speciale cattleya
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Riccardo Tozzi poste italiane spa. - spedizione in abbonamento postale - 70% - dcb roma Interviste Andrea Occhipinti Riccardo Tozzi Marco Chimenz Marco Martani Christopher McQuarrie Erik Protti Speciale Cattleya Anticipazioni Il Caso Louise Michel, Gran Torino, The Way Back Europa Il boom dei film nazionali S ia la Francia che la Germania (oltreché l’Italia) registrano un forte incremento delle proprie cinematografie. La Francia ha registrato 188.8 milioni di spettatori nel 2008, con un aumento del 6.2% rispetto al 2007, ed una quota di mercato del 46.7% di cinema francese, contro il 44.5% del cinema statunitense (86.2 milioni di spettatori per le pellicole nazionali e 84 milioni per quelle nordamericane). Il cinema francese è stato spinto soprattutto dal successo di Giù al Nord (Bienvenue chez les Ch’tis), vero e proprio fenomeno che è stato visto da 20.4 milioni di spettatori. Un all-time record per un film nazionale. Anche la Germania ha messo a segno un + 3.2% di incassi nel 2008, con un box office di 795 milioni di euro, e con una quota di mercato di titoli tedeschi del 27% (la più alta dal 1991), grazie ai risultati di “The Baader Meinhof Complex,” “The Wave” e, soprattutto, di “Keinohrhasen” (Rabbit Without Ears), che da solo ha incassato più di 40 milioni. Anche la Gran Bretagnachiude il 2008 con il segno positivo +1.1%, mentre, tra i cinque territori più importanti, Italia e Spagna chiudono in negativo. Italia come noto con un -4.2% e Spagna con un -8.5%. Da segnalare l’andamento molto positivo di alcuni mercati minori, come la Norvegia, che cresce del 9.7% grazie anche in questo caso ai film nazionali, in particolare in questo caso di Max Manus che è stato visto da 1 milione di persone (in un paese di 5 milioni di abitanti). La Grecia conquista il primato in negativo con un -13%. Complessivamente il numero degli spettatori in Europa cresce dello 0.2% per un totale di 867 milioni di spettatori. Qui di seguito i dati presentati dal Segretario Generale di Media Salles Elisabetta Brunella alla Berlinale: 8 febbraio • primissimatrade speciale Cattleya di Marco Spagnoli interviste Riccardo Tozzi Tutti gli uomini (e le donne…) di Cattleya La filosofia dei film ‘producer driven’ Il 19 gennaio scorso, i dirigenti di Universal Pictures, Focus Features International e della società di produzione cinematografica italiana Cattleya, hanno annunciato l’acquisizione da parte della Major americana di una quota minoritaria di Cattleya. Focus Features International ha stipulato un accordo parallelo con Cattleya per sviluppare, coprodurre e distribuire i film realizzati da quest’ultima. G li accordi con Cattleya rappresentano il primo investimento diretto da parte di un grande Studio hollywoodiano in una società di produzione cinematografica italiana. Il contratto sarà gestito da Christian Grass e Clare Wise alla Focus Features International. “Prosperare all’interno di un’economia globale sempre crescente significa stringere alleanze strategiche con i migliori filmmakers del mondo e con Cattleya certamente riusciremo a portare avanti questo obiettivo” dice il co-presidente di Universal David Linde. “L’accordo è perfettamente in linea con la politica della nostra società, il cui fine è quello di collaborare con filmmakers e produttori locali per realizzare film che piacciano al pubblico di tutto il mondo.” Aggiunge Christian Grass, Co-CEO della Focus Features International: Le due società hanno concordato che la Universal distribuirà nei cinema e in homevideo sia i titoli interamente finanziati da Cattleya che quelli che le due società coprodurranno insieme.Focus Features International godrà inoltre di una prima opzione per gestire le vendite internazionali di tutti i futuri titoli Cattleya. La distribuzione cinematografica in Italia sarà gestita da Universal Pictures International (UPI) Italia, guidata dall’Amministratore Delegato Richard Borg e la sua squadra, fra cui il Direttore del Marketing Massimo Proietti e il Direttore delle Vendite Marco d’Andrea, con un minimo di otto film che dovranno essere generati da questo nuovo rapporto nel corso dei prossimi quattro anni. La distribuzione homevideo sarà curata dalla Universal Pictures International guidata da David Moscato. Il primo film distribuito all’interno di questo nuovo