Le aziende agricole piemontesi attraverso la RICA

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Le aziende agricole piemontesi attraverso la RICA
Le aziende agricole piemontesi
attraverso la RICA
Dati strutturali e risultati economici
Istituto Nazionale di Economia Agraria
Le aziende agricole piemontesi
attraverso la RICA
Dati strutturali e risultati economici
Il presente volume della collana “i quaderni della RICA” è stato realizzato presso la Sede regionale INEA per il Piemonte da un gruppo di lavoro composto da:
Stefano Trione (coordinatore), Ilaria Borri, Patrizia Borsotto, Roberto Cagliero, Giancarlo Peiretti.
La redazione delle singole parti è dovuta a:
Presentazione: Stefano Trione
Capitolo 1: Giancarlo Peiretti (1.1), Ilaria Borri (1.2) e Patrizia Borsotto (1.3)
Capitolo 2: Stefano Trione (2.1, 2.2, 2.3, 2.4) e Ilaria Borri (2.5, 2.6, 2.7, 2.8 e 2.9)
Capitolo 3: Roberto Cagliero
Capitolo 4: Patrizia Borsotto
Capitolo 5: Giancarlo Peiretti (5.1) e Stefano Trione (5.2)
Appendice statistica: Ilaria Borri
Ilaria Borri e Patrizia Borsotto hanno curato l’estrazione e l’elaborazione delle informazioni contenute nella banca dati RICA del Piemonte.
Giancarlo Peiretti ha coordinato la rilevazione RICA in Piemonte e ha provveduto alla verifica e
validazione dei dati mediante le procedure informatiche di controllo predisposte dall’INEA.
La realizzazione del “quaderno della RICA” è stata possibile grazie alla collaborazione della
Direzione Agricoltura della Regione Piemonte che a partire dal 2003 ha finanziato la rilevazione
di un cospicuo “campione satellite” di aziende agricole i cui dati di natura contabile ed extracontabile hanno contribuito ad arricchire il data base regionale RICA.
Nel periodo 2003-2007 la rilevazione delle informazioni tecnico-economiche presso le aziende
agricole piemontesi è stata curata da 180 tecnici agricoli afferenti alle OO.PP.AA. operanti sul
territorio regionale. In particolare, si ringraziano i referenti contabili che hanno coordinato l’attività dei rilevatori a livello provinciale e sub-provinciale Sigg. Gianmario Raviri, Giovanni Bosco,
Aldo Miglio, Livio Primo, Daniele Imerone, Lorenzo Rolando, Stefano Ruffa, Giuseppe Ribotto,
Umberto Momo, Fabrizio Carenzo, Claudio Salsa, Gabriella Fallarini, Giovanni Carenzo, Pierfranco Scotto, Cesare Gallesio, Vincenzo Casavecchia, Bruno Re, Isabella Schifone, Giuseppe
Nicolino, Luisella Torchio, Gianna Tumminelli, Emanuele Sconfienza, Enzo Brovia, Davide
Devasio, Cristina Bagnasco.
Per i preziosi suggerimenti forniti gli Autori ringraziano vivamente Alfonso Scardera, responsabile INEA del progetto “RICA”, cui si deve la supervisione scientifica della presente pubblicazione
in accordo con la “Procedura di referaggio delle pubblicazioni scientifiche e tecniche dell’INEA”.
INEA - Sede regionale per il Piemonte
Corso Re Umberto, 98 – Torino
e-mail inea.piemonte@inea.it
www.inea.it/sedi_regionali/piemonte/it/index.php
IndIce
Presentazione
V
capItolo 1
la metodologIa dI rIlevazIone, elaborazIone e analIsI deI datI
1.1 Il modello organizzativo della RICA in Piemonte
1
1.2 Il “campione costante” RICA 2003-2007
1.3 Il “campione rappresentativo” RICA 2006-2007
2
7
capItolo 2
I rIsultatI economIcI delle azIende agrIcole pIemontesI
2.1 Le aziende con seminativi
11
2.2 Le aziende risicole
14
2.3 Le aziende orticole e floricole
18
2.4 Le aziende viticole
21
2.5 Le aziende frutticole
24
2.6 Le aziende con allevamenti bovini
30
2.7 Le aziende con allevamenti ovi-caprini
36
2.8 Le aziende con allevamenti suini
38
2.9 Le aziende miste
40
capItolo 3
Il sostegno pubblIco alle azIende agrIcole pIemontesI
3.1 Le fonti informative
43
3.2 Il Regime Unico di Pagamento del “primo pilastro”
44
3.3 Lo sviluppo rurale all’inizio della nuova fase di programmazione
47
3.4 Il sostegno alle aziende piemontesi afferenti alla RICA
50
3.5 Alcune indicazioni di sintesi
53
Appendice metodologica
54
capItolo 4
multIfunzIonalItà nelle azIende agrIcole pIemontesI
4.1 Aspetti di pluriattività e diversificazione
57
4.2 I risultati tecnico-economici delle aziende multifunzionali
60
III
capItolo 5
aspettI InnovatIvI nella gestIone della rIca
5.1 Il software GAIA e la rilevazione dei dati
65
5.2 Il data warehouse e l’impiego delle informazioni RICA
66
Riferimenti bibliografici
69
Appendice statistica
I risultati tecnico-economici delle aziende RICA in Piemonte nel biennio 2006-2007
71
Glossario
85
IV
presentazIone
Attraverso il presente lavoro si intende rendere disponibile a agricoltori, amministratori pubblici e ricercatori parte della grande mole di informazioni che annualmente vengono rilevate
mediante la Rete d’Informazione Contabile Agricola (RICA) in Piemonte. I risultati delle elaborazioni condotte a partire dalla banca dati RICA permettono di evidenziare l’evoluzione delle performance tecnico-economiche sostenute negli anni recenti dalle aziende agricole piemontesi, nonché di esprimere specifiche valutazioni in merito all’entità del sostegno pubblico e alla propensione manifestata dalle imprese piemontesi all’introduzione di elementi di multifunzionalità.
Come noto, la rete contabile (EU-RICA) è stata istituita nel 1965 attraverso il Reg. (CEE) n.
79/65 allo scopo di raccogliere le informazioni necessarie a misurare l’evoluzione dei redditi degli imprenditori agricoli e il funzionamento delle imprese del settore primario in Europa. Nel 2007
- ultimo anno per il quale si dispone dei risultati controllati e validati della rilevazione contabile
- sono circa 1.160 le imprese agricole piemontesi i cui dati tecnico-economici hanno consentito di
implementare il database europeo. Si tratta di aziende aventi dimensioni economiche superiori
alle 4 UDE (Unità di Dimensione Economica Europea) in grado di fornire all’agricoltore un’attività economica principale e le cui produzioni sono indirizzate al mercato.
Pure, è indispensabile ricordare che fin dal 2003 la Direzione Agricoltura della Regione Piemonte finanzia annualmente la rilevazione - in accordo con la metodologia RICA-INEA - dei dati contabili di diverse centinaia di aziende agricole che fanno parte del cosiddetto “campione satellite”,
individuato sulla base delle esigenze di valutazione delle politiche agricole e di sviluppo rurale regionali. Infatti, la necessità di sottoporre a verifica gli esiti dell’intervento pubblico a favore del
settore primario e, più in generale, dell’economia dei territori rurali è grandemente aumentata negli ultimi 10-15 anni, specialmente in riferimento alle politiche oggetto di cofinanziamento da
parte dell’Unione europea.
Così come illustrato nel capitolo 1, di natura metodologica, oggetto di analisi sono innanzitutto
le informazioni tecnico-economiche relative a un campione aziendale RICA che si è mantenuto
costante nel periodo 2003-2007, nel qual caso le performance economiche delle imprese agricole sono evidenziate attraverso opportune “catene di indici” di efficienza che consentono di esprimere valutazioni in merito ad aspetti rilevanti della gestione aziendale. Giova notare che proprio
a partire dall’anno 2003 nell'ambito della rete contabile italiana è stato adottato un campione di
aziende agricole selezionate in maniera casuale e progettato nel rispetto delle più rigorose metodologie di campionamento statistico, allo scopo di migliorare la qualità dei dati RICA, ottenendo
informazioni statisticamente rappresentative dell'agricoltura nazionale e regionale.
I risultati delle elaborazioni condotte a partire dalla banca dati RICA sono esposti in forma tabellare nel capitolo 2 allo scopo di illustrare l’evoluzione di alcuni importanti indici di efficienza osservati per le aziende agricole piemontesi nel quinquennio 2003-2007. L’attenzione è qui focalizzata sulle imprese agricole raggruppate a seconda dell’Orientamento Tecnico Economico
(OTE) che - ai sensi della classificazione tipologica comunitaria delle aziende agricole - si basa
sulla determinazione del peso economico delle diverse attività produttive presenti in azienda e
sulla loro combinazione. Allo scopo di richiamare il contesto strutturale, produttivo e di mercato
nel quale le imprese agricole piemontesi si trovano ad operare, le informazioni desunte dalla RICA sono precedute da una sintetica illustrazione - sulla base delle più recenti fonti statistiche ufficiali - del comparto o della filiera a cui afferiscono le diverse tipologie aziendali.
I risultati (analizzati nel terzo capitolo) di specifiche interrogazioni del data warehouse “Anagra-
V
fe Agricola Unica” del Piemonte e della Banca Dati regionale RICA consentono di evidenziare
l’entità e il ruolo dei trasferimenti pubblici erogati a favore delle aziende agricole, con particolare riferimento alla distribuzione del sostegno tra il primo e il secondo pilastro della PAC e alla
“specializzazione” delle diverse tipologie di imprese nei confronti del sostegno stesso.
Un ulteriore approfondimento (capitolo 4) riguarda invece la propensione alla pluriattività e alla diversificazione manifestata dalle imprese agricole in Piemonte; di nuovo, sulla scorta delle
informazioni contenute nel data base RICA sono evidenziati gli effetti sui risultati economici aziendali di specifici aspetti di multifunzionalità, secondo quanto evidenziato nella recente letteratura
scientifica sull’argomento.
In un capitolo conclusivo (il quinto) è descritta la recente evoluzione dell’indagine RICA in Italia, allo scopo di rimarcare, in particolare, le opportunità connesse all’adozione del nuovo software (GAIA - Gestione Aziendale delle Imprese Agricole) messo a punto dall’INEA per la rilevazione dei dati contabili ed extracontabili delle aziende agricole afferenti alla rete, nonché alla
possibilità di accedere a tali informazioni, opportunamente controllate e validate, attraverso uno
specifico data warehouse anch’esso realizzato a cura dell’INEA.
Segue un’Appendice statistica nella quale sono evidenziati in forma tabellare i parametri tecnici
e i risultati economici delle aziende agricole afferenti alla RICA in Piemonte nel biennio 20062007, raggruppate secondo la classificazione tipologica comunitaria (OTE) e in base alla Dimensione Economica Europea (UDE). Tali risultati conseguono al “riporto all’Universo” del campione aziendale RICA (gli aspetti metodologici sono trattati nel capitolo 1) e consistono, dunque, di
variabili economiche e dei relativi indici statisticamente rappresentativi, per il biennio in esame,
dell’agricoltura regionale. Infine, il volume è completato da un Glossario dei termini tecnici presenti nel testo e nelle tabelle.
VI
capItolo 1
la metodologIa dI rIlevazIone, elaborazIone e analIsI deI datI
1.1
Il modello organizzativo della rIca in piemonte
La rilevazione dei dati di natura contabile ed extracontabile delle imprese afferenti alla
Rete di Informazione Contabile Agricola (RICA) è realizzata in rispondenza agli obblighi comunitari e viene gestita dall’Istituto Nazionale di economia Agraria. La rilevazione RICA è condotta in forma coordinata con l’indagine campionaria sui risultati economici delle aziende agricole
(REA) secondo quanto stabilito da uno specifico Protocollo d'intesa stipulato tra il MiPAAF,
l'INEA, l'ISTAT, le Regioni e le Province autonome1. L’INEA rappresenta l’organo ufficiale di
collegamento tra lo Stato italiano e la Commissione europea e, pertanto, coordina la raccolta e
l'elaborazione dei dati contabili delle imprese fissate a livello comunitario, selezionate casualmente dall'universo agricolo grazie alla collaborazione con l'ISTAT.
Fino all’anno contabile 2007 la raccolta dei dati, il controllo degli stessi e una serie di analisi per la valutazione dell'efficienza di gestione complessiva e dei risultati dei singoli processi
produttivi sono stati realizzati dall'INEA grazie ad un pacchetto informatico (PEGASO - Pacchetto di Economia e Gestione Aziendale per Strutture Operative) appositamente predisposto dall'Istituto2. In Piemonte il coordinamento dell’indagine è affidato al personale operante presso la Sede
regionale INEA che provvede alla gestione dei flussi informativi tra gli enti locali e la sede centrale, occupandosi della formazione e dell'assistenza tecnica ai rilevatori e contribuisce al controllo e alla validazione dei dati elementari raccolti che vanno a implementare le banche dati
INEA, regionale e nazionale oltre che, naturalmente, il data base europeo (FADN).
Le aziende agricole piemontesi che sono state annualmente oggetto dell’indagine RICA
nel periodo 2003-2007 assommano in media a circa un migliaio. Oltre alle unità statistiche facenti parte del campione selezionato casualmente dalla lista del V Censimento dell'Agricoltura del
2000 a cura dell'ISTAT, la Regione Piemonte finanzia la rilevazione di un ulteriore campione di
aziende (“campione satellite”) allo scopo di ottenere una base dati utile per la valutazione delle
politiche agricole e di sviluppo rurale regionali.
La rilevazione dei dati contabili ed extracontabili del totale delle aziende selezionate per il
2007 si è conclusa regolarmente per 1.355 aziende; di queste 1.087 provengono dal campione
RICA, le restanti afferiscono al “campione satellite”. La quota del “campione satellite” ha consentito, oltre a soddisfare le esigenze di valutazione delle politiche espresse dalla Regione Piemonte, di sostituire le 72 aziende RICA che per vari motivi nel 2007 non sono state rilevate
(azienda non più esistente, rifiuto del conduttore a sottoporsi all’indagine, assenza del conduttore,
indirizzo errato) raggiungendo quindi i 1.159 casi aziendali necessari alla implementazione del
data base RICA europeo.
Per quanto riguarda la metodologia e i supporti utilizzati, la rilevazione delle aziende con
UDE uguale e superiore a 4 è avvenuta tramite rilevazione contabile, utilizzando il software
CONTINEA (modulo di PEGASO), mentre per le aziende di dimensione economica inferiore
1
Protocollo d’intesa per l’effettuazione in forma coordinata dell’indagine RICA e dell’indagine REA (Roma, Dicembre 2007).
2
Con l’indagine RICA riferita agli anni che seguono l’esercizio contabile 2007 è utilizzata la procedura informatica GAIA “Gestione Aziendale delle Imprese Agricole” (cfr. capitolo 5).
1
all’UDE 4 o che non hanno dato la disponibilità a fornire i dati contabili oppure per le quali non è
stato possibile effettuare la rilevazione per vari motivi (indirizzo errato o insufficiente, continua
assenza del conduttore, ecc.) è stato utilizzato il questionario aziendale, definito dall'ISTAT in
collaborazione con l'INEA, per la rilevazione REA (Rilevazione sui risultati economici delle
aziende agricole). I dati relativi a questo secondo gruppo di aziende, non provenendo da rilevazioni contabili, non entrano a far parte della banca dati RICA.
I tecnici incaricati della rilevazione contabile in Piemonte possiedono specifiche competenze in materia di contabilità agraria ed esperienza pluriennale di rilevazione di dati economici in
agricoltura. Alla realizzazione dell’indagine RICA riferita all’anno contabile 2007 hanno contribuito circa 180 rilevatori, per lo più impegnati nei servizi di assistenza tecnica alle imprese afferenti alle locali Organizzazioni Professionali Agricole, pienamente in grado di garantire una
capillare copertura del territorio.
1.2
Il “campione costante” rIca 2003-2007
Il “campione costante” è stato selezionato nell’ambito delle aziende agricole facenti parte
della RICA in Piemonte dal 2003 al 2007; si tratta di aziende di Unità di Dimensione Economica
Europea (UDE) superiore a 4 (aventi, quindi, una soglia minima di Reddito lordo standard pari a
4.800 euro) e che hanno mantenuto lo stesso indirizzo produttivo3 nei 5 anni di indagine.
Il campione aziendale RICA è selezionato stratificando l’universo delle aziende agricole
regionali, definite dall’Indagine ISTAT sulla Struttura e sulle Produzioni delle Aziende Agricole
e/o dai Censimenti agricoli generali, sulla base di tre variabili: la regione geografica, la dimensione economica (UDE) e l'orientamento tecnico-economico (OTE). Inoltre, come già ricordato, in
Piemonte è rilevato ogni anno un “campione satellite”, per lo più costituito da aziende aderenti ad
alcune specifiche misure del Programma di Sviluppo Rurale (PSR), contabilizzate allo scopo di
reperire informazioni utili per la valutazione del Programma stesso.
Nella tabella 1.1 sono riportati i dati relativi al numero di aziende, distribuite per OTE4,
del campione effettivamente rilevato in Piemonte negli anni 2003-2007, nonché il numero delle
aziende definite nel Censimento generale dell’agricoltura dell’anno 2000. In complesso, nel campione RICA non si notano scostamenti rilevanti rispetto alla distribuzione dall’universo delle
aziende censite nel 2000: gli orientamenti produttivi più rappresentati sono quelli cerealicolo e
viticolo, che costituiscono il 42% e il 51% delle aziende presenti, rispettivamente, nel Censimento e nel campione RICA; seguono l’orientamento frutticolo (circa 10% e 11%) e l’allevamento
bovino da latte (8% e 6%).
Gli OTE meno rappresentati, sia in termini assoluti, sia campionari sono invece quelli relativi alle aziende bovine miste (latte, allevamento e carne), alle aziende specializzate in granivori
nonché a quelle miste con diverse tipologie di allevamenti. Inoltre, è interessante evidenziare
alcune differenze tra il disegno campionario e l’universo delle aziende, in merito alla distribuzio3
Precisamente, hanno mantenuto il medesimo orientamento tecnico-economico riclassificato (OTEr) così come descritto nel presente capitolo.
4
Si rimanda al Glossario per prendere visione della descrizione degli OTE generali, principali e particolari previsti dalla classificazione tipologica comunitaria delle aziende agricole. Si precisa che la classificazione tipologica comunitaria delle aziende agricole cui si è fatto riferimento nel presente lavoro è quella stabilita dalla decisione 85/377/CEE che, pur risultando abrogata dal
regolamento (CE) n. 1242/2008 (“che istituisce una tipologia comunitaria delle aziende agricole”), continua tuttavia ad applicarsi per la classificazione delle aziende della rete di informazione contabile agricola fino all'esercizio 2009 compreso e per la classificazione delle aziende interessate dall'indagine sulla struttura delle aziende agricole di cui al regolamento (CEE) n. 571/88 del
Consiglio fino all'indagine 2007 compresa.
2
ne delle aziende all’interno degli OTE relativi alle “aziende con policoltura” (circa +4,5% ) e alle
“aziende miste con diverse combinazioni coltivazioni allevamento” (circa +2,3%).
Nel periodo 2003-2007 é stato, quindi, identificato nell’ambito della banca dati RICA-INEA
del Piemonte un campione di 3.145 osservazioni, corrispondente a 629 aziende per ogni anno.
tabella 1.1 - distribuzione delle aziende per ote particolare nell’universo e nella rIca
ote
censimento 2000
campione rilevato
2003
2004
2005
2006
2007
n.
%
n.
%
n.
%
n.
%
n.
%
n.
%
13
12.137
25,1
176
28,0
174
27,7
179
28,5
177
28,1
173
27,5
14
2.487
5,1
37
5,9
39
6,2
34
5,4
36
5,7
40
6,4
20
1.097
2,3
26
4,1
26
4,1
26
4,1
26
4,1
26
4,1
31
8.101
16,7
143
22,7
143
22,7
143
22,7
143
22,7
143
22,7
32
4.990
10,3
72
11,4
72
11,4
72
11,4
72
11,4
72
11,4
34
2.166
4,5
19
3,0
22
3,5
20
3,2
24
3,8
26
4,1
41
3.904
8,1
37
5,9
37
5,9
37
5,9
37
5,9
37
5,9
42
1.917
4,0
23
3,7
23
3,7
23
3,7
23
3,7
23
3,7
43
436
0,9
0
-
0
-
0
-
0
-
0
-
44
978
2,0
15
2,4
15
2,4
15
2,4
15
2,4
15
2,4
50
827
1,7
10
1,6
10
1,6
10
1,6
10
1,6
10
1,6
60
4.604
9,5
33
5,2
30
4,8
32
5,1
28
4,5
26
4,1
71
565
1,2
0
-
0
-
0
-
0
-
0
-
72
102
0,2
0
-
0
-
0
-
0
-
0
-
81
3.023
6,2
30
4,8
30
4,8
30
4,8
30
4,8
30
4,8
82
1.056
2,2
8
1,3
8
1,3
8
1,3
8
1,3
8
1,3
Totale
48.390
100,0
629 100,0
629 100,0
629 100,0
629 100,0
629 100,0
Fonte: nostre elaborazioni su dati ISTAT e banca dati RICA-INEA Piemonte
Al fine di considerare le peculiarità dell’agricoltura piemontese e per tenere conto del fatto
che il rinnovamento dei processi produttivi può influire sull’indirizzo aziendale determinando un
cambiamento nell’orientamento tecnico-economico, si è proceduto alla parziale aggregazione dei
singoli OTE contemplati dalla classificazione tipologica comunitaria delle aziende agricole e si è
pervenuti alla identificazione di 17 tipologie aziendali per il Piemonte (tab. 1.2).
Il numero delle osservazioni per le suddette tipologie aziendali del “campione costante” è
riportato in tabella 1.3. Si precisa che il numero minimo di osservazioni per le elaborazioni realizzate a partire dal campione RICA è pari a 5; pertanto, dove non è stato raggiunto il numero minimo di rilevazioni non è stato possibile procedere ad alcuna elaborazione (per segnalare ciò in
tabella si è utilizzato il trattino).
La distribuzione del “campione costante” rispecchia quella del campione RICA complessivo. Anche in questo caso gli orientamenti produttivi più rappresentati sono quelli che caratterizzano l’agricoltura piemontese secondo quanto emerge dalle rilevazioni censuarie: le aziende specializzate in cereali (compreso il riso), in viticoltura, frutticoltura e quelle con allevamento bovino da
latte sono le più numerose, mentre si evidenzia un leggero scostamento percentuale per quanto
concerne le aziende orientate alla “policoltura”, in quanto nel gruppo riclassificato sono comprese sia le aziende afferenti all’OTE generale 6, sia le aziende con diverse coltivazioni permanenti
combinate (OTE principale 34).
3
tabella 1.2 - tipologie di aziende agricole che caratterizzano il “campione costante”
classificazione tipologica comunitaria
tipologie di aziende
agricole piemontesi
OTE
1441, 1442, 1443,
1444,1310,1330
1320
2011, 2012, 2013
2034, 2023, 2022, 2021
Descrizione
Az. spec. in altre colture; az. spec. coltivaz.
cereali (escluso riso) e piante oleo-proteaginose
Az. specializzate nella risicoltura
Az. specializzate in orti industriali
Az. spec. in floricoltura e piante ornamentali
3110, 3120, 3130, 3141
3212
Az. specializzate nella viticoltura
Az. specializzate in frutta a guscio
3211, 3213, 3220
Az. spec. in frutticoltura (esclusa frutta a guscio)
4110, 4120
Az. bovine spec. latte
4210, 4220
Az. bovine spec. carne
4310, 4320
4410, 4420, 4430, 4440
Az. bovine latte, allevamento e carne
combinati
Az. ovini, caprini e altri erbivori
5011, 5012, 5013
Az. suinicole specializzate
5021, 5022
Az. spec. in allevamento pollame
5032
Az. con diversi granivori combinati
6010, 6020, 6030, 6040,
6050, 6061, 6062, 3400
7110, 7120, 7210, 7220,
7230
8110, 8120, 8130, 8140,
8210, 8220, 8231, 8232
Az. con policoltura; az. con diverse
coltivazioni permanenti combinate
Az. con poliallevamento
Az. spec. nella coltivazione
dei seminativi (escluso riso)
Az. risicole specializzate
Az. spec. in orti industriali
Az. spec. nella floricoltura
e piante ornamentali
Az. viticole specializzate
Az. spec. nella produzione
di frutta a guscio
Az. spec. nella produzione
di frutta fresca
Az. spec. nell’allevamento
bovino da latte
Az. spec. nell’allevamento
bovino da carne
Az. spec. nell’allevamento
bovino misto
Az. spec. nell’allevamento
ovi-caprino
Az. spec. nell’allevamento
suino
Az. spec. nell’allevamento
avicolo
Az. spec. nell’allevamento
di granivori
Aziende con policoltura
Az. con poliallevamento
erbivori
Az. miste coltivazioniallevamento
Az. miste coltivazioni-allevamento
Fonte: nostre elaborazioni su banca dati RICA-INEA Piemonte
tabella 1.3 - distribuzione delle aziende agricole del “campione costante”
tipologie di aziende agricole piemontesi
Az. spec. nella coltivazione dei seminativi (escluso riso)
Az. risicole specializzate
Az. spec. in orti industriali
Az. spec. nella floricoltura e piante ornamentali
Az. viticole specializzate
Az. spec. nella produzione di frutta a guscio
Az. spec. nella produzione di frutta fresca
Az. spec. nell’allevamento bovino da latte
Az. spec. nell’allevamento bovino da carne
Az. spec. nell’allevamento bovino misto
Az. spec. nell’allevamento ovi-caprino
Az. spec. nell’allevamento suino
Az. spec. nell’allevamento avicolo
Az. spec. nell’allevamento di granivori misti
Aziende con policoltura
Az. con poliallevamento erbivori
Az. miste coltivazioni-allevamento
Totale
Fonte: nostre elaborazioni su banca dati RICA-INEA Piemonte
4
n.
146
67
8
18
143
21
51
37
23
15
10
52
38
629
%
23,2
10,7
1,3
2,9
22,7
3,3
8,1
5,9
3,7
2,4
1,6
8,3
6,0
100,0
Indicazioni in merito alla localizzazione delle aziende agricole che compongono il “campione costante” sono fornite nella figura 1.1, dove sono riportate anche informazioni circa la SAU
e le UBA disponibili nell’anno 2007 e nella tabella 1.4.
fig. 1.1 - distribuzione del “campione costante” per provincia
Aziende: 6
SAU tot.: 161 ha
UBA tot.: 37
UBA bovini: 32,1%
VCO
Aziende: 43
SAU: 4.315 ha
UBA: 2.981
di cui bovini: 99,6%
Aziende: 7
SAU: 204 ha
UBA: 150
di cui bovini: 72,9%
BI
NO
VC
Aziende: 43
SAU: 5.820 ha
UBA: 49
di cui bovini: 100,0%
TO
Aziende: 119
SAU: 3.070 ha
UBA: 4.568
di cui bovini: 72,9%
AL
AT
Aziende: 144
SAU: 5.203 ha
UBA: 1.034
di cui bovini: 23,5%
CN
Aziende: 178
SAU: 3.154 ha
UBA: 4.833
di cui bovini: 49,3%
Aziende: 89
SAU: 1.343 ha
UBA: 2.054
di cui bovini: 100,0%
Fonte: nostre elaborazioni su banca dati RICA-INEA Piemonte
5
tab. 1.4 - distribuzione del “campione costante” per altimetria, zona svantaggiata e non
aziende
Montagna
sau
uba
n.
%
ha
%
n.
%
50
7,9
2.157
9,3
975
6,2
Collina
326
51,8
4.753
20,4
3.649
23,2
Pianura
253
40,2
16.360
70,3
11.081
70,6
Zona svantaggiata(*)
154
24,5
3.460
14,9
2.202
14,0
Zona non svantaggiata(*)
475
75,5
19.810
85,1
13.504
86,0
(*) Ai sensi dell’art. 17 del regolamento (CE) n. 1257/99
Fonte: nostre elaborazioni su banca dati RICA-INEA Piemonte
Naturalmente la distribuzione territoriale delle aziende RICA rispecchia i caratteri peculiari dell’agricoltura piemontese, fortemente connotata dalle produzioni (beni di tipo commodity)
ottenute nelle aree di pianura (dove si trova il 40% delle aziende del campione che detiene, però,
ben il 70% della SAU delle UBA), ma anche dalle pregiate produzioni ortofrutticole e vitivinicole delle zone collinari (dove si rinviene oltre la metà delle aziende del campione nonché un quinto e circa un quarto, rispettivamente, della SAU e delle UBA del “campione costante”).
Allo scopo di fornire indicazioni in merito ai risultati conseguiti dalle singole tipologie di
aziende agricole nel quinquennio 2003-2007 si sono calcolati i valori medi campionari5 per specifiche variabili tecnico-economiche presenti nella banca dati regionale RICA-INEA, evidenziando
nel contempo alcuni indici di efficienza da esse derivati. I parametri economici e tecnici possono
essere utilmente combinati in indici (rapporti) che offrono informazioni sintetiche su aspetti rilevanti della gestione aziendale, quali la produttività e la redditività dei principali fattori della produzione e l’incidenza delle diverse categorie di costi.
Gli indici di efficienza aziendale sono esposti attraverso le cosiddette “catene di indici”
(INEA, 1995; INEA, 2000); tali rapporti possono infatti essere posti in sequenza a formare una
“catena di indici”, tecnica che prevede un preciso approccio logico-interpretativo, ponendo in
relazione una serie di quozienti, che moltiplicati fra loro conducono alla stima di una sorta di
indice capofila6. Ogni elemento della catena offre un preciso significato economico, poiché stima
un passaggio logico essenziale nella valutazione del risultato finale e facilita la scomposizione
del fenomeno.
Le catene prese in esame sono:
(1)
(PLV/SAU) * (SAU/ULT) = (PLV/ULT)
(2)
(VA/PLV) * (PN/VA) * (RN/PN) = (RN/PLV)
(3)
(PLV/ULT) * (RN/PLV) * (ULT/ULF) = (RN/ULF)
La catena (1) collega la produttività della terra al grado di attività determinando la produttività del lavoro; la (2) calcola l’efficienza della spesa globale come prodotto tra l’efficienza della spesa specifica per i processi produttivi, degli ammortamenti e degli altri costi pagati e determina la redditività dei ricavi; infine, la (3) esprime la redditività del lavoro familiare come prodotto
tra la produttività del lavoro, la redditività della spesa globale - determinati in precedenza rispettivamente attraverso la (1) e la (2) - e l’incidenza del lavoro salariato.
5
I valori economici sono stati deflazionati utilizzando i coefficienti ISTAT per tradurre i valori correnti 2003-2007 in valori costanti al 2007.
6
La definizione dei parametri tecnico-economici che concorrono a formare le catene di indici è contenuta nel Glossario.
6
I parametri tecnico-economici e gli indici di efficienza determinati per le diverse tipologie
aziendali sono esposti in forma tabellare e sinteticamente illustrati nel capitolo 2, dove il commento è preceduto da una breve descrizione del contesto (comparto e/o filiera) nel quale le imprese agricole piemontesi si trovano a operare.
Al “campione costante” si attinge, infine, allo scopo di analizzare gli effetti del sostegno
pubblico e degli elementi di multifunzionalità presenti nell’agricoltura piemontese sulle performance economiche aziendali (tali temi sono oggetto di discussione, rispettivamente, nei successivi capitoli 3 e 4).
1.3
Il “campione rappresentativo” rIca 2006-2007
Come già detto, dall’anno 2003 il campione RICA è “statisticamente rappresentativo” delle aziende agricole in quanto viene estratto casualmente a partire dall'universo delle imprese agricole di dimensioni superiori a 4 UDE7 secondo la regione geografica, l’UDE e l’OTE. L’estrazione viene effettuata utilizzando la tecnica di campionamento stratificato con allocazione ottimale
di Neyman e, quindi, i dati a livello di popolazione si possono ricavare attraverso i valori degli
stimatori, indicati per l’allocazione ottimale delle unità negli strati; tale metodologia di stima viene utilizzata anche per il Farm Accountancy Data Network (FADN), vale a dire, la RICA europea8.
Le analisi condotte a partire dalle variabili di tipo economico possono essere ritenute statisticamente rappresentative in quanto i dati del campione RICA 2006-2007 sono stati estesi al
campo di osservazione, in accordo con la metodologia FADN9.
Tale metodologia attribuisce a ogni azienda un peso base che è dato dal rapporto tra il
numero di aziende del campo di osservazione (N) e il numero di aziende del campione (n) per
ogni strato individuato dalla combinazione di regione, classe di dimensione economica e ordinamento produttivo. Quindi, per ogni strato il peso è calcolato come l’inverso della frazione di campionamento, così che riportato all’universo tenga conto delle diverse frazioni di campionamento
applicate agli strati. Come si può inoltre osservare l’estensione all’universo è stata effettuata
aggregando gli strati meno rappresentati a livello di OTE (ex. 42+43), sia per l’anno 2007 che per
il 2006 al fine di rendere confrontabili i risultati dell’analisi dei dati del biennio10.
Al fine di fornire un’indicazione sintetica del rapporto esistente fra il campione RICA e
l’universo di riferimento, nelle tabelle 1.5 e 1.6 per ciascuno strato sono riferite la numerosità
campionaria e quella del campo di osservazione delle aziende piemontesi negli anni 2006 e 2007.
7
Il campione RICA include le sole aziende agricole la cui dimensione economica è tale da poter essere definite “commerciali”;
precisamente, ai sensi del Reg. (CEE) n. 79/65, un’azienda è “commerciale” quando la sua dimensione economica è tale da fornire all’agricoltore un’attività economica principale e un livello di reddito sufficiente per il sostentamento della sua famiglia. Pertanto, nel campione RICA non sono comprese le aziende la cui produzione non è indirizzata al mercato e che, più in generale, descrivono situazioni di extra-marginalità; risultano escluse tutte le aziende agricole aventi una dimensione economica estremamente
contenuta, che a livello nazionale è stabilita, in termini di RLS, inferiore alle 4 UDE.
8
Informazioni dettagliate circa i vantaggi e le problematicità derivanti dall’adozione del campione aziendale “casuale”, nonché in
merito all’analisi delle risultanze delle indagini RICA condotte a partire dall’anno 2003 sono descritte nel volume a cura di C. Abitabile e A. Scardera (2008) La Rete Contabile Agricola Nazionale RICA: da rete di assistenza tecnica a fonte statistica.
9
Illustrata sul website http://ec.europa.eu/agriculture/rica/methodology3_en.cfm.
10
Informazioni di maggior dettaglio in merito alla stratificazione utilizzata nel disegno campionario e all’aggregazione degli strati
sono rinvenibili nell’Allegato B “Strategia campionaria” del già richiamato Protocollo d’intesa siglato da ISTAT, INEA, MiPAAF,
Regioni e Province Autonome.
7
tab. 1.5 - distribuzione del campione aziendale rIca piemonte e del campo di osservazione, per ote e classe di ude (anno 2006)
ote
3
classi di ude
5
4
6
7
Totale
n
N
n
N
n
N
n
N
n
N
n
N
13
37
4.018
42
3.477
73
2.758
57
1.389
58
554
14
14
764
22
668
18
694
9
302
9
109
72
2.537
20
5
156
13
243
20
306
5
164
2
41
45
910
31
20
3.113
59
2.767
85
1.764
54
428
7
77
225
8.149
32
12
2.264
32
1.381
38
888
35
348
12
99
129
4.980
267 12.196
33
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
34
9
858
13
631
10
470
11
163
9
55
52
2.177
41
42 + 43
44
1
450
10
490
15
971
30
1.330
25
487
81
3.728
12
465
21
613
38
797
40
425
20
114
131
2.414
8
381
18
236
16
172
4
88
2
99
48
976
50
1
51
1
89
3
181
10
217
35
257
50
795
60
17
1.888
22
1.409
31
934
18
265
8
41
96
4.537
71+72
-
136
4
188
11
158
3
95
1
23
19
600
81+82
9
921
17
1.001
48
1.308
28
623
14
131
116
3.984
406 11.401
304
5.837
202
2.087
Totale
145 15.465
274 13.193
1.331 47.983
Note: 1) L’Orientamento Tecnico Economico è stato considerato nell’accezione delle 17 classi di OTE principale, così come definiti
dalla Decisione della Commissione 85/377/CEE, del 7 giugno 1985, che istituisce la tipologia comunitaria delle aziende agricole;
2) n è il numero delle aziende del campione RICA; N è il numero di aziende del campo di osservazione.
