oistrakh stradivari - Naxos Music Library
Transcription
oistrakh stradivari - Naxos Music Library
THE VIOLIN OF DAVID OISTRAKH SC TRADIVARI F 1702 ONTE DE ONTANA Its history, sound and photographs CDS 389 ADD/DDD WOLFGANG AMADEUS MOZART Concerto in G Major KV219 (*) 1 - Allegro 2 - Adagio 3 - Rondò (Allegro) 23’45” 08’56” 08’04” 06’45” David Oistrakh, violin Swiss Italian Radio Orchestra Otmar Nussio, conductor Recorded in Lugano, Switzerland, 11/06/1961 JOHANNES BRAHMS Sonata No. 2 Op. 100 4 - 1st mov.: Allegro amabile 07’25” Riccardo Brengola, violin Pier Narciso Masi, piano Recorded in Milan, May 1982 ANTONIN DVORÁK Four Romantic Pieces Op. 75 5 - Allegro moderato 6 - Allegro maestoso 7 - Allegro appassionato 8 - Larghetto 14’09” 03’10” 02’48” 02’33” 05’38” Franco Gulli, violin Enrica Cavallo, piano Recorded in Milan, March 1985 GEORGE ENESCU Sonata No. 2 Op. 6 in f minor 9 - Assez mouvementé 10 - Tranquillement 11 - Vif 21’34” 07’38” 06’33” 07’23” Mariana Sirbu, violin Mihail Sarbu, piano Recorded in Genoa, June 1987 FRITZ KREISLER 12 - Introduction and Capriccio Mariana Sirbu, violin Recorded in Genoa, February 2002 04’51” ➤ 71’50” (*) Courtesy of Aura Music srl, Italy David Oistrakh with the “Conte de Fontana” David Oistrakh with the “Conte de Fontana” I. La storia di Danilo Prefumo a parabola creativa di un artista segue regole imperscrutabili e occulte, che non sono definibili a priori, e variano da persona a persona. Ci sono artisti, come ad esempio Arthur Rimbaud, per citare un nome universalmente noto, che danno il meglio di loro stessi giovanissimi, e in seguito cercano senza successo di ricreare quel miracoloso momento di creatività dei loro primi anni. Altri – e sono i più – seguono la “curva normale” dell’attività umana, sviluppano il loro talento più o meno velocemente e giunti “nel mezzo del cammin di loro vita”, proprio come Dante, cominciano ad offrire al mondo i frutti più maturi del loro genio. Altri invece – pensiamo ad esempio a un musicista come Leoš Janácek, che scrisse molti dei suoi maggiori capolavori dopo i settant’anni – sembrano quasi fiori tardivi, che sbocciano non in primavera o in estate, ma in autunno – a volte in autunno avanzato. Per artisti come questi, non di “parabola creativa” si dovrebbe parlare, ma di una retta destinata quasi a proseguire all’infinito, se ad interromperla non intervenissero, come sempre intervengono, i limiti stessi della vita dell’uomo. L Antonio Stradivari apparteneva sicuramente a quest’ultima categoria di artisti e di creatori. Nato a Cremona nel 1644, fu dapprima apprendista di un altro grande liutaio cremonese, Niccolò Amati; in seguito (il primo violino interamente suo oggi conosciuto porta la data del 1666) si mise in proprio e da allora in poi continuò a sfornare numerosi strumenti a corda con artigianale regolarità fino agli ultimi giorni della sua lunghissima vita, che terminò in Cremona il 18 dicembre 1737, cercando di venire incontro alle innumerevoli richieste che gli pervenivano da tutta Europa. Non è possibile dire con esattezza il numero degli strumenti da lui realizzati; ipotesi variamente attendibili lo fanno oscillare dai 1000 ai 2000. Di questi, ne sono noti oggi circa 650. E’ opinione comune di tutti gli studiosi di strumenti antichi che Stradivari abbia cominciato a proporre i suoi strumenti più perfetti e più sonori nella tarda maturità, all’incirca verso i sessant’anni. Il violino stradivariano con cui apriamo questa nostra collana dedicata ai più celebri strumenti storici dei grandi liutai italiani, il cosiddetto “Conte de Fontana”, risale al 1702: Stradivari lo realizzò dunque all’età di circa cinquantotto anni. Secondo una diffusa tradizione, questo strumento appartenne ad uno strumentista italiano di nome Ferrari, allievo di Giuseppe Tartini e poi di Pietro Nardini, che visse a lungo a Parigi. In seguito lo strumento entrò in possesso di Leandro Bisiach (1864 – 1945), commerciante, collezionista, liutaio e restauratore celeberrimo di strumenti antichi, la cui ditta aveva sede in piazza Duomo, a Milano. Bisiach rivendette lo Stradivari al Conte de Fontana, che lo custodì per diversi anni nella sua villa di Belgirate, presso Como. Il violino fu poi acquistato dal signor Camillo Foltzer, un collezionista di Genova, e in The supposed portrait of Antonio Stradivari I. La storia di Danilo Prefumo a parabola creativa di un artista segue regole imperscrutabili e occulte, che non sono definibili a priori, e variano da persona a persona. Ci sono artisti, come ad esempio Arthur Rimbaud, per citare un nome universalmente noto, che danno il meglio di loro stessi giovanissimi, e in seguito cercano senza successo di ricreare quel miracoloso momento di creatività dei loro primi anni. Altri – e sono i più – seguono la “curva normale” dell’attività umana, sviluppano il loro talento più o meno velocemente e giunti “nel mezzo del cammin di loro vita”, proprio come Dante, cominciano ad offrire al mondo i frutti più maturi del loro genio. Altri invece – pensiamo ad esempio a un musicista come Leoš Janácek, che scrisse molti dei suoi maggiori capolavori dopo i settant’anni – sembrano quasi fiori tardivi, che sbocciano non in primavera o in estate, ma in autunno – a volte in autunno avanzato. Per artisti come questi, non di “parabola creativa” si dovrebbe parlare, ma di una retta destinata quasi a proseguire all’infinito, se ad interromperla non intervenissero, come sempre intervengono, i limiti stessi della vita dell’uomo. L Antonio Stradivari apparteneva sicuramente a quest’ultima categoria di artisti e di creatori. Nato a Cremona nel 1644, fu dapprima apprendista di un altro grande liutaio cremonese, Niccolò Amati; in seguito (il primo violino interamente suo oggi conosciuto porta la data del 1666) si mise in proprio e da allora in poi continuò a sfornare numerosi strumenti a corda con artigianale regolarità fino agli ultimi giorni della sua lunghissima vita, che terminò in Cremona il 18 dicembre 1737, cercando di venire incontro alle innumerevoli richieste che gli pervenivano da tutta Europa. Non è possibile dire con esattezza il numero degli strumenti da lui realizzati; ipotesi variamente attendibili lo fanno oscillare dai 1000 ai 2000. Di questi, ne sono noti oggi circa 650. E’ opinione comune di tutti gli studiosi di strumenti antichi che Stradivari abbia cominciato a proporre i suoi strumenti più perfetti e più sonori nella tarda maturità, all’incirca verso i sessant’anni. Il violino stradivariano con cui apriamo questa nostra collana dedicata ai più celebri strumenti storici dei grandi liutai italiani, il cosiddetto “Conte de Fontana”, risale al 1702: Stradivari lo realizzò dunque all’età di circa cinquantotto anni. Secondo una diffusa tradizione, questo strumento appartenne ad uno strumentista italiano di nome Ferrari, allievo di Giuseppe Tartini e poi di Pietro Nardini, che visse a lungo a Parigi. In seguito lo strumento entrò in possesso di Leandro Bisiach (1864 – 1945), commerciante, collezionista, liutaio e restauratore celeberrimo di strumenti antichi, la cui ditta aveva sede in piazza Duomo, a Milano. Bisiach rivendette lo Stradivari al Conte de Fontana, che lo custodì per diversi anni nella sua villa di Belgirate, presso Como. Il violino fu poi acquistato dal signor Camillo Foltzer, un collezionista di Genova, e in The supposed portrait of Antonio Stradivari seguito fu venduto al liutaio Vatelot di Parigi; Vatelot, altra figura di grande spicco nel panorama della liuteria internazionale ed esponente di rilievo di una famiglia di liutai francesi, lo rivendette a sua volta al celebre violinista russo David Oistrakh, che lo usò per diversi anni nei suoi concerti e nelle sue incisioni discografiche, per poi scambiarlo, infine, con un altro famoso Stradivari del 1705, il Marsick. Da quel momento il violino è divenuto proprietà del collezionista italiano Paolo Peterlongo, passando poi in eredità al figlio Giovanni, che lo ha spesso ceduto in prestito ad alcuni tra i più reputati violinisti, tra cui Uto Ughi, Franco Gulli e Mariana Sirbu, che lo suona attualmente. Nel 1968 il liutaio Simone F. Sacconi, stilando un certificato d’autenticità dello strumento, così lo descriveva: “La tavola di abete di ottima qualità è fatta di un sol pezzo. La grana è fine dal cantino al centro, poi per un tratto larga, e poi ancora fine. Il fondo di acero tagliato di quarto con marezzatura un po’ debole, è pure di un sol pezzo. Le fasce sono della stessa larghezza di marezzatura del fondo, ma un po’ più marcate. Il riccio è di acero, non marezzato e lo ritengo innestato dal figlio Omobono probabilmente in sede di riparazione. La vernice è pure autentica di un bel colore ambra dorato. Lo strumento, in tutto omogeneo, è in ottimo stato di conservazione ed ha un’ottima sonorità”. Nel 1970, Uto Ughi così definiva il “Conte de Fontana” in una lettera privata all’ing. Peterlongo: “E’ il più straordinario strumento che io abbia mai conosciuto, una fonte continua di bellezza e di ispirazione”. Circa un anno dopo, anche Franco Gulli era della stessa opinione: “Il violino ha suscitato la ammirata meraviglia dei miei nuovi allievi al Conservatorio qui a Lucerna. Effettivamente è una meraviglia!”. A rare photograph showing Leandro Bisiach in his workshop seguito fu venduto al liutaio Vatelot di Parigi; Vatelot, altra figura di grande spicco nel panorama della liuteria internazionale ed esponente di rilievo di una famiglia di liutai francesi, lo rivendette a sua volta al celebre violinista russo David Oistrakh, che lo usò per diversi anni nei suoi concerti e nelle sue incisioni discografiche, per poi scambiarlo, infine, con un altro famoso Stradivari del 1705, il Marsick. Da quel momento il violino è divenuto proprietà del collezionista italiano Paolo Peterlongo, passando poi in eredità al figlio Giovanni, che lo ha spesso ceduto in prestito ad alcuni tra i più reputati violinisti, tra cui Uto Ughi, Franco Gulli e Mariana Sirbu, che lo suona attualmente. Nel 1968 il liutaio Simone F. Sacconi, stilando un certificato d’autenticità dello strumento, così lo descriveva: “La tavola di abete di ottima qualità è fatta di un sol pezzo. La grana è fine dal cantino al centro, poi per un tratto larga, e poi ancora fine. Il fondo di acero tagliato di quarto con marezzatura un po’ debole, è pure di un sol pezzo. Le fasce sono della stessa larghezza di marezzatura del fondo, ma un po’ più marcate. Il riccio è di acero, non marezzato e lo ritengo innestato dal figlio Omobono probabilmente in sede di riparazione. La vernice è pure autentica di un bel colore ambra dorato. Lo strumento, in tutto omogeneo, è in ottimo stato di conservazione ed ha un’ottima sonorità”. Nel 1970, Uto Ughi così definiva il “Conte de Fontana” in una lettera privata all’ing. Peterlongo: “E’ il più straordinario strumento che io abbia mai conosciuto, una fonte continua di bellezza e di ispirazione”. Circa un anno dopo, anche Franco Gulli era della stessa opinione: “Il violino ha suscitato la ammirata meraviglia dei miei nuovi allievi al Conservatorio qui a Lucerna. Effettivamente è una meraviglia!”. A rare photograph showing Leandro Bisiach in his workshop II. Il suono l nostro CD si apre con un’incisione del Concerto in Sol maggiore K. 216, che David Oistrakh, effettuò col “Conte de Fontana” alla Radio di Lugano l’undici di maggio del 1961, insieme con l’Orchestra della Svizzera Italiana diretta da Otmar Nussio. Oistrakh era un solista dotato di un eccezionale temperamento, di un suono caldo e vibrante e lo Stradivari “Conte de Fontana” lo accompagnò nel periodo più fulgido della sua carriera, dando lustro supplementare alla sua arte, come ben testimoniano non solo le incisioni discografiche in studio, ma anche le numerose registrazioni live. I Strumento tipicamente solistico come ogni Stradivari che si rispetti, il “Conte de Fontana” è stato protagonista anche di molte incisioni di musica da camera. Riccardo Brengola (nato nel 1917) fu allievo nella giovinezza del grande Arrigo Serato e per ben ventisette anni fu primo violino di uno dei più insigni complessi cameristici italiani, il Quintetto Chigiano. In questa incisione del 1982 Brengola utilizza il “Conte de Fontana” in una delle più impegnative composizioni cameristiche di Johannes Brahms, la Sonata nr. 2 in La maggiore op. 100. Insieme con lui suona un altro celebre solista e camerista italiano, il senese Pier Narciso Masi. Franco Gulli, scomparso nel 2001, è stato uno dei violinisti italiani attivi nella seconda metà del Novecento più conosciuti ed apprezzati in tutto il mondo. Nato a Trieste nel 1926, Gulli studiò dapprima sotto la guida del padre, anch’egli violinista, e in seguito si perfezionò, come Riccardo Brengola, con Arrigo Serato. Per diversi anni fu primo violino nell’Orchestra dei Pomeriggi Musicali di Milano e in seguito dei Virtuosi di Roma diretti da Renato Fasano. Con la moglie Enrica Cavallo formò un famoso duo che tenne concerti cameristici in tutto il mondo. Nel nostro CD, Franco Gulli impiega il “Conte de Fontana” in una toccante esecuzione dei Quattro Pezzi Romantici op. 75 di Antonín Dvorak, registrata insieme con la moglie nel 1985. Mariana Sirbu, nata a Jasi in Romania, ha ricevuto la prima educazione musicale dai genitori per poi completarla all’Accademia di Musica di Bucarest sotto la guida di Stefan Gheorghiu. Ha poi vinto numerosi premi internazionali e intrapreso una brillante carriera che l’ha portata a suonare in tutti i principali paesi europei. È stata primo violino del Quartetto Academica. Nel 1985 è entrata a far parte del Trio di Milano insieme a Bruno Canino e Rocco Filippini, e nel 1992 dell’ensemble I Musici come primo violino. Nel 1994 ha fondato il Quartetto Stradivari. Mariana Sirbu qui interpreta la Seconda Sonata op. 6 di George Enescu, brano composto nel 1899 che segna l’inizio della maturità artistica del musicista rumeno. Conclude il CD l’Introduzione e Capriccio per violino solo di Fritz Kreisler, registrata per l’occasione da Mariana Sirbu, che ci permette di valutare, oltre alle grandi qualità tecniche dell’interprete, il superbo stato di conservazione e di efficienza sonora dello strumento. W. F. Hill’s certificate of authenticity for Mr. Roberto Foltzer of Genoa II. Il suono l nostro CD si apre con un’incisione del Concerto in Sol maggiore K. 216, che David Oistrakh, effettuò col “Conte de Fontana” alla Radio di Lugano l’undici di maggio del 1961, insieme con l’Orchestra della Svizzera Italiana diretta da Otmar Nussio. Oistrakh era un solista dotato di un eccezionale temperamento, di un suono caldo e vibrante e lo Stradivari “Conte de Fontana” lo accompagnò nel periodo più fulgido della sua carriera, dando lustro supplementare alla sua arte, come ben testimoniano non solo le incisioni discografiche in studio, ma anche le numerose registrazioni live. I Strumento tipicamente solistico come ogni Stradivari che si rispetti, il “Conte de Fontana” è stato protagonista anche di molte incisioni di musica da camera. Riccardo Brengola (nato nel 1917) fu allievo nella giovinezza del grande Arrigo Serato e per ben ventisette anni fu primo violino di uno dei più insigni complessi cameristici italiani, il Quintetto Chigiano. In questa incisione del 1982 Brengola utilizza il “Conte de Fontana” in una delle più impegnative composizioni cameristiche di Johannes Brahms, la Sonata nr. 2 in La maggiore op. 100. Insieme con lui suona un altro celebre solista e camerista italiano, il senese Pier Narciso Masi. Franco Gulli, scomparso nel 2001, è stato uno dei violinisti italiani attivi nella seconda metà del Novecento più conosciuti ed apprezzati in tutto