte le traduzioni dei
nomi dei comuni dei territori ceduti. Il documento è disponibile
presso di noi o scaricabile su internet sul nostro sito www.anvgd.it.
CHI FA DA SÉ, FA PER INPS
Sulla vostra rubrica ho letto la lettera «Jugoslavia una persecuzione» di Ezio Susani da Orte Scalo. Mi permetto di invitare i
vostri Lettori a non disperare e pretendere dalla Pubblica Amministrazione il riconoscimento della Legge 54/89.
Aldo Tardivelli, Genova
L’attento lettore ci invia la lettera che l’INPS gli ha scritto, scusandosi con lui per aver malamente indicato il suo luogo di nascita e inviandogli tutta la modulistica fiscale rivista e corretta. Una
ulteriore riprova che la legge può e deve essere rispettata. Basta
volerlo.
CHI CERCA TROVA
90 E ASPETTO ANCORA
Ho avuto notizia, da persone nelle mie condizioni, del fatto
che hanno ricevuto la liquidazione per i propri beni abbandonati.
Avendo ormai raggiunto la tenera età di 90 anni, mi piacerebbe
poter godere dei soldi che dovrei ricevere. Se fosse vero, come
Lettere al giornale
FERMO POSTA
di Fabio Rocchi
I quesiti (possibilmente brevi) possono essere inviati alla Redazione (Via Leopoldo Serra 32, 00153 Roma, fax 06.5816852,
e-mail info@anvgd.it). Alcuni vengono tratti da più ampie interrogazioni che giungono alla sede nazionale dell’Anvgd.
qualcuno sostiene, che pagano prima le persone più anziane,
dovrei essere in posizione favorevole.
Fides Rovis - Trieste
Ripetiamo nuovamente quanto già chiarito in passato. La normativa che dava una “corsia preferenziale” ai beneficiari di indennizzi per i beni abbandonati molto anziani o in precarie condizioni di salute, non vale per la Legge 137/2001.
L’ordine di evasione dei pagamenti è stabilito unicamente dallo scaglione di valore di appartenenza e dalla data di presentazione della domanda. Chi ha già ricevuto l’indennizzo ha soltanto
fatto la domanda nel 2001 prima di lei. La non applicazione della
“corsia preferenziale” è stata giustificata dal fatto che ormai quasi
ogni pratica ha qualche beneficiario molto anziano o malato, per
cui tutti ne avrebbero avuto diritto e tutti quindi avrebbero però...
ugualmente aspettato.
ANCHE LE ASL BUONE FANNO LE CATTIVE
Con l’emissione di una fattura a mio carico per prestazione
sanitaria da parte dell’Asl Roma “C”, è stata violata la legge per
avermi attribuito, in modo arbitrario e in aperta difformità con i
documenti identificativi, il luogo di nascita quale Croazia anziché
Fiume. Non sono nato in Croazia e non sono mai stato cittadino
di detto Stato; Stato che ha trovato la sua costituzionalità il
25.6.1991 con la dissoluzione della Jugoslavia. Nel 1991 avevo
già 66 anni, non potevo essere nato in Croazia.
Azaleo Cergnul - Roma
L’ASL Roma C di Roma, a cui fa capo il Quartiere giulianodalmata della capitale, ha sempre tenuto come fiore all’occhiello
l’adeguamento del suo archivio alla Legge 54/1989. Evidentemente
il fiore all’occhiello è un po’ appassito, tanto più che i documenti
del lettore sono assolutamente corretti e non vi è quindi alcuna
scusante! In questo caso la ASL si è inventata di sana pianta una
nuova (e sbagliata) località di nascita per il nostro socio.
ESODO ED ESODANTI
Cari pubblicisti conterranei, ho notato che anche voi molto spesso, ormai sempre più spesso, usate termini impropri in merito al
nostro esodo. Su Difesa Adriatica di maggio a pag. 12 nell’articolo
«Tra virgolette» leggo che «nel capoluogo piemontese grazie al progetto ‘Esodanti e rimasti’...».
Ora siccome vivente è colui che continua a vivere, esodante
dovrebbe essere colui che continua ad andare in esilio, magari oltre
che esservi già. Mi sembra una mostruosità che mi sarebbe stata
bollata in un compito scolastico della scuola tecnica da me fre-
La nostra rubrica accoglie le ricerche di persone disperse dal tempo e dall’Esodo. Scriveteci a Via Leopoldo Serra
32 – Roma 00153, mandateci un fax allo 06. 58 16 852 o
una mail a info@anvgd.it, specificando sempre di autorizzare la pubblicazione dei vostri dati personali. Potete usare
gli stessi recapiti anche se siete in grado di darci notizie su
ciò che viene cercato.
E.M. di Trieste è una beneficiaria di una pratica di indennizzo per i beni abbandonati, che il Ministero dell’Economia cercava inutilmente da tempo per provvedere alla
liquidazione. È stato chiesto il nostro aiuto e siamo riusciti a
rintracciare la signora. Contemporaneamente anche il Ministero ha trovato riscontri positivi, per cui l’indennizzo è
stato regolarmente pagato.
* * *
Tina Moretti (fiumana doc) viene cercata urgentemente
dalla signora Costantina Migliozzi di Torino.
Fax 011. 77 15 175.
* * *
Lo scorso luglio ci scriveva il S.Ten. Pietro Cappellari:
«Per una ricerca storica mi trovo nell’assoluta necessità ed
urgenza di rintracciare gli eredi di Iolanda Dobrilla, nata a
Capodistria il 30/8/1926 e deceduta a Cottanello (Rieti) il 23/
4/1944. So che era figlia di un impiegato o dirigente di banca
di Capodistria di nome Mario Dobrilla, mentre la madre probabilmente si chiamava Ines Puglie. Nel 1944 risulta che la
Iolanda avesse un fratello piccolo, probabilmente oggi ancora in vita. È da diversi mesi che tento di rintracciare questa
famiglia – o i suoi parenti più prossimi – per comunicare loro
notizie riguardanti la giovane Iolanda, oggetto di una mia
ricerca sulla guerra civile sull’Appennino umbro-laziale».
Successivamente lo stesso Cappellari ci ha scritto per informarci dell’esito positivo: «Voglio ringraziare tutti coloro
che mi hanno aiutato nella ricerca della giovane Iolanda
Dobrilla. Infatti, dopo la comparsa di un appello su “Il Piccolo” di Trieste, sono riuscito ad entrare in contatto con la sorel-
la che – tristemente – nulla sapeva della tragica e disumana
fine di Iolanda. Presto ci incontreremo a Trieste e successivamente divulgheremo le tragiche notizie sulla fine di questa
piccola seconda Norma Cossetto, anche lei uccisa dai partigiani comunisti – questa volta di Terni – con la medesima
bestialità di quelli jugoslavi».
* * *
Sono un albonese appassionato di araldica e mi sarebbe oltremodo gradito ricevere delucidazioni in merito all’assegnazione del titolo nobiliare di barone al dott. cav.
gr.uff.O.b.s.s. Luciano Matteo Wiederhofer, come pure notizie sulla Sua nobile casata. Bruno Stepancich,Via Aquileia
49/b, Gradisca d’Isonzo 34072 (GO), stephan46@yahoo.it
* * *
Proponiamo una serie di ricerche di persone pubblicate dal sito internet della Lega Nazionale. Le segnalazioni
possono essere inviate alla nostra Sede nazionale o direttamente all’indirizzo internet indicato.
Sto cercando, ormai da anni di trovare delle informazioni su una persona, mia bisnonna, di cui dopo la seconda
guerra mondiale non siamo più riusciti ad avere notizie. Lei
si chiamava Bossi Rina Vittoria ed era nata nel 1906 il 22
dicembre. Lei risiedeva a Fiume dove ha avuto un figlio Evilio
Wild (mio nonno) e si è poi trasferita a Zara nel 1932. Dopo
di questo non sappiamo più nulla tranne che si era sposata
nel 1936 con un certo Corrado Leuzzi o Leuzi che probabilmente faceva il carabiniere e dovrebbe aver avuto dal marito
due figlie. Da quel che sappiamo poi sono scappati in Italia
ma di loro non si trova traccia. Potete aiutarmi in qualche
modo, segnalandomi magari a chi devo rivolgermi. Infinitamente grazie. Valentina. valentinawild@libero.it
* * *
Il mio nome è Victor Hugo Ponce Agapito, abito in Argentina nella città di Mendoza e leggendo l’articolo Le Foibe
d’Istria della Lega Nazionale ho trovato con dispiacere il
nome dei miei zii Luigi Agapito e Caterina Agapito vittime
11
quentata. Forse non ho il titolo per dare questi giudizi ma, per favore, giornalisti e letterati non diffondete nuove voci magari sbagliate.
Piero Devescovi, mail
L’espressione «Esodanti e rimasti», riportata sul numero di
maggio di “Difesa Adriatica”, è quella del progetto finanziato ad
una comunità italiana oltre confine. Non si tratta quindi di una
nostra invenzione ma di una denominazione ufficiale che, al di là
delle giuste Sue rimostranze, non avevamo titolo per modificare
in sede di stampa. Cedo a Lei volentieri la matita blu per correggere chi ha inventato una denominazione così sbagliata.