Da sin. in senso orario: Marco Chimenz, Riccardo Tozzi Francesca Longardi, Giovanni Stabilini Riccardo Tozzi Presidente accordo è Diverso da chi? , diretto da Umberto Carteni e interpretato da Luca Argentero, Claudia Gerini e Filippo Nigro in uscita il 20 marzo. Le società hanno concordato di coprodurre Meno male che ci sei , diretto da Luis Prieto, con Claudia Gerini e Chiara Martegiani, attualmente in fase di riprese. “La scelta di Cattleya non è una scelta di comodo riguardo una società che fa dei film di successo. Ad attrarci verso di loro è stato soprattutto il modo con cui fanno il proprio lavoro.” Spiega Richard Borg, Amministratore Delegato di Universal Pictures Italia “ Ad interessare Universal è stato soprattutto il modo in cui la società è strutturata e nel modo in cui loro affrontano ogni singolo soggetto. Ci piace molto la struttura Cattleya e ci interessa enormemente il lavoro che svolge.” Borg puntualizza le qualità della società di Tozzi, Chimenz, Stabilini e Longardi “Noi consideriamo la Cattleya come l’unica compagnia di produzione strutturata in maniera tale da avere un approccio ‘industriale’ al mercato, con delle solide basi di marketing e di comprensione di quello che è il metodo di lancio dei film. Questo per noi è un elemento fondamentale: negli ultimi anni abbiamo assistito a troppi film di qualità buttati letteralmente al vento per mancanza di campagne di marketing, per mancanza di volontà e talora, perfino, per ignoranza del proprio lavoro. La release di un film, oggi più che mai, deve essere business oriented. Sul mercato si vede chiaramente la differenza tra i film che sono ‘pensati’ e quelli che, invece, vengono abbandonati al loro destino. Noi vogliamo contribuire offrendo la nostra parte di esperienza.“ L’AD di Universal conclude “Cattleya ha dimostrato più volte in passato di avere una grande capacità di scoprire nuovi talenti. Qualora si pensi che insieme dei giovani possano avere le carte in regola per determinati progetti, saremo ben lieti di coinvolgerli. Del resto sia Lezioni di Cioccolato che Diverso da Chi? hanno visto l’esordio di due giovani registi. Anche per il futuro, ma non possiamo al momento fare dei nomi, abbiamo dei piani per coinvolgere sia dei registi che degli attori esordienti.” Parliamo del ruolo di Cattleya nello sviluppo del successo del cinema italiano degli ultimi anni… Cattleya ha fatto da battistrada nella ‘Rivoluzione Culturale’ vissuta dal cinema italiano nell’ultimo decennio. Al tempo stesso, non possiamo negare, di avere copiato cose che già c’erano e di avere, all’inizio, preso come modello il lavoro di Aurelio De Laurentiis. E’ stato lui ad avere per primo un approccio industriale e sofisticato al cinema. Lui si è posto come l’imprenditore cinematografico moderno ed è stato a lungo il solo a pensare un film, dall’inizio, per il pubblico. E’ stato Aurelio a teorizzare e mettere in pratica la creazione di un progetto, il suo sviluppo, la sua attuazione e il suo lancio come un tutt’uno. Lui stesso ha seguito questa ‘Rivoluzione Culturale’, così come ha lavorato per questo risultato Domenico Procacci con la sua Fandango che, invece, ha fatto questo lavoro di ricerca sugli autori con un modello di produttore interno al processo artistico e produttivo e che, a differenza di quanto accaduto nei due decenni precedenti, interagisce molto con gli autori e non si arrende a loro. Noi, invece, abbiamo svolto una funzione di ponte tra il lavoro di Procacci e quello di De Laurentiis, impostando il lavoro sia sul rapporto con il pubblico che con il regista. La cosa che abbiamo aggiunto noi è la varietà, ovvero l’idea di potere lavorare su tutti i tipi di film da quello popolare al cinema più sofisticato. Il nostro contributo è stato quello di mettere insieme l’idea della creatività a quella del mercato. E avete anche lavorato sulla ricerca dei nuovi talenti e sul loro ‘consolidamento’… Non abbiamo faticato tanto a obbligare gli autori consolidati a pensare anche al pubblico, ma ci siamo affaticati molto, invece, nello stabilire una volta per tutte il concetto di film ‘producer driven’ che lavora prima sul testo, chiamando degli scrittori eppoi convocando un regista. E’ stato molto duro affermare questo concetto, perché in Italia si era persa la cultura della sceneggiatura slegata dall’autore del film che, invece, c’era negli anni Sessanta. Mio