il mondo. Nato a Trieste nel 1926, Gulli studiò dapprima sotto la guida del padre, anch’egli violinista, e in seguito si perfezionò, come Riccardo Brengola, con Arrigo Serato. Per diversi anni fu primo violino nell’Orchestra dei Pomeriggi Musicali di Milano e in seguito dei Virtuosi di Roma diretti da Renato Fasano. Con la moglie Enrica Cavallo formò un famoso duo che tenne concerti cameristici in tutto il mondo. Nel nostro CD, Franco Gulli impiega il “Conte de Fontana” in una toccante esecuzione dei Quattro Pezzi Romantici op. 75 di Antonín Dvorak, registrata insieme con la moglie nel 1985. Mariana Sirbu, nata a Jasi in Romania, ha ricevuto la prima educazione musicale dai genitori per poi completarla all’Accademia di Musica di Bucarest sotto la guida di Stefan Gheorghiu. Ha poi vinto numerosi premi internazionali e intrapreso una brillante carriera che l’ha portata a suonare in tutti i principali paesi europei. È stata primo violino del Quartetto Academica. Nel 1985 è entrata a far parte del Trio di Milano insieme a Bruno Canino e Rocco Filippini, e nel 1992 dell’ensemble I Musici come primo violino. Nel 1994 ha fondato il Quartetto Stradivari. Mariana Sirbu qui interpreta la Seconda Sonata op. 6 di George Enescu, brano composto nel 1899 che segna l’inizio della maturità artistica del musicista rumeno. Conclude il CD l’Introduzione e Capriccio per violino solo di Fritz Kreisler, registrata per l’occasione da Mariana Sirbu, che ci permette di valutare, oltre alle grandi qualità tecniche dell’interprete, il superbo stato di conservazione e di efficienza sonora dello strumento. W. F. Hill’s certificate of authenticity for Mr. Roberto Foltzer of Genoa I. The history by Danilo Prefumo he creative parabola of an artist follows inscrutable, occult rules which cannot be defined a priori and which vary from person to person. There are artists, like Arthur Rimbaud for example, to quote a universally known name, who give of their best at a very young age and later strive in vain to recreate that miraculous moment of creativity of their early years. Others – the majority, indeed – follow the “normal curve” of human activity, developing their talent fairly quickly and then “halfway through life’s journey”, like Dante himself, start to offer the world the more mature fruit of their genius. Others again, like Leoš Janácek, who wrote many of his masterpieces after he reached the age of seventy – seem almost to be lateblooms, that blossom not in spring or in summer but in autumn – at times even in late autumn. For artists like this we can hardly speak about a “creative parabola” but might talk of a straight line destined almost to continue infinitely, were it not to be interrupted, as must always happen, by the limits of man’s life. T Antonio Stradivari undoubtedly belongs to the latter category of artists and creators. Born in Cremona in 1644, he started as an apprentice to another great violin builder, Nicola Amati; he then set up independently (the first violin that was entirely his own production known today is dated 1666) and went on producing violins with the regularity of a craftsman until the last days of his very long life, which ended in Cremona on 18th December 1737, attempting to satisfy the countless requests he received from all over Europe. It is impossible to say exactly how many instruments he produced; hypotheses of varying reliability put the number between 1,000 and 2,000. Of these some 650 are known today. All scholars of early instruments agree that Stradivari began to produce his finest and most resonant instruments in his late maturity, when he was about sixty years old. The Stradivari violin with which we open this series dedicated to the most famous historic instruments of the great Italian violin builders, the so-called “Conte di Fontana”, is dated 1702: Stradivari thus produced it at the age of about 58. Tradition has it that the instrument belonged to an Italian performer called Ferrari, a pupil first of Giuseppe Tartini and then of Pietro Nardini, who lived for many years in Paris. The instrument then passed into the hands of Leandro Bisiach (1864-1945), a dealer, collector, violin builder and restorer of famous early instruments, whose company was in Piazza Duomo in Milan. Bisiach sold the Stradivari to the Conte di Fontana, who for many years kept it in his villa in Belgirate near Como. The violin was then purchased by Signor Camillo Foltzer, a collector in Genoa, and was later sold to the violin builder Vatelot of Paris; Vatelot, another outstanding figure in the world of violin making and an important member of a family of French Certificate of authenticity by the violin maker Marcel Vatelot (1959) I. The history by Danilo Prefumo he creative parabola of an artist follows inscrutable, occult rules which cannot be defined a priori and which vary from person to person. There are artists, like Arthur Rimbaud for example, to quote a universally known name, who give of their best at a very young age and later strive in vain to recreate that miraculous moment of creativity of their early years. Others – the majority, indeed – follow the “normal curve” of human activity, developing their talent fairly quickly and then “halfway through life’s journey”, like Dante himself, start to offer the world the more mature fruit of their genius. Others again, like Leoš Janácek, who wrote many of his masterpieces after he reached the age of seventy – seem almost to be lateblooms, that blossom not in spring or in summer but in autumn – at times even in late autumn. For artists like this we can hardly speak about a “creative parabola” but might talk of a straight line destined almost to continue infinitely, were it not to be interrupted, as must always happen, by the limits of man’s life. T Antonio Stradivari undoubtedly belongs to the latter category of artists and creators. Born in Cremona in 1644, he started as an apprentice to another great violin builder, Nicola Amati; he then set up independently (the first violin that was entirely his own production known today is dated 1666) and went on producing violins with the regularity of a craftsman until the last days of his very long life, which ended in Cremona on 18th December 1737, attempting to satisfy the countless requests he received from all over Europe. It is impossible to say exactly how many instruments he produced; hypotheses of varying reliability put the number between 1,000 and 2,000. Of these some 650 are known today. All scholars of early instruments agree that Stradivari began to produce his finest and most resonant instruments in his late maturity, when he was about sixty years old. The Stradivari violin with which we open this series dedicated to the most famous historic instruments of the great Italian violin builders, the so-called “Conte di Fontana”, is dated 1702: Stradivari thus produced it at the age of about 58. Tradition has it that the instrument belonged to an Italian performer called Ferrari, a pupil first of Giuseppe Tartini and then of Pietro Nardini, who lived for many years in Paris. The instrument then passed into the hands of Leandro Bisiach (1864-1945), a dealer, collector, violin builder and restorer of famous early instruments, whose company was in Piazza Duomo in Milan. Bisiach sold the Stradivari to the Conte di Fontana, who for many years kept it in his villa in Belgirate near Como. The violin was then purchased by Signor Camillo Foltzer, a collector in Genoa, and was later sold to the violin builder Vatelot of Paris; Vatelot, another outstanding figure in the world of violin making and an important member of a family of French Certificate of authenticity by the violin maker Marcel Vatelot (1959) violin builders, then sold it to the famous Russian violinist David Oistrakh, who for many years used it in his concerts and recordings and then finally exchanged it for another famous Stradivari of 1705, the Marsick. The instrument then became the property of the Italian collector Paolo Peterlongo, and was inherited by his son Giovanni who has often lent it to some of the finest violinists, including Uto Ughi, Franco Gulli and Mariana Sirbu, who plays it today. In 1968 the violin builder Simone F. Sacconi, drew up a certificate of authenticity of the instrument with the following description: “The spruce soundboard is of excellent quality and made of a single piece. The grain is fine from the e-string to the centre, then coarser for a section and then fine again. The back is in maple quarter cut with rather faint marbling, again made of a single piece. The marbling of the ribs is of the same breadth as the back, but slightly more pronounced. The scroll is in maple, is not marbled, and I believe it to have been inserted by Antonio’s son Omobono, probably during a restoration of the instrument. The varnish is also authentic with a fine golden, amber colour. The instrument, consistent throughout, is in an excellent state of conservation and has an excellent sound quality”. In 1970 Uto Ughi gave this definition of the “Conte di Fontana” in a private letter to Peterlongo: “It is the most extraordinary instrument I have ever known, a continuous source of beauty and inspiration”. About a year later Franco Gulli expressed a similar opinion: “The violin excited the wonder of my new pupils at the Conservatory here in Lucerne. It truly is a marvel!”. violin builders, then sold it to the famous Russian violinist David Oistrakh, who for many years used it in his concerts and recordings and then finally exchanged it for another famous Stradivari of 1705, the Marsick. The instrument then became the property of the Italian collector Paolo Peterlongo, and was inherited by his son Giovanni who has often lent it to some of the finest violinists, including Uto Ughi, Franco Gulli and Mariana Sirbu, who plays it today. In 1968 the violin builder Simone F. Sacconi, drew up a certificate of authenticity of the instrument with the following description: “The spruce soundboard is of excellent quality and made of a single piece. The grain is fine from the e-string to the centre, then coarser for a section and then fine again. The back is in maple quarter cut with rather faint marbling, again made of a single piece. The marbling of the ribs is of the same breadth as the back, but slightly more pronounced. The scroll is in maple, is not marbled, and I believe it to have been inserted by Antonio’s son Omobono, probably during a restoration of the instrument. The varnish is also authentic with a fine golden, amber colour. The instrument, consistent throughout, is in an excellent state of conservation and has an excellent sound quality”. In 1970 Uto Ughi gave this definition of the “Conte di Fontana” in a private letter to Peterlongo: “It is the most extraordinary instrument I have ever known, a continuous source of beauty and inspiration”. About a year later Franco Gulli expressed a similar opinion: “The violin excited the wonder of my new pupils at the Conservatory here in Lucerne. It truly is a marvel!”. II. The Sound ur CD opens with a recording of the Concerto in G major K. 216, which David Oistrakh made with the “Conte di Fontana” for Radio Lugano on 11th May 1961, with the Orchestra of Italian Switzerland conducted by Otmar Nussio. Oistrakh was a soloist with an exceptional temperament, with a warm, vibrant sound, and the Stradivari “Conte di Fontana” accompanied him in the most brilliant period in his career, adding extra glory to his artistry, as is clearly witnessed not only by his studio recordings but also by his many live recordings. O Typically an instrument for the soloist, like all self-respecting Stradivaris, the “Conte di Fontana” also featured in many chamber music recordings. Riccardo Brengola (born in 1917) was in his youth a pupil of the great Arrigo Serato and for no fewer than twenty-six years was the first violinist in one of Italy’s most prestigious chamber ensembles, the Quintetto Chigiano. In this 1982 recording Brengola uses the “Conte di Fontana” in one of Brahms’ most demanding chamber works, the Sonata N°2 in A Major opus 100. Another famous Italian soloist and chamber performer, Pier Narciso Masi from Siena, plays with him. Franco Gulli, who died in 2001, was one of the most active Italian violinists in the second half of the 20th century and was well known and highly appreciated all over the world. Born in Trieste in 1926, Gulli first studied under his violinist father and then perfected his technique, like Riccardo Brengola, under the guidance of Arrigo Serato. For many years he was the first violinist in the Orchestra of the Pomeriggi Musicali in Milan and later with the Virtuosi di Roma directed by Renato Fasano. With his wife Enrica Cavallo he formed a famous duet that gave chamber concerts all over the world. On our CD Franco Gulli uses the “Conte di Fontana” in a moving performance of the Four Romantic Pieces opus 75 by Antonin Dvorak, recorded with his wife in 1985. Mariana Sirbu, born in Jasi in Romania, received her early musical training from her parents and then went to the Bucharest Music Academy where she studied under Stefan Gheorghiu. She won numerous international prizes and then took up a brilliant career which has led her to play in all the major European countries. She was the first violinist with the Quartetto Academico. In 1985 she joined the Trio di Milano with Bruno Canino and Rocco Filippini, and in 1992 became first violinist with the ensemble I Musici. In 1994 she founded the Quartetto Stradivari. Here Mariana Sirbu plays George Enescu’s Second Sonata opus 6, a piece composed in 1899 which marks the beginning of the Romanian composer’s artistic maturity. The CD closes with the Introduction and Capriccio for solo violin by Fritz Kreisler, recorded for the occasion by Mariana Sirbu, a piece that allows us to appreciate not only Sirbu’s outstanding technique but also the fine state of preservation and efficacious sound of the instrument. The violin maker Etienne Vatelot and his 1967 certificate of the Stradivari II. The Sound ur CD opens with a recording of the Concerto in G major K. 216, which David Oistrakh made with the “Conte di Fontana” for Radio Lugano on 11th May 1961, with the Orchestra of Italian Switzerland conducted by Otmar Nussio. Oistrakh was a soloist with an exceptional temperament, with a warm, vibrant sound, and the Stradivari “Conte di Fontana” accompanied him in the most brilliant period in his career, adding extra glory to his artistry, as is clearly witnessed not only by his studio recordings but also by his many live recordings. O Typically an instrument for the soloist, like all self-respecting Stradivaris, the “Conte di Fontana” also featured in many chamber music recordings. Riccardo Brengola (born in 1917) was in his youth a pupil of the great Arrigo Serato and for no fewer than twenty-six years was the first violinist in one of Italy’s most prestigious chamber ensembles, the Quintetto Chigiano. In this 1982 recording Brengola uses the “Conte di Fontana” in one of Brahms’ most demanding chamber works, the Sonata N°2 in A Major opus 100. Another famous Italian soloist and chamber performer, Pier Narciso Masi from Siena, plays with him. Franco Gulli, who died in 2001, was one of the most active Italian violinists in the second half of the 20th century and was well known and highly appreciated all over the world. Born in Trieste in 1926, Gulli first studied under his violinist father and then perfected his technique, like Riccardo Brengola, under the guidance of Arrigo Serato. For many years he was the first violinist