AVERE GIÀ I BENEFICI INPS
Dietro suggerimento dell’ANVGD ho fatto domanda all’INPS per
ottenere la perequazione automatica del beneficio riservato ai
profughi. L’ INPS ha respinto la richiesta. Ho fatto ricorso al Comitato provinciale INPS ma non ho ottenuto nessuna risposta.
Rodolfo Kuhar - Portogruaro (Venezia)
Il caso del signor Kuhar è particolare, nel senso che l’INPS gli ha
negato la perequazione «perché i benefici previsti sono già stati attribuiti con decorrenza gennaio 1985». Questo significa che il lettore
era già in pensione nel 1985, anno di decorrenza della legge sulla
maggiorazione per i profughi. Avendo fatto richiesta già allora, il
signor Kuhar ebbe immediatamente la maggiorazione di 15 euro,
che poi nel corso degli anni è andata aumentando fino a raggiungere i 33 euro di oggi. È questo quindi uno di quei pochi casi in cui non
occorre fare domanda all’INPS perché il beneficio viene già riscosso.
Consigliamo comunque, a scanso di equivoci, di farsi dare dall’ INPS
un estratto della pensione mensile dal quale risulti l’ammontare esatto
della maggiorazione che viene attualmente percepita.
GENEROSO RICONOSCIMENTO
Finalmente ho ricevuto i soldini per i beni abbandonati. È
mio dovere elargire all’ANVGD una parte di quanto inviatomi dal
Ministero dell’Economia (non molto): 100 euro è quanto posso
dare, ma è un segno significativo per il lavoro che voi avete fatto
per gli esuli. Non so se gli altri miei parenti abbiano fatto o faranno lo stesso ma mi auguro di sì.
M.T. - Roma
Abbiamo ringraziato privatamente il nostro amico Esule,
ma lo facciamo anche pubblicamente, comprendendo anche gli
altri che, nella riservatezza e senza pubblicità, comprendono a
pieno quanto è stato fatto per loro dalla nostra Associazione e
quanto siamo impegnati per quello che c’è - e non manca - ancora da fare.
“DIFESA ADRIATICA” È VOSTRA
Leggo sempre molto volentieri il vostro periodico mensile
che per me è come il “paese della mamma” con tanti nomi e
cognomi, tanti ricordi, tante fotografie. Se potrò, verrò a conoscervi. Anche se Padre Flaminio non c’è più, so che troverò tutti amici.
Non vorrei farvi perdere del tempo prezioso come lo può essere
quello di una redazione.
Alfredo Massari - Napoli
La aspettiamo con riconoscenza e sicuramente senza che ciò
sia un disturbo.
di quest’orrore a Pinguente. Io avevo notizie di loro per
antiche lettere che ancora conservo. I loro figli (4 fratelli e 2
sorelle) scrissero alla mia famiglia raccontando quanto successo. Dopo loro andarono a Trieste e da allora non abbiamo più avuto notizie da loro. Vorrei conoscere qualcosa di
quei figli e dei miei zii Luigi e Caterina. Vi domando quindi
qualche informazione su di loro. Arq. Victor Hugo Ponce
Agapito. webmaster@leganazionale.it
* * *
Sto cercando un mio parente scomparso nel 1945 a
Trieste. Faceva il carabiniere si chiamava Anzelmo Giuseppe,
forse è stato deportato. Qualcuno ha notizie più dettagliate?
Ringrazio anticipatamente. Diego. webmaster@leganazionale.it
* * *
Cerco notizie di Egidio Loi, 23 anni, proveniente dalla
Sardegna, nel 1945 faceva il carabiniere ausiliario a Pola.
Nell’aprile 1945 la famiglia ebbe sue notizie. Poi la famiglia seppe che fu fatto prigioniero e deportato in campo di
concentramento in Iugoslavia ma vicino all’Italia. Dopo i
prigionieri del campo furono trasferiti per ignota destinazione. Si sa che Egidio in quel periodo si sposò con una
ragazza del posto, certa Giulia Giovannini dalla quale ebbe
un figlio Giancarlo che perì tragicamente a Venezia nel 1968
nell’incendio della nave sulla quale prestava servizio. Qualsiasi informazione sarà gradita. Grazie di tutto. Giampaolo.
webmaster@leganazionale.it
* * *
Da “L’Arena di Pola” riportiamo la seguente ricerca.
Sto cercando informazioni allo scopo di commemorare la figura del Colonnello medico Isidoro Doria, già direttore dell’Ospedale della Marina a Pola, deportato dai titini
e scomparso nei primi giorni del maggio 1945. Invito eventuali lettori a comunicarmi qualunque notizia in loro possesso sul Dott. Doria e inerente la sua attività a Pola. Grazie
per la collaborazione.
Capitano di Corvetta Ing. Massimo Talini, Via del Sasso
13, Barga 55051 (Lucca), massimo_talini@libero.it.
12
DIFESA ADRIATICA
DALL’ITALIA
Ostuni (Brindisi). La giornalista e scrittrice
istriana Anna Maria Mori è stata insignita della
cittadinanza onoraria della località sulla costa
adriatica pugliese. Da dieci anni la Mori cura in
loco l’annuale manifestazione letteraria.
Venezia. In occasione della festa popolare
veneziana del “Redentore”, l’Isola del Lazzaretto
Nuovo ha ospitato il 15 luglio una serata di incontro e spettacolo dedicata alla storia del sale,
sulla produzione e commercio ai tempi della
Serenissima. Imbarcazioni storiche provenienti
da Cervia e da Pirano, già sedi di alcune importanti saline della Serenissima, hanno risalito le
antiche rotte per ritrovarsi nella serata a loro dedicata.
Soave (Verona). Giuseppe Gioseffi, 85 anni
ed Esule da Rovigno, ha ricevuto in omaggio
dall’ex Presidente Ciampi una speciale edizione
della bandiera italiana, dopo che la sua commovente storia era stata pubblicata su “L’Arena di
Verona”.
Roma. Il viceministro per gli italiani nel Mondo, Franco Danieli, ha illustrato le linee guida
del suo mandato. Il viceministro ha chiesto che,
come avvenuto per la recente legge per i discendenti dei giuliano-dalmati, anche per l’acquisizione della cittadinanza italiana in via “ordinaria” a residenti all’estero sia resa obbligatoria la
conoscenza della lingua italiana.
Roma. Papa Benedetto XVI ha ricevuto i
presuli della Conferenza Episcopale della
Croazia. Ricordando il desiderio della Croazia
di vedersi riconosciuta quale parte dell’Unione
Europea, il Papa ha rilevato che il Paese potrà
entrare in rapporti con gli altri popoli europei
«recando il contributo della propria cultura e delle
proprie tradizioni, nella ricerca condivisa della
piena verità sull’uomo. È infatti essenziale che
l’edificazione della casa comune europea sia
sempre basata sulla verità dell’uomo».
Roma. Incontro nella sede Rai della capitale
per la Comunità italofona, che da 20 anni raggruppa le emittenti radiotelevisive pubbliche in
lingua italiana. Ne fanno parte la Rai, la Radio
Vaticana, LaTV della Svizzera Italiana, Radio Tele
Capodistria, San Marino, con Radio Fiume e
Radio Pola quali osservatori. Con l’occasione è
stato presentato il nuovo sito internet
www.comunitaitalofona.org.
Rovereto (Trento). Sarà visitabile fino al 4
marzo 2007 la mostra aperta al Castello di
Rovereto e dal titolo “La scelta della Patria – Giovani volontari nella Grande Guerra” che rievoca
la difficile scelta patriottica di inizio ‘900 dei giovani italiani trovatisi sotto l’Austria ma desiderosi
di difendere il tricolore. Cesare Battisti, Fabio Filzi,
Damiano Chiesa, Nazario Sauro ma anche Scipio
Slataper, Carlo e Giani Stuparich vengono rievocati in 50 pannelli insieme ad altre storie “anonime” ma pure sempre molto rappresentative. La
mostra è aperta tutti i giorni dalle 10 alle 18.
L’Aquila. Si è tenuto nel capoluogo abruzzese
il convegno «Integrazione sociale ed economica dell’Euroregione Adriatica» che ha trattato a
livello internazionale l’interscambio del lavoro
sulle due sponde dell’Adriatico, comprendendo
così le problematiche sia della mano d’opera
proveniente in Italia da est, che degli imprenditori italiani che investono verso est.
Passariano (Udine). A Villa Manin si sono incontrati Riccardo Illy e Giancarlo Galan, presidenti delle Regioni FriuliVenezia Giulia eVeneto.
Nell’incontro si è parlato anche dell’imminenza
della formazione di una nuova Euroregione comprendente FVG, Veneto, Carinzia, parte della
Slovenia e della Croazia. Veneto e FVG hanno
già partecipato a Pola alla fondazione della
Euroregione Adriatica. Ma di quante euroregioni
vogliono far parte?
Roma. Si è chiusa il 20 settembre nel complesso monumentale delVittoriano la mostra «Le
radici della Nazione». In una delle sale espositive
spiccavano due incisioni geografiche del
Coronelli (fine ’600) sull’Istria e sul litorale adriatico orientale. Le carte contenevano una dettagliata descrizione dei domini della Serenissima
dando una tangibile dimostrazione della diffusissima e consolidata toponomastica italiana utilizzata per secoli nei territori costieri, e non solo
quelli, dell’Istria e della Dalmazia.
