Diapositiva 1 - Dmfci - Università degli Studi di Catania
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Diapositiva 1 - Dmfci - Università degli Studi di Catania
UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI CATANIA FACOLTÀ DI INGEGNERIA “TECNOLOGIE DI CHIMICA APPLICATA” FEDERICO GRASSO CARMELO CALABRETTA “I MATERIALI COMPOSITI NEI MEZZI DI TRASPORTO” Relatore: Prof. G. Siracusa Argomenti Trattati I. Generalità sui materiali compositi II. Caratterizzazione meccanica III. Processi tecnologici IV. Applicazioni aeronautiche V. Applicazioni nell’automobilismo VI. Applicazioni nel settore nautico VII. Applicazioni nel settore ferroviario I. Generalità sui Compositi Gli antichi egizi erano soliti miscelare la paglia con il fango al fine di ottenere mattoni da costruzione più resistenti e meno fragili di quelli costituiti dal solo fango. Un materiale composito è una combinazione di due o più componenti che contribuiscono mutuamente a fornire proprietà meccaniche e fisiche superiori a quelle dei suoi singoli costituenti. Concetto del “Materiale su Misura” 1. Matrice Costituenti 2. Materiale di rinforzo 3. Interfaccia Classificazione Meccanismo di resistenza Tipo di matrice Compositi Plastici Compositi Metallici Compositi Ceramici Matrici Polimeriche Matrici termoindurenti Matrici termoplastiche A livello molecolare si ha la formazione di un reticolo tridimensionale tenuto insieme da forti legami covalenti ⇒ un polimero termoindurente non può essere più fuso e riformato mediante fornitura di calore o pressione. Tra le singole molecole ci sono dei legami secondari come le forze di Van der Waals e legami di tipo idrogeno ⇒ un polimero termoplastico può essere ammorbidito col calore, fuso e riformato tutte le volte che lo si desidera. Resine • • • • Epossidiche Poliestere Fenoliche Siliconiche Polimeri Amorfi Semicristallini Matrici polimeriche termoindurenti Processo di Curing La resina allo stato fluido subisce una serie di trasformazioni passando per uno stato gelificato, uno gommoso sino a passare allo stato vetroso. Temperatura max di transizione vetrosa Temperatura per cui gelificazione e vetrificazione avvengono in simultanea Temperatura di transizione vetrosa Matrici polimeriche termoplastiche Polimeri Amorfi Non esiste un preciso punto di fusione: il materiale passa gradatamente dallo stato solido vetroso, attraverso quello viscoso, allo stato fluido. Polimeri Semicristallini L’intervallo di lavorazione è limitato a pochi gradi sopra la temperatura di fusione Tm per non innescare fenomeni di degradazione termica. Matrici polimeriche termoplastiche Matrici non polimeriche MATRICI METALLICHE I materiali che formano la matrice possono essere: allumino, titanio, magnesio, zirconio, tungsteno; sono adatti per applicazioni ad elevate temperature (300-500°C) come per es. la fusoliera dello Space Shuttle. MATRICI CERAMICHE I materiali che formano la matrice possono essere: allumina, carburo di silicio, nitruro di silicio; sono adatti per applicazioni ad elevate temperature ma sono fragili. Esempi di utilizzi sono: i dischi dei freni, barriere termiche. Le Fibre Esistono diversi tipi di fibre la cui diffusione è legata soprattutto al costo ¾ ¾ ¾ ¾ FIBRE DI VETRO FIBRE DI CARBONIO FIBRE ARAMIDICHE FIBRE DI BORO Fibre di Vetro La fragilità del vetro comune è dovuta al gran numero di difetti della cristallizzazione che agiscono come microfratture e zone di concentrazione degli sforzi. Se esso, invece, viene filato a diametri dell’ordine inferiore al decimo di millimetro raggiunge elevate resistenze meccaniche. Le fibre di vetro sono largamente utilizzate nella produzione di compositi strutturali nel campo dei mezzi di trasporto. Esse sono sempre associate a matrici polimeriche. Parti e carene di moto Fibre di Carbonio Le elevate proprietà meccaniche delle fibre di carbonio derivano dalla particolare struttura cristallina della grafite. Un cristallo di grafite, ha una struttura composta da strati sovrapposti di piani costituiti da atomi di carbonio. I legami fra gli stessi atomi dello stesso piano sono forti (legami covalenti) mentre quelli fra atomi di piani differenti sono relativamente deboli (legami Van der Waals): è evidente come i cristalli siano strutture fortemente anisotrope e sarà compito del processo di fabbricazione disporre la struttura cristallina nella direzione voluta. Fibre Aramidiche Il Nomex presenta una resistenza stupefacente al calore e alla fiamma ed è un ottimo isolante elettrico. Sui circuiti della F1 Lauda e Berger, tra i piloti più famosi, sono sopravvissuti agli incendi delle loro monoposto grazie alle tute in Nomex. Il Kevlar oltre a possedere le caratteristiche del Nomex, presenta resistenza e rigidità sorprendenti. A parità di peso è cinque volte più resistente dell’acciaio. NOMEX KEVLAR Fibre di Boro Le fibre di boro si ottengono mediante un procedimento che prevede la deposizione di vapore di boro su una sottile fibra di tungsteno che fa da supporto per la deposizione, quindi anche la fibra può essere considerata un