Libro 2 - Movimento Celestiniano L`Aquila
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Libro 2 - Movimento Celestiniano L`Aquila
2 LA PERDONANZA Editoriale RAGIONE e SENTIMENTO di Quirino Salomone La ragione, per quanto la si voglia considerare necessaria, non basta alla perfetta conoscenza dei grandi temi dell’esistenza: la vita, il bene, il vero, il bello. Quando penso che queste realtà sono meravigliosamente intrecciate da formare un’unica bellezza, una bellezza che è l’unica verità, una verità che è l’unico bene, l’amore che è tutta la vita e la vita è l’epifania di tutto il bene, della verità, della bellezza, mi si apre un orizzonte da stupore! Un momento, fatemi scendere, la ragione mi da vertigini, non tocco terra. Ora provo ad inserirmi nel merito di un dramma crescente avvertito da tutti gli autentici cercatori di Dio: un Dio Amore e un mondo senza amore. Noto subito lo scarto, apparentemente insuperabile, tra il mondo come dovrebbe essere e il mondo così com’è. Ho detto “dramma” inteso semplicemente non come fermo della ragione, bensì come suo stimolo. Pensare l’essere non come “statico” ma come “dinamico” è la positività della ragione, fondamento della ricerca e della scienza. Infatti, scopro la meravigliosa tensione interiore della realtà che genera nuove possibilità e ne disgrega altre. Una realtà che muove inquieta verso il suo compimento, verso la sua perfezione. La ragione stessa sente un fremito, avverte un’emozione, è presa da sconosciuta (perché non da sua logica) passione per la vita, amore per la verità, gusto per la giustizia, fascino per la bellezza. Insomma entra nel sentimento, avvertito ora come perfezionamento della conoscenza, come esperienza del mistero, come esperienza del divino. Sarà il sentimento ad introdurci nella realtà dell’esistenza, che la coscienza comincia ad avvertire come più grande di sè, ma sicuramente non estranea. L’avverte come la dimensione originaria e immensa a cui sente di appartenere da sempre. Il bambino avverte che i genitori sono più grandi e più forti di lui, ma sa con felice certezza che non gli sono estranei. Il sentimento è la primigenia esperienza della vita, il raziocinio viene dopo. Il sentimento ci introduce nelle profondità della vita, al cospetto di un qualcosa molto più grande di noi, che avvolge, non opprime. Esattamente quel che ci accade di fronte ad un panorama, ad un cielo infinito, ad un’opera d’arte, ad una musica sublime, ad una personalità eccezionale. Sorge spontaneo il sentimento di ammirazione, che significa lo sguardo estasiato, purissima esperienza estetica. Una realtà che si impone, più alta di noi ma di cui abbiamo assoluto bisogno, perché ad essa naturalmente orientati. Ora posso chiamare la ragione di venire a far festa col sentimento. E’ questa la ragione per cui il bene, la verità, la bellezza non devono comandare niente, perché affascinano, attraggono e coinvolgono l’uomo nell’unica gioiosa armonia dell’essere. La libertà non vuole rimanere eternamente isolata in questo processo in divenire dell’uomo, vuole legarsi a ciò che vale. Se la libertà è la qualità fondante della dignità dell’uomo, essa, tuttavia, non ne costituisce il senso ultimo. Anche per essa si prefigura un compimento. La libertà si realizza e si compie nella misura in cui si unisce alla verità, al bene, alla bellezza. Quindi l’uomo libero si compirà nell’essere attratto e nell’abbraccio felice col bene, con la verità, con la giustizia, con la bellezza, divenute sue proprie caratteristiche, tracce profonde del suo “divino”. Goethe direbbe: “ … io non cerco la salvezza nell’indifferenza, il fremito è la migliore parte dell’umanità. Per quanto il mondo faccia pagar caro il sentimento l’uomo, quand’è commosso, sente nel profondo l’immensità” Questa carica di passione per la vita genera entusiasmo, che letteralmente significa “muoversi in Dio”, con tutta la ricca e stupenda attrezzatura di ragione e sentimento. LA PERDONANZA 1 Edizioni Celestiniane Sommario LA PERDONANZA Anno XXIV, n.99 - Spedizione in abbonamento postale Filiale L’Aquila 45% (art.2, comma 20/b, legge 662/96) Editoriale 1 Castel di Sangro e San Celestino V 3 Mistica e Ragione 5 Il Papa che amo’ la chiesa per davvero: San Celestino V 7 di Quirino Salomone 7 5 di M.Domenica Santucci di Giovanni Frassanito di Sabino Lattanzio La mia Perdonanza 10 Il Beato Mariano torna a Roccacasale 11 Fuoco del Morrone 12 La chiesa di Centurelli, l’affresco ed i Cavalieri 15 La gente marcia 18 Edmondo Felici 22 Il pianeta dello scarto 23 Festa per i 50 anni di sacerdozio 24 Convegno a Ferentino 27 Recensioni libri 29 Concerto in onore di S. Bernardino 29 Fermare le mafio banche 30 di Rossana Pellegrino 12 24 di Floro Panti di Floro Panti di Marcello Nissi 15 di Giuliana del Signore di Padre Quirino di Augusto Cinelli di Floro Panti Si ringrazia Consorzio Fabrica per la collaborazione a questo numero Rivista Culturale del Centro Internazionale Studi Celestiniani di D. Di Luciano- S. Basile Reg. Tribunale di L’Aquila Autorizzazione n. 257 del 01/10/1998 Spedizione in abbonamento postale filiale di L’Aquila 45% (art. 2 comma 20/b legge 662/96) Trimestrale di Storia, Spiritualità, Attualità CHIOSTRO ABBAZIA DI COLLEMAGGIO 67100 L’Aquila Tel. 0862.419188 email: fondacele@tiscali.it Sede operativa post-terremoto: via Raffaele Paolucci, 10, 67100, L’Aquila Direttore: P. Quirino Salomone quirins@virgilio.it Redazione: Floro Panti, Paolo Giorgi, Alessandra Giorgi, Fabio Iuliano, Marcello Nissi Collaboratori: Aldo Sacchetti, Cesare Matteotti, Giovanni Frassanito, Giuliana del Signore, Luciano Pizziconi, Francesco De Anna, Lucilla Del Giudice. Elaborazione grafica: Datamoving di A.Tocchio - infodatamoving.it (Italia ed estero) 4 numeri: Euro 15,00 da versare su C/C Postale n. 10852671 intestato a: Centro Internazionale Studi Celestiniani Chiostro di Collemaggio 67100 - L’Aquila Servizio Abbonati: 0862.414310 Lun - Ven 8,00/13,00 In copertina: Dipinto restaurato nella Chiesa di Centurelli (AQ) Stampa: effegi@effegidigital.it 2 ABBONAMENTI LA PERDONANZA CASTEL DI SANGRO E SAN CELESTINO V di M. Domenica Santucci … Quell’avvenimento eccezionale del passaggio del corteo papale aveva elettrizzato tutta la popolazione di Castel di Sangro, sui tetti e sulle alture, pareva, insomma, che gli edifici vivessero e parlassero. Durante il pernottamento di Celestino V a Castel di Sangro (il 12 ottobre 1294) muore il suo compagno di vita eremitica e di preghiera Francesco Ronci, noto come Francesco d’Atri. Il giorno successivo lascia Castel di Sangro e raggiunge l’importante Monastero di San Vincenzo al Volturno dove si trattiene fino al 14 ottobre. Nei tempi di massimo splendore il territorio controllato da questi monaci superava i 400 chilometri quadrati e non c’era autorità che potesse ignorarlo. Nei giorni della visita di Celestino V a Castel di Sangro fu fatta convalidare dal Pontefice una deliberazione con la quale si concedeva il prelievo di una ingente somma di fiorini d’oro dai depositi di Bonifacio di Calamandrata, Maesto Generale dell’Ordine degli Ospedalieri di San Giovanni in Gerusalemme. Questi soldi vennero destinati ad armare le galee per una presunta e non definita “Crociata in Terra Santa”. Quì il nuovo Papa celebra messa nella Chiesa di San Nicola dove anni prima si rifugiò come eremita e che diventerà Grancia dei Cavalieri di Malta. Celestino compie a Castel di Sangro diversi miracoli: - diede il vedere a Trotta, figliola di Benedetto di Castel di Sangro; - diede la favella a Federico, figliolo di Francesco Cavalieri di Castel di Sangro, muto e sordo. Un tal Romano, di cui non si scrive il nome. - Una donna dello Scontrone, storpiata della mano, raccomandandosi al Gran Servo di Dio, e di subito sgravata dalla flussione rimase libera del tutto. Il 13 dicembre 1294 Papa Celestino V dopo aver convocato il Concistoro rinuncia al Papato in forma solenne sentendosi inesperto e incapace a fronteggiare i giochi di palazzo ed i rischi di quel ruolo così gravoso, per lui abituato a vivere in solitudine e contemplazione. Dopo la rinuncia di Celestino il pontificato viene rifiutato per “viltade” da Matteo Rosso Orsini che temeva rappresaglie dalla famiglia Colonna poichè sostenitore di Bonifacio VIII. LA PERDONANZA 3 Quest’ultimo viene eletto Papa ed annulla tutte le bolle ordinandone la restituzione, quella di Celestino compresa per elargire le indulgenze solo durante i giubilei. La città dell’Aquila si ribellò e da allora celebra la “Perdonanza Celestiniana”. La vita e l’apostolato di Celestino V sarà rispolverata dopo secoli da Papa Paolo VI, dopo oltre settecento anni. Il 10 dicembre 1294, tre giorni prima della rinuncia al Papato da parte di Celestino V, si