Giugno 2012 Comunità Bollettino della comunità parrocchiale della

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Giugno 2012 Comunità Bollettino della comunità parrocchiale della
Giugno 2012 Comunità
Giugno 2012
Comunità
1
Bollettino
della comunità
parrocchiale
della città murata
di Como
Giugno 2012 Comunità
Camminare
per la via normale
I
I recapiti
del parroco
Il Prevosto,
don Carlo Calori,
è reperibile
ogni giorno
in basilica
prima e dopo
le SS. Messe,
oppure
in casa parrocchiale
(via Vittorio
Emanuele 94).
N. telefonico:
031/267295.
Il giorno di Pentecoste, poco
prima di entrare in basilica per
il conferimento della Cresima, il
Vicario del Vescovo, come è
consuetudine, ha rivolto qualche domanda ai cresimandi.
Una era questa: Che cosa pensate che il vostro parroco chieda per voi allo Spirito Santo per
il vostro futuro? Quanto a me,
per dire la verità, una preghiera
l’avevo in cuore per una grazia
modesta ma concreta: che tutti
continuassero insieme l’avventura della formazione cristiana,
anche nei mesi della dispersione, della “vacanza”, fino alla festa del passaggio alla giovinezza nell’incontro col Vescovo al
“molo 14”. E oltre ...
Un cresimando mi ha spiazzato
con una risposta inattesa: “il nostro parroco chiede per noi allo
Spirito Santo... la santità”. Detto
così per dire? La cosa mi è venuta in mente quando il Papa in
uno stadio di S.Siro gremito, da-
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vanti ai cresimati e cresimandi di
Milano e della Lombardia, ha detto semplicemente: “Cari ragazzi
puntate in alto! Siate santi. La santità è la via normale del cristiano”.
Se questo si può dire ai ragazzi, a
maggior ragione l’invito vale per
tutti. Non è una assurdità. È il segreto di una vita piena, felice, riuscita. Nelle prove e nelle fatiche
della vita non sono certo le smanie di “di-vertimento” a dare chiarezza e sollievo, ma è l’ascolto fedele della Parola di Dio, la fiducia
nel Signore Gesù, il servizio ai poveri e quella fede attiva che si rigenera nel “grande respiro” della
Domenica (così Giovanni Paolo
Il quando è venuto a Como), con
la partecipazione alla Messa e la
carità fraterna. Questo ritmo di vita è la via normale. Di sempre. A
maggior ragione d’estate, quando
abbiamo qualche occasione per
sollevare la testa.
Cari amici, Gesù è l’unico ancora capace di sorprenderci, con
l’incursione del suo Spirito, con
la bellezza fulminante di una pagina di Vangelo, con la gioia di
testimoniare ad altri ciò che abbiamo ricevuto. Tutte cose che ci
prepariamo a vivere nella prossima Missione parrocchiale...
E chi l’ha detto che dobbiamo
aspettare chissà che cosa prima
di annunciare Cristo e che la fede cristiana è ormai sconfitta e
dovrà contentarsi di percorrere
vie nascoste senza pretendere di
uscire allo scoperto, per non venire subito sbeffeggiata?
L’ unico cristianesimo sconfitto è
quello che non viene più annunciato, quello che non viene più
testimoniato sulla scena del mondo; sarà invece sempre vincente
quello che trova voci, cuori, mani
persone che abbracciano Gesù e
lo testimoniano come l’amico, il tesoro, l’amore, la risposta della vita.
È la via normale, amici! Percorriamola insieme.
Don Carlo, vostro parroco
SAN FEDELE
IN COMO
MISSIONE
PARROCCHIALE
OTTOBRE 2012
Eccoli i frati francescani
che animeranno la nostra
comunità il prossimo
ottobre. Nella foto li
vediamo a Bordighera,
dove sono stati di recente.
Al centro, con il microfono,
padre Michele che sarà con
fra Pasquale il responsabile
della missione.
I giovani si preparano alla Missione
Le pietre, eredi
del messaggio di Cristo
“E quando forse gli uomini non parleranno più di Lui, continuate
a parlare voi, o pietre.”
(Dialogo della chiesa e del chiostro, D.M.Turoldo)
Sì, ne siamo certi: le pietre hanno costantemente qualcosa da
dirci, e ci chiedono solamente la capacità di ascoltare attentamente
la loro storia.
Qualche settimana fa, nel mese di Maggio, siamo stati invitati a
visitare la basilica Cattedrale di Como. Noi giovani siamo rimasti
colpiti soprattutto dal fatto che noi, per capire il significato
delle nostre chiese, abbiamo bisogno di spiegazioni; coloro che
le costruirono, invece, si rendevano perfettamente conto del
valore simbolico di ogni particolare che andavano scegliendo:
niente veniva lasciato al caso. Questa differenza, molto
probabilmente, è da ricondurre al fatto che essi vivevano la Fede
in un modo e in un mondo diverso dal nostro.
Abbiamo allora deciso di prendere in considerazione alcuni
aspetti su cui fondare la nostra riflessione in vista della Missione
parrocchiale.
In primo luogo, abbiamo potuto constatare come l’evoluzione
della chiesa, intesa come edificio, sia necessariamente e
strettamente correlata ai mutamenti della Chiesa di persone.
Uno sviluppo, infatti, dei luoghi di culto può esserci solo se la
comunità si trova in una situazione di unità e libertà. Per spiegare
la grande evoluzione delle basiliche agli inizi del XIV secolo (che si
apriva con il grande Giubileo), l’Osservatore Romano del 2-3 gennaio
2008 riportava un articolo dal titolo quanto mai curioso: “Vivevano
in catapecchie, ma costruivano cattedrali”. Ecco allora il primo
proposito per la Missione: un sincero e importante rinnovamento
della Comunità. Come infatti la memoria annuale della dedicazione
di una chiesa (abbiamo appena celebrato quella della Cattedrale)
risulta essere uno slancio di Fede per l’anno a venire, così la Missione
dovrebbe essere per noi una “spinta” alla Fede sia personale che
comunitaria, che nasce dall’incontro ravvicinato con il Signore Gesù
nelle sue “manifestazioni”: la Parola, l’Eucaristia, il Prossimo.
Abituati, poi, a sentire ripetere lo slogan della Missione “Sto alla
porta, e busso” (Ap 3, 20), siamo rimasti impressionati quando
abbiamo sentito le parole di Gesù “Io sono la porta” (Gv 10, 7).
Se è allora vero che dobbiamo sempre rimanere in ascolto di Gesù
che bussa alla porta del nostro cuore, porta che – non dimentichiamo
– possiamo aprire solo noi dall’interno, è anche vero che solo per
mezzo di Lui possiamo arrivare a vedere il Padre, e quindi ogni volta
che ci accostiamo alla celebrazione dell’Eucarestia sappiamo
che se accogliamo con umiltà il Signore (nelle manifestazioni di cui
abbiamo già detto sopra) l’incontro con lui sarà davvero autentico
e proficuo.
L’obiettivo che ci proponiamo è allora questo: vivere le due settimane
della Missione come un vivo e vero incontro con il Signore che,
ne siamo certi, ha qualcosa da dire a ognuno di noi.
Gruppo Giovani
E BUSSO
Giugno 2012 Comunità
STO ALLA PORTA
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STO ALLA PORTA
Alcuni eventi
Domenica 14 ottobre 2012
Accoglienza dei Missionari, S. Messa di apertura, Mandato del Vescovo per la Missione
Lunedì 15 e 22
Grande catechesi sulla figura di Gesù e della Chiesa.
