AD JESUM PER MARIAM - PICCOLE SUORE SACRA FAMIGLIA
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AD JESUM PER MARIAM - PICCOLE SUORE SACRA FAMIGLIA
Periodico di educazione cristiana n. 2, aprile, maggio, giugno 2014 - Anno CVIII - Poste Italiane spa - Spedizione in A. P. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 2, DCB VERONA AD JESUM PER MARIAM - PICCOLE SUORE SACRA FAMIGLIA - Castelletto sul Garda - VR N A Z A R ETH 2 2014 I TITOL ETTO CORREN TE NAZARETH NAZARETH Nel ventre tuo si raccese l’amore per lo cui caldo ne l’eterna pace così è germinato questo fiore Dante A cura delle «Piccole Suore della Sacra Famiglia» aprile-maggio-giugno n. 2 - 2014 Anno CVIII - Trimestrale Direttore responsabile: Sr. Maria Angelica Cavallon Direzione e Amministrazione: Istituto Piccole Suore della Sacra Famiglia 37010 Castelletto di Brenzone (VR) Spedizione in A. P. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 2, DCB VERONA Autorizzazione Tribunale di Verona n. 29, 8 febbraio 1960 Comitato di redazione: 37138 Verona Via G. Nascimbeni, 10 www.pssf.it - e-mail: nazareth@pssf.it Sr. Maria Angelica Cavallon, Sr. Maria Romana Bombo, Sr. Umberta Maria Bettega COLLABORATORI DI questo numero: Andrea Cornale, Anna Pia Viola, Giulio Biondi, Italo Forieri, Katia Scabello Garbin, Maria Laura Rosi, Michela Faccioli, Suor Erica Benetton Iva assolta dall’Editore ex art. 74 D.P.R. 633/72 La pubblicazione è curata da Editoriale Della Scala Povegliano Veronese Stampa: Grafiche Piave s.r.l. Via Spagna, 16 37069 Villafranca (VR) Tel. 045/6301555 Fax 045/6301789 Foto di copertina : I - “Essese donna” di Daniele Beccari. Tanzania, etnia dei boscimani IV – “La donna: traccia di Dio” di Riccardo Serra. Falassarna, Creta II Sommario LA REDAZIONE Maria donna libera cuore della famiglia di Nazareth.................... 1 LETTERA DELLA MADRE Maria di Nazareth, donna feriale, in ascolto del mistero di Dio.............................. 3 FORMAZIONE La donna: traccia del divino.............................. 5 EVENTO STORICO Due Papi Santi............................................................ 7 SCUOLA E VITA Profeti di speranza................................................... 9 BIBLIOTECA Con gli occhi delle donne................................. 10 LETTERATURA - STORIA Essere donna oggi.................................................. 12 CARISMA Una donna nella Chiesa.................................... 14 ICONOGRAFIA E SPIRITUALITÀ La Natività di Maria............................................. 15 VOCE GIOVANI La gioia: vera profezia di ogni giorno....... 17 GMG 2014 Il coraggio della felicità..................................... 18 VITA DELLE PSSF “Eccomi, sono la serva del Signore” (Lc 1,38)...................................................................... 19 “L’anima mia magnifica il Signore” (Lc 1,46)...................................................................... 20 “Pensiamo continuamente che Maria è la Madre del bell’amore, la tesoriera delle divine grazie, la bella oliva da cui n. 2/2014 esce sempre olio di misericordia, la torre di Davide edificata con mille difese a beneficio di coloro che a lei ricorrono” (Beata Maria Domenica Mantovani). “Dio ci ama con l’amore di madre, ci custodisce come pupilla degli occhi, ci porta nelle sue mani”. (Beato G. Nascimbeni).................................................................... 21 Guardando a frate Francesco......................... 22 VOCE GIOVANI Arena di Pace e Disarmo................................... 23 Caro diario................................................................. 24 ARTE L’Angelus..................................................................... 25 FAMIGLIA Educare e istruire: atto di speranza............ 26 Verso il matrimonio............................................. 28 CEI - ORIENTAMENTI PASTORALI Un rinnovato impegno ecclesiale................ 30 Testimonianze Vita da coro - BO.................................................... 31 Un sì per sempre..................................................... 32 Cento anni di Sr. Illidia...................................... 33 LE PSSF IN MISSIONE Voci dalla Casa di Accoglienza................ 34 La vita consacrata a servizio della vita..... 36 Sono entrate nella pienezza della vita...... 37 Formazione per coppie....................................... 38 parola del fondatore Maria, madre di Gesù.......................................... 39 Preghiera a Maria Salve, Regina!.......................................................... 41 Ricordiamo ai gentili Lettori il rinnovo dell’abbonamento per il 2014: € 15,00 per l’Italia, € 20,00 per l’estero, sul c/c postale n. 14875371 intestato a Istituto Piccole Suore della S. Famiglia, via Nascimbeni, 6 - 37010 Castelletto (VR) Maria donna libera cuore della famiglia di Nazareth Maria giovane libera e disponibile È bello incontrare Maria come madre di Dio e della Chiesa, da invocare e da celebrare. Fa bene a noi donne e agli uomini pensarla e amarla, semplicemente, come donna riuscita. Ma è importante vederla, insieme a Giuseppe, forte e fedele mamma di famiglia, fino alla fine. Nella vicenda della sua esistenza è chiara la crescente disponibilità, nella fede, a lasciarsi coinvolgere nel progetto di Dio. Ancora fanciulla sa essere e farsi accoglienza responsabile della Vita nuova in lei. È capace di risposta ferma, ricca di amore, di attesa e di coerenza. Riesce a coltivare relazioni aperte con Giuseppe anche quando non può spiegare il mistero di cui è protagonista, per obbedienza libera. Ha cura di se stessa e prende decisioni coraggiose, da sola, per rispondere alla chiamata dell’Altissimo. Si fa pellegrina umile verso Ain-Karim; con Giuseppe va a Betlemme, in Egitto, a Nazareth e a Gerusalemme. È una giovane che vive in continuo discernimento, custodendo nel cuore ogni evento. È vergine e madre! Aderisce liberamente, sempre, all’azione creativa dello Spirito. La sua forza è generata da un dialogo, rap- N A Z A R ETH 2 2014 porto immediato con Dio, per cui ha un ruolo anche spirituale nell’incarnazione e nella redenzione umana. Maria madre fa crescere nella libertà Maria è una giovane che sa stare raccolta, senza disperdersi in ansie, preoccupazioni e chiacchiere. È consapevole che ha messo al mondo un Figlio, che non potrà proteggere del tutto. Sa che il divino, che ha fatto nascere è, e rimane debole. D’ora in poi, quello che capiterà a Gesù, ricadrà su di lei, la ferirà. Simeone le aveva detto: “...a te una spada trafiggerà l’anima”. Questa profezia della croce diviene l’emblema di un’anima materna, che per essere veramente libera, non può più contare solo su di sé. Gesù è realmente suo figlio, ma non è solo per lei e per Giuseppe, è per la salvezza del mondo. La vicenda di Maria consegna una possibilità di novità per tutte le donne e le mamme, anche se è difficile accettarla. Ogni madre è sempre segnata dal dolore insieme alla gioia. Deve riconoscere e accettare, che i figli non sono sua proprietà. Essi scopriranno la loro vocazione, e saranno felici, se si sentiranno accompagnati 1 L A RED A ZION E foto di Daniele Beccari Donna, se’ tanto grande e tanto vali, che qual vuol grazia ed a te non ricorre, sua disianza vuol volar sanz’ali Dante LA R ED AZ IO NE dalla libertà dei genitori, per dare una risposta coraggiosa e responsabile. La stessa situazione