la materia ritrovata
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editoriale AllA MilAno dei piccoli serve un’identità dA grAnde di David Pambianco L ’ultima settimana delle sfilate milanesi ha confermato l’aria di entusiasmo che si era respirata nella seconda metà dello scorso anno, in seguito al rinnovo e al potenziamento della Camera Nazionale della Moda, oltre che a un ritrovato fronte comune tra gli stilisti italiani, e tra questi e le istituzioni. Si attendeva con grande curiosità l’esordio del nuovo amministratore delegato di CNMI Jane Reeve, che, con decisione e convinzione, è stata più che presente e più che ottimista. La strategia di fondo, ha ripetuto, è quella di “valorizzare le cose che il mondo ci invidia”, anche attraverso la “contaminazione”, ossia la capacità di creare un’alleanza comunicativa tra le varie anime del made in Italy: moda, design e food. Tuttavia, una questione più concreta si pone sul tavolo oggi. Lo spunto lo fornisce un’analisi Pambianco pubblicata lo scorso numero e poi ripresa da altre testate: il 53% dei marchi che ha sfilato a Milano Moda Donna ha un fatturato inferiore ai 25 milioni di euro e appena nove marchi su 58 superano i 500 milioni di euro di fatturato. Ecco che allora si capisce come non sia più sufficiente provare a blindare il calendario collocando in apertura e chiusura i big del settore. A farne le spese, quest’anno, è stato il generoso Giorgio Armani (generoso perché ha sempre accettato, per il bene della settimana milanese, di collocare la propria sfilata a fine calendario). Re Giorgio, legittimamente, ha esternato il proprio disappunto nel vedere vuoti alcuni posti della sfilata riservati a giornalisti internazionali. Questi stessi giornalisti avevano nel frattempo prenotato altri posti: quelli del viaggio per Parigi. Il problema, infatti, non è tanto di calendario, ma è più strutturale. In un mercato globale sempre più dominato dai colossi, quanta attenzione può dedicare – per fare un esempio – un giornalista americano a un marchio che negli Usa vende un milione di euro? C’entra poco la simpatia, l’invidia e anche la qualità. Per risolvere questo problema, non si può certo attendere che le aziende italiane crescano e si trasformino in tante piccole Lvmh. Se le dimensioni delle aziende italiane della moda non sono sufficienti, forse si devono percorrere strade nuove: sicuramente attrarre anche brand internazionali, ma anche aggiungere alla moda altri elementi di appeal, quali il design, appunto, e il food. Si parla da mesi di una nuova identità di Milano che sappia combinare le sue anime e sia capace di trasmetterne i valori aggregati. Questi valori, sì, potrebbero gareggiare per dimensione e leadership globale. Trovare questa identità, anche in vista dell’Expo, significa trovare la formula che renda Milano una nuova e vera capitale internazionale. 13 marzo 2014 pambianco magazine 3 SoMMario paSSerelle coMunicanti 36 doSSier Moda, obbligo di Spot il ceo di camera moda Jane reeve annuncia una svolta in termini di immagine. e parla di contaminazione tra le diverse eccellenze di Milano. Ma nonostante droni, maxi schermi e nuovi distretti, il cambio di passo del fashion system sembra fermo alle cariatidi. vendeSi, chi dice no versace chiude con Blackstone. cavalli in ballo con permira. Ma sono tanti quelli che non cedono. 28 Sfilate donna Materia ritrovata i protagonisti dell'A/i 2014-15 sono tessuti, filati e pellami dal forte impatto tattile e visivo. 4 pambianco magazine 13 marzo 2014 20 attualità interviSta eataly, eredi in Scena nicola Farinetti, pronto all'opening al teatro smeraldo di Milano, racconta i segreti del colosso del food italiano. SoMMario abbiaMo parlato di... Franco pianegonda p. 8 eraldo poletto p. 10 marco De Vincenzo 6 news dAll’itAliA e dAl Mondo 20 AttuAlità 20 vendesi, ma non per tutti 24 ferré... c'era una volta 28 intervistA debutto Smeraldo per l'erede di eataly p. 12 35 dossier passerelle comunicanti claus-Dietrich Lahrs p. 15 christopher bailey p. 16 36 Moda, obbligo di spot 40 il lusso parla sul web 45 ysl va più forte senza y Jaques-antoine granjon p. 16 49 nuove Frontiere department con ospite 51 Mood 56 Sfilate donna: la materia ritrovata 65 Saloni womenswear: diverso è bello 69 paris fashion week: reale e surreale 84 scenAri Quando il brand è vip good news in copertina: Mamma Andersson/Jockum nordström - pieces, 2010 color spit bite and sugar lift aquatints with aquatint and soft ground etching. 28-1/2 x 22-1/2 ", edition 30 published by crown point press i cervelli che tornano in copertina: rage for color, 1958 © the estate of erwin Blumenfeld. in mostra presso galleria carla sozzani, Milano, dal 16 febbraio al 30 marzo 2014 Zegna stanzia 25 milioni su 25 anni per tamponare la fuga di talenti. A pagina 88 ...ogni giorno sul web un inSerto oltre il Sito dopo i feedback positivi dell'online, le news dell'arredo arricchiranno il magazine, dal prossimo numero, con una sezione dedicata. reportage da Sfilate e Saloni le interviste, le immagini e i momenti salienti della settimana della moda. le novità presentate ai saloni degli accessori. Scarica la nuova app di paMbianconewS 13 marzo 2014 pambianco magazine 5 italia Perso un altro pezzo di made in Italy. Lo storico marchio fondato da Mariuccia Mandelli passa a Shenzhen Marisfrolg. A nche Krizia ha ceduto. Il marchio di ready-towear italiano è infatti passato sotto l’ala della società cinese Shenzhen Marisfrolg Fashion Co. Ltd. La fondatrice, la stilista Mariuccia Mandelli, dopo sessant’anni di business ha detto sì al corteggiamento dell’imprenditrice asiatica Zhu Chongyun, che diventerà presidente del board e direttore creativo di Krizia. Il comunicato diffuso dalle due società parla di “trasferimento della Divisione Moda di Krizia alla società con sede a Shenzen, Cina”. “Le pratiche di ufficializzazione dell’accordo - si legge ancora nel comunicato - sono tuttora in corso e la formalizzazione è previ- Anche su KriziA le mAni dei cinesi sta entro aprile 2014. Per tale ragione Krizia Spa e Shenzen Marisfrolg Co. Ltd in questa fase non desiderano rilasciare dettagli sulla transazione”. La prima collezione della label debutterà nel febbraio 2015 durante la settimana della moda monna milanese. Zhu Chongyun dovrebbe mantenere la sede di Krizia a Milano. L’acquisizione mira a riportare il brand agli antichi fasti e a sviluppare un network retail solido in Cina, con l’apertura nei prossimi cinque anni di flagship store a Beijing, Shanghai, Guangzhou, Shenzhen e Chengdu, oltre a un piano di riapertura graduale dei punti vendita in Europa, Giappone e Stati Uniti. Fondata nel 1993, la Marisfrolg iL 30% Di nazareno gabrieLLi a iris FunD Lediberg, società bergamasca fondata da Lindo e Maria Castelli, ha ceduto il 30% della Nazareno Gabrielli a un gruppo di imprenditori libanesi aggregati alla Iris Fund e affiancati da un pool di investitori privati. I Castelli, che restano con una minoranza, nel 2006 avevano ceduto il 42% al fondo Sofipa di Capitalia. I nuovi soci, come riporta il Messaggero, hanno messo sul piatto 20 milioni di euro di nuovo equity, mentre le banche convertiranno in equity 40 milioni dei loro crediti, il tutto per una ricapitalizzazione complessiva di 60 milioni più 5 milioni di investimenti. Inoltre il debito si abbatterà da 140 a circa 85 milioni e i creditori saranno onorati. Il piano di rilancio prevede nel 2018 un turnover di 209 milioni con un ebitda di 22,7 milioni contro i 167 milioni di ricavi e 12,6 di ebitda del preconsuntivo 2013. 