Paize Autu - U Risveiu Burdigotu
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Paize Autu - U Risveiu Burdigotu
“ Paize Autu” Paize Autu Pagina 8 E Leccornie du Ciantafurche Ricette Tipiche Liguri e Non... AUGURI BIANCA Periodico dell’Associazione “U Risveiu Burdigotu” Data l’imminenza del Carnevale, abbiamo pensato di proporvi una ricetta semplice e golosa indicata per i bambini (e non solo). Buon appetito! Poste italiane S.p.A. spedizione in Abbonamento Postale – 70% CNS/CBPANO/IMPERIA Anno 7 nr. 2 Febbraio 2014 RICORDI DI FEBBRAIO Ingredienti: 350 gr di farina, 130 gr di zucchero, 80 gr di burro ammorbidito, 1 uovo, 1 bustina di vanillina, 1 bustina di lievito per dolci, 1 bicchierino di liquore, nutella q.b. Versare in una terrina tutti gli ingredienti e mescolare con le dita fino ad ottenere un composto bricioloso. Imburrare uno stampo da 24 cm e versare metà del composto, aggiungere la nutella sciolta precedentemente a bagnomaria e terminare con il composto rimasto. Infornare a 180° per 35 minuti circa. Alessandro Seghezza U Ciantafurche Il 26 gennaio scorso Bianca, storica titolare e barista del Bar Aldo di Bordighera, nostra assidua lettrice, ha compiuto 89 anni. I nostri più cari auguri di Buon Compleanno ad una bordigotta DOC, memoria storica della città, che con il suo lavoro ha scritto una pagina della storia di Bordighera. AUGURI da tutu U Risveiu Burdigotu Viva Bianca! Ancora 100 di questi giorni!!! “Mi sono sistemato in un paese fiabesco. Non so più da che parte girarmi, tutto è superbo e vorrei fare tutto; così, uso e spreco tanti colori, perché devo fare delle prove. Questo paese è tutto uno studio completamente nuovo per me e inizio soltanto ora a orientarmi e a capire da che parte andare, ciò che è possibile realizzare. E’ terribilmente difficile, ci vorrebbe una tavolozza di diamanti e di pietre preziose”. Claude Monet, 2 Febbraio 1884 Palme a Bordighera olio su tela Metropolitan Museum of Art, New York, NY Editoriale Du Diretù CHI VOLESSE INVIARCI ANEDDOTI O FOTO DA PUBBLICARE PUO’ FARLO AL NOSTRO INDIRIZZO E -MAIL: urisveiuburdigotu@gmail.com “U Risveiu Burdigotu” Sede: Via alle Mura 8 18012 Bordighera Alta Orario : lunedì e venerdi dalle ore 16,00 alle 18,00 giovedì dalle 21 alle 23 e-mail: urisveiuburdigotu@gmail.com Internet: www.urisveiuburdigotu.it Telefono: 3464923130 Paize Autu Direttore Responsabile: Dott.ssa Alice Spagnolo Registrazione del Tribunale di Sanremo nr. 03/08 del 04/07/008 Sito internet: Mauro Sudi Direzione-Amministrazione-Redazione: 18012 Bordighera Alta – Via alle Mura, 8 Le firme impegnano gli autori degli articoli Stampato in proprio a Bordighera Alta Spazio Etichetta Alluvioni, frane e smottamenti. Ecco cosa ci ha portato questo inizio 2014. Case isolate nelle frazioni a valle, strade interrotte e, per noi paizenghi, anche un beodo quasi irriconoscibile. Eventi catastrofici che hanno lasciato un segno e ai quali si sta tentando di porre rimedio. Quando la natura esprime la sua potenza non perdona, non lascia scampo. Ma le strade, i muri, il beodo sono cose, e le cose si aggiustano. Le cose restano, anche se diverse, imperfette. E’ così anche per gli uomini, nostri cari, nostri fratelli, che ci lasciano per sempre. Ci lasciano per riposare, per ritornare ad essere perfetti nella loro forma spirituale, divina. Ci lasciano per restare con noi, per colmare con la loro presenza il nostro dolore. Questo giornale è dedicato ad un mio carissimo amico, e nostro lettore, che ha recentemente perduto il fratello, ancora