Scarica Reloaded di Giugno
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AMBIENTE MIGRANTI Le mamme No Muos Immigrati disoccupati SATIRA Querela sì, querela no generazionezero.org Migranti, giovani, precari, ambiente no g u Gi 3 1 0 2 INVESTITECI Cervelli in Fuga Laureati a Piedi Eutanasia in Svizzera anno I n°12 Immagine di copertina di Alaskan Dude| Alcuni diritti riservati | Per ricevere direttamente la nostra rivista, invia una mail a gzeroreloaded@gmail.com | o visita il nostro sito: http://www.generazionezero.org | Reloaded Migranti, giovani, precari, ambiente Contenuti del numero 3. Uccidete la fantasia - Giuseppe Cugnata 4. Le mamme di Niscemi - Attilio Occhipinti 6. Neolaureati: l’esercito dei nuovi precari - Simone Bellitto 8. Investiteci: cronaca dalla fuga dei cervelli - Giulio Pitroso 11. L'Odissea del migrante tra banche dati e disoccupazione - Giuseppe Cugnata 13. Svizzera: può uno Stato assecondare il desiderio di suicidarsi? - Arianna Coronese 16. Querela sì, querela no - Gianni Scifo 2| Generazionezero Reloaded Direttore Responsabile: Giacomo Pisani; Editore, Proprietario: Associazione Generazione Zero; Direttore Editoriale: Giulio Pitroso; ViceDirettore Editoriale: Attilio Occhipinti; Condirettore Editoriale: Simone Lo Presti; Redazione: Simone Bellitto, Federica Monello, Sebastiano Cugnata, Giuseppe Cugnata; Collaboratori: Marco Occhipinti, Gianni Scifo, Roberto Federico Proto, Luca Gulino, Arianna Coronese; Impaginazione e Grafica: Gianni Scifo; IMMAGINE DI COPERTINA: Emma Celeo; Generazione Zero Reloaded: download mensile dell’allegato dal sito di Generazionezero.org T ESTATA REGISTRATA AL TRIBUNALE DI RAGUSA N. 05/11 editoriale | Uccidete la fantasia Ce ne sarebbero di cose da scrivere in un editoriale sul mondo dell'Istruzione. Potremmo parlare del numero chiuso nelle università o delle difficoltà per gli studenti a trovare un lavoro dopo gli studi, ma c'è una frase che più di ogni altra mi ha dato lo spunto per scrivere e che sintetizza il mio modo di intendere il sistema scolastico italiano: “UCCIDETE LA FANTASIA”. In effetti Carpenter con questa frase, tratta dal celebre Essi vivono, voleva stigmatizzare il capitalismo sfrenato di fine anni '80 e soprattutto il feroce modello economico statunitense, all'interno del quale vigeva e vige tuttora la legge dell'omologazione, ma, riflettendoci, i due modelli, quello finanziario e quello didattico, che all'apparenza sembrerebbero distanti, non sono poi così diversi. Così come il mondo dell'alta finanza è affidato ad una classe gerontocratica senza scrupoli, allo stesso modo il settore accademico è retto da una sorta di baronato fatto di favoritismi, di scambi e di amici, che ammorba il sistema e disperde ogni potenzialità offerta dallo studente. Il sistema educativo si mostra sempre più nelle sue reali fattezze: un apparato primitivo simile ad una giungla all'interno del quale vale soltanto la legge del più forte, e non parliamo solamente del mondo universitario, ma del sistema didattico nel suo insieme: anche tra i banchi di scuola si percepisce, infatti, una sorta di spietato agonismo, un conflitto aperto del singolo contro il nucleo della classe che scavalca ogni forma di meritocrazia per assestarsi sugli stessi livelli da giungla sopracitati. blemi nell'ambito educativo, senza considerare il fatto che il modello didattico in sé risulti alquanto antiquato, come certificano i dati OCSE. Ma l'attuale governo come risponde ad un problema così dilagante? Semplice, come ha risposto a tutti gli altri problemi del Paese: restando immobile. Le uniche mosse del Ministero dell'Istruzione riguardano infatti il taglio del numero di insegnati di sostegno, tra le poche figure che i problemi li provano a risolvere. La logica del conflitto non permette ad un nucleo-classe di progredire in maniera omogenea, e risulta quindi uno tra i fattori di discriminazione sociale dello studente all'interno dell'aula. La discriminazione sociale è favorita anche dal fattore economico: il profumatissimo prezzo dei libri, il costo degli affitti, i mezzi di trasporto e le elevatissime tasse, pesando non indifferentemente sulle schiene delle famiglie, non fanno altro che esacerbare le differenze sociali, costringendo lo studente svantaggiato all'isolamento. Mandate i giovani capaci fuori dalla Penisola. Mantenete le scuole dei luoghi grigi e polverosi. UCCIDETE LA FANTASIA. Giuseppe Cugnata È facile, dunque, comprendere come il sistema dell'istruzione italiano abbia immensi proGenerazionezero Reloaded | 3 Le mamme di Niscemi "Certo, tutti siamo preoccupati dagli effetti