Le aziende agricole piemontesi attraverso la RICA
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Le aziende agricole piemontesi attraverso la RICA
Le aziende agricole piemontesi attraverso la RICA Dati strutturali e risultati economici Istituto Nazionale di Economia Agraria Le aziende agricole piemontesi attraverso la RICA Dati strutturali e risultati economici Il presente volume della collana “i quaderni della RICA” è stato realizzato presso la Sede regionale INEA per il Piemonte da un gruppo di lavoro composto da: Stefano Trione (coordinatore), Ilaria Borri, Patrizia Borsotto, Roberto Cagliero, Giancarlo Peiretti. La redazione delle singole parti è dovuta a: Presentazione: Stefano Trione Capitolo 1: Giancarlo Peiretti (1.1), Ilaria Borri (1.2) e Patrizia Borsotto (1.3) Capitolo 2: Stefano Trione (2.1, 2.2, 2.3, 2.4) e Ilaria Borri (2.5, 2.6, 2.7, 2.8 e 2.9) Capitolo 3: Roberto Cagliero Capitolo 4: Patrizia Borsotto Capitolo 5: Giancarlo Peiretti (5.1) e Stefano Trione (5.2) Appendice statistica: Ilaria Borri Ilaria Borri e Patrizia Borsotto hanno curato l’estrazione e l’elaborazione delle informazioni contenute nella banca dati RICA del Piemonte. Giancarlo Peiretti ha coordinato la rilevazione RICA in Piemonte e ha provveduto alla verifica e validazione dei dati mediante le procedure informatiche di controllo predisposte dall’INEA. La realizzazione del “quaderno della RICA” è stata possibile grazie alla collaborazione della Direzione Agricoltura della Regione Piemonte che a partire dal 2003 ha finanziato la rilevazione di un cospicuo “campione satellite” di aziende agricole i cui dati di natura contabile ed extracontabile hanno contribuito ad arricchire il data base regionale RICA. Nel periodo 2003-2007 la rilevazione delle informazioni tecnico-economiche presso le aziende agricole piemontesi è stata curata da 180 tecnici agricoli afferenti alle OO.PP.AA. operanti sul territorio regionale. In particolare, si ringraziano i referenti contabili che hanno coordinato l’attività dei rilevatori a livello provinciale e sub-provinciale Sigg. Gianmario Raviri, Giovanni Bosco, Aldo Miglio, Livio Primo, Daniele Imerone, Lorenzo Rolando, Stefano Ruffa, Giuseppe Ribotto, Umberto Momo, Fabrizio Carenzo, Claudio Salsa, Gabriella Fallarini, Giovanni Carenzo, Pierfranco Scotto, Cesare Gallesio, Vincenzo Casavecchia, Bruno Re, Isabella Schifone, Giuseppe Nicolino, Luisella Torchio, Gianna Tumminelli, Emanuele Sconfienza, Enzo Brovia, Davide Devasio, Cristina Bagnasco. Per i preziosi suggerimenti forniti gli Autori ringraziano vivamente Alfonso Scardera, responsabile INEA del progetto “RICA”, cui si deve la supervisione scientifica della presente pubblicazione in accordo con la “Procedura di referaggio delle pubblicazioni scientifiche e tecniche dell’INEA”. INEA - Sede regionale per il Piemonte Corso Re Umberto, 98 – Torino e-mail inea.piemonte@inea.it www.inea.it/sedi_regionali/piemonte/it/index.php IndIce Presentazione V capItolo 1 la metodologIa dI rIlevazIone, elaborazIone e analIsI deI datI 1.1 Il modello organizzativo della RICA in Piemonte 1 1.2 Il “campione costante” RICA 2003-2007 1.3 Il “campione rappresentativo” RICA 2006-2007 2 7 capItolo 2 I rIsultatI economIcI delle azIende agrIcole pIemontesI 2.1 Le aziende con seminativi 11 2.2 Le aziende risicole 14 2.3 Le aziende orticole e floricole 18 2.4 Le aziende viticole 21 2.5 Le aziende frutticole 24 2.6 Le aziende con allevamenti bovini 30 2.7 Le aziende con allevamenti ovi-caprini 36 2.8 Le aziende con allevamenti suini 38 2.9 Le aziende miste 40 capItolo 3 Il sostegno pubblIco alle azIende agrIcole pIemontesI 3.1 Le fonti informative 43 3.2 Il Regime Unico di Pagamento del “primo pilastro” 44 3.3 Lo sviluppo rurale all’inizio della nuova fase di programmazione 47 3.4 Il sostegno alle aziende piemontesi afferenti alla RICA 50 3.5 Alcune indicazioni di sintesi 53 Appendice metodologica 54 capItolo 4 multIfunzIonalItà nelle azIende agrIcole pIemontesI 4.1 Aspetti di pluriattività e diversificazione 57 4.2 I risultati tecnico-economici delle aziende multifunzionali 60 III capItolo 5 aspettI InnovatIvI nella gestIone della rIca 5.1 Il software GAIA e la rilevazione dei dati 65 5.2 Il data warehouse e l’impiego delle informazioni RICA 66 Riferimenti bibliografici 69 Appendice statistica I risultati tecnico-economici delle aziende RICA in Piemonte nel biennio 2006-2007 71 Glossario 85 IV presentazIone Attraverso il presente lavoro si intende rendere disponibile a agricoltori, amministratori pubblici e ricercatori parte della grande mole di informazioni che annualmente vengono rilevate mediante la Rete d’Informazione Contabile Agricola (RICA) in Piemonte. I risultati delle elaborazioni condotte a partire dalla banca dati RICA permettono di evidenziare l’evoluzione delle performance tecnico-economiche sostenute negli anni recenti dalle aziende agricole piemontesi, nonché di esprimere specifiche valutazioni in merito all’entità del sostegno pubblico e alla propensione manifestata dalle imprese piemontesi all’introduzione di elementi di multifunzionalità. Come noto, la rete contabile (EU-RICA) è stata istituita nel 1965 attraverso il Reg. (CEE) n. 79/65 allo scopo di raccogliere le informazioni necessarie a misurare l’evoluzione dei redditi degli imprenditori agricoli e il funzionamento delle imprese del settore primario in Europa. Nel 2007 - ultimo anno per il quale si dispone dei risultati controllati e validati della rilevazione contabile - sono circa 1.160 le imprese agricole piemontesi i cui dati tecnico-economici hanno consentito di implementare il database europeo. Si tratta di aziende aventi dimensioni economiche superiori alle 4 UDE (Unità di Dimensione Economica Europea) in grado di fornire all’agricoltore un’attività economica principale e le cui produzioni sono indirizzate al mercato. Pure, è indispensabile ricordare che fin dal 2003 la Direzione Agricoltura della Regione Piemonte finanzia annualmente la rilevazione - in accordo con la metodologia RICA-INEA - dei dati contabili di diverse centinaia di aziende agricole che fanno parte del cosiddetto “campione satellite”, individuato sulla base delle esigenze di valutazione delle politiche agricole e di sviluppo rurale regionali. Infatti, la necessità di sottoporre a verifica gli esiti dell’intervento pubblico a favore del settore primario e, più in generale, dell’economia dei territori rurali è grandemente aumentata negli ultimi 10-15 anni, specialmente in riferimento alle politiche oggetto di cofinanziamento da parte dell’Unione europea. Così come illustrato nel capitolo 1, di natura metodologica, oggetto di analisi sono innanzitutto le informazioni tecnico-economiche relative a un campione aziendale RICA che si è mantenuto costante nel periodo 2003-2007, nel qual caso le performance economiche delle imprese agricole sono evidenziate attraverso opportune “catene di indici” di efficienza che consentono di esprimere valutazioni in merito ad aspetti rilevanti della gestione aziendale. Giova notare che proprio a partire dall’anno 2003 nell'ambito della rete contabile italiana è stato adottato un campione di aziende agricole selezionate in maniera casuale e progettato nel rispetto delle più rigorose metodologie di campionamento statistico, allo scopo di migliorare la qualità dei dati RICA, ottenendo informazioni statisticamente rappresentative dell'agricoltura nazionale e regionale. I risultati delle elaborazioni condotte a partire dalla banca dati RICA sono esposti in forma tabellare nel capitolo 2 allo scopo di illustrare l’evoluzione di alcuni importanti indici di efficienza osservati per le aziende agricole piemontesi nel quinquennio 2003-2007. L’attenzione è qui focalizzata sulle imprese agricole raggruppate a seconda dell’Orientamento Tecnico Economico (OTE) che - ai sensi della classificazione tipologica comunitaria delle aziende agricole - si basa sulla determinazione del peso economico delle diverse attività produttive presenti in azienda e sulla loro combinazione. Allo scopo di richiamare il contesto strutturale, produttivo e di mercato nel quale le imprese agricole piemontesi si trovano ad operare, le informazioni desunte dalla RICA sono precedute da una sintetica illustrazione - sulla base delle più recenti fonti statistiche ufficiali - del comparto o della filiera a cui afferiscono le diverse tipologie aziendali. I risultati (analizzati nel terzo capitolo) di specifiche interrogazioni del data warehouse “Anagra- V fe Agricola Unica” del Piemonte e della Banca Dati regionale RICA consentono di evidenziare l’entità e il ruolo dei trasferimenti pubblici erogati a favore delle aziende agricole, con particolare riferimento alla distribuzione del sostegno tra il primo e il secondo pilastro della PAC e alla “specializzazione” delle diverse tipologie di imprese nei confronti del sostegno stesso. Un ulteriore approfondimento (capitolo 4) riguarda invece la propensione alla pluriattività e alla diversificazione manifestata dalle imprese agricole in Piemonte; di nuovo, sulla scorta delle informazioni contenute nel data base RICA sono evidenziati gli effetti sui risultati economici aziendali di specifici aspetti di multifunzionalità, secondo quanto evidenziato nella recente letteratura scientifica sull’argomento. In un capitolo conclusivo (il quinto) è descritta la recente evoluzione dell’indagine RICA in Italia, allo scopo di rimarcare, in particolare, le opportunità connesse all’adozione del nuovo software (GAIA - Gestione Aziendale delle Imprese Agricole) messo a punto dall’INEA per la rilevazione dei dati contabili ed extracontabili delle aziende agricole afferenti alla rete, nonché alla possibilità di accedere a tali informazioni, opportunamente controllate e validate, attraverso uno specifico data warehouse anch’esso realizzato a cura dell’INEA. Segue un’Appendice statistica nella quale sono evidenziati in forma tabellare i parametri tecnici e i risultati economici delle aziende agricole afferenti alla RICA in Piemonte nel biennio 20062007, raggruppate secondo la classificazione tipologica comunitaria (OTE) e in base alla Dimensione Economica Europea (UDE). Tali risultati conseguono al “riporto all’Universo” del campione aziendale RICA (gli aspetti metodologici sono trattati nel capitolo 1) e consistono, dunque, di variabili economiche e dei relativi indici statisticamente rappresentativi, per il biennio in esame, dell’agricoltura regionale. Infine, il volume è completato da un Glossario dei termini tecnici presenti nel testo e nelle tabelle. VI capItolo 1 la metodologIa dI rIlevazIone, elaborazIone e analIsI deI datI 1.1 Il modello organizzativo della rIca in piemonte La rilevazione dei dati di natura contabile ed extracontabile delle imprese afferenti alla Rete di Informazione Contabile Agricola (RICA) è realizzata in rispondenza agli obblighi comunitari e viene gestita dall’Istituto Nazionale di economia Agraria. La rilevazione RICA è condotta in forma coordinata con l’indagine campionaria sui risultati economici delle aziende agricole (REA) secondo quanto stabilito da uno specifico Protocollo d'intesa stipulato tra il MiPAAF, l'INEA, l'ISTAT, le Regioni e le Province autonome1. L’INEA rappresenta l’organo ufficiale di collegamento tra lo Stato italiano e la Commissione europea e, pertanto, coordina la raccolta e l'elaborazione dei dati contabili delle imprese fissate a livello comunitario, selezionate casualmente dall'universo agricolo grazie alla collaborazione con l'ISTAT. Fino all’anno contabile 2007 la raccolta dei dati, il controllo degli stessi e una serie di analisi per la valutazione dell'efficienza di gestione complessiva e dei risultati dei singoli processi produttivi sono stati realizzati dall'INEA grazie ad un pacchetto informatico (PEGASO - Pacchetto di Economia e Gestione Aziendale per Strutture Operative) appositamente predisposto dall'Istituto2. In Piemonte il coordinamento dell’indagine è affidato al personale operante presso la Sede regionale INEA che provvede alla gestione dei flussi informativi tra gli enti locali e la sede centrale, occupandosi della formazione e dell'assistenza tecnica ai rilevatori e contribuisce al controllo e alla validazione dei dati elementari raccolti che vanno a implementare le banche dati INEA, regionale e nazionale oltre che, naturalmente, il data base europeo (FADN). Le aziende agricole piemontesi che sono state annualmente oggetto dell’indagine RICA nel periodo 2003-2007 assommano in media a circa un migliaio. Oltre alle unità statistiche facenti parte del campione selezionato casualmente dalla lista del V Censimento dell'Agricoltura del 2000 a cura dell'ISTAT, la Regione Piemonte finanzia la rilevazione di un ulteriore campione di aziende (“campione satellite”) allo scopo di ottenere una base dati utile per la valutazione delle politiche agricole e di sviluppo rurale regionali. La rilevazione dei dati contabili ed extracontabili del totale delle aziende selezionate per il 2007 si è conclusa regolarmente per 1.355 aziende; di queste 1.087 provengono dal campione RICA, le restanti afferiscono al “campione satellite”. La quota del “campione satellite” ha consentito, oltre a soddisfare le esigenze di valutazione delle politiche espresse dalla Regione Piemonte, di sostituire le 72 aziende RICA che per vari motivi nel 2007 non sono state rilevate (azienda non più esistente, rifiuto del conduttore a sottoporsi all’indagine, assenza del conduttore, indirizzo errato) raggiungendo quindi i 1.159 casi aziendali necessari alla implementazione del data base RICA europeo. Per quanto riguarda la metodologia e i supporti utilizzati, la rilevazione delle aziende con UDE uguale e superiore a 4 è avvenuta tramite rilevazione contabile, utilizzando il software CONTINEA (modulo di PEGASO), mentre per le aziende di dimensione economica inferiore 1 Protocollo d’intesa per l’effettuazione in forma coordinata dell’indagine RICA e dell’indagine REA (Roma, Dicembre 2007). 2 Con l’indagine RICA riferita agli anni che seguono l’esercizio contabile 2007 è utilizzata la procedura informatica GAIA “Gestione Aziendale delle Imprese Agricole” (cfr. capitolo 5). 1 all’UDE 4 o che non hanno dato la disponibilità a fornire i dati contabili oppure per le quali non è stato possibile effettuare la rilevazione per vari motivi (indirizzo errato o insufficiente, continua assenza del conduttore, ecc.) è stato utilizzato il questionario aziendale, definito dall'ISTAT in collaborazione con l'INEA, per la rilevazione REA (Rilevazione sui risultati economici delle aziende agricole). I dati relativi a questo secondo gruppo di aziende, non provenendo da rilevazioni contabili, non entrano a far parte della banca dati RICA. I tecnici incaricati della rilevazione contabile in Piemonte possiedono specifiche competenze in materia di contabilità agraria ed esperienza pluriennale di rilevazione di dati economici in agricoltura. Alla realizzazione dell’indagine RICA riferita all’anno contabile 2007 hanno contribuito circa 180 rilevatori, per lo più impegnati nei servizi di assistenza tecnica alle imprese afferenti alle locali Organizzazioni Professionali Agricole, pienamente in grado di garantire una capillare copertura del territorio. 1.2 Il “campione costante” rIca 2003-2007 Il “campione costante” è stato selezionato nell’ambito delle aziende agricole facenti parte della RICA in Piemonte dal 2003 al 2007; si tratta di aziende di Unità di Dimensione Economica Europea (UDE) superiore a 4 (aventi, quindi, una soglia minima di Reddito lordo standard pari a 4.800 euro) e che hanno mantenuto lo stesso indirizzo produttivo3 nei 5 anni di indagine. Il campione aziendale RICA è selezionato stratificando l’universo delle aziende agricole regionali, definite dall’Indagine ISTAT sulla Struttura e sulle Produzioni delle Aziende Agricole e/o dai Censimenti agricoli generali, sulla base di tre variabili: la regione geografica, la dimensione economica (UDE) e l'orientamento tecnico-economico (OTE). Inoltre, come già ricordato, in Piemonte è rilevato ogni anno un “campione satellite”, per lo più costituito da aziende aderenti ad alcune specifiche misure del Programma di Sviluppo Rurale (PSR), contabilizzate allo scopo di reperire informazioni utili per la valutazione del Programma stesso. Nella tabella 1.1 sono riportati i dati relativi al numero di aziende, distribuite per OTE4, del campione effettivamente rilevato in Piemonte negli anni 2003-2007, nonché il numero delle aziende definite nel Censimento generale dell’agricoltura dell’anno 2000. In complesso, nel campione RICA non si notano scostamenti rilevanti rispetto alla distribuzione dall’universo delle aziende censite nel 2000: gli orientamenti produttivi più rappresentati sono quelli cerealicolo e viticolo, che costituiscono il 42% e il 51% delle aziende presenti, rispettivamente, nel Censimento e nel campione RICA; seguono l’orientamento frutticolo (circa 10% e 11%) e l’allevamento bovino da latte (8% e 6%). Gli OTE meno rappresentati, sia in termini assoluti, sia campionari sono invece quelli relativi alle aziende bovine miste (latte, allevamento e carne), alle aziende specializzate in granivori nonché a quelle miste con diverse tipologie di allevamenti. Inoltre, è interessante evidenziare alcune differenze tra il disegno campionario e l’universo delle aziende, in merito alla distribuzio3 Precisamente, hanno mantenuto il medesimo orientamento tecnico-economico riclassificato (OTEr) così come descritto nel presente capitolo. 4 Si rimanda al Glossario per prendere visione della descrizione degli OTE generali, principali e particolari previsti dalla classificazione tipologica comunitaria delle aziende agricole. Si precisa che la classificazione tipologica comunitaria delle aziende agricole cui si è fatto riferimento nel presente lavoro è quella stabilita dalla decisione 85/377/CEE che, pur risultando abrogata dal regolamento (CE) n. 1242/2008 (“che istituisce una tipologia comunitaria delle aziende agricole”), continua tuttavia ad applicarsi per la classificazione delle aziende della rete di informazione contabile agricola fino all'esercizio 2009 compreso e per la classificazione delle aziende interessate dall'indagine sulla struttura delle aziende agricole di cui al regolamento (CEE) n. 571/88 del Consiglio fino all'indagine 2007 compresa. 2 ne delle aziende all’interno degli OTE relativi alle “aziende con policoltura” (circa +4,5% ) e alle “aziende miste con diverse combinazioni coltivazioni allevamento” (circa +2,3%). Nel periodo 2003-2007 é stato, quindi, identificato nell’ambito della banca dati RICA-INEA del Piemonte un campione di 3.145 osservazioni, corrispondente a 629 aziende per ogni anno. tabella 1.1 - distribuzione delle aziende per ote particolare nell’universo e nella rIca ote censimento 2000 campione rilevato 2003 2004 2005 2006 2007 n. % n. % n. % n. % n. % n. % 13 12.137 25,1 176 28,0 174 27,7 179 28,5 177 28,1 173 27,5 14 2.487 5,1 37 5,9 39 6,2 34 5,4 36 5,7 40 6,4 20 1.097 2,3 26 4,1 26 4,1 26 4,1 26 4,1 26 4,1 31 8.101 16,7 143 22,7 143 22,7 143 22,7 143 22,7 143 22,7 32 4.990 10,3 72 11,4 72 11,4 72 11,4 72 11,4 72 11,4 34 2.166 4,5 19 3,0 22 3,5 20 3,2 24 3,8 26 4,1 41 3.904 8,1 37 5,9 37 5,9 37 5,9 37 5,9 37 5,9 42 1.917 4,0 23 3,7 23 3,7 23 3,7 23 3,7 23 3,7 43 436 0,9 0 - 0 - 0 - 0 - 0 - 44 978 2,0 15 2,4 15 2,4 15 2,4 15 2,4 15 2,4 50 827 1,7 10 1,6 10 1,6 10 1,6 10 1,6 10 1,6 60 4.604 9,5 33 5,2 30 4,8 32 5,1 28 4,5 26 4,1 71 565 1,2 0 - 0 - 0 - 0 - 0 - 72 102 0,2 0 - 0 - 0 - 0 - 0 - 81 3.023 6,2 30 4,8 30 4,8 30 4,8 30 4,8 30 4,8 82 1.056 2,2 8 1,3 8 1,3 8 1,3 8 1,3 8 1,3 Totale 48.390 100,0 629 100,0 629 100,0 629 100,0 629 100,0 629 100,0 Fonte: nostre elaborazioni su dati ISTAT e banca dati RICA-INEA Piemonte Al fine di considerare le peculiarità dell’agricoltura piemontese e per tenere conto del fatto che il rinnovamento dei processi produttivi può influire sull’indirizzo aziendale determinando un cambiamento nell’orientamento tecnico-economico, si è proceduto alla parziale aggregazione dei singoli OTE contemplati dalla classificazione tipologica comunitaria delle aziende agricole e si è pervenuti alla identificazione di 17 tipologie aziendali per il Piemonte (tab. 1.2). Il numero delle osservazioni per le suddette tipologie aziendali del “campione costante” è riportato in tabella 1.3. Si precisa che il numero minimo di osservazioni per le elaborazioni realizzate a partire dal campione RICA è pari a 5; pertanto, dove non è stato raggiunto il numero minimo di rilevazioni non è stato possibile procedere ad alcuna elaborazione (per segnalare ciò in tabella si è utilizzato il trattino). La distribuzione del “campione costante” rispecchia quella del campione RICA complessivo. Anche in questo caso gli orientamenti produttivi più rappresentati sono quelli che caratterizzano l’agricoltura piemontese secondo quanto emerge dalle rilevazioni censuarie: le aziende specializzate in cereali (compreso il riso), in viticoltura, frutticoltura e quelle con allevamento bovino da latte sono le più numerose, mentre si evidenzia un leggero scostamento percentuale per quanto concerne le aziende orientate alla “policoltura”, in quanto nel gruppo riclassificato sono comprese sia le aziende afferenti all’OTE generale 6, sia le aziende con diverse coltivazioni permanenti combinate (OTE principale 34). 3 tabella 1.2 - tipologie di aziende agricole che caratterizzano il “campione costante” classificazione tipologica comunitaria tipologie di aziende agricole piemontesi OTE 1441, 1442, 1443, 1444,1310,1330 1320 2011, 2012, 2013 2034, 2023, 2022, 2021 Descrizione Az. spec. in altre colture; az. spec. coltivaz. cereali (escluso riso) e piante oleo-proteaginose Az. specializzate nella risicoltura Az. specializzate in orti industriali Az. spec. in floricoltura e piante ornamentali 3110, 3120, 3130, 3141 3212 Az. specializzate nella viticoltura Az. specializzate in frutta a guscio 3211, 3213, 3220 Az. spec. in frutticoltura (esclusa frutta a guscio) 4110, 4120 Az. bovine spec. latte 4210, 4220 Az. bovine spec. carne 4310, 4320 4410, 4420, 4430, 4440 Az. bovine latte, allevamento e carne combinati Az. ovini, caprini e altri erbivori 5011, 5012, 5013 Az. suinicole specializzate 5021, 5022 Az. spec. in allevamento pollame 5032 Az. con diversi granivori combinati 6010, 6020, 6030, 6040, 6050, 6061, 6062, 3400 7110, 7120, 7210, 7220, 7230 8110, 8120, 8130, 8140, 8210, 8220, 8231, 8232 Az. con policoltura; az. con diverse coltivazioni permanenti combinate Az. con poliallevamento Az. spec. nella coltivazione dei seminativi (escluso riso) Az. risicole specializzate Az. spec. in orti industriali Az. spec. nella floricoltura e piante ornamentali Az. viticole specializzate Az. spec. nella produzione di frutta a guscio Az. spec. nella produzione di frutta fresca Az. spec. nell’allevamento bovino da latte Az. spec. nell’allevamento bovino da carne Az. spec. nell’allevamento bovino misto Az. spec. nell’allevamento ovi-caprino Az. spec. nell’allevamento suino Az. spec. nell’allevamento avicolo Az. spec. nell’allevamento di granivori Aziende con policoltura Az. con poliallevamento erbivori Az. miste coltivazioniallevamento Az. miste coltivazioni-allevamento Fonte: nostre elaborazioni su banca dati RICA-INEA Piemonte tabella 1.3 - distribuzione delle aziende agricole del “campione costante” tipologie di aziende agricole piemontesi Az. spec. nella coltivazione dei seminativi (escluso riso) Az. risicole specializzate Az. spec. in orti industriali Az. spec. nella floricoltura e piante ornamentali Az. viticole specializzate Az. spec. nella produzione di frutta a guscio Az. spec. nella produzione di frutta fresca Az. spec. nell’allevamento bovino da latte Az. spec. nell’allevamento bovino da carne Az. spec. nell’allevamento bovino misto Az. spec. nell’allevamento ovi-caprino Az. spec. nell’allevamento suino Az. spec. nell’allevamento avicolo Az. spec. nell’allevamento di granivori misti Aziende con policoltura Az. con poliallevamento erbivori Az. miste coltivazioni-allevamento Totale Fonte: nostre elaborazioni su banca dati RICA-INEA Piemonte 4 n. 146 67 8 18 143 21 51 37 23 15 10 52 38 629 % 23,2 10,7 1,3 2,9 22,7 3,3 8,1 5,9 3,7 2,4 1,6 8,3 6,0 100,0 Indicazioni in merito alla localizzazione delle aziende agricole che compongono il “campione costante” sono fornite nella figura 1.1, dove sono riportate anche informazioni circa la SAU e le UBA disponibili nell’anno 2007 e nella tabella 1.4. fig. 1.1 - distribuzione del “campione costante” per provincia Aziende: 6 SAU tot.: 161 ha UBA tot.: 37 UBA bovini: 32,1% VCO Aziende: 43 SAU: 4.315 ha UBA: 2.981 di cui bovini: 99,6% Aziende: 7 SAU: 204 ha UBA: 150 di cui bovini: 72,9% BI NO VC Aziende: 43 SAU: 5.820 ha UBA: 49 di cui bovini: 100,0% TO Aziende: 119 SAU: 3.070 ha UBA: 4.568 di cui bovini: 72,9% AL AT Aziende: 144 SAU: 5.203 ha UBA: 1.034 di cui bovini: 23,5% CN Aziende: 178 SAU: 3.154 ha UBA: 4.833 di cui bovini: 49,3% Aziende: 89 SAU: 1.343 ha UBA: 2.054 di cui bovini: 100,0% Fonte: nostre elaborazioni su banca dati RICA-INEA Piemonte 5 tab. 1.4 - distribuzione del “campione costante” per altimetria, zona svantaggiata e non aziende Montagna sau uba n. % ha % n. % 50 7,9 2.157 9,3 975 6,2 Collina 326 51,8 4.753 20,4 3.649 23,2 Pianura 253 40,2 16.360 70,3 11.081 70,6 Zona svantaggiata(*) 154 24,5 3.460 14,9 2.202 14,0 Zona non svantaggiata(*) 475 75,5 19.810 85,1 13.504 86,0 (*) Ai sensi dell’art. 17 del regolamento (CE) n. 1257/99 Fonte: nostre elaborazioni su banca dati RICA-INEA Piemonte Naturalmente la distribuzione territoriale delle aziende RICA rispecchia i caratteri peculiari dell’agricoltura piemontese, fortemente connotata dalle produzioni (beni di tipo commodity) ottenute nelle aree di pianura (dove si trova il 40% delle aziende del campione che detiene, però, ben il 70% della SAU delle UBA), ma anche dalle pregiate produzioni ortofrutticole e vitivinicole delle zone collinari (dove si rinviene oltre la metà delle aziende del campione nonché un quinto e circa un quarto, rispettivamente, della SAU e delle UBA del “campione costante”). Allo scopo di fornire indicazioni in merito ai risultati conseguiti dalle singole tipologie di aziende agricole nel quinquennio 2003-2007 si sono calcolati i valori medi campionari5 per specifiche variabili tecnico-economiche presenti nella banca dati regionale RICA-INEA, evidenziando nel contempo alcuni indici di efficienza da esse derivati. I parametri economici e tecnici possono essere utilmente combinati in indici (rapporti) che offrono informazioni sintetiche su aspetti rilevanti della gestione aziendale, quali la produttività e la redditività dei principali fattori della produzione e l’incidenza delle diverse categorie di costi. Gli indici di efficienza aziendale sono esposti attraverso le cosiddette “catene di indici” (INEA, 1995; INEA, 2000); tali rapporti possono infatti essere posti in sequenza a formare una “catena di indici”, tecnica che prevede un preciso approccio logico-interpretativo, ponendo in relazione una serie di quozienti, che moltiplicati fra loro conducono alla stima di una sorta di indice capofila6. Ogni elemento della catena offre un preciso significato economico, poiché stima un passaggio logico essenziale nella valutazione del risultato finale e facilita la scomposizione del fenomeno. Le catene prese in esame sono: (1) (PLV/SAU) * (SAU/ULT) = (PLV/ULT) (2) (VA/PLV) * (PN/VA) * (RN/PN) = (RN/PLV) (3) (PLV/ULT) * (RN/PLV) * (ULT/ULF) = (RN/ULF) La catena (1) collega la produttività della terra al grado di attività determinando la produttività del lavoro; la (2) calcola l’efficienza della spesa globale come prodotto tra l’efficienza della spesa specifica per i processi produttivi, degli ammortamenti e degli altri costi pagati e determina la redditività dei ricavi; infine, la (3) esprime la redditività del lavoro familiare come prodotto tra la produttività del lavoro, la redditività della spesa globale - determinati in precedenza rispettivamente attraverso la (1) e la (2) - e l’incidenza del lavoro salariato. 5 I valori economici sono stati deflazionati utilizzando i coefficienti ISTAT per tradurre i valori correnti 2003-2007 in valori costanti al 2007. 6 La definizione dei parametri tecnico-economici che concorrono a formare le catene di indici è contenuta nel Glossario. 6 I parametri tecnico-economici e gli indici di efficienza determinati per le diverse tipologie aziendali sono esposti in forma tabellare e sinteticamente illustrati nel capitolo 2, dove il commento è preceduto da una breve descrizione del contesto (comparto e/o filiera) nel quale le imprese agricole piemontesi si trovano a operare. Al “campione costante” si attinge, infine, allo scopo di analizzare gli effetti del sostegno pubblico e degli elementi di multifunzionalità presenti nell’agricoltura piemontese sulle performance economiche aziendali (tali temi sono oggetto di discussione, rispettivamente, nei successivi capitoli 3 e 4). 1.3 Il “campione rappresentativo” rIca 2006-2007 Come già detto, dall’anno 2003 il campione RICA è “statisticamente rappresentativo” delle aziende agricole in quanto viene estratto casualmente a partire dall'universo delle imprese agricole di dimensioni superiori a 4 UDE7 secondo la regione geografica, l’UDE e l’OTE. L’estrazione viene effettuata utilizzando la tecnica di campionamento stratificato con allocazione ottimale di Neyman e, quindi, i dati a livello di popolazione si possono ricavare attraverso i valori degli stimatori, indicati per l’allocazione ottimale delle unità negli strati; tale metodologia di stima viene utilizzata anche per il Farm Accountancy Data Network (FADN), vale a dire, la RICA europea8. Le analisi condotte a partire dalle variabili di tipo economico possono essere ritenute statisticamente rappresentative in quanto i dati del campione RICA 2006-2007 sono stati estesi al campo di osservazione, in accordo con la metodologia FADN9. Tale metodologia attribuisce a ogni azienda un peso base che è dato dal rapporto tra il numero di aziende del campo di osservazione (N) e il numero di aziende del campione (n) per ogni strato individuato dalla combinazione di regione, classe di dimensione economica e ordinamento produttivo. Quindi, per ogni strato il peso è calcolato come l’inverso della frazione di campionamento, così che riportato all’universo tenga conto delle diverse frazioni di campionamento applicate agli strati. Come si può inoltre osservare l’estensione all’universo è stata effettuata aggregando gli strati meno rappresentati a livello di OTE (ex. 42+43), sia per l’anno 2007 che per il 2006 al fine di rendere confrontabili i risultati dell’analisi dei dati del biennio10. Al fine di fornire un’indicazione sintetica del rapporto esistente fra il campione RICA e l’universo di riferimento, nelle tabelle 1.5 e 1.6 per ciascuno strato sono riferite la numerosità campionaria e quella del campo di osservazione delle aziende piemontesi negli anni 2006 e 2007. 7 Il campione RICA include le sole aziende agricole la cui dimensione economica è tale da poter essere definite “commerciali”; precisamente, ai sensi del Reg. (CEE) n. 79/65, un’azienda è “commerciale” quando la sua dimensione economica è tale da fornire all’agricoltore un’attività economica principale e un livello di reddito sufficiente per il sostentamento della sua famiglia. Pertanto, nel campione RICA non sono comprese le aziende la cui produzione non è indirizzata al mercato e che, più in generale, descrivono situazioni di extra-marginalità; risultano escluse tutte le aziende agricole aventi una dimensione economica estremamente contenuta, che a livello nazionale è stabilita, in termini di RLS, inferiore alle 4 UDE. 8 Informazioni dettagliate circa i vantaggi e le problematicità derivanti dall’adozione del campione aziendale “casuale”, nonché in merito all’analisi delle risultanze delle indagini RICA condotte a partire dall’anno 2003 sono descritte nel volume a cura di C. Abitabile e A. Scardera (2008) La Rete Contabile Agricola Nazionale RICA: da rete di assistenza tecnica a fonte statistica. 