6 pambianco magazine 13 marzo 2014 Fashion è tra le prime 100 società di moda cinesi, con la più alta quota di mercato nel prêt-à-porter di fascia alta. Lo scorso anno ha riportato vendite di 2,56 miliardi di yuan (pari a circa 305 milioni di euro), proventi derivanti dagli oltre 400, tra Cina, Corea del Sud, Singapore e Macau, dove viene venduto il brand Marisfrolg. Krizia è solo l’ultimo di una serie di brand del made in Italy che cambia nazionalità. Negli ultimi mesi, dopo la conquista francese di Loro Piana, sono arrivate l’operazione Pal Zileri (vedi sotto), e le quote cedute in Gabrielli e Versace. Al QAtAr lA mAggiorAnzA di PAl zileri La Forall Confezioni S.p.A, al quale fa capo il brand Pal Zileri, è stata acquisita da Mayhoola, la società di investimento del Qatar. Quest’ultima in una nota ha annunciato di aver ottenuto la maggioranza del gruppo (il 65% secondo quanto riportato dal quotidiano Milano Finanza). Dopo l’investimento in Valentino effettuato nel luglio 2012, ancora una volta il Paese del Golfo Arabico mette le mani sul settore dell’abbigliamento made in Italy di alta qualità. Forall, oltre a produrre e distribuire i prodotti Pal Zileri (Pal Zileri Concept, Pal Zileri Sartoriale, PalZileri Cerimonia e Lab), gestisce le licenze per il menswear de marchi Moschino e Cerruti 1881. italia Luxottica, utiLe a 617 miLioni. intesa coL Fisco costa 26,7 miLioni Aeffe stAbile nel 2013 Il lusso di Gucci perde un po’ del suo smalto. Il marchio, che vale più della metà della capitalizzazione del gruppo Kering, ha subìto un nuovo rallentamento delle vendite nel quarto trimestre registrando una crescita su base omogenea dello 0,2% dal +0,6% nel trimestre precedente, contro le attese di un miglioramento. Anche nel 2013 il marchio della doppia G ha totalizzato un fatturato di 3,56 miliardi di euro in calo del 2,1%. Il direttore finanziario di Kering, Jean-Marc Duplaix, in occasione della presentazione dei risultati della compagine francese, ha spiegato a Reuters che Gucci nel trimestre ha sofferto di un “minor arrivo di turisti in Europa” e ha aggiunto che, per il riposizionamento del brand upmarket, ci vuole tempo. Gucci ha infatti iniziato un vasto programma per rafforzare la sua offerta di alta gamma. Duplaix ha aggiunto che Gucci in Cina ha migliorato nell’ultimo trimestre. Luxottica archivia il 2013 con ricavi per 7,3 miliardi di euro, in crescita del 3,2% rispetto all’anno precedente (+7,5% a cambi costanti) mettendo a segno una crescita dell’utile netto adjusted del 10,3% a quota 617,3 milioni. Il gruppo veneto di occhialeria ha conseguito per il terzo anno consecutivo risultati importanti nei mercati emergenti con un incremento superiore al +20% a parità di cambi, con punte di eccellenza in Cina, Brasile e Turchia. Le vendite complessive in Nord America sono cresciute del 3,5% supportate in particolare dalla performance della divisione wholesale (+6,7%). Luxottica ha inoltre conseguito in Europa un incremento del fatturato pari all’11% a parità di cambi rispetto all’anno 2012. “Leggermente sotto le attese – si legge su il Sole-24 Ore – i risultati del quarto trimestre in cui il giro d’affari è stato pari a 1,64 miliar- Aeffe chiude il 2013 senza exploit, ma punta l’occhio sulle novità. Il gruppo romagnolo, che comprende i marchi Alberta Ferretti, Moschino, Pollini, e in licenza Emanuel Ungaro e Cédric Charlier, ha registrato vendite per 251,1 milioni di euro, in calo dell’1,2% a cambi correnti (+1,2% a cambi costanti) rispetto al 2012. Le vendite in Italia di Moschino, per cui Aeffe ha ingaggiato Jeremy Scott alla creatività, che rappresentano il 41% del fatturato consolidato, sono aumentate del 5,2% a 104 milioni di euro. bottegA VenetA suPerA il miliArdo nel 2013 L’inVerno mite ‘geLa’ moncLer gucci, PesA il cAlo dei turisti in euroPA Bottega Veneta supera il miliardo di fatturato. Il marchio che fa capo al gruppo Kering, ha chiuso il 2013 con ricavi complessivi pari a 1.016 milioni di euro, in crescita del 13,8% a tassi di cambio costanti (7,5% a cambi correnti) rispetto ai 945,1 milioni del 2012. “Siamo cresciuti a doppia cifra in tutti i mercati - ha dichiarato il presidente e CEO Marco Bizzarri continueremo la nostra politica di aperture per mantenere sempre pieno controllo sull’immagine del brand e abbiamo appena inaugurato uno store a Taiwan ed entro l’anno apriremo un grande monomarca nel cuore di Londra”. Per quanto riguarda il 2014, Bizzarri resta “moderatamente ottimista”, perché il “lusso senza compromessi di Bottega Veneta non segue le mode, ma bisogna comunque tener ben presente i cambiamenti dei mercati e la situazione economica”. Andrea guerra di rispetto a una stima di 1,67 fissata dal consensus degli analisti Bloomerg”. Nel quarto trimestre l’utile netto adjusted è stato pari a 93 milioni in crescita del 9,1% rispetto allo stesso periodo del 2012. L’aggiustamento fa riferimento al costo non ricorrente sostenuto a seguito della verifica avviata dalla Guardia di Finanza per l’anno 2007 e che si è conclusa con un rilievo in tema di transfer pricing che ha implicato ulteriori oneri di 26,7 milioni. Ci sono le temperature dei primi due mesi dell’inverno, stranamente miti, alla base delle preoccupazioni del mercato su Moncler. Nonostante i dati preliminari del 2013 siano positivi (e superiori alle attese degli analisti con utili in aumento del 17% a 96,3 milioni di euro, su ricavi per 580,6 milioni, +19%), la conference call seguita alla diffusione dei risultati ha messo in luce che le vendite nei primi due mesi del 2014 stanno risentendo dell’inverno mite. Oltre al warning della società un altro elemento di debolezza è il lock up sui titoli, fissato in 180 giorni dal collocamento e che quindi scadrà a giugno. praDa sotto La Doppia ciFra Prada continua a crescere, ma nel 2013 resta sotto la doppia cifra, con una concreta differenza rispetto al 2012. Il gruppo guidato da Patrizio Bertelli ha chiuso l’esercizio con un aumento delle vendite del 9% a 3,58 miliardi di euro. Lo scorso anno, l’incremento era stato del 29 per cento. Pesa molto l’effetto valutario: a tassi di cambio costanti la crescita sarebbe stata del 13 per cento. Sintomatico quanto avvenuto in Giappone, dove a tassi costanti l’incremento dei ricavi sarebbe stato del 24%, ma a causa dello yen debole la crescita è pressoché azzerata (+1%). patrizio Bertelli 13 marzo 2014 pambianco magazine 7 italia sAVio (tessile) PensA All’iPo è pronta all’Ipo l’azienda di meccanica tessile Savio. Fondata a Pordenone nel 1911 la società che conta 1.400 dipendenti, secondo il Sole 24 Ore, potrebbe sbarcare in Borsa tra fine 2014 e inizio 2015. Il gruppo sarebbe la prima matricola ‘manifatturiera’ a Piazza Affari. Potrebbe arrivare a valere tra i 500 e 600 milioni (ha un un fatturato di 460 milioni di euro). Il progetto di sbarco, sempre secondo la ricostruzione de il Sole-24Ore, è curato dal fondo Alpha di Edoardo Lanzavecchia, sotto la cui gestione la società ha creato un polo delle macchine tessili. Harmont & bLaine si riprenDe iL marcHio in cina Harmont & Blaine vince la battaglia legale in Cina per la concessione del diritto sul marchio. Il dipartimento cinese d’appello dell’Ufficio brevetti ha dato ragione al marchio del bassotto che, secondo quanto riferito dal gruppo, “era stato oggetto di usurpazione”. La vicenda aveva portato alla decisione di chiudere, nel febbraio 2012, in accordo con il distributore locale, le proprie 12 boutique in Cina, frutto di importanti investimenti dal 2004 in poi. Nello specifico, l’autorità cinese ha accolto interamente il ricorso di Harmont & Blaine aprendo così un precedente a favore delle battaglie per l’uso del marchio o del logo nel Paese. eFFetto ittierre: aLbisetti cHieDe concorDato. e ikF cerca iL coLpo a isernia Antonio Bianchi La Albisetti di Vertemate (Como), guidata da Antonio Bianchi, ha chiesto il concordato preventivo. Lo rivelano diverse fonti stampa, le quali fanno riferimento a un fardello di 56 milioni di euro di debiti che pesano sull’azienda. A rischio i posti di 85 dipendenti. La Albisetti sta probabilmente pagando il passo fatto nel 2011, quando aveva rilevato la Ittierre che, pure, ha chiesto l’ammissione alle procedure concordatarie. Per la Albisetti, che ha chiuso il 2012, comprendendo i ricavi di pianegonDa sotto inDagine.