sulla salute che hanno avuto e che continuano ad avere le antenne, ma io mi sono trovata in crisi quando i miei bambini di dodici anni e mezzo e dieci anni mi hanno chiesto come mai il nostro governo permetta queste cose. Mi sono trovata spiazzata dalla semplicità con cui i bambini vanno al sodo. Questa è una bella domanda". Ed è così che Angela, una delle tante mamme di Niscemi, rompe il ghiaccio. Sì perché quando ci siamo sentiti, mi aveva confessato che non sapeva che cosa scrivere. "Non ho molta dimestichezza col computer", mi aveva detto. Dopo pochi minuti, però, si è lasciata andare, come se stessimo parlando da buoni amici seduti a un tavolo, in un bar, sorseggiando qualcosa di fresco. "Ho sempre cercato di dire la verità ai miei figli, in maniera comprensibile ma verità e ora? Nelle nostre famiglie la frustrazione sta anche in questo: 4| Generazionezero Reloaded cercare di restituire una serenità persa. Mio figlio mi dice: 'Ma se fanno male il presidente non può farle mettere! È cattivo.' Vai a spiegare... 'Sapete che la mamma e tante altre persone stanno lottando per questo? Vedrete che la spunteremo', così rispondo". Angela scrive di getto, senza sosta, è inarrestabile. D’altronde già aveva espresso tutta la sua rabbia e la sua preoccupazione alla manifestazione del 31 maggio, a Niscemi, parlando alla folla, impugnando il microfono, con una bandiera NoMuos attorno alla vita, come Ru br ic a am bi en te una rivoluzionaria d’altri tempi. Le tante Mamme No Muos sono delle rivoluzionarie in fondo. Lottano con tutte le loro forze contro le antenne, contro le parabole, anche contro le divise: "Ora i miei bambini vedono la polizia in tenuta antisommossa pronti a spintonare e, se necessario, anche arrestare la loro madre che è solo preoccupata per la loro salute. Che dire di più…non c'è pace nelle nostre famiglie, niente serenità. Hanno ucciso la speranza". L’innocenza dei figli mette è ciò che allarma di più Angela, la quale ritorna con convinzione sull’argomento poiché "mi spaventa perché non so che tipo di messaggio passa dare il genitore, in questo modo è frustrante e avvilente. E cosa rispondi? Come lo spieghi? Allora stai lì, a dire che ci sono accordi militari, che queste cose servono per la difesa, i talebani, le torri gemelle, ma non sono credibile. Perché non è la verità". La battaglia per la terra di Niscemi è cosa dura. Qui si combatte contro gli Americani e, tristemente, contro molti Italiani. Mica è cosa semplice. Concetta, nel riferirmi il bollettino di guerra, ha scritto che la lotta "procede lenta e con tanta fatica. Ci sono troppe cose nascoste e risposte che non arrivano, quindi capiamo che la situazione è molto complessa". Poi, questa mamma, che si è fatta portavoce del comitato nella trasmissione di Santoro, Servizio Pubblico, nella puntata trasmessa il 23 maggio, ha continuato con fermezza: "Se montassero il Muos io e la mia famiglia ci trasferiremmo altrove. L'ottimismo, in questo momento epocale della nostra storia, è un’utopia. Lotterò con tutte le mie capacità e forze per non permettere, a chi ci prova, di distruggere il mio progetto di felicità con la mia famiglia". Le parole di Concetta non lasciano nulla al caso, soprattutto quando rievocano ciò che è successo nel recente passato: "Certo che abbiamo avuto paura! Soprattutto quando la polizia si è rivoltata contro i manifestanti per ordini dall'alto e, a tutti i costi, dovevano passare operai e materiale nonostante la revoca. Ho avuto molta apprensione per le mamme che caparbiamente bloccavano militari americani e operai". Il timore più grande, però, è indubbiamente un altro. Il timore per una guerra futura, per una pace che potrebbe essere brutalmente assassinata e a Concetta preme precisare amaramente che "la paura più grande, oltre a un incremento di onde elettromagnetico che produrrà il Muos, sarà un terribile sistema di guerre che il Muos stesso potrebbe scatenare. Da qui saranno comandati i droni, ed io non voglio essere complice di nessuna guerra. Poi, penso molto spesso che possa essere un ottimo bersaglio per attacchi terroristici". E la lotta della Mamme No Muos continua. Attilio Occhipinti Generazionezero Reloaded | 5 ica r ub R Neo-laureati: l’esercito dei nuovi precari HISTORY | Sights and Land- ri a ec r p 6| Generazionezero Reloaded "Tutto quel che la società ha compiuto per se stessa è posto, mediante l'istruzione, a disposizione dei suoi membri futuri." (John Dewey) Un sogno (o son desto) Sacrifici. Tempo, denaro. Una laurea, in Italia, costa molto. Intere famiglie, alle volte, si svenano e si privano di risparmi