9 Illustrata sul website http://ec.europa.eu/agriculture/rica/methodology3_en.cfm. 10 Informazioni di maggior dettaglio in merito alla stratificazione utilizzata nel disegno campionario e all’aggregazione degli strati sono rinvenibili nell’Allegato B “Strategia campionaria” del già richiamato Protocollo d’intesa siglato da ISTAT, INEA, MiPAAF, Regioni e Province Autonome. 7 tab. 1.5 - distribuzione del campione aziendale rIca piemonte e del campo di osservazione, per ote e classe di ude (anno 2006) ote 3 classi di ude 5 4 6 7 Totale n N n N n N n N n N n N 13 37 4.018 42 3.477 73 2.758 57 1.389 58 554 14 14 764 22 668 18 694 9 302 9 109 72 2.537 20 5 156 13 243 20 306 5 164 2 41 45 910 31 20 3.113 59 2.767 85 1.764 54 428 7 77 225 8.149 32 12 2.264 32 1.381 38 888 35 348 12 99 129 4.980 267 12.196 33 - - - - - - - - - - - - 34 9 858 13 631 10 470 11 163 9 55 52 2.177 41 42 + 43 44 1 450 10 490 15 971 30 1.330 25 487 81 3.728 12 465 21 613 38 797 40 425 20 114 131 2.414 8 381 18 236 16 172 4 88 2 99 48 976 50 1 51 1 89 3 181 10 217 35 257 50 795 60 17 1.888 22 1.409 31 934 18 265 8 41 96 4.537 71+72 - 136 4 188 11 158 3 95 1 23 19 600 81+82 9 921 17 1.001 48 1.308 28 623 14 131 116 3.984 406 11.401 304 5.837 202 2.087 Totale 145 15.465 274 13.193 1.331 47.983 Note: 1) L’Orientamento Tecnico Economico è stato considerato nell’accezione delle 17 classi di OTE principale, così come definiti dalla Decisione della Commissione 85/377/CEE, del 7 giugno 1985, che istituisce la tipologia comunitaria delle aziende agricole; 2) n è il numero delle aziende del campione RICA; N è il numero di aziende del campo di osservazione. Fonte: nostre elaborazioni su dati ISTAT tab. 1.6 - distribuzione del campione aziendale rIca piemonte e del campo di osservazione, per ote e classe di ude (anno 2007) ote 3 classi di ude 5 4 6 7 Totale n N n N n N n N n N 13 33 4.018 46 3.477 68 2.758 65 1.389 61 554 N N 14 20 764 26 668 24 694 7 302 10 109 87 2.537 20 7 156 8 243 19 306 4 164 4 41 42 910 31 25 3.113 58 2.767 86 1.764 55 428 8 77 232 8.149 32 13 2.264 33 1.381 38 888 32 348 12 99 128 4.980 33 - - - - - - - - - - - - 34 12 858 12 631 9 470 8 163 10 55 51 2.177 41 - 450 4 490 16 971 29 1.330 24 487 73 3.728 42+43 9 465 24 613 39 797 35 425 23 134 130 2.434 44 7 381 18 236 19 172 10 88 2 56 56 933 273 12.196 50 1 51 - 89 3 181 11 217 35 257 50 795 60 18 1.888 15 1.409 26 934 24 265 4 41 87 4.537 3 136 4 188 6 158 3 95 2 23 18 600 14 921 15 1.001 55 1.308 29 623 15 131 128 3.984 408 11.401 312 5.837 210 2.064 71+72 81+82 Totale 162 15.465 263 13.193 1.355 47.960 Note: 1) L’Orientamento Tecnico Economico è stato considerato nell’accezione delle 17 classi di OTE principale, così come definiti dalla Decisione della Commissione 85/377/CEE, del 7 giugno 1985, che istituisce la tipologia comunitaria delle aziende agricole; 2) n è il numero delle aziende del campione RICA; N è il numero di aziende del campo di osservazione. Fonte: nostre elaborazioni su dati ISTAT 8 Nelle tabelle 1.7 e 1.8 sono invece riportati i coefficienti di variazione per strato sulla variabile Reddito Lordo Standard (RLS) riferiti agli stessi anni. L’analisi dei coefficienti di variazione è lo strumento statistico che permette di affermare che la media è un indicatore corretto per l’elaborazione dei dati e, pertanto, a partire dalle osservazioni campionarie di uno strato è possibile descrivere lo strato esteso ad esso corrispondente. Più nel dettaglio il coefficiente di variazione per ogni strato risulta dalla seguente relazione: CV = σ/ con varianza per ogni strato (σ2) var = Per interpretare correttamente le informazioni riportate nelle tabelle, si assume che: - CV = 1, allora σ = e la media non è un indice corretto; - CV = 0, allora σ = 0 e la media è un indice perfetto; - CV > 0,5, la media non è un indice corretto; - CV < = 0,5, la media è un indice corretto. Come si può vedere, per la variabile RLS il coefficiente di variazione assume valori bassi, pertanto la media è un indice corretto per il trattamento dei dati. I risultati dell’estensione all’universo delle informazioni economiche del campione RICA del Piemonte per il biennio 2006-2007 sono riportate nell’Appendice statistica, dove sono riferiti i valori medi dei parametri strutturali, di quelli economici e dei relativi indici, nonché degli effetti del sostegno pubblico sulle aziende agricole piemontesi stratificate per indirizzo produttivo (OTE) e per dimensione economica (classi di UDE). È opportuno ribadire che la modalità di disegno campionario utilizzata per la RICA garantisce la rappresentatività statistica delle variabili di tipo economico, mentre la stessa non è garantita per le variabili strutturali. tab. 1.7 - coefficiente di variazione per strato sulla variabile rls (anno 2006) classi di ude OTE 3 4 5 6 7 13 0,19 0,21 0,26 0,26 0,62 14 0,15 0,17 0,22 0,27 0,31 20 0,21 0,20 0,25 0,10 0,12 31 0,17 0,22 0,26 0,26 0,49 32 0,23 0,20 0,26 0,25 0,45 34 0,14 0,16 0,26 0,26 0,63 41+42 0,00 0,23 0,15 0,27 0,72 43 0,17 0,14 0,28 0,26 0,76 44 0,28 0,19 0,24 0,33 0,28 50 0,00 0,00 0,25 0,16 0,56 60 0,46 0,15 0,18 0,31 0,28 71+72 n.r. 0,19 0,16 0,32 0,00 81+82 0,16 0,18 0,24 0,22 0,85 Nota: n.r. indica che non sono state rilevate aziende per lo strato; 0 indica che è presente una sola azienda nello strato e, quindi, la sua varianza è 0 Fonte: nostre elaborazioni su dati ISTAT 9 tab. 1.8 - coefficiente di variazione per strato sulla variabile rls (anno 2007) classi di ude OTE 3 4 5 6 7 13 0,20 0,20 0,29 0,27 0,63 14 0,20 0,20 0,27 0,11 0,81 20 0,16 0,19 0,22 0,16 0,21 31 0,19 0,21 0,27 0,24 0,49 32 0,21 0,20 0,26 0,26 0,46 34 0,18 0,17 0,25 0,22 0,73 n.r. 0,20 0,19 0,25 0,79 43 0,20 0,17 0,29 0,26 0,78 44 0,23 0,16 0,23 0,27 0,06 50 0,00 n.r. 0,21 0,26 0,61 60 0,20 0,16 0,30 0,26 0,39 41+42 71+72 0,02 0,12 0,30 0,30 0,07 81+82 0,19 0,22 0,24 0,27 0,78 Nota: n.r. indica che non sono state rilevate aziende per lo strato; 0 indica che è presente una sola azienda nello strato e, quindi, la sua varianza è 0 Fonte: nostre elaborazioni su dati ISTAT 10 capItolo 2 I rIsultatI economIcI delle azIende agrIcole pIemontesI 2.1 le aziende con seminativi La coltivazione dei seminativi in Piemonte origina un insieme eterogeneo di filiere sotto il profilo della utilizzazione industriale, ma strettamente collegate dal punto di vista agricolo. Senza contare il riso (che viene trattato a parte) i principali prodotti compresi in questo aggregato sono i cereali da granella (mais, frumento tenero e orzo), le oleo-proteaginose (in particolare, soia e girasole) e, tra le colture sarchiate, la barbabietola da zucchero11. Caratteristica comune di queste produzioni è che si tratta di beni di tipo commodity, poco differenziati dal punto di vista merceologico e commerciale, destinati alla trasformazione industriale oppure all’impiego nell’alimentazione degli animali in produzione zootecnica. Nel complesso, il valore della produzione ai prezzi di base dei cereali (con esclusione del riso) e delle piante industriali si aggira intorno ai 450 milioni di euro, pari al 13% del valore della produzione agricola piemontese (Annuario INEA dell’Agricoltura italiana, vol. LXII, 2008). In termini quantitativi nel 2008 le produzioni cerealicole sono di poco inferiori a 2,4 milioni di tonnellate ma nel periodo 2000-2008, in media, si aggirano intorno a 2,7 milioni di tonnellate (tab. 2.1). Escludendo il riso, la coltura di gran lunga prevalente, sia in termini di superficie investita, sia di produzione raccolta è il mais da granella: nel 2008, infatti, ne sono coltivati circa 188.000 ettari, per una produzione di quasi 1,8 milioni di tonnellate e per un valore stimato in oltre 288 milioni di euro. Seguono il frumento tenero, coltivato su oltre 96.000 ettari per un valore di 90 milioni di euro e l’orzo coltivato su 26.000 ettari, la cui produzione vale all’incirca 21 milioni di euro. tab. 2.1 - superficie e produzione dei cereali (escluso riso) in piemonte nel 2000-2008 Cereali Sup. (ha) Prod. (t) Mais Sup. (ha) Prod. (t) Frumento tenero Sup. (ha) Prod. (t) Orzo Sup. (ha) Prod. (t) Frumento duro Sup. (ha) Prod. (t) Segale Sup. (ha) Prod. (t) 2000 2001 417.775 398.249 2.818.033 2.709.425 174.070 173.000 1.533.683 1.456.681 100.828 84.558 505.581 417.114 24.195 24.354 122.944 121.063 880 1.300 4.790 5.920 945 725 2.709 2.217 2002 410.101 2.593.050 173.100 1.311.763 95.000 437.970 24.010 121.210 1.300 6.216 756 2.351 2003 413.149 2.599.508 189.660 1.357.760 80.397 347.389 23.965 114.465 1.220 5.661 519 1.352 2004 416.310 2.930.862 189.850 1.600.000 82.058 398.010 21.730 112.388 1.220 6.956 561 1.390 2005 417.229 2.909.124 184.370 1.537.026 87.890 447.256 24.395 130.314 939 5.486 619 2.178 2006 421.467 2.949.778 189.255 1.560.314 85.434 455.100 24.417 133.793 1.145 6.272 709 2.482 2007 309.612 2.219.037 177.419 1.562.281 94.458 483.560 29.647 139.167 3.868 17.893 283 930 2008 316.650 2.384.910 187.666 1.782.984 96.132 457.053 26.165 117.743 3.304 14.024 504 1.702 Fonte: Annuario INEA dell’Agricoltura italiana, vol. LXII, 2008 La cerealicoltura dà vita in Piemonte a due specifiche filiere: la lavorazione delle granaglie e dei prodotti amidacei e la produzione di alimenti per l’allevamento animale. A queste si aggiunge la filiera, di recente introduzione, che prevede l’utilizzazione dei cereali a scopi energetici. In particolare, l’industria molitoria e dell’amido coinvolge in Piemonte 230 aziende, con circa 2.000 11 La ristrutturazione del comparto bieticolo-saccarifero ha comportato un drastico ridimensionamento della coltura della barbabietola che è passata da 13.715 ettari nel 2005 a circa 2.500 ettari nel 2006. 11 addetti (ivi comprese le industrie di lavorazione del riso) mentre nell’industria mangimistica opera un’ottantina di imprese - molte localizzate nel cuneese - nelle quali trovano occupazione 745 addetti (ISTAT, Censimento generale dell’industria, 2001). Bisogna tuttavia notare che la materia prima di produzione regionale rappresenta solo una modesta parte di quella lavorata, anche perché per taluni utilizzi sono necessarie varietà aventi peculiari caratteristiche merceologiche e industriali, localmente non disponibili. Infatti, le informazioni relative agli scambi con l’estero del Piemonte vedono nel 2008 la voce “Frumento tenero e spelta” al quarto posto (6,1% del totale) della lista dei prodotti oggetto di importazione (INEA, Il commercio con l’estero dei prodotti agroalimentari, Rapporto 2008). Il Piemonte è una regione fortemente specializzata nella trasformazione di materie prime agricole e nella vendita di prodotti dell’industria alimentare e mostra, in particolare, un saldo positivo per i prodotti della macinazione, dolciari e pasta pur avendo, come detto, queste produzioni un modesto legame diretto con l’agricoltura locale. Per quanto attiene ai semi oleosi e proteici, qualche rilievo assume la coltivazione della soia e del girasole anche se, come si evince dalla tabella 2.2, nel corso dell’ultimo decennio essa ha perso via via importanza. La superficie investita a soia, in particolare, è passata da 31.000 a poco più di 8.000 ettari (la soia destinata all’alimentazione del bestiame è, infatti, quasi tutta oggetto di importazione) e anche la superficie a girasole - circa 15.000 ettari nel 2000 - attualmente risulta all’incirca dimezzata. Nel 2008 il valore della produzione della soia e del girasole è pari, rispettivamente, a 5,9 e 4,4 milioni di euro; se si considera anche la barbabietola da zucchero - che nel 2008 origina una produzione stimata in circa 3,1 milioni di euro - e le altre pressoché residuali coltivazioni - il comparto delle piante industriali incide sulla produzione ai prezzi di base dell’agricoltura piemontese soltanto nella misura dello 0,6%. tab. 2.2 - superficie e produzione delle oleo-proteaginose in piemonte nel 2000-2008 Fonte: Annuario INEA dell’Agricoltura italiana, vol. LXII, 2008 Rilevante è l’azione di organismi associativi nel comparto dei cereali e delle oleo-proteaginose in Piemonte (AgriPiemonte Cereali, Asprocer, Assosoia Piemonte, CAPAC, Consorzi Agrari) ai fini di concentrare e di commercializzare l’offerta. Inoltre, l’associazionismo e la cooperazione (si stima che quest’ultima contribuisca a concentrare circa il 30% del volume complessivo di prodotto COP) è assai importante anche per il servizio di assistenza tecnica fornito ai produttori e per l’orientamento fornito ai medesimi allo scopo di segmentare le produzioni. Com’è ovvio, il livello dell’organizzazione dell’offerta incide sulla qualità delle produzioni e una produzione frammentata è sovente causa di prodotto disomogeneo e di scarsa qualità, oltre che essere responsabile di ridotto potere contrattuale dei produttori. Le aziende con seminativi in Piemonte sono connotate da una elevata frammentazione; secondo le statistiche ufficiali (ISTAT, Struttura e Produzioni delle aziende agricole, 2007) si tratta di circa 44.000 aziende, delle quali 26.000 coltivano mais, poco meno di 19.000 grano tenero e 10.500 orzo. Sono per lo più di aziende di piccole e medie dimensioni: infatti, circa 19.000 (43%) dispongono di meno di 5 12 ettari di SAU e circa 17.000 (38%) hanno dimensioni comprese tra 10 e 20 ettari mentre quelle con SAU compresa tra 20 e 50 ettari sono 5.600 (vale a dire il 13% del totale) e la restante parte (circa 2.700 aziende) hanno SAU maggiore di 50 ettari. Il “campione costante” RICA-Piemonte 2003-2007 annovera aziende orientate alla coltivazione di cereali e oleo-proteaginose che, sotto il profilo strutturale, sono da considerarsi rappresentative dell’esercizio professionale dell’attività agricola. Giova ricordare, infatti, che le 146 aziende del campione risultano specializzate - ai sensi della classificazione tipologica comunitaria - nella coltivazione di seminativi, vale a dire, almeno i due terzi del Reddito Lordo Standard aziendale risulta da tali produzioni. Come si evince dalla tabella 2.3, le aziende del campione dispongono mediamente di 35 ettari di SAU, leggermente accresciutasi (+3,2%) nel quinquennio 2003-2007; il lavoro utilizzato in azienda è quasi integralmente fornito dal conduttore e dai suoi familiari, mentre l’incidenza del lavoro salariato si è mantenuta costante. Il lavoro costituisce un prezioso fattore della produzione agricola il cui uso tende ad essere razionalizzato: nel periodo in esame si rileva, infatti, che la SAU a disposizione di ciascuna ULT passa da circa 28 ettari a oltre 31 ettari e l’indice che esprime la produttività del lavoro risulta accresciuto in misura significativa (+40%) nel 2007 rispetto al 2003, così come pure quello che descrive la produttività della terra (+25%). Pure, dalle informazioni presentate in tabella 2.3 è evidente nelle aziende piemontesi specializzate nella coltivazione dei seminativi la tendenza a contenere quanto più possibile i costi di produzione, allo scopo di contrastare lo sfavorevole andamento delle quotazioni di mercato dei cereali osservatosi negli anni 2004-2006. Nel 2004, infatti, i prezzi all’origine dei vegetali fanno osservare una brusca diminuzione anche a causa degli abbondanti raccolti e nell’anno successivo si assiste a una ulteriore riduzione del prezzo del mais, mentre quello degli altri cereali si mantiene stabile ma su livelli assai bassi. Solo a partire dalla seconda metà del 2006 i prezzi dei cereali manifestano la tendenza ad aumentare, tendenza che prosegue nel 2007, annata anomala caratterizzata dal formarsi della “bolla” dei prezzi agricoli che scoppierà nella seconda parte del 2008 (IRES Piemonte, 2009). Certo anche a ragione della favorevole congiuntura di mercato, i risultati economici delle aziende specializzate nella coltivazione dei seminativi mostrano una più elevata redditività nell’anno finale del periodo considerato - testimoniato dal marcato incremento manifestato dall’indice che misura la redditività dei ricavi (da 0,30 nel 2006 a 0,38 nel 2007). Nel complesso, bisogna notare che la tipologia aziendale in esame risulta beneficiaria di un ragguardevole flusso di trasferimenti pubblici: questi incidono infatti nella misura del 25% circa rispetto alla Produzione lorda vendibile realizzata negli anni 2003-2006 e del 20% nel 2007. La marcata incidenza del sostegno pubblico sulla redditività aziendale evidenzia la debolezza strutturale delle imprese agricole piemontesi orientate alla cerealicoltura e alla coltivazione delle oleo-proteaginose. Il disaccoppiamento del sostegno e l’introduzione del Premio Unico Aziendale, conseguente alla riforma della Politica Agricola Comunitaria evidenzia la necessità di riorganizzare le filiere introducendo elementi di novità volti, ad esempio, a porre particolare attenzione alla qualità delle produzioni (in termini di omogeneità e conformità alle esigenze dell’industria di trasformazione) ma anche ad individuare nuovi sbocchi e nuovi mercati, quale la destinazione agro-energetica delle produzioni medesime. 13 tab. 2.3 - Indicatori strutturali ed economici e indici di efficienza delle aziende specializzate nella coltivazione dei seminativi (escluso riso) nel periodo 2003-2007 (valori in euro al 2007) 146 AZIENDE 2003 2004 2005 2006 2007 34,26 34,47 34,97 35,40 35,36 1,16 1,17 1,19 1,19 1,07 INDICATORI AZIENDALI SAU - Superficie Agricola Utilizzata ULF - Unità Lavorative Familiari ULT - Unità Lavorative Totali 1,23 1,24 1,26 1,26 1,13 PLV - Produzione Lorda Vendibile 51.885 57.080 53.397 55.684 66.713 VA - Valore Aggiunto 29.780 33.759 31.805 34.252 42.076 PN - Prodotto Netto Aziendale 19.743 23.737 21.905 24.585 32.584 RN - Reddito Netto Aziendale 11.697 15.894 14.373 16.961 25.167 Trasferimenti Pubblici 13.043 15.138 13.837 14.371 13.643 INDICI DI EFFICIENZA Produttività della terra [PLV/SAU] 1.514 1.656 1.527 1.573 1.887 SAU lavorata per UL [SAU/ULT] 27,86 27,84 27,76 28,15 31,24 Produttività del lavoro [PLV/ULT] 42.185 46.091 42.397 44.285 58.941 Incidenza costi specifici [1-(VA/PLV)] 0,43 0,41 0,40 0,38 0,37 Incidenza ammortamenti [1- (PN/VA)] 0,34 0,30 0,31 0,28 0,23 Incidenza altri costi [1-RN/PN)] 0,41 0,33 0,34 0,31 0,23 Redditività dei ricavi [RN/PLV] 0,23 0,28 0,27 0,30 0,38 Produttività del lavoro [PLV/ULT] 42.185 46.091 42.397 44.285 58.941 Redditività dei ricavi [RN/PLV] 0,23 0,28 0,27 0,30 0,38 Incidenza lavoro salariato [ULT/ULF] 1,06 1,06 1,06 1,06 1,06 Redditività lavoro familiare [RN/ULF] 10.050 13.586 12.072 14.292 23.592 Fonte: banca dati RICA-INEA Piemonte 2.2 le aziende risicole Nel 2008 la coltivazione del riso interessa in Piemonte all’incirca 118.000 ettari, in massima parte localizzati nel vercellese e nel novarese, nonché nella pianura di Casale Monferrato, in provincia di Alessandria. Nel recente passato la coltivazione del riso è andata incontro a notevoli cambiamenti e, rispetto ad altri comparti produttivi, le condizioni strutturali medie delle aziende sono assai favorevoli. Infatti, secondo quanto riferito dall’Ente Nazionale Risi il numero dei produttori è progressivamente e costantemente diminuito (da circa 3.150 a metà degli anni novanta a poco più di 2.000 nel 2008) mentre la dimensione media delle aziende risicole è andata via via crescendo, nel medesimo periodo, da 38 a 57 ettari. Il processo di concentrazione dei seminativi adatti a risaia presso le aziende di maggiori dimensioni consente di far fronte all’aumento dei costi dei fattori della produzione e di realizzare significative economie di scala; numerosi operatori del settore sono concordi nel fissare intorno ai 30 ettari la soglia minima di SAU al di sotto della quale oggi non risulta economicamente conveniente la coltivazione del riso. Nel 2008 la produzione piemontese di risone è valutata in 769.000 tonnellate, corrispondente ad oltre la metà della produzione nazionale. Negli ultimi 10-15 anni i produttori hanno sostenuto un intenso sforzo allo scopo di adattare le produzioni al modificarsi dei consumi di riso in Italia e in Europa. In particolare è fortemente aumentata la superficie destinata alla coltivazione di varietà di riso a grani lunghi, che riscuotono il favore dei consumatori nord europei e, in 14 misura sempre maggiore, anche dei consumatori italiani12. Così, mentre a metà degli anni novanta la coltivazione delle più tradizionali varietà a grani tondi e medi interessava circa un terzo delle risaie piemontesi, attualmente esse riguardano poco più di un quinto del totale (fig. 2.1). fig. 2.1 - superfici investite a riso in piemonte, per gruppi di varietà (1995-2008) 70.000 60.352 60.000 ettari 50.000 45.069 40.000 30.000 20.000 10.000 33.724 29.095 27.487 21.527 7.617 45.264 44.561 51.336 46.199 47.845 46.715 41.334 39.418 23.835 6.046 50.295 45.140 39.253 9.270 1995 49.219 16.064 18.265 4.171 21.735 24.570 21.859 4.246 4.017 4.137 2006 2007 2008 5.829 2000 Riso a grani lunghi B 2003 2004 Riso a grani lunghi A 2005 Riso a grani medi Riso a grani tondi Fonte: Ente Nazionale Risi Nel complesso, nel 2008 il valore della produzione ai prezzi di base del risone piemontese è stimata in poco meno di 295 milioni di euro, ciò che rappresenta oltre il 40% del valore delle produzioni cerealicole (in tale anno il valore del risone è superiore a quello del mais) e circa il 30% del valore dei prodotti delle coltivazione erbacee. Come si evince dalla tabella 2.4, il risone rappresenta una voce molto importante per l’economia del Piemonte, contribuendo per il 7-8% alla produzione della branca agricoltura. L’industria di trasformazione è fortemente legata alla produzione locale, tant’è vero che le circa 60 industrie risiere presenti in Italia sono per la maggior parte localizzate nelle zone di coltivazione del riso, con larga prevalenza, tuttavia, della pianura risicola lombarda. A detta degli operatori del settore, la fase di trasformazione presenta una continua evoluzione: alcune imprese hanno conservato il carattere familiare, mentre altre appartengono a grandi gruppi nazionali o multinazionali e, con il tempo, hanno esteso la loro attività oltre la semplice lavorazione dei risi locali. A livello nazionale nel 2008 le esportazioni di riso lavorato hanno sfiorato i 565 milioni di euro, con un incremento del 40% rispetto al 2007. Per quanto detto in precedenza, il contributo del Piemonte alle esportazioni italiane di riso lavorato è modesto (3,0 milioni di euro nel 2008) ma risulta considerevolmente aumentato (+ 30% in valore) rispetto all’anno precedente. 12 Secondo le definizioni contenute nell’allegato I del Regolamento 1785/03 il riso “a grani lunghi” si distingue nelle categorie A (il riso di lunghezza superiore a 6,0 mm e con rapporto lunghezza/larghezza superiore a 2 e inferiore a 3) e B (riso di lunghezza superiore a 6,0 mm e con rapporto lunghezza/larghezza pari o superiore a 3). 15 tab. 2.4 - valore della produzione di risone in piemonte (2000-2008) Anni Risone* (a) 2000 Produzione ai prezzi di base della branca agricoltura (c) Prodotti delle colture erbacee (b) 000 correnti 000 correnti 224.647 1.004.654 000 (a) / (b) (a) / (c) correnti % % 3.400.131 22,4 6,6 2001 260.563 983.544 3.616.902 26,5 7,2 2002 265.183 983.858 3.432.675 27,0 7,7 2003 242.420 954.279 3.476.044 25,4 7,0 2004 281.166 1.059.478 3.634.274 26,5 7,7 2005 186.588 757.017 3.093.161 24,6 6,0 2006 258.055 840.556 3.264.055 30,7 7,9 2007 235.570 936.087 3.350.138 25,2 7,0 2008 294.566 987.852 3.539.222 29,8 8,3 (*) fino al 2004 classificazione SEC95; dal 2005 al 2008 classificazione 2005 Fonte: INEA, Annuario dell’agricoltura italiana, Vol. LXII, 2008 Per quanto la risicoltura risulti alquanto concentrata territorialmente, il comparto mostra in generale una modesta integrazione verticale. Nel settore risicolo l’associazionismo e la cooperazione sono scarsamente rappresentati ma sono comunque operanti alcuni soggetti di carattere collettivo e interprofessionale, primo fra tutti l’Ente Risi che svolge un'intensa attività volta alla tutela di tutto il settore risicolo; in particolare, le funzioni svolte dall’Ente vanno dalla promozione del prodotto nazionale, all’assistenza tecnica, al controllo di tutta la commercializzazione con la stesura dei cosiddetti bilanci di collocamento. Il riconoscimento del carattere distrettuale13 della risicoltura piemontese è stato un passaggio rilevante nell’ottica di valorizzare non solo le produzioni risicole, ma anche le attività indotte e connesse alla risicoltura, al turismo e alla gastronomia, nonché l’articolato sistema di relazioni fra la coltivazione del riso, l'identità del paesaggio e le caratteristiche socio-culturali dei territori. Spicca, tuttavia, la natura interregionale del sistema risicolo che interessa un più ampio areale a cavallo tra il Piemonte e la Lombardia, le cui dimensioni produttive e caratteristiche del settore rivestono rilievo nazionale e comunitario, oltre a rappresentare localmente una tradizione storicoculturale del territorio. Sotto il profilo strutturale le aziende risicole piemontesi manifestano condizioni alquanto favorevoli: le più recenti informazioni diffuse dall’ISTAT attraverso l’indagine sulle strutture e sulle produzioni delle aziende agricole dicono che ben i tre quarti delle circa 2.000 aziende con riso hanno SAU compresa tra 20 e 100 ettari e circa il 15% dispone di oltre 100 ettari di SAU. Le elaborazioni condotte a partire dal campione costante RICA 2003-2007 - composto di 67 casi aziendali - che vengono presentate nella tabella 2.5 confermano quanto sopra notato in merito alle buone condizioni strutturali delle aziende risicole piemontesi. Mediamente, infatti, l’azienda piemontese specializzata nella produzione di risone dispone di circa 145 ettari di SAU e 13 Il Distretto del riso del Piemonte (individuato con DGR del Piemonte n. 35-6184 del 18/6/2007) interessa il territorio di oltre 100 Comuni delle province di Vercelli, Novara, Biella e Alessandria. 16 utilizza lavoro umano in misura superiore alla maggior parte delle altre tipologie aziendali. Segnatamente, risulta elevato l’impiego di manodopera salariata (l’indice ULT/ULF assume valori compresi tra 1,34 e 1,37) anche se nel periodo considerato si evidenzia la tendenza a ridurre l’impiego di lavoro. Gli indici di efficienza, ottenuti come rapporto tra gli indicatori fondamentali, evidenziano con chiarezza le buone performance ottenute dalle aziende risicole, soprattutto se confrontati con quelli delle aziende con seminativi escluso riso, oggetto della tabella 2.3. La produttività della terra e del lavoro è significativamente più elevata, così come assolutamente degno di nota è l’indice che dà una misura della redditività dei ricavi e, pure, la redditività del lavoro familiare risulta cinque-sei volte superiore nel caso delle imprese specializzate nella risicoltura. Infine, è opportuno evidenziare la ragguardevole entità dei trasferimenti pubblici destinati alle aziende risicole, che nel 2007 rappresenta poco meno del 30% della Produzione Lorda Vendibile. In effetti, la risicoltura ha goduto finora della forte protezione ad essa accordata dall’Unione europea e negli anni più recenti ha beneficiato delle favorevoli condizioni rappresentate dai consistenti pagamenti diretti, dai dazi applicati alle importazioni e, non ultimo, dalla sostenuta domanda espressa dai mercati. Tuttavia, la riduzione delle barriere daziarie che, prevedibilmente, interverrà nei prossimi anni, con conseguente diminuzione del prezzo del risone sono causa di preoccupazione per gli operatori del settore i quali vedono nell’innalzamento della qualità e nella promozione delle produzioni locali strumenti importanti per conservare a livelli soddisfacenti la redditività della coltura. tab. 2.5 - Indicatori strutturali ed economici e indici di efficienza delle aziende risicole specializzate nel periodo 2003-2007 (valori in euro al 2007) 67 AZIENDE 2003 2004 2005 2006 2007 145,51 145,46 145,92 146,55 146,88 1,99 1,97 1,90 1,99 1,86 INDICATORI AZIENDALI SAU - Superficie Agricola Utilizzata ULF - Unità Lavorative Familiari ULT - Unità Lavorative Totali 2,73 2,65 2,59 2,67 2,56 PLV - Produzione Lorda Vendibile 339.491 333.351 341.145 387.389 459.492 VA - Valore Aggiunto 212.071 210.087 210.996 250.459 294.439 PN - Prodotto Netto Aziendale 180.896 177.733 177.631 217.058 260.160 RN - Reddito Netto Aziendale 124.480 126.690 129.875 171.029 215.394 56.107 160.093 133.346 145.251 133.455 Trasferimenti Pubblici INDICI DI EFFICIENZA Produttività della terra [PLV/SAU] 2.333 2.292 2.338 2.643 3.128 SAU lavorata per UL [SAU/ULT] 53,24 54,98 56,45 54,83 57,46 Produttività del lavoro [PLV/ULT] 124.220 125.991 131.967 144.944 179.740 Incidenza costi specifici [1-(VA/PLV)] 0,38 0,37 0,38 0,35 0,36 Incidenza ammortamenti [1- (PN/VA)] 0,15 0,15 0,16 0,13 0,12 Incidenza altri costi [1-RN/PN)] 0,63 0,62 0,62 0,56 0,53 Redditività dei ricavi [RN/PLV] 0,37 0,38 0,38 0,44 0,47 Produttività del lavoro [PLV/ULT] 124.220 125.991 131.967 144.944 179.740 Redditività dei ricavi [RN/PLV] 0,37 0,38 0,38 0,44 0,47 [ULT/ULF] 1,37 1,34 1,36 1,34 1,37 [RN/ULF] 62.511 64.344 68.195 85.841 115.590 Incidenza lavoro salariato Redditività lavoro familiare Fonte: banca dati RICA-INEA Piemonte 17 2.3 le aziende orticole e floricole L’orticoltura costituisce un’attività economicamente rilevante in tutte le province del Piemonte, ad eccezione del novarese e del Verbano-Cusio-Ossola; essa privilegia in particolar modo le aree di pianura, sebbene alcune specie vengano coltivate anche in ambienti collinari, dove danno luogo a produzioni di particolare pregio. Le colture orticole sono spesso concentrate in aree più o meno ristrette del cuneese, del braidese, del carmagnolese, dell’astigiano e del torinese (fascia periurbana di Torino) e, a volte, sono vocate alla coltura di uno specifico prodotto (per esempio: peperone di Carmagnola, asparago di Santena e Poirino, cardo gobbo di Nizza Monferrato, ecc.). Viceversa, la pianura alessandrina rappresenta un ampio areale nel quale è diffusa la coltivazione di ortaggi di pieno campo (cipolla, patata, pomodoro) in buona misura destinati alla trasformazione industriale, dove l’orticoltura è fortemente orientata alla lotta integrata e ricca di numerose certificazioni (PAT, DOP, certificazioni di qualità) e assume carattere di distretto agroalimentare14. Ad eccezione del carciofo, tutti i principali ortaggi prodotti in Italia sono coltivati in Piemonte (tab. 2.6); le specie più diffuse sono il fagiolo, la patata, il pomodoro, la cipolla, lo zucchino, il peperone, l’asparago, il cavolo verza e il cavolfiore. Si tratta, essenzialmente, di coltivazioni di pieno campo, mentre assommano a circa 640 ettari le orticole in serra, tra le quali prevalgono il peperone (220 ettari), il pomodoro (135 ettari) e lo zucchino (86 ettari). tab. 2.6 - superficie e produzione dei principali ortaggi in piemonte nel 2000-2008 Fonte: Annuario INEA dell’Agricoltura italiana, vol. LXII, 2008 14 Infatti, proprio nella provincia di Alessandria la forte identità di filiera ha consentito la creazione del Distretto Agroalimentare di Qualità del settore orticolo. 