Editoriale - Camera di Commercio Italiana per la Svizzera

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Editoriale - Camera di Commercio Italiana per la Svizzera
E
Editoriale
di Giangi Cretti
R
apportata all’umana vicenda, è una questione recente.
Consegue alla Rivoluzione industriale.
Prima, nella sua forma arcaica di reddito da lavoro, se si esclude una minoranza di
privilegiati, poteva servire a garantire la sussistenza, appena compatibile con una stentata
sopravvivenza. Per dirla con il filosofo, storico ed economista (vale anche l’ordine inverso)
inglese Arnold Toynbee «non poteva fornire altro che la soddisfazione dei bisogni elementari
di nutrizione, vestiario, e di misero alloggio».
Non a caso la Storia sia cadenzata da battaglie per il pane.
Considerato, poi, dai padri fondatori dell’economia politica (Adam Smith, Thomas Malthus e
David Ricardo) come il «prezzo naturale del lavoro», non può, puntualizzava Riccardo, essere
ritenuto «assolutamente fisso e costante, ma varia invece a seconda dei periodi nello stesso
paese, e differisce molto sensibilmente da un paese all’altro. Essenzialmente esso dipende
dalle consuetudini e dalle usanze della popolazione». In buona sostanza: si rapporta al grado
di sviluppo di una società.
In tal modo, si afferma la moderna concezione del salario che deve – o, meglio, dovrebbe –
consentire ad ogni cittadino di godere dei diritti fondamentali che vanno al di là della primaria
sussistenza: la salute, l’istruzione, la libertà, il tempo libero.
In tempi più vicini a noi, negli anni del boom (fra il cinquanta e la crisi petrolifera dl ’73) di pari
passo con lo sviluppo economico, sono andati via via crescendo anche i salari, consentendoci
di accomodarci su standard di vita sempre più elevati, dai quali è naturalmente difficile
recedere, consolidando la convinzione che il tenore di vita sarebbe continuato a crescere.
La globalizzazione, le bolle speculative, le crisi cicliche (le vacche grasse e quelle magre in
biblica alternanza), compresa quella attuale, con le ricadute che ne sono conseguite e ancora
ne conseguono, hanno contribuito ad annullare l’impressione che le disparità salariali si fossero
attenuate, moltiplicando, al contrario, i segnali che la disuguaglianza si stia ampliando di
nuovo, mettendo in difficoltà un numero crescente di persone.
Un fenomeno come quello degli working poors, fino a qualche tempo fa ritenuto l’invenzione
un po’ snob e pretestuosa dei soliti disfattisti, è oggi una realtà che nessuno più disconosce.
Il dibattito che quotidianamente s’infiamma sui salari dei manager, sui boni distribuiti nel mondo
finanziario - che alle orecchie dei più suonano con cifre strabilianti -, sulle disparità regionali e
di genere (in una società civile dovrebbe essere inaccettabile che, a parità di prestazione e di
formazione, le donne sia meno pagate degli uomini), non possono non essere considerati il
sintomo serio di un disagio che rischia di intaccare quel patto sociale generalmente ritenuto
alla base della crescita.
Di fronte ai danni della deregulation non è di alcun conforto appellarsi alle regole del mercato.
Le cifre rese pubbliche dall’Ufficio federale di statistica, relative al panorama salariale elvetico,
al di là della necessari generalizzazione, dovuta alla loro medietà,
mettono a nudo dei dati di fatto.
Com`è ovvio, sapientemente agghindati fanno tutto un altro effetto.
gcretti@ccis.ch
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Rivista
n. 2 - Febbraio 2010
1
S
Sommario
Editoriale
16
PRIMO
PIANO
1
Nel cielo sopra Zurigo
AIRBUS A380
15
Barolo Barbaresco e gli Altri
I vini di Alba Langhe e Roero presentati a Zurigo
16
Il panorama salariale in Svizzera nel 2008
Rilevazione svizzera della struttura dei salari
19
Il commercio al dettaglio elvetico tra timori e speranze
Retail Outlook 2010:
25
Il principio del Cassis de Dijon
25
INCONTRI
Un vita per l’arte
Donne in carriera: Chiara Bertola
45
Il contributo degli Italiani all’impresa di Suez
A 140 anni dall’apertura dell’importante via commerciale
49
Civiltà e cultura
52
Marchiati “Svizzera”
Il meglio del Made in Switzerland,
55
A Padova e a Verona due mostre di grande prestigio
La grande pittura approda nel Veneto
56
IL Museo del Soldatino e della Figurina Storica,
dei Ferri Taglienti, dei Ferri Chirurgici, delle Carrozze,
dei Pesi e delle Misure
Gli scrigni della curiosità12
55
29
Antica tradizione e terapie all’avanguardia
CULTURA
29
Un’azienda al servizio dei pazienti
La Clinica Schloss Mammern
«Se abbandonassi la radio, sentirei un vuoto nell’anima»
A colloquio con Salvatore Pinto, di Radio Onda Libera
58
62
RUBRICHE
62
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In breve
Italiche
Europee
Internazionali
Oltrefrontiera
Benchmark
Burocratiche
Angolo Fiscale
Angolo legale
4
7
9
11
13
33
35
39
41
In copertina: Manichini - fotografia di Michele Caracciolo di Brienza
Convenzioni Internazionali
L’elefante invisibile
Scaffale
Carnet
Sequenze
Diapason
Convivio
Motori
42
47
53
55
61
65
73
77
DOLCE
VITA
Un mosaico a colori di musica e parole
La ricerca artistica di Sergio Cammariere
67
Ricetta anticrisi
Consorzio per la Tutela del vino Prosecco di Conegliano-Valdobbiadene
70
Quell’infuocato insaccato di maiale principe dell’hot food
La ‘nduja (di Spilinga) dell’altopiano del Monte Poro
73
Per la sicurezza in motocicletta
Ufficio svizzero di prevenzione infortuni
78
67
A primavera un nuovo centro logistico
Primo meeting concessionari Aprilia
Il rivoluzionario scooter Piaggio a 3 ruote MP3 Hybrid
World Ducati Week 2010
79
IL MONDO Mostra di modernariato antichità e collezionismo
IN FIERA
Mercanteinfiera Primavera: Parma, 27 febbraio – 7 marzo 2010
84
L’appuntamento con la moda delle calzature
MICAM ShoEvent: Milano, 2 - 5 marzo 2010,
85
Tutte le novità del modellismo italiano
Model Expo Italy: Verona 6 - 7 marzo 2010
86
L’appuntamento mondiale per l’impiantistica civile e industriale
MCE – Mostra Convegno Expocomfort 2010:
Milano, 23 - 27 marzo 2010
87
73
Fiera internazionale della meccanica specializzata 88
MECSPE: Parma dal 25 al 27 marzo 2010
IL MONDO
IN CAMERA
A Ginevra il Forum BioSquare
90
Un esempio di international business school
Collège du Léman
Assistenza individuale agli imprenditori italiani
Esportare in Svizzera
Importatori e giornalisti svizzeri a Parma e Benevento
Corsi di formazione gratuita nel settore edile
Progetto For.i.S.ed.
91
92
Aggiornamento professionale nel settore informatico
Over the Net
93
Contatti commerciali
94
Servizi camerali
96
Editore: Camera di Commercio Italiana per la Svizzera
Direttore - Giangi CRETTI
Comitato di Redazione
L. ATTANASIO, G.M. BONADA, A.G. LOTTI,
C. NICOLETTI, S. SGUAITAMATTI
Collaboratori
Ph. BERNASCONI, C. BIANCHI PORRO, M. CALDERAN,
G. CANTONI, M. CARACCIOLO DI BRIENZA, V. CESARI LUSSO,
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L. D’ALESSANDRO, M. DIORIO, T. GATANI, G. GUERRA, F. Macrì,
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In breve
Baia, il satellite riscopre
un teatro romano
Era il 1956, quando Raimondo Bucher - ufficiale pilota da
caccia – scoprì durante una ricognizione aerea, a soli pochi metri dalla costa, un’intera città romana collocata sui
fondali del golfo di Pozzuoli. Oggi, a poco più di 50 anni di
distanza, ritornando a “sorvolare” la zona è stato possibile
osservare (grazie ai moderni strumenti di telerilevamento
satellitare), accanto a quelle antiche strutture d’età imperiale, resti di un’opera muraria non ancora esplorata. Nei
fondali della collina del Castello Aragonese, giacciono, a
pochi metri di profondità, i resti di una struttura che richiama la pianta di un antico teatro romano, in grado di
ospitare fino a 5.000 spettatori. Più elementi inducono a
pensare che si tratti del famoso Teatro di Cesare in quanto
la struttura risulta facente parte di un più ampio complesso residenziale definito Villa di Cesare successivamente
inglobato nell’attuale fortezza Aragonese. Una grandiosa
villa romana dunque i cui resti e il suo teatro si conservano
inalterati ancora nelle profondità del nostro mare.
Il Pistacchio Verde
di Bronte è DOP
“Con il riconoscimento europeo di questo prodotto di qualità, l’Italia non solo mantiene il suo primato, raggiungendo
la cifra di 194 riconoscimenti DOP e IGP, ma si conferma
il Paese delle eccellenze e della tipicità”.
Con queste parole, il ministro delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali, Luca Zaia, ha commentato l’iscrizione
europea come DOP del “Pistacchio Verde di Bronte”.
Si tratta di una denominazione storica, di una coltura tipica del territorio del comune di Bronte, in provincia di
Catania; una coltura che fin dall’antichità ha rappresentato
una fonte di consistenti risorse economiche per tutta la
popolazione della zona, ricoprendo anche un ruolo importante dal punto di vista storico-culturale.
Le caratteristiche proprie del Pistacchio Verde di Bronte sono: colore verde intenso tipico del territorio, forma
allungata, sapore aromatico forte, senza inflessione di
muffa o sapori estranei, e alto contenuto in acidi grassi
monoinsaturi dei frutti.
Piemonte Campania e Puglia aumentano l’export alimentare
In controtendenza rispetto al trend in calo dell’export, che,
secondo i dati forniti dalla Federalimentare, per il settore fa
segnare un -4% nei primi dieci mesi 2009, spiccano i dati
positivi di Piemonte, +8,4%, Campania (+8,6%) e di Puglia
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(+5,3%). A spiegare queste dinamiche, in Puglia, è in gran
parte lo spunto del molitorio e in Campania, prevalentemente grazie alla spinta del conserviero vegetale. Sintomatico il risultato di tre regioni dell’Italia centrale, Umbria,
Marche e Lazio e di tre regioni del Sud: Calabria, Sicilia
e Sardegna: hanno segnato tutte cali a due cifre, dovuto
alla grande frammentazione aziendale che le caratterizza.
Regioni leader del Paese, come la Lombardia e l’Emilia
Romagna, hanno quote export attorno al 12% del proprio
fatturato (16% media nazionale), per la presenza relativamente scarsa di un segmento apripista come il vino. Diverso il caso del Piemonte e del Veneto, con incidenze
export/fatturato, rispettivamente, del 30 e del 20%.
Libertà economica:
Svizzera sesta
La Svizzera figura al sesto posto nella classifica sulla libertà economica.
È quanto emerge dall’abituale ricerca stilata dal Wall Street Journal e dalla Heritage Foundation.
L’”indice della libertà economica” si basa su dieci parametri, applicati in più di 179 Paesi, e valuta l’eventuale
presenza di ostacoli da parte dello Stato all’agire individuale e, nello specifico, all’iniziativa economica.
In testa alla classifica si confermano Hong Kong, Singapore, Australia e Nuova Zelanda.
Gli Stati Uniti, ottavi, perdono due posizioni rispetto all’anno scorso , e vengono superati dal Canada. L’Irlanda guida la classifica dei Paesi europei e figura al quinto posto
davanti alla Svizzera, mentre il Regno Unito scende all’undicesimo posto.
L’Italia è 74.esima, molto indietro rispetto alle altre grandi
economie e superata da Madagascar e Armenia.
Anche la Francia non fa bella figura, al 64.esimo posto,
immediatamente preceduta da Portogallo e Romania.
Disoccupazione record
nel mondo
Nel 2009 i disoccupati nel mondo hanno raggiunto la cifra
record di 212 milioni con un aumento rispetto al 2007, prima della crisi, di 34 milioni (+19%). Lo riferisce il Rapporto dell’Ufficio internazionale del lavoro (ILO) sulle tendenze
globali dell’occupazione 2010. Secondo il rapporto la disoccupazione globale tenderà a rimanere elevata anche nel
2010. Nelle economie avanzate e nei Paesi dell’Unione Europea si calcola per il 2010 un incremento dei disoccupati
di tre milioni di persone fissandosi all’8,4% (contro il 6% del
2008 e il 5,7% del 2007). Nelle altre regioni i tassi si stabilizzeranno ai livelli attuali o diminuiranno solo lievemente. In
riferimento alle cosiddette economie avanzate e all’Unione
europea nel Rapporto si legge che - «nonostante rappresentino meno del 16% della forza lavoro mondiale, concorrono
per oltre il 40% all’aumento della disoccupazione mondiale
registrato a partire dal 2007. Secondo le previsioni, in questa area geografica la disoccupazione dovrebbe mantenersi ad un livello elevato, con una crescita del tasso regionale
di disoccupazione dell’8,9% nel 2010».
Dal Sud fuggono i laureati: 80mila in 5 anni
L'esodo dal Mezzogiorno non si ferma, ma a cercare
fortuna nelle regioni del centro nord non sono più ex
braccianti e operai disoccupati, ma migliaia di giovani
con un titolo di studio qualificato: tra il 2000 e il 2005,
oltre 80mila laureati (l'1,2% dei residenti con tale titolo di
studio) hanno abbandonato le regioni del Sud in cerca di
un'opportunità lavorativa.
Lo conferma una ricerca sulla mobilità del lavoro
realizzata dalla Banca d'Italia. Lo studio dimostra che "il
mezzogiorno diventa sempre meno capace di trattenere
il proprio capitale umano, impoverendosi della dotazione
di uno dei fattori chiave per la crescita socio-economica
regionale". L'emigrazione dei "cervelli", può comportare
"un impoverimento di capitale umano che, a sua volta,
potrebbe riflettersi nella persistenza dei differenziali
territoriali in termini di produttività, competitività e, in
ultima analisi, di crescita economica".
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Consumo combinato: 14,7 l/100 km (4.2), 15,7 l/100 km (4.7) I Emissioni di CO2: 345 g/km (4.2), 365 g/km (4.7)
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ITALICHE
di Corrado Bianchi Porro
Se si calcolassero nel Pil la cultura, il cibo, l’aspettativa di vita, l’ambiente, l’Italia sarebbe al primo posto
nel mondo. Purtroppo, ha dichiarato il ministro italiano dell’economia, Giulio Tremonti, così non è. Lo ha
affermato al convegno dell’Aspen sullo stato lavori
della commissione Stiglitz, voluta nell’autunno 2008
dal presidente francese Sarkozy come risposta filosofica alla crisi dei subprime. Il presidente della Camera
italiana, Gianfranco Fini, ha preferito non enfatizzare
l’osservazione, in quanto se si utilizzasse questo metodo, potrebbe rappresentare un facile éscamotage per
i Paesi ad economia stagnante, per giustificare la loro
inefficienza. È famosa a tal proposito la barzelletta del
manager che vedendo un pescatore in panciolle davanti al mare lo incita a darsi da fare per migliorare il
suo tenore di vita. “A che pro?” Chiede costui. “Così
faresti molti soldi e puoi gustarti la vita”. “E dunque ribatte - dovrei dannarmi per arrivare a quanto sto già
facendo ora?”
Comunque, il problema della congruenza del Pil esiste
e lo evocò addirittura Keynes quando analizzò il ruolo
della donna che lavora in casa rispetto a quella impiegata nella società moderna. Se io sposo la signora delle pulizie, commentò, faccio calare il Pil, il quanto l’indicatore prende in esame il lavoro dipendente e i flussi,
mentre la stessa identica mansione compiuta all’interno del nucleo domestico e lì confinata, non assume
rilevanza economica. La questione dell’adeguatezza o
meno del Pil per misurare lo stato di un’economia, fu
rilanciata da Robert Kennedy nel 1968 e dal sovrano
del Bhutan qualche anno dopo, quando teorizzò che
la felicità è più importante del Prodotto interno lordo.
Certo è che l’utilizzo esclusivo del Pil pro capite come
indicatore del benessere è oggetto di molte critiche:
considerando solo elementi monetari, trascura alcuni
aspetti di fondamentale importanza della vita economica e sociale. Anche il lavoro deve essere valutato in
quest’ottica come contributo alla creazione del valore
aggiunto della ricchezza della nazione e per questo,
nella Costituzione italiana, è posto come valore fondante della società, mentre la disoccupazione costituisce un “vulnus” alla dignità delle persone. In Italia, tra
l’altro, esiste un problema specifico di partecipazione
femminile all’economia nazionale diffuso in tutto il territorio nazionale (solo l’Emilia-Romagna si colloca al di
sopra della media europea) ed è particolarmente grave nel Mezzogiorno, dove mediamente solo il 37,2%
delle donne partecipa al mercato del lavoro. Per ritornare ai dati schiettamente economici, l’Italia in questo
frangente economico caratterizzato dagli effetti di una
L’(in)sostenibile
(in)adeguatezza
del Pil
difficile crisi economica, la più grave del dopoguerra,
è comunque uno dei Paesi a più alta coesione sociale
e tutto ciò è sorprendente se si pensa alle tensioni
politiche e sociali che ne hanno invece caratterizzato
l’andamento negli anni ’70. Certo, specialmente oggi
i problemi non mancano, come pure non vanno sottaciuti i motivi di fiducia. Da qualche giorno, gli istituti
centrali di statistica hanno comunicato che il prodotto
interno lordo ha ricominciato a crescere in gran parte
del mondo. In Italia, dopo cinque trimestri di ininterrotta caduta, siamo oggi ad un aumento congiunturale
dello 0,6%. Valori non dissimili si registrano negli altri principali paesi europei (0,7% in Germania, 0,3 in
Francia, 0,4 nella media di Eurolandia). Molto positivi
sono pure gli indicatori anticipatori delle prospettive di
breve termine: l’indice dell’Ocse è in crescita da alcuni
mesi e sta registrando in questa fase i valori più elevati
proprio per quelli rilevati nella Penisola. Commetteremmo un errore se ci considerassimo già al di fuori delle
difficoltà, ha rilevato il presidente dell’Associazione
bancaria italiana (Abi) Corrado Faissola, ma sarebbe
altrettanto controproducente non valorizzare i segnali
positivi che ci sono. Molto si dovrà riflettere, piuttosto,
sulla natura di questa ripresa ciclica, per poter pensare
alle migliori politiche per sostenerla e rafforzarla, specie a favore delle PMI. Il lavoro si esprime in modo particolare nella vocazione all’imprenditorialità. Secondo
gli ultimi dati, in Italia si contano 66 imprese ogni mille
abitanti, un valore tra i più elevati d’Europa. Dal punto
di vista della distribuzione regionale la Valle D’Aosta,
l’Emilia-Romagna, la Toscana, la provincia autonoma
di Bolzano e le Marche si collocano al di sopra delle
76 imprese ogni mille abitanti, mentre tra le regioni
del Mezzogiorno solo l’Abruzzo e il Molise superano
le 58 imprese. Il tasso di imprenditorialità (numero dei
lavoratori indipendenti sul totale dei dipendenti) è pari
al 32,2%, un valore quasi il triplo della media europea
che si situa attorno al 13%. Il minor tasso d’imprenditorialità si registra, invece, nel Lazio e in Lombardia
con circa un autonomo ogni quattro lavoratori. Anche
se le specializzazioni settoriali dell’economia italiana
sono simili a quelli della Germania, la composizione
dimensionale è molto differente: in Germania, come in
tutte le economie dell’Europa continentale, prevale la
grande impresa, mentre in Italia le dimensioni produttive sono assai contenute. Nel confronto europeo le imprese italiane sono mediamente di dimensioni minori,
relativamente più orientate alle attività manifatturiere e
servizi e specializzate nei comparti che si riassumono
nel “made in Italy”.
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n. 2 - Febbraio 2010
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TIMELESS
GUCCI CLASSIC COLLECTION
EUROPEE
di Philippe Bernasconi
L’Europa trema
Doccia fredda, anzi freddissima, sulle speranze
dell’Europa di uscire in un lasso di tempo ragionevole
dalla crisi innescata ormai più di un anno fa dal crollo
del mercato immobiliare americano. Quando ormai si
intravvedeva la luce in fondo al tunnel sul Vecchio continente è piombata la tegola dei deficit di Stato.
Grecia e Islanda sono sull’orlo del fallimento e l’Irlanda
non è che se la passi tanto meglio. Non è un fulmine a ciel sereno, però. Le avvisaglie di questa nuova
batosta politico-economico-finanziaria erano da tempo
nell’aria.
Il caso più scottante è sicuramente quello della Grecia.
Atene è infatti parte integrante dell’Unione europea,
versione ristretta, quella cioè che – adottando l’euro
come moneta unica – si è data delle ferree regole
monetarie e di bilancio. Regole che, evidentemente, il
governo socialista di George Papandreou (in sella da
pochi mesi dopo l’era conservatrice di Costas Keramanlis) non è in grado di rispettare.
E allora non bisogna sorprendersi se nelle scorse
settimane è circolata la voce (subito smentita) di una
possibile uscita della Grecia dall’euro. Jean-Claude
Trichet, presidente della Banca centrale europea, ha
definito questa ipotesi assurda. Il deterioramento dei
conti greci è sì preoccupante, questo il ragionamento
di Trichet, ma deve essere preso per quello che è.
L’economia greca conta non più del 3 percento
dell’economia di Eurolandia e dunque una sua entrata
in crisi non dovrebbe mandare in rovina l’intera costruzione europea. O almeno si spera.
Il piano di risanamento presentato da Atene punta a
un rientro nei parameri di Maastricht già nel 2012. Ma
i dubbi sono leciti, soprattutto se si considera il fatto che le condizioni economiche (disoccupazione su
tutte) continueranno ad essere precarie ancora per
parecchi mesi.
Certo è che – pur essendo un paese membro – difficilmente la Grecia otterrà un sostegno concreto da
Bruxelles. I mercati si sbagliano di grosso se pensano
che gli Stati membri apriranno i portafogli, hanno fatto
sapere senza troppi giri di parole i vertici della Banca
centrale europea.
Di natura opposta (e per certi versi paradossale) il caso
dell’Islanda. Credendosi immune da qualsiasi problema
di natura economica Reykiavik si è sempre rifiutata di
entrare nel club dell’euro e ha puntato tutto (o quasi)
sul settore finanziario (che ha sostituito la pesca quale
attività principale dell’isola), investendo soprattutto in
Gran Bretagna. Con il senno di poi un errore madornale. La crisi dei mutui subprime ha infatti messo in
ginocchio l’Islanda, che ora – oltre che a rifiutarsi di
ripagare i debiti contratti – vorrebbe adottare l’euro, e
possibilmente a breve, magari già nel 2012. Ma anche
in questo caso Bruxelles non è disposta a fare sconti.
Prima Reykiavik rispetti gli impegni presi e poi si potrà
discutere di un suo avvicinamento all’euro.
E che dire dell’Irlanda? Un tempo – non troppi anni fa
– Dublino era un esempio da seguire. Approfittando
della disponibilità di manodopera qualificata a prezzi
concorrenziali e, in particolare, grazie agli ingenti incentivi fiscali, la Repubblica irlandese si era trasformata in una Tigre, Celtica naturalmente, che non aveva
nulla da invidiare in termini di crescita economica alle
ben più pubblicizzate Tigri asiatiche. E ora che ne è
dell’Irlanda? Un Paese in profonda crisi che fatica maledettamente ad uscire dalla crisi.
Il quadro che si presenta all’Europa in questo inizio di
2010 non è certo dei più incoraggianti. Se in altre parti del mondo la crisi sembra essere quasi un ricordo
nel Vecchio mondo i grattacapi non mancano. Ne sanno qualche cosa le prospettive di crescita economica
e l’euro che nelle ultime settimane ha sbandato non
poco, con una tendenza al ribasso per certi versi preoccupante. Jean-Claude Trichet non si fa perciò troppe
illusioni.
La ripresa tarderà (a differenza di quanto si poteva
supporre solo poche settimane fa), la disoccupazione
crescerà in modo preoccupante e i tassi di interesse
rimarranno molto bassi ancora a lungo. E attenzione,
ha avvertito il presidente della Banca centrale europea
rivolto ai capi di Stato e di governo dei 27, non illudetevi di poter ridurre le tasse (come qualcuno vorrebbe,
soprattutto per fini elettorali, ad esempio in Germania
la cancelliera Merkel), prima di tutto vanno risanati i
conti pubblici la cui tenuta è stata messa in dubbio dai
miliardi di denaro pubblico stanziati per far fronte alla
crisi economica internazionale. Misure anti crisi che –
volenti o nolenti – non potranno essere completamente abbandonate. Per evitare di ripiombare nell’incubo
della depressione economica globale.
la
Rivista
n. 2 - Febbraio 2010
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INTERNAZIONALI
di Michele Caracciolo
di Brienza
Il recente terremoto di Haiti è uno dei più letali che si
sia mai registrato. All’incirca 150'000 vittime e più
di un milione di persone senza tetto rappresentano
una grande sofferenza improvvisa che ha mobilitato la
macchina della solidarietà internazionale. Le scosse
hanno colpito una zona densamente popolata e inurbata e i danni sono talmente gravi che ci vorranno decenni per ristabilire una situazione ex ante per le già
scarse infrastrutture pubbliche e gli immobili. Almeno
un terzo delle costruzioni della capitale Port-au-Prince
sono crollate.
Il 25 gennaio a Montreal in Canada s’è riunita una conferenza dei rappresentanti dei paesi impegnati negli
aiuti, delle Nazioni Unite e degli istituti di finanziamento allo sviluppo quali la Banca Mondiale e la Banca
Interamericana di Sviluppo. È azzardato fare stime
sui fondi che saranno destinati alla ricostruzione e
all’avvio d’aiuti strutturali ad Haiti, ma comunque si è
nell’ordine di decine di miliardi di dollari.
Gli Stati Uniti sono stati rapidissimi nell’agire, presidiando l’aeroporto e controllando lo spazio aereo.
L’invio di truppe sull’isola sta avendo la funzione di garantire la sicurezza nella consegna degli aiuti e sono
stati allestiti da USAID almeno tre depuratori in grado
di rendere potabili 10'000 litri d’acqua al giorno.
È commovente lo slancio con cui l’amministrazione
americana sta guidando lo sforzo umanitario per gli
aiuti! In realtà, allo stato attuale, non c’è ancora un
coordinamento generale dei contributi di tutti i paesi.
Il fatto poi che il 16 gennaio sia stata negata l’autorizzazione ad atterrare ad un aereo francese carico
di aiuti dà adito a sospetti di competizione basata su
altre logiche che nulla hanno a che vedere con la solidarietà.
È un classico della politica estera americana considerare i Caraibi una zona su cui vigilare ed esercitare la
propria influenza. Nel 1983 Reagan autorizzò l’invasione dell’isola di Grenada per rovesciare un governo
filo-sovietico.
La Repubblica Dominicana fu occupata durante la
presidenza Johnson nel 1965 per ribaltare il governo
eletto di Juan Bosch. Per non parlare poi della crisi
dei missili di Cuba nel 1961 che per poco non fece
degenerare la guerra fredda in guerra termonucleare.
La stessa isola di Cuba rimane fino ad oggi oggetto di
un embargo da parte degli Stati Uniti.
Oggi come oggi, non è plausibile pensare che Wa-
Haiti e
la corsa all’aiuto
shington voglia occupare Haiti a lungo, ma la grave
situazione di disordine rischia di peggiorare se non
c’è una presenza militare.
I suoi costi però minerebbero la già debole percentuale di consenso che Obama ha registrato ad un anno
dalle elezioni presidenziali. D’altro canto, la situazione
di Haiti potrebbe precipitare se la popolazione non
percepisse la presenza di una forza d’ordine sull’isola.
Infatti, già si sono manifestati i primi casi di sciacallaggio e di saccheggi.
I discorsi di queste settimane da parte dell’amministrazione americana sono chiari. Dennis McDonough,
consigliere per la sicurezza nazionale e inviato personale di Barack Obama ad Haiti, ha dichiarato al Corriere della Sera del 17 gennaio che le truppe americane
non sono state inviate per occupare il paese. Il governo in carica di Haiti è pienamente riconosciuto dagli
Stati Uniti, così come la missione delle Nazioni Unite
presente nel paese.
Preoccupa in realtà la prospettiva di un impegno di
lungo periodo destinato a drenare mezzi finanziari in
un momento in cui l’America attacca il terrorismo su
più fronti dallo Yemen all’Afghanistan.
Intanto le persone delle zone devastate sono a rischio epidemia per via dei cadaveri tra le macerie.
La raccolta di fondi di privati cittadini da tutti i Paesi è
proseguita in maniera costante nelle ultime settimane.
L’Unione Europea ha stanziato 400 milioni di euro e dà
avvio ad un contingente di sicurezza da inviare sull’isola. Gli attriti tra Stati Uniti e Francia continuano sulla
base di un’accusa di occupazione militare del paese. Il
coordinamento degli aiuti resta difficile e la raccolta di
fondi patrocinata da Bill Clinton e da George W. Bush
simboleggia l’impegno che due ex presidenti possono
dare come si fece nel 2004 in seguito allo Tsunami.
L’Italia sarà probabilmente il paese leader del contingente di gendarmi che l’Unione Europea ha proposto
alle Nazioni Unite. 2'000 militari e 1'500 poliziotti che
avranno il compito principale di scortare gli aiuti umanitari. Duecento carabinieri dovrebbero essere inviati
a breve per partecipare a questo compito.
Il fiore all’occhiello della Marina Italiana, la portaerei
Cavour è ad Haiti con funzioni di ospedale. Tutto questo ad indicare il coinvolgimento dell’Italia che, senza
secondi fini, partecipa alla gara di solidarietà in una
zona dove i legami coloniali e gli interessi geopolitici
sono inesistenti.
la
Rivista
n. 2 - Febbraio 2010
11
5500
CINQUANT’ANNI CON TE
Con te, abbiamo compiuto 50 anni. Con te cliente di ieri e di domani. Con te che scegli noi, perché sai riconoscere il valore
di chi crede nelle cose belle e investe ogni giorno nel vero Made in Italy: italiano nella produzione ma anche nell’idea, nella
creatività, nel design. Con te Natuzzi continuerà a scrivere la storia dello stile italiano.
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OLTREFRONTIERA
di Fabrizio Macrì
«... così benedetta da Dio di bellezza di varietà di ubertà, tra questo digradare di monti che difendono, tra
questo distendersi di mari che abbracciano, tra questo sorgere di colli che salutano, tra questa apertura di valli che arridono...» Con queste parole Giosuè
Carducci il 29 giugno1898 salutava il centenario della
nascita di Giacomo Leopardi a Recanati. Carducci ci
regala tutto il fascino delle Marche, terra che gli antichi
romani chiamavano Piceno situata nel cuore d’Italia tra
l’Emilia Romagna, la Toscana e gli Abruzzi, sul versante
del medio Adriatico tra il mare e la catena appenninica.
Durante la dominazione romana che sottomise prima
i Galli e poi i Piceni, il territorio fiorì economicamente
e culturalmente, collegato a Roma tramite Flaminia
e Salaria e aperto ai traffici marittimi che fiorirono in
epoca imperiale.
I Patres chiamarono Ancona “Accessum Italiae” (ingresso d’Italia), come testimonia l’iscrizione latina sull’arco
di Traiano a testimonianza della collocazione strategica del capoluogo marchigiano al centro dello stivale
e rivolta a oriente; ancora oggi il porto di Ancona è
elemento cruciale dell’economia di questa regione con
i suoi intensi traffici commerciali verso la Grecia, la
Turchia e i paesi dell’ex Jugoslavia.
Tradizionalmente rivolta ad oriente, la regione continua
ad avere intensi rapporti economici con i Balcani, ma
soprattutto con le grandi economie emergenti di Russia, Cina ed India, come testimonia il recente ampliamento dell’aeroporto di Ancona-Falconara dovuto all’introduzione di voli diretti verso importanti città dell’Est
Europa. Lo dimostra anche l’intenso lavoro svolto da
Ancona Promuove (l’Azienda Speciale della Camera di
Commercio di Ancona) un giovane team molto dinamico e professionale con il quale la CCIS ha avuto la
fortuna di collaborare nelle ultime settimane.
Le Marche, infatti, si rivolgono ora anche alla Svizzera,
mercato occidentale, piccolo e maturo, ma indubbiamente ricco di nicchie in cui soprattutto le specialità
alimentari marchigiane possono lucrare margini interessanti presso la distribuzione svizzera.
Per cui, il primo incontro che si è tenuto ad Ancona
il 21 gennaio 2010, durante il quale il mercato alimentare svizzero ed i suoi canali di vendita sono stati
presentati ad una platea di 30 imprese anconetane,
sarà probabilmente foriero di altre attività volte a creare opportunità di incontro tra fornitori marchigiani e
distribuzione specializzata svizzera.
L’Italia
in una regione
L’impressione che si ricava dagli incontri individuali
con gli imprenditori locali è umanamente stimolante e
positiva; si passa dalla piccola azienda familiare, che
produce con metodi artigianali il ”panettone al formaggio”, alle medie aziende di vino ed acqua minerale, o
di surgelati già attive sui mercati emergenti di Asia e
Medio Oriente e desiderose ora di misurarsi su mercati più maturi ed esigenti come quello elvetico.
Qualcuno dei miei interlocutori mi fa notare l’understatement di questa popolazione che si traduce spesso
in eccessiva modestia e mancanza di fiducia nei propri mezzi: non mi preoccupo, queste sono virtù che
alla lunga emergono con la qualità superiore e l’etica
del lavoro che questa terra è sicuramente in grado di
esprimere.
Questa regione, infatti, anche se ancora poco conosciuta all’estero, è stata protagonista di un vero e
proprio miracolo economico tra gli anni ’80 e ’90 con
il boom dei distretti meccanici, calzaturieri, tessili ed
enogastronomici.
Da non sottovalutare infine il potenziale turistico inespresso e dato dalla combinazione di mare, cultura,
strutture agrituristiche e percorsi enogastronomici.
Alcune importanti multinazionali simbolo del Made in
Italy nel mondo come Merloni (elettrodomestici), Tod’s
(calzature), Frau (arredamento), Fabriano (carta) nascono in territorio marchigiano e da sapienza artigianale ed industriale antica si trasformano in successi di
competitività sui mercati internazionali.
Come non emozionarsi poi di fronte allo spot commissionato dalla Regione Marche che vede protagonista
Dustin Hoffman intento a leggere l’Infinito di Leopardi
tra le verdi colline marchigiane e sul palcoscenico del
Teatro delle Muse di Ancona, o magari ascoltando l’inno delle Marche scritto dalla giovane rivelazione della
musica italiana, Gianni Allevi?