materiale composito. Le fibre di boro presentano proprietà meccaniche di gran lunga superiori a quelle dell’acciaio e delle altre fibre normalmente usate, purtroppo il metodo stesso di fabbricazione pone dei problemi di costo. II. La Meccanica dei Compositi Lo studio dei materiali compositi può essere intrapreso attraverso due punti di vista: la micromeccanica e la macromeccanica. Micromeccanica Si interessa di determinare i moduli elastici della lamina partendo da quelli dei singoli costituenti (fibra e matrice). Si fonda sull’ipotesi di considerare pertamente unite tra loro la fibra e la matrice; un’unione imperfetta comporta che al materiale competano proprietà “degradate” rispetto a quelle teorizzate. Macromeccanica È lo studio del laminato, valutato come composizione dei comportamenti macroscopici delle singole lamine costituenti. Partendo dai valori delle costanti elastiche di ciascuna lamina possiamo calcolare le proprietà meccaniche dell’intero laminato costituito da lamine comunque disposte. La Micromeccanica Una lamina composita può essere schematizzata come un insieme costituito da fibre lunghe a sezione circolare parallele ed equispaziate all’interno di una matrice. Comportamento Ortotropo L’applicazione di un carico di trazione ad un elemento in materiale anisotropo produce deformazioni e scorrimenti variabili lungo tutti i lati; invece, se il materiale è ortotropo esistono tre direzioni mutuamente ortogonali dove si produce, come per un isotropo, una deformazione costante senza distorsioni nei piani da queste individuati. Il comportamento elastico di una lamina è definito completamente da quattro costanti elastiche: • E1 modulo di Young in direzione longitudinale; • E2 modulo di Young in direzione trasversale; • G12 modulo di elasticità al taglio; • ν12 coefficiente di Poisson. Rapporti volumetrici Rapporti ponderali Densità Lamina Quella appena calcolata è la densità teorica che non corrisponde esattamente a quella misurata sperimentalmente per via di possibili vuoti presenti. Compositi di buona qualità Vv ≤ 1% Compositi di bassa qualità 1% < Vv ≤ 5% Calcolo di E1 Ipotesi di isodeformazione (εf=εm=εc=ε) Si ipotizza la perfetta adesione fibra-matrice il che comporta deformazioni, nella direzione delle fibre, uguali sia nelle fibre che nella matrice. Le sezioni normali all’asse rimangono piane Nell’ipotesi che fibra e matrice abbiano un comportamento elastico lineare Questa equazione è conosciuta come “Regola delle miscele” E m < Ec < E f Utilizzando la legge di Hooke vediamo come si ripartisce il carico tra fibra e matrice. Sovente si fa riferimento al rapporto carico fibra/carico composito Il rapporto Pf /Pc tende ad uno anche per concentrazioni delle fibre non elevate, purché il rapporto tra i moduli di Young sia alto. Nel caso della vetroresina Ef/Em≈20 ⇒ Pf/Pc>75% anche con Vf≈15%. Calcolo di E2 Ipotesi di isosforzo (σf=σm=σc=σ) Si assume che l’area perpendicolare allo sforzo non si deformi e che la lunghezza del composito sia unitaria. A differenza di quanto accade per il modulo elastico longitudinale E1, il modulo di elasticità trasversale E2 è legato a quello della matrice e delle fibre da una relazione non lineare. In pratica è l’inverso del modulo E2 ad obbedire alla “regola delle miscele”. L’ipotesi che fibre e matrice siano sottoposti alla medesima tensione è in realtà approssimata, in quanto in una generica sezione trasversale della lamina il carico si distribuisce tra i due componenti in maniera differente. Una migliore stima del modulo di E2, può essere ottenuta con modelli teorici più complessi o con metodi numerici. Calcolo di ν12 Si considera uno stato monoassiale di tensione longitudinale Calcolo di G12 Si ipotizza che la tensione tangenziale τ12 sia sentita in ugual misura sia dalla fibra che dalla matrice. (deformazione angolare) (spostamento totale) Resistenza a Trazione Longitudinale Nel caso di fibre fragili la rottura di una lamina avviene quando la deformazione raggiunge il valore limite di rottura delle fibre; nel caso, invece, di fibre duttili gli sforzi di compressione che la matrice esercita ostacolano e rallentano la rottura delle fibre rispetto alla condizione di fibra singola. Si ipotizzi che la rottura della lamina coincida con quella delle fibre. (concentrazione minima di fibre tale che la rottura della lamina coincida con quella delle fibre) Se Vf<Vf,min la presenza delle fibre non costituisce affatto nessun rinforzo per la matrice V f < V f ,min La resistenza dipende dalla deformazione della matrice ed è minore di quella della matrice. V f ,min ≤ V f ≤ V f ,crit La resistenza dipende dalla deformazione delle fibre ed è minore di quella della matrice. V f > V f ,crit La resistenza dipende dalla deformazione delle fibre ed è maggiore di quella della matrice. Coefficienti di dilatazione termica Le fibre impediscono la dilatazione termica della matrice in direzione longitudinale a causa del loro basso coefficiente di dilatazione termica, quindi la lamina composita presenta una dilatazione termica in direzione