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Editoriale di Giangi Cretti Condivido. Evitiamo il panico. Per quanto, sulla scia delle cattive notizie, sarebbe persino obbligatorio accodarsi alla lunga teoria di coloro che indulgono, spesso non disinteressatamente, al catastrofismo. Ciò non significa che si possa fingere entusiasmo e abiurarne consapevolezza: la situazione, non abbiamo più alcun appiglio a cui appendere i nostri dubbi, è critica. D’altronde, la terapia è efficace, quando la malattia è individuata. A quel punto, però, fatta la diagnosi, è sensato procedere con la cura. In un quadro clinico dell’economia planetaria, che presuppone, quantomeno, una prognosi riservata, anche il turismo italiano langue, con sintomi manifesti da parecchio tempo, in precarie condizioni. Non prenderne atto, appellandosi ai fasti del passato, oppure addomesticando le analisi, non solo è consolatorio, è anche colpevole. Puntuale e brutale la conclusione degli osservatòri più accreditati: “crolla il turismo made in Italy”. Ammesso, con Henry Miller, che la destinazione di un viaggio «non è mai una località, ma piuttosto un modo di vedere le cose», possiamo oggi tranquillamente (sic) affermare che come modo di vedere le cose, l’Italia non piace più come una volta. Solamente una quarantina di anni fa il nostro era il Paese preferito dalla maggioranza dei turisti stranieri. Oggi, l’Italia, stando ai rilevamenti dell’Osservatorio Mondiale del Turismo, fatica a mantenere il quinto posto - dietro Francia, Spagna, Stati Uniti e Cina e in prospettiva, entro il 2020, verrà superata anche da Gran Bretagna e Hong Kong. Tutta colpa della crisi? Certo che no. E a nulla vale cercare conforto nel fatto che il settore è in declino in tutta Europa. Giova davvero rilevare che negli anni Ottanta il Vecchio Continente rappresentava la meta prediletta dai 2/3 dei turisti planetari, mentre fra pochi anni non lo sarà neppure per la metà? (A ri)Certo che no. D’altro canto, non è che Spagna Francia e Gran Bretagna siano figlie di un altro continente. Il declino del turismo italiano è strutturale: perché l’industria turistica del nostro Paese non è più competitiva (nella specifica graduatoria redatta dal WEF figura al 28.mo posto); ma anche perché è cambiato il modo in intendere e di consumare il turismo. Di fronte a questi mutamenti non si è stati in grado di rimodulare gli interventi, di coordinare in modo univoco le strategie, di modernizzare le infrastrutture. Lo dimostra una corposa ricerca, pubblicata a cura di Attilio Celant, direttore del Master in economia e management del turismo dell’Università la Sapienza, intitolata esplicitamente «L’Italia. Il declino economico e la forza del turismo». Lo testimoniano i convegni organizzati e le tendenze emerse alla BIT di Milano. Restare inattivi e limitarsi alle dichiarazioni di intenti è un lusso che nessuno ormai dovrebbe responsabilmente permettersi. La forza del turismo, che non è una variabile, tutta italiana, della forza del destino, si misura nel 10% del PIL nazionale, nei due milioni di operatori che impiega, nei miliardi di euro (più di cento) che mette in circolazione ogni anno. Ora, sarebbe opportuno che chi di dovere faccia notare a chi di potere che anche il futuro (e quindi la vera forza) del nostro turismo non è più dietro alle spalle. gcretti@ccis.ch Rivista – Marzo 2009 La 1 collezione hadis InterOffice, il numero uno per arredamenti d’ufficio in Svizzera Esposizioni in : Basilea, Berna, Hünenberg (ZG), Lucerna, San Gallo, Zurigo, Losanna, Ginevra, Givisiez (FR), Martigny, Neuchâtel, Sierre, Sion, Camorino / Bellinzona. www.interofficeag.ch info@interofficeag.ch living@work Sommario RUBRICHE 1 Editore: Camera di Commercio Italiana per la Svizzera In breve 8 Italiche 11 Europee 13 Internazionali 15 Oltrefrontiera 17 Benchmark 31 Angolo Fiscale 39 Angolo legale 41 Convenzioni Internazionali 42 L’elefante invisibile 46 Pubblicità Camera di Commercio Italiana per la Svizzera Seestrasse 123 - Casella postale - 8027 Zurigo Tel. ++41(0)44 2892323 - Fax ++41(0)44 2015357 e-mail: info@ccis.ch Carnet 58 Abbonamento annuo Fr. 60.- Estero: 50 euro - Gratuito per i soci CCIS L’emporio della lingua italiana 60 Scaffale 65 Sequenze 67 Le opinioni espresse negli articoli non impegnano la CCIS. La riproduzione degli articoli è consentita con la citazione della fonte. Periodico iscritto all’USPI (Unione Stampa Periodica Italiana). Aderente alla FUSIE (Federazione Unitaria Stampa Italiana all’Estero) Convivio 72 Motori 77 Starbene 80 Direttore - Giangi CRETTI Comitato di Redazione L. ATTANASIO, G.M. BONADA, A.G. LOTTI, C. NICOLETTI, S. SGUAITAMATTI Collaboratori Ph. BERNASCONI, C. BIANCHI PORRO, M. CALDERAN, G. CANTONI, M. CARACCIOLO DI BRIENZA, V. CESARI LUSSO, P. COMUZZI, L. CORTESE, D. COSENTINO, A. CROSTI, M. DIORIO, T. GATANI, G. GUERRA, F. Macrì, G. MERZ, A. ORSI, G. SORGE, N. TANZI, I. WEDEL La Rivista Seestrasse 123 - Cas. post. 1836 - 8027 Zurigo Tel. ++41(0)44 2892328 - Fax ++41(0)44 2015357 rivista@ccis.ch, www.ccis.ch Appare 11 volte l’anno. 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Maserati Quattroporte S 4,7 litri da 430 CV e Maserati Quattroporte 4,2 litri da 400 CV. Motore V8, design Pininfarina. La rete ufficiale dei concessionari Maserati in Svizzera Loris Kessel Auto SA, 'RANCIA,UGANOs Garage Foitek AG,5RDORF:àRICHsNiki Hasler AG, 4052 Basel, s Krähenmann Autocenter AG, -EILENs Sportgarage Leirer AG, 3TEINs Automobile Németh AG, (INTERKAPPELENs Auto Pierre Sudan, :UGs Modena Cars SA, 'ENÒVEs Garage Zénith SA, ,AUSANNEs Garage Zénith SA, 3IONs Maserati (Svizzera) SA , 8952 Schlieren, 044 556 25 00 WAIT. VINTAGE 1945 «CARRÉE» Cronografo www.girard-perregaux.com Cronografo con ruota a colonne. Movimento meccanico a carica automatica Girard-Perregaux. Cassa in oro rosa. Fondo in vetro zaffiro. INCONTRI 44 IL MONDO IN FIERA L’intelligenza non ha sesso Donne in carriera: Elena Brusa Pasquè CULTURA 49 54 84 Emporio Mediterraneo: Cagliari, 5 – 8 Marzo 85 Charles Darwin e l’evoluzione delle specie Packaging Arti grafiche, converting e materie plastiche 1809-2009: nel bicentenario della nascita dello scienziato IPACK-IMA 2009: FieraMilano (24- 28 marzo) Alla memoria di mio padre e di quelli che come lui erano tornati 86 I Musei dell’Ombrello e del Parasole, del Rubinetto e del Borsalino Fiera Internazionale d’Arte Moderna MiArt 2009: Milano 17 – 20 Aprile Per non dimenticare 64 Eccellenze artigiane a confronto 87 Mostra mercato Internazionale dell’Artigianato ART: Firenze, 25 aprile - 3 maggio Gli scrigni delle curiosità3 DOLCE VITA IL MONDO IN CAMERA 68 70 90 La musica e la danza ai confini dell’India Presentate a Zurigo le nuove annate Barolo Barbaresco & Friends 2009 72 Sulla Strada del Torcolato e dei Vini di Breganze Per la prima spremitura e per i 40 anni della DOC 76 78 92 93 Made in Italy: grandi movimenti in Svizzera Motociclette e scooter 79ma edizione del Salone Internazionale dell’Automobile Ginevra 5 - 15 marzo 2009 La Cinquecento C: Una finestra sul cielo 68 Rivista – Marzo 2009 La 91 Con animo sereno Ricordando Ruggero Boschieri Progetto Identità Italiana A colloquio con Giovanni Antonio Cocco Segnalazioni Merum DOC Das neue Sonderheft von Merum, der Zeitschrift für Wein und Olivenöl aus Italien 94 96 Contatti commerciali Servizi camerali 78 72 7 In Breve Generali incorpora Alleanza e Toro Generali incorpora Alleanza e Toro, puntando a creare con le due controllate una nuova compagnia di riferimento della famiglia italiana e riducendo al contempo i propri costi. È questo l’esito del riassetto deciso dal gruppo di Trieste, con l’atteso via libera alla fusione di Alleanza grazie a Europee, lo sbarramento al 4% è legge Con un voto bipartisan l’aula del Senato ha approvato in via definitiva il ddl che introduce la soglia di sbarramento del 4% sulla legge elettorale europea. I voti favorevoli sono stati 230, 15 i contrari e 11 gli astenuti. Hanno votato sì Pdl, Pd, Lega e Idv. Contrari i radicali eletti nel Traffico merci attraverso le Alpi: stabile la quota di mercato della ferrovia Nel 2008 1,275 milioni di veicoli pesanti sono transitati sulle Alpi svizzere (+1 %). Nel secondo semestre si sono contate circa 12 000 corse in meno rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente (-2%), dopo che i primi sei mesi avevano segnato un aumento del 3,8 per cento. Un’analoga evoluzione ha fatto registrare il volume delle merci trasportate, che rispetto al 2007 è aumentato del 3,5 per cento nella prima metà dell’anno per poi ridursi dell’1,7 per cento nel secondo semestre. Corsi lingua e cultura: servizio garantito solo sino alla fine di giugno Il coordinamento enti gestori dei corsi di Lingua e Cultura italiana in Svizzera, riunitosi sabato 7 febbraio 2009 presso la Casa d’Italia a Berna, ha preso atto dei tagli operati dal Ministero degli Affari Esteri sul capitolo 3153 per l’esercizio 2009. Mediamente gli enti gestori in Svizzera hanno subito un taglio di contributo del 40%. 8 un con cambio unitario di 0,33 nuove azioni del Leone. Per i soci Alleanza, che non avranno diritto di recesso, il rapporto di cambio così calcolato rappresenta un premio del 6 e del 13 per cento rispetto ai valori medi degli ultimi tre e sei mesi. Il riassetto porterà al gruppo sinergie annue a regime (nel 2012) per 200 milioni di euro. Di questi, 100 milioni sono attesi dalle vendite incrociate generate tra Toro e Alleanza, visto che per quest’ultima si apriranno le porte della distribuzione nei danni, mentre Toro riceverà impulso nel vita. Pd, l’Mpa di Raffaele Lombardo, i Repubblicani europei. In dissenso dal gruppo si sono espressi i senatori Pd Vincenzo Vita, Ignazio Marino, Franca Chiaromonte, Gianfranco Carofiglio. Essendo passata senza modifiche rispetto al testo approvato alla Camera, la nuova normativa diventa legge senza necessità di un ulteriore passaggio parlamentare. Potranno quindi essere eletti al Parlamento europeo soltanto i rappresentanti delle liste che avranno raggiunto la soglia del 4% dei voti validi a livello nazionale. La variazione è stata più marcata per i trasporti stradali (+4,1% e -2,2%). Per quanto concerne la ferrovia, i suoi tempi di reazione alle mutate condizioni economiche risultano per il momento più lunghi (+3,2% e -1,5%). Sull’intero arco del 2008 sia la rotaia che la strada hanno visto crescere il tonnellaggio dell’1 per cento. La contrazione nel secondo semestre è dovuta all’evoluzione economica. A causa delle previsioni congiunturali negative v’è da attendersi anche nel 2009 una riduzione dei trasporti sia su gomma sia per ferrovia. Nel 2009 sarà soprattutto il traffico combinato non accompagnato (TCNA), ossia il trasporto ferroviario di contenitori, a risentire della crisi, visto che gran parte della merce proveniente da oltreoceano e i beni d’investimento vengono trasportati in casse mobili. Nei mesi di novembre e dicembre il TCNA ha già segnato un netto calo (-13 %). I fondi stanziati sono appena sufficienti per garantire la continuità del servizio sino alla fine dell’anno scolastico in corso. Considerata l’impossibilità oggettiva di garantire un servizio dignitoso all’utenza oltre tale termine, gli enti gestori saranno obbligati a interrompere il servizio entro la fine di giugno e a rimettere all’amministrazione tutti i corsi affidati agli enti a partire dal 1993. I tagli dei fondi hanno già determinato le prime riduzioni al servizio. In seguito ad accorpamenti e soppressioni di corsi e a causa di riduzioni di orario in tutta la Svizzera a partire dal 1° febbraio 2009 sono state cancellate 175 ore di insegnamento settimanale e sono stati chiusi 42 corsi. Rivista – Marzo 2009 La 2008: un altro anno da record per Fiat Suisse In attesa degli effetti della crisi, sulla base dei dati forniti da AutoSuisse, va comunque segnalato il successo del marchio italiano in Svizzera. Alla fine di dicembre il marchio Fiat aveva totalizzato la ragguardevole cifra di 14’122 immatricolazioni, con un risultato in aumento del 26.5% rispetto al 2007 e del 93% in confronto al 2005. Inoltre, la quota di mercato è cresciuta, passando dal 3,9% del 2007 al 4,9% del 2008. Anno Immatricolazioni Quota di mercato 2005 2006 2007 2008 7309 9317 11165 14122 2.8% 3.5% 3.9% 4.9% Rivista – Marzo 2009 La Questi dati rappresentano la crescita maggiore di tutti i marchi con 2’957 vetture vendute in più rispetto all’anno precedente. “La vasta gamma dei modelli di Fiat, ha sottolinea il responsabile del marchio Thomas Schneider, è accompagnata dal livello medio di emissioni di CO2 più basso in Europa (137,6 grammi), risponde ai bisogni dei clienti in questo periodo, durante il quale l’accento è messo soprattutto sulle discussioni climatiche. Con un buon rapporto qualità/prezzo, Fiat dispone di veri punti di forza in questo periodo economicamente difficile”. La Fiat 500 contribuisce a questo grande successo in maniera determinante. Con 4’946 unità vendute, precede nelle vendite la Fiat Panda, la Fiat Grande Punto e la Fiat Bravo. Aumento dell’anno precedente 27.5% 19.8% 26.0% 9 Italiche di Corrado Bianchi Porro Secondo i dati di Cerved, sono circa 6 milioni le imprese registrate in Italia alla fine del 2008. A sorpresa, la provincia italiana con il numero maggiore di imprese non è Milano, che conta quasi 4 milioni di abitanti ed è per eccellenza la punta dell’iceberg dell’Italia industriale, bensì Roma con 441 mila imprese, rispetto alle 435 mila del capoluogo lombardo. Lo storico superamento di Roma rispetto a Milano è avvenuto a fine 2008 in quanto, mentre a Roma nell’ultimo quadriennio le imprese sono cresciute di oltre 45 mila, quelle localizzate a Milano sono aumentate di 10 mila: da 427 a 435 mila (incluse anche quelle dell’area Monza-Brianza). Inoltre, contando anche i trasferimenti, Roma ha acquisito un saldo attivo di 1600 imprese e Milano ne ha perse circa un migliaio. A parte il caso quota maggiore di godimento delle abitazioni in proprietà, usufrutto o uso gratuito. Qui, infatti, la quota raggiunge il picco del 84,3% del totale delle famiglie che possiedono la casa in cui abitano, rispetto ai dati pur sempre elevati, ma tuttavia minori del Nord Ovest (79,7%) e Sud (79%), mentre al Nord Est la quota risale all’83,7%. Come si vede, gli investimenti che la popolazione italiana ha effettuato nel settore delle abitazioni in questi ultimi anni è impressionante dato che nel 1971 la quota di proprietà era appena del 50,8%. Oggi la quota di proprietà supera già l’80%, quando il capofamiglia ha un’età sopra i 45 anni, mentre è al 73,2% se questi ha meno di 35 anni di età. La quota di proprietà – dato che in centro sono spesso fuori mercato - è naturalmente più elevata nelle perife- Abitazioni di proprietà: una salvaguardia di fronte alla crisi economica di Roma che rappresenta un’autentica eccezione, in genere le grandi città italiane dal 2005 al 2008 stanno registrando un calo del numero delle società registrate, mentre a fare da calamita e da polo di sviluppo sono piuttosto i piccoli centri. Firenze, tanto per citare un caso, segna una regressione di quasi 400 società, Torino 350, Bologna 225 e tra le altre province con un regresso di oltre un centinaio di società, si situano città come Bergamo, L’Aquila, Frosinone, Brescia, Latina, Napoli e Vicenza. Dal lato opposto, in netta espansione, troviamo invece Pavia (+303), Pisa (+200), Caserta (+188), Como (+140), Ravenna (+130) e Asti (+113). Secondo il presidente degli industriali di Roma, Aurelio Regina, lo sviluppo della capitale è avvenuto, come ricorda in un’intervista al Sole 24 Ore, grazie a diversi fattori. Roma, spiega, è da sempre leader nel settore dei servizi e delle costruzioni. L’economia locale è una delle più terziarizzate, con un contributo al valore aggiunto dei servizi pari all’87%. Non va inoltre dimenticato il forte contributo dato dai grandi poli universitari. Ci sono infatti a Roma ben 15 atenei, sei università tematiche e più di 70 facoltà. La Sapienza, con 145 mila iscritti, è la prima università europea e la seconda al mondo. C’è il distretto tecnologico che conta 250 imprese a livello internazionale. Naturalmente il turismo rappresenta uno dei poli di sviluppo del territorio, grazie ai tesori d’arte, storici ed architettonici, non dimenticando naturalmente il clima e la qualità di vita della capitale. Infine, un altro polo di sviluppo è quello dell’audiovisivo e dell’informatica. Se questi sono i numeri “lordi” naturalmente Milano è la capitale delle imprese manifatturiere di maggiori dimensioni (a livello triplo di quelle localizzate nel Lazio) e di quelle più capitalizzate. Roma riesce a reggere il confronto in questi rami, solo nel settore delle costruzioni. D’altra parte, il Centro è l’area italiana ove le famiglie hanno in percentuale la Rivista – Marzo 2009 La rie dell’area metropolitana (80%) e nei piccoli comuni, fino a 2000 abitanti, dove arriva a superare il 90%; raggiunge l’88,7% negli agglomerati fino ai 10 mila abitanti, mentre scende al 77% nei comuni con oltre 50 mila abitanti. La percentuale dell’affitto che era al 44% nello stesso periodo, è scesa in questi anni al 15,7% nel Centro Italia e al 20,3% nel Nord Ovest. Come si vede, la percentuale di abitazioni in proprietà appare decisamente elevata rispetto ai dati relativi della media europea, pari al 62%, ben superiore a quello di Germania, Francia, Svizzera e Olanda. Naturalmente nelle grandi città, la quota di proprietari è sotto la media nazionale: il 72,5% delle famiglie vive in casa di proprietà e quelle che pagano l’affitto sono in media il 27,5% Ma neppure va dimenticato che fatta 100 la quota delle famiglie che pagano l’affitto, oltre il 20% dei proprietari sono un ente pubblico (24,5% nelle Isole), mentre le società private sono il 4,7% e il 70,5% altri privati. In sostanza, si stima che il 65% di coloro che pagano gli affitti in Italia corrispondano o l’equo canone o un canone convenzionato (in base a contratti stipulati sulla base di accordi e parametri definiti tra le organizzazioni dei proprietari e degli inquilini), mentre il 35% sono contratti liberi. Fatto 100 il canone medio di locazione nel 1992, si stima che oggi il parametro di riferimento sia a poco più di 160 per i negozi, a poco più del 150 per le abitazioni usate e a 130 per gli uffici. Naturalmente, secondo i recenti dati Nomisma, gli ultimi valori delle locazioni sono oggi in discesa, dopo il picco registrato a fine 2007. Infine sono i nuclei formati da una sola persona (22,8%) o quelli formati da cinque o più componenti (24,6%) ad avere la quota maggiore delle abitazioni in affitto, mentre per le famiglie di quattro o due componenti la quota di proprietà arriva a sfiorare l’85%. L’elevata quota di proprietà rappresenta una salvaguardia a fronte dell’attuale crisi economica. 11 Europee di Philippe Bernasconi C’era da aspettarselo. Crisi economica e spirito europeo non avrebbero potuto andare d’accordo a lungo. E così è stato. Alle prime avvisaglie di tagli e licenziamenti il mercato comune è stato mandato in soffitta, seduta stante. E al suo posto è stato rispolverato il buon vecchio protezionismo. Una sorta di antico amuleto, che ritorna d’attualità nei momenti più bui, ma che difficilmente rappresenta una soluzione di medio lungo termine, sulla quale la società capitalistica di questo inizio Millennio può basarsi per ritrovare la luce alla fine del tunnel. Non a caso, nella recente riunione di Berlino, ci si è premurati di fugare una simile eventualità. Dimostrazione che il pericolo c’è. La costruzione dell’Unione europea si è da Pericolo protezionismo sempre basata su un concetto alquanto semplice, ma nel contempo rivoluzionario. Gli Stati che avevano dato vita all’allora Comunità economica avevano deciso di rinunciare ad alcune prerogative nazionali per ottenere dei vantaggi dal loro stare insieme. Fin da subito si è dunque puntato sul principio della libera circolazione delle persone e dei capitali all’interno di quella che sarebbe poi diventata l’Unione europea. Tutti i cittadini europei avevano gli stessi diritti e doveri e si potevano perciò muovere liberamente all’interno dei confini comunitari. E lo stesso doveva valere per il capitale. Forza lavoro da una parte, mezzi di produzione dall’altra. Il gioco era fatto. La nuova unità economica che avrebbe dovuto garantire prosperità agli Stati membri era nata. Tutto bene, perlomeno sulla carta. I capisaldi dell’Unione sono infatti stati messi in crisi ad intervalli regolari. Ma mai, forse, come in questo caso. Quando l’economia gira e il lavoro c’è per tutti, e anzi ce n’è fin troppo, non ci si pone il problema della priorità ai lavoratori indigeni. Chi ha un passaporto europeo può lavorare, chi trova un posto di lavoro può occuparlo. Senza distinzioni. Quando invece il lavoro scarseggia lo straniero viene considerato un pericolosissimo nemico, un concorrente da eliminare. Ve lo ricordate l’idraulico polacco? Uno spauracchio creato ad arte da chi ha combattuto il Trattato costituzionale europeo. Il lavoratore dell’est europeo (appunto incarnato dall’idraulico polacco) avrebbe dovuto fare armi e bagagli e spostarsi in massa nei ricchi paesi dell’Europa occidentale, occupando posti di lavoro a condizioni da fame. Soffiando posti di lavoro ai lavoratori indigeni. Ma nulla di tutto ciò è successo. Adesso la storia si ripete. Complice una crisi economica senza precedenti lo spauracchio dell’idraulico polacco si è rimaterializzato. Questa volta con le sembianze dell’ingegnere italiano, dislocato nelle raffinerie del Lincolnshire inglese. La protesta, prima spontanea e poi cavalcata ad arte dai sin- Rivista – Marzo 2009 La dacati locali, contro l’impiego di manodopera estera in questi stabilimenti ha messo a nudo un principio, quello della libera circolazione delle persone, che se viene tollerato in tempi di vacche grasse, non viene assolutamente digerito quando è la crisi a farla da padrone. Lo slogan “Britons first” ha comunque fatto breccia. Tanto che in Gran Bretagna c’è chi ha già proposto di elaborare delle leggi che – dando la precedenza ai lavoratori indigeni – di fatto manderebbero in soffitta il concetto di libera circolazione delle persone e il principio stesso di Unione europea. Proteste e proposte inaccettabili e indifendibili le hanno definite i politici. Ma la pressione dell’opinione pubblica non è certamente facile da gestire. Tanto più, che il caso britannico non è isolato. In Francia, ad esempio, nel pacchetto di aiuti del governo Sarkozy a un’industria automobilistica boccheggiante vi è anche il tentativo di inserire una clausola del “compera francese”. Chi riceve il sostegno statale si deve in pratica impegnare a rifornirsi solo ed esclusivamente da produttori francesi e a concentrare l’intera produzione negli stabilimenti francesi del gruppo. Una clausola in netto contrasto con i principi comunitari e che ha già fatto tuonare la presidenza di turno ceca dell’Unione. Quella Repubblica ceca che per il suo semestre di presidenza ha coniato lo slogan “L’Europa senza barriere”, ma che poi si è finora rifiutata di ratificare il trattato costituzionale europeo e il cui presidente da sempre si professa euroscettico. L’esempio non viene decisamente dall’alto. E l’esempio non arriva nemmeno dagli Stati Uniti, la culla – almeno in teoria – del libero mercato. Tra le pieghe del miliardario piano di rilancio del presidente Obama si potrebbe insinuare un “buy American”, anche questo non proprio incoraggiante per chi ha fatto del libero commercio il proprio credo, per poi ricredersi alle prime avvisaglie contrarie. L’Europa e il mondo intero sono dunque di fronte a un dilemma. Farsi tentare dalla più facile delle ricette, chiudersi su se stessi e sperare che la crisi colpisca innanzitutto e soprattutto gli altri. Oppure ribadire la propria fiducia nell’apertura dei mercati e nei rapporti aperti ed equi tra nazioni ed economie. Un sistema – quest’ultimo – che, perlomeno idealmente, appare l’unico in grado di produrre benessere sul medio e lungo termine. L’impatto sulla crescita del protezionismo sarebbe catastrofico. A lanciare l’allarme era stato prima l’Organizzazione mondiale del commercio e poi il presidente della Banca centrale europea Jean-Claude Trichet, preoccupati dai venti che si stanno levando, anche in Europa. Confondere crisi finanziaria (laddove tutto è nato) e crisi economica, e sperare di risolverla (e) semplicemente chiudendo le frontiere sarebbe oltremodo sbagliato. E sarebbe un colpo mortale, l’ennesimo, all’ideale stesso di Unione europea. 13 www.navyboot.ch Internazionali di Michele Caracciolo di Brienza Chi l’avrebbe mai detto che un afro-americano il cui secondo nome è Hussein sarebbe stato eletto presidente degli Stati Uniti? Le sue origini e la storia dei nonni bianchi con cui è cresciuto sono state abilmente presentate. Quest’ambiguità ha conquistato moltissimi ed ora quest’uomo, diventato un’icona ancora prima di essere eletto, è già il simbolo di una generazione, un ponte in una società dove la questione razziale è ancora sentita. L’unicità del candidato ha fatto sì che diventasse un presidente in grado di rilanciare solo con la sua presenza il sogno americano. Tuttavia i dubbi restano: è davvero un cambio si minaccia l’autorità morale degli Stati Uniti. Tra meno di un anno e mezzo le truppe in assetto da combattimento lasceranno l’Iraq. D’altro canto, rimarrà una presenza militare americana con altri compiti quali l’addestramento dell’esercito regolare iracheno e altre mansioni di genio civile. Un contingente di 30’000 militari sarà invece destinato in Afghanistan, dove l’America manca di una strategia chiara. L’importante per ora è negare il paese ai Talebani e ad Al Qaeda. Sempre secondo Sandy Berger, se vincere vuol dire creare una nazione in Afghanistan, l’America e i suoi alleati non ce la faranno. Gli inglesi e i russi Barack Hussein Obama: cambia la sostanza o solamente lo stile? della sostanza nei rapporti che gli Stati Uniti hanno con il resto del mondo o è mutato solo lo stile? Sinora questo paese è stato condotto ad una politica aggressiva, che ha avuto come sbocco l’invasione dell’Iraq. Lo scarso rispetto del diritto internazionale da parte dell’amministrazione precedente ha fatto infuriare non pochi paesi e non ha certo contribuito all’aurea di paladino della libertà e di faro di civiltà tanto caro al popolo americano. Ora quello che resta da fare per rimettere insieme i cocci è di recuperare i valori democratici e chiarire le priorità della politica estera. Sandy Berger, consigliere per la sicurezza nazionale di Clinton, durante un’intervista alla BBC lo scorso mese di febbraio, ha riconosciuto la grande pressione che c’è sul presidente per la protezione dell’America. Se Obama smantellasse la politica antiterrorismo di Bush pagherebbe un prezzo molto alto per sé e per i cittadini. Che senso ha allora la chiusura del carcere di Guantanamo? Di certo è una pessima vetrina. Ci vorrà circa un anno per la chiusura ed i duecentocinquanta detenuti non verranno certo rilasciati a piede libero. Ben sessanta di quelli già rilasciati dal Camp X-ray sono ritornati al terrorismo e si crede che uno di loro sia il numero due di Al Qaeda in Yemen. Come conciliare dunque la chiusura di questa famosa prigione con la protezione dei cittadini americani? Molti dei detenuti sono stati inviati in centri di riabilitazione in Arabia Saudita che si sono rivelati utili a combattere il terrorismo sul piano ideologico e religioso. La strategia usata sinora non è stata comunque del tutto efficace. La tortura non serve per ottenere informazioni. Si può raggiungere un ottimo risultato senza torturare e senza poi mettere in pericolo i soldati americani all’estero. Dal 2001 non ci sono stati altri attacchi al suolo americano, ma se le torture continuano Rivista – Marzo 2009 La hanno fallito in passato. Non si creerà a breve una democrazia in Afghanistan. Tuttavia si può raggiungere l’obiettivo di evitare che quel paese sia un rifugio per il terrorismo internazionale. Per Obama l’America è pronta a dare la mano a coloro che sono disposti ad aprire il loro pugno. È tempo forse di parlare ai Talebani e a chi li aiuta. Il Pakistan è una zona franca per Al Qaeda e c’è bisogno di una collaborazione regionale che consideri questo paese come parte della soluzione. L’altro dossier veramente scottante capitato tra le mani del neo-presidente riguarda la questione nucleare iraniana. Secondo alcuni esperti, entro la fine del 2009 l’Iran avrà l’uranio arricchito per armare una bomba. Ciò sarebbe destabilizzante per la regione e ci sarebbero altri quattordici paesi che cercherebbero l’atomica. L’idea di Obama è di negoziare per interrompere il programma nucleare e far rientrare l’Iran nella comunità internazionale. Se ciò fosse fattibile si ridurrebbe la possibilità di un Iran nucleare. Se non si arrivasse poi ad una soluzione negoziale gli Stati Uniti potrebbero procedere ad un attacco militare mirato. Alla fine nessun presidente può eliminare questa opzione. Ci sono grandi questioni aperte sul tavolo del Barack H. Obama. Quando dice di voler un’America che ritorni ad essere il leader del mondo, siamo veramente sicuri che il mondo sia pronto ad accettarlo? Per gli Stati Uniti la leadership di cui si parla avviene quando è possibile e si procede da soli soltanto se necessario, a prescindere da chi sia alla Casa Bianca. Pare che con Obama si abbandoni l’unilateralismo a priori per stare insieme agli alleati in modo da raggiungere gli obiettivi comuni. Stile e sostanza sono mutati? Si vedrà. 15 Oltrefrontiera di Fabrizio Macrì In quasi tutti i paesi occidentali che stanno mettendo a punto le misure per affrontare la crisi economica in atto, a partire dagli Stati Uniti di Obama, si parla di New Deal Verde o di Green Economy: si intende cioè l’indirizzo di parte consistente della spesa pubblica necessaria a sostenere la crescita, allo sviluppo delle energie rinnovabili per mettere in condizione il sistema economico di approvvigionarsi facendo uso di tecniche energetiche a basso impatto ambientale. L’Italia, in ritardo, non solo nell’utilizzo delle energie rinnovabili, come abbiamo già fatto rilevare nel numero di Dicembre, ma anche nell’adozione di provvedimenti legislativi che incentivino l’utilizzo delle nuove fonti e il risparmio energetico, sembra tuttavia avere un notevole potenziale di sviluppo in questo settore. un fiume in piena di pannelli fotovoltaici installati…quello del fotovoltaico italiano è un mercato in crescita…c’è un alto interesse da parte degli investitori stranieri verso l’Italia, sono numerose le aziende che vogliono aprire le loro sedi nella penisola”. Quali sono (e sono stati fino ad oggi) dunque gli ostacoli ad un pieno sviluppo della “Green Economy” anche in Italia? Secondo gli intervistati sostanzialmente tre: - scarsità di strumenti bancari di accesso al credito per questo tipo di investimenti da parte delle imprese; - scarsità di contributi statali specifici; - poche detrazioni fiscali a favore di chi investe nelle fonti rinnovabili. L’ambiente: non più un limite ma un opportunità La strutturale incapacità del nostro paese di attrarre investimenti dall’estero e le difficoltà di bilancio ormai note, rischiano di lasciare la nostra economia di fronte alla crisi con una cronica scarsità di risorse, che il nuovo corso verde dell’economia mondiale potrebbe aiutare a ridurre. Lo sviluppo della green economy negli altri paesi concorrenti e la necessità del nostro sistema produttivo di adeguarsi agli standard internazionali, potrebbe infatti fare dell’Italia un mercato interessantissimo per gli investitori internazionali. In questa direzione si sta muovendo anche la Camera di Commercio Italiana per la Svizzera che nel 2009, tramite il suo ufficio di Ginevra, sta cercando di promuovere in Italia la manifestazione fieristica di Friburgo nella Svizzera francese dedicata alle energie rinnovabili: ENERGISSIMA. Questo almeno è quanto è emerso durante la “Conferenza dell’industria solare” di Roma, ideata dalla società di consulenza berlinese Solarpraxis in collaborazione con Ambiente Italia e svoltasi nella Capitale all’inizio di febbraio 2009. La manifestazione con 15.000 metri quadri di superfice espositiva, circa 15.000 visitatori in crescita del 45% nel 2008, si terrà dal 23 al 26 Aprile e rappresenta un’opportunità unica per Regioni e Province italiane, di presentare il proprio territorio come location per l’attrazione di investimenti elvetici nel settore della ricerca e della produzione di energie pulite. In base alle dichiarazioni di Raffaele Piria, direttore per lo Sviluppo Internazionale a Solarpraxis intervistato da News Italia Press, i megawatt prodotti in Italia da solare termico e fotovoltaico per la produzione di elettricità, negli ultimi anni si sono quintuplicati. Utile, in tal senso, l’incontro con Invitalia, la nuova agenzia governativa preposta all’attrazione di investimenti esteri nel Bel Paese, in occasione della Riunione d’Area della Camere di Commercio Italiane all’Estero che si è svolto a Torino. Le previsioni più rosee per la crescita futura di tale capacità produttiva, ci collocano comunque a livelli quattro o cinque volte inferiori rispetto a quelli della Germania che non dispone certo dell’irraggiamento solare di cui gode l’Italia. Sembra giunto il tempo di ribaltare il nostro approccio ai temi ambientali, non più visti come limite posto allo sviluppo ma come opportunità di investimento per il rilancio dell’economia, per l’Italia l’ennesimo treno di passaggio per un cambiamento culturale prima ancora che economico: occorre far capire subito agli operatori economici internazionali quali passi il nostro paese intenda fare per cercare di non perderlo. Federico Brucciani, communication officer del GIFI (Gruppo Imprese Fotovoltaiche Italiane) dichiara a News Italia Press: “Ci sarà Rivista – Marzo 2009 La Le fonti di energia rinnovabile come volano di sviluppo degli investimenti esteri in Italia dunque. 17 MADE IN ITALY IL FASHION DESIGN ENTRA IN CASA TUA 7C@@9N=CB9&$$Scopri la collezione Natuzzi 2009: tante nuove proposte nate dalla costante ricerca del bello e della qualità. Puoi selezionare il rivestimento del divano tra 350 colori di pelli, tessuti e Alcantara® Elegance, abbinarlo con quello delle pareti attrezzate, scegliere la lampada, il tappeto e il tavolino, creando un living in armonia con il tuo stile. Natuzzi Stores: Zürich – Dietikon – Dübendorf – Lausanne – Etoy Natuzzi Galleries: Pfister Suhr, Dübendorf, Mels, Etoy – Meubles Decarte a Saxon – Meubles Villat a Delémont www.natuzzi.ch C resce il Made in Italy in Svizzera anche nel 2008 Sono stati resi pubblici dall’Agenzia Federale delle Dogane i dati sull’interscambio tra Italia e Svizzera, dai quali emerge anche per il 2008 un risultato positivo per l’export italiano. Nonostante i venti di recessione che già nella seconda metà del 2008 hanno col- pito le economie europee, la domanda di prodotti italiani sul mercato svizzero ha continuato a crescere: + 3,5% la crescita delle nostre esportazioni in Svizzera nel 2008, che hanno raggiunto un valore di 21,6 miliardi di Franchi svizzeri. A fronte di una lieve flessione del tessile abbigliamento e del comparto meccanico, sono cresciuti del 22% i prodotti dell’orologeria, del 10,2% i prodotti del comparto cartotecnica, del 9,0% le esportazioni di gioielleria, oreficeria e bigiotteria e del 7,2% le esportazioni di prodotti agricoli tra i quali gioca un ruolo determinante il settore alimentare. Anche le macchine utensili, ad uso domestico ed ufficio e le tecnologie per la difesa hanno tenuto crescendo nel complesso del 4,8%. In buona sostanza un quadro che conferma la ricettività del mercato svizzero ai prodotti italiani. INTERSCAMBIO ITALO-SVIZZERO 2008 Italia>Svizzera (mio fr.sv.) Categoria Prodotti Prodotti chimico-farmaceutici Macchine industriali, agricole, ufficio, uso domestico, industria elettrica/elettronica, tecnologie di difesa Metallo e articoli in metallo Tessili e abbigliamento Prodotti agricoli, silvicoltura Veicoli Arredamento Prodotti energetici Materiali da costruzione, ceramiche e vetro Gioielleria, oreficeria e bigiotteria Gomma e materie sintetiche Altri prodotti Carta e prodotti cartotecnici Cuoio e pelli Orologeria Strumenti e apparecchi di precisione Totale Svizzera>Italia (mio.fr.sv.) 2007 4.121,1 2008 4.308,6 % +/4,55 2.967,4 2.481,3 2.387,5 1.891,5 1.069,7 795,1 923,2 3.108,1 2.372,8 2.354,8 2.026,1 1.077,6 769,9 1.217,2 4,74 -4,37 -1,37 7,12 0,74 -3,17 31,84 640,7 632,3 540,0 1.066,7 442,8 333,6 304,9 633,3 689,2 523,5 1.071,3 487,8 305,5 370,0 -1,17 9,00 -3,06 0,43 10,16 -8,42 21,34 247,2 250,7 1,38 20.845,0 21.566,4 3.463 Categoria Prodotti Prodotti chimico-farmaceutici Prodotti energetici Macchine industriali, agricole, ufficio, uso domestico, industria elettrica/elettronica, tecnologie di difesa Metallo e articoli in metallo Orologeria Strumenti e apparecchi di precisione Prodotti agricoli, silvicoltura Altri prodotti Tessili e abbigliamento Gomma e materie sintetiche Gioielleria, oreficeria e bigiotteria Carta e prodotti cartotecnici Arredamento Veicoli Materiali da costruzione, ceramiche e vetro Cuoio e pelli Totale 2007 6.266,8 2.394,1 2008 6.714,6 2.753,6 % +/7,15 15,02 2.451,7 1.504,5 1.019,4 2.424,2 1.470.5 1.045,2 1,12 -2,26 2,53 692,9 617,9 949,6 493,2 440,4 368,7 234,8 187,3 163,5 713,9 646,5 970,6 433,8 434,4 356,3 231,3 167,7 228,5 3,03 4,62 2,21 -12,05 -1,36 -3,36 -1,50 -10,45 39,75 109,5 78,9 108,3 77,3 -1,13 -2,09 17.973,2 18.776,7 4,47 N.B. Questa tabella, i cui dati possono essere soggetti ad eventuali variazioni, tiene conto anche delle importazioni ed esportazioni di “metalli e pietre preziose, oggetti d’arte e antiquariato, contemplati nella voce “altri prodotti”. Rivista – Marzo 2009 La 19 La nuova pasta integrale Barilla. Ricca di fibre e sostanze nutritive. 