Venerdì 19
Via Crucis per le vie del centro città
Sabato 20
Pellegrinaggio al Camposanto (Cimitero Maggiore)
in serata: concerto in San Fedele
Domenica 21
Festa delle famiglie e rinnovo delle promesse del matrimonio.
A sera: accompagnamento dell’urna di S. Luigi Guanella
dal Duomo al Santuario del Sacro Cuore
Giovedì 25
S. Messa con Unzione dei malati e degli anziani
Venerdì 26
Celebrazione penitenziale
Sabato 27
Recital offerto dai giovani della Comunità
Domenica 28
Festa di S. Fedele. Rinnovazione delle promesse battesimali
Altri eventi
Centri di Ascolto della Parola di Dio
Visita alle famiglie e ai malati
Catechesi e incontri vari per giovani e giovanissimi
“Buongiorno Gesù” e incontri per i ragazzi
Adorazione eucaristica quotidiana, con possibilità di colloquio
con i Padri.
Per prepararsi bene
•
•
•
pregare personalmente e insieme, usando la preghiera
appositamente composta;
accettare per amore del Signore la fatica quotidiana;
rendersi liberi da impegni per essere presenti
ai vari momenti della Missione, che deve essere per quei giorni il nostro massimo impegno.
E BUSSO
SAN FEDELE
IN COMO
MISSIONE
PARROCCHIALE
OTTOBRE 2012
Un invito alle suore di clausura
Perché non manchi la loro preghiera
Ecco la lettera che - su iniziativa del comitato preparatorio della
Missione - è stata inviata alle due Comunità Monastiche a noi
vicine: quella di Grandate e quella della Visitazione. A loro chiediamo di intercedere presso il Signore perché la nostra Comunità
parrocchiale si apra alla grazia dell’annuncio e della conversione.
Reverenda Madre
e Venerabile Comunità,
nel prossimo ottobre, nel periodo intercorrente fra il giorno 14 e il giorno
28, proprio all’inizio dell’Anno della Fede, si svolgerà nella nostra
Comunità di S.Fedele, che raduna i quartieri della Città murata,
una Missione Parrocchiale.
Sotto la guida del Vescovo, dei nostri sacerdoti e di numerosi Religiosi
francescani, ci metteremo in ascolto della Parola di Dio,
per condividerla, tradurla nella vita e testimoniarla a coloro che sono
distratti o si sentono indifferenti e lontani.
Abbiamo bisogno di un grande aiuto della Grazia divina, della luce
e della forza dello Spirito Santo.
Per questo facciamo appello anche alla Vostra Comunità e,
in particolare, al sostegno della vostra preghiera. Quale supplica potrebbe
essere maggiormente gradita a Dio se non da chi vive la vocazione
di Maria di Betania, nella silenziosa adorazione della Parola di Dio
che è Nostro Signore Gesù?
Chiediamo aiuto al Padre e al Figlio suo Gesù affinché, attraverso
il loro Spirito ognuno di noi possa testimoniare la bellezza di una vita
intonata alla Fede, alla Speranza e alla Carità. E così accendere
una nuova luce fra gli indifferenti, i distratti, gli emarginati,
le persone sole e sofferenti...
Con gratitudine, certi di un benevolo ascolto, assicuriamo
di essere uniti a Voi nella comune lode a Dio.
La Comunità parrocchiale con i suoi laici, religiosi/e e sacerdoti.
Giugno 2012 Comunità
Missione Parrocchiale
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Giugno 2012 Comunità
Un importante anniversario
Don Carlo
sacerdote
da mezzo
secolo
Il nostro parroco compie... 50 anni!
Una lunga vita da sacerdote,
ricca di incontri e di avvenimenti.
Abbiamo voluto intervistarlo.
E lui, per una volta, ha accettato
di essere oggetto delle nostre
pagine.
Il giorno della Prima Comunione, la
domenica 20 maggio, poco prima della festa, don Carlo mi si avvicina quasi furtivo e mi sussurra: “Sto ancora
aspettando le domande per l’intervista...”. Sudo freddo (o quasi); me ne
ero dimenticato; la riunione di redazione è già passata da due settimane e
ancora non ho provveduto.
“Ha già pronto qualcosa?”, gli chiedo
stupidamente per prendere tempo; “No”
risponde (ovviamente).
Ecco allora le tre belle “domandone”
che gli ho sottoposto (qualche giorno
dopo) e le sue risposte meditate.
In queste pagine, alcuni
scatti dall’album
di don Carlo. Qui, ancora
chierico, con il fratello
don Lorenzo.
A destra, la foto ufficiale
con i compagni
di messa e il
vescovo Bonomini.
Prima di tutto puntiamo gli occhi
sul futuro. Fermo restando (presumo) l’attaccamento al Signore, in
che direzione va la Sua “conversione” all’ingresso del secondo cinquantennio?
Potrei rispondere che il secondo cinquantennio entrerà ben presto nella
vita eterna: ma non sfuggo alla domanda. In realtà ad ogni svolta della
vita, ad ogni tappa simbolica, quale
è un anniversario importante, la vera
questione da porsi è proprio questa:
dove stai andando? Quale correzione
di rotta a una navigazione che è ormai
vicina al porto? Quale conversione?
Come premessa devo dire che mi
sento improvvisamente anziano. Diciamo pure vecchio (che non è una
parola cattiva). Non ci ero abituato,
anche perché sono il penultimo di
una bella schiera di fratelli e sorelle e
istintivamente mi sono sempre sentito tra i “piccoli” della famiglia. Oggi
invece mi accorgo di essere già molto
avanti in età. Qualche giorno fa il
Vescovo ha radunato la trentina di
Vicari foranei della Diocesi e io ero
il più anziano... Ebbene, sento che
per irrobustire l’attaccamento al Si-
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gnore, a vantaggio di tutti e per non
vendere fumo, ho bisogno di più silenzio, più contemplazione, più preghiera. A essere nervoso e teso, preoccupato o superoccupato, ansioso
di correre qua e là come se tu dovessi risolvere quasi tutto, finisci per
apparire (o essere?) più impegnato e
accigliato che contento di servire il
Dio della gioia. L’annuncio evangelico, che è tutta la vita di un prete, è
una Notizia bella; anche per questo
mondo di oggi. La Chiesa, proprio
perché “casa della Parola” evangelica,
cioè bella e fonte di gioia, deve diventare insieme casa e scuola di comunione nella gioia vera, tanto più
umana quanto divina. Riuscirò, insieme con voi, a vivere questa conversione?
Relativamente al tempo presente,
invece, quali speranze ripone e quale carisma intravede nei preti della
nuova generazione?
Se diamo uno sguardo al presente,
alla società in cui viviamo, ho l’impressione che la felicità (a cui tende
ogni persona sana) sia diventata uno
stress, un obbligo continuamente
ribadito da mass media e pubblicità;
e l’ottimismo deve fare da volano al
consumo; ma dietro la facciata di una
gioia superficiale, artificiale e falsa,
c’è tanta tristezza... Oggi si tenta ancora di far credere che la buona riuscita nella vita, nei nostri giorni frenetici, sia merce da arraffare a basso
prezzo e in tempi brevi. Salvo poi
trovarsi a mani vuote.
In questo quadro è semplicemente
un incanto, una ventata di aria fresca,
la presenza di giovani preti che, pur
essendo immersi nel clima e nei linguaggi del nostro tempo, sono in
assoluta controtendenza e presentano
quella novità straordinaria che è il
dono totale di sé, con una solidità e
una sapienza di vita che viene dal
Vangelo.