Trieste. La Giunta Regionale del Friuli-Venezia Giulia ha autorizzato l’erogazione di 300.000
euro per il 2006 a sostegno delle attività culturali, artistiche, sportive, ricreative, scientifiche,
educative, informative ed editoriali della mino-
Ottobre 2006
TRA VIRGOLETTE
“
Fatti, fatterelli, curiosità e notizie
dalle associazioni e dalla stampa
ranza slovena nella regione.
Fertilia (Sassari). È di un milione di euro lo
stanziamento per la riqualificazione di alcune
aree della borgata giuliano-dalmata di Fertilia. Il
Comune di Alghero, dietro la pressante richiesta
del Comitato di Quartiere, interverrà sulla sicurezza e sullo stato di degrado di alcuni impianti
viari e di aree verdi. Sempre a Fertilia è colata a
piccolo l’ultima “battana” ormeggiata nel porticciolo di Fertilia. L’imbarcazione simbolo delle
coste istriane era esodata in Sardegna con il suo
proprietario, la cui vedova non era ultimamente
più in grado di curare la manutenzione.
Trieste. Il governo italiano ha rifinanziato la
diffusione del quotidiano triestino “Il Piccolo” in
abbinamento gratuito con i giornali in lingua italiana di Croazia e Slovenia. Gli italiani
oltreconfine e i turisti potranno così leggere gratuitamente “Il Piccolo” acquistando il quotidiano “La Voce del Popolo” edito a Fiume e diffuso
in Istria e Dalmazia.
Pignataro Maggiore (Caserta). Il Consiglio
comunale ha approvato la richiesta di intitolazione di una strada ai “Martiri delle Foibe”.
Trieste. Sono 300.000 gli euro stanziati anche quest’anno dalla Regione Friuli-Venezia
Giulia a sostegno delle attività delle associazioni
degli Esuli giuliano-dalmati. Frazionati in diversa misura, i fondi andranno all’Associazione delle
Comunità Istriane (60.000 euro), all’Unione degli Istriani (49.000 euro), all’ANVGD di Trieste
(35.000 euro), Udine (18.000 euro), Gorizia
(12.000 euro) e Pordenone (7.000 euro), all’Associazione Giuliani nel Mondo (35.000 euro),
alla Società Istriana di Archeologia e Storia Patria
(26.000 euro), alla Federazione delle Associazioni degli Esuli (20.000 euro), al Circolo di Cultura istro-veneta Istria (12.000 euro), all’ADES
(9.000 euro), al Libero Comune di Pola in Esilio
(6.000 euro), alla delegazione di Trieste del Libero Comune di Zara in Esilio (6.000 euro), alla
Fondazione Rustia Traine (5.000 euro).
Pavia. Il Va’ pensiero ed un lunghissimo applauso hanno concluso in Santa Maria di
Caravaggio a Pavia l’ultimo saluto a Tullio
Rochlitzer, indimenticato campione di basket
negli anni ’50 con la squadra del capoluogo fino
al terzo posto in serie A e rimasto per decenni
poi nell’ambito della pallacanestro. All’addio
erano presenti numerosi suoi compagni di squadra e soprattutto i tantissimi che ne hanno sempre apprezzato le doti di zaratino.
OLTRE CONFINE
Goli Otok – Isola Calva. Due vescovi e settanta sacerdoti croati hanno celebrato una messa in suffragio delle vittime del campo di concentramento del regime di Tito, attivo soprattutto
dal 1948 al 1956. Le autorità politiche croate
non hanno apprezzato la coincidenza di date,
tale che la cerimonia è avvenuta proprio il giorno della festa nazionale antifascista.
Ragusa di Dalmazia. Si terrà a novembre
a Ragusa l’appuntamento decisivo per la Commissione internazionale per la conservazione
del tonno. La razza è seriamente minacciata
per le continue violazioni ai limiti imposti alla
pesca. Nel Mediterraneo è il tonno rosso quello più ricercato ed apprezzato. Il WWF rivolgerà l’ultimo appello a Unione Europea, Stati
Uniti e Giappone per salvare proprio il tonno
rosso.
Zagabria. Il Consiglio per le minoranze nazionali in Croazia ha presentato il suo rapporto
nazionale al governo croato. I dati del 2005 indicano che alla Comunità Nazionale Italiana
sono stati concessi 125.000 euro per la traduzione di testi e l’aggiornamento ai docenti,
640.000 euro all’EDIT di Fiume (“La Voce del
Popolo e “Panorama”), 73.000 euro al Centro di
Ricerche Storiche di Rovigno, 56.000 euro alla
Compagnia del Dramma Italiano di Fiume,
78.000 euro all’Unione Italiana di Fiume. Poi ci
sono i fondi italiani della Legge 104/2004, più
quelli della Regione FriuliVenezia-Giulia e quelli
della Regione Veneto. Qualcun altro vuol mettersi in fila?
Montona. Sollevazione popolare per i progetti di cementificazione dell’antico borgo
”
istriano, destinato a far spazio a 200 nuovi appartamenti e un campo da golf che deturperà il
suo bosco. Tre associazioni locali hanno indetto
una petizione popolare via internet per bloccare
i programmi di sviluppo edilizio che, secondo i
sostenitori della protesta, stravolgerebbero il volto medioevale della zona, sacrificandola alle
necessità turistiche avanzate da azzardati politici.
Zara. Da “La Cicala zaratina”, notiziario della locale Comunità degli italiani, apprendiamo
dell’iniziativa di tradurre in italiano la tesi della
prof.ssa Maria Zerial Detoni, laureatasi con un
importante lavoro sull’arte farmaceutica a Zara
dal XVI al XIX secolo. Rileviamo inoltre le cronache delle visite nella sede della Comunità da
parte di una delegazione dei cavalieri di San
Marco, di una troupe di TV Capodistria, del presidente dei servizi di cooperazione tra imprese
italiane e croate, dei soci del Rotary Club di Este.
Pola. L’INPS ha lanciato una campagna di controlli sulle pensioni corrisposte ai cittadini sloveni
e croati. Sarà verificato che la pensione estera
sommata a quella italiana non superino i 551
euro. Il patronato della UIL ha messo a disposizione dei pensionati oltre confine appositi uffici
a Pola, Albona, Buie e Lussinpiccolo. I deputati
dell’Unione eletti per la Circoscrizione Estero
hanno chiesto che gli illeciti rilevati dai precedenti controlli, in caso di assenza di dolo, siano
azzerati rinunciando al recupero delle somme.
Fiume. Il sindaco di Fiume Obersnel ha ricevuto i rappresentanti dell’associazione “Virtuale
Stato Libero di Fiume”, assicurando loro che entro la fine del 2006 verrà ripristinata l’Aquila
bicipite, simbolo della città, sulla Torre municipale fiumana.
Fiume. Docenti delle scuole italiane di
Slovenia e Croazia hanno partecipato in Sicilia per una settimana a un Seminario di lingua e cultura italiana, a carico dei finanziamenti statali italiani e organizzato dall’Università Popolare di Trieste con l’Unione Italiana di Fiume e il Consolato di Capodistria. Con
l’occasione non sono mancate visite a Palermo, Agrigento, Piazza Armerina, Catania e
sulle pendici dell’Etna.
Arbe. Premiati a Madrid col prestigioso attestato «Europa Nostra», alla presenza della
regina Sofia, gli autori del restauro della cattedrale arbesana. I lavori, durati 8 anni, hanno interessato la splendida chiesa del XII secolo, consacrata da Papa Alessandro III nel
1177 e ora tornata agli antichi splendori. Rimesso in funzione anche l’organo che non era
più in funzione da 50 anni.
Capodistria. Sono iniziati dal 1° settembre i programmi via satellite di TV Capodistria,
la emittente televisiva di lingua italiana in territorio sloveno. Per ora i programmi vanno
dalle 13.30 alla mezzanotte, salvo quando
vengono trasmesse in diretta le sessioni della
Camera di Stato slovena. In Italia, per i titolari
di Sky, è sufficiente accedere al servizio di
“gestione altri canali” e il segnale viene captato automaticamente. La sigla di identificazione del canale è TV K-C. TV Capodistria
sfrutta il satellite Hotbird 3.
Zagabria. Il Parlamento croato ha approvato la costituzione di alcuni nuovi Comuni
in Istria e Dalmazia. In Istria saranno comuni
Fontane e Torre Abrega. In Dalmazia saranno
promossi a comuni comuni Lopar sull’isola
di Arbe, Verche e Trebocconi nei pressi di
Sebenico.
Lissa. In occasione del 140° anniversario della
famosa battaglia navale tra austro-ungarici e italiani, il ministro della difesa croato Roncevic ha
dichiarato che quello scontro fa parte della «storia e del patrimonio croato». Cercasi docente
preparata per ripetizioni in storia a ministro ignorante.
Pola. Celebrato il 60° anniversario dell’eccidio di Vergarolla. Il 16 agosto 1946 alle 14.15 un
scoppio sulla spiaggia provocò un centinaio tra
morti e feriti. Esuli e Rimasti insieme alle autorità
si sono incontrati davanti alla Cattedrale e via
mare hanno raggiunto la baia, lanciando nell’acqua una corona di fiori. Successivamente sono
state deposte corone sul cippo che ricorda l’eccidio. La celebrazione liturgica in Cattedrale e
l’incontro presso la Comunità degli Italiani hanno chiuso la giornata.
