Matti da Ligari 2013 - Istituto Comprensivo Sondrio Centro
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Matti da Ligari 2013 - Istituto Comprensivo Sondrio Centro
Giornale della scuola ligari • Sondrio MAGGIO 2013 Direttore responsabile: Giulia Rainoldi - In redazione: Classi 2ªA e 2ªC Giornale di scuola, carta, carta stampata.... Giulia Rainoldi, dirigente scolastico H a ancora senso oggi? Oggi, nel tempo della digitalizzazione e della dematerializzazione? Qualche dubbio si affaccia. Ma io sono affezionata alle parole supportate da un candido foglio, come molti credo. Affezionata come ad una ricetta tradizionale, come ad una strada nota di cui conosco curve e ciuffi d’erba, come all’albero che ho visto crescere. E alla carta scritta mi affido, come ad un appoggio sicuro che ha superato i secoli, anzi i millenni. Con piacere quindi immagino questa pagina, già la sento fragile e lieve ma pur ricca di promesse, percepisco il suo fruscio inconfondibile e con esso il mormorio di ciò che i ragazzi vogliono dire. Tante volte mi è capitato di sfogliare i giornalini scolastici dei preadolescenti con la curiosità di cogliere tra le righe la loro esperienza, i loro pensieri, i loro interessi. Questa volta però è diverso, molto diverso; non sono curiosa, ché la curiosità presuppone un certo distacco, un’implicita possibilità di giudizio e quindi di critica. Questa volta mi sento coinvolta, quindi un po’ ansiosa e non per niente: vicino al mio nome appare proprio la temibile dicitura direttore responsabile. Così sono legata a doppio filo ai redattori e particolarmente agli alunni delle classi 2A e 2C che con il loro impegno intendono rappresentare la Ligari, il volto e l’identità di tutta la scuola. Si tratta di un compito arduo, non solo perché impone di rispettare rigorosamente ortografia e sintassi, punteggiatura e coerenza testuale, ma soprattutto perché obbliga i giornalisti in erba a scavare nella quotidianità, a riflettere su quanto si è realizzato nel corso dell’anno, ad interrogarsi sulla validità di ciò che l’attività scolastica ha proposto, a chiedersi se la sua conoscenza possa essere utile, interessante e stimolante anche per i possibili lettori, a vagliare l’accaduto per trasmetterne il valore. Quindi, come si conviene ad ogni buon direttore responsabile, anch’io devo trattenermi dal sostituirmi ai ragazzi; a loro devo lasciare spazio e aria, possibilità di fare, sbagliare, correggere. Soltanto così l’idea di scuola, e della scuola Ligari in particolare, non sarà solo quella del dirigente o degli insegnanti, o dei genitori, ma a pieno titolo anche quella dei ragazzi. Gradualmente si costruirà insieme come un puzzle di cui nessuno conosce ancora il disegno complessivo (o forse dovrei dire comprensivo?) Questo è anche l’augurio che voglio fare a tutti, ai giovani e agli adulti, a chi nella scuola cresce e a chi lavora, a chi partecipa e a chi collabora. Auguro di scoprire come la propria tessera ben sagomata si adatti a quella del vicino; auguro di vedere attraverso il paziente lavoro dell’imparare e dell’insegnare, accostando pezzo a pezzo, il quadro della Ligari che si va componendo per meravigliarci con i suoi colori. E al numero del Matti da Ligari che conclude il 1°anno di Istituto Comprensivo, auguro di essere lo specchio sincero della nostra scuola. Sommario 2 Attualmen te 4 Amici an imali 6 Mangiam o 9 Raccontia mo 11 In versi. .. la vita 12 Persona lmen 14 Attivamen te te 16 Progettia mo 18 Scuola M ed 20 Sportinsi ia Ligari 2012-2013 eme 21 Progettia mo 24 Sportivam en 26 Vita da Li te gari 28 Il giramon do 30 Come ti carico... 32 Il piacer e di 33 Musica & leggere Te 34 Giochiam atro o e ridiamo 35 Anche i prof sono st ati ragazzi! 36 La Ligari dalla A alla Z 2 ■ 2013 Giornata della memoria Gabriele Marchetti e Kevin Ragazzi - 2ªD I l Giorno della Memoria si celebra il 27 gennaio di ogni anno per ricordare le vittime del nazismo. Una ricorrenza riconosciuta dalle Nazioni Unite e celebrata anche in Italia dal 2001, dopo che il parlamento ha votato, nel luglio 2000, la legge per istituirlo. In questo giorno si celebra la liberazione del campo di concentramento di Auschwitz, avvenuta il 27 gennaio 1945 ad opera delle truppe sovietiche dell’Armata Rossa. Dopo la liberazione, la scoperta dei campi di sterminio e le testimonianze dei sopravvissuti rivelarono l’orrore del genocidio nazista. Auschwitz è una cittadina situata nel sud della Polonia. Durante il periodo nazista funzionò da enorme campo di sterminio, dove gli ebrei arrivavano stipati in treni merci. Tutta l’area era divisa in diversi campi di concentramento, estesi per chilometri. C’erano camere a gas e forni crematori, ma anche baracche dove i prigionieri lavoravano e soffrivano prima di essere uccisi. Solo ad Auschwitz sono stati uccisi più di un milione di ebrei. Proprio dall’esperienza di reclusione vissuta dal suo autore ad Matti da Ligari Attualmente e l a b o l g i s i r c a L Lunedì 2 gennaio 2013 Auschwitz nasce uno dei libri della letteratura italiana più tradotti nel mondo, “Se questo è un uomo” di Primo Levi, ebreo, partigiano e scrittore. Contrariamente ad altri superstiti, Levi cerca di parlare subito, ma ricordare è difficile perché l’esperienza del lager appare così assurda da risultare incredibile; lui stesso racconta che uno dei suoi incubi è il racconto della sua sventura alla sorella, che non gli crede. Il Giorno della Memoria non è solo un omaggio alle vittime, ma serve per ricordare quello di cui l’uomo è stato capace, e che soprattutto non deve più ripetersi. Anche a Sondrio si sono svol- Papa Francesco te delle manifestazioni in occasione del Giorno della Memoria: presso la biblioteca civica Pio Rajna Sara Parenzo ha presentato il suo libro “Il posto delle capre”, in cui racconta la storia della sua famiglia di origine ucraina, in fuga in Valtellina per sfuggire alle persecuzioni, ma tradita proprio in provincia di Sondrio e deportata ad Auschwitz, dove tutti i suoi componenti (padre, madre e figlia Sara, di cui Sara Parenzo è nipote) trovarono la morte; inoltre presso il teatro Don Chiari è stato messo in scena lo spettacolo “Destinatario sconosciuto”. I social network e gli adolescenti Il Papa venuto “dalla fine del mondo” Tommaso Sertori - 1ªC I l giorno 13 marzo 2013 il Cardinale argentino Jorge Mario Bergoglio è stato nominato Papa dal Conclave in San Pietro a Roma, dopo le dimissioni di Papa Benedetto XVI. Papa Francesco I, dopo essere stato eletto, si è presentato alla gente, che lo aspettava da tante ore, molto emozionato. Mi è subito piaciuto, perché ha fatto il simpatico facendo la battuta sui suoi fratelli Cardinali che sono andati a prenderlo alla fine del mondo, cioè in Sud America. Il nuovo Papa ha scelto come nome Francesco, ed io sono contento perché è anche il mio secondo nome di Battesimo; adesso, oltre a chiamarmi come un santo, ho anche il nome di un Papa! I miei genitori dicono che ho assistito ad un evento molto importante, perché non tutti gli anni viene eletto un Papa, ed è per questo motivo che ho seguito con curiosità questa elezione. Caro diario, e il mondo sta sentito parlare di com quest’anno si è tanto ente. peggiorando economicam are la telemessa sul divano a guard Qualche sera fa mi sono sul teleta ma vari canali mi sono fer Natale visione e girando tra i di se spe le parlava di come le giornale, la rubrica specia sono diminuite. ande festa” si mese in cui, per la “gr Dicembre è di solito il ia. spende di più e con gio inuiti, anche uisti di Natale sono dim acq gli o sol n no Purtroppo gli alimenti, r pe , addirittura quelle le spese di tutti i giorni otte all’esrid te i beni primari sono sta per l’arredamento e per senziale. , gli acquisti famiglia ci sono bambini Io so, però, che se in rattutto persop rché si è in tanti ma aumentano, non solo pe i soprattutto ch chi, giochi e ancora gio ché i bimbi vogliono gio lto più costosi. tecnologici che sono mo molta attenza ora vengono scelti con Anche i luoghi di vacan zione in base al prezzo. iché nella mia vivo con tranquillità po Questa situazione io la alla situape molte differenze ris tto famiglia non ho notato una certa to no e se, però, devo dire ch zione precedente anche a e papà. preoccupazione in mamm persone meno ere alla televisione le Mi mette tristezza ved sereno Natale un o potuto trascorrere fortunate che non hann tando il gelo ron a vivono all’aperto aff in famiglia e che tuttor nomico. eco ed appoggio familiare della stagione senza un mini al più ter ne che questa situazio Spero con tutto il cuore i problemi est qu non si riscontrino più presto e che in futuro ni. à le vite degli uomi che mettono in difficolt Carlotta Giancola - 2ªE Carola De Vittorio - 3ªA D urante il periodo dell’adolescenza è molto diffuso l’utilizzo dei Social Network. Essi sono veri e propri mezzi di comunicazione, semplici e rapidi. Questi strumenti posso rivelarsi spesso utili, soprattutto per restare "virtualmente uniti" ad amici che abitano in nazioni diverse dalle nostre, ma si possono rivelare lame a doppio taglio. Spesso mi è capitato di utilizzarli, per comunicare con parenti all’estero o per "parlare" con un’amica, anche se sono dell’idea che abusarne sia dannoso per vari punti di vista. Sempre più spesso si sono verificati atti di bullismo tramite Social Network, giovani ragazzi si sono uccisi a causa delle affermazioni offensive di coetanei che, protetti dallo schermo del loro computer, hanno lentamente logorato le loro vite. Inoltre per molti ragazzi non è veramente una necessità utilizzare i Social Network, ma solo un modo per mostrarsi grandi nel gruppo di amici. In pochi sono realmente interessati alla loro utilità: durante l’adolescenza spesso si punta solo all’avere questi strumenti e sono in molti i ragazzi che, per allargare la loro cerchia di amici virtuali, iniziano a comunicare con sconosciuti che si rivelano poi veri e propri tormenti. I Social Network possono essere molto utili ed efficaci. L’importante è non abusarne. Matti da Ligari Attualmente La violenza contro le donne Meryem El Amine e Giulia Andreoli - 2ªA L a violenza contro le donne è un tema spesso trattato in questi ultimi tempi, perché la percentuale di abusi contro le donne è salita considerevolmente anche in Italia, il paese in cui viviamo, e in cui ci illudiamo che non possa mai succedere niente di spiacevole. La violenza può essere di vario tipo, ma il numero più preoccupante in questo momento è quello, esorbitante, riguardante le donne uccise, spesso assassinate quando non sono ancora che delle bambine o ragazze, da fidanzati, mariti o “ex”. Questi fatti mostrano chiaramente che il rapporto uomo-donna non è ancora paritario. Un tipo di violenza che molte volte viene ritenuto irrilevante, mentre in realtà è un problema molto serio, è quella psicologica. Si parla di “mobbing domestico”, perché riguarda la coppia, all’interno della quale uno dei membri, con una serie di comportamenti, parole e azioni denigranti, manipola l’altro fino a fargli perdere il gusto della vita e la stima di sé stesso, in poche parole la sua dignità. Solitamente questo tipo di violenza è in genere esercitato dall’uomo e costituisce l’ “anticamera” della violenza fisica. La donna diventa un oggetto: se il compagno è arrabbiato si sfoga su di lei; se è Alieni in Valtellina Michela Scherini - 2ªA S felice, pretende che la compagna abbia lo stesso stato d’animo. Così facendo la donna sente di non avere più valore e vive ogni istante nella paura. La violenza sulle donne viene messa in atto sia perché la donna si sente debole e così si lascia comandare e maltrattare, non avendo nessuno che possa proteggerla, sia perché l’uomo, per motivi culturali e sociali, si crede superiore, libero di fare quello che vuole. Dobbiamo impegnarci al massimo perché questa realtà cambi! Come? Aiutando le associazioni nate per la difesa delle donne, ma, soprattutto, educando le nuove generazioni all’eguaglianza dei sessi, al rispetto, all’accettazione dell’altro. Un mondo in cui la povertà convive con la ricchezza I problemi nel mondo Martina Giacomelli - 2E A lla televisione spesso sentiamo la parola “crisi economica” e non pensiamo a chi veramente ne soffre le conseguenze: il terzo mondo, luogo in cui i ragazzi non possono studiare, gli uomini lavorare e c’è una grande mortalità infantile per malattie come il tifo o magari anche solo per una semplice influenza. I ricchi restano ricchi e i poveri restano poveri, non è così che si dovrebbe affrontare una crisi economica. Se i ricchi donassero ai poveri ci sarebbe un’uguaglianza che ci permetterebbe di affrontare un periodo di così difficile superamento. Ci sono persone che danno la loro vita per salvare la popolazione del terzo mondo cercando di costruire strade, scuole, posti di lavoro ma soprattutto donando amore e affetto a chi non ne riceve. Sponsor pubblicitari umanistici dicono che bisognerebbe donare di più e adottare bambini a distanza ma spesso loro né donano né hanno bambini in affidamento quando potrebbero permetterselo. Ricchi e benestanti disprezzano, a volte, coloro che mettono a rischio la loro vita per salvare persone per cui “non c’è speranza di migliorare la propria condizione di vita” a loro parere. Nel terzo mondo non esistono la parola voglio e la parola esigo, tutti cercano di aiutare gli altri donando acqua potabile o un posto caldo dove vivere. Nel cuore di tutti dovrebbe nascere un desiderio 2013 ■ 3 di aiutare il prossimo per poi stare meglio con se stessi ad esempio fare volontariato in luoghi sperduti o molto difficili da raggiungere come le isole Salomon, i piccoli paesi del Tibet o del continente africano o semplicemente paesini in cui mancano luce, acqua potabile e energia. Un aiuto importante offrono anche i volontari della colletta alimentare che invogliano la gente a fare del bene verso il prossimo utilizzando il proprio tempo libero. Si può fare del bene anche solo nel proprio paese aiutando i poveri con le donazioni. Aiutare il prossimo fa sentire meglio se stessi e quindi ognuno dovrebbe fare del bene verso il prossimo anche con piccolo gesti molto significativi. embra che in Valtellina da alcuni anni siano arrivati gli alieni, soprattutto nelle zone di alta montagna (Valmalenco, Val di Togno, Campagneda, Pizzo Scalino). Nelle aree più sperdute e isolate della nostra valle molte persone hanno raccontato di aver visto o sentito cose paranormali: fasci di luce, oggetti volanti, inspiegabili boati, lucine misteriose scomparire nella notte e, addirittura, creature spaventose. Sarà vero? Questo non lo sappiamo, ma fonti al riguardo esistono e l’ipotesi che queste creature “vivano” nelle nostre valli non è da escludere. Le testimonianze sono tante e potrebbero essere ancora di più se tutti raccontassero ciò che hanno visto: molti infatti tacciono per paura di essere presi per matti. Alcuni testimoni, però, parlano, raccontano… Come il ventenne di Lanzada che, la sera del 1° novembre 2012, tra le 19:04 e le 19:17, mentre guidava la sua autovettura, vide delle luci rossastre nel cielo. Sceso dall’auto e capendo che non si trattava di un elicottero, prese la macchina fotografica e scattò delle foto. A un certo punto l’oggetto non identificato gli si avvicinò emettendo un rumore elettrico sordo; poi dall’oggetto, sospeso sopra la chiesa di Lanzada, uscirono due sfere verdastre che circondarono l’edificio come se volessero scannerizzarlo per poi scomparire in un fascio di luce. Un altro caso di ufologia davvero straordinario si è verificato sempre in Valmalenco, valle in cui in passato si sono verificati numerosi avvistamenti. Il protagonista è stato un giovane di Morbegno che il 30 settembre si trovava sopra Lanzada con i suoi genitori e le sue sorelline. Avevano deciso di raggiungere la piana di Campagneda e di risalire verso le dighe di Campo Moro. Arrivati presso Campagneda, sentirono strani bisbiglii e così il ragazzo li seguì, giungendo ad un laghetto dove, all’improvviso, si trovò faccia a faccia con una strana creatura alta come un bambino di due anni, di color grigio azzurro, con chiazze bluastre; aveva occhi molto grandi con pupille scure. Non appena la creatura si accorse di essere fotografata, schizzò verso la cima della montagna con veloci “balzi”. Il ragazzo chiamò la famiglia e insieme raggiunsero la cima dove videro un disco di circa dieci metri di diametro allontanarsi dal Pizzo senza fare alcun rumore per poi scomparire nel cielo. Queste testimonianze potrebbero essere vere o false. Altri avvistamenti più dettagliati e meglio documentati potrebbero però mostrarci che nell’universo l’uomo non è solo. Ultima ora! L a classe 1ªF, con la collaborazione preziosa del Prof. Nicola Borin, si è classificata al primo posto nella sezione “Tecniche multimediali e cine televisive” del Concorso “Forza/Fragilità: solo punti di vista” indetto nell’ambito della 13ª edizione del Progetto Educazione alla legalità “Il poliziotto un amico in più”, promosso dalla Questura di Sondrio. Congratulazioni dalla Redazione! Matti da Ligari Amici animali Sabrina Schena, Michela Scherini e Ambra Leusciatti - 2ªA I Greci e i Romani utilizzavano il cavallo come mezzo di trasporto e da tiro. In genere, il cavallo era posseduto dalle persone più ricche, perché era considerato un segno di ricchezza. Oggi l’equitazione indica l’utilizzo sportivo del cavallo da parte dell’uomo. Può essere praticata sia singolarmente che in gare organizzate e si suddivide in diverse specialità: Dressage: è una disciplina equestre in cui cavallo e cavaliere eseguono movimenti geometrici (detti “arie”) a ritmo di musica. Salto ostacoli: è una disciplina in cui cavallo e cavaliere eseguono un percorso a ostacoli. Cross country: è una gara olimpica che consiste in una prova di velocità su terreno vario e nel superamento di vari tipi di ostacoli naturali. Endurance: è una prova olimpica che consiste in corse di resistenza su percorsi di varia natura ed un chilometraggio che varia dai 20 ai 160 Km, a seconda delle categorie. Le andature principali del cavallo sono tre: il passo, il trotto e il galoppo. Esistono però anche altre andature più particolareggiate (canter, trafalco…). L’equitazione può essere praticata alla monta inglese o americana: nella prima, il cavallo e il cavaliere hanno un portamento più elegante e sportivo e le bardature sono più rigide, mentre in quella all’americana il portamento è più sciolto e rilassato, le bardature non presentano il filetto. L’equitazione è uno sport in cui cavallo e cavaliere devono essere in sintonia e provare le stesse sensazioni, perché se il cavaliere non è di buon umore trasmette le sue emozioni al cavallo e viceversa. Il “bravo cavaliere” deve conoscere il pericolo a cui va incontro perché il cavallo, animale docile per natura, se spaventato potrebbe anche mordere o scalciare. A me piacerebbe essere una marmotta. La cosa che preferisco di questo animale è il fischio che usa per avvisare le altre marmotte quando c’è un predatore nei dintorni. Io sceglierei la lince, un felino carnivoro che ha un pelo di un bellissimo marrone, lungo e morbido. Sulle orecchie ha un particolare ciuffetto che la rende particolarmente simpatica. Se fossi un animale vorrei essere un puma scattante e agile. Il puma è un animale che mi affascina molto perché è bravo a mimetizzarsi e a cacciare e può compiere balzi lunghi fino a 14m di lunghezza e 4,5m di altezza. È molto forte nella corsa e quando caccia può raggiungere gli 80 km/h e talvolta persino i 100 km/h. Kristian Cabello, Luca Dioli, Mattia Sacchi, Gianmarco Schiantarelli, Sonia Troudi - 1ª F L’equitazione I o vorrei essere uno struzzo. Possiede ali ma non è capace di volare e corre velocemente, fino a 70 km/h. Inoltre ha una vista acutissima. Se fossi un animale... 4 ■ 2013 Veloce come non mai… Furbo da pochi … Agile in una maniera straordinaria!! ... Il leone... Vorrei essere un leone perché mi rispecchia fino in fondo, perché non si arrende facilmente, perché ti attacca quando meno te l’aspetti! È furbo e sa come fare… la preda non è un suo problema perché la sua agilità gli permette di agguantarla. È unico!!! È il re della giungla!!! Si proietta in un mondo che gli appartiene come se gli appartenesse per qualche strana ragion… da sempre! È misterioso e si sa che la sua ombra la vedi passare ma è come se, quando volessi prenderlo, lui scappasse per i mille motivi della natura… È identico a me!!! Se fossi un animale vorrei essere il mio cane Sguincio perché ha un olfatto e un udito spettacolari e il pelo juventino! Anch’io vorrei essere un cane, perché i cani sono belli, affettuosi, fedeli, coccoloni con i loro padroni e con tutti i membri della famiglia. Mi piacciono tanto questi animali anche perché ne esistono tante razze, con taglie e colori diversi. Ci sono cani da guardia, da caccia, da compagnia - come i chihuahua - e altri cani non di razza, come i meticci. A me piacciono il golden retriever, il pastore tedesco belga e l’alano. I più belli però sono i meticci, come il mio cane Gigia, che è molto coccolona ed arzilla anche se ha diciotto anni! Mi stavo dimenticando di dirvi che la mia bella Gigia pensa solo a mangiare e a dormire! E anche per questo mi è simpatica! Certo che se fossi un cane, vorrei vivere in una famiglia che ama gli animali e li tratta bene. È triste vedere che ci sono alcune persone che legano i cani a una catena e li trascurano. L’orso dalla luna bianca Asia Marchetti, Cristian Del Tenno, Filippo Scopelliti - 2ª B D a sempre la famiglia degli orsi è fra le più minacciate dall’uomo: distruzione degli habitat e inquinamento sono i più evidenti segni di ingratitudine verso la natura, che ci consente la vita. Al primo posto nella classifica degli orrori ci sono le fattorie della bile. L’incubo ha inizio negli anni Settanta, quando l’orso tibetano diventa specie protetta, perché in via d’estinzione. Questi orsi hanno una luna bianca che splende sul torace bruno, per questo sono conosciuti come “orsi della luna”. Abitano in un ampia area cha va dall’Iran all’Arcipelago giapponese. La loro colpa? Produrre bile con acido ursodesossicolico. Base della medicina tradizionale asiatica, questo veniva prelevato dopo che erano stati uccisi ma, da quando ne è vietata la caccia, hanno escogitato il sistema per sfruttare queste creature fino alla morte: sono imprigionati in gabbie poco più grandi di loro e, vengono fatti dei prelievi quotidiani di bile attraverso un catetere di ferro conficcato nel petto. È una dolorosa ferita sempre aperta. Non possono camminare, sdraiarsi, allungarsi: l’unico movimento consentito è accasciarsi sul fondo della loro prigione, in mezzo al sangue e alle feci, sfiniti nel corpo e nello spirito. Spesso non hanno più i denti: per la rabbia e il dolore mordono le sbarre fino a sanguinare..questa è la loro quotidianità finchè muoiono. Un abuso assurdo e ingiustificato di questo nobile e fiero animale. Oggi si conoscono oltre cinquanta rimedi erboristici, alternative etiche, economiche e facilmente reperibili che non vengono inoltre contaminate da pus, sangue e feci, a differenza della bile. Racconta Jill Robinson, fondatrice di Animals Asia Foundation, dopo aver visto cosa succede agli orsi nelle “fattorie della bile”: “Avevano il corpo pieno di piaghe e un catetere infilato nell’addome; alcuni, impazziti dal dolore, si procuravano orrende ferite. Dalle sbarre vidi spuntare una zampa gigantesca e, inconsapevole dei rischi che potevo correre, volli toccarla. Allungai la mano e l’orso me la strinse dolcemente. Allora gli promisi che sarei tornata e che l’avrei salvato”. Oggi circa trecento orsi sono stati salvati. Prima di comperare un prodotto contenente elementi di origine animale, pensiamoci: unguenti, balsami e polveri miracolose condannano a una lenta agonia chi non è nato per servire l’uomo. Il Cincillà Licia Castelnovo - 2ªB I l cincillà è un animale da compagnia, ormai molto diffuso nelle nostre case. Il suo mantello può essere di colore bianco, marrone o grigio. Per comprarlo sano serve vedere che abbia uno sguardo attento, occhi vispi, deve dimostrare molta curiosità per quello che succede e il suo pelo deve essere pulito e uniforme. Il cincillà vive molto, quindi è bene ricordarsene quando si pensa di accoglierlo nelle nostre case: la sua vita media è infatti lunga, dai dieci ai dodici anni. È un animale molto docile e affettuoso, è perciò molto importante che riceva coccole dal suo padrone: se riceve poche cure e viene lasciato nella sua gabbietta, solo per molto tempo, soffre molto. L’alimentazione è una cosa cui va fatta molta attenzione: questi animaletti non possono mangiare alimenti fritti, grassi, cereali e le verdure troppo acquose come la lattuga. Il cucciolo ha bisogno di gabbie alte e spaziose. Necessita una visita veterinaria almeno una volta all’anno. Soprattutto dobbiamo passare tanto tempo con lui, offrigli degli stimoli che spezzino la noia della sua giornata. Tuttavia.... nessun animale è nato per vivere in gabbia: quando compriamo un animale, contribuiamo a questo commercio, quindi pensiamoci. Matti da Ligari Amici animali Il pastore Maremmano abruzzese cane da guardia a difesa della proprietà e della famiglia. Il pastore maremmano abruzzese è un cane equilibrato, affidabile e protettivo. Non è invadente e convive serenamente con altri animali. Ama la vita all’aperto e si sente a disagio in città. Tutte queste caratteristiche derivano direttamente dalla selezione che i pastori hanno fatto per secoli, al fine di ottenere un cane ideale per la custodia del gregge. Oggigiorno, i pastori maremmano abruzzesi vivono serenamente anche con famiglie, bambini e altri animali, difendendoli con grande dedizione e affetto. Secondo me, è un cane bellissimo. Ha un pelo di color bianco-panna, ruvido al tatto, che forma un collare intorno al collo; sul muso è corto, mentre sul tronco ha una lunghezza di circa 8 cm. I maschi sono più grandi delle femmine: infatti il maschio misura dai 65 ai 73 cm, mentre la lunghezza della femmina oscilla tra i 60 e i 68 cm. Riccardo Moroni - 2ª C I l pastore maremmano abruzzese è un cane da guardia del gregge, a differenza del pastore tedesco che è un cane conduttore. Si tratta di un cane antichissimo. Molti secoli fa, ai tempi degli antichi Romani, la razza era già descritta molto simile a quella di oggi, sia per quanto riguarda il carattere, sia per quanto concerne l’aspetto e l’uso. Oggigiorno, il pastore maremmano abruzzese, oltre al lavoro classico, svolge egregiamente la funzione di Il coniglio nano nelle nostre case Qualche consiglio Chiara Moizi - 2ª B S empre più spesso, accanto ai classici animali da compagnia come il cane e il gatto, si sceglie il coniglio nano ritenendolo, erroneamente, poco “impegnativo”. Non in tanti sanno che questo simpatico animaletto deve vivere libero: l’appartamento è un ambiente poco adatto a lui. Le sue zampine non poggiano nella maniera più corretta sul pavimento liscio e questo provoca, a volte, piccole dermatiti o problemi alle unghie. L’ideale sarebbe tenerlo in casa quando il clima è rigido e farlo correre un po’ in giardino nelle giornate miti. Tenere un coniglio sempre all’esterno è pericoloso: l’ intestino è estremamente delicato e un colpo di freddo potrebbe essergli fatale. Fatelo dunque passeggiare quando il tempo è bello e mai per svariate ore sotto il sole diretto. L’alimentazione deve essere a base di fieno: fate attenzione a sceglierlo di buona marca, evitando tutti quelli che contengono al loro interno cereali di vario tipo, semi o elementi zuccherini colorati. In concomitanza a questo, ogni giorno bisogna fornire della verdura fresca, mai fredda di frigorifero e mai bagnata. Bisogna avere cura di mettere la sua cuccia in un angolo tranquillo e lontano da rumori e luci violente. Va lasciato tranquillo. È un essere vivente che prova sentimenti ed emozioni, non è un giocattolo: vanno rispettate le sue abitudini e non va dimenticato in un angolino e ignorato. Occuparsi di un animale è un impegno. Pensiamoci prima di fare questa scelta. Animali Habitat naturali e in cattività Alice Pruneri e Francesca Stiglitz - 1ªA S ono molti gli animali tenuti in cattività dall’uomo sia negli zoo sia nei circhi, dove sono oggetto dell’attrazione della gente. Questi non potranno mai essere reintrodotti nei loro habitat naturali, perché abituati alle cure degli esseri umani. Gli animali selvatici, invece, sono liberi di nutrirsi e mantenersi in vita senza l’aiuto di nessuno. Per esempio, c’è molta differenza tra un leone con cui si tengono spettacoli ed un leone che, invece, corre maestoso nella savana: il primo viene addestrato per esibirsi, mentre il secondo è indipendente, ma più esposto ai pericoli del mondo esterno. Viene definito habitat il complesso delle comunità animali e vegetali che vivono in una determinata area geografica e che ha raggiunto una relativa stabilità. Alcuni di questi sono: le