Poi ti informi sulla storia patria e scopri che l’ultima
battaglia per l’indipendenza e l’unità d’Italia, che permise l’unione dei territori liberati da Garibaldi al Sud con
quelli redenti dai Savoia a Nord, è stata combattuta qui
a Castelfidardo. E allora ti accorgi, magari proprio rileggendo quelle magiche e malinconiche strofe dell’Infinito di Leopardi che hai studiato a memoria e ripetuto
sui banchi di scuola nei pomeriggi d’autunno della tua
infanzia italiana, quanto sia stato appropriato lo slogan
scelto anni fa dalla Regione per promuovere il suo territorio: “Marche, l’Italia in una Regione”. Vi aspetta.
la
Rivista
n. 2 - Febbraio 2010
13
AIRBUS A380
Nel cielo sopra Zurigo
di Cristina Forzani
C
ercate di immaginare 100 elefanti che
volano. Impossibile?? No, mercoledì 20
gennaio è atterrato all’aeroporto di Zurigo un aereo che ha fatto molto parlare
di sé, l’Airbus A380. L’eterna gara con Boeing per
questa volta è vinta da Airbus, con il suo aereo
per passeggeri più grande del mondo. Infatti, ne
può contenere fino a 853, a due piani, con suite e
salotti, con una stazza di 560 tonnellate.
Nel caso specifico, questo volo non ospitava nessun passeggero: si è trattato di un “aircraft compatibility test”, per verificare l’idoneità e la compatibilità dell’aeroporto a gestire l’accomodation
di un tale aereo, in grado di trasportare un così
elevato numero di passeggeri. Un test voluto dalla
Singapore Airlines, in virtù dell’interesse ad allacciare il traffico aereo con Zurigo, terza destinazione europea dopo Londra Heathrow e Parigi Charles de Gaulle.
I numeri sono davvero esagerati: 72,7 m di lunghezza, 24,1 m di altezza e 79,8 m di apertura
alare, 845 m2 di superficie, raggiunge gli 875
km/h, ha un’autonomia di 15200 km, 20 ruote per
sostenerlo all’atterraggio. Il costo si aggira intorno
ai 327 milioni USD. Airbus sembra attento all’ambiente: rumore ridotto del 50% grazie all’efficiente
tecnologia del motore fornito da Rolls Royce Trent
900 o Engine Alliance e consumi ridotti.
Dopo alcuni ritardi nella produzione dovuta a
problemi all’impianto elettrico, che ne avevano
messa in discussione la vendita, dal 2007 Airbus
ha iniziato, seppur a singhiozzo le consegne della nuova aeromobile. Attualmente sono già 24 gli
Airbus A380 operativi nei cieli: 10 della Singapore
Airlines, 7 della Emirates Airlines, 6 della Qantas
e 1 di Air France. 202 sono gli ordini ancora pendenti da 17 compagnie.
L’obiettivo della Airbus era quello di costruire un
aereo sicuro, con tecnologia d’avanguardia, lussuoso, e confortevole per i passeggeri che sostengono lunghi viaggi.
Uno dei due piloti, che hanno effettuato il volo
di prova su Zurgio, Hugo Perez, che vanta ben
14000 ore di volo, ci racconta che è molto confortevole anche per i piloti: una cabina di pilotaggio
con un’ottima visuale e spaziosa, con interfacce
chiare e semplici. Inoltre, ci confida che non è assolutamente vero che gli aerei più grandi sono più
difficili da pilotare: l’Airbus è dotato di sofisticati
simulatori e traffic controller.
Difficile riuscire ad immaginarsi le suite e le poltrone di velluto, che su questo velivolo sono sostituite da sedili simili a quelli dei treni interregionali! Questo perché l’esemplare atterrato a Zurigo
ospita solo tecnici di volo e ingegneri per test e
simulazioni. Infatti, tutto il piano superiore è occupato da cisterne che vengono riempite d’acqua
per simulare il peso e la gravità anche in assenza
di passeggeri. La cabina di pilotaggio ospita i due
piloti e un fly test engineer.
L’evento, perché tale è stato, si è rivelato un successo, attirando un folto numero di giornalisti e
una folla di adulti, bambini di tutte le età, desiderosi di partecipare ad un avvenimento che segnerà
Zurigo per prossimi anni, rafforzando ancora di
più la sua importanza a livello internazionale.
la
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I vini di Alba Langhe e Roero presentati a Zurigo
Barolo Barbaresco e gli Altri
S
i è svolta a Zurigo lo scorso 25 gennaio, nei
saloni del Baur au lac, la presentazione delle nuove annate di Barolo e Barbaresco in
procinto di entrare sul mercato. Un appuntamento che è ormai diventata una consuetudine:
per conoscere le caratteristiche di quelli che sono
tradizionalmente considerati i due rappresentanti
nobili dell’enologia italiana, e, al contempo, per
degustare gli altri vini di una regione particolarmente vocata com’è quella di Alba Langhe e Roero. Voluta dal Consorzio di Tutela e organizzata
dalla Camera di Commercio Italiana per la Svizzera, la presentazione si è articolata in due momenti
ben circoscritti: la presentazione e la degustazione per la stampa, curata direttamente dal Presidente del Consorzio, Claudio Rosso; l’incontro fra
i produttori, gli importatori e una nutrita schiera
di appassionati. Un flusso costante di persone che
nel corso della giornata hanno discusso, degustato
e, senza dubbio, apprezzato i vini proposti.
Barolo e Barbaresco, naturalmente, ma anche Roero, Dolcetto, Nebbiolo, Barbera fra i rossi e Arneis, principe indiscusso fra i bianchi.
Se di Barolo e Barbaresco è scontato usare aggettivi di segno positivo, con legittime attese confermate nell’andamento delle ultime annate, comprese
quelle che usciranno fra due (per il Barbaresco) o
tre anni (per il Barolo) dall‘ultima vendemmia, per
16
la
Rivista
n. 2 - Febbraio 2010
tutti gli Altri (13 sono i vini a tutela del Consorzio)
il riscontro è dato dai segnali di un mercato che,
seppur inevitabilmente toccato dalla crisi, vanno
letti con ragionevole ottimismo.
Se per il Dolcetto si conferma la tendenza ad un
consumo circoscritto all’ambito nazionale, in
modo particolare dentro quello che una volta si
chiamava il Triangolo industriale delimitato da Torino Milano e Genova, per il Roero e gli altri vini a
denominazione Nebbiolo si registra un incremento della produzione.
In un contesto di irreversibile globalizzazione e
di conseguente serrata concorrenza, la regione
di Alba Langhe e Roero, a fronte di un tendenza che si accomoda sull’omologazione di vitigni
cosiddetti internazionali, sceglie di puntare sul
carattere identitario della sua produzione. Che si
esplicita attraverso la valorizzazione di quelle uve,
segnatamente il nebbiolo, barbera e arneis che tradizionalmente sono coltivate e danno i migliori risultati (fatte rare rispettabili eccezioni in altre zone
del Piemonte, come Gattinara, e in Valtellina) su
queste tondeggianti colline.
Una scelta che se perseguita con una strategia di
lungo respiro, ha le carte in regola per risultare
vincente, in modo particolare in Svizzera, Paese
che al territorio delle Langhe guarda da sempre
con particolare interesse.
Il presidente del Consorzio Claudio Rosso ed il segretario generale della CCIS durante la presentazione alla stampa.
la
Rivista
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Rilevazione svizzera della struttura dei salari
Il panorama salariale in Svizzera
nel 2008
Nel 2008, in Svizzera il salario lordo mediano ammontava a 5823 franchi. Per gli impieghi più qualificati, gli scarti salariali sono
aumentati, mentre sono rimasti stabili per i
posti poco qualificati. I salari dei top manager
hanno conosciuto una notevole crescita, in
particolare nel settore finanziario. Dal 2000 la
percentuale di impieghi a basso salario continua a diminuire. Questo è quanto emerge dai
primi risultati della rilevazione svizzera della
struttura dei salari 2008 realizzata dall’Ufficio
federale di statistica (UST)
N
el 2008, il salario lordo mediano ammontava a 5823 franchi al mese. Il 10
per cento dei dipendenti con i salari più bassi guadagnava mensilmente
meno di 3848 franchi, mentre il 10 per cento delle
persone meglio remunerate beneficiava di un salario superiore a 10’538 franchi. Se la distribuzione
dei salari tra i lavoratori dipendenti non ha subito
grandi cambiamenti rispetto al 2006, dal 2002 negli impieghi più qualificati gli scarti salariali non
hanno cessato di crescere.
Il panorama salariale varia notevolmente in funzione dell’attività economica. Gli scarti salariali
sono più accentuati rispetto al 2006, in particolare
a causa degli aumenti salariali importanti registrati nel settore finanziario e nelle attività produttive
a forte valore aggiunto. I salari superano così di
gran lunga il salario mediano nei rami dell’industria chimica (7774 franchi), della ricerca e dello
sviluppo (8061 franchi) come pure delle banche
(9127 franchi). Sul lato opposto della scala salariale troviamo l’industria tessile (5026 franchi), l’industria del cuoio e delle calzature (4259 franchi) e
i servizi personali (3683 franchi).
In aumento la parte dei bonus
In Svizzera, più di 1 dipendente su 4 (27,6%) riceve dei bonus, ossia dei pagamenti annuali che
vanno ad aggiungersi al salario fisso di base. Da
10 anni, il valore medio di questi bonus è aumentato progressivamente, passando da 6852 franchi
lordi nel 1998 a 13’068 franchi nel 2008. La quota dei dipendenti che percepiscono dei bonus,
nonché l’ammontare di questa componente variabile del salario variano notevolmente a seconda dell’attività economica svolta e del livello di
qualifica richiesto dal posto di lavoro. Nel 2008,
quasi 3 dipendenti su 4 operanti nel settore bancario hanno beneficiato di un bonus annuo pari
a 45’300 franchi in media (posti più qualificati:
139’500 franchi); nelle assicurazioni è stato il 67,7
per cento dei dipendenti a ricevere un bonus, il
cui ammontare medio era di 19’380 franchi (posti
più qualificati: 55’020 franchi). Queste proporzioni cambiano considerevolmente, ad esempio, nel
commercio al dettaglio dove il 17,1 per cento dei
dipendenti ha ricevuto un bonus del valore medio
di 5280 franchi (posti più qualificati: 21’144 franchi). Sull’insieme dei settori economici, tale valore
ammontava a 2820 franchi per i dipendenti che
occupavano i posti meno qualificati.
Grossi divari salariali tra i top manager
Nel 2008, per l’insieme dei rami economici, il salario lordo dei top manager (ossia il 10 per cento
dei quadri superiori meglio retribuiti) ammontava
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La nuova pasta integrale Barilla.
Ricca di fibre e sostanze nutritive.
100% di gusto.
Tipicamente Barilla. Pasta al dente, con tutto il gusto dell’italianità, di una bontà senza compromessi. La nuova pasta Barilla Integrali nasce con un procedimento di macinatura esclusivo, è
ricca di fibre naturali e contiene preziose sostanze nutritive. Barilla Integrali esiste in quattro formati di pasta classici: gli Spaghetti no. 5, le Pennette Rigate, i Fusilli o le Pipe Rigate. Barilla
Integrali: l’alimentazione sana diventa anche varia e gustosa!
No 1 in Italia
1. TABELLA SALARI: AREE GEOGRAFICHE (SETTORE PRIVATO)
Impieghi più
Impiegati meno
qualificati
qualificati
Svizzeri
Zurigo
Nord-Ovest
Lago Lemano
Svizzera Centrale
Svizzera Orientale
Ticino
10’828.12’667.11’651.10’833.10’084.9’257.8’667.-
4’422.4’384.4’570.4’550.4’384.4.333.3’901.-
2. TABELLA SALARI: SECONDO LIVELLI DI FORMAZIONE
Università
Scuole superiori
Apprendistato
Impieghi più
qualificati
13’001.11’091.8’122.-
Impieghi meno
qualificati
5’614.5’707.4’799.-
3. TABELLA SALARI: TOP MANAGERS
Hotelleria Ristorazione
Costruzioni
M acchine
Amministrazione federale
Chimica
Banche
9’965.13’585.20’988.19’523.38’073.58’333.-
ad almeno 23’942 franchi mensili. Tuttavia, esso
varia marcatamente a seconda del settore economico. I quadri superiori meglio remunerati hanno
tutti beneficiato di un salario superiore a 38’073
franchi al mese nell’industria chimica, a 47’469
franchi nei servizi finanziari e assicurativi e superiore a 58’333 franchi nel settore bancario.
Considerando sempre i top manager, i salari più
bassi sono stati versati invece nei settori dell’amministrazione pubblica (19’523 franchi), del commercio al dettaglio (14’707 franchi), delle costruzioni (13’585 franchi) e delle attività alberghiere e
di ristorazione (9965 franchi).
Tra il 2006 e il 2008, la crescita salariale maggiore
è stata rilevata nel settore bancario, dove i salari
dei top manager sono progrediti mediamente del
38,8 per cento, a fronte di una crescita dell’11,5
per cento nell’insieme dei settori economici.
Continua il calo del numero di posti di lavoro
a basso salario
La quota di dipendenti con salari inferiori a 3500
franchi lordi mensili per un posto a tempo pieno
è diminuita anche nel 2008, scendendo al 5,4 per
cento (2006: 6,2%). Nello stesso periodo è calata
anche la quota di posti di lavoro con un salario
inferiore a 4000 franchi al mese (2006: 14,1%;
2008: 12,4%). Il volume di posti di lavoro a basso
salario, ossia quelli con un salario lordo inferiore
a 3500 franchi, varia fortemente secondo i settori
RILEVAZIONE SVIZZERA DELLA STRUTTURA DEI SALARI (RSS) 2008
La rilevazione svizzera della struttura dei salari è realizzata a intervalli di due anni nel mese di ottobre
mediante un questionario inviato alle imprese. Nel
2008 ha coinvolto quasi 45’000 imprese. Con circa
1,7 milioni di dipendenti, la RSS fornisce un quadro rappresentativo della situazione salariale delle
persone che lavorano nell’industria e nei servizi a
livello svizzero e a livello delle Grandi Regioni.
Per consentire un raffronto tra i salari versati per gli
impieghi a tempo pieno e quelli a tempo parziale,
gli importi rilevati sono convertiti in redditi mensili
standardizzati, e cioè calcolati sulla base di una durata unitaria del lavoro di 4 1/3 settimane di 40 ore.
La mediana è il valore al di sotto del quale si trova
esattamente la metà dei salari e al di sopra del quale
si trova l’altra metà.
la
Rivista
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economici: costituisce l’8,5 per cento degli impieghi nel commercio al dettaglio, il 23,1 per cento
nelle attività alberghiere e di ristorazione e fino
al 40,6 per cento nei servizi personali, mentre è
del 4,0 per cento nella fabbricazione di strumenti
di precisione e nell’orologeria, del 2,9 per cento nel settore sanitario e dello 0,7 per cento nelle
assicurazioni. Tra il 2006 e il 2008, in Svizzera, il
numero di persone con un posto di lavoro a basso
salario è sceso da 199’300 a 182’600.
La domanda di manodopera straniera altamente
qualificata spinge i salari verso l’alto
I dipendenti di nazionalità straniera che occupano
i posti di lavoro che richiedono le qualifiche più
elevate guadagnano in media più dei loro colleghi
svizzeri, ossia 11’765 franchi contro 10’777 franchi. La differenza salariale tra stranieri e svizzeri
per i posti altamente qualificati varia tuttavia fortemente a seconda del tipo di permesso di soggiorno: i titolari del permesso di domicilio (permesso
C) guadagnano mediamente 861 franchi in più dei
loro colleghi svizzeri. Lo scarto salariale raggiunge 1235 franchi per gli stranieri con permesso L
(dimoranti temporanei) e 2256 franchi per coloro
in possesso del permesso B (permesso di dimora).
Unicamente i titolari di un permesso G (permesso
per frontalieri) guadagnano leggermente meno dei
loro colleghi svizzeri. Per i posti poco qualificati,
i salari dei dipendenti svizzeri sono invece sistematicamente più elevati rispetto a quelli dei loro
colleghi stranieri. Così, gli svizzeri guadagnano
mensilmente 279 franchi in più dei loro colleghi
stranieri con permesso G (permesso per frontalieri), 616 franchi in più rispetto a quelli con permesso B (permesso di dimora) e 1045 franchi in più
rispetto ai dimoranti temporanei (permesso L).
La gerarchia regionale dei salari:
Zurigo al primo posto
Il panorama salariale in Svizzera varia anche da
un punto di vista geografico. Per gli impieghi maggiormente qualificati, i salari più elevati sono pagati nella Grande Regione di Zurigo (12’667 franchi), nella Svizzera nordoccidentale (11’651 franchi; BS, BL, AG) nonché nella Regione del Lemano
(10’833 franchi; VD, VS, GE).
Il fanalino di coda è rappresentato dal Ticino, dove
i salari sono i più bassi a prescindere dalla qualifica richiesta dal posto di lavoro (8667 franchi per
i posti altamente qualificati e 3901 franchi per i
posti meno qualificati).
Queste disparità regionali possono essere spiegate
in parte con la concentrazione dei settori a forte
valore aggiunto in determinati bacini economici e
con l’esistenza di differenze strutturali in relazione
ai livelli di qualifica richiesti dai posti di lavoro sui
mercati regionali.
4. TABELLA SALARI: BASSI
% impieghi con meno di 3’500.% impieghi con meno di 3’500.-
2002
8,8%
17, 9%
2004
7,1%
15,8%
2006
6,2%
14,1%
2008
5,4%
12,4
Nel 2008, erano 138’900 i posti di lavoro con un retribuzione inferiore a 3’500.- mensili
Nel 2008, erano 318’500 i posti di lavoro con un retribuz ione inferiore a 4’000.- mensili
5. TABELLA SALARI: SVIZZERI/STRANIERI
Categorie
Più qualificati
Svizzeri
10’777.Stranieri (totale)
11’765.Domiciliati (C)
11’638.Dimoranti (B)
13’033.Corta durata (L)
12’030.Frontalieri (G)
10’526.6. TABELLA SALARI: UOMINI / DONNE
Uomini
Totale
6’248.Quadri superiori
10’821.Impieghi
Meno qualificati
4’868.Anni di servizio
(10-19)
6’305
Meno qualificati
4’632.4’320.4’487.4’016.3’587.4’353.-
Donne
5’040.- (-19,3%)
7’377.- (-31,8%)
4’131.- (-15,1%)
5’661.- (-10,2%)
la
Rivista
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Retail Outlook 2010:
commercio al dettaglio elvetico
tra timori e speranze
Nel 2010 i fatturati del commercio al
dettaglio svizzero dovrebbero ridursi dello
0,5% circa, come mostra lo studio annuale sul commercio al dettaglio realizzato dal
Credit Suisse e dalla società di consulenza
Fuhrer & Hotz. Per quanto l’esclusivo sondaggio svolto tra i decisori del commercio
al dettaglio e dell’industria indichi anche per
il 2010 un ininterrotto ottimismo nel settore,
con solo un intervistato su dieci che prevede
per il nuovo anno una flessione dei fatturati
e degli utili, gli economisti del Credit Suisse
invitano tuttavia alla prudenza. Nel 2010 l’aumento della disoccupazione peserà sull’umore dei consumatori. L’immigrazione in ulteriore calo, inoltre, fornirà impulsi sì positivi, ma
meno incisivi, per il commercio al dettaglio.
Negli anni precedenti aveva dato un contributo significativo alla crescita del settore,
salvaguardandolo nel 2009 da un possibile
andamento negativo dei fatturati
N
onostante l'ottimismo tra i rappresentanti del settore, gli economisti del Credit Suisse prevedono per il 2010 una
flessione dei fatturati e un calo dell'occupazione nel commercio al dettaglio elvetico.
Alla base di questa attesa diminuzione dei fatturati
dovrebbe esserci il ristagno dei budget delle economie domestiche alla luce dei modesti aumenti
salariali e della crescita dei premi delle casse malati, nonché il generale incremento della disoccupazione e il calo dell'immigrazione. In particolare
i beni di consumo ciclici, la cui durata di vita è
piuttosto lunga, quali mobili, abbigliamento, gioielli e orologi, potrebbero continuare a risentire
dell'avversione ai consumi. Vista la maggiore sensibilità dei consumatori ai prezzi, gli autori dello
studio prevedono un ristagno dei fatturati reali nei
generi alimentari. Opportunità si ravvisano invece
nel settore convenience, protagonista di un vero e
proprio boom. Lo studio illustra inoltre gli effetti
dell'introduzione del principio del «Cassis de Dijon» sulla Svizzera, isola dei prezzi alti.
I rappresentanti del settore mostrano
grande ottimismo
Nell'autunno 2009 la società di consulenza Fuhrer
& Hotz ha svolto un sondaggio tra 149 decisori del
commercio al dettaglio elvetico e dei suoi fornitori
dell'industria svizzera. Nel 2009, anno della crisi,
l'incertezza era grande e la pianificazione di conseguenza risultava difficile. Il 48% degli intervistati resterà infatti al di sotto del budget per quanto
riguarda il fatturato, il 29% per quanto riguarda gli
utili. Nonostante le prospettive fosche, l'89% degli
intervistati si attende per il 2010 un aumento dei
fatturati e il 74% una crescita degli utili rispetto
al 2009. Nella ripartizione del budget destinato al
marketing, così com'era già avvenuto nel 2009,
una maggiore quantità di fondi dovrebbe confluire nella promozione delle vendite, mentre la
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Se i fatturati dei prodotti per la salute e la cura del corpo
evidenziano da anni una crescita ininterrotta, il commercio
di mobile…
… e il commercio al dettaglio di abbigliamento, hanno registrato una chiara flessione dei fatturati.
leva dei costi sarà applicata molto probabilmente
nel budget destinato a pubblicità e PR. Da notare
che, nonostante la saturazione del mercato e la recessione, il 34% dei commercianti intervistati ha
in programma un'espansione della superficie di
vendita, in media del 10%, mentre solo un commerciante prevede una riduzione. La superficie di
vendita pro capite, che in Svizzera raggiunge già
un valore record nel raffronto europeo, continua
dunque a crescere, circostanza che, complice la
saturazione del mercato, si ripercuote negativamente sulla produttività delle superfici.
Migrazione come colonna portante
della crescita settoriale
In considerazione della più pesante recessione dagli anni Settanta, il 2009 si è dimostrato un buon
anno per il settore. Sono due i fattori che nel 2009
hanno sostenuto notevolmente il commercio al
dettaglio. Dopo una tornata salariale soddisfacente, molte economie domestiche disponevano di
un maggior potere d'acquisto e oltretutto i prezzi
erano orientati al ribasso. Il potenziale di clientela
dei dettaglianti, inoltre, è tornato a crescere grazie a un'immigrazione netta ancora robusta pari a
circa 70’000 persone. Se ne deduce che, a fronte
di una moderata eccedenza delle nascite e di una
solo debole crescita delle spese di consumo per
ciascuna economia domestica, la migrazione è un
importante fattore di domanda. Per la prima volta gli economisti del Credit Suisse hanno cercato
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di stimare questo «effetto migrazione». La valutazione giunge alla conclusione che nel periodo
2003–2007 l'immigrazione netta è stata responsabile di oltre la metà della crescita del commercio
al dettaglio di generi alimentari.
I fatturati dei gruppi di merci mostrano
chiari cicli di consumo
I fatturati dei vari comparti mostrano chiaramente
che nel 2009 il commercio al dettaglio di generi
alimentari è stato la colonna portante della congiuntura del settore. Anche i fatturati dei prodotti
per la salute e la cura del corpo evidenziano da
anni una crescita ininterrotta. Più deboli sono stati
nel 2009 gli affari nel restante settore «non food».
In particolare il commercio di mobili, il commercio al dettaglio di abbigliamento, nonché le orologerie e le gioiellerie hanno registrato una chiara
flessione dei fatturati.
Un'analisi approfondita dei risultati per gruppi di
merci mostra cicli di consumo prossimi alla perfezione teorica.
I prodotti di uso quotidiano mostrano ad esempio una scarsa volatilità e tengono bene anche in
tempi di crisi. I prodotti di maggiore durata vitale
quali orologi e gioielli, mobili, elettronica e – in
misura leggermente minore – l'abbigliamento seguono per contro cicli decisamente più marcati.
L'analisi degli andamenti tendenziali mostra inoltre che questi beni anticipano fino a tre trimestri il
fatturato totale del commercio al dettaglio.
Cresce la produttività, si riduce l'occupazione
Come conseguenza delle razionalizzazioni e
dell'aumento della superficie di vendita per ciascun occupato, negli ultimi anni il commercio al
dettaglio, tradizionalmente caratterizzato da una
scarsa produttività, ha guadagnato notevolmente
terreno rispetto alla media dell'economia elvetica.
Dal 1999 la produttività del lavoro è cresciuta in
media del 3,3% all'anno. Con la recessione il settore tornerà a scontrarsi con la dura realtà in tema di
occupazione. Mentre per il 2009 quest'ultima dovrebbe far segnare una moderata flessione dell'1%,
per il 2010 gli economisti del Credit Suisse si attendono un calo più accentuato del 2,5% nel settore.
Cassis de Dijon: un importante passo
verso la liberalizzazione, ma non una panacea
Si nutrono grandi speranze di riuscire a far vacillare l'isola elvetica dei prezzi alti con l'introduzione
unilaterale del principio del «Cassis de Dijon» nel
2010. Soprattutto nel commercio al dettaglio di
generi alimentari le differenze di prezzo rispetto
ai vicini paesi stranieri sono ancora molto elevate. Nella loro analisi, tuttavia, gli economisti del
Credit Suisse giungono alla conclusione che queste speranze potrebbero in parte essere deluse.
Regolamentazioni speciali nel settore dei generi
alimentari e un elevato standard di qualità dei
dettaglianti in merito alla dichiarazione di origine
dei prodotti riducono l'impatto del principio del
«Cassis de Dijon». Ciononostante gli economisti
ritengono che questa misura rappresenti un tassello importante nei progetti di liberalizzazione
della Confederazione. Altre misure quali la soppressione del divieto di importazioni parallele di
prodotti protetti da brevetto o un eventuale accordo di libero scambio nel settore agricolo con l’UE
possono sortire pienamente il loro effetto solo se
le importazioni non vengono complicate da ostacoli tecnici al commercio. I decisori intervistati
nel quadro del sondaggio di Fuhrer & Hotz hanno
comunque pareri divergenti sugli effetti del principio del «Cassis de Dijon», poiché solo la metà
prevede un sensibile calo dei prezzi nel commercio al dettaglio di generi alimentari. Il 61% degli
intervistati è inoltre del parere che saranno soprattutto i discount a beneficiarne.
Boom del mercato convenience:
opportunità intatte
Il mercato retail del convenience elvetico sta vivendo da anni un vero e proprio boom e al momento detiene una quota di mercato del 10% circa sul commercio al dettaglio di generi alimentari.
Nella loro analisi gli autori dello studio constatano
che, per effetto di sviluppi socio-economici, le opportunità di questo mercato si mantengono intatte.
Modelli di lavoro flessibili, l'elevata quota di occupazione femminile e la tendenza a un acquisto più
frequente e spontaneo sono importanti motori del
mercato. Cresce inoltre ininterrottamente il numero dei nuclei familiari composti da una o due persone, considerati il classico target per il mercato
convenience. Le economie domestiche più piccole sono anche quelle che negli anni passati hanno
incrementato maggiormente le proprie spese per
generi alimentari e voluttuari, dando così un importante contributo alla crescita del commercio al
dettaglio di generi alimentari nel suo complesso.
Gli esperti vedono potenziali rischi per il settore
convenience nell'andamento demografico, nonché nell'eventualità che, sulla scia della liberalizzazione degli orari di apertura dei negozi, anche
molti supermercati decidano di restare aperti fino
a tarda sera, privando così i convenience store di
questo vantaggio concorrenziale. Un raffronto con
l'importante mercato convenience britannico mostra che in Svizzera, per effetto del quadro normativo, la percentuale dei negozi presso le stazioni
di servizio è estremamente elevata. In Gran Bretagna, dove poche sono le restrizioni agli orari di
apertura, da anni l'importanza dei negozi presso
le stazioni di servizio sta diminuendo a favore di
singoli negozi situati in posizione centrale.
*La pubblicazione «Suisse Issues Settori – Retail Outlokk
2010, fatti e tendenze» è disponibile in internet in italiano,
francese e tedesco, all’indirizzo: www.credit-suisse.com/research (economia svizzera/settori)
IL PRINCIPIO DEL CASSIS DE DIJON
È un principio che garantisce la libera circolazione
delle merci nel grande mercato europeo. In pratica:
se un prodotto può essere venduto in Francia o in
Italia deve poter essere smerciato anche in Svizzera
senza essere sottoposto a ulteriori controlli o certificazioni. Questa apertura dovrebbe portare a una
maggiore concorrenza e a una riduzione dei prezzi.
Il principio del Cassis de Dijon scaturisce da una decisione presa nel 1979 dalla Corte di giustizia delle
comunità europee chiamata a esprimersi sulla distribuzione in Germania dell’omonimo liquore francese. A quell’epoca la Germania vietava l’importazio-
ne del Cassis de Dijon in quanto non rispondeva
esattamente alle prescrizioni legali in vigore nello
stato tedesco.
In seguito a un ricorso da parte francese la Corte europea aveva stabilito che i prodotti importati da un
altro stato membro, fabbricati secondo le prescrizioni nazionali dello stato esportatore (dove sono legalmente in commercio), possono in linea di massima circolare liberamente in tutta l’Unione Europea.
Sono ammesse limitazioni solo se assolutamente
necessarie per ragioni di interesse pubblico, quali la
tutela della salute.
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La Clinica Schloss Mammern
Un’azienda al servizio dei pazienti
Un castello rinascimentale che si affaccia
sul lago di Costanza, immerso in un parco, attorniato da vigneti e frutteti. La clinica Schloss
Mammern offre ai suoi ospiti un'atmosfera
mediterranea, ideale per la convalescenza e il
riposo. Dal 1994 - dopo importanti esperienze
professionali maturate nel settore alberghiero
di alta gamma - la dirige con competenza e
rigore E. Roger Gutersohn, giovane manager
poliglotta con radici nordiche, ma ticinese (è
nato a Lugano) e svizzero per nascita studi
ed esperienze professionali. Con lui ci siamo
intrattenuti per parlare di questa particolare
struttura ospedaliera e delle modalità che riguardano il ricovero e la degenza
L
a clinica Schloss Mammern è una ospedale privato iscritta nelle liste ospedaliere
del Cantone Turgovia. Ciò significa che
l'accesso è garantito a tutti coloro che in
quel cantone risiedono e che sono in possesso di
un'assicurazione medica di base, che d’altronde è
obbligatoria. "Il 22% dei nostri ospiti – ci racconta
il direttore - proviene dal Cantone. Lavoriamo in
collaborazione con gli ospedali e siamo specializzati in terapie post-operatorie e in riabilitazioni".
Ne dobbiamo desumere che la maggioranza dei
pazienti, che Gutersohn preferisce, con elegante
sensibilità, chiamare ospiti, non risiede nel Cantone. Costoro sono soprattutto persone che godono di un’assicurazione privata, il cui ricovero
avviene tramite prescrizione medica previo assen-
so dell’assicurazione stessa. Fra questi figura anche una quota di pazienti stranieri, generalmente
provvisti di una copertura assicurativa privata di
validità internazionale. Generalmente si tratta di
professionisti, costretti spesso all'estero per motivi
di lavoro e che naturalmente necessitano di questo
genere di copertura per potersi garantire l’assistenza medica di cui dovessero aver bisogno.
La qualità del servizio offerto e l'alta competenza professionale dello staff medico sono i punti di
forza della clinica. È in questo che trova giustificazione anche il livello delle tariffe: "Si passa dai
600 ai 1200 CHF al giorno – ci dice Gutersohn
– molto dipende anche dal tipo di camera scelta,
della privacy richiesta durante i trattamenti e dalla
complessità delle terapie necessarie".
Alla clinica, come ci conferma il direttore, non si
effettuano operazioni. “Noi siamo specializzati in
diagnostica, nelle cure post-operatorie e nella riabilitazione”, offrendo una vasta gamma di terapie
nei reparti di Cardiologia, Reumatologia (ossa e
muscoli), delle affezioni polmonari e riabilitazioni
dovute a diagnosi di cancro. Un reparto è dedicato anche alla cosiddetta medicina palliativa, che
si occupa dell’accompagnamento dei pazienti terminali (medicina palliativa).
Gestione imprenditoriale e servizio personalizzato
La famiglia Fleisch gestisce la clinica da quattro
generazioni, conciliando lo spirito imprenditoriale con il valore di un servizio personalizzato.
Con 250 dipendenti, compresa l’amministrazione,
la clinica, ci spiega Gutersohn, è “un’azienda a
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tutti gli effetti”. “Non riceviamo nessun sussidio
dallo stato svizzero (cosa che invece succede per
gli ospedali pubblici) nemmeno per i pazienti residenti nel Cantone. Paghiamo le tasse (gli ospedali cantonali ne sono esentati)”. “Il nostro scopo
- oltre a quello primario del massimo di serietà ed
efficienza delle prestazioni offerte ai nostri pazienti - da un punto di vista economico, è quello di
realizzare un profitto, assicurando il massimo della
qualità e cercando di limitare i costi”.
In quest’ottica, vanno letti anche i puntuali investimenti effettuati con costante regolarità: "Lo scorso anno abbiamo investito due milioni e mezzo
di franchi per la ristrutturazione delle stanze della
clinica e quest'anno abbiamo deciso di continuare
a investire nella manutenzione della struttura e dei
macchinari e nell'acquisto di nuove attrezzature
per le terapie".
In questo periodo in cui si dibatte su una sorta
tariffario da imporre alle cliniche e agli ospedali,
la clinica Schloss Mammern sta studiando nuove
strategie per affrontare un eventuale blocco sui costi, mantenendo inalterati gli standard raggiunti finora e la qualità dei servizi. “Le nostre prestazioni,
oltre che cliniche, come naturale che sia, vogliono
garantire un elevato standard al soggiorno dei nostri pazienti. Per questa ragione, particolare attenzione è posta all'arredo delle camere: funzionale
e al contempo ricercato, all'ampia offerta di attività di intrattenimento, alla cura della gastronomia:
sana, ma creativa e raffinate, alla biblioteca che
offre opere in tre lingue diverse."
È un modo anche questo di garantire un presente di
prestigio, guardando ad un futuro (verosimilmente
targato 2012) in cui nel settore medico ospedaliero si andrà profilando una specie di omologazio-
ANTICA TRADIZIONE E TERAPIE ALL’AVANGUARDIA
La Clinica Schloss Mammern propone una vasta
gamma di prestazioni mediche. Essendo un ospedale
di Medicina Interna per malattie acute con un'unità
di riabilitazione integrata, tratta ogni disturbo nella
sfera della medicina interna offrendo assistenza ospedaliera postoperatoria in caso di malattie di particolare gravità. La proposta comprende tutte le forme di
riabilitazione insieme ad una varietà di programmi
per la prevenzione.