Capodistria. Nel numero di luglio de “La Città”, giornale degli italiani residenti a Capodistria,
sono contenuti alcuni lunghi e ed approfonditi
articoli. In particolare segnaliamo storie e curiosità sul Castello di Pietrapelosa, sulla chiesa e il
convento di Santa Marta e un’intervista al presidente dell’Associazione dei genitori delle scuole
italiane dell’Istria slovena.
Zara. Rimane aperta fino al 14 ottobre la
mostra «Luxardo a Zara» presso la sede della
Comunità degli Italiani (Via Borelli 8/1). In mostra, oltre ai documenti conservati nell’Archivio
di Zara riguardanti la famiglia produttrice dei famosi liquori, vi sono ritratti, collezioni di bottiglie, materiale fotografico e documentale provenienti dall’Italia. Durante la mostra viene inoltre
proiettato un filmato sulla attuale produzione
Luxardo a Torreglia (Padova) e realizzato dalla
RAI. L’esposizione è supportata da un catalogo
bilingue.
Dalmazia. Isolotti in vendita in Dalmazia.
Secondo quanto riportato da “Il Sole 24 Ore”
del 12 agosto, una agenzia immobiliare mette in
vendita alcuni isolotti. Il primo misura 200mila
mq. e si trova a 8 miglia da Zara, il secondo
209mila mq di fronte all’isola di Lesina. In vendita anche mezza isola di 56mila mq vicino a
Capocesto. L’Ente del Turismo croato specifica
che «In Croazia ci sono 746 isole disabitate. Bisogna però sapere che il privato che volesse vendere la sua isola deve prima, per la legge croata,
offrire allo Stato la proprietà. Se entro trenta giorni non riceve un’offerta d’acquisto, il privato è
libero di vendere a chi vuole». Naturalmente italiani esclusi (aggiungiamo noi).
DALL’ESTERO
Adelaide. Lo zaratino Carlo Mirelli
(Mircovich), presidente della Famiglia Zaratina
di Adelaide e scomparso alcuni mesi or sono,
è stato inumato a 2500 metri di profondità
nell’oceano del Sud Australia in rispetto delle
sue ultime volontà. Era tornato una sola volta
nella sua Zara ma in quella città non aveva
riconosciuto la “sua” Zara.
Toronto. La gara di solidarietà tra gli aderenti al Club Giuliano-Dalmato della città canadese in favore della piccola Gloria Brajko
di Momiano ha avuto un triste epilogo. Dopo
molte iniziative organizzate anche da altre istituzioni per la raccolta di fondi e le sorde risposte delle autorità sanitarie croate, Gloria
ha sì finalmente subìto il trapianto di fegato
nell’ospedale di Padova, portando così a felice conclusione un calvario che sembrava non
avere fine. Purtroppo una seconda necessaria
operazione e le relative complicazioni le hanno tolto definitivamente ogni speranza, privando la piccola Gloria del suo diritto alla vita.
Londra. In occasione della tre giorni di “Festa Italiana” tenutasi al Covent Garden a cavallo di ferragosto, arte, musica, concorsi spettacoli e cucina tutti rigorosamente italiani hanno tenuto banco fra londinesi e turisti. Evento
clou della manifestazione è stata la mostra sull’emigrazione giuliano-dalmata da Trieste
«Emigration to Canada after the Second World
War», sponsorizzata dalla Regione Friuli Venezia Giulia, dalla Federazione GiulianoDalmata canadese e dall’Associazione
Giuliani nel Mondo. Il ricavato delle manifestazioni andrà al progetto «Anziani Italiani di
Londra»per creare una casa di riposo italiana
nella capitale inglese.
Berlino. Inaugurata la Mostra sugli Esodi
in Europa nel ’900, organizzata dalla fondazione Zentrum Gegen Vertreibungen (Centro
contro le espulsioni) fino al 29 ottobre nel
Kronprinzem Palais sulla centralissima Unter
den Linden. Alla mostra hanno collaborato
anche l’Unione degli Istriani e la ANVGD per
l’esodo giuliano-dalmata.
Buenos Aires. Edito il nuovo numero del
notiziario della Comunità giuliano-dalmata di
Buenos Aires. Il bimestrale diretto da Livio
Giuricin riporta articoli sia in italiano che in
spagnolo, così da venire incontro alle diverse
esigenze. Inoltre, come notizia, vengono informati tutti che tramite il sito internet
www.telequattro.it è possibile vedere giornalmente il notiziario della TV locale del FriuliVenezia Giulia.
F.R.
Ottobre 2006
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DIFESA ADRIATICA
continua dalla prima pagina
Nel corso dell’amichevole Italia-Croazia
A Livorno in scena le opposte idiozie
Dura protesta dell’ANVGD per i cori inneggianti alle foibe.
E i tifosi croati disegnano una svastica
lungo le gradinate semivuote a formare una svastica umana. Dagli ultras livornesi
si è levato un coro inneggiante alle foibe, quindi «Bella Ciao». E poco prima
dell’inizio dell’incontro si erano levati fischi all’inno di Mameli dalla curva Nord,
occupata dai supporters amaranto. Quando infatti la banda degli alpini ha intonato l’inno nazionale, dagli ultras livornesi è partita una rapida bordata di fischi.
La protesta del vicesindaco di Trieste per i cori di Livorno
Non si è fatta attendere la reazione della città di Trieste ai vergognosi cori
livornesi, ed è prontamente intervenuta l’ANVGD con una lettera del Segretario
nazionale Zoia indirizzata ai mass media, alla Federcalcio e alla società del
Livorno Calcio.
Il vice sindaco di Trieste e assessore allo Sport, Paris Lippi, in una lettera
inviata il 17 agosto alla FIGC ha sottolineato la gravità delle manifestazioni verbali dei «facinorosi della curva» del Picchi. «Trieste non può accettare che si continui ad inneggiare alle foibe e a irridere al sacrificio di quanti morirono, vittime
innocenti nelle cavità carsiche».
«Non è possibile – prosegue nella lettera il vicesindaco di Trieste – assistere
ancora una volta ad manifestazioni e aggressioni verbali di tale portata, dove si
inneggia alle foibe e si irride all’inno nazionale». «Ma resta la gravità di un fatto
che, guarda caso, si ripete ancora una volta in quella curva degli ultras livornesi,
già distintisi più volte per analoghi gravi episodi».
«Proprio in considerazione di ciò – chiede Paris Lippi – vorrei sapere dalla
Federazione chi è stato quella mente tanto lungimirante da scegliere Livorno
come sede dell’incontro della nazionale e sopratutto quali siano le sanzioni e le
squalifiche che si intendono adottare per evitare il ripetersi di simili fatti». «La
Federazione – conclude il vicensindaco giuliano – ha certamente il diritto e il
dovere di portare la nazionale in giro per l’Italia, ma deve farlo con attenzione,
nella massima sicurezza e nel rispetto di quelle sensibilità e di quei drammi
della storia che hanno colpito molti italiani».
Zoia (ANVGD): «sdegno per i nuovi inqualificabili episodi»
Toni altrettanto fermi quelli del Segretario nazionale ANVGD Oliviero Zoia,
che, sempre il 17 agosto, ha inviato una nota di protesta agli organi di stampa e
alle emittenti radio-televisive, nonché agli organismi sportivi. «L’Associazione
Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia rappresenta gli Esuli italiani fuggiti da
Istria e Dalmazia nel secondo dopoguerra per sottrarsi alle vessazioni di un
regime totalitario e dalla tragedia delle foibe. Le stragi di migliaia di vittime,
compiute dai partigiani titini, colpirono indistintamente tutta la popolazione
italiana in una vera pulizia etnica. Nelle foibe finirono uomini, donne, bambini,
popolazione inerme e finanche i partigiani e gli attivisti della sinistra italiana.
Per ammissione degli stessi jugoslavi, non si trattò di una vendetta nei confronti di un regime ma una vera e propria caccia all’italiano, qualunque bandiera sventolasse.
A nove mesi di distanza da un episodio similare e da una eguale nostra
protesta, l’incontro di calcio Italia-Croazia tenutosi ieri sera allo stadio di Livorno ha purtroppo proposto il consueto filone di insulti alla dignità e alla sofferenza di quelle popolazioni. L’esposizione della bandiera nazionale italiana con
una stella rossa al centro e i cori inneggianti a Tito e alle foibe da parte di una
significativa parte del pubblico livornese, hanno nuovamente dimostrato l’ignoranza storica serpeggiante tra i tifosi, condita ad un accanimento di cui è difficile
comprendere le motivazioni.
La Comunità giuliano-dalmata esprime pertanto il proprio sdegno per i nuovi inqualificabili episodi, chiedendosi come sia possibile continuare a tollerare
simili comportamenti senza che alcuno possa porvi rimedio.
La vasta eco data da una platea televisiva di milioni di italiani, ci autorizza –
conclude Zoia – ad avanzare la richiesta affinché una seria indagine porti a
concreti provvedimenti nei confronti dei responsabili, sia per quanto accaduto
ieri e nel passato, sia in prospettiva futura per contribuire nel nostro piccolo a
riportare il gioco del calcio e le sue tifoserie nell’alveo che loro spettano».
La protesta dell’ANVGD, così come quella della città di Trieste, sono state
ripetutamente riprese dai quotidiani nazionali, dalle agenzie di stampa e dalle
emittenti radio-televisive.
p.c.h.