apprende che la Casa di Maria a Nazaret arriva in Italia, a Loreto, secondo la leggenda portata dagli angeli. In realtà, venne smontata a Giaffa da maestranze Templari e fatta trasportare per iniziativa della nobile famiglia Angeli, che regnava sull’Epiro. Un documento del settembre 1294, scoperto di recente, attesta che Niceforo Angeli, despota dell’Epiro, nel dare la propria figlia Ithamar in sposa a Filippo di Taranto, quartogenito di Carlo II d’Angiò, re di Napoli, trasmise a lui una serie di beni dotali, fra i quali compaiono con spiccata evidenza: “le sante pietre portate via dalla Casa della Nostra Signora la Vergine Madre di Dio”. Murate tra le pietre della Santa Casa sono state trovate cinque croci di stoffa rossa di crociati o, più probabilmente, di cavalieri di un ordine militare che nel medioevo difendevano i luoghi santi e le reliquie. A Loreto risulta che la Santa Casa fu donata dai Templari a Celestino V il quale ordinò che fosse posta nella basilica di Collemaggio da lui fatta costruire, di ritorno da Lione nel 1274, esortato dalla Vergine per il buon esito del viaggio che portò alla conferma dell’Ordine dei Celestini, con la Bolla di Gregorio X, Il 24 dicembre 1294 Bonifacio VIII venne eletto Papa ed Il 17 luglio 1295 ordinò l’incarcerazione di Celestino V e lo fece rinchiudere nella Rocca di Fumone. ”…Tanta era la strettezza di quella torre che dove quel santo teneva i piedi mentre diceva messa, li teneva la testa quando riposava. E poiché ai frati restava assai difficile restare fermi in questo modo, sempre li confortava a sopportare con pazienza per amore di Dio, Mai si turbava o si risentiva per la strettezza della prigione o per l’insolenza delle guardie che lo sorvegliavano. Grande vigilanza si faceva giorno e notte su di lui e con i suoi compagni. E in questa rigorosa sorveglianza stettero lì 10 mesi. Morì il 19 maggio 1296”. Il processo di canonizzazione si apre a Napoli il 13 maggio 1306 su istanza di Filippo il Bello a Papa Clemente V, con l’intento di nuocere per sempre alla figura di Bonifacio VIII di cui era acerrimo nemico. L’incarico di istruire il processo fu affidato a due personalità di rilievo Giacomo da Viterbo, arcivescovo di Napoli, e Federico De Letto Vescovo di Valva e Sulmona che morì pochi giorni dopo l’apertura delle prime fasi processuali, per cui le indagini rimasero tutte a carico del Vescovo di Napoli. Le fasi del processo si svolsero a Napoli dal 13 al 24 maggio 1306, a Capua dal 25 al 26 maggio 1306, a Castel di Sangro dal 27 al 28 maggio 1306, a Sulmona dal 28 al 29 maggio 1306. L’anno dopo, il 14 settembre 1307, viene deliberato per ordine di Filippo il Bello l’arresto dei Templari ed un mese dopo inizia la distruzione sistematica dell’Ordine. In un solo giorno vengono arrestati tutti i membri dell’Ordine e confiscati tutti i beni. Celestino V non percorre solo la nostra via degli Abruzzi, lui precorre i tempi, la sua storia rinnovata da Paolo VI e dagli ultimi tre Papi è per quanti vogliono sentirsi un poco più vicini al cielo, per quanti salgono gli inerpicati monti della Verità, alla ricerca del sale della verità, nella gloria che cinge le fronti temerarie e resta così vivo per sempre. 4 LA LA PERDONANZA PERDONANZA MISTICA E RAGIONE di Giovanni Frassanito Nel numero scorso ho parlato della psicologia analitica di Jung. E della teoria che ipotizza una specie di <<inconscio collettivo>>, per spiegare sia il sincronismo delle cosiddette “coincidenze significative”; sia altri fenomeni paranormali: ivi compreso lo spiritismo, che ispirò Jung a scegliere – per l’appunto – la sua tesi di laurea in medicina sul tema <<Psicologia e patologia dei cosiddetti fenomeni occulti.>> Appena laureato Jung lavorò, infatti, come assistente presso l’istituto Burgholzli di Zurigo che – all’epoca – era la clinica per malattie mentali più famosa d’Europa. Ma fu – proprio – questo suo prevalente interesse per gli studi esoterici ( antropologia, yoga, alchimia, astrologia, storia delle religioni) a fargli dilatare – in psicologia –il concetto di “libido” oltre la sfera sessuale. Senonché, sarà questa innovazione la causa che segnò la rottura con le teorie di Freud – come già gli anticipava con lettera del giugno 1911:”… un giorno scopriremo nell’astrologia un bel po’ di conoscenza, che è stata intuitivamente proiettata nei cieli”. E collegava così l’astrologia (fondata sulle immagini universali dello Zodiaco) con la fede nella trascendenza: tramite il <<simbolismo>> della sua psicologia analitica. La rottura definitiva – fra i due maestri della psicanalisi – arriverà poi nel 1912, con la pubblicazione dell’opera junghiana: “Trasformazione e simboli della libido”. Perché questa formalizza la separazione, mettendo in discussione l’autorità scientifica delle teorie pansessualiste di Freud. Di qui si spiega la tendenza a qualificare come << mistico>>il pensiero di Jung – in quanto “il complesso di Dio… porta alla convinzione di possedere una chiave accessibile solo agli eletti, ed un grande interesse per la chiromanzia, divinazione, e perfino astrologia, come per l’occultismo e il misticismo in tutte le loro ramificazioni” (Gary Lachman, Jung il mistico, ed. Mediterranee, 2012). Specialmente – quando il conflitto fra le due scuole della psicoanalisi tenderà alla cattiveria di accusarsi reciprocamente di “eresia”. Rispetto alla scienza medica. Ed alla psichiatria. Perciò nel 1916 – nella Struttura dell’inconscio – Jung sviluppa queste sue teorie. Senonchè l’anno dopo – nel 1917 – avviene la vera rivoluzione culturale della nostra età. Perché la Madonna – a Fatima – appare a Lucia, Francesco e Giacinta. A tre bambini. E predice i tre grandi avvenimenti della Storia contemporanea: seconda guerra mondiale (1939); avvento e crollo del comunismo (1917-89-91); attentato a papa Wojtyla (che avverrà il giorno dell’anniversario di Fatima, il 13 maggio 1981). Al pari di tutta la Tradizione veterotestamentaria, fondata anch’essa sulla profezia della Storia antica. Vale a dire: sulla profezia del Messia. Fondata sui grandi profeti che precedono Cristo: Isaia, Geremia, Ezechiele e Daniele. Preceduti da Elia del monte Carmelo. E seguiti da Giovanni Battista del fiume Giordano Ed è qui – nel momento della Profezia - che esplode il rapporto fra <<Mistica e Ragione>>. È –qui – che la <<visione>> diventa Vita. È – qui – che l’ <<allucinazione>> si trasforma in Storia. Legando la verità alla <<psicologia del profondo>>. Secondo le ricerche di Jung il mistico. Se è vero – com’ è vero - che questa Apparizione di Fatima coinvolge il cervello dei singoli veggenti. Se è vero che essa – cioè – ha una spiegazione anche in chiave psicologica (oltre che teologica) : si noti – a questo proposito – che Lucia vede, sente e parla con la Madonna; mentre Giacinta vede e sente ma non parla; Francesco invece riesce solo a vedere la scena, ma non sente né parla. Se è vero – perciò - che è questa <<profezia>> la categoria culturale che contrappone la Mistica alla Ragione. La fede all’ateismo. Esplodendo nei fatti della Storia. Perché – in altre parole –proprio questa Apparizione può spiegare meglio i fenomeni occulti. La presenza – infatti – della Madonna a Fatima (che i veggenti vedono, e che noi LA PERDONANZA 5 tutti invece non vediamo) viene percepita in modo diverso dai tre bambini. Perché – evidentemente – Dio stesso si serve delle diverse qualità neurologiche, che ha dato a ciascuno di noi – per fare miracoli. Per rivelare la profezia. In alcuni casi, sì. In altri, no. Perciò anche la psicologia ha diritto di indagare in merito a questi diversi “carismi”. Questa Apparizione – per la sua importanza –rivoluziona davvero tutto: in fatto di fenomeni soprannaturali e paranormali. Perché essa viene – qui – a coinvolgere la “Storia”, con la lettera maiuscola. Perché non riguarda più la guarigione di qualche malato ma anticipa fatti futuri, che coinvolgono il mondo intero: Europa, America, Russia, fino al Giappone; personaggi come Hitler, Stalin, Churchill, Eisenhower, Mussolini ecc. E dimostra l’esistenza di un disegno teologico per l’ umanità. Prestabilito. Un disegno universale di Storia della Salvezza. Dimostra, insomma, che il “complesso di Dio” non è illusione psichica. Né allucinazione di veggenti. Che la mistica non è menzogna. E che gli sviluppi moderni della Scienza non hanno cancellato la <<dimensione simbolica>> dell’Inconscio ( come sostiene – erroneamente – l’articolo di Umberto Galimberti su “La Repubblica” di qualche anno addietro). Perché la Storia tutta – antica e moderna - ha bisogno di <<salvarsi>>. Cosicché questa verità è anche psicologica. Non solo filosofica. Non solo teologica. Si sente col pulsare del cuore, prima ancora di capirsi con gli