accumulati per un'intera vita, al solo fine di permettere al proprio figlio di garantirsi quel tanto agognato diritto all'istruzione e alla formazione. Anni e anni a rincorrere un sogno. O forse è più appropriato dire, una 67% ofchimera. youth Le lauree si stanno trasformando in mera carta straccia. La forworldwide mazione si sta trasformando in una macchina macina-spelove AND EAT ranze. Il mercato del lavoro è in una crisi nera che sembra tomatoes and senza via d'uscita. Il cosiddetto turn-over rimane una mera paapples SCHOOL rola su carta morta: la percentuale che un laureato riesca a STUDY subentrare a un SHOWS lavoratore che va in pensione, favorendo così 6| Magazine First Edition il ricambio generazionale, è ridotta ai minimi termini. Nemmeno la metà dei neolaureati riesce a inserirsi appieno nei nuovi gangli vitali lavorativi. Essi potrebbero, oltretutto, sbloccare l'impasse catastrofica che sta spingendo il paese in piena recessione. Per non parlare delle retribuzioni dei nuovi laureati. Chi ha la fortuna di trovare un impiego, probabilmente precario, il più delle volte incorre in uno spiacevole schiavismo di ritorno. Neolaureati che diventano stagisti sfruttati, molte volte a costo zero. Oppure sottopagati, costretti a fare uno o più lavori per riuscire a mantenersi autonomamente. In barba a sedicenti burocrati del settore che apostrofano con spiacevoli appellativi i nuovi giovani: fannulloni, choosy. Idiozia a buon mercato, non c'è dubbio. Si sta aprendo una voragine sotto i piedi di questi poveri neo-laureati. Neo-schiavizzati. Neoprecari. Neo-disoccupati. Senza via di scampo Quando il lavoro non c'è, le soluzioni, talvolta sono drastiche. L'unica via d'uscita sembra essere dare l'addio a questo barbaro e stupido mondo. La disperazione e la mancanza di una prospettiva per il futuro, spingono un neolaureato, un precario, alla morte. I suicidi aumentano costantemente e a ritmi raccapriccianti e inaccettabili. Norman Zarcone, ad esempio, dottorando di ricerca in filosofia, che decise di farla finita lanciandosi nel vuoto, all'Università di Palermo. Il gruppo rock Management del dolore Post-Operatorio ha deciso di raccontare la sua vicenda in una canzone. Parole e note, che sembrano rimanere l'unica testimonianza di questo assurdo dramma contemporaneo. A maggio, in provincia di Frosinone, un giovane neolaureato in economia si è lanciato dal balcone di casa sua, scampando miracolosamente alla morte: sembra che soffrisse di depressione per un mancato impiego. Fa un’immane tristezza scorrere le vicende di questi sfortunati ragazzi. Nati in un momento di congiuntura storica, fra crisi economica e morale, fra i più negativi che si possano annoverare. Il nostro non è mero catastrofismo. La politica rimane sempre più sorda, fredda e insensibile all'urlo di dolore di milioni di laureati, che rivendicano il loro diritto a un lavoro. Alla possibilità di poter costruire un accogliente nido domestico. O, quantomeno, alla possibilità di poter vivere un'esistenza sopra il limite della decenza. Senza dover avere una continua paura per il futuro, cercare cibo nell'immondizia e desiderare ardentemente che un'altra alba non sorga l'indomani. Le condizioni di questa crisi sistemica sono gravissime. Un malato che rischia costantemente di morire, e per giunta, di una morte violenta e dolorosa. Esiste una soluzione a quest'assurdo gioco al massacro? La risposta, allo stato attuale, sembra inesorabilmente negativa. Siamo tutti bloccati all'interno di un indecoroso e inspiegabile stallo. Oramai disoccupati e precari vessano tutti quanti nello stesso disagio inaudito. Svegliarsi la mattina e scoprire che la propria esistenza è fondamentalmente inutile. Questo è il pensiero che arrovella continuamente il cervello di questi poveri uomini. La precarietà uccide. Uccide il corpo ma, ancor di più, uccide l'anima. Incancreniscono il cuore e le membra. Ministri, deputati, presidenti del consiglio e uomini di potere d'ogni sorta non hanno, assolutamente, afferrato la rabbia di cittadini che esigono una risposta chiara e definitiva. Siete avvertiti tutti. C'è un limite a tutto questo. Simone Bellitto Generazionezero Reloaded | 7 Rub ric a gi ova ni Investiteci: cronache dalla fuga dei cervelli Un flusso di massa “Alla fine, resto qui”. Lo dicono in molti, studenti che si sono riempiti per mesi la bocca di parole esotiche e lontane, dei fumi delle città industriali del nord, del gelo e della nebbia di lidi sconosciuti. Parliamo degli studenti universitari e dei laureati del Sud, protagonisti di un esodo verso il nord o l’estero, in un quadro dei