in the Orchestra of the Pomeriggi Musicali in Milan and later with the Virtuosi di Roma directed by Renato Fasano. With his wife Enrica Cavallo he formed a famous duet that gave chamber concerts all over the world. On our CD Franco Gulli uses the “Conte di Fontana” in a moving performance of the Four Romantic Pieces opus 75 by Antonin Dvorak, recorded with his wife in 1985. Mariana Sirbu, born in Jasi in Romania, received her early musical training from her parents and then went to the Bucharest Music Academy where she studied under Stefan Gheorghiu. She won numerous international prizes and then took up a brilliant career which has led her to play in all the major European countries. She was the first violinist with the Quartetto Academico. In 1985 she joined the Trio di Milano with Bruno Canino and Rocco Filippini, and in 1992 became first violinist with the ensemble I Musici. In 1994 she founded the Quartetto Stradivari. Here Mariana Sirbu plays George Enescu’s Second Sonata opus 6, a piece composed in 1899 which marks the beginning of the Romanian composer’s artistic maturity. The CD closes with the Introduction and Capriccio for solo violin by Fritz Kreisler, recorded for the occasion by Mariana Sirbu, a piece that allows us to appreciate not only Sirbu’s outstanding technique but also the fine state of preservation and efficacious sound of the instrument. The violin maker Etienne Vatelot and his 1967 certificate of the Stradivari I. Die Geschichte von Danilo Prefumo ie schöpferische Lebensbahn eines Künstlers folgt unerforschlichen, verborgenen Regeln, die a priori nicht definierbar sind und sich von Mensch zu Mensch ändern. Manche Künstler, wie beispielsweise - um einen allgemein bekannten Namen zu nennen - Arthur Rimbaud, geben noch ganz jung ihr Bestes und versuchen später erfolglos, diesen außerordentlichen Moment der Kreativität ihrer Jugendjahre zu erneuern. Andere - die Mehrzahl - folgen der “normalen Kurve” menschlicher Tätigkeit, entwickeln mehr oder weniger schnell ihr Talent und beginnen die reifsten Früchte ihres Genies der Welt “nel mezzo del cammin di loro vita” (in der Lebensmitte), wie Dante auch für sich in Anspruch nimmt, vorzulegen. Noch andere - und wir denken beispielsweise an einen Komponisten wie Leoš Janácek, der viele seiner größten Meisterwerke als über Siebzigjähriger schrieb - scheinen fast wie spätblühende Blumen, die sich nicht im Frühjahr oder Sommer, sondern im Herbst öffnen, manchmal gar im Spätherbst. Bei solchen Künstlern sollte nicht von einer “schöpferischen Lebensbahn” die Rede sein, sondern von einer Geraden, die fast zum Verlauf ins Unendliche bestimmt wäre, bestünde nicht die begrenzte Lebenszeit des Menschen. D Antonio Stradivari gehörte sicherlich zu letzterer Kategorie von Künstlern und Schöpfern. 1644 in Cremona geboren, war er zunächst Lehrling eines anderen großen Cremoneser Geigenbauers, Niccolò Amati. Dann machte er sich selbständig (die heute als erste allein von ihm gebaute bekannte Geige trägt das Datum 1666); ab damals brachte er Geigen und zahlreiche andere Saiteninstrumente mit handwerklicher Regelmäßigkeit bis in die letzten Tage seines langen Lebens, das am 18. Dezember 1737 in Cremona endete, heraus und versuchte damit, die zahllosen Anfragen, die ihn aus ganz Europa erreichten, zu befriedigen. Wir können die Zahl der von Stradivari hergestellten Instrumente nicht genau angeben; verschieden glaubwürdige Annahmen schwanken zwischen 1000 und 2000. Davon sind heute rund 650 bekannt. Alle Fachleute für antike Instrumente sind der gemeinsamen Ansicht, daß Stradivari seine vollkommensten und klangreichsten Instrumente in seiner Reifezeit als ungefähr Sechzigjähriger hergestellt hat. Stradivaris Geige, mit der wir diese unsere den berühmtesten historischen Instrumenten der großen italienischen Geigenbauer gewidmete Reihe eröffnen, die sogenannte “Conte de Fontana”, stammt aus 1702, also war Stradivari damals achtundfünfzig Jahre alt. Einer verbreiteten Tradition zufolge gehörte dieses Instrument einem italienischen Instrumentalisten namens Ferrari, der ein Schüler Giuseppe Tartinis und dann Pietro Nardinis war und lange in Paris lebte. Dann kam das Instrument in den Besitz von Leandro Bisiach (1864-1945), einem Händler, Sammler, Geigenbauer und überaus berühmten Restaurator antiker Instrumente, dessen Firma auf dem Mailänder Domplatz ihren Sitz hatte. Bisiach verkaufte die Stradivari dem Conte de Fontana, der sie über Jahre in seiner Villa in Belgirate bei Como aufbewahrte. Dann wurde die Geige von Herrn Camillo Foltzer, einem Genueser Sammler, erworben Letter of David Oistrakh, in Russian, to Mr. Paolo Peterlongo. “Dear Mr. Peterlongo, together with the promised photograph I send you and the fascinating “Fontana”, which I greatly admire, warm greetings. I am very happy that it is now in your possession. Kind regards, yours David Oistrakh” I. Die Geschichte von Danilo Prefumo ie schöpferische Lebensbahn eines Künstlers folgt unerforschlichen, verborgenen Regeln, die a priori nicht definierbar sind und sich von Mensch zu Mensch ändern. Manche Künstler, wie beispielsweise - um einen allgemein bekannten Namen zu nennen - Arthur Rimbaud, geben noch ganz jung ihr Bestes und versuchen später erfolglos, diesen außerordentlichen Moment der Kreativität ihrer Jugendjahre zu erneuern. Andere - die Mehrzahl - folgen der “normalen Kurve” menschlicher Tätigkeit, entwickeln mehr oder weniger schnell ihr Talent und beginnen die reifsten Früchte ihres Genies der Welt “nel mezzo del cammin di loro vita” (in der Lebensmitte), wie Dante auch für sich in Anspruch nimmt, vorzulegen. Noch andere - und wir denken beispielsweise an einen Komponisten wie Leoš Janácek, der viele seiner größten Meisterwerke als über Siebzigjähriger schrieb - scheinen fast wie spätblühende Blumen, die sich nicht im Frühjahr oder Sommer, sondern im Herbst öffnen, manchmal gar im Spätherbst. Bei solchen Künstlern sollte nicht von einer “schöpferischen Lebensbahn” die Rede sein, sondern von einer Geraden, die fast zum Verlauf ins Unendliche bestimmt wäre, bestünde nicht die begrenzte Lebenszeit des Menschen. D Antonio Stradivari gehörte sicherlich zu letzterer Kategorie von Künstlern und Schöpfern. 1644 in Cremona geboren, war er zunächst Lehrling eines anderen großen Cremoneser Geigenbauers, Niccolò Amati. Dann machte er sich selbständig (die heute als erste allein von ihm gebaute bekannte Geige trägt das Datum 1666); ab damals brachte er Geigen und zahlreiche andere Saiteninstrumente mit handwerklicher Regelmäßigkeit bis in die letzten Tage seines langen Lebens, das am 18. Dezember 1737 in Cremona endete, heraus und versuchte damit, die zahllosen Anfragen, die ihn aus ganz Europa erreichten, zu befriedigen. Wir können die Zahl der von Stradivari hergestellten Instrumente nicht genau angeben; verschieden glaubwürdige Annahmen schwanken zwischen 1000 und 2000. Davon sind heute rund 650 bekannt. Alle Fachleute für antike Instrumente sind der gemeinsamen Ansicht, daß Stradivari seine vollkommensten und klangreichsten Instrumente in seiner Reifezeit als ungefähr Sechzigjähriger hergestellt hat. Stradivaris Geige, mit der wir diese unsere den berühmtesten historischen Instrumenten der großen italienischen Geigenbauer gewidmete Reihe eröffnen, die sogenannte “Conte de Fontana”, stammt aus 1702, also war Stradivari damals achtundfünfzig Jahre alt. Einer verbreiteten Tradition zufolge gehörte dieses Instrument einem italienischen Instrumentalisten namens Ferrari, der ein Schüler Giuseppe Tartinis und dann Pietro Nardinis war und lange in Paris lebte. Dann kam das Instrument in den Besitz von Leandro Bisiach (1864-1945), einem Händler, Sammler, Geigenbauer und überaus berühmten Restaurator antiker Instrumente, dessen Firma auf dem Mailänder Domplatz ihren Sitz hatte. Bisiach verkaufte die Stradivari dem Conte de Fontana, der sie über Jahre in seiner Villa in Belgirate bei Como aufbewahrte. Dann wurde die Geige von Herrn Camillo Foltzer, einem Genueser Sammler, erworben Letter of David Oistrakh, in Russian, to Mr. Paolo Peterlongo. “Dear Mr. Peterlongo, together with the promised photograph I send you and the fascinating “Fontana”, which I greatly admire, warm greetings. I am very happy that it is now in your possession. Kind regards, yours David Oistrakh” und schließlich dem Pariser Geigenbauer Vatelot verkauft. Dieser war eine weitere herausragende Figur im Panorama des internationalen Geigenbaus und bedeutender Vertreter einer Familie französischer Geigenbauer. Er verkaufte das Instrument dem berühmten russischen Geiger David Oistrakh, der es etliche Jahre in seinen Konzerten und bei seinen Plattenaufnahmen verwendete, um es schließlich gegen eine andere berühmte Stradivari, die Marsick aus 1705, auszutauschen. Damals ging das Instrument in den Besitz des italienischen Sammlers Paolo Peterlongo und später als Erbschaft an dessen Sohn Giovanni über, der es häufig als Leihgabe einigen der angesehensten Geiger, darunter Uto Ughi, Franco Gulli und Mariana Sirbu (die es derzeit spielt), überlassen hat. Der Geigenbauer Simone F. Sacconi beschrieb das Instrument 1968 bei Erstellung eines Echtheitszertifikats folgendermaßen.: “Das Tannenbrett von ausgezeichneter Qualität besteht aus einem einzigen Stück. Die Faser ist von der Quinte zur Mitte schmal, dann ein Stück lang breit, schließlich wieder schmal. Der schnitzförmig geschnittene Ahornboden mit ein wenig schwacher Maserung besteht gleichfalls aus einem einzigen Stück. Die Seitenteile haben die gleiche Maserungsbreite wie der Boden, aber ein wenig ausgeprägter. Die Schnecke ist aus Ahorn, nicht gemasert, und ich nehme an, daß sie von Stradivaris Sohn Omobono bei einer Reparatur angebracht wurde. Auch die Lackierung ist echt und schön goldbernsteinfarben. Das Instrument ist ganz original, befindet sich in ausgezeichnetem Zustand und hat eine ausgezeichnete Klangfülle”. Uto Ughi definierte die “Conte de Fontana” 1970 in einem privaten Schreiben an Ing. Peterlongo folgendermaßen: “Es ist das außerordentlichste Instrument, das ich je gekannt habe, ein ständiger Quell der Schönheit und Inspiration”. Rund ein Jahr später war auch Franco Gulli der selben Meinung: “Die Geige hat bei meinen neuen Schülern am Konservatorium von Luzern bewunderndes Staunen hervorgerufen. Sie ist tatsächlich ein Wunderwerk”. II. Der Klang nsere CD beginnt mit einer Aufnahme des Konzerts in G-Dur KV 216, die David Oistrakh am 11. Mai 1961 mit dem Orchester der Italienischen Schweiz unter Otmar Nussio mit seiner “Conte de Fontana” bei Radio Lugano gemacht hat. Oistrakh war ein mit außerordentlichem Temperament gesegneter Solist mit einem warmen, vollen Ton. Die Stradivari “Conte de Fontana” begleitete ihn, als seine Karriere am U Certificate of authenticity signed by the violin maker Simone Sacconi of New York und schließlich dem Pariser Geigenbauer Vatelot verkauft. Dieser war eine weitere herausragende Figur im Panorama des internationalen Geigenbaus und bedeutender Vertreter einer Familie französischer Geigenbauer. Er verkaufte das Instrument dem berühmten russischen Geiger David Oistrakh, der es etliche Jahre in seinen Konzerten und bei seinen Plattenaufnahmen verwendete, um es schließlich gegen eine andere berühmte Stradivari, die Marsick aus 1705, auszutauschen. Damals ging das Instrument in den Besitz des italienischen Sammlers Paolo Peterlongo und später als Erbschaft an dessen Sohn Giovanni über, der es häufig als Leihgabe einigen der angesehensten Geiger, darunter Uto Ughi, Franco Gulli und Mariana Sirbu (die es derzeit spielt), überlassen hat. Der Geigenbauer Simone F. Sacconi beschrieb das Instrument 1968 bei Erstellung eines Echtheitszertifikats folgendermaßen.: “Das Tannenbrett von ausgezeichneter Qualität besteht aus einem einzigen Stück. Die Faser ist von der Quinte zur Mitte schmal, dann ein Stück lang breit, schließlich wieder schmal. Der schnitzförmig geschnittene Ahornboden mit ein wenig schwacher Maserung besteht gleichfalls aus einem einzigen Stück. Die Seitenteile haben die gleiche Maserungsbreite wie der Boden, aber ein wenig ausgeprägter. Die Schnecke ist aus Ahorn, nicht gemasert, und ich nehme an, daß sie von Stradivaris Sohn Omobono bei einer Reparatur angebracht wurde. Auch die Lackierung ist echt und schön goldbernsteinfarben. Das Instrument ist ganz original, befindet sich in ausgezeichnetem Zustand und hat eine ausgezeichnete Klangfülle”. Uto Ughi definierte die “Conte de Fontana” 1970 in einem privaten Schreiben an Ing. Peterlongo folgendermaßen: “Es ist das außerordentlichste Instrument, das ich je gekannt habe, ein ständiger Quell der Schönheit und Inspiration”. Rund ein Jahr später war auch Franco Gulli der selben Meinung: “Die Geige hat bei meinen neuen Schülern am Konservatorium von Luzern bewunderndes Staunen hervorgerufen. Sie ist tatsächlich ein Wunderwerk”. II. Der Klang nsere CD beginnt mit einer Aufnahme des Konzerts in G-Dur KV 216, die David Oistrakh am 11. Mai 1961 mit dem Orchester der Italienischen Schweiz unter Otmar Nussio mit seiner “Conte de Fontana” bei Radio Lugano gemacht hat. Oistrakh war ein mit außerordentlichem Temperament gesegneter Solist mit einem warmen, vollen Ton. Die Stradivari “Conte de Fontana” begleitete ihn, als seine Karriere am U Certificate of authenticity signed by the violin maker Simone Sacconi of New York strahlendsten war und verlieh seiner Kunst zusätzlichen Glanz, wie nicht nur die Studioeinspielungen, sondern auch die zahlreichen Liveaufnahmen bezeugen. Als typisches Soloinstrument (wie jede Stradivari, die auf sich hält) war die “Conte de Fontana” auch Protagonistin vieler kammermusikalischer Aufnahmen. Riccardo Brengola (1917 geboren) war in seiner Jugend Schüler des großen Arrigo Serato und ganze siebenundzwanzig Jahre lang Erster Geiger eines der hervorragendsten italienischen Kammermusikensembles, des Quintetto Chigiano. In dieser Aufnahme von 1982 setzt Brengola die “Conte de Fontana” für eine der schwierigsten kammermusikalischen Kompositionen von Johannes Brahms ein, die Sonate Nr. 2 in A-Dur op. 100. Mit ihm spielt ein weiterer berühmter italienischer Solist und Kammermusiker, der Sieneser Pier Narciso Masi. Der 2001 verstorbene Franco Gulli war einer der bekanntesten und weltweit geschätztesten italienischen Geiger, die in der zweiten Hälfte des 20. Jhdts. tätig waren. 1926 in Triest geboren, studierte Gulli zunächst unter der Leitung seines Vaters, der gleichfalls Geiger war, und vervollkommnete sich dann, wie Riccardo Brengola, bei Arrigo Serato. Er war etliche Jahre Erster Geiger im Orchester der Mailänder Pomeriggi Musicali und danach der von Renato Fasano geleiteten Virtuosi di Roma. Mit seiner Gattin Enrica Cavallo bildete Gulli ein berühmtes Duo, das weltweit Kammermusikkonzerte gab. Auf unserer CD setzt Franco Gulli die “Conte de Fontana” für eine berührende Wiedergabe von Antonín Dvoráks Vier Romantischen Stücken op. 75 ein, die er 1985 mit seiner Gattin aufgenommen hat. Die in Jasi (Rumänien) geborene Mariana Sirbu erhielt ihre erste musikalische Ausbildung von ihren Eltern, um sie dann an der Bukarester Musikakademie unter der Leitung von Stefan Gheorghiu zu vervollständigen. Dann gewann sie zahlreiche internationale Preise und begann eine brillante Karriere, die sie zu Auftritten in allen bedeutenden europäischen Ländern führte. Sirbu spielte die Erste Geige im Quartetto Academica. 1985 stieß sie (mit Bruno Canino und Rocco Filippini als Partnern) zum Trio di Milano und 1992 als Erste Geige zum Ensemble I Musici. 