Novembre - Parrocchia Santi Nabore e Felice
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Novembre - Parrocchia Santi Nabore e Felice
NABORIANUM Il nuovo avvisatore mensile della Parrocchia SS.MM. Nabore e Felice A cura dei Padri Cappuccini Via Tommaso Gulli, 62 - Milano - Tel. 02.48701531 NOVEMBRE 2014 AVVENTO : RIPARTIRE DA NOI STESSI nizia il tempo di Avvento, il tempo in cui ci è chiesto di preparare e attendere, attendere il Natale, il “Dio con noi”. I Un inno della liturgia ci fa dire: “risvegliate nel cuore l’attesa per accogliere il Re della gloria”. Ma noi cosa aspettiamo dalla nostra vita, per noi, per i nostri figli? Spesso le circostanze, la fatica del vivere, ci fanno diventare un po’ cinici: “non farti illusioni nella vita”, “accontentati di quello che hai”, “adattati”, la vita è così”, “vola basso”, … e molte altre simili sentenze mostrano una scontentezza di fondo e una mancanza di speranza, il tempo di Avvento invece ci chiede di rinnovare la speranza nella promessa di Dio. cresca un albero” e un contadiMa come possiamo rinnovare no che, dopo aver seminato, l’attesa, la speranza, cosa vuol cura il suo campo con pazienza dire attendere e sperare? sperando in un buon raccolto; è la presenza del seme nel terC’è una grande differenza tra reno che ci fa sperare e impesperanza e illusione, sogno; per gnare, perché non vada perso sognare si può anche dormire, ma porti frutto. fare nulla, mentre per sperare nel futuro bisogna partire da Che seme abbiamo noi, ciasqualcosa che abbiamo adesso e cuno di noi, per poter veramente impegnarsi. È la differenza tra sperare? Abbiamo il nostro un uomo che, senza aver semi- cuore, con tutto il desiderio di nato, davanti a una spianata di bene, giustizia, verità, amore, cemento dice: “speriamo che bellezza, felicità che si porta dentro; desideri che tutti gli uomini hanno, sempre, anche se nessuno riesce a portare a compimento. È da lì, dal nostro cuore, da noi stessi, che possiamo sempre ripartire e sperare, “rinnovare nel cuore l’attesa”. Nel “discorso della montagna” Gesù chiama beati coloro che non rinunciano a questi desideri e che addirittura soffrono per questa fedeltà, e promette loro il compimento. continua a pagina 3 Vita nella comunità A SSISI : L’E TERNO R ITORNO icono sempre che di venerdì non si deve partire. Me lo sentii dire da molti anche quando, un venerdì di fine marzo del 2006, un enorme TIR bianco tamponò la mia minuscola Fiat 600 lungo l’Autostrada del Sole, fornendomi - involontariamente - la conferma di essere un uomo fortunato. D Ma allora, se proprio di venerdì non si deve partire, perché alle ore 6.30 di venerdì 24 ottobre 2014, di fronte alla Parrocchia dei SS. Nabore e Felice in piazza Perrucchetti, a Milano, Italia, Europa, Terra, quasi cento persone si sono radunate e si sono infilate in due pullman? Perché per Assisi si partirebbe in qualsiasi giorno dell’anno. Anche il 29 febbraio di un anno non bisestile. Espletate le operazioni di imbarco - inevitabilmente laboriose, quasi quanto quelle per un volo transatlantico - i due pullman sono partiti. Due pullman gemelli, gemelli diversi, uno bianco e l’altro blu - ovvero del colore delle ali degli angeli in perfetta sintonia cromatica e spirituale con la destinazione del viaggio: una località che riunisce nel suo nome ben due delle entità che più spesso ricordiamo nelle nostre preghiere. Nel mio ricordo d’infanzia, erano le preghiere che recitavo - rispettivamente - per terza e per quinta, seguendo una traccia che forse anche molti altri hanno seguito e seguono tuttora. Le due entità sono Maria e gli angeli. E la località è, ovviamente, Santa Maria degli Angeli. Il che è lo stesso che dire Assisi. Anche per quest’anno. Come ogni anno. Come sempre. Andare in pellegrinaggio ad Assisi a fine ottobre è, prima ancora che una questione di fede, un punto di domanda. Quanto ci bagneremo? Quanta pioggia cadrà? Di che colore dovremo portare gli stivali? Negli anni scorsi, ci sono state occasioni in cui già dal secondo giorno non si trovava più un indumento asciutto nemmeno scavando in fondo alla valigia. Quest’anno il punto di domanda è stato sostituito da un punto esclamativo. Sole! Sole, sole, sole! Già… perché tutte e tre le giornate assisane sono state