La Clinica Schloss Mammern, fondata nel 1866, si
trova immersa in un paesaggio idilliaco ed è gestita
da ormai quattro generazioni dalla Famiglia Fleisch.
Là, dove un tempo regnavano i cavalieri di Mammern,
prima di diventare la residenza degli abati di Rheinau, la storia e la tradizione continuano a vivere.
La clinica, con i suoi 125 letti, è stata infatti ricavata da una profonda ristrutturazione del Castello di
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Mammern, edificato nell’anno 1621, e oggi la struttura dispone di fabbricati annessi moderni e camere
dei pazienti arredate con tutti i comfort.
Il paziente ha l’impressione di trovarsi in un suntuoso
edificio di classe, e non in un ospedale convenzionale. Alla lunga tradizione, si affiancano i metodi più
moderni in fatto di trattamento e terapia, e un servizio
accurato e amorevole nella permanente assistenza
medica. I locali di soggiorno arredati con buon gusto
sono in grado di soddisfare anche le massime esigenze. Per l’intrattenimento degli ospiti sono disponibili
una sala per conferenze, una biblioteca generosamente rifornita con opere in tre lingue, biliardo, pingpong, scacchi e molto altro. L’offerta è completata da
un Internet Corner, dal servizio di lavanderia e pulitura a secco, dal salone di parrucchiere e da quello di
estetica e pedicure.
E. Roger Gutersohn dirige la clinica sin dal 1994.
ne, con le varie casse malati che, per quanto concerne l’assicurazione di base, si adegueranno su
dei costi di base prefissati (esemplificando: ci sarà
una tariffa per un‘operazione all’anca, un'altra per
un intervento al cuore e così via).
Di converso, un maggior raggio d’azione resterà
nell’offerta che dovranno garantire le assicurazioni private. Nella definizione di quella che potremmo definire un valore aggiunto, determinanti
risulteranno anche le prestazioni che, in termini
La stupenda cappella barocca, realizzata nel 1749, è
un ambiente pieno di stile per concerti d’organo e di
musica classica. Essa è inoltre un locale ideale per trovare la pace e dedicarsi alla meditazione.
I collaboratori, selezionati con una lunga esperienza
nella direzione e nel settore medico, sono una garanzia di qualità e progresso, ma anche di continuità nella gestione.
La clinica può contare su sette internisti, il cui compito è offrire un’accurata assistenza medica ai pazienti.
Grazie alla frequenza dei corsi aggiuntivi di specializzazione e al perfezionamento continuo dei medici
viene garantita una vasta e accurata esperienza specialistica. L’attrezzatura del reparto medico è conforme ai
requisiti più moderni e si colloca ai massimi livelli di
una struttura ospedaliera di media grandezza.
Il vitto vario e moderno in un ambiente ricco di fasci-
di qualità del trattamento, di professionalità e di
grado di esperienza dello staff medico e infermieristico, potranno offrire le cliniche private. In questo scenario la Clinica Schloss Mammerm intende
continuare a svolgere un ruolo da protagonista.
Parola di direttore.
A pag 29: una veduta aerea della Clinica Schloss Mammerm,
che si affaccia sul lago di Costanza, immersa in un parco,
attorniato da vigneti e frutteti.
no e stile trasforma i pasti quotidiani in un’esperienza speciale. La cucina è largamente apprezzata per i
piatti equilibrati, moderni e di altissimo livello. Consulenti esperti dietisti redigono un piano alimentare
personalizzato senza rinunciare al piacere del gusto.
Attraverso la combinazione di una dieta personalizzata e l’esercizio fisico, si possono ottenere rapidi risultati nel dimagrimento. I menu di alto valore, sani e
ricchi di energia rafforzano i pazienti che necessitano
di un’alimentazione ricostituente.
Anche chi ama semplicemente mangiare bene, trova
nella gamma di piatti ricca di varianti il menu che
soddisfa alla perfezione i gusti personali.Anche chi
ama semplicemente mangiare bene, trova nella gamma di piatti ricca di varianti il menu che soddisfa alla
perfezione i gusti personali.
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Cio’ che pratichiamo dal 1958
ha oggi un nome:
Fair-Relationship-Banking.
Tutte le pubblicazioni bancarie affermano che il cliente è il «centro
dell’attenzione»: cosa signica concretamente questa frase?
E come fare per non perdere di vista questo «centro dell’attenzione»,
fra i tantissimi impegni di un’azienda moderna?
Da più di 50 anni Finter Bank Zurich, banca svizzera di qualità,
percorre la propria strada in autonomia: la nostra presenza sul
mercato è sempre stata molto riservata, ma chi ha voluto conoscerci
meglio ha presto scoperto che da noi il concetto di «valori» assume
un’importanza molto rilevante.
Fair-Relationship-Banking è ciò che i clienti possono chiederci e
che noi dobbiamo dare loro: per tutti i clienti che non si accontentano
di promesse, ma che desiderano provare davvero quanto possa essere
diverso il Private Banking.
Per ulteriori informazioni > www.finter.ch
Fair-Relationship-Banking
Sede centrale: Finter Bank Zürich S.A. Claridenstrasse 35 CH-8002 Zurigo
Sedi e Affiliata: Lugano, Chiasso, Nassau Bahamas
Assicurazione vita: FinterLife Vaduz Liechtenstein
BENCHMARK
di Nico Tanzi
Da anni usiamo il termine “interattivo” per qualsiasi atto
di comunicazione che preveda la possibilità per l’utente
di interagire con il messaggio ricevuto. Fra non molto
ricorderemo l’interattività come l’abbiamo conosciuta
fino ad oggi come una serie di tentativi un po’ naïf. Me
ne sono convinto quando poche settimane fa ho assistito ad una presentazione della mia amica Nicole Yershon, responsabile dell’area Innovative solutions di una
delle maggiori agenzie pubblicitarie, la OgilvyOne, che
ha messo in piedi un fantascientifico “laboratorio creativo” in cui si intravvede davvero il prossimo futuro.
Immersi come siamo nel mondo virtuale creato grazie
alle “nuove tecnologie” (una definizione che comincia a
suonare un po’ troppo generica e forse già obsoleta),
siamo abituati ormai a performance, possibilità e strumenti sempre più nuovi e sofisticati. Ma il prossimo
passo sarà un po’ più “pesante” di quelli che abbiamo
percorso finora.
Se la chiave di volta della nuova rivoluzione sarà – appunto – l’interattività, gli strumenti che sempre più ne
saranno protagonisti sono, paradossalmente, due fra
gli oggetti più familiari nella storia dell’uomo, a partire
dalla seconda parte del secolo scorso: il telefono e il
televisore. Cosa succederebbe – si chiede in un video
dell’Ogilvy Digital Innovation Lab – se il tuo telefonino
potesse vedere cose che il tuo occhio non può vedere? Se conoscesse i tuoi gusti e ti offrisse dei consigli?
Se su un cartellone pubblicitario, nel momento in cui ci
passi davanti, apparisse un messaggio rivolto espressamente a te? Il cellulare si è trasformato in pochi anni
da “semplice” oggetto per telefonare a strumento multiuso per scambiare messaggi, navigare in rete, usare la posta elettronica, scattare fotografie, ascoltare
musica, girare filmati; lavorare, giocare. La prossima
trasformazione lo renderà un’autentica protesi virtuale, in grado di interagire con l’ambiente circostante, offrendo al suo possessore indicazioni, suggerimenti e
possibilità personalizzate fino all’inverosimile. (Il video
della Ogilvy è facilmente reperibile in rete: vi consiglio
di andare a guardarlo). Da parte sua, il televisore (o
meglio: il mondo della televisione) in questi anni è rimasto tutto sommato a guardare. Rispetto alla vera e
propria trasformazione antropologica avvenuta grazie
alla diffusione del personal computer e di tutto ciò che
ne è seguito, il ruolo di quello che un tempo si chiamava “piccolo schermo” è mutato sì, ma non più di
Fra cellulari intelligenti
e internet
sulla tv si prepara
la prossima rivoluzione
tanto. È vero, siamo passati dal bianco e nero all’alta
definizione; guardiamo dvd, registriamo programmi,
compriamo film e sport on demand; e alla tv di casa
colleghiamo anche la Playstation o la Wiii. Ma di fatto, almeno per la gran parte degli utenti, l’abitudine di
sedersi davanti alla tv per guardare il telegiornale o i
programmi serali, o di tenerla accesa mentre si fanno
i lavori domestici, è più o meno la stessa oggi rispetto
a trenta o quaranta anni fa.
Si era intuito fin dagli anni Novanta che la vera rivoluzione, per la tv, sarebbe avvenuta nel momento in cui
sullo schermo domestico fossero confluiti i contenuti
di Internet. La convergenza di televisore e personal
computer, sotto il profilo tecnologico, è possibile da
tempo. Di fatto però è solo ora che si comincia a fare
sul serio. Probabilmente perché il consumo di video,
un tempo terreno esclusivo della televisione, oggi si è
diffuso massicciamente sugli altri schermi che fanno
parte della nostra quotidianità: quelli del computer e
del telefonino.
Il 2010, come ha scritto Alessandro Longo sull’Espresso, sembra essere l’anno della svolta. I principali produttori di apparecchi tv hanno lanciato sul mercato
modelli che consentono la possibilità di collegarsi non
solo a siti di informazione e portali video, YouTube sopra tutti, ma anche a social network come Facebook,
MySpace e Twitter. Si tratta per ora di accordi parziali
fra i produttori e i gestori dei contenuti web. Non è
ancora il momento, cioè, di navigare liberamente in
rete davanti al televisore del salotto di casa. O meglio:
con alcuni modelli (quelli che utilizzano il sistema Net
Tv della Philips) la cosiddetta “Internet aperta” è possibile, ma la visualizzazione delle pagine sullo schermo
e la velocità di caricamento sono ancora piuttosto approssimative. Quando anche questo problema sarà risolto, l’interattività potrà davvero dirsi compiuta. Facile
immaginare quale offensiva pubblicitaria si prepari per
allora: “Vediamo in tivù un film ambientato alle Antille
– scrive lo stesso Longo – e ci viene una voglia irresistibile di una settimana al mare e al sole. Schiacciamo
un tasto del telecomando ed ecco, sempre in tv, i voli
low cost per le spiagge esotiche. Un altro tasto e vediamo se dal nostro aeroporto i voli sono regolari. Ma
perché non coinvolgere gli amici? Entriamo in un social
network, e scriviamo: parto la prossima settimana, chi
viene con me?”. Ed è solo l’inizio.
la
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Una seconda opinione
di prima scelta.
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BUROCRATICHE
di Luigi Cortese
Ritorna la bolla fiscale accompagnatoria
La parola del pubblico ufficiale vale di più
Obbligatorio esibire il permesso di soggiorno
È tornato l’obbligo del documento di accompagnamento dei beni viaggianti. Tutti i trasporti conto terzi
devono infatti essere scortati dalla scheda di trasporto, che deve essere compilata a cura del committente
e conservata a bordo del veicolo, oppure da un documento equipollente. Se si sgarra, scatta il fermo
amministrativo del mezzo. Sono esonerati soltanto i
trasporti che hanno per oggetto più partite di merci, di
peso inferiore a 50 quintali, per conto di committenti
diversi, ma a condizione che siano accompagnati da
altra idonea documentazione. Non proprio la vecchia
bolla accompagnatoria fiscale, dunque, ma qualcosa
di molto simile sul piano pratico e di altrettanto terribile sul piano sanzionatorio.
Iscrizione anagrafica e idoneità per stranieri
L’iscrizione anagrafica con riserva di verifiche sull’idoneità dei locali in particolare per gli stranieri. Ronde
sotto stretta osservazione e attive solo con il pieno
gradimento dei sindaci. Stretta su writers, vandali,
pirati stradali ed extracomunitari. Ma anche via all’addizionale notturna sulle multe e modifiche in materia
di occupazione abusiva di suolo pubblico. Sono queste alcune delle numerose novità di interesse per gli
enti locali introdotte dal pacchetto sicurezza (legge
94/2009) approvato lo scorso anno. Sarà difficile
mantenere l’iscrizione anagrafica in ambienti non adeguati, specialmente nei comuni che prenderanno sul
serio la nuova previsione dell’art. 3/38° della legge
94/2009. Questa disposizione, riscritta e resa più
leggera rispetto alla previsione iniziale, prevede ora
che «l‘iscrizione e la richiesta di variazione anagrafica
possano dar luogo alla verifica, da parte dei competenti uffici comunali, delle condizioni igienico sanitarie dell‘immobile in cui il richiedente intende fissare la
propria residenza». In buona sostanza nulla di nuovo
rispetto al passato, almeno sulla carta. Le novità per
i Comuni: l’iscrizione anagrafica di tutti i cittadini: possibilità di contestare più efficacemente l’uso abitativo
di locali non idonei con regolamenti comunali ad hoc;
il congiungimento familiare stranieri: saltando il riferimento alle disposizioni regionali viene lasciato spazio
ai Comuni per disciplinare l’idoneità abitativa; le ronde
al via solo se gradite al Sindaco: spetta al primo cittadino decidere l’attivazione del servizio volontario di
controllo del territorio urbano per le ronde; città più
pulite e stretta sul writers: multe salate per i commercianti che venderanno bombolette ai minorenni e
punizioni più severe per vandali e writers; il tesoretto
comunale sulle multe serali: attenzione a non violare il
codice stradale tra le 22 e le 7 di mattina: certe infrazioni aumenteranno del 33%.
La tessera del tifoso avviata dalla Direttiva del Ministro
Maroni non subirà slittamenti. Dall’avvio della stagione
calcistica 2009-2010, pertanto, le società calcistiche
devono garantire il rilascio della tessera del tifoso a
chiunque la richiederà, contestualmente all’acquisto di
un biglietto o all’esibizione dell’abbonamento. In ciascun settore degli impianti con capienza superiore a
7.500 spettatori devono essere previste «corsie dedicate» per i possessori della tessera e dei loro familiari
o accompagnatori. Le società che non si sono adeguate a queste prescrizioni, nei casi più gravi, potranno subire la chiusura forzata dell’impianto sportivo.
Stop alla circolazione affiancata nelle rotonde
Le rotatorie devono infatti essere organizzate in modo
da costringere i veicoli a circolare accodati e non per
file parallele. Lo ha chiarito il Ministero dei Trasporti con il parere n. 50966. La circolazione dei veicoli all’interno di questi manufatti è spesso oggetto di
controversie anche per evidenti errori di progettazione dell’impianto come la previsione di due corsie di
marcia nell’anello. Questo tipo di realizzazione non è
conforme alle regole tecniche approvate con il dm 19
aprile 2006, evidenzia innanzitutto il parere centrale.
I conducenti che occupano la rotatoria, prosegue la
nota, devono sempre circolare per accoramento, l’uno
di seguito all’altro. Circa le regole di guida, specifica il
Ministero, la precedenza normalmente spetta a chi ha
già occupato l’anello. Inoltre, «durante la circolazione
sull‘anello interno, che non può essere equiparata a
una manovra, non ricorre l‘impiego dell‘indicatore di
direzione; questo deve essere usato, in coerenza con
quanto previsto dall‘art. 154 del codice stradale, per
segnalare le manovre di ingresso e di uscita nel/dal
flusso di circolazione».
Dallo scorso 1° ottobre per conseguire o rinnovare il
certificato di idoneità alla guida dei ciclomotori, non è
più sufficiente una certificazione medica generica. Da
la
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quella data viene infatti richiesta la stessa visita specialistica prevista per il conseguimento della normale
patente. Lo ha chiarito il Ministero dei Trasporti con la
circolazione n. 77410. La disciplina della circolazione
dei ciclomotori è stata modificata con l’entrata in vigore
del pacchetto sicurezza che ha disposto, tra l’altro, la
parificazione del patentino alla normale licenza di guida
anche per quanto riguarda la revisione, sospensione,
revoca del titolo e sistema dei punti. Per questo motivo, a decorrere dal prossimo 1° ottobre, i requisiti psico fisico richiesti per la guida dei cinquantini saranno
gli stessi richiesti per la patente di categoria A. Ma il
quadro normativo risultante dalla riforma non sembra
coerente con le intenzioni del legislatore. Perlomeno in
riferimento ai conducenti minorenni che secondo quanto indicato dal Ministero dell’Interno con la circolare del
7 agosto 2009 risultano affrancati non solo dalle sanzioni amministrative pecuniarie ma anche dalla stessa
decurtazione di punteggio.
Quando l’etilometro non serve
Non serve a nulla bere alcolici davanti alla polizia stradale per tentare di invalidare il successivo controllo
strumentale con l’etilometro. Lo ha stabilito la Corte di
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Cassazione, sez. IV penale, con la sentenza n. 19950. Il
trucco escogitato dall’automobilista è ingegnoso. Prima
della verifica alcolica il conducente beve una bevanda
alcolica nella speranza di condizionare il controllo della
polizia. Nel caso esaminato dal collegio l’autista ha tamponato violentemente un veicolo e nonostante l’immediato intervento della polizia municipale che ha subito
riscontrato evidenti sintomi di alterazione del comportamento, l’interessato non ha ritenuto di attendere l’avvio
dell’etilometro preferendo rinfrescarsi le idee davanti a
un alcolico nel bar vicino. Contro la conseguente denuncia per guida in stato di ebbrezza l’interessato ha
quindi proposto ricorso fino in Cassazione ma inutilmente. Specifica infatti il collegio che «pur in assenza
di alcun elemento che la confermi, l‘indimostrata tesi
difensiva dell‘assunzione postuma di bevande alcoliche
non rileva, comunque, ai fini della sussistenza della
responsabilità, posto che quest‘ultima è stata ritenuta
sulla scorta anche di elementi sintomatici dell‘ebbrezza
di sicura affidabilità, quale la testimonianza resa al dibattimento dal vigile urbano che ebbe a constatare de
visu le condizioni dell‘imputato subito dopo avere egli
tamponato violentemente un furgone fermo al semaforo
e procurato lesioni al suo conducente». In pratica già al
momento del sinistro l’autista presentava tutti i sintomi
della guida alterata dall’alcol ovvero alito vinoso e difficoltà di espressione e di movimento. E questo riscontro
è già sufficiente a sostenere l’imputazione per guida in
stato di ebbrezza alcolica.
Verbale delle violazioni del codice della strada quasi infallibile. È infatti valido fino a querela di falso nel senso
che per smentire la parola del vigile, che potrebbe aver
mal percepito infrazioni come la mancanza della cintura
di sicurezza, bisogna instaurare una lunga e complessa
procedura nella quale la parola dell’automobilista non
ha lo stesso peso di quella del pubblico ufficiale. Le sezioni unite della Cassazione, con la sentenza n. 17335
(2009), sono intervenute ad appianare le oscillazioni
giurisprudenziali e a risolvere una questione «di massima importanza». «Nel giudizio di opposizione a ordinanza ingiunzione», ecco il nuovo principio affermato dal
Collegio esteso, «del pagamento di una sanzione amministrativa è ammessa la contestazione e la prova unicamente delle circostanze di fatto della violazione che non
sono state attestate nel verbale di accertamento come
avvenute alla presenza del pubblico ufficiale o rispetto
alle quali l‘atto non è suscettibile di fede privilegiata per
una sua irrisolvibile oggettiva contraddittorietà, mentre
è riservato al giudizio di querela di falso, nel quale non
sussistono limiti di prova e che è diretto anche a verificare la correttezza dell‘operato del pubblico ufficiale, la
proposizione e l‘esame di ogni questione concernente
l‘alterazione del verbale, pur se involontario o dovuta
a cause accidentali, della realtà degli accadimenti e
dell‘effettivo svolgersi dei fatti».
Permesso di soggiorno a pagamento
Chi entra e soggiorna illegalmente nel territorio italiano
commette un reato punibile con l’ammenda da 5.000 a
1.000 euro. Si pagherà per avere il permesso di soggiorno e chi vorrà stare un lungo periodo in Italia dovrà
superare un test sulla nostra lingua. Chi non denuncia di
essere stato vittima di estorsioni, non potrà partecipare
a gare per affidamento di appalti di lavoro, forniture,
servizi e concessioni di lavori pubblici. I beni mobili dei
mafiosi andranno allo Stato, che potrà utilizzarli per
operazioni di polizia giudiziaria e agli altri enti pubblici
non economici per interventi di protezione civile e tutela
ambientale. Tutto questo entra in vigore per effetto della
legge n. 94/2009, al centro della circolare del Ministero dell’Interno n. 557, diffusa proprio in preparazione
dell’entrata in vigore della normativa.
…E SOPRATTUTTO
Viene quindi, introdotto il reato di ingresso e di soggiorno illegale nel territorio dello Stato che consiste in una contravvenzione, punita con l’ammenda,
applicabile allo straniero (cittadino non residente in
paesi Ue) che entra o si trattiene sul territorio nazionale.
A prescindere dal motivo per il quale lo straniero si
trova in Italia, il rinnovo del permesso di soggiorno è
richiesto dallo stesso al Questore della provincia in
cui dimora, almeno sessanta giorni prima della scadenza, ed è sottoposto alla verifica delle condizioni
previste per il rilascio dal Tulps.
Sulla commissione del reato, la legge indica che è
il Giudice di Pace competente per territorio a doversi pronunciare. È possibile sostituire la condanna
con l’espulsione con accompagnamento immediato
alla frontiera (deve pronunciarsi, però, il Giudice di
Pace). Si evidenzia che il nuovo reato è contestato
allo straniero che entra o si trattiene in Italia.
Gli stranieri dovranno portare sempre con sé il permesso di soggiorno. Infatti, è ora punibile lo straniero che, a richiesta degli ufficiali o agenti di pubblica
sicurezza, non esibisce, senza giustificato motivo,
oltre al passaporto o altro documento di identificazione, anche il permesso di soggiorno o altro documento attestante la regolare permanenza in Italia.
Non è applicabile, quindi, nei confronti dello straniero
respinto alla frontiera. Nel caso in cui lo straniero che
entra o si trattiene sul territorio nazionale chieda la
protezione internazionale, il procedimento penale è
sospeso fino alla decisione sulla domanda di asilo.
Quindi, lo straniero è sanzionabile qualora, pur esibendo un suo documento identificativo, non esibisca, senza giustificato motivo, anche il titolo che lo
legittima a soggiornare regolarmente sul territorio
nazionale.
Entra in vigore l’obbligo, per lo straniero che richiede il permesso di soggiorno, di versare un contributo, compreso tra gli 80 e i 200 euro, il cui importo
e le relative modalità di versamento saranno determinate con decreto interministeriale.
Infine, chi vuole stare più tempo nel nostro paese,
dovrà dimostrare di saper parlare l’italiano.
Sono esenti dal versamento gli stranieri che chiedono il rilascio o il rinnovo per asilo politico, per
protezione sussidiaria e per motivi umanitari.
Ecco perché la legge sulla sicurezza ha introdotto
una nuova disposizione, quella secondo cui, i soggiornanti «di lungo periodo», ai fini del rilascio, dovranno superare un test di conoscenza della lingua
italiana, secondo criteri che saranno definiti da un
apposito decreto ministeriale.
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ANGOLO FISCALE
di Tiziana Marenco
Libera circolazione dei capitali, scambio
di informazioni e dividendi transfrontalieri
all’interno dello spazio europeo (prima parte)
Sentenza della Corte "Commissione
vs. Repubblica Italiana"
In una recente sentenza, la Corte di giustizia delle
Comunità europee (Corte) ha deciso che il regime
italiano d'imposizione dei dividendi che assoggetta
utili versati a beneficiari residenti all'estero a un'imposizione meno favorevole di quelli versati a residenti
italiani non è compatibile con la libera circolazione dei
capitali prevista all'art. 56 del Trattato che istituisce
la Comunità Europea (Trattato CE; cfr. art. 63 del nuovo Trattato sul funzionamento dell'Unione Europea).
La stessa libertà di circolazione dei capitali vale anche nei confronti di Stati terzi ed è inoltre prevista
all'art. 40 dell'Accordo sullo Spazio economico europeo del 2 maggio 1992 (Accordo SEE). In mancanza
di una normativa generale che regola la collaborazione (scambio d'informazioni), si giustifica però in
quest'ambito un diverso trattamento fiscale dei dividendi qualora tra lo Stato di residenza della società
che distribuisce un'utile e quello del beneficiario dello
stesso non esista una convenzione che garantisca lo
scambio delle informazioni rilevanti.
In questo caso, infatti, il motivo imperativo della lotta
contro la frode fiscale giustifica una restrizione della
libertà di circolazione dei capitali quale per esempio
l'emanazione di normative diverse a dipendenza dello
Stato di residenza del beneficiario dei dividendi.
Anche se il caso, che era pendente dal 2007, fa in
parte riferimento a normative nel frattempo emendate, non manca certo di attualità. Qui di seguito ne
commentiamo, dopo un breve riassunto della sentenza, il suo possibile impatto sui rapporti italo-svizzeri.
Libera circolazione di capitali e Stati terzi
Delle quattro libertà fondamentali (libertà delle merci;
libertà delle persone, che include anche la libertà di
stabilimento; libertà di prestazione dei servizi; libera
circolazione dei capitali) solo il principio della libera
circolazione dei capitali ha in forza del principio erga
omnes validità anche nei confronti di Stati terzi.
L'art. 40 Accordo SEE statuisce inoltre a sua volta
che fra le parti contraenti dell'accordo non possono sussistere né restrizioni ai movimenti di capitali
appartenenti a persone residenti degli Stati membri
della Comunità o negli stati EFTA, né discriminazione
di trattamento.
Concorrenza tra libertà di stabilimento
e libera circolazione dei capitali
Come già deciso in più occasioni dalla Corte, la libera circolazione dei capitali si applica solo qualora la
libertà di stabilimento non abbia il sopravvento. Nel
caso di partecipazioni, la libera circolazione di capitali può essere invocata a mente della Corte solo se
la partecipazione in oggetto non conferisce a chi la
detiene una sicura influenza sulle decisioni della società interessata e non consente quindi di indirizzarne
le attività. Mentre un tale influsso è sempre dato se
la partecipazione è uguale o superiore al 50%, anche
una quota inferiore, per esempio del 25% può essere
sufficiente qualora il detentore della stessa in virtù di
altri fattori sia di fatto in grado di controllare la società
partecipata. Nel caso di una classica partecipazione
minoritaria si applicherà invece il principio della libera
circolazione dei capitali, che non ha però validità nei
confronti di Stati non membri della CE.
Violazione della libera circolazione dei capitali
Nel caso concreto, la normativa italiana sulla tassazione dei dividendi prevede per società beneficiarie
italiane un'esenzione del 95% e una tassazione dei
restanti 5% al tasso normale del 33% (imposizione
effettiva del 1.65%), mentre dividendi versati all'estero sono assoggettati ad un'imposta del 27% che può
essere rimborsata su domanda sino a un massimo di
4/9, con un'onero finale del 15%. Pure in presenza di
una Convenzione e di una riduzione al 5% o al tasso
del 10%, si rileva quindi un onere fiscale superiore a
quello dei dividendi versati a soggetti residenti in Italia.
Contrariamente all'opinione della Repubblica italiana,
questa differenza di trattamento non può essere giustificata facendo riferimento ai sistemi di imputazione
d'imposta vigenti nello Stato del beneficiario del dividendo. Tale imputazione dipende infatti da una normativa straniera la cui applicazione non può essere garantita dalla Repubblica italiana. La Corte giunge quindi
alla conclusione preliminare che una tale differenza di
imposizione degli utili versati è idonea a dissuadere
società stabilite in altri stati dall'effettuare investimenti
in Italia, ragion per cui essa costituisce una restrizione
alla libera circolazione di capitali incompatibile con le
libertà del trattato di cui all'art. 56 del Trattato CE.
(continua)
marenco@marenco-law.com
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ANGOLO LEGALE
di Massimo Calderan
Class action
in Italia
Con la legge finanziaria 2008 era stata introdotta in
Italia “l’azione collettiva risarcitoria”, la cui disciplina
è stata ripresa e profondamente rivista con la legge
del luglio 2009. Essa ha rinominato tale azione come
“azione di classe”. Tale azione risarcitoria era stata
immediatamente ribattezzata, soprattutto dai media,
come class action. La class action tuttavia è tipica
dell’ordinamento anglosassone. Negli USA sono state
promosse cause che hanno coinvolto cifre di rilievo:
anche migliaia di soggetti promotori dell’azione processuale, risarcimenti molto alti con guadagni elevati
dei studi legali per un’unica causa. In Italia la nascita di
tale istituto processuale è legato alla volontà di offrire
un’adeguata forma di tutela risarcitoria ai consumatori. Fonte di regolamentazione dell’azione collettiva
prima e dell’azione di classe poi si trova nel Codice
del Consumo.
La class action all’italiana, come inizialmente introdotta, non era la copia perfetta della class action americana. Era volta ad accertare il diritto al risarcimento del
danno che derivi da una condotta lesiva degli interessi
di una complessiva categoria di individui, e che implica la difesa di un interesse qualificato come collettivo
perché posto a tutela di un bene con una rilevanza
per un’intera “classe” di persone. Si realizzava un’ipotesi ben diversa da quella in cui una serie di singoli
individui ritiene opportuno aderire ad un’iniziativa cui
potrebbero di diritto partecipare essendo in possesso
di una serie di caratteristiche (l’aver subito danni ben
determinati a causa di un prodotto x dell’impresa y). Il
giudice italiano avrebbe dovuto invece prima di tutto
pronunciarsi su diversi presupposti preliminari alla prosecuzione del procedimento e, tra questi, vi sarebbe
stata la verifica dell’esistenza o meno di un interesse
collettivo suscettibile di tutela. In mancanza di questo
requisito l’azione non avrebbe avuto seguito e la domanda sarebbe stata dichiarata inammissibile.
La legittimazione a proporre l’azione spetta ora - diversamente da quanto previsto nella prima disposizione
legislativa - a ciascun componente appartenente alla
classe anche mediante associazioni cui dà mandato o
comitati. La lontananza fra i sistemi giuridici fa sì che
in Italia si siano poste diverse questioni in ordine alla
legittimità di tale azione ed alla sua fattibilità pratica.
In particolare in merito all’accertamento in un unico
provvedimento del diritto al risarcimento in capo ad un
soggetto, ma con un effetto che si estende a tutti coloro che hanno aderito all’azione. Alcuni aspetti critici
erano legati alla definizione dell’ammontare del risarcimento dovuto oltre che alla relativa liquidazione. Peculiarità tutta italiana era la previsione di una procedura
in camera di conciliazione per la determinazione della
somma da corrispondere: una fase in cui sarebbe avvenuta una sorta di soluzione transattiva della controversia. Alcuni rilievi sono stati sollevati anche rispetto
all’impatto economico ed ai costi che l’esperimento di
tali azioni potrà comportare. Ad esempio nel caso di
azione poi non accolta, con spese poste a carico delle
associazioni riconosciute, tali costi andrebbero poi a
ricadere sul contribuente. Qualche perplessità è legata anche all’effettiva rapidità della procedura.
La nuova formulazione e disciplina dell’azione collettiva, denominata ora “azione di classe”, è sicuramente
molto più vicina al modello originale americano: si parla, infatti, non più di interesse collettivo, ma di “diritti
identici” e di “situazioni identiche” dei singoli consumatori che hanno subito danno o pregiudizio da parte di
un’impresa. Ulteriore novità importante è proprio l’eliminazione della fase in camera di conciliazione; ora il
giudice pronuncia sentenza definitiva di condanna con
cui liquida le somme definitive dovute o stabilisce un
criterio omogeneo di calcolo per la liquidazione. Nella
sua ultima forma, quella entrata in vigore dal 1° gennaio 2010, l’azione di classe, quindi, assomiglia molto
di più alla class action americana.
L’introduzione di tale azione rappresenta comunque un
segnale molto forte. L’azione, infatti, costituisce uno
strumento che è pensato esclusivamente per l’interesse dei consumatori e vuole un riequilibrio fra le forze in
gioco. È chiaro fin d’ora come l’importanza e la reale
efficacia di tale strumento vadano tenute attentamente
in considerazione. È fatto recente la richiesta di centinaia di milioni di euro di danni a UniCredit Banca S.p.A.
e Banca Intesa S.p.A. da parte di Codacons (“Coordinamento delle associazioni per la difesa dell’ambiente
e dei diritti degli utenti e dei consumatori”) fondata
sulla presunta violazione delle regole di massimo scoperto. La class action rischia di diventare in Italia uno
strumento potenzialmente in grado di influenzare fortemente gli equilibri finanziari di determinati settori.
calderan@altenburger.ch
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CONVENZIONI
INTERNAZIONALI
di Paolo Comuzzi
La Cassazione ed i criteri di
collegamento previsti nelle convenzioni
contro le doppie imposizioni
È chiaro che lo scopo (importante ma non unico come
abbiamo scritto in numerose occasioni) delle convenzioni contro le doppie imposizioni è anche quello di
limitare la tassazione1 che i singoli stati possono applicare ma, e proprio qui è il punto, si deve vedere
quando uno degli Stati contraenti ha il diritto di applicare una qualsiasi imposizione in merito al reddito
che parte dallo stesso (stato della fonte) per giungere
nell’altro Stato contraente (stato del percettore).
Si tratta di determinare quelli che sono i criteri di collegamento2 tra lo stato della fonte ed il reddito e quindi di concludere in merito al diritto del primo dei due
Stati di applicare una qualsiasi forma di tassazione (ie
mediante una ritenuta alla fonte e/o la richiesta di una
dichiarazione dei redditi).
Assume quindi interesse vedere quale posizione abbia
assunto nel corso del tempo la nostra Corte di Cassazione con riferimento al tema specifico dei criteri di
collegamento necessari per concludere in merito alla
tassazione di una determinata erogazione reddituale.
Questa problematica del criterio di collegamento, vogliamo ripeterlo ancora, è una condizione essenziale
per definire la tassazione di un determinato reddito ed
assume importanza fondamentale.
Le norme interne in materia
Lo schema di azione dell’ordinamento italiano non è di
grande complessità e possiamo facilmente riassumerlo nei seguenti passaggi metodologici:
•
Determinazione della condizione fiscale del soggetto percettore e quindi appurato che trattasi di
soggetto non residente applicazione della tassazione sui soli redditi prodotti in Italia;
•
Determinazione se il quantum percepito dal soggetto estero può essere inquadrato nell’ambito
dei redditi prodotti nel territorio dello Stato e quindi determinazione se allo stesso sia applicabile
una qualche forma di tassazione in ragione della
norma interna (che se così non fosse la disamina
dovrebbe fermarsi a questo punto in quanto non
1
sarebbe necessario capire se esiste una esenzione di carattere convenzionale);
•
Determinazione dell’inquadramento del quantum
percepito in termini di convenzioni contro le doppie imposizioni (di fatto si tratta di capire in quale
norma convenzionale possa essere inquadrato
quanto viene erogato);
•
Determinazione della tassazione che deve essere applicata (ovvero della aliquota di imposta che
deve essere applicata al reddito che viene erogato al soggetto non residente).