flussi migratori alquanto preoccupante, che registra 2,5 milioni di meridionali trasferiti nel Settentrione negli ultimi vent’anni, il 23% dei quali è laureata. Dati che prendono corpo in una mitologia insistente, che si diffonde tra i cortili delle sedi universitarie. L’immaginazione di un’emigrazione serena, di una partenza spesso rimandata è stata ed è, per gli studenti, la garanzia di una valvola di sfogo, una sorta di speranza che fa capolino, che assicura a tutti una sorta di vittoria finale, una rivalsa, un’opportunità agognata. Praticamente, un surrogato moderno di paradiso terrestre, mitigato dalle brutture tipiche dell’esistenza, ma lontano dal labirinto as8| Generazionezero Reloaded surdo che è divenuto l’Italia e, peggio, il Mezzogiorno. Andare via significa accedere alla salvezza, quasi biblica, di chi può vivere la normalità. Eppure, se è spesso sentita come un’urgenza o come una certezza, non tutti se la possono permettere, vuoi i legami familiari, vuoi la mancanza di una prima somma di denaro per cominciare. Perché emigrano?: Le ragioni del flusso dei cervelli La situazione italiana non è di per sé idilliaca: basti annoverare i moniti e le segnalazioni di alcuni autorevoli organismi sul peso della corruzione, tanto per parlare di un’anomalia più vergognosa delle altre. Ma, se la disoccupazione giovanile nazionale è al 41,9% a maggio, a nord è al 26,6% e al sud al 46,9%- anche per effetto del lavoro in nero-. Una ten- denza atavica a cercare il posto fisso è stata solo in minima parte mitigata dagli esperimenti emergenti nel campo delle startup, come a Catania, non a caso definita “capitale delle startup”, forse con troppa enfasi. In tal caso si pensi al fatto che i giovani catanesi e napoletani hanno contribuito più degli altri a fare impresa a Milano e provincia negli ultimi tre anni: 10mila delle 27mila nuove imprese è di un under35, di que- sti il 20% non è lombardo e in prevalenza siciliano. Gli emigranti qualificati o studenti scelgono, quindi, di spostarsi in una zona dove il settore privato promette non solo un maggiore margine d’impiego, ma anche di investimento in proprio. Del resto, lo studente meridionale non è, nella maggior parte delle ipotesi, proiettato concretamente nel lavoro dal sistema universitario: o almeno questo certificano la mentalità comune, le testimonianze, i dati finora espressi. Lo studente e, in generale, il cervello si sposta verso il nord, perché intravede prospettive post-laurea e valuta, quindi, il ruolo dell’università nella mediazione con il sistema produttivo. A volte si tratta di un vero e proprio caso di mancanza di impiego nel settore di studio scelto, come è quello industriale, che non offrirebbe spazio nel sud agricolo; ma non va ignorata la dimensione di scandalosa gestione delle risorse pubbliche nel Mezzogiorno, la cui colpa gli amministratori locali addossano sempre a scarse elargizioni statali. Anzi, bisogna considerare la profonda mancanza di competenze di chi ha amministrato territori che sarebbero stati una frontiera della green economy e del turismo responsabile. Insomma, se lo scandalo ha colpito spesso e ignominiosamente il nord, a sud è un sistema senza limiti, che ci ha dato Totò Cuffaro presidente della Sicilia e Vito Ciancimino sindaco di Palermo. Ora, questo modo di pensare e di agire ha prodotto effetti disastrosi anche nella gestione dell’università pubblica, re- centemente portate alla luce della ribalta dal programma televisivo “Le Iene”. Rispetto a un sistema che ha prodotto delle vere e proprie dinastie, la parentopoli universitaria meridionale tocca il fondo della fogna. Si pensi solo a pochi atenei. Si può fare un rapido elenco per Catania: il livello di omonimia all’interno dell’ateneo, dieci volte lo standard medio della popolazione italiana; la questione dei morti di farmacia; la richiesta di sesso in cambio di voti del prof. Elio Rossitto a Scienze Politiche, raccontata da “Le Iene”, non ancora comprovata da una sentenza definitiva; il tentativo di epurazione dall’università di Matteo Iannitti, leader del Msc; il mail-gate dell’Udc. Palermo, investita da una inchiesta per compravendita di esami nel 2012, è stata al centro delle inchieste giornalistiche, la più nota delle quali, quella de “Le Iene”, ha mostrato la distanza colossale tra la nostra cloaca e Oxford. A Bari le inchieste giudiziarie per parentopoli si attestavano sulla ventina fino a pochi anni fa: riguardano anche il sesso tra studentesse e docenti. Nell’ambiente che si è creato a Bari, opporsi all’assunzione di un parente di un docente diviene una grande e coraggiosa