Non so se si può parlare di un “carisma” speciale. I preti della giovane
generazione che io conosco un po’ di
più sono quelli che conoscete anche
voi: don Luciano, don Enzo, don
Nicholas... Ho visto e vedo in loro
generosità tenace, preparazione culturale senza arroganza e quella limpida serenità che non è un accessorio
estetico per rendersi simpatici, ma
parrocchia san fedele - como
5O anni
di ordinazione
sacerdotale di mons.
carlo calori
L’ingresso del prevosto
in città murata nel 2003
qualcosa che nasce dal profondo
dell’anima e che si alimenta alla Sorgente prima. Dobbiamo esserne grati al Signore. E forse dovremmo pregare di più per loro. E pregare per le
vocazioni; perché queste fresche ventate della novità di Dio si ottengono
solo in ginocchio.
Le chiedo, infine, uno sguardo sul
passato. Le chiedo una lettura di
sintesi al cospetto dei disagi materiali e spirituali di cui si è reso
esperto negli anni di ministero. Che
rapporto c’è tra sofferenza e gioia?
Curioso questo invito a un percorso
a ritroso: dal futuro, al presente, al
passato...
Uno sguardo al passato mi risveglia
dentro solo motivi di gratitudine:
innanzi tutto per la mia famiglia che
mi ha sempre accompagnato: una
famiglia numerosa, unita, splendida,
dove la fede è sostanza dolce e robusta di vita. E poi una infinità di doni:
il Seminario come bella compagnia,
conosciuto sia da alunno che da educatore, i primi anni di ministero attraversati dalla novità del Concilio,
lo scossone del ‘68 (vissuto dal di
dentro), la stretta collaborazione,
quasi trentennale, con i nostri Vescovi, la gioiosa fatica del Settimanale
(mi ha fatto conoscere, palmo palmo,
i tesori spirituali che fanno grande la
nostra Diocesi). Infine, la gioia di
essere parroco, cioè pastore e padre
di un popolo... che siete voi! In questo lungo cammino è difficile parlare
del “rapporto tra sofferenza e gioia”.
Innanzitutto c’è la bellezza del camminare sotto lo sguardo di Dio e
nell’obbedienza al Vescovo. Poi è logico che si incontrano ostacoli, qualche pozzanghera con i relativi schizzi di fango, qualche acquitrino da
attraversare. Ma si tratta di cose di
superficie. Se hai pazienza di scavare
un po’ trovi quella falda di acqua purissima e buona che è la gioia. E qualche volta scaturisce di sorpresa, in
limpide sorgenti. Sai che c’è. E al
momento buono il Signore te la fa
sgorgare dentro... Che cosa vuoi di
più?
(a cura di Marco Laffranchi)
60 anni di ordinazione
sacerdotale di mons.
alessandro cornaggia
e mons. lorenzo calori
domenica 24 giugno 2012
P r o g r a m m a
venerdì 22 giugno - ore 20.45
a sant’eusebio: spettacolo
organizzato dai ragazzi.
d om e nic a 2 4 g i u g no
ore 10.30
Santa Messa solenne
nella basilica di san Fedele
(sono sospese le sante messe delle ore
10.30 a san Donnino, sant’Eusebio,
e delle 10 e 11.15 a san Fedele)
ore 12.30
a sant’ Eusebio: Momento
c on v i v i a l e d i f e s ta .
�
Giugno 2012 Comunità
�
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Sessanta
ciascuno
È un anno ricco di ricorrenze, questo,
per la comunità.
Ai cinquant'anni di sacerdozio
di don Carlo, fanno ala due
sessantesimi: don Alessandro
Cornaggia, per tanti anni parroco
di san Donnino e don Lorenzo Calori,
fratello di don Carlo, parroco di lunga
data ad Olgiate ed ora collaboratore
in città murata.
Ecco cosa ci hanno detto.
DON LORENZO
DON SANDRO
“Canterò per sempre
l’amore del Signore”
Sono passati sessant’anni.
Dopo incertezze, entusiasmi, paure,
consigli, esortazioni, preghiere, ho
detto «Eccomi!» con trepidazione...
Poi, disteso contro il pavimento del
presbiterio del Duomo, ho sentito il
canto che invocava tutti i Santi.
Quante voci! Forse non c’erano le
voci dei miei genitori, di papà e mamma, ma certamente il cuore, c’erano
i miei fratelli, tanti amici e anche
gente sconosciuta e, più vicine, le voci
dei sacerdoti che mi avevano guidato
e sorretto e anche, chiara, la voce del
Vescovo e con loro certamente si univano tutti i Santi con Maria.
Allora ho chiuso gli occhi nella pace.
Lo Spirito, invocato dalla Chiesa, ha
fatto il resto, ha fatto tutto: ha dato
forza al mio cuore, luce alla mia mente, sostegno alla mia volontà e così
ho creduto e mi sono affidato al tuo
amore, o Signore, un amore che ho
sperimentato tenero e forte: mi hai
Davanti al Signore,
ripensando ai miei
anni di sacerdozio
preso per mano, mi hai guidato, mi
hai sollevato, mi hai preceduto, mi
hai dato fiducia, hai avuto pazienza,
quante volte ti sei fermato ad aspettarmi..., a volte hai dovuto scuotermi,
mai mi hai abbandonato.
In tutte le tappe del cammino, che la
tua volontà mi ha tracciato e in cui
mi hai voluto, per tua grazia, testimone del tuo amore, quante volte ho
sentito la tua presenza attraverso mille segni: a Menaggio, a Colico, a Olgiate Comasco e ora qui a san Fedele, accolto fraternamente.
Signore Gesù, per oggi e per domani,
io confido in te e quando sarà la mia
«Ora» donami di cantare in eterno la
tua misericordia.
Misericordias Domini in aeternum
cantabo!
don Lorenzo
Esprimere in poche righe che cosa ha
inciso di più nel mio sacerdozio, giunto
al sessantesimo anno, non è facile. Proverò “davanti al Signore” a formulare
qualche impressione.
Prima di tutto provo un sentimento di
gratitudine e di gioia, perché, nonostante la mia poca socievolezza, il Signore mi
ha chiamato, facendomi capire che, nato
in un ambiente familiare e scolastico in
cui la religiosità era viva, dovevo fare qualcosa di più di quanto già facevo. La famiglia, i tanti sacerdoti conosciuti furono
determinanti nell’accogliere e capire la
chiamata del Signore. L’Azione Cattolica
e il Seminario mi fecero superare le difficoltà nel farmi sacerdote, non solo per
me, per il Signore, ma anche per gli altri.
Mi dicevano: “Fatti aiutare”. E così avvenne: nei sessant’anni ho avuto tanti
aiuti da sacerdoti, amici, famigliari.
La lunga serie di sacerdoti che mi hanno
aiutato nel campo spirituale e materiale
è uno dei motivi che sostengono la mia
gioia e la mia riconoscenza che si estende su tanti anni.
Ma, se non mi inganno, nel corso degli
anni ho capito che per fare il prete, il ministro di Dio, non bastava quello che potevo fare io ma ci voleva un aiuto di Gesù,
indispensabile per compiere le opere di
Dio: quando si è giovani si vorrebbe cambiare il mondo; poi, con il passare degli
anni ci si accorge che è difficile cambiarlo.