Stadio Picchi,
16 agosto 2006,
gli ultras livornesi
esibiscono
una bandiera
jugoslava
e uno striscione
per Fidel Castro
...E i tifosi croati,
alcuni del Rijeka,
si esibiscono
in una svastica
umana
AD ABANO TERME
CON GLI EREDI DI MARCO POLO
Chi non conosce Abano Terme, la
rinomata località a pochi passi da Padova? In questo paradiso del benessere opera la famiglia Poli, originaria di
Capodistria e discendente della stirpe
di Marco Polo. Evidentemente il viaggiare è rimasto nel loro patrimonio
genetico, anche se stavolta parliamo
di ospitalità, e che ospitalità! I Poli gestiscono ad Abano Terme l’Hotel “Tritone Terme”, un 4 stelle con servizi di
qualità sicuramente superiore. Il complesso è immerso nel verde lussureggiante e ben curato, tanto da offrire
un’accoglienza di eleganza, comodità ma allo stesso tempo di grande familiarità. Circa 100 dipendenti lavorano con grande passione per offrire
agli ospiti ogni benessere e relax. Si
parte dalle camere, curatissime e raffinate, dotate di ogni confort, tv, telefono, aria condizionata, minibar. Al
mattino vi aspetta una ricca colazione
a buffet, con una scelta ampissima per
ogni tipo di esigenza e servita in una
terrazza panoramica. Le tre piscine, di
cui una coperta, sono dotate di acqua
termale a temperature differenziate,
tanto da risultare gradevoli in ogni stagione dell’anno; numerose strutture di
idromassaggio immerse nell’acqua,
consentono di scegliere a proprio
piacimento il metodo migliore per il
proprio relax.
Il pranzo e la cena vi attendono
nei due ristoranti (uno in piscina) e risentono positivamente della grande
qualità dello staff di cuochi, noti ed
affermati tra gli intenditori: i cibi più
raffinati e le preparazioni più accurate
saranno un gioia per gli occhi, oltre
che per il palato. Fiore all’occhiello
dell’hotel è il centro termale. L’Hotel
“Tritone Terme” dispone di due sorgenti termali a 87°C, che alimentano il
centro termale all’interno della struttura, raggiungibile internamente dalle
camere e a cui hanno accesso esclusivamente gli ospiti dell’hotel. Un personale altamente specializzato vi guiderà nei più svariati trattamenti estetici o curativi: dai fanghi ai bagni all’ozono, dall’aerosol con acqua termale
nebulizzata alle inalazioni, da tutti i
tipi di massaggio corporeo alla pulizia della pelle, dalla ginnastica
riabilitativa a tutte le cure fisioterapiche, dai massaggi orientali alle cure
estetiche.
Come se non bastasse, il nuovissimo Centro “Terme Romane”, adiacente alla piscina, offre un percorso tra
calore, luci, e profumi che passa per
la Sauna, il Calidarium, il Laconicum,
il Percorso Kneipp, le Ninfee Rivitalizzanti e la Zona Relax. E a completare
il benessere arrivano le cene dedicate
in piscina, balli, serate danzanti,
cocktails, piano bar, party, concerti,
cene a lume di candela. Inoltre sono
disponibili gratuitamente anche la palestra, le biciclette, il campo da tennis,
da bocce, il ping pong, il parcheggio
coperto dotato di allarme.
Insomma, che dobbiate rinvigorire il vostro corpo o cerchiate semplicemente il relax e il riposo dopo tanto
lavoro, l’Hotel “Tritone Terme” fa sicuramente per voi.
L’Hotel Tritone Terme è in Via
Alessandro Volta 31, Abano Terme
(Padova) 35031, Telefono 049. 86 68
099, fax 049. 86 68 101, mail
tritone@termetritone.it.
Potete vedere anche i video della
struttura su internet all’indirizzo
www.termetritone.it. Ma la prova si fa
sul campo e quindi la famiglia Poli vi
aspetta almeno per un week end ad
Abano Terme, certi che non potrete resistere alla tentazione di tornarvi.
Scommettiamo?
F.R.
Abano Terme, due prospetti dell’Hotel Tritone
LE NOSTRE CONVENZIONI
Ecco un aggiornamento delle convenzioni attualmente in essere con l’ANVGD.
Ne possono usufruire i soci e i loro familiari in regola con il tesseramento 2006.
Se avete proposte da fare per nuove convenzioni, anche in realtà locali, aspettiamo le Vostre segnalazioni.
CONVENZIONATO
COSA
DOVE
QUANTO
COME
CHI
ISTRUZIONI
Europcar
Noleggio auto e furgoni
Tutta Italia
sconto 10-15% sulle tariffe
numero verde 800 014410
o sito www.europcar.it
Soci ANVGD
e familiari
Citare convenzione 44588054
The Cottage
Bed & Breakfast
Friuli
sconto 10% sulle tariffe
tel/fax 0434 869651
www.thecottagebedandbreakfast.it
Soci ANVGD
e familiari
Casarsa della Delizia (PN)
CMB-AISIC
Centro sanitario
Roma
sconto 20% sulle tariffe
tel/fax 06 86327801
mail info@cmbweb
Soci ANVGD
e familiari
Visita gratuita una volta l’anno
Marcello Cattunar
Fitto immobili vacanza
Roncone (TN)
sconto 20% sulle tariffe
tel 030 2591539 o 340 3081473
mail cattunar@yahoo.it
Soci ANVGD
e familiari
Bilocali, trilocali e app.ti
per luglio, agosto e settembre
14
DIFESA ADRIATICA
Ottobre 2006
New ruling regarding citizenship.
Meaning and scope of the law that
allows descendents of Italian citizens
to become citizens themselves
An important step and, at the same time, a dream come true
for the Italian minority in Istria, Quarnero and Dalmazia
The above sentence could define
the scope of Bill No. 124 dated Mar 8,
2006 which, by modifying Bill No. 91
of 1992, extends the right to Italian
citizenship to the children and
grandchildren of anyone who reacquired citizenship in the 90’s – that is
to say: to young people of Italian
language and culture born after 1947
(1977 for the B Zone).
The ruling, which has introduced
articles 17bis and 17ter of the Bill dated
Feb 5 1992, allows reacquiring Italian
citizenship not only (as defined in the
old article 17) to whoever once was a
citizen - but lost his/her citizenship for
not having selected such option or
because of the option being rejected
by the Yugoslavian authorities; but also
allows for the citizenship to be granted
(article 17bis/a), under the conditions
specified for the option right, to people
that once were Italian citizens, formerly
resident in the partitioned territories,
and to their children and direct
descendents, under the condition that
they be of Italian language and culture (article 17bis/b).
Bill No. 124 dated March 8
(incorporating changes to Bill No. 91
dated Feb 5 1992) institutes two
important novelties. Firstly it opens up
(and in a sense eliminates) restrictive
deadlines (already expired) for the
submission of applications of former
citizens – thus giving this right to
persons born before 1947 (or 1977
with regards to the B-Zone) – who
might not have submitted their
application within two years of the date
when the ’92 legislation became
effective, or whoever may have had
their application rejected as incomplete. Secondly it extends the granting of
the right to Italian citizenship to their
children and descendents (grandchildren and great-grandchildren), and
to persons of Italian language and culture who had a parent or a direct-line
ancestor who is / was an Italian citizen
and also resided in the ceded territories.
The new regulations have become
effective upon publication on the
“Gazzetta Ufficiale”; their enforcement
guidelines are detailed in an internal
memo of the Interior Ministry (see
K.60-1). The operational guidelines of
the Viminale (published by the “Voce
del Popolo” in Fiume on June 23,
2006) indicate in detail the necessary
documents to be submitted by anyone
interested. Moreover, these guidelines
specify knowledge of the Italian
language (in addition to general
belonging to the Italian culture) as a
prerequisite to obtaining Italian
citizenship.
The new rules have been supported and sponsored, with numerous
undertakings, appeals and collections
of signatures, by various representatives
of the minorities. The approval of the
rules has become one of the main
political objectives – achieved at last –
of the Italian Union and of the other
main organizations of the «left behind»
community.
The contributions of UIM (Unione
Italiani nel Mondo – Union of Italians
of the World), of the “Mailing List
Histria”, and of the various political,
parliamentary and institutional figures
and organizations, have been instrumental. We should also underscore
the great capacity to mobilize and motivate around the issue of reacquiring
Italian citizenship, exercised over the
past few decades by the “Movimento
per la Costituente” which in January
1990 gathered 4,000 signatures to
support the double citizenship – which
is to say, the new legislation on Italian
citizenship – and that in the years that
followed promoted similar initiatives
for the granting of such right to the
younger generations.
The new legislation represents an
important historical and political
achievement for the «community of
the left behind». A new chapter opens
up for our minorities with full access
to the right to Italian citizenship; not
only because the great majority of our
fellow countrymen (residing in Croatia)
will no longer be considered «outside
of the European Union» and, as such,
foreigners who are detached and
uprooted from the social, civil and
political body or their Mother Country;
but also because almost all the remainder will be able to live, in an even fuller
and richer way, their own Italian
identity, integrating and complementing their linguistic, cultural and
national heritage with the political
Ossero
status within their Nation. They will
then be able to cultivate an ethnic,
linguistic and national identity and
even participate directly to the political
life of the Italian Republic, so as to no
longer feel remote and detached from
Italy; no longer – it is hoped – “wrong”
Italians, but integral part of the Italian
cultural, social and political space.
With this important goal our
community in Istria, Fiume and
Dalmatia will also achieve an extraordinary political and social weight.