troppo giovane per morire. A te, mio caro Gianni, va tutto il mio pensiero e il mio sostegno, perché tu non perda la gioia che questo mondo imperfetto tante volte ti ha donato. Ora i tuoi occhi vedranno per due e il tuo cuore grande batterà per te e per lui. Non è un peso, questo, ma una gioia, la gioia di sapere che sarà sempre con te. Alice Spagnolo Quando a Bordighera c’erano due biblioteche Nei primi anni Settanta in Paese Alto funzionava una piccola biblioteca per volontà di una signora americana veramente speciale: Norma Stoaneill. Come nacque questa realtà? Harold e Norma Stoaneill, residenti a New York, raggiunta l’età della pensione, decisero di intraprendere un tour dell’Europa ed in particolare della Svezia, dove viveva uno dei loro tre figli, architetto, e poi dell’Italia. Dopo aver ammirato le bellezze delle nostre principali città, raggiunsero Bordighera su suggerimento di amici americani. Visitarono Villa Mostaccini e rimasero affascinati dal luogo così ameno e immerso nel verde. Qui scoprirono che la dependance della villa, appena ristrutturata, era in affitto. Decisero perciò di prolungare di qualche tempo la loro vacanza in Italia affittando l’immobile. Si trovarono bene a Bordighera: in primis per l’aria salubre che giovava al signor Harold, affetto da problemi respiratori e, inoltre, perché la signora Norma poteva esercitare il suo hobby del giardinaggio nella piccola serra che si era fatta attrezzare. Grazie alla sua passione rese fiorito tutto l’anno il giardino dell’incantevole villa. La signora Norma, di carattere molto dinamico e intraprendente, voleva fare qualcosa per i bambini bordigotti. Forte della sua esperienza in una biblioteca newyorkese e con l’aiuto della sua padrona di casa, la Prof.ssa Maria Pia Pazielli, titolare della Piccola Biblioteca di Sanremo, Norma decise di aprire… [continua a pag.2] Pagina 2 Paize Autu (continua dalla prima pagina) Paize Autu pagina 7 Vi riconoscete? Quando a Bordighera c’erano due biblioteche una piccola biblioteca nel Paese Alto, coadiuvata da altre signore disponibili. Nel Centro Storico non vi erano a quell’epoca molti locali a disposizione ma, grazie al Parroco Don Pio Mauro e all’allora Presidente della Casa di Riposo Cavalier Pallanca, le venne concesso l’uso di un piccolo sgabuzzino di non più di giorno di riconsegna. Questo sistema permetteva di sapere quanto e che cosa veniva letto, quali erano le preferenze dei piccoli lettori in modo da incrementare l’assortimento dei libri: una specie di statistica che permetteva una volta all’anno di premiare il più assiduo lettore con un diploma. A Natale, ad ogni bimbo veniva dato un mini panettone. 1980. La signora Norma viene premiata per il suo operato dal Prof. Franco Bruno, allora Presidente del Risveglio Bordigotto, in occasione della Festa della Mamma. lità, essendo a piano terra e nel cuore del paese. Il locale era dietro alla parrocchia e aveva accesso da Piazza Padre Giacomo Viale. Nasce così l’avventura della Piccola Biblioteca del Paese Alto. Vengono posti degli scaffali e acquistati un vasto assortimento di libri: dalle fiabe per i più piccoli alla narrativa, dai romanzi gialli alla storia, per poi passare a libri di geografia, flora e fauna indicati per l’infanzia terza media). Tutto era organizzato: ogni libro veniva schedato, numerato e elencato per facilitare la consultazione in caso di inventario e di sostituzione per usura. Ad ogni libro, nell’ultima pagina, veniva incollata una busta nella quale si poneva la scheda personale del piccolo