Cure infermieristiche

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Cure infermieristiche
Dipartimento sanità
Bachelor of Science
in Cure infermieristiche
Tesi di Bachelor 2012
Rexhije Ameti
Bachelor of Science in Cure infermieristiche
Tesi di Bachelor 2012
La spiritualità nelle cure infermieristiche
Relatore:
Sergio Piasentin
L'assistenza spirituale
Assistenza spirituale significa "esserci", soddisfare i bisogni
spirituali della persona e/o aiutarla a identificarli e a sviluppare
la sua spiritualità. Questi bisogni possono includere, ad
esempio, il bisogno di scopo e significato, amore e relazione
armoniosa, perdono, speranza, creatività e fiducia, espressione
dei valori e delle credenze personali.
(Fonte immagine: http://www.teamumc.org/index.php/forpatients/pastoral-care/umc-spiritual-care-partners).
L'interesse verso la spiritualità nelle cure infermieristiche nasce principalmente dalla
mia sensibilità verso questa tematica, ma scaturisce anche dall’influenza datami dai
moduli di carattere umanistico nel corso dei miei studi in cure infermieristiche che
sottolineano l’importanza di tale dimensione. Le persone diventano spesso
consapevoli della propria spiritualià nei momenti di crisi come la malattia, situazioni
con cui gli infermieri si devono confrontare soventemente. L'assistenza spirituale
risulta quindi indispensabile per l'erogazione delle cure di qualità.
Abstract
Background
Negli ultimi due decenni si è verificata una crescita di interesse e
consapevolezza sul tema della spiritualità nella salute e nelle cure
infermieristiche. Diversi studi dimostrano che vi è una correlazione
positiva tra dimensione spirituale e salute. Vari modelli e codici
infermierestici, l’organizzazione mondiale della sanità (OMS) e la visione
olistica e complessa dell’uomo sottolineano e promuovono la rilevanza
della dimensione spirituale e della sua presa a carico nella pratica
infermieristica.
Obiettivi
Lo scopo di questa ricerca è chiarire il concetto di spiritualità con
l’obiettivo di esplorare la relazione tra cure infermieristiche e spiritualità,
valutare la rilevanza e promuovere la consapevolezza dell’importanza
della prestazione di assistenza spirituale e il ruolo dell’infermiere.
Metodologia della ricerca
È stato somministrato un breve questionario qualitativo ai 7 insegnanti
che hanno pianificato il curricolo del corso di laurea in Cure
infermieristiche della Scuola università professionale della Svizzera
italiana (SUPSI) indagando il significato della spiritualità, la relazione con
le cure infermieristiche e la presenza della dimensione spirituale nella
formazione SUP. In seguito si è intrapresa una revisione della
letteratura, su cui si basa prevalentemente questo Lavoro di tesi,
approfondendo vari aspetti della spiritualità.
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Risultati e conclusioni
Dai dati del questionario e dalla letteratura emerge un riconoscimento
dell’influenza della dimensione spirituale sulla salute e del ruolo
dell’infermiere nell‘erogazione dell’assistenza spirituale. La spiritualità
può avere varie definizioni che possono, ad esempio, essere di tipo
religioso e/o non religioso, esistenziale, relazionale e trascendentale.
Quindi essa può essere percepita in un modo dal paziente e in un altro
dall’infermiere, ma questo non preclude la presa a carico della
dimensione spirituale. Gli infermieri possono occuparsi bene di questo
aspetto essendo consapevoli della loro spiritualità e di quella dei
pazienti. L’abilità dell’autoconsapevolezza si inizia a sviluppare nella
formazione, ragione per cui la spiritualità dovrebbe essere insegnata
agli studenti. Inoltre, l’educazione risulta fondamentale perché
contribuisce anche al miglioramento delle competenze degli infermieri
nell’erogazione di assistenza spirituale
Corinne Andermatt
Bachelor of Science in Cure infermieristiche
Tesi di Bachelor 2012
La risposta del caregiver informale ai
bisogni di un paziente depresso a domicilio
Relatrice:
Magda Chiesa
La persona depressa
L'immagine rappresenta una signora depressa che si sente
sommersa dall'oscurità, dalla tristezza e lontano vede la luce
che rappresenta la felicità che lei al momento non prova.
(Fonte immagine: http://moltobuona.net/depressione-unsegno-distintivo-della-civilta-moderna/)
Il motivo che mi ha spinto ad inoltrarmi in questa tematica è stata l’esperienza
personale in cui ho visto conoscenti che stimolavano e incoraggiavano
ripetutamente il loro caro affetto da depressione. Essi erano convinti di agire in
modo corretto e consigliavano anche a terzi questo modo di comportarsi.
Abstract
Introduzione
Il lavoro affronta l’argomento della depressione dal punto di vista della
percezione dei bisogni da parte dei caregivers informali. Nell’elaborato si
va a ricercare quanto i famigliari e gli amici stretti riescono a percepire i
bisogni del malato e a darvi una risposta coerente.
Obiettivi
L’obiettivo del lavoro è comprendere se i famigliari riescono a percepire
i bisogni della persona depressa e quindi se riescono a rispondervi.
Metodologia della ricerca
È stata effettuata una ricerca teorica su articoli scientifici e libri, in
particolare sulla descrizione dei bisogni della persona depressa. Inoltre
sono state intervistate tre persone che si sono ammalate di depressione
riguardo i loro bisogni durante il periodo della malattia e sulla risposta
che vi è stata data da parte dei loro famigliari.
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Risultati
Dai risultati è emerso che certi famigliari non si sono interessati a quelli
che sono i bisogni della persona depressa, probabilmente perché la
depressione per loro rappresenta una malattia a cui hanno difficoltà ad
approcciarsi. Altri tentano di dare delle risposte ai bisogni della persona
malata, ma senza sapere come e ciò può portare ad un triste
sentimento di impotenza. Alcuni infine sono riusciti a rispondere ai
bisogni della persona malata. Ai bisogni colti dai famigliari, più
facilmente veniva data una risposta quando erano bisogni concreti delle
persone malate.
Discussione
Dai risultati emerge la necessità di maggiore informazione per i
famigliari affinché possano percepire meglio quelli che sono i bisogni dei
famigliari depressi e quindi rispondervi. Come curanti abbiamo tante
opportunità di informare i famigliari sulla malattia e su come fare per
aiutare il proprio caro, in modo da favorire il recupero del benessere.
Serkan Azak
Bachelor of Science in Cure infermieristiche
Tesi di Bachelor 2012
Revisione della letteratura sulle strategie
di comunicazione con i pazienti afasici
post-ictus
Relatrice:
Anna Piccaluga-Piatti
Aree del linguaggio
L'immagine di destra rappresenta le aree responsabili della
produzione (Broca) e della comprensione (Wernicke) del
linguaggio all'interno dell'emisfero sinistro del cervello.
A sinistra vengono mostrate le zone responsabili della
produzione del suono.
(Fonte immagine: http://www.aldopiana.com/
originedellacivilta/index4.htm)
Durante uno stage in Stroke Unit mi sono trovato confrontato con dei pazienti
afasici post-ictus con i quali non sono riuscito a rapportarmi in modo soddisfacente.
Ho così deciso di svolgere il lavoro di tesi su questo argomento per migliorare le mie
abilità in ambito comunicativo e sociale, garantendo un profilo di competenze più
completo.
Abstract
Background
A livello della Confederazione circa 15'000 persone all’anno vengono
colpite da un accidente cerebrovascolare. Circa 1/3 dei sopravvissuti
all’ictus va incontro ad afasia, con un rischio più alto di sviluppare una
depressione. Per il trattamento delle persone afasiche risultano di
fondamentale importanza le competenze relazionali e sociali degli
infermieri.
Obiettivi
L’obiettivo di questa ricerca è quello di trovare delle strategie che
permettano all’infermiere di entrare in relazione con i pazienti afasici
post-ictus.
Metodologia della ricerca
Nel lavoro di tesi è stata effettuata una revisione della letteratura che
ha permesso di selezionare 8 articoli. La ricerca si è svolta consultando
le seguenti banche dati CINAHL, HEALTH SOURCE, NURSING
REFERENCE CENTER, MEDLINE e si è concentrata sugli articoli dal
2002 al 2012. Le parole chiave definite per la ricerca sono state le
seguenti: nursing “and” communication “and” aphasia.
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Risultati
Di seguito si elencano i principali risultati emersi dal lavoro di tesi:
- l’afasia peggiora il recupero dei pazienti e aumenta il tasso di
mortalità;
- la comunicazione non verbale è un importante aspetto da considerare
maggiormente;
- non vi sono evidenze che spiegano nello specifico le strategie di
comunicazione con il paziente afasico;
- la comunicazione aumentativa e alternativa (AAC) è un importante
strategia;
- l’intervento comunicativo centrato sul paziente (PCCI) ha dato buoni
risultati;
- esiste una una necessità di formazione degli infermieri che si
occupano di pazienti afasici;
- un intervento immediato di logoterapia per un paziente afasico postictus migliora il recupero cognitivo del paziente.
Conclusioni
Dal lavoro ti tesi emerge la necessità di svolgere altri studi in merito alle
strategie di comunicazione con i pazienti afasici. Sarebbe auspicabile
una ricerca più qualitativa e mirata.
Federica Bennardi
Bachelor of Science in Cure infermieristiche
Tesi di Bachelor 2012
In che modo la stigmatizzazione incide
nelle cure verso il paziente
tossicodipendente ricoverato in un reparto
ospedaliero
Relatore:
Vincenzo D'Angelo
Non vedo
L'uomo che non vede raffigurato nel dipinto si riconduce al
punto di vista di una parte dei curanti quando si trovano di
fronte al paziente tossicodipendente.
(Fonte immagine: Olio su tela, Federico Rispoli, "Non vedo",
2008, tratto da:
http://www.casoriacontemporaryartmuseum.com/en/
workscamorrafedericarispoli_nonvedo2008oliosutelacm50x50
.html)
I pazienti tossicodipendenti vengono frequentemente ospedalizzati. Le loro
ospedalizzazioni soventemente non sono ben accette da qualche infermiere, ma
benché possano far trasparire viziosità e manipolazione, molti di loro sono da
considerare fragili e vulnerabili.
Abstract
Contesto e obiettivi
Questo Lavoro di tesi permette di comprendere in che modo le
rappresentazioni sociali sulla tossicodipendenza abbiano dei riscontri
nelle cure ospedaliere erogate al paziente tossicodipendente.
Nel seguente lavoro vorrei sensibilizzare sul fatto che la
tossicodipendenza é una patologia e informare sulla complessità della
persona tossicodipendente. Ho descritto le loro sensazioni in relazione
alla loro ospedalizzazione, in quanto il mio auspicio é quello di attuare
una riflessione sulla loro corretta presa a carico.
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Metodologia della ricerca
Il metodo utilizzato consiste nell’allestire, nella prima parte, un quadro
teorico iniziale che illustri chi è il tossicodipendente, come dovrebbe
avvenire la cura e da cosa sono caratterizzate le rappresentazioni
sociali. Nella seconda parte, si potranno osservare i risultati di
un’intervista qualitativa somministrata ai pazienti, affinché si possa
approfondire meglio il loro punto di vista in merito all’argomento.
Risultati
Dalle testimonianze si è rilevato che tutti è tre i pazienti hanno avuto
delle carenze rispetto all’erogazione delle cure infermieristiche. Due di
loro ammettono che il pregiudizio nei loro confronti esiste, mentre una
persona afferma di aver ricevuto una buona assistenza. Le interviste
illustrano che gli infermieri si concentrano poco sulla complessità del
paziente
Alessandra Bertolazzi
Bachelor of Science in Cure infermieristiche
Tesi di Bachelor 2012
I motivi che spingono gli infermieri che
lavorano nel mondo occidentale ad
abbandonare la professione: una revisione
sistematica della letteratura
Relatrice:
Tiziana Sala
Carenza di infermieri
I cambiamenti demografici incombenti accentuano il divario
tra il numero di persone che necessitano assistenza sanitaria e
coloro disponibili a fornirla. Il bisogno di infermieri aumenterà
costantemente nelle prossime decadi. La grandezza della
carenza futura prevista, se non viene contenuta
implementando un piano d'azione che assicuri un numero
sufficiente di operatori, minaccia di compromettere il sistema
sanitario, la sua capacità di soddisfare i bisogni futuri, l'accesso
alle cure e la loro qualità. (Fonte immagine: http://www.
medrants.com/archives/000334.html)
Spesso amici o parenti venuti a conoscenza della mia decisione professionale
affermavano: "...sì, ma non è un lavoro che si svolge tutta la vita". In seguito ho
scoperto che il turnover infermieristico è un problema a livello mondiale e la
ritenzione del personale è una delle sfide del futuro. Da ciò è nato il mio interesse per
il tema e ho deciso di approfondirlo tramite una revisione sistematica della
letteratura per ottenere dei risultati fondati su evidenze scientifiche valide.
Abstract
Background
In diversi paesi di tutto il mondo sussiste un’importante carenza di
infermieri, questa è il risultato sia di una limitata disponibilità di
operatori sia di un’aumentata richiesta degli stessi. La ridotta
disponibilità di infermieri è data dalla diminuzione del numero di
persone che decidono di intraprendere la professione, dal prossimo
pensionamento di una cospicua parte della forza lavorativa e da un
tasso non indifferente di operatori che abbandonano il nursing. La
soluzione più indicata e ragionevole alla penuria di personale sembra
essere quella di aumentare il tasso di ritenzione nella professione, ma
per farlo è dapprima necessario chiarire quali sono esattamente i motivi
che spingono a lasciare il nursing.
Obiettivi
Identificare tutti i fattori che possono portare ad un abbandono della
professione infermieristica e conseguentemente ipotizzare delle
possibili strategie che le istituzioni, il management e i politici possono
mettere in atto per ridurre il fenomeno.
Metodologia della ricerca
La domanda di ricerca è: “Quali sono i motivi che spingono gli infermieri
che lavorano nel mondo occidentale ad abbandonare la professione?”. Il
metodo utilizzato per rispondervi è la revisione sistematica della
letteratura. Gli articoli sono stati ricercati su diverse banche dati con
parole chiave associate variamente tra loro. È stata inoltre scansionata
la lista delle referenze degli articoli per individuare ulteriori studi di
interesse. Sono stati considerati gli studi pubblicati dopo il 2000,
contestualizzati nei paesi occidentali, mentre sono stati esclusi gli
articoli che concernono l’abbandono dell’istituzione o che non
differenziano tra turnover istituzionale e professionale.
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Risultati
In totale sono stati revisionati 50 articoli ed è emerso che i motivi per
cui gli infermieri vogliono abbandonare il nursing sono innumerevoli e si
possono raggruppare nelle seguenti categorie: caratteristiche sociodemografiche, caratteristiche personali e caratteristiche lavorative/
istituzionali.
Conclusioni
I motivi che spingono gli infermieri a lasciare la professione sono variati
e complessi ed in genere è la combinazione di diversi elementi che
porta alla decisione di abbandonare il nursing. È importante prendere
sul serio il disagio espresso dagli infermieri, creare una cultura di
ritenzione e modificare le condizioni di esercizio per permettere al
personale una reale qualità di vita. Se gli operatori sono legati alla loro
professione e percepiscono la loro istituzione come un luogo piacevole
dove lavorare hanno una maggiore intenzione a rimanere nel nursing;
meno infermieri abbandonano l’esercizio equivale a un numero
maggiore di personale nel futuro. Le dimensioni e le cause del problema
sono abbastanza chiare, ora bisogna mettere in pratica le strategie di
ritenzione e creare un modello valido per il futuro.
Parole chiave
Nurses, reasons, leave the profession, leave nursing, turnover,
systematic review, nursing shortage, retention.
Shenure Bislimi
Bachelor of Science in Cure infermieristiche
Tesi di Bachelor 2012
Sei infermiere perché?
L’importanza della motivazione nella
professione infermieristica
Relatrice:
Carla Pedrazzani
Essere infermiere
La motivazione riveste un ruolo fondamentale nella pratica
professionale dell'infermiere perché permette una maggiore
qualità nei contesti di cura.
(Fonte immagine: giuseppeocchipinti.blogspot.
ch/2011_06_01_archive.html)
Ho la convinzione che al centro della vita professionale dell’infermiere si situa il
paziente, perciò immagino un infermiere che abbia la passione, la forza e la volontà
di dedicarsi a lui per soddisfare ogni bisogno che egli abbia. Pertanto la curiosità mi
ha portata a domandarmi quali fossero le motivazioni che spingono le persone alla
scelta della professione infermieristica. Credo che scegliere questa professione
significa "essere infermiere" e non "fare l'infermiere".