In a few years within these territories there might be (because of the
addition of children, grandchildren and
descendents, who are now offered the
concrete opportunity to obtain Italian
citizenship) from 40 to 60 thousand
new Italian citizens, that is ItalianCroatian and Italian-Slovenian with
double citizenship.
We cannot deny that a minority
situation with these characteristics (and
bound to become more numerous
since there are no generational of agerelated obstacles) will not fail to play
an ever increasing cultural, social,
political and institutional role within
both the host States (Croatia and
Slovenia) and Italy. For the very reason
of their likely status of double or multiple citizens (status which, if denied,
might cause them to leave the territories, thus starting a new exodus or at
least a curtailment of their rights), those
belonging to this community are
destined to play an ever more important role of establishing dialog,
cooperation and agreement among
their countries. A reality such as this, if
properly supported, is destined to
gradually change the physiognomy,
characteristics and peculiarities of the
regional territory and of the social
environment in which the «left
behind» reside.
The granting of citizenship to even
the younger generations will not fail –
we hope – to increase enrollment into
the regional Italian schools, to support
membership of the various associations and activities of Italian
institutions, and to affirm in a substantial manner the Italian cultural and
national “presence” within these
territories.
A body of tens of thousands of
potential voters (who are able to
exercise their right both in their State
of residence and in Italy) will be able
to shift important political alliances,
and to play an important role of
guidance, planning and influence. It
is therefore understandable how this
challenge must be supported by taking
on a new sense of responsibility within
the ranks of both the minorities and
the exiles.
The new reality that is developing,
with the extended right to doublecitizenship, requires that our national
community rethinks seriously the
strategies and objectives of future
developments around the great role of
the Italian presence within the eastern
Adriatic.
It requires the enlistment of new
organizational capabilities so that the
minorities and the exiles are given the
opportunity to take advantage of the
new situation. Thus the requirement
to strengthen even more the organizational, democratic and representative
system of the «left behind» – already
deeply rooted onto the territory. And
also the requirement of giving birth to
institutions and associations in common between exiles and «left behind»
to foster joint cultural and financial
enterprises, and of supporting a gradual
process of “return” (be it ideal or real)
of the exiles that would encompass
mainly children and grandchildren.
But also the necessity of supporting the
economic aspect of the minority, i.e.
the conditions favorable to the rooting
of our fellow countrymen onto the
territory, and of producing wealth to
finance from within their development
(and to make such development
independent of the political conditions
and of public and state influences).
The reality that could develop
within the next few years in Istria and
Fiume, also because of new regulations
regarding citizenship, makes it ne-
cessary to think of progress towards a
different environment of relationship
and cooperation between exiles and
left behind, of a new project of merging
the two souls that exist within the great
Italian family of these lands, and that
have been separated for too long
already.
The future that we have in front of
us is a future where state and political
boundaries are destined to disappear
gradually, or at least to fade away; it’s a
future within which we (Italian, mixed
and European citizens) shall end up
sharing a common cultural, social and
economic space; and in such space
we will move, operate, work, live and
communicate freely within the same
territory with no longer inflexible
barriers or anachronistic insurmountable fences around us.
Within this context the ones that
will prevail are the ones that will be
able to better design their own future;
the ones that will have more ideas and
acumen, the ones more capable of
looking further ahead. It is only from a
great new project of cooperation
between exiles and minorities that
something worthwhile will be achieved to preserve the values of a culture
and a presence that dates back
thousands of years; and that the fertile
and vital continuity of the Italian
identity of these lands will be assured.
The new citizenship rules embody
– together with our common future
European citizenship – an extraordinary tool to make us feel – all together
– finally at home, within these lands
that for too long have been divided by
political, ideological and psychological boundaries. It is the best way,
within these regions, to live out our
Italian / European destiny by recovering
relationships unjustly broken up by
history.
Pirano
Ezio Giuricin
(traduzione di George Ferrara)
Ottobre 2006
15
DIFESA ADRIATICA
Las nuevas disposiciones sobre la ciudadanía
Significado y alcance de la ley que permite
a los descendientes
de ciudadanos italianos recuperarla
Un grande paso y a la vez un
sueño, un deseo finalmente realizado
para la minoría italiana de Istria,
Quarnero y Dalmacia.
Podemos definir de este modo el
alcance de la Ley n. 124 del 8 de marzo del 2006 que aportando algunas
modificaciones a la Ley n. 91 del 1992
extiende el derecho del reconocimiento a la ciudadanía italiana
también a los hijos y nietos de aquellos
que la han recuperado en los años
noventa, o bien a los jóvenes de lengua
y cultura italiana nacidos después de
1947 (1977 en la Zona B).
El reglamento que ha introducido
los artículos 17 bis y 17 ter en la ley
del 5 de febrero del 1992 prevé no
sólo (como definido en el antiguo
artículo 17) que la ciudadanía italiana
pueda ser recuperada por quien, ya
ciudadano italiano, la haya perdido
por no haber presentado la solicitud o
porque ésta haya sido rechazada por
las autoridades yugoslavas, también
que ésta pueda ser reconocida (artículo
17 bis a), a las condiciones previstas
por el derecho de opción, a los sujetos
que hemos sido ciudadanos italianos,
ya residentes en los territorios cedidos,
y a los hijos y descendientes en línea
recta a condición de que sean de
lengua y cultura italianas (art. 17 bis
b).
La Ley 124 del 8 de marzo (causante de las modificaciones de la ley
n. 91 del 5 de febrero del 1992) introduce dos novedades importantes. La
primera abre de nuevo (o más bien
elimina) los límites (ya caducados) para
la presentación de las peticiones
relativas a los ex ciudadanos (dando
así la posibilidad de acceder a este
derecho a los nacidos antes de 1947 –
y de 1977 para la ex Zona B – que no
hubieran hecho la declaración en los
dos años siguientes a la entrada en
vigor de la Ley del ’92, o a aquellos a
quienes se les haya rechazado la
petición por documentación incompleta). La segunda extiende el reconocimiento del derecho a la ciudadanía
italiana a sus hijos y descendientes
(nietos y biznietos), o bien a las
personas de lengua y cultura italiana
que hayan tenido un progenitor o un
ascendiente en línea recta que sea o
haya sido ciudadano italiano (y haya
residido en los territorios cedidos).
Las nuevas normas han entrado
definitivamente en vigor con la
publicación en la “Gazzetta Ufficia-
le” (Gaceta Oficial) y su aplicación
concreta ha sido regulada por una
específica circular actuada por el
Ministerio del Interior (nota K.60-1).
Las indicaciones operativas del
Viminale (publicadas en “Voce del
Popolo” de Fiume del 23 de junio del
2006) indican detalladamente la
documentación que debe ser presentada por los interesados y, lo que
parece más importante, establecen,
como requisito fundamental para
obtener la ciudadanía, el conocimiento de la lengua italiana (además
de la pertenencia genérica a la lengua
y la cultura italiana prevista de la ley).
Las nuevas normas han sido
deseadas y sostenidas con numerosas
iniciativas, llamamientos y recogidas
de firmas por varios sujetos de la
minoría, y su aprobación ha sido uno
de los objetivos políticos fundamentales – por fin realizados – de la
Unione Italiana (Unión Italiana) y de
las otras estructuras principales de la
comunidad de los “que quedan”.
Además ha sido importante la
contribución dada por la UIM, Unione
Italiani nel Mondo (Unión de Italianos
en el Mundo), por la “Mailing List
Histria”, así como por varias fuerzas y
personalidades políticas, parlamentarias e institucionales italianas.
Sobresale, además, la gran capacidad
de movilización e iniciativa sobre el
problema de recuperación de la
ciudadanía, ejercitada en los últimos
decenios por el Movimiento por la
Constituyente (que en enero de 1990
recogió más de 4000 firmas para sostener la doble ciudadanía, o bien la
nueva ley sobre la ciudadanía italiana, y que en los años sucesivos
promovió acciones análogas para
extender este derecho a las jóvenes
generaciones).
La novedad legislativa representa
un importante horizonte histórico y
político para la “comunidad de los que
quedan”. Con la extensión plena del
derecho a recuperar la ciudadanía italiana se abre un capítulo nuevo para
nuestra minoría; no sólo en cuanto que
gran parte de nuestros con-nacionales
(los residentes en Croacia) ya no serán
considerados “extracomunitarios”,
separados y desarraigados como
extranjeros, del cuerpo social, civil y
político de la propia Madre Patria, sino
sobretodo porque la gran mayoría de
los que quedan podrá vivir su propia
identidad italiana de un modo más
Arbe
completo y rico, integrando y conjugando la propia identidad lingüística,
cultural y nacional con el status
político de ciudadanos de la propia
Nación. Podrán, entonces, además de
cultivar la pertenencia étnica, lingüística y nacional, participar directamente en la vida civil de la República
Italiana para no sentirse ya más
“lejanos” y separados de Italia, no más
– se espera – de los italianos “confundidos”, sino parte integrante del
espacio cultural, social y político italiano.
Con este importante horizonte
nuestra comunidad de Istria, Fiume y
Dalmacia adquirirá además un extraordinario peso político y social.
En unos años, en estos territorios
se podrán encontrar (por la aportación
de los hijos, nietos y descendientes, a
los que ahora se ofrece la oportunidad
concreta de obtener la ciudadanía italiana) entre 40 y 60 mil nuevos
ciudadanos italianos, o bien dobles
ciudadanos italo-croatas e italoeslovenos.