occhi della mente. La profezia di Fatima dimostra ancora di più. Dimostra che questi veggenti – anticipando fatti futuri – contraddicono la nozione che noi abbiamo del “tempo”, intesa come successione dinamica di eventi. E si sconvolge, quindi, l’intima struttura della legge di ‘causalità’, compromettendo persino l’ idea del libero arbitrio ‘ dell’ uomo, secondo la comune esperienza percepita dai nostri sensi. Il che - per l’appunto - suole chiamarsi, tuttora, ‘magia’: quell’arte, cioè, di produrre effetti ‘senza una causa’. Di contraddire il metodo scientifico, la legge di ‘causalità’ (come s’è detto). Si tratta, in sostanza, di fenomeni mistici che si colorano di sorpresa e di stupore, di favola e d’incanto. E che sfuggono, di per sé, al metodo sperimentale della Scienza, perché non si possono riprodurre - a volontà - nelle ‘prove’ di laboratorio. Irripetibili, unici. Senza possibilità di copiarli, come avviene sempre, per la vita creativa dello Spirito. L’Apparizione di Fatima dimostra infine che – probabilmente – è proprio questa << dimensione simbolica>> (che coinvolge l’emisfero destro del nostro cervello) a fare gli uomini “ad immagine e somiglianza” di Dio (Gen. 1-27). Tanto quanto è la <<dimensione logicomatematica>> dell’emisfero sinistro. Vale a dire: che la creazione dell’artista non è di meno della scoperta dello 6 scienziato. Che la rivelazione del veggente non è di meno del calcolo matematico. Che – insomma – Simbolo e Logica si equivalgono. Seppure per strade diverse. Usando linguaggi diversi. Perché la complessità del reale è tale che gli strumenti per coglierla devono essere necessariamente molteplici. Molteplici: infatti il nostro cervello è diviso in due diversi emisferi. Uno mistico; e l’altro razionale. Il destro e il sinistro. Quello - fatto di immagini simboliche. Questo fatto di logica raziocinante. Molteplici: l’intuizione e la dimostrazione. L’arte e la scienza. Conscio ed inconscio. Ipnosi e veglia. Mistica e ragione. Che si confermano, senza contraddirsi: al pari del ritmo della <<musica>>, che si traduce nei numeri della <<matematica>> . Molteplici: perché le stesse leggi matematiche della Natura dimostrano anche una straordinaria fantasia di colori. Come avviene nel processo di fecondazione di una pianta, che si serva all’uopo dello spettacolo della fioritura per richiamare le api. Per generare l’impollinazione. Si serve dei fiori. Legando così il Bello ed il Vero. Fisica ed Estetica. Mistica e Ragione: legandole insieme. (continua) LA PERDONANZA MONASTERO DELLE BENEDETTINE CELESTINE DI SAN RUGGERO DI BARLETTA: CELEBRAZIONI DEL VII CENTENARIO DELLA CANONIZZAZIONE DEL FONDATORE SAN PIETRO CELESTINO Dal 18 al 21 maggio 2013, le Claustrali Benedettine Celestine del Monastero San Ruggero in Barletta hanno coinvolto la comunità ecclesiale dell’Arcidiocesi di Trani-Barletta-Bisceglie e la cittadinanza tutta di Barletta, facendosi promotrici di significative iniziative liturgiche e culturali per la ricorrenza del settimo centenario della canonizzazione del loro santo fondatore, san Pietro Celestino, eremita e papa, avvenuta in Avignone il 5 maggio 1313. Le celebrazioni si sono aperte nella serata di sabato 18 maggio, vigilia di Pentecoste, partendo dalla Parrocchia di San Giacomo Maggiore (già abbazia benedettina), con un breve momento di preghiera presieduto dal rev.mo abate emerito dom Ildebrando Scicolone, osb e seguito dalla processione con la nuova statua di san Pietro Celestino che ha raggiunto la Chiesa di San Ruggero, dove si è celebrata la Veglia di Pentecoste, animata dal prevosto mons. Sabino Lattanzio e dai giovani della parrocchia di San Giacomo Maggiore. Nella mattinata di domenica 19 maggio, Solennità di Pentecoste e giorno della Solennità di san Pietro Celestino (che quest’anno si è festeggiato il giorno seguente), l’abate dom Ildebrando Scicolone ha presieduto nella chiesa monastica la solenne Concelebrazione Eucaristica e ha accolto l’oblazione di un novizio. Nella serata di lunedì 20 maggio, Solennità liturgica di san Pietro Celestino, mons. Filippo Salvo, vicario episcopale, ha celebrato l’Eucaristia, preceduta dai Vespri solenni presieduti da mons. Sabino Lattanzio, confessore ordinario del Monastero, il quale ha anche tenuto una conferenza, di cui si riporta di seguito il testo. Le Celebrazioni si sono concluse alle ore 20,00 del martedì 21 maggio con un Concerto di musica sacra della Compagnia “Voci di Terra d’Otranto”. All’organo il maestro Antonio Papa, autore della già menzionata nuova statua di san Pietro Celestino. Barletta vanta la presenza dei monaci benedettini celestini nell’Abbazia della SS. Trinità dagli inizi del XV secolo fino alla prima metà del XIX sec. e, ancora tutt’oggi, la presenza delle monache celestine, trasferitesi nel sec. XIX dal monastero della SS. Annunziata a quello di San Ruggero. Il Papa che amo’ la Chiesa per davvero: San Celestino V di Sabino Lattanzio Carissime sorelle in Cristo, per me è una grande gioia condividere questo evento di grazia nella ricorrenza del settimo centenario della canonizzazione del santo eremita e papa Pietro Celestino, avvenuta nella Cattedrale di Santa Maria in Avignone il 5 maggio 1313 da parte del pontefice Clemente V. Si tratta del vostro Padre, perché vi siete messe alla sequela di Gesù seguendo le orme di questo “umile e grande Santo”, e del mio Protettore, perché fin da piccolo ho sentito parlare di lui in questa chiesa monastica di San Ruggero delle monache Benedettine Celestine di Barletta, dove ho servito all’altare come chierichetto. LA PERDONANZA 7 Questa straordinaria figura di discepolo del Signore, ancora tanto discussa per la inaspettata decisione da lui presa nel dare le dimissioni dal soglio di Pietro, è tornata alla ribalta ai nostri giorni allorchè, l’11 febbraio scorso, Benedetto XVI “Avendo sempre davanti il bene della Chiesa e non se stessi”, dopo aver tanto pregato in merito per discernere la volontà di Dio, lo ha imitato. In tal modo, questi due grandi Pontefici ci hanno insegnato che la Chiesa si ama e si serve anche a costo di mettersi da parte. Cerchiamo di inquadrare san Pietro Celestino nel contesto storico in cui visse. Siamo nel XIII secolo. La Chiesa stava vivendo “in capite” un momento difficile, mentre dalla base, in modo particolare, si andava sempre più diffondendo un forte movimento di esigenza di riforma, quello degli “Spirituali”. E’ significativo il nome con cui essi vennero identificati, proprio perchè anelavano a un ritorno alle origini della Chiesa. Pietro Angeleri, pur facente parte dell’Ordine Benedettino, sotto certi aspetti, per lo stile di vita lo vediamo più vicino alla corrente Francescana. Tuttavia, anche all’interno dei benedettini egli non fu l’unico a desiderare più essenzialità evangelica. Si pensi, prima di lui, alla riforma Pulsanese promossa da Giovanni da Matera sul Gargano, a quella Cistercense o alla riforma Florense del monaco calabrese Gioacchino da Fiore. E’ significativo che Pietro del Morrone ebbe una particolare devozione verso lo Spirito Santo, tanto da chiamare la sua famiglia monastica “Fratelli dello Spirito Santo”. Qui c’è un richiamo immediato alla Pentecoste e, quindi, alla Chiesa Apostolica! Altro suo vanto fu la “croce del Signore nostro Gesù Cristo, per mezzo della quale il mondo è stato crocifisso, come io per il mondo” (Gal 6,14). Nel 1275, riunendo in Capitolo i suoi seguaci, condensò nel simbolo del nuovo Ordine questi due aspetti che contraddistinguevano la sua spiritualità: una Croce e una S (che indicava lo Spirito Santo). Sentendo la forte esigenza di seguire Cristo povero e crocifisso, Pietro fu attratto dalla contemplazione nella vita eremitica, desiderio che lo accomunava ai poveri montanari delle sue salubri terre molisane e abruzzesi i quali, a contatto con la natura, si sentivano istintivamente più vicini al Creatore. In solitudine, preghiera e ascesi si lasciò prendere totalmente dalla Parola di Dio che meditava giorno e notte, cercando di imprimere il vero senso evangelico nella sua vita. Conducendo una esistenza essenzialmente semplice, lontana dalle ipocrisie del vivere mondano, unica aspirazione sua e dei primi “Fratelli dello Spirito Santo” fu, quindi, di vivere “nascosti con Cristo in Dio” e, seguendo gli insegnamenti del santo padre Benedetto, di cui abbracciò la regola, salì tutti i gradini dell’umiltà, convinto di quanto alcuni secoli più tardi, affermerà il grande san Filippo Neri (i santi son tutti uguali!): la nostra vita è come i due piatti della stadera, più ci abbassiamo nella nostra umanità, più ci eleviamo verso l’Alto. Tuttavia, c’è da sottolineare che egli non era un ingenuo, proprio perché i santi non si lasciano intrappolare dal 8 fascino