suocero, Luigi Comencini, mi raccontava di essere arrivato alle mani con Dino Risi in un ascensore, perché quest’ultimo, a suo dire, era reo di avergli soffiato il copione de La stanza del Vescovo. L’idea di due registi che arrivano al confronto fisico per una sceneggiatura già scritta era qualcosa di inimmaginabile negli anni Settanta dopo la teorizzazione del cinema d’autore che ha portato, come sappiamo, alla ‘morte tecnica’ del cinema italiano. Il nostro è stato un grande investimento di tempo e di fiducia. Devo confessare che tre anni fa ero diventato molto scettico sulla possibilità di continuare a ottenere risultati nonostante tutto. In quel senso, però, Marco Chimenz e Francesca Longardi sono stati decisivi nel convincermi ad andare avanti. A cosa erano dovute queste difficoltà? Gli sceneggiatori sembravano ‘impediti’ fisicamente a pensare un film senza il regista. Per vent’anni questa cultura era stata rimossa dal nostro paese e non sapevano come andare avanti. Stefano Rulli e Sandro Petraglia, che non a caso si sono formati in televisione dove le cose funzionano in maniera diversa, erano gli unici a potere scrivere senza dovere coinvolgere dal primo momento chi, poi, avrebbe diretto il film. Oltre a sceneggiatori come Fabio Bonifaci avete messo sotto contratto attori come Riccardo Scamarcio e, adesso, Luca Argentero e il Marco Bocci di Romanzo Criminale… Questione di cuore febbraio • primissimatrade 11 speciale Cattleya Riccardo Scamarcio Luca Argentero Marco Bocci Con molti registi e sceneggiatori ‘consolidati’ noi non vogliamo legarci in alcun modo, perché c’è un’affinità di un certo tipo che ci porta a lavorare insieme. Se non c’è il progetto giusto, magari, si fanno ‘un giro di valzer’ con qualcun altro, ma – alla fine – torneranno a lavorare con noi. Abbiamo, invece, scelto di contrattualizzare i più giovani, perché siamo convinti che su di loro sia necessario ‘fare un programma’ allo scopo di fare emergere il loro talento. Un progetto che non può funzionare se non hai la calma sufficiente per lavorare seguendo una certa direzione. E’ uno strumento che usiamo e che poi abbandoniamo come nel caso di Riccardo Scamarcio che, oggi, è diventato un grande divo e che siamo certi, quando ci sarà il progetto giusto, avrà voglia di tornare a recitare per noi. Adesso stiamo lavorando con un tipo diverso di attore come Luca Argentero. Al di là della sua umanità che rende sempre un grande piacere il potere lavorare con lui, Argentero ha la caratteristica piuttosto unica di essere un attore borghese: ha un grandissimo potenziale ed è stato paragonato, da una giornalista entusiasta, a Cary Grant. Paragonarsi ai miti è sempre un po’ pericoloso, ma la grande capacità di Luca è quella, al di là dei ruoli drammatici, di spostarsi su cifre di commedia abbastanza nuove per il cinema italiano. La sua è una dote ‘unica’: interpreti come lui, da vent’anni almeno, non c’erano in Italia. Adesso, con noi, c’è Marco Bocci che viene da Romanzo Criminale. Tra gli scrittori abbiamo sotto contratto Fabio Bonifaci. Nel campo della commedia le grandi novità di questi ultimi anni sono la coppia Brizzi – Martani e Fabio Bonifaci. Loro tre hanno scritto il nostro prossimo film Oggi Sposi e sono talenti straordinari. Il duo Brizzi – Martani è una fabbrica straordinaria di successi. Fra i registi abbiamo scelto Luca Lucini, Luis Prieto, Claudio Cupellini e, adesso, Umberto Carteni e Stefano Sollima. I risultati di questo lavoro sono molto interessanti anche sotto il profilo dei numeri? Assolutamente sì. Negli ultimi anni abbiamo realizzato una serie di opere prime che hanno una media di incasso di quattro milioni di Euro. Questo sì che è un risultato unico di cui ci prendiamo pienamente il merito. Anche questo è un qualcosa che abbiamo copiato da alcune produzioni inglesi e francesi che affidavano a registi all’opera prima dei film importanti. Se ben seguito dal produttore, anche un esordiente può raggiungere risultati estremamente importanti. Il lavoro sulle persone è andato di pari passo 12 febbraio • primissimatrade interviste con quello sui generi… L’innovazione di cui rivendichiamo la paternità è stata quella di inventare i teen movies per gli adolescenti italiani. Oltre immaginare che ci fosse un pubblico potenziale ritenevamo di importanza primaria per l’industria italiana che stava perdendo