viene sperimentata dalle persone che provano a ridare speranza a chi la sente impoverita, spezzata, distrutta. Il generare alla speranza e alla gioia è un’esperienza e un impegno forte, di vera gratuità, ma va oltre ogni programmazione, calcolo e sicurezza di successo: la libertà dell’altro rimane sempre inviolabile, anche da parte dell’unico Creatore e Salvatore. Maria donna libera fino alla fine Quante famiglie e storie personali anche oggi sono segnate della pace e della serenità o provate da divisioni e da violenze. Come mantenerci liberi? Guardando a Maria e lasciandoci coinvolgere dal Magnificat. Questo canto ha preso forma dentro un rapporto di profezia tra due donne, che si davano autorità vicendevolmente: Maria ed Elisabetta. Parlando alla cugina, che aspetta un figlio come lei, Maria racconta di un Dio, che dona la gioia di essere raggiunti dalla salvezza sempre! Un canto in cui la vita degli ultimi, gli anawim, i poveri dal cuore libero, ricco solo dell’amore di Dio, raggiungerà il beato compimento. Gli emarginati saranno ascoltati, presi finalmente sul serio; i potenti saranno rovesciati dai troni e le mani dei ricchi si riveleranno vuote. Dal primo sì di Maria, ai tanti altri, fino al sì finale, pronunciato nel silenzio, in comunione con quello di Gesù sulla croce, maturano in lei la capacità di accoglienza della consegna: “Donna ecco tuo figlio”. Ha inizio così il forte cambiamento e trasformazione del mondo. Nasce la Chiesa. I cristiani possono farsi annunciatori del Vangelo sine glossa e, col Battesimo, partecipare alla missione regale, sacerdotale e profetica del Cristo. La grande Famiglia del Signore Iddio può aprirsi e dedicarsi con fiducia, speranza e carità ai drammi delle persone più fragili e dei lontani. trascorsi nella sua famiglia, a Castelletto, sono stati santificati dalla presenza di Maria. Questo amore la accompagnò per tutta la vita: “ad Jesum per Mariam” (sottotitolo della nostra rivista NAZARETH). Il 13 dicembre 1914, con l’inaugurazione della grotta di Lourdes, la nostra Casa Madre diventa, oltre che luogo di preghiera, meta di pellegrinaggi. E Madre Maria, facendo eco al Fondatore, il ‘Padre’, esorta le ‘figlie’: “... dobbiamo ricorrere a Colei che è canale d’ogni grazia, la stella del mattino, la porta del cielo e la causa della nostra allegrezza” (agosto 1922). La Mantovani affidava tutto e tutti all’Immacolata: il Padre Fondatore, le figlie, l’Istituto, la parrocchia di Castelletto, tutte le case filiali; e come ci ha insegnato il Vaticano II, la invoca con i titoli di: avvocata, ausiliatrice, soccorritrice, mediatrice (cfr LG n 62). Insisteva: “preghiamola d’insegnarci la fedeltà a Gesù, per seguirlo con costanza sia nella gioia che nel dolore” (01. 09. 1922). I Padri Conciliari stessi (21.11.1964) concludono la Lumen gentium, (n 69), nell’VIII capitolo completamente dedicato a Maria, con l’esortazione: “Tutti i fedeli effondano insistenti preghiere alla madre di Dio e madre degli uomini perchè... tutte le famiglie dei popoli... in pace e in concordia siano felicemente riunite in un solo popolo di Dio. A gloria della santissima e indivisibile Trinità”. Sr. Maria Angelica Cavallon Grotta di Lourdes, inaugurata il 13 dicembre 1914 Suor Maria Mantovani, dell’Immacolata: figlia sorella madre Maria di Nazareth, per tante donne e uomini del XXI secolo, forse, può risultare una dolce sconosciuta o una persona un po’ scomoda. Continua ad essere per chi crede “Madre delle Grazie”, perchè piena di Grazia. Ne è sempre stata convinta la prima collaboratrice del nostro Fondatore, suor Maria dell’Immacolata. I trenta anni 2 N AZAR ET H 2 2 0 1 4 Maria di Nazareth, donna feriale in ascolto del mistero di Dio P roseguiamo il nostro percorso di riflessione sulla realtà odierna, alla luce del mistero di Nazareth, facendo qualche considerazione sulla donna, a partire da Maria. Nel cristianesimo le donne hanno un ruolo centrale. Gesù, il Figlio di Dio, nasce da una donna. Egli incontra nel suo ministero molte donne: dialoga con loro, le guarisce da malattie e le salva dalla morte. Alcune lo seguono e lo servono con i loro beni. Anche Maria segue fedelmente il Figlio, fino alla croce, ed è con gli apostoli nel giorno di Pentecoste. Infine, alle donne per prime è affidato l’annuncio pasquale che Gesù è risorto dai morti. Fermiamoci un momento a riflettere su Maria, la più grande fra queste donne. Maria a Nazareth ci appare come una donna “normale” che si occupa di accudire il figlio, di svolgere le faccende domestiche, di provvedere alle necessità dello sposo. Di fronte alle vicende imprevedibili che la coinvolgono, mostra una reazione diversa da quella di Giuseppe. Mentre lui tace, lei dialoga con l’angelo; fa fiorire la lode nel canto del Magnificat; chiede spiegazioni a Gesù che era rimasto nel tempio di Gerusalemme senza che i genitori lo sapessero; custodisce e medita nel suo cuore ciò che non comprende. Il suo modo di affrontare una realtà che la supera e che è mistero dice di una sensibilità tutta femminile in cui i sentimenti vengono espressi in forma molto concreta: il timore, l’apprensione, la gratitudine, la lode, lo stupore. Maria è capace di attesa, di rimanere dentro il mistero fidandosi di Dio. Si dimostra donna libera e forte, modello del credente e del discepolo che cerca di attuare fedelmente il progetto di Dio. Il suo “sì”, ripetuto con perseveranza nella ferialità del quotidiano e portato fino al Calvario, ha cambiato la storia, ha permesso al Verbo di Dio di farsi carne per la nostra salvezza. Maria dunque ha molto da in- 3 foto di Daniele Beccari L ETTERA D EL L A MA D RE Ogni donna ha una sensibilità tutta femminile: i suoi sentimenti vengono espressi in una forma molto concreta LE T T ERA D EL L A M AD RE segnare alle donne, che oggi sono spesso disorientate e alla ricerca del loro posto in famiglia e nella sfera pubblica. Nella nostra società si parla molto delle donne e di come garantire loro una uguaglianza di diritti e opportunità rispetto all’uomo. È vero infatti che in molti ambiti – politico, sociale, lavorativo – la donna è spesso svantaggiata e non si tiene sufficientemente conto del suo ruolo, prezioso e insostituibile, di madre. Molte volte si sente dire che se ci fossero più donne nei luoghi direttivi, in cui si prendono decisioni importanti sia a livello economico che politico, le cose andrebbero meglio, perché la donna ha per struttura una sensibilità e una capacità di prendersi cura che la rende più attenta agli altri, più capace di dono e di servizio. Anche nella Chiesa c’è un dibattito in corso sul ruolo della donna. Recentemente papa Francesco, nell’Esortazione apostolica “Evangelii gaudium” ha invitato ad allargare gli spazi per una presenza femminile più incisiva nella Chiesa (n.103). È una sfida da cogliere, perché la strada è ancora lunga. Il Papa riconosce l’apporto peculiare che la donna offre alla società non solo con le sue doti naturali di intuizione, sen- sibilità, attenzione verso gli altri, ma anche con il suo impegno responsabile nella pastorale, in collaborazione con i sacerdoti. Inoltre riconosce che la donna offre il suo originale contributo alla riflessione teologica. Anche questo è un ambito importante nel quale la donna può dare un apporto significativo, che aiuti ad arricchire la conoscenza del volto di Dio, così sovrabbondante da non essere