18 Il valore complessivo della produzione ai prezzi di base di patate, ortaggi e legumi secchi ha raggiunto nel 2008 i 220 milioni di euro, che rappresenta il 6,2 % del valore della produzione della branca agricoltura. In termini di valore delle produzioni al primo posto fra gli ortaggi coltivati in Piemonte sono le cipolle (poco meno di 38 milioni di euro) seguite da pomodori (21,3), patate (19,5), fagioli freschi (19,2), zucchini (17,2) e peperoni (12,0). Nel settore orticolo la struttura produttiva appare estremamente frammentata: si stima, infatti, che le aziende orientate alla coltivazione di ortaggi siano all’incirca 6.000, per lo più di piccole e piccolissime dimensioni. Si tratta di aziende quasi sempre a conduzione familiare, scarsamente aggregate tra loro; a differenza di quanto è possibile osservare, ad esempio, nel settore vitivinicolo e in quello frutticolo, l’orticoltura piemontese è ancora oggi connotata da una bassa integrazione di filiera e, in generale, l’offerta risulta poco concentrata, sebbene la propensione all’associazionismo sia notevolmente accresciuta negli anni più recenti. Stante l’esigenza degli acquirenti (distribuzione moderna e industria conserviera) di disporre di una gamma di prodotti integrata, per referenza e stagionalità è comunque cresciuta la stipulazione di contratti con l’industria di trasformazione e l’instaurarsi di rapporti di integrazione con il settore commerciale, soprattutto da parte delle aziende di medio-grandi dimensioni, in grado di mettere a coltura superfici relativamente più ampie. Ancora molto presente in Piemonte è la figura dell’orticoltore-commerciante che esita le produzioni direttamente sui mercati al consumo, mentre i mercati alla produzione non rivestono più il ruolo di cerniera tra produzione locale e commercio, un tempo assai importante15. Attualmente sono oggetto di sostegno da parte delle Istituzioni pubbliche e di organismi privati le esperienze di “filiera corta” (o circuito breve) tra produttori e consumatori, finalizzate a sostenere il consumo in zona delle produzioni locali, con conseguente incentivazione del consumo stagionale e riduzione dell'impatto ambientale derivante dal trasporto e dagli imballaggi. Pur non mancando esempi rilevanti di imprese dedite alla trasformazione, conservazione e commercializzazione degli ortaggi - quali, per esempio, Saclà di Asti, DeVita di Carmagnola (TO), Galfré di Barge (CN) - si nota che l’industria conserviera si approvvigiona di materia prima essenzialmente sui mercati extra-regionali ed esteri, poiché il prodotto locale risulta costoso per tale destinazione. Nella tabella 2.7 sono riferiti gli indicatori e gli indici economici delle aziende piemontesi afferenti al “campione costante” RICA che nel periodo 2003-2007 risultano essere specializzate nella coltivazione di orti industriali16. Come si può notare, si tratta di aziende di dimensione rilevante (infatti, la SAU disponibile si aggira mediamente intorno ai 7 ettari) e l’impiego di lavoro umano, seppur assai variabile, prevede comunque il ricorso a una certa quantità di manodopera extrafamiliare. Questa tipologia aziendale è caratterizzata da una più elevata produttività della terra rispetto alle aziende specializzate nella coltivazione di cereali e oleo-proteaginose, ma sotto il profilo reddituale i risultati economici non sono dissimili (vedi gli indici che esprimono la redditività dei ricavi e del lavoro). Le imprese orticole, tuttavia, beneficiano in misura significativamente più contenuta dei contributi pubblici poiché, come noto, si tratta di un comparto relativamente meno sostenuto dalle politiche comunitarie e nazionali. 15 Pur avendo rappresentato in passato un importante sbocco per le produzioni orticole piemontesi, i mercati all’ingrosso alla produzione ortofrutticoli sono andati via via declinando (Barbieri e Mancuso, 2000). 16 Secondo la classificazione tipologica comunitaria si tratta, precisamente, di aziende specializzate nella coltivazione di orti industriali in piena terra; le produzioni, piuttosto eterogenee, riguardano peperone, pomodoro, fagiolino, melanzana, cavolfiore, melone, ecc. 19 tab. 2.7 - Indicatori strutturali ed economici e indici di efficienza delle aziende specializzate in orti industriali nel periodo 2003-2007 (valori in euro al 2007) 8 AZIENDE 2003 2004 2005 2006 2007 SAU - Superficie Agricola Utilizzata 5,51 7,09 7,09 7,09 7,34 ULF - Unità Lavorative Familiari 1,87 1,76 1,88 1,73 1,58 INDICATORI AZIENDALI ULT - Unità Lavorative Totali 1,95 1,86 2,00 1,80 1,63 PLV - Produzione Lorda Vendibile 48.120 51.309 44.303 49.933 50.973 VA - Valore Aggiunto 34.828 33.697 25.009 31.384 29.629 PN - Prodotto Netto Aziendale 27.604 26.609 17.997 25.027 23.946 RN - Reddito Netto Aziendale 20.461 19.148 11.040 18.114 18.539 2.577 3.103 2.740 3.293 3.466 8.729 7.236 6.253 7.048 6.942 Trasferimenti Pubblici INDICI DI EFFICIENZA Produttività della terra [PLV/SAU] SAU lavorata per UL [SAU/ULT] 2,83 3,82 3,54 3,94 4,49 Produttività del lavoro [PLV/ULT] 24.741 27.604 22.124 27.779 31.200 Incidenza costi specifici [1-(VA/PLV)] 0,28 0,34 0,44 0,37 0,42 Incidenza ammortamenti [1- (PN/VA)] 0,21 0,21 0,28 0,20 0,19 Incidenza altri costi [1-RN/PN)] 0,26 0,28 0,39 0,28 0,23 Redditività dei ricavi [RN/PLV] 0,43 0,37 0,25 0,36 0,36 Produttività del lavoro [PLV/ULT] 24.741 27.604 22.124 27.779 31.200 Redditività dei ricavi [RN/PLV] 0,43 0,37 0,25 0,36 0,36 Incidenza lavoro salariato Redditività lavoro familiare [ULT/ULF] 1,04 1,05 1,06 1,04 1,04 [RN/ULF] 10.949 10.857 5.865 10.485 11.761 Fonte: banca dati RICA-INEA Piemonte In Piemonte l’esercizio del florovivaismo riguarda la produzione di fiori recisi, piante verdi e fiorite in vaso, arbusti e alberi d’alto fusto; pur essendo caratterizzato da una notevole dispersione delle strutture produttive, esso riveste particolare importanza in taluni ambiti territoriali quali il verbano e il novarese, il biellese e la fascia periurbana del capoluogo regionale. Tuttavia, anche nelle province di Asti, Alessandria e Cuneo sono presenti numerose aziende florovivaistiche, per lo più di dimensioni contenute e con una produzione poco specializzata, dove sovente all’attività produttiva è affiancata quella di garden center. Nel complesso, il florovivaismo piemontese si presenta come un settore assai dinamico: la produzione di fiori e piante ornamentali interessa, nel complesso, una superficie di circa 650 ettari e quasi 650 aziende, mentre l’attività vivaistica è svolta da 400 imprese su quasi 610 ettari. Nel 2008 la produzione ai prezzi di base dei fiori e delle piante ornamentali è stata stimata in 21,2 milioni di euro (0,6% della produzione agricola regionale) e ha dato luogo a esportazioni per circa 0,5 milioni di euro (a fronte, però, di importazioni per 8,0 milioni di euro). La fascia collinare a ridosso del Lago Maggiore (province di Novara e Verbania) costituiscono il Distretto floricolo del Lago Maggiore, istituito D.G.R. n. 18-12449 del 10/05/2004 e, successivamente, con D.G.R. n. 20-14832 del 21/02/2005 allargato ad una porzione della provincia di Biella. Il Distretto è importante soprattutto per la coltivazione di specie acidofile (rododendri, azalee, camelie), ma anche per la produzione di aceri, rose, vaseria fiorita, arbusti da siepe. Esso risulta costituito da 200 aziende florovivaistiche (con poco più di 600 addetti) per complessivi 450 ettari di superficie, i tre quarti dei quali coltivati a pieno campo, la restante parte costituita da strutture protette: tunnel caldi e freddi, ombrai, serre e multi-tunnel. 20 Dai i risultati delle elaborazioni scaturite dal “campione costante” RICA (tab. 2.8) nel periodo 2003-2007 si rileva una sensibile riduzione della SAU aziendale (-22%) mentre, per quanto concerne il lavoro, si osserva la tendenza a contenere le Unità Lavorative Familiari e, viceversa, ad accrescere l’impiego di lavoro extrafamiliare. L’indice relativo alla produttività della terra assume valori particolarmente elevati (compresi tra circa 22.500 e 35.500 euro per ettaro), caratteristici di coltivazioni intensive di pregio quali sono le produzioni florovivaistiche. Inoltre, nelle imprese florovivaistiche del “campione costante” si evidenzia la tendenza al contenimento dei costi specifici e degli altri costi, ciò che consente di migliorare sensibilmente la redditività aziendale. tab. 2.8 - Indicatori strutturali ed economici e indici di efficienza delle aziende specializzate nella floricoltura e piante ornamentali nel periodo 2003-2007 (valori in euro al 2007) 18 AZIENDE 2003 2004 2005 2006 2007 SAU - Superficie Agricola Utilizzata 2,24 2,24 2,08 1,87 1,74 ULF - Unità Lavorative Familiari 1,64 1,64 1,71 1,67 1,57 INDICATORI AZIENDALI ULT - Unità Lavorative Totali 1,79 1,83 2,01 1,97 1,85 PLV - Produzione Lorda Vendibile 55.185 50.613 54.764 66.733 59.771 VA - Valore Aggiunto 27.953 24.241 33.327 45.220 41.460 PN - Prodotto Netto Aziendale 20.767 17.474 26.590 38.320 34.586 RN - Reddito Netto Aziendale 14.611 10.103 16.300 28.725 25.795 2.458 3.095 1.298 1.525 1.987 24.587 22.550 26.280 35.644 34.297 Trasferimenti Pubblici INDICI DI EFFICIENZA Produttività della terra [PLV/SAU] SAU lavorata per UL [SAU/ULT] 1,26 1,23 1,04 0,95 0,94 Produttività del lavoro [PLV/ULT] 30.906 27.699 27.269 33.951 32.299 Incidenza costi specifici [1-(VA/PLV)] 0,49 0,52 0,39 0,32 0,31 Incidenza ammortamenti [1- (PN/VA)] 0,26 0,28 0,20 0,15 0,17 Incidenza altri costi [1-RN/PN)] 0,30 0,42 0,39 0,25 0,25 Redditività dei ricavi [RN/PLV] 0,26 0,20 0,30 0,43 0,43 Produttività del lavoro [PLV/ULT] 30.906 27.699 27.269 33.951 32.299 Redditività dei ricavi [RN/PLV] 0,26 0,20 0,30 0,43 0,43 Incidenza lavoro salariato [ULT/ULF] 1,09 1,11 1,17 1,18 1,18 [RN/ULF] 8.894 6.165 9.529 17.223 16.436 Redditività lavoro familiare Fonte: banca dati RICA-INEA Piemonte 2.4 le aziende viticole Stante l’importante contributo da essa fornito all’export agroalimentare regionale - nel 2008 i vini e gli spumanti rappresentano complessivamente il 21% delle vendite all’estero - la vitivinicoltura è uno dei comparti di maggior rilevo per l’economia agricola piemontese. Come si evince dalla tabella 2.9 i vigneti in produzione coprono oltre 50.000 ettari (circa il 6% della superficie nazionale a vite) mentre le produzioni e le rese in uva risultano assai variabili di anno in anno, in dipendenza del decorso climatico e dell’andamento fitopatologico, così come la produzione di vino che assomma in media a 3,0 milioni di ettolitri, pari al 6-7% della produzione nazionale. 21 tab. 2.9 - superficie vitata, produzioni e rese di uva e vino in piemonte nel 2001-2008 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 Sup. tot. impianti (ha) 54.325 53.593 53.554 53.273 53.196 53.075 52.720 51.463 Sup. in produzione (ha) 52.850 51.735 51.951 51.679 51.856 51.802 51.266 50.155 4.568.235 3.346.053 3.280.893 4.587.005 4.289.433 4.520.006 3.908.749 3.558.248 86,44 64,68 63,15 88,76 82,72 87,26 76,24 70,95 Uva vinificata (q) 4.536.710 3.345.208 3.280.163 4.586.055 4.288.283 4.518.956 3.907.699 3.557.318 Produzione vino (hl) 3.324.335 2.328.675 2.281.511 3.263.162 3.054.426 3.228.961 2.723.946 2.479.633 Resa vino (hl/q uva) 73,28 69,61 69,55 71,15 71,23 71,45 69,71 69,71 Produzione uva (q) Resa (q/ha) Fonte: Regione Piemonte, Osservatorio vitivinicolo La vitivinicoltura piemontese è caratterizzata dal forte orientamento verso la qualità, consentito dalla vocazionalità del territorio e dalla introduzione di un sistema di denominazioni d’origine “a piramide” finalizzato ad valorizzare la produzione enologica che consta di 13 DOCG e di 44 DOC. Nel complesso, gli ettari iscritti agli Albi dei vigneti DOC e DOCG sono circa 41.000 e, secondo i dati forniti dall’Osservatorio vitivinicolo della Regione Piemonte, con la vendemmia 2008 oltre 2,1 milioni di ettolitri (86% del totale) possono fregiarsi della denominazione d’origine. Occorre tuttavia evidenziare la presenza, da un lato, di pochi vini molto diffusi e produttivi, sui quali si concentra gran parte della produzione regionale: basti pensare, infatti, che i primi tre vini a denominazione d’origine (Asti, Piemonte e Barbera d’Asti) contribuiscono per oltre il 55% alla produzione complessiva. Dall’altro lato si hanno molte denominazioni il cui contributo in termini produttivi e strutturali è minimo, con una produzione che si può considerare di nicchia, ma la cui presenza va a completare l’offerta e a integrare il tessuto produttivo regionale. La compresenza e la concentrazione territoriale delle aziende produttrici, trasformatrici e distributrici, nonché di imprese produttrici di input (meccanica enologica, bottiglie, tappi, logistica, ecc.) e di imprese afferenti a diverse filiere correlate (turismo, enogastronomia, beni culturali, ecc.) conferiscono alla vitivinicoltura piemontese caratteristiche di distretto17. In generale, più di ogni altra produzione agroalimentare regionale, il vino riesce a includere nel proprio valore gli aspetti immateriali derivanti dal contesto territoriale (paesaggio, cultura), grazie anche all’intensa attività di promozione e comunicazione che ruota attorno ad esso. Tuttavia, differenze significative sussistono a seconda dei contesti territoriali nei quali è praticata la viticoltura; nel basso Piemonte (ampie porzioni collinari delle province di Asti, Cuneo e Alessandria) la filiera è maggiormente articolata e il valore delle produzioni vinicole incide fortemente sull’economia locale, mentre nelle aree a nord del fiume Po la viticoltura è concentrata in areali ristretti e le aziende sono sovente assai meno specializzate. Il comparto vitivinicolo piemontese non si configura come un unico aggregato, ma si possono evidenziare diversi insiemi produttivi: quello della cooperazione enologica e delle aziende conferenti, quello delle aziende agricole che operano autonomamente sul mercato e quello delle imprese industriali di trasformazione e dei loro fornitori. Si rileva la presenza, inoltre, della importante sottofiliera della produzione dei vini spumanti (tra cui Asti Spumante e Brachetto) 17 I due distretti dei vini (Distretto Langhe Roero Monferrato per il Piemonte Sud e Distretto del Canavese, Coste del Sesia e Colline Novaresi per il Piemonte Nord) istituiti attraverso la legge regionale 20/1999 sono stati accorpati in un’unica entità territoriale con l’entrata in vigore della legge regionale 29/2008 sui distretti rurali e agroalimentari di qualità, le cui istruzioni attuative sono state licenziate il 28/09/2009. 22 ottenuti da uve regionali e di alcuni specifici segmenti (produzione del vino novello e di vini speciali, come il Barolo chinato) che hanno anch’essi una certa rilevanza sotto il profilo quantitativo. Per quanto attiene specificamente alla fase agricola - come detto, piuttosto frammentata il valore delle produzioni vitivinicole (vino, uva conferita e venduta, sottoprodotti) a prezzi di base nel 2008 è stimato in poco più di 334 milioni di euro e rappresenta all’incirca il 9,5% del valore della produzione ai prezzi di base della branca agricoltura. Le statistiche ufficiali (ISTAT, Struttura e produzioni delle aziende agricole, 2007) indicano la presenza di circa 28.500 aziende, con una superficie vitata che si estende su poco più di 54.000 ettari; la base produttiva della vitivinicoltura piemontese appare notevolmente frammentata: solamente l’8% delle aziende ha superficie superiore a 5 ettari, mentre quasi un terzo di esse ha superficie inferiore all’ettaro (tab. 2.10). Tuttavia, le imprese viticole iscritte all’Anagrafe Agricola Unica delle imprese agricole e agro-alimentari della Regione Piemonte sono all’incirca 21.000 (sebbene si considerino realmente operative solo circa 18.000 unità) e la superficie dichiarata assomma, in tal caso, a circa 44.000 ettari. tab. 2.10 - aziende con vite e superficie investita, per classe di superficie (2007) Fonte: ISTAT, Struttura e Produzioni delle aziende agricole, 2007 Le performance delle 143 aziende specializzate nella viticoltura afferenti al “campione costante” RICA sono descritte in tabella 2.11. Si è in presenza di aziende di una certa dimensione (infatti, la SAU è di poco inferiore a 9 ettari), nelle quali si osserva la tendenza a utilizzare il lavoro extrafamiliare in misura più contenuta nel biennio finale del periodo considerato. Le aziende viticole garantiscono rilevanti performance sia in termini di produttività (come si vede dal consistente valore degli indici PLV/SAU e PLV/ULT) sia di redditività. Da approfondimenti condotti a partire dal data base RICA18 si rileva che le aziende piemontesi garantiscono una redditività dei ricavi assai elevata (rispetto alla media europea) e, essendo basate su unità aziendali di tipo familiare, il più contenuto utilizzo di lavoro salariato consente migliori performance in termini di reddito. Dunque, alle imprese piemontesi compete un buon posizionamento competitivo (in termini di efficienza aziendale) rispetto a quelle operanti in altre grandi regioni vitivinicole italiane ed europee. Meno favorevoli, negli anni recenti, sono state le condizioni di mercato dei prodotti vitivinicoli; proprio dall’anno 2003 i vini rossi sono andati incontro a una crisi commerciale che per talune produzioni (Barbera, Dolcetto) ha assunto connotazioni strutturali e per altre (Barolo, Barbaresco) connotazioni congiunturali. Invece, nonostante la diminuzione dei consumi e la forte concorrenza esercitata dalle produzioni estere, meno problematiche sono le condizioni commerciali dell’Asti 18 I risultati di tali indagini sono contenute nel volume La competitività delle aziende vitivinicole piemontesi (Analisi Regionali INEA, Roma, 2009) dove, tra l’altro, le imprese piemontesi sono poste a confronto con quelle di altre regioni italiane e europee specializzate nella vitivinicoltura. 23 che continua a spuntare quotazioni soddisfacenti sui mercati nazionali e, soprattutto, internazionali. tab. 2.11 - Indicatori strutturali ed economici e indici di efficienza delle aziende viticole specializzate nel periodo 2003-2007 (valori in euro al 2007) 143 AZIENDE INDICATORI AZIENDALI SAU - Superficie Agricola Utilizzata ULF - Unità Lavorative Familiari ULT - Unità Lavorative Totali PLV - Produzione Lorda Vendibile VA - Valore Aggiunto PN - Prodotto Netto Aziendale RN - Reddito Netto Aziendale Trasferimenti Pubblici INDICI DI EFFICIENZA Produttività della terra [PLV/SAU] SAU lavorata per UL [SAU/ULT] Produttività del lavoro [PLV/ULT] Incidenza costi specifici [1-(VA/PLV)] Incidenza ammortamenti [1- (PN/VA)] Incidenza altri costi [1-RN/PN)] Redditività dei ricavi [RN/PLV] Produttivit à del lavoro [PLV/ULT] Redditività dei ricavi [RN/PLV] Incidenza lavoro salariato [ULT/ULF] Redditività lavoro familiare [RN/ULF] 2003 2004 2005 2006 2007 8,85 1,53 1,86 76.661 56.522 46.142 34.447 6.170 8,56 1,54 1,80 82.435 61.577 51.457 41.387 4.635 8,57 1,53 1,77 85.866 63.049 52.888 43.301 4.339 8,86 1,52 1,64 65.152 50.884 40.450 34.541 4.533 8,96 1,48 1,60 64.815 50.693 40.160 34.484 3.513 8.660 4,75 41.154 0,26 0,18 0,25 0,45 41.154 0,45 1,22 22.553 9.629 4,75 45.730 0,25 0,16 0,20 0,50 45.730 0,50 1,17 26.874 10.014 4,83 48.401 0,27 0,16 0,18 0,50 48.401 0,50 1,16 28.235 7.350 5,41 39.750 0,22 0,21 0,15 0,53 39.750 0,53 1,08 22.661 7.233 5,61 40.550 0,22 0,21 0,14 0,53 40.550 0,53 1,08 23.330 Fonte: banca dati RICA-INEA Piemonte 2.5 le aziende frutticole Secondo le statistiche ufficiali la coltivazione di frutta fresca e in guscio nel 2008 occupa in Piemonte una superficie di oltre 42.000 ettari e origina oltre 440.000 tonnellate di prodotto; inoltre, da inizio decennio le superfici investite a fruttiferi sono sensibilmente aumentate (+12,6%) contrariamente a quanto verificatosi a livello nazionale (-9,3%). Il comparto evidenzia un forte orientamento verso la produzione di frutta per il consumo fresco; tuttavia anche il settore della frutta in guscio - segnatamente, il nocciolo - fornisce produzioni rilevanti e di particolare pregio che vengono assorbite dalla locale industria agroalimentare. Sebbene risulti diffusa in tutto il territorio regionale, interessando sia le aree pianeggianti che quelle collinari, l’attività frutticola è particolarmente sviluppata in provincia di Cuneo, dove si realizza circa il 75% della produzione complessiva. Il territorio che comprende le colline del saluzzese e la pianura tra Savigliano, Fossano e Cuneo costituisce il polo produttivo per eccellenza delle frutta da consumo fresco e manifesta un evidente carattere distrettuale 19; a questo si aggiungono diverse altre aree vocate alla produzione di frutta, tra le quali si deve ricordare il contiguo areale del cavourese (in provincia di Torino) e il borgodalese (in provincia di Vercelli). 19 Il Distretto della frutta fresca, di prossima istituzione, avrà come capofila Cuneo e sarà esteso anche ad altre province frutticole (Torino e Asti). 24 Per quanto attiene specificatamente alla frutta fresca, la tabella 2.12 riporta l’evoluzione delle superfici e delle produzioni nel periodo 2000-2008 relativamente alle specie più diffuse. tab. 2.12 - superficie e produzione dei principali fruttiferi in piemonte nel 2000-2008 Fonte: Annuario INEA dell’Agricoltura italiana, vol. LXII, 2008 Come si può notare, con circa 5.200 ettari il melo rappresenta la specie più coltivata, sebbene in calo (-10%), così come anche il pesco e le nettarine (rispettivamente, 3.800 e 3.400 ettari). Nel caso dell’actinidia, invece, si tratta di specie di più recente introduzione nella frutticoltura piemontese e la superficie coltivata (comprensiva dei nuovi investimenti) a partire dall’anno 2000 manifesta la tendenza all’aumento per stabilizzarsi, negli anni più recenti, intorno a 4.600 ettari. Nel complesso, il comparto della frutta destinata al consumo fresco origina una produzione ai prezzi di base che nel 2008 supera i 225 milioni di euro (pari al 6,4% del valore della produzione agricola regionale). Ad essa contribuisce in misura assai rilevante l’actinidia (poco meno di 66 milioni di euro), così come il melo (54 milioni di euro) e il pesco (nello stesso anno la produzione di pesche e di nettarine è stata pari, rispettivamente, a circa 33 e 36 milioni di euro). Stante la ridotta presenza in regione di industrie conserviere20, gran parte della frutta è destinata al consumo fresco: i primi acquirenti delle produzioni frutticole locali sono per lo più cooperative e altre forme associate degli agricoltori21, grossisti ed esportatori che provvedono alla lavorazione e al condizionamento, nonché alla preparazione del prodotto per la successiva commercializzazione. 20 A inizio decennio (ISTAT, Censimento generale dell’Industria, 2001) erano registrate in Piemonte 86 imprese operanti nel settore di trasformazione dell’ortofrutta, di cui la metà nella sola provincia di Cuneo, con circa 1.300 addetti. 21 Una ventina di cooperative frutticole, presenti soprattutto nel saluzzese, lavora circa il 30% del prodotto condizionato e, inoltre, operano in Piemonte tre Organizzazione dei Produttori (Lagnasco Group, Asprofrut Piemonte e Ortofruit Italia). 25 Per quanto riguarda i canali commerciali, nel recente passato la Distribuzione Moderna e le grandi imprese di catering hanno assorbito in misura sempre maggiori le produzioni frutticole piemontesi a scapito dei canali più tradizionali, in primis il piccolo dettaglio e i mercati ambulanti (questi ultimi sono, comunque, ancora circa un migliaio, oltre un terzo dei quali nella sola provincia di Torino). Un forte ridimensionamento hanno subito le strutture mercatali - sia i mercati ortofrutticoli terminali, sia quelli alla produzione - proprio a causa dello sviluppo di forme differenti di distribuzione che non si rivolgono, se non in misura marginale, ai mercati all’ingrosso per gli acquisti. Le condizioni strutturali delle aziende agricole piemontesi che dispongono di frutteti sono riassunte in tabella 2.13, dalla quale emerge la notevole frammentazione della produzione primaria: oltre un terzo delle aziende frutticole, infatti, dispone di meno di 2 ettari di SAU sebbene alle medesime aziende competa appena il 7,5% della superficie complessiva investita a frutta in regione. tab. 2.13 - aziende con fruttiferi e superficie investita, per classe di superficie (2007) Fonte: ISTAT, Struttura e Produzioni delle aziende agricole, 2007 Va detto, comunque, che nelle aree frutticole maggiormente vocate l’adozione di modelli organizzativi adeguati, volti alla concentrazione dell’offerta anche attraverso la creazione di idonee strutture di servizio consente spesso di superare, o quantomeno di limitare, il danno causato da una maglia poderale ristretta. È ciò che accade, ad esempio, nel saluzzese, le cui produzioni frutticole di qualità (kiwi, nettarine, pesche e mele) sono in buona misura oggetto di esportazione, soprattutto verso i mercati del centro-nord Europa. Il “campione costante” RICA specializzato nella produzione di frutta fresca è composto da una cinquantina di aziende agricole la cui SAU si estende in media su circa 11 ettari e nelle quali un quarto della forza lavoro è reperita all’esterno della famiglia dell’imprenditore (tab. 2.14). Nel complesso, si è in presenza di aziende ben strutturate ed efficienti, come si può notare dal valore assunto dagli indici che esprimono la produttività della terra e del lavoro, rispettivamente pari, in media, a 9.500 euro per ettaro e a 54.000 euro per ULT e, dunque, più elevati di quelli che competono alle aziende viticole, analizzate in precedenza. Nel periodo considerato anche per questa tipologia aziendale traspare la tendenza a ridurre i costi e la redditività aziendale tende, nel complesso ad aumentare; le produzioni frutticole sono naturalmente assai sensibili all’andamento 26 stagionale, in grado di condizionare le rese e causare, in caso di anticipo della maturazione, una eccessiva concentrazione temporale dell’offerta che influisce negativamente sui mercati. tab. 2.14 - Indicatori strutturali ed economici e indici di efficienza delle aziende specializzate nella produzione di frutta fresca nel periodo 2003-2007 (valori in euro al 2007) 51 AZIENDE 2003 2004 2005 2006 2007 10,81 10,96 10,71 10,90 10,84 ULF - Unità Lavorative Familiari 1,61 1,55 1,53 1,62 1,61 ULT - Unità Lavorative Totali 2,00 1,94 1,83 1,78 2,00 INDICATORI AZIENDALI SAU - Superficie Agricola Utilizzata PLV - Produzione Lorda Vendibile 109.450 106.724 78.931 107.648 115.820 VA - Valore Aggiunto 74.526 83.928 58.535 76.083 87.933 PN - Prodotto Netto Aziendale 62.621 71.004 44.975 62.483 74.614 RN - Reddito Netto Aziendale 49.896 59.362 36.137 54.244 64.081 6.064 8.125 6.078 4.765 4.238 10.128 9.733 7.367 9.880 10.687 Trasferimenti Pubblici INDICI DI EFFICIENZA Produttività della terra [PLV/SAU] SAU lavorata per UL [SAU/ULT] 5,41 5,64 5,85 6,10 5,41 Produttività del lavoro [PLV/ULT] 54.800 54.913 43.090 60.310 57.831 Incidenza costi specifici [1-(VA/PLV)] 0,32 0,21 0,26 0,29 0,24 Incidenza ammortamenti [1- (PN/VA)] 0,16 0,15 0,23 0,18 0,15 Incidenza altri costi [1-RN/PN)] 0,20 0,16 0,20 0,13 0,14 Redditività dei ricavi [RN/PLV] 0,46 0,56 0,46 0,50 0,55 Produttività del lavoro [PLV/ULT] 54.800 54.913 43.090 60.310 57.831 Redditività dei ricavi [RN/PLV] 0,46 0,56 0,46 0,50 0,55 [ULT/ULF] 1,24 1,25 1,20 1,10 1,24 [RN/ULF] 30.965 38.231 23.613 33.520 39.744 Incidenza lavoro salariato Redditività lavoro familiare Fonte: banca dati RICA-INEA Piemonte La frutticoltura in guscio è un comparto di particolare interesse per l’economia agricola piemontese poiché consente opportunità di reddito in aree marginali di collina e di bassa montagna, nelle quali l’esercizio delle attività agricole è spesso reso assai difficile dalle avverse condizioni ambientali. Le specie maggiormente diffuse sono il nocciolo e il castagno, anche se una qualche importanza a livello locale ha pure il noce da frutto. La coltivazione del nocciolo - estesa su circa 10.000 ettari - nel recente passato ha conosciuto una forte espansione; le superfici investite sono cresciute del 27% nel periodo 2000-2008 e le produzioni, pur con ampie oscillazioni, si attestano mediamente intorno alle 14.000 tonnellate annue (tab. 2.15). A questo proposito, è interessante notare che, da ultimo, i noccioleti hanno colonizzato anche le aree di pianura, configurandosi come valida alternativa ad altre coltivazioni permanenti (vite) e ai seminativi. tab. 2.15 - superficie e produzione del nocciolo in piemonte nel 2000-2008 Sup. tot. (ha) Sup. in prod. (ha) Prod. (t) 2000 8.042 7.810 15.452 2001 8.042 7.818 15.288 2002 8.043 7.828 15.510 2003 9.211 8.662 10.344 Fonte: Annuario INEA dell’Agricoltura italiana, vol. LXII, 2008 27 2004 9.519 8.886 20.037 2005 9.718 9.024 5.391 2006 10.531 9.440 16.827 2007 11.671 10.362 15.623 2008 10.855 9.905 13.440 La corilicoltura trova dunque ampia diffusione in Piemonte, anche se ad essere coltivata è soprattutto la varietà “Tonda Gentile delle Langhe”, la cui produzione è concentrata nelle province di Cuneo, Asti e Alessandria, in un areale compreso tra le colline delle Langhe, del Roero e del Monferrato. La “IGP Nocciola Piemonte” gode del riconoscimento della protezione comunitaria (Reg. CE n. 1107/96) e viene destinata essenzialmente alla trasformazione presso l’industria dolciaria locale (Ferrero, Caffarel, Novi, ma anche operatori dolciari di nicchia) oltre che, in parte (10%) al consumo diretto. Bisogna notare, tuttavia, che i quantitativi di nocciole prodotte in Piemonte non sono sufficienti per le esigenze dell’industria locale che si approvvigiona, dunque, sui mercati extraregionali (Lazio e Campania) ed esteri (Turchia). Nel 2008 la produzione ai prezzi di base delle nocciole piemontesi è stimata in 16,4 milioni di euro, corrispondente all’incirca al 12% del dato nazionale. Bisogna tuttavia notare che in termini economici il valore annuale della produzione di nocciole risulta piuttosto variabile e la concorrenza esercitata dalle produzioni di provenienza estera influenza il prezzo pagato al produttore. Proprio per questo, allo scopo di valorizzare le produzioni e difendere il reddito dei corilicoltori agiscono in Piemonte le organizzazioni di produttori Piemonte Asprocor e AscoPiemonte, che raggruppano all’incirca 1.500 produttori (per un totale di circa 5.000 ettari a nocciolo) e concentrano il 70% dell’offerta regionale. Per quanto concerne il castagno, è specie diffusa in Piemonte su circa 30.000 ettari, di cui circa la metà da frutto, che dà luogo a una produzione variabile tra i 25.000 e 40.000 quintali annui di castagne e marroni. La maggior estensione di castagneti si ha nella bassa e media montagna del cuneese e del torinese, anche se la specie risulta diffusa in tutto il territorio regionale. A livello locale si registrano specifiche iniziative intese a valorizzare le produzioni, destinate per lo più al consumo diretto (specialmente nelle aree di produzione) e all’industria di trasformazione per la produzione di farine, prodotti da forno e prodotti dolciari. Sotto il profilo strutturale, le aziende piemontesi produttrici di frutta in guscio risultano estremamente frammentate, come si evince chiaramente dalle informazioni riportate in tabella 2.16. Secondo le statistiche ufficiali, infatti, le aziende agricole piemontesi che dispongono di superfici a nocciolo, castagno, noce e mandorlo sarebbero poco più di 9.600, ma la maggior parte delle stesse (circa il 60%) afferisce alle classi di SAU inferiori ai 5 ettari. La SAU complessivamente interessata dalle suddette coltivazioni ammonterebbe a circa 17.000 ettari, di cui oltre 11.000 ettari a nocciolo e 5.300 ettari a castagno (si tratta, in questo caso, dei soli castagneti annessi ad aziende agricole). tab. 2.16 - aziende con frutta in guscio e superficie investita, per classe di superficie (2007) Fonte: ISTAT, Struttura e Produzioni delle aziende agricole, 2007 28 Nel campione costante RICA sono presenti 21 aziende specializzate nella produzione di frutta in guscio (nella fattispecie, si tratta di aziende corilicole) per lo più localizzate in aree collinari dell’Alta Langa cuneese, del Roero e del Monferrato, in provincia di Cuneo e nell’astigiano, che dispongono di una SAU di circa 8,4 ettari (tab. 2.17). Il valore piuttosto elevato (in media, 4.000 euro per ettaro) assunto dall’indice che esprime la produttività della terra giustifica la concorrenza esercitata dal nocciolo sui seminativi in areali di collina e anche di pianura, dove questi ultimi sono tradizionalmente diffusi. In effetti, le aziende piemontesi specializzate nella coltivazione del nocciolo garantiscono all’imprenditore redditi soddisfacenti, a fronte di costi specifici contenuti e all’ammodernamento subito nel recente passato dagli impianti, risultando preponderante la raccolta meccanizzata. La minaccia più significativa per questa tipologia aziendale viene dalla concorrenza extraregionale e, soprattutto, dalle strategie di mercato attuate dai competitori esteri (in primis, la Turchia) in grado di condizionare pesantemente il rapporto tra domanda e offerta e, dunque, il prezzo spuntato dai corilicoltori piemontesi dalla vendita del prodotto. tab. 2.17 - Indicatori strutturali ed economici e indici di efficienza delle aziende specializzate nella produzione di frutta a guscio nel periodo 2003-2007 (valori in euro al 2007) 21 AZIENDE 2003 2004 2005 2006 2007 SAU - Superficie Agricola Utilizzata 8,48 8,49 8,42 8,39 8,32 ULF - Unità Lavorative Familiari 1,13 1,14 1,28 1,37 1,37 ULT - Unità Lavorative Totali 1,14 1,16 1,36 1,40 1,42 PLV - Produzione Lorda Vendibile 30.071 38.671 38.575 31.927 33.087 VA - Valore Aggiunto 23.016 33.526 33.618 26.751 26.507 PN - Prodotto Netto Aziendale 15.284 25.507 26.153 19.390 19.604 RN - Reddito Netto Aziendale 12.576 22.754 22.338 15.578 15.819 6.715 5.650 4.933 6.431 5.066 INDICATORI AZIENDALI Trasferimenti Pubblici INDICI DI EFFICIENZA Produttività della terra [PLV/SAU] 3.546 4.555 4.582 3.807 3.979 SAU lavorata per UL [SAU/ULT] 7,46 7,32 6,18 6,01 5,85 Produttività del lavoro [PLV/ULT] 26.467 33.324 28.304 22.883 23.269 Incidenza costi specifici [1-(VA/PLV)] 0,23 0,13 0,13 0,16 0,20 Incidenza ammortamenti [1- (PN/VA)] 0,34 0,24 0,22 0,28 0,26 [1-RN/PN)] 0,18 0,11 0,15 0,20 0,19 Incidenza altri costi Redditività dei ricavi [RN/PLV] 0,42 0,59 0,58 0,49 0,48 Produttività del lavoro [PLV/ULT] 26.467 33.324 28.304 22.883 23.269 Redditività dei ricavi Incidenza lavoro salariato Redditività lavoro familiare [RN/PLV] 0,42 0,59 0,58 0,49 0,48 [ULT/ULF] 1,01 1,02 1,07 1,02 1,04 [RN/ULF] 11.139 19.959 17.504 11.383 11.555 Fonte: banca dati RICA-INEA Piemonte 29 2.6 le aziende con allevamenti bovini L’allevamento bovino assume una notevole rilevanza per l’economia agricola piemontese: infatti, nel 2008 la produzione ai prezzi di base delle carni bovine e del latte vaccino assomma, rispettivamente, a ben 494 e a 328 milioni di euro corrispondenti, nel complesso, a poco meno di un quarto della produzione agricola regionale. A fine 2008 il patrimonio bovino piemontese consiste di 842.000 capi bovini, cui si aggiungono 2.550 capi bufalini che, nel complesso, rappresentano il 13,5% del patrimonio bovino e bufalino nazionale. Le statistiche evidenziano come ormai da tempo sia in atto un forte processo di concentrazione del comparto, con una riduzione accentuata delle aziende con allevamenti bovini (ridottesi di circa un terzo tra il 1991 e il 2008) a fronte di un calo più contenuto dei capi allevati (nello stesso periodo, -23%). Tale processo va ricollegato, innanzitutto, alla fisiologica espulsione dal mercato delle aziende marginali, ma anche dev’essere interpretato come una risposta alle esigenze degli anelli a valle delle filiere e, non ultimo, dev’essere ricondotto alle difficoltà incontrate dalle aziende al fine di adeguare le proprie strutture alle normative di tipo igienico-sanitario ovvero agli shock che hanno interessato il comparto (per esempio, crisi BSE o della “mucca pazza”). Negli anni più recenti si rileva dalle informazioni rese disponibili dai Servizi Veterinari della Regione Piemonte (tab. 2.18) che le aziende con allevamenti bovini sono diminuite in modo altalenante per quanto concerne il comparto della produzione (bovini adulti e vitelli), mentre la diminuzione è stata costante nel comparto della riproduzione (carne o mista e latte)22. Nel 2008 rispetto all’anno precedente il numero dei capi è andato anch’esso incontro a una consistente diminuzione, ciò che è riconducibile alla riduzione del numero di capi bovini importati dai paesi dell’Unione europea, in particolare, dalla Francia in seguito all’epidemia di Blue Tongue. tab. 2.18 - aziende con allevamenti e capi bovini in piemonte nel periodo 2005-2008 Fonte: Regione Piemonte, Relazione di attività dei Servizi Veterinari 2008 Sotto il profilo territoriale l’allevamento bovino risulta fortemente concentrato; la figura 2.19 evidenzia come poco meno del 40% delle aziende praticanti l’allevamento bovino siano localizzate nella provincia di Cuneo e un ulteriore 33% in quella di Torino, pur fornendo esso un importante contributo all’economia agricola anche nelle restanti province, in special modo nell’astigiano e nell’alessandrino. 