terre polari, la taiga, la tundra, la prateria, il deserto, la foresta pluviale, la foresta decidua e di aghifoglie. Noi siamo andati a vedere alcune di queste ricostruzioni al Museo di Storia naturale, durante la gita a Milano del 19 marzo 2013. Le terre polari sono distese di ghiaccio prive di vegetazione dove sopravvivono solo alcuni animali come pinguini, foche, trichechi, narvali, volpi bianche, orsi. In queste zone la temperatura può scendere anche fino a -60 C. La tundra presenta un suolo perennemente ghiacciato in inverno, mentre in estate il terreno disgela di pochi centimetri, consentendo così la crescita di muschi, licheni, eriche e salici nani e la vita di animali come renne, caribù, buoi muschiati e lepri. La taiga presenta grandi foreste boreali di conifere (pini, abeti, larici) e di betulle. Qui il suolo è acquitrinoso e ci 2013 ■ 5 vivono ghiri, pernici, daini, ermellini e lemming. La savana è una superficie desertica che presenta arbusti e alberi di grandi dimensioni come baobab, palme e acacie. In queste zone ci vivono gazzelle, zebre, giraffe, dik-dik e scimpanzé. La foresta pluviale è un ambiente di elevata biodiversità animale e vegetale. In essa ci vivono scimmie, pappagalli e insetti di grandi dimensioni; le piante presenti sono per lo più arbusti, alberi giganti e piante rampicanti. Venerdì 3 Maggio 2013 è venuto nella nostra classe, invitato dalla prof.ssa Della Bosca, Gianluca Moiser, un professore del liceo scientifico “Donegani” di Sondrio, che ci ha spiegato in modo più approfondito la reazione degli animali in ambienti nuovi, come circhi e corride. Il professor Moiser, membro della “Leal”, la lega antivivisezionista, ci ha raccontato che il leone in natura ha paura del fuoco, ma durante l’addestramento del salto nel cerchio di fuoco viene minacciato con strumenti di tortura, come fruste, bastoni e bullhook, cioè mazze appuntite. I circhi nascono per ridicolizzare persone con qualche malformazione fisica, come nani, gemelli siamesi, giganti, donne barbute, chiamati volgarmente “fenomeni da baraccone”. Oggi questi modi di prendere in giro qualcuno riguardano anche gli animali, travestiti e addestrati per far ridere la gente. Un altro tipo di spettacolo di tipo molto violento con animali è la corrida, che consiste, infatti, in uno scontro violento tra un toro e “el matador”, che si conclude con la morte del toro e la vittoria del torero. L’animale, oltre a subire il dolore delle lance trafitte nel suo collo, si infuria a causa di una corda che stringe i suoi testicoli. La morte è dovuta ad un’emorragia, conseguenza della perdita di sangue provocata dalle ferite. In molte parti del mondo si tengono ancora corse clandestine con cani e cavalli, ma anche le lotte tra cani oppure tra galli sono diffuse, esclusivamente per un continuo circolo di denaro. Noi siamo assolutamente contrari a queste pratiche che procurano danni fisici e psicologici agli animali. Rifletteteci anche voi, prima di partecipare a spettacoli con gli animali! Cosa mangiano i ragazzi della Ligari? N el periodo tra febbraio e marzo, la nostra classe ha effettuato un sondaggio sull’alimentazione di noi ragazzi. In ogni classe alcuni di noi hanno raccolto delle informazioni sulle abitudini alimentari (colazione, merenda, fuori pasto) e sulla pratica di attività fisica mediante un questionario; attraverso domande in forma anonima abbiamo poi chiesto ai nostri coetanei cosa pensano del loro aspetto fisico. Ecco i risultati. Quasi tutti noi facciamo colazione con la classica tazza di latte, biscotti e cereali, perfetta per una giornata di studio tra Kebab un cibo a due facce Cesare Vedovatti, Alessandro Mazza, Saverio Steffanoni - 3ªD I n questo articolo vorremmo parlarvi di un piatto che si sta diffondendo in tutta Europa: come ben sappiamo negli ultimi anni si sta espandendo la passione di mangiare il kebab. Infatti, una recente indagine della nostra classe mostra che circa all’80% dei ragazzi e al 50% delle ragazze piace questo alimento. Tutti sappiamo di cosa è fatto un kebab, solo pochi semplici ingredienti: nella maggior parte dei casi si tratta di carne di pecora, o di un insieme di manzo e pecora ma spesso vengono aggiunti tacchino o pollo. Raramente ci si può imbattere in kebab di solo pollo o in kebab composto in parte da carne di maiale (in verità è una variazione italiana). Oltre a questi ingredienti base ci vogliono anche la salsa yogurt, la salsa piccante, le cipolle, l’insalata, e, se si vuole ketchup, i banchi. I ragazzi che non fanno colazione (per fortuna!) sono veramente pochi: la maggior parte sono di seconda, maschi. Non si può dire lo stesso, invece, per l’intervallo, durante il quale i ragazzi di seconda o di terza non mangiano niente, mentre i pochi che fanno uno spuntino portano a scuola snack confezionati, soprattutto crackers, brioches e barrette. I ragazzi di prima, che forse si fanno preparare lo spuntino dalle proprie mamme, mangiano soprattutto frutta di stagione e dolci fatti in casa; solo pochissimi non mangiano niente. Generalmente, sembra che la maggior parte dei ragazzi di terza abbia delle abitudini non proprio “corrette”: di tutte le tre classi, sono quelli maionese e mostarda. Di solito gli amanti del Kebab lo accompagnano con un contorno di patatine fritte. Il tutto viene servito all’interno di un panino o di una piadina. Grazie a questa favolosa ricetta possiamo mangiare questo cibo di origine orientale. Ma come è nato il kebab? La storia del Kebab ha radici molto antiche in Turchia, nel tempo in cui i Turchi nomadi impararono a cuocere ed arrostire la loro carne alla griglia sui fuochi dell’accampamento. In questa versione originaria, veniva preparato esclusivamente con strisce di carne saltata e dorata su di una piastra rovente, adoperando il grasso sciolto della coda di montone come condimento. Col tempo si decise di modificare la tecnica di cottura del Kebab, cuocendolo in verticale. Questo portò a un grandissimo cambiamento, infatti, gli Fast food che si “ingozzano” di snack più spesso davanti alla tv, e quelli che mangiano meno frutta e verdura. I “piccoli” sembrano essere i più salutisti, mentre i ragazzi di seconda sono i più critici verso il proprio fisico; una piccola parte di loro ha anche fatto diete, soprattutto “fai da te” o con l’aiuto dei propri amici. Nel complesso, però, i ragazzi della nostra scuola si ritengono soddisfatti del proprio fisico, forse perché quasi tutti fanno attività fisica dalle 3 alle 5 ore a settimana. La cosa ci ha abbastanza stupiti: siamo ragazzi sportivissimi! Il lavoro svolto ci ha permesso di scoprire le nostre abitudini riguardo al cibo e, forse, ci ha anche dato uno stimolo a migliorare la nostra alimentazione. In ogni caso, è importante non essere schiavi del cibo, ma neanche ricorrere a diete estreme, pericolose per la nostra salute. Un chiletto in più non è la fine del mondo! L’importante non è avere un fisico da fotomodelli o da top model, ma sentirsi in armonia con se stessi e accettarsi per quello che si è. Giovanni Steffanoni e Andrea Colombo - 3ªD I umori che fuoriuscivano dalle carni arrostite non venivano più dispersi sulle braci, ma finivano con l’insaporire la carne. Il nuovo metodo era piuttosto funzionale, difatti comportava un risparmio energetico, poiché la carne veniva cucinata in piccoli pezzi. Vorremmo però avvertirvi che, anche se è un cibo delizioso, non è molto sano: infatti, andrebbe mangiato circa una volta al mese. Il problema sono le calorie, che possono variare dalle 500 alle 1000. Anche se la carne che viene utilizzata non è particolarmente grassa, va detto che nella preparazione non viene eliminato il grasso emesso perché la rende più tenera e più saporita. Il vero problema è rappresentato dai condimenti. Se escludiamo verdure e carote, ad incrementare notevolmente l’apporto calorico sono le patatine fritte, la salsa allo yogurt, la maionese, il ketchup e la mostarda. Inoltre è fuori misura l’utilizzo di sale, con cui viene condita sia la carne sia alcuni dei condimenti. Perciò vi ricordiamo che per rimanere in forma dovreste mangiarlo con moderazione! l fast food (espressione inglese traducibile letteralmente con “cibo veloce”) è un tipo di ristorazione che ha origine nei paesi anglosassoni, veloce da preparare e consumare. Si possono incontrare anche fast food ambulanti che forniscono cibo simile e con le medesime modalità. È un pasto veloce, un sistema rapido di ristorazione, che a partire dagli anni ottanta ha avuto una vasta diffusione a livello mondiale. Questa cucina è costituita principalmente da hamburger, hot dog, cotolette, patate fritte, pizze, sandwich, ma anche da altri cibi derivati da cucine etniche come la cipolla fritta e il kebab, e suggerisce l’uso massiccio di diverse salse come senape, maionese e ketchup. Il fast food è in genere caratterizzato da un costo relativamente modesto e dall’ampia diffusione dei punti vendita. Il modello alimentare proposto dai fast food coinvolge prevalentemente fasce più giovani, ma anche una quota crescente di adulti, che per motivi essenzialmente legati ai ritmi lavorativi, fa sempre maggiore ricorso a questo tipo di ristorazione. Il fast food è spesso considerato sinonimo di cattiva alimentazione, sia perché costituito da pasti consumati in fretta, anche in piedi o in auto, sia per la cattiva qualità e varietà degli ingredienti e per l’abbondanza di elementi fritti, grassi, salati e zuccherati. I cibi normalmente rientranti nel fast food vengono classificati tra quelli ad elevato contenuto di grassi e con basso contenuto di fibre. Proprio per questa ragione, specialmente se consumati frequentemente o in porzioni abbondanti, aumentano il rischio di obesità e quello di incorrere in malattie più gravi come il cancro. Come se on bastasse elevati consumi nei fast food sono collegati a elevati livelli di colesterolo, importante fattore di rischio per infarto, ictus e malattie del sistema cardiocircolatorio. Uno studio britannico, citato dal Daily Mail, avrebbe portato anche alla conclusione che i bambini che consumano più pasti al fast food crescono con un quoziente di intelligenza inferiore rispetto a coloro che mangiano regolarmente cibi sani e freschi. Gli studiosi hanno analizzato un campione di 4mila bambini scozzesi dai tre ai cinque anni di età, messi a confronto a seconda della loro alimentazione abituale e divisi in due gruppi: quelli che si nutrono prevalentemente degli alimenti dei fast food e quelli che consumano cibi freschi o appena cucinati. La ricerca è giunta alla conclusione che il tipo di alimentazione consumata da bambini ha effetti a lungo termine sul quoziente intellettivo. In particolare, è emerso che il tipo di pasto principale che i bambini consumano ogni giorno influenza la loro crescita e lo sviluppo della loro abilità cognitiva. (Ricetta indiana) Alimentazione Maria Ravelli, Flaminia Bartelli, Anna Pradella Classe 2ªA Matti da Ligari Mangiamo PAKORA 6 ■ 2013 Kaur Jasmanpreet - 1ªC OCCORRENTE: ; semi di cumino; curcuma ggere; fri r pe o farina di ceci; oli lvere; po in o cin patate; peperon sale. PROCEDURA: e tagliare Prima di tutto sbucciare parare la Pre a fettine le patate. nno imdra pastella, dove esse an : in una do merse, nel seguente mo di ceci, ina terrina mettere la far la curre, lve il peperoncino in po , il sale ed cuma, i semi di cumino almente du gra infine aggiungere una paere en l’acqua fino ad ott a. uid stella abbastanza liq re l’olio a A questo punto mette , immerdo cal scaldare; quando è tine di fet le gere una per volta uta e en ott lla patate nella paste . lio ll’o ne e subito dopo friggerl do an qu nti pro I Pakora saranno inc rro ma o i diventeranno dorat a un su are agi ni. A fine cottura ad o oli di so ces carta per togliere l’ec e salare a piacere. Matti da Ligari Risotto alle fragole Ingredienti per 4 persone: 300 gr di riso; 350 gr di fragole; 2 scalogni; 1/2 bicchiere di prosecco; 1 litro di brodo vegetale; 25 gr di parmigiano; olio; sale; Tempo di preparazione: 10 min. Tempo di cottura: 20 min. Tempo totale: 30 min. PREPARAZIONE Fate imbiondire lo scalogno tritato in una casseruola con l’olio. Aggiungete il riso e lasciatelo tostare, quindi sfumate con il vino prosecco. Aggiungete il brodo vegetale fino a ricoprire il riso e aggiungetene man mano che si asciuga. Lavate le fragole, eliminate il picciolo e tagliatele a pezzetti. Aggiungetele a metà cottura. Mescolate delicatamente aggiungendo man mano un mestolo di brodo se dovesse asciugarsi troppo, aggiustate di sale e terminate la cottura. Spegnete la fiamma, aggiungete il parmigiano e mantecate il risotto alle fragole con un cucchiaio di legno. Aspettate un paio di minuti prima di impiattare il risotto alle fragole guarnendolo con una dadolata di fragole fresche. (dolce brasiliano) Roberta Neto Colacrai - 2ªA Ingredienti: codette di cioccolato; 1 lattina di latte condensato; 2 cucchiai di cacao in polvere; 1 cucchiaio di burro o margarina; pirottini sciare cuocere per un’ora e mezza a fuoco moderato. Legare il pezzo di girello con lo spago da cucina ed adagiatelo in un’ampia casseruola insieme alla carota, il sedano, la cipolla e i grani di pepe. Nel frattempo preparate la salsa tonnata. Immergere le uova in acqua e fare cuocere per 10 minuti circa. Quando saranno sode, sgusciarle e mettetele da parte insieme al tonno appena sgocciolato e ai capperi. Frullate il tutto diluendo con un mestolo di brodo filtrato. Una volta cotta la carne, lasciatela raffreddare quindi tagliare la carne a fettine sottili e adagiatele su un piatto. Versare la salsa tonnata sulle fettine di girello. Decorare il vitello tonnato con i capperi e le fettine di limone, quindi riporre il frigo per almeno 1 ora prima di servirlo. Vitello tonnato Ingredienti per 8 persone: 1 kg di girello in un unico pezzo; 1 carota; 1 cipolla; 1 costa di sedano; 1 bicchiere di vino bianco; 1/2 cucchiaino di grani di pepe; 2 cucchiai di olio; sale; 1 litro di acqua. Ingredienti salsa tonnata: 3 uova; 120 gr di tonno sott’olio; 1 cucchiaino di capperi; 1/2 mestolo di brodo; Tempo di preparazione: 20 min Tempo di cottura: 1 ora e 30 min Tempo totale: 1 ora 50 min Panna cotta ai frutti di bosco Ingredienti: 280 ml. di latte; 220 ml. di panna; 50 gr. di zucchero; 8 gr. di colla di pesce. Per guarnire: 6 cucchiai di frutti di bosco; 6 cucchiai rasi di zucchero. Attrezzatura: 6 stampini del diametro di 8 cm PREPARAZIONE Mettere a bagno in acqua fredda la colla di pesce per 10 minuti, finché completamente morbida. In un pentolino mettere tutti gli ingredienti e lasciare sul fuoco girando di tanto in tanto, finché lo zucchero e la colla di pesce sono completamente sciolti. Mettere nello stampino e lasciare raffreddare. Guarnire con frutti di bosco e lo sciroppo. PREPARAZIONE Lavare e mondare le verdure e tagliarle a pezzetti. Aggiungere il vino bianco, l’olio extravergine d’oliva, un pizzico di sale e pepe e ricoprire il tutto con l’acqua. La- BRIGADEIRO 2013 ■ 7 Dolci di Carnevale Alice Scarafoni e Michela Fioroni - 3ªD PREPARAZIONE Mettere lo zucchero e lo zucchero vanigliato, aggiungere gli altri ingredienti compreso il limone pelato al vivo, frullare, versare nei bicchieri e decorare con una fragola. Alice e Michela vi consigliano una cena ideale da assaporare con gli amici Ingredienti per 4 persone: 250 g di fragole mondate e lavate; 1 limone; 50 g di zucchero; 1 bustina di zucchero vanigliato; 100 g di ghiaccio (ca. 4 cubetti); 200 g di acqua fredda. Aggiungi un posto a tavola… Aperitivo analcolico alla fragola Mangiamo Preparazione: Mettere tutto il latte condensato in una casseruola. Aggiungere la polvere di cacao e il burro. Mescolare continuamente e far bollire a fuoco medio, fino a quando il composto si stacca dal fondo della pentola. Lasciare riposare per alcuni minuti, poi toglierlo e metterlo su un piatto. Il brigadeiro è pronto. Attendere fino a quando il brigadeiro è freddo. Quindi ingrassare le mani con margarina o burro. Con un cucchiaio prendere una quantità di brigadeiro e formare con le mani una pallina grande come una noce. Versare le codette di cioccolato su un piatto, farci rotolare sopra le palline e sistemarle nei pirottini. Tosca Credaro & Denise Saccucci - 2ªD A chi non piace mangiare dolci a Carnevale? Crediamo a nessuno. Proprio per questo abbiamo deciso di consigliarvi due ricette facili e divertenti, che con qualche aiuto possono essere realizzate anche dai più piccoli. Prima ricetta: BOMBE ALLA CREMA INGREDIENTI: -100 g di farina tipo 00; -200 g di farina manitoba; -4 uova; -60 g di zucchero; -10 g di lievito di birra; -70 g di burro; -buccia di limone; -500 ml di latte; -100 g di zucchero; -3 tuorli; -80 g di fecola di patate; -buccia di limone. PREPARAZIONE: In una terrina mettete la farina, lo zucchero, due uova leggermente sbattute, la buccia di limone ed il lievito, sciolto in un paio di cucchiai di acqua. Impastate il tutto per una decina di minuti. Aggiungete le altre due uova leggermente sbattute, incorporandole un po’ per volta..A questo punto aggiungete il burro. Avrete un impasto liscio e abbastanza liquido. Mettetelo in frigo per mezz’ora. Nel frattempo preparate la crema pasticcera. Scaldate il latte con la buccia di limone in un pentolino. In un altro recipiente lavorate tuorli e zucchero. Aggiungete la fecola setacciata. Aggiungete il latte (filtrato) poco alla volta. Ponete il composto sul fuoco a fiamma bassa e mescolate con una frusta fino a che la crema pasticcera non si sarà addensata (ci vorranno 10-15 minuti). Prendete l’impasto delle bombe dal frigo. Infarinate le mani e il piano da lavoro. Stendete l’impasto spesso un centimetro e ricavatene le bombe con un tagliapasta. Coprite con un panno e fate lievitare almeno due ore (quando fa freddo io le lascio lievitare anche per quattro ore). Friggete le bombe in olio non eccessivamente caldo, altrimenti rischiate che si cuociano fuori e restino crude dentro. Rigiratele più volte durante la cottu- ra. Asciugate l’olio in eccesso e passate le bombe fritte nello zucchero semolato. Con una “sac à poche” farcite le vostre bombe alla crema. Seconda ricetta: MUFFIN CREMA E AMARENA Chi di noi quando vede uno di quei bei muffin o cupcake americani, con quello sbuffo di crema, non pensa a quanto siano carini? Beh, a me capita ogni volta, ma poi penso a quella glassa fatta di coloranti e burro e mi passa la voglia. Ieri ho preparato questi muffin crema e amarena che oltre a essere carini, sono anche buoni: crema e amarena sono la mia accoppiata preferita per quanto riguarda i dolci! Messi su un buffet o anche serviti a fine pasto, fanno proprio un bell’effetto. Spero di avervi dato un’idea per passare questo sabato freddo e piovoso: dei bei muffin crema e amarena accompagnati da una tazza di tè fumante sono l’ideale. INGREDIENTI: -2 uova; -100 g di latte; -100 g di olio di semi; -120 g di zucchero; -200 g di farina; -16 g di lievito per dolci; -200 g di amarene; -500 ml di latte; -3 tuorli; -70 g di fecola di patate; -120 g di zucchero; -buccia di limone. PREPARAZIONE: Iniziate preparando i muffin. In una terrina lavorate uova e zucchero. Aggiungete latte e olio. Aggiungete farina e lievito setacciati. Mettete negli stampini per muffin imburrati e infarinati a dovere. Aggiungete qualche amarena. Conservate quelle per la decorazione (una per muffin). Cuocete in forno preriscaldato a 180° per circa 20 minuti. Lasciate raffreddare. Preparate la crema. Fate scaldare il latte con la buccia di limone. Lavorate tuorli e zucchero. Aggiungete la fecola setacciata (e se necessario un po’ del latte, non eccessivamente caldo). Unite il latte filtrato e ponete sul fuoco. Cuocete a fiamma bassa, mescolando continuamente, finché la crema non si sarà addensata. Spegnete subito! A questo punto io ho trasferito la crema su un piatto piano abbastanza grande e l’ho coperta con della carta da forno a contatto. Lasciate intiepidire, mettete in una sac à poche con beccuccio a stella e guarnite i muffin crema e amarena. Buon appetito! Matti da Ligari Mangiamo 8 ■ 2013 Un Dolce Curioso Giada Bonesi e Melani Hernandez - 2ªC T i piacciono i macarons? Non quelli col sugo, ma quelli di alta pasticceria! Sono dei buonissimi dolci che molti credono francesi. In verità sono italiani, anche se i francesi si prendono tutto il merito. Sono stati portati in Francia da Caterina dé Medici (la grande regina di Francia, 1577-1559). È un dolce a base di meringhe, ottenuto da una miscela di albume d’uovo, farina di mandorle e zucchero a velo. È comunemente farcito con crema ganache, marmellata o creme varie e richiusi da due gusci. Sei curioso di scoprire la ricetta? È molto semplice. INGREDIENTI: - 225g di zucchero a velo - 125g di farina di mandorle - 4 albumi vecchi di due giorni - 25 g di zucchero semolato - un pizzico di sale - succo di limone q.b - colorante (se serve, solo qualche goccia poiché il colore deve rimanere pastello) PREPARAZIONE: Dopo aver preparato gli albumi due giorni prima, prelevali dal frigorifero sei ore prima della preparazione dei dolci. Mescola quindi lo zucchero a velo con la farina di mandorle e setaccia il tutto. A questo punto, con molta cura, monta a neve gli albumi unendo un pizzico di sale, le gocce di limone e pochissime gocce di colorante alimentare. Una volta ben montati, metti le fruste a velocità minima e aggiungi, poco a poco, lo zucchero semolato e, successivamente, il composto di farina di mandorle e zucchero a velo agli albumi. L’impasto è ora finito! Ora, prepara la teglia del forno e con una sac-à-poche forma delle sfere piuttosto piccole e distanziate di circa 4 cm tra loro. Lasciale riposare per circa un’ora. Preriscalda poi il forno a 150° e passata l’ora, inforna i macarons per 14 minuti. Lascia riposare i macarons per un’ora prima di staccarli dalla carta da forno. Pensa, in ultimo, alla farcitura: indipendentemente dal colore che hai scelto, utilizza una crema piuttosto densa. Ricorda però di spolverizzare i macarons con del cacao prima di infornarli. Dalla Valtellina con … gusto I TAROZ Riccardo Moroni - 2ªC Ingredienti 400 grammi di patate 300 grammi di fagiolini freschi 200 grammi di formaggio Valtellina o Casera 150 grammi di burro Cipolla, sale e pepe Preparazione: Far bollire le patate sbucciate in una pentola abbastanza grande con i fagiolini. Quando sono pronte, schiacciare le patate con uno schiacciapatate in modo da ottenere un composto simile al purè. Scolare i fagiolini e aggiungerli al composto. Salare e pepare le patate e lasciar cuocere per circa 5 min, poi aggiungere il Casera tagliato in precedenza a cubetti. Mettere in una padella il burro e le cipolle, lasciar rosolare per circa 2 minuti e versare sulle patate. Mescolare bene. Il piatto è pronto. Bon Apetit! Gulab jamun Jasmanpreet Kaur - 1ª C Istruzioni: l’impasto e formare delle In una ciotola grande mesco piccole Sono palline di latte fri lare palline. tte e im- insieme lat te in bevute di sciroppo, tip polvere, farina, Ridurr iche del lievito e e il calore al minimo e fri cardamomo. Poi unire gBengala, che vengono sol gere le palline. Dopo itamen- mandorle, 5 mi nu pis ti tac te consumate durante le feste o le chi e uv in izi era ett nn a o e in celebrazioni come il ma trimonio. seguito a galle gg iaanche il Ingredienti: burro fuso. Versare, si ingran- 200 gr di latte in polve re il latte e contidi ra nn o e re - 45 gr di farina nuare a mescolare div en ter an - 30 ml di burro fuso finché il composto no ma rro - 2 gr di lievito non è omogeneo. ni. Qu an do - 100 ml di latte caldo Coprire e lasciar in izi an o a - 15 gr di mandorle a pe rip os are pe r 20 ga lle gg iar e, zzetti (opzionale) minuti. aumentare il - 15 gr di pistacchi a pe In una padella grande me fuo co e gizzetti scolare rarle frequen (opzionale) temente. Togliere le insieme zucchero, acqua , acqua palline dall’o - 15 gr di uvetta (opzio lio, metterle su carta di rose e un pizzico di nale) car damo- da cucina usand - 1 pizzico di cardamomo o un cucchiaio fomo. Mettere sul fuoco maci, portare rato e lascia nato rle raf freddare. ad ebollizione e far bollir e lenta- Me tte rle ne - 900 ml di olio vegetale lla pade lla co n lo mente per un minuto. In per la seguito sciroppo e far frittura le bollire a fuoco mettere tutto da parte. me dio - 200 gr di zucchero bia pe r 5 mi nuti, premendole Riempire una padella gra nco nde con delicatamente - 200 ml di acqua affi nché assorbano l’olio. Scaldare a fuoco me dio per lo sciroppo. - 5 ml di acqua di rose almeno 5 minuti. Poi lavorare Servirle calde o fredde. Il giornale è stato pubblicato grazie al contributo finanziario del Comune di Sondrio, a cui si è unito il nostro primo sponsor. Per l’anno prossimo ci auguriamo di averne altri. Effe 2 offre a tutti gli alunni uno sconto del 15% ✁ sui prodotti PANASONIC DOCUMENT EFFE2 Via Manzoni, 22 - 23037 Tirano (SO) T. +39 0342 702817 - F. +39 0342 711063 - E. effe2@effe2.net - www.effe2.net I biscotti della fortuna Gaia Calvo, Emanuele Comune, Matteo Hu - 2ªC Conoscete tutti i celebri e sfiziosi biscotti della fortuna? No? Allora ve li faremo conoscere noi. Non sono altro che dei tipici dolcetti orientali che possono contenere un messaggio o dei numeri fortunati. Eccovi gli ingredienti per questi dolcetti davvero gustosi: 200 gr di margarina morbida; 100 gr di zucchero 1 uovo; 12 ml di estratto di vaniglia 600 gr di farina; 2 gr di lievito Ed ora ecco le poche e semplici fasi di preparazione: Riscalda il forno a 220°C. Mescola margarina, zucchero e uovo finché non sono ben amalgamati. Aggiungi gli altri ingredienti. Mescola insieme per formare una palla di impasto. Copri leggermente di farina un tagliere di legno o una superficie piana, con il mattarello stendi metà impasto in modo molto sottile. Usa una forma per biscotti rotonda per tagliare l’impasto. Metti un messaggio in ogni biscotto in modo che sporga da un lato. Piega la forma a metà e poi di nuovo a metà. Pizzicalo per chiuderlo. Cuoci i biscotti per circa 10 minuti o finché non si sono leggermente scuriti. E finalmente potrete assaggiare questi magnifici biscotti e così leggere il messaggio racchiuso al suo interno. Buon appetito! Matti da Ligari Raccontiamo 2013 ■ 9 La mia camera Furto Silvia Salvato - 1ªE C’ è un luogo dove tutto mi è possibile , dove non esistono problemi... È la mia stanza,quel luogo. È una stanzetta piccola, con le pare ti rosa e bianche, ed è lì che mi isolo nel mio mondo. La sera, poi, il pallido riverbero dei lampioni crea sulle pareti ombre allungate e misteriose a cui mi piac e attribuire identità sinistre. D’inverno amo accovacciarmi sul letto magari con una bella cioccolata calda e la gatta acciambellata sulle mie gambe (che tra l’altro è un ottimo scaldino). Sono tante le cose che amo fare nell a mia stanza, ma quella che preferisco è ballare. Anche se la mia camera è un vero e proprio luogo di rilassamento amo passarci del tempo con la mia amica Francesca, ne facciamo di tutti i colori, anche troppe. A dire la verità c’è una cosa che odio della mia stanza: le foto di quando ero piccola... ma che dico? Neonata! Sono una cosa imbar azz ant issi ma, giuro, detesto tutte le mie foto. La penna di Lorenzo Lorenzo Scarafoni - 1ªE C iao, io sono la penna di Lorenzo e vi racconterò la mia giornata, che è molto faticosa e lunga. Tutto comincia di mattina quando arrivo a scuola, lì mi aspettano cinque lunghe ore dove devo scrivere moltissime cose che vanno dai complessi temi ai compiti che i professori assegnano. Dopo la scuola ho solo due ore di riposo perché devo anche scrivere i compiti per casa che a volte durano anche molto tempo. Non posso dire che non mi diverto quando Lorenzo mi lancia in aria: per me è uno spasso quando mi prende al volo, se no questo divertimento si trasforma in terrore... ho una paura matta di cadere a terra! Questo è accaduto molte volte e non è piacevole cadere, fa molto male e mi demoralizzo se so di dover scrivere ancora fiumi e fiumi di pa- role. Per fortuna non mi succhia, sarebbe una cosa terribile: tutta quella saliva che scorre su di me, mi fa venire la nausea. La vita di penna mi piace, ma ci sono momenti che non sopporto, come quando mi gettano a terra o quando mi aprono e mi chiudono, con il tempo i miei ingranaggi si sono arrugginiti e con quei movimenti bruschi e inutili scaturisce un piccolo cigolio al mio interno che mi dà molto fastidio. Ogni volta che mi aprono mi fa male la molla. Anche questo tema mi è costato molta fatica quindi... trattatelo con cura! Grazie Maestra Irene Grazie mille per averci aiutato con la lingua italiana. Grazie anche per la sua pazienza, per la sua allegria e per tutto ciò che ci ha raccontato. Buone vacanze! Roman Kanshyn, Migjien Osmani, Argjend Hazroli, Mezhdi Halimi (che è ora al CTP), Sidi Leye, Bassirou Ndiaye Cheikh, Roberta Neto Colacrai, Rejmonda Abdi, Jia Jia Ni. con inganno Francesca Parrotta - 2ªD S ilvia Nicola Finzi si passò la mano robusta sui