Numero Completo - Diocesi di Como

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Numero Completo - Diocesi di Como
DELLA
CONTIENE I.R.
SANTI E MORTI:
OCCASIONE
PER EDUCARE
«
M
eglio non pensarci». Di solito
è questa la prima reazione nei
confronti della
morte. Ed è ovvio che non si può
vivere bene se si è ossessionati
dalla morte, ma è altrettanto
vero che la morte non può essere messa in un angolo, credendo così di accantonare un problema una volta per tutte. Con
la propria morte ciascuno di noi
dovrà un giorno, vicino o lontano, fare i conti, e, in attesa, siamo chiamati a confrontarci con
la morte di altre persone, talune a noi molto care, con il carico di dolore e sofferenza che
essa comporta.
Meglio pensarci, dunque. Meglio saper guardare in volto
quest’ultimo atto della nostra
vita terrena. Invece, nella nostra società assai evoluta in cui
l’uomo è riuscito ad allungare
la vita con il giusto progresso
della scienza, si cerca continuamente di esorcizzare la morte,
di fare come se non esistesse.
Da qualche anno è invalsa
anche da noi un’usanza commerciale, nota come festa di
Halloween, e sotto cui si nasconde il tentativo di ridicolizzare un aspetto della vita che
invece è oltremodo serio. Strano davvero che questa festa del
tutto estranea alla nostra tradizione religiosa e culturale
goda di tanto seguito non solo
presso chi ci fa i soldi, ma anche presso quella categoria di
persone – gli educatori, i genitori, gli insegnanti nelle scuole
innanzitutto – che dovrebbero
avere a cuore una crescita armonica dei ragazzi e dei bambini e che, invece, sembrano interessati a organizzare il carnevale… dei morti, proprio
quando la Chiesa cattolica invita a guardare alla morte con
una visione pienamente umana e con un messaggio di speranza. È molto strano.
Sembra che qualcuno voglia
a tutti i costi sradicare queste
due feste cristiane – i Santi e i
Morti – che invece hanno tanto
da dire anche a chi è credente
all’acqua di rose, ma anela a
dare delle risposte a domande
che stanno nel profondo. Perché
non fare la fatica – in qualità
di educatori e di professionisti
dell’insegnamento – di distillare il significato di queste feste,
invece di lanciare i bambini –
anche quelli della scuola materna, ormai – dentro un vortice
di ridicolaggini, di scherzi, di
paura? Eh, già, costa fatica. Invece, si va sempre dove l’acqua
è più bassa. Si calpestano allegramente le tradizioni, perché
è più facile organizzare un altro carnevale – e di cattivo gusto, per giunta – piuttosto che
parlare della santità o della
morte.
La Chiesa ha il coraggio di
farlo, e ha messo l’una accanto
all’altra la solennità dei Santi
e la Commemorazione dei defunti. Due gesti di fede, un’unica Comunione.
don AGOSTINO CLERICI
○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○
ANNO XXXIV
31 OTTOBRE 2009
E 1,00
40
DIOCESI
DI
COMO
PERIODICO SETTIMANALE - POSTE ITALIANE S.P.A.
SPED. IN ABBONAMENTO POSTALE - D.L. 353/2003 (CONV.
IN L. 27/02/2004 N° 46) ART. 1, COMMA 1, DCB COMO
COMO
DIECI ANNI
A SERVIZIO
DEI PIÙ DEBOLI
a Caritas di Como celebra, questo fine settimana, un importante avvenimento: i dieci anni di
attivià di “Porta Aperta”
e del Centro di Ascolto, due
strumenti essenziali al servizio
della marginalità sociale. Oltre
10 mila i soggetti, tra persone
e famiglie, intercettate in questo arco di tempo.
L
ALLE PAGINE 12 E 13
COMO
TRENI:
NUOVI ORARI
E... TIMORI
A PAGINA 14
RICORDI
L’ANA DI COMO E
DON GNOCCHI...
L’ALPINO
A PAGINA 16
Testimoni di
speranza
LA «DUE GIORNI GIOVANI» DIOCESANA
NELLA ZONA TRE PIEVI
COMO
DISABILITÀ:
LA SFIDA DI UN
COORDINAMENTO
Lo scopo: migliorare le condizioni di vita delle persone disabili, promuovendone l’autonomia.
A PAGINA 18
ARTE
ALFONSO SALARDI
E IL FUTURO
DELL’ARTE SACRA
A PAGINA 20
A PAGINA 3
VISITA
PASTORALE
IL VESCOVO
HA CONCLUSO
LA VISITA
IN VALLE INTELVI
ALLE PAGINE 8 - 9 - 10
SONDRIO
LE ASSOCIAZIONI
DI VOLONTARIATO
LANCIANO UN
GRIDO DI ALLARME
La crisi economica si fa
sentire anche per un settore molto vivace in Valtellina e Valchiavenna. Il
taglio del 50% dei fondi
ha portato a un drastico
ridimensionamento delle attività.
INTERVISTA
ESCLUSIVA
IL MINISTRO
A PAGINA 26
MAURIZIO SACCONI
SONDRIO
PRESENTA
INCONTRI
IL «LIBRO BIANCO»
PER RIFLETTERE
A PAGINA 4
E GUARDARE
IL «LIBRO BIANCO»
LONTANO
È ALLEGATO
A QUESTO GIORNALE
ALLE PAGINE 28 E 29
VARESE
AL VIA IL CORSO
PER I VOLONTARI
IN OSPEDALE
A PAGINA 31
CHIAVENNA
RIPRENDONO
LE ATTIVITÀ
DI SCUOLAPERTA
A PAGINA 27
SINODO
AFRICA
MESSAGGIO
AL POPOLO DI DIO:
«AFRICA, ALZATI!»
A PAGINA 11
COMO
IMMAGINI
E DOCUMENTI
DI UNA COMUNITÀ
RURALE
A PAGINA 21
NESSO
UNA SCUOLA
PER I FIGLI
DEL POPOLO
A PAGINA 24
CULTURA
CONFERENZE
E LIBRI
In provincia di Sondrio interessanti progetti e pubblicazioni su san Bartolomeo
de Castelaz, san Martino di
Serravalle e il castello di
Bellaguarda.
ALLE PAGINE 30 E 31
P A G I N A
2
RIFLESSIONI
IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO -31 OTTOBRE 2009
IL NUOVO COMMENTO DI MONS. BRUNO MAGGIONI
IL RACCONTO DI MATTEO
D
a alcune settimane è in
libreria l’edizione rinnovata del commento
di mons. Maggioni al
vangelo di Matteo. Avendolo letto attentamente, mi
appaiono opportune quattro
sottolineature. Innanzitutto: ho
tra le mani la prima edizione del
commento a Matteo. E’ del 1981.
Di edizione in edizione, il volume
è stato in libreria per ben 28
anni. Non so quanti commenti ai
vangeli abbiano avuto una vita
così lunga! Ciò significa che il
testo di mons. Maggioni ha saputo cogliere nelle pagine di Matteo
quelle strutture profonde che
fanno la specificità di una narrazione e, allo stesso tempo, offrono
al lettore le giuste provocazioni
per un cammino personale di ulteriore approfondimento. E’ pur
vero che il tempo segna il modo
con il quale ci si accosta ad un
testo. Ecco allora che l’Autore
avverte: “ho ritenuto opportuno
rivisitarlo attentamente: alcune
pagine sono aggiunte, altre ripensate e approfondite, altre conservate. Lo scopo e il metodo di
lettura non sono però cambiati.
Sono , infatti, sempre più convinto della loro validità”.
UNA PROSPETTIVA
Poi, mi sembra di dover richiamare l’attenzione sulla prospettiva con la quale l’Autore accosta
il testo di Matteo. Come credenti - egli avverte - cerchiamo nella lettura del Vangelo una parola di Dio capace di interpellare la
nostra esistenza, la nostra contemporaneità. Ma tradiremmo il
Vangelo se, in nome della nostra
contemporaneità, il testo evangelico diventasse un pretesto per
dire parole nostre e ascoltare ciò
che ci piace. Dunque, contemporaneità e alterità del testo vanno
mantenute. Il commento proposto si pone allora in una precisa
prospettiva: far sì che la Parola
parli ad ogni uomo di buona volontà, senza la necessità di ricorrere a tutte quelle tecniche complicate, che sono possibili soltanto agli addetti ai lavori.
Dunque, un commento di “divulgazione”. E qui credo sia opportuno lasciare la parola all’Autore:
“intendo la divulgazione come
qualcosa di molto serio (e faticoso).
Non una ricerca di metodi nuovi
né di nuovi significati (questo è
compito dell’esegesi scientifica),
ma neppure soltanto una semplificazione dei dati scientifici, così
da metterli a disposizione di una
cerchia più vasta di persone. Molto di più: uno sforzo per rendere
“trasparenti” l’uno all’altra il testo
evangelico e la nostra vita, nell’intento di creare quella “fusione degli orizzonti” (appunto l’orizzonte
del testo e l’orizzonte della nostra
vita) che è lo scopo ultimo di ogni
autentico interpretare”.
Dunque, non solo “un dire con
parole piane ciò che gli esegeti dicono con parole tecniche e raffinate, ma l’ambizione di portare
avanti lo stesso lavoro degli
esegeti, cercare quella “attualizzazione della Parola” che è lo scopo della loro fatica”.
IL VANGELO
È PER TUTTI
Quindi, l’Autore mette in guardia i lettori circa un equivoco che
spesso serpeggia in certe letture
dei testi evangelici. Spesso si
sente proclamare –in molti contesti- la “radicalità” del vangelo:
“una radicalità che affascina, che
propone ideali talmente alti da
apparire, di fatto, impraticabili:
ideali tanto alti che non possono
diventare criteri di giudizio e di
comportamento nella complessità del mondo e della vita”. Che
fare, allora? “Arrendersi a questa
sorta di contraddizione, che pare
(così pensano in molti) imporsi in
nome di un sano realismo? In
questo caso gli ideali evangelici
possono, forse, essere utili per
certe scelte di vita, ma non per
cristiani comuni dentro una vita
comune; oppure possono essere
praticabili in certi settori della
vita (definiti spirituali), ma non
negli ambiti degli impegni concreti e complessi come quelli della famiglia, della professione,
della società”. Una puntualizzazione , questa, che mi appare più
che mai attuale. Si sente spesso,
in tanti contesti, proclamare il
primato della Parola, i suoi radicali punti di riferimento; poi, nella vita di tutti i giorni, la Parola
BRUNO MAGGIONI, Il racconto
di Matteo, Cittadella Editrice,
pagine 422, euro 18,00.
e la sua radicalità sembrano
come scomparire per riemergere
in momenti particolari, in situazioni di culto, in “momenti forti”:
Parola e vita concreta sembrano
non poter camminare sulle stesse strade.
LA RADICALITÀ
EVANGELICA
Infine, la prospettiva avanzata
dall’Autore che è, rispetto a quanto sopra rilevato, diversa e precisa: “Personalmente sono invece
convinto che la direzione del
radicalismo evangelico è la quotidianità, dove per quotidianità intendo la situazione normale in cui
l’uomo è costretto a vivere. La proposta evangelica vuole essere una
proposta vera, reale, possibile per
l’uomo nel mondo, nel mondo così
com’è. È questa una grande sfida,
che i cristiani non devono lasciar
cadere. Radicale è la novità che il
vangelo sa introdurre nelle condizioni comuni”.
Leggendo le pagine del commento a Matteo, il lettore è invitato costantemente a cambiare prospettiva: guardare non a ciò che
l’uomo deve fare per Dio, ma a ciò
che Dio ha fatto –per primo e gratuitamente- per gli uomini. La lieta notizia del vangelo è la gratuità del Dio di Gesù: gratuità che si
fa prossimità e missionarietà. Dimensioni vivibili in ogni quotidiana situazione di vita.
ARCANGELO BAGNI
NOVITÀ IN LIBRERIA
a cura di AGOSTINO CLERICI
MORTE... DA SPIEGARE
Il rapporto con la morte risulta difficile
a molte persone e spesso ci si chiede con
una certa apprensione se l’anima continui davvero a vivere dopo la morte e se
il paradiso e la vita eterna esistano veramente. In queste pagine Anselm Grün
- monaco benedettino tedesco noto come
conferenziere e scrittore - ci illustra l’arte
di vivere e di morire, offrendoci alcune
risposte alla domanda centrale della nostra vita: che cosa c’è dopo la morte? Con
l’ausilio di molte immagini bibliche, l’autore ci dà un’idea di ciò che potremmo
aspettarci. In questo modo possiamo vivere più intensamente e consapevolmente e passare dalla paura alla speranza e
alla serenità. Grün ci mostra anche come
possiamo accompagnare i moribondi nel
cammino verso Dio. Per chi sta per lasciare questo mondo e per i suoi cari è
importante avvertire che le loro paure e i loro sentimenti sono
presi in seria considerazione e poter ascoltare con fiducia le parole di rassicurazione che vengono loro rivolte. ANSELM GRÜN,
Che cosa c’è dopo la morte? L’arte di vivere e morire, Paoline,
pagine 196, euro 16,00.
Al tema dell’elaborazione del lutto è dedicato un interessante saggio scritto da
due autrici francesi che hanno entrambe una grande esperienza in campo
infermieristico. La morte di una persona cara è particolarmente difficile da affrontare, ma lo è anche la ferita di un
divorzio, la fine di una relazione affettiva, la perdita del posto di lavoro, perdita
di beni, scopi, ideali… Tutte queste perdite necessitano di un processo detto
“elaborazione del lutto”, per superare il
dolore e ritrovare la serenità perduta.
Rosette Poletti e Barbara Dobbs cercano di guidare il lettore alla conoscenza
del processo di elaborazione del lutto, ai
mezzi da utilizzare per ritrovare la serenità nonostante il dolore: consigli sul
piano psicologico, di fede religiosa, di pratiche olistiche, arrivando così al superamento del dolore stesso e
al recupero dell’armonia interiore. ROSETTE POLETTI - BARBARA DOBBS, Oltre il dolore. Come ritrovare la serenità,
Paoline, pagine 154, euro 11,50.
E come parlare ai bambini della
morte? Ecco un libretto che contiene undici brevi storie per parlare ai
bambini di un tema così delicato e
che spesso si cerca di evitare (o si
affida ad... Halloween). Ogni racconto tenta di rispondere a una domanda o sviluppa un aspetto (Nessuno
può sfuggire alla morte; Tutto ciò che
ha un inizio ha una fine; Gesù ha
una buona notizia per noi; Noi risorgeremo...). Al termine di ogni racconto due brevi “rubriche” per meditare su quanto letto: “Pensano i grandi” (per gli adulti) e “Penso
io”, un sintetico pensiero per i bambini. Il libretto è illustrato con
simpatici disegni. BRUNO FERRERO - ANNA PEIRETTI, La
morte raccontata ai bambini, Elledici, pagine 24, euro 3,50.
SOLENNITÀ DI TUTTI I SANTI
Parola
FRA
noi
AP 7, 2-4.9-14
SAL 23
1GV 3, 1-3
MT 5, 1-12A
Musica scritta
che diventa
musica cantata
di ANGELO SCEPPACERCA
TERZA SETTIMANA
del Salterio
I SANTI, VOLTO DELLE BEATITUDINI DI GESÙ
S
ul muro di una casa di riposo, una mattonella con
le beatitudini degli anziani: “Beati quelli che mi
guardano con simpatia...
beati quelli che stringono le mie
mani tremanti… beati quelli che
non si stancano di ascoltarmi…
beati quelli che comprendono il
mio camminare stanco…”. Ma
quante sono le beatitudini? Tante
quanti sono i santi che le hanno
vissute. Ognuno, secondo i doni di
Dio, la personalità e la propria storia, fin quasi a darne volto.
“Beati i poveri in spirito”: sono
umili di cuore, quelli che non si
lasciano possedere dalle ricchezze e attendono la salvezza solo
da Dio, pronti alla solidarietà
con i deboli e gli oppressi. La povertà-umiltà ha il volto di S.
Francesco e nasce dal suo desiderio di essere una cosa sola con
Gesù Crocifisso.
“Beati gli afflitti, perché saranno consolati”: coloro che soffrono
per il male che è nel mondo, non
rimangono indifferenti, fanno di
tutto per un mondo più umano,
non si deprimono per le difficoltà, portano la croce dietro a Gesù.
Come S. Teresa di Gesù Bambino (di Lisieux), che siamo abituati a considerare sempre felice.
“Beati i miti” che, perché umili
davanti a Dio, sono anche benevoli, rispettosi e pazienti; non hanno
pretese, non desiderano primeggiare; sono comprensivi, affabili,
non violenti. S. Francesco di
Sales, vescovo di Ginevra. Il santo della mitezza: “Si prendono
più mosche con una goccia di
miele che con un barile di aceto”.
“Beati quelli che hanno fame e
sete di giustizia”: in senso evangelico la giustizia è la santità. E’
fame e sete di crescita umana
integrale per sé e per gli altri.
Tra i molti, un educatore, S. Giovanni Bosco: ogni suo gesto produceva elevazione sociale, culturale e spirituale. “Ho promesso a
Dio che fino l’ultimo mio respiro
sarebbe stato per i miei poveri
giovani. Io per voi studio, per voi
lavoro, per voi vivo, per voi sono
anche disposto a dare la vita…
sono tutto per voi, giorno e notte,
mattina e sera, in qualunque
momento”.
“Beati i misericordiosi”: coloro
che sono colpiti dalle miserie altrui come fossero le proprie; compiono opere di misericordia; soprattutto sanno perdonare; cercano di vincere l’odio con l’amore.
Uno dei tanti santi della carità,
S. Camillo de Lellis, fondatore
dei camilliani, ministri (servi)
degli infermi. Curare i malati
come “culto d’amore a Cristo
ammalato nei poveri”.
“Beati i puri di cuore”. Non solo
riguardo alla castità, come S.
Luigi Gonzaga o S. Maria Goretti, ma anche alla coscienza. Sono
retti, leali, non si servono di Dio
per i loro interessi, ma lo servono e cercano la sua volontà. S.
Thomas More, Cancelliere d’Inghilterra, non volle accettare lo
scisma di Enrico VIII e rimase
fedele al Papa. “La mia coscienza su questo punto è tale, che ne
va della mia salvezza”. Fu con-
dannato a morte.
“Beati gli operatori di pace”,
coloro che costruiscono rapporti
giusti, non gridano parole di
pace, mentre nel cuore c’è l’odio;
ma operano davvero per la crescita spirituale e materiale di
tutti. Rispettano ogni persona,
ogni popolo, ogni cultura. Faticano con pazienza e perseveranza
per la riconciliazione. Vengono in
mente S. Caterina da Siena e
Giorgio La Pira.
“Beati i perseguitati per causa
della giustizia”: sono i martiri e
coloro che non si lasciano intimorire dagli insulti, dalle discriminazioni e dalle violenze; ma
rimangono fedeli a Dio e alla propria coscienza, perseveranti nella verità e nel bene. S. Massimiliano Maria Kolbe, internato
ad Auschwitz, volle il posto di un
compagno condannato a morte
“perché lui ha moglie e figli”.
I Santi sono volti delle Beatitudini. Vangelo vissuto. “Musica
scritta che diventa musica cantata” (S. Francesco di Sales).
P A G I N A
3
CHIESA
PRIMOPIANO
IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 31 OTTOBRE 2009
LA DUE GIORNI GIOVANI DIOCESANA
NELLA ZONA TRE PIEVI
APPUNTAMENTO IRRINUNCIABILE
PER L’AVVIO DEL CAMMINO ANNUALE
TESTIMONI
DELLA VERA
SPERANZA
I
l tema della Speranza, quella con la “S”
maiuscola, quella che
non delude, quella
che è già certezza, ha
guidato la Due Giorni
Giovani Diocesana che si
è svolta lo scorso fine settimana nella Zona Tre
Pievi, tra Gravedona e
Dongo. Nel pomeriggio di
sabato sono stati più di
400 i giovani, provenienti dalle diverse zone della Diocesi, che si sono ritrovati all’oratorio di
Gravedona per il momento di festa e accoglienza.
Qui i precisi organizzatori della Commissione Giovanile Zonale delle Tre
Pievi hanno suddiviso i
ragazzi in diversi gruppi
che hanno poi potuto visitare le bellezze artistiche delle chiese di Gravedona, ma anche il paese
di Pianello del Lario, alla
scoperta della figura della beata Chiara Bosatta.
Nel frattempo i membri
delle CGZ presenti si sono
riuniti col delegato diocesano di Pastorale Giovanile, don Emanuele Corti, per un momento di formazione. Traendo spunto
dal messaggio di Benedetto XVI per l’ultima
GMG e dall’enciclica Spe
Salvi, don Emanuele ha
offerto una prima riflessione sul tema della Speranza. «C’è una Speranza
– ha spiegato – più grande delle altre, che abita il
cuore di ogni uomo: è il
desiderio che non vada
perso il senso vero del
proprio vivere e del pro-
prio esistere; è la fiducia
che quello che conta non
avrà fine; è la certezza
dell’eternità. Benedetto
XVI mette in crisi le nostre piccole speranze con
la “s” minuscola, dicendoci che “avvertiamo il bisogno di una speranza salda e affidabile”».
Tutti i partecipanti alla
due giorni si sono poi ritrovati per consumare la
cena al sacco nel palazzetto dello sport di Dongo, da
dove è anche partito il
cammino della veglia missionaria. Il brano di Vangelo, tratto dal capitolo 10
di Marco, che racconta
l’incontro di Gesù col cieco Bartimeo che viene salvato per la sua fede, ha
dato avvia al momento di
preghiera. Don Stefano
Bianchi ha offerto ai giovani un commento del brano, il primo di altri che nei
due giorni sono arrivati
da più voci, prima che la
veglia proseguisse per un
suggestivo cammino
meditativo lungo il lago.
Il tragitto verso il Santuario della Madonna delle
Lacrime è stato scandito
da alcuni passaggi in cui
venivano riproposte le frasi del brano di Vangelo,
per invitare i giovani alla
meditazione nel successivo tratto di cammino.
Prima di giungere al
Santuario dove è poi stata esposta l’Eucaristia
per l’adorazione notturna,
ai giovani è stato offerta
la testimonianza della
missionaria valtellinese
Pina Rabbiosi, che dialo-
gando con la direttrice
dell’Ufficio Missionario
Diocesano, Gabriella
Roncoroni, ha raccontato,
in chiave di Speranza, la
sua esperienza in Brasile
avviata all’inizio degli
anni ’80.
La serata è proseguita,
nuovamente al palazzetto
dello sport di Dongo, con
un momento di festa.
Contemporaneamente,
gli oltre cento giovani che
avevano offerto la loro disponibilità hanno cominciato i turni per l’adorazione eucaristica notturna proseguita fino alle 8
del mattino seguente.
Numerosi sono stati anche coloro che hanno scelto di accostarsi al sacramento della Riconciliazione, all’interno dello spazio allestito dal gruppo
diocesano di Giovani e
Riconciliazione. Ripetendo la positiva esperienza
già vissuta all’Agorà dei
giovani lombardi a Caravaggio, un gruppo di
giovani della nostra Diocesi, ha incontrato i penitenti, che si sono susseguiti fino alle 2.30 (già
dell’ora solare!) per prepararli al sacramento con
la condivisione del brano
del cieco Bartimeo.
Dopo la notte in famiglia o negli oratori della
zona, i giovani si sono ritrovati alle 8.30 di domenica mattina per la preghiera delle lodi nelle
chiese delle comunità
ospitanti. Quindi, poco
prima delle 10.00, don
Emanuele ha presieduto
LA ZONA TRE PIEVI RACCONTA
IL CAMMINO DI PREPARAZIONE
S.P.A.: LA SPERANZA CHE SI TRADUCE IN AZIONE!
Speratuchesperoanchio… no, la Zona Tre Pievi ha sperato insieme: quasi
una mobilitazione di massa che ha tradotto la speranza in un’azione concreta! Troppo spesso si ha l’impressione di essere messi di fronte a sfide
“insormontabili” che vanno ben oltre le proprie forze! Purtroppo altrettanto
spesso ci si dimentica che la speranza è in ognuno di noi, forse solo un po’
sopita, e serve uno stimolo, una scossa per risvegliarla nel cuore di ognuno… Bastano queste poche righe per riassumere come la nostra Zona abbia
affrontato questa “sfida”, partita qualche mese fa e che ha coinvolto giovani,
e non, in una incredibile collaborazione! Un progetto che ha preso forma
pian piano con un gruppo sempre più numeroso di ragazzi, arricchito dall’aiuto di tante associazioni, dai comuni e dalle famiglie delle tante comunità coinvolte: nessuno ha fatto mancare il proprio appoggio! Anche il collaborare con la commissione diocesana è stata una esperienza edificante per il
nostro gruppo che ha condiviso le iniziali preoccupazioni e i successivi step
di preparazione sempre con la voglia di essere Chiesa insieme, che prega,
serve e ama nel Suo nome. Quanto è diverso stare dall’altra parte della
barricata! Nelle tante partecipazioni passate, ognuno di noi, proprio alla
2GG, trovava il tempo per fermarsi, per riflettere e poi ripartire. Invece per
chi organizza è tutto un “correre” senza soste fino al saluto di chiusura, anzi
fino a che tutto non è tornato alla normalità. Solo dopo ci si ferma… ci si
guarda intorno e si scoprono nuovi legami di amicizia forgiati da un obiettivo comune, da un po’ di fatica e tanto divertimento. Si abbatte persino qualche barriera campanilistica e si comprende quanto sia importante unire le
forze per continuare il cammino. E poi il tema… che coincidenza: la Speranza. Proprio noi che avevamo dato quel nome così curioso al nostro coro zonale,
il coro S.p.A! Dove S.p.A sta per Sperare – Progettare – Agire. Un segnale
che non poteva cadere nel vuoto. Dovevamo dimostrare a noi stessi che non
era solo un modo di dire. Ce l’abbiamo fatta, ora saremo Testimoni di Speranza!
DAVIDE E GLORIA
la Messa nella chiesa parrocchiale di santo Stefano a Dongo. Nell’omelia,
don Roberto Bartesaghi,
direttore del Centro
Diocesano Vocazioni, ha
offerto ulteriori spunti di
meditazione, suggeriti dal
vescovo Diego impossibilitato ad essere presente
per motivi di salute, sul
brano del cieco Bartimeo.
A molti giovani è rimasto
impresso il gioco di parole che il Vescovo ha inserito nella scheda distribuita durante l’omelia: “spe
ratuchesperoanchiospe
racosanonlosomaosperio
tispari”. Un’introduzione
ad una serie di note importanti sull’episodio
evangelico che, attraverso alcune domande, hanno animato il confronto
nei lavori di gruppi vissuti dopo la Messa.
Alle 12.30 i giovani si
sono radunati nuovamente nel palazzetto dello
sport per consumare l’abbondante pranzo preparato dalla locale sezione
degli alpini, prima di fare
ritorno nella chiesa di
Santo Stefano per il mo-
mento conclusivo di catechesi guidato da don Battista Rinaldi. Il delegato
diocesano per la catechesi
ha guidato i giovani ad
una riflessione sul tema
della Speranza attraverso la lettura di un brano
dell’enciclica Spe Salvi,
quindi con un nuovo commento del brano evangelico della guarigione del
cieco Bartimeo, e con la
lettura di parte del libro
“L’uomo che cammina” di
Christian Bobin.
ALBERTO GIANOLI
P A G I N A
4
SOCIETÀ
INTERNIESTERI
IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 31 OTTOBRE 2009
NOSTRA INTERVISTA ESCLUSIVA IL MINISTRO DEL WELFARE PRESENTA IL «LIBRO BIANCO»
Sacconi: «Persona e famiglia al centro»
L
o scorso maggio, il Ministero del Lavoro, della
Salute e delle Politiche
Sociali ha pubblicato il
Libro Bianco sul futuro
del modello sociale, indicandolo come una delle priorità dell’“agenda d’autunno”. Oggi i settimanali diocesani d’Italia, aderenti alla Fisc, lo offrono come
contributo di riflessione a tutti
i loro lettori. Al proposito abbiamo ascoltato il ministro Maurizio Sacconi perché ce ne illustri il significato e le novità.
Signor ministro, perché
un Libro Bianco?
“Il Libro Bianco è uno strumento per definire la “verità
della nazione”, cioè quel sistema di valori che appartengono
al senso comune del nostro popolo e che i grandi partiti popolari codificarono nella Costituzione. E da qui far discendere
la visione di un nuovo modello
sociale sostenibile e molto più
efficace nell’obiettivo di offrire
a ciascuna persona opportunità per uno sviluppo umano integrale. Un modello sociale non
più risarcitorio, ma che cerca di
prevenire il formarsi dello stato di bisogno e dare più valore
alle persone. Un modello che si
realizza attraverso la sussidiarietà perché muove dal valore
della persona messa in relazione e quindi riconosce il ruolo
delle proiezioni relazionali a
partire dalla famiglia”.
Possiamo sintetizzare il
Libro Bianco secondo alcune parole chiave. Innanzitutto la persona e la famiglia.
“La persona e le sue proiezioni relazionali, prima delle quali è la famiglia, costituiscono un
sistema di valori, la verità laica alla quale la nostra comunità fa riferimento e il grembo
entro cui si devono realizzare
le politiche in modo particolare
quelle rivolte al benessere della persona, che il Libro Bianco
definisce “la vita buona”,
realizzabile solo in una società
attiva, cioè nella società inclusiva che offre a tutti l’opportunità per essere responsabilmente utili a sé e agli altri”.
Un modello di Welfare che
colloca al centro la persona,
riconosce il valore della vita?
“Certamente. Non ci può essere sviluppo sociale ed economico in una società scettica circa il valore della vita. Solo in
una società che sa essere accogliente verso la nuova vita, che
sa organizzare amore intorno
alle persone che si trovano in
condizione di disalibilità e
ancor più di grave disabilità,
che ha la capacità di aiutare
soprattutto coloro che si trovano in difficoltà e di far valere il
principio che ogni vita e ogni
momento della vita vale la pena
di essere vissuto, ci sarà la possibilità di generare sviluppo
economico, sociale e umano”.
Sono valori cristiani, ma
sono anche valori costituzionali?
“Sono valori che devono essere riconosciuti da credenti e non
credenti. Sono certo cristiani.
Ma anche chi non riconosce il
valore sacrale della vita, può
ben comprendere come una società nella quale le persone non
sono proiettate verso l’altro e
non sanno riconoscere il valore
della vita, è una società incapace di generare vitalità economica e sociale. Senza questi
valori le società occidentali, in
crisi demografica, faticheranno
ad affrontare le nuove sfide legate ai grandi cambiamenti in
corso nel pianeta”.
ciascuna persona. Questo modello vuole che lungo tutto l’arco della vita siano offerte alla
responsabilità della persona
opportunità per prevenire il formarsi di uno stato di bisogno,
rafforzare la propria autosufficienza e quindi ridurre quanto più possibile la carenza di
salute, di lavoro, di affetti”.
Un’altra parola chiave del
Libro Bianco è la sussidiarietà. Di che si tratta?
“Alla comunità deve essere
riconosciuta la capacità di
esprimere forme, soprattutto
non profittevoli, tali da corrispondere ai bisogni delle persone, come complemento importante e necessario delle funzioni pubbliche. Forme che molto
spesso garantiscono un’efficienza e un’efficacia maggiore per
quel contenuto umano relazionale che sanno esprimere”.
Come vengono garantiti
salute e lavoro nel nuovo
modello sociale?
“Per entrambi questi obiettivi è importante realizzare quella presa in carico della persona
che si realizza tecnicamente
mediante il cosiddetto fascicolo elettronico personale, relativo sia allo stato di salute che
all’attività della persona. In
questo modo ciascuno dispone
di uno strumento con il quale
partecipare attivamente al pro-
Troviamo anche la parola
“dono”. È una provocazione?
“Il dono è il contenuto dell’ultimo capitolo del Libro Bianco.
Mi dispiace che ci sia stata
un’organizzazione che abbia
detto che qui il Libro Bianco
denuncia il limite di un’impostazione passatista e superata.
Io sono convinto che il dono costituisce una delle caratteristiche fondamentali della nostra
società. L’esperienza della carità e del dono ha plasmato e costituisce uno straordinario elemento di forza della nostra comunità anche di fronte alle nuove sfide che dovrà affrontare.
Colgo l’occasione per dire che
abbiamo deciso in Consiglio dei
ministri di celebrare il 150°
anniversario dell’unità d’Italia
dedicando due dei momenti fondamentali proprio alla famiglia
e al dono, a ciò che hanno rappresentato nella storia unitaria
del Paese. È importante celebrare l’unità cercando ciò che
rafforza la coesione nazionale.
Se la storia è divisiva, sono unificanti i valori del senso comune del popolo, nei quali ritroviamo la famiglia e il dono appunto”.
Altre parole chiave del
nuovo Welfare sono opportunità e responsabilità.
“Perché il nuovo modello sociale non è solo un modello di
equa distribuzione della ricchezza, ma è anche di produzione della ricchezza, proprio perché è orientato a dare valore a
prio stato di salute e alla propria occupabilità e mettere le
funzioni pubbliche o di pubblico interesse nella condizione di
offrire le adeguate opportunità.
È importante che intorno alla
persona si snodino servizi appropriati per prevenire innanzitutto un suo bisogno di salute, per incoraggiare stili di vita
appropriati, per offrire ai diversi gradi di bisogno le risposte
adeguate dal concepimento fino
alla morte naturale. E analogamente è importante che il fascicolo elettronico personale, riferito all’attività della persona,
registri i movimenti dell’educazione di base, della transizione
dalla scuola al lavoro, del lavoro
stesso; registri anche tutti i sostegni di cui si può beneficiare
nelle ulteriori fasi della vita, nella transizione al matrimonio,
alla natalità, alla pensione, a un
altro posto di lavoro, magari passando attraverso la disoccupazione. Questo strumento aiuta le
funzioni pubbliche, che collaborano con le espressioni della comunità, a integrare il più possibile le persone, a offrire loro opportunità per superare una condizione di difficoltà”.
In merito al lavoro si parla di “occupabilità”. Che significa?
“Il diritto all’occupabilità consiste essenzialmente nel diritto all’aggiornamento continuo
delle proprie competenze che
garantisce l’occupabilità della
persona qualunque cosa succeda nell’impresa nella quale si
trova, qualunque sia la necessità di mobilità verso un altro
posto di lavoro. Il diritto all’occupabilità rende la persona autosufficiente in un mercato del
lavoro dinamico e mutevole”.
Signor ministro, questo
Libro Bianco troverà realizzazione in riforme e leggi
dello Stato?
“Già molti atti si sono posti
in coerenza con esso. Nei giorni
scorsi abbiamo sottoscritto il
patto per la salute tra Stato e
regioni. E questo patto è assolutamente coerente con il disegno del servizio socio sanitario
che il Libro Bianco contiene e
che impegna soprattutto le regioni inefficienti del centro-sud
a riorganizzarsi non solo per
azzerare ingiustificati disavanzi strutturali, ma anche in funzione dell’erogazione di quei
servizi socio-assistenziali che le
regioni più efficienti sanno offrire a costi inferiori. È nel solco del Libro Bianco anche il piano d’azione realizzato con la
collega Gelmini per l’occupabilità dei giovani, fondato sull’integrazione tra apprendimento
e lavoro. E il piano che stiamo
predisponendo con la collega
Carfagna per l’occupazione
femminile”.
Lei ha scelto i nostri giornali diocesani per diffondere il Libro Bianco, perché?
“Credenti e non credenti trovano nei giornali diocesani i
valori della nostra comunità di
cui siete un’espressione importante. E il Libro Bianco vuole
proprio sollecitare il migliore
spirito comunitario, valorizzare il ruolo della famiglia, parlare ai giovani perché sappiano affrontare responsabilmente le fondamentali scelte della
vita. Voi entrate in tutte le case
e siete un eminente organo di
informazione e formazione della famiglia”.
GIORGIO ZUCCHELLI
EUROPA DOPO LE BOCCIATURE DELLE RISOLUZIONI
Libertà di informazione: i problemi rimangono
Le votazioni con le quali la scorsa settimana il Parlamento di Strasburgo ha bocciato una
valanga di risoluzioni sul tema della “libertà di informazione in Italia e in Europa” meritano
ulteriori riflessioni. Di fatto è accaduto che, dopo ampie discussioni e trattative, erano giunti in
aula otto testi: uno presentato dall’area “moderata” (popolari, conservatori, euroscettici), l’altro dall’area “progressista” (socialisti e democratici, liberali, ambientalisti, sinistra), e altri sei
provenienti da altrettanti gruppi politici dei vari orientamenti. Gli eurodeputati hanno ampiamente bocciato la mozione del “centrodestra”, hanno respinto per tre voti quella del
“centrosinistra”, hanno portato al pareggio (338 a 338) quella dei liberali, risultata comunque
respinta per via del regolamento interno.
Dunque l’Europarlamento ha detto di no sia a quanti sostenevano che in Italia (e in Europa)
esiste una immediata e preponderante minaccia alla libertà di informazione, sia a quanti negavano tale minaccia per l’Italia (e l’Europa). Tutti bocciati, in definitiva.
Lo svolgimento delle votazioni (l’approvazione di una serie di emendamenti su una risoluzione, seguiti dal voto negativo sul testo emendato; le maggioranze assai variabili con cui le
risoluzioni sono state rigettate) meriterebbe un approfondimento a sé. Ma le indicazioni che si
possono trarre dall’intera vicenda sono di altro tenore.
Anzitutto dal dibattito svoltosi in emiciclo sull’argomento, è chiaramente emerso che tutto il
Parlamento europeo ritiene serio e reale il problema della libertà di informazione e il pluralismo dei media nel vecchio continente. Nessuno lo ha negato (sarebbe stato difficile), anche alla
luce delle recenti trasformazioni del settore, della globalizzazione massmediale, delle nuove
tecnologie, dei nodi relativi alle “concentrazioni”, alla pubblicità, al delicato e perenne rapporto
tra informazione, politica e poteri economici.
Detto ciò, l’approvazione di una risoluzione avrebbe potuto indicare alla Commissione Ue la
necessità di formulare proposte legislative per regolare il settore, mettendo al centro dell’attenzione il “diritto all’informazione” da parte dei cittadini. Il fatto che tutte le risoluzioni, con
le specifiche e differenti sottolineature politiche, siano state rimandate al mittente significa
che il Parlamento Ue non invierà alcuna richiesta in tal senso all’Esecutivo. Il quale, non
avendo agito finora, si guarderà bene dal farlo prossimamente.
Un’altra considerazione concerne la difficoltà per l’Eurocamera di addivenire a maggioranze
precostituite. Ovvero, area “moderata” e area “progressista” si equivalgono e ogni volta occorrerà cercare maggioranze ad hoc per i singoli temi che giungeranno al voto dei deputati. Senza
dimenticare il fatto che a Strasburgo la “disciplina di partito” è un concetto estremamente
labile, come confermato dal voto della scorsa settimana. Talvolta prevale, infatti, nelle decisioni di voto dei deputati, il riferimento politico-partitico, altre volte l’elemento nazionale, altre
ancora le pressioni ricevute da fattori esterni (elettori del collegio, pressioni dei governi nazionali, lobbisti). Anche questo aspetto dovrebbe indurre deputati e gruppi politici a cercare punti
di riferimento comuni almeno sui grandi temi dell’integrazione.
GIANNI BORSA
SOCIETÀ
P A G I N A
5
FATTIePROBLEMI
IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 31 OTTOBRE 2009
LA RESPONSABILITÀ EDUCATIVA DEI GENITORI CRISTIANI
Chiesa reale
e «chiesa stampata»
Halloween: lasciar correre?
«
H
T
rick or treat?” Scherzetto o dolcetto? Il
mercato ha ormai
imposto questa domanda all’attenzione dei consumatori globali, trascinando con sé rituali e travestimenti fino a dieci anni fa
inusitati nel nostro Paese. E
così ogni fine ottobre, nelle famiglie italiane, torna un interrogativo previo: vietare o lasciar correre? Un interrogativo
che i genitori cristiani sentono
talvolta più pungente, per la
banalizzazione della morte e lo
scippo delle feste di questo periodo che Halloween porta con
sé, sebbene fin dall’origine del
nome - derivante da All Hallow’s Eve, cioè “vigilia di tutti i
Santi” - risuoni esplicito il riferimento alla celebrazione della
Chiesa trionfante che, almeno
dal 731, è collocata al 1° novembre. Ma quel richiamo originario si è paganizzato e corrotto
fino a rendere irriconoscibile il
volto religioso della ricorrenza.
È quasi impossibile blindare
la mente dei figli da ciò che la
cultura dominante ha sdoganato con tanto entusiasmo. Piuttosto che opporre silenzi risentiti o dinieghi assoluti, perché
allora non approfittare del carnevale delle zucche per tramandare alle nuove generazioni il
senso delle nostre feste, quelle
cristiane? Possediamo una verità, non una leggenda, da comunicare loro.
La censura non paga, anzi rischia di scatenare un interesse
ancor più acceso. Intendiamoci: è giusto diffidare di Halloween se la “festa” dà troppa con-
fidenza al macabro, all’occulto,
alla superstizione, tanto più se
diamo credito – e in questo campo sì che non c’è da scherzare –
all’idea che dietro il suo apparato scenografico si nasconda il
potere delle lobby esoteriche. Il
più delle volte, però, le richieste dei figli sono innocenti. E
l’usanza di passare in cerca di
bon-bon per le case del quartiere o le scale del condominio scortati da adulti, certo - può
perfino risultare gradita a qualche vicino solo.
Setacciare il “buono” e il “cattivo” di questa tradizione non
più estranea alla nostra società, pertanto, è già un primo lavoro educativo che si può utilmente sbrigare in famiglia. Ma
per i genitori cristiani c’è un
altro aspetto essenziale da salvaguardare: la proposta alternativa, che in questo caso significa riandare alla certezza dell’eternità.
Sarebbe comunque una resa
lasciare in mano ai venditori di
cadaverini e maschere horror
l’iniziativa di “spiegare” ai no-
stri figli il significato della morte. Su questo terreno non possiamo non accompagnarli. A chi
giova bandire lo zombie di Halloween se si ha paura di andare insieme al cimitero? Che senso ha che i bambini imparino a
memoria i nomi di tutti i “signori delle tenebre” che compaiono
su giocattoli e carte magiche, se
non sanno ricordare quelli dei
loro parenti che riposano in attesa della Risurrezione?
Non siamo talora proprio noi,
adulti battezzati, refrattari per
primi a parlare di croci, trapassi e anime destinate al Paradiso? Altro che “poverini, i piccoli
s’impressionano”… Ben venga
allora Halloween se dà occasione per vivere la Commemorazione dei defunti in modo meno
superficiale. Bambini e ragazzi
devono sapersi innestati nella
catena “sacra” di generazioni
che ci ha preceduto. In questo
viaggio, Cristo ha poteri e misteri di gran lunga più stupefacenti di Jack della Lanterna.
Facciamoglielo scoprire.
EDOARDO TINCANI
CORSIVO
di AGOSTINO CLERICI
ANGLICANI
CHE TORNANO
A ROMA
L’annuncio di una Costituzione apostolica speciale
per il rientro di numerosi
anglicani nella Chiesa cattolica romana ha suscitato,
la scorsa settimana, non poco stupore, soprattutto per
il fatto che ad annunciare il
nuovo passo sono stati, in
modo congiunto, l’arcivescovo primate della Chiesa cattolica d’Inghilterra Nichols
e l’arcivescovo di Canterbury Williams, primate della
Comunione anglicana. Sulla stampa, dopo la prima
sorpresa (che in taluni casi
nascondeva incomprensione
circa la reale portata della
notizia) hanno prevalso le
consuete riduzioni.