utente. Una scheda identica rimaneva in sede. Su questa veniva annotato il nome, il cognome e l’indirizzo del bambino ed ogni volta che questo veniva a prendere un libro, si annotava su entrambe le schede la data e il titolo dello stesso, nonché il La Piccola Biblioteca aveva un orario settimanale: in inverno ogni mercoledì pomeriggio dalle 15 alle 18, in estate ogni mercoledì mattina dalle 9 alle 12. Ogni settimana era sempre presente la signora Norma insieme ad almeno due altre persone che l’aiutavano nella gestione della biblioteca. In poco tempo, gli iscritti raggiunsero le cento unità e, ad ogni appuntamento, una quindicina di bambini si alternava per prendere in prestito il libro che più gli piaceva. Era bello vedere i più piccoli che sfogliavano diversi libri prima di scegliere quello che preferivano. Ci sono stati anche degli episodi particolari: alcuni bambini, pochi in realtà, per completare le loro ricerche sceglievano il libro più adatto e poi ne ritagliavano qualche foto. Questi fatti, però, furono veramente isolati e si verificarono solo all’inizio del servizio, perché la signora Norma, con fare fermo ma garbato, nel suo italiano imperfetto sapeva ben spiegare le regole della biblioteca. In pochi anni i libri divennero circa non sapendo più dove posizionare i libri, un giorno la signora Norma interpellò il figlio architetto che, in visita a Bordighera, fece un sopralluogo e progettò una scrivania con due ripiani di diverse misure posti nella parte inferiore. Fatto costruire da un falegname locale, il mobile poteva contenere oltre cento libri. Per i signori Stoaneill, questa prolungata vacanza durò circa tre lustri. Il 29 settembre del 1979, i coniugi decisero di festeggiare proprio a Bordighera le loro nozze d’oro, facendo arrivare a Bordighera tutti i loro famigliari e tanti amici italiani per la ricorrenza. Ma il tempo segna il passo e pian piano, venendo meno l’entusiasmo iniziale nella metà degli anni Ottanta, la Piccola Biblioteca finì il suo compito e i signori Stoaneill tornarono in America, lasciando un ricordo indelebile della loro presenza bordigotta. Un breve aneddoto sulla signora Norma: Rientrando in America per far visita ai famigliari, Norma andò a visitare il Metropolitan Museum of Art di New York. In una sala dell’immenso museo scoprì uno dei quadri di Monet raffigurante Bordighera. Raccontava spesso che, alla vista del capolavoro, si mise a gridare forte il nome di Bordighera a tutte le persone presenti nella galleria che si voltarono incuriosite. Successivamente Norma fece una ricerca su Monet e scoprì che la villetta da lei affittata a Bordighera era stata visitata anche dall’artista, che proprio in quel luogo aveva dipinto uno dei quadri più famosi di Bordighera. Irma Murialdo Ganduglia Questa foto è stata scattata sul sagrato della Chiesa Abbaziale di Santa Maria Maddalena presumibilmente alla fine degli anni Quaranta. A parte un piccolo Giacomo Lupetto Ganduglia, che si è intrufolato, la foto ritrae tutta la componente femminile dell’Azione Cattolica. Abbiamo riconosciuto: Livia Gramagna, Silvana Biancheri, Margherita Salice, Franca Blancardi, Carla Barale… E Voi, vi riconoscete? Aspettiamo i Vostri nomi. Speramu d’arangià U Biu Ecco come appare il Beodo le. Abbiamo documentato con dopo l’alluvione che ha colpito fotografie alcuni dei punti più la nostra zona nei giorni critici fin dove siamo riusciti a spingerci senza mettere a rementi hanno interrotto in più pentaglio la nostra incolumità. punti il nostro amato tratturo, Siamo a