Fonte: nostre elaborazioni su dati ISTAT
tab. 1.6 - distribuzione del campione aziendale rIca piemonte e del campo di osservazione, per ote e classe di ude (anno 2007)
ote
3
classi di ude
5
4
6
7
Totale
n
N
n
N
n
N
n
N
n
N
13
33
4.018
46
3.477
68
2.758
65
1.389
61
554
N
N
14
20
764
26
668
24
694
7
302
10
109
87
2.537
20
7
156
8
243
19
306
4
164
4
41
42
910
31
25
3.113
58
2.767
86
1.764
55
428
8
77
232
8.149
32
13
2.264
33
1.381
38
888
32
348
12
99
128
4.980
33
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
34
12
858
12
631
9
470
8
163
10
55
51
2.177
41
-
450
4
490
16
971
29
1.330
24
487
73
3.728
42+43
9
465
24
613
39
797
35
425
23
134
130
2.434
44
7
381
18
236
19
172
10
88
2
56
56
933
273 12.196
50
1
51
-
89
3
181
11
217
35
257
50
795
60
18
1.888
15
1.409
26
934
24
265
4
41
87
4.537
3
136
4
188
6
158
3
95
2
23
18
600
14
921
15
1.001
55
1.308
29
623
15
131
128
3.984
408 11.401
312
5.837
210
2.064
71+72
81+82
Totale
162 15.465
263 13.193
1.355 47.960
Note: 1) L’Orientamento Tecnico Economico è stato considerato nell’accezione delle 17 classi di OTE principale, così come definiti
dalla Decisione della Commissione 85/377/CEE, del 7 giugno 1985, che istituisce la tipologia comunitaria delle aziende agricole;
2) n è il numero delle aziende del campione RICA; N è il numero di aziende del campo di osservazione.
Fonte: nostre elaborazioni su dati ISTAT
8
Nelle tabelle 1.7 e 1.8 sono invece riportati i coefficienti di variazione per strato sulla
variabile Reddito Lordo Standard (RLS) riferiti agli stessi anni. L’analisi dei coefficienti di variazione è lo strumento statistico che permette di affermare che la media è un indicatore corretto per
l’elaborazione dei dati e, pertanto, a partire dalle osservazioni campionarie di uno strato è possibile descrivere lo strato esteso ad esso corrispondente. Più nel dettaglio il coefficiente di variazione
per ogni strato risulta dalla seguente relazione:
CV = σ/
con varianza per ogni strato (σ2)
var =
Per interpretare correttamente le informazioni riportate nelle tabelle, si assume che:
- CV = 1, allora σ =
e la media non è un indice corretto;
- CV = 0, allora σ = 0 e la media è un indice perfetto;
- CV > 0,5, la media non è un indice corretto;
- CV < = 0,5, la media è un indice corretto.
Come si può vedere, per la variabile RLS il coefficiente di variazione assume valori bassi,
pertanto la media è un indice corretto per il trattamento dei dati.
I risultati dell’estensione all’universo delle informazioni economiche del campione RICA
del Piemonte per il biennio 2006-2007 sono riportate nell’Appendice statistica, dove sono riferiti
i valori medi dei parametri strutturali, di quelli economici e dei relativi indici, nonché degli effetti del sostegno pubblico sulle aziende agricole piemontesi stratificate per indirizzo produttivo
(OTE) e per dimensione economica (classi di UDE). È opportuno ribadire che la modalità di disegno campionario utilizzata per la RICA garantisce la rappresentatività statistica delle variabili di
tipo economico, mentre la stessa non è garantita per le variabili strutturali.
tab. 1.7 - coefficiente di variazione per strato sulla variabile rls (anno 2006)
classi di ude
OTE
3
4
5
6
7
13
0,19
0,21
0,26
0,26
0,62
14
0,15
0,17
0,22
0,27
0,31
20
0,21
0,20
0,25
0,10
0,12
31
0,17
0,22
0,26
0,26
0,49
32
0,23
0,20
0,26
0,25
0,45
34
0,14
0,16
0,26
0,26
0,63
41+42
0,00
0,23
0,15
0,27
0,72
43
0,17
0,14
0,28
0,26
0,76
44
0,28
0,19
0,24
0,33
0,28
50
0,00
0,00
0,25
0,16
0,56
60
0,46
0,15
0,18
0,31
0,28
71+72
n.r.
0,19
0,16
0,32
0,00
81+82
0,16
0,18
0,24
0,22
0,85
Nota: n.r. indica che non sono state rilevate aziende per lo strato; 0 indica che è presente una sola azienda nello strato e, quindi, la
sua varianza è 0
Fonte: nostre elaborazioni su dati ISTAT
9
tab. 1.8 - coefficiente di variazione per strato sulla variabile rls (anno 2007)
classi di ude
OTE
3
4
5
6
7
13
0,20
0,20
0,29
0,27
0,63
14
0,20
0,20
0,27
0,11
0,81
20
0,16
0,19
0,22
0,16
0,21
31
0,19
0,21
0,27
0,24
0,49
32
0,21
0,20
0,26
0,26
0,46
34
0,18
0,17
0,25
0,22
0,73
n.r.
0,20
0,19
0,25
0,79
43
0,20
0,17
0,29
0,26
0,78
44
0,23
0,16
0,23
0,27
0,06
50
0,00
n.r.
0,21
0,26
0,61
60
0,20
0,16
0,30
0,26
0,39
41+42
71+72
0,02
0,12
0,30
0,30
0,07
81+82
0,19
0,22
0,24
0,27
0,78
Nota: n.r. indica che non sono state rilevate aziende per lo strato; 0 indica che è presente una sola azienda nello strato e, quindi, la
sua varianza è 0
Fonte: nostre elaborazioni su dati ISTAT
10
capItolo 2
I rIsultatI economIcI delle azIende agrIcole pIemontesI
2.1
le aziende con seminativi
La coltivazione dei seminativi in Piemonte origina un insieme eterogeneo di filiere sotto il
profilo della utilizzazione industriale, ma strettamente collegate dal punto di vista agricolo. Senza
contare il riso (che viene trattato a parte) i principali prodotti compresi in questo aggregato sono i
cereali da granella (mais, frumento tenero e orzo), le oleo-proteaginose (in particolare, soia e girasole) e, tra le colture sarchiate, la barbabietola da zucchero11.
Caratteristica comune di queste produzioni è che si tratta di beni di tipo commodity, poco
differenziati dal punto di vista merceologico e commerciale, destinati alla trasformazione industriale oppure all’impiego nell’alimentazione degli animali in produzione zootecnica. Nel complesso, il valore della produzione ai prezzi di base dei cereali (con esclusione del riso) e delle
piante industriali si aggira intorno ai 450 milioni di euro, pari al 13% del valore della produzione
agricola piemontese (Annuario INEA dell’Agricoltura italiana, vol. LXII, 2008).
In termini quantitativi nel 2008 le produzioni cerealicole sono di poco inferiori a 2,4 milioni di tonnellate ma nel periodo 2000-2008, in media, si aggirano intorno a 2,7 milioni di tonnellate (tab. 2.1). Escludendo il riso, la coltura di gran lunga prevalente, sia in termini di superficie
investita, sia di produzione raccolta è il mais da granella: nel 2008, infatti, ne sono coltivati circa
188.000 ettari, per una produzione di quasi 1,8 milioni di tonnellate e per un valore stimato in
oltre 288 milioni di euro. Seguono il frumento tenero, coltivato su oltre 96.000 ettari per un valore di 90 milioni di euro e l’orzo coltivato su 26.000 ettari, la cui produzione vale all’incirca 21
milioni di euro.
tab. 2.1 - superficie e produzione dei cereali (escluso riso) in piemonte nel 2000-2008
Cereali
Sup. (ha)
Prod. (t)
Mais
Sup. (ha)
Prod. (t)
Frumento tenero Sup. (ha)
Prod. (t)
Orzo
Sup. (ha)
Prod. (t)
Frumento duro
Sup. (ha)
Prod. (t)
Segale
Sup. (ha)
Prod. (t)
2000
2001
417.775
398.249
2.818.033 2.709.425
174.070
173.000
1.533.683 1.456.681
100.828
84.558
505.581
417.114
24.195
24.354
122.944
121.063
880
1.300
4.790
5.920
945
725
2.709
2.217
2002
410.101
2.593.050
173.100
1.311.763
95.000
437.970
24.010
121.210
1.300
6.216
756
2.351
2003
413.149
2.599.508
189.660
1.357.760
80.397
347.389
23.965
114.465
1.220
5.661
519
1.352
2004
416.310
2.930.862
189.850
1.600.000
82.058
398.010
21.730
112.388
1.220
6.956
561
1.390
2005
417.229
2.909.124
184.370
1.537.026
87.890
447.256
24.395
130.314
939
5.486
619
2.178
2006
421.467
2.949.778
189.255
1.560.314
85.434
455.100
24.417
133.793
1.145
6.272
709
2.482
2007
309.612
2.219.037
177.419
1.562.281
94.458
483.560
29.647
139.167
3.868
17.893
283
930
2008
316.650
2.384.910
187.666
1.782.984
96.132
457.053
26.165
117.743
3.304
14.024
504
1.702
Fonte: Annuario INEA dell’Agricoltura italiana, vol. LXII, 2008
La cerealicoltura dà vita in Piemonte a due specifiche filiere: la lavorazione delle granaglie
e dei prodotti amidacei e la produzione di alimenti per l’allevamento animale. A queste si aggiunge la filiera, di recente introduzione, che prevede l’utilizzazione dei cereali a scopi energetici. In
particolare, l’industria molitoria e dell’amido coinvolge in Piemonte 230 aziende, con circa 2.000
11
La ristrutturazione del comparto bieticolo-saccarifero ha comportato un drastico ridimensionamento della coltura della barbabietola che è passata da 13.715 ettari nel 2005 a circa 2.500 ettari nel 2006.
11
addetti (ivi comprese le industrie di lavorazione del riso) mentre nell’industria mangimistica opera un’ottantina di imprese - molte localizzate nel cuneese - nelle quali trovano occupazione 745
addetti (ISTAT, Censimento generale dell’industria, 2001).
Bisogna tuttavia notare che la materia prima di produzione regionale rappresenta solo una
modesta parte di quella lavorata, anche perché per taluni utilizzi sono necessarie varietà aventi
peculiari caratteristiche merceologiche e industriali, localmente non disponibili. Infatti, le informazioni relative agli scambi con l’estero del Piemonte vedono nel 2008 la voce “Frumento tenero e spelta” al quarto posto (6,1% del totale) della lista dei prodotti oggetto di importazione
(INEA, Il commercio con l’estero dei prodotti agroalimentari, Rapporto 2008). Il Piemonte è una
regione fortemente specializzata nella trasformazione di materie prime agricole e nella vendita di
prodotti dell’industria alimentare e mostra, in particolare, un saldo positivo per i prodotti della
macinazione, dolciari e pasta pur avendo, come detto, queste produzioni un modesto legame
diretto con l’agricoltura locale.
Per quanto attiene ai semi oleosi e proteici, qualche rilievo assume la coltivazione della
soia e del girasole anche se, come si evince dalla tabella 2.2, nel corso dell’ultimo decennio essa
ha perso via via importanza. La superficie investita a soia, in particolare, è passata da 31.000 a
poco più di 8.000 ettari (la soia destinata all’alimentazione del bestiame è, infatti, quasi tutta
oggetto di importazione) e anche la superficie a girasole - circa 15.000 ettari nel 2000 - attualmente risulta all’incirca dimezzata. Nel 2008 il valore della produzione della soia e del girasole è
pari, rispettivamente, a 5,9 e 4,4 milioni di euro; se si considera anche la barbabietola da zucchero - che nel 2008 origina una produzione stimata in circa 3,1 milioni di euro - e le altre pressoché
residuali coltivazioni - il comparto delle piante industriali incide sulla produzione ai prezzi di
base dell’agricoltura piemontese soltanto nella misura dello 0,6%.
tab. 2.2 - superficie e produzione delle oleo-proteaginose in piemonte nel 2000-2008
Fonte: Annuario INEA dell’Agricoltura italiana, vol. LXII, 2008
Rilevante è l’azione di organismi associativi nel comparto dei cereali e delle oleo-proteaginose in Piemonte (AgriPiemonte Cereali, Asprocer, Assosoia Piemonte, CAPAC, Consorzi Agrari) ai fini di concentrare e di commercializzare l’offerta. Inoltre, l’associazionismo e la cooperazione (si stima che quest’ultima contribuisca a concentrare circa il 30% del volume complessivo
di prodotto COP) è assai importante anche per il servizio di assistenza tecnica fornito ai produttori e per l’orientamento fornito ai medesimi allo scopo di segmentare le produzioni.
Com’è ovvio, il livello dell’organizzazione dell’offerta incide sulla qualità delle produzioni e una produzione frammentata è sovente causa di prodotto disomogeneo e di scarsa qualità,
oltre che essere responsabile di ridotto potere contrattuale dei produttori. Le aziende con seminativi in Piemonte sono connotate da una elevata frammentazione; secondo le statistiche ufficiali
(ISTAT, Struttura e Produzioni delle aziende agricole, 2007) si tratta di circa 44.000 aziende, delle quali 26.000 coltivano mais, poco meno di 19.000 grano tenero e 10.500 orzo. Sono per lo più
di aziende di piccole e medie dimensioni: infatti, circa 19.000 (43%) dispongono di meno di 5
12
ettari di SAU e circa 17.000 (38%) hanno dimensioni comprese tra 10 e 20 ettari mentre quelle
con SAU compresa tra 20 e 50 ettari sono 5.600 (vale a dire il 13% del totale) e la restante parte
(circa 2.700 aziende) hanno SAU maggiore di 50 ettari.
Il “campione costante” RICA-Piemonte 2003-2007 annovera aziende orientate alla coltivazione di cereali e oleo-proteaginose che, sotto il profilo strutturale, sono da considerarsi rappresentative dell’esercizio professionale dell’attività agricola. Giova ricordare, infatti, che le 146
aziende del campione risultano specializzate - ai sensi della classificazione tipologica comunitaria
- nella coltivazione di seminativi, vale a dire, almeno i due terzi del Reddito Lordo Standard
aziendale risulta da tali produzioni.
Come si evince dalla tabella 2.3, le aziende del campione dispongono mediamente di 35
ettari di SAU, leggermente accresciutasi (+3,2%) nel quinquennio 2003-2007; il lavoro utilizzato
in azienda è quasi integralmente fornito dal conduttore e dai suoi familiari, mentre l’incidenza
del lavoro salariato si è mantenuta costante. Il lavoro costituisce un prezioso fattore della produzione agricola il cui uso tende ad essere razionalizzato: nel periodo in esame si rileva, infatti, che
la SAU a disposizione di ciascuna ULT passa da circa 28 ettari a oltre 31 ettari e l’indice che
esprime la produttività del lavoro risulta accresciuto in misura significativa (+40%) nel 2007
rispetto al 2003, così come pure quello che descrive la produttività della terra (+25%).
Pure, dalle informazioni presentate in tabella 2.3 è evidente nelle aziende piemontesi specializzate nella coltivazione dei seminativi la tendenza a contenere quanto più possibile i costi di
produzione, allo scopo di contrastare lo sfavorevole andamento delle quotazioni di mercato dei
cereali osservatosi negli anni 2004-2006. Nel 2004, infatti, i prezzi all’origine dei vegetali fanno
osservare una brusca diminuzione anche a causa degli abbondanti raccolti e nell’anno successivo
si assiste a una ulteriore riduzione del prezzo del mais, mentre quello degli altri cereali si mantiene stabile ma su livelli assai bassi. Solo a partire dalla seconda metà del 2006 i prezzi dei cereali
manifestano la tendenza ad aumentare, tendenza che prosegue nel 2007, annata anomala caratterizzata dal formarsi della “bolla” dei prezzi agricoli che scoppierà nella seconda parte del 2008
(IRES Piemonte, 2009).
Certo anche a ragione della favorevole congiuntura di mercato, i risultati economici delle
aziende specializzate nella coltivazione dei seminativi mostrano una più elevata redditività nell’anno finale del periodo considerato - testimoniato dal marcato incremento manifestato dall’indice che misura la redditività dei ricavi (da 0,30 nel 2006 a 0,38 nel 2007). Nel complesso, bisogna
notare che la tipologia aziendale in esame risulta beneficiaria di un ragguardevole flusso di trasferimenti pubblici: questi incidono infatti nella misura del 25% circa rispetto alla Produzione lorda
vendibile realizzata negli anni 2003-2006 e del 20% nel 2007.
La marcata incidenza del sostegno pubblico sulla redditività aziendale evidenzia la debolezza strutturale delle imprese agricole piemontesi orientate alla cerealicoltura e alla coltivazione
delle oleo-proteaginose. Il disaccoppiamento del sostegno e l’introduzione del Premio Unico
Aziendale, conseguente alla riforma della Politica Agricola Comunitaria evidenzia la necessità di
riorganizzare le filiere introducendo elementi di novità volti, ad esempio, a porre particolare
attenzione alla qualità delle produzioni (in termini di omogeneità e conformità alle esigenze dell’industria di trasformazione) ma anche ad individuare nuovi sbocchi e nuovi mercati, quale la
destinazione agro-energetica delle produzioni medesime.
13
tab. 2.3 - Indicatori strutturali ed economici e indici di efficienza delle aziende specializzate
nella coltivazione dei seminativi (escluso riso) nel periodo 2003-2007 (valori in euro al 2007)
146 AZIENDE
2003
2004
2005
2006
2007
34,26
34,47
34,97
35,40
35,36
1,16
1,17
1,19
1,19
1,07
INDICATORI AZIENDALI
SAU - Superficie Agricola Utilizzata
ULF - Unità Lavorative Familiari
ULT - Unità Lavorative Totali
1,23
1,24
1,26
1,26
1,13
PLV - Produzione Lorda Vendibile
51.885
57.080
53.397
55.684
66.713
VA - Valore Aggiunto
29.780
33.759
31.805
34.252
42.076
PN - Prodotto Netto Aziendale
19.743
23.737
21.905
24.585
32.584
RN - Reddito Netto Aziendale
11.697
15.894
14.373
16.961
25.167
Trasferimenti Pubblici
13.043
15.138
13.837
14.371
13.643
INDICI DI EFFICIENZA
Produttività della terra
[PLV/SAU]
1.514
1.656
1.527
1.573
1.887
SAU lavorata per UL
[SAU/ULT]
27,86
27,84
27,76
28,15
31,24
Produttività del lavoro
[PLV/ULT]
42.185
46.091
42.397
44.285
58.941
Incidenza costi specifici
[1-(VA/PLV)]
0,43
0,41
0,40
0,38
0,37
Incidenza ammortamenti
[1- (PN/VA)]
0,34
0,30
0,31
0,28
0,23
Incidenza altri costi
[1-RN/PN)]
0,41
0,33
0,34
0,31
0,23
Redditività dei ricavi
[RN/PLV]
0,23
0,28
0,27
0,30
0,38
Produttività del lavoro
[PLV/ULT]
42.185
46.091
42.397
44.285
58.941
Redditività dei ricavi
[RN/PLV]
0,23
0,28
0,27
0,30
0,38
Incidenza lavoro salariato
[ULT/ULF]
1,06
1,06
1,06
1,06
1,06
Redditività lavoro familiare
[RN/ULF]
10.050
13.586
12.072
14.292
23.592
Fonte: banca dati RICA-INEA Piemonte
2.2
le aziende risicole
Nel 2008 la coltivazione del riso interessa in Piemonte all’incirca 118.000 ettari, in massima parte localizzati nel vercellese e nel novarese, nonché nella pianura di Casale Monferrato, in
provincia di Alessandria. Nel recente passato la coltivazione del riso è andata incontro a notevoli
cambiamenti e, rispetto ad altri comparti produttivi, le condizioni strutturali medie delle aziende
sono assai favorevoli. Infatti, secondo quanto riferito dall’Ente Nazionale Risi il numero dei produttori è progressivamente e costantemente diminuito (da circa 3.150 a metà degli anni novanta a
poco più di 2.000 nel 2008) mentre la dimensione media delle aziende risicole è andata via via
crescendo, nel medesimo periodo, da 38 a 57 ettari. Il processo di concentrazione dei seminativi
adatti a risaia presso le aziende di maggiori dimensioni consente di far fronte all’aumento dei
costi dei fattori della produzione e di realizzare significative economie di scala; numerosi operatori del settore sono concordi nel fissare intorno ai 30 ettari la soglia minima di SAU al di sotto
della quale oggi non risulta economicamente conveniente la coltivazione del riso.
Nel 2008 la produzione piemontese di risone è valutata in 769.000 tonnellate, corrispondente ad oltre la metà della produzione nazionale. Negli ultimi 10-15 anni i produttori hanno
sostenuto un intenso sforzo allo scopo di adattare le produzioni al modificarsi dei consumi di riso
in Italia e in Europa. In particolare è fortemente aumentata la superficie destinata alla coltivazione di varietà di riso a grani lunghi, che riscuotono il favore dei consumatori nord europei e, in
14
misura sempre maggiore, anche dei consumatori italiani12. Così, mentre a metà degli anni novanta la coltivazione delle più tradizionali varietà a grani tondi e medi interessava circa un terzo delle risaie piemontesi, attualmente esse riguardano poco più di un quinto del totale (fig. 2.1).
fig. 2.1 - superfici investite a riso in piemonte, per gruppi di varietà (1995-2008)
70.000
60.352
60.000
ettari
50.000
45.069
40.000
30.000
20.000
10.000
33.724
29.095
27.487
21.527
7.617
45.264
44.561
51.336
46.199
47.845
46.715
41.334
39.418
23.835
6.046
50.295
45.140
39.253
9.270
1995
49.219
16.064
18.265
4.171
21.735
24.570
21.859
4.246
4.017
4.137
2006
2007
2008
5.829
2000
Riso a grani lunghi B
2003
2004
Riso a grani lunghi A
2005
Riso a grani medi
Riso a grani tondi
Fonte: Ente Nazionale Risi
Nel complesso, nel 2008 il valore della produzione ai prezzi di base del risone piemontese
è stimata in poco meno di 295 milioni di euro, ciò che rappresenta oltre il 40% del valore delle
produzioni cerealicole (in tale anno il valore del risone è superiore a quello del mais) e circa il
30% del valore dei prodotti delle coltivazione erbacee. Come si evince dalla tabella 2.4, il risone
rappresenta una voce molto importante per l’economia del Piemonte, contribuendo per il 7-8%
alla produzione della branca agricoltura.
L’industria di trasformazione è fortemente legata alla produzione locale, tant’è vero che le
circa 60 industrie risiere presenti in Italia sono per la maggior parte localizzate nelle zone di coltivazione del riso, con larga prevalenza, tuttavia, della pianura risicola lombarda. A detta degli
operatori del settore, la fase di trasformazione presenta una continua evoluzione: alcune imprese
hanno conservato il carattere familiare, mentre altre appartengono a grandi gruppi nazionali o
multinazionali e, con il tempo, hanno esteso la loro attività oltre la semplice lavorazione dei risi
locali. A livello nazionale nel 2008 le esportazioni di riso lavorato hanno sfiorato i 565 milioni di
euro, con un incremento del 40% rispetto al 2007. Per quanto detto in precedenza, il contributo
del Piemonte alle esportazioni italiane di riso lavorato è modesto (3,0 milioni di euro nel 2008)
ma risulta considerevolmente aumentato (+ 30% in valore) rispetto all’anno precedente.
12
Secondo le definizioni contenute nell’allegato I del Regolamento 1785/03 il riso “a grani lunghi” si distingue nelle categorie A (il
riso di lunghezza superiore a 6,0 mm e con rapporto lunghezza/larghezza superiore a 2 e inferiore a 3) e B (riso di lunghezza superiore a 6,0 mm e con rapporto lunghezza/larghezza pari o superiore a 3).
15
tab. 2.4 - valore della produzione di risone in piemonte (2000-2008)
Anni
Risone*
(a)
2000
Produzione ai
prezzi di base
della branca
agricoltura
(c)
Prodotti delle
colture erbacee
(b)
000 correnti
000 correnti
224.647
1.004.654
000
(a) / (b)
(a) / (c)
correnti
%
%
3.400.131
22,4
6,6
2001
260.563
983.544
3.616.902
26,5
7,2
2002
265.183
983.858
3.432.675
27,0
7,7
2003
242.420
954.279
3.476.044
25,4
7,0
2004
281.166
1.059.478
3.634.274
26,5
7,7
2005
186.588
757.017
3.093.161
24,6
6,0
2006
258.055
840.556
3.264.055
30,7
7,9
2007
235.570
936.087
3.350.138
25,2
7,0
2008
294.566
987.852
3.539.222
29,8
8,3
(*) fino al 2004 classificazione SEC95; dal 2005 al 2008 classificazione 2005
Fonte: INEA, Annuario dell’agricoltura italiana, Vol. LXII, 2008
Per quanto la risicoltura risulti alquanto concentrata territorialmente, il comparto mostra in
generale una modesta integrazione verticale. Nel settore risicolo l’associazionismo e la cooperazione sono scarsamente rappresentati ma sono comunque operanti alcuni soggetti di carattere collettivo e interprofessionale, primo fra tutti l’Ente Risi che svolge un'intensa attività volta alla tutela di tutto il settore risicolo; in particolare, le funzioni svolte dall’Ente vanno dalla promozione
del prodotto nazionale, all’assistenza tecnica, al controllo di tutta la commercializzazione con la
stesura dei cosiddetti bilanci di collocamento.
Il riconoscimento del carattere distrettuale13 della risicoltura piemontese è stato un passaggio rilevante nell’ottica di valorizzare non solo le produzioni risicole, ma anche le attività indotte
e connesse alla risicoltura, al turismo e alla gastronomia, nonché l’articolato sistema di relazioni
fra la coltivazione del riso, l'identità del paesaggio e le caratteristiche socio-culturali dei territori.
Spicca, tuttavia, la natura interregionale del sistema risicolo che interessa un più ampio areale a
cavallo tra il Piemonte e la Lombardia, le cui dimensioni produttive e caratteristiche del settore
rivestono rilievo nazionale e comunitario, oltre a rappresentare localmente una tradizione storicoculturale del territorio.
Sotto il profilo strutturale le aziende risicole piemontesi manifestano condizioni alquanto
favorevoli: le più recenti informazioni diffuse dall’ISTAT attraverso l’indagine sulle strutture e
sulle produzioni delle aziende agricole dicono che ben i tre quarti delle circa 2.000 aziende con
riso hanno SAU compresa tra 20 e 100 ettari e circa il 15% dispone di oltre 100 ettari di SAU.
Le elaborazioni condotte a partire dal campione costante RICA 2003-2007 - composto di
67 casi aziendali - che vengono presentate nella tabella 2.5 confermano quanto sopra notato in
merito alle buone condizioni strutturali delle aziende risicole piemontesi. Mediamente, infatti,
l’azienda piemontese specializzata nella produzione di risone dispone di circa 145 ettari di SAU e
13
Il Distretto del riso del Piemonte (individuato con DGR del Piemonte n. 35-6184 del 18/6/2007) interessa il territorio di oltre 100
Comuni delle province di Vercelli, Novara, Biella e Alessandria.
16
utilizza lavoro umano in misura superiore alla maggior parte delle altre tipologie aziendali.
Segnatamente, risulta elevato l’impiego di manodopera salariata (l’indice ULT/ULF assume valori compresi tra 1,34 e 1,37) anche se nel periodo considerato si evidenzia la tendenza a ridurre
l’impiego di lavoro.
Gli indici di efficienza, ottenuti come rapporto tra gli indicatori fondamentali, evidenziano
con chiarezza le buone performance ottenute dalle aziende risicole, soprattutto se confrontati con
quelli delle aziende con seminativi escluso riso, oggetto della tabella 2.3. La produttività della
terra e del lavoro è significativamente più elevata, così come assolutamente degno di nota è l’indice che dà una misura della redditività dei ricavi e, pure, la redditività del lavoro familiare risulta cinque-sei volte superiore nel caso delle imprese specializzate nella risicoltura. Infine, è opportuno evidenziare la ragguardevole entità dei trasferimenti pubblici destinati alle aziende risicole,
che nel 2007 rappresenta poco meno del 30% della Produzione Lorda Vendibile.
In effetti, la risicoltura ha goduto finora della forte protezione ad essa accordata dall’Unione europea e negli anni più recenti ha beneficiato delle favorevoli condizioni rappresentate dai
consistenti pagamenti diretti, dai dazi applicati alle importazioni e, non ultimo, dalla sostenuta
domanda espressa dai mercati. Tuttavia, la riduzione delle barriere daziarie che, prevedibilmente,
interverrà nei prossimi anni, con conseguente diminuzione del prezzo del risone sono causa di
preoccupazione per gli operatori del settore i quali vedono nell’innalzamento della qualità e nella
promozione delle produzioni locali strumenti importanti per conservare a livelli soddisfacenti la
redditività della coltura.
tab. 2.5 - Indicatori strutturali ed economici e indici di efficienza delle aziende risicole specializzate nel periodo 2003-2007 (valori in euro al 2007)
67 AZIENDE
2003
2004
2005
2006
2007
145,51
145,46
145,92
146,55
146,88
1,99
1,97
1,90
1,99
1,86
INDICATORI AZIENDALI
SAU - Superficie Agricola Utilizzata
ULF - Unità Lavorative Familiari
ULT - Unità Lavorative Totali
2,73
2,65
2,59
2,67
2,56
PLV - Produzione Lorda Vendibile
339.491
333.351
341.145
387.389
459.492
VA - Valore Aggiunto
212.071
210.087
210.996
250.459
294.439
PN - Prodotto Netto Aziendale
180.896
177.733
177.631
217.058
260.160
RN - Reddito Netto Aziendale
124.480
126.690
129.875
171.029
215.394
56.107
160.093
133.346
145.251
133.455
Trasferimenti Pubblici
INDICI DI EFFICIENZA
Produttività della terra
[PLV/SAU]
2.333
2.292
2.338
2.643
3.128
SAU lavorata per UL
[SAU/ULT]
53,24
54,98
56,45
54,83
57,46
Produttività del lavoro
[PLV/ULT]
124.220
125.991
131.967
144.944
179.740
Incidenza costi specifici
[1-(VA/PLV)]
0,38
0,37
0,38
0,35
0,36
Incidenza ammortamenti
[1- (PN/VA)]
0,15
0,15
0,16
0,13
0,12
Incidenza altri costi
[1-RN/PN)]
0,63
0,62
0,62
0,56
0,53
Redditività dei ricavi
[RN/PLV]
0,37
0,38
0,38
0,44
0,47
Produttività del lavoro
[PLV/ULT]
124.220
125.991
131.967
144.944
179.740
Redditività dei ricavi
[RN/PLV]
0,37
0,38
0,38
0,44
0,47
[ULT/ULF]
1,37
1,34
1,36
1,34
1,37
[RN/ULF]
62.511
64.344
68.195
85.841
115.590
Incidenza lavoro salariato
Redditività lavoro familiare
Fonte: banca dati RICA-INEA Piemonte
17
2.3
le aziende orticole e floricole
L’orticoltura costituisce un’attività economicamente rilevante in tutte le province del Piemonte, ad eccezione del novarese e del Verbano-Cusio-Ossola; essa privilegia in particolar modo
le aree di pianura, sebbene alcune specie vengano coltivate anche in ambienti collinari, dove danno luogo a produzioni di particolare pregio. Le colture orticole sono spesso concentrate in aree
più o meno ristrette del cuneese, del braidese, del carmagnolese, dell’astigiano e del torinese
(fascia periurbana di Torino) e, a volte, sono vocate alla coltura di uno specifico prodotto (per
esempio: peperone di Carmagnola, asparago di Santena e Poirino, cardo gobbo di Nizza Monferrato, ecc.). Viceversa, la pianura alessandrina rappresenta un ampio areale nel quale è diffusa la
coltivazione di ortaggi di pieno campo (cipolla, patata, pomodoro) in buona misura destinati alla
trasformazione industriale, dove l’orticoltura è fortemente orientata alla lotta integrata e ricca di
numerose certificazioni (PAT, DOP, certificazioni di qualità) e assume carattere di distretto
agroalimentare14.
Ad eccezione del carciofo, tutti i principali ortaggi prodotti in Italia sono coltivati in Piemonte (tab. 2.6); le specie più diffuse sono il fagiolo, la patata, il pomodoro, la cipolla, lo zucchino, il peperone, l’asparago, il cavolo verza e il cavolfiore. Si tratta, essenzialmente, di coltivazioni di pieno campo, mentre assommano a circa 640 ettari le orticole in serra, tra le quali prevalgono il peperone (220 ettari), il pomodoro (135 ettari) e lo zucchino (86 ettari).
tab. 2.6 - superficie e produzione dei principali ortaggi in piemonte nel 2000-2008
Fonte: Annuario INEA dell’Agricoltura italiana, vol. LXII, 2008
14
Infatti, proprio nella provincia di Alessandria la forte identità di filiera ha consentito la creazione del Distretto Agroalimentare di
Qualità del settore orticolo.
18
Il valore complessivo della produzione ai prezzi di base di patate, ortaggi e legumi secchi
ha raggiunto nel 2008 i 220 milioni di euro, che rappresenta il 6,2 % del valore della produzione
della branca agricoltura. In termini di valore delle produzioni al primo posto fra gli ortaggi coltivati in Piemonte sono le cipolle (poco meno di 38 milioni di euro) seguite da pomodori (21,3),
patate (19,5), fagioli freschi (19,2), zucchini (17,2) e peperoni (12,0).
Nel settore orticolo la struttura produttiva appare estremamente frammentata: si stima,
infatti, che le aziende orientate alla coltivazione di ortaggi siano all’incirca 6.000, per lo più di
piccole e piccolissime dimensioni. Si tratta di aziende quasi sempre a conduzione familiare, scarsamente aggregate tra loro; a differenza di quanto è possibile osservare, ad esempio, nel settore
vitivinicolo e in quello frutticolo, l’orticoltura piemontese è ancora oggi connotata da una bassa
integrazione di filiera e, in generale, l’offerta risulta poco concentrata, sebbene la propensione
all’associazionismo sia notevolmente accresciuta negli anni più recenti.
Stante l’esigenza degli acquirenti (distribuzione moderna e industria conserviera) di disporre di una gamma di prodotti integrata, per referenza e stagionalità è comunque cresciuta la stipulazione di contratti con l’industria di trasformazione e l’instaurarsi di rapporti di integrazione con
il settore commerciale, soprattutto da parte delle aziende di medio-grandi dimensioni, in grado di
mettere a coltura superfici relativamente più ampie. Ancora molto presente in Piemonte è la figura dell’orticoltore-commerciante che esita le produzioni direttamente sui mercati al consumo,
mentre i mercati alla produzione non rivestono più il ruolo di cerniera tra produzione locale e
commercio, un tempo assai importante15.
Attualmente sono oggetto di sostegno da parte delle Istituzioni pubbliche e di organismi
privati le esperienze di “filiera corta” (o circuito breve) tra produttori e consumatori, finalizzate a
sostenere il consumo in zona delle produzioni locali, con conseguente incentivazione del consumo stagionale e riduzione dell'impatto ambientale derivante dal trasporto e dagli imballaggi.