Qualcuno ha sottolineato
che il motivo per cui questi
gruppi di anglicani chiedono di tornare con Roma è
legato al rifiuto della «modernità» della Comunione
anglicana, che consisterebbe nell’ordinazione delle
donne al presbiterato e nella consacrazione di ministri
gay. Quindi, si tratterebbe
di un passo indietro, verso
la «conservazione» garantita dalla Chiesa di Roma. I
soliti luoghi comuni! Chi la
pensa così, dimentica che le
scelte di supposta «modernità» non sono state accolte
bene da una porzione numericamente considerevole di
anglicani. Il fatto, poi, che
questo rientro di fedeli e pastori sia benedetto dal primate anglicano, la dice lunga sia sull’imbarazzo che simili scelte hanno provocato
tra le comunità anglicane,
sia sul profondo rispetto che
si nutre verso chi le osteggia, al punto di voler lasciare la propria confessione
per entrare a far parte di
una Chiesa che si ritiene
meglio possa garantire la
fedeltà al Vangelo.
Una seconda interpretazione riduttiva ha spostato
l’attenzione sul fatto che pastori anglicani sposati potranno in futuro essere ordinati preti cattolici. Ci saranno, quindi, preti sposati! Perché allora non permettere a tutti i preti di sposarsi? Chi trae questa conclusione, fa confusione di
piani. In gioco non vi è affatto la questione del celibato sacerdotale, ma semplicemente l’integrazione di
soggetti già sposati entro un
quadro ecclesiale nuovo.
Portando la discussione su
questo tema, si finisce con
il dimenticare la vera portata ecumenica di questo
provvedimento. Sarebbe
sbagliato considerare questa come la via ordinaria
per raggiungere l’unità dei
cristiani (anche se meriterebbe una qualche riflessione questa sorta di «nostalgia di Roma» che si respira
a pieni polmoni in vasti settori dell’anglicanesimo). Ma
è altrettanto certo che non
si può ridurre questo ritorno alla Chiesa cattolica romana di un numero di fedeli e pastori, che non è ancora possibile quantificare, ad
un semplice «passaggio in
un diverso contesto ecclesiale». Anche questa è una
visione riduttiva, quasi che
ogni contesto sia valido, indipendentemente dalla sua
coerenza con il Vangelo.
Certo, il provvedimento,
che è stato voluto congiuntamente da cattolici ed anglicani, contribuisce a ridurre il tasso di conflittualità tra i cristiani. È una
strada nuova, che si apre in
un mondo segnato, invece,
da confusione e rissosità.
o riletto, in questi
giorni, un’affermazione del sociologo
Franco Ferrarotti,
scritta molti anni fa,
sul rapporto informazione-religione: «I problemi del sacro
sono visti in chiave folcloristica, mentre la sostanza in questione non viene nemmeno
sfiorata». L’affermazione mi
sembra tanto severa quanto
attuale. La «chiesa stampata»
è ben lontana dalla «Chiesa
reale». I fatti più significativi
che la caratterizzano sono ridotti a cronaca di un giorno o
catturati dagli stereotipi di
una polemica datata.
UNO STRANO
METODO
Certo «vaticanismo» ha il dente avvelenato verso un certo
«verticismo» presente nella
Chiesa. Sarebbe necessario
chiedere a quanti operano nell’informazione, laici e credenti, se la loro stessa informazione non sia «verticistica» proprio nella misura in cui si interessa costantemente più del
«vertice» che della «base».
Questo significa che essi stessi pensano al fatto religioso
più come a un fatto di gerarchia che ad una storia di uomini concreti. Dietro un certo
modo di fare informazione religiosa, mi sembra sia presente ancora un modello di Chiesa preconciliare. Se la comunità non è solo il vertice, si
dovrebbe informare su quanto tutti (vertice e base) fanno.
Continuare a dire che la Chiesa non è solo il vertice e seguitare a parlare solo di quanto il vertice fa o dice è un controsenso. Significa presentare
la realtà religiosa in modo deformato. E anche certa informazione religiosa non è esente da tale tentazione! Certi
«vaticanisti» stanno rincorrendo fantasmi del passato e si
arrabbiano perché gli altri non
li vedono. Basterebbe che essi
si collocassero in un’altra prospettiva e i fantasmi scomparirebbero. Il prevalere di una
finta cronaca ha fatto sì che
una certa informazione religiosa abbia perso la pazienza
dei tempi lunghi e delle pagine maturate lentamente nel
confronto con la concreta situazione storica, evitando facili e riduttivi schematismi
ideologici. L’informazione religiosa di un certo “versante
laico” evidenzia un grosso limite: continua a considerare
il fatto religioso come incapace di fare storia.
UN DIALOGO
MANCATO
Una tale situazione diventa la
spia di un
dialogo
mancato.
Due ci appaiono le motivazioni di
fondo. La
prima: manca, in Italia,
una reale
possibilità
di accedere
ad una conoscenza teologica seria, metodologicamente
fondata e
culturalmente significativa per quanti operano nell’informazione.
La seconda: la stessa riflessione teologica sembra difficilmente entrare in dialogo con
la cultura, anche se non mancano intelligenti tentativi da
ambo le parti. Ma restano, di
fatto, solo eccezioni: esse, indirettamente, testimoniano
che la realtà concreta e quotidiana è «altra». Ma il limite
più vistoso sta nell’incapacità
di comprendere il fatto religioso come fatto promozionale e
trasformatore della storia.
Così facendo, tutto ciò che sa
di religioso viene letto con categorie che nulla hanno a che
vedere con la storia concreta,
con la vicenda di uomini e donne che - proprio in nome della
propria fede religiosa - vivono
il loro essere credenti e cittadini in modo esemplare, anche
se nessuno parlerà mai di essi
sui giornali o alla televisione.
Sta qui la radice di un mancato dialogo: saper visitare, serenamente e oggettivamente,
il vissuto religioso evidenziandone gli aspetti promozionali
della vicenda umana, senza
rinunciare a denunciare anche
tutto quello che non funziona.
Fermarsi solo alla seconda
prospettiva o esaltare solo alcuni personaggi o fatti, diventa un torto fatto al vissuto di
tanti credenti «anonimi» che
hanno fatto e fanno la storia.
Un limite non solo di una certa informazione “laica” ma
anche di un certa informazione religiosa: essere rivolti solo
a se stessi e pronti solo a denunciare ciò che non funziona.
E si tace ostinatamente sulla
vita e sulla morte di tanti uomini e donne che, in nome della fede, fanno storia. Ridare la
parola agli ultimi, ai senza-parola non è solo un dovere di
giustizia, ma anche - e soprattutto - il frutto di una onestà e
serenità intellettuale. Assente
spesso tanto sul versante laico
quanto su quello credente. Un
silenzio inquietante.
FUORI
dal
CORO
ARCANGELO BAGNI
FIRENZE, COMUNICATO DELLA CURIA
SUL CASO DELLA COMUNITÀ DELLE PIAGGE
“Domenica 25 ottobre, presso la comunità delle Piagge si è compiuta
la simulazione di un sacramento, ponendo un atto privo di ogni valore ed efficacia, in quanto mancante degli elementi costitutivi del
matrimonio religioso che si voleva celebrare”: lo afferma Enrico
Viviano, responsabile dell’Ufficio stampa e portavoce dell’arcivescovo di Firenze, mons. Giuseppe Betori, in un comunicato diffuso lunedì a proposito del “matrimonio” tra Sandra Alvino, 64 anni, nata
uomo e ora donna, e Fortunato Talotta, 58 anni. “Tale simulazione prosegue il comunicato - è stata posta in atto da don Alessandro
Santoro in contrasto con le disposizioni più volte dategli dai superiori (...). L’atto assume particolare gravità in quanto genera inganno
nei riguardi delle due persone coinvolte, che hanno potuto ritenere
di aver celebrato un sacramento laddove ciò era impossibile, nonché
sconcerto e confusione nella comunità cristiana e nell’opinione pubblica, indotta a pensare che per la Chiesa siano mutate le condizioni
essenziali per contrarre matrimonio canonico”. Mons. Betori ha quindi deciso di sollevare il presbitero dalla cura pastorale a lui affidata,
chiedendogli un “periodo di riflessione e di preghiera”.
P A G I N A
6
CHIESA
CHIESA LOCALE
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IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 31 OTTOBRE 2009
INIZIATIVA DELLA PASTORALE SOCIALE E DEL LAVORO
AGENDA
del
VESCOVO
GIOVEDÌ 29
A Roma, incontro del Consiglio Nazionale della Scuola cattolica.
VENERDÌ 30
A Como, al mattino, udienze e colloqui personali;
a Como, alle ore 17.00, saluto al prefetto Sante Frantellizzi; dalle ore 21.00 alle
ore 22.00, chat con la zona
pastorale Valle Intelvi.
Pregare per i lavoratori...
L
a crisi del lavoro che sta
tenendo, giustamente,
banco in questi mesi ha
fatto slittare in secondo
piano una attenzione che
deve essere prioritaria e costante: la salvaguardia della salute e
della vita sui posti di lavoro. Domenica 11 ottobre in Italia si è
celebrata la giornata degli invalidi e mutilati sul lavoro. La prossimità della commemorazione
dei defunti deve far ricuperare
nelle comunità cristiane un’at-
tenzione al valore della vita nell’esperienza del mondo del lavoro, attenzione che non sempre
gode di quell’alto sostegno che
merita. Leggendo le statistiche
2009 provvisorie, il numero degli infortuni e dei decessi sul lavoro sono in leggero calo; si tratta di un trend in atto da alcuni
anni. Questo risultato è dovuto
in maniera determinante, oltre
che alle normative in vigore, alla
campagna di sensibilizzazione in
atto sia presso i dirigenti di
SABATO 31
A Como, al mattino, udienze e colloqui personali.
DOMENICA
1 NOVEMBRE
A Como, in Cattedrale, alle
ore 10.30, pontificale nella
solennità di Tutti i Santi; a
Como, alle ore 17.30, celebrazione dei Vespri.
LUNEDÌ 2
A Como, al cimitero monumentale, alle ore 10.30, S.
Messa nella commemorazione di tutti i defunti.
MARTEDÌ 3
A Milano, Commissione
Educazione.
MERCOLEDÌ 4
A Como, nel pomeriggio,
udienze e colloqui personali; a Como, alle ore 18.30,
in Cattedrale, S. Messa per
i canonici e i vescovi defunti.
GIOVEDÌ 5
A Como, al mattino, Consiglio Episcopale.
DA GIOVEDÌ 5
POMERIGGIO
A SABATO 7
Visita pastorale Valtellina
Superiore: Valfurva.
DOMENICA 8
A Brescia, partecipazione
alla visita del Santo Padre
Benedetto XVI.
DALLA
Curia
• don Alessio Bellotti
parroco di Biolo;
• don Andrea Salandi no-
minato Vicario Foraneo
del Vicariato B zona pastorale XII Bassa Valtellina.
DAL 1° NOVEMBRE
• Mazzola don Attilio Vi-
cario Episcopale per la Vita
Consacrata;
• Feroldi mons. Flavio
Vicario Episcopale per la
Pastorale;
• Gianola don Michele
collaboratore a Gaggino;
• Trussoni don Paolo collaboratore a Chiavenna e
amministratore parrocchiale di Olmo;
• Valassina don Giovanni entra in previdenza integrativa;
• Corti don Giuseppe
amministratore parrocchiale di Gaggino;
• Larghi don Luciano
collaboratore a Cermenate.
SCHEDE PER I MINISTRANTI
A partire da giovedì 29 ottobre riprende la pubblicazione
delle schede per ministranti “Samuel”. Come sempre saranno sul sito www.cdvcomo.it e verranno pubblicate con scadenza quindicinale.
NEL RICORDO DI PADRE GIOVANNI ABBIATI
Mercoledì 4 novembre, alle ore 18.00, in Collegiata a
Sondrio, S. Messa nel trigesimo della morte di padre
Giovanni Abbiati, con la presenza dei padri Saveriani.
DALLA CARITAS DIOCESANA
All’indirizzo http://www.como.caritas.it/Sito2003/
Frame.htm sono disponibili i sussidi per l’Avvento. Il termine per le prenotazioni è il 31 ottobre 2009.
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Un fine settimana tutti insieme; un’occasione
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per non perdere il “vizio” della preghiera,
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del silenzio, dell’adorazione e (perché no?)
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dell’amicizia e del divertimento!
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Appuntamento a Como in Seminario
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dalle ore 16.00 di sabato 7 novembre
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alle ore 17.00 di domenica 8 novembre
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in particolare per chi ha partecipato
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agli Esercizi 18enni
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RITROVO 18ENNI E 19ENNI
azienda che gli stessi lavoratori.
A questo miglioramento si contrappone l’andamento preoccupante delle malattie professionali che ancora tendono a sfuggire
a queste analisi dato il loro manifestarsi tardivo. In questa direzione, senza addurre come scusa la fortuità e l’ineluttabità degli incidenti nell’attività lavorativa, molta è ancora la strada da
percorrere. Essa prende avvio da
un serio esame delle condizioni
di lavoro in cui la vita della persona è soggetta a pericoli dovuti
sia alla strumentazione che
all’abitudinarietà che sfocia nella disattenzione dovuta alla troppa confidenza con lo strumento
di lavoro a volte in sé pericoloso.
Bisogna infatti sempre richiamare con fermezza la sacralità e la
primarietà della vita della persona in ogni sua articolazione, tra
cui anche l’esperienza del lavoro. La persona va altresì preservata anche nella sua salute, per
cui una attenzione particolare va
A COMO DUE
OCCASIONI
DI PREGHIERA:
- Adorazione perpetua
presso la chiesa di santa
Cecilia (via Cesare Cantù),
tutti i giorni dalle 8.00 alle
12.00 e dalle 15.30 alle 17.30:
un’occasione unica per poter
pregare in silenzio davanti all’Eucaristia;
- Per l’Anno Sacerdotale,
ogni primo venerdì del mese
sarà è possibile vivere l’adorazione eucaristica presso
il Monastero della Visitazione (via Briantea) da dopo
la S. Messa delle ore 7.00 fino
alla reposizione delle ore
16.00: dalle 15.00 alle 16.00
è previsto anche un momento
di adorazione guidata dai parrocchiani di sant’Agata.
www.diocesidicomo.it
DAL NOSTRO SITO
DIOCESANO
a cura dell’Ufficio Diocesano
Comunicazioni Sociali
In questa breve rubrica presenteremo a cadenza fissa le caratteristiche, le novità, le
pagine scelte del nostro sito diocesano, che viene sempre più segnalato a livello ecclesiale italiano come una delle esperienze più valide ed innovative.
Caselle di «aiuto»
Da questa settimana c’è un aiuto in più per gli utenti del sito internet diocesano e i referenti
delle parrocchie e delle associazioni che si occupano dell’inserimento dei dati. L’Ufficio Diocesano
Comunicazioni Sociali ha creato un help desk con alcune caselle di posta elettronica dedicate
all’aiuto nei diversi settori, per agevolare l’implementazione, l’aggiornamento, l’uso e la consultazione del sito. Eccole:
help.messe@diocesidicomo.it: per problemi relativi all’inserimento degli orari delle Messe e delle confessioni;
help.eventi@diocesidicomo.it: per difficoltà legate all’inserimento degli eventi;
help.foto@diocesidicomo.it: per questioni relative all’inserimento e alla gestione delle immagini nel sito;
help.rassegnastampa@diocesidicomo.it: per gli aspetti legati all’utilizzo della rassegna
stampa da parte dei presbiteri;
help.sos@diocesidicomo.it: per altri tipi di difficoltà.
Si invitano dunque gli interessati ad esprimere le loro richieste rivolgendosi a questi indirizzi; verrà garantita una rapida ed esaustiva risposta.
rivolta all’ambiente e alle condizioni in cui l’uomo lavora per evitare la diffusione di malattie patologiche, che portano a invalidità permanenti se non addirittura al decesso, dovute all’uso di
materiali e sostanze nocive. I dati
consolidati relativi al gennaionovembre 2008 (fonte INAIL) per
la provincia di Como parlano di
11 decessi, per la provincia di
Sondrio 2 decessi; mentre per la
regione Lombardia i decessi si
fermano a 131. Il totale nazionale è di 917 decessi: circa 3 morti
al giorno. Sono numeri inferiori
a decessi per altre cause (es. incidenti stradali), ma ciò che deve
far riflettere è questo: il lavoro è
pensato per il ben-essere della
persona e della famiglia, mentre
a volte diventa fonte di tragedia.
A questi freddi numeri sfugge un
dato non trascurabile che è quello delle morti in itinere, cioè tutti gli incidenti stradali che coinvolgono persone che si stanno
recando al lavoro o il cui lavoro
richiede frequenti spostamenti: e
il loro non è un numero trascurabile.
Ribadendo l’importanza e la necessità di una corretta prevenzione, l’INAIL di Como organizza
per il 5 novembre 2009 presso
Villa Giovio di Breccia-Como un
Convegno dal tema “La prevenzione nel territorio lariano: l’impegno dell’INAIL”.
GIUSEPPE CORTI
PER NON
DIMENTICARE...
Facciamo ora memoria delle persone della nostra diocesi decedute per motivi di
lavoro.
16 maggio: Cristoforo Negri, di anni 63, titolare di
una impresa artigiana è
deceduto precipitando da
un ponteggio ad Aprica.
15 giugno: Giorgio Credaro, di anni 67, piastrellista,
morto mentre lavorava all’interno di una abitazione
a Sondrio.
23 luglio: Vincenzo Petrosino, di anni 54, morto
schiacciato contro un muro
da un camion-gru a Como.
28 settembre: Ugo Morcelli, di 56 anni di Semogo,
morto cadendo da un muro
mentre lavorava a Livigno.
Questi nominativi sono stati ripresi dalle cronache dei
giornali. Auspichiamo che
eventuali decessi ci vengano segnalati dai Parroci in
modo che il nostro Vescovo
unitamente alla Pastorale
Sociale e del Lavoro possa
esprimere la propria vicinanza di conforto ai familiari delle vittime.
PER UNA
PREGHIERA
DEI FEDELI
Padre, tu hai affidato all’uomo l’opera delle tue mani
perché con il suo lavoro la
porti a compimento per il
bene di tutti i suoi figli. Ora
noi ti affidiamo, per mezzo
del Signore nostro Gesù Cristo, coloro che sul lavoro
hanno incontrato la morte.
(si possono elencare nomi e
luoghi). Ti supplichiamo di
far partecipi questi nostri
fratelli, per la tua misericordia, alla pienezza della vita
e concedi a chi soffre a causa della perdita dei propri
cari il conforto della fede e il
sostegno della carità fraterna.
CHIESA
CHIESAIT
ALIA
CHIESAITALIA
P A G I N A
7
IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 31 OTTOBRE 2009
LA BEATIFICAZIONE DI DON CARLO GNOCCHI
BENEDETTO XVI
LE RADICI DELL’AMORE Con altri occhi
I
«
U
no speciale saluto
alle migliaia di fedeli radunati a Milano, in piazza del
Duomo, dove è stata celebrata la liturgia di beatificazione del sacerdote don
Carlo Gnocchi”. Lo ha rivolto,
domenica 25 ottobre, Benedetto XVI, dopo la recita dell’Angelus dal sagrato della basilica
di San Pietro. Don Gnocchi, ha
ricordato il Papa, “fu dapprima
valido educatore di ragazzi e
giovani. Nella seconda guerra
mondiale divenne cappellano
degli Alpini, con i quali fece la
tragica ritirata di Russia, scampando alla morte per miracolo”.
“Fu allora – ha aggiunto il Pontefice - che progettò di dedicarsi interamente ad un’opera di
carità. Così, nella Milano in ricostruzione, don Gnocchi lavorò per ‘restaurare la persona
umana’ raccogliendo i ragazzi
orfani e mutilati e offrendo loro
assistenza e formazione. Diede
tutto se stesso fino alla fine, e
morendo donò le cornee a due
ragazzi ciechi”. La sua opera, ha
osservato il Pontefice, ha continuato a svilupparsi ed oggi la
Fondazione Don Gnocchi
(www.dongnocchi.it) è all’avanguardia nella cura di persone di
ogni età che necessitano di terapie riabilitative”. “Faccio mio –
ha poi concluso Benedetto XVI il motto di questa beatificazione:
accanto alla vita, sempre”.
Una piazza colma di folla.
“Concediamo che il Venerabile
Servo di Dio Carlo Gnocchi
d’ora in poi sia chiamato Beato”. Con questa formula, alle ore
10,11 del 25 ottobre, mons. Angelo Amato ha sancito la
beatificazione del “papà dei
mutilatini”. Ad assistere alla
funzione, presieduta dal card.
Dionigi Tettamanzi e concelebrata da 211 sacerdoti e 18
vescovi, in piazza Duomo a Milano, 50.000 fedeli riuniti per
rendere omaggio a don Gnocchi.
Tra di loro 15 mila alpini, 20
dei quali reduci della Campagna di Russia. Numerosissimi
i labari e gli striscioni delle diverse sezioni alpine presenti in
piazza, da Acerenza e Tricarico
(Basilicata), a Salerno e Sant’Angelo dei Lombardi (Campania), da Falconara Marittima
(Marche), ai 7 pullman da Firenze e Marina di Massa. Non
è mancata anche una rappresentanza dai Centri della Fondazione Don Gnocchi diffusi nel
mondo: erano in piazza i direttori degli ospedali di Sierra Leone, Ecuador, Rwanda e Bosnia.
Numerosissimi anche gli scout
e i chierichetti, gli ex “mutilatini” e i pazienti delle strutture
della Fondazione Don Carlo
Gnocchi (che conta oggi 28 centri in 9 regioni italiane per un
totale di 3.800 posti letto e
5.400 operatori). Al suo arrivo
l’urna col corpo del beato è stata scoperta da parte di Silvio
Colagrande e Amabile Battistello, l’uomo e la donna che
vedono grazie alle cornee donate loro da don Gnocchi.
Sintesi di pensiero e di
impresa. La beatificazione di
don Carlo Gnocchi, ha detto il
card. Dionigi Tettamanzi durante l’omelia, “diventa per noi
un richiamo particolarmente
forte a riscoprire la fondamentale e comune vocazione alla
santità”. Don Carlo, ha aggiunto l’arcivescovo, “ha saputo coinvolgersi con dedizione entusiasta e disinteressata non solo
nella vita della Chiesa, ma anche in quella della società”. Lo
ha fatto, ha aggiunto, “coltivan-
do con grande intelligenza e vigore l’intimo legame tra la carità e la giustizia: una carità
che «tende le mani alla giustizia», egli diceva”. Oggi, ha proseguito Tettamanzi, “noi possiamo continuare la sua opera chiedendo alla giustizia di
tendere le mani alla carità”.
“Don Carlo – ha aggiunto il
cardinale - è stato mirabile
nell’operare una sintesi concreta di pensiero e di impresa,
appellando alle diverse istituzioni pubbliche e insieme alle
molteplici forme di volontariato, ponendo come criterio
necessario e insuperabile la
centralità della persona umana”.
Eroe e santo. Mons. Angelo Amato ha parlato al termine della messa di un “don
Gnocchi eroe e santo”. “Il segreto dell’eroismo della sua
santità - ha aggiunto - fu il suo
amore per Cristo”. In piazza
Duomo anche una delegazione
ufficiale dell’Ordinariato militare per l’Italia, guidata dall’arcivescovo, mons. Vincenzo
Pelvi, che la sera prima, nella
parrocchia di origine di don
Gnocchi, San Colombano al
Lambro (Lodi), aveva tenuto
una veglia di preghiera. Pelvi
ha definito il nuovo Beato “il
volto moderno di una santità
che è autentica, quando si
prende cura sia dell’anima che
del corpo”. “Don Carlo è la guida che segue i suoi giovani con
lo sguardo caldo che dice a ciascuno: tu mi interessi più di
ogni altra cosa. Chi lo incontrava, pur ferito dalla sofferenza e dalla malattia, ritrovava
fiducia e ricentrava la propria
esistenza sul Signore”.
a cura di FILIPPO MAGNI
n una società dell’immagine come la nostra, l’idea del
cieco del racconto evangelico che Gesù incontra a Gerico, ultima tappa del cammino verso Gerusalemme, suggerisce alcuni interrogativi. Chi
è il cieco oggi? Certo colui che
non ha la vista, ma anche chi
non usa la propria vista, chi dimentica l’uomo lasciato ai margini della strada, che non vede
il dramma che in molte regioni
si consuma. “L’uomo è figlio della luce, fatto per vedere la luce,
ma ha perso la vista, e si trova
costretto a mendicare”.
Papa Benedetto chiude, nella
basilica vaticana di San Pietro,
il Sinodo dei vescovi per l’Africa e ricorda che il disegno di Dio
non muta, “attraverso i secoli e
i rivolgimenti della storia, egli
punta sempre alla stessa meta:
il regno della libertà e della
pace per tutti”. Predilezione,
dunque, “per quanti di libertà
e di pace sono privi, per quanti
sono violati nella propria dignità di persone umane”; quanti,
in Africa, “soffrono povertà,
malattie, ingiustizie, guerre,
violenze, migrazioni forzate”. E
questi sono, afferma il Papa,
come il cieco che Gesù incontra
sulla sua strada: “Che cosa vuoi
che io faccia per te?” gli chiede.
“Che io veda di nuovo”, la risposta. Ma quanti sono i “ciechi”
che non vogliono vedere oggi?
Quanti vogliono ignorare la
strada che porta alla riconciliazione, alla giustizia e alla pace.
Il cieco Bartimeo riacquista la
vista, liberamente decide di seguire Gesù verso Gerusalemme.
Decide. Dio sa, ma chiede, vuole che sia l’uomo a parlare; vuole che l’uomo si alzi in piedi.
Bartimeo decide, cioè, di seguire la “luce” dopo aver sperimentato la salvezza. È questo il
messaggio che Papa Benedetto
lascia a conclusione del Sinodo
dei vescovi e che riassume nell’invito: coraggio, alzati continente africano. Chiede che l’uomo veda che la fede, quando è
bene intesa e praticata, “guida
gli uomini e i popoli alla libertà
nella verità”; li guida alla riconciliazione, alla giustizia e alla
pace. Vede ancora che nella
chiesa, famiglia di Dio, “non
possono sussistere divisioni su
base etnica, linguistica e culturale”.
Ma non è solo l’uomo africano che deve riacquistare la vista. Quaranta anni fa papa Paolo VI consegnava alla Chiesa
la profetica enciclica “Populorum progressio”, nella quale indicava, e i missionari l’hanno
messa in pratica in questi anni,
che promuovere uno sviluppo rispettoso delle culture locali e
dell’ambiente è l’unica logica in
grado di far uscire i popoli africani dalla schiavitù della fame
e delle malattie. Così citando la
sua enciclica “Caritas in veritate”, il Papa afferma l’urgenza di
“rinnovare il modello di sviluppo globale, in modo che sia capace di includere tutti i popoli
e non solamente quelli adeguatamente attrezzati”. La globalizzazione, ha aggiunto, non va
intesa “fatalisticamente come
se le sue dinamiche fossero prodotte da anonime forze impersonali e indipendenti dalla volontà umana”. La globalizzazione, invece, è realtà umana, modificabile: “La Chiesa la-
vora con la sua concezione
personalistica e comunitaria,
per orientare il processo in termini di razionalità, di
fraternità e di condivisione”.
Uno sviluppo, dunque, che
includa tutti, che sia impegno
a operare con ogni mezzo disponibile “perché a nessun
africano manchi il pane quotidiano”. E c’è un altro aspetto
della vita nel continente africano che vede la chiesa coinvolta nel processo di sviluppo,
chiamata a far vedere errori e
difficoltà: la famiglia. Il Sinodo
ha messo in rilievo, nelle tre
settimane di lavori, che la famiglia è “cellula primaria della società” anche in Africa, ma
“oggi viene minacciata da correnti ideologiche provenienti
anche dall’esterno”, ha affermato il Papa parlando, dal
sagrato di San Pietro, ai fedeli
presenti in piazza per l’Angelus e a quanti seguivano da
piazza del Duomo a Milano la
recita della preghiera mariana, dopo la cerimonia di
beatificazione di don Carlo
Gnocchi, un sacerdote “accanto alla vita, sempre”.
Non solo la famiglia, anche i
giovani sono “esposti a questo
tipo di pressione, influenzati
da modelli di pensiero e di comportamento che contrastano
con i valori umani e cristiani
dei popoli africani”. Una cecità diversa, se vogliamo, che
coglie solo un aspetto della realtà africana, e cerca di importare uno stile di vita scarsamente attento alle culture dei
paesi. Ecco, dunque, l’impegno
della Chiesa, dei suoi missionari, perché nessuno sia privo
del necessario per vivere, e tutti possano condurre un’esistenza degna dell’essere umano. E qui ancora si inserisce
“l’urgente azione evangelizzatrice”, tema più volte affrontato negli interventi al
Sinodo, che comporta “un appello pressante alla riconciliazione, condizione indispensabile per instaurare in Africa rapporti di giustizia tra gli uomini e per costruire una pace
equa e duratura, nel rispetto
di ogni individuo e di ogni popolo; una pace che ha bisogno
e si apre all’apporto di tutte le
persone di buona volontà al di
là delle rispettive appartenenze religiose, etniche, linguistiche, culturali e sociali”.
Un continente, l’Africa, che
chiede giustizia, pace, come
sottolineano i vescovi nel messaggio finale, nel quale domandano la “mobilitazione delle
nazioni africane per la riduzione della povertà e il raggiungimento di una pace duratura”. Sinodo che “fa appello ai governi perché, da una
giusta ridistribuzione dei frutti dello sviluppo, provvedano
alla sicurezza della società e
ai bisogni essenziali della vita
dei più vulnerabili” promuovendo una rinnovata attenzione alla vita umana. Di qui la
richiesta di “porre in atto un
sistema per fermare le uccisioni, i sequestri nel continente.
L’insicurezza della vita e della
proprietà e la mancanza del
buon ordine accresce l’emigrazione e la fuga di cervelli e di
conseguenza aumenta la povertà”.
FABIO ZAVATTARO
P A G I N A
8
CHIESA
VISIT
AP
ASTORALE
VISITAP
APASTORALE
IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 31 OTTOBRE 2009
L’ULTIMA TAPPA DELLA VISITA PASTORALE IN VALLE D’INTELVI
Con le
parrocchie
di Pellio
Superiore
ed
Inferiore,
Laino e
Ponna
mons.
Coletti ha
concluso,
domenica
25 ottobre,
la visita
Pastorale
nella zona
intelvese
“DULCIS IN FUNDO”, IL VESCOVO
NELLE COMUNITÀ DELL’ ALTA VALLE
S
otto un cielo nuvoloso
che lascia ben sperare
il vescovo Diego Coletti ha iniziato la visita
alle ultime comunità
parrocchiali della Valle d’Intelvi: Pellio Superiore, Pellio Inferiore, Laino e Ponna. Dopo
essere stato accolto alla Casa
di Spiritualità di Nostra Signora di Fatima a Pellio Inferiore si è spostato, come consuetudine, nella casa parrocchiale di Pellio Superiore per l’incontro personale con don
Loris Flaccadori e la firma dei
registri. Lasciata la casa la
mattinata è proseguita con la
visita alla Scuola dell’Infanzia
di Laino e alla RSA “Ospiti della Madonna” di Pellio Superiore.
Fotoservizio di Andrea Priori
volti si leggevano le domande
profonde che ogni uomo porta dentro di sé. Una foto di
gruppo, sul sagrato, ha fatto
tornare il sorriso, perché chi
crede non può fare altro che
buttarsi in Dio e i bambini lo
hanno capito. Dopo aver salu-
La visita a Ponna
INCONTRO CON I
RAGAZZI
Sempre a Pellio Superiore,
nella chiesa parrocchiale di
San Giorgio, mons. Coletti ha
incontrato i ragazzi delle scuole elementari e medie di tutte le comunità. I ragazzi hanno chiesto al Vescovo cosa porterà nel suo cuore al termine
della sua visita pastorale in
Valle. “Il ricordo di un’esperienza molto bella – ha risposto - ricorderò i giorni trascorsi con voi, le vostre canzoni di
benvenuto e in particolare i
vostri sorrisi perché quando
uno sorride è come se il suo
volto si accendesse, si illuminasse. In Valle Intelvi ho trovato tanta gente buona, i malati capaci di offrire le loro
sofferenze al Signore Gesù ed
i loro familiari che li aiutano
premurosamente, facendosi
esempio da seguire anche per
me.” Inaspettatamente mons.
Coletti ha voluto pregare sulla tomba della piccola Asia,
tragicamente scomparsa un
anno fa. Con tutti i presenti
si è recato al cimitero dove ha
pregato ed ha impartito la benedizione del Signore. È stata una conclusione diversa dai
tanti incontri con i ragazzi; si
sono fatti tutti seri e sui loro
“RSA il Focolare”
to i ragazzi il Vescovo si è fermato con i catechisti che ha
ringraziato per il loro impegno. “Ciò che si semina, non
è insalata, ma querce – ha
detto - il risultato si vede solo
dopo anni; per fare un uomo
ci vogliono vent’anni quindi
non scoraggiatevi!” Presentando il nuovo cammino
all’iniziazione cristiana proposto in diocesi ha spiegato come
“dobbiamo toglierci dalla testa
che l’incontro di un ora del catechismo sia come l’ora di
scuola”. “Il catechismo – ha
continuato - deve essere un’
ora di iniziazione cristiana, di
conoscenza di Gesù, aperto
anche alle famiglie. C’è bisogno di rivitalizzare gli oratori, volersi bene e anche partecipare alla liturgia, aiutare
la gente a stare insieme illuminati dal Vangelo, avere il
coraggio di compiere delle
scelte fondamentali guardando alle cose che contano”. A
seguire lo spostamento a
Pellio Inferiore nella chiesa di
San Michele Arcangelo dove
il Vescovo è stato accolto dalla Confraternita che porta il
Crocifisso, dai rappresentanti
del gruppo Alpini, dalle autorità, ai rappresentanti dell’associazione “La Bigatella”.
Visita alla RSA “sacro Cuore” di Dizzasco
SABATO 24 OTTOBRE
Nel giorno della memoria liturgica del beato Luigi
Guanella, il Vescovo Diego ha
visitato le piccole ma vive comunità di Ponna Cima, Ponna
Mezzo e Ponna Fondo. Il Vescovo ha potuto ammirare le
bellezze artistiche di queste
chiese,
pregare con i fedeli riuS.Messa a Castiglione
niti, affidarsi e affidare chi con
tanta pazienza lo aveva atteso. Momenti semplici: un canto, una riflessione, la Benedizione Eucaristica. Poi il pranzo con i sindaci di Pellio,
Ponna e Laino. Dove l’argomento della prossimità si è
fatto ancora argomento di discussione e riflessione.
Lasciato Ponna il Vescovo si
è spostato a Pellio Sopra dove
ha celebrato la S.Messa nella
chiesa di San Giorgio. “Grazie per esserci venuto a trovare iniziando il suo cammino nella Diocesi”, ha detto don
Loris a nome dei fedeli che
aggiunge: “Quando la mia comunità mi ha chiesto cosa
avremmo potuto regalare al
Vescovo ho risposto semplicemente: le persone, la vostra
preghiera e la vostra presenza.” Alla fine della celebrazione, una bimba porge il ringraziamento di tutti al Vescovo dicendogli: “La sua presenza ci
fa sentire come una famiglia,
quella di Gesù:” Vengono portati in dono prodotti della Valle. Il Vescovo risponde: “Grazie di queste dolcezze della
Valle, ma la dolcezza più grande è quella del bene che ci
vogliamo reciprocamente. Il
bene più grande però ve lo
vuole Gesù che vi dice, ricordando il passo del Vangelo di
Bartimeo, alzati, vedi e seguimi”. La Benedizione solenne
conclude la celebrazione e nel
lasciare la chiesa il Vescovo fa
un grande dono: saluta personalmente con una stretta di
mano uno per uno tutti i presenti.
le loro insegnanti e molti genitori. Il Sindaco con gli Amministratori aspetta sotto l’arco di pietra che introduce al
sagrato e mons. Coletti arriva animando l’ambiente: il
corpo musicale intona la sua
suonata, bimbi e genitori applaudono ed i Confratelli si
avvicinano ad accoglierlo. Poi
il silenzio ed ecco le voci dei
piccini che recitano dei versi
di benvenuto. Un sorriso, tante carezze da papà e poi il Vescovo fa il suo ingresso benedicendo il popolo di Dio. Giunto sull’Altare Maggiore alcuni istanti di preghiera silenziosa, poi il saluto del sindaco, Cipriano Soldati: “Porgo un
sincero e gioioso saluto da
parte della Comunità Lainese
e mio personale. La sua presenza ha portato un segno di
semplicità ed un messaggio di
amicizia e di umanità veramente importanti. Io come
rappresentante della socialità
del paese e lei come rappresentante della Chiesa abbiamo
il comune intento di mettere
l’uomo al centro dei nostri interessi. Sentiamo la sua prossimità, ma altrettanto ci sentiamo vicini a lei ed alla comunità Cattolica. Se l’ideale che ci unisce è nel cammino verso il Bene Comune della nostra gente, la nostra collaborazione non potrà che divenire sempre più fattiva e
cordiale pur restando ciascuna nel proprio ambito di azione.” “Ho ben ascoltato le parole del vostro sindaco - ha
risposto il Vescovo - per questa accoglienza dico a lui, ma
anche a voi la mia gratitudine e qui voglio ricordare in
particolare i sacerdoti e gli ammalati. Porto via da questa visita pastorale una ricchezza di
cui tutti siete parte significativa. Si usa dire “Dulcis in
fundo”: voi siete l’ultima comunità che incontro e dunque
la dolcezza della mia visita.
Ora celebreremo insieme la
messa: facciamolo con impeto e fraternità di fede che rendano questo momento qualcosa di straordinario”.
Dopo la Comunione il Vescovo ha presentato alla comunità don Giampaolo Romano
che presto, nei fine settimana, verrà a dare una mano ai
sacerdoti della Valle. La Visita Pastorale è alle sue ultime
battute: al termine della celebrazione Eucaristica viene rivolto un saluto e un augurio.
Ci torna alla mente la Pagina
del Vangelo dei due discepoli
di Emmaus: “Resta con noi Signore”. Sono stati giorni impegnativi per il Vescovo, ma
ricchi di fede e di amore. L’Ufficio Stampa della Valle Intelvi
che ha seguito passo dopo passo la visita è testimone di questo amore che si incarna, di
questa parola seminata nel
cuore di tanti che hanno incontrato il nostro Vescovo Diego. L’auto del Vescovo riparte, al suono delle campane, c’è
l’ultimo incontro: un ultima
visita ai malati ed una sorpresa inaspettata. In casa parrocchiale a San Fedele è pronto
un DVD di ringraziamento e
affetto, dedicato da Don Paolo Barocco al nostro Vescovo
come segno di amore e fraternità. Diciotto rose rosse
con un cartiglio indicante il
nome di ogni comunità visitata e con una parola scontata
ma sincera: “grazie”. Poi la
benedizione su tutti coloro
che sono presenti in casa parrocchiale. É l’ora della S. Messa a San fedele il Vescovo passa a salutare chi è presente
in chiesa “Resta con noi Signore perché si fa sera e il giorno
volge al tramonto.” Vogliamo
essere testimoni di fedeltà
alla parola di Gesù e al suo
insegnamento.
A cura dell’USVI
DOMENICA 25 OTTOBRE
I Confratelli reggendo il Crocifisso attendono l’arrivo del
Vescovo nel piazzale antistante la parrocchiale di Laino, accanto a loro schierati i rappresentanti del gruppo Alpini. La
banda è pronta ad intonare
l’inno d’accoglienza; raggruppati vicino ci sono i bambini
della Scuola dell’Infanzia con
Foto di gruppo alla chiesa di San Giorgio a Pellio
CHIESA
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ASTORALE
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IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 31 OTTOBRE 2009
P A G I N A
9
SAN FEDELE INAUGURATO IL CENTRO DI ASCOLTO DELLA CARITAS ZONALE
Durante
l’ultima
tappa della
visita
pastorale in
Valle è stato
inaugurato il
nuovo
sportello di
ascolto della
Caritas
Zonale che
lavorerà in
rete con il
territorio e
la Caritas
diocesana
UN NUOVO SPORTELLO PER
ASCOLTARE LA VALLE D’INTELVI
I
l nuovo centro di ascolto
della Caritas zonale è stato inaugurato a San Fedele, accanto alla chiesa
parrocchiale, durante la
visita pastorale in Valle d’Intelvi. Un luogo di vicinanza e
accompagnamento alla popolazione in difficoltà che dà
maggior concretezza e visibilità ad un cammino portato
avanti, ormai da anni, da diversi volontari della zona. Il
primo gruppo di volontariato
era nato con don Bruno
Viotto, oggi parroco di Cernobbio. A causa di una lieve
indisposizione a benedire i
nuovi locali è stato il convisitatore, mons. Flavio Feroldi.
Una cerimonia semplice a cui
hanno partecipato, oltre ai
volontari, anche diversi amministratori della Valle, i sacerdoti della Valle e i rappresentanti delle strutture sanitarie assistenziali presenti
nella zona. “Gli Sportelli delle Zone Pastorali, ultimo il
nostro – spiega don Loris
Flaccadori - sono esperienze
che accomunano il cammino
caritativo di tutta la Nazione.
Il Centro di Ascolto nasce non
solo per offrire carità e dare
risposte ai vari bisogni, ma per
ascoltare perché, in una società come la nostra, il tempo
dedicato all’ascolto del prossimo è comunemente considerato “tempo perso” L’ascolto
diventa così il primo passo;
solo dopo ci si attiva per trovare gli aiuti lavorando in rete
con il territorio, le parrocchie,
gli enti locali e le associazioni”. Realtà inserite in una
Comunità Montana di cui fanno parte 13 Comuni con i loro
9.000 abitanti. Sul territorio
operano quattro Case di Riposo ed un Ospedale, luoghi di
lavoro abbastanza sicuri anche per le persone di etnie
diverse. “Nel Zona Valle
Intelvi non si denotano ancora le problematiche relative
alla disoccupazione, cosa già
fortemente presente nel resto
della Diocesi”, spiega don
Loris. Era presente all’inaugurazione anche il direttore
della Caritas di Como che ha
sottolineato come “questo sia
il punto di arrivo di un cammino di preparazione percorso in questo ultimo anno e
mezzo, ma anche un punto di
partenza”. “E’ importante – ha
continuato il direttore – il collegamento tra tutti i centri sul
territorio così da poter rispondere puntualmente ai bisogni
della popolazione. Un percorso che deve passare attraverso le nostro comunità. In questa Zona Pastorale, divisa in
tre parti, la presenza qui di
tanti Amministratori Locali è
segnale della capacità di
interagire con le Istituzioni
sia da parte dei laici che dei
sacerdoti. Speriamo che questa collaborazione continui e
si porti avanti il messaggio
LE SUORE “SERVE DI MARIA ADDOLORATA” DALL’INDIA ALLA RSA DI PELLIO INTELVI
LUNGO LE IMPREVEDIBILI VIE DELLA CARITÀ
U
n tappeto per terra,
tre cuscini gialli, tre
sgabelli di giunco, uno
scrigno dorato per il
Santissimo vigilato ai
lati da una statua della Madonna Addolorata e da San
Giuseppe con in braccio Gesù
Bambino. Tra le due statuette
una modesta lampada ad olio
e sulla parete il Cristo in meditazione con la scritta “Jesus
is my Guru”. Muovendosi tra
questi semplici oggetti il Vescovo è entrato nella Cappella privata delle suore indiane
della congregazione “Serve di
Maria addolorata” che da anni
prestano il loro servizio a
Pellio Intelvi, nella struttura
sanitaria “Ospiti della Madonna”. Mons. Coletti ha voluto
pregare con loro al termine
della visita nella struttura in
cui ha incontrato ospiti e operatori. Una realtà solidamente inserita nel tessuto sociale
di Pellio Intelvi e in particolare con la gente perché è stato mantenuto nel tempo lo
“spirito di casa”, come voluto
dal fondatore mons. Casartelli
tumulato nel cimitero del Paese. All’interno della RSA ci
sono 14 casi sociali ci cui 11
con Amministratore di Sostegno e per questo si è resa necessaria la presenza in sede
di un’Assistente Sociale. Alle
suore ha donato un “Rosario”
proveniente dalla Terra San-
ta. Tra loro anche Suor Teresa, la Madre Generale, che
veste come una donna indiana con una tunica particolare
che si sovrappone all’abito. E’
arrivata direttamente da
Roma dove, quotidianamente,
opera come giornalista presso Radio Vaticana e da quei
microfoni invia tutta la programmazione in lingua Tamil
in tutto il mondo. “E’ per noi
un dono ed un momento particolare - racconta la Madre
Generale - da condividere con
le sorelle che operano qui, accanto ai più piccoli dei piccoli
ai quali doniamo la nostra
prossimità gratuita, secondo
l’esempio di Gesù”. La congregazione delle “Serve di Maria
Addolorata”, nasce in India,
nel Sud
del Paese,
precisaCastagnata
a Scaria
mente a Trichirappali, l’8 di-
cembre del 1854, giorno dell’Immacolata. Più di cento
sono i centri che operano sul
territorio indiano e che si rivolgono ai più deboli della società (lebbrosi, sordomuti,
malati di AIDS e di TBC …),
ma anche all’Università, ai
bambini di età prescolare e
scolare. In India si prendono
cura, con particolare dedizione, delle ragazze che la tradizione vorrebbe vedere chiuse tra le pareti domestiche.