23 22 La classificazione utilizzata dai Servizi Veterinari della Regione Piemonte si basa sulla presenza o meno del ciclo riproduttivo all’interno dell’azienda e, pertanto, si distinguono: a) gli allevamenti di sola produzione (senza ciclo riproduttivo interno) che al 2008 costituiscono il 29% delle aziende e il 26% dei capi (si tratta, in sostanza, delle aziende nelle quali è praticato l’ingrasso e il finissaggio dei capi); b) gli allevamenti con riproduzione, vale a dire sia gli allevamenti specializzati da latte che quelli misti, che nel 2008 rappresentano circa il 71% delle aziende e il 74% dei capi. 23 Tratta dal volume INEA, Redditività, qualità e sicurezza delle carni bovine in Italia (Roma, 2009). 30 fig. 2.2 - distribuzione degli allevamenti bovini sul territorio piemontese nel 2007 8.000 7.000 6.000 5.000 Misti 4.000 Latte Carne 3.000 2.000 1.000 0 Cuneo Torino Asti Alessandria Biella Novara Vercelli VerbanoCusioOssola Fonte: Elaborazione INEA su dati dell’Anagrafe Bovina Nazionale Per quanto riguarda l’allevamento bovino da carne, il Piemonte è tra le regioni italiane maggiormente interessate da questo tipo di produzioni e, in particolare, qui coesistono due distinte sub-filiere assai differenziate in termini aziendali e organizzativi. Si rileva innanzitutto la presenza del cosiddetto allevamento a ciclo aperto o “da ingrasso” che si basa sull’acquisizione di vitelli da ristallo dall’estero (principalmente dalla Francia e dall’Europa orientale) che vengono allevati e, quindi, sottoposti all’ingrasso e al finissaggio in box, alimentati con insilati, concentrati e fieno. In termini quantitativi, si stima che il sistema di allevamento basato sul ristallo coinvolga all’incirca 4.000 allevamenti e circa 300.000 capi; sono dunque coinvolte aziende di medie e grandi dimensioni, per lo più situate nella pianura torinese e cuneese vocata alla produzione di cereali foraggeri. Operatori diversi dagli allevatori - quali, ad esempio, commercianti di bestiame e importatori - risultano in grado di orientare le produzioni e di concentrare l’offerta: infatti, non di rado essi controllano più allevamenti mediante la stipula di contratti di soccida. A sottolineare l’importanza di tale tipo di allevamento è il fatto che la voce “bovini” (animali vivi) nel 2008 è al terzo posto tra le importazioni di prodotti agroalimentari, per un valore stimato in circa 204 milioni di euro, corrispondente al 6,6% del totale delle importazioni e, inoltre, esso fornisce la gran parte dei capi macellati. L’allevamento a ciclo chiuso (cosiddetta linea “vacca-vitello”) è invece basato sulla rimonta interna e trova diffusione in tutte le province piemontesi, per lo più in aree marginali di collina e di bassa montagna, nelle quali è possibile sfruttare le superfici foraggere con metodi estensivi, in primis il pascolamento delle mandrie. Fondamentale per il successo di questo sistema di allevamento è il contributo fornito dalla razza bovina autoctona Piemontese, di cui risultano presenti nel 2008 in regione oltre 342.000 capi, circa il 62% dei quali in provincia di Cuneo e il 24% in quella di Torino. I forti legami con il territorio dell’allevamento a ciclo chiuso scaturiscono dalla rete di macelli a ridotta capacità produttiva che produce e commercializza localmente le carni dei bovini Piemontesi allevati in aziende di dimensioni relativamente contenute. Queste produzioni 31 sono da tempo oggetto di valorizzazione da parte di consorzi e associazioni di produttori; il particolare apprezzamento di cui godono da parte dei consumatori ha consentito loro di superare anche gravi crisi di mercato, quale quella conseguita alla diffusione della BSE. Assai sviluppata in Piemonte è l’attività di macellazione e di lavorazione delle carni, segnatamente, delle carni bovine. Dalle rilevazioni dell’ultimo censimento dell’industria risulta la presenza di circa 380 unità locali con 3.200 addetti; tali attività assumono particolare rilievo nelle province di Cuneo, Torino e Vercelli (dove sono localizzati gli impianti industriali di maggiore capacità produttiva) e, a seguire, Novara, Asti e Alessandria. Al pari di quanto accaduto per gli allevamenti, anche le strutture di produzione e trasformazione delle carni hanno subito un importante processo di concentrazione nell’ultimo ventennio e, in particolare, è fortemente calato il numero dei piccoli macelli, soprattutto a seguito dell’applicazione delle cogenti normative sanitarie europee e nazionali. Le statistiche rese disponibili dai servizi Veterinari della Regione Piemonte evidenziano la tendenza all’aumento delle macellazioni di bovini a partire dal 2001 fino alla metà del decennio per poi diminuire lievemente negli anni successivi. Nel 2008 risultano essere stati macellati in regione circa 505.000 capi bovini, di cui la maggior parte (83%) bovini adulti e la restante quota vitelli. I risultati delle elaborazioni condotte a partire dal “campione costante” delle aziende RICA specializzate nell’allevamento bovino da carne sono riferiti nella tabella 2.19. La dimensione media della mandria è pari a circa 150 UBA e la superficie aziendale aumenta progressivamente nel quinquennio 2003-2007, passando da 39 a 63 ettari (+62%). In effetti, negli anni recenti l’ampliamento della SAU aziendale è divenuto una necessità per gli allevamenti bovini dovendo essi adeguarsi alle norme vigenti in tema di spandimento dei reflui e di carico di bestiame ai fini dell’accesso al sostegno comunitario, sempre più legato al rispetto dell’ambiente e del benessere animale. Per le aziende piemontesi specializzate nell’allevamento bovino da carne gli indici di efficienza manifestano un andamento variabile nel periodo in esame. Gli effetti della crisi della BSE - che ha colpito la zootecnia a fine 2000 e nel 2001, causando un crollo nelle macellazioni e nei consumi di carni bovine – risultano ampiamente superati e le produzioni e i prezzi raggiungono una certa stabilità. Già si è accennato al fatto che, anzi, a seguito della crisi le carni ottenute da bovini di razza Piemontese conquistano un riconoscimento diffuso di validità organolettica e di sicurezza, per il fatto che esse sono oggetto di maggior controllo e certificazione da parte degli organismi preposti alla loro valorizzazione. La produttività del bestiame (indice PLV zootecnica/UBA, non esplicitato in tabella) è più elevata negli anni iniziali (nel 2004 è pari a oltre 2.000 euro/UBA) mentre scende al di sotto di 1.600 euro/UBA nel biennio finale. In effetti, l’incremento dei costi di produzione conseguente, in particolare, ai prezzi elevati raggiunti dalle materie prime alla base dell’alimentazione del bestiame, quale conseguenza della forte domanda internazionale di cereali ha inficiato i risultati economici di questa tipologia di allevamento alla fine del periodo considerato. Un andamento analogo si riscontra per gli indici che esprimono la produttività e la redditività del lavoro di questa tipologia aziendale; in particolare, l’indice RN/ULF assume, in media, il valore di 62.000 euro e risulta significativamente più elevato (+29%) del valore osservato per le aziende specializzate nell’allevamento bovino da latte. 32 tab. 2.19 - Indicatori strutturali ed economici e indici di efficienza delle aziende specializzate nell’allevamento bovino da carne nel periodo 2003-2007 (valori in euro al 2007) 23 AZIENDE 2003 2004 2005 2006 2007 39,11 39,14 49,91 54,13 63,45 135,53 153,35 166,24 161,32 152,54 1,66 1,64 1,64 1,73 1,52 INDICATORI AZIENDALI SAU - Superficie Agricola Utilizzata UBA - Unità Bestiame Adulto ULF - Unità Lavorative Familiari ULT - Unità Lavorative Totali 2,02 2,04 1,96 1,95 1,72 PLV - Produzione Lorda Vendibile 250.303 327.891 293.751 263.939 254.742 PLV zootecnica 238.632 316.009 254.064 223.077 210.872 VA - Valore Aggiunto 118.524 165.836 140.060 114.563 104.868 PN - Prodotto Netto Aziendale 104.024 151.298 125.820 100.415 90.932 RN - Reddito Netto Aziendale 88.520 135.979 110.658 90.359 81.229 Trasferimenti Pubblici 36.744 45.134 39.799 38.949 42.189 INDICI DI EFFICIENZA Produttività della terra [PLV/SAU] 6.399 8.377 5.885 4.876 4.015 SAU lavorata per UL [SAU/ULT] 19,40 19,18 25,45 27,80 36,99 Produttività del lavoro [PLV/ULT] 124.180 160.628 149.806 135.565 148.519 Incidenza costi specifici [1-(VA/PLV)] 0,53 0,49 0,52 0,57 0,59 Incidenza ammortamenti [1- (PN/VA)] 0,12 0,09 0,10 0,12 0,13 [1-RN/PN)] 0,15 0,10 0,12 0,10 0,11 Incidenza altri costi Redditività dei ricavi [RN/PLV] 0,35 0,41 0,38 0,34 0,32 Produttività del lavoro [PLV/ULT] 124.180 160.628 149.806 135.565 148.519 Redditività dei ricavi Incidenza lavoro salariato Redditività lavoro familiare [RN/PLV] 0,35 0,41 0,38 0,34 0,32 [ULT/ULF] 1,21 1,24 1,20 1,13 1,13 [RN/ULF] 53.269 82.804 67.564 52.375 53.501 Fonte: banca dati RICA-INEA Piemonte Secondo quanto riferito nella Relazione annuale di attività dei Servizi Veterinari regionali sono presenti in Piemonte circa 300.000 capi bovini destinati alla produzione di latte, detenuti in oltre 4.200 allevamenti (tab. 2.18). Tuttavia, dalle informazioni di fonte AGEA rese disponibili attraverso l’Osservatorio Latte24 si rileva l’esistenza di circa 3.000 imprese agro-zootecniche effettivamente impegnate nella produzione e nella commercializzazione di latte vaccino, per un quantitativo che nella campagna 2007/08 è stato di poco inferiore a 910.000 tonnellate. Sotto il profilo territoriale gli allevamenti bovini da latte sono nettamente concentrati nelle pianura pedemontana delle province di Cuneo e di Torino, da cui proviene, rispettivamente, il 52% e il 32% del prodotto e dove sono anche presenti in maggior numero gli stabilimenti di lavorazione e trasformazione del latte. Una certa rilevanza hanno, pure, le imprese operanti nelle province di Novara e di Alessandria che producono e commercializzano quantitativi di latte che si aggirano, in media, intorno alle 600 tonnellate per azienda). In generale, la zootecnia bovina da latte riveste grande importanza nelle aree montane della regione, dove essa contribuisce validamente alla salvaguardia dell’ambiente oltre a fornire un valido contributo all’economia agricola locale (in montagna si stima possa trovarsi circa un quarto delle vacche da latte e ancora oggi circa 300 malgari monticano le mandrie durante i mesi estivi al fine di sfruttare i pascoli d’alta quota). 24 Osservatorio Latte – SMEA, Il mercato del latte - Rapporto 2008. 33 tab. 2.20 – allevamenti e produzione commercializzata di latte vaccino in piemonte nel 2007-08, per provincia Num ero di im prese (1) con consegne Piem onte di cui: Torino Vercelli Novara Cuneo Asti Alessandria Biella Verbania in produz. consegne totali (000 t) a 2.508 con vendite dirette b 655 c 2.956 845 68 120 1.301 15 40 80 39 320 39 24 113 7 15 64 73 1.056 88 129 1.374 20 53 139 97 Quantità d 891,6 vendite dir. tot. (000 t) e 18,1 produz. com m . (000 t) f=d+e 909,7 prod. com m . m edia per im presa (t) g=(f/c)*1000 307,7 280,1 14,4 74,5 467,5 5,1 32,3 12,4 5,3 9,2 0,6 0,5 4,5 0,3 0,3 1,4 1,3 289,3 15,0 75,0 471,9 5,5 32,5 13,9 6,6 274,0 170,1 581,4 343,5 273,7 614,1 99,7 68,1 1) La somma del numero di imprese con "consegne" con quello delle imprese con "vendite dirette" è superiore a quello delle imprese che commercializzano latte, dato che alcune aziende commercializzano il latte prodotto in parte come "consegne" e in parte come "vendite dirette". Fonte: Elaborazioni Osservatorio Latte su dati AGEA Le “consegne” di latte destinato all’industria di trasformazione interessano naturalmente la quasi totalità del prodotto e, tuttavia, si rileva negli anni più recenti un considerevole aumento delle “vendite dirette”. A livello regionale queste risultano incrementate poco meno dell’8% nella campagna 2007/08 rispetto alla precedente, ma un incremento assai significativo si osserva nella provincia di Torino (+15%) ed è probabilmente riconducibile alla grande diffusione cui sono andati incontro i distributori automatici di latte crudo, soprattutto in corrispondenza dei maggiori centri di consumo. Dai dati dell’ultimo Censimento delle attività produttive risulta la presenza in Piemonte di 245 unità locali operanti nell’industria lattiero-casearia, prevalentemente concentrati nelle province di Torino, Cuneo e Novara, che coinvolgono all’incirca 3.400 addetti. Gli stabilimenti interessati alla trasformazione del latte risultano assai diversificati, poiché si va dai piccoli caseifici di natura artigianale ad imprese private di medie dimensioni fino ai grandi gruppi nazionali e multinazionali. La cooperazione lattiero-casearia è rappresentata da una quarantina di imprese che, si stima, possano trattare nel complesso circa un terzo del latte prodotto in regione; risulta anch’essa assai diversificata, poiché si va dalle piccole cooperative “di valle”, collocate in aree montane che lavorano il latte allo scopo di produrre, almeno in parte, prodotti tipici di qualità, alle cooperative di pianura di maggiori dimensioni che destinano il latte a produzioni di ampio mercato25. La situazione economica delle aziende del campione costante RICA 2003-2007 è descritta in tabella 2.21 attraverso gli indici di produttività e di redditività organizzati in catene. Nel periodo considerato le aziende piemontesi specializzate nell’allevamento bovino da latte hanno avuto a disposizione una SAU media di circa 53 ettari (si tratta per lo più di coltivazioni cerealicole e foraggere le cui produzioni sono reimpiegate nell’alimentazione del bestiame) e una mandria di circa 165 UBA, con limitate oscillazioni annuali. Sebbene siano presenti anche 25 L’incidenza dei formaggi DOP rispetto al totale delle produzioni casearie piemontesi è stimata intorno al 10%; oltre a Grana Padano e Gorgonzola, prodotti in grandi quantità e destinati anche ai mercati esteri, sono realizzate produzioni assai più limitate (nel complesso, all’incirca 3.000 tonnellate) di altri formaggi DOP, anch’essi di elevata qualità (Toma Piemontese, Taleggio, Bra, Castelmagno, Murazzano, Raschera, Roccaverano). 34 allevamenti estensivi, il campione aziendale RICA rappresenta una zootecnia da latte specializzata e piuttosto intensiva, per la quale il carico di bestiame si aggira intorno a 3 UBA per ettaro. Si è in presenza, inoltre, di una tipologia aziendale che richiede molta manodopera, ciò che è testimoniato dai valori relativamente elevati delle ULT impiegate (in media, intorno a 2,9) e la quota di lavoro prestata dall’imprenditore e dalla sua famiglia si attesta intorno all’85% (valore più contenuto rispetto a quanto osservato in aziende di altri orientamenti produttivi). La produttività del bestiame (indice PLV zootecnica/UBA, non evidenziato in tabella) assume il valore medio di circa 1.800 euro per UBA e mostra variazioni contenute nel periodo in esame, mentre, la produttività della terra (indice PLV/SAU) assume anch’essa valori piuttosto elevati (in media, 6.600 euro per ettaro). Come accade per tutte le imprese zootecniche specializzate, anche nel caso dell’allevamento bovino da latte l’approvvigionamento al di fuori dell’azienda dei fattori necessari alla produzione risulta assai oneroso (l’indice che descrive l’incidenza dei costi specifici è pari a 0,5). Rispetto ad altre tipologie aziendali specializzate nell’allevamento o nelle produzioni vegetali, infine, la remunerazione del lavoro dell’imprenditore e dei suoi familiari si dimostra comunque favorevole (l’indice RN/ULF vale, in media, circa 48.000 euro); il valore minimo (35.600 euro) registrato nel 2006 può essere ricondotto al forte incremento dei costi di produzione zootecnici (in primis, degli alimenti per il bestiame) conseguente all’aumento della domanda mondiale di cereali, a causa di produzioni contenute e della sostenuta domanda di tali prodotti a fini di utilizzo a scopo energetico. tab. 2.21 - Indicatori strutturali ed economici e indici di efficienza delle aziende specializzate nell’allevamento bovino da latte nel periodo 2003-2007 (valori in euro al 2007) 37 AZIENDE INDICATORI AZIENDALI SAU - Superficie Agricola Utilizzata UBA - Unità Bestiame Adulto ULF - Unità Lavorative Familiari ULT - Unità Lavorative Totali PLV - Produzione Lorda Vendibile PLV zootecnica VA - Valore Aggiunto PN - Prodotto Netto Aziendale RN - Reddito Netto Aziendale Trasferimenti Pubblici INDICI DI EFFICIENZA Produttività della terra [PLV/SAU] SAU lavorata per UL [SAU/ULT] Produttività del lavoro [PLV/ULT] Incidenza costi specifici [1-(VA/PLV)] Incidenza ammortamenti [1- (PN/VA)] Incidenza altri costi [1-RN/PN)] Redditività dei ricavi [RN/PLV] Produttività del lavoro [PLV/ULT] Redditività dei ricavi [RN/PLV] Incidenza lavoro salariato [ULT/ULF] Redditività lavoro familiare [RN/ULF] 2003 2004 2005 2006 2007 52,75 164,37 2,53 2,95 347.307 299.664 173.387 139.451 115.544 16.904 52,95 162,03 2,42 2,82 358.229 315.869 173.577 139.707 117.295 27.612 54,82 165,83 2,48 2,90 351.254 306.250 189.839 155.103 130.699 36.667 55,71 165,45 2,44 2,85 310.609 255.219 144.681 110.037 86.743 38.147 50,07 166,91 2,41 2,88 387.449 325.187 196.795 161.945 137.362 35.030 6.584 17,87 117.666 0,50 0,20 0,17 0,33 117.666 0,33 1,17 45.755 6.765 18,78 127.044 0,52 0,20 0,16 0,33 127.044 0,33 1,16 48.437 6.407 18,90 121.122 0,46 0,18 0,16 0,37 121.122 0,37 1,17 52.759 5.576 19,52 108.831 0,53 0,24 0,21 0,28 108.831 0,28 1,17 35.590 7.738 17,39 134.569 0,49 0,18 0,15 0,35 134.569 0,35 1,20 57.106 Fonte: banca dati RICA-INEA Piemonte 35 2.7 le aziende con allevamenti ovi-caprini In Piemonte il contributo del settore ovi-caprino è stimato nel 2008 in circa 6 milioni di euro, di cui poco meno della metà rappresenta il valore del latte di pecora e di capra, la cui produzione è stimata dall’ISTAT in 31.000 ettolitri. Nel complesso esso rappresenta appena lo 0,2% del valore della produzione agricola regionale e, tuttavia, tale tipologia di allevamento costituisce una tradizionale attività in grado di contribuire al presidio socioeconomico e ambientale delle aree più marginali del territorio. Secondo le informazioni riferite dai servizi Veterinari regionali il numero degli ovi-caprini allevati in Piemonte ha manifestato la tendenza ad aumentare in modo pressoché costante nel periodo 2001-2008: dai poco meno di 164.000 capi presenti a inizio decennio si è infatti passati ai circa 185.000 capi nel 2008 (tab. 2.22). Come si può vedere, il patrimonio ovino conta oltre 114.000, ai quali si aggiungono circa 71.000 capre; rapportando il numero degli allevamenti con il patrimonio ovi-caprino si constata che la dimensione media degli allevamenti è piuttosto contenuta (circa 20 capi). Infine, sempre dalla relazione annuale dei Servizi Veterinari si desume che in Piemonte la macellazione di ovi-caprini (32.000 capi nel 2008) è correlata esclusivamente all’andamento stagionale. tab. 2.22 - aziende con allevamenti e capi ovi-caprini in piemonte nel 2008, per provincia Piemonte di cui: Torino Vercelli Novara Cuneo As ti Alessandria Biella Verbania A ziende ovine e caprine (1) Ovini Caprini Totale capi 9.617 114.276 70.786 185.062 3.134 431 379 2.368 513 779 563 1.450 42.730 5.864 1.907 29.857 4.081 5.895 10.767 13.175 21.305 4.154 2.093 15.503 4.838 5.968 3.594 13.331 64.035 10.018 4.000 45.360 8.919 11.863 14.361 26.506 (1) Se in un’azienda ci sono capi sia ovini che caprini e quindi si tratta di allevamenti misti il sistema informatico dell’Anagrafe Zootecnica regionale calcola un allevamento per gli ovini e un allevamento per i caprini in quanto il conteggio avviene separatamente. Fonte: Regione Piemonte, Relazione di attività dei Servizi Veterinari 2008 Pur essendo presente in tutto il territorio regionale, l’allevamento ovi-caprino è particolarmente diffuso nelle province di Torino e di Cuneo, nonché nel biellese e nelle valli del verbano e dell’Ossola. Tra le razze ovine autoctone particolare rilievo assume la pecora Biellese, che dà carni di particolare pregio (agnello e castrato Biellese), la pecora delle Langhe (il cui latte è destinato, tra l’altro, alla produzione del Murazzano DOP a latte di pecora), la razza Sambucana diffusa nelle valli del cuneese per la produzione del tipico “agnellone sambucano” e la Frabosana, il cui latte è destinato alla produzione del “Sairass del fen”, formaggio tipico delle valli del pinerolese. Negli allevamenti caprini sono per lo più presenti razze a grande diffusione, ma anche capi di razze autoctone, tra cui spicca la razza Alpina, assai diffusa nel Verbano Cusio Ossola. Nel complesso, le produzioni ovi-caprine regionali sono legate a specifiche micro-filiere locali interessate alla commercializzazione di prodotti caseari e carnei tipici, che tuttavia interessano piccole specifiche nicchie di mercato. In netto declino - nonostante alcuni tentativi di recupero e di valorizzazione - sono, invece, le lane autoctone piemontesi in quanto ottenute da razze indirizzate alla produzione di carne e di latte e, dunque, poco idonee all’impiego in manufatti tessili. 36 Le aziende specializzate nell’allevamento ovi-caprino afferenti alla RICA in Piemonte nel periodo 2003-2007 sono 15 e, come si evince dalle informazioni contenute nella tabella 2.23, si tratta di allevamenti di piccole dimensioni ed estensivi, con una SAU media di circa 48 ettari e una mandria di 23 UBA (il carico di bestiame è, dunque, estremamente contenuto). In questo caso, inoltre, si è in presenza di imprese diretto-coltivatrici le cui modeste dimensioni non inducono a ricorrere a manodopera extrafamiliare (il rapporto ULT/ULF è, infatti, pari a 1). A dispetto delle contenute dimensioni fisiche, la produttività della terra e del bestiame si rivela soddisfacente; l’indice PLV zootecnica/UBA (non evidenziato in tabella) assume valori superiori a 1.000 euro/UBA nel triennio 2003-2005 e solo nell’ultimo biennio scende intorno agli 800 euro/UBA. L’incidenza dei costi specifici e degli altri costi è piuttosto elevata ma, a differenza di quanto osservatosi per le aziende specializzate nell’allevamento bovino, essa non aumenta nel biennio finale a ragione del fatto che si è in presenza di aziende che ricorrono in misura ridottissima all’approvvigionamento esterno di alimenti per il bestiame. Per quanto concerne il lavoro umano che, come detto, è integralmente apportato dalla famiglia dell’imprenditore, nel periodo considerato esso manifesta un andamento piuttosto variabile in termini di produttività e redditività; quest’ultima, in particolare, assume valori assoluti assai modesti dal momento che, in media, l’indice RN/ULF è pari ad appena 8.600 euro. tab. 2.23 - Indicatori strutturali ed economici e indici di efficienza delle aziende specializzate nell’allevamento ovi-caprino nel periodo 2003-2007 (valori in euro al 2007) 15 AZIENDE 2003 2004 2005 2006 2007 SAU - Superficie Agricola Utilizzata 48,46 48,46 46,27 46,27 49,08 UBA - Unità Bestiame Adulto 21,96 22,88 22,93 24,56 23,54 1,40 1,44 1,42 1,44 1,41 INDICATORI AZIENDALI ULF - Unità Lavorative Familiari ULT - Unità Lavorative Totali 1,40 1,44 1,42 1,44 1,41 PLV - Produzione Lorda Vendibile 34.005 31.923 37.022 31.608 34.509 PLV zootecnica 23.039 23.925 24.629 18.875 19.103 VA - Valore Aggiunto 20.616 21.246 26.916 22.135 26.151 PN - Prodotto Netto Aziendale 15.318 15.995 21.661 17.003 21.076 RN - Reddito Netto Aziendale 9.937 9.999 16.096 10.561 14.745 Trasferimenti Pubblici 8.641 8.649 6.013 6.093 5.706 702 659 800 683 703 INDICI DI EFFICIENZA Produttività della terra [PLV/SAU] SAU lavorata per UL [SAU/ULT] 34,73 33,55 32,54 32,07 34,93 Produttività del lavoro [PLV/ULT] 24.371 22.097 26.035 21.910 24.556 Incidenza costi specifici [1-(VA/PLV)] 0,39 0,33 0,27 0,30 0,24 Incidenza ammortamenti [1- (PN/VA)] 0,26 0,25 0,20 0,23 0,19 Incidenza altri costi [1-RN/PN)] 0,35 0,37 0,26 0,38 0,30 Redditività dei ricavi [RN/PLV] 0,29 0,31 0,43 0,33 0,43 Produttività del lavoro [PLV/ULT] 24.371 22.097 26.035 21.910 24.556 Redditività dei ricavi [RN/PLV] 0,29 0,31 0,43 0,33 0,43 [ULT/ULF] 1,00 1,00 1,00 1,00 1,00 [RN/ULF] 7.122 6.921 11.319 7.320 10.492 Incidenza lavoro salariato Redditività lavoro familiare Fonte: banca dati RICA-INEA Piemonte 37 2.8 le aziende con allevamenti suini Secondo i servizi Veterinari regionali nel 2008 in Piemonte risultano essere detenuti oltre 1.150.000 suini in circa 2.500 allevamenti, con una evidente specializzazione territoriale della provincia di Cuneo, dove sono concentrati due terzi dei capi (tab. 2.24) e dove nel medesimo anno sono stati introdotti dall’estero 74.000 suinetti per l’ingrasso e 955 capi da riproduzione (rispettivamente, l’83% e il 52% del totale). Il Piemonte si posiziona al terzo posto (dopo Lombardia ed Emilia Romagna) tra le regioni suinicole italiane; in effetti la produzione regionale di carni suine è considerata di buona qualità26 ma, almeno fino ad oggi, la fase di trasformazione e valorizzazione commerciale avviene al di fuori dai confini regionali. La produzione ai prezzi di base della suinicoltura piemontese è stimata dall’ISTAT in circa 236 milioni di euro correnti per l’anno 2008 e incide nella misura del 6,7% sulla produzione della branca agricoltura. La materia prima dell’industria di produzione e di trasformazione delle carni suine è tipicamente un bene di tipo commodity (con un basso valore aggiunto della produzione primaria), il cui mercato risulta caratterizzato da andamenti ciclici particolarmente accentuati e fortemente influenzato dalle crisi economiche e dagli shock sanitari che possono verificarsi a livello internazionale. tab. 2.24 - aziende con allevamenti e capi suini in piemonte nel 2008, per provincia A) Produzione B) Riproduzione Ciclo aperto Totale A) + B) Ciclo chiuso Autoconsumo Totale generale Totale Aziende Capi Aziende Capi Aziende Capi Aziende Capi Aziende Capi Aziende Capi Aziende Capi 1 .35 3 7 2 4.94 4 24 8 2 85 .6 8 1 162 1 43 .9 8 3 410 4 2 9 .6 6 4 1 .7 6 3 1 .1 5 4 .6 0 8 772 2 .4 0 9 2 .5 35 1 .1 5 7 .0 1 7 Torino 28 3 1 3 2.75 8 57 40 .5 9 5 51 28 .9 9 0 108 6 9 .5 8 5 391 2 0 2 .3 4 3 298 397 689 20 2 .7 4 0 Vercelli 19 1.66 5 14 12 .3 4 8 1 3 .1 6 7 15 1 5 .5 1 5 34 1 7 .1 8 0 9 20 43 1 7 .2 0 0 Novara 34 3 2.27 8 15 40 .2 2 1 6 90 21 4 0 .3 1 1 55 7 2 .5 8 9 60 222 115 7 2 .8 1 1 Cuneo 78 0 5 0 7.08 9 13 7 1 73 .1 6 1 66 91 .0 6 0 203 2 6 4 .2 2 1 983 7 7 1 .3 1 0 188 444 1 .1 71 77 1 .7 5 4 49 7.52 9 8 2 .9 7 9 10 6 .2 5 8 18 9 .2 3 7 67 1 6 .7 6 6 75 1 .0 3 1 142 1 7 .7 9 7 14 7 2 5.10 1 9 7 .0 5 4 22 10 .7 3 4 31 1 7 .7 8 8 178 4 2 .8 8 9 22 75 200 4 2 .9 6 4 Biella 27 1 8.35 9 4 9 .2 5 8 3 3 .6 2 1 7 1 2 .8 7 9 34 3 1 .2 3 8 77 122 111 3 1 .3 6 0 Verbania 14 16 5 4 65 3 63 7 128 21 293 43 98 64 391 Piemonte di cui: Asti Alessandria Fonte: Regione Piemonte, Relazione di attività dei Servizi Veterinari 2008 Per quanto concerne la fase produttiva, coesistono due tipologie aziendali, nettamente distinte: allevamenti nei quali si pratica esclusivamente l’ingrasso dei suinetti che vengono acquistati all’esterno e allevamenti - sia “a ciclo aperto”, sia “a ciclo chiuso” - con riproduzione interna. In particolare, l’allevamento da produzione riguarda oltre il 60% dei capi (tab. 2.24) e tende a concentrarsi in aziende di medio-grandi dimensioni, mentre la seconda tipologia di allevamento ha manifestato nel recente passato la tendenza alla contrazione. Proprio la concentrazione dei capi in allevamenti di grandi dimensioni ha accentuato il problema dell’impatto negativo sull’ambiente delle produzioni suinicole, specialmente in ordine all’esigenza di un corretto smaltimento dei liquami. A tale riguardo, negli anni più recenti si evidenziano le difficoltà incontrate dalle aziende suinicole al fine di adeguarsi alla normativa vigente in tema di protezione delle acque dall’inquinamento da nitrati di fonte agricola (direttiva 91/676/CEE) e, in particolare, di rispettare il regolamento regionale 10/R/2007 “Utilizzazione agronomica degli effluenti zootecnici e delle acque reflue e Programma d'azione per le zone vulnerabili da nitrati di origine agricola”. Le prescrizioni relative alle modalità di stoccaggio e i vin26 Ciò è testimoniato dal riconoscimento comunitario (DOP) recentemente ottenuto dal Prosciutto crudo di Cuneo, che consente di svolgere l’intero processo produttivo (allevamento, macellazione e stagionatura) sul territorio regionale e, precisamente, in un’area di produzione comprendente le province di Cuneo, Asti e parte di quella di Torino (nell’area pedemontana del pinerolese e del carmagnolese) per un totale di 54 Comuni. 