“mi scuso, ma niente Da nasconDere” Gioielli nel mirino della Guardia di Finanza che ha aperto un’inchiesta sull’orafo vicentino Franco Pianegonda. I dettagli dell’indagine, secondo il Giornale di Vicenza, non sono stati ancora resi noti. L’ipotesi della procura, sempre secondo il quotidiano locale, sarebbe quella della bancarotta fraudolenta, pre-fallimentare a carico dello stesso Pianegonda. In base a quanto emerso dalle indagini e dalle perquisizioni della scorsa settimana, ci sarebbe, nel bilancio 2012, un ‘buco’ da 6 milioni di euro. L’indagine è solo agli inizi, ma il quadro per gli inquirenti sembrerebbe già molto chiaro. Franco Pianegonda, interpellato da Pambianco Magazine, ha dichiarato di “essere determinato a collaborare attivamente e completamente con gli investigatori della Guardia di Finanza, non avendo nulla da nascondere”. Pianegonda ha sottolineato anche che né le sue aziende precedenti e attuali, né i suoi consulenti 8 pambianco magazine 13 marzo 2014 hanno mai tentato “deliberatamente di trasferire risorse” di alcun tipo o in alcun modo dalla compagnia per la quale il concordato preventivo era stato richiesto. “Ripongo totale fiducia nella Guardia di Finanza e sono certo che ogni dubbio nei nostri confronti verrà dissipato”, ha aggiunto Franco Pianegonda. Franco pianegonda Ittierre, a 158 milioni con una perdita di 3,5 milioni di euro, si parla dell’intervento di una newco che vede Antonio Bianchi come amministratore unico. Intanto, l’investment company Ikf, quotata sull’Aim di Borsa Italiana, ha bussato alla porta di Ittierre. Presentando un’offerta che pare piuttosto a sconto, per quanto possa garantire un futuro all’azienda. Ci sarebbe l’interesse per rilevare la società molisana con un contratto d’affitto d’azienda, comprensivo di diritto d’opzione per l’acquisto. bulgAri PAtteggiA con il fisco Bulgari patteggia con l’Agenzia delle Entrate 42 milioni di euro e chiude così il contenzioso amministrativo con il fisco. L’accordo giunge a fronte di un sequestro di beni e disponibilità finanziarie per oltre 55 milioni di euro. La maison di gioielli era nel mirino perchè, nel periodo 2006-2009, avrebbe nascosto al fisco circa 3 miliardi di euro attraverso società estere. Il contenzioso prosegue sul fronte penale. è infatti imminente richiesta di rinvio a giudizio per i 13 indagati, tra cui Paolo e Nicola Bulgari, Francesco Trapani e Maurizio Valentini, accusati di dichiarazione fraudolenta mediante artifici e raggiri e di evasione fiscale. italia tod’s, ViA Al nuoVo Polo dellA Pelle Diego Della Valle intende aprire uno stabilimento di 4.500 metri quadri a Pontassieve (Fi), per farne la sede principale di Tod’s. Il piccolo borgo, secondo La Nazione – Firenze, è destinato a diventare un nuovo polo della pelletteria che darà lavoro a circa 250 persone. Il progetto risale a qualche anno fa, ma fu sospeso in seguito alla crisi. Ora tutto sembra pronto a partire anche se nessuno vuole sbilanciarsi in attesa delle autorizzazioni necessarie. Un primo passo però è già stato fatto dall’amministrazione comunale: la revisione del regolamento urbanistico essenziale per attuare il progetto. iL gruppo aLbini sFiora i 130 miLioni Di ricaVi Il Gruppo Albini ha archiviato il 2013 con un fatturato consolidato di 129 milioni di euro, in linea con il 2012. L’esercizio ha visto un secondo semestre in ripresa con gli ordini della stagione P/E 2014 in aumento del 6 per cento. Dato significativo, derivante soprattutto dalla buona ripresa del mercato europeo, Italia compresa.Il gruppo lombardo, maggior produttore europeo di tessuti per camiceria, esporta oltre il 70% del fatturato in oltre 80 Paesi. Il 2013, per l’azienda guidata da Silvio Albini, si è rivelato fondamentale anche per il piano di investimenti, in particolare per la nuova tintoria filati ad Albino (Bg) che partirà nei prossimi mesi. silvio Albini FurLa si Fa in Due e cHiuDe iL 2013 a 228 miLioni (+7%) eraldo poletto Furla archivia il 2013 con un fatturato di 228 milioni di euro, in crescita del 7% rispetto al 2012 (+ 14,5% a cambi costanti) e quindi con un incremento complessivo pari al +45% nell’ultimo triennio. In aumento i ricavi in Italia (+8%), che pesa per il 24% del turnover, contro un 76% di export. Per il risultato, si legge nella nota dell’azienda, è stato “determinante il potenziamento della distribuzione worldwide”. Nel 2013 Furla ha aperto 97 negozi (51 inaugurazioni e 46 rinnovi). Oggi i monomarca sono mangano Verso i 25 miLioni neL 2014 In occasione della preview della collezione P/E 2014, durante Milano Moda Donna, Mangano ha reso noto il piano strategico per l’anno in corso. “Abbiamo chiuso il 2013 a quota 15 milioni di fatturato – ha dichiarato il titolare Antonio Mangano – in crescita del 30%, e per il 2014 puntiamo ai 25 milioni attraverso un rafforzamento del team manageriale, un investimento sull’immagine e un piano di sviluppo concentrato sull’estero”. A proposito di internazionalizzazione, il marchio di abbigliamento con sede nella provincia di Brescia deve oggi il 40% del giro d’affari all’export. “In particolare la Russia e l’Est Europa pesano per un buon 60% dei ricavi oltre frontiera, importanti però sono Libano, Sud America e resto dell’Europa. Per quest’anno puntiamo a sviluppare anche il Medio Oriente, il Benelux, a consolidare la joint venture con la Cina e rafforzare la 10 pambianco magazine 13 marzo 2014 Russia, portando l’estero a pesare intorno al 60% del turnover”. Sul fronte retail, Mangano aprirà a fine marzo uno store con un nuovo concept a Firenze, in via dei Pecori 17, e riaprirà il negozio di Milano Marittima. “Verso maggio – ha aggiunto Mangano – inaugureremo anche uno showroom a Milano, in via Tortona”. Tra gli obiettivi c’è anche lo sviluppo dell’e-commerce, che porta oggi circa un milione di euro di fatturato all’anno. Antonio e diana Mangano 344, di cui 164 a gestione diretta, e generano il 59% del fatturato. Bene anche il canale e-commerce (+41%) e il travel retail (+37%). Nel frattempo, il marchio guidato dall’AD Eraldo Poletto ha scisso l’azienda conferendo gli immobili nella nuova Fc Immobiliare spa. L’operazione sarebbe parte di un progetto di riorganizzazione che punta a raddoppiare il fatturato del 2012 nel giro di cinque anni. In questo contesto, Furla starebbe valutando un futuro sbarco in Borsa, probabilmente a Hong Kong. bAsicnet, utili QuintuPlicAti nel 2013 BasicNet archivia il 2013 con un utile netto a 8,4 milioni di euro, risultato più che quintuplicato rispetto al 2012 e un ebitda di 22,8 milioni, in crescita del 91,2 per cento. Le vendite aggregate di tutti i marchi del gruppo (tra cui Kappa, Robe di Kappa, Superga, K-Way e Sabelt) si sono attestate a 435 milioni, a cambi costanti, rispetto ai 434 I mercati più performanti sono risultati gli Usa (+22%), il Medio Oriente e l’Africa (+12%). Le vendite dirette consolidate realizzate sul mercato domestico, invece, registrano una crescita dell’1,5% a 111,7 milioni (+15,2% con riferimento al solo quarto trimestre 2013). italia istAt, crollAno i consumi di modA e design Il commercio al dettaglio soffre nel 2013. L’Istat ha diffuso i dati sulle vendite al dettaglio dello scorso anno: i ricavi sono diminuiti del 2,1% rispetto al 2012, sintesi di flessioni dell’1,1% per gli alimentari e del 2,7% per i prodotti non alimentari. Si tratta del calo annuo più forte dall’inizio delle serie storiche comparabili, ossia almeno dal 1990. Anche la moda è in discesa: le flessioni maggiori riguardano calzature, articoli in cuoio e da viaggio, in picchiata del 3 per cento. Male anche abbigliamento e pellicceria (-2,7%). Non si comporta meglio l’arredo: mobili e articoli tessili tra gennaio e dicembre 2013 hanno subìto un calo del 3,2%. iL tessiLe cHiuDe iL 2013 in caLo (-2,4%) La 18esima edizione di Milano Unica, il salone italiano del tessile si apre con qualche concreto segnale di speranza, come ha sottolineato il presidente Silvio Albini: “Dopo sei trimestri negativi, si interrompe il calo nel terzo trimestre con un più 5% delle vendite”. Segnali che però non hanno consentito di archiviare positivamente l’anno: il 2013 ha visto un decremento del fatturato del 2,4% (a 7,8 miliardi di euro) ed esportazioni calo dell’1,4% mentre le importazioni sono salite del 3,2 per cento. Tra le esportazioni, nei primi nove mesi le aree Ue si sono rivelate più favorevoli (-2%) rispetto all’extra Ue (-4,4%). Anche l’occupazione continua a risentire della crisi. Secondo un’indagine di Smi, nei primi nove mesi dello scorso anno l’occupazione nel settore cotoniero è calata