Una grande opera di promozione umana che contribuisce
certamente, alla loro progressiva emancipazione, in un’India che, causa anche la
globalizzazione, è sempre più
divisa tra ricchi sempre più
ricchi e poveri sempre più poveri.
Congregazioni sono nate anche in Birmania, Australia,
Africa e Filippine. In Birmania la loro presenza nella scuola è stata “cancellata” dall’avvento del governo militare,
che ha permesso loro la prosecuzione dell’opera solo come
catechiste. In Australia si affiancano agli “aborigeni” per
l’annuncio del Vangelo, cominciando dai più piccoli. In Italia, invece, prestano la loro
opera nelle “case per anziani”:
qui oggi con la Madre Superiora e Madre Teresa ci sono
suor Arasi, suor Anna, suor
Mathi e suor Fatima.
della Dottrina Sociale della
Chiesa”. Prima di concludere
Roberto Bernasconi ha voluto ricordare l’offerta arrivata
dalla RSA di Dizzasco per il
fondo di Carità diocesano ribadendo come “è bello vedere
questa generosa solidarietà e,
soprattutto, l’apporto del personale multietnico che vi lavora da cui ci è arrivata la richiesta di una piccola scuola
di italiano pensata per loro”.
Un problema quello della comunicazione tra persone di
etnia diversa che emerge anche nel breve dibattito che
segue la benedizione. La donna che non lavora diviene soggetto, non volontariamente
ma oggettivamente, isolato
socialmente per questo è necessario pensare ad un’alfabetizzazione di base.
“Ho intercettato la realtà del
mondo giovanile – ha commentato mons. Feroldi ripercorrendo le tappe di questa
lunga visita in Valle - con le
sue problematiche di relazioni in movimento fra le radici
nel territorio di origine e la
quotidianità vissuta a scuola,
nelle Università, nel lavoro,
quindi al di fuori del loro paese. Poi il segno grande di carità dei Nidi, delle Scuole dell’Infanzia nelle quali si attivano relazioni di ascolto con le
giovani famiglie. Anche la familiarità che unisce voi presenti è una ricchezza segno di
carità.”
A cura dell’USVI
L’INVITO AI GIOVANI:
“Camminate
insieme verso Gesù”
Nella sala polifunzionale
“don Ulderico Belli” di San
Fedelesi è svolto l’incontro
con i giovani della zona, riuniti insieme a don Luciano
Larghi. Questa volta è il
Vescovo a fare domande ai
giovani: “Secondo voi qual
è lo scopo della vita del Vescovo? E la sera, facendo la
verifica della giornata alla
luce del Vangelo, quando
posso essere contento?” Ci
sono alcune risposte timide,
ma mons. Coletti non si accontenta ed “incalza” i giovani volendo portare la riflessione nel profondo perché “il Cristiano non si accontenta, cerca di più, vuole di più per poter dare di
più”. “L’ho già detto a chi ho
incontrato prima di voi”, riprende: “il Vangelo è un rischio, preso sul serio cambia la vita in meglio. E finalmente vi rispondo chiaramente: faccio il Vescovo
per starvi a fianco e guidarvi verso Gesù. Se voi foste
convinti del Vangelo e lo
metteste in pratica, aiutandovi a vicenda cioè amandovi come Gesù vi ama, voi
cambiereste il mondo, anche solo in quindici come
siete qui stasera”. Prima di
lasciare la sala mons.
Coletti ha invitato i giovani
a condividere un progetto di
cammino da realizzare insieme, tra giovani di tutte
le parrocchie della zona.
P A G I N A
10
“Non vivete
soltanto
della
gestione di
un’eredità,
guardate in
avanti,
guardate
verso le
nuove
generazioni
cercando di
instradarle
con la
ricchezza di
ciò che ci sta
alle spalle
verso un
futuro di
fraternità”
CHIESA
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ASTORALE
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APASTORALE
IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 31 OTTOBRE 2009
INTERVISTA AL VESCOVO DIEGO AL TERMINE DELLA VISITA PASTORALE
“IL SIGNORE CI CHIAMA CON
IL SUONO DELLE CAMPANE”
differenze di temperamento,
di età, di scelte concrete eppure li ho trovati in uno scambio sincero e fattivo delle loro
responsabilità e questo credo
che sia una cosa da mantenere e approfondire”.
S
ommando i giorni della visita pastorale
mons. Coletti ha passato quindici giorni
consecutivi in Valle
d’Intelvi. Riportiamo alcune
cifre: 16 messe celebrate, 40
incontri di vario genere, 12
Comunità Apostoliche incontrate, 4 incontri con gli amministratori pubblici; 14 incontri con i giovani e i ragazzi, 5 celebrazioni di Vespri, 9
momenti di visita agli ammalati, 6 visite a case di assistenza e cura, 8 scuole dell’infanzia visitate per un totale di 114
incontri.
Al di là dei numeri ci sono
dei volti che sono tornati
e che tornano alla sua mente. Quali impressioni?
“La prima impressione è quella di uno stupore nel vedere
quante cose sono successe in
questi giorni di visita. Importanti sono stati i volti spesso
sorridenti, accoglienti, fraterni ma a volte anche carichi di
sofferenza e di fatica. Tutti
però dentro a un momento nel
quale ci siamo scambiati belle esperienza di Spirito Santo
e di fraternità. Sono stati certamente giorni che hanno richiesto molta fatica, non solo
a me ma anche alle comunità
che ho visitato. Giorni nei
quali abbiamo imparato a riconoscerci, a volerci bene e a
fare un tratto di cammino insieme dietro il Signore quindi
mi stupisco di tante cose avvenute perché sarebbe come
chiedere a una mamma quante volte ha preparato la minestra per i suoi figli. Non si contano queste cose. É una cosa
troppo bella per entrare nel
ristretto ambito delle cifre e
credo che ciò che più conta è
esserci guardati negli occhi e
avere imparato a volerci
bene”.
Nella lettera di indizione
l’icona è quella della visitazione. “Chi ama non ha
tempo da perdere... ha
sempre fretta, fretta di
amare”. Cosa ha trovato di
debole, di deficitario, dove
manchiamo in questa fretta di amare?
“Ho trovato delle comunità
ricche, ricchissime di doni della storia, della cultura, dell’arte, delle comunità che hanno
tradizioni molto belle e che le
stanno tenendo vive anche
con fatica, con impegno evidente. Quello che raccomanderei è di mettere sempre dentro a queste tradizioni il loro
contenuto più valido: non accontentarsi delle forme esterne e non vivere soltanto della
gestione di un’eredità, guardare in avanti, guardare verso soprattutto alle nuove generazioni cercando di instradarle con la ricchezza di ciò
che ci sta alle spalle e verso
un futuro di promesse non
banale e non chiuso nell’ambito ristretto delle piccole sod-
disfazioni. La fede ci apre a
degli orizzonti sterminati che
devono mantenere la bellezza di queste montagne e di
questi laghi, ma devono anche
andare oltre, verso la bellezza di un mondo più fraterno
per il quale siamo tutti impegnati”.
Il 6 giugno, renderemo la
visita in Cattedrale, saranno, questi, mesi di riflessione per Lei e per i sacerdoti al servizio di questa
Chiesa. Quale “consegna”
si sente di dare ai malati?
“Per i malati vorrei dire semplicemente di continuare a
dare quella testimonianza di
fede che ho ricevuto andandoli
a trovare, quando ho visto con
quanta sopportazione, con
quanta fede, con quanta volontà di vivere stanno sopportando la loro malattia: è una cosa
che fa bene al cuore perché
finché si sta abbastanza bene
uno si dimentica della scommessa e della generosità che
richiede il vivere cristiano, ma
invece questi nostri fratelli e
sorelle malati sono una testimonianza preziosa che dobbiamo imparare a sfruttare e va-
lorizzare chiedendo loro impegno nella preghiera e nella
donazione”.
Ai ragazzi e ai giovani?
“Devono innamorarsi di Gesù
che è la cosa più bella di questo mondo. Conoscerlo, leggere il Vangelo, imparare a imitarlo e li dentro trovare la più
grande felicità della loro vita”.
Ai responsabili del bene
comune?
“Responsabili del bene comune è già un modo di chiamarli
che è un’indicazione di valore
per la loro esperienza. Non
responsabili di una parte o
preoccupati del vantaggio di
qualcuno ma capaci di mettersi generosamente a servizio di
tutti per costruire le condizioni che rendono la vita
qualitativamente migliore per
tutta la popolazione loro affidata”.
Ai preti?
“Devo dire che, con tutte le
novità che ci sono state, ho
trovato un clero capace di volersi bene, capace di cooperare e coordinarsi nonostante le
Il ricordo dei fedeli...
E’ stato bello venerdì sera, quando il Vescovo a noi giovani ha chiesto di
conoscere Gesù e di vivere la nostra vita pensando che gli altri sono più
importanti di noi. (Mattia)
Abbiamo chiesto al Vescovo di poterci dare un riferimento sicuro per la
Pastorale Giovanile. (Silvio)
Sto vivendo il mio cinquantaduesimo anno come parroco di Pellio Inferiore. Ho visto passare tanta acqua sotto i ponti, tanti vescovi, tanti sacerdoti.
Posso assicurare che una visita pastorale così articolata ed impegnativa
non la ricordo. Eccellenza, grazie. (don Franco)
Sono felice che il Vescovo abbia passato un po’ di tempo con me e i miei
amici. (Matteo, 8 anni)
Condividere questi giorni con il Vescovo, è stato per me un arricchimento
spirituale e l’apertura del centro di ascolto di San Fedele diventa sicuramente uno dei segni concreti di questa Visita Pastorale (don Loris).
Abbiamo pregato in questa trentesima domenica, il Salmo responsoriale
della Messa, dove la liturgia ci ha fatto ripetere: “Grandi cose ha fatto il
Signore per noi”. E’ proprio vero: grandi cose ha fatto il Signore per noi
attraverso le parole e l’esempio di totale dedizione del nostro vescovo Diego. (fra Simone)
Il Papa scrive: “Nel Castello di Dio cerchiamo di accettare qualunque posto,
cuochi o sguatteri, mozzi
di stalla o panettieri. Se
piacerà al re chiamarci al
suo consiglio privato, vi
andremo, senza commuoverci troppo sapendo che
la ricompensa non dipende dal posto ma dalla fedeltà con cui serviamo”.
“Beh, in primo luogo direi che
commuoversi non è neanche
peccato veniale. Converrebbe
qualche volta che ci abituassimo ad esprimere anche il
nostro affetto e la nostra partecipazione alle esperienze
che facciamo con un po’ di
commozione. Poi devo dire
che questa parola del Papa è
veramente bella perché da
quel punto di vista non c’è più
né Vescovo, né sacrestano, né
donna delle pulizie e né prete, ma siamo davvero tutti fratelli e dobbiamo tutti continuare a camminare insieme
verso la volontà del Signore
che adesso ci sta chiamando
con il suono delle campane”.
Una parola a mons.
Flavio Feroldi “angelo custode e premuroso di
mons. Coletti”. Al primo
appuntamento in qualità
di delegato vescovile per la
Visita Pastorale.
“Se in tutte le zone che visiteremo trovassimo un’ attenzione, una disponibilità, una
preparazione come l’abbiamo
trovata qui, il mio lavoro non
dico sarebbe inutile, ma quasi. Allora il grazie più significativo all’USVI che ha garantito l’efficienza necessaria, ma
anche l’efficacia. Allora l’augurio che vi faccio è la gratitudine”.
A cura dell’USVI
UN RINGRAZIAMENTO
DA “IL SETTIMANALE”
In queste settimane l’Ufficio
Stampa Valle d’Intelvi (USVI) ci
ha accompagnati lungo il cammino del Vescovo nella prima visita
pastorale alle parrocchie della
diocesi. Dietro questa sigla che,
numero dopo numero, vi sarà apparsa sempre più famigliare, si
nasconde un gruppo di giovani e
adulti delle varie comunità parrocchiali della Zona pastorale Valle d’Intelvi. Volontari che, insieme a don Giovanni Meroni, si
sono messi a disposizione per
offrire questo servizio e dare a
tutti noi l’opportunità di sentirci
pienamente Chiesa e di camminare insieme tra lago e montagne.
A loro va il ringraziamento personale del direttore e di tutta la
redazione de Il Settimanale della
diocesi di Como e, crediamo, di
tutti i lettori, nella speranza che
questo sia solo l’inizio di una preziosa collaborazione
CHIESA
SINODOAFRICA
P A G I N A
11
IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 31 OTTOBRE 2009
“MESSAGGIO AL POPOLO DI DIO”
AFRICA, ALZATI!
«
I
n un mondo pieno di
contraddizioni e in piena crisi”, dove “situazioni tragiche di rifugiati,
povertà estrema, malattie e fame uccidono tuttora
migliaia di persone ogni giorno”, l’Africa, pur essendo la più
colpita, “non deve disperare”. È
all’insegna del grido “Africa, alzati!” che la seconda Assemblea
speciale per l’Africa del Sinodo
dei vescovi, conclusasi domenica 25 ottobre, ha diffuso il suo
“messaggio al popolo di Dio”. Il
testo ricorda la situazione “vergognosa” di molti Paesi (Somalia, Grandi Laghi e Uganda settentrionale, Sudan meridionale, Darfur, Guinea Conakry e altri), ma anche le “buone notizie”
largamente ignorate dai media
che “sembrano concentrarsi sulle nostre disgrazie” piuttosto
che “sugli sforzi positivi che
stiamo compiendo”. Tra questi,
l’avvio di cammini di pace in
nazioni uscite da lunghi anni di
guerra, casi di “buon governo”
e iniziative intraprese per dare
una soluzione ai problemi che
affliggono il Continente.
Domenica 25 ottobre
con la messa solenne
presieduta da papa
Benedetto XVI in
S.Pietro si è conclusa
la seconda Assemblea
speciale del Sinodo
dei vescovi per
l’Africa. Un’occasione
per parlare e discutere
di Africa fuggendo da
semplificazioni e
retorica. Al termine
dei lavori i padri
sinodali hanno
presentato le loro
“proposizioni”. Spunti
da cui Benedetto XVI
partirà per redigere la
nuova esortazione
apostolica.
La Chiesa, strumento di riconciliazione. È la “riconciliazione vera” che “può spezzare il
circolo vizioso dell’offesa, della
vendetta e del contrattacco”,
scrivono i padri sinodali, ricordando la centralità del perdono “anche prima di qualsiasi
ammissione di colpa”. “Essere
strumento di pace e di riconciliazione” è un dovere per la
Chiesa in Africa, le cui “strategie per la riconciliazione, la giustizia e la pace nella società
devono andare oltre e più in
profondità di quanto il mondo
tratti queste questioni”. Proclamare il Vangelo di Cristo è “il
primo e specifico contributo della Chiesa ai popoli d’Africa” per
dar vita a quel “cambiamento
Il dovere dell’accoglienza. I
“molti figli e figlie d’Africa” che
“hanno lasciato la loro casa per
cercar dimora in altri continenti” vengono raccomandati “all’adeguata attenzione pastorale della Chiesa”, mentre si evidenzia che l’accoglienza dei migranti è “un dovere da soddisfare”. “La Chiesa in Africa - prosegue il testo - ringrazia Dio per
i suoi numerosi figli e figlie che
sono missionari” in altre terre,
mentre esprime “profondo apprezzamento per i molti missionari, sacerdoti, religiosi e fedeli laici, che da altri continenti
hanno portato la fede alla maggior parte dei Paesi in Africa”.
Il Sinodo cita in particolare
“quelli che sono rimasti con la
del cuore che deriva dalla conversione al Vangelo” e permettere di essere “strumenti di riconciliazione”, senza “aver paura e ancor meno essere scoraggiati dall’enormità dei problemi del nostro continente”.
loro gente anche in tempo di
guerra e di gravi crisi”, alcuni
dei quali hanno “pagato con la
propria vita la loro fedeltà”.
Fedeltà al celibato dei sacerdoti. Ai sacerdoti il messaggio ricorda la “fedeltà” a “una
vita di celibato nella castità, come pure a un distacco dalle cose
materiali”. I vescovi si rivolgono poi agli “uomini e donne di
vita consacrata”, ai fedeli laici,
ai cattolici “impegnati nella vita
pubblica”, alle famiglie, agli uomini e alle donne, ai giovani. Ai
laici, “Chiesa di Dio nei luoghi
pubblici della società”, raccomandano di acquisire una “cultura religiosa”, sottolineando
l’”importanza capitale” delle
“università cattoliche”. Mettono in guardia le famiglie “contro gli attacchi di velenose ideologie provenienti dall’estero,
che pretendono di essere cultura «moderna»” e auspicano il riconoscimento “nella sfera sociale” del contributo delle donne,
“spina dorsale della nostra
Chiesa locale”.
Politici santi e libertà di religione. Il richiamo a “politici
santi” che contrastino la “corruzione” e lavorino “per il bene
della gente” richiama invece la
speranza “che emergano in Africa politici e capi di stato santi”
già espressa nell’esortazione
postsinodale di Giovanni Paolo
II “Ecclesia in Africa”, e pone
come esempio la figura di Julius
Nyerere, primo capo di stato
della Tanzania, del quale è in
corso la causa di canonizzazione.
Il documento denuncia poi la
diffusione del “fanatismo religioso” e le restrizioni alla “libertà di religione”. “Il dialogo e la
collaborazione prospereranno
quando c’è rispetto reciproco”,
rilevano i vescovi, per i quali
“quelle nazioni che per legge
proibiscono ai loro cittadini di
abbracciare la fede cristiana” li
privano di un “diritto umano
fondamentale”.
I valori dell’Africa. Ancora, la
lotta all’Aids, nella quale “la
Chiesa non è seconda a nessuno”. Il Sinodo dei vescovi, riprendendo il pensiero di Benedetto XVI, afferma che “il problema non può essere superato
con la distribuzione di profilattici” ed evidenzia “il successo già ottenuto dai programmi
che consigliano l’astinenza tra
i non sposati e la fedeltà tra gli
sposati”. Alle agenzie dell’Onu
che operano in Africa il messaggio, pur lodando il loro “lavoro
positivo”, chiede maggiore trasparenza, denunciando “i tentativi furtivi di distruggere e
scalzare i preziosi valori africani della famiglia e della vita
umana”. Infine, l’appello ai
“grandi” di trattare il continente “con rispetto e dignità”, assieme alla richiesta di un “cambiamento nell’ordine economico mondiale” e circa la questione del debito che “pesa sui Paesi poveri, uccidendo letteralmente i bambini”.
INTERVISTA A SUOR ELISA KIDANÉ, MISSIONARIA COMBONIANA ERITREA, TRA LE UDITRICI DEL SINODO
UNA CHIESA CHE PARLA AL MONDO INTERO
«
I
n Africa c’è una Chiesa
che ha voglia di camminare nonostante i propri
limiti e le proprie difficoltà”. E per l’Italia, nel
messaggio conclusivo dei vescovi africani, c’è un richiamo forte sui temi delle migrazioni e
della politica. E’ il parere di
suor Elisa Kidané, missionaria comboniana, eritrea, uditrice alla seconda Assemblea speciale per l’Africa del Sinodo dei
vescovi. A conclusione di questa esperienza, così la riper-corre:
Quali richiami forti emergono, per l’Italia e gli italiani, nel messaggio finale del
Sinodo dei vescovi africani?
“Il messaggio è scritto soprattutto per l’Africa, ma è interessante che all’inizio del testo i
vescovi africani si rivolgano
alla Chiesa universale. E’ bello
che una Chiesa che fino a ieri
ha dovuto ascoltare ciò che le
veniva detto, ora è cresciuta e
ha diritto di cittadinanza nella
Chiesa, parlando con parole
sue. Al popolo italiano è diretto
soprattutto il richiamo a non
fare leggi che ledono la dignità
della persona, soprattutto in
materia di migrazioni. Credo
che i vescovi africani abbiano
avuto coraggio nel dire cose forti alla comunità internazionale, alle multinazionali, che hanno definito organismi ‘ingordi’
delle ricchezze naturali. Una
ingordigia che va, troppe volte,
a discapito delle popolazioni
africane. Come pastori hanno
dato voce alle ansie, alle attese
e alle speranze dei loro popoli”.
C’è poi un appello perché
l’Africa abbia “politici santi” che contrastino la “corruzione” e “lavorino per il
bene della gente”. Vale anche per noi?
“Ho apprezzato molto il coraggio dei vescovi in questo senso, un appello emerso con grande forza e chiarezza. Un messaggio indiretto c’è. Anche le
Chiese d’Occidente dovrebbero
imparare a parlare così. I vescovi africani non si sono chiesti fino a che punto potevano
dire, non hanno avuto paura di
ritorsioni...”
Il messaggio finale, nel
suo sforzo di sintesi, è riu-
scito a rendere tutta la ricchezza dell’esperienza?
“Il giudizio finale è molto positivo. Certo non è emersa la
carica dei primi giorni, quando
in un coro tutti i vescovi hanno
raccontato tragedie, fatiche e
vitalità dei rispettivi popoli. Il
documento, inevitabilmente,
penalizza gran parte di questa
energia, ma i temi fondamentali – con annunci e denunce
molto forti - sono tutti presenti”.
Cosa cambierà dopo questo Sinodo?
“A me è piaciuto che i vescovi
abbiano avuto la possibilità di
parlare e dire le cose chiaramente e con coraggio. Credo
cambierà la percezione del ruolo della Chiesa africana. L’ha
detto il Papa nell’Angelus di
domenica, facendo notare la vitalità di una Chiesa che diventa missionaria, ossia da evangelizzata ad evangelizzatrice.
Nel mondo cattolico italiano c’è stata abbastanza attenzione ai temi del Sinodo?
Come missionari avete proposto un Osservatorio: avrà
un seguito?
“A livello cattolico non ci sono
stati pregiudizi in partenza,
abbiamo visto una attenzione
molto rispettosa. L’osservatorio
promosso dal mondo missionario è stata una bella intuizione
e un gesto di grande responsabilità, una arena aperta in cui
la gente ha potuto intervenire
e dire la sua. A metà novembre
ci sarà un incontro per vedere
come attualizzare e rendere
operativi tutti i messaggi ricevuti dal Sinodo”.
Come ha vissuto questa
esperienza, come donna e
uditrice al Sinodo?
“Per me è stata un’esperienza di Chiesa, di comunione e di
tanta umanità. Mi sono sentita molto a mio agio. Ho avuto
uno spazio piccolino e ho cercato di condividerlo con tutta la
passione possibile. Come le altre donne presenti al Sinodo
siamo riuscite a far passare i
nostri temi, le nostre preoccupazioni e istanze che sono state inserite nel messaggio. Sono
partita con un po’ di timore ma
oggi mi sento veramente soddisfatta. Lì si è parlato del ruolo
delle donne e ci si è chiesto cosa
fare di più all’interno della
Chiesa perché la donna possa
avere gli strumenti per poter
svolgere dignitosamente il proprio compito. C’è stato un passo in avanti: la donna non più
come vittima ma come protagonista”.
Come ha presentato le sue
argomentazioni?
“Parlando nel circolo minores
un vescovo mi ha chiesto: cosa
cercate? Io ho spiegato con calma e dolcezza e alla fine mi ha
anche ringraziato. Ho capito
che come donne non possiamo
pretendere con rabbia e violenza. Noi abbiamo un’arma in più
che è quella della dolcezza, con
la quale possiamo convincere le
persone. Per cui ho fatto
un’esperienza di grande umanità, con tante possibilità per
avvicinarmi a persone che hanno pesi enormi sulle spalle, per
aiutarli a comprendere questioni a loro magari poco note. Ho
trovato persone veramente valide e umane, forse perché lontane dalle difficoltà quotidiane
e dal proprio ruolo”.
A cura di PATRIZIA CAIFFA
P A G I N A
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Como
CRONACA DI
E
P R O V I N C I A
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SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 31 OTTOBRE 2009
PORTA APERTA E IL CENTRO DI ASCOLTO CARITAS
Dieci anni
a servizio
dei più deboli
D
ieci anni al servizio dei più deboli. Il Centro di
Ascolto “Don
Renzo Beretta”
e il Coordinamento Servizi “Porta Aperta” della
Caritas di Como festeggiano, questo fine settimana, i due lustri di attività. Una storia raccontata attraverso la pubblicazione di un libretto che
ripercorre l’impegno di
questo periodo e riporta
indietro nel tempo, a quel
1999, quando l’assassinio
del parroco di Ponte Chiasso, don Renzo Beretta,
portò alla riorganizzazione della rete di assistenza della Caritas sul
territorio.
Dieci anni, ma molto di
più. Oltre un ventennio
speso in “prima linea”,
condividendo la fatica e il
dolore di quel pezzo di città che non tiene il passo,
confuso tra le mille luci di
un capoluogo che non svela le zone d’ombra.
Molto di più si diceva…
La storia della “prima linea” inizia infatti ben prima del 1999. È il 1986. Le
attività del Centro d’Ascolto e del Coordinamento Servizi “Porta Aperta”
sono concentrate in un
unico servizio che porta il
nome di “Centro d’Ascolto” e che in quell’anno inizia la sua attività in un
piccolo spazio all’interno
della sede Caritas di piazza Grimoldi.
Nel 1989 avviene il primo spostamento in via
Tatti, dove il servizio di
questo primissimo Centro
di Ascolto opera fino al
1999.
Il 1999… è l’anno della
tragedia, dello sgomento,
della riflessione. Ma anche l’anno della svolta. Il
sangue di don Renzo Beretta, allora parroco di
Ponte Chiasso, ucciso per
mano di un extracomunitario cui aveva prestato
aiuto, arricchisce di nuove risorse un terreno già
fertile. «Dopo la tragica
morte di don Renzo Beretta - spiega don Battista Galli, all’epoca direttore della Caritas Diocesana - la Caritas Diocesana si è particolarmente
preoccupata di strutturare servizi adeguati ai due
livelli propri del disagio
sociale: da un lato, di risposta ai bisogni essenziali di chi non vede riconosciuti i suoi diritti di
sussistenza o di chi sembra che neppure abbia titolo per farli valere, perché privo di documenti
Oltre diecimila, tra persone e
famiglie, seguite e accompagnate
nell’arco di un decennio.
Numeri che rendono l’idea
dell’efficacia e della forza
dell’impegno profuso
pagine a cura di MARCO GATTI
mar.gatti@tin.it
che ne confermino il diritto; dall’altro lato, di impegno a ricercare e definire
percorsi nei quali la persona riconosca minime
opportunità di cambiamento, di recupero, di accesso ai pieni diritti di cittadinanza, con un supporto d’accompagnamento e
di sostegno umano, sociale ed economico che dia
qualche risultato».
Ecco, dunque, la svolta,
il salto di qualità: la differenziazione nella risposta, un approccio più mirato e funzionale alle richieste dei più deboli.
In linea con questo spirito nascono “Porta Aperta” e il nuovo “Centro di
Ascolto”: due servizi con
compiti propri e complementari, l’uno essenzialmente di prima accoglienza e l’altro propriamente
d’accompagnamento; l’uno prevalentemente per i
senza dimora, italiani e
non, l’altro per gli stanziali e per le situazioni di
disagio individuali e familiari che rischiano di cronicizzarsi.
È da qui che il cammino riprende, con ancora
maggiore intensità e attenzione al territorio. «In
questi dieci anni - scrive
Roberto Bernasconi,
attuale direttore della
Caritas Diocesana nell’in-
troduzione che accompagna il libretto commemorativo predisposto nelle celebrazioni del decennale - noi abbiamo cercato di costruire opere che
abbiamo messo a disposizione dei nostri fratelli
che vivono i più disparati
disagi. La sapienza di Dio
ci ha aiutati nella scelta
che abbiamo dovuto compiere dieci anni fa: dopo
il sacrificio di don Renzo
avremmo potuto rinchiuderci nello scoraggiamento, nel disimpegno, invece abbiamo scelto la strada dell’accoglienza, aprendoci a tutte le persone, anche a quelle portatrici di problematiche
complesse, arrivate da noi
perché in fuga dalla loro
realtà difficile, in ricerca
di migliori possibilità di
vita. La sapienza di Dio
ci ha permesso di incamminarci sulla via, lungo la
quale abbiamo incontrato tanti amici, nelle comunità, nei gruppi ecclesiali, ma anche nelle istituzioni civili, ed è anche
grazie all’aiuto di tutte
queste persone che siamo
riusciti ad aprire i due
servizi di “Porta Aperta”
e del “Centro di Ascolto”…
Il cammino che abbiamo
compiuto in questi anni e
che cerchiamo di raccontare è un ricco patrimonio
di esperienze che mettiamo a disposizione di tutta la nostra comunità sia
religiosa che civile, perché
siano sempre più aperte
alle persone e possano
davvero attraverso l’aiuto disinteressato a chi è
privo del necessario tra-
smettere il dono della fede che Dio ci offre e che
attraverso le nostre opere si rende visibile ai fratelli».
Due gli appuntamenti
scelti per celebrare il traguardo dei due lustri: una
cena con tutti i volontari
transitati, in questi anni,
presso i due centri, in programma venerdì 30 ottobre, e un incontro pubblico sabato mattina, alle
10.30, presso la Circoscrizione 6. Due appuntamenti per fare memoria e
guardare al futuro.
IL CENTRO D’ASCOLTO
Il “Centro di Ascolto”, che ha sede in via Don Guanella 13, è aperto a tutte
quelle famiglie che vivono momenti di disagio e di povertà di ritorno, aiutandole in un cammino di recupero della autonomia, attuando anche un servizio di
accoglienza abitativa e di microcredito.
Si avvale della presenza continuativa di 15 volontari, uno dei quali che svolge
le funzioni di responsabile, un operatore dipendente che svolge presso il CdA
parte del suo servizio e un giovane in servizio civile. Tra i volontari è presente
anche una psicologa che se necessario offre agli utenti la sua competenza professionale con colloqui individuali.
Il servizio è quindi basato quasi completamente sul volontariato.
Il “Centro di Ascolto”, ha strutturato nel tempo una serie di attività e di interventi pratici:
• ascolto attento fornito da tutti i volontari;
• possibilità di sostegno psicologico fornito da una psicologa volontaria;
• sostegno temporaneo tramite beni e servizi materiali (per esempio pacchiviveri) in situazioni di emergenza (perdita di lavoro, maternità, malattie, eccetera);
• erogazione di sussidi economici, prevalentemente a favore di nuclei familiari;
(sempre a sostegno di precise necessità: luce, gas, assicurazione auto...);
• orientamento verso le risorse offerte dal territorio;
• segnalazione delle famiglie in difficoltà alle parrocchie di appartenenza e
coinvolgimento di altre organizzazioni di volontariato o di enti pubblici nella
gestione di situazioni di povertà più complesse;
• sostegno diretto a chi trova lavoro e necessita di un aiuto per raggiungere il
posto di lavoro;
• ospitalità temporanea di famiglie in alcuni alloggi “di emergenza”;
• inserimento di persone in strutture di accoglienza legate alla Caritas;
• erogazione di prestiti in situazioni particolari, soprattutto a sostegno delle
famiglie;
• utilizzo del Microcredito della Fondazione Caritas per il sostegno di spese
straordinarie (costi per il contratto d’affitto di una nuova abitazione con cauzione e anticipi, o per l’avvio di attività lavorative, ecc.);
• punto diocesano di orientamento e di filtro per la Fondazione anti-usura S.
Bernardino di Milano.
CRONACA
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Como
13
IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 31 OTTOBRE 2009
PORTA APERTA E CENTRO D’ASCOLTO CARITAS
l “Centro di Ascolto”
e “Porta Aperta” devono molto all’opera
solerte egenerosa di
tanti volontari, più o
meno giovani, con maggiore o minore esperienza. Senza di loro non solo
il servizio concreto vacillerebbe ma perderebbe la
sua particolare “luminosità”, che solo la carità autentica, intesa come dono
gratuito di sé, può conferire.
La competenza professionale offerta dagli operatori stabili, viene completata dalla carica di idealità e la competenza di
vita dei volontari e dei
giovani che hanno scelto
di compiere nei due Centri l’esperienza del servizio civile.
In questi anni si sono
succedute ben 102 persone che, attraverso il loro
impegno costante e disinteressato, hanno dato la
possibilità alla Caritas di
essere presente in modo
costruttivo sul territorio
della nostra città.
L’opuscolo ne racchiude
le storie, le emozioni, il
desiderio di offrirsi al
prossimo.
Ne emerge un quadro
variopinto in cui l’intensità dei colori e delle pennellate varia non solo a
seconda dell’“anzianità di
servizio” ma anche dei
percorsi personali, spirituali e lavorativo-familiari di ciascuno, percorsi
che si intrecciano e caratterizzano l’esperienza di
volontariato che tutti loro
stanno vivendo.
○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○
Quando
la carità
non ha confini
I
QUALCHE NUMERO
Oltre 10mila le persone accompagnate
rendere ragione dell’impegno
profuso in questi anni sono i
numeri.
Nei dieci anni di apertura del nuovo “Centro di
Ascolto” si sono incontrate 1.500 nuove famiglie o
persone singole. “L’effetto
più evidente della separazione dei servizi tra “Centro di Ascolto” e “Porta
Aperta” - si legge nella
pubblicazione - ha permesso di far emergere una povertà più nascosta,
ma non meno sofferta e
A
pesante, che è quella delle famiglie, che hanno potuto trovare al CdA uno
spazio più adeguato ai
loro bisogni. In particolare negli ultimi anni, tra le
famiglie che si rivolgono
al nostro Centro troviamo
sempre più situazioni di
difficoltà economica non
più solo di emergenza, ma
cronica: anche in presenza di un lavoro stabile
non si guadagna abbastanza per affrontare le
spese necessarie per vivere (casa, bollette, spese
per i figli, ecc.)”.
Rispetto a “Porta Aperta” in dieci anni di apertura il servizio ha incontrato quasi 9000 persone,
per un totale di 26.124
colloqui. Gli accessi sono
andati in crescendo dal
1999 al 2002, anno della
sanatoria, quando hanno
superato le 1000 unità, la
situazione si è poi stabilizzata fino al 2008, quando gli incontri hanno raggiunto la punta più alta.
L’andamento dei primi sei
mesi del 2009 fa prevedere, a detta degli operatori, un ulteriore incremen-
PORTA APERTA
Il servizio di “Porta Aperta”, presente in via Tatti
18 a Como, rivolge la sua attenzione verso tutte le
persone senza dimora sia italiane che straniere;
il luogo fisso di accoglienza è la struttura situata
in via Tatti, ma si attua anche una ricerca delle
persone che per tanti motivi non possono o non
vogliono recarsi nel nostro ufficio grazie all’impegno del “gruppo di strada” che settimanalmente
percorre le vie della città alla ricerca di persone
che vivono in alloggi di fortuna.
Da un anno l’accoglienza continua e si sviluppa
anche attraverso il “centro diurno” di S. Donnino.
Oltre all’accoglienza, “Porta Aperta” offre un servizio di coordinamento tra i vari Enti che in città
promuovono servizi particolari di assistenza (mense, dormitori, ambulatorio, distribuzione vestiti).
Attualmente “Porta Aperta” si avvale della presenza continuativa di 2 operatori dipendenti, di
giovani in servizio civile, di un collaboratore a progetto per l’ambito sanitario (operatore assistenziale), di un legale e di una decina di volontari.
Il servizio “Porta Aperta” si propone di rispondere
ai bisogni primari delle persone che a esso si rivolgono: da una parte opera attraverso colloqui
personalizzati per l’inserimento sociale, dall’altra
coordina vari servizi di matrice ecclesiale.
Attualmente si garantiscono i seguenti servizi:
• vitto: rilascio di tessera per l’accesso alle mense
cittadine;
• vestiario: rilascio di buono per accesso ai punti
di distribuzione;
• igiene: rilascio di buono doccia per accesso ai
bagni pubblici;
• salute: valutazione casi ed invio all’ambulatorio medico;
• il Centro Diurno “L’Incontro” per offrire un luogo dove le persone possano trascorrere del tempo
in alternativa ai ritmi ed ai rischi della strada in
un clima che privilegi l’accoglienza e la condivisione;
• “l’Unità di Strada” per favorire l’incontro e andare verso le persone in stato di grave emarginazione;
• sportello di consulenza legale;
• orientamento verso tutte le risorse che il territorio offre, in modo particolare verso le varie strutture di accoglienza; inoltre, gestione diretta di un
minidormitorio;
• possibilità di eleggere presso l’ufficio la domiciliazione postale;
• sostegno diretto a chi trova lavoro e necessita di
un aiuto per raggiungere il posto di lavoro;
• altri interventi di natura economica di lieve entità, che l’equipe reputa necessari per un percorso
di sostegno alla persona.
to degli accessi. Questo
forte aumento è dovuto
agli effetti della crisi che
ha colpito maggiormente
le fasce più deboli della
popolazione. Per persone
in stato di grave emarginazione, che già normalmente hanno notevoli
problemi ad accedere al
mondo del lavoro, l’attuale crisi economica tende a
cronicizzare le situazioni
di povertà minando anche
la già vacillante autostima dei soggetti. Inizialmente vi era una grande
disparità tra uomini e
donne (90% contro 10%)
ma con gli anni questo
dislivello si è assottigliato sempre di più: ad oggi
la percentuale è del 44%
di donne contro il 56% di
uomini. Per quanto riguarda il rapporto tra italiani e stranieri, mentre
nel primo anno le percentuali erano simili, dal
2002 in poi gli stranieri
hanno rappresentato la
grande maggioranza degli utenti: arrivando a
sfiorare il 90% degli incontri. La maggior parte
dei cittadini italiani che
si rivolgono a “Porta Aper-
ta” è costituita da individui multiproblematici:
non solo emarginati ma al
contempo tossicodipendenti, alcool dipendenti o
con problemi psichici; persone che hanno rotto ogni
tipo di legame con la propria famiglia e che ora si
trovano a vivere in strada. La maggior parte delle richieste riguarda l’accesso ai servizi di base:
mensa, bagni pubblici, vestiario.
Negli ultimi quattro
anni, inoltre, le persone
hanno incominciato a
chiedere, quasi con pari
frequenza, l’accesso all’ambulatorio medico, oltre che ai servizi primari.
IL
PROGRAMMA
DEI DIECI ANNI
· Giovedì 29 ottobre ore 11.00 presso Centro Cardinal
Ferrari viale Battisti 8 Como: “Conferenza stampa di presentazione dell’iniziativa dei 10 anni”;
· venerdì 30 ottobre ore 19.00 presso
i due centri: “Cena
con tutti i volontari
che sono passati dai
2 servizi”;
· sabato 31 ottobre ore 10.30 presso
la sala della circoscrizione 6, via Grandi 21 Como: “Incontro cittadino aperto a
tutti per la presentazione dei 10 anni di
attività”.
CRONACA
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IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 31 OTTOBRE 2009
COSA CAMBIERÀ DAL 13 DICEMBRE?
Treni: nuovi
orari e...
timori
Il giorno in cui entrerà in vigore
il nuovo orario invernale di Trenitalia
potrebbero sparire ben 10 dei 24 treni
diretti che oggi collegano Como a
Milano. E per il 2010 si attendono
nuovi aumenti...
di LUIGI CLERICI
S
embra ormai destino che, ogni anno, la presentazione dell’orario
invernale ferroviario porti con sé, a Como
e provincia, polemiche e
lamentele. L’anno scorso
la “pietra dello scandalo”
riguardò per lo più la vicina Chiasso, anche se
con evidenti ripercussioni sul nostro capoluogo,
con l’abolizione della fermata commerciale dei
convogli Cisalpino. Dopo
otto mesi di polemiche e
interrogazioni, al di qua
ed al di là del confine, sappiamo tutti come è andata a finire: la fermata a
Chiasso è stata ripristinata ed i convogli Cisalpino presto non ci saranno più. L’auspicio, a Como
e dintorni, è che un epilogo simile si possa registrare anche riguardo alle
conseguenze dell’orario
invernale ferroviario
2010. Dal 13 dicembre, giorno in cui entrerà in vigore il nuovo orario inver-
nale di Trenitalia, infatti, potrebbero sparire ben
10 dei 24 treni diretti che
oggi collegano Como a Milano, e viceversa. Il bello
è che non è ancora arrivata alcuna comunicazione ufficiale e la notizia è
stata resa nota dal Dipartimento dei trasporti svizzero. In Canton Ticino,
infatti, c’è maggiore sensibilità sull’utilizzo del
treno quale mezzo di trasporto ed il fatto è testimoniato, ad esempio, su
come vengono mantenute
e pulite le carrozze dei
convogli Tilo. Basta salire su un normale convoglio delle Ferrovie Nord o
di Trenitalia, anzi basta
solo guardare le carrozze
dall’esterno, per rendersi
conto delle evidenti differenze, soprattutto di igiene e pulizia. La consultazione del progetto d’orario
svizzero per l’inverno intende, al momento, mantenere solo i convogli provenienti da oltre Gottardo
e di cancellare gli EuroCi-
ty che effettuano servizio
diretto sull’asse MilanoBellinzona. Conseguenza:
degli attuali 24 treni diretti a Milano ne resterebbero solo 14. Ad alimentare il fuoco delle polemiche è anche la situazione che riguarda il
confronto tra Como ed altre realtà simili a nord del
capoluogo lombardo, ovvero Varese e Lecco. Ogni
giorno, ad esempio, da Como a Milano circolano 14
diretti sulla linea delle
Ferrovie dello Stato e 4 su
quella delle Nord; da Varese a Milano, invece, i diretti sono 14 sulla linea
Fs e 9 sulle Nord. Da Milano a Como, sono 13 i
convogli diretti delle Fs e
5 delle Nord; da Milano a
Varese viaggiano 13 di-
retti di Trenitalia e 12
delle Nord. Questa la situazione che, magari, potrebbe anche cambiare
perché la bozza di orario
è in corso di revisione.
L’agosto scorso, infatti, il
Canton Ticino si era detto disponibile a fare la
sua parte per attivare tre
nuove coppie di treni interregionali tra Bellinzona e Milano (ora i treni di
questo tipo terminano il
loro servizio ad Albate), a
patto che la Regione Lombardia si accordasse con
un operatore ferroviario
per la gestione dei treni
nella tratta Chiasso-Milano. Nel frattempo la
Commissione Territorio
della Regione Lombardia,
a maggioranza, ha dato
parere favorevole alle mo-
difiche sulle tariffe del
Trasporto Pubblico Locale regionale.