Pur non mancando esempi rilevanti di imprese dedite alla trasformazione, conservazione e
commercializzazione degli ortaggi - quali, per esempio, Saclà di Asti, DeVita di Carmagnola
(TO), Galfré di Barge (CN) - si nota che l’industria conserviera si approvvigiona di materia prima
essenzialmente sui mercati extra-regionali ed esteri, poiché il prodotto locale risulta costoso per
tale destinazione.
Nella tabella 2.7 sono riferiti gli indicatori e gli indici economici delle aziende piemontesi
afferenti al “campione costante” RICA che nel periodo 2003-2007 risultano essere specializzate
nella coltivazione di orti industriali16. Come si può notare, si tratta di aziende di dimensione rilevante (infatti, la SAU disponibile si aggira mediamente intorno ai 7 ettari) e l’impiego di lavoro
umano, seppur assai variabile, prevede comunque il ricorso a una certa quantità di manodopera
extrafamiliare.
Questa tipologia aziendale è caratterizzata da una più elevata produttività della terra rispetto alle aziende specializzate nella coltivazione di cereali e oleo-proteaginose, ma sotto il profilo
reddituale i risultati economici non sono dissimili (vedi gli indici che esprimono la redditività dei
ricavi e del lavoro). Le imprese orticole, tuttavia, beneficiano in misura significativamente più
contenuta dei contributi pubblici poiché, come noto, si tratta di un comparto relativamente meno
sostenuto dalle politiche comunitarie e nazionali.
15
Pur avendo rappresentato in passato un importante sbocco per le produzioni orticole piemontesi, i mercati all’ingrosso alla produzione ortofrutticoli sono andati via via declinando (Barbieri e Mancuso, 2000).
16
Secondo la classificazione tipologica comunitaria si tratta, precisamente, di aziende specializzate nella coltivazione di orti industriali in piena terra; le produzioni, piuttosto eterogenee, riguardano peperone, pomodoro, fagiolino, melanzana, cavolfiore,
melone, ecc.
19
tab. 2.7 - Indicatori strutturali ed economici e indici di efficienza delle aziende specializzate in orti industriali nel periodo 2003-2007 (valori in euro al 2007)
8 AZIENDE
2003
2004
2005
2006
2007
SAU - Superficie Agricola Utilizzata
5,51
7,09
7,09
7,09
7,34
ULF - Unità Lavorative Familiari
1,87
1,76
1,88
1,73
1,58
INDICATORI AZIENDALI
ULT - Unità Lavorative Totali
1,95
1,86
2,00
1,80
1,63
PLV - Produzione Lorda Vendibile
48.120
51.309
44.303
49.933
50.973
VA - Valore Aggiunto
34.828
33.697
25.009
31.384
29.629
PN - Prodotto Netto Aziendale
27.604
26.609
17.997
25.027
23.946
RN - Reddito Netto Aziendale
20.461
19.148
11.040
18.114
18.539
2.577
3.103
2.740
3.293
3.466
8.729
7.236
6.253
7.048
6.942
Trasferimenti Pubblici
INDICI DI EFFICIENZA
Produttività della terra
[PLV/SAU]
SAU lavorata per UL
[SAU/ULT]
2,83
3,82
3,54
3,94
4,49
Produttività del lavoro
[PLV/ULT]
24.741
27.604
22.124
27.779
31.200
Incidenza costi specifici
[1-(VA/PLV)]
0,28
0,34
0,44
0,37
0,42
Incidenza ammortamenti
[1- (PN/VA)]
0,21
0,21
0,28
0,20
0,19
Incidenza altri costi
[1-RN/PN)]
0,26
0,28
0,39
0,28
0,23
Redditività dei ricavi
[RN/PLV]
0,43
0,37
0,25
0,36
0,36
Produttività del lavoro
[PLV/ULT]
24.741
27.604
22.124
27.779
31.200
Redditività dei ricavi
[RN/PLV]
0,43
0,37
0,25
0,36
0,36
Incidenza lavoro salariato
Redditività lavoro familiare
[ULT/ULF]
1,04
1,05
1,06
1,04
1,04
[RN/ULF]
10.949
10.857
5.865
10.485
11.761
Fonte: banca dati RICA-INEA Piemonte
In Piemonte l’esercizio del florovivaismo riguarda la produzione di fiori recisi, piante verdi e fiorite in vaso, arbusti e alberi d’alto fusto; pur essendo caratterizzato da una notevole dispersione delle strutture produttive, esso riveste particolare importanza in taluni ambiti territoriali
quali il verbano e il novarese, il biellese e la fascia periurbana del capoluogo regionale. Tuttavia,
anche nelle province di Asti, Alessandria e Cuneo sono presenti numerose aziende florovivaistiche, per lo più di dimensioni contenute e con una produzione poco specializzata, dove sovente
all’attività produttiva è affiancata quella di garden center.
Nel complesso, il florovivaismo piemontese si presenta come un settore assai dinamico: la
produzione di fiori e piante ornamentali interessa, nel complesso, una superficie di circa 650 ettari e quasi 650 aziende, mentre l’attività vivaistica è svolta da 400 imprese su quasi 610 ettari. Nel
2008 la produzione ai prezzi di base dei fiori e delle piante ornamentali è stata stimata in 21,2
milioni di euro (0,6% della produzione agricola regionale) e ha dato luogo a esportazioni per circa 0,5 milioni di euro (a fronte, però, di importazioni per 8,0 milioni di euro).
La fascia collinare a ridosso del Lago Maggiore (province di Novara e Verbania) costituiscono il Distretto floricolo del Lago Maggiore, istituito D.G.R. n. 18-12449 del 10/05/2004 e,
successivamente, con D.G.R. n. 20-14832 del 21/02/2005 allargato ad una porzione della provincia di Biella. Il Distretto è importante soprattutto per la coltivazione di specie acidofile (rododendri, azalee, camelie), ma anche per la produzione di aceri, rose, vaseria fiorita, arbusti da siepe.
Esso risulta costituito da 200 aziende florovivaistiche (con poco più di 600 addetti) per complessivi 450 ettari di superficie, i tre quarti dei quali coltivati a pieno campo, la restante parte costituita da strutture protette: tunnel caldi e freddi, ombrai, serre e multi-tunnel.
20
Dai i risultati delle elaborazioni scaturite dal “campione costante” RICA (tab. 2.8) nel
periodo 2003-2007 si rileva una sensibile riduzione della SAU aziendale (-22%) mentre, per
quanto concerne il lavoro, si osserva la tendenza a contenere le Unità Lavorative Familiari e,
viceversa, ad accrescere l’impiego di lavoro extrafamiliare.
L’indice relativo alla produttività della terra assume valori particolarmente elevati (compresi tra circa 22.500 e 35.500 euro per ettaro), caratteristici di coltivazioni intensive di pregio
quali sono le produzioni florovivaistiche. Inoltre, nelle imprese florovivaistiche del “campione
costante” si evidenzia la tendenza al contenimento dei costi specifici e degli altri costi, ciò che
consente di migliorare sensibilmente la redditività aziendale.
tab. 2.8 - Indicatori strutturali ed economici e indici di efficienza delle aziende specializzate nella floricoltura e piante ornamentali nel periodo 2003-2007 (valori in euro al 2007)
18 AZIENDE
2003
2004
2005
2006
2007
SAU - Superficie Agricola Utilizzata
2,24
2,24
2,08
1,87
1,74
ULF - Unità Lavorative Familiari
1,64
1,64
1,71
1,67
1,57
INDICATORI AZIENDALI
ULT - Unità Lavorative Totali
1,79
1,83
2,01
1,97
1,85
PLV - Produzione Lorda Vendibile
55.185
50.613
54.764
66.733
59.771
VA - Valore Aggiunto
27.953
24.241
33.327
45.220
41.460
PN - Prodotto Netto Aziendale
20.767
17.474
26.590
38.320
34.586
RN - Reddito Netto Aziendale
14.611
10.103
16.300
28.725
25.795
2.458
3.095
1.298
1.525
1.987
24.587
22.550
26.280
35.644
34.297
Trasferimenti Pubblici
INDICI DI EFFICIENZA
Produttività della terra
[PLV/SAU]
SAU lavorata per UL
[SAU/ULT]
1,26
1,23
1,04
0,95
0,94
Produttività del lavoro
[PLV/ULT]
30.906
27.699
27.269
33.951
32.299
Incidenza costi specifici
[1-(VA/PLV)]
0,49
0,52
0,39
0,32
0,31
Incidenza ammortamenti
[1- (PN/VA)]
0,26
0,28
0,20
0,15
0,17
Incidenza altri costi
[1-RN/PN)]
0,30
0,42
0,39
0,25
0,25
Redditività dei ricavi
[RN/PLV]
0,26
0,20
0,30
0,43
0,43
Produttività del lavoro
[PLV/ULT]
30.906
27.699
27.269
33.951
32.299
Redditività dei ricavi
[RN/PLV]
0,26
0,20
0,30
0,43
0,43
Incidenza lavoro salariato
[ULT/ULF]
1,09
1,11
1,17
1,18
1,18
[RN/ULF]
8.894
6.165
9.529
17.223
16.436
Redditività lavoro familiare
Fonte: banca dati RICA-INEA Piemonte
2.4
le aziende viticole
Stante l’importante contributo da essa fornito all’export agroalimentare regionale - nel
2008 i vini e gli spumanti rappresentano complessivamente il 21% delle vendite all’estero - la
vitivinicoltura è uno dei comparti di maggior rilevo per l’economia agricola piemontese. Come si
evince dalla tabella 2.9 i vigneti in produzione coprono oltre 50.000 ettari (circa il 6% della
superficie nazionale a vite) mentre le produzioni e le rese in uva risultano assai variabili di anno
in anno, in dipendenza del decorso climatico e dell’andamento fitopatologico, così come la produzione di vino che assomma in media a 3,0 milioni di ettolitri, pari al 6-7% della produzione
nazionale.
21
tab. 2.9 - superficie vitata, produzioni e rese di uva e vino in piemonte nel 2001-2008
2001
2002
2003
2004
2005
2006
2007
2008
Sup. tot. impianti (ha)
54.325
53.593
53.554
53.273
53.196
53.075
52.720
51.463
Sup. in produzione (ha)
52.850
51.735
51.951
51.679
51.856
51.802
51.266
50.155
4.568.235
3.346.053
3.280.893
4.587.005
4.289.433
4.520.006
3.908.749
3.558.248
86,44
64,68
63,15
88,76
82,72
87,26
76,24
70,95
Uva vinificata (q)
4.536.710
3.345.208
3.280.163
4.586.055
4.288.283
4.518.956
3.907.699
3.557.318
Produzione vino (hl)
3.324.335
2.328.675
2.281.511
3.263.162
3.054.426
3.228.961
2.723.946
2.479.633
Resa vino (hl/q uva)
73,28
69,61
69,55
71,15
71,23
71,45
69,71
69,71
Produzione uva (q)
Resa (q/ha)
Fonte: Regione Piemonte, Osservatorio vitivinicolo
La vitivinicoltura piemontese è caratterizzata dal forte orientamento verso la qualità, consentito dalla vocazionalità del territorio e dalla introduzione di un sistema di denominazioni d’origine “a piramide” finalizzato ad valorizzare la produzione enologica che consta di 13 DOCG e di
44 DOC. Nel complesso, gli ettari iscritti agli Albi dei vigneti DOC e DOCG sono circa 41.000 e,
secondo i dati forniti dall’Osservatorio vitivinicolo della Regione Piemonte, con la vendemmia
2008 oltre 2,1 milioni di ettolitri (86% del totale) possono fregiarsi della denominazione d’origine.
Occorre tuttavia evidenziare la presenza, da un lato, di pochi vini molto diffusi e produttivi, sui quali si concentra gran parte della produzione regionale: basti pensare, infatti, che i primi
tre vini a denominazione d’origine (Asti, Piemonte e Barbera d’Asti) contribuiscono per oltre il
55% alla produzione complessiva. Dall’altro lato si hanno molte denominazioni il cui contributo
in termini produttivi e strutturali è minimo, con una produzione che si può considerare di nicchia,
ma la cui presenza va a completare l’offerta e a integrare il tessuto produttivo regionale.
La compresenza e la concentrazione territoriale delle aziende produttrici, trasformatrici e
distributrici, nonché di imprese produttrici di input (meccanica enologica, bottiglie, tappi, logistica, ecc.) e di imprese afferenti a diverse filiere correlate (turismo, enogastronomia, beni culturali,
ecc.) conferiscono alla vitivinicoltura piemontese caratteristiche di distretto17.
In generale, più di ogni altra produzione agroalimentare regionale, il vino riesce a includere nel proprio valore gli aspetti immateriali derivanti dal contesto territoriale (paesaggio, cultura),
grazie anche all’intensa attività di promozione e comunicazione che ruota attorno ad esso. Tuttavia, differenze significative sussistono a seconda dei contesti territoriali nei quali è praticata la
viticoltura; nel basso Piemonte (ampie porzioni collinari delle province di Asti, Cuneo e Alessandria) la filiera è maggiormente articolata e il valore delle produzioni vinicole incide fortemente
sull’economia locale, mentre nelle aree a nord del fiume Po la viticoltura è concentrata in areali
ristretti e le aziende sono sovente assai meno specializzate.
Il comparto vitivinicolo piemontese non si configura come un unico aggregato, ma si possono evidenziare diversi insiemi produttivi: quello della cooperazione enologica e delle aziende
conferenti, quello delle aziende agricole che operano autonomamente sul mercato e quello delle
imprese industriali di trasformazione e dei loro fornitori. Si rileva la presenza, inoltre, della
importante sottofiliera della produzione dei vini spumanti (tra cui Asti Spumante e Brachetto)
17
I due distretti dei vini (Distretto Langhe Roero Monferrato per il Piemonte Sud e Distretto del Canavese, Coste del Sesia e Colline
Novaresi per il Piemonte Nord) istituiti attraverso la legge regionale 20/1999 sono stati accorpati in un’unica entità territoriale
con l’entrata in vigore della legge regionale 29/2008 sui distretti rurali e agroalimentari di qualità, le cui istruzioni attuative sono
state licenziate il 28/09/2009.
22
ottenuti da uve regionali e di alcuni specifici segmenti (produzione del vino novello e di vini speciali, come il Barolo chinato) che hanno anch’essi una certa rilevanza sotto il profilo quantitativo.
Per quanto attiene specificamente alla fase agricola - come detto, piuttosto frammentata il valore delle produzioni vitivinicole (vino, uva conferita e venduta, sottoprodotti) a prezzi di
base nel 2008 è stimato in poco più di 334 milioni di euro e rappresenta all’incirca il 9,5% del
valore della produzione ai prezzi di base della branca agricoltura.
Le statistiche ufficiali (ISTAT, Struttura e produzioni delle aziende agricole, 2007) indicano la presenza di circa 28.500 aziende, con una superficie vitata che si estende su poco più di
54.000 ettari; la base produttiva della vitivinicoltura piemontese appare notevolmente frammentata: solamente l’8% delle aziende ha superficie superiore a 5 ettari, mentre quasi un terzo di esse
ha superficie inferiore all’ettaro (tab. 2.10). Tuttavia, le imprese viticole iscritte all’Anagrafe
Agricola Unica delle imprese agricole e agro-alimentari della Regione Piemonte sono all’incirca
21.000 (sebbene si considerino realmente operative solo circa 18.000 unità) e la superficie dichiarata assomma, in tal caso, a circa 44.000 ettari.
tab. 2.10 - aziende con vite e superficie investita, per classe di superficie (2007)
Fonte: ISTAT, Struttura e Produzioni delle aziende agricole, 2007
Le performance delle 143 aziende specializzate nella viticoltura afferenti al “campione
costante” RICA sono descritte in tabella 2.11. Si è in presenza di aziende di una certa dimensione
(infatti, la SAU è di poco inferiore a 9 ettari), nelle quali si osserva la tendenza a utilizzare il
lavoro extrafamiliare in misura più contenuta nel biennio finale del periodo considerato.
Le aziende viticole garantiscono rilevanti performance sia in termini di produttività (come
si vede dal consistente valore degli indici PLV/SAU e PLV/ULT) sia di redditività. Da approfondimenti condotti a partire dal data base RICA18 si rileva che le aziende piemontesi garantiscono
una redditività dei ricavi assai elevata (rispetto alla media europea) e, essendo basate su unità
aziendali di tipo familiare, il più contenuto utilizzo di lavoro salariato consente migliori performance in termini di reddito.
Dunque, alle imprese piemontesi compete un buon posizionamento competitivo (in termini
di efficienza aziendale) rispetto a quelle operanti in altre grandi regioni vitivinicole italiane ed europee. Meno favorevoli, negli anni recenti, sono state le condizioni di mercato dei prodotti vitivinicoli; proprio dall’anno 2003 i vini rossi sono andati incontro a una crisi commerciale che per talune
produzioni (Barbera, Dolcetto) ha assunto connotazioni strutturali e per altre (Barolo, Barbaresco)
connotazioni congiunturali. Invece, nonostante la diminuzione dei consumi e la forte concorrenza
esercitata dalle produzioni estere, meno problematiche sono le condizioni commerciali dell’Asti
18
I risultati di tali indagini sono contenute nel volume La competitività delle aziende vitivinicole piemontesi (Analisi Regionali INEA,
Roma, 2009) dove, tra l’altro, le imprese piemontesi sono poste a confronto con quelle di altre regioni italiane e europee specializzate nella vitivinicoltura.
23
che continua a spuntare quotazioni soddisfacenti sui mercati nazionali e, soprattutto, internazionali.
tab. 2.11 - Indicatori strutturali ed economici e indici di efficienza delle aziende viticole
specializzate nel periodo 2003-2007 (valori in euro al 2007)
143 AZIENDE
INDICATORI AZIENDALI
SAU - Superficie Agricola Utilizzata
ULF - Unità Lavorative Familiari
ULT - Unità Lavorative Totali
PLV - Produzione Lorda Vendibile
VA - Valore Aggiunto
PN - Prodotto Netto Aziendale
RN - Reddito Netto Aziendale
Trasferimenti Pubblici
INDICI DI EFFICIENZA
Produttività della terra
[PLV/SAU]
SAU lavorata per UL
[SAU/ULT]
Produttività del lavoro
[PLV/ULT]
Incidenza costi specifici
[1-(VA/PLV)]
Incidenza ammortamenti
[1- (PN/VA)]
Incidenza altri costi
[1-RN/PN)]
Redditività dei ricavi
[RN/PLV]
Produttivit à del lavoro
[PLV/ULT]
Redditività dei ricavi
[RN/PLV]
Incidenza lavoro salariato
[ULT/ULF]
Redditività lavoro familiare
[RN/ULF]
2003
2004
2005
2006
2007
8,85
1,53
1,86
76.661
56.522
46.142
34.447
6.170
8,56
1,54
1,80
82.435
61.577
51.457
41.387
4.635
8,57
1,53
1,77
85.866
63.049
52.888
43.301
4.339
8,86
1,52
1,64
65.152
50.884
40.450
34.541
4.533
8,96
1,48
1,60
64.815
50.693
40.160
34.484
3.513
8.660
4,75
41.154
0,26
0,18
0,25
0,45
41.154
0,45
1,22
22.553
9.629
4,75
45.730
0,25
0,16
0,20
0,50
45.730
0,50
1,17
26.874
10.014
4,83
48.401
0,27
0,16
0,18
0,50
48.401
0,50
1,16
28.235
7.350
5,41
39.750
0,22
0,21
0,15
0,53
39.750
0,53
1,08
22.661
7.233
5,61
40.550
0,22
0,21
0,14
0,53
40.550
0,53
1,08
23.330
Fonte: banca dati RICA-INEA Piemonte
2.5
le aziende frutticole
Secondo le statistiche ufficiali la coltivazione di frutta fresca e in guscio nel 2008 occupa in
Piemonte una superficie di oltre 42.000 ettari e origina oltre 440.000 tonnellate di prodotto; inoltre, da inizio decennio le superfici investite a fruttiferi sono sensibilmente aumentate (+12,6%)
contrariamente a quanto verificatosi a livello nazionale (-9,3%). Il comparto evidenzia un forte
orientamento verso la produzione di frutta per il consumo fresco; tuttavia anche il settore della
frutta in guscio - segnatamente, il nocciolo - fornisce produzioni rilevanti e di particolare pregio
che vengono assorbite dalla locale industria agroalimentare.
Sebbene risulti diffusa in tutto il territorio regionale, interessando sia le aree pianeggianti
che quelle collinari, l’attività frutticola è particolarmente sviluppata in provincia di Cuneo, dove
si realizza circa il 75% della produzione complessiva. Il territorio che comprende le colline del
saluzzese e la pianura tra Savigliano, Fossano e Cuneo costituisce il polo produttivo per eccellenza delle frutta da consumo fresco e manifesta un evidente carattere distrettuale 19; a questo si
aggiungono diverse altre aree vocate alla produzione di frutta, tra le quali si deve ricordare il contiguo areale del cavourese (in provincia di Torino) e il borgodalese (in provincia di Vercelli).
19
Il Distretto della frutta fresca, di prossima istituzione, avrà come capofila Cuneo e sarà esteso anche ad altre province frutticole
(Torino e Asti).
24
Per quanto attiene specificatamente alla frutta fresca, la tabella 2.12 riporta l’evoluzione
delle superfici e delle produzioni nel periodo 2000-2008 relativamente alle specie più diffuse.
tab. 2.12 - superficie e produzione dei principali fruttiferi in piemonte nel 2000-2008
Fonte: Annuario INEA dell’Agricoltura italiana, vol. LXII, 2008
Come si può notare, con circa 5.200 ettari il melo rappresenta la specie più coltivata, sebbene in calo (-10%), così come anche il pesco e le nettarine (rispettivamente, 3.800 e 3.400 ettari). Nel caso dell’actinidia, invece, si tratta di specie di più recente introduzione nella frutticoltura piemontese e la superficie coltivata (comprensiva dei nuovi investimenti) a partire dall’anno
2000 manifesta la tendenza all’aumento per stabilizzarsi, negli anni più recenti, intorno a 4.600
ettari. Nel complesso, il comparto della frutta destinata al consumo fresco origina una produzione
ai prezzi di base che nel 2008 supera i 225 milioni di euro (pari al 6,4% del valore della produzione agricola regionale). Ad essa contribuisce in misura assai rilevante l’actinidia (poco meno di 66
milioni di euro), così come il melo (54 milioni di euro) e il pesco (nello stesso anno la produzione di pesche e di nettarine è stata pari, rispettivamente, a circa 33 e 36 milioni di euro).
Stante la ridotta presenza in regione di industrie conserviere20, gran parte della frutta è
destinata al consumo fresco: i primi acquirenti delle produzioni frutticole locali sono per lo più
cooperative e altre forme associate degli agricoltori21, grossisti ed esportatori che provvedono
alla lavorazione e al condizionamento, nonché alla preparazione del prodotto per la successiva
commercializzazione.
20
A inizio decennio (ISTAT, Censimento generale dell’Industria, 2001) erano registrate in Piemonte 86 imprese operanti nel settore
di trasformazione dell’ortofrutta, di cui la metà nella sola provincia di Cuneo, con circa 1.300 addetti.
21
Una ventina di cooperative frutticole, presenti soprattutto nel saluzzese, lavora circa il 30% del prodotto condizionato e, inoltre,
operano in Piemonte tre Organizzazione dei Produttori (Lagnasco Group, Asprofrut Piemonte e Ortofruit Italia).
25
Per quanto riguarda i canali commerciali, nel recente passato la Distribuzione Moderna e le
grandi imprese di catering hanno assorbito in misura sempre maggiori le produzioni frutticole piemontesi a scapito dei canali più tradizionali, in primis il piccolo dettaglio e i mercati ambulanti
(questi ultimi sono, comunque, ancora circa un migliaio, oltre un terzo dei quali nella sola provincia
di Torino). Un forte ridimensionamento hanno subito le strutture mercatali - sia i mercati ortofrutticoli terminali, sia quelli alla produzione - proprio a causa dello sviluppo di forme differenti di distribuzione che non si rivolgono, se non in misura marginale, ai mercati all’ingrosso per gli acquisti.
Le condizioni strutturali delle aziende agricole piemontesi che dispongono di frutteti sono
riassunte in tabella 2.13, dalla quale emerge la notevole frammentazione della produzione primaria:
oltre un terzo delle aziende frutticole, infatti, dispone di meno di 2 ettari di SAU sebbene alle medesime aziende competa appena il 7,5% della superficie complessiva investita a frutta in regione.
tab. 2.13 - aziende con fruttiferi e superficie investita, per classe di superficie (2007)
Fonte: ISTAT, Struttura e Produzioni delle aziende agricole, 2007
Va detto, comunque, che nelle aree frutticole maggiormente vocate l’adozione di modelli
organizzativi adeguati, volti alla concentrazione dell’offerta anche attraverso la creazione di idonee strutture di servizio consente spesso di superare, o quantomeno di limitare, il danno causato
da una maglia poderale ristretta. È ciò che accade, ad esempio, nel saluzzese, le cui produzioni
frutticole di qualità (kiwi, nettarine, pesche e mele) sono in buona misura oggetto di esportazione,
soprattutto verso i mercati del centro-nord Europa.
Il “campione costante” RICA specializzato nella produzione di frutta fresca è composto da
una cinquantina di aziende agricole la cui SAU si estende in media su circa 11 ettari e nelle quali
un quarto della forza lavoro è reperita all’esterno della famiglia dell’imprenditore (tab. 2.14).
Nel complesso, si è in presenza di aziende ben strutturate ed efficienti, come si può notare
dal valore assunto dagli indici che esprimono la produttività della terra e del lavoro, rispettivamente pari, in media, a 9.500 euro per ettaro e a 54.000 euro per ULT e, dunque, più elevati di quelli
che competono alle aziende viticole, analizzate in precedenza. Nel periodo considerato anche per
questa tipologia aziendale traspare la tendenza a ridurre i costi e la redditività aziendale tende, nel
complesso ad aumentare; le produzioni frutticole sono naturalmente assai sensibili all’andamento
26
stagionale, in grado di condizionare le rese e causare, in caso di anticipo della maturazione, una
eccessiva concentrazione temporale dell’offerta che influisce negativamente sui mercati.
tab. 2.14 - Indicatori strutturali ed economici e indici di efficienza delle aziende specializzate nella produzione di frutta fresca nel periodo 2003-2007 (valori in euro al 2007)
51 AZIENDE
2003
2004
2005
2006
2007
10,81
10,96
10,71
10,90
10,84
ULF - Unità Lavorative Familiari
1,61
1,55
1,53
1,62
1,61
ULT - Unità Lavorative Totali
2,00
1,94
1,83
1,78
2,00
INDICATORI AZIENDALI
SAU - Superficie Agricola Utilizzata
PLV - Produzione Lorda Vendibile
109.450
106.724
78.931
107.648
115.820
VA - Valore Aggiunto
74.526
83.928
58.535
76.083
87.933
PN - Prodotto Netto Aziendale
62.621
71.004
44.975
62.483
74.614
RN - Reddito Netto Aziendale
49.896
59.362
36.137
54.244
64.081
6.064
8.125
6.078
4.765
4.238
10.128
9.733
7.367
9.880
10.687
Trasferimenti Pubblici
INDICI DI EFFICIENZA
Produttività della terra
[PLV/SAU]
SAU lavorata per UL
[SAU/ULT]
5,41
5,64
5,85
6,10
5,41
Produttività del lavoro
[PLV/ULT]
54.800
54.913
43.090
60.310
57.831
Incidenza costi specifici
[1-(VA/PLV)]
0,32
0,21
0,26
0,29
0,24
Incidenza ammortamenti
[1- (PN/VA)]
0,16
0,15
0,23
0,18
0,15
Incidenza altri costi
[1-RN/PN)]
0,20
0,16
0,20
0,13
0,14
Redditività dei ricavi
[RN/PLV]
0,46
0,56
0,46
0,50
0,55
Produttività del lavoro
[PLV/ULT]
54.800
54.913
43.090
60.310
57.831
Redditività dei ricavi
[RN/PLV]
0,46
0,56
0,46
0,50
0,55
[ULT/ULF]
1,24
1,25
1,20
1,10
1,24
[RN/ULF]
30.965
38.231
23.613
33.520
39.744
Incidenza lavoro salariato
Redditività lavoro familiare
Fonte: banca dati RICA-INEA Piemonte
La frutticoltura in guscio è un comparto di particolare interesse per l’economia agricola
piemontese poiché consente opportunità di reddito in aree marginali di collina e di bassa montagna, nelle quali l’esercizio delle attività agricole è spesso reso assai difficile dalle avverse condizioni ambientali. Le specie maggiormente diffuse sono il nocciolo e il castagno, anche se una
qualche importanza a livello locale ha pure il noce da frutto.
La coltivazione del nocciolo - estesa su circa 10.000 ettari - nel recente passato ha conosciuto una forte espansione; le superfici investite sono cresciute del 27% nel periodo 2000-2008 e
le produzioni, pur con ampie oscillazioni, si attestano mediamente intorno alle 14.000 tonnellate
annue (tab. 2.15). A questo proposito, è interessante notare che, da ultimo, i noccioleti hanno
colonizzato anche le aree di pianura, configurandosi come valida alternativa ad altre coltivazioni
permanenti (vite) e ai seminativi.
tab. 2.15 - superficie e produzione del nocciolo in piemonte nel 2000-2008
Sup. tot. (ha)
Sup. in prod. (ha)
Prod. (t)
2000
8.042
7.810
15.452
2001
8.042
7.818
15.288
2002
8.043
7.828
15.510
2003
9.211
8.662
10.344
Fonte: Annuario INEA dell’Agricoltura italiana, vol. LXII, 2008
27
2004
9.519
8.886
20.037
2005
9.718
9.024
5.391
2006
10.531
9.440
16.827
2007
11.671
10.362
15.623
2008
10.855
9.905
13.440
La corilicoltura trova dunque ampia diffusione in Piemonte, anche se ad essere coltivata è
soprattutto la varietà “Tonda Gentile delle Langhe”, la cui produzione è concentrata nelle province di Cuneo, Asti e Alessandria, in un areale compreso tra le colline delle Langhe, del Roero e del
Monferrato. La “IGP Nocciola Piemonte” gode del riconoscimento della protezione comunitaria
(Reg. CE n. 1107/96) e viene destinata essenzialmente alla trasformazione presso l’industria dolciaria locale (Ferrero, Caffarel, Novi, ma anche operatori dolciari di nicchia) oltre che, in parte
(10%) al consumo diretto. Bisogna notare, tuttavia, che i quantitativi di nocciole prodotte in Piemonte non sono sufficienti per le esigenze dell’industria locale che si approvvigiona, dunque, sui
mercati extraregionali (Lazio e Campania) ed esteri (Turchia).
Nel 2008 la produzione ai prezzi di base delle nocciole piemontesi è stimata in 16,4 milioni di euro, corrispondente all’incirca al 12% del dato nazionale. Bisogna tuttavia notare che in
termini economici il valore annuale della produzione di nocciole risulta piuttosto variabile e la
concorrenza esercitata dalle produzioni di provenienza estera influenza il prezzo pagato al produttore. Proprio per questo, allo scopo di valorizzare le produzioni e difendere il reddito dei corilicoltori agiscono in Piemonte le organizzazioni di produttori Piemonte Asprocor e AscoPiemonte,
che raggruppano all’incirca 1.500 produttori (per un totale di circa 5.000 ettari a nocciolo) e concentrano il 70% dell’offerta regionale.
Per quanto concerne il castagno, è specie diffusa in Piemonte su circa 30.000 ettari, di cui
circa la metà da frutto, che dà luogo a una produzione variabile tra i 25.000 e 40.000 quintali
annui di castagne e marroni. La maggior estensione di castagneti si ha nella bassa e media montagna del cuneese e del torinese, anche se la specie risulta diffusa in tutto il territorio regionale. A
livello locale si registrano specifiche iniziative intese a valorizzare le produzioni, destinate per lo
più al consumo diretto (specialmente nelle aree di produzione) e all’industria di trasformazione
per la produzione di farine, prodotti da forno e prodotti dolciari.
Sotto il profilo strutturale, le aziende piemontesi produttrici di frutta in guscio risultano
estremamente frammentate, come si evince chiaramente dalle informazioni riportate in tabella
2.16. Secondo le statistiche ufficiali, infatti, le aziende agricole piemontesi che dispongono di
superfici a nocciolo, castagno, noce e mandorlo sarebbero poco più di 9.600, ma la maggior parte delle stesse (circa il 60%) afferisce alle classi di SAU inferiori ai 5 ettari. La SAU complessivamente interessata dalle suddette coltivazioni ammonterebbe a circa 17.000 ettari, di cui oltre
11.000 ettari a nocciolo e 5.300 ettari a castagno (si tratta, in questo caso, dei soli castagneti
annessi ad aziende agricole).
tab. 2.16 - aziende con frutta in guscio e superficie investita, per classe di superficie (2007)
Fonte: ISTAT, Struttura e Produzioni delle aziende agricole, 2007
28
Nel campione costante RICA sono presenti 21 aziende specializzate nella produzione di
frutta in guscio (nella fattispecie, si tratta di aziende corilicole) per lo più localizzate in aree collinari dell’Alta Langa cuneese, del Roero e del Monferrato, in provincia di Cuneo e nell’astigiano,
che dispongono di una SAU di circa 8,4 ettari (tab. 2.17). Il valore piuttosto elevato (in media,
4.000 euro per ettaro) assunto dall’indice che esprime la produttività della terra giustifica la concorrenza esercitata dal nocciolo sui seminativi in areali di collina e anche di pianura, dove questi
ultimi sono tradizionalmente diffusi.
In effetti, le aziende piemontesi specializzate nella coltivazione del nocciolo garantiscono
all’imprenditore redditi soddisfacenti, a fronte di costi specifici contenuti e all’ammodernamento
subito nel recente passato dagli impianti, risultando preponderante la raccolta meccanizzata. La
minaccia più significativa per questa tipologia aziendale viene dalla concorrenza extraregionale e,
soprattutto, dalle strategie di mercato attuate dai competitori esteri (in primis, la Turchia) in grado
di condizionare pesantemente il rapporto tra domanda e offerta e, dunque, il prezzo spuntato dai
corilicoltori piemontesi dalla vendita del prodotto.
tab. 2.17 - Indicatori strutturali ed economici e indici di efficienza delle aziende specializzate
nella produzione di frutta a guscio nel periodo 2003-2007 (valori in euro al 2007)
21 AZIENDE
2003
2004
2005
2006
2007
SAU - Superficie Agricola Utilizzata
8,48
8,49
8,42
8,39
8,32
ULF - Unità Lavorative Familiari
1,13
1,14
1,28
1,37
1,37
ULT - Unità Lavorative Totali
1,14
1,16
1,36
1,40
1,42
PLV - Produzione Lorda Vendibile
30.071
38.671
38.575
31.927
33.087
VA - Valore Aggiunto
23.016
33.526
33.618
26.751
26.507
PN - Prodotto Netto Aziendale
15.284
25.507
26.153
19.390
19.604
RN - Reddito Netto Aziendale
12.576
22.754
22.338
15.578
15.819
6.715
5.650
4.933
6.431
5.066
INDICATORI AZIENDALI
Trasferimenti Pubblici
INDICI DI EFFICIENZA
Produttività della terra
[PLV/SAU]
3.546
4.555
4.582
3.807
3.979
SAU lavorata per UL
[SAU/ULT]
7,46
7,32
6,18
6,01
5,85
Produttività del lavoro
[PLV/ULT]
26.467
33.324
28.304
22.883
23.269
Incidenza costi specifici
[1-(VA/PLV)]
0,23
0,13
0,13
0,16
0,20
Incidenza ammortamenti
[1- (PN/VA)]
0,34
0,24
0,22
0,28
0,26
[1-RN/PN)]
0,18
0,11
0,15
0,20
0,19
Incidenza altri costi
Redditività dei ricavi
[RN/PLV]
0,42
0,59
0,58
0,49
0,48
Produttività del lavoro
[PLV/ULT]
26.467
33.324
28.304
22.883
23.269
Redditività dei ricavi
Incidenza lavoro salariato
Redditività lavoro familiare
[RN/PLV]
0,42
0,59
0,58
0,49
0,48
[ULT/ULF]
1,01
1,02
1,07
1,02
1,04
[RN/ULF]
11.139
19.959
17.504
11.383
11.555
Fonte: banca dati RICA-INEA Piemonte
29
2.6
le aziende con allevamenti bovini
L’allevamento bovino assume una notevole rilevanza per l’economia agricola piemontese:
infatti, nel 2008 la produzione ai prezzi di base delle carni bovine e del latte vaccino assomma,
rispettivamente, a ben 494 e a 328 milioni di euro corrispondenti, nel complesso, a poco meno di
un quarto della produzione agricola regionale.