1994 gründete sie das Quartetto Stradivari. Mariana Sirbu interpretiert hier die Zweite Sonate op. 6 von George Enescu, ein 1899 geschriebenes Stück, das den Beginn der künstlerischen Reife des rumänischen Komponisten markiert. Beschlossen wird die CD von Fritz Kreislers Introduktion und Capriccio für Solovioline, von Mariana Sirbu für diesen Anlaß aufgenommen. Das Stück erlaubt uns neben der Beurteilung der hohen technischen Qualitäten der Interpretin auch die Feststellung des glänzenden Zustands, in welchem sich das Instrument befindet, sowie von dessen klanglicher Effizienz. Letter of Franco Gulli thanking Mr. Peterlongo for granting him use of the “Conte de Fontana” and expressing great admiration for the instrument strahlendsten war und verlieh seiner Kunst zusätzlichen Glanz, wie nicht nur die Studioeinspielungen, sondern auch die zahlreichen Liveaufnahmen bezeugen. Als typisches Soloinstrument (wie jede Stradivari, die auf sich hält) war die “Conte de Fontana” auch Protagonistin vieler kammermusikalischer Aufnahmen. Riccardo Brengola (1917 geboren) war in seiner Jugend Schüler des großen Arrigo Serato und ganze siebenundzwanzig Jahre lang Erster Geiger eines der hervorragendsten italienischen Kammermusikensembles, des Quintetto Chigiano. In dieser Aufnahme von 1982 setzt Brengola die “Conte de Fontana” für eine der schwierigsten kammermusikalischen Kompositionen von Johannes Brahms ein, die Sonate Nr. 2 in A-Dur op. 100. Mit ihm spielt ein weiterer berühmter italienischer Solist und Kammermusiker, der Sieneser Pier Narciso Masi. Der 2001 verstorbene Franco Gulli war einer der bekanntesten und weltweit geschätztesten italienischen Geiger, die in der zweiten Hälfte des 20. Jhdts. tätig waren. 1926 in Triest geboren, studierte Gulli zunächst unter der Leitung seines Vaters, der gleichfalls Geiger war, und vervollkommnete sich dann, wie Riccardo Brengola, bei Arrigo Serato. Er war etliche Jahre Erster Geiger im Orchester der Mailänder Pomeriggi Musicali und danach der von Renato Fasano geleiteten Virtuosi di Roma. Mit seiner Gattin Enrica Cavallo bildete Gulli ein berühmtes Duo, das weltweit Kammermusikkonzerte gab. Auf unserer CD setzt Franco Gulli die “Conte de Fontana” für eine berührende Wiedergabe von Antonín Dvoráks Vier Romantischen Stücken op. 75 ein, die er 1985 mit seiner Gattin aufgenommen hat. Die in Jasi (Rumänien) geborene Mariana Sirbu erhielt ihre erste musikalische Ausbildung von ihren Eltern, um sie dann an der Bukarester Musikakademie unter der Leitung von Stefan Gheorghiu zu vervollständigen. Dann gewann sie zahlreiche internationale Preise und begann eine brillante Karriere, die sie zu Auftritten in allen bedeutenden europäischen Ländern führte. Sirbu spielte die Erste Geige im Quartetto Academica. 1985 stieß sie (mit Bruno Canino und Rocco Filippini als Partnern) zum Trio di Milano und 1992 als Erste Geige zum Ensemble I Musici. 1994 gründete sie das Quartetto Stradivari. Mariana Sirbu interpretiert hier die Zweite Sonate op. 6 von George Enescu, ein 1899 geschriebenes Stück, das den Beginn der künstlerischen Reife des rumänischen Komponisten markiert. Beschlossen wird die CD von Fritz Kreislers Introduktion und Capriccio für Solovioline, von Mariana Sirbu für diesen Anlaß aufgenommen. Das Stück erlaubt uns neben der Beurteilung der hohen technischen Qualitäten der Interpretin auch die Feststellung des glänzenden Zustands, in welchem sich das Instrument befindet, sowie von dessen klanglicher Effizienz. Letter of Franco Gulli thanking Mr. Peterlongo for granting him use of the “Conte de Fontana” and expressing great admiration for the instrument I. L’histoire par Danilo Prefumo a parabole créative d’un artiste suit des règles impénétrables et mystérieuses, qui ne peuvent être définies à priori et varient au cas par cas. Certains artistes comme Arthur Rimbaud, pour citer un nom universellement connu, donnent le meilleur d’eux-mêmes dans leur première jeunesse et tentent vainement plus tard de répéter ce moment miraculeux de créativité. D’autres, les plus nombreux, suivent la “courbe normale ” de l’activité humaine en développant leur talent plus ou moins rapidement et, parvenus au milieu de leur vie, comme dit Dante, commencent à offrir au monde les fruits plus mûrs de leur génie. D’autres encore – nous pensons notamment à un musicien comme Leoš Janaceck, qui composa la plupart de ses chefs-d’œuvre à soixante-dix ans passés – peuvent être comparés à des fleurs tardives, de celles qui éclosent non pas au printemps ou en été mais en automne, voire à la fin de la saison. Pour des artistes comme ceux-ci, il conviendrait de parler non pas de “parabole créative ” mais d’une ligne droite destinée à se poursuivre à l’infini, si les limites de la vie de l’homme n’étaient pas là pour intervenir naturellement. L Antonio Stradivari appartenait sans aucun doute à cette dernière famille d’artistes et de créateurs. Né à Crémone en 1644, il débuta comme apprenti chez un autre grand luthier de Crémone, Niccolò Amati ; s’étant ensuite établi à son compte (le premier violon entièrement construit par lui porte la date de 1666), il continua de construire des violons et d’autres instruments avec une régularité artisanale jusqu’à la fin de sa longue existence, qui s’acheva à Crémone le 18 décembre 1737, tentant de satisfaire aux innombrables demandes qui affluaient de toute l’Europe. On ne peut dire avec exactitude le nombre d’instruments qu’il fabriqua, selon certains de 1000 à 2000, mais on en connaît aujourd’hui environ 650. Tous les spécialistes d’instruments anciens s’accordent pour dire que Stradivarius commença à proposer les instruments aux sonorités les plus parfaites assez tard, alors qu’il avait environ soixante ans. Le violon de Stradivarius avec lequel débute cette collection consacrée aux instruments historiques les plus célèbres des grands luthiers italiens, dit “Conte de Fontana”, date de 1702 : Stradivarius était donc âgé d’environ cinquante-huit ans. Selon la tradition répandue, cet instrument appartint à un instrumentiste italien du nom de Ferrari, élève de Giuseppe Tartini puis de Pietro Nardini, qui vécut longuement à Paris. L’instrument passa ensuite à Leandro Bisiach (1864 – 1945), commerçant, collectionneur, luthier et restaurateur célèbre d’instruments anciens dont l’atelier se trouvait en face de la cathédrale de Milan. Bisiach revendit le violon au Comte de Fontana qui le garda plusieurs années dans sa demeure de Belgirate, près de Côme. L’instrument fut ensuite acheté par Camillo Foltzer, un collectionneur de Gênes, Yehudi Menuhin and David Oistrakh in 1968 I. L’histoire par Danilo Prefumo a parabole créative d’un artiste suit des règles impénétrables et mystérieuses, qui ne peuvent être définies à priori et varient au cas par cas. Certains artistes comme Arthur Rimbaud, pour citer un nom universellement connu, donnent le meilleur d’eux-mêmes dans leur première jeunesse et tentent vainement plus tard de répéter ce moment miraculeux de créativité. D’autres, les plus nombreux, suivent la “courbe normale ” de l’activité humaine en développant leur talent plus ou moins rapidement et, parvenus au milieu de leur vie, comme dit Dante, commencent à offrir au monde les fruits plus mûrs de leur génie. D’autres encore – nous pensons notamment à un musicien comme Leoš Janaceck, qui composa la plupart de ses chefs-d’œuvre à soixante-dix ans passés – peuvent être comparés à des fleurs tardives, de celles qui éclosent non pas au printemps ou en été mais en automne, voire à la fin de la saison. Pour des artistes comme ceux-ci, il conviendrait de parler non pas de “parabole créative ” mais d’une ligne droite destinée à se poursuivre à l’infini, si les limites de la vie de l’homme n’étaient pas là pour intervenir naturellement. L Antonio Stradivari appartenait sans aucun doute à cette dernière famille d’artistes et de créateurs. Né à Crémone en 1644, il débuta comme apprenti chez un autre grand luthier de Crémone, Niccolò Amati ; s’étant ensuite établi à son compte (le premier violon entièrement construit par lui porte la date de 1666), il continua de construire des violons et d’autres instruments avec une régularité artisanale jusqu’à la fin de sa longue existence, qui s’acheva à Crémone le 18 décembre 1737, tentant de satisfaire aux innombrables demandes qui affluaient de toute l’Europe. On ne peut dire avec exactitude le nombre d’instruments qu’il fabriqua, selon certains de 1000 à 2000, mais on en connaît aujourd’hui environ 650. Tous les spécialistes d’instruments anciens s’accordent pour dire que Stradivarius commença à proposer les instruments aux sonorités les plus parfaites assez tard, alors qu’il avait environ soixante ans. Le violon de Stradivarius avec lequel débute cette collection consacrée aux instruments historiques les plus célèbres des grands luthiers italiens, dit “Conte de Fontana”, date de 1702 : Stradivarius était donc âgé d’environ cinquante-huit ans. Selon la tradition répandue, cet instrument appartint à un instrumentiste italien du nom de Ferrari, élève de Giuseppe Tartini puis de Pietro Nardini, qui vécut longuement à Paris. L’instrument passa ensuite à Leandro Bisiach (1864 – 1945), commerçant, collectionneur, luthier et restaurateur célèbre d’instruments anciens dont l’atelier se trouvait en face de la cathédrale de Milan. Bisiach revendit le violon au Comte de Fontana qui le garda plusieurs années dans sa demeure de Belgirate, près de Côme. L’instrument fut ensuite acheté par Camillo Foltzer, un collectionneur de Gênes, Yehudi Menuhin and David Oistrakh in 1968 puis par le luthier parisien Vatelot ; celui-ci, éminent représentant de la lutherie internationale et l’un des principaux membres d’une famille de luthiers français, le revendit à son tour au célèbre violoniste russe David Oistrakh ; ce dernier en joua pendant plusieurs années dans ses concerts et dans ses enregistrements discographiques, puis l’échangea contre un autre célèbre Stradivarius, le “Marsick ”. Depuis lors, le violon appartient au collectionneur italien Paolo Peterlongo, qui l’a légué à son fils Giovanni. Ce dernier l’a souvent prêté à quelques-uns des violonistes les plus réputés, parmi lesquels Uto Ughi, Franco Gulli et Mariana Sirbu, qui l’utilise aujourd’hui. En 1968, le luthier Simone F. Sacconi, qui devait en rédiger le certificat d’authenticité, le décrivait ainsi : “ La table d’harmonie en sapin d’excellente qualité est formée d’une seule pièce. Le grain est fin de la chanterelle jusqu’au centre, puis plus gros, et de nouveau fin. Le fond en érable coupé radialement, faiblement ondé, est lui aussi formé d’une seule pièce. Les éclisses présentent des ondes de même largeur que le fond, mais un peu plus marquées. La crosse est en érable, non marbrée, et je la crois appliquée par le fils Omobono, sans doute à l’occasion d’une réparation. Le vernis, authentique, est d’une belle couleur ambrée dorée. L’instrument, parfaitement homogène, est très bien conservé et possède une excellente sonorité “. En 1970, Uto Ughi parlait en ces termes du “Conte de Fontana ” dans une lettre à M. Peterlongo : “C’est l’instrument le plus extraordinaire que j’ai jamais connu, une source constante de beauté et d’inspiration ”. A peu près un an plus tard, Franco Gulli émettait le même jugement : “Le violon a suscité l’étonnement émerveillé de mes nouveaux élèves au Conservatoire de Lucerne. Et il s’agit véritablement d’une merveille ! ”. The violinist Riccardo Brengola puis par le luthier parisien Vatelot ; celui-ci, éminent représentant de la lutherie internationale et l’un des principaux membres d’une famille de luthiers français, le revendit à son tour au célèbre violoniste russe David Oistrakh ; ce dernier en joua pendant plusieurs années dans ses concerts et dans ses enregistrements discographiques, puis l’échangea contre un autre célèbre Stradivarius, le “Marsick ”. Depuis lors, le violon appartient au collectionneur italien Paolo Peterlongo, qui l’a légué à son fils Giovanni. Ce dernier l’a souvent prêté à quelques-uns des violonistes les plus réputés, parmi lesquels Uto Ughi, Franco Gulli et Mariana Sirbu, qui l’utilise aujourd’hui. En 1968, le luthier Simone F. Sacconi, qui devait en rédiger le certificat d’authenticité, le décrivait ainsi : “ La table d’harmonie en sapin d’excellente qualité est formée d’une seule pièce. Le grain est fin de la chanterelle jusqu’au centre, puis plus gros, et de nouveau fin. Le fond en érable coupé radialement, faiblement ondé, est lui aussi formé d’une seule pièce. Les éclisses présentent des ondes de même largeur que le fond, mais un peu plus marquées. La crosse est en érable, non marbrée, et je la crois appliquée par le fils Omobono, sans doute à l’occasion d’une réparation. Le vernis, authentique, est d’une belle couleur ambrée dorée. L’instrument, parfaitement homogène, est très bien conservé et possède une excellente sonorité “. En 1970, Uto Ughi parlait en ces termes du “Conte de Fontana ” dans une lettre à M. Peterlongo : “C’est l’instrument le plus extraordinaire que j’ai jamais connu, une source constante de beauté et d’inspiration ”. A peu près un an plus tard, Franco Gulli émettait le même jugement : “Le violon a suscité l’étonnement émerveillé de mes nouveaux élèves au Conservatoire de Lucerne. Et il s’agit véritablement d’une merveille ! ”. The violinist Riccardo Brengola II. Le son otre CD débute par le Concerto en Sol majeur K.216 de Mozart, que David Oistrakh enregistra avec le “Conte de Fontana ” à la Radio de Lugano le 11 mai 1961, accompagné de l’Orchestre de la Suisse Italienne dirigé par Otmar Nussio. Oistrakh était un soliste doté d’un tempérament exceptionnel, d’un son chaud et vibrant, et le Stradivarius “Conte de Fontana ” l’accompagna durant la période la plus étincelante de sa carrière, faisant briller ultérieurement son talent comme en témoignent non seulement les enregistrements discographiques mais aussi les nombreux enregistrements en public. N Instrument typiquement soliste comme tout Stradivarius qui se respecte, le “Conte de Fontana ” a été le protagoniste de bon nombre d’enregistrements de musique de chambre. Riccardo Brengola (né en 1917) étudia dans sa jeunesse avec le grand Arrigo Serato et fut pendant vingt-sept ans premier violon d’une des formations de chambre italiennes les plus réputées, le Quintetto Chigiano. Dans cet enregistrement de 1982, Brengola interprète avec le “Conte de Fontana ” un des ouvrages de musique de chambre les plus complexes de Johannes Brahms, la Sonate n° 2 en La majeur op. 100. Avec lui, un autre célèbre soliste et interprète de musique de chambre italien, Pier Narciso Masi. Franco Gulli, disparu prématurément en 2001, a été un des violonistes de la seconde moitié du vingtième siècle les plus appréciés et connus dans le monde. Né à Trieste en 1926, il étudia d’abord sous la direction de son père, violoniste lui aussi, et perfectionna ensuite son art, à l’instar de Riccardo Brengola, avec Arrigo Serato. Pendant plusieurs années, il fut premier violon de l’Orchestra dei Pomeriggi Musicali di Milano puis des Virtuosi di Roma dirigés par Renato Fasano. Avec son épouse Enrica Cavallo, il forma un célèbre duo qui joua de la musique de chambre dans le monde entier. Franco Gulli offre ici avec le “Conte de Fontana ” une interprétation émouvante des Quatre Pièces Romantiques op. 75 d’Antonin Dvorak, enregistrées avec sa femme en 1985. Mariana Sirbu, née à Jasi en Roumanie, a entamé ses études musicales avec ses parents et les a complétées à l’Académie de musique de Bucarest, sous la direction de Stefan Gheorghiu. Elle a remporté de nombreux prix internationaux et entrepris une brillante carrière qui l’a amenée à jouer dans les principaux pays d’Europe. Elle a été premier