100% di gusto. Tipicamente Barilla. Pasta al dente, con tutto il gusto dell’italianità, di una bontà senza compromessi. La nuova pasta Barilla Integrali nasce con un procedimento di macinatura esclusivo, è ricca di fibre naturali e contiene preziose sostanze nutritive. Barilla Integrali esiste in quattro formati di pasta classici: gli Spaghetti no. 5, le Pennette Rigate, i Fusilli o le Pipe Rigate. Barilla Integrali: l’alimentazione sana diventa anche varia e gustosa! No 1 in Italia A ziende più antiche al mondo: sei su dieci sono italiane C’è un campo in cui le imprese italiane eccellono nelle classifiche mondiali. È quello dell’anzianità di fondazione dove le nostre imprese familiari conquistano ben 6 posti tra le prime dieci. Sono 13 però complessivamente le industrie del made in Italy presenti nella classifica di anzianità stilata da Family Business, una rivista americana specializzata proprio in aziende familiari. In cima alla classifica 2008 rimane saldamente in testa ancora una volta una realtà giapponese, che però non è più la Kongo Gumi, società attiva nella costruzione di templi buddisti nata nel 578, rea di aver ceduto alle lusinghe del mercato, visto che nel 2006 è stata acquisita dal gigante dell’edilizia Takamatsu. Nell’aggiornamento della graduatoria, infatti, la vetta è stata conquistata da Houshi Onsen, l’albergo-struttura termale guidato dalla stessa famiglia dal 718, quando fu fondato, secondo la leggenda, da un monaco buddista nel luogo indicato dal dio del Monte Hakusan. La genesi delle imprese nostrane presenti in classifica non può vantare connotati così spirituali, ma in termini di antichità anche il made in Italy ha qualcosa da dire. La Pontificia Fonderia Marinelli, nata nell’anno mille ad Agnone (Isernia), come fonderia delle campane del Papa, conquista il podio ex equo con la cantina Chateau de Goulaine. Coetanea della storica cantina francese, la Marinelli usa ancora le antiche tecniche. Le sue campane risuonano ormai in tutto il mondo, da New York a Pechino, da Gerusalemme al Sud America, fino alla Corea. Per trovare un’altra impresa italiana basta scendere di un gradino: al quarto posto si piazza la Barone Ricasoli, storico produttore di vino e olio d’oliva nata a Siena nel 1141, guidata da Francesco Ricasoli. Subito dopo, al quinto posto, ecco un nome storico del vetro, la Barovier & Toso, di Murano (Venezia): fondata nel 1295, l’azienda è giunta ormai alla ventesima generazione dei Barovier che, nel 1936, si fusero con i Toso. Scorrendo lungo la classifica si incontrano altre due aziende fiorentine. In Rivista – Marzo 2009 La ottava posizione c’è la Torrini, l’impresa produttrice di gioielli fondata dal capostipite Jacopo nel 1369 e in nona la Antinori, che produce vino a partire dal 1385. Per la decima in graduatoria ci si sposta in Veneto, dove ha sede la Camuffo di Portogruaro (Venezia), impresa costruttrice di imbarcazioni nata nel 1438 nel porto veneziano di Khanià a Creta. Dalla fondazione, per mano di El Ham Muftì, ha venduto barche tra l’altro a Maometto II, alla Repubblica di Venezia, e perfino a Napoleone. Le ceramiche di Grazia Deruta, azienda attiva a Torino dal 1500, hanno conquistato, oltre al mercato degli Stati Uniti, anche la dodicesima posizione. L’azienda è tallonata dalla Pietro Beretta, lo storico produttore di armi di Gardone (Brescia), capace tra l’altro di piazzare la mitica rivoltella tra le mani della spia più famosa del mondo, James Bond. Dopo questa pattuglia, occorre scendere fino al trentunesimo posto per trovare un’altra azienda Made in Italy. È la Cartiera Mantovana, fondata nel 1615 dalla famiglia Marenghi, tuttora guidata da Cristina Marenghi e figli. Tutte nate nel ‘700 sono le ultime italiane che figurano in classifica di Family Business: la calabrese Amarelli Fabbrica di Liquirizia di Rossano Scalo (1731), la laneria Fratelli Piacenza di Pollone, in provincia di Biella (1733), la Fonderia Daciano Colbachini di Padova (1745), il Lanificio Conte di Schio (1757). Le 10 aziende familiari più antiche del mondo 1) 2) 3) 4) 5) 6) 7) 8) 9) 10) Hoshui Onsen (Giappone, 718) Pontificia Fonderia Marinelli (Italia, 1000) Chateau de Goulaine (Francia, 1000) Barone Ricasoli (Italia, 1141) Barovier & Toso (Italia, 1295) Hotel Pilgrim Haus (Germania, 1304) Richard de Bas (Francia, 1326) Torrini Firenze (Italia, 1369) Marchesi Antinori (Italia, 1385) Camuffo (Italia, 1438) 21 L Un’opportunità economica colpevolmente sottovalutata a forza del Turismo Nonostante la continua crescita del turismo mondiale, in Italia il comparto sta attraversando una fase di difficoltà. Il paese perde capacità competitiva e la sua posizione internazionale è attaccata da vecchie e nuove mete internazionali. Con l’esplosione di Internet in tutto il mondo la filiera turistica ci contrae, i nuovi visitatori sono sempre più motivati, attenti alla qualità e al prezzo, ma in tutta Italia la struttura dell’offerta fatica ad adeguarsi alle caratteristiche della nuova domanda. L’assenza di una struttura di coordinamento nazionale, la frammentazione delle iniziative per la comunicazione, la scarsità di efficaci strutture di ricerca e di informazione contribuiscono a mettere in luce, fra l’altro, come il settore manchi di standing internazionale. L’Italia possiede enormi risorse competitive allo stato potenziale, che andrebbero sviluppate e inserite in una moderna politica su ciascuna tipologia di turismo “L’Italia. Il declino economico e la forza del turismo. Fattori di vulnerabilità e potenziale competitivo di un settore strategico” (casa editrice Marchesi - 60,00). È il titolo programmatico e per certi versi ambizioso di una voluminosa ricerca a tutto tondo sulle potenzialità del turismo in Italia. Paesaggio marchigiano. Una sorta di libro bianco, dedicato appunto al turismo e al marketing turistico, nato all’interno del Master in “Economia e management del turismo” dell’Università La Sapienza di Roma. Giunto alla sua ottava edizione è divenuto nel tempo, oltre che un punto di riferimento per l’alta formazione in campo turistico, un vero e proprio tavolo di lavoro permanente al quale partecipano studiosi, imprenditori, amministratori locali, liberi professionisti e politici. Rivista – Marzo 2009 La Un settore trasversale Un volume che osserva, scompone ed analizza il turismo sotto ogni singolo aspetto e sotto differenti punti di vista. L’assunto da cui prende le mosse è lineare: considerato che il turismo è un settore trasversale, in grado di attivare un fenomeno indotto di tipo intersettoriale, al fine di individuare efficaci soluzioni e nuove prospettive, risulta determinate la condivisione e il confronto dialettico tra differenti attori turistici. Se restiamo ai dati resi pubblici recentemente, dobbiamo constatare che non sembra frenare il declino lungo il quale l’Italia si è avviata già qualche tempo. Peggiorata è infatti la posizione che occupa nel rapporto WEF (World Economic Forum) sulla competitività, sia come sistema paese sia sotto il profilo squisitamente turistico. La conferma giunge dalla classifica del 2008, che vede l’Italia al 28/mo posto. Buon’ultima nella vecchia Europa a 15: dietro a tutti i suoi potenziali rivali come Francia e Spagna, che infatti attirano più stranieri, e superati da Paesi che non hanno certo nel turismo il loro cavallo di battaglia come il Lussemburgo. I nostri difetti peggiori — secondo il rapporto del WEF — sono le infrastrutture non sempre all’altezza della situazione (alberghi ma non solo), la mancanza di un cervello pensante che possa organizzare l’offerta nazionale, e anche uno scarso utilizzo di Internet, che ormai è l’agenzia di viaggio più utilizzata al mondo. Ormai in Europa il 34 % del23 Il mare a Portonovo. le prenotazioni alberghiere viene fatto direttamente per via telematica, saltando l’intermediazione delle agenzie. Un modo per risparmiare che — con la crisi economica e la filosofia del risparmio che conquista anche i ricchi — è destinato a diffondersi sempre di più. I dati sono impietosi: in Italia le prenotazioni via Internet sono al 24 per cento, dieci punti sotto la media europea. Anche perché sono ancora pochi gli hotel che offrono questo servizio: il 60 per cento contro una media europea del 72 per cento. Bassa risulta anche la produttività del personale che lavora negli hotel italiani. Secondo uno studio della commissione europea siamo al dodicesimo posto tra i 27 Paesi dell’Unione Europea con poco più di 25 mila euro l’anno per addetto. Quasi la metà del Belgio, e ancora una volta dietro ai nostri canonici rivali europei: Francia, Spagna e Gran Bretagna. Stando alle principali fonti statistiche in- ternazionali (OMT, UNWTO), inoltre, peggiora per l’Italia anche la posizione occupata in termini di arrivi e presenze turistiche, che la pone alle spalle di Francia e Spagna, costringendo il nostro Paese a difendersi dalla concorrenza dei Paesi asiatici che si affacciano con prepotenza sul mercato turistico internazionale, come dimostrato dalla quarta posizione occupata dalla Cina relativamente alla graduatoria stilata in base al numero degli arrivi. La ricerca, nella sua prima parte descrive e analizza le ragioni di questo declino, che sono più strutturali che congiunturali, rilevando carenze infrastrutturali, un rapporto qualità/prezzo tutt’altro che competitivo, un peggioramento dell’immagine del nostro Paese, cui si aggiungono la solita piaga delle lungaggini burocratiche, la flessibilità dei contratti, la criminalità organizzata, il costo dell’energia, in un quadro in cui emergono i limiti dell’innovazione e della ricerca e la microdimensione aziendale. Va da sé, che il turismo non è immune agli effetti negativi delle problematiche che affliggono in questa delicata fase storica il sistema Italia e che la congiuntura ha ulteriormente ingigantito. Di fronte al consolidarsi dei problemi sarebbero necessarie soluzioni idonee e rapide, e, dal momento che questi problemi nel caso dell’italia sono strutturali, occorrebbe porre rimedio attraverso “interventi complessi, condivisi, sistemici e multiscalari”. Un’unica regia La ricerca evidenzia come negli ultimi anni molte siano state le scelte che hanno Allarme turismo, gli stanziamenti segnano -31% È allarme turismo: gli stanziamenti diminuiscono del 31 per cento. A lanciarlo sono Regioni, Province e Comuni che, dati alla mano, segnalano che i fondi erogati al settore sono pari a 33 milioni di euro, dunque circa il 31% in meno rispetto ai 49 stanziati nel 2008. In calo rispetto al 2008 del 37% anche la promozione, a 16 milioni di euro. L’allarme è stato lanciato nel corso della presentazione della quinta conferenza nazionale degli assessori alla Cultura e al Turi- 24 smo, “Le città della cultura”, in calendario a Torino dal 26 al 28 febbraio. Una conferenza biennale, promossa da Anci, Conferenza delle Regioni e delle Province autonome, l’Upi, Legautonomie, Uncem, Federculture, in collaborazione con la Regione Piemonte, il Comune e la Provincia di Torino, che cade in un anno complesso e delicato, che impone un ripensamento delle politiche del settore. L’iniziativa, ha spiegato il presidente dell’Anci Leonardo Domenici, inten- de essere «un’alleanza strategica tra istituzioni, operatori e tutti coloro che rivestono ruoli di responsabilità nei settori della cultura e del turismo». Non a caso «abbiamo chiesto al governo di riconsiderare i vincoli sugli investimenti, voce su cui fa perno il settore culturale, che necessità quanto prima di un rilancio». Un’occasione quella della conferernza di Torino, per creare «per definire nell’immediato un piano – ha sottolineato Roberto Grossi, Presidente Federculture - da discutere con Governo e Parlamento». Ovviamente, gli esponenti delle amministrazioni locali rinnovano la Rivista – Marzo 2009 La contribuito al peggioramento di una situazione in parte già compromessa. Emblematica, in tal senso, la riforma costituzionale del 200l con la “devoluzione” della materia turistica alle regioni, che ha comportato quella mancanza di unicità e rappresentatività che ancora oggi difetta all’Italia, come testimonia la variegata e scoordinata presenza delle località italiane alle fiere di settore. Utile sarebbe saper far proprie le esperienze maturate dai nostri concorrenti: valga per tutti l’esempio della Spagna, che negli ultimi anni è riuscita a far del turismo la principale componente del PIL, progettando interventi organici e innovativi. A tal fine, è necessario riconoscere le “tessere che compongono il mosaico turistico per poi ricomporle al fine di ricreare un’immagine unica di Paese che da troppi anni non sembra più esistere”. Lo studio conferma che l’Italia investe per la promozione più o meno la stessa cifra degli altri Paesi del Vecchio continente: 160 milioni di euro l’anno a fronte dei 180 della Francia e dei 170 della Spagna. Ma allora il problema dov’è? Più della metà della somma stanziata in Italia viene assorbita dagli stipendi e dalle consulenze delle strutture che di questo si occupano. Le considerazioni contenute nella ricerca intendono fornire un contributo importante per rilanciare, superare la crisi e far splendere ancora una volta il sole su chi vive e visita l’Italia. L’obiettivo dichiarato è quello di riflettere sui limiti dello sviluppo turistico, per proporre politiche condivise da tutti i livelli operativi, pubblici e privati, arrivando a loro preoccupazione per i pesanti tagli previsti dalla Finanziaria a cultura e turismo: una riduzione di fondi, per il Ministero dei Beni e le attività culturali, che nel prossimo triennio si verificherà per circa 1,5 milioni di euro. L’assessore alla Cultura del Comune di Roma, Umberto Croppi, ha lamentato «i numerosi tagli decisi spesso e volentieri a livello nazionale sulla cultura». E ha ricordato che il turismo e la cultura italiani vivono un momento di speranza, pur tra mille difficoltà. Non a caso, ha reso noto, nel 2008 le presenze turistiche nell’Unione europea hanno fatto segnare una flessione del 14%, Rivista – Marzo 2009 La definire la necessità di una regia turistica che permetta di beneficiare della sinergia pubblico-privato come consigliato da oltre cinquant’anni dai principali studiosi internazionali del fenomeno turistico. Sperando poi di impedire che trovino conferma le fosche previsioni tratteggiate dal World travel & tourism council, l’organizzazione mondiale che riunisce i principali operatori del settore. In quello scenario si ipotizza che tra dieci anni l’Italia rischia di perdere un posto (dall’ottavo al nono) nella classifica mondiale del Pil del settore turistico, di perderne un altro (dal quinto al sesto) nella graduatoria dei soldi portati dai viaggiatori stranieri. E addirittura di uscire dalla top ten, oggi siamo ottavi, per gli investimenti nel settore turistico. Se simili proiezioni trovassero conferma a repentaglio non sarebbe solamente l’immagine, ma l’intera economia di quello che ci ostiniamo a credere sia ancora il Belpaese. a fronte di un -12% in Italia e di un -5% a Roma. L’assessore Croppi giudica «incoraggiante l’aumento del 20% Firenze, vista panoramica. di presenze fatto registrare nei musei comunali nell’ambito delle iniziative varate nel corso delle feste natalizie». 25 Agip. Stile italiano. One card, more fun AgipPLUS Programma 08 / 09 Presentate la vostra carta approfittate di numerosi vantaggi ed Cultura • Evasione Famiglia • Accessorio AGIP CARD CENTER Av. de Gratta-Paille 1 Case postale 512 1000 Lausanne 30 Grey www.agip.ch F Promozione speciale per i residenti in Svizzera iesole for you Presentata a Zurigo un’offerta che si rivolge esclusivamente ai cittadini residenti nella Confederazione Elvetica È una proposta rivolta ai cittadini che risiedono in Svizzera con l’intento di promuovere il territorio fiesolano e sviluppare l’offerta turistica dello stesso. Fiesole sceglie la Svizzera per destinarle un trattamento di favore e coccolare i suoi cittadini che soggiorneranno nelle dolci colline fiesolane fra il 7 Marzo ed il 25 ottobre 2009. Gli ospiti provenienti dalla Confederazione avranno l’opportunità di godersi Fiesole, le sue bellezze storico-artistiche-paesaggistiche, in un periodo privilegiato con la quiete della stagione invernale e l’effervescenza della primavera/estate. Inoltre la vicinanza a Firenze permetterà al turista svizzero di approfittare delle suggestioni ed incanti della città del giglio: si va a Fiesole e si può vedere anche Firenze! L’accoglienza speciale consisterà in una serie di sconti e gratuità che renderanno più facile ed accessibile il soggiorno a Fiesole. Una promozione speciale per scoprire o rivedere Fiesole ed un’opportunità unica anche per visitare Firenze. Il progetto si sviluppa lungo due assi portanti: A) Evento di richiamo: Mostra “Hermann Hesse a Fiesole. Poeta, pittore, viandante” Un’esposizione allestita presso la Sala Costantini su Hesse scrittore e pittore dal 29 - 03 al 31- 05 - 2009 L’inaugurazione è fissata per sabato 28 marzo alle ore 17,00 Orario: 10/19 chiusa il martedì Ingresso gratuito per i turisti provenienti dalla Svizzera. B) Manifestazioni complementari alla mostra: Letture: Hesse e l’Italia, Hesse e la pittura… Concerti con le musiche predilette da Hesse In collaborazione con Suola di Musica di Fiesole e Ascarè Piccolo Teatro di Fiesole. Luogo Aula Magna Seminario Vescovile. Rivista – Marzo 2009 La Fra le manifestazioni collaterali è previsto anche un ricco programma di “Degustazioni in fattoria” con le fattorie più prestigiose del territorio che aprono le porte per offrire i propri prodotti. Hanno dato la loro adesione: Vincigliata che consente di degustare una produzione vinicola degna di nota nella quale spicca il Testa matta premiato come vino toscano con il più alto punteggio dell’annata 2006 dalla rivista Wine Spectato; la Fattoria di Maiano, sede del set cinematografico del film “Camera con vista” premio Oscar 1987, che offre i suoi prodotti come l’olio d’oliva extravergine; l’Azienda Agricola Buonamici, dove degustare, nelle vecchie stalle trasformate in elegante salotto, oltre l’olio molti altri prodotti biologici–formaggi, dolci, mostarde…. Programmati anche: - l’Aperitivo nel prestigioso Hotel Villa S. Michele, antico monastero disegnato da Michelangelo, oggi lussuoso albergo a 5 stelle con splendida ed esclusiva terrazza su Firenze; - Il tè delle cinque alla Pensione Bencistà straordinaria terrazza su Firenze e luogo di assoluto relax. Le sistemazioni alberghiere prevedono: 3 gg al prezzo di 2, oppure sconto giornaliero sulle tariffe base del 10%. Mentre i ristornati che aderiscono alla promozione applicheranno uno sconto del 20% sul prezzo di listino. Inoltre, condizioni speciali di viaggio verranno concordate in collaborazione con: Cisalpino, Flybaboo, (Swissair ancora da definire), Ataf Firenze, Taxi, Citysightseeing. Ad illustrare il progetto, nel corso della presentazione che si è svolta Zurigo, sono intervenuti, (da sin): Fabio Incasciato, sindaco di Fiesole, Francesca Galluzzi dell’APT di Firenze, Regina Bucher della Fondazione Hermann Hesse di Montagnola, Marco Montini direttore Enit Germania e Svizzera. Informazioni: www.fiesoleforyou.it Kit Offerte 1) Entrata gratuita ai Musei Fiesolani; 2) Entrata gratuita alla mostra Hermann Hesse; 3) Sconti speciali per le degustazioni in fattoria, aperitivo a Villa S. Michele e Tè delle cinque al Bencistà; 4) Entrate gratuite ai concerti e letture su H.Hesse; 5) 1/2 passaggio gratuito su linea 7; 6) 50% tariffa taxi 7) Tariffa ridotta sul bus Citysightseeing 27 ABARTH GRANDE PUNTO DESIGN SPIRIT Abarth Grande Punto con kit «esseesse». Gli appassionati di motori sportivi conoscono i successi della Abarth Grande Punto S2000 sulle piste di rally del mondo intero. Ora sarà la versione di serie ad entusiasmarvi; soprattutto se dotata del kit Abarth «esseesse» che ne aumenta la potenza. Si arriva infatti a 132 kW (180 CV) a 5750 giri/min., con telaio sportivo ribassato, cerchi in lega da 18” e molto altro ancora. Accendete la passione! 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POWER F Venezia-St.Moritz ra siti d’interesse culturali e paesaggi mozzafiato Il Tour Venezia-St. Moritz, lanciato la prima volta lo scorso anno, si ripropone con molte novità: lungo l’itinerario che collega la Laguna con l’Engadina, caratterizzato dalla presenza di numerosi siti dichiarati dall’Unesco di interesse mondiale. Volendo, non si viaggerà solamente in treno o con l’autopostale; da quest’anno infatti ci si potrà spostare anche a piedi con le biciclette elettriche o con auto d’epoca. Di particolare interesse l’iniziativa che dal 6 all’8 giugno proporrà un viaggio unico, che consentirà agli amanti d’arte di visitare la Biennale Arte di Venezia, alcune fra le più importanti collezioni private dell’Engadina e a l’ART di Basilea È un progetto che vede coinvolti più partner: da Trenitalia alle Ferrovie Retiche, dalla Posta all’Engadina-Merano Route Express, ed altri ancora che vengono coinvolti a seconda delle scelte che faranno i diversi viaggiatori, i quali potranno alternare al treno e all’autopostale, anche la bicicletta elettrica, l’auto d’epoca oppure optare per un trekking. Il tour Venezia – St. Moritz è fattibile tutto l’anno, in qualsisia giorno: sia individualmente che in gruppo. Si tratta di una proposta di viaggio culturale indirizzata a veri e propri viaggiatori animati dalla voglia di scoprire siti culturali e paesaggi mozzafiato, diversi e al contempo complementari tra loro. L’itinerario base coniuga il mare e la collina con la montagna, l’ambiente urbano con quello del piccolo borgo, lungo un tragitto che potrà essere caratterizzato da soste personalizzate. Infatti, in treno da Venezia si viaggia in direzione di Bolzano proseguendo poi verso Merano. Da qui si prende l’Engadina-Merano Route Express, il treno della Val Venosta, che, viaggiando fra piantagioni di meli, costeggia paesini incantevoli e giunge a Mals, da dove il viaggio continua in autopostale, la tradizionale corriera gialla che normalmente collega le zone periferiche della Svizzera. Pochi chilometri, per raggiungere il borgo medievale di Glorenza (Glurns). Superata la frontiera fra Tubre e Mustair, dominati dalla nevi eterne del massiccio ell’Ortles, la ‘posta’ procede attraverso il Parco nazionale svizzera scavalca il Passo del Fuorn e scende fino a Zernez. Giunti in Engadina, si sale di nuovo in Rivista – Marzo 2009 La treno con destinazione St. Moritz, una delle mete turistiche più ambite al mondo: sia d’inverno sia d’estate. Inutile dire che un soggiorno è d’obbligo. Solamente dopo ci si potrà decidere fra una puntata con il Glacier Express fino a Zermatt, oppure se ritornare in Italia, via Tirano, con il famoso trenino rosso del Bernina Express. Puntando in questo caso sulla Valcamonica, con tappa in uno dei siti archeologici più antichi d’Italia (le incisioni rupestri di Capodimonte), dopo di che, via Brescia, Verona Vicenza e Padova ritornare in Laguna. Come detto, ciascuno potrà personalizzare il proprio viaggio, sia nella durata, stabilendo fermate più o meno lunghe, ma anche corredandolo con percorsi alternativi organizzati, da farsi a piedi, in bicicletta elettrica o con auto d’epoca. Omaggio al Carnevale di Venezia durante la presentazione del Venice-St. Moritz Tour, che si è svolta a Zurigo. Informazioni: www.venicestmoritz.com 29 pirelli.it SOTTOZERO SERIE II: I MIGLIORI AMICI DELL’INVERNO. ™ L’AFFIDABILITÀ È LA NOSTRA PASSIONE. Con i pneumatici invernali Pirelli guidi in tranquillità, comfor t e sicurezza per tut to il periodo invernale, senza bisogno delle catene, in ogni condizione di asfalto: bagnato, innevato, fangoso o asciut to. Perché il piacere di guidare non conosca stagioni. SOTTOZERO SERIE II: IL PNEUMATICO RACCOMANDATO DALLE PIÙ AUTOREVOLI RIVISTE TEDESCHE DI AUTOMOBILISMO. Benchmark di Nico Tanzi Nell’universo della comunicazione commerciale, colpito duramente in questi mesi dai tagli generalizzati dei budget pubblicitari in un numero sempre maggiore di aziende, grandi medie o piccole che siano, la recessione incombente sta accelerando il processo di riposizionamento del marketing che aveva preso il via già alcuni anni fa. All’origine di questo ripensamento, il ruolo sempre maggiore che i social media, e internet in generale, hanno nel rapporto fra i consumatori da una parte e le aziende e i loro prodotti dall’altra. Da questo punto di vista l’effervescenza della rete e dei contatti che vi hanno luogo, la messa in comune di esperienze e punti di vista, fanno sì che anche dalla “periferia”, rispetto al mainstream delle scuole di marketing, giun- in termini di conoscenze e di strumenti per raccogliere le informazioni. E il primo fra tutti gli strumenti disponibili è proprio la “conversazione” che avviene in rete. “Le persone – tesi n. 3 – si relazionano prima di tutto con altre persone, non con aziende anonime”. Di qui l’invito a manager e amministratori delegati: “Incentivate le persone in azienda a partecipare liberamente alla conversazione (quella che avviene in rete, ovviamente, ndr), come singoli, senza divise e loghi. La conversazione aziendale passa solo attraverso le persone”. Rispetto ai vecchi modi di comunicare, è una rivoluzione: controllare una conversazione che avviene in un luogo aperto infatti non è difficile, è impossibile. Senza una volontà totale di mettersi in discussione, di “ascoltare” chi è dall’altra parte della catena commerciale, il tono di voce suonerà falso. Ma “se sarete in grado di conoscere davvero la vostra comunità, saprete anche come le persone comunicano e adeguare la vostra voce e il vostro tono”. E la “vecchia” pubblicità? Diegoli è impietoso al riguardo: “In molti settori, la pubblicità sta al mercato come l’EPO sta ai ciclisti. Anche se gli effetti competitivi si annullano reciprocamente – e quindi la loro efficacia è nulla – nessuno rinuncia per primo. Ma attenzione: la conversazione è l’antidoping dei mercati”. Impossibile, secondo l’autore, girare la testa dall’altra parte: “Rinunciare a ospitare e incentivare la conversazione sul proprio sito significa spingerla a chiedere asilo in territori in cui non avete accesso o influenza”. D’altra parte, è proprio la presenza di voci critiche, la non addomesticabilità del parterre, a rendere la conversazione in rete il più efficace dei vettori informativi: “La conversazione produce risultati anche se – o proprio perché – ci sono voci che dissentono o criticano – e anche se (o proprio perché) gli argomenti di discussione non sono decisi da voi. Ogni critica ricevuta è un privilegio: (chi la esprime) vi ha pensato – e più di quanto voi abbiate pensato a lui. E sarà l’ultima volta, se non aprite un dialogo”. Sono in molti, nonostante le apparenze (leggi: siti web eleganti e ricchi di “effetti speciali”), a ritenere di poter fare a meno di questo terreno di confronto. Diegoli, ancora una volta, è spietato nel mettere in guardia chi la pensa così: “Se ancora pensate che tanto i nostri clienti non parlano tra di loro può significare che avete perso il contatto con loro, oppure che i vostri prodotti sono insignificanti o terribilmente noiosi; in entrambi i casi, avete un problema”. Il (mini)marketing di Gianluca Diegoli: in 91 “discutibili” tesi una provocazione tutta da ascoltare gano segnali e indicazioni interessanti che si diffondono in breve tempo fino a diventare a loro volta oggetto di discussione. È il caso delle “91 discutibili (mini)tesi per un marketing diverso”, pubblicate online nel dicembre scorso da Gianluca Diegoli. “Non un manuale di business – nelle parole dello stesso autore – ma un generatore di dubbi sul marketing e la comunicazione aziendale ai tempi della conversazione globale dei forum, delle community, dei blog, dei social network e delle forme fluide di dialogo online che con un rassicurante nome definiamo social media”. Diegoli gestisce da alcuni anni minimarketing.it, “blog del marketing minimale”, il quale ha avuto un ruolo fondamentale nella nascita delle sue 91 tesi. “Nelle tesi –spiega Diegoli – non ci troverete ricette segrete, liste di cose da fare, storie di casi di successo, ma qualche idea che mette in discussione tic e riflessi automatici del marketing che conosciamo”. Una messa in discussione che appare evidente fin dalla prima tesi: “il marketing è morto in quanto sono esaurite le due condizioni che lo nutrivano: primo, che le persone non potessero parlare facilmente e direttamente tra loro, secondo, che il canale di trasmissione fosse concentrato, semplice e direttamente controllabile”. Internet ha scombussolato le regole del gioco, con la conseguenza che “non è la vostra promozione ma la loro conversazione a differenziare il vostro prodotto, e provocare un acquisto”. Dove “loro” evidentemente sta per le persone, sempre meno impressionabili dalla pubblicità tradizionale e sempre più “armate” Rivista – Marzo 2009 La 31 DALLA PUGLIA CON GUSTO Lunga tradizione in tavola L a F. Divella S.p.A. è produttrice di pasta di semola di grano duro da più di 100 anni. Oggi, nei moderni stabilimenti di Rutigliano e Noicattaro, la Divella produce ogni giorno 1000 tonnellate di semola di grano duro, 350 tonnellate di farina di grano tenero e 700 tonnellate di pasta. I molini macinano grani duri selezionati tra i più pregiati trasformandoli in semola per la produzione della pasta Divella: gli spaghetti, i rigatoni, le famosissime «orecchiette, la pasta all’uovo, l’integrale, trafilata al bronzo ed, infine, la pasta arricchita di verdure disidratate (peperoncino, aglio e basilico, pomodoro e spinaci); oltre 150 formati per una scelta vastissima che soddisfa le richieste più esigenti. 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Perché si è arrivati a questa situazione? Per potere correttamente comprendere le ragioni che hanno portato alle tensioni attualmente esistenti nei rapporti tra l’Ue e la Confederazione è necessario indicare, seppur molto sinteticamente, le tappe fondamentali dell’evoluzione del rapporto: - 23 Luglio 1972: viene firmato l’accordo sul libero scambio tra la CEE e la Confederazione elvetica 2 - 3 Giugno 2003: entra in vigore la Direttiva europea sul risparmio n. 2003/48/CE 3 - 1° Luglio 2005: entra in vigore l’accordo tra l’Unione europea e la Confederazione sul risparmio 4, siglato in data 26 Ottobre 2004 5 *Dottore Commercialista e revisore contabile, Milano. - infine, ultima tappa, la Decisione della Commissione economica europea sul sistema fiscale elvetico, emessa in data 13 Febbraio 2007. Iniziamo dal primo provvedimento. 1 Vedasi l’articolo di Attilio GERONI, Germania contro Berna: “È un paradiso fiscale”, il Sole 24 Ore 22 ottobre 2008. Germania e Francia sono in prima linea nella lotta contro l’evasione fiscale che sarebbe favorita dal comportamento della Svizzera, che viene oramai equiparata ad un vero e proprio paradiso fiscale: vuoi per le sue strutture societarie a bassa tassazione, vuoi per la difficoltà ad avviare un vero ed effettivo scambio di informazioni. A tutto ciò aggiungasi il mantenimento del segreto bancario. Recentemente il “Figaro” del 24 Gennaio 2009n riporta un’intervista del Primo Ministro francese Fillon che sembrerebbe smorzare i toni polemici di alcuni mesi prima tra la Francia e la Svizzera 2 L’accordo in questione crea una zona di libero scambio per i soli prodotti industriali, finalizzata alla circolazione dei beni in franchigia doganale 3 La Direttiva in questione si pone, come obbiettivo fondamentale, quello di assoggettare nello Stato di residenza del risparmiatore, effettivo beneficiario e persona fisica, i redditi di natura finanziaria (interessi) percepiti in Stati diversi facenti parte dell’U.E. Lo scambio di informazioni tra il paese della fonte ed il paese della residenza è lo strumento individuato che consente di pervenire all’ ob- Rivista – Marzo 2009 La 1972: Accordo di libero scambio tra CEE e Confederazione elvetica L’accordo riveste un’importanza fondamentale: il contenzioso attualmente in essere tra l’Ue e la Svizzera, sul tema della fiscalità agevolata concessa ad una serie di strutture societarie svizzere, trova proprio in alcuni articoli dell’accordo economico il riferimento puntuale. In particolare gli articoli in questione sono il n. 1 ed il n. 23, riportati in nota 6. Dalle Direttive europee all’accordo sulla fiscalità del risparmio Prima di pervenire all’accordo con la Svizzera, l’Unione europea si era dotata di tre strumenti finalizzati alla ottimizzazione della fiscalità europea: - la Direttiva Madre – Figlia n. 90/435/CE - la Direttiva “interessi – royalties” n. 2003/49/CE - la Direttiva sul risparmio n. 2003/48/CE In particolare quest’ultima (Direttiva sul risparmio n. 2003/48/CE) si caratterizza per i seguenti aspetti di maggiore rilevanza: - a chi si rivolge: solo soggetti persone fisiche sono i destinatari della Direttiva - quando si applica: quando il beneficiario degli interessi appartiene ad uno Stato biettivo individuato L’accordo in questione si compone di 22 articoli. Esso recepisce tre Direttive europee: la Direttiva Madre-Figlia, la Direttiva “Interessi e royalties” e la Direttiva sul risparmio. Fa riferimento sia alle persone fisiche (parte che ha recepito la Direttiva sul risparmio) sia ai soggetti societari 5 Per una sintesi molto efficace della problematica, cfr. Tassazione dei redditi da risparmio, www.europa.eu 6 I due articoli citati sono i seguenti: Art. 1 Il presente Accordo ha lo scopo di: a) promuovere, mediante l’espansione degli scambi commerciali reciproci, lo sviluppo armonioso delle relazioni economiche tra la Comunità Economica Europea e la Confederazione Svizzera e di favorire in tal modo nella Comunità e in Svizzera il progresso dell’attività economica, il miglioramento delle condizioni di vita e di occupazione, l’aumento della produttività e la stabilità finanziaria, b) assicurare condizioni eque di concorrenza negli scambi tra le Parti contraenti, c) contribuire in tal modo, eliminando gli ostacoli agli scambi, allo sviluppo armonioso ed all’espansione del commercio mondiale. 4 Art. 23 Sono incompatibili con il buon funzionamento dell’Accordo, nella misura in cui siano suscettibili di pregiudicare gli scambi tra la Comunità e la Svizzera: i) ogni accordo tra imprese, ogni decisione di associazioni di imprese e ogni pratica concordata tra imprese che abbiano per oggetto o per effetto di impedire, restringere o falsare il gioco della concorrenza, per quanto riguarda la produzione e gli scambi di merci; ii) lo sfruttamento abusivo, da parte di una o più imprese, di una posizione dominante nella totalità del territorio delle Parti contraenti o in una parte sostanziale di questo; iii) ogni aiuto pubblico che falsi o minacci di falsare la concorrenza, favorendo talune imprese o talune produzioni. 2. Se una Parte contraente reputa che una determinata pratica è incompatibile con il presente articolo, essa può adottare le misure appropriate nei modi e secondo le procedure di cui all’articolo 27. Come si evince dalla lettura dei due articoli, viene individuato in un regime di libera concorrenza l’obbiettivo al quale l’accordo mira. Inoltre l’art. 23 censura qualsiasi aiuto pubblico che di fatto alteri una situazione di piena concorrenza. 