Guida Galattica per gli Autostoppisti Non fatevi prendere dal panico
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Guida Galattica per gli Autostoppisti Non fatevi prendere dal panico
Guida Galattica per gli Autostoppisti Non fatevi prendere dal panico 1 Lontano, nel dimenticati spazi non segnati nelle carte geografiche dell'estremo limite della Spirale Ovest della Galassia, c'è un piccolo e insignificante sole giallo. A orbitare intorno a esso, alla distanza di centoquarantanove milioni di chilometri, c'è un piccolo, trascurabilissimo pianeta azzurro-verde, le cui forme di vita, discendenti dalle scimmie, sono così incredibilmente primitive che credono ancora che gli orologi da polso digitali siano un 'ottima invenzione. Questo pianeta ha, o meglio aveva, un fondamentale problema: la maggior parte dei suoi abitanti era afflitta da una quasi costante infelicità. Per risolvere il problema di questa infelicità furono suggerite varie proposte, ma queste perlopiù concernevano lo scambio continuo di pezzetti di carta verde, un fatto indubbiamente strano, visto che a essere infelici non erano i pezzetti di carta verde, ma gli abitanti del pianeta. E così il problema restava inalterato: quasi tutti si sentivano tristi e infelici, perfino quelli che avevano gli orologi digitali. Erano sempre di più quelli che pensavano che fosse stato un grosso errore smettere di essere scimmie e abbandonare per sempre gli alberi. E c'erano alcuni che arrivavano a pensare che fosse stato un errore perfino emigrare nella foresta, e che gli antenati sarebbero dovuti rimanere negli oceani. E poi, un certo giovedì, quasi duemila anni dopo che un uomo era stato inchiodato a un palo per avere detto che sarebbe stato molto bello cambiare il modo di vivere e cominciare a volersi bene gli uni con gli altri, una ragazza seduta da sola a un piccolo caffè di Rickmansworth capì d'un tratto cos'era che per tutto quel tempo non era andato per il verso giusto, e finalmente comprese in che modo il mondo sarebbe potuto diventare un luogo di felicità. Questa volta la soluzione era quella giusta, non poteva non funzionare, e nessuno sarebbe stato inchiodato ad alcunché. Purtroppo però, prima che la ragazza riuscisse a raggiungere un telefono per comunicare a qualcuno la sua idea, successe una stupida quanto terribile catastrofe, e di quell'idea non si seppe mai più nulla. Questa non è la storia della ragazza. È la storia di quella stupida quanto terribile catastrofe, e di alcune delle sue conseguenze. È anche la storia di un libro, un libro intitolato Guida galattica per gli autostoppisti, un libro non terrestre e mai pubblicato sulla Terra, e che, fino al momento della terribile catastrofe, era completamente 2 ignorato dai terrestri. Tuttavia, si trattava di un libro notevolissimo. In effetti, era probabilmente il libro più notevole che fosse mai stato stampato dalla grande casa editrice dell'Orsa Minore, della quale pure nessun terrestre aveva mai sentito parlare. Ma non è soltanto un libro notevolissimo, è anche un libro di enorme successo, più popolare di Costruitevi la seconda casa in Cielo, più venduto di Altre 53 cose da fare a Gravità Zero, e più controverso della trilogia filosofico-sensazionale di Oolon Colluphid, Anche Dio può sbagliare, Altri grossi sbagli di Dio e Ma questo Dio, insomma, chi è? In molte delle civiltà meno formaliste dell'Orlo Esterno Est della Galassia, la Guida galattica per gli autostoppisti ha già soppiantato la grande Enciclopedia galattica, diventando la depositaria di tutto il sapere e di tutta la scienza, perché nonostante presenti molte lacune e contenga molte notizie spurie, o se non altro alquanto imprecise, ha due importanti vantaggi rispetto alla più vecchia e più accademica Enciclopedia. Uno, costa un po' meno; due, ha stampate in copertina, a grandi caratteri che ispirano fiducia, le parole NON FATEVI PRENDERE DAL PANICO. Ma la storia di quel terribile, stupido giovedì, la storia delle sue straordinarie conseguenze, e la storia di come quelle conseguenze siano indissolubilmente legate al detto libro, comincia in modo molto semplice. Comincia da una certa casa. 3 L'Ignorante è colui che non conosce in modo adeguato un fatto o un oggetto, ovvero manca di una conoscenza sufficiente di una o più branche del sapere. (da “Wikipedia” definizione di Ignorante) L'Ignorante è colui che sa tanto ma nel contempo ignora, allo stesso modo dell'imbecille, inteso come colui che imbelle e del coglione, ossia colui che coglie. L'accezione originaria del termine deriva dal prefisso greco "ignis" (lavatrice) e dal suffisso latino "orare" (parlare), ma anche "oro" (bocca), ossia "colui che dovrebbe lavarsi la bocca prima di parlare". (da “Nonciclopedia” definizione di Ignorante) 4 5 La mappa dell’ignoranza 1. Tutte le cose che sai di non sapere. 