mai esaurito dalle rappresentazioni umane. Il modo femminile di guardare a Dio e rapportarsi a Lui nasce e si nutre della quotidianità, di ciò che sembra piccolo e marginale ma nel quale si sprigiona l’Eterno. Maria di Nazareth ci insegna a stare dentro la ferialità in continuo ascolto del mistero di Dio, sapendo cogliere in ogni frammento di vita l’Amore che si dona. Ci insegna anche a fare spazio dentro di sé all’altro e all’Altro, a Dio, uscendo dal proprio io e protendendosi verso ogni fratello e sorella. Guardando a Maria ogni donna può allora dire una parola nuova su Dio e contribuire a incarnare oggi il vangelo in forma sempre più ricca e autentica. Sr. Angela Merici Pattaro Superiora generale foto di Daniele Beccari La donna e tutte le creature esprimono una parola nuova di Dio e la Sua bellezza 4 N AZAR ET H 2 2 0 1 4 foto di Riccardo Serra La donna: spazio che si apre, mare accogliente e indefinito La donna: traccia del divino Q uando penso alla donna, o meglio, quando mi dicono di parlare della donna in relazione alla fede cristiana o alla forza profetica nella Chiesa e nel mondo, l’immagine che si produce in me è quella della libertà, dello spazio che si apre, di un mare accogliente e indefinito. Un’immagine che mi riporta alla dimensione primordiale della vita, al sacro con le sue ritualità e al divino con il suo mistero. Sì, sempre di più vedo l’intreccio fra l’umano e il divino attraverso la donna. Di fatto nell’era cristiana l’annuncio che viene dato è che il Dio degli antichi, il Dio di Abramo di Isacco e di Giacobbe, si è fatto uomo nascendo “da donna”. Nulla avrebbe potuto essere più screditante per un dio che legare la sua forza al grembo di una donna, eppure … Il carattere di ineffabilità, di mistero, direi di illogicità, che il divino porta in sé, è detto meglio e in modo proprio con il tratto della donna tanto da poter dire che lei stessa è la “traccia di Dio negli uomini”. Potrebbe sembrare forte questa affermazione, ma se ci si ferma a riflettere un po’ dobbiamo riconoscere che la forza, la potenzialità, che le don- N A Z A R ETH 2 2014 ne portano in loro stesse appartiene alla logica di Dio e non degli uomini. Questa presenza del divino è stata accarezzata, custodita, svelata e fatta fiorire da una ragazza: Etty Hillesum. Il Diario che ci ha lasciato Etty, morta nei campi di concentramento nazisti a soli 24 anni, ci dà una testimonianza chiara dell’emergere della presenza di Dio in quella vicenda assurda e terrificante dell’odio nazista. Dentro di noi, dice Etty, c’è una sorgente molto profonda. E in quella sorgente c’è Dio. A volte si riesce a raggiungerla, più spesso, invece, è coperta di pietre e sabbia, bisogna allora dissotterrare la sorgente, e far risorgere Dio. Concretamente, e con altre parole, possiamo dire che Dio viene soffocato dall’incapacità di fare scorrere la vita fra noi. Siamo così bloccati dalle nostre resistenze, opposizioni, intransigenze, che non ci rendiamo conto che siamo noi i carnefici di noi stessi: siamo prigionieri quando impediamo a Dio di essere Dio dentro e fuori di noi. Anche l’avversione, l’odio, che proviamo per il prossimo, in fondo non è che l’odio che proviamo per noi stessi. Ecco perché il comando: ‘Ama il prossimo tuo come te stesso’. 5 F O R M AZ IO NE Dobbiamo cambiare atteggiamento se non vogliamo privarci delle nostre forze migliori. Come fare? Il suggerimento di questa ragazza è chiaro: ognuno di noi deve raccogliersi e distruggere in se stesso ciò per cui ritiene di dover distruggere gli altri. Essere vita, dare vita, permettere la speranza, comincia con il permettere Ricerca di Dio: invocare quella presenza, che sa schiudere la speranza 6 agli altri di essere se stessi, accettando il rischio drammatico che l’altro possa essere contro di noi. Oggi quando si dice di cercare Dio, di fatto si invoca quella presenza che sappia dischiudere la speranza ossia la certezza di poter contare ancora su qualcosa e su qualcuno che non ti manipolerà né ti distruggerà. Portare speranza, e non solo annunciarla, è il compito che una donna può realizzare tendendo ad essere profondamente se stessa, libera e disposta a liberare la sorgente che è in se stessa. Quando le persecuzioni naziste diventeranno ancora più crudeli Etty risponde con un guizzo di libertà interiore, scrivendo: “Basta che esista una sola persona degna di essere chiamata tale per poter credere negli uomini, nell’umanità”. È questo che rende ogni donna, in se stessa, l’annuncio vivente che siamo fatti per la vita e per vivere liberi. Anna Pia Viola foto di Daniele Beccari È il comando più liberante: ti libera dall’errore di pensare che il cambiamento dipende dall’altro e invece dipende da me. Sono io che posso e devo permettere ad ognuno di essere com’è. È questa l’autentica libertà e l’annuncio della vita nuova: accogliere il cambiamento in noi e non pretenderlo dall’altro. È esperienza comune che quando vogliamo plasmare un altro secondo le nostre idee andiamo sempre a sbattere contro un muro e siamo sempre delusi, ma non dall’altra persona, siamo delusi da noi stessi, dalle nostre pretese insoddisfatte. N AZAR ET H 2 2 0 1 4 Omelia di Papa Francesco durante la Santa Messa per le canonizzazioni di Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II del 27 aprile 2014. Non scandalizzarsi delle piaghe di Cristo San Giovanni Paolo II: il Papa della famiglia A l centro di questa domenica che conclude l’Ottava di Pasqua, e che san Giovanni Paolo II ha voluto intitolare alla Divina Misericordia, ci sono le piaghe gloriose di Gesù risorto. Egli le mostrò già la prima volta in cui apparve agli Apostoli, la sera stessa del giorno dopo il sabato, il giorno della Risurrezione. Ma quella sera, come abbiamo sentito, non c’era Tommaso; e quando gli altri gli dissero che avevano visto il Signore, lui rispose che se non avesse visto e toccato quelle ferite, non avrebbe creduto. Otto giorni dopo, Gesù apparve di nuovo nel cenacolo, in mezzo ai discepoli: c’era anche Tommaso; si rivolse a lui e lo invitò a toccare le sue piaghe. E allora quell’uomo sincero, quell’uomo abituato a verificare di persona, si inginocchiò davanti a Gesù e disse: «Mio Signore e mio Dio!» (Gv 20,28). Le piaghe di Gesù N A Z A R ETH 2 2014 San Giovanni XXIII: una guida-guidata dallo Spirito sono scandalo per la fede, ma sono anche la verifica della fede. Per questo nel corpo di Cristo risorto le piaghe non scompaiono, rimangono, perché quelle piaghe sono il segno permanente dell’amore di Dio per noi, e sono indispensabili per credere in Dio. Non per credere che Dio esiste, ma per credere che Dio è amore, misericordia, fedeltà. San Pietro, riprendendo Isaia, scrive ai cristiani: «Dalle sue piaghe siete stati guariti» (1 Pt 2,24; cfr Is 53,5). San Giovanni XXIII e san Giovanni Paolo II hanno avuto il coraggio di guardare le ferite di Gesù, di toccare le sue mani piagate e il suo costato trafitto. Non hanno avuto vergogna della carne di Cristo, non si sono scandalizzati di Lui, della sua croce; non hanno avuto vergogna della carne del fratello (cfr Is 58,7), perché in ogni persona sofferente vedevano Gesù. Sono 7 evento storico Due Papi Santi evento storico stati due uomiE questa è ni coraggiosi, l’immagine di pieni della parChiesa che il resia dello SpiConcilio Vaticarito Santo, e no II ha tenuhanno dato teto davanti a sé. stimonianza Giovanni