violon du Quartetto Accademia. En 1985, elle est devenue membre du Trio di Milano avec Bruno Canino et Rocco Filippini, et en 1992 de l’ensemble I Musici comme premier violon. En 1994, elle a fondé le Quartetto Stradivari. Mariana Sirbu interprète ici la Seconde Sonate op. 6 de George Enescu, un ouvrage composé en 1899 qui marque le début de la maturité artistique du musicien roumain. Franco Gulli and his wife Enrica Cavallo II. Le son otre CD débute par le Concerto en Sol majeur K.216 de Mozart, que David Oistrakh enregistra avec le “Conte de Fontana ” à la Radio de Lugano le 11 mai 1961, accompagné de l’Orchestre de la Suisse Italienne dirigé par Otmar Nussio. Oistrakh était un soliste doté d’un tempérament exceptionnel, d’un son chaud et vibrant, et le Stradivarius “Conte de Fontana ” l’accompagna durant la période la plus étincelante de sa carrière, faisant briller ultérieurement son talent comme en témoignent non seulement les enregistrements discographiques mais aussi les nombreux enregistrements en public. N Instrument typiquement soliste comme tout Stradivarius qui se respecte, le “Conte de Fontana ” a été le protagoniste de bon nombre d’enregistrements de musique de chambre. Riccardo Brengola (né en 1917) étudia dans sa jeunesse avec le grand Arrigo Serato et fut pendant vingt-sept ans premier violon d’une des formations de chambre italiennes les plus réputées, le Quintetto Chigiano. Dans cet enregistrement de 1982, Brengola interprète avec le “Conte de Fontana ” un des ouvrages de musique de chambre les plus complexes de Johannes Brahms, la Sonate n° 2 en La majeur op. 100. Avec lui, un autre célèbre soliste et interprète de musique de chambre italien, Pier Narciso Masi. Franco Gulli, disparu prématurément en 2001, a été un des violonistes de la seconde moitié du vingtième siècle les plus appréciés et connus dans le monde. Né à Trieste en 1926, il étudia d’abord sous la direction de son père, violoniste lui aussi, et perfectionna ensuite son art, à l’instar de Riccardo Brengola, avec Arrigo Serato. Pendant plusieurs années, il fut premier violon de l’Orchestra dei Pomeriggi Musicali di Milano puis des Virtuosi di Roma dirigés par Renato Fasano. Avec son épouse Enrica Cavallo, il forma un célèbre duo qui joua de la musique de chambre dans le monde entier. Franco Gulli offre ici avec le “Conte de Fontana ” une interprétation émouvante des Quatre Pièces Romantiques op. 75 d’Antonin Dvorak, enregistrées avec sa femme en 1985. Mariana Sirbu, née à Jasi en Roumanie, a entamé ses études musicales avec ses parents et les a complétées à l’Académie de musique de Bucarest, sous la direction de Stefan Gheorghiu. Elle a remporté de nombreux prix internationaux et entrepris une brillante carrière qui l’a amenée à jouer dans les principaux pays d’Europe. Elle a été premier violon du Quartetto Accademia. En 1985, elle est devenue membre du Trio di Milano avec Bruno Canino et Rocco Filippini, et en 1992 de l’ensemble I Musici comme premier violon. En 1994, elle a fondé le Quartetto Stradivari. Mariana Sirbu interprète ici la Seconde Sonate op. 6 de George Enescu, un ouvrage composé en 1899 qui marque le début de la maturité artistique du musicien roumain. Franco Gulli and his wife Enrica Cavallo Le CD s’achève avec l’Introduction et Capriccio pour violon solo de Fritz Kreisler, enregistrée pour l’occasion par Mariana Sirbu, qui nous révèle non seulement les grandes qualités techniques de l’interprète mais aussi l’excellent état de conservation et la remarquable qualité sonore de cet instrument. Mariana Sirbu with the “Conte de Fontana” Le CD s’achève avec l’Introduction et Capriccio pour violon solo de Fritz Kreisler, enregistrée pour l’occasion par Mariana Sirbu, qui nous révèle non seulement les grandes qualités techniques de l’interprète mais aussi l’excellent état de conservation et la remarquable qualité sonore de cet instrument. Mariana Sirbu with the “Conte de Fontana” SC TRADIVARI F 1702 ONTE DE ONTANA Text by Alberto Giordano Photos by Marco Ricci, Prisma, Genova III. Fotografie / Photographs / Photos di / by / von / par Alberto Giordano Ciò che colpisce nella produzione di Antonio Stradivari non è solamente l’eccelso virtuosismo tecnico dimostrato nell’arco di una carriera straordinariamente lunga e prolifica, ma una costante tensione verso quelle trasformazioni che gli consentirono lo sviluppo delle linee estetiche e funzionali degli strumenti del quartetto d’archi. Questa continua ricerca è oggi rappresentata da un repertorio liutario ampio e variegato che viene, per ragioni di necessità, catalogato a seconda del periodo di appartenenza. Questo splendido esemplare del 1702 sembra voler rifiutare un rigido metro di classificazione: pare in esso di intravvedere lampi di un’ispirazione colta alcuni anni prima, in un periodo nel quale lasciava maggiormente trasparire il suo legame con il vecchio maestro Nicola Amati (1598-1684). In Antonio Stradivari’s production we are struck not merely by the outstanding technical virtuosity shown throughout an extraordinarily long and prolific career but also by his constant striving for transformations that enabled him to develop the aesthetic and functional lines of the instruments that make up the string quartet. This continuous research is represented today by an ample, varied collection of string instruments which are necessarily catalogued according to the period to which they belong. This splendid 1702 model, however, seems to shun rigid criteria of classification: in the instrument we seem to glimpse flashes of an inspiration of a few years previously, in a period when Stradivari’s relationship with his old master Nicola Amati (1598-1684) was still more evident. Was in Antonio Stradivaris Produktion beeindruckt, ist nicht nur die im Laufe einer außerordentlich langen Karriere gezeigte glänzende technische Virtuosität, sondern auch, daß er ständig auf Verwandlungen ausgerichtet war, die dem Künstler die Entwicklung der ästhetischen und funktionellen Linien der Streichquartettinstrumente ermöglichten. Diese ständige Suche stellt sich heute in einem umfangreichen, vielfältigen Instrumentenrepertoire dar, das aus Gründen der Notwendigkeit nach seiner Zugehörigkeitsperiode katalogisiert wird. Dieses prachtvolle Exemplar aus 1702 scheint einen unflexiblen Klassifizierungsmaßstab zurückweisen zu wollen, denn in ihm sind anscheinend Einfälle einer Inspiration zu erahnen, die Stradivari einige Jahre zuvor zugefallen war, zu einer Zeit, in welcher die Verbindung zu seinem alten Lehrer Nicola Amati (1598-1684) noch deutlich herauskam. Ce qui frappe le plus, concernant les instruments de Stradivarius, ce n’est pas tant la sublime virtuosité technique déployée tout au long d’une carrière extraordinairement longue et prolifique, que la tension constante vers ces transformations qui lui permirent de développer les lignes esthétiques et fonctionnelles des instruments du quatuor à cordes. Cette recherche incessante est aujourd’hui représentée par un série d’instruments ample et variée que, en raison d’exigences spécifiques, l’on catalogue en fonction de la période de fabrication. Ce splendide exemplaire réalisé en 1702 semble néanmoins vouloir rejeter tout système rigide de classification: on devine en lui des traces d’une inspiration née quelques années plus tôt, à une époque où les liens de Stradivarius avec son ancien maître Nicola Amati (1598-1684) étaient plus visibles. III. Fotografie / Photographs / Photos di / by / von / par Alberto Giordano Ciò che colpisce nella produzione di Antonio Stradivari non è solamente l’eccelso virtuosismo tecnico dimostrato nell’arco di una carriera straordinariamente lunga e prolifica, ma una costante tensione verso quelle trasformazioni che gli consentirono lo sviluppo delle linee estetiche e funzionali degli strumenti del quartetto d’archi. Questa continua ricerca è oggi rappresentata da un repertorio liutario ampio e variegato che viene, per ragioni di necessità, catalogato a seconda del periodo di appartenenza. Questo splendido esemplare del 1702 sembra voler rifiutare un rigido metro di classificazione: pare in esso di intravvedere lampi di un’ispirazione colta alcuni anni prima, in un periodo nel quale lasciava maggiormente trasparire il suo legame con il vecchio maestro Nicola Amati (1598-1684). In Antonio Stradivari’s production we are struck not merely by the outstanding technical virtuosity shown throughout an extraordinarily long and prolific career but also by his constant striving for transformations that enabled him to develop the aesthetic and functional lines of the instruments that make up the string quartet. This continuous research is represented today by an ample, varied collection of string instruments which are necessarily catalogued according to the period to which they belong. This splendid 1702 model, however, seems to shun rigid criteria of classification: in the instrument we seem to glimpse flashes of an inspiration of a few years previously, in a period when Stradivari’s relationship with his old master Nicola Amati (1598-1684) was still more evident. Was in Antonio Stradivaris Produktion beeindruckt, ist nicht nur die im Laufe einer außerordentlich langen Karriere gezeigte glänzende technische Virtuosität, sondern auch, daß er ständig auf Verwandlungen ausgerichtet war, die dem Künstler die Entwicklung der ästhetischen und funktionellen Linien der Streichquartettinstrumente ermöglichten. Diese ständige Suche stellt sich heute in einem umfangreichen, vielfältigen Instrumentenrepertoire dar, das aus Gründen der Notwendigkeit nach seiner Zugehörigkeitsperiode katalogisiert wird. Dieses prachtvolle Exemplar aus 1702 scheint einen unflexiblen Klassifizierungsmaßstab zurückweisen zu wollen, denn in ihm sind anscheinend Einfälle einer Inspiration zu erahnen, die Stradivari einige Jahre zuvor zugefallen war, zu einer Zeit, in welcher die Verbindung zu seinem alten Lehrer Nicola Amati (1598-1684) noch deutlich herauskam. Ce qui frappe le plus, concernant les instruments de Stradivarius, ce n’est pas tant la sublime virtuosité technique déployée tout au long d’une carrière extraordinairement longue et prolifique, que la tension constante vers ces transformations qui lui permirent de développer les lignes esthétiques et fonctionnelles des instruments du quatuor à cordes. Cette recherche incessante est aujourd’hui représentée par un série d’instruments ample et variée que, en raison d’exigences spécifiques, l’on catalogue en fonction de la période de fabrication. Ce splendide exemplaire réalisé en 1702 semble néanmoins vouloir rejeter tout système rigide de classification: on devine en lui des traces d’une inspiration née quelques années plus tôt, à une époque où les liens de Stradivarius avec son ancien maître Nicola Amati (1598-1684) étaient plus visibles. Piano Armonico / Soundboard Resonanzboden / Table d’harmonie Dopo alcuni anni trascorsi a studiare violini di formato più generoso (i cosidetti ‘Long Pattern’), Antonio Stradivari torna in questo esemplare alle proporzioni dei violini costruiti nel pieno della maturità dei suoi quarant’anni, dimostrando personalità e creatività nel rispetto dello stile appreso dal maestro Amati. Notiamo ciò nella dimensione del piano armonico (354 mm la lunghezza), nelle curve sinuose delle ‘C’ e nella delicatezza dell’arrotondamento del bordo esterno. Il legno con cui è costruita la tavola è il tipico abete italiano usato dal maestro per gran parte della produzione ed è tagliato in un pezzo unico con la fibra che, forte e generosa sul lato sinistro, si stringe sensibilmente verso il lato opposto. Having studied violins of more generous format (the so-called “Long Pattern”) for a number of years, Antonio Stradivari returns with this model to the proportions of the violins created in the full maturity of his forties, affirming personality and creativity compared to the style he had learnt from his teacher Amati. We see this in the dimensions of the soundboard (length 354mm), in the sinuous curves of the “Cs” and in the delicacy of the rounding of the outer edge. The wood used is the typical Italian spruce used by Stradivari in most of his creations; it is cut in a single flitch with a grain that is strong and broad on the left and markedly denser towards the right. Nach einigen Jahren des Studiums von größer ausgebildeten Geigen (die heute ‘Long Pattern’ genannt werden) kehrt Antonio Stradivari mit diesem Exemplar zu den Proportionen der in der vollen Reife seiner vierzig Jahre gebauten Geigen zurück und beweist unter Befolgung des bei Meister Amati erlernten Stils Persönlichkeit und Kreativität. Dies stellen wir bei der Größe des Resonanzbodens (seine Länge beträgt 354 mm), den weichen Krümmungen der Mittelbügel und der Zartheit in der Rundung des äußeren Randes fest. Das Holz, aus welchem das Brett gebaut ist, ist die typische italienische Tanne, die der Meister für den Großteil seiner Produktion verwendete. Es ist aus einem einzigen Stück in Richtung der Faser geschnitten, die auf der linken Seite stark und breit ist und in Richtung Gegenseite empfindlich schmäler wird. Après quelques années consacrées à l’étude de formats plus généreux des violons (ceux qu’on appelle “Longuets”), Stradivarius revient, avec cet exemplaire, aux proportions des violons construits aux environs de ses quarante ans, en pleine maturité artistique, révélant caractère et créativité sans pour autant négliger le style transmis par son maître Amati. On le voit aux dimensions de la table d’harmonie (354 mm de longueur), aux courbes sinueuses des “C ” et à la délicatesse de l’arrondi du bord extérieur. Le bois choisi pour la table est le sapin italien traditionnellement utilisé par Stradivarius pour une grande partie de ses instruments, coupé dans une seule pièce avec la fibre qui, forte et généreuse sur le côté gauche, se rétrécit sensiblement vers le côté opposé. Piano Armonico / Soundboard Resonanzboden / Table d’harmonie Dopo alcuni anni trascorsi a studiare violini di formato più generoso (i cosidetti ‘Long Pattern’), Antonio Stradivari torna in questo esemplare alle proporzioni dei violini costruiti nel pieno della maturità dei suoi quarant’anni, dimostrando personalità e creatività nel rispetto dello stile appreso dal maestro Amati. Notiamo ciò nella dimensione del piano armonico (354 mm la lunghezza), nelle curve sinuose delle ‘C’ e nella delicatezza dell’arrotondamento del bordo esterno. Il legno con cui è costruita la tavola è il tipico abete italiano usato dal maestro per gran parte della produzione ed è tagliato in un pezzo unico con la fibra che, forte e generosa sul lato sinistro, si stringe sensibilmente verso il lato opposto. Having studied violins of more generous format (the so-called “Long Pattern”) for a number of years, Antonio Stradivari returns with this model to the proportions of the violins created in the full maturity of his forties, affirming personality and creativity compared to the style he had learnt from his teacher Amati. We see this in the dimensions of the soundboard (length 354mm), in the sinuous curves of the “Cs” and in the delicacy of the rounding of the outer edge. The wood used is the typical Italian spruce used by Stradivari in most of his creations; it is cut in a single flitch with a grain that is strong and broad on the left and markedly denser towards the right. Nach einigen Jahren des Studiums von größer ausgebildeten Geigen (die heute ‘Long Pattern’ genannt werden) kehrt Antonio Stradivari mit diesem Exemplar zu den Proportionen der in der vollen Reife seiner vierzig Jahre gebauten Geigen zurück und