Abstract
Introduzione
Ad ogni persona è già successo di fare delle scelte e di avere delle
preferenze senza sapere il perché, ma la motivazione è un aspetto
fondamentale per portare a termine le svariate scelte che la vita stessa
pone davanti all’individuo.
È risaputo che, nel campo manageriale, la motivazione è un aspetto
fondamentale per la buona riuscita dell’operato in questione, ma non
soltanto. La motivazione è anche un aspetto imprescindibile per il
mantenimento della salute del professionista.
Il seguente Lavoro di Bachelor verte su di una tematica attuale per i
professionisti del campo infermieristico.
Attraverso questo elaborato si indagano le principali motivazioni che
accompagnano la scelta di intraprendere la professione infermieristica e
l’importanza della motivazione nell’ambito professionale.
Obiettivi
Gli obiettivi di questo Lavoro di tesi sono:
- identificare le principali motivazioni che spingono le persone alla
scelta della professione infermieristica
- evidenziare il ruolo e l’importanza che la motivazione ha nello
svolgimento della pratica professionale
Metodologia della ricerca
Per lo svolgimento del seguente Lavoro di tesi si è intrapresa una
revisione narrativa della letteratura, metodo in grado di toccare gli
aspetti determinanti dell'argomento scelto, che ha permesso la stesura
del quadro teorico. Segue quest’ultimo una ricerca di tipo qualitativo in
cui, attraverso sei domande accuratamente elaborate sulla base dei dati
emersi dal quadro teorico, vengono intervistati quattro infermieri.
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Risultati
I risultati ottenuti nel corso delle ricerche hanno identificato che, le
principali motivazioni che spingono le persone alla scelta della
professione infermieristica, sono di carattere pro-sociale: desiderio di
aiutare, di comprendere, di ascoltare e di difendere gli altri. Seguono
motivazioni legate alla sicurezza lavorativa, alla possibilità di trovare un
posto di lavoro dopo il diploma e all’interesse per le conoscenze
medico-sanitarie.
Nella pratica professionale la motivazione è un aspetto imprescindibile
per i professionisti della cura, in quanto è costantemente legata ai
risultati terapeutici migliori. Più gli infermieri sono motivati e più hanno
la capacità di influenzare i pazienti verso atteggiamenti idonei da
attuare nel cammino terapeutico, favorendo sia la compliance
terapeutica di quest’ultimo che la guarigione.
I professionisti che risultano essere motivati, inoltre, seguono più
volentieri corsi di aggiornamento professionale, incrementando le
proprie abilità tecniche-manuali e cognitive.
Attraverso l’analisi dei dati ottenuti nella parte applicativa della
seguente ricerca, emerge che la motivazione permette di dare il meglio
di sé stessi, aumentando di conseguenza la propria soddisfazione.
Inoltre la motivazione risulta essere un fattore protettivo per la salute in
quanto permette di apprezzare maggiormente gli aspetti positivi che la
professione infermieristica riserva, dando meno considerazione a quelli
negativi ed evitando, così, di essere sommersi da stress psico-fisici.
Conclusioni
Questo tema tocca tutti i professionisti che, per varie ragioni, hanno
scelto di assumere nella loro vita il ruolo di infermiere. Attraverso questa
ricerca di tesi si ha la possibilità di prendere consapevolezza della
propria motivazione, capendone l’importanza che riveste nella pratica
professionale, ed eventualmente di riflettere sulle strategie da attuare
per aumentarne i livelli, con lo scopo di favorire la qualità delle
prestazioni nei contesti di cura.
Roberta Butti e Raffaella Gragnaniello
Bachelor of Science in Cure infermieristiche
Tesi di Bachelor 2012
Le strategie di coping del personale
infermieristico a contatto con il
maltrattamento infantile
Relatrice:
Nathalie Rossi
Il ruolo dell'infermiere
I bambini abusati e i genitori abusanti sono le due facce della
stessa medaglia: se da un lato l’operatore deve fronteggiare
una profonda e ambivalente identificazione con la vittima,
spesso dall’altro, si trova ad entrare in contatto con i genitori
abusanti che hanno perpetrato la violenza sul bambino.
(Fonte immagine: http://www.savonanews.it/2011/04/08/
mobile/leggi-notizia/argomenti/eventi-spettacoli/articolo/
abusi-sui-minori-tra-aprile-e-maggio-il-corso-organizzatodal-dipartimento-materno-infantile.html)
L'idea di svolgere e approfondire questo tema è scaturita in seguito ad una lezione
tenuta dalla Dott.ssa Caranzano, grazie alla quale siamo venute a conoscenza che il
maltrattamento infantile è largamente diffuso anche nella nostra realtà di vita.
Siamo così rimaste molto colpite dalle dimensioni del fenomeno. Come studentesse,
ma anche come future professioniste, ci siamo proiettate in un ambito che da
sempre ci appassiona: la pediatria. Il nostro primo pensiero durante queste lezioni è
andato ai bambini ed alle loro famiglie che hanno vissuto questa esperienza.
Abstract
Contesto
Il maltrattamento infantile, in tutte le sue forme, è un problema che
colpisce numerosi bambini in tutto il mondo, anche in Svizzera, e anche
in Ticino!
È un fenomeno complesso che può generare un circolo vizioso,
rappresentando sia la causa che la conseguenza di un disagio
psicosociale. Un evento di maltrattamento è l’espressione del disagio
dell’abusante, che si ripercuote sul bambino, generando in lui
conseguenze devastanti.
Non è raro, anche nei nostri ospedali, trovarsi a dover curare un
bambino maltrattato.
Da questa constatazione nascono le nostre domande di ricerca:
- Quali saranno i vissuti del personale curante, ma soprattutto come
faranno ad accogliere e gestire emozioni e stati d’animo che possono
favorire, ma in questo caso anche ostacolare, la presa a carico del
bambino e della sua famiglia?
- Quali sono le strategie di coping che l’infermiere adotta per far fronte
al maltrattamento infantile, evento che può essere percepito come
problematico e stressante?
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Metodologia della ricerca
Per rispondere a tali quesiti sono state stilate delle domande, che sono
state sottoposte, in un’intervista semi-strutturata, a otto infermiere che
lavorano nel reparto di pediatria dell’Ospedale Civico di Lugano.
Nel lavoro è contemplata la ricerca di letteratura scientifica inerente
l’argomento, che è stata utilizzata per realizzare un quadro teorico
introduttivo alla tematica. L’approfondimento teorico e gli obiettivi
dell’elaborato sono stati utilizzati per delineare un’intervista di tipo
qualitativo che andasse a sondare vari aspetti inerenti le domande di
ricerca.
Risultati
L’elaborato ha portato alla luce che una buona gestione delle emozioni,
l’informazione e la formazione in merito al tema, la condivisione di
vissuti ed emozioni ed un lavoro d’equipe, in cui le responsabilità sono
ben distribuite, sono strategie efficaci per gestire, affrontare e curare un
minore maltrattato e la sua rete familiare.
Il grado di coinvolgimento dell’operatore e le relative strategie di coping
sono risultate diverse a dipendenza della personalità e del carattere di
ogni singolo professionista.
Debora Cammilleri
Bachelor of Science in Cure infermieristiche
Tesi di Bachelor 2012
L'importanza della relazione terapeutica in
psichiatria. Un vero e proprio strumento di
lavoro terapeutico
Relatrice:
Lara Pellizzari
Spiaggia e mare calmo
"I luoghi in cui ci incontriamo e veniamo ascoltati con
disponibilità hanno per noi una grande importanza: possiamo
rintracciarvi la nostra forza e il nostro valore in modi che
sarebbero impossibili in altri luoghi di semplice
transito" (Remen, R.N. 1996: 242. "Kitchen Table Wisdom").
(Fonte immagine: http://www.gratuita.org/dblog/storico.asp?
s=b%3A+Questo+blog)
La decisione di intraprendere ed approfondire questo argomento si è consolidata
durante lo stage effettuato presso la Clinica psichiatrica di Mendrisio (CPC). In
questo periodo ho potuto maturare personalmente, professionalmente e dare un
grande valore all’aspetto relazionale che io definisco la “chiave” che ci permette di
entrare ed esplorare il mondo più “nascosto” di tutte le persone. Come strumento di
cura in psichiatria, la relazione con il paziente gioca un ruolo di prioritaria
importanza.
Abstract
Introduzione
Questo Lavoro di Bachelor si orienta verso l’ambito psichiatrico e più
precisamente si propone di comprendere come si costruisce una
relazione approfondita in psichiatria, e in un secondo tempo, di
identificare quali ostacoli possono sussistere alla realizzazione di una
relazione terapeutica tra infermiere e paziente.
La seconda parte è basata sulle interviste dirette effettuate a tre
infermieri che lavorano presso la CPC e due presso il Servizio
psicosociale di Lugano. Qui è stata inoltre effettuata un’analisi di queste,
nella quale ho cercato dei riscontri anche con la teoria.
Verrà inoltre riportata una personale esperienza che ho vissuto durante
il mio stage, che è stata per me molto significativa.
Obiettivo
Lo scopo del mio lavoro consiste nell’identificare gli elementi utili alla
costruzione della relazione terapeutica in psichiatria; tale fine sarà
raggiunto mediante il conseguimento di diversi obiettivi.
Risultati e conclusioni
Nella terza ed ultima parte ho sviluppato le mie conclusioni personali, le
rispettive difficoltà incontrate durante la realizzazione di questo
elaborato, e le riflessioni sull’importanza che ha avuto per me trattare
questo tema al fine di comprendere appieno il significato e il valore
della relazione terapeutica.
Metodologia della ricerca
Nel seguente lavoro emergono tre parti ben distinte: nella prima è
racchiusa il quadro teorico che comprende un breve excursus sul
cambiamento della figura dell’infermiere psichiatrico nel corso degli
anni, gli obiettivi dell’assistenza infermieristica e le funzioni principali
che ricopre il curante durante la relazione.
Sempre in questa parte verranno analizzati gli ostacoli che possono
impedire il rapporto tra infermiere e paziente.
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Flavia Candolfi
Bachelor of Science in Cure infermieristiche
Tesi di Bachelor 2012
La presa a carico infermieristica del
bambino e della sua famiglia a domicilio
Relatrice:
Nathalie Rossi
La famiglia
L’infermiera pediatrica che lavora a domicilio svolge un ruolo
che va oltre all'erogazione delle cure prestate, diventando una
risorsa di grande importanza per l'intera famiglia.
(Fonte immagine: http://raivaticano.blog.rai.it/
files/2012/05/3cb2bac3329a263687b5b1727b28e294.gif)
Sono sempre stata attratta da tutte quelle professioni in cui si ha contatto con il
mondo dell’infanzia e nei miei progetti a venire c’è il desiderio di poter lavorare
nell’ambito pediatrico. Così, venuta a conoscenza di un servizio di cure
infermieristiche domiciliari rivolte ai bambini sul territorio ticinese, ho deciso di
affrontare gli argomenti che toccano questo nuovo servizio (GIIPSI).
Abstract
Obiettivi
Il tema delle cure a domicilio pediatrico è un tema relativamente nuovo
per il territorio ticinese.
La tesi, tramite una ricerca qualitativa fenomenologica, ha l’obiettivo di
fare una panoramica di 360° sulla “presa a carico del bambino e della
sua famiglia” focalizzando lo sguardo sugli attori principali, ossia: il
bambino, la famiglia e l’infermiera pediatrica, rilevando i bisogni e le
esigenze delle diverse parti.
Metodologia della ricerca
La prima parte del lavoro concerne la teoria: sono esposti i
cambiamenti (attinenti le cure e l’ospedalizzazione del bambino) messi
in atto nel corso degli anni fino a giungere alla situazione odierna in cui
emerge che, anche in Ticino, sussiste l’esigenza di poter curare i
bambini al domicilio.
Una parte della teoria è centrata sulle cure a domicilio generiche, al
ruolo dell’infermiere che si reca nelle abitazioni, e poi più
specificatamente alle cure pediatriche a domicilio in particolare della
GIIPSI (gruppo infermiere indipendenti pediatriche della Svizzera italiana
nato nel 2008).
Nella seconda parte del lavoro vi sono le interviste semi-strutturate
caratterizzate dai vissuti in prima persona di due infermiere pediatriche
che fanno parte della GIIPSI e dai racconti e interviste semi-strutturate
dei genitori di quattro bambini, che hanno avuto, o hanno ancora
bisogno, di essere accompagnati dalla GIIPSI.
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Risultati
Dalla ricerca è emerso che le cure pediatriche a domicilio permettono al
bambino di abbreviare la degenza ospedaliera, che l’infermiera
pediatrica che lavora a domicilio diventa per la famiglia una risorsa
fondamentale, e che la sua funzione va oltre all’erogazione delle cure
prestate.
Chiara Cattani
Bachelor of Science in Cure infermieristiche
Tesi di Bachelor 2012
Clinical Assessment come competenza
fondamentale nella pratica delle cure
infermieristiche
Relatore: Nunzio De Bitonti
Clinical Assessment
Esempio di esercitazione scolastica della pratica del Clinical
Assessment durante la formazione Bachelor in Cure
infermieristiche.
L'interesse per questa tematica è sorto dopo le lezioni di Clinical Assessment che mi
hanno permesso di capire l'importanza che un'adeguata Valutazione Clinica ricopre
nella pianificazione ed erogazione delle cure ai pazienti nonché del tempestivo
riconoscimento di eventuali segni e sintomi patologici. Pensando al mio futuro
professionale intendo impegnarmi a continuare a coltivare e praticare tale tecnica e
a diffondere la pratica di questa competenza al personale infermieristico con cui mi
troverò a collaborare.
Abstract
Introduzione
Nel presente Lavoro di tesi si è analizzata la Valutazione Clinica come
competenza infermieristica fondamentale al fine di garantire delle cure
più mirate ed efficaci al paziente. Ê stata inoltre effettuata un'indagine
sul grado di conoscenza e della pratica della Valutazione Clinica o
Clinical Assessment all’interno dell’équipe infermieristica del reparto di
Medicina Intensiva dell’Ospedale Beata Vergine di Mendrisio.
Obiettivi
- Comprendere come eseguire un’adeguata Valutazione Clinica
- Verificare tale competenza all’interno del reparto di Medicina
Intensiva
- Valutare con che frequenza viene applicata una Valutazione Clinica e
quali sono i parametri maggiormente indagati
- Valutare se gli infermieri ritengono utile la pratica della Valutazione
Clinica al fine di migliorare le cure prestate al paziente riducendo
l’insorgenza di complicanze del quadro clinico presentato
Metodologia della ricerca
E' stata effettuata una ricerca mista costituita da:
- Un approccio qualitativo indagato attraverso un questionario
somministrato a tutta l’équipe infermieristica del reparto di Medicina
Intensiva dell’Ospedale Beata Vergine di Mendrisio (OBV) e
integrazione di evidenze scientifiche raccolte attraverso le banche dati,
l’uso di testi, lezioni e documenti ufficiali in merito alla tematica della
Valutazione Clinica.
- Un approccio quantitativo per stabilire la frequenza con cui viene
eseguita la Valutazione Clinica e gli apparati maggiormente indagati.
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Risultati
L’analisi dei questionari ha evidenziato l’importanza della pratica della
Valutazione Clinica da parte degli infermieri presi in esame. Essi la
praticano sovente durante il turno di lavoro, si basano su di essa per
erogare le cure al paziente, ritengono che possa aiutare a prevenire
l’aggravarsi delle complicanze del quadro clinico presentato dal
paziente e sostengono che potrebbe aiutare a migliorare la
collaborazione con i medici. Le limitazioni a tale approccio sono
risultate essere costituite da tempi ristretti, carico di lavoro elevato,
documenti infermieristici inadeguati e scarsa motivazione.
Conclusioni
La pratica della Valutazione Clinica è considerata uno strumento
essenziale per la professione infermieristica da parte degli infermieri
dell’équipe presa in considerazione e da quanto trovato in letteratura.
Vanessa Cattelan
Bachelor of Science in Cure infermieristiche
Tesi di Bachelor 2012
Pet-therapy: benefici sugli anziani
istituzionalizzati affetti da demenza.
Analisi di un'esperienza
Relatore: Mauro Realini
L'anziana e il cane
La fotografia ha un grande significato emotivo e credo possa
essere commentata senza l'utilizzo di molte parole.
L'immagine sottolinea l'affetto e l'amore di un anziana signora
nei confronti del cane.
(Fonte immagine: shirispaces.blogspot.com)
Da migliore amico dell'uomo il cane è ormai diventato da tempo anche una fra le sue
migliori cure. Nella pet-therapy vengono infatti sfruttate le doti terapeutiche
dell'interazione tra animale e uomo con buoni risultati anche per le persone anziane.
La mia passione per gli animali, unita alla curiosità di creare e di ricercare un legame
tra la pet-therapy e le cure infermieristiche mi hanno spinto a lavorare in questa
direzione.