del 7% mentre quella del segmento laniero è rimasta stabile. Nel corso dell’anno hanno chiuso 500 aziende, quasi il 3% in più rispetto all’anno precedente. Questo spiega anche il calo degli espositori di questo appuntamento, 398 contro i 417 del 2013. Guardando al futuro, il salone di settembre,vedrà una rappresentanza di espositori giapponesi frutto di un accordo con l’associazione nipponica Jfw Organization. a LVmH La minoranza Di De Vincenzo istituto ganassini Fa sHopping Marco de vincenzo L’Istituto Ganassini, società attiva nella formulazione e nella produzione di prodotti dermocosmetici innovativi, ha deciso di ampliare il suo portfolio con l’acquisizione della maison de beauté francese Compagnie de Provence. Quest’ultima è nata nel 1990 grazie a due marsigliesi, Philippe Boigeol e Pascal Bourelly che, consapevoli dell’importanza che rappresenta il Sapone di Marsiglia nel patrimonio culturale e industriale della Provenza, hanno deciso di aggiornarne la formulazione proponendolo in forme insolite, innovative e avanguardiste a una clientela internazionale. La Compagnie de Provence si contraddistingue anche per il packaging molto caratteristico e per la bellezza architettonica dei negozi in Francia. L’Istituto Ganassini manterrà inalterata questa anima e aprirà prossimamente dei flagship store Compagnie de Provence nei punti nevralgici del territorio italiano e spagnolo. Lvmh entra nel capitale di Marco De Vincenzo. Da questo momento, dunque, si rafforzerà il supporto che era già iniziato dalla scorsa stagione con il contributo da parte di Fendi, e che diventerà più concreto grazie a una partnership di minoranza, anche nell’ottica dell’internazionalizzazione della griffe, come fa sapere uno dei rappresentanti del colosso del lusso nel backstage della sfilata di De Vincenzo a Milano Moda Donna. L’operazione rientra nel progetto di promozione degli emergenti pilotato dal patron di Lvmh Bernard Arnault, già avviato con l’acquisto della maggioranza di Nicholas Kirkwood nel settembre scorso e con il lancio del premio da 300mila euro per nuovi talenti. “Finora questo appoggio mi ha dato forza – ha commentato emozionato lo stilista poco prima del defilè – ora però avrò una maggiore serenità anche dal punto di vista produttivo, perché se sei da solo i rischi aumentano”. 12 pambianco magazine 13 marzo 2014 i Pinco PAllino in mAno Ai soci cinesi I Pinco Pallino, dopo il deposito a novembre 2013 della domanda di concordato preventivo in bianco, ufficializza il proprio piano concordatario di natura liquidatoria, il quale prevede l’intervento di Ipp Srl (società riconducibile al fondo asiatico Lunar Capital, già socio del brand childrenswear), quale affittuaria e successiva cessionaria delle attività di Pinco Pallino Spa. L’accesso alla procedura concorsuale dell’azienda bergamasca giunge al termine di una fase di ristrutturazione interna mirata all’ottimizzazione delle risorse attraverso la neo costituita Ipp, sulla cui proposta di investimento, insieme a quella di Pinco Pallino Holdings Limited, anch’essa facente capo al Fondo Lunar Capital – si basa l’ offerta concordataria di Pinco Pallino. Tale proposta prevede una prima fase di sostegno da parte di Ipp delle attività aziendali attraverso un accordo di licenza ed un accordo di assistenza alla produzione, nonché una seconda fase di affitto d’azienda da parte di Ipp con impegno all’acquisto della stessa al buon esito della procedura concordataria. italia KontAtto continuA A crescere in itAliA Dopo l’apertura del primo flagship di Milano, terzo punto vendita monomarca dopo Bologna e Milano Marittima, il marchio di abbigliamento e maglieria da donna Kontatto prosegue la crescita sul mercato interno. Obiettivo primario dell’azienda di fast-fashion per il 2014 sarà infatti il supporto alla rete vendita italiana. Il primo passo è stata l’apertura di un nuovo centro per la vendita all’ingrosso a Roma, con l’obiettivo di seguire più capillarmente la clientela, soprattutto del centro-sud. Inoltre, per venire incontro alle esigenze dei propri buyer, sia italiani sia stranieri, Kontatto ha deciso di ampliare la propria sede posizionata all’interno del Centergross di Bologna, annettendo al magazzino un nuovo spazio per una superficie di oltre 1.500 metri quadri. Per l’azienda guidata da Federico Ballandi è in arrivo, infine, un monomarca a Firenze, situato in via Panzani. tucano urbano punta suLL’estero Il 2014 per Tucano Urbano, brand di abbigliamento e accessori urban-contemporary, sarà un anno all’insegna dei cambiamenti. L’azienda, infatti, ha voluto un restyling del logo che fosse in linea con il nuovo percorso dell’etichetta, dal 2012 di proprietà del fondo Consilium SGR (che oggi ne detiene il 76%), improntato sull’ampliamento dell’offerta per creare un lifestyle brand a 360 gradi. Tucano Urbano, che è passata dai 38 dipendenti del 2012 ai 58 attuali, inclusi coloro che lavorano nelle filiali estere, ha chiuso il 2013 con un fatturato di 12 milioni di euro, in crescita del 6% sull’anno precedente. L’azienda oggi deve il 40% dei propri ricavi ai mercati esteri e, più nel dettaglio, a Francia, Paese che assorbe il 20% del fatturato, Gran Bretagna, Spagna e Svizzera. Le vendite all’estero sono in crescita: nel 2013, rispetto all’anno precedente, sono aumentate del 12 per cento. Le previsioni per il 2014 vedono i ricavi dell’azienda crescere a doppia cifra, complice il rafforzamento internazionale e il lancio di nuovi prodotti. Ampliando il focus ai mercati internazionali, l’obiettivo è quello di costruire una rete di negozi monomarca a partire dal 2015. Federico tecilla messAgerie lAnciA lineA donnA Messagerie debutta nella donna. Per 20 anni, il marchio di San Marino ha distribuito le sue collezioni uomo in circa 300 multimarca, per metà in Italia. La donna è stata presentata con una sfilata di circa 70 pezzi total look, prodotti tra Marche ed EmiliaRomagna. Il nuovo progetto si affianca a quello retail avviato “con l’apertura, a novembre, di uno shop in shop a Tianjin - spiega il titolare Patrizio Piscaglia – e che continuerà con Shanghai, a breve, e con Guanghzou a giugno”. i proFumi Di santa maria noVeLLa, Dai Frati aLLa cina Quattro secoli di profumi e non solo: un mix inebriante di erbe aromatiche e speziate dal sapone vintage. A Firenze, adiacente alla piazza di Santa Maria Novella, si trova una delle più antiche farmacie del mondo: l’Officina Profumo-Farmaceutica di Santa Maria Novella creata dai Frati domenicani. Nel 1612, quando la fama della bontà dei loro prodotti raggiunse anche l’esterno, decisero di aprire la farmacia al pubblico. Da allora ‘tradizio- ne e innovazione’ sono state i capisaldi dell’azienda che è riuscita a tramandare le ricette dei frati rendendole moderne, al punto da raggiungere oggi ben 105 dipendenti e un fatturato 2013 poco al di sotto dei 20 milioni. “La cosa più importante per la sopravvivenza di un’azienda con una storia così antica è continuare a farla crescere, rinnovandola, perché è necessario sia aumentare il profitto, sia organizzare un ciclo produttivo più moderno che ne sostenga la crescita. Abbiamo creato nuovi prodotti più idonei alle abitudini delle clienti di oggi, sempre lasciando però in produzione quelli che hanno reso famosa l’Officina”, ha commentato il presidente Eugenio Alphandery, coproprietario insieme a Diana Stefani, quarta generazione della famiglia cui passò l’azienda nel 1866. Oggi, l’azienda che conta oggi ben 60 monomarca e 100 corner a livello mondiale. ideazioni.it QUALSIASI COSA ABBIATE IN TESTA LA METTIAMO AL POSTO GIUSTO. PIEDONE_17X5_FUDOSAN.indd 1 Next Opening ITALIA FUDOSAN PARIS REAL ESTATE CONSULTING FOR RETAIL & FOOD DEVELOPMENT ITALIA FUDOSAN REAL ESTATE SRL Immobiliare Italo-Giapponese Via G. Leopardi, 26 Milano Tel. +39 02 4853 1052 info@ifmilano.com - www.ifmilano.com 12/06/13 13.14 13 marzo 2014 pambianco magazine 13 Mondo Il Drago ha acquistato nel 2013 il 47% di tutti i beni griffati mondiali. In cifre assolute, è una spesa di 102 mld di dollari su 217 totali. I cinesi incoronati re dello shopping di lusso. Secondo una ricerca del Fortune Carachter Institute