XXIII alla Chiesa e e Giovanni Paal mondo delolo II hanno la bontà di Dio, collaborato con della sua miselo Spirito Sanricordia. Sono to per riprististati sacerdoti, e nare e aggiorvescovi e papi nare la Chiesa del XX secolo. secondo la sua Ne hanno cofisionomia orinosciuto le traginaria, la figedie, ma non sionomia che ne sono stati le hanno dato i sopraffatti. Più santi nel corso forte, in loro, dei secoli. Non era Dio; più for- Papa Francesco saluta “di persona” una grande folla, invitata, come dimentichiamo hanno fatto i due nuovi Santi, a guardare con coraggio le ferite di Gesù te era la fede in che sono proGesù Cristo Reprio i santi che dentore dell’uomandano avanti mo e Signore della storia; più forte in loro era e fanno crescere la Chiesa. Nella convocazione la misericordia di Dio che si manifesta in quedel Concilio san Giovanni XXIII ha dimostrato ste cinque piaghe; più forte era la vicinanza mauna delicata docilità allo Spirito Santo, si è laterna di Maria. In questi due uomini contemplasciato condurre ed è stato per la Chiesa un pativi delle piaghe di Cristo e testimoni della sua store, una guida-guidata, guidata dallo Spirito. misericordia dimorava «una speranza viva», inQuesto è stato il suo grande servizio alla Chiesieme con una «gioia indicibile e gloriosa» (1 Pt sa; per questo a me piace pensarlo come il Papa 1,3.8). della docilità allo Spirito Santo. In questo serviLa speranza e la gioia che Cristo risorto dà zio al Popolo di Dio, san Giovanni Paolo II è ai suoi discepoli, e delle quali nulla e nessustato il Papa della famiglia. Così lui stesso, una no può privarli. La speranza e la gioia pasquali, volta, disse che avrebbe voluto essere ricordapassate attraverso il crogiolo della spogliazione, to, come il Papa della famiglia. dello svuotamento, della vicinanza ai peccatori Mi piace sottolinearlo mentre stiamo vivendo fino all’estremo, fino alla nausea per l’amarezza un cammino sinodale sulla famiglia e con le fadi quel calice. Queste sono la speranza e la giomiglie, un cammino che sicuramente dal Cielo ia che i due santi Papi hanno ricevuto in dono lui accompagna e sostiene. Che entrambi quedal Signore risorto e a loro volta hanno donasti nuovi santi Pastori del Popolo di Dio interceto in abbondanza al Popolo di Dio, ricevendodano per la Chiesa affinché, durante questi due ne eterna riconoscenza. Questa speranza e queanni di cammino sinodale, sia docile allo Spirista gioia si respiravano nella prima comunità to Santo nel servizio pastorale alla famiglia. Che dei credenti, a Gerusalemme, di cui parlano gli entrambi ci insegnino a non scandalizzarci delle Atti degli Apostoli (cfr 2,42-47), che abbiamo piaghe di Cristo, ad addentrarci nel mistero delascoltato nella seconda Lettura. È una comunila misericordia divina che sempre spera, semtà in cui si vive l’essenziale del Vangelo, vale a pre perdona, perché sempre ama. dire l’amore, la misericordia, in semplicità e fraPapa Francesco ternità. 8 N AZAR ET H 2 2 0 1 4 di speranza È possibile oggi per i nostri giovani essere profeti dell’avvenire del mondo? La domanda, in una contingenza socioeconomica come quella che stiamo vivendo da alcuni anni, può sembrare provocatoria. I media, nutriti dai freddi numeri dei sondaggi d’opinione, risponderebbero senz’altro che no, non è più possibile: i giovani sono passivi e sfiduciati, immobili ed arresi, rassegnati a ciò che li aspetta come se spettasse loro soltanto delusione e disincanto. Dei “giovani-vecchi”, come li definirebbe qualche opinionista televisivo, per il gusto di offrire al pubblico un’immagine facile e simbolica. L’accostamento, probabilmente, è tanto suggestivo quanto pretestuoso, tuttavia non è un caso che anche papa Francesco, parlando al Festival della Dottrina Sociale della Chiesa dell’anno scorso, metta insieme gioventù e vecchiaia in una intelligente riflessione che, ovviamente, resta lontanissima da ogni rischio di superficialità. Anzi.“I giovani – dice il pontefice – sono la forza per andare avanti; i vecchi sono la memoria del popolo, la saggezza. Non ci può essere sviluppo autentico, né crescita armonica di una società se viene negata la forza dei giovani e la memoria dei vecchi. Un popolo che non ha cura dei giovani, dei vecchi non ha futuro. È per questo che dobbiamo fare tutto quanto è possibile per evitare che la nostra società produca uno scarto sociale e dobbiamo impegnarci tutti per tenere viva la memoria, con lo sguardo rivolto al futuro. Oggi, i giovani e i vecchi vengono considerati scarti perchè non rispondono alle logiche produttive in una visione funzionalista della società, non rispondono ad alcun criterio utile di investimento. Si dice sono ‘passivi’, non producono, nell’economia del mercato non sono soggetti di produzione. Non dobbiamo dimenticare, però, che i giovani ed i vecchi portano ciascuno una loro grande ricchezza: Pinarella di Cervia (RA). Festa degli aquiloni, 25.04.2014 ambedue sono il futuro di un popolo”. Come sempre, il Santo Padre ha colto con spirito arguto quanto concreto un dato sensibile della nostra società: la tendenza, cioè, a misurare le persone non attraverso ciò che sono, ma in base a ciò che producono. Se i nostri ragazzi – così come in fondo anche i nostri anziani – si sentono continuamente ripetere dalle scomposte e superficiali voci mediatiche che sono un problema anziché una risorsa, il risultato è un grave ed inquietante “furto della speranza”. “Dobbiamo accettare la delusione che è sempre limitata, ma non dobbiamo mai perdere la speranza che è infinita” diceva Martin Luther King. Ecco il punto, quindi: vivere in un atteggiamento di resa di fronte alle contingenze della vita, che oggi specialmente per un giovane possono essere fortemente scoraggianti, significa vivere senza speranza di un futuro, confinati in un presente precario dai confini sbiaditi e dall’orizzonte incerto. Un educatore che abbia a che fare con dei ragazzi, specialmente con degli adolescenti che affacciano le proprie giuste aspettative sul mondo, non dovrebbe allora mai dimenticare di insegnare loro che la delusione è limitata e la speranza infinita. Che anche loro possono e devono essere profeti di speranza, profeti di cambiamento, profeti di umanità viva e vera. Non ci sono che disillusioni, se ci chiudiamo dietro le finestre sbarrate dell’egoismo e dello sconforto. Il futuro inizia giorno dopo giorno, ma solo per chi spalanca le porte sul mondo ed è pronto a dare e ricevere fiducia. Andrea Cornale 9 scuola e vita foto di Maria Grazia Talassi Profeti biblioteca Con gli occhi delle donne Tanti percorsi, il medesimo coraggio, amore e fedeltà I l mondo della letteratura è ricco di presenze femminili, di donne più o meno coraggiose, eroine famose o nascoste nell’ombra. La letteratura ha permesso, nel tempo, di mantenere il ricordo e la conoscenza di molte di loro, giovani e meno giovani, caratterizzate dai molteplici e, talvolta, intricati profili, dai più illuminanti ai più allarmanti. Nel 2002, un’acuta editor ed esperta di letteratura per l’infanzia, Orietta Fatucci, insieme al suo gruppo di lavoro per la casa Editrice EL, dà il via ad una collana del tutto singolare: Sirene. Una collana caratterizzata da pubblicazioni che tratteggiano i profili di donne, scritte da altrettante donne già affermate scrittrici: dal primo volume, per mano di Angela Nanetti, al più recente di Sabina