eccezione, come quella del “ribelle” prof. La Padula; da qui è partito lo studio del prof. Roberto Perotti, che ha stabilito matematicamente i parametri del sistema parentale e ha scritto “L’Università truccata”. Un sistema talmente Generazionezero Reloaded | 9 assorbito in questa difesa del legame di sangue, da rendersi debole e inefficiente, pronto al collasso su se stesso: già decimata dai tagli ai fondi, l’università conservatrice e tendenzialmente retrograda del sud potrà mai sopravvivere? Macelleria sociale Se la situazione diventa tanto poco invitante per uno studente, come può esserlo per chi dovrebbe investire nell’istruzione pubblica? Chi dovrebbe garantire la costruzione di professionalità efficienti ed aggiornate, se lo stesso Stato taglia i fondi per le borse di studio, diminuiti dell’89,5% nel 2010? Dai 246 milioni del 2009, passando per i 90 del governo Monti, arriverebbero a 15 milioni nel 2015, 12 milioni secondo la Link. L’anno scorso 57mila idonei sono rimasti senza un soldo. Al che viene da pensare che questo sistema sostenga ancora una volta chi può per diritto di sangue, chi nasce abbastanza abbiente per potersi permettere un’istruzione, cosa che non è solo contraria alla Costituzione, ma alla Rivoluzione Francese. E’ un passo indietro di portata feudale. La linfa di rinnovamento e la mobilità sociale su cui si fonda il sistema di libero mercato subiscono un contraccolpo micidiale, togliendo alla democrazia i tanto risolutivi e decantati valori dell’opportunità e del merito. Si vanno accentuando 10 | Generazionezero Reloaded disuguaglianze e ingiustizie già naturalmente prodotte da questo sistema. A questo punto, se non ci si voglia affidare a dei trucchi per emanciparsi formalmente dal nucleo familiare ed abbassare il reddito di riferimento per la borsa, le probabilità dello studente medio diminuiscono drasticamente. O si appartiene ad una fascia fortemente debole e si compete tenacemente per i migliori risultati, pur rischiando comunque, o ci si deve adeguare ad altre soluzioni. Di questi tempi, ne girano parecchie per i corridoi degli atenei: un ragazzo ha in progetto di arruolarsi e di farsi dislocare al nord per poter studiare da fuorisede, un altro deve lavorare part-time, qualcuno risparmia sul posto letto facendosi ospitare di nascosto. Gli unici posti di merito non ancorati al reddito sono quelli delle cosiddette Scuole di Eccellenza, il cui nome non rimanda allo stantio e bistrattato senso di solidarietà sociale. La Normale di Pisa, lo IUSS di Pavia, la Sant’Anna di Pisa sono le tre Scuole Superiori autonome. Per il resto, internet offre una facile panoramica: la Normale offre 68 posti in totale all’anno, ma le altre non sono altrettanto generose. Apparirà chiaro che questo sistema di per sé non basti a garantire il regime di meritocrazia preteso dal libero mercato. Anche volendo sommare a questi istituti di eccellenza e di eccezione la rete dei 14 Collegi Universitari di Merito, le opportunità di borse di studio rimangono pochissime, come per i 90 posti annuali dell’Einaudi di Torino o quelli di Pavia, anche perché in questo caso parliamo più di un ammortizzamento dei costi di studio, vitto e alloggio, più che di una copertura totale. E qui il discorso si fa più complicato, tanto complicato da non trovare spazio qui. Giulio Pitroso Rub ric am igr ant i L'Odissea del migrante: tra banche dati e disoccupazione L'estate è alle porte: il sole ritorna a picchiare duro lungo tutta la Penisola, le zanzare ricominciano a tormentare le torride notti, il mare si placa e diventa una tavola, i turisti affollano le spiagge e Lampedusa, come di consueto, scoppia. La stagione calda è appena iniziata, ma al centro d'accoglienza dell'isola agrigentina è già stata superata di tre volte la capienza massima di 300 unità. Neanche stavolta il Mediterraneo, il più grande cimitero del mondo, si è risparmiato e come spesso accade s'è portato nel ventre anche diversi cadaveri. Triste è la condizione di coloro che affidano ad un barcone le proprie speranze e le proprie vite, ancora più triste sarà la situazione una volta passati quei maledetti giorni di viaggio: dopo essersi lasciato alle spalle le insidie del mare, il migrante dovrà superare quelle della terra, che in Italia prendono il nome di CIE. I CIE (l'acronimo definisce i Centri di Identificazione ed Espulsione, ndr) sono i nuovi lager sorti dopo l'entrata in vigore, nel 1998, della legge Turco-Napolitano, all'interno dei quali vengono detenute centinaia di migranti senza distinzione giuridica alcuna e contro cui lotta duramente da anni la moltitudine