38 coli alla distribuzione dei reflui zootecnici si sono rivelati particolarmente onerosi per queste imprese, nonostante la possibilità ad esse concessa di accedere al sostegno pubblico (per esempio, attraverso gli interventi di sviluppo rurale finalizzati all’ammodernamento delle strutture aziendali) specificamente rivolti all’adeguamento alle norme in materia di utilizzo agronomico degli effluenti zootecnici e all’implementazione delle misure relative alla biosicurezza zootecnica. Le strutture di macellazione risultano anch’esse fortemente concentrate: a una quarantina di macelli di maggiori dimensioni (in gran parte localizzati in provincia di Torino) si aggiunge una novantina di impianti a ridotta capacità produttiva distribuiti nel torinese, cuneese e alessandrino. Secondo i Servizi Veterinari regionali nel 2008 le macellazioni hanno riguardato all’incirca 718.000 capi ma la successiva lavorazione e valorizzazione avviene, come già ricordato, in buona misura in altre regioni, pur non mancando in Piemonte una fitta rete di laboratori artigianali orientati al mercato locale e un piccolo numero di imprese industriali produttrici di insaccati che operano anche a livello extraregionale. I risultati tecnico-economici conseguiti dalle aziende suinicole specializzate afferenti alla RICA sono esposte in tabella 2.25. Il “campione costante” è rappresentato solamente da 10 casi aziendali presso i quali sono detenuti, in media, all’incirca 325 UBA27. Nel periodo considerato gli indici di efficienza aziendale manifestano ampie oscillazioni, ma nel biennio finale essi assumono valori più favorevoli in conseguenza a una significativa riduzione delle voci di costo. tab. 2.25 - Indicatori strutturali ed economici e indici di efficienza delle aziende specializzate nell’allevamento suino nel periodo 2003-2007 (valori in euro al 2007) 10 AZIENDE INDICATORI AZIENDALI SAU - Superficie Agricola Utilizzata UBA - Unità Bestiame Adulto ULF - Unità Lavorative Familiari ULT - Unità Lavorative Totali PLV - Produzione Lorda Vendibile PLV zootecnica VA - Valore Aggiunto PN - Prodotto Netto Aziendale RN - Reddito Netto Aziendale Trasferimenti Pubblici INDICI DI EFFICIENZA Produttività della terra [PLV/SAU] SAU lavorata per UL [SAU/ULT] Produttività del lavoro [PLV/ULT] Incidenza costi specifici [1-(VA/PLV)] Incidenza ammortamenti [1- (PN/VA)] Incidenza altri costi [1-RN/PN)] Redditività dei ricavi [RN/PLV] Produttività del lavoro [PLV/ULT] Redditività dei ricavi [RN/PLV] Incidenza lavoro salariato [ULT/ULF] Redditività lavoro familiare [RN/ULF] 2003 2004 2005 2006 2007 16,61 322,06 1,38 1,73 355.743 336.948 134.956 109.025 97.183 5.551 15,21 303,01 1,53 1,95 393.952 369.749 106.204 79.915 66.787 5.355 15,43 330,63 1,44 1,84 378.372 353.324 127.196 99.240 85.854 4.846 20,23 341,59 1,48 1,87 465.386 422.986 212.692 184.152 169.828 15.621 20,01 328,30 1,53 1,90 347.040 305.800 108.147 83.789 70.113 6.873 21.421 9,61 205.929 0,62 0,19 0,11 0,27 205.929 0,27 1,25 70.359 25.907 7,81 202.286 0,73 0,25 0,16 0,17 202.286 0,17 1,28 43.759 24.518 8,41 206.198 0,66 0,22 0,13 0,23 206.198 0,23 1,27 59.466 23.003 10,83 249.036 0,54 0,13 0,08 0,36 249.036 0,36 1,26 114.943 17.340 10,55 182.893 0,69 0,23 0,16 0,20 182.893 0,20 1,24 45.825 Fonte: banca dati RICA-INEA Piemonte 27 Si rammenta che il coefficiente di conversione in UBA per le scrofe riproduttrici è pari a 0,5 mentre per i suini all’ingrasso è pari a 0,3 (cfr. Glossario). 39 2.9 le aziende miste Accanto alle aziende specializzate nelle produzioni vegetali e nelle produzioni animali, la classificazione tipologica comunitaria delle aziende agricole considera le aziende miste, per le quali non si verifica che il Reddito Lordo Standard (RLS) di una o più attività produttive affini superi i due terzi del RLS totale dell’azienda28. In Piemonte assumono particolare rilevanza le aziende miste afferenti agli OTE generali 6 e 8 che raggruppano, rispettivamente, le aziende con policoltura (processi produttivi vegetali variamente combinati) e le aziende miste coltivazioni-allevamento. Nel “campione costante” 2003-2007 la presenza di aziende miste risulta assai significativa: sono, infatti, 52 i casi di aziende con policoltura e 38 quelli di aziende miste coltivazioni-allevamento29, distribuite in modo abbastanza omogeneo sul territorio regionale. Come si evince dalle informazioni riportate nelle tabelle 2.26 e 2.27, si tratta di aziende le cui performance economiche sono del tutto confrontabili con quelle delle tipologie aziendali analizzate nei precedenti paragrafi. La non specializzazione può in molti casi essere frutto della scelta dell’imprenditore agricolo che deliberatamente intende diversificare i processi produttivi attuati in azienda, attutendo così gli effetti degli shock di mercato o di filiera che possono periodicamente colpire i diversi comparti. In altri casi la compresenza di colture permanenti e di coltivazioni di pieno campo, ovvero, di processi produttivi vegetali e allevamenti è legata all’orografia, alle condizioni pedoclimatiche, ecc. che caratterizzano l’ambiente in cui è localizzata l’azienda agricola. Per quanto concerne le aziende con policoltura, caratterizzate dalla presenza di processi produttivi vegetali variamente combinati, nel “campione costante 2003-2007” RICA sono presenti 52 casi la cui SAU media è di circa 15,5 ettari. Poiché in questa tipologia aziendale sono comprese tutte le combinazioni possibili di processi produttivi vegetali (cfr. tab. 1.2 e la voce “OTE” del Glossario) gli indici di efficienza che, come di consueto, sono riportati nella tabella in forma di catene assumono valori intermedi tra quelli propri delle aziende specializzate nelle colture erbacee e di quelle specializzate nelle coltivazioni permanenti. In particolare, la produttività della terra è mediamente pari a circa 3.600 euro per ettaro, senza significative variazioni nel periodo considerato, così come gli altri indice di efficienza evidenziati in tabella. 28 Secondo quanto stabilito dal regolamento (CE) n. 1242/2008, a partire dall’anno contabile 2010 l’Orientamento Tecnico Economico (OTE) delle aziende agricole afferenti alla RICA é determinato dall’incidenza percentuale della Produzione standard (anziché del RLS) delle diverse attività produttive dell’azienda rispetto alla sua Produzione standard totale. 29 Ai fini delle elaborazioni non sono stati considerati i due soli casi di aziende con poliallevamento (OTE generale 7). 40 tab. 2.26 - Indicatori strutturali ed economici e indici di efficienza delle aziende con policoltura nel periodo 2003-2007 (valori in euro al 2007) 52 AZIENDE 2003 2004 2005 2006 2007 15,53 15,41 15,50 15,51 16,38 1,51 1,50 1,52 1,56 1,57 INDICATORI AZIENDALI SAU - Superficie Agricola Utilizzata ULF - Unità Lavorative Familiari ULT - Unità Lavorative Totali 1,67 1,69 1,69 1,77 1,77 PLV - Produzione Lorda Vendibile 57.372 53.926 54.646 55.568 66.052 VA - Valore Aggiunto 38.003 35.570 34.589 34.238 41.737 PN - Prodotto Netto Aziendale 28.128 25.713 24.821 24.787 32.600 RN - Reddito Netto Aziendale 20.888 18.572 17.651 17.126 24.798 6.811 6.732 7.263 6.511 6.163 3.693 3.499 3.524 3.582 4.033 Trasferimenti Pubblici INDICI DI EFFICIENZA Produttività della terra [PLV/SAU] SAU lavorata per UL [SAU/ULT] 9,28 9,10 9,17 8,77 9,28 Produttività del lavoro [PLV/ULT] 34.272 31.847 32.328 31.405 37.419 Incidenza costi specifici [1-(VA/PLV)] 0,34 0,34 0,37 0,38 0,37 Incidenza ammortamenti [1- (PN/VA)] 0,26 0,28 0,28 0,28 0,22 [1-RN/PN)] 0,26 0,28 0,29 0,31 0,24 Incidenza altri costi Redditività dei ricavi [RN/PLV] 0,36 0,34 0,32 0,31 0,38 Produttività del lavoro [PLV/ULT] 34.272 31.847 32.328 31.405 37.419 Redditività dei ricavi Incidenza lavoro salariato Redditività lavoro familiare [RN/PLV] 0,36 0,34 0,32 0,31 0,38 [ULT/ULF] 1,11 1,13 1,11 1,13 1,12 [RN/ULF] 13.861 12.348 11.593 10.954 15.791 Fonte: banca dati RICA-INEA Piemonte In merito alle imprese miste coltivazioni-allevamento afferenti al “campione costante” RICA - di cui alla tabella 2.27 - si tratta di 38 casi aziendali di SAU pari a 26,5 ettari, le quali detengono in media 28 UBA (si tratta per lo più di capi bovini) in allevamento. Rispetto alle imprese zootecniche specializzate (OTE 41 e 42) questa tipologia aziendale offre performance più contenute, soprattutto in termini di produttività e redditività del lavoro: gli indici corrispondenti assumono, infatti, valori più che dimezzati. 41 tab. 2.27 - Indicatori strutturali ed economici e indici di efficienza delle aziende miste coltivazioni-allevamento nel periodo 2003-2007 (valori in euro al 2007) 38 AZIENDE 2003 2004 2005 2006 2007 SAU - Superficie Agricola Utilizzata 26,71 26,30 26,22 26,83 26,23 UBA - Unità Bestiame Adulto 27,99 28,21 27,14 28,45 28,04 ULF - Unità Lavorative Familiari 1,50 1,48 1,41 1,36 1,26 ULT - Unità Lavorative Totali 1,74 1,71 1,65 1,59 1,49 PLV - Produzione Lorda Vendibile 74.158 68.868 70.867 82.238 79.693 PLV zootecnica 40.570 37.875 36.925 42.868 36.407 VA - Valore Aggiunto 40.493 35.699 38.182 48.253 45.570 PN - Prodotto Netto Aziendale 29.778 25.063 27.465 37.726 34.644 RN - Reddito Netto Aziendale 16.461 13.221 16.233 26.298 23.779 Trasferimenti Pubblici 12.067 12.967 14.432 14.594 13.848 INDICATORI AZIENDALI INDICI DI EFFICIENZA Produttività della terra [PLV/SAU] 2.777 2.619 2.703 3.065 3.038 SAU lavorata per UL [SAU/ULT] 15,34 15,39 15,94 16,89 17,60 Produttività del lavoro [PLV/ULT] 42.594 40.317 43.073 51.756 53.476 Incidenza costi specifici [1-(VA/PLV)] 0,45 0,48 0,46 0,41 0,43 Incidenza ammortamenti [1- (PN/VA)] 0,26 0,30 0,28 0,22 0,24 [1-RN/PN)] 0,45 0,47 0,41 0,30 0,31 Incidenza altri costi Redditività dei ricavi [RN/PLV] 0,22 0,19 0,23 0,32 0,30 Produttività del lavoro [PLV/ULT] 42.594 40.317 43.073 51.756 53.476 Redditività dei ricavi Incidenza lavoro salariato Redditività lavoro familiare [RN/PLV] 0,22 0,19 0,23 0,32 0,30 [ULT/ULF] 1,16 1,16 1,16 1,17 1,18 [RN/ULF] 10.995 8.954 11.482 19.386 18.892 Fonte: banca dati RICA-INEA Piemonte 42 capItolo 3 Il sostegno pubblIco alle azIende agrIcole pIemontesI 3.1 le fonti informative L’analisi svolta nel presente capitolo intende in primo luogo identificare la composizione e l’importo degli aiuti comunitari percepiti dalle aziende agricole piemontesi, distinguendo quelli derivanti dalle politiche di sostegno dei mercati (il cosiddetto “primo pilastro” della PAC) da quelli di matrice di sviluppo rurale (“secondo pilastro”). Un secondo aspetto del lavoro ha l’obiettivo di porre a confronto l’entità e la composizione del sostegno comunitario con un indicatore di carattere economico individuato nel reddito netto aziendale, che rappresenta sostanzialmente la sintesi della gestione economica dell’azienda e corrisponde, in termini contabili, all’utile o alla perdita, eventuali, di esercizio (INEA, 2000). Infine, si analizza la modalità di distribuzione del sostegno via “primo pilastro”, procedendo a un confronto in relazione all’introduzione del Regime di Pagamento Unico (RPU) in Italia. Le fonti informative sono sostanzialmente di due tipologie. La prima, di tipo amministrativo, si riferisce ai dati gestionali contenuti nel data warehouse “Anagrafe Agricola Unica” della Regione Piemonte che - attraverso la sezione “Procedimenti” - permette di consultare, elaborare ed estrarre statistiche di sintesi relative alle varie richieste di finanziamento inerenti l'agricoltura e lo sviluppo rurale. Sempre di tipo amministrativo sono le informazioni relative all’applicazione del Programma di Sviluppo Rurale (PSR) messe a disposizione nella Relazione Annuale di Esecuzione (RAE) anch’essa redatta a cura dell’Autorità di Gestione del Programma. Il servizio informativo decisionale della Regione Piemonte rende disponibili statistiche dal database dell’Anagrafe Agricola Unica. L’Anagrafe Unica è l’elemento centrale del nuovo Sistema Informativo Agricolo Piemontese (SIAP); intorno all’Anagrafe - che contiene, per ogni beneficiario, dati anagrafici, amministrativi e di consistenza aziendale - è organizzata l’attività della Pubblica Amministrazione per la gestione dei procedimenti amministrativi in agricoltura. I dati sono relativi ai soggetti (aziende agricole, imprese di trasformazione, cooperative, consorzi, persone fisiche, ecc.) che hanno rapporto, a qualsiasi titolo, con la Pubblica Amministrazione piemontese in materia di agricoltura o di sviluppo rurale; essi, pertanto, non riguardano l’universo delle aziende agricole regionali. Il servizio informativo decisionale Anagrafe Agricola Unica mette a disposizione degli Enti Pubblici e degli altri utenti di Sistema Piemonte informazioni statistiche di carattere strutturale riguardanti diverse aree tematiche (per esempio: terreni, allevamenti, informazioni sulle aziende, vite e altre arboree specializzate, zone vulnerabili da nitrati, ecc.). I dati sono disponibili dal 2006; per ogni anno si pubblica una foto delle aziende e delle relative consistenze a fine anno, mentre per l’anno in corso due fotografie (una a fine giugno e una a fine anno). Per il 2007 il database interessa una numerosità di aziende rilevate, e classificate per orientamento tecnico economico, di oltre 71.000 unità. La seconda fonte di dati utilizzata è la Rete di Informazione Contabile Agricola (RICA) del Piemonte, il cui funzionamento e le cui finalità sono ampiamente illustrate in altre parti del presente volume. In particolare, al fine dell’analisi del sostegno pubblico alle aziende agricole piemontesi si sono utilizzate le informazioni contabili relative all’anno 2007 e quelle disponibili per il “campione costante” 2003-2007. 43 3.2 Il regime unico di pagamento del “primo pilastro” A seguito della ratifica del Regolamento CE n. 1782/2003 e successivi regolamenti attuativi, sono stati significativamente modificati i criteri per l’erogazione degli aiuti agli agricoltori, attraverso l’introduzione del Regime di Pagamento Unico aziendale (RPU), in vigore in Italia dal 1° gennaio 2005. Diversi sono i meccanismi di sostegno che rientrano nel nuovo ambito di pagamento unico nelle modalità di applicazione per il 2007; inoltre, in aggiunta allo schema di pagamento unico, si applicano alcuni pagamenti ancora accoppiati e il cosiddetto art. 69 (tab. 3.1). Partendo dallo schema di Pagamento Unico, questo riguarda, a partire dal 2005, il comparto dei cereali e delle proteoleaginose (le cosiddette COP), la zootecnia bovina da carne e da latte e gli ovicaprini; l'olio d'oliva, il tabacco e il cotone, dal 2006. Le altre Organizzazioni Comuni di Mercato (OCM) restano escluse dallo schema (Henke e Pupo d’Andrea, 2005). tab. 3.1 – applicazione del “primo pilastro” per le ocm più rilevanti in piemonte settori entrata in vigore sostegno prima delle riforme dopo le riforme Seminativi COP 2005 pagamenti per superficie; sostegno di prezzo (per alcuni cereali) sostegno di prezzo (per alcuni cereali); pagamenti art.69 Leguminose da granella 2005 pagamenti per superficie - Sementi 2005 pagamenti per superficie pagamenti per superficie Riso 2005 sostegno di prezzo (elevato) pagamenti per superficie; sostegno di prezzo (ridotto) Carni bovine 2005 sostegno di prezzo (limitato); pagamenti a capo sostegno di prezzo (limitato); pagamenti art.69 Carni ovicaprine 2005 pagamenti a capo pagamenti art.69 Foraggi essiccati 2005 aiuto alla trasformazione aiuto alla trasformazione (dimezzato) Latte 2006 sostegno di prezzo sostegno di prezzo (ridotto del 25%) Tabacco 2006 aiuto alla produzione Zucchero 2006 sostegno di prezzo fino al 2009: aiuto alla produzione (ridotto del 40%) sostegno di prezzo (ridotto del 42%); pagamenti art.69 Ortofrutticoli freschi 2008 interventi di regolazione dell’offerta tramite le OP interventi di regolazione dell’offerta tramite le OP Ortofrutticoli trasformati 2008 aiuto alla produzione pagamenti per superficie Vino sostegno di prezzo (tramite le distillazioni) fino al 2012: sostegno diprezzo (via distillazioni, a discrezione degli SM) 2009 Fonte: nostro adattamento da Frascarelli, 2008 Come detto, alcuni aiuti specifici, parzialmente accoppiati, sono previsti nell'ambito dei seminativi, per il grano duro e per le piante proteiche, per il riso, per alcuni prodotti del comparto dell'ortofrutta trasformata (pomodoro da industria, agrumi) e per la frutta in guscio. Per il tabacco, il vino e l'ortofrutta, sia fresca che trasformata, sono previsti programmi strutturali per il miglioramento delle produzioni, rispetto ai quali è necessario verificare la compatibilità con i Programmi di Sviluppo Rurale nelle aree interessate. Agli Stati membri è data facoltà di un taglio nella misura massima del 10% del massimale nazionale di ciascuna componente settoriale, il cui ricavato viene destinato a pagamenti degli stessi comparti per sostenere alcune attività agricole ritenute importanti per la tutela e la valorizzazione dell'ambiente e per il miglioramento della qualità dei prodotti (Reg. 1782/2003, art.69). L'obiettivo della misura è di offrire agli Stati membri un ulteriore strumento di orientamento del 44 sostegno nell’ambito del “primo pilastro” della PAC, che favorisca, per l'appunto, le attività ritenute più in sintonia con la protezione dell'ambiente e la valorizzazione della qualità. In realtà, l'articolo 69 non pone paletti molto restrittivi per l'accesso agli aiuti supplementari, assumendo una posizione molto cauta a fronte di eventuali rischi di perdite legate alla non piena utilizzazione delle risorse (Henke e Pupo d’Andrea, 2005). Secondo l’Anagrafe Unica messa a disposizione dalla Regione Piemonte complessivamente nel 2007 sono stati erogati in Piemonte quasi 335 Meuro di sostegno pubblico derivante dal Regime di Pagamento Unico. Il numero complessivo di beneficiari ha superato le 43.000 unità, mentre la SAU riferibile è stimata in 930.000 ettari (tab. 3.2). A livello territoriale, la maggior parte dei beneficiari risulta localizzata nelle province di Cuneo, Torino e Alessandria, che per altro sono le principali province agricole piemontesi; la stessa distribuzione si riscontra anche in termini di montanti totali, anche se vale la pena di evidenziare il caso della provincia di Vercelli, che in termini di erogazioni si colloca prima di quella astigiana, quarta provincia per numero di beneficiari. Tale inversione è imputabile principalmente alla forte specializzazione degli agricoltori vercellesi nella coltivazione del riso, che beneficia in modo consistente di un aiuto ancora accoppiato. tab. 3.2 - beneficiari, sau e importi relativi al rpu in piemonte nel 2007, per provincia regime di pagamento unico Beneficiari (n.) SAU (ha) Pagamenti (000 euro) al at 6.917 147.788 4.697 55.298 42.387 16.077 bI provincia cn 969 15.784 25.967 292.100 6.820 89.036 to vco vc totale piemonte 1.697 10.577 59.012 235.611 397 11.482 2.237 103.017 43.275 930.276 729 73.098 334.616 no 39.270 67.200 Fonte: Regione Piemonte, Anagrafe Agricola Unica Come già detto il RPU comprende diversi strumenti di azione: i diritti disaccoppiati, le quote accoppiate a diverse specifiche produzioni (Titolo IV del Reg. 1782/2003), i premi qualità (ex art. 69), gli aiuti supplementari (ex art. 12). Nella realtà, la maggior parte degli importi erogati derivano dai cosiddetti diritti storici, che rappresentano da soli oltre 260 Meuro, vale a dire quasi l’80% del totale; tale incidenza, tuttavia, cala in modo sensibile nelle province risicole dove, invece, cresce il peso relativo degli aiuti accoppiati, ex Titolo IV, evidentemente concentrati sul riso. Sempre in relazione agli interventi accoppiati, si segnala un certo interesse per quelli rivolti alla frutta a guscio nell’astigiano e nel cuneese; le altre tipologie, come le colture proteiche e quelle energetiche, appaiono praticamente irrilevanti. Gli interventi dell’articolo 69 assumono una certa rilevanza nelle province di Asti, Torino, Cuneo e Alessandria per i seminativi, mentre trovano applicazione molto contenuta i premi qualità per le carni e gli importi per la barbabietola (tab. 3.3). 45 tab. 3.3 – Importi relativi al rpu liquidati in piemonte nel 2007, per intervento e per provincia (000 euro) specifica tipo di intervento al - Diritti aiuto (titoli) art. 69 Seminativi art. 69 Carni bovine art. 69 art. 69 TITOLO IV Frutta a guscio UE TITOLO IV Qualità frumento duro TITOLO IV Colture proteiche TITOLO IV Riso TITOLO IV Sementi TITOLO IV Colture energetiche Art. 12 - at bI 34.935 13.751 provincia cn no to 4.992 77.534 25.405 59.464 vc totale piemonte 662 43.651 260.394 vco 2.653 730 118 3.512 642 3.663 9 631 11.958 322 581 80 3.722 45 1.612 15 30 6.407 Carni ovicaprine 4 4 10 22 2 35 15 6 98 Barb. da zucchero . . . . . 2 . . 2 145 414 0 1.693 1 44 . 3 2.300 2 . . 0 0 7 0 0 10 113 2 0 1 5 13 . 2 135 3.257 . 1.562 81 12.891 993 . 28.432 47.216 4 . . . . . . . 4 46 5 0 4 . 3 . 0 59 Art_12 aiuti supplementari 848 392 109 1.851 280 1.436 28 432 5.376 Frutta a guscio- nazionale 78 219 0 892 1 23 . 2 1.215 729 73.098 334.616 RPU complessivo 42.387 16.077 6.820 89.036 39.270 67.200 Fonte: Regione Piemonte, Anagrafe Agricola Unica Per quanto concerne la distribuzione degli aiuti in relazione agli orientamenti produttivi e per numero di beneficiari, gli OTE più rappresentati risultano essere quello dei seminativi e quello delle coltivazioni permanenti, rispettivamente con oltre 19.000 e quasi 7.000 beneficiari (tab. 3.4). Tuttavia, se si confronta il numero dei beneficiari con il numero totale delle aziende presenti nell’Anagrafe Unica per OTE, si può evidenziare come quasi la totalità, con incidenze attorno o superiori al 90%, delle imprese specializzate nella coltivazione dei seminativi e nell’allevamento dei granivori, nonché le aziende miste e quelle con poliallevamento (cfr. Glossario) risultano beneficiare del RPU. Significativa è anche l’incidenza per le aziende specializzate nell’allevamento di erbivori (85%) e per quelle con policoltura (75%). tab. 3.4 - beneficiari interessati al rpu in piemonte nel 2007 e relativi importi, per ote ote Seminativi Importi totali 000 euro beneficiari n. Importi medi totale aziende euro n. Beneficiari % sul totale Is 183.616 19.183 9.572 21.528 89,1 1,47 Ortofloricoltura 1.391 469 2.966 1.169 40,1 0,66 Coltivazioni permanenti 7.565 6.926 1.092 18.485 37,5 0,62 Erbivori 65.015 5.217 12.462 6.138 85,0 1,40 Granivori 6.502 747 8.704 809 92,3 1,52 Policoltura 15.784 4.952 3.187 6.600 75,0 1,24 5.022 574 8.748 621 92,4 1,52 47.219 4.626 10.207 4.961 93,2 1,54 2.503 581 4.308 10.931 5,3 - 334.616 43.275 7.732 71.242 60,7 1,00 Poliallevamento Miste N.D. Totale Piemonte Fonte: Regione Piemonte, Anagrafe Agricola Unica Diversamente, l’incidenza dei beneficiari sul totale appare più contenuta nel caso delle coltivazioni permanenti (37%) e delle ortofloricole (40%). In questo senso, se si applica un indicato- 46 re di specializzazione (IS), si conferma una certa relazione di alcune tipologie di produzione agli interventi del “primo pilastro”, anche con l’applicazione del Regime di Pagamento Unico (Cagliero e Henke, 2005 e 2006); infatti, il valore maggiore dell’indice di specializzazione stimato si osserva per la maggior parte degli orientamenti produttivi osservati, sia specializzati sia misti, ad eccezione, evidentemente, delle aziende specializzate in ortofloricoltura e nelle coltivazioni permanenti (rispettivamente con IS pari a 0,60 e 0,66). In termini di importi medi, infine, si osserva come i pagamenti mediamente più elevati siano quelli ricevuti dalle imprese specializzate negli erbivori, con oltre 12.000 euro, seguite dalle imprese a orientamento misto (10.000 euro) e da quelle specializzate nella coltivazione dei seminativi (9.500). Le imprese specializzate nelle coltivazioni permanenti, invece, sono quelle che beneficiano mediamente degli importi inferiori, pari poco più di 1.000 euro, insieme a quelle specializzate in ortofloricoltura, con meno di 3.000 euro. 3.3 lo sviluppo rurale all’inizio della nuova fase di programmazione Il 2007 per lo sviluppo rurale avrebbe dovuto essere il primo anno di applicazione del nuovo periodo di programmazione 2007-13. Tuttavia, il Programma di Sviluppo Rurale del Piemonte è stato adottato nella sua forma definitiva solo nel novembre 2007 (DGR n. 44-7485 del 19 novembre 2007) e approvato nello stesso periodo dall’Unione europea (decisione della Commissione C(2007) 5944 del 28 novembre 2007). Di conseguenza, non si può osservare nel 2007 una reale applicazione delle politiche di sviluppo rurale, se non in termini di programmazione futura o in termini di pagamenti effettuati lungo i cosiddetti “trascinamenti” dal PSR 2000-06. Il quadro di programmazione nel 2007 prevedeva la nota articolazione lungo i quattro assi competitività, gestione del territorio, qualità della vita e diversificazione, nonché il cosiddetto “asse Leader”. Complessivamente la versione del PSR adottata nel 2007 aveva una dotazione finanziaria di oltre 1 miliardo di euro, quale costo totale, con una quota pubblica complessiva di 897 milioni di euro (tab. 3.5). tab. 3.5 – ripartizione indicativa per asse del psr 2007-13 del piemonte (000 euro) codifica asse Asse I Competitività spesa pubblica spesa privata 342.364 Asse II Miglioramento ambiente e spazio rurale Asse III Diversificazione e qualità della vita Asse IV Leader Mis. 511 Assistenza tecnica Totale costo totale % 250.496 592.859 48,3 399.409 3.643 403.052 3 32,8 66.091 37.473 103.564 8,4 58.409 38.937 97.346 7,9 30.318 - 30.318 2,5 896.591 330.549 1.227.139 100,0 Fonte: Regione Piemonte, PSR 2007-13 versione approvata nel novembre 2007 Come nella passata programmazione 2000-2006, ma in piena coerenza con le regole dello sviluppo rurale riportate nel Regolamento (CE) n. 1698/2005, il PSR 2007-13 pone un marcato accento sulle misure strutturali rivolte al miglioramento della competitività del settore primario. Nella versione approvata nel novembre 2007 il 48% della dotazione totale era infatti impegnato sull’Asse I, e in particolare la misura di ammodernamento delle imprese agricole da sola drenava un quinto delle risorse totali, seguita dalla misura per gli interventi nell’agroindustria con il 10% della dotazione complessiva. Verso l’Asse II era destinato il 33% della spesa totale, con una par- 47 ticolare concentrazione per la misura 214, pagamenti agro ambientali, con una quota sul totale del 22%. Minori risorse erano state destinate sia all’Asse III sia all’Asse Leader (8% in entrambi i casi)30. Come detto, poiché la decisione di approvazione del PSR 2007-2013 è stata adottata dalla Commissione europea soltanto nel novembre 2007, nessuna nuova domanda è stata approvata entro la fine dell’anno. Di conseguenza, le informazioni sui pagamenti effettuati, contenute nella Relazione Annuale di Esecuzione (RAE) per il 2007, si riferiscono esclusivamente agli impegni risalenti ai precedenti periodi di programmazione. Alcuni interventi del Piano di Sviluppo Rurale 2000-06, infatti, sono transitati nella nuova programmazione, come descritto nello schema di sintesi seguente (tab. 3.6); in molti casi, inoltre, le nuove azioni previste dall’attuale PSR ricalcano interventi già attivi precedentemente e che mantengono il loro approccio di azione molto simile. Nel 2007 sono risultati pagamenti effettuati esclusivamente sui trascinamenti e hanno interessato un numero limitato di misure. Nel dettaglio, in relazione all’Asse I Competitività sono stati effettuati interventi nel campo della formazione (ex misura C del passato PSR), per l’insediamento giovani (ex misura B), per l’ammodernamento delle strutturare agricole (ex misure A e X), per il valore aggiunto forestale (ex misura I), per il valore aggiunto dei prodotti agricoli e forestali (ex misura G), e per le infrastrutture (ex misure J, Q e R). Sull’Asse II sono state pagati interventi di indennità compensativa (ex misura E), indennità agroambientali (ex misura F e ex 2078) e interventi di rimboschimento di terreni agricoli (ex misura H). Infine, risultano pagati anche dei trascinamenti per l’Asse III, qualità della vita e diversificazione, come la creazione di imprese (ex misura S) e interventi sui servizi essenziali (ex misura N). tab. 3.6 - distinta per misura degli importi nel 2007 del psr 2007-2013; spese transitorie ai sensi del regolamento (ce) n. 1320/2006 (000 euro) codice cod. misura precedente domande approvate n. spesa pubblica 2007 spesa pubblica 2007-13 Esecuzione finanziaria % - 124 24.053 0,5 111 C Formazione e informazione 112 B Insediam. giovani in agricoltura 113 D, 2079 Prepensionamento 121 A, X 122 I 123 G Accrescim. VA prod. agricoli e forestali 125 J, Q, R Infrastrutture 211 E Indennità compensativa 214 F, 2078 Pagamenti agro ambientali 221 H, 2080 Imboschimento di terreni agricoli 312 S Creazione e sviluppo di imprese 1 321 N Servizi essenziali 3 54.555 10 185 72.824 0,3 101 807 6.886 11,7 Ammodernam. aziende agricole 62 1.580 162.637 1,0 Accrescim. VA delle foreste 35 3.075 12.455 24,7 4 958 80.364 1,2 Totale 22 785 32.048 2,4 4963 6.056 53.545 11,3 12.291 37.765 267.791 14,1 2.152 2.525 38.909 6,5 9 9 100,0 685 685 100,0 752.208 7,3 Fonte: Regione Piemonte, Relazione Annuale di Esecuzione 2007 Complessivamente, l’andamento del Programma nel 2007 risulta quindi rallentato, arrivando a indicare una spesa pubblica di quasi 55 Meuro, con una capacità di esecuzione finanziaria 30 L’attuale versione del PSR 2007-13 del Piemonte (approvato a Dicembre 2009) prevede una distribuzione delle risorse finanziarie tra gli Assi lievemente differente, a causa del cosiddetto Health Check della PAC. 48 appena sopra il 7%. Alcune tipologie di intervento, tuttavia, mostrano una perfomance di spesa importante, come le misure 312 e 321, ma tale risultato è in realtà imputabile alla scelta di concludere nella nuova programmazione attività già programmate e, sostanzialmente, di non avviare nuovi interventi sulle medesime misure. Un discorso simile vale per il prepensionamento, che nel 2007-13 concluderà i pagamenti impegnati nel periodo precedente. Tuttavia, nel corso del 2007 la Regione Piemonte ha disposto l’apertura condizionata delle domande relativamente a tre misure del PSR 2007-2013. Due sono di carattere strutturale e afferiscono all’Asse I (la 112 e la 121), la terza ha carattere agroambientale (la 214). Nell’ambito della misura 214, nel 2007 sono state attivate le azioni 214.1 (Applicazione di tecniche di produzione integrata), 214.2 (Applicazione di tecniche di produzione biologica) e 214.8 (Conservazione di razze locali minacciate di abbandono). Si ricorda che i bandi citati non hanno dato luogo a pagamenti nel corso del 2007. Nel 2007 i beneficiari del PSR risultano essere circa 12.000, dei quali la maggior parte sono aziende agricole (84%). Relativamente agli orientamenti produttivi, si osserva come una quota molto importante, quasi la metà, sia rappresentata dalle aziende specializzate in coltivazioni permanenti (oltre 5.000 unità); seguono gli allevamenti con erbivori e le aziende a seminativi (tab. 3.7). Questa distribuzione può essere spiegata dal peso relativo dell’applicazione delle misure dell’Asse II nel 2007, in quanto gli allevamenti con erbivori, specialmente in montagna, sono in genere relazionati con l’applicazione delle misure 211, mentre le coltivazioni permanenti sono relazionate con la misura 214, come già osservato anche nella programmazione 2000-06 (Cagliero e Henke, 2006). Diversamente, le aziende specializzate nella coltivazione dei seminativi, come già nella passata programmazione, risultano più interessate dalle erogazioni via “primo pilastro” (Cagliero, 2005). Il quadro descritto trova conferma nella stima dell’indice di specializzazione per il “secondo pilastro”, dove si possono mettere in evidenza valori particolarmente elevati per gli orientamenti a erbivori (2,1) e permanenti (1,7), mentre l’IS per le aziende a seminativi risulta contenuto (0,45). In questo caso infatti si deve tenere conto che solo l’8% del campione dell’Anagrafe Unica per tale OTE è beneficiario del PSR nel 2007. tab. 3.7 - beneficiari interessati al psr in piemonte nel 2007, per ote Seminativi Ortofloricoltura Beneficiari n. Aziende Anagrafe Unica n. Beneficiari su tot. Anagrafe % IS 1.654 21.528 7,7 0,45 127 1.169 10,9 0,64 Permanenti 5.308 18.485 28,7 1,70 Erbivori 2.321 6.138 37,8 2,24 Granivori Policoltura 67 809 8,3 0,49 1.369 6.600 20,7 1,23 Poliallevamento 197 621 31,7 1,88 Miste coltivaz.