Colloredo che ne firma il ventunesimo. Il motivo che ha spinto la Fatucci ad iniziare questa nuova esperienza editoriale è stato, come lei stessa ha affermato in un’intervista, “[…] quello di recuperare, nell’esperienza e nelle esperienze delle donne, il valore della cultura e della memoria, un invito a leggere per coltivare e affinare il proprio giudizio critico”. Le donne protagoniste di questa collana storica sono talvolta poco conosciute agli adulti, dunque del tutto sconosciute ai lettori più giovani. Così è per il primo volume: Cristina Belgioioso, una principessa italiana (A. Nanetti, EL, 2002). È la storia di Cristina Trivulzio Belgioioso, giovane rampolla, bella e colta, della famiglia più 10 facoltosa di Milano che, sposati gli ideali del Risorgimento, ad essi sacrifica tutta la sua vita, in un impeto di passione e di travolgente impegno etico e civile che non trova pari in altre donne della sua epoca (nata nel 1808, morta nel 1871), capace di affermare il suo credo con chiarezza e profondità come in queste brevi parole da lei espresse: “Non dobbiamo mai dimenticare l’ardua e doppia impresa del nostro secolo, consistere nel distruggere e fecondare nello stesso tempo, non dobbiamo dimenticare che scopo finale del nostro destino sulla terra non è l’incivilimento, ma l’amore sociale, la fratellanza degli uomini, il trionfo del benessere e del bene assoluto”. E dopo la principessa milanese scorrono altri titoli, altre storie, altre donne, di secoli e periodi molto differenti: da Signore e signorine (di Beatrice Masini), ambientate nella Grecia dei miti e delle leggende in cui, però, tutto è ri-narrato dalle donne, mogli, madri, figlie e dal loro singolare punto di vista, mai narrato da poeti e cantori antichi; ad Artemisia (Donatella Bindi Mondaini, Il coraggio di Artemisia pittrice leggendaria) pittrice del seicento, così risoluta nel voler affermare il suo diritto a coltivare la passione per l’arte e la pittura nonostante il disprezzo e la prevaricazione di un mondo e di una cultura maschilista e sessista. E poi le donne della Bibbia, ancora per mano della Masini, La spada e il cuore – donne della Bibbia, con il loro singolare modo di interpretare i fatti ed i N AZAR ET H 2 2 0 1 4 N A Z A R ETH 2 2014 Ogni donna, va avanti, spinta dalla passione per la vita, per il bene di tutti; il diritto a realizzare la propria vocazione, i propri sogni Foto di Edoardo Graziani passaggi più significativi dell’Antico Testamento in cui, dietro la dichiarata invenzione romanzata dall’autrice, si rivelano, con verità, i vissuti interiori e le prospettive osservative tipicamente femminili, caratterizzate, a volte, dall’ironia o, altre volte, segnate dalla crudeltà di cui anche la donna sa essere espressione. Per arrivare ad epoche più recenti, in cui spetta a Daniela Palumbo svelare le lotte interiori di Maria Montessori (Dalla parte dei bambini – la rivoluzione di Maria Montessori), scienziata e madre, mentre Lia Celi ricostruisce la vita di Anita Garibaldi. Nella collana, inoltre, incontriamo: Cleopatra, Penelope, Sissi, Isadora Duncan, Mata Hari, Virginia Woolf, Margaret Mead, Peggy Guggenheim, Marlene Dietrich, Maria Callas, Indira Gandhi, Marilyn Monroe. Donne diversissime che hanno vissuto in ambienti e contesti differenti, ma che hanno alle spalle storie accomunate da coraggio e passione, forza e fragilità, determinazione ed incertezza, desiderio ed illusione, mete raggiunte e traguardi perduti. La bellezza di queste storie sta nell’abilità delle narratrici di proporre profili di donne, più o meno conosciute dalle ragazze d’oggi, mantenendo con efficacia il loro punto di vista, il loro sentire. Una prospettiva in cui, il lettore, e meglio ancora la lettrice, può ritrovare i propri slanci interiori per quei valori che, talvolta, purtroppo, ancora trovano ampi argini di negazione per le donne; può riconoscere una comune passione per la vita, per il bene di tutti, per il rispetto dei diritti della persona e, in particolare per le donne, il diritto a realizzare le proprie vocazioni, i propri sogni. E chi meglio delle ragazzine preadolescenti ed adolescenti impegnate nella costruzione del proprio io, tese verso un futuro ricco di speranza, ma così pieno di incertezza, può desiderare di trovare testimonianze forti, vere, reali di donne che sono state capaci, nonostante tutto e, talvolta, contro tutto, di lottare per realizzare i loro sogni, di lottare per essere se stesse. Storie di donne, dunque, in cui certamente anche gli uomini possono trarre spunto, per un pensiero, per una riflessione, per cogliere una prospettiva interpretativa, talvolta, inaspettata perché non riconosciuta come esistente, come valida di considerazione: la prospettiva interpretativa femminile. Katia Scabello Garbin 11 LE T T ERATURA - storia Essere donna oggi R ecentemente si è sentito molto parlare di “quote rosa”, orribile espressione per indicare la proporzione tra uomini e donne nel Parlamento italiano, nei Consigli di amministrazione e in tutti quegli organismi nei quali si prendono le decisioni più importanti. Il dato di fatto è che, in questi settori, la presenza femminile risulta molto inferiore a quella maschile (almeno nel nostro Paese), mentre la speranza vorrebbe che le cose cambiassero e che le donne assumessero un ruolo più determinante all’interno delle cosiddette “stanze dei bottoni”. Tutto ciò, purtroppo, contrasta fortemente con la tradizione italiana, che ha sempre reso difficilissimo, se non impossibile, l’ingresso delle donne in ambienti storicamente riservati agli uomini. Eppure si possono citare non pochi esempi, sia nel passato sia nel presente, di donne che hanno voluto ostinatamente realizzare le proprie aspirazioni e ci sono riuscite, magari lottando duramente e non senza conseguenze per la Tina Merlin: giornalista, ha denunciato prima della tragedia, come estremamente pericoloso, il luogo scelto per la diga sul Vajont 12 loro vita privata e sociale. Penso a Maria Montessori, a Grazia Deledda, a Rita Levi Montalcini, a Tina Anselmi… Ma io vorrei approfittare dell’opportunità che mi è offerta in questa sede per rendere omaggio a due figure di donna che, in tempi recenti, hanno cercato di dare il proprio contributo a “cambiare il mondo”, pagando entrambe un prezzo altissimo e una di loro il più alto in assoluto: quello della vita. Sono Tina Merlin e Ilaria Alpi. Da non confondere con la quasi omonima Lina (artefice della celeberrima “legge Merlin”, in forza della quale la prostituzione femminile cessò di essere regolamentata dallo Stato con la chiusura delle cosiddette “case di tolleranza”), Tina Merlin (1926-1991) era una giornalista, corrispondente da Belluno dell’“Unità”. Alla fine degli anni Cinquanta, Tina aveva intrapreso una lotta impari contro colossi come SADE, ENEL, Montecatini e contro il Ministero dei Lavori Pubblici, al fine di impedire l’operatività della diga che era stata costruita sul torrente Vajont. Convinta dalle sue indagini e dalle sue ricerche di essere in possesso di una documentazione più che certa che il luogo scelto per la diga fosse estremamente pericoloso (tecnicamente era paleofranoso), non aveva esitato a dar voce alle preoccupazioni e alle proteste degli abitanti della zona, pubblicando articoli nei quali denunciava a chiare lettere tutto ciò. In tali articoli la giornalista accusava politici e tecnici di