conoscenza dei danora praticamente impercorribi- ni ben più gravi che l’alluvione e lo lasciano morire affranto. Nel frattempo Philomena incontra un giornalista che decide di aiutarla nelle sue ricerche e scopre tutto: ritrova la famiglia adottiva di Anthony, visita la casa che ha lasciato in America, conosce i suoi colleghi, i suoi amici. Scopre, infine, che il figlio è morto e ha scelto di farsi seppellire in Irlanda. La sua tomba è nel giardino nel convento, sotto polvere ed erbacce. Le suore sapevano, ma non le hanno mai detto nulla. Negandole an- che il conforto di portare un fiore sulla tomba del figlio. Questa è la storia di Philomena, una storia che un giornalista coraggioso ha ricostruito. Una storia che con Paize Auto non c’entra nulla, ma che non poteva essere taciuta. Titolo: Philomena Autore Martin Sixsmith Casa Editrice: Piemme Prezzo: 18.50 € Alice Spagnolo ha arrecato a paesi limitrofi, ma non possiamo non sentire un profondo dolore per il nostro Biu. Speriamo che risolte le emergenze prioritarie, si intervenga anche qui. La Redazione Nel corso dell’impaginazione di questo mensile, è venuto a mancare Paolo Ciarlo ad un mese di distanza dal fratello Giacomo. Tutto il Risveglio Bordigotto si unisce al cordoglio dei parenti e ricorda un altro paizengo che ci ha lasciati. Il Direttivo Paize Autu Paize Autu Pagina 3 Pagina 6 La Biblioteca di Alice Ci sono storie che non possono essere taciute, una di queste è quella di Philomena Lee. La sua storia, raccontata dal giornalista Martin Sixsmith, è diventata da poco un film. Philomena però, prima di essere un’ eroina letteraria e cinematografica, è una donna, una madre, una madre a cui è stato sottratto l’amato figlio. Siamo nella cattolicissima Irlanda di metà Novecento. Philomena, giovane, bellissima e ignara del mondo si reca ad una festa di paese, una fiera con spazi per il ballo e bancarelle di dolciumi. A dirlo oggi, non sembra niente di che, ma per una ragazza cresciuta dalle suore in un paese povero come era l’Irlanda di quegli anni, una festa del genere era un mondo nuovo, un mondo dolce e felice che bisogna esplorare, conoscere. E Philomena lo esplora, questo mondo nuovo, e incontra l’amore. Un ragazzo bellissimo che la prende per mano. Dolce come lo zucchero filato, caldo come la promessa delle cose buone, l’amore accoglie Philomena tra le sue braccia, rendendola, per un giorno, davvero felice. Non sa ancora, Philomena, che quello che ha fatto cambierà per sempre la sua vita. Non sa che da quel bene più grande e prezioso ricaverà un immenso dolore. Dopo qualche mese, infatti, diventa evidente la sua gravidanza: una gravidanza non attesa e peccaminosa perché non vi è stato prima nessun matrimonio. Philomena non può più vivere nella casa in cui è cresciuta ed è amata. Deve lasciarla per un freddo convento, una “casa” per ragazze come lei, svergognate che hanno peccato, infangando il nome della loro famiglia. Passano ancora dei mesi e arriva il momento del parto. Non ci sono dottori, né medicine: la peccatrice deve espiare la sua colpa e non importa se il parto è difficile e più doloroso del normale. Non importa se la partoriente muore e con lei il suo bambino. La superiora è categorica: la ragazza ha peccato e le sue sofferenze sono la prova che deve superare per redimersi. Dopo un parto che sembrava impossibile e grazie all’aiuto di Suor Annunciata (una delle poche suore buone del convento), Philomena dà alla luce Anthony, un bimbo sano, forte e bello. Sarebbe bellissimo se le suore avessero accolto