di Shanghai, la Cina ha acquistato nel 2013 il 47% di tutti i beni di lusso venduti nel mondo. I consumatori con gli occhi a mandorla hanno speso ben 102 miliardi di dollari lo scorso anno in beni di lusso (vestiti, scarpe, borse, gioielleria e orologi fanno la parte del leone), a fronte di un fatturato totale, in tutto il mondo, di 217 miliardi. Il 57% della spesa, circa 74 miliardi di dollari, è stato effettuato dai cinesi durante i viaggi all’estero – New York, Parigi, Tokyo e Roma – mentre 28 miliardi sono stati spesi direttamente in Cina. l dato è significativo anche perché, come riporta lo shoPPing di lusso Per metà è già cinese l’Ansa, giunge in un momento caratterizzato da una domanda che resta debole sui principali mercati mondiali e mentre è in pieno svolgimento la campagna contro la corruzione dei funzionari pubblici lanciata un anno fa dal presidente Xi Jinping. Zhou Ting, direttrice dell’istituto di ricerca di Shanghai, presentando i risultati dello studio precisa che i massicci acquisti all’estero da parte dei cinesi sono dovuti al fatto che in questo modo sono sicuri di non acquistare beni contraffatti, che sono estremamente diffusi in Cina. Il 23% della spesa viene fatta attraverso ordinazioni all’estero e solo il 20% della somma totale viene spese nei negozi che si trovano fisicamente nelle città cinesi. lnoltre secondo lo studio della società di ricerca specializzata in retail Verdict le vendite all’interno dei grandi magazzini dovrebbero raggiungere nei prossimi cinque anni il 30% del totale delle vendite effettuate in questo circuito distributivo, grazie all’aumento dei consumi domestici che dovrebbe favorire sia i retailer locali sia internazionali. In questo modo l’Asia-Pacifico dovrebbe arrivare a rappresentare il 49% delle vendite mondiali realizzate nei department store. ipo americana per Jumei.com tAl grouP delocAlizzA in VietnAm Il retailer online cinese di cosmetici Jumei.com ha pianificato di debuttare in Borsa negli Stati Uniti. L’Ipo, secondo quanto riportato dal The Wall Street Journal, sarà fatta entro la fine dell’anno, con l’obiettivo di raccogliere circa 600 milioni di dollari con una valutazione della società di circa 3 miliardi di dollari. Il retailer con sede a Pechino, fondato dal CEO Leo Chen, ha stimato un fatturato 2013 di circa 1 miliardo di dollari, dopo aver chiuso il 2012 con 400 milioni di ricavi. Di recente altri e-retailer cinesi hanno manifestato l’intenzione di volersi quotare, tra questi JD.com e Alibaba. Quest’ultimo, controllato al 24% da Yahoo!, è stato valutato dagli analisti fino a 190 miliardi di dollari, più della capitalizzazione di Amazon e quasi il doppio di quella di Facebook. Produrre in Cina costa troppo. E cominciano le delocalizzazioni dei colossi dell’abbigliamento del Drago. Tal Group, il gruppo con sede a Hong Kong che, tra i sui clienti include, tra gli altri, Tommy Hilfiger, Givenchy e Burberry, secondo quanto si legge su China Daily, ha annunciato di voler investire 200 milioni per impiantare una fabbrica in Vietnam per la produzione di tessuti e capi di abbigliamento. Lo scopo del gruppo è diversificare la sua base produttiva, ma soprattutto far fonte all’aumento dei costi di approvvigionamento nella terra del Sol Levante, in un momento in cui diverse aziende leader del settore in Cina sono alla ricerca di nuovi mercati. L’azienda è specializzata nella produzione di capi di abbigliamento maschile e femminile, e destina una camicia su sei al mercato statunitense. 14 pambianco magazine 13 marzo 2014 Mondo Vf, ricAVi A 11,4 mld. VAns secondo mArchio Vf cresce nel 2013 e Vans diventa il secondo marchio del gruppo. Se il brand “The North Face ha superato i 2 miliardi dollari (pari a circa 1,5 miliardi di euro) nei ricavi globali, Vans è andato oltre 1,7 miliardi dollari, diventando il secondo più grande brand del gruppo”, ha detto il presidente e chief executive officer del gruppo Eric Wiseman in una nota. L’intero anno registra ricavi da record, in aumento del 5% a 11,4 miliardi dollari rispetto ai 10,9 miliardi del 2012. Le vendite internazionali sono aumentate dell’8% guidate da un +7% in Europa e AsiaPacifico, e un +9% in America. L’utile netto è cresciuto del 13% a 1,2 miliardi dollari rispetto al 1,1 miliardi del 2012. Nel 2014 i ricavi dovrebbero aumentare del 7-8%, con l’area outdoor & action sports che dovrebbe crescere a due cifre. Numeri positivi in vista anche per i marchi che hanno spiccato nel 2013, Vans e North Face (+12% ), oltre che per Timberland (+10% ). PumA, utile QuAsi AzzerAto Puma sotto pressione. Il gruppo tedesco di abbigliamento sportivo ha chiuso l’esercizio con un utile netto di 5,3 milioni di euro in calo del 92,4% a causa di voci straordinarie per 129 milioni legate, tra l’altro, alla sua ristrutturazione. Il fatturato è stato pari a 2,98 miliardi di euro in calo dell’8,7% (-3% a cambi costanti). A pesare sui conti è stato anche il quarto e ultimo trimestre dell’anno che ha totalizzato una perdita netta pari a 115,2 milioni di euro, quasi tre volte rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Puma, che fa parte del gruppo Kering, resta fiduciosa e si aspetta una svolta nel 2014. Nonostante i risultati, l’azienda ha deciso di offrire ai suoi azionisti un dividendo di 0,50 euro per azione, invariato rispetto all’anno precedente. gap premia i DipenDenti e aLza Lo stipenDio. obama ringrazia per L’esempio leVi’s corre A +2% Gap Inc., cui fanno capo i brand Gap, Banana Repubblic e Old Navy, ha deciso di premiare i dipendenti dopo i risultati positivi del 2013. Infatti, il colosso a stelle e strisce ha reso noto che alzerà lo stipendio orario 2014 dei 65mila dipendenti che lavorano nei suoi punti vendita negozi in Usa da 7,25 a 9 dollari per arrivare a 10 dollari nel 2015. “Applaudo Gap per aver annunciato un aumento del salario a iniziare da quest’anno – ha dichiarato il presidente Obama – e spero che altre aziende faranno quanto possono per fare altrettanto nei confronti dei loro dipendenti”. Il presidente, infatti, nel discorso sullo Stato dell’Unione, come riporta la Repubblica, aveva fatto appello alla nazione affinché i dipendenti con un posto fisso ricevessero un compenso dignitoso e tale da non dover comunque vivere in condizioni disagiate. “La società Levi Strauss & Co. ha chiuso l’esercizio 2013 con un fatturato in crescita del 2% a 4,68 miliardi di dollari (circa 3,43 miliardi di euro) contro i 4,61 miliardi dello stesso periodo di un anno fa. L’utile netto si è attestato a 229 milioni di dollari (circa 167,8 milioni di euro) in aumento rispetto ai 144 milioni del 2012. “Potevamo chiudere l’anno più redditizio dal 2008 se non avessimo ridotto drasticamente ricavi e utili nel quarto trimestre. Non mi aspettavo un trimestre così difficile”, ha dichiarato il CEO Chip Bergh. paga già di più di quello che è considerato il salario medio, ma volevamo fare la cosa giusta nei confronti dei dipendenti e della nazione - ha dichiarato a Bloomberg Jack Calhoun, presidente e responsabile globale di Banana Repubblic -. Le società vincenti gareggiano per attrarre talenti tutti i giorni”. aDiDas, iL FLagsHip DiVenta staDio Adidas sta sviluppando il progetto “Home Court” che consiste nel tramutare alcuni dei suoi store in una sorta di negozi-stadio con l’obiettivo di incentivare le vendite nei mercati emergenti. Secondo Reuters, l’iniziativa è già stata lanciata a Beijing, presso il più grande flagship Adidas del mondo, e prossimamente coinvolgerà altre 24 location nel corso del 2014. Tra queste, Rio de Janeiro in Brasile e lo shopping center Bluewater in Inghilterra che subiranno il cambio di concept già il prossimo aprile. L’espansione del progetto, però, riguarderà soprattutto mercati in via di sviluppo come Russia e Middle East. Il nuovo look dei negozi sarà caratterizzato da un tunnel, con tanto di tifo, che fungerà da entrata, proprio come avviene nei campi da calcio. Hugo boss, 2013 a +4 % Hugo Boss ha archiviato il 2013 con ricavi pari a 2,4 miliardi di euro, in crescita del 4%, grazie in particolare alle vendite in Europa, e un ebitda al netto di voci straordinarie in aumento del 7% a 565 milioni. I debiti sono scesi a 57 milioni, contro i 73 del 2012, soprattutto grazie a un miglioramento del free cash flow. “Abbiamo fatto buoni progressi nel corso dell’anno, puntando a migliorare la performance della nostra divisione retail e supportare il successo del nostro marchio Boss”, ha dichiarato il CEO Claus-Dietrich Lahrs. 