Es innegable que una realidad
minoritaria con estas características
(destinada a aumentar numéricamente
en cuanto que no hay exclusiones
generacionales o de edad) no podrá
no ejercitar un papel cultural, civil,
político e institucional cada vez más
relevante tanto dentro de los Estados
Domiciliarios (Croacia y Eslovenia)
como en relación con Italia. Es por su
status de ciudadano doble o plural
(status que si no se concediera, les
impondría abandonar los territorios
dando vida a un nuevo éxodo, o de
todas maneras el tener menos derechos) que los que pertenecen a esta
comunidad estarán destinados a
desarrollar una función cada vez más
importante de diálogo, colaboración
y reconciliación entre los respectivos
Países. Una realidad similar – sobrellevada adecuadamente – está destinada
a mutar gradualmente la fisionomía,
las características y peculiaridades del
territorio regional y del ambiente social
en el cual están inseridos los “que
quedan”.
La extensión de la ciudadanía
también a los jóvenes se espera que
favorezca el incremento de las
inscripciones a las escuelas italianas
de la región, que sostenga la afiliación
a las asociaciones y actividades de las
instituciones italianas, que consolide
sustancialmente la presencia cultural
y nacional italiana en estos territorios.
Una masa de decenas de millares
de potenciales electores (en grado de
ejercitar su derecho tanto en los
Estados Domiciliarios como en Italia)
podrán cambiar importantes equilibrios políticos, realizar una importante función de dirección, de propuesta
y de presión. Es comprensible, por tanto, que este reto deba ser mantenido
por la asunción de un nuevo sentido
de la responsabilidad tanto en las filas
de la minoría como en las de la
realidad de los expatriados.
La nueva realidad que se esta
desarrollando con la extensión del
derecho a la doble ciudadanía impone a nuestra comunidad nacional una
seria reflexión sobre las estrategias y
objetivos de desarrollo futuros en torno al punto del papel y la presencia
italiana en el Adriático oriental.
Exige la movilidad de nuevas
capacidades proyectuales para dar al
sistema de la minoría y a aquel de los
Buenos Aires, la Casa Rosada
expatriados la posibilidad de aprovechar y valorizar plenamente las
posibilidades ofrecidas por el nuevo
contexto. De aquí la exigencia de
fortalecer ulteriormente el sistema
organizativo, democrático y representativo – ampliamente enraizado en
el territorio – de los “que quedan”. Así
como dar vida a instituciones y
asociaciones comunes entre expatriados y los que se han quedado para
favorecer iniciativas culturales y
económicas conjuntas, y mantener un
proceso gradual de “vuelta” ideal o
concreto (implicando sobretodo hijos
y nietos) de los expatriados. Pero
también la necesidad de sostener la
dimensión económica de la minoría
o las condiciones aptas a enraizar a
los con-nacionales en el territorio, de
producir riqueza para autofinanciar su
desarrollo (y hacerlo independiente de
las condiciones políticas o de los
condicionamientos públicos y estatales).
La realidad que podría madurar en
los próximos años en Istria y en Fiume, también gracias a las nuevas
normas sobre la ciudadanía, impone
la necesidad de concebir el desarrollo
de un clima distinto de relaciones y
de colaboración entre expatriados y
los que han permanecido, de un nuevo
proyecto de recomposición entre las
dos almas divididas por demasiado
tiempo de la gran familia italiana de
estas tierras.
El futuro que tenemos delante, es
un futuro en el cual los confines
estatales y políticos están destinados a
desaparecer gradualmente, o por lo
menos, a suavizar su presencia; es un
futuro en el cual acabaremos con la
división, ciudadanos italianos, plurales
y europeos, un espacio cultural, civil,
económico y político común, en el
cual nos podemos mover libremente,
operar, trabajar, convivir y comunicar
juntos en el mismo territorio, sin más
murallas rígidas o barreras anacrónicas.
En este contexto contará quien
sepa proyectar mejor el propio futuro,
quien tenga más ideas e inteligencia,
quien sepa mirar hacia delante. Solo
gracias a un nuevo y grande proyecto
de colaboración común entre expatriados y minoría se podrá hacer algo
serio para preservar los valores de una
cultura y presencia milenarias, se
podrá garantizar la continuidad vital y
fecunda de la identidad italiana en
estas tierras.
Las nuevas normas sobre la ciudadanía representan – junto con la futura ciudadanía europea común – un
instrumento extraordinario para
sentirnos – todos juntos – de una vez
en nuestra casa, en estas tierras
divididas por confines políticos,
ideológicos y mentales durante tanto
tiempo.
Es el mejor modo, en estos sitios,
para vivir recuperando los lazos
injustamente quebrados por la historia,
nuestro destino de italianos y de
europeos.
Traù
Ezio Giuricin
(traduzione di Marta Cobian)
16
DIFESA ADRIATICA
Ad ogni esodo la sua storia
Una ricaduta positiva si è avvertita anche nei rapporti con la pubblica amministrazione. L’ANVGD è, in questo senso, un ottimo ‘sensore’ dei mutamenti, e
certo ancora delle resistenze, della P.A. e delle istituzioni nel recepire le vecchie
ma sempre attuali istanze degli Esuli, che mai si stancano di esigere, come
giusto, il rispetto delle leggi che li riguardano e li tutelano. Diversamente da
alcuni anni addietro, la situazione è in sensibile misura migliorata: prefetture e
uffici pubblici rispondono di frequente positivamente alle sollecitazioni che
ogni giorno l’Associazione – su segnalazione dei nostri Lettori – esercita, richiamandoli all’osservanza delle norme giuridiche, in particolare della Legge 54/89
sull’indicazione di luoghi di nascita. Le difficoltà sono forse imputabili oggi in
buona misura a sistemi informatici obsoleti, ultimo anello di una catena aperta
dall’ignoranza pluridecennale degli eventi storici che ha quasi cancellato dalla
cittadinanza gli italiani profughi. Il riconoscimento, da parte del Parlamento e
dei vertici istituzionali fino ai più alti gradi, del Giorno del Ricordo come (parziale, ma fondamentale) riparazione della cecità tanto a lungo mantenuta dalla
Nazione verso i suoi profughi, ha inserito i drammi dei singoli e di un territorio
sfortunato entro una cornice di doverosa condivisione.
Sull’onda della ‘riscoperta’ della storia del Novecento la storiografia e la
pubblicistica si sono affrettate ad indagare le pagine trascurate: in questi ultimi
anni non si contano i volumi e i saggi editi su esodo e foibe, su esodi e pulizie
etniche in Europa. Nel febbraio 2006, ricordiamo, gli studi sull’esodo italiano
dai territori orientali sono rimasti a lungo in vetta alle classifiche dei libri più
venduti (scalzando uno Stephen King o un Camilleri!) e questo avrà pure il suo
significato. Diverse fonti, consultabili via Internet, indicano le associazioni degli
Esuli, e in particolare la Federazione, come ‘responsabili’ del clamore suscitato
in questi anni intorno a quegli argomenti. E qui si apre un altro capitolo.
• • •
Lo spazio ostile si è certamente ridotto, ma gli scampoli delle ideologie
mantengono un margine di ostilità, se non di odio, ancora acceso. Sottraendosi
ovviamente all’analisi storica del fallimento dei dogmi, i sopravvissuti di quelle
teorie – di un segno e dell’altro – che in tutta l’Europa del Novecento hanno
scritto pagine di sangue e di intolleranza, minimizzano e negano strumentalmente il dramma degli italiani del confine orientale, ai quali, in definitiva, fingono di attribuire le colpe di un conflitto per concludere che le disgrazie erano
meritate, o, peggio, non sono mai esistite. È l’ultima sponda della viltà, il solo
alibi rimasto a quanti (e non sono purtroppo tanto pochi, anche se trascurabili
per contenuti) custodiscono e alimentano l’odio ideologico e l’afasia storica. E
sono speculari a quanti, di segno opposto ma estremisti nella stessa misura ed
egualmente ignoranti, brandiscono il ricordo delle vittime incolpevoli come un
randello, incapaci tutti di uscire dai climi mefitici degli scontri ideologici che
milioni di vittime innocenti hanno causato nei grandi e impensabili numeri
delle deportazioni e delle soppressioni di massa in tutto il continente europeo;
e nei più ridotti, ma non meno odiosi e stupidi, degli anni Settanta in Italia.
Nulla ci sembra più superato, più passato, di quel tremendo passato.
• • •
Le vittime, secondo i reduci dell’estremismo radicale, hanno insomma sempre torto. L’ignoranza e la malafede tengono in vita gli spettri delle antiche
contrapposizioni.
Ma chi sono le vittime? E le vittime, secondo una maliziosa insinuazione,
sono tutte eguali?