del vizio che attenta anche gli uomini di Chiesa, ne prendono le distanze, individuando, smascherando e, combattendone l’autore: il diavolo, colui che ci separa da Dio e ci divide tra di noi. Il segreto della loro purezza sta nel costante spirito di orazione con cui tengono impegnata la loro mente. Così Pietro visse nella solitudine della Maiella. Nonostante la solitudine eremitica di cui si circondò, non mancarono di giungergli echi del disordine morale che coinvolgeva gli uomini di Chiesa, disorientando i semplici fedeli. Ma ciò che più lo contristava era il fatto che la Chiesa da oltre un anno non aveva il suo supremo pastore, il Vicario di Gesù Cristo sulla terra, a causa dei cardinali che, in seguito alla morte di Nicolò IV, avvenuta il 4 aprile 1292, per interessi per niente evangelici, non si accordavano sulla scelta del candidato. Essendo in gioco gli interessi di Dio, l’austero Pietro non restò silente. Per questo, quale novello Giovanni Battista, dalla solitudine del deserto fece sentire la sua voce ai cardinali riuniti in Conclave a Perugia, predicendo “gravi castighi” se non si fosse provveduto subito alla scelta del successore del Pescatore di Galilea. La profezia fu inviata al cardinale decano, Latino Malabranca, il quale la presentò all’attenzione degli altri porporati, proponendo il monaco eremita come Pontefice. Finalmente, dopo ventisette lunghi mesi, emerse dal Conclave, all’unanimità, il nome di Pietro Angeleri del Morrone; era il 5 luglio 1294. La notizia dell’elezione fu recata al monaco eremita da tre vescovi, nella grotta sui monti della Maiella, dove risiedeva. A questo punto sorge spontaneo un dubbio. E’ indiscutibile che la Chiesa è guidata dallo Spirito Santo, ma è pur vero che gli uomini che la compongono portano il peso delle conseguenze del peccato di origine, infatti solo nella Vita Eterna saranno “senza ruga e senza macchia”. Ora, come mai i cardinali, che per tanto tempo non erano riusciti a mettere da parte gli intrighi umani, ad un tratto si ritrovarono concordi? La risposta è duplice: o questi si erano lasciati toccare dalla luce divina che passava attraverso quest’umile uomo, per niente esaltato - e questo vogliamo credere sia stato il movente della scelta fatta - , o la scelta era stata dettata da sentimenti più bassi. E cioè: “Finalmente abbiamo LA PERDONANZA trovato la persona adatta che potremo manovrare come vogliamo!”. Ma un altro dubbio ci tormenta. E’ possibile che il Nostro, proprio perché guidato dallo Spirito Santo, non mise dinanzi alla sua scelta queste perplessità, oltre che i suoi limiti, di cui era pienamente cosciente? La risposta è difficile da dare. Ai nostri giorni, anche Albino Luciani fu preso alla sprovvista; ma fu spinto ad accettare, incoraggiato da un confratello cardinale che gli sussurrò: “Se il Signore da una croce, da anche la forza per portarla”. Fu sicuramente così anche per il nostro Santo che da quel momento si chiamerà Celestino V e scelse per il giorno dell’incoronazione il 29 agosto, giorno della memoria liturgica del martirio del Battista, suo particolare protettore. C’è chi ha visto nella scelta di questa data una certa allusione: come Giovanni offrì la testa al carnefice pur di rimanere fedele alla Verità, che è Cristo Gesù, così Pietro del Morrone piegò la testa al giogo del Pontificato pur di salvare la Chiesa. Inizia così il suo servizio di “Servo dei servi di Dio”, titolo coniato secoli addietro dal suo predecessore Gregorio Magno. Ma subito si accorse che, con tutte le buone intenzioni e, nonostante l’assistenza dall’Alto, un agnello non poteva resistere a tanti lupi. Nella sua purezza evangelica era ignaro di dove potesse arrivare la scaltrezza di quanti lo circondavano; perfino i suoi monaci cominciavano a reclamare privilegi! Forse non aveva mai letto il De Consideratione che in precedenza san Bernardo aveva scritto per mettere in guardia il suo discepolo divenuto Pontefice, con il nome di Eugenio III. L’anziano papa Celestino V riconosce che guidare la Chiesa Universale con tutte le responsabilità che essa comporta è tutt’altra cosa che guidare il piccolo gregge di una famiglia monastica. Per questo, assalito dal tormento spirituale che, restando ancora in carica, avrebbe potuto fare del male alla Chiesa stessa, rischiando anche, di dannarsi personalmente, decise di ritornare sui suoi passi. Anche un altro santo Pontefice, Paolo VI, in un certo periodo burrascoso del suo pontificato stava maturando la stessa decisione, tanto che volle recarsi pellegrino a Monte Fumone per chiedere luce al Santo Predecessore presso il castello dove san Pietro Celestino aveva chiuso santamente i suoi giorni terreni il 19 maggio 1296. Celestino V, per discernere meglio la volontà di Dio, volle consultarsi anche in materia giuridica col massimo canonista del tempo, il cardinal Benedetto Caetani, il quale lo rappacificò interiormente, dicendo che quanto aveva intenzione di fare era lecito. Il 13 dicembre dello stesso anno 1294, dopo solo tre mesi dall’assunzione dell’incarico: “mosso da ragioni legittime, per bisogno di umiltà, di perfezionamento morale e per obbligo di coscienza, per debolezza del corpo, per difetto di dottrina e per cattiveria del mondo, per l’infermità della persona”, depose dal capo la tiara col desiderio di continuare a seguire le sorti della Madre Chiesa nella preghiera assidua del tanto agognato ritiro eremitico, così come aveva fatto in passato. Anche Benedetto XVI, nell’atto di rinuncia, ha precisato di voler continuare a servire la Chiesa: “Non abbandono la croce, ma resto in modo nuovo presso il Signore crocifisso… nel servizio della preghiera nel recinto di San Pietro”. Alla luce degli ultimi eventi, sembra un segno premonitore il gesto compiuto da Benedetto in quel 28 aprile 2009, nel giorno della sua andata a L’Aquila, quando depose sull’urna di san Celestino il Pallio da lui accolto sulle spalle nel giorno dell’inizio del Pontificato. Così Pietro del Morrone, già Celestino V, si ritirò “come nei giorni della giovinezza” a cantare incessantemente le lodi al suo Dio, ma non nei luoghi a lui tanto cari, come avrebbe desiderato, ma, di fatto, prigioniero, per volontà del card. Caetani, divenuto suo successore col nome di Bonifacio VIII, il quale lo tenne sotto scorta, temendo che si facesse strumentalizzare, creando ulteriori scismi all’interno della Chiesa. Ho menzionato poc’anzi Paolo VI, pellegrino a Monte Fumone e Benedetto XVI a L’Aquila nel 2009, in seguito al terribile sisma che devastò la terra di Abruzzo. Anche Giovanni Paolo II si recò pellegrino a Santa Maria di Collemaggio, per dire ancora una volta grazie a san Pietro Celestino, a nome di tutta la Chiesa, per la sua coraggiosa testimonianza di vita evangelica. Non dimentichiamo, inoltre, che perfino un laico, lo scrittore Ignazio Silone, affascinato dalla sua personalità, gli ha dedicato l’ultima sua opera letteraria: “L’avventura di un povero cristiano” . Chi è, allora, Pietro Celestino? Un “poveruomo” o un “grande” che ha fatto onore a Cristo e alla sua Chiesa? Come vero discepolo del Signore egli rientra nella profezia che il vegliardo Simeone rivolse a Maria Santissima, predicendo il futuro del figlio Gesù: “Egli è segno di contraddizione!” (cfr Lc 2, 34). Chi segue il Vangelo fino in fondo non potrà mai essere capito - tanto meno accettato! - da coloro che si lasciano guidare dalle categorie del mondo. Concludo con una forte provocazione che ho trovato di recente, leggendo un libro scritto da un frate domenicano che opera in terra di fede in prevalenza islamica. Racconta questo frate che un giorno fu fermato da un musulmano il quale gli disse: “Io sono discepolo di Cristo”. Al che rispose il frate: “Forse vuoi dire che sei Cristiano?”. “No”, rispose il musulmano, continuando il discorso: “Quando un uomo si fa battezzare voi lo chiamate cristiano. Quando un battezzato frequenta la Messa festiva voi lo chiamate praticante. Quando un cristiano praticante osserva alla lettera le beatitudini proclamate da Gesù voi lo chiamate scemo!”