- allevamento 954 4.961 19,2 1,14 37 10.931 0,3 0,02 12.034 71.242 16,9 1,00 N.D. Totale Piemonte Fonte: Regione Piemonte, Anagrafe Unica 49 3.4 Il sostegno alle aziende piemontesi afferenti alla rIca Al fine di offrire uno scenario più dettagliato della composizione e della distribuzione del sostegno comunitario dal punto di vista aziendale si è proceduto a declinare l’osservazione media regionale derivante dal campione RICA 2007 per la specializzazione produttiva principale delle aziende beneficiarie. Per questa analisi si sono individuate la composizione del sostegno tra i due pilastri e l’incidenza delle componenti su un indicatore di performance economica, in questo caso il reddito netto aziendale. La lettura delle informazioni raccolte permette di individuare alcuni gruppi di orientamenti tecnico-economici relativamente omogenei fra loro (fig. 3.1). Ad un primo gruppo afferiscono le aziende agricole per cui si osserva una incidenza particolarmente rilevante del sostegno comunitario sul RN. In questo raggruppamento si collocano, dunque, le aziende specializzate nella coltivazione dei seminativi, quelle miste con coltivazioni e allevamenti e le aziende specializzate nell’allevamento di erbivori (bovini e ovicaprini). Si deve osservare, tuttavia, che generalmente in Piemonte le aziende classificate “miste con coltivazioni e allevamenti” sono in realtà unità che praticano in modo quasi ugualitario le due attività e, quindi, sono una situazione intermedia tra la specializzazione a seminativi e a erbivori; si possono considerare tali aziende come cerealicole-zootecniche. Per questo raggruppamento, nel 2007 il livello del sostegno pubblico sul reddito netto risulta superiore alla quota del 30%. Nel secondo gruppo si collocano tipologie aziendali con una incidenza del sostengo sul RN tra il 10% e il 30%, vale a dire i poliallevamenti, le imprese con policoltura e le aziende specializzate nell’allevamento di granivori (avicoli e suini). Infine, in un terzo gruppo sono situate le aziende specializzate in coltivazioni permanenti (vite e frutta) e in ortofloricoltura, caratterizzate da una incidenza del sostegno comunitario attorno o inferiore al 5% del reddito netto. fig. 3.1 – Incidenza del sostengo comunitario sul reddito netto in piemonte nel 2007 e relativi importi, per ote Seminativi Miste Erbivori Poliallevamento Policoltura Granivori Permanenti Ortofloricoltura 0% 10% 20% 30% 40% 50% 60% 70% Fonte: banca dati RICA-INEA Piemonte, 2007 Come si evince dall’osservazione dei dati riportati in tabella 3.8, le aziende del primo raggruppamento, quello con marcata incidenza del sostegno comunitario sul reddito netto, mostrano valori nel reddito netto elevati, in particolare le aziende specializzate nei seminativi e nell’allevamento degli erbivori, ma esse manifestano, soprattutto, un rilevante importo degli aiuti derivanti dal “primo pilastro”. 50 Infatti, tali flussi variano dagli oltre 38.000 euro per le imprese a seminativi ai quasi 22.000 per gli allevamenti con erbivori. A fronte della portata del sostegno del “primo pilastro”, il supporto via “secondo pilastro” risulta limitato; infatti, il PSR incide sul reddito solo per pochi punti percentuali (mentre gli aiuti del “primo pilastro” oscillano tra il 30% e il 55%) e ha una portata contenuta sugli importi comunitari complessivi (tra il 4% e il 10%). Nel caso del secondo raggruppamento, la lettura appare meno omogenea: a fianco di due orientamenti sostanzialmente non specializzati si colloca quello degli allevamenti di granivori, che invece è un orientamento molto caratterizzato e sotto alcuni aspetti anche più industriale che agricolo (Velazquez, 2005). La presenza di processi di allevamento in azienda permette, tuttavia, di fornire una schematizzazione di sintesi; infatti, nel caso dei poliallevamenti e dei granivori si evidenza una maggiore capacità di performance di reddito e un ricorso molto limitato allo sviluppo rurale; diversamente l’importo del sostegno via “primo pilastro” risulta significativo in entrambi i casi: quasi 9.000 euro per gli allevamenti con granivori e quasi 14.000 per i poliallevamenti. Per tutti e tre gli orientamenti, comunque, l’incidenza del “primo pilastro” sul reddito risulta significativa, mentre quella dello sviluppo rurale appare molto contenuta. tab. 3.8 – reddito netto e importi del sostegno comunitario per le aziende beneficiarie in piemonte nel 2007, per ote orientamento tecnico economico aziende reddito netto beneficiarie aziendale n. euro Importo aiuti I pilastro euro Importo aiuti II pilastro euro totale importo aiuti euro Seminativi 360 65.861 36.860 1.713 38.573 Miste (colt. – allevamento) 128 52.888 21.494 1.533 23.027 Erbivori 259 63.960 19.710 2.271 21.982 Poliallevamento 18 56.112 13.900 292 14.192 Policoltura 87 36.833 7.256 1.735 8.991 Granivori Permanenti Ortofloricoltura orientamento tecnico economico Seminativi 50 55.692 8.970 7 8.978 411 49.290 923 1.638 2.561 42 35.111 875 610 1.485 aziende totale importo Importo aiuti beneficiarie aiuti / rn I pilastro / rn n. % % 360 58,6 56,0 Importo aiuti Importo aiuti II pilastro / rn I pil./ totale aiuti % % 2,6 95,6 Miste (colt. – allevamento) 128 43,5 40,6 2,9 93,3 Erbivori 259 34,4 30,8 3,6 89,7 Poliallevamento 18 25,3 24,8 0,5 97,9 Policoltura 87 24,4 19,7 4,7 80,7 Granivori Permanenti Ortofloricoltura 50 16,1 16,1 0,0 99,9 411 5,2 1,9 3,3 36,1 42 4,2 2,5 1,7 58,9 Fonte: banca dati RICA-INEA Piemonte, 2007 Per quanto concerne il terzo raggruppamento, dove il peso del sostegno comunitario è limitato come incidenza sul reddito, si osserva una situazione molto diversa rispetto agli altri due gruppi. Infatti, per gli orientamenti specializzati in colture permanenti e in ortoflorovivaismo l’importanza del “primo pilastro” risulta limitata (attorno ai 900 euro in valore assoluto e con una 51 incidenza sul reddito netto attorno al 2%), ma anche lo sviluppo rurale mostra una portata contenuta: 1.600 euro per le permanenti con un peso relativo del 3% sul RN; 600 euro per le ortofloricole con un peso inferiore al 2%. Relativamente alla composizione tra “primo” e “secondo pilastro”, tuttavia, il ruolo dello sviluppo rurale risulta più marcato. fig. 3.2 - collocazione degli ote per peso del supporto ue sul reddito netto e incidenza del regime di pagamento unico sul sostegno I° pilastro/ totale Ue 100,0% 90,0% 80,0% 70,0% 60,0% 50,0% 40,0% 30,0% 0,0% 10,0% 20,0% 30,0% 40,0% 50,0% 60,0% 70,0% Ue / RN Seminativi Miste Erbivori Poliallevamento Policoltura Granivori Permanenti Ortofloricoltura Fonte: banca dati RICA-INEA Piemonte, 2007 Le indicazioni derivanti dai capitoli e dai paragrafi precedenti pongono in evidenza una caratteristica rilevante nella distribuzione del sostegno comunitario, sia a livello regionale sia nella declinazione per orientamento produttivo. Tale carattere indica sostanzialmente una forte concentrazione degli aiuti e sembra interessare sia il sostegno comunitario complessivo, sia più specificatamente gli interventi del “primo pilastro”. Per fornire una stima di questo fenomeno, è stato calcolato un indice dei caratteri di distribuzione relativi al contributo comunitario di matrice OCM. Tuttavia, come segnalato in precedenza, si è anche volto tenere conto della recente riforma dei meccanismi del “primo pilastro”, al fine di osservare se l’introduzione del regime di pagamento unico ha modificato la distribuzione delle erogazioni verso una situazione di minore concentrazione e di conseguenza verso una maggior equidistribuzione. A questo fine sono stati impiegati indici abitualmente utilizzati nell’ambito della statistica economica e sociale per analizzare la distribuzione di beni condivisibili, come la ricchezza o il patrimonio, all’interno di una popolazione: l’indice di concentrazione di Gini e la curva di Lorenz. I due metodi sono stati applicati su un campione costante di imprese che avessero beneficiato del primo pilastro sia nel 2004, prima della riforma RPU, sia nel 2007. L’indice di Gini è il sistema più comunemente utilizzato per misurare la disequità socioeconomica all’interno di una comunità. Esso varia da zero, assenza di diseguaglianza, a 1, disequità assoluta. Il meccanismo di calcolo si basa, sostanzialmente, sul confronto tra la percentuale cumulata dei soggetti osservati (P), vale a dire le aziende beneficiarie, e la percentuale cumulata del fenomeno osservato (Q), cioè i flussi di sostegno comunitario (cfr. Appendice metodologica al presente capitolo e INEA, 2006). 52 I valori calcolati sono, di norma, rappresentati graficamente attraverso la curva di Lorenz, descritta in un piano cartesiano, dove sono riportati in ascissa i valori di P e in ordinata quelli di Q; nel piano è disegnata anche la retta a 45°, che rappresenta la retta di equidistribuzione. La zona tra le curve indica l’area di concentrazione. Al crescere dell’area, cresce la concentrazione del fenomeno. Il coefficiente di Gini, in questo senso, risulta come rapporto tra la reale distribuzione, cioè la curva di Lorenz, e la linea di equidistribuzione. Per fornire una valutazione di una eventuale differenza nella concentrazione dei contributi all’introduzione del RPU, si sono determinati due differenti indici di Gini per il 2004 e per il 2007 e rappresentati attraverso la curva di Lorenz nella figura 3.3. Per quanto concerne la distribuzione stimata sul campione nel 2004, l’indice di Gini è calcolato pari a 0,80, mentre il valore dell’indice per il 2007 è stimato pari 0,78. In entrambi i casi, quindi, si evidenzia una situazione di significativa concentrazione del sostegno e non si può osservare una reale differenza nella distribuzione a seguito dell’introduzione, nei meccanismi di erogazione, del Regime di Pagamento Unico. fig. 3.3 - curva di lorenz stimata per la distribuzione degli aiuti via “primo pilastro” nel 2004 e nel 2007 14.000.000 12.000.000 10.000.000 8.000.000 2004 2007 6.000.000 Equidistr. 4.000.000 2.000.000 0 Fonte: banca dati RICA-INEA Piemonte 3.5 alcune indicazioni di sintesi L’applicazione degli interventi comunitari di sostegno all’agricoltura e alle aree rurali piemontesi nel 2007 si conferma rilevante. In particolare il ruolo del “primo pilastro”, anche dopo le diverse riforme a cui è stato soggetto, risulta rimanere principale, con una erogazione di quasi 335 Meuro, a fronte dei poco meno di 55 Meuro dello sviluppo rurale. Si deve però tenere conto anche del fatto che il 2007 rappresenta un anno particolare, in quanto il PSR 2007-13 sostanzialmente non era giunto a regime, ma si componeva di trascinamenti derivanti dal precedente periodo di programmazione. All’interno delle erogazioni via “primo pilastro”, l’incidenza dei diritti storici resta predominante (80%). In relazione agli altri meccanismi di azione (art. 69 e titolo IV) si evidenzia, e si conferma (Cagliero, Henke 2007), una forma di relazione sia con gli indirizzi produttivi, quelli di 53 tipo più continentale come i seminativi e la zootecnia, sia con alcune aree specifiche, quali le province di Cuneo e di Torino, dove, per altro, si concentrano proprio tali produzioni. Una eccezione è data dal premio accoppiato al riso, oltre 47 Meuro nel 2007, che interessa, ovviamente, le zone più vocate come il vercellese e il novarese. Un ulteriore aspetto da evidenziare è come la riforma del “primo pilastro”, con l’introduzione dei diritti storici e del premio unico, non ha modificato in modo significativo la distribuzione del sostegno e questo risulta sempre molto concentrato. Del resto, il meccanismo dei premi storici aveva proprio la caratteristica di mantenere una sorta di status quo, e in questo si potrebbe dire che ha raggiunto l’obiettivo, anche con l’utilizzo delle possibilità di premi ancora accoppiati e di gestione dell’art. 69. Il “secondo pilastro”, come detto, risulta avere un peso più limitato. Più in particolare gli interventi maggiormente presenti sono le misure agroambientali, che hanno il carattere di una continuità di contratto (quinquennale) dalla fine del vecchio PSR 2000-06. In termini di relazioni con gli orientamenti produttivi, non si rilevano particolari fenomeni rispetto alle analisi condotte in altri lavori e nelle valutazioni del PSR 2000-06 (Cagliero, Henke 2007 e Ires Piemonte e IPLA spa 2009); trovano conferma le indicazioni di una particolare attinenza tra il “secondo pilastro” e le coltivazioni permanenti e le aziende policolturali, oltre che agli allevamenti erbivori, specialmente in zona svantaggiata e beneficiari della specifica indennità. L’analisi delle informazioni a livello aziendale attraverso la RICA evidenzia i fenomeni appena descritti. Le imprese dove l’incidenza del sostengo comunitario sul reddito netto appare più rilevante sono proprio quelle specializzate nelle produzioni più continentali (seminativi, zootecnia bovina e miste tra le due specializzazioni); in questi casi il peso relativo del sostegno arriva al 58%, 43% e 34% del reddito netto aziendale e il peso del “primo pilastro” sul totale del sostegno comunitario è attorno o oltre il 90%. Diversamente, le aziende specializzate in coltivazioni permanenti o in ortoflorovivaismo mostrano una incidenza più contenuta, pari a pochi punti percentuali, del sostegno Ue sul reddito e un ruolo più circoscritto del “primo pilastro” sul supporto totale. In una situazione intermedia sono le imprese con policoltura o poliallevamento. appendice metodologica Misurazione di un indice di specializzazione L’indice di specializzazione (IS) è un indice che di norma stima una specializzazione produttiva di un’area o di un gruppo di soggetti rispetto a una aggregazione di ordine superiore; ad esempio la specializzazione produttiva di una provincia rispetto a una regione. L’IS è, quindi, costituito dal rapporto tra il numero di imprese, o addetti, in una determinata attività e il totale di un settore nell'area stessa; tale quoziente è posto a confronto con l’analogo rapporto stimato su un dettaglio territoriale più ampio. L’indice è quindi una misura della dissomiglianza tra un aggregato e il suo livello superiore. Nella presente trattazione, l’IS è applicato non a una attività produttiva, quanto al livello di supporto, per fonte di erogazione ricevuto, e non per area, ma per raggruppamento di beneficiari per orientamento tecnico. In questo senso, l’IS è qui calcolato come il confronto tra il rapporto tra il numero di beneficiari via “primo” o “secondo pilastro” e le osservazioni totali per OTE e lo stesso rapporto su base regionale. In sintesi, il calcolo dell’IS è condotto secondo la seguente relazione (Cagliero, 2002): 54 IS per il Primo Pilastro = [BRPUi / AUi] / [BRPUreg / AUreg] Dove: BRPU il numero di beneficiari del Regime di Pagamento Unico, AU il numero totale di osservazioni presenti nell’Anagrafe Unica il sostegno , i è l’OTE iesimo; mentre reg indica tutte le imprese contenute nell’Anagrafe Unica a livello regionale. Il valore dell’IS varia intorno all’unità: un valore unitario indica un allineamento tra il singolo OTE e la situazione; un valore inferiore all’unità una condizione di bassa specializzazione dell’OTE in riferimento al quadro regionale, un valore superiore all’unità stima per l’OTE una situazione di specializzazione (Cagliero e Trione, 2009; Cagliero e Henke, 2007). Misurazione della concentrazione attraverso il coefficiente di Gini Il coefficiente di Gini (G) è una stima della quantità di ineguaglianza di un determinato fattore o bene condivisibile all’interno di una popolazione. Un coefficiente pari a 0 rimanda a un’assenza di ineguaglianza, mentre un valore prossimo all’unità indica che un solo individuo detiene l’intero fattore. Il coefficiente di Gini è, quindi, in grado di misurare le sperequazioni nella distribuzione di un fattore economico in una popolazione. In termini metodologici, il coefficiente di Gini si basa sul confronto fra la percentuale cumulata degli individui e la percentuale cumulata del fattore preso in considerazione (INEA 2006). Ammontare del carattere posseduto dalle i unità, dopo avere ordinato i termini della distribuzione: i Ai = y1 + ... yi = ∑ yj j =1 Ammontare relativo del carattere posseduto dalle i unità: i Ai Qi = = A ∑y j j =1 N ∑y j =1 j Ammontare relativo del carattere posseduto dalle i unità “più povere” nel caso di ipotetica equidistribuzione: Pi = i N L’indice di Gini, risulterà allora: N −1 ∑ (P i− G= i =1 N −1 Qi ) ∑P i i =1 N −1 =1− ∑Q i i =1 N −1 ∑P i i =1 55 Misurazione della concentrazione attraverso la Curva di Lorenz Molto spesso per fornire una stima di un fenomeno di concentrazione si ricorre anche a una tecnica di tipo sostanzialmente grafico, vale a dire alla Curva di Lorenz, o spezzata di concentrazione. Sull’asse orizzontale delle ascisse del grafico relativo si indicano le frequenze cumulate relative (Fi), mentre sull’asse verticale delle ordinate si indicano le quantità cumulate relative (Qi) (INEA 2006). Frequenze cumulate relative: Fi = i n Quantità cumulate relative, con T che indica intensità totale del fenomeno osservato: i ∑x j Qi = j =1 T Ogni coppia (Fi, Qi) rappresenta, dunque, la percentuale fornita dalle prime i unità ordinate della popolazione e la percentuale di un bene o fattore che tali unità posseggono. Le coppie forniscono le coordinate dei punti che costituiscono la spezzata di concentrazione. Nel caso di equidistribuzione la spezzata assumerà l’aspetto di una retta passante per l’origine avente pendenza unitaria, poiché tutti i punti avranno coordinate che soddisfano l’uguaglianza Fi=Qi, caso in cui ogni percentuale di popolazione possiede la medesima quota del bene o fattore. Diversamente, tanto più la curva di Lorenz si allontana dalla retta di equidistribuzione, tanto più si evidenzia una distribuzione concentrata; l’area della regione di piano delimitata dalla retta di equidistribuzione e la curva di Lorenz può essere utilizzata come base per la definizione dei rapporti di concentrazione. 56 capItolo 4 multIfunzIonalItà nelle azIende agrIcole pIemontesI 4.1 aspetti di pluriattività e diversificazione Il termine “multifunzionalità” ha incominciato ad essere utilizzato in ambiente agricolo a partire da metà degli anni ottanta da organizzazioni internazionali quali l’OCSE, la FAO e il WTO. Tra le varie definizioni quella fornita dall’OCSE è forse la più diffusa: nel 2001, in “Multifunctionality: Towards an Analytical Framework” si legge che oltre all’offerta di cibo e fibre, l’attività agricola può anche modificare il paesaggio, provvedere alla gestione sostenibile dell’ambiente attraverso la conservazione del territorio, la gestione sostenibile delle risorse naturali, la preservazione della biodiversità e il mantenimento della vitalità socio-economica delle aree rurali. Ciò sta a significare che la multifunzionalità dell’azienda agricola è un’attività ambientale, di sicurezza alimentare, legata allo sviluppo rurale o al benessere animale che si prefigge obiettivi sociali oltre a quelli economici, grazie alla capacità di dare prodotti congiunti. Nei documenti ufficiali dell’Unione Europea il primo accenno alla multifunzionalità, intesa come prodotti congiunti dell’attività agricola, si ha nel Libro Verde “Prospettive per la politica agraria comune” del 1985 (Velazquez, 2004). Ne 1999 l’Unione Europea, nell’ambito di Agenda 2000, definisce un nuovo approccio per rispondere alla sfide delle economie rurali. In modo specifico la nuova politica per lo sviluppo rurale mira ad integrare le riforme già introdotte nei vari settori del mercato con altre azioni volte a promuovere un’agricoltura competitiva e multifunzionale nel contesto di una strategia globale di sviluppo rurale. Gli enunciati di “Agenda 2000” trovano applicazione pratica nella “Riforma Fischler” del 2003 attraverso il disaccoppiamento, la modulazione e la condizionalità e quindi la definizione del nuovo modello di agricoltura europeo basato sulle tre funzioni che mirano a un’agricoltura competitiva nei mercati mondiali (riduzione del sostegno attraverso il mercato), di alta qualità in termini di qualità dei prodotti e di sicurezza alimentare (food safety vs. food security) che produce esternalità positive, minimizzando quelle negative e contribuendo alla sicurezza ambientale e che conserva il paesaggio rurale, le tradizioni culturali locali e promuove lo sviluppo socio-economico delle comunità rurali. A livello nazionale l’orientamento europeo alla multifunzionalità trova espressione, oltre che nell’applicazione della “riforma di medio termine” o “Riforma Fischler”, anche nel D.lgs 228/2001 (“Legge di Orientamento e modernizzazione del settore agricolo”) che all’articolo 1, sostituendo l’articolo 2135 del codice civile, definisce attività agricole anche “… quelle orientate alla fornitura di beni e servizi mediante l’utilizzazione prevalente di attrezzature o risorse normalmente impiegate nell’attività agricola … ivi comprese le attività di valorizzazione del territorio e del patrimonio rurale e forestale, ovvero di ricezione e ospitalità come definito per legge”. La letteratura scientifica, inoltre, riferisce una differenza che si basa sull’oggetto dell’indagine; infatti, a seconda che si ponga l’attenzione sull’imprenditore agricolo o sull’azienda agricola si è soliti parlare di “pluriattività” o “diversificazione”. Nel primo caso si fa riferimento all’esistenza di altre attività remunerative per l’agricoltore, cioè tutte le attività oltre a quelle collegate al lavoro in azienda eseguite dietro compenso (ad esempio, occupazione esterna all’azienda) mentre nel secondo caso ci si riferisce alla creazione di attività remunerative che, pur non comprendendo il lavoro in azienda, sono tuttavia direttamente collegate all’azienda agricola (per 57 esempio: turismo, artigianato, trasformazione dei prodotti dell’azienda, lavorazione del legno, acquacoltura e attività in conto terzi). Una recente indagine della Commissione Europea mette in evidenza che il 36,4% delle aziende agricole dell’Unione Europea praticano pluriattività e l’11,7% diversificazione; percentuali che, nel caso del Piemonte, si attestano rispettivamente sotto la media comunitaria (meno del 20% delle aziende agricole sono pluriattive) e in linea con quanto si verifica mediamente nell’Unione Europea (fig. 4.1). Mentre la pluriattività caratterizza soprattutto le aziende di piccole dimensioni, la diversificazione sembra incrementare all’aumentare delle dimensioni aziendali; differenze si riscontrano anche per tipologie produttive: la pluriattività coinvolge soprattutto le aziende zootecniche bovine da carne e ovicaprine, nonché quelle con produzioni permanenti (vitivinicole e olivicole). Per meglio comprendere quali sono le relazioni che intercorrono tra le diverse componenti della multifunzionalità torna utile fare riferimento allo studio IMPACT31 da cui emerge il modello del “Triangolo del valore dall’agricoltura moderna”, che vede al centro l’agricoltura convenzionale e tre percorsi alternativi praticabili dalle imprese che vengono definiti deepening, broadening, regrounding. In base alla diversa combinazione di queste forze, sono stati classificati anche gli Stati Membri dell’UE in funzione di quanto si modifica il reddito delle aziende (Van der Ploeg e Roep, 2003). In Italia, ad esempio, è stimato che circa l’8% del valore aggiunto riguarda attività di deepening e broadening, mentre in Germania si supera il 15% e in Spagna si è al di sotto del 5%. Nel processo di approfondimento della produzione agricola (deepening) l’azienda agricola differenzia il suo potenziale produttivo verso beni agricoli con caratteristiche diverse da quelli convenzionali (prodotti biologici, prodotti di qualità e tipici, ecc.) oppure muovendosi lungo la filiera, acquisendo funzioni a valle della fase della produzione (vendita diretta, ecc.). Nel processo di allargamento (broadening) le attività che producono reddito possono essere anche del tutto indipendenti dalla produzione agricola vera e propria, valorizzando l’attività imprenditoriale in un contesto rurale più ampio di quello strettamente agricolo (turismo rurale, gestione del paesaggio, fattorie terapeutiche, ecc.). Nel processo di riposizionamento dell’azienda agricola (regrounding) sono identificate nuove combinazioni delle risorse e diversi modelli di utilizzo delle stesse (accordi inter-intrafamiliari; pluriattività familiare, funzioni residenziali - villaggi rurali, restauro e manutenzione di vecchie costruzioni -, funzioni di integrazione nell’economia rurale - laboratori artigianali - animazione rurale - eventi folkloristici, fiere rurali). 31 Studio finanziato dall’UE nel 1998, i cui risultati sono pubblicati in Banks et al. (2002). 58 fig. 4.1- pluriattività delle aziende agricole europee Fonte: Commissione Europea, DG-AGRI (in: Cavallini, 2009) 59 4.2 I risultati tecnico-economici delle aziende multifunzionali Con riferimento all’indagine RICA condotta in Piemonte si è cercato di comprendere il trend di diffusione della multifunzionalità utilizzando l’approccio del “Triangolo dell’agricoltura moderna” (Aguglia, 2008). Nella tabella 4.1 sono riportate le variabili utilizzate per verificare la distribuzione del campione aziendale RICA secondo le diverse tipologie di multifunzionalità. tab. 4.1 - variabili analizzate per tipologia di multifunzionalità variabili rIca broadening Certificazione di processo biologico Adesione a tecniche di ridotto impatto Certificazione di processo di origine Certificazione prodotto tradizionale Vendita diretta Premio estensivizzazione Trasformazione Agriturismo Premio estensivizzazione (biodiversità) Premio paesaggio Contoterzismo Affitto Reddito extra-agricolo da lavoro dipendente Reddito extra-agricolo da lavoratore indipendente deepening regrounding X X X X X X X X X X X X X X Fonte: nostre elaborazioni I dati si riferiscono al “campione costante” delle aziende rilevate con metodologia RICA dal 2003 al 2007 (cfr. capitolo 1.2); si tratta di 629 aziende che sono state classificate in base alla presenza di attività di diversificazione, pluriattività e multifunzionalità. I risultati riportati in tabella 4.2 mostrano che meno del 15% delle aziende in media non svolge alcuna delle attività multifunzionali individuate e come l’attività di regrounding sia poco diffusa e coinvolga al massimo il 4% delle aziende del campione. Le attività di broadening e deepening sono i due percorsi più utilizzati: in particolare, oltre il 30% delle aziende svolge attività di solo allargamento e il 20% quello di approfondimento; infine, oltre il 30% delle imprese è coinvolta in due o più delle funzioni individuate. tab. 4.2 - distribuzione del “campione costante” rIca 2003-2007 in base alla tipologia di multifunzionalità adottata anni attività Convenzionale Broadening Deepening Regrounding Broadening e deepening Broadening e regrounding Deepening e regrounding Broadening, deepening e regrounding Aziende totali 2003 73 195 134 4 206 4 7 6 629 2004 84 211 128 1 191 5 4 5 629 Fonte: nostre elaborazioni su banca dati RICA-INEA Piemonte 60 2005 94 227 125 2 168 3 6 4 629 2006 80 214 142 3 172 4 8 6 629 2007 87 227 137 4 150 12 4 8 629 Come mostra l’adattamento del modello di Van der Ploeg alla realtà del Piemonte (fig. 4.2) si evidenziano un’ipotrofismo dell’asse regrounding e un’ipertrofismo degli altri due; sono assai frequenti, infatti, casi di aziende che integrano la produzione tipica e biologica con la trasformazione e la vendita diretta, così come è diffusa la presenza di attività agrituristiche, di contoterzismo - che spesso si configura come unica attività su cui si concentra la diversificazione aziendale - e le attività di tutela e manutenzione territoriale. fig. 4.2 - Il triangolo del valore dell’agricoltura moderna: il modello van der ploeg e il suo adattamento alla situazione piemontese Deepening Broadening Broadening Deepening Regrounding Fonte: nostre elaborazioni da Van der Ploeg (2003) Nella tabella 4.3 sono riportati i principali risultati tecnico economici delle aziende agricole RICA piemontesi che negli anni 2003-2007 non praticano alcuna attività di diversificazione, pluriattività e multifunzionalità. Si tratta di aziende che mediamente dispongono di 14 ettari di SAU, leggermente diminuita nel quinquennio 2003-2007 (-2,1%) e il lavoro utilizzato in azienda è quasi integralmente fornito dal conduttore e dai suoi familiari. La SAU a disposizione di ciascuna ULT è leggermente diminuita passando da 11 a 9 ettari mentre l’indice che esprime la produttività del lavoro risulta accresciuto in misura contenuta (+2,5%) nel 2007 rispetto al 2003, così come pure quello che descrive la produttività della terra (+2%). In termini economici non si registrano particolari variazioni relativamente alla PLV che rimane stabile intorno ai 67.000 euro mentre si registra un leggero aumento del reddito netto che passa da 21.000 a 25.000 euro nel quinquennio 2003-2007 con un incremento del 1,2%; ciò porta a una diminuzione generale della redditività dei ricavi (-2,6%). Infine segnatamente ai trasferimenti pubblici si segnala un leggero aumento (+0,8%) nel 2007 rispetto al 2003. La tabella 4.4, invece, riferisce i risultati tecnico economici delle aziende che praticano esclusivamente attività di broadening relativamente agli anni 2003-2007. Si tratta di aziende di dimensioni medio-grandi se confrontate con quelle convenzionali: infatti, esse dispongono in media di circa 60 ettari di SAU quasi totalmente in affitto; la consistenza media degli allevamenti è pari a 30 UBA e il carico di bestiame a ettaro si attesta in media su 0,70. Si tratta di aziende a conduzione familiare che impiegano in media due unità di lavoro, l’indice che esprime la produttività del lavoro risulta accresciuto di quasi tre punti percentuali nel quinquennio e in valore assoluto raggiunge quasi i 117.000 euro che è significativamente più elevato di quello osservato nelle aziende convenzionali che nel 2007 si attesta sui 44.000 euro. In termini economici l’azienda media con attività di allargamento (broadening) realizza 61 una produzione lorda vendibile di quasi 180.000 euro che porta ad un reddito netto medio di circa 66.000 euro, a ragione della forte incidenza dei costi