13 marzo 2014 pambianco magazine 15 Mondo ebAy AcQuisisce gli AVAtAr Phisix eBay ha acquisito la ‘startup’ PhiSix per aumentare la vendita di abbigliamento online. Infatti da oggi attraverso modelli 3D sarà possibile provare i vestiti che l’utente seleziona comodamente da casa. L’abito scelto online verrà indossato da un avatar virtuale creato con le stesse caratteristiche della persona reale per capire meglio il fitting del capo prima dell’acquisto. PhiSix è stata fondata nel 2012 da Jonathan Su, un ex di Intel. Secondo Steve Yankovich, vice president per l’innovazione e startup di eBay, “questa shopping experience nel negozio on-line è convincente tanto quanto quella reale”. burberry messaggia su WecHat Burberry si allea con WeChat, l’applicazione di messaggistica che in Cina fa la parte di Whatsapp. In virtù di questa partnership, i clienti di Burberry potranno ricevere foto, video, messaggi di testo e audio con le ultime novità del marchio. Non solo, i clienti hanno avuto la possibilità di scoprire l’ispirazione delle collezioni, seguire le sfilate donna della London Fashion Week A/I 2014-2015 e ricevere le immagini esclusive degli ospiti vip seduti nelle prime file. La partnership segue una doppia direzione: da una parte la spinta di WeChat fuori dai confini orientali, dall’altra l’affermazione di Burberry in Cina, oltre che la possibilità di aprirsi a “un enorme nuovo mondo di opportunità nello spazio digitale”, ha dichiarato il CEO in pectore Christopher Bailey. Non è la prima volta che WeChat si allea con marchi famosi nel mondo. Il primo a farlo è zaLanDo, VenDite a +50% neL 2013 Zalando accelera le vendite nel 2013. Secondo le stime preliminari del rivenditore di moda online che veleggia verso l’Ipo, nell’anno le vendite nette sono state pari a 1,8 miliardi di euro (+50%). Il fatturato netto ha registrato una crescita a doppia cifra in tutti i mercati internazionali, in particolare nella regione Dach (Germania, Austria e Svizzera), l’area nella quale l’azienda tedesca è più attiva, dove ha superato il miliardo di euro di vendite nette. Sono stati registrati risultati positivi anche nei sette mercati in cui il gruppo è entrato nell’estate del 2012, con un aumento di fatturato di oltre il 70% nel primo semestre del 2013. Un altro dato che salta all’occhio è che nel 2013, per la prima volta nella storia dell’azienda, le vendite di articoli di abbigliamento hanno superato quelle di calzature. 16 pambianco magazine 13 marzo 2014 stato Starbucks, che ha scelto questa app per veicolare offerte esclusive ai propri clienti. Non è un caso, poi, che a fare un accordo con WeChat sia stata proprio Burberry, una delle griffe più ‘social’ del momento, che con la sua scelta potrebbe lanciare la piattaforma come un nuovo strumento di marketing. Vente-priVee Fattura 1,6 miLiarDi Vente-privee ha chiuso il 2013 in positivo. La società di e-commerce, nella quale è entrato da poco con una quota di minoranza Qatar Holding, ha comunicato un fatturato globale lordo di 1,6 miliardi di euro, con una crescita del 23% rispetto al 2012. Come spiega la società in una nota, questi risultati sono stati raggiunti grazie all’organizzazione di 10.100 vendite-evento (+65% rispetto al 2012) pari a 70 milioni di prodotti venduti, che attirano ogni giorno da 2,5 a 3 milioni di visitatori unici, e che hanno permesso a Vente-privee di oltrepassare la soglia dei 20 milioni di visitatori negli otto Paesi europei in cui il sito è presente. In crescita anche il canale mobile, che attualmente genera il 35% del fatturato globale.“Nel 2013 Vente-privee - ha commentato Jacques-Antoine Granjon, presidente, DG e fondatore di Vente-privee - ha superato le previsioni di crescita. Continueremo ad innovare investendo nella logistica, nel customer service e nell’immagine del nostro sito”. bAnAnA rePublic sulle orme di gAP Banana Republic sta pianificando l’espansione in Europa, Medio Oriente e Africa, con l’apertura di 100 negozi in franchising. Secondo il settimanale Drapers, giornale che osserva da vicino il mondo dei grandi retailer d’Oltreoceano, il gruppo americano Gap Inc, cui fanno capo i marchi Gap, Old Navy e Banana Republic, che ha circa 600 store sparsi nel mondo, ha in programma di entrare in nuovi mercati, e di crescere nei Paesi dove è già presente come Sudafrica, Asia, Middle East, Russia e Turchia. “Il business sta andando bene, quindi è stata presa la decisione di spingere il brand a livello globale. Banana Republic seguirà quindi le orme di Gap”, ha dichiarato un portavoce dell’azienda. Per sostenere questa strategia, la compagine americana sta cercando un manager che riporterà direttamente al direttore franchisee globale di Gap e sarà basato nella filiale di Londra. Nell’esercizio 2013 il colosso americano Gap Inc. ha totalizzato ricavi per 16,15 miliardi di dollari (circa 11,78 miliardi di euro) in crescita del 2% rispetto ai 15,65 miliardi dell’anno precedente. Mondo Kering, l’utile scende del 95% Il gruppo francese del lusso Kering ha chiuso l’esercizio 2013 con un forte calo dell’utile (- 95.2%), appesantito da oneri di ristrutturazione in particolare della società di vendite per corrispondenza La Redoute e della controllata Puma. Nel complesso, l’utile netto di Kering nel 2013 si è praticamente azzerato, crollando a 50 milioni di euro da 1,048 miliardi dell’anno precedente. Meglio il risultato a livello di utile operativo ricorrente, che è sceso appena del 2,3% a 1,75 miliardi di euro. Secondo Reuters, il risultato operativo è in linea con le attese del mercato . a L’oréaL i marcHi DecLéor e carita Shiseido, il gigante giapponese della cosmesi, ha raggiunto un accordo per cedere a L’Oréal i marchi Decléor e Carita per una cifra di 227,5 milioni di euro, come già aveva annunciato nel mese di ottobre. Decléor e Carita sono due brand forti soprattutto in Europa non solo nel settore della cura dei capelli, ma anche nella cura della pelle. Shiseido, con questa mossa, punta a concentrarsi, soprattutto in Asia, nel settore della cura dei capelli professionale. L’effetto dell’operazione, compresa la plusvalenza per la vendita, sarà contabilizzata nei risultati della società per l’anno fiscale che terminerà il 31 marzo 2015. De beers, utiLe operatiVo oLtre iL miLiarDo Brilla De Beers nel 2013. Il gruppo dei diamanti, infatti, nell’ultimo esercizio fiscale ha superato il miliardo di dollari di utile operativo segnando una crescita del 112 per cento. Questa performance è stata generata grazie alla crescita dei ricavi che si sono attestati a 6,4 miliardi di dollari (pari a circa 4,67 miliardi di euro), al controllo dei costi e alla fluttuazione dei cambi favorevole. Ma anche a un incremento della produzione del 12% a 31,2 milioni di carati. La società anglo-americana ha sottolineato che, nel Hermès, ricaVi 2013 a 3,75 mLD. Frena La peLLetteria Hermès non delude le attese del mercato e mette a segno un 2013 in crescita nonostante l’effetto sfavorevole del cambio, soprattutto in Giappone. La griffe ha registrato un segno negativo nella pelletteria e selleria (che valgono metà fatturato), ma ha registrato una buona performance nella moda e un boom nei profumi.Il marchio francese del lusso ha chiuso lo scorso esercizio con un record di vendite a 3,75 miliardi di euro, in aumento del 7,8% rispetto allo scorso anno. Il gruppo, inoltre, ha annunciato che il suo margine operativo dovrebbe essere “leggermente superiore” al massimo raggiunto nel 2012, quando era era del 32,1 per cento. L’incremento delle vendite ha riguardato anche il quarto trimestre, in cui il giro d’affari registrato è stato di 1,09 miliardi, in incremento del 4,6% rispetto allo stesso periodo del 2012. I ricavi hanno registrato un 18 pambianco magazine 13 marzo 2014 incremento in Europa (+9,7%), in America (+3,3%) e nell’Asia-Pacific dove, a eccezione del Giappone, le vendite sono balzate del 10,7 per cento. Il segno meno ha riguardato solo il Paese del Sol Levante, in caduta libera del 18,3 per cento. 