2. 3. 4. 5. 6. Tutte le cose che non sai di non sapere. Tutte le cose che tu pensi di sapere ma che non sai. Tutte le cose che non sai di sapere. Conoscenza pericolosa, inquinante, proibita. Tutta le cose che ti spaventano troppo e non vuoi sapere. 6 7 Servizio Momento Di Riflessione Personale: a)Scrivi secondo te cosa è il servizio in 5 righe: ________________________________ ________________________________ ________________________________ _______________________________ b)Nell’arco della tua vita Scout quali servizi hai compiuto ? ________________________________ ________________________________ ________________________________ ________________________________ ________________________________ 8 c)quali di questi servizi sopra-elencati ti hanno colpito maggiormente ? ti hanno lasciato qualcosa? E se si cosa? ________________________________ ________________________________ ________________________________ ________________________________ ________________________________ ________________________________ d)quale servizio che ancora non hai fatto ti piacerebbe affrontare durante la tua vita di Clan?e perché? ________________________________ ________________________________ ________________________________ ________________________________ ________________________________ 9 Il servizio _________________________________________________ _________________________________________________ _________________________________________________ _________________________________________________ 10 11 Altri Servizi-Progetto Di Servizio 12 13 Accoglienza Io vedo che, quando allargo le braccia, i muri cadono. Accoglienza vuol dire costruire dei ponti e non dei muri. Dopo gli ennesimi casi di violenza e stupro compiuti da rumeni (oggi a Piacenza tre energumeni sequestrano, picchiano, violentano e derubano una 21enne; ieri la cattura dei sei rumeni accusati dello stupro e delle violenze di Guidonia) si ripropone la stessa domanda: integrazione o repressione? Non in termini generici con riferimento agli immigrati. Ma riguardante specificatamente i rumeni. Come scrive Peppino Caldarola sul Riformista: “Non tutti i rumeni sono stupratori e violenti, ma molti degli autori di questi stupri sono rumeni”. Inutile girarci attorno e portare giustificazioni di tipo sociologico o umanitario. A Roma e in altre parti d’Italia c’è un’emergenza rumeni. Non è facile “acculturare e integrare” chi viene da esperienze storiche diverse, culture che non rifiutano la violenza e che anzi disprezzano le donne e non danno valore alla vita umana.La conquista di valori come la parità dei sessi, il rispetto della donna e del suo ruolo sociale anche in Italia sono state il frutto di lotte culturali, politiche e sociali durate molti decenni e ancora non del tutto finite. E’ oggi l’Italia in grado di far compiere sul proprio territorio nazionale ai rumeni (e non solo a loro) quel processo di maturazione culturale e di crescita civile indispensabile per una adeguata integrazione? La risposta è negativa. Ci vorranno più generazioni e il nostro paese non può subire il costo di uno stravolgimento individuale e collettivo solo perché qui serve mano d’opera. Non si può non concordare con chi afferma che “la nostra accoglienza può essere solo limitata e severa per non far sgretolare la nostra fragile società dall’onda d’urto di questo neobarbarismo”. Scadere nel “buonismo” può 14 costare caro: non risolve il problema e rischia di mandare in tilt l’intera nazione. “… Macchè razzismo. è vero non tutti gli stranieri sono malviventi ma la percentuale di stupri riguarda proprio loro .. mettiamo delle barriere basta a questi sbarchi incontrollati!! in italia tutti possono fare di tutto.. uno stupra e lo mettono agli arresti domiciliari.. capirai starsene tutto il giorno a casa con tv e letto! e ti portano pure da mangiare! io sono una donna stanca di 15 essere molestata per strada persino quando vado alla bottega davanti casa mia! se ne stiano a casa loro.. e nella loro cultura considerare la donna essere inferiore esco la sera e per arrivare alla macchina devo correre ( !?) voglio