trasversale maggiore rispetto a quella in direzione longitudinale. > La Macromeccanica Le rigidezze di un laminato sono valutabili attraverso procedure che tengono conto del numero, del tipo, dell’orientazione e della mutua posizione delle n lamine che costituiscono il laminato stesso di spessore h. 1 2 3 4 z2 h zk k z0 z1 z n-1 n Teoria della laminazione X 1. Lamine perfettamente incollate; 2. Il generico segmento ortogonale al piano medio rimarrà tale anche a deformazione avvenuta; Nx Nxy Nyx Y Ny Mx Myx 3. εz molto piccola rispetto a εx e εy; 4. Spessore del laminato piccolo rispetto alle altre dimensioni. zn My Y Mxy X Carichi e momenti specifici (per unità di larghezza) valutati sullo spessore h [A] è la matrice di rigidezza a trazione, [D] è quella a flessione mentre [B] è quella di accoppiamento, la cui presenza implica che in un laminato, uno sforzo normale o un taglio producono sia una deformazione che una curvatura flessionale e/o torsionale del piano medio; analogamente un momento flettente o torcente producono sia una curvatura che deformazioni e scorrimenti nel piano medio del laminato. Andamento qualitativo di una possibile distribuzione delle tensioni in un laminato costituito da tre lamine sovrapposte. I laminati simmetrici sono una particolare classe di laminati, molto usata, in cui l’accoppiamento tra flessione e sforzo normale è eliminata ([B]=0). Tale caratteristica, oltre che evitare l’ingobbamento del laminato, evita la presenza di fastidiose distorsioni a seguito di riscaldamenti. Un laminato simmetrico è indicato con un codice che riporta l’orientamento delle lamine di metà laminato nella effettiva sequenza di impacchettamento, con il pedice S. Nel caso di lamine consecutive aventi lo stesso orientamento, il numero di lamine è indicato con un pedice. [02 / ± 45]S Indica un laminato simmetrico costituito complessivamente da 8 lamine così orientate: 0° \ 0° \ +45° \ -45° \ -45° \ +45° \ 0° \ 0° Strutture Sandwich Un sandwich è un particolare tipo di laminato composito costituito da tre principali componenti: le due facce o pelli (skins) e la parte interna o anima (core). Queste parti vengono di solito laminate insieme utilizzando una interfaccia adesiva. Pelle esterna Anima Rigida e resistente Leggera e resistente a compressione Un sandwich sottoposto a flessione risulta maggiormente sollecitato nelle parti più distanti dall’asse neutro, quindi, risulta vantaggioso aumentare la rigidezza e la resistenza delle pelli a discapito dell’anima, dove è possibile alleggerire l’elemento strutturale. Proprio per motivi di leggerezza, l’anima di una struttura a sandwich è costruita con materiali che vengono definiti “solidi cellulari”, ovvero caratterizzati al loro interno da alte percentuali di vuoto. Costruzione di strutture a nido d’ape (honeycomb) Svantaggi: Costi elevati, Difficoltà nella riparazione, Ingombri notevoli Cedimento Strutturale dei Compositi Il carico che porta alla rottura della prima lamina (FPF=first ply failure) non corrisponde affatto al carico di rottura del laminato che può essere significativamente superiore a questo. La rottura successiva delle lamine all’aumentare del carico applicato porta, ovviamente, ad una diminuzione della rigidezza del laminato. Comportamento duttile Comportamento fragile La Fatica L’applicazione di carichi variabili ciclicamente può dar luogo a rottura anche quando la massima sollecitazione risulta inferiore alla resistenza statica del materiale. Processi di Danneggiamento 1) Scollamento fibra matrice (debonding) 2) Fessurazione della matrice 3) Rottura della fibra 4) Scollamento delle lamine (delaminazione) Vari studi sperimentali hanno evidenziato che il danneggiamento per fatica inizia quasi sempre mediante la formazione di cricche nelle lamine in cui le fibre formano l’angolo più grande con la direzione del carico. In un laminato cross-ply (le lamine sono disposte ortogonalmente), per esempio, le cricche di fatica iniziano sempre nelle lamine a 90° e risultano disposte sempre in direzione ortogonale al carico applicato. Laminato cross-ply con un carico P<0,2⋅Prottura: a) Cricca semplice; b) Cricche multiple. Numero dei cicli crescenti Laminato cross-ply con un carico P>0,3⋅Prottura: c) Cricche di delaminazione; d) Propagazione dei fenomeni di delaminazione, vita residua meno di 10%. Rottura fibra ⇒ La cricca causa tensioni concentrate lo scollamento La cricca aggira la fibra Propagazione stabile Propagazione instabile Descrizione dello sviluppo del danno in un laminato in composito Stato caratteristico di danno PRIMA FASE: frattura primaria, la matrice si rompe lungo le fibre che sono orientate in direzione diversa da quella del carico; il numero delle fessure raggiunge il CDS. SECONDA FASE: fratture trasversali a quelle primarie ⇒ fratture interlaminari. TERZA FASE: crescita esponenziale del danno ⇒ collasso del laminato. La resistenza a fatica dei materiali compositi dipende da vari fattori legati all’intima natura e struttura del materiale, nonché alle particolari condizioni di