Ecco, forse questi sessant’anni mi hanno
maturato nella convinzione di non mollare, di non scoraggiarmi; e scoprire che
ci vuole tempo per “vedere” le grandi
cose che Dio fa, Lui che è il “potente”
come ha detto la Madonna nel “Magnificat”. Quante prospettive ho cambiato,
quanto bene ho cercato di fare, quante
persone ho accostate, e ne sono contento... Ma se non ci fosse stato un aiuto di
Dio, sperimentato, molto bene non
l’avrei mai fatto. Ciò non toglie che Dio
vuole la mia parte. Ma, povero me, quanti errori, sbagli, peccati ho mai fatto...
ho visto la misericordia per gli altri e per
me; senza paragonarmi a Giobbe, “il
Signore ha dato, il Signore ha tolto”...
Ho trovato vera una “massima” di mia
madre: il Signore dona e toglie e a volte
la sua mano è pesante, fa giungere anche
alla “esasperazione”; ma poi non manca
di intervenire.
Chi ha alle spalle tanti anni di ministero se ne accorge di più.
Il mio prevosto di S.Donnino, don Negrini, giunse a 66 anni di Messa; non so
se io lo eguaglierò. Però, se il Padre Eterno
mi lascia arrivare anche più in là, non sarei
malcontento (non vorrei essere irriverente
nei suoi riguardi). Spero di capire ancora
di più questo agire misterioso, nel bene e
nel male, che certo non capivo molto
quando ero giovane. “Ora et labora” diceva San Benedetto ai suoi monaci: lavorare
mi è sempre piaciuto, non so se ho pregato abbastanza. Cercherò, negli anni che
Dio mi darà ancora, di capire meglio il
Suo agire per aiutare anche gli altri.
Don Alessandro Cornaggia
Giugno 2012 Comunità
Don Sandro e don Lorenzo
13
Gli altri incontri
due altre serate a San Fedele
Enzo Bianchi a san Fedele
ha parlato di fede
Il 18 aprile scorso, nell’ambito degli
incontri promossi dalle Primavere di Como,
Enzo Bianchi – priore della comunità
di Bose – è venuto a Como,
nella nostra basilica (affollatissima
e suggestivamente illuminata),
per tenere una lectio magistralis sul tema:
Le vie di umanizzazione: noi e gli altri.
D
a persona di forte spiritualità, Enzo Bianchi ha
parlato, per quasi due
ore, al cuore delle persone di una platea attentissima, dimostrando di saper interloquire con la
persona umana prima ancora che con
il (non necessariamente) credente. Al
lettore eventualmente frettoloso anticipo subito l’auspicio conclusivo del
priore. Vorrei – alla fine dei miei giorni – poter dire: Ho dato fiducia a
qualcuno di quelli che ho incontrato
nella mia vita. Sì, perché ciascuno
dovrebbe sentire la responsabilità di
rendere questo mondo che abitiamo
non solo più bello, più giusto, ma
soprattutto più umano. Dare fiducia
ad una persona fa crescere la qualità
umana della nostra convivenza, e solo
insieme con gli altri si diventa più
umani; mentre fare ognuno solo i
propri interessi rende questo mondo
più barbaro. Naturalmente a questa
conclusione ci ha portato per gradi,
che cerco qui di riassumere.
È partito gettando uno sguardo ampio
sulla crisi attuale, registrando però anche la volontà di uscire da ciò che ha
ammorbato la nostra convivenza: la
barbarie della solitudine. Naturalmente con la parola crisi non alludeva solo
a quella economica di cui tutti abbiamo
tristemente consapevolezza, ma anche
alla crisi di civiltà, crisi culturale, etica.
Dalla soggettività siamo passati al soggettivismo: dalle sacrosante rivendicazioni di alcuni diritti (libertà di parola,
dignità della donna, diritti dei lavoratori) ai desideri individuali assurti come
irrinunciabili, anche qualora confliggano con il bene comune … Tutti si
lamentano della precarietà del lavoro,
ma non della precarietà delle relazioni. La difficoltà a stringere legami forti, la decrescente propensione al matrimonio (civile o religioso), sono volti di
questa crisi ancora non sufficientemente percepiti come una minaccia.
E ancora: assistiamo ad una crisi di
fede; chiarendo subito che per fede
non intende immediatamente la fede
in Dio, ma la fede umana, la fiducia.
La prima, infatti, è una virtù teologale, cioè un dono che viene da Dio;
la seconda, invece è atteggiamento
dell’uomo, di colui che dà fiducia agli
altri. Credere non è un bisogno che
ha Dio, semmai che ha l’uomo: bisogno di sentire fiducia intorno a sé
(a partire dal grembo materno) per
dispensare fiducia. Così facendo, si
prepara il terreno fertile perché sia
accolto il dono della fede in Dio ...
Quando uno ha sentito fiducia in sé,
poi può mettere fiducia negli altri.
Risponde a questa legge la storia
d’amore tra due fidanzati (non sfugga la scelta della parola) e poi degli
sposi che al momento delle nozze si
scambiano la fede, ma anche il linguaggio dell’economia: parliamo di
credito, di fido ecc. … La stessa politica è in crisi per il mancato riscontro
di persone affidabili. Insomma senza
fede siamo depauperati come uomini; occorre un cammino di umanizzazione.
Un secondo cammino di umanizzazione è l’incontro con l’alterità. Bisogna avere consapevolezza che esiste
l’altro, il diverso da noi, con il quale
dobbiamo entrare in armonia: non
cercando l’assimilazione, e nemmeno
la fusione (sarebbe negata l’alterità,
sia volendo rendere l’altro simile a
me, sia volendolo confondere con
me). Può bastare – si chiede – la differenza (di sesso, di paese di provenienza, di religione, di etica…) per
Oltre a Enzo Bianchi, la Basilica ha
ospitato altri due incontri promossi
dal giornale La Provincia.
Giovedì 3 maggio Monika Bulaj,
fotografa, ha parlato di "Identità e
comunità. Storie di patrie, di terre e
di confini". Appuntamento
interessante sia dal punto di vista
tematico sia per le splendide
immagini che arricchivano la
presentazione.
Giovedì 17 maggio è stato ospite
in san Fedele Franco Cardini, illustre
medievista, che ha trattato il
tema"Europa: vecchi confini, nuove
frontiere". Lo storico ha
magistralmente svolto l'argomento
proponendo numerosi spunti di
riflessione al folto uditorio.
delegittimare l’altro, per demonizzarne l’incontro? Noi siamo gli altri.
L’alterità, o sappiamo affermarla nella società, o non sapremo affermarla
nelle nostre famiglie. Quando si comincia a non rispettare l’alterità più
lontana, non riusciremo a tollerare
l’alterità del nostro vicino. Dimentichiamo – ci sollecita Bianchi – che
il Cristianesimo stesso è nato minoranza nel giudaismo, nel mondo greco e in quello romano; e che si è
diffuso grazie ai barbari? Che anche
il Cristianesimo è stato campione di
intolleranza? Che i cristiani (in barba
alla reciprocità!) credono piuttosto
alla gratuità? Che, o sono salvati insieme, o non lo saranno affatto? Esercitiamoci dunque, ad incontrarci più
che possiamo, così facendo faremo
crescere la qualità umana di ognuno
di noi, delle nostre convivenze, dei
nostri gruppi sociali ed eviteremo di
essere sopraffatti dalla “barbarie”.
Maria Ostinelli
Giugno 2012 Comunità
Vie di
umanizzazione
15
lancia del Re. Lei tradisce il suo popolo la sua terra. Questo a livello
drammaturgico viene reso con la consegna della terra stessa allo straniero:
“volete la mia terra prendetela”. La
regala come si regala del pane, tradisce
la terra, rifiuta la terra, per salvare il
sangue. Il sangue dei suoi famigliari è
difeso da un filo sottile, che viene liberato con forza per proteggere la casa.