un paese libero dagli immigrati clandestini o con fedina penale sporca loro compiono crimini e hanno gli arresti domiciliari e chi si difende da tentativi di violenza o rapina viene condannato ad anni di carcere per eccesso di difesa personale! con la paura che ha il governo di inimicarsi altri paesi stiamo finendo in balia di tutti quelli che hanno trovato un bel paese di stupidi in cui la legge non è uguale per tutti e se osi difendere i tuoi diritti con uno straniero sei tu che sei un razzista e ti devi vergognare.. quindi immigrati a casa!” 16 Ancora diffuso è il sentimento contro gli immigrati. Per molti immigrato fa rima con disordine sociale, con stupro, con assalti e rapine alle villette isolate. Insomma ancora diffusa è la sensazione che l'immigrazione sia portatrice di problemi. Il paese per crescere (e non solo demograficamente) ha sicuramente bisogno dell'immigrazione e continuare ad osteggiarla con atteggiamenti ostili (o peggio ancora all'italica maniera, cioè vedendo in loro solo polli da spellare) o con leggi assurde è un atteggiamento "un tantino" miope. No? 17 Istruzione e Lavoro IL VALORE DELL’ISTRUZIONE IN TEMPO DI CRISI Un’impegno globale Rendere accessibile a tutti il diritto all’istruzione appare in questo momento di crisi economica uno strumento indispensabile, se non l’unico, in grado di ridurre gli squilibri del pianeta. Qualcosa è stato fatto. Ma molto resta ancora da fare. Il 2009 è stato proclamato dalle Nazioni Unite “Anno internazionale dell’apprendimento sui diritti umani”. Un anno decisivo dunque per il raggiungimento del secondo degli Obiettivi del Millennio fissati per il 2015, ovvero rendere universale l’educazione primaria. Fra il 1999 e il 2005 il totale dei bambini che non avevano accesso a scuola è passato da 103 a 75 milioni. Nei Paesi del Sud del mondo è inoltre aumentata la percentuale dei bambini che hanno completato il ciclo di istruzione primaria, passando dal 69% del 1995 al 79% del 2005. Gli aiuti pubblici destinati all’istruzione sono più che raddoppiati a partire dal 2000, quando, cioè, i leader del mondo si sono riuniti nel Summit sugli Obiettivi del Millennio, impegnandosi a raggiungere quello dell’educazione primaria per tutti entro il 2015. Ma gli aiuti pubblici restano di gran lunga inferiori ai bisogni stimati, nonostante i miglioramenti degli ultimi anni. Nel 2002, per fronteggiare questa situazione, è stata lanciata dalla Banca Mondiale la Education For All/Fast Track Initiative (EFA-FTI), partnership globale fra Paesi donatori e Paesi in via di Sviluppo, che intende velocizzare il processo che porterebbe alla realizzazione entro il 2015 del secondo Obiettivo del Millennio. Ad oggi sono 32 i Paesi, tra cui l’Italia, che hanno aderito all’iniziativa. L’azione della Fast Track Initiative è basata sull’impegno reciproco: i Paesi beneficiari devono porre l’istruzione in cima alla lista delle priorità nazionali e sviluppare piani concreti per l’allargamento della scolarità a livello nazionale. I paesi donatori accettano di fornire un supporto finanziario e tecnico maggiore, coordinando gli sforzi secondo modalità di erogazione trasparenti e prevedibili. 18 Il 2009 è un anno di particolare rilevanza in questo campo anche per l’Italia, alla presidenza del summit del G8, e co-presidente della EFA/FTI. L’Italia si trova al 19° posto nella classifica dei Paesi che si impegnano per rendere accessibile a tutti l’istruzione. Nel biennio 2006-07 l’APS (Aiuto pubblico allo sviluppo) bilaterale destinato al sostegno all’educazione della cooperazione italiana è stato dimezzato rispetto al 2004-05: un risultato deludente che non risente solo delle ristrettezze finanziarie complessive del bilancio italiano dedicato alla lotta alla povertà, prova ne è che l’educazione ha perso progressivamente peso rispetto ad altri settori. Negli stessi anni, gli altri paesi del G7 si sono comportati diversamente: la quota di assistenza bilaterale dedicata all’educazione è in media tre volte superiore a quella italiana. Nel 2004 il nostro Paese versava a sostegno dell’istruzione primaria appena il 17 per cento di quanto avrebbe dovuto fare in relazione al proprio peso nell’economia globale; nel 2007, in controtendenza, l’Italia è riuscita a imprimere una svolta positiva: la quota di finanziamento bilaterale all’educazione è tornata a crescere dopo due anni di continua riduzione. Sono stati erogati, alla fine del 2007, 3 milioni di euro a sostegno