Abstract
Obiettivi
L’obiettivo principale di questo Lavoro di tesi è quello di verificare se
l’utilizzo della pet-therapy con l’anziano demente istituzionalizzato
rechi benessere e favorisca una miglior qualità di vita. Un altro obiettivo
è quello di identificare qual è stato l’iter per iniziare questa terapia e
quali sono i principali ostacoli nell’implementazione di un programma di
pet-therapy.
Metodologia della ricerca
Questo Lavoro di Bachelor è di tipo qualitativo, composto da un' analisi
della letteratura riguardante la pet-therapy, l’anzianità e la
psicogeriatria che ha composto il quadro teorico. Dopodichè sono state
redatte delle interviste effettuate ad un capo cure, una capo reparto e
ad un'animatrice specializzata in pet-therapy, che lavorano alla casa
anziani “Quiete” di Mendrisio. Mi sono servita, inoltre, delle
testimonianze degli ospiti stessi. Ho analizzato il materiale raccolto,
suddividendolo in due sottocapitoli: in uno viene trattato il tema del
benessere e della qualità di vita dell’anziano che usufruisce della terapia
con gli animali, nell’altro vengono approfonditi i principali ostacoli e
problemi che possono insorgere nell’implementazione della pet-therapy
e l’iter da seguire per concretizzare il progetto.
www.supsi.ch
Risultati
Dai risultati, è emerso che la terapia con gli animali reca realmente
benessere e favorisce una miglior qualità di vita agli anziani affetti da
demenza degenti in casa anziani, andando a stimolare la sfera emotiva,
sociale, cognitiva e motorio-sensoriale. La pet-therapy stimola l’anziano
nella sua globalità, prendendo in considerazione e incoraggiando
l’espressione di emozioni, aiutando la persona a vivere meglio sotto
tutti gli aspetti. In sintesi la mia ipotesi iniziale è stata confermata.
Sonia Chirayil
Bachelor of Science in Cure infermieristiche
Tesi di Bachelor 2012
Il ruolo dell'infermiere nell'educazione
terapeutica ai bambini affetti da diabete
mellito di tipo 1
Relatore:
Mauro Realini
I bambini e il diabete
L'immagine vuole rappresentare i cambiamenti che il diabete
comporta nelle abitudini dei bambini. L'approccio educativoterapeutico risulta determinante per poter aiutare il bambino
alla convivenza con la malattia, migliorando la qualità di vita.
(Fonte immagine: http://www.blogmamma.it/wp-content/
uploads/2009/05/diabete-nei-bambini.jpg)
La scelta della tematica è dettata dal fatto che uno dei ruoli ricoperti dall’infermiere
professionista è quello di educatore. L’approccio e le attitudini necessarie per
assumere tale ruolo nell’insegnamento ai bambini affetti da diabete, richiedono
conoscenze e devono essere adattate in funzione del loro stadio di sviluppo e della
loro comprensione.
Abstract
Contesto
Questo lavoro di tesi è stato sviluppato con lo scopo di trattare
l’argomento dell’educazione terapeutica, poiché risulta essere un
approccio molto importante per focalizzare i bisogni, le strategie e le
risorse dei pazienti. Il diabete è una malattia cronica molto comune.
Infatti, secondo i dati dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, si stima
che al mondo ci sono 347 milioni di persone affette da questa patologia.
Questo dato indica la necessità di sviluppare strategie per la presa a
carico di persone affette da malattie croniche. Il lavoro tratta in
particolare dell’educazione terapeutica ai bambini affetti da diabete, per
i quali l’approccio alla malattia risulta essere diverso.
Metodologia della ricerca
La metodologia utilizzata è stata quella di redigere, nella prima parte
dell’elaborato, un quadro teorico affrontando il tema della malattia
cronica nel bambino, del diabete e dell’educazione terapeutica,
approccio che ha come obiettivo quello di aiutare il paziente ad
acquisire o mantenere le capacità e le competenze necessarie per
convivere al meglio con la propria patologia. È stata effettuata
un’intervista ad un’infermiera diabetologa, specializzata nel campo
dell’educazione al paziente per poter comprendere al meglio il percorso
che un bambino e la sua famiglia affronta dalla diagnosi
all’autogestione della malattia.
Obiettivi
• Conoscere e approfondire il ruolo educativo e relazionale
dell’infermiere nel saper orientare il bambino e la sua famiglia ad una
completa autogestione della malattia
• Acquisire conoscenze in merito al tema dell’educazione terapeutica e
all’approccio al bambino con malattia cronica
• Comprendere il ruolo educativo dell’infermiere
Conclusioni
L’infermiere è un professionista che ricopre anche un ruolo educativo.
L’approccio al diabete, e alle malattie croniche in generale, richiede una
competenza specifica nel campo dell’educazione terapeutica.
L’infermiere collabora con l’équipe specialista nell’educazione per poter
avvicinare il bambino alla malattia tramite attività ludiche e poter
accompagnare costantemente il suo entourage.
www.supsi.ch
Sheila Danesi
Bachelor of Science in Cure infermieristiche
Tesi di Bachelor 2012
Le Direttive Anticipate: il ruolo
dell'infermiere
Relatrice:
Daniela Tosi-Imperatori
1. Il peso delle decisioni
2. I colori della vita
3. Scrivere, scrivere e ...
Didascalia immagine 1. Ognuno di noi ha con sè un bagaglio
che si porta dietro dalla nascita e che si arricchisce durante il
cammino della vita. Questo bagaglio ha due facce: una parte
contiene risate, divertimenti e felicità, mentre l'altra faccia
contiene la tristezza, la delusione e il pianto. Entrambe le facce
sono importanti per continuare il nostro cammino, anche se a
volte il bagaglio diventa molto pesante ed è difficile da portare.
(Fonte immagine: http://www.libriesorrisi.com/blog/wpcontent/uploads/2010/06/scrivere_sul_blog.jpg)
Didascalia immagine 2. Ci sono mille colori e mille
sfaccettature che ci accompagnano durante il percorso della
nostra vita; a volte i colori sono più vivaci e gioiosi mentre
altre volte sono grigi e cupi. Ognuno di noi deve sfumare i
colori e creare quello che si addice di più alla propria
personalità e ai propri valori. Non ci sono colori belli o colori
brutti, non ci sono colori sbagliati o colori giusti...i colori sono
speciali per ognuno di noi. (Fonte immagine: http://2.bp.
blogspot.com/_n3dF0ieOQ8Y/TOsuHnakPwI/
AAAAAAAAAUk/Dj9GZmmZaDE/s1600/matite+colorate.jpg)
Didascalia immagine 3. Le parole dette a voce risuonano
nell'aria, vengono ascoltate e poi volano via libere nelle nostre
menti. Le parole scritte si muovono fruscianti sulla carta,
vengono lette e restano ferme e indelebili sul pezzo di carta.
(Fonte immagine: http://www.tuscrivi.com/public/
news/542012172857a.jpg)
La scelta del tema di questa tesi non è casuale: fini dall'inizio della formazione
intrapresa nell'ambito delle cure infermieristiche l'interessamento per la vita, la
morte e la volontà delle persone è stato un tema centrale e una fonte di ispirazione.
Lavorare a contatto con persone che devono prendere delle decisioni, forse le più
importanti della vita, mette il luce l'umanità e l'unicità di ognuno di noi.
Abstract
Introduzione
L’infermiere è la persona che sta maggiormente a contatto con la
persona malata, quindi è fondamentale che possa informare,
consigliare, ascoltare dubbi o paure su questo delicato tema: ancora più
importante con l’introduzione del Primary Nursing, in cui il paziente ha
una persona di riferimento che lo segue durante la degenza ed è
disponibile nell'instaurare un rapporto di fiducia.
L'infermiere è una figura primaria e oltre ad assistere direttamente il
paziente nella sua degenza permette il passaggio di informazioni con gli
altri operatori sanitario.
Parlare della fine della vita e della morte può essere un'impresa ardua e
complessa; è pero' importante non negare l'esistenza di quest'ultima
ma bisogna cercare di accogliere e affrontare il tema secondo i desideri
e le volontà dei pazienti.
La tesi è stata redatta secondo con scopo formativo e conoscitivo,
permettendo al lettore di avere una visione generale delle direttive
anticipate e su tutti gli aspetti importanti che le riguardano.
Metodologia della ricerca e obiettivi
La metodologia usata per lo svolgimento del lavoro si basa su una parte
teorica che consiste nella ricerca di articoli scientifici che illustrino il
tema e una seconda parte in cui sono stati sottoposti questionari
qualitativi ad un gruppo di infermieri di un reparto di medicina.
Lo scopo di questa tesi è verificare quale sia il livello di conoscenza degli
infermieri che operano nei reparti e soprattutto capire se quest’ultimi
hanno un ruolo attivo e partecipe nei confronti del paziente riguardo al
tema.
www.supsi.ch
Secondo la letteratura l'infermiere ha un ruolo centrale nella presa a
carico di pazienti che vogliono redigere le proprie direttive anticipate;
informando, sostenendo e aiutando concretamente la stesura.
Tale ruolo può essere sostenuto e portato avanti solo se sono presenti
le conoscenze in merito alle direttive anticipate.
Risultati e conclusioni
Dai questionari posti ad un gruppo di infermieri è emerso che le
conoscenze in merito al tema sono poche e incomplete.
Si nota anche che i pazienti che sono a conoscenza di poter redigere le
proprie volontà anticipatamente sono un numero basso.
Cosa fare affinché le direttive anticipate vengano maggiormente
conosciute e utilizzate? Formazione scolastica, corsi interni all'ospedale,
documenti / linee guida e altre misure che possano rendere in futuro le
direttive anticipate uno strumento di relazione e di cura.
Ilaria De Lorenzi
Bachelor of Science in Cure infermieristiche
Tesi di Bachelor 2012
Questione di profilo
Relatrice:
Daniela Tosi-Imperatori
Il profilo
La chirurgia estetica offre, alle persone insoddisfatte del
proprio aspetto, la possibilità di modificare l'immagine e il
profilo corporeo, aumentandone l'autostima e la fiducia in sé
stessi.
Il desiderio di bellezza, la pubblicità, le nuove tecnologie: sono tutti elementi che
incitano le persone a pensare ad un intervento estetico sul proprio corpo, allo scopo
di essere più belli e di sentirsi meglio. Ed è proprio attraverso un'esperienza non del
tutto positiva che questa tesi ha preso forma. Sono scaturite una serie di domande
riguardo, in particolare, l’assistenza infermieristica: domande che sono poi state
trasformate negli obiettivi del Lavoro di tesi.
Abstract
Introduzione
Oggigiorno la chirurgia estetica è in notevole aumento, come lo è la
curiosità nei confronti di questo campo specialistico, considerato ancora
un po’ come un tabù. La bellezza si trova spesso in primo piano, fra
riviste e pubblicità televisive; l’intera società è spinta in qualche modo
alla rincorsa della perfezione. La chirurgia estetica è superficialmente
associata al silicone e al botulino, ma guardando oltre l’apparenza, ha la
capacità di far tornare l’autostima e fornire un senso di benessere alla
persona operata.
Oltreoceano esiste una formazione infermieristica dedicata
all’assistenza in chirurgia estetica, alle nostre latitudini, invece, non
siamo dotati di un reparto specialistico all’interno degli ospedali. I
nominativi di chirurgia estetica e chirurgia plastica, nel linguaggio
parlato, assumono spesso il medesimo significato, ma se la seconda
opera in situazioni di malformazioni e ustioni, mentre la chirurgia
estetica ha fini unicamente di modificazione corporea estetica.
All’interno della tesi verrà trattata la chirurgia a scopo prettamente
estetico, con pochi accenni alla chirurgia plastica.
La riflessione che ha dato inizio a questo Lavoro di tesi ha riguardato i
bisogni che i pazienti possono avere prima, durante e dopo l’intervento
chirurgico a scopo estetico e, di conseguenza di che cosa
necessiterebbero dall’infermiera che li assiste.
Obiettivi
La tesi di Bachelor mira principalmente a identificare i bisogni del
paziente che si sottopone ad un intervento di chirurgia estetica, e a
individuare il ruolo che l’infermiera deve assumere al fine di dispensare
la migliore assistenza durante la presa in carico.
Lo scritto desidera inoltre far conoscere il fenomeno della chirurgia
estetica sul territorio ticinese, offrendo un confronto con un’altra realtà
cantonale svizzera.
L’obiettivo finale è quello di individuare un profilo di competenze
professionali dell’infermiera inserita nel contesto della chirurgia estetica.
www.supsi.ch
Metodologia della ricerca
La ricerca di letteratura scientifica svolta attraverso le banche dati, si
focalizza maggiormente sul giornale Plastic Surgical Nursing, la rivista
ufficiale della American Society of Plastic Surgical Nurses (ASPSN), dai
volumi pubblicati sono stati estratti svariati contenuti teorici e pratici
che sostengono la tesi.
La ricerca di stampo qualitativo si è suddivisa in una prima parte di
lettura, dalla quale sono stati estratti i contenuti teorici. L’analisi dei
contenuti teorici ha permesso di effettuare in un secondo tempo un
confronto più pratico attraverso le interviste realizzate con persone
operatesi sul territorio.
L’analisi del confronto fra contenuti teorici e riscontro pratico ha
portato alla luce delle caratteristiche che l’infermiera dovrebbe
implementare al fine di ottimizzare l’assistenza nei confronti dei
pazienti della chirurgia estetica.
Risultati e conclusione
Il profilo infermieristico rivela un’impronta particolarmente
comunicativa e relazionale; l’infermiera ha un ruolo di sostegno e
rassicurazione, risultando la figura che costantemente sta al fianco del
paziente, fornendogli il supporto di cui ha bisogno.
In futuro si potrebbe prospettare un programma formativo dedicato
all’assistenza infermieristica nell’ambito della chirurgia estetica,
prendendo spunto dalle conoscenze già presenti oltreoceano ed
esposte nella tesi.
Vanessa Djuric e Sara Stellante Neri
Bachelor of Science in Cure infermieristiche
Tesi di Bachelor 2012
Il ruolo infermieristico nella prevenzione
dell’obesità pediatrica (0-18 anni): una
revisione sistematica della letteratura
Relatore: Maurizio Belli
1. Immagine copertina
2. Tabelle dei percentili
3. Schema risultati
Didascalia immagine 1. Immagine di copertina proveniente da
un dipinto di Botero. È stata scelta poiché simboleggia
l'epidemia dell'obesità, aumentata drasticamente da qualche
decennio.
Didascalia immagine 2. Tabelle per calcolare il BMI delle
femmine e dei maschi in età pediatrica. (Cremer, Monika, and
Josef Laimbacher. 2008. L’alimentation des enfants en âge
scolaire. Berna: Société Suisse de Nutrition.)
Didascalia immagine 3. È una sintesi schematica degli
argomenti emersi nei risultati che elencano i vari aspetti che
dovrebbero essere migliorati al fine di una buona prevenzione
dell'obesità pediatrica. (produzione propria).
Si è soliti associare i problemi di eccesso di peso agli Stati Uniti d’America: i media, la
moltitudine di fast food, determinati documentari e i vari stereotipi hanno
contribuito a creare questa immagine degli USA, ma tramite un’adeguata
documentazione siamo riuscite a comprendere che in realtà il problema del
sovrappeso e dell’obesità riguarda tutto il globo, compresa la Svizzera. La cosa che
più ci ha colpite è che questo fenomeno non riguarda semplicemente la fascia d’età
adulta ma anche quella dei bambini e degli adolescenti.
Abstract
Background
L’obesità è un grave problema di salute pubblica e parte di una
crescente epidemia globale; si stima infatti che circa il 7% della
popolazione mondiale sia obesa. Questa problematica non concerne
solo la fascia di età adulta ma anche quella pediatrica. Secondo
l’Organizzazione Mondiale della Sanità più di 42 milioni di bambini sotto
i 5 anni di età sono in sovrappeso e di questi 35 milioni vivono in Paesi in
via di sviluppo. La Svizzera non è esclusa da questa problematica e
risulta importante farsene carico per proteggere la salute delle
generazioni future.
Obiettivo
Individuare un ruolo infermieristico nella prevenzione dell’obesità
pediatrica.
Metodologia della ricerca
Il metodo utilizzato per raggiungere lo scopo del nostro lavoro di tesi è
una revisione sistematica della letteratura. Gli articoli che abbiamo
analizzato provengono da tre banche dati diverse ed abbiamo utilizzato
parole chiavi associate in modo variato tra loro. Sono stati considerati
gli studi pubblicati dal 01/01/2011 al 08/10/2012 provenienti da tutto il
mondo.
www.supsi.ch
Risultati
In totale abbiamo esaminato 16 articoli dai quali è emerso che il ruolo
infermieristico nella prevenzione dell’obesità pediatrica è presente
anche se non in modo efficace. Dai risultati emersi sono scaturite
diverse argomentazioni utili alla comprensione della situazione generale
legata al ruolo infermieristico nella prevenzione di questa problematica:
educazione, comunicazione, formazione, trattamento dell’obesità,
risorse, pregiudizi, collaborazione multiprofessionale, motivazioni nei
genitori e/o nei bambini, motivazioni negli infermieri.