capelli castano scuro nel vano tentativo di ritrovare un po’ di calma. Lei era una universitaria che frequentava la facoltà di medicina. Una studentessa a cui piacevano i suoi argomenti di studio. Amava leggere gialli e, qualche caratteristica a parte, la ragazza si poteva definire una persona normale. Cosa ci faceva allora alla centrale di polizia accusata di furto? I due poliziotti che l’avevano lì portata le avevano spiegato con brevità la faccenda: in un laboratorio di tecnologie sperimentali era stato trafugato un virus capace di infiltrarsi in computer molto protetti. Gli agenti (che a giudicare dalla loro ipotesi non dovevano essere molto svegli, pensò Silvia) erano venuti a conoscenza che lei era amica dei proprietari del laboratorio e a avevano dedotto (poco intelligentemente, pensò ancora lei) che un’universitaria non aveva motivo di avvicinarsi ad un laboratorio di ricerca. Non serviva spiegare che di tanto in tanto usava qualche programma per fare delle particolari ricerche. No, le serviva un alibi. E come alibi non bastava essere rimasta a casa a studiare la sera del furto, dato che nessuno l’avrebbe potuto confermare. Sbuffò, preparandosi all’interrogatorio. Le persone accanto a lei erano tre agenti, tutti uomini. E il ragazzo delle pulizie del laboratorio. Al posto che rispondere alle domande dei poliziotti avrebbe preferito sbattere loro in faccia che la loro presunta capacità deduttiva, ammesso che ci fosse, era pari a quella di un cellulare rotto. Sbuffò ancora. Fu il primo agente a partire con le domande. Era evidentemente in servizio da molto tempo, perché sembrava guardarla ed analizzarla come un pittore analizza il suo quadro. Non sembrava fosse convinto che lei potesse davvero centrare qualcosa con quella storia. Fu diretto:- Conosci davvero il luogo in questione? Non le costava nulla dirgli la verità:- Sì. Prof. Lindita ! Con lei abbiamo letto tantissimo e abbiamo imparato un sacco di nuove parole. Sappiamo che a volte eravamo insopportabili e la ringraziamo per la sua pazienza. Buona estate. Roman Kanshyn, Migjien Osmani, Argjend Hazroli e anche Mezhdi Halimi che è ora in CTP Silenzio. Quello la guardò con intensità. - Se c’è una cosa che ho imparato in tutti gli anni in cui ho prestato servizio qui, è che i criminali intelligenti non si lasciano scoprire facilmente. E non si fanno richiamare in centrale così facilmente, come invece è successo con te. Tu stupida non sembri. Se anche avessi progettato un furto, te la saresti filata con comodo. Spostò lo sguardo verso gli altri due agenti esprimendo il suo verdetto: - Secondo me non è lei. Poi parlò al ragazzo. - I nostri dati spiegano chiaramente che tu lavori nel dato luogo da una settimana. Abbastanza tempo per raccogliere dati necessari per un furto. Ma poco per organizzarlo. Ritengo anche che tu abbia avuto tempo per osservare il laboratorio da solo. Vero? - Sì - annui quello, poi aggiunse:ma non sono mai andato oltre il primo piano. - E come mai saresti dovuto andare oltre il primo piano? Come fai a sapere che stanno lì gli allarmi? I due poliziotti erano intervenuti in fretta e bruscamente, senza preavviso. Ma avevano fatto centro. Silvia si arrabbiò con sé stessa per non esserci arrivata a sua volta. Si passò una mano sulla fronte, piccata e indispettita. Se voleva uscire da quella centrale senza le manette ai polsi vi era un’unica possibilità: risolvere il caso. Un brivido la scosse mentre ripensava al resto dell’interrogatorio. Sapeva di avere tra le mani un indizio risolutivo. Ma non poteva fermarsi alle apparenze. L’agente anziano intanto continuava a fare domande a raffica. Lei non gli prestava attenzione, la fronte corrucciata, l’espressione concentrata, gli occhi vigili attenti a cogliere un’ esitazione, un sorriso o un’ombra correre sul volto dei sospettati. Una domanda al ragazzo, però, la fece trasalire. - Sei al corrente che un colpo del genere non si poteva organizzare da soli in così poco tempo, e che avresti potuto farti aiutare dall’universitaria? Lei entra nottetempo nel laboratorio e ruba il virus, poi tu, il giorno successivo, cancelli le immagini dalle telecamere e le impronte digitali dal resto. Intanto lei sparisce dalla circolazione, con lei il chip e nessuno sospetta di voi! - NON SONO STATO IO. Gli allarmi non li conosco. Non conosco la parola chiave per disattivarli. Non conosco il codice numerico da usare dopo. Non li ho mai visti!- esclamava quello con un misto di paura e indignazione. Lei si alzò di scatto, sentendosi più arrabbiata che mai. Era rossa in volto ed aveva la bocca secca, la voce insicura:- Ma avete il cervello o lo usate solo per… per… che ne so! Giocare a carte? Per incolpare gente che la colpa non ce l’ha e che, inoltre, ha degli argomenti di studio da affrontare di pomeriggio e non ha tempo per queste ipotesi def… Quelli le si erano già avvicinati e le stavano mettendo le manette ai polsi. La ragazza gemette. Quello scatto d’ira era sospetto, lo sapeva, non si era trattenuta in tempo. Poi la vide in un lampo. La soluzione del caso. Così ovvia che non si poteva neanche immaginare. Così semplice… Non perse tempo. - Se ammettessi il piano, la pena dovrebbe essere ridotta, no? - disse, la voce strategicamente tremante e impaurita. - Inizia a cantare, ragazzina. Bene - ma non aveva intenzione di fare quello. Silvia prese un bel respiro e... I colpevoli sono i due poliziotti. Se si osserva bene, ci sono due cose che non quadrano. Innanzitutto come fanno due agenti a prendere come sospettata una semplice universitaria con il conto corrente in regola e con la fedina penale pulita, solo perché conosce i proprietari del laboratorio? Forse perché non sono due tipi svegli, ma in quel caso come avrebbero fatto a capire che un furto del genere non può essere compiuto da soli e a ricostruirne il perfetto schema? Ma per non rischiare di essere accusati si sono occupati del caso e hanno anche cercato di accusare degli innocenti per concludere in fretta il lavoro - smise di parlare attendendo l’effetto del suo discorso. - In quanto al ragazzo, è probabile che avesse pensato di progettare un furto pure lui. Ma deve aver capito che nel caso di un crimine sarebbe stato il primo ad essere sospettato e così ha lasciato perdere. Anche se così non fosse, dato che lavora lì solo da una settimana non può aver avuto molto tempo per rubare il virus senza farsi scoprire. I due poliziotti invece frequentano abbastanza un luogo dove si producono tecnologie che possono essere utili al loro lavoro. Due minuti dopo gli agenti si stavano dirigendo verso il carcere, le manette ai polsi. Tre minuti dopo Silvia già pensava agli argomenti di anatomia che doveva studiare. Matti da Ligari Raccontiamo 10 ■ 2013 Storia di un diario segreto “N e ho sentite troppe negli ultimi tempi per non essere preoccupata, davvero troppe: sentite queste! Il mio compagno di scatola nella fabbrica è stato comprato da una bambina che, persa la chiave, l’ha bruciato perché nessuno potesse leggere i suoi segreti. Ho anche saputo di un’altra ragazza che, acquistato un diario, nonostante fosse un “maschio”, gli ha dato il nome di Valentina, ma si può? E … Ma, che sbadato! Non mi sono ancora presentato: io sono un diario segreto, appena fabbricato, che era rinchiuso in una paurosa scatola buia. Mi stavano spedendo (o così ho capito) in una cartoleria. E, potete capirmi, il mio futuro era in mano al destino. Quando mi hanno scaricato e appoggiato su un bizzarro scaffale verde ho pensato che la mia unica speranza era un acquisto e ho cercato di dare il meglio di me. Un giorno una signora ha chiesto al cartolaio se vende- E La penna magica ra un mercoledì mattina: compito in classe di matematica. Espressioni con le potenze, divisioni, scomposizioni in fattori primi… Non che tutto questo faccia al caso mio, ma quel giorno, la mia amica Silvia non ne veniva proprio fuori. Sembrava stesse vivendo l’incubo più grande della sua vita, le veniva da piangere e avrebbe stracciato il foglio della verifica. Lei e la matematica non sono buoni amici, questo si sa… Però, come se non bastasse, una voce maligna sussurrava nell’orecchio di Silvia: ’’Se non prenderai 10 alla verifica, sarai maledetta da un incantesimo feroce … Stai attenta!’’ Silvia era impaurita, sapeva di non riuscire a prendere 10, anzi… sarebbe andata malissimo la verifica. Pensava già a che tipo di incantesimo feroce sarebbe stata sottoposta, quando... ad un certo punto, vede spuntar fuori dal suo banco un coniglietto buffo, con un panciotto ed un orologio. ’’Dai Silvia, manca poco alla fine dell’ora! Vuoi prendere 10?..Che dici? È impossibile?! Non è detto..Ti affido questa penna magica e..Buona fortuna!!’’ vano diari segreti, perché la figlia ne voleva uno a tutti i costi per il compleanno. La signora era alta e superba con un raccapricciante porro sul naso. Portava una pelliccia elegante lunga fino ai piedi, sotto la quale si potevano scorgere due lunghi stivali neri in pelle con il tacco alto a spillo. Mi faceva paura e, perciò, cercai di nascondermi. Ma la sfortuna o fortuna (ancora non potevo saperlo ) volle che, dopo essersi avvicinata cautamente, mi afferrò e disse al cartolaio che io ero perfetto. Da qui non chiedetemi più nulla: sono stato incartato e da lì non ho più visto niente. Giusto ieri sono stato ripreso in mano e regalato ad una bambina (credo la figlia di quella strana signora) molto carina a cui sono piaciuto subito. Era sera e lei doveva andare a dormire, così mi ha promesso che avrebbe cominciato a scrivermi l’indomani. E ora sono qui che aspetto il suo arrivo... aspettate! Sento dei passi e si sta aprendo la porta! Santo cielo, è proprio lei! Scusate cari amici, ma adesso devo andare, sperate in bene per me”. Francesca Chirico - 1ªE Bianca Venturi - 1ªE Uno scintillio di magia avvolse Silvia e la penna cominciò a scrivere da sola. Silvia non credeva ai suoi occhi e pensava: ’’Tutti i miei compagni e la mia insegnante stanno assistendo a questa scena!? Ma com’è possibile che gli altri se ne stiano lì a scrivere come se nulla fosse,come se non si accorgessero di niente…’’. ’’Ma no!’’ Intervenne la penna con un balzo: ’’Questo segreto rimane solo tra me, te e Francesca! Nessuno verrà a conoscenza di quello che sta accadendo!’’. E nel frattempo tutti i quesiti tralasciati in bianco, e quei pochi fatti ma sbagliati, si riempivano di numeri, espressioni ecc. ’’Driiiin! Driiin!!!’’ La campanella suonò senza appello e la professoressa raccolse velocemente tutte le verifiche per correggerle e dare i voti subito… Due giorni dopo, l’insegnante sta riconsegnando le prove scritte in ordine alfabetico ed è quasi il turno di Silvia… La mia amica si incammina a piccoli passi verso la cattedra e.. quasi non crede ai suoi occhi! Intravede la scritta a penna rossa. È un 10! Le sembra tutto un sogno… ’’Complimenti Silvia! Da te non me l’aspettavo proprio, mi hai stupita!’’. Scrivere...il mio sogno Francesca Chirico - 1ªE C aro diario, oggi voglio scriverti un’unica, importantissima cosa: sento che, quando sarò grande, diventerò una famosa scrittrice. Mettere nero su bianco i miei pensieri mi rilassa e inoltre è anche un passatempo salutare. È bello far conoscere a tutti le mie idee, i miei pensieri tramite un libro o semplicemente un testo scritto. Per ora ho solo un diario di vita, nella speranza che un giorno possa diventare un libro. Un libro che racchiuda tutta la mia vita … Non sarebbe fantastico? Secondo me non si ’’diventa’’ scrittrici. O si è o non lo si è! Molti scrivono, ma pochi sono quelli veramente bravi. Tornando a noi, io mi ritengo una tipa tenace, con le idee ben chiare e so che questa è la cosa più importante per poter avverare il mio sogno nel cassetto! Ah, un’altra cosa: secondo me non c’è bisogno di molta fantasia per diventare scrittori, non per forza: basta guardarsi intorno e le storie sono lì, che attendono di essere raccontate da chi sa cercarle e scoprirle con amore e passione. Le ali delle Fa Ate Maria Ravelli - 2ªA E ra notte fonda. Dovevano essere circa le due, quando mi svegliai per colpa di alcuni strani rumori. “Sarà il gatto”, pensai e mi alzai per accertarmi che non avesse già distrutto la casa. Scendendo le scale al piano inferiore, mi accorsi che la porta sotto le scale era rimasta aperta. La cosa mi insospettì subito: mamma e papà mi avevano sempre detto che era la porta di un ripostiglio pieno di topi e ragnatele, e che la chiave era stata perduta. Più curiosa che mai, decisi di entrare. Giunta all’interno, vidi solo vecchi mobili pieni di polvere. Ce n’era solo uno senza polvere: era un grosso armadio a due ante, verniciato di bianco, con dei piccoli fiorellini blu e gialli dipinti a mano. Sobbalzai quando sentii ancora quei rumori. “Stupido gatto!” pensai. Girai la chiave e aprii di scatto le ante, ma, con grande sorpresa, vidi che non c’era nessun gatto. C’erano solo dei vecchi abiti e dei cappotti. Ne scostai alcuni e mi accorsi di un bagliore di luce che proveniva dal fondo del mobile. A carponi, mentre stavo attraversando l’armadio, fui abbagliata da quella luce, che era diventata improvvisamente più intensa, e mi sentii cadere in un tubo, che sembrava non finire mai. Mi ritrovai distesa su un prato, circondata da molte strane creaturine. Sembravano delle fatine, ma non fluttuavano nell’aria. - Benvenuta!- dissero le vocine in coro. –Finalmente sei arrivata, prescelta! - Prescelta?- chiesi, ancora un po’ tramortita, ma le fatine non mi ascoltavano. - Era da tempo che aspettavamo la tua venuta. Ora che tu, un’umana che vive al di là del nostro mondo, sei venuta tra noi, sconfiggerai la malefica Rapia e noi potremo tornare a volare per l’eternità. - Scusate, ma io… Cosa devo fare? Prescelta?- chiesi, confusa. - Noi siamo delle Fa Ate, piccole follette che hanno bisogno delle loro ali per vivere. Senza di esse, ci ammaliamo e poi moriamo. L’arpia Rapia, creatura malefica che assomiglia ad una sirena, senza motivo ci ha rubato le nostre ali e ormai ci restano pochi giorni da vivere. Continuavo a non capire, ma decisi di aiutare quelle piccole creaturine. Mi fecero salire a cavallo di uno strano animale, uno Lyeti, un falco bianco privo di becco, enorme. - Oltre le Paludi Infelici e la Foresta Muta c’è uno stagno. Lì vive Ratia. Fa’ attenzione e torna vincitrice. Così dicendo, le Fa Ate si congedarono. A cavallo dello Lyeti sorvolai luoghi fantastici e incredibili. Dopo giorni di viaggio, arrivai allo stagno di Ratia. Era un acquitrino nero, dove l’unica forma di vegetazione era costituita da alcune canne acquatiche. “Parcheggiai” il mio Lyeti e mi avviai verso il bordo dello stagno. Improvvisamente dall’acqua emerse una strana creatura: aveva le sembianze di una donna, ma la pelle era di uno strano colore verdognolo, e al posto del naso aveva due branchie sui fianchi. Dalla schiena spuntavano due ali enormi, coloratissime: erano le ali di tutte le Fa Ate, messe insieme come un puzzle. Era Ratia, ne ero certa. Con gran sorpresa, mi accorsi che non aveva la coda da sirena, ma due normali gambe. - Restituisci le ali alle Fa Ate – dissi, con voce un po’ tremolante. - No- si limitò a dire l’Arpia. - Perché le hai rubate?- dissi, stavolta con tono deciso. - Loro hanno le ali, sono delle Fa Ate normali. Io, invece, sono un’Arpia, ma non ho la coda. Le altre Arpie mi considerano brutta e diversa. Ora, invece, sono diversa, ma bella. - Così ucciderai le Fa Ate. Nessuno ha detto che sei brutta che sei diversa, e tantomeno brutta. - Lasciami stare, vattene. Poi successe una cosa stranissima: con un coraggio che non sapevo di avere, saltai addosso a Ratia e, con forza, le strappai le ali. Lei urlò, un urlo di dolore, e affondò nello stagno. Vittoriosa tornai dalle Fa Ate a cavallo dello Lyeti. Le Fa Ate mi ringraziarono per aver riportato loro le ali e da allora vissero per sempre serenamente in pace. Ratia? Non si sa che fine abbia fatto. So solo che non riaprirò mai più quell’armadio: meglio evitare di incontrarla di nuovo! Sara Marsetti 1ªE Autunno Matti da Ligari È novembre. Guardo dalla finestra e vedo la natura immersa nell’autunno. Le montagne si colorano di rosso, di giallo e di marrone. Le cime alte si tingono di bianco, gli alberi diventano spogli, le foglie cadono leggere. Molte volte rimpiango l’estate, quando il giorno era lungo e intenso, quando sulla spiaggia mi divertivo. In autunno, invece il sole fa capolino di rado da dietro le nuvole e le giornate sono buie e corte. Il tempo sembra non passare mai. I petali dei fiori appassiscono cascando abbracciati, sull’erba compare la fredda e trasparente brina, le piogge bagnano le strade picchiettando. Dai tetti degli edifici cade la fresca rugiada sui prati e sull’asfalto. Nel bosco spuntano i funghi profumati. I terrazzamenti si colorano di giallo, le foglie delle viti cadono piangendo, planando a l s uo lo leggiadre. Pian piano ci si avvicina all’inverno, quando la neve silenziosa cade e il paesaggio, come per magia, si trasforma in una spettacolare cartolina. In versi... la vita Amica mia via vola sei volata Come una nu gria. n te la tua alle co to ta or p ai h e ci parole Con le tue dol il sole cevi spuntare ogni giorno fa ei gesti E con i tuoi b i. passavano lest i brutti giorni eri una fata Eri una maga, e sei un giorno te n ma purtroppo andata. Combi - 1ªE Lucia Lucia Combi - 1ªE La natura è arrabbiata perché l’abbiamo rovinata: l’uomo ha distrutto e tagliato, disboscato e devastato con strade e città senza alcuna pietà. Nel mio giard ino, una rosa bian ca è sbocciata e il vento l’ha baciata; intanto, le api ronzanti cercano nuov e amanti e le primule b irichine volteggiano co me fatine. A te mamma ai dato la vita A te che mi h a sincerità pulit A te che hai la e a farmi sorrider A te che riesci i ridere d re te i smet fa i m on n e A te ch iata mi hai mai lasc A te che non mpre amata A te io ti ho se colti sempre A te che mi as nte cose da deficie Anche se dico tte queste cose A te che fai tu rose. Io dono delle LA NATURA CI PARLA LA PRIMAVERA Alice Meleri - 2013 ■ 11 La natura ci parla: ci chiede di rispettarla e di ricominciare ad amarla. 1ªC E allora, uomo, cosa aspetti? Ricicla, riusa, alla Natura chiedi scusa. Uomo, non dimenticare: solo TU LA PUOI SALVARE. Chiara Belcao - 2ªC IL GATTO RONF RONF, il gatto dormiva tranquillo, quando BIP BIP il cellulare fece uno squillo. ARGH! Ma cosa è stato? Chiese il micio arrabbiato. MIAO MIAO c’è un messaggio in arrivo. Che scocciatura, proprio mentre dormivo! Sulle tue ginocchia devo stare, coccolami se mi vuoi riaddormentare. Silvia Schena - 1ªC La sveglia Sciare Quando a casa alla mattina Lei mi sveglia è li vicina. In primavera si scia in mezzo alle folle e la neve, purtroppo, è molto molle. Il suo suono è fastidioso, e mi rende as sai nervoso! Le lancette va n spedite sulle ore stabili te. Il sole batte forte ormai: son sicura che ti divertirai! Una goccia di sudore scende sul viso. Insomma, mica male questo paradiso! A causa sua m i devo alzare: deve smetter di suonare! Son contenta di sciare Troppa voglia di sciare! Mille cose dev o fare, le coperte ho da lasciare. Coi compagni d’avventura ora non ho più paura. Ma la sera torn erò e la riprogram merò. Danzo leggera sulla pista e mi godo la meravigliosa vista. Benedetta Carugo - 1ªD Nel silenzio p iù totale sentirò il suo ticchettare! Alice Codazzi Sulla neve bianca nessuno mai si stanca. - 1ªD LA GRANDINE Sondrio rcondata montagne è ci Da imponenti a rde è illuminat ve i d se te is d a d di colori e luci no in un contrasto saggio monta ae p i d e or p sa con un quillità. e calore e tran che mi infond tichi ei vicoli più an n re ti n se lo el Èb to contadino un forte passa le sue vie, è bello scoprire eri e i suoi quarti le sue piazze è vicino dove tutto mi della mia città. nell’aria felice - 2ªE ba Vittoria Maler Non fa altro ch e picchiettare sui vetri dei b imbi, per farli tremar . Va e viene co me il mar: TOC,TAC, TIC,TIC,TOC... . Poi, quando il ticchettare se ne va, dall’ammasso di coperte visini bianchi e orsetti spuntan fuori, furbetti. Lucia Pedretti - 1ªC Ultima ora! Al Concorso Letterario “Lama e Trama” (edizione speciale riservata alle scuole) indetto dal Comune di Maniago l’alunno Stefano Paradiso (classe 3C) risulta tra i concorrenti finalisti. La premiazione avrà luogo il prossimo 31 maggio. Al novello “scrittore” facciamo un grande IN BOCCA AL LUPO! Giada Bonesi e Gaia Calvo - 2ªC P Perché non c’è rispetto e tolleranza per tutte le religioni? Matilde Gusmeroli - 2ªE C aro diario, da un bel po’ di tempo sento parlare di guerre tra gruppi religiosi e ho deciso di fare una ricerca più approfondita su “google”. Ho scoperto che recentemente molti cristiani sono stati uccisi. In Egitto, per esempio, a Natale c’è stata una strage di cristiani in una chiesa: è stato ucciso un sacerdote e altri credenti che stavano pregando. Mi chiedo: dove è andato a finire il detto “A Natale sono tutti più buoni?”. Non è stato il primo attentato, ce ne sono stati molti altri, in cui hanno fatto scoppiare delle bombe in alcune chiese dove era in corso una messa. Questo mi fa pensare molto. Io credevo che le guerre di religione fossero solo nei vecchi capitoli di storia, invece sono problemi tutt’ora esistenti e in continuo aumento. Queste guerre portano odio, distruzione e provocano conflitti molto sanguinosi. In questo mondo abbiamo molta paura, paura del “diverso”, ma io credo che se avessimo la possibilità di confrontarci usando le parole invece che le armi sarebbe tutto migliore. Inoltre, questi “diversi” sono come noi; non c’è bisogno di avere lo stesso colore della pelle o la stessa religione per vivere in armonia, ma io so che tutti, in fondo, abbiamo un po’ di comprensione verso l’altro, il cosìddetto “amore reciproco”, che molti hanno dimenticato. Credere in qualcosa di più grande è rassicurante, ma quando si è perseguitati per le preghiere e i sacrifici bisognerebbe almeno per un secondo cercare di provare quello che quella persona sta vivendo. Tutti siamo uomini con sentimenti, ma siamo solo un piccolo tassello di un grande puzzle, formato da tanti pezzi diversi che insieme sono armoniosi. Ah, la primavera! Francesco Colasanto, 1ª E A Matti da Ligari Personalmente 12 ■ 2013 h, la primavera! Una sinfonia di colori: i chiari ciliegi, gli alberi verdi, i prati fioriti; i suoni che porta questa stagione ricordano un concerto, soprattutto i cinguettii degli uccelli, tutti diversi l’uno dall’altro, fanno volare la fantasia; è come se loro fossero i musicisti e io il maestro. I colori, invece, sono di una bellezza indescrivibile; i fiori sbocciati nei giardini, sugli alberi... sono rossi, gialli, viola arancioni... gli alberi verdi, alcuni già fioriti, mi affascinano e mi invogliano a scoprirli, io non aspetto e faccio di nuovo volare la mia fantasia, che non si pone limiti; mi immagino, allora, di essere un indiano con il suo rifugio fra i rami, oppure di essere una spia, che deve nascondersi per non essere scoperta, o ancora di essere una vedetta sulla cima della pianta, da dove posso dominare il mondo. Ma io non sono nessuno di tutti questi personaggi, sono migliore posso ammirare tutti i fiori, i colori dei prati, che si sono riempiti di margheritine, poi guardo i terrazzi e noto che le piante più colorate di tutte sono lì, che dominano la strada, di tutti i colori e di tutti i tipi, arancioni, rosse, gialle, viola, blu, ci sono le piante grasse, le edere, le primule, le viole, le piante esotiche, i cactus, le piante che provengono da ogni parte del mondo. Ci sono anche gli animali tipici di questa stagione, infatti gli uccelli, dopo essere migrati, tornano volando di qua e di là; spesso poi curiosano nei vasi, magari pensando di trovare qualche tesoro nascosto sotto i fiori. Questa stagione, quindi, è l’unica che permette di far fluttuare, come una nuvola, la nostra fantasia. er noi ragazze è molto facile “prendere la strada sbagliata” perché già alle medie siamo alla ricerca del divertimento. La maggior parte delle volte questo “divertimento” ci porta a fare cose che alla fine finiscono col nuocerci. Un esempio a caso, che solitamente ci accomuna tutte, è la ricerca dell’amore. Diciamoci la verità, di certo il vero amore non lo si trova a quest’età! È normale per tutti prendersi una cotta per qualcuno ma, sinceramente, noi non pensiamo che possa essere una cosa seria. Ormai tutti i ragazzi a quest’età vogliono fidanzarsi solo per vincere scommesse e, alla fine, ci fanno soffrire per il loro divertimento. Detto fra noi, forse è meglio stare un po’ attente ed evitare di fare cose di cui poi potremmo pentirci! Un altro esempio, sempre legato al discorso di prima, potrebbe essere il tema “amiche”. Tante volte può capitare che per stare con qualcuno, noi ignoriamo le nostre amiche Only for girls finendo così per perderle solo per un ragazzo che, prima o poi, ci lascerà facendoci così rimanere sole. Secondo noi è meglio avere un’amica vera (e sottolineiamo vera!) che, forse, durerà per sempre, che un ragazzo che per un istante sembra migliorarci la vita ma che poi, sparirà dalla nostra vita appena avrà (o non avrà) ottenuto quel che voleva da noi, come cambiarci per farci diventare come lui ci vuole. A proposito di amiche, bisogna saper distinguere quelle vere da quelle false e soprattutto da quelle che potrebbero anche essere sincere ma che poi possono portarci sulla cattiva strada. È meglio anche lasciar perdere alcune “scelte” come fumare e bere, che adesso, purtroppo, vanno di moda tra quelli della nostra età. Molti giovani lo fanno solo per farsi notare. Alla fine, bisogna capirlo una volta per sempre, alcool e sigarette non solo non ci rendono migliori ma, prima o poi, ci distruggono. Un’altra cosa bruttissima che succede molto frequentemente a noi ragazze, è quello di essere vittima di bullismo. Di solito non è quel bullismo violento, in cui qualcuno picchia un altro, bensì quello in cui si ferisce qualcuno a parole, escludendolo dai gruppi e mettendolo in un angolo, solo contro tutti che gli danno contro a male parole. Anche questa forma di bullismo fa male e va combattuta da tutti noi, insieme. Noi ragazze, si sa, spesso tentiamo di essere ciò che in realtà non siamo, solo per il fatto che vogliamo essere come le altre, quelle che ci sembrano più in gamba di noi. Così non va. Dobbiamo imparare che ogni ragazza è unica e speciale. Se ci prendono in giro, passiamoci sopra e ricordiamoci che l’importante è restare sempre noi stesse e farci vedere come realmente siamo, con i nostri pregi e difetti. Non importa quello che pensano gli altri, l’importante è restare fedeli a noi stesse, ai valori veri che ci aiutano a crescere e a vivere serenamente! Diversità ...uguali! Francesca Parrotta - 2ªD Q uello sulla diversità è l’articolo più ovvio per uno scrittore alle prime armi che cerca un soggetto interessante e soprattutto di grandi orizzonti letterari. Ma allo stesso tempo è un argomento troppo complicato per uno scrittore novellino. Siccome quest’anno con la mia classe ho avuto il piacere di assistere allo spettacolo ’’Giovanni Livigno’’ e siccome due miei compagni ci hanno presentato un lavoro sui diritti, doveri e rispetto della diversità ho pensato che uno scritto del genere poteva essere apprezzato. Parlando di diversità, la prima cosa che bisogna chiedersi è: cos’è la diversità? La diversità non è necessariamente quella dell’eschimese che vive a -50° d’inverno o quella dell’ipotetico extraterrestre che, a sentire i fanatici, ci dovrebbe invadere. Tutt’altro! La si può trovare nel compagno emigrato in Italia, ma anche nell’insegnante, nel vicino di banco (volendo persino nei genitori). La diversità è, in un certo senso, anche un concetto scientifico: nessuna catena di DNA è uguale ad un altra! Spesso però le diversità che più notiamo sono quelle più... diverse. Quante volte in classe si sente dire (e ci si sente dire) - Sei fuori!-, - Sei matto!-, - Hai tutte le rotelle fuori posto!