progressivamente giovani spettatori. Essendo i film realizzati in Italia così ‘vecchi’, c’erano almeno due generazioni di ragazzi che non avevano mai visto pellicole prodotte nel nostro paese. La conseguenza di tale situazione era che i ragazzi non andavano più a vedere nessun film italiano. Il nostro pensiero è stato di natura ‘industriale’: se non conquistavamo oggi quegli spettatori, quei ragazzi, crescendo, non avrebbero mai visto una nostra produzione. Il rischio era quello di perdere per sempre tutto il pubblico del nostro paese. Per conquistare questi ragazzi avete lavorato alla creazione di uno Star System… Non puoi fare film per nessuno senza Star System. Questa è una delle altre storture del cinema d’autore che, fortunatamente, abbiamo raddrizzato. La gente va a vedere gli attori e le attrici. Torniamo a parlare dei generi: in quale direzione volete procedere, adesso? Dobbiamo lavorare sul thriller. Ci sono stati dei tentativi che, purtroppo, non hanno funzionato e su cui, invece, dobbiamo insistere. Universal e Focus ci hanno suggerito di puntare su libri di cui loro hanno i diritti e che potrebbero essere adattati per l’Italia. Il meccanismo del thriller deve essere perfetto e noi in Italia non abbiamo una grande dimestichezza con questo tipo di scrittura. Così facendo, invece, potremo assicurarci un copione ottimale dal punto di vista tecnico che si potrà, poi, adattare al nostro cinema. Ci interessa anche il grande film politico un altro genere che in Italia si è un po’ ‘perso’. Tutti vogliono affrontare temi politici, poi, però, danno vita a film un po’ ‘stizziti’ e dalla natura prevalentemente ideologica. L’ideologia, infatti, non è politica, bensì un’astrazione e come tale, al cinema che è concreto e fisico, muore. In questo senso il lavoro che stiamo facendo con Rulli e Petraglia a partire da Piazza Fontana potrà dare dei risultati interessanti sul tipo di quello che Oliver Stone ha fatto in America con JFK, al suo cuore ci sarà questo gigantesco ‘Rashomon’ che è dato dal rapporto Pinelli - Calabresi. L’Italia è piena di grandissime storie di questo tipo: penso agli anni Settanta, un periodo di Guerra Civile nel nostro paese e di guerra vera tra Est e Ovest combattuta sul nostro territorio sul quale, in America, avrebbero fatto un’intera cinematografia. Il terrorismo è stato raccontato con due o tre film. L’unico davvero interessante è stato quello di Gianni Amelio, Colpire al cuore. Il cinema politico, spesso, viene anche confuso con il cinema di denuncia, mentre dal nostro punto di vista è interessante immaginarlo come un grande cinema d’avventura. Gli intrighi dei Servizi Segreti di quattro o cinque nazioni operanti in Italia sembrano opera di sceneggiatori geniali. Come Vicepresidente dell’Anica e Presidente dei Produttori, qual è la sua valutazione della situazione in cui operate in Italia? Tutto quello che riguarda il mondo del cinema va bene o benissimo: il nostro settore, incluso, tutto sommato, l’esercizio, si è modernizzato e funziona con grandi possibilità di miglioramento. Tutto il resto, invece, risulta problematico: l’intervento contro la pirateria procede a rilento; la stabilizzazione dei rapporti con Sky è una questione gigantesca, perché ci sono interferenze politiche che impediscono di trovare una soluzione sia sul piano negoziale che nell’ambito politico. Stesso discorso sia per quello che riguarda il rapporto con le televisioni generaliste che le risorse pubbliche, oggi, nettamente minoritarie. Fortunatamente, invece, il pubblico è dalla nostra parte. Quali sono le emergenze? Dovremo affrontare e risolvere le singole questioni una per una, prima che diventino pericolose. Purtroppo in un paese dove i meccanismi decisionali sono ‘slabbrati’ tutto procede molto a rilento e con difficoltà. La prima emergenza è il FUS, perché uno programma i propri investimenti in base ai contributi sugli incassi. Se lo Stato, semplicemente, non glieli paga e non sa se potrà pagarli in futuro, è una situazione che manda in pieno in crisi il credito bancario per le imprese. Oggi il FUS non è più come negli anni Novanta dove ad essere finanziati erano film che non sarebbero mai stati visti: il cinema prodotto con l’ausilio di denaro pubblico va bene ed è molto apprezzato dal pubblico. Per Fandango, una casa di produzione di primissima importanza che realizza pellicole fondamentali