dell’EFA/FTI triplicando l’impegno mostrato nel 2006, pari a 1,3 milioni di dollari; un trend positivo confermato con lo stanziamento, effettuato a fine 2008, di 10 milioni di euro. La finanziaria 2009-2011 approvata dall’attuale governo rimette in discussione i risultati raggiunti fino ad oggi: a decorrere dal 2009 l’aiuto pubblico a favore dei Paesi del Sud del mondo è diminuito di 170 milioni di euro annui. Un dato ancora più inusuale se si pensa al ruolo ricoperto quest’anno dal nostro Paese sul tema dell’istruzione (l’Italia ospiterà tra l’altro il prossimo novembre la conferenza di rifinanziamento della Fast Track Iniziative). L’attuale crisi finanziaria può rappresentare, secondo alcuni, un’opportunità unica per garantire l’accesso all’istruzione a tutti i bambini. L’istruzione può divenire il miglior investimento per lo sviluppo di un Paese. Una maggiore scolarizzazione, infatti, può potenziare la crescita economica, rompere il ciclo fatale della povertà e arrestare la propagazione delle malattie infettive. Purtroppo ad oggi non sembra che i Paesi più ricchi del Pianeta vogliano prendere seriamente in considerazione tale percorso: l’idea che il FMI (Fondo Monetario Mondiale) e le banche multilaterali di sviluppo, in primis la Banca mondiale, possano essere gli attuatori di un pacchetto di stimolo globale 19 all’economia si scontra palesemente con il limite d’azione che le stesse istituzioni mettono ai Paesi che dovrebbero beneficiare dei propri prestiti. Lo stesso G20 dello scorso marzo ha riconosciuto che il sostegno dell’istruzione rappresenta una valida ricetta per combattere la recessione. La tournée delle prime della classe Hanno tra sedici e diciassette anni e un alta Quoziente d'Intelligenza. Da grandi saranno biologhe, matematiche, agronomi. Nel frattempo, imparano a fare squadra tra di loro. In Africa succede anche questo La cosa più importante che ha portato con sé è il suo IQ, il quoziente d'intelligenza. Per il resto viaggia leggera Aminetou Lemrabout: tre settimane in Mali, insieme ad altre 34 ragazze tra i 16 e 17 anni. D'altronde è proprio grazie alle sue qualità intellettuali che ha potuto partire e attraversare in lungo e in largo lo Stato africano. Perché lei, come le sue compagne di viaggio, è stata selezionata dalla Fondazione Pathfinder in quanto studentessa che si è distinta in campo scientifica, dunque meritevole di partecipare a questo stage itinerante: un'esperienza formativa che apre alle allieve le porte delle migliori università in tutto il mondo. L'iniziativa, nata giusto dieci anni fa a Bamako, la capitale del Mali, ha finora riguardato liceali dei Paesi africani di lingua francese, ma entro il 2015 intende estendersi a tutti gli Stati del Continente Nero. Aminetou non vuole finire come sua sorella, «la prima della classe» che ha rinunciato a probabili soddisfazioni professionali per sposarsi: nel suo Paese, la Mauritania, le ragazze spesso non finiscono la scuola perché a 15 anni, prendono marito. Lei invece vuole diventare medico, come suo nonno; riconoscente alla mamma, professoressa a Nouakchott (la capitale mauritana) che, da sola, ha tirato su lei e gli altri quattro pargoli. Il fondatore di Pathfinder, il Dr. Cheick Modibo Diarra, sottolinea il valore dell'esperienza diretta al centro del progetto, e del mecenatismo che lo ispira: un'eccezione in un continente dove, di regola, si aiuta solo chi si conosce, senza uscire dalla cerchia limitata di parenti e amici. Un sostegno importante soprattutto perché favorisce la cultura scientifica femminile, normalmente trascurata. «Vero», 20 conferma Gnahoré Ange, «nel mio Paese, la Costa d'Avorio, il 60 per cento delle ragazze va a scuola, ma matematica e affini sono studiate prevalentemente dai maschi. Non parliamo poi di alcune professioni, esclusiva assoluta degli uomini; per esempio quella di pilota d'aereo». Vola alto Gnahoré Ange e sogna proprio di essere la prima donna ivoriana a guidare un Boeing: un desiderio, quello di aviatore, che coltiva fin da quando era piccola. «La famiglia è importante per la carriera», spiega Gambi Kadidiatou, ingegnere agronomo del Mali, «ma non deve diventare un limite, perciò scegliete un compagno che capisca e sostenga le vostre ambizioni». «Ho rinunciato alle feste, ho passato notti in bianco sui libri per affermarmi», le fa eco Rufina Dabo, bioioga senegalese, «e quando ho iniziato a lavorare, i colleghi si rivolgevano a me usando sempre titoli maschili, mi chiamavano "Signor Dabo" "ma io sono una donna!", replicavo». Non perdono una parola le allieve di Pathfinder sognando che, come promette il suo nome, la Fondazione permetta loro davvero di trovare la strada di un lavoro qualificato e soddisfacente. Per dare al continente africano un Rituro migliore. ASCOLTATE! 