ignorare volutamente e consapevolmente il rischio enorme che la diga, e il lago artificiale che si sarebbe formato alle sue spalle, avrebbero comportato per i paesi situati a valle della diga stessa. Tina Merlin (staffetta partigiana a diciott’anni, moglie di un partigiano e madre di un bimbo) fu allora intimidita, minacciata, denunciata per “diffusione di notizie false e tendenziose atte a turbare l’ordine pubblico”. N AZAR ET H 2 2 0 1 4 Ilaria Alpi: gornalista televisiva, ha dato la vita, nel serio impegno professionale di rivelare verità scottanti su traffici illeciti, tra Italia Balcani e Somalia Pur essendo stata assolta dal Tribunale di Milano, Tina di fatto perse la sua battaglia. Sappiamo, infatti, come la storia della diga si sarebbe conclusa: il 9 ottobre 1963, alle 22.39, una gigantesca frana si staccò dal monte Toc (cui non a caso i montanari del luogo anticamente avevano dato questo nome, in quanto cadeva “a tocchi”, a pezzi!), precipitando nel lago sottostante e provocando un’ondata alta 150 metri che spazzò via e seppellì nel fango il paese di Longarone e danneggiò gravissimamente Erto, Casso e altri comuni limitrofi, causando la morte di 1917 persone…Nessuno dei responsabili del disastro pagò per le sue colpe: il successivo processo, durato decenni, produsse solo condanne irrisorie. Alla vicenda del Vajont si è ispirato Marco Paolini, attore noto per il suo impegno civile, che ha ripercorso in un monologo tanto avvincente quanto commovente le tappe della storia, lodando il coraggio di Tina Merlin che almeno aveva tentato di fermare un progetto del quale conosceva la potenziale pericolosità. La medesima storia è stata portata sullo schermo da Renzo Martinelli con il film: Vajont – La diga del disonore (2001), forse un po’ eccessivo nell’uso di effetti speciali ed interpretato da Laura Morante che attribuisce a Tina Merlin un’aggressività che non le apparteneva, ma comunque benemerito nel suo proposito di ricordare una donna e una vicenda che non devono essere dimenticate. N A Z A R ETH 2 2014 13 L ETTERATU RA - storia Lo stesso discorso si può fare per: Ilaria Alpi – Il più crudele dei giorni (2013), in cui il regista F. Vicentini Orgnani racconta la storia di un’altra giornalista (televisiva questa volta) e del suo intento di rivelare la verità su un traffico d’armi e di rifiuti tossici che sembrava legare – tramite i canali della cooperazione internazionale – Italia, Balcani e Somalia. Nei Balcani Ilaria Alpi era stata inviata dalla RAI per un reportage sulla guerra civile nella ex Jugoslavia. Qui aveva conosciuto l’operatore Miran Hrovatin ed era entrata casualmente in possesso di notizie su traffici illegali nei quali sembravano essere coinvolti anche settori dell’Esercito Italiano. Offertale dal Tg3 l’opportunità di recarsi in Somalia per un servizio sul Paese africano, Ilaria chiese la collaborazione di Miran, con il quale aveva instaurato un rapporto di sincera e rispettosa amicizia. Le scoperte dei due inviati, però, non sarebbero mai diventate pubbliche: il 20 marzo 1994 Ilaria Alpi e Miran Hrovatin furono trucidati, a Mogadiscio, in un agguato che successivamente assumerà sempre più la parvenza di un’esecuzione vera e propria. A vent’anni dal sacrificio di Ilaria (poco più che trentenne quando venne uccisa), è doveroso ricordare la sua figura di donna determinata nella ricerca della verità, anche a costo della propria vita. Essere donna oggi ha molti aspetti diversi: si va dalle ideali casalinghe disperate di fortunatissimi serial televisivi come Desperate Housewives alle ragazze come Ayala, che lottano in Pakistan per conquistare il diritto di studiare, fino alle innumerevoli anonime madri di famiglia che conducono anch’esse una battaglia quotidiana per conciliare al meglio il proprio lavoro con i molteplici ruoli che la società affida loro. Fare delle generalizzazioni non è possibile: certo è che essere donna non è mai stato facile e non lo è tuttora. Resta la speranza che, nonostante tutto, le cose possano migliorare e che le bambine di oggi abbiano la possibilità di vivere domani in un mondo migliore, anche grazie a quelle donne forti, aperte e coraggiose, che hanno generosamente combattuto perché la speranza diventasse realtà. Maria Laura Rosi carisma Una donna nella A Chiesa l tempo di Maancora lontano il tempo dre Maria un di riconoscere alle doncambiamento rane “capacità decisionale dicale era avvenuto nel o autorità”, come dice ruolo e nei compiti deloggi Papa Francesco la donna dentro la Chieche “ritiene necessario sa: la consacrata non allargare gli spazi per era più la monaca chiuuna presenza femminile sa nel monastero, ma dentro la Chiesa”. Allora era la suora, con compile decisioni importanti ti precisi all’interno delvenivano prese dal Parla parrocchia, a fianco roco, presenza determidei sacerdoti, immersa nante nella chiesa e nel nella realtà sociale, impaese, pastore e guipegnata dove maggioda sicura del cammino re era il bisogno. Sarà spirituale e dell’attività la donna stessa ad attiapostolica. A lui Madre vare opere di formazioMaria si affida in una dine umana e cristiana e pendenza quasi assoluta, di utilità sociale, dopo ma mai servile o spersola Rivoluzione Francese nalizzante. Era normache, incamerando mole affidarsi a chi aveva nasteri e “riportando le preparazione, compereligiose dentro il dirittenza, un mandato che to comune”, mette le Madre Maria Domanica Mantovani, collaboratrice lo avvolgeva di un alodel fondatore don Giuseppe Nascimbeni donne nella possibilità ne di sacralità. Madre di esprimere le loro poMaria si lascia condurre tenzialità. Sorgono allora numerose Fondatrici di e formare, trasforma “in succo e sangue la paIstituti posti a servizio soprattutto dei poveri e rola” che gli viene da lui, non aveva altra possidei bisognosi, ma anche Fondatori che trovano bilità per conoscere la Scrittura e interiorizzarla. in una donna una collaboratrice fattiva e fedele Diviene la fedele esecutrice delle sue indicazioche condivide e attua l’ispirazione nel concreto ni e delle sue iniziative. È lei nella parrocchia di una realtà ecclesiale. l’anima di tutte le attività da lui promosse, la Madre Maria non è stata la donna che ha agiguida di quelle che oggi possono essere chiato in prima persona, con la piena consapevolezmate aggregazioni laicali- le madri cristiane, le za di aver diritto ad un suo posto e ad un suo figlie di Maria, l’oratorio, le varie confraternite... spazio, come giustamente rivendicano le donne Lei accompagna l’inizio delle nuove fondazioni, oggi, ha avuto, però, la piena convinzione che valuta l’opportunità della presenza dell’Istitusuo compito e missione era porsi a disposizione to nei vari ambienti, inviando giornalmente al di un’attività pastorale che richiedeva il suo apFondatore relazione particolareggiata della reporto e quello delle compagne con le quali inizia altà sociale, dell’attività da svolgere o intraprela nuova Fondazione. Non compiti istituzionali sa, delle possibilità di vita e di impegno per le per loro, non chiamate a prendere decisioni o suore. Era il Fondatore a trattare gli affari, a staad esercitare un’autorità dentro la Chiesa, conbilire accordi, ma era la Madre a prendersi cura cetti tutti che si faranno strada nel tempo con della nuova “pianticella”, a dare volto umano ad l’evolversi della cultura, ma presenze vive e atogni