33 dell’Ue diverso da quello, sempre appartenente all’Ue, erogatore degli interessi - quali incombenze pone a carico del soggetto erogatore degli interessi: l’agente pagatore , così viene definito, deve comunicare informazioni sul beneficiario all’autorità competente del suo stato (stato dell’agente pagatore) - quali incombenze pone a carico dell’Amministrazione del soggetto erogatore: l’Amministrazione finanziaria dello Stato del soggetto pagante deve a sua volta trasferire alle Amministrazioni dei vari soggetti beneficiari le informazioni acquisite - quali sono le eccezioni previste: la Direttiva, in via transitoria7, deroga alla procedura informativa per i seguenti Stati: Belgio, Lussemburgo, Austria, consentendo ai loro agenti pagatori di non comunicare le informazioni, ma di garantire l’anonimato del beneficiario, operando una ritenuta alla fonte sugli interessi 8, così strutturata: - dal 1° luglio 2005 al 30 Giugno ’08: 15% - dal 1° luglio ’08 al 30 giugno 2011: 20% - dal 1° luglio 2011: 35% - come si ripartiscono le entrate fiscali: il 25% resta allo Stato della fonte; il 75% viene inviato allo Stato del soggetto beneficiario - come viene gestita la doppia imposizione: lo Stato membro di residenza fiscale del beneficiario deve ovviare a qualsiasi situazione di doppia imposizione - è prevista una procedura alternativa all’applicazione della ritenuta? Sì, in quanto il beneficiario può autorizzare l’agente pagatore a non operare la ritenuta, ma a comunicare i suoi dati all’amministrazione competente: in questo caso si perde l’anonimato. La procedura viene qualificata come “divulgazione volontaria” - la Direttiva svolge anche un ruolo di armonizzazione delle ritenute alla fonte applicate dai vari Stati sugli interessi? No: la Direttiva non influisce in alcun modo sul comportamento adottato dai vari Stati La Direttiva sul risparmio ha creato in ambito europeo un sistema automatico di scambio di informazioni, avente come obbiettivo quello di sottoporre a tassazione i redditi da risparmio. Il rischio di una fuga di capitali dai vari paesi europei verso Stati a fiscalità 7 Il periodo transitorio dovrebbe terminare quando i seguenti altri Stati: la Confederazione elvetica, il Principato di Andorra, il Principato del Liechtenstein, il Principato di Monaco, la Repubblica di San Marino pervengono a garantire uno scambio effettivo e completo di informazioni. Inoltre come ulteriore condizione si richiede che anche gli Stati Uniti si impegnino allo scambio di informazioni 34 8 ridotta,o nulla, quale conseguenza di questa nuova situazione, era reale e molto elevato: si è reso opportuno, ma forse anche necessario, per ovviare a questo probabile scenario, estendere anche a questi Stati 9 delle misure equivalenti a quelle europee. Dalle Direttive europee all’accordo con la Confederazione 10 Si è quindi pervenuti a stipulare con la Confederazione elvetica l’accordo con il quale sono state estese a quest’ultima misure equivalenti a quelle in essere in ambito U.E. Le tre Direttive sono state quindi recepite nell’Accordo firmato con la Svizzera, accordo che si caratterizza per essere di fatto uno scambio di “prestazioni”, un vero e proprio “do ut des”: - da un lato la Confederazione svizzera ottiene di essere trattata come gli Stati appartenenti all’Unione europea, potendo usufruire delle misure equivalenti a quelle previste dalle Direttive europee in precedenza citate per i soggetti societari (Direttiva Madre – Figlia e Direttiva “interessi e royalties”) e vede il suo ruolo di centro finanziario notevolmente rivalutato, grazie al fatto che i dividendi in entrata verso le società elvetiche sono esenti da ritenute alla fonte (ovviamente a certe condizioni) - dall’altro lato la Svizzera si impegna ad aderire allo scambio di informazioni, limitatamente alle persone fisiche ed agli interessi da loro percepiti in Svizzera. In effetti l’impegno allo scambio di informazioni è, per lo meno nella fase transitoria, sospeso o per lo meno attenuato: in relazione ai soggetti persone fisiche beneficiari di interessi di provenienza da parte di agenti pagatori elvetici è stato concesso alla Svizzera il ricorso alla procedura prevista per alcuni paesi europei (Belgio, Lussemburgo ed Austria): l’applicazione della ritenuta, con le stesse aliquote e con le stesse scadenze, momentaneamente sostituisce lo scambio di informativa (salvo che il percettore degli interessi rinunci spontaneamente all’anonimato). L’art. 15 dell’Accordo Di particolare rilevanza è l’art. 15 dell’Accordo: tratta dei soggetti societari con rife- Occorre osservare che la Direttiva non osta al fatto che i vari Stati membri possano prelevare ritenute alla fonte diverse dalla “euro ritenuta”, sia in ossequio alla loro normativa interna sia alle Convenzioni contro le doppie imposizioni 9 Gli Stati in questione sono: il Principato di Andorra, il Principato del Liechtenstein, il Principato di Monaco, la Repubblica di San Marino 10 Accordo CE - SVIZZERA del 26 ottobre 2004 (Gazz. Uff. CE n. L. 385 del 29 dicembre 2004). La denominazione corretta è la seguente: “Accordo tra la confederazione Svizzera e la Comunità europea che stabilisce misure equivalenti a quelle definite nella Direttiva del Consiglio 2003/48/CE in materia di tassazione dei redditi da risparmio sotto forma di pagamenti di interessi”. L’ accordo è entrato in vigore in data 1° Luglio 2005 Rivista – Marzo 2009 La rimento ai dividendi, interessi e “royalties”. Grazie a questo articolo la Svizzera: - ottiene il medesimo trattamento riservato ai soggetti societari europei con riferimento appunto ai dividendi, agli interessi ed alle “royalties” - di fatto revisiona tutte le Convenzioni contro la doppia imposizione in essere con i 27 stati dell’Unione europea senza alcuna necessità di rinegoziare le medesime Convenzioni. Da questo punto di vista la Svizzera ha emanato in data 15 Luglio 2005 11 le istruzioni sull’applicazione operativa dell’articolo 15. In data 29 Febbraio 2008 l’Amministrazione federale delle contribuzioni ha emanato nuove istruzioni concernenti la fiscalità del risparmio dell’UE 12. Le ritenute operate da agenti pagatori elvetici Se si esamina l’Accordo limitatamente alla tassazione del risparmio dei soggetti persone fisiche, è di grande interesse cercare di capire di quali importi si sta parlando in termini di gettito per i vari Stati europei (vedi tabella sotto). Il prospetto, che riporta dati ufficiali dell’Amministrazione elvetica, consente di formulare alcune considerazioni: se si considera il 2007, secondo anno completo di applicazione dell’ accordo, i soggetti pagatori svizzeri hanno operato ritenute alla fonte (15%) sugli interessi aventi come beneficiari persone fisiche per un ammontare di franchi svizzeri pari a circa 653 milioni (corrispondenti ad euro 435 milioni) - di questo ammontare il 75% è stato inoltrato ai vari paesi facenti parte dell’Unione europea - l’ amministrazione italiana ha beneficiato VALORI IN CHF. RITENUTA U.E. LORDA 100% 75% di entrate per circa 125 milioni di CHF, ponendosi al secondo posto tra i vari stati europei 13 - inoltre 63.000 beneficiari di interessi hanno optato per la perdita dell’anonimato, autorizzando l’agente pagatore a comunicare i dati alla competente autorità amministrativa (procedura di divulgazione volontaria). 14 L’art. 10 e lo scambio di informazioni Si è visto in precedenza che, in virtù dell’Accordo con l’Unione europea, la Svizzera si è impegnata a migliorare il livello dello scambio di informazioni verso i vari paesi europei. In modo sintetico il quadro in materia di informativa sui soggetti persone fisiche, con riferimento all’Accordo, è il seguente: - se da un punto di vista teorico la Svizzera si è impegnata a segnalare i dati relativi ai soggetti percettori di interessi a fronte di risparmi collocati in Svizzera, da un punto di vista pratico l’informativa è stata sostituita, almeno temporaneamente, dalla ritenuta alla fonte 15 - l’Accordo, all’articolo 10, disciplina la fattispecie della “frode fiscale”, che consentirebbe alla Svizzera di inviare l’informativa. In ossequio al comma 4 dell’articolo 10, che disciplina i vari accordi bilaterali tra la Svizzera e i vari paesi al fine di definire la casistica che può essere fatta rientrare nel concetto di “frode fiscale”, l’Italia ha definito con la Svizzera il contenuto del concetto di “frode fiscale”. Qual è l’effettiva portata di questa definizione raggiunta con la Svizzera? la risposta non è certa dato che: - la definizione alla quale i due Paesi sono pervenuti dovrebbe riguardare solo le persone fisiche, limitandosi alla parte dell’Ac- ITALIA GERMANIA FRANCIA DIVULGAZIONI VOLONTARIE Anno 2005 159,4 milioni 119,5 35.376 Anno 2006 536,7 402,5 55.000 Anno 2007 653,2 489,9 11 Ci si riferisce alle “Directives relatives à la suppression de l’ impôt anticipé suisse sur les capitaux de dividendes entre sociétés de capitaux associées dans les relations entre la Suisse et les Etats membres de l’ Union européenne”. Le istruzioni fanno riferimento in modo specifico all’ art. 15 , comma 1 dell’ accordo sulla fiscalità 12 La Circolare citata tratta in modo molto particolareggiato tutti i vari aspetti di natura operativa collegati all’ accordo , quali ad esempio la individuazione degli interessi che rientrano nell’ accordo oppure la definizione di agente pagatore Rivista – Marzo 2009 La 125,0 130,5 61,9 13 Se si effettua un’analisi comparativa, l’ammontare delle ritenute versate all’Italia sono di poco inferiori a quelle corrisposte alla Germania ma sono il doppio di quelle di competenza della Francia ed addirittura il triplo di quelle corrisposte al Regno Unito (fr.sv. 40 milioni circa) 14 Quali sono quindi i capitali che consentono alla Svizzera di operare ritenute pari a circa 653 milioni di CHF? L’interesse che frutta una ritenuta del 15% pari a 653 milioni di fr. Sv. è stimato in fr. Sv. 4.353 milioni (euro 2.898 milioni). Se questi sono gli interessi, il capitale che li frutta potrebbe essere: - se si ipotizza un rendimento del 2% : 217 mi- 63.000 liardi di fr. Sv. (euro: 144 miliardi) - se invece si stima un rendimento del 4% : 108.5 miliardi di fr. Sv. (euro: 72 miliardi) E per quanto concerne l’Italia? Se il 75% della ritenuta è pari a 125 milioni di CHF, la ritenuta totale è pari a circa 167 milioni di CHF, determinata da interessi per circa 1.100 milioni di CHF. Il relativo capitale potrebbe essere pari a circa 56 miliardi di CHF (2% di rendimento) oppure CHF 28.000 milioni (4%) 15 Il beneficiario degli interessi può però rinunciare all’anonimato (63.000 investitori, nel 2007, hanno chiesto la divulgazione volontaria dei loro dati) 35 cordo sul risparmio: quindi non sarebbe estendibile ai rapporti contemplati dall’articolo 15 dell’Accordo (dividendi , interessi societari e royalties) - nel caso in cui invece il suo contenuto fosse estendibile ai rapporti di cui all’articolo 15, in ogni caso rimarrebbero esclusi i pagamenti di interessi fra società non correlate, i dividendi percepiti da persone fisiche ed i dividendi percepiti da soggetti societari che non rivestono la qualifica di società madre. Holding o Società di amministrazione all’origine del contenzioso Ma da quale aspetto scaturisce il profondo contrasto tra la Svizzera e l’Unione europea? Nasce dall’esistenza di strutture societarie elvetiche particolarmente attrattive per la loro fiscalità, tale da essere giudicate dall’Unione europea (Commissione europea) come idonee non solo a qualificare la Svizzera come un “paradiso fiscale”, ma anche a sollevare il dubbio di un forte contrasto tra l’Accordo del 1972 sul libero scambio e il comportamento fattuale della Confederazione. Pur apparendo il trattamento fiscale concesso ad una serie di strutture societarie estremamente agevolato, tale da qualificare queste strutture come “paradisi fiscali”, l’Amministrazione elvetica ha respinto questa constatazione e le conseguenti accuse, con una serie di argomentazioni piuttosto puntuali e coerenti. È interessante constatare che la stessa Amministrazione centrale elvetica, nel rivolgersi alle autorità cantonali, invita 16 i Cantoni a trattare come soggetti a fiscalità piena le seguenti strutture societarie: › “holding” › di amministrazione e quindi i cantoni dovranno emettere attestati di regolare assoggettamento all’imposizione relativamente ai soggetti indicati: quindi di fatto negando valore alle accuse mosse dall’Unione europea. Quindi, ed è questa la conclusione, il fatto di adottare uno statuto di “holding”, piuttosto che di “società d’amministrazione” non deve in alcun modo impedire l’applicazione dell’art. 15, comma 1, dell’accordo tra la Svizzera e l’Unione europea. Ne consegue che i cita16 Cfr. la Circolare del 15 Luglio 2005 , citata alla nota 18 , in particolare il paragrafo n. 8 17 La Decisione della Commissione concerne per l’appunto l’incompatibilità di alcuni regimi impositivi societari con l’accordo tra la CEE e la Confederazione elvetica del 22 Luglio 1972. Il testo finale della Decisione è il seguente: la Commissione decide che: Article premier: “les régime d’état mis en œuvre par la Suisse sous forme de régimes fiscaux spécifiques pour l’ 36 ti soggetti sono considerati come soggetti a tassazione normale. Il j’accuse della Commissione economica della Ue Il trattamento fiscale riservato ad alcuni soggetti societari elvetici ha indotto la Commissione europea ad adottare, in data 13 febbraio 2007, una decisione molto importante 17, che di fatto prende la forma di un vero e proprio atto di accusa: la Commissione equipara le agevolazioni fiscali a veri e propri aiuti di Stato concessi ad alcuni soggetti. Pertanto la Commissione arriva alla conclusione che gli accordi presi nel lontano 1972 (accordo sul libero scambio) non sono rispettati, dato che proprio l’art. 23 di questo Accordo (cfr. nota n. 6) fa esplicito divieto ad “ogni aiuto pubblico che falsi o minacci di falsare la concorrenza, favorendo talune imprese o talune produzioni”. La lettura della Decisione: - offre una panoramica dei criteri di tassazione agevolata che la Svizzera consente - valuta i vantaggi che da queste agevolazioni godrebbero certi soggetti - esprime un giudizio sugli effetti che i criteri di tassazione in questione avrebbero su alcune imprese o produzioni a scapito quindi di una vera e propria concorrenza - analizza le giustificazioni e le argomentazioni che sono state avanzate dalla Confederazione elvetica - arriva a stabilire che vi è una distorsione della concorrenza - inoltre si afferma che gli scambi tra la CEE e la Svizzera verrebbero alterati - confuta tutte le argomentazioni della Svizzera espresse a favore della sua posizione. La Commissione fa inoltre un riferimento molto esplicito ai Cantoni di Zugo e di Svitto, i quali concedono ad una serie di società quali le “holding” piuttosto che quelle di “amministrazione”, una fiscalità estremamente agevolata. Di fatto, allo stato attuale, sono profonde le divergenze che separano la Confederazione elvetica da una parte 18 e l’Unione europea dall’altro. Il ruolo dell’Italia L’Italia entra, per mutuare un termine “calcistico” con un “tackle” pesante: in data 10 imposition des sociétés d’administration, des sociétés mixtes et des sociétés holding, qui appliquent des taux d’imposition favorables aux revenus de source étrangère, sont incompatibles avec le bon fonctionnement de l’ accord» Article 2: «la Suisse devrait abroger ou amender ces régimes fiscaux en abrogeant le traitement différent des revenus de source nationale et celles de source étrangère» Article n. 3: «la Commission se réserve le droit de proposer l’adoption des mesures de sauvegarde au Conseil d’Administration à l’article n. 27, paragraphe 3, alinéa (a), de l’accord et à l’article n. 2 du règlement 2841/72» Article n. 4: la présente décision est communiquée à la Confédération suisse 18 Le tesi difensive svizzere sono molto ben espresse nel “Feuille d’information“ dell’Administration fédérale des contributions (AFC) del 9 Marzo 2006 Rivista – Marzo 2009 La Maggio 2007 l’Amministrazione italiana emette la Risoluzione n. 93/E. Nel fornire una risposta ad un contribuente, la nostra Amministrazione interviene sulla questione dei regimi fiscali agevolati riscontrabili in alcuni cantoni: il riferimento è sia alla Decisione adottata dalla Commissione europea del 13 febbraio 2007 sia all’Accordo sul libero scambio (1972). La conclusione alla quale perviene la Risoluzione è allineata alla Decisione medesima: quindi l’Italia disconosce l’applicabilità dell’art. 15 dell’Accordo se il socio svizzero gode di esenzioni da tassazione sul reddito a qualsiasi livello. In pratica, i dividendi dall’Italia verso società “holding” o di “amministrazione” devono scontare la ritenute alla fonte convenzionale, anziché uscire a “zero” ritenuta” (soddisfatte certe condizioni). Alcune considerazioni su questa risoluzione: - in primo luogo si appalesa un netto contrasto tra la nostra Amministrazione e quella elvetica: come si è avuto modo di constatare in precedenza, la Svizzera attribuisce alle strutture giuridiche incriminate lo stato di contribuente normale, posizione questa opposta a quella italiana. Ne deriverebbe da questa dicotomia una previsione di condizioni più gravose poste dalla nostra Amministrazione, rispetto a quelle previste dall’Accordo; - inoltre la nostra Amministrazione, traendo spunto dalla Decisione della Commissione europea, e probabilmente “appiattendosi ” sulla medesima, si avventura su un terreno abbastanza rischioso: quello del giudizio sull’alterazione della libera concorrenza, non tenendo minimamente in considerazione le argomentazioni a difesa avanzate dalla controparte; - un’ulteriore riflessione concerne il campo di applicabilità della Risoluzione, che per il momento costituisce l’unica presa di posizione ufficiale da parte della nostra Amministrazione: tratta un caso ben specifico, cioè la distribuzione di dividendi. È corretto estendere le sue risultanze alle royalties ed agli interessi societari? Sembrerebbe (il condizionale è d’obbligo) di no, dato che la Risoluzione fa riferimento al comma 1 dell’art. 15, e quindi solo ai dividendi. 19 Su questo aspetto cfr. Enrico BRIVIO, Cura antielusione per la direttiva dell’euro ritenuta, Il Sole 24 Ore, 13 Novembre 2008. Inoltre Laszlo Kovacs, commissario incaricato della tassazione presso l’Unione europea, al congresso dell’IFA (Bruxelles, 31 agosto 2008), ha dichiarato: «as the Commission ‘s analysis and the consultations with Member states and market operators have demonstrated , the Directive can and should be improved. This has been Rivista – Marzo 2009 La Uno sguardo al futuro Si è visto in precedenza che l’Accordo con la Svizzera, per la parte relativa al recepimento della Direttiva sul risparmio, fa riferimento esclusivamente alle persone fisiche. Proprio questo si è rivelato, nel corso degli anni, un limite notevole al corretto funzionamento dell’Accordo: l’interposizione di schermi societari ha di fatto attenuato le prospettive positive che erano attese dalla sua firma. Come porre rimedio a questa situazione è un compito al quale si sta dedicando la Commissione europea 19, il cui intervento si porrebbe due obbiettivi: da un lato il passaggio dalla nozione formalistica di beneficiario effettivo a quella di beneficiario economico, dall’altro l’allargamento del campo di applicazione della Direttiva a nuovi prodotti finanziari 20. A partire dal 1° Luglio 2011 la Svizzera opererà una ritenuta del 35% sugli interessi che rientrano nell’Accordo: il 25% resta alla Svizzera e il 75% è inviato al paese di residenza del beneficiario. Ne consegue che l’Amministrazione italiana riceverà, al 31 dicembre 2011, e senza espletare alcun tipo di attività, il 75% del 35%, cioè il 26,25%. osa sarebbe successo se il residente italiano avesse riportato in Italia i suoi capitali investendoli, ad esempio, in un normale c/c bancario, oppure in B.O.T.(buoni ordinari del tesoro a finanziamento del debito pubblico)? › nel primo caso la nostra Amministrazione avrebbe introitato al 31 dicembre 2011, a parità di capitale e di interesse, il 27%, aliquota praticamente identica al 26,25% › nel secondo caso, forse maggiormente realistico, avrebbe introitato solo il 12,50%, ritenuta di gran lunga inferiore al 26,50% percepito nel primo caso Da questo breve esempio si perverrebbe alla conclusione contraddittoria che il mantenimento di depositi in Svizzera da parte di soggetti residenti in Italia potrebbe arrecare un sensibile vantaggio , in termini di flussi di imposte, alla nostra Amministrazione: difatti “Berna” in questo caso invierebbe a “Roma” il 26,25 contro un 12,50 che Roma incasserebbe in caso contrario. È il caso di dire “chi vivrà vedrà”! underlined by recent events like the Lichtenstein case and has led the Ecofin Council to request the Commission to accelerate its work in this area. Accordingly I intend to present, at the end of September, the Commission’s report on the functioning of the Directive followed shortly by legislative amendments to improve the effectiveness of the Directive and to combat tax avoidance whilst at the same time seeking to avoid increasing administrative burdens on market operators”. Cfr. Tiziana MARENCO, La Commissione Europea propone la modifica della Direttiva sulla fiscalità del risparmio, La Rivista della Camera di Commercio Italiana per la Svizzera, dicembre 2008 , pag. 39. 20 37 Per voi è dare sapore alla vita. Per noi è anche reddito sul capitale investito. Al Credit Suisse sviluppiamo soluzioni integrate per i nostri clienti. Forti della nostra esperienza e del nostro know-how in Private Banking, Investment Banking e Asset Management aiutiamo i nostri clienti a cogliere nuove opportunità. Questa è la nostra ambizione, dal 1856. www.credit-suisse.com Nuove Prospettive. Per Voi. Angolo Fiscale di Tiziana Marenco Con votazione popolare dell’8 febbraio u.s. il Canton Zurigo ha deciso l’abolizione dell’imposta globale (secondo il dispendio) che era stata introdotta con la nuova legge sulle imposte dirette dell’8 giugno 1997 a seguito dell’armonizzazione delle imposte dei Cantoni e dei Comuni decisa a livello federale. La norma relativa del diritto zurighese, e con essa le modalità di imposta globale, sarà probabilmente abolita a partire del 1° gennaio 2010. Le autorità fiscali hanno tuttavia già segnalato che, di fatto, i contribuenti che beneficiano dell’imposta globale e intendono mantenerla anche in futuro, potranno procrastinare un eventuale trasloco in uno degli altri cantoni svizzeri, dove per Il Canton Zurigo abolisce l’imposta globale il momento questo tipo di imposizione resta in vigore, sino alla fine del 2010. Secondo le norme vigenti in materia di trasferimento di domicilio in un altro cantone e quelle relative alla competenze di tassazione, infatti, il nuovo cantone di domicilio ottiene l’assoggettamento per l’intero anno, quindi retroattivamente per tutto il periodo fiscale che va dal primo gennaio alla data del trasferimento, sino alla fine dell’anno civile. Di minore utilità la segnalazione dell’ufficio tassazione secondo la quale l’abolizione dell’imposta globale a livello cantonale non ha alcun impatto sulla validità dell’identica norma della legge federale sulle imposte federali dirette (LFID), che continuerebbe dunque a trovare applicazione limitatamente alle imposte federali. Il beneficio principale dell’imposta globale non è, infatti, unicamente costituito dalla fissazione di una somma forfettaria, che va a sostituire i fattori ordinari di redditi e patrimonio, bensì anche dal fatto che non sia più necessario compilare la dichiarazione dettagliata dei redditi e del patrimonio del contribuente. Tenendo conto dei termini e delle disposizioni del diritto intertemporale come Rivista – Marzo 2009 La pure del fatto che il diritto costituzionale non permettere un’abolizione retroattiva dell’imposta globale, l’effetto primo del risultato della votazione di Zurigo sarà quello di lanciare la corsa degli altri cantoni per accaparrarsi contribuenti facoltosi e in tutti i sensi interessanti, soprattutto in tempi di crisi. Tra le cause dell’esito della votazione va citata in primo luogo la concomitanza con la votazione sull’allargamento degli Accordi Bilaterali con l’UE che ha mobilitato le forze politiche di sinistra. Altrettanto determinante il “faux pas” del partito liberale di Zurigo, che lo scorso autunno ha appoggiato apertamente il progetto di abolizione. Molto più accorta la mossa del Canton Vaud, che, ben lungi dall’abolire l’imposta globale, ha introdotto con votazione popolare in data identica, cioè l’8 febbraio u.s., un limite massimo di tassazione per le classi superiori, limite fissato ad un ammontare totale di imposta cantonale e comunale che non potrà più superare il 60% del reddito netto annuale. Queste differenze basilari di approccio e di mentalità fiscale (o fiscalista) indicano anche chiaramente che l’iniziativa del Canton St. Gallo atta ad abolire l’imposta globale e pendente già da diverso tempo a Berna non avrà vita facile in parlamento. Se le discussioni sulla libera circolazione e sulla ragione di essere o non essere delle gratificazioni dei managers del settore finanziario hanno da una parte favorito la creazione di un’opposizione di principio nei confronti dell’ imposta globale, non va dimenticato che in tempi di crisi qualsiasi contribuente in grado di pagare le imposte fa comodo allo stato. Non si vede quindi come in questo momento i cantoni della Svizzera centrale e quelli della Svizzera romanda possano mobilizzare le forze necessaria per abolire quella che per loro costituisce una fonte di introiti primaria. Non vogliamo tuttavia sminuito l’argomento della disparità giuridica inerente all’imposta globale, che secondo la norma di diritto federale in seguito armonizzata a livello cantonale si applica unicamente a cittadini stranieri e non a quelli svizzeri. marenco@marenco-law.com 39 la vostra gioia e il vostro orgoglio il suo sogno i vostri desideri le nostre idee Una delle gioie più grandi nella vita è quella di aiutare chi si ama a realizzare i propri sogni. E’ un privilegio avere le giuste opportunità per assicurare lo stile di vita che più desiderate per loro, permettergli di prosperare e di realizzare i loro sogni. Qualora desiderasse un colloquio per rendere tutto questo possibile, la preghiamo di contattare Luigi Parravicini al no (+41) 91 913 81 01 oppure di visitare il nostro sito www.abnamroprivatebanking.com Angolo Legale di Massimo Calderan In seguito al crollo del gruppo Swissair nel 2001 ci furono vari interventi parlamentari, per cui l’Ufficio Federale Svizzero di Giustizia in estate 2003 istituì un collegio di esperti che dovevano accertare se vi era la necessità di legiferare in merito al risanamento aziendale, considerando anche modelli esteri, come ad esempio il Chapter 11 del diritto statunitense. Nel marzo 2005 il collegio concludeva che il diritto svizzero in vigore offriva sufficienti soluzioni per il risanamento aziendale e non andava sottoposto ad una riforma totale. In futuro l’omologazione del concordato giudiziario non sarà più vincolata alla condizione che l’esecuzione del concordato sia garantita e che i creditori chirografari siano soddisfatti. Oggi tale obbligo comporta spesso il blocco di fondi indispensabili al risanamento, compromettendo notevolmente la conclusione di un concordato. Per contro, nel concordato ordinario si chiederà ai soci di contribuire al risanamento in modo equo, per garantire una certa parità di trattamento con i creditori. In base all’attuale diritto spesso è difficile recuperare con azioni revocatorie attivi trasferiti dalla società insolvente a terzi prima della dichiarazione d’insolvenza. In futuro sarà agevolato in modo significativo la revoca di trasferimenti fatti in favore di persone vicine al debitore (in particolare i trasferimenti all’interno di un gruppo di aziende). Il beneficiario dovrà provare che non vi è sproporzione tra la prestazione della società insolvente e la sua controprestazione, ovvero che non vi era l’intento di favorirlo. Nella procedura concordataria il commissario in futuro avrà la possibilità di sciogliere con effetto immediato contratti di lunga durata, quali i contratti di locazione o di leasing. Nel diritto vigente, il fallimento o la procedura concordataria non si ripercuotono sui rapporti obbligatori di lunga durata della società insolvente. In futuro si distinguerà tra la liquidazione (fallimento o concordato con abbandono degli attivi) e la moratoria concordataria, che ha lo scopo di risanare l’impresa e continuarne l’attività. In quest’ultimo caso, il debitore potrà recedere dai contratti di lunga durata in qualsiasi momento e con effetto immediato. A copertura del suo danno, la controparte vanterà un credito nei confronti del concordato. E’ dubbio se, secondo il diritto vigente, il trasferimento di un’azienda o di un ramo d’azienda da parte di una società insolvente comporti automaticamente anche il trasferimento dei rapporti di lavoro. Questo crea grossi problemi e impedisce spesso di trovare un acquirente, rendendo impossibile il risanamento e provocando la perdita di tutti i posti di lavoro. L’avamprogetto prevede che in futuro le parti coinvolte possano negoziare e convenire l’eventuale trasferimento dei rapporti di lavoro in seguito al trasferimento dell’azienda o del ramo d’azienda. I dipendenti interessati avranno il diritto di opporsi al trasferimento del rapporto di lavoro, come già previsto dal diritto in vigore per le cessioni d’azienda da parte di società solventi. Risanamento aziendale in Svizzera Il collegio, inoltre, era dell’avviso che non era necessario introdurre una normativa specifica per il fallimento di grosse imprese o di gruppi di imprese. Gli esperti, viceversa, confermavano che vi erano delle lacune nel diritto in vigore e proponevano una riforma parziale dello stesso. Dall’estate 2006 all’estate 2008, il collegio formulò un avamprogetto di legge, poi modificato dall’Ufficio Federale Svizzero di Giustizia e pubblicato in dicembre 2008. A fine gennaio 2009 il Consiglio Federale svizzero, che intende agevolare il risanamento aziendale, ha inviato l’avamprogetto di riforma parziale della Legge federale sulla esecuzione e sul fallimento (LEF), del Codice delle obbligazioni ed altre leggi ai soliti interlocutori (partiti ecc.) per la cosiddetta consultazione, che terminerà l’8 maggio 2009. Dopodiché sarà elaborato il progetto di legge. Il Consiglio Federale vuole agire rapidamente, in previsione dei possibili sviluppi negativi dell’economia. In particolare, l’avamprogetto prevede le seguenti modifiche: L’esistente procedura concordataria della LEF diventerà l’unica procedura di risanamento aziendale e comprenderà in futuro anche la possibilità di differire il fallimento. Il differimento del fallimento (cosiddetta moratoria concordataria) sarà quindi accessibile a tutte le aziende, e non soltanto alle società anonime come oggi. Tale moratoria in futuro non implicherà necessariamente un concordato giudiziario o il fallimento, ma potrà essere concessa anche per semplici motivi di differimento del pagamento dei debiti. I diritti dei creditori durante la moratoria concordataria saranno rafforzati. Avranno la possibilità di istituire una loro delegazione rappresentativa che potrà vigilare sull’attività del commissario. A determinate condizioni, il commissario sarà inoltre tenuto a convocare un’assemblea straordinaria dei creditori. Rivista – Marzo 2009 La calderan@altenburger.ch 41 Convenzioni Internazionali Il presente contributo (che trae spunto da un contributo molto bello di Michele Del Giudice pubblicato sulla rivista Il Fisco n.45/2008 – monografie) vuole occuparsi del tema della Stabile Organizzazione ovvero di quella entità (che non è autonoma sul piano giuridico rispetto alla società che ha proceduto alla sua apertura) che consente allo stato in cui la stessa di tassare i redditi di impresa che sono prodotti in questo altro Stato. Di fatto, in assenza di una stabile organizzazione, la produzione di un reddito di impresa in un qualsiasi stato contraente non potrebbe essere oggetto di alcuna forma di tassazione (se non in forma isolata magari attraverso delle ritenute alla fonte) e quindi si capisce la importanza di questo concetto. La stabile organizzazione Commenti Il concetto di stabile organizzazione è molto rilevante e possiamo affermare che tale concetto comprende due termini che devono essere esaminati in modo separato e compiuto. Senza andare in dettagli che in questa sede non rilevano possiamo affermare che il termine organizzazione comprende “ … l’insieme degli elementi che il soggetto non residente ha predisposto ai fini dell’esercizio della attività da svolgere in Italia ..:”. Qui non ha alcuna importanza la dimensione della organizzazione in quanto nessuna norma richiede una “quantità di cose” e quindi è lecito sostenere che basta anche poco per potersi parlare di organizzazione. Esaurito questo primo elemento possiamo passare al secondo e diciamo che se andiamo al termine stabile possiamo dire che lo stesso deve essere inteso sia in termini di tempo (stabile per un certo tempo) sia di spazio (deve occupare uno spazio per un certo tempo). Attenzione che occupare uno spazio non significa che la organizzazione “stabile” debba essere legata al suolo ma solo che vi deve essere un legame con un punto del territorio. Questa è la definizione generale che, possiamo dire, nasce dal vocabolario fiscale ma adesso dobbiamo andare nell’ambito tecnico e quindi vedere come le convenzioni (e nello specifico quelle firmate dall’Italia) vanno a definire questa materia. In questo senso, al di là delle formule usate è chiaro che parlando della Stabile Organizzazione “ … si voleva fare riferimento ad un legame sostanziale con il territorio dello Stato, legame che giustifichi la 42 di Paolo Comuzzi attrazione del reddito prodotto a tassazione in quello stesso Stato ..:”. Questo legame sostanziale (ovvero il fatto che in un paese si operi in modo continuativo e con dei mezzi) diventa evidente al verificarsi delle previsioni contenute nelle Convenzioni (si pensi alla sede fissa di affari) e quindi la presenza di queste condizioni legittima lo Stato in cui le stesse si verificano a procedere con la tassazione del reddito che nasce proprio da questi elementi. Si tratta certamente di un apprezzamento di fatto e che richiede delle indagini molto attente ma è anche il solo mezzo di determinazione della esistenza di questo collegamento sostanziale che può essere utilizzato nel caso di specie. A ben vedere la determinazione in merito alla esistenza di questa stabile organizzazione richiede prima di tutto una indagine fattuale e quindi, raggiunti gli elementi, la decisione in merito all’aspetto giuridico. Resta da dire come si giudichi in merito alla esistenza della stabile organizzazione con riferimento agli aspetti di carattere giuridico. Si rende necessario precisare che nel nostro ordinamento è prevista una nozione interna di Stabile organizzazione che ovviamente viene “superata” quando il problema in merito alla esistenza della stessa riguarda una società residente in uno stato con il quale esiste una convenzione contro le doppie imposizioni mentre la nozione interna viene immediatamente in evidenza quando non si hanno altre norme di riferimento (ovvero quando non esiste convenzione). Tuttavia i rapporti tra norma interna e norma convenzionale non si esauriscono in questa situazione: se la norma interna stabilisce che una determinata fattispecie non genera la esistenza di stabile organizzazione allora la stessa prevale certamente sulla norma convenzionale e non viene richiesta alcuna indagine ulteriore su questa materia [diciamo che non posso avere una stabile organizzazione quando la norma fiscale domestica nega che questa stabile organizzazione esista]. Al contrario quando la norma stabilisce che esiste una stabile organizzazione: in questo caso deve essere esaminata anche la Convenzione (ove applicabile) prima di concludere in merito alla esistenza della stessa [diciamo che la norma convenzione potrebbe escludere che esista la stabile organizzazione e la norma convenzione prevale sulla norma interna in quanto norma speciale e tesa a comprimere il diritto di tassare]. Proprio perché la esistenza di una stabile organizzazione porta al sorgere del diritto di tassare il reddito che in essa si produce esiste anche il problema di determinare il reddito della Rivista – Marzo 2009 La stessa stabile organizzazione e quindi di giungere alla definizione dei rapporti che possono nascere nei confronti della sede centrale della stessa e questo perché l’imprenditore potrebbe avere interesse a ridurre (e di molto) il reddito che deve essere attribuito alla stabile organizzazione per sostenere che tutto il reddito si è prodotto nella sede centrale e quindi che le imposte (pur teoricamente dovute) non devono essere assolte per mancanza di un reddito. Di fatto è lecito procedere nella determinazione del reddito della stabile organizzazione secondo un modello che possiamo sintetizzare come segue: proventi – costi specifici – costi generali sostenuti e ripartiti = reddito imponibile. E’ chiaro che la stabile organizzazione, ovviamente dal punto di vista fiscale, appare come un soggetto autonomo con proprie obbligazioni di carattere fiscale e che potrebbe subire una compressione (o anche una espansione) del suo risultato in base alle convenienze del soggetto imprenditore. Resta infine il tema di cosa significhi che una società è da considerare come stabile organizzazione e per quanto ci riguarda la nostra tesi è che il tema sia meno complesso di quanto viene fatto credere: di fatto essere una stabile organizzazione (almeno ai fini delle imposte dirette) significa essere inclusi a pieno titolo nella suddivisione del reddito dell’imprenditore e quindi quanto viene imputato alla società italiana (che viene qualificata come stabile organizzazione) potrebbe non bastare (pur se coerente con il transfer pricing) in quanto la maggiore integrazione che viene “addebitata” alla società richiede una sua più intensa partecipazione al profitto complessivo dell’imprenditore. Questa indipendenza fiscale della stabile organizzazione viene sancita in modo chiaro nell’articolo 7 del modello di convenzione OCSE che non manca di stabilire un principio di valore normale anche nei confronti dei rapporti tra la stessa stabile organizzazione e la sede centrale e si fa cura di sancire che non sono lecite pratiche di carattere elusivo che trovano nella formulazione del cd “transfer pricing” una modalità di attuazione. In questo senso la stabile organizzazione e la sede centrale (o le altre stabili organizzazioni site in stati diversi) sono da considerare come soggetti fiscali autonomi e quindi sottoposti alle normali regole in tema di Transfer pricing con tutte le conseguenze che nascono dalla applicazione di questa normativa. Certamente la autonomia fiscale della stabile organizzazione non si spinge fino al punto per cui non sia lecito addebitare alla stessa oneri che sono tipicamente costi generali del soggetto imprenditore (si pensi in primo luogo agli interessi passivi) e che invece devono essere oggetto di una ripartizione in quanto, salvo il caso che gli oneri non siano specificamente attribuibili ad una stabile organizzazione invece che ad una diversa, gli stessi devono essere oggetto di una ripartizione oggettiva tra le diverse branchie del soggetto imprenditore. Questa ripartizione (oggettiva) deve trovare in fondamento in elementi che la Amministrazione Finanziaria può valutare ma, questo è essenziale, deve trovare fondamento in costi attualmente sostenuti dalla società che procede alla loro ripartizione (ie se una una società paga interessi passivi detti interessi possono essere suddivisi sulle diverse stabili organizzazioni ma se questi costi non esistono non possono essere “imputati” per giungere solo ad una diversa ripartizione del reddito tra le stabili organizzazioni e la sede centrale e lo stesso commento vale per le royalties). Rivista – Marzo 2009 La Questa metodologia viene accettata anche dalla Amministrazione Fiscale Italiana come stabilito anche in una RM al riguardo. E’ questa (almeno a nostro modo di vedere) la vera mutazione che si porta appresso la concezione della società italiana come stabile organizzazione: la inclusione nell’ambito del profitto complessivo dell’imprenditore con la conseguenza che si deve giungere ad un criterio di suddivisione dello stesso che sia oggettivo. Conclusione Ancora una volta siamo di fronte ad un tema importante nell’ambito del diritto tributario internazionale: siamo di fronte ad un elemento di fatto che porta al sorgere del diritto in merito alla applicazione di una tassazione (imposte sul reddito). Questo significa che l’imprenditore si vede gravato da imposte sia nello stato di residenza (come è usuale) sia nello stato in cui opera e quindi è chiaro che la ripartizione del reddito deve seguire criteri che sia lecito indicare come criteri oggettivi e questa impostazione appare del tutto chiara guardando all’articolo 7 del modello OCSE. Allo stesso tempo (sempre per evitare frodi e abusi) è chiaro che gli stati interessati devono scambiarsi informazioni sia per determinare la eventuale esistenza di questa stabile organizzazione sia per concludere in merito alla tassazione della stessa e quindi in merito alla chiave di ripartizione del reddito tassabile tra quelli che sono gli Stati interessati. 