variabili. Una migliore performance sembrano avere le aziende nell’ultimo anno di indagine: nel 2007, infatti, esse superano i 200.000 euro di produzione vendibile e sfiorano i 90.000 euro di reddito netto. tab. 4.3 -variabili tecnico-economiche delle aziende convenzionali INDICATORI AZIENDALI Numero osservazioni SAU - Superficie Agricola Utilizzata SAU affitto – Sup. Agr. Utilizzata in affitto Unità di Bestiame Adulto Unità Lavorative Totali Unità Lavorative Familiari PLV - Produzione Lorda Vendibile RN - Reddito Netto Aziendale Trasferimenti Pubblici INDICI UBA/SAU ULT/SAU Produttività della terra [PLV/SAU] SAU lavorata per unità di lavoro [SAU/ULT] Produttività del lavoro [PLV/ULT] Redditività dei ricavi [RN/PLV] um 2003 73 ha 16,3 ha 0,0 UBA 15,4 ULT 1,5 ULF 1,3 € 66.964 € 21.821 € 27.719 UBA/ha ULT/ha € /ha ha/ULT € /ULT 0,3 0,2 5.023 11,2 32.595 0,3 2004 84 13,1 0,0 14,9 1,5 1,4 64.957 22.718 28.205 2005 94 13,3 0,0 15,0 1,5 1,4 61.170 20.946 26.529 2006 80 16,4 0,0 13,9 1,6 1,3 73.148 28.525 37.098 2007 tav (%) 87 12,7 -2,1 0,0 17,3 1,0 1,4 -0,5 1,2 -0,6 66.785 0,0 25.215 1,2 30.605 0,8 0,3 0,1 4.885 8,5 36.668 0,3 0,2 0,1 5.333 8,6 22.791 0,3 0,1 0,1 4.929 10,4 38.747 0,4 0,1 0,1 6.404 9,3 43.821 0,2 -10,2 -0,4 2,0 -1,5 2,5 -2,6 Fonte: banca dati RICA-INEA Piemonte tab. 4.4 -variabili tecnico-economiche delle aziende che praticano broadening INDICATORI AZIENDALI Numero osservazioni SAU - Superficie Agricola Utilizzata SAU affitto – Sup. Agr. Utilizzata in affitto Unità di Bestiame Adulto Unità Lavorative Totali Unità Lavorative Familiari PLV - Produzione Lorda Vendibile RN - Reddito Netto Aziendale Trasferimenti Pubblici INDICI UBA/SAU ULT/SAU Produttività della terra [PLV/SAU] SAU lavorata per unità di lavoro [SAU/ULT] Produttività del lavoro [PLV/ULT] Redditività dei ricavi [RN/PLV] um 2003 2004 2005 2006 2007 tav (%) 195 211 227 214 227 ha 59,8 58,2 57,0 51,7 63,0 ha 42,0 40,0 39,9 36,5 44,7 UBA 41,9 39,4 39,1 34,6 37,9 ULT 2,1 2,0 1,9 1,8 1,8 ULF 1,7 1,6 1,6 1,7 1,5 € 178.665 178.454 168.533 156.005 211.775 € 60.300 61.756 61.163 58.771 89.568 € 21.302 47.872 40.716 35.567 44.046 UBA/ha ULT/ha € /ha ha/ULT € /ULT 0,7 0,0 2.986 28,5 85.065 0,3 0,7 0,0 3.072 29,5 90.584 0,3 0,7 0,0 2.960 30,0 88.892 0,4 0,7 0,6 0,0 0,0 3.018 3.366 28,3 34,7 85.398 116.714 0,4 0,4 0,4 0,5 -0,8 -1,2 -0,8 1,4 3,4 6,2 -1,3 -1,6 1,0 1,7 2,7 1,8 Fonte: banca dati RICA-INEA Piemonte La situazione tecnico-economica delle aziende del campione RICA 2003-2007 che praticano deepening è descritta in tabella 4.5. Nel periodo considerato le aziende risultano di piccole dimensioni, circa 11 ha in media di SAU e a conduzione familiare. A dispetto delle contenute 62 dimensioni fisiche, la produttività della terra e del lavoro si rivela soddisfacente; l’indice PLV /SAU assume valori mediamente superiori ai 5.000 euro/ha nel triennio 2003-2005 e quello del lavoro ai 30.000 euro/ULT scendendo intorno ai 22.000 euro/ULT nel 2005; tali valori sono confrontabili con quelli ottenuti dalle aziende convenzionali. Infine in termini strettamente economici questa tipologia di azienda sembra ottenere ottimi risultati: infatti l’indice di redditività dei ricavi che rimane costante nel quinquennio considerato ed è pari a 0,5 a fronte di una costante crescita della PLV che passa da circa 50.000 euro a quasi 67.000 euro e ad un incremento del 2,8% del Reddito Netto aziendale che in media è pari a 30.000 euro. tab. 4.5 -variabili tecnico-economiche delle aziende che praticano deepening INDICATORI AZIENDALI Numero osservazioni SAU - Superficie Agricola Utilizzata SAU affitto – Sup. Agr. Utilizzata in affitto Unità di Bestiame Adulto Unità Lavorative Totali Unità Lavorative Familiari PLV - Produzione Lorda Vendibile RN - Reddito Netto Aziendale Trasferimenti Pubblici INDICI UBA/SAU ULT/SAU Produttività della terra [PLV/SAU] SAU lavorata per unità di lavoro [SAU/ULT] Produttività del lavoro [PLV/ULT] Redditività dei ricavi [RN/PLV] um 2003 134 ha 10,0 ha 0,0 UBA 3,1 ULT 1,5 ULF 1,4 € 50.249 € 25.199 € 4.303 UBA/ha ULT/ha € /ha ha/ULT € /ULT 0,3 0,2 5.023 6,5 32.595 0,5 2004 128 11,3 0,0 3,4 1,5 1,4 55.142 28.145 7.005 2005 125 11,2 0,0 1,9 1,5 1,5 59.743 30.311 7.141 2006 142 12,1 0,0 0,8 1,5 1,5 59.430 27.991 6.556 2007 tav (%) 137 10,7 0,6 0,0 0,9 -9,7 1,6 0,1 1,5 0,4 68.773 2,6 35.028 2,8 5.695 2,4 0,3 0,1 4.885 7,5 36.668 0,5 0,2 0,1 5.333 7,3 22.791 0,5 0,1 0,1 4.929 7,9 38.747 0,5 0,1 0,1 6.404 6,8 43.821 0,5 -10,2 -0,4 2,0 0,4 2,5 0,1 Fonte: banca dati RICA-INEA Piemonte Da ultimo nella tabella 4.6 analizziamo le aziende del campione RICA che praticano contemporaneamente attività di broadening e deepening negli anni 2003-2007. Si tratta di aziende di medie dimensioni con una SAU di circa 42 ettari la cui quota in affitto sembra contrarsi leggermente (-0,9%) dal 2003 al 2007. Relativamente agli allevamenti vale la pena sottolineare la forte contrazione (-10,2%) dell’incidenza ad ettaro dei medesimi: infatti l’indice UBA/ha è passato da 0,3 a 0,1. Anche queste aziende sono a conduzione familiare e impiegano in media due unità di lavoro. Gli indici relativi alla produttività della terra e del lavoro sono in leggero aumento (+2,5 e +2,6%) e mostrano valori medi tra quelli realizzati nelle aziende che praticano solo broadening o solo deepening. Come era ovvio aspettarsi l’indice di produttività della terra raggiunge un valore peggiore di quello evidenziato nelle aziende convenzionali mentre è migliore quello relativo alla produttività del lavoro. Infine per quanto riferisce la redditività dei ricavi questa è più bassa di quella delle aziende che praticano solo processi di approfondimento della produzione agricola e in linea con quelle con attività di allargamento. In termini assoluti sottolineiamo la crescita di quasi 5 punti percentuali del reddito netto che raggiunge nel 2007 i 71.000 euro e di 4 punti percentuali dei trasferimenti pubblici. 63 tab. 4.6 -variabili tecnico-economiche delle aziende che praticano broadening e deepening INDICATORI AZIENDALI Numero osservazioni SAU - Superficie Agricola Utilizzata SAU affitto – Sup. Agr. Utilizzata in affitto Unità di Bestiame Adulto Unità Lavorative Totali Unità Lavorative Familiari PLV - Produzione Lorda Vendibile RN - Reddito Netto Aziendale Trasferimenti Pubblici INDICI UBA/SAU ULT/SAU Produttività della terra [PLV/SAU] SAU lavorata per unità di lavoro [SAU/ULT] Produttività del lavoro [PLV/ULT] Redditività dei ricavi [RN/PLV] um ha ha UBA ULT ULF € € € UBA/ha ULT/ha € /ha ha/ULT € /ULT 2003 2004 2005 2006 2007 tav (%) 206 191 168 172 150 39,0 38,8 41,6 51,6 39,4 26,8 26,3 27,0 34,9 24,2 26,2 27,2 31,8 43,0 34,3 1,9 2,0 2,0 2,0 1,9 1,6 1,6 1,6 1,6 1,6 121.973 140.558 144.630 181.544 164.858 40.461 54.310 51.993 75.453 70.855 56.541 69.588 69.107 92.043 86.020 0,3 0,2 3.125 20,0 62.540 0,3 Fonte: banca dati RICA-INEA Piemonte 64 0,3 0,1 3.623 19,8 71.832 0,4 0,2 0,1 3.474 20,9 34.641 0,4 0,1 0,1 3.521 26,0 91.689 0,4 0,1 0,1 4.185 20,4 85.519 0,4 0,1 -0,9 2,3 -0,1 0,0 2,5 4,8 3,6 -10,2 -0,4 2,5 0,2 2,6 2,2 capItolo 5 aspettI InnovatIvI nella gestIone della rIca 5.1 Il software gaIa e la rilevazione dei dati In precedenza si è fatto cenno alla scelta - condivisa dall’INEA con l’ISTAT e con l’Unità 1.3 “Analisi microeconomiche delle imprese agricole dell’UE” afferente alla DG AGRI della Commissione europea - adottata a partire dall’anno 2003 di raccogliere le informazioni tecnicoeconomiche presso un campione composto di aziende agricole selezionate in maniera casuale e progettato nel rispetto di rigorose metodologie di campionamento statistico. Come già detto, l’adozione di un campione casuale32 - contrapposto al campione formato da aziende la cui partecipazione alla rete contabile avveniva su base volontaria - consente di ottenere informazioni economiche statisticamente rappresentative dell’agricoltura nazionale e regionale (si vedano, a tale proposito, i dati esposti nell’Appendice statistica al volume). Un’ulteriore importante innovazione, anch’essa introdotta a partire dal 2003, riguarda il fatto che le rilevazioni RICA sono realizzate in maniera coordinata con l’indagine sui risultati economici delle aziende agricole (REA) gestita dall’ISTAT, attraverso l’unificazione della struttura di rilevazione. In particolare, le aziende del campione al di sopra di una determinata soglia di dimensione economica vengono rilevate ai fini RICA e REA attraverso l’apposito software di rilevazione messo a punto dall’INEA, mentre le aziende al di sotto di questa soglia vengono rilevate ai soli fini REA tramite un questionario inizialmente cartaceo e, dalla rilevazione 2005, in formato elettronico Microsoft Excel®. Il raccordo tra le statistiche ISTAT e le indagini RICA è reso possibile dal fatto che entrambe le fonti utilizzano lo stesso criterio di classificazione delle aziende, determinato a livello comunitario e basato, come noto, su due elementi: l’individuazione dell'ordinamento tecnico-economico dell'azienda e la determinazione della dimensione economica in UDE. Negli anni più recenti notevoli sforzi sono stati compiuti dall’INEA allo scopo di modernizzare, sotto il profilo sia informatico che metodologico, gli strumenti di rilevazione della RICA italiana e per raccogliere con la massima semplicità ed efficienza le informazioni richieste dalle fonti statistiche istituzionali. Segnatamente, ci si riferisce alla progettazione, realizzazione, sperimentazione e, infine, all’adozione del nuovo software GAIA (Gestione Aziendale Imprese Agricole) per la rilevazione delle informazioni tecnico-economiche presso le aziende agricole afferenti alla rete contabile. A partire dall’anno 2009, infatti, ai fini dello svolgimento dell’indagine RICA-REA pertinente l’anno contabile 2008 la procedura informatica GAIA è divenuto lo strumento di raccolta, archiviazione e controllo dei dati RICA, dopo l’accurato testaggio cui essa è stata sottoposta negli anni precedenti. Più in dettaglio, GAIA è un software di contabilità gestionale in partita doppia che consente la rilevazione, l’imputazione, il raggruppamento, il controllo, la determinazione e l’analisi dei costi e dei ricavi di gestione, sia dei fatti propriamente contabili che tipici del settore agricolo. La procedura permette la tenuta di una contabilità generale in partita doppia e la raccolta delle informazioni extracontabili necessarie alla RICA e alla già citata indagine REA, nonché alla valutazione delle politiche di sviluppo rurale. A prescindere dalle esigenze connesse alla gestione della 32 La RICA prevede una rilevazione a periodicità annuale effettuata su un campione casuale di aziende agricole, che attualmente conta circa 12.000 aziende, estratte a partire da un campo di osservazione che rappresenta oltre il 40% del totale delle aziende agricole italiane, più del 90% del Reddito lordo standard e delle unità di bestiame e poco meno del 90% della superficie agricola utilizzata. 65 rete contabile, tuttavia, non è esclusa la possibilità che GAIA venga utilizzato dagli imprenditori agricoli, ovvero nell’ambito dei servizi di consulenza, per finalità di controllo della gestione aziendale e per ottenere un rendiconto utile alla pianificazione, gestione e rendicontazione delle singole attività. In Piemonte l’adozione del nuovo strumento di rilevazione è stata preceduta da una sperimentazione biennale che ha interessato gli anni contabili 2004 e 2005. Nello specifico sono stati individuati tre tecnici rilevatori particolarmente esperti che, a seguito di specifica formazione, attraverso GAIA hanno proceduto alla raccolta di tutte le informazioni contabili ed extra-contabili di 18 aziende per ciascun esercizio contabile. Sono scaturite utili segnalazioni in merito a miglioramenti da apportare alla procedura che, insieme con quelle raccolte in altre regioni italiane, hanno poi consentito la diffusione del software su scala nazionale a partire da maggio 2008. A fine di tale anno tutti i tecnici incaricati della rilevazione aziendale hanno partecipato a specifici corsi di formazione e si è proceduto, quindi, all’espletamento dell’indagine fino alla definitiva consegna dei dati contabili relativi all’esercizio 2008. I risultati conseguiti possono ritenersi soddisfacenti, sebbene si sia reso necessario un lungo lavoro di verifica e confronto con i tecnici rilevatori al fine di appianare le molteplici difficoltà sorte vista la numerosità e la eterogeneità di tipologie produttive delle aziende agricole coinvolte nella rilevazione. È stata apprezzata l’interfaccia particolarmente amichevole del programma, anche se il cambio di metodologia di rilevazione ha sovente richiesto un impegno suppletivo ai tecnici al fine di trovare soluzione a dubbi e/o quesiti sorti, per l’appunto, in seguito al nuovo modo di procedere. Bisogna comunque sottolineare la fattiva disponibilità dei rilevatori a collaborare e a contribuire al miglioramento delle attività di rilevazione dei dati RICA. 5.2 Il data warehouse e l’impiego delle informazioni rIca Scopo fondamentale della RICA è quello di soddisfare i bisogni informativi dell’Unione europea: infatti, il suo database33 è principalmente utilizzato per calcolare una serie di indicatori riguardanti la produttività, i costi di produzione, i redditi, e la struttura delle aziende che costituiscono le informazioni di base per il processo decisionale della PAC e che risultano, quindi, utili nella definizione e valutazione degli strumenti politici e delle conseguenti misure da adottare. I dati rilevati attraverso la rete contabile, opportunamente controllati e validati, sono pure utilizzati a livello nazionale e regionale per definire il contesto entro il quale sono attuate le misure di politica agraria e di sviluppo rurale, ovvero per comparare la situazione relativa alle aziende beneficiarie degli interventi e quelle escluse dai medesimi. In tale ambito la RICA ha fornito un fondamentale contributo alle analisi e alle simulazioni condotte durante la preparazione delle riforme cui nell’ultimo decennio è stata sottoposta la PAC, sia inerenti le politiche settoriali che quelle di sviluppo rurale. La rete contabile, inoltre, consente la rilevazione di informazioni di carattere economico e strutturale, che permettono di interpretare il funzionamento delle imprese agricole che sono maggiormente interessate agli interventi della politica comunitaria. Il database RICA viene quindi utilizzato anche da utenti che sono esterni alle istituzioni comunitarie e sono ricorrenti le richieste di informazioni che provengono dal Ministero dell’Agricoltura, dalle Regioni, dall’Università e Istituti nazionali di ricerca, da Organizzazioni pubbliche e private, così come Organizzazioni Professionali e rappresentanti dei produttori agricoli. 33 Consultabile al website http://ec.europa.eu/agriculture/rica/index_en.cfm. 66 Con l’adozione delle nuove procedure di rilevazione, controllo e archiviazione dei dati contabili sono state pure ripensate le modalità di restituzione - a livello nazionale - delle informazioni raccolte attraverso la RICA. I tradizionali data base ai quali è stato finora possibile attingere per consultare le informazioni raccolte attraverso la rete contabile (banca dati nazionale, banche dati regionali, archivio “RICA per valutazione”) saranno a breve sostituiti da un apposito data warehouse accessibile attraverso il portale AREA (Analisi dei Risultati Economici delle Aziende Agricole) attualmente in fase di realizzazione. È previsto che il livello di accesso alle base dati della RICA vari in funzione del profilo (utenti web, utenti del programma GAIA, amministratori dei database regionali, sistemisti esperti, ecc.) e, a differenza di quanto accade con la banca dati regionale, nel data warehouse l’utente potrà, nei limiti concessi dall’amministratore del sistema, popolare in modo autonomo tabelle diversamente stratificate. Segnatamente, per quanto riguarda gli utenti web sarà possibile accedere a informazioni aggregate, appartenenti cioè a elaborazioni riguardanti gruppi di almeno 5 osservazioni (aziende, colture, allevamenti, ecc.) e questo nel rispetto delle indicazioni comunitarie (Reg. CE 79/65) e nazionali (D.lgs.196/2003) sulla riservatezza dei dati statistici. Tale accesso avverrà mediante interrogazioni di tipo standard effettuate sul data warehouse RICA, oppure, per richieste specifiche non contemplate nelle presentazioni standard, attraverso particolari elaborazioni sull’intera base dati della RICA. Nel recente passato le informazioni tecnico-economiche rilevate attraverso la RICA sono state ripetutamente utilizzate in Piemonte a fini di programmazione e di valutazione delle locali politiche agricole e di sviluppo rurale e, pure, diverse indagini di natura micro-economica aventi come target le imprese della rete contabile regionale hanno contribuito alla realizzazione di studi e ricerche promossi dall’INEA a livello interregionale e nazionale. Solamente a titolo di esempio si ricorda come la banca dati RICA abbia trovato impiego ai fini della descrizione del contesto in diversi documenti redatti a cura della Regione Piemonte (Valutazioni ex ante dei documenti programmatici dello sviluppo rurale per il periodo 2000-2006 e 2007-2013, Piano di Sviluppo Rurale 2000-06, Programma di Sviluppo Rurale 2007-13) ovvero allo scopo di determinare opportuni indicatori da impiegarsi nell’ambito della valutazione in itinere ed ex post dei programmi di sviluppo rurale, l’efficacia degli interventi connessi all’applicazione di talune specifiche misure (ammodernamento delle aziende agricole, insediamento dei giovani agricoltori, indennità compensative a favore delle zone svantaggiate, diversificazione aziendale). Giova notare che in Piemonte le positive esperienze di impiego del data base RICA a fini di programmazione e di valutazione delle politiche agricole regionali derivano anche dalla possibilità di attingere al campione aziendale cosiddetto “satellite” - in larga misura identificato a partire dalle imprese agricole beneficiarie del sostegno pubblico - la cui rilevazione, come già detto, viene finanziata dall’Amministrazione regionale specificatamente a fini di valutazione delle politiche. A questo scopo risulta particolarmente vantaggioso poter disporre di osservazioni ripetute nel tempo a carico di aziende agricole rinvenibili nella RICA per più anni (“campione costante”) senza contare che la relativamente elevata numerosità del campione aziendale consente la costruzione di gruppi di confronto per la stima degli effetti netti dell’intervento pubblico (“analisi controfattuale”). Inoltre, in diverse occasioni la banca dati RICA del Piemonte è stata d’ausilio nell’individuare specifici coefficienti tecnici attraverso i quali l’impatto di talune azioni di politica agricola e di sviluppo rurale sono state riportate all’universo dei beneficiari e, ancora, nell’identificare “buone prassi” in termini di gestione o redditività degli investimenti aziendali, in riferimento alle quali è risultato utile comparare le performance delle aziende beneficiarie del sostegno pubblico. Per quanto detto finora si ritiene possa risultare di particolare utilità il data warehouse RICA e si auspica che esso possa convenientemente soddisfare le esigenze dei tradizionali fruito- 67 ri delle informazioni in esso contenute (ricercatori, valutatori e pubblici amministratori) e, soprattutto, degli operatori del settore primario, in primis gli imprenditori agricoli. Negli anni più recenti, infatti, gli agricoltori hanno vissuto la forte instabilità dei mercati e a partire dalla seconda metà del 2008 hanno assistito al repentino crollo dei prezzi delle derrate agricole, prezzi che erano via via lievitati a partire dal 2003 per raggiungere un picco a metà di tale anno (si tratta, all’incirca, proprio del periodo in riferimento al quale nel presente volume sono oggetto di commento i dati della RICA del Piemonte). Alle imprese agricole sarà richiesto in futuro di produrre maggiori quantità di alimenti ma nel rispetto dell’ambiente e innalzando la quantità e la qualità dei servizi forniti alla collettività; tuttavia, a dispetto della rinnovata attenzione agli approvvigionamenti, l’entità dei trasferimenti pubblici (specialmente di quelli di fonte comunitaria) alle imprese del settore primario è destinato a contrarsi e con ogni probabilità si assisterà a un’ulteriore rimodulazione del sostegno medesimo, in vista di una maggiore attenzione alla sostenibilità ambientale delle tecniche agricole, una liberalizzazione dei mercati e una maggiore attenzione alla produzione di beni collettivi di natura ambientale e sociale. Perciò in futuro sarà più che mai necessario da parte degli agricoltori avere consapevolezza della reale efficienza economica delle aziende, al fine di ricercare idonee soluzioni per incrementarne produttività e redditività, anche attraverso la produzione di beni e servizi pubblici, e per migliorarne il posizionamento competitivo sui mercati. Il miglioramento degli aspetti gestionali diverrà una questione cruciale e proprio a questo fine si auspica possano essere di ausilio le informazioni raccolte attraverso la rete contabile italiana. 68 rIferImentI bIblIografIcI C. Abitabile, A. Scardera, a cura di (2008) La Rete Contabile Agricola Nazionale RICA: da rete di assistenza tecnica a fonte statistica, INEA, Metodi RICA, Roma L. Aguglia, R. Henke, C. Salvioni a cura di (2008), Agricoltura Multifunzionale Comportamenti e strategie imprenditoriali alla ricerca della diversificazione, INEA, Roma L. Aguglia, R. Henke, K. Poppe, A. Roest, C. 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Velazquez (a cura di) (2005) La Riforma Fischler e il sistema agroalimentare piemontese, Collana Analisi Regionali, INEA, Roma 70 appendIce statIstIca I rIsultatI tecnIco-economIcI delle azIende rIca In pIemonte nel bIennIo 2006-2007 tab. a.1 - parametri strutturali e relativi indici delle aziende agricole rIca in piemonte nel biennio 2006-2007, per ote ote 13 ote 14 ote 20 Az. specializzate nella coltivazione di cereali e oleo-proteaginose Az. specializzate in altre coltivazioni Az. specializzate in in ortofloricoltura 2006 2007 2006 2007 2006 2007 Superficie totale (ha) 28,57 28,52 23,71 25,86 3,23 4,66 SAU (ha) 27,85 27,74 22,27 24,18 2,93 4,33 di cui: SAU in affitto (ha) 15,75 15,36 12,26 13,33 1,13 0,78 18,28 17,58 5,63 7,16 2,50 2,97 1,69 1,73 7,14 7,65 0,12 0,07 UBA 0,67 0,58 2,75 4,16 - - ULT 1,08 0,90 1,36 1,29 1,90 1,84 ULF 1,03 0,85 1,31 1,21 1,70 1,58 UL salariati fissi 0,04 0,04 0,03 0,05 0,13 0,15 UL salariati avventizi 0,01 0,01 0,02 0,03 0,07 0,12 Parametri strutturali SAU irrigata (ha) SAU foraggera (ha) Ore lavoro 2.402 1.953 3.084 2.821 4.153 3.959 Potenza macchine (CV) 207,51 212,51 196,36 207,34 73,27 79,27 Capitale fondiario ( € ) 514.672 527.239 362.282 484.728 152.385 172.702 di cui: cap. fond. in propr. ( € ) 239.701 259.345 188.428 197.768 120.101 148.033 Capitale di esercizio ( € ) 62.457 65.075 73.899 86.188 34.928 35.936 Nuovi investimenti ( € ) 1.992 2.321 4.594 12.547 1.063 1.961 25,78 30,74 16,32 18,70 1,54 2,35 ULF / ULT 0,95 0,94 0,96 0,93 0,89 0,85 UBA / SAU 0,02 0,02 0,12 0,17 - - 86,22 70,40 138,47 116,68 1.418,06 913,78 7,45 7,66 8,82 8,57 25,02 18,30 Capitale fondiario / SAU (€ /ha) 18.477 19.005 16.268 20.046 52.037 39.861 Cap. fond. in propr./SAU (€ /ha) 8.605 9.349 8.461 8.179 41.013 34.167 Cap. di esercizio / SAU (€ /ha) 2.242 2.346 3.318 3.564 11.927 8.294 Indici strutturali SAU / ULT (ha) Ore lavoro / SAU Pot. macch. / SAU (CV/ha) Cap. macch. / Cap. eserc. (%) 75,3 74,6 77,2 70,7 72,2 76,1 Cap. bestiame / Cap. eserc. (%) 1,4 1,4 6,3 9,8 - - Nuovi investim. / SAU (€ /ha) 72 84 206 519 363 453 segue: 73 seguito tab. a.1 - parametri strutturali e relativi indici delle aziende agricole rIca in piemonte nel biennio 2006-2007, per ote ote 31 ote 32 ote 34 Az. specializzate in viticoltura Az. specializzate in frutticoltura e agrumicoltura Az. con diverse coltivazioni permanenti combinate 2006 2007 2006 2007 2006 2007 Superficie totale (ha) 5,79 6,03 8,09 7,85 6,59 7,14 SAU (ha) 5,01 5,20 6,19 6,11 5,74 6,21 di cui: SAU in affitto (ha) 0,66 0,84 1,18 1,20 1,64 1,36 SAU irrigata (ha) 0,12 0,06 2,53 2,53 0,61 0,53 SAU foraggera (ha) 0,41 0,68 0,56 0,60 1,12 1,24 UBA 0,10 0,23 0,08 0,07 0,18 0,15 ULT 1,22 1,16 1,28 1,26 1,33 1,33 ULF 1,13 1,08 1,21 1,15 1,23 1,22 UL salariati fissi 0,04 0,04 0,02 0,01 0,04 0,04 UL salariati avventizi 0,05 0,04 0,05 0,10 0,07 0,07 Ore lavoro 2.618 2.532 2.915 2.785 2.896 2.884 Potenza macchine (CV) 98,98 99,02 97,73 99,56 91,28 93,48 Capitale fondiario (€ ) 143.714 144.923 171.886 169.584 108.157 115.665 di cui: cap. fond. in propr. (€ ) 126.258 122.117 137.450 137.581 82.092 94.107 Capitale di esercizio (€ ) 29.722 29.226 27.092 25.904 26.668 30.099 Nuovi investimenti (€ ) 1.300 654 1.427 682 829 2.110 SAU / ULT (ha) 4,11 4,47 4,84 4,85 4,30 4,67 ULF / ULT 0,92 0,93 0,94 0,91 0,92 0,92 UBA / SAU 0,02 0,04 0,01 0,01 0,03 0,02 522,55 487,05 470,55 455,57 504,59 464,73 19,75 19,04 15,78 16,29 15,91 15,07 Capitale fondiario / SAU (€ /ha) 28.681 27.872 27.748 27.739 18.846 18.640 Cap. fond. in propr./SAU (€ /ha) Parametri strutturali Indici strutturali Ore lavoro / SAU Pot. macch. / SAU (CV/ha) 25.197 23.486 22.189 22.505 14.304 15.166 Cap. di esercizio / SAU (€ /ha) 5.932 5.621 4.374 4.237 4.647 4.850 Cap. macch. / Cap. eserc. (%) 78,4 75,6 76,0 74,7 76,6 70,6 Cap. bestiame / Cap. eserc. (%) 0,8 2,2 0,6 0,5 1,4 1,4 Nuovi investim. / SAU (€ /ha) 259 126 230 112 144 340 segue: 74 seguito tab. a.1 - parametri strutturali e relativi indici delle aziende agricole rIca in piemonte nel biennio 2006-2007, per ote ote 41 ote 42 + ote 43 Az. bovine specializzate Az. bovine spec. orientam. orientamento latte carne + Az. bovine latte, allevam. e carne combinati ote 44 Az. con ovini, caprini e altri erbivori 2006 2007 2006 2007 2006 2007 Superficie totale (ha) 45,79 37,61 39,60 39,63 51,08 60,40 SAU (ha) 44,35 36,87 37,37 37,59 49,55 57,23 di cui: SAU in affitto (ha) 31,56 19,40 22,08 25,22 38,87 41,54 SAU irrigata (ha) 15,97 15,47 8,37 7,42 8,02 2,75 SAU foraggera (ha) 38,37 31,38 33,48 33,22 44,95 56,11 UBA 80,80 77,27 49,22 48,17 30,39 22,87 ULT 2,13 2,00 1,56 1,57 1,41 1,30 ULF 1,99 1,87 1,52 1,51 1,41 1,30 UL salariati fissi 0,10 0,09 0,03 0,05 - - UL salariati avventizi 0,04 0,04 0,01 0,01 - - Parametri strutturali Ore lavoro 5.103 4.899 3.768 3.783 3.382 3.177 Potenza macchine (CV) 249,36 225,47 177,04 174,42 179,32 116,36 Capitale fondiario (€ ) 718.907 681.469 614.732 487.366 460.171 394.377 di cui: cap. fond. in propr. (€ ) 306.313 300.095 199.505 230.047 158.924 128.314 Capitale di esercizio (€ ) 250.482 232.691 165.847 159.215 103.248 71.628 Nuovi investimenti (€ ) 18.078 5.229 40.377 32.211 5.951 2.461 20,85 18,47 23,90 23,98 35,13 43,97 ULF / ULT 0,93 0,94 0,97 0,96 1,00 1,00 UBA / SAU 1,82 2,10 1,32 1,28 0,61 0,40 115,06 132,88 100,82 100,65 68,25 55,52 5,62 6,12 4,74 4,64 3,62 2,03 Capitale fondiario / SAU (€ /ha) 16.209 18.483 16.449 12.965 9.286 6.891 Cap. fond. in propr./SAU (€ /ha) 6.906 8.139 5.338 6.120 3.207 2.242 Cap. di esercizio / SAU (€ /ha) 5.647 6.311 4.438 4.235 2.084 1.252 Cap. macch. / Cap. eserc. (%) 34,0 32,3 25,8 26,5 38,6 35,7 Cap. bestiame / Cap. eserc. (%) 45,9 46,8 53,5 51,4 39,3 43,1 Nuovi investim. / SAU (€ /ha) 408 142 1.080 857 120 43 Indici strutturali SAU / ULT (ha) Ore lavoro / SAU Pot. macch. / SAU (CV/ha) segue: 75 seguito tab. a.1 - parametri strutturali e relativi indici delle aziende agricole rIca in piemonte nel biennio 2006-2007, per ote ote 50 ote 60 polo 7 Az. specializzate in granivori Az. con policoltura Aziende con poliallevamento 2006 2007 2006 2007 2006 2007 Superficie totale (ha) 21,02 19,46 13,35 13,13 19,33 16,87 SAU (ha) 18,90 17,33 12,37 12,00 16,80 14,69 6,52 Parametri strutturali di cui: SAU in affitto (ha) 6,55 6,91 4,98 5,07 10,10 12,98 12,24 2,63 2,97 7,65 6,94 2,07 1,92 3,47 3,52 11,15 8,62 UBA 194,90 179,49 2,08 1,75 29,96 33,92 ULT 1,87 1,78 1,21 1,26 1,30 1,67 ULF 1,54 1,38 1,17 1,21 1,30 1,57 UL salariati fissi 0,30 0,37 0,01 0,01 - 0,06 SAU irrigata (ha) SAU foraggera (ha) UL salariati avventizi Ore lavoro 0,03 0,03 0,03 0,03 - 0,04 3.586 3.341 2.729 2.838 3.405 3.807 Potenza macchine (CV) 167,26 158,19 141,63 147,07 176,75 186,03 Capitale fondiario (€ ) 639.155 638.988 199.697 203.799 417.185 359.198 di cui: cap. fond. in propr. (€ ) 413.638 414.539 133.730 125.386 210.683 241.508 Capitale di esercizio (€ ) 223.466 202.513 38.942 36.215 124.127 116.454 Nuovi investimenti (€ ) 21.327 19.034 2.372 1.108 39.881 18.182 10,09 9,74 10,23 9,56 12,96 8,82 Indici strutturali SAU / ULT (ha) ULF / ULT 0,82 0,78 0,96 0,97 1,00 0,94 UBA / SAU 10,31 10,36 0,17 0,15 1,78 2,31 189,72 192,80 220,51 236,52 202,63 259,10 8,85 9,13 11,44 12,26 10,52 12,66 Ore lavoro / SAU Pot. macch. / SAU (CV/ha) Capitale fondiario / SAU (€ /ha) 33.816 36.879 16.137 16.984 24.827 24.448 Cap. fond. in propr./SAU (€ /ha) 21.884 23.925 10.807 10.449 12.538 16.438 Cap. di esercizio / SAU (€ /ha) 11.823 11.688 3.147 3.018 7.387 7.926 24,0 24,6 71,2 70,2 30,6 31,2 Cap. macch. / Cap. eserc. (%) Cap. bestiame / Cap. eserc. (%) 40,3 35,8 9,1 8,8 48,2 46,9 Nuovi investim. / SAU (€ /ha) 1.128 1.099 192 92 2.373 1.238 segue: 76 seguito tab. a.1 - parametri strutturali e relativi indici delle aziende agricole rIca in piemonte nel biennio 2006-2007, per ote polo 8 Aziende miste coltivazioni-allevamento 2006 2007 Superficie totale (ha) 23,01 24,82 SAU (ha) 21,85 23,47 di cui: SAU in affitto (ha) 11,93 12,52 9,48 9,82 Parametri strutturali SAU irrigata (ha) 8,82 10,74 UBA SAU foraggera (ha) 26,72 28,41 ULT 1,49 1,33 ULF 1,43 1,27 UL salariati fissi 0,04 0,04 UL salariati avventizi 0,02 0,02 3.457 3.110 Ore lavoro Potenza macchine (CV) 192,91 203,33 Capitale fondiario (€ ) 442.339 464.397 di cui: cap. fond. in propr. (€ ) 227.720 243.305 Capitale di esercizio (€ ) 117.277 127.343 Nuovi investimenti (€ ) 19.697 16.099 14,66 17,63 0,96 0,95 Indici strutturali SAU / ULT (ha) ULF / ULT UBA / SAU 1,22 1,21 158,22 132,50 8,83 8,66 Capitale fondiario / SAU (€ /ha) 20.247 19.787 Cap. fond. in propr./SAU (€ /ha) 10.423 10.367 Cap. di esercizio / SAU (€ /ha) 5.368 5.426 Cap. macch. / Cap. eserc. (%) 38,1 37,6 Cap. bestiame / Cap. eserc. (%) 39,9 41,0 Nuovi investim. / SAU (€ /ha) 902 686 Ore lavoro / SAU Pot. macch. / SAU (CV/ha) Fonte: Banca dati INEA - RICA Piemonte 2006-2007 77 tab. a.2 - Indicatori e indici economici delle aziende agricole rIca in piemonte nel biennio 2006-2007, per ote (euro s.d.i.) ote 13 ote 14 ote 20 Az. specializzate nella coltivazione di cereali e oleo-proteaginose Az. specializzate in altre coltivazioni Az. specializzate in ortofloricoltura 2006 2007 2006 2007 2006 2007 Reddito Lordo Standard 35.635 35.004 31.172 37.265 36.006 37.576 Produzione Lorda Vendibile 56.258 64.682 42.258 60.156 75.913 67.926 867 565 2.789 5.360 - - Costi Variabili 19.613 22.362 15.825 22.852 26.904 23.597 Costi Fissi 17.480 17.424 15.647 17.798 19.568 17.047 Valore Aggiunto 35.104 40.744 26.413 37.468 46.876 44.034 Prodotto Netto 26.704 31.853 18.188 28.565 38.240 36.098 Reddito Lordo 37.090 42.765 27.561 39.111 49.009 44.329 Reddito Operativo 19.638 25.358 12.072 21.568 29.441 27.282 Reddito Netto 19.610 25.342 11.914 21.313 29.441 27.282 Reddito da Lavoro Totale 12.708 17.921 5.477 14.803 28.970 27.134 Reddito da Lavoro Familiare 11.715 16.913 4.522 13.207 25.293 22.525 Trasferimenti Pubblici 17.526 15.338 7.165 9.004 605 983 PLV / SAU 2.020 2.332 1.898 2.488 25.923 15.678 Valore Aggiunto / SAU 1.260 1.469 1.186 1.550 16.007 10.163 Reddito Lordo / SAU 1.332 1.542 1.238 1.617 16.736 10.231 Costi Variabili / SAU 704 806 711 945 9.187 5.446 Indicatori economici PLV Zootecnica Indici economici Reddito Netto / SAU 704 913 535 881 10.054 6.297 1.301 967 1.012 1.288 - - PLV / ULT 52.077 71.681 30.973 46.532 