per il nostro paese, il fondo di garanzia è estremamente importante. Non possiamo accettare incertezza sul FUS che è la nostra emergenza primaria. Dobbiamo occuparci di pirateria per evitare che l’home video muoia senza essere sostituito da altro, e i rapporti con le televisioni con cui vanno stabiliti rapporti bilaterali e negoziali con, nell’ordine, Sky, Rai e Mediaset. In questo senso non abbiamo necessità di un intervento rigido da parte dello Stato, bensì in una sorta di ‘aiuto morale’ che ci consenta, poi, di girare di gestire in prima persona la trattativa. Senza, però, interferenze successive come Porno Tax e Iva al 20% che portano, poi, le risorse verso una fiscalità generale. Lei è ottimista? Sono stato molto ottimista durante negli ultimi anni e la realtà dei fatti ci ha dato delle grandissime soddisfazioni. Oggi penso che abbiamo tutti gli elementi per sviluppare un’industria molto forte, però, credo che ci sarà molto da faticare a livello associativo per ottenere queste cose che adesso sono essenziali. Le fasi pionieristiche possono essere portate avanti ‘con le unghie e con i denti’. Un’industria, invece, ha bisogno che il sistema intorno le risponda in qualche maniera. Sono convinto che ce la si possa fare, ma non mi faccio troppe illusioni: sarà molto dura, perché ci viene chiesto di fare una forte pressione a livello di sistema e questo è un argomento di cui dobbiamo investire la Confindustria. L’organigramma Cattleya: GIOVANNI STABILINI – Amministratore Delegato RICCARDO TOZZI – Presidente MARCO CHIMENZ – Vice presidente esecutivo FRANCESCA LONGARDI – Responsabile settore sviluppo e produttrice delegata GINA GARDINI – Produttrice Delegata MARCO BIANCO – Direttore Amministrativo e Finanziario MATTEO DE LAURENTIIS – Produttore Esecutivo FIRMINIO PASQUALI – Supervisore amministrativo JOSHUA BERMAN – Responsabile co-produzioni e musiche NATHANAEL POUPIN – Business & legal affairs SIMONA DE LAURENTIIS – Responsabile post-produzione KAREN HASSAN – Responsabile Marketing ELISA BOLTRI – Responsabile product placement MAURIZIO TINI – Responsabile settore TV TIZIANA GIANFRIGLIA – Responsabile tesoreria e amministrazione contratti KAREN HASSAN Responsabile Marketing febbraio • primissimatrade 11 speciale Cattleya Marco Chimenz interviste di Marco Spagnoli Una Working Title italiana Marco Chimenz Vice presidente esecutivo Romanzo Criminale Parliamo dell’accordo con Universal? E’ una trattativa che è andata avanti per lungo tempo e che, all’ultimo a causa della crisi finanziaria, abbiamo anche temuto che non si chiudesse. Universal è una multinazionale che punta ad investire in territori diversi e in aziende nuove, operando determinati investimenti anche in tempo di crisi economica, sapendo che quando quest’ultima sarà passata, si ritroverà più forte di prima. Il loro punto di riferimento per i paesi al di fuori dell’America è l’inglese Working Title che, nel corso degli anni, ha prodotto in piena autonomia film come quelli dei Fratelli Coen e tutta la serie di commedie romantiche da Notting Hill a Il diario di Bridget Jones, nonché Elizabeth. Working Title è una delle società non statunitensi di maggiore successo al mondo e anche se è di proprietà di Universal, è un’entità che produce film e cura il marketing in maniera autonoma. Questo modello di lavoro stabilito con Working Title è quello che lo Studio cerca di replicare nel resto del mondo attraverso singoli accordi con registi e produttori, o acquisendo quote di società locali. La filosofia è quella di scegliere in ogni nazione dei filmakers cui affidarsi per la produzione locale di titoli. Come siete stati scelti? Nel momento in cui Universal ha deciso di fare un investimento di capitale sono entrate in ballo altre considerazioni: non volevano fare un accordo solo su due o tre film, ma verificare la solidità della società che stavano per compare e quale tipo di management quest’ultima avesse. In Italia ci sono, infatti, società di produzione estremamente brillanti, ma si reggono su una persona sola e quest’ultima situazione, non sembra funzionare per una grande compagnia americana. Altre considerazioni riguardano sia il margine di continuità della produzione, sia il livello di redditività. Il matrimonio con noi è stato possibile, proprio perché sono state verificate tutte queste condizioni. Qual è il vostro passo successivo? A