A fine 2008 il patrimonio bovino piemontese consiste di 842.000 capi bovini, cui si
aggiungono 2.550 capi bufalini che, nel complesso, rappresentano il 13,5% del patrimonio bovino e bufalino nazionale. Le statistiche evidenziano come ormai da tempo sia in atto un forte processo di concentrazione del comparto, con una riduzione accentuata delle aziende con allevamenti bovini (ridottesi di circa un terzo tra il 1991 e il 2008) a fronte di un calo più contenuto dei
capi allevati (nello stesso periodo, -23%). Tale processo va ricollegato, innanzitutto, alla fisiologica espulsione dal mercato delle aziende marginali, ma anche dev’essere interpretato come una
risposta alle esigenze degli anelli a valle delle filiere e, non ultimo, dev’essere ricondotto alle difficoltà incontrate dalle aziende al fine di adeguare le proprie strutture alle normative di tipo igienico-sanitario ovvero agli shock che hanno interessato il comparto (per esempio, crisi BSE o della “mucca pazza”).
Negli anni più recenti si rileva dalle informazioni rese disponibili dai Servizi Veterinari
della Regione Piemonte (tab. 2.18) che le aziende con allevamenti bovini sono diminuite in modo
altalenante per quanto concerne il comparto della produzione (bovini adulti e vitelli), mentre la
diminuzione è stata costante nel comparto della riproduzione (carne o mista e latte)22. Nel 2008
rispetto all’anno precedente il numero dei capi è andato anch’esso incontro a una consistente
diminuzione, ciò che è riconducibile alla riduzione del numero di capi bovini importati dai paesi
dell’Unione europea, in particolare, dalla Francia in seguito all’epidemia di Blue Tongue.
tab. 2.18 - aziende con allevamenti e capi bovini in piemonte nel periodo 2005-2008
Fonte: Regione Piemonte, Relazione di attività dei Servizi Veterinari 2008
Sotto il profilo territoriale l’allevamento bovino risulta fortemente concentrato; la figura
2.19 evidenzia come poco meno del 40% delle aziende praticanti l’allevamento bovino siano
localizzate nella provincia di Cuneo e un ulteriore 33% in quella di Torino, pur fornendo esso un
importante contributo all’economia agricola anche nelle restanti province, in special modo nell’astigiano e nell’alessandrino.
23
22
La classificazione utilizzata dai Servizi Veterinari della Regione Piemonte si basa sulla presenza o meno del ciclo riproduttivo
all’interno dell’azienda e, pertanto, si distinguono: a) gli allevamenti di sola produzione (senza ciclo riproduttivo interno) che al
2008 costituiscono il 29% delle aziende e il 26% dei capi (si tratta, in sostanza, delle aziende nelle quali è praticato l’ingrasso e il
finissaggio dei capi); b) gli allevamenti con riproduzione, vale a dire sia gli allevamenti specializzati da latte che quelli misti, che
nel 2008 rappresentano circa il 71% delle aziende e il 74% dei capi.
23
Tratta dal volume INEA, Redditività, qualità e sicurezza delle carni bovine in Italia (Roma, 2009).
30
fig. 2.2 - distribuzione degli allevamenti bovini sul territorio piemontese nel 2007
8.000
7.000
6.000
5.000
Misti
4.000
Latte
Carne
3.000
2.000
1.000
0
Cuneo
Torino
Asti
Alessandria
Biella
Novara
Vercelli
VerbanoCusioOssola
Fonte: Elaborazione INEA su dati dell’Anagrafe Bovina Nazionale
Per quanto riguarda l’allevamento bovino da carne, il Piemonte è tra le regioni italiane
maggiormente interessate da questo tipo di produzioni e, in particolare, qui coesistono due distinte sub-filiere assai differenziate in termini aziendali e organizzativi.
Si rileva innanzitutto la presenza del cosiddetto allevamento a ciclo aperto o “da ingrasso”
che si basa sull’acquisizione di vitelli da ristallo dall’estero (principalmente dalla Francia e dall’Europa orientale) che vengono allevati e, quindi, sottoposti all’ingrasso e al finissaggio in box,
alimentati con insilati, concentrati e fieno. In termini quantitativi, si stima che il sistema di allevamento basato sul ristallo coinvolga all’incirca 4.000 allevamenti e circa 300.000 capi; sono dunque coinvolte aziende di medie e grandi dimensioni, per lo più situate nella pianura torinese e
cuneese vocata alla produzione di cereali foraggeri. Operatori diversi dagli allevatori - quali, ad
esempio, commercianti di bestiame e importatori - risultano in grado di orientare le produzioni e
di concentrare l’offerta: infatti, non di rado essi controllano più allevamenti mediante la stipula di
contratti di soccida. A sottolineare l’importanza di tale tipo di allevamento è il fatto che la voce
“bovini” (animali vivi) nel 2008 è al terzo posto tra le importazioni di prodotti agroalimentari, per
un valore stimato in circa 204 milioni di euro, corrispondente al 6,6% del totale delle importazioni e, inoltre, esso fornisce la gran parte dei capi macellati.
L’allevamento a ciclo chiuso (cosiddetta linea “vacca-vitello”) è invece basato sulla rimonta interna e trova diffusione in tutte le province piemontesi, per lo più in aree marginali di collina
e di bassa montagna, nelle quali è possibile sfruttare le superfici foraggere con metodi estensivi,
in primis il pascolamento delle mandrie. Fondamentale per il successo di questo sistema di allevamento è il contributo fornito dalla razza bovina autoctona Piemontese, di cui risultano presenti nel
2008 in regione oltre 342.000 capi, circa il 62% dei quali in provincia di Cuneo e il 24% in quella di Torino. I forti legami con il territorio dell’allevamento a ciclo chiuso scaturiscono dalla rete
di macelli a ridotta capacità produttiva che produce e commercializza localmente le carni dei
bovini Piemontesi allevati in aziende di dimensioni relativamente contenute. Queste produzioni
31
sono da tempo oggetto di valorizzazione da parte di consorzi e associazioni di produttori; il particolare apprezzamento di cui godono da parte dei consumatori ha consentito loro di superare
anche gravi crisi di mercato, quale quella conseguita alla diffusione della BSE.
Assai sviluppata in Piemonte è l’attività di macellazione e di lavorazione delle carni,
segnatamente, delle carni bovine. Dalle rilevazioni dell’ultimo censimento dell’industria risulta la
presenza di circa 380 unità locali con 3.200 addetti; tali attività assumono particolare rilievo nelle province di Cuneo, Torino e Vercelli (dove sono localizzati gli impianti industriali di maggiore
capacità produttiva) e, a seguire, Novara, Asti e Alessandria.
Al pari di quanto accaduto per gli allevamenti, anche le strutture di produzione e trasformazione delle carni hanno subito un importante processo di concentrazione nell’ultimo ventennio e,
in particolare, è fortemente calato il numero dei piccoli macelli, soprattutto a seguito dell’applicazione delle cogenti normative sanitarie europee e nazionali. Le statistiche rese disponibili dai servizi Veterinari della Regione Piemonte evidenziano la tendenza all’aumento delle macellazioni di
bovini a partire dal 2001 fino alla metà del decennio per poi diminuire lievemente negli anni successivi. Nel 2008 risultano essere stati macellati in regione circa 505.000 capi bovini, di cui la
maggior parte (83%) bovini adulti e la restante quota vitelli.
I risultati delle elaborazioni condotte a partire dal “campione costante” delle aziende
RICA specializzate nell’allevamento bovino da carne sono riferiti nella tabella 2.19. La dimensione media della mandria è pari a circa 150 UBA e la superficie aziendale aumenta progressivamente nel quinquennio 2003-2007, passando da 39 a 63 ettari (+62%). In effetti, negli anni
recenti l’ampliamento della SAU aziendale è divenuto una necessità per gli allevamenti bovini
dovendo essi adeguarsi alle norme vigenti in tema di spandimento dei reflui e di carico di bestiame ai fini dell’accesso al sostegno comunitario, sempre più legato al rispetto dell’ambiente e del
benessere animale.
Per le aziende piemontesi specializzate nell’allevamento bovino da carne gli indici di efficienza manifestano un andamento variabile nel periodo in esame. Gli effetti della crisi della BSE
- che ha colpito la zootecnia a fine 2000 e nel 2001, causando un crollo nelle macellazioni e nei
consumi di carni bovine – risultano ampiamente superati e le produzioni e i prezzi raggiungono
una certa stabilità. Già si è accennato al fatto che, anzi, a seguito della crisi le carni ottenute da
bovini di razza Piemontese conquistano un riconoscimento diffuso di validità organolettica e di
sicurezza, per il fatto che esse sono oggetto di maggior controllo e certificazione da parte degli
organismi preposti alla loro valorizzazione.
La produttività del bestiame (indice PLV zootecnica/UBA, non esplicitato in tabella) è più
elevata negli anni iniziali (nel 2004 è pari a oltre 2.000 euro/UBA) mentre scende al di sotto di
1.600 euro/UBA nel biennio finale. In effetti, l’incremento dei costi di produzione conseguente,
in particolare, ai prezzi elevati raggiunti dalle materie prime alla base dell’alimentazione del
bestiame, quale conseguenza della forte domanda internazionale di cereali ha inficiato i risultati
economici di questa tipologia di allevamento alla fine del periodo considerato.
Un andamento analogo si riscontra per gli indici che esprimono la produttività e la redditività del lavoro di questa tipologia aziendale; in particolare, l’indice RN/ULF assume, in media, il
valore di 62.000 euro e risulta significativamente più elevato (+29%) del valore osservato per le
aziende specializzate nell’allevamento bovino da latte.
32
tab. 2.19 - Indicatori strutturali ed economici e indici di efficienza delle aziende specializzate nell’allevamento bovino da carne nel periodo 2003-2007 (valori in euro al 2007)
23 AZIENDE
2003
2004
2005
2006
2007
39,11
39,14
49,91
54,13
63,45
135,53
153,35
166,24
161,32
152,54
1,66
1,64
1,64
1,73
1,52
INDICATORI AZIENDALI
SAU - Superficie Agricola Utilizzata
UBA - Unità Bestiame Adulto
ULF - Unità Lavorative Familiari
ULT - Unità Lavorative Totali
2,02
2,04
1,96
1,95
1,72
PLV - Produzione Lorda Vendibile
250.303
327.891
293.751
263.939
254.742
PLV zootecnica
238.632
316.009
254.064
223.077
210.872
VA - Valore Aggiunto
118.524
165.836
140.060
114.563
104.868
PN - Prodotto Netto Aziendale
104.024
151.298
125.820
100.415
90.932
RN - Reddito Netto Aziendale
88.520
135.979
110.658
90.359
81.229
Trasferimenti Pubblici
36.744
45.134
39.799
38.949
42.189
INDICI DI EFFICIENZA
Produttività della terra
[PLV/SAU]
6.399
8.377
5.885
4.876
4.015
SAU lavorata per UL
[SAU/ULT]
19,40
19,18
25,45
27,80
36,99
Produttività del lavoro
[PLV/ULT]
124.180
160.628
149.806
135.565
148.519
Incidenza costi specifici
[1-(VA/PLV)]
0,53
0,49
0,52
0,57
0,59
Incidenza ammortamenti
[1- (PN/VA)]
0,12
0,09
0,10
0,12
0,13
[1-RN/PN)]
0,15
0,10
0,12
0,10
0,11
Incidenza altri costi
Redditività dei ricavi
[RN/PLV]
0,35
0,41
0,38
0,34
0,32
Produttività del lavoro
[PLV/ULT]
124.180
160.628
149.806
135.565
148.519
Redditività dei ricavi
Incidenza lavoro salariato
Redditività lavoro familiare
[RN/PLV]
0,35
0,41
0,38
0,34
0,32
[ULT/ULF]
1,21
1,24
1,20
1,13
1,13
[RN/ULF]
53.269
82.804
67.564
52.375
53.501
Fonte: banca dati RICA-INEA Piemonte
Secondo quanto riferito nella Relazione annuale di attività dei Servizi Veterinari regionali
sono presenti in Piemonte circa 300.000 capi bovini destinati alla produzione di latte, detenuti in
oltre 4.200 allevamenti (tab. 2.18). Tuttavia, dalle informazioni di fonte AGEA rese disponibili
attraverso l’Osservatorio Latte24 si rileva l’esistenza di circa 3.000 imprese agro-zootecniche
effettivamente impegnate nella produzione e nella commercializzazione di latte vaccino, per un
quantitativo che nella campagna 2007/08 è stato di poco inferiore a 910.000 tonnellate.
Sotto il profilo territoriale gli allevamenti bovini da latte sono nettamente concentrati nelle
pianura pedemontana delle province di Cuneo e di Torino, da cui proviene, rispettivamente, il 52%
e il 32% del prodotto e dove sono anche presenti in maggior numero gli stabilimenti di lavorazione e trasformazione del latte. Una certa rilevanza hanno, pure, le imprese operanti nelle province di
Novara e di Alessandria che producono e commercializzano quantitativi di latte che si aggirano, in
media, intorno alle 600 tonnellate per azienda). In generale, la zootecnia bovina da latte riveste
grande importanza nelle aree montane della regione, dove essa contribuisce validamente alla salvaguardia dell’ambiente oltre a fornire un valido contributo all’economia agricola locale (in montagna si stima possa trovarsi circa un quarto delle vacche da latte e ancora oggi circa 300 malgari
monticano le mandrie durante i mesi estivi al fine di sfruttare i pascoli d’alta quota).
24
Osservatorio Latte – SMEA, Il mercato del latte - Rapporto 2008.
33
tab. 2.20 – allevamenti e produzione commercializzata di latte vaccino in piemonte nel
2007-08, per provincia
Num ero di im prese (1)
con
consegne
Piem onte
di cui:
Torino
Vercelli
Novara
Cuneo
Asti
Alessandria
Biella
Verbania
in produz.
consegne
totali (000 t)
a
2.508
con
vendite
dirette
b
655
c
2.956
845
68
120
1.301
15
40
80
39
320
39
24
113
7
15
64
73
1.056
88
129
1.374
20
53
139
97
Quantità
d
891,6
vendite
dir. tot.
(000 t)
e
18,1
produz.
com m .
(000 t)
f=d+e
909,7
prod. com m .
m edia per
im presa (t)
g=(f/c)*1000
307,7
280,1
14,4
74,5
467,5
5,1
32,3
12,4
5,3
9,2
0,6
0,5
4,5
0,3
0,3
1,4
1,3
289,3
15,0
75,0
471,9
5,5
32,5
13,9
6,6
274,0
170,1
581,4
343,5
273,7
614,1
99,7
68,1
1) La somma del numero di imprese con "consegne" con quello delle imprese con "vendite dirette" è superiore a quello delle imprese
che commercializzano latte, dato che alcune aziende commercializzano il latte prodotto in parte come "consegne" e in parte come
"vendite dirette".
Fonte: Elaborazioni Osservatorio Latte su dati AGEA
Le “consegne” di latte destinato all’industria di trasformazione interessano naturalmente
la quasi totalità del prodotto e, tuttavia, si rileva negli anni più recenti un considerevole aumento
delle “vendite dirette”. A livello regionale queste risultano incrementate poco meno dell’8% nella campagna 2007/08 rispetto alla precedente, ma un incremento assai significativo si osserva
nella provincia di Torino (+15%) ed è probabilmente riconducibile alla grande diffusione cui sono
andati incontro i distributori automatici di latte crudo, soprattutto in corrispondenza dei maggiori
centri di consumo.
Dai dati dell’ultimo Censimento delle attività produttive risulta la presenza in Piemonte di
245 unità locali operanti nell’industria lattiero-casearia, prevalentemente concentrati nelle province di Torino, Cuneo e Novara, che coinvolgono all’incirca 3.400 addetti. Gli stabilimenti interessati alla trasformazione del latte risultano assai diversificati, poiché si va dai piccoli caseifici di
natura artigianale ad imprese private di medie dimensioni fino ai grandi gruppi nazionali e multinazionali. La cooperazione lattiero-casearia è rappresentata da una quarantina di imprese che, si
stima, possano trattare nel complesso circa un terzo del latte prodotto in regione; risulta anch’essa assai diversificata, poiché si va dalle piccole cooperative “di valle”, collocate in aree montane
che lavorano il latte allo scopo di produrre, almeno in parte, prodotti tipici di qualità, alle cooperative di pianura di maggiori dimensioni che destinano il latte a produzioni di ampio mercato25.
La situazione economica delle aziende del campione costante RICA 2003-2007 è descritta
in tabella 2.21 attraverso gli indici di produttività e di redditività organizzati in catene.
Nel periodo considerato le aziende piemontesi specializzate nell’allevamento bovino da
latte hanno avuto a disposizione una SAU media di circa 53 ettari (si tratta per lo più di coltivazioni cerealicole e foraggere le cui produzioni sono reimpiegate nell’alimentazione del bestiame)
e una mandria di circa 165 UBA, con limitate oscillazioni annuali. Sebbene siano presenti anche
25
L’incidenza dei formaggi DOP rispetto al totale delle produzioni casearie piemontesi è stimata intorno al 10%; oltre a Grana
Padano e Gorgonzola, prodotti in grandi quantità e destinati anche ai mercati esteri, sono realizzate produzioni assai più limitate
(nel complesso, all’incirca 3.000 tonnellate) di altri formaggi DOP, anch’essi di elevata qualità (Toma Piemontese, Taleggio, Bra,
Castelmagno, Murazzano, Raschera, Roccaverano).
34
allevamenti estensivi, il campione aziendale RICA rappresenta una zootecnia da latte specializzata e piuttosto intensiva, per la quale il carico di bestiame si aggira intorno a 3 UBA per ettaro. Si
è in presenza, inoltre, di una tipologia aziendale che richiede molta manodopera, ciò che è testimoniato dai valori relativamente elevati delle ULT impiegate (in media, intorno a 2,9) e la quota
di lavoro prestata dall’imprenditore e dalla sua famiglia si attesta intorno all’85% (valore più contenuto rispetto a quanto osservato in aziende di altri orientamenti produttivi).
La produttività del bestiame (indice PLV zootecnica/UBA, non evidenziato in tabella)
assume il valore medio di circa 1.800 euro per UBA e mostra variazioni contenute nel periodo in
esame, mentre, la produttività della terra (indice PLV/SAU) assume anch’essa valori piuttosto
elevati (in media, 6.600 euro per ettaro). Come accade per tutte le imprese zootecniche specializzate, anche nel caso dell’allevamento bovino da latte l’approvvigionamento al di fuori dell’azienda dei fattori necessari alla produzione risulta assai oneroso (l’indice che descrive l’incidenza dei
costi specifici è pari a 0,5).
Rispetto ad altre tipologie aziendali specializzate nell’allevamento o nelle produzioni vegetali, infine, la remunerazione del lavoro dell’imprenditore e dei suoi familiari si dimostra comunque favorevole (l’indice RN/ULF vale, in media, circa 48.000 euro); il valore minimo (35.600
euro) registrato nel 2006 può essere ricondotto al forte incremento dei costi di produzione zootecnici (in primis, degli alimenti per il bestiame) conseguente all’aumento della domanda mondiale
di cereali, a causa di produzioni contenute e della sostenuta domanda di tali prodotti a fini di utilizzo a scopo energetico.
tab. 2.21 - Indicatori strutturali ed economici e indici di efficienza delle aziende specializzate nell’allevamento bovino da latte nel periodo 2003-2007 (valori in euro al 2007)
37 AZIENDE
INDICATORI AZIENDALI
SAU - Superficie Agricola Utilizzata
UBA - Unità Bestiame Adulto
ULF - Unità Lavorative Familiari
ULT - Unità Lavorative Totali
PLV - Produzione Lorda Vendibile
PLV zootecnica
VA - Valore Aggiunto
PN - Prodotto Netto Aziendale
RN - Reddito Netto Aziendale
Trasferimenti Pubblici
INDICI DI EFFICIENZA
Produttività della terra
[PLV/SAU]
SAU lavorata per UL
[SAU/ULT]
Produttività del lavoro
[PLV/ULT]
Incidenza costi specifici
[1-(VA/PLV)]
Incidenza ammortamenti
[1- (PN/VA)]
Incidenza altri costi
[1-RN/PN)]
Redditività dei ricavi
[RN/PLV]
Produttività del lavoro
[PLV/ULT]
Redditività dei ricavi
[RN/PLV]
Incidenza lavoro salariato
[ULT/ULF]
Redditività lavoro familiare
[RN/ULF]
2003
2004
2005
2006
2007
52,75
164,37
2,53
2,95
347.307
299.664
173.387
139.451
115.544
16.904
52,95
162,03
2,42
2,82
358.229
315.869
173.577
139.707
117.295
27.612
54,82
165,83
2,48
2,90
351.254
306.250
189.839
155.103
130.699
36.667
55,71
165,45
2,44
2,85
310.609
255.219
144.681
110.037
86.743
38.147
50,07
166,91
2,41
2,88
387.449
325.187
196.795
161.945
137.362
35.030
6.584
17,87
117.666
0,50
0,20
0,17
0,33
117.666
0,33
1,17
45.755
6.765
18,78
127.044
0,52
0,20
0,16
0,33
127.044
0,33
1,16
48.437
6.407
18,90
121.122
0,46
0,18
0,16
0,37
121.122
0,37
1,17
52.759
5.576
19,52
108.831
0,53
0,24
0,21
0,28
108.831
0,28
1,17
35.590
7.738
17,39
134.569
0,49
0,18
0,15
0,35
134.569
0,35
1,20
57.106
Fonte: banca dati RICA-INEA Piemonte
35
2.7
le aziende con allevamenti ovi-caprini
In Piemonte il contributo del settore ovi-caprino è stimato nel 2008 in circa 6 milioni di
euro, di cui poco meno della metà rappresenta il valore del latte di pecora e di capra, la cui produzione è stimata dall’ISTAT in 31.000 ettolitri. Nel complesso esso rappresenta appena lo 0,2%
del valore della produzione agricola regionale e, tuttavia, tale tipologia di allevamento costituisce
una tradizionale attività in grado di contribuire al presidio socioeconomico e ambientale delle
aree più marginali del territorio.
Secondo le informazioni riferite dai servizi Veterinari regionali il numero degli ovi-caprini
allevati in Piemonte ha manifestato la tendenza ad aumentare in modo pressoché costante nel
periodo 2001-2008: dai poco meno di 164.000 capi presenti a inizio decennio si è infatti passati ai
circa 185.000 capi nel 2008 (tab. 2.22). Come si può vedere, il patrimonio ovino conta oltre
114.000, ai quali si aggiungono circa 71.000 capre; rapportando il numero degli allevamenti con
il patrimonio ovi-caprino si constata che la dimensione media degli allevamenti è piuttosto contenuta (circa 20 capi). Infine, sempre dalla relazione annuale dei Servizi Veterinari si desume che in
Piemonte la macellazione di ovi-caprini (32.000 capi nel 2008) è correlata esclusivamente all’andamento stagionale.
tab. 2.22 - aziende con allevamenti e capi ovi-caprini in piemonte nel 2008, per provincia
Piemonte
di cui:
Torino
Vercelli
Novara
Cuneo
As ti
Alessandria
Biella
Verbania
A ziende ovine
e caprine (1)
Ovini
Caprini
Totale capi
9.617
114.276
70.786
185.062
3.134
431
379
2.368
513
779
563
1.450
42.730
5.864
1.907
29.857
4.081
5.895
10.767
13.175
21.305
4.154
2.093
15.503
4.838
5.968
3.594
13.331
64.035
10.018
4.000
45.360
8.919
11.863
14.361
26.506
(1) Se in un’azienda ci sono capi sia ovini che caprini e quindi si tratta di allevamenti misti il sistema informatico dell’Anagrafe
Zootecnica regionale calcola un allevamento per gli ovini e un allevamento per i caprini in quanto il conteggio avviene separatamente.
Fonte: Regione Piemonte, Relazione di attività dei Servizi Veterinari 2008
Pur essendo presente in tutto il territorio regionale, l’allevamento ovi-caprino è particolarmente diffuso nelle province di Torino e di Cuneo, nonché nel biellese e nelle valli del verbano e
dell’Ossola. Tra le razze ovine autoctone particolare rilievo assume la pecora Biellese, che dà carni di particolare pregio (agnello e castrato Biellese), la pecora delle Langhe (il cui latte è destinato, tra l’altro, alla produzione del Murazzano DOP a latte di pecora), la razza Sambucana diffusa
nelle valli del cuneese per la produzione del tipico “agnellone sambucano” e la Frabosana, il cui
latte è destinato alla produzione del “Sairass del fen”, formaggio tipico delle valli del pinerolese.
Negli allevamenti caprini sono per lo più presenti razze a grande diffusione, ma anche capi di
razze autoctone, tra cui spicca la razza Alpina, assai diffusa nel Verbano Cusio Ossola.
Nel complesso, le produzioni ovi-caprine regionali sono legate a specifiche micro-filiere
locali interessate alla commercializzazione di prodotti caseari e carnei tipici, che tuttavia interessano piccole specifiche nicchie di mercato. In netto declino - nonostante alcuni tentativi di recupero
e di valorizzazione - sono, invece, le lane autoctone piemontesi in quanto ottenute da razze indirizzate alla produzione di carne e di latte e, dunque, poco idonee all’impiego in manufatti tessili.
36
Le aziende specializzate nell’allevamento ovi-caprino afferenti alla RICA in Piemonte nel
periodo 2003-2007 sono 15 e, come si evince dalle informazioni contenute nella tabella 2.23, si
tratta di allevamenti di piccole dimensioni ed estensivi, con una SAU media di circa 48 ettari e
una mandria di 23 UBA (il carico di bestiame è, dunque, estremamente contenuto). In questo
caso, inoltre, si è in presenza di imprese diretto-coltivatrici le cui modeste dimensioni non inducono a ricorrere a manodopera extrafamiliare (il rapporto ULT/ULF è, infatti, pari a 1).
A dispetto delle contenute dimensioni fisiche, la produttività della terra e del bestiame si
rivela soddisfacente; l’indice PLV zootecnica/UBA (non evidenziato in tabella) assume valori
superiori a 1.000 euro/UBA nel triennio 2003-2005 e solo nell’ultimo biennio scende intorno agli
800 euro/UBA. L’incidenza dei costi specifici e degli altri costi è piuttosto elevata ma, a differenza di quanto osservatosi per le aziende specializzate nell’allevamento bovino, essa non aumenta
nel biennio finale a ragione del fatto che si è in presenza di aziende che ricorrono in misura ridottissima all’approvvigionamento esterno di alimenti per il bestiame.
Per quanto concerne il lavoro umano che, come detto, è integralmente apportato dalla
famiglia dell’imprenditore, nel periodo considerato esso manifesta un andamento piuttosto variabile in termini di produttività e redditività; quest’ultima, in particolare, assume valori assoluti
assai modesti dal momento che, in media, l’indice RN/ULF è pari ad appena 8.600 euro.
tab. 2.23 - Indicatori strutturali ed economici e indici di efficienza delle aziende specializzate nell’allevamento ovi-caprino nel periodo 2003-2007 (valori in euro al 2007)
15 AZIENDE
2003
2004
2005
2006
2007
SAU - Superficie Agricola Utilizzata
48,46
48,46
46,27
46,27
49,08
UBA - Unità Bestiame Adulto
21,96
22,88
22,93
24,56
23,54
1,40
1,44
1,42
1,44
1,41
INDICATORI AZIENDALI
ULF - Unità Lavorative Familiari
ULT - Unità Lavorative Totali
1,40
1,44
1,42
1,44
1,41
PLV - Produzione Lorda Vendibile
34.005
31.923
37.022
31.608
34.509
PLV zootecnica
23.039
23.925
24.629
18.875
19.103
VA - Valore Aggiunto
20.616
21.246
26.916
22.135
26.151
PN - Prodotto Netto Aziendale
15.318
15.995
21.661
17.003
21.076
RN - Reddito Netto Aziendale
9.937
9.999
16.096
10.561
14.745
Trasferimenti Pubblici
8.641
8.649
6.013
6.093
5.706
702
659
800
683
703
INDICI DI EFFICIENZA
Produttività della terra
[PLV/SAU]
SAU lavorata per UL
[SAU/ULT]
34,73
33,55
32,54
32,07
34,93
Produttività del lavoro
[PLV/ULT]
24.371
22.097
26.035
21.910
24.556
Incidenza costi specifici
[1-(VA/PLV)]
0,39
0,33
0,27
0,30
0,24
Incidenza ammortamenti
[1- (PN/VA)]
0,26
0,25
0,20
0,23
0,19
Incidenza altri costi
[1-RN/PN)]
0,35
0,37
0,26
0,38
0,30
Redditività dei ricavi
[RN/PLV]
0,29
0,31
0,43
0,33
0,43
Produttività del lavoro
[PLV/ULT]
24.371
22.097
26.035
21.910
24.556
Redditività dei ricavi
[RN/PLV]
0,29
0,31
0,43
0,33
0,43
[ULT/ULF]
1,00
1,00
1,00
1,00
1,00
[RN/ULF]
7.122
6.921
11.319
7.320
10.492
Incidenza lavoro salariato
Redditività lavoro familiare
Fonte: banca dati RICA-INEA Piemonte
37
2.8
le aziende con allevamenti suini
Secondo i servizi Veterinari regionali nel 2008 in Piemonte risultano essere detenuti oltre
1.150.000 suini in circa 2.500 allevamenti, con una evidente specializzazione territoriale della
provincia di Cuneo, dove sono concentrati due terzi dei capi (tab. 2.24) e dove nel medesimo
anno sono stati introdotti dall’estero 74.000 suinetti per l’ingrasso e 955 capi da riproduzione
(rispettivamente, l’83% e il 52% del totale).
Il Piemonte si posiziona al terzo posto (dopo Lombardia ed Emilia Romagna) tra le regioni suinicole italiane; in effetti la produzione regionale di carni suine è considerata di buona qualità26 ma, almeno fino ad oggi, la fase di trasformazione e valorizzazione commerciale avviene al di
fuori dai confini regionali. La produzione ai prezzi di base della suinicoltura piemontese è stimata dall’ISTAT in circa 236 milioni di euro correnti per l’anno 2008 e incide nella misura del 6,7%
sulla produzione della branca agricoltura. La materia prima dell’industria di produzione e di trasformazione delle carni suine è tipicamente un bene di tipo commodity (con un basso valore
aggiunto della produzione primaria), il cui mercato risulta caratterizzato da andamenti ciclici particolarmente accentuati e fortemente influenzato dalle crisi economiche e dagli shock sanitari che
possono verificarsi a livello internazionale.
tab. 2.24 - aziende con allevamenti e capi suini in piemonte nel 2008, per provincia
A) Produzione
B) Riproduzione
Ciclo aperto
Totale A) + B)
Ciclo chiuso
Autoconsumo
Totale generale
Totale
Aziende
Capi
Aziende
Capi
Aziende
Capi
Aziende
Capi
Aziende
Capi
Aziende
Capi
Aziende
Capi
1 .35 3
7 2 4.94 4
24 8
2 85 .6 8 1
162
1 43 .9 8 3
410
4 2 9 .6 6 4
1 .7 6 3
1 .1 5 4 .6 0 8
772
2 .4 0 9
2 .5 35
1 .1 5 7 .0 1 7
Torino
28 3
1 3 2.75 8
57
40 .5 9 5
51
28 .9 9 0
108
6 9 .5 8 5
391
2 0 2 .3 4 3
298
397
689
20 2 .7 4 0
Vercelli
19
1.66 5
14
12 .3 4 8
1
3 .1 6 7
15
1 5 .5 1 5
34
1 7 .1 8 0
9
20
43
1 7 .2 0 0
Novara
34
3 2.27 8
15
40 .2 2 1
6
90
21
4 0 .3 1 1
55
7 2 .5 8 9
60
222
115
7 2 .8 1 1
Cuneo
78 0
5 0 7.08 9
13 7
1 73 .1 6 1
66
91 .0 6 0
203
2 6 4 .2 2 1
983
7 7 1 .3 1 0
188
444
1 .1 71
77 1 .7 5 4
49
7.52 9
8
2 .9 7 9
10
6 .2 5 8
18
9 .2 3 7
67
1 6 .7 6 6
75
1 .0 3 1
142
1 7 .7 9 7
14 7
2 5.10 1
9
7 .0 5 4
22
10 .7 3 4
31
1 7 .7 8 8
178
4 2 .8 8 9
22
75
200
4 2 .9 6 4
Biella
27
1 8.35 9
4
9 .2 5 8
3
3 .6 2 1
7
1 2 .8 7 9
34
3 1 .2 3 8
77
122
111
3 1 .3 6 0
Verbania
14
16 5
4
65
3
63
7
128
21
293
43
98
64
391
Piemonte
di cui:
Asti
Alessandria
Fonte: Regione Piemonte, Relazione di attività dei Servizi Veterinari 2008
Per quanto concerne la fase produttiva, coesistono due tipologie aziendali, nettamente
distinte: allevamenti nei quali si pratica esclusivamente l’ingrasso dei suinetti che vengono acquistati all’esterno e allevamenti - sia “a ciclo aperto”, sia “a ciclo chiuso” - con riproduzione interna. In particolare, l’allevamento da produzione riguarda oltre il 60% dei capi (tab. 2.24) e tende a
concentrarsi in aziende di medio-grandi dimensioni, mentre la seconda tipologia di allevamento
ha manifestato nel recente passato la tendenza alla contrazione.
Proprio la concentrazione dei capi in allevamenti di grandi dimensioni ha accentuato il problema dell’impatto negativo sull’ambiente delle produzioni suinicole, specialmente in ordine
all’esigenza di un corretto smaltimento dei liquami. A tale riguardo, negli anni più recenti si evidenziano le difficoltà incontrate dalle aziende suinicole al fine di adeguarsi alla normativa vigente in tema di protezione delle acque dall’inquinamento da nitrati di fonte agricola (direttiva
91/676/CEE) e, in particolare, di rispettare il regolamento regionale 10/R/2007 “Utilizzazione
agronomica degli effluenti zootecnici e delle acque reflue e Programma d'azione per le zone vulnerabili da nitrati di origine agricola”. Le prescrizioni relative alle modalità di stoccaggio e i vin26
Ciò è testimoniato dal riconoscimento comunitario (DOP) recentemente ottenuto dal Prosciutto crudo di Cuneo, che consente di
svolgere l’intero processo produttivo (allevamento, macellazione e stagionatura) sul territorio regionale e, precisamente, in
un’area di produzione comprendente le province di Cuneo, Asti e parte di quella di Torino (nell’area pedemontana del pinerolese e
del carmagnolese) per un totale di 54 Comuni.
38
coli alla distribuzione dei reflui zootecnici si sono rivelati particolarmente onerosi per queste
imprese, nonostante la possibilità ad esse concessa di accedere al sostegno pubblico (per esempio,
attraverso gli interventi di sviluppo rurale finalizzati all’ammodernamento delle strutture aziendali) specificamente rivolti all’adeguamento alle norme in materia di utilizzo agronomico degli
effluenti zootecnici e all’implementazione delle misure relative alla biosicurezza zootecnica.