. San Pietro Celestino è uno di quei discepoli di Gesù che ha vissuto fino in fondo l’avventura con il suo Maestro Divino, fino a passare per stolto agli occhi di coloro che credono di essere sapienti, perché, al dire dell’apostolo Paolo, ha sposato la sapienza della Croce. Per questo, mentre - come alcuni ipoteticamente affermano - Dante lo colloca nell’Inferno tra i vili per scontare la pena causata dal “Gran rifiuto” (Inferno, III, vv.59-61), voi, carissime figlie che seguite le sue sante orme, sentitevi, invece, fiere di tanto Padre. LA PERDONANZA 9 LA MIA PERDONANZA di Rossana Pellegrino Anche quest’anno si è ripetuto l’atteso rito della Perdonanza. In tanti anni di vita a L’Aquila ho visto rinnovarsi e modificarsi un rito tra il sacro ed il profano con forti accenti religiosi dal significato profondamente intenso e manifestazioni a volte discutibili. Eppure ho sempre cercato di esserci. Ho sfrondato dagli orpelli e cercato il senso di un avvenimento dal valore puro e difficile da cogliere e da accettare. Perdono. Da questa parola dal significato semplice ma dall’applicazione estremamente difficoltosa, scaturisce un evento cittadino di rilevanza sociale e religiosa. Perdono, perdono, ha senso ora questa parola? Ora che questa città così fortemente offesa non riesce ancora a risollevarsi ed a ritrovare la coesione sociale che faciliti uno sforzo unico nella ripresa? Povero Celestino! L’ho sentito tanto vicino, sfollato anche lui insieme a noi nel primo anno del nostro “dopo”, quando percorse il viale di Collemaggio portato a spalla dai Vigili del Fuoco, amici cari che ci hanno aiutato a sopportare i disagi; ho pregato, insieme ai miei concittadini, vicino alla sua teca posta ai piedi di un altare improvvisato nel prato dietro la Basilica, poi per un anno pellegrino in altre terre. Terremotato come noi, con la casa inagibile, avrei voluto che fosse rimasto qui, con noi, nella nostra città, a lavorare al nostro fianco, a stringere i denti per far andare avanti il lavoro; a vedere cosa fare per la nostra città, per la ricostruzione, per il futuro, per noi. Ho temuto che si allontanasse come tanti tesori preziosi che non rivedremo più, come tante attività, uffici, spazi, persone. Poi è tornato e con lui il suo messaggio: Perdono. Quest’anno nel giorno della Perdonanza abbiamo visto sfilare dietro San Pietro Celestino, ancora una volta sfollato, tanti personaggi che ci rappresentano, queste persone saranno capaci di chiedere perdono? E tutti noi potremo perdonare le incapacità, i ritardi, i traffici, l’uso politicizzato delle nostre disgrazie, la bramosia 10 LA PERDONANZA di profitto a discapito di altri, le negligenze? Il perdono ha un senso antico o un senso nuovo, sconosciuto, arcano, ostico? Questa parola tanto facile da pronunciare è un concetto difficile, duro a volte incomprensibile. Il perdono impone una scelta, perché ciascuno di noi lo deve fare proprio e accettarlo e concederlo con un animo puro, libero e senza recriminazioni. Si chiede perdono a Dio ed al prossimo, si invoca per ciò che si è o non si è fatto e, soprattutto, si perdona. Ci si spoglia dell’acredine e ci si presenta con animo puro al cospetto del Padre per invocare il perdono. E si perdona. Se è difficile chiederlo, il perdono è ben più difficile concederlo. E quando si dice di aver perdonato, resta a volte, nel fondo dell’animo un’amarezza invincibile. Potrà Celestino insegnarci a perdonare e sublimare il nostro dolore rendendoci lievi e facendoci sollevare verso l’alto ed allontanare dalle miserie che ci circondano? Ci vorrebbe un miracolo, un miracolo di bene. Intanto aspettiamo che San Pietro Celestino torni a casa sua che è anche la nostra e dove desideriamo ritornare viandanti fiaccati da un viaggio lungo e faticoso. Dalla passeggiata del 2009 a quella di quest’anno forse Celestino avrà notato tanti cambiamenti non solo nella città ma anche nei nostri visi; avrà letto nei volti le tante fatiche che quotidianamente come aquilani affrontiamo per superare le difficoltà per ricreare una realtà cittadina ed una vita nuova, diversa da quella che non potrà più tornare. E ci ha ricordato l’invito nella sua casa, quella che non crolla, quella dello spirito, per farci accomodare ed offrirci qualcosa di buono. Sta a noi riuscire ad accettarlo e cercare di gustare il dono prezioso e sublime della nostra porzione di perdono. Il Beato Mariano torna a Roccacasale Dal 15 al 29 Settembre 2013 a Roccacasale sono state esposti i resti mortali del Beato Mariano. I resti, provenienti dall’Eremo di Bellegra, hanno voluto lanciare a tutti i visitatori un messaggio di accoglienza e di ospitalità. L’evento è stato patrocinato dal Sindaco di Roccacasale Domenico Spagnuolo e dal Presidente dell’Associazione “Fra Mariano” Giovanni Commito con i suoi collaboratori Francesco Di Filippo, Angelo D’Ascanio, Antonio Santangelo, Domenico Tirone, Antonio Anzellotti, Ettore Tollis ed Eva Santilli. Padre Nicola Macale e Padre Quirino nell’Eremo di Bellegra. Partecipanti alla Cerimonia LA PERDONANZA 11 FUOCO DEL MORRONE di Floro Panti Si è svolto anche quest’anno, dal 16 al 23 agosto il tradizionale appuntamento del FUOCO DEL MORRONE. La manifestazione, fin dal suo inizio curata dal Movimento Celestiniano , giunta alla 34^ Edizione , oltre ad essere stata alla base della rinascita della Perdonanza , ne ha segnato da sempre l’inizio delle celebrazioni. Alcuni particolari momenti hanno contraddistinto l’evento, nell’anno settecentenario della Canonizzazione di S. Pietro Celestino V, sia all’inizio del percorso, che all’arrivo all’Aquila. Dopo tre anni di divieto, grazie ai fondi stanziati dalla Provincia dell’Aquila che hanno consentito gli interventi di messa in sicurezza di un costone pericolante a causa del terremoto del 2009, è stato possibile ritornare all’Eremo di Sant’Onofrio ,dove al termine di una nutrita e sentita cerimonia religiosa officiata da S.E. Mons. Spina – Vescovo di Sulmona, il Fuoco ha potuto riprendere da questa località il rituale consolidato percorso. All’Aquila, all’arrivo il 23 agosto, non ci è stato possibile invece rendere omaggio al Santo, in quanto la Basilica di Collemaggio era stata chiusa per gravi rischi di stabilità, tanto che tutte le celebrazioni successive legate alla Perdonanza , si sono svolte all’aperto sul piazzale antistante. La tappa successiva che ha visto il Fuoco raggiungere la sede Municipale in un centro storico ancora gravemente ferito, è stata particolarmente significativa. Stante le notizie tragiche provenienti dal Medio Oriente , con numerose vittime civili in Egitto, l’ultimo tedoforo che ha consegnato la fiaccola nelle mani del Sindaco dell’Aquila Dott. Massimo Cialente è stato proprio un ragazzo Egiziano ospite del nostro centro di accoglienza celestiniano. S.E Mons. Spina vescovo di Sulmona officia la Santa Messa all’Eremo di S. Onofrio Alcuni tedofori durante la celebrazione della Santa Messa all’Eremo di S. Onofrio S.E. Mons. Spina - Vescovo di Sulmona accende il Fuoco del Morrone S. E. Mons Spina e Padre Quirino Salomone alla testa del Fuoco del Morrone S.E. Mons. Spina guida la processione verso Bagnaturo Le Autorità alla Chiesetta di S. Pietro Celestino di Bagnaturo Il saluto di Padre Quirino Salomone alla popolazione davanti alla Chiesa di S. Pietro Celestino 12 I tedofori attraversano Bagnaturo per dirigersi a Sulmona LA PERDONANZA Foto di gruppo dei partecipanti davanti alla Cattedrale di S. Panfilo a Sulmona Il corteo storico accompagna il Fuoco in Sulmona Foto di gruppo dei tedofori al monumento a S. Pietro Celestino a Sulmona Il Fuoco viene ricevuto dalla Autorità a S. Francesco della Scarpa di Sulmona L’indirizzo di saluto del Sindaco di Pratola Peligna de Crescentis L’indirizzo di saluto del Sindaco di Sulmona Ranalli Il Fuoco alla chiesa di S. Pietro Celestino di Pratola Peligna con l’accensione della lampada del Cammino del Perdono L’accensione del tripode a Pratola Peligna La lettura della Pergamena delle Perdonanze da parte di F. Panti Foto di gruppo alla Chiesa di S. Francesco a Castelvecchio Subequo Il Fuoco viene consegnato nelle mani del Sindaco Il Parroco di Molina Aterno Accende la Lampada di Molina Aterno del Cammino del Perdono in Chiesa Il Fuoco alla Chiesetta della Madonna della Sanità di Acciano La cerimonia religiosa e civile svoltasi all’interno della Chiesetta della Madonna della Sanità di Acciano LA PERDONANZA La benedizione del Fuoco alla Partenza da Castelvecchio Subequo I partecipanti alla cerimonia all’interno della Chiesetta della Madonna della Sanità di Acciano 13 Il Fuoco sull’erta della salita verso Acciano Il Parroco di Beffi di Acciano Benedice il Fuoco Il Fuoco scortato dal Gruppo Storico della Perdonanza Celestiniana arriva alla Chiesa di Santa Maria di Centurelli I ragazzi di Onna alla ripresa del cammino del Fuoco I Giovani di Roccapreturo di Acciano trasportano il Fuoco L’arrivo del Fuoco a Santa Maria del Ponte di Tione degli Abruzzi L’Accensione del tripode a Santa Maria del Ponte di Tione degli Abruzzi il Fuoco a Santa Maria di Centurelli a Caporciano L’Arrivo del Fuoco nella Chiesa di Onna Il Fuoco lascia Onna per l’ultimo tratto del Cammino fino a L’Aquila Il ragazzo Egiziano Yones Mahmoud Ahmed saluta la folla all’arrivo del Fuoco a P.za Palazzo a L’Aquila La consegna del Fuoco nelle mani del Sindaco dell’Aquila Massimo Cialente 14 Il Fuoco a Beffi di Acciano