Maria e le altre
donne
dello scandalo
Ruth
Marc Chagall
Ruth incontra Boaz
E
ster Montalto (con l’aiuto
regista Massimiliano Angioni) ha deciso di concludere la
rassegna teatrale degli adulti
con uno spettacolo tratto dal libro di
Erri de Luca “Le sante dello scandalo”,
mettendo in scena uno spettacolo originale e moderno, che affronta con una
lente speciale la storia di cinque donne
che hanno segnato la storia biblica ed
entrano nella genealogia di Gesù tracciata da Matteo: Tamara, Rahav, Ruth,
Betzabea e Maria.
Ogni donna, interpretata da Sarah Paoletti, con la propria vicenda, porta in
seno la bellezza, e desidera generare nuova vita, portando a perfezione la propria
femminilità. La conquista della maternità è come un fuoco che alimenta e da
senso alla loro esistenza, una fiamma che
brucia le convenzioni, un fuoco inestinguibile che nessun ostacolo o persona
riuscirà mai a fermare.
Un’energia che ha riempito per una
sera i cuori di tutti gli spettatori.
Un’esplosione di vitalità che fluttuava libera tra i veli che riempivano il
palco con colori vivaci. Una spettacolarità semplice fatta di piccole cose:
la terra (i più fortunati sono riusciti
a sentire anche il suo odore) l’acqua,
veli, semplici costumi, un bidone e
molte luci. Ecco le loro storie.
Tamara
Lei, una donna, vittima di incomprensioni e pregiudizi di uomini, lei
una vedova maledetta, lei la serpe che
uccide il proprio marito. È questo
che la gente pensa di lei... Essendo
condannata e vittima di una colpa
che non ha commesso, si intrufola
nel letto del suocero, e vestendosi
degli abiti di quella colpa, seduce il
colpevole. E proprio adesso che il peccato è consumato e la peccatrice sta per
essere messa al rogo, viene salvata. È lei
stessa che si salva rivolgendosi a Giuda,
con speranza, porgendo l’oggetto che
gli è più caro: il bastone. L’unico desiderio che anima questa donna è quello di diventare madre e lo diventa andando contro tutto e contro tutti.
Rahav
Rahav invece è prostituta di mestiere,
e proprio nella sua condizione di esclusa dalla società, riesce ad accogliere lo
straniero (venuto per distruggere Israele), anzi fa di più: lo nasconde dalla
“La felicità dura solo un istante”. L’idillo matrimoniale finisce troppo presto
per questa donna, trafitta da un dolore
atroce per la morte del marito, che si
dice sia stato punito dalla collera divina:
“come è possibile che il mio giovane
marito, stia giacendo per sempre”. Disperata si aggrappa all’unica persona
che può ricordarle ancora il profumo
dell’amato: sua madre Noemi. E quando questa ritorna in patria, Ruth decide di lasciare la sua terra e la segue a
Betlemme. Qui Ruth poté godere della generosità di Boaz, e durante la festa
del raccolto Ruth “entra di soppiatto
nel letto dell’uomo” dicendo: “Io sono
Rut la tua serva e spiegherai la tua ala
sopra la tua serva perché riscattatore sei
tu”. A queste parole il cuore del vecchio
si commuove e Boaz si rivolge a lei con
le medesime parole che Rut aveva detto a Noemi: “Tutto ciò che dirai farò”.
Da questo amore, un po’ scandaloso per
l’epoca, nacque Iesse, padre di Davide.
Betsabea
Betsabea e Davide, la coppia della
colpa, l’amore nato dal peccato. Un
amore adulterino e peccaminoso che
si macchia per volere di Davide di
sangue umano, del sangue di Uria,
suo marito. Passa del tempo, e dentro
questo corpo di morte nasce una nuova vita, ma ancora una volta, la vita
si sostituisce alla morte al sangue innocente di un neonato (morto dopo
pochi giorni). Sembra che il silenzio
debba fare da padrone, ma improvvisamente il silenzio diviene il suono
del riposo, di un sonno di una nuova
vita. La donna ora è divenuta madre,
ora culla il figlio, ora l’allatta al suo
seno....ora lo guarda con occhi pieni
di calore e aspetta il suo risveglio.
Maria
Maria, la donna più santa, ma anche
la più scandalosa. Lei vergine madre,
lei sposa di Giuseppe, ma toccata dallo Spirito Santo. Per un attimo anche
Giuseppe ha dubitato della fedeltà
della sua fidanzata. E pone una domanda a Maria, una domanda che non
viene dall’uomo, ma è una rivelazione
di Dio: “Maria sai cos’è la grazia?” “La
grazia è la forza sovrumana di affrontare il mondo senza sforzo”.
Lo scandalo è grazia, il peccato è purezza. Dio non sceglie una stirpe pura
per rivelarsi. No, Egli sceglie il sangue
impuro, un composto di più popoli...
un sangue “meticcio”... una pelle
“mulatta”...una culla povera.
Significativa e geniale la scelta di un
bidone per culla. La purezza di queste due creature all’interno di un bidone sporco, un luogo stretto, ma
intimo. Originale scelta registica che
richiama i sobborghi di una grande
città, una nuova stalla di Betlemme.
Maria culla il bambino con queste
parole: “Sogna come facevi dentro
di me, che la tua vita ha ancora il mio
indirizzo, e in sogno ci potrai sempre
tornare”. E questa ninna nanna ha
commosso tutta la platea, specialmente le giovani donne.
Un testo di una portata elevata, ma
raccontato con un’energia e una leggerezza che ha stregato il pubblico, che
si è lasciato trasportare in queste storie
sacre, ma allo stesso tempo quotidiane.
Le parole di queste donne vibrano ancora nelle nostre orecchie, affascinando bambini e vecchi, giovani e adulti.
Stefano Bompani
Giugno 2012 Comunità
Ritratti femminili
a La Lucernetta
17
Africa
chiama
Africa
Chica Valentini
Cari amici, per questo numero del
bollettino mi è stato chiesto di intervistare
Chica Valentini, la nostra comparrocchiana
ormai da qualche anno missionaria in Sud
Sudan. Io, per chi non mi conoscesse,
sono una studentessa di architettura che ha
avuto la fortuna di partecipare a una
esperienza estiva di missione in Benin;
questa esperienza, seppur breve, mi ha
toccato profondamente ed ha generato in
me una grande sete di conoscenza nei
confronti di una parte di mondo spesso
marginale nella nostra realtà quotidiana,
ma che in quanto cristiani ci interroga nel
profondo. Parte di questi interrogativi li ho
posti alla nostra missionaria, sperando di
essere riuscita a interpretare un interesse
non solo mio, ma di tutti voi.
Chica ha studiato lingue e diritti umani, dal
2009 si è impegnata a istituire una radio a
Wau in Sud Sudan, dove tuttora lavora.
Cosa ti ha spinto nel lasciare il mondo in cui sei nata e cresciuta per scegliere quello Africano-in genere dimenticato dalla cultura Occidentale?
Come è maturata questa scelta? Cosa
cerchi da questa esperienza?
Ho sempre desiderato incontrare al-
tre persone e conoscere culture differenti. A casa, a scuola, a catechismo,
tutti mi hanno sempre insegnato a
mettere a servizio degli altri mie capacità. So che la radio è un mezzo di comunicazione fondamentale in Africa. Come strutturate il vostro lavoro? Cosa trasmettete? Quanti siete?