beweist unter Befolgung des bei Meister Amati erlernten Stils Persönlichkeit und Kreativität. Dies stellen wir bei der Größe des Resonanzbodens (seine Länge beträgt 354 mm), den weichen Krümmungen der Mittelbügel und der Zartheit in der Rundung des äußeren Randes fest. Das Holz, aus welchem das Brett gebaut ist, ist die typische italienische Tanne, die der Meister für den Großteil seiner Produktion verwendete. Es ist aus einem einzigen Stück in Richtung der Faser geschnitten, die auf der linken Seite stark und breit ist und in Richtung Gegenseite empfindlich schmäler wird. Après quelques années consacrées à l’étude de formats plus généreux des violons (ceux qu’on appelle “Longuets”), Stradivarius revient, avec cet exemplaire, aux proportions des violons construits aux environs de ses quarante ans, en pleine maturité artistique, révélant caractère et créativité sans pour autant négliger le style transmis par son maître Amati. On le voit aux dimensions de la table d’harmonie (354 mm de longueur), aux courbes sinueuses des “C ” et à la délicatesse de l’arrondi du bord extérieur. Le bois choisi pour la table est le sapin italien traditionnellement utilisé par Stradivarius pour une grande partie de ses instruments, coupé dans une seule pièce avec la fibre qui, forte et généreuse sur le côté gauche, se rétrécit sensiblement vers le côté opposé. Fondo / Back / Boden / Fond Ricavato da un bellissimo pezzo unico di acero balcanico, questo fondo ci rivela la bellezza di un sottofondo e di una vernice tra i più affascinanti della liuteria classica. Le ottime condizioni conservative di questo strumento consentono quindi di apprezzare la luminosità cangiante di un sottofondo che evidenzia non solo la bellezza del legno ma anche l’intensità cromatica di una vernice seducente e misteriosa: questa vernice, così pastosa e delicata, così luminosa e trasparente, ancora oggi è considerata come qualcosa di irripetibile e autentica firma del lavoro stradivariano. Worked in a splendid, single flitch of Balkan maple, this back reveals to us the beauty of an underside and varnish that are among the most fascinating in classical violin building. The instrument’s fine state of conservation allows us to appreciate the changing lights of a back that brings out not only the beauty of the wood but also the chromatic intensity of a mysterious, seductive varnish: still today this varnish, so rich yet delicate, so bright and transparent, is considered inimitable, the authentic signature of Stradivari’s work. Aus einem wunderbaren, ganzen Stück balkanischen Ahorns, zeigt uns dieser Boden die Schönheit einer Grundierung und eines Lacks, die zu den faszinierendsten des klassischen Geigenbaus gehören. Der ausgezeichnete Zustand dieses Instruments ermöglicht es, die schillernde Helle einer Grundierung zu bewundern, die nicht nur die Schönheit des Holzes, sondern auch die farbliche Intensität eines verführerischen, geheimnisvollen Lacks hervorhebt. Dieser so samtige, zarte, leuchtende und transparente Lack wird auch heute noch als unwiederholbar und echte Besiegelung von Stradivaris Arbeit angesehen. Réalisé dans une seule magnifique pièce d’érable des Balkans, ce fond nous révèle toute la beauté d’un sous-fond et d’un des vernis les plus fascinants de la lutherie classique. L’excellente conservation de cet instrument permet d’apprécier la luminosité chatoyante d’un sous-fond qui met en valeur non seulement la beauté du bois mais aussi l’intensité chromatique d’un vernis à la fois séduisant et mystérieux ; ce vernis si moelleux et délicat, si lumineux et transparent, est aujourd’hui encore inégalé et représente la signature authentique de la facture de Stradivarius. Fondo / Back / Boden / Fond Ricavato da un bellissimo pezzo unico di acero balcanico, questo fondo ci rivela la bellezza di un sottofondo e di una vernice tra i più affascinanti della liuteria classica. Le ottime condizioni conservative di questo strumento consentono quindi di apprezzare la luminosità cangiante di un sottofondo che evidenzia non solo la bellezza del legno ma anche l’intensità cromatica di una vernice seducente e misteriosa: questa vernice, così pastosa e delicata, così luminosa e trasparente, ancora oggi è considerata come qualcosa di irripetibile e autentica firma del lavoro stradivariano. Worked in a splendid, single flitch of Balkan maple, this back reveals to us the beauty of an underside and varnish that are among the most fascinating in classical violin building. The instrument’s fine state of conservation allows us to appreciate the changing lights of a back that brings out not only the beauty of the wood but also the chromatic intensity of a mysterious, seductive varnish: still today this varnish, so rich yet delicate, so bright and transparent, is considered inimitable, the authentic signature of Stradivari’s work. Aus einem wunderbaren, ganzen Stück balkanischen Ahorns, zeigt uns dieser Boden die Schönheit einer Grundierung und eines Lacks, die zu den faszinierendsten des klassischen Geigenbaus gehören. Der ausgezeichnete Zustand dieses Instruments ermöglicht es, die schillernde Helle einer Grundierung zu bewundern, die nicht nur die Schönheit des Holzes, sondern auch die farbliche Intensität eines verführerischen, geheimnisvollen Lacks hervorhebt. Dieser so samtige, zarte, leuchtende und transparente Lack wird auch heute noch als unwiederholbar und echte Besiegelung von Stradivaris Arbeit angesehen. Réalisé dans une seule magnifique pièce d’érable des Balkans, ce fond nous révèle toute la beauté d’un sous-fond et d’un des vernis les plus fascinants de la lutherie classique. L’excellente conservation de cet instrument permet d’apprécier la luminosité chatoyante d’un sous-fond qui met en valeur non seulement la beauté du bois mais aussi l’intensité chromatique d’un vernis à la fois séduisant et mystérieux ; ce vernis si moelleux et délicat, si lumineux et transparent, est aujourd’hui encore inégalé et représente la signature authentique de la facture de Stradivarius. Effe / Sound holes / F-Löcher / Ouïes Nell’esecuzione delle effe Antonio Stradivari ha sempre evidenziato non solo la sua abilità nel taglio, ma soprattutto quella nel disegno. Ogni modello veniva prima disegnato con punta d’argento su carta, unitamente alle altre parti dello strumento, quindi tracciato sull’interno del piano armonico e lavorato con estrema cura, iniziando dagli occhi superiori e inferiori, che venivano forati con punte cilindriche dotate di alette. Negli anni della piena maturità tenderà a irrobustire l’aspetto generale delle effe modificando l’angolazione, il disegno e il piazzamento, rendendolo più potente e deciso. Questo esemplare ci riporta invece a una maggiore sinuosità, a una sobria eleganza che si raccorda magistralmente con il contorno esterno delle C e con la scultura della bombatura. Si può notare l’eleganza delle tacche centrali eseguite a coltello e leggermente arrotondate negli angoli. In producing the sound holes Antonio Stradivari always demonstrated his skill not only in carving but also in drawing. Each model was first drawn on paper with a silver point, along with the other parts of the instrument, then traced on the inside of the soundboard and cut with painstaking care, starting with the upper and lower eyelets, which were drilled out with cylindrical drills fitted with fins. In the years of his full maturity he would tend to give the f-shaped sound holes a stronger look, modifying their angle, design and position, realising a more powerful, decisive aspect. This model, however, brings back greater sinuosity and sober elegance in perfect harmony with the C-shaped outlines of the middle bouts and the arching. Note the elegance of the central notches, worked with a knife and gently rounded at the corners. Bei der Ausführung der F-Löcher bewies Antonio Stradivari immer nicht nur seine Geschicklichkeit im Zuschnitt, sondern vor allem im Zeichnen. Jedes Modell wurde zuerst mit Silberstift zusammen mit den anderen Instrumententeilen auf Papier gezeichnet, dann in das Innere des Resonanzbodens übertragen und mit äußerster Sorgfalt bearbeitet. Dabei wurde mit den oberen und unteren Öffnungen begonnen, die mit rippenbesetzten zylinderförmigen Spitzen gebohrt wurden. In den Jahren der vollen Reife sollte Stradivari durch Änderung der Winkelbildung, der Zeichnung und Placierung zur Verstärkung des allgemeinen Aussehens der F-Löcher neigen, das damit kraftvoller und entschiedener wurde. Dieses Exemplar ist hingegen stärker geschwungen und besitzt eine schlichte Eleganz, die sich meisterhaft mit dem Außenprofil der Mittelbügel und mit dem Schnitzwerk der Bombierung verbindet. Man achte auf die Eleganz der mit dem Schnitzmesser durchgeführten und in den Ecken leicht abgerundeten F-Kerben. En exécutant les ouïes, Stradivarius a toujours montré non seulement sa maîtrise de l’incision mais aussi celle du dessin. Chaque modèle était d’abord dessiné sur papier avec une pointe en argent, avec les autres parties de l’instrument, avant d’être tracé sur la partie interne de la table d’harmonie et travaillé avec un soin minutieux, en commençant par les yeux supérieurs et inférieurs, qu’il perçait avec des pointes cylindriques à ailettes. Dans les années de sa maturité, Stradivarius aura tendance à fortifier l’aspect général des ouïes en en modifiant l’angle, le dessin et l’emplacement, afin de le rendre plus puissant et incisif. Cet exemplaire nous ramène en revanche à une plus grande sinuosité des lignes, à une sobre élégance qui épouse parfaitement le contour externe des C et la sculpture du bombé. A noter l’élégance des encoches centrales réalisées au couteau et légèrement arrondies aux angles. Effe / Sound holes / F-Löcher / Ouïes Nell’esecuzione delle effe Antonio Stradivari ha sempre evidenziato non solo la sua abilità nel taglio, ma soprattutto quella nel disegno. Ogni modello veniva prima disegnato con punta d’argento su carta, unitamente alle altre parti dello strumento, quindi tracciato sull’interno del piano armonico e lavorato con estrema cura, iniziando dagli occhi superiori e inferiori, che venivano forati con punte cilindriche dotate di alette. Negli anni della piena maturità tenderà a irrobustire l’aspetto generale delle effe modificando l’angolazione, il disegno e il piazzamento, rendendolo più potente e deciso. Questo esemplare ci riporta invece a una maggiore sinuosità, a una sobria eleganza che si raccorda magistralmente con il contorno esterno delle C e con la scultura della bombatura. Si può notare l’eleganza delle tacche centrali eseguite a coltello e leggermente arrotondate negli angoli. In producing the sound holes Antonio Stradivari always demonstrated his skill not only in carving but also in drawing. Each model was first drawn on paper with a silver point, along with the other parts of the instrument, then traced on the inside of the soundboard and cut with painstaking care, starting with the upper and lower eyelets, which were drilled out with cylindrical drills fitted with fins. In the years of his full maturity he would tend to give the f-shaped sound holes a stronger look, modifying their angle, design and position, realising a more powerful, decisive aspect. This model, however, brings back greater sinuosity and sober elegance in perfect harmony with the C-shaped outlines of the middle bouts and the arching. Note the elegance of the central notches, worked with a knife and gently rounded at the corners. Bei der Ausführung der F-Löcher bewies Antonio Stradivari immer nicht nur seine Geschicklichkeit im Zuschnitt, sondern vor allem im Zeichnen. Jedes Modell wurde zuerst mit Silberstift zusammen mit den anderen Instrumententeilen auf Papier gezeichnet, dann in das Innere des Resonanzbodens übertragen und mit äußerster Sorgfalt bearbeitet. Dabei wurde mit den oberen und unteren Öffnungen begonnen, die mit rippenbesetzten zylinderförmigen Spitzen gebohrt wurden. In den Jahren der vollen Reife sollte Stradivari durch Änderung der Winkelbildung, der Zeichnung und Placierung zur Verstärkung des allgemeinen Aussehens der F-Löcher neigen, das damit kraftvoller und entschiedener wurde. Dieses Exemplar ist hingegen stärker geschwungen und besitzt eine schlichte Eleganz, die sich meisterhaft mit dem Außenprofil der Mittelbügel und mit dem Schnitzwerk der Bombierung verbindet. Man achte auf die Eleganz der mit dem Schnitzmesser durchgeführten und in den Ecken leicht abgerundeten F-Kerben. En exécutant les ouïes, Stradivarius a toujours montré non seulement sa maîtrise de l’incision mais aussi celle du dessin. Chaque modèle était d’abord dessiné sur papier avec une pointe en argent, avec les autres parties de l’instrument, avant d’être tracé sur la partie interne de la table d’harmonie et travaillé avec un soin minutieux, en commençant par les yeux supérieurs et inférieurs, qu’il perçait avec des pointes cylindriques à ailettes. Dans les années de sa maturité, Stradivarius aura tendance à fortifier l’aspect général des ouïes en en modifiant l’angle, le dessin et l’emplacement, afin de le rendre plus puissant et incisif. Cet exemplaire nous ramène en revanche à une plus grande sinuosité des lignes, à une sobre élégance qui épouse parfaitement le contour externe des C et la sculpture du bombé. A noter l’élégance des encoches centrales réalisées au couteau et légèrement arrondies aux angles. Bordi e Filetti / Edges and purfling Einfassungen und Einlagen / Bords et filets L’eccellente stato conservativo del fondo consente di apprezzare la raffinata bordatura di questo violino. Il filetto, composto da uno strato di pioppo per il bianco e da due strati di pero tinto per il nero per uno spessore totale di 1,4 mm, viene incastrato a 3,7 millimetri dal bordo esterno: le punte che si formano mostrano una precisione assoluta nella lavorazione e presentano i lunghi prolungamenti che si protendono verso l’esterno. La sguscia di buona profondità esalta un bordo arrotondato con gusto ed eseguito con tecnica impeccabile. The fine state of conservation of the back allows us to appreciate the refined edging of the violin. The purfling, using one layer of poplar for the white and two layers of dyed pear for the black with a total thickness of 1.4mm, is set 3.7mm from the outer edge: the points that are formed witness total precision in craftsmanship and present long extensions tending outwards. The fairly deep gouging enhances an edge rounded with taste and crafted with impeccable skill. Durch den ausgezeichneten Zustand des Bodens kann die raffinierte Einfasung dieser Geige bewundert werden. Die aus einer Schicht Pappelholz für Weiß und zwei Schichten gefärbtem Birnbaumholz für Schwarz in der Gesamtdicke von 1,4 mm bestehende Einlage wird 3,7 Millimeter vom äußeren Rand eingeklemmt. Die sich daraus ergebenden Spitzen zeigen in der Verarbeitung absolute Präzision und weisen die sich nach außen erstreckenden Verlängerungen auf. Die recht tiefe Hohlkehle unterstreicht eine geschmackvoll gerundete und mit einwandfreier Technik durchgeführte Einfassung hervor. L’excellent état de conservation du fond permet d’apprécier le raffinement de la bordure de ce violon. Le filet – composé d’une couche de peuplier pour le blanc et de deux couches de poirier teint pour le noir, pour une épaisseur globale de 1,4 mm – est encastré à 3,7 millimètres du bord extérieur : les pointes qui se forment révèlent une précision d’exécution absolue et présentent les longs prolongements qui tendent vers l’extérieur. La gorge de bonne profondeur met en valeur un bord arrondi avec goût et exécuté suivant une technique impeccable. Bordi e Filetti / Edges