Il Fuoco del Morrone 16-23 Agosto 2013 LA PERDONANZA di Floro Panti Nell’ambito dei festeggiamenti programmati per il Settimo Centenario della Canonizzazione di S. Pietro Celestino V, nella Chiesa di Santa Maria di Centurelli - Madonna del Buon Cammino, ubicata a Caporciano a pochi chilometri dall’Aquila, importante e antico sito Celestiniano posto sul Ttratturo Magno L’Aquila - Foggia, si sono svolte domenica 12 maggio alcune importanti celebrazioni. Dopo un anno di lavoro di restauro, curato dalla Soprintendenza, è stato riportato all’antico splendore il grande affresco ( 5 x3m ) della SS. Trinità risalente al 1581. Il bel lavoro effettuato dalla restauratrice Berta Di Giacomantonio, ha fatto emergere anche importanti particolari che con l’incuria del tempo e i danni del terremoto stavano per essere definitivamente perduti. E’ stato fra l’altro possibile risalire almeno in parte all’autore dell’affresco che, secondo quanto risulta dall’iscrizione posta in calce, è proveniente da Beffi, quasi a confermare l’esistenza in quella località dell’Abruzzo Aquilano, in considerazione della celeberrima pala del Trittico di Beffi, di una perdurante nei secoli tradizione pittorica. Non meno importanti e significative sono state le altre cerimonie. Santa Maria di Centurelli è da anni la sede del Movimento Celestiniano nella quale si procede all’investitura dei Cavalieri di Celestino e, proprio in questa circostanza, sono stati nominati altri sei nuovi Cavalieri: Valentina Picchioni, Anna Paola Vespa, Andrea Di Giallonardo, Antonella Di Gregorio, Valerio Dell’Olio, Luigi Di Massa, ai quali dopo il solenne giuramento, sono state conferite le insegne. Infine, Padre Quirino Salomone ha benedetto i pellegrini: Floro Panti, Agostino Mattei, Domenico Foligno, Manuela Di Cuollo e Genny Caccia in partenza per il tragitto inaugurale a piedi del Cammino del Perdono, che sarebbe poi iniziato da Sant’Angelo Limosano per proseguire per oltre 200 chilometri sulle orme di Pietro del Morrone, fino a raggiungere la Basilica di Collemaggio dell’Aquila dopo sette giorni. LA PERDONANZA 15 16 LA PERDONANZA LA PERDONANZA 17 di Marcello Nissi Tranquilli!! Se oggi ci riesco, non vi parlerò dei parassiti che stanno distruggendo il mondo ma di coloro che fanno di tutto per salvarlo. Lo scorso 31 agosto si è svolta, da Celano a Castelvecchio Subequo, la prima MARCIA PER IL CREATO. Un altro tassello è stato aggiunto al progetto “SAN FRANCESCO CUSTODE DEL PARCO”. Ricordate? Nel 2008, rappresentanti del Parco Sirente-Velino, della Regione Abruzzo e dell’Ordine dei Frati Minori, nominarono San Francesco D’Assisi custode del Parco Sirente-Velino. Da allora, con l’aiuto dei comuni e di tutte le direzioni didattiche interessate, sono state portate a termine molte iniziative finalizzate alla conoscenza e alla difesa dell’ambiente. La prima MARCIA PER IL CREATO, organizzata dalla Regione Abruzzo, dal Parco Sirente-Velino, dal C.A.I., dai comuni di Celano, Aielli, Collarmele, Gagliano Aterno e Castelvecchio Subequo, ha visto la partecipazione entusiasta di centinaia di persone di ogni età che hanno potuto scegliere di percorrere tratti di 27, 21, 18 o solo 4 Km. I sentieri montani valicati con l’aiuto degli specialisti della Forestale e del C.A.I., sono gli stessi che percorse molte volte lo stesso Francesco D’Assisi per raggiungere, da Celano, il Convento di Castelvecchio Subequo. Mentre mi gustavo la marcia tra il verde della Marsica e della Valle Subequana, pensavo a quali impegni dovremmo sostenere tutti noi, nessuno escluso, per rendere il mondo migliore; l’attenzione é grande ma è evidente che siamo una minoranza a desiderarlo e i Parchi naturali mi sembrano sempre di più delle piccole isole felici che fanno molta fatica a difendersi dall’onta delle scelte globali che hanno ridotto per i soli fini economici il mondo intero ad una discarica. Percorrevo la via di Francesco e pensavo in pace con me stesso che alla bellezza della natura non ci si abitua mai. La tranquillità che trasmette è assoluta. Sarebbe bello se la tranquillità e la pace diventassero dei virus contagiosi. La consapevolezza di quello che sta accadendo nel mondo è diventata una minaccia che si rinnova quotidianamente. Il pensiero è scivolato ad alcuni giorni prima, quando a Damasco per ordine del criminale di turno erano state sterminate 1300 persone, in prevalenza donne e bambini, utilizzando bombe chimiche, gas letale come si fa per le demuscazioni. L’imposizione del potere. L’annessione di un territorio. E’ la storia si ripete: Curdi sterminati in Iraq con i gas nervini da Alì il chimico su ordine di Saddam oppure stragi compiute durante l’ultima guerra con lo stesso metodo e ferocia da noi Italiani in Etiopia su ordine di Badoglio. Adesso: chi ha messo gli occhi sulla Siria? Chi è il vero mandante della strage? C’e chi vuole dare una lezione ad Assad; i sovrani della guerra già si sfregano le mani pensando ai costi degli interventi armati, alle future ricostruzioni, agli aiuti umanitari, ai prestiti finanziari, al cospicuo ritorno economico. Siamo come dei bambini; dobbiamo stare alla larga perché gli adulti stanno lavorando. Le guerre, anche quelle alle quali partecipiamo oggi come missionari di pace, vengono magistralmente programmate e accese facendole gravare nel piano economico. Parte dei nostri debiti sono riconducibili a queste manovre. Mi viene da sorridere quando penso che tra le accise sui carburanti, dal 1935, ancora stiamo pagando quella per il finanziamento della guerra di conquista dell’Abissinia. Globalizzati, mano nella mano, in un girotondo dove ci ritroviamo “tutti giù per guerra”. Lo spread sale!! lo spread scende!! La gente del nostro territorio, già provata dal terremoto del 2009, sta fronteggiando una grande recessione economica mondiale; le conseguenze che subisce l’Italia sono 18 LA PERDONANZA paragonabili a quelle della crisi americana del 1929. Quando nacqui, in ragione del debito pubblico, mi ritrovai già insolvente di una ingente somma di denaro che ancora adesso, dopo decenni, non sono riuscito a restituire. Il debito pubblico nel frattempo è aumentato e lo Stato per risolverlo impiega soluzioni che hanno ridotto sul lastrico la maggior parte delle famiglie, oramai costrette a mettere insieme il “pranzo con la pena”. Ogni mattina, alla televisione mi viene spiegato l’andamento delle borse nel mondo; quanto costa un barile di petrolio; il trend valutario rispetto all’euro, dello yen, del dollaro, del franco, della sterlina… …e mai nessuno che mi spieghi chiaramente come funziona il sistema bancario e monetario, verso chi siamo debitori, chi sono i Signori del Signoraggio e quanti altri poteri possiedono nel caricatore per compiere queste estorsioni. La globalizzazione terminerà con successo quando i 7 miliardi di abitanti sulla terra saranno tenuti buoni e controllati con la stessa strategia economica. Negli ultimi decenni gli scienziati e gli industriali hanno avuto un bel da fare. Il nostro mondo lo hanno rovinato con delle oscenità realizzate con il solo scopo di approdare a favolosi guadagni facili. No problem! Per loro è tutto risolvibile! Deforestazioni, disastri nucleari; smaltimento di scorie chimiche o radioattive; aviaria; mucca pazza, inquinamento terrestre e spaziale. Ci cureranno la depressione con i prodotti alimentari geneticamente modificati. Mi piacerebbe tanto non avere intorno la gente marcia, ma solo marciatori per il Creato, conscio che c’è molto da marciare su percorsi che sono stati rovinati e contaminati da chi è passato prima. E’ nota a tutti la vicenda della rinuncia di Francesco D’Assisi ai beni paterni, alle vesti, alla ricchezza. Però è bene chiarire che nel medioevo veniva considerato ricco non chi possedeva i denari ma più di tutto chi aveva il potere sugli altri. Francesco quel giorno si spogliò specialmente del potere e decise di mettersi al servizio degli ultimi. LA PERDONANZA 19 20 LA PERDONANZA LA PERDONANZA 21 EDMONDO FELICI 9 novembre 1929 | 29 Luglio 2012 Camminavo solo, per sentieri mai percorsi, fra tanta gente diversa. Il tramonto celava il suo ultimo colore, come un avaro prodigo che scopre di esser ancora fecondo. I giorni, gradualmente scivolano nell’oblio, ed il giardino deserto, senza più colori e profumi di fiori già raccolti, produce l’effimero e l’inutile. All’improvviso, si levò nell’aria una voce tenue; l’acuto messaggio del silenzio, andava invisibile nell’oscurità, lasciando traccia profonda del suo canto nel cuore che a stento tornava all’ascolto. vidi la terra, circondare con le sue braccia uomini e case, castelli e capanne, letti e giacigli, braccia stanche e culle; sentii il canto di cuori materni e di vite felici; liete, serene, appagate