Discussione
Il ruolo infermieristico nella prevenzione dell’obesità non risulta
adeguato alla gravità della situazione. Gli aspetti che dovrebbero essere
maggiormente ampliati riguardano le conoscenze rispetto alla
nutrizione e più in generale ad uno stile di vita sano, la comunicazione
durante le consulenze con bambini in sovrappeso e/o obesi e i loro
famigliari e la limitata ed inefficace educazione che viene loro data.
Parole chiave
Childhood, Obesity, Prevention, Role, Nurse.
Maria Grazia Dosi e Laura Macconi
Bachelor of Science in Cure infermieristiche
Tesi di Bachelor 2012
La divisa infermieristica come mezzo di
relazione con il paziente.
(L'abito non fa il monaco, ma la divisa fa
l'infermiere?)
Relatore: Vincenzo D'Angelo
La divisa infermieristica
L'immagine mostra i cambiamenti e l'evoluzione della divisa
infermieristica, dal passato a come la conosciamo oggi. Diversi
sono i motivi che hanno portato al cambiamento, come gli
avvenimenti storici, la moda, l'emancipazione femminile, le
esigenze economiche del momento e la praticità.
Il tema divisa è un tema che ci ha sempre suscitato interesse. Fin dal primo stages ci
siamo domandate come mai dovevamo indossare una divisa, ma soprattutto perché
bianca? Volevamo capire come mai indossiamo una divisa, come mai nei diversi
ambiti la divisa cambia, come mai in alcuni ambiti essa non è necessaria? Dal lavoro
ci aspettavamo di capire come i curanti percepiscono la divisa, ma soprattutto se la
ritengono uno strumento di relazione o semplicemente un vestito da indossare per
obbligo, praticità ed abitudine.
Abstract
Introduzione
Nel corso del tempo il ruolo dell’infermiere si è modificato di pari passo
con il cambiamento avvenuto nella società. Insieme al cambiamento
delle competenze e del ruolo infermieristico anche l’abbigliamento che
distingue l’infermiere ha subito delle mutazioni seguendo la moda e le
tendenze, ma soprattutto, essendo un lavoro più al femminile, ha
seguito molto da vicino l’emancipazione delle donne. La divisa che
l’infermiere indossa tutti i giorni potrebbe essere interpretata come uno
strumento di cura, fungere come una barriera di stoffa che separa la
vita lavorativa da quella privata o un modo per rapportarsi al paziente
mantenendo la propria professionalità nonostante si tocchino delle
sfere molto private. Nel nostro lavoro abbiamo affrontato la storia e
l’evoluzione della professione e della divisa. Inoltre abbiamo affrontato
come si presenta la divisa infermieristica in pediatria, cure generali e
psichiatria, con lo scopo di capire cosa rappresenta la divisa per i curanti
e come credono che i pazienti la percepiscono.
Metodologia della ricerca
Per svolgere il nostro lavoro di tesi abbiamo deciso di procedere su tre
fronti:
- uno teorico che permetterà di crearci una base di conoscenze
indispensabili per la redazione dello scritto, tramite letture sul primary
nursing, sulla storia infermieristica, sulla divisa, sulla relazione, la
comunicazione e sulla fiducia ed empatia;
- uno investigativo che prevede una ricerca qualitativa, ovvero
un’intervista composta da domande aperte riguardanti il nostro tema,
che sottoporremo a un gruppo di sei infermieri e che ci permetterà di
raccogliere quali sono le idee e le rappresentazioni degli infermieri che
ogni giorno indossano la divisa;
- un’analisi delle informazioni emerse dalla letteratura e dalle interviste
che ci permetterà di evidenziare se i testi da noi letti e le informazioni
ricevute dai curanti sono in accordo o in disaccordo e soprattutto in che
modo.
www.supsi.ch
Obiettivi
Nella realizzazione del presente lavoro di tesi ci siamo posti come
obiettivo quello di rispondere ad una serie di quesiti:
- Evoluzione storica della divisa: perché c’è stata la necessità di
modificare con il tempo la divisa e quale è stata la sua evoluzione negli
anni?
- La divisa infermieristica influenza il rapporto con il paziente? E se
questo avviene, in che modo e per quale motivo?
- Per quali motivi nei diversi ambiti esistono variazioni importanti
riguardanti la forma e la divisa?
- Quali sono, se esistono, le rappresentazioni comuni dei curanti
riguardanti l’uniforme infermieristica?
Risultati
Grazie a questo lavoro di tesi abbiamo appreso che la divisa è uno
strumento di cura che riveste un ruolo molto importante nelle cure
infermieristiche e che gli infermieri che lavorano con essa non
potrebbero immaginarsi di lavorare senza. Tuttavia gli infermieri sono
consci che la divisa nonostante sia il simbolo della nostra professione
non sia necessaria per garantire al paziente delle buone ed efficaci cure.
Gli infermieri che non indossano una divisa nonostante ciò sono
perfettamente in grado di farsi riconoscere come professionisti e di
aiutare i pazienti in un percorso assistenziale. Abbiamo inoltre appreso
che le scelte di indossare divise differenti nei reparti specialistici come la
pediatria sono spinte da molti studi in proposito e grazie a ciò la
relazione con il paziente viene facilitata.
Eleonora Fasanelli
Bachelor of Science in Cure infermieristiche
Tesi di Bachelor 2012
Ruolo dell’infermiera nel sostenere la
relazione e l’attaccamento del neonato
prematuro con la mamma
Relatrice:
Michela Guarise
Diventare madre
Ogni gravidanza, rappresenta l'attesa della nascita di un
bambino e della sua mamma.
La maternità rappresenta uno degli eventi maggiormente attesi da gran parte delle
donne. Testimonia la continua manifestazione della vita e il continuo susseguirsi
dell’evoluzione di una società. Penso siano molte le emozioni e i vissuti che possono
manifestarsi in questa delicata fase della vita di una donna.
Il contesto della maternità e della neonatologia è per me di grande interesse e per
questo Lavoro di tesi desidero approfondire un tema riguardante la nascita
prematura.
Abstract
Introduzione
Le nascite premature rappresentano quasi il 10% di tutte le nascite che
avvengono in Svizzera, pertanto affermano una realtà presente sul
nostro territorio. La prematurità è caratterizzata da diverse difficoltà e
la donna e mamma riveste un ruolo fondamentale soprattutto per ciò
che concerne la relazione con il proprio bambino. Ho intrapreso questa
ricerca con lo scopo di individuare quale ruolo ha l’infermiera nel
sostenere la relazione mamma bambino, e quale l’assistenza specifica
che si attua in queste circostanze.
Metodologia della ricerca
La prima parte del lavoro è stato investita nella ricerca di nozioni
specifiche attraverso la letteratura. Dopo aver stilato gli obiettivi e le
domande di ricerca, ho selezionato le tematiche più inerenti al lavoro,
cercando di approfondirle. In seguito per indagare la realtà nei nostri
reparti, ho deciso di svolgere delle interviste semi-strutturate. La mia
indagine si è mossa su due livelli. Per valorizzare e riportare l’esperienza
di chi è stato confrontato con l’evento della prematurità, ho intervistato
delle mamme che hanno partorito prematuramente. Per capire inoltre
qual è la presa a carico per questi neonati e per le rispettive mamme, ho
intervistato un’infermiera specializzata che lavora nell’ambito materno
pediatrico.
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Risultati
Per tutte le donne intervistate, il parto prematuro rappresenta un
vissuto ricco di emozioni a volte anche contrastanti tra di loro. Un
evento improvviso come la nascita prematura, mette in discussione
convinzioni e legami costringendo la donna a riorganizzare la propria
vita quotidiana cambiandone le priorità e ridefinendo il proprio ruolo sia
come mamma che come donna.
Attraverso l’intervista alla specialista clinica, si afferma quanto
l’assistenza alla mamma e al suo bambino prematuro sia
personalizzata, con molte variabili e che deve tener conto in particolar
modo della relazione.
Conclusione
L’assistenza è mirata a rinforzare il legame della diade, concentrandosi
in particolar modo sul contatto fisico e sul coinvolgimento dei genitori
nelle cure del bambino. Il ruolo dell’infermiere quindi, non è
caratterizzato esclusivamente dall’esecuzione di atti medico tecnici, ma
dalla particolare capacità di individualizzare le cure mettendo l’accento
sui singolari bisogni della madre, del bambino e di tutto l’entourage che
li circonda. L’approccio e le modalità di cura, non rimangono definitivi,
devono venir continuamente rivalutati e devono essere mutevoli ogni
minuto, ogni ora e ogni giorno.
Sara Febbo e Veronica Finessi
Bachelor of Science in Cure infermieristiche
Tesi di Bachelor 2012
L’astenia nelle donne con carcinoma alla
mammella: influsso sulla qualità di vita
durante l’ormonoterapia
Relatrice:
Carla Pedrazzani
Stanchezza cronica
L'effetto collaterale più frequentemente riportato dalle donne
affette da cancro al seno è la stanchezza cronica: oltre il 50%
delle donne lamenta un senso di fatica anche dopo la fine dei
trattamenti. Le pazienti con cancro al seno che presentano il
sintomo astenia sono spesso indirizzate dagli infermieri ad
alternare fasi di esercizio fisico a fasi di riposo. La compilazione
di un diario della fatigue può dimostrarsi utile per la stesura di
un piano di gestione delle attività giornaliere.
(Fonte immagine: http://0.tqn.com/d/furniture/1/0/o/H/-/-/
Alyce.jpg)
Il nostro interesse per il tema si é sviluppato durante il percorso scolastico, sia
nell’ambito dei contenuti teorici dei moduli sia durante gli stages di pratica clinica;
inoltre un’esperienza personale ha influito sulla scelta dell’argomento. È stato
possibile rendersi conto che la maggior parte delle ricerche sulla fatigue correlata al
cancro si è concentrata sulle donne sottoposte a chemioterapia o a radioterapia,
mentre il rapporto tra essa e l’ormonoterapia è meno studiato e compreso.
Abstract
Contesto
Questo lavoro si propone di comprendere e analizzare come si
caratterizza l’astenia nelle donne con cancro al seno e come questo
sintomo vada ad incidere sulla qualità di vita. La nostra attenzione è
rivolta principalmente alle donne che hanno superato l’iter terapeutico
ospedaliero e che quindi sono sottoposte a trattamento ormonale.
Metodologia della ricerca
Dopo un’analisi della letteratura riguardante i vari aspetti del sintomo
dell’astenia, abbiamo svolto una ricerca in parte quantitativa e in parte
qualitativa sul campo (ottenuta attraverso la compilazione di un
questionario già validato (BFI) e la redazione da parte nostra di un
questionario semi-strutturato), grazie alla quale è stato possibile
esplorare la gravità e l’impatto che la fatigue ha sul campione
analizzato. Inoltre si è data alle donne la possibilità di esprimere la
relazione tra la qualità di vita e la fatigue. In conclusione sono state
messe in evidenza delle raccomandazioni efficaci per il trattamento del
sintomo a livello infermieristico.
www.supsi.ch
Risultati
I risultati della nostra ricerca confermano che durante il trattamento
ormonoterapico il sintomo della fatigue è presente; più della metà delle
donne che ha risposto al questionario esprime modifiche nella qualità di
vita a causa dello stesso, soprattutto in termini di umore, attività da
svolgere nella vita quotidiana e nel lavoro.
L’aspetto emotivo è quello che ha risentito maggiormente della
presenza della fatigue, seguito da limitazioni nello svolgimento di
attività fisiche e attività stressanti.
È emerso che le relazioni vengono compromesse a causa della fatigue.
Non mancano disturbi di tipo cognitivo come ad esempio la possibile
perdita di memoria e la difficoltà di concentrazione.
I dati ottenuti dalla letteratura, come anche quelli ricavati dal nostro
piccolo campione, dimostrano che il sintomo è ancora difficilmente
riconoscibile proprio a causa della sua multifattorialità e multicausalità.
Altri approfondimenti dovrebbero essere condotti per comprendere se
la fatigue, che si è registrata anche durante il trattamento ormonale, sia
generata dal trattamento stesso o dalla somma dei vari trattamenti
ricevuti in precedenza.
Inoltre sarebbe opportuno che l’infermiere si rendesse accorto rispetto
alle caratteristiche che il sintomo presenta, tenendo in considerazione
che il trattamento dello stesso è complesso. L’obiettivo è quello di
rendere la presa a carico di ogni singolo paziente il più personalizzata
possibile e adatta alle sue esigenze.
Cindy Furger
Bachelor of Science in Cure infermieristiche
Tesi di Bachelor 2012
Popolazione anziana e suicidio:
indagine qualitativa sui fattori di rischio e
sui fattori protettivi
Relatrice:
Laura Bertini
Illusione ottica
Dietro ogni solco lasciato dal tempo si cela una pezzo di vita
che merita di essere osservato. Sta all'occhio attento di chi
guarda saperne cogliere gli aspetti più nascosti.
(Fonte immagine: http://pinamarcord.wordpress.
com/2012/04/20/illusioni-ottiche)
La speranza di vita si allunga e oggi l'anziano invecchia di più di un tempo perciò la
tematica del suicidio potrebbe diventare d'attualità. Più volte mi è capitato di pormi
delle domande al riguardo, ma non mi è mai successo di riflettere sulle possibili
motivazioni che potrebbero portare una persona anziana a decidere di togliersi la
vita. Ho deciso dunque di affrontare questo argomento con lo scopo di capire quali
potrebbero essere le condizioni di vita che creano una situazione tale per cui alcune
persone, più fragili di altre, non vedono altra via d'uscita che quella di uccidersi.
Abstract
Introduzione
Il suicidio nella popolazione anziana è un fenomeno sempre più
presente nella nostra realtà. Nel presente Lavoro di tesi si è effettuata
un'indagine sulla presenza di fattori di rischio e di protezione dal punto
di vista di alcuni infermieri che occupandosi della cura e dell’assistenza a
domicilio sono quotidianamente a contatto con un’utenza considerata
anziana.
Obiettivi
• Valutare come gli infermieri percepiscono la presenza di questa
problematica nel loro contesto lavorativo
• Verificare quali sono i fattori di rischio che maggiormente influenzano
lo stato di fragilità delle persone anziane
• Verificare la presenza di fattori protettivi che possono tutelare queste
persone dal commettere atti auto-lesivi
• Valutare quali interventi mettono in atto gli infermieri per aiutare le
persone anziane a mantenere uno stato di benessere fisico e sociale
Metodologia della ricerca
Indagine di tipo qualitativo eseguita attraverso la somministrazione di
un’intervista a quattro infermieri che lavorano a domicilio costruita in
base alle evidenze scientifiche raccolte attraverso le banche dati e l’uso
di libri riguardanti la tematica scelta.
www.supsi.ch
Risultati
L’analisi delle risposte scaturite dalle interviste ha evidenziato
l’importante presenza di molteplici fattori di rischio che possono portare
l’anziano fragile a decidere di togliersi la vita. Tra questi i più frequenti
sono risultati essere l’isolamento sociale e la degenerazione fisica.
Riguardo ai fattori protettivi sono chiaramente stati ritenuti come
tali le risorse composte dalla rete primaria e da quella secondaria, e la
presenza di strutture e servizi sul territorio. Un ulteriore elemento
emerso concerne il grado di integrazione sociale. La maniera con la
quale la società influenza i ruoli sociali incide in modo preponderante
sulla comparsa o meno di situazioni di fragilità nella persona anziana.
Conclusioni
È stato possibile constatare che non esiste una casualità lineare che
porta molte persone anziane a decidere di togliersi la vita. È dunque la
presenza di più condizioni di vita che va a minare l’equilibrio di queste
persone ponendole in una situazione di vulnerabilità. La società gioca
un ruolo rilevante sull’instaurarsi o meno di alcune di queste condizioni.
Fileise Gianella
Bachelor of Science in Cure infermieristiche
Tesi di Bachelor 2012
Lombalgia occupazionale cronica e gli
interventi preventivi nella professione
infermieristica
Relatore: Nunzio De Bitonti
1. Lombalgia
2. Settore sanitario
3. Dolore e dispiacere
Didascalia immagine 1. La lombalgia viene spesso chiamata
un epidemia silenziosa. Non ci si rende conto del fenomeno
fino a quando non si viene confrontati con i numeri.
Didascalia immagine 2. La lombalgia nell'ambito sanitario é un
fenomeno esteso, pari a qualsiasi altro rischio lavorativo del
settore.