madre e figlio solo per difenderli dal male di una terra che ha condannato entrambi. Sarebbe un esempio di quell’amore che vince su tutto di cui il catechismo ci ha sempre parlato, un esempio terreno dell’amore divino. Così non è. Philomena è una delle tante giovani madri che verranno private del loro bene più prezioso. A lei, che trascorrerà tre anni chiusa in un freddo convento, che farà da serva, schiava, che compirà con fatica i lavori più umili, a lei, quel bimbo bellissimo verrà portato via. Venduto, come migliaia di altri a una famiglia benestante, americana, che pagherà per comprarsi il suo amore. Se già questo non bastasse a fare di quelle suore delle persone orribili, se già questo non fosse dimostrazione di una fede malata e distorta, bisogna sapere quello che è successo dopo. Anthony è in America, con una nuova fa- miglia, ma per tutta la vita si chiederà perché, perché sua madre non l’ha voluto, e per tutta la vita penserà di essere malvagio, talmente cattivo da non meritare l’amore di una madre. Philomena continuerà a pensare a quel figlio che le è stato strappato, conservando con gelosia l’unica foto che suor Annunciata era riuscita a scattargli. Nel frattempo la donna si sposa e ha una figlia, ma non può dimenticare il bimbo che ha perduto. Dopo 47 anni dalla partenza di Anthony, Philomena inizia a piangere con la foto del bimbo stretta in mano. “E’ il suo compleanno”, dice, “Ha 50 anni”. La figlia la sente, corre da lei e scopre il suo segreto. Questa è una storia che non può rimanere taciuta. Bisogna che Philomena scopra cosa ne è stato di quel bimbo che tanto amava, bisogna che sappia dove vive, come sta e, soprattutto, se si ricorda di lei. Vuole dirgli che lo ha sempre amato. Torna dalle suore, torna in quel convento dove per tre anni ha sgobbato, è stata umiliata, ha sofferto. Torna e chiede alle suore dove si trova suo figlio: loro sanno, ma non dicono nulla, anzi mentono. Dicono che un incendio ha distrutto il loro archivio e non hanno più nulla per trovare Anthony. Più volte Philomena si recherà al convento, più volte riceverà la stessa risposta. Non sa, Philomena, che anche Anthony la sta cercando, non sa che è tornato in Irlanda per scoprire qualcosa di quella madre che non ha dimenticato mai. Vuole sapere perché lo ha abbandonato, perché non l’ha tenuto con sé. E’ malato, Anthony, non ha più molto da vivere, ma torna in Irlanda, ancora una volta, e ancora una volta sente dalle suore che sua madre non l’ha mai voluto, lo ha lasciato, piccolo e indifeso, nelle loro mani. Le suore sanno che quell’uomo tormentato sta morendo, sanno che il suo unico desiderio è ritrovare sua madre. Lo sanno, ma tacciono [continua nella pag. seguente] MAXI CRUCIVERBA DU PAIZE 1 11 2 3 5 6 12 15 18 10 17 21 23 27 28 28 33 34 36 37 40 44 9 20 22 39 8 16 19 32 7 13 14 49 4 24 25 29 30 41 38 38 41 42 45 51 60 56 61 ORIZZONTALI: 1) Ingrediente dei biscottelli; 6) Il nome del pittore Ciaciò; 11) Odierno nome di Villa Moreno; 13) Onda forte; 14) Ce ne sono diversi a Bordighera; 15) Né sì né no; 16) Il fiore giallo di Bordighera; 18) Preposizione articolata; 20) Prima di Bartolomeo; 21) Iniziali di Ruffini; 22) 130 anni fa giunse a Bordighera; 25) Anti Meridian; 27) Casa in bordigotto; 28) Dio dei venti; 29) Uno dei colori dell’arcobaleno; 32) Associazione Nazionale Partigiani Italiani; 34) Niente in bordigotto; 35) Giunse a Bordighera con Monet; 36) Como sulle targhe; 37) Coda di risaie; 38) Parte della nave; 39) Minacciavano Bordighera; 42) Metà alveare; 43) Mezzo di