21 Informazione Se non si vede in tv, allora non esiste più… L’esempio dell’Aquila L’Aquila, “riflettori accesi per evitare un’altra Pompei” 22 giugno, 2010 Le strade del centro storico de L’Aquila sono deserte e un silenzio inquietante accoglie i giornalisti delle testate di tutta Italia che sono stati invitati dal sindaco della città, Massimo Cialente, perché vedano con i loro occhi come la ricostruzione non sia ancora neppure cominciata. Il corteo che segue il sindaco è numeroso: un centinaio di persone, tra giornalisti, cameramen e fotografi, tutti con il caschetto perché il pericolo che qualche calcinaccio cada sulla testa di qualcuno è reale. Cialente guida la comitiva snocciolando dati e cifre a non finire, ma sempre per ritornare ad un punto: ci vogliono soldi per far partire la ricostruzione. "Se invece si vuole che questa città rimanga come Pompei, lo si dica", afferma il sindaco indicando con un ampio gesto del braccio uno dei tanti palazzi diroccati. Ma Cialente oggi non vuole fare polemiche. Sorvola quando qualcuno gli fa notare l'assenza del Tg1 e di Mediaset, e non lesina apprezzamenti per la "grande mobilitazione del governo, della Protezione Civile e di tutta Italia" che si è avuta subito dopo il sisma. "Grazie a quella mobilitazione - sottolinea - si è salvata la popolazione. Ora è necessaria la ricostruzione se vogliamo salvare anche la città ". "E in questa fase - aggiunge - la Protezione Civile non c'entra niente. Non c'è nessuna polemica con loro". Il sindaco sembra piuttosto preoccupato di non perdere altro tempo ("siamo in ritardo di tre mesi e mezzo"), e la questione è sempre la stessa: occorrono soldi, tanti e presto. "Facendo un calcolo spannometrico - quantifica Cialente - per il solo centro storico occorrono nove miliardi di euro". 22 Il sindaco dell'Aquila: "Siamo stati abbandonati" 24 Giugno 2010 Trecento aquilani sono giunti a Roma, con bandiere, cartelli e carriole. Il primo cittadino Massimo Cialente lancia l'allarme per tasse e mutui e per la ricostruzione (è ferma e "non può essere affidata alla Protezione Civile"), chiede la zona franca e un "contributo di solidarietà", concludendo: "Ho il terrore che il nostro centro storico diventi una nuova Pompei" "Siamo stati abbandonati". E' il passaggio più accalorato dell'intervento del sindaco dell'Aquila Massimo Cialente al consiglio comunale straordinario convocato in Piazza Navona, a Roma, a pochi metri dal Senato. "A me dispiace dirlo ai rappresentati del Parlamento, ma è così", ha continuato: "Mai come in questo momento credo si debba porre una questione morale. Il terremoto è stata la più grave tragedia che abbia colpito il paese, ma per la prima volta non si inserisce una tassa di scopo per avere il denaro contante di cui avremmo bisogno, per pagare le ditte impegnate per la ricostruzione, per pagare gli alberghi." Bandiere, cartelli e carriole I cittadini hanno portato bandiere neroverdi (i colori della città) e cartelloni con scritto "Sosteniamo L'Aquila", oppure "Legge ad Urbem" per chiedere una normativa specifica per il sisma, nonché le immancabili carriole, simbolo delle mobilitazioni degli scorsi mesi. Tanti anche i cartelli di protesta contro la scelta del Tg1 di non trasmettere notizie sulla mobilitazione generale del 16 giugno scorso, all'Aquila, con migliaia di persone a bloccare l'autostrada. I cittadini sono pronti per questo motivo a manifestare in tarda mattinata davanti alla sede Rai di viale Mazzini. Tra i cartelli, una riproduzione della vignetta pubblicata ieri fa sul nostro sito, in cui a un medico viene chiesto: "Come sta l'Aquila?". "E' ancora un pò intontita - risponde il dottore - ma se si sveglia si incazza'' 23 Violenza sulle donne Viterbo: ragazza 19enne suicida, si scopre che fu violentata Si suicidò per il peso di due stupri subiti di cui non aveva rivelato niente a nessuno. Cambia fisionomia, dopo il ritrovamento del suo diario, la morte di una diciannovenne italo-argentina avvenuto lo scorso novembre in un convento del viterbese. La giovane, descritta come bellissima dagli amici, venne violentata due volte da un conoscente. La prima nel gennaio del 