sollecitazione ed ambientali quali temperatura, umidità, presenza di agenti corrosivi, vapore ed acqua. Tecniche per il monitoraggio del danno subito 1) Metallografia (tecnica invasiva) 2) Ultrasuoni (rileva fessurazioni interne) 3) Analisi Termografica (le zone più calde sono quelle più danneggiate) 4) Raggi X Radiografia di una cricca passante lunga circa 100 mm III. I Processi Tecnologici Compositi a Matrice Polimerica Coesione del materiale Applicazione con garanzia di affidabilità Assenza di aria fra le lamine Qualità del materiale STEP: Premiscelato (loco) 1. Unione Matrice + Fibra 2. Solidificazione del materiale Raffreddamento (termoplastici) Solidificazione (forma finale) Preimpregnato “Cura” (termoindurenti) • • Attento controllo di temperatura e pressione LAVORAZIONE: STAMPO APERTO STAMPO CHIUSO Stampo Aperto • Lay Up Manuale • Spray Up • Stampaggio in sacco • Filament Winding Autoclave Stampo Chiuso • Iniezione sotto vuoto • Stampaggio a matrici accoppianti • Tessitura • Resin Transfer Molding • Processo di Pultrusione Preforma Stampo Aperto Bag Molding (Sacco o diaframma flessibile) 1. È utilizzato per produzione di serie di forme limitate o per strutture compresse che non possono essere ottenute con la pressa 2. Generalmente Preimpregnato con Termoindurente 3. Stampi metallici o di plastica Processo: • Sotto vuoto • Sotto Pressione • In autoclave Max 1 atmosfera Attrezzatura più economica Bag Molding Procedura • Preparazione Pulizia e agenti distaccanti • Taglio Forbici, getto d’acqua o laser • Stratificazione “Ply on ply” o “Direct on tool” Vs “Bagnata” • Insaccaggio • Preparazione 1. Autoclave (vuoto) 2. + Step T-t o t-p (deformazioni) Stampo Aperto Filament Winding Consiste nell’avvolgimento di filamenti continui di materiale di rinforzo su un mandrino rotante È caratterizzato da: • Tipo di avvolgimento • Tipo di impregnazione • Mandrino Filament Winding Il mandrino 1. Rimovibile: 2. Fisso: • Fusione • Parte integrante del pezzo • Estrazione e riutilizzo • Resistente a compressione (tensionamento) • Flessione (peso) • Resistente Temperatura Forno • Causa Sforzi Residui post-estrazione Sono metallici, di plastica o di gesso in funzione del prodotto da realizzare Stampo Chiuso • Si riscalda lo stampo • Si usa la pressa idraulica Produzione di molti pezzi in tempo ridotto > Costo Stampo < Costi Unitari Gli stampi, metallici o di plastica, devono resistere all’ABRASIONE derivata dai ripetuti cicli di lavoro! Stampo Chiuso Tessitura La Tecnica del “Braiding” Mix fra Tessitura e Filament Winding: Intreccio ad Elica Le fibre sono vincolate fra loro MECCANICAMENTE Mandrino 1. Resistenza a Torsione 2. Resistenza al Taglio 3. Resistenza all’Impatto Realizzazione di pezzi tubolari e piatti Braiding La Macchina • Supporto e guida bobine • Punto formazione tessuto • Sistema di trascinamento La Tecnica Bobine controrotanti Ruote dentate Braiding L’intreccio 1. L’intreccio Biassiale: • Regolare • Diamante θ= Angolo di intreccio θ ≅ 10° Resistenza a Trazione θ = 45° Resistenza a Torsione Proprietà bilanciate Braiding L’intreccio 2. L’intreccio Triassiale: È ottenuto introducendo una terza fibra parallela all’asse dell’intreccio Aumento della resistenza a trazione e della rigidezza flessionale Profilati di diverso spessore e varia forma Le Fibre Braiding Asciutte Prepreg • Intreccio facile • > Costo fibre • Estrazione aria • < Tempi (no resina) • Impregnazione • > Produzione Bagnate ALTA QUALITA’ CON MINIMI COSTI • < Costi finali Soluzione Ottimizzata • < Vuoti NOTA: In assenza di mandrino si ottengono solo NASTRI a sezione UNIFORME !!! • Vetro • Carbonio • Aramide • Poliestere • Polietilene Fibre miste migliorano la resistenza all’impatto Stampo Chiuso RTM È caratterizzato dal fatto che la resina si combina al rinforzo a stampo già chiuso!!! Parametri di controllo del processo: • Condizioni di iniezione • Temperatura Stampo RTM REQUISITI Il processo di iniezione • Controllo Resina / Catalizzatore • Controllo della Temperatura • Facilità di pulizia • Efficienza di miscelazione e circolazione RTM Lo Stampo 1. Conducibilità calore 2. Inerzia Termica 3. Rigido 4. Taglio delle sbavature Cromatura dell’acciaio Accorta progettazione • Canali interni (acqua / olio) • Resistenze elettriche 90° < T <150° C RTM Le Resine 1. Bassa Viscosità • Viscosità ( T ) = Cost 2. Adesione con le fibre • Assenza spostamenti • Perfetta Impregnazione 3. Bassa Volatilità 4. Resistente agli agenti esterni 5. Tenacità e resistenza 6. Rapida gelazione • Dura (Estrazione) RESINE EPOSSIDICHE Basso fattore di deformazione Riducono rischi di increspature locali La Preforma 1. Si utilizzano sovente i MAT di vetro 2. Si realizzano preforme 3D col metodo “Spray Up” I Termoplastici Le Resine Termoplastiche Resine Convenzionali Resine Pseudotermoplastiche Trasformazione SOLO FISICA Trasformazione CHIMICA E FISICA Semicristallini NOTA: Cristalli Liquidi • ALTA VISCOSITA’ Amorfi • POCO COMODI DA USARE I Termoplastici I prodotti Termoplastici Preimpregnati Postimpregnati Quelli Pseudotermoplastici