and purfling Einfassungen und Einlagen / Bords et filets L’eccellente stato conservativo del fondo consente di apprezzare la raffinata bordatura di questo violino. Il filetto, composto da uno strato di pioppo per il bianco e da due strati di pero tinto per il nero per uno spessore totale di 1,4 mm, viene incastrato a 3,7 millimetri dal bordo esterno: le punte che si formano mostrano una precisione assoluta nella lavorazione e presentano i lunghi prolungamenti che si protendono verso l’esterno. La sguscia di buona profondità esalta un bordo arrotondato con gusto ed eseguito con tecnica impeccabile. The fine state of conservation of the back allows us to appreciate the refined edging of the violin. The purfling, using one layer of poplar for the white and two layers of dyed pear for the black with a total thickness of 1.4mm, is set 3.7mm from the outer edge: the points that are formed witness total precision in craftsmanship and present long extensions tending outwards. The fairly deep gouging enhances an edge rounded with taste and crafted with impeccable skill. Durch den ausgezeichneten Zustand des Bodens kann die raffinierte Einfasung dieser Geige bewundert werden. Die aus einer Schicht Pappelholz für Weiß und zwei Schichten gefärbtem Birnbaumholz für Schwarz in der Gesamtdicke von 1,4 mm bestehende Einlage wird 3,7 Millimeter vom äußeren Rand eingeklemmt. Die sich daraus ergebenden Spitzen zeigen in der Verarbeitung absolute Präzision und weisen die sich nach außen erstreckenden Verlängerungen auf. Die recht tiefe Hohlkehle unterstreicht eine geschmackvoll gerundete und mit einwandfreier Technik durchgeführte Einfassung hervor. L’excellent état de conservation du fond permet d’apprécier le raffinement de la bordure de ce violon. Le filet – composé d’une couche de peuplier pour le blanc et de deux couches de poirier teint pour le noir, pour une épaisseur globale de 1,4 mm – est encastré à 3,7 millimètres du bord extérieur : les pointes qui se forment révèlent une précision d’exécution absolue et présentent les longs prolongements qui tendent vers l’extérieur. La gorge de bonne profondeur met en valeur un bord arrondi avec goût et exécuté suivant une technique impeccable. Testa / Head / Kopfteil / Tête Una testa di Antonio Stradivari si fa ammirare sempre per il particolare equilibrio che mostra tra la perfezione del disegno, che doveva integrarsi con la cassa armonica, e una esecuzione mai leziosa: nell’intaglio del ricciolo il maestro rivela un senso scultoreo potente e autorevole, che lega superbamente il rispetto della tradizione cremonese con la propria individuale creatività. In questo esemplare sono visibili i segni del tempo e dell’usura: la vernice ricopre ormai solo poche zone e sono evidenti sul fronte i segni degli innesti di manico che ha subito la testa, uno a parere di Simone Sacconi eseguito proprio dal figlio di Stradivari, Omobono. L’aspetto generale tuttavia rimane limpido e puro e il gesto manuale chiaro e godibile. Sul lato si può notare lo smusso del sottogola terminato a coltello e lo smusso del giro che giunge fino all’occhio con sinuosa morbidezza. Sul fronte l’occhio viene attratto dalla particolare conicità della voluta e dalla generale simmetria espressa con precisa naturalezza. Nel retro si può notare la vernice che ancora ricopre la parte inferiore delle sgusce e l’appiattimento dovuto all’usura sulla parte superiore. The head of an Antonio Stradivari instrument always commands admiration with the particular balance it evinces between perfection of the design, which had to fit in with the soundbox, and unaffected execution: in the carving of the scroll the craftsman reveals his powerful, authoritative sense of sculpture, splendidly blending respect for the Cremona tradition with his own individual creativity. Signs of time and wear are seen on this model: the varnish now covers only a few zones and on the front there are clear signs of the graftings of necks that the head has undergone, one of which, in Simone Sacconi’s opinion, is the work of Antonio’s son Omobono. However, the general appearance is limpid and pure and the artist’s hand clear and appreciable. On the side we note the knife-finished bevelling of the throat and the bevelling of the turn with its soft sinuosity. From the front our eye is caught by the particular tapering of the scroll and its overall symmetry, expressed with precise naturalness. Behind we note that the varnish still covers the lower part of the gouging as well as the flattening through wear of the upper part. Testa / Head / Kopfteil / Tête Una testa di Antonio Stradivari si fa ammirare sempre per il particolare equilibrio che mostra tra la perfezione del disegno, che doveva integrarsi con la cassa armonica, e una esecuzione mai leziosa: nell’intaglio del ricciolo il maestro rivela un senso scultoreo potente e autorevole, che lega superbamente il rispetto della tradizione cremonese con la propria individuale creatività. In questo esemplare sono visibili i segni del tempo e dell’usura: la vernice ricopre ormai solo poche zone e sono evidenti sul fronte i segni degli innesti di manico che ha subito la testa, uno a parere di Simone Sacconi eseguito proprio dal figlio di Stradivari, Omobono. L’aspetto generale tuttavia rimane limpido e puro e il gesto manuale chiaro e godibile. Sul lato si può notare lo smusso del sottogola terminato a coltello e lo smusso del giro che giunge fino all’occhio con sinuosa morbidezza. Sul fronte l’occhio viene attratto dalla particolare conicità della voluta e dalla generale simmetria espressa con precisa naturalezza. Nel retro si può notare la vernice che ancora ricopre la parte inferiore delle sgusce e l’appiattimento dovuto all’usura sulla parte superiore. The head of an Antonio Stradivari instrument always commands admiration with the particular balance it evinces between perfection of the design, which had to fit in with the soundbox, and unaffected execution: in the carving of the scroll the craftsman reveals his powerful, authoritative sense of sculpture, splendidly blending respect for the Cremona tradition with his own individual creativity. Signs of time and wear are seen on this model: the varnish now covers only a few zones and on the front there are clear signs of the graftings of necks that the head has undergone, one of which, in Simone Sacconi’s opinion, is the work of Antonio’s son Omobono. However, the general appearance is limpid and pure and the artist’s hand clear and appreciable. On the side we note the knife-finished bevelling of the throat and the bevelling of the turn with its soft sinuosity. From the front our eye is caught by the particular tapering of the scroll and its overall symmetry, expressed with precise naturalness. Behind we note that the varnish still covers the lower part of the gouging as well as the flattening through wear of the upper part. Ein Kopfteil von Antonio Stradivari ist immer wegen des besonderen Gleichgewichts, das er zwischen der Vollkommenheit des Entwurfs, der sich mit dem Schallkörper ergänzen mußte, und einer nie gekünstelten Durchführung aufweist, zu bewundern. Beim Schnitzen der Schnecke zeigt der Meister kraftvollen, gebieterischen bildhauerischen Sinn, der den Respekt vor der Cremoneser Tradition glänzend mit seiner individuellen Kreativität verbindet. Auf diesem Exemplar sind die Zeichen der seit seiner Entstehung vergangenen Zeit und von Verschleiß zu sehen, denn der Lack bedeckt nur mehr wenige Stellen, und an der Vorderseite sind die Stellen zu sehen, wo der Griff in den Kopfteil eingefügt wurde, was nach Ansicht von Simone Sacconi einmal Stradivaris Sohn Omobono gemacht hat. Das allgemeine Aussehen bleibt aber rein und klar und die Schnitzarbeit klar und schön zu genießen. An der Seite ist die mit dem Schnitzmesser endbearbeitete Abkantung zwischen Wirbel und Schnecke zu sehen, sowie die Abkantung der Linie, die mit fließender Weichheit bis zu dem kleinen runden Teil reicht. Auf der Vorderseite wird der Blick von der speziellen Kegelform der Schnecke und der mit präziser Natürlichkeit zum Ausdruck gebrachten allgemeinen Symmetrie angezogen. Auf der Rückseite kann der Lack gesehen werden, der noch den Unterteil der Hohlkehlen bedeckt, sowie die auf Verschleiß zurückzuführende Abflachung auf dem Oberteil. Une tête de Stradivarius est toujours admirée pour son équilibre particulier entre la perfection du dessin, qui devait s’intégrer avec la caisse de résonance, et une exécution jamais affectée : l’incision de la volute révèle un sens de la sculpture puissant et parfaitement maîtrisé, qui unit merveilleusement le respect de la tradition de Crémone et la créativité personnelle de l’artisan. Dans cet instrument sont visibles les signes du temps et de l’usure : le vernis ne recouvre plus que des zones limitées et l’on voit nettement sur la partie frontale les marques relatives aux applications du manche, dont une pourrait être attribuée, selon Simone Sacconi, à Omobono, le fils de Stradivarius. L’aspect général demeure néanmoins limpide et pur, et le geste manuel clair et plaisant. Sur le côté, on remarque l’arrondi du dégorgement qui se termine en couteau et l’arrondi des lignes du contour de la volute, qui atteint le bouton avec une souplesse sinueuse. Sur la partie frontale, l’œil est attiré par la conicité particulière de la volute et par la symétrie générale exprimée avec un naturel précis. A l’arrière, on remarque le vernis qui revêt encore la partie inférieure des gorges et l’aplatissement dû à l’usure sur la partie supérieure. Ein Kopfteil von Antonio Stradivari ist immer wegen des besonderen Gleichgewichts, das er zwischen der Vollkommenheit des Entwurfs, der sich mit dem Schallkörper ergänzen mußte, und einer nie gekünstelten Durchführung aufweist, zu bewundern. Beim Schnitzen der Schnecke zeigt der Meister kraftvollen, gebieterischen bildhauerischen Sinn, der den Respekt vor der Cremoneser Tradition glänzend mit seiner individuellen Kreativität verbindet. Auf diesem Exemplar sind die Zeichen der seit seiner Entstehung vergangenen Zeit und von Verschleiß zu sehen, denn der Lack bedeckt nur mehr wenige Stellen, und an der Vorderseite sind die Stellen zu sehen, wo der Griff in den Kopfteil eingefügt wurde, was nach Ansicht von Simone Sacconi einmal Stradivaris Sohn Omobono gemacht hat. Das allgemeine Aussehen bleibt aber rein und klar und die Schnitzarbeit klar und schön zu genießen. An der Seite ist die mit dem Schnitzmesser endbearbeitete Abkantung zwischen Wirbel und Schnecke zu sehen, sowie die Abkantung der Linie, die mit fließender Weichheit bis zu dem kleinen runden Teil reicht. Auf der Vorderseite wird der Blick von der speziellen Kegelform der Schnecke und der mit präziser Natürlichkeit zum Ausdruck gebrachten allgemeinen Symmetrie angezogen. Auf der Rückseite kann der Lack gesehen werden, der noch den Unterteil der Hohlkehlen bedeckt, sowie die auf Verschleiß zurückzuführende Abflachung auf dem Oberteil. Une tête de Stradivarius est toujours admirée pour son équilibre particulier entre la perfection du dessin, qui devait s’intégrer avec la caisse de résonance, et une exécution jamais affectée : l’incision de la volute révèle un sens de la sculpture puissant et parfaitement maîtrisé, qui unit merveilleusement le respect de la tradition de Crémone et la créativité personnelle de l’artisan. Dans cet instrument sont visibles les signes du temps et de l’usure : le vernis ne recouvre plus que des zones limitées et l’on voit nettement sur la partie frontale les marques relatives aux applications du manche, dont une pourrait être attribuée, selon Simone Sacconi, à Omobono, le fils de Stradivarius. L’aspect général demeure néanmoins limpide et pur, et le geste manuel clair et plaisant. Sur le côté, on remarque l’arrondi du dégorgement qui se termine en couteau et l’arrondi des lignes du contour de la volute, qui atteint le bouton avec une souplesse sinueuse. Sur la partie frontale, l’œil est attiré par la conicité particulière de la volute et par la symétrie générale exprimée avec un naturel précis. A l’arrière, on remarque le vernis qui revêt encore la partie inférieure des gorges et l’aplatissement dû à l’usure sur la partie supérieure. Fondazione Pro Canale, Milano Foundation Pro Canale, Milan di Francesca Peterlongo, il Consevatore by Francesca Peterlongo, the Consevator el dopoguerra un numero considerevole di strumenti musicali antichi italiani - tra le poche centinaia di esemplari conservati - è stato venduto all’estero e per lo più in America. Dopo gli anni Sessanta anche l’Estremo Oriente (Giappone, Corea e Taiwan) si è interessato a tali opere d’arte ed ha dato ulteriore slancio a questa nuova forma d’investimento. Ricercatissimi da grandi solisti e collezionisti privati, gli strumenti di qualità sono diventati oggi sempre più rari e il loro valore è salito notevolmente. Negli stessi anni, un imprenditore “mitteleuropeo”, come lui amava definirsi, ha operato nella convinzione che questo patrimonio andasse in qualche modo salvaguardato e tutelato dalla dispersione in atto a quei tempi. Egli decise di investire nel recupero di violini classici cremonesi che in quel momento si trovavano all’estero. Con l’aiuto di noti musicisti ed il consiglio di validi esperti, incominciò a viaggiare riportando gli strumenti in patria. Completato l’insieme di strumenti de “I Grandi Interpreti”, nucleo originario della futura Fondazione, vide realizzato il suo sogno. Rispettando il suo desiderio, dopo la sua morte, la famiglia ha conservato la collezione degli strumenti, ne ha ampliato il numero e ha deciso di farli rivivere da musicisti professionisti. Così è nata la Fondazione Pro Canale - Onlus, che si occupa dell’affidamento, della gestione e della conservazione degli strumenti. Negli ultimi anni, numerosi proprietari privati hanno deciso di affidare i loro strumenti alla Fondazione affinché vengano suonati. Oggi gli strumenti accompagnano anche i vincitori di concorsi internazionali prestigiosi - come il Viotti-Val Sesia, il Vittorio Gui di Firenze, il Paganini di Genova e l’Indianapolis - che si esibiscono in palcoscenici prestigiosi come il Teatro alla Scala, l’Accademia di Santa Cecilia di Roma, il Teatro Carlo Felice di Genova, la Salle Pleyel di Parigi e il Concertgebouw di Amsterdam. Inoltre, la Fondazione organizza Esposizioni e Concerti, affinché gli strumenti, un patrimonio storico e culturale che ha portato il nostro paese al primato nel campo dell’arte liutaria, possano essere ammirati da vicino e ascoltati dal pubblico. n the post-war years a considerable number of early Italian instruments – among the few hundred pieces held – were sold abroad, chiefly to America. After the Sixties the Far East (Japan, Korea and Taiwan) began to take an interest in these works of art and gave a further boost to this type of investment. Much sought after by great soloists and private collectors, quality instruments have today become even rarer and their value has soared. In the same years a “Mitteleuropean” businessman, as he liked to call himself, worked under the firm belief that this heritage should somehow be safeguarded and protected against the dispersion that was affecting it. He decided to invest in recovering the classical Cremona violins that at the time were held abroad. With the help of well-known musicians and the advice of esteemed experts he started travelling the world in order to bring the instruments back home. Having completed the set of instruments for “I Grandi Interpreti”, the original basis of the future Foundation, his dream was realised. When the businessman died, his family