situazione e attività. Il servizio offerto, quative, per offrire il proprio contributo di madri e si sempre gratuito o sostenuto da scarsi provendi sorelle a vantaggio del “povero popolo”. Era ti, elargiti da benefattori, talora in cerca di rico- 14 N AZAR ET H 2 2 0 1 4 minilità con cui il “genio femminile” arricchisce e addolcisce ogni espressione della vita sociale ed ecclesiale. A questa scuola impara ad essere Madre, anche dopo il Fondatore, che rimarrà per lei punto di riferimento e indicazione di percorso per tutta la vita. Così educa le suore al dono totale di se stesse, mentre, pressate da richieste continue di servizi, hanno poco tempo e poco spazio per curare la propria formazione. Oggi sono molte le opportunità date a noi donne e suore di essere significative e incisive nella Chiesa e nella società: la passione di Madre Maria per la dignità e la formazione delle persona, il suo saper stare accanto al sacerdote collaborando, può dirci oggi come il poter condividere con i sacerdoti responsabilità pastorali esiga seria preparazione e profonda dedizione. G.T. La Natività di Maria “Ecco la regina che germoglia da Jesse” …Oggi cominciano a spirare le aure che preannunciano la salvezza… N ella tradizione bizantina la Natività di Maria segna l’inizio delle grandi feste liturgiche. L’evento, molto importante, non è riferito nel Vangelo, ma, anche se descritto in poche righe, è riportato negli Apocrifi, che si dilungano sull’infanzia della Madre di Dio. Incerto è il luogo dove è avvenuta la nascita: secondo alcune fonti a Nazareth, città di origine del padre Gioacchino; secondo altre a Betlemme città di origine di Anna, la madre di Maria; secondo altre fonti ancora la nascita è avvenuta a Gerusalemme, città dove era molto forte la tradizione che voleva la casa natale di Maria situata vicino alla piscina probatoria, e dove intorno al V sec., ebbe origine la festa della Natività. Tutte le icone della Natività della Vergine osservano in modo abbastanza fedele la stessa tipologia ispirata in parte alla tradizione della Chiesa ed in parte al Protovangelo di Giacomo il cui titolo originale era per l’appunto la “Natività di Maria”. Nelle icone che trattano questo tema convergono moltissimi elementi della tradizione popolare che, se da un lato rendono as- N A Z A R ETH 2 2014 sai colorita la scena, dall’altro contribuiscono in modo consistente a rendere la rappresentazione quanto mai “terrestre”, ciò a detrimento dei contenuti teologici tipici delle Icone sacre. Per sottolineare l’importanza di un personaggio, nel periodo classico greco-romano, si poneva grande enfasi al momento della nascita: più particolareggiate erano le scene, maggiore era il riguardo del personaggio rappresentato. Così la tradizione popolare vuole le Icone della Natività di Maria ricchissime di dettagli. Le icone del XVI secolo riguardanti la Natività di Maria, mostrano una composizione molto simile a quella della Nascita di Cristo: la differenza consiste nel fatto che quest’ultima ha come sfondo la grotta e la montagna, mentre la Natività della Vergine avviene all’interno di una casa molto ricca, le cui strutture architettoniche appaiono sullo sfondo. Poiché la prospettiva inversa non permette la rappresentazione di un interno, esso è indicato dal simbolo del velo rosso sopra la facciata degli edifici. Rappresentare le due natività in modo molto simile, richiama i parallelismi che esistono tra la 15 ICON OG RAF IA E S PIRITU A L ITÀ noscimenti e, quindi, esigenti, poteva scadere e talvolta è scaduto in “servitù”, dato che anche la suora spesso era considerata una “forza lavoro”. La misura, infatti, della fedeltà di una vocazione sarà data dalla capacità di “sacrificio” dimostrata nell’assumere i pesi e le fatiche del lavoro quotidiano in ogni genere di servizi che, negli orfanatrofi, nelle scuole, negli ospedali, nelle case di riposo, presso i seminari, le suore dovevano espletare in toto. Madre Maria intesseva di preghiera e di offerta il proprio dono, preghiera vocale e devozioni, uniche possibilità allora per esprimere la propria ricerca di comunione con il Signore, ma espressioni di una passione viva, di intimità con lui e di dedizione al bene di ogni persona. Per questo Madre Maria saprà vivere la dipendenza come complementarità, apportando all’opera del Fondatore quel tocco di fem- I C O NO G RAFIA E S PIRITUALI T À Madre ed il Figlio e come en- ...allo Sposo immortale viene eretto data all’uomo si traduce però trambi siano persone molto un talamo di divino splendore... in una ulteriore lode a Dio, simili tra loro: il testo apocri- Teodoro Studita perché la “natura” rappresenfo di Giacomo sostiene la tesi tata da Gioacchino, che è pur della concezione verginale di tuttavia presente, nell’Icona Anna per opera dello Spiriha un ruolo secondario. to Santo, in evidente analogia Maria in fasce è più volte con la concezione verginapresente nell’Icona. Ella aple della Madonna, sottolinepare sia in braccio alla levaata anche in particolari quatrice, che le fa il bagnetto, sia li l’Angelo che si presenta ad distesa nella culla avvolta tutAnna, vera e propria replica ta in fasce, tranne la testa. In dell’Annunciazione. Così pure tutte le rappresentazioni figuil motivo dell’anzianità delle ra la tenera ed intima scena figure di Gioacchino e Giudel bagnetto: la levatrice tieseppe. Nelle analogie con i ne la piccola Maria in bractesti evangelici, al cui silenzio cio, mentre saggia la tempeil testo apocrifo vuole suppliratura dell’acqua, un’ancella re, vi è l’intento di assimilare nel frattempo versa acqua la vita della Vergine a quella nel catino. Il tema del badi Cristo: Maria in tutta la sua gno non pare però derivare vita ha realizzato quella “so- La Natività di Maria. da una specifica tradizione, miglianza” che la rende, fra le Novgorod, fine XV inizio XVI secolo. quanto dall’uso iconograficreature, la più simile a Cristo. co già invalso nell’arte pagaDa un punto di vista artistico, l’icona è un’ena di rappresentare così un personaggio singosplosione di colore e di movimento e, come nellare. È essenziale però constatare che in tutte le le icone delle altre feste, quella della Natività rappresentazioni la bambina viene proposta con della Vergine è stata arricchita di elementi folcloil nimbo, segno di santità, e con le scritte liturristici: la scena in sé ha il carattere di una “pittugiche M(éte)r Th(uo)ù, cioè Madre di Dio, palera di genere”. Su un grande letto incurvato, “klise segno della santità di Maria fin dalla nascita ne”, simbolo dell’amore coniugale è stesa Anna: e non solo dal momento della suo sì. Maria così la madre che ha appena messo al mondo Maria. anche per l’Iconografia antica nasce in modo La neonata si trova nelle mani di due ancelle che speciale, in un modo diverso da tutti gli altri uosi preparano per farle il bagno. La bimba è talvolmini, in altre parole: Maria è l’Immacolata Conta rivestita di fasce, talaltra da un maforion con cezione, come Lei stessa del resto, a Lourdes, ci stelle, come viene dipinta in età adulta. L’iconoha confermato di essere! grafia suggerisce quindi un’interpretazione: vuoLa miracolosa nascita della Vergine, non è un le sottolineare che non si tratta di una bimba, ma atto arbitrario della volontà di Dio che interromdi colei che dal primo istante della sua vita era pe bruscamente il corso della storia, ma deve stata eletta