Didascalia immagine 3. Il dolore annulla tutto, sentimenti,
passioni, desideri. Tutto sfocato, quando è padrone del tuo
corpo e della tua mente.
(Fonte immagine: http://www.eolopress.it/eolo/)
(Fonte immagine: Shutterstock)
(Fonte immagine: Il dolore terrorista di Giosby)
La professione sanitaria è esposta a elevati rischi d’incidenti lavorativi. Tra i più
importanti, almeno da quanto ho potuto osservare nel corso della mia esperienza
lavorativa, vi è la lombalgia, che porta non pochi infermieri a cambiamenti di reparto,
lunghi congedi malattia e, nel caso estremo, al ritiro dalla professione. È dunque
importante sensibilizzarsi a proposito di questa patologia, in modo da sviluppare un
comportamento preventivo adeguato.
Abstract
Background
In Svizzera, i problemi muscoloscheletrici rappresentano il 22%, ossia, il
secondo motivo, delle cause d'invalidità. Inoltre, un terzo delle visite
mediche sono dovute a problemi muscoloscheletrici. Tali problemi
vengono causati frequentemente dall'attività lavorativa. Da uno studio
recente risulta che il 49% dei dipendenti di grandi imprese (settore
bancario, assicurativo, sanitario e dei trasporti) ha accusato mal di
schiena (Hämming & Knecht 2009). Inoltre, in Svizzera, come in altri
Paesi industrializzati, le malattie all'apparato locomotore e le
conseguenti assenze lavorative sono in aumento (Kaufmann & Läubli
2009).
Metodologia della ricerca
Il metodo usato per questo lavoro di tesi è la revisione della letteratura.
Per far ciò ho seguito le seguenti fasi: formulare gli obiettivi e la
domanda di revisione, formulare i criteri di inclusione, ricercare nella
letteratura gli articoli ritenuti consoni ai criteri, sintetizzare i risultati e,
infine, analizzare e discutere questi ultimi.
Gli articoli considerati validi per la revisione sono risultati essere otto.
Questi articoli trattano le seguenti categorie di interventi: back school/
interventi educativi, corsetti/supporti lombari, interventi ergonomici e
allenamento fisico. Ognuna di queste categorie viene trattata in due
degli articoli selezionati.
Obiettivo
Esporre quali interventi preventivi esistono nell’ambito della lombalgia
occupazionale e verificare quali tra questi sembrano avere una
maggiore efficacia nella risoluzione del problema.
Risultati
Dall'analisi degli articoli selezionati per la revisione della letteratura,
risulta che gli interventi combinati con allenamento fisico e gli interventi
educativi senza combinazione sono le forme d'intervento più efficaci
nella prevenzione della lombalgia cronica.
Parole chiave
Low back pain, occupationaly low back pain, prevention, back school,
fisical training, ergonomic intervention, lumbar supports.
www.supsi.ch
Angela Granafei
Bachelor of Science in Cure infermieristiche
Tesi di Bachelor 2012
Quali emozioni prova la persona durante la
fase post-infartuale e quale ruolo giocano
queste nell’affrontare successivamente ciò
che consegue questa patologia
Relatore:
Maurizio Belli
Angelo triste
"Si finisce con l'avere la sensazione disperatamente netta e
sicura che la vita non è se non la corsa verso un abisso,
senz'ancora che possa trattenere, senza alcuna seria speranza
di trovare nel fondo di esso qualsiasi forma di salvezza, senza
che nulla valga la pena di fare, poiché tutto si cancella e si
distrugge. Puro e semplice precipitare in un vuoto" (Rensi
Giuseppe, 1931 "Cicute").
(Fonte immagine: http://infinitipensieri.myblog.it/album/
fate_-_angeli/42676-1.html)
Ho scelto questa tematica per un motivo personale. Avevo 15 anni quando mio
nonno è stato colpito da un infarto. Io da parente comprendo le sensazioni e le
emozioni che si provano in una situazione dove si presenta tale evento perché l’ho
vissuta, ma per la persona che subisce tale trauma dopo cosa proverà?
Vorrei comprendere quali emozioni provano queste persone post-infartuate. Quale
sono le loro paure, le loro preoccupazioni il stato d'animo.
Abstract
Introduzione
Questo Lavoro di tesi si propone di analizzare un argomento che a mio
parere merita di essere affrontato ed approfondito con i dovuti
accorgimenti ovvero: quali sono le emozioni che prova una persona
dopo aver subito un infarto del miocardio. Una volta superato l'infarto
con esito positivo, che preoccupazioni ed emozioni assillano il paziente?
Come vede la persona la sua vita dopo tale situazione, inteso come
ruolo familiare, in ambito lavorativo e sociale? Sono sempre state
domande che mi porto dietro da quando è venuto a mancare mio
nonno per tale patologia. Il lavoro che intendo sviluppare verrà
realizzato anche grazie alla disponibilità del Cardiocentro Ticino che
provvederà nella ricerca di pazienti che siano disponibili ad essere
sottoposti ad interviste da me formulate.
Obiettivo
L'obiettivo di questa ricerca è d'identificare quali sono le emozioni che
entrano in gioco in una persona che ha subito un infarto.
Metodologia della ricerca
Ho scelto di procedere seguendo un criterio di tipo qualitativo, un
metodo che mi permette di socializzare con gli intervistati; proporrò
alle persone interessate un’intervista semi-strutturata dalla quale vorrei
far emergere i loro stati d’animo. Proprio per la delicatezza di questo
frangente dovrò cercare di proporre all'utenza un ambiente sereno, che
possa metterla a proprio agio. Unitamente a questo cercherò di creare
un'atmosfera delicata dove, con musica di sottofondo utilizzando il pc,
proverò a stimolare una maggiore tranquillità psicofisica nell'altro. Mi
servirò ulteriormente di immagini fotografiche e testi poetici di Alda
Merini. Il campione sul quale saranno basate le mie riflessioni è
rappresentato da 3 persone di sesso maschile, compresi tra i 35-55 anni.
www.supsi.ch
Risultati e conclusioni
Da questo lavoro mi aspetto di confrontare se l’emozioni che prova la
persona che ha subito un infarto trovate in letteratura come l'ansia, la
paure e depressione coincidono con ciò che realmente prova la persona
infartuata.
Dai dati analizzati, ne consegue, che le emozioni che provano le
persone dopo un evento traumatico come l’infarto individuate in
letteratura, coincidono con ciò che realmente provano le persone
infartuate.
Eliane Cristina Grunhagen Sprea
Bachelor of Science in Cure infermieristiche
Tesi di Bachelor 2012
Informazione, infermiere e caregiver:
l’importanza delle informazioni all’esordio
di una demenza
Relatrice:
Laura Canduci
La demenza
La comunicazione è uno degli aspetti più importanti della
professione infermieristica: uno strumento essenziale che
permette una relazione solida tra professionista, paziente e
famiglia.
(Fonte immagine: http://radioalo.com.br/radio/?p=3176)
L’idea iniziale era di trattare un argomento in ambito geriatrico e di peculiarità
relazionale che mi coinvolge particolarmente. Dovendo restringere il campo di
studio, ho deciso di effettuare la ricerca privilegiando l’argomento demenza giacché
è una condizione in continuo aumento che porta tanta sofferenza sia al malato
quanto alla sua famiglia, sulla quale grava un enorme carico assistenziale ed emotivo.
Ho pensato di affrontare questa tematica perché la considero molto importante in
un contesto sanitario.
Abstract
Contesto
L’aumento dell’invecchiamento della popolazione porta con sé
l’accrescimento della diffusione di patologie che non colpiscono
soltanto il paziente ma tutta la sua famiglia, sulla quale grava un
enorme carico assistenziale ed emotivo. L’importanza di un caregiver
ben preparato nella cura di un paziente è notevole, per questo sussiste
la necessità che esso sappia e capisca cosa ha il malato e possa di
conseguenza reagire aiutandolo soprattutto emotivamente.
Obiettivi e metodologia della ricerca
Questo lavoro pone come primo obiettivo, tramite una revisione della
letteratura, valutare il valore delle informazioni fornite dal personale
curante al caregiver famigliare di paziente all’esordio di una demenza.
Nonostante la comunicazione in ambito infermieristico sia un tema
ampiamente trattato tanto nei corsi di formazioni professionali, quanto
in letteratura scientifica, non ci sono linee guide specifiche che servano
di riferimento per quanto riguarda le informazioni da dare ai caregiver/
famigliari del paziente geriatrico all’inizio della malattia con demenza
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Risultati
L’analisi degli articoli ha reso evidente quanto importante siano le
informazioni date dal personale curante al caregiver famigliare di un
paziente all’esordio di una demenza. E’ emerso dalla letteratura
scientifica che questa procedura può ridurre il disagio e stress da chi si
occupa di curare ogni giorno il malato.
Conclusione
Si conclude che il personale curante nel suo lavoro quotidiano può
facilitare il difficile percorso che intraprende il malato di demenza e il
suo caregiver, attraverso la trasmissione d’informazioni che consentono
di conoscere la malattia, le sue ripercussioni, la sua gestione e l’accesso
a servizi volti a sostenerli.
Sencer Killi
Bachelor of Science in Cure infermieristiche
Tesi di Bachelor 2012
La ricerca infermieristica come strumento
per redigere un articolo scientifico;
valutazione di un indicatore di efficacia del
sistema FR della Fondazione Ticino Cuore
Relatore:
Claudio Benvenuti
1. Catena sopravvivenza
2. Il fattore tempo
3. Rete preospedaliera
Didascalia immagine 1. La catena della sopravvivenza.
(Fonte immagine: American Heart Association. 2010. Sintesi
delle linee guida AHA 2010 per RCP ed ECC. Dallas, Texas)
Didascalia immagine 2. Grafico rappresentante il tempo
impiegato dai FR, dal momento dell’arrivo dell’allarme al
momento della partenza per il luogo d’intervento.
Didascalia immagine 3. Organizzazione del servizio
preospedaliero in Ticino. Dislocamento delle sedi ambulanze
sul territorio e locazione dell’eliporto REGA.
(Fonte immagine: Fondazione Ticino Cuore. 2009.
Programma di rianimazione & defibrillazione precoce nel
cantone Ticino)
Le motivazioni che mi hanno portato a svolgere il presente Lavoro di tesi nell'ambito
della ricerca infermieristica sono legate principalmente al mio interesse verso l'area
critica e all'opportunità datami dalla Fondazione Ticino Cuore di svolgere un lavoro
di ricerca che valuti l'efficacia della rete First Responder in Canton Ticino, ovvero un
nuovo ed innovativo modello di primo intervento in caso di arresto cardiaco
improvviso.
Abstract
Introduzione
La Fondazione Ticino Cuore è nata nel 2005 con l’obiettivo di
aumentare la sopravvivenza delle persone colpite da arresto cardiaco
improvviso in contesto extraospedaliero. Per raggiungere il suo scopo,
la Fondazione esercita molteplici attività, tra le quali la realizzazione e la
gestione della rete First Responder (FR) in Ticino, un nuovo ed
innovativo modello di primo intervento in caso di arresto cardiaco
improvviso in ambito extraospedaliero.
A 6 anni dalla realizzazione della rete FR è desiderio della Fondazione
poter intraprendere un percorso di valutazione della sua qualità ed
efficacia, prendendo come indicatori di valutazione la tempistica
d’intervento e il tasso di risposta agli allarmi SMS, con l’intento finale di
poter pubblicare i risultati ottenuti attraverso riviste medico scientifiche.
Obiettivo
L’obiettivo di questo lavoro è di poter partecipare insieme alla
Fondazione Ticino Cuore alla redazione di un articolo scientifico che
illustri l’efficacia della rete FR in Ticino.
Metodologia della ricerca
Per raggiungere l’obiettivo è stata effettuata una ricerca in letteratura
dei principali concetti teorici in merito alla rete FR, alla problematica
dell’arresto cardiaco e sui principali concetti teorici che compongono la
ricerca infermieristica, al fine di poter avere gli elementi necessari ad
affrontare il lavoro di ricerca.
Per l’ottenimento dei risultati, invece, sono stati presi in analisi dei
questionari compilati da First Responder dopo il loro intervento e il
“Dossier Ticino Cuore“ (2010).
www.supsi.ch
Risultati
I risultati ottenuti permettono di valutare l’efficacia e l’efficienza della
rete First Responder, in relazione agli aspetti tempistici d’intervento e al
tasso di risposta agli allarmi SMS.
Conclusioni
Con lo svolgimento di questo lavoro è stato possibile evidenziare i
principali concetti teorici della ricerca infermieristica al fine di redigere
un articolo scientifico, avendo inoltre la possibilità di valutare quanto la
rete First responder in Ticino sia efficiente ed efficace nei suoi aspetti
tempistici d’intervento e in merito al tasso di risposta da parte dei suoi
responder agli allarmi SMS.
Lisa Knecht
Bachelor of Science in Cure infermieristiche
Tesi di Bachelor 2012
Apertura dei reparti di cure intensive e
partecipazione alle cure dei famigliari:
evidenze di letteratura, modelli di studio e
ricerca sul campo
Relatore:
Andrea Cavicchioli
L’apertura dei reparti
Aprire le porte invitando i famigliari a varcare la soglia,
superando e abbattendo le convinzioni circa la necessità di
"isolare" dal mondo esterno i pazienti ricoverati in terapia
intensiva.
(Fonte immagine: http://www.educolor.it)
"…Ringrazio tutto il personale delle cure intense che mi è stato accanto e mi ha
permesso di stare vicino e occuparmi della persona che amavo…".
La scelta di svolgere il mio Lavoro di Bachelor su questa tematica è nata
principalmente dal mio interesse futuro verso la specializzazione in cure intensive ed
è stata incentivata da un toccante racconto ricevuto da un'infermiera conosciuta
durante il mio percorso professionale.
Abstract
Introduzione
Il seguente lavoro ha come argomento l’apertura dei reparti di cure
intensive e la partecipazione alle cure da parte dei famigliari del
paziente. Nel dettaglio, viene fatta un’analisi della letteratura presente
sul campo e in seguito, viene svolta un’indagine a livello ticinese delle
opinioni nei confronti di questo argomento da parte di infermieri
specializzati in cure intensive e di allievi della scuola di base.
La struttura del lavoro conta principalmente cinque parti. La prima è
composta dalla presentazione e dalle motivazioni dell’argomento scelto,
dagli obiettivi e dalla metodologia di lavoro. La seconda include il
quadro teorico di riferimento in merito ai reparti di cure intensive. Nella
terza fase è presentata un’analisi della letteratura reperita. Mentre nella
quarta, vi è la parte inerente alla metodologia dello studio da me
condotto e l’analisi dei dati ottenuti con riflessioni finali in merito. In
ultimo vi è il capitolo delle conclusioni in cui viene fatta una sintesi dei
risultati ottenuti sia relativi alla letteratura che allo studio svolto.
www.supsi.ch
Metodologia della ricerca
Per quanto riguarda la raccolta dei dati legati alla percezione dei
professionisti e degli allievi, è stato utilizzato un questionario anonimo,
composto da domande chiuse. E in seguito, attraverso un approccio
quantitativo, i singoli dati sono stati raggruppati ponendo a confronto le
risposte date dai due gruppi analizzati ed evidenziando punti di
massima convergenza e divergenza.
Risultati e conclusioni
L’analisi dei dati mostra una buona percezione globale del problema, sia
a livello scientifico, sia a livello della realtà lavorativa ticinese. La strada
da percorrere prevede ancora diverse insidie e ostacoli da superare, ma
la collaborazione tra professionisti e la capacità del singolo di adattare il
proprio concetto di cura insieme a ulteriori ricerche sul campo,
presuppongono un futuro caratterizzato da questo nuovo approccio di
cura.
Vesna Kovacevic
Bachelor of Science in Cure infermieristiche
Tesi di Bachelor 2012
Il ruolo dell’infermiere nell’educazione
terapeutica sull’alimentazione del paziente
sottoposto alla terapia di emodialisi
Relatore:
Vincenzo D'Angelo
Educazione terapeutica
“Cominciate a fare ciò che è necessario, poi ciò che è possibile.
E all’improvviso vi sorprenderete a fare l’impossibile.”
San Francesco
(Fonte immagine: www.urocentar.hr)
Nonostante i progressi fatti in nefrologia e dietetica per identificare e per modificare i
comportamenti errati, riscontriamo ancora moltissimi casi di malnutrizione del
paziente in terapia di emodialisi (tra il 23% e il 73% secondo le evidenze scientifiche).
È solo colpa del paziente se un trattamento non è ben seguito? Quali qualità
personali e professionali deve possedere l’infermiere per poter rispondere alle
esigenze nutrizionali del paziente in dialisi?