2006: “In meno di cinque minuti – racconta nel diario – mi sono trovata a casa sua, a Rignano Flaminio, sul letto. Lui mi ha strappato la manica destra del maglione, i jeans e le calze. Ho cercato di difendermi. Ricordo solo il mio malessere”. La seconda, qualche settimana dopo, in un locale pubblico: “Mi sentivo male e mi sono recata in un bagno pubblico di Viterbo. Ho vomitato. Poi è entrato lui ed è successo come la prima volta, ma è stato più brutale e doloroso”. In seguito alle violenze la ragazza litigò, senza rivelare loro niente, con i genitori e il fidanzato. Arrivò a chiedere assistenza a un sacerdote che le procurò ricovero in un convento. Qui, una mattina, fu trovata morta da una suora, impiccata con una sciarpa al tubo della doccia. (da “lacronacaitaliana.com” 18 aprile 2010) Lisbeth non dedicava al lavoro di Mikael particolare interesse. Alzò lo sguardo’ dal suo libro quando lui disse qualcosa che lei da principio non capì. «Scusa. Stavo pensando ad alta voce. Ho detto che questa è grossa.» «Di cosa parli?» «Wennerstrom ebbe una storia con una cameriera ventiduenne che mise incinta. Non hai letto la sua corrispondenza con 1’avvocato?» «Mikael, per favore, ci sono dieci anni di corrispondenza, posta elettronica, contratti, documenti di viaggio e Dio sa cos’altro su quell’hard disk. Non sono affascinata da Wennerstrom al punto di spararmi sei gigabyte di sciocchezze. Ne ho letto una parte, più che altro per soddisfare la mia curiosità, e ho constatato che è un bandito.» «Okay. La mise incinta nel 1997. Quando la ragazza chiese un risarcimento, l’avvocato di lui incaricò qualcuno di convincerla ad abortire. Suppongo che 24 le avessero offerto una somma di denaro, ma lei non era interessata. Allora l’inviato esercitò la sua capacità di persuasione tenendola sott’acqua in una vasca da bagno finché lei non acconsentì a lasciare in pace Wennerstrom. E tutto questo quell’idiota di Wennerstrom lo scrive al suo avvocato in una email criptata, d’accordo, ma in ogni caso … Non mi sembra di vedere un gran livello di furbizia in questo materiale.» «Che ne fu della ragazza?» «Abortì. Wennerstrom fu accontentato.» Lisbeth Salander non disse nulla per dieci minuti. Di colpo i suoi occhi erano diventati neri. «Ancora un uomo che odia le donne» mormorò alla fine. (da “Uomini che odiano le donne” di Stieg Larsson) Riad, Arabia Saudita, una ragazza, all’epoca dei fatti 19.enne, è stata condannata a sei mesi di reclusione e a 200 frustate dopo aver subito una violenza di gruppo da parte di sei uomini. Il motivo: la giovane al momento dei fatti si trova in auto insieme con un uomo, reato gravissimo in Arabia dove vige la legge islamica della Shaaria. I sei dopo la violenza, le scattano delle foto con il suo telefonino e con queste la ricattano. Dopo essere precipitata in una profonda depressione ed aver tentato il suicidio, la ragazza si decide a denunciare l’accaduto e da vittima si trasforma presto in colpevole. I suoi stupratori se la cavano con pene dai due ai nove anni di reclusione a fronte della pena di morte (decapitazione) prevista in Arabia per simili reati. L’avvocato aveva contestato un primo verdetto emesso lo scorso anno con riferimento agli stessi fatti. La ragazza era stata condannata a 90 frustate. In appello la condanna per la vittima dello stupro di gruppo è stata aggravata. Il fatto è stato denunciato dall’ex avvocato della ragazza, Abdelrahmane al-Lahem, militante di un’organizzazione per i diritti dell’uomo, al quale il tribunale di Al-Qatif, città dell’est dell’Arabia Saudita, ha ritirato la licenza, mentre il ministero della Giustizia gli ha ordinato di sottoporsi ad una “commissione educativa”. La ragazza è stata ripudiata dalla famiglia che si ritiene “disonorata” dal suo comportamento. Ma la cosa che ha sconcertato maggiormente l'Arabia è che il fatto si è svolto durante il Ramadan. (da “www.riflessioni.it” 12 dicembre 2006) 25 Sono stimate in 6 milioni 743 mila le donne da 16 a 70 anni vittime di violenza fisica o sessuale nel corso della vita (il 31,9% della classe di età considerata). 