In questo schema di azione e sempre che ammettiamo la mera funzione di limitazione prevista dalle convenzioni contro le doppie imposizioni è chiaro che una
eventuale mancanza di qualsiasi norma fiscale interna
in tema di tassazione e/o la presenza di una esplicita
norma di esenzione (come è quella che vedremo invocata nel seguito e riferita al reddito di lavoro dipendente) consente di sostenere che nessuna tassazione
può essere applicata in quanto la norma convenzione
non può mai giungere ad allargare il presupposto di imposizione ma solo a stringere lo stesso quando esso
sia previsto in una norma interna. Possiamo dire che
ormai si ritiene consolidata questa funzione limitativa
delle convenzioni contro le doppie imposizioni, ma si
deve anche dire che in alcune sentenze del 2008 e del
2009 la nostra Corte di Cassazione non sembra tesa
ad accettare questo principio ma possiamo dire che la
stessa procede su una strada diversa che andiamo a
delineare nel paragrafo che segue.
La Cassazione nelle sentenze 2008/2009
Le sentenze delle quali parliamo (proprio riferite al rapporto tra Italia e Svizzera3) prendono in esame il caso
di un cittadino Italiano che svolge una attività di lavoro
dipendente all’estero e che riceve una remunerazione
da azienda italiana. Questa persona fisica invocava la
applicazione di una norma (oggi non più vigente) che
stabiliva una esenzione per il reddito di lavoro dipendente prestato all’estero in via continuativa e come
Questo appare chiaro in una precisa sentenza della Corte della Cassazione richiamata nell’articolo da cui questo contributo
trae spunto (vedasi nota che segue).
2
Il contributo trae spunto da un articolo di Paola Tarigo, Doppia imposizione e criteri di collegamento, Rassegna Tributaria
N.6/2009.
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oggetto esclusivo del rapporto. Di fatto questi cittadini italiani, residenti fiscali all’estero ma a libro paga di
aziende italiane, sostenevano che nessuna tassazione
poteva applicarsi in Italia a quanto gli stessi percepivano in ragione della norma interna ed indipendentemente
da una eventuale tassazione nello Stato estero [stato
nel quale non si applicava alcuna forma di tassazione in
quanto era la Convenzione contro le doppie imposizioni
in essere ad impedire che una qualsiasi forma di tassazione potesse applicarsi].
In questa situazione la Corte di Cassazione stabilisce
invece un principio diverso in quanto indica con chiarezza che: a) la norma invocata si applica in assenza di
convenzione contro le doppie imposizioni; b) la norma si
applica se nello Stato in cui si trova il percettore il reddito viene tassato; c) la riappropriazione (da parte italiana)
del diritto di tassare alla luce della norma convenzionale
(articolo 19 della convenzione tra Italia e Svizzera).
E’ questo il punto critico del ragionamento: dire che la
norma consente una riappropriazione del diritto di tassare senza che questa norma possa essere qualificata
come norma specifica votata a tale scopo espone a
critiche che la dottrina non manca di porre in grande
evidenza.
Una norma specifica in questo senso è contenuta nella
convenzione tra Italia e Francia nella quale si afferma
che una esenzione [da tassazione nello Stato della fonte] viene accordata in tanto quanto vi sia tassazione nello stato in cui si trova il percettore.
Questa norma è esplicita e chiaramente rimette in gioco
il diritto di imposizione dello Stato della fonte quando
manca una qualsiasi norma interna che consenta allo
Stato del percettore di tassare il reddito che viene percepito. Anche nella convenzione tra Italia e Polonia è
prevista una normativa similare con riferimento alle remunerazioni erogate da enti pubblici e possiamo dire
che si ha un criterio di collegamento esclusivo con lo
stato che eroga la retribuzione sempre e solo quando
detto Stato tassi in modo effettivo il reddito che viene
ad erogare (cosa che il contribuente sosteneva essere illecita nel ricorso che aveva presentato in vigenza
dell’ormai abrogato articolo 3 della normativa fiscale
interna). Questa norma di collegamento sussidiario non
esiste in alcun modo nella convenzione tra Italia e Svizzera e comunque una sua interpretazione a favore dello
Stato italiano sarebbe comunque illecita.
Se questa norma esistesse nel testo convenzionale e
/ o nel protocollo non vi sarebbe alcun diritto di tassazione in Italia (rectius non vi sarebbe stato alcun diritto
di tassazione) ma questo diritto sarebbe rinato in capo
alla Svizzera stato nel quale i percettori erano residenti
fiscali e quindi tenuti a pagare le imposte. Siamo in presenza di norme che consentono di evitare una doppia
non imposizione ma queste non sono norme che consentono allo Stato della fonte di prendere nuovamente
un potere di tassazione che la norma interna gli nega
(la norma della convenzione con la Polonia è esplicita in
questo senso) e questo perché la norma convenzionale
non è una norma che stabilisce chi deve tassare ma chi
non deve tassare e nel caso in cui non vi siano altre norme il principio della non tassazione per norma interna
resta certamente fermo e prevalente.
In questa situazione non è lecito dire che lo Stato della
fonte viene a riprendersi un qualsiasi diritto di tassazione in quanto lo stesso ha rinunciato a quel diritto
in ragione di una norma interna (sempre invocabile dal
contribuente) e non è la convenzione che consente un
recupero di questo potere. Di nuovo va posto in evidenza che questa potestà consente all’altro Stato contraente di procedere con la tassazione prevista dalla sua
norma interna e questo per evitare che si produca una
doppia non imposizione. La nostra Corte di Cassazione
ha dato per scontato che la doppia non tassazione sia
un qualche cosa che deve essere escluso a priori ma
non sembra che questo assunto (almeno per la dottrina) sia stato dimostrato in modo compiuto in quanto
la Corte fa leva solo sul diritto interno affermando che
non possono essere introdotte esenzioni in spregio
della capacità contributiva. Sembra che la corte abbia
voluto affermare un principio di giustizia sostanziale certamente da condividere se guardiamo allo scopo delle
convenzioni ma criticabile se guardiamo alla normativa
in quanto tale.
Conclusione
A nostro modo di vedere la impostazione della Corte di
Cassazione si presta a critiche importanti che possono
essere riassunte dicendo che la stessa non ha compiutamente tenuto presente che la materia della imposizione del reddito è regolata dalla sola norma interna
(ovvero da TUIR che stabilisce cosa sia reddito ed in
quale categoria lo stesso debba essere inquadrato).
Non sussiste alcuna norma convenzionale che consente
di sostenere che una certa fattispecie deve essere oggetto di tassazione in assenza di una norma che venga
a stabilire una qualsiasi regola in materia (ie la norma
convenzionale potrebbe stabilire anche il criterio di tassazione del danno emergente che per norma interna
non è reddito) in quanto è sola la norma interna che
stabilisce le regole in materia.
Infine va posto in evidenza che in presenza di una norma
di collegamento sussidiario non è lo Stato della fonte
che si riprende il diritto di tassare ma quello del percettore che viene a riprendersi il suo di diritto (prima
compresso dalla convenzione).
Di questi elementi avrebbe dovuto certamente tenere
conto la Corte di Cassazione nella sentenza che abbiamo riportato come commento prima di concludere in
merito al diritto dello Stato di sottoporre ad imposta
quanto erogato al cittadino Italiano residente all’estero.
3
Si tratta di una situazione strana in quanto le persone fisiche italiane facevano leva sulla norma interna per sostenere che
nessuna tassazione fosse dovuta in Italia e sulla norma convenzione per sostenere che nessuna tassazione era dovuta nello
stato in cui si trovavano ad essere residente fiscali. Una situazione palesemente abusiva in quanto dalla prevenzione della
doppia imposizione si giungeva alla non imposizione del reddito mediante l’utilizzo di questa asimmetria normativa.
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di Ingeborg Wedel
Donne in carriera: Chiara Bertola
Un vita per l’arte
hiara Bertola è nata a Torino il 12 maggio 1961,
ma vive e lavora ormai da vent’anni tra Venezia
e Milano. E’ veramente un personaggio nell’ambiente artistico internazionale ed è stato molto
impegnativo catturare la sua attenzione per il tempo di
questa intervista, interessante specialmente per il lettore
che ama l’arte! Si è laureata in Storia dell’Arte Contemporanea all’Università Cà Foscari di Venezia, con una tesi
sull’Informale Italiano e ha successivamente frequentato i
corsi di specializzazione in Storia dell’Arte e Archeologia
all’Università di Siena.
Divorziata, senza figli, si dedica anima e corpo a questa
attività che di seguito, per esigenze di spazio riduciamo
ad un rapido elenco di incarichi, Responsabile per l’arte
contemporanea della Fondazione QUERINI Stampalia di
Venezia. “Avere cura dell’arte per me significa cercare
in qualche modo di partecipare al processo di creazione
dell’opera insieme all’artista, sperando ogni volta di offrirgli le condizioni e gli stimoli per creare un nuovo lavoro”,
ci confida Chiara. “Sono inoltre convinta di quanto l’incredibile ricchezza artistica italiana possa diventare “materia” stimolante di confronto per un artista contemporaneo
che nel disegnare il presente tenga conto anche della memoria. Per accreditare il ruolo di luogo contemporaneo in
una Fondazione che era principalmente una biblioteca,
inizialmente ho costruito un programma invitando quasi
unicamente artisti internazionali riconosciuti a cui chiedevo un progetto nuovo da presentare durante la Biennale,
consapevole della forte visibilità che Venezia acquista in
quei giorni”. Curatrice artistica della Fondazione FURLA di
Bologna dal 2007 – ideatrice del premio FURLA per l’arte
contemporanea, alla Galleria d’Arte Moderna di Bologna,
realizzato in collaborazione con la Fondazione Querini
Stampalia di Venezia, dedicato al sostegno di giovani
artisti italiani. Direttrice artistica dell’Hangar Bicocca di
Milano dal 2008. Nel 2007 è stata curatrice (con Angelo
Valtese e Luca Massimo Barbero) del Padiglione Venezia
per la 32° Biennale Internazionale d’Arte di Venezia –
Curatrice (con altri collaboratori) della XVa edizione della
Quadriennale di Roma nel 2008.
Dal 2002 è membro del comitato scientifico dell’archivio
VIAFARINI di Milano. È inoltre socio fondatore (anno 2001)
di LOVE DIFFERENTE, insieme a Michelangelo Pistoletto
e altri del Movimento Artistico per una politica del Mediterraneo.
Nel 1996 è stata membro del gruppo dei curatori fondatori del Progetto ARS AEVI per la costituzione del nuovo
Museo di Arte Contemporaneo di SARAJEVO.
Collaboratrice della Rivista d’Arte Contemporanea Flash
Art Italia dal 1990, ha al suo attivo molte pubblicazioni,
C
sempre riferite all’arte, di cui citiamo solamente un titolo:
Curare l’Arte, edito da Mondadori/Electa nel 2008 !
È anche docente di Storia dell’Arte contemporanea all’Accademia di Belle Arti di Venezia e Palermo.
Nonostante i suoi pressanti impegni, con risultati positivi,
ci ha confermato, molto semplicemente che – per farsi
apprezzare – non basta una vita, mentre le difficoltà che
si possono incontrare sono agevolmente superabili solamente rendendo credibile il proprio operato.
La diffidenza verso la donna, a capo di un’attività, viene
debellata agevolmente, presentando ottimi risultati.
Gli ostacoli che incontra la nostra donna in carriera sono
gli stessi che deve affrontare il manager maschile: sono
tutti superabili con un impegno serio, credibile, nel proprio lavoro. Chiara afferma altresì che nella sua attività
di donna manager non ha rilevato particolari vantaggi o
svantaggi.
Per quanto riguarda le intuizioni femminili, dice che non
sa se siano superiori a quelli maschili, ma precisa: “il mio
intuito mi ha sempre guidato nelle scelte; mi sono fidata
e non mi ha mai delusa”. Per quanto riguarda la seduzione afferma che non è lei che seduce, ma resta sedotta
dall’arte!
Inoltre la maggiore soddisfazione per la nostra donna in
carriera consiste nel realizzare i progetti e riuscire, poi,
a creare interessi.
I collaboratori femminili e maschili alle sue dipendenze
sono praticamente trattati alla pari, senza alcuna concessione particolare per le donne. Le rinunce per Chiara,
come donna in carriera – sono relative alla sua vita privata, che viene ridimensionata, non in termini qualitativi,
piuttosto nella quantità di tempo da dedicare agli affetti, mentre per quanto riguarda gli hobby, per lei è molto
importante e piacevole frequentare i giovani artisti da
“lanciare” - che poi diventano amici -, ascoltare musica,
sia classica che leggera, visitare mostre, viaggiare per
approfondire la conoscenza dell’arte nel mondo.
la
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Lucasdesign.ch
BANCHIERI SVIZZERI DAL 1873
La magia esiste.
Violino: Guarneri del Gesù, Panette, 1737.
Ci sono istanti nella vita in cui avviene qualcosa
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L
di Vittoria Cesari Lusso
L’ Elefante invisibile
1
San Valentino: vecchie leggende e nuove delusioni
Il 14 febbraio, festa di San Valentino, è ormai diventata
una data altrettanto popolare che il 25 dicembre. Si stima
che ogni anno vengano spediti intorno alla metà febbraio un
miliardo di biglietti di auguri. Numero non molto lontano da
quello dei biglietti inviati per le feste di fine anno. Come si
spiega un così grande successo? Confesso che personalmente fino a poco tempo fa credevo che all’origine dell’immenso traffico di pensieri e omaggi amorosi per la festività
di San Valentino vi fossero soprattutto strategie commerciali
alla costante ricerca di nuove occasioni di festa allo scopo
di incrementare i consumi. Come succede per altre feste più
o meno di recente invenzione o importazione. Mi sono documentata, e con mia sorpresa ho scoperto che invece San
Valentino è una festa assai antica, anche se con il passare
dei secoli il contenuto della festività è alquanto cambiato.
Nell’antica Grecia, il periodo intorno alla metà di febbraio
era associato all’amore e alla fertilità e dedicato al ricordo
del matrimonio sacro tra Zeus ed Era. Durante l’impero romano, il 15 febbraio era consacrato a Lupercus, dio della
fertilità, tradizionalmente raffigurato vestito di una pelle di
capra. Il rituale prevedeva che i sacerdoti gli sacrificassero delle capre e che, dopo aver tracannato alcuni calici di
vino, corressero nelle strade di Roma toccando i passanti
con pezzi di pelle degli animali sacrificati. Le giovani donne
si avvicinavano volentieri a loro per farsi toccare credendo
che ciò favorisse la fertilità e facilitasse il parto. Si trattava
quindi di riti dedicati non tanto all’amore romantico, quanto
piuttosto alla fertilità.
Fu Papa Gelasio I nel 496 a cristianizzare la festività decretando che il 14 febbraio sarebbe stato dedicato al santo
e martire Valentino. Chi era Valentino? Ci sono almeno tre
santi, tutti e tre martiri che portano il nome di Valentino. I
due più conosciuti sono Valentino da Roma e, soprattutto,
Valentino da Terni, vescovo dal 197 al 273 e venerato come
santo, oltreché dalla chiesa cattolica, da quelle ortodossa
e anglicana. La leggenda narra che Valentino si conquistò i
“galloni” di patrono degli innamorati grazie ad alcuni episodi
che gli conferirono la fama di grande specialista nell’alimentare le fiamme amorose. Secondo una narrazione, un giorno, passeggiando, Valentino vide una giovane e un giovane
che stavano litigando e andò loro incontro porgendo una
rosa e invitandoli a tenerla unita nelle loro mani: i giovani
si allontanarono riconciliati. Un’altra versione racconta che
il santo riuscì a instillare amore nei due giovani facendo
volteggiare intorno a loro alcune coppie di piccioni che si
scambiavano dolci effusioni di affetto. Da questo episodio si
crede possa derivare il termine “piccioncini”.
La successiva evoluzione storica della ricorrenza è assai incerta. Si ritiene che in un primo tempo San Valentino
sia stato festeggiato come la festa dei celibi e delle nubili.
Il rito prevedeva una sorta di gioco a nascondino: le figlie
da marito si nascondevano nei dintorni del loro villaggio e
attendevano che i candidati le trovassero. Le coppie così
formate erano destinate a sposarsi entro l’anno. Sovente il
gioco era truccato per aiutare quanto bastava il “caso” ad
accoppiare le “persone giuste”. La pratica moderna di celebrazione della festa, centrata sullo scambio di messaggi
d’amore e regali tra innamorati risale probabilmente al basso medioevo. Dato curioso, il 14 febbraio 1400 fu fondato
a Parigi l’Alto Tribunale dell’Amore, un’istituzione ispirata ai
principi dell’amor cortese. Il tribunale aveva lo scopo di decidere su controversie legate alle promesse d’amore non
mantenute, ai tradimenti e ai litigi. I giudici venivano selezionati sulla base della loro familiarità con la poesia amorosa.
(Peccato che oggi tale tribunale non esista più!!).
A partire dal XIX secolo, soprattutto nei paesi anglosassoni, e poi per imitazione anche altrove, il tratto più caratteristico della festa di San Valentino fu costituito lo scambio di
valentines, bigliettini d’amore spesso sagomati in forma di
cuori e o ispirati ad altre immagini tipiche della rappresentazione popolare dell’amore romantico: Cupido con arco e
frecce, colombi tubanti, rose purpuree, ecc.
Ai tempi nostri la tradizione risente inesorabilmente dell’evoluzione dei costumi. Le società del benessere in cui viviamo
hanno bisogno di un continuo incremento dei consumi e
contribuiscono a creare il diffondersi di nuove esigenze: gli
innamorati moderni non si accontentano più di uno scambio
di romantiche valentines, ma si aspettano che queste siano
accompagnate da prove d’amore più tangibili e materiali:
mazzi di rose, inviti a cena, gioielli di ogni tipo, a seconda
dei mezzi di cui dispongono gli innamorati. Va poi detto che
la festa di San Valentino rischia talvolta di trasformarsi nella
“giornata delle delusioni”. In effetti, la produzione televisiva
e cinematografica confronta i “comuni innamorati” a modelli
irraggiungibili quanto alla maniera di celebrare il giorno di
San Valentino. Quale innamorato potrà mai competere con
gli eroi delle soap-opere o dei romantici film di Hollywood
nello stupire la propria innamorata? Chi sarà mai all’altezza
di tali innamorati ideali, che ti fanno trovare un raro diamante
in fondo a una coppa di champagne, oppure fanno scrivere
“ti amo” a caratteri cubitali in cima a un grattacielo, oppure
ancora ti fanno trovare, appena aperta la porta di casa, non
una, non dieci, ma mille rose rosse!? L’elefante invisibile è
allora costituito dalle potenziali piccole o grandi delusioni
che incombono sulla festa di San Valentino. La delusione
per qualcosa di straordinario che in particolare lei si aspettava per il fatidico 14 febbraio e che non è successo! Come
evitare tali fatali frustrazioni? Io personalmente preferisco
pensare che ogni giorno dell’anno possa essere un possibile
San Valentino!
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Una vecchia leggenda indiana narra di un elefante che pur muovendosi tra le folle con la sua imponente mole passava comunque
inosservato. Come se fosse invisibile…
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A 140 anni dall’apertura dell’importante via commerciale
Il contributo degli Italiani
all’impresa di Suez
di Tindaro Gatani
Il taglio dell’Istmo di Suez per il collegamento tra il Mar Mediterraneo e il Mar Rosso
non sarebbe stato possibile senza la ferma determinazione dei Francesi, che ne furono
i principali ideatori e realizzatori. Quel progetto, tanto ambito dai Faraoni, dai Persiani,
e dai Romani che, in diverse epoche, avevano compiuto dei tentativi di congiungere i
due mari, era rimasto per secoli un sogno. Fu solo dopo la spedizione napoleonica in
Egitto (1798), allora sotto il dominio dell’Impero Ottomano, che quell’antica idea venne
rilanciata con forza, soprattutto da Claude-Henri de Rouvroy, meglio conosciuto come
conte di Saint-Simon (Parigi 1760-1825), che avviò una serie di contatti ad altissimo
livello per l’elaborazione di studi che portassero all’apertura di quella via di comunicazione tanto necessaria ai commerci internazionali
La Società di studi del Canale di Suez
Fu un suo allievo, Barthélemy Prosper Enfantin,
detto Père Enfantin (Parigi 1796-1864), a mettere
insieme una schiera di ingegneri, geologi, disegnatori per studiarne la fattibilità. La spedizione di Enfantin, arrivata in Egitto nel mese di settembre del
1833, trovò un forte sostegno anche da parte di Ferdinand-Marie visconte de Lesseps, allora console
francese al Cairo. I tempi non erano tuttavia ancora
maturi ed Enfantin fu costretto a far ritorno in Francia senza aver raggiunto risultati concreti. A far desistere i sansimonisti dall’impresa, oltre ai traballanti equilibri politici nell’Europa della Restaurazione,
fu anche la tiepida accoglienza riservata a quel progetto dal Khedivè (viceré) egiziano Mohammed Ali,
il quale seppe comunque sfruttare la competenza
degli ingegneri francesi, giunti in Egitto al seguito
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di Enfantin, per grandi opere di irrigazione e sbarramenti lungo tutto il bacino del Nilo. Mohammed Ali
aveva compreso l’importanza dell’opera, ma aveva
rimandato ogni trattativa fino a quando non avesse
avuto sicure garanzie che il Canale sarebbe appartenuto all’Egitto e sarebbe rimasto aperto sempre a
tutte le Nazioni. Quando, grazie alla sua capillare
opera di propaganda, i tempi gli sembrarono mutati, Enfantin costituì a Parigi, il 27 novembre 1846,
una Società di studi del Canale di Suez, formata
da tre gruppi: uno francese, capeggiato dallo stesso
Enfantin; uno tedesco, diretto dall’ingegnere Luigi
Negrelli, in rappresentanza dell’Austria; uno inglese, presieduto da Robert Stephenson, considerato
il più esperto ingegnere ferroviario del suo tempo,
che aveva condiviso con il famoso padre George la
progettazione della celebre locomotiva Rocket. Le
rivolte del ’48, che investirono tutta l’Europa, e la
forte opposizione dell’Inghilterra, favorevole ad un
collegamento ferroviario e non marittimo tra i due
mari, fecero però fallire l’iniziativa.
Il progetto di Luigi Negrelli
Dagli studi delle spedizioni di Enfantin scaturirono i
progetti dei fratelli Émile e Alexis Barrault, di Paulin
François Talabot e di Linant de Bellefonds (progetto Linant-Bey e Mougel-Bey). Il progetto dei fratelli
Barrault prevedeva in pratica la costruzione di un
canale suddiviso in tre tronchi collegati tra loro: il
primo da Suez a Damietta, il secondo da Damietta
a Rosetta e il terzo, infine, da Rosetta ad Alessandria, alimentati con l’acqua del Nilo attraverso un
complesso reticolo di altri canali. Secondo il progetto Talabot, il canale, che avrebbe unito Suez ad
Alessandria, doveva essere costruito a due versanti
il cui punto di spartizione era situato a monte del
delta del Nilo. I due progetti, basati sulla falsa tesi
del dislivello delle acque dei due mari, presentavano grosse difficoltà di realizzazione nell’attraversamento del grande fiume, erano troppo lunghi e
richiedevano grandi investimenti per la manutenzione. Per questi motivi iniziò a farsi strada l’idea
di un canale diretto basato sugli studi dell’idrografo
francese Jean-Pierre-Hippolyte-Aristide Lieussou
(1815-1858), riguardanti lo sbocco del canale nel
Mediterraneo e del suo connazionale Adrien-Paul
Bourdaloue (1798-1868), che dimostrò, senza dubbio alcuno, l’uguaglianza di livello tra le acque dei
due mari, una tesi già scientificamente provata nel
1820 dall’ingegnere bolognese Gaetano Ghedini.
Una volta falliti tutti i tentativi della Società di studi
del Canale di Suez, fu Ferdinand de Lesseps a lanciare un nuovo progetto. Sfruttando le conoscenze, che aveva acquisito nel corso della sua lunga
brillante carriera diplomatica, egli riuscì a costruire
una fitta rete europea favorevole all’impresa. Il suo
compito fu facilitato quando, a Mohammed Ali,
succedette il giovane figlio Said-pascià, un sovrano
progressista e grande amico di de Lesseps, il quale
ne approfittò per farsi invitare ufficialmente al Cairo. Già il 30 novembre 1854, Said-pascià rilasciò
a de Lesseps «un atto di concessione» per stabilire una via navigabile tra i due mari, con l’espressa
«riserva dell’approvazione del sultano». Ma questi,
soprattutto «per istigazione» inglese, si rifiutò di ratificare l’atto. Dopo un anno di intense trattative, il 5
gennaio 1856, de Lesseps, riusciva a farsi accordare da Said-pascià un secondo atto di concessione,
sempre con la clausola del superiore consenso del
sultano, e ad ottenere l’approvazione degli statuti
della Compagnia universale del Canale di Suez, da
lui stesso fondata in vista della grande impresa. Prima di firmare il secondo atto di concessione, Saidpascià volle che una Commissione internazionale
di esperti esaminasse tutti gli studi fino ad allora
elaborati e si pronunciasse in modo definitivo sul
progetto da adottare. Dopo aver escluso i progetti a
tracciato indiretto, la Commissione internazionale,
riunitasi a Parigi il 23 giugno 1856, prese in esame
solo i due a collegamento diretto — uno di Linante Mougel-Bey e l’altro di Luigi Negrelli, nato a Fiera
di Primiero (Trentino) il 25 gennaio 1799 —, adottando quello di quest’ultimo perché soddisfaceva
«il più pienamente possibile tutte le esigenze, sotto ogni punto di vista». Il progetto dell’ingegnere
trentino, oltre che per lo sbocco sul Mediterraneo
spostato più ad ovest, si differenziava da quello dei
due francesi soprattutto per l’assenza delle chiuse
alle due imboccature, i cui «vantaggi» erano stati
giudicati dalla Commissione internazionale «più
apparenti che reali».
Negrelli alla direzione tecnica superiore
Determinante per l’avvio dell’impresa fu il riavvicinamento su molte questioni europee tra Francia
e Inghilterra, divenute convinte alleate della Turchia contro la Russia zarista nella guerra di Crimea. In seguito al mutato quadro internazionale
si attenuarono sia l’opposizione inglese che la riluttanza dell’Impero ottomano al taglio dell’Istmo
di Suez. All’improvviso tutti, Francesi, Inglesi, Austriaci, Turchi e naturalmente Egiziani, si trovarono
d’accordo sull’immediato avvio dei lavori. I preparativi si fecero allora sempre più spediti. Il 27
agosto 1858, Luigi Negrelli veniva chiamato dal
viceré Said-pascià alla Presidenza della direzione
tecnica superiore dell’impresa del Canale di Suez.
Ma dopo alcune settimane, il 1° ottobre 1858, l’ingegnere trentino moriva a Vienna per una grave
malattia ai reni. Tutti i fatti storicamente conosciuti
avvalorano l’ipotesi che de Lesseps sia venuto in
possesso dei progetti e delle carte di Negrelli attraverso un comportamento discutibile soprattutto sul
piano morale. Secondo l’accusa, egli avrebbe approfittato della buona fede della vedova, Karoline
(Lotti) Weiss von Starkenfels, carpendole con destrezza quelle carte subito dopo la morte del marito. Il processo, intentato dalla figlia Maria Negrelli
in Grois a de Lesseps e alla Compagnia del Canale
Particolare di uno studio per il Canale di Suez di Luigi Negrelli.
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di Suez, si protrasse per decenni ma non riuscì a
fare del tutto chiarezza sull’intricata vicenda. Un
ruolo particolare in questo affare lo svolse Victor
Weiss von Starkenfels, consigliere d’ambasciata
austriaco, fratello di Karoline Weiss von Starkenfels, e quindi cognato dell’ingegnere trentino, che
alla sua morte, rivolse l’attenzione ai suoi studi per
il Canale. Scomparso l’ingegnere trentino, Victor
Weiss si mise in contatto telegrafico con Pasquale Revoltella, incaricato imperiale per l’impresa, a
Trieste, per trattare delle volontà e delle disposizioni del defunto e soprattutto della consegna «delle
carte concernenti l’affare di Suez». Con le carte
del cognato in mano, egli entrò in relazione diretta e riservata anche con il principe Klemens von
Metternich, il potente cancelliere austriaco. Con
telegramma del 19 gennaio 1859, de Lesseps annunciava a Revoltella: «Affaire Negrelli arrangé». E
quell’affare era stato «arrangiato», almeno ufficialmente, pagando la somma di 20.000 franchi alla
vedova e di 5.000 al cognato.
Pasquale Revoltella
Pasquale Revoltella (Venezia, 1795 – Trieste,1869),
apparteneva ad una famiglia di agiati commercianti, che si era trasferita dalla Laguna a Trieste due
anni dopo la caduta della Serenissima Repubblica
sotto la furia napoleonica (1797). A Trieste, Revoltella cominciò a lavorare a partire dal 1808, a soli
13 anni, presso una delle tante aziende svizzere,
che si erano insediate in quella città. Nel 1817 fu
assunto dalla ditta di Teodoro Necker, console di
Svizzera e grande mediatore commerciale, divenendone procuratore. Nel 1835 aprì una serie di
proprie attività, divenendo ben presto tanto ricco
da poter acquisire sostanziose partecipazioni azionarie in molte società. Fu, tra l’altro, uno dei primi
grossi azionisti delle Assicurazioni Generali e consigliere d’amministrazione del Lloyd Austriaco, del
quale era presidente il barone Carlo Ludovico von
Bruck, suo amico e poi ministro del Commercio e
delle Finanze dell’Impero. Revoltella fu grande mecenate e mise a disposizione della sua città ingenti
risorse finanziarie per iniziative caritatevoli, educative e filantropiche: fece erigere un altare nella
Chiesa di S. Maria Maggiore, il monumentale edificio “Ferdinandeo”, il Teatro Armonia e fondò l’Istituto Superiore di Istruzione nelle Scienze e Materie
commerciali. Nel 1857 fu anche fondatore e direttore dello Stabilimento Tecnico Triestino, che si occupava della costruzione di macchine e manufatti
di ferro. Egli era anche proprietario dell’Hotel de la
Ville, il più lussuoso albergo di Trieste. Nel 1860,
fu accusato di illeciti relativi alle forniture belliche
durante la guerra italo-austriaca del 1859 ed imprigionato, ma fu presto scagionato e successivamente nominato barone dall’imperatore Francesco
Giuseppe, mentre il suo amico ministro von Bruck,
coinvolto in quella stessa vicenda, si era suicidato. Il nome di Pasquale Revoltella è strettamente
legato al taglio dell’Istmo di Suez, perché riuscì a
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Pasquale Revoltella.
convincere l’Austria ad appoggiare l’impresa, da
lui ritenuta determinante al futuro sviluppo economico della sua città. Nel 1858, Revoltella andò a
Parigi per discutere per conto dell’Impero «gli affari di Suez» con de Lesseps. Nel febbraio 1859,
de Lesseps si recò a Trieste, dove, nei saloni del
Palazzo Revoltella, incontrò i rappresentanti della
città e l’arciduca Massimiliano d’Asburgo, fratello
dell’imperatore ed allora governatore del Lombardo-Veneto, per concordare il contributo austriaco
all’impresa. Fu in quell’occasione che de Lesseps
volle a vice presidente della Compagnia Revoltella, che, nel 1861, compì un lungo viaggio in Egitto
e, al suo ritorno, fece una puntuale relazione alla
Camera di Commercio triestina, sostenendo con
entusiasmo l’ambizioso progetto nel quale impegnò anche un suo cospicuo capitale. Grazie al suo
attivismo, Trieste divenne in pratica la sede finanziaria del grande progetto. Revoltella si spense l’8
settembre 1869 poco prima dell’inaugurazione del
Canale, che si tenne nel successivo mese di novembre. Scapolo e privo di eredi, egli destinò tutte
le sue cospicue ricchezze alla sua città, alla quale
lasciò, tra l’altro, il palazzo divenuto poi il Museo
che porta il suo nome e una villa di campagna in
località Cacciatore.
Pietro Paleocapa
Tra i tanti Italiani, che contribuirono al successo
del taglio dell’Istmo di Suez, va ricordato anche
Pietro Paleocapa, nato a Nese (Alzano Lombardo), provincia di Bergamo, l’11 novembre 1788
e morto a Torino il 13 febbraio 1869. Paleocapa
fu un rinomato ingegnere e uomo politico del suo
tempo. Dopo essersi distinto negli studi in Legge
e matematica presso l’università di Padova, frequentò i corsi di formazione all’Accademia Militare di Modena, conseguendo il grado di tenente
del Genio militare. Con questa carica si distinse
al servizio del Regno italico fondato da Napoleone Bonaparte. Al seguito delle truppe francesi, fu
che amava definirlo un uomo «ricco di accortezza
e malizia ellenica». A Paleocapa si deve il grande
sviluppo delle reti stradali e l’intensificazione delle
costruzioni ferroviarie in Piemonte. Nel corso della sua carriera «torinese», egli progettò, tra l’altro,
anche il traforo del Frejus e ricoprì le cariche di
ispettore del genio civile e di presidente del consiglio di amministrazione della Società ferroviaria
dell’Alta Italia.
Pietro Paleocapa.
quindi in Germania, dove nel corso della battaglia
di Lipsia, detta dei Giganti o delle Nazioni (16-19
ottobre 1813), conclusasi con la sconfitta di Napoleone, fu fatto prigioniero. Dopo essere riuscito
ad evadere fece ritorno in Italia e collaborò alle
fortificazioni di Peschiera. Caduto il Regno italico
e con la definitiva sconfitta di Napoleone accettò
di entrare a far parte del “Corpo degli Ingegneri di
Acque e Strade” del Lombardo-Veneto, con l’incarico di occuparsi soprattutto di idraulica con particolare riguardo al settore dei canali navigabili e dei
porti. Accanto a Negrelli, a Carlo de Ghega e ad
Ermenegildo Francesconi, Paleocapa è considerato
uno dei quattro grandi tecnici di origine italiana
che servirono l’Impero austriaco nel campo delle
costruzioni stradali e ferroviarie. Collaborò infatti
alla realizzazione della ferrovia di Budweis (in Boemia). Tecnico di chiara fama, nel 1840 fu promosso direttore generale delle Pubbliche costruzioni.
Tra i suoi studi ed i suoi lavori, eseguiti nel periodo
«austriaco» della sua carriera, basta ricordare quelli per la regolazione del Brenta, del Bacchiglione,
dell’Adige, del Tibisco, delle bonifiche delle zone
paludose nei pressi di Verona, della costruzione di
una diga nel porto di Malamocco. Nel ‘48 fu tra
i primi a passare dalla parte dei rivoluzionari e a
partecipare all’insurrezione repubblicana contro
la dominazione asburgica e, da patriota convinto,
entrò a far parte del governo provvisorio di Venezia
insieme a Daniele Manin e a Niccolò Tommaseo.