benedette anche da un sole meraviglioso, figlio, sì, di un vento a tratti impetuoso, ma l’incontentabilità non deve esistere, men che meno qui, dove ogni giorno un certo Francesco affrontava senza batter ciglio ben altro che una brezza. Cento pellegrini vuol dire due pullman gemelli diversi... ma vuol dire, necessariamente, anche itinerari diversi. Con i numeri non si scherza. È così che, arrivati ad Assisi dopo un viaggio senza nuvole e senza impacci, i pellegrini si sono incamminati secondo due strade diverse, fondendosi poi nell’abbraccio di una Santa Messa nel grembo della Basilica inferiore di San Francesco... basilica che, forse ancor più che in occasioni precedenti, è stata raccontata in modo soave, sublime e saggio da guide veramente ispirate. Per i gemelli capitati con Frate Innocenzo, in particolare, la visita è stata incantata, incansegue da pagina 1 L’impossibilità per noi, peccatori, di realizzare ciò che il nostro cuore, la nostra natura, chiede ci pone davanti ad un bivio: rinunciare oppure domandare, attendere, cercare qualcuno che venga a compiere, realizzare, salvare la nostra vita. È nell’avvento di Gesù Cristo che la speranza che il fragile tevole, di quelle che ti fanno lentamente socchiudere la bocca e te la lasciano poi spalancata dalla meraviglia per tutto il tempo. Solo alla fine, quando la richiudi, ti rendi conto dello stato di beatitudine in cui sei stato immerso. È, d’altra parte, la beatitudine assisana che ti avvolge delicatamente sin dal momento del tuo arrivo... e quando riparti, alla fine del tuo pellegrinaggio, se vuoi non ti lascia. Rimane con te. Ma dipende da te. Il tramonto del venerdì è di una bellezza commovente. La piana di Assisi scivola sempre più nell’oscurità mentre il cielo, più che arrossare, arrossisce… anche lui preso dall’incanto generale. Dall’altra parte, la candida basilica si accende e, fra poco, rimarrà l’unica luce a fendere la notte... dell’uomo e del suo spirito. Come per lo scorso anno, i cento pellegrini trovano casa nell’accoglienza dell’Hotel Panda, familiare, confortevole e… goloso, poiché la cucina si fa apprezzare (e replicare) più d’una volta. L’apoteosi, forse poco francescana ma graditissima, sarà in occasione del pranzo della domenica: zuppa di ceci, penne al tartufo e spezzatino di vitello faranno a gara a seme del nostro cuore cresca e fruttifichi diviene certezza. In Lui ciò che è scritto nel nostro cuore, come una legge mai del tutto messa in pratica, diviene carne, visibile; e nel rapporto con Lui rinasce la speranza certa che la nostra vita si realizzi, sia salvata. Ma noi non riconosceremo mai chi non stiamo cercando, non capiremo mai la risposta se non domandiamo, non ci imprimersi nella memoria e nei succhi gastrici dei cento. Sabato mattina… e il cielo sopra Assisi è ancora azzurro. La prima uscita nell’aria frizzante del mattino è verso la basilica di Santa Maria degli Angeli per la Messa nella cripta. Quest’anno la celebrazione è arricchita da un momento di grande intensità innanzitutto affettiva per tutti. Proprio oggi, 25 ottobre, ricorre infatti il quarantacinquesimo anniversario di matrimonio di due beniamini della Parrocchia: Gabriella e Claudio. Tra i flash dei paparazzi, i due novelli sposi rinnovano, in un abbraccio con Francesco e con tutti gli amici, il loro (im)pegno d’amore. Alla fine della Messa, ancora umidi di commozione, c’è tempo (ma ovviamente poco spazio) per un momento di preghiera all’interno della Porziuncola; poi tutti a Rivotorto, e in un battibaleno è di nuovo ora di ritrovarsi a tavola. Ma nessuno se ne lamenta. Il pomeriggio del sabato vede i cento pellegrini rotolare verso sud, poco oltre Todi (purtroppo solo intravista in controluce), per la visita al Santuario di Collevalenza, la Casa che Maria Josefa Alhama Valera, incammineremo mai sulla via della salvezza se non volgiamo essere salvati. È per questo che nel tempo di avvento ricominciamo guardando e prendendo sul serio quel fragile seme che già abbiamo in noi: il nostro cuore, con tutto il desiderio di felicità ed eternità che si porta dentro. Ripartiamo da noi stessi, risvegliamo nel cuore l’attesa! Fra Giuseppe un’andalusa divenuta poi la Beata Madre Speranza, ha voluto costruire per accogliere nell’amore misericordioso