Le strutture di macellazione risultano anch’esse fortemente concentrate: a una quarantina
di macelli di maggiori dimensioni (in gran parte localizzati in provincia di Torino) si aggiunge
una novantina di impianti a ridotta capacità produttiva distribuiti nel torinese, cuneese e alessandrino. Secondo i Servizi Veterinari regionali nel 2008 le macellazioni hanno riguardato all’incirca
718.000 capi ma la successiva lavorazione e valorizzazione avviene, come già ricordato, in buona
misura in altre regioni, pur non mancando in Piemonte una fitta rete di laboratori artigianali orientati al mercato locale e un piccolo numero di imprese industriali produttrici di insaccati che operano anche a livello extraregionale.
I risultati tecnico-economici conseguiti dalle aziende suinicole specializzate afferenti alla
RICA sono esposte in tabella 2.25. Il “campione costante” è rappresentato solamente da 10 casi
aziendali presso i quali sono detenuti, in media, all’incirca 325 UBA27. Nel periodo considerato
gli indici di efficienza aziendale manifestano ampie oscillazioni, ma nel biennio finale essi assumono valori più favorevoli in conseguenza a una significativa riduzione delle voci di costo.
tab. 2.25 - Indicatori strutturali ed economici e indici di efficienza delle aziende specializzate nell’allevamento suino nel periodo 2003-2007 (valori in euro al 2007)
10 AZIENDE
INDICATORI AZIENDALI
SAU - Superficie Agricola Utilizzata
UBA - Unità Bestiame Adulto
ULF - Unità Lavorative Familiari
ULT - Unità Lavorative Totali
PLV - Produzione Lorda Vendibile
PLV zootecnica
VA - Valore Aggiunto
PN - Prodotto Netto Aziendale
RN - Reddito Netto Aziendale
Trasferimenti Pubblici
INDICI DI EFFICIENZA
Produttività della terra
[PLV/SAU]
SAU lavorata per UL
[SAU/ULT]
Produttività del lavoro
[PLV/ULT]
Incidenza costi specifici
[1-(VA/PLV)]
Incidenza ammortamenti
[1- (PN/VA)]
Incidenza altri costi
[1-RN/PN)]
Redditività dei ricavi
[RN/PLV]
Produttività del lavoro
[PLV/ULT]
Redditività dei ricavi
[RN/PLV]
Incidenza lavoro salariato
[ULT/ULF]
Redditività lavoro familiare
[RN/ULF]
2003
2004
2005
2006
2007
16,61
322,06
1,38
1,73
355.743
336.948
134.956
109.025
97.183
5.551
15,21
303,01
1,53
1,95
393.952
369.749
106.204
79.915
66.787
5.355
15,43
330,63
1,44
1,84
378.372
353.324
127.196
99.240
85.854
4.846
20,23
341,59
1,48
1,87
465.386
422.986
212.692
184.152
169.828
15.621
20,01
328,30
1,53
1,90
347.040
305.800
108.147
83.789
70.113
6.873
21.421
9,61
205.929
0,62
0,19
0,11
0,27
205.929
0,27
1,25
70.359
25.907
7,81
202.286
0,73
0,25
0,16
0,17
202.286
0,17
1,28
43.759
24.518
8,41
206.198
0,66
0,22
0,13
0,23
206.198
0,23
1,27
59.466
23.003
10,83
249.036
0,54
0,13
0,08
0,36
249.036
0,36
1,26
114.943
17.340
10,55
182.893
0,69
0,23
0,16
0,20
182.893
0,20
1,24
45.825
Fonte: banca dati RICA-INEA Piemonte
27
Si rammenta che il coefficiente di conversione in UBA per le scrofe riproduttrici è pari a 0,5 mentre per i suini all’ingrasso è pari
a 0,3 (cfr. Glossario).
39
2.9
le aziende miste
Accanto alle aziende specializzate nelle produzioni vegetali e nelle produzioni animali, la
classificazione tipologica comunitaria delle aziende agricole considera le aziende miste, per le
quali non si verifica che il Reddito Lordo Standard (RLS) di una o più attività produttive affini
superi i due terzi del RLS totale dell’azienda28.
In Piemonte assumono particolare rilevanza le aziende miste afferenti agli OTE generali 6
e 8 che raggruppano, rispettivamente, le aziende con policoltura (processi produttivi vegetali
variamente combinati) e le aziende miste coltivazioni-allevamento. Nel “campione costante”
2003-2007 la presenza di aziende miste risulta assai significativa: sono, infatti, 52 i casi di aziende con policoltura e 38 quelli di aziende miste coltivazioni-allevamento29, distribuite in modo
abbastanza omogeneo sul territorio regionale.
Come si evince dalle informazioni riportate nelle tabelle 2.26 e 2.27, si tratta di aziende le
cui performance economiche sono del tutto confrontabili con quelle delle tipologie aziendali analizzate nei precedenti paragrafi. La non specializzazione può in molti casi essere frutto della scelta dell’imprenditore agricolo che deliberatamente intende diversificare i processi produttivi
attuati in azienda, attutendo così gli effetti degli shock di mercato o di filiera che possono periodicamente colpire i diversi comparti. In altri casi la compresenza di colture permanenti e di coltivazioni di pieno campo, ovvero, di processi produttivi vegetali e allevamenti è legata all’orografia, alle condizioni pedoclimatiche, ecc. che caratterizzano l’ambiente in cui è localizzata l’azienda agricola.
Per quanto concerne le aziende con policoltura, caratterizzate dalla presenza di processi
produttivi vegetali variamente combinati, nel “campione costante 2003-2007” RICA sono presenti 52 casi la cui SAU media è di circa 15,5 ettari.
Poiché in questa tipologia aziendale sono comprese tutte le combinazioni possibili di processi produttivi vegetali (cfr. tab. 1.2 e la voce “OTE” del Glossario) gli indici di efficienza che,
come di consueto, sono riportati nella tabella in forma di catene assumono valori intermedi tra
quelli propri delle aziende specializzate nelle colture erbacee e di quelle specializzate nelle coltivazioni permanenti. In particolare, la produttività della terra è mediamente pari a circa 3.600 euro
per ettaro, senza significative variazioni nel periodo considerato, così come gli altri indice di efficienza evidenziati in tabella.
28
Secondo quanto stabilito dal regolamento (CE) n. 1242/2008, a partire dall’anno contabile 2010 l’Orientamento Tecnico Economico (OTE) delle aziende agricole afferenti alla RICA é determinato dall’incidenza percentuale della Produzione standard (anziché
del RLS) delle diverse attività produttive dell’azienda rispetto alla sua Produzione standard totale.
29
Ai fini delle elaborazioni non sono stati considerati i due soli casi di aziende con poliallevamento (OTE generale 7).
40
tab. 2.26 - Indicatori strutturali ed economici e indici di efficienza delle aziende con policoltura nel periodo 2003-2007 (valori in euro al 2007)
52 AZIENDE
2003
2004
2005
2006
2007
15,53
15,41
15,50
15,51
16,38
1,51
1,50
1,52
1,56
1,57
INDICATORI AZIENDALI
SAU - Superficie Agricola Utilizzata
ULF - Unità Lavorative Familiari
ULT - Unità Lavorative Totali
1,67
1,69
1,69
1,77
1,77
PLV - Produzione Lorda Vendibile
57.372
53.926
54.646
55.568
66.052
VA - Valore Aggiunto
38.003
35.570
34.589
34.238
41.737
PN - Prodotto Netto Aziendale
28.128
25.713
24.821
24.787
32.600
RN - Reddito Netto Aziendale
20.888
18.572
17.651
17.126
24.798
6.811
6.732
7.263
6.511
6.163
3.693
3.499
3.524
3.582
4.033
Trasferimenti Pubblici
INDICI DI EFFICIENZA
Produttività della terra
[PLV/SAU]
SAU lavorata per UL
[SAU/ULT]
9,28
9,10
9,17
8,77
9,28
Produttività del lavoro
[PLV/ULT]
34.272
31.847
32.328
31.405
37.419
Incidenza costi specifici
[1-(VA/PLV)]
0,34
0,34
0,37
0,38
0,37
Incidenza ammortamenti
[1- (PN/VA)]
0,26
0,28
0,28
0,28
0,22
[1-RN/PN)]
0,26
0,28
0,29
0,31
0,24
Incidenza altri costi
Redditività dei ricavi
[RN/PLV]
0,36
0,34
0,32
0,31
0,38
Produttività del lavoro
[PLV/ULT]
34.272
31.847
32.328
31.405
37.419
Redditività dei ricavi
Incidenza lavoro salariato
Redditività lavoro familiare
[RN/PLV]
0,36
0,34
0,32
0,31
0,38
[ULT/ULF]
1,11
1,13
1,11
1,13
1,12
[RN/ULF]
13.861
12.348
11.593
10.954
15.791
Fonte: banca dati RICA-INEA Piemonte
In merito alle imprese miste coltivazioni-allevamento afferenti al “campione costante”
RICA - di cui alla tabella 2.27 - si tratta di 38 casi aziendali di SAU pari a 26,5 ettari, le quali
detengono in media 28 UBA (si tratta per lo più di capi bovini) in allevamento. Rispetto alle
imprese zootecniche specializzate (OTE 41 e 42) questa tipologia aziendale offre performance
più contenute, soprattutto in termini di produttività e redditività del lavoro: gli indici corrispondenti assumono, infatti, valori più che dimezzati.
41
tab. 2.27 - Indicatori strutturali ed economici e indici di efficienza delle aziende miste coltivazioni-allevamento nel periodo 2003-2007 (valori in euro al 2007)
38 AZIENDE
2003
2004
2005
2006
2007
SAU - Superficie Agricola Utilizzata
26,71
26,30
26,22
26,83
26,23
UBA - Unità Bestiame Adulto
27,99
28,21
27,14
28,45
28,04
ULF - Unità Lavorative Familiari
1,50
1,48
1,41
1,36
1,26
ULT - Unità Lavorative Totali
1,74
1,71
1,65
1,59
1,49
PLV - Produzione Lorda Vendibile
74.158
68.868
70.867
82.238
79.693
PLV zootecnica
40.570
37.875
36.925
42.868
36.407
VA - Valore Aggiunto
40.493
35.699
38.182
48.253
45.570
PN - Prodotto Netto Aziendale
29.778
25.063
27.465
37.726
34.644
RN - Reddito Netto Aziendale
16.461
13.221
16.233
26.298
23.779
Trasferimenti Pubblici
12.067
12.967
14.432
14.594
13.848
INDICATORI AZIENDALI
INDICI DI EFFICIENZA
Produttività della terra
[PLV/SAU]
2.777
2.619
2.703
3.065
3.038
SAU lavorata per UL
[SAU/ULT]
15,34
15,39
15,94
16,89
17,60
Produttività del lavoro
[PLV/ULT]
42.594
40.317
43.073
51.756
53.476
Incidenza costi specifici
[1-(VA/PLV)]
0,45
0,48
0,46
0,41
0,43
Incidenza ammortamenti
[1- (PN/VA)]
0,26
0,30
0,28
0,22
0,24
[1-RN/PN)]
0,45
0,47
0,41
0,30
0,31
Incidenza altri costi
Redditività dei ricavi
[RN/PLV]
0,22
0,19
0,23
0,32
0,30
Produttività del lavoro
[PLV/ULT]
42.594
40.317
43.073
51.756
53.476
Redditività dei ricavi
Incidenza lavoro salariato
Redditività lavoro familiare
[RN/PLV]
0,22
0,19
0,23
0,32
0,30
[ULT/ULF]
1,16
1,16
1,16
1,17
1,18
[RN/ULF]
10.995
8.954
11.482
19.386
18.892
Fonte: banca dati RICA-INEA Piemonte
42
capItolo 3
Il sostegno pubblIco alle azIende agrIcole pIemontesI
3.1 le fonti informative
L’analisi svolta nel presente capitolo intende in primo luogo identificare la composizione e
l’importo degli aiuti comunitari percepiti dalle aziende agricole piemontesi, distinguendo quelli
derivanti dalle politiche di sostegno dei mercati (il cosiddetto “primo pilastro” della PAC) da
quelli di matrice di sviluppo rurale (“secondo pilastro”). Un secondo aspetto del lavoro ha l’obiettivo di porre a confronto l’entità e la composizione del sostegno comunitario con un indicatore di
carattere economico individuato nel reddito netto aziendale, che rappresenta sostanzialmente la
sintesi della gestione economica dell’azienda e corrisponde, in termini contabili, all’utile o alla
perdita, eventuali, di esercizio (INEA, 2000). Infine, si analizza la modalità di distribuzione del
sostegno via “primo pilastro”, procedendo a un confronto in relazione all’introduzione del Regime di Pagamento Unico (RPU) in Italia.
Le fonti informative sono sostanzialmente di due tipologie. La prima, di tipo amministrativo, si riferisce ai dati gestionali contenuti nel data warehouse “Anagrafe Agricola Unica” della
Regione Piemonte che - attraverso la sezione “Procedimenti” - permette di consultare, elaborare
ed estrarre statistiche di sintesi relative alle varie richieste di finanziamento inerenti l'agricoltura e
lo sviluppo rurale. Sempre di tipo amministrativo sono le informazioni relative all’applicazione
del Programma di Sviluppo Rurale (PSR) messe a disposizione nella Relazione Annuale di Esecuzione (RAE) anch’essa redatta a cura dell’Autorità di Gestione del Programma.
Il servizio informativo decisionale della Regione Piemonte rende disponibili statistiche dal
database dell’Anagrafe Agricola Unica. L’Anagrafe Unica è l’elemento centrale del nuovo Sistema Informativo Agricolo Piemontese (SIAP); intorno all’Anagrafe - che contiene, per ogni beneficiario, dati anagrafici, amministrativi e di consistenza aziendale - è organizzata l’attività della
Pubblica Amministrazione per la gestione dei procedimenti amministrativi in agricoltura. I dati
sono relativi ai soggetti (aziende agricole, imprese di trasformazione, cooperative, consorzi, persone fisiche, ecc.) che hanno rapporto, a qualsiasi titolo, con la Pubblica Amministrazione piemontese in materia di agricoltura o di sviluppo rurale; essi, pertanto, non riguardano l’universo
delle aziende agricole regionali. Il servizio informativo decisionale Anagrafe Agricola Unica mette a disposizione degli Enti Pubblici e degli altri utenti di Sistema Piemonte informazioni statistiche di carattere strutturale riguardanti diverse aree tematiche (per esempio: terreni, allevamenti,
informazioni sulle aziende, vite e altre arboree specializzate, zone vulnerabili da nitrati, ecc.).
I dati sono disponibili dal 2006; per ogni anno si pubblica una foto delle aziende e delle
relative consistenze a fine anno, mentre per l’anno in corso due fotografie (una a fine giugno e
una a fine anno). Per il 2007 il database interessa una numerosità di aziende rilevate, e classificate per orientamento tecnico economico, di oltre 71.000 unità.
La seconda fonte di dati utilizzata è la Rete di Informazione Contabile Agricola (RICA)
del Piemonte, il cui funzionamento e le cui finalità sono ampiamente illustrate in altre parti del
presente volume. In particolare, al fine dell’analisi del sostegno pubblico alle aziende agricole
piemontesi si sono utilizzate le informazioni contabili relative all’anno 2007 e quelle disponibili
per il “campione costante” 2003-2007.
43
3.2
Il regime unico di pagamento del “primo pilastro”
A seguito della ratifica del Regolamento CE n. 1782/2003 e successivi regolamenti attuativi, sono stati significativamente modificati i criteri per l’erogazione degli aiuti agli agricoltori,
attraverso l’introduzione del Regime di Pagamento Unico aziendale (RPU), in vigore in Italia dal
1° gennaio 2005. Diversi sono i meccanismi di sostegno che rientrano nel nuovo ambito di pagamento unico nelle modalità di applicazione per il 2007; inoltre, in aggiunta allo schema di pagamento unico, si applicano alcuni pagamenti ancora accoppiati e il cosiddetto art. 69 (tab. 3.1).
Partendo dallo schema di Pagamento Unico, questo riguarda, a partire dal 2005, il comparto dei
cereali e delle proteoleaginose (le cosiddette COP), la zootecnia bovina da carne e da latte e gli
ovicaprini; l'olio d'oliva, il tabacco e il cotone, dal 2006. Le altre Organizzazioni Comuni di Mercato (OCM) restano escluse dallo schema (Henke e Pupo d’Andrea, 2005).
tab. 3.1 – applicazione del “primo pilastro” per le ocm più rilevanti in piemonte
settori
entrata
in vigore
sostegno prima delle riforme
dopo le riforme
Seminativi COP
2005
pagamenti per superficie; sostegno
di prezzo (per alcuni cereali)
sostegno di prezzo (per alcuni
cereali); pagamenti art.69
Leguminose da granella
2005
pagamenti per superficie
-
Sementi
2005
pagamenti per superficie
pagamenti per superficie
Riso
2005
sostegno di prezzo (elevato)
pagamenti per superficie; sostegno
di prezzo (ridotto)
Carni bovine
2005
sostegno di prezzo (limitato);
pagamenti a capo
sostegno di prezzo (limitato);
pagamenti art.69
Carni ovicaprine
2005
pagamenti a capo
pagamenti art.69
Foraggi essiccati
2005
aiuto alla trasformazione
aiuto alla trasformazione (dimezzato)
Latte
2006
sostegno di prezzo
sostegno di prezzo (ridotto del 25%)
Tabacco
2006
aiuto alla produzione
Zucchero
2006
sostegno di prezzo
fino al 2009: aiuto alla produzione
(ridotto del 40%)
sostegno di prezzo (ridotto del 42%);
pagamenti art.69
Ortofrutticoli freschi
2008
interventi di regolazione
dell’offerta tramite le OP
interventi di regolazione dell’offerta
tramite le OP
Ortofrutticoli trasformati 2008
aiuto alla produzione
pagamenti per superficie
Vino
sostegno di prezzo (tramite
le distillazioni)
fino al 2012: sostegno diprezzo (via
distillazioni, a discrezione degli SM)
2009
Fonte: nostro adattamento da Frascarelli, 2008
Come detto, alcuni aiuti specifici, parzialmente accoppiati, sono previsti nell'ambito dei
seminativi, per il grano duro e per le piante proteiche, per il riso, per alcuni prodotti del comparto dell'ortofrutta trasformata (pomodoro da industria, agrumi) e per la frutta in guscio. Per il
tabacco, il vino e l'ortofrutta, sia fresca che trasformata, sono previsti programmi strutturali per il
miglioramento delle produzioni, rispetto ai quali è necessario verificare la compatibilità con i
Programmi di Sviluppo Rurale nelle aree interessate.
Agli Stati membri è data facoltà di un taglio nella misura massima del 10% del massimale
nazionale di ciascuna componente settoriale, il cui ricavato viene destinato a pagamenti degli
stessi comparti per sostenere alcune attività agricole ritenute importanti per la tutela e la valorizzazione dell'ambiente e per il miglioramento della qualità dei prodotti (Reg. 1782/2003, art.69).
L'obiettivo della misura è di offrire agli Stati membri un ulteriore strumento di orientamento del
44
sostegno nell’ambito del “primo pilastro” della PAC, che favorisca, per l'appunto, le attività ritenute più in sintonia con la protezione dell'ambiente e la valorizzazione della qualità. In realtà,
l'articolo 69 non pone paletti molto restrittivi per l'accesso agli aiuti supplementari, assumendo
una posizione molto cauta a fronte di eventuali rischi di perdite legate alla non piena utilizzazione delle risorse (Henke e Pupo d’Andrea, 2005).
Secondo l’Anagrafe Unica messa a disposizione dalla Regione Piemonte complessivamente nel 2007 sono stati erogati in Piemonte quasi 335 Meuro di sostegno pubblico derivante dal
Regime di Pagamento Unico. Il numero complessivo di beneficiari ha superato le 43.000 unità,
mentre la SAU riferibile è stimata in 930.000 ettari (tab. 3.2).
A livello territoriale, la maggior parte dei beneficiari risulta localizzata nelle province di
Cuneo, Torino e Alessandria, che per altro sono le principali province agricole piemontesi; la stessa distribuzione si riscontra anche in termini di montanti totali, anche se vale la pena di evidenziare il caso della provincia di Vercelli, che in termini di erogazioni si colloca prima di quella astigiana, quarta provincia per numero di beneficiari. Tale inversione è imputabile principalmente
alla forte specializzazione degli agricoltori vercellesi nella coltivazione del riso, che beneficia in
modo consistente di un aiuto ancora accoppiato.
tab. 3.2 - beneficiari, sau e importi relativi al rpu in piemonte nel 2007, per provincia
regime di
pagamento unico
Beneficiari (n.)
SAU (ha)
Pagamenti (000 euro)
al
at
6.917
147.788
4.697
55.298
42.387
16.077
bI
provincia
cn
969 15.784
25.967 292.100
6.820
89.036
to
vco
vc
totale
piemonte
1.697 10.577
59.012 235.611
397
11.482
2.237
103.017
43.275
930.276
729
73.098
334.616
no
39.270
67.200
Fonte: Regione Piemonte, Anagrafe Agricola Unica
Come già detto il RPU comprende diversi strumenti di azione: i diritti disaccoppiati, le
quote accoppiate a diverse specifiche produzioni (Titolo IV del Reg. 1782/2003), i premi qualità (ex art. 69), gli aiuti supplementari (ex art. 12). Nella realtà, la maggior parte degli importi
erogati derivano dai cosiddetti diritti storici, che rappresentano da soli oltre 260 Meuro, vale a
dire quasi l’80% del totale; tale incidenza, tuttavia, cala in modo sensibile nelle province risicole dove, invece, cresce il peso relativo degli aiuti accoppiati, ex Titolo IV, evidentemente concentrati sul riso.
Sempre in relazione agli interventi accoppiati, si segnala un certo interesse per quelli
rivolti alla frutta a guscio nell’astigiano e nel cuneese; le altre tipologie, come le colture proteiche e quelle energetiche, appaiono praticamente irrilevanti. Gli interventi dell’articolo 69 assumono una certa rilevanza nelle province di Asti, Torino, Cuneo e Alessandria per i seminativi,
mentre trovano applicazione molto contenuta i premi qualità per le carni e gli importi per la barbabietola (tab. 3.3).
45
tab. 3.3 – Importi relativi al rpu liquidati in piemonte nel 2007, per intervento e per
provincia (000 euro)
specifica
tipo di intervento
al
-
Diritti aiuto (titoli)
art. 69
Seminativi
art. 69
Carni bovine
art. 69
art. 69
TITOLO IV
Frutta a guscio UE
TITOLO IV
Qualità frumento duro
TITOLO IV
Colture proteiche
TITOLO IV
Riso
TITOLO IV
Sementi
TITOLO IV
Colture energetiche
Art. 12
-
at
bI
34.935 13.751
provincia
cn
no
to
4.992 77.534 25.405 59.464
vc
totale
piemonte
662 43.651
260.394
vco
2.653
730
118
3.512
642
3.663
9
631
11.958
322
581
80
3.722
45
1.612
15
30
6.407
Carni ovicaprine
4
4
10
22
2
35
15
6
98
Barb. da zucchero
.
.
.
.
.
2
.
.
2
145
414
0
1.693
1
44
.
3
2.300
2
.
.
0
0
7
0
0
10
113
2
0
1
5
13
.
2
135
3.257
.
1.562
81 12.891
993
. 28.432
47.216
4
.
.
.
.
.
.
.
4
46
5
0
4
.
3
.
0
59
Art_12 aiuti supplementari
848
392
109
1.851
280
1.436
28
432
5.376
Frutta a guscio- nazionale
78
219
0
892
1
23
.
2
1.215
729 73.098
334.616
RPU complessivo
42.387 16.077
6.820 89.036 39.270 67.200
Fonte: Regione Piemonte, Anagrafe Agricola Unica
Per quanto concerne la distribuzione degli aiuti in relazione agli orientamenti produttivi e
per numero di beneficiari, gli OTE più rappresentati risultano essere quello dei seminativi e quello delle coltivazioni permanenti, rispettivamente con oltre 19.000 e quasi 7.000 beneficiari (tab.
3.4). Tuttavia, se si confronta il numero dei beneficiari con il numero totale delle aziende presenti nell’Anagrafe Unica per OTE, si può evidenziare come quasi la totalità, con incidenze attorno o
superiori al 90%, delle imprese specializzate nella coltivazione dei seminativi e nell’allevamento
dei granivori, nonché le aziende miste e quelle con poliallevamento (cfr. Glossario) risultano
beneficiare del RPU. Significativa è anche l’incidenza per le aziende specializzate nell’allevamento di erbivori (85%) e per quelle con policoltura (75%).
tab. 3.4 - beneficiari interessati al rpu in piemonte nel 2007 e relativi importi, per ote
ote
Seminativi
Importi totali
000 euro
beneficiari
n.
Importi medi totale aziende
euro
n.
Beneficiari
% sul totale
Is
183.616
19.183
9.572
21.528
89,1
1,47
Ortofloricoltura
1.391
469
2.966
1.169
40,1
0,66
Coltivazioni permanenti
7.565
6.926
1.092
18.485
37,5
0,62
Erbivori
65.015
5.217
12.462
6.138
85,0
1,40
Granivori
6.502
747
8.704
809
92,3
1,52
Policoltura
15.784
4.952
3.187
6.600
75,0
1,24
5.022
574
8.748
621
92,4
1,52
47.219
4.626
10.207
4.961
93,2
1,54
2.503
581
4.308
10.931
5,3
-
334.616
43.275
7.732
71.242
60,7
1,00
Poliallevamento
Miste
N.D.
Totale Piemonte
Fonte: Regione Piemonte, Anagrafe Agricola Unica
Diversamente, l’incidenza dei beneficiari sul totale appare più contenuta nel caso delle coltivazioni permanenti (37%) e delle ortofloricole (40%). In questo senso, se si applica un indicato-
46
re di specializzazione (IS), si conferma una certa relazione di alcune tipologie di produzione agli
interventi del “primo pilastro”, anche con l’applicazione del Regime di Pagamento Unico
(Cagliero e Henke, 2005 e 2006); infatti, il valore maggiore dell’indice di specializzazione stimato si osserva per la maggior parte degli orientamenti produttivi osservati, sia specializzati sia
misti, ad eccezione, evidentemente, delle aziende specializzate in ortofloricoltura e nelle coltivazioni permanenti (rispettivamente con IS pari a 0,60 e 0,66).
In termini di importi medi, infine, si osserva come i pagamenti mediamente più elevati siano quelli ricevuti dalle imprese specializzate negli erbivori, con oltre 12.000 euro, seguite dalle
imprese a orientamento misto (10.000 euro) e da quelle specializzate nella coltivazione dei seminativi (9.500). Le imprese specializzate nelle coltivazioni permanenti, invece, sono quelle che
beneficiano mediamente degli importi inferiori, pari poco più di 1.000 euro, insieme a quelle specializzate in ortofloricoltura, con meno di 3.000 euro.
3.3
lo sviluppo rurale all’inizio della nuova fase di programmazione
Il 2007 per lo sviluppo rurale avrebbe dovuto essere il primo anno di applicazione del nuovo periodo di programmazione 2007-13. Tuttavia, il Programma di Sviluppo Rurale del Piemonte è stato adottato nella sua forma definitiva solo nel novembre 2007 (DGR n. 44-7485 del 19
novembre 2007) e approvato nello stesso periodo dall’Unione europea (decisione della Commissione C(2007) 5944 del 28 novembre 2007). Di conseguenza, non si può osservare nel 2007 una
reale applicazione delle politiche di sviluppo rurale, se non in termini di programmazione futura o
in termini di pagamenti effettuati lungo i cosiddetti “trascinamenti” dal PSR 2000-06.
Il quadro di programmazione nel 2007 prevedeva la nota articolazione lungo i quattro assi
competitività, gestione del territorio, qualità della vita e diversificazione, nonché il cosiddetto
“asse Leader”. Complessivamente la versione del PSR adottata nel 2007 aveva una dotazione
finanziaria di oltre 1 miliardo di euro, quale costo totale, con una quota pubblica complessiva di
897 milioni di euro (tab. 3.5).
tab. 3.5 – ripartizione indicativa per asse del psr 2007-13 del piemonte (000 euro)
codifica
asse
Asse I
Competitività
spesa pubblica spesa privata
342.364
Asse II
Miglioramento ambiente e spazio rurale
Asse III
Diversificazione e qualità della vita
Asse IV
Leader
Mis. 511
Assistenza tecnica
Totale
costo totale
%
250.496
592.859
48,3
399.409
3.643
403.052 3
32,8
66.091
37.473
103.564
8,4
58.409
38.937
97.346
7,9
30.318
-
30.318
2,5
896.591
330.549
1.227.139
100,0
Fonte: Regione Piemonte, PSR 2007-13 versione approvata nel novembre 2007
Come nella passata programmazione 2000-2006, ma in piena coerenza con le regole dello
sviluppo rurale riportate nel Regolamento (CE) n. 1698/2005, il PSR 2007-13 pone un marcato
accento sulle misure strutturali rivolte al miglioramento della competitività del settore primario.
Nella versione approvata nel novembre 2007 il 48% della dotazione totale era infatti impegnato
sull’Asse I, e in particolare la misura di ammodernamento delle imprese agricole da sola drenava
un quinto delle risorse totali, seguita dalla misura per gli interventi nell’agroindustria con il 10%
della dotazione complessiva. Verso l’Asse II era destinato il 33% della spesa totale, con una par-
47
ticolare concentrazione per la misura 214, pagamenti agro ambientali, con una quota sul totale
del 22%. Minori risorse erano state destinate sia all’Asse III sia all’Asse Leader (8% in entrambi
i casi)30.
Come detto, poiché la decisione di approvazione del PSR 2007-2013 è stata adottata dalla
Commissione europea soltanto nel novembre 2007, nessuna nuova domanda è stata approvata
entro la fine dell’anno. Di conseguenza, le informazioni sui pagamenti effettuati, contenute nella
Relazione Annuale di Esecuzione (RAE) per il 2007, si riferiscono esclusivamente agli impegni
risalenti ai precedenti periodi di programmazione. Alcuni interventi del Piano di Sviluppo Rurale
2000-06, infatti, sono transitati nella nuova programmazione, come descritto nello schema di sintesi seguente (tab. 3.6); in molti casi, inoltre, le nuove azioni previste dall’attuale PSR ricalcano
interventi già attivi precedentemente e che mantengono il loro approccio di azione molto simile.
Nel 2007 sono risultati pagamenti effettuati esclusivamente sui trascinamenti e hanno interessato un numero limitato di misure. Nel dettaglio, in relazione all’Asse I Competitività sono
stati effettuati interventi nel campo della formazione (ex misura C del passato PSR), per l’insediamento giovani (ex misura B), per l’ammodernamento delle strutturare agricole (ex misure A e X),
per il valore aggiunto forestale (ex misura I), per il valore aggiunto dei prodotti agricoli e forestali (ex misura G), e per le infrastrutture (ex misure J, Q e R). Sull’Asse II sono state pagati interventi di indennità compensativa (ex misura E), indennità agroambientali (ex misura F e ex 2078)
e interventi di rimboschimento di terreni agricoli (ex misura H). Infine, risultano pagati anche dei
trascinamenti per l’Asse III, qualità della vita e diversificazione, come la creazione di imprese
(ex misura S) e interventi sui servizi essenziali (ex misura N).
tab. 3.6 - distinta per misura degli importi nel 2007 del psr 2007-2013; spese transitorie ai
sensi del regolamento (ce) n. 1320/2006 (000 euro)
codice cod.
misura
precedente
domande
approvate
n.
spesa
pubblica
2007
spesa
pubblica
2007-13
Esecuzione
finanziaria
%
-
124
24.053
0,5
111
C
Formazione e informazione
112
B
Insediam. giovani in agricoltura
113
D, 2079
Prepensionamento
121
A, X
122
I
123
G
Accrescim. VA prod. agricoli e forestali
125
J, Q, R
Infrastrutture
211
E
Indennità compensativa
214
F, 2078
Pagamenti agro ambientali
221
H, 2080
Imboschimento di terreni agricoli
312
S
Creazione e sviluppo di imprese
1
321
N
Servizi essenziali
3
54.555
10
185
72.824
0,3
101
807
6.886
11,7
Ammodernam. aziende agricole
62
1.580
162.637
1,0
Accrescim. VA delle foreste
35
3.075
12.455
24,7
4
958
80.364
1,2
Totale
22
785
32.048
2,4
4963
6.056
53.545
11,3
12.291
37.765
267.791
14,1
2.152
2.525
38.909
6,5
9
9
100,0
685
685
100,0
752.208
7,3
Fonte: Regione Piemonte, Relazione Annuale di Esecuzione 2007
Complessivamente, l’andamento del Programma nel 2007 risulta quindi rallentato, arrivando a indicare una spesa pubblica di quasi 55 Meuro, con una capacità di esecuzione finanziaria
30
L’attuale versione del PSR 2007-13 del Piemonte (approvato a Dicembre 2009) prevede una distribuzione delle risorse finanziarie
tra gli Assi lievemente differente, a causa del cosiddetto Health Check della PAC.
48
appena sopra il 7%. Alcune tipologie di intervento, tuttavia, mostrano una perfomance di spesa
importante, come le misure 312 e 321, ma tale risultato è in realtà imputabile alla scelta di concludere nella nuova programmazione attività già programmate e, sostanzialmente, di non avviare
nuovi interventi sulle medesime misure. Un discorso simile vale per il prepensionamento, che nel
2007-13 concluderà i pagamenti impegnati nel periodo precedente.
Tuttavia, nel corso del 2007 la Regione Piemonte ha disposto l’apertura condizionata delle
domande relativamente a tre misure del PSR 2007-2013. Due sono di carattere strutturale e afferiscono all’Asse I (la 112 e la 121), la terza ha carattere agroambientale (la 214). Nell’ambito della misura 214, nel 2007 sono state attivate le azioni 214.1 (Applicazione di tecniche di produzione integrata), 214.2 (Applicazione di tecniche di produzione biologica) e 214.8 (Conservazione di
razze locali minacciate di abbandono). Si ricorda che i bandi citati non hanno dato luogo a pagamenti nel corso del 2007.
Nel 2007 i beneficiari del PSR risultano essere circa 12.000, dei quali la maggior parte
sono aziende agricole (84%). Relativamente agli orientamenti produttivi, si osserva come una
quota molto importante, quasi la metà, sia rappresentata dalle aziende specializzate in coltivazioni permanenti (oltre 5.000 unità); seguono gli allevamenti con erbivori e le aziende a seminativi
(tab. 3.7).
Questa distribuzione può essere spiegata dal peso relativo dell’applicazione delle misure
dell’Asse II nel 2007, in quanto gli allevamenti con erbivori, specialmente in montagna, sono in
genere relazionati con l’applicazione delle misure 211, mentre le coltivazioni permanenti sono
relazionate con la misura 214, come già osservato anche nella programmazione 2000-06 (Cagliero e Henke, 2006). Diversamente, le aziende specializzate nella coltivazione dei seminativi, come
già nella passata programmazione, risultano più interessate dalle erogazioni via “primo pilastro”
(Cagliero, 2005).
Il quadro descritto trova conferma nella stima dell’indice di specializzazione per il “secondo pilastro”, dove si possono mettere in evidenza valori particolarmente elevati per gli orientamenti a erbivori (2,1) e permanenti (1,7), mentre l’IS per le aziende a seminativi risulta contenuto (0,45). In questo caso infatti si deve tenere conto che solo l’8% del campione dell’Anagrafe
Unica per tale OTE è beneficiario del PSR nel 2007.
tab. 3.7 - beneficiari interessati al psr in piemonte nel 2007, per ote
Seminativi
Ortofloricoltura
Beneficiari
n.
Aziende Anagrafe
Unica
n.
Beneficiari su tot.
Anagrafe
%
IS
1.654
21.528
7,7
0,45
127
1.169
10,9
0,64
Permanenti
5.308
18.485
28,7
1,70
Erbivori
2.321
6.138
37,8
2,24
Granivori
Policoltura
67
809
8,3
0,49
1.369
6.600
20,7
1,23
Poliallevamento
197
621
31,7
1,88
Miste coltivaz.- allevamento
954
4.961
19,2
1,14
37
10.931
0,3
0,02
12.034
71.242
16,9
1,00
N.D.