locomozione nei carugi; 45) Nome di figura maschile nella mitologia latina; 46) Pallini nella lingua di Monet; 48) Iniziali du Diretù du Paize; 49) Il porto di Santo Stefano al Mare; 51) Il fiume più lungo d’Italia; 53) Felici; 54) Le truppe scelte di Hitler; 55) Avellino sulle targhe; 56) Evita del Lungomare Argentina; 58) Fiore di San Valentino; 60) Agenzia investigativa americana 31 43 46 55 26 35 37 50 25 52 47 48 53 57 44 54 58 59 62 61) Le iniziali del poeta profumiere Andracco; 62) Circonda U Cavu VERTICALI: 1) Polonia sulle targhe; 2) La nostra provincia; 3) Le dipinse Monet; 4) Plurale di ozio; 5) Articolo determinativo; 6) Lo zio d’America; 7) Dio greco dell’amore; 8) Corpo speciale dei Carabinieri; 9) Gruppo Servizi Associati; 10) Pronome personale; 11) Il cognome del nostro Sindaco; 12) Arezzo sulle targhe; 13) Ne era disseminato il vallone del Sasso dopo la guerra; 14) Tipo di frutto carnoso; 16) La Lescaut di Puccini; 17) Intensità di sentimenti; 19) Problemi; 20) La sua luce su Bordighera colpì Monet; 23) Storico giardino bordigotto dove dipinse Monet 24) Nome di un cannone; 25) Anglican Diocesis in New England; 26) Associazione di nobili imprenditori genovesi; 30) La Valle di Dolceacqua; 31) Lo scoglio di fronte a Pinin; 33) Sono 4 a Bordighera Alta 37) Prima di oggi; 38) 18012 è quello di Bordighera; 39) Questa in bordigotto; 40) Acqua in bordigotto; 41) Capra in bordigotto; 44) Pronome personale e consonante; 47) Sinonimo di re; 50) Radio Televisione Italiana; 51) Si usa per moltiplicare; 52) Oristano in macchina; 57) Le prime di opera; 59) Terapia Oculare. Paize Autu Pagina 4 Paize Autu Pagina 5 Nei mei ricordi de alura (1948) Giugandu a Viscu Veru (a ladri e carabinei) in Ciassa du Populu, duve gheira a toca pe liberasse, a mi me piaxeva fa a parte de i ladri. L’eira ina seira d’estai versu oettu e meza. Mentre gardavu d’aciatun pe vè i dui, che l’eira cheli che i fava a gardia, o meju a parte dei carabinei, eiru in se l’angulu da a Via dei Marinai, duve avu gh’è u risturante de i Marinai, ma alura gh’eira in usteria. Mentre gardavu versu u campanin, perché a toca a l’eira in sa a facciata versu Sanremu, duve a l’aveva u negosio Armida de Sciante (a drugheria e dolcetteria). Tutu in trattu me vegu ina dona già ansiana d’età cun ina gona larga a plissè cume se usava alura. A se ciamava Muraglia Nadina, a mujè di Arrigo Raffaele detu l’orbu. Dopu in attimu sentu in burdelu come de aiga che a carasse pe a canà. Però nun ciuveva, ma l’aiga a me bagnava i pei: poiché alura i fioei i eira scaixi sempre scausi, hon sentiu che l’aiga a l’eira cauda. Stralunau issu i oei versu sa dona. Nadina a me garda e a me dixe: “O fiu, nun ti hai mai vistu ina dona piscià?” Mi che eiru abastansa adesciau, gh’è digu de na. Me son resu contu, pensandughe ben, che a fusse sensa muande. Da su casu, candu son andau ciù tardi a ca’, gon racuntau l’o che l’eira sucessu a me maire. Ela, cun parole dite cun pudù, m’ha spiegau che e vecie i fava l’o. L’è ina cosa sucessa 65 anni fa, ma candu ghe pensu me sembra cume fusse ieri. Tutu sumau i eira bei tempi e a vita, anche ciù umile e ciù semplice, pè nu di ciù povera, a l’eira meiu de chela che vivemu avù. Semplice e menu eguista e cun menu fastidi. Giocando a Viscu Veru (a ladri e carabinieri) in Piazza del Popolo, dove c’era la “tana” per liberarsi, a me piaceva fare la parte dei ladri. Era una sera d’estate verso le otto e mezza. Mentre guardavo di nascosto per vedere i due che facevano la guardia o meglio, la parte dei