di Gesù tutti coloro che, stanchi e oppressi nel corpo e nell’anima, vi cercano sollievo. Il Santuario è un’intera città. Si riesce persino a perdervisi. Qualcuno si perde proditoriamente e va ad assaporare il tepore delle acque misericordiose. Per compiere il rito del bagno nelle piscine è consigliata una preparazione liturgica che dura circa mezz’ora e che insegna, fra l’altro, a non cercare guarigioni miracolose ma solo a compiere un atto di umiltà. Quasi miracolosa, comunque, deve essere stata la ricerca dell’acqua sorgiva, visto che tra la prima premonizione avuta da Madre Speranza (1949) e l’effettivo ritrovamento della falda (1960) sono trascorsi ben undici anni e 122 metri di scavi in profondità. La visita a Collevalenza si conclude con la Via Crucis. Poi inizia il primo dei due ritorni, anche perché è sabato, e il sabato sera è il momento del Rosario della processione alla Basilica di Santa Maria degli Angeli. L’affluenza è, come sempre, massima; questo sabato ci sono anche cento pellegrini in più, che con le loro fiaccole e i loro canti riempiono una sera stellata e fresca. Due ritorni, dicevamo. Infatti è già domenica, e tra poco, dopo l’ennesimo lauto pasto, i motori dei pullman gemelli diversi riprenderanno a rombare, questa volta in direzione nord. Prima, però, c’è la celebrazione della Messa nella splendida e austera chiesa di San Pietro; e subito dopo c’è un altro dei momenti più classici e pieni di significato di ogni visita ad Assisi: la discesa a San Damiano. Tra tirate di fiato e scricchiolìi di ginocchia, i (quasi) cento percorrono e ripercorrono l’erta che Francesco coprì tante volte con le ali della fede ai piedi. E ora è veramente dura. Bisogna tornare a Milano. Ma bisogna veramente? Ludwig Van Beethoven, all’inizio del suo ultimo quartetto, appone l’insindacabile sentenza: “Es muss sein!”. Sì, così deve essere. E anche i cento pellegrini, meno eroicamente, si piegano alla sentenza. Si deve tornare a Milano. Assisi si dissolve nell’esile foschia di un soleggiato pomeriggio d’autunno. Ma è proprio in questo esatto momento che, adattato alla nostra modesta realtà, scatta il tema dell’eterno ritorno caro al filosofo Friedrich Nietzsche. Ogni arrivederci ad Assisi è in effetti una promessa di eterno ritorno. Carlo Maria Marinoni C RESIMA : S EGNO INDELEBILE E FORTEZZA ueste le “due parole” che ci sono rimaste impresse nella memoria e nel cuore ascoltando le omelie lo scorso 25 ottobre durante la celebrazione del sacramento della Confer mazione a 130 ragazzi di prima media Q La grazia che il Sacramento ha conferito a tutti questi ragazzi, e prima di loro a tutti noi, di cui Mons. Claudio Livetti ha sottolineato il carattere di fortezza, è impressa indelebilmente, come quelle macchie d’olio (il Sacro Crisma) che quando era bambino gli sporcavano un vestito senza poter essere più tolte. Ci siamo lasciati “confer- mare” e questo non ci sarà mai tolto. Ora dipende da noi: dalla nostra fortezza, per questi ragazzi iniziando il cammino nella nostra Comunità Parrocchiale nei G.E.C. (gruppi di Esperienza Cristiana), e per noi appar tenendo e seguendo la Sua Chiesa, per poter camminare nella vita seguendo il Signore. U N C IRCOLO “V IRTUOSO ” NELLA C OMUNITÀ arà capitato a tutti di venire in Parrocchia e, magari dopo la messa, di salire al Circolo Stella a bere un caffè oppure, nei mesi più assolati, una bibita fresca. Forse non ce ne rendiamo conto, forse l’ordinarietà del gesto di andare al bar e bere qualcosa non ci permette sempre di riflettere sulla valenza che nella nostra comunità ha il classico “bar dell’oratorio”, o meglio, sulle differenze positive che troviamo ogni qual volta ci mettiamo piede. S La prima grande differenza sta dietro al bancone: infat- ti la persona che ci sta servendo, non è uno sconosciuto qualsiasi, ma è qualcuno che ha preso la decisione di mettere al servizio della comunità parte del suo tempo e di sé stesso, facendo in modo che il Circolo Stella possa continuare ad esistere col passare degli anni. Inoltre abbiamo spesso avuto occasione di constatare il valore del Circolo nelle serate di svago che vengono organizzate, ricordandoci che, se siamo davvero una comunità, dobbiamo sì vivere assieme un cammino, ma anche condividere al suo