In qualità di autorevole membro del Governo veneziano fu inviato in missione alla corte di Torino,
dove ebbe un caloroso e cordiale incontro con lo
stesso re Carlo Alberto e ne tornò convinto fautore
dell’unione di Venezia al Piemonte. Con il ritorno
degli Austriaci in Laguna, Paleocapa si trasferì a Torino, dove fu prima eletto deputato al Parlamento
subalpino e nominato poi ministro del Lavori pubblici nel ministero Casati. Nel novembre 1849 entrò con lo stesso titolo nel ministero d’Azeglio e fu
quindi riconfermato in quelli successivi di Cavour,
Lo studio sugli insabbiamenti
Nel corso della sua carriera nel Veneto e in Piemonte, Paleocapa aveva maturato sul campo una
così vasta conoscenza degli studi idrografici da
farne uno dei massimi esponenti scientifici europei del settore ed il primo, in assoluto, per quanto
concerneva l’insabbiamento delle foci dei fiumi e
dei canali che sboccavano al mare. Suo principale
campo di battaglia erano stati i lavori condotti sulle
rive lungo il litorale adriatico. La sua vasta esperienza era stata poi documentata scientificamente in alcune opere che fanno parte, ancora oggi,
del bagaglio di conoscenze di un buon ingegnere
idraulico. Per la sua chiara fama e la sua grande
competenza, Paleocapa fu chiamato a far parte
della Commissione Internazionale per la realizzazione del taglio dell’Istmo di Suez. De Lesseps lo
avrebbe addirittura voluto a presidente di quella
stessa Commissione, ma egli non aveva potuto accettare a causa di una grave malattia che lo avrebbe
portato alla cecità, obbligandolo a lasciare anche
l’incarico di ministro dei Lavori pubblici sin dal
1857. Su richiesta di de Lesseps, il Paleocapa elaborò uno studio sull’insabbiamento dei porti che
servisse di base per l’inizio dei lavori del Canale.
I risultati di quegli studi sono contenuti nelle sue
Considerazioni sul protendimento delle spiagge e
sull’insabbiamento dei porti dell’Adriatico applicate allo stabilimento di un porto nella rada di Pelusio, osservazioni scientifiche che, tra l’altro, confermarono la tesi del Negrelli che il canale dovesse
essere «incassato e liberamente in comunicazione
da ambi i capi del mare». Paleocapa sostenne infatti la tesi che lo sbocco del canale nella rada di
Pelusio, situata all’estremo nordest del delta del
Nilo, fosse sicuro contro gli insabbiamenti sia da
quelli provenienti dal mare sia da quelli originati
dalle alluvioni del Nilo, a patto tuttavia che se ne
mutasse la condizione con l’aprirvi un grande porto. Prima della seduta inaugurale della Commissione internazionale, de Lesseps sottopose alla sua
attenzione un minuzioso questionario che, in 14
punti essenziali, contemplava tutte le opere necessarie a Suez, lungo la traversata dell’Istmo, nel lago
Timsah e nella rada di Pelusio. E le sue osservazioni contribuirono in modo determinante all’approvazione del progetto definitivo del Canale.
A pag. 48: Primiero, paese natale di Luigi Negrelli in una rara
veduta della fine dell’Ottocento
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Civiltà e cultura
La qualità civile di uno stato o di una nazione dipende dal carattere
di cultura sul quale poggia e dal quale trae la sua fisionomia etico-politica
di Paolo Gir
L
a cultura, intesa come l’insieme di cognizioni tecnico-scientifiche, non forma da sola la
personalità umana nel senso della “humanitas”, ma provoca - rimasta segregata dalla formazione della mente e dell’animo - lo squilibrio psichico e fisico dell’uomoChe cos’è allora
la cultura nel significato piu’ verticale della parola?
Essa non è soltanto il processo e il risultato di una
moltitudine e di una specificazione di indirizzi tecnologici e di discipline naturalistiche atte al rendimento economico e volte a mantenere le potenze
politiche di uno stato, ma essa è anche - e in modo
preponderante - la formazione dell’individuo e la
sua maturazione etico-spirituale, affinché sia capace di uno sguardo critico che abbracci le cose nelle
loro reciproche relazioni. “Competenze specifiche,
abilità particolari, destrezza e precisione nell’uso di
strumenti, materiali o concettuali, sono cose utili,
anzi indispensabili alla vita del singolo nella società
e della società nel suo complesso; ma non costituiscono neppure lontanamente il surrogato di una
cultura intesa come formazione equilibrata e armonica dell’uomo come tale”. (Nicola Abbagnano nel
Grande Dizionario della Lingua Italiana di Pietro
Fedele, Nuova Tipografia Editrice Torinese, 1956).
Quantunque civiltà e cultura abbiano le stesse radici - la perenne formazione dell’individuo - non
sempre convergono l’una verso l’altra in modo
da esserne un’unità spirituale. La civiltà designa,
in modo particolare, forme e attività dello spirito
costituenti il carattere e l’ideologia politica di uno
stato, di una nazione, di un popolo o di un gruppo
etnico. Essa va, per tale ragione, connessa a un aggettivo che la qualifichi e che la renda identica con
la nazione o con lo stato in cui vive e a cui dà l’emblema storico e tradizionale. Si potrà, ciò premesso,
parlare di una civiltà egizia, di una civiltà romana,
europea, asiatica, araba e così via. Ma l’aggettivo
può anche spostarsi sulla disciplina sociale, sulla
tradizione di governo, sul credo religioso-politico,
sui costumi mentali e sulla posizione fisico-geografica di una popolazione qualsiasi. Vista da un angolo visuale più acuto, la civiltà designa le forme più
alte dell’esistenza di un popolo, cioè la religione,
l’arte, le scienze e altro ancora, ritenute particolarmente indispensabili per il grado di formazione
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umana e spirituale del popolo stesso. Essa è stata
definita come un “sistema storicamente derivato di
espliciti e impliciti progetti di vita, che tendono ad
essere partecipati da tutti i membri di un gruppo
o da quelli specialmente qualificati” (R. Linton, The
Science of Man, New York, 1952, pag. 98).
Abbagnano commenta: “… così la civiltà deve essere definita come l’aspetto tecnologico-simbolico di
una cultura determinata”.
Da quanto ora detto, la qualità civile di uno stato
o di una nazione dipende dal carattere di cultura
sul quale poggia e dal quale trae la sua fisionomia
etico-politica. È dunque certo che la qualità di una
civiltà scade e risorge a seconda del suo grado di
cultura piu’ o meno coltivato e aperto. Non va dimenticato a questo riguardo che a differenza della
civiltà - che per sua natura tende alla stabilità e a
conservare aspetti e qualità acquisita nella storia la cultura vive del cambiamento continuo, condizionato dal suo movimento critico e dalle nuove
vedute spirituali del mondo e della tecnica. L’osservazione è giustificata per il fatto che spesse volte (si
vedano i regimi totalitari) la civiltà viene identificata
e strumentalizzata mediante un aspetto e un lavoro
tipicamente culturale. Certe idee di Nietzche sono
servite a giustificare e a saldare principi volti ad affermare l’estremismo politico e anticulturale di una
nazione. L’indebolimento della cultura come attività della ragione critica e come risorsa perenne dello
spirito, toglie allo stato (alla civiltà) la sua presenza
di vita e quindi la sua funzione collaboratrice tra i
popoli. La tesi di Oswald Spengler, espresse nella
sua opera “Il tramonto dell’Occidente”, mantiene,
nonostante le critiche ad essa mosse, il valore di
un ammonimento di grande portata per l’introspezione critica dell’esistenza mentale di una nazione.
Malgrado la generalizzazione dei concetti di civiltà
e di cultura, l’opera del sociologo tedesco punta il
dito sulla crisi dello spirito occidentale e, pertanto, sulla civiltà intesa come “civiltà delle macchine,
civiltà industriale, civiltà di un populismo dittatorico etc…”. È dunque indispensabile che la cultura,
come sguardo universale della mente, nutra la civiltà, affinché questa possa essere portatrice di un
umanesimo capace di ridare all’uomo la possibilità
di cercare il vero nella libertà.
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Nel cuore di Roma, il palazzinaro
Sasà Chiatti organizza nella sua nuova residenza di Villa Ada una festa
che dovrà essere ricordata come il
più grande evento mondano nella
storia della nostra Repubblica.
Tra cuochi bulgari, battitori neri reclutati alla stazione Termini, chirurghi
estetici, attricette, calciatori, tigri,
elefanti, il grande evento vedrà il noto
scrittore Fabrizio Ciba e le Belve di
Abaddon, una sgangherata setta satanica di Oriolo Romano, inghiottiti in
un’avventura dove eroi e comparse
daranno vita a una grandiosa e scatenata commedia umana.
L’irresistibile comicità di Ammaniti sa
cogliere i vizi e le poche virtù della
nostra epoca.
E nel sorriso che non ci abbandona
nel corso di tutta la lettura annegano
ideali e sentimenti.
E soli, alla fine, galleggiano i resti
di una civiltà fatua e sfiancata. Incapace di prendere sul serio anche la
propria rovina.
Niccolò Ammaniti è nato a Roma.
Ha pubblicato da Mondadori Nel
nome del figlio, un saggio sull’adolescenza scritto insieme al padre
(1995), Fango (1996) e Ti prendo e
ti porto via (1999).
Presso Einaudi sono usciti un suo
racconto nell’antologia Gioventù
cannibale (1996), i romanzi Branchie (1997), Io non ho paura (2001)
e Che la festa cominci (2009) e la
raccolta di storie a fumetti Fa un po’
male (2004), sceneggiata da Daniele
Brolli e disegnata da Davide Fabbri.
Dai suoi libri sono stati tratti film di
successo, di importanti registi.
È pubblicato in quarantaquattro Paesi e il suo sito ufficiale è all’indirizzo
www.niccoloammaniti.com.
Edizioni
Casagrande
pp.128
€15.00 - CHF 22.–
«Quali sono state le scelte politiche
svizzere riguardo all’immigrazione?
Per quali motivi? Quali sono state le
loro conseguenze? Com’è cambiata la situazione dell’immigrazione e
quali sono gli interessi attuali? Questo libro intende fornire elementi
utili per rispondere a questi interrogativi». L’immigrazione concerne
tutti i paesi europei, ma in Svizzera
ha assunto un’importanza sempre
maggiore e costituisce uno dei temi
principali del dibattito politico. Questo libro, basato sulle ricerche più
recenti, offre una chiara visione d’insieme del fenomeno, delle politiche
adottate per controllarlo e delle loro
conseguenze. Dopo aver constatato che un terzo della popolazione
elvetica proviene direttamente dalle
migrazioni, l’autore suddivide l’atteggiamento della Svizzera nei confronti
degli stranieri in vari periodi: porte
“spalancate” alla manodopera nel dopoguerra, ondate xenofobe a partire
dagli anni Sessanta, crisi del petrolio
e partenze in massa, nuovi afflussi di
lavoratori e di rifugiati, crisi dell’asilo, accordi di libera circolazione con
l’Unione Europea. Sotto la pressione
congiunta dell’economia e dell’opinione pubblica, la Confederazione ha
cercato e cerca tuttora soluzioni in
un contesto che si estende ormai al
di là dei propri confini. Queste pagine analizzano e quantificano, anche
con l’aiuto di numerose tabelle e grafici, il fenomeno dell’immigrazione in
Svizzera, evidenziandone le implicazioni di maggiore attualità.
Jack non crede nell’amore. Giorgia
vive fino alle sette come una svizzera e dalle sette come una spagnola.
Julian è sicuro di aver trovato “quella
giusta”. Giampi ha mangiato una zuppa d’armadillo.
Jack è un trentenne che vive confinato nel perimetro del suo quartiere,
ossia nei novecento metri che separano il suo bilocale dalla “caffetteria”
in cui lavora, un piccolo ritrovo tra il
bar e la rivendita di miscele e macchine del caffè.
È un abitudinario incallito, con una
grande passione per la musica e
poche sfortunate storie d’amore alle
spalle (compresa quella per il pesce
rosso Zeno, forse la più straziante).
Del resto, Jack ormai nell’amore non
ci crede più, e non può che ironizzare
sulle ripetute storie d’amore dei suoi
amici e compiangere la sorella con i
suoi patetici problemi di cuore.
Ma, come prevede il genere della
commedia romantica, Cupido è già
appostato dietro l’angolo (o meglio
dietro il bancone), pronto a scoccare
la sua fatidica freccia...
E così il confine invalicabile chiederà
di essere valicato, e i nodi più profondi
chiederanno di essere risolti, perché
la circonferenza del mondo è molto,
ma molto più lunga di novecento metri.
Una spassosa commedia romantica
con la colonna sonora raccontata in
appendice dal rapper Emilio “Vez”
Vezzini.
Accluso al volume il CD con la canzone originale del romanzo con Matteo
Pelli e Bassi Maestro.
Etienne Piguet è professore all’Università di Neuchâtel, titolare della
cattedra di Geografia delle mobilità.
I suoi campi di ricerca riguardano
le politiche e i movimenti migratori,
l’integrazione, l’asilo e la geografia
delle popolazioni in generale.
Matteo Pelli (1978) ha frequentato
l’Accademia di Brera ed è poi diventato conduttore della televisione svizzera. Alla passione per l’arte e per
la musica si sono aggiunte negli anni
quelle per la cucina e la scrittura.
È autore del romanzo Johnny Pio (Casagrande, 2008) prefato da Mina.
la
Rivista
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53
Scegliete
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Marchiati “Svizzera”
Il meglio del Made in Switzerland, sinonimo di
qualità, precisione e solidità, in una collezione di oggetti in mostra per la prima volta in
Svizzera. L’esposizione sarà ospitata presso
le sedi svizzere di BSI fino al 30 aprile 2010
I
l progetto espositivo BSI Album presenta nelle vetrine delle filiali di Banca BSI di Bellinzona, Chiasso,
Ginevra, Locarno, Lugano, St. Moritz e Zurigo un’importante esposizione dal titolo Marchiati “Svizzera”:
oggetti “fabbricati in Svizzera” che Riccardo Blumer ha
ricercato, selezionato e infine raccolto in una collezione
esclusiva, comprendente più di 80 manufatti di uso domestico, di produzione industriale o semi artigianale, realizzati tra gli anni Trenta e Settanta del secolo scorso.
Gli oggetti esposti hanno l’obiettivo di raccontare una
cultura del vivere quotidiano svizzero, impostata sui
sentimenti di durata, solidità ed efficienza. Nell’epoca
moderna l’artigianato e l’industria elvetica si sono distinte nel mondo per la loro eccellenza produttiva tanto
che il marchio di produzione svizzera, è ormai diventato sinonimo di qualità e perfezione, in particolare nelle
produzioni meccaniche dell’orologeria e ottiche della fotografia, ma non solo. Il marchio di produzione è riconoscibile dai simboli quali la croce della bandiera, oppure
la balestra o la dicitura “costruito in Svizzera”, spesso
accompagnati dal numero di brevetto. La mostra, presentata da BSI, espone manufatti di uso comune, generalmente oggetti “d’uso finale”, quali ferri da stiro, bilance e macchine da cucire, giochi per bambini ma anche
scarponi e slitte in legno; tutti oggetti che esprimono il
caratteristico stile di vita svizzero e che oggi, nell’epoca della globalizzazione, sono del tutto scomparsi dagli
scaffali delle grandi catene di distribuzione che hanno
sostituito i negozi locali. La raccolta di questi oggetti ha
avuto per il collezionista, Riccardo Blumer, la funzione
di determinare la conoscenza diretta della formazione
culturale e storica svizzera al di là di qualsiasi scopo
nostalgico o revisionista.
Da diversi anni BSI organizza mostre dedicate a preziose collezioni, esposte nelle vetrine delle sue sedi in Svizzera, che rientrano nel progetto BSI Album; gli Album
sintetizzano il concetto di catalogazione e vogliono dare
la possibilità di immergersi nelle collezioni passeggiando lungo le vetrine, come sfogliando un album di altri
tempi. Per ognuna delle esposizioni esiste sempre un
catalogo didattico e documentario bilingue, riccamente
illustrato. Il progetto BSI Album si esprime in tre filoni
distinti: culture e memoria (archeologia e affini), viaggi e
avventure dello spirito (etnologia e civiltà) e tesori privati
Sopra: Triciclo - Metallo,
prod. Wisa-Gloria-Werke
AG, dal 1970.
© Franco Mattei, Claro
A lato: Asse per lavare
Legno e metallo, prod.
Herkules, marchio di
qualità.
Sapone di Marsiglia
Prod. Migros, marchio di
qualità.
(orologi, gioielli e simili). La collezione Marchiati “Svizzera” rientra nel primo filone. Attraverso la raccolta di
oggetti d’uso comune sviluppati dall’uomo per facilitare
le attività quotidiane, la collezione “Marchiati Svizzera”
racconta la storia dell’evoluzione tecnologica dettata
dall’ambiente etno-culturale nel quale l’uomo vive e lavora, come afferma nella prefazione dell’Album Luigi Zanzi, Docente di metodologia delle scienze storiche presso l’Università di Pavia. In questo contesto, il marchio
“Svizzera” attesta l’origine ambientale degli strumenti
stessi e concorre a fissare una precisa identità e uno
stile di lavorazione finalizzato alla precisione, alla durevolezza e alla funzionalità. Riccardo Blumer opera sia
nel campo dell’architettura che del design collaborando
con aziende di fama internazionale quali Alias, Artemide, Desalto, Poliform, Ycami, B&B e Flou e progettando
interni pubblici e privati tra cui quelli del Teatro alla Scala
di Milano e allestimenti per esposizioni alla Triennale di
Milano e al 700 Musèe du Président Jacques Chirac. È
inoltre Docente di progettazione architettonica e design
presso l’USI – Accademia di Architettura di Mendrisio.
La collezione esposta da BSI è il risultato di un percorso
personale di riflessione storico-culturale che ha portato Blumer a ricercare, studiare e selezionare oggetti e
strumenti capaci di dare conoscenza diretta del proprio
essere svizzero.
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La grande pittura approda nel Veneto
A Padova e a Verona due
mostre di grande prestigio
di G. Mario Bonada
Si traggono talvolta delle conclusioni
distorte basate su luoghi comuni, su considerazioni superficiali, su informazioni
incomplete. È quanto mi è accaduto viaggiando e visitando uno degli angoli più
suggestivi del nostro paese: le terre che si
estendono al sud del Garda toccando Verona, Vicenza, Padova fino a Treviso
S
iamo nel Nord-Est dell’Italia, con un tessuto industriale costituito da piccole e medie
aziende, spesso familiari, dove il lavoro,
l’iniziativa personale, l’impegno sono religione dell’esistenza, voglia di riuscire in un ambiente estremamente competitivo.
Tuttavia, a parte Venezia, città d’arte al di là di
ogni discussione, mi ero convinto che il resto del
Veneto, distratto da materialistiche mire di guadagno e di riuscita in tutti i settori produttivi, avesse
relegato la cultura in secondo piano.
Ebbene, la mia era dabbenaggine, banale accettazione di un luogo comune. Pensate a cosa accade in questo momento in quelle zone. Padova
propone una favolosa mostra sui Macchiaioli, dedicata al toscano Telemaco Signorini. Verona, con
56
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geniale intuizione, propone una mostra su Corot
e l’arte moderna e a Castelfranco Veneto, in occasione dei 500 anni dalla morte, si è inaugurata
una esposizione su Giorgione, il più enigmatico
e affascinante pittore del Rinascimento, cui sono
affiancati lavori di Bellini, Dürer, Tiziano.
Ho avuto modo di visitare le mostre di Padova e
di Verona: Giorgione è una chicca prelibata che
tengo in serbo per la primavera prossima.
Telemaco Signorini a Padova – Palazzo Zabarella
Cominciamo da Padova, che delle città mediopiccole della regione appare come la più dimessa. Ma non lasciamoci trarre in inganno!
Basterà ricordare i palazzi che ospitano l’Università, la Basilica del Santo, il Gattamelata di
Donatello, la cappella degli Scrovegni e il genio
di Giotto, il piacere di due passi sotto i portici
antichi, per terminare con l’affascinante spazio
aperto del Caffè Pedrocchi, uno di quei posti che
trasmettono il piacere dell’incontro, il garbo del
conversare, il fascino antico, di goldoniana memoria, della lettura del giornale.
Palazzo Zabarella offre uno spazio museale funzionale, anche con sale di dimensioni modeste.
La struttura è compatta e il visitatore ne ricava un
gradevole senso di volumi ben utilizzati. Il percorso didascalico permette di comprendere rapi-
damente lo spirito che animava l’artista.
Telemaco Signorini e la pittura in Europa indica
di primo acchito come l’artista abbia voluto porsi
in confronto con i capolavori dei maestri europei
con cui scopre affinità di temi e di stile.
Questa mostra contribuisce a dare una dimensione nuova, inaspettata di questo raffinato intellettuale, scrittore e pittore tra i più apprezzati.
Signorini macchiaiolo accanito, frequentatore
del caffè Michelangelo a Firenze, compagno di
Martelli, di Cecioni, di Fattori, ma anche spirito cosmopolita. Nei suoi frequenti viaggi a Parigi
stringe amicizia con Corot, Zola, frequenta Degas e Manet e viaggia in Europa, dove espone le
sue opere con successo.
Seppure brillante frequentatore di salotti mondani, Signorini sente e interpreta i drammi sociali
che all’inizio del 900 sono messi in evidenza dalle idee anarchiche e socialiste di Marx, Bakunin,
Proudhon. Alcune tele sono inquietanti, come il
realismo de La sala delle agitate nell’ospedale di
San Bonifacio, dove il dramma dell’alienazione
ha una sua forma plastica agghiacciante.
Ma l’arte deve esprimersi anche a fronte di realtà scandalose. L’alzaia è una tela emblematica,
che ti ferisce e ti sconvolge con la forza della denuncia sociale. Opera del 1864, quando l’Italia
è fatta da poco, questi uomini, trascinanti una
pesante chiatta sull’Arno, sono il drammatico
monumento alla fatica, all’abbrutimento umano,
senza scopo se non quella figura con cilindro che
sottolinea una sconfitta umana.
Le opere esposte sono oltre un centinaio, molte difficilmente rivisitabili perché provenienti da
collezioni private. Le sorprese culturali di gran
livello in terra veneta continuano.
Corot a Verona – Palazzo della Gran Guardia
Verona propone al Palazzo della Gran Guardia
fino al marzo 2010 Corot e l’arte moderna Souvenirs et Impressions.
Questo palazzo neoclassico, dopo un recente restauro, si rivela sede artistica spaziosa e capace
di mettere in valore le opere esposte.
La Gran Guardia ha un’ubicazione eccezionale:
piazza Bra, l’ovale perfetto dell’Arena, aiuole ordinate e fiorite, el Liston, con i suoi caffè adorati
ENRICO MENTANA OSPITE A ZURIGO
Invitato dall’Asri di Zurigo, l’Associazione svizzera per i rapporti
culturali ed economici con l’Italia, presieduta dall’Avv. Paolo Solari Bozzi, in noto giornalista italiano Enrico Mentana, lunedì 8
febbraio alle ore 18°°, terrà una
terrà una conferenza dal titolo:
Fare giornalismo oggi in Italia.
La conferenza avrà luogo nell’edificio principale
dell’ETH (Rämistr. 101) nell’aula HG G 60.
Jean Baptiste Corot: Paesaggio (1867).
dai turisti e l’inizio di via Mazzini, elegante salotto di pettegolezzi veronesi. All’ingresso, una scalinata monumentale, degna di Juvarra, porta alle
sale di esposizione. La prima mostra dedicata al
Mantegna ed alla sua Pala di S.Zeno vi fu allestita
nel 2007. Ma questa volta accade un fatto sorprendente. Non so come gli organizzatori veronesi abbiano potuto sedurre le Musée du Louvre,
al punto da ottenere il prestito raro di 100 tele di
Corot ed allestire così un avvenimento diportata
europea.
Jean-Baptiste Camille Corot è stato uno dei maggiori artisti francesi nel secolo degli Impressionisti. I viaggi in Italia hanno contribuito alla sua
formazione, facendo di lui, secondo un’affermazione dei critici “l’ultimo dei classici e il primo dei
moderni”. Da Poussin a Picasso, la formazione e
l’influenza di Corot attraversa quattro secoli.
Il suo concetto di paesaggio parte dal naturalismo
europeo del Seicento.
Far paesaggi diventa una necessità, quasi un respirare la Natura.
La mostra si apre appunto con una sezione dedicata al paesaggio come genere. Poi, si dimostra che Corot, dopo aver assimilato la tradizione
classica, la rigeneri anticipando l’evoluzione della pittura dell’inizio del XX secolo. Ed è spettacolare il confronto tra opere di Corot e opere di
Sisley, Monet, Cézanne, Braque e Picasso.
Usciamo quando la piazza si illumina a festa
all’imbrunire, mentre una pioggerellina insistente
rimanda appunto ad uno di quei paesaggi di cui
ci ha gratificato le “père Corot.”
A pag precedente in alto:
Telemaco Signorini: L’alzaia (1864).
la
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Gli scrigni delle curiosità12
IL Museo del Soldatino e della Figurina
Storica, dei Ferri Taglienti, dei Ferri Chirurgici,
delle Carrozze, dei Pesi e delle Misure
di LuCor
Museo del Soldatino e della Figurina Storica
Il museo nasce nel 1981, in seguito al successo conseguito da una Mostra del figurino storico,
organizzata dall'Amministrazione comunale di
Calenzano (FI) insieme ad un Club storico locale.
Attualmente il museo è in contatto con altri musei
storici italiani, in particolare con il museo Stibbert
di Firenze, e si avvale della collaborazione di più
associazioni, specializzate nel campo del modellismo e dell'archeologia ricostruttiva in scala. Attraverso il modellismo e l'archeologia ricostruttiva
il Museo intende offrire l'occasione per avviare riflessioni e nuovi processi conoscitivi tanto tra gli
operatori culturali che tra lo specifico mondo della scuola. I pezzi esposti nelle vetrine del Museo,
che propongono lo sfolgorio dei colori, l'illusoria
morbidezza delle fattezze, la travolgente avanzata
di immobili schiere, intendono proporre quindi un
percorso per comprendere quei fattori diversi quali
il modo di pensare, la religiosità, le abitudini produttive e di vita di chi combatte tenendo sempre al
centro della narrazione l'uomo perché ogni guerra,
in qualunque modo sia combattuta è sempre la negazione dell'umanità. Il Museo propone al visitatore un viaggio attraverso il mondo dei soldatini e del
modellismo. Punto di partenza è naturalmente la
conoscenza dell'oggetto-soldatino: eccone quindi
una breve storia, esempi dei diversi tipi e dei diversi utilizzi che se ne possono fare, gli strumenti del
modellista. Dopo questa parte, per così dire, propedeutica si aprono le sezioni "storiche". Naturalmente, considerati i monumenti che caratterizzano
il territorio di Calenzano, il nucleo della collezione
museale riguarda il Medioevo ed in particolare l'età
comunale che ruota intorno ai pezzi della mostra
"Guerra e Assoldati in Toscana 1260-1364" progettata agli inizi degli anni '80 dal Museo Stibbert in
collaborazione con i maggiori esperti del panorama modellistico italiano ed europeo e con l'Istituto
d'Arte di Firenze. Tale collezione è progressivamente completata a cura del Museo ed aggiornata nei
testi e nei pezzi. Le altre sezioni riguardano Roma
e i popoli italiaci, il Medioevo, l'Europa di Napoleone, l’Italia dell’Ottocento, la Grande Guerra
1915-1918, La Linea Gotica (1944-1945). Il museo
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è attualmente ospitato presso la sede dell'Associazione Turistica di Calenzano.
Museo dei Ferri Taglienti
La Mostra si articola in due momenti diversi e sotto certi aspetti complementari, la produzione di
coltelli tradizionale italiana e non, raccolta da un
grande esperto e studioso di coltelli che ha collaborato per anni con il Comune di Scarperia e il Centro
di Ricerca Ferri Taglienti e la prospettiva dell'innovazione. La prima parte della mostra dal titolo: La
passione di un collezionista: i coltelli di Luciano Salvatici, espone più di cento coltelli tra pieghevoli e a
lama fissa rappresentativi delle più importanti produzioni italiane ed europee, con alcuni esemplari
anche extraeuropei, raccolti da Luciano Salvatici
nel corso di una vita ed esemplificativi della sua più
vasta collezione. tra i coltelli esposti, una serie di
coltelli fatti interamente a mano da Luciano Salvatici, riproduzioni fedeli di coltelli tradizionali. L'altra
parte della mostra dal titolo: Le forme del coltello:
ricerca, design, arte contemporanea, curata da Kore
Arte contemporanea, e inserita nel circuito regionale TRA ART (circuito regionale arte contemporanea)
documenta il processo d'innovazione, frutto del
lavoro di più competenze. Produzioni nel campo
del design e dell'arte che hanno contribuito a ridisegnare la forma del coltello per partecipare alla
creazione di un plusvalore necessario alle imprese
come unica variabile competitiva da proporre sui
mercati internazionali.
Museo dei Ferri Chirurgici
Fondato nel 1277, lo Spedale degli Infermi, detto
di Santa Maria del Ceppo, a Pistoia è uno dei più
antichi ospedali della Toscana. Il Museo dei Ferri
Chirurgici, allestito in un'antica saletta dell'Ospedale, raccoglie ferri urologici, ostetrici e ortopedico-tramautologici databili principalmente tra il Settecento e i primi anni dell'Ottocento.
Gli strumenti sono di fabbricazione pistoiese, nazionale (Bologna) e internazionale (Inghilterra e
Francia). Il Museo conserva, inoltre, una raccolta di
testi medici. Nel giardino dell'Ospedale si trova il
restaurato anfiteatro anatomico del Seicento. Il la-
boratorio di farmacia, infine, conserva vari reperti
databili dal XVIII al XX secolo: banchi per la preparazione dei prodotti galenici, vetreria farmaceutica,
una raccolta di vasi e armadi per la conservazione
delle essenze officinali. Attualmente è in fase di realizzazione il Museo Storico della ASL 3 di Pistoia,
che comprenderà anche le collezioni del Museo
dei Ferri Chirurgici.
Museo delle Carrozze
Il Museo delle Carrozze è ospitato nell’ala laterale
nord di Palazzo Pitti a Firenze e fa parte del percorso museale del Giardino di Boboli. Sono qui esposti
le carrozze ed altri mezzi di locomozione appartenuti alla corte granducale, specialmente risalenti al
periodo tra il fine del Settecento e l’Ottocento.
Alcuni esemplari sono magistralmente decorati, non
solo da intagli e dorature, ma anche da pannelli dipinti con fini paesaggi tipici della moda dell’epoca.
Alcune carrozze venivano utilizzate solo in occasioni di massimo risalto, come nozze o parate ufficiali, fra le quali spicca la cosiddetta “Carrozza
d’Oro”, sormontata da una corona dorata a simboleggiare l’altissimo rango degli occupanti. Sono qui
esposte anche tenebrose carrozze funebri e, oltre
alla collezione granducale, carrozze appartenute al
Sovrano del Regno delle Due Sicilie, all’Arcivescovo e ad altri dignitari fiorentini.
Museo dei Pesi e delle Misure
Monterchi, prov. Arezzo, è il tipico paese dell'alta
Valtiberina, equidistante da Sansepo1cro e da Città
di Castello, e proprio al confine tra Toscana e Umbria. Un piccolo gioiello è poi il Museo di pesi e
misure, ospitato nel cinquecentesco palazzo Massi:
si tratta di una straordinaria e numerosissima raccolta di strumenti di tutte le epoche per la misurazione dei più svariati pesi. Si va dalle gigantesche
stadere dei secoli passati alle bilance di precisione
per gli esperimenti scientifici, illustrati da esaurienti
didascalie, per uno dei musei più curiosi di tutto il
Centro Italia.
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Zurigo
Brindisi
Lamezia Terme
Palermo
Palermo
Catania
Piano di volo festivo 2009 / 2010
Destinazioni
da/per Zurigo
Gennaio 2010
Dicembre 2009
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Brindisi
Lamezia Terme
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Sequenze
di Jean de la Mulière
A SERIOUS MAN
di Ethan e Joel Cohen
SHERLOCK HOLMES
di Guy Ritchie
Il film racconta la storia della ricerca di chiarezza da parte
di un uomo comune che vive in un’epoca accompagnata
dalla musica dei Jefferson Airplane. Siamo nel 1967, e
Larry Gopnik, professore di fisica in una tranquilla università del Mid West, è appena saputo che sua moglie ha
deciso di lasciarlo. Il fratello disoccupato dorme sul divano di casa loro, il figlio ha seri problemi disciplinari e non
combina nulla alla scuola ebraica, la figlia Sarah gli ruba
costantemente i soldi per potersi rifare il naso. E mentre
sua moglie progetta allegramente la sua nuova vita, e
suo fratello diventa un peso sempre più insostenibile, un
anonimo gli scrive lettere minacciose e ostili che mettono
a repentaglio la sua cattedra all’Università e uno studente
tenta di corromperlo per ottenere la promozione minacciandolo al contempo di denunciarlo per diffamazione. A
peggiorare le cose, c’è anche la bella vicina di casa che
gli infligge insopportabili tormenti prendendo il sole nuda.
Alla ricerca del perduto equilibrio, Larry chiede consiglio
a tre rabbini diversi.
Sherlock Holmes si è costruito una reputazione per la sua
capacità di svelare anche i misteri più complessi. Con l’aiuto del fido Dr. John Watson, è ineguagliabile nel dare la
caccia a criminali di ogni genere, basandosi sulla sua straordinaria capacità di osservazione, sulla sua abilità deduttiva e anche sulla rude forza dei pugni. Ma ora su Londra
si sta addensando una tempesta, una minaccia diversa da
tutte le altre e che Holmes non ha mai affrontato… proprio
la sfida che cercava. Dimostrando di possedere capacità
di lotta pari al suo intelletto, Holmes applica i suoi singolari
metodi per arrivare alla soluzione di un caso e scoprire
quello che gli altri non riescono a vedere. Anche se il film è
ambientato nel periodo vittoriano, la sensibilità e l’approccio nuovo di Guy al materiale non riescono a conservare
l’alone di mistero e di drammaticità che ci si aspetta Restano le scene d’azione, inaspettate se si pensa alla fonte letteraria, e un pizzico d’ironia. Quel tanto che basta a
rendere Sherlock Holmes quello che, tutto sommato, vuol
essere: una pellicola tutto di intrattenimento divertente.
UP IN THE AIR di Jason Reitman
Un “cacciatore di teste” in apparenza privo di scrupoli
con un unico obiettivo: collezionare un numero record
di miglia aeree. È Ryan Bingham, un esperto manager
che viene pagato per licenziare impiegati da un’azienda
all’altra in giro per gli States. Viaggiatore professionista
è abituato a vivere tra aeroporti, alberghi e automobili in
affitto, portandosi dietro tutto ciò di cui ha bisogno in una
valigia a rotelle. Tuttavia, alle soglie dell’ambito traguardo
di 10 milioni di miglia, l’incontro con due donne metterà
scompiglio in una vita che si misura sul numero di carte
fedeltà. Natalie è la giovane collega assunta con il compito di introdurre un nuovo sistema di licenziamento da
effettuarsi online. Alex è l’attraente globetrotter che lo
induce ad accarezzare l’idea di un lavoro meno febbrile e
di una casa che non sia l’aeroporto.