D’ora in poi i rincari per
i biglietti terranno conto,
non solo della variazione
dell’indice di costo della
vita definito dall’Istat, ma
anche di alcuni parametri di qualità riconducibili al servizio offerto. Più
in specifico, tali criteri riguardano il conseguimento di obiettivi di integrazione tariffaria, il miglioramento della qualità del
comfort e delle performance del materiale rotabile attraverso l’entrata
in servizio di nuovi mezzi, il miglioramento e la
riduzione delle situazioni
di criticità del servizio ferroviario regionale secondo indicatori di puntuali-
tà e regolarità del servizio stesso. Per quest’anno
l’aumento dell’1,5% scatterà solo nella seconda
metà del 2010, sommandosi all’incremento che
sarà previsto per il prossimo anno. Quindi, nel
2010 gli utenti pagheranno un doppio aumento. In
proposito sono state sollevate alcune perplessità,
le più fondate delle quali
hanno evidenziato come
l’aumento del prezzo dei
biglietti e degli abbonamenti sarà applicato a
tutti gli utenti di Trenitalia, nonostante non ci
sia stato alcun miglioramento del servizio. Intanto il nuovo orario ufficiale invernale verrà reso
pubblico dopo la metà di
novembre.
OSTEOPOROSI: VISITE GRATIS
IL 30 OTTOBRE
SCUDO FISCALE
L’UDC svizzera: “Basta
permessi di lavoro
ai frontalieri lariani”
L’Unione Democratica di Centro del Canton Ticino ha chiesto al Consiglio Federale di esaminare la possibilità di introdurre misure di ritorsione contro l’Italia riguardo il famoso “scudo
fiscale” e le ripercussioni sui rapporti finanziari italo-elvetici riguardo i ristorni dei lavoratori
frontalieri. L’UDC ticinese deporrà tale proposta in Parlamento in occasione della prossima sessione autunnale. Tra gli argomenti a suffragio di questa iniziativa l’idea di non accordare più
nuove autorizzazioni di soggiorno o di lavoro ai frontalieri italiani e agli Italiani che cercano lavoro in Svizzera fino a quando l’Italia non adempirà rapidamente e in maniera non burocratica
ai suoi obblighi derivanti dall’accordo di Dublino; di ridurre il ristorno fiscale proveniente dal
reddito dei frontalieri (il Ticino ristorna oggi il 40% all’Italia, mentre i Grigioni restituiscono soltanto il 12,5% all’Austria) oppure sospendere totalmente questi versamenti fino a quando l’Italia non rinuncerà alle sue misure intimidatorie alla frontiera; esigere che l’Italia si impegni
chiaramente con la Svizzera a garantire il collegamento a sud della trasversale alpina e presenti
delle soluzioni concrete”. Di fatto l’UDC non tollera quella che considera una “campagna denigratoria dell’Italia nei confronti della Svizzera che nuoce all’economie ticinese con delle misure
inaccettabili”. Nel documento di argomentazione a questa clamorosa proposta si dice che lo scudo fiscale rappresenta la terza amnistia che il governo italiano decreta dal 2001. “Il Ticino, per
contro, - scrive l’UDC - sopporta gli ingenti costi sociali e la forte disoccupazione (4,8% nel settembre 2009), risultanti in particolare dalla crescente presenza di frontalieri italiani (44.000) e
di cittadini italiani che si sono stabiliti in Ticino grazie alla libera circolazione delle persone.
Anche nel settore del transito alpino delle merci, si constata che la Svizzera mantiene sempre i
suoi impegni, mentre l’Italia ricambia la Svizzera solo con promesse. Secondo le indicazioni delle
autorità elvetiche, notevoli problemi si pongono con l’Italia anche per quanto concerne la riammissione dei richiedenti l’asilo conformemente all’accordo di Dublino. L’Italia non si dimostra
per nulla cooperativa nei noi confronti. Questo atteggiamento esige delle contromisure”.
L.CL.
Iniziativa del reparto di Ortopedia e Traumatologia
dell’Ospedale Sant’Anna, diretto da Vincenzo Zottola, in
occasione della Giornata mondiale dell’osteoporosi. L’appuntamento è fissato per venerdì 30 ottobre. Nell’ambulatorio di osteoporosi, seguito da Massimiliano Marchese e Alberto Giughello, saranno effettuate visite gratuite - dalle ore 9 alle 13 - alle prime quaranta pazienti che
si saranno prenotate chiamando lo 031-5855238 (dalle
ore 8 alle 14, dal lunedì al venerdì). L’opportunità di uno
screening completo si rivolge in particolare alle donne
di oltre 60 anni che magari non si sono mai sottoposte
ad un controllo per l’osteoporosi. “Dai un calcio all’osteoporosi” è lo slogan che connotata la campagna internazionale che intreccia prevenzione e sensibilizzazione.
“Il problema osteoporosi ha rilevanza mondiale considerevole e lo sarà sempre di più in futuro - sottolinea
Marchese -: l’aumento significativo della vita media della popolazione porta ad evidenziare patologie che un tempo risultavano di minore impatto e diffusione”.
All’ambulatorio del Sant’Anna, spiega Marchese, l’esame gratuito del giorno 30 prevede esami della morfometria vertebrale per i pazienti che sono in possesso della
radiografia vertebrale ed esami della densitometria ossea (moc).
“La prevenzione è la principale via percorribile per affrontare e contenere le conseguenze sociali e di spesa.
Durante la giornata di ospedale aperto al Sant’Anna,
eseguiremo un esame ultrasonometrico con sonde fisse
a livello del calcagno, per determinare la capacità predittiva del rischio di fratture osteoporotiche in donne in
età postmenopausale e di fratture di femore in donne e
uomini. Inoltre si forniranno notizie utili sulla prevenzione per mantenere una sufficiente massa ossea che
può essere facilmente acquisita grazie ad un apporto regolare di calcio e di vitamine D e grazie ad un’adeguata
attività fisica”.
CRONACA
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IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 31 OTTOBRE 2009
ASSOCIAZIONE NAZIONALE ALPINI
L’Ana di Como
e don Gnocchi
... l’alpino
S
plendide pagine
sono state scritte su don Carlo
Gnocchi: pagine
intense, che raccontano l’avventura di un
uomo che, non soltanto ha
offerto la propria vita a
Dio e al prossimo, ma che
ci ha lasciato in dono una
eredità preziosa.
Splendide pagine sono
già state scritte per celebrare degnamente il ricordo di un grande uomo.
Ma, questa volta, ciò che
mi appresto a scrivere
non ha soltanto l’importante valore di una commemorazione: vuole essere un monito, un invito a
riflettere e, forse, credo
anche ad agire.
Domenica 25 ottobre, il
cardinale arcivescovo Dionigi Tettamanzi ha proclamato solennemente,
sul sagrato del Duomo di
Milano, la beatificazione
di don Carlo Gnocchi.
L’importanza di questo
evento non ha certo bisogno di essere spiegata, ma
rappresenta un’occasione
per capire qualcosa di importante. Celebrare de-
gnamente la memoria di
quest’uomo, gioire per la
sua beatificazione, significa anche darsi da fare
perché il suo operato non
rimanga solo un ricordo,
una pagina della storia.
Certo la vita di don Carlo Gnocchi è già presente
nelle pagine della storia
ed è conosciuta ai più. Nato in un paese della pianura lombarda, San Colombano al Lambro, il 25
ottobre 1902, Carlo Gnocchi si trasferì, dopo qualche anno, a Milano. Durante un’infanzia e un’adolescenza trascorse con
la madre e i parenti, tra
Milano e Montesiro di Besana in Brianza, l’incontro con una persona molto speciale, Luigi Ghezzi,
fu fondamentale per
prendere la decisione di
diventare seminarista.
Sin dall’inizio del sacerdozio, don Carlo fu interessato soprattutto a educare e aiutare i giovani:
dapprima fu nominato responsabile d’oratorio a
Cernusco sul Naviglio,
poi, dopo solo un anno,
nella popolosa parrocchia
di San Pietro in Sala a
Milano; in seguito ottenne l’importante nomina di
assistente spirituale al
prestigioso Istituto Gonzaga dei Fratelli delle
Scuole Cristiane a Milano. Allo scoppio della Seconda Guerra Mondiale,
don Carlo sentì il profondo bisogno di seguire i suoi ragazzi in un momento
così difficile. Si arruolò
come volontario e fu assegnato al Battaglione Alpini Val Tagliamento, destinato al fronte greco-albanese. Il nostro “cappellano degli alpini”, tornato
dalla campagna dei Balcani nel 1941, partì nuovamente l’anno successivo, questa volta per il
fronte russo, al seguito
della Tridentina.
In quei giorni fatali posso dire di aver visto finalmente l’uomo.
Questo il pensiero di
don Gnocchi che leggiamo
nelle pagine di Cristo il
suo innato dono: la capacità di vedere, con occhi
sempre pieni d’amore, la
sofferenza. Vedere, per
lui, significa provare, significa condividere, significa aiutare. Questo ha
continuato a fare don
Gnocchi durante tutta la
sua vita: confondersi e
fondersi tra i suoi alpini,
tra i suoi ragazzi, tra le
sofferenze che la vita riservava, sui campi di battaglia e nella quotidianità
di ogni giorno. Anche nell’atrocità del conflitto, nella dolorosa perdita di ogni
riferimento, sono sempre
quegli occhi che riescono
a cogliere, tra gli umili, pietà, bontà e amore. E sono
gli occhi dei suoi alpini
morenti, straziati dal fuoco nemico, dalla fatica,
dal freddo, dalla fame, a
diventare ricordo indelebile, sono ciò che don
Gnocchi si porta a casa
dalla Russia, sono una
condanna e, al contempo,
la vera spinta a non mollare mai. Con questa promessa don Gnocchi tornò,
miracolosamente, dalla
guerra: aiutare gli orfani
di tutti i suoi alpini, portare un po’ di amore e serenità a quei bambini e a
quei ragazzi le cui vite erano state distrutte dalla
guerra ancor prima di cominciare.
A partire dal 1945, don
Carlo diede così avvio alla
sua opera di carità: in
quell’anno venne nominato direttore dell’Istituto
Grandi Invalidi di Arosio;
nel corso degli anni successivi riuscì a creare una
rete di collegi, case di cura
e centri di rieducazione
dislocati in tutta Italia in
cui accolse i bambini orfani e mutilati di guerra e
quelli affetti da poliomielite, dimostrandosi un vero precursore nell’ambito
della riabilitazione e della rieducazione. Nel 1949
la “Federazione Pro Infanzia Mutilata”, che successivamente diventerà
la “Pro Juventute”, venne
ufficialmente riconosciuta dal Presidente della
Repubblica Luigi Einaudi
e, a partire da quell’anno,
vennero così aperti nuovi
istituti. Tra questi, venne
inaugurato anche il Centro S. Maria alla Rotonda
di Inverigo, in provincia
di Como.
Il legame di don Carlo
Gnocchi con il nostro territorio, testimoniato dalla presenza di questo
Centro, è da sempre per
noi motivo di orgoglio: ma
questo credo non basti a
onorare la sua memoria.
Ciò che davvero conta è
fare tutto quanto è in nostro potere per dare continuità al suo operato. Il
Centro S. Maria alla Rotonda di Inverigo rappresenta per noi una parte
della preziosa eredità che
don Gnocchi ci ha lasciato.
Alla sua morte, don
Carlo ha compiuto un gesto che ancora una volta
ha dimostrato quale
grande uomo fosse: ha
donato le sue cornee a due
VISITA AL “ROCCOLO
DI AROSIO” CON
L’ORTOFLORICOLA COMENSE
A REBBIO IL CONCERTO DI S. MARTINO
SABATO 7 NOVEMBRE
Per il ciclo “Itinerari verdi”, la Società Ortofloricola Comense propone per
sabato 7 novembre una visita guidata
a “Il roccolo di Arosio e le carpinate” a
cura dell’associazione Fein “Il Nibbio”.
Il ritrovo è fissato alle ore 14.00 a
Lipomo, presso il parcheggio “Las Vegas”, con mezzo proprio.
Per informazioni e prenotazioni (obbligatorie entro lunedì 2 novembre):
Società Ortofloricola Comense, via
Ferabosco 11, Sagnino (Como); tel.
031.572177; e-mail: info@ortofloricola.
it; sito internet: www.ortofloricola.it.
Anche quest’anno la parrocchia di Rebbio e il Gruppo
Turistico Rebbiese propongono alla cittadinanza il “Concerto di S. Martino”, tradizionale appuntamento che apre
i festeggiamenti in onore del santo patrono, che si terranno a Rebbio, domenica 8 novembre.
Il concerto avrà luogo nella chiesa parrocchiale dedicata al santo di Tours, sabato 7 novembre alle ore 21, e sarà
eseguito dal coro polifonico “Pieve d’Isola” di Ossuccio diretto dal maestro Guido Bernasconi e all’organo il maestro Luigi Ricco.
Dal canto gregoriano alla polifonia sacra: saranno questi i temi principali della serata, che prevede, oltre che alcune antifone gregoriane, muscihe di Bach, Menselssohn,
Dipiazza, Busto, Migliavacca, Elgar e alcune sonate per
organo di Brahms, Gigout, Lefebure-Wely.
Ancora vivo
il suo legame
con Inverigo, che
ospita una delle
prime sedi in cui
si manifestò
il grande amore
del sacerdote che
qui accolse i suoi
“mutilatini”
in ricordo della
promessa rivolta
a coloro che non
tornarono più
dalla guerra
di TIZIANO TAVECCHIO
IL CENTRO S. MARIA
A “LA ROTONDA” DI INVERIGO
RICHIEDE INTERVENTI STRUTTURALI
A sessant’anni dalla sua fondazione, il Centro
S. Maria alla Rotonda di Inverigo oggi dispone di
un reparto di riabilitazione per l’età evolutiva con
36 posti letto di degenza residenziale e 25 posti
letto di degenza diurna e di un reparto diurno
per disabili con 18 posti.
All’ingresso degli ambulatori si nota, ormai da
qualche anno, un plastico in cui è ben evidenziato
il recupero delle cascine adiacenti la villa. Queste dovrebbero essere ristrutturate in maniera
tale da essere adibite a moderni spazi sanitari
destinati alle diverse tipologie di cura, educazione e ricovero. Con le nuove normative sanitarie i
locali finora usati sono da considerarsi non più
sufficienti. Da un po’ di tempo in qua però non si
è saputo più nulla di preciso circa l’attuazione di
quest’opera.
“La Rotonda” di Inverigo è stata infatti una delle
prime sedi in cui si è manifestato il grande amore di Don Gnocchi che qui accolse i suoi
“mutilatini” in ricordo della promessa rivolta a
coloro che non tornarono più dalla guerra. Ora
sono accolti e curati bambini che hanno grossi
deficit motori e cerebrali.
ragazzi non vedenti: Amabile Battistello e Silvio
Colagrande, oggi direttore del Centro S. Maria alla Rotonda, quando il trapianto d’organi non era
ancora regolato dalla legge. Quella capacità di vedere, che è capacità di amare, di condividere, di
alleviare la sofferenza degli altri vive in queste persone, e quegli occhi ridenti e gioiosi sono ancora tra
noi.
Prima di morire don
Carlo si è raccomandato
agli alpini come un padre
farebbe con coloro che ama: “Amis, ve racumandi
la mia baracca!”.
Ora non ci resta che tenere bene a mente le sue
parole e diffondere il suo
messaggio.
Ma quei loro occhi d’angoscia impotente come potrò dimenticarli? Gli occhi
allucinati e imploranti coi
quali, accasciati per terra,
seguivano la colonna dei
superstiti dilungarsi funerea e senza speranza
verso l’orizzonte lontano e
indifferente, verso la Patria, verso la libertà, verso la casa?
Lo sguardo dunque dei
miei compagni perduti ho
sempre portato desto e
conturbante nell’anima
fino a pochi giorni or sono,
soffrendone come di un
debito insoluto verso la
morte, sentendone il peso
come di un’oscura colpa
personale. Ma ora non
più.
L’altra sera, una chiara
e fredda sera invernale
[…], i miei piccoli, gli orfani dei miei alpini, dormivano tutti naufragati
nei letti bianchi, della casa austera e serena da poco preparata per loro. […
] E nell’oscurità frusciante
di innocenti pensieri e di
sogni ridenti, tornai a vedere gli occhi desti e trafiggenti dei miei morti.
Lente e stanche le palpebre del sonno scendevano
su di essi. I miei morti finalmente riposavano in
pace.
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CRONACA
P A G I N A
17
Como
IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 31 OTTOBRE 2009
A COMO GIUSEPPE COLOSIO
«Sogno una scuola
che faccia
la differenza»
Il direttore
generale
dell’Ufficio
Scolastico
Regionale per
la Lombardia ha
incontrato politici
e dirigenti
comaschi
delineando
strategie e
priorità in questa
fase di importante
cambiamento
«
ogno una scuola in grado di
fare la differenza, che rappresenti una
reale opportunità per i
nostri giovani, per coloro
che hanno desiderio di
apprendere, per quanti
sono dotati della necessaria energia morale che
potrà condurli ai vertici
della nostra società». Così
il direttore generale dell’Ufficio Scolastico Regionale della Lombardia
Giuseppe Colosio ha
salutato, martedì scorso,
a Villa Gallia, una platea
di presidi, dirigenti e insegnanti. L’occasione era
il “viaggio” che la direzione generale scolastica
della Lombardia ha intrapreso da qualche tempo
per conoscere da vicino le
pro-blematiche territoriali, e accompagnare la riforma del sistema scolastico.
Prima di lui, al banco
dei relatori, si erano alternati politici e imprenditori, tutti concordi nel richiamare l’importanza e
l’urgenza di un’intesa
proficua tra scuola e territorio, interazione indispensabile per offrire ai
giovani d’oggi reali spiragli di futuro, ma puntuali
anche nel ribadire l’importanza di un dialogo
costruttivo tra i diversi livelli del sistema scolastico: «Come amministrazione comunale - l’intervento di Anna Veronelli, assessore alla Scuola del
Comune di Como - siamo
qui a ribadire, in rappresentanza di tutti i Comuni del territorio, la piena
disponibilità al dialogo
con gli Uffici Scolastici
Regionale e Provinciale al
fine di governare al meglio la fase di profonda
trasformazione che l’intero sistema sta vivendo»
«Oggi la scuola - le parole di Achille Mojoli,
assessore provinciale all’Istruzione - non può e
non deve rappresentare
più un mondo a se stante, ma agire in sinergia e
sintonia con il tessuto economico che la circonda».
Un esempio concreto in
merito: la Fondazione
S
Setificio: «Quindici anni
fa - ha spiegato il suo presidente Pierluigi Tagliabue - un gruppo di
imprenditori si riunirono
attorno ad un tavolo e decisero di dare vita a una
Fondazione che affiancasse il Setificio e che si proponesse come tramite con
il mondo esterno, il mondo della produzione. Oggi
la Fondazione raccoglie
100 imprese e il tempo ci
ha detto che la strada è
quella giusta. La via per
il futuro dovrà essere
quella di affiancare ad
ogni scuola una Fondazione».
A esprime apprezzamento rispetto al funzionamento del sistema scolastico provinciale anche
il reggente della Direzione Scolastica Provinciale
Claudio Merletti che,
tra l’altro, ha ribadito l’
«ottima qualità dei cervelli che lo compongono» ed
ha richiamato positivamente i passi che si stanno compiendo in questa
fase di riordino. Passi che
vanno anche nella direzione di una buona integrazione tra scuola paritaria e scuola pubblica.
Forte il richiamo dello
stesso Merletti anche alla
qualità del patrimonio
edilizio della scuola comasca che «necessità di
interventi importanti».
Quindi la parola al dott.
Colosio. «Non posso che
esprimere grande apprezzamento per il lavoro di
razionalizzazione e revisione che si sta compiendo in provincia di Como.
Operazione che ha tenu-
to conto di quanto proposta non solo dalle scuole
statali, ma anche dagli
istituti paritari e professionali. Ciò significa offrire, oggi, ai ragazzi dai 14
ai 19 anni una proposta
formativa globale e articolata in grado di intercettarne le ambizioni e i
desideri».
Grande attenzione anche alla questione dell’autonomia: «Ai dirigenti dico che occorre rafforzare
l’autonomia scolastica.
Più gli istituti sono in grado di acquisire peso e personalità più sapranno
proporsi come interlocutori credibili con l’ente
pubblico».
E a proposito dell’offerta formativa… «Rispetto
a questo tema credo sia
importante che ogni scuola abbia la percezione giusta della dimensione che
può assumere. Una scuola che deborda oltre la
propria capienza si sfalda e perde qualità… Lo
scorso luglio ho dichiarato che entro due anni elimineremo tutte le succursali e le varie sezioni staccate, così da arrivare ad
un dimensionamento naturale della scuola. Dobbiamo avere ben chiaro
quanti studenti ogni complesso può accogliere. Non
può e non deve esistere un
diritto all’iscrizione in
una scuola specifica, bensì ad un sistema scolastico. Questo passo compete
ai dirigenti scolastici.
Non è pensabile immaginare di elaborare un adeguato piano di offerta
formativa senza riflettere sulla domanda che arriva dal territorio, ma
anche sulla capacità del
territorio stesso di assorbire gli studenti che, una
volta ultimato il percorso
formativo, dovranno tornare al territorio stesso.
In questo senso alla scuola chiedo chiarezza del
suo ruolo, del suo mestiere, dei suoi compiti, della
sua linea. Chiarezza che
dovrà essere la base della transizione dal vecchio
al nuovo ordinamento.
Una scuola di qualità che
sappia essere severa, esigente, che sappia usare la
bocciatura per promuovere, che usi i criteri di valutazione in maniera
equa e proporzionata.
Una scuola internazionale, che si affianchi al mondo dell’imprenditoria, ne
segua in percorsi. Una
scuola, insomma, che sia
vero luogo di formazione,
di cultura e di responsabilità».
Un accenno per chiudere, alla figura del dirigente scolastico provinciale,
atteso da tempo in provincia di Como dopo la partenza di Benedetto Scaglione. «La riorganizzazione degli uffici centrali
e periferici è in atto. Abbiate ancora un po’ di pazienza, ma state tranquilli, la provincia di Como,
per le sue caratteristiche
e le sue qualità merita
una posizione dirigenziale di alto livello. E l’avrà».
M. Ga.
IL MURO DEL LUNGOLAGO
E I RISCHI DI DERIVA
PER LA POLITICA COMASCA
Nella Foto William
l’ormai famigerato
muro delle paratie
Entro le prossime festività natalizie l’ormai famigerato muro sul lungolago, realizzato nell’ambito del cantiere per la riqualificazione e la posa
delle paratie anti-esondazione, dovrebbe essere abbattuto. Ora bisogna solo vedere se, per quel tempo, anche l’Amministrazione comunale attuale,
guidata da Stefano Bruni, non venga a sua volta
abbattuta. A Palazzo Cernezzi, infatti, sembra essere arrivato ad un “punto morto” lo scontro a livello politico sull’assessore Fulvio Caradonna;
quello tecnico, relativo alla famosa variante del
progetto che ha determinato la costruzione del contestato manufatto, ha visto confrontarsi le Amministrazioni comunale e provinciale. Sul primo punto il termometro segna “febbre”. Non solo le opposizioni sono ormai sul “piede di guerra”, tanto per
utilizzare il linguaggio militaresco adottato per
primo dal già assessore alle Grandi opere che si è
definito “soldato” di Bruni, ma anche la Lega Nord,
forza di governo della città, potrebbe decidere di
abbandonare il sindaco se dovesse proseguire la
situazione di “stallo” istituzionale. Martedì 20 ottobre scorso, il Consiglio comunale, dopo aver ascoltato le tesi dell’ingegner Antonio Viola, responsabile comunale per il Cantiere, ha riconosciuto le
responsabilità dell’assessore ai Lavori pubblici
Caradonna approvando la mozione di sfiducia dell’assessore con 26 voti favorevoli (11 della maggioranza, 15 della minoranza), 12 astenuti e solo
3 contrari. Poco prima dello scrutinio, il Consiglio
si era espresso anche su una mozione di censura
verso il sindaco Bruni, sempre sul caso del muro;
in questo caso, il sindaco ha avuto 15 voti a favore,
22 contrari e 4 astenuti, ovvero i tre della Lega e
Bottone del gruppo misto. Un messaggio politico
chiaro sennonché il primo cittadino non intende,
almeno per il momento, procedere alla revoca del
suo vice giudicato politicamente colpevole dello
scempio perpetrato sul lungolago. E dopo un primo commento sfavorevole, la Lega Nord, per bocca del commissario provinciale Leonardo Carioni,
ha per il momento deciso di soprassedere. Lunedì
scorso, invece, a Palazzo Cernezzi è stata votata
la sfiducia nei confronti dei tecnici (direttore dei
lavori, Ing. Antonio Viola, e responsabile unico del
procedimento, Ing. Antonio Ferro).
Sul fronte operativo, ovvero relativamente al
manufatto vero e proprio, l’Amministrazione provinciale ha invece effettuato dei rilevamenti che
hanno portato alla constatazione di quattro irregolarità (ovvero forma del muro; altezze superiori
anche di 20 centimetri, cioè 1/5 del muro, rispetto
al progetto originario; la forma delle fioriere e la
presenza di ben sette basamenti non previsti). Il
Comune di Como, dal canto suo, ha ribadito che i
tecnici hanno confermato che il progetto delle paratie (con relativo muro sorto) è pienamente corrispondente a quello autorizzato. Anche su questo
fronte, dunque, un rimbalzo di notizie diametralmente opposte in attesa che la Procura si pronunci sul fatto se sia stato o meno commesso un abuso
sul lungolago cittadino.
L.CL.
CRONACA
P A G I N A
18
Como
IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 31 OTTOBRE 2009
INCLUSIONE SOCIALE
SI PARTE IL 5
NOVEMBRE
CON LE PRIME
INIZIATIVE
Disabilità,
la sfida
di un
coordinamento
Lo scopo: migliorare le condizioni
di vita delle persone disabili,
promuovendone l’autonomia. L’idea
è nata dall’associazione Solare,
una rete che coinvolge varie realtà
associative nell’erbese, ed è stata
raccolta a livello provinciale dal Centro
Servizi per il Volontariato di Como
di MICHELE LUPPI
M
igliorare le
condizioni
di vita delle persone
disabili,
promuovendone l’autonomia, è prima di tutto una
questione culturale anche
se, molto spesso, sono i
piccoli problemi di tutti i
giorni o la semplice burocrazia a rendere la vita
difficile a centinaia di persone e famiglie. Sono queste alcune delle convinzioni che hanno spinto quindici associazioni di volontariato impegnate, a vario titolo, nel campo della
disabilità a costituire un
“coordinamento provinciale per l’inclusione so-
ciale”. L’idea è nata dall’Associazione “Solare”, una rete che coinvolge varie realtà associative nell’erbese, ed è stata raccolta a livello provinciale dal
Centro Servizi per il Volontariato di Como. «È da
questa proposta che siamo partiti - spiega Elena
Zulli del Csv -, invitando
le varie associazioni attorno ad un tavolo per
pensare insieme a come
concretizzare questo progetto. A partire da gennaio abbiamo iniziato a confrontarci e ora siamo
pronti a fare il passo successivo, approvando lo
statuto del coordinamento, che darà consistenza
giuridica a questa nuova
realtà». Anche se l’atto ufficiale di fondazione è atteso per la metà di novembre, il debutto in società del nuovo coordinamento avverrà già nei
prossimi giorni. Il 5 novembre a Villa Gallia a
Como si terrà, infatti, un
seminario dal titolo “Persone con disabilità: pari
diritti, pari libertà di scelta?”. Una giornata in cui
soffermarsi sulla condizione delle persone disabili sul nostro territorio e,
soprattutto, sulla reale
attuazione della Convenzione delle Nazioni Unite
sui diritti delle persone
con disabilità, che è stata
ratificata dal Parlamento
italiano lo scorso 24 febbraio. «La promozione di
iniziative culturali come
questa - racconta Elena
Zulli - è uno degli obiettivi che ci ha spinto a costituire questa rete. Siamo
consapevoli di come, pur
considerando le specificità di ogni associazione,
sia importante lavorare
insieme per far sentire
più forte la nostra voce
sul territorio».
È così che il coordinamento punta ad acquisire maggior credibilità e
considerazione nei rapporti con le istituzioni. Un
modo per promuoverne i
diritti e salvaguardare la
dignità delle persone con
disabilità. «La costituzione di questo tavolo permanente di confronto continua l’operatrice del
Csv - punta inoltre alla
promozione di progetti
comuni, così da ottimizzare le risorse, riducendo
lo spreco e promuovendo
su tutto il territorio proposte condivise». Sono
150 le associazioni aderenti al Csv (su un totale
di 2667) impegnate nel
campo della disabilità,
mentale e motoria.
«Per questo - conclude
Elena Zulli - ci aspettiamo che il numero delle associazioni aderenti al coordinamento possa crescere. Per il momento la
nostra scelta è stata quella di comprendere solo le
realtà di volontariato e
non le cooperative sociali
con cui, comunque, pensiamo di poter collaborare per la realizzazione dei
singoli progetti».
FIORENZA INVERNICI, AISM: «LAVORARE INSIEME: LA STRATEGIA VINCENTE»
Fiorenza Invernici è la responsabile della sezione Aism (Associazione Italiana Sclerosi Multipla) di Como, una delle quindici associazioni che fanno parte del nuovo coordinamento per l’inclusione
sociale delle persone con disabilità.
Cosa vi ha spinto a fare questo passo?
«Soprattutto la convinzione che, pur salvaguardando le nostre specificità, la strategia vincente sia quella di lavorare insieme perché
ci sono dei grandi temi, prima fra tutti la questione dei diritti, su
cui non possiamo che essere uniti».
Concretamente quali sono le proposte che porterete avanti?
«Prima di tutto chiederemo alla Regione una maggior omogeneizzazione degli interventi nei diversi Piani di Zona, partendo da un
confronto con le Aziende sanitarie locali. Troppo spesso ci si trova,
infatti, a confrontasti con prassi diverse. Questo sulla scia della
Convenzione Onu sui diritti delle persone con disabilità, ratificata
dal nostro Paese, ma ancora in gran parte inapplicata. Dall’altra
parte avvertiamo la necessità di creare una banca dati territoriale
sulla disabilità che ancora non esiste».
Quali sono gli ostacoli da abbattere per promuovere l’indipendenza delle persone con disabilità?
«Più che di indipendenza parlerei di autodeterminazione. Il problema è prima di tutto culturale e parte dalla necessità di accettare il
diritto ad una reale autonomia anche per la persona disabile. Per
questo è necessario riflettere e lavorare sui percorsi in grado di favorire questa autodeterminazione, ricordandosi, però, di come non
si possa pretendere di creare un modello che valga per tutti. E’ necessario lavorare con diversi approcci e progetti. Per farlo sono
però necessari finanziamenti che non sempre ci sono».
In che senso?
«Le risorse a disposizione delle associazioni impegnate in questo
campo sono diminuite negli ultimi anni. Il fondo nazionale per la
non autosufficienza è stato abolito con l’ultima finanziaria e le
uniche risorse a disposizione sono quelle regionali che però sono
rinnovate annualmente, non permettendo una programmazione
sul medio e lungo periodo».
Le associazioni che
fanno parte del Coordinamento associativo
provinciale comasco per
l’inclusione sono: Aism,
Arcobaleno, Anffas onlus Centro Lario e Valli
Grandola, Anffas onlus
Como, associazione italiana Parkisoniani, Casa Famiglia, Comitato
lombardo per la vita indipendente delle persone con disabilità, Down
Verso, L’Alveare, Links,
Primavera onlus, Solare, Talea, Thais, Uildm
Como.
La prima iniziativa
promossa dal Coordinamento sarà il Convegno
“Persone con disabilità: pari diritti… pari libertà di scelta?”
che si terrà a Villa Galli a Como, il 5 novembre, dalle ore 10 alle
13.30. “L’obiettivo del
seminario - spiegano i
promotori - è quello di
favorire il confronto tra
diversi attori del territorio per avviare a Como una riflessione culturale sul tema della
disabilità”. “La Convenzione Onu sui diritti delle persone con disabilità
- affermano i responsabili del coordinamento sollecita ragionamenti,
riflessioni e progetti sulla libertà di scelta e azione delle persone con disabilità. Dal 2007 ad oggi, però, poco si è fatto
per costruire le condizioni affinché le persone
disabili possano raggiungere una più reale
autonomia e vita indipendente. Gli operatori,
in Lombardia, si scontrano con innumerevoli
difficoltà legate all’impostazione dei servizi,
per esempio i tempi rigidi fissati per ogni azione. Dall’altra parte può
capitare che i familiari
limitino le libertà di
scelta dei figli, a volte
per un eccesso di protezione e, spesso, per la
necessità di rispondere
ai problemi quotidiani
che si presentano con
ritmo incalzante. Ma a
volte sono le stesse persone disabili che vivono
con sofferenza la loro
condizione e fanno fatica ad esigere rispetto
per la loro libertà di
scelta”.
A TURATE: “INNOCENTI EVASIONI” PER L’AISM
AL DON GUANELLA “QUELLI
DEL XXVI LUGLIO” E “IL BISNONNO
GARIBALDINO” A FAVORE
DELLA UILDM
Sabato 31 ottobre alle ore 21.00, presso il teatro “Don Guanella” di Como sarà rappresentata dalla Compagnia Teatrale “Quelli del XXVI
Luglio” - Ospedale S. Anna la commedia in tre
atti di Vaico Cinelli “Il Bisnonno Garibaldino”.
Una serata di divertimento grazie all’impegno
dei volontari dell’Ospedale S. Anna che, da
anni, inscenano per le associazioni di volontariato locale commedie con lo scopo di allietare
le serate e sensibilizzare la comunità ad opere
di solidarietà.
Il ricavato della serata andrà a favore della
Unione Italiana Lotta alla Distrofia Muscolare, sezione di Como.
Sabato 31 ottobre 2009 dalle ore 21.00 al Centro Polifunzionale del Comune di Turate si esibirà la famosa
tribute band fiorentina “Innocenti evasioni” con un concerto-tributo al grande cantautore Lucio Battisti.
Sarà questo l’evento che sottolineerà nuovamente il legame di solidarietà che unisce la comunità di Turate
all’Associazione Italiana Sclerosi Multipla.
La serata è organizzata dall’Associazione delle Contrade, Viviturate e Pallavolo Turate con il patrocinio
del Comune e il sostegno della Caffetteria Visconti.
I biglietti possono essere presi in prevendita, con un’offerta minima di 10 euro, telefonando al Centro Aism
di Como al numero 031-523358 o scrivendo a eventicomo@aism.it.
L’incasso della serata sarà devoluto a favore della gestione del Centro Aism di Como che offre alle persone
con sclerosi multipla un’ampia serie di interventi socio-sanitari che la patologia stessa richiede e diventa
un luogo di aggregazione in cui rafforzare le autonomie ed instaurare nuove relazioni sociali. Nel Centro le
persone con sclerosi multipla hanno a disposizione una palestra attrezzata e la presenza di terapisti della
riabilitazione per programmi individuali e personalizzati; spazi per attività culturali e ricreative, programmi per il recupero e il reinserimento.
La sclerosi multipla è una malattia cronica, invalidante e imprevedibile, una delle più gravi del sistema
nervoso centrale, che inizia perlopiù tra i 20 e i 30 anni, colpendo soprattutto le donne, il doppio rispetto
agli uomini, nel momento della vita più ricco di progetti.
Le cause sono tuttora sconosciute e non è ancora stata trovata una cura risolutiva. La ricerca scientifica è
fondamentale per trovare una soluzione per la sclerosi multipla, ma i fondi oggi disponibili sono insufficienti. Solo un progetto su sei viene finanziato.
CRONACA
Como&territorio
IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 31 OTTOBRE 2009
UN CONVEGNO DA NON PERDERE AL BASSONE
Tracce di... volontariato
T
racce. L’orientamento nel
volontariato”.
Con questo
titolo il Centro Servizi per il Volontariato di Como propone,
per sabato 7 novembre,
un interessante convegno
presso la sala conferenze
della Casa Circondariale
del Bassone, in via al Bassone 11, a Como. Lo spunto è la pubblicazione dell’omonima pubblicazione
che “ci fornirà l’occasione
- spiegano gli operatori
del Csv - per avviare un
ragionamento condiviso
sul servizio e sulle modalità adottate in quest’ambito di intervento, al fine
di verificarne l’efficacia
ed individuare possibili
azioni di miglioramento:
ne discuteremo con psicologi esperti di orientamento e con rappresentanti delle realtà con cui
collaboriamo (Arca, Uepe,
organizzazioni di volon-
“
MITE
CELEBRAZIONE
EUCARISTICA IL
10 NOVEMBRE
Il M.I.T.E. (Movimento Interparrocchiale Terza Età) di
Como - viale G. Cesare, 5 Como - promuove per tutti gli
anziani della città di
Como e della Provincia, una celebrazione eucaristica
che si terrà martedì
10 novembre alle
ore 16.00 in Cattedrale. Sono invitati
a partecipare gli anziani, ospiti di istituti e case di riposo,
le religiose e i religiosi anziani, gli animatori e i collaboratori.
L’iniziativa è del Centro Servizi
per il Volontariato.
Lo scopo: proporre una metodologia
di orientamento improntata
all’accoglienza e all’ascolto
dei bisogni delle persone
tariato)”.
L’orientamento nel volontariato è il risultato di
una riflessione che il Csv
ha condotto a partire dalla necessità di qualificare la propria azione di accompagnamento a favore
di cittadini che intendono
accostarsi al mondo del
volontariato.
“Tracce” intende proporre una metodologia di
orientamento improntata
all’accoglienza e all’ascolto dei bisogni delle persone e contiene una proposta per costruire insieme
alle associazioni un processo di orientamento
condiviso a livello territoriale. Il testo propone percorsi di integrazione e valorizzazione delle risorse
volontarie in un mondo
che è sempre più complesso e articolato.
Il programma del convegno prevede:
ore 9 registrazione partecipanti
ore 9.15 apertura dei lavori
saluti: Teresa Mazzot-ta,
direttrice della Casa Circondariale di Como.
Introduce Martino Villani, direttore Centro Servizi per il Volontariato: “Il
servizio di orientamento
al volontariato: metodi,
partnership e numeri”.
Intervengono: Pierlui-gia
Verga, psicologa e consulente del Csv: “L’orientamento al volontariato: per
quali esigenze, con quali
funzioni”;
Giuliano
Arrigoni, psicologo clinico
e formatore: “La motivazione al volontariato e i
punti di attenzione dell’orientatore”;
ore 10.45 pausa
ore 11 tavola rotonda:
Marilisa Frittitta - Ufficio Esecuzione Penale
Esterna -: “Il volontariato nell’ambito della
giustizia ripartiva”; Gianni Calabrese - Comunità
terapeutica Arca -: “Il volontariato come componente del progetto di inclusione e riabilitazione”;
Maurizio Carcano - presidente OdV Lambienteinvita -: “L’esperienza di accoglienza di volontari all’interno dell’organizzazione”; Alessandra Bel-
SCUOLA DELL’INFANZIA DON G. BERNASCONI
Open Day a Civiglio
associazione scuola dell’infanzia
paritaria “Cav.
Don Giuseppe
Bernasconi” di
Civiglio festeggia, il prossimo 7 novembre, l’Open
Day dal titolo “Prima i
bambini”.
L’appuntamento sarà
anche l’occasione per celebrare la ricorrenza dei
50 anni dalla dichiarazione Onu sui diritti del
bambino (1959) e i 20 anni dalla Convenzione Internazionale sui diritti
dell’Infanzia (1989).
L’asilo infantile, poi scuola materna, e oggi scuola dell’infanzia è stato
fondato nel 1906, prende
il nome dal suo maggior
oblatore, il cavalier don
Giuseppe Bernasconi parroco di Civiglio sino al
1922. L’asilo eretto in en-
L
’
te morale nel 1912, ora è
associazione riconosciuta.
Le suore della congregazione “Figlie della Presentazione di Gesù al
Tempio.” offrono la loro
opera di educatrici dal
marzo 1928 al dicembre
1969.
La scarsità di vocazioni le costringe a lasciare
Civiglio. Dal 1970 personale laico qualificato in
sintonia con gli amministratori dell’Ente garantisce l’Identità educativoreligiosa ed il progetto educativo di ispirazione
cattolica al servizio della
famiglia che liberamente
sceglie la nostra scuola,
per la crescita dei propri
figli, provenienti dal comune di Como in particolare dalle comunità di
Civiglio e Garzola ma anche dai comuni vicini.
La scuola dell’infanzia
“Giuseppe Bernasconi”,
recita l’articolo 2 dello
statuto: “…ha lo scopo di
accogliere e di orientare
la propria attività all’educazione integrale della
personalità del bambino
in una visione cristiana
dell’uomo, del mondo e
della vita”.
Il programma della
giornata di sabato 7 novembre prevede:
dalle ore 10 alle ore 12,
mamme, papà, nonni e
bambini sono invitati a
conoscere questa realtà
educativa;
alle ore 10.30, insegnanti, personale ausiliario, amministratori presenteranno le attività che
si svolgono presso l’istituto.
Al termine verrà offerto un piccolo rinfresco.
landi - operatore del servizio di orientamento al
volontariato del CSV -: “Il
ruolo dell’orientatore nell’incontro volontario - organizzazione”.
Modera Franco Dell’Olio
- psicologo e consulente
del Csv;
ore 12.30 dibattito
ore 13 Marco Granelli presidente di CSVnet:
“L’orientamento
al
volontariato nel sistema
nazionale dei Centri di
Servizio.
È gradita l’iscrizione.
Per informazioni Centro
Servizi per il Volontariato, via Col di Lana 5
Como, tel. 031-301800
fax. 031-2759727, info@
csv.como.it, www.csv.co
mo.it.
2 NOVEMBRE
IL GIARDINO
BOTANICO
DI OSLO
Per la consueta serata di aggiornamento mensile, la Società
Ortofloricola Comense propone per lunedì 2 novembre, alle
ore 21.00, l’incontro
“Il giardino botanico di Oslo”, a cura
del dott. Aldo Colombo.
L’incontro si terrà
presso la sede dell’Associazione in via
Ferabosco 11 a Sagnino. L’ingresso è libero. Per informazioni:
Società Ortofloricola
Comense, tel. 031.
572177 oppure 031.
531705; e-mail: info@
ortofloricola.it; sito
internet: www.ortoflo
ricola.it.
S. Agata e la “Festa del Burg”
V
Questo il programma
della tre giorni di festa:
venerdì 6 novembre
in oratorio
alle ore 20.45: “Le stagioni del S. Martino”, presentazione del libro di Mauro
Fogliaresi e Gin Angri.
Relatore: Mauro Fogliaresi, immagini: Gin Angri;
sabato 7 novembre
in oratorio
ore 9-12 e 14.30-18: mostra vendita lavori terza
età. Solo in mostra: quadri di Paolo Butti e frange ornamentali di Lucia-
na Rossetti. Inoltre: mercato dell’usato, mercato di
oggetti e lavori d’altri
tempi, mostra vendita di
giocattoli e libri per bambini;
ore 14.30-18: vi sarà anche il pozzo di S. Patrizio
e una sagra dolciaria;
domenica 8 novembre
presso il Monumento ai
Caduti
ore 9.15: ritrovo per tutti
presso il Monumento ai
Caduti del Borgo per un
momento di memoria, riflessione, preghiera.
In chiesa
ore 10: celebrazione della
S. Messa solenne presieduta da don Pierino Riva;
ore 15.30: vespri e benedizione eucaristica.
In oratorio
ore 9-12.30 e ore 14.3018: mostra vendita lavori
terza età. Solo in mostra:
quadri di Paolo Butti e
frange ornamentali di
Luciana Rossetti. Inoltre:
mercato dell’usato, mercato di oggetti e lavori
d’altri tempi, mostra vendita di giocattoli e libri
per bambini. Pozzo di S.
Patrizio (sino a esauri-
19
ALBATE
UNA
OCCASIONE
DIVERSA
PER PARLARE
DI ALCOL
L’iniziativa è promossa
nell’ambito del progetto
“Oltre le Mura”, verso
percorsi di inclusione sociale.
VENERDÌ 6, SABATO 7 E DOMENICA 8 NOVEMBRE
enerdì 6, sabato 7 e domenica 8 novembre,
nel ricordo di
S. Martino, si
festeggia nella parrocchia
di S. Agata l’ormai tradizionale “Festa del Burg”.