43 L Donne in carriera: Elena Brusa Pasquè intelligenza non ha sesso di Ingeborg Wedel 44 La nostra dinamica donna in carriera Elena, è nata a Varese il 3 maggio 1958. Laureata nel 1981 a Milano con tesi in progettazione architettonica, lavora in società con la sorella Anna Manuela, pure laureata in architettura con tesi in urbanistica, costituendo così lo studio Associato Brusa Pasquè di Varese. Dopo la laurea, Elena ha lavorato per due anni in Università con il Prof. Binda Mejer per Tecnica delle Costruzioni, contemporaneamente operava nello studio di ingegneria del padre, noto a livello internazionale per i progetti riguardanti gli impianti sportivi. Sposata dal 1982, ha 2 figli: Caterina e Riccardo, rispettivamente di 20 e 17 anni. Separata nel 2007, si è dedicata all’attività di architetto attiva in diversi settori. Inizialmente il mondo dello sport, di derivazione paterna, con la progettazione di impianti sportivi come i Palazzetti dello Sport di Varese, impianti per il calcio a Rho, la sistemazione dei Campi di Coverciano, dove si allena la Nazionale. Nel settore specifico nel 1990 e fino a pochi anni orsono, Elena ed Anna hanno studiato la soluzione “lo stadio nello stadio” per la Juventus: il progetto è stato brevettato nel 1998. Sempre in ambito sportivo, avendo mantenuto viva la specializzazione paterna attraverso la realizzazione di strutture sportive, palestre e palazzetti in alta Italia, lo Studio è stato chiamato per progettare a Fujairah, negli Emirati Arabi, la città dell’atletica leggera, un centro di alta preparazione olimpica per l’atletica nel mondo con housing, clinica, università, ristoranti e moschea. Lo studio Brusa Pasquè ha successivamente vinto diverse gare di progettazione realizzando tra le altre, solo per citarne una, il restauro della Rotonda della Besana, oggi importante spazio museale della città. Negli ultimi anni Elena ha lavorato a Milano per il Gruppo Esselunga e il Gruppo Zumino, effettuando il recupero da un’antica cascina del ‘500 nell’hinterland milanese, realizzando una passerella pedonale in acciaio di 35 m. di luce libera per collegare i 2 quartieri di Segrate, Milano 2 e Lavanderie sulla S.S. Cassanese. Recentemente lo Studio è stato incaricato da Gruppi internazionali di Dubai e del Montenegro per realizzare edifici di lusso ed alberghi, dopo una buona esperienza acquisita a Varese nel recupero di un ex pensionato trasformato in Hotel a 4 stelle, che ha riscosso molto successo. Nonostante la sua attività frenetica, sempre con la valigia in mano, Elena ci ha concesso l’intervista nella quale esordisce con una risposta molto azzeccata: non c’è differenza tra uomo e donna per quanto concerne la carriera. Infatti “l’intelligenza non ha sesso”. La donna in carriera precisa Elena, per farsi conoscere ed apprezzare nel mondo maschile, ha tempi molto diversi, secondo il tipo di esperienze che si devono condividere. La difficoltà può nascere inizialmente quando un certo tipo di persone, uomini e donne, giudicano tutto in base alle apparenze. Una donna, per retaggio culturale, impiega solo più tempo per dimostrare la propria professionalità e lo deve fare fornendo prove concrete. Le difficoltà sono le stesse che incontrano gli uomini con l’aggiunta che alla donna sposata o separata con figli, tocca anche il ruolo di moglie e madre (quindi doppio lavoro!). In questa situazione la donna allena il proprio cervello ad anticipare i bisogni degli altri per coniugare lavoro e famiglia e per riconoscere in anticipo le situazioni di mercato, nonché delle persone che lavorano con lei. La capacità di una donna in carriera sta nel riuscire a trasformare una difficoltà in risorsa – e in famiglia capita spesso anche con piccole cose…come preparare una cena gustosa pur avendo dimenticato di fare la spesa! In ambito lavorativo il vero problema è l’assenza di stima e di fiducia; se mancano questi elementi è sempre difficile lavorare, mentre gli ostacoli da affrontare sono rappresentati dalle proprie intrinseche capacità nella gestione di un’attività dirigenziale, indipendente dal sesso. Gli svantaggi provengono dalla maggiore resistenza che può trovare una donna in carriera nel proprio ambiente lavorativo, se usa la sua femminilità e non la propria professionalità per fare carriera. In questo caso non avrà la stima di altre donne e di altri uomini e resterà isolata. Altri svantaggi Rivista – Marzo 2009 La ci possono essere al contrario, se qualcuno cerca di circuire una donna che lavora per propri fini personali, diversi da quelli aziendali. Purtroppo in Italia esistono ancora questi problemi, ma il vantaggio che ha la donna è quello di avere il coraggio di parlarne e denunciare l’accaduto. Può darsi che capiti anche agli uomini, ma è più facile che non lo dicano e che il fatto non si sappia. Vantaggi apparenti nell’essere donna, afferma Elena, ci possono essere quando si offre la propria femminilità attraverso la dolcezza e la cortesia. Queste doti, se ben calibrate, possono avvantaggiare le donne e renderle accattivanti, materne e accoglienti. Elena afferma altresì “chi è serio sul lavoro, uomo o donna, accetta i privilegi che gli sono dovuti ed evita quelli che possono diminuire il livello di stima e di fiducia di chi lavora per loro senza perdere la propria femminilità o mascolinità. Se non lo fa, non è più questione di sesso ma di intelligenza”. “Inoltre, le intuizioni possono essere maggiori nelle donne, semplicemente per effetto dell’allenamento continuo volto ad anticipare i bisogni degli altri. Alle donne la società richiede molto più impegno e sacrificio. Infatti loro devono imparare a far lavorare la mente su più binari paralleli senza perdere il controllo dei percorsi, mentre l’arte della seduzione al femminile, da che mondo è mondo, è sempre esistita e non mi sembra negativa se usata con misura, correttezza e buon senso”. La soddisfazione per una donna manager è avere dei figli che crescono bene, educati e che diano tran- Rivista – Marzo 2009 La quillità, anche se la mamma è spesso assente. Infatti, è importante la qualità di tempo che si concede alla famiglia e al lavoro. Nel lavoro i risultati a volte sono prevedibili e nascono da un’attività di gruppo; in famiglia questo non accade e spesso le donne sono sole di fronte a problemi importanti. Ecco che risulta necessario per le donne fare network per condividere e darsi consigli e per scambiare esperienze. Il rapporto con le dipendenti femminili, asserisce Elena, deve essere collaborativo, comprensivo e complice e comprendere le necessità delle altre donne. La donna in carriera può non rinunciare alla vita privata e ai propri hobbies se riesce ad organizzare bene la sua vita e se la salute glielo consente. Se una donna ama il lavoro, sostituirlo ad altre attività non è una rinuncia; tutto dipende dalla situazione in cui si trova, se il lavoro è stato un obiettivo da raggiungere o se invece, si è trovata in quella posizione lavorativa per eredità o per bisogno. Allora la rinuncia diventa sacrificio. Concludendo questa interessante intervista, Elena afferma: “in sintesi credo che sia molto bello essere donne soprattutto nell’essere madri. Ritengo che sia l’unico vero e meraviglioso vantaggio che abbia la donna rispetto all’uomo e penso che la maternità sia un’esperienza per chi la fortuna di poterla vivere, straordinaria. Per il resto la differenza è solo nell’intelligenza, anche se indubbiamente, ho riscontrato un maggiore quoziente emotivo proprio nelle donne”. 45 Cio’ che pratichiamo dal 1958 ha oggi un nome: Fair-Relationship-Banking. Tutte le pubblicazioni bancarie affermano che il cliente è il «centro dell’attenzione»: cosa significa concretamente questa frase? E come fare per non perdere di vista questo «centro dell’attenzione», fra i tantissimi impegni di un’azienda moderna? Da 50 anni Finter Bank Zurich, banca svizzera di qualità, percorre la propria strada in autonomia: la nostra presenza sul mercato è sempre stata molto riservata, ma chi ha voluto conoscerci meglio ha presto scoperto che da noi il concetto di «valori» assume un’importanza molto rilevante. Fair-Relationship-Banking è ciò che i clienti possono chiederci e che noi dobbiamo dare loro: per tutti i clienti che non si accontentano di promesse, ma che desiderano provare davvero quanto possa essere diverso il Private Banking. Per ulteriori informazioni > www.finter.ch Fair-Relationship-Banking Sede centrale: Finter Bank Zürich AG Claridenstrasse 35 CH-8002 Zürich Sedi e Affiliata: Lugano, Chiasso, Nassau Bahamas Assicurazione vita: FinterLife Vaduz Liechtenstein dal 1958 1 Elefante invisibile di Vittoria Cesari Lusso È dal 20 gennaio scorso che ci penso, di tanto in tanto. Non che la cosa mi angosci, ma mi suscita riflessioni sparse, bisogno di ricercare il senso degli eventi. Di cosa parlo? Della cerimonia di investitura del presidente Obama e di una sorta di aura di sacralità che mi è sembrato di “toccare”, persino attraverso il mio banale piccolo schermo. In effetti, quel giorno ho lasciato il mio studio più presto del solito per non perdermi l’evento in diretta. Ho seguito quindi tutte le fasi del rito, culminato nel momento solenne del giuramento, dove ad un certo punto il sacro e l’umano si sono simpaticamente intrecciati nella piccola papera dei due protagonisti. Ho ascoltato poi il nobile discorso del neo-presidente attivando al massimo tutti i miei sensori (mentali, uditivi, visivi…) per coglierne le varie sfumature. È a questo punto che una sorta di promessa di spendere tutte le proprie energie in vista del compimento di tale missione. Obama mi è parso credibile. (Come, per fare un altro esempio, mi sembra credibile l’impegno in questa direzione del Presidente Sarkozy). Bush e Berlusconi invece mi appaiono non come i paladini di nobili cause e di generosi obiettivi al di sopra delle parti ma come i portatori di prosaici interessi particolari. Legittimi sicuramente, ma molto prosaici. E in questo non c’è niente di “sacrale”! Niente di “nobile”! Certo, anche le loro vittorie sono state capaci di produrre emozioni in una parte di noi sudditi. Ma sono emozioni che assomigliano all’esaltazione del dopo partita, quando la propria squadra ha battuto l’avversario! I tifosi-seguaci urlano, schiamazzano, claxonano ubriacati per un momento dall’idea di aver “distrutto” l’avversario e di far parte dei “vincitori”. Niente che assomigli a una comunione di forze per portare avanti un difficile progetto comune. Niente di commovente, dunque! Obama Day: giuramenti, aura sacrale e responsabilità brivido mi ha percorso la schiena, come quando osservo un fenomeno naturale grandioso che mi genera stupore, inquietudine e commozione al tempo stesso. Mi sono detta: “Accidenti, che immane responsabilità sta assumendo quell’uomo! Una responsabilità che riguarda il mondo intero. Capisco che ci voglia un rito così spettacolarmente solenne e pubblico”. Una vecchia leggenda indiana narra di un elefante che pur muovendosi tra le folle con la sua imponente mole passava comunque inosservato. Come se fosse invisibile… Non si tratta infatti “semplicemente” di festeggiare una vittoria sugli avversari (per inciso, non ho nulla contro i festeggiamenti, anzi!). C’’è ben altro in tale evento! Ci sono certamente tutti quegli aspetti che migliaia di commentatori hanno messo in evidenza nei media di tutto il mondo, quali la speranza di rinnovamento incarnata da Obama, l’enorme valore simbolico dell’accesso un uomo di colore alla Casa Bianca, la promessa di future politiche più aperte, ecc…ecc… Ma non basta, c’è altro ancora! (Elefante più o meno visibile). Qui siamo di fronte alla “sacra promessa” fatta dall’eletto di mettere il potere (enorme!) che gli viene conferito al servizio di altri, della collettività, del Paese, del pianeta. Il che significa, insomma, dimenticare se stesso, i propri interessi e persino la propria famiglia. D’istinto mi sono alzata in piedi in segno di rispetto, e ci sono rimasta per buoni cinque minuti. E allora ho pensato ad altri analoghi rituali che non mi hanno per niente commossa. Ad esempio non ho vibrato affatto nel momento del giuramento di Bush o di Berlusconi. Perché questo differente effetto? La ragione principale sta nella CREDIBILITÀ che i personaggi inspirano (o non) di saper incarnare un esempio positivo di politiche orientate ad un lungimirante INTERESSE GENERALE, nonché di dare corpo alla Rivista – Marzo 2009 La Anche nella vita privata ci sono momenti (con implicazioni meno planetarie, certo) in cui si assumono impegni che trascendono gli interessi del singolo, e che mi sembrano parimenti degni di essere inquadrati in una cornice di sacralità. Un esempio fra tutti: la decisione di mettere al mondo dei figli. Lo so bene che in genere si festeggia solennemente il matrimonio e non il momento del concepimento della prole. Tale tradizione affonda le radici nel passato quando il matrimonio coincideva con un impegno per la vita fortemente orientato alla cura della progenie. Oggigiorno invece la promessa di “amarsi eternamente” si rivela spesso alquanto effimera, anche quando è accompagnata da una solenne e romantica cerimonia degna di Hollywood. Senza contare che i modelli di convivenza sono ormai molteplici. Ma l’arrivo di un figlio continua a significare che due adulti prendono un impegno educativo che trascende le loro singole persone, assumendo un generoso compito comune e la responsabilità di un “noi” che richiede un ridimensionamento del proprio “io”. A questo proposito mi vengono in mente un paio di bei battesimi ai quali ho assistito, dove i neo-genitori hanno voluto condividere solennemente con i presenti il loro impegno altruistico nei confronti della giovane vita, la promessa di operare per la sua futura autonomia, la riconoscenza verso le generazioni precedenti per la trasmissione di fondamentali valori. Ebbene, vi era “un’aura sacrale” in tali momenti. Come nel giuramento e nel discorso Se questo contributo stimola la vostra voglia di reagire, mandate un messaggio al seguente indirizzo di posta elettronica: vcesari@worldcom.ch 47 Ernst & Young, il vostro partner competente per: Assurance Tax Legal Transactions Advisory www.ey.com/ch C 1809-2009: nel bicentenario della nascita dello scienziato harles Darwin e l’evoluzione delle specie L’Origine dell’uomo, uscito per la prima volta nel 1871, è un classico della ricerca scientifica di ogni tempo. In esso, Darwin ha cercato di dimostrare come si possano estendere all’uomo le leggi dell’evoluzione per selezione naturale che regolano il ciclo vitale di animali e piante, leggi che il naturalista inglese aveva già esposto nell’Origine delle specie (1859). La teoria darwiniana ebbe effetto dirompente non soltanto sulla mentalità scientifica dell’epoca, ma anche su quella filosofica: considerare l’uomo alla stregua di tutti gli altri esseri viventi significava destituirlo di quella centralità assoluta che gli era da sempre stata attribuita. Si crearono allora due opposti schieramenti: da una parte c’erano coloro che credevano che quella compiuta da Darwin fosse una vera e propria rivoluzione, paragonabile a quella attuata da Copernico e Galileo in campo astronomico, che segnò la fine del geocentrismo; ad essi si contrapponevano quanti continuarono a credere che «la robustezza e l’aderenza alla realtà dell’opera di Linneo» era «un monumento inattaccabile», costoro rimproverano a Darwin di ignorare di proposito «la migliore biologia fino allora prodotta (Redi e Spallanzani) e quella che stava emergendo (Mendel e Pasteur)» di Tindaro Gatani Charles Robert Darwin nel 1840. Due nonni famosi Il naturalista inglese Charles Robert Darwin nacque il 12 febbraio 1809 a Shrewsbury nello Shropshire e morì a Down, nel Kent, il 12 aprile 1882. Il suo nome rimane legato agli studi sulla evoluzione delle specie. Suo nonno Erasmus Darwin (1731-1802) era stato poeta, medico e filosofo di fama. La sua opera principale, intitolata Zoonomia (Londra 1794), tradotta in italiano tra il 1803 ed il 1805, è un poderoso trattato filosofico di fisiologia e psicologia umana, con speciale riguardo alla patologia, ricco di considerazioni generali su tutto il regno animale. Il suo The Botanic Garden (Il giardino botanico), un poema enciclopedico in versi, diviso in quattro parti, una per ognuno dei quattro elementi principali (fuoco, terra, acqua ed aria), pubblicato a Londra nel 1781, è un vero e proprio trattato scientifico ispirato al De rerum natura di Lucrezio. Egli è ricordato come uno scienziato ed un letterato brillante ed estremamente attivo in ogni campo dello scibile umano. Si occupò infatti anche di chimica, botanica, fisica e condusse anche studi e ricerche sulla formazione delle nuvole. Dopo aver portato a termine gli studi a Cambridge e ad Edimburgo, si era stabilito a Lichfield, dove esercitò la professione di medico, divenendo ben presto famoso anche fuori della sua contea. Le cronache del tempo raccontano Rivista – Marzo 2009 La che molti pazienti per avere un suo consulto erano disposti a percorrere notevoli distanze. E la sua fama accrebbe ancor più quando, per restare accanto ai suoi pazienti ed occuparsi dei suoi studi, rifiutò addirittura l’offerta di diventare medico personale di Giorgio III, re di Gran Bretagna e Irlanda dal 1760 al 1820. Tra i suoi pazienti, egli ebbe anche Josiah Wedgwood, suo futuro consuocero (padre della madre di Charles Darwin), anch’egli interessato alla tecnologia e alle invenzioni. I due erano stati tra i fondatori e membri di spicco della Lunar Society, un sodalizio di innovatori appassionati degli studi scientifici, del quale facevano parte, tanto per ricordarne solo alcuni, Joseph Priestley, lo scopritore dell’ossigeno, James Watt e Matthew Boulton, due inventori ed ingegneri di fama che, nel 1794, fondarono la Boulton and Watt per produrre esclusivamente motori a vapore. La Lunar Society aveva preso il nome dalla consuetudine dei loro soci, detti appunto “Lunatici”, di riunirsi soltanto nelle sere di luna piena, in modo da poter far poi ritorno a casa al suo chiarore. I due consuoceri e poi nonni di Charles Darwin erano anche uniti dai loro ideali politici: essi erano infatti ambedue liberali e quindi simpatizzanti della Rivoluzione americana e di quella francese e credevano dunque nella emancipazione delle classi contadine. Proprio per 49 questo appoggiavano il forte movimento di riforma sociale che aveva sempre più seguaci in Gran Bretagna. Essi furono perciò anche tra i primi che fecero sentire la loro voce sull’abolizione della schiavitù a partire proprio dalle colonie inglesi. E due nonni con questa forte personalità non potevano non esercitare un forte influsso sul giovane Charles che, dopo aver terminato gli studi secondari in un collegio della sua città natale, nell’ottobre del 1825 iniziò a studiare medicina all’università di Edimburgo. L’evoluzione dei piccioni secondo Darwin. 50 Gli studi Il padre, medico e figlio di medico, desiderava che anche Charles seguisse le sue orme in quella scienza. La scelta non era stata delle più felici anche perché quello che doveva diventare un futuro medico e, dati i tempi, quindi anche chirurgo, mal sopportava la vista del sangue. Visti i pochi progressi e lo scarso impegno, il padre lo indusse ad iscriversi, nel 1827, al Christ’s College di Cambridge, per seguire gli studi ecclesiastici, che avrebbero potuto, almeno nelle intenzioni paterne, riservargli una buona carriera verso la quale il giovane non si sentiva particolarmente attratto. Egli era infatti destinato a ben altra missione. Da nonno Erasmus aveva ereditato il metodico spirito di osservazione e l’entusiastico amore per la natura e da nonno Josiah quello per le scienze e la ricerca in generale. Così, mentre gli studi medici e teologici lo interessavano sempre di meno, egli non tralasciava occasione alcuna per leggere libri di carattere scientifico, per raccogliere e catalogare insetti, per collezionare uccelli da imbalsamare, per fare osservazioni sul regno della natura, sia esso animale che vegetale. E fu la sua fortuna! Nel corso degli studi a Cambridge ebbe occasione di seguire le lezioni del reverendo John Stevens Henslow, professore di botanica, e di Adam Sedgwick, professore di geologia. Oltre all’esempio dei due nonni, furono proprio questi due scienziati a determinare le scelte di vita di Charles Darwin. Il primo lo guidò nello studio delle piante incoraggiandolo a proseguire le sue ricerche nell’ambito delle scienze naturali. Il secondo lo introdusse nei segreti della trasformazione della materia attraverso le varie ere geologiche. Dopo aver terminato gli studi, nel 1830, conseguendo il titolo di magister artium, fu proprio su segnalazione di Henslow che al giovane Darwin fu proposto di imbarcarsi sul Beagle, una nave della marina britannica, come ricercatore naturalista non retribuito. Quella nave, comandata dal capitano Fitz-Roy era ritornata in patria con a bordo quattro schiavi indigeni della Terra del Fuoco, senza sapere che nel frattempo la schiavitù non era più tollerata in Inghilterra. Fu allora intimato a quel capitano di riportare nella terra di origine le quattro persone restituendo loro la libertà. Il Beagle, che doveva allora partire per l’Australia, fu costretto a puntare di nuovo la sua prua verso l’America del Sud. La nave salpò nella fredda e nebbiosa mattinata del 27 dicembre 1831. Il giovane Darwin, partito nonostante l’opposizione del padre e la paura del mal di mare, avrebbe avuto modo di fare, a spese della marina di Sua Maestà britannica, tante di quelle osservazioni scientifiche come forse nessun altro prima di lui. Nel corso del viaggio, che durò ben quattro anni, egli avrebbe visitato, tra l’altro, il Brasile, l’Argentina, il Cile, l’isola di Sant’Elena, la Terra del Fuoco, l’Australia e numerose isole del Pacifico, fra cui le Galapagos. Quella delle Galapagos, un arcipelago ubicato quasi sull’equatore, a circa 1000 km dalla costa dell’Ecuador, fu une delle soste più interessanti per l’occhio attento del giovane naturalista e per lo sviluppo della sua teoria. Fu infatti alle Galapagos, dove ebbe occasione di studiare piante ed animali altrove scomparsi, che gli apparve, per la prima volta ben chiara, la possibilità di delineare ed isolare le varie specie. Dall’origine delle specie... Nel corso di quel viaggio Darwin riuscì dunque a raccogliere una grande collezione di fossili, piante, insetti e di sezionare animali di diverse specie, ma anche di fare una mole di osservazioni sulle condizioni di vita degli animali e delle piante nelle diverse zone climatiche. Egli ebbe anche modo di riflettere sulla psicologia e sulle abitudini dei vari popoli che incontrava lungo il suo percorso, che lo portarono a meditare sui problemi della diversità delle specie e sulla facoltà di adattamento degli esseri viventi. Tornato in Inghilterra, durante il suo soggiorno londinese, tra il 1836 ed il 1839, riordinò tutto il ricco materiale portato, proponendosi di continuare i suoi studi. Ed il suo desiderio fu appagato. Dopo essersi unito in matrimonio, nel 1842, con sua cugina Emma Wedgwood, si ritirò a Down nel Kent, in un piccolo villaggio di appena 500 anime, dove rimase occupato a studiare ed a scrivere fino alla morte. E nella pace di Down egli continuò a raccogliere appunti anche circa l’origine e la discen- Rivista – Marzo 2009 La denza dell’uomo, senza avere come egli stesso racconta alcuna intenzione di fare una pubblicazione sull’argomento, anzi era deciso «a non pubblicare nulla», perché pensava che avrebbe rafforzato «i pregiudizi contrari al suo modo di vedere». Gli sarebbe bastato suggerire soltanto nella prima edizione della sua Origine delle specie che quel libro «avrebbe fatto luce sull’origine dell’uomo e sulla sua storia», tanto per dire che «l’uomo deve essere compreso tra gli altri essere viventi, per ciò che riguarda qualsiasi conclusione generale sul modo di apparire sulla Terra». Ma poi la cosa si presentò «diversamente». A fargli cambiare idea fu il naturalista svizzero Carl Vogt. Se un naturalista come lui, sostiene Darwin, «si arrischia a dire, nel suo discorso in qualità di presidente dell’Istituto nazionale di Ginevra (1869): Nessuno, in Europa o fuori, osa più sostenere la creazione indipendentemente ed a esemplari definitivi delle specie, è evidente che almeno un gran numero di naturalisti ammette che le specie discendono per modificazione da altre specie; e ciò vale particolarmente per i naturalisti più giovani che si formano adesso». Poiché, anche se la maggioranza dei naturalisti accettava già l’azione della selezione naturale, alcuni di loro si mostravano tuttavia ancora scettici a qualsiasi forma di evoluzione, Darwin si vide «spinto», riprendiamo sempre dal suo racconto, «a raccogliere» i suoi appunti e «vedere fino a che punto le conclusioni generali, alle quali» era giunto nei suoi lavori precedenti, si potevano «estendere all’uomo». La cosa gli sembrò «tanto più opportuna in quanto» non aveva «mai applicato di proposito questo modo di vedere ad una specie presa isolatamente». Ed infatti, quando limitiamo il nostro studio ad una sola forma questo il suo ragionamento siamo privi dell’importante argomento delle affinità che collegano tutti i gruppi di organismi, cioè la loro distribuzione geografica, nei tempi passati e presenti, e la loro successione geologica. Ed infatti, per lui, sia che fermiamo l’attenzione sull’uomo, o su qualsiasi altro animale, resta da considerare «l’omologia strutturale, lo sviluppo embriologico e gli organi rudimentali», tutte grandi categorie di fatti «sufficienti» a suo avviso «a fornire ampia e conclusiva prova al principio di una graduale evoluzione». ... all’origine dell’uomo Ed allora egli si pone come «unico scopo» del suo lavoro quello «di considerare, primo, se l’uomo, come tutte le altre specie, è disceso da qualche forma preesistente; secondo, la maniera del suo sviluppo; e terzo, il valore della differenze tra le cosiddette razze umane». Dopo aver Rivista – Marzo 2009 La ricordato i più recenti studi sull’antichità dell’origine dell’uomo e sulle differenze tra esso e le scimmie antropomorfe, egli annuncia che il suo libro conterrà «poche scoperte originali sull’uomo», ma poiché le conclusioni alle quali era arrivato gli sembravano «interessanti» aveva pensato che esse potessero «interessare anche altri». È stato spesso affermato, in maniera dogmatica dice - «che l’origine dell’uomo non potrà mai essere conosciuta», ma per lui «è spesso l’ignoranza più che la scienza a determinare convinzioni del genere». Perché «soltanto quelli che sanno poco, e non quelli che sanno molto, possono affermare così perentoriamente che questo o quel problema non sarà mai risolto dalla scienza». Prima di arrivare alla conclusione che l’uomo è il discendente modificato di qualche forma preesistente, per Darwin bisogna accertarsi se esso varia nella struttura somatica e nelle facoltà mentali; ed in tal caso, ricercare se le variazioni si trasmettono ai discendenti con le stesse leggi che valgono per gli animali inferiori. Inoltre, per quanto possibile sapere, bisogna verificare se queste variazioni derivano dalle stesse cause generali e se sono governate dalle stesse leggi generali. Ed oltre ai caratteri somatici bisogna esaminare quelli comportamentali. Lo studio deve risolvere dunque l’importante problema, se anche l’uomo tende a moltiplicarsi così rapidamente da dare origine occasionalmente a gravi lotte per la vita, in conseguenza delle quali le variazioni favorevoli, sia del corpo che della mente, sono conservate e quelle nocive eliminate. Quindi Darwin si chiede: «Le razze o specie dell’uomo, qualunque sia il termine che si voglia usare, si sopraffanno e si sostituiscono a vicenda così che alla fine alcune finiscono per estinguersi?». A tutti questi quesiti, per lui «si deve rispondere affermativamente, così come per gli altri animali», e lo stesso studio attento della «struttura del corpo umano mostra tracce più o meno evidenti della sua provenienza da qualche forma inferiore». Gli approfonditi studi e le osservazioni portavano Darwin ad affermare che «l’uomo e gli altri vertebrati sono stati costruiti sullo stesso modello generale, perché attraversano gli stessi primi stadi dello Alle Galapagos Darwin ebbe l’occasione di studiare piante ed animali altrove scomparsi, e gli apparve, per la prima volta, chiara la possibilità di delineare le varie specie. 51 sviluppo e conservano certi rudimenti in comune», di conseguenza «dobbiamo ammettere francamente la loro comune origine». Dagli studi da lui citati risulta anche che «l’uomo è variabile nel corpo e nella mente e che le sue variazioni sono determinate direttamente o indirettamente dalle stesse cause generali e obbediscono alle stesse leggi generali che negli animali inferiori». L’uomo, anche «nello stato più rozzo in cui può ora trovarsi», è comunque «sempre l’animale più dominante che sia mai comparso sulla Terra». Egli «deve la sua immensa superiorità alle sue facoltà intellettuali, al suo modo di vivere in società, che lo portano ad aiutare e difendere i suoi compagni, ed infine alla sua struttura somatica»*). Darwin in un ritratto d’epoca. 