5 milioni di donne hanno subito violenze sessuali (23,7%), 3 milioni 961 mila violenze fisiche (18,8%). Circa 1 milione di donne ha subito stupri o tentati stupri (4,8%). Il 14,3% delle donne con un rapporto di coppia attuale o precedente ha subito almeno una violenza fisica o sessuale dal partner, se si considerano solo le donne con un ex partner la percentuale arriva al 17,3%. Il 24,7% delle donne ha subito violenze da un altro uomo. Mentre la violenza fisica è più di frequente opera dei partner (12% contro 9,8%), l’inverso accade per la violenza sessuale (6,1% contro 20,4%) soprattutto per il peso delle molestie sessuali. La differenza, infatti, è quasi nulla per gli stupri e i tentati stupri. (banca dati ISTAT – Anno 2006) Ricatto a luci rosse per una 19enne Arrestato «amico» di Facebook L'uomo, 35 anni, aveva filmato la studentessa durante un rapporto sessuale: poi le minacce e il tentato stupro MILANO - La polizia ha arrestato un uomo di 35 anni per aver ricattato, minacciato e tentato di violentare una studentessa lodigiana diciannovenne conosciuta su Facebook, che voleva porre fine ad una relazione, durante la quale era stata fotografata e filmata. Le indagini sono iniziate il 10 maggio scorso, quando la giovane ha trovato il coraggio di chiedere aiuto alla Squadra Mobile di Lodi raccontando il suo calvario. IL CONTATTO SU FACEBOOK - Verso la metà di aprile - ha detto agli agenti - mentre chattava su internet era stata contattata da un uomo residente a Bologna che aveva mostrato interesse per il suo profilo raccontato e presentato su Facebook. Era iniziato uno scambio di e-mail e messaggi, soprattutto a sfondo sessuale. Qualche giorno dopo, in un motel della provincia, i due avevano consumato un rapporto sessuale 26 consensuale, durante il quale l'uomo aveva fotografato e ripreso la ragazza. Convinta di aver vissuto solo un'avventura - secondo quanto spiegato dalla polizia - la sprovveduta studentessa ha continuato la sua vita senza più rispondere agli ulteriori tentativi dell'«amico» telematico. I RICATTI - L'uomo ha allora cominciato a bombardarla di e-mail piene di insulti, parole oscene, nonché di minacce violente e ricatti tra cui quello di consegnare il materiale alla sua scuola. La studentessa, d'accordo con gli investigatori, ha accettato un incontro durante il quale il malvivente ha preteso un rapporto sessuale contro la sua volontà, minacciandola e ricattandola di spedire le foto, e facendola salire sulla sua auto per portarla in un motel. Ma non ha fatto nemmeno in tempo a salire sulla vettura: è stato arrestato per violenza sessuale dagli agenti. (da “Il corriere della sera” 28 giugno 2010) Gli stereotipi sulla violenza di genere • • • • Si crede che la violenza contro le donne sia un fenomeno poco diffuso. Invece è un fenomeno esteso, anche se ancora sommerso e per questo sottostimato. Sono moltissime le donne che hanno alle spalle storie di maltrattamenti ripetuti nel corso della loro vita. Si crede che la violenza verso le donne riguardi solo le fasce sociali svantaggiate, emarginate, deprivate. Invece è un fenomeno trasversale che interessa ogni strato sociale, economico e culturale senza differenze di età, religione e razza. Si crede che le donne siano più a rischio di violenza da parte di uomini a loro estranei. Invece i luoghi più pericolosi per le donne sono la casa e gli ambienti familiari. Gli aggressori più probabili sono i loro partner, ex partner o altri uomini conosciuti: amici, familiari, colleghi, insegnanti, vicini di casa. Si crede che solo alcuni tipi di uomini maltrattino la propria compagna. Invece, come molti studi documentano, non è stato possibile 27 • • • • • • individuare il tipo del maltrattatore: non sono determinanti né razza, né età o condizioni socioeconomiche o culturali. I maltrattatori non rientrano in nessun tipo specifico di personalità o di categoria diagnostica. Si crede che la violenza non incida sulla salute delle donne. Invece la violenza di genere è stata definita dall'Organizzazione Mondiale della Sanità come un problema di salute pubblica che incide gravemente sul benessere fisico e psicologico delle donne e di tutti coloro che ne sono vittima. Si crede che la violenza verso le donne sia causata da una momentanea perdita di controllo. Invece la maggior parte degli episodi di violenza sono premeditati: basta solo pensare al fatto che le donne sono picchiate in parti del corpo in cui le ferite sono meno visibili. Si crede che i partner violenti siano persone con problemi psichiatrici o tossicodipendenti. Invece credere che il maltrattamento sia connesso a manifestazioni di patologia mentale ci aiuta a mantenerlo lontano dalla nostra vita, a pensare che sia un problema degli altri. Inoltre la diffusione della violenza degli uomini contro le donne esclude che il fenomeno sia da imputarsi