2013, le vendite di gioielli sono aumentate in termini di valuta locale in tutti i principali mercati, ad eccezione dell’India. “In India, le condizioni economiche difficili e una svalutazione della rupia hanno provocato un calo della domanda”, ha rivelato De Beers .”Il mercato Usa ha registrato una crescita positiva, con un buon andamento del quarto trimestre grazie alle festività. La Cina ha continuato a mostrare tassi di crescita positivi, ma a livelli coerenti con il rallentamento dello sviluppo economico”. breAd & butter, il Pubblico restA fuori Cambio di rotta per la fiera Bread & Butter di Berlino. Il patron Karl-Heinz Müller ha deciso di mantenerla esclusivamente per i professionisti del settore. Lo scorso dicembre, invece, si era parlato della possibilità di prolungare l’evento di due giornate per dedicarle al pubblico. Le aziende si sono scherate contro questo cambiamento di programma. I “public days” infatti, pensati dal marketing per coinvolgere il consumatore finale si sono rivelati troppo impegnativi dal punto di vista economico, logistico e organizzativo.E proprio il direttore marketing Joey Elgersma, ha annunciato di voler lasciare l’incarico. attualità IL MADE IN ITALY CHE NON CEDE vendeSi, ma non per tutti Versace chiude con Blackstone. Cavalli sembra (sempre) a un passo da Permira. Ma poi c’è la schiera di quelli che dicono no, rimandano e ci provano ancora. di Chiara Dainese V endere o non vendere? Questo è il dilemma. Un dubbio shakespeariano che sembrava apparentemente sciolto vista la lunga lista dei brand del lusso e della moda made in Italy che hanno risposto ‘vendere’ alle lusinghe di chi ha bussato alla loro porta. Ultimo in ordine di tempo, il colpo di Blackstone che si è aggiudicato il tanto ‘desiderato’ 20% di Versace. 20 pambianco magazine 13 marzo 2014 La decisione è stata annunciata dopo mesi di trattative il 27 febbraio in un comunicato della maison della Medusa. Il fondo americano, oltre ad insediarsi nel Cda di Versace, inietterà 150 milioni di euro di capitali freschi e acquisirà azioni dalla Givi Holding Spa per ulteriori 60 milioni di euro (valorizzando la società circa un miliardo). La società, che rilascerà i risultati 2013 alla fine di marzo prevede ricavi in crescita di circa il 18% 480 milioni di euro e un ebitda in crescita a 69 milioni di euro. Il prossimo colpo è atteso per Roberto Cavalli che negli anni ha avviato più volte discussioni con potenziali compratori per poi tirarsi indietro smentendo ufficialmente qualsiasi contatto. Nelle ultime settimane, i rumors sono diventati più insistenti, ma le trattative paiono assai più difficili del previsto. Nel corso delle sfilate la voce era quella di negoziati sempre più stretti con il fondo Permira. Indiscrezioni dettagliate sono apparse per ben due volte sul settimanale il Mondo, in merito a un’operazione che dovrebbe riguardare l’ingresso di Permira con il 60%, mentre il resto, oltre alla direzione creativa, rimarrebbe nelle mani di Cavalli. A complicare il quadro, l’uscita improvvisa dei mana- attualità ger Gianluca Brozzetti (AD) e Carlo di Biagio (COO) dopo un consiglio di amministrazione. Si dice per una trattativa ritenuta troppo debole da Cavalli. La valutazione di circa 460 milioni di euro incluso il debito, pari a circa 18 volte l’ebitda 2013 è di gran lunga inferiore a quello che Cavalli avrebbe richiesto, già nel 2008 quando aveva considerato la vendita della griffe e già si era fatto avanti il fondo Permira. Ma oggi c’è ancora chi, più o meno intonato, canta fuori dal coro. O meglio, ancora aspetta il ritmo (l’offerta) giusto. Tra chi ci ha pensato (o si dice ci abbia pensato) nomi come Stone Island, Trussardi, Missoni, Santoni e Damiani. Ancora, nulla di fatto. Anche perché sbagliando si impara, dice un vecchio detto. Infatti, ci sono alcune aziende che dopo l’acquisizione sono rifiorite, per esempio Bottega Veneta che dopo l’acquisizione di Kering ha superato il miliardo di fatturato. Altre invece cui è andata molto meno bene come nel caso di Gianfranco Ferré dopo essere entrato nell’orbita del Paris Group di Dubai. conclusa, per cui c’erano diverse opzioni (“quella che avevo in mente non era una cessione totale”, afferma Rivetti) e si era parlato di grandi gruppi come Only the brave (Otb) e Vf Corporation come principali pretendenti all’acquisto. “C’erano anche altri nomi – prosegue l’imprenditore – ma nessuna offerta mi ha convinto perché la continuità del brand non era garantita in modo sufficiente”. “Per quest’anno le prospettive sono buone”, conclude l’imprenditore, che per ora chiude il capitolo cessione. “Per il momento preferisco concentrare le mie energie sul prodotto. Poi, mai dire mai”. Questione di feeling … In tempi di crisi e di globalizzazione spinta, la vendita di una azienda potrebbe essere puramente una questione di soldi. Invece, “il prezzo poteva anche andar bene, ma mi sono fermato prima. Ci sono altri valori, come la continuità dell’azienda. E non ho avuto sensazioni positive”, ha dichiarato a fine gennaio a Pambianco Magazine Carlo Rivetti, patron di Sportswear Company commentando la mancata vendita del suo marchio Stone Island. Una cessione che era stata data per ResPinto (PeR oRA) AnCHe il QAtAR L’indecisione (dei venditori potenziali) sembra aver fermato anche i reali del Qatar. Infatti, dopo l’acquisizione di Valentino, nel 2012, e di Pal Zileri questo febbraio (al 65%), si dice che il fondo sovrano del Qatar abbia bussato alla porta di altre due case di moda made in Italy. Ma Missoni e Trussardi apparentemente ‘non erano in casa’. Angela Missoni, infatti, ha dichiarato di non essere interessata alle proposte di vendita e in un’intervista a Il Sole-24Ore ha smentito i rumours dell’ultimo anno affermando la forte indipendenza del gruppo “e che non avrebbe preso neppure un caffè con gli emissari del Qatar”. Attualmente il gruppo Missoni è guidato da Luca e Angela Missoni (figli di Ottavio e Rosita). In seguito alla scomparsa in un incidente aereo del fratello Vittorio Missoni, seguita da quella del padre Ottavio, è difficile prevedere le mosse future. Sempre dal Golfo Persico sembrerebbe essere arrivata un’offerta per la maison carlo rivetti Angela Missoni eva e roberto cavalli. in apertura, donatella versace. guido damiani 13 marzo 2014 pambianco magazine 21 attualità Trussardi. Questa volta, nessun commento dai diretti interessati. Ma, ancora secondo quanto apparso su Il Sole-24Ore, i membri della famiglia non avrebbero volontà di aprire il capitale, impegnati oggi a far crescere la redditività del gruppo del Levriero, al momento ancora leggermente al di sotto rispetto a quella dei loro principali competitor. gioielli di fAmigliA “Per noi italiani, a differenza degli anglosassoni che sono più distaccati, un’azienda è come un figlio. Per questo noi a vendere non ci pensiamo neanche”. Così il CEO Guido Damiani ha ribadito, in un’intervista a Moda24 lo scorso dicembre, che non ha intenzione di vendere il marchio che è rimasto l’unico di gioielleria made in Italy ancora di proprietà della famiglia. Un brand guidato dalla terza generazione che quest’anno ha compiuto i suoi primi 90 anni e ha raggiungo un fatturato di 110 milioni di euro nei primi 9 mesi dell’esercizio 2013-14. Di proposte l’azienda ne ha ricevute tante e da tanti anni, ma ha sempre risposto, cortesemente no grazie. moda. “Cedere a un fondo che, dopo un paio di anni, venderà le azioni per guadagnarci? Non mi interessa. Passare la mano a un privato che pensa di poter trattare gli abiti allo stesso modo delle automobili? Non mi interessa neppure questo. Ho avviato una ristrutturazione importante e l’appoggio esterno di una fondazione consentirà, alle persone designate, di gestire l’azienda”, aveva detto nel giugno 2012 lo stesso Armani al Corriere della Sera. Una soluzione per mantenere il controllo dell’impresa (con un fatturato 2012 di 2,091 miliardi in aumento del 15,9% sul 2011) nelle mani