carabienieri, ero sull’angolo di Via dei Marinai, dove adesso c’è il Ristorante dei Marinai, ma allora c’era un’osteria. Mentre guardavo verso il campanile, dove aveva il negozio Armida de Sciante la drogheria e dolcetteria. Tutto ad un tratto vedo una donna già anziana con una gonna larga a plissè come si usava allora. Si chiamava Muraglia Nadina, la moglie di Arrigo Raffaele detto “l’orbu”. Dopo un attimo sento un rumore come di acqua che scende per la canala. Però non pioveva, ma l’acqua mi bagnava i piedi: poiché allora i bambini erano quasi sempre scalzi, ho sentito che l’acqua era calda. Stupito alzo gli occhi verso questa donna. Nadina mi guarda e mi dice: “ O bambino, non hai mai visto una donna pisciare?”. Io, che ero abbastanza sveglio, le dico di no. Mi son reso conto, pensandoci bene, che fosse senza le mutande. Quando più tardi sono andato a casa, ho raccontato a mia mamma cosa era successo. Lei, con parole pudiche, mi ha spiegato che le persone anziane lo facevano. E’ una cosa successa 65 anni fa, ma quando ci penso mi sembra come se fosse ieri. Tutto sommato erano bei tempi e la vita, anche più umile e più semplice, per non dire più povera, era meglio di quella che viviamo ora. Semplice, meno egoista e con meno fastidi. Giacomo Ganduglia Lupo La Tosse a Palazzo Nel numero di Ottobre 2013 di Paize Autu, vi avevamo parlato del Teatro della Tosse che, come ogni estate, aveva portato nei carruggi e nelle piazze del borgo, uno spettacolo bellissimo. Da questo mese, anche al Palazzo del Parco di Bordighera potrete assistere a sei diverse rappresentazioni della compagnia genovese. Di seguito il programma proposto dal Comune di Bordighera insieme alla Fondazione LuzzatiTeatro della Tosse: Venerdì 7 febbraio 2014 - Sogno di una notte di mezza estate - Teatro della Tosse. Di Emanuele Conte e Elisa D'Andrea. Da William Shakespeare. Regia Emanuele Conte. Sabato 1 marzo 2014 - Antigone - Teatro della Tosse. Di Jean Anouilh. Traduzione di Andrea Rodighiero. Regia Emanuele Conte. Sabato 8 marzo 2014 - Il mio amico Giorgio Gaber - A.T.I.D. Con Gian Piero Alloisio e Gianni Martini alla chitarra. Musiche Giorgio Gaber. Sabato 29 marzo 2014 - Personaggi in cerca d'attori - Compagnia dei Demoni. Scritto e diretto dalla Compagnia dei Demoni. Venerdì 18 aprile 2014 - Adagio - Teatro della Tosse. Di Emanuelle Delle Piane. Traduzione Marco Cappelletti e Emanuelle Delle Piane. Sabato 26 aprile 2014 - Il collezionista di paure - Sipario Strappato. Di Alessandro Bergallo, Andrea Begnini e Lazzaro Calcagno. Regia Lazzaro Calcagno. Tutti gli spettacoli iniziano alle ore 21.00. Biglietti acquistabili presso Mary & Michi. Tel: 0184/260793 La Redazione Storie da Carugio: Blancardi Felicita, detta Cicci Chi non ricorda la Cicci? Personaggio carismatico che abitava in Via di Mezzo? Sorda come una campana, sapeva però tutto di tut- ti. Parlava a voce bassa, faceva le carte e leggeva i fondi del tè. La sua casa era un’alcova, dove si trovavano le cose più disparate. Infatti molte persone, in cambio dei suoi “oracoli”, le regalavano oggetti che poi lei dava ad altri, che magari le portavano cose di cui aveva bisogno. Negli anni Ottanta, è venuta qualche pomeriggio a casa nostra: impastava la pizza, chiacchierava e, naturalmente, ci faceva le carte. D’estate andava in villeggiatura a Seborga, perché c’era più fresco. Una volta, con mia sorella e le mie cugine, siamo andate a trovarla. Ci aveva preparato riso con fegatini di pollo! L’abbiamo mangiato per non offenderla, ma ce lo ricordiamo