a situazioni eccezionali o di devianza. Si crede che gli uomini violenti siano stati a loro volta vittime di violenza nell'infanzia. Invece il fatto di aver subito violenza da bambini non comporta automaticamente diventare violenti in età adulta. Ci sono infatti sia maltrattatori che non hanno mai subito o assistito alla violenza durante l'infanzia, sia vittime di violenza che non ripetono tale modello di comportamento. Si crede che alle donne che subiscono violenza "piaccia" essere picchiate, altrimenti se ne andrebbero di casa. Invece paura, dipendenza economica, isolamento, mancanza di alloggio, riprovazione sociale spesso da parte della stessa famiglia di origine, sono alcuni dei numerosi fattori che rendono difficile per le donne interrompere la situazione in cui si trovano. Si crede che la donna venga picchiata perché se lo merita. Invece nessun comportamento messo in atto dalle donne giustifica la violenza da loro subita ed inoltre gli episodi di violenza iniziano abitualmente per futili motivi. 28 • • Si crede che i figli abbiano bisogno del padre anche se violento. Invece gli studi a questo riguardo dimostrano che i bambini crescono più sereni con un solo genitore piuttosto che in una famiglia in cui il padre picchia la madre. Si crede che anche le donne sono violente nei confronti dei loro partner. Invece una significativa percentuale di aggressioni e di omicidi compiuti dalle donne nei confronti del partner, si verifica a scopo di autodifesa e in risposta a gravi situazioni di minaccia per la propria sopravvivenza. Inoltre, quando esiste si configura in modo diverso e raramente assume le caratteristiche di sistematicità e lesività che caratterizzano il maltrattamento maschile. Le fasi dell’aggressione: più la freccia si scurisce più la violenza si intensifica e si fa più grave. 29 Religione Alcuni di quelli che si dicono cristiani (e che Gesù disse si sarebbero riconosciuti dall'amore per i nemici e gli amici), offendono gli appartenenti ad altri culti, prendendosi beffe del loro credo e arrivando ad offendere sul personale...quindi ecco la prima ipocrisia...puntare il dito dicendo che non sono buoni cristiani, e nel giudicare vengono meno all'amore cristiano che li identifica quali tali. Altre forme di ipocrisia sono coloro che attaccano donne che decidono di abortire in quanto da cristiani riconoscono la sacralità della vita...ma poi fumano danneggiando se stessi: e il rispetto per la vita che era il premesso per accusare gli altri. “… Perciò chiunque ascolta queste mie parole e le mette in pratica, sarà simile a un uomo saggio, che ha costruito la sua casa sulla roccia. Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ma essa non cadde, perché era fondata sulla roccia…” 30 Matteo 6:5-8 5 “E quando pregate, non dovete essere come gli ipocriti; perché a loro piace pregare stando in piedi nelle sinagoghe e agli angoli delle ampie vie per essere visti dagli uomini. Veramente vi dico: Essi hanno appieno la loro ricompensa. 6 Ma tu, quando preghi, entra nella tua stanza privata e, chiusa la porta, prega il Padre tuo che è nel segreto; allora il Padre tuo che vede nel segreto ti ricompenserà. 7 Ma nel pregare, non dite ripetutamente le stesse cose, come fanno le persone delle nazioni, poiché esse immaginano di essere ascoltate per il loro uso di molte parole. 8 Non vi rendete dunque simili a loro, poiché Dio, il Padre vostro, sa quali cose vi occorrono prima che gliele chiediate. 31 Esser cristiani non è questione di dire ogni tanto con enfasi “Signore, Signore…” magari davanti ad altri e a se stessi per farci vedere “religiosi”, e nemmeno è questione di appendere alle pareti di casa crocifissi e immagini sacre per far vedere che la nostra “è una casa cristiana”. Esser veri cristiani non è neppure innalzare barriere contro le diverse culture, magari impedendo di costruire moschee e difendendo i capitelli e le chiesette nelle contrade o difendendo in modo agguerrito le tradizioni di questo o di quell’altro santo o santa di paese. Esser cristiani è domandarsi ogni giorno su quali basi è costruita la mia casa, cioè le mie scelte concrete di ogni giorno come le scelte della vita. Esser cristiani è affrontare la vita e tutto quel che accade con un senso di speranza profonda anche nelle situazioni più avverse. La fede è una corda alla quale si rimane appesi, quando non ci si impicca. Sören Kierkegaard 32 Clan & Noviziato Route 04-13 Agosto 2010 Rossano Calabro (CS) 33