Totale Piemonte
Fonte: Regione Piemonte, Anagrafe Unica
49
3.4
Il sostegno alle aziende piemontesi afferenti alla rIca
Al fine di offrire uno scenario più dettagliato della composizione e della distribuzione del
sostegno comunitario dal punto di vista aziendale si è proceduto a declinare l’osservazione media
regionale derivante dal campione RICA 2007 per la specializzazione produttiva principale delle
aziende beneficiarie. Per questa analisi si sono individuate la composizione del sostegno tra i due
pilastri e l’incidenza delle componenti su un indicatore di performance economica, in questo caso
il reddito netto aziendale. La lettura delle informazioni raccolte permette di individuare alcuni
gruppi di orientamenti tecnico-economici relativamente omogenei fra loro (fig. 3.1).
Ad un primo gruppo afferiscono le aziende agricole per cui si osserva una incidenza particolarmente rilevante del sostegno comunitario sul RN. In questo raggruppamento si collocano,
dunque, le aziende specializzate nella coltivazione dei seminativi, quelle miste con coltivazioni e
allevamenti e le aziende specializzate nell’allevamento di erbivori (bovini e ovicaprini). Si deve
osservare, tuttavia, che generalmente in Piemonte le aziende classificate “miste con coltivazioni e
allevamenti” sono in realtà unità che praticano in modo quasi ugualitario le due attività e, quindi,
sono una situazione intermedia tra la specializzazione a seminativi e a erbivori; si possono considerare tali aziende come cerealicole-zootecniche. Per questo raggruppamento, nel 2007 il livello
del sostegno pubblico sul reddito netto risulta superiore alla quota del 30%.
Nel secondo gruppo si collocano tipologie aziendali con una incidenza del sostengo sul RN
tra il 10% e il 30%, vale a dire i poliallevamenti, le imprese con policoltura e le aziende specializzate nell’allevamento di granivori (avicoli e suini).
Infine, in un terzo gruppo sono situate le aziende specializzate in coltivazioni permanenti
(vite e frutta) e in ortofloricoltura, caratterizzate da una incidenza del sostegno comunitario attorno o inferiore al 5% del reddito netto.
fig. 3.1 – Incidenza del sostengo comunitario sul reddito netto in piemonte nel 2007 e relativi importi, per ote
Seminativi
Miste
Erbivori
Poliallevamento
Policoltura
Granivori
Permanenti
Ortofloricoltura
0%
10%
20%
30%
40%
50%
60%
70%
Fonte: banca dati RICA-INEA Piemonte, 2007
Come si evince dall’osservazione dei dati riportati in tabella 3.8, le aziende del primo raggruppamento, quello con marcata incidenza del sostegno comunitario sul reddito netto, mostrano
valori nel reddito netto elevati, in particolare le aziende specializzate nei seminativi e nell’allevamento degli erbivori, ma esse manifestano, soprattutto, un rilevante importo degli aiuti derivanti
dal “primo pilastro”.
50
Infatti, tali flussi variano dagli oltre 38.000 euro per le imprese a seminativi ai quasi 22.000
per gli allevamenti con erbivori. A fronte della portata del sostegno del “primo pilastro”, il supporto via “secondo pilastro” risulta limitato; infatti, il PSR incide sul reddito solo per pochi punti percentuali (mentre gli aiuti del “primo pilastro” oscillano tra il 30% e il 55%) e ha una portata
contenuta sugli importi comunitari complessivi (tra il 4% e il 10%).
Nel caso del secondo raggruppamento, la lettura appare meno omogenea: a fianco di due
orientamenti sostanzialmente non specializzati si colloca quello degli allevamenti di granivori,
che invece è un orientamento molto caratterizzato e sotto alcuni aspetti anche più industriale che
agricolo (Velazquez, 2005).
La presenza di processi di allevamento in azienda permette, tuttavia, di fornire una schematizzazione di sintesi; infatti, nel caso dei poliallevamenti e dei granivori si evidenza una maggiore capacità di performance di reddito e un ricorso molto limitato allo sviluppo rurale; diversamente l’importo del sostegno via “primo pilastro” risulta significativo in entrambi i casi: quasi
9.000 euro per gli allevamenti con granivori e quasi 14.000 per i poliallevamenti. Per tutti e tre gli
orientamenti, comunque, l’incidenza del “primo pilastro” sul reddito risulta significativa, mentre
quella dello sviluppo rurale appare molto contenuta.
tab. 3.8 – reddito netto e importi del sostegno comunitario per le aziende beneficiarie in
piemonte nel 2007, per ote
orientamento
tecnico economico
aziende
reddito netto
beneficiarie
aziendale
n.
euro
Importo aiuti
I pilastro
euro
Importo aiuti
II pilastro
euro
totale
importo aiuti
euro
Seminativi
360
65.861
36.860
1.713
38.573
Miste (colt. – allevamento)
128
52.888
21.494
1.533
23.027
Erbivori
259
63.960
19.710
2.271
21.982
Poliallevamento
18
56.112
13.900
292
14.192
Policoltura
87
36.833
7.256
1.735
8.991
Granivori
Permanenti
Ortofloricoltura
orientamento
tecnico economico
Seminativi
50
55.692
8.970
7
8.978
411
49.290
923
1.638
2.561
42
35.111
875
610
1.485
aziende totale importo Importo aiuti
beneficiarie
aiuti / rn
I pilastro / rn
n.
%
%
360
58,6
56,0
Importo aiuti
Importo aiuti
II pilastro / rn I pil./ totale aiuti
%
%
2,6
95,6
Miste (colt. – allevamento)
128
43,5
40,6
2,9
93,3
Erbivori
259
34,4
30,8
3,6
89,7
Poliallevamento
18
25,3
24,8
0,5
97,9
Policoltura
87
24,4
19,7
4,7
80,7
Granivori
Permanenti
Ortofloricoltura
50
16,1
16,1
0,0
99,9
411
5,2
1,9
3,3
36,1
42
4,2
2,5
1,7
58,9
Fonte: banca dati RICA-INEA Piemonte, 2007
Per quanto concerne il terzo raggruppamento, dove il peso del sostegno comunitario è limitato come incidenza sul reddito, si osserva una situazione molto diversa rispetto agli altri due
gruppi. Infatti, per gli orientamenti specializzati in colture permanenti e in ortoflorovivaismo
l’importanza del “primo pilastro” risulta limitata (attorno ai 900 euro in valore assoluto e con una
51
incidenza sul reddito netto attorno al 2%), ma anche lo sviluppo rurale mostra una portata contenuta: 1.600 euro per le permanenti con un peso relativo del 3% sul RN; 600 euro per le ortofloricole con un peso inferiore al 2%. Relativamente alla composizione tra “primo” e “secondo pilastro”, tuttavia, il ruolo dello sviluppo rurale risulta più marcato.
fig. 3.2 - collocazione degli ote per peso del supporto ue sul reddito netto e incidenza del
regime di pagamento unico sul sostegno
I° pilastro/ totale Ue
100,0%
90,0%
80,0%
70,0%
60,0%
50,0%
40,0%
30,0%
0,0%
10,0%
20,0%
30,0%
40,0%
50,0%
60,0%
70,0%
Ue / RN
Seminativi
Miste
Erbivori
Poliallevamento
Policoltura
Granivori
Permanenti
Ortofloricoltura
Fonte: banca dati RICA-INEA Piemonte, 2007
Le indicazioni derivanti dai capitoli e dai paragrafi precedenti pongono in evidenza una
caratteristica rilevante nella distribuzione del sostegno comunitario, sia a livello regionale sia nella declinazione per orientamento produttivo. Tale carattere indica sostanzialmente una forte concentrazione degli aiuti e sembra interessare sia il sostegno comunitario complessivo, sia più specificatamente gli interventi del “primo pilastro”.
Per fornire una stima di questo fenomeno, è stato calcolato un indice dei caratteri di distribuzione relativi al contributo comunitario di matrice OCM. Tuttavia, come segnalato in precedenza, si è anche volto tenere conto della recente riforma dei meccanismi del “primo pilastro”, al
fine di osservare se l’introduzione del regime di pagamento unico ha modificato la distribuzione
delle erogazioni verso una situazione di minore concentrazione e di conseguenza verso una maggior equidistribuzione.
A questo fine sono stati impiegati indici abitualmente utilizzati nell’ambito della statistica
economica e sociale per analizzare la distribuzione di beni condivisibili, come la ricchezza o il
patrimonio, all’interno di una popolazione: l’indice di concentrazione di Gini e la curva di
Lorenz. I due metodi sono stati applicati su un campione costante di imprese che avessero beneficiato del primo pilastro sia nel 2004, prima della riforma RPU, sia nel 2007.
L’indice di Gini è il sistema più comunemente utilizzato per misurare la disequità socioeconomica all’interno di una comunità. Esso varia da zero, assenza di diseguaglianza, a 1, disequità assoluta. Il meccanismo di calcolo si basa, sostanzialmente, sul confronto tra la percentuale
cumulata dei soggetti osservati (P), vale a dire le aziende beneficiarie, e la percentuale cumulata
del fenomeno osservato (Q), cioè i flussi di sostegno comunitario (cfr. Appendice metodologica al
presente capitolo e INEA, 2006).
52
I valori calcolati sono, di norma, rappresentati graficamente attraverso la curva di Lorenz,
descritta in un piano cartesiano, dove sono riportati in ascissa i valori di P e in ordinata quelli di
Q; nel piano è disegnata anche la retta a 45°, che rappresenta la retta di equidistribuzione. La
zona tra le curve indica l’area di concentrazione. Al crescere dell’area, cresce la concentrazione
del fenomeno. Il coefficiente di Gini, in questo senso, risulta come rapporto tra la reale distribuzione, cioè la curva di Lorenz, e la linea di equidistribuzione.
Per fornire una valutazione di una eventuale differenza nella concentrazione dei contributi all’introduzione del RPU, si sono determinati due differenti indici di Gini per il 2004 e per il
2007 e rappresentati attraverso la curva di Lorenz nella figura 3.3.
Per quanto concerne la distribuzione stimata sul campione nel 2004, l’indice di Gini è calcolato pari a 0,80, mentre il valore dell’indice per il 2007 è stimato pari 0,78. In entrambi i casi,
quindi, si evidenzia una situazione di significativa concentrazione del sostegno e non si può
osservare una reale differenza nella distribuzione a seguito dell’introduzione, nei meccanismi di
erogazione, del Regime di Pagamento Unico.
fig. 3.3 - curva di lorenz stimata per la distribuzione degli aiuti via “primo pilastro” nel
2004 e nel 2007
14.000.000
12.000.000
10.000.000
8.000.000
2004
2007
6.000.000
Equidistr.
4.000.000
2.000.000
0
Fonte: banca dati RICA-INEA Piemonte
3.5
alcune indicazioni di sintesi
L’applicazione degli interventi comunitari di sostegno all’agricoltura e alle aree rurali piemontesi nel 2007 si conferma rilevante. In particolare il ruolo del “primo pilastro”, anche dopo le
diverse riforme a cui è stato soggetto, risulta rimanere principale, con una erogazione di quasi
335 Meuro, a fronte dei poco meno di 55 Meuro dello sviluppo rurale. Si deve però tenere conto
anche del fatto che il 2007 rappresenta un anno particolare, in quanto il PSR 2007-13 sostanzialmente non era giunto a regime, ma si componeva di trascinamenti derivanti dal precedente periodo di programmazione.
All’interno delle erogazioni via “primo pilastro”, l’incidenza dei diritti storici resta predominante (80%). In relazione agli altri meccanismi di azione (art. 69 e titolo IV) si evidenzia, e si
conferma (Cagliero, Henke 2007), una forma di relazione sia con gli indirizzi produttivi, quelli di
53
tipo più continentale come i seminativi e la zootecnia, sia con alcune aree specifiche, quali le province di Cuneo e di Torino, dove, per altro, si concentrano proprio tali produzioni. Una eccezione
è data dal premio accoppiato al riso, oltre 47 Meuro nel 2007, che interessa, ovviamente, le zone
più vocate come il vercellese e il novarese.
Un ulteriore aspetto da evidenziare è come la riforma del “primo pilastro”, con l’introduzione dei diritti storici e del premio unico, non ha modificato in modo significativo la distribuzione del sostegno e questo risulta sempre molto concentrato. Del resto, il meccanismo dei premi
storici aveva proprio la caratteristica di mantenere una sorta di status quo, e in questo si potrebbe
dire che ha raggiunto l’obiettivo, anche con l’utilizzo delle possibilità di premi ancora accoppiati
e di gestione dell’art. 69.
Il “secondo pilastro”, come detto, risulta avere un peso più limitato. Più in particolare gli
interventi maggiormente presenti sono le misure agroambientali, che hanno il carattere di una
continuità di contratto (quinquennale) dalla fine del vecchio PSR 2000-06. In termini di relazioni
con gli orientamenti produttivi, non si rilevano particolari fenomeni rispetto alle analisi condotte
in altri lavori e nelle valutazioni del PSR 2000-06 (Cagliero, Henke 2007 e Ires Piemonte e IPLA
spa 2009); trovano conferma le indicazioni di una particolare attinenza tra il “secondo pilastro” e
le coltivazioni permanenti e le aziende policolturali, oltre che agli allevamenti erbivori, specialmente in zona svantaggiata e beneficiari della specifica indennità.
L’analisi delle informazioni a livello aziendale attraverso la RICA evidenzia i fenomeni
appena descritti.
Le imprese dove l’incidenza del sostengo comunitario sul reddito netto appare più rilevante sono proprio quelle specializzate nelle produzioni più continentali (seminativi, zootecnia bovina e miste tra le due specializzazioni); in questi casi il peso relativo del sostegno arriva al 58%,
43% e 34% del reddito netto aziendale e il peso del “primo pilastro” sul totale del sostegno comunitario è attorno o oltre il 90%. Diversamente, le aziende specializzate in coltivazioni permanenti o in ortoflorovivaismo mostrano una incidenza più contenuta, pari a pochi punti percentuali, del
sostegno Ue sul reddito e un ruolo più circoscritto del “primo pilastro” sul supporto totale. In una
situazione intermedia sono le imprese con policoltura o poliallevamento.
appendice metodologica
Misurazione di un indice di specializzazione
L’indice di specializzazione (IS) è un indice che di norma stima una specializzazione produttiva di un’area o di un gruppo di soggetti rispetto a una aggregazione di ordine superiore; ad
esempio la specializzazione produttiva di una provincia rispetto a una regione. L’IS è, quindi,
costituito dal rapporto tra il numero di imprese, o addetti, in una determinata attività e il totale di
un settore nell'area stessa; tale quoziente è posto a confronto con l’analogo rapporto stimato su un
dettaglio territoriale più ampio. L’indice è quindi una misura della dissomiglianza tra un aggregato e il suo livello superiore.
Nella presente trattazione, l’IS è applicato non a una attività produttiva, quanto al livello di
supporto, per fonte di erogazione ricevuto, e non per area, ma per raggruppamento di beneficiari
per orientamento tecnico. In questo senso, l’IS è qui calcolato come il confronto tra il rapporto tra
il numero di beneficiari via “primo” o “secondo pilastro” e le osservazioni totali per OTE e lo
stesso rapporto su base regionale.
In sintesi, il calcolo dell’IS è condotto secondo la seguente relazione (Cagliero, 2002):
54
IS per il Primo Pilastro = [BRPUi / AUi] / [BRPUreg / AUreg]
Dove: BRPU il numero di beneficiari del Regime di Pagamento Unico, AU il numero totale di osservazioni presenti nell’Anagrafe Unica il sostegno , i è l’OTE iesimo; mentre reg indica
tutte le imprese contenute nell’Anagrafe Unica a livello regionale.
Il valore dell’IS varia intorno all’unità: un valore unitario indica un allineamento tra il singolo OTE e la situazione; un valore inferiore all’unità una condizione di bassa specializzazione
dell’OTE in riferimento al quadro regionale, un valore superiore all’unità stima per l’OTE una
situazione di specializzazione (Cagliero e Trione, 2009; Cagliero e Henke, 2007).
Misurazione della concentrazione attraverso il coefficiente di Gini
Il coefficiente di Gini (G) è una stima della quantità di ineguaglianza di un determinato
fattore o bene condivisibile all’interno di una popolazione. Un coefficiente pari a 0 rimanda a
un’assenza di ineguaglianza, mentre un valore prossimo all’unità indica che un solo individuo
detiene l’intero fattore. Il coefficiente di Gini è, quindi, in grado di misurare le sperequazioni nella distribuzione di un fattore economico in una popolazione. In termini metodologici, il coefficiente di Gini si basa sul confronto fra la percentuale cumulata degli individui e la percentuale
cumulata del fattore preso in considerazione (INEA 2006).
Ammontare del carattere posseduto dalle i unità, dopo avere ordinato i termini della distribuzione:
i
Ai = y1 + ... yi = ∑ yj
j =1
Ammontare relativo del carattere posseduto dalle i unità:
i
Ai
Qi =
=
A
∑y
j
j =1
N
∑y
j =1
j
Ammontare relativo del carattere posseduto dalle i unità “più povere” nel caso di ipotetica
equidistribuzione:
Pi =
i
N
L’indice di Gini, risulterà allora:
N −1
∑ (P
i−
G=
i =1
N −1
Qi )
∑P
i
i =1
N −1
=1−
∑Q
i
i =1
N −1
∑P
i
i =1
55
Misurazione della concentrazione attraverso la Curva di Lorenz
Molto spesso per fornire una stima di un fenomeno di concentrazione si ricorre anche a
una tecnica di tipo sostanzialmente grafico, vale a dire alla Curva di Lorenz, o spezzata di concentrazione. Sull’asse orizzontale delle ascisse del grafico relativo si indicano le frequenze cumulate relative (Fi), mentre sull’asse verticale delle ordinate si indicano le quantità cumulate relative
(Qi) (INEA 2006).
Frequenze cumulate relative:
Fi =
i
n
Quantità cumulate relative, con T che indica intensità totale del fenomeno osservato:
i
∑x
j
Qi =
j =1
T
Ogni coppia (Fi, Qi) rappresenta, dunque, la percentuale fornita dalle prime i unità ordinate della popolazione e la percentuale di un bene o fattore che tali unità posseggono. Le coppie forniscono le coordinate dei punti che costituiscono la spezzata di concentrazione.
Nel caso di equidistribuzione la spezzata assumerà l’aspetto di una retta passante per l’origine avente pendenza unitaria, poiché tutti i punti avranno coordinate che soddisfano l’uguaglianza Fi=Qi, caso in cui ogni percentuale di popolazione possiede la medesima quota del bene o fattore. Diversamente, tanto più la curva di Lorenz si allontana dalla retta di equidistribuzione, tanto più si evidenzia una distribuzione concentrata; l’area della regione di piano delimitata dalla
retta di equidistribuzione e la curva di Lorenz può essere utilizzata come base per la definizione
dei rapporti di concentrazione.
56
capItolo 4
multIfunzIonalItà nelle azIende agrIcole pIemontesI
4.1
aspetti di pluriattività e diversificazione
Il termine “multifunzionalità” ha incominciato ad essere utilizzato in ambiente agricolo a
partire da metà degli anni ottanta da organizzazioni internazionali quali l’OCSE, la FAO e il
WTO. Tra le varie definizioni quella fornita dall’OCSE è forse la più diffusa: nel 2001, in “Multifunctionality: Towards an Analytical Framework” si legge che oltre all’offerta di cibo e fibre,
l’attività agricola può anche modificare il paesaggio, provvedere alla gestione sostenibile dell’ambiente attraverso la conservazione del territorio, la gestione sostenibile delle risorse naturali,
la preservazione della biodiversità e il mantenimento della vitalità socio-economica delle aree
rurali. Ciò sta a significare che la multifunzionalità dell’azienda agricola è un’attività ambientale,
di sicurezza alimentare, legata allo sviluppo rurale o al benessere animale che si prefigge obiettivi sociali oltre a quelli economici, grazie alla capacità di dare prodotti congiunti. Nei documenti
ufficiali dell’Unione Europea il primo accenno alla multifunzionalità, intesa come prodotti congiunti dell’attività agricola, si ha nel Libro Verde “Prospettive per la politica agraria comune” del
1985 (Velazquez, 2004).
Ne 1999 l’Unione Europea, nell’ambito di Agenda 2000, definisce un nuovo approccio per
rispondere alla sfide delle economie rurali. In modo specifico la nuova politica per lo sviluppo
rurale mira ad integrare le riforme già introdotte nei vari settori del mercato con altre azioni volte a promuovere un’agricoltura competitiva e multifunzionale nel contesto di una strategia globale di sviluppo rurale. Gli enunciati di “Agenda 2000” trovano applicazione pratica nella “Riforma
Fischler” del 2003 attraverso il disaccoppiamento, la modulazione e la condizionalità e quindi la
definizione del nuovo modello di agricoltura europeo basato sulle tre funzioni che mirano a
un’agricoltura competitiva nei mercati mondiali (riduzione del sostegno attraverso il mercato), di
alta qualità in termini di qualità dei prodotti e di sicurezza alimentare (food safety vs. food security) che produce esternalità positive, minimizzando quelle negative e contribuendo alla sicurezza
ambientale e che conserva il paesaggio rurale, le tradizioni culturali locali e promuove lo sviluppo socio-economico delle comunità rurali.
A livello nazionale l’orientamento europeo alla multifunzionalità trova espressione, oltre
che nell’applicazione della “riforma di medio termine” o “Riforma Fischler”, anche nel D.lgs
228/2001 (“Legge di Orientamento e modernizzazione del settore agricolo”) che all’articolo 1,
sostituendo l’articolo 2135 del codice civile, definisce attività agricole anche “… quelle
orientate alla fornitura di beni e servizi mediante l’utilizzazione prevalente di attrezzature o
risorse normalmente impiegate nell’attività agricola … ivi comprese le attività di valorizzazione
del territorio e del patrimonio rurale e forestale, ovvero di ricezione e ospitalità come definito
per legge”.
La letteratura scientifica, inoltre, riferisce una differenza che si basa sull’oggetto dell’indagine; infatti, a seconda che si ponga l’attenzione sull’imprenditore agricolo o sull’azienda agricola si è soliti parlare di “pluriattività” o “diversificazione”. Nel primo caso si fa riferimento all’esistenza di altre attività remunerative per l’agricoltore, cioè tutte le attività oltre a quelle collegate
al lavoro in azienda eseguite dietro compenso (ad esempio, occupazione esterna all’azienda)
mentre nel secondo caso ci si riferisce alla creazione di attività remunerative che, pur non comprendendo il lavoro in azienda, sono tuttavia direttamente collegate all’azienda agricola (per
57
esempio: turismo, artigianato, trasformazione dei prodotti dell’azienda, lavorazione del legno,
acquacoltura e attività in conto terzi).
Una recente indagine della Commissione Europea mette in evidenza che il 36,4% delle
aziende agricole dell’Unione Europea praticano pluriattività e l’11,7% diversificazione; percentuali che, nel caso del Piemonte, si attestano rispettivamente sotto la media comunitaria (meno del
20% delle aziende agricole sono pluriattive) e in linea con quanto si verifica mediamente nell’Unione Europea (fig. 4.1).
Mentre la pluriattività caratterizza soprattutto le aziende di piccole dimensioni, la diversificazione sembra incrementare all’aumentare delle dimensioni aziendali; differenze si riscontrano
anche per tipologie produttive: la pluriattività coinvolge soprattutto le aziende zootecniche bovine da carne e ovicaprine, nonché quelle con produzioni permanenti (vitivinicole e olivicole).
Per meglio comprendere quali sono le relazioni che intercorrono tra le diverse componenti della multifunzionalità torna utile fare riferimento allo studio IMPACT31 da cui emerge il
modello del “Triangolo del valore dall’agricoltura moderna”, che vede al centro l’agricoltura
convenzionale e tre percorsi alternativi praticabili dalle imprese che vengono definiti deepening,
broadening, regrounding. In base alla diversa combinazione di queste forze, sono stati classificati anche gli Stati Membri dell’UE in funzione di quanto si modifica il reddito delle aziende
(Van der Ploeg e Roep, 2003). In Italia, ad esempio, è stimato che circa l’8% del valore aggiunto riguarda attività di deepening e broadening, mentre in Germania si supera il 15% e in Spagna
si è al di sotto del 5%.
Nel processo di approfondimento della produzione agricola (deepening) l’azienda agricola
differenzia il suo potenziale produttivo verso beni agricoli con caratteristiche diverse da quelli
convenzionali (prodotti biologici, prodotti di qualità e tipici, ecc.) oppure muovendosi lungo la
filiera, acquisendo funzioni a valle della fase della produzione (vendita diretta, ecc.).
Nel processo di allargamento (broadening) le attività che producono reddito possono essere anche del tutto indipendenti dalla produzione agricola vera e propria, valorizzando l’attività
imprenditoriale in un contesto rurale più ampio di quello strettamente agricolo (turismo rurale,
gestione del paesaggio, fattorie terapeutiche, ecc.).
Nel processo di riposizionamento dell’azienda agricola (regrounding) sono identificate
nuove combinazioni delle risorse e diversi modelli di utilizzo delle stesse (accordi inter-intrafamiliari; pluriattività familiare, funzioni residenziali - villaggi rurali, restauro e manutenzione di vecchie costruzioni -, funzioni di integrazione nell’economia rurale - laboratori artigianali - animazione rurale - eventi folkloristici, fiere rurali).
31
Studio finanziato dall’UE nel 1998, i cui risultati sono pubblicati in Banks et al. (2002).
58
fig. 4.1- pluriattività delle aziende agricole europee
Fonte: Commissione Europea, DG-AGRI (in: Cavallini, 2009)
59
4.2
I risultati tecnico-economici delle aziende multifunzionali
Con riferimento all’indagine RICA condotta in Piemonte si è cercato di comprendere il
trend di diffusione della multifunzionalità utilizzando l’approccio del “Triangolo dell’agricoltura
moderna” (Aguglia, 2008). Nella tabella 4.1 sono riportate le variabili utilizzate per verificare la
distribuzione del campione aziendale RICA secondo le diverse tipologie di multifunzionalità.
tab. 4.1 - variabili analizzate per tipologia di multifunzionalità
variabili rIca
broadening
Certificazione di processo biologico
Adesione a tecniche di ridotto impatto
Certificazione di processo di origine
Certificazione prodotto tradizionale
Vendita diretta
Premio estensivizzazione
Trasformazione
Agriturismo
Premio estensivizzazione (biodiversità)
Premio paesaggio
Contoterzismo
Affitto
Reddito extra-agricolo da lavoro dipendente
Reddito extra-agricolo da lavoratore indipendente
deepening
regrounding
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
Fonte: nostre elaborazioni
I dati si riferiscono al “campione costante” delle aziende rilevate con metodologia RICA dal
2003 al 2007 (cfr. capitolo 1.2); si tratta di 629 aziende che sono state classificate in base alla presenza di attività di diversificazione, pluriattività e multifunzionalità. I risultati riportati in tabella
4.2 mostrano che meno del 15% delle aziende in media non svolge alcuna delle attività multifunzionali individuate e come l’attività di regrounding sia poco diffusa e coinvolga al massimo il 4% delle aziende del campione. Le attività di broadening e deepening sono i due percorsi più utilizzati: in
particolare, oltre il 30% delle aziende svolge attività di solo allargamento e il 20% quello di approfondimento; infine, oltre il 30% delle imprese è coinvolta in due o più delle funzioni individuate.
tab. 4.2 - distribuzione del “campione costante” rIca 2003-2007 in base alla tipologia di
multifunzionalità adottata
anni
attività
Convenzionale
Broadening
Deepening
Regrounding
Broadening e deepening
Broadening e regrounding
Deepening e regrounding
Broadening, deepening e regrounding
Aziende totali
2003
73
195
134
4
206
4
7
6
629
2004
84
211
128
1
191
5
4
5
629
Fonte: nostre elaborazioni su banca dati RICA-INEA Piemonte
60
2005
94
227
125
2
168
3
6
4
629
2006
80
214
142
3
172
4
8
6
629
2007
87
227
137
4
150
12
4
8
629
Come mostra l’adattamento del modello di Van der Ploeg alla realtà del Piemonte (fig. 4.2)
si evidenziano un’ipotrofismo dell’asse regrounding e un’ipertrofismo degli altri due; sono assai
frequenti, infatti, casi di aziende che integrano la produzione tipica e biologica con la trasformazione e la vendita diretta, così come è diffusa la presenza di attività agrituristiche, di contoterzismo - che spesso si configura come unica attività su cui si concentra la diversificazione aziendale - e le attività di tutela e manutenzione territoriale.
fig. 4.2 - Il triangolo del valore dell’agricoltura moderna: il modello van der ploeg e il suo
adattamento alla situazione piemontese
Deepening
Broadening
Broadening
Deepening
Regrounding
Fonte: nostre elaborazioni da Van der Ploeg (2003)
Nella tabella 4.3 sono riportati i principali risultati tecnico economici delle aziende agricole RICA piemontesi che negli anni 2003-2007 non praticano alcuna attività di diversificazione,
pluriattività e multifunzionalità.
Si tratta di aziende che mediamente dispongono di 14 ettari di SAU, leggermente diminuita nel quinquennio 2003-2007 (-2,1%) e il lavoro utilizzato in azienda è quasi integralmente fornito dal conduttore e dai suoi familiari. La SAU a disposizione di ciascuna ULT è leggermente
diminuita passando da 11 a 9 ettari mentre l’indice che esprime la produttività del lavoro risulta
accresciuto in misura contenuta (+2,5%) nel 2007 rispetto al 2003, così come pure quello che
descrive la produttività della terra (+2%).
In termini economici non si registrano particolari variazioni relativamente alla PLV che
rimane stabile intorno ai 67.000 euro mentre si registra un leggero aumento del reddito netto che
passa da 21.000 a 25.000 euro nel quinquennio 2003-2007 con un incremento del 1,2%; ciò porta a una diminuzione generale della redditività dei ricavi (-2,6%). Infine segnatamente ai trasferimenti pubblici si segnala un leggero aumento (+0,8%) nel 2007 rispetto al 2003.
La tabella 4.4, invece, riferisce i risultati tecnico economici delle aziende che praticano
esclusivamente attività di broadening relativamente agli anni 2003-2007.
Si tratta di aziende di dimensioni medio-grandi se confrontate con quelle convenzionali:
infatti, esse dispongono in media di circa 60 ettari di SAU quasi totalmente in affitto; la consistenza media degli allevamenti è pari a 30 UBA e il carico di bestiame a ettaro si attesta in media
su 0,70. Si tratta di aziende a conduzione familiare che impiegano in media due unità di lavoro,
l’indice che esprime la produttività del lavoro risulta accresciuto di quasi tre punti percentuali nel
quinquennio e in valore assoluto raggiunge quasi i 117.000 euro che è significativamente più elevato di quello osservato nelle aziende convenzionali che nel 2007 si attesta sui 44.000 euro.
In termini economici l’azienda media con attività di allargamento (broadening) realizza
61
una produzione lorda vendibile di quasi 180.000 euro che porta ad un reddito netto medio di circa 66.000 euro, a ragione della forte incidenza dei costi variabili. Una migliore performance sembrano avere le aziende nell’ultimo anno di indagine: nel 2007, infatti, esse superano i 200.000
euro di produzione vendibile e sfiorano i 90.000 euro di reddito netto.
tab. 4.3 -variabili tecnico-economiche delle aziende convenzionali
INDICATORI AZIENDALI
Numero osservazioni
SAU - Superficie Agricola Utilizzata
SAU affitto – Sup. Agr. Utilizzata in affitto
Unità di Bestiame Adulto
Unità Lavorative Totali
Unità Lavorative Familiari
PLV - Produzione Lorda Vendibile
RN - Reddito Netto Aziendale
Trasferimenti Pubblici
INDICI
UBA/SAU
ULT/SAU
Produttività della terra [PLV/SAU]
SAU lavorata per unità di lavoro [SAU/ULT]
Produttività del lavoro [PLV/ULT]
Redditività dei ricavi [RN/PLV]
um
2003
73
ha
16,3
ha
0,0
UBA
15,4
ULT
1,5
ULF
1,3
€ 66.964
€ 21.821
€ 27.719
UBA/ha
ULT/ha
€ /ha
ha/ULT
€ /ULT
0,3
0,2
5.023
11,2
32.595
0,3
2004
84
13,1
0,0
14,9
1,5
1,4
64.957
22.718
28.205
2005
94
13,3
0,0
15,0
1,5
1,4
61.170
20.946
26.529
2006
80
16,4
0,0
13,9
1,6
1,3
73.148
28.525
37.098
2007 tav (%)
87
12,7
-2,1
0,0
17,3
1,0
1,4
-0,5
1,2
-0,6
66.785
0,0
25.215
1,2
30.605
0,8
0,3
0,1
4.885
8,5
36.668
0,3
0,2
0,1
5.333
8,6
22.791
0,3
0,1
0,1
4.929
10,4
38.747
0,4
0,1
0,1
6.404
9,3
43.821
0,2
-10,2
-0,4
2,0
-1,5
2,5
-2,6
Fonte: banca dati RICA-INEA Piemonte
tab. 4.4 -variabili tecnico-economiche delle aziende che praticano broadening
INDICATORI AZIENDALI
Numero osservazioni
SAU - Superficie Agricola Utilizzata
SAU affitto – Sup. Agr. Utilizzata in affitto
Unità di Bestiame Adulto
Unità Lavorative Totali
Unità Lavorative Familiari
PLV - Produzione Lorda Vendibile
RN - Reddito Netto Aziendale
Trasferimenti Pubblici
INDICI
UBA/SAU
ULT/SAU
Produttività della terra [PLV/SAU]
SAU lavorata per unità di lavoro [SAU/ULT]
Produttività del lavoro [PLV/ULT]
Redditività dei ricavi [RN/PLV]
um
2003
2004
2005
2006
2007 tav (%)
195
211
227
214
227
ha
59,8
58,2
57,0
51,7
63,0
ha
42,0
40,0
39,9
36,5
44,7
UBA
41,9
39,4
39,1
34,6
37,9
ULT
2,1
2,0
1,9
1,8
1,8
ULF
1,7
1,6
1,6
1,7
1,5
€ 178.665 178.454 168.533 156.005 211.775
€ 60.300 61.756 61.163 58.771 89.568
€ 21.302 47.872 40.716 35.567 44.046
UBA/ha
ULT/ha
€ /ha
ha/ULT
€ /ULT
0,7
0,0
2.986
28,5
85.065
0,3
0,7
0,0
3.072
29,5
90.584
0,3
0,7
0,0
2.960
30,0
88.892
0,4
0,7
0,6
0,0
0,0
3.018
3.366
28,3
34,7
85.398 116.714
0,4
0,4
0,4
0,5
-0,8
-1,2
-0,8
1,4
3,4
6,2
-1,3
-1,6
1,0
1,7
2,7
1,8
Fonte: banca dati RICA-INEA Piemonte
La situazione tecnico-economica delle aziende del campione RICA 2003-2007 che praticano deepening è descritta in tabella 4.5. Nel periodo considerato le aziende risultano di piccole
dimensioni, circa 11 ha in media di SAU e a conduzione familiare. A dispetto delle contenute
62
dimensioni fisiche, la produttività della terra e del lavoro si rivela soddisfacente; l’indice PLV
/SAU assume valori mediamente superiori ai 5.000 euro/ha nel triennio 2003-2005 e quello del
lavoro ai 30.000 euro/ULT scendendo intorno ai 22.000 euro/ULT nel 2005; tali valori sono confrontabili con quelli ottenuti dalle aziende convenzionali.