52 Tra Linneo e Mendel Darwin metteva in discussione alcune conclusioni alle quali era arrivato lo svedese Carlo Linneo (1707-78), al quale spetta il merito della prima classificazione universale degli esseri viventi e delle piante, le cui linee di fondo sono ancora valide. Nella sua catalogazione egli considera come unità di base le varie specie, che nel suo albero sistematico occupano il posto delle foglie, mentre sui rami che diventano man mano più grandi sono raggruppate le categorie con affinità scalari, cioè a dire sempre minori, partendo dal genere, poi dalla famiglia, dall’ordine, ecc. Linneo non aveva tuttavia un’idea precisa di specie, da buon e devoto pastore protestante era convinto che ne esistessero tante «quante Dio ne aveva create». Per la sua catalogazione si servì del latino allora riconosciuto universalmente come lingua scientifica di larga comunicazione. Darwin negò la stessa esistenza della specie a se stante, tutti gli esseri viventi e tutte le piante erano per lui interdipendenti ed avevano raggiunto lo stato che avevano attraverso una evoluzione di milioni di anni ed agli influssi climatici. Le sue teorie negavano soprattutto quella discontinuità fra i vari esseri, come quella che secondo Linneo esisteva, per esempio, tra cani e gatti, che per Darwin provenivano, invece, da un progenitore comune, i cui discendenti, divaricandosi in continuazione, avevano preso i caratteri di razze ben distinte, attualmente ancora in corso di formazione. Le nette separazioni tra i diversi esseri erano dunque per Darwin solo apparenti. Il fronte degli scienziati si divise allora tra quanti seguivano i presupposti «fissisti» di Linneo e quelli che abbracciavano, invece, a le teorie evoluzioniste di Darwin. Nel frattempo, il monaco e biologo moravo Gregor Johann Mendel (1822-1884), partendo da esperimenti condotti con semi di piselli, era riuscito a stabilire i principi generali della variazione, dell’ereditarietà e dell’evoluzione dei caratteri, noti con il nome di Leggi di Mendel. Egli introdusse il concetto di «dominanza» o «legge della omogeneità di fenotipo», secondo cui gli individui nati dall’incrocio tra due ceppi puri che differiscono per una coppia di fattori presentano tutti uno solo dei due fattori, quello dominante. Il rapporto tra alleli dominanti e recessivi (allele: in genetica forma alternativa di un gene) è di 3 a 1. Nelle successive fecondazioni i cromosomi che si uniscono sono portatori di caratteri casuali ereditati da tutti e due i genitori. Gli studi di Mendel portarono alla constatazione che, incrociando semi di piselli gialli e lisci con semi di piselli verdi e grinzosi, al primo incrocio si ottengono semi interamente gialli e lisci, essendo queste due caratteristiche dominanti. Incrociando successivamente questi due tipi di semi si ottengono semi per i 9/16 gialli e lisci, per i 3/16 gialli e grinzosi, per altri 3/16 verdi e lisci ed 1/16 verdi e grinzosi. Dibattito ancora attuale I suoi critici rimproverano ancora oggi a Darwin soprattutto il fatto che, per studiare la trasmissione dei caratteri ereditari, si sia servito di una specie inadatta a questa ricerca, cioè a dire dei piccioni, esseri «poco prolifici e che non si autofecondano», arrivando alla conclusione che nella trasmissione dei caratteri ereditari non c’era nessuna regola e che tutto era possibile, così da lasciarlo libero di fare qualsiasi supposizione. I piselli presi da Mendel in gran numero avevano invece la possibilità di autofecondarsi, dimostrando una regola semplice e cioè che i caratteri ereditari sono scritti su supporti fisici, quali sono i geni che, passando da una generazione all’altra, si rimescolano e si ricombinano senza subire modificazioni appunto genetiche. E se per caso nelle discendenza appaiono caratteri diversi da quelli dei diretti genitori non si tratta di nuove creazioni, ma semplicemente di caratteri ereditari tenuti nascosti. E quei caratteri nascosti che vengono di tanto in tanto fuori sono chiamati da Mendel «recessivi», perché rimasti coperti, per qualche tempo, da quelli che lui chiama «dominanti». Non si tratta dunque mai di nuovi ma, invece, di caratteri vecchi, perché già presenti nella linea degli antenati. *) I brani citati sono tratti da L’origine dell’uomo di Charles Darwin, cura di F. Paparo, Editore: Studio Tesi, 1991. Rivista – Marzo 2009 La Lucasdesign.ch BANCHIERI SVIZZERI DAL 1873 Orgogliosi di dare da oltre 135 anni sicurezza e serenità ai nostri clienti BSI AG Schützengasse 31 CH-8021 Zürich Tel. +41 058 809 81 11 Fax +41 058 809 83 68 www.bsibank.com A Per non dimenticare lla memoria di mio padre** e di quelli che come lui erano tornati… Il 27 gennaio scorso la Sezione Italiana dell’Institut auf dem Rosenberg ha commemorato il Giorno della Memoria. L’incontro si è svolto nella sede del Centro Socio Culturale Italiano di San Gallo, alla presenza di un folto pubblico e con la partecipazione di allievi, docenti ed autorità. Il Giorno della Memoria intende commemorare tutti gli anni, il 27 gennaio, data di abbattimento dei cancelli di Auschwitz, le vittime dell’Olocausto e onorare la memoria di coloro che, a rischio della propria vita, si sono opposti al progetto di sterminio ed hanno protetto i perseguitati. di Erminia Tropea Mayer * * Docente presso la Sezione Italiana dell’Istituto Rosenberg. 54 Durante la celebrazione di quest’anno, dopo letture e filmati che hanno toc-cato ancora una volta il cuore dei presenti, la Preside della Sezione Italiana, Prof.ssa Camilla Cafagna, ha presentato la pubblicazione fresca di stampa che include le relazioni proposte al convegno svoltosi in occasione del Giorno Della Memoria dello scorso anno ed organizzato dalla Sezione Italiana dell’ In-stitut auf dem Rosenberg e dalla Cattedra di Italianistica dell’Università di San Gallo con il patrocinio del Consolato d’Italia in San Gallo. Riportiamo di seguito una delle relazioni. Sono figlia di un uomo che, dal 1943 al 1945, è stato prigioniero nello Stalag XVIII C di Markt-Pongau. Attraverso un documento del Distretto Militare Principale (18) di Catania, con le scarse cose che mio padre mi ha raccontato e quello che mia madre allora poco più che ventenne ricordava, ho ricostruito la «storia di un sopravvissuto» a un campo di concentramento. Mi sono state di aiuto alcune fotografie dell’epoca, che mio padre aveva sistemato in un album, durante la sua permanenza nello Stalag XVIII C 3 e che segnavano il suo attendibile percorso, perché tutte vistate dalla segreteria dello Stalag. L’Italia il 28 ottobre 1940 aveva dichiarato guerra alla Grecia. Mio padre aveva 25 anni quando il Distretto Militare Principale (18) di Catania lo richiamò alle armi. Il 4 dicembre del 1940 fu destinato al 3° Battaglione Fanteria, il 10 dicembre fu assegnato alla 166a Legione CC.NN. La prima fotografia che inizia il mio percorso a ritroso nel tempo mostra un bel giovane alto e muscoloso vestito da soldato, con i calzettoni di lana spessa, i pantaloni alla zuava, la bustina calcata sulla fronte che sacrificava i suoi bei riccioli castani, la gavetta appesa al braccio. Sorrideva timidamente e simbolicamente salutava mia madre che aveva 18 anni e la loro bambina di un anno. Era a Bari, il 1° marzo 1941, insieme ad altri ragazzi e stava per imbarcarsi, lasciava l’Italia per raggiungere Durazzo, in Albania, e presentarsi al suo distaccamento come matricola n. 44861 b, con il semplice grado di soldato. In seguito arrivò alla sua famiglia qualche istantanea da Atene che lo mostrava abbracciato ad altri giovani sotto le rovine dell’Acropoli, poi una enigmatica immagine dove, senza un sorriso, usciva da un canneto sulle rive di un lago. Catturato in Grecia Alla fine di aprile del 1941, l’esercito tedesco entrò ad Atene, risalì la penisola greca e iniziarono i rastrellamenti. Il 30 luglio mio padre era in un territorio dichiarato in stato di guerra e veniva destinato alla 172a Autosezione Pesante. Partecipò dal 18 novembre 1942 all’8 settembre 1943 alle operazioni di guerra svoltesi nei Balcani. Lo stesso giorno mio padre fu catturato in Grecia. Alla domanda che l’ufficiale tedesco gli fece: – O torni a combattere con i tuoi o vieni a combattere con noi –, rispose: – Né con gli uni e né con gli altri. – Gelidamente le SS lo avevano squadrato dalla testa ai piedi e gli avevano chiesto che cosa sapesse fare. Aveva detto di essere un autocarrozziere, di saperci fare con le macchi- Rivista – Marzo 2009 La ne, lo avevano fatto salire su un camion, che non aveva come meta la morte certa, ma un futuro difficile, e dopo un lungo e massacrante viaggio, fatto tra l’incertezza e la paura, lo avevano portato dal Frontstalag allo Stalag di Markt-Pongau, al confine tra l’Austria e la Germania. Il 22 maggio 1941, lo Stammlager 317 veniva aperto ufficialmente ed era occupato da circa 10.000 prigionieri e dal 1° ottobre del 1942 veniva chiamato Stalag XVIII C 3. Il campo accoglieva un numero altissimo di prigionieri serbi, francesi, russi, in seguito americani e pochi inglesi. Gli italiani nel giugno del 1944 erano 2423, ma alla fine dell’anno erano solo 52. Mio padre riuscì a vivere in un modo quasi «decente», perché aveva capito subito che per salvarsi bisognava lavorare bene e tanto. Fu un giovane umile e tranquillo e cercò a testa bassa, stringendo i pugni nelle tasche della tuta da lavoro, di superare tutte le stupide privazioni, gli sberleffi e le angherie che con cattiveria e disprezzo i soldati della Wehrmacht infliggevano ai prigionieri; nello Stammlager le leggi della convenzione di Ginevra furono poco rispettate e poco importava il colore della bandiera. Quando mio padre arrivò al campo, questo era diviso in settori (il suo doveva essere il 3) fatti di baracche quasi tutte di bitume e cemento, internamente i letti erano a castello a tre piani, c’era un fornello che serviva per cucinare, filtrava acqua dai muri e pioveva dentro, perché i tetti erano fatti male; non c’era luce e il freddo era terribile. I prigionieri venivano chiusi dentro alle baracche alla sera e, al mattino, un soldato accompagnato da un grosso cane al guinzaglio (mio padre aveva molta paura dei cani, penso che la repulsione verso questo animale gli sia venuta da questo particolare) riapriva la porta e tutti dovevano uscire fuori per essere contati. Poi cominciava una lunga giornata di lavoro. Mio padre verniciò 1’500 elmetti «bruni» che servivano per i soldati al fronte, guidava grossi camion contenenti i viveri mandati dalla Croce Rossa, che, per i primi anni di prigionia, avrebbero aiutato gli uomini a campare. Riparò i danni alle carrozzerie delle macchine, verniciò e mimetizzò camion e vetture, insomma riuscì a rendersi utile e a sperare. L’ingresso dello Stalag era verso nord Rivista – Marzo 2009 La e nelle prime baracche vivevano i Sonderführer, e in quelle poco lontane erano tenuti prigionieri i soldati sovietici ad un regime durissimo; venivano privati di ogni bene personale, degli abiti, delle razioni di cibo, non avevano servizi igienici adeguati, anche se minimi, solo una squallida latrina fuori dalle baracche. Quelli sopravvissuti saranno i primi a soffrire la «vera» fame nel 1944, quando saranno costretti a mangiare erba e vermi pur di non morire. Con la vita appesa a un filo Nessuno degli «ospiti» del campo si azzardò mai ad arrivare fin lì perché si poteva essere uccisi per un nonnulla. Generalmente molti prigionieri giungevano spesso già malati e indeboliti, le epidemie di tifo furono ricorrentissime e tanti morirono prima ancora di scendere dai famigerati treni blindati. Nel campo fu aperta una fossa comune dove furono ammassati 3’500 cadaveri di soldati sovietici, per gli altri fu aperto un cimitero. Mio padre mi aveva raccontato che nonostante fosse un prigioniero di guerra la sua vita era appesa a un filo, con gli occhi persi nel vuoto mi aveva detto: – Un giorno mi ordinano di trasportare un grosso camion carico di mele da un Paese poco lontano al campo. Mi danno un ragazzo che non ha più di diciotto anni come aiutante per scaricare la frutta. Ci raccomandano di comportarci bene, abbiamo il permesso di mangiare tutte le mele che vogliamo, ma all’arrivo né io e né il ragazzo dobbiamo avere nelle tasche mele perché se alla perquisizione le trovano, ci fucilano. Dico al ragazzo di stare attento perché ho capito che questi non scherzano mai…il giovane si siede nel cassone del camion tra le mele e io mi metto alla guida del grosso mezzo. All’arrivo, davanti alla famigerata baracca dei Sonderführer, il camion viene fermato e noi due scendiamo dal Un bel giovane alto e muscoloso vestito da soldato, con i calzettoni di lana spessa, i pantaloni alla zuava, la bustina calcata sulla fronte che sacrificava i suoi bei riccioli castani. 55 mezzo, alziamo le braccia per essere tastati e perquisiti. Dalle tasche dei calzoni del ragazzo saltano fuori due mele… questi, sospinto brutalmente contro un muro, viene malmenato e poi fucilato davanti ai miei occhi... quanta paura e quale orrore! –. Il soffitto della «Stube» Mio padre amava disegnare, era un buon decoratore e, chissà come, era riuscito ad avere un album da disegno e degli acquerelli. Al tramonto d’estate si sedeva davanti alla baracca e si metteva a dipingere. Una sera passò lì davanti un capitano e lo osservò. La sera dopo ripassò con la moglie e gli chiesero se voleva lavorare per loro. La signora avrebbe desiderato che l’Italiano le decorasse il soffitto della «Stube» con gli stessi mazzi di rose che stava dipingendo sul suo album. Questo lavoro gli avrebbe migliorato la razione di cibo quotidiana. Che scelta mai ci poteva essere? Accettare e basta. Dopo la giornata dl lavoro giornaliero mio padre veniva prelevato dalla baracca dalla guardia con il cane e accompagnato nel paesino contiguo al campo, St.Johann im Pongau, in casa dell’ufficiale. Qui con scale e attrezzi adeguati lavorava come affrescatore e abbelliva quel soffitto che gli avrebbe regalato un pezzo di vita. Ricordo che aveva chiuso il racconto dicendo che era la vigilia di Natale, quando aveva finito di affrescare il soffitto; la signora aspettava ospiti e aveva apparecchiato nel soggiorno sotto alla pioggia di rose ancor fresche di intonaco, una tavola sontuosa con tantissime pietanze accomodate sui vassoi da portata, vini e dolci, sistemati ovunque. Lei e il marito lo avevano salutato molto gentilmente quando stava portando via secchi e pennelli, sorseggiavano in calici di cristallo del vino di un soave profumo e di un bel colore ambrato; lui prigioniero/pittore guardava quei bicchieri e deglutiva, non gliene avevano offerto nemmeno un sorso. Lungo il tragitto per ritornare alla baracca la guardia con il cane che lo accompagnava ridendo gli diceva: – Voi italiani siete dei bravi lavoratori, siete ottimi artisti, sapete fare ogni cosa, avete tanta fantasia, sulle vostre bellissime divise avete mostrine e decorazioni d’oro sui risvolti delle maniche e sui cappelli – gesticolando si batteva i polsi e sghignazzando diceva: – Avete oro qua e oro qua…– Alzava il braccio e si batteva con il palmo della mano la fronte e 56 concludeva – Ma merda qui…-. Davanti a me che ascoltavo silenziosa abbassava la testa e diceva. – Questo pensavano di noi i nostri ex alleati… – e serrava amaramente le labbra. Nel novembre del 1943, non si poté più fare la doccia calda, gli impianti erano rotti e nessuno li avrebbe mai più riparati, tutti dovevano lavarsi con l’acqua gelata. Mio padre ricordava che la temperatura era talmente bassa che ciò che veniva steso ad asciugare si trasformava in una lastra ghiacciata, solo i pidocchi resistevano al freddo e camminavano sugli indumenti induriti, così potevano essere ammazzati facilmente… era un divertimento! La poca igiene lo fece ammalare di scabbia e l’infezione contagiosissima fu trasmessa via lettera a mia madre, a mia nonna, a mia sorella, e ai miei zii; non avevano capito cosa fosse, ma, un vecchio medico che ricordava i contagi della «Grande Guerra» li aveva curati tutti con dolorosissimi bagni di zolfo. Mia madre mandava, nelle buste delle lettere, la polvere di zolfo al marito per arginare l’orribile malattia cutanea che a lui non curava nessuno. Nel 1944 il mangiare scarseggiava, non arrivavano più i pacchi della Croce Rossa e mio padre (che era già magro per costituzione) cominciava a deperire; la vita per lui si faceva sempre più precaria. Ricordava che attraversando la Lagerstrasse, che portava alle cucine e allo stanzone, dove prima si ricevevano i pacchi con i viveri e dove ora si faceva la fila per un po’ di zuppa, aveva conosciuto una donna, forse una cuoca o un’inserviente che lo aveva preso a ben volere. Nonostante la magrezza, forse era ancora visibile sul suo volto stanco ed emaciato un’antica bellezza e certamente i bellissimi occhi verdi esprimevano il grande bisogno d’aiuto che aveva. La donna da quel giorno lo aiutò, passandogli avanzi di cibo e dandogli qualche indumento di lana per riscaldarsi. Il ritorno del «papà di carta» Alla metà del 1944, la Wehrmacht fu meno attenta, i soldati cominciarono a lasciare lo Stalag, le ispezioni si fecero meno meticolose e ossessive, l’8 maggio del 1945 il capitano del campo ordinò l’ultimo controllo. I prigionieri erano attanagliati dal tifo, Rivista – Marzo 2009 La dalla dissenteria, dai pidocchi, dall’invasione dei topi, gli uomini morivano e nessuno li aiutava. Durante una delle ultime perquisizioni, 300 uomini compreso mio padre (aiutato dalla donna delle cucine), riuscirono a scappare; commentava con un leggero sorriso: – Questa donna mi ha salvato da una morte certa, a lei devo la vita –. Era il 10 aprile 1945, «le truppe alleate avevano ottenuto la cessazione dello stato di cattività». Era un fuggiasco, e non sapeva ancora di essere libero, aveva la sua identità, era un Italiano, non era più un numero, aveva un nome: Armando, aveva una figlia di sei anni che non lo aveva mai visto e che lo chiamava «papà di carta», perché lo conosceva solamente attraverso le lettere che ogni tanto arrivavano; aveva una moglie giovane e bella che lo aspettava, ma che non riusciva certo a immaginare in che condizioni fisiche lo avrebbe rivisto. Lasciò la sua baracca con indosso un lungo pastrano, portava una sciarpa che gli aveva regalato la sua benefattrice, aveva appeso alle spalle un vecchio zaino con dentro una borraccia d’acqua, la gavetta vuota, (mia madre la conservava ed io la ricordo), un pezzo di pane stantio, le fotografie e le lettere che aveva ricevuto da casa in cinque lunghi anni, l’album da disegno con il mazzo di rose. Camminò a piedi, sbagliò strade e paesi, dormì nei fienili e nei cimiteri, lungo i binari della ferrovia, con le scarpe rotte e i piedi fasciati con pezzi di sciarpa e giornali, senza soldi, ricco della certezza di essere libero. Il 30 giugno arrivò a Genova, mia madre raccontava piangendo che era il tramonto di una calda giornata d’estate, la città era il fantasma di sé stessa, diroccata e piena di macerie, lei affacciata al balcone guardava il mare e le navi ancorate in porto. – Nel silenzio sento fischiare e mi spavento… credo di aver sognato, ma il fischiare si ripete …è lui che ritorna…mi slancio verso la porta e correndo giù dalle scale imbocco via Pagano Doria sventrata dai bombardamenti, salto tra le buche, inciampo… sto per cadere e… lo incontro –. Tra le lacrime riabbracciava l’ombra di ciò che aveva amato ma che era ancora vivo. Mio padre lo ricordo come un uomo schivo e silenzioso, non ricordo la sua voce, non ricordo il suo sorriso, ricordo Rivista – Marzo 2009 La le sue paure, il disprezzo per il dolore fisico. Non parlava quasi mai e di quei cinque lunghi anni che avevano cambiato la sua vita non diceva molto; ricordo i suoi limpidi occhi verdi che si perdevano malinconici nel nulla, si estraniava ed era spesso lontano da noi. Sempre solo tra le pagine della memoria, riviveva la sua storia dalla quale ci aveva completamente esclusi. **«Considerato come prigioniero di guerra a tutti gli effetti (foglio del Ministero della Guerra, gab.n.125900.13133.8.6 in data 1-11-1945). Collocato in congedo illimitato ai sensi della circ. 40023/25 dell’11-7-45. Collocato in congedo assoluto per proscioglimento del servizio militare- circ.n° 512-G.M. 1960» Il Victoria Albergo Romano di primissima classe • costruito nel 1899 • Ristrutturato rispettando stile e opere d’arte • Situazione calma nel centro storico, di fronte al Parco di Villa Borghese a due passi dalle vie più famose per lo «shopping» • Rinomato per il suo ristorante italiano classico, il BELISARIO • Il VIC’S-BAR come punto d’incontro • Roof-garden romantico per cocktails e cene estive • Sale conferenze funzionali • Garage 24 ore • Servizio tempestivo, cortese e multilingue • R.H. Wirth - H. Hunold Amministratori delegati Via Campania 41 | oo187 Roma Tel. oo39 o6 42 37 o1 Fax oo39 o6 48 71 89o E-mail: info@hotelvictoriaroma.com Internet: www.hotelvictoriaroma.com 57 L’Emporio della lingua di Giuliano Merz Esattamente un anno fa ho dedicato la pagina mensile, titolo “C’era una volta la grammatica” (in due puntate), ai vari problemi della nostra lingua1. E in queste settimane dall’inizio dell’anno mi sono chiesto più volte se fosse cambiato qualcosa, magari sulla scia o come effetto di certe volontà ministeriali del tipo “Torniamo alla Grammatica Italiana”, sottotitolo “Per porre rimedio ai crescenti problemi di scarsa competenza linguistica ecco una succinta guida ai contributi teorico pratici presenti in BIBL”2, oppure semplicemente per una qualche alternanza ciclica... No, non è cambiato nulla, anzi: “l’Italia è un Paese straordinario che, LETTERA DELLO STUDENTE: buongiorno, mi scusi se la disturbo in un giorno festivo. non riesco a capire se mi sono stati dati i crediti del tirocinio. come posso capirlo? è possibile che non gli accettino? se non gli accettano cosa devo fare? distinti saluti l. c. RISPOSTA: Caro Luca, innanzitutto, ho il dovere di correggerLe un gravissimo errore di italiano (non casuale, perché ripetuto). Lei non può dire (e scrivere) “è possibile che non Parlando, scrivendo, dubitando La lingua del declino (1 parte) a nonostante la sua storia, le sue eccellenze, i suoi talenti, appare ormai alla deriva”3. Un episodio recente serva come esemplificazione da un lato e come giustificazione, dall’altro, del pessimismo che ho manifestato in varie rubriche passate. 1 Tullio Telmon, titolare della cattedra di dialettologia italiana presso l’Università di Torino e attuale Presidente della Società di Linguistica Italiana4, da anni confrontato, nella quotidianità accademica dei contatti con gli studenti, con le carenze linguistiche di questi, ha deciso di tematizzare la situazione e lo ha fatto nell’ultimo Bollettino societario: “[...] nei giorni scorsi ho ricevuto una mail da uno studente (triennalista laureando). Si tratta di un errore di morfosintassi non tollerabile in uno studente che sta per laurearsi in Lettere e Filosofia, e che magari andrà a insegnare la grammatica ad altri studenti... Spero che Lei capirà che, davanti ad una cosa di questa gravità, i Suoi problemi di crediti diventano insignificanti... In ogni caso, per fare una verifica sulla questione che Le sta così a cuore, Lei non deve rivolgersi a me, ma alla segreteria studenti e/o al job placement. Cordialmente, tulliotelmon Non è certamente peggiore di tante altre che quotidianamente ognuno di noi riceve, ma siccome sono certo che i problemi e gli scrupoli che essa ha posto a me sono sempre più largamente condivisi dalla maggior parte di chi mi sta leggendo, la incollo qui sotto, assieme alla mia risposta: Si potrà dire che la posta elettronica risponde ad esigenze testuali diverse da quelle della tradizionale epistolografia; che essa comporta rapidità, minore riflessione, essenzialità e semplificazione; si potrà dire che l’essenziale della posta elettronica sono i contenuti, non la forma. La Rivista, marzo 2008, p. 60. Anche le rubriche successive, fino al settembre dello stesso anno, sono state dedicate ai problemi, al degrado della nostra lingua. Chi vuole può rileggere quei contributi scaricando dall’archivo i numeri completi in formato .pdf: www. ccis.ch/IT/rivista.asp [scegliere l’opzione “Visualizza Archivio”, sono a disposizione le annate dal 2005 ad oggi] 2 http://www.indire.it/content/index.php?action=read&id=341#10 [bibliografia commentata all’interno della sezione “Professione insegnante”, pubblicata sul sito il 21 ott. 2003] 58 gli accettino?”: gli è infatti pronome personale obliquo maschile singolare, e vale perciò per “a lui”. Questo significa che NON si può usare come complemento oggetto maschile plurale; per questa funzione si deve usare infatti li: “è possibile che non li accettino?”. 3 G.A. Stella / S. Rizzo: La deriva. Perché l’Italia rischia il naufragio. Milano, Rizzoli 2008; XXII, 305 p. 4 Per storia, importanza e dimensioni associative una delle maggiori associazioni europee di linguisti; sul sito ufficiale nella sezione dedicata ai Bollettini potete leggere per intero il testo di Tullio Telmon, v. www.societadilinguisticaitaliana.org. Rivista – Marzo 2009 La Proprio per questo, penso di poter transigere sulla mancanza di lettere maiuscole (io stesso ho l’abitudine di firmare con le iniziali minuscole); sull’uso del generico “dare” per “assegnare, attribuire, accordare, ecc.”; sulla regionalità del pronome interrogativo “cosa” per “che cosa”. Tutto questo fa parte, effettivamente, di processi semplificatori accettabili. Ma scrivere gli per li non soltanto non semplifica, ma è indice evidente di assenza di analisi nel processo di esecuzione (di processazione, si potrebbe dire in informatichese). Ma c’è un altro aspetto che rende inquietante questo messaggio, e riguarda proprio i contenuti, la competenza pragmatica di chi scrive messaggi di questo genere, lo scadimento del ruolo del docente, eccetera eccetera. Si può anche ammettere che, nell’immaginario di uno studente, per i suoi docenti non ci siano differenze tra giorni festivi e giorni feriali: in fondo, è la verità. Ma che per qualsiasi problema, compresi i crediti del tirocinio, debbano rivolgersi al professore, beh questo è proprio un po’ troppo. Non perché il professore debba, presessantottescamente, essere considerato irraggiungibile (così era difatti nel mio presessantotto), ma perché questo atteggiamento, sempre più diffuso, è il segnale preoccupante di una generazione che, sempre più “tutoreggiata” e sempre più inconsapevolmente prepotente, diventa sempre più incapace di risolvere i propri problemi o, quantomeno, di discernere i soggetti funzionalmente deputati ad aiutarli a risolverli.[...]”. Come potete sentire da un autorevole protagonista e testimone la situazione all’università altro non è che la continuazione di quanto avviene - e da più parti viene riportato - nelle scuole della Penisola e l’anticipo di quanto avverrà negli specifici campi professionali, quando i soggetti in questione faranno il loro ingresso nel mondo del lavoro. Grazie per l’attenzione, vostro Giuliano Merz e-mail: giuliano.merz@uibk.ac.at L'Hotel Hassler Roma, in cima alla Scalinata di Piazza di Spagna, è uno dei più prestiogiosi hotel nel mondo. Il Presidente e Direttore Generale, Roberto E. Wirth, quinta generazione di una famiglia di albergatori svizzeri, usa un rigore assoluto nel prendersi cura degli ospiti e gestire il ristorante Imàgo, che offre una vista spettacolare dove ammirare le mille luci della Città eterna. Ristorante Panoramico all’Hassler Dinner Rivista – Marzo 2009 La www.hotelhasslerroma.com www.imagorestaurant.com 59 I Gli scrigni delle curiosità3 Musei dell’Ombrello e del Parasole, del Rubinetto e del Borsalino di LuCor La semplice funzionalità di un accessorio come l’ombrello rende difficile conciliare la sua utilizzazione pratica con un’origine che sfiora il mito; eppure, pochi oggetti del nostro vivere quotidiano possono vantare radici così antiche e leggendarie. L’unico elemento certo è la provenienza non occidentale: la Cina, l’India e l’Egitto si proclamano infatti paese-culla del parasole, ciascuno con motivazioni più che valide. Queste “rivendicazioni” ci permettono di aggiungere un altro dato sicuro ad una storia priva di certezze: l’ombrello è, fin dal suo apparire, collegato alla rappresentazione simbolica del potere, quando non, addirittura, attributo della divinità. Fin dal XII secolo a.C., l’ombrello cerimoniale apparteneva alle insegne dell’Imperatore della Cina e tale rimase per circa trentadue secoli, fino alla scomparsa del Celeste Impero. All’incirca nello stesso periodo, i re persiani potevano, unici tra i mortali, ripararsi dal sole per mezzo di un ombrello, sorretto da qualche dignitario; più democraticamente in Egitto si concedeva tale privilegio a tutte le persone di nobile origine. In questo paese nasce, forse, il mito più bello, la più profonda simbologia legata all’ombrello: la dea Nut era spesso rappresentata in forma di parasole, con il corpo arcuato a coprire la terra, in atto di protezione e di amore. Il forte significato di status symbol come prerogativa regale, o comunque di potere, assunto dall’ombrello, spiega la sua contemporanea comparsa nell’immaginario religioso. Simbolo di fertilità Come in Egitto, anche in India viene associato alle dee della fertilità e del raccolto o, in senso più lato, della morte e della rinascita: nella sua quinta reincarnazione, Vishnu aveva riportato dagli Inferi l’ombrello, dispensatore di pioggia. Alla sfera del mito dobbiamo l’introduzione nel mondo occidentale del nostro accessorio, che compare in Grecia legandosi al culto di Dionisio (un dio di probabile origine indiana), ma anche di dee come 60 Pallade e Persefone, che tra i loro fedeli contavano soprattutto donne. Sono le donne che, nelle feste dedicate a queste divinità, si riparano in loro onore con un parasole, passato nel III secolo a.C. anche nel mondo romano, dove viene descritto dai poeti come delicato e prezioso oggetto in mani femminili. Sembrerebbe quindi di avere delineato una storia completa: da simbolo di potere, umano e divino, a oggetto di lusso e di seduzione. Eppure, tra i tanti valori e segni di civiltà cancellati dalla scomparsa dell’Impero romano, ci fu anche l’ombrello, di cui non rimase traccia nei “secoli bui”, se non per la sua sopravvivenza nel culto cattolico, inizialmente come insegna pontificale, poi nell’uso liturgico. Totalmente sconosciuta all’antichità fu perciò la principale funzione utilitaria dell’ombrello, quella di parapioggia. Mantelli, cappucci e cappelli di pelle risolsero il problema della pioggia nel mondo classico ed in quello medievale. A Gignese in provincia dei Verbania Nato da un progetto di Igino Ambrosini, figlio e fratello di ombrellai (1883 - 1955) già fondatore del Giardino Botanico Alpinia, il museo si insediò nel 1939 al piano superiore delle scuole elementari del comune di Gignese in provincia di Verbania. L’allestimento ricchissimo di materiale e pieno di fascino era testimonianza dell’amore per il proprio paese e per il proprio lavoro. Nel 1976 il Museo dell’Ombrello e del Parasole si trasferì nell’attuale edificio costruito grazie alla collaborazione del Comune e dell’Associazione “Amici Rivista – Marzo 2009 La del Museo” presieduta allora da Zaverio Guidetti, industriale (manco a dirlo) dell’ombrello di Novara. L’edificio, se si osserva dall’alto delle gradinate della Chiesa Parrocchiale di San Maurizio ha la pianta a forma di tre ombrelli aperti affiancati. L’attuale allestimento, dovuto all’architetto Bazzoni, risale alla seconda metà degli anni ‘80, ma già un nuovo progetto del Comune di Gignese in collaborazione con la Regione Piemonte, l’Ecomuseo Cusio Mottarone e l’Associazione degli ombrellai sta per essere attuato. Nelle vetrine al piano terreno sono esposti circa 150 dei 1500 pezzi inventariati, soprattutto parasole e parapioggia che ripercorrono l’evoluzione della moda dall’800 ad oggi. Accanto ad essi i materiali di copertura, la seta e le fibre sintetiche, le impugnature in avorio, in legno, in argento, le minuterie che contribuiscono a rendere l’ombrello un oggetto pratico, bello ed elegante. Al piano superiore le testimonianze storiche sull‘uso del parasole e del parapioggia, i figurini di moda e le testimonianze dell‘attività degli ombrellai: dalle foto dei „pioneri“ a una raccolta degli attrezzi di lavoro, alle barselle cioè le sacche di cuoio o di legno contenenti l‘occorrente per i riparazioni, agli oggetti legati alla vita quotidiana degli ambulanti fino alle fatture delle fabbriche sparse in tutta Italia. Il museo, si trova nel comune di Gignese (Verbania), ed è aperto tutti i giorni eccetto i Lunedì non festivi dalle 10.00 alle 12.00 e dalle ore - 15.00 alle 18.00 Museo del Rubinetto e della sua tecnologia Il Museo è un unicum al mondo; esso affronta l’affascinante ed atavico argomento del sofferto rapporto dell’uomo con l’acqua in un percorso dal quale riemerge il cammino dell’umanità da un insolito punto di vista: la storia dell’igiene e delle innovazioni tecnologiche (di cui rubinetti e valvole costituiscono i componenti fondamentali) che hanno permesso di dominare l’elemento liquido, trasformando la cura del corpo da una pratica di lusso per pochi a fenomeno di massa. La missione che il Museo si prefigge è quella di illustrare non solo la storia di San Maurizio d’Opaglio (in provincia di Novara) e del distretto industriale del rubinetto, ma soprattutto esporre le numerose te- Rivista – Marzo 2009 La matiche relative alla potabilizzazione dell’acqua e l’uso delle risorse idriche con cui la tecnologia del rubinetto si è dovuta e si deve confrontare. Il Museo si propone anche come spazio aperto alla discussione sui temi legati alla produzione del rubinetto e del valvolame, ma anche su quelle globali relative alla disponibilità di acqua nel mondo e alla necessità di razionalizzarne l’uso per limitare gli sprechi e garantirne a tutti l’accesso. Finalità questa che è propria di quello strumento, semplice e insieme complesso, che prende il nome di “rubinetto” (dal francese “robinett” = “piccolo montone”, termine desunto dalla forma a testa d’ariete diffusa in Francia), una piccola chiave, in fin dei conti, che se ben utilizzata può consentire l’accesso al deposito dell’oro blu. Museo del Borsalino L’avventura della Borsalino inizia oltre 150 anni fa. L’azienda alessandrina rappresenta oggi uno dei marchi più prestigiosi nella produzione di cappelli; è diventata nel tempo sinonimo di made in Italy e fiore all’occhiello per la città di Alessandria nel mondo. Collocato nella storica Sala Campioni del Palazzo Borsalino, il museo comprende i campioni di tutti i copricapo prodotti dallo stabilimento a partire dal 1857, anno di fondazione, sino ai nostri giorni. L’esposizione propone ai visitatori circa 2.000 cappelli delle più diverse forme e colori esposti negli storici armadi disegnati da Arnaldo Gardella. Sono stati catalogati e scelti gli oggetti che hanno segnato le fasi della produzione, con la consapevolezza e lungimiranza di tutelare la storia, il patrimonio estetico e culturale dell’azienda. Il museo rappresenta la storia della produzione della celebre azienda ma anche il suo rapporto strettissimo con Alessandria e gli alessandrini. Ogni sezione espositiva prevede un video di introduzione ai temi trattati, inoltre tre postazioni multimediali consentono di approfondire i temi trattati nel percorso espositivo. 61 Carnet › Marco Villoresi docente ospite all’università di Zurigo Si svolgerà martedì 10 marzo, con inizio alle 16.15, nella sala D 31 del Romanisches Seminar (Zürichbergstr. 8), la lezione del professor Marco Villoresi, dell’Università degli studi di Firenze, docente ospite presso la Facoltà Phil. I dellUniversità di Zurigo. Tema della lezione: La voce in piazza: testimonianze storico-letterarie fra Tre e Quattrocento. La lezione è aperta al pubblico interessato. › Registi italiani di ieri e di oggi Ciclo di film, con discussione, presso l’università di Zurigo (Rämistrasse 69) organizzato da Maria Andreina Le Foche, lettrice d’Italiano, in collaborazione con Istituto Italiano di Cultura. Le proiezioni si svolgeranno con inizio alle ore 18°° nell’aula SOC-1-106. Entrata libera. Questo il programma: 10.03.2009 Pier Paolo Pisolini Il Decameron (1971) con Ninetto Davoli e Laura Betti 17.03.2009 Michelangelo Antonioni Il Deserto rosso (1964) con Monica Vitti 24.03.2009 Elio Petri Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto (1970) con Gian Maria Volonté e Florinda Bolkan 31.03.2009 Roberto Faenza Sostiene Pereira (1995) con Marcello Mastroianni 07.04.2009 Alessandro D`Alatri Casomai (2002) con Stefania Rocca e Fabio Volo 21.04.2009 Gianni Amelio Lamerica (1994) con Michele Placido 28.04.2009 Emanuele Crialese Respiro (2002) con Valeria Golino 05.05.2009 Ferzan Ozpetek Cuore Sacro (2005) con Barbara Bobulova 19.05.2009 Pupi Avati La seconda notte di nozze (2005) con Antonio Albanese, Katia Ricciarelli 26.05.2009 Luca Lucini Tre metri sopra il cielo (2004) con Riccardo Scamarcio e Katy Louise Sanders › Pier Paolo Pasolini allo Strauhof di Zurigo Si aprirà il prossimo 18 marzo e durerà fino al 1° giugno la mostra multimediale dedicata alla produzione artistica di Pier Paolo Pa- 62 solini intitolata Wer bin ich. Nell’ambito dell’esposizione - organizzata dal Museo Strauhof in collaborazione con Istituto Italiano di Cultura e la Società Dante Alighieri di Zurigo - martedì 24 marzo alle ore 20°°, Graziella Rossi, Helmut Vogel, e Leonardo Zanier leggeranno poesie e scritti dello scrittore e regista italiano in tedesco, italiano e friulano. Informazioni: www.strauhof.ch › Omaggio al Futurismo al Museo d’arte di Lugano In occasione del centenario del Movimento Futurista il Museo d’Arte di Lugano partecipa alle celebrazioni con una duplice mostra. La prima, che occupa il primo e secondo piano del museo, rende omaggio a Umberto Boccioni (1882-1916), uno dei maggiori esponenti di questa fondamentale avanguardia artistica di primo Novecento. La seconda, che si snoda nelle sale del terzo piano, è dedicata a una scelta di disegni dell’artista fiorentino Primo Conti (1900-1988), sodale di Boccioni. La mostra resterà aperta fino al 19 aprile. Informazioni: www.mda.lugano › Con Giotto, il Made in Italy nel mondo Un‘opportunità per far conoscere meglio l‘Italia, attraverso le località che hanno accolto ed ispirato l‘itinerario di Giotto pittore, il grande genio italiano che “fissava con tanta chiarezza gli oggetti con l’occhio della sua immaginazione, da poterli rendere con netti contorni”, sosteneva Johann Wolfgang Goethe nel 1826. L’ENIT-Agenzia, in occasione dell’allestimento della mostra “Giotto 1267-1337. La rinascita della pittura in Italia”, che sarà ospitata a Roma, nel Complesso del Vittoriano, dal 6 marzo al 29 giugno prossimi, in qualità di Ente promotore utilizzerà l’immagine ufficiale della Mostra per varie iniziative sui mercati internazionali in cui opera ed organizzerà educational tour, rivolti sia alla stampa straniera che ai tour operator esteri interessati a conoscere dal vivo l’immenso patrimonio turisticoculturale del nostro Paese. Rivista – Marzo 2009 La 4° Concorso italo-svizzero del Liceo Vermigli L’Italia come vorrei che fosse Il Liceo Pier Martire Vermigli con il patrocinio del Consolato Generale d’Italia di Zurigo bandisce il 4° Concorso italo-svizzero. Il Concorso, che quest’anno verte sul tema L’Italia come vorrei che fosse, si rivolge a tutti gli studenti tra 9 e 21 anni delle scuole elementari, medie e superiori, sia italiane sia svizzere, di cui tende ad evidenziare la potenzialità creativa. Esso si articola su 3 fasce di età (9-12; 13-15; 16-21) e in 2 sezioni (a) letteraria; poesia – racconto; (b) artistica pittura – scultura). La partecipazione, aperta solo agli studenti residenti in Svizzera, è gratuita. Tutti i candidati possono partecipare a una sola sezione per la propria fascia di età. l E ING ,EAS ENTI M ZIA NAN DOM I AGG VANT U I ZIOD ,gINI IONE S S A NAP A AND a) Sezione letteraria I partecipanti devono inviare, in lingua italiana o tedesca: 1 poesia di lunghezza non superiore ai 50 versi oppure 1 racconto non più lungo di 3 pagine (max. 6’000 battute) (no e-mail!) b) Sezione artistica I partecipanti devono presentare 1 sola opera a scelta tra: 1 quadro oppure 1 scultura. Opere già presentate in altri concorsi non possono essere presentate. I lavori devono pervenire entro il 15 aprile 2009 (fa fede il timbro postale) al seguente indirizzo: Liceo Vermigli, Segreteria del Concorso, Jungholzstr. 