respected his wishes and conserved the entire collection of instruments, increasing their number and deciding to have them live again in the hands of professional musicians. This led to the creation of the Pro Canale Foundation, which has taken on the lending, management and care of the instruments. In the last few years numerous private owners have decided to entrust their instruments to the Foundation and to have them played. These instruments today accompany winners of prestigious international competitions – like the Viotti of Val Sesia, the Vittorio Gui of Florence, the Paganini in Genoa and the Indianapolis competition – held in such renowned venues as the La Scala Theatre, the Santa Cecilia Academy in Rome, the Salle Pleyel in Paris and the Concertgebouw in Amsterdam. The Foundation also organises Exhibitions and Concerts so that these instruments, an historic and cultural heritage that has raised Italy to its leading position in the field of violin building, can be admired at close hand and heard by the public. N I Fondazione Pro Canale, Milano Foundation Pro Canale, Milan di Francesca Peterlongo, il Consevatore by Francesca Peterlongo, the Consevator el dopoguerra un numero considerevole di strumenti musicali antichi italiani - tra le poche centinaia di esemplari conservati - è stato venduto all’estero e per lo più in America. Dopo gli anni Sessanta anche l’Estremo Oriente (Giappone, Corea e Taiwan) si è interessato a tali opere d’arte ed ha dato ulteriore slancio a questa nuova forma d’investimento. Ricercatissimi da grandi solisti e collezionisti privati, gli strumenti di qualità sono diventati oggi sempre più rari e il loro valore è salito notevolmente. Negli stessi anni, un imprenditore “mitteleuropeo”, come lui amava definirsi, ha operato nella convinzione che questo patrimonio andasse in qualche modo salvaguardato e tutelato dalla dispersione in atto a quei tempi. Egli decise di investire nel recupero di violini classici cremonesi che in quel momento si trovavano all’estero. Con l’aiuto di noti musicisti ed il consiglio di validi esperti, incominciò a viaggiare riportando gli strumenti in patria. Completato l’insieme di strumenti de “I Grandi Interpreti”, nucleo originario della futura Fondazione, vide realizzato il suo sogno. Rispettando il suo desiderio, dopo la sua morte, la famiglia ha conservato la collezione degli strumenti, ne ha ampliato il numero e ha deciso di farli rivivere da musicisti professionisti. Così è nata la Fondazione Pro Canale - Onlus, che si occupa dell’affidamento, della gestione e della conservazione degli strumenti. Negli ultimi anni, numerosi proprietari privati hanno deciso di affidare i loro strumenti alla Fondazione affinché vengano suonati. Oggi gli strumenti accompagnano anche i vincitori di concorsi internazionali prestigiosi - come il Viotti-Val Sesia, il Vittorio Gui di Firenze, il Paganini di Genova e l’Indianapolis - che si esibiscono in palcoscenici prestigiosi come il Teatro alla Scala, l’Accademia di Santa Cecilia di Roma, il Teatro Carlo Felice di Genova, la Salle Pleyel di Parigi e il Concertgebouw di Amsterdam. Inoltre, la Fondazione organizza Esposizioni e Concerti, affinché gli strumenti, un patrimonio storico e culturale che ha portato il nostro paese al primato nel campo dell’arte liutaria, possano essere ammirati da vicino e ascoltati dal pubblico. n the post-war years a considerable number of early Italian instruments – among the few hundred pieces held – were sold abroad, chiefly to America. After the Sixties the Far East (Japan, Korea and Taiwan) began to take an interest in these works of art and gave a further boost to this type of investment. Much sought after by great soloists and private collectors, quality instruments have today become even rarer and their value has soared. In the same years a “Mitteleuropean” businessman, as he liked to call himself, worked under the firm belief that this heritage should somehow be safeguarded and protected against the dispersion that was affecting it. He decided to invest in recovering the classical Cremona violins that at the time were held abroad. With the help of well-known musicians and the advice of esteemed experts he started travelling the world in order to bring the instruments back home. Having completed the set of instruments for “I Grandi Interpreti”, the original basis of the future Foundation, his dream was realised. When the businessman died, his family respected his wishes and conserved the entire collection of instruments, increasing their number and deciding to have them live again in the hands of professional musicians. This led to the creation of the Pro Canale Foundation, which has taken on the lending, management and care of the instruments. In the last few years numerous private owners have decided to entrust their instruments to the Foundation and to have them played. These instruments today accompany winners of prestigious international competitions – like the Viotti of Val Sesia, the Vittorio Gui of Florence, the Paganini in Genoa and the Indianapolis competition – held in such renowned venues as the La Scala Theatre, the Santa Cecilia Academy in Rome, the Salle Pleyel in Paris and the Concertgebouw in Amsterdam. The Foundation also organises Exhibitions and Concerts so that these instruments, an historic and cultural heritage that has raised Italy to its leading position in the field of violin building, can be admired at close hand and heard by the public. N I Stiftung Pro Canale in Mailand Fondation Pro Canale, Milan von Francesca Peterlongo, die Konservatorin par Francesca Peterlongo, le Consevateur n der Nachkriegszeit wurde eine beträchtliche Anzahl antiker italienischer Instrumente (von den wenigen hundert erhaltenen Exemplaren) ins Ausland und vor allem nach Amerika verkauft. Zu Ende der sechziger Jahre interessierte sich auch der Ferne Osten (Japan, Korea und Taiwan) für diese Kunstwerke und verlieh dieser neuen Investitionsform weiteren Schwung. Von großen Solisten und privaten Sammlern heftig gesucht, sind die Qualitätsinstrumente heute immer seltener geworden, und ihr Wert ist beträchtlich gestiegen. In jenen Jahren wurde ein mitteleuropäischer Unternehmer (wie er sich gerne nannte) in der Überzeugung tätig, daß diese Schätze irgendwie gerettet und vor der damals erfolgenden Zersplitterung geschützt werden sollten. Er beschloß, in die Heimholung klassischer Cremoneser Geigen, die sich damals im Ausland befanden, zu investieren. Mit Hilfe bekannter Muisiker und dem Rat tüchtiger Fachleute begann er mit seinen Reisen, die die Instrumente in ihr Ursprungsland zurückführten. Nachdem die Gesamtheit der Instrumente von “I Grandi Interpreti”, der ursprüngliche Kern der zukünftigen Stiftung, vervollständigt war, sah er seinen Traum erfüllt. Die Familie des Unternehmers respektierte nach dessen Tod seinen Wunsch und bewahrte die Instrumentensammlung, erweiterte deren Anzahl und beschloß, sie mit professionellen Musikern wieder zum Leben zu erwecken. So entstand die Stiftung Pro Canale - Onlus, die sich um Übergabe, Verwaltung und Erhalt der Instrumente kümmert. In den letzten Jahren beschlossen zahlreiche private Besitzer, ihre Instrumente der Stiftung anzuvertrauien, damit auf auf ihnen gespielt werden kann. Heute begleiten die Instrumente die Preisträger angesehener internationaler Wettbewerbe (wie Viotti-Val Sesia, Gui-Florenz, Paganini-Genua und Indianapolis), die auf so glorreichen Bühnen wie dem Mailänder Teatro alla Scala, der Accademia di Santa Cecilia in Rom, der Pariser Salle Pleyel und dem Concertgebouw in Amsterdam auftreten. Außerdem veranstaltet die Stiftung Ausstellungen und Konzerte, damit die Instrumente - historische und kulturelle Schätze, die Italien auf dem Gebiet der Kunst des Geigenbaus eine Vorrangstellung einbrachten - aus der Nähe bewundert und vom Publikum gehört werden können. près la deuxième guerre mondiale, un grand nombre d’instruments anciens italiens ? parmi les quelques centaines d’exemplaires conservés ? ont été vendus à l’étranger, notamment aux Etats-Unis. Après les années soixante, l’Extrême-Orient (Japon, Corée et Taiwan) s’est également intéressé à ces œuvres d’art et a donné une impulsion supplémentaire à cette nouvelle forme d’investissement. Très prisés des grands solistes et des collectionneurs particuliers, les instruments de qualité sont devenus de nos jours de plus en plus rares et leur valeur s’est accrue considérablement. Au cours de ces mêmes années, un chef d’entreprise “mitteleuropéen”, comme il aimait se définir lui-même, entreprit de réagir contre la dispersion qui sévissait alors, afin de sauvegarder et protéger ces instruments. Il décida donc de tenter de récupérer les violons classiques de Crémone qui se trouvaient à l’époque à l’étranger. Grâce à l’aide de célèbres musiciens et aux conseils de spécialistes du secteur, il entreprit de rapporter les instruments en Italie. Son rêve s’est enfin réalisé quand il est parvenu à réunir les instruments de “I Grandi Interpreti”, qui constituent le noyau original de la Fondation. Conformément aux souhaits de ce mécène, sa famille a conservé la collection d’instruments après sa disparition, l’a étoffée ultérieurement et a décidé de les faire revivre en les mettant à la disposition de musiciens professionnels. C’est ainsi qu’est née la Fondation Pro Canale - Onlus, chargée de gérer, conserver et confier les instruments. Au cours de ces dernières années, nombre de propriétaires particuliers ont choisi de confier leurs instruments à la Fondation pour que des musiciens puissent les utiliser. Aujourd’hui, les instruments accompagnent les lauréats de prestigieux concours internationaux ? comme le Viotti-Val Sesia, le Vittorio Gui de Florence, le Paganini de Gênes et l’Indianapolis ? qui se produisent dans les plus hauts lieux de la musique, comme le Teatro alla Scala de Milan, l’Accademia di Santa Cecilia de Rome, la Salle Pleyel de Paris et le Concertgebouw d’Amsterdam. De plus, la Fondation organise des expositions et des concerts pour que ces instruments, ce patrimoine historique et culturel qui a placé l’Italie au premier rang dans le domaine de l’art de la lutherie, puissent être admirés de près et pour que leur son enchante le public. I A Stiftung Pro Canale in Mailand Fondation Pro Canale, Milan von Francesca Peterlongo, die Konservatorin par Francesca Peterlongo, le Consevateur n der Nachkriegszeit wurde eine beträchtliche Anzahl antiker italienischer Instrumente (von den wenigen hundert erhaltenen Exemplaren) ins Ausland und vor allem nach Amerika verkauft. Zu Ende der sechziger Jahre interessierte sich auch der Ferne Osten (Japan, Korea und Taiwan) für diese Kunstwerke und verlieh dieser neuen Investitionsform weiteren Schwung. Von großen Solisten und privaten Sammlern heftig gesucht, sind die Qualitätsinstrumente heute immer seltener geworden, und ihr Wert ist beträchtlich gestiegen. In jenen Jahren wurde ein mitteleuropäischer Unternehmer (wie er sich gerne nannte) in der Überzeugung tätig, daß diese Schätze irgendwie gerettet und vor der damals erfolgenden Zersplitterung geschützt werden sollten. Er beschloß, in die Heimholung klassischer Cremoneser Geigen, die sich damals im Ausland befanden, zu investieren. Mit Hilfe bekannter Muisiker und dem Rat tüchtiger Fachleute begann er mit seinen Reisen, die die Instrumente in ihr Ursprungsland zurückführten. Nachdem die Gesamtheit der Instrumente von “I Grandi Interpreti”, der ursprüngliche Kern der zukünftigen Stiftung, vervollständigt war, sah er seinen Traum erfüllt. Die Familie des Unternehmers respektierte nach dessen Tod seinen Wunsch und bewahrte die Instrumentensammlung, erweiterte deren Anzahl und beschloß, sie mit professionellen Musikern wieder zum Leben zu erwecken. So entstand die Stiftung Pro Canale - Onlus, die sich um Übergabe, Verwaltung und Erhalt der Instrumente kümmert. In den letzten Jahren beschlossen zahlreiche private Besitzer, ihre Instrumente der Stiftung anzuvertrauien, damit auf auf ihnen gespielt werden kann. Heute begleiten die Instrumente die Preisträger angesehener internationaler Wettbewerbe (wie Viotti-Val Sesia, Gui-Florenz, Paganini-Genua und Indianapolis), die auf so glorreichen Bühnen wie dem Mailänder Teatro alla Scala, der Accademia di Santa Cecilia in Rom, der Pariser Salle Pleyel und dem Concertgebouw in Amsterdam auftreten. Außerdem veranstaltet die Stiftung Ausstellungen und Konzerte, damit die Instrumente - historische und kulturelle Schätze, die Italien auf dem Gebiet der Kunst des Geigenbaus eine Vorrangstellung einbrachten - aus der Nähe bewundert und vom Publikum gehört werden können. près la deuxième guerre mondiale, un grand nombre d’instruments anciens italiens ? parmi les quelques centaines d’exemplaires conservés ? ont été vendus à l’étranger, notamment aux Etats-Unis. Après les années soixante, l’Extrême-Orient (Japon, Corée et Taiwan) s’est également intéressé à ces œuvres d’art et a donné une impulsion supplémentaire à cette nouvelle forme d’investissement. Très prisés des grands solistes et des collectionneurs particuliers, les instruments de qualité sont devenus de nos jours de plus en plus rares et leur valeur s’est accrue considérablement. Au cours de ces mêmes années, un chef d’entreprise “mitteleuropéen”, comme il aimait se définir lui-même, entreprit de réagir contre la dispersion qui sévissait alors, afin de sauvegarder et protéger ces instruments. Il décida donc de tenter de récupérer les violons classiques de Crémone qui se trouvaient à l’époque à l’étranger. Grâce à l’aide de célèbres musiciens et aux conseils de spécialistes du secteur, il entreprit de rapporter les instruments en Italie. Son rêve s’est enfin réalisé quand il est parvenu à réunir les instruments de “I Grandi Interpreti”, qui constituent le noyau original de la Fondation. Conformément aux souhaits de ce mécène, sa famille a conservé la collection d’instruments après sa disparition, l’a étoffée ultérieurement et a décidé de les faire revivre en les mettant à la disposition de musiciens professionnels. C’est ainsi qu’est née la Fondation Pro Canale - Onlus, chargée de gérer, conserver et confier les instruments. Au cours de ces dernières années, nombre de propriétaires particuliers ont choisi de confier leurs instruments à la Fondation pour que des musiciens puissent les utiliser. Aujourd’hui, les instruments accompagnent les lauréats de prestigieux concours internationaux ? comme le Viotti-Val Sesia, le Vittorio Gui de Florence, le Paganini de Gênes et l’Indianapolis ? qui se produisent dans les plus hauts lieux de la musique, comme le Teatro alla Scala de Milan, l’Accademia di Santa Cecilia de Rome, la Salle Pleyel de Paris et le Concertgebouw d’Amsterdam. De plus, la Fondation organise des expositions et des concerts pour que ces instruments, ce patrimoine historique et culturel qui a placé l’Italie au premier rang dans le domaine de l’art de la lutherie, puissent être admirés de près et pour que leur son enchante le public. I A Grateful thanks to: Alberto Giordano for his precious collaboration Fondazione Pro Canale Onlus for the use of the violin and of the Franco Gulli recording Cover: Proteo - Computer graphics: Stefano Grossi Violin photos: © Marco Ricci, Photo Prisma, Genova Technical drawings, measurements and general supervision: Alberto Giordano (www.giordanoviolins.com) English translation: Timothy Alan Shaw - Deutsche Übersetzung: Eva Pleus - Traduction Français: Cécile Viars Produced by DYNAMIC Srl Via Mura Chiappe, 39 16136 Genova, Italy Tel. 010 2722884 Fax 010 213937 www.dynamic.it - info@dynamic.it All rights reserved