- o comunque espressioni simili. Ci sono delle volte in cui la persona in questione è ritenuta antipatica o lo è davvero. Ma ci sono altre volte in cui si tratta di semplice diffidenza verso chi non ci assomiglia, magari a causa di gusti o modi di essere che possono apparirci strani, stravaganti, esagerati. Invece possono essere assolutamente normali ma espressi in un modo strano, stravagante, esagerato. Possono essere normalissimi ed espressi in modo normalissimo ma criticati perché la persona che li ha possiede una pelle più scura o più chiara, perché la persona è più intelligente o meno intelligente degli altri. In fondo però anche queste frasi nascondono pregiudizi su pregiudizi. Con quale criterio possiamo stabilire lo strano o lo stravagante? Ad esempio, a tutti piace usare i videogame e viene considerata strana una persona che invece preferisce leggere, ma, se vivessimo in una comunità dove tutti preferiscono leggere, sarebbe la persona che preferisce il DS ad essere considerata strana. Un brasiliano ha la pelle più scura della nostra, ma, se lo confrontassimo con un africano che vive vicino all’equatore, il brasiliano si ritroverebbe ad avere la pelle più chiara. Un ragazzo o una ragazza considerato intelligente, se inserito in una classe di soli geni, potrebbe diventare improvvisamente un somaro. Insomma, questa storia del bello e del brutto, dello scuro e del bianco, dell’aspirante Einstein e del citrullo è tutta una questione di confronti, di punti di vista. Non possiamo stabilire distinzioni basate su tali criteri: possiamo solo confermare che ogni persona è diversa dall’altra. Una volta stabilito che il compagno di classe, che viene maggiormente preso di mira, o è antipatico, o ha davvero i neuroni inceppati, o è solo diverso, la strada per iniziare a farsi amica, ma anche solo sopportare, la da- Matti da Ligari Nadia Marconato e Alice Tavelli - 3ªE I Personalmente una realtà non sempre compresa nella sua importanza, non solo economica. La cooperativa sondriese nasce nel 2002 per volontà del missionario don Abbiati che si pose l’obbiettivo di valorizzare le donne del Bangladesh esportando i loro prodotti in Italia. Inizialmente si trattava semplicemente di cesti e altri oggetti costruiti intrecciando foglie di palma, successivamente, dato il successo del fenomeno, i prodotti esportati iniziarono ad interessare anche altri settori: dall’artigianato di abbigliamento all’alimentare. Secondo la nostra opinione, questo tipo di commercio è utile allo sviluppo umano e consente di far aprire gli occhi a coloro che sono disposti a fare uno sforzo a livello economico per aiutare il prossimo, soprattutto i Paesi del Sud del mondo, salvaguardando la qualità delle merci. Il commercio equo solidale l programma scolastico comprende attività di approfondimento inerenti l’alimentazione, in cui rientra l’educazione alla salute. All’idealizzazione di un’alimentazione sana e corretta si contrappongono gli squilibri nutrizionali molto diffusi, in maniera opposta, in vari Paesi del mondo: si tratta di sovralimentazione in quelli più sviluppati del Nord e di denutrizione e malnutrizione in quelli meno sviluppati del Sud. Con l’obiettivo di bilanciare l’economia e di diminuire il divario tra nord e sud del mondo, nasce nel 1958, ad opera della Fair Trade Organization, il commercio Equo e Solidale. Questa forma alternativa di commercio oltre a permettere una vita dignitosa nel rispetto dei diritti umani ai piccoli lavoratori, garantisce la qualità del prodotto agli acquirenti, nel pieno rispetto dell’ambiente. Al fine di rendere noto a noi giovani l’attuale situazione economica mondiale, a scuola abbiamo trattato l’argomento alimentare, includendo al nostro percorso di ricerca, la visita alla bottega equo-solidale di Sondrio. Grazie a questa uscita abbiamo avuto modo di intervistare, ri- ta persona non è ancora finita. Perché rara è la gente che nasce con l’idea che le differenze non sono né buone, né brutte, ma solo “diverse”. Spesso questo viene insegnato. Rimane comunque l’idea che chi è troppo diverso da noi è in qualche modo minore di noi. Come mai? Nella matematica quando due numeri sono espressi in due modi diversi il primo può essere minore del secondo, ma possono essere anche uguali! Quando scopriamo un fiore esotico, non rimaniamo forse colpiti dai suoi colori, nuovi e diversi? Sicuramente si. E non sono le tecnologie diverse dalle altre che ci attirano di più e che spesso ci divertono per le novità che offrono? Se ciò vale per numeri, fiori, tecnologie, perché non dovrebbe valere per l’uomo? L’uomo è diverso da un cellulare, l’uomo, come la donna, il bambino, la ragazza, ha un cuore. Un cuore che non è migliore o peggiore, un cuore che è uguale proprio perché è diverso. Un cuore che ha gli stessi diritti, gli stessi doveri, le stesse emozioni di un altro cuore. Ogni uomo, ogni donna, ogni bambino, ogni ragazza che sappia conoscere i diritti, i doveri, il rispetto per un altro uomo, o donna, o bambino, o ragazza, è una pietra preziosa. Ed ogni uomo, ogni donna, ogni bambino, ogni ragazza diverso, ma che conosce diritti, doveri e rispetto, è anche lui (o lei) una pietra preziosa, che può essere piccola o grande, che può avere cento anni o solo un secondo, che può brillare di una luce rosata o rossa intensa, ma che comunque brilla, che splende in un modo diverso. cevendo interessanti informazioni e spiegazioni da parte di personale qualificato tra cui la volontaria che ci ha accolto: Anna. È stata lei a darci la possibilità di conoscere alcune dure verità celate dietro le grandi multinazionali, spesso basate sullo sfruttamento. Inoltre ognuno di noi ha avuto l’opportunità di conoscere vari particolari sull’organizzazione della bottega, ponendo alcune domande nel dettaglio sull’attività locale, 2013 ■ 13 I gatti: una fonte di ispirazione… Giulia Ghislanzoni e Giorgia Fiori - 2ªC Alessandro Dumas padre, Elizabeth Barrett Browning, Victor Hugo, Torquato Tasso, Francesco Petrarca, Beatrix Potter, Corrado Augias, Dacia Maraini, Howard Phillis Lovecraft, Ernest Hemingway, Mark Twain ecc ecc. Oltre al lavoro dello scrittore, c’è un’ altra cosa che li accomuna: l’amore per i gatti, dividere il loro tempo e spazio con i loro baffuti compagni felini. Quindi il legame tra i gatti e chi scrive è qualcosa di più… I poeti subiscono molto il fascino dei gatti, dai quali traggono spunto ed ispirazione. Oltre a qualche libro e poesia, anche alcuni cartoni e film, come “Gli Aristogatti”, “Tom e Jerry” e “Gatto Silvestro”, hanno come protagonisti i gatti. Ma non solo film, addirittura proverbi: “Ogni vita dovrebbe avere sette gatti – proverbio inglese”, “Uno scrittore senza gatti è quasi inconcepibile – detto Indù” e “Dio ha creato il gatto per dare all’uomo il piacere di accarezzare la tigre” di Fran Lebowitz. I più spiritosi hanno creato anche colmi e barzellette: qual e’ il colmo per un gatto che attraversa la strada? Essere investito da una Topolino! I gatti hanno addirittura una loro Santa Protettrice, Gertrude di Nive, festeggiata ogni 17 marzo. Ma qual è il motivo di tutta questa adorazione? Gli scrittori amano i gatti perché son la sua gatta no creature tranquille, amaLei giocava co lia era vedere bili e sagge; e i gatti amano E che meravig mpa o a la bianca za gli scrittori per gli stessi la bianca man ra! se lla ll’ombra de motivi. Ed ecco una poesia di trastullarsi ne ta ra le - la scel Paul Verlaine. Lei nascondeva ro di filo ne sotto i guanti ghie d’agata un le micidiali io. re come un raso taglienti e chia a os fi or sm ceva la Anche l’altra fa o. ai ci ac d’ artigli e ritraeva i suoi ci perdeva nulla n no o Ma il diavol va, aereo, in cui tintinna e nel boudoir, il suo riso, orescenti. attro punti fosf scintillavano qu Donne e Gatti L’amicizia Il mio mondo è tutto questo immaginario Classe 1ªB N ella vita di ogni persona è fondamentale sviluppare dei legami. Ciò significa comprendersi a vicenda, condividere opinioni e soprattutto essere sinceri e non nascondersi le difficoltà personali. E’ importante avere un sostegno, qualcosa che ci aiuti a sorridere e a superare i momenti difficili. L’amicizia è tutto questo. A scuola abbiamo visto il film “Diario di una schiappa” che raccontava di due ragazzi della nostra età amici da tempo. Dopo lunghe riflessioni è sorta in noi questa domanda: l’amicizia è importante per un nostro coetaneo? Siamo tutti d’accordo sul fatto che l’amicizia sia importante per i ragazzi. Un amico ti dà dei consigli quando sei indeciso, è sincero e comprensivo, ti appoggia quando sei triste (ad esempio quando si prende un brutto voto a scuola). Come abbiamo visto nel film ci si deve anche sacrificare per un amico; quindi, per avere dei legami, bisogna essere gentili e sinceri, “addomesticare”, come direbbe la volpe del Piccolo Principe. Ma l’amicizia che cos’è? L’amicizia è una cosa speciale che tutti dovrebbero conoscere e avere, perché avere un’amicizia è una ric- chezza, un dono da tenersi stretto che ti dà gioia, amore e felicità. Un’amicizia può darti anche sofferenza: infatti, si possono condividere anche emozioni non sempre positive. L’amicizia è il bisogno primario di avere vicino a te una persona che ti sappia capire e incoraggiare a dare sempre il meglio. L’amicizia ti lega a una persona, è qualcosa che ti fa sentire apprezzato anche se hai molti difetti che il tuo amico non sopporta. Questo legame può durare per sempre se si vuole davvero bene a una persona. L’amicizia nasce in diversi momenti e occasioni: quest’anno, ad esempio, ci siamo trovati in una nuova classe con tante persone da conoscere e dalle quali farci conoscere e piano piano stiamo imparando a costruire dei legami che dureranno per un triennio e magari anche di più. Dunque possiamo affermare che l’amicizia è fondamentale. Non bisogna restare soli: avere amici ci serve per non sentirci esclusi e soli. L’amicizia vera infatti crea unità fra le persone e non si “acquista” con la nascita, ma si costruisce nel tempo, affrontando insieme sia momenti belli che brutti. Non serve avere tantissimi amici. L’importante è averne alcuni di cui ci si possa fidare. Vitoria Malerba Classe - 2ªE M olto spesso mi capita, quando sono arrabbiata, triste, ma anche quando sono felice e contenta, di chiudere gli occhi ed immaginare un luogo tutto mio, di contattare con la fantasia un mondo, che nessun altro conosce, dove mi sento al sicuro e tranquilla. In questo luogo segreto, mi immagino da sola, circondata dalla natura, da rocce e da tanta acqua. Intorno a me, si trovano moltissime fontane antiche, di forma circolare, tutte uguali. Non sono abbellite da nessun tipo di decorazione (statue, rilievi…), ma sono belle per la loro semplicità e per i loro colori, tra i quali il rosso acceso e il grigio chiaro. L’acqua, che spruzza e scorre tra di esse, è limpida e chiara e mi infonde un senso di calma e tranquillità. Tantissimo verde arricchisce il paesaggio, tra cui alberi alti e imponenti, con foglie grandi e lisce, cespugli pieni di fiori di ogni tipo ed erbetta verde, morbida e soffice. Rocce lisce e levigate circondano un piccolo laghetto, dove si trovano moltissime rane che saltellano e girini che nuotano; l’acqua è scura e sotto di essa si trovano bellissimi coralli. In questo mondo immaginario provo sensazioni di pace e serenità. Provo molte emozioni, ma quella che prevale è l’amore per la quiete. Non ho più voglia di fare niente, ma di godermi la tranquillità di quel posto. Quando, però, arriva il momento di lasciare questo mondo misterioso, mi rattristo e pian piano cerco di risvegliarmi per ritornare alla vita reale, ma mi consola il fatto che appena avrò del tempo potrò ritornare su questo mio “pianeta”. Tutti noi abbiamo sicuramente un luogo immaginario che nella realtà non può essere creato, ma l’opportunità che la fantasia ci dà è imperdibile. Possiamo immaginare emozioni, sentimenti e paesaggi bellissimi e incontaminati, che noi desideriamo a piacimento. Per me, la fantasia è come una tela bianca che, poi, con i colori andiamo a pitturare ed abbellire. Le sensazioni che sento sono bellissime, in questo mio mondo immaginario, e questo senso di pace che riesco a provare mi dà la carica per ricominciare la vita di tutti i giorni. Lorenzo Scarafoni - 1ªE L o spettacolo Giovanni Livigno evidenzia un rapporto molto forte e complesso: l’amicizia. Giovanni e i suoi amici sono molto legati fra loro, non si fanno torti e si rispettano in ogni occasione. Questo perfetto equilibrio si interrompe quando Giovanni e i suoi amici, piccioni di periferia, decidono di andare nella piazza principale della città per realizzare il loro sogno: essere rispettati da tutti i piccioni che si credono migliori di loro. Giovanni non rispetta l’accordo, così perde la loro fiducia e loro lo cacciano. Questo dimostra che l’amicizia è come un sottilissimo filo e che quando si tende un pochino si spezza. È molto difficile rimetterlo a nuovo, perché i cuori delusi riportano ferite che restano per sempre. Giovanni non è egoista nei loro confronti, lui è sempre impegnato a inseguire il suo progetto personale: desidera moltissimo volare come un piccione non ha mai fatto. Giovanni ce l’ha nel sangue il volo. L’accordo salta a causa di questo: Giovanni sale in cima a una casa e si lancia, solo per far colpo su una bellissima piccioncina bianca. Così lascia perdere i suoi compagni e manda a monte il progetto che avevano elaborato. Giovanni con il suo sogno “ci vuol far capire” di essere liberi nelle nostre scelte e di non essere condizionati da nessuno, di essere se stessi. A volte è difficile integrarsi col gruppo (come succede a Giovanni) perché si hanno idee diverse e questo ostacola in parte la vita di tutti i giorni. Questo porta ad aver difficoltà nella crescita e nella socializzazione. Essere emarginati dalla compagnia è molto triste e non lo augurerei mai a nessuno. Giovanni si esprime nel volo, per lui è impagabile sentire l’aria che gli passa fra le piume, e librarsi libero nel cielo. Quanti sogni nel cassetto alla nostra età! Chi non ha mai sognato di fare qualcosa da grande: il veterinario, l’astronauta, il dottore, il pilota di formula 1… oppure anche cose che non si realizzeranno mai perché fantastiche come: poter volare, essere il padrone del mondo, avere poteri magici ecc… Senza sogni il mondo sarebbe una landa desolata senza sorrisi e soprattutto speranza di un futuro che ci piacerà come la nostra infanzia fatta in gran parte di risate e giochi. Avete mai sognato ad occhi aperti ??? Sicuramente sì. Con la fantasia tutti possono volare, tutto è realizzabile! Ma torniamo con i piedi per terra; lo spettacolo è molto ricco di consigli e concetti che ci fanno riflettere su molti aspetti della vita sociale. Matti da Ligari Attivamente Giovanni Livigno 14 ■ 2013 Credere nell’amicizia vera Vittoria Malerba - 2ªE N on è semplice, secondo me, descrivere un sentimento come l’amicizia e non è facile avere un vero amico. Si possono conoscere e frequentare molte persone attraverso ambienti diversi: la scuola, lo sport, Internet... Spesso, però, si tratta di legami superficiali, di uno stare insieme per non rimanere soli; si entra in un gruppo per non essere emarginati condividendo esperienze e situazioni che non sempre ci piacciono e che non rispecchiano la nostra vera natura. Questo spettacolo ha come A volte c’è sop ro ta g on is ta lo la volontà un animale partic olare di affermare di cui non si parla q u a s i m la propria ai: il piccione! superiorità e, se non (Camilla Angelini). sei forte e vincente, A me è piaciuto c ome l’attore rimani sori u s c iv a lo e viea coinvolge rmi, cambiando personaggi da un momento all’altro (Andrea Ruffini). ni abbandonato. Nello spettacolo di “Giovanni Livigno”, quando i cinque piccioni decidono di fare il gioco del pollo, che consisteva nell’andare sulle rotaie aspettando il treno, per poi scansarsi, Tore muore e solo Giovanni si ferma chiedendo aiuto disperatamente, mentre tutti gli altri lo abbandonano. Se tra le persone c’è solo sfida e competizione, se non c’è rispetto e amore verso l’altro, non può esserci amicizia. Un amico ti ascolta, sa consolarti quando sei triste e condividere con te momenti di gioia, si fida di te e pensa che non lo tradirai mai, è felice dei tuoi successi e non invidioso; per lui non ha importanza se non è riuscito come te a realizzare i propri sogni, ma è contento di Crescendo si imp ara a volare da soli... (Alessandra Cao). Volare vuol dire es sere liberi di essere se stessi! (Teresa Lo Verso) Lo spettacolo del piccione Giovanni Livigno mi ha lasc un grande messa iato ggio: non smettere mai di credere ne propri sogni e de i sideri, non farsi a bbattere dalle pri difficoltà e, sopra me ttutto, essere se s tessi. (Asia Marchetti) Questo spettacolo mi ha aiutato a ca pire che bisogna sapersi distingue re dal gruppo se questo ci impedis portare avanti le ce di nostre idee per re a liz za (Filippo Robustelli) re i nostri sogni. Bisogna volare se mpre, ma sopratt utto si deve semp cercare di volare re più in alto e bisog n a im parare a non arrendersi, anche se spesso si cade . (Chiara Della Vedova) sentirti felice. Il piccione Giovanni, dopo la morte dell’amico Tore, è disperato e decide di camminare per sempre e di non volare mai più, fino a quando, un giorno, trova un vecchio piccione che lo incoraggia a volare. La morte dell’amico lo aveva trasformato e maturato, passando attraverso un percorso di sofferenza. Sicuramente ci vuole molta forza e coraggio perché spesso ci sentiamo soli e preferiamo frequentare persone che non ci piacciono completamente, piuttosto che rimanere in solitudine. Credo che quello che ci faccia più male sia dare fiducia a qualcuno, pensando che ti frequenti perché sta bene con te, per poi scoprire, invece, che appena può ti tradisce e ti abbandona, preferendo uscire con altre persone che in quel momento gli fanno più comodo. Il gruppo dei cinque piccioni dello spettacolo di Roberto Anglisani, Alex, Gigio, Frank e Tore volevano conquistare quartieri, allo scopo di diventare “grandi”; lottavano duramente con chi cercava di conquistare i loro territori. Alex, il capo, era quello che dava gli ordini e gli altri dovevano ubbidire. Tutto era solo una lotta per il potere fino a quando, per uno stupido gioco, morì Tore. Questo mi ha fatto capire che, anche tra le persone, esistono gruppi con queste caratteristiche che possono creare molti problemi e difficoltà per coloro che ne fanno parte, subendo senza essere in grado di reagire. L’amicizia non è questo, ma un legame profondo fatto di interessi comuni, di affetto e di amore, che dura tutta la vita. Proprio per questo, penso che bisogna saper aspettare e credere che, un giorno, si possa trovare sulla propria strada un amico vero. Matti da Ligari Attivamente Lasciateci sognare! Lucia Combi - 1ªE D i questo spettacolo mi è piaciuto molto il senso che ha dato della libertà di poter sognare. Quando le scene rappresentavano i sentimenti e i sogni del personaggio principale era molto bello, perché, a mio parere, molti ragazzi, come me, si sono potuti rispecchiare in questo piccione che, pur con fatica, porta avanti i suoi sogni. Quando penso ad un sogno mio mi vengono in mente i cavalli, e credo che sarebbe bello condividere le proprie idee sui sogni con delle persone che conosci bene. Ognuno di noi, secondo me, ha degli obiettivi e dei sogni e ognuno di noi dovrebbe portarli avanti, anche se questo è solo il mio parere perché sono consapevole che per altre persone il “destino” non si può cambiare. A mio parere nella vita non c’è un destino perché tutti: a seconda dei propri sforzi, si possono raggiungere anche le vette più alte della vita, come il piccione che scala il grande edificio per poter volare. Per tutti gli obiettivi, però, c’è bisogno del nostro “gabbiano” che ci indichi la strada più dritta per poter “volare”e questo personaggio della nostra vita potrebbe essere un insegnante o un genitore. Le immagini che vediamo alcune volte sulle riviste o nelle pubblicità spesso ci portano a voler assomigliare a determinate persone, ma tutti dovremmo vivere la nostra vita rimanendo noi Tutti i disegni sono di Anabel Rossi - 2ªD Mi è piaciuto molto lo spettacolo perché mi ha fatto capire che l’a micizia è una cosa che v iene prima di tutto. (Giacomo Refaldi) stessi e non cercando di essere qualcun altro che ci sembra migliore. Io ho avuto un periodo nel quale volevo assomigliare a mia sorella, ma poi ho capito che io non sono lei e va bene così perché ognuno di noi ha delle caratteristiche proprie ed è proprio questo che ci rende unici. Pensate che brutto essere tutti uguali! Tornando allo spettacolo penso che sia stato molto Ognuno deve ess espressivo, signifiere se stesso cativo e preciso suls e n za essere condiziona le cose che voleva to dagli altri (C ristian Del Tenno) trasmettere e che sono tutte cose A me è piaciuto m belle. Se dovessi olto perché non esprimere una e ra il s ol ito spettacolo per frase sul fatto adulti m a di abbandonare sapeva coinvolgere anche noi i sogni direi: ”I ragazzi; inoltre ci sogni non svaha fatto divertire molto. niscono, sono le persone che (Licia Castelnovo) li abbandonano.” Perché effettivamente è vero se provi a ragionarci un attimo. Personalmente non ho mai abbandonato un mio sogno, chiedi perché quel sogno non era neanche quello più irrealizzabile. realtà e ci resti un po’ male. QuanI sogni sono una cosa unica do sogni non ti viene in mente che che ti permettono di aprire quello che stai facendo potrebbe le porte della tua fantasia essere un sogno ed è proprio quee di provare sentimenti ed sto il bello perché al risveglio ti emozioni che non hai sembra di averle vissute veramente mai provato prima, quelle emozioni e quelle avventure. anche se poi Io credo nell’avverarsi dei sogni e alcune volte mi piace crederci perché se smetti risvegliandi crederci non avrai praticamendoti ti te più un senso per vivere perché se non puoi credere in qualcosa e darti degli obiettivi non ci sarebbe tanto significato nella nostra vita. Se dovessi dire quello che penso sul tema del sogno dello spettacolo direi questo e vorrei aggiungere che secondo me i sogni sono sempre da inseguire. cito a Sapere che il piccione Giovanni Livigno è rius citato buttarsi dalla cima di un palazzo, mi ha sus passione ed entusiasmo. Per me è stato uno se sfide spettacolo fantastico: vedere tutte le numero ed e il suo coraggio mi ha riempito di interesse entusiasmo. (Andrea De Luca) A volte quando si perde un amico non si riesce a volare. (Martina Dell’Acqua) realizzarli. Se abbiamo dei sogni dobbiamo cercare di (Chiara Moizi) igno. A me è piaciuto molto il piccione Giovanni Liv L’attore è stato molto bravo, i sembrava di immedesimarsi nei personagg (Asya Cassina) 2013 ■ 15 Opus ligneum Teresa Lo Verso, Licia Castelnovo e Camilla Angelini - 2ªB I l 13 febbraio, durante l’ora di Arte, è venuta a trovarci un’esperta di mosaici in legno: Anna Luisa Bertoletti che, con il marito, crea questi particolarissimi capolavori, in genere realizzati in vetro, marmo o smalto. Per fare un mosaico in legno ci vuole molta pazienza e tanto tempo. Si inizia con un disegno preparatorio, poi su una tavola di legno si posizionano le tesserine lasciando un piccolo spazio tra una e l’altra che verrà riempito con una miscela grigiastra che funge da collante. Quando la miscela è completamente asciutta, il mosaico viene levigato e lucidato a cera, vernice o resina, a seconda del gusto o dell’uso che si deve fare dell’opera (il mosaico può infatti essere inserito in un pavimento a parquet o appeso ad una parete). La signora Bertoletti ci ha spiegato che è molto importante la scelta del legno: a seconda del tipo, infatti, si possono ottenere colori e sfumature differenti, dal marrone più scuro al caldo marrone “rosato”. Per ampliare la gamma cromatica e per ottenere particolari effetti di colore o di luminosità, alle tessere lignee si possono abbinare quelle in marmo o smalto. Quanto ai soggetti rappresentati, si può spaziare dal figurato all’astratto, dalla riproduzione di motivi del mosaico tradizionale alla realizzazione di soggetti nuovi, a seconda della richiesta del committente. La nostra opinione? Opus Ligneum ci è sembrato un’idea geniale: con un materiale semplice come il legno si possono creare delle opere d’arte davvero originali. Complimenti all’artista per le sue meravigliose opere! Matti da Ligari Progettiamo 16 ■ 2013 I “protagonisti” raccontano che… Niccolò Oberti 3A “È stato importante conoscere la vita e le vicende storiche legate alla figura di Nicolò Rusca, che per tutti dovrebbe essere un esempio, per dargli un giusto riconoscimento dopo così tanti anni. È veramente emozionante pensare che tante persone abbiano potuto ammirare i nostri lavori, che con tanto impegno e creatività abbiamo svolto!”. Giulia A. - 2ªA “Questo progetto è stato un modo per lavorare insieme e poter mostrare le nostre capacità. Grazie ad esso abbiamo scoperto e fatto scoprire la figura di Nicolò Rusca, un prete morto martire che lottò per difendere le sue convinzioni religiose”. Nadia Belen B. - 2ªA 21 aprile 2013 Nicolò Rusca finalmente Beato Insieme al prof. di religione Don Citterio, noi ragazzi abbiamo studiato la figura di Nicolò Rusca sotto l’aspetto religioso e storico. Successivamente, insieme alla prof. di Arte, abbiamo realizzato dei ritratti di Nicolò Rusca e dei disegni riguardanti la vita e i luoghi in cui visse questo straordinario personaggio. Con l’insegnante di Lettere abbiamo invece composto, con l’utilizzo del PC, delle cartoline utilizzando tutto il materiale a nostra disposizione (i nostri disegni, foto…). Giulia Andreoli - 2ªA I l 21 aprile 2013 la città di Sondrio è stata testimone di un grande avvenimento: la beatificazione dell’arciprete Nicolò Rusca (15631618), un uomo giusto e meritevole, riconosciuto martire solo nel 2011, durante il pontificato di Benedetto XVI. Vista l’importanza dell’evento, la Scuola Media “Ligari” ha deciso di partecipare attivamente prendendo parte al progetto “Filatelia e Scuola” in collaborazione con Poste Italiane. Le classi coinvolte sono state le seconde e le terze dei corsi A e C. ELICO CIALE FILAT TIMBRO SPE I cinque lavori “più interessanti” (tutti erano belli!) sono stati scelti per realizzare delle cartoline commemorative, stampate in numero limitato, sulle quali il 21 aprile è stato possibile apporre lo speciale annullo filatelico. Gli autori dei bozzetti hanno avuto l’onore di presentare il loro lavoro a Mons. Diego Coletti, Vescovo della nostra Diocesi, e al Card. Angelo Amato, Prefetto della Congregazione per le Cause dei Santi. ’ RUSCA O L O IC N I D IONE BEATIFICAZ 2013 aprile Domenica 21 Protasio . Gervasio e S S ia h c c o rr Pa zza Campello Sondrio - Pia 12.00-18.00 “È stato un lavoro molto interessante che ha contribuito a rendere la beatificazione di Nicolò Rusca un evento storico nella città di Sondrio”. Anna P. - 2ªA “È stato un progetto interessante che mi ha aperto la mente, permettendomi di conoscere un grande uomo in parte vissuto nella nostra città che ha avuto un ruolo attivo nella storia della Chiesa”. Gioele L. - 2ªA Classi 2^ A/C e 3^ A/C - la” atelia e Scuo drio Progetto “Fil Ligari” di Son Grado “G.P. o m ri P di a dari rni Scuola Secon ni e Doriana elia De Giovan Insegnanti Am i - 3ªC Eliza Jablonsk “A me è piaciuto molto questo progetto, anche perché è stato interessante conoscere la vita di Rusca e poter “partecipare” alla sua beatificazione; vedere per la città dei manifesti con il suo volto mi ha emozionato”. Nicolò S. - 2ªA Ambra Leusci atti, Sabrina Sc hena e Miche la Scherini - 2ª A Chiara Belcao - 2ªC “Il progetto ha fatto collaborare le classi e ci ha fatto conoscere la vita di Nicolò Rusca. Anche in futuro pensare di avere partecipato ad un progetto così importante sarà un vero orgoglio, anche per i ragazzi il cui lavoro non è stato scelto. Quest’attività ha lasciato un segno che rimarrà a lungo nei nostri cuori”. Sabrina S., Michela S., Ambra L., Claudia B. - 2ªA Fo classe 2ªA Progettiamo Nicolò Rusca: una vita per la propria fede Carola De Vittorio - 3ªA Un poster per la pace Simone Confo rti - 3ªA Anche quest’anno il Lions Club Masegra ci ha proposto di partecipare al concorso internazionale “Un poster per la Pace”. È da sei anni che la nostra scuola vi partecipa vincendo non solo la selezione locale, ma anche quella distrettuale per ben quattro edizioni. L’ e d i z i o n e d i quest’anno aveva come titolo “Immagina la Pace” ed è stata vinta, a pari merito, da Licia Castelnovo (classe 2ªB), da me e da Carlotta Giancola, della 2ªE. Con il mio disegno ho voluto rappresentare la realtà di due mondi opposti ed ho cercato di spiegare come anche i più piccoli capiscano la differenza tra guerra e pace e ne siano pienamente coinvolti sia fisicamente che psicologicamente. Metà del disegno rappresenta un mondo felice, dove le persone si rispettano e conoscono la pace e i bambini sono spensierati; l’altra metà raffigura invece un mondo cupo dove l’unico pensiero della gente è la guerra e i bambini ne risentono, anche se non ne comprendono il vero pericolo. In entrambe le parti del disegno i bambini percepiscono la situazione, di conseguenza, cambia il loro stato d’animo. Se tutto il mondo fosse come la metà “positiva” del mio disegno, sicuramente tutti i bambini avrebbero occhi diversi nei confronti di ciò che li circonda. a - 2ªE arlotta Giancol Disegno di C N icolò Rusca nacque il 20 aprile 1563 a Bedano, in Canton Ticino, allora Diocesi di Como. I genitori Daria Quadrio e Giovanni Antonio Rusca avevano altri quattro figli oltre al primogenito Nicolò: Bartolomeo, Luigi, Cristoforo e Margherita. Tutti tranne ventare, nel 1590, arciCristoforo prete del capoluogo valtellinese. intrapresero Servivano pastori che in un certo senso la carriera fossero anche “dottori”, cioè che si ocecclesiastica. cupassero della “cura d’anime”: Rusca Nicolò Rusca possedeva queste capacità e si premuravisse in un va di condurre a pascoli rigogliosi tutti periodo in quelli a lui affidati. cui la Chiesa Egli raccolse intorno a sé dei preti per stava subenconformardo un’enorme li al suo corruzione e stesso aveva bisogno modo di di un forte rinesini pensare, al Federico Scer novamento, di rno - 2ªA e Nicolò Sale suo stesso una riforma. spirito, per A quei tempi, fare il prete garantiva una poi lavorare comoda sistemazione e molti benefici, ma insieme e la scelta del futuro arciprete di Sondrio aiutarsi refu molto diversa. Egli inciprocamentraprese te. Inoltre, la sua erano benveformanute alla sua zione nel stessa mensa Collegio Giulia Andreo le numerose li - 2ªA E l ve t i c o persone bisodi Milagnose di aiuto, che egli quotidianamente no, fonospitava. dato da La predicazione era per lui quotidiana e Carlo Borcontinue erano le istruzioni catechiromeo, dostiche. ve apprese P e r ò le lingue questa bibliche, sua pol’ebraico e sizione il greco, in non pormodo da potò niente ter avere una profonda interpretazione e di buono: conoscenza delle Sacre Scritture. Questa infatti, preparazione fu ulteriormente migliorata nel 1618, grazie alla sua laurea in Tedurante ologia, una riconsecerca di guita traditori presso dello Stal’univerto Retico a sità di Simone Confo rti - 3ªA favore della Pavia. Spagna, RuNel 1587 sca venne sequestrato durante la notte da gli fu afuna banda armata e portato prima a Coira fidato un e poi a Thusis. primo inQui, dove aveva la sua sede il tribunale carico coantispagnolo, Nicolò Rusca venne interrome parroco gato sotto tortura: negò ogni accusa, ma i di Sessa e continui tormenti e la rottura della corda Monteggio, e della carrucola a cui era appeso provocaper poi diA 3ª rti rono la sua morte. Era il 4 settembre 1618. fo Simone Con Disegno di Be atrice Alessia Gianola - 3ªA Beatrice Alessia Gianola - 3ªA Giulia Andreoli - 2ªA - 2ªA da Yaakouby Colacrai e Hou Roberta Neto 2013 ■ 17 lnovo - 2ªB Disegno di Licia Caste Matti da Ligari Scuola Media Ligar 1A 1B 1C 1D 1E 1F 2A 2B ri - Sondrio 2012-2013 2C 2D 2E 3A 3B 3C 3D 3E Matti da Ligari 20 ■ 2013 sportinsieme Corsa campestre Torneo di Badminton Vivatletica Progettiamo 1° Classificato il Q uest’anno la nostra classe ha partecipato al concorso ”Il paesaggio costruito”. La finalità dell’iniziativa era quella di far conoscere e riscoprire luoghi caratteristici della Valtellina troppo spesso dimenticati o sconosciuti. Il “prodotto” finale da realizzare era una sorta “di guida turistica” (cartacea o multimediale) pensata per bambini e ragazzi della scuola primaria e secondaria, quindi scritta con un linguaggio semplice, chiaro ma completo. La nostra classe ha io c trui Michela Scherini, Maria Ravelli, Claudia Bertoletti, Ambra Leusciatti, Alice Stampa - 2ªA gg os Conoscete Gombaro e Fracaiolo? Paesa 2013 ■ 21 to Matti da Ligari scelto come “soggetto” del lavoro due località di Sondrio al giorno d’oggi un po’ trascurate: Gombaro e Fracaiolo, situate lungo il corso del Mallero, allo sbocco delle Cassandre. Il tema conduttore del nostro lavoro è stato quello dell’acqua, che genera e distrugge. In questi luoghi, un tempo importanti centro produttivi di Sondrio, l’acqua ha svolto un ruolo primario: alimentava mulini, magli e altri macchinari; faceva riunire, attorno al lavatoio di Fracaiolo, alimentato dal Malleretto di sinistra, le donne a lavare, tra chiacchiere e risate. L’acqua era anche fonte di divertimento: a Gombaro, fino al 1911, c’era un campo di pattinaggio, molto frequentato dalla “Sondrio bene”; nelle fredde acque del Mallero, invece, tutti i bambini, d’estate, potevano tuffarsi per pescare gli “scazzun”, dei piccoli pesci. L’acqua, però, costituiva e costituisce tuttora un pericolo per que- sti luoghi: a causa delle abbondanti piogge, il Mallero spesso straripava distruggendo le costruzioni circostanti, come accadde nel 1834, nel 1911 e nel 1927. Recentemente si sono anche verificate delle frane che hanno danneggiato alcune delle abitazioni. Per realizzare il nostro lavoro abbiamo consultato libri e vecchi documenti; importanti sono state le informazioni dateci dalle esperte del MVSA (dott.ssa Angela Dell’Oca e Rosaria Gargiulo). Abbiamo anche scattato delle foto in cui simpaticamente cercavamo di “interpretare” oggetti e ambienti, per valorizzarli e proteggerli. Testi e immagini sono state montati in una presentazione in Power Point che può essere anche ascoltata in lingua inglese o portoghese. È stato un lavoro lungo e impegnativo, ma…siamo soddisfatti della nostra presentazione e di aver contribuito (speriamo!) a non far dimenticare questi luoghi che fanno parte della nostra storia. La 1 E a Castello dell’Acqua a Fotoracconto del sentiero etnografico Classe - 1ªE C Matti da Ligari Progettiamo 22 ■ 2013 i è piaciuta l’idea di andare a visitare il sentiero etnografico di Castello con l’intento di rianimarlo, ricostruendo dei momenti di vita del passato di questa comunità. Ci ha colpito da subito come una volta l’uomo vivesse, non solo a contatto con la natura, ma la conoscesse, la utilizzasse senza danneggiarla. Gli uomini erano fieri dell’ambiente naturale in cui vivevano, nel quale affondavano le proprie radici, dove avevano vissuto i loro antenati e dove avrebbero vissuto i loro discendenti, e per questo lo consideravano un patrimonio, un bene comune da salvaguardare e valorizzare. Pur vivendo in un mondo chiuso, con risorse e mezzi limitati, lo spirito di sopravvivenza, associato all’intelligenza e alla creatività, ha permesso ai nostri antenati di condurre un’esistenza in sintonia con la natura, vivendo dei suoi frutti e sfruttando le sue forze. Pietre abitate Percorso per le vie di Sondrio alla scoperta delle pietre utilizzate nelle costruzioni (il testo che segue accompagna le immagini di un’audioguida da noi realizzata) Classe 1ªB I l nostro lavoro nasce dalla curiosità di conoscere i materiali naturali con cui sono realizzati molte costruzioni e spazi della nostra città. Che pietre sono? Da dove vengono? Siamo così abituati a vivere tra le nostre montagne, che spesso ci dimentichiamo che sono parte della nostra vita di ogni giorno. Con questo lavoro abbiamo approfondito la conoscenza delle rocce e delle pietre impiegate nella costruzione di palazzi, strade e piazze in cui viviamo. Il nostro percorso comincia in cima alla salita Ligari, che dalla piazza Vecchia conduce fino alla località detta crap. Qui troviamo una parete rocciosa dove la crosta terrestre affiora dal terreno, si tratta di una roccia metamorfica. Le rocce metamorfiche derivano dalla trasformazione di rocce sedimentarie, magmatiche o di altre metamorfiche. In Valtellina l’80% è costituito da rocce metamorfiche, si parla infatti di metamorfismo alpino, un fenomeno legato a processi dovuti ad alte temperature e pressioni. A questo grande gruppo appartengono micascisti, gneiss, serpentine. In questa parete è possibile osservare il grado di scistosità presente in queste rocce, cioè la capacità di dividersi in lastre secondo piani trasversali. Possiamo anche notare la presenza di lenti di quarzite, un minerale bianco traslucido. Dal Crap, ci portiamo attraverso la via Scarpatetti e poi la salita Schenardi nei pressi del Convitto Nazionale. Da questa posizione elevata possiamo vedere i tetti dell’antico quartiere di Scarpatetti. Si tratta di coperture antiche e più recenti, ma dello stesso materiale: il serpentino scisto. Queste tegole nel dialetto valtellinese vengono indicate con il nome di piode e sfruttano la proprietà della scistosità. Un tempo le piode erano realizza- Matti da Ligari te a mano da abili operai chiamati giovellai. Il termine deriva dal nome della località più antica e anche più caratteristica di estrazione del serpentino, Il Giovello, appunto, nei pressi di Chiesa Valmalenco. Le piode hanno un caratteristico colore verde, tipico del serpentino. La colorazione é dovuta alla presenza di minerali di clorite. La presenza di ferro, invece, fa si che le tegole all’ aria si ricoprano di una patina di colore rossastro, da cui prendono il nome anche molte nostre montagne: Corni Bruciati, Predarossa, Corna Rossa. Erroneamente le piode vengono indicate dalla tradizione come tegole di ardesia. L’ardesia, detta anche pietra lavagna, è una particolare varietà di roccia metamorfica diffusa in Italia settentrionale e da molti secoli estratta in Liguria, un tipo di scisto assimilabile, ma differente, da quello che viene coltivato in Valmalenco. Ci troviamo ora nella caratteristica via di Scarpatetti. Questa contrada, di origine contadina è stata costruita nell’avvallamento scavato dall’antico ghiacciaio del Mallero. In questo punto troviamo ancora rocce affioranti, ma anche un muro costruito dall’uomo che ci racconta quali rocce si possono trovare nel nostro territorio. C’è la serpentinite dal classico colore verde; sono presenti blocchi di granito; pietre con un’alta concentrazione di ferro; la quarzite, bianca e translucida; la classica pietra grigia tipica dei dintorni di Sondrio. Un tempo il trasporto delle pietre era costoso e problematico, per cui si tendeva ad usare per le costruzioni comuni le pietre che si trovavano più vicine. È il caso di questa abitazione datata 1669, ma forse precedente, realizzata con la tipica pietra grigia propria della zona di Sondrio. Scesi da Scarpatetti e giunti in piazza Quadrivio imbocchiamo subito a destra la via Lavizzari e dopo pochi metri, sulla sinistra, possiamo accedere al cortile del palazzo Sassi de Lavizzari, sede del Museo di storia e arte valtellinese. Questo palazzo Cinquecentesco ha una facciata severa, ingentilita da un bel portale bugnato. La parte che a noi qui interessa è l’ampio cortile interno, dove troviamo una serie di eleganti colonne realizzate nella bella pietra verde di Tresivio, con delle sfumature rosse molto particolari, attribuibili alla presenza di minerali di ferro. Questa pietra dal colore verde chiaro veniva estratta nel comune di Tresivio e dintorni da affioramenti di scisto-cloriti; le cave erano situate nella zona denominata Calvario. Nel comune di Poggiridenti, sul sentiero dei rat, sono ancora visibili resti di una cava. Questa bella pietra, dalle tonalità delicate, veniva utilizzata per pavimentazioni e decorazioni delle chiese soprattutto nel XVII secolo. L’esempio più significativo è quello della Madonna del Piano a Bianzone. Oggi questa pietra non si estrae più perchè le cave sono esaurite. Quando parliamo di cave intendiamo scavi aperti o interni alla superficie terrestre dove si estraggono rocce. Anche le miniere pos- Progettiamo sono essere a cielo aperto oppure chiuse, ma vi si estrae un solo tipo di minerale. Uscendo dall’ingresso principale di palazzo Sassi percorriamo via Quadrio in direzione est e ci troviamo dopo pochi metri nell’antica piazza Quadrivio chiamata così perchè è la confluenza di quattro strade, oppure, secondo un’altra interpretazione, il nome deriva dalla parola carrobbio, in relazione al passaggio dei carri. Qui troviamo una bella fontana disegnata dall’ingegner Dall’acqua nel 1820 e realizzata dall’abile scalpellino della val Masino Giuseppe Peduzzi. È ricavata da un unico blocco di pietra di granito. Il lato sud della piazza é chiuso dal Palazzo Sertoli, a cui si accede da un portone con un bellissimo portale in pietra verde di Tresivio di cui abbiamo parlato prima. Accanto al portone di ingresso troviamo l’entrata della cappella del palazzo, dedicata a San Francesco Saverio. Questa volta il portale è realizzato in diorite di Triangia, un granito tipico appunto della zona di Triangia. Il granito, in tutte le sue varietà, tra cui ricordiamo il ghiandone, le dioriti, il serizzo, è una roccia magmatica intrusiva, cioè si è formata dalla solidificazione del magma all’interno della crosta terrestre; la solidificazione del magma al di sotto della crosta terrestre avviene molto lentamente e questo comporta la formazione di cristalli di dimensioni da qualche millimetro fino a qualche centimetro. Ne deriva una roccia dura, compatta, con struttura cristallina, senza stratificazioni. La nostra provincia presenta vari giacimenti di granito, famoso e rinomato è quello della val Masino. Questa pietra è utilizzata nell’edilizia come materiale da rivestimento, pavimenti, davanzali, scale e molto altro, ma è molto apprezzata anche da alpinisti e arrampicatori, perché tra la varietà di rocce che compongono le Alpi, è sicuramente la più solida e compatta. Lasciamo la Piazza Quadrivio e percorriamo la via Quadrio, giriamo a destra e imbocchiamo la stretta via Parravicini. Dopo pochi metri ci fermiamo davanti a un bel portale di marmo. Si tratta dell’ingresso della cinquecentesca Casa Lavizzari. Questo portale è realizzato in marmo, un materiale poco presente nella nostra valle. il marmo è un calcare cristallino ha una struttura tridimensionale costante. Sono rocce carbonatiche metamorfiche di colore versatile grana molto diversificata, scistosità ridotta. È una pietra morbida adatta ad essere lavorata, come vediamo dalle decorazioni del portale. Purtroppo il marmo ha come nemici l’acqua l’inquinamento, le polveri. Tutti questi agenti formano sul marmo una crosta nera che lo trasforma in gesso e quindi soggetto allo scioglimento. Per risolvere questo problema bisogna asportare la crosta nera mediante un’opera di pulizia. Ci troviamo ora in Piazza Campello il luogo dove si sono sempre concentrate le istituzioni politiche e religiose. La piazza nel corso del tempo è stato oggetto di diversi rifacimenti. Il progetto di riqualificazione, terminato nel 2011, ci ha consegnato la piazza così come la vediamo oggi. A noi interessa osservarla dal punto di vista dell’utilizzo dei materiali. Prima di tutto osserviamo la pavimentazione. La vecchia e pregevole pavimentazione è un selciato realizzato con grandi blocchi in granito di San Fedelino (in Val Chiavenna); a questa si affianca una pavimentazione nuova realizzata in beola locale di recupero. La beola è una roccia metamorfica. Si tratta di uno gneiss a tessitura lamellare, costituito di miche, feldspati e quarzo, caratterizzato da una facile divisibilità in lastre piane, anche molto ampie e sottili. L’attenzione è poi attirata dalla torre Campanaria o torre Ligariana costruita interamente in pietra. Alla base della torre troviamo una fontana in ghiandone, come in ghiandone è la fontana rettilinea di recente costruzione. Sempre in ghiandone della val Masino è anche il monolite del monumento ai caduti realizzato dallo scultore Livio Benetti. Attraverso la via Cavallotti e poi via Beccaria ci spostiamo in Piazza Cavour, meglio conosciuta come piazza Vecchia. Questa piazza che, fino al XIX secolo era il luogo deputato per il mercato, da poco appare nella sua nuova veste. La pavimentazione in acciottolato, nel dialetto valtellinese detta risc riproduce la pavimentazione più antica sempre realizzata con ciottoli di fiume. Il risc usato anticamente per la pavimentazione di strade, cortili, piazze è l’insieme di sassi ricavati dal greto del fiume. Nel passato i ciottoli erano molto irregolari, di dimensioni anche molto diverse, oggi invece la scelta dei ciottoli è più accurata, quindi si hanno pietre più regolari e uniformi nel colore. La caratteristica dei ciottoli è data dalla loro varietà e dalla diversa provenienza, proprio perchè si tratta di materiali trascinati dalla forza delle acque. Nel letto del torrente Mallero troviamo ciottoli di ogni tipo dal serpentino scisto, al granito, al marmo, che provengono da ogni parte del bacino idrografico di questo torrente: dal Bernina, da Chiareggio, dal Passo del Muretto, dalla Val Sissone e da tutti i luoghi le cui acque convergono nel Mallero. Attraversiamo il ponte sul Mallero e percorriamo il lungo Mallero Diaz. Possiamo osservare i possenti argini realizzati in ghiandone. Questi argini robusti risalgono al 1834, anno in cui parte della città fu invasa dalle acque del torrente. Non era la prima volta, infatti, il Mallero aveva già invaso Sondrio nel 1817 e nel 1829. Gli argini furono progettati dall’ingegner Carlo Donegani, lo stesso che aveva progettato le strade dello Spluga e dello Stelvio Il ghiandone, in cui gli argini sono costruiti, è una varietà di granito che troviamo soprattutto in Valmasino. È facilmente riconoscibile dalla presenza di grosse macchie bianche dette ghiande, che altro non sono che grossi cristalli di feldspato. Il ghiandone viene utilizzato per pavimentazioni, lastricature e rivestimenti. Abbiamo notato che è una pietra molto utilizzata per la realizzazione degli arredi cittadini. Questa pietra resiste bene all’erosione dell’acqua. Il nostro percorso si conclude qui, presso il palazzo della Provincia che raccoglie in sè tutte le pietre che abbiamo visto utilizzate finora. Dopo l’alluvione del 1927 molti edifici posti sull’argine sinistro del Mallero vennero gravemente 2013 ■ 23 danneggiati dall’esondazione del torrente, fra questi anche il palazzo della Provincia. Già nel 1930 venne quindi bandito un concorso per la nuova sede, che avrebbe accolto gli uffici della Provincia, della Prefettura e della Questura. Il concorso fu vinto dall’architetto milanese Giovanni Muzio e nel 1935 il palazzo venne inaugurato. Prima di iniziare il progetto Muzio percorse in lungo e in largo la Valtellina, perché secondo lui la nuova costruzione doveva essere rispettosa dello spirito del luogo e riprendere i materiali costruttivi della provincia. Armato di taccuino andò in cerca di suggerimenti sulle pietre locali, per farsi un’idea delle costruzioni tipiche di questo territorio. Trovò costruzioni realizzate con le seguenti pietre: ghiandone della val Masino, serpentino della Valmalenco, granito, beola, pietra di Tresivio, ciottoli di fiume. Tutti questi materiali sono stati impiegati da Muzio nella realizzazione del palazzo, che è una celebrazione della pietra e dei materiali naturali provenienti da tutta la provincia. Eccone un elenco Il basamento della torre maggiore e lo zoccolo del palazzo sono rivestiti in massello di Samolaco. Nello stesso materiale sono realizzate anche gli archi e i portali dei fronti principali. La torre della Provincia invece è in serizzo cavato dal fiume Mera. I contorni delle finestre del primo e secondo piano sono in serpentino della Valmalenco lucidato. Le finestre sopraporte nel sottoportico sono in serizzo rosso della valle del Bitto. Nella Galleria, che congiunge via XXV aprile a via Vittorio Veneto, le pareti sono rivestite in pietra verde di Tresivio con delle bellissime venature bianche che fanno pensare al marmo. Le due colonne lucide poste all’ingresso del sottoportico sono in serizzo della val Bregaglia La pavimentazione della galleria è stata realizzata in beola e serpentino della Valmalenco. Il cortile interno è fatto con i ciottoli di fiume, opportunamente scelti in base alla colorazione. Sono stati realizzati dei disegni geometrici giocando sull’alternanza del bianco, del grigio e del verde. Per il bianco sono stati usati ciottoli di quarzite e marmo; il verde è costituito dal serpentino in tutte le sue gradazioni di colore; il colore grigio è dato, invece, dall’utilizzo della beola. Per le scale interne sono state utilizzati diversi materiali: il ghiandone della Valmasino, il serizzo di Somaggia e la beola della val Bregaglia. Ci ha sorpreso ritrovare concentrate in questo palazzo tutte le pietre che abbiamo visto essere state utilizzate per diverse costruzioni nella nostra città. Capire che questa non è stata una scelta casuale, ci ha fatto percepire un po’ l’anima e lo spirito di questa austera dimora. Alla fine del nostro percorso possiamo dire che le pietre non sono materiali inerti, immutabili e freddi, ma sono pietre che hanno una loro personalità ed esprimono un gusto, sono pietre abitate. Matti da Ligari Sportivamente 24 ■ 2013 Il pallone Felix Baumgartner d’oro 2013 Il folle volo di Daniele Baldini e Federico Trabucchi Silvestri - 3ªD Scalando l’impossibile Maria Ravelli - 2ªA C he cosa vuol dire “scalare un ottomila”? Arrivare con le proprie gambe su una delle quattordici vette più alte del mondo. Ma cosa comporta un’impresa del genere? Venerdì 7 dicembre a Berbenno è stato organizzato un incontro speciale con due guru dell’alpinismo estremo: Marco Confortola e Mario Panzeri. È stata una serata molto interessante, speciale, anche perché Confortola ha colto l’occasione per ricordare il caro amico Marco Simoncelli (il “Sic”!) a cui ha dedicato un filmato importante. I due alpinisti hanno scelto di raccontare le loro imprese non attraverso le parole, ma mediante alcuni filmati fatti durante le escursioni. E così, anche noi spettatori siamo stati trascinati in Nepal, in Pakistan e in Cina. Sembrava di essere con loro in tenda, in mezzo alle bufere di neve ad alta quota, in luoghi così diversi e lontani dai nostri. In luoghi dove si è felici per un semplice raggio di sole, dove la certezza di arrivare a fine giornata non è del tutto scontata e sai che tutto può cambiare all’improvviso... In alcuni filmati apparivano anche degli sherpa, cioè gente locale che aiuta gli alpinisti a trasportare il materiale necessario al campo base. Facevano sorridere e riflettere perché, a differenza degli alpinisti con scarponi e abbigliamento tecnico, essi salivano scalzi per i sentieri, carichi come muli e con qualche straccio addosso, solo per coprirsi. Quando i due alpinisti hanno accettato di commentare brevemente le loro imprese si è resa evidente la differenza tra i due caratteri. Marco è un ragazzo allegro, estroverso, a cui piace ridere e scherzare. Mario, invece, è il “classico uomo di montagna”: schivo, di poche parole e molto umile; gli amici, per sottolinearne le grandi doti umane e alpinistiche, lo hanno soprannominato “Marione”. Marco ha sempre considerato l’alpinismo estremo una parte di sé e si è dedicato a tale sport come professionista; Mario, invece, ha dedicato alla montagna in genere solo i fine settimana, per hobby, e … ha conquistato tutte le quattordici vette! (a Marco ne rimangono ancora nove). Marco è stato fermo parecchio tempo dopo il disastro avvenuto sul K2 nel 2008, quando morirono undici alpinisti e lui stesso subì l’amputazione di tutte le dita dei piedi. Il grande ritorno è avvenuto sul Manaslu nel 2012, durante una difficile spedizione: Marco non si è lasciato scoraggiare e ha cercato con tenacia nuove soluzioni e nuovi materiali per tornare in montagna. Uno sponsor gli ha prodotto degli scarponi personalizzati che gli hanno permesso di sopportare le condizioni estreme degli ottomila. Anche sul Manaslu gli incidenti non sono mancati, ma Marco non ha riportato danni; ha voluto comunque arrivare in cima per dimostrare che non bisogna mai abbandonare i propri progetti e i propri sogni, magari anche in memoria di chi non è riuscito a realizzarli. - Abbiamo conquistato il Manaslu per loro, se lo meritano! – ha detto Marco, orgoglioso. I quattordici 8000 Nome Everst K2 Kangchenjunga Lhotse Makalu Cho Oyu Dhaulagiri Manaslu Nanga Parbat Annapurna Gasherbrum I Broad Peak Gasherbrum 2ª Shishapangma Altezza 8848 m 8611 m 8586 m 8516 m 8463 m 8201 m 8167 m 8163 m 8125 m 8091 m 8068 m 8047 m 8035 m 8027 m Collocazione geografica Cina/Nepal Cina/Nepal India/Nepal Cina/Nepal Cina/Nepal Cina/Nepal Nepal Nepal Pakistan Nepal Cina/Pakistan Cina/Pakistan Cina/Pakistan Cina N el gennaio 2010 si venne a sapere che Felix Baumgartner stava lavorando con un team di scienziati e sponsor Red Bull, per tentare il record del salto più alto in caduta libera: l’obiettivo era saltare da 36 600 m, attrezzato di una speciale tuta simile a quella in dotazione agli astronauti, lanciandosi da una capsula sospesa da un pallone riempito di elio, con l’intenzione di diventare il primo paracadutista a rompere il muro del suono, oltre a superare il record di salto dal punto più in alto con paracadute. Record che era detenuto da Joseph Kittinger con circa 31,3 km ottenuti nel 1960. Il salto definitivo era previsto per il mese di agosto del 2012, ma è stato rinviato all’autunno dello stesso anno a causa dei danni, non previsti, riportati dalla capsula durante l’atterraggio del secondo salto di prova. Felix Baumgartner e la sua squadra hanno annunciato che il lancio si sarebbe dovuto tenere l’8 ottobre con partenza da una base nel deserto del Nuovo Messico, nei pressi di Roswell. Il 5 ottobre 2012, causa maltempo, il tentativo di salto è stato rimandato e riprogrammato all’alba del 9 ottobre. A causa del forte vento, che impediva il corretto gonfiaggio del pallone a elio il lancio è stato spostato alle 16:30 del 14 ottobre. Alle ore 19:09 Baumgartner si è lanciato da quota 38 969,4 m superando la velocità del suono ed arrivando ad una velocità massima di 1 357,6 km/h. La missione si è conclusa con successo stabilendo tre record: l’altezza massima raggiunta da un pallone aerostatico con equipaggio, l’altezza maggiore di un lancio da pallone aerostatico e la velocità massima raggiunta da un uomo in caduta libera. Il record di durata di una caduta libera è invece rimasto a Joe Kittinger, che lo stava guidando da terra. Inaspettatamente è stato realizzato anche un altro record, il maggior share della televisione austriaca (59%, con più di 3 milioni di spettatori) e di YouTube, con più di 8 milioni di spettatori collegati a seguire l’evento in diretta. Andrea Macrina, Marco Palazzo e Luca Aureli - 2ªD Q uest’anno il pallone d’oro è stato vinto per la quarta volta consecutiva da Lionel Messi. L’argentino ha superato i due avversari: Cristiano Ronaldo e Andres Iniesta. La cerimonia si è svolta a Zurigo il 7 gennaio 2013. Al quarto posto Xavi, poi Falcao, Casillas, e, finalmente, il primo italiano classificato: Andrea Pirlo. Gli altri italiani in competizione erano Balotelli e Buffon. L’ultimo italiano ad essere riuscito a vincere il prestigioso premio è stato Fabio Cannavaro nel 2006, nell’anno dell’ultimo trionfo nei Mondiali. Lionel Messi è un giocatore del Barcellona che ha venticinque anni, considerato l’erede di Maradona, secondo alcuni critici è uno dei più forti giocatori al mondo di tutti i tempi. La Pulce, così è soprannominato il giocatore, tra club, nazionali maggiori e nazionali giovanili, ha segnato globalmente 358 gol in 499 partite. Proprio da questi numeri si può capire quanto sia forte l’argentino. Messi, inoltre, nel suo repertorio può vantare di aver vinto 5 campionati spagnoli, 5 supercoppe di Spagna, 2 coppe di Spagna, 3 Champions League, 2 supercoppe UEFA, 2 mondiali per club, 1 campionato del mondo Under 20 e un oro olimpico. Nonostante tutto ciò, noi vogliamo chiudere l’articolo con la speranza che l’anno prossimo sia un italiano a vincere il prossimo pallone. Il torneo di badminton Scherini Luigi e Vailati Massimiliano - 1ªA I l 18 marzo 2013, nella scuola Ligari, si è svolto il grandioso torneo di badminton. Gli alunni si sono preparati all’evento con un intenso allenamento con le “sorelle Zecca” (le prof. Daniela e Patrizia). Prima di iniziare il torneo ci sono state delle selezioni all’interno di ogni classe: i primi tre classificati hanno avuto la possibilità di partecipare al torneo d’Istituto. I due sfidanti, nel rispetto reciproco, si stringono la mano e si augurano buona fortuna. Il gioco consiste nel “piazzare” il volano (pallina di sughero in cui è attaccato un “paracadute” di plastica) in un punto irraggiungibile dall’avversario, cercando di rimanere nei limiti del campo. Lo scopo del gioco, quindi, è far cadere a terra il volano nel campo avversario; vince il primo giocatore che arriva a 11 punti. Il torneo è stato davvero emozionante e pieno di colpi di scena: rimonte eccezionali, punti quasi impossibili da realizzare e salvataggi sorprendenti. Solo i migliori sono riusciti a classificarsi e a puntare verso la gloria. Tra tutti, una nostra compagna di classe è arrivata prima! È Eleonora Paini, e noi l’abbiamo intervistata per voi. -C ome hai vissuto l’esperienza del torneo? - È stata davvero una giornata bella ed emozionante. Mi ha coinvolto tantissimo il torneo. E, inoltre, è stata una giornata di scuola diversa dalle altre. - Con chi eri in squadra? - Federico Manni, Gaia Bertolini e Gabriele Morozzo. - I n che posizione vi siete classificati alle provinciali? - Siamo arrivati quinti. - S aresti contenta di partecipare il prossimo anno? - Sì, perché la competizione mi è piaciuta tanto e vorrei rivivere l’emozione della vittoria. - Chi vorresti in squadra l’anno prossimo? - Gaia! - I tuoi compagni di squadra erano alla tua altezza? - Sì, più o meno eravamo tutti sullo stesso livello. - Come hai “gustato” la vittoria? - Con entusiasmo, assieme alle mie amiche, che mi hanno sostenuto. Noi della IA ci permettiamo di concludere affermando che l’esperienza del torneo di badminton è stata unica nel suo genere e ha coinvolto tutti, perciò speriamo