43 8050 Zurigo Le opere inviate resteranno esposte al pubblico presso i locali del Liceo Vermigli fino al 30 giugno 2009 e potranno essere ritirate direttamente dagli interessati soltanto dopo quella data. Le opere non ritirate entro il 1° settembre resteranno proprietà del Liceo. La giuria sarà composta da dirigenti scolastici, insegnanti, personalità vicine al mondo della scuola. Le sue decisioni sono insindacabili. La cerimonia di premiazione, alla quale sono invitati tutti i partecipanti, le loro famiglie e i loro amici, avrà luogo sabato 16 maggio 2009, alle ore 18.00, presso la sala S.Agatha di Dietikon, Bahnhofplatz 3, alla presenza delle autorità e della stampa. Informazioni: Tel. 044 302 20 50 - Fax. 044 302 21 61 info@liceo-vermigli.com - www.liceo-vermigli.com )LPARTNERSICUROPER LEASINGElNANZIAMENTI 2ICHIEDETEUNgOFFERTALEASINGALPIáVICINO CONCESSIONARIOOPPURETELEFONATECI :àRCHERSTRASSE 3CHLIEREN 4EL &AX WWWlDISlNANCECH Rivista – Marzo 2009 La 63 Di casa in Svizzera – Collegamenti in tutto il mondo. La nostra casa madre, fondata nel 1590, è una delle banche più antiche del mondo. Esperienza, obiettività e vicinanza ai nostri clienti sono i valori che ci contraddistinguono da oltre quattro secoli. E continuano ad essere attuali come all’inizio. Approfittate delle nostre soluzioni su misura e della nostra esperienza. B E RE N B E RG BAN K ( S C HWE I Z ) AG M I C HAE L A. P. SAG E R KREU Z STRAS S E 8034 5 Z U RI G O SVI Z Z E RA WWW. B E RE N B E RG . C H +41 44 284 21 84 di Liber Scaffale Poesie in italiano, tradotte in tedesco. Ma l’impresa principale non quella della traduzione linguistica. Semmai è quella di “tradurre in parole dei sentimenti, delle sensazioni, delle sfaccettature di verità: questa è poesia”. Utilizzare le due lingue, anche se l’originale è in italiano, è la naturale conseguenza, ma anche l’implicito timore che deriva da un senso di non appartenenza, dell’identità plurima di un giovane italiano di seconda generazione nato e cresciuto in Svizzera. Giovito Keine Werbung, “Traducendo le poesie in tedesco” –scrive nell’introduzione– “incontro una frontiera linguistica prego! da varcare. A volte la parola tradotta sembra più Books pertinente per esprimere un concetto. A volte la on Demand parola tradotta sembra più pertinente per esprimere un concetto. Si aprono dei varchi in cui le pp. 63, parole di entrambe lingue possono moltiplicare il proprio significato. Il tradurre stesso diventa quinFr.15.50 di una forma di espressione.” (…) Tuttavia non ci sono parole riservate esclusivamente ad una delle due lingue. “Respiro” entrambe le lingue dalla culla in poi ed esse convivono in me da allora; a volte in modo conflittuale, a volte si creano delle sinergie.” (…) “Non è questione di “bella parola” in poesia, ma di identità. Traducendo le poesie in tedesco rispecchio, come nel code-switching della lingua parlata, la Mischkultur di un italiano di seconda generazione in Svizzera”. “Nei brevi racconti di questa raccolta si parla soprattutto di sesso, cioè di donne, o meglio di uomini. Insomma, dei complicati rapporti amorosi. Tuttavia, rimarrà deluso il lettore convinto di aver acquistato un libro spinto, proibito ai minori di 18 anni, anticonvenzionale, anticonformista e tutti gli ‘anti’ che volete. Il titolo di questa raccolta di novelle è infatti abbastanza commerciale e forse anche tutto il resto. Ma sbaglia chi crede di imbattersi in una sorta di edizione occidentale del kamasutra, in storie boccaccesche del terzo millennio o in un saggio del tipo ?Tutto quello che avreste voluto sapere sul coito e che purtroppo già sapete’. L’autore ha cercato, infatti, di evitare, nei limiti del possibile, la descrizione di particolari situazioni scabrose o tali da suscitare reazioni pruriginose. Il più delle volte, amplessi e copule sono avvolti da un velo asettico di castigato descrittivismo ambulatoriale. A pensarci bene, qui si parla anche e non solo di sesso. Esso fa da cornice a una pretestuosa quanto didascalica narrazione dei più disperati argomenti, dal centralismo democratico alle speranze di cambiamento suscitate dalla vittoria dell’Ulivo il 21 aprile 1996; dall’estetica di Lukacs al cubismo sintetico di Henry Moore; dall’antropologia strutturale di Levi Strass alla psicoanalisi di Freud, dal canto gregoriano alle mirabili ouvertures del Cigno di Pesaro…” (dalla postfazione). Con un’avvertenza in apertura: “Personaggi, vicende, luoghi descritti in questi racconti sono in sommo grado il frutto di una esuberante fantasia”. La Biblioteca Civica di Pordenone ha recentemente pubblicato, nella collana Piccola biblioteca di autori friulani, una nuova silloge di Leonardo Zanier, Lôcs (Luoghi). Monosillabico il titolo (icastico, essenziale, del tutto consono al modo poetico di Zanier, osserva in prefazione Elvio Guagnini), quindici poesie - l’ultima già edita - organizzate in quattro sezioni, cui si aggiungono due liriche che rimandano a Karl Kraus e a Pier Paolo Pisolini.. Dai fagioli (Fasôi) ai cellulari (Natel, come li chiamiamo noi in Svizzera). Dal legume (la sezione raggruppa quattro testi scritti su sollecitazione di Silvana Schiavi sui fagioli della Carnia) che è stato uno degli ingredienti essenziali, non solo della cucina, ma pure di una civiltà, ad un altro ingrediente, altrettanto diffuso ma di segno diverso, dell’era della globalizzazione. In questa sezione, in cui è raccolto un trittico visionario e surreale, il pretesto narrativo intreccia disinvoltamente quello delle sepolture (il canto dei grilli in un cimitero, dove non ci sono tane ma tombe, porta all’accostamento con il trillo di un cellulare dimenticato, forse non casualmente, in una tomba). Completano il volumetto altre due sezioni: La seconda forma, “una rivisitazione di poesie scritte oltre 40 o 30 anni fa”, e L’amore nell’età dell’A… “dove A sta per Alzeheimer, un progetto che l’autore, “in attenta osservazione” coltiva da tempo. I testi originali sono in friulano, ma si faccia attenzione, avverte Guagnini nella prefazione, anche alle traduzioni che il poeta stesso fa in lingua italiana: rifacimenti anch’essi, altra poesia. Paolo Tebaldi Quasi un dongiovanni Il Filo pp 521, € 19.50 Leonardo Zanier Lôcs (Luoghi) Biblioteca Civica di Pordenone pp 60; € 6,00 Rivista – Marzo 2009 La Giovito (al secolo Giovanni Vito Russo) è nato a Berna il 5 maggio 1975. Nella capitale svizzera è cresciuto e vive tuttora con la moglie Rebecca. Giovane di seconda generazione, i suoi genitori sono emigrati dalla Basilicata alla fine degli anni Sessanta, insegna italiano e francese in un liceo. Oltre a Keine Werbung, prego! Ha pubblicato Frammenti (2002) e Spezzatino (2006). Paolo Tebaldi, nato a Pesaro nel 1941, vive nei pressi di Zurigo dal 1964. Animatore culturale, ha svolto svariati mestieri; si è occupato di formazione degli adulti, di comunicazione ed è attivo nell’associazionismo e nel mondo del volontariato. Leonardo Zanier; poeta, scrittore autore teatrale dialettale, educatore e sindacalista, originario della Carnia vive a Zurigo 65 di Jean de la Mulière Defiance di Edward Zwick Nel 1941, durante la Seconda Guerra Mondiale, milioni di ebrei vengono uccisi e torturati dai nazisti. Tre fratelli riescono a fuggire alla cattura nascondendosi nei boschi dell’entroterra bielorusso, dove già opera l’Armata Rossa sovietica. La voce e la speranza di una possibilità nuova si diffondono e in breve tempo i fratelli diventano un punto di riferimento per centinaia di transfughi ebrei. Edward Zwick è da tempo figura nota per l’attenzione su certe tematiche e su quelle storie che possono smuovere il conformismo e la pigrizia del pubblico in relazione a vicende minori e misconosciute. Encomiabile in fondo, anche quando non si parla di Shoa - un orrore che è sempre bene ricordare - ed anche quando per raggiungere il pubblico si sceglie una forma ‘patinata’ ed edulcorata, come in questo caso. Tutto è sacrificato sull’altare della storia (non confondiamoci con la Storia), e così realismo e verosimiglianza lasciano un po’ a desiderare. In compenso il risultato è esattamente quello che ci si aspetta e si esce Pranzo di ferragosto di Gianni Di Gregorio Gianni, figlio unico, vive a Roma con la madre vedova, una donna sola, capricciosa e dalla personalità dominante. Il giorno prima di Ferragosto, l’amministratore del condominio gli propone di prendersi cura della sua anziana mamma per i due giorni di vacanza, in cambio gli scalerà i debiti sulle spese condominiali. Giovanni è costretto ad accettare, ma l’amministratore ne approfitta per lasciargli in custodia anche una zia. Non bastasse, un amico medico, per la sua giornata di turno in ospedale, ha anche lui qualcuno da affidargli: la madre. E poi c’è chi dice che il ferragosto in città è noioso.. Piccolo, sofisticato, delizioso, Pranzo di ferragosto, è un bell’omaggio ad un cinema che non c’e’ più, fatto di sguardi, che, da entrambi i lati della cinepresa, semplicemente raccontavano. Esattamente come racconta questa pellicola di un esordiente speciale, che fa il primo film a cinquant’anni (dopo un decennale allenamento alla sceneggiatura di pellicole come Gomorra), si mette in corsa alla Settimana della Critica The reader di Stephen Daldry Anni ‘50. Michael Berg, attraversa i primi turbamenti adolescenziali. Un giorno, per strada, si sente male e viene soccorso da Hanna, una donna più grande di lui che nei giorni seguenti lo inizierà al sesso. Dopo aver perso le tracce dell’amante per molti anni, Michael, divenuto studente di legge, ritrova la donna in un’aula di tribunale, accusata di crimini contro l’umanità, scoprendo il suo lato oscuro di spietata guardia nazista ad Auschwitz, accusata di aver ucciso oltre trecento ebrei. Non poteva non far discutere e parlare di sé, The Reader. Il film, tratto dall’omonimo romanzo di Bernhard Schlink pubblicato nel 1996, affronta infatti argomenti molto delicati come l’Olocausto. Qui non si tratta solo di convertire il romanzo in un film, bensì di trasferire un’opera dal suo originale contesto, senza snaturarla, e renderla internazionale, di superare le barriere linguistiche, poste dall’inevitabile differenza dei due mezzi espressivi, il libro e il cinema, per esprimere questioni etiche universali. Il tema della colpa qui sconfina dalla Rivista – Marzo 2009 La Sequenze soddisfatti per aver visto un film scorrevole ed a tratti intenso e dinamico e delle interpretazioni decisamente sentite, anche quando riescono meno ad essere emozionanti o oggettivamente plausibili. Film d’intrattenimento per costruzione e di riflessione per contenuto, si appoggia ad una storia vera importante, ma non ne indaga le nascoste profondità, piuttosto mostra e, facendolo, problematizza. Solido prodotto d’azione, Defiance mette in scena la disputa di chi si chiede se gli ebrei non avrebbero fatto meglio a resistere e risponde con un episodio di resistenza estrema, ci dice delle donne che volevano una pistola per potersi difendere da sole e della fatica fatta per aprirsi un varco nelle acque, perché non tutti sono Mosé, ma tutti hanno il diritto di provare a raggiungere l’altra riva. Veneziana e vince il premio come migliore opera prima, con il suo bagaglio di straordinaria umanità. Non è un caso se, guardando le piccole cose quotidiane che Pranzo di ferragosto racconta, il pensiero torna al cinema d’autore. C’è la solitudine, la recessione, ci sono i problemi economici, ma c’e’ Roma, vuota a Trastevere, e ancora tanta umanità, solidarietà, voglia di vivere, insieme a qualche sana pulsione, mai sopita con l’età. Un cinema che pareva sparito torna per un’ora o poco più, il tempo giusto, quello che basta per un buon pranzo, un buon film e un lavoro fatto bene. Abituati (piuttosto male direi) a veder circolare, nel circuito ufficiale degli schermi elvetici, quasi esclusivamente le stucchevoli pellicole nazionalpopolar-natalizie, non possiamo essere grati alla Xenixfilm per la meritoria distribuzione del film. legalità alla moralità; un essere umano è in grado di discernere il bene dal male, deve sapere che salvare la vita a trecento persone ha la priorità assoluta rispetto all’esecuzione bieca di un ordine ‘superiore’. Non vi può essere ‘redenzione’ o perdono né tanto meno amore per chi ha compiuto tali crimini. Eppure Daldry cerca quasi di restituire una certa umanità al personaggio di Hanna, stranamente attratto dalla letteratura, e rende quest’ultima un mezzo di espiazione, ma anche di comunicazione tra due amanti. Sceglie di mostrare la violenza attraverso campi di sterminio abbandonati, riempiti solo dal vuoto di quelle mostruose violenze e dai resti consumati di migliaia di cadaveri. Attraverso il silenzio esprime l’indicibile, lo spettro onnipresente di una ferita ancora aperta, che riguarda tutta l’umanità. 67 L a musica e la danza ai confini dell’India Ai confini dell’India, del Pakistan e dell’Afghanistan si trova il Rajasthan che in sanscrito significa “Paese dei Principi” - e il suo deserto, il deserto di Thar. È forse a causa dell’aridità dell’ambiente che, nella notte dei tempi, i suoi abitanti hanno lasciato le bellezze del luogo per spostarsi verso occidente, attraversando il Caucaso, l’Iran, la Turchia, spingendosi fino all’Europa dando il via alla migrazione del popolo rom. In India l’arte fa parte della vita quotidiana, l’espressione creativa fa parte del carattere indiano. Sia se parliamo di rituale religioso, sia se pensiamo al semplice atto di offrire e servire il cibo: gli indiani hanno sviluppato un atteggiamento, un modo ‘estetico’ di fare le cose, qualsiasi cosa. Un rituale praticato da una tribù nomade del Rajastan chiamata Bhopa, illustra bene la sintesi di diverse arti, come la pittura, la musica, il narrare storie, l’adorazione. Alcuni bardi nomadi vanno di villaggio in villaggio a cantare le lodi della divinità locale Pabuji, davanti ad una grande stoffa in cui sono dipinti gli episodi tratti dalla vita della divinità. Questi dipinti sono fatti, in forme stilizzate e colori brillanti, da famiglie che si sono specializzate in questa arte e la trasmettono alle generazioni successive. Prima di disegnare la prima linea, l’artista fa un “pooja”, una cerimonia religiosa di purificazione degli elementi e di ringraziamento, affinché gli strumenti che utilizzerà diventino sacri. Questa cerimonia implica l’avvicinarsi con rispetto all’azione da compiere, significa immettere la magia nel quotidiano. La musica accompagna e avvolge come in un bozzolo tutta la vita dell’uomo. Il canto celebra le gesta degli dei, sottolinea le festività, scandisce i ritmi stagionali della natura e porta gioia al lavoro del contadino, del barcaiolo, del cammelliere. È una musica 68 lontana dalla nostra tradizione occidentale, che ha tuttavia anche per noi un fascino coinvolgente e misterioso. Anche l’arte della danza in India ha le sue radici nell’antichità, come dimostrano sculture e dipinti i cui esempi risalgono a 4000 anni fa. Un eminente musicologo indiano, il primo, vissuto all’incirca tra il primo e il secondo secolo dopo Cristo, aveva riconosciuto nove sentimenti obbligatori per un musicista: amore; divertimento; pathos; rabbia; eroismo; terrore; disgusto; meraviglia; serenità. Sono le emozioni basilari di tutta l’estetica indiana, i navarasas. La musica colta moderna indiana deriva direttamente da qui, e dai Veda (scritti sacri indiani), dove ce ne erano accenni, tramite una tradizione che si basava sulla trasmissione orale! Naturalmente anche qui c’è una casta che rappresenta i musicisti; questi vengono educati da bambini, ma non per particolare disposizione, dai maestri, con un percorso che oltre ad insegnare la tecnica, comprende un completo sviluppo dell’individuo, dato che sono studiate anche nozioni spirituali, morali e religiose. La tradizione cui si riferisce la musica è decisamente opprimente per i musicisti, i quali hanno avuto la possibilità di apportare ben poche modifiche, ma è grazie a questo fattore che la musica che si continua a suonare è molto molto simile a quella di parecchi secoli fa. In quest’ottica la musica ha di per sé un valore relativo: non è fatta per intrattenere semplicemente, ma per trasmettere; durante il concerto il suonatore instaura un contatto fortissimo col suo pubblico, effettuando con esso profondi scambi spirituali. Rajasthan e dintorni Coloro che, qualche anno fa, hanno visto il magnifico film di Tony Gatlif Latcho Drom non ne hanno certo dimenticato le immagini iniziali: una distesa di sabbia, un albero e un gruppo di musicisti che suonano per tutta la notte per festeggiare un matrimonio, così come si fa ancora solo in quei paesi che sono divenuti la memoria viven- Rivista – Marzo 2009 La te del nostro passato, dove il tempo sembra sospeso, riempito solo di musica. I Gitani del Rajasthan, musicisti nomadi, ci riportano proprio sulle strade del nord-ovest dell’India, là dove affondano le autentiche radici dei gitani. Erano nomadi provenienti dal deserto di Thar ed appartenevano a parecchie caste come quella dei Sapera-kalbelya (incantatori di serpenti) o quella dei Langa (rinomati poeti). Vi erano musicisti classici sufi e musulmani, cantastorie indù, artisti di strada, tutti riuniti in un’unica fusione di tutti i colori del Rajasthan, in un gran pot-pourri musicale e visivo d’ispirazione circense. Il loro spettacolo è infatti un vero circo musicale, ma anche una combinazione unica di culture: araba, indiana e gitana, nella quale i musicisti danno il ritmo ad un mondo incantato che comprende numeri di danza, spettacoli di circo, giochi acrobatici col fuoco, nonché affascinanti giochi d’equilibrio e di destrezza. Insomma, uno spettacolo da scoprire, con il quale i Gitani del Rajasthan invitano a percorrere a ritroso, insieme a loro, la strada delle carovane sull’onda dei ritmi febbrili di una musica popolare che evoca il fascino misterioso di una terra ricca e immaginaria. Anche la musica che eseguono i Gitani del Rajasthan è misteriosa, tribale e d’origine vocale, vicina al qawwali (la musica sacra pakistana) ma con un idioma politeista inter-religioso. Manganyar e Langa La musica del Rajastan, grazie alla sua vicinanza al Pakistan, subisce oggi un’accresciuta influenza del qawwali e dei canti religiosi sufi, grazie soprattutto alla notorietà e alla statura di artisti come Nusrat Fateh Ali Khan. I Manganyar e i Langa, anch’essi mussulmani, hanno quindi incluso nel loro repertorio i canti di devozione Qawwali. Modellando il gesto e lo sguardo meglio di chiunque altro, in una introduzione poetica (doha) sul tema del racconto amoroso e leggendario di Dhola Maru, il cantante piange la separazione degli innamorati: “persino gli animali, separati dal giorno, si ritrovano uniti dalla notte”. L’arte dei Manganyar e dei Langa si pone fra tradizione colta e popolare. I loro canti raccontano le leggende di un mondo ormai scomparso: racconti epici di guerre, di nascite e matrimoni, o canti d’amore, ma il loro repertorio è costituito soprattutto da poemi mistici e canti devozionali dedicati a Krishna. Nella trasmissione della loro arte essi hanno conservato le vestigia di un’arte cavalleresca, religiosa e gestuale. Questo è riscontrabile nella loro interpretazione dei mota git, canti dalla forma elaborata, più classica e tecnica, che comprendono una introduzione poetica (doha) nella quale le voci si distendono in un vero enunciato poetico, elevandosi sinuose e torride. La danza Teratali La musica e la danza, prima della nascita delle danze classiche, ruotavano intorno alle attività basilari Rivista – Marzo 2009 La della gente rurale e tribale, ne erano parte integrante. Musica e danza servivano ad esprimere emozioni ed esperienze e anche ad elevare lo spirito. Vi erano danze di caccia, in cui si imitavano i movimenti degli animali, e le canzoni ne imitavano i versi, per accordare i riflessi del cacciatore alla preda. Oppure le danze di guerra utilizzavano molto i tamburi per incitare e incoraggiare la vittoria, quasi come un’esortazione psicologica. Le comunità agricole (rajasthani) celebrano i ritmi della vita quotidiana, il cambiamento delle stagioni, i raccolti, le feste religiose, le nascite e i matrimoni sempre al suono di musica. E dove c’è musica c’è anche danza. Ci sono molte forme di danza e teatro popolare, in cui si narrano le leggende di eroi, re e divinità locali. Persino le arti marziali hanno influito sulla danza. Riconosciamo nella danza, in particolare alcuni gesti molto decisi della danza Kathakali richiamano, in forma stilizzata, l’arte marziale. Da queste ricche tradizioni di danze popolari e tribali traggono origine le danze classiche dell’India, che hanno poi affinato sempre più le proprie tecniche e ognuna di esse si è distinta per delle caratteristiche peculiari, proprie di quella danza. La danza è sempre stata forma di devozione ed espressione di emozione e sentimenti, nata da pulsioni religiose e basata soprattutto sulla ricca tradizione indù. La danza indiana si manifesta in vari aspetti: movimenti del corpo eseguiti semplicemente per la loro bellezza e grazia decorativa; espressione del viso e gestualità codificata che intendono trasmettere un significato o introdurre un tema; ancora espressioni del viso e movimenti delle mani, abbinati all’uso delle parole che introducono elementi del dramma. La danza è praticata in molti stili diversi dalle popolazioni del Rajasthan, sia come momento di festa, sia per il culto politeista, fra cui Krishna è particolarmente venerato. Il Teratali è una rappresentazione con canti e danze, eseguite dalle donne del Rajasthan, basate sugli episodi della vita di Krishna. Le due danzatrici, appartenenti alla casta dei Sapera (la casta degli incantatori di serpenti), eseguono una serie di danze sedute, in cui fanno tintinnare ritmicamente dei piccoli cimbali (mangira), di cui sono adornate. L’espressione corporea è affidata ai movimenti delle braccia e della parte superiore del corpo, mentre l’espressione del viso, contrariamente alla danza classica o popolare dell´India, resta in un certo modo distaccata e lontana, come a sottolineare il carattere devozionale dei movimenti. La danza è accompagnata da tabla, punji e sarangi (violino del Rajasthan). È il suono del sitar, dei flauti e delle percussioni, il fruscio degli abiti di seta, il bagliore dei gioielli, il tintinnio dei campanelli alle caviglie, tutto concorre a farci vivere un’esperienza profondamente toccante. 69 P Barolo Barbaresco & Friends 2009 resentate a Zurigo le nuove annate Ha riscosso grande successo la presentazione della nuove annate di Barolo (2006) Barbaresco (2007) e Roero, organizzata a Zurigo dalla Camera di Commercio italiana per la Svizzera su incarico del Consorzio di tutela Barolo Barbaresco Alba Langhe e Roero, in collaborazione con Enoteca Regionale del Barolo e Strada del Barolo e Grandi Vini di Langa. Nella sala affollatissima (foto 1, 2, 3, 4), per un intero pomeriggio produttori e importatori si sono incontrati, animando discussioni (foto 5) ai tavoli di degustazione. Presenti anche i giornalisti, che, in una saletta separata (foto 6), hanno potuto approfittare di una degustazione guidata dal direttore del Consorzio di tutela Barolo Barbaresco Alba Langhe e Roero Claudio Salaris. Quest’ultimo, con (da destra a sinistra nella foto 7) il console generale di Zurigo, ministro Giovanni Maria Veltroni, il Segretario General della CCIS, Andrea G. Lotti e il consigliere economico commerciale dell’Ambascia d’Italia in Berna, Luca Attanasio, ha accolto gli intervenuti ai quali è stato rivolto un indirizzo di saluto. 2 1 3 70 4 Rivista – Marzo 2009 La 5 6 7 Rivista – Marzo 2009 La 71 Convivio di Domenico Cosentino Per la prima spremitura e per i 40 anni della DOC Sulla Strada del Torcolato e dei Vini di Breganze Tra vigneti, cibo, arte, storia e cultura La mattina del 10 gennaio, il viaggiatore goloso si trovava ancora in casa di sua figlia a Herrliberg, Svizzera. Aveva trascorso le vacanze di Natale e ora si dilettava in casa a fare il nonno a tempo pieno: accompagnava i nipoti a scuola, andava a fare la spesa, ma, perlopiù, stava ai fornelli, cucinava! Anche quella mattina, come tutte le mattine, è sceso in cucina ed ha incominciato a preparare la prima colazione per tutta la famiglia: figlia, nipoti e genero. Ha acceso la macchina del caffé, inserito la spina del tostapane ed ha iniziato ad apparecchiare la tavola con i suoi tovaglioli colorati, le tazze per il caffèlatte e i coltelli. Stava portando il burro e dello Yogurt (naturale e alla frutta) a tavola ,quando “suonò” il cellulare. Il viaggiatore goloso, interrupe, mal volentieri, il suo puntiglio- L’uva appesa in solaio da “torcolare”. 72 so lavoro, prese il cellulare e rispose: “Sì, sono Cosentino”. “Mi chiamo Alice Franceschi – rispose una voce femminile - e le telefono per invitarla a Breganze il 18 gennaio dove si terrà la prima spremitura del grande Torcolato. Volevamo sapere com’è la “sua agenda”, se volesse partecipare e dove inviarle il programma della manifestazione”. Il viaggiatore goloso ha ringraziato la signora Alice ed ha aggiunto che, trovandosi a Zurigo, non poteva dare una risposta, così, “su due piedi”, consigliandole d’inviare al suo indirizzo di posta elettronica il programma dei lavori, assicurando che, neve o alluvioni permettendo, avrebbe partecipato volentieri alla “Prima del Torcolato” 2009. Poi, è tornato in cucina ed ha ripreso il suo lavoro là dove lo aveva interrotto La mattina del 10 gennaio, il viaggiatore goloso si trovava ancora in casa di sua figlia a Herrliberg, Svizzera. Aveva trascorso le vacanze di Natale e ora si dilettava in casa a fare il nonno a tempo pieno: accompagnava i nipoti a scuola, andava a fare la spesa, ma, perlopiù, stava ai fornelli, cucinava! Anche quella mattina, come tutte le mattine, è sceso in cucina ed ha incominciato a preparare la prima colazione per tutta la famiglia: figlia, nipoti e genero. Ha acceso la macchina del caffé, inserito la spina del tostapane ed ha iniziato ad apparecchiare la tavola con i suoi tovaglioli colorati, le tazze per il caffèlatte e i coltelli. Stava portando il burro e dello Yogurt (naturale e alla frutta) a tavola ,quando “suonò” il cellulare. Il viaggiatore goloso, interrupe, mal volentieri, il suo puntiglioso lavoro, prese il cellulare e rispose: “Sì, sono Cosentino”. “Mi chiamo Alice Franceschi – rispose una voce femminile - e le telefono per invitarla a Breganze il 18 gennaio dove si terrà la prima spremitura del grande Torcolato. Volevamo sapere com’è la “sua agenda”, se volesse partecipare e dove inviarle il programma della manifestazione”. Il viaggiatore goloso ha ringraziato la signora Alice ed ha aggiunto che, trovandosi a Zurigo, non poteva dare una risposta, così, “su due piedi”, consigliandole d’inviare al suo indirizzo di posta elettronica il programma dei lavori, assicurando che, neve o alluvioni permettendo, avrebbe partecipato volentieri alla “Prima del Torcolato” 2009. Poi, è tornato in cucina ed ha ripreso il suo lavoro là dove lo aveva interrotto. Sulla strada del Torcolato L’invito ufficiale alla “Prima del Torcolato” 2009 con tanto di programma allegato, il viaggiatore goloso l’ha trovato nella sua posta elet- Rivista – Marzo 2009 La tronica: “Decidesse di venire a Breganze, sig Casentino, le volevo ricordare che l’Hotel Pedrocchi, dove alloggerà, si trova a San Giorgio di Perlena, sulla Strada del Torcolato. L’hotel è facilmente raggiungibile dalle uscite autostradali di Dueville. Dovrà proseguire per Sandrigo, raggiungere Breganze e da lì, salire per San Giorgio di Perlena. Desidero ricordarLe, inoltre, che sabato 17, per i giornalisti e per tutti gli altri ospiti sarà servita una cena nella sala ristorante dell’hotel, con inizio alle ore 20.30. La prego di confermare la sua presenza e di essere puntuale. Un caro saluto e buona permanenza a Breganze”. Così aveva scritto, firmandosi, la cara Alice Franceschi. E il viaggiatore goloso, dopo aver confermato la sua presenza, quel sabato mattina del 17 gennaio, viste le buone previsioni meteorologiche, dal porticciolo di Meilen, situato sulla sponda sinistra del lago, s’è imbarcato su una nave traghetto, ha attraversato il lago, ed è sbarcato a Horgen, sulla sponda destra del lago. Da lì ha imboccato la strada per Lucerna, direzione Gottardo, e, in meno di tre ore, dopo aver attraversato la “deserta”dogana di Chiasso, è giunto a Milano e si è immesso sull’autostrada A4 che porta a Venezia. A Vicenza Ovest, ha lasciato l’autostrada, ha percorso alcuni chilometri della Valdastico ed è uscito a Dueville, come aveva suggerito Alice. E da qui, da questo percorso chiamato “La Strada del Torcolato e dei vini di Breganze”, che abbraccia 13 comuni, e che si sviluppa nella fascia pedamontana vicentina compresa tra le verdi vallate dei fiumi Astico e Brenta, il viaggiatore goloso ha puntato verso Breganze che è il centro geografico di questa area. Procedendo pacificamente e salendo, fra una curva e l’altra, verso San Giorgio di Perlena, al viaggiatore goloso s’imprimano negli occhi la formidabile impressione di queste pendici coltivate e ricoperte di vigne da cime a fondo. Sono i vigneti della zona DOC Breganze che si distendono ai piedi del versante Sud dell’Altopiano. Di nuovo il viaggiatore goloso si dichiara fortunato di essere stato invitato alla festa del Torcolato e di viaggiare tra questi vigneti che è impossibile descrivere per quanto sono belli e ben curati. Il pomeriggio, ormai, stava morendo. E quando il viaggiatore goloso è entrato a San Giorgio di Perlena ed ha parcheggiato, di fronte all’albergo Pedrocchi, le ombre della notte erano scese sul paese e tutti i lampioni erano ormai accesi. Il viaggiatore goloso, avrebbe dormito, in una stanza con vista sull’ Altipiano d’Asiago. Baccalà, Polenta, Vespaiolo e Torcolato Il viaggiatore goloso è entrato nella sala da pranzo proprio – come usa dire da queste parti- sul “fil della Polenta”: quando la cena stava per essere servita. C’erano i giornalisti, gli ospiti, alcuni produttori del Consorzio dei vini e c’era Alice Franceschi, elegante nel suo abito griffato che, salutato il viaggiatore golo- Rivista – Marzo 2009 La so, gli ha messo nella mano destra una coppa di “Vespaiolo Spumante Classico Extradry DOC “, Azienda Agricola Beato Bartolomeo di Breganze. Lo ha accompagnato fino al tavolo e lo ha fatto accomodare accanto a un simpatico giovane signore, il quale si è subito presentato con nome cognome, dichiarando anche la sua professione: “Mi chiamo Giuseppe Sartori e sono il Responsabile Commerciale della Cantina Beato Bartolomeo da Breganze. So che ha fatto un lungo viaggio, che viene da Zurigo, Sig. Cosentino. Maggiormente volevo ringraziarla per la sua presenza alla Prima del Torcolato – disse il Sig. Sartori – anche lui elegantissimo, nel suo completo firmato da uno di quei stilisti che hanno reso famosa l’alta moda italiana nel mondo. L’aperitivo è stato offerto dalla nostra Cantina. È uno Spumante Classico prodotto da uve autoctone 100% varietà Vespaiola. Lo ha già assaggiato? Volevo sentire la sua opinione !”. Il viaggiatore goloso volse lo sguardo verso la coppa di spumante che sembrava dicesse “bevimi!”, notò il fine perlage, le bollicine che salivano lentamente dal basso verso la superficie del vino, osservò, con molta attenzione il colore giallo paglierino tenue con riflessi verdolini, portò la coppa al naso e annusò: un profumo intenso, fruttato con sentori di agrumi invase le narici del goloso. Poi portò la coppa alla bocca, bevve alcuni sorsi e trovò che al palato il vino era fresco, piacevolmente equilibrato. “Ottimo vino – disse il viaggiatore goloso – rivolgendosi al sig. Sartori, facendogli i complimenti. “E questo è solo l’iniziorispose con una certa soddisfazione il signor Sartori - sentirà gli altri vini, bianchi e rossi: il Vespaiolo Superiore, lo Chardonnay, il Pinot Grigio, il Marzemino, il Merlot, il Cabarnet, il Pinot Nero e naturalmente il Torcolato, che è il “fiore all’occhiello” di tutti i produttori della Breganza DOC, questo vino passito, ottenuto dalla spremitura delle migliori uve di vespaiolo lasciate appassire. La Cantina Beato Bartolomeo – continuò Giuseppe - fondata nel lontano 1950, quando 121 viticoltori della zona di Breganze si sono riuniti, mettendo insieme il loro lavoro e la grande passione per la vite che li accomuna, oggi è una realtà produttiva con Il viaggiatore goloso con Giuseppe Sartori. 73 Piazza Mazzini a Berganze: cerimonia per la prima spremitura del Torcolato. circa 1000 soci che costituiscono il grande patrimonio di questa azienda che raccoglie l’80% della produzione vinicola dell’area pedamontana”. E i vini arrivarono – tutti eccellenti - uno dietro l’altro, serviti e abbinati ad ogni portata del menù degustazione che lo Chef del Ristorante Pedrocchi aveva preparato. E a dimostrazione che questo lembo di terra vicentina, oltre ai grandi vini, ha anche una eccellente e saporita cucina molto legata al territorio, ecco arrivare a tavola – quali antipasti– il Baccalà alla vicentina con una polentina tenera da mangiare al cucchiaio, la soppressa de casa con giardiniera, seguiti dai primi piatti: il risotto allo zafferano con porro e morlacco del grappa e i maccheroncini al torchio con broccolo fiolaro e pancetta. Il viaggiatore goloso ha ancora mangiato la tagliata di manzo con patate al forno e chiuso con il dessert: un Soufflè di ricotta con salsa torcolato. Soddisfatto per aver mangiato e bevuto dare, ha preso commiato e si è ritirato nella sua stanza in attesa del sonno. Ma la pioggia potrebbe guastare la festa Il viaggiatore goloso si svegliò con il rumore continuo delle gocce che picchiettavano sul tetto: pioveva e le gronde riversavano cateratte sulle mattonelle del terrazzo. Poi si è alzato ed è andato ad aprire le tapparelle. Ha guardato il cielo, diffidente. Si stavano addensando nuvole scurissime ed era salita la nebbia. Per un attimo ha pensato alla grande festa in piazza: alla sfilata dei componenti della Magnifica Fraglia del Torcolato e all’arrivo dei carri d’uva dei viticoltori, alle attività folcloristiche collaterali; alla Spremitura pubblica del Primo Torcolato che, di solito avviene grazie ad un antico torchio completamente restaurato posto al centro di piazza Mazzini gremita da una folla che leva al cielo centinaia di calici tutti colmi di dolcissimo mosto Torcolato appena spremuto. Tutto poteva essere compromesso a causa della pioggia! Il viaggiatore goloso rifletté ancora alcuni secondi sul da farsi, poi è andato nel bagno a sbarbarsi e ad occuparsi dell’estetica. Sbarbato e ripulito, è sceso al piano terra con l’intenzione di fare una buona prima colazione. Con delusione il viaggiatore goloso ha dovuto constatare che la prima colazione come lui intendeva, non è possibile ottenerla in un Hotel a due stelle situato in una cittadina di campagna, che pur essendo un luogo dove cordialità e buona cucina, offriva quella che in gergo si chiama una prima colazione all’italiana. Sbrigata in pochi minuti la ‘pratica’ mattutina con cappuccino e pane biscottato è uscito all’aria aperta. 