Infine in termini strettamente economici questa tipologia di azienda sembra ottenere ottimi
risultati: infatti l’indice di redditività dei ricavi che rimane costante nel quinquennio considerato
ed è pari a 0,5 a fronte di una costante crescita della PLV che passa da circa 50.000 euro a quasi
67.000 euro e ad un incremento del 2,8% del Reddito Netto aziendale che in media è pari a
30.000 euro.
tab. 4.5 -variabili tecnico-economiche delle aziende che praticano deepening
INDICATORI AZIENDALI
Numero osservazioni
SAU - Superficie Agricola Utilizzata
SAU affitto – Sup. Agr. Utilizzata in affitto
Unità di Bestiame Adulto
Unità Lavorative Totali
Unità Lavorative Familiari
PLV - Produzione Lorda Vendibile
RN - Reddito Netto Aziendale
Trasferimenti Pubblici
INDICI
UBA/SAU
ULT/SAU
Produttività della terra [PLV/SAU]
SAU lavorata per unità di lavoro [SAU/ULT]
Produttività del lavoro [PLV/ULT]
Redditività dei ricavi [RN/PLV]
um
2003
134
ha
10,0
ha
0,0
UBA
3,1
ULT
1,5
ULF
1,4
€ 50.249
€ 25.199
€ 4.303
UBA/ha
ULT/ha
€ /ha
ha/ULT
€ /ULT
0,3
0,2
5.023
6,5
32.595
0,5
2004
128
11,3
0,0
3,4
1,5
1,4
55.142
28.145
7.005
2005
125
11,2
0,0
1,9
1,5
1,5
59.743
30.311
7.141
2006
142
12,1
0,0
0,8
1,5
1,5
59.430
27.991
6.556
2007 tav (%)
137
10,7
0,6
0,0
0,9
-9,7
1,6
0,1
1,5
0,4
68.773
2,6
35.028
2,8
5.695
2,4
0,3
0,1
4.885
7,5
36.668
0,5
0,2
0,1
5.333
7,3
22.791
0,5
0,1
0,1
4.929
7,9
38.747
0,5
0,1
0,1
6.404
6,8
43.821
0,5
-10,2
-0,4
2,0
0,4
2,5
0,1
Fonte: banca dati RICA-INEA Piemonte
Da ultimo nella tabella 4.6 analizziamo le aziende del campione RICA che praticano
contemporaneamente attività di broadening e deepening negli anni 2003-2007. Si tratta di aziende di medie dimensioni con una SAU di circa 42 ettari la cui quota in affitto sembra contrarsi
leggermente (-0,9%) dal 2003 al 2007. Relativamente agli allevamenti vale la pena sottolineare
la forte contrazione (-10,2%) dell’incidenza ad ettaro dei medesimi: infatti l’indice UBA/ha è
passato da 0,3 a 0,1.
Anche queste aziende sono a conduzione familiare e impiegano in media due unità di lavoro. Gli indici relativi alla produttività della terra e del lavoro sono in leggero aumento (+2,5 e
+2,6%) e mostrano valori medi tra quelli realizzati nelle aziende che praticano solo broadening o
solo deepening. Come era ovvio aspettarsi l’indice di produttività della terra raggiunge un valore
peggiore di quello evidenziato nelle aziende convenzionali mentre è migliore quello relativo alla
produttività del lavoro.
Infine per quanto riferisce la redditività dei ricavi questa è più bassa di quella delle aziende
che praticano solo processi di approfondimento della produzione agricola e in linea con quelle
con attività di allargamento. In termini assoluti sottolineiamo la crescita di quasi 5 punti percentuali del reddito netto che raggiunge nel 2007 i 71.000 euro e di 4 punti percentuali dei trasferimenti pubblici.
63
tab. 4.6 -variabili tecnico-economiche delle aziende che praticano broadening e deepening
INDICATORI AZIENDALI
Numero osservazioni
SAU - Superficie Agricola Utilizzata
SAU affitto – Sup. Agr. Utilizzata in affitto
Unità di Bestiame Adulto
Unità Lavorative Totali
Unità Lavorative Familiari
PLV - Produzione Lorda Vendibile
RN - Reddito Netto Aziendale
Trasferimenti Pubblici
INDICI
UBA/SAU
ULT/SAU
Produttività della terra [PLV/SAU]
SAU lavorata per unità di lavoro [SAU/ULT]
Produttività del lavoro [PLV/ULT]
Redditività dei ricavi [RN/PLV]
um
ha
ha
UBA
ULT
ULF
€
€
€
UBA/ha
ULT/ha
€ /ha
ha/ULT
€ /ULT
2003
2004
2005
2006
2007 tav (%)
206
191
168
172
150
39,0
38,8
41,6
51,6
39,4
26,8
26,3
27,0
34,9
24,2
26,2
27,2
31,8
43,0
34,3
1,9
2,0
2,0
2,0
1,9
1,6
1,6
1,6
1,6
1,6
121.973 140.558 144.630 181.544 164.858
40.461 54.310 51.993 75.453 70.855
56.541 69.588 69.107 92.043 86.020
0,3
0,2
3.125
20,0
62.540
0,3
Fonte: banca dati RICA-INEA Piemonte
64
0,3
0,1
3.623
19,8
71.832
0,4
0,2
0,1
3.474
20,9
34.641
0,4
0,1
0,1
3.521
26,0
91.689
0,4
0,1
0,1
4.185
20,4
85.519
0,4
0,1
-0,9
2,3
-0,1
0,0
2,5
4,8
3,6
-10,2
-0,4
2,5
0,2
2,6
2,2
capItolo 5
aspettI InnovatIvI nella gestIone della rIca
5.1 Il software gaIa e la rilevazione dei dati
In precedenza si è fatto cenno alla scelta - condivisa dall’INEA con l’ISTAT e con l’Unità
1.3 “Analisi microeconomiche delle imprese agricole dell’UE” afferente alla DG AGRI della
Commissione europea - adottata a partire dall’anno 2003 di raccogliere le informazioni tecnicoeconomiche presso un campione composto di aziende agricole selezionate in maniera casuale e
progettato nel rispetto di rigorose metodologie di campionamento statistico. Come già detto,
l’adozione di un campione casuale32 - contrapposto al campione formato da aziende la cui partecipazione alla rete contabile avveniva su base volontaria - consente di ottenere informazioni economiche statisticamente rappresentative dell’agricoltura nazionale e regionale (si vedano, a tale proposito, i dati esposti nell’Appendice statistica al volume).
Un’ulteriore importante innovazione, anch’essa introdotta a partire dal 2003, riguarda il fatto che le rilevazioni RICA sono realizzate in maniera coordinata con l’indagine sui risultati economici delle aziende agricole (REA) gestita dall’ISTAT, attraverso l’unificazione della struttura di
rilevazione. In particolare, le aziende del campione al di sopra di una determinata soglia di dimensione economica vengono rilevate ai fini RICA e REA attraverso l’apposito software di rilevazione messo a punto dall’INEA, mentre le aziende al di sotto di questa soglia vengono rilevate ai soli
fini REA tramite un questionario inizialmente cartaceo e, dalla rilevazione 2005, in formato elettronico Microsoft Excel®. Il raccordo tra le statistiche ISTAT e le indagini RICA è reso possibile
dal fatto che entrambe le fonti utilizzano lo stesso criterio di classificazione delle aziende, determinato a livello comunitario e basato, come noto, su due elementi: l’individuazione dell'ordinamento tecnico-economico dell'azienda e la determinazione della dimensione economica in UDE.
Negli anni più recenti notevoli sforzi sono stati compiuti dall’INEA allo scopo di modernizzare, sotto il profilo sia informatico che metodologico, gli strumenti di rilevazione della RICA
italiana e per raccogliere con la massima semplicità ed efficienza le informazioni richieste dalle
fonti statistiche istituzionali. Segnatamente, ci si riferisce alla progettazione, realizzazione, sperimentazione e, infine, all’adozione del nuovo software GAIA (Gestione Aziendale Imprese Agricole) per la rilevazione delle informazioni tecnico-economiche presso le aziende agricole afferenti alla rete contabile. A partire dall’anno 2009, infatti, ai fini dello svolgimento dell’indagine
RICA-REA pertinente l’anno contabile 2008 la procedura informatica GAIA è divenuto lo strumento di raccolta, archiviazione e controllo dei dati RICA, dopo l’accurato testaggio cui essa è
stata sottoposta negli anni precedenti.
Più in dettaglio, GAIA è un software di contabilità gestionale in partita doppia che consente la rilevazione, l’imputazione, il raggruppamento, il controllo, la determinazione e l’analisi dei
costi e dei ricavi di gestione, sia dei fatti propriamente contabili che tipici del settore agricolo. La
procedura permette la tenuta di una contabilità generale in partita doppia e la raccolta delle informazioni extracontabili necessarie alla RICA e alla già citata indagine REA, nonché alla valutazione delle politiche di sviluppo rurale. A prescindere dalle esigenze connesse alla gestione della
32
La RICA prevede una rilevazione a periodicità annuale effettuata su un campione casuale di aziende agricole, che attualmente conta circa 12.000 aziende, estratte a partire da un campo di osservazione che rappresenta oltre il 40% del totale delle aziende agricole italiane, più del 90% del Reddito lordo standard e delle unità di bestiame e poco meno del 90% della superficie agricola utilizzata.
65
rete contabile, tuttavia, non è esclusa la possibilità che GAIA venga utilizzato dagli imprenditori
agricoli, ovvero nell’ambito dei servizi di consulenza, per finalità di controllo della gestione
aziendale e per ottenere un rendiconto utile alla pianificazione, gestione e rendicontazione delle
singole attività.
In Piemonte l’adozione del nuovo strumento di rilevazione è stata preceduta da una sperimentazione biennale che ha interessato gli anni contabili 2004 e 2005. Nello specifico sono stati
individuati tre tecnici rilevatori particolarmente esperti che, a seguito di specifica formazione,
attraverso GAIA hanno proceduto alla raccolta di tutte le informazioni contabili ed extra-contabili di 18 aziende per ciascun esercizio contabile. Sono scaturite utili segnalazioni in merito a
miglioramenti da apportare alla procedura che, insieme con quelle raccolte in altre regioni italiane, hanno poi consentito la diffusione del software su scala nazionale a partire da maggio 2008. A
fine di tale anno tutti i tecnici incaricati della rilevazione aziendale hanno partecipato a specifici
corsi di formazione e si è proceduto, quindi, all’espletamento dell’indagine fino alla definitiva
consegna dei dati contabili relativi all’esercizio 2008.
I risultati conseguiti possono ritenersi soddisfacenti, sebbene si sia reso necessario un lungo lavoro di verifica e confronto con i tecnici rilevatori al fine di appianare le molteplici difficoltà sorte vista la numerosità e la eterogeneità di tipologie produttive delle aziende agricole coinvolte nella rilevazione. È stata apprezzata l’interfaccia particolarmente amichevole del programma,
anche se il cambio di metodologia di rilevazione ha sovente richiesto un impegno suppletivo ai
tecnici al fine di trovare soluzione a dubbi e/o quesiti sorti, per l’appunto, in seguito al nuovo
modo di procedere. Bisogna comunque sottolineare la fattiva disponibilità dei rilevatori a collaborare e a contribuire al miglioramento delle attività di rilevazione dei dati RICA.
5.2 Il data warehouse e l’impiego delle informazioni rIca
Scopo fondamentale della RICA è quello di soddisfare i bisogni informativi dell’Unione
europea: infatti, il suo database33 è principalmente utilizzato per calcolare una serie di indicatori
riguardanti la produttività, i costi di produzione, i redditi, e la struttura delle aziende che costituiscono le informazioni di base per il processo decisionale della PAC e che risultano, quindi, utili
nella definizione e valutazione degli strumenti politici e delle conseguenti misure da adottare.
I dati rilevati attraverso la rete contabile, opportunamente controllati e validati, sono pure
utilizzati a livello nazionale e regionale per definire il contesto entro il quale sono attuate le misure di politica agraria e di sviluppo rurale, ovvero per comparare la situazione relativa alle aziende
beneficiarie degli interventi e quelle escluse dai medesimi. In tale ambito la RICA ha fornito un
fondamentale contributo alle analisi e alle simulazioni condotte durante la preparazione delle
riforme cui nell’ultimo decennio è stata sottoposta la PAC, sia inerenti le politiche settoriali che
quelle di sviluppo rurale.
La rete contabile, inoltre, consente la rilevazione di informazioni di carattere economico e
strutturale, che permettono di interpretare il funzionamento delle imprese agricole che sono maggiormente interessate agli interventi della politica comunitaria. Il database RICA viene quindi utilizzato anche da utenti che sono esterni alle istituzioni comunitarie e sono ricorrenti le richieste di
informazioni che provengono dal Ministero dell’Agricoltura, dalle Regioni, dall’Università e Istituti nazionali di ricerca, da Organizzazioni pubbliche e private, così come Organizzazioni Professionali e rappresentanti dei produttori agricoli.
33
Consultabile al website http://ec.europa.eu/agriculture/rica/index_en.cfm.
66
Con l’adozione delle nuove procedure di rilevazione, controllo e archiviazione dei dati
contabili sono state pure ripensate le modalità di restituzione - a livello nazionale - delle informazioni raccolte attraverso la RICA. I tradizionali data base ai quali è stato finora possibile attingere per consultare le informazioni raccolte attraverso la rete contabile (banca dati nazionale, banche dati regionali, archivio “RICA per valutazione”) saranno a breve sostituiti da un apposito data
warehouse accessibile attraverso il portale AREA (Analisi dei Risultati Economici delle Aziende
Agricole) attualmente in fase di realizzazione. È previsto che il livello di accesso alle base dati
della RICA vari in funzione del profilo (utenti web, utenti del programma GAIA, amministratori
dei database regionali, sistemisti esperti, ecc.) e, a differenza di quanto accade con la banca dati
regionale, nel data warehouse l’utente potrà, nei limiti concessi dall’amministratore del sistema,
popolare in modo autonomo tabelle diversamente stratificate.
Segnatamente, per quanto riguarda gli utenti web sarà possibile accedere a informazioni
aggregate, appartenenti cioè a elaborazioni riguardanti gruppi di almeno 5 osservazioni (aziende,
colture, allevamenti, ecc.) e questo nel rispetto delle indicazioni comunitarie (Reg. CE 79/65) e
nazionali (D.lgs.196/2003) sulla riservatezza dei dati statistici. Tale accesso avverrà mediante
interrogazioni di tipo standard effettuate sul data warehouse RICA, oppure, per richieste specifiche non contemplate nelle presentazioni standard, attraverso particolari elaborazioni sull’intera
base dati della RICA.
Nel recente passato le informazioni tecnico-economiche rilevate attraverso la RICA sono
state ripetutamente utilizzate in Piemonte a fini di programmazione e di valutazione delle locali
politiche agricole e di sviluppo rurale e, pure, diverse indagini di natura micro-economica aventi
come target le imprese della rete contabile regionale hanno contribuito alla realizzazione di studi
e ricerche promossi dall’INEA a livello interregionale e nazionale.
Solamente a titolo di esempio si ricorda come la banca dati RICA abbia trovato impiego ai
fini della descrizione del contesto in diversi documenti redatti a cura della Regione Piemonte
(Valutazioni ex ante dei documenti programmatici dello sviluppo rurale per il periodo 2000-2006 e
2007-2013, Piano di Sviluppo Rurale 2000-06, Programma di Sviluppo Rurale 2007-13) ovvero
allo scopo di determinare opportuni indicatori da impiegarsi nell’ambito della valutazione in itinere ed ex post dei programmi di sviluppo rurale, l’efficacia degli interventi connessi all’applicazione di talune specifiche misure (ammodernamento delle aziende agricole, insediamento dei giovani
agricoltori, indennità compensative a favore delle zone svantaggiate, diversificazione aziendale).
Giova notare che in Piemonte le positive esperienze di impiego del data base RICA a fini di
programmazione e di valutazione delle politiche agricole regionali derivano anche dalla possibilità di attingere al campione aziendale cosiddetto “satellite” - in larga misura identificato a partire
dalle imprese agricole beneficiarie del sostegno pubblico - la cui rilevazione, come già detto, viene
finanziata dall’Amministrazione regionale specificatamente a fini di valutazione delle politiche. A
questo scopo risulta particolarmente vantaggioso poter disporre di osservazioni ripetute nel tempo
a carico di aziende agricole rinvenibili nella RICA per più anni (“campione costante”) senza contare che la relativamente elevata numerosità del campione aziendale consente la costruzione di gruppi di confronto per la stima degli effetti netti dell’intervento pubblico (“analisi controfattuale”).
Inoltre, in diverse occasioni la banca dati RICA del Piemonte è stata d’ausilio nell’individuare specifici coefficienti tecnici attraverso i quali l’impatto di talune azioni di politica agricola
e di sviluppo rurale sono state riportate all’universo dei beneficiari e, ancora, nell’identificare
“buone prassi” in termini di gestione o redditività degli investimenti aziendali, in riferimento alle
quali è risultato utile comparare le performance delle aziende beneficiarie del sostegno pubblico.
Per quanto detto finora si ritiene possa risultare di particolare utilità il data warehouse
RICA e si auspica che esso possa convenientemente soddisfare le esigenze dei tradizionali fruito-
67
ri delle informazioni in esso contenute (ricercatori, valutatori e pubblici amministratori) e, soprattutto, degli operatori del settore primario, in primis gli imprenditori agricoli. Negli anni più recenti, infatti, gli agricoltori hanno vissuto la forte instabilità dei mercati e a partire dalla seconda
metà del 2008 hanno assistito al repentino crollo dei prezzi delle derrate agricole, prezzi che erano via via lievitati a partire dal 2003 per raggiungere un picco a metà di tale anno (si tratta, all’incirca, proprio del periodo in riferimento al quale nel presente volume sono oggetto di commento
i dati della RICA del Piemonte).
Alle imprese agricole sarà richiesto in futuro di produrre maggiori quantità di alimenti ma
nel rispetto dell’ambiente e innalzando la quantità e la qualità dei servizi forniti alla collettività;
tuttavia, a dispetto della rinnovata attenzione agli approvvigionamenti, l’entità dei trasferimenti
pubblici (specialmente di quelli di fonte comunitaria) alle imprese del settore primario è destinato a contrarsi e con ogni probabilità si assisterà a un’ulteriore rimodulazione del sostegno medesimo, in vista di una maggiore attenzione alla sostenibilità ambientale delle tecniche agricole, una
liberalizzazione dei mercati e una maggiore attenzione alla produzione di beni collettivi di natura
ambientale e sociale.
Perciò in futuro sarà più che mai necessario da parte degli agricoltori avere consapevolezza della reale efficienza economica delle aziende, al fine di ricercare idonee soluzioni per incrementarne produttività e redditività, anche attraverso la produzione di beni e servizi pubblici, e
per migliorarne il posizionamento competitivo sui mercati. Il miglioramento degli aspetti gestionali diverrà una questione cruciale e proprio a questo fine si auspica possano essere di ausilio le
informazioni raccolte attraverso la rete contabile italiana.
68
rIferImentI bIblIografIcI
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di assistenza tecnica a fonte statistica, INEA, Metodi RICA, Roma
L. Aguglia, R. Henke, C. Salvioni a cura di (2008), Agricoltura Multifunzionale Comportamenti e
strategie imprenditoriali alla ricerca della diversificazione, INEA, Roma
L. Aguglia, R. Henke, K. Poppe, A. Roest, C. Salvioni (2009) Diversification and multifunctionality in Italy and the Netehrlands: a comparative analysis, INEA, Roma
J. Banks, A. Long, J.D. Van der Ploeg (2002) Living Countryside: Rural Development Processes
in Europe: The State of the Art, Elsevier, EBI
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70
appendIce statIstIca
I rIsultatI tecnIco-economIcI delle azIende rIca
In pIemonte nel bIennIo 2006-2007
tab. a.1 - parametri strutturali e relativi indici delle aziende agricole rIca in piemonte
nel biennio 2006-2007, per ote
ote 13
ote 14
ote 20
Az. specializzate nella
coltivazione di cereali
e oleo-proteaginose
Az. specializzate in
altre coltivazioni
Az. specializzate in
in ortofloricoltura
2006
2007
2006
2007
2006
2007
Superficie totale (ha)
28,57
28,52
23,71
25,86
3,23
4,66
SAU (ha)
27,85
27,74
22,27
24,18
2,93
4,33
di cui: SAU in affitto (ha)
15,75
15,36
12,26
13,33
1,13
0,78
18,28
17,58
5,63
7,16
2,50
2,97
1,69
1,73
7,14
7,65
0,12
0,07
UBA
0,67
0,58
2,75
4,16
-
-
ULT
1,08
0,90
1,36
1,29
1,90
1,84
ULF
1,03
0,85
1,31
1,21
1,70
1,58
UL salariati fissi
0,04
0,04
0,03
0,05
0,13
0,15
UL salariati avventizi
0,01
0,01
0,02
0,03
0,07
0,12
Parametri strutturali
SAU irrigata (ha)
SAU foraggera (ha)
Ore lavoro
2.402
1.953
3.084
2.821
4.153
3.959
Potenza macchine (CV)
207,51
212,51
196,36
207,34
73,27
79,27
Capitale fondiario ( € )
514.672
527.239
362.282
484.728
152.385
172.702
di cui: cap. fond. in propr. ( € )
239.701
259.345
188.428
197.768
120.101
148.033
Capitale di esercizio ( € )
62.457
65.075
73.899
86.188
34.928
35.936
Nuovi investimenti ( € )
1.992
2.321
4.594
12.547
1.063
1.961
25,78
30,74
16,32
18,70
1,54
2,35
ULF / ULT
0,95
0,94
0,96
0,93
0,89
0,85
UBA / SAU
0,02
0,02
0,12
0,17
-
-
86,22
70,40
138,47
116,68
1.418,06
913,78
7,45
7,66
8,82
8,57
25,02
18,30
Capitale fondiario / SAU (€ /ha)
18.477
19.005
16.268
20.046
52.037
39.861
Cap. fond. in propr./SAU (€ /ha)
8.605
9.349
8.461
8.179
41.013
34.167
Cap. di esercizio / SAU (€ /ha)
2.242
2.346
3.318
3.564
11.927
8.294
Indici strutturali
SAU / ULT (ha)
Ore lavoro / SAU
Pot. macch. / SAU (CV/ha)
Cap. macch. / Cap. eserc. (%)
75,3
74,6
77,2
70,7
72,2
76,1
Cap. bestiame / Cap. eserc. (%)
1,4
1,4
6,3
9,8
-
-
Nuovi investim. / SAU (€ /ha)
72
84
206
519
363
453
segue:
73
seguito tab. a.1 - parametri strutturali e relativi indici delle aziende agricole rIca in
piemonte nel biennio 2006-2007, per ote
ote 31
ote 32
ote 34
Az. specializzate
in viticoltura
Az. specializzate in
frutticoltura e
agrumicoltura
Az. con diverse
coltivazioni
permanenti combinate
2006
2007
2006
2007
2006
2007
Superficie totale (ha)
5,79
6,03
8,09
7,85
6,59
7,14
SAU (ha)
5,01
5,20
6,19
6,11
5,74
6,21
di cui: SAU in affitto (ha)
0,66
0,84
1,18
1,20
1,64
1,36
SAU irrigata (ha)
0,12
0,06
2,53
2,53
0,61
0,53
SAU foraggera (ha)
0,41
0,68
0,56
0,60
1,12
1,24
UBA
0,10
0,23
0,08
0,07
0,18
0,15
ULT
1,22
1,16
1,28
1,26
1,33
1,33
ULF
1,13
1,08
1,21
1,15
1,23
1,22
UL salariati fissi
0,04
0,04
0,02
0,01
0,04
0,04
UL salariati avventizi
0,05
0,04
0,05
0,10
0,07
0,07
Ore lavoro
2.618
2.532
2.915
2.785
2.896
2.884
Potenza macchine (CV)
98,98
99,02
97,73
99,56
91,28
93,48
Capitale fondiario (€ )
143.714
144.923
171.886
169.584
108.157
115.665
di cui: cap. fond. in propr. (€ )
126.258
122.117
137.450
137.581
82.092
94.107
Capitale di esercizio (€ )
29.722
29.226
27.092
25.904
26.668
30.099
Nuovi investimenti (€ )
1.300
654
1.427
682
829
2.110
SAU / ULT (ha)
4,11
4,47
4,84
4,85
4,30
4,67
ULF / ULT
0,92
0,93
0,94
0,91
0,92
0,92
UBA / SAU
0,02
0,04
0,01
0,01
0,03
0,02
522,55
487,05
470,55
455,57
504,59
464,73
19,75
19,04
15,78
16,29
15,91
15,07
Capitale fondiario / SAU (€ /ha)
28.681
27.872
27.748
27.739
18.846
18.640
Cap. fond. in propr./SAU (€ /ha)
Parametri strutturali
Indici strutturali
Ore lavoro / SAU
Pot. macch. / SAU (CV/ha)
25.197
23.486
22.189
22.505
14.304
15.166
Cap. di esercizio / SAU (€ /ha)
5.932
5.621
4.374
4.237
4.647
4.850
Cap. macch. / Cap. eserc. (%)
78,4
75,6
76,0
74,7
76,6
70,6
Cap. bestiame / Cap. eserc. (%)
0,8
2,2
0,6
0,5
1,4
1,4
Nuovi investim. / SAU (€ /ha)
259
126
230
112
144
340
segue:
74
seguito tab. a.1 - parametri strutturali e relativi indici delle aziende agricole rIca in
piemonte nel biennio 2006-2007, per ote
ote 41
ote 42 + ote 43
Az. bovine specializzate Az. bovine spec. orientam.
orientamento latte
carne + Az. bovine latte,
allevam. e carne combinati
ote 44
Az. con ovini, caprini
e altri erbivori
2006
2007
2006
2007
2006
2007
Superficie totale (ha)
45,79
37,61
39,60
39,63
51,08
60,40
SAU (ha)
44,35
36,87
37,37
37,59
49,55
57,23
di cui: SAU in affitto (ha)
31,56
19,40
22,08
25,22
38,87
41,54
SAU irrigata (ha)
15,97
15,47
8,37
7,42
8,02
2,75
SAU foraggera (ha)
38,37
31,38
33,48
33,22
44,95
56,11
UBA
80,80
77,27
49,22
48,17
30,39
22,87
ULT
2,13
2,00
1,56
1,57
1,41
1,30
ULF
1,99
1,87
1,52
1,51
1,41
1,30
UL salariati fissi
0,10
0,09
0,03
0,05
-
-
UL salariati avventizi
0,04
0,04
0,01
0,01
-
-
Parametri strutturali
Ore lavoro
5.103
4.899
3.768
3.783
3.382
3.177
Potenza macchine (CV)
249,36
225,47
177,04
174,42
179,32
116,36
Capitale fondiario (€ )
718.907
681.469
614.732
487.366
460.171
394.377
di cui: cap. fond. in propr. (€ )
306.313
300.095
199.505
230.047
158.924
128.314
Capitale di esercizio (€ )
250.482
232.691
165.847
159.215
103.248
71.628
Nuovi investimenti (€ )
18.078
5.229
40.377
32.211
5.951
2.461
20,85
18,47
23,90
23,98
35,13
43,97
ULF / ULT
0,93
0,94
0,97
0,96
1,00
1,00
UBA / SAU
1,82
2,10
1,32
1,28
0,61
0,40
115,06
132,88
100,82
100,65
68,25
55,52
5,62
6,12
4,74
4,64
3,62
2,03
Capitale fondiario / SAU (€ /ha)
16.209
18.483
16.449
12.965
9.286
6.891
Cap. fond. in propr./SAU (€ /ha)
6.906
8.139
5.338
6.120
3.207
2.242
Cap. di esercizio / SAU (€ /ha)
5.647
6.311
4.438
4.235
2.084
1.252
Cap. macch. / Cap. eserc. (%)
34,0
32,3
25,8
26,5
38,6
35,7
Cap. bestiame / Cap. eserc. (%)
45,9
46,8
53,5
51,4
39,3
43,1
Nuovi investim. / SAU (€ /ha)
408
142
1.080
857
120
43
Indici strutturali
SAU / ULT (ha)
Ore lavoro / SAU
Pot. macch. / SAU (CV/ha)
segue:
75
seguito tab. a.1 - parametri strutturali e relativi indici delle aziende agricole rIca in
piemonte nel biennio 2006-2007, per ote
ote 50
ote 60
polo 7
Az. specializzate
in granivori
Az. con policoltura
Aziende con
poliallevamento
2006
2007
2006
2007
2006
2007
Superficie totale (ha)
21,02
19,46
13,35
13,13
19,33
16,87
SAU (ha)
18,90
17,33
12,37
12,00
16,80
14,69
6,52
Parametri strutturali
di cui: SAU in affitto (ha)
6,55
6,91
4,98
5,07
10,10
12,98
12,24
2,63
2,97
7,65
6,94
2,07
1,92
3,47
3,52
11,15
8,62
UBA
194,90
179,49
2,08
1,75
29,96
33,92
ULT
1,87
1,78
1,21
1,26
1,30
1,67
ULF
1,54
1,38
1,17
1,21
1,30
1,57
UL salariati fissi
0,30
0,37
0,01
0,01
-
0,06
SAU irrigata (ha)
SAU foraggera (ha)
UL salariati avventizi
Ore lavoro
0,03
0,03
0,03
0,03
-
0,04
3.586
3.341
2.729
2.838
3.405
3.807
Potenza macchine (CV)
167,26
158,19
141,63
147,07
176,75
186,03
Capitale fondiario (€ )
639.155
638.988
199.697
203.799
417.185
359.198
di cui: cap. fond. in propr. (€ )
413.638
414.539
133.730
125.386
210.683
241.508
Capitale di esercizio (€ )
223.466
202.513
38.942
36.215
124.127
116.454
Nuovi investimenti (€ )
21.327
19.034
2.372
1.108
39.881
18.182
10,09
9,74
10,23
9,56
12,96
8,82
Indici strutturali
SAU / ULT (ha)
ULF / ULT
0,82
0,78
0,96
0,97
1,00
0,94
UBA / SAU
10,31
10,36
0,17
0,15
1,78
2,31
189,72
192,80
220,51
236,52
202,63
259,10
8,85
9,13
11,44
12,26
10,52
12,66
Ore lavoro / SAU
Pot. macch. / SAU (CV/ha)
Capitale fondiario / SAU (€ /ha)
33.816
36.879
16.137
16.984
24.827
24.448
Cap. fond. in propr./SAU (€ /ha)
21.884
23.925
10.807
10.449
12.538
16.438
Cap. di esercizio / SAU (€ /ha)
11.823
11.688
3.147
3.018
7.387
7.926
24,0
24,6
71,2
70,2
30,6
31,2
Cap. macch. / Cap. eserc. (%)
Cap. bestiame / Cap. eserc. (%)
40,3
35,8
9,1
8,8
48,2
46,9
Nuovi investim. / SAU (€ /ha)
1.128
1.099
192
92
2.373
1.238
segue:
76
seguito tab. a.1 - parametri strutturali e relativi indici delle aziende agricole rIca in
piemonte nel biennio 2006-2007, per ote
polo 8
Aziende miste coltivazioni-allevamento
2006
2007
Superficie totale (ha)
23,01
24,82
SAU (ha)
21,85
23,47
di cui: SAU in affitto (ha)
11,93
12,52
9,48
9,82
Parametri strutturali
SAU irrigata (ha)
8,82
10,74
UBA
SAU foraggera (ha)
26,72
28,41
ULT
1,49
1,33
ULF
1,43
1,27
UL salariati fissi
0,04
0,04
UL salariati avventizi
0,02
0,02
3.457
3.110
Ore lavoro
Potenza macchine (CV)
192,91
203,33
Capitale fondiario (€ )
442.339
464.397
di cui: cap. fond. in propr. (€ )
227.720
243.305
Capitale di esercizio (€ )
117.277
127.343
Nuovi investimenti (€ )
19.697
16.099
14,66
17,63
0,96
0,95
Indici strutturali
SAU / ULT (ha)
ULF / ULT
UBA / SAU
1,22
1,21
158,22
132,50
8,83
8,66
Capitale fondiario / SAU (€ /ha)
20.247
19.787
Cap. fond. in propr./SAU (€ /ha)
10.423
10.367
Cap. di esercizio / SAU (€ /ha)
5.368
5.426
Cap. macch. / Cap. eserc. (%)
38,1
37,6
Cap. bestiame / Cap. eserc. (%)
39,9
41,0
Nuovi investim. / SAU (€ /ha)
902
686
Ore lavoro / SAU
Pot. macch. / SAU (CV/ha)
Fonte: Banca dati INEA - RICA Piemonte 2006-2007
77
tab. a.2 - Indicatori e indici economici delle aziende agricole rIca in piemonte nel biennio
2006-2007, per ote (euro s.d.i.)
ote 13
ote 14
ote 20
Az. specializzate nella
coltivazione di cereali
e oleo-proteaginose
Az. specializzate in
altre coltivazioni
Az. specializzate in
ortofloricoltura
2006
2007
2006
2007
2006
2007
Reddito Lordo Standard
35.635
35.004
31.172
37.265
36.006
37.576
Produzione Lorda Vendibile
56.258
64.682
42.258
60.156
75.913
67.926
867
565
2.789
5.360
-
-
Costi Variabili
19.613
22.362
15.825
22.852
26.904
23.597
Costi Fissi
17.480
17.424
15.647
17.798
19.568
17.047
Valore Aggiunto
35.104
40.744
26.413
37.468
46.876
44.034
Prodotto Netto
26.704
31.853
18.188
28.565
38.240
36.098
Reddito Lordo
37.090
42.765
27.561
39.111
49.009
44.329
Reddito Operativo
19.638
25.358
12.072
21.568
29.441
27.282
Reddito Netto
19.610
25.342
11.914
21.313
29.441
27.282
Reddito da Lavoro Totale
12.708
17.921
5.477
14.803
28.970
27.134
Reddito da Lavoro Familiare
11.715
16.913
4.522
13.207
25.293
22.525
Trasferimenti Pubblici
17.526
15.338
7.165
9.004
605
983
PLV / SAU
2.020
2.332
1.898
2.488
25.923
15.678
Valore Aggiunto / SAU
1.260
1.469
1.186
1.550
16.007
10.163
Reddito Lordo / SAU
1.332
1.542
1.238
1.617
16.736
10.231
Costi Variabili / SAU
704
806
711
945
9.187
5.446
Indicatori economici
PLV Zootecnica
Indici economici
Reddito Netto / SAU
704
913
535
881
10.054
6.297
1.301
967
1.012
1.288
-
-
PLV / ULT
52.077
71.681
30.973
46.532
39.865
36.825
Valore Aggiunto / ULT
32.495
45.153
19.359
28.983
24.617
23.872
Reddito Lordo / ULT
34.333
47.393
20.201
30.254
25.737
24.032
PLV zootecnica / PLV
Reddito Operativo / SAU
705
914
542
892
10.054
6.297
Reddito Netto / ULF
19.115
29.790
9.067
17.649
17.350
17.320
Reddito da Lav. Fam. / ULF
11.420
19.882
3.441
10.936
14.906
14.300
Costi Variabili / PLV (%)
34,9
34,6
37,5
38,0
35,4
34,7
Costi Fissi / PLV (%)
31,1
26,9
37,0
29,6
25,8
25,1
Trasferim. Pubblici / PLV (%)
31,2
23,7
17,0
15,0
0,8
1,4
segue:
78
seguito tab. a.2 - Indicatori e indici economici delle aziende agricole rIca in piemonte
nel biennio 2006-2007, per ote (euro s.d.i.)