di associazioni del settore. I CIE non rappresentano però gli unici mezzi per il controllo di coloro che oltrepassano i confini italiani ed europei. Nel mese di giugno l'UE ha infatti approvato l'estensione del sistema Eurodac alle forze di polizia nazionali e continentali. L'Eurodac è il sistema di controllo e registrazione degli immigrati che oltrepassano le frontiere europee e si basa su dei numeri identificativi e sulla registrazione delle impronte digitali, al fine di monitorare gli iter giuridici percorsi dai migranti e di poter così evitare la presentazione di richieste d'asilo politico in più Paesi. L'Eurodac, le cui funzioni sembrerebbero plausibili all'interno del contesto dell'immigrazione, non è però il solo mezzo di controllo funzionale alle forze europee. Il sistema di contenimento delle frontiere, di monitoraggio ed espulsione è molto più complesso di una sola banca dati e l'Agenzia Frontex ne rappresenta sicuramente una delle sfacGenerazionezero Reloaded | 11 cettature più oscure ed inquietanti. Del Frontex abbiamo parlato diverse volte in questa sede: in parole povere si tratta di quella forza militare responsabile del controllo delle frontiere dell'Unione. All'apparenza sembrerebbe un organismo come tanti altri, ma le forti misure repressive adottate dal Frontex nei confronti dei migranti, specie al confine ellenico, hanno suscitato non pochi dubbi e portato, addirittura, alla nascita di un'iniziativa, atta a favorire dei metodi di trasparenza circa le azioni, spesso accompagnate da oscuri risvolti, compiute dall'agenzia. Un dato da non sottovalutare è l'enorme cifra che l'Europa spende ciclicamente per l'agenzia, cifra paradossalmente ripagata anche dal sudato lavoro degli immigrati. A questo proposito vengono in aiuto i dati OCSE 2013, che testimoniano in primo luogo come gli immigrati non rappresentino quel macigno fiscale gravante sul sistema economico europeo, come si è soliti pensare, e in secondo luogo che la disoccupazione ha colpito di più i lavoratori immigrati rispetto agli autoctoni. Dice bene il Commissario europeo Andor quando afferma che: “l'UE ha bisogno di soluzioni, non di stereotipi e l'impatto fiscale dei lavoratori migranti è una delle novità di rilievo di questo rapporto OCSE sulle migrazioni”. Certo è che, a questo punto, il diffuso luogo comune dell'immigrato visto come “colui che ruba il lavoro al cittadino onesto” è destinato a scomparire. Giuseppe Cugnata 12 | Generazionezero Reloaded la disoccupazione ha colpito di più i lavoratori immigrati Svizzera: può uno stato assecondare il desiderio di suicidarsi? La Corte di Strasburgo chiede alla Svizzera delle regole precise sull’Eutanasia SVIZZERA - Una donna ultraottantenne in piena salute e non affetta da alcuna patologia, se non dai normali sintomi della vecchiaia, chiede insistentemente di porre fine alla propria esistenza. Dinanzi a una tale scelta, sorge spontaneo interrogarsi su quale ragione possa spingere una persona a prendere una così estrema decisione e se qualunque ragione vada bene. Ad ogni modo, secondo la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, è compito dello Stato - che ammette l’eutanasia - prevedere anche i presupposti e le ragioni necessari per riconoscere il diritto al suicidio medico-assistito; ma quando non lo fa in maniera chiara, come nel caso dell’anziana signora, è lo Stato a dover rispondere nei confronti del proprio cittadino. E' questo il caso della signora Alda Gross, l'anziana signora sopracitata. Il suo desiderio muove dal fatto che la signora, poco più che ottantenne, sta invecchiando e non riesce più ad accettare il suo calo fisico, e in certa misura, mentale, congruente alla sua età: sostanzialmente sono diminuite la memoria, le capacità di concentrazione e attenzione, la capacità di continuare a fare le sue lunghe passeggiate, ecc. e non sopporta di continuare a condurre una vita monotona, così come ormai sta facendo. Dopo un primo tentativo di suicidio, fallito, e per evitare che un successivo fallimento possa causarle delle conseguenze fisiche più gravi, decide di porre fine alla propria vita tramite le vie legali, con una dose letale di pentobarbital di sodio, sostanza che le permetterebbe di avere una morte certa ed indolore. Nel tentativo di concretizzare il suo desiderio, contatta l'associazione EXIT, che in Svizzera si occupa di promuovere il diritto all'eutanasia. In seguito, la ricorrente viene sottoposta a varie visite, anche psichiatriche, che certificano che l’anziana signora è in grado di formare un proprio giudizio - requisito richiesto dal governo svizzero per