che l’evento si ripeta anche il prossimo anno scolastico. Intanto, incrociamo le dita! Matti da Ligari Sportivamente 2013 ■ 25 KEN BLOCK Riccardo Balsarri e Simone Credaro - 3ªD Nuoto pinnato Filippo Sironi e Gioele Grossi - 3ªD I l nuoto pinnato è una disciplina sportiva appartenente alle specialità acquatiche che, con l’aiuto di attrezzature specifiche permette all’atleta il raggiungimento di velocità decisamente più elevate rispetto al nuoto puro. Già dalla prima edizione di Santa Clara nel 1981 il nuoto pinnato è disciplina ufficiale dei Giochi mondiali. Storicamente il nuoto pinnato nasce nella metà degli anni Cinquanta, in conseguenza delle evoluzioni che si erano avute durante la Seconda guerra mondiale, quando le pinne erano ampiamente usate per le operazioni di sabotaggio delle navi nemiche. In Italia si trova traccia dei primi atti ufficiali nel 1955 a Bologna, dove viene aperta la prima società di nuoto pinnato. È in quegli anni che viene stabilito il primo regolamento della specialità e la nuova disciplina viene affidata alla “FIPS” (Federazione Italiana Pesca Sportiva), che dopo anni di battaglie, solo negli anni Novanta, aggiunge alla propria dicitura le due lettere che sono espressione del nuoto pinnato, diventando così “FIPSAS” (Federazione Italiana Pesca Sportiva e Attività Subacquee). Tuttora questa è la società che gestisce le competizioni nel settore nuoto pinnato. Questa prima fase di sviluppo è continua fino alla fine degli anni Sessanta, quando con i campionati europei di Locarno del 1969 la nascita a livello internazionale viene ufficialmente approvata. Fin da questo primo appuntamento internazionale si evidenzia l’elevata competitività degli atleti dell’URSS. Nel 1971 per il nuoto pinnato è il momento di un’autentica rivoluzione, quando viene introdotto un nuovo strumento natatorio: la monopinna. Si tratta di una pinna unica, realizzata in vari materiali, e già nel 1972, grazie a questo nuovo supporto, per la prima volta un uomo abbatte il muro dei 40 secondi nella distanza “principe” dei 100 metri realizzando il nuovo record di 39”92. Dopodiché la convivenza con le bipinne continua fino al 1979, quando tutti i primati mondiali sono realizzati con la monopinna. Come per altre discipline sportive, anche nel nuoto pinnato esistono tradizionalmente nazioni che rappresentano, grazie ai loro successi, un modello per tutti gli altri: dopo la già citata Russia, si sta proponendo alla ribalta la scuola cinese. Tuttavia negli ultimi anni anche l’Italia, grazie agli atleti Stefano Figini, Cesare Fumarola e Andrea Nava, appartenenti alla società “Fiamme oro”, si sta facendo avanti incassando diversi record del mondo. PINNE Le pinne sono l’attrezzo utilizzato dai pinnatisti per raggiungere un’elevata velocità in acqua. Ci sono due diversi tipi di pinne: della marca più utilizzata “Cressi”, più estese, e le najad, che si dividono ulteriormente in due tipi: “sprint”, corta e rigida, e “speed”, di gomma meno concentrata. I record italiani con le pinne nei 50 e 100 m sono stati conquistati da Andrea Rampazzo con i tempi rispettivamente di 19”48 e 43”15. MONOPINNA La monopinna è un’attrezzatura natatoria in vetroresina o in fibra di carbonio, nella quale viene montata una scarpetta di gomma. Anch’essa si divide in due tipi: piatta, con la scarpetta parallela alla pala, e inclinata, fino a 20 gradi; questa è inoltre passata ad una sezione ovoidale, decisamente più idrodinamica, in modo da avere una migliore spinta ed un migliore sfruttamento dello spostamento dell’acqua da parte dell’attrezzo, che tende in movimento ad assumere una forma simile a un cucchiaio. Con quest’inclinazione la pala della monopinna rimane sempre “in presa” nell’acqua, migliorando il rendimento e minimizzando i fattori fisici predisponenti all’attività. I record italiani con la monopinna nei 50 e 100 m sono stati conquistati da Cesare Fumarola con i tempi rispettivamente di 15”62 e 34”77. K piloen Block non è il solito ne ta di rally, ma un campio è cio , na ha mk gy di e mondial derapate, percorsi snodati con varie trollate in testacoda e sbandate con tà. circuiti o percorsi di cit degli sport te an am Ken é un uomo to cross ed estremi dallo skate al mo olato: lo si è un tipo molto speric Vegas doè visto nella gara di Las caldata ha ve una centralina surris continuato preso fuoco, ma lui ha do è stato ad andare fino a quan di “Top superato dal conduttore Nel 1994 gear” Usa Tanner Foust. . L’idea gli ha fondato la “DC shoes” are delle venne per caso: voleva cre nologiche scarpe per skater più tec di quelle già esistenti. x GelsoDal 2005 col copilota, Ale mino, parla tecipa a molti rally con r raggiunpe sua Ford fiesta rs wrx, campione rigere il livello del plu Loeb. ian ast mondiale di rally Seb una in e ion riz Nel 2009 fa un’appa o siv evi tel a puntata del programm inne vie ale “Top gear”, nella qu y e si esitervistato da James Ma dismesso. o bisce in un aeroport porto di rap Intraprende anche un aster” dem “Co collaborazione con la ttridu pro a (un’azienda britannic chi) gio eo vid ce e distributrice di guidi i ch gio nell’ambito dei video ”. wn do da come “Dirt Show re e uno Ke n è un im pre nd ito sentato pre ha “stuntman”. Inoltre quale la con la nuova Ford Fiesta 13, affronterà la stagione 20 e re ga a re olt che comprenderà, i e ch an o, nd Rally in giro per il Mo nioo “H La . eo suoi funambolici vid ovo team gan Racing Division”, nu sentato pre ha creato da Ken Block, quali le con , le nuove Ford Fiesta nel à rer cor il pilota statunitense Ga “X gli ne , Mondiale Rally 2013 l ne , ss” Cro lly mes”, nel “Global Ra a an kh ym “G l “Rally America” e ne Grid”. ’anno Ken Ovviamente anche quest il settiare nc Block non si farà ma hana, mk Gy ie mo episodio della Ser masai ta rta po da lui inventata e nuai zie gra simi livelli di stunt, ndi gra sue e all merosi sponsor ed e. ch mi disponibilità econo Il torneo di pallacambio Simone Curti, Leo De Paoli, Zeyad Khalil, Sara Marconi, Valentina Marconi, Eleonora Paini - 1ªA Q uest’inverno, presso la palestra della scuola Ligari, noi alunni della classe 1ªA abbiamo vissuto un’esperienza nuova: abbiamo partecipato ad un torneo di pallacambio tra le classi prime che, oltre alle specifiche competenze dell’attività, ci ha insegnato a stare insieme divertendoci e rispettando le regole, e abbiamo avuto l’opportunità di fare nuove amicizie con gli alunni delle altre classi. La pallacambio è simile alla pallavolo, ma ogni squadra è composta da nove giocatori in campo, i quali, a turno, ruotano a vicenda e si alternano per stare al centro del campo, la posizione dalla quale si tira. L’obiettivo del gioco consiste nel cercare di fare punto, tirando la palla nel campo avversario. Ogni classe ha giocato cinque partite nelle quali ha avuto l’occasione di sfidare tutte le altre squadre. Noi abbiamo vinto tutte le partite grazie alla nostra grinta e al fatto che siamo un gruppo molto unito e ci facciamo forza a vicenda. Giovedì 24 gennaio 2013 c’è stato il primo incontro con tre partite. Il giovedì successivo, il 31 gennaio, è stato il nostro turno. Il primo scontro è stato contro la 1ªF. Per noi è stata una partita abbastanza facile, anche se i primi minuti sono stati piuttosto critici, ma, grazie al colpo vincente di Mattia Alfarano, siamo riusciti a riportarci in testa, vincendo 19 a 32! La terza partita della giornata si è disputata alle 16.00 e ci ha visto di nuovo protagonisti, giocando contro la tanto temuta 1ªC. È stata una partita un po’ più impegnativa, ma abbiamo comunque distaccato la squadra avversaria di 5 punti, concludendo la partita 22 a 17, a nostro favore. Il terzo giorno di torneo, giovedì 7 febbraio 2013, abbiamo giocato la prima partita della giornata contro la 1ªB, vincendo 32 a 19. La seconda partita, 1ªA contro 1ªD, è stata quella decisiva. Inizialmente la competizione è stata piuttosto equilibrata, e il punteggio è stato per lo più di parità. Noi ce la mettevamo tutta, ma non riuscivamo a portarci in vantaggio. Eravamo stremati, ma non ci siamo fermati, siamo andati avanti spediti, sino a quando si è arrivati ad un punteggio da tutti temuto: mancava ormai un solo punto alla vittoria, il pericoloso punto secco. I ragazzi della 1ªD hanno fatto un errore: hanno calpestato la linea che non si deve assolutamente oltrepassare per tirare e quindi il punto è andato a noi! Le nostre urla di esultazione erano fortissime! Avevamo portato a casa un’altra vittoria, sostenendoci a vicenda. L’ultimo giorno di torneo abbiamo giocato la terza partita contro la 1ªE: abbiamo vinto per soli due punti. Così, alla fine, noi della 1ªA ci siamo classificati primi nel torneo di pallacambio! Subito dopo di noi la 1ªD, seguita al terzo posto dalla 1ªC, e di seguito le altre classi. Siamo molto orgogliosi del risultato ottenuto e tutti gli alunni della nostra classe sono entusiasti dell’esperienza vissuta. Chi si sarebbe mai aspettato che noi, i ragazzi della 1ªA, avremmo potuto vincere!? 26 ■ 2013 Matti da Ligari Vita da Ligari “Dove ci sono loro Danzando la Solidarietà ci siamo anche noi" GIORNATA DI GEMELLAGGIO SONDRIO SAO MATEUS Benedetta Carrara, Cesare Del Felice , Eleonora Mottarlini, Gabriele Morozzo Della Rocca , Andrea Benvenuti II E G iovedì 17 gennaio la classe 2ª E ha avuto un incontro con un esperto della Polizia Postale e due agenti della Volante i quali ci hanno parlato dei pericoli che si corrono navigando in Internet. La Polizia Postale è nata nel 1981 e si occupa di garantire la sicurezza e controlla tutte le attività illecite che vengono eseguite in rete perché col computer si possono commettere tutti i reati esistenti, tranne l’omicidio. Sono infatti molti i crimini che si possono commettere utilizzando il computer e grazie anche alla rete. Eccone alcuni: Lanciamo un appello a tutti • il cyber-bullismo, cioè i ragazzi de l nostro un atto di bullismo efIstituto Com nche quest’anno la Scuola fettuato attraverso mezzi prensi v o La raccolta di Media “Ligari” ha parteciun euro entro elettronici; la fine di quest’anno scol pato alla manifestazione di • il furto di identità che astico per cont ribuire al progetto “R gemellaggio Sondrio- Sao Mateus consiste nel rubare le creicostruire la vi ta ”. Le portabandiera promossa dall’Associazione “A denziali di una persona; di questa iniz iativa alle quali potr • c reare falsi account; dança da vida”. ete rivolgervi sono: Alessia Cesaro • s caricare filmati, immagini L’iniziativa si è svolta sabato 18 ni (1E), Bianca Ventu e musica; maggio all’Auditorium Torelli con ri (1E), • iscriversi a dei social netSilvia Zubian lo scopo di sostenere i progetti i (2E) e work prima dei tredici anSi mona Confort dell’Associazione che prevedono o (2E). ni; un sostegno alla parte più povera • scaricare o postare in rete della popolazione mateense, punfilmati con contenuti pedotando soprattutto sulla formazione e sull’istruzione. L’Associazione pornografici. ha avviato sia il progetto “Ricostruire la vita” che un programma di Oggigiorno la Polizia Postale si ocBorse di studio. Il primo è rivolto ai bambini ed alle bambine di strada, cupa di rintracciare i computer con che a São Mateus sono qualche centinaio. Al momento sono coinvolti i quali si commettono atti illegali o recuperare i dati di essi. Si occupa 36 ragazzi, maschi e femmine: tutti stanno frequentando la scuola, quindi della rete di Internet con la il che rappresenta un grande risultato considerando che ne erano quale noi tutti navighiamo. totalmente esclusi. Gli educatori, che si dedicano al loro compito con Gli esperti della Polizia Postale ci grande competenza e passione, li seguono costantemente. Delle borse hanno perciò insegnato a non fordi studio hanno fino ad ora fruito 18 giovani, tutti provenienti dalle nire tanto alla leggera i nostri dati favelas. Hanno partecipato alla giornata le classi 1B, 1E, 1F e alcune personali (perché se una persona ti alunne delle classi 2E, 2B e 3E, che si sono esibiti in un repertorio ruba l’identità, le conseguenze posdi danze moderne e popolari. Attraverso tre differenti coreografie il sono essere gravi), a non accettare gruppo danza ha voluto lanciare un messaggio di vicinanza ai bambini l’amicizia di account che appartenbrasiliani entrando nello spirito della gioia e della festa ballando sulle note di una famosa canzone brasiliana, “Balada”, di Gustavo Lima. In seguito si è ballato su ritmi africani e si è inviato un forte messaggio di pace danzando sulle note della canzone “Break the chain” di Tena Clark, creata appositamente per il ballo planetario che il 14 febbraio ha visto danzare un miliardo di uomini e donne di tutto il mondo contro la violenza su donne e bambine. Consapevoli che la danza è il linguaggio che unisce i popoli, gli alunni si sono esibiti in tre danze etniche: “Hava Nagila”, “Gay gordon” e “Od Yshama”. Nate come rito Leonardo Bongiascia - 3ªE e celebrazione di eventi importanti per la comunità, queste danze distanza di due mesi dall’inisono in seguito diventate un mezzo di comunicazione, conoscenza, zio della scuola, abbiamo socializzazione, spirito di gruppo, divertimento e incontro. avuto il piacere di ricevere Sono danze in cerchio e di fila che vogliono simboleggiare l’unione nella nostra classe, la 3ªE, Giacomo tra le persone: prevedono un continuo cambio di partner, metafora Gusmeroli in qualità di contadino, dell’apertura e dell’incontro con gli altri. Nel cerchio della danza ci per spiegarci tutti gli aspetti del si sente tutti uguali e, tutti insieme, si diventa un unico organismo. suo lavoro. Noi ragazzi ci siamo sentiti coinvolti in questa atmosfera gioiosa, uniti Si tratta di un’attività quasi in via quasi come una grande famiglia, nonostante le tensioni e la forte emodi estinzione, sostituita da quella zione di essere davanti a un pubblico così numeroso e molto attento dell’agricoltore. Il nostro ospite ha nell’osservare i nostri passi di danza. C’ è stato tanto impegno sia da voluto sottolineare come il contaparte nostra che dell’ insegnante nell’ organizzare il tutto. dino, a differenza dell’agricoltore, non utilizzi alcun macchinario. Gli Ci siamo ritrovati più volte nei pomeriggi di questi mesi a provare e attrezzi utilizzati sono semplicea perfezionarci per cercare, attraverso il linguaggio della danza, di mente: zappa, vanga, aratro, gerla, suscitare interesse nel pubblico. secchi e bagiòlo (bagiùl). E’ bello pensare che un semplice gesto come la danza possa trasmettere Il contadino coltiva biologicamenquello che noi abbiamo provato: felicità e gioia. Il nostro spirito era te, cioè evitando l’uso di prodotti infatti rivolto ai ragazzi di Sao Mateus che, guardando il video della chimici, a differenza dell’agricoltonostra esibizione, (che invieremo loro) e i colori delle nostre magliette, re che fa largo uso di concimi e diverdi e gialle, sentiranno “ il filo” che ci unisce e il forte legame di serbanti chimici, talvolta velenosi. amicizia, rispetto e solidarietà che lega le nostre cittadine. Gusmeroli ha voluto tracciare una Speriamo, attraverso questa esperienza di solidarietà, di poter un breve storia di questo mestiere che giorno conoscere i bambini di Sao Mateus e magari di accoglierli nelle risale a ben più di 7000 anni fa. Il contadino ha da sempre amato e nostre famiglie. rispettato la propria terra perché A gono a persone che non conosciamo (infatti il social network di Mark Zuckerberg era stato progettato per mantenere i contatti, non per crearne!) e di non fidarci di esse ( infatti il proverbio dice “fidarsi è bene, non fidarsi è meglio” ) perché su Internet, come abbiamo evidenziato prima, si possono commettere tutti i reati, ad eccezione dell’omicidio... Ci hanno inoltre detto di proteggere i nostri account con password difficili da indovinare (se una è banale, può essere facilmente azzeccata, o se è solo di numeri può essere decifrata usando moderne tecnologie), e di usarne una per ogni account (se uno tiene una sola password per più account, potrebbe più facilmente subire un furto d’identità o una frode). Nell’uso di Internet ci sono state date quindi alcune precauzioni, tra cui: • non postare o dare in rete informazioni personali, come l’indirizzo di casa, il numero di telefono ecc.; • installare uno o più antivirus per evitare virus o varie truffe; • all’apparizione di “pop up“ bisogna sempre schiacciare la “x“ rossa e non “annulla” perché si potrebbero istallare comunque sul computer programmi a nostra insaputa; • le password devono essere differenti e facili da ricordare ma allo stesso tempo complicate da scoprire (dovrebbero contenere almeno un numero e un segno); • se si trovano messaggi, immagini o video inappropriati o offensivi si possono segnalare come abusi. Ci hanno fatto anche degli esempi di casi di furto d’identità e di istigazione al suicidio (portare una persona al suicidio con prese in giro o cose del genere è un reato, come del resto mentire sui dati, è un re- ato) e hanno anche accennato sul recente account di Facebook (originariamente conosciuto come The Facebook) chiamato “Giulia Nessuno”, un account che si occupa di gossip. Insomma, non ci hanno solo parlato, ci hanno anche mostrato dei video, sempre sulla sicurezza in Internet e su come mantenerla, e ci hanno anche spiegato che se una persona, che vive da sola o con dei familiari, viene trovata in possesso di immagini pedopornografiche può essere sottoposta ad una perquisizione e addirittura al sequestro di ogni oggetto elettronico in grado di connettersi ad Internet per minimo sei mesi, perché la pedopornografia, cioè l’utilizzo di immagini di minorenni in pose o situazioni indecenti, è un reato molto grave. Da questo incontro abbiamo imparato molte cose utili, ma saperle ci aiuterà davvero a non commettere errori? Sarà vero che “uomo avvisato, mezzo salvato”? Cioè, molti sanno che non ci si può iscrivere a Facebook prima dei tredici anni, ma mentono sulla data di nascita e si iscrivono, comunicando dati falsi (che è ancora un reato). Molti dicono di aver capito, ma quanti dicono il vero? Non sempre bisogna prendere le cose alla leggera, credete forse di poter sempre passarla liscia? Provate a riflettere bene su quello che fate prima di farlo! La legge va rispettata e per farlo c’è bisogno che tutti collaborino. Come pensate che possano fare le persone che lavorano nella Polizia Postale a trovare le persone veramente pericolose, le persone che possono veramente recare danni ad altre, se devono pensare anche a ragazzini di dodici che commettono piccoli reati? Sicurezza in rete? Provate a dire la verità su di essa, prima di pretenderla, poi, magari, pretendetela. Un contadino tra i banchi A i suoi preziosi frutti erano l’unica risorsa di vita; ma con la rivoluzione industriale e la costruzione di numerose fabbriche sul territorio, l’uomo si è allontanato dalla terra. Oggi il lavoro in campagna è quasi inesistente perché ritenuto poco redditizio, faticoso e umile. Solo grandi aziende si occupano di agricoltura e, tenendo ben in conto il profitto, cercano di sfruttare al massimo la terra perché produca sempre più quantità di ortaggi o frumento in perfette condizioni, utilizzando anche senza scrupoli molte sostanze dannose al nostro organismo. L’uso di metodi chimici in agricoltura supera il 90%! Il contadino, invece, per rendere fertile il terreno, ricorre al concime naturale, che deriva da materiale organico decomposto. Gusmeroli copre questo materiale, che viene smosso dai lombrichi, con un cartone e, dopo tre anni, ottiene del buon concime da spargere sulla terra. Per mantenere fertile la terra è buon uso fare la rotazione delle coltivazioni. Gusmeroli ci ha spiegato, inoltre, come si coltiva la patata. In primavera il terreno viene vangato per smuovere bene la terra, poi si tracciano dei solchi e vengono piantate le patate. Da ogni patata interrata nascono circa 5-6 patate. Nella coltivazione biologica sono temuti i parassiti, come la dorifera, che vengono combattuti utilizzando il frutto dell’ebollizione di acqua e ortica. Quando questo metodo non funziona bisogna passare a uno più faticoso: lo spiluccamento, togliendo uno a uno gli insetti. I prodotti biologici sono meno belli esteriormente e meno accattivanti di quelli non biologici, ma bisogna ricordare che sono assolutamente più sani e salutari. A volte costano di più perché maggiore è il lavoro e più scarso il raccolto. Coltivare biologicamente è una vera e propria scelta di chi ama veramente la terra ei suoi frutti e ha cara la salute di chi si ciberà dei suoi prodotti. Matti da Ligari Vita da Ligari I Mongoli GIOCO, SCUOLA… UN POPOLO MISTERIOSO TUTTI I BAMBINI SONO UGUALI? Manuel Moreno e Arianna Di Zitti - 1ªF L e lezioni alternative all’I.R.C. dei primi mesi dell’anno ci hanno permesso di conoscere e approfondire un argomento molto interessante: i diritti dell’infanzia. Con letture e filmati abbiamo aperto gli occhi sulle tante situazioni in cui i bambini devono subire ingiustizie e sofferenze da parte del mondo degli adulti. Non avremmo mai immaginato che in Congo, ad esempio, i bambini sono costretti a diventare dei veri e propri soldati; questi bambini perdono così non soltanto il diritto al gioco e all’amore di una famiglia, ma spesso restano mutilati o muoiono durante gli atti di guerra. In India o in Pakistan i bambini vengono impiegati nei campi, nelle miniere o nelle industrie per eseguire lavori durissimi e ricevere in cambio pochi centesimi al giorno. Siamo rimasti colpiti dalle storie terribili dei bambini di strada dei Paesi dell’Europa dell’Est (Romania e Ungheria): spesso orfani e poverissimi, sopravvivono ricorrendo a furti, all’elemosina, allo spaccio di sostanze stupefacenti o alla prostituzione. L’UNICEF sostiene e difende i diritti fondamentali dell’infanzia come viene stabilito della ConvenzioNOME: SuperB oy VERO NOME: Ma rio Rossi ETÀ: 13 anni Elia Maccolini e Licia Castelnovo - 2ªB C ne Internazionale sui diritti dell’infanzia del 1989: il diritto alla vita, al nutrimento e al primo soccorso; il diritto alla famiglia, allo studio e al gioco; il diritto alla pace e a non essere sfruttati. Durante questo percorso è nata una domanda: “Come possiamo noi aiutare questi bambini?”. Per aiutarli possiamo sostenere le associazioni che si occupano della tutela dei minori, come l’UNICEF, la FAO, l’UNHCR…; regalando ai bambini in difficoltà indumenti oramai inutilizzati, giocattoli o alimenti (nel mese di ottobre la Caritas organizza la COLLETTA ALIMENTARE, progetto a cui anche la nostra scuola ha partecipato). Un altro metodo per aiutare i bambini è l’adozione a distanza: attraverso una donazione annuale è possibile “adottare un bambino”, ovvero fornirgli, attraverso una determinata associazione, i mezzi per il sostentamento, lo studio e le cure mediche. Sarebbe bello se un tale progetto potesse essere realizzato anche dal nostro istituto! La nostra scuola, da anni, aiuta i bambini e i ragazzi di Sao Mateus, città brasiliana gemellata con Sondrio, con l’acquisto di un calendario; il denaro raccolto serve a sostenere l’associazione A Dança Da Vida che offre borse di studio e realizza progetti educativi per i ragazzi di strada. Durante le nostre lezioni abbiamo incontrato SuperAle, un superbambino protettore dei ragazzi. Anche noi abbiamo pensato di inventare un nostro supereroe. È nato così SuperBoy! AMICO ORSO RESIDENZA: So ndrio PROFESSIONE: Studente ASPETTO: pallid o, magro, basso, miope, con l’app chio ai denti, ve arecste in modo poco appariscente e e si muove al rit casual mo di una imma gin aria musica rap CARATTERE: tim . ido, altruista, int elligente, furbo, FATTI SALIENT dolce. I: un giorno Ma rio si intrufolò ne tina di casa ad lla canibita a laborato rio chimico-tecn del padre. Girò ologico curioso per la stanza, fino a vide una boccett quando a con un liquid o verdognolo. Ap la bevve, si sentì pena più forte e intell ige nte. Quella pozio gli aveva dato de ne i super poteri: co n i suoi SUPERO CHIALI è in gr ado di vedere Ci bambini in pe volare da loro ric olo e a una velocità supersonica co STIVALI A PROP n degli ULSIONE AERE OSPAZIALE. Qu li raggiunge us ando a il suo SUPERC AMICE per alles piccolo teatrino tire un e dalle sue enor mi TASCHE estra caramelle per far e delle sorridere i bamb ini. Per sconfig cattivi estrae da gere i lla sua SUPERV ALIGETTA delle con diversi poter pozioni i: una combatte le malattie, un’al ragionare gli ad tra fa ulti e il brutto episodio l’ultima fa dimenticare al bamb ino vissuto. SUPERCARATT ERE: coraggioso , estroverso, ero molto socievole. ico e ome tutti gli anni, a ottobre la città di Sondrio ha organizzato una rassegna internazionale dedicata ai documentari naturalistici: il “Sondrio Film Festival”. Tutte le scuole sono state invitate a partecipare e noi alunni della 2ªB abbiamo accettato con entusiasmo. Obiettivo principale del Festival è l’educazione ambientale, per sensibilizzare i cittadini al rispetto della natura e degli animali. Quest’anno la mascotte del Festival era l’orso: un protagonista perfetto, se consideriamo che nella nostra valle alpina l’orso ci vive veramente. L’orso Bruno è la più diffusa specie di orso presente in tutto l’arco alpino, protetto a livello nazionale; fa parte della grande famiglia degli Orsidi. Oltre all’orso Bruno la famiglia comprende: l’orso Bianco, l’orso Nero Americano, l’orso Dagli Occhiali che vive Sud America ed è una specie in via d’estinzione, l’orso Tibetano, l’orso Malese che abita le foreste dell’Asia e con i suoi 50 kg è il più piccolo della famiglia degli orsi. C’è poi l’orso Labiato, che vive in India ed è facilmente addomesticabile: per questo, purtroppo, è l’orso più sfruttato per il lavoro nei circhi! È l’orso protagonista del “Libro della giungla”, Baloo. Ricordiamo poi tutti il Panda Gigante gigante, che vive invece nelle regioni montuose della Cina; non fa parte della famiglia degli Orsidi ma ha con loro un rapporto di parentela molto stretto. Infine c’è l’orso Grizzly: vive in nord America ed è chiamato anche orso grigio. Tutti gli orsi hanno in comune la pelliccia densa, una 2013 ■ 27 Tommaso Rossi - 1ªF I Mongoli sono un popolo misterioso, la cui storia è ricca di vicende strane e avvenimenti curiosi che affascinano gli storici e gli invogliano a scoprire di più sulla loro esistenza. Erano piccoli, con occhi a mandorla e dita corte e cavalcavano cavalli bassi e veloci chiamati takhi. I takhi erano cavalli selvatici che vagabondavano per le steppe del Paese in grandi gruppi; venivano catturati, addestrati e fatti diventare ottimi cavalli da guerra. I Mongoli hanno sempre suscitato terrore negli altri popoli, tanto che fuori dalle città conquistate mettevano una pila di teschi in segno di forza. Erano un popolo nomade che si spostava in carovane. Le tende, chiamate gher, erano costruite con pelli di animali impermeabili bianche e aveva una stanza in cui si trovava il letto e la cucina, mentre il bagno era comune per tutto l’accampamento. Le gher più grandi, come quella dello sciamano, venivano trasportate, mentre quelle più piccole delle persone comuni venivano costruite ogni volta che si accampavano. In questo piccolo schema riassumo l’arredamento di una gher. I Mongoli amavano vestirsi molto bene con abiti riccamente decorati da rubini e pietre preziose che trovavano lungo il loro cammino; gli abiti lunghi di tessuto, detti deel, erano quelli più diffusi fra tutta la popolazione. Avevano svariati accessori e diversi copricapo sgargianti. Portavano stivali chiamati gutul, ideati per le cavalcate. Gli uomini si facevano crescere i baffi e la barba e gli imperatori importanti la impreziosivano con gemme e pietre preziose. Le donne amavano vestirsi con abiti dai colori accesi e riccamente decorati; nei momenti di festa, si agghindavano coda corta, un ottimo olfatto e udito. Gli orsi sono in grado di alzarsi in piedi su gli arti posteriori, hanno un muso lungo e orecchie corte. I loro denti sono utilizzati per difesa e come strumenti; il loro aspetto dipende dalla dieta dell’orso stesso. Usano gli artigli per strappare la carne e per scavare profonde buche. Vivono in una grande varietà di ambienti. Sono onnivori, anche se alcuni di loro hanno la dieta basata solo sulla carne, come l’orso polare. Mangiano anche licheni, radici e bacche, cacciano sopratutto alla sera e all’alba. Alcune specie, come l’orso polare e l’orso bruno, possono essere pericolose per l’uomo e se vengono provocati possono attaccare; negli ultimi anni gli orsi sono tornati a popolare le nostre montagne e si contano diversi avvistamenti nel territorio valtellinese (Livigno, Valmasino) e nella vicina Svizzera. Molti accusano l’orso bruno di feroci e continui attacchi contro gli animali domestici: in realtà, in condizioni normali, sono casi rari ed episodici, per cui lo Stato ha previsto un indennizzo. Da grande intenditore, apprezza particolarmente il miele delle arnie, quindi ci sono a disposizione recinti elettrificati per non consentirgli di entrare, simili a quelli per il bestiame. Ricordiamo che la dieta dell’orso bruno è composta per 2/3 da vegetali, quasi L’ARREDAMENTO DELLE GHER A) Lavabo B) Sella e finimenti del cavallo C) Otre di cuoio per la fermentazione del latte di giumenta D) Letto dei figli o degli ospiti, angolo degli uomini E) Guardaroba, angolo per gli ospiti di riguardo F) Cassapanca per gli oggetti del padrone di casa, angolo per ospiti d’alto lignaggio G) Cassapanca per gli oggetti preziosi H) Cassapanca della padrona di casa I) Letto coniugale, angolo delle donne L) Thermos, vettovaglie a vari oggetti domestici M) Casseruole, utensili di cucina o di pulizia N) Tappeti O) Focolare domestico, stufa P) Tavola per servire cibo e tè Q) Sgabelli con pettinature che richiamavano le corna di una pecora o semplicemente delle ali. Si pensa che questa usanza sia riconducibile ad una leggenda in cui si parlava di una donna simile ad un uccello alato che proteggeva la Terra. Oggi vi è anche una motivazione estetica e l’acconciatura può essere anche sostituita da una parrucca. Gengis Khan era un grande imperatore che conquistò svariate terre. Il suo nome significa “signore universale” e si pensa ancora oggi che nel DNA di alcune famiglie Mongole si ritrovi quello di Gengis Khan... Ma non è solo questo quello che affascina le conquiste dei Mongoli: Kubilai Khan divise il suo regno in quattro khan: uno dei questi si chiama il khanato dell’Orda d’Oro. Questo nome ha affascinato e incuriosito gli storici tanto che ancora oggi si cerca di scoprire l’origine del nome... un terzo di prede trovate morte o piccoli roditori e solo il 2% da grosse prede vive, quindi l’eccessivo allarmismo per gli attacchia a pecore, capre e asini è assolutamente ingiustificato. L’orso vive mediamente tra i 25 e i 40 anni e durante l’inverno va in uno stato di sonno prolungato detto “letargo”. Solitamente gli accoppiamenti avvengono da Maggio a Luglio e i piccoli nascono dopo 6-8 settimane di gestazione; in media nascono 3/4 cuccioli. Mamma orsa allatta per 5 mesi ma resta con i giovani orsi per i primi 4 anni della loro vita. Il padre non partecipa alla vita famigliare e non vede i suoi cuccioli crescere, preferisce rimanere da solo per poter cacciare indisturbato. Anche la possibilità di imbattersi in questo bellissimo animale durante un’escursione in montagna è assai remota. Esistono tuttavia delle norme di comportamento da ricordare nell’eventualità di un’incontro con l’orso: è sempre opportuno mantenere le distanze, muoversi lentamente e non scappare. Per evitare un suo attacco bisogna sempre dare all’animale una via di fuga e non farlo sentire minacciato. È bello pensare che in questo momento l’orso passeggia tra le nostre montagne, non ci rimane che dire una cosa....viva l’orso e...rispettiamo la natura. 