Reitman punta sul personaggio di Ryan Bingham e sul
contesto in cui si muove per descrivere la società attuale
priva di qualsiasi rapporto personale. Usiamo i telefoni
cellulari, inviamo sms e sembriamo molto ‘collegati’ mentre, in realtà, non ci guardiamo neanche più negli occhi.
la
Rivista
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A colloquio con Salvatore Pinto, in arte Dj Salvi, conduttore
e fondatore della trasmissione radiofonica «Onda Libera»
«Se abbandonassi la radio,
sentirei un vuoto nell’anima»
di Luca D’Alessandro
Un’ora di svago – un attimo in cui possiamo rilassarci e sentirci veramente italiani,
spiega Salvatore Pinto, in arte Dj Salvi, conduttore e fondatore della trasmissione radiofonica «Onda Libera». Fin dal primo giorno
dell’esistenza di radio RaBe, la radio culturale
di Berna, Dj Salvi si presenta dal vivo ogni
domenica, dalle ore 13 alle 14. «Se abbandonassi la radio, sentirei un vuoto nell’anima.»
ci confida durante il nostro incontro
Dj Salvi, la tua trasmissione quindi è come una
seconda casa per gli italiani a Berna?
Si, è un punto di riferimento di italianità. La mia
trasmissione ha provocato una specie di risveglio
della natura. Le altre emittenti dedicano pochissima attenzione alla musica italiana – al massimo
propongono di tanto in quanto qualche hit di Eros,
Pausini o Zucchero – quindi, la mia trasmissione
trae beneficio da questa carenza di musica italiana; riesce a colmare una lacuna. Con la nascita di
Onda Libera nel 1996 pare che l'Italia si sia avvicinata un po' di più. In Onda Libera propongo
quasi tutte le canzoni che cavalcano le classifiche
italiane accompagnandole con una moderazione
del tutto italiana. Gli ascoltatori possono intervenire in diretta e fare da protagonisti. Questo ha
suscitato una forte emozione e quindi un forte legame a questa ora di italianità. Si sentono molto
più vicini al loro paese d'origine.
Accanto alla musica però hai avuto diversi contatti con artisti di fama. Sì, certo. Penso che questa sia la prima cosa da fare, se si rappresenta un
format radiofonico. Per capire lo stato d'animo, il
loro approccio filosofico, e la loro idea, bisogna
avvicinarsi agli artisti. Io ho avuto modo di intervistare i grandi della musica Italiana: Jovanotti, Vasco, Pausini, Nek, Articolo 31, Tozzi, Gigi D'Alessio, Nino D'Angelo e persino Gian Piero Reverberi, che – come molti sapranno – è il più grande
arrangiatore e musicista d'Italia.
Che cosa ti danno questi artisti? Ognuno di loro
mi lascia qualcosa di suo; qualcosa che giorno per
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giorno porto in me. Spesso è la grande disponibilità che mi sorprende. A dire il vero è quasi disarmante. Questa è la prerogativa dei grandi artisti.
Tutto questo non fa che arricchire il tuo bagaglio
musicale, che per noi dj radiofonici è importante.
Ti senti anche tu famoso? Tempo fa hai ospitato in
studio dei giornalisti di Telebärn, la rete televisiva
locale di Berna.
Non direi di essere famoso, ma quando fai il dj
automaticamente sei in contatto con molte persone. Molta gente mi conosce anche per via del
mio lavoro primario: sono un commesso di moda.
Ovviamente ho accolto con molto piacere l'interesse di Telebärn. È stata una sorpresa: un'ora
prima di andare in onda, mi avvisarono che sarebbero venuti. Ovviamente avrei gradito un po'
di tempo in più, ma in fin dei conti è andata bene
com'è andata. Le riprese e l'intervista si sono svolte durante lo show.
Volevano riprendere l'atmosfera del momento.
Infatti! Era proprio quello che volevano mostrare
al pubblico, il mio modo di moderazione e cosa
succede dietro le quinte di una radio. Dopo quella
apparizione televisiva, Onda Libera è conosciuta
anche da molta gente svizzero tedesca che ama
la musica italiana. Si è quindi aggiunto un nuovo
pubblico e questo mi fa piacere. Il contatto con il
pubblico per me è quasi come un bisogno fisico:
mi fa sentire vivo.
Tu fai moltissime serate dal vivo? Si. Sono molto
impegnato. Mi piace! Visto che con il pubblico ho
un buon rapporto, ci ritroviamo spesso nelle serate
durante le quali vengo ingaggiato come dj. Tra me
e il pubblico è nato qualcosa di bello, si riconosce nella musica che gli propongo, spesso tocco
le emozioni e i problemi. Riesco a combinare il
vissuto durante le feste con la mia trasmissione radiofonica, creando un'unità. Penso che tutto questo sia una forma di amore per la musica e lo stare
insieme, comunicando le nostre emozioni.
Hai avuto anche momenti di interesse politico o
sociale? Mah, la politica la curo solo in parte. Anche temi sociali, li porto, ma cerco di non esagerare. Voglio liberare la mia trasmissione dalla retorica politica. Quando c'è un problema serio, uno
che è di interesse per il pubblico italofono di Berna, allora va bene. Ma il mio obiettivo principale
e di fare rilassare la gente per fare dimenticare per
un'ora i problemi e farsi sollazzare dalla musica.
Infatti, Onda Libera, come nome, suggerisce proprio quello.
Hai un'audience molto ampia. Cosa fai per staccare gli italiani dai loro televisori per ascoltare
te? Questa è una bella domanda, perché non è
semplice dare una risposta. Chiunque viva in un
paese straniero, ha sempre bisogno di sentire le
sue radici, i suoi odori, il suo clima e il modo di
parlare. Onda Libera ha creato un punto di incontro, se vogliamo dirlo così, «virtuale» tra italiani
che ogni domenica si ritrovano tutti sulla stessa
frequenza per ascoltare un format dedicato pro-
prio a loro. Non agli italiani che stanno in Italia o
quelli che sono di transito. Ma proprio quelli che
vivono qui, e s'identificano con il proprio modo di
vivere all'estero. Loro si identificano con te, come
portatore delle loro radici e tradizioni, e questo
accade tramite la musica e dei temi emotivi. Ci
sono un paio di aneddoti che ti voglio raccontare: una fedele ascoltatrice ogni domenica litiga –
scherzosamente – con il marito perché all'ora di
pranzo lei si sintonizza su Onda Libera al posto
di apparecchiare la tavola: «io senza la musica di
Dj Salvi non riesco a mangiare.» Spesso d'estate,
mi ha raccontato, porta la radio sul balcone a volume a palla, tanto forte da far lamentare i vicini.
Un'altra ragazza la domenica non esce di casa,
se prima non finisce di ascoltare la mia trasmissione – e questo me lo hanno riferito i genitori. I
miei ascoltatori si identificano con Onda Libera;
quindi sarà quello il motivo che li fa staccare dalle
trasmissioni televisive italiane.
Allora continuerai con il tuo lavoro? Ma certamente! Come potrei smettere, anzi, dovrei fare i
conti con gli ascoltatori. Poi devo dire che Onda
Libera per me è come un figlio. Un figlio creato da me e che non abbandonerei… mai! Finché
esisterà Radio RaBe, Onda Libera vivrà, per me e
per gli ascoltatori e le ascoltatrici. Se un domani
per motivi sconosciuti Onda Libera non dovesse
più esistere, gli ascoltatori ricorderanno quel dj di
nome Salvi, che la domenica portava l'italianità
nei loro cuori.
ONDA LIBERA - RADIO RABE
Ogni domenica, dalle ore 13 alle ore 14
Ascolto: Berna e dintorni
Frequenza antenna: 95.6 MHz
Frequenza via cavo: 104.6 MHz
Internet: www.djsalvi.com
Per diventare soci di Radio RaBe
chiamare lo 031 330 99 90
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Diapason
di Luca D’Alessandro
Gianni Morandi - Canzoni da non perdere (Sony Music)
Canzoni da non perdere s’intitola Il nuovo disco di Gianni Morandi: un classico album da cantautore con un ricettario semplice e affermato. L’opera
si ispira allo show che dall’8 al 29 novembre 2009 è stato trasmesso in
quattro puntate su Rai 1 dedicato alle più importanti canzoni italiane. Uno
spettacolo, nel quale Morandi ha ripercorso gli ultimi quarant’anni sul piano
storico e culturale, partendo dalla conquista della luna, per arrivare alle
canzoni più conosciute dei giorni d’oggi. L’album contiene per la maggior
parte brani noti, tra cui A Te di Jovanotti, Tu sei l’unica donna per me di Alan
Sorrenti e Ogni Volta di Antonello Venditti. Come novità Morandi duetta con
Alessandra Amoroso, vincitrice dell’ultima edizione di Amici – trasmissione
a puntate dedicata alla danza e al canto presentata da Maria De Filippi su
Canale 5 – e che al momento, con il suo album Senza Nuvole, si trova ai
vertici delle classifiche discografiche.
Siculounge Project - Sciuri Sciuri (Roccascina / Halidon)
Trasportare le classiche canzoni popolari siciliane in tutto il mondo: questa la
missione del gruppo jazz catanese Siculounge Project, che, con il debutto Sciuri Sciuri - dice il produttore artistico Marco Di Dio – «intende riprodurre in chiave
jazz fusion le musiche di una terra solare, piena di vita quanto afflitta da mali
secolari.» Sciuri Sciuri a prima vista potrebbe sembrare il passatempo di cinque
sperimentatori appena evasi dal conservatorio. Chi, però, presta ascolto al
contenuto sonoro del disco rileverà il canto caldo e appassionante di Cristina
Russo, accompagnata da un ritmo funky e al contempo distensivo. «Sono canzoni emblematiche che per la loro bellezza meritano di essere riascoltate, canti
di dolore, fame, amore e emigrazione», spiega la giovane cantante. Di fatto, i
titoli Signuruzzu, Amuri Ca Di Notti, Acidduzzu e la canzone che fa da copertina
così reinterpretati, ci conducono in una Sicilia che si affanna per distaccarsi
dalle tradizioni arcaiche ponendosi all’epicentro del jazz contemporaneo.
S-Tone Inc. - Moon In Libra (Schema)
S-Tone Inc. è il titolo di uno dei progetti più rinomati del musicista milanese
Stefano Tirone. Un produttore, che da ben diciotto anni si afferma con successo in quel mestiere; il suo primo brano risale al 1992, epoca in cui l’acid
jazz era di moda. Il suono si unisce con il soul, jazz e il latinoamericano,
talora il produttore si avventura a scoprire le sfaccettature della musica
house e di quella da discoteca degli anni ottanta. I testi sono cantati in
lingua inglese, dando così alle produzioni un carattere cosmopolita. Stefano Tirone non ha mai abbandonato la sua passione per i suoni della world
music, in prima linea per i ritmi del Brasile, facendoli trapelare anche nell’ultimo disco intitolato Moon In Libra. L’autore è maturato di molto rispetto
alle edizioni precedenti. Il disco è pieno di sperimenti acustici, traspaiono
armonie tipiche del jazz vocale degli anni Cinquanta, ispirate alle opere del
compositore cinematografico Piero Umiliani.
Papik - Rhythm Of Life (Irma)
Musica dal gusto transatlantico: specchio di una metropoli dove la vita palpita
non solo di giorno. È il battito della vita urbana, The Rhythm Of Life, come viene
avvertito dal compositore romano Nerio Poggi. Stare dietro le quinte, arrangiare
e progettare: queste le doti di Poggi, straordinario musicista, che negli ultimi tre
anni ha collaborato con Mario Biondi per i due dischi Handful Of Soul e I Love You
More agevolando l’ascesa alle cime delle classifiche italiane. Non stupisce quindi
la forte vicinanza allo stile di Biondi, ad un soul e jazz vigoroso, interpretato
dalla voce rigogliosa di Alan Scaffardi; che in Rhythm Of Life viene assecondato
dalla jazz-vocalist Ely Bruna, dal pianista Fabrizio Foggia, dal sassofonista Fabio
Tullio, e dal trombettista Massimo Guerra. Un debutto che – dopo la gloriosa
era di Mario Biondi – non apporta nulla di nuovo, ma dà rilievo all’esuberanza di
un «dolce stil novo jazzistico», che negli ultimi 4 anni si è propagato in un’Italia
impregnata dalla musica elettronico-commerciale.
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La ricerca artistica di Sergio Cammariere
Un mosaico a colori di musica e parole
di Luca Scigliano e Luca D’Alessandro
Dopo aver cercato il suono in posti
lontani, in luoghi dove regna la pace e si
contempla ancora la natura, Sergio Cammariere realizza un suo sogno e raccoglie
nel nuovo album 13 canzoni inedite di cui
due strumentali, con le quali c’invita attraverso una metafora sull’esistenza, di cercare di coglierne i segni e la vera essenza
delle cose. Un viaggio che il cantautore e
pianista calabrese ha intrapreso in collaborazione di Roberto Kunstler, autore dei
testi e della canzone «Carovane» che dà
il titolo all’album uscito il 30 ottobre dello
scorso anno, e che da febbraio porterà in
tournee
C
on Carovane rispetto ai suoi precedenti
album, Sergio Cammariere si è avventurato assieme ai suoi musicisti di sempre
in una ricerca musicale che lo ha portato
alla scoperta di suoni affascinanti, o, detto con parole sue, «che aprono il cuore a nuove sonorità».
Al fianco di strumenti a noi familiari, come il suo
pianoforte, le chitarre, il violino e percussioni di
ogni tipo, la tromba, il sax e un'orchestra d'archi,
si ritrovano strumenti etnici come la tabla, il sitar, e la tampura. «Strumenti – confida nel corso
dell’intervista che ci ha concesso - per me hanno
un significato particolare. Racchiudono qualcosa
di mistico, che porto dentro di me, e trasportano
il mio messaggio spirituale. Probabilmente come
prossimo album ne farò uno completamente strumentale, proprio per dare sfogo alla mia spiritualità. Starò a vedere, ma prima di intraprendere nuovi progetti, vado in tournée.»
Sergio Cammariere, dopo aver ascoltato le canzoni del tuo nuovo disco Carovane, noi lo definiamo «un mosaico colorato di musica e parole».
Come lo definisci tu? Penso che ogni canzone,
ogni frammento di questo disco faccia parte di un
mosaico, proprio come avete detto voi, attraverso
il quale s'immaginano le Carovane come il senso
della civiltà, della storia dell'umanità.
Cosa o chi ha influito nella tua ricerca musicale
che, usando le tue parole «apre il cuore a nuove
sonorità»? Per la ricerca del suono mi sono immaginato un luogo di pace e contemplazione. Mi
piaceva molto l'idea di sperimentare e creare una
contaminazione World, quindi aggiungendo al
mio jazz anche l'etnico.
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Puoi precisare? Io vengo dal sud dell'Italia, sono
nato nel Mediterraneo, circondato da un mare che
ha ispirato i poeti e i grandi scrittori del passato,
e quindi avevo voglia di creare un filo conduttore con la memoria del nostro passato, penso per
esempio alla Magna Grecia, aggiungendo al suono di quintetto e di orchestra, degli strumenti tipicamente orientali come il Sitar, la Tabla, la Tampura, la Vina e l'Hang. Quest'ultimo è uno strumento
creato dieci anni fa proprio in Svizzera!
Da dove ti è venuta la volontà di introdurre degli
elementi World?
La voglia l'ho sempre avuta. Sono stato sempre
affascinato dai suoni etnici. Aver ascoltato tanta
musica che veniva dal mondo arabo, dal mondo
indiano, mi ha aiutato a raggiungere l'obiettivo di
allargare le prospettive della mia musica e avvicinarmi ad un suono più contemporaneo.
In Italia c'è ultimamente una tendenza che va in
questa direzione. Artisti come Ludovico Einaudi o
Cesare Picco hanno pubblicato degli album che
contengono tanta spiritualità.
Assolutamente, questo vale per tutti i pianisti.
Principalmente sono un musicista e per me tutto
ciò che la musica ha espresso con il pianoforte
è stata la mia scuola. Penso a Ludwig van Beethowen, ma anche a Chopin. Penso all'evoluzione
del pianoforte nella musica di Maurice Ravel, di
Claude Debussy o Satie. Credo che ci sia anche
un'anima nascosta dentro coloro che fanno musica strumentale solo pianistica.
Che significato ha per te il tuo pianoforte?
Il pianoforte è uno strumento completo con cui riesco ad esprimere un'orchestra intera. Non escludo in futuro di fare un album solo col pianoforte,
perché mi dà la possibilità di esprimere la mia
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anima con la musica. In Italia abbiamo avuto una
scuola di grandi interpreti pianistici, cito Maurizio
Pollini, e ovviamente non posso non citare colui
che è stato il più grande pianista classico italiano
di tutti i tempi, Arturo Benedetto Michelangeli.
Accosti a questi nomi la divinità? E come non
farlo, è evidente! Per esempio nell'overture del
Tannhäuser di Wagner, lì c'è proprio qualcosa di
divino, che agisce sul compositore facendolo diventare un medium. Opere che esaltano il nostro
senso musicale, che ispirano. Io ci sento «l'armonia delle sfere».
Da dove proviene questo tuo congiungerti idealmente ad un'entità soprannaturale che interagisce? Con la ricerca della mia spiritualità - la mia
conversione.
E come la ricerchi? Suonando! Suonare uno strumento con umiltà è come dedicarsi alla musica e
alla verità. Proviene dalla ricerca della mia fede.
La mia avventura musicale è iniziata suonando
l'organo della chiesa. Durante l'eucarestia, quando cantavamo tutti in coro, la musica raggiungeva
l'apice. Si sentiva un'atmosfera divina; si avvertiva
proprio il passaggio del Signore in quel momento.
La musica era il collante giusto.
Tu c’inviti a cercare la «vera essenza delle cose».
Tu dove l’hai trovata? Nell'antroposofia per esempio! Rudolf Steiner nei primi anni del Novecento
in un libro intitolato L'essenza della musica, spiega la purezza stessa della musica, come un corpo
astrale che si trasferisce nel mondo dei sogni. In
un momento di dormiveglia, arriva l'essenza della
musica, e la musica che c'è nel reale non è altro
che una vibrazione di quest'essenza musicale che
i compositori ascoltano nel mondo astrale.
A chi è indirizzato il tuo nuovo album? Roberto
Kunstler ed io, prima di metterci all'opera, facciamo una ricerca del senso delle cose da dire, oltre
al suono che deve avere la parola. In questo nuovo album ci siamo detti di avere la necessità di
parlare oltre dell'amore anche di temi ecologici,
dell'ambiente, della sociologia e anche di etica.
Quindi gli argomenti sono omologati verso la divulgazione di un concetto spirituale.
C'è qualcosa che musicalmente non hai mai fatto e vorresti assolutamente fare? Guarda, ho dato
concerti con orchestre sinfoniche, ho suonato in
tournée in quasi tutta Europa, ora mi piacerebbe
fare qualcosa che forse ha meno attinenza con la
musica come ad esempio la regia di un documentario o di un film, ma sono hobby (ride).
Osserviamo un attimo la scena musicale in Italia.
Un musicista ha ancora tempo e spazio per fare
degli esperimenti?
Purtroppo c'è un'omologazione generale. C'è un
po' d'impoverimento nei contenuti e nella qualità, per esempio della TV. Oggi è il momento dei
Reality Show che creano miti di poche settimane.
Sono cambiati i parametri. Una volta esisteva il
vinile come prodotto discografico e ricordo che
attraverso le foto, i testi e i suoi 33 giri spiegava ancora di più l'artista. Nei giorni nostri la musica sta
diventando sempre più liquida. Si è passati al CD,
ma anch'esso è destinato a scomparire in breve
tempo. Ci sarà solo il download dal punto di vista discografico. Nel live è tutto un altro discorso,
perché i concerti sono quel legame che s'instaura
col pubblico, facendo nascere così il contatto e la
simbiosi tra l'artista e chi lo ascolta.
Questa simbiosi la trovi di più in Italia o nel resto
d'Europa? In Europa c'è una cultura maggiore rispetto all'Italia. Mi rincresce dirlo ma è così! Purtroppo in Italia è più importante apparire che imparare uno strumento. In Germania c'è molta più
attenzione verso la musica classica, e ci sono più
conservatori musicali. In Italia abbiamo ancora il
problema della pedagogia. Insegnare la musica ai
bambini è fondamentale perché la musica nutre
l'anima. Sarebbe bello insegnare loro la differenza che c'è tra una Fuga di Bach e una Sonata di
Beethowen.
Chi o cosa potrebbe colmare questo vuoto?
Relativamente a questo tema, personalmente ho fatto un appello al Ministro della Pubblica Istruzione
Mariastella Germini, la quale mi ha già risposto e
ci sarà un incontro in cui si parlerà di queste tematiche. L'obiettivo: inserire la musica nei programmi
d'insegnamento dalla primissima età. Un altro nostro grande problema è oltretutto quello di dimenticare spesso quelli che sono stati i nostri grandi
maestri. Abbiamo avuto persone come, Fabrizio
De André, Sergio Endrigo, Luigi Tenco, per citar-
ne alcuni. Persone scomparse che non dovremmo
dimenticare mai, perché ci hanno lasciato canzoni
meravigliose che rimarranno sempre vive.
In essenza: cosa ti aspetti e cosa vuoi trasmettere
con queste nuove sonorità in Carovane?
Mi aspetto che la musica sposti le persone, che
vengano ad un mio concerto da tutte le parti.
Quando suoniamo dal vivo, noi improvvisiamo e
trasformiamo la canzone che è stata fotografata sul
CD. La band ed io inventiamo ogni volta una musica nuova e questo fa sì, che le persone ritornino
ad ascoltare lo stesso concerto, perché sanno di
trovarlo diverso. Cosa voglio trasmettere con questo suono? Beh, dietro a questo suono porgo un
messaggio universale, dove si parla di tematiche
importanti della società, della vita, cercando anche l'appiglio mistico e spirituale.
Sergio, quando verrai a trovarci in Svizzera?
Mi auguro presto!
DISCOGRAFIA DI SERGIO CAMMARIERE
1993: I ricordi e le persone (con Roberto Kunstler)
2002: Dalla pace del mare lontano
2003: Dalla pace del mare lontano
(Seconda versione, include il brano
Tutto quello che un uomo - Sanremo 2003)
2004: Sul sentiero
2006: Il pane, il vino e la visione
2009: Carovane
2 CD in palio
La Rivista mette in palio due CD del nuovo album
«Carovane» di Sergio Cammariere tra i lettori che
invieranno un›e-mail a: rivista@ccis.ch indicando
l’anno in cui l’artista ha partecipato al festival di
Sanremo.
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Consorzio per la Tutela del vino
Prosecco di Conegliano-Valdobbiadene
Ricetta anticrisi
Presentati i dati 2003 - 2008: + 45% della produzione
e tenuta del valore sono risultati che dimostrano
un made in Italy in salute
Il Distretto? Ricetta anticrisi. È quanto emerge dai dati economici del Prosecco di Conegliano Valdobbiadene, recentemente
riconosciuto DOCG, contenuti nell’annuale rapporto dedicato a
tutti i numeri di questo fenomeno Made in Italy
T
ra il 2003 e il 2008 la produzione è cresciuta di oltre il 40%, grazie ai nuovi impianti, molti dei quali hanno riguardato il
recupero di aree di alta collina, un tempo dedicate alla viticoltura, difficili da coltivare
quanto qualitative. Parallelamente alla crescita in
volume, la denominazione è cresciuta in fatturato, passando da un giro di affari di 250.000.000 a
370.000.000 di euro. L’incremento è confermato
dalla crescita dello spumante, tipologia a maggiore valore aggiunto, che ha raggiunto l’86% della
produzione totale. In un momento difficile come
l’attuale, il prosecco di Conegliano Valdobbiadene dimostra anche nel 2008 di mantenere le posizioni, grazie all’export, rappresentato oggi da
oltre 50 paesi, e al rafforzamento delle posizioni
sul mercato nazionale. Come dimostra l’anteprima dati 2009 nel canale GDO, il prosecco è lo
spumante più venduto in assoluto, con una crescita di fatturato annua superiore al 14%. Vende 5
volte di più del Pinot, supera l’intera tipologia del
“Classico”, e fattura più dell’intero comparto degli
Champagne. Tutto positivo, dunque? Certamente
non mancano le criticità, perché l’ottenimento
della DOCG, risultato tanto importante per il territorio, coincide con la più grave crisi dei consumi
del secondo dopoguerra. Una realtà con la quale
fare i conti. La crisi, soprattutto nell’alta gamma,
è profonda, perché il consumatore non è più disposto a pagare un prezzo troppo elevato solo per
uno status symbol. E questa nuova tendenza non
sarà limitata al periodo di crisi: non si tornerà più,
anche una volta superato il momento di criticità,
alla situazione degli “anni d’oro”. Il consumatore
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però non rinuncia alla qualità, anzi, ritiene che la
denominazione di origine e il consorzio di tutela
siano elementi di garanzia imprescindibili. Chi sa
offrire qualità e garanzia è quindi vincente a condizione che i prezzi si mantengano equilibrati. I
produttori, quindi, devono stare attenti ai rincari.
Già nel 2008, d’altro canto, iniziavano i primi segnali. Dopo anni di crescita a due cifre, nell’ultimo anno si è registrata una stasi e nel 2009 la
leggera crescita vi era stata solo sui prodotti con
prezzi stabili o leggermente in discesa. UnCalvino
segnale
importante, quindi, che i produttori diinConegliano
un ritratto
Valdobbiadene dovranno saper leggere. d’epoca.
Se il loro
vino ha in questi anni registrato un crescente successo è grazie anche al corretto rapporto valore e
qualità. I produttori, avverte il Consorzio di Tutela,
dovranno quindi evitare l’automatismo DOCG =
maggiore prezzo. Per mantenere l’equilibrio un
ruolo importante sarà giocato proprio dal Distretto
come sistema territoriale capace di definire progetti di lungo termine e strategia condivisa. Un altro strumento per promuovere la DOCG sarà poi
fare conoscere il territorio. Se fino ad oggi il vino
è stato attrazione turistica, nel futuro la prospettiva
potrà essere ribaltata, ovvero il turismo potrà divenire elemento di conoscenza del vino. In quest’ottica si inserisce anche il progetto per il riconoscimento delle colline di Conegliano Valdobbiadene
a Patrimonio Unesco che, proprio recentemente,
ha fatto un nuovo e importante passo avanti con il
parere positivo della Regione Veneto e con l’interessamento ministeriale per questo progetto. E se
il turismo può essere un utile strumento di promozione della DOCG, il primo passo sarà creare un
linguaggio comune a tutti i produttori. “Abbiamo
definito una strategia di comunicazione grazie ad
una delle più importanti agenzie di comunicazione, Robilant & associati. Ora il lavoro maggiore sarà interpretare questa strategia attraverso la
sensibilità di ogni produttore. - Afferma il presidente del Consorzio Franco Adami - Per questo
abbiamo scelto di organizzare a partire da inizio
anno una serie di incontri per informare i diretti
interessati perché, per comunicare la nuova identità DOCG, il primo passo sarà adottare da parte
di tutti i produttori una comunicazione condivisa
nel messaggio”.
Tutti i numeri del distretto
Nel rapporto annuale si evidenzia una denominazione in buono stato di salute che, nonostante il momento congiunturale difficile, conserva le
proprie posizioni. I volumi sono stati pari a 57,4
milioni di bottiglie per un valore complessivo al
consumo di oltre 370 milioni di euro. La suddivisione del mercato vede per lo spumante il mercato
nazionale al 69,1% e l’export al 30,9%, mentre
per il frizzante il mercato nazionale rappresenta il
72,4% e l’estero è al 27,6% con il mercato europeo, che rimane comunque il principale sbocco
(76,6%). Nell’ambito dei mercati extra europei,
aumenta la quota di spumante con un’incidenza
pari al 23,4% dei volumi in bottiglia e risulta il
significativo incremento del Nord America con il
15,8% delle esportazioni totali.
Con riferimento alla condotta delle imprese sul
mercato interno dello spumante si evidenzia un
aumento del peso delle vendite verso il Nord
Ovest (+2,3%), mentre nel Nord Est si riscontra
una crescita per il Superiore di Cartizze (+8,3%).
Diminuisce invece, in termini relativi, il ruolo delle vendite della denominazione verso le regioni
centro-meridionali del Paese. Dall’analisi dei canali di sbocco in Italia, si rileva la generale crescita della Grande Distribuzione Organizzata, che si
attesta al di sopra dei 3 punti percentuali per gli
spumanti e assume un peso rilevante per il frizzante (+13%). Il canale Ho.Re.Ca, tuttavia, si conferma come canale di riferimento del mix delle versioni a Denominazione, con un ruolo prevalente
nel caso dello spumante (34,9% delle vendite). Le
vendite al pubblico si rafforzano per tutte le tipologie, con un’interessante crescita per il Superiore
di Cartizze (+1,3%), che sfiora i 10 punti percentuali delle vendite sul mercato domestico.
In termini di volumi esportati, si conferma il ruolo
della Germania come mercato driver delle vendite
rispetto a tutte le tipologie della denominazione,
con il 37,5%. Per lo spumante, va segnalato anche l’aumento significativo delle vendite destinate
a Svizzera e Regno Unito, corrispondenti rispettivamente al 18,7% (si pensi al numero di abitanti della Confederazione e si capisce quanto importante sia questo mercato!) al 6,2% dei volumi
commercializzati sui mercati internazionali. Sulla
scia di questi cambiamenti, si assiste alla forte crescita dei mercati extra europei (+9,2%), che vedono l’interessante crescita delle quote esportate
verso il mercato nordamericano, che raggiungono
il 15,7%. In quest’ambito gli Stati Uniti detengono
la maggioranza del market share con il 9,6%.
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Zurigo
Lunedì, 8 marzo 2010
ore 14.00-19.00
Hotel Baur au Lac
Talstrasse 1 – 8001 Zurigo
www.bauraulac.ch
I prodotti enogastronomici di qualità sono sempre espressione
diretta del territorio che li produce. È con questa consapevolezza
che il Trentino si presenta agli appassionati, nel cuore della città di
Zurigo, con un grande wine tasting. TRENTODOC, Trentino D.O.C.
Marzemino, Teroldego rotaliano D.O.C. e Trentino Grappa saranno
gli ambasciatori del territorio.
Due gli incontri di degustazione guidati: il primo alle 15, con il
giornalista Jens Priewe, è dedicato al TRENTODOC, ed è intitolato
“Dal Blanc de Blanc al Rosé”. Il secondo, alle 17, punterà i riflettori
sui vini rossi e sulla grappa: “Elegante e Corposo: Vino rosso e
Trentino Grappa direttamente dalle montagne”, degustazione curata
da Richard Grosche, giornalista di “Meininger Verlag”.
In collaborazione con
Organizzazione
Trentino S.p.A. Società di Marketing Territoriale
via Romagnosi 11 I – 38122 Trento
Tel. +39 0461 887 132 Fax +39 0461 887 145
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C
di Domenico Consentino
Convivio
La ‘nduja (di Spilinga) dell’altopiano del Monte Poro
o
Quell’infuocato insaccato di maiale
principe dell’hot food
A
ll’incontro con la stampa “La Calabria nel menù”,
svoltasi a Milano all’interno del Palazzo Giureconsulti, sede della locale Camera di Commercio, il
18 novembre 2009, non si è parlato solo di extravergini d’oliva Dop dell’Alto Crotonese, della terra di
Bruzi , di Lamezia o di quello di Gioia Tauro. Oltre agli oli
e ai vini, ai giornalisti presenti, a fine incontro con i dirigenti del settore della regione Calabria , è stato offerto
un menù (appunto La Calabria nel menù) composto da
prodotti tipici calabresi, arrivati direttamente dalla Calabria: “Le acciughe e le sardelle al peperoncino(dette
anche “Caviale calabrese”), il tonno sott’olio, l’asparago
selvatico, il caciocavallo silano Dop, la cipolla rossa di
Tropea, la patata silana, il pecorino crotonese, quello
del Pollino e quello del Monte Poro.
E poi i salumi, veri gioielli, tutti insaccati con carne di
porco: La salsiccia di Calabria Dop, la soppressata ,che
si ottiene da carni di maiale prevalentemente di razza
calabrese e “large White”, la pancetta calabrese Dop, il
Capicollo di Calabria Dop e La ‘nduja detta di Spilinga.
Quest’ultimo è il più infuocato, saporito e odoroso insaccato di maiale del panorama mondiale che gode di un
circuito confidenziale (e internazionale) di estimatori. Il
suo comune d’elezione è Spilinga, ma l’area di produzione è estesa anche a pochi centri agricoli dell’altopiano
del Poro, il grande promontorio affacciato sul Tirreno di
Tropea e Capo Vaticano, Zungri, San Calagero, Caria,
Brattirò, Zaccanopoli, Vena, Piscopio, Badia e Limbadi.
In Calabria, artigiani-modello, osterie e ottimi ristoratori lo propongono sia cucinato con rigore filologico, sia
come aromatico ripieno di cioccolatini provocatori.
Un salame provocante
Il viaggiatore goloso, calabrese da infinite generazioni e
cresciuto a pane e soppressata piccante, deve confessare che la prima volta – ma questo è successo tanti
anni fa – è stato tratto in inganno dall’aspetto tenero,
accattivante e dalla consistenza, morbida fino alla spalmabilità della ‘nduja. E deve ammettere d’essersi fatto
fuorviare dall’appeal intenso di aromi e cromatismi, ma
in definitiva pacioso. Quel primo assaggio, però – ricorda ancora bene il viaggiatore goloso – si era rivelato
‘nduja su bruschetta.
con perentoria nettezza un insospettabile, sorprendente
potenza: deflagrante, una Bomba! Una volta in bocca,
infatti, una scossa sensoriale aveva investito sia il gusto
del viaggiatore goloso, per il complesso di odori e sapori animali e vegetali, sia il tatto, per via degli effetti della
sensazione piccante che si era sviluppato sulla lingua e
sul palato.
Al primo impatto, dunque, può provocare immancabilmente un brivido, naturale e, quasi per tutti, piacevole.
E di sicuro può lasciare senza fiato questo piccante,
odoroso e saporito insaccato di maiale, ma col tempo, praticandolo, conoscendolo meglio e degustandolo
spesso (è solo questione di esercizio!), si deve riconoscere che è il vero principe dell’hot food.