interno momenti di svago, diciamo più “rilassanti” in allegria e tutti assieme. Molti amici “volontari” negli anni ci hanno fatto capire che il rapporto che unisce la nostra comunità non si esaurisce finita l’ora di Messa ma può continuare in un aperitivo assieme, oppure in una serata di buona musica. Per fare il Circolo Stella serviamo tutti noi. Sbaglieremmo immensamente se vedessimo quel bar come un semplice negozio, casualmente sito in un oratorio, e non come un’occasione che ci si apre ogni volta che scegliamo di dedicare il nostro tempo e noi stessi al prossimo, che esso sia un giocatore di scopa che ci ordina un “bianchino” o un bambino del catechismo che chiede una, due o cento caramelle. Servono persone per aiutare ogni giorno e servono altrettante persone per inventare e reinventare la VITA NELLA COMUNITA’. Abbiamo infatti l’occasione di sperimentare quotidi- anamente questo vivere insieme, in qualsiasi ambito, e sarebbe un peccato se rinunciassimo a trovare sempre più occasioni per sentirci parte di qualcosa di più grande. Ogni giorno i ragazzi e gli adulti dell’oratorio si mettono al nostro servizio aprendoci uno spazio dove chiacchierare, giocare oppure dissetarci. Sulla terrazza d’estate e nella sala in inverno possi- amo vedere sedute persone come noi, persone che hanno deciso di passare del tempo proprio qui, di essere con noi e per noi un punto di riferimento, e non estranei che alle otto di mattina sorseggiano il loro cappuccino al bar, non perfetti sconosciuti che si siedono accanto a noi in metropolitana, ma amici che hanno scelto di condividere parte della loro vita nella comunità. I L C IRCOLO S TELLA HA BISOGNO DI N OI Con le nuove normative per la sicurezza, non possiamo più chiedere ai ragazzi minorenni di fare servizio come volontari al Bar del Circolo Stella. Li ringraziamo tutti per il servizio che hanno dato alla nostra comunità parrocchiale, testimoniandoci una gioiosa e accogliente amicizia; e proprio perché è una bella e preziosa esperienza di amicizia e servizio, invitiamo chiunque abbia la possibilità di offrire un po’ del proprio tempo a dare la disponibilità rivolgendosi ad Alfredo De Crescenzo, attuale Presidente del Circolo, oppure all’Archivio Parrocchiale. GRAZIE AVVISO N ABORIANUM Agli affezionati Lettori Ai nuovi Amici che unisce la Parrocchia e ogni singolo Parrocchiano. Come già comunicato il "NABORIANUM" dal prossimo mese di Gennaio sarà disponibile in chiesa. Potrà essere portato nei nostri condomini: messo nella cassetta della posta del vicino, dell'amico. Abbiamo il desiderio che diventi un "filo conduttore" Sarà stampato in un diverso formato ed avrà una grafica più agile. Non sarà richiesta nessuna quota per l'abbonamento perchè, come già detto, sarà a disposizione di tutti in chiesa: questo comporta ugualmente dei costi per la parrocchia. Per tale motivo invitiamo tutti a contribuire a sostenerne le spese: le offerte potranno essere lasciate in archivio parrocchiale e/o alla "mostra del libro" e saranno destinate ai costi di composizione, carta e stampa del nostro "NABORIANUM". Grazie per la collaborazione e la generosità. Anagrafe di casa nostra RINATI PER ACQUA E SPIRITO SANTO GIUSEPPE VALENTE, anni 80 via Pisanello, 21 ANDREA GABRIELE SCHIRONE via Forze Armate, 20 PIERINA CASBELLI, anni 84 via San Nabore, 3 FRANCESCO RENI Busto Arsizio GINA DANIELI PAVIA, anni 99 via Soderini, 27 GIOVANNI MARIA COZZOLINO via Millelire, 18 ENRICA GIUSEPPINA PAGANI, anni 52 - via Rembrandt, 7 BEATRICE BRAMINI via Scanini, 58 CARMELA CIANCIA, anni 85 via Morgantini, 26 LEONARDO PASTORE via Venezuela, 4 FIORINA REVIGLIO, anni 83 via Forze Armate, 66 NOEMI VACCARO via Orsini, 5 CHLOE' MONICA CATRINI via Mazzolari, 48 JACOPO CAMPOMILLA via Zendrini, 12 ALESSIA CORSARO via Orsini, 2 UNITI IN CRISTO E NELLA CHIESA FRANCESCO INTINI con MARGHERITA SUMMA LUCA MARCHETTI con CLAUDIA BOCCA TORNATI A DIO PER LA RISURREZIONE FRANCO RADAELLI, anni 84 via Val Leventina, 6 EMILIO MOGNAGA, anni 95 via Clasio, 4 LIDIA ZUCCOLINI, anni 69 via Debussy, 3 ANTONIO PALO, anni 79 via Morgantini, 18 ANNA VIZZI CASOLARO, anni 83 via Millelire, 12 LIBERATA RITA TAFURI, anni 84 via Pisanello, 4 PIERLUIGI TEBAI, anni 71 via Pignotti, 8 ANTONIO CASORIO, anni 67 via Zendrini, 14