per essere la Madre del figlio di Dio, essere vista come un passo in avanti del moviragione per cui la scena si presenta in un quadro mento d’Amore di Dio verso gli uomini per la magnifico: il medico nell’atto di avvicinarsi alla loro salvezza. È un mistero aperto verso un mimadre per somministrare una medicina, le anstero più grande, in cui questo essere predecelle intente a portare cibi e bevande per ristostinato accetterà di divenire, “il tabernacolo di rare la madre dopo il parto. I personaggi centraDio, la camera del Re”. li dell’Icona sono senza dubbio Anna e la Beata “...la tua nascita, o Madre di Dio, annunciò Vergine, a Gioacchino viene invece riservato un gioia a tutta la terra: da te infatti è spuntato posto alquanto marginale: in alcune Icone si afil sole di giustizia, Cristo Dio nostro. Avendo faccia da una finestra dall’alto della stanza, in alsciolto la maledizione, ci ha dato la benedizione tre è posto sopra qualche tetto, in ogni caso la e, distrutta la morte, ci ha fatto dono della vita sua figura è assai più piccola di quella degli aleterna..” (tropario dell’8 settembre, IV tono). tri partecipanti alla scena. La minore importanza Forieri Italo 16 N AZAR ET H 2 2 0 1 4 VOCE G IOVA N I La gioia Sorridi alla vita vera profezia di ogni giorno A nche in questo numero di Nazareth continua la pubblicazione di alcune poesie, frutto della penna e dell’intuizione di alcuni giovani. Nelle due che seguono il tema centrale è l’attesa del futuro, intesa come apertura al mondo, fiducia nel cambiamento. La vita può portare paure e delusioni, ma la speranza è sempre più forte, è la luce che illumina il cammino e si fa vera profezia di ogni giorno. Sorridi alla vita e lei vivrà Mara Righele Esistere solo per apparire, per accumulare esperienze, per collezionare relazioni, per fruire emozioni sempre nuove in modo superficiale è in realtà un condannarsi alla sopravvivenza (o sotto-vivenza!). La vita reale rimane rimossa, respinta nel profondo. Il suo grido può anche esplodere: è la follia del vuoto assoluto, del nulla. È la morte senza senso né speranza. La vita invece vive e vivrà nell’accoglienza serena; serenità che è sorriso e ironia, non stare né sopra né sotto le vicende. È viverla semplicemente, da persone umane, coscienti di essere e di rimanere libere. Al sorriso offerto, all’accoglienza piena, non può mancare la risposta: anche la vita spesso sorride. E così nasce il grande amore. Per cui ci si ama, noi amiamo la vita e lei non ci abbandona mai. Si intuisce il senso dell’immortalità. Anche la sofferenza non distrugge questa “sponsalità”. Sposare la vita, la propria innanzitutto. Non c’è niente di più bello, di più vero, di più “sacro”. Questo atto tiene, mantiene occhi e cuore spalancati. Quando la vita fa soffrire, non mancherà di rivelare altre gioie, le gioie degli altri. Questo sarà l’accompagnamento che ci sosterrà fino al “poi”. “Poi la gioia sarà ancora più grande”, qui o là, nella storia o nell’eternità. Gesù, a questo proposito, porta l’esempio della donna che partorisce. Alla sua sofferenza seguirà, poi, una grande gioia: il dono di una vita nuova. Con la sofferenza bene-vissuta si rinnovano vita e gioia. Amo questa vita! A cura di Andrea Cornale Silvia (Austria) – Ama la vita Amo la vita Non solo ora che mi sorride, ma anche quando mi fa soffrire perchè la gioia del poi è ancora più grande Irene Sorti Tante corde, ma uno solo è il canto: il canto della vita. N A Z A R ETH 2 2014 17 G MG 2014 Il coraggio della felicità Messaggio di Papa Francesco per la XXIX GMG 2014, n. 2 M a che cosa significa “beati” (in greco makarioi)? Beati vuol dire felici. Ditemi: voi aspirate davvero alla felicità? In un tempo in cui si è attratti da tante parvenze di felicità, si rischia di accontentarsi di poco, di avere un’idea “in piccolo” della vita. Aspirate invece a cose grandi! Allargate i vostri cuori! Come diceva il beato Piergiorgio Frassati, «vivere senza una fede, senza un patrimonio da difendere, senza sostenere in una lotta continua la verità, non è vivere ma vivacchiare. Noi non dobbiamo mai vivacchiare, ma vivere» (Lettera a I. Bonini, 27 febbraio 1925). Nel giorno della Beatificazione di Piergiorgio Frassati, il 20 maggio 1990, Giovanni Paolo II lo chiamò «uomo delle Beatitudini» (Omelia nella S. Messa: AAS 82 [1990], 1518). Se veramente fate emergere le aspirazioni più profonde del vostro cuore, vi renderete conto che in voi c’è un desiderio inestinguibile di felicità, e questo vi permetterà di smascherare e respingere le tante offerte “a basso prezzo” che trovate intorno a voi. Quando cerchiamo il successo, il piacere, l’avere in modo egoistico e ne facciamo degli idoli, possiamo anche provare momenti di ebbrezza, un falso senso di appagamento; ma alla fine diventiamo schiavi, non siamo mai soddisfatti, siamo spinti a cercare sempre di più. È molto triste vedere una gioventù “sazia”, ma debole. San Giovanni scrivendo ai giovani diceva: «Siete forti e la parola di Dio rimane in voi e avete vinto il Maligno» (1 Gv 2,14). I giovani che scelgono Cristo sono forti, si nutrono della sua Parola e non si “abbuffano” di altre cose! Abbiate il coraggio di andare contro corrente. Abbiate il coraggio della vera felicità! Dite no alla cultura del provvisorio, della superficialità e dello scarto, che non vi ritiene in grado di assumere responsabilità e affrontare le grandi sfide della vita! Papa Francesco Foto di Alberto Tomasi 18 Coro “M.F. Toniolo” Insieme... per allargare i cuori e aprirli alla vera felicità N AZAR ET H 2 2 0 1 4 TITOL ETTO CORREN TE N A Z A R ETH 2 2014 19 T I T O LETTO CORRENTE 20 “Pensiamo continuamente che Maria è la Madre del bell’amore, la tesoriera delle divine grazie, la bella oliva da cui esce sempre olio di misericordia, la torre di Davide edificata con mille difese a beneficio di coloro che aN AZAR lei ricorrono”. ET H 2 2 0 1 4 (Beata Maria Domenica Mantovani) TITOL ETTO CORREN TE “Dio ci ama con l’amore di madre, ci custodisce come pupilla degli occhi, ci porta nelle sue mani”. (Beato G. Nascimbeni) N A Z A R ETH 2 2014 21 T I T O LETTO CORRENTE Ave, Signora, santa regina, santa Madre di Dio, Maria che sei vergine fatta Chiesa. ed eletta dal santissimo Padre celeste, che ti ha consacrata insieme col santissimo suo Figlio diletto e con lo Spirito Santo Paraclito; tu in cui fu ed è ogni pienezza di grazia e ogni bene. Ave, suo palazzo, ave, suo tabernacolo, ave, sua casa. Ave, suo vestimento, ave, sua ancella, ave, sua Madre. E saluto voi tutte, sante virtù, che per grazia e illuminazione dello Spirito Santo venite infuse nei cuori dei fedeli, perché da infedeli fedeli a Dio li rendiate. (“Saluto alla beata Vergine Maria” - FF 259-260) Circondava di un amore indicibile la Madre di Gesù, perché aveva reso nostro fratello il Signore della maestà. A suo onore cantava lodi particolari, innalzava preghiere, offriva affetti tanti e tali che lingua umana non potrebbe esprimere, Ma ciò che maggiormente riempie di gioia, la costituì Avvocata dell'Ordine e pose sotto le sue ali i figli, che egli stava per lasciare, perché vi trovassero calore e protezione sino alla fine. Orsù, Avvocata dei poveri! Adempi verso di noi il tuo ufficio di Protettrice fino al tempo prestabilito dal Padre. (“Sua devozione alla Nostra Signora alla quale affidò in modo particolare l'ordine” - FF 786) 22 N AZAR ET H 2 2 0 1 4