Peperoncino essiccato a “naso di cane”
O almeno così usa definire la sua ‘nduja Salvatore Pugliese, titolare insieme al fratello Felice del salumificio
artigianale Sap, situato nella piccola frazione di Calimiera, San Calogero, a pochi chilometri dal mare, ma anche
dal monte Poro, una zona con un microclima ideale per
la stagionatura dei salumi. Il viaggiatore goloso aveva
assaggiato i prodotti di Salvatore durante una degustazione di salumi organizzata dalla condotta di Slow food
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di Soverato l’estate scorsa. “Non sono solo io a definire
la mia ‘nduja principe degli insaccati di carne di maiale
piccante – racconta Salvatore al viaggiatore goloso nel
suo laboratorio di Calimiera -, ma in primo luogo i nostri
clienti: ristoratori, osti, alimentari di alta gastronomia,
amatori e stimatori della ‘nduja. Tutti sono entusiasti
della qualità del nostro salume. Forse perché i salumi li
sappiamo fare: l’accurata scelta delle carni, provenienti
solo da suini alimentati in modo naturale, la lavorazione
artigianale, l’impiego solo di pregiati aromi naturali e di
quel peperoncino, che qui viene chiamato a “naso di
cane” che, secondo la scala empirica istituita dal chimico Wilbur Scoville nel 1912 ,ha il “bruciore”, causato
dalla capsaicina, di un tipico peperoncino calabrese e
come tale non deve superare i 15.000 gradi Scoville.
Si tratta di una varietà con delle caratteristiche del tutto
peculiari, che conferiscono ai salumi, nel giusto dosaggio, aromi inconfondibili”.
Insaccati secondo una solida tradizione familiare
“O forse perché sappiamo fare bene tutti i salumi: salsiccia catena, salsiccia girella, pancetta arrotolata, capicollo, soppressata crespone, soppressata cularina, i
“diavoletti”, che sono salsicciotti al peperoncino, oltre
naturalmente alla ‘nduja e al ‘ndujotto, ultima nostra creazione questa, sia per la forma tonda che per il sapore
leggermente piccante – continua a raccontare Salvatore esprimendo un pizzico di sciovinismo campanilistico
- avendo alle spalle una solida tradizione familiare. Già
papà era ottimo macellaio, un “norcino”, lo avrebbero chiamato in Toscana, uno che sapeva “scannare i
porci” (sgozzare i maiali) per farne poi ottimi salumi da
venderei. E così, quando si è trattato di decidere cosa
avremmo fatto in futuro, nel 1988 io e mio fratello Felice, abbiamo aperto il salumificio e abbiamo iniziato a riprendere antiche ricette e ricostruire quel procedimento
d’impasto e d’insaccamento che si usava anticamente
nelle nostre case. Perché, sarà anche vero che salsicce, soppressate, capicolli, salami e pancette possono
venire bene ovunque in Calabria, ma la ‘nduja no! Quella
davvero buona si può fare – oltre naturalmente che a
Spilinga – in tutto l’altopiano del Poro con un preparato
di finissime carni scelte di suino. Il tutto passa più volte
al tritacarne nella trafila più fine. La carne macinata viene aromatizzata sapientemente con salsa di peperoncino dal profumo intenso. Quei peperoncini, detti “naso
di cane”, da noi coltivati e che nella nostra azienda non
vengono fatti seccare alla luce diretta del sole, perché
potrebbero danneggiarsi, ma vengono sottoposti a una
lenta asciugatura in apposite serre in policarbonato. Infine, si aggiunge il sale in ragione di 30 grammi per
chilo di carne. Completato l’amalgama, si insacca nel
budello grasso, detto orba, pressato e chiuso all’apice
con lo spago, oppure in budelli più piccoli. E non è finita. Qualche giorno dopo l’insaccatura, infatti, comincia
l’esposizione al calore e al fumo di essenze legnose aromatiche, che si protrae per almeno 15-20 giorni. Così
facendo, l’insaccato “matura”, perde buona parte della
percentuale di acqua e si favorisce lo sviluppo degli aromi. In seguito, i minuscoli edifici rustici che accolgono
la ‘nduja per la stagionatura, devono avere prese d’aria
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‘nduje in stagionatura.
e il tetto di tegole per far circolare meglio la brezza notturna di tramontana, che giova alla qualità del prodotto.
Lì dentro la stagionatura delle orbe si protrae per circa
5-6 mesi, fino all’arrivo del caldo estivo quando il grasso si scioglie amalgamandosi al peperoncino. A questo
punto- ha concluso Salvatore - le qualità sensoriali della ‘nduja sono all’apice e tradizione vuole che le prime
‘nduje vengano aperte a giugno, spalmate su crostini e
degustate subito dopo la mietitura”.
Dalle “Candele” di Gragnano con ’nduja,
ai cioccolatini ripieni
Anche se tra gli anni Cinquanta e Sessanta, la ‘nduja del
Poro aveva corso rischi d’estinzione, oggi è considerato
e apprezzato come uno degli insaccati fra i più antichi
e pregiati del Mezzogiorno. E, come tutti i prodotti tipici
che hanno qualche “marcia in più” – storia, tradizione e
sentimenti collettivamente condivisi –, non poteva non
stuzzicare anche la fantasia di osti, cuochi e pasticcieri
più attenti, preparati e impegnati a interpretare il terroir.
Ecco allora i fratelli Alia della Locanda Alia di Castrovilleri realizzare con l’”oro rosso” di Spilinga un primo piatto
di raro equilibrio, le Candele di Gragnano con ‘nduja di
Spilinga e pecorino crotonese. Poco più a sud, sempre nella provincia di Cosenza, nel palazzetto cinquecentesco, che ospita il suo raffinato Pantagruel-Vecchia
Rende, lo Chef Tonino Napoli, rende omaggio alla ‘nduja
con un primo di pesce: Paccheri alla ‘nduja con n denso
sughetto di pescespada.
Ma è nella terra d’elezione della ‘nduja, nella città di Vibo
Valentia, che questo straordinario insaccato viene inter-
LA RICETTA
Candele con ragù piccante di ‘nduja
di Spilinga e pecorino crotonese
Ingredienti per 4 persone
320-350 g di pasta candele di Gragnano, 100 g di ‘nduja, 40 g di pecorino crotonese, 500 g di pomodori San
Marzano freschi, 2 peperoni piccoli, rossi e verdi, una
piccola cipolla rossa di Tropea, 40 g di olio extravergine
d’oliva, uno spicchio d’aglio, un ciuffetto di basilico, 3
foglie di alloro, sale.
Come la preparo
quando sono in vacanza a Pietragrande
Spezzetto a mano le candele lunghi 10 cm. Mondo i
pomodori, scarto la buccia e i semi; taglio la polpa a
cubetti. Mondo i due peperoni e li taglio a falde. Sbuccio,
infine, la cipolla e l’affetto grossolanamente. Preparo la
salsa: riunisco in una padella bassa l’olio, i cubetti di pomodoro, l’aglio, i peperoni, la cipolla, le foglie di basilico,
l’alloro e pochissimo sale. Faccio cuocere per circa 10
minuti, poi aggiungo la ‘nduja, amalgamo bene e proseguo la cottura per altri 3 minuti.
Faccio cuocere la pasta al dente, la scolo, la verso nella
padella con la sua salsa, salto il tutto e servo con una
spolverata di pecorino crotonese grattugiato grosso
(quasi scagliette!)
Il Vino: Alaei, Greco bianco DOC della Cantina Senatore
Vini, Cirò Marina.
LA GASTRONOMIA ITALIANA IN SVIZZERA
preto con rigore filologico e proposto anche in una veste
sorprendente. Lo fa giornalmente Pino Lo Preiato, proprietario del ristorante l’Approdo di Vibo Marina. Qui, il viaggiatore goloso, ha potuto gustare i classici crostini di pane e
casa, spalmati di ‘nduja con cipolla di Tropea, ha mangiato
le costolette d’agnello disossate, accompagnate da melanzane, ‘nduja e Pecorino del Poro (un piatto che secondo
il sommelier, va abbinato col Greco di Cirò Alaei della Società Agricola Senatore Vini, uno dei bianchi calabresi più
interessanti, “vinificato” con pressatura soffice e controllo
termico della fermentazione), e, sul finale, sbalordendo il
viaggiatore goloso, è arrivata a tavola un’alzatina argentata
colma di cioccolatini fondenti e, incredibilmente, ripieni di
‘nduja ma in armonico equilibrio con un tocco delicato di
Cointreau e crema di latte.
Viva Italia
Cucina tradizionale!
Da noi apprezzerete la vera italianità con le nostre
specialità tipiche, che normalmente solo in Italia potete apprezzare.
Lasciatevi incantare dal nostro ambiente mediterraneo e da un
servizio impeccabile, dalle nostre eccellenti pizze, preparate
secondo le ricette originali del campione del mondo di pizzaioli e
con il marchio «Vera Pizza napoletana DOC», dalle tipiche pietanze
a base di carne o di pesce, nonché dalla nostra prelibata pasta
fresca e dai succulenti dolci. E se amate le tradizioni culinarie
del bel Paese, da noi troverete consiglio sui migliori, eccellenti vini
selezionati da tutte le regioni italiane.
«Buon appetito!»
Il team Molino si fara piacere di accoglierla alla
sua prossima visita con un cordiale «benvenuto»!
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Lei è un’ospite sempre gradito durante tutti
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la
Rivista
n. 2 - Febbraio 2010
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M
di Graziano Guerra
Motori
Fiat 500C 1.3 Multijet Lounge Cabriolet
Chic e funzionale anche d’inverno
Dopo le prove estive ho voluto verificare se
il fenomeno 500 C (dove C sta per Cabriolet) sapesse rispondere anche d’inverno alle
attese di una clientela esigente
I
l riscaldamento funziona a dovere, e ci si sente parecchio chic a girare su strade innevate, immersi in
paesaggi da sogno, a tetto aperto, proprio come facevano i Vip negli anni ‘50 e ’60, con gli sci o lo snowboard in bell’evidenza. Di profilo la 500C spicca per la
linea inconfondibile, che la capote rende molto particolare: più slanciata rispetto alla berlina. Sulla capote
piace l’elemento che funge da spoiler e contiene la luce
di stop (anche a capote ribassata). In prova d’inverno, il
modello Lounge motorizzato turbodiesel 1.3 Multijet da
75 CV ha calamitato sguardi e invidie.
Per quanto riguarda i consumi, nel ciclo combinato, il
più piccolo e avanzato tra i diesel a iniezione diretta
“Common Rail” di seconda generazione, consuma, per
100 chilometri, 5,3 litri nel ciclo urbano e 3,6 nell’extraurbano, 4,2 su percorso misto. Monta di serie il filtro
DPF antiparticolato e consente di raggiungere una velocità massima di 165 km/h. Si passa da 0 a 100 all’ora
in circa 13 secondi.
La frenata è efficace, buona la ripresa e il comportamento stradale è sempre fedele agli impulsi del pilota.
Sulla neve è uno spasso. Alla voce sicurezza attiva, sul
notes ho, tra l’altro, ritrovato i dispositivi ABS con EBD;
ESP + ASR con Hill Holder, che assiste nelle partenze in
salita (Opzione) e HBA (Hydraulic Brake Assistance) che
aiuta nelle frenate di emergenza.
La capote (tre colori per ventuno combinazioni) è ad
azionamento automatico e si può comandare sia con i
pulsanti sulla plafoniera interna, sia con un telecomando. Si apre e si chiude in 15 secondi. Si può muovere
l’area orizzontale fino alla posizione “spoiler” a qualsiasi
velocità, l’area verticale invece è azionabile solo sotto
i 60 km/h.
Le dimensioni sono quelle del modello base (Lunga
355 cm, larga 165, alta 149). La 500 C Lounge offre
molti dispositivi di lusso, finora riservati ad automobili
di segmenti superiori. Molti di serie, per esempio l’airbag guidatore e passeggero con sistema dual stage e
gli attacchi Isofix per sedili bambini, i retrovisori esterni
in colore vettura con regolazione elettrica e poi: sbrinamento e sensore temperatura esterna, fendinebbia,
volante regolabile in altezza in pelle con comandi autoradio, sedile posteriore sdoppiato e abbattibile (50/50),
cristalli atermici, servosterzo elettrico dualdrive™, alzacristalli elettrici anteriori, chiusura centralizzata con
telecomando, dispositivo luci follow me home, tappo
combustibile con chiave, lunotto termico, trip computer, autoradio con lettore CD MP3, 4 altoparlanti + 2
tweeter; sistema vivavoce Blue&MeTM con tecnologia
BluetoothR, riconoscimento vocale, comandi al volante
e lettore file audio digitali con porta USB e inoltre il kit
cromo: guarnizioni vetri laterali con inserto cromato,
scarico, inserti su paraurti e corona su leva cambio tutti
cromati. Altri dispositivi sono in opzione.
Presso i concessionari svizzeri Fiat, la 500 C è disponibile nelle versioni Pop, Lounge e Rock, con un ventaglio
prezzi da 22’000 a 30’500 franchi. Le Lounge costano
fra i 25’000 e i 27’500 franchi, la Multijet in test presentava di listino un prezzo base di 27’500, ai quali si
aggiungevano 700.- per i cerchi in lega 16” Rock, altri
900.- per la verniciatura con effetto perla; 600.- per
il climatizzatore automatico mono-zona con filtro antipolline, 180.- per il retrovisore con anti abbagliamento
automatico e 700.- per il sistema di stabilità ESP con
ASR, con assistente di frenata e Hill Holder. 70.- i franchi
sono necessari per il rivestimento di pelle della leva del
cambio. Il totale: 30’650. Compresi nel prezzo base i
sensori di aiuto parcheggio.
la
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Ufficio svizzero di prevenzione infortuni
Per la sicurezza in motocicletta
La motocicletta è un mezzo di trasporto
sempre più apprezzato, ma comporta anche certi pericoli. Basti pensare che 3 su
10 vittime della strada sono centauri. Il rischio, per chilometro percorso di subire
lesioni gravi o mortali è circa 20 volte più
elevato per i motociclisti che per chi viaggia
in automobile
D
urante l’11° Forum sulla sicurezza tenuto
dall’upi in chiusura 2009, l’ufficio ha confermato che i risultati migliori in termini di prevenzione si ottengono con misure efficaci, economiche, facilmente realizzabili e basate su una conoscenza
approfondita del problema. Nei prossimi anni, in collaborazione con i suoi partner, l’upi intende dedicarsi
maggiormente alla sicurezza del traffico motociclistico
lanciando un programma prioritario
Dossier sicurezza «Traffico motociclistico»
Il dossier sicurezza «Traffico motociclistico» (2009)
è un’analisi scientifica che descrive i fattori di rischio,
spiega come si potrebbe migliorare la sicurezza dei
motociclisti nel traffico stradale con una serie di misure
concrete. Degli incidenti motociclistici gravi circa un ter-
zo avviene a veicolo isolato e spesso sono riconducibili
a velocità inadeguata o eccessiva. Le collisioni invece,
due volte più frequenti sono dovute soprattutto all’inosservanza delle regole di precedenza, gli automobilisti
hanno almeno una parte di colpa in due casi su tre.
Per ridurre sensibilmente gli incidenti non bastano certo misure rivolte solo ai motociclisti. Per questo, l’upi
ha formulato una serie di raccomandazioni concrete
in sei aree problematiche (motociclisti, motociclette,
conducenti dei veicoli antagonisti, veicoli antagonisti,
infrastrutture ed equipaggiamento protettivo).
Strutture e controlli
ma soprattutto sensibilizzazione
Migliorare le infrastrutture e adeguare la frequenza dei
controlli, ma è fondamentale sensibilizzare, sostengono gli esperti. La seconda fase della campagna di prevenzione «Slow Down. Take it Easy», che sarà lanciata
la prossima primavera, sarà rivolta in modo mirato ai
motociclisti. L’angelo Franky Slow Down non punterà il
dito contro i centauri, ma li inviterà simpaticamente a
scalare di marcia.
wIl messaggio della campagna – adeguare la velocità
alle condizioni stradali, alla circolazione, alla visibilità e
alle proprie capacità di guida – è sostenuto attivamente
anche da motosuisse, l’associazione svizzera degli importatori di motociclette e scooter.
PRIMO MEETING CONCESSIONARI APRILIA
A primavera un nuovo centro logistico
I concessionari svizzeri di Aprilia, al Centro Paul Klee
di Berna in occasione del loro meeting annuale, per
la prima volta sotto la nuova bandiera dell’importatore OFRAG Vertriebsgesellschaft, hanno avuto modo
di ammirare la nuova Aprilia RSV4 R. Con questo
modello, la Casa italiana propone una nuova moto
nella classe Superbike al prezzo molto interessante
di 20'990.- franchi. OFRAG importa ufficialmente in
Svizzera anche i marchi Piaggio, Vespa e Gilera. Al
Centro Paul Klee, dopo una retrospettiva sulla stagione 2009, è stata presentata un’analisi di mercato e
la strategia futura. Moreno Stiz, responsabile vendite
Aprilia, ha avuto parole di ottimismo, raccomandando “malgrado la situazione abbastanza tesa, di investire la maggiore energia possibile per continuare
a sviluppare Aprilia”. Stiz ha inoltre ricordato come
OFRAG, da parte sua, stia mettendo in campo molto
delle sue capacità. Alla fine della prossima prima-
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vera, sarà inaugurato un nuovo edificio, concepito
esclusivamente per Aprilia, presso la sede sociale a
Lupfig. Con i suoi scooter e con le sue motociclette,
la Casa italiana è orientata agli appassionati sportivi
che amano prestazioni ed estetica.
Il rivoluzionario scooter Piaggio
a 3 ruote MP3 Hybrid
I
2 motori, uno elettrico l’altro a scoppio, sono integrati
tra loro meccanicamente ed elettronicamente. Quello a
benzina funziona come un normale quattro tempi catalizzato, con ottime prestazioni, emissioni ridotte, bassi
consumi e ampia autonomia. Il cambio automatico, l’avviamento elettrico e il sistema di acceleratore elettronico Rideby-Wire, per la prima volta in uno scooter, garantiscono vivacità e facilità d’uso. Nel normale funzionamento, il motore
termico consente la ricarica delle batterie che alimentano
l’anima elettrica del veicolo. La “collaborazione” tra i due
motori entra in funzione ogni volta che è richiesta un’accelerazione vivace, come nelle partenze da fermo. Il propulsore
elettrico entra in azione e supporta quello termico, con prestazioni superiori fino all’85%, che danno al veicolo quella
prontezza nei primi metri
che serve nella guida cittadina. La sinergia consente
anche un notevole risparmio
di benzina e le emissioni di
CO2 scendono a 40 g/km
(90 g/km in media per i tradizionali scooter termici). Mp3 Hybrid può funzionare solo
elettricamente, basta premere un pulsante sul manubrio
per trasformarlo in uno “Zero Emission Vehicle” che può
circolare nelle zone interdette ai motori a scoppio. Si ricarica dalla rete elettrica, con un normale cavo, da inserire a
quadro spento nell’apposita presa. Si ricarica in circa 3 ore,
ma si raggiunge l’85% in soli 120 minuti.
World Ducati Week 2010
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in vendita, hanno i seguenti prezzi: il pass per 4 giorni
costa euro 70 pro biker, 45 passeggero/visitatore, 40 per
socio DOC se acquistato prima del 30 aprile.
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il circuito. Tutti i partecipanti da Paesi extraeuropei avranno diritto all’ingresso omaggio.
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dal 10 al 13 giugno 2010 al Misano World Circuit.
Sono previsti quattro giorni spettacolari con prove
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e alla Fabbrica Ducati, esposizioni di moto d’epoca e altro
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la
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Starbene
Difficile recuperare il debito
di sonno è cronico
Ecco come lo sport frena
l’invecchiamento
Uno studio condotto da
Daniel Cohen del Beth
Israel Deaconess Medical Center di Boston
dimostra che dormire
poco (non più di 6 ore a
notte) per molti giorni di
seguito, a recuperare non basterà una dormita di 10 ore
consecutive. Lo studio attesta che effetti da debito cronico di sonno sono diversi e più gravi di quelli da perdita di
sonno acuta. Secondo quanto riferito sulla rivista Science
Translational Medicine, il debito cronico di sonno è molto
più insidioso per le performance cognitive, perché il recupero, sempre che sia possibile, è lento e difficile. Cohen, ha spiegato all’agenzia Ansa, che l’insidia del debito
cronico di sonno potrebbe risiedere nel nostro cervello:
l’adenosina, una molecola che si attiva quando dormiamo
poco e, se il debito di sonno diventa cronico, invia un segnale “assordante” per il cervello e difficilmente lo si può
“spegnere”. Quando dormiamo il cervello fa ordine tra tutte le informazioni inglobate durante il giorno, catalogandole e scremando il superfluo. La perdita di sonno lede le
nostre capacità mnemoniche e di apprendimento. Finora,
non era chiara la differenza tra gli effetti di una singola
notte in bianco e il cronico dormire poco (che è poi l’abitudine che più caratterizza l’odierna società dell’efficienza).
L’esperto ha confrontato cosa succede restando svegli
per 24 ore di seguito o invece dormendo una media di
5,6 ore a notte per tre settimane. Nel primo caso, alla
maggior parte delle persone basta una dormita di 10 ore
per recuperare la notte in bianco, cosa non sufficiente al
recupero del debito cronico. Lo studio non rivela quanto
tempo serva per recuperare un debito cronico, di certo
non bastano dei giorni.
In questi periodi le palestre registrano un
boom di iscrizioni. A
inizio anno si parte con
i buoni propositi, salvo
perderli
rapidamente
strada facendo. In caso
di carenza di motivazioni a perseverare - se non bastasse il fatto arcinoto che l’attività fisico aiuta a mantenere
in salute mente e corpo -, dai ricercatori della Saarland
University (Germania), che l’hanno pubblicata sulla rivista
Circulation, arriva una prova scientifica su come lo sport
abbia un effetto anti-invecchiamento. Gli esperti si sono
focalizzati sullo studio dei telomeri: la parte finale dei cromosomi che si comporta come un «cappuccio» protettivo
e che mantiene stabile il Dna delle cellule, ma che con
l’avanzare dell’età tende ad accorciarsi.
Dalle rilevazioni effettuate su campioni di sangue di
alcuni volontari è emerso che i telomeri delle cellule immunitarie degli atleti professionisti, abituati dunque a lunghi e costanti allenamenti, si consumano
meno velocemente rispetto a quelli di coloro che,
pur in salute, non praticano sport regolarmente.
E sembra che questo effetto anti-accorciamento, messo
in moto dall’attivazione dell’enzima telomerasi che aiuta a stabilizzare i telomeri stessi, sia più pronunciato a
mano a mano che aumenta la quantità di corse, bracciate o saltelli effettuati durante la propria vita. Insomma,
in questo caso più sport si fa e più a lungo, più si allontana il momento in cui il fisico inizia a risentire dell’età.
Ulrich Laufs, autore dell’indagine, sottolinea: «Questa è la
prima evidenza diretta mai ottenuta per provare l’effetto
anti-invecchiamento dell’esercizio fisico, che può ridurre
l’impatto delle malattie legate all’età».
Il sesso da giovanissime raddoppia il rischio
di tumore alla cervice uterina
Sesso in giovane età?
Un’abitudine
pericolosa, non solo per il
rischio di gravidanze indesiderate. Uno studio
pubblicato dal British
Journal of Cancer, sostiene che un’attività sessuale troppo precoce raddoppia
il pericolo di cancro alla cervice uterina. Determinante,
pare, il numero di anni che il virus Hpv, principale responsabile di questa neoplasia, avrebbe a disposizione per
degenerare in caso di infezione. I risultati della ricerca,
realizzata dall’International for Research on Cancer e condotta su circa 20 mila donne, dimostrano che il rischio di
cancro della cervice è maggiore anche nelle donne che
hanno avuto il primo rapporto sessuale a 20 anni rispetto
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a quelle che avevano vissuto la loro prima volta a 25. I
ricercatori hanno considerato anche il reddito, poiché è
già noto che l’incidenza del cancro della cervice è più
alta tra le meno abbienti. È appurato, infatti, che i tassi di
infezione da Hpv sono omogenei tra tutte le donne, ma il
cancro colpisce di più le indigenti. Cercandone il motivo,
gli studiosi hanno scoperto che le meno abbienti in media
fanno sesso prima (circa 4 anni) rispetto alle coetanee benestanti. Finora questo divario, comune alle donne di ogni
angolo del pianeta, era attribuito alla scarsa attenzione
ai test per stanare la malattia tra le classi sociali meno
abbienti. Secondo il nuovo studio, il fattore più importante
sarebbe invece l’età in cui si inizia a far sesso. Rilevante
anche l’età della prima maternità e, in parte, il Pap-test,
mentre nessun legame è stato riscontrato con il numero
di partner avuti o col fatto di essere fumatrice.
Il Mango: indicato
in una dieta sana
I farmaci contro l’ipertensione
possono ridurre il rischio demenza
Seguire una dieta sana,
ricca di frutta e verdura
è una delle scelte più
semplici per mantenersi
in salute. Se poi questa
dieta la integriamo con
cibi ricchi di antiossidanti, allora offriamo a noi stessi una protezione in più.
Diversi sono i frutti ricchi di queste sostanze utili nel combattere gli agenti nocivi e i radicali liberi che sono causa
d’invecchiamento precoce e tutta una serie di altri problemi.
Tra questi, la melagrana (il frutto del melograno), i mirtilli e
il mango che, anche se tra i tre è quello che probabilmente ne contiene meno, secondo un nuovo studio avrebbe
comunque effetti positivi sui tumori del seno e del colon.
Nello studio, condotto per conto della Texas AgriLife Research food dalla dr.ssa Susanne Talcott e il dr. Steve Talcott,
suo marito, sono stati testati gli effetti di estratti polifenoli
del mango sulle cellule tumorali in vitro. Le cellule erano
rispettivamente cellule del cancro al polmone, cancro alla
prostata, cancro al seno, cancro al colon e leucemia. Risultato: pur dimostrando un certo impatto sul polmone, leucemie e tumori della prostata, il mango è stato più efficace
sui più comuni tumori del seno e del colon.
Comuni farmaci per controllare la pressione del
sangue sono efficaci nel
ridurre la frequenza e la
progressione dei disturbi da demenza e da malattie come l’Alzheimer.
Sono i farmaci inibitori
dei recettori dell’angiotensina (ARB) che, secondo i ricercatori della Boston University School of Medicine (BUSM),
avrebbero queste potenzialità, giungendo a queste conclusioni analizzando dati che riguardavano persone che assumevano i farmaci ARB, confrontandoli con dati di soggetti,
con un analogo stato di salute, che assumevano farmaci diversi. I risultati sono stati sorprendenti: nei soggetti
che curavano l’ipertensione con i farmaci ARB il rischio
di sviluppare la malattia di Alzheimer o la demenza era
ridotto del 50%, mentre in coloro che assumevano sia i
farmaci ARB che i farmaci ACE (convertitori dell’enzima angiotensina) si mostrava una riduzione del rischio del 55%.
Lo studio, pubblicato dal British Medical Journal, ha evidenziato che, tra le persone già sofferenti di demenza o
Alzheimer, l’assunzione di questi farmaci ha ridotto del
67% la necessità di ricovero in casa di cura.
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Dall’apprezzatissimo furgone Daily al peso massimo Stralis: Grazie agli innumerevoli
modelli disponibili, la nuovissima gamma di mezzi Iveco offre soluzioni specifiche,
dalla convenienza ideale, per ogni incarico di trasporto.
IVECO (Svizzera) SA, Oberfeldstrasse 16, 8302 Kloten, tel. 044 804 73 73
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conveniente su tutta la linea.
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Il
Mondo in fiera
Mercanteinfiera Primavera:
Parma, 27 febbraio - 7 marzo 2010
Mostra di modernariato antichità
e collezionismo
MICAM ShoEvent:
Milano, 2 - 5 marzo 2010
L’appuntamento con la moda
delle calzature
Model Expo Italy:
Verona, 6 - 7 marzo 2010
Tutte le novità
del modellismo italiano
MCE - Mostra Convegno
Expocomfort 2010:
Milano, 23 - 27 marzo 2010
L’appuntamento mondiale
per l’impiantistica civile
e industriale
MECSPE:
Parma, 25 - 27 marzo 2010
Fiera internazionale
della meccanica specializzata
FIERE
Mercanteinfiera Primavera: Parma, 27 febbraio - 7 marzo 2010
Mostra di modernariato antichità
e collezionismo
Due grandi appuntamenti in primavera e autunno a Parma, nel cuore dell’Emilia e dell’Italia, a due passi dal
mondo per scegliere tra migliaia di pezzi di stili diversi,
verificare le tendenze del mercato, scoprire nuove filiere collezionistiche, conciliare gli affari con un piacevole
soggiorno nella capitale della Food Valley, la città della
cucina ma anche della musica e dell’arte.
Mercanteinfiera è una vera e propria città antiquaria nella quale più di mille espositori, provenienti da tutte le
maggiori piazze antiquarie europee, esibiscono le proprie scoperte a decine di migliaia di visitatori professionali, collezionisti e cacciatori della memoria.
Mercanteinfiera è la più importante rassegna antiquariale d’Europa. Gli espositori sono 1.200, provenienti da
tutta Italia e da diversi paesi europei; gli oggetti messi
in mostra (arredi, dipinti, ceramiche, argenti, tappeti e
bijoux, di ogni tipologia e periodo), danno vita ad un
pittoresco “alveare” di stands che occupano quattro
padiglioni del quartiere fieristico per un’area complessiva di 60 mila metri quadrati, nell’ordinato rincorrersi e
intersecarsi di corridoi, per un fronte espositivo di ben
11 chilometri. I visitatori (tradizionalmente costituiti da
collezionisti, architetti, designer, scenografi, ma anche
da buyers delle più importanti case d’aste d’Europa e da
titolari di blasonati negozi d’arte di Francia, Germania e
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Inghilterra, nonché personaggi del mondo dello spettacolo e semplici curiosi) nelle scorse edizioni sono stati
più di 60 mila. Proprio come nel gioco di carte “Mercante in fiera “ (da cui l’ormai tradizionale doppia rassegna
di Parma prende il nome), scambi ed acquisti si succedono a ritmo frenetico, per un giro d’affari complessivo
il cui valore raggiunge, puntualmente, cifre nell’ordine di
svariati milioni di Euro.
Nel fantastico universo di Mercanteinfiera sono presenti
tutti i generi di collezionismo: da quello storico a quello
d’avanguardia. Accanto ad oggetti antichi di fine Settecento (veri e propri pezzi d’arte), sono esposte collezioni inedite che vanno dagli anni Cinquanta agli anni
Settanta e che spaziano dagli arredi ai dipinti, dai libri ai
dischi in vinile, dagli orologi alle penne. È un susseguirsi di argenti pregiati, gioielli, vetri, pizzi, tessuti: tutto
quanto fa “revival”.
PER INFORMAZIONI
Camera di Commercio Italiana per la Svizzera
Seestrasse 123, 8027 Zurigo
Tel. 0044 289 23 23, Fax 0044 201 53 57
e-mail: fiere@ccis.ch, www.ccis.ch
MICAM ShoEvent: Milano, 2 - 5 marzo 2010
L’appuntamento con la moda
delle calzature
È in calendario dal 2 al 5 marzo 2010, presso Fiera
Milano Rho, l’appuntamento fieristico più importante
al mondo dedicato alle calzature della gamma medio alta e alta, MICAM ShoEvent. L’evento è atteso
dai buyer di ogni continente che, di semestre in semestre, pianificano gli ordini dopo avere visionato a
MICAM le collezioni moda dedicate alle calzature. Al
salone, organizzato dall’Associazione Nazionale Calzaturifici Italiani-ANCI, saranno in mostra i modelli per
l’autunno/inverno 2010-2011 destinati ad essere protagonisti delle più importanti vetrine, e a dettare così
le tendenze della stagione a livello internazionale.
Per la prossima edizione di MICAM Shoevent, punto di
riferimento indiscusso per gli addetti che operano nelle
gamme più alte del mercato, hanno già dato conferma
quasi 1.600 aziende espositrici che andranno ad occupare circa 70.000 metri quadrati netti. Accanto agli espositori italiani, rappresentanti della migliore tradizione
del calzaturiero made-in-Italy che garantiscono contenuto stilistico, alta qualità dei materiali e delle lavorazioni
e design innovativo, è significativa la presenza delle
quasi 600 aziende straniere, frutto di un’attenta attivi-
tà di scouting da parte degli organizzatori. Particolarmente interessanti le partecipazioni già confermate da
Spagna, Inghilterra, Francia, Portogallo e Brasile che,
assieme agli altri operatori d’oltre confine, siglano il riconoscimento del valore internazionale della manifestazione milanese. Grazie alla strategia fieristica coerente
con i bisogni del mercato, MICAM ShoEvent consolida
quindi ulteriormente la sua leadership rispetto ai competitor internazionali e si conferma una grande opportunità
di business per le aziende, che hanno dato una nuova
dimostrazione della loro fiducia investendo, con la loro
presenza, nella promozione del prodotto attraverso la
più grande fiera di scarpe di alta gamma. Il sito web
della fiera è il seguente: www.micamonline.com
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MODEL EXPO ITALY: Veronafiere 6 - 7 marzo 2010
Tutte le novità del modellismo italiano
in un’unica grande fiere specializzata
La rassegna è la più grande
esposizione italiana, e la seconda in Europa, dedicata al
modellismo in tutte le sue forme: aereo, automobilistico,
ferroviario, navale e statico.
Il classico appuntamento di
marzo, si presenta per tutte
le aziende del settore, italiane ed estere come un’occasione commerciale da non
perdere, con la possibilità
di presentare a tutti gli operatori italiani le novità che
appariranno sul mercato nel
corso del 2010. A Model Expo Italy gli oltre 35 mila
metri quadri di superficie all’interno dei 5 padiglioni
espositivi e i 5 mila mq all’esterno si trasformeranno in
un immenso centro commerciale, dove gli appassionati
troveranno oltre 250 tra associazioni, aziende produttrici, tra le quali diverse big dalla Germania, importatori
e grossisti italiani ed europei. Saranno inoltre presenti
oltre 160 dettaglianti da cui acquistare direttamente i
migliori componenti e le ultimissime novità del mercato.
La rassegna pensa anche ai neofiti, con dimostrazioni,
laboratori ed eventi speciali dedicati in particolare ai più
giovani.
Bambini e ragazzi (fino a 12 anni l’ingresso è gratuito)
potranno provare l’emozione di realizzare in prima persona e collaudare aeromodelli nello spazio allestito dalla
Federazione italiana di aeromodellismo, radiocomandare auto elettriche in pista (7 le gare sportive previste),
così come pilotare via radio una barca a vela sotto la
guida di istruttori specializzati, alla quale si aggiunge-
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ranno due vasche per gli scafi elettrici. Sarà aumentata
ulteriormente l’area dei plastici ferroviari e l’area dedicata al modellismo statico che vedrà, fra l’altro esposto
uno dei più grandi diorama di Europa., mentre come
ulteriore novità sarà organizzato per la prima volta un
grande concorso riservato ai soldatini.
Nel sito della manifestazione www.modelexpoitaly.it troverete l’elenco di tutti gli eventi collaterali in programma. Al suo 6° anno Model Expo Italy è ormai il vero polo
del modellismo italiano, con tutti i numeri per diventare
la più importante fiera Europea del settore.