sono PIEGHEVOLI ed APPICCICOSI rispetto a quelli Termoplastici La matrice impregna bene la fibra SOLO in fase di trasformazione • Aria calda Riscaldamento: • Raggi Infrarossi • Laser Raffreddamento: Se non corretto, rischia di inficiare la qualità del prodotto finale I Termoplastici I processi Tecnologici • Stampi Metallici • L’Idroformatura • La Pultrusione • Lo Stampaggio in Autoclave • Il Filament Winding Attrezzature supplementari per svolgimento e compattazione IV. Applicazioni Aeronautiche Hp: 1. Massima resistenza 2. Minimo peso • Prestazioni al TOP; • Riduzione dei costi: manifattura, esercizio e manutenzione. •Aerei Civili •Aerei Militari •Elicotteri Storia I compositi nel settore civile I compositi nel settore militare Generalità Elementi Strutturali: Primari Secondari 1. Alette 1. Carenature 2. Impennaggi 2. Sportelli 3. Piani di coda 3. Accessori interni • ALA • CODA Generalità L’Ala Generalità Le Estremità Alari Aletta di Estremità SLAT FLAP SPOILER Generalità L’Impennaggio Stabilizzatore Verticale Stabilizzatore Orizzontale • Deriva • Stabilizzatore • Timone • Equilibratore Piano di Coda Il problema dell’Equilibrio LONGITUDINALE Generalità La Filosofia della Boeing Si deve ricorrere alle strutture con nucleo “HONEYCOMB” solo quando è strettamente necessario, cioè solo per le superfici poco caricate !!!! SPOILER, FLAP, SLAT Le strutture maggiormente caricate sono realizzate: Le strutture “sollecitate molto poco” sono realizzate: Struttura MULTITRAVE + CENTINE Nucleo in MATERIALE ESPANSO Generalità Alcuni Esempi: AV-8B Sottostruttura e rivestimento in Grafite/epossidica Generalità Le Tensioni sull’Ala È stato valutato che sull’ala dell’aereo F/A-18: Disposizione degli 0° al 46%; ±45° al 50%; 90 ° al 4% !!! strati del laminato 1a Approssimazione 1. 0°: tensioni lungo l’APERTURA La maggior parte del carico di flessione sull’ala è 2. ±45°sopportato : tensioni di dal rivestimento in composito ! TAGLIO Lo stabilizzatore di coda è totalmente mobile e deve 3. 90 °: tensioni resistere a lungo TORSIONE ⇒ 80 % di strati a ±45° la CORDA Generalità Peculiarità Strutturali Lo stato tensionale varia lungo l’apertura alare Questa distribuzione dei carichi può essere sopportata molto bene dai LAMINATI La stratificazione è massima alla radice e decresce verso l’estremità (da 100 a 20!!!) Questa prerogativa si mantiene valida anche per i rivestimenti di CODA sulla quale, però sono in gioco spessori molto ridotti. Generalità Superfici di controllo incardinate all’ala La sollecitazione maggiore è dovuta a: FLESSIONE in direzione della corda. Disposizione di strati PREVALENTEMENTE a 90° Generalità Metalliche: Sottostrutture • Ala di: F/A-18 • Coda di: F-14, F-15, F-16, F/A-18 La sottostruttura comprende in genere elementi in lega di Alluminio e talvolta in lega di Titanio I piani di coda dei “Caccia” sono realizzati con nucleo a nido d’ape o, se completamente movibili, con una trave metallica rivestita da sandwich Tomcat Eagle Falcon Generalità Struttura Multitrave ALA Mancano i rivestimenti, i bordi e le estremità STABILIZZATORE È costituita da centine e travi che determinano la struttura delle ali e degli stabilizzatori orizzontali e verticali. Le centine e le travi sono formate SIMULTANEAMENTE oppure collegate successivamente tramite CHIODATURA L’Experimental Aircraft Programme Sviluppo di un’ala a tecnologia avanzata British Aerospace Prototipo Ala AEP EUROFIGHTER Aeritalia EAP Il Progetto Realizzazione dell’ala con materiali compositi 1. Rivestimenti in fibra di carbonio collegati ad una sottostruttura metallica 2. Rivestimenti in fibra di carbonio su sottostruttura sempre in carbonio; collegamento CONVENZIONALE 3. Rivestimento in carbonio su sottostruttura in carbonio; collegamento SIMULTANEO NOTA: Sottostruttura = Trave EAP L’Analisi 1. L’ala in CFC/CFC-CONV pesa meno di quella metallica, ma costa di più 2. L’ala CFC/CFC-SIM: • -21% ore manifattura CFC/CFC-CONV • -12% peso della metallica EAP Il problema della foratura 1. In un’ala CONV. di un “Caccia” vi sono circa 5000 fori !!! 2. È più difficoltoso realizzare fori sul composito: • Bassa velocità di foratura • Alto costo di manifattura Nasce, quindi, l’esigenza della configurazione “alternativa” CFC/CFC-SIM EAP La giunzione simultanea Per la prima volta veniva proposto un progetto in cui uno dei più importanti componenti trasportanti carico aveva una giuntura legata con ADESIVO !!! Realizzazione modello realistico di simulazione Valutazione punti critici Verifica FEM EAP Il punto critico FEM: Modellazione della forma del triangolo e della distribuzione dello strato adesivo per ottenere la massima resistenza possibile Harrier AV-8B Velivolo V/STOL 1. 25% del peso totale è in compositi 2. 