Rispolverata dal Movimento della Terza Età,
scelta come occasione per
la mostra dei lavori delle
persone anziane attive
della parrocchia, questa
festa vuole rappresentare un momento di incontro tra diverse generazioni, all’insegna della cordialità ed allegria.
P A G I N A
mento), sagra dolciaria
(sino ad esaurimento);
ore 12.30: pranzo comunitario con possibilità di
asporto. Coloro che desiderano partecipare sono
pregati di far pervenire
l’adesione in segreteria
parrocchiale entro e non
oltre il giorno di venerdì
6 novembre. È richiesta la
prenotazione anche per
l’asporto;
ore 16.15: Concerto del
“Coro voltiano” di Camnago Volta diretto dal
maestro Emilio Tettamanti.
Un’occasione diversa per parlare di alcol,
per valutarne i rischi
connessi all’abuso, per
comprendere la ricchezza, in caso di estrema difficoltà, dell’auto aiuto.
Rispondono a questo scopo le due serate promosse per venerdì 30 e sabato 31 ottobre dall’associazione
Club Alcolisti Anonimi in trattamento
presso il territorio della Ciscoscrizione 1 di
Albate, in via Sant’Antonino 4, Cascina
Massè.
Due appuntamenti
particolarmente densi
di contenuti, entrambi dalle ore 20.30 alle
22.30.
Venerdì 30 ottobre a tema verranno
poste le seguenti questioni: che cos’è la salute; che cos’è l’alcol e
come agisce; alcol e
farmaci - alcol e gravidanza - alcol e guida; il bere moderato;
gruppi di discussione
autogestiti; discussione plenaria;
venerdì 31 ottobre si parlerà di: l’alcol è una droga; alcol:
problema complesso come affrontarlo; protezione della propria
salute e della comunità; il C.A.T. - il corso
di sensibilizzazione;
gruppi di discussione
autogestiti; discussione plenaria; proposte
operative; conclusioni.
Seguirà un momento conviviale analcolico. I partecipanti potranno collaborare all’organizzazione portando dolci, torte, bevande analcoliche, ecc.
Al termine sarà distribuito un questionario in cui ciascuno
potrà esprimere la
propria valutazione
sullo svolgimento delle due serate e il loro
gradimento circa l’atmosfera e le relazioni
intraprese con i partecipanti.
CRONACA
P A G I N A
20
Arte&Cultura
IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 31 OTTOBRE 2009
UN PERSONAGGIO, UNA STORIA, UN MONDO DA SCOPRIRE
Alfonso Salardi:
il futuro dell’arte
sacra oggi
“
I
l futuro dell’arte sacra oggi”,
con questo titolo si è sviluppata, nei giorni
scorsi, la conferenza tenutasi presso il Centro Pastorale “Cardinal Ferrari”
a Como da don Andrea
Straffi, responsabile della “Sezione inventario”
dell’Ufficio diocesano di
Arte Sacra, dedicata all’artista Alfonso Salardi.
Un tema di grande profondità che ha riscosso
notevole interesse. Per
queste ragioni abbiamo
scelto di pubblicare, nell’intento di offrire un servizio ai lettori, ampi stralci dell’intervento di don
Straffi.
Il titolo di questa serata contiene una singolare
associazione: parla di futuro e di presente di una
realtà - l’arte sacra - che
ha nel passato una ricchezza straordinaria. Per
introdurre l’opera e la figura di Salardi, che in
una parte significativa
della sua produzione artistica si è dedicato all’arte sacra, credo opportuno
un sintetico richiamo ad
alcune questioni fondamentali su questo argomento - l’arte sacra - con
riferimento anche alle più
recenti prospettive del
dibattito, per introdurre
alcuni aspetti esemplari
di questo grande artista
comasco.
Quasi dieci anni fa è
uscito un articolo sul Corriere della Sera intitolato “Religione e modernità.
L’arte sacra contemporanea? Che orrore” (3 aprile
1998). L’autore del pezzo,
il critico d’arte e filosofo
Gillo Dorfles, poneva due
domande scomode, ma
fondamentali:
“È sufficiente la fede per
far accettare la mediocrità
di tanta arte sacra contemporanea? E, d’altra
parte, è possibile un’arte
veramente attuale che sia
anche sacra?”.
Il critico faceva impietosamente cenno all’infima
qualità di molte opere destinate al culto, alla faci-
Pubblichiamo
ampi stralci della
conferenza tenuta
qualche giorno
fa presso il Centro
Card. Ferrari da don
Andrea Straffi che ci
permettono di mettere
a fuoco l’artista
e il suo vissuto
le accettazione del kitsch
nelle chiese, oppure alla
perdurante nostalgia per
gli stili di altri tempi. Le
varie forme di ‘revival’ che
sono sorte nel XIX secolo,
e non sembrano ancora
esaurirsi.
Si può chiamare ‘arte’
questa espressione? Ed è
ancora religiosa? Continua Dorfles: “L’arte religiosa, che pure dominò
(almeno nell’Occidente
cattolico) un’ininterrotta
serie di secoli, pare abbia
perso oggi quasi ogni diritto di cittadinanza e abbia dato ben poche prove
di sé se non in qualche
opera architettonica”.
Penso che molti, pur non
essendo critici o sacerdoti, condividano questa asserzione. Anche il buon
MANDOLINI A VILLA OLMO
Domenica 1° novembre, alle ore 16, nel salone d’onore di Villa Olmo, il Circolo mandolinistico “Aurora” di Vacallo (direttore Pier Luigi Lisci) sarà ospite
dell’Orchestra a plettro “Flora 1892” (diretta da Marzio Mariani), nell’ambito del tradizionale appuntamento autunnale “Rassegna Mandolinistica del lago
di Como”, finalizzato allo scambio tra complessi a
plettro. In programma musiche di Eterardi, Haendel,
Respighi, Barbella, Keinemann, Mozart, Mascagni,
Tober-Vogt, Lehar - Kalman, Sartori, Perucchi,
Kreidler, De Curtis, Fleury, Rigau-Magnani. Un appuntamento annuale atteso, un’occasione da non
perdere per chi ama la buona musica e le note dei
mandolini. L’ingresso è a offerta libera. Per informazioni, tel.031-572177.
senso comune riconosce
che ‘è difficile trovare una
chiesa moderna che sia
anche bella’ oppure ‘che
sia possibile essere attratti, commuoversi, pregare
davanti ad un’immagine
sacra contemporanea’.
Tra le altre questioni
l’articolo accennava ad
una delle più decisive anche per il nostro interesse.
Nella storia della chiesa tra gli scopi fondamentali dell’utilizzo delle immagini sacre vi è quello
catechetico, secondo il celebre aforisma di San
Gregorio Magno: “La pittura è per gli ignoranti ciò
che la scrittura è per i dotti”.
Ebbene: quale possibilità di significatività vi
può essere in un arte sacra che sia astratta o informale? E d’altra parte
che linguaggio può utilizzare un’arte figurativa
nuova, senza ridursi alla
banalità o alla ripetitività?
Scrive mons. Ravasi:
“L’arte ha lasciato il tempio, ha relegato su uno
scaffale polveroso le grandi narrazioni bibliche, i
simboli, le figure, le parabole sacrali e si è avviata
lungo le strade «laiche»
della contemporaneità.
Ha abbandonato la concezione secondo la quale
l’opera artistica incarna
una visione trascendente
dell’essere e si è sostanzialmente dedicata a sperimentazioni di linguaggio, a complesse ricerche
stilistiche, a elaborazioni
autoreferenziali e persino
a pure e semplici provocazioni. Ma queste vie non
si protendono verso nessuna meta”.
Una terza e decisiva
questione riguarda la
stessa definizione di ‘arte
sacra’. Vi è infatti una «religiosità» presente nell’arte moderna e contemporanea, che è affidata a iconografie tradizionali (Natività, Crocifissioni, e così
via ), ma vi è anche una
religiosità sottesa a soggetti «secolari» come i paesaggi, le nature morte, i
ritratti, composizioni informali o proposte sperimentali. Possiamo quindi parlare di “arte religiosa”, di “arte spirituale”, di
“arte cristiana”.
Ma quale rapporto vi è
tra loro? E, soprattutto,
quale arte può essere destinata al culto, cioè al gesto più specificamente religioso? Quale arte permette di incontrare più
facilmente Dio?
Ho aperto sinora solo
alcune questioni - di non
FINE SETTIMANA ALL’INSEGNA DELL’ASTRONOMIA
Il Gruppo Astrofili Lariani in collaborazione con l’oratorio Don Bosco di Piazza Santo Stefano in Cernobbio, con il patrocinio dell’Unesco, nell’ambito dell’“Anno Internazionale dell’Astronomia (2009)”, organizza una serie di eventi per il 30-31 ottobre.
Venerdì 30 ottobre ore 21.00 inaugurazione di una mostra di telescopi,
binocoli e cannocchiali terrestri professionali utilizzati dagli astrofili per le
loro osservazioni e i loro lavori di ricerca e di una serie di telescopi autocostruiti nel secolo scorso dall’astrofilo comasco Ing. Mario Valli (adottando
innovative soluzioni tecnologiche), uno dei quali riproduce lo schema ottico
realizzato da Galileo Galilei 400 anni fa, nel 1609.
Venerdì 30 ottobre ore 21.30 Conferenza dal titolo “I diversi modelli di
telescopio, da Galileo Galilei ai moderni osservatori astronomici”, a cura del
Gruppo Astrofili Lariani.
Venerdì 30 ottobre ore 22.00 Osservazione della Luna con gli strumenti
del Gruppo e di Giove, alla ricerca dei suoi 4 satelliti scoperti da Galileo Galilei. In caso di maltempo, proiezione di immagini computerizzate.
Sabato 31 ottobre ore 15.00-20.00 esposizione dei telescopi.
Sabato 31 ottobre ore 17.00-20.00 proiezione di immagini computerizzate.
L’ingresso è gratuito.
Per informazioni, la sede del Gruppo Astrofili Lariani si trova in via Risorgimento 21 a Tavernerio, presso il Centro Civico “Rosario Livatino”; tel.
328.0976491 (dal lunedì al venerdì dalle 9 alle 21); e-mail: astrofili_lariani@
virgilio.it; sito web: www.astrofililariani.org.
poco conto - che richiederebbero molte più precisazioni e soprattutto molto
più tempo a disposizione.
Lascio aperte queste
domande, facendo cenno
ad una circostanza imminente, che mi permetto di
segnalarvi, e che può dare
corpo al dibattito in corso
in questi ultimi decenni
(epoca che ha per protagonista il nostro Salardi).
Il 21 novembre prossimo papa Benedetto XVI
ha organizzato un incontro con gli artisti: uomini
e donne di culture e di lingue diverse, pittori, scultori, architetti; ma anche
scrittori, musicisti, maestri del teatro e del cinema. Era già accaduto in
due circostanze storiche
con i suoi predecessori.
Due tappe fondamentali
del dialogo tra la chiesa e
il mondo dell’arte.
Innanzitutto, Paolo VI
il 7 maggio del 1964, nella cappella Sistina, pronunciò un discorso che rimane uno dei vertici della dottrina estetica nella
storia intellettuale del
cattolicesimo.
Partendo dalla sincera
consapevolezza della frattura fra la Chiesa e il
mondo delle arti e offrendo la possibilità di un
nuovo rapporto di amicizia, il Papa affermava la
libertà dell’artista e il rispetto per la forza innovativa dei linguaggi espressivi. Sono parole di
dura critica nei confronti
della Chiesa stessa:
«Vi abbiamo imposto come canone primo la imitazione, a voi che siete creatori (...) vi abbiamo peggio trattati, siamo ricorsi
ai surrogati; alla oleografia, all’opera d’arte di pochi pregi e di poca spesa
(...) e siamo andati anche
noi per vicoli traversi;
dove l’arte e la bellezza e ciò che è peggio per noi - il
culto di Dio sono stati mal
serviti».
CONTINUA
A
CRONACA
P A G I N A
21
Como
IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 31 OTTOBRE 2009
UN PROGETTO DI AGORÀ
Albate:
immagini
e documenti
di una
comunità
rurale
Sabato 31
ottobre sarà
presentata
un’interessante
iniziativa che
prevede la
digitalizzazione
dei documenti
riguardanti l’ex
Comune, oggi
conservati in un
magazzino del
Comune di Como
di SILVIA FASANA
L
’
impegno di ricerca della storia locale che da anni
l’Associazione
“Agorà, incontri
culturali albatesi” persegue con grande passione,
si arricchisce di un ulteriore importante contributo. Sarà presentato sabato 31 ottobre, alle ore
21.00, presso la sala della comunità di Albate (via
S. Antonino 45), il progetto “Immagini e documenti di una comunità rurale comasca dell’Otto-Novecento: l’ex
Comune di Albate”. Ci
racconta Franca Aiani,
coordinatrice scientifica e
responsabile del progetto:
«Il fondo dei documenti
dell’ex Comune di Albate
(autonomo fino al 1943) si
trova attualmente in un
magazzino del Comune di
Como sottostante la scuola di via Giussani a Rebbio. Dopo anni di abbandono, è stato riordinato
con intelligente pazienza
dagli archivisti Giorgio
Clerici ed Enrico Faverio
per l’Amministrazione
Comunale di Como ed ora
rappresenta una vera e
propria “miniera della
memoria”, da cui attingere a piene mani per ricostruire gli eventi che hanno interessato la nostra
piccola comunità. L’archivio è costituito da 178
grossi faldoni, suddivisi
cronologicamente e per
categorie, contenenti moltissimi documenti relati-
vi alle diverse attività di
un piccolo Comune dell’Otto-Novecento: censimenti, interventi sugli
edifici pubblici, viabilità,
acque e strade, interventi assistenziali. Da qui lo
spunto per questa nostra
iniziativa: trasferire in digitale i documenti più significativi allo scopo di
poterli conservare e studiare. Iniziativa che abbiamo potuto concretizzare
grazie al bando per interventi di promozione educativa e culturale (Legge
Regionale 9/1993)». Prosegue Eleonora Balzaretti, presidente di Agorà:
«Questo progetto, avviato
a luglio di quest’anno, ha
consentito la formazione
di un gruppo di giovani
accomunati dal gusto per
la conoscenza: Francesca
Rossini, Lara Giamminola, Anna Zanfrini. Con
grande passione ed impegno hanno consultato faldoni su faldoni, producendo fino ad ora più di 7000
immagini di documenti
che saranno inserite in una serie di CD facilmente
consultabili e andranno a
costituire l’oggetto per
studi specifici». Si tratta
ovviamente di una prima
tappa, perché l’arco temporale previsto dal bando
(il 2009) e le risorse finanziarie, non hanno consentito che un approccio su
una trentina dei 178 faldoni esistenti, riguardan-
ti l’arco temporale compreso tra il 1819 ed il
1890. Si tratta comunque
di una tappa significativa e aperta a nuove indagini. Uno spunto su tutti:
l’archivio si apre con una
vera e propria chicca, la
copia ottocentesca di un
atto di beneficenza del
1447 con cui Giovanollo
de Capistris fece un consistente lascito di terreni,
la cui rendita avrebbe dovuto consentire annualmente la distribuzione di
pane agli albatesi poveri.
Un documento di grande
rilevanza storica e sociale che ha suscitato nei ricercatori il desiderio di allargare il campo all’Archivio di Stato per rintrac-
ciare l’originale. Ma il
progetto non si esaurisce
qui. Spiega Aiani: «L’altro
versante del nostro lavoro ha riguardato la ricerca di vecchie immagini e
cartoline di Albate della
fine dell’Ottocento - inizi
del Novecento, che consentono di collegare i primi dati raccolti con i contorni visivi di luoghi e persone. Sono per la quasi
totalità inedite, tratte
dalle raccolte private che
pensavamo ormai esaurite e invece ci danno ancora squarci preziosi: panorami di una Albate ormai
irriconoscibile, un tram
arrancante sulla salita di
Trecallo, momenti di attività rurali perse nel tempo, gruppi palpitanti di
bimbi dell’asilo e delle
classi elementari, immagini delle operaie della
Frey ad inizio del Novecento e del Corpo Musicale Albatese a fine Ottocento». Tredici di queste
immagini, curate da Luigi Zanfrini, sono state
stampate in un calendario (edizioni New Press)
con cui l’Associazione “Agorà” festeggerà nel 2010
i suoi trentacinque anni
di attività. «Scopriamo
così di commuoverci ancora: non persi in fantasie
nostalgiche, ma profondamente toccati e legati a
quella umanità “smarrita” che ci guarda dalle foto e che ci parla di una vita semplice e difficile, intensa ed operosa su cui si
è costruita Albate nei secoli. “Non conoscere la
storia della propria comunità è come non conoscere se stessi”, diceva Benedetto Giovio: Agorà intende proseguire in questo
cammino di conoscenza
diffusa della storia, affinché la comunità albatese
ne sia sempre più consapevole», conclude Franca
Aiani.Il progetto è stato
reso possibile, oltre che
dalla Regione Lombardia,
dalla Provincia, dal Comune di Como - Circoscrizione 1, anche grazie al
Gruppo Alpini di Albate e
alla Cassa Rurale ed Artigiana di Cantù, sempre
sensibile alle iniziative
culturali.
La presentazione del
progetto, dei CD e del calendario sarà accompagnata da una esibizione
del Sestetto di ottoni di
Trecallo (Oscar Besozzi
euphonium, Rocco Melillo
tromba, Alessandro Molteni tromba, Marco Molteni euphonium, Enrico
Ronchetti sax baritono,
Gianfranco Trombetta
tromba) e da un concerto
lirico con il m°. Edoardo
Piazzoli al clarinetto, Chiara Nicora al pianoforte
ed il soprano Beatrice
Binda.
Durante la serata sarà
inoltre consegnata all’archivio dell’Associazione la
tesi di laurea di Silvia
Carrara su “Albate nei secoli centrali del Medioevo”: un altro esempio di
come la ricerca storica ad
Albate sia “contagiosa”.
L’ingresso è libero.
CRONACA
P A G I N A
22
Como&territorio
IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 31 OTTOBRE 2009
CIRCA 30MILA I SOGGETTI A RISCHIO IN PROVINCIA DI COMO
H1N1: al via
la campagna
nche l’Asl di
Como ha dato
avvio, in questi
giorni, ad un
serrato programma vaccinale per far
fronte all’influenza H1
N1.
La prima trance di vaccino pandemico, pari a
4320 dosi, è arrivata all’Asl di Como lo scorso 13
ottobre.
Già il 14 ottobre le dosi
sono state distribuite ai
Distretti dell’Asl per le
vaccinazioni di medici di
Medicina Generale, dei
pediatri di famiglia, dei
medici di Continuità Assistenziale, degli infermieri professionali, delle
assistenti sanitarie visitatrici e medici che operano negli ambulatori di
vaccinazione, per un totale di 1110 dosi.
Il 22 ottobre ha avuto inizio la distribuzione alle
Strutture di ricovero e
cura del nostro territorio,
A
Già vaccinato il personale sanitario.
Per i cittadini le prenotazioni sono
state aperte il 29 ottobre
per un totale di 2.464 dosi
di vaccino ad oggi conferite.
La prossima fornitura
(prevista entro 28 ottobre) dovrebbe essere di
7500 dosi: di 3000 monodose e 3500 in flacone
multidose.
Nel dettaglio la campagna è stata scandita da
questo programma:
14 ottobre
Avvio presso la Asl delle
vaccinazioni a MMG,
PdF, Medici di C.A., IP
ASV e medici che operano negli ambulatori di
vaccinazione
22 ottobre
Avvio delle vaccinazioni
presso l’Asl a farmacisti
e addetti + distribuzione
vaccini alle strutture sanitarie che vaccinano attraverso il proprio medico competente/Direzione
sanitaria
28 ottobre
Avvio distribuzione vaccini a Rsa, Rsd, ecc, che vaccinano i propri operatori
attraverso il medico competente/Direzione sanitaria (circa 4100 operatori)
29 ottobre
Apertura delle prenotazioni per i soggetti a rischio - circa 30.000 nella
provincia di Como.
Si ricorda che, secondo le
indicazioni del Ministero
e della Regione Lombardia, la vaccinazione contro l’influenza pandemica
A/H1N1 2009, nella prima fase della campagna,
è offerta a:
· donne al secondo e terzo
trimestre di gravidanza;
· persone di età compresa
tra 6 mesi e 17 anni con
patologie per le quali è
stato rilasciato un codice
di esenzione compreso
nell’elenco sotto indicato
nonché i bambini tra 6 e
24 mesi nati pre-termine;
· adulti di età inferiore a
65 anni (nati dal 1.1.1945
in poi) con patologie per
le quali è stato rilasciato
un codice di esenzione.
Successivamente, si procederà a vaccinare gli appartenenti alle restanti
categorie indicate dal Ministero.
Per effettuare la vaccinazione contro l’influenza A/
H1N1 2009 è possibile rivolgersi indifferentemente al distretto di resi-
denza o a una delle strutture sanitarie indicate
dagli opuscoli informativi.
Per accedere occorre la
prenotazione telefonica.
Le sedute di vaccinazioni
saranno avviate a partire dal giorno 2 novembre.
I medici curanti, i pediatri, i ginecologi sono il riferimento per quesiti specifici legati allo stato di
salute e alla conseguente
indicazione alla vaccinazione.
IN PREGHIERA A PORTICHETTO
Roveto Ardente: Rinnovamento nello Spirito
l progetto “Roveto
Ardente” è nato per
una volontà dello
Spirito Santo. Nella
settimana santa del
1997 nella cappella della
sede nazionale del R.n.S.
Kim Kollins veniva “toccata” dallo Spirito del Signore e mossa a proclamare l’urgenza di un ritorno al Cenacolo nell’adorazione e nell’intercessione di tutta la Chiesa.
“Credo - dice Kim - che
in questo momento lo Spirito Santo stia chiamando il Rinnovamento a mobilitare la preghiera, al di
là dei bisogni degli individui, delle famiglie, dei
gruppi, ad essere più pie-
I
namente uno strumento
nelle sue mani per la costruzione del Regno di
Dio e, in maniera più profonda, ad essere fonte potente di intercessione per
la Chiesa e il mondo in
questi tempi travagliati.
E’ una chiamata che finisce per andare oltre i parametri di una particolare Chiesa o comunità ecclesiale o singolo movimento, una chiamata alla
preghiera che si rivolge
ad ogni credente seguace
di Gesù Cristo”.
Cos’è il Roveto: una speciale chiamata di Dio,
perchè il R.n.S. ritorni alla preghiera, un tempo di
grazia, nel potere dello
Spirito, nel quale tutti
possono: sperimentare
una nuova Pentecoste
personale; risvegliare
l’unzione dello Spirito e la
fede carismatica; riscoprire il dono delle lingue; ritrovare il gusto di una
preghiera personale, profonda, godibile; impegnarsi nella difesa “spirituale”
della Chiesa e del R.n.S.;
crescere nella comunione
fraterna.
Il Roveto Ardente è una
profonda ed esaltante esperienza di Dio. E’ uno
“stare”! Stare davanti a
Dio con un forte senso di
abbandono nel gustare la
Sua presenza, un bearci
di essere con Lui. Come
Mosè viene attratto dall'amore di Dio che brucia
senza esaurirsi, così noi
siamo attratti dalla presenza di Cristo che chiama, conquista e appaga il
cuore dell’uomo. E’ un tu
per tu d’amore con Dio.
Nel Roveto si sperimenta
una grande consolazione,
conversione, guarigione,
liberazione. Infine il Roveto è proposto come tempo di grazia nel quale si
risvegliano e potenziano i
carismi: preghiera, adorazione, lode, giubilo, canto,
profezia, discernimento,
intercessione, canto in
lingue.
Nell’omelia dei solenni
Vespri di Pentecoste
2004, il servo di Dio Giovanni Paolo II pose il “sigillo ecclesiale” alla visione profetica sottesa al
progetto: “Incoraggio l’iniziativa denominata ‘Roveto Ardente’, promossa
dal R.n.S.
Si tratta di un’adorazione incessante, giorno e
notte, davanti al SS. Sacramento; un invito ai fedeli a ritornare nel Cenacolo perchè, uniti nella
contemplazione del Mistero eucaristico, intercedano mediante lo Spirito
per la piena unità dei cristiani e per la conversione dei peccatori. Auguro
che questa iniziativa conduca molti a riscoprire i
doni dello Spirito che hanno nella Pentecoste la loro
fonte sorgiva”.
Fedeli a questo invito
del Papa anche quest’anno i Gruppi R.n.S. hanno
incominciato a ritrovarsi
per vivere questa esperienza di fede, aperta a
tutti.
Ospiti della parrocchia
di Portichetto alle ore
20.45, i Roveti avranno
queste date: 30 gennaio,
27 marzo, 5 giugno.
Chi desidera maggiori
informazioni chiami lo
031-927208.
don ENRICO BROGGINI
assistente diocesano R.n.S.
CORSO PER CATECHISTI ZONA COMO CENTRO
La Commissione catechistica “Como Centro” ha promosso un percorso per i catechisti
che partirà il prossimo 17 novembre. Il corso nasce dal desiderio di aiutare i nuovi
catechisti, non tanto ad imparare tecniche per risolvere i problemi del gruppo, ma a
fare proprio uno “ stile” e a crescere in una “ passione educativa” che sia capace di
comunicare il Vangelo. Esso è proposto alle “ Nuove catechiste “: Uomini e donne che
non hanno ancora iniziato e che - giustamente - prima vogliono prepararsi, oppure a
persone che al massimo da tre anni svolgono il servizio di aiuto - catechista - purché
maggiorenni.
Gli incontri si terranno all’oratorio di S. Bartolomeo in Como con inizio alle ore 21.
Iscriversi entro il 09 Novembre 2009 contattando i coordinatori del corso:
Don Christian Bricola, tel. 031-272618, don.christian.bricola@gmail.com;
Fulvia Pagani, 031-341774, paoloinbici@alice.it;
Enrico Perfetti, 031-308335, enrico.perfetti@intesasanpaolo.com.
Questo il programma degli incontri:
17 novembre: Il catechista nella comunità , relatore don Battista Rinaldi;
15 dicembre : Partiamo dalle radici, relatrice: prof Mariarosa Tettamanti;
9 febbraio 2010: Il contesto sociale, relatrice: prof Mariarosa Tettamanti;
9 marzo: I contenuti: catechesi e Bibbia alcune pagine problema, relatrice: prof Mariarosa
Tettamanti;
13 aprile: I contenuti: catechesi e Bibbia alcune pagine problema, relatrice: prof
Mariarosa Tettamanti;
11 maggio: Gesù Cristo, centro della catechesi, relatore don Battista Rinaldi
“L’ABC DELLA FEDE”
CON IL CENTRO GUANELLIANO
DI PASTORALE GIOVANILE
Anche quest’anno il Centro Guanelliano di Pastorale Giovanile
propone il ciclo di incontri di formazione “L’Abc della fede”, un itinerario di catechesi rivolto a tutti i giovani che desiderano conoscere o riscoprire i contenuti della fede cristiana cattolica in riferimento alla Bibbia e al Compendio del Catechismo della Chiesa
Cattolica.
L’argomento affrontato riguarderà “Il tempo dell’accoglienza e
della decisione”; gli incontri si terranno due mercoledì al mese: nel
primo verrà proposta una serata di presentazione e spiegazione
del tema affrontato; nel secondo ci sarà invece un momento di
interazione in gruppo e di condivisione.
Il calendario degli incontri per il 2009 sarà il seguente: mercoledì 4 e 18 novembre; mercoledì 2 e 9 dicembre.
Gli incontri si terranno, come di consueto, presso la sede del Centro, in via Don Luigi Guanella 13, a Como. Per ulteriori informazioni, tel. 031-296783; e-mail como.giovani@guanelliani.it; sito web
www.giovaniguanelliani.it.
CRONACA
P A G I N A
Bassa&territorio
23
IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 31 OTTOBRE 2009
CASSINA RIZZARDI
L’ultimo saluto
a don Vittorino
Vittori
N
on è mai facile
scrivere del
prete che vive,
del prete che
muore, per il
mistero unano e divino
che trapassa la sua vita e
dà qualità a una intera
esistenza e al suo operare: i treguardi importanti, i passi quotidiani, i
tempi di solitudine e il coinvolgimento a pieno
spessore nella vita di una
comunità.
Al centro della storia, il
giorno della ordinazione,
per l’imposizione delle
mani di mons. Felice Bonomini. Per don Vittorino, e per noi quindici, il
23 giugno 1963, dopo gli
anni di una appassionata condivisione e complicità nel caro vecchio seminario di S. Abbondio e poi
in viale Battisti. Don Vittorino era nato a Olgiate
Comasco e si era aggregato adolescente alla schiera di seminaristi della
parrocchia e in seminario
a quella numerosa della
pieve di Uggiate:in cinque
nella stessa classe. Una
compattezza di classe incredibile, nel legame di amicizia tra le “fatiche”
della matematica, del greco e della filosofia, della
Se n’è andato all’improvviso,
lasciando sconcerta la sua comunità.
Don Vittorino era nato ad Olgiate
Comasco nel 1937 e ordinato
sacerdote nel 1963, quindi era stato
vicario di Regoledo di Cosio (196366), vicario di Capiago (1966-69),
parroco di Dosso del Liro e Traversa
(1969-75), parroco di Blevio (197591), parroco di Tavernola (1991-99).
Dal 1999 era parroco
di Cassina Rizzardi
di don ARMANDO BERNASCONI
dogmatica, le grandi camminate estive di Arnoga,
e le biciclettate. Era richiesto il permesso del parroco per usarla se si andava fuori parocchia. Per
gli incontri del giovedì a
casa del vicerettore,mons.
Carlo Broggi o nelle parrocchie della zona, e in
giri del lago, e a Monza
(Pime), a Venegono (Comboniani). La bici per don
Vittorino rimase una passione della vita.
Tra noi rimase sempre
un legame forte, continuato da preti, sebbene
sparpagliati da Cittiglio a
Livigno fin dalla prima
destinazione. Da prete,
IUBILANTES PER LA PROMOZIONE
DEI CAMMINI DI PELLEGRINAGGIO
L’associazione Iubilantes diventa ente fondatore della nuova Associazione “Rete dei Cammini”, il coordinamento nazionale di enti no-profit impegnati nella tutela e valorizzazione dei cammini di pellegrinaggio. La presentazione avverrà a Bobbio (PC) sabato
31 ottobre, nel corso di un week-end ricco di appuntamenti. Padrino della manifestazione sarà Sergio
Valzania, giornalista attento ai problemi della tutela
dei pellegrini e dei loro cammini.
L’evento di Bobbio sarà occasione anche per scoprire, nel corso di una piacevole escursione in programma per domenica 1° novembre, un tratto della “Via
degli Abati”, lo storico percorso compiuto dagli Abati
di S. Colombano per raggiungere Roma.
In questa occasione, la presidente Iubilantes, Ambra Garancini, lancia un appello: «Invitiamo tutti, e
soprattutto le associazioni e gli enti non profit che
operano attivamente per i cammini e per i loro pellegrini, ad essere presenti e ad aderire alla Rete, l’unica associazione fatta da pellegrini per i pellegrini.
Questa associazione intende infatti mettere “in rete”
tutti coloro che condividono l’impegno a tutelare e valorizzare i cammini di pellegrinaggio e il loro immenso patrimonio culturale e ambientale, a tutelare il diritto di tutti ad un cammino sicuro e protetto e a diffondere la cultura e il gusto del camminare “sui passi
dell’anima”. Ritrovarsi a Bobbio, uno dei più importanti centri della cultura altomedioevale europea (la
“Montecassino del Nord”) e punto di avvio della Via
degli Abati. Sarà un’occasione imperdibile per cominciare davvero a camminare insieme».
Per maggiori dettagli e adesioni: Iubilantes, via Vittorio Emanuele II 45, Como; tel. 031.279684; e-mail:
iubilantes@iubilantes.it, info@retecamminifrancigeni.
eu; siti internet: www.iubilantes.eu; www.retecammini
francigeni.eu.
don Vittorino incominciò
con due esperienze come
vicario: tre anni a Regoledo di Cosio e tre a Capiago. Belle esperienze ci
raccontavamo nei nostri
incontri annuali, sempre
gioiosi, soprattutto nei
primi anni, da giovani
preti, poi più pensosi, mai
però tristi. Di noi fu il primo parroco residenziale
(1969), a Dosso Liro e Traversa, comunità piccole,
ma di antica storia (1500
e 1600). Passò poi, su
mandato del Vescovo, al
servizio pastorale di parrocchie più impegnative:
Blevio (1975-91), Tavernola (1991-99), Cassina
Rizzardi (dal 1999). Parrocchie dalla storia e dal
volto sociale e religioso
molto diverso, nelle quali
don Vittorino si è inserito
abilmente, ma non senza
qualche fatica, sempre però mettendo in gioco la
sua disponibilità cordiale
nell’essere vicino alla sua
gente e la convinzione
profonda di servire il Signore Gesù nella Chiesa.
Il Signore l’ha fermato
in un momento emozionante e insieme sconcertante: nella celebrazione
eucaristica di una domenica che segnava la ripresa e la conferma del servizio di guida e di soste-
A CAMNAGO SI PARLA
DI PIERGIORGIO FRASSATI
Venerdì 30 ottobre alle ore 20.45 presso
la Sala Civica di Camnago Volta, si aprirà
con una conferenza tenuta da don Ernesto
Taiana la mostra dedicata a Pier Giorgio
Frassati. Egli è stato un giovane “moderno”,
aperto ai problemi della cultura dello sport,
alle questioni sociali, ai valori veri della vita,
ed insieme un uomo profondamente credente, nutrito del messaggio evangelico, appassionato nel servizio ai fratelli e consumato
in un ardore di carità che lo portava ad avvicinare i poveri e i malati. La sua breve,
ma intensa esistenza, fu la realizzazione, nel
quotidiano, dello straordinario nell’ordinario. Iscritto all’Azione cattolica, partecipa attivamente in politica nel Partito popolare
di don Sturzo e la sua vita è dedicata allo
studio, alla pietà, alla carità, all’apostolato,
divenendo subito un esempio per le giovani
generazioni. Non compreso dalla famiglia
natia egli si impegna da subito nello studio
con l’ingresso nella facoltà di Ingegneria
partecipando a molte altre opere ed iniziative cattoliche, come la “Lega Eucaristica” e
la “San Vincenzo”. Frassati muore di poliomielite nel 1925 e molti circoli della Gioventù Cattolica prendono il suo nome. Il 20 maggio 1990 avviene la beatificazione fortemente voluta da Giovanni Paolo II. La parrocchia S. Cecilia e la Circoscrizione 4 invitano
tutta la comunità a visitare la mostra per
far sì che la testimonianza di vita lasciata
dal beato Frassati diventi modello per ogni
impegno, sociale politico, religioso, familiare nella vita di tutti i giorni per ciascuno di
noi. La mostra resterà aperta nei giorni 31
ottobre e 1 novembre con ingresso libero.
gno per un nuovo anno
pastorale della sua comunità. Essa dovrà continuare la recita di quel
Credo interrotto e l’esperienza vissuta di quella
fede per la quale la sua
gente ora lo prega, perché
sia intercessore e protettore presso il Signore.
Per ogni persona, famiglia, comunità continui la
ricchezza di una relazione vissuta,e la custodia
delle opere realizzate.
Dentro questa storia esteriore visibile noi leggiamo, ancora una volta, la
presenza “incarnata” del
Signore Gesù in mezzo a
noi.
L’Associazione Familiari del Clero porge le più sentite condoglianze alla sig.ra
Luisa che, per tanti
anni, ha condiviso il
ministero sacerdotale
col fratello
don Vittorino
Vittori
scomparso inaspettatamente e assicura
preghiere.
OLGIATE: PERCORSO BIBLICO
PER GIOVANI E ADULTI
Sarà il 9 novembre la prossima tappa del
percorso biblico per giovani e adulti promosso dall’Azione Cattolica in collaborazione con Consiglio Pastorale di Zona e
la Zona Pastorale Prealpi
“Il Vangelo di Luca, canto della misericordia di Dio” il titolo del percorso, che si
articolerà, con un incontro mensile, fino
a maggio.
Questo il calendario dei prossimi incontri (il primo si è svolto il 12 ottobre scorso):
lunedì 9 novembre
lunedì 14 dicembre
lunedì 11 gennaio 2010
lunedì 8 febbraio
lunedì 8 marzo
lunedì 12 aprile
lunedì 3 maggio
Gli incontri sono guidati da don Ivan
Salvadori, docente di Dogmatica presso
il Seminario Vescovile di Como ed Assistente Adulti dell’Azione Cattolica
diocesana e si svolgono presso la parrocchia di Olgiate Comasco (teatro Aurora)
ore 21.00.
E’ necessario portare il testo del Vangelo
di Luca.
La proposta, rivolta a tutte le comunità
parrocchiali, vuole offrire una significativa opportunità di formazione a quanti
hanno il desiderio di conoscere la Scrittura e di gustarne la capacità di dare senso alla vita.
CRONACA
P A G I N A
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Lago&territorio
IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 31 OTTOBRE 2009
100 ANNI DI VITA DELL’ASILO INFANTILE
Nesso, una scuola
per i figli del popolo
“
N
esso. Una
scuola per
i figli del
popolo”. È
questo il
titolo che accompagna la
pubblicazione dedicata ai
100 anni del locale asilo
infantile, oggi scuola dell’infanzia “Don Anselmo
Vanini”.
Un compleanno speciale salutato in un modo
speciale: 101 pagine curate da Fabio Cani, studioso di storia e arte locale,
e pubblicate dalla casa
editrice Nodo Libri, con il
contributo della BCC Credito Cooperativo Lezzeno
e il patrocinio dell’assessorato alla Cultura della
Provincia di Como.
Un viaggio nella storia
che incomincia da lontano, in un contesto sociale,
storico, religioso, politico,
culturale ed economico
molto diverso dall’epoca
attuale. “I tempi - scrive
in premessa il sindaco di
Nesso Maria Luisa Cribioli Tagliavini - erano sicuramente più difficili,
forse addirittura eroici,
rispetto ai nostri. Erano
anni in cui il paese doveva ancora riuscire a trovare solo in se stesso le risorse e le energie per rispondere alle quotidiane ed elementari necessità della gente. Ci sembra
così di intendere correttamente il motivo fondante
dell’origine dell’asilo a
Nesso, secondo l’intuizione dell’arciprete don Anselmo Vanini, ampiamente condivisa dalla popolazione nessese che lo coadiuvò generosamente nell’impresa. Essa fu una risposta di assoluto, intramontato valore sociale ed
educativo alle pressanti,
e forse anche terribili, esigenze familiari della stragrande maggioranza della comunità nessese, al
Un viaggio
approfondito
dentro la storia
di questo istituto
e del suo
fondatore don
Anselmo Vanini
di MARCO GATTI
fine di una maggiore modernità”.
È un terreno non facile
quello in cui, un secolo fa,
viene gettato il seme che
porterà alla nascita del locale asilo. Un contesto
manifatturiero che si affaccia alle porte della modernità, registrandone la
complessità che essa comporta. Una paese di lago
affacciato su quella rotta
di traffico, che collega via
vapore, le diverse sponde
del Lario, vera spina dorsale dell’intero territorio
comasco. Una comunità
alle prese con il necessario fenomeno delle migrazioni di mestiere, che costringe una buona parte
dei maschi adulti del paese ad abbandonare le
proprie case per andare a
lavorare lontano, spesso
nei Paesi di lingua tedesca.
“È in questo contesto scrive Fabio Cani - che si
colloca l’iniziativa di fondare a Nesso un asilo di
infanzia, cioè un luogo in
cui possano essere accolti e accuditi bambini e
bambine negli anni che
precedono l’avvio dell’obbligo scolastico, che, proprio negli stessi anni, lo
stato italiano si sforza di
fare applicare anche nelle aree rurali e periferiche”.
L’artefice e il protagonista di questa iniziativa è
l’arciprete Anselmo Vani-
ni. Figura curiosa e interessante, forse un po’ duro
nei modi, ma sensibile e
attento ai bisogni del paese. È lui ad accompagnare la nascita del sodalizio,
attraverso la costituzione
di un comitato “pro asilo”,
di cui si conserva oggi, tra
le carte d’archivio dell’asilo, uno statuto organico in
due copie manoscritte. Una curiosità, tra le tante,
già si nota in questo documento: la firma in calce, oltre che dell’arciprete
e di quindici donne, anche
di una analfabeta “indice
evidente - spiega Cani del valore di promozione
sociale, culturale, umana,
che in questo momento si
attribuisce all’istruzione
scolastica”.
La data di fondazione
del comitato porta la data
del 1897. Della sua attività non si conosce molto.
Si sa, invece, dell’impegno
di don Vanini che, quello
stesso anno, il 30 ottobre,
procede all’acquisto di un
pezzo di terra nel comune di Nesso, in località
Vigna. I lavorati di realizzazione dello stabile iniziano nel 1901. Il “via”
viene scandito nell’incertezza dell’arrivo. I lavori
iniziano infatti nel dubbio
di poterli ultimare; dunque le opere edilizie procedono a spizzichi e bocconi, non senza qualche
tensione e scontro con
l’Amministrazione, di cui
Cani dà cronaca fedele,
fino a momenti di vero e
proprio scoraggiamento…
“Quest’anno 1907 - annota lo stesso arciprete, ormai stanco di molte battaglie - credevo proprio di
essere al termine dell’impresa…”, è ancora l’Amministrazione, di marca
socialista ed il “sindaco
anticlericale”, come lui
stesso lo definisce, a mettergli i bastoni tra le ruo-
te. Ma è solo un attimo di
debolezza per il vigoroso
sacerdote, che, poco dopo,
così prosegue le sue memorie: “In questo stato di
cose non cederò mai la
proprietà dello stabile ed
attendo giorni migliori…”.
E i giorni migliori arriveranno… fino all’inaugurazione definitiva, è il
maggio 1909.
Così appunta ancora il
sacerdote: “10 maggio. È
una data memoranda,
albo signanda lapillo.
Dopo una lotta amarissima di 10 anni i miei voti
sono paghi. Due Suore Adoratrici di Rivolta d’Adda arrivano in paese accolte con trasporto dalla
popolazione. Domani si
apre l’asilo. Deo gratias
proprio di tutto cuore. Dopo l’aspra battaglia con
quanta durezza si gusta
la vittoria!
11 maggio. Sono 70 e
più gli iscritti all’asilo. Si
vede proprio che il Signore benedice l’Opera Pia,
Deo gratias un’altra volta”.
Ed ecco che il viaggio
incomincia. Negli anni
che seguono all’inaugurazione, la vita dell’asilo
sembra scorrere senza
problemi, e la documentazione scarseggia. A documentarne l’attività alcune immagini e disegni. La
storia dell’asilo è raccontata attraverso i volti dei
bimbi che ne hanno accompagnato le diverse
classi.
Nel periodo che segue la
seconda guerra mondiale
l’asilo, trovandosi a fronteggiare problemi di sussistenza, inoltra una richiesta di sussidio al Ministero della Pubblica Istruzione. Nell’atto, per la
prima volta, si fa riferimento all’intitolazione
dell’asilo al suo fondato-
re “don Anselmo Vanini”,
anche se non è noto il momento preciso dell’introduzione di tale nome.
Superata l’emergenza
di quegli anni la vita dell’asilo riprende il suo normale corso lungo i binari
della normalità. Attorno
alla metà degli anni Cinquanta viene data ufficialità alla collaborazione
tra l’asilo di Nesso e le Suore Adoratrici del Ss. Sacramento di Rivolta d’Adda.
Nella seconda metà degli anni Sessanta l’asilo
viene a dotarsi di un nuovo Statuto.
Nel maggio 1968 avviene la valutazione dei beni
mobili e immobili di proprietà dell’asilo infantile,
stimati in 7.560.300 lire.
La fine degli anni Sessanta e l’inizio degli anni
Settanta è un periodo di
importanti lavori di sistemazione e ammodernamento della struttura.