28 ■ 2013 Colture e cultura a Teglio In gita a Milano! Arianna Di Zitti e Silvia Parolo - 1ªF C Matti da Ligari Il giramondo aro diario, il primo giorno di primavera, una bellissima giornata con il cielo limpido senza una nuvola, verso le sei e mezza del mattino ci siamo trovati tutti davanti al panificio Parolo per prendere il pullman. Insieme a noi c’erano il professor Borin, la professoressa Caltabiano, don Citterio e la classe 2ªC. Il viaggio è durato circa tre ore ma non mi sono annoiata più di tanto. Arrivati a Milano ci siamo incamminati verso la Rotonda della Besana, dove si teneva lo mostra “Senzatomica”. Dopo aver aspettato un po’ di tempo fuori dall’entrata, delle guide ci hanno fatto entrare e ci hanno condotto in un piccolo salotto. Ci siamo seduti per terra in cerchio e le guide hanno diviso la classe in due piccoli gruppi per svolgere un bel gioco che consisteva nel disegnare una parola detta dalla guida. Concluso il gioco, insieme alla guida, abbiamo iniziato la visita. A un certo punto una voce ha detto: «Attenzione, si avvisano le persone presenti che tra un minuto sentirete la simulazione del rumore di una bomba». E così è stato. Infatti ho sentito un “Buuuuuum!”. La guida ci ha detto che se una bomba atomica fosse scoppiata a ottanta chilometri da noi, l’avremmo sentita in quel modo. Quel frastuono mi ha fatto pensare a cosa avrei fatto se mi fossi trovata vicino allo scoppio e ho immaginato tutte le persone cadere a terra senza vita. Era un’immagine triste ma che purtroppo rimandava a fatti veri. La guida ci ha mostrato quindi “l’orologio dell’Apocalisse”, costruito nel 1947 a Chicago. Mi sembrava un orologio come un altro, con i numeri e le lancette… ma se esse si avvicinano alle ore 24 vuol dire che da qualche parte nel mondo sta succedendo qualcosa di pericoloso come un attentato o “un’apocalisse”. In un pannello ho visto una foto che mi ha spezzato il cuore perché raffigurava un bambino pelle e ossa che comunicava la sua sofferenza e la sua infelicità a causa della povertà. Sopra quest’immagine c’era scritta la seguente frase: “Poiché le guerre nascono nella mente degli uomini, è nella mente degli uomini che devono essere costruite le difese per la pace”. In un cartellone ho letto che per soddisfare ogni singola persona del mondo basterebbe una parte dei soldi utilizzati per gli armamenti. Sono rimasta scioccata, non potevo credere che molte persone devono soffrire la fame e la sete perché non hanno i soldi che in realtà ci sono! Verso la fine della mostra c’era un pannello riguardante le bombe lanciate a Hiroschima e Nagasaki. Esse provocarono la morte di novantamila persone sul colpo e di cinquantamila entro l’anno. Erano state lanciate solo per provarle… È giusto provocare la morte di così tante persone per uno scopo del genere? Io non credo proprio. Questa mostra mi ha fatto ragionare molto sul fatto che siamo tutti uguali e che nessuno deve nascere per soffrire. Dopo essere usciti siamo andati in un parco a mangiare il nostro buonissimo pranzo al sacco. Ci siamo divertiti molto in mezzo a tutto quel verde! Dopo un’oretta circa ci siamo diretti in piazza Duomo per fare un giro prima di visitare “Leonardo 3D”. Abbiamo visto il Teatro alla Scala, affascinante, il Duomo, maestoso e fantastico, e poi abbiamo comprato qualche souvenir. Dopo aver fatto tutto ciò siamo andati alla mostra su Leonardo. Ci ha accolto una ragazza molto gentile che ci ha portati alla prima tappa: uno schermo interattivo. La mostra trattava di tutte le opere, costruzioni, progetti di un uomo che ha anticipato il futuro: Leonardo Da Vinci. Le sue costruzioni erano davvero bellissime. Si vedeva che erano state progettate da una persona con la mente ben aperta. I progetti che mi sono piaciuti di più sono stati il leone, che aveva costruito per la corte degli Sforza a Milano, e la barca da guerra tonda con cannoni su tutto il perimetro. La mostra mi è piaciuta davvero molto perché era interattiva e si potevano fare giochi multimediali in cui bisognava ricostruire delle costruzioni di Leonardo. Alla fine della mostra siamo andati a vedere l’interno del Duomo. Era davvero mozzafiato! Le enormi finestre erano curate fino all’ultimo dettaglio, l’organo era enorme e ne sono rimasta affascinata. Successivamente siamo tornati al pullman che ci ha riportati a casa e così si è conclusa questa bellissima giornata. Mi piacerebbe rifare una gita così per imparare e vedere nuove cose interessanti come queste. Chiara Baratta, Beatrice Baldo, Marco Beati, Jasmanpreet Kaur, Lucia Pedretti e Luca Marsetti - 1ªC V enerdì 10 maggio 2013 noi ragazzi della classe 1 C abbiamo trascorso una giornata a Teglio, un paesino in provincia di Sondrio. La gita ci ha permesso di conoscere uno dei luoghi più tipici e storici della nostra valle. Al nostro arrivo, accolti dal signor Patrizio e dalla signora Greta, due agricoltori fondatori dell’azienda agricola “Rezia biodiversità” membri dell’associazione per la Coltura del Grano Saraceno di Teglio e dei Cereali Tradizionali Alpini, abbiamo imparato come si trebbiava un tempo il grano saraceno, con l’utilizzo di antichi attrezzi come il correggiato (in dialetto, fiel), il setaccio (il racc) e il vaglio (il vai, uno strumento che serviva per separare i cereali dalla pula con l’aiuto del vento). Successivamente abbiamo visitato i campi dove, oltre al grano saraceno, si coltivano anche patate, cavoli, zucche..., tutti coltivati in modo rigorosamente biologico. Alcuni ortaggi (come le patate blu, le patate di Arigna o le coste rosse) sono anche “rari”: infatti sono delle specie difficili da trovare che Patrizio e Greta coltivano affinché la specie non si perda nel tempo. In seguito abbiamo raggiunto la contrada San Rocco, dove si trova il Mulino Menaglio, un vecchio mulino di recente ristrutturato situato lungo il torrente Rogna. Dopo averlo visitato (abbiamo visto dal vivo come si macina la farina!), la signora Giancarla e altre donne ci hanno fatto provare a impastare e preparare i pizzoccheri. A Teglio abbiamo imparato - che la rotazione è necessaria per le colture - che è buona norma abbinare gli ortaggi di uno stesso campo (consociazione) - come si trebbia e si macina il grano saraceno - che esiste una stretto rapporto tra colture e paesaggio - che cos’è il frazionamento agrario - come si realizza l’inerbimento - come si producono l’humus e gli antiparassitari biologici - che gli animali possono contribuire a rendere il raccolto più abbondante Giunta l’ora di pranzo, in una trattoria abbiamo gustato le specialità telline: pizzoccheri e sciatt. Nel pomeriggio ci siamo recati a visitare Palazzo Besta. Siamo rimasti colpiti dalle scene dell’Eneide che ornano la parte superiore del loggiato e, al primo piano, dal salone d’onore, le cui pareti sono ravvivate da scene tratte dall’Orlando Furioso; nella Sala della Creazione siamo invece rimasti affascinati dalla celeberrima “Carta di Teglio”. Dopo una visita anche all’Antiquarium Tellinum, abbiamo fatto una sosta al parcogiochi e poi ci siamo “imbarcati” sul nostro mezzo, pronti per tornare a casa, infangati ma felici. Come si coltiva il grano saraceno? Il Grano Saraceno presenta un ciclo vitale breve (da 60 a 90 giorni) che ne permette la coltivazione in seconda coltura. La semina avviene entro il 25 di luglio e la mietitura si effettua circa a metà ottobre. Ma non è una cosa seria… Molto rumore per nulla??? Tra i verdi boschi di Tresivio ci è passato pure Shakespeare Alessandra Cantoni, Maria Mazza 2ªC M a stiamo scherzando? William Shakespeare a Tresivio? Come è arrivato fino a noi? Ve lo immaginate seduto dietro una scrivania nella Ca’ d’Otello a Tresivio, proprio a Tresivio, che scrive le vicende di Romeo e Giulietta? No di certo! Eppure c’è qualcuno che ha addirittura elaborato una complicata teoria su Shakespeare in Valtellina. Lo storico ufficiale del ridente paese di Tresivio, Giorgio Gianoncelli, è volato con la mente fino in Sicilia, tra le case di Messina, dove il frate domenicano Michelangelo Florio, padre di Giovanni Florio, si convertì al protestantesimo in piena Controriforma. In breve, però, fu ucciso a causa delle idee che sosteneva. Il povero figlio Giovanni, ormai adulto, si trasferì in Valtellina, esattamente a Tresivio che, sebbene fosse ancora in Italia, era sotto il dominio dei Grigioni, il cui governo dava rifugio a molti protestanti italiani. Ma perché proprio in Valtellina c’era questa tolleranza? Probabilmente perché ai valtellinesi interessava di più mangiare per sopravvivere che preoccuparsi dei fatti religiosi. Torniamo a noi. A Tresivio, Giovanni incontrò la bella Giulietta, che forse tanto bella non era ma questa è un’altra storia, della quale si innamorò e successivamente sposò. Dopo alcuni anni trascorsi insieme, Giulietta fu uccisa dai cattolici e per la seconda volta Giovanni perse una persona cara a causa della religione. Disperato, andò a Venezia. Ma neanche quest’ultima città si dimostrò sicura e, sotto consiglio di uno zio, Giovanni puntò all’Inghilterra, a quell’epoca paese già protestante. Qui cambiò identità e si fece chiamare William Shakespeare. Dalla fantasia alla realtà Il cognome è la traduzione in inglese di “Crollalanza”, cognome di sua madre (crolla = scuotere = shake e lanza = lancia = speare). Un altro fatto che con- ferma questa teoria è che Shakespeare faceva parte di un club ma, nelle liste di questo, non è mai stato trovato il suo nome. Vi sono invece testimonianze di un tale John Florio che scrisse un dizionario, intitolato “Un mondo di parole”. Se si comparano gli scritti di Florio con quelli di Shakespeare si nota molta somiglianza fra lo stile e il lessico dei due. John alias William scrisse molte opere, tra cui “Romeo e Giulietta”, ispirato alla storia d’amore tra lui e sua moglie. Giorgio Gianoncelli, grazie ai suoi studi, è quindi giunto alla conclusione che il nome William Shakespeare fosse in realtà lo pseudonimo inglese di Giovanni Florio (vissuto per un po’ a Tresivio) e stimati studiosi siciliani sono d’accordo con lui. Possiamo dunque dire che l’Italia è unita, dalle Alpi all’azzurro mar Mediterraneo, da… William Shakespeare! Tutte le fonti di tipo storico sono tratte da un articolo di Guido Scaramellini, pubblicato sul giornale “La Provincia” il 13 febbraio 2011 Matti da Ligari Il giramondo Vacanze a … Tresivio Giulia Ghislanzoni - 2ªC A h … che vita, queste sì che sono state vacanze! Eh sì, Tresivio è proprio una bella cittadina dove riposare dopo quasi nove mesi di scuola. Poi quei quasi 2030 abitanti sono così amichevoli e simpatici che quando cominci a parlare con loro ci resti tutto il giorno. Ti viene il desiderio di trasferirti lì, veramente ve lo consiglio; se non avete ancora deciso dove andare per le vacanze e non volete andare lontano, Tresivio, è il posto che fa per voi. Dal nostro hotel si aveva un panorama mozzafiato, si vedeva tutta la valle dall’Aprica fin giù quasi a Sondrio. Ma parliamo un po’ dell’albergo dove alloggiavamo io e la mia famiglia; il mio giudizio: bellissimo. Ora le camere: la nostra era molto spaziosa, anche perché eravamo in quattro. Il letto matrimoniale era al centro e i letti a castello nell’angolo. Sopra il letto matrimoniale, sulla parete, c’era un bel dipinto raffigurante un cervo in cima ad una montagna e, se ti mettevi di fronte a lui, sembrava proprio che ti guardasse con quell’aria solenne che solo i cervi possiedono. I letti, invece, erano molto comodi e i cuscini erano come piacciono a me, non troppo duri ma neanche troppo molli. Anche il cibo era fantastico con tutte le specialità valtellinesi come sciatt, pizzoccheri e taroz. Mmmh ….c’era solo l’imbarazzo della scelta. Non parliamo della specialità del posto (da provare, lo consiglio vivamen- te) ovvero i biscottini alla lavanda. che si stagliava nel cielo blu. La Sono veramente speciali, in bocca frazione era piccola e modesta ma ti lasciano un non so che di … di comunque molto accogliente. La … beh, da leccarsi i baffi, comun- visitammo in poco tempo e torque. Adesso voglio parlare dei giri nammo a Tresivio. Nel tragitto di per i boschi che abbiamo fatto. Per ritorno l’odore delle foglie bagnate prima cosa eravamo andati a vede- e il rumore dei ruscelli frequenti ci re l’anfiteatro naturale coltivato a accompagnavano, come quasi una vigneti, sfruttando i terrazzamenti guida. Tornati a Tresivio, mostrai ai naturali, dove si raccoglie l’uva che miei la Santa Casa con la Madonna dà il miglior vino di tutti i vigneti: Nera. Come sempre quella chiesa mi l’apprezzatissimo Inferno. catturò, volevo rimanere lì tutto il Da lì si vedeva anche la chieset- giorno. Il soffitto blu della chieta del Calvario, precisamente sul setta della Madonna Nera sembramonte, appunto, Calvario. Poi va un cielo stellato. Dopo un’ora sfruttando i miei ricordi della gita siamo finalmente riusciti ad uscire scolastica, siamo andati a vedere da quel paradiso per gli occhi. Torquel che restava dell’antico castel- nammo all’albergo e ci affrettammo lo. Siamo andati quindi a vedere, a malincuore a fare le valigie dato da vicino, la chiesetta del Calvario, che, ahimè, il nostro soggiorno a chiusa però, al pubblico. Da lì si Tresivio era finito. Ora mi rimane la vedeva tutta Tresivio e così spiegai speranza di tornare presto in quel ai miei genitori che dove ora sorge paradiso di pace e tranquillità. la città, prima c’era un antico lago che in Testo nato dall’us seguito si prosciugò. cita didattica a Mostrai anche dove Tresivio su invito dell’Assessore a era nato il primo lla Cultura, Carmen nucleo abitativo B e lt ra m a . di Tresivio e deciVisitate il sito del demmo di andare Comune di Tresiv a visitarlo. Per io per scoprire il no stro arrivarci usammo un sentiero tra i boschi di un bel verde chiaro, tappezzato qua Classe 2ª C e là dal verde scuro dei pini degradanti dalla cima, una macchia ancora bianca di neve Tresivio a sei sensi! Una vacanza “in aereo” Sofia Libera e Rosa Mazza - 3ªD Q uest’anno vogliamo presentarvi una vacanza rilassante e avventurosa allo stesso tempo. L’hotel che vi vogliamo proporre si trova a Quepos, in Costa Rica, una deliziosa meta non popolare. Il Costa Verde Hotel, questo è il suo nome, è situato su una scogliera della foresta pluviale affacciata sulle magnifiche spiagge del Pacifico nel Manuel Antonio National Park. È una meta ideale per coloro che viaggiano in cerca di avventura, ecoturismo, sportfishing e della tranquillità che offrono le spiagge di sabbia bianca e una splendida vista sul mare. L’arredamento comprende due piscine a scogliera laterali con penisole, camere spaziose e balconi, il tutto offrendo una vista dall’alto della costa del Parco. Sono presenti due camere da letto, con mobili intagliati nel legno e due bagni con aria condizionata. La particolarità di questo hotel è che è situato a 50 piedi di altezza ed è appoggiato sopra un aereo 527 restaurato nel 1925, perché non veniva più utilizzato dall’aeronautica per problemi di tipo meccanico. Consigliamo questa meta, soprattutto a chi non soffre di vertigini, se volete divertirvi e provare nuove esperienze. Il parco nazionale vicino all’hotel presenta al suo interno 353 specie di uccelli e 138 specie di alberi rari, una vera e propria prova dell’ecologia e del rispetto per la natura. Nel parco si possono provare divertentissimi sport come il trekking o il bird-watching, il nuoto e lo snorkeling. Altre attività nella zona includono rafting, kayak di mare, immersioni subacquee, mountain bike e gite a cascata. Quepos è anche una meta per appassionati di pesca sportiva perché vanta una grande varietà di pesci: vela, marlin, tonno pinna gialla, dorado, wahoo e ricciole. Quindi vi invitiamo a riflettere su dove passare le prossime vacanze e magari potreste decidere di andare una settimana in Costa Rica a Quepos; iniziate a convincere i vostri genitori perché non ve ne pentirete, poi mi raccomando raccontateci come è andata. 2013 ■ 29 Campo scout a Gaver Simone Conforti 3A Q uest’ estate, nei primi giorni di agosto, sono andato con gli scout a Gaver, un paese vicino a Bagolino tra il lago di Garda e il lago di Iseo. Nel campo prenotato abbiamo montato quattro tende per il pernottamento delle quattro squadriglie composte da cinque o sei ragazzi ciascuno. Oltre alla tenda, ogni squadriglia ha costruito la sua cucina e il tavolo per mangiare. La cucina è una struttura rialzata sulla quale viene acceso il fuoco; è formata da legni, zolle e sassi con gli alari per appoggiare le pentole. La mattina i capi ci svegliavano verso le otto per fare la ginnastica preparata dalle varie squadriglie. La colazione era ottima, si beveva il latte con i biscotti. Nel resto della giornata si svolgevano le attività con tutto il gruppo, giochi e preghiera. All’ora di pranzo i cambusieri urlavano “Cambusa”, ciò significava che dovevamo correre più veloci delle altre squadriglie per avere più cibo. Il caposquadriglia doveva invitare uno dei capi a mangiare al proprio tavolo. Dopo aver terminato di mangiare bisognava lavare gavette, posate e pentole. La sera di solito si cantava attorno al fuoco, si giocava nel bosco o si facevano attività di tipo religioso. In questo campo c’era un premio da vincere: la fiamma, il simbolo scout. Per vincerlo bisognava accumulare punti…. Però ad ogni squadriglia non importava niente, interessava solo stare assieme! Due giornate le abbiamo passate in montagna: la prima con la nostra squadriglia, l’altra con tutto il gruppo. La prima è stata divertentissima perché l’abbiamo passata vicino a un torrente nel quale abbiamo fatto il bagno e ci siamo tuffati da una roccia. E’ stato stupendo! Nella seconda abbiamo camminato quattro o cinque ore fino ad arrivare a dei laghetti. Abbiamo fatto il giro della valle, abbiamo risalito la montagna, poi, arrivati alla cresta, l’abbiamo attraversata, per poi ridiscendere ai laghetti. Al ritorno abbiamo preso un sentiero che portava al campo base. La cosa più bella del campo è stata fare legna e giocare a guardia e ladri di notte nel bosco. Mi sono divertito proprio tanto! La cappella misteriosa Alessandra Benedetti, Lucia Scarafoni, Francesca Stiglitz - 1A L’interno del luogo che stiamo per presentare è sconosciuto a moltissime persone. Solo la famiglia di Lucia, che in questo momento è qui con noi, lo conosce e ci può entrare… Il nostro luogo è... una cappella. Una chiesa minuscola ma speciale perché è isolata, circondata solo da prati immensi popolati da asini e cavalli. Per arrivarci bisogna salire su un sentiero con molti sassi e attraversare una cascatella passando per un ponticello di legno che collega le due sponde. Infine si attraversa un boschetto e si arriva in una distesa di fiori dove, proprio di fronte, si vede la nostra cappella. All’interno vi sono un altare, una statua della Madonna, qualche sedia impilata qua e là e tanti vasi con fiori. Dall’esterno, però, non si può vedere precisamente quello che c’è dentro e questo fa crescere la curiosità di chi la vorrebbe visitare. Un tempo vi si tenevano le messe più importanti, ma, data la sua dimensione, era un impegno bello e grosso. Successivamente la cappella fu chiusa e il parroco donò le chiavi ai nonni di Lucia perché diventassero i custodi di questo luogo sacro. Alcuni vanno a farci i pic-nic e, già che ci sono, recitano anche qualche preghiera. Qualcuno si è stupito nel vedere tre ragazzine aprire quella porta che sembrava essere chiusa e non più aperta da secoli. Abbiamo scelto di raccontare la storia di questa cappella per Cartolandia: ambienti da rispettare, tesori da scoprire: infatti, secondo noi, è un tesoro che tutti dovrebbero scoprire, sia per la sua storia, sia per come veniva utilizzata quando noi non eravamo ancora nate. La lezione che noi tre abbiamo imparato è: ogni ambiente è un tesoro che tutti possono scoprire 1) Basket (Lebron James) - Stanislao Guerra - 3ªD 2) Calcio (Ronaldinio) - Vido Niccolò - 3ªE 3) Nuoto (Michael Phelps) - Filippo Sironi - 3ªD 4) Calcio (10 – Wesley Snejider) - Giovanni Steffanoni - 3ªD 5) Calcio (Balotelli) - Mazza Rosa - 3ªD 6) Tennis - Moriondo Francesca - 3ªD 7) Calcio (Kakà) - Camilla Palazzo - 3ªD 8) Calcio (Balotelli) - Giuseppe Orsi - 3ªE 9) Calcio (Torres) - Alessandro Mazza - 3ªD 10) Calcio - Ilaria Maranga, Alessandro Mazza - 3ªD 11) Calcio (Alessandro Del Piero) - Libera Sofia - 3ªD 12) Ginnasta - Gioele Grossi - 3ªD 13) Calcio (Hamsik-urlo) - Bongiascia Leonardo - 3ªE 14) Calcio (Hamsik che corre) - Riccardo Balsarri - 3ªD 15) Calcio - Testini Mattia - 3ªE 16) Calcio - Kanshyn Roman - 3ªE 5 16 8 4 12 7 15 11 3 14 6 10 2 l’atleta Come ti carico 1 13 9 Matti da Ligari 30 ■ 2013 l’artista Come ti carico 13 10) PSY Gangram style - Combatti Daniele - 3ªE 11) Laura Pausini - Genini Alice - 3ªE 12) Roberto Benigni - Caldara Tommaso - 3ªE 13) Justin Bieber - Silvia Libanoro - 3ªE 14) Michael Jackson - Nadia Marconato - 3ªE 15) Katy Perrt - Giorgia Tassi - 3ªE 16) Bob Marley - Rosa Mazza - 3ªD 17) Bob Marley - Alice Tavelli - 3ªE 5 17 12 4 8 16 11 3 15 7 2 14 10 6 1 1) Alice Scarafoni - 3ªD 2) PSY - Cesare Vedovatti - 3ªD 3) Robert Downey jr (Motociclista) - Filippo Sironi - 3ªD 4) Forrest Gump - Camilla Palazzo - 3ªD 5) Johnny Deep - Chiara Maccarone - 3ªD 6) Schwarzenegger - Gioele Grossi - 3ªD 7) Andrea Credano - 3ªD 8) Ed Sheeron - Chiara Maccarone - 3ªD 9) Mr. Bean - Riccardo Balsarri - 3ªD 9 Matti da Ligari 2013 ■ 31 32 ■ 2013 Il gabbiano Jonathan Livingston Giorgia Tassi - 3ªE S pesso gli adulti nelle loro affermazioni sottolineano gli aspetti critici di noi giovani, senza guardare tutte le potenzialità e le qualità che abbiamo; d’altronde, soprattutto in questa età adolescenziale, è difficile avere già costruito una propria personalità. In un’età come questa, dove l’insicurezza è all’ordine del giorno, è facile lasciarsi tentare dalla legge del più forte, anche se credo che ognuno dovrebbe imparare a conoscersi e valutarsi per quello che è, senza lasciarsi condizionare dagli altri ragazzi, spesso un po’ più grandi come pure dalla televisione, da internet... Dobbiamo imparare a scegliere, a riconoscere i nostri talenti e le nostre passioni, perché siamo tutti diversi e ognuno, nella sua diversità e con la sua personalità, contribuisce alla ricchezza del mondo. Alla luce della mia esperienza non credo che dobbiamo aver vergogna e paura di mostrare quello che siamo, solo per riuscire ad “entrare in un gruppo”, anche perché coloro che ci “obbligano” a cambiare non sono dei veri amici, ma persone che vogliono indebolirci e scoraggiarci. Conosco ragazzi che, pur di fare una buona impressione, hanno cambiato il proprio modo di essere e hanno nascosto i loro interessi e le loro predisposizioni, solo per piacere ad altri ragazzi, dimostrandosi spesso insicuri e facilmente influenzabili. Molti scritti per giovani trattano que- sto argomento: un esempio è il capolavoro “Il gabbiano Jonathan Livingstone” di Richard Bach, un romanzo breve che dimostra le difficoltà di emergere dal resto del gruppo, facendo valere le proprie idee ed i propri obiettivi con sacrificio e caparbietà. In questo racconto, infatti, il protagonista è un gabbiano unico, che si sente diverso dagli altri e, come scopo nella vita, non ha solo quello di procacciarsi il cibo, come tutti i suoi compagni, ma desidera imparare l’ arte del volo per scoprire tutti i suoi segreti e raggiungere la perfezione. Questo romanzo ci ricorda che ogni ragazzo è unico, con la propria intelligenza, i propri interessi, le proprie passioni e molto altro ancora, anche se questo risulta spesso difficile a molti giovani che preferiscono seguire le mode del momento. Io e te ANNO DI PUBBLICAZION E: 2010 AUTORE: Niccolò Amma niti CASA EDITRICE: Einaudi SUDDIVISIONE DEL LIBRO : 3 capitoli Chiara Belcao - 2ªC Il giardino segreto Giacomo Marieni - 2ªC Autore: Frances Burnett Anno: 1910 Trama: Mary Lennox è una bambina di 10 anni, nata in India, ma trasferita in Inghilterra a casa dello zio, dopo la morte dei genitori per colera. È una bambina viziata, bruttina e antipatica. Nella casa dello zio, Mary scopre l’esistenza di un giardino sempre chiuso e del cuginetto Colin (anche lui viziato e prepotente) che si crede malato alla colonna vertebrale. Mary, prendendosi cura del giardino, si irrobustisce e cresce nella natura e nell’amicizia con Colin e Dickson, un ragazzo che ama la natura e addirittura riesce a capire il linguaggio degli animali. Grazie alle bellezze della natura, Colin riacquista la forza di camminare; scende dalla sedia a rotelle e cammina. Riflessioni: il romanzo ci fa capire che bambini e ragazzi si possono educare da soli e che il lavoro e la vita a contatto con la natura li irrobustiscono. Un tempo, però, si credeva che fosse la tutela degli adulti ad educare bambini e ragazzi e che l’amicizia tra ragazzi e ragazze fosse “pericolosa”. Il romanzo ci mostra teorie “rivoluzionarie”. Matti da Ligari il piacere di leggere Ora Lorenzo si trova a Cividale del Friuli e sta conversando con una cam eriera che gli chiede il motivo dell’alloggio in quell’hotel. Lorenzo tir a fuori un foglio piegato in quattro dal portafoglio: è di sua sorella Olivia. Subito nella sua mente vengono a galla i ricord i risalenti a dieci anni prima. Era la mattina de l 19 febbraio del 2000 quando Lorenzo stava fac endo l’inventario per tra scorrere una settimana bia con i suoi amici a Corti nca na. A tragitto quasi compiuto, il ragazzo decide di perco rrere l’ultimo pezzo da sol perché dice di vergognars o, i di farsi accompagnare dai genitori. Allora Loren scende dall’auto e, invece zo di perseguire, torna ind ietro verso casa. In verità non era stato inv itato da nessuno a trasco rrere una settimana bia era solo una bugia per evi nca, tare che i suoi genitori lo portassero da uno psicol perché viveva in un mond ogo, o tutto suo, senza amici . Senza farsi notare, Loren si rifugia nella cantina, zo dove è ammassato l’arred amento posseduto da un contessa, ormai deceduta a , che abitava nel loro ap partamento. Lì Lorenzo va preparato tutto il ne avecessario per trascorrere una settimana da