La nostra è una radio comunitaria,
per cui sono gli interessi e i bisogni
della gente a decidere cosa viene trasmesso. Tutti i nostri programmi
hanno come scopo favorire lo sviluppo della comunità, dal punto di vista
umano, materiale, spirituale, sociale,
culturale. Per ora trasmettiamo programmi di alfabetizzazione all’inglese, notizie, attualità, educazione civica, sport, salute, religiosi, culturali.
Molti programmi sono in diretta e la
gente può telefonare in studio per fare
domande o condividere la propria
esperienza o esprimere la propria opinione su un certo argomento. Ora
stiamo lavorando a programmi per
bambini, giovani e donne, che sono
le persone che hanno meno accesso
all’informazione.
Alla radio siamo
circa in 20. La maggioranza sono
studenti, per cui non sono molto regolari nel lavoro, però sono gli unici
che sanno l’inglese e sanno usare il
computer.
Immagino che la tua scelta sia guidata da spiritualità missionaria; come si
traduce ciò nell’attività radiofonica?
Nella gratuità e nel rispetto verso gli
altri. Nel desiderio di arricchire, con
il nostro lavoro, tutti quelli che ci
ascoltano. Ho avuto una piccola esperienza di
conoscenza della missione questa estate e ho intravisto come essa si risolva
molto spesso nello stare con la gente,
nel convivere e condividere il quotidiano con loro; il risultato era di ricevere molto più di quanto veramente
davo, o almeno queste sono state le
mie impressioni. Alla luce di una scelta di vita missionaria cosa pensi?
Missione non è fare semplicemente
un lavoro. Missione significa vivere
ogni giorno, come faresti a casa tua.
Vuol dire conoscere il posto in cui sei
e le persone che ti circondano, altrimenti il lavoro che svolgi non avrebbe senso. Se un’esperienza è breve,
spesso ci si limita solo a conoscere.
Prima di poter dare bisogna saper
osservare e aspettare.
In merito alla realtà del Sud Sudan
invece… cosa è cambiato da quando
c’è stata la separazione dal Nord? Il
tuo lavoro si svolge come prima?
Come avete vissuto quei momenti?
In un certo senso poco è cambiato, i problemi che c’erano prima ci sono
ancora, la fame, la povertà, la mancanza di risorse e di organizzazione.
D’altra parte, ora siamo in un nuovo
paese, che deve crearsi le sue regole
dal nulla, e questo crea non poca confusione a volte. Per esempio, richiedere alcuni documenti è indispensabile, ma a volte l’ufficio che li deve
emettere non è ancora attivo. Durante il mio mese Africano mi
sono capitati un paio di episodi di
grande umanità nelle relazioni con
i locali che gridavano quanto Cristo
abiti davvero con i poveri; c’è qualcosa che ti è successo di simile?
In un contesto come questo, alcuni
valori sono più evidenti che in altri.
Gesù era povero e semplice, quindi
è più facile riconoscerlo quando si sta
tra i poveri. La vera sfida è riconoscerlo anche altrove. Nelle usanze, nelle tradizione culturali, eccetera, del luogo, i missionari con cui sono partita mi dicevano
che c’è tantissimo dei concetti del
cristianesimo, e mi raccontavano di
quanto poco devono fare per diffondere valori cristiani; è vero anche per
le tue parti?
Qui la realtà è molto diversa, in generale c’è grande ospitalità, accoglienza, disponibilità ad aiutare. Ma altri
aspetti legati alle tradizioni culturali
sono decisamente in contrasto, per
esempio per alcune tribù la vendetta
è uno dei valori fondamentali, cosa
che non si concilia molto con il perdono.
Come vedi il mondo Occidentale
dalla tua attuale prospettiva?
Non ho molto tempo per guardarlo.
Quando torno mi sembra che abbia
perso un po’ la pazienza. C’è molta
tendenza a lamentarsi e a commiserarsi e poca volontà di fare davvero
qualcosa.
Avete bisogno di volontari o di qualche genere di supporto?
Dove c’è poco c’è sempre bisogno di
molto, ma spesso è difficile organizzare cosa sia prioritario. Dove tutto
va ricostruito ci vorrebbero persone
disposte a dedicare anni e anni di
lavoro a insegnare alla gente tante
cose. Dedicare un pensiero a chi vive
qui è una cosa che costa poco, ma per
loro ha tantissimo valore.
Le risposte di Chica mi giungono
secche ed efficaci come la realtà di
un mondo che vive una vita scarna,
ma il cui centro è ben chiaro: grazie!
a cura di Clara Alfieri
Giugno 2012 Comunità
Clara Alfieri
intervista
ChicaValentini
19
F
amiglia è il luogo dove uno
più uno fa tre.
Senza scomodare rivoluzionari teoremi matematici, nell’anno del settimo incontro
mondiale delle famiglie a Milano sul
tema “famiglie: il lavoro e la festa”, il
decimo convegno educativo Canossiano di sabato 12 maggio, non poteva che essere incentrato sulla famiglia e i suoi aspetti educativi e relazionali.
Il logo del convegno riassume già in
se l’intero incontro: un nucleo di quattro persone stilizzate, due adulti e due
bambini di diverso colore, a simboleggiare la bellezza e la complementarietà della differenza, con le braccia
aperte ad accogliere e i capi reclinati
alla ricerca di un contatto, con al centro un cuore e contornati da diversi
cerchi colorati tra i quali il più esterno
a raffigurare una fede nuziale.
Dopo la presentazione della preside
Gini, per introdurre l’argomento, gli
studenti hanno preparato una simpatica presentazione di vari tipi di
Enrico Perfetti
L'Estate dell’Oratorio
Campi estivi
e Grest
Giugno 2012 Comunità
Famiglia luogo
privilegiato
di amore
e di educazione
famiglie famose dello spettacolo, partendo dai Flintstones, passando attraverso le varie epoche tra Simpson,
happy days, beautiful, gli Addams
fino a scomodare la famiglia reale
inglese e la famiglia Obama.
I coniugi Gillini, pedagogisti di grande esperienza, molto apprezzati per i
loro consigli dai lettori di Famiglia
Cristiana, hanno guidato i partecipanti in riflessioni sul compito educativo delle famiglie analizzando
anche diversi modelli di famiglia:
cappa di piombo, tenda bucata.
Ti voglio bene perché ci sei e per
come sei, non per come vorrei che tu
fossi, famiglia come testimone e collega di Dio; Dio Padre ama i miei
figli più di quanto io li ami perciò
devo sforzarmi di avvicinarmi il più
possibile al Suo livello di amore.
Madre Ugoletti ha suggerito alcuni
spunti tratti dalle esperienze di famiglie nel mondo: in alcuni paesi
dell’Asia si tengono corsi frequentatissimi per papà da zero in condotta
famigliare, suocere che ricercano ogni
genere di informazioni sulle future
nuore per capirne le potenzialità a
favore dei figli, manuali per la sopravvivenza al divorzio.
Ha lasciato anche un mandato: la
famiglia riscopra il proprio compito
profetico di annunciatrice della Buona Novella, riscopra il senso della
gratitudine riconoscente e disinteressata; mantenga desto il senso di meraviglia tipico dei bambini, attitudine che fa guardare con occhi semplici e stupiti, che fa apprezzare e dare
il giusto peso, anche alle piccole cose.
E per non lasciare irrisolto il dubbio
matematico: uno più uno è uguale a
tre perché una famiglia non è solamente la somma dell’apporto dei
singoli componenti ma anche di tutto ciò che produce un cambiamento
negli altri.