Un fulmine a ciel sereno cade, però, sull’istituto in data 18 marzo 1971
con la disdetta della Convenzione, da poco rinnovata, da parte della Suore Adoratrici di Rivolta
d’Adda, che palesano l’intenzione di provvedere al
ritiro delle suore dall’istituto. Nonostante i tentativi di don Serafino Presazzi e della stessa Amministrazione comunale
di evitare questo l’abbandono delle religiose diviene inevitabile, generano
una crisi profonda.
Dall’estate del 1971 l’asilo cessa così di funzionare. Dall’Amministrazione comunale arriva la richiesta di utilizzo dei locali per ospitarvi, provvisoriamente, le scuole elementari e medie di Nesso. Richiesta approvata
dal Cda del’asilo, speranzoso di ripianare i buchi
di bilancio creatisi.
L’esigenza del Comune
di utilizzare i locali si rinnova anche per l’anno
successivo.
A partire dal 1974, però, la scuola materna riprende a funzionare.
È la storia più recente
che accompagna le pagine di questo libro, dal riconoscimento dell’autonomia della scuola, in data
1978, fino al definitivo assestamento dal punto di
vista edilizio.
A NOVEDRATE, SARÀ PRESENTE IL CARDINAL BERNARD AAGRÈ
Leggiamo insieme l’enciclica Caritas in Veritate
L’Università degli Studi telematica “e-Campus” di Novedrate (Como) presenta, per venerdì 30
ottobre, alle ore 16.30: Leggiamo insieme l’enciclica Caritas in Veritate, presso l’Auditorium dell’Università, in via Isimbardi 10, a Novedrate.
Il programma prevede, con inizio alle ore 16.30:
- saluto ai partecipanti. Interverranno:
- prof. Lanfranco Rosati, rettore dell’Università “e-Campus” di Novedrate;
- Maurizio Barni, sindaco di Novedrate;
- don Arnaldo Mavero, parroco della Comunità Pastorale S. Paolo della Serenza;
- dott. Fabrizio Iseni, console onorario della Repubblica della Costa d’Avorio in Milano.
Modererà il dott. Francesco Ognibene, giornalista del quotidiano “Avvenire”.
Introdurrà l’incontro il card. Bernard Aagrè.
Leggerà alcuni passi dell’enciclica Caritas in Veritate don Michele Aramini, docente di Teologia
nell’Università Cattolica del S. Cuore di Milano e docente di Bioetica dell’Università Telematica
degli Studi” e- Campus”.
Discuteranno del tema:
- il prof. Francesco Galgano, professore emerito dell’Università degli Studi di Bologna;
- la prof.ssa Elisabetta Bertacchini, preside della Facoltà di Economia dell’Università Telematica
degli Studi “e-Campus”;
- il prof. Quirino E. Quisi, docente della Facoltà di Psicologia dell’Università Telematica degli
Studi “e-Campus”.
CRONACA
P A G I N A
25
ValliVaresine
IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 31 OTTOBRE 2009
VARESE L’INIZIATIVA PRENDE IL VIA IN QUESTI GIORNI
Volontari in
ospedale: il corso
’
L
Associazione Volontari Ospedalieri (AVO) sezione di Varese ha
organizzato nel
periodo tra il 29 ottobre e
il 19 dicembre prossimi
un Corso Base di Formazione per Volontari Ospedalieri. L’iniziativa di
volontariato – che viene
riproposta ormai dal 2004
- è aperta a tutti i maggiorenni che vogliono dedicare gratuitamente un
po’ del loro tempo libero
al servizio degli ammalati negli ospedali o degli
anziani in casa di riposo.
Scopo dell’AVO è quello di
assicurare una presenza
amichevole in ospedale
offrendo ai malati, durante la loro degenza, calore
umano, ascolto, aiuto per
lottare contro la sofferenza, l’isolamento e la noia,
con esclusione, però, di
qualunque mansione tecnico-professionale di tipo
medico o paramedico, riservata questa al personale specializzato. Il servizio che l’AVO svolge integra e non si sostituisce
a quelli che sono i compiti e le responsabilità della struttura pubblica. Nel
varesotto l’AVO opera dal
1981 e oggi conta su circa
160 volontari che prestano il loro servizio negli ospedali di Varese, in quello di Cittiglio, nell’istituto geriatrico Molina e nella casa di riposo Maria
Immacolata, entrambi a
chiede al volontario è un
turno settimanale di almeno due ore. Tale impegno una volta assunto
deve essere mantenuto
affinché degenti e personale ospedaliero possano
contare su una presenza
continua ed efficiente.
Il calendario prevede:
Varese. Uno dei punti fondamentali dell’AVO è
quello di puntare su un’adeguata preparazione e
qualificazione dei propri
volontari. Per questo l’A
VO organizza periodicamente corsi di formazione sui diversi temi che
possono interessare i propri associati nello svolgimento della loro missione.
La preparazione del volontario si completa, via
via, con lezioni specifiche
o di interesse generale,
nonché con riunioni tra
volontari che servono per
scambiare esperienze ed
impressioni sull’esperienza vissuta. Al termine di
CITTIGLIO: GRAZIE LINA!
Per tredici anni la signora Lina ha fatto “la perpetua” di don Giuseppe e dei vicari che si sono succeduti
a Cittiglio, ma con la fine di ottobre ha “lasciato l’incarico” per tornare nella sua casa di Bellagio (Co).
La comunità di Cittiglio l’ha salutata domenica scorsa in occasione della S. Messa delle ore 11.00 e nel
successivo momento di festa. Inseritasi perfettamente nel paese, è stata sempre presente alle varie iniziative e attiva nei gruppi che svolgono attività in
parrocchia. Ha lavorato tanto, riuscendo sempre a
collaborare con tutti, e, per questo, assieme ai saluti, alla signora Lina sono andati anche i ringraziamenti di tanta gente e di tanti volontari che in lei
hanno sempre trovato disponibilità e competenza,
ma anche aiuto, consiglio e amicizia.
ogni corso i nuovi volontari, affronteranno un tirocinio formativo in ospedale affiancati, in un primo tempo, da volontari
più esperti.
Il corso 2009 è impostato
su sette lezioni serali (tutte con inizio alle ore
18.00) che si svolgeranno
tutte presso la sala riunioni dell’ospedale di
Cittiglio. Le lezioni saranno tenute, come sempre,
da personale qualificato
operante nelle strutture
sanitarie della provincia
di Varese. La frequenza al
corso è obbligatoria e l’impegno che l’associazione
• giovedì 29 ottobre –
Luisella Sutti: (presidente AVO Varese) – Il volontariato: una scelta consapevole; e Giusi Zarbà:
(presidente AVO Lombardia) - L’organizzazione
dell’AVO;
• martedì 3 novembre – d.ssa Adelina Salzillo: L’organizzazione
dell’ospedale e il rapporto col volontariato;
• giovedì 5 novembre
– dr. E. Paganini: L’evoluzione del rapporto tra
medico e paziente;
• martedì 10 novembre – Anna Uccello:
Volontario: come essere
d’aiuto;
• giovedì 12 novembre – dr. F. Membrini:
Aspetti psicologici nel
malato oncologico;
• martedì 17 novembre – Mary Manasseri:
Valori e risorse dell’altro:
come riconoscerli nell’ascolto;
• giovedì 19 novembre – dr. E. Guffanti: Stati d’animo provocati dal
ricovero in ospedale: come
saper essere accanto.
PENSIERI...
Andar per cimiteri, soprattutto in questi giorni come tradizione vuole, ravviva il ricordo di
coloro che ci hanno preceduto. Rivivono le voci e
i pensieri più belli che il tempo ha fissato nel
cuore di ognuno. Rivivono i volti e i giorni remoti o vicini...per tutti una parola, una preghiera e
una richiesta di aiuto. La gente, percorrendo i
giardini tombali ricchi di colori floreali, si porta anche in cimiteri meno familiari e scopre
così volti di persone conosciute che hanno raggiunto l’eternità e si stupisce della loro dipartita,
a volte prematura... Avvengono in questi luoghi
incontri tra persone che non si vedono da tempo; allora il cimitero diventa una catena di confidenze e informazioni. Anche i morti, dalle fotografie tombali, sembrano sorridere e ascoltare.
La loro presenza si avverte ancor più in questi
giorni che li commemoriamo. Ma accanto a tombe e cappelle, ora più curate e appariscenti del
solito, si trovano tombe dimenticate. Sono quasi
sempre vecchi luoghi che ci raccontano, incise
sulle lapidi, parole di vite oneste, di sacrifici
esemplari, di dedizione verso la famiglia e di
devozione verso la religione. Spesso queste lapidi di sapore liberty, oppure neoclassico, sono collocate sui muri dei nostri cimiteri a perenne ricordo. Tra le vecchie tombe vi sono anche quelle di sacerdoti e suore; figure ormai dimenticate perché lontane nel tempo; appartenenti
a un mondo che non è più il nostro, un mondo
dove tutto ruotava quasi solamente attorno ai
sani principi della religione. Religiosi, dunque,
che hanno percorso le nostre strade perché in
questi paesi hanno sacrificato parte della loro
vita; oppure perché, nativi del luogo, hanno poi
voluto ritornarci per sempre. Così in lapidi meno
antiche, immagini sbiadite di vescovi, sacerdoti
e suore ci osservano e ci interrogano. La Chiesa
ufficiale in questi giorni ricorda anche loro e il
loro assiduo lavoro nelle comunità che ci hanno
preceduto. La Chiesa ci invita a pregare anche
per le anime di coloro che, dimenticati, riposano
accanto ai nostri cari e che attendono da noi la
consolazione di un ricordo.
SERGIO TODESCHINI
Il corso si completerà
con tre incontri di gruppo
coordinati da esperti di
psicologia clinica IPSE.
Il corso è gratuito e richiede la consegna di due
fotografie. Per iscrizioni e
informazioni: segreteria
AVO Varese (ingresso ospedale di via Tamagno):
tel. 0332/810.376; avo.va
rese@tin.it dalle ore
16.30 alle ore 18.30 di lunedì, mercoledì e venerdì.
BEDERO-MASCIAGO NEI GIORNI SCORSI LE ELEZIONI
I membri del consiglio parrocchiale
omenica, 11 ottobre 2009, nella
Unità Pastorale
di Bedero-Masciago, si sono
svolte le elezioni per la formazione del Consiglio Pastorale Parrocchiale. Dopo
un accurato spoglio delle
schede, domenica, 25 ottobre, il parroco, don Stefano Ghiringhelli, ha proclamato i nomi dei neo-elet-
D
MOSTRA MERCATO MISSIONARIA
È stata inaugurata lo scorso sabato 24 ottobre, a Gemonio, la Mostra Mercato Missionaria che la parrocchia ed il locale Gruppo Missionario propongono, ormai da più di trent’anni, per raccogliere fondi a favore di varie attività
missionarie in tutto il mondo. Sede della mostra è la palestra della “Casa
della Gioventù” ubicata in piazza Vittoria, nel centro del paese, proprio davanti alla chiesa parrocchiale e di fianco all’oratorio. Nell’ampio locale saranno esposti per la vendita oggetti dell’artigianato africano, orientale e sud
americano, tappeti orientali e tanti prodotti locali; “… Tante idee per i regali
natalizi”, come hanno scritto gli organizzatori sui volantini e sugli avvisi
informativi che in questi giorni sono stati distribuiti nelle varie parrocchie
della zona. Durante tutto il periodo della manifestazione verranno raccolti
dai volontari presenti alla mostra, anche i fondi destinati quale “Contributo
allo studio per un bambino africano”. È un’iniziativa propria della zona pastorale Valli Varesine che la ripropone con successo ormai da tanti anni. Con
un versamento di 60 euro è possibile, infatti, pagare un intero anno di scuola ad un bambino africano, ma sono accettate anche offerte a piacere: “tante
piccole offerte insieme – scrivono gli organizzatori – serviranno per lo studio
di molti bambini”.
La mostra resterà aperta sino all’8 novembre prossimo con i seguenti
orari: giorni feriali, dalle ore 15.00 alle ore 19.00; il venerdì e il sabato dalle ore 15.00 alle ore 22.00; la domenica dalle ore 9.00 alle ore
12.00 e dalle ore 15.00 alle ore 22.00.
ti. A questo evento le due
comunità si erano preparate fin dall’inizio dello
scorso anno pastorale, durante il quale tutti i gruppi e le commissioni facenti capo all’Unità Pastorale - nei loro momenti formativi - avevano letto e riflettuto il documento sul
Piano Pastorale del Vescovo mons. Diego Coletti. In
tale documento il Vescovo
aveva dato indicazioni
chiarissime su come deve
essere il Consiglio pastorale parrocchiale: manifestazione della Chiesa come
comunione di persone, organismo di reale partecipazione, di condivisione e
di suddivisione di responsabilità, spazio di discernimento comunitario, luogo
di progettazione e di verifica della evangelizzazione parrocchiale.
Ecco i nomi delle persone
che la comunità parrocchiale ha delegato a questo servizio: Giacomo Borsotti e Luca Biasoli (Consiglio Affari Economici);
Cesi Colli e De Pari Luisa
(Commissione Catechesi);
Elena Bini e Bianca Bonomi (Commissione Caritas); Gabriella Cassina e
Roberto Martinoli (Commissione Missioni); Silvia
De Pari e Mattia Longoni
(Commissione Oratorio);
Anna Chini e Franzetti
Giuseppe (Gruppo Famiglie); Marilena Bregani e
Adriana Morandi (Commissione Liturgia); Mattia
Cannito e Pierluigi Cru-
gnola (nominati dal parroco). A tutti l’augurio di fare
del Consiglio Pastorale
Parrocchiale un laboratorio di comunità rinnovata
nel Vangelo.
A.C.
CUNARDO: IN RICORDO DI CLAUDIA
Nel giugno scorso Claudia, una ragazza di Cunardo
che si stava recando in bicicletta in pellegrinaggio a
Santiago di Compostela ha perso la vita investita
da un’auto. Il gruppo degli “Amici di Claudia” la vogliono ricordare proponendo una manifestazione
denominata “Una giornata per Claudia” che si svolgerà a Cunardo, con il patrocinio del Comune sabato 31 ottobre:
• ore 16.00: Inaugurazione della mostra Sulla strada del pellegrino, presso la sala consiliare del Comune di Cunardo;
• ore 18.00: S. Messa in suffragio presso la chiesa
della Madonna del Rosario;
• ore 19.30: polentata presso la scuola materna;
• ore 21.00: rappresentazione teatrale con la compagnia Sale & Pepe di Gemonio presso il teatro parrocchiale, con due atti unici: “La sposa e la cavalla” e
“Miseria bella”, (di P. De Filippo).
Il ricavato della manifestazione sarà destinato all’assegnazione di borse di studio a sostegno degli
alunni della scuola media di Cunardo.
TERAPIA DEL DOLORE
Organizzato presso la sala consiliare del comune di
Cittiglio (via Provinciale, 46) dall’Unità Operativa
di Anestesia e Rianimazione del Verbano, si svolgerà alle ore 20.45 di venerdì 30 ottobre l’incontro
pubblico: “Terapia del dolore, cos’è, come si fa e a chi
si rivolge”.
P A G I N A
26
Sondrio
CRONACA DI
E
P R O V I N C I A
○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○
SONDRIO LA MANCANZA DI RISORSE COLPISCE ANCHE LE ASSOCIAZIONI LOCALI
○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○
SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 31 OTTOBRE 2009
SONDRIO
L’INCENDIO
IN OSPEDALE
Un «sos» dal volontariato
D
I
l futuro di L.a.vo.p.s.
(Libere Associazioni di
Volontariato Provincia
di Sondrio) è segnato
da un punto interrogativo. Ciò che fino ad ora ha
potuto svolgere l’associazione – che raccoglie 94 associazioni senza fini di lucro e che gestisce il Centro
di Servizio per il Volontariato della provincia di
Sondrio, come previsto dalla legge nazionale 266/91
– è incerto per il futuro, segnato da una drastica diminuzione dei fondi. Le associazioni che operano a favore delle fasce deboli si
trovano così, in questo particolare momento, a vivere
le stesse difficoltà dei loro
utenti. I segnali di preoccupazione giungono dagli
associati che gestiscono il
CSV della provincia di
Sondrio. «Desideriamo
sensibilizzare l’opinione
pubblica e far conoscere
all’esterno della nostra realtà come il CSV sia stato
inevitabilmente coinvolto
nella crisi economica che
sta ora ricadendo sul mondo del volontariato» ha affermato lunedì Gabriella
Bertazzini, presidente di
Lavops, durante la conferenza stampa in cui consiglio direttivo e numerosi
rappresentanti delle associazioni aderenti al CSV
hanno esposto la gravità
dell’attuale situazione.
Quest’anno sono già stati
operati tagli ai finanziamenti per circa 150 mila
euro, mentre il prossimo
anno è prevista una riduzione dei fondi pari al 50%.
La situazione – secondo le
proiezioni effettuate dalle
fondazioni bancarie che
versano 1/15 dei loro utili
nel Fondo Speciale per il
Volontariato, costituito
presso la Regione Lombardia in base all’art. 15 delle
legge 266/91 – peggiorerà
ulteriormente nel 2011 con
tagli stimati tra il 60 e il
70%. «Le fondazioni banca-
A SONDRIO IL «PEDIBUS»
DA CASA A SCUOLA
Da circa una settimana, a Sondrio, è stato
riattivato, per i bambini che frequentano la scuola
primaria di via IV Novembre (3° circolo), il “Servizio pedibus” per il percorso di sola andata casascuola. Presenti alcune novità nel servizio, che lo
scorso anno scolastico ha riscosso un notevole successo. Tra queste, l’introduzione di un nuovo tragitto, il percorso bianco, che andrà ad aggiungesi ai
percorsi giallo, blu, arancione e verde. Si tratta di tre linee pedonali con assistenti educatori
e genitori volontari (percorsi bianco, giallo e
arancione) e di due linee pedonali autogestite
dai genitori (percorsi verde e blu). Il percorso blu
verrà attivato dalla fermata incrocio via Stelviovia Brennero.
A SONDRIO PERSONALE
DI PITTURA A PALAZZO MUZIO
La Sala Ligari del palazzo della Provincia ospiterà
fino al 7 novembre una mostra di opere della pittrice Vittoria Personeni Quadrio. L’esposizione sarà
visitabile nei seguenti orari, dalle ore 10.00 alle
ore 12.00 e dalle ore 16.00 alle ore 19.00.
GLI APPUNTAMENTI DI UNITRE
A SONDRIO E TIRANO
Come di consueto, proponiamo ai nostri lettori le
attività settimanali di Unitre a Sondrio e a Tirano. Presso la sala del Credito Valtellinese in via
delle Pergole a Sondrio mercoledì 4 novembre
la guardia ecologica Mariarosa Tavelli presenterà con l’ausilio di diapositive L’autunno: un’esplosione di colori. Il giorno successivo, giovedì 5, quanti
si saranno prenotati potranno assistere al Teatro
alla Scala di Milano al balletto in due atti Giselle
di Théophile Gautier, musicato da Adolphe Charles
Adam, che avrà come primi ballerini étoiles
l’ucraina Svetlana Zakharova e il nostro Roberto
Bolle. Venerdì 6, sempre nella sala del Credito
Valtellinese, Roberto Cassanelli, docente di storia dell’arte presso l’Università Cattolica di Milano e presso l’Accademia di Brera, con proiezioni in
power- point tratterà di Arte e fotografia nell’età delle
Avanguardie; ancora nella stessa sede, lunedì 9,
Arturo Mapelli, presidente del Comitato di
Bioetica ed ex primario di rianimazione del Policlinico San Matteo di Pavia, parlerà de La bioetica
come problema anche sociale. Tutte le lezioni si tengono a partire dalle ore 15.30.
Questi gli appuntamenti a Tirano, che si tengono
presso la sala del Credito Valtellinese in piazza
Marinoni a partire dalle ore 16.00: martedì 3, l’ingegnere Emanuele Moretta parlerà dei suoi 27
giorni e un anno sul cammino di Santiago; sabato
7, in collaborazione con l’amministrazione comunale, ci sarà il Collegamento con Gian Luigi Rondi
in ricordo del fratello Brunello, nato a Tirano; martedì 10 alle 15, Eliana e Nemo Canetta, studiosi
di demo-etno-antropologia parleranno di Luci di
speranza nella Russia del Nord: dai gulag alla
riscoperta della Russia vecchia e nuova.
rie, soprattutto la Fondazione Cariplo in Lombardia, che finanziano le associazioni con una parte dei
loro utili, sono in crisi – ha
spiegato Bertazzini –. In
occasione dell’assemblea
di aprile avevamo prospettato il problema alle 94 associazioni che governano il
CSV, decidendo poi di cominciare ridurre le attività e l’impiego dei nostri
operatori che, negli ultimi
anni, hanno acquisito esperienze e competenze che
hanno messo a servizio di
molte associazioni».
Il Comitato di Gestione del
Fondo Speciale per il Volontariato in Lombardia,
con delibera del 30 aprile
2009, ha approvato una riduzione del 25% dei fondi
assegnati ai CSV e così,
con la conseguente necessità di contrarre l’orario di
lavoro di tutti i dipendenti, dall’inizio di giugno, la
sede di Sondrio di Lavops
è chiusa al pubblico il venerdì. «Se i nostri operatori – ha affermato Roberto
Trecarichi, consigliere del
direttivo di Lavops – trovassero offerte esterne al
CSV, rischieremmo di perdere competenze e conoscenze acquisite negli ultimi anni». «E non possiamo
permettere che una crisi –
ha fatto eco il vice-presidente, Luigi Leoncelli –
possa buttare a terra tutto quello che si creato negli
ultimi anni. Paradossalmente – ha proseguito – ci
troviamo oggi in una situazione in cui, a fronte di un
aumento delle competenze,
diminuiscono le risorse per
sostenerle».
Per l’anno in corso i fondi
decurtati sono stati recuperati attraverso nuovi canali di relazioni con enti e
amministrazioni locali,
«ma per il futuro – ha precisato Leoncelli – bisognerà pensare a soluzioni stabili da adottare quando la
situazione si potrebbe compromettere sino al punto di
lasciare alcune associazioni allo sbando». Dei circa
400 mila euro erogati negli ultimi due anni a Lavops, la Fondazione Cariplo,
da cui provengono la maggior parte dei fondi per il
volontariato in Lombardia,
l’anno prossimo garantirà
circa 200 mila euro. Si
pone allora come obbiettivo primario la ricerca di
nuovi canali cui attingere
fondi. Fino ad ora enti e
amministrazioni locali
versavano a Lavops e alle
associazioni dei fondi legati a specifici progetti. Per
sostenere la situazione i
contributi non potranno
più essere estemporanei.
«È necessario – ha spiegato la presidente Bertazzini
– sedersi ad un tavolo con
l’amministrazione provinciale e gli enti locali perché
si trovino soluzioni concrete per il futuro».
Altra urgenza sarà quella
di sensibilizzare le istituzioni e gli enti, a diversi livelli, perché si rendano conto dei problemi che, nel
caso in cui il CSV riducesse la sua funzione, rica-
drebbero a cascata sulle
numerose associazioni della Provincia. Tale prospettiva preoccupa fortemente
il mondo del volontariato
locale, tanto che lunedì,
alla conferenza stampa indetta da Lavops, erano
presenti numerosi rappresentanti di associazioni
per esprimere la propria
solidarietà al CSV e per
confermare la gravità del
problema: Il richiamo del
Jobèl, Agenzia per la Pace,
Per Terre Remote, Afaat
(Associazione di Famiglie
e Amici per l’Aiuto ai Tossicodipendenti), Alomar,
F.A.D. (Federazione delle
Associazioni di Disabili
della provincia di Sondrio),
Centro di Documentazione
Rigoberta Menchù, Centro
di Aiuto alla Vita, Alpini
di Valmadre, Unitre Sondrio, ABIO (Associazione
per il bambino in ospedale), A dança da Vida: Sondrio São Mateus, Chicca
Raina, Piccoli Amici Lontani, Tua e le Altre, Anffas
(Associazione nazionale
famiglie disabili intellettivi e relazionali), AVIS. Auser, Avot (Associazione volontari ospedalieri e territoriali). «Lavops è come la
mamma delle associazioni locali che le sono figlie –
ha affermato Beatrice Barbetta, presidente di “Tua e
le altre” –. Tutte le associazioni che si appoggiano a
Lavops dovrebbero, in questo momento, fare qualcosa per far capire che il CSV
non è solo». Così lunedì le
diverse associazioni si sono proposte di inviare una
lettera agli enti locali e regionali per renderli sensibili al problema della mancanza di fondi. «I servizi del
CSV sono fondamentali e
irrinunciabili» ha spiegato
più di un rappresentante
delle associazioni. «Non
possiamo rinunciare all’aiuto che abbiamo sempre
avuto in forma legale, nella contabilità e nelle competenze – ha aggiunto Amos Scarinzi degli Alpini
di Valmadre –. Il lavoro di
Lavops è stato ossigeno
per noi».
Al.Gia.
L’INAUGURAZIONE DI ALZHEIMER CAFÈ
L’associazione Alzheimer e Demenze della provincia di Sondrio presenta
“Alzheimer Cafè”, uno spazio di incontro informale dove i malati di alzhei-mer e
i loro familiari possono incontrarsi e condividere insieme alcuni attimi per non
dimenticare di sorridere. Ogni giovedì dalle ore 15.00 alle ore 17.00, a partire
dal 29 ottobre, “Alzheimer Cafè” accoglierà i suoi ospiti a Sondrio in via Maffei
40. A tal scopo l’associazione ha indetto dei corsi di formazione, tenuti dalla
psicologa dott.ssa Paola Ortelli, che hanno preso il via lo scorso 2 ottobre e si sono
appena conclusi. I pomeriggi di incontro erano aperti a tutti coloro che desiderano
dare un aiuto concreto ai malati di alzheimer ed ai loro familiari. Tre sono gli
obiettivi principali che l’associazione Alzheimer e Demenze della provincia di
Sondrio intende perseguire con il progetto “Alzheimer Cafè”: promuovere l’incontro, la condivisione e la compartecipazione di esperienze e attività tra individui
sani ed individui malati, al fine di creare un’integrazione di questi ultimi in
contesti non domestici; promuovere attività terapeutiche e formative, studiate ed
attuate per la popolazione anziana; promuovere attività formative e di counselling
a favore dei caregiver, da essi fruibili, senza vivere disagio e l’impedimento di non
sapere a chi affidare il proprio congiunto malato. A tale scopo verranno forniti i
seguenti servizi: gruppi di terapia della reminiscenza (destinati agli anziani,
sani e malati); gruppi di sostegno (destinato ai caregiver dei malati); gruppi di
valutazione (destinati a volonati ed operatori); momenti conviviali destinati ad
attività ludico-creative, che apportino coesione ed integrazione tra tutti i partecipanti, siano essi sani o malati. “Alzheimer Cafè” è stato realizzato grazie al
contributo dei Centri di Servizio per il Volontariato della Regione Lombardia, la
Fondazione Cariplo e il Comitato di gestione del Fondo speciale per il Volontariato
in Lombardia e in collaborazione con l’associazione Amici Anziani Sondrio ‘82.
Info: 334.6128100 – www.alzheimersondrio.com.
issequestro dei
locali. Questo
l’importante
provvedimento
adottato nel pomeriggio di lunedì 26
ottobre dalla procura di
Sondrio rispetto al padiglione nord dell’ospedale del capoluogo valtellinese, colpito, lo scorso
fine settimana, da un feroce incendio. Sviluppatesi accidentalmente –
le ipotesi al vaglio di forze dell’ordine e vigili del
fuoco contemplano o un
mozzicone di sigaretta
spento male e buttato fra
i sacchi della spazzatura
o un corto circuito – le
fiamme hanno avvolto
un piccolo scantinato
della struttura. Da qui il
fumo si è propagato in
fretta ai quattro piani
superiori. Evacuati, per
sicurezza, la settantina
di degenti dei reparti di
ostetricia e ginecologia,
oculistica, otorino, chirurgia, ortopedia e urologia. Nessuno è rimasto ferito o intossicato.
«Adesso – spiega il direttore generale dell’Azienda Ospedaliera Marco
Votta – possiamo metterci al lavoro per ripristinare la piena funzionalità innanzitutto delle
sale operatorie, ma anche degli ambulatori e
reparti degenza. Importante restituire il servizio energetico a medicina nucleare e radiologia».
Entro lunedì 2 novembre, è l’augurio del direttore Votta, l’ospedale dovrebbe tornare alla piena funzionalità: «abbiamo già
contattato le maestranze e con il personale lavoreremo giorno e notte per riportare tutto alla normalità con l’inizio
della prossima settimana». Nei giorni scorsi il
sindaco di Sondrio, Alcide Molteni aveva invitato i cittadini dell’intera provincia a tenere in
debita considerazione lo
stato di emergenza del
nosocomio, limitando le
visite ai pazienti e facendo ricorso all’ospedale solo per i casi urgenti. «Un
ringraziamento particolare – conclude Votta –
al personale e ai volontari, che hanno permesso l’evacuazione in meno di 15 minuti. Bravissimi i pazienti, che hanno reagito con la massima dignità e senza farsi
prendere dal panico.
Tanti, inoltre, i medici e
gli infermieri i quali, senza essere di turno, si
sono messi a disposizione per fronteggiare l’emergenza». Proseguono, intanto, le indagini
e gli approfondimenti
per capire l’esatta dinamica dei fatti anche se,
come apparso fin dal primo momento, sembra si
possa escludere la matrice dolosa dell’incendio.
E.L.
CRONACA
P A G I N A
27
Valchiavenna
IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 31 OTTOBRE 2009
CHIAVENNA-SAN FEDELE NELLA SOLENNITÀ DEL PATRONO
In festa con gli alpini
I
parrocchiani di san
Fedele in Chiavenna
si sono dati appuntamento lo scorso fine
settimana per festeggiare il santo patrono.
Così aveva ricordato, all’inizio dell’anno pastorale, il parroco don Giuseppe Paggi, nell’invito rivolto a tutte le famiglie:
“Le famiglie tornano ad
incontrarsi… La parrocchia è famiglia che si
raduna, la famiglia dei
figli di Dio… Ecco allora
anche il nostro patrono
san Fedele martire, che
ci stiamo preparando a
ricordare e a festeggiare, ci aiuta ad attingere
da Lui il coraggio e la
forza della testimonianza cristiana dentro i nostri tempi non facili, ma
comunque sempre amati da Dio. La festa che
andiamo a celebrare è
un invito ripetuto a tutti a ritrovarci nel Signore, a riconoscerci amici,
bisognosi di tanta comprensione, pazienza, lungimiranza, perdono, a
metterci a servizio gli
uni degli altri”.
Dopo i momenti, durante la settimana, de-
dicati alle confessioni dei
ragazzi, dei giovani, degli adulti, la comunità si
è ritrovata per un momento particolare di preghiera, sabato alle 20.30:
il canto solenne dei Vespri e la testimonianza
del concittadino padre
Rocco Nesossi. Il religioso ha “raccontato” la sua
vita di monaco, l’intensa vita di preghiera e di
lavoro che questa com-
porta, con l’entusiasmo
della sua “fresca” ordinazione sacerdotale. Domenica, alle 10,30 la solenne concelebrazione
presieduta sempre da
padre Rocco con don Giuseppe Paggi e don Rodolfo Sterlocchi. La funzione è stata accompagnata dalle voci del coro
Cuore Alpino con la presenza di numerose autorità, del gruppo degli al-
pini e della protezione
civile. Durante l’omelia
padre Rocco ha delineato con profondità la figura del martire Fedele additandolo come grande
testimone di fede e quale esempio ancora valido per la comunità cristiana del giorno d’oggi.
Numerosa la presenza al
pranzo comunitario preparato dell’équipe di
Sommarovina (140 per-
TRICOLORE E SCARPONE
A CHIAVENNA:
PER LE PENNE NERE FESTA CITTADINA
Penne nere in festa a Chiavenna. Domenica
mattina, i commilitoni del gruppo guidato da
Adriano Martinucci si sono ritrovati a san Fedele per iniziare il tradizionale raduno d’autunno. Al termine della Santa Messa, è partita
la sfilata diretta al centro della città. Il corteo,
guidato dall’immancabile scarpone e da un enorme tricolore, è stato caratterizzato dalla presenza degli alpini di Chiavenna, ma anche di
quelli di altri gruppi della Sezione valtellinese,
dai rappresentanti delle forze dell’ordine e degli enti locali. L’iniziativa si è conclusa con i
discorsi delle autorità. Maurizio De Pedrini,
sindaco di Chiavenna, si è soffermato sull’importanza del contributo offerto dagli alpini alla
cittadinanza. Insieme a Ettore Leali, presidente
della Sezione valtellinese, si è ricordata la figura di don Carlo Gnocchi, e si è rilevata l’importanza dell’attività svolta in Abruzzo dalle
Penne Nere. Dalla provincia di Sondrio è stato
messo in campo un impegno straordinario, visto che sono state mille le giornate di lavoro
nella zona colpita dal terremoto. Dal gruppo di
Chiavenna è stata formulata una richiesta. «Ci
piacerebbe ridare una certa visibilità alla targa dedicata alla compagnia degli alpini costituita nella nostra città, posizionata all’interno del
palazzo del municipio - ha spiegato Martinucci
-. L’obiettivo è quello di garantire il giusto spazio a questa testimonianza». Il gruppo Ana è
una delle associazioni più rappresentative della città. Gli iscritti del 2009 sono 521. «Per il
2010 - annuncia il capogruppo - sul tracciato
del trofeo delle Marmitte organizzeremo una
gara nazionale Ana di corsa in montagna».
S.BAR.
sone), e alle varie attività e giochi organizzati dagli animatori dell’orato-
rio: pesca di beneficenza, lotteria, giochi per
bambini e per famiglie.
SOMAGGIA LA TRADIZIONALE RASSEGNA EQUINA
Gli aveglinesi in mostra
DIECI ANNI DI «ARCA»
“L’Arca” in festa per i dieci anni di attività del Centro polifunzionale di Bette. La sede della cooperativa ha accolto diverse iniziative che hanno visto protagonisti gli ospiti, gli operatori e numerose altre
figure della comunità valchiavennasca. Sabato, il
compito di illustrare la storia e l’attività attuale del
centro è toccata al presidente Alfredo Ravasio. Dopo
la santa messa - alla presenza del coro parrocchiale
di Prata Camportaccio - c’è stato il pranzo, al quale
hanno partecipato i ventuno ospiti della struttura
residenziale, gli otto utenti del centro diurno integrato, i volontari, il personale e i familiari degli anziani. Per le amministrazioni locali erano presenti il
vicesindaco di Chiavenna Gianfranco Cerfoglia e l’assessore ai Servizi sociali di Piuro Renata Galbiati.
Domenica, nel pomeriggio è toccato al coro Argento
di Villa di Chiavenna diretto da Renata Ruspantini.
«Il bilancio dell’attività è positivo - ha sottolineato
Anna Fior, responsabile del centro polifunzionale -.
In questi dieci anni la Casa di Bette è divenuta una
struttura sempre più aperta al territorio, sia sul piano dell’accoglienza degli utenti che della collaborazione con i volontari e le associazioni». Proprio i volontari offrono un contributo prezioso all’attività
della Cooperativa. Nel corso dell’anno, partecipano
alla gestione dei servizi e offrono il proprio tempo e
le proprie preziose competenze nell’organizzazione
di attività culturali e manuali.
S.BAR.
V
eramente sempre più una festa per l’intera
bassa Valchiavenna l’appuntamento autunnale con
la rassegna del cavallo
avelignese. Ospitata nel
funzionale campo fiera
(quasi un teatro naturale) che era stato inaugurato lo scorso anno dalla Amministrazione Comunale, la manifestazione ha visto la partecipazione di moltissimi
allevatori e di un pubblico numeroso. Nel paese
l’aria di festa si è fatta
sentire anche per le bancarelle della fiera e per
le esibizioni ippiche che
hanno fatto da contorno
al concorso per scegliere i migliori esemplari
tra gli oltre 70 iscritti.
La premiazione, che si
è svolta intorno alle 15,
ha visto premiati: per la
categoria Puledri fino a
RIPRENDE SCUOLAPERTA,
PER UNA CULTURA A 360 GRADI
Presentato il programma di Scuolaperta Valchiavenna per l’anno 20092010. Gli incontri hanno preso il via mercoledì 21 ottobre con una presentazione del corso curata da Virgilio Longoni e Paolo Via. Mercoledì 28
primo appuntamento con Gabriela Iacomella sul tema “Vuoti a perdere. Il
turismo sessuale sui bambini: perché parlarne è necessario?”. Il 4 novembre sarà la volta di Laura Tamanini, che presenterà una relazione su
Gravedona “Centro delle Tre Pievi”. L’11 novembre spazio ad Andrea Grassi che parlerà di “Costellazioni tra realtà, mito e falsità”. Il 18 novembre
proiezioni del film “Il giardino dei limoni”. Grande musica, invece, nell’incontro del 25 novembre. In cattedra Ezio Molinetti con “Preparazione
all’opera: Carmen o Rigoletto”. Il mese di dicembre si aprirà mercoledì 2
con un incontro con Renato Cipriani che relazionerà sul “Cammino di
Compostela”. Enrico Iacomella e Christian Copes saranno i protagonisti
dell’incontro dl 9 dicembre, incentrato sui sentieri storici in Valchiavenna.
Ultimo appuntamento prima della pausa natalizia il 16 dicembre con Guido
Zuccoli e Giampiero Pucciarini che introdurranno il tema del 150esimo
anniversario dell’Unità d’Italia. Le attività riprenderanno, quindi, in gennaio, mercoledì 20, con Guglielmo Scaramellini. Il docente universitario
parlerà delle grandi carrozzabili di epoca austriaca in Valchiavenna. Il 27
gennaio Claudio Snider parlerà dello “Statuto comunitario per la Valtellina”, mentre la settimana seguente il ricercatore Albino Gusmeroli presenterà il volume sul fenomeno dei suicidi in provincia intitolato “La
Malaombra”. Il 10 febbraio sarà la volta di Saverio Xeres con la relazione
“Chiesa cattolica e Italia unita. Alle origini di un reciproco disagio”. Chiara Tintori parlerà di nucleare e energie alternative il 17 febbraio. Ultimo
appuntamento del mese il 24 con Aldo Zanghieri che parlerà dei contenuti della mostra di pittura di Rimini: da Rembrandt a Picasso. Seconda
proiezione cinematografica del programma il 3 marzo con “L’ospite inatteso”, mentre la settimana seguente Lorenza Mazza parlerà dell’opera
teatrale “Passaggio in India” di Santa Rama Rau. Ezio Molinetti tornerà
in cattedra il 17 marzo con “Ascoltare Bach”. Poi sarà la volta di Donato
Valenti (qualità della vita) e di Marta Perego sui batteri. Gli incontri si
terranno il mercoledì dalle ore 15.00 alle ore 17.00 al cinema
Victoria di Chiavenna.
D. PRA.
18 mesi, Luigi Rodelli di
Talamona con Olly, per i
30 mesi ha ottenuto il
primo premio Antonio
Sala della Cuna di Grosotto, con Not for you.
Per i cavalli fino a 5 anni
il premio è stato assegnato a Aurelio Sala di
Samolaco con Larix. Per
gli esemplari compresi
tra i 5 e 10 anni è stata
premiata la cavalla Edelweiss di un allevatore di
Ardenno. Per la categoria over 10 anni, il premio è stato assegnato a
Silvio Personeni di Samolaco con Samantha. Il
riconoscimento più ambito per le puledre dell’anno è stato assegnato
all’allevamento di Aurelio Sala di Samolaco. La
rassegna ha rinnovato
interesse per l’estrema
qualità degli esemplari
portati da appassionati
allevatori che curano la
selezione dei cavalli. Un
cavallo nato per i lavori
agricoli, l’avelignese è
oggi utilizzato anche per
il trekking e le escursio-
ni, si tratta di animale
non di grandissime dimensioni ma docile e
gradevolissimo da osservare oltre che estremamente resistente anche
ai climi più freddi. Conosciuto anche come Haflinger, dal nome della
località sudtirolese da
cui proviene, si è diffuso
gradualmente sulle Alpi
e progressivamente è
stato introdotto e selezionato anche nella zona
del tradizionale cavallo
di Samolaco.
P A G I N A
28
CRONACA
Sondrio&provincia
IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 31 OTTOBRE 2009
SONDRIO LA VIBRANTE PROLUSIONE A UNITRE DEL PENALISTA BOCCASSI SULLA DEVIANZA MINORILE
Riflettere sul malessere giovane
’
L
allarmante fenomeno della
delinquenza minorile. Con una
relazione vibrante, modulata dal cuore,
l’avvocato penalista Mario Boccassi, presidente onorario della Camera Penale della provincia d’Alessandria e docente della Scuola Forense del Piemonte Orientale, ha affrontato
questo complesso e difficile argomento. La sua
conferenza ha inaugurato lo scorso 23 ottobre
l’anno accademico 2009/
2010 dell’Università delle Tre Età di Sondrio.
Con la scelta di questo
tema, l’Unitre ha ribadito la sua sensibile apertura verso il sociale e i
problemi, in questo caso, dei giovani, nella costante volontà di seguire e comprendere l’evoluzione dei nostri tempi,
per darne testimonianza
al suo pubblico. Guidata
dalla presidente Marisa
Schena e dalla direttrice dei corsi Anna Bordoni Di Trapani, l’associazione è luogo d’incontro e fulcro vitale per
i suoi numerosi iscritti
(400 lo scorso anno) con
i laboratori creativi, i
concerti, i viaggi, gli appuntamenti a teatro e,
appunto, le conferenze.
Diecimila processi alle
spalle, 77 anni d’età mantenuti in allenamento
grazie a un amato sport,
la corsa (quest’anno ha
partecipato alla famosa
maratona di New York),
l’avvocato Boccassi ha
subito dichiarato il suo
intento, prender per
mano l’ascoltatore e condurlo attraverso tre tappe necessarie per tentare di comprendere il perché della delinquenza
minorile: la nascita, lo
sviluppo, le possibili soluzioni. Con una premessa: la scienza giuridica ha una conoscenza
limitata e nell’interpretazione di questo feno-
A DUBINO RIAPRE
LO SPAZIO DEDICATO AI GIOVANI
Martedì 27 ottobre ha ripreso la sua attività
lo spazio dedicato a giovani maggiori di 14 anni
presso l’ex scuola elementare di Dubino (ogni
martedì sera). Il servizio, voluto dal Comune
di Dubino e creato in collaborazione con la
Cooperativa Sociale Insieme e la Comunità
Montana di Morbegno, è finanziato all’interno del Progetto Geda (Giovani Energie di Attivazione). Il senso di questo spazio è quello di
creare un luogo di incontro per i ragazzi del
territorio, dove divertirsi, passare in compagnia delle serate, correre il “rischio” di confrontarsi con altre persone dal vivo e non solo
in modo virtuale. L’esperienza dei martedì a
Dubino è partita nell’autunno 2008, nelle varie attività proposte hanno transitato nello
spazio circa 70 ragazzi adolescenti del comune
di Dubino e dei comuni limitrofi. Info: 0342614787, 340-1778338.
TALAMONA: LE INIZIATIVE
DEL “GRUPPO DELLA GIOIA”
Il “Gruppo della Gioia” è un’associazione di volontariato nata a Talamona nel 1997, grazie
ad un gruppo di persone che già da tempo si
occupava dei ragazzi disabili del paese: il presidente è Aldo Ciapponi. «Con il passare degli
anni - spiega Sara Romano, una delle volontarie - i ragazzi sono aumentati, così è diventata
un’impresa portarli in giro con le auto. Serve
assolutamente un pullmino adibito anche al
trasporto di carrozzelle. Ci siamo dati da fare
organizzando feste come quella dello gnocco
fritto a settembre, che ora è diventato un appuntamento fisso, ma anche mostre, spettacoli per raccogliere i fondi. Non è mancato il
contributo di molte altre persone che ringraziamo di cuore». Nel mese di maggio 2009 il
sogno è diventato realtà e il tanto atteso pullmino è arrivato. Anche i ragazzi ne sono stati
felici. Ora tutti i sabati il gruppo porta in giro
i disabili, a Morbegno e dintorni, quando ci sono
degli eventi, oppure alle terme di Bormio, a
Milano allo stadio San Siro oppure a pescare
in Valchiavenna. Dopo la partecipazione, nelle scorse settimane, alla Fiera del Bitto, «sabato 31 ottobre saremo all’autodromo di
Monza, per partecipare all’evento “Sei ruote
di speranza” che ha lo scopo di offrire alle persone disabili l’opportunità di trascorrere una
giornata indimenticabile ed emozionante a
bordo di potenti e veloci auto, come la Ferrari,
in uno dei circuiti più famosi al mondo». Questi ragazzi, con piccoli gesti fanno capire la loro
gioia e gratitudine e i volontari testimoniano
di ricevere più di quello che danno. Inoltre
sempre i volontari fanno giochi e animazione
per gli anziani, due giorni alla settimana si
trovano con i bimbi delle elementari e il mercoledì aiutano a fare i compiti insieme ai ragazzi delle medie.