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MCE - Mostra Convegno Expocomfort 2010:
Milano, 23 - 27 marzo 2010
L’appuntamento mondiale
per l’impiantistica civile e industriale
Un’edizione all’insegna
dello sviluppo del mercato
Favorire l’incontro tra domanda e offerta in Fiera, promuovendo la partecipazione di tutte le componenti dei
mercati/target sia tradizionali che emergenti. Rafforzare la leadership internazionale attraverso azioni mirate
su Paesi Esteri di forte interesse. Ampliare l’offerta
contenutistica, attraverso partner scientifici forti e accreditati, progettare iniziative finalizzate ad offrire strumenti concreti. Offrire chiavi di lettura trasversali alla
manifestazione per valorizzare l’offerta più innovativa.
Semplificare e snellire l’accesso ai servizi, attraverso
piattaforme web-based. Sono queste le strategie che
hanno guidato la preparazione della 37a edizione di
MCE - Mostra convegno Exopocomfort, tutte focalizzate
a favorire la ripresa del business. MCE - Mostra Convegno Exopocomfort è la manifestazione più importante al
mondo per il mercato del riscaldamento, delle energie
rinnovabili, del condizionamento e della refrigerazione,
delle tecnologie sanitarie, della componentistica, del
trattamento delle acque e del mondo del bagno.
L’appuntamento biennale, che vede il confronto fra l’offerta mondiale delle tecnologie impiantistiche di punta
e la domanda rappresentata da un vasto pubblico di
operatori professionali, metterà in scena un’edizione
particolarmente ricca che affiancherà alle aree espositive eventi speciali, percorsi di visita e sessioni convegnistico-seminariali per una panoramica completa sui
settori caldo, freddo, acqua ed energia. La sostenibilità
ambientale, l’efficienza e il risparmio energetico, driver
di un mercato che vede una sempre più stretta correlazione tra impianti ed edificio, saranno uno dei focus di
MCE 2010. Innovazione ed eccellenza di quanto prodotto a livello mondiale in campo impiantistico sono al centro delle due speciali iniziative Next Energy: “Percorso
efficienza & Innovazione” e “Verso la classe 2010”.
Ricchissimo il programma di convegni che vede filo
conduttore 2010 il Social Housing Zero Emissioni, una
sfida importante, dal punto di vista sia scientifico che
economico e politico, e un tema di grande attualità per
il comparto dell’impiantistica e dell’intera progettazione edilizia. La progettualità 2010 vede una particolare
attenzione a proporre eventi ed iniziative che offrano
reali strumenti al mercato, per aggiornarsi professional-
mente, per scoprire nuove opportunità di ridurre costi,
ottimizzare processi, innovare le modalità di comunicazione e di promozione dei prodotti. Nasce con questo
spirito Showroom Stereo3D, evento di forte impatto
emozionale che coniugando tecnologie tridimensionali
stereoscopiche e marketing emozionale, propone un
modo nuovissimo per cambiare volto ai tradizionali allestimenti delle Showroom. Fra le altre iniziative, Welding Days®: eventi progettati e organizzati con lo scopo di fornire a imprenditori, artigiani, saldatori e a tutti
gli operatori dei settori metalmeccanico-impiantistico,
un’opportunità per approfondire le proprie conoscenze
sul processo speciale di saldatura e sulle tecnologie
ad esso legate. I Welding Days® saranno allestiti all’interno del padiglione 9, e proporranno corsi formativi
pratici e gratuiti,momenti di incontro con li specialisti e
presentazioni delle ultime novità tecnologiche inerenti
alla saldatura. MCE – Mostra Convegno Exopocomfort
2010 lancia il primo Osservatorio del mercato idrotermosanitario, un’indagine qualitativa che partendo da
dati e studi già esistenti fornirà, per la prima volta, un
monitoraggio omogeneo per tutta la filiera.
Tutte le informazioni sulla manifestazione sono disponibili su: www.mcexpocomfort.it
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n. 2 - Febbraio 2010
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MECSPE: Parma dal 25 al 27 marzo 2010
Fiera internazionale della meccanica
specializzata
La nautica d’eccellenza approda a MECSPE:
la prima barca ecologica al 100% e la progettazione dell’imbarcazione a vela vincitrice della Volvo Ocean Race 2008-09
Coerentemente con l’obiettivo posto dagli organizzatori,
MECSPE attraverso il modello espositivo delle Piazze
dell’eccellenza vuole dare visibilità a quelle filiere produttive che possono rappresentare un esempio e uno
stimolo per gli operatori del comparto. Al centro di
ogni piazza verrà infatti posizionato il prodotto finito di
un´azienda che eccelle in una particolare produzione o
che si caratterizza per innovazioni di processo e intorno
ad esso verranno presentati i subfornitori che con i loro
prodotti innovativi consentono all´impresa di primeggiare nella sua attività. Tra le novità dell’edizione 2010 si
segnala la Piazza della Nautica e del trasferimento tecnologico un’area di incontro e di confronto per le aziende
che operano nel settore della cantieristica navale, della
nautica e nel settore delle tecnologie ad essa collegate. Questa vetrina d’eccellenza vedrà come protagonisti
Future Project Hydrogen, un progetto avveniristico che
ha portato alla realizzazione della prima imbarcazione
elettrica al mondo alimentata con celle a combustibile
di idrogeno, e lo studio ABstructures responsabile della
progettazione strutturale dell’imbarcazione che ha vinto
l’ultima Volvo Ocean Race.
La Piazza dei Compositi punta l’attenzione sui settori
Aerospace, Nautica ed Automotive. Il trasferimento tecnologico sarà il protagonista della Piazza dei Compositi
di MECSPE.
I materiali compositi stanno trovando negli ultimi anni un
massiccio impiego in molti settori industriali, creando
una domanda informativa sulle loro applicazioni e sui
fornitori di materiali, attrezzature, software.
Inoltre, grazie all’accordo tra Senaf e MEC - Marine Engineering Conference, il convegno sui compositi ormai
giunto alla sesta edizione, verrà sviluppato un programma di incontri formativi per approfondire alcuni tematiche d’interesse per i settori Aerospace, Nautica ed Automotive. Grazie alla presentazione di indagini di mercato e attraverso le testimonianze di alcune aziende della
filiera produttiva sarà possibile infatti mettere in luce le
opportunità di applicazione dei materiali compositi e di
sviluppo del trasferimento tecnologico relativamente a
questi tre comparti industriali.
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Agenda appuntamenti:
Giovedì 25 Marzo 2010 - Indagine di mercato sul settore Aerospace, testimonianza di un OEM/subfornitore
della filiera produttiva Aerospace, presentazione di 4-5
società fornitrici attive nei processi di stampaggio .
Venerdì 26 Marzo 2010 - Indagine di mercato sul
settore Nautica, testimonianza di un Cantiere Nautico,
presentazione di 4-5 società fornitrici attive nei processi
di verniciatura e assemblaggio .
Sabato 27 Marzo 2010 - Indagine di mercato sul settore Automotive, testimonianza di una Casa Automobilistica/subfornitore della filiera produttiva Automotive,
presentazione di 4-5 società fornitrici attive nei processi
di modelleria e di produzione.
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Mondo in Camera
A Ginevra il Forum BioSquare
Collège du Léman
Un esempio di international
business school
Esportare in Svizzera
Assistenza individuale
agli imprenditori italiani
Importatori e giornalisti svizzeri
a Parma e Benevento
Progetto For.i.S.ed.
Corsi di formazione gratuita
nel settore edile
Over the Net
Aggiornamento professionale
nel settore informatico
Contatti Commerciali
Servizi camerali
Il mondo in camera
A Ginevra il Forum BioSquare
Si è svolto a Ginevra, lo scorso 2
febbraio, presso l’Hôtel Crowne
Plaza il BioSquare – forum per le
scienze della vita, uno dei principali eventi a livello internazionale
(www.biosquare.com) (32 nazionalità rappresentate), che riunisce, negli anni pari a Ginevra in quelli dispari a Lione, i
principali dirigenti delle imprese biotecnologiche, gli AD
dei grandi gruppi farmaceutici e gli investitori. L’intento
di BioSquare 2010 è quella di valorizzare la Svizzera
quale luogo di incontro internazionale anche grazie alla
presenza di Steven Burrill, investitore americano di primo piano e CEO di Burrill & Company, banca d’affari
basata a San Francisco e specializzata in attività di venture capital e private equity.
All’interno di BioSquare, la Camera di Commercio Italiana per la Svizzera, in collaborazione con ICE – Istituto
per il Commercio Estero e Assobiotec – Associazione
Nazionale per lo Sviluppo delle Biotecnologie, ha organizzato la presentazione di 6 start up italiane del settore
farmaceutico agli investitori e alle imprese.
In contemporanea ICE e Assobiotec sono intervenute
per presentare il settore a livello italiano.
Presentazione del Collège du Léman
Un esempio di international
business school
La Camera di Commercio Italiana per la Svizzera – Ufficio
di Ginevra, in collaborazione con il Comune di Courmayeur, organizza a Courmayeur un cocktail per presentare ad un pubblico selezionato di imprenditori italiani
l’istituto internazionale Le Collège du Léman (CdL). La
manifestazione si propone di fornire al pubblico italiano
un esempio di formazione scolastica professionale in
grado di preparare i giovani ad accedere alle università
di management più prestigiose al mondo. Il CdL offrirà
gentilmente agli invitati un cocktail dînatoire.
L’appuntamento è fissato Domenica 14 Febbraio, alle
ore 18.00 presso l’Hôtel Le Pavillon Strada Regionale
62, 11013 Courmayeur (IT)
PER MAGGIORI INFORMAZIONI
CCIS – Ufficio di Ginevra,
Marilena Berardo, Marianna Valle,
tel.: 022 9068595, fax: 022 9068599,
e-mail: infogva@ccis.ch
ESPORTARE IN SVIZZERA?
Assistenza individuale agli imprenditori italiani
Per tutto il 2009 la Camera di Commercio Italiana per
la Svizzera ha consolidato una modalità di intervento
nelle province italiane che soddisfa le esigenze di concretezza delle PMI esportatrici interessate a vendere sul
mercato elvetico, sesto bacino al mondo per le esportazioni italiane.
Il pacchetto offerto prevede:
- una giornata di presentazione del mercato svizzero
con le sue opportunità
- incontri individuali di consulenza commerciale
- avvio delle attività di promozione commerciale (ricerca
individuale o evento collettivo)
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n. 2 - Febbraio 2010
- incontri individuali di verifica dei risultati ottenuti in seguito all’intervento della CCIS ed eventuale riorientamento strategico.
Il tutto in partnership con le CCIAA o le Aziende Speciali
delle CCIAA italiane alla ricerca di formule promozionali meno onerose e più vicine alle esigenze di riscontro
commerciale a breve delle aziende esportatrici italiane.
Informazioni
Camera di Commercio Italiana per la Svizzera
Fabrizio Macrì
tel: +41 (0)44 289 23 23
E-Mail: fmacri@ccis.ch
Viaggio gratuito per importatori svizzeri
di generi alimentari a Benevento (Campania)
Buongiorno Svizzera
Dal 10 al 13 marzo sarà possibile per aziende svizzere,
attive nell’importazione e distribuzione di generi alimentari,
partecipare gratuitamente ad un viaggio organizzato dalla
Camera di Commercio Italiana per la Svizzera a Benevento
allo scopo di degustare le specialità enogastronomiche lo-
cali e visitare alcune aziende produttrici. I costi di viaggio
e soggiorno e l’organizzazione sono interamente a carico
della Camera di Commercio Italiana per la Svizzera e dei
suoi partner.
INFORMAZIONI
Fabrizio Macrì - CCIS
Tel. 044 289 23 23
E-mail: Fmacri@ccis.ch
Eccellenze di Parma - 2010
Dal 24 al 27 marzo una delegazione dalla
Svizzera nella città emiliania
5 importatori alimentari svizzeri, 3 operatori turistici specializzati in enogastronomia e cultura, 2 giornalisti sono
invitati dalla CCIS a partecipare ad una delegazione di operatori svizzeri che si terrà a Parma dal 24 al 27 marzo
2010. Parma che racchiude nel suo territorio eccellenze
produttive, culturali turistiche è città simbolo dell'Italia nel
mondo e della qualità che questo paese è in grado di offrire
al pubblico mondiale. La Svizzera, nota per l'alto potere
d'acquisto ed il gusto per la qualità dei suoi consumatori
e turisti, si candida ad essere mercato target principale
per l'offerta turistica ed enogastronomica di questa ricca
provincia italiana. Questa delegazione è l'occasione per entrare in contatto con uno dei territori più interessanti della
tradizione turistica ed enogastromica italiana.
I posti sono limitati, contattateci al più presto.
INFORMAZIONI
Fabrizio Macrì
Tel. 0041 44 289 23 23 - Fax. 0041 44 201 5357
Fmacri@ccis.ch
Università di San Gallo: L’italiano
nel mondo del lavoro (livello B2/C1)
Quando:
venerdì 5, 12 e 19 marzo 2010 dalle 13.30 alle 16.45
sabato 6, 13 e 20 marzo 2010 dalle 08.45 alle 12.00
(24 lezioni)
Lo Sprachenzentrum dell’Università di San Gallo popone un
nuovo corso intensivo su tre fine settimana (venerdì pomeriggio e sabato mattina) per l’apprendimento del linguaggio
giuridico italiano destinato a tutti colore che, già esperti del
diritto nella loro lingua, abbiano l’esigenza di approfondire
con il massimo profitto e in breve tempo, anche la terminologia tecnica in italiano in ambito professionale.
Costi: CHF 528.Materiali didattici ca. CHF 50.PER MAGGIORI INFORMAZIONI
Lara Francesca Cucinotta
CCIS, tel. 044 289 23 23
E-Mail: lcucinotta@ccis.ch
AVVISO DI ASSUNZIONE DI UN IMPIEGATO A CONTRATTO
È indetta una procedura di selezione per l’assunzione di
un impiegato a contratto da adibire ai servizi di autista/
commesso/centralinista.
Informazioni: Consolato Generale d’Italia in Basilea
Schaffhauserrheinweg 5
4058 BASILEA
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Progetto For.i.S.ed.
Corsi di formazione gratuita per Italiani
in Svizzera attivi nel settore edile
Il 16 febbraio ’10 sarà avviato il primo corso di For.i.sed., il programma di formazione nel settore edile
per gli italiani residenti in Svizzera.
Il progetto prevede cinque corsi
formativi completamente gratuiti,
in lingua italiana, con l’obiettivo di
trasferire delle competenze di base
nel settore edile. Unico requisito:
essere cittadini italiani residenti nel
cantone di Zurigo. Favorire e rendere competitiva l’occupabilità degli
italiani nel settore Edile, rafforzare la presenza attiva e l’incidenza
delle collettività italiane nel settore
edile in Svizzera e contestualmente
accrescere le dinamiche di sviluppo locale nel settore
edile aumentando le performance locali e le interazioni
transnazionali. Questi gli obiettivi dell’iniziativa, finanziata dalla Comunità Europea e dal Ministero del Lavoro
e delle Politiche Sociali e promossa da Associazione
Opra formazione in partnership con Mater, Scuole Edili di Lecce e Taranto, Emmecinque Promotion srl e da
Logos Knowledge Network. Il progetto, che si avvale
anche della collaborazione della Camera di Commercio
Italiana in Svizzera, è supportato nell’attività dagli enti
professionali ECAP ed ENAIP.
Il primo corso “Formazione di base”, durata 396 ore, si
rivolge a 12 cittadini disoccupati, inoccupati o occupati,
con basso livello di istruzione ed una scarsa conoscenza
della lingua locale, che hanno difficoltà nell’inserimento
nel contesto lavorativo locale; l’obiettivo è di trasferire
agli allievi una conoscenza di base generale.
Verranno approfondite conoscenze linguistiche, informatiche, matematiche e socio-storico economiche.
Il secondo corso “Tecnico superiore per il restauro conservativo e architettonico”, durata 632 ore, si rivolge a
12 cittadini disoccupati, con basso livello di istruzione
ed una scarsa conoscenza della lingua locale, che non
ha un titolo di studio superiore alla licenza di scuola
dell’obbligo.
L’obiettivo del corso è di formare personale qualificato
nel campo del recupero e del restauro architettonico,
artistico e della bioarchitettura.
Il terzo corso “Gestione integrata d’azienda in regime di
qualità, sicurezza e ambiente”, durata 216 ore, si rivolge
ad ultraquarantenni che svolgono professioni obsolete,
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con basso livello di istruzione, con scarsa conoscenza
della lingua locale e ai lavoratori occupati privi di qualifica o di un titolo di istruzione di scuola secondaria superiore o titolari di azienda e lavoratori autonomi. Obiettivo
del corso è formare personale qualificato nella gestione
integrata di azienda in termini di sicurezza del posto di
lavoro, qualità del lavoro e rispetto dell’ambiente.
Il quarto corso “Management d’impresa e gestione
procedure tecniche amministrative nell’edilizia”, durata
216 ore, si rivolge agli ultraquarantenni che svolgono
professioni obsolete, con basso livello di istruzione,
con scarsa conoscenza della lingua locale ai lavoratori
occupati privi di qualifica o di un titolo di istruzione di
scuola secondaria superiore.
Obiettivo del corso è di formare persone qualificate nella gestione generale dell’ impresa. Il quinto corso “Autoimprenditorialità”, durata 267 ore, si rivolge agli ultraquarantenni che svolgono professioni obsolete, con
basso livello di istruzione, con scarsa conoscenza della
lingua locale ai lavoratori occupati privi di qualifica o di
un titolo di istruzione di scuola secondaria superiore.
Obiettivo del corso è promuovere la cultura imprenditoriale al fine di guidare gli allievi lungo un percorso formativo orientato alla creazione di una nuova impresa.
I corsi si terranno presso le sedi ECAP ed ENAIP di
Zurigo. Per maggiori informazioni contattare la sede
ENAIP di Zurigo allo 043 3221080.
Over the Net: aggiornamento professionale
nel settore informatico
Corsi gratuiti per i lavoratori e le lavoratrici italiani/e
nella circoscrizione consolare di Berna
FORMAZIONE sede regionale della
Fondazione ECAP, in partenariato
con Ass.For.Seo e la Camera di
Commercio Italiana per la Svizzera,
ha visto approvato un progetto di
formazione per gli italiani residenti
nella circoscrizione consolare di
Berna. I corsi verranno finanziati dal Ministero del Lavoro e delle
Politiche Sociali italiano nell’ambito
degli “Interventi per la formazione
degli italiani residenti in Paesi non
appartenenti all’Unione Europea”,
questo significa che saranno completamente GRATUITI per quanti
vorranno partecipare a questa azione formativa. Over the Net prevede la realizzazione
di un corso di base di informatica, per permettere ai
destinatari l’acquisizione di conoscenze di base, e la
successiva acquisizione di competenze specialistiche
legate a due specifiche figure professionali sempre più
richieste sul mercato del lavoro: Web Master ed Esperto Reti Locali.
Nel corso di Alfabetizzazione informatica verranno
acquisite competenze e conoscenze immediatamente
spendibili nel proprio contesto lavorativo e assolutamente necessarie al lavoro in un’organizzazione innovativa
e tecnologicamente avanzata. I partecipanti ai moduli
di “Alfabetizzazione informatica” avranno la possibilità
di conseguire la patente europea del computer (ECDL)
e eventualmente di partecipare ai successivi percorsi
di qualificazione.
Il corso “Esperto di reti locali fornisce invece competenze e conoscenze tecniche legate al disegno, progettazione, installazione e gestione di reti LAN (Local
Area Network).
Le competenze acquisite da questa figura professionale consistono nella conoscenza dei principali programmi applicativi presenti oggi sul mercato, nella
conoscenza dei fondamenti teorici dell’organizzazione
di un sistema informatico, nella capacità di intervenire
a livello hardware per installazioni, manutenzioni, e piccole riparazioni, nella capacità di installare e utilizzare i
collegamenti in rete locale e in rete remota.
L’altra figura professionale che andremo a formare è
quella del Web Master, caratterizzata non solo da una
notevole competenza tecnica, ma anche da una spicca-
ta creatività. Le attività di un web master si basano sulla progettazione, sullo sviluppo e la gestione di siti web,
pertanto non deve solo possedere delle conoscenze di
tipo tecnico ma anche competenze più trasversali che
lo mettono in condizione di rispondere alle esigenze
tecnico-concettuali degli utenti.
Accanto ai percorsi formativi nel settore informatico
offriremo dei corsi di Lingua tedesca e francese
professionale.
Riteniamo che una buona padronanza della lingua locale
sia alla base del processo di integrazione dei lavoratori
e lavoratrici italiani/e immigrati e si pone come requisito indispensabile per l’inserimento in percorsi formativi
locali. I corsi di lingua permetteranno agli utenti italofoni di approfondire le proprie conoscenze della lingua locale e di acquisire una maggiore sicurezza espressiva
sia a livello parlato che scritto.
Tutti i corsi Over the Net si svolgeranno in modalità
blended, vale a dire intrecciando le attività d’aula con
l’apprendimento a distanza. La Formazione a Distanza
(FaD) favorirà la flessibilità nell’apprendimento e la condivisione delle risorse: sulla piattaforma online verranno depositati materiali didattici, strumenti audiovisivi,
test, corsi interattivi ed esercizi.
Per informazioni potete contattarci ai seguenti recapiti:
overthenet@ecap.ch; Numero Verde: 0800 001 007.
Giuliana Tedesco-Manca
Coordinamento Progetti MdL
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Rivista
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Contatti Commerciali
DAL MERCATO ITALIANO
Offerte di merci e servizi
Piante
Vivai Santo Stefano
Contrada Santo Stefano
I - 70043 Monopoli (BA)
Tel. e Fax +39 0809374852
E-mail: info@vivaisantostefano.it
Ombrelli
Pasotti Ombrelli snc
via Roma 77
I - 46014 Castellucchio MN
Tel: +39 0376 438791
Fax +39 0376 438927
E-mail: nicola@pasottiombrelli.com
www.pasottiombrelli.com
Sale e spezie
Parco della Salina di Cervia srl
via Salara 6
I - 48015 Cervia RA
Tel: +39 0544971765
Fax: +39 0544978016
E-mail: info@salinadicervia.it
www.salinadicervia.it
Abbigliamento in pelle
Winter snc
via G. Cesare 87/A
I - 47838 Riccione (RN)
Tel: +39/0541 644674
Fax: +39/0541 663322
E-mail: info@bubizagara.it
www.bubizagara.it
Funghi sott’olio
Galfrè antipasti d’Italia Srl
V.le Torino 13
I - 12032 BARGE (CN)
Tel: 0039/0175.346286
Fax: 0039/0175.343358
E-mail: info@galfreantipasti.it
www.galfreantipasti.it
Scorniciatrici
Futura srl
via C. Pavese 30
I - 47853 Cerasolo Ausa di Coriano (RN)
Tel.: +39 0541 756063
Fax: +39 0541 756220
commerciale@futura-woodmac.com
www.futura-woodmac.com
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la
Rivista
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Impianti di perforazione
Massenza Impianti di perforazione srl
V. Emilia 58/E/F
I - 43012 Parola (PR)
Tel. +39 0521 825284
Fax: +39 0521 825353
E-mail: franco@massenzarigs.it
www.massenzarigs.it
Caffè
Mokador srl
Via Provinciale Granarolo 139
I - 48018 Faenza (RA)
Tel.: +39 0546 22422
Fax: +39 0546 646975
E-mail: export@mokador.it
www.mokador.it
Salumi
Zaffagnini srl
via Galvani 9/A
I - 48018 Faenza (RA)
Tel: +39 0546 620140
Fax +39 0546 620607
E-mail: zaffagnini@zaffagnini.it
www.zaffagnini.it
Ceramiche artistiche
Signora Silvia Diana
via della Dogana, 4
I - 51027 Pracchia PT
Tel: +39 0573 490531
E-mail: infosilviadiana@gmail.com
www.silviadiana.com
Detersivi
Madel srl
Via Torricelli, 3
I - 48010 Cotignola (RA)
Tel: +39 0545 908511
Fax: +39 0545 992259
E-mail: info@madel.net
www.madel.net
Abbigliamento donna
Hartex Time Sas
Via Torre d’Agera
I - 70032 Bitonto BA
Tel: +39 0803718247
Fax: +39 0803718890
E-mail: marco.melacerba@libero.it
www.melacerba.com
Impianti eolici
CCLG Spa
Via E. Benini 4 - I - 47121 Forlì
Tel. +39 0543 84173
Fax +39 0543 83272
E-mail: andrea.delvecchio@cclg.it
www.cclg.it
Calzature
Calzaturificio Grazia srl
Via Baglio Vitale 16
I - 90125 Palermo
Tel. +39 091 447927
commerciale@calzaturificiograzia.com
www.calzaturificiograzia.com
Lavorazioni meccaniche
Prometal srl
Via Albettoniera 38/C
I - 35030 Bastia di Rovolon (PD)
Tel. +39 049 9914085
Fax +39 049 9913441
E-Mail: commerciale@prometalsrl.it
www.prometalsrl.it
Forniture per esterni
Five Stars Italy
Via Mareno 51
I - 31025 S. Lucia di Piave TV
Tel. +39 0438460161
Fax +39 0438460480
E-Mail: info@fivestarsitaly.it
www.fivestarsitaly.it
Abbigliamento bambino
Baby cross Srl
Via Campagna 3
I - 36073 Cereda di Cornedo VI
Tel. +39 0445952318
Fax.+39 0445952819
E-Mail: stefania@babycross.com
www.babycross.com
Facciate in vetro per edifici
VetroVentilato srl
Via L. Longo 105
I - 47023 Cesena
Tel. +39 0547 331317
Fax.+39 0547 601209
E-Mail: info@vetroventilato.it
www.vetroventilato.it
Prodotti cosmetici
Athena’s srl
Via del Lavoro 32
I - 40065 Pianoro BO
Tel. +39 051777202
Fax.+39 051774101
E-Mail: export@athenas.it
www.athenas.it
Richieste di ricerca
agenti-rappresentanti
• La società IGB opera nel settore
del packaging per l’industria cosmetica e farmaceutica. IGB realizza astucci in cartoncino per mezzo delle migliori tecnologie esistenti
e sotto certificazione ISO. IGB gradirebbe entrare in rapporti d’affari
con produttori di prodotti cosmetici
e farmaceutici interessati a reinventare il look dei propri prodotti.
• Azienda produttrice del Fitness Caffè, cerca in Svizzera Importatore già
introdotto nel settore. Offriamo prodotti innovativi brevettati con marchi
registrati già esportati in molti Paesi.
www.fitnesscoffee.com
www.sensualcaffe.com
www.espressoprimaclasse.com.
• La società Gamba srl di Milano attiva nel settore delle lavorazioni di
subfornitura meccanica per produttori di macchine e articoli industriali. La società Gamba srl opera nel settore delle lavorazioni
meccaniche per conto terzi e con
l’ausilio di stazioni CAD progetta e
realizza articoli e lavorazioni in
metallo di sicura qualità ed affidabilità per qualsiasi tipo di applicazione
industriale.
• L'azienda Lisap SpA di Milano, specializzata nella produzione di articoli per la cura e il trattamento
dei capelli destinati a centri estetici, parrucchieri e saloni di bellezza.
L'azienda è attiva dal 1952 ed è presente in tutto il mondo ed è alla ricerca di nuovi parner e collaboratori
soprattutto nella Svizzera italiana e
francese; Lisap sarebbe interessata
ad effettuare un incontro conoscitivo per presentare i propri prodotti
direttamente presso la Vostra sede.
Vi invitiamo a visitare il sito www.lisapitalia.com per scoprire il mondo
Lisap e la varietà dei prodotti che
l'azienda è in grado di offrire.
Per le richieste di cui sopra rivolgersi a:
Per ulteriori informazioni rivolgersi alla:
Camera di Commercio Italiana per
la Svizzera, Seestr. 123, casella
postale, 8027 Zurigo, Tel. 044/289
23 23, Fax 044/201 53 57, e-mail:
info@ccis.ch, www.ccis.ch
Destrosio
Confiserie Michel AG
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CH - 5405 Baden-Dättwil
Tel. 0041 564930377
Fax 0041 564930378
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www.confiseriemichel.ch
Coriandoli
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CH - 4123 Allschwil
Tel. 0041 613124418
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Macchine industriali
per la bigiotteria
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rte d'Allaman 36 Pf 99
1163 Etoy
Tel. 0041/21 8071333
Fax 0041/21 8071334
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Route de la Croix 140
CH-1095 Lutry
Tel. 0041/0794801016
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Articoli religiosi
Signor Tiziano Matteo De Gasperi
PO Box 4149
CH - 6904 Lugano
Tel. +41 792240202
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Design aziendale
KIRCHER DESIGN
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CH - 8050 Zürich
Tel.: ++41 432680053
Fax: ++41 432680052
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Trasporti internazionali
Martin Transports SA
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Tel: +41 274518080
Fax +41 274518089
E-mail: info@martin-transports.ch
www.martin-transports.ch
Per ulteriori informazioni rivolgersi alla:
Camera di Commercio Italiana per
la Svizzera, Seestr. 123, casella
postale, 8027 Zurigo, Tel. 044/289
23 23, Fax 044/201 53 57, e-mail:
info@ccis.ch, www.ccis.ch
Tagliando d’abbonamento
Nome ............................................................................................
Cognome .......................................................................................
Indirizzo ........................................................................................
Tel. ....................................
e-mail .............................................
Intendo sottoscrivere un abbonamento annuo
(11 copie) a La Rivista al costo di 60CHF (estero: 50 euro)
Data e firma ..................................................................................
la
Rivista
Ritagliare ed inviare a: La Rivista, Seestrasse 123, Postfach, 8027 Zurigo - Oppure inviare un eA-mail a: rivista@ccis.ch
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ATTIVITÀ E SERVIZI
Con i suoi circa 800 Soci la Camera di Commercio Italiana per
la Svizzera, fondata nel 1909, è un‘associazione indipendente
ai sensi del Codice Civile Svizzero. Il suo compito precipuo
consiste nella assistenza alle imprese dedite all‘interscambio
tra Italia, Svizzera ed il Principato del Liechtenstein. La gamma
dei suoi servizi, certificati ISO 9001, è molto variegata e comprende tra l‘altro:
- Ricerche su banche dati di produttori, importatori, grossisti,
commercianti, agenti/rappresentanti dei seguenti Paesi: Italia e Svizzera
- Informazioni riservate su aziende italiane: visure, bilanci, assetti societari, protesti, bilanci, rapporti commerciali, ecc.
(disponibili on-line in giornata)
- Segnalazioni di potenziali fornitori ed acquirenti
- Ricerca e mediazione di partners commerciali italiani e svizzeri
- Organizzazione di incontri e workshop tra operatori, con l‘ausilio di servizi di interpretariato e segretariato
- Recupero di crediti commerciali, con particolare riguardo alla
ricerca di soluzioni amichevoli e extragiudiziali
PUBBLICAZIONI
-
La Rivista periodico ufficiale mensile (11 edizioni all‘anno)
Calendario delle Fiere italiane
Annuario Soci
Indicatori utili Italia-Svizzera
Agevolazioni speciali per i Soci
Seestrasse 123, Casella postale, 8027 Zurigo
Tel. ++41 44 289 23 23, Fax ++41 44 201 53 57
http://www.ccis.ch, e-mail: info@ccis.ch
IVA-Nr. 326 773
- Recupero dell‘IVA svizzera in favore di operatori italiani, nonché dell‘IVA italiana per imprese elvetiche
- Consulenza ed assistenza legale in materia di diritto commerciale, societario e fiscale
- Assistenza e consulenza in materia doganale
- Informazioni statistiche ed import/esport
- Informazioni finanziarie e riservate sulla solvibilità di imprese
italiane e svizzere
- Ricerca di prodotti, marchi di fabbricazione e reperimento
di brevetti
- Azioni promozionali e di direct marketing
- Arbitrato internazionale
- Informazioni relative all‘interscambio, normative riguardanti
gli insediamenti in Svizzera ed in Italia
- Seminari e manifestazioni su temi specifici di attualità
- Traduzioni
- Viaggi di Studio
- Certificato di Italiano Commerciale rilasciato in collaborazione con la Società Dante Alighieri di Roma
- Swiss Desk Porti italiani
- La CCIS fornisce informazioni su Fiere e Mostre italiane. Rappresentanza ufficiale di Fiera Milano e di VeronaFiere
- Recupero crediti in Svizzera
- Regolamento di Arbitrato e di Conciliazione
della Camera Arbitrale della CCIS
- Compra-vendita di beni immobili in Italia
- Costituzione di società affiliate di imprese estere in Italia
- Il nuovo diritto societario italiano
- Servizi camerali
Rue du Cendrier 12-14, Casella postale, 1211 Ginevra 1
Tel. ++41 22 906 85 95, Fax ++41 22 906 85 99
e-mail: infogva@ccis.ch
IVA-Nr. 326 773
RECUPERO IVA ITALIANA
RECUPERO IVA SVIZZERA
Il servizio, offerto a condizioni
molto vantaggiose, è rivolto sia
alle imprese svizzere che recuperano l’IVA pagata in Italia che
alle imprese italiane che recuperano l’IVA pagata in Svizzera.
Grazie agli accordi di reciprocità tra Italia e Svizzera
la legislazione svizzera consente agli imprenditori italiani il rimborso dell’IVA svizzera.
Grazie agli accordi di reciprocità tra l’Italia e la Svizzera, la
legislazione italiana consente agli imprenditori svizzeri di ottenere il rimborso dell’IVA italiana. La CCIS:
•ä fornisce la necessaria documentazione;
• äesamina la documentazione compilata;
ä recapita l’istanza di rimborso in Italia all’Autorità fiscale
competente;
• avvia e controlla l’iter della Vostra pratica tramite il suo
ufficio di Pescara;
• fornisce assistenza legale
La CCIS:
• fornisce un servizio di informazione e prima consulenza;
• diventa il Vostro rappresentate fiscale;
• esamina la completezza della Vostra documentazione;
• invia la documentazione alle autorità svizzere e segue l’iter
della vostra pratica.
Informazioni più dettagliate contattare
la Camera di Commercio Italiana per la Svizzera
+41 (0)44 289 23 23
RICERCA DI PARTNER COMMERCIALI
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la
Rivista
n. 2 - Febbraio 2010
Grazie alla propria rete di contatti e alla conoscenza delle esigenze e dei bisogni del mercato elvetico e di quello italiano, la Camera di Commercio offre ad imprese sia svizzere
che italiane intenzionate ad esportare i propri servizi e prodotti all’estero un’accurata
ricerca di controparti commerciali. Attraverso un’analisi sistematica del mercato obiettivo
ed identificati i partner commerciali ritenuti più idonei per le imprese a diventare affidabili
interlocutori nel settore di riferimento, viene organizzato un incontro presso le aziende
target così selezionate permettendo alle imprese italiane o svizzere un rapido ed efficace
ingresso sui rispettivi mercati di riferimento.
Per ulteriori informazioni ed un preventivo sul servizio, potete contattarci al seguente indirizzo mail info@ccis.ch