Oratorio
Il convegno ospitato
dall’Istituto Canossiane
21
M
entre “andiamo in
stampa” è in piena
attività il Grest. Il
tema di quest’anno è
“PASSAPARTÙ – dì soltanto una
parola”. Un invito a riflettere sul valore comunicativo della parola, in un
mondo dove questo sta andando perdendosi. Il tempo che stiamo dedicando a quest’avventura, ringraziando già fin da ora chi dà del suo (tempo, capacità, pazienza, disponibilità)
sono i giorni dall’11 al 22 giugno
(con pausa sabato e domenica).
Durante le giornate si alternano attività di gioco, laboratori e momenti per i compiti. Ognuna delle due
settimane di Grest prevede una gita
“lunga” (di tutto il giorno, assieme
ad altri due oratori della città, s. Bartolomeo e s. Agata) e un’uscita “breve” (mezza giornata).
Per maggiori informazioni rivolgersi
a don Nicholas: 339 1938211 oppure 031 267313 oppure nicknegr@
libero.it
Nei prossimi giorni si partirà anche per i “campi” estivi
dell’oratorio, come gli scorsi anni condivisi con san
Bartolomeo e sant’Agata.
Per ragazze e ragazzi delle
medie, i giorni sono dal 8 al
15 luglio.
Per quelli dalla terza alla
quinta elementare invece dal
8 al 15 luglio.
Il posto è Gandellino, in Val
Seriana (BG).
Giugno 2012 Comunità
Il libro degli Atti degli Apostoli è
stato in diocesi il tema conduttore
dell’anno pastorale. Anche in
parrocchia gli sono stati dedicati
gli incontri di catechesi degli
adulti; su alcuni capitoli abbiamo
costruito gli incontri nelle case;
alle vicende paoline era dedicata
la meditazione durante il mese di
maggio. Centro ideale di questi
avvenimenti è stata la
proclamazione del libro,
vissuta domenica 6 maggio,
al pomeriggio, in Basilica.
Un pugno di donne e uomini
di buona volontà ha letto il libro,
intercalato con brevi brani
organistici.
Pochi i partecipanti, grande il
valore della Parola annunciata.
Nella foto, un momento della
celebrazione.
Appunti
per non dimenticare
ciò che è accaduto
nella parrocchia
da Aprile
2012
ad oggi
La Pasqua
Il 1 aprile “Domenica delle Palme”,
ci siamo ritrovati alle ore 9.45 sul sagrato di san Donnino per la benedizione degli ulivi; indi processionalmente abbiamo raggiunto la basilica
di san Fedele per la solenne celebrazione Eucaristica.
La Settimana Santa con i suoi riti ci
indirizza verso la Cattedrale. Da anni
la comunità parrocchiale si ritrova
attorno al Vescovo per le celebrazioni
del Triduo Pasquale. E anche così è
stato per questo 2012.
L’8 aprile, “Domenica di Pasqua” nelle nostre chiese solenni celebrazioni
Eucaristiche. Durante la santa Messa
delle ore 10 in basilica abbiamo celebrato il sacramento del Battesimo.
23 aprile in basilica la tradizionale
Festa del Battesimo per i bimbi da 0
a 6 anni e per le loro famiglie; breve
momento di preghiera in chiesa e
piccolo rinfresco nel giardino della
casa parrocchiale.
In tutti i sabato del tempo pasquale
la chiesa di santa Cecilia è stata aperta dalle ore 21 alle ore 23 per l’adorazione eucaristica – momento di
preghiera in preparazione alla Mis-
I ragazzi che hanno ricevuto
la Cresima domenica 27 maggio,
festa di Pentecoste
Baret Stefano
Bernardi Camilla
Bianchi Filippo
Bernasconi Andrea
D’Amico Federico
D’Amico Edoardo
Erfè Andrey
Fregapane Nicole
Gaddi Tommaso
Lando Beatrice
Lindo Nico
Pauri Margherita
Pezzotti Chiara
Montanari Umberto
Quilao Lorenz
Rimoldi Edoardo
Rogolino Claudio
Travaglino Nicla
Veggetti Edoardo
23
cronaca
Cresima
Un anno di...Atti
cronaca
Giugno 2012 Comunità
Nemmeno la pioggia
può guastare la gioia
per il Molo 14
Pazienti per un anno,
sposi per sempre
Sorridenti, pazienti e disciplinati,
i fidanzati posano per la foto di
rito in una delle giornate che li ha
visti impegnati nel corso in
preparazione al matrimonio.
Più che un corso di recupero del
catechismo ormai lontano, gli
incontri vogliono far riflettere le
coppie in merito all’importante
passo che stanno per compiere.
Il cammino prevede otto sabato
pomeriggio e due domeniche:
impegnativo per i giovani e anche
per gli animatori, Catia e Cesare,
Rose e Flavio, Massimo e Sonia,
suor Elisabetta e don Carlo.
A loro un grazie per il prezioso
compito che svolgono con serietà
e passione.
sione Parrocchiale. Non sono state
tante le presenze, anzi oserei dire un
“po’ pochine”…
Il mese mariano
In questo anno pastorale la diocesi ci
ha invitato a meditare sul libro degli
Atti degli Apostoli. Il mese di Maggio è stato un ulteriore occasione per
rivivere gli albori della chiesa nascente. Abbiamo cominciato domenica 6
maggio nel pomeriggio in basilica con
una lettura semi-continua (circa la
metà) del libro; abbiamo poi proseguito le nostre riflessioni nel corso
degli appuntamenti serali tipici del
mese mariano in sant’ Eusebio (prima
settimana), in san Giacomo (seconda
settimana), al Gesù (terza settimana),
a san Donnino (quarta settimana).
Insieme a Maria, abbiamo quindi
avuto come compagni di viaggio in
questo mese… gli apostoli e i primi
cristiani attraverso le riflessioni sugli
Atti degli Apostoli dettate con molta
incisività e semplicità dal nostro parroco don Carlo.
Il mese si è concluso Giovedì 31 maggio con la tradizionale processione
con la statua della Madonna che ha
“...che poi io mi chiedo perchè
questo si chiama brutto tempo.
Per mia mamma, che era
contadina, era un tempo
bellissimo perchè veniva giù
un po’ di pioggia per irrigare
i campi”. Così ci ha detto il nostro
vescovo Diego prima della
celebrazione eucaristica del Molo
14. Pioggia che è una
similitudine della Parola nella
nostra vita, come c’è scritto nel
Libro del profeta Isaia (“come
la pioggia e la neve scendono
dal cielo […] così sarà della mia
parola, non ritornerà a me senza
effetto”). Quindi ci siamo un po’
consolati, visto che la pioggia non
ha fermato la festa della mattina.
La giornata del Molo 14 di
Domenica 6 maggio 2012 è
iniziata, per coloro che venivano
da Como e Brianza, con un piccolo
gioco introduttivo nel giardino
antistante Villa Olmo, seguito dai
timbri su “malattie” e “diari di
bordo”. Poi ci siamo imbarcati sul
battello Manzoni, che ci ha portati
al molo di San Giovanni a Bellagio.
Causa pioggia, ci siamo diretti
verso la palestra comunale, dove
è stata celebrata la S.Messa.
La polizia ha fatto un gran
lavoro per controllare le strade
tra le automobili e il corteo di
quattordicenni che avanzava sul
bordo della strada. Dopo la
Messa abbiamo mangiato
e ci siamo subito reimbarcati,
chi verso Como, chi verso Colico.