tuttora. Sono poi andata a vivere in Veneto, ma le scrivevo e, ogni qualvolta tornavo, non mancavo mai di andarla a trovare. Le portavo tè, zucchero, bi- scotti, pasta. E lei contraccambiava con tazzine strane, pentola con manici a forma di cuore, eccetera. Tutto ciò lo conservo ancora gelosamente! Quando poi è nato mio figlio Mauro, andavo con lui ed aveva sempre un giochino da donargli avuto da chissà chi. Mi aveva anche fatto alcune previsioni, che puntualmente si sono avverate ed anche una piccola “magia” che mi aveva tolto un peso dal cuore. Saranno state coincidenze, ma avevo fiducia in lei. Poi una mattina presto, mio padre, andando a caccia, l’aveva incontrata alla Maddalena in camicia da notte. Era un po’ svanita e, poco tempo dopo, è stata ricoverata e portata a Ceriale. Il suo desiderio è sempre stato quello di essere seppellita qui, a Bordighera, tra la sua gente… Purtroppo non è stato così, ma tutti noi la ricordiamo con affetto e ce la immaginiamo mentre prende il tè con gli angeli. Ciao Cicci Simona Biancheri Come posso dimenticare la Cicci? La Cicci era amica di mia nonna Costanza e quando veniva a trovarci le piaceva raccontarci di quando Lei , mia nonna e Francì erano andate in pellegrinaggio a Lourdes. Quante risate si faceva e ci faceva fare raccontando le avventure a Lourdes di quell’insolito trio di amiche. Leggeva le carte, i fondi del te e del caffè, sapeva levare il malocchio e fare piccoli amuleti scaccia-guai. Era solita dirmi che talvolta le persone del paese l’andavano a cercare a casa per il giro di carte o qualche premonizione e non sempre lei li accontentava, perché sosteneva che le carte le doveva interrogare solo quando lei si sentiva pronta e non a comando. Mi ripeteva sempre che chi faceva le carte per soldi non era un vero indovino e non aveva il dono della preveggenza. Quando la incon- travi nei vicoli era sempre seria e tenebrosa, ma con chi si fidava veramente era uno spasso, e per mia fortuna con me lo è sempre stata. Ricordo che ogni tanto qualche furesto diceva a noi bambini di stare attenti alla Cicci perché era una strega. “Ma che strega e strega” rispondevo io “ è l’amica di mia nonna!”. La Cicci non era una strega e io le volevo bene. Era solo una persona “diversa”: si vestiva in modo originale e fuori dal comune. Quando ti voleva fare una “premonizione” ti chiamava in disparte e con tono sommesso, meccanico e cantilenante iniziava a raccontarti cose su di te, con frasi più o meno sibilline. I suoi occhi diventavano profondi e cupi come il mare in tempesta. Non so se le sue visioni erano frutto di una magia o di un dono speciale, forse la sua sordità le aveva fatto sviluppare una capacità innaturale di osservare, capire e prevedere gli atteggiamenti delle persone. Viveva in Via di Mezzo e quando tornava a casa c’era sempre uno stuolo di gattini, in genere rossi, che l’aspettavano sul portone. Lei amava i gatti. Un giorno venne a trovarmi a casa e mi disse di prepararle del te, voleva insegnarmi a leggere nei fondi delle tazze, ma io non lo preparai nel modo secondo lei giusto e così si arrabbiò e mi disse: “Te lo insegnerò un altro giorno quando imparerai a fare meglio il tè!”. Non ci fu più occasione perché di lì a poco la Cicci non sarebbe più stata la persona che era… Io, però, il tè ho imparato a farlo nel modo giusto, come diceva lei. Dopo tanti anni mi manca ancora molto. X.L. Speriamo che con questi articoli, la Cicci sia tornata tra noi, così come era suo desiderio.
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