74 Prima attorcigliato, poi torchiato per bene Anche se i festeggiamenti per il 40esimo anniversario della DOC e per “Breganze Città del Vino” erano previsti nel pomeriggio, per i rappresentanti della stampa, il programma iniziava già la mattina alle 10.30, con un convegno “Breganze: piccola DOC dal grande Fermento”. Il viaggiatore goloso ha guardato il suo orologio, era ancora presto, si è messo al volante della sua auto ed ha raggiunto Breganze, importante centro vitivinicolo con il suo centro storico ricco di colombare, edifici medievali caratterizzati da torrioni, che dal 1330 presero la funzione militare per essere adibiti a uso abitativo nella parte inferiore e all’allevamento dei colombi in quella superiore. Il viaggiatore goloso ha parcheggiato a due passi di piazza Mazzini. A piedi è andato a visitare la duecentesca Chiesa parrocchiale dedicata a S. Maria Assunta, affiancata dallo splendido e altissimo, snello campanile. Il viaggiatore goloso non ha il tempo di descrivere, nei particolari, la chiesa. Deve “correre” al convegno, presso la Cantina Beato Bartolomeo, duranti il quale, i soci della DOC (oggi sono 17) hanno tracciato le linee direttive che contrassegneranno il futuro del Consorzio. La giornata del viaggiatore goloso è proseguita con la sua partecipazione al pranzo collettivo, di produttori e giornalisti, presso la Cantina Maculan. A tavola, tra una moltitudine d’invitati, il viaggiatore goloso ha avuto il tempo solo di mangiare l’antipasto: Lonzino di maiale affumicato con radicchio di Treviso al Torcolato e il risotto con zucca e Asiago. E non ha bevuto nulla. Anche se ha tavola era presente una Carta dei Vini, contenente trenta vini di Breganze DOC, bianchi e rossi. Il viaggiatore goloso ha lasciato la sala da pranzo, è uscito ed è andato all’appuntamento fissatogli, la sera prima, da Giuseppe Sartori. Gli avrebbe raccontato del Torcolato.“Il nome del nostro vino- iniziò a raccontare Giuseppe –tramandatoci dalla tradizione veneta, sembra addirittura essere un caso esemplare. Difatti, caro Domenico, il Torcolato è un vino ottenuto da uve messe ad appassire “intercorlandole”, attorcigliandole a degli spaghi appesi alle travi di asciutte e ventilate soffitte di tipiche case di collina. Uve, poi “torcolate”, pressate delicatamente, da cui si ottiene un mosto - almeno il nostro - dal colore: giallo, brillante dorato. La varietà dell’uva è la vespaiola, quel vitigno autoctono della DOC Breganze che, una volta matura, a causa del suo profumo, è particolarmente gradita dalle vespe. Da qui il nome vespaiola, che deve essere tutta particolare per la produzione del Torcolato, poiché le uve sono sottoposte a trattamento speciale. Vengono raccolte a maturazione completata, naturalmente. E devono essere belle e sane: un solo acino in cattive condizioni potrebbe contagiare quelli vicini. Il pericolo maggiore sta nel marciume e nelle muffe “non nobili”, guai provocati da un andamento climatico pessimo, specie nel periodo più vicino alla vendemmia. Il vino torcolato ha una resa molto bassa, appena 25, 30 litri ogni cento chili d’uva, che una volta torcolata, si avvia una fermentazione lentissima. A questo punto il vino è pronto per il momento successivo: l’affinamento nella piccola botte di rovere. Il soggiorno del Torcolato in barrique ha durata variabile, mai, comunque, meno di un anno. Dopo l’imbottigliamento passano ancora sei mesi prima che il vino esca dalla cantina; giustamente gli si concede il tempo di ricomporsi, di stabilizzarsi”. Giuseppe ha finito di raccontare. Ha stappato una bottiglia di Torcolato. Ha riempito due bicchieri ed ha brindato con il viaggiatore goloso. Fuori, in piazza Mazzini, nonostante Rivista – Marzo 2009 La LA RICETTA SOUFFLÈ DI RICOTTA CON SALSA DI TORCOLATO Ingredienti per sei soufflé: 250 gr di ricotta, 4 tuorli , 4 albumi montati a neve, una bustina di zucchero vanigliato, 80 gr di zucchero, ½ buccia d’arancia grattugiata, ½ buccia di limone grattugiata, un cucchiaio di uvetta, un pizzico di sale. Per la salsa al Torcolato: 3 dl di succo d’arancia, 80 gr di zucchero, 3 cl. di Spumante Classico italiano, 4 cl. di Torcolato, 50 gr di burro. Come lo preparo: Monto i tuorli con lo zucchero, aggiungo la ricotta con lo zucchero vanigliato, il sale, la buccia d’arancia, del limone e l’uvetta tritata. Monto gli albumi a neve e li incorporo alla ricotta. Riempio 6 stampini e passo al forno, a bagnomaria, per circa venticinque minuti ad una temperatura di 250 gradi. Li sforno su un piatto. Per la salsa, faccio ridurre il succo d’arancia, lo spumante e il vino torcolato fino a un quarto del volume. Incorporo il burro a freddo aiutandomi con un frullatore. Sistemo i miei soufflè su ogni singolo piatto da dessert, guarnisco con la salsa al torcolato e porto a tavola. Per il Vino, inutile dire che il Torcolato dal profumo ricco e intenso, con sentori di miele, mandorle dolci e albicocche secche e dal sapore dolce e pieno, di buon corpo e di grande equilibrio fra acidità e zuccheri, è l’abbinamento perfetto. Rivista – Marzo 2009 LA GASTRONOMIA ITALIANA IN SVIZZERA la pioggia, la nebbia e il freddo, la festa per la “Prima del Torcolato” era iniziata. I carri carichi d’uva passita arrivavano e sfilavano fra due ali di pubblico festoso. I grappoli di Vespaiolo, dopo l’appassimento di due mesi, venivano “torchiati”, spremuti secondo la tradizione con un torchio degli anni trenta completamente restaurato. Centinaia di calici si levavano al cielo: tutti colmi del dolcissimo torcolato appena spremuto. E mentre il Popolo di Breganze brindava in allegria, sul palco della festa, il Poeta recitava: “Se nei congressi a Le Nazioni Unite i sagiozasse un quartin de “Torcolato”, tante busìe non sarie più dite e assà più onore se farìa ogni Stato: un imbriago te sa dire ‘l vero, mentre un ministro non l’è mai sincero”. Viva Italia Cucina tradizionale! Da noi apprezzerete la vera italianità con le nostre specialità tipiche, che normalmente solo in Italia potete apprezzare. Lasciatevi incantare dal nostro ambiente mediterraneo e da un servizio impeccabile, dalle nostre eccellenti pizze, preparate secondo le ricette originali del campione del mondo di pizzaioli e con il marchio «Vera Pizza napoletana DOC», dalle tipiche pietanze a base di carne o di pesce, nonché dalla nostra prelibata pasta fatta in casa e dai succulenti dolci. E se amate le tradizioni culinarie del bel Paese, da noi troverete consiglio sui migliori, eccellenti vini selezionati da tutte le regioni italiane. «Buon appetito!» Il team Molino si fara piacere di accoglierla alla sua prossima visita con un cordiale «benvenuto»! Nei 16 Ristoranti MOLINO in Svizzera, Lei è un’ospite sempre gradito durante tutti i 365 giorni dell’anno: MOLINO Berna Waisenhausplatz 13 3011 Berna Telefono 031/ 311 21 71 MOLINO Uster Poststrasse 20 8610 Uster Telefono 044 / 940 18 48 MOLINO Dietikon Badenerstrasse 21 8953 Dietikon Telefono 044 / 740 14 18 MOLINO Wallisellen Glattzentrum 8304 Wallisellen Telefono 044 / 830 65 36 MOLINO Friborgo 93, rue de Lausanne 1700 Friborgo Telefono 026 / 322 30 65 MOLINO Winterthur Marktgasse 45 8400 Winterthur Telefono 052 / 213 02 27 MOLINO Ginevra Place du Molard 7 1204 Ginevra Telefono 022 / 307 99 88 MOLINO Zurigo Limmatquai 16 8001 Zurigo Telefono 044 / 261 01 17 MOLINO Ginevra Centre La Praille 1227 Carouge Telefono 022 / 307 84 44 MOLINO Zurigo Stauffacherstrasse 31 8004 Zurigo Telefono 044 / 240 20 40 LE LACUSTRE Ginevra Quai Général-Guisan 5 1204 Ginevra Telefono 022 / 317 40 00 FRASCATI Zurigo Bellerivestrasse 2 8008 Zurigo Telefono 043 / 443 06 06 MOLINO Montreux Place du Marché 6 1820 Montreux Telefono 021/ 965 13 34 SEILERHAUS MOLINO Zermatt Bahnhofstrasse 52 3920 Zermatt Telefono 027 / 966 81 81 MOLINO S. Gallo Bohl 1 9000 S. Gallo Telefono 071/ 223 45 03 MOLINO Thônex 106, Rue de Genève 1226 Thônex Telefono 022 / 860 88 88 La 75 www.molino.ch Motociclette e scooter Made in Italy: grandi movimenti in Svizzera La nuova squadra Aprilia è pronta per la stagione Dall’inizio dell’anno, OFRAG Vertriebsgesellschaft è il nuovo importatore del marchio Aprilia in Svizzera. L’ampliamento dell’attività, molto legato all’accesso nel settore dei motocicli, ha indotto l’azienda ad aumentare l’effettivo del personale. Professionalità, esperienza, competenze e conoscenze professionali sono i criteri che hanno portato al reclutamento dei nuovi collaboratori. Da marzo 2009 Moreno Stiz è il nuovo Sales Manager d’Aprilia. Un esperto inconte- Primatista Mondiale importatori Gruppo Piaggio A Montecarlo, alla Piaggio Dealer Convention di fine gennaio scorso, davanti a più di sessanta rappresentanti d’Europa, Africa e Medio Oriente del Gruppo Piaggio, l’importatore svizzero ha ricevuto l’ambito riconoscimento di Primatista Mondiale importatori Gruppo Piaggio. Oltre che per le cifre d’affari, il pre- Mohag: Moto Morini, Malaguti e Husqvarna da Zurigo Dopo la separazione da Aprilia, la MOHAG Motorfahrzeug-Handels AG di Zurigo, ha rinnovato l’organizzazione all’interno del Gruppo. Oltre alla distribuzione delle motociclette Moto Guzzi e la linea di abbigliamento di protezione per motociclisti Alpinestars, dal 1° febbraio 2009 ha rilevato dalla propria filiale Mosport SA di Manno la distribuzione delle motociclette Moto Morini e degli scooter Ma- 76 stato, per 16 anni ha gestito il reparto Vendita e Marketing di marchio Aprilia per la Mohag, poi quale Capo d’impresa della Irmscher Suisse SA a Glattbrugg. Collaboratore esterno di Aprilia per la regione della Svizzera francese e centrale è René Kurz, nuovo collaboratore della OFRAG e ben conosciuto nel settore per essere stato per molti anni responsabile del marchio Triumph. Per quanto riguarda l’officina, il nuovo responsabile è Fridolin Ender, esperto conoscitore delle motociclette made in Italy. Nella foto: Moreno Stiz con il “vostro” durante una sessione dinamica in circuito (Aprilia 1000 Nera). mio è stato riconosciuto per i criteri di assistenza alla clientela, il servizio ricambi e le prestazioni del reparto post-vendita. Nella foto: HansPeter Rieder, direttore della OFRAG, con uno dei modelli Piaggio più richiesti e, nel riquadro, con il campione del mondo Simoncelli laguti. La grande novità è Husqvarna - Dal 1° febbraio l’azienda di Zurigo ha rilevato anche l’attività di importazione e distribuzione in Svizzera delle moto Husqvarna, fabbricate in Italia vicino a Varese. Il Marchio, appartienee alla BMW dal 2007. Mohag è forte di oltre 40 anni d’esperienza nell’importazione e distribuzione di moto e scooter, e intende portare il Marchio ricco di tradizione (la prima moto fabbricata da Husqvarna risale al 1903 e ne fa il secondo costruttore più vecchio) ai vertici. Husqvarna, con le sue enduro, era già negli anni 70/80 “Top of the World”. Marco Biondi, responsabile marketing, ha dichiarato realistico, con il nuovo portafoglio, il mantenimento dei volumi. Nella foto: la Husqvarna Supermotard 510R. Rivista – Marzo 2009 La Motori di Graziano Guerra Nuova Delta 1.4 Turbo-Jet 16V Oro Originale nelle forme e nel concetto Raffinata, a trazione anteriore, maneggevole e precisa. È destinata a chi ama distinguersi, con il posteriore elegante, la calandra cromata e imponente, e i fari sorridenti dal taglio filante. Ottimo l’isolamento acustico. In test il modello 1.4 Turbo-Jet 16V allestimento Oro Nuova Delta offre spazio più che a sufficienza, a passeggeri e bagagli, in un ambiente da volo in business class. Tradizionale la cura delle rifiniture, sia all’interno sia all’esterno, come pure per i materiali di qualità. Numerosi portaoggetti facilitano la vita a bordo. I comandi si trovano d’istinto. I sedili anteriori potrebbero sostenere meglio lateralmente, ma la cosa non è grave. Il divano posteriore scorrevole con schienale reclinabile (fino a 25°) - è l’unica berlina 2 volumi ad offrirlo - permette di aumentare lo spazioso vano baule (da 380 a 465 litri). Utile anche il doppio fondo (opzione da 190.-) che permette di equilibrare la soglia di carico. L’allestimento Oro offre di serie dei sensori che aiutano nelle manovre di parcheggio. Altra bella particolarità ottenibile sulla Delta, però in opzione, è il sistema “Driving Advisor”, importante contenuto di sicurezza preventiva che avvisa il guidatore dell’avvicinamento involontario al bordo della corsia. Attivo ad una velocità tra 65 e 135 Km/h, il sistema invia una coppia al volante (4 Nm su striscia continua, 2 Nm su linea tratteggiata) attirando in questo modo l’attenzione del guidatore che ha superato la linea di demarcazione. Il Blue & Me (opzione da CHF 1’300) consente di utilizzare un navigatore satellitare a comando vocale, e di telefonare utilizzando il collegamento bluetooth. Il parsimonioso 1.4 turbo-jet, idealmente accoppiato ad un cambio a sei marce di faDATI TECNICI 5 porte, 5 posti Motore: 4 cilindri in linea, anteriore trasversale. Livello ecologico: Euro 4 Diametro di sterzata fra marciapiedi (m): 10,6 (con pneumatici 16”/ 17”) Dimensioni (mm): Passo 2700; carreggiata anteriore/posteriore 1538/1531; lunghezza/larghezza 4520/1797; h a vuoto 1499. Capacità serbatoio combustibile: 58 litri Pesi (kg): in ordine di marcia DIN: 1320; max rimorchiabile 1300 Consumi (l/100 km): Urbano/ extra-urbano/combinato: 9,2/5,7/7,0 Emissioni di CO2 (g/km): 165 Prezzo base di listino: CHF 35’890.– Rivista – Marzo 2009 La cile innesto, è in grado di erogare 150 CV di potenza massima, ottenuta a 5500 giri/minuti, con una potenza di coppia massima pari a 206 Nm già in gran parte disponibile a 1750 giri/minuto. Elevata è, quindi, l’elasticità di marcia, con ridotto uso del cambio, se si vuole una guida piacevole e rilassata, ma basta spingere sull’acceleratore per avere una risposta grintosa. A questo contribuisce la ridotta inerzia del turbocompressore, che consente di ottenere le massime prestazioni al comando dell’acceleratore, senza i fastidiosi ritardi tipici di questo genere di motori. Il sistema computerizzato di controllo del motore gestisce tutte le funzioni tramite sofisticati algoritmi di calcolo. Il comando dell’acceleratore è “drive-by-wire”, senza collegamento meccanico, cosicché il guidatore può ottenere dal motore la risposta che desidera, tranquilla o sportiva, sempre con la massima efficienza energetica. La famiglia dei motori 1.4 Turbo Jet applica l’adozione di un turbocompressore di nuova generazione, abbinato ad un motore di cilindrata ridotta, che consente prestazioni spesso superiori a propulsori di cilindrata maggiore, ma con consumi ed emissioni inferiori. Alla voce sicurezza (da rammentare che Nuova Delta ha ottenuto il massimo dei voti nel crash-test EuroNCAP) troviamo 6 airbag (anteriori, window-bag e bag laterali, tutti di serie), cinture a tre punti con pretensionatori e limitatori di carico. La bella macchina italiana si avvale dei più sofisticati sistemi elettronici di controllo del comportamento dinamico del veicolo, quali l’ABS completo di EBD, oltre all’evoluzione del sistema ESP (denominato Absolute Handling System) e dello “ sterzo elettronico attivo” (DST). 77 Automotonews a cura di Graziano Guerra 5 - 15 marzo 2009 79ma edizione del Salone Internazionale dell’Automobile di Ginevra Sono più di 85 le prime mondiali o europee annunciate alla grande vetrina di Ginevra, che, alzato il sipario giovedì 5 marzo, lo abbasserà dieci giorni dopo, domenica 15. Tutte le maggiori Case automobilistiche del mondo sono presenti. Autovetture da Europa, America e Asia, ma anche tante novità per quanto concerne attrezzature per garagisti, utensili, accessori, sistemi di navigazione, praticamente tutto il mondo dell’automobile. Quest’anno con una nota verde in più: il particolare “Padiglione Verde”, interamente dedicato agli autoveicoli con motore a impatto ambientale zero. Questa esposizione dedicata alle tecnologie di domani è allestita nella halle 3, in bella mostra mezzi a propulsione elettrica come pure altre alternative dedicate alla riduzione delle emissioni nocive. L’edizione del Salone numero 79, ha in serbo altre novità, ad esempio la possibilità di seguire il Salone in TV su internet (www.salonauto.tv), dal 2 al 16 marzo ogni giorno dalle 10.00. Inoltre, sempre restando “online”, la possibilità di acquistare il biglietto ferroviario e d’ingresso abbinato in un’unica combinazione, che evita lungaggini alla cassa. Come tradizione le FFS organizzano treni speciali. Orari di apertura Lunedì – Venerdì 10.00 – 20.00 Sabato – Domenica 09.00 - 19.00 Prezzi d’entrata Adulti: CHF 14.Ragazzi 6 - 16 anni e pensionati: CHF 8.Gruppi (più di 20 persone con accompagnatore): CHF 9.- /persona Il fascino degli stand del made in Italy 78 Abarth - Ispirato sempre al mondo delle corse, l’originale stand allestito al Salone di Ginevra ospita automobili di serie, kit prestazionali e vetture da gara. Protagoniste dell’area espositiva sono ovviamente la Abarth 500 “esseesse” e la Abarth 500 Assetto Corse che “corrono” su una pedana rivestita con una speciale resina che evoca il mito delle gare. La particolare pista irrompe nello stand facendo letteralmente “esplodere” il muro che lo delimita, mentre proprio dietro alle due vetture, uno schermo led mostra una soggettiva di un circuito con i cordoli che sfilano via dalle ruote stridenti delle Abarth: è il mondo delle sfide sportive e del rombo dei motori. Del resto, proprio dalle competizioni il marchio attinge tecnologie e valori del mondo racing per poi trasferirli sulla produzione di vetture stradali e kit di trasformazione. Stessa filosofia anche per la terza vettura esposta a Ginevra: una particolare Abarth Grande Punto “SuperSport”. Alfa Romeo - Anteprime mondiali e vetture di attuale produzione si alternano in uno stand di forte impatto scenografico. Fari puntati sulla MiTo GTA Concept, espressione di una filosofia che affonda le radici nel glorioso mondo AR delle competizioni e si proietta nel futuro quale capostipite di una nuova generazione di vetture sportive. L’area è dominata da materiali preziosi - il laccato lucido, la pelle, l’acciaio e le pareti specchiate – che rifletto- no gli interni delle vetture esposte. E sui pavimenti di materiali diversi - diverse tonalità di nero e inserti di acciaio- svettano i modelli MiTo, Brera e 159 (berlina e Sportwagon) mentre due esemplari di 8C Competizione e Spider sono sistemati su pedane di vetro retrolaccato nero e inserti di una speciale resina che evoca l’idea della gara. Da segnalare, i nuovissimi motori che anticipano la normativa Euro 5: il 1750 Turbo Benzina da 200 CV e il 2.0 JTDM da 170 CV, che alcune di queste vetture montano. Incastonate nella quinta scenografica, nicchie illuminate custodiscono accessori e oggetti dello Store Alfa Romeo. Rivista – Marzo 2009 La Fiat - Caratterizzato da un’isola sopraelevata centrale, lo stand Fiat riprende il concetto del “giardino tecnologico fuori scala”: natura e tecnologia, ecologia e divertimento sono i valori alla base del progetto. Ispirato al rigore geometrico del tradizionale “Giardino all’Italiana”, ha il suo massimo fulcro attrattivo in un’enorme voliera. Il volume semitrasparente dedicato a merchandising, area lounge ed uffici, offre un punto di vista sopraelevato e privilegiato dal quale poter ammirare l’intero stand. In questa suggestiva scenografia i visi- tatori scoprono un mondo ricco di emozioni, fantasia e stile: il tutto all’insegna dell’innovazione tecnologica, del “Made in Italy” e del rispetto ambientale. Protagonista assoluta dello stand è la nuova Fiat 500C, l’originale versione cabriolet che proprio a Ginevra debutta in anteprima mondiale. Ma grande risalto è dato anche all’impegno di Fiat Automobiles nel campo della tutela dell’ambiente e della mobilità sostenibile, un impegno che costituisce per il brand una direttrice fondamentale nello sviluppo dei suoi modelli. Lancia - Stand di grande fascino stilistico, ispirato a uno showroom d’Alta Moda, dove il colore nero contrasta con la purezza del bianco e l’eleganza dell’argento. Allo stesso modo, gli arredi ed i materiali impiegati riflettono la cura e la qualità artigianale degli interni dei modelli Lancia. Studiata per accogliere pubblico in modo elegante e coinvolgente, l’area espositiva consente di ammirare le ultime novità e, al tempo stesso, di “vivere” le emozioni dell’universo Lancia. Riflettori puntati sulla nuova Delta Executive - in anteprima mondiale - con il potente 1.8 Di TurboJet da 200 CV Euro 5, abbinato a un nuovo cambio automatico a 6 marce. E sull’originale Delta Hardblack, intrigante show-car dalla carrozzeria Nero Lava. Anteprima internazionale per Ypsilon Versus. Lancia arricchisce il suo lato “verde” presentando in anteprima mondiale una gamma a doppia alimentazione: GPL e benzina. Denominata “Ecochic”, l’offerta include i modelli Musa e Ypsilon con motore 1.4 bifuel da 77 CV. Lancia celebra l’importante product placement nel film “Angeli e Demoni”, seguito del grande successo “Il Codice da Vinci”, con una serie limitata di Ypsilon, Musa e Delta. In anteprima mondiale a Ginevra La Cinquecento C: Una finestra sul cielo La cabriolet della categoria delle city-car adotta l’innovativo sistema “Start&Stop Al Salone Internazionale dell’automobile di Ginevra debutta in anteprima mondiale la Fiat 500C, che sarà Rivista – Marzo 2009 La dalla primavera prossima sui mercati in tutta Europa. L’originale versione cabriolet rende omaggio alla “scoperta” del 1957, ma propone soluzioni d’avanguardia, nella meccanica, nei motori e nel benessere a bordo. Il tutto secondo la più autentica tradizione Fiat che “democratizza” l’accesso a contenuti e tecnologie mai in precedenza offerte in questo segmento. La nuova conserva le stesse dimensioni del modello base (lunga 355 centimetri è larga 165 cm e alta 149) e condivide tutti e tre i propulsori: il turbodiesel 1.3 Multijet da 75 CV ab- binato ad un cambio meccanico a 5 marce e i due benzina 1.2 da 69 CV e 1.4 da 100 CV, entrambi disponibili con cambio meccanico o robotizzato Dualogic. L’impegno di Fiat Automobiles nel campo della mobilità sostenibile è marcato dall’innovativo sistema “Start&Stop”, dispositivo che gestisce lo spegnimento temporaneo del motore, infatti, quando ci si ferma e si mette in folle, lasciando la frizione il motore si spegne, per ripartire è sufficiente reinserire la marcia. I cinematismi molto raffinati del movimento dell’innovativa capote scorrevole, a comando elettrico, le rifiniture e la cura (dal lunotto in vetro al terzo stop incorporato nella capote stessa), fanno della 500 C un oggetto molto ricercato. 3 le colorazioni (avorio, rosso e nero) con la capote abbinata a numerose tinte di carrozzeria, due create ad hoc per lei. 79 Starbene Tornano i rimedi della nonna per la bellezza e la salute Di fronte alla crisi o più semplicemente per la voglia di recuperare uno stile di vita più naturale tornano i rimedi della nonna per la cura della bellezza, della salute, dell’alimentazione e della casa. L’iniziativa è delle imprenditrici agricole della Coldiretti che, per far fronte al crescente interesse, hanno raccolto per la prima volta e per beneficenza questi preziosi segreti custoditi da secoli nelle campagne che consentono di ridurre gli sprechi, risparmiare denaro e combattere l’inquinamento. “Le antiche ricette per maschere di bellezza, infusi e tisane salutari, ma anche i rimedi utili per pulire la casa senza usare prodotti chimici, derivano tutte - sottolinea la Coldiretti - da prodotti naturali, hanno mille varianti, sono economiche e sono semplicemente alla portata di tutti”. Ecco alcuni esempi: Maschera d’emergenza: 1 cucchiaio di miele, 1 cucchiaio di latte fresco, 1 cucchiaino di farina bianca. Ian posa sul viso per 15 minuti. Risciacquare con acqua tiepida. Maschera contro i punti neri: 1 pezzetto di zucca gialla lessata, 1 cucchiaio di panna fresca. In posa sul viso per mezzora. Risciacquare con acqua tiepida. Contro ansia e depressione... meditate La meditazione può contribuire a risolvere i problemi di ansia cronica e di depressione. Sono ormai numerosi gli studi pubblicati - recentemente riassunti da un editoriale di JAMA, la rivista dei medici americani -, che documentano l’efficacia delle tecniche antistress e meditative per combattere l’ipertensione, l’ischemia del miocardio, il dolore cronico, la malattia infiammatoria intestinale, le 80 Maschera per la pelle grassa: 1 cucchiaio di miele e 1 cucchiaio di pomodoro fresco. In posa sul viso per 20 minuti. Risciacquare con acqua tiepida. Maschera per pelle molto secca: burro di capra. In posa sul viso per 20 minuti. - Maschera antirughe: 1 patata lessa, 1 cucchiaio di yogurt. In posa sul viso per 20 minuti. Risciacquare con acqua fresca oppure utilizzare 1 tuorlo d’uovo, la polpa di mezza mela. Maschera per ridurre le occhiaie: 1 tuorlo, 1 cucchiaio di miele millefiori, 1 cucchiaio d’olio di oliva, 1 cucchiaio di latte fresco. In posa per 10 minuti. Risciacquare con acqua tiepida alternata a fresca. Lozione per detergere il viso: 1 tazzina di latte fresco, delle foglie di menta. Intingere un batuffolo di cotone e passarlo piu’ volte su viso, labbra, collo. Ripassare con un batuffolo bagnato. Balsamo per capelli: dopo averli lavati. Passare sui capelli del latte fresco o della panna. Lasciare agire per 15 minuti. Nell’ultimo risciacquo aggiungere 1 cucchiaio di aceto. Non mancano suggerimenti per eliminare disturbi imbarazzanti, come quello di combattere l’alito cattivo con un infuso di menta con il quale risciacquare ripetutamente la bocca o quello di passare sotto le ascelle la polpa di un limone per contrastare l’eccessivo sudore. Per non farsi trovare impreparati all’influenza risultano ottime le virtuose strategie per alleviare i disturbi tipici di questa sindrome come i gargarismi a base di limone e sale per combattere il mal di gola o centrifugati di carote fresche contro la raucedine, ma anche l’idea di alleviare il mal di testa con delle fette di patata da mettere sulla fronte e fermate con un foulard. infezione, le dipendenze da droga e da cibo. In queste e in altre condizioni gli studi definiscono il valore aggiunto della meditazione. Anche in Italia cominciamo ad avere esperienze al riguardo. Dopo un corso di base della durata di 30 ore, si verifica un rilevante abbattimento della sintomatologia di tipo depressivo, ansioso, di somatizzazione e inadeguatezza.. 70 partecipanti ai corsi di «meditazione a indirizzo Pnei» sono stati studiati con il Symptom rating test, uno strumento scientifico che sin dal 1974 consente la valutazione del cambiamento sintomatologico. All’inizio del corso il punteggio totale della sintomatologia era di 18,9. Il test alla fine del corso (retest) ha registrato 5,8, con una riduzione dei sintomi di più di tre volte rispetto all’inizio del corso. Rivista – Marzo 2009 La La pulizia dei denti può salvare anche il cuore Un sorriso pulito può salvare il cuore. Basta sottoporsi con regolarità a una semplice pulizia dei denti, praticata da un esperto igienista, per ridurre la probabilità di aterosclerosi. A dimostrarlo è uno studio tutto italiano, condotto dall’Università degli Studi e dall’ospedale Sacco di Milano e pubblicato su The Faseb Journal. La ricerca ha coinvolto 35 persone sane, 15 uomini e 20 donne di età media 46 anni, colpite da infezione gengivale (parodontopatia) ma senza altri fattori di rischio cardiovascolare, fumo compreso. I pazienti reclutati per lo studio milanese sono stati esaminati attraverso indagini immunolo- giche, metaboliche e strumentali (ecodoppler del tronco carotideo). In sintesi, i risultati ottenuti hanno mostrato che, dopo il trattamento dell’igienista dentale, miglioravano significativamente i parametri infiammatori e immunologici responsabili dello sviluppo della placca aterosclerotica. In particolare, la «pulizia del sorriso» riportava in un range di normalità i livelli di proteina Creattiva (Pcr) e fibrinogeno: Due indicatori precisi del rischio cardiovascolare, che prima della pulizia dentale, pur senza alcun altro fattore di rischio risultavano alterati per la sola parodontopatia. Lo studio conferma dunque che alterazioni infiammatorie e metaboliche associate al rischio cardiovascolare sono presenti in persone sane, ma con paraodontopatia. I dati provano inoltre che queste alterazioni sono influenzate positivamente dal trattamento della paraodontopatia, e che la semplice pulizia dentale permette addirittura una diminuzione volumetrica della placca aterosclerotica. Albergo • Ristorante “Donna Carolina” • Bar • Piscina • Centro Benessere Viale Magna Grecia - 84058 Ascea-Velia - Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano - Salerno - Italia Telefono +39.0974.971945 - Fax +39.0974.374063 - www.villamarelea.it - villamarelea@libero.it Rivista – Marzo 2009 La 81 The All Blacks logo, the Silver Fern Device and ALL BLACKS® are registered trademarks of the NZRU. Ci guidano gli stessi valori Grazie agli innumerevoli modelli disponibili, la nuova gamma di mezzi Iveco offre soluzioni specifiche, dalla convenienza impareggiabile, per ogni incarico di trasporto. Da STRALIS, la punta di diamante per i trasporti internazionali a lunga percorrenza, alle serie di modelli EUROCARGO, TRAKKER e DAILY, fino al fuoristrada MASSIF: Iveco stabilisce in ogni classe di peso nuovi parametri di riferimento in fatto di convenienza, versatilità e affidabilità. Per ogni evenienza, ovunque andiate, Iveco è sicuramente con voi. IVECO (Svizzera) SA, Oberfeldstrasse 16, 8302 Kloten, www.iveco.ch www.allblacks.iveco.com Il Mondo in Fiera Emporio Mediterraneo: Cagliari 5 - 8 Marzo IPACK-IMA 2009 FieraMilano 24- 28 marzo MiArt 2009 Milano 17 - 20 Aprile ART: Firenze 25 aprile - 3 maggio Fiere Emporio Mediterraneo: Cagliari, 5 - 8 Marzo Eccellenze artigiane a confronto 84 Valorizzare il settore dell’artigianato, aprire i mestieri tradizionali verso nuove opportunità. Sono questi i motivi che hanno ad organizzare “Emporio Mediterraneo - Artigiani e Competenze del Mediterraneo”. Un innovativo progetto internazionale che ha lo scopo di far incontrare le eccellenze artigiane, e le loro competenze, con un ampio pubblico di fruitori. La manifestazione si svolge a Cagliari dal 5 all’8 marzo 2009 ospitata negli spazi della Fiera Internazionale della Sardegna. All’iniziativa confluiranno le rappresentanze più significative nei settori dell’artigianato provenienti dai Paesi che si affacciano sul Mediterraneo. All’evento, nel quale sono previste anche diverse iniziative speciali collaterali (convegni, seminari, mostre, spettacoli), parteciperanno oltre 200 artigiani, che saranno chiamati a mostrare dal vivo le loro abilità, ciascuno nel scenze che le è storicamente proprio, è testimone di una cultura materiale antica e quindi luogo dove costruire un nuovo “saper fare” attento alle tecniche disponibili, in grado di valorizzare quel patrimonio di idee e competenze che nel Mediterraneo si tramanda di generazione in generazione. Protagoniste di “Emporio Mediterraneo”, le lavorazione dell’oro, dell’argento, del bronzo, della ceramica, del rame, dell’ottone, del ferro, del piombo, del marmo (intarsio) e della pietra, del legno (intaglio e intarsio), del vetro (es. vetrate legate a piombo), tessitura e ricamo, cestineria, lavorazioni edili (es. lavorazione cemento e graniglia di marmo, pavimenti artigianali), mattoni in terra cruda. Nei quattro giorni della manifestazione si terranno degli approfondimenti su diversi argomenti legati alle tecniche artigianali e alla loro moderna applicazione. Fra gli eventi proprio laboratorio appositamente allestito. “Emporio Mediterraneo” interessa la cultura del saper fare e del lavoro manuale, dall’edilizia all’habitat, all’arredamento, dall’arte alla moda, e sarà il luogo fisico dove le competenze dell’artigianato tradizionale si riuniranno, si incontreranno ed incontreranno i possibili utilizzatori, avendo l’opportunità di indirizzarsi verso nuove applicazioni pratiche. I buyers ai quali la manifestazione si rivolge, che giungeranno da gran parte dell’Europa, dall’America del Nord e dal Medio Oriente, sono designer, interior designer, architetti, ingegneri, stilisti, imprenditori delle costruzioni e tutti i professionisti che nelle abilità artigiane possono individuare soluzioni ideali per la realizzazione dei propri progetti. Non a caso la Sardegna rappresenta il centro naturale di sviluppo dell’iniziativa. L’Isola ricopre un ruolo di crocevia di popoli e cono- speciali aperti al pubblico: convegni, seminari, spettacoli, mostre e presentazioni di pacchetti turistici dedicati all’artigianato tipico e tradizionale. Oggetto delle sezioni tematiche saranno i temi: “design e artigianato”; “letteratura e artigianato”; “mestieri tradizionali e risparmio energetico”; “l’artigianato tipico e tradizionale: ricostruzione di uno status; “costruzioni in terra cruda, mestieri tradizionali e restauro del paesaggio”; “artigianato e sentieri della conoscenza”. www.emporio-mediterraneo.it PER ULTERIORI INFORMAZIONI Camera di Commercio Italiana per la Svizzera Seestrasse 123 - Casella Postale - 8027 Zurigo Tel. 044 289 23 23 - Fax 044 201 53 57 e-mail: fiere@ccis.ch - www.ccis.ch Rivista – Marzo 2009 La IPACK-IMA 2009: FieraMilano (24- 28 marzo) Packaging Arti grafiche, converting e materie plastiche Sono vicine a quota ventimila le preregistrazioni di visitatori a un mese dall’avvio del “Cosmic Event” che vedrà IPACK-IMA in contemporanea in FieraMilano (24- 28 marzo) con Grafitalia e Converflex, mostre di riferimento per le arti grafiche e il converting. Le medesime date vedranno anche di scena il Plast (Salone delle materie plastiche e della gomma). Le grandi aspettative degli organizzatori trovano conferma nell’interesse suscitato dagli incontri all’estero organizzati in collaborazione con ICE - Istituto Commercio Estero, le cui tappe più recenti sono state Casablanca (Marocco), Dubai (Emirati Arabi) e Mosca, in occasione di Upak Italia. La mostra italiana di tecnologie per il processing, packaging e material handling (oltre 1.300 gli espositori che hanno aderito al 30 gennaio, 28% dei quali esteri) ha suscitato grande interesse negli Emirati Arabi, per la prima volta meta di questa tipologia di iniziative promozionali: più di 40 buyers sono intervenuti all’incontro di presentazione. Piace l’appuntamento in FieraMilano, apprezzamenti positivi per la formula del Cosmic Event, che allarga la prospettiva offrendo un mix tecnologico che non ha uguali. Feedback di quest’ultima serie d’incontri sono le potenzialità dimostrate da aree come il Golfo Persico ed il bacino del Mediterraneo. Complessivamente sono circa 650 gli operatori direttamente coinvolti nei vari road show internazionali di presentazione, che avevano già riguardato dallo scorso mese di ottobre i Paesi del Nord Africa e dell’Est d’Europa, con tappe in Turchia, Tu- Rivista – Marzo 2009 La nisia, Egitto, Bulgaria, Serbia fino a Kiev, in Ucraina. “I riscontri ottenuti in questa serie di presentazioni estere e le adesioni di espositori ci fanno guardare con grande ottimismo alla nostra fiera – commenta Guido Corbella, amministratore delegato di Ipack-Ima SpA -. Sappiamo che offriremo ai nostri visitatori un prodotto espositivo lungimirante e di qualità. Le tecnologie sfornano innovazioni senza sosta ed aprono prospettive di estremo interesse nel settore del packaging e del processing, connesse a nuovi modelli di business che si sviluppano in funzione dell’evoluzione del mercato. La crescente presenza di fornitori di tecnologie in IPACK-IMA – conclude Corbella -, conferma la fiera come momento insostituibile di aggiornamento e di confronto, soprattutto in un momento, come quello attuale, di grande evoluzione e di transizione tecnologica”. PER ULTERIORI INFORMAZIONI Camera di Commercio Italiana per la Svizzera Seestrasse 123 - Casella Postale - 8027 Zurigo Tel. 044 289 23 23 - Fax 044 201 53 57 e-mail: fiere@ccis.ch - www.ccis.ch 85 MiArt 2009: Milano 17 - 20 Aprile Fiera Internazionale d’Arte Moderna