esercitare il diritto all’eutanasia – e che, quindi, la sua scelta di morire è stata a lungo pensata, ben ponderata e non è, piuttosto, frutto di una malattia psichiatrica. Tuttavia, nonostante l’esito positivo di questi esami, ad ogni richiesta, ciascun medico si rifiutava di prescriverle il farmaco letale: il timore era quello di incorrere in lunghi procedimenti giudiziari, col rischio che al loro termine venisse accertata una qualche responsabilità del medico. Dinanzi a questo ripetuti dinieghi, la sig.ra Gross presentò un ricorso, prima, al Consiglio della Sanità per il rilascio di 15 grammi di pentobarbital di sodio, e, poi, al Tribunale amministrativo. Ma entrambe le richieste vennero respinte. Le motivazioni addotte dalle Autorità competenti fanno riferiGenerazionezero Reloaded | 13 HISTORY | Sights and Landscapes mento al fatto che, stando alla propria giurisprudenza, l'ordinamento svizzero riconosce il diritto di porre fine alla propria vita (dal 1942) a quei cittadini affetti da malattie terminali e solo in questi casi, i medici che praticano l'eutanasia non sono soggetti a responsabilità penale. Al contrario, fuori da queste ipotesi, chi assiste qualcuno al suicidio per "motivi egoistici" è sottoposto alla responsabilità penale, così come disposto dall'art. 115 c.p. svizzero. Lo scopo del legislatore elvetico è quello di salvaguardare i cittadini dal prendere decisioni affrettate ed evitare inoltre possibili abusi della pratica del suicidio assistito. I requisiti per accedere a questa pratica, però, non sono stabiliti dalla legge ma dalle linee guida formulate dall'Accademia di Scienze mediche (SAMS). I presupposti sono la presenza di malattie terminali, l'impossibilità di fornire un'assistenza alternativa o la cosciente e ponderata volontà del gesto espressa dal paziente, senza condizionamenti esterni. Ma la cittadina svizzera, non rientrando in nessuno di questi requisiti e, dunque, non riuscendo a concretizzare la sua decisione, si rivolge alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, lamentando la violazione dell'articolo 8 della Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo (Diritto al rispetto della vita privata e familiare); in quanto le autorità svizzere, negandole la dose di pentobarbital di sodio, avevano violato il suo diritto di decidere con quali mezzi e in quale momento la sua vita sarebbe dovuta finire. 14 | Generazionezero Reloaded Infatti, secondo l' Articolo 8 Cedu "Ogni individuo ha diritto al rispetto della propria vita privata e familiare. Non ci può esservi ingerenza di una autorità pubblica nell'esercizio di tale diritto a meno che tale ingerenza sia prevista dalla legge e necessaria in una società democratica (...) per la protezione della salute o della morale, o alla protezione dei diritti e delle libertà altrui." La Corte non entra nel merito della decisione del Governo svizzero di praticare l'eutanasia (delicato argomento che rimane nel c.d. margine di apprezzamento di ogni Stato), ma rileva l'incertezza causata proprio dalla mancanza di una previsione di legge chiara e precisa sull'argomento. Infatti le linee guida emanate dalla SAMS (Organizzazione non governativa) non hanno valore di legge. Pertanto la violazione dell' Articolo 8 sussiste nella misura in cui non è prevista una disposizione legislativa che determini nello specifico quali presupposti debbano esistere per la prescrizione del farmaco letale. Tale mancanza provocato 67% ofha youth nella ricorrente un notevole grado di angoscia e di incerworldwide tezza per la propria autodeterminazione, cheAND non EAT ci sarebbe love stata se il legislatore fosse stato puntuale nel disciplinare un tomatoes and argomento delicatissimo come apples SCHOOL il suicidio assistito. La nozione di vita privata, tuSHOWS telata dal STUDY suddetto articolo, è un concetto ampio che indica il diritto al rispetto dell'autonomia personale nel quale è insito il diritto di decidere coscientemente anche sulla fine della propria vita, se la legge del proprio Stato lo consenta. Da ciò deriva la condanna della Svizzera per violazione dell’articolo 8 CEDU. Arianna Coronese Querela sì querela no Ru br ic a sa ti r a I l se g u e n t e pe z z o di s at i r a NON è ispi r ato a pe r s on e e fat t i r e a li . Fat t i , n om i e ci ta z ion i s on o f ru t to dell a m e n t e distorta dell’au tor e . C h i u n q u e a ffe r m i il c on t r a r io è u n a ffa m ator e del p op ol o a ppa rt e n e n t e a ll a C a sta o, a scelta , u n ele t tor e delu s o del P D. Il caso Ebbene, è ufficiale, Tony Soprano, noto boss mafioso ci ha