DOLORES BERTOLINI
meno che, per definizione, riguarda l’adolescente tra i 14 e i 18 anni, ha
bisogno dell’apporto di
altre discipline, dalla psicologia alla sociologia,
dall’antropologia alla
psichiatria.
L’adolescente, dunque, che nasce una seconda volta alla vita, alla
società e si ritrova in un
contesto di regole che
oggi più che mai può non
riconoscere. La discrasia tra le generazioni,
nell’accelerazione impressionante con cui si
è evoluta la nostra epoca, genera incomprensione. Gli strumenti di
lettura della realtà non
coincidono più. Quest’adolescente “a rischio”
nasce in genere in una
famiglia non adeguata-
mente preparata e vive
nell’assenza del dialogo,
strumento essenziale di
crescita ed evoluzione.
Boccassi spezza con una
barzelletta uno scambio
di battute tra padri: «Difficile parlare con i figli»,
dice il primo. «Soprattutto se non hai la password giusta», risponde
l’altro. Fondamentale,
poi, la differenza nella
figura paterna - prosegue l’avvocato - tra potestas e auctoritas, tra autorità e autorevolezza.
La prima, imposta dal
padre a priori e dunque
dal figlio non riconosciuta, la seconda mostrata
e, quindi, acquisita attraverso l’esempio costante, giorno dopo giorno. In questo contesto
nasce la devianza, vale
a dire il distacco del giovane dai comportamenti e dalle norme ritenuti
“normali”. La devianza,
però, non è ancora delinquenza e può non sfociare nella violenza che,
appunto, viola le norme
sancite in campo giuridico. Il catalogo della criminalità giovanile, direbbe un tragico don Giovanni, oggi è questo: il
bullismo, che radica-lizza quelle che un tempo
potevano essere baruffe
tra ragazzi in vili violenze verbali e pesanti atti
lesivi, fino alla violenza
sessuale; lo stal-king, la
molestia anonima, sempre più diffusa, messa in
atto in vari mo-di, anche
con l’aiuto delle nuove
tecnologie, via sms e via
internet, per esempio; i
piromani; i satanisti; i
ladri; i “computer
hacker”, negli an-ni ‘60
studenti di elettronica
del MIT statunitense
appassionati di modellismo ferroviario che
oggi portano, invece, la
distruzione nelle vite private affidate ai computer. Non ultimo, il dramma della tossicodipendenza con la devastazione umana che comporta.
Come combattere tutto questo? È la giustizia
che non funziona o non
c’è giustizia? chiede
Boccassi. E risponde che
la società non si è data
norme adeguate e, dunque, è diventata impotente. Lo Stato non aiuta, il tribunale dei minori stenta nell’efficienza.
In particolare l’avvocato
mette in dubbio la validità dell’istituto della
“messa alla prova”, in
base al quale un minorenne che commette un
reato può evitare il carcere e per tre anni viene monitorato nel suo
comportamento.
Del resto, Boccassi non
è favorevole al carcere
per minorenni e ricorda
che l’inasprimento o la
certezza della pena hanno già dimostrato di non
essere deterrenti, nemmeno per gli adulti. Che
fare, allora? Siamo ancora così lontani dal conoscere, dice Boccassi. Cita
Pasolini e «quei ragazzi
infelici, senza luce negli
occhi, che non sanno sorridere». E cita Rabelais:
«I ragazzi non sono vasi
da riempire, ma fuochi
da accendere».
Il cerchio della conferenza si chiude. «Ho fiducia», dice. «Ho fiducia
per il ruolo fondamentale della famiglia. La famiglia è un piccolo stato, che può darsi delle
piccole norme su cui costruire la vita, sulla
base di tre fondamentali principi: la verità, la
giustizia, l’amore». «I
giovani sono carta assorbente, ricevono l’inchiostro che noi sappiamo
dare», aggiunge ancora.
Ed è certamente lontano da facili buonismi o
sentimentalismi quando
afferma che «il cuore, il
calore, la forza di un abbraccio possono sostituire anche l’ordine». E cita Pavese: «È una grande gioia incominciare.
La vita è bella perché
incomincia sempre».
MILLY GUALTERONI
PROVINCIA UNA CAMPAGNA PER SOSTENERE CHI LAVORA ONESTAMENTE
Gli artigiani contro l’abusivismo
C
onfartigianato Imprese Sondrio promuove una campagna contro l’abusivismo. «Il messaggio centrale che vogliamo lanciare con la campagna Non affidarti a chi
ha paura di mostrarsi.
Noi ci mettiamo la faccia - dichiara il presidente
Fabio Bresesti - dice che
combattere l’abusivismo
significa stare al fianco degli imprenditori che svolgono nel rispetto delle leggi le loro attività, garantendo così i consumatori». Due
gli obiettivi: sollecitare
istituzioni e forze dell’ordine a mantenere alta la
guardia per contrastare
questa piaga; invitare i
cittadini ad affidarsi a
mani responsabili, garan-
zia di legalità, professionalità e sicurezza che hanno il “coraggio di metterci
la faccia”. La campagna
contro l’abusivismo sull’intero territorio provinciale.
L’attenzione sarà rivolta,
in particolare, a queste categorie: edilizia, idraulici,
elettricisti, imbianchini,
falegnami, fotografi, parrucchieri, estetisti e sartorie. L’iniziativa si pone in
continuità con le azioni promosse negli anni scorsi
dagli artigiani della nostra
provincia. Inoltre è in linea
con l’identità dell’organizzazione che punta a promozione, valorizzazione, crescita e sviluppo delle piccole e medie imprese locali. «In momenti come questo - dichiarano i promotori - l’attenzione verso le
A MORBEGNO, UNA SERATA
CON L’ASSOCIAZIONE CREA
SUI MODELLI DI FAMIGLIA
Crea, la neonata associazione di promozione
sociale per i disordini alimentari, promuove un
incontro dal titolo: Chi sono io come genitore? I modelli di famiglia. La conferenza si
terrà il 6 novembre, alle ore 20.30, con Elisabetta Ventura, counselor presso l’associazione Crea, in via Carlo Cotta, 2, Morbegno. Info:
Elisabetta Ventura, telefono 346-0646602.
criticità del mercato deve
essere portata al massimo
livello, in particolare non ci
si può permettere un abbassamento della guardia
verso alcuni fattori che alterano il mercato e penalizzano le imprese “regolari”. Infatti, è proprio in momenti di crisi che tale fenomeno diventa ancor più
condannabile a causa del
mancato rispetto delle
normative, della concorrenza sleale, della scarsa attenzione alla sicurezza e
per la qualità delle produzioni, ossia, quei fattori di
forza su cui le piccole imprese fanno leva per mantenere la propria posizione sul mercato». «Molte le
ragioni per combattere
questo fenomeno che - ha
ribadito Fabio Bresesti - è
in continua crescita anche
nel nostro territorio. Infatti, coloro che lavorano abusivamente compromettono
la possibilità di competere delle imprese ed arrecano pregiudizio a tutti i soggetti che operano nel rispetto delle leggi». L’esercito degli “abusivi” fa concorrenza sleale alle imprese regolari determinando
l’evasione di imposte dirette, indirette, contributi
previdenziali ed assicurativi e di diritti camerali. In
particolare, vi sono imprese abusive che si “spacciano” per artigiane pur non
essendo iscritte né alle imprese artigiane, né al Registro delle imprese, all’Albo camerale, e che non rispetta gli obblighi normativi. Inoltre le “imprese”
abusive quando “impegnano” personale, lo fanno nell’illegalità, determinando
una ulteriore evasione di
imposte dirette, indirette
e contributi sociali e previdenziali. Abusivismo e
ommerso contribuiscono in
maniera pesante alla chiusura delle aziende sane,
togliendo potere d’acquisto
alle famiglie, in una spirale discendente pericolosissima. Tali situazioni di illegalità fanno sì che non vi
sia attenzione alla sicurezza, ai diritti dei lavoratori,
alle ragioni etiche che vorrebbero che non si sfruttasse il lavoro irregolare e che
si rispettasse l’equità fiscale e contributiva. «È necessario un rinnovato impegno per contrastare il fenomeno dell’abusivismo, ha concluso Fabio Bresesti
- puntando maggiormente,
rispetto al passato, sull’individuazione e la rimozione delle cause che lo determinano, costruendo azioni
sistematiche e durature».
CRONACA
Sondrio&provincia
IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 31 OTTOBRE 2009
P A G I N A
29
SONDRIO PAOLO SCARONI (ENI) OSPITE DELLA BANCA POPOLARE
Energia del domani
L’amministratore delegato dell’Ente
nazionale idrocarburi non ha dimenticato
l’impegno valtellinese e ha parlato
del futuro del mercato energetico
e delle fonti alternative
di CIRILLO RUFFONI
’
quantità corrispondente a
tutto quello che è stato consumato finora). A questi si
aggiungono altri 5000 miliardi di barili di «riserve
possibili e provate». Importanti ritrovamenti sono
stati compiuti in Brasile
(che diventerà esportatore
di petrolio) e in vari Paesi
africani. Ai giacimenti non
ancora sfruttati si può inoltre aggiungere quello che
viene chiamato «tasso di
recupero», che viene spiegato così. Oggi di un giacimento petrolifero si riesce
a portare in superficie solo
il 30-40% del greggio. Con
le nuove tecniche si può aumentare molto questa percentuale ed arrivare a rendimenti maggiori. Tutto ciò
consente di prevedere che
nel mondo ci sarà ancora
petrolio per i prossimi 80
anni, calcolando naturalmente il tasso odierno di
sviluppo. Questo lasso di
tempo può essere ulteriormente allungato, dando
così alla ricerca la possibilità di elaborare le tecnologie per un passaggio graduale ad un mondo senza
petrolio. La via maestra
che abbiamo davanti, ma
che siamo riluttanti a percorrere, è quella del risparmio energetico. Detto dall’amministratore delegato
di un’azienda che ricava i
suoi utili dall’estrazione e
dalla vendita di petrolio
può sembrare paradossale, ma non lo è, come ha
chiarito Scaroni rispondendo alle domande del
pubblico. La strategia dell’azienda, infatti, è quella
di ampliare il mercato,
portando i vari Paesi al nostro tenore di vita, ma rispettando l’ambiente, senza «far esplodere il mondo»
e soprattutto senza sprechi. Qualche dato? Gli Stati Uniti consumano ogni
anno 26 barili di petrolio
per persona, a fronte dei 12
dell’Europa, 2 della Cina e
1 dell’India. Se gli Stati
Uniti avessero un parco
macchine con caratteristiche di consumo uguali a
quelle europee, risparmierebbero 4 milioni di barili
di petrolio al giorno, ciò significa che potrebbero fare
a meno dell’Iran, che ha una
produzione equivalente. Se
nel mondo venissero sostituite le lampadine ad incandescenza con quelle
○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○
L
amministratore
delegato di ENI
Paolo Scaroni
giovedì 22 ottobre
era a Mosca a discutere importanti affari;
tre settimane prima era
volato a Washington per
spiegare agli Americani la
politica della sua azienda
(come risulta da un’intervista rilasciata ad un importante quotidiano); venerdì 23 ottobre ha trovato il tempo di venire a Sondrio per tenere una conferenza presso la Banca Popolare. Lo stesso Scaroni e
il presidente della Banca
Popolare Piero Melazzini
hanno poi chiarito le ragioni di un’attenzione così particolare: uno stretto rapporto di fiducia e di collaborazione che si è instaurato alcuni anno or sono e
che rimane ben saldo nel
tempo. L’intervento dell’illustre ospite ha voluto rispondere, in maniera chiara e con il supporto di dati
precisi, ad alcune importanti domande che tutti noi
ci poniamo: perché il prezzo del petrolio ha avuto
delle oscillazioni così forti? Che disponibilità di
idro-carburi abbiamo ancora nel mondo? Come possiamo ottimizzare le nostre risorse energetiche? Il
costo del petrolio è passato da 9 dollari al barile nel
1999 a 148 dell’agosto del
2008, per scendere a 33 nel
dicembre dello stesso anno
e risalire agli attuali 80
dollari. Per quali motivi?
Perché sta finendo? Per
pura speculazione? Perché
si affacciano sul mercato
nuovi consumatori, come la
Cina e l’India? Paolo
Scaroni dà un’altra motivazione. Il prezzo del petrolio è aumentato perché negli anni Novanta, dato il
basso costo, non sono stati
fatti gli adeguati investimenti, così, quando la domanda è aumentata, i produttori non hanno potuto
farvi fronte. Qualcosa di simile, ha aggiunto, sta avvenendo oggi e ciò causerà
nuovi aumenti in futuro. Di
petrolio, nel mondo, ce n’è
ancora tanto, a differenza
di quanto si è detto in passato e di alcune previsioni
che vengono diffuse. Possiamo infatti contare su
1000 miliardi di barili di
«riserve provate» (cioè una
nuove ad alta efficienza, si
avrebbe un risparmio pari
a tutta l’energia elettrica
consumata dall’India e
una riduzione delle emissioni di CO2 pari alla metà
di quella europea. La Cina
possiede centrali a carbone che hanno un rendimento del solo 20%; le più recenti costruite in Italia
raggiungono il 50%. Il terreno dell’efficienza energetica, ha concluso Scaroni, è
dunque quello che oggi si
presenta di gran lunga il
più fertile. Come ci si poteva aspettare da parte di chi
opera nel campo degli
idrocarburi, Paolo Scaroni
ha fatto solo un accenno al
nucleare (necessario, ma
non la soluzione al problema) ed è stato critico nei
confronti delle energie rinnovabili «un prodotto ambientale, ma costosissimo,
che pesa per il 7% sulle
bollette dei consumatori ed
ha un’incidenza di meno
dell’1% sulla produzione
globale di energia». Egli ha
però aggiunto che l’ENI sta
facendo oggi grossi investimenti nella ricerca per trovare un sostituto più efficiente ed economico del
silicio, utilizzato per le cellule fotovoltaiche. «Se infatti noi fossimo capaci di
catturare l’enorme quantità di energia che ci proviene dal sole, avremmo risolto ogni nostro problema».
Nella conclusione, Paolo
Scaroni ha voluto condannare con forza quello che è
un atteggiamento tipico
italiano: la logica del non
fare, per non avere conseguenze negative sull’ambiente. «La logica del non
fare porta inevitabilmente
alla povertà e al sottosviluppo - ha affermato -; dobbiamo invece fare tutto, ma
farlo bene, con la massima
sicurezza».
ALBOSAGGIA INCONTRI
Più di un viaggio
a Fondazione Albosaggia, patrocinata da Comune e Biblioteca, organizza una rassegna di
incontri sul tema del viaggio. Ospiti delle serate, in cui verranno proiettati filmati e reportages seguiti da un commento e un dibattito,
saranno viaggiatori animati da profondi valori: solidarietà, conoscenza e avventura. È un’opportunità,
per godere di bellissime immagini, per conoscere e
ascoltare testimonianze di persone e associazioni
che danno al viaggio un valore aggiunto e un significato profondo. Gli incontri si terranno presso la
Sala Consiliare del Municipio di Albosaggia, in piazza Dante 1, telefono 0342-510376. Ecco il calendario
degli incontri, tutti alle ore 21.00: il 14 novembre, Alex Bellini: Viaggiatore estremo ed Erik
Viani: Gruppo “Viaggiatori Liberi” (Rwanda);
il 21 novembre, Race for Melaku: (Etiopia) e Dukorere Hamwe: Lavoriamo insieme (Burundi);
il 28 novembre, Argonauti Explorers: Roberto
Pattarin e Shanti-Frontiere: Marco di Marco.
Le serate, che godono di diversi sponsor privati, sono
organizzate anche in collaborazione con le associazioni Dukorere Hamwe e Argonauti Explorers.
L
INAUGURAZIONE A SONDALO
DELLA RISONANZA MAGNETICA
Lunedì 26 ottobre, presso il presidio ospedaliero di Sondalo è stata inaugurata la nuova risonanza magnetica aperta: macchinario avveniristico che ha richiesto un investimento di due milioni di euro. Una cerimonia alla quale hanno preso parte autorità
locali e non. «Un grande traguardo per l’azienda ed una grande conquista per la nostra provincia - ha affermato Marco Votta, direttore
generale dell’Azienda Ospedaliera di Valtellina
e Valchiavenna - che abbiamo raggiunto grazie
all’importante contributo della Regione Lombardia. Un obiettivo che è giusto condividere
con coloro che rappresentano le esigenze del
territorio, di cui sono espressione e sostegno.
La direzione strategica dell’azienda ospedaliera
ha voluto fortemente la collocazione della nuova risonanza magnetica aperta presso il nosocomio di Sondalo. Una struttura che rappresenta, oggi più che mai, - ha concluso il direttore generale - un irrinunciabile punto di riferimento per tutti noi». Dopo il saluto di Votta è
seguito l’intervento dell’assessore alla Sanità
del Comune di Sondalo Luigi Mescia (a nome
anche del sindaco Luigi Grassi): «È un momento di gioia per il nostro territorio e per i
nostri cittadini. L’inaugurazione di questo nuovo macchinario rappresenta un passo importante per restituire serenità attorno a questa
struttura, punto di riferimento per la nostra
comunità». Al tavolo delle autorità anche il
direttore generale dell’Asl provinciale Luigi
Gianola, il prefetto di Sondrio Chiara Marolla e l’assessore provinciale Giuliano Pradella. La Regione Lombardia era rappresentata dal consigliere Giovanni Maria Bordoni:
«Il battesimo a cui siamo stati invitati a partecipare oggi è un momento importantissimo, non
solo per la sanità valtellinese ma anche per
quella Lombarda - ha detto Bordoni -. È un
chiaro segnale di quanto si stia investendo in
questo e negli altri presidi dell’azienda ospedaliera. Un percorso che richiede un impiego
di forze costante. L’acquisizione di questo nuovo macchinario porterà giovamento alla popolazione ed è motivo di orgoglio per tutta la regione». A chiudere la sessione di interventi,
Massimo Piliego, direttore del Dipartimento Diagnostica per Immagini, che ha illustrato, attraverso una dettagliata relazione, l’evoluzione nel campo delle risonanze e le possibilità aperte con la tecnologia odierna. «Un acquisto importante che apre nuove possibilità
per diverse tipologie di pazienti. Abbiamo voluto fortemente la collocazione della nuova risonanza magnetica aperta qui nel presidio di
Sondalo che rappresenta un punto di forza e di
vanto per il nostro territorio». Gli intervenuti
alla cerimonia si sono spostati nel IV padiglione, dov’è stata collocata la nuova risonanza
magnetica aperta, per il taglio del nastro. La
risonanza magnetica aperta è oggi possibile grazie a un’apparecchiatura speciale, che elimina i possibili problemi di
claustrofobia per i pazienti che soffrono
per gli spazi chiusi, consente di effettuare l’esame garantendo una accuratezza
diagnostica di livello elevato. Rappresenta
la più moderna metodica di diagnostica per immagini oggi disponibile ed è utilizzata per diverse esigenze. Molte malattie e alterazioni
degli organi interni possono essere visualizzate,
in particolare le malattie dell’encefalo e del sistema muscolo-scheletrico (articolazioni, colonna vertebrale). Come detto, la novità più importante è rappresentata dal fatto che non
è necessario inserire il paziente in un tunnel come nelle apparecchiature normali.
Sempre sul fronte sanitario da segnalare, nei
giorni scorsi, la secca smentita del direttore
generale Marco Votta rispetto a un rischio
depotenziamento del presidio ospedaliero
di Morbegno. Sul nosocomio della città del
Bitto si investiranno dai 7 agli 8 milioni di euro,
per lavori di adeguamento e ammodernamento:
in particolare, in giugno, si partirà con gli interventi sul polo operatorio. Circa la riduzione
dei posti letto con l’accorpamento fra chirurgia e medicina Votta spiega che è stato fatto in
vista dei lavori e solo perché i livelli di saturazione dell’ospedale lo consentivano. Su altre
questioni la direzione generale non nasconde
le criticità ma mette in evidenza il rispetto delle
procedure. Sul fronte influenza e sul rischio
pandemia - alimentato, in questi giorni, proprio a Morbegno, dal veloce diffondersi di casi
di febbre e raffreddore specie fra i più piccoli dall’Azienda ospedaliera assicurano che l’interazione con il presidio di Sondrio riuscirà a rispondere a tutte le esigenze.
E.L.
CRONACA
P A G I N A
30
SondrioCultura
IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 31 OTTOBRE 2009
LIBRI SAN BARTOLOMEO DE CASTELAZ E SAN MARTINO DI SERRAVALLE
Due perle di storia...
N
mento attraverso Giudicarie e Val di Non con la Valtellina e il lago di Como. In
questo quadro storico appare plausibile l’interpretazione proposta da Valeria
Mariotti, dell’insediamento
di Castelàz in rapporto al
controllo della viabilità”.
Due, tre secoli più tardi, in
età ormai carolingia a breve distanza da San Bartolomeo de Castelàz, dove “è
documentata una costruzione a Stabbau (fondazione di
pietre con alzato presumibilmente in legno), distrutta da un incendio datato con
il carbonio 14 tra IX e X secolo, che ha conservato
carbonizzandole le scorte
alimentari di cereali, castagne, nocciole”, venne costruita la chiesa di San Martino “in un’area che non ha
tracce di occupazione immediatamente precedente”. La
sua ubicazione è legata “a
una riorganizzazione della
viabilità attuata in età
carolingia… Il diffondersi
del titolo di San Martino
sarebbe dunque in rapporto con la donazione carolingia del 774 al monastero
francese (di San Martino di
Tours) della penisola di
Sirmione, della Valcamonica e della Valtellina nel-
○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○
elle scorse settimane è stato presentato il volume, edito dalla
Fondazione Credito Valtellinese nella collana commemorativa, San
Martino di Serravalle e
San Bartolomeo de Castelàz - Due chiese della
Valtellina: scavi e ricerche, che, a cura degli archeologi Valeria Mariotti e
Gian Pietro Brogiolo, raccoglie una numerosa serie
di interventi da parte di
funzionari della Soprintendenza per i Beni Architettonici e per il Paesaggio di
Milano. Ma, soprattutto,
oltre all’eccezionale presenza a Sondrio dei massimi rappresentanti delle
Soprintendenze in occasione della presentazione, va
ricordato che l’opera giunge a riprendere e dettagliare i contenuti della mostra
Valtellina ricostruita – La
memoria perduta, la memoria ritrovata, tenutasi a Milano nella sede della Soprintendenza nella primavera estate 2007 nella ricorrenza del ventennale
della disastrosa frana, riunendo in sé i risultati degli
scavi delle due chiese (avvenuti a distanza di anni
gli uni dagli altri) e proponendo “contenuti significativi per la ricostruzione del
periodo medievale delle nostre vallate”. Proprio queste
ricerche – scrivono Brogiolo
e Mariotti nella Premessa,
hanno permesso di dare
“una collocazione storica ai
sorprendenti ritrovamenti
tardo antichi e all’ormai
famoso tremisse aureo di
Cuniperto (688-700)”, e insieme hanno evidenziato
che tra i due luoghi è esistita “in un certo senso una
interdipendenza diacronica. Alla distruzione della
postazione di San Bartolomeo seguiva, poco tempo
dopo, la fondazione di San
Martino: due elementi non
secondari per ricostruire la
storia di un percorso viario
appartato in una valle remota delle Alpi centrali”. Da
qui il progetto di riunire in
un’unica opera i risultati
degli scavi dei due poli
archeologici e artistici della Valdisotto distanti tra
loro circa ottocento metri.
Dell’importanza di questa
viabilità di mezzacosta
sul versante sinistro dell’alta valle dell’Adda parla Brogiolo, segnalando che
era “attiva fin dall’età del
Bronzo recente… Una viabilità di primaria importanza che legava il Comasco (e quindi anche Milano)
alla Rezia e al Trentino. E
certamente legata alla viabilità è anche la frequentazione nell’avanzato IV secolo, testimoniata sempre a
San Bartolomeo da una
moneta di Giuliano l’Apostata del 362-363, da una
fibula a raggiera in bronzo
fuso e da alcune guarnizioni di cintura riferibili a militari; una presenza che può
essere meglio compresa se
messa in relazione con
quanto accade nelle regioni
vicine: quella gardesanatrentina e il Comasco che…
appaiono nel periodo in esame collegate alle vicende della Valtellina”. In seguito,
con l’invasione longobarda
nella seconda metà del VI
secolo, i bizantini con l’appoggio dei franchi avrebbero mantenuto “un collega-
l’ambito di un programma
di potenziamento della viabilità alpina tra la pianura padana e le regioni d’Oltralpe”. Inoltre, “la presenza di un ospizio per viandanti presso la chiesa di
San Martino” e il “toponimo di via Sondalina che denomina un tratto di mulattiera… (dalle) indubbie caratteristiche di arcaicità,
anche se non definibili in
termini di cronologia”, induce a supporre che anticamente il tracciato della
strada abbandonasse il
fondovalle per evitare le
piene dell’Adda e le frane.
A ulteriore conferma, Brogiolo osserva che “Il toponimo Castelàz con i materiali del Bronzo recente e
quelli dell’età del Ferro di
San Martino testimoniano
l’antichità di questi insediamenti e fanno ragionevolmente supporre che altrettanto antichi siano i percorsi che li collegavano”. Continuando a sfogliare il volume, appare altrettanto
significativo il pur breve
contributo di Silvia De
Martino, che si sofferma
sul frammento di conchiglia di San Giacomo, simbolo degli antichi pellegrini, rinvenuto durante gli
scavi di San Martino di
Serravalle. Questo frammento di valva reca un “foro
in prossimità dell’umbone… realizzato per poter
appendere la conchiglia a
un laccio”. È noto che le ricerche condotte tra il 1994
e il 2005 con campagne di
scavo all’interno e all’esterno della chiesa di San
Bartolomeo hanno dato risultati di notevole interesse per l’archeologia valtellinese, riportando alla luce
reperti di vario genere e di
epoche diverse, dalla preistoria al medioevo. Ad
esempio, all’interno della
chiesa sono venute alla
luce “le fondazioni di un
primo impianto chiesastico,
costituito da un edificio ad
aula unica con abside
semicircolare di epoca romanica”, mentre all’esterno nella zona dei ruderi del
castello di Serravalle, oltre
a reperti ceramici, metallici, vitrei, ecc., rivestono
particolare importanza le
monete, cui già si è accennato. In particolare, Maila
Chiaravalle, che si sofferma a illustrare anche la
moneta bronzea di Giuliano l’Apostata coniata dalla zecca di Costantinopoli
e il denaro di Ludovico il
Pio della zecca di Pavia, ci
informa che il tremisse
d’oro di Cuniperto “è la sola
(moneta) sicuramente longobarda rivenuta in Valtellina, dove si sono ritrovati
invece diversi reperti bizantini dal V agli inizi del IX
secolo”. Sicuramente fondamentali e complementari sono poi i due contributi
di Carlo Bertelli e di Stefania Tonni, rispettivamente sulle pitture murali e i frammenti pittorici di
San Martino di Serravalle.
Il primo, dopo aver ricordato che “L’ampliamento della chiesa è giustamente considerato come l’effetto del
trasferimento della proprietà (dal grande monastero
francese di San Martino di
Tours) all’abbazia di San
Benedetto di Como, avvenuto nell’anno 1011", analizza e interpreta i pochi resti della decorazione medievale che in quegli anni
ancora si trovavano sulle
pareti e offre una lettura
critica della “messe straordinaria di frammenti” di
pittura murale ritrovati
negli scavi tra la fine degli
anni ’70 e gli inizi degli anni
’80 sotto le pietre del pavimento. La loro ricostruzione e interpretazione è il risultato di un’operazione
assai complessa, dovendosi necessariamente “procedere al buio” dopo la perdita della chiesa per la frana
del 1987: in essi Bertelli
ha riconosciuto “tre fasi
principali preromaniche di
cui una accostabile alle pitture di Mustair”. La seconda, la restauratrice Tonni,
è autrice della pulitura,
ricomposizione, ricostruzione e consolidamento di
tutti i frammenti. Tra questi meritano particolare
menzione il lungo fregio
pittorico con coppie di leoni affrontati che, conservatosi in pochissimi lacerti,
doveva correre in basso all’altezza di una zoccolatura, e la figura di Cristo dal
grande nimbo crucifero attorno al capo dipinta nell’ambone: “La ricomposizione comprende la figura
del Cristo seduto, in atto di
porgere il ‘rotulo della legge’
a san Giovanni, rappresentato nell’immagine simbolica dell’aquila. La scena
doveva essere molto più ricca di quanto sia stato possibile ricostruire…”. Da ultimo, vogliamo ancora accennare al reliquiario di San
Martino, di cui Marina De
Marchi ha studiato il complesso di 183 frammenti
d’ottone, per la maggior parte non componibili, lavorati a sbalzo piuttosto rilevato per dare volumetria soprattutto alle figure umane,
conservate solo in parte e al
contributo di Cecilia Ghibaudi, che studia i documenti figurativi intorno
alle chiese di San Martino
di Serravalle e San Bartolomeo de Castelàz. Il volume, che si compone anche
di molti altri contributi, è
di oltre trecento pagine con
diverse centinaia di fotografie e disegni e rappresenta davvero la pietra miliare da cui ripartire per ulteriori, auspicabili approfondimenti e ricerche.
PROGETTO PRESENTATI IN ALTA VALLE I RISULTATI DELL’INTERA INIZIATIVA
L’antica pieve di Mazzo ora si racconta
M
azzo e Tovo
Sant’Agata
sono stati
protagonisti
degli eventi
conclusivi del progetto Circuito dell’Antica Pieve di
Mazzo, realizzato col contributo della Fondazione
Cariplo, il patrocinio della
Provincia di Sondrio, il concorso di numerose realtà
del territorio quali enti locali (Comunità Montana e
Comuni), parrocchie, associazioni culturali, cooperative sociali e con la fattiva
collaborazione del Consorzio Pavese per gli Studi
post universitari. Durante
un triennio, numerose sono
state le iniziative di carattere storico, artistico e culturale per accrescere la
fruibilità del patrimonio
storico-artistico dell’area,
per individuare sinergie
con cui promuovere sia i
beni culturali e ambientali sia alcuni prodotti di ec-
cellenza della zona e, insieme, sollecitare la nascita
di strutture ricettive in
grado di incrementare l’offerta turistica del territorio. Il Salone degli Stemmi di Palazzo Lavizzari a
Mazzo di Valtellina ha
ospitato il convegno finale,
dove tutti i responsabili
delle diverse attività svolte hanno fatto il punto sugli esiti raggiunti dal progetto Circuito dell’Antica
Pieve di Mazzo. È seguita
la presentazione del volume Il castello dei Venosta di
Bellaguarda. Vicende storiche e intervento di valorizzazione, cui hanno contribuito una decina di noti
studiosi locali (alla presentazione del volume sarà
dedicato un prossimo articolo). Un concerto di musica medievale nella chiesa
di San Marco a Tovo Sant’Agata ha chiuso questa
prima giornata. Il giorno
successivo il centro dell’in-
teresse si è spostato al castello di Bellaguarda, che
per tre anni è stato oggetto
di un importante intervento di conservazione e
valorizzazione, autorizzato e seguito dalle competenti Soprintendenze: Fulvio Besana della Soprintendenza per i Beni Architettonici e Paesaggistici di
Milano e Valeria Mariotti
della Soprintendenza per i
Beni Archeologici della
Lombardia, che si sono occupati delle operazioni di
scavo condotte solo in alcune aree del castello, mentre Dario Foppoli, Stefania Guiducci e Marzio
Mercandelli hanno seguito la progettazione e la direzione lavori. In particolare, va sottolineato l’importante e significativo contributo della Fondazione
Cariplo, che ha affiancato
e sostenuto gli enti locali
per giungere al pieno recupero del castello scongiu-
randone la perdita - il degrado delle strutture ormai
era al limite -, ma anche
per restituire al castello la
centralità che aveva nel
territorio dell’antica pieve
di Mazzo, dove è presente
un patrimonio d’arte diffuso, oggi percorribile anche
con piste ciclabili e sentieri che si snodano tra frutteti e castagneti, in un contesto paesaggistico di grande fascino. E proprio la giornata di domenica ha mostrato come, grazie al recupero, la struttura castellana possa essere utilizzata a fini culturali e turistici: numerosissimi sono
stati infatti gli spettatori
accorsi per la rievocazione
storica curata dall’associazione Antica Stirpe di Romano Canavese in provincia di Torino, che ha divertito e stupito i presenti per
l’alto livello delle prestazioni nel mettere in scena
momenti di vita medieva-
le, quali l’allestimento di
un accampamento con tende visitabili dal pubblico e
di banchi degli antichi mestieri, la simulazione di
combattimenti di spada
antica e dell’investitura
del cavaliere. Il momento
clou è stato però quando i
falconieri si sono esibiti con
rapaci, falchi sacri e pellegrini, che venivano effettivamente utilizzati nel medioevo per la nobile arte
della falconeria. Un limite, però, abbastanza evidente della rievocazione
storica è stata la ripetizione di luoghi comuni negativi sul Medioevo, rappresentandolo come un’età
oscura, luoghi comuni duri
a morire anche dopo che la
moderna storiografia ha
reso ormai pienamente giustizia a questi dieci secoli
di storia europea.
pagina a cura di
PIERANGELO MELGARA
CRONACA
SondrioCultura
IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 31 OTTOBRE 2009
P A G I N A
31
MAZZO-TOVO SANT’AGATA LA PUBBLICAZIONE DEDICATA ALLE OPERE DI RECUPERO E VALORIZZAZIONE
Il castello Venosta di Bellaguarda
I
n occasione degli eventi conclusivi del
progetto “Circuito
dell’Antica Pieve di
Mazzo” nel corso di
un incontro pubblico è
stato presentato il volume Il castello dei Venosta di Bellaguarda. Vicende storiche e intervento di valorizzazione.
Per la redazione di quest’opera l’associazione
culturale Bellaguarda di
Tovo Sant’Agata - che ne
ha curato l’edizione col
finanziamento della Fondazione Cariplo, mentre
la stampa e la veste grafica sono della tipografia
Bettini di Sondrio - si è
avvalsa dei contributi
dell’insigne glottologo
don Remo Bracchi,
dello storico Guido Scaramellini, dell’archeologo medievista Dario
Gallina, dell’ingegner
Dario Foppoli e degli
architetti Stefania Guiducci e Marzio Mercandelli, dello studioso
Francesco Palazzi Trivelli e dell’araldista
Marco Foppoli. Le numerose e belle illustrazioni, ad eccezione di
quelle scattate prima e
durante i lavori di restauro dai progettisti e
da quanti sono stati
coinvolti sul cantiere, si
devono alla campagna
fotografica di Federico
Pollini. Ricordiamo che
il castello medievale dei
Venosta di Bellaguarda,
uno tra i meglio conservati della provincia nonostante le vicissitudini
che ne hanno travagliato
la storia, sorge poco sopra il paese di Tovo al
sommo del crinale tra le
valli Maurina e Campascio. Il suo recupero scrive Fulvio Besana della Soprintendenza per i
Beni architettonici e
Paesaggistici di Milano “può essere considerato
un caso esemplare per le
modalità tecniche e amministrative con le quali
è stata portata avanti la
complessa attività di restauro, finalizzata alla
fruibilità pubblica del
bene e alla sua conservazione-valorizzazione”.
Valeria Mariotti della
Soprintendenza per i
Beni Archeologici della
Lombardia, oltre a lodare “la cura e l’interesse
del Comune di Tovo
Sant’Agata”, nota che
nel caso di Bellaguarda
“il lavoro archeologico
non può dirsi completo:
gli scavi archeologici eseguiti dalla Sap (Società
archeologica di Mantova) hanno rivelato la necessità di altre ricerche
mirate a riscontro e confronto della stratigrafia
degli alzati e necessitano
quindi di ulteriore riflessione”. Completa la parte introduttiva Adelaide
Marino, presidente dell’associazione Bellaguarda, che tra l’altro opportunamente sottolinea
che i contributi contenuti nel volume sono “basati su accurate indagini documentarie e tecniche, unitamente alle
spettacolari fotografie
che lo corredano” e “restituiscono l’immagine
di una realtà sì distante
da noi, ma un tempo vitale e perfettamente integrata in un sistema…
di rapporti e legami che
andavano ben oltre i confini della pieve di Mazzo”, mentre in apertura
il presidente Giuseppe
Guzzetti aveva già posto in risalto che la Fondazione Cariplo aveva
sostenuto l’intervento di
restauro perché l’aveva
ritenuto in grado di alimentare “attività che
coinvolgono persone,
istituzioni ed enti fino a
farsi volano per il settore economico, per le imprese e per chiunque altri può trarre dalla valorizzazione dei beni culturali un duplice risultato:
il mantenimento della
tradizione e della conoscenza… e il rinvigorimento di attività economiche legate ad esse”.
Apre i contributi don
Bracchi con un Sorvolo
toponomastico su Tovo,
in cui con quel tratto
poetico caratteristico
del suo scrivere riesce a
nobilitare e donare fascino e bellezza anche alla
più arida trattazione
scientifica. Qui l’analisi
toponomastica non spiega soltanto l’origine dei
nomi dei luoghi, ma con
singolare approfondimento etnografico e culturale riporta agli occhi
della mente e dell’anima
la vita di chi ci ha preceduto, la durezza del lavoro e del rapporto con
la terra, le trame dei
rapporti, le “memorie di
credenze lontane e temute”. In proposito si veda
il passo dell’analisi di
Bellaguarda: “in tempo
antico guarda indicava
più spesso un luogo di
vedetta, di difesa, significato che si attaglierebbe
in forma più connaturale
alla presenza del castello… Col trascorrere del
tempo, la scelta del toponimo andava tuttavia
riproponendosi in una
luce nuova, come l’insediamento su un luogo
elevato di una comunità
non più dominata unicamente dalla necessità di
difendersi dalle scorribande di imprevedibili
predatori avventurosi in
transito sul fondovalle.
La sua collocazione di
difficile accesso, entro
strutture pur sempre fortificate, la rivelava contemporaneamente a se
stessa come un grappolo
umano attento a cercare
una serenità di vita più
degna di essere condivisa”. Nel suo contributo,
Il castello di Bellaguarda
nella storia, Scaramellini fa il punto sulle monografie dedicate a castelli
e fortificazioni della provincia di Sondrio e ne ripercorre per sommi capi
la storia dalla costruzione ai ripetuti smantellamenti “fino all’azione
demolitrice in seguito al
Capitolato di Milano del
1639". Quasi mai si trattò di distruzioni totali,
perché non si possedevano i mezzi tecnici per
farlo: Ci si limitava spesso a smantellare, cioè a
togliere il tetto alle stesse in modo da renderle
inservibili. Questo spiega perché oggi sopravviva solo circa la metà delle principali difese documentate in Valtellina e
Valchiavenna, per lo più
ridotte a ruderi. Presentate le fortificazioni nel
contado di Bormio e nella pieve di Mazzo, lo storico si concentra sui “resti considerevoli” del castello di Bellaguarda,
uno dei più importanti
della Valtellina. Tuttora
fondamentale al riguardo, ad oltre settant’anni
dalla prima pubblicazione, è lo studio di don
Egidio Pedrotti, I Venosta castellani di Bellaguarda, integrato da
Scaramellini con qualche informazione reperita tra i rogiti dell’Archivio di Stato di Sondrio. Il capitolo si conclude con la descrizione del
castello dove, in accordo
con l’archeologo Gallina
e la sua analisi stratigrafica delle murature, l’autore sostiene che il castello - o almeno il suo
perimetro - e la torre, documentata nel 1226, vennero costruiti in stretta
successione temporale e
“comunque non oltre il
XIII secolo”. A sua volta, Dario Gallina, in Come nasce (e si evolve) una fortificazione medievale: l’analisi stratigrafica del castello di Bellaguarda, sostiene che per
ricavare e raccontare la
storia di una struttura
architettonica, l’analisi
stratigrafica si pone l’obiettivo di far parlare
l’edificio medesimo, di
indagarlo come espressione di cultura materiale anziché affidarsi, come spesso accade, solamente alla documentazione d’archivio, o alle
fonti storiche tradizionali. Leggendo le sue pa-
role e osservando la documentazione fotografica e i disegni in scala,
risulta evidente che la
realizzazione del castello ha seguito un progetto ben definito, in base al
quale si sono edificate
prima le strutture fondamentali (in primis, come
detto, la torre) che definiscono i vertici del perimetro complessivo della fortificazione, e poi si
è provveduto… a unire
questi elementi con il resto delle cortine e dei
muri che definiscono le
tre grandi balze artificiali a semicerchio che caratterizzano la planimetria del castello di Tovo.
Anche il successivo contributo, Il progetto di
conservazione e valorizzazione del castello di
Bellaguarda, opera dei
progettisti e direttori dei
lavori, Dario Foppoli,
Guiducci e Mercandelli,
appare del tutto tecnico.
Da loro apprendiamo la
metodologia seguita nel
progetto di restauro che
“è stato basato su una
serie di appropriate scelte tecniche e preparato
all’interno di un progetto conoscitivo che implica la raccolta di informazioni e l’approfondita
conoscenza dell’edificio e
del sito e che comprende
anche la previsione delle
strategie della successiva conservazione nel
tempo”. Un lavoro, quindi, complesso che è proceduto dalle indagini
preliminari ai lavori di
consolidamento e di sistemazione dell’area.
Fin dal titolo del suo intervento, I discendenti di
Artuico Venosta signore
del castello di Bellaguarda, è evidente l’intento
di Palazzi Trivelli di indagare non l’origine del
ceppo dei Venosta - solo
brevemente ricorda il
fatto a dir poco curioso
che questo ceppo dei Venosta, proveniente da
Amatia/Mätsch in val Venosta, si stanziò “casualmente (ma chi può mai
dire?). . . in quasi tutti i
paesi di quella antica pieve” di Mazzo in Valtellina, ma di “ricostruire le
genealogie e, laddove è
stato possibile, le vicende - quanto meno un ab-
bozzo di biografia - concernente i discendenti di
Artuico, castellano di
Bellaguarda, cominciando dai tempi in cui visse
costui, a quando ancora
la famiglia viveva all’interno dell’imponente
struttura castellana, al
ritirarsi della stessa al
piano, sia in Tovo o Prestino, sia nell’ormai fantomatica contrada di
Sacco, sia nella vicina
Mazzo, sia in contrade
più lontane come Tirano
e Bormio, oltre naturalmente, al progressivo
inaridirsi della loro progenie fino alla definitiva
estinzione.“. Da ultimo,
Marco Foppoli, in Dal
castello come emblema
all’emblema con il castello: lo stemma del comune di Tovo, descrive
l’iter seguito per progettare e definire l’emblema ufficiale del Comune
di Tovo: per “non stravolgere l’aspetto ormai
già consueto dell’emblema e dei suoi elementi
pre-esistenti. . . non si è
aggiunto nello stemma la
raffigurazione del solito
castello, ma solo un motivo grafico elegante ed
essenziale che lo suggerisse in modo discreto
ma inequivocabile, una
semplice linea di partizione merlata posta al di
sopra del toro”. L’altro
elemento già presente in
precedenza, le acque dell’Adda che scorrono sotto il ponte su cui è posto un toro (la presenza
di questo animale nello
stemma è recente e, per
ora, priva di spiegazione)
sono state riprodotte
non con una raffigurazione naturalistica - modalità inopportuna negli
stemmi - ma con una corretta raffigurazione grafico-araldica dell’acqua,
attraverso caratteristiche partizioni definite pali ondati la cui forma ondulata suggerisce lo scorrere del fiume. Infine,
non si può passare sotto
silenzio la ricca bibliografia che correda ciascun
capitolo, rendendo ancor
più preziosa l’attuale
pubblicazione come strumento da cui partire verso nuovi traguardi di ricerca.