d’una felicità, di cui il mondo non conosce il valore. Su quei sentieri, mentre guardavo lontano, camminando verso la luce, fra la gente, tra fiori scarlatti, t’incontrai! Quei sentieri fioriti e vissuti, al limitare di terre incolte, oltre i rovi della solitudine; quei sentieri portano al villaggio della pace, alla città della luce. Mi fermai per un istante Nel mio incerto andare, silenzioso, nel silenzio, ad ammirar le stelle. Buia, muta, distesa avanti a me, 22 LA PERDONANZA IL PIANETA DELLO “SCARTO” di Giuliana Del Signore La “cultura dello scarto” è un’altra delle meravigliose espressioni di Papa Francesco; è una riflessione che legge e restituisce l’immagine di una società sufficientemente arrogante, arroccata su sicurezze individualistiche proprie delle attuali postdemocrazie occidentali. Non si scarta soltanto il diverso e/o il debole, si scarta anche tutto ciò che ci permette di vivere e lo si scarta nella casa che ci ospita: il pianeta Terra. Un monito sufficientemente minaccioso su tali atteggiamenti mentali, ormai diffusi e radicati, ci viene dalla filosofia indiana, attenta, certamente con significati e paradigmi diversi da quelli della nostra cultura, al concetto di custodia, e lungimirante circa le rovinose ricadute di comportamenti insensati volti al potere e al dominio dell’uomo sulla natura: “Continuate a contaminare la casa dove vivete e una notte, quando i bisonti saranno stati tutti massacrati, i cavalli selvaggi tutti domati e i panorami delle fertili colline sfigurati dalle linee dei fili che portano parole, soffocherete tra i vostri rifiuti.”(Tradizione orale, Indiani Sealth, 1895). Ed è proprio di rifiuti cha parliamo quando ci troviamo di fronte ai cambiamenti climatici, a nuove forme di malattie, a inquinamenti del suolo, dell’acqua e dell’aria sempre più incisivi e difficoltosi da riequilibrare; non dovrebbe essere una novità l’estinzione delle materie prime e/o la situazione ambientale che ci troviamo a vivere; è, infatti, dagli anni Sessanta del Novecento che i Rapporti del M.I.T. allertano popolazioni e governi circa le proiezioni poco ottimistiche di un Pianeta destinato alla desertificazione, alla siccità o a eventi alluvionali, e orientato a contare sempre più persone malate e affamate contro altre che muoiono di obesità. Dal convegno organizzato all’Assemblée Nationale il 10 dicembre 2010, dal titolo “Dove va il mondo?”, l’economista Latouche e altri ci ricordano il richiamo costante all’etica della responsabilità di Hans Jonas e le preoccupazioni dello stesso filosofo per la superficialità delle generazioni successive alle guerre mondiali; il primo impatto con la terminologia usata ci fa pensare ad un esagerato catastrofismo. Si tratta, invece, di inviti ripetuti alla prudenza delle scelte che coinvolgono tutta l’umanità e la storia della stessa. Le catastrofi e le morti gratuite disseminate dalle petroliere e dall’incidente nucleare di Fukushima, ad esempio, sembrano avvalorare le tesi di Jonas e di quanti si sono spesi per sensibilizzare al rispetto, alla salvaguardia dei beni di tutti e alla sostenibilità tra azione e tutela degli ambienti di vita. Ed è sempre di Latouche la speranza di una resilienza, cioè “della capacità di un ecosistema di ricostituirsi dopo uno choc…” come avviene nelle società in crisi. Se la crisi attuale fosse di insegnamento per una gestione maggiormente oculata delle risorse, delle azioni, delle ricchezze della Terra, potremmo leggerne aspetti positivi per la maturità dei popoli; se, al contrario, servisse per aumentare aggressività, egoismi e gestione dissennata del patrimonio di tutti, non avremmo imparato nulla neanche da questo “pezzo” di storia. In questo delicato momento culturale e valoriale è stato rivisto e aggiornato il Progetto mondiale lanciato da “La Carta della Terra”, più che mai attuale, soprattutto in quell’ultimo Principio che invita a “creare una cultura di tolleranza, di non violenza e di pace”; e mi piace pensare che possa concretizzarsi presto uno degli assiomi del Documento citato: “…siamo un’unica famiglia umana e un’unica comunità terrestre con un destino comune…”. LA PERDONANZA 23 Al convento S. Antonio di Lanciano dove fu ordinato sacerdote. Con i famigliari e la comunità dei frati. Nel complesso sportivo “Verdeacqua” con le associazioni dei diversamente abili, amici veramente speciali. 24 LA PERDONANZA Con gli accolti della Fraterna Tau, gli operatori volontari e artisti, in omaggio a San Bernardino. LA PERDONANZA 25 A Celano con Alpini e compagni di collegio. A Scurcola Marsicana con la confraternita di San Bernardino. 26 LA PERDONANZA CONVEGNO A FERENTINO di Augusto Cinelli • Cinque maggio 1313: ad Avignone il Papa Clemente V eleva agli onori degli altari san Pietro Celestino V, morto 17 anni prima, il 19 maggio 1296 nella Rocca di Fumone. Le esequie del Papa erano state celebrate nella chiesa del monastero celestiniano di sant’Antonio Abate in Ferentino, poco distante da Fumone. Qui il Pontefice della Perdonanza di Collemaggio trovò il suo primo luogo di sepoltura per una trentina di anni, fino al 1327, quando le sue spoglie mortali vennero traslate a L’Aquila. Pietro del Morrone aveva insediato nel monastero ferentinate una sua comunità dei Fratelli dello Spirito Santo tra 1250 e 1260, riedificando un antico luogo di culto già dedicato all’Abate Antonio. Dopo la sua morte, proprio a Ferentino si ebbe l’attestazione della fama di santità di cui godeva il Santo eremita molisano che aveva rinunciato al Pontificato: la sua tomba era infatti visitata da tantissimi fedeli che ricorrevano all’intercessione di Celestino anche per la sua fama di taumaturgo. La città del Frusinate ha conservato dunque un particolare legame con il Santo, oggi venerato come secondo patrono della città (il principale è Ambrogio martire, un centurione romano decapitato nell’anno 304 a Ferentino dopo la sua conversione al cristianesimo), tanto che dal 2001, per privilegio perpetuo concesso dal beato Giovanni Paolo II, anche nella chiesa di sant’Antonio Abate si può lucrare l’indulgenza plenaria della Perdonanza nei giorni dal 19 al 21 maggio (morte e sepoltura di san Pietro Celestino). Nel settimo centenario della canonizzazione, la comunità di sant’Antonio Abate, la cui chiesa dall’inizio del Novecento è stata elevata a parrocchia, in collaborazione con il Centro Internazionale Studi Celestiniani de L’Aquila ha promosso il 29 settembre un convegno e una rappresentazione t e a t r a l e , organizzati non a caso lo stesso giorno in cui, nel 1294, Celestino V emanava la bolla della Perdonanza della Basilica aquilana di Collemaggio. Alla giornata ospitata dal suggestivo complesso architettonico del monastero di Ferentino, tornato a nuovo splendore dopo i restauri di alcuni anni fa, ha preso parte un gruppo di amici di Celestino provenienti da L’Aquila, che ha potuto anche visitare il castello di Fumone, dove il Santo eremita visse gli ultimi giorni della sua vita. Introdotto dal parroco Don Angelo Conti, l’incontro celestiniano si è aperto con l’intervento della storica dell’arte Maria Teresa Valeri che ha illustrato a grandi linee la storia del luogo sotto il profilo architettonico ed artistico. Il presidente del Centro Studi Celestiniani Floro Panti ha quindi ricostruito il contesto storico, LA PERDONANZA 27 politico ed ecclesiale della morte e canonizzazione di Celestino, sgombrando il campo da certe semplificazioni storiografiche e facendo emergere la scelta di Papa Clemente V che canonizzando San Pietro come Confessore approvava la sua rinuncia al papato e riconosceva in pari tempo la legittimità del successore Bonifacio VIII. A seguire Padre Quirino Salomone, presidente del Centro Studi Celestiniani per la Pace, ha invece liberato l’immagine di San Celestino V da letture fuorvianti, documentando l’infondatezza dell’interpretazione che vorrebbe riferiti al Pontefice i versi danteschi del “gran rifiuto”, un accostamento che ha messo tali radici in ambito accademico e scolastico da essere ormai quasi inestirpabile, con grossi danni nei confronti della verità storica ed ecclesiale. Una ricostruzione infondata e calunniosa che, secondo Padre Salomone, ha segnato per sempre la figura del predecessore di Bonifacio VIII, che invece alla veneranda età di 84 anni “consegnò” il suo incarico di Pontefice, non solo lontano da ogni “viltà”, ma anzi come suprema testimonianza della sua limpida coscienza e del suo amore per la Chiesa. La professoressa Biancamaria Valeri, infine, ha riletto la storia del singolare legame tra Ferentino e il Santo della Perdonanza, mettendo in luce il messaggio di pace e di rinnovamento interiore consegnato alla Chiesa e al mondo da Pietro Celestino che anche nel suo monastero di Ferentino, che comprendeva un ospedale, lasciò una profonda testimonianza di accoglienza e solidarietà verso tutti, soprattutto per i più indigenti. A chiudere la manifestazione il dramma teatrale “Il cuore di Celestino”, messo in scena da alcuni amici del Santo di Ferentino, con l’evidente rimando fin dal titolo al culto per la reliquia del cuore del Santo, custodita nel monastero delle Clarisse della cittadina laziale. 