50% della superficie bagnata in compositi • Accurati studi del comportamento dei laminati a Temperatura e Pressione • Prove di resistenza alla degradazione Harrier GR5 Il box dell’ala Struttura Multitrave e rivestimenti Le parti metalliche presenti nell’ala Harrier GR5 Abitacolo AV-8A: 237 parti e 6440 collegamenti AV-8B/GR5: 88 parti e 2450 collegamenti • 25,3% di peso risparmiato (saving di 26 kg) • 67% del peso è in composito Il restante 1/3 di peso: • Collegamenti • Equipaggiamenti in metallo • Vernici Harrier GR5 Stabilizzatore Orizzontale È stato realizzato per la prima volta senza la struttura honeycomb 1. Multitrave in carbonio/epossidica 2. Trave centrale in Al (attacco attuatore) 3. Copertura monolitica 4. Centine metalliche 5. Chiodi in Ti -20% di peso rispetto AV-8A Boeing Il programma USA sui compositi 1. Spoiler B-737 • • • Sottostruttura in Alluminio Rivestimenti rinforzati in fibra di carbonio Centine di chiusura rinforzate in fibra di vetro 2. Equilibratore B-727 • 4 differenti realizzazioni, ma tutte con rivestimenti sandwich a nido d’ape in Nomex e lamine in carbonio/epossidica • Nascita della filosofia Boeing e raffinamento dello Spoiler con l’honeycomb Boeing Il programma USA sui compositi 3. Stabilizzatore Orizzontale B-737 • Riprogettato solo il box principale, non le parti rimovibili • Centine: sandwich honeycomb con laminati irrigiditi • Trave posteriore con sezione a I • Trave frontale in carbonio/epossidica (tensioni termiche) • Travi (frontale + posteriore) unico pezzo con le centine -22% di peso rispetto al progetto in metallo Boeing Il programma USA sui compositi 4. Il Boeing 767 • 3% del peso è in compositi • 30% della superficie esterna (composito) • 650 kg di “weight saving” Boeing Il pilone del motore del B-767 • Deve garantire un’ottima resa aerodinamica all’interfaccia motore/ala • Resistenza a vibrazioni ad alta frequenza • Ridurre intensità del rumore • Limitare le escursioni termiche elevate Nucleo honeycomb e fogli in Aramide Boeing Il timone del B-767 È uno dei componenti in composito più grande nella produzione odierna • Pannelli sandwich in tessuto a fibra di carbonio (unica operazione di montaggio) • Sul bordo d’uscita si usano rivetti in Titanio Boeing Le strutture interne In larga parte in fibra di vetro e resina fenolica La resina fenolica garantisce: 1. Basso tasso di infiammabilità 2. Bassa emissione di gas nocivi Boeing Tecniche costruttive per pannelli Partizioni della cabina con Tedlar ambo i lati Basse proprietà adesive della resina fenolica 5. Il Boeing 777 6. Boeing 787 Il DC-10 Il Progetto del Timone di Coda Costituito da 4 sezioni: • Anteriore Alta • Anteriore Bassa • Posteriore Alta • Posteriore Bassa DC-10 Il progetto del timone di coda 1. Progetto iniziale con struttura a nido d’ape Fu abbandonato: •Alti costi di manutenzione •Danni per gli impatti •Nucleo honeycomb assorbiva troppo vapore Si modificava l’equilibrio conferito dalla massa bilanciante 2. Progetto con sistema a più centine • Rivestimenti, travi e centine sono trattati in un’unica operazione • Gli interspazi del box furono realizzati con spaziatori di gomma e silicone che rivestivano delle anime di alluminio: l’espansione termica della gomma conferiva la pressione richiesta durante il trattamento DC-10 La struttura del timone I fori della trave: 1. Rimozione anime 2. Chiuse per la pioggia 3. Controlli e riparazioni Il rivestimento: 1. 4 strati a ±45° 2. Altri 2 strati a 0° per compressione DC-10 La realizzazione Protezione dai fulmini: • Cerniera • Nastri di alluminio • Scaricatori Alta quota: Modifica cardini perché non reggevano la dilatazione termica della struttura metallica • -33% peso rispetto al timone in lega leggera • -100% peso (alleggerimento massa bilanciante) Gli Elicotteri 1. Il mozzo della Dowty Rotol Tensioni continue ed oscillatorie dovute alla forza centrifuga ed all’inflessione delle pale I carichi principali sono sopportati da due travi in fibra di carbonio Elicotteri 2. La pala del rotore di coda del Sea King Dopo la nascita del Sea King nel 1969 sono stati avviati diversi miglioramenti sul velivolo Anni ’70 si realizzarono parti del rotore di coda in composito: • La resistenza a fatica era maggiore • I materiali erano economici e facili da manifatturare Elicotteri 3. L’Eurocopter Tiger V. Applicazioni nell’automobilismo Motivi per cui i compositi sono diventati i materiali i materiali privilegiati dall’industria automobilistica. 1. Elevate caratteristiche meccaniche 2. Vantaggi ambientali 3. Tempi di produzione rapidi (RTM) La maggior parte delle carrozzerie, che oggi trovano applicazione nel mercato automobilistico sportivo, impiegano matrici termoindurenti epossidiche con differenti soluzioni per i rinforzi (carbonio, vetro, aramide). Le parti in composito necessitano di tempi di indurimento più brevi, sono più durevoli, più leggere e vantano una migliore qualità finale. Un altro aspetto molto importante, svolto dai compositi, è la riduzione dell’impatto sull’ambiente delle attività dell’uomo, che è diventato uno degli obiettivi primari della nostra società. Veicoli sempre più leggeri e meno inquinanti L’utilizzo di materiali compositi richiede trattamenti supplementari per il recupero e la separazione dei singoli materiali. Anche i mezzi di trasporto pesante utilizzano i compositi, risparmiando circa 100 kg sempre con