La pioggia non ha permesso
lo svolgimento delle attività
pomeridiane. Nonostante ciò,
la festa è stata la Messa, in una
palestra gremita di ragazzi sugli
spalti e in campo attorno
all’altare. Durante la predica,
il vescovo mons. Diego Coletti,
utilizzando una sorta di
“parabola dell’ Hi-Fi o stereo” ci
ha indicato come noi, per essere
dei bravi cristiani, dobbiamo
“attaccare la spina” e lasciare
che un po’ della corrente di
Gesù, che è lo Spirito Santo,
entri in noi per renderci forti
e non farci diventare “inutili
ed ingombranti”. Anche se la
pioggia ha rovinato in parte
la giornata, sono rimasto stupito
di quanti ragazzi c’erano (circa
1700), provenienti da ogni
angolo della nostra Diocesi.
Sono stato felice nel vedere
come tanti ragazzi possono
ritrovarsi insieme ad altri come
loro divertendosi.
Riccardo Quadri
25
Giugno 2012 Comunità
L’Afrique c’est chic
Tre voci giovani per parlare
d’Africa: la sera di domenica
25 marzo 2012 a sant’Eusebio
Clara Alfieri, Simone Sosio e
Paola Introzzi (nella foto)
ci hanno raccontato le loro
esperienze in terra africana.
In questi giorni è invece
ripartita per il Sud Sudan
Chica Valentini, che già
da tre anni lavora per la radio
diocesana a Wau.
A pagina 18 potete leggere
l’intervista che le ha fatto
Clara Alfieri.
I bambini che hanno
ricevuto la Prima Comunione
nella Domenica 20 maggio,
Festa dell’Ascensione
Barozzi Carlotta
Basoli Daniele
Bernasconi Gabriele
Brenna Marta
Califano Niccolò
Carta Cecilia
Carta Giovanna
D’Agostino Carlotta
Dalida Lindsay
De Ascentis Marta
Di Carlo Luce
Gaddi Leonardo
Gengotti Chiara
Grigioni Pietro
Juan Iewel Diane
Laffranchi Maria Luisa
Limbo Chiara Louise
Lucini Giovanna
Manfredi Tommaso
Marra Nem
Naitana Matilde
Notari Giorgia
Orpilla Kate
Rapinese Olivia
Reiner Maddalena
Saibene Lucia
Salvagni Corinna
Spoto Sara
Tolentino Valeria
visto numerosa partecipazione di fedeli. Dopo l’inizio in san Donnino
con il canto dei Vespri, attraverso le
vie della parrocchia si è conclusa con
la benedizione nel cortile della casa
delle suore Orsoline in via Volta.
Pellegrini oltre frontiera
Un gruppo di parrocchiani, per iniziativa dell’A.C., ha compiuto un
pellegrinaggio ai santuari mariani
della Madonna dei Ghirli (Campione
d’Italia) e della Madonna dei Miracoli (Morbio Inferiore) nel pomeriggio del 29 maggio.
Crescere nella fede...
Maggio è anche un mese ricco di appuntamenti importanti per la vita
della comunità.
Solennità dell’Ascensione. Domenica
19 maggio, festa della prima comunione. In basilica i ragazzi/e di quarta elementare della nostra parrocchia
hanno celebrato per la prima volta in
modo “pieno” l’Eucaristia, ricevendo
il Corpo e il Sangue di Cristo nel corso della Messa delle ore 10. Come
sempre solenne e devota la celebrazione con la chiesa gremita di amici
e parenti dei comunicandi.
Il 22 maggio è la festa di santa Rita da
Cascia. La devozione per questa santa
vede convergere ogni anno in basilica
numerosi fedeli provenienti dalla città
e dalla provincia. Particolarmente solenne la messa alle ore 11.15 seguita
dalla supplica alle ore 12.
Solennità di Pentecoste. Domenica
27 maggio. Preceduta dalla Veglia,
celebrata in Cattedrale nella serata del
26 maggio, la festa dello Spirito Santo, coincide per la nostra comunità
con il grande momento in cui alcuni
suoi membri ricevono il sacramento
della Confermazione. Nel pomeriggio, alle ore 15.30 in basilica, il vicario episcopale mons. Flavio Feroldi
ha amministrato il sacramento ai
ragazzi/e di prima media della nostra
comunità.
L’Anno Innocenziano.
Per tutto un anno, a livello diocesano,
siamo stati richiamati da una serie di
appuntamenti celebrativi a commemorare il beato Innocenzo XI papa
(Comasco, al secolo Benedetto Odescalchi di cui conserviamo nell’archivio parrocchiale l’atto di nascita/
battesimo) nel 400° anniversario della nascita.
A conclusione di questo anno, martedì 8 maggio in Cattedrale il cardinale Angelo Scola, neo arcivescovo di
Milano e nostro metropolita ha celebrato un solenne pontificale.
Nella sera del 18 maggio alle ore 21
in basilica una solenne Liturgia Eucaristica presieduta da don Carlo, ha
concluso anche a livello “parrocchiale” l’anno Innocenziano. Nel corso
della S. Messa, in omaggio al pontefice comasco, la nostra corale, diretta
dal prof. Tajetti ha eseguito musiche
di autori comaschi contemporanei di
Innocenzo XI. Il prefazio e la preghiera Eucaristica III sono stati recitati in
lingua latina.
Grandi incontri in Basilica
Infine, a solo titolo di cronaca in
quanto se ne è ampiamente parlato
sulla stampa locale, nel quadro delle
“Primavere” del quotidiano “La Provincia” la nostra basilica ha ospitato
alcuni incontri a livello culturale con
nomi del calibro di Enzo Bianchi,
priore del monastero di Bose, il 18
aprile (vedi pagg 14-15), Franco Car-
cronaca
27
Prima Comunione
Rinati in Cristo
Filippo Bozzone
Sofia Travaglino
Riccardo Vismara
Cashith Angelo Rupasinha
Maria Stella Mawulolo (in Cattedrale)
Giovanni Bellotti
Beatrice Colombo
Lorenzo Sergio Moncioli
Thomas Longa
Nicolò Turconi
Daniele Jeman
Arianna Alexandra Bobko
Sposi cristiani
Sergio Carrar o
con Fabiana Ronzoni
Leonardo Calamia
con Rosa Testa
In attesa della resurrezione
Carmelo Nicotra, di anni 68
Gaetano Viola, di anni 52
Luigi Ghielmetti, di anni 84
Alberto Bianchi, di anni 67
Raffaele De Martino, di anni 70
Giampaolo Tamburini, di anni 69
Pierangelo Tenconi, di anni 79
dini storico e saggista italiano tra i più
affermati (il 17 maggio) e la fotografa e reporter polacca Monika Bulaj (3
maggio).
Cronache musicali.
Nei sabati di Quaresima appuntamento alle ore 17.30 nella basilica di san
Fedele con la musica organistica, che
ha suggerito “Elevazioni Spirituali
avanti la messa”. Alla consolle dell’organo Mascioni nella nostra basilica si
sono alternati: Stefano Venturini,
Elena Donegani, Simone Ratti, Mattia Calderazzo, Mattia Marelli e Stefano Gorla.
Il 9 aprile “Lunedì dell’Angelo” l’organista Alessandro Bianchi ha tenuto
il primo dei tre concerti in programma nel corso dei quali verrà eseguita
l’opera omnia di Cesar Frank.
Il 9 maggio, a cura della Scuola diocesana di Musica Sacra elevazione
spirituale nel corso della quale sono
stati consegnati i diplomi di organista
a coloro che hanno terminato il ciclo
formativo per divenire “Organisti
parrocchiali”.
Il cronista parrocchiale.
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