28 LA PERDONANZA RECENSIONI LIBRI di Floro Panti Grazie all’iniziativa degli amici di Saltara (PU) è stato dato alle stampe il libro “LA PROVINCIA CELESTINA DI ROMAGNA – Indagini storiche locali e nuove prospettive di studio” a cura di Andrea Cicerchia – Samuele Giombi e Ugo Paoli. Si tratta di un volume che oltre a riprodurre e arricchire gli Atti del Convegno tenutosi a Saltara nel maggio del 2011- fornisce ulteriori e importanti indicazioni su una specifica realtà territoriale, quella riguardante i monasteri della Congregazione Celestina della provincia di Romagna che estendeva la giurisdizione anche a quelli delle Marche e dell’Umbria. E’ un ulteriore strumento offerto agli studiosi, in modo da aiutare la storiografia a colmare la lacuna riguardante questo importante ramo religioso che per ben sette secoli dal XIII al XIX sec. è stato presente in Italia ed Europa. Il volume è arricchito dalle riproduzioni fotografiche di alcuni documenti e stampe, concessi dagli Archivi di Stato di Bologna, Forlì, Pesaro e Ravenna nonché dalle Biblioteche Civiche di Faenza e Rimini , dalle Pinacoteche Civiche di Faenza e Fano e dal Museo Diocesano Albani di Urbino. CONCERTO IN ONORE DI S. BERNARDINO per la città di L’AQUILA ORCHESTRA DA CAMERA AQUILANA CORO DEL CONSERVATORIO “A. CASELLA” di L’Aquila Il giorno 26 maggio 2013 si è tenuto un Concerto in onore di S.Bernardino in Piazza D’Armi. Ad eseguirlo il Coro del Conservatorio di Musica “Alfredo Casella”. Il Coro nasce dal lavoro della classe di Esercitazioni corali della Prof.ssa Rosalinda Di Marco ed è costituito dai migliori allievi delle classi di canto e di strumento che intendono conoscere e perfezionarsi nel repertorio corale lirico sinfonico LUCIA VACCARI soprano Allievi di canto del Conservatorio Casella ERICA REALINO soprano STEFANO GUADAGNINI controtenore DANIELA NINEVA contralto ROSALINDA DI MARCO maestro del coro CARMINE GAUDIERI DIRETTORE LA PERDONANZA 29 Il sistema bancario sta togliendo lavoro a milioni di cittadini, massacrando milioni di famiglie. (Papa Francesco) 1° Fermare le Mafio-Banche Manifestazione Nazionale di D. Di Luciano- S. Basile Lo scorso 24 Settembre 2013, in Piazza Cavour, a Roma, ha avuto luogo la Prima Manifestazione Nazionale per fermare le banche e la Criminalità Economico-Finanziaria e Giudiziaria. La manifestazione ha inteso richiamare l’attenzione sull’impunità di cui godono le caste dominanti che non pagano mai per i loro errori in forza di vincoli occulti di stampo lobbystico-massonico-finanziario e lanciare un’iniziativa referendaria popolare per azzerare il debito pubblico come in Islanda, sollecitando misure di sospensione dei procedimenti esecutivi per case e aziende in difficoltà e fare rete con tutte le Associazioni italiane impegnate nella tutela della legalità contro tutte le mafie. Tra gli obiettivi, inoltre, quello di affermare il principio di uguaglianza dei cittadini di fronte alla legge e il diritto ad una giustizia dal volto umano, a fianco della parte sana della magistratura, non disposta a svendere il ruolo di garante della legalità, alle lobby massonico-bancarie che hanno occupato le istituzioni, ed alle quali larghi settori della magistratura e dei partiti di regime garantiscono preventiva impunità e leggi “ad castam”. Altra priorità è stata quella di promuovere un referendum popolare per cancellare il debito pubblico e introdurre la responsabilità civile e penale dei magistrati, per manifesta violazione del diritto interno ed europeo nella attività interpretativa e di valutazione del fatto e delle prove. Oggi la più grave minaccia proviene dall’attuale sistema finanziario che permette ad una ristrettissima élite di agire senza alcun freno morale, politico, legislativo e giudiziario, schiavizzando il Popolo e portandolo alla miseria. Una rivoluzione pacifica è possibile anche in Italia, dichiarando che il cosiddetto “debito pubblico” non è esigibile, poiché non contratto dallo Stato Sovrano, ma dalle banche contro gli interessi della popolazione. Nel nostro Paese banchieri e magistrati hanno ancora privilegi immensi, tanto da essere ritenuti “intoccabili” e al disopra della Legge, potendo decidere, garantiti dall’impunità del sistema, il destino di una Azienda ovvero letteralmente della vita dei cittadini stessi. Gli Enti promotori della manifestazione e gli “Avvocati senza Frontiere”, hanno lanciato il grido di un vero e proprio allarme sociale, per il quale non viene offerto il giusto rilievo dagli organi d’informazione, tranne quando se ne manifestano le più funeste estreme conseguenze, rappresentate dai numerosi suicidi di imprenditori e lavoratori onesti, traditi dallo Stato e dalla Magistratura, corrotti, collusi con banche, finanziarie, usurai, speculatori. Il tutto avvolto in un pauroso silenzio stampa. Papa Francesco ha recentemente ammonito: «La mancanza di etica fa male all’umanità», «la politica si occupa di finanza e banche, non di chi muore di fame», «Se cadono gli investimenti, le banche, tutti a dire che è una tragedia. Se le famiglie stanno male, non hanno da mangiare allora non fa niente… Questa è la nostra crisi». Quella che viene chiamata crisi finanziaria è un esproprio dei risparmi a danno di miliardi di cittadini. «Permettetemi di emettere e gestire la moneta di una nazione, e me ne infischio di chi fa le leggi», affermava Mayer Rothschild fondatore della Rothschild Bank. Molti credono ingenuamente che le banche siano istituzioni socialmente utili che investono i risparmi dei Clienti per produrre profitti. Pochi associano le crisi economiche, la disoccupazione e le guerre, al sistema finanziario, potere globale oscuro che soffoca l’intera umanità. Una vera e propria truffa concepita ed attuata dai sistemi finanziari con la complicità dei Governi attraverso misure legislative funzionali al sistema criminoso, con la tacita connivenza della magistratura che da decenni ha ignorato qualsiasi allarme, omettendo di mettere sotto inchiesta la Banca d’Italia e il Comitato di controllo del credito, al fine di garantire assoluta impunità a banchieri e imprenditori mafiosi anche nei casi più eclatanti (Sindona, Banco 30 LA PERDONANZA Ambrosiano, IOR, Parmalat, Antonveneta, BNL-Unipol, Monte dei Paschi, Banco Desio, Banca Marche ecc.). I politici sono subordinati a queste logiche perverse facendoci credere di essere al servizio dei cittadini. Milioni di cittadini sono vittime di usura ed estorsioni contro i Principi Costituzionali di Uguaglianza e Pari Dignità Sociale. Annidati nei palazzi del potere della politica e della finanza, con l’inganno della moneta-debito decidono le sorti di vita o di morte, di libertà o di schiavitù di interi popoli e di milioni di famiglie. PROPOSTE sancite dagli enti promotori della manifestazione del 24 settembre. 1- affermare il principio di uguaglianza dei cittadini di fronte alla legge e il diritto ad una giustizia dal volto umano, a fianco della parte sana della magistratura non disposta a svendere il ruolo di garante della legalità, alle lobby massonico-bancarie che hanno occupato le istituzioni; 2- sollecitare misure di sospensione dei procedimenti esecutivi per le prime case e le aziende in crisi e fare rete con tutte le associazioni italiane che si battono per il rispetto dei diritti umani; 3- promuovere un referendum popolare per cancellare il debito pubblico, coinvolgendo la parte coscienziosa della societa’ civile e della classe politica; 4- introdurre la responsabilita’ civile e penale dei magistrati, per manifesta violazione del diritto interno ed europeo 5- avviare la costituzione di un coordinamento nazionale delle associazioni ed enti a sostegno delle vittime dell’usura bancaria e della malagiustizia; 6- presentare un rapporto annuale alle autorita’ nazionali e sovranazionali sullo stato della giustizia, un «osservatorio sulla legalità», indipendente dai partiti. 7-lotta al signoraggio monetario e difesa della sovranita’ nazionale; 8- soppressione di equitalia, 9- Proprietà popolare della moneta Per informazioni: www.quieuropa.it / www.losai.eu LA PERDONANZA 31 AXA ASSICURAZIONI E INVESTIMENTI NONSOLOPOLIZZE snc AGENZIA GENERALE di Maria Lucia ZOCCANO L’Aquila - Via Pescara 2/A Tel e Fax 0862 - 405856 ag6313@axa-agenzia.it 32 LA PERDONANZA Movimento Celestiniano