Chi ha ripiegato da Lubiana non è certamente una vittima come chi è fuggito dall’Istria, da Fiume e da Zara, diciamolo con doverosa chiarezza. E i profughi da questi territori non vennero esattamente ‘espulsi’, come altrove nel vecchio Continente, ma ricorsero spontaneamente alla sola via d’uscita concessa,
o prevista per loro, dell’esodo definitivo dalla terra natale. Certo, tutte quelle che
con eufemismo accademico vengono definite «migrazioni forzate» si caratterizzano per dolore e solitudine, e tutte esigono rispetto in quanto, guardando
oltre le masse più o meno numerose, colpiscono i singoli individui, ne minano
il futuro; ma l’analisi storica esige che si studi e si rifletta su ogni episodio,
chiarendone la genesi. Si potrebbe giungere a immaginare che non tutti gli
esodi sono eguali, e che il forzato e generico inserimento in un unico flusso,
avente le stesse premesse in aree anche molto diverse e le medesime aspettative, è fuorviante. Se lo storico deve confrontare i fenomeni, così come le fonti, lo
deve fare proprio per restituire, o tentare di restituire, a ciascun fenomeno la sua
tipicità. Per contro, è evidente che la comunicazione alla quale i media contemporanei ci stanno (noi nolenti) abituando, semplifica, confonde e annulla le
differenze, al pari di certa residua ‘politica’, alla quale si faceva prima riferimento, che pensa di agitare pro o contro le vicende storiche per proprio consumo,
quasi fossero stampelle alle quali appoggiarsi per continuare in qualche modo
a camminare, non disponendo più di altri supporti. Le storie di sofferenza degli
uomini non dovrebbero venire strumentalizzate e banalizzate, negate vergognosamente o gettate tutte in un unico calderone fumante. Non si rende loro un
buon servizio, anzi è l’ultima offesa che può essere loro gridata.
Patrizia C. Hansen
Notizie liete...
È nata Giorgia Ladillo
Con oltre un mese di anticipo è nata a Roma, domenica 11 giugno 2006,
Giorgia Ladillo che, assieme ai felicissimi genitori Andrea e Nipa ed ai commossi nonni Giorgio e Barbara, ringrazia di cuore per gli auguri ricevuti dai
carissimi Lidia Iannuzzi e famiglia, Aldo Clemente,
Plinio Martinuzzi, Lucio Toth, Vincenzo De Luca,
Franca Jessi, Marino Micich, Silvio Mazzaroli,
Massimiliano Lacota, Franco Luxardo, Giorgio
Varisco, Salvatore Palermo, Benito Pavazza, Alida
e Giorgio Iaccarino, Salvatore Lo Giudice, Franco,
Emanuela eSebastiano Ladillo, Giancarlo Gentilini,
Fabio Rocchi, Paolo Dell’Uomo, Daniele Marin, e
tanti altri cari amici della dolce Terra d’Istria, Fiume
e Dalmazia.
Zara, 2 novembre 1943:
il primo bombardamento
Da sempre i nostri Lettori seguono
con attenzione questo giornale e non
mancano – com’è giusto – di segnalare eventuali dati trascurati o involontarie imprecisioni. È il caso dell’articolo Quel primo bombardamento di
Zara, pubblicato sul numero di giugno, a proposito del quale ci scrive la
signora Graziella Zerauschek precisando che quello del 28 novembre 1943
non fu il primo bombardamento della
città – come il titolo enuncia – bensì il
secondo.
«Nel 1943 io avevo 9 anni – si legge nella lettera della signora Zerauschek – ed i miei ricordi sono ancora
indelebili [...]. Il primo bombardamento a Zara avvenne la sera del 2 novembre, il giorno dei morti [...] Ricordo che la gente si riparò nel rifugio
antiaereo di Cereria (quei rifugi tubolari
in cemento armato che i miei chiamavano tombe). Mio padre non volle
portarci là, ma ci rifugiammo in cantina che egli aveva rinforzato con dei
pali. Il rifugio antiaereo fu centrato in
pieno, morirono tutti e credo che ci
sia a ricordo una lapide sulle macerie.
Non sono più ritornata a casa (che
non è più mia tra l’altro) perché l’angoscia, la malinconia, la commozione, il rimpianto persistono sempre. Mi
ricordo benissimo anche il secondo
bombardamento. [...] Allora quel gior-
no, 28 novembre 1943, mio padre mi
portò a casa a Cereria per prendere
delle provviste forse. Improvvisamente, senza allarme, successe il finimondo, andammo anche a casa da Bercic
che era lì di fronte, poi scappammo
nella pineta dove fummo mitragliati e
dove vidi feriti distesi vicino a me che
invocavano aiuto.
Raggiunta Villa Rabis e dopo l, 2 o
3 giorni partimmo con un carro per
Peterzane a 13 km. da Zara. Il seguito
è un altro lungo Calvario. Mi ricordo
che in quel giorno non ci fu un solo
morto, fu centrato in pieno il vaporetto che faceva traghetto tra la Riva Vecia
Ci scrive da Rapallo la gentile signora Liliana Bulian Pivac, originaria
di Fiume, un commento all’articolo sul
bombardamento di Zara apparso sul
numero di giugno di “Difesa”. Volentieri lo pubblichiamo. Grazie alla nostra Lettrice.
________________________
In Quel primo bombardamento di
Zara... (giugno 2006, pag. 16) mio
marito Dario Pivac, perse entrambi i
genitori. Fu una fatalità. Spesso alla
domenica matttina, se il tempo lo consentiva – e in quella tragica domenica
splendeva un caldo sole di autunno –
la mamma di mio marito era solita
andare al cimitero per rinnovare i fiori
sulla tomba di Giulio, il figlio prematuramente scomparso. Era già anziana e un po’ sofferente e quasi sempre
la accompagnava mio marito, allora
diciannovenne. Quella mattina però,
Dario era un po’ perplesso in quanto
era rimasto indietro con le lezioni e i
compiti da preparare per il giorno
dopo, lunedì. Allora il babbo gli disse
di non preoccuparsi, di rimanere in
casa a studiare, che la mamma l’avrebbe accompagnata lui...
I coniugi Pivac non fecero in tempo ad arrivare ai Bastioni (abitavano in
via Pusterla) dove furono travolti dal
l’immane bombardamento. Dario e il
fratello maggiore Bepi – che era già
e Cereria. Morirono tutte e due le figlie di Ivanissevich (non mi ricordo se
il nome è esatto), che poi inconsolabili furono profughi a Pieve di Soligo
con noi e altri zaratini.
[...] Avevo solo 9 anni, [...] però
quei ricordi sono indelebili nella mia
mente come flash cinematografici. Se
fossi stata più grande a quel tempo
avrei ricordato e scritto i piccoli particolari che la signora Varisco ha descritto benissimo».
Grazie alla nostra attenta Lettrice,
la cui memoria di quei tremendi mesi
urge ancora a fior di pelle e di cuore.
p.c.h.
Un’immagine drammatica della città devastata dai bombardamenti
MEMORIE DI ZARA
Gli annunci di “Difesa”
continua dalla prima pagina
Ottobre 2006
fuori casa ma che era rientrato di corsa
– si precipitarono alla ricerca dei genitori. Trovarono il papà purtroppo già
privo di vita. Riguardo la mamma, seppero da passanti trafelati e sgomenti che
era ancora in vita quando era stata trasportata con un carretto all’Ospedale.
Dario e Bepi, con lo strazio nel cuore
ripresero la corsa tra le macerie, arrivarono all’ospedale... ma nel frattempo
anche la mamma era già spirata.
La loro casa, una solida costruzione in pietra, non subì danni ma da al-
lora la famiglia si disperse. Come tanti
zaratini, temendo ulteriori bombardamenti, Dario e una sorella fuggirono
dalla città semidistrutta, trovando provvisorio rifugio a Diclo. Il fratello Bepi
rimase invece a Zara per cercare di
salvare i loro beni in quanto la famiglia Pivac aveva creato una fabbrica
di liquori di una certa importanza che
aveva avuto dei riconoscimenti anche
in campo internazionale.
Poi venne l’esodo. Dario emigrò
in Canada. Lì ci incontrammo ed è così
che venni a sapere della triste storia
dei suoi anni giovanili.
Liliana Bulian Pivac
Roma 1946, via del Corso, una manifestazione per l’italianità della città dalmata
In questa piccola rubrica potete inserire qualsiasi tipo di annuncio che possa esservi utile e per il
quale desiderate l’attenzione dei
nostri lettori: un lavoro, una casa,
una vendita, una ricerca, uno scambio. Potete scrivere a ANVGD, Via
Leopoldo Serra 32, Roma 00153 o
inviare una mail a info@anvgd.it o
un fax allo 06. 58 16 852
* * *
CERCO racconti di piccoli episodi, anche scritti a mano, dei terribili anni della guerra e dell’esodo
per farne una raccolta da divul-
gare gratuitamente a perenne memoria.
Scrivere a Massimiliano Panizzut,
ViaVivaldi 7, Biassono (MI) 20046
oppure mail a maxihelga@tin.it.
* * *
CERCO casa a Valun-Vallone
(Cherso). Cell. 335. 65 800 33
(prefisso 0039 per chi chiama da
fuori Italia).
* * *
LAUREATO in giurisprudenza
ventisettenne residente a Roma, figli di profugo istriano, attualmente
impegnato a portare a termine l’ul-
timo semestre dei tirocini biennali
richiesti per poter sostenere gli esami che consentono l’accesso alla
professione di avvocato e, rispettivamente, di notaio, nonché nella
impartizione di ripetizioni private
in materie giuridiche, è disposto ad
essere assunto come lavoratore dipendente, preferibilmente nel settore legale. Buona conoscenza dell’inglese, discreta del francese e dell’informatica, basilare del tedesco,
amante del lavoro di gruppo. Serietà e affidabilità. Cell. 347 18 98
567, e-mail gdefach@tiscali.it.