buone qualità estetiche ed aerodinamiche. La grande avventura con i materiali compositi cominciò nel 1953 con la Chervolet Corvette che è stata la prima automobile di serie con carrozzeria in fibra di vetro. Oggi uno degli esempi più esaltanti di utilizzo dei materiale compositi è la Enzo Ferrari del 2002. È da sottolineare che l’utilizzo dei compositi nella grande produzione di serie è ancora abbastanza limitato a causa dei costi ancora elevati. La Enzo Ferrari La Enzo Ferrari è il punto di arrivo del concetto di sportiva estrema e sintesi dei contenuti più avanzati della tecnologia da corsa di Formula 1. Essa gode di un vantaggio unico, quello di poter beneficiare di un transfer tecnologico intenso e di successo continuo come quello generato dalla lunga serie di successi Ferrari in Formula 1, conseguiti negli anni in cui aveva luogo lo sviluppo di questa vettura, culminati nel ‘99, nel 2000 e nel 2001. La carrozzeria è stata realizzata con fibre di carbonio e Nomex, in pannelli sandwich, che hanno consentito di strutturare la scocca leggera e con forme estreme dal punto di vista dello stile. Le due prese d’aria e la parte centrale rialzata rappresentano l’interpretazione del musetto della Formula 1. L’impianto frenante, sviluppato da Brembo, è dotato di dischi in materiale carbo-ceramico, per la prima volta usati su una vettura stradale Ferrari; si riscontra una riduzione di peso di 12,5 kg rispetto ad una soluzione convenzionale ed una maggiore affidabilità. Il telaio è stato realizzato con sandwich di fibre di carbonio ed honeycomb di alluminio. Questa scelta ha permesso di soddisfare gli elevati requisiti richiesti in termini di rigidezza, leggerezza e sicurezza. Lo spirito “puro e duro” della vettura, lo spazio ridotto e l’obiettivo di leggerezza hanno suggerito una soluzione di stretta funzionalità per gli interni; le principali superfici a vista sono in fibra di carbonio. Gli elementi funzionali sono agganciati da una traversa strutturale di alluminio. Anche la struttura del sedile racing particolarmente avvolgente è completamente in fibra di carbonio . Caratteristiche Meccaniche Motore: 12 cilindri a V di 65° Cilindrata: 5998 cm3 Potenza max: 660 cavalli a 7800 giri/min Coppia max: 67 kgm a 5500 giri/min Accelerazione: da 0 a 100 km/h in 3,6 s Velocità max: di oltre 350 km/h Il Progetto ZIC Il CNR, in collaborazione col Centro Ricerche FIAT, ha promosso un progetto estremamente innovativo: realizzare il prototipo di una vettura elettrica. La scocca è stata realizzata in materiale composito termoindurente con la tecnologia RTM. L’utilizzo di materiali “poveri” (resine epossidiche e poliestere rinforzate con fibre di vetro) ha restituito una elevata efficienza strutturale. Il parabrezza bi-layer, ottenuto accoppiando una lastra di vetro con film di plastica, ha comportato una riduzione in peso del 40%. La vettura elettrica ZIC rappresenta una dimostrazione rilevante delle concrete possibilità di utilizzo per la produzione di serie con i materiali compositi, raggiungendo obiettivi in termini di leggerezza ed ecologia. Il Progetto “WHY NOT?” “Why Not?” è un veicolo da competizione messo a punto da XTeam, giovane gruppo di lavoro della Fondazione Politecnico di Milano, che si inserisce in un contesto internazionale: Shell Eco-Marathon, competizione che coinvolge veicoli ultraleggeri e di design particolare sul fronte del risparmio energetico. La ruota posteriore è quella sterzante Qualche migliaio di chilometri con un litro di benzina La carrozzeria viene concepita con pelli di carbonio preimpregnate di resina epossidica, per garantire l’ottimizzazione dei pesi e un’adeguata resistenza strutturale. Lo studio aerodinamico si ispira alla forma naturale della semi-goccia: forma, teoricamente ottimale per un veicolo che si muova raso terra. La Birdcage 75th Per il 2005, in onore del suo 75˚ anniversario, Pininfarina ha scelto di dare libero sfogo allo spirito creativo. La Birdcage 75th è un concept di auto stradale estrema in tutto – linea, prestazioni e modo di utilizzare e concepire l’auto – che mira al massimo impatto sull’immaginario collettivo. Profilo: Ala+Goccia Caratteristiche Meccaniche Motore: 12 cilindri a V di 65° Cilindrata: 5998 cm3 Potenza max: 630 cavalli a 7500 giri Velocità max: 330 km/h La carrozzeria è in fibre di carbonio, mentre il telaio è composto da sandwich di fibre di carbonio e honeycomb di Nomex con struttura anteriore e posteriore in alluminio. Il risultato è una linea possente ed elegante che, con un solo metro di altezza, dà l’impressione di movimento anche da ferma. La F2007 Nel 1981, la McLaren ha per prima impiegato i materiali compositi per realizzare il telaio della monoposto. Oggi, il 60% del peso di una vettura di Formula Uno è fatta di materiali compositi, costituiti per lo più da fibre di carbonio e resina epossidica, impiegati per costruire la monoscocca, il musetto, parti delle sospensioni ed ancora la frizione ed i dischi dei freni. Le zone della carrozzeria soggette a impatto sono costruite con resina