Abstract
Metodologia della ricerca
La prima parte del mio lavoro si è basata sull’analisi della letteratura
relativa agli argomenti scelti. Viene individuata la particolarità di un
determinato tipo di paziente - malato cronico con insufficienza renale,
con l’approfondimento sull’aspetto alimentare che coinvolge e stravolge
lo stile di vita e le abitudini sia del paziente stesso, sia delle persone che
vivono con lui. Viene evidenziato l’impegno che questo cambiamento
richiede da parte del paziente per gestire la malattia e l’importanza di
educarlo e motivarlo nella prosecuzione della propria autocura. Per
quanto riguarda l’ampia materia dell’educazione terapeutica, era
importante sottolineare che questo tipo di assistenza richiede una
competenza specifica acquisibile tramite una pianificata educazione del
personale.
Nella seconda parte è stata condotta un’indagine della situazione locale,
attraverso delle interviste al personale infermieristico in alcuni centri di
dialisi per confrontarle con quanto emerso dall’analisi della letteratura.
Questo lavoro non ha lo scopo di fornire risultati indicativi, né ha valore
statisticamente rilevante considerando il numero minimo degli
infermieri intervistati. Permette comunque di riflettere sulle
problematiche emerse dalle interviste, in primo ruolo sulla necessità di
“educare all’educazione” per mantenere aggiornate le competenze
professionali degli infermieri.
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Risultati e conclusioni
L’elaborazione del lavoro ha dimostrato la complessità del compito che
ha l’infermiere nella cura del paziente dializzato e ha affermato con
certezza che è la figura professionale più vicina al paziente. È stato
dimostrato che la persona che riceve un'educazione maggiormente
strutturata avrà a disposizione migliori strumenti per gestire la propria
malattia e la propria vita.
Svolgere il lavoro di ricerca mi ha arricchito personalmente e
professionalmente e mi ha permesso di conoscere ancora meglio
l’ambiente di un reparto di dialisi e quanto sia difficile la missione
infermieristica in questo contesto.
Ho tentato di analizzare solo alcuni tra i tanti aspetti che caratterizzano
una malattia così complessa come l’insufficienza renale cronica e il
Lavoro di tesi lo considero non come un punto d’arrivo, ma al contrario,
un punto di partenza che apre molte domande in un ambito che mi
appassiona sempre di più.
Annalisa Lambrughi
Bachelor of Science in Cure infermieristiche
Tesi di Bachelor 2012
L'infermiere professionista alla ricerca
della celiachia
Relatore:
Mauro Realini
La celiachia
L'immagine rappresenta l'attenzione che bisogna porre
nell'assistenza ed educazione dei pazienti con morbo celiaco.
(Fonte immagine: http://www.asp.cz.it/files/images/
Celiachia-Corso-SIAN_s.jpg)
La scelta del tema è dovuta al fatto che l’infermiere professionista deve essere
sempre aggiornato sull’evolversi delle nuove patologie che nascono nella società.
Penso che uno dei ruoli dell’infermiere, oltre a quello di assistere, sia anche quello di
figura di riferimento. Inoltre ha capacità di trasmettere la sua conoscenza al paziente
che deve affrontare i cambiamenti dati dall’avvento del morbo celiaco.
Abstract
Definizione tematica
Il lavoro che ho stilato permette di avere una visione più completa della
malattia celiaca (patologia che negli ultimi anni sta avendo una larga
diffusione sociale), avere il giusto accorgimento su quali alimenti dare
alla persona e quali medicamenti è corretto fare assumere, insegnare
elementi fondamentali per il mantenimento del suo benessere salutare.
Tutto questo si racchiude sotto il grande cappello dell’educazione
sanitaria.
Obiettivi
• Avere le corrette informazioni sulla complessità di tale malattia
• Riportare mediante l’intervista quali sono le sensazioni di un persona
affetta da morbo celiaco
• Stimolare le persone mediante l’educazione sanitaria in modo da
avere una maggiore sensibilizzazione
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Metodologia della ricerca
Il metodo utilizzato è stato quello di redigere un quadro teorico iniziale
che descriva la storia della patologia, come la si diagnostica e
l’educazione sanitaria che l’infermiere mette in atto per assistere nel
migliore dei modi il benessere e l’autonomia della persona. Nella
seconda parte è stata effettuata un'intervista qualitativa in
collaborazione ad alcuni pazienti. In tal modo è stato possibile
confrontare le diverse esperienze e arrivare a definire quali sono i punti
forti e quali quelli da perfezionare di questa “nuova” malattia.
Conclusioni
Mediante le interviste ho potuto rilevare che tutte le persone all’esordio
della loro malattia non sapevano cosa fosse. Solo con l’avvento di essa si
sono resi attivi nella ricerca di informazioni che non sempre hanno
ricevuto da parte del personale sanitario. Dalle loro esperienze emerge
che si potrebbe fare molto di più dato che è una malattia che si sta
evolvendo.
Stefano Latini
Bachelor of Science in Cure infermieristiche
Tesi di Bachelor 2012
Un viaggio attraverso le cure palliative.
La presa a carico di pazienti ospedalizzati
presso l'Hospice Trust Oakhaven di
Lymington (GB)
Relatrice:
Carla Pedrazzani
Oakhaven Hospice
L'immagine raffigura la casa Hospice di Lymington. Natura e
tranquillità avvolgono la struttura creando un ambiente di
pace e serenità.
(Fonte immagine: produzione di Stefano Latini)
La scelta di questa tematica per il mio lavoro di tesi è stata dettata in primo luogo
dalla curiosità per l'ambito delle cure palliative. Durante questi anni di formazione
come studente in cure infermieristiche non avevo mai frequentato stage di pratica
nel settore palliativo ed era quindi per me un ambito poco conosciuto. Le poche
esperienze di accompagnamento alla morte vissute da studente e il desiderio di
approfondire le conoscenze, hanno motivato la mia scelta dello stage all'Hospice e la
realizzazione di questo lavoro.
Abstract
Introduzione
Le cure palliative sono una disciplina in costante ascesa a livello
mondiale. Esse sono sempre più presenti nei sistemi nazionali di sanità
e sono riconosciute anche a livello politico come parte integrante delle
cure sanitarie. Anche il ruolo dell’infermiere ha subito diversi
cambiamenti negli ultimi decenni ed ha acquisito una posizione di
rilievo in questo ambito interdisciplinare.
Il seguente lavoro di tesi si sviluppa nel complesso ambito delle cure
palliative e vuole analizzare il ruolo infermieristico e gli elementi
essenziali della presa a carico di pazienti degenti.
Obiettivi
Lo scopo generale di questo lavoro è di dare una visione globale della
presa a carico nell’ambito delle cure palliative, evidenziando il ruolo che
riveste l’infermiere e le competenze che gli appartengono.
In primo luogo si prefigge di dare un’inquadratura del contesto
europeo/nazionale ed internazionale. Secondariamente vuole descrivere
ed analizzare gli elementi essenziali della presa a carico di pazienti
istituzionalizzati attraverso un’esperienza di pratica clinica estera. Infine
è orientato verso possibili sviluppi futuri del ruolo infermieristico.
www.supsi.ch
Metodologia della ricerca
Il lavoro di tesi è stato costruito con la metodologia basata sulla
documentazione di esperienze analizzando processi di nursing e
ricercando in letteratura materiale scientifico.
Esso è composto da un quadro teorico di riferimento che ha descritto la
Storia, la Filosofia, il Movimento Hospice e il Palliative Care Nursing.
Il capitolo della documentazione di esperienza riporta una prima parte
descrittiva e poi tre ambiti di presa a carico assistenziale. Infine vi è un
capitolo conclusivo e di riflessioni.
Risultati
La messa in comune della parte teorica sugli aspetti storici, filosofici ed
infermieristici assieme a quella descrittiva ha portato al raggiungimento
degli obiettivi.
E’ stato evidenziato l’evoluzione delle cure palliative nel territorio
europeo/nazionale ed anche internazionale.
Sono stati descritti ed analizzati tre elementi essenziali della presa a
carico grazie all’esperienza estera e alla documentazione correlata ad
essa, facendo emergere il ruolo chiave che ricopre l’infermiere.
Attraverso la descrizione di un protocollo assistenziale per le cure alla
fine della vita (LCP – Liverpool Care Pathway for the dying Patient) è
emerso un possibile ambito di sviluppo, ovvero la considerazione che
l’infermiere possa erogare cure di qualità alla fine della vita in contesti
non palliativi (ospedalieri e territoriali) grazie all’utilizzo del protocollo
LCP.
Matteo Mangia
Bachelor of Science in Cure infermieristiche
Tesi di Bachelor 2012
Eutanasia e suicidio assistito: ruolo
infermieristico nella cura di pazienti che
desiderano morire
Relatore:
Graziano Meli
Dying
Il morire secondo Alex Grey.
(Fonte immagine: http://www.alexgrey.com/cards/lg106/
dyingl.jpg)
L’eutanasia e il suicidio assistito rappresentano un problema controverso molto
discusso nei recenti anni. Esse sono pratiche volte a terminare la vita di una persona,
caratterizzata da bassa qualità e da estenuanti sofferenze. Questo tipo di
caratteristiche l’infermiere le incontra spesso in pazienti di cui si prende cura
quotidianamente; ciò lo predispone alla possibilità di ricevere una richiesta di morte
da parte del paziente.
Abstract
Obiettivi
Conoscere e comprendere il fenomeno dell’eutanasia e del suicidio
assistito è importante per l’infermiere, come pure sapere quali
caratteristiche possiede la sofferenza del paziente e in che modo
prestare assistenza, al fine di garantire una migliore qualità delle cure e
quindi, il benessere del paziente.
Metodologia della ricerca
È stata dapprima effettuata un’indagine nella bibliografia, nel materiale
grigio ed informatico, al fine di identificare elementi e caratteristiche
salienti sulle due pratiche. In un secondo momento, è stata applicata
una revisione della letteratura (ad estrazione qualitativa), allo scopo di
indagare ed analizzare le informazioni e i dati più autorevoli
sull’argomento trovati nella letteratura internazionale. Ai fini di
identificare gli elementi salienti del ruolo e dell'oggetto di studio sono
state analizzate 11 ricerche e 6 diversi articoli.
www.supsi.ch
Risultati
Le due pratiche hanno vaste implicazioni a livello etico e sociale, ed è
importante per l’infermiere prenderne atto.
Il paziente che solitamente desidera morire e/o che chiede aiuto nel
morire, è solitamente una persona portatrice di patologie avanzate
come il cancro, l’HIV o l’AIDS, la sclerosi laterale amiotrofica, la cui
situazione clinica è compromessa su più livelli (fisico-funzionale,
psichico, sociale, spirituale). La cura di tali pazienti deve perciò essere
globale (cure palliative) ed implica da parte dell’infermiere capacità
comunicative, un’attitudine aperta e professionale, e delle conoscenze
specifiche al fine di valutare ed intervenire sulle fonti di sofferenza.
Conclusioni
L’eutanasia e il suicidio assistito sono risultati essere fenomeni molto
complessi, cosi come lo sono la situazione del paziente e il ruolo
infermieristico nel contesto.
Luisa Morgani
Bachelor of Science in Cure infermieristiche
Tesi di Bachelor 2012
L’uso della creatività per combattere la
malnutrizione nell'anziano
Relatrice:
Laura Canduci
Anziani e nutrizione
Un'alimentazione corretta ed equilibrata rappresenta uno dei
problemi più difficili in campo geriatrico data la difficoltà di
vincere abitudini radicate ed errate.
(Fonte immagine: http://www.medicinalive.com/le-eta-dellasalute/la-salute-degli-anziani/dieta-nu-age-invecchiaresalute)
Il mio confronto con la malnutrizione, antecedente all’elaborazione del Lavoro di tesi,
è iniziato con le mie precedenti esperienze nel campo della geriatria. In questi
contesti lavorativi ho potuto notare come la malnutrizione sia concretamente un
fenomeno del tutto attuale nella nostra società, soprattutto tra le persone anziane.
Negli stage svolti, ho lavorato con pazienti malnutriti senza però riuscire veramente
a capire le dinamiche strettamente collegate a questo fenomeno.
Abstract
Contesto
Questo lavoro affronta principalmente due temi: la malnutrizione in età
geriatrica e l’aspetto creativo nelle cure infermieristiche nella
prevenzione di questo fenomeno. Attraverso questa ricerca si è voluto
evidenziare come la problematica della malnutrizione non sia una
condizione estranea al nostro territorio. Il quadro teorico del lavoro si
basa sulla malnutrizione negli anziani e in particolar modo sui fattori di
rischio geriatrici, non patologici, collegati ad una assunzione errata degli
alimenti, sia per qualità che per quantità, e sull’errato comportamento
alimentare (scarsa varietà di cibi assunti, assunzione di cibo inferiore a
tre pasti per giorno, …) che porta alla malnutrizione.
Il fulcro della ricerca ha visto l’indagine di quali sono le azioni degli
operatori di cura che esistono per prevenire la malnutrizione nei
soggetti anziani e quali di queste vengono messe in atto nel contesto
delle cure a domicilio da parte della Associazione per l’assistenza e la
cura a domicilio del Mendrisiotto e Basso Ceresio.
Con questo lavoro, oltre ad indagare qual è il percorso di prevenzione
del fenomeno della malnutrizione nella popolazione anziana si valorizza
l’aspetto creativo nella professione infermieristica legato agli interventi
attuati per contenere il fenomeno della malnutrizione; creatività che
spesso viene messa in secondo piano perché non riconosciuta e
valorizzata.
Obiettivi
Gli obiettivi del lavoro sono stati:
- Individuare i principali metodi di prevenzione infermieristica e del
personale di assistenza sul fenomeno malnutrizione senile
- Scoprire quali strategie di prevenzione vengono messe in atto dagli
operatori dell’ACD e con quali ricadute
- Scoprire quali indicatori gli operatori del ACD utilizzano per verificare
l’efficacia dei loro interventi
- Mettere in evidenza l’aspetto creativo della professione infermieristica
sull’argomento nel contesto in studio
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Metodologia della ricerca
La prima parte del lavoro ha previsto una revisione della letteratura per
la costruzione del quadro teorico attraverso ricerche su banche dati e
siti internet attendibili. Attraverso una ricerca sul campo nell’ACD,
tramite un questionario di tipo quantitativo consegnato a tutte le figure
all’interno di questa struttura, ho analizzato quali sono gli interventi
preventivi attuati; inoltre, attraverso un’intervista qualitativa riservata
agli infermieri dell’ACD, ho indagato la creatività che si cela dietro agli
atti preventivi infermieristici.
Risultati e conclusioni
Dalla ricerca quantitativa è emersa l’importanza di riconoscere
tempestivamente il problema della malnutrizione e da qui la necessità
di avere un protocollo da poter seguire in caso in cui ci si imbatta in un
utente malnutrito. Dalla ricerca qualitativa, invece, si è evidenziata la
naturalezza con cui viene usata la creatività e come questa porti ad una
personalizzazione delle cure.
In base ai risultati ottenuti dalle due ricerche si sono potute effettuare
riflessioni in merito ai due argomenti principali trattati.
Lorena Ogi
Bachelor of Science in Cure infermieristiche
Tesi di Bachelor 2012
Ricerca qualitativa sui possibili rischi ed i
problemi di salute degli immigrati eritrei
in Svizzera italiana attraverso la diagnosi
infermieristica
Relatrice:
Laura Bertini
1. Oggetti abbandonati
2. Barca di legno
3. Barche clandestine
Didascalia immagine 1.
Oggetti abbandonati dai clandestini dopo lo sbarco a Licata in
Sicilia.
Didascalia immagine 2.
Barca clandestina in legno approdata al porto di Licata Sicilia.
Didascalia immagine 3
Tre navi clandestine provenienti dalla Libia approdate al porto
di Licata l'11 agosto 2011.
Il Lavoro di tesi nasce dalla volontà e dall'interesse personale di approfondire la
tematica della salute in relazione alla migrazione. Durante l'esperienza pratica ho
potuto rilevare che gli infermieri sono confrontati con la presa a carico di pazienti
immigrati, i quali potrebbero essere influenzati da fattori, problemi e rischi di salute
che la migrazione avvolte implica. Personalmente sono convinta che la
sensibilizzazione a questa tematica aiuta alla qualità di cura nella presa a carico di
quest'utenza.
Abstract
Introduzione
La presa a carico di una persona rifugiata in Svizzera è molto
complessa. Il non riconoscimento e la non adeguata presa a carico dei
fattori di rischio che comporta la migrazione può provocare un
aumento di stress percepito sia del paziente che dei curanti, portando
quindi ad un peggioramento del benessere percepito del paziente
nonché alla frustrazione del personale curante. La dinamica descritta
incide negativamente più in generale sulla qualità di cura con l'aumento
delle giornate di degenza accompagnati naturalmente dall'aumento dei
costi sanitari.