39.865 36.825 Valore Aggiunto / ULT 32.495 45.153 19.359 28.983 24.617 23.872 Reddito Lordo / ULT 34.333 47.393 20.201 30.254 25.737 24.032 PLV zootecnica / PLV Reddito Operativo / SAU 705 914 542 892 10.054 6.297 Reddito Netto / ULF 19.115 29.790 9.067 17.649 17.350 17.320 Reddito da Lav. Fam. / ULF 11.420 19.882 3.441 10.936 14.906 14.300 Costi Variabili / PLV (%) 34,9 34,6 37,5 38,0 35,4 34,7 Costi Fissi / PLV (%) 31,1 26,9 37,0 29,6 25,8 25,1 Trasferim. Pubblici / PLV (%) 31,2 23,7 17,0 15,0 0,8 1,4 segue: 78 seguito tab. a.2 - Indicatori e indici economici delle aziende agricole rIca in piemonte nel biennio 2006-2007, per ote (euro s.d.i.) ote 31 ote 32 ote 34 Az. specializzate in viticoltura Az. specializzate in frutticoltura e agrumicoltura Az. con diverse coltivazioni permanenti combinate 2006 2007 2006 2007 2006 2007 Reddito Lordo Standard 20.156 20.109 21.767 21.990 24.099 25.953 Produzione Lorda Vendibile 37.333 37.921 34.882 38.847 30.666 42.335 188 531 101 53 377 407 Indicatori economici PLV Zootecnica Costi Variabili 6.788 7.258 7.361 7.738 9.449 13.165 Costi Fissi 11.329 11.430 10.848 10.588 10.332 10.861 Valore Aggiunto 29.434 29.480 26.689 30.771 20.020 27.877 Prodotto Netto 23.620 23.520 21.126 25.268 15.827 23.326 Reddito Lordo 30.594 30.901 27.548 31.136 21.367 29.277 Reddito Operativo 19.282 19.477 16.702 20.548 11.035 18.417 Reddito Netto 19.264 19.471 16.700 20.548 11.035 18.417 Reddito da Lavoro Totale 16.696 16.940 13.553 17.872 9.885 17.084 Reddito da Lavoro Familiare 15.256 15.569 12.597 16.501 8.059 15.030 1.703 1.180 2.208 1.597 1.908 1.932 PLV / SAU 7.451 7.293 5.631 6.354 5.343 6.822 Valore Aggiunto / SAU 5.874 5.670 4.309 5.033 3.488 4.492 Reddito Lordo / SAU 6.106 5.943 4.447 5.093 3.723 4.718 Costi Variabili / SAU 1.355 1.396 1.188 1.266 1.646 2.121 Reddito Netto / SAU 3.845 3.745 2.696 3.361 1.923 2.968 PLV zootecnica / PLV 1.907 2.289 1.300 804 2.062 2.695 PLV / ULT 30.610 32.634 27.243 30.820 22.982 31.872 Valore Aggiunto / ULT 24.134 25.371 20.845 24.414 15.004 20.988 Reddito Lordo / ULT 25.084 26.594 21.516 24.703 16.013 22.042 Trasferimenti Pubblici Indici economici Reddito Operativo / SAU 3.848 3.746 2.696 3.361 1.923 2.968 Reddito Netto / ULF 17.097 17.990 13.819 17.830 8.990 15.075 Reddito da Lav. Fam. / ULF 13.539 14.385 10.423 14.319 6.566 12.302 Costi Variabili / PLV (%) 18,2 19,1 21,1 19,9 30,8 31,1 Costi Fissi / PLV (%) 30,3 30,1 31,1 27,3 33,7 25,7 4,6 3,1 6,3 4,1 6,2 4,6 Trasferim. Pubblici / PLV (%) segue: 79 seguito tab. a.2 - Indicatori e indici economici delle aziende agricole rIca in piemonte nel biennio 2006-2007, per ote (euro s.d.i.) ote 41 ote 42 + ote 43 Az. bovine specializzate Az. bovine spec. orientam. orientamento latte carne + Az. bovine latte, allevam. e carne combinati ote 44 Az. con ovini, caprini e altri erbivori 2006 2007 2006 2007 2006 2007 73.150 68.621 42.771 41.522 36.020 28.265 Indicatori economici Reddito Lordo Standard Produzione Lorda Vendibile 144.725 157.469 77.942 80.456 63.013 39.171 PLV Zootecnica 119.280 130.032 58.343 58.694 34.044 21.548 Costi Variabili 90.655 91.159 45.166 47.560 30.905 17.115 Costi Fissi 34.946 31.883 19.427 18.652 17.447 12.448 Valore Aggiunto 74.865 87.562 46.590 47.526 43.230 28.427 Prodotto Netto 56.547 70.803 36.681 37.846 34.139 21.752 Reddito Lordo 79.950 91.795 49.555 49.731 44.663 29.525 Reddito Operativo 45.095 59.913 30.161 31.168 27.216 17.076 Reddito Netto 45.004 59.945 30.128 31.079 27.216 17.076 Reddito da Lavoro Totale 28.812 44.416 18.861 19.250 18.875 10.928 Reddito da Lavoro Familiare 26.353 42.309 17.851 18.521 18.875 10.928 Trasferimenti Pubblici 17.652 15.723 13.627 15.365 11.527 7.852 PLV / SAU 3.263 4.271 2.086 2.140 1.272 684 Valore Aggiunto / SAU 1.688 2.375 1.247 1.264 872 497 Reddito Lordo / SAU 1.803 2.490 1.326 1.323 901 516 Costi Variabili / SAU 2.044 2.472 1.209 1.265 624 299 Reddito Netto / SAU 1.015 1.626 806 827 549 298 PLV zootecnica / PLV 1.476 1.683 1.185 1.218 1.120 942 PLV / ULT 68.044 78.885 49.836 51.316 44.677 30.096 Valore Aggiunto / ULT 35.198 43.865 29.789 30.312 30.650 21.842 Reddito Lordo / ULT 37.589 45.985 31.686 31.719 31.667 22.685 Indici economici Reddito Operativo / SAU 1.017 1.625 807 829 549 298 Reddito Netto / ULF 22.633 32.102 19.784 20.633 19.296 13.120 Reddito da Lav. Fam. / ULF 13.253 22.658 11.722 12.296 13.383 8.397 Costi Variabili / PLV (%) 62,6 57,9 57,9 59,1 49,0 43,7 Costi Fissi / PLV (%) 24,1 20,2 24,9 23,2 27,7 31,8 Trasferim. Pubblici / PLV (%) 12,2 10,0 17,5 19,1 18,3 20,0 segue: 80 seguito tab. a.2 - Indicatori e indici economici delle aziende agricole rIca in piemonte nel biennio 2006-2007, per ote (euro s.d.i.) ote 50 ote 60 polo 7 Az. specializzate in granivori Az. con policoltura Aziende con poliallevamento 2006 2007 2006 2007 2006 2007 Reddito Lordo Standard 161.309 151.481 20.496 19.931 33.753 37.785 Produzione Lorda Vendibile 220.900 183.683 27.043 34.922 57.255 63.162 PLV Zootecnica 195.982 149.188 2.304 1.893 35.670 42.214 Costi Variabili 126.176 128.972 9.357 9.104 34.464 30.931 Costi Fissi 39.440 38.558 11.646 11.818 16.764 18.182 Valore Aggiunto 96.690 57.876 17.618 25.921 32.280 42.933 Prodotto Netto 80.589 40.682 11.383 19.642 22.607 32.907 Reddito Lordo Indicatori economici 104.862 64.873 18.685 26.582 33.865 44.321 Reddito Operativo 65.799 26.627 7.048 15.179 17.145 26.139 Reddito Netto 65.423 26.315 7.040 14.759 17.101 26.139 Reddito da Lavoro Totale 54.212 15.519 3.209 11.305 6.681 17.127 Reddito da Lavoro Familiare 46.100 8.010 2.427 10.466 6.681 15.486 6.021 4.835 3.802 3.478 9.431 8.944 Trasferimenti Pubblici Indici economici PLV / SAU 11.687 10.601 2.185 2.910 3.407 4.299 Valore Aggiunto / SAU 5.116 3.340 1.424 2.160 1.921 2.922 Reddito Lordo / SAU 5.548 3.744 1.510 2.215 2.015 3.017 Costi Variabili / SAU 6.676 7.444 756 759 2.051 2.105 Reddito Netto / SAU 3.461 1.519 569 1.230 1.018 1.779 PLV zootecnica / PLV 1.006 831 1.108 1.081 1.191 1.245 PLV / ULT 117.905 103.310 22.348 27.821 44.169 37.931 Valore Aggiunto / ULT 51.608 32.552 14.560 20.650 24.902 25.782 Reddito Lordo / ULT 55.970 36.487 15.441 21.176 26.125 26.616 3.481 1.537 570 1.265 1.020 1.779 Reddito Netto / ULF 42.398 19.088 6.033 12.158 13.192 16.662 Reddito da Lav. Fam. / ULF 29.876 5.810 2.080 8.622 5.154 9.872 Costi Variabili / PLV (%) 57,1 70,2 34,6 26,1 60,2 49,0 Costi Fissi / PLV (%) 17,9 21,0 43,1 33,8 29,3 28,8 2,7 2,6 14,1 10,0 16,5 14,2 Reddito Operativo / SAU Trasferim. Pubblici / PLV (%) segue: 81 seguito tab. a.2 - Indicatori e indici economici delle aziende agricole rIca in piemonte nel biennio 2006-2007, per ote (euro s.d.i.) polo 8 Aziende miste coltivazioni-allevamento 2006 2007 Reddito Lordo Standard 36.466 37.722 Produzione Lorda Vendibile 63.662 71.779 PLV Zootecnica 33.191 35.982 Costi Variabili 33.372 35.442 Costi Fissi 18.640 18.960 Valore Aggiunto 37.623 44.213 Prodotto Netto 28.282 34.663 Reddito Lordo 39.958 46.856 Reddito Operativo 21.418 27.915 Reddito Netto 21.318 27.896 Reddito da Lavoro Totale 12.163 18.098 Reddito da Lavoro Familiare 10.973 16.670 Trasferimenti Pubblici 10.936 11.593 PLV / SAU 2.914 3.058 Valore Aggiunto / SAU 1.722 1.884 Reddito Lordo / SAU 1.829 1.996 Costi Variabili / SAU 1.528 1.510 Reddito Netto / SAU 976 1.189 Indicatori economici Indici economici PLV zootecnica / PLV 1.242 1.267 PLV / ULT 42.721 53.904 Valore Aggiunto / ULT 25.247 33.203 Reddito Lordo / ULT 26.814 35.188 980 1.189 14.882 21.940 7.660 13.111 Costi Variabili / PLV (%) 52,4 49,4 Costi Fissi / PLV (%) 29,3 26,4 Trasferim. Pubblici / PLV (%) 17,2 16,2 Reddito Operativo / SAU Reddito Netto / ULF Reddito da Lav. Fam. / ULF Fonte: Banca dati INEA - RICA Piemonte 2006-2007 82 tab. a.3 - parametri strutturali ed economici e relativi indici delle aziende agricole rIca in piemonte nel biennio 2006-2007, per classi di ude (euro s.d.i.) classe di ude 4 classe di ude 5 2006 classe di ude 3 2007 2006 2007 2006 2007 SAU (ha) 5,36 5,21 10,36 10,37 23,41 22,11 UBA 1,13 1,01 3,24 3,18 10,18 10,15 ULT 0,90 0,77 1,14 1,04 1,42 1,39 Indicatori strutturali ed economici ULF Reddito Lordo Standard Produzione Lorda Vendibile 0,90 0,77 1,13 1,02 1,38 1,31 7.327 6.930 13.809 13.777 30.937 30.927 12.153 13.298 22.262 24.670 50.080 56.236 Costi Variabili 3.886 3.438 7.014 7.718 19.338 21.568 Costi Fissi 6.235 5.521 9.085 9.052 15.942 16.695 Valore Aggiunto 8.220 9.719 15.748 17.717 32.805 36.910 Prodotto Netto 4.984 6.755 10.882 12.638 24.015 27.681 Reddito Lordo 8.965 10.295 16.612 18.564 34.327 38.402 Reddito Netto 2.730 4.774 7.527 9.510 18.385 21.707 Reddito da Lavoro Totale 173 2.442 3.913 5.708 11.654 15.128 Reddito da Lavoro Familiare 173 2.433 3.660 5.499 10.857 13.728 2.367 1.759 2.947 2.926 7.366 6.916 PLV / SAU 2.268 2.554 2.149 2.378 2.140 2.543 Valore Aggiunto / SAU 1.534 1.866 1.520 1.708 1.402 1.669 Reddito Lordo / SAU 1.673 1.977 1.604 1.790 1.467 1.737 Costi Variabili / SAU 725 660 677 744 826 975 Trasferimenti Pubblici Indici strutturali ed economici Reddito Netto / SAU 509 917 727 917 785 982 13.534 17.186 19.470 23.758 35.203 40.415 Valore Aggiunto / ULT 9.154 12.560 13.773 17.062 23.060 26.526 Reddito Lordo / ULT 9.984 13.305 14.529 17.877 24.130 27.598 Reddito Netto / ULF 3.040 6.196 6.680 9.296 13.360 16.545 Redd. da Lavoro Fam. / ULF 192 3.158 3.249 5.375 7.889 10.463 Costi Variabili / PLV (%) 32,0 25,9 31,5 31,3 38,6 38,4 Costi Fissi / PLV (%) 51,3 41,5 40,8 36,7 31,8 29,7 Trasferim. pubblici / PLV (%) 19,5 13,2 13,2 11,9 14,7 12,3 PLV / ULT segue: 83 seguito tab. a.3 - parametri strutturali ed economici e relativi indici delle aziende agricole rIca in piemonte nel biennio 2006-2007, per classi di ude (euro s.d.i.) classe di ude 6 classe di ude 7 2006 2007 2006 2007 SAU (ha) 38,84 38,03 116,03 121,79 UBA 36,19 36,43 176,16 167,22 ULT 1,95 1,96 3,74 3,63 Parametri strutturali ed economici ULF Reddito Lordo Standard Produzione Lorda Vendibile 1,83 1,84 2,68 2,62 74.017 74.799 282.319 278.325 114.893 125.380 507.597 553.087 Costi Variabili 54.559 56.365 238.790 253.774 Costi Fissi 31.076 29.860 106.761 106.505 Valore Aggiunto 69.857 79.455 286.206 315.761 Prodotto Netto 53.392 63.250 243.080 272.169 Reddito Lordo 73.026 82.000 303.486 333.044 Reddito Netto 41.950 52.141 196.724 226.600 Reddito da Lavoro Totale 27.905 37.918 168.548 197.102 Reddito da Lavoro Familiare 26.223 36.137 148.207 177.805 Trasferimenti Pubblici 18.369 17.482 84.346 77.713 PLV / SAU 2.958 3.297 4.375 4.541 Valore Aggiunto / SAU 1.799 2.089 2.467 2.593 Reddito Lordo / SAU 1.880 2.156 2.616 2.735 Costi Variabili / SAU 1.405 1.482 2.058 2.084 Indici strutturali ed economici Reddito Netto / SAU 1.080 1.371 1.695 1.861 PLV / ULT 58.970 63.896 135.777 152.160 Valore Aggiunto / ULT 35.855 40.492 76.557 86.869 Reddito Lordo / ULT 37.482 41.789 81.179 91.624 Reddito Netto / ULF 22.869 28.266 73.518 86.512 Redd. da Lavoro Fam. / ULF 14.295 19.590 55.386 67.883 Costi Variabili / PLV (%) 47,5 45,0 47,0 45,9 Costi Fissi / PLV (%) 27,0 23,8 21,0 19,3 Trasferim. pubblici / PLV (%) 16,0 13,9 16,6 14,1 Fonte: Banca dati INEA - RICA Piemonte 2006-2007 84 glossarIo ammortamento: perdita di valore calcolata al prezzo di sostituzione, subita dai capitali fissi (macchinari, impianti, mezzi di trasporto, ecc.) nel corso dell’anno a causa dell’usura fisica, dell’obsolescenza (perdita di valore economico dei beni capitali per il progresso tecnico incorporato nei nuovi beni) e dei danni accidentali assicurati (incendio, incidente, ecc.). Il concetto di ammortamento economico differisce da quello fiscale o finanziario in senso lato (Sistema europeo dei conti, SEC 95). capitale agrario o di esercizio: è l’insieme dei beni dell’azienda che non sono legati in modo fisso e stabile al fondo, calcolato come la somma di macchine, capitale bestiame, rimanenze e capitale di anticipazione. capitale bestiame: valore medio degli allevamenti da riproduzione e/o da latte di proprietà aziendale. capitale di anticipazione: valore mediamente anticipato dall’imprenditore per far fronte alle spese definite dal capitale circolante. Il capitale circolante è composto dalle spese specifiche per le attività produttive e dagli oneri aziendali (al netto degli ammortamenti). Alle suddette voci va sottratto il valore relativo ai debiti a lungo e medio termine per il capitale di esercizio. capitale fondiario: è l’insieme dei beni dell’azienda legati in modo fisso e stabile al fondo; è rappresentato dal valore dei terreni agricoli e forestali, fabbricati (per i terreni in affitto viene utilizzato il valore di mercato) e manufatti rurali, dagli impianti e dalle piantagioni e comprende anche i debiti per l’acquisto del capitale. capitale macchine e attrezzi: valore residuo medio, calcolato a prezzi correnti, delle macchine ed attrezzi di proprietà dell’azienda. catene di indici: tecnica di scomposizione di un indice in più componenti attraverso relazioni aritmetiche. costi fissi: comprendono gli oneri sostenuti per l’impiego di fattori produttivi che vengono impiegati per più anni nel processo produttivo quali: ammortamenti, salari, oneri sociali, quote di accantonamento annuo per il TFR, affitti passivi di terreni, interessi di capitali presi a prestito, imposte e tasse, altre spese generali e fondiarie, contributi IVA passivi, nonché le sopravvenienze passive (derivanti da crediti, portafoglio, debiti). costi variabili: includono tutti gli oneri sostenuti, compresi i reimpieghi di prodotti aziendali, per i mezzi tecnici a logorio totale che esauriscono cioè il loro effetto nel corso dell’annata agraria (sementi, concimi, mangimi, energia, ecc.) e per l’impiego di manodopera avventizia. Nelle spese specifiche sono comprese anche le spese connesse con l’attività agrituristica. Indice capofila: indice primario che viene scomposto in diverse componenti che vanno a costituire una catena di indici. Indici della redditività: gruppo di indicatori che esprimono il rendimento economico dei capitali investiti in azienda. nuovi Investimenti: corrisponde agli investimenti effettuati nel corso dell’esercizio corrente per incrementare il capitale fondiario (acquisti e immobilizzazioni) e quello di esercizio (allevamenti, macchine e attrezzi, manutenzione straordinarie delle macchine). ore di lavoro: sommatoria delle ore di lavoro effettivamente prestate in azienda dalla manodopera sia essa familiare che salariata. Comprende non solo le ore prestate per le specifiche attività colturali o d’allevamento, ma anche quelle svolte per attività non specifiche (manu- 85 tenzione, commercializzazione, amministrazione, ecc.). orientamento tecnico economico (ote): la classificazione delle aziende agricole per OTE si basa sulla determinazione del peso economico delle varie attività produttive presenti in azienda e sulla loro combinazione. A tal fine, utilizzando i RLS della zona in cui ricade l’azienda, si moltiplicano gli ettari coltivati o il numero dei capi allevati per il corrispondente RLS. La combinazione ottenuta si confronta con uno schema tipologico che serve a individuare gli OTE secondo criteri stabiliti a livello comunitario e validi per tutte le statistiche ufficiali. Un’azienda viene detta specializzata quando il RLS di una o più attività produttive affini supera i 2/3 del RLS totale dell’azienda. Ulteriori specificazioni relativamente all’OTE sono di seguito riportate. OTE generale (o Polo): raggruppa gli OTE principali in otto comparti produttivi, di cui 5 specializzati (agricoltura generale, ortofloricoltura, coltivazioni permanenti, erbivori e granivori) e 3 misti (policoltura, poliallevamento, colture e allevamenti). A seconda dell’incidenza delle singole attività produttive sul RLS aziendale, la tipologia CE individua tre categorie di ordinamento: OTE specializzato; OTE bipolare; OTE parzialmente dominante. OTE specializzato: quando i Rls di una o più attività produttive affini (che ricadono cioè nello stesso polo), supera i 2/3 del Rls totale dell’azienda; appartengono a questa categoria tutti gli orientamenti particolari che ricadono nei primi 5 poli. OTE bipolare: si ha quando i Rls delle attività agricole che ricadono in due differenti poli specializzati, sono entrambi compresi tra 1/3 e i 2/3 del RLS aziendale. OTE parzialmente dominante: quando le attività produttive che ricadono in uno solo dei primi cinque poli, tutte insieme raggiungono un Rls che è compreso tra 1/3 e i 2/3 di quello aziendale. OTE particolare: è il livello più analitico e prevede 58 tipi di aziende; tuttavia, per meglio riflettere la realtà agricola italiana l’INEA, ha introdotto alcuni adattamenti allo schema CE (suddivisioni di OTE particolari), elevando così a 71 le combinazioni possibili. OTE principale: deriva dall’aggregazione di OTE particolari all’interno di comparti produttivi omogenei (cereali, vite, bovini da latte, ecc.) e dà luogo a 17 tipi di aziende. Gli OTE generali, principali e particolari (di cui alla decisione 85/377/CEE e successive modificazioni) sono i seguenti: ote generali ote principali ote particolari 1. Aziende specializzate nei seminativi 13. Aziende specializzate nella coltivazione di cereali e di piante oleaginose e proteaginose 131. Aziende specializzate nei cereali (escluso il riso) e in piante da semi oleosi e proteiche 132. Aziende risicole specializzate 133. Aziende con cereali, riso combinati e piante oleose e proteiche 141. Aziende specializzate nelle piante sarchiate 142. Aziende con cereali e piante sarchiate combinati 143. Aziende specializzate in orti in pieno campo 14. Aziende specializzate in altre colture segue: 86 suddivisioni d’ote particolari ote generali 2. Aziende specializzate in ortofloricoltura ote principali 20. Aziende specializzate in ortofloricoltura ote particolari suddivisioni d’ote particolari 144. Aziende con seminativi diversi 1441. Az. spec. nella coltura del tabacco 1442. Az. spec. nella coltura di cotone 1443. Az. con diverse colture di seminativi combinate 2011. Az. spec. orti ind.li in piena terra 201. Aziende specializzate in orti industriali 202. Aziende specializzate in floricoltura e piante ornamentali 203. Aziende ortofloricole con diverse colture 3. Aziende 31. Aziende specializzate specializzate nelle nella viticoltura coltivazioni permanenti 2022. Az. spec. floric. e piante ornam.li sotto vetro 2023. Az. spec. floric. e piante ornam.li in piena aria e sotto vetro combinate 2031. Az. con diverse colture ortofloricole in piena aria 2032. Az. con diverse colture ortofloricole sotto vetro 2033. Az. spec. nella coltura di funghi 2034. Az. con diverse colture ortofloricole combinate 311. Aziende viticole specializzate nella produzione di vini di qualità 312. Aziende viticole specializzate nella produzione di vini non di qualità 313. Aziende viticole con vini di qualità ed altri combinati 314. Aziende viticole con produzioni aventi diverse destinazioni 32. Aziende specializzate in frutticoltura e agrumicoltura 2012. Az. spec. orti ind.li sotto vetro 2013. Az. spec. orti ind.li in piena terra o sottovetro combinati 2021. Az. spec. floric. e piante ornam.li in piena aria 321. Aziende specializzate in frutta (esclusi agrumi) 3141. Az. spec. produz. di uva da tavola 3142. Az. spec. produz. uva passa 3143. Az. con viticoltura mista 3211. Az. spec in frutta fresca (esclusi agrumi) 3212. Az. spec. in frutta a guscio 3213. Az. con frutta fresca (esclusi agrumi) e a guscio combinate 33. Aziende specializzate in olivicoltura 34. Aziende con diverse coltivazioni permanenti combinate 322. Aziende specializzate in agrumi 323. Aziende con frutta e agrumi combinati 330. Aziende specializzate in olivicoltura 340. Aziende con diverse coltivazioni permanenti combinate segue: 87 ote generali ote principali 4. Aziende specializzate in erbivori 41. Aziende bovine 411. Aziende specializzate specializzate - orientamento nella produzione di latte latte 412. Aziende specializzate nella produzione di latte con allevamento bovino 42. Aziende bovine 421. Aziende bovine specializzate - orientamento specializzate - orientamento allevamento carne allevamento 422. Aziende bovine specializzate - orientamento ingrasso 43. Aziende bovine-latte, 431. Aziende bovine allevamento e carne latte con allevamento combinati e carne 432. Aziende bovine allevamento e carne con latte 44. Aziende con ovini, 441. Aziende ovine caprini e altri erbivori specializzate 442. Aziende con ovini e bovini combinati 443. Aziende caprine specializzate 444. Aziende erbivore senza alcuna attività dominante 50. Aziende specializzate 501. Aziende suinicole in granivori specializzate 5. Aziende specializzate in granivori ote particolari 502. Aziende specializzate in pollame 503. Aziende con diversi granivori combinati 6. Aziende con policoltura suddivisioni d’ote particolari 5011. Az. spec. in suini d’allevamento 5012. Az. spec in suini da ingrasso 5013. Az. con suini d’allevamento e da ingrasso combinati 5021. Az. spec. in galline da uova 5022. Az. spec. in pollame da carne 5023. Az. con galline da uova e pollame da carne combinati 5031. Az. con suini e pollame combinati 5032. Az. con suini, pollame e altri granivori combinati 60. Aziende con policoltura 601. Aziende con ortofloricoltura e coltivazioni permanenti combinate 602. Aziende con seminativi e ortofloricoltura combinati 603. Aziende con seminativi e vigneti combinati 604. Aziende con seminativi e coltivazioni permanenti combinate 605. Aziende con policoltura ad orientamento seminativi 606. Aziende con policoltura 6061. Az. con policoltura a ad orientamento ortofloricoltura orientamento ortofloricolo o coltivazioni permanenti 6062. Az. con policoltura a orientamento coltivaz. permanenti segue: 88 ote generali ote principali ote particolari 7. Aziende con poliallevamento 71. Aziende con poliallevamento ad orientamento erbivori 711. Aziende con poliallevamento ad orientamento latte 712. Aziende con poliallevamento ad orientamento erbivori non da latte 721. Aziende con poliallevamento: granivori e bovini da latte combinati 72. Aziende con poliallevamento ad orientamento granivori 8. Aziende miste coltivazioni allevamento 81. Aziende miste seminativi erbivori 82. Aziende miste con diverse combinazioni coltivazioni - allevamento suddivisioni d’ote particolari 722. Aziende con poliallevamento: granivori e erbivori (esclusi bovini da latte) combinati 723. Aziende con poliallevamento: granivori e allevamento misto 811. Aziende miste seminativi e bovini da latte 812. Aziende miste bovini da latte e seminativi 813. Aziende miste seminativi con erbivori, esclusi bovini da latte 814. Aziende miste erbivori, esclusi bovini da latte, con seminativi 821. Aziende miste seminativi e granivori 822. Aziende miste coltivazioni permanenti e erbivori 823. Aziende con coltivazioni 8231. Az. agricole specializzate diverse ed allevamenti misti 8232. Az. miste diverse 9. Aziende non classificabili potenza meccanica: è la potenza espressa in cavalli vapore (CV) oppure in kilowatt (1 kW = 0,735 CV). prodotto netto (pn): differenza tra il Valore Aggiunto e l'insieme degli ammortamenti, delle imposte e delle tasse. Rappresenta la nuova ricchezza prodotta dall'azienda e distribuita sotto forma di interessi sul capitale (d'esercizio e fondiario) di beneficio fondiario, di lavoro (salariato e familiare) e profitti. produttività della terra: resa unitaria della terra in termini di Produzione Lorda Vendibile, misurata dal parametro tecnico PLV/SAU. produttività del lavoro: resa unitaria della manodopera in termini di Produzione Lorda Vendibile, misurata dal parametro tecnico PLV/ULT. produzione lorda vendibile (plv): aggregato del Conto Economico, è calcolata come somma di: ricavi delle vendite, autoconsumi, regalie e salari in natura, utile lordo di stalla, variazione delle scorte di prodotti aziendali, contributi specifici relativi a coltivazioni e allevamenti. produzione lorda vendibile zootecnica (plv zootecnica): è la Produzione Lorda Vendibile relativa ai soli allevamenti. rea: Indagine sui risultati economici delle aziende agricole. L’indagine è condotta annualmente dall’ISTAT nell’ambito delle rilevazioni previste dal sistema dei conti economici in agricoltura in attuazione di quanto previsto dal regolamento (CE) n. 2223/96, e per quella relativa al reddito delle famiglie agricole. 89 reddito da lavoro familiare (rlf): rappresenta la remunerazione del lavoro familiare impegnato in azienda e comprende anche il profitto dell’impresa. Si ottiene dal Reddito Netto sottraendo la remunerazione calcolata dei capitali di proprietà dell’imprenditore (2% del valore per quello fondiario e 5% per quello di esercizio). In alternativa si può ottenere anche come differenza tra il Reddito di Lavoro Totale e i Salari. reddito da lavoro totale (rlt): rappresenta la remunerazione di tutto il lavoro impegnato in azienda e comprende anche il profitto dell’impresa. Risulta dalla differenza tra il Prodotto Netto e la remunerazione dei capitali aziendali, sia effettiva (interessi pagati ed affitti), sia calcolata per i capitali di proprietà dell’imprenditore (2% del valore per quello fondiario e 5% per quello di esercizio). reddito lordo (rl): differenza tra il valore della Produzione Lorda Totale ed i costi variabili. La produzione lorda totale è data dall’insieme della produzione lorda vendibile (PLV) e dal valore degli eventuali prodotti reimpiegati indipendentemente se sono impiegati nell’esercizio corrente o in quello futuro. I valori dei prodotti, principali e secondari, sono calcolati, in base al prezzo di vendita dei prodotti oppure sono stimati in base ai loro prezzi di mercato. reddito lordo standard (rls): si tratta di un parametro determinato per ciascuna attività produttiva aziendale mediante differenza tra la produzione vendibile e l'importo di alcuni costi specifici (sementi, concimi, antiparassitari, mangimi, foraggi, ecc.) esclusi quelli per l'impiego della manodopera e delle macchine. I redditi lordi così determinati vengono definiti “standard” in quanto la produzione vendibile e i costi sono calcolati su una media triennale. L'ammontare dei RLS corrispondenti alle attività produttive aziendali equivale alla dimensione economica dell'azienda ed è espressa in UDE. reddito netto (rn) o reddito di esercizio (utile o perdita di esercizio): è un aggregato del Conto Economico, risultante dalla differenza fra tutti i ricavi e i costi della gestione complessiva dell’azienda; si ottiene sottraendo al reddito operativo gli oneri di tipo finanziario e sommando i proventi della gestione extracaratteristica (affitti attivi, agriturismo, ecc.). In alternativa si calcola sottraendo dal Prodotto Netto l'importo dei salari (compresi gli oneri sociali e la quota di accantonamenti per il TFR - Trattamento fine rapporto) per la manodopera dipendente, gli oneri sociali dei familiari, il canone di affitto dei terreni e gli interessi passivi pagati sui debiti. Un ulteriore modo per calcolarlo è dato dalla differenza fra il Reddito Lordo e i Costi Fissi. Rappresenta la remunerazione dei fattori produttivi di proprietà dell’imprenditore agricolo reddito operativo (ro): è un aggregato del Conto Economico, è calcolato sottraendo al Prodotto Netto il costo della manodopera (compresi gli oneri sociali dei familiari) e gli affitti passivi; è il risultato della differenza tra tutti i ricavi ed i costi della gestione tipica dell’azienda. rete di Informazione contabile agricola (rIca): l’indagine è condotta annualmente dall’INEA in adempimento del regolamento (CEE) n. 79/65 del Consiglio e successive modificazioni. superficie agricola totale (sat): area complessiva dei terreni dell’azienda destinati a colture erbacee e/o legnose, agrarie, inclusi i boschi, la superficie agraria non utilizzata, nonché l’area occupata da parchi e giardini ornamentali, fabbricati, stagni, canali, ecc. situati entro il perimetro dei terreni che costituiscono l’azienda. E’ compresa la superficie coltivata a funghi in grotte, sotterranei o in appositi edifici. superficie agricola utilizzata (sau): è costituita dalla superficie investita ed effettivamente utilizzata in coltivazioni propriamente agricole (seminativi, prati permanenti e pascoli, coltivazioni legnose agrarie e castagneti da frutto), compresi gli appezzamenti messi a riposo che entrano nella rotazione agronomica. Sono esclusi gli orti familiari, i terreni forestali e le tare, la superficie investita a funghi in grotte, sotterranei od appositi edifici; sono compresi i ter- 90 reni lavorati e dati in affitto per meno di 12 mesi e quelli dati in uso al personale salariato; sau affitto: superficie presa in affitto per almeno 12 mesi. sau irrigata: superficie irrigata nell’arco dell’anno, indipendentemente dall’estensione della superficie servita dagli impianti. trasferimenti pubblici: comprendono i contributi alla produzione, vale a dire i premi e le sovvenzioni nonché le integrazioni al reddito erogati dagli enti pubblici a sostegno del settore agricolo. unità di bestiame adulto (uba): una unità di bestiame adulto equivale a una vacca lattifera. I parametri utilizzati per convertire i capi allevati in UBA, che tengono conto delle esigenze nutritive relative delle varie specie e categorie di bestiame, sono i seguenti: - Bovini, Bufalini di meno di un anno 0,4; - Bovini, Bufalini da 1 a meno di 2 anni 0,6; - Bovini, Bufalini di 2 anni e più, maschi 1,0; - Giovenche o Bufale che non hanno mai partorito, per allevamento o ingrasso 0,8; - Vacche, Bufale lattifere, anche da riforma 1,0; - Altre vacche o Altre Bufale di più di 2 anni 0,8; - Equini in complesso 0,6; - Pecore ed altri ovini 0,1; - Caprini in complesso 0,1; - Lattonzoli (per 100 capi) 2,7; - Scrofe riproduttrici 0,5; - Suini all’ingrasso e altri suini 0,3; - Polli da carne (per 100 capi) 0,7; - Galline da uova (per 100 capi) 1,4; - Altri volatili (per 100 capi) 3,0; - Coniglie madri (per 100 capi), conigli maschi riproduttori 3,0; - Altri conigli (per 100 capi) 1,1; - Oche, Anitre, Tacchini (per 100 capi) 3,0; - Faraone, fagiani, pernici (per 100 capi) 1,4; - Altri animali 0,06. Nella determinazione della consistenza media dei capi allevati si considerano tutti i capi presenti, a prescindere dal titolo di possesso (proprietà o fida). unità di dimensione economica europea (ude): è data dall'ammontare del RLS complessivo, ottenuto come sommatoria del RLS di ciascuna attività produttiva presente in azienda (1 UDE corrisponde a 1.204 euro di RLS). Rispetto alla dimensione economica, ai fini della classificazione tipologica, le aziende del campo di osservazione o del campione contabile vengono raggruppate in 7 classi di UDE. unità di lavoro o unità di lavoro aziendali (ul o ula): secondo la definizione comunitaria, per le indagini strutturali l’UL equivale al contributo di almeno 2.200 ore/annuo per un lavoratore familiare e di 1.800 ore/annuo per un salariato. unità di lavoro familiari (ulf): è dato dalla sommatoria delle ore di lavoro di ogni addetto familiare diviso 2.200; se un addetto supera 2.200 ore è comunque uguale ad una unità di lavoro. 91 unità di lavoro totali (ult): è dato dalla sommatoria delle seguenti voci: - ore di lavoro di ogni addetto familiare diviso 2.200. Se un addetto supera 2.200 ore è comunque uguale ad una unità di lavoro; - numero dei salariati e degli impiegati a tempo indeterminato; per definizione ciascuno di tali addetti equivale ad una unità di lavoro; - ore di lavoro prestate dai salariati avventizi diviso 2.200. valore aggiunto (va): differenza tra il valore della Produzione Lorda Vendibile ed i costi (consumi intermedi) sostenuti per le colture in produzione, gli allevamenti, la meccanizzazione, l’industria di trasformazione, a cui si sommano, infine, le spese per il Capitale Fondiario, e le spese generali. Rappresenta la remunerazione di tutti i fattori produttivi (terra, lavoro e capitali) impiegati in azienda, di proprietà e non, al lordo degli ammortamenti e delle imposte e tasse. 92