PI.ME.
CRONACA
P A G I N A
32
Sondrio&provincia
IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 31 OTTOBRE 2009
LINEE ELETTRICHE ED ELETTRODOTTI IL 50% DELL’INTERVENTO SARÀ FINITO PRIMA DEL PREVISTO
Bene i lavori di interramento
I
l 50% dei lavori di interramento di linee
elettriche in Valtellina sarà completato
in anticipo rispetto
ai tempi previsti, mentre per il restante 50%
Terna ha già realizzato
la maggior parte delle
opere propedeutiche all’avvio dei cantieri di
posa dei cavi, previsto
per l’autunno del 2010.
Questo il dato principale emerso durante l’incontro di lunedì 26 ottobre tra l’assessore provinciale Ugo Parolo, i
tecnici di Terna e i rappresentanti degli enti locali interessati al progetto di bonifica ambientale della rete elettrica
nella valle lombarda. Il
progetto di razionalizzazione della rete in
Valtellina è parte di
un più ampio intervento di riassetto delle infrastrutture elettriche di trasmissio-
ne che si estende anche alla Valcamonica,
che è stato reso possibile dalla realizzazione della linea a 380
kiloVolt (kV) “S. Fiorano-Robbia”, di interconnessione tra Italia
e Svizzera, avvenuta
nel 2005. L’investimento complessivo programmato da Terna in Valtellina e Valcamonica è di
210 milioni di euro, pari
a oltre 3 volte il costo
della linea suddetta. Il
progetto prevede l’abbattimento di 160 km di linee e tralicci obsoleti (90
km in Valcamonica e 70
in Valtellina) e la trasformazione in cavo
interrato di infrastrutture elettriche dell’area
per complessivi 110 km
di rete elettrica a 220kV
e 132kV (81 km in Valcamonica e 29 km in Valtellina). I lavori di riassetto in Valtellina, in particolare, autorizzati nel
primo semestre del
2008, prevedono l’interramento di 6 linee elettriche ad alta tensione e
la realizzazione di 2 nuove stazioni elettriche
nonché l’ampliamento di
una terza stazione. I tecnici di Terna hanno confermato che il 50% dei lavori sarà completato in
anticipo rispetto alla tabella di marcia prevista,
e che per il restante 50%
sono in fase avanzata le
opere propedeutiche all’avvio dei cantieri di interramento, previsto
nell’autunno del 2010.
In dettaglio, i lavori in
Valtellina prevedono
l’utilizzo di 95 km di cavo
unipolare. Le tratte, della lunghezza media di
450 metri, saranno costituite da circa da 190 bobine metalliche del diametro massimo di 3,3 m
e pesanti mediamente
7,5 tonnellate cadauna,
UNDICI NOVEMBRE PER SAN MARTINO
Tirano prepara la festa
C
è grande fermento per i preparativi della
festa di mercoledì 11 novembre, giorno in cui cade la
memoria liturgica di san
Martino patrono di Tirano.
Come programmato, i festeggiamenti si apriranno
alle ore 10.00 con la Messa solenne concelebrata
’
dai sacerdoti che hanno
prestato il loro servizio
nella comunità abduana, o in qualità di parroci o di vicari: un’idea del
parroco don Remo Orsini.
Insieme a don Remo e a
monsignor Battista Galli – oggi vicario episcopale
territoriale per la provincia di Sondrio e l’Alto Lago
–, ci saranno anche i vari
ROCCA E IL CIRCO BIANCO
La stagione del circo bianco appena iniziata potrebbe essere l’ultima per il campione livignasco
Giorgio Rocca, campione di slalom e, da più parti,
considerato l’erede di Alberto Tomba. Titolo riconosciuto a Rocca dallo stesso fuori classe bolognese che da sempre segue le imprese in pista dello
sciatore valtellinese. La Coppa del Mondo di Slalom
scatterà a Levi, in Finlandia, il prossimo 15 novembre. Rocca sta completando la preparazione
alternando una settimana sugli sci a una di allenamento in bici e in palestra. Il campione livignasco
ha parlato dei suoi progetti a Parma, presso l’ospedale dove è stato preparato il “brux”, una placca
utilizzata sempre più spesso dagli atleti per proteggere i denti e che permette di eliminare le vibrazioni durante la sciata, migliorando così la performance fisica e psichica. Lo scorso anno, durante gli
allenamenti in Argentina, Rocca si infortunò ai
denti compromettendo il suo stato generale di salute. Oggi Giorgio si dice molto motivato: vuole
preparasi al meglio anche per la Coppa del Mondo,
dove rifarsi delle ultime annate sfortunate. In questi giorni il livignasco si sta allenando sulle nevi
valtellinesi, allo Stelvio.
vicari che molti ragazzi o
degli ormai padri di famiglia erano abituati a vedere in oratorio e giocare con
loro, magari a pallone o che,
insieme ad essi, hanno collaborato per la preparazione di recite, sfilate carnevalesche o ancora fatto da
supporto per il buon esito
dei periodi del Grest. Alla
celebrazione liturgica si
prevede anche la partecipazione delle autorità cittadine, che sempre si sono
dimostrate sensibili alle
ricorrenze che coinvolgono
i cittadini del comune
tiranese.
Il sagrato della Collegiata
farà da salotto buono per
Tirano, che, al termine della Messa, farà da sfondo all’aperitivo che sarà offerto
a tutti i presenti. Per chi si
procurerà il buono ci sarà
anche un lauto pranzo servito nel salone dell’oratorio del Sacro Cuore. Concluderà la giornata la S.
Messa delle ore 18.00 e il
concerto della banda
cittadina Madonna di Tirano che si esibirà all’interno del Cinema Teatro
Mignon.
Per una festa che coinvolga tutta la comunità, dai
più piccoli ai più grandi,
per un totale di oltre
1.400 tonnellate. La trincea di posa è larga rispettivamente 0,70 m per i
tratti in cui sarà posata
una sola terna di cavi e
di 1,30 m per i tratti di
trincea in cui saranno
posate due terne di cavi.
La profondità di posa
prevista è di 1,50 m, con
uno scavo totale di circa
30.000 m 3 . Il tracciato
corre prevalentemente
su sedime stradale; per
la protezione meccanica
dei cavi verranno posate circa 58.000 piastre in
calcestruzzo armato. I
riempimenti verranno
realizzati utilizzando all’incirca 10.000 m 3 di
“misto cementato”. Successivamente all’entrata
in esercizio degli elettrodotti interrati, sarà effettuata la demolizione
delle vecchie linee elettriche; i lavori in Valtellina consentiranno di liberare dal vincolo di servitù aree per un totale
di 1.400.000 mq. «L’incontro di oggi - ha dichiarato l’assessore Ugo
Parolo - è importante
perché ha permesso il
confronto con gli enti
locali e ha consentito di
conoscere tempi e modalità di esecuzione dei lavori. È un’occasione
straordinaria - ha concluso Parolo - per valorizzare il nostro territorio,
eliminando linee elettriche in zone ormai urbanizzate o in aree di pregio ambientale. La Provincia favorirà l’azione
di coordinamento fra
Terna ed enti locali per
ridurre al minimo i tempi di esecuzione lavori».
OTTOBRE MISSIONARIO
IN PARROCCHIA A LIVIGNO
Il gruppo missionario di Livigno ha organizzato due
serate di riflessione per vivere più intensamente il
mese dedicato alle missioni. Lunedì 19 monsignor
Battista Galli ha presentato l’Enciclica di Benedetto XVI Caritas in Veritate. Lunedì 26 presso il
Cinelux di Livigno è stato proiettato il film documentario di Ermanno Olmi “Terra Madre”. La presenza di monsignor Galli, tornato per una sera al
suo paese natale, è stato un forte richiamo per molti livignaschi che hanno ascoltato con attenzione la
presentazione dell’ultima enciclica del Papa. Sicuramente non era un compito facile illustrare in modo
chiaro e semplice il documento; ancora più difficile
è sintetizzare in poche righe quanto ha esposto brillantemente don Battista (così, ancora, viene chiamato a Livigno il Vicario episcopale). Pertanto, precisando che nei presenti è sicuramente sorto il desiderio di leggere l’Enciclica, si riporta, ora, solo un
passaggio dell’interessante presentazione. Con notevole forza monsignor Galli ha sottolineato la novità che emerge dall’Enciclica al capitolo terzo. Scrive
papa Benedetto: “La carità nella verità pone l’uomo
davanti alla stupefacente esperienza del dono.”
Essendo l’uomo stesso un dono, egli si realizza unicamente donando e donandosi. Ma il dono non è un
fatto privato: esso coinvolge tutti i soggetti dell’economia: il mercato, lo Stato, la società civile e, pertanto, in ognuno di essi devono essere presenti quote di gratuità e di comunione. Con esempi concreti,
legati alla vita quotidiana, ben conoscendo la realtà livignasca, monsignor Galli ha stimolato i presenti alla costruzione di una società plasmata dalla gratuità nelle azioni quotidiane di ciascuno. Il
film di Ermanno Olmi, presentando la vita di un
uomo che ha scelto di abbandonare la civiltà dei
consumi per scegliere di vivere in un modo radicalmente diverso, è un elogio della vita a contatto con
la natura. L’obiettivo del regista è quello di invogliare a tornare ad osservare la terra come luogo di
ricchezza e fonte di sostentamento. Pur trattandosi
di un documentario capace di far riflettere, i troppi
interventi parlati tolgono lo spazio alla poesia delle immagini e ai suoni della natura facendo perdere
alla pellicola molto fascino. Il dottor Boma Hilary,
di origine sudanese, medico presso l’ospedale di Sondrio ha condotto il dibattito di approfondimento.
QUINTO BORMOLINI
IL NUOVO ANNO CATECHISTICO A TIRANO
Tutti pronti per un nuovo anno catechistico, di cui l’oratorio diventa il fulcro e il
punto di incontro tra giovani e la necessaria preparazione per ricevere i sacramenti che scandiscono le tappe fondamentali del vivere cristiano. Così, con la
celebrazione eucaristica di domenica 10 ottobre, tenutasi nel cortile dell’oratorio
del Sacro Cuore in Tirano, il parroco, don Remo Orsini e tutto il clero della
parrocchia di San Martino, hanno dato ufficiale inizio ad un nuovo anno catechistico ed oratoriano. “Gloria a te, Signore, che ci vuoi bene”, così don Remo ha
iniziato la Messa ricordando quanto è importante l’oratorio e quanto importante
sia la preparazione, attraverso il catechismo e i giusti luoghi di aggregazione
come l’oratorio, per un giovane che deve introdursi a tutti gli effetti nel pieno della
vita cristiana, “alla quale siamo tutti chiamati in virtù del Battesimo grazie al
quale invochiamo lo Spirito Creatore”. La misura di quanto grande sia l’impegno
e di quanta serietà serva per preparare i giovani via via a ricevere la prima
comunione o in seguito il sacramento della confermazione, ce lo spiega Anna
Santi, catechista ormai da qualche anno. “Siamo in totale una quarantina di
catechiste per altrettante classi. Il ruolo del catechista è certamente un impegno
serio, che va preso con grande responsabilità. Penso che la cosa più importante,
per chi decide di dedicarsi a ciò, sia: essere catechisti e non fare i catechisti”. E per
attendere efficacemente al delicato ruolo, infatti, ogni terzo lunedì del mese si
tiene in parrocchia un incontro di formazione e di guida, al fine di essere adeguatamente pronti a trasmettere il valore e la serietà di una preparazione che avrà
il suo culmine in una Messa nella quale verrà amministrato un sacramento “e che
non deve essere confuso come un modo per fare festa – aggiungono alcuni dei
genitori presenti –; alle volte capita anche che, di certo involontariamente, si
sentono commenti sugli abiti firmati o non indossati dai presenti, ragazzi compresi, che snaturano e abbruttiscono un momento che ha ben altro che l’intento di
diventare uno sfoggio di moda o di agiatezza; e bello quindi - concludono - che i
ragazzi e le ragazze siano vestiti allo stesso modo, questo ricorda a loro e a noi che
l’importante è il sacramento che si riceve, il resto non conta”. Giustissimo, infine,
il richiamo che fa Anna Santi alle famiglie: “Noi mettiamo tutto il nostro impegno, ma possiamo solo aiutare; i primi catechisti sono e rimangono i genitori”.
Sempre durante la cerimonia di apertura, don Remo ha dato avvio alla scuola per
i chierichetti, che si terrà ogni giovedì, in parrocchiale, alle ore 17.30.
R.W.N.
dalla giornata dell’undici
novembre, già densa di appuntamenti, si passerà ad
altri festeggiamenti attesi nel fine settimana; con
la pesca di beneficenza nel
salone dell’oratorio, prevista per sabato e bissata
domenica, con inizio, nelle
due giornate, alle ore
14.30. L’attesa estrazione
dei fortunati biglietti della lotteria, in vendita dall’inizio di novembre e che
ha come scopo il contribuire ai lavori edili sia per gli
edifici della stessa chiesa
parrocchiale che dell’oratorio, si terrà domenica 15
alle ore 16.00 nel salone
del Sacro Cuore.
ROBERT WALTER NAZZARI
P A G I N A
33
Sport
IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 31 OTTOBRE 2009
IL NUOVO COMO DI BREVI ESORDISCE
CON UNO ZERO A ZERO
Dopo il pesantissimo fardello di sei gol (a zero) rimediato in Coppa Italia in quel di Verona, il Como di Oscar Brevi, il capitano passato dall’altra parte della barricata a sostituire Stefano di Chiara, allontanato dalla
guida degli azzurri dopo la sconfitta di Busto Arsizio, ha pareggiato domenica scorsa
per 0-0 al Sinigaglia con l’Arezzo. Il punto
conquistato, però, a differenza delle prestazioni casalinghe precedenti, non ha provocato polemiche e malumori da parte del pubblico che ha capito come il Como di Brevi, e
di Ottavio Strano, sia un vero e proprio cantiere in costruzione. Per il momento la classifica, anche se di poco, si è mossa e questo,
di per sé, è un dato positivo. Como ed Arezzo,
infatti, si sono affrontate a viso aperto soprattutto nel secondo tempo quando non hanno
lesinato energie per cercare di sbloccare il
risultato. Tra le novità della partita l’esordio dal primo minuto del giovane Terraneo
che, fino a quando è stato in campo, ha rappresentato una vera e propria spina nel fianco dell’Arezzo.
Per quanto riguarda le azioni di gioco, nel
primo tempo il Como si è fatto vedere con
un’azione di Franco al 12° che, dopo un’azione solitaria, ha impegnato Mazzoni ad un
intervento a terra. Al 24° è stato Terranno a
provarci con un colpo di testa spentosi a sinistra della porta aretina. Pochi istanti dopo
è stato Salvi, con un tiro dal limite, a costringere nuovamente Mazzoni a salvare la propria porta con una deviazione in angolo. E
l’Arezzo? Beh, i toscani hanno fatto un solo
tiro che poteva benissimo essere da gol. Nella ripresa il Como si è fatto vedere con Cozzolino e Franco mentre l’Arezzo ha fatto vedere azioni veloci e profonde che, però, non
hanno impensierito più di tanto Malatesta.
Alla fine, dunque, è stato 0-0 ed i giocatori
sono usciti tra gli applausi della curva. Domenica il Como si sposta in Umbria per affrontare il Foligno.
L.CL.
CSI: le partite della settimana
UNDER 14 A 7
U.S. Prestino - Oratorio Asso
G.S. S. Giov. Bosco - Piano e Valli
Or. Solbiate - Pol. Grandola
G.S. San Siro 2001 - C.S. Carbonat
Or. Rovellasca - G.S. Oral Albiolo
Pol. Sanrocchese - U.S. S. Maurizio
6-2
3-2
rinv
rinv
0-4
rinv
ALLIEVI A 7
Inter Club Valbrona - U.S. S. Maurizio
U.S. Vertematese - G.S. S. Giov. Bosco
U.S.O. S.A. Mariano “A” - G.S.O. Perticato
A.S.D. S. Michele - U.S.O. S.A. Mariano “B”
3-2
0-7
1-5
5-4
TOP JUNIOR A 7
C.S.O. Cirimido - G.S. S. Giov. Bosco
Pol. S. Agata - Calcio Montorfano
Pol. Azzurra - U.S.O. S.A. La Spezia
Civiglio - A.S.O.F.
Nuova E. Terraneo - G.S. Grisoni
2-4
rinv
3-3
1-2
2-3
OPEN A 7
Categoria A - Girone A
Nuova E. Terraneo AZ Pneumatica
C.S. Asnago Cantù - Pol. Sanrocchese
U.S. Villa Romanò - G.S.O. Buccinigo “B”
GGB Intermed. Immob. - C.S. Real Asnago
Pol. Longone - U.S.O. S.A. Mauri Macchine
G.S. Consolini - A.C. Caglio
Ric. Rab. Ripam. Carugo - G.S. Arco Lom. “B”
np
1-1
np
2-0
3-2
2-2
6-7
Categoria A - Girone B
Fraquelli Ettore Croce - Piano e Valli “A”
Pol. S. Giuseppe Como - Ossuccio
Burpers F.C. 1994 - G.T. Li Gufi
L.C. Graved. Oscar Cap - I&M Bernareggi
C.S.I. Civello - G.S. Rovennese
Go and Play - U.S. Oltronese
Minniti G.S. Valmorea - Pol. Lar. Menaggio
5-6
5-7
7-4
np
2-2
6-2
3-2
Categoria B - Girone A
S.T.L. Schignano - Cusino
3-3
Alfieri 1998 - Valli del Ceresio
3-4
Calcio Piazza - Celtic Como
1-5
U.S. Prestino - Real’s
1-1
U.S. Laglio - 33 Caffè
6-2
A.S. Griante Bar Tor. Vecchia - Pol. Liber. S.B. 5-2
Lenno - Montorfano “A”
8-3
Categoria B - Girone B
U.S. S. Maur. - Senna Velox Plurice Service
HP ERBA - A.S. Bulgorello
Or. Pontelambro - C.G. Cabiate
A.S.O.F. - G.S.O. Novedrate
Buccinigo Off. Mecc. Bastai - Fair’s Point
Pol. Castelmartese - C.S.O. S. Carlo “A”
G.S.O. S.A. Arosio - Inter Club Valbrona
9-3
2-0
3-3
7-5
5-2
3-3
np
Categoria B - Girone C
S. Giorgio Lurag. “B” - G.S. S. Giov. Bosco
Oratorio Cadorago - Pol. Limidese
Or. G. Buratti - Or. Rovellasca
F.C. Dragons - G.S.O. S. Luigi A
Amor Sportiva - O.S.G. Guanzate
U.S. Rovellese - Pressal G.S. Valmorea
S. Giorgio Luraghese “A” - F.C. Bulgaro
np
2-7
2-5
1-8
5-2
4-5
np
Categoria C - Girone A
A.C. Muggiò Bar Fuin - P.L. S. P. Carlazzo
Or. Città Murata - P.L. S. Pietro
U.S. Tremezzo - Piano e Valli “B”
G.S. Plesio - Pol. S. Agata
P.L. Corrido - Lario 04
Pol. Grandola - G.S. Nadir Breggia
4-1
8-3
6-3
5-3
2-4
np
Categoria C - Girone B
G.S. Arco Lomazzo “A” - Virtus Lario
S. Marco Mirabello “A” - G.S. Rodero
G.S. S. Giuseppe - G.S. Or. S. Luigi B
Seprio Am. Audaci “A” - Pol. Azzurra
G.S. Oral Albiolo “A” - Montorfano “B”
G.S. Rodero RCCC - I Grifoni
5-3
7-4
1-1
3-3
6-1
2-5
Categoria C - Girone C
Real Cantù 2009 - P.C.G. Copreno
C.S.O. S. Carlo “B” - G.S.O. Cimnago
USO S.A. G.C. Tagliab. - Pol. Forti e Liberi
S. Marco Mirabello “B” - Atletico Figinese
G.S. Figino - G.A.S. 95
Caffè Pigalle - Oratorio Lambrugo
5-2
3-0
4-4
2-7
4-1
1-1
Categoria C - Girone D
G.S. Oral Albiolo “B” - S. Marco Bucabelin
np
New Red Boys - G.S. Villa Guardia
np
New Team Como - Seprio Am. Audaci “B”
np
G.S. C. Prestino 2000 - S.C.S. Socco
4-4
G.S. Drezzo 76 - G.S. Grisoni
np
G.S. di Lipomo MA.GI.STE - Rovascio
6-6
Lora 04
ha riposato
OPEN A 11
Categoria A - Girone A
U.S. Albatese - Monosportiva Como
Lora 04 - U.S. Lanzo Intelvi
C.S.I. Luisago - Hotel Funicolare
F.C. Albate Calcio - A.C. Grandatese
G.S. Or. S. Luigi - Pol. S. Giuseppe Como
0-1
np
2-1
np
1-2
Categoria A - Girone B
A.S.D. Real Sagnino - U.S. Inverigo Calcio
Electric 92 Cantù - G.S. Senna
Misinto Calcio - S.S. Falange
F.C. Monguzzo 1997 - Cernob. Calcio 2005
G.S.O. Lurago A.S.D. “A” - A.S.D. S. Michele
0-1
1-0
0-0
3-2
np
Categoria B
New Team Como A.S.D. - A.S. Gagginese
0-2
G.S.O. Lurago A.S.D. “B” - U.S.D. Cac. Alpi 0-1
Pol. Cucciago 80 “B” - Pol. Cucciago 80 “A”
2-3
A.S.D. Brunatese - Bernate Calcio
3-1
A.S.D. Cernobbio - G.S. di Lipomo
1-4
S.S. Assese - G.S. Cavallasca A.S.D.
3-2
A.S.D. Lambrugo Calcio
ha riposato
P A G I N A
MASSMEDIA
34
IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 31 OTTOBRE 2009
ALL’AUDITORIUM TORELLI DI SONDRIO
Donizetti
La figlia
del reggimento
L
a figlia del reggimento (La
fille de régiment) è
un’Opéra-comique in due
atti di Gaetano Donizetti
(1797-1848) sul libretto di
Jules-Henri Vernoy de SaintGeorges e Jean-FrançoisAlfred Bayard. La prima rappresentazione ebbe luogo
all’Opéra-Comique di Parigi
l’11 febbraio 1840. Interpreti
furono M.J. Boulanger, Henry
Blanchard, Marié, Bourgeois,
Riquier, Léon e Palianti, direttore lo stesso Donizetti. Dopo il
debutto parigino, fu rappresentata per la prima volta in Italia
il 3 ottobre del medesimo anno
al Teatro alla Scala di Milano.
Una copia manoscritta è conservata al Conservatorio San
Pietro a Maiella di Napoli. Si
tratta della prima opera francese del compositore bergamasco nonché di uno dei suoi titoli a quell’epoca fra i più popolari. Il debutto non fu molto felice, ma ottenne successivamente in Francia molto successo.
Felix Mendelssohn, in un salotto londinese, confidò: “Quella
musica avrei voluto scriverla
io”. E’ un melodramma leggero,
il cui spirito è assai simile a
quello delle altre opere comiche
del compositore. E’ colma di
brio e ricca di contrasti. Nel
1840 Gaetano Donizetti andò
alla conquista di Parigi: non
con un melodramma emozionante e imponente, ma giocando “fuori casa” nel genere tutto
francese e brillante dell’opéracomique, misto di canto e di
parlati. Ne nacque un capolavoro nel suo genere fra i più
splendenti e ironici di tutta la
storia dell’opera, frizzante nel
racconto anche se preoccupante per il virtuosismo canoro
imposto ad alcuni fra i protagonisti. Per affrontare La figlia
del reggimento sono necessari
bravura e intelligenza, tecnica
agguerrita e immensa eleganza, disinvoltura nella recitazione e vocalità di prim’ordine.
L’aria di Tonio Ah! Mes amis
contiene
ben nove
“do di petto”
ed è da alcuni defini- A L L ' O P E R A
ta il “Monte
Everest”
del bel canto dei tenori. Fu la GRAMMA
stessa aria
che lanciò
Luciano
Pavarotti al successo internazionale il 17 febbraio 1972 alla
Metropolitan Opera. Punto
focale dell’opera è Maria, il cui
ruolo della spiritata figlia del
reggimento è ideale per una
cantante con serie corde vocali
e un grande senso del comico.
L’opera è un insieme di stili
musicali: Donizetti unisce
ammirevolmente marce militari con canzoni sentimentali
e odi patriottiche. Varie arie
mettono in evidenza la capacità donizettiana nelle voci del
bel canto e adatta il testo comico a una melodia semplice al
punto di rendere comprensibile ogni parola. La fille du régiment si adattava perfettamente allo spirito marziale dell’epoca. Si svolge dopo la vittoria di Napoleone a Marengo.
Di La figlia del reggimento
vi è una nuova edizione critica
curata da Claudio Toscani, che
recupera la versione in italiano commissionata dallo stesso
Donizetti a Callisto Bassi in
occasione della “prima” dell’opera alla Scala.
GUIDA
PEN
TA
Atto I: Rataplan (Coro);
Amici miei (Tonio); Qual destino! (Tonio); Convien partir
(Maria).
Atto II: Le ricchezze ed il
grado (Maria); Per essere vicino a Maria (Tonio). al riguardo, aveva detto: “Rispettare la
musica è, in primo luogo, farla
vivere”.
a cura di
ALBERTO CIMA
UN GRANDE RECITAL
A
HA APERTO LA 49
STAGIONE DEL CID
U
na memorabile serata
con il recital della pianista russa Yulianna
Avdeeva ha inaugurato la 49a Stagione
Concertistica del Cid di Sondrio presso l’auditorium Torelli.
L’Avdeeva, appena ventiquattrenne, si è mostrata all’altezza
della fama che la precedeva di un
eccezionale talento, tale da incantare le platee e da ottenere
premi e lusinghieri riconoscimenti della critica dovunque si è
esibita, in ogni parte del mondo,
dalla Russia agli Usa, alla Francia, alla Germania, alla Svizzera,
alla Repubblica Ceca, a Israele,
al Sudafrica, ecc. Il programma
prevedeva dapprima i Due Notturni op. 27, presumibilmente
composti da Chopin tra il 1834 e
il 1835. Il Notturno n.1 in do
diesis minore è considerato uno
dei migliori esempi del genere,
una delle pagine più elevate e più
intense di tutta la letteratura romantica: in esso non c’è ombra di
sentimentalismo, ma emozione
vera, e l’Avdeeva ha saputo interpretarlo al meglio, rievocando le
atmosfere di dolcezza, di malinconia e di cupa drammaticità
della notte che hanno ispirato la
scrittura di Chopin. Il Notturno
n. 2 in re maggiore, uno dei più
delicati ed espressivi della raccolta e costruito con un’arte senza eguali, fu subito molto apprezzato dal pubblico e dalla critica e
amato dal suo stesso autore. Dedicato alla contessa D’Appony, è
tripartito come il precedente, ma
il tema iniziale, invece di alternarsi con un altro, si ripresenta
per tre volte con nuove variazioni davvero incantevoli, per chiudersi con una coda tra le più belle ed eleganti scritte da Chopin.
Anche qui convinti e prolungati
applausi dal pubblico, che ha voluto così esprimere il proprio gradimento per la raffinatezza e la
sensibilità della pianista, davvero straordinaria nel rendere le
sfumature e le sonorità di questo
brano per tanti aspetti romantico, ma anche moderno. Le
Variations serieuses di Felix
Mendelssohn Bartholdy ebbero
grandissimo successo fin dalla
loro prima esecuzione e, ancor
oggi, non possono mancare nel
repertorio di tutti i grandi pianisti concertisti. Sono diciotto Variazioni che si ricollegano ai due
principali esempi di questo genere musicale, le Variazioni Goldberg di Bach e Variazioni Diabelli di Beethoven e che propongono una scrittura pianistica
tale da mettere alla prova il bagaglio tecnico, il virtuosismo e
l’eleganza di chi anche oggi le
ripropone. La Sonata n. 2 in si
bemolle minore op. 35 è la più
celebre delle tre composte da
Chopin grazie al terzo movimento, “Marcia funebre”, che Chopin
volle eseguito al proprio funerale e attorno al quale ha costruito
l’intera composizione, “una
struggente melodia, densa dell’intero carico spirituale di un
personaggio tanto ricco quanto
tormentato”. Gli ultimi brani eseguiti sono stati due trascrizioni pianistiche di Liszt, che ne
riflettono le suggestioni derivate
dall’Ouverture del Tannhäuser di
Wagner e dal Don Giovanni di
Mozart e pongono in evidenza la
grande capacità del compositore
ungherese di usare tutta la potenza espressiva del pianoforte.
Meritatissima l’ovazione finale
per l’Avdeeva, che ha concesso
anche due bis. Il secondo appuntamento della 49a Stagione è per
lunedì 9 novembre alle 21
presso la chiesa Collegiata dei
SS. Gervasio e Protasio a
Sondrio, quando il coro Ensemble San Felice diretto da Federico Bardazzi, insieme al maestro Giovanni Battista Mazza
all’organo, introdotti da mons.
Franco Buzzi, prefetto della
Biblioteca Ambrosiana di Milano, proporranno Non muri ma
ponti! con musiche di Arvo
Pärt e canto gregoriano. Si ricor-
DENTRO LA TV
LA BELLA TRASMISSIONE DI NERI MARCORÈ
S
i può proporre al pubblico del piccolo schermo
un programma educato,
interessante, divertente
e anche un po’ “culturale”, garantendo contenuti di qualità e senza annoiare il pubblico?
Sì, come dimostra “Per un pugno di libri” (Rai Tre, domenica ore 18), giunto alla tredicesima edizione a testimonianza
del successo di una formula azzeccata e vincente.
La conduzione è affidata al bravo Neri Marcorè, balzato alla ribalta del successo come imitatore,
affermatosi poi come attore e – in
questo caso – presentatore. Il suo
predecessore era stato Patrizio
Roversi, che ha lanciato la trasmissione, lasciando poi il posto a
Marcorè per intraprendere la
saga dei “Turisti per caso” insieme
alla moglie Syusi Bladi.
Ospite fisso nel ruolo di critico
letterario Piero Dorfles, professore, giornalista e responsabile della programmazione culturale di
RadioRai. La formula non cam-
bia: in ogni puntata due squadre
di studenti delle scuole superiori
si sfidano a colpi di titoli dei
bestseller della letteratura mondiale, tanto classica quanto contemporanea. Il programma si articola su un certo numero di giochi, da tre fino a un massimo di
otto, basati su un libro prescelto
Alcuni di essi meritano una citazione. “Il bersaglio”: il conduttore sottopone ai concorrenti una
lista di parole in ordine sparso, da
mettere in fila secondo un’associazione logica (storica, grammaticale, letteraria) che le lega l’una all’altra e partendo dal nome dell’autore si giunge al titolo dell’opera. “Di qua o di là”: ogni squadra
deve rispondere a una lista di domande che hanno per oggetto il
rapporto fra il libro del giorno e
altri capolavori letterari. “Caccia
al titolo”: il conduttore fornisce
alle due classi dieci indizi per provare a indovinare il titolo di un libro attinente a quello prescelto; la
squadra che riesce a rispondere
utilizzando meno indizi guadagna
più punti. “Fuori gli autori”: cinque rappresentanti per ciascuna
delle due squadre rispondono alternandosi ai quesiti posti dal conduttore, chi sbaglia è eliminato e
vince la squadra che rimane in
gioco per ultima.
“Franckenstein”: il conduttore
legge un testo elaborato dagli autori, che contiene da 4 a 6 brani
tratti da opere letterarie famose:
gli studenti devono individuare i
titoli delle opere citate. “L’intruso”: viene letto un brano tratto
dal libro prescelto, ma vengono
inseriti alcuni termini – gli “intrusi”, appunto – non presenti
nel testo originale; vince la squadra che individua il maggior numero di termini fuori posto. “2 di
3”: è l’ultimo gioco della trasmissione, in cui ciascuna squadra ha
la possibilità di rispondere a domande di difficoltà differente, a
seconda dei punti in palio. Ogni
classe ha a disposizione un
“Jolly”, che può giocare una volta sola nel corso dell’intera puntata per rendere più cospicuo il
da che l’Assessorato alla Cultura della Provincia di Sondrio, in
collaborazione col Circolo Musicale Cid e gli Amici della Musica
di Sondalo promuovono la VIII
Edizione dell’iniziativa Insieme
al concerto indirizzata ai giovani
in età scolare per favorirne la
partecipazione ai concerti tramite particolari condizioni di abbonamento e ingressi convenzionati. Per ulteriori informazioni rivolgersi alla segreteria del Cid,
tel. 0342.212784, cell. 333.
4365478, e-mail: info@circolo
musicale.it.
Pi. Me.
HOMEVIDEO
GIUSEPPE MOSCATI
L’AMORE
CHE GUARISCE
Disponibile in DVD è il film
fiction trasmesso da Raiuno il
27 e 28 settembre scorsi, che
presenta la straordinaria vita
di Giuseppe Moscati, medico,
ricercatore e docente universitario, morto a soli 46 anni e
proclamato santo da Giovanni
Paolo II nel 1987. Si tratta come ha detto Agostino Saccà,
direttore di Raifiction - di “uno
dei migliori prodotti in assoluto della Raifiction degli ultimi
anni. Mi auguro - ha aggiunto
- che venga sempre più apprezzato e che riceva altri prestigiosi riconoscimenti”. Giuseppe Moscati - L’amore
che guarisce ha vinto il Premio Maximo come il miglior
prodotto tv al Roma Fiction
Fest, risultando il primo su
dodici fiction giunte da tutto il
mondo e meritandosi dodici
minuti di applausi. Valga su
tutti il giudizio del gesuita
padre Antonio Tripodoro (che
pure segnala che “nella narrazione vi sono pregi e difetti” e
fa notare alcune imprecisioni
biografiche - vedi: http://
www.gesuiti.it/moscati/
Ital5/Fiction_SGM_AT.html):
“Certamente la regia e l’interpretazione dei personaggi, soprattutto del bravissimo Giuseppe Fiorello, sono state eccellenti. Molte persone mi
hanno confessato che hanno
avuto una indicibile commozione e alcune che hanno anche pianto. C’è da congratularsi con tutti coloro che hanno
lavorato alla realizzazione
della fiction”.
GIUSEPPE MOSCATI. L’AMORE CHE GUARISCE
(regia di Giacomo Campiotti), Rai - Multimedia
San Paolo, euro 14,90.
il settimanale
bottino di punti. Contrariamente a quanto avviene nella maggior parte dei quiz televisivi, in
cui la possibilità di vincere somme anche grosse di denaro è legata (Quasi) esclusivamente alla
fortuna, qui vince la squadra che
dimostra di conoscere meglio
l’opera in questione. E, naturalmente, i premi sono libri e soltanto libri. Soltanto lo scorso anno
ne sono stati vinti oltre 2.000 fra
classi partecipanti e pubblico a
casa. Già, perché anche gli spettatori possono aggiudicarsi qualche pubblicazione rispondendo
telefonicamente o via internet
alle domande loro riservate. “Per
un pugno di libri” dimostra che
fare cultura letteraria in tv si può
e che il pubblico giovanile non è insensibile alle proposte di qualità.
Se abbiamo elencato uno per uno
i giochi del programma, è perché
magari a chi legge queste righe
può venire l’uzzolo di replicarli in
altre sedi. Tutta salute per la
mente.
HOMO VIDENS
P A G I N A
35
LETTEREeCONTRIBUTI
IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 31 OTTOBRE 2009
LETTERA DI UN PRESIDENTE DA MONTE OLIMPINO
LETTERA AI SOCI DI AZIONE CATTOLICA
C
arissimi, mentre ci stiamo preparando anche
quest’anno alla tradizionale festa dell’adesione
che si terrà l’8 dicembre,
desidero fare arrivare a tutti voi
il mio saluto e quello dell’Azione
Cattolica Diocesana.
Il 20 settembre u.s. si è tenuta
a Nuova Olonio l’assemblea di
inizio anno durante la quale si è
cercato di esaminare la situazione della nostra Associazione, rilevando che in alcune realtà essa
è viva ed operante, mentre in altre la sua gloriosa storia rischia
di essere offuscata da una non
chiara conoscenza.
Mi sembra, perciò, doveroso
ricordare insieme, parlandone
anche a chi non ne fa parte, che
l’A.C. ha fatto, sin dal Concilio
Vaticano II, una scelta religiosa
e non politica, come è capitato ad
altre Associazioni. E’ per questo
che essa lavora nelle Parrocchie,
accanto ai sacerdoti, con umiltà
e sincera partecipazione.
Qualcuno si chiede perché ci
sia bisogno di essere iscritti ad
una Associazione per poter fare
questo e la risposta è semplice: in
qualunque campo è necessario
essere in molti per avere una
voce. Ne hanno bisogno i Sindacati nel mondo del lavoro, i Partiti in campo politico, gli assistenti nella carità.
L’A.C. vuole rappresentare, nel
seno della Chiesa, quella voce
autorevole che ci ricordi nella
vita quotidiana cosa vuol dire
agire da cattolici.
Alla Chiesa, infatti, occorrono
laici che, in qualunque campo si
trovino ad operare, sappiano essere un esempio per ricordare ciò
che Gesù vuole da noi: altruismo,
semplicità di vita, capacità di
educarci ed educare.
Essere Associazione, dunque,
significa per noi rappresentare
una forza coesa a cui appoggiarsi, ma aperta a tutti e per tutti
disponibile.
Se paghiamo una quota asso-
PAROLE, PAROLE, PAROLE (46)
Filantropia
Dal greco filein, = amare di amore amicale, essere amico, e
antropos = uomo. Quindi: essere amico degli uomini. Il verbo
“amare” è traducibile in greco con diversi verbi, ciascuno dei
quali ha un particolare significato. Mentre in italiano “amare”
è praticamente unico, con frequente equivoco. Non solo lessicale
ma anche psicologico, morale e addirittura teologico.
Infatti le Scritture, per indicare l’amore di Dio per gli uomini
e il ricambio di questi per Lui, usano il verbo charizein, da cui
il sostantivo charitas, carità.
Non si deve sottovalutare la semplice “filantropia”, che è il
massimo cui può arrivare l’uomo con le sole sue forze. I secoli
pre-cristiani ci offrono molti esempi di “filantropia”. Aristotele
lega gli uomini in un rapporto di “amicizia”, che fonda la civiltà e li fa uscire dalla barbarie.
Però in una civiltà fecondata dal Vangelo, la parola “filantropia” è riduttiva, perché indica uno sforzo umano, soggetto come
ogni altro al destino della morte.
La “carità”, invece, può sublimare la filantropia al livello della
Grazia divina, che è “per l’eternità”. La santità di don Carlo
Gnocchi, dichiarato beato a Milano domenica 25 ottobre scorso, ne è un luminoso esempio. Nella sua “baracca” collaborano
persone unite nella filantropia e animate dalla carità di don
Carlo. Amore divino e scienza umana, stretti in un nodo che
genera “miracoli” di autentica carità.
ciativa, è per far fronte alle elementari spese di gestione, oltre
che a finanziare iniziative rivolte ai giovani e alle famiglie.
Sono già stati fissati in Parrocchia i principali appuntamenti,
le cui date vi saranno di volta in
volta comunicate. Si è deciso di
dedicare il tradizionale pranzo
mensile a tutte le famiglie indistintamente, in modo che chiunque possa collaborare alla sua
preparazione e parlare con i sacerdoti dei problemi comuni.
Le nostre riflessioni sulla vita
dell’A.C. si terranno, invece, sempre mensilmente ma in date diverse, nella sala parrocchiale per
poter incontrare gli associati di
ogni età che saranno disponibili
e portare loro la voce della Diocesi insieme alle sue iniziative, pur
chiarendo che chiunque voglia
può assistervi.
Ci auguriamo, così, di ridare
vita ad una Associazione che
merita di esistere proprio per gli
scopi disinteressati che la animano.
Vogliamo ricordare le persone
autorevoli che ne hanno fatto
parte, a cominciare dal nostro
Vescovo, che hanno a cuore chi
vuole riportare la presenza di
Cristo in un mondo sempre più
preoccupato solo del benessere
materiale.
Impariamo da Mons. Coletti la
capacità di comunicare in modo
vivo e semplice i nostri sentimenti e di farne partecipi coloro che
ci circondano.
Buon anno associativo!
La presidente parrocchiale
MARIA ROSARIA DI GIOIA
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Settimanali Cattolici) e all’USPI
Ottobre, mese del Rosario...
Maria
una novità de
Una vita secondo la Parola
Dieci meditazioni
che ripercorrono in Maria,
donna secondo la Parola,
altrettanti misteri di salvezza:
dall’Immacolata Concezione
all’Assunzione,
passando per l’Annunciazione,
la gravidanza e la nascita,
la visitazione, la croce.
Donna divenuta madre,
Maria continua ad essere
segnavia di speranza!
ATTILIO SANGIANI
CON PRESTAZIONI MIGLIORI DI VISTA
WINDOWS 7 È TRA NOI
Dopo mesi di attese, anticipazioni, versioni test e, ovviamente, l’immancabile susseguirsi di commenti e opinioni, finalmente Windows
7 è tra noi. L’ultimo nato della famiglia dei sistemi operativi di casa
Microsoft è stato ufficialmente presentato al pubblico italiano il 21
ottobre scorso alla SMAU, l’annuale evento fieristico, che si svolge a
Milano, dedicato all’informatica e alle nuove tecnologie.
L’obiettivo dichiarato della software house di Redmond è quella di
far dimenticare Windows Vista, sistema operativo mai veramente
decollato a causa di uno sviluppo nato male fin dall’origine, e migrare i milioni di utenti di Windows XP, datato ormai 2001. Seven sembra avere tutte le carte in regola per compiere la sua missione, al
contrario del suo predecessore, nei mesi che ne hanno preceduto il
lancio apprezzamenti e buone impressioni hanno prevalso rispetto
alle critiche (che non si erano risparmiate nel caso di Vista); sia la
release “beta” (quella di test per un pubblico più ampio dei soli
sviluppatori del programma), che quella “candidate” (scaricata da
milioni di utenti curiosi di vedere in anteprima il nuovo sistema operativo di Gates) sono state accolte con favore dal mondo degli esperti
ed appassionati, soprattutto per tre aspetti: la minor confusione, uno
sviluppo più a misura d’utente e le prestazioni migliori. Un sistema
operativo nato intorno all’utente finale, è questa la filosofia alla base
progetto ed il leif motif; Scott Jovane, amministratore delegato di
Microsoft Italia, durante la presentazione nei padiglioni di SMAU
ha spiegato che «Windows 7 realizza tutto quello che milioni di persone, testandolo in anteprima, ci hanno chiesto. Le nuove funzionalità nascono infatti dalle centinaia di migliaia di segnalazioni che
Microsoft ha ricevuto e raccolto da tutto il mondo». Nella sostanza
nulla di rivoluzionario, ma certamente numerose le novità pratiche
che rendono le prestazioni di Windows 7 di gran lunga migliori rispetto a quelle di Vista. Il prezzo di lancio è di 129 euro, per la versione base, ma si arriva fino a 339 euro, per quella dedicata agli utenti
professionali, per un totale di sei versioni: Windows 7 Starter Edition
(minimale, dedicata ai netbook), Home Basic Edition e Home Premium
Edition (pensate per l’intrattenimento e la produttività in ambito domestico), Professional Edition, Enterprise Edition (versione specifica
per le aziende) e Ultimate Edition (l’edizione più potente).
ANTONIO RITA
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