ote 31
ote 32
ote 34
Az. specializzate
in viticoltura
Az. specializzate in
frutticoltura e
agrumicoltura
Az. con diverse
coltivazioni
permanenti combinate
2006
2007
2006
2007
2006
2007
Reddito Lordo Standard
20.156
20.109
21.767
21.990
24.099
25.953
Produzione Lorda Vendibile
37.333
37.921
34.882
38.847
30.666
42.335
188
531
101
53
377
407
Indicatori economici
PLV Zootecnica
Costi Variabili
6.788
7.258
7.361
7.738
9.449
13.165
Costi Fissi
11.329
11.430
10.848
10.588
10.332
10.861
Valore Aggiunto
29.434
29.480
26.689
30.771
20.020
27.877
Prodotto Netto
23.620
23.520
21.126
25.268
15.827
23.326
Reddito Lordo
30.594
30.901
27.548
31.136
21.367
29.277
Reddito Operativo
19.282
19.477
16.702
20.548
11.035
18.417
Reddito Netto
19.264
19.471
16.700
20.548
11.035
18.417
Reddito da Lavoro Totale
16.696
16.940
13.553
17.872
9.885
17.084
Reddito da Lavoro Familiare
15.256
15.569
12.597
16.501
8.059
15.030
1.703
1.180
2.208
1.597
1.908
1.932
PLV / SAU
7.451
7.293
5.631
6.354
5.343
6.822
Valore Aggiunto / SAU
5.874
5.670
4.309
5.033
3.488
4.492
Reddito Lordo / SAU
6.106
5.943
4.447
5.093
3.723
4.718
Costi Variabili / SAU
1.355
1.396
1.188
1.266
1.646
2.121
Reddito Netto / SAU
3.845
3.745
2.696
3.361
1.923
2.968
PLV zootecnica / PLV
1.907
2.289
1.300
804
2.062
2.695
PLV / ULT
30.610
32.634
27.243
30.820
22.982
31.872
Valore Aggiunto / ULT
24.134
25.371
20.845
24.414
15.004
20.988
Reddito Lordo / ULT
25.084
26.594
21.516
24.703
16.013
22.042
Trasferimenti Pubblici
Indici economici
Reddito Operativo / SAU
3.848
3.746
2.696
3.361
1.923
2.968
Reddito Netto / ULF
17.097
17.990
13.819
17.830
8.990
15.075
Reddito da Lav. Fam. / ULF
13.539
14.385
10.423
14.319
6.566
12.302
Costi Variabili / PLV (%)
18,2
19,1
21,1
19,9
30,8
31,1
Costi Fissi / PLV (%)
30,3
30,1
31,1
27,3
33,7
25,7
4,6
3,1
6,3
4,1
6,2
4,6
Trasferim. Pubblici / PLV (%)
segue:
79
seguito tab. a.2 - Indicatori e indici economici delle aziende agricole rIca in piemonte nel
biennio 2006-2007, per ote (euro s.d.i.)
ote 41
ote 42 + ote 43
Az. bovine specializzate Az. bovine spec. orientam.
orientamento latte
carne + Az. bovine latte,
allevam. e carne combinati
ote 44
Az. con ovini, caprini
e altri erbivori
2006
2007
2006
2007
2006
2007
73.150
68.621
42.771
41.522
36.020
28.265
Indicatori economici
Reddito Lordo Standard
Produzione Lorda Vendibile
144.725
157.469
77.942
80.456
63.013
39.171
PLV Zootecnica
119.280
130.032
58.343
58.694
34.044
21.548
Costi Variabili
90.655
91.159
45.166
47.560
30.905
17.115
Costi Fissi
34.946
31.883
19.427
18.652
17.447
12.448
Valore Aggiunto
74.865
87.562
46.590
47.526
43.230
28.427
Prodotto Netto
56.547
70.803
36.681
37.846
34.139
21.752
Reddito Lordo
79.950
91.795
49.555
49.731
44.663
29.525
Reddito Operativo
45.095
59.913
30.161
31.168
27.216
17.076
Reddito Netto
45.004
59.945
30.128
31.079
27.216
17.076
Reddito da Lavoro Totale
28.812
44.416
18.861
19.250
18.875
10.928
Reddito da Lavoro Familiare
26.353
42.309
17.851
18.521
18.875
10.928
Trasferimenti Pubblici
17.652
15.723
13.627
15.365
11.527
7.852
PLV / SAU
3.263
4.271
2.086
2.140
1.272
684
Valore Aggiunto / SAU
1.688
2.375
1.247
1.264
872
497
Reddito Lordo / SAU
1.803
2.490
1.326
1.323
901
516
Costi Variabili / SAU
2.044
2.472
1.209
1.265
624
299
Reddito Netto / SAU
1.015
1.626
806
827
549
298
PLV zootecnica / PLV
1.476
1.683
1.185
1.218
1.120
942
PLV / ULT
68.044
78.885
49.836
51.316
44.677
30.096
Valore Aggiunto / ULT
35.198
43.865
29.789
30.312
30.650
21.842
Reddito Lordo / ULT
37.589
45.985
31.686
31.719
31.667
22.685
Indici economici
Reddito Operativo / SAU
1.017
1.625
807
829
549
298
Reddito Netto / ULF
22.633
32.102
19.784
20.633
19.296
13.120
Reddito da Lav. Fam. / ULF
13.253
22.658
11.722
12.296
13.383
8.397
Costi Variabili / PLV (%)
62,6
57,9
57,9
59,1
49,0
43,7
Costi Fissi / PLV (%)
24,1
20,2
24,9
23,2
27,7
31,8
Trasferim. Pubblici / PLV (%)
12,2
10,0
17,5
19,1
18,3
20,0
segue:
80
seguito tab. a.2 - Indicatori e indici economici delle aziende agricole rIca in piemonte nel
biennio 2006-2007, per ote (euro s.d.i.)
ote 50
ote 60
polo 7
Az. specializzate in granivori
Az. con policoltura
Aziende con
poliallevamento
2006
2007
2006
2007
2006
2007
Reddito Lordo Standard
161.309
151.481
20.496
19.931
33.753
37.785
Produzione Lorda Vendibile
220.900
183.683
27.043
34.922
57.255
63.162
PLV Zootecnica
195.982
149.188
2.304
1.893
35.670
42.214
Costi Variabili
126.176
128.972
9.357
9.104
34.464
30.931
Costi Fissi
39.440
38.558
11.646
11.818
16.764
18.182
Valore Aggiunto
96.690
57.876
17.618
25.921
32.280
42.933
Prodotto Netto
80.589
40.682
11.383
19.642
22.607
32.907
Reddito Lordo
Indicatori economici
104.862
64.873
18.685
26.582
33.865
44.321
Reddito Operativo
65.799
26.627
7.048
15.179
17.145
26.139
Reddito Netto
65.423
26.315
7.040
14.759
17.101
26.139
Reddito da Lavoro Totale
54.212
15.519
3.209
11.305
6.681
17.127
Reddito da Lavoro Familiare
46.100
8.010
2.427
10.466
6.681
15.486
6.021
4.835
3.802
3.478
9.431
8.944
Trasferimenti Pubblici
Indici economici
PLV / SAU
11.687
10.601
2.185
2.910
3.407
4.299
Valore Aggiunto / SAU
5.116
3.340
1.424
2.160
1.921
2.922
Reddito Lordo / SAU
5.548
3.744
1.510
2.215
2.015
3.017
Costi Variabili / SAU
6.676
7.444
756
759
2.051
2.105
Reddito Netto / SAU
3.461
1.519
569
1.230
1.018
1.779
PLV zootecnica / PLV
1.006
831
1.108
1.081
1.191
1.245
PLV / ULT
117.905
103.310
22.348
27.821
44.169
37.931
Valore Aggiunto / ULT
51.608
32.552
14.560
20.650
24.902
25.782
Reddito Lordo / ULT
55.970
36.487
15.441
21.176
26.125
26.616
3.481
1.537
570
1.265
1.020
1.779
Reddito Netto / ULF
42.398
19.088
6.033
12.158
13.192
16.662
Reddito da Lav. Fam. / ULF
29.876
5.810
2.080
8.622
5.154
9.872
Costi Variabili / PLV (%)
57,1
70,2
34,6
26,1
60,2
49,0
Costi Fissi / PLV (%)
17,9
21,0
43,1
33,8
29,3
28,8
2,7
2,6
14,1
10,0
16,5
14,2
Reddito Operativo / SAU
Trasferim. Pubblici / PLV (%)
segue:
81
seguito tab. a.2 - Indicatori e indici economici delle aziende agricole rIca in piemonte
nel biennio 2006-2007, per ote (euro s.d.i.)
polo 8
Aziende miste coltivazioni-allevamento
2006
2007
Reddito Lordo Standard
36.466
37.722
Produzione Lorda Vendibile
63.662
71.779
PLV Zootecnica
33.191
35.982
Costi Variabili
33.372
35.442
Costi Fissi
18.640
18.960
Valore Aggiunto
37.623
44.213
Prodotto Netto
28.282
34.663
Reddito Lordo
39.958
46.856
Reddito Operativo
21.418
27.915
Reddito Netto
21.318
27.896
Reddito da Lavoro Totale
12.163
18.098
Reddito da Lavoro Familiare
10.973
16.670
Trasferimenti Pubblici
10.936
11.593
PLV / SAU
2.914
3.058
Valore Aggiunto / SAU
1.722
1.884
Reddito Lordo / SAU
1.829
1.996
Costi Variabili / SAU
1.528
1.510
Reddito Netto / SAU
976
1.189
Indicatori economici
Indici economici
PLV zootecnica / PLV
1.242
1.267
PLV / ULT
42.721
53.904
Valore Aggiunto / ULT
25.247
33.203
Reddito Lordo / ULT
26.814
35.188
980
1.189
14.882
21.940
7.660
13.111
Costi Variabili / PLV (%)
52,4
49,4
Costi Fissi / PLV (%)
29,3
26,4
Trasferim. Pubblici / PLV (%)
17,2
16,2
Reddito Operativo / SAU
Reddito Netto / ULF
Reddito da Lav. Fam. / ULF
Fonte: Banca dati INEA - RICA Piemonte 2006-2007
82
tab. a.3 - parametri strutturali ed economici e relativi indici delle aziende agricole rIca in
piemonte nel biennio 2006-2007, per classi di ude (euro s.d.i.)
classe di ude 4
classe di ude 5
2006
classe di ude 3
2007
2006
2007
2006
2007
SAU (ha)
5,36
5,21
10,36
10,37
23,41
22,11
UBA
1,13
1,01
3,24
3,18
10,18
10,15
ULT
0,90
0,77
1,14
1,04
1,42
1,39
Indicatori strutturali ed economici
ULF
Reddito Lordo Standard
Produzione Lorda Vendibile
0,90
0,77
1,13
1,02
1,38
1,31
7.327
6.930
13.809
13.777
30.937
30.927
12.153
13.298
22.262
24.670
50.080
56.236
Costi Variabili
3.886
3.438
7.014
7.718
19.338
21.568
Costi Fissi
6.235
5.521
9.085
9.052
15.942
16.695
Valore Aggiunto
8.220
9.719
15.748
17.717
32.805
36.910
Prodotto Netto
4.984
6.755
10.882
12.638
24.015
27.681
Reddito Lordo
8.965
10.295
16.612
18.564
34.327
38.402
Reddito Netto
2.730
4.774
7.527
9.510
18.385
21.707
Reddito da Lavoro Totale
173
2.442
3.913
5.708
11.654
15.128
Reddito da Lavoro Familiare
173
2.433
3.660
5.499
10.857
13.728
2.367
1.759
2.947
2.926
7.366
6.916
PLV / SAU
2.268
2.554
2.149
2.378
2.140
2.543
Valore Aggiunto / SAU
1.534
1.866
1.520
1.708
1.402
1.669
Reddito Lordo / SAU
1.673
1.977
1.604
1.790
1.467
1.737
Costi Variabili / SAU
725
660
677
744
826
975
Trasferimenti Pubblici
Indici strutturali ed economici
Reddito Netto / SAU
509
917
727
917
785
982
13.534
17.186
19.470
23.758
35.203
40.415
Valore Aggiunto / ULT
9.154
12.560
13.773
17.062
23.060
26.526
Reddito Lordo / ULT
9.984
13.305
14.529
17.877
24.130
27.598
Reddito Netto / ULF
3.040
6.196
6.680
9.296
13.360
16.545
Redd. da Lavoro Fam. / ULF
192
3.158
3.249
5.375
7.889
10.463
Costi Variabili / PLV (%)
32,0
25,9
31,5
31,3
38,6
38,4
Costi Fissi / PLV (%)
51,3
41,5
40,8
36,7
31,8
29,7
Trasferim. pubblici / PLV (%)
19,5
13,2
13,2
11,9
14,7
12,3
PLV / ULT
segue:
83
seguito tab. a.3 - parametri strutturali ed economici e relativi indici delle aziende agricole
rIca in piemonte nel biennio 2006-2007, per classi di ude (euro s.d.i.)
classe di ude 6
classe di ude 7
2006
2007
2006
2007
SAU (ha)
38,84
38,03
116,03
121,79
UBA
36,19
36,43
176,16
167,22
ULT
1,95
1,96
3,74
3,63
Parametri strutturali ed economici
ULF
Reddito Lordo Standard
Produzione Lorda Vendibile
1,83
1,84
2,68
2,62
74.017
74.799
282.319
278.325
114.893
125.380
507.597
553.087
Costi Variabili
54.559
56.365
238.790
253.774
Costi Fissi
31.076
29.860
106.761
106.505
Valore Aggiunto
69.857
79.455
286.206
315.761
Prodotto Netto
53.392
63.250
243.080
272.169
Reddito Lordo
73.026
82.000
303.486
333.044
Reddito Netto
41.950
52.141
196.724
226.600
Reddito da Lavoro Totale
27.905
37.918
168.548
197.102
Reddito da Lavoro Familiare
26.223
36.137
148.207
177.805
Trasferimenti Pubblici
18.369
17.482
84.346
77.713
PLV / SAU
2.958
3.297
4.375
4.541
Valore Aggiunto / SAU
1.799
2.089
2.467
2.593
Reddito Lordo / SAU
1.880
2.156
2.616
2.735
Costi Variabili / SAU
1.405
1.482
2.058
2.084
Indici strutturali ed economici
Reddito Netto / SAU
1.080
1.371
1.695
1.861
PLV / ULT
58.970
63.896
135.777
152.160
Valore Aggiunto / ULT
35.855
40.492
76.557
86.869
Reddito Lordo / ULT
37.482
41.789
81.179
91.624
Reddito Netto / ULF
22.869
28.266
73.518
86.512
Redd. da Lavoro Fam. / ULF
14.295
19.590
55.386
67.883
Costi Variabili / PLV (%)
47,5
45,0
47,0
45,9
Costi Fissi / PLV (%)
27,0
23,8
21,0
19,3
Trasferim. pubblici / PLV (%)
16,0
13,9
16,6
14,1
Fonte: Banca dati INEA - RICA Piemonte 2006-2007
84
glossarIo
ammortamento: perdita di valore calcolata al prezzo di sostituzione, subita dai capitali
fissi (macchinari, impianti, mezzi di trasporto, ecc.) nel corso dell’anno a causa dell’usura fisica,
dell’obsolescenza (perdita di valore economico dei beni capitali per il progresso tecnico incorporato nei nuovi beni) e dei danni accidentali assicurati (incendio, incidente, ecc.). Il concetto di
ammortamento economico differisce da quello fiscale o finanziario in senso lato (Sistema europeo dei conti, SEC 95).
capitale agrario o di esercizio: è l’insieme dei beni dell’azienda che non sono legati in
modo fisso e stabile al fondo, calcolato come la somma di macchine, capitale bestiame, rimanenze e capitale di anticipazione.
capitale bestiame: valore medio degli allevamenti da riproduzione e/o da latte di proprietà aziendale.
capitale di anticipazione: valore mediamente anticipato dall’imprenditore per far fronte
alle spese definite dal capitale circolante. Il capitale circolante è composto dalle spese specifiche
per le attività produttive e dagli oneri aziendali (al netto degli ammortamenti). Alle suddette voci
va sottratto il valore relativo ai debiti a lungo e medio termine per il capitale di esercizio.
capitale fondiario: è l’insieme dei beni dell’azienda legati in modo fisso e stabile al fondo; è rappresentato dal valore dei terreni agricoli e forestali, fabbricati (per i terreni in affitto viene utilizzato il valore di mercato) e manufatti rurali, dagli impianti e dalle piantagioni e comprende anche i debiti per l’acquisto del capitale.
capitale macchine e attrezzi: valore residuo medio, calcolato a prezzi correnti, delle
macchine ed attrezzi di proprietà dell’azienda.
catene di indici: tecnica di scomposizione di un indice in più componenti attraverso relazioni aritmetiche.
costi fissi: comprendono gli oneri sostenuti per l’impiego di fattori produttivi che vengono
impiegati per più anni nel processo produttivo quali: ammortamenti, salari, oneri sociali, quote di
accantonamento annuo per il TFR, affitti passivi di terreni, interessi di capitali presi a prestito,
imposte e tasse, altre spese generali e fondiarie, contributi IVA passivi, nonché le sopravvenienze
passive (derivanti da crediti, portafoglio, debiti).
costi variabili: includono tutti gli oneri sostenuti, compresi i reimpieghi di prodotti aziendali, per i mezzi tecnici a logorio totale che esauriscono cioè il loro effetto nel corso dell’annata
agraria (sementi, concimi, mangimi, energia, ecc.) e per l’impiego di manodopera avventizia.
Nelle spese specifiche sono comprese anche le spese connesse con l’attività agrituristica.
Indice capofila: indice primario che viene scomposto in diverse componenti che vanno a
costituire una catena di indici.
Indici della redditività: gruppo di indicatori che esprimono il rendimento economico dei
capitali investiti in azienda.
nuovi Investimenti: corrisponde agli investimenti effettuati nel corso dell’esercizio corrente per incrementare il capitale fondiario (acquisti e immobilizzazioni) e quello di esercizio
(allevamenti, macchine e attrezzi, manutenzione straordinarie delle macchine).
ore di lavoro: sommatoria delle ore di lavoro effettivamente prestate in azienda dalla
manodopera sia essa familiare che salariata. Comprende non solo le ore prestate per le specifiche attività colturali o d’allevamento, ma anche quelle svolte per attività non specifiche (manu-
85
tenzione, commercializzazione, amministrazione, ecc.).
orientamento tecnico economico (ote): la classificazione delle aziende agricole per
OTE si basa sulla determinazione del peso economico delle varie attività produttive presenti in
azienda e sulla loro combinazione. A tal fine, utilizzando i RLS della zona in cui ricade l’azienda, si moltiplicano gli ettari coltivati o il numero dei capi allevati per il corrispondente RLS. La
combinazione ottenuta si confronta con uno schema tipologico che serve a individuare gli OTE
secondo criteri stabiliti a livello comunitario e validi per tutte le statistiche ufficiali. Un’azienda
viene detta specializzata quando il RLS di una o più attività produttive affini supera i 2/3 del
RLS totale dell’azienda. Ulteriori specificazioni relativamente all’OTE sono di seguito riportate.
OTE generale (o Polo): raggruppa gli OTE principali in otto comparti produttivi, di cui 5
specializzati (agricoltura generale, ortofloricoltura, coltivazioni permanenti, erbivori e granivori)
e 3 misti (policoltura, poliallevamento, colture e allevamenti). A seconda dell’incidenza delle singole attività produttive sul RLS aziendale, la tipologia CE individua tre categorie di ordinamento:
OTE specializzato; OTE bipolare; OTE parzialmente dominante.
OTE specializzato: quando i Rls di una o più attività produttive affini (che ricadono cioè
nello stesso polo), supera i 2/3 del Rls totale dell’azienda; appartengono a questa categoria tutti
gli orientamenti particolari che ricadono nei primi 5 poli.
OTE bipolare: si ha quando i Rls delle attività agricole che ricadono in due differenti poli
specializzati, sono entrambi compresi tra 1/3 e i 2/3 del RLS aziendale.
OTE parzialmente dominante: quando le attività produttive che ricadono in uno solo dei
primi cinque poli, tutte insieme raggiungono un Rls che è compreso tra 1/3 e i 2/3 di quello
aziendale.
OTE particolare: è il livello più analitico e prevede 58 tipi di aziende; tuttavia, per meglio
riflettere la realtà agricola italiana l’INEA, ha introdotto alcuni adattamenti allo schema CE (suddivisioni di OTE particolari), elevando così a 71 le combinazioni possibili.
OTE principale: deriva dall’aggregazione di OTE particolari all’interno di comparti produttivi omogenei (cereali, vite, bovini da latte, ecc.) e dà luogo a 17 tipi di aziende.
Gli OTE generali, principali e particolari (di cui alla decisione 85/377/CEE e successive
modificazioni) sono i seguenti:
ote generali
ote principali
ote particolari
1. Aziende
specializzate
nei seminativi
13. Aziende specializzate
nella coltivazione di cereali
e di piante oleaginose
e proteaginose
131. Aziende specializzate
nei cereali (escluso il riso)
e in piante da semi oleosi
e proteiche
132. Aziende risicole
specializzate
133. Aziende con cereali, riso
combinati e piante oleose
e proteiche
141. Aziende specializzate nelle
piante sarchiate
142. Aziende con cereali e piante
sarchiate combinati
143. Aziende specializzate in
orti in pieno campo
14. Aziende specializzate
in altre colture
segue:
86
suddivisioni d’ote particolari
ote generali
2. Aziende
specializzate in
ortofloricoltura
ote principali
20. Aziende specializzate
in ortofloricoltura
ote particolari
suddivisioni d’ote particolari
144. Aziende con seminativi
diversi
1441. Az. spec. nella coltura del
tabacco
1442. Az. spec. nella coltura di
cotone
1443. Az. con diverse colture di
seminativi combinate
2011. Az. spec. orti ind.li in piena
terra
201. Aziende specializzate in
orti industriali
202. Aziende specializzate
in floricoltura e piante
ornamentali
203. Aziende ortofloricole
con diverse colture
3. Aziende
31. Aziende specializzate
specializzate nelle nella viticoltura
coltivazioni
permanenti
2022. Az. spec. floric. e piante
ornam.li sotto vetro
2023. Az. spec. floric. e piante
ornam.li in piena aria e sotto vetro
combinate
2031. Az. con diverse colture
ortofloricole in piena aria
2032. Az. con diverse colture
ortofloricole sotto vetro
2033. Az. spec. nella coltura di
funghi
2034. Az. con diverse colture
ortofloricole combinate
311. Aziende viticole
specializzate nella produzione
di vini di qualità
312. Aziende viticole
specializzate nella produzione
di vini non di qualità
313. Aziende viticole con vini
di qualità ed altri combinati
314. Aziende viticole con
produzioni aventi diverse
destinazioni
32. Aziende specializzate
in frutticoltura e
agrumicoltura
2012. Az. spec. orti ind.li sotto
vetro
2013. Az. spec. orti ind.li in piena
terra o sottovetro combinati
2021. Az. spec. floric. e piante
ornam.li in piena aria
321. Aziende specializzate in
frutta (esclusi agrumi)
3141. Az. spec. produz. di uva
da tavola
3142. Az. spec. produz. uva passa
3143. Az. con viticoltura mista
3211. Az. spec in frutta fresca
(esclusi agrumi)
3212. Az. spec. in frutta a guscio
3213. Az. con frutta fresca
(esclusi agrumi) e a guscio
combinate
33. Aziende specializzate
in olivicoltura
34. Aziende con diverse
coltivazioni permanenti
combinate
322. Aziende specializzate in
agrumi
323. Aziende con frutta e
agrumi combinati
330. Aziende specializzate
in olivicoltura
340. Aziende con diverse
coltivazioni permanenti
combinate
segue:
87
ote generali
ote principali
4. Aziende
specializzate in
erbivori
41. Aziende bovine
411. Aziende specializzate
specializzate - orientamento nella produzione di latte
latte
412. Aziende specializzate
nella produzione di latte con
allevamento bovino
42. Aziende bovine
421. Aziende bovine
specializzate - orientamento specializzate - orientamento
allevamento carne
allevamento
422. Aziende bovine
specializzate - orientamento
ingrasso
43. Aziende bovine-latte,
431. Aziende bovine allevamento e carne
latte con allevamento
combinati
e carne
432. Aziende bovine allevamento e carne con latte
44. Aziende con ovini,
441. Aziende ovine
caprini e altri erbivori
specializzate
442. Aziende con ovini e
bovini combinati
443. Aziende caprine
specializzate
444. Aziende erbivore senza
alcuna attività dominante
50. Aziende specializzate
501. Aziende suinicole
in granivori
specializzate
5. Aziende
specializzate in
granivori
ote particolari
502. Aziende specializzate in
pollame
503. Aziende con diversi
granivori combinati
6. Aziende con
policoltura
suddivisioni d’ote particolari
5011. Az. spec. in suini
d’allevamento
5012. Az. spec in suini da ingrasso
5013. Az. con suini d’allevamento
e da ingrasso combinati
5021. Az. spec. in galline da uova
5022. Az. spec. in pollame da carne
5023. Az. con galline da uova e
pollame da carne combinati
5031. Az. con suini e pollame
combinati
5032. Az. con suini, pollame e
altri granivori combinati
60. Aziende con policoltura 601. Aziende con
ortofloricoltura e coltivazioni
permanenti combinate
602. Aziende con seminativi e
ortofloricoltura combinati
603. Aziende con seminativi e
vigneti combinati
604. Aziende con seminativi e
coltivazioni permanenti combinate
605. Aziende con policoltura ad
orientamento seminativi
606. Aziende con policoltura
6061. Az. con policoltura a
ad orientamento ortofloricoltura orientamento ortofloricolo
o coltivazioni permanenti
6062. Az. con policoltura a
orientamento coltivaz. permanenti
segue:
88
ote generali
ote principali
ote particolari
7. Aziende con
poliallevamento
71. Aziende con
poliallevamento ad
orientamento erbivori
711. Aziende con
poliallevamento ad orientamento
latte
712. Aziende con poliallevamento
ad orientamento erbivori non da latte
721. Aziende con poliallevamento:
granivori e bovini da latte combinati
72. Aziende con
poliallevamento ad
orientamento granivori
8. Aziende miste
coltivazioni
allevamento
81. Aziende miste
seminativi erbivori
82. Aziende miste con
diverse combinazioni
coltivazioni - allevamento
suddivisioni d’ote particolari
722. Aziende con poliallevamento:
granivori e erbivori (esclusi bovini
da latte) combinati
723. Aziende con poliallevamento:
granivori e allevamento misto
811. Aziende miste seminativi e
bovini da latte
812. Aziende miste bovini da latte
e seminativi
813. Aziende miste seminativi con
erbivori, esclusi bovini da latte
814. Aziende miste erbivori, esclusi
bovini da latte, con seminativi
821. Aziende miste seminativi e
granivori
822. Aziende miste coltivazioni
permanenti e erbivori
823. Aziende con coltivazioni 8231. Az. agricole specializzate
diverse ed allevamenti misti
8232. Az. miste diverse
9. Aziende
non classificabili
potenza meccanica: è la potenza espressa in cavalli vapore (CV) oppure in kilowatt (1
kW = 0,735 CV).
prodotto netto (pn): differenza tra il Valore Aggiunto e l'insieme degli ammortamenti,
delle imposte e delle tasse. Rappresenta la nuova ricchezza prodotta dall'azienda e distribuita sotto forma di interessi sul capitale (d'esercizio e fondiario) di beneficio fondiario, di lavoro (salariato e familiare) e profitti.
produttività della terra: resa unitaria della terra in termini di Produzione Lorda Vendibile, misurata dal parametro tecnico PLV/SAU.
produttività del lavoro: resa unitaria della manodopera in termini di Produzione Lorda
Vendibile, misurata dal parametro tecnico PLV/ULT.
produzione lorda vendibile (plv): aggregato del Conto Economico, è calcolata come
somma di: ricavi delle vendite, autoconsumi, regalie e salari in natura, utile lordo di stalla, variazione delle scorte di prodotti aziendali, contributi specifici relativi a coltivazioni e allevamenti.
produzione lorda vendibile zootecnica (plv zootecnica): è la Produzione Lorda Vendibile relativa ai soli allevamenti.
rea: Indagine sui risultati economici delle aziende agricole. L’indagine è condotta
annualmente dall’ISTAT nell’ambito delle rilevazioni previste dal sistema dei conti economici in
agricoltura in attuazione di quanto previsto dal regolamento (CE) n. 2223/96, e per quella relativa
al reddito delle famiglie agricole.
89
reddito da lavoro familiare (rlf): rappresenta la remunerazione del lavoro familiare
impegnato in azienda e comprende anche il profitto dell’impresa. Si ottiene dal Reddito Netto
sottraendo la remunerazione calcolata dei capitali di proprietà dell’imprenditore (2% del valore
per quello fondiario e 5% per quello di esercizio). In alternativa si può ottenere anche come differenza tra il Reddito di Lavoro Totale e i Salari.
reddito da lavoro totale (rlt): rappresenta la remunerazione di tutto il lavoro impegnato in azienda e comprende anche il profitto dell’impresa. Risulta dalla differenza tra il Prodotto Netto e la remunerazione dei capitali aziendali, sia effettiva (interessi pagati ed affitti), sia calcolata per i capitali di proprietà dell’imprenditore (2% del valore per quello fondiario e 5% per
quello di esercizio).
reddito lordo (rl): differenza tra il valore della Produzione Lorda Totale ed i costi
variabili. La produzione lorda totale è data dall’insieme della produzione lorda vendibile (PLV) e
dal valore degli eventuali prodotti reimpiegati indipendentemente se sono impiegati nell’esercizio
corrente o in quello futuro. I valori dei prodotti, principali e secondari, sono calcolati, in base al
prezzo di vendita dei prodotti oppure sono stimati in base ai loro prezzi di mercato.
reddito lordo standard (rls): si tratta di un parametro determinato per ciascuna attività produttiva aziendale mediante differenza tra la produzione vendibile e l'importo di alcuni costi
specifici (sementi, concimi, antiparassitari, mangimi, foraggi, ecc.) esclusi quelli per l'impiego
della manodopera e delle macchine. I redditi lordi così determinati vengono definiti “standard” in
quanto la produzione vendibile e i costi sono calcolati su una media triennale. L'ammontare dei
RLS corrispondenti alle attività produttive aziendali equivale alla dimensione economica dell'azienda ed è espressa in UDE.
reddito netto (rn) o reddito di esercizio (utile o perdita di esercizio): è un aggregato
del Conto Economico, risultante dalla differenza fra tutti i ricavi e i costi della gestione complessiva dell’azienda; si ottiene sottraendo al reddito operativo gli oneri di tipo finanziario e sommando i proventi della gestione extracaratteristica (affitti attivi, agriturismo, ecc.). In alternativa
si calcola sottraendo dal Prodotto Netto l'importo dei salari (compresi gli oneri sociali e la quota
di accantonamenti per il TFR - Trattamento fine rapporto) per la manodopera dipendente, gli oneri sociali dei familiari, il canone di affitto dei terreni e gli interessi passivi pagati sui debiti. Un
ulteriore modo per calcolarlo è dato dalla differenza fra il Reddito Lordo e i Costi Fissi. Rappresenta la remunerazione dei fattori produttivi di proprietà dell’imprenditore agricolo
reddito operativo (ro): è un aggregato del Conto Economico, è calcolato sottraendo al
Prodotto Netto il costo della manodopera (compresi gli oneri sociali dei familiari) e gli affitti passivi; è il risultato della differenza tra tutti i ricavi ed i costi della gestione tipica dell’azienda.
rete di Informazione contabile agricola (rIca): l’indagine è condotta annualmente dall’INEA in adempimento del regolamento (CEE) n. 79/65 del Consiglio e successive modificazioni.
superficie agricola totale (sat): area complessiva dei terreni dell’azienda destinati a
colture erbacee e/o legnose, agrarie, inclusi i boschi, la superficie agraria non utilizzata, nonché
l’area occupata da parchi e giardini ornamentali, fabbricati, stagni, canali, ecc. situati entro il perimetro dei terreni che costituiscono l’azienda. E’ compresa la superficie coltivata a funghi in grotte, sotterranei o in appositi edifici.
superficie agricola utilizzata (sau): è costituita dalla superficie investita ed effettivamente utilizzata in coltivazioni propriamente agricole (seminativi, prati permanenti e pascoli,
coltivazioni legnose agrarie e castagneti da frutto), compresi gli appezzamenti messi a riposo
che entrano nella rotazione agronomica. Sono esclusi gli orti familiari, i terreni forestali e le
tare, la superficie investita a funghi in grotte, sotterranei od appositi edifici; sono compresi i ter-
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reni lavorati e dati in affitto per meno di 12 mesi e quelli dati in uso al personale salariato;
sau affitto: superficie presa in affitto per almeno 12 mesi.
sau irrigata: superficie irrigata nell’arco dell’anno, indipendentemente dall’estensione
della superficie servita dagli impianti.
trasferimenti pubblici: comprendono i contributi alla produzione, vale a dire i premi e le
sovvenzioni nonché le integrazioni al reddito erogati dagli enti pubblici a sostegno del settore
agricolo.
unità di bestiame adulto (uba): una unità di bestiame adulto equivale a una vacca lattifera. I parametri utilizzati per convertire i capi allevati in UBA, che tengono conto delle esigenze
nutritive relative delle varie specie e categorie di bestiame, sono i seguenti:
- Bovini, Bufalini di meno di un anno 0,4;
- Bovini, Bufalini da 1 a meno di 2 anni 0,6;
- Bovini, Bufalini di 2 anni e più, maschi 1,0;
- Giovenche o Bufale che non hanno mai partorito, per allevamento o ingrasso 0,8;
- Vacche, Bufale lattifere, anche da riforma 1,0;
- Altre vacche o Altre Bufale di più di 2 anni 0,8;
- Equini in complesso 0,6;
- Pecore ed altri ovini 0,1;
- Caprini in complesso 0,1;
- Lattonzoli (per 100 capi) 2,7;
- Scrofe riproduttrici 0,5;
- Suini all’ingrasso e altri suini 0,3;
- Polli da carne (per 100 capi) 0,7;
- Galline da uova (per 100 capi) 1,4;
- Altri volatili (per 100 capi) 3,0;
- Coniglie madri (per 100 capi), conigli maschi riproduttori 3,0;
- Altri conigli (per 100 capi) 1,1;
- Oche, Anitre, Tacchini (per 100 capi) 3,0;
- Faraone, fagiani, pernici (per 100 capi) 1,4;
- Altri animali 0,06.
Nella determinazione della consistenza media dei capi allevati si considerano tutti i capi
presenti, a prescindere dal titolo di possesso (proprietà o fida).
unità di dimensione economica europea (ude): è data dall'ammontare del RLS complessivo, ottenuto come sommatoria del RLS di ciascuna attività produttiva presente in azienda (1
UDE corrisponde a 1.204 euro di RLS). Rispetto alla dimensione economica, ai fini della classificazione tipologica, le aziende del campo di osservazione o del campione contabile vengono raggruppate in 7 classi di UDE.
unità di lavoro o unità di lavoro aziendali (ul o ula): secondo la definizione
comunitaria, per le indagini strutturali l’UL equivale al contributo di almeno 2.200 ore/annuo per
un lavoratore familiare e di 1.800 ore/annuo per un salariato.
unità di lavoro familiari (ulf): è dato dalla sommatoria delle ore di lavoro di ogni
addetto familiare diviso 2.200; se un addetto supera 2.200 ore è comunque uguale ad una unità di
lavoro.
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unità di lavoro totali (ult): è dato dalla sommatoria delle seguenti voci:
- ore di lavoro di ogni addetto familiare diviso 2.200. Se un addetto supera 2.200 ore è
comunque uguale ad una unità di lavoro;
- numero dei salariati e degli impiegati a tempo indeterminato; per definizione ciascuno di
tali addetti equivale ad una unità di lavoro;
- ore di lavoro prestate dai salariati avventizi diviso 2.200.
valore aggiunto (va): differenza tra il valore della Produzione Lorda Vendibile ed i costi
(consumi intermedi) sostenuti per le colture in produzione, gli allevamenti, la meccanizzazione,
l’industria di trasformazione, a cui si sommano, infine, le spese per il Capitale Fondiario, e le
spese generali. Rappresenta la remunerazione di tutti i fattori produttivi (terra, lavoro e capitali)
impiegati in azienda, di proprietà e non, al lordo degli ammortamenti e delle imposte e tasse.
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