fronte di una concorrenza crescente, perché c’è un maggiore numero di produttori interessati all’acquisizione di certi romanzi al punto che si procede a delle vere e proprie aste, noi cerchiamo di essere sempre più all’erta rispetto a quello che c’è nel mercato. Vogliamo essere molto attenti nei confronti di ciascun film cercando di fare in modo che quel titolo abbia la possibilità, di per sé, di diventare un buon prodotto e, addirittura, se possibile, trasformarsi in un vero e proprio evento. Noi cerchiamo di continuare a fare quello che abbiamo fatto fino ad ora, tentando, al tempo stesso, di ‘alzare l’asticella’ sempre più in alto. In questo senso l’intervento di Universal ci aiuta moltissimo, perché è una società che in Italia ha un team di altissimo livello: Richard Borg è un uomo molto appassionato, competente, stimato, rispettato e con un grandissimo savoir faire ed un’eleganza rari. Il Direttore Commerciale Marco D’Andrea è uno dei maggiori professionisti del nostro paese: è dotato di una grandissima esperienza e conosce in profondità il mercato italiano. Il Direttore Marketing Massimo Proietti è quello che si dice ‘un vero grande talento’. La sua conoscenza del lavoro, maturata già tra Cecchi Gori, Polygram e Raicinema, va dal piccolo film italiano al blockbuster hollywoodiano. La sua passione e la sua intelligenza gli sono riconosciute non soltanto dall’industria, ma anche dal mondo dei registi. Anche se noi continueremo ad appoggiarci ad un ufficio stampa esterno, il lavoro di publicity sarà coordinato dal Capo Ufficio Stampa Cristina Casati che è una delle più capaci e lungimiranti professioniste in questo settore non solo a livello italiano, ma internazionale. Universal ha un line up molto forte: saranno loro a distribuire, comunque, tutti i vostri film? Noi pensiamo di continuare a lavorare anche con altri 12 febbraio • primissimatrade soggetti su tipologie di film diversi. Raicinema e Medusa restano dei nostri interlocutori. E’ un po’ che non lavorate con Medusa… E’ vero, ma quest’anno abbiamo avuto il nostro ruolo come produttori associati in Iago di Volfango De Biasi in uscita il 27 febbraio e adesso stiamo producendo per loro il remake di Giù al Nord. Con Medusa abbiamo lavorato molto e realizzato, in media, un film all’anno e continueremo a farlo in futuro. Quali sono le vostre prossime uscite con 01? Il 6 marzo uscirà in sala Due Partite di Enzo Monteleone tratto dalla piéce di Cristina Comencini, il 17 aprile Una questione di cuore di Francesca Archibugi con Kim Rossi Stuart e Micaela Ramazzotti. Universal distribuisce il 20 marzo Diverso da chi? di Umberto Carteni… E stiamo già producendo per loro Meno male che ci sei di Luis Prieto con Claudia Gerini. Nel 2009 contiamo di produrre circa sei o sette film. Parliamo di Warner Bros.? Da parte nostra c’è un grande desiderio di continuare a lavorare con loro, perché ci siamo trovati sempre molto bene e abbiamo fatto un ottimo lavoro comune. Lei pensa che le altre Major seguiranno l’esempio di Universal? Io credo che dopo Universal e Warner Bros anche le altre società vorranno produrre di più in Italia: è un trend che si andrà sempre più consolidando, perché il mercato americano si è appiattito, mentre quello internazionale è in crescita e il prodotto locale ha soppiantato i film medi hollywoodiani. E’inevitabile che la crescita delle Majors sia legata all’internazionalizzazione delle produzioni. Quali sono i vostri programmi sul piano internazionale? Desideriamo produrre film in italiano di registi che possono essere riconosciuti come autori a livello internazionale. Siamo interessati anche a individuare registi più giovani che per le loro caratteristiche tecniche e le loro doti artistiche possano essere scelti per grosse produzioni americane. Ci piacerebbe potere portare alcuni cineasti italiani a fare gli stessi passi di registi come Guillermo Del Toro, Alfonso Cuaròn, Alejandro Gonzales Inarritu, Timur Bekmambetov. E’ come avere sull’Italia un faro acceso: se un regista si mette in mostra questa luce, gli può dare la possibilità di essere visto anche fuori. Mentre una volta era necessario un grande successo internazionale per essere chiamato da Hollywod, oggi, basta una buona prova di regia nel nostro paese, affinché un Dvd vada da Roma a Londra e da Londra a Los Angeles per essere notati. Se uno è bravo, grazie a