querelato. L’articolo incriminato risale al maggio dell’anno scorso, quando uno dei nostri redattori (che per motivi di riservatezza e tutela legale chiameremo Frank Gambadilegno), ha riportato delle frasi considerate ingiuriose e lesive della reputazione di Soprano. A quanto pare, il signor Soprano si è offeso per essere stato definito “italo-americano”, in quanto il termine “italiano” costituisce evidentemente grave lesione della reputazione personale, soprattutto per un uomo popolare e di successo che ha fatto tutto il possibile per scrollarsi la brutta reputazione e i dubbi di italianità. Il contenuto della lettera Tuttavia, dopo attente riletture della missiva e una riunione in notturna, rimangono ancora coni d’ombra sulle motivazioni del signor Soprano; fedeli alla deontologia professionale, a cui Soprano stesso ci ha richiamato (grazie ancora!), riportiamo dunque i brani più importanti della lettera che il Soprano ci ha inviato, corre- Già nel 2001 l’avvocato di Osama Bin Laden ci contattò in una telefonata kamikaze, durante la quale si fece esplodere in segno di protesta. Generazionezero Reloaded | 15 come Aron Hector Schmitz. dandola con bossoli già esplosi, di cui, sentitamente, lo ringraziamo: C’avete a ddi a Frank l’Infame che non mi chiamasse italiano, a me e ai miei compari, capisc? Che poi non è che so’ italiano, mannaggia a sorreta. Nonna Mariella era siciliana e ‘ndo s’è ditto che a Sicilia è continente? – Antony Soprano In questo momento stiamo attendendo le verifiche dei nostri avvocati, poiché a posteriori siamo preoccupati circa possibili denunce da Italo Svevo e Italo Calvino, di cui più volte abbiamo riportato il nome incriminato nelle rubriche culturali. C'è poi il caso di Italo Balbo, che precisiamo nulla ha a che fare con la cultura. Sua Eccellenza Balbo ci ha già avvertito che non sporgerà in ogni caso querela, inviandoci una bottiglia di olio di ricino da bere in compagnia. Anche i nostri avvocati ci rassicurano che, semmai, ad essere querelati dovrebbero essere i genitori che hanno avuto il pessimo gusto di affibbiare certi epiteti ai figli, o nel caso di Italo Svevo, il destinatario della querela dovrebbe essere sé stesso, poiché ha avuto il buon gusto di nascere I precedenti Non è la prima volta che sulla redazione grava il pericolo di una querela. In passato già l’avvocato di Osama Bin Laden ci contattò in una telefonata kamikaze, durante la quale si fece esplodere in segno di protesta. O il caso di Riina, che pretese una smentita, dichiarando che mai e poi mai avrebbe potuto baciare un uomo dalla dubbia moralità come Andreotti, o ancora quello di Goebbels che, in un articolo sulla Germania nazista, lamentava toni accusatori e l’utilizzo spregiativo del termine “nazista”, quasi come ci fosse stato qualcosa di male nell’appartenere all’ideologia nazionalsocialista. A tutti abbiamo dato ragione, perché il buon senso, prima ancora della professionalità, ci obbliga a riconoscere i nostri sbagli. La sorte di Frank “Infame” Gambadilegno. Ci preme però ricordare che Frank Gambadilegno, oltre ad essere un noto brigatista, è un collaboratore, peraltro occasionale, della nostra piccola webzine e che saremmo felici di consegnare a Soprano il suo cadavere, come richiesto, o personalmente o facendolo ritrovare in un luogo indicato e già incaprettato. Ci sentiamo invece fin da ora di escludere la possibilità di poterlo immergere in una colata di cemento, dato che la crisi in cui versa il settore delle costruzioni renderebbe difficile reperire i materiali e, di questo, con il Signor Soprano e con i lettori, ci scusiamo. La redazione confida che tutto si possa risolvere nella maniera più pacifica e senza ricorrere alle vie legali, atto che sarebbe, sì, visto come un’intimidazione bella e buona. La conclusione Ricordiamo infine al lettore che la stampa più è libera e più può commettere errori. Nel caso in cui qualcuno si sentisse chiamato in causa da uno dei nostri articoli e non avesse a disposizione la potenza di fuoco di un clan mafioso medio piccolo, servizi segreti deviati o anche solo qualche quintale di tritolo, per avere una smentita è sufficiente scrivere una mail (meglio se anonima e in un italiano incerto) dai toni forti e con minacce velate a familiari di questo o quel giornalista coinvolto. In questo modo, la libertà di parola e il diritto all’informazione saranno finalmente tutelate. Gianni Scifo 16 | Generazionezero Reloaded Generazione Zero Reloaded: download mensile dell’allegato dal sito di Generazionezero.org TESTATA REGISTRATA AL TRIBUNALE DI RAGUSA N. 05/11 Generazionezero Reloaded | 17