rinforzata da fibre di Zylon, mentre quelle soggette a compressione da fibre di boro. Vmax 320 km/h nel 1981 370 km/h nel 2006 L’uso di materiali leggeri fa sì che per raggiungere i 600 kg minimi richiesti si debbano aggiungere 80 kg di zavorra, lega di tungsteno con densità di 19 kg/dm3. VI. Applicazioni nel settore nautico L’uso dei compositi nella nautica ha apportato un deciso cambiamento nel numero di imbarcazioni prodotte e nelle loro caratteristiche. La ricerca di prestazioni sempre migliori ha favorito l’uso di resine più evolute e di rinforzi costituiti da fibre di carbonio e aramidiche. Anche l’uso del sandwich si è affermato in maniera decisa sperimentando anime costituite da materiali innovativi. Tecniche sviluppate I preimpregnati sono tessuti di vetro, carbonio o aramidiche che contengono al loro interno la resina necessaria alla fase di indurimento. Questi tessuti, tagliati e stesi sullo stampo, vengono messi sotto vuoto e riscaldati per far iniziare la reazione di catalizzazione della resina. La tecnica dell’infusione consiste nello stendere i tessuti sullo stampo a secco e poi far affluire la resina grazie ad una differenza di pressione creata artificialmente. La tecnica dell’infusione Una volta che la resina inizia a fluire nello stampo deve riuscire a percorrere tutta la superficie utile per impregnare tutte le fibre in un tempo inferiore al tempo di catalizzazione. Solo a questo punto può iniziare il processo di indurimento che conduce la resina allo stato solido con produzione di calore. Resine impiegate Poliestere Vinilestere Epossidica Fibre impiegate Carbonio Vetro Aramidiche Il riempimento è garantito da una combinazione di pressione e vuoto Realizzazione dello scafo MY49 Le barche che partecipano alla Coppa America sono tra le più costose in assoluto: si tratta di yacht costruiti in sacco a vuoto con fibre al carbonio e resine epossidiche polimerizzate in forno. Volendo costruire uno scafo con la tecnica dell’infusione, sorgono problemi riguardanti l’installazione ed il controllo che hanno limitato il successo di questa tecnica realizzativa. Per progettare le strategie di infusione è indispensabile ricorrere a un software di simulazione che rende possibile il controllo del processo sottovuoto, restituendo una simulazione reale. Il software di simulazione è riuscito a prevedere che la infusione avrebbe utilizzato una grande quantità di resina nei primi dieci minuti: per questa ragione sono stati preparati dieci contenitori da 20 litri con resina e indurente tenuti in secchi separati. L’infusione ha seguito molto attentamente il modello previsto dalla simulazione impiegando 120 minuti per il completamento. Simulazione dell’avanzamento del fronte di resina Disposizione dei canali di distribuzione della resina Realizzazione di un albero L’utilizzo di materiali compositi avanzati rappresenta la soluzione ideale per la realizzazione dell’albero di un’imbarcazione a vela, per le elevatissime caratteristiche di resistenza e rigidezza specifica che i compositi forniscono. Il carico prevalente agente sull’albero è rappresentato da una compressione assiale Per ottenere un albero di buona qualità è necessario l’utilizzo di tessuti preimpregnati e un ciclo di cura in autoclave a pressioni e temperature adeguate. Per realizzare alberi monolitici con lunghezze di oltre 40 metri risulta proibitivo l’acquisto di un autoclave di dimensioni elevate. Albero in tronconi separati incollati con resina epossidica (senza collari o rivettature) Per contenere i costi del prototipo, in alternativa ai costosi preimpregnati carbonio/epossidica, si è deciso di utilizzare preimpregnati vetro/epossidica, con i quali è stata realizzata anche la coppia di stampi. Applicazione del vuoto e cottura di un troncone di albero in autoclave a pressione e temperatura adeguate. VII. Applicazioni nel settore ferroviario I materiali compositi, come i materiali plastici rinforzati con fibre e pannelli sandwich, hanno un potenziale considerevole nella generazione delle strutture di trasporto ferroviario. Singola pelle Sandwich x 1t Sandwich x 2t Applicazioni Cabine dei veicoli ferroviari Componenti interni come sedili e pannelli 1. Leggeri 2. Durevoli 3. Facilmente modellabili ETR-500 La struttura primaria è costruita in acciaio ad alta resistenza, rivestita all'esterno con pannelli in lega leggera. Il frontale aerodinamico è costruito impiegando kevlar stratificato in resine estremamente leggere e resistenti all’impatto. Conclusioni 1. Elevata rigidezza e resistenza con peso ridotto rispetto ai materiali convenzionali. Vantaggi 2. Resistenza ad elevate temperature, alla corrosione e all’usura. 3. Basso coefficiente di espansione termica. 4. Ottime proprietà fonoassorbenti. 5. Elevata resistenza a forze dinamiche. Svantaggi 1. Possibilità di favorire la corrosione nell’accoppiamento improprio con alcuni metalli. 2. Costi e difficoltà dei metodi di ispezione. 3. Basse proprietà meccaniche nella direzione trasversale alle fibre.
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