questo intervento, ci sono molte più possibilità adesso. Voi cercherete, quindi, nuovi talenti per Universal? Per l’Italia lo abbiamo sempre fatto. Adesso, il nostro compito ulteriore, è quello di segnalare registi che a nostro avviso potrebbero fare delle cose di un certo livello negli Stati Uniti. Anche filmakers con cui non avete lavorato direttamente? Sì. Cineasti con cui in Italia vorremmo lavorare, ma anche alcuni con cui non potremo mai fare un film, perché hanno contratti con altri produttori. Questi registi potranno, invece, essere presi in considerazione per il mercato internazionale. Quali sono i vostri progetti per quello che riguarda la televisione? Produrremo la seconda stagione di Romanzo Criminale e intendiamo dare vita a serie e film per la televisione dove si possa un po’osare. Una richiesta precisa da parte di Sky è stata proprio quella di dimostrare un certo coraggio. Quello che la televisione generalista, purtroppo, non fa per una serie di ragioni. Persone dell’industria televisiva hanno detto che Romanzo Criminale stabilisce una linea tra quello che è stato prodotto prima in Italia e tutto quello che verrà dopo. Noi siamo convinti che, in futuro, anche il pubblico delle televisioni generaliste vorrà vedere qualcosa di più ‘forte’. In tal senso abbiamo già delle serie e dei pilots pronti, ma non è facile, al momento trovare delle collocazioni sui palinsesti. Anche qui siamo convinti che è un processo in via di concretizzazione, perché Sky ha diversi milioni di abbonati e le serie scritte tanto bene da dare vita ad una certa fidelizzazione, producono una domanda da parte del pubblico. Lo stesso è accaduto in America dove la fiction di stampo tradizionale è stata superata da quella HBO al punto che anche le produzioni dei grandi networks si sono adeguate. Siamo molto ottimisti. febbraio • primissimatrade 15 Interviste interviste Marco Martani di Marco Spagnoli Cento di questi schermi L’importanza delle Storie Marco Martani scenegiatore e regista Ex 16 febbraio • primissimatrade Parliamo del vostro rapporto con Cattleya? Luca Lucini sta per iniziare a girare un copione che abbiamo scritto qualche tempo fa, intitolato Oggi Sposi. Insieme a noi ha lavorato su questo script anche Fabio Bonifaci. Il film è una commedia corale con un concept molto forte che riguarda cosa significa in questa epoca l’idea di essere ‘Oggi Sposi’. Possiamo dire che Brizzi – Martani oggi è diventato un ‘marchio di fabbrica’? Noi vorremmo non avere un marchio di fabbrica e potere fare delle cose che risultino perfino ‘spiazzanti’ per il pubblico. Sia Cemento Armato che Ex sono adanti nella direzione di una ricerca di qualcosa di diverso. Quest’ultimo titolo, ad esempio, non si basa sulla bravura e il talento degli attori, bensì sulla scrittura. Noi cerchiamo di fare in modo che una sceneggiatura funzioni di per sé a prescindere da chi la dirigerà e da chi la interpreterà. Se gli attori sono un valore aggiunto tanto meglio. Nei vostri lavori si legge sempre il desiderio di contaminazione tra idee, generi e stili… Questo perché a noi piace lavorare con le cose che conosciamo e che ci danno degli stimoli. Nel cinema ci piace l’emozione che possiamo raggiungere tramite il divertimento o la commozione. Altri film che fanno parte del nostro background, in qualche modo, ci vengono in aiuto perché ci danno una chiave. Questa ispirazione, in fase di scrittura, viene trasformata in un qualcosa di personale e di originale. La commedia italiana, però, aveva, spesso, perso la capacità di radicare la comicità in elementi sociali e narrativi concreti… E’ un processo che si è andato affermando quando gli sceneggiatori hanno perso importanza. Fino ad oggi si è pensato che è più importante l’attore che interpreta una storia, piuttosto che quest’ultima. In realtà senza una sceneggiatura forte che racconta una storia rilevante anche l’attore più bravo del mondo non sarà in grado di portare a casa il risultato. Questo capita anche perché alcuni produttori non sono in grado di valutare il potere di una sceneggiatura, ma credono di avere un’idea precisa del valore di un attore. Tale situazione, nel corso degli anni, ha fatto perdere la straordinaria tradizione di scrittura che il cinema italiano aveva negli anni Sessanta in favore di una commedia superficiale. Noi, invece, stiamo cercando di rimpossessarci di una base