Obiettivi
Il mio obiettivo è identificare i fattori di rischio per la salute degli
immigrati eritrei, tentando quindi di ampliare la visione sulle
problematiche che una persona rifugiata può incontrare, individuando
le possibili diagnosi infermieristiche.
Nei punti seguenti vengono presentati i diversi obiettivi trattati in
questa tesi:
- Analizzare la letteratura sul soggetto; quali problemi e quali rischi per
la salute sono riscontrabili?
- Effettuare una ricerca con interviste semi-direttive per permettere la
libera espressione soggettiva degli intervistati
- Illustrare la tematica approfondita attraverso alcuni racconti di
immigrati eritrei in Svizzera
- Confrontare le diagnosi infermieristiche effettuate con la letteratura
attuale presente
- Presentare alcune risorse presenti sul territorio nella Svizzera Italiana
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Metodologia della ricerca
Dato che il rapporto fra la salute e migrazione è molto discussa e a
livello di letteratura si trovavano tante informazioni, ho scelto di
basarmi principalmente sulla letteratura data dall’Ufficio Federale della
Migrazione.
Lo strumento di indagine è costituito da domande semi-direttive volte a
indagare il vissuto soggettivo delle persone intervistate. Attraverso
l'aiuto di un mediatore e interprete interculturale, gli intervistati hanno
potuto esprimersi nella propria lingua madre.
Per l'analisi delle testimonianze ho usato le diagnosi infermieristiche
della NANDA (North American Nursing Diagnosis Association).
Risultati
Le diagnosi principali emerse in tutti tre casi sono: ansia, senso di
impotenza, disturbo del modello di sonno. Diagnosi che sono state
confermate anche dalla letteratura.
Conclusioni
Rischi reali e potenziali sono riscontrabili nella letteratura e sono
confermati anche dalle tre testimonianze. Fattori o correlazioni dei
problemi sono stati individuati.
Debora Pagano e Sabina Rime
Bachelor of Science in Cure infermieristiche
Tesi di Bachelor 2012
Pazienti con sindrome di Down e
invecchiamento: proposte di presa a carico
infermieristica
Relatore:
Graziano Meli
Aging with DS
Come migliorare l'assistenza e la collaborazione tra le varie
figure che ruotano attorno all'utente con sindrome di Down?
(Fonte immagine: http://mediagallery.usatoday.com/Agingwith-Down-Syndrome/G1494)
Partendo dalle nostre esperienze personali e professionali, vogliamo intraprendere
un viaggio attraverso la trisomia 21, le sue caratteristiche, le sue complicazioni e le
sue implicazioni future. Desideriamo comprendere il giusto approccio per una presa
a carico globale di una persona con sindrome di Down, individuando i bisogni
formativi degli infermieri che in futuro potrebbero curare degli utenti in età senile
con tale disabilità.
Abstract
Introduzione
L'invecchiamento della popolazione svizzera è un tema d'attualità.
Ciò che risulta a dir poco sbalorditivo è l'aumento della speranza di vita
anche nelle persone con handicap mentale, nello specifico con
sindrome di Down (SD): da 13,5 anni nel 1946 a 64 nel 2000. Tutto ciò
però, oltre ai vantaggi, porta anche delle difficoltà che necessitano di
soluzioni organizzative sociali e sanitarie. La presenza di questo
fenomeno e le nostre esperienze personali ci hanno dato la motivazione
ad iniziare questo percorso di tesi.
Obiettivi
L'obiettivo generale è quello di sensibilizzare le istituzioni scolastiche e
professionali alla presa di coscienza riguardante il tema, fornendo spunti
di riflessione e suggerimenti.
Metodologia della ricerca
Per confermare il bisogno formativo degli infermieri riguardante
l'argomento è stata effettuata un'indagine esplorativa agli allievi SUPSI
DSAN. Successivamente sono stati ricercati dati statistici
sull'invecchiamento in Svizzera e più precisamente sulla SD. Il quadro
teorico che ne segue è stato redatto consultando la letteratura
scientifica e riporta gli aspetti principali della trisomia 21.
Per ampliare ulteriormente le conoscenze nell'ambito della disabilità
sono state effettuate delle giornate di osservazione presso un istituto
psicopedagogico del Sopraceneri e delle interviste ad un'educatrice e ad
un'infermiera.
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Risultati
Dalle indagini svolte sono emersi i problemi di presa a carico di questi
utenti: difficoltà comunicative e relazionali, difficoltà di collaborazione
tra infermieri e operatori degli istituti che accolgono queste persone e
sfiducia della famiglia nei confronti di medici e infermieri.
I dati sono stati analizzati tramite tabelle e hanno permesso
l'individuazione dei bisogni formativi degli infermieri per i quali infine,
sono state sviluppate delle raccomandazioni per la presa a carico.
Conclusioni
Nelle conclusioni sono state elaborate delle proposte con lo scopo di
migliorare l'assistenza e la collaborazione tra le varie figure che ruotano
attorno all'utente con SD.
Le suggestioni sono state sviluppate sia nell'ambito della formazione
Bachelor, che nella formazione continua con il coinvolgimento delle
associazioni professionali, nonché nell'ambito lavorativo ospedaliero.
Giovanni Presta
Bachelor of Science in Cure infermieristiche
Tesi di Bachelor 2012
Cartella informatizzata: una nuova realtà
per le cure infermieristiche?
Relatore:
Maurizio Belli
1. Infermiere
2. Metodologia
3. Struttura del HIT
Didascalia immagine 1. La nuova immagine dell'infermiere a
cui pazienti e operatori dovranno abituarsi prossimamente
anche alle nostre latitudini.
Didascalia immagine 2. Diagramma di flusso utilizzato come
linea guida metodologica per la revisione narrativa della
letteratura.
(Fonte immagine: http://www.rntobsnonline.net/tag/nursingschool/)
(Fonte immagine: Saiani, L., Brugnolli, A. 2010. Come scrivere
una revisione della letteratura. Università degli studi di
Verona.)
Didascalia immagine 3. Attraverso questa schematizzazione
dei vari livelli di condivisione, si vuole chiarificare al lettore i
diversi tipi di cartella informatizzata che vengono descritti in
letteratura.
(Fonte immagine: produzione propria)
L'idea di sviluppare questa tesi è sorta durante una giornata di prova all'Ospedale
universitario di Zurigo. Vendendo in azione la cartella informatizzata sono rimasto
affascianto da questo nuovo strumento di lavoro che potrebbe rivoluzionare le cure
infermieristiche. Ma poi ragionandoci a freddo "non è tutto oro quel che luccica" e ho
voluto approfondire la questione: è veramente una rivoluzione in positivo?
Abstract
Obiettivi e metodologia della ricerca
La revisione narrativa della letteratura ha lo scopo di portare alla luce
della comunità scientifica uno o più argomenti che tutt’ora devono
essere studiati o approfonditi. Gli obiettivi della tesi sono quelli di
comprendere se esiste uno strumento di valutazione per misurare gli
effetti della cartella informatizzata, se effettivamente dopo
l’introduzione di questo strumento si è notato un aumento della qualità
delle cure e quale sia la percezione degli operatori riguardo a
quest’ultimo argomento citato e agli outcome del paziente.
Prendendo in considerazione il contesto Americano, pioniere
dell’introduzione della cartella informatizzata e in considerazione della
legge Americana per lo sviluppo delle tecnologie informative, sono stati
considerati gli articoli prodotti in questa nazione. Si è inoltre fatto
riferimento al contesto Nazionale e Cantonale per poter capire le
strategie che si stanno adottando per la promozione di questo
strumento e gli aspetti che si stanno curando soprattutto a livello
legislativo.
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Preso spunto dagli obiettivi proposti, attraverso questa tesi, in primo
luogo si è voluto fare chiarezza sulla cartella infermieristica e le diverse
cartelle informatizzate che vengono citate dalla comunità scientifica e
inoltre approfondire il discorso sulla qualità per poter poi capire con
quali basi si valuta l’assistenza infermieristica.
Risultati e conclusioni
Dagli articoli selezionati, la cartella informatizzata tutt’ora non può
garantire, alla sua applicazione, un miglioramento valutabile
quantitativamente nella qualità delle cure; tuttavia si conferma
l’esistenza di una relazione diretta con lo strumento. Questo può
dunque essere un fattore di variabilità determinante per la qualità delle
cure e sugli outcome del paziente. Il problema che si presenta, di
notevole evidenza, riguarda la mancanza di uno strumento affidabile
che permetta un’adeguata valutazione della cartella informatizzata.
Alessia Saglini
Bachelor of Science in Cure infermieristiche
Tesi di Bachelor 2012
La clown terapia e l’infermiera pediatrica
Relatrice:
Nathalie Rossi
Un naso rosso in corsia
Attraverso un'espressione buffa, il gioco e la magia il clown
riesce a trasformare l'atmosfera e portare un sorriso ai piccoli
pazienti ricoverati in ospedale.
(Fonte immagine: http://www.triesteabile.it/
vogliosocializzare/spo/terapie/terapiasorriso/. La foto è un
fotogramma estratto dal film "Patch Adams")
La scelta di questo tema è nata dalla curiosità e dal voler comprendere il vissuto e
l'esperienza del bambino ricoverato in ospedale e come poter migliorare le cure e la
sua degenza attraverso le tecniche relazionali della clown terapia.
Abstract
Introduzione
Il ricovero di un bambino in ospedale comporta notevoli cambiamenti,
non solo per lui ma anche per la sua famiglia. L’ambiente che lo
circonda è molto diverso e questo può causare nel bambino diversi
cambiamenti, per esempio nelle sue attitudini e nel suo stato d’umore.
Durante la degenza possono manifestarsi varie emozioni come paura,
tristezza, malinconia; questi elementi, in aggiunta ai problemi del suo
stato fisico, possono compromettere la durata e la fase di guarigione
del bambino.
La visione quotidiana di un personaggio bizzarro con il naso rosso e con
vesti diverse da un’infermiera può costituire un piacevole diversivo
durante il ricovero del bambino.
A partire da questa constatazione è sorta una domanda che è il fulcro
del lavoro: se la clown terapia avesse degli effetti benefici sui piccoli
pazienti, gli operatori sanitari potrebbero contribuire a migliorare la
degenza utilizzando mezzi e approcci diversi nei confronti dei bambini
ricoverati e che diventino sinergici con l’intervento del clown terapeuta?
Obiettivi
Gli obiettivi del lavoro sono volti a capire i vissuti dell’ospedalizzazione
di un bambino per poi scoprire i mezzi di relazione e gli effetti che può
portare un intervento del clown in un ricovero e se vi è l’opportunità per
un’infermiera di dare continuità all’intervento del clown terapeuta.
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Metodologia della ricerca
Per poter svolgere tutto questo è stata affrontata un’esplorazione
teorica inerente i temi del bambino ricoverato e dei cambiamenti che
può portare un’ospedalizzazione, per poi mettere in relazione il ruolo
infermieristico pediatrico con i bisogni dei piccoli pazienti. Altro tema
fondamentale è stato quello relativo al tema del gioco e del ridere,
attività fondamentali della clown terapia.
Attraverso una ricerca di tipo qualitativo è stata affrontata una piccola
indagine sul campo, grazie all’intervista semi-strutturata ad alcuni
infermieri operanti in reparti di pediatria ed a una clown terapeuta.
Risultati
Da questo lavoro è emerso come la clown terapia abbia effetti positivi
sulla degenza e come può essere utile integrarla durante le tecniche
infermieristiche. Gli infermieri utilizzano già il gioco e la risata come
mezzo d’interazione, ma è immaginabile un ulteriore sviluppo di questa
tecnica.
Luca Segato
Bachelor of Science in Cure infermieristiche
Tesi di Bachelor 2012
La sessualità ... non ha età!
I curanti e il bisogno di espressione sessuale
dell'anziano istituzionalizzato
Relatrice:
Laura Canduci
Amore senza tempo
Le immagini, ritraenti membri della famiglia dell'autore,
vogliono evidenziare, accostate all'orologio, come la
costruzione dell'intimità sessuale sia un processo protratto nel
corso del tempo e come la concezione di "espressione
sessuale" abbia per gli anziani svariate dimensioni non
necessariamente di tipo carnale e genitale; le "coccole" ne
sono un esempio.
Nell'immaginario collettivo, il binomio anziano - sessualità è frequentemente visto
come incongruo e incompatibile. La pratica effettuata durante il percorso di
formazione, ha permesso al sottoscritto di appurare come tale stereotipo sociale si
riversi e influenzi anche il pensiero e l'agito dei curanti, parte integrante della
comunità. La visione "complessa" dell'essere umano, acquisita in questi tre anni, è
stata lo stimolo adatto per intraprendere il difficile percorso nel contribuire a sfatare
un falso mito che si protrae da decenni.
Abstract
Contesto ed obiettivi
In quanto “essere complesso”, l’uomo è riconoscibile come un sistema
unico e inimitabile, avente al suo interno numerose dimensioni che,
interagendo tra loro, ne fanno un essere specifico rispetto a tutti i suoi
simili. In ragione del rilevante bagaglio di esperienza di vita
cronologicamente accumulato, gli anziani assumono più degli altri
individui i concetti di complessità e specificità, sia in generale che
nell’espressione dei bisogni. Ciò nonostante le rappresentazioni sulla
terza età e le sue necessità, benché si trascinino da decenni, sono
numerose ancor oggi. Particolarmente occultato, trascurato e
osteggiato, sia dalla comunità, sia soprattutto nei luoghi di cura a lungo
degenza, è il bisogno di espressione sessuale in tutte le sue forme
accostato alla figura dell’anziano. Da tali riscontri, uniti al ruolo
professionale infermieristico che dovrei assumere in un futuro ormai
molto prossimo, è partorito il tema di ricerca:
“Il bisogno di soddisfacimento e di espressione della sessualità da parte
della persona anziana istituzionalizzata soggetta a cure a lungo termine
e gli atteggiamenti dei curanti in merito a tali questioni”;
ed i relativi obiettivi: sviscerare la presenza di stereotipi da parte dei
curanti in merito al tema sopracitato, l’eventuale influsso di questi sulla
prestazione delle cure del caregiver formale, in primis l’infermiere, e
l’eventuale presenza in letteratura di soluzioni funzionali per adempiere
positivamente alle suddette dinamiche.
Metodologia della ricerca
Una revisione della letteratura, basata sull’utilizzo di keywords e la
ricerca biografica di autori già noti, finalizzata al reperimento di articoli,
pubblicati in un range temporale compreso tra il 2002 e il 2012
compresi, rispondenti al tema ed agli obiettivi di tesi e fedeli ad una
serie di criteri d’inclusione ed esclusione elaborati dal sottoscritto nel
capitolo “materiali e metodi”.
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Risultati e conclusioni
La ricerca ha evidenziato che le rappresentazioni e gli stereotipi, da
parte dei curanti e del personale infermieristico in particolare, nei
confronti del bisogno di espressione sessuale associato all’ospite
anziano istituzionalizzato, esistono, sono numerosi e agiscono
sull’erogazione di cure sanitarie, influenzandone la prestazione a vari
livelli. Dall’involontarietà nel trascurare l’intimità genitale dell’anziano
durante le cure di base alla privazione volontaria della privacy di
quest’ultimo, finalizzata ad occultarne l’espressione sessuale in toto. Per
quanto riguarda le soluzioni adottate, il primo passo in tale direzione è
stato mosso attraverso il riconoscimento della vastissima quantità di
benefici che l’espressione sessuale comporta ad ogni dimensione
dell’essere umano. I risvolti più significativi, in termini di attuabilità e
gestione efficace dell’espressione sessuale nelle case per anziani,
provengono tuttavia dalla branca dell’etica, che vede in strumenti quali
“la carta dei diritti dei residenti” e il “percorso etico - decisionale”, due
valide modalità di management infermieristico soddisfacente, delle
dinamiche sessuali inerenti l’utenza.
Keywords: sexuality, old people sexuality, elderly sexuality, care homes,
nursing homes, nurses, nurses attitudes, nurses perceptions, staff
attitudes, staff perspectives e staff managements.
Giada Stanco
Bachelor of Science in Cure infermieristiche
Tesi di Bachelor 2012
L’idrocefalo congenito: una realtà di molti
neonati nicaraguensi.
Una patologia che persiste alle latitudini
Centro Americane
Relatrice:
Anna Piccaluga-Piatti
Idrocefalo congenito
Bebè di L.H durante i primi attimi di vita. La dimensione della
testa evidenzia la presenza di idrocefalo.
L’incomprensione rivolta alle frequenti malformazioni, in particolar modo al sistema
nervoso centrale, hanno suscitato in me il desiderio di indagare sulle possibili cause
idrocefaliche e sulla prevenzione necessaria per ridurne l’incidenza.