solo: carne in scatola, bibite, tonno, Play Station e due libri. Il giorno seguente arriva sorellastra Olivia. La rag la sua azza durante la settiman a soffre di astinenza da Allora Lorenzo è costre dro ga. tto ad uscire e a recarsi all’ospedale, dove dalla di sua nonna, ruba dei stanza sonniferi. Dopo essersi ripresa, Olivia parla al tel con la madre del ragazz efono o, fingendo di essere la madre di Alessia, la ragazz avrebbe dovuto ospitarlo a che a Cortina, per assicurar le che tutto va bene. L’u giorno i ragazzi festeggia ltimo no con un pasto vero, e Olivia racconta al ragazz momenti trascorsi insiem o i bei e quando lui era piccolo. Il giorno seguente Loren trova una lettera dove la zo sorellastra gli promette che non cadrà più nel mo della droga. È la stessa ndo lettera, che ora, sta leg gendo a Cividale del Fri palazzo in cui si sta rec uli. Il ando è dove è conservat o il corpo di Olivia, steso to un telo bianco. La rag sotazza è stata trovata il 9 gennaio 2010 alla sta della città, morta per ove zione rdose. Il libro, scritto in modo scorrevole, raccon il rapporto di amore e ta odio tra i due ragazzi: inizialmente sembrano forse perché vivono in odiarsi, due mondi separati, po i il loro rapporto si raffor è la prova il fatto che il za. Ne protagonista, Lorenzo, sia l’unico a recarsi a Civ del Friuli per l’identificaz idale ione della ragazza, che, purtroppo, non è riusci vincere la battaglia con ta a tro la tossicodipendenza. INTRIGHI E BATTAGLIE NELL’ANTICA ROMA Samuele Scherini - 2ªC È ambientato a Roma nel 63 a.C. Scritto da Jack Mitchell nel 2005, il romanzo si intitola “Congiura a Roma” ed è stato pubblicato dalla Feltrinelli Kids nel 2008. Non è un libro molto lungo (220 pagine) ed è davvero coinvolgente. I personaggi principali sono: il giovane Aulo, Cicerone (uno dei personaggi politici più importanti di Roma), sua figlia Tullia, il console Antonio e Catilina che è l’oppositore politico di Cicerone. Il libro narra di un ragazzo, Aulo Spurina, che abita in Etruria, non lontano da Roma, con gli zii. Una sera suo zio muore avvelenato da un misterioso liquido blu. Aulo decide quindi di andare a Roma con Omero, lo schiavo di suo zio per parlare dell’orribile fatto col patrono di famiglia, nonché console, Marco Tullio Cicerone. A Roma Aulo stringerà amicizia con Tullia, la figlia di Cicerone ed insieme a lei sventerà una congiura che rischia di far cadere la Città Eterna in mano ai nemici. Il libro si legge in un sol fiato perché i colpi di scena si susseguono. La descrizione della scena finale della battaglia è così coinvolgente che al lettore sembra di essere lì. Per questo consiglio questo libro a tutti e, in particolare, a chi adora l’azione e l’avventura. Il giornalino di Gian Burrasca Maria Mazza - 2ªC -Signore e signori, ho l’onore di presentarvi… Giovanni Stoppani! (applausi) -Venga avanti, Giovanni. Ci racconti qualcosa di lei. -Buonasera, sono stato scritto da Vamba, ho nove anni e sono un tipo abbastanza deciso, molto simpatico e goloso. Adoro far le burle anche se spesso i miei scherzetti innocenti finiscono in disgrazie… -Ha qualche soprannome? -Sì, purtroppo. Mi chiamano tutti Gian Burrasca perché i grandi non capiscono i bambini e danno loro la colpa di tutto, sempre, anche quando le birbate sono fatte a fin di bene. -Per esempio? A pagina quarantotto del mio giornalino v’è quell’episodio, molto simpatico, in cui dipinsi gli animali. La faccenda andò così: ero in campagna, dalla zia Bettina, e m’annoiavo terribilmente. Così feci la conoscenza dei vicini, dei simpatici bambini di otto, cinque e due anni. I loro genitori non c’erano così andai da loro per giocare. Stavano in una fattoria e avevano un bel maiale e una capretta. I bambini, figli di contadini, non avevano mai viaggiato e io decisi di far loro conoscere gli animali del mondo, che avevo visto al circo con il babbo. Presi della vernice grigia con la quale ricoprii completamente il maialino, che grugniva come un disperato, e lo trasformai in un elefante. Con la vernice nera feci delle righe alla capretta, che divenne una zebra. Infine legai il piccolo Giacomino, di soli due anni, con una corda e lo appesi a un albero. Lui era la scimmia. Cominciai a spiegare gli animali ai fratelli della scimmietta, che erano molto interessati. A breve, però, sopraggiunse la loro madre e io fui costretto a smontar la scena. Ricevetti delle grandi sgridate e mi dissero che Giacomino, se fosse caduto dall’albero, sarebbe potuto morire. Ovviamente nessuno capì che io volevo solo istruire quei due campagnoli… Un altro episodio fu quello del matrimonio della Luisa, mia sorella, con il dottor Collalto. Avevo preparato per loro uno spettacolo di fuochi d’artificio ma, siccome la sera della festa, dopo le nozze, pioveva, dovetti rimandare il mio show. Però volevo a tutti i costi usare i miei fuochi così mi venne la brillante idea di attaccar a un bottone della giacca del Collalto una girandola e di accenderla. Non l’avessi mai fatto! In casa scoppiò il caos perché erano tutti impauriti: gli invitati urlavano di continuo. Quando la girandola si spense, nella sala non c’era più nessuno e il Collalto non s’era fatto proprio niente, ma fui comunque spedito in camera mia con qualche botta nel sedere. Anche questa volta, i grandi non capirono che io volevo solo mostrare agli sposini la mia felicità… -Ah, ci dispiace Giannino! Vuoi raccontarci un’altra delle tue avventure? -Volentieri! Questa storia, da sentir raccontare, può far ridere ma v’assicuro che viverla in prima persona è stato bruttissimo e ho pure rischiato la vita. Comunque sia, voglio raccontarvela lo stesso. Un giorno il mio compagno Cecchino disse di saper guidare le automobili. Io non ci credevo così scommettemmo dieci pennini nuovi. Ci mettemmo d’accordo. Nel pomeriggio lui accompagnò suo zio alla Banca d’Italia perché doveva svolgere delle commissioni. Mentre lo zio non c’era, Cecchino lo aspettava e io montai nell’auto. Cecchino prese il volante. Secondo voi sapeva guidare? Certo che no! Seguendo una strada dritta arrivammo fuori città. Il peggio stava per cominciare. Cecchino ebbe un mancamento e svenne e, mentre la macchina assumeva una velocità vertiginosa io tentai, invano, di prendere il volante. Non feci in tempo e l’auto si schiantò contro degli alberi. Io mi ruppi un braccio, e lui una gamba. Potrete immaginarvi che non ebbi mai il coraggio di chiedergli quei dieci pennini nuovi che avevo vinto con la scommessa. Per le mie peripezie finii anche in collegio e addirittura nella prigione del collegio! Ah, quante ne ho passate io, povero Gian Burrasca! Comunque ora vi saluto perché l’autrice di questo tema non ha ancora finito di leggere il mio giornalino e non sa raccontarvi come finisce la mia storia! Matti da Ligari Alice Della Maddalena, Alessia Marsetti - 3ªC I l 26 novembre noi ragazzi della 3C, insieme ad altre classi della nostra scuola, abbiamo assistito all’intermezzo: ”Il maestro di cappella” all’auditorium Torelli. Il maestro di cappella era colui che componeva musica, suonava, preparava e dirigeva cori e strumentisti di corte e insegnava la musica ai ragazzini che sarebbero dovuti entrare nel coro. Il termine deriva dalla cappella in cui era dato largo spazio alla musica. Questo intermezzo giocoso interpretato da Enrico Maria Marabelli Musica & teatro Concerto all’Auditorium Torelli e composto da Domenico Cimarosa nel 1790, veniva rappresentato nel Settecento fra un atto e l’altro di un’opera seria. L’orchestra era composta da sette violini, due viole, un contrabbasso, un flauto, due oboi, due fagotti, due corni, timpani ed una tastiera che sostituiva il clavicembalo. Non sapete cosa vi siete persi!!! Quando siamo entrati nell’auditorium ci siamo trovati una vera e propria orchestra al completo, pronta a suonare per noi, ed un imponente cantante lirico (baritono). È stata un’esperienza molto particolare e divertente che tanti di noi non avevano mai provato: il protagonista si ritrovava a discutere, rimproverare i componenti dell’orchestra e a correggere i loro errori: tutto questo con molta comicità. Il maestro ha trasformato un’esibizione scadente in un piacevole spettacolo, come se al posto di Jason Chiang Talento, passione, entusiasmo e un grande amore per la musica! Ecco le caratteristiche di Jason, un giovane pianista texano, che abbiamo avuto l’opportunità di conoscere il 14 marzo. La Masterclass Internazionale di pianoforte “Resonant Thoughts”, con la collaborazione e il sostegno del Comune di Valdisotto e di Enti e organizzazioni provinciali, ha organizzato uno splendido concerto per gli alunni di molte scuole di Sondrio all’Auditorium Torelli. Ciò che più ci ha colpito era la leggerezza con cui Jason sfiorava gli 88 tasti della tastiera creando delle melodie sensazionali, uniche, imperdibili. Questa esperienza ci ha insegnato che bisogna credere nei sogni e coltivare le passioni, senza mai mollare, perché se ci si mette tanta grinta e impegno ognuno può riuscire senz’altro a raggiungere il proprio traguardo. Il 14 marzo con alcuni miei compagni ho avuto la possibilità di assistere ad un bellissimo concerto tenuto dal pianista Jason Chiang. Durante il concerto sono stato incaricato di fare da interprete tra Jason e il pubblico. Jason è un ragazzo di 14 anni che vive in Texas dove ha imparato a suonare il pianoforte; ha raccontato come in America la musica sia molto importante a scuola e di come i ragazzi vengano incoraggiati ad imparare a suonare uno strumento musicale. Jason ci ha detto che ha iniziato a studiare fin da piccolo il jazz, ma in seguito ha preferito dedicarsi alla musica classica. Nel tempo libero suona la batteria e va in giro con i suoi amici a divertirsi. Questo ci ha fatto capire che, nonostante la carriera, Jason è un ragazzo come noi. In futuro vorrebbe entrare in una scuola di specializzazione per musicisti per perfezionare i suoi studi. Questa esperienza mi ha insegnato tanto e soprattutto che con l’impegno nello studio si possono ottenere grandi risultati. Federico Trabucchi - 3ª D Accordarsi… è possibile! Q uest’anno la scuola “G. P. Ligari” ha partecipato, il 16 e il 17 maggio, al Terzo Concorso Nazionale di Musica nella Scuola “Accordarsi è possibile” presso la città di Trento. Gli studenti che hanno partecipato erano circa 45, appartenenti a tutte le classi in cui insegna il prof. Ricotta. I ragazzi si sono esibiti nell’oratorio del Duomo della città qualificando- si al terzo posto. Il coro era accompagnato da Lorenzo Schena (1F) alla batteria e Annalisa Spera (3A) alla chitarra. Il professor Ricotta si è confuso con l’ironia generale dell’opera. Al termine di quest’intermezzo, Enrico Maria Marabelli si è cimentato in due arie: ”Largo al factotum”, tratta dall’opera buffa “Il barbiere di Siviglia” e “Ho un gran peso sulla testa” dall’opera buffa “L’italiana in Algeri”. È stato interessante vedere come un direttore d’orchestra interagisce con i suoi musicisti, anche così spiritosamente, rendendo particolare e divertente lo spettacolo. È stata una mattinata alternativa ed un’occasione per assistere dal vivo a un’opera lirica, che la maggior parte di noi non aveva mai visto. Macbeth...in English Gaia Calvo e Maria Mazza - 2ªC Alessandra D’Alpaos, Francesca Romeri e Michela Sava - 3ª B una comune bacchetta ne avesse una magica. Molti di noi si sono riconosciuti durante i rimproveri, perché anche noi, a volte, sbagliamo, stoniamo e ci chiediamo se stiamo davvero suonando lo stesso brano. Come se non fosse già abbastanza divertente, durante l’esibizione è anche successa una gaffe: al musicista che stava alla tastiera è accidentalmente caduto il leggio con gli spartiti: per fortuna l’errore 2013 ■ 33 era molto fiero dei suoi alunni per l’impegno che ci hanno messo e per il buon comportamento tenuto durante la manifestazione. Chiara Maccarone, Camilla Palazzo e Alessia Petorella - 3ªD I l 28 novembre 2012 siamo andati a vedere lo spettacolo teatrale in lingua inglese “Macbeth” del grande William Shakespeare all’auditorium Torelli. L’opera teatrale narra la vicenda dell’attentato dei Norvegesi, aiutati da alcuni traditori, contro gli Scozzesi, mentre il signore di Cawdor è sconfitto grazie al coraggio di Macbeth. Mentre ritorn a no d a l l a battaglia, Macbeth e il suo amico Banquo incontrano tre streghe che accolgono Macbeth come signore di Cawdor e dicono che lui sarà il re della Scozia. Queste promettono anche a Banquo che sarà a capo della linea di discendenza dei re di Scozia. Macbeth e Banquo incontrano il messaggero del re che riferisce a Macbeth la decisione di ricompensarlo con il titolo di signore di Cawdor. Con la profezia delle streghe comincia la brama di potere di Macbeth: invita il re nel suo castello e scrive una lettera a sua moglie per informarla. L a mo g l i e escogita un piano per uccidere Duncan e eliminare i dubbi di Macbeth con la sua determinazione. Duncan viene assassinato e di ciò vengono accusati i servi del re che dormivano fuori dalla stanza. I figli del re partono dal castello spaventati per la loro vita. Macbeth è ora sul trono, ma Macduff e Banquo sospettano di lui. La storia finisce con una grande battaglia in cui Macbeth, ormai distrutto dal potere ottenuto per mezzo di vari omicidi, muore. Gli attori hanno recitato egregiamente alternandosi nei vari ruoli ed entrando bene nei personaggi, sono inoltre riusciti a trasformare una tragedia in una commedia di facile comprensione per dei ragazzi della nostra età, nonostante si recitasse in lingua inglese. Questo spettacolo ci è molto piaciuto perché ha voluto rendere partecipi i ragazzi del pubblico facendoli recitare; crediamo anche che questi spettacoli in lingua siano utili e vorremmo andare a vederli più spesso. Matti da Ligari Giochiamo e ridiamo 34 ■ 2013 te elle-t Bare z ni 2ªC Giacomo Marie Yuri Guerra porto!!! sarebbe un aero la uo sc La . .. ! pessero volare un CANOTTO!! • S e gli asini sa are? Semplice m al zo ez m balene?” cani in e ora studi le sa fanno otto in co rd sa te pe di o sa rt o L pe • es i il più grande e mai tu che er om “C i: ic am • Tra !” ventato miope “Perché sono di di matematica? orire di calcoli! un professore r pe o lm co si di radici e m ir il tr nu a, nz -• Qual è te frazione di Po non ha fatto?” Abitare in una r una cosa che pe o un re ni si può pu nora maestra, • Pierino: ”Sig certo!” mpiti” Maestra: ”No di n ho fatto i co no ra lo al , ne Pierino: “ Be mezz’ora?” cammello ogni un a ss pa o rt dese • “Sai che nel ?” ra lo “E al ” “Due cammelli! Alessandro Di Zitti & Alessandra Gianatti - 3ªB “R uzzle” è il nuovo gioco, prodotto dalla “MAG Interactive”, che ha già raggiunto la prima posizione dei top download sia nello Store di Cupertino che in quello firmato Google (App Store, Play Store). Insomma, è una mania! Credo che nessuno di voi possa dire di non aver mai giocato una partita a Ruzzle! Purtroppo non un gran numero di persone fra voi possono affermare di saperle vincere tutte! Molto probabilmente il motivo è che non conosce molto bene le regole dei bonus che analizzeremo in questa prima parte dell’articolo. BONUS Partiamo dal presupposto che il punteggio base di ogni parola è attribuito dalla somma dei valori delle lettere (che vedete scritto accanto ad ognuna di esse) a cui si aggiungono i bonus che possono essere: Simone Zanella - 3ªB trucchi PER LA VITTORIA S DLduplica il valore relativo alla lettera TLtriplica il valore relativo alla lettera DWduplica il valore relativo alla parola TWtriplica il valore relativo alla parola Infine, se la parola da voi trovata è formata da più di cinque caratteri, si aggiunge anche un bonus lunghezza che è proporzionale alla dimensione del vocabolo. TRUCCHI Se i bonus non vi bastano ci sono alcune scorciatoie (nulla di illegale, sia chiaro!) che potete usare per sbalordire i vostri avversari con punteggi da record. Tempo prolungato 1: Questa prima funzione è limitata solo a dispositivi firmati Apple (iPhone, iPad, iPod touch) e consiste nel poter prolungare il tempo della partita a nostro piacimento. Per farlo avviate una sfida dopodiché chiudete “Ruzzle” ed andate in: IMPOSTAZIONI > GENERALI > 1 questo trucco non è più disponibile dall’aggiornamento 1.4.7 Indovina L’indovinello Cos’è quella cosa scura che non si può toccare? Qual è il metallo preferito dalle rane? Vola, ma non è un uccello. Qual è il fiore che sa suonare? B_ _ O S_ _ _ _O A_ _ _ O V_ _ _ A Colmi, colmetti e colmoni Qual è il colmo di un computer? AVERE PAURA DEL MOUSE Qual è il colmo di una stampante? MANGIARE LA SEPPIA PER RICARICARSI Qual è il colmo del sole? AVERE LA LUNA STORTA Qual è il colmo per una zanzara? ANDARE A MOSCA IN VESPA Elisabetta Amadeo e Sabrina Bonfadini, 2ª C Scienza o magia? DATA E ORA. In questo menù disattivate “automatiche” dopodiché cliccate su IMPOSTA DATA E ORA; portate indietro l’orario del tempo extra che desiderate, quindi riaprite Ruzzle. Elenchi di parole: Il vostro vocabolario non è molto ampio? Nessun problema, con una semplice app pioveranno parole (dal punteggio molto elevato) dal cielo! Le applicazioni per prodotti Apple ed Android sono rispettivamente “Ruzzle Cheat” e “Ruzzle Help”; è sufficiente scattare uno screenshot della griglia di parole e caricarlo sull’apposita app per avere un elenco completo di tutte le combinazioni! Spero che questa guida vi sia utile, ma non abusatene. In fondo, il divertimento sta nella sfida! teven Frayne è nato a Bradford il 17 dicembre del 1982. È un illusionista britannico, noto come Dynamo. Primo di quattro figli, a quindici anni se ne andò da casa per andare a vivere con suo nonno. Il suo aspetto smilzo e spaurito lo rese presto la vittima prescelta di vigliacchi bulletti; così il nonno, anche lui mago, gli insegnò delle tecniche per privare i bulli delle loro forze. Stupito ed affascinato dal risultato, Steven continuò a seguire i consigli del nonno, che gli fornì preziosi insegnamenti dai quali imparerà l’arte di prestigiatore. Per migliorarsi, si esercitava anche di notte, prima con semplici giochi di carte, poi con trucchi sempre più complessi. Ben presto venne conosciuto in città per i suoi trucchi che mostrava alla gente in strada, ma riscontrò successo solo nel suo piccolo paese. Dynamo, però, non si scoraggiò e decise di caricare i suoi video su YouTube acquisendo milioni di visualizzazioni e molta fama. Per diventare ciò che è adesso, va ai concerti delle sue star preferite, dove sgattaiola nel backstage e regala giochi di magia stupefacenti agli uomini della security. Questi non possono non raccontare le meraviglie appena viste alle star, che, a loro volta, s’innamorano di Dynamo. Alcuni Vip lo invitano alle loro feste dove altre star lo notano ed il gioco è fatto. Il suo obiettivo non è di ingannare gli spettatori, bensì quello di meravigliarli. Tra i molti suoi trucchi, tra cui la “mano nella vetrina” (in cui trapassa il vetro con la mano) e “matrix” (il suo corpo si piega all’indietro come se non ci fosse la gravità, richiamando la scena del celebre film), di certo il più eclatante è la camminata sulle acque del Tamigi: guardando l’incredibile video non si riesce a dare una soluzione al mistero, una spiegazione all’illusione. Passeggiare sul Tamigi sembra davvero essere una magia impossibile. Altri trucchi da lui eseguiti sono la “camminata verticale” su un palazzo, il “teletrasporto”, la piegatura di un iphone, la “levitazione” di alcuni oggetti, l’“attraversamento” di una finestra, senza contare gli innumerevoli trucchi con le carte e quelli telepatici. A tutt’oggi viene considerato il miglior illusionista al mondo, e non solo dai migliaia di fan, ma anche da innumerevoli specialisti del settore. Dalla periferia di Bradford, in Inghilterra, a beniamino dei vip di Hollywood: questo è il cammino che ha reso Dynamo famoso, un cammino non sempre facile, ma, anzi, insidioso e tortuoso (a causa del morbo di Crohn, malattia intestinale cronica di cui Dynamo è affetto). Adesso sta a voi scegliere: scienza o magia? PER RIDERE UN PO’... - 2ª B Filippo Robustelli e Andrea Ruffini uuuh”. E l’altra: • Una mucca dice: “Muuuuuuuuuu !”. “Pensa, stavo per dire la stessa cosa o ... si guardano ue pecore si guardano ... si guardan •D e una dice: “Beh?!?”. llo con la ruota ual é il pavone più prudente? Que •Q di scorta. de: “Papà, per n cammello va dal papà e gli chie •U sporchi?”. E il ché abbiamo questi zoccoli brutti e e del deserto”. papà: “Per non affondare nelle dun a schiena?”. “E perché abbiamo queste gobbe sull o nel deserto”. “Per contenere l’acqua quando siam Pistoia???”. “OK, ma... perché siamo allo zoo di in pole position! • C osa ci fa un polpo in prima fila? Sta chiamo a nascon n daino dice a un altro daino: “Gio •U dino?”. E l’altro: “Dai,no”. bottiglia d’acqua • C osa ci fa un pesce rosso in una gasata? Lo squalo. ENGLISH CROSSWORD Alessandra Cantoni e Maria Mazza - 2ªC 1) At night, in the sky 2) The color of violets 3) Colorful and born from a caterpillar 4) The season after the autumn 5) Ballet: “the …’ lake” 6) The color of hope 1 2 3 4 5 6 Soluzioni: STARS - 2) PURPLE - 3) BUTTERFLY - 4) WINTER - 5) SWANS - 6)GREEN Ruzzle Dynamo Abbina il nome alla foto... ragazzi! Anche i prof sono stati Lara Della Bosca Giuseppina Bertoletti Francesca De Filippis Francesca Martino Monica Carrara Giacomo Vinci Cristina Esposito Anna Alosi Doriana Forni Anna Negri Concetta Viviani Maria Cristina Grazioli Matti da Ligari Indovina chi e'? 2013 ■ 35 Cecchetti Jherson Galati Serena Zucchi Emanuele Spera Annalisa Cecchetti Joel De Marzi Alessandra Zubiani Silvia Spaterna Sofia Carolina Romeri Riccardo Patroni Andrea Sosio Martino De Paoli Michela Gandossini Martina Sosio Caterina Romeri Francesca Parrotta Maria Francesca Aurora Meneghini Alessandro Parolo Silvia Menaglio Diego Vido Niccolò Shahroozi Shayan Riatti Matteo Codazzi Alice Di Zitti Arianna Gianatti Alessandra Renda Maria Paganoni Michael Martino Francesca Colasanto Francesco Dolci Alessandro Sertori Tommaso Vicari Antonio Verdesca Laura Claudia Boscacci Carlo Sertori Davide Collazuol Andrea Dolci Eleonora Venturi Bianca Seminara Chiara Rawson Giovanni Osmani Migjen Colombo Andrea Dragone Elisa Orsi Giuseppe Ravizza Antonella Bravo Marco Refaldi Giacomo Selvetti Marilisa Azzalini Nicola Oufli Khadija Azzalini Giacomo Giancola Carlotta Gianola Beatrice Alessia Gianoncelli Filippo Marsetti Luca Vinci Chiara Signorelli Giorgio Borromini Artemio Giacomelli Martina Marsetti Sara Vinci Giacomo Francesco Aureli Luca Di Zitti Alessandro Ghislanzoni Giulia Martinalli Liana Viviani Concetta Riboli Iris Annapia Bordoni Letizia Cocozza Bruno Paini Eleonora Wu Liangfang Luisa Bordagaray Nadia Belen Dioli Luca Paini Fabrizio Clementi Ettore Mazza Alessandro Simoncini Davide Riccardi Alessandra Palazzo Camilla Bongiascia Leonardo Gharapetians Gheshlagh Naike Mazza Maria Singh Amandeep Robustelli Filippo Di Francesca Giorgio Genini Alice Mazza Pietro Di Forte Giulia Citterio Ferruccio Bonfadini Sabrina Angieri Giuseppe Antonazzo Raimondo Gatti Thomas Palazzo Marco Cisi Andrea De Vittorio Carola Mazza Rosa Singh Shibjot Robustellini Andrea Bonfadini Corinna Gatti Giovanna Palotti Gioele Yaakoubi Houda Sironi Filippo Cioccarelli Andrea Gatti Elisabetta Meago Marco Rodigari Luca Zanella Simone Songini Andrea Bonesi Giada De Vittorio Alessandro Paradiso Stefano Chirico Francesca Maria De Scolasticis Hagiar Meleri Alice Zecca Daniela Angelini Camilla Bondio Paola Chen Yu Qi Romeri Erica Zecca Patrizia Andreoli Giulia Romeri Nicolò Amadeo Elisabetta Gandossini Giada Cevenini Lorenzo Bonaccorsi Maria Grazia Alosi Anna De Paoli Leo Gambino Asia Boffini Alessandro Alesiano Michael Alfarano Mattia Cesaroni Alessia Pastore Luca Agnelli Matteo Bettini Laura Rossi Anabel Acquistapace Aldo Z De Luca Andrea Bertolini Luca Accoto Nicola alla Meneghini Chiara Bertolini Gaia A Menesatti Enea Abdi Rejmonda dalla Payan Alarcon LIGARI Menesatti Lorenzo La Vedovatti Giulia Azzolina Mattia Brenz Verca Simona Combatti Daniele Alessandro D’Alpaos Alessandra Grazioli M.Cristina Vedovatti Cesare Scopelliti Filippo Ravelli Maria Orlando Angelo Rocco Marsetti Edoardo Ravanetti Elisa Opreni Alessia Anna Schena Silvia Pusterla Cristina Neto Colacrai Roberta Pruneri Alice Proetto Cinzia Ndiaye Cheikh Bassirou Marconato Nadia Nani Lidia Marchetti Gabriele Pradella Anna Musso Riccardo Marchetti Alessandro Prandi Sara Pozzi Andrea Jucatoru Alexandro Ioan Scarafoni Alice Pomoli Maria Grazia Mottarlini Eleonora Manni Federico Malerba Vittoria Trabucchi Silvestri Federico Tomei Simone Scala Federica Pizzatti Sertorelli Giorgio Pillitteri Giorgio Morozzo Della Rocca Edoardo Piatta Elisa Moroni Riccardo Petrilli Sara Testini Marika Testini Luca Morozzo Della Rocca Gabriele Del Fante Chiara Del Felice Cesare Fioroni Michela Kola Besart Lakhbiza El Mehdi Folatti Marco Landi Giuseppe Moroni Michele Trivella Paola Scalia Vittoria Pizzini Elisabetta Mossinelli Anna De Giovanni Amelia Fioroni Giuliano Orlando Khalil Zeyad Mafessoni Matteo Troudi Sonia Testini Mattia De Filippis Francesca Fiori Giorgia Folini Alessandro La Torre Serena Macrina Andrea Scarafoni Lucia Scarafoni Lorenzo Kaur Jasmanpreet Maffi Giuseppe Scarfò Alessia Pontiggia Davide Filippini Ida De Bernardi Sasha Magro Marco Scari’ Martina Sava Michela Testini Giuliana Testini Alice Tempra Giorgia Santos De Moraes Afonso Cesar Tavelli Marina Salvato Silvia Casalino Gaia Jablonski Patryk Manoni Franca Muca Florije Trutalli Beatrice Schena Lorenzo Carvelli Riccardo Jablonski Eliza Manzatti Imelde Miriam Musa Fatima Fendoni Tiziano Islami Emrije Maranga Ilaria Trutalli Giulia Sceresini Federico Namla Alaa Ursi Vincenzo Carugo Benedetta Benvenuti Andrea Felisa Michela De Filippis Francesca Benedetti Michelangelo Iobizzi Simone Marchetti Asia Vaghi Francesca Schena Sabrina Presazzi Alessandro Credaro Simone Carrara Irene Carrara Monica Hu Matteo Fazio Silvana Ferrari Michele Carrara Benedetta Benedetti Sofia Aurora Farina Giulia Curti Simone Bellino Elena Benedetti Luca Fanoni Gianfranco Credaro Cristian Credaro Tosca Benedetti Alessandra Negri Anna Credaro Andrea Carbone Francesco Carnazzola Alex Marconi Adriano Scherini Luigi Caprari Daniele Marconi Sara Qafa Gerald Hernandez Wildalis Melani Covanaj Xhavid Cao Alessandra Hazrolli Argjend Falcone Alessia Calvo Vincenzo Cantoni Alessandra Failoni Lorenzo Halimi Mezhdi Costantino Niccolò Belcao Chiara Bellini Margherita Gusmeroli Matilde Nicora Riccardo Calvo Gaia Guri Jon Esposito Mariacristina Evangelista Sara Contini Edoardo Gugiatti Camilla Marconi Valentina Vailati Massimiliano Scherini Michela Beati Marco Qafa Orseda Bazzi Valentina Ni Jiajia Bazzi Davide Conforto Bardellini Simona Erba Elia Consiglio Riccardo Caldara Tommaso Bazzano Emanuele Conforti Simone Caldara Marianna Barini Francesco Bartelli Flaminia Emeny Vicky Maria Mariani Chiara Valsecchi Alessandro Scherini Samuele Barbonetti Raffaele Cabello Kristian Concolino Davide Quadrio Sergio Barbonetti Francesco Maria Buzzoni Daniele Guerra Yuri Nobili Simone Vanoni Carolina Baratta Chiara Elshani Mergim Marieni Giacomo Schettino Stefania Buzzetti Francesco Quattrini Giulia Balsarri Riccardo Comune Emanuele Guerra Stanislao Nolla Annalisa Buttice’ Antonella El Amine Meryem Grossi Gioele Mariette Sahommy Vasconi Gabriella Schiantarelli Gianmarco Baldo Beatrice Cometti Claudia Ragazzi Kevin Vecchio Antonino Pio Buonaccorso Andrea D’alpaos Maddalena Oberti Niccolò Scieghi Samuele Baldin Riccardo Combi Lucia Mari Pietro Bucur Gabriel Marsetti Alessia Baldini Daniele Tavelli Alice Casello Marco Salis Remy Omar Del Giudice Martina Foppoli Chiara Leitner Portolesi Giulia Tassi Giorgia Saligari Aurora Petorella Alessia Moriondo Francesca Maccolini Elia Lo Verso Teresa Pelanconi Sabina Moltoni Daniela Moizi Chiara Pedrola Sofia Dell’utri Mattia Frigianu Nicola Pedrini Elena Minotti Francesca Leo Tommaso Fusi Edoardo Leusciatti Ambra Merlini Mattia Del Tenno Cristian Leoni Martina Leye Sidi Pedretti Lucia Sacchi Mattia Ruffini Andrea Rossi Tommaso Cattone Rebecca Frigianu Marta Leoni Letizia Libanoro Silvia Saccucci Denise Pellacci Puglielli Simonetta Montinaro Leda Sala Francesca Cattaneo Maria Teresa Dell’acqua Martina Forni Doriana Leoni Giulia Libera Sofia Pelucchi Maria Grazia Catellani Marina Della Vedova Chiara Formolli Sofia Leoncelli Matilde Lin Zhiqiang Della Vedova Benedetta Montobbio Milena Rossi Lucia Tam Giulia Stiglitz Francesca Steffanoni Saverio Steffanoni Giovanni Stangoni Arianna Bertoletti Giuseppina Maccari Matteo Tasca Marinella Bertoletti Elena Salerno Nicolò Bertoletti Claudia Formolli Andrea Castelnuovo Martina Catanese Chiara Lenoci Gioele Della Maddalena Alice Peronaci Alice Bertini Nicola Foppoli Federico Moreno Manuel Bersellini Nicolò Castelnovo Licia Della Bosca Lara Maccarone Chiara Bersellini Jacopo Cassina Asya Petre Andrei Bernardini Francesco Moroni Michel Bera Giulia Stampa Alice