Forte del successo dell’edizione 2008, con la presenza di 200 gallerie italiane e straniere, oltre 38 mila visitatori e ottimi risultati di vendite, il team della Fiera Internazionale d’Arte Moderna e Contemporanea si rafforza con l’arrivo di un nuovo consulente per il Contemporaneo: Giacinto Di Pietrantonio, figura di spicco del mondo artistico italiano, docente di Storia dell’Arte e di Teoria e Critica del Design presso l’Accademia di Belle Arti di Brera di Milano e direttore della GAMEC di Bergamo. L’edizione 2009, assumerà maggiore rilievo rispetto al passato con una selezione che punta principalmente alla qualità e che accorperà gallerie affermate e gallerie giovani ed emergenti. Al “nuovo” settore Contemporaneo, che sarà delineato da Di Pietrantonio, si aggiungerà la già prestigiosa sezione del Moderno curata da Donatella Volontè. Altra nuova figura per MiArt in vista del 2009 è Laura Garbarino, che sarà la referente per i collezionisti italiani e internazionali e per i programmi speciali loro dedicati. L’esperienza, la professionalità e le relazioni dei nuovi consulenti costituiscono un importante investimento per la strategia di ulteriore sviluppo di MiArt, che ha già ricevuto molti consensi nel 2008 e che con la quattordicesima edizione, in programma dal 17 al 20 aprile 2009 punta ancora di più ad affermare il suo ruolo nel mercato dell’arte. Tra i punti di forza l’importante rassegna Miraggi, l’iniziativa in cui le gallerie che parteciperanno a MiArt potranno proporre opere e artisti che saranno selezionate dai curatori per poi essere collocate in luoghi prestigiosi di Milano. Di grande successo la prima edizione avviata nel 2008, in cui dodici sculture monumentali sono state esposte in spazi tra cui Piazza Scala, piazzetta Reale, via Dante e altri luoghi del centro storico della città. La quattordicesima edizione di MiArt riserverà, inoltre, un’altra importante novità per le gallerie partecipanti e per gli artisti. Dal 2009, infatti la Fiera Internazionale d’Arte Moderna e Contemporanea avrà il suo Fondo Acquisti grazie all’Associazione Amici di MiArt. Senza scopo di lucro, l’Associazione sosterrà e promuoverà l’arte contemporanea attraverso l’acquisto di opere presenti a MiArt per esporle in luoghi di pubblica fruizione della città di Milano. Ai Soci fondatori dell’associazione (Fondazione Fiera Milano, Fiera Milano SPA, 86 Fiera Milano International, Camera di Commercio di Milano e Regione Lombardia) si è di recente aggiunta anche la Banca Popolare di Milano. (sito ufficiale: www.miart.it) PER ULTERIORI INFORMAZIONI Camera di Commercio Italiana per la Svizzera Seestrasse 123 - Casella Postale - 8027 Zurigo Tel. 044 289 23 23 - Fax 044 201 53 57 e-mail: fiere@ccis.ch - www.ccis.ch Rivista – Marzo 2009 La ART: Firenze, 25 aprile - 3 maggio Mostra mercato Internazionale dell’Artigianato Quest’anno il ‘fatto a mano’ fa tendenza e l’handmade è un po’ l’ultima mania dei modaioli. Nella delicata congiuntura economica internazionale che stiamo vivendo si fa sempre più strada la ricerca di tutto quello che è ben fatto, con un occhio di riguardo per quelle opere di esperti artigiani in grado di garantire, come un tempo, durata e qualità. E mentre pullulano in libreria saggi sulle virtù del lavoro manuale scritti da illustri studiosi e sociologi italiani e stranieri, sempre più attuale e calzante è la celebre affermazione di Emanuel Kant: “La mano è la finestra della mente”. A chi voglia lasciarsi trasportare dal fascino intramontabile e dalla seduzione del ‘fatto a mano’, l’appuntamento è dal 25 Aprile al 3 Maggio 2009 alla Fortezza da Basso di Firenze con ART – la Mostra Mercato Internazionale dell’Artigianato, giunta alla 73^ edizione. La mostra sarà aperta al pubblico con il seguente orario: tutti i giorni dalle ore 10,00 alle ore 23,00 (ultimo giorno: chiusura alle ore 20,00). Una serie di iniziative collaterali, workshop e convegni, promossi ed organizzati in collaborazione con Artex e le principali associazioni di categoria, con la partecipazione di opinion leader e personalità di spicco del comparto artigiano, affiancheranno la kermesse commerciale con il fine di rafforzare il ruolo di ART quale osservatorio annuale permanente di riferimento per il mondo dell’artigianato e test di mercato unico per il prodotto esposto. Sei le aree tematiche: Territori – Scene d’interni – Gusto – Scenari dal mondo – Scenari di moda – Visioni. L’edizione sarà inoltre arricchita da un’area interamente dedicata ad opere preferibilmente realizzate con ogni tipo di materiale di scarto trasformabile con il fine di dare nuova forma, riutilizzo a complementi di arredo, abiti, accessori, ecc. Protagonisti giovani artisti con il ‘sano’ pallino di un futuro sostenibile e autogestito, ma anche artigiani con tanti anni d’esperienza alle spalle che porteranno in Fortezza il frutto dei loro meticolosi lavori che affondano le radici nella storia delle arti e dei mestieri, che rappresentano l’eccellenza di Firenze nel mondo. Un’occasione da non perdere dunque come punto di incontro fra artigiani, piccole e medie aziende, interior designer, arredatori, architet- Rivista – Marzo 2009 La ti, titolari di negozi e gallerie specializzate. Questo e altro ancora è ART, che da sempre premia la creatività, l’estro e l’abilità manuale di tanti maestri artigiani, suscitando intorno nuove emozioni e desiderio di bellezza. PER ULTERIORI INFORMAZIONI Camera di Commercio Italiana per la Svizzera Seestrasse 123 - Casella Postale - 8027 Zurigo Tel. 044 289 23 23 - Fax 044 201 53 57 e-mail: fiere@ccis.ch - www.ccis.ch 87 I vini e le Trentino Grappa d’eccellenza del Trentino Lunedì 16 Marzo 2009 The Dolder Grand – Zurigo Scoprite i migliori vini e grappe del Trentino: 37 produttori di vino e grappa presenteranno personalmente i loro “Vini d’eccellenza” all’Hotel The Dolder Grand, Kurhausstrasse 65, 8032 Zurigo il 16 Marzo 2009 dalle 15 alle 20 nella Sala Ballroom Degustazioni guidate da Dr. Jens Priewe, giornalista e scrittore ore 16 TRENTODOC L’eleganza degli spumanti Trentini ore 18 Teroldego Rotaliano e Marzemino Com’è gustoso il Trentino! Entdecken Sie die besten Weine und Grappe des Trentino 37 Winzer und Grappaproduzenten präsentieren persönlich ihre „Vini d’Eccellenza“ im Hotel The Dolder Grand, Kurhausstrasse 65, 8032 Zürich am 16. März 2009 von 15 – 20 Uhr im Ballroom Kommentierte Verkostung mit Dr. Jens Priewe, Journalist und Buchautor 16 Uhr TRENTODOC Die perlende Eleganz aus dem Trentino 18 Uhr Teroldego Rotaliano und Marzemino So schmeckt Trentino! Produttori presenti: Abate Nero, G. Bertagnolli Dist., Bolognani Az. Vin., Cantina Aldeno, Cantina La Vis, Cantina Valle di Cembra, Casimiro di Bernardino Poli Dist., Cesarini Sforza Spumanti, Cantina Rotaliana Mezzolombardo, Cantina Sociale Mori Colli Zugna, Cantina Toblino, Cantine Monfort, Cavit, Cesconi Az. Agr., Fedrizzi Cipriano Az. Agr., Ferrari F.lli Lunelli, Fondazione E. Mach, Fontana Graziano Az. Agr., Gaierhof Az. Vin., Giori Distillati Trentini, Letrari Az. Agr., Marzadro Dist., Maso Cantanghel Az. Agr., Maso Poli Az. Agr., Metius, Poli Francesco Az. Agr. e Dist., Poli Giovanni Az. Agr. e Dist., Rotari, Tarter Distillati, Segnana F.lli Lunelli, Tenuta San Leonardo, Vettorazzi Dist., Vivallis, Zeni Az. Agr. e Dist. Veranstalter Trentino S.p.A. Marketing AG via Romagnosi 11 I – 38100 Trento www.visittrentino.it prodotti@visittrentino.it Anmeldung Simone Tilgert pst public relations Halv-Miel-Ring 12 D – 50997 Köln Tel. 0049 173 7029070 Fax 0049 221 557657 trentino@pst-pr.de www.pst-pr.de in colaborazione con Il Mondo in Camera Ricordando Ruggero Boschieri Con animo sereno A colloquio con Giovanni Antonio Cocco Progetto Identità Italiana Merum DOC Eutopos Business Report Dedicato alla Lombardia Il mondo in Camera Ricordando Ruggero Boschieri Con animo sereno Grosso modo due terzi della sua vita li ha trascorsi prestando servizio presso la Camera di Commercio Italiana per la Svizzera, di cui per vent’anni, dal 1970 al 1990, è stato anche Segretario Generale. Ha vissuto in presa diretta l’evoluzione della Camera negli ultimi sessant’anni e ne ha costituito la più aggiornata, accessibile e disponibile memoria storica. In occasione dei suoi cinquant’anni “camerali” (cfr. Rivista degli scambi italo-svizzeri nr. 9 settembre 1998) avevamo ripercorso con lui la strada di quello che può essere definito un impareggiabile esempio di “dedizione alla causa”. Dal canto suo, superando la sua naturale reticenza, aveva accettato di rispondere a qualche domanda. Oggi, a poche settimane dalla sua scomparsa (il Commendatore, come affettuosamente lo chiamavamo, ma lui era Grand Ufficiale, è morto lo scorso 1° febbraio) attraversiamo quell’intervista per rincontrare l’uomo A noi piace ricordarlo così come lo abbiamo sempre conosciuto: malgrado le avversità degli ultimi tempi, un uomo con l’animo sereno. 90 Alla Camera di Commercio italiana per la Svizzera, viene assunto il 1° maggio del 1948 con la mansione di corrispondente in lingue estere e redattore della Rivista degli scambi italosvizzeri, organo ufficiale del sodalizio. Poche o nulle le ambizioni, viva la speranza di poter svolgere un’attività alle dipendenze di un’istituzione italiana che in Svizzera godeva già allora di un’ottima fama. Entusiasta fin da subito del lavoro “anche e soprattutto perché poter servire ed assistere chi ha bisogno di consiglio e di aiuto mi ha sempre fatto provare, nei molti casi in cui spero di essere riuscito ad essere di ausilio ai tanti operatori italiani e svizzeri, una viva soddisfazione ed un piacere forse anche maggiore di quello provato da chi i servizi li riceveva”. Il suo ingresso alla Camera di Commercio coincide con gli anni “ruggenti” dell’immediato dopoguerra, in cui occorreva rimboccarsi le maniche per dare impulso alla ripresa degli scambi commerciali fra Italia e Svizzera “paurosamente contrattisi durante la seconda conflagrazione mondiale”. Si trattava di avvicinare enti e operatori dei due Paesi, facilitandoli nella reciproca conoscenza quotidiana, ma anche mirando “a temperare i contrasti di interesse ed a svolgere sempre più concretamente il tema costante della collaborazione necessaria, propria della situazione e dei rapporti fra i due Paesi”. Un ruolo che la Camera è andata affinando nel corso dei decenni, compiendo “passi direi quasi giganteschi per essere sempre “up to date” con le crescenti esigenze del mercato, mantenendosi in un’ottica di servizio a favore del mondo imprenditoriale”. Il Commendatore teneva a ricordare che “dal 1948 al 1959 la Camera ha svolto, tra l’altro, anche altre attività “pionieristiche” fungendo pure da osservatorio del mercato elvetico dei prodotti ortofrutticoli, risiero e floricolo” e che “dal 1948 al 1965 la Camera operò anche quale delegazione ENIT (Ente Nazionale Italiano per il Turismo) per la Svizzera alemannica”, sottolineando “il notevole lavoro svolto in Svizzera per la diffusione e la gestione dei noti “buoni benzina” a favore dei turisti elvetici e degli italiani residenti in Svizzera”. Tra i tanti compiti assunti sempre con dedizione “forse il più importante può essere considerato quello della redazione e della direzione dell’organo camerale “Rivista degli scambi italo-svizzeri”. Un lavoro che mi ha sempre appassionato anche se, ai miei tempi, le limitate disponibilità finanziarie del sodalizio non hanno consentito un sostanziale rinnovo della pubblicazione”. Italiano - di seconda generazione si direbbe oggi, era figlio infatti di emigrati in Lussemburgo - era molto legato alla Svizzera, dove ha vissuto per oltre sessant’anni, e a cui lo legavano “tanti piacevoli ricordi di lavoro e di relazioni personali. Ma anche e soprattutto il fatto di aver avuto modo di conoscere, credo a fondo, un Paese che ammiro per la sua democrazia, anche se è strutturalmente complessa”. Del pari era molto legato all’Italia. “il Paese che ha dato i natali ai miei genitori. Come italiano nato e vissuto all’estero, ho sempre sentito un forte legame verso il nostro Paese. Questo attaccamento è rimasto immutato nel tempo”. “Se mi si chiede cosa ho ricevuto dalla mia lunga esperienza professionale – ci aveva confidato - rispondo sinceramente: moltissimo. Perché penso di essere uscito da una scuola che mi ha insegnato ad affrontare una vita di lavoro, anche se non priva di sacrifici, sempre con animo sereno. In altre parole credo di aver dato tutto quello che era nelle mie forze”. Senza rimpianti né nostalgie. Rivista – Marzo 2009 La A colloquio con Giovanni Antonio Cocco Progetto Identità Italiana Identità Italiana è il nuovo progetto dell’Isnart per la valorizzazione del turismo e del patrimonio culturale italiano. Ce lo spiega il Direttore Generale dell’Istituto nazionale ricerche turistiche, Giovanni Antonio Cocco Come nasce il progetto? Identità Italiana ha origine da alcune precise riflessioni sullo sviluppo turistico e culturale a livello locale: in Italia esistono delle manifestazioni culturali bellissime, che esprimono la storia del nostro territorio, e per le quali vengono spese ingenti risorse di carattere finanziario e umano. Delle 20 mila e più manifestazioni che si realizzano ogni anno ad esempio, la maggior parte sono frequentate poi solo dalle persone che risiedono nel territorio. Una recente indagine sul turismo degli eventi folkloristici in Italia, ha testimoniato infatti che questo tipo di manifestazioni sono visitate per il 95% dagli abitanti della provincia dove si tiene l’evento, e solo da un 5% di escursionisti della regione e altri turisti. L’aggravante è che gli escursionisti ed i turisti spendono in media 3 volte quello che spende un residente. Qualcosa, quindi, non funziona a dovere? Avete individuato le ragioni? La nostra conclusione è che in molti casi il territorio, concentrato sulla manifestazione, non governa bene la turisticità del prodotto, ossia non riesce a disciplinare tutto quello che sta intorno all’evento. Per ampliarne il valore occorre renderlo turistico ed a questo riguardo abbiamo sviluppato un disciplinare con dieci punti da considerare. Ad esempio uno di questi punti è il coinvolgimento: se si vuole aumentare la turisticità di un evento occorre coinvolgere tutti gli operatori del territorio: dell’accoglienza, della ristorazione, ai gestori di musei e pinacoteche pubbliche o private che siano, ai produttori di prodotti agroalimentari, ai negozianti del territorio, ecc.. Ma questo del coinvolgimento è solo uno degli aspetti necessari a rendere gli eventi turisticamente fruibili. È qui che subentra Identità Italiana. In cosa consiste il progetto? Identità Italiana si propone di rendere turisticamente fruibile il patrimonio di feste, sagre, tradizioni ed eventi di diversa natura che caratterizzano l’identità culturale delle comunità locali italiane, attraverso adeguati sistemi di gestione integrata e nel rispetto dei principi espressi dalle convenzioni Unesco sul patrimonio immateriale e sulla diversità culturale. Principale obiettivo del progetto rimane quello di generare nuovi flussi turistici attraverso il richiamo esercitato dal patrimonio culturale costituito dalle manifestazioni e dagli eventi di varia natura, dalle attività di animazione culturali che si svolgono in Italia e che valorizzano il territorio e le sue risorse artistiche e culturali. me patrimonio culturale materiale e immateriale, sono generalmente esclusi o toccati marginalmente dai flussi turistici sia, contemporaneamente, sostenere la qualificazione dei centri maggiori. Per ripensare allo sviluppo turistico dei territori in questa chiave occorre, quindi, arrivare a strutturare un vero e proprio “prodotto turistico globale”, che consiste nell’insieme dei fattori di attrattiva, dei servizi e delle strutture funzionali e di tutti gli stakeholder, verso cui i fruitori manifestano le proprie scelte. Abbiamo un immenso patrimonio culturale immateriale che facciamo vivere solo ai residenti e che, al contrario, potrebbe rappresentare la nostra punta di diamante per attrarre turisti italiani ed esteri. Si dice che la parola turismo richiami la parola emozione. Pensando ad un territorio una emozione è sicuramente vivere la cultura locale e le manifestazioni locali ne sono una chiara rappresentazione fisica. Fonte: Cameradicommercio.it È IL MARCHIO CHE DISTINGUE LA MIGLIORE OSPITALITÀ ITALIANA. CERCATELO E TROVERETE ACCOGLIENZA DI QUALITÀ. Lo espongono alberghi, ristoranti, agriturismo, camping e stabilimenti balneari che hanno ottenuto la certificazione rilasciata dalle Camere di Commercio d’Italia. Per saperne di più cliccate su www.10q.it L’iniziativa è destinata a qualche territorio in particolare? Il progetto Identità Italiana vuole valorizzare sia i territori della cosiddetta “Italia Minore” che, pur ricchi di un enor- Rivista – Marzo 2009 La 91 › Recuperare l’Iva grazie alla CCIS La CCIS offre un servizio, professionale e competente, di assistenza e di consulenza agli operatori economici per le pratiche di recupero dell’imposta sul valore aggiunto (IVA). Il servizio si rivolge sia alle imprese italiane per il recupero dell’IVA pagata in Svizzera che alle imprese svizzere che richiedono il recupero dell’IVA pagata in Italia. Aspettiamo le Vostre richieste. Per maggiori informazioni e per richiedere il servizio: Camera di Commercio Italiana per la Svizzera Alessandro Babini Seestrasse 123, Postfach 8027 Zürich - Tel. 044 289 23 23 Mail: ababini@ccis.ch › Gli Italiani e la finanza Continua a Ginevra il ciclo “Gli italiani e la finanza in Svizzera e in Europa: storia e attualità” promosso da Camera di Commercio Italiana per la Svizzera, associazione culturale Calimala, presieduta dall’avvocato Stefano Catelani, e ALUB (Associazione Alumni Bocconi), presieduta dalla dottoressa Luciana Broggi e dal dottor Fabio Scirpo Prossimo appuntamento il 23 marzo alle ore 12°° con un déjeuner presso l’Hotel de la Paix (quai du Mont Blanc 11). Relatore il prof. Nicolas Stoskopf - professore presso Université de Haute-Alsace - che interverrà sul tema “Les Batholony: une dinastie de banquiers florentins entre Genève et Paris» Costi di partecipazione CHF 65.00.- (pranzo incluso) Per informazioni: Camera di Commercio Italiana per la Svizzera Ufficio Ginevra Tel. 022 906 85 95 – fax 022 90685 99; mail: infogva@ccis.ch › Serata Gei a Losanna per i 100 anni della CCIS Si svolgerà il prossimo 27 marzo alle ore 19, a Losanna presso lo store Natuzzi, (rue de Genève 6) un incontro con il Segretario Geniche illustrerà le attività della Camera di Commercio in occasione del suo centenario. Organizza la locale sezione del GEI (Gruppo Esponenti Italiani) › I Vini Senesi a Zurigo PromoSiena e la Camera di Commercio Italiana per la Svizzera (CCIS) sono lieti di invitarvi alla degustazione dei Vini provenienti dal territorio Senese: lunedì, 25 maggio 2009, presso l’Hotel Marriot di Zurigo Libera Degustazione dalle ore 12.00 fino alle ore 18.30 Ulteriori informazioni ed iscrizioni: Camera di Commercio Italiana per la Svizzera Lara Francesca Cucinotta Seestrasse 123, Postfach - 8027 Zürich Tel. 044 289 23 23 - Mail lcucinotta@ccis.ch › Nuova collaboratrice al reparto Fiere Dopo l’uscita di Giacinto Donno a cui vanno gli auguri per il futuro e i ringraziamenti per il lavoro svolto durante 7 anni trascorsi alla Camera – il reparto fiera della CCIS dallo scorso mese di febbraio si avvale di una nuova collaboratrice: Simona Ninni. Giovane di seconda generazione con il doppio passaporto – “L’italia e la Svizzera sono la mia Patria” – Traduttrice per formazione, nella sua nuova sfida professionale, accanto al necessario dinamismo, potrà metter a frutto le sue ottime conoscenze linguistiche. A lei il più cordiale benvenuto e gli auguri di buon lavoro. INCONTRO ITALO-SVIZZERO A GINEVRA In occasione del 79° Salone Internazionale dell’Automobile di Ginevra, la Camera di Commercio Italiana per la Svizzera organizza un pranzo d’affari italo-svizzero che avrà luogo martedì 10 marzo 2009 presso l’Hôtel Le Richemond, Rue Adhémar-Fabri 8-10, Ginevra. Ospite d‘onore il Prof. Lino Guzzella professore di termotronica all’ EPFZ (Politecnico federale di Zurigo), consulente per l’industria automobilistica (Daimler&Chrysler, Robert-Bosch GmbH) e vincitore di diversi premi, tra cui nel 2005 l’Energy Globe – World Award for Susthainability. L’intervento è intitolato: “L’auto del futuro, il futuro dell’auto” Informazioni e iscrizioni Camera di Commercio Italiana per la Svizzera - Seestrasse 123 8027 Zurigo Tel. +41 44 289 23 23 - Fax +41 44 201 53 57 e-mail: info@cci.ch - www.ccis.ch 92 Rivista – Marzo 2009 La Merum DOC Das neue Sonderheft von Merum, der Zeitschrift für Wein und Olivenöl aus Italien Aus dem Merum-Verlag kommt ein neues Sonderheft für alle, die Wein lieber an ihrem Ursprungsort kennen lernen, genießen und kaufen möchten. Alles, was Sie für Ihre Reisen in die schönsten Weingebiete Italiens wissen müssen, erfahren Sie in Merum DOC. Die erste Ausgabe widmet sich sechs bereisenswerten Appellationen Norditaliens: Südtirol, Soave, Valtènesi, Oltrepo Pavese, Monferrato und Conegliano-Valdobbiadene. Merum DOC beschreibt die Appellationen mit Hintergrundinformationen, listet die besten Weine und sagt, bei welchen Winzer man als Gast willkommen ist (mit Öffnungszeiten und Weinpreisen). Dazu kommen Tipps für ortstypische, preiswerte und gastfreundliche Lokale sowie für lokale Spezialitäten. Bei der Arbeit für Merum – die Zeitschrift für Wein und Olivenöl aus Italien – durchstreifen die Redakteure immer wieder wunderschöne Weinlandschaften. Mit der neuen Reihe Merum DOC möchte die Redaktion diejenigen Weinfreunde ansprechen, die zwar Wert auf fachlich kompetente Beschreibung von Weingebieten legen, aber auch auf hedonistische Aspekte nicht verzichten möchten. Merum DOC ist deshalb als „Merum für Einsteiger“ gedacht sowie als nützlicher Reisebegleiter für noch wenig mit Italien vertraute Weinliebhaber. Wein hat nur eine Aufgabe: Er soll unser Leben bereichern! Und da Wein ein Kulturgut ist und nicht ein anonymer Durstlöscher, können wir diese Bereicherung steigern, indem wir uns mit dem Wein auseinandersetzen und versuchen, mehr über ihn zu erfahren. Je mehr wir über ein Kulturgut wissen, desto mehr haben wir von ihm. Merum DOC will seinen Lesern genau in dieser Hinsicht nützlich sein und ihnen gleichzeitig ein paar kulinarische Tipps geben. Merum DOC ist kein gewöhnliches Weinreisemagazin. Da es von der Merum-Redaktion verfasst wird, kommt das Kritische und das Analysierende nicht zu kurz. Klischees und falsche Idyllen sind nicht unsere Sache, die Berichte fließen betont subjektiv aus der Feder von „professionellen Weintouristen“: Das Schöne wird hervorgehoben, auf das weniger Empfehlenswerte wird der Leser kritisch hingewiesen. Merum DOC ist im Buchhandel oder bei Merum erhältlich. Bestelladresse: www.merum.info. Oder bei der edp-services ag, Ruth di Carlo Ebenaustr. 20, CH-6048 Horw; Tel. +41 (0)41 349 17 68 Fax +41 (0)41 349 17 18 E-Mail: merum@edp.ch Merum DOC Die schönsten Weinlandschaften Italiens 144 Seiten, Softcover, Format 20,5 x 29,2 cm Preis: EUR 19.90 / CHF 32.00 Verlag Merumpress AG Eutopos Business Report Dedicato alla Lombardia È stato distribuito il primo volume di Eutopos Business Report, dedicato alla Lombardia unanimemente riconosciuta come motore trainante dell’Italia, terra del lavoro, dell’intrapresa e della responsabilità. Introdotto dal Presidente della Regione Roberto Formigoni, il lavoro presenta il tessuto imprenditoriale lombardo attraverso i contributi di autorevoli attori economici del territorio. Il numero è completato dall’apporto di analisi e commenti sui principali dati macroeconomici della regione. Eutopos Business Report nasce in un momento in cui l’accresciuta mobilità interna ed internazionale di capitali e persone, ha determinato una più accesa competizione fra i territori con un rilancio del loro ruolo in un’ottica sia di attrazione degli investimenti che di promozione integrata delle eccellenze. Rivista – Marzo 2009 La Diventa perciò importante una presentazione e una comunicazione fatta non in chiave turistica, ma rivolta a informare e colpire l’attenzione degli operatori economici, delle società di capitali, ma anche delle “risorse umane” di eccellenza, il cui spostamento appare fondamentale per costruire “progetti per il futuro”. Incontrerete in ogni numero i principali attori politici ed economici, alcune delle aziende protagoniste ed inoltre analisi attente per dare quanto più possibile una presentazione esauriente del territorio in esame. Si inizia con la Lombardia, motore trainante dell’economia italiana e sesta regione d’europa per prodotto interno lodo. E così via per scoprire nei prossimi mesi le realtà più valide e dinamiche del Belpaese. Eutopos Business Report - Lombardia 2008 http://www.eutopos.eu/business_report.php 93 Contatti Commerciali DAL MERCATO ITALIANO Offerte di merci e servizi Abbigliamento e moda Teddy Spa Via Coriano 58 - Grosrimini Blocco 97 I – 47900 Rimini Tel. 0039/0541 301480 Fax 0039/0541 383430 E-mail:info@teddy.it - www.teddy.it Ceri e candele Cereria Ermini Srl Via Giorgione, 21 I - 31056 Roncade TV Tel. 0039/0422 840806 E-mail:s.minatel@ermini.com www.ermini.com Guanti e cappelli Italgloves Srl Via Vittorio Veneto 17 I - 51039 Quarrata PT Tel. 0039/0573 72026 Fax 0039/0573 73083 E-mail: lorenzolunardi@italgloves.it www.italgloves.it Legnami Gilardi s.a.s. Strada Chivasso 89 I - 10090 Gassino Torinese TO Tel. 0039/011 9606474 Fax 0039/011 9606541 E-mail: mario@gilardilegnami.it www.gilardilegnami.it Mobili per la casa Tappezzeria 2A Via delle Scalette 15/a I - 51039 Quarrata PT Tel. 0039 0573 73 92 35 Fax 0039 0573 72528 E-mail: tapp2a@virgilio.it Prodotti alimentari surgelati Gias Spa Via Nazionale I - 87010 Mongrassano Stazione CS Tel: 0039/0984 524711 Fax 0039/0984 524254 E-mail: info@giasspa.it www.giasspa.it Vino Villa Grifoni C. da Messieri 10 I - 63038 Ripatransone AP 94 Tel: 0039/0735 90495 Fax: 0039/0735 907657 E-mail: info@villa-grifoni.it www.villa-grifoni.it Abbigliamento Leluke Abbigliamento via Cornelio Guerci 5 I - 43100 PARMA Tel. 0039/0521 984232 E-mail: lucamancini@leluke.it www.leluke.it Studi e analisi di sistemi innovativi SATE srl Via Santa Croce 664/A I - 30135 Venezia Ing. Attilio Brighenti Tel. 0039/0412757634 Fax 0039/041 2757633 attilio.brighenti@sate-italy.com www.sate-italy.com Salumi e prodotti tipici emiliani Salumificio Leoni & C. snc Via C.A. Dalla Chiesa 7 I - 42020 Barco di Bibbiano RE Tel: 0039/0522 875821 Fax: 0039/0522 875724 E-mail: export@salumificioleoni.it www.salumificioleoni.it Officine meccaniche di precisione Ferraioli & C. srl Via S. Maria Area PIP 84012 Angri (SA) Dottor Giovanni Manzo Tel. 0039 0815135555 Fax 0039 0815132734 E-mail: gmanzo@ferraiolisrl.191.it www.ferraioliofficine.com Articoli per l’arredo della casa Tessitura Giovanni Carnaghi Srl Viale delle Rimembranze 12 I – 21052 Busto Arsizio VA Tel. 0039/0331 632716 Fax 0039/0331 320870 E-mail: carnaghi@carnaghi.it www.carnaghi.it Divanetti per animali Haf Italia S.a.S. Via delle Industrie 58/1 I – 33050 Pavia di Udine UD Tel: 0039/0432655340 Fax: 0039/0432655568 E-mail: info@hafitalia.com www.hafitalia.com Prodotti bioselvatici Signor Vito Simini I - 85010 Banzi (PZ) Tel: 0039/03771077707 E-mail: ecobiomas@yahoo.it Salumi Reduzzi Salumi srsl Via Ovada, 1 I - 20142 Milano Tel. 0039/0373 91359 Fax 0039/0373 970403 info@reduzzisalami.com www.reduzzisalami.com Richieste di merci e servizi Patate da semi made in Svizzera Signor Mario De Santo P.O. Box 14 I – 87100 Cosenza Tel e Fax: 0039/0984 466701 Abbigliamento Zanazzi Mauro Via Motta 49 I - 46018 Sabbioneta MN Tel e Fax 0039/037552743 Richieste di ricerca agenti-rappresentanti • La società Satech è specializzata nella produzione di porte, accessori, pannelli e più in generale di sistemi integrati per la protezione dei lavoratori da infortuni sul lavoro. Satech ha sviluppato un sistema di connessione pannellopiantana che permette di ottenere una forte riduzione dei tempi di montaggio ed una regolazione in altezza (il cosiddetto clip universale, tutelato da brevetto europeo che a parità di superficie coperta permette di ridurre del 25% i tempi di montaggio delle piantane). La Satech gradirebbe entrare in rapporti d’affari con produttori di macchinari industriali che necessitano di tali sistemi per la protezione degli operai dagli infortuni sul lavoro. • La società Bio-Pre s.r.l. è specializzata nella produzione di carni e salumi attraverso un processo produttivo innovativo ed interamente naturale. La società ha sviluppato, più in generale, una ricerca pratica e documentale Rivista – Marzo 2009 La sulla realizzazione di una filiera ideale per la salute degli animali e dell’uomo ed ha messo a disposizione di tutti gli operatori del settore agro-alimentare il SISTEMA BIO-PRE. Intenzionata ad allargare il proprio mercato, la società gradirebbe entrare in rapporti d’affari con seri importatori / distributori / grossisti / agenti / rappresentanti che siano presenti nel settore della produzione agro-alimentare naturale e che siano interessati alla commercializzazione dei summenzionati prodotti sul territorio elvetico. • La ditta Cover Technology srl di Brescia attiva nel settore della realizzazione di coperture in PVC e policarbonato per hangar, magazzini e impianti sportivi presenterà ad Aprile i propri innovativi prodotti al pubblico elvetico.La Cover Technology offre prodotti di sicura qualità ed affidabilità a agenti e importatori svizzeri del settore. L’assenza di fondazioni permette la massima semplicità nella posa delle strutture Cover Technology anche negli ambienti più critici, mantenendo grazie a speciali metodi di ancoraggio, solidità strutturali paragonabili a costruzioni in muratura, e abbattendo i costi dovuti ai più classici sistemi edilizi. Elevata resistenza ai carichi di vento e neve, grazie ad innovative scelte costruttive, consente a Cover Technology di superare le classiche soluzioni in acciaio, legno lamellare e legno massiccio. • La ditta Chiari srl di Brescia attiva nel settore della realizzazione di porte luminose per interni presenterà ad Aprile i propri innovativi prodotti al pubblico elvetico. La Chiari offre prodotti di sicura qualità ed affidabilità a distributori o rivenditori svizzeri del settore e architetti e designer d’interni elvetici. La società Chiari è specializzata nella produzione di porte luminose per interni dal design unico e accattivante per rendere più personali e confortevoli gli spazi abitativi e lavorativi. Gli effetti cromatici dati dalla combinazione delle luci infondono un’atmosfera tutta particolare all’ambiente circostante trasformandolo in uno spazio esclusivo e d’elite. Per le richieste di cui sopra rivolgersi a: Camera di Commercio Italiana per la Svizzera, Seestr. 123 casella postale, 8027 Zurigo Tel. 044/289 23 23 Fax 044/201 53 57 info@ccis.ch - www.ccis.ch DAL MERCATO SVIZZERO Guaine di protezione per cavi elettrici Jet Electricité & Télécommunication SA Ch. Frank-Thomas 66 Eccomi! Sono Karen Cohen, ho 28 anni e mi sono da poco trasferita a Zurigo per motivi personali. Sono un’interprete e traduttrice professionista, e nel corso dell’ultimo anno ho ampliato le mie competenze all’interno del Head Office commerciale di un’importante multinazionale, gestendo la clientela internazionale. Sono madrelingua italiana, parlo perfettamente inglese, spagnolo, ebraico ed ho una conoscenza base del francese. Sto inoltre frequentando corsi intensivi di tedesco per potermi integrare al meglio in questa nuova città. Sono pronta a mettermi in gioco e vorrei proseguire la mia carriera in un ambiente multiculturale e dinamico, a stretto contatto con le persone, in ambito commerciale o della comunicazione. Sono proattiva, flessibile, ho una mentalità aperta ed imparo in fretta. email. kappa.cohen@gmail.com Mobile. (+41) 767.44.99.05 Rivista – Marzo 2009 Lavorazione pelli animali Johann Hofstetter & Co St. Gallerstrasse 48 9230 Flawil Tel. 0041/71 3931112 Fax 0041/71 3931127 E-Mail: info@hofstetter-world.com www.hofstetter-world.com Cappelli e berretti Hüetliberg GmbH Tannbergstrasse 3 6214 Schenkon Alexandra Lyner Tel. 0041/419333418 Fax 0041/419221314 E-mail: irene.luzi@huetliberg.ch www.huetliberg.ch Bandiere Aluart AG Gewerbe 2 6025 Neudorf Tel. 0041/419321933 Fax 0041/419321938 massaro@aluart.ch www.aluart.ch Ricerca di merci e servizi OPPORTUNITÀ DI LAVORO La 1223 Cologny Tel. 0041/022 700 6261 Fax 0041/022 7006266 jetelectricite@bluewin.ch www.jetelectricite.ch Richieste di ricerca agenti-rappresentanti • Azienda svizzera dinamica a conduzione famigliare produttrice di prodotti in materiale espanso per il riposo (cuscini ergonomici, materassi, per ufficio ecc.) di media e alta qualità tutto rigorosamente “Made in Switzerland” è alla ricerca per il mercato italiano di agenti/rappresentanti, importatori interessati ad introdurre tali prodotti sul territorio italiano. Per ulteriori informazioni rivolgersi alla: Camera di Commercio Italiana per la Svizzera, Seestr. 123 casella postale, 8027 Zurigo Tel. 044/289 23 23 Fax 044/201 53 57 info@ccis.ch, www.ccis.ch 95 Attività e Servizi Con i suoi circa 800 Soci la Camera di Commercio Italiana per la Svizzera, fondata nel 1909, è un‘associazione indipendente ai sensi del Codice Civile Svizzero. Il suo compito precipuo consiste nella assistenza alle imprese dedite all‘interscambio tra Italia, Svizzera ed il Principato del Liechtenstein. La gamma dei suoi servizi, certificati ISO 9001, è molto variegata e comprende tra l‘altro: • Ricerche su banche dati di produttori e/o importatori dAuoi seguenti Paesi: Italia e Svizzera • Collegamenti online per visure, protesti, bilanci, statistiche ecc. • Segnalazioni di potenziali fornitori ed acquirenti • Ricerca e mediazione di rappresentanti, agenti e distributori • Organizzazione di incontri tra operatori, con l‘ausilio di servizi di interpretariato e segretariato • Recupero di crediti commerciali, con particolare riguardo alla ricerca di soluzioni amichevoli e extragiudiziali Pubblicazioni • Recupero crediti in Svizzera • Regolamento di Arbitrato e di Conciliazione della Camera Arbitrale della CCIS • Compra-vendita di beni immobili in Italia • Costituzione di società affiliate di imprese estere in Italia • Servizi camerali • Das neue italienische Gesellschaftsrecht • ”La Rivista“ periodico ufficiale mensile (11 edizioni all‘anno) • Calendario delle Fiere italiane • Annuario Soci • Indicatori utili Italia-Svizzera • Facilitazioni per i Soci Seestrasse 123, Casella postale, 8027 Zurigo Tel. ++41(0)44 289 23 23, • Recupero dell‘IVA svizzera in favore di operatori italiani, nonché dell‘IVA italiana per imprese elvetiche • Consulenza ed assistenza legale in materia di diritto commerciale, societario e fiscale • Assistenza e consulenza in materia doganale • Informazioni finanziarie e riservate sulla solvibilità di imprese italiane e svizzere • Ricerca di prodotti, marchi di fabbricazione e reperimento di brevetti • Azioni promozionali e di direct marketing • Arbitrato internazionale • Informazioni relative all‘interscambio, normative riguardanti gli insiediamenti in Svizzera ed in Italia • Seminari e manifestazioni su temi specifici di attualità • Traduzioni • Viaggi di Studio • Certificato di Italiano Com- merciale rilasciato in collaborazione con la Società Dante Alighieri di Roma • Swiss Desk Porti italiani • La CCIS fornisce informazioni su Fiere e Mostre italiane. Rappresentanza ufficiale di Fiera Milano e di VeronaFiere Fax ++41(0)44 201 53 57 http://www.ccis.ch, e-mail: info@ccis.ch IVA-Nr. 326 773 Rue du Cendrier 12-14, Casella postale, 1211 Ginevra 1 Tel. ++41(0)22 906 85 95, Fax ++41(0)22 906 85 99 e-mail: infogva@ccis.ch IVA-Nr. 326 773 Tagliando d’abbonamento Nome ...................................................................................................... Cognome ................................................................................................. Indirizzo .................................................................................................. Tel. .................................... e-mail ....................................................... Intendo sottoscrivere un abbonamento annuo (11 copie) a La Rivista al costo di 60CHF (estero: 50 euro) Data e firma ............................................................................................ 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