Grazie alla storia e al vissuto della presa a carico ospedaliera di alcuni neonati affetti
da idrocefalo, la tesi racconta principalmente la patologia, il ruolo infermieristico e i
mezzi di aiuto e prevenzione presenti in un paese del terzo mondo.
Abstract
Introduzione
L’esperienza da allieva infermiera, nel reparto di neonatologia di un
ospedale di riferimento in Nicaragua, è stata caratterizzata da molteplici
patologie congenite neonatali, difficilmente visibili in reparti pediatrici
Svizzeri. Tra queste, vi era l’idrocefalo, una condizione patologica
frequente e dalla prognosi infausta
Metodologia della ricerca
La ricerca è iniziata con il reperimento del materiale in loco, poi,
successivamente, attraverso l’analisi della letteratura e delle evidenze
scientifiche, ho potuto elaborare un chiaro quadro teorico, al fine di
approfondire le conoscenze necessarie a sviluppare l’analisi e
l’elaborazione dei dati rilevati. La parte teorica è basata, principalmente,
sulle ipotesi di ricerca e sull’assistenza infermieristica, con particolare
attenzione alla presa a carico ospedaliera e territoriale dei neonati
nicaraguensi affetti da idrocefalo.
Il lavoro di ricerca è basato su uno studio di tipo qualitativo, utilizzando
l’osservazione, la raccolta di dati clinici e le interviste strutturate e non
strutturate, per poter confermare o smentire le principali ipotesi
elaborate.
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Risultati
L’analisi trasversale e i risultati della ricerca, mostrano un ambiente
igienicamente precario e ad alto rischio di infezioni, oltre che ad
un’alimentazione priva di acido folico: entrambi fattori di rischio
influenti sulla crescita e lo sviluppo del feto durante la gestazione e
quindi, riconducibili a cause di patologie del sistema nervoso centrale
come l’idrocefalo. Inoltre, grazie allo studio effettuato, è possibile
sostenere che le condizioni economiche e sanitarie di un paese,
possono influire notevolmente sull’assistenza e la presa a carico di
alcune patologie.
Conclusioni
La ricerca confronta le evidenze scientifiche in merito all’assistenza
infermieristica, rispetto al ruolo di promotore della salute e prevenzione
delle malattie, oltre che di presa a carico infermieristica sul territorio
nicaraguense, in modo tale da voler essere uno stimolo e una
consapevolezza maggiore per futuri volontari, desiderosi di cambiare
qualcosa, per ridurre l’incidenza di una malformazione congenita come
l’idrocefalo neonatale.
Samantha Staub
Bachelor of Science in Cure infermieristiche
Tesi di Bachelor 2012
Le strategie utilizzate per lo sviluppo e
l'acquisizione di competenze in stage
Relatore:
Graziano Meli
Un percorso di crescita
Ho scelto questa immagine perché rappresenta la metafora
della crescita. Come in natura avviene per gli alberi che,
crescendo si irrobustiscono, anche le persone avanzando nella
crescita acquisiscono le nozioni necessarie per rendere solido il
futuro.
Questo albero rappresenta quindi la stratificazione dello
sviluppo che avviene costantemente in noi durante il nostro
percorso di vita.
(Fonte immagine: http://www.google.ch/imgres?um=1&hl=it)
La motivazione che mi spinge ad intraprendere questo Lavoro di tesi deriva da un
aspetto del mio carattere. Sono infatti una persona che riflette molto e che, grazie ad
una buona capacità di memoria e ragionamento, impara molto velocemente dalle
proprie esperienze e, spesso, anche da quelle degli altri.
Tutto questo dipende senz’altro dal carattere personale, ma anche dalle condizioni
che offre il luogo di lavoro, per questo motivo ho trovato interessante analizzare le
analogie e le contrapposizioni del vissuto di diversi allievi.
Abstract
Obiettivo
Il Lavoro di Bachelor è volto ad illustrare le strategie di apprendimento
utilizzate in stage nelle strutture ospedaliere EOC dagli studenti del 5°
semestre del Corso di laurea in Cure infermieristiche per raggiungere i
corrispondenti livelli di competenza previsti dal profilo SUPSI.
Metodologia della ricerca
L’indagine è stata svolta tramite la compilazione di un questionario
predefinito, elaborato facendo riferimento ai livelli di competenza
richiesti dal DSAN, riportati nello specifico strumento di valutazione e
arricchito con elementi riscontrati nella letteratura e dall’esperienza di
alcune persone di referenza. Grazie alla consultazione della letteratura il
lavoro approfondisce anche i concetti di apprendimento esperienziale e
il tema dello sviluppo delle competenze nella pratica.
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Risultati
Le 18 persone indagate hanno dato risposte interessanti, in parte
comuni, in parte diverse tra loro. In particolare si mette in evidenza
quali siano le strategie adottate dagli allievi “da soli”, “facendo capo alla
persona di referenza” (PR) o ad “altri professionisti” per affrontare le
diverse tipologie di situazione o di ambiti a cui vengono giornalmente
confrontati nel lavoro in reparto nell’intento di sviluppare le 4 tipologie
di competenze previste dal profilo professionale dell’infermiere SUP.
Conclusioni
Il lavoro presenta i dati quantitativi emersi dai questionari; esso
rappresenta un possibile arricchimento per studenti, docenti e PR per
prepararsi alle esperienze di stage e per una migliore pratica riflessiva. Il
lavoro apre ulteriori piste di riflessione e potrebbe costituire un punto di
partenza per chi volesse sviluppare ulteriormente il tema, facendo capo
ad una metodologia qualitativa ricercando motivazioni e/o correlazioni
tra i diversi elementi emersi.
Laura Sutter
Bachelor of Science in Cure infermieristiche
Tesi di Bachelor 2012
Il ruolo infermieristico e i bisogni dei cari
in ospedale a seguito di un lutto improvviso
nel caso specifico degli incidenti stradali
Relatrice:
Daniela Tosi-Imperatori
Vittime della strada
Gli incidenti stradali ogni anno mietono un'impressionante
quantità di vite. Ognuna di queste persone lascia un vuoto,
ognuna implica il coinvolgimento di una determinata cerchia
familiare e sociale che potrebbe venire a contatto con degli
infermieri.
(Fonte immagine: http://put.edidomus.it/dueruote/news/
foto/205709_7365_big_mio1.jpg)
Questa tesi nasce come conseguenza di più interrogativi posti a seguito di situazioni
di morte improvvisa. Come si può elaborare e superare un lutto simile? Come può
l'infermiere aiutare i familiari nell'elaborazione di un lutto improvviso a seguito di una
morte violenta? L'esperienza che gli infermieri accumulano nel corso degli anni in
situazioni di morte improvvisa é sufficiente per aiutare i familiari in stato di shock?
Abstract
Contesto ed obiettivi
L’elaborazione di questo Lavoro di Bachelor ha portato
all’approfondimento di temi come la morte, l’elaborazione del lutto, i
bisogni dei familiari e il ruolo infermieristico in queste difficili situazioni.
Sono risultate assenti linee guida, direttive o best practice rivolte agli
infermieri confrontati con la problematica presa in considerazione. La
documentazione riguardante la morte e l’accompagnamento al
morente oggigiorno abbonda, mentre la letteratura riguardante il ruolo
infermieristico scarseggia: sono risultate assenti linee guida, direttive o
best practice rivolte agli infermieri confrontati con la problematica
presa in considerazione. Come prendersi a carico quindi dei familiari in
lutto a seguito di una morte improvvisa? Quali sono i loro bisogni? Il
ruolo infermieristico qual é?
Metodologia della ricerca
La seguente tesi è quindi il risultato dell’integrazione di una parte
teorica estrapolata da letture, siti internet e letteratura grigia e di una
parte pratica comprendente interviste a familiari colpiti da lutto
improvviso a seguito di un incidente stradale, infermieri esperti nel tema
e associazioni e fondazioni presenti sul territorio ticinese.
Sono stati in particolar modo sondati i bisogni dei familiari in ospedale,
quando in un reparto di medicina intensiva vengono informati che il
proprio caro è deceduto improvvisamente a seguito di un incidente
stradale. È stato inoltre verificato il ruolo infermieristico in una simile
difficile situazione.
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Risultati
I risultati vanno a braccetto e l’infermiere risulta avere un ruolo
fondamentale nell’accoglienza del familiare come anche
nell’elaborazione del lutto. Risulta quindi che l’infermiere ha un doppio
ruolo, non soltanto nei confronti del paziente in morte cerebrale o del
defunto, ma anche nei confronti dei cari che si trovano confrontati con
una terribile perdita.
Arbnor Tofaj
Bachelor of Science in Cure infermieristiche
Tesi di Bachelor 2012
L'impatto della diagnosi HIV/AIDS sul
paziente
Relatore:
Mauro Realini
L’uomo che cammina
La scultura di bronzo di Alberto Giacometti, da un lato
trasmette dinamismo e determinazione, dall’altro mostra una
figura umana in movimento, esile e filiforme, che appare
consumata dalla sofferenza della vita. Molte avversità della
vita, tra cui le malattie infettive come l'AIDS, possono rendere
l'essere umano fragile, ma allo stesso tempo lo incitano ad
attivare risorse che lo rendono più forte e combattivo. Questa
contrapposizione viene espressa dall'artista con estrema
semplicità, sinteticità ed efficacia. (Fonte immagine: http://
lucianopagano.files.wordpress.com/2010/02/giacometti.jpg)
L’esordio dell’infezione da HIV risale a circa trent’anni fa. È noto che da allora molto è
stato intrapreso a livello preventivo per arginare il fenomeno, tuttavia il virus
continua a contagiare nuove persone. La comunicazione della diagnosi è un evento
altamente traumatizzante. Questo Lavoro di tesi ne analizza l’impatto sui pazienti in
funzione del miglioramento della pratica infermieristica.
Abstract
Struttura del Lavoro di tesi
Il dossier è composto da due sezioni. Nella prima parte viene delineato il
quadro teorico relativo al fenomeno HIV/AIDS, descrivendone aspetti
quali la patologia, l’epidemiologia, le possibilità terapeutiche, le
rappresentazioni sociali, nonché la relazione di aiuto tra curante e
paziente. Nella seconda parte vengono analizzati i dati raccolti tramite
due indagini svolte presso pazienti sieropositivi, che forniscono
informazioni sull’impatto, le reazioni e le conseguenza dell’infezione da
HIV per il paziente e sugli interventi e le strategie che l’infermiere può
mettere in atto per assisterlo adeguatamente.
Obiettivi
Attraverso questo Lavoro di tesi l’autore desidera innanzitutto
approfondire le proprie conoscenze sul tema HIV/AIDS. In seguito,
intende conoscere le reazioni psico-emotive che la comunicazione della
diagnosi scatena e quali sono le sue ripercussioni sulla vita privata,
professionale e sociale del paziente. In terzo luogo, intende raccogliere
informazioni sull’assunzione della terapia antiretrovirale e sui relativi
effetti collaterali. Come obiettivo ultimo, l’autore desidera identificare gli
interventi e le strategie che l’infermiere può attuare per meglio seguire
il paziente sieropositivo.
Metodologia della ricerca
Il quadro teorico è delineato sulla base della letteratura di riferimento e
dell’analisi dei dati relativi all’epidemiologia. La parte pratica è costituita
da ricerche prevalentemente qualitative operate attraverso due diverse
modalità d’indagine: nella prima si utilizza un questionario,
somministrato a 11 pazienti sieropositivi, per raccogliere dati sulla
comunicazione della diagnosi da HIV, sulle loro condizioni di salute e
sulla loro qualità di vita. Il questionario prende spunto da modelli in uso
internazionalmente, come pure dal confronto con un questionario
elaborato da Aiuto Aids Ticino (AAT), e si sviluppa grazie alle riflessioni
personali dell’autore maturate in funzione del raggiungimento degli
obiettivi della tesi. Nella seconda indagine si raccolgono informazioni
tramite un’incontro con i membri del Gruppo di auto-aiuto di AAT,
durante il quale le varie problematiche vengono affrontate tramite 6
domande mirate elaborate dall’autore.
Risultati e conclusioni
Le ricerche che sono state effettuate hanno permesso all’autore di
migliorare e approfondire le proprie conoscenze sull’infezione da HIV e
sulla patologia dell’AIDS. Inoltre hanno permesso di raccogliere
informazioni sul vissuto delle persone sieropositive. Dall’analisi dei dati
raccolti tramite questionario risulta che la maggior parte degli
intervistati assume la terapia antiretrovirale e che questa è ben
tollerata. Si rileva inoltre che la diagnosi da HIV ha importanti
ripercussioni sulla sfera personale, professionale, economica, famigliare
e sociale del paziente, quali il divorzio, la riduzione o addirittura la totale
cessazione dell’attività lavorativa, con la conseguente necessità di
ricorrere all’aiuto sociale. Si osservata infine che la comunicazione della
diagnosi scatena reazioni psico-emotive drammatiche, quali paura,
rabbia, disperazione e un’evidente difficoltà iniziale ad accettare la
realtà; di conseguenza, la diagnosi influisce pure sulla percezione
personale del futuro. Dal colloquio con le persone sieropositive emerge
la chiara esigenza dei pazienti di ricevere consulenza e sostegno
specifici alla problematica in oggetto. Si constata pure l’importanza
della relazione d’aiuto con le figure professionali di riferimento, che deve
essere basata su qualità di quest’ultimi quali empatia, ascolto attivo,
pazienza, disponibilità, non giudizio o semplice presenza.
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Raffaello Vicari
Bachelor of Science in Cure infermieristiche
Tesi di Bachelor 2012
Possibilità di abbandonare la contenzione
fisica in psichiatria attraverso
l'implementazione di strumenti alternativi.
Un'analisi qualitativa
Relatrice:
Magda Chiesa
La difficoltà
Un'immagine forse non basta, ma é capace di riassumere
molte parole. Contenere un paziente é un'operazione contorta
e particolarmente difficile da gestire, in cui il sudore si mischia
alle emozioni in un'amalgama amara.
L'osservazione all'interno di un reparto di cure generali del fenomeno della
contenzione fisica ha fortemente suscitato il mio interesse, portandomi ad effettuare
diverse ricerche di documentazione sul tema che si sono concluse con la
realizzazione del presente Lavoro di tesi. Analizzando il materiale che ho avuto modo
di raccogliere ho deciso di concentrare la mia attenzione sul contesto psichiatrico,
dove il problema è particolarmente sentito, per cercare di comprendere meglio il
tema della contenzione fisica, ricercando delle risposte ai miei quesiti.
Abstract
Contesto
Il problema ruota attorno alla possibilità di abbandonare le tecniche di
contenzione fisica nel contesto psichiatrico, a favore di altre forme di
contenimento e in particolare il contenimento emotivo, all’interno
dell’ipotesi che possano essere altrettanto efficaci nella gestione dei
frangenti di aggressività e violenza che caratterizzano le situazioni di
crisi.
Obiettivi
Gli obiettivi che mi sono posto sono stati: incrementare le conoscenze
personali in merito alla funzione di contenimento emotivo; quantificare
e qualificare l’applicazione della funzione di contenimento emotivo in
psichiatria; identificare le possibilità di rinforzare la funzione di
contenimento emotivo quale valida alternativa alla contenzione in
ambito psichiatrico; individuare nel contenimento emotivo un elemento
rafforzativo della relazione terapeutica e quindi dell’alleanza tra
infermiere e utente; e indagare la sostenibilità nel poter fornire
un’adeguata offerta terapeutica senza contenzione, anche in situazioni
acute.
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Metodologia della ricerca
Ho proceduto attraverso una revisione della letteratura che potesse
fondare le basi di conoscenze necessarie alla precisazione del tema,
identificando le componenti importanti come la relazione terapeutica,
l’alleanza terapeutica, la contenzione fisica e la sua applicazione, le leggi
regolative, la gestione dell’aggressività, il contenimento emotivo e altre
forme di contenimento.
In seguito ho avviato la parte di ricerca qualitativa, in cui ho rilevato
delle interviste per sondare le esperienze e i vissuti collegati alla pratica
della contenzione presso il personale infermieristico della Clinica
Psichiatrica Cantonale e comprendere così se le alternative alla
contenzione sono applicabili e succedanee. Attraverso due interviste a
degli esperti ho cercato di confrontare la condizione della Clinica
rispetto ad altre realtà in cui la contenzione fisica non viene più
applicata, alla ricerca degli elementi che potrebbero tornare utili
all’evoluzione della pratica clinica per abbandonare la contenzione fisica.
Risultati
I risultati ottenuti sostengono positivamente le ipotesi formulate,
lasciando credere che l’abbandono della contenzione fisica sia possibile
attraverso dei cambiamenti che sono già in corso, ma soprattutto
grazie a una nuova filosofia rispetto alla fornitura della prestazione
sanitaria.