strutturale per raccontare storie che comunicano forti emozioni attraverso le sceneggiature. La profondità di una storia si può raggiungere solo attraverso la scrittura e la discussione dei singoli personaggi. Prima di scrivere una sola riga di Ex, io, Fausto Brizzi e Massimiliano Bruno abbiamo discusso per sei mesi su ogni dettagli. Poi ci abbiamo messo altri sei mesi per scrivere il film. I risultati si possono raggiungere solo lavorandoci accuratamente. Le vostre storie trascendono i confini del raccordo anulare di Roma… Perché crediamo che le storie più interessanti siano quelle internazionali che possano parlare a tutti e che abbiano qualcosa di universale. Ci piace pensare che chiunque veda i nostri film possa emozionarsi, perché i sentimenti sono universali. Quanto è importante lavorare su generi diversi per il cinema italiano? Il genere non è tanto importante quanto l’emozione che può restituire. Noi vogliamo raccontare certe storie e solo a quel punto decidiamo ‘il vestito’ che intendiamo confezionarle addosso: horror, thriller, commedia sentimentale…possono tutte raccontare un’emozione che ci siamo prefissati di esplorare. Il genere fine a se stesso non ci interessa, perché non ha senso dare vita a degli inseguimenti di macchine se questi non ti danno un’emozione. Avere tanto successo vi fa avvertire un tipo particolare di pressione addosso? Forse, ma ci dà la libertà che abbiamo sempre sognato: oggi veniamo ascoltati quando abbiamo delle idee e possiamo discuterle avendo i tempo necessario per fare sì che tali idee diventino delle sceneggiature che funzionano. Dopo il CinePlus di Comacchio, Erik Protti, giovane membro della grande ed illustre famiglia che da più di cento anni opera con energia e successo nel mondo del cinema, ha aperto lo scorso dicembre, assieme alla socia Simona Salustro, nella città d’arte di Cento - rimasta, dopo la chiusura dell’Odeon e dell’Astra, praticamente senza cinema - una nuova multisala: CinePark. C Erik Protti inepark nasce da un’ operazione immobiliare: l’ampliamento di un ipermercato, o meglio la creazione del nuovo parco commerciale “Il Guercino” a fianco di un ipermercato (Bennet), l’unico ipermercato in comune di Cento, provincia di Ferrara. Questo parco commerciale composto da 22 negozi e servizi e circondato da un ampio parcheggio di 1.300 posti auto, accanto alle classiche ed importanti attività commerciali sviluppa varie attività di intrattenimento. Il piano terra è tutto o quasi dedicato alle attività commerciali con negozi come Brico, Euronics, Cisalfa Sport, Dondi Salotti, McDonald e, a breve, una Banca (Cassa di Risparmio di Ferrara). Andando al piano di sopra troviamo tutto quello che riguarda l’intrattemnimento e la ristorazione. In primis la nostra multisala di sei schermi per 1200 posti, una sala giochi con Bowling ad otto piste, Casinò, due tipi di ristorazione veloce, un ristorante Pizzeria (Fratelli La Bufala)... Questa in linea di massima la conformazione della struttura. necessario inserire la multisala in un contesto dall’offerta variegata, che vada oltre la sola offerta cinematografica. Abbiamo aperto il 20 dicembre, i risultati sono un pò superiori alle aspettative, quindi siamo molto contenti. L’obbiettivo è di raggiungere 200.000 presenze annue. Per ora abbiamo programmato quasi esclusivamente pellicole commerciali, ma in futuro vorremmo aprire anche al cinema di qualità, organizzando rassegne di questo tipo. Come si caratterizza questa nuova multisala, peraltro in una provincia dove non mancano le offerte di questo tipo? Prima di tutto per la collocazione all’interno di un’area molto vitale. Crediamo che, soprattutto in provincia, sia Come è strutturata? All’interno del Parco Commerciale si accede al piano superiore con delle scale mobili che portano ad un grande atrio comune dove si affacciano le varie attività. Quali sono i vostri concorrenti? Cento si trova più o meno equidistante fra Ferrara, Modena e Bologna. Circa 30-35 Km da queste grandi città, dove sono presenti multiplex anche di grandi dimensioni. C’è un’altra realtà, quella di Sant’Agata che si trova a circa 20 Km, ma ci muoviamo su bacini abbastanza differenziati. Inoltre quella multisala non appoggia su un’area commerciale come la nostra. Mentre noi siamo all’interno di una struttura molto importante. Simona Salustro febbraio • primissimatrade 17 29 22 20