delle persone di fiducia di Armani. Anche se la Borsa stuzzica anche Armani. “Ogni volta che qualcuno va in Borsa e bene, viene lo stuzzichino anche a me”, ha commentato Re Giorgio dopo la quotazione del marchio Moncler. Ma ha precisato che anche se la Borsa lo invoglia per ora le “bocce sono ferme”. l’uniCo e solo Re gioRgio Alla fine ne resterà soltanto uno. E sarà Giorgio Armani. “La prossima guerra sarà per l’acquisizione di Armani. È il più grosso affare degli anni a venire”, aveva detto qualche anno fa Patrick Thomas, ex CEO di Hermès, a chi lo interrogava sulle prossime strategie planetarie del lusso. Deponga pure le armi, monsieur Thomas gli aveva risposto con gentilezza il re della unA boRsA PeR AmiCA, o no? La Borsa piace anche ad Artemide. Ma le luci per la quotazione si accendono ad intermittenza. La società milanese, uno dei brand di illuminazione tra i più conosciuti al mondo, apre e chiude il dossier per Piazza Affari, che continua a esaminare dal 2008 ma senza successo. Il patron di Artemide Ernesto Gismondi però resta cauto sull’argomento per riflettere ancora e valutare assieme ai consulenti la reale stabilità dei mercati finanziari e in particolare del listino di Milano. Così, lo scorso gennaio, i vertici aziendali hanno deciso di allungare la time-line e di porre giugno luca caprai giorgio Armani 22 pambianco magazine 13 marzo 2014 o al più tardi la fine dell’estate prossima quale obiettivo temporale per il debutto, sempre “se le condizioni dei mercati lo permetteranno”. Quelli CHe… no gRAZie Niente Ipo né ingresso di fondi di private equity né di colossi del lusso anche per le calzature made in Italy di Santoni. “Stiamo lavorando su noi stessi e vogliamo crescere in autonomia e con le nostre forze – ha sottolineato Giuseppe Santoni, amministratore delegato dell’azienda di famiglia - l’indebitamento è fisiologico e le banche stanno supportando i nostri piani. Moncler è stata una Ipo gestita con maestria, ma finché non avremo un giro d’affari di 200 milioni non immagino nulla”. Dello stesso parere anche Luca Caprai, fondatore del marchio Cruciani diventato celebre nel mondo grazie ai braccialetti di macramè che hanno conquistato le celebrità. “Riceviamo offerte più o meno ogni settimana - spiega, a Milano per la settimana della moda - ma sono chiuse in qualche cassetto non mio. In questo momento non abbiamo neppure tempo di guardarle, siamo impegnati sui nostri prodotti e non siamo interessati. Anche perché - rivela - non so quante siano quelle vere, molte sono ‘fuffa’ e spesso i fondi le fanno perché non costa niente”. Lontana anche l’ipotesi di quotazione perché, dice Caprai, “non siamo all’altezza della Borsa e oggi sarebbe una perdita di tempo”. ernesto gismondi attualità IL MADE IN ITALY FINITO NELL’OMBRA ferré... c’era una volta È stata la prima fashion week senza la griffe dell’Architetto. Ma non è l’unica maison italiana il cui destino, dopo il passaggio in nuove mani, sembra segnato. di Milena Bello N el clima euforico della fashion week milanese il grande assente era Gianfranco Ferré. Per la prima volta dal 1978 non c’è stata alcuna sfilata o presentazione, alcun appuntamento formale o informale. E d’altra parte, in poche parole, non c’è più un marchio, né un direttore 24 pambianco magazine 13 marzo 2014 creativo, non c’è più una sede, venduta pochi mesi fa a Kiton, né una collezione o uno showroom. Nonostante il marchio Gianfranco Ferré abbia vissuto già in passato diverse vicissitudini, non c’è alcun dubbio che a sette anni dalla scomparsa del grande stilista sia giunto il momento di celebrare anche quella del suo marchio. Un triste epilogo per uno dei grandi nomi della moda italiana celebrati in tutto il mondo. Eppure, sebbene la vicenda di Ferré sia la più forte in termini mediatici non è l’uni- ca. Perché gli intrecci tra moda e finanza o il passaggio sotto il controllo di grande conglomerate asiatiche non sempre hanno decretato la fortuna dei brand italiani. E se qualche marchio sembra avere già chiuso i battenti, altri sono da anni in attesa di un concreto rilancio. destini inCRoCiAti Corsi e ricorsi della storia del fashion. Se ci fosse una trasposizione del film ‘Sliding doors’ dedicata alla moda ecco che i protagonisti potrebbero essere Gianfranco attualità Ferré, Cerruti, Romeo Gigli e Mariella Burani da una parte e Moncler dall’altra, emblema di due destini opposti del Made in Italy. Moncler in realtà nasce francese, ma negli anni Novanta diventa di proprietà italiana sotto le veneta Pepper Industries. Nel 1998 Fin.part, la holding guidata da Giancarlo Arnaboldi e Gianluigi Facchini, si compra l’intero gruppo Pepper per 17,8 miliardi di lire e addirittura pensa a una possibile quotazione della società. L’Ipo arriverà quindici anni più tardi, ma con un assetto del tutto differente. Nel 2005 la Fin.part annuncia il fallimento con un crac da oltre 500 milioni di euro. Remo Ruffini si ricompra Moncler nel 2003. Il resto è cronaca degli ultimi mesi con lo sbarco a Piazza Affari dopo una vigorosa crescita negli ultimi anni. Tutt’altra storia per Ferré. Gli anni Ottanta e Novanta sono il momento d’oro della griffe che lancia la sua linea jeans, il profumo, il childrenswear e inaugura palazzo Gondrand ribattezzato poi palazzo Ferré. Nel 1999 per 161,7 milioni di euro passa nelle mani di Tonino Perna, imprenditore molisano con il pallino della moda (negli anni Ottanta lanciò il marchio Pop 84) che con la sua Ittierre voleva diventare l’alternativa italiana ai poli internazionali. Alla base della cessione ci sarebbe un bilancio decisamente poco brillante: nel 1999 le perdite ammontavano a 15 miliardi di lire a fronte di un fatturato di circa 60 miliardi. Sotto Perna si vara una strategia di rafforzamento internazionale, ma la voracità dell’imprenditore sul fronte delle acquisizioni comincia a far scricchiolare il gruppo. Nel 2009 viene dichiarato il fallimento e la cessione dei diversi asset. Per Ferré la scelta dei commissari Stanislao Chimenti, Andrea Ciccoli e Roberto Spada ricade sulla araba Paris Group, di proprietà dell’uomo d’affari Abdulkader Sankari che, tra le altre cose, avrebbe dovuto garantire una salvaguardia dell’occupazione e investimenti per 100 milioni di euro. Ma il passaggio sotto un importante gruppo mediorientale e specializzato nella distribuzione di griffe non porta al rilancio della blasonata etichetta, le cui sorti sono invece avvolte in un esasperante silenzio. Prima arriva lo scambio di accuse con i commissari, che chiedono il sequestro del marchio a fronte di impegni assunti e mai mantenuti, e poi con gli eredi di Ferré che porta al trasloco dalla sede di via Pontaccio. Il nodo della questione diventa l’effettiva distribu- zione del marchio. Per due stagioni, fino al recente addio degli stilisti a partire dalla collezione autunno/inverno 2014-2015, il duo Federico Piaggi e Stefano Citron lavora su collezioni che però, sembra, non siano state poi messe in produzione. Le ultime notizie sembrano confermare l’ipotesi nell’aria da tempo, ovvero che l’azienda abbia deciso di disinvestire in Italia, trasferendo armi e bagagli all’estero, per concentrarsi solo sulle licenze in essere da tempo. Ma anche le royalties cominciano a diminuire: niente più eyewear con Allison che non ha rinnovato il rapporto, mentre tra le principali resta quella del bambino con Mafrat. Cosa resterà di Ferré lo si scoprirà tra non molto. Senza stilisti, passerella e strategia comunicativa è difficile che l’eco internazionale del marchio possa essere tramandato negli anni a venire. unA lungA sCiA RossA Accanto a Ferré, gli ultimi vent’anni hanno lasciato una scia di marchi apparentemente scomparsi e vittime del crac dei tre gruppi che avevano l’ambizione di diventare i poli della moda italiana: It Holding (Ittierre), Fin.part e Mariella Burani Fashion Group. Dalla disgregazione del gruppo di Perna, oltre a Ferré, è rimasto per molto tempo in bilico anche lo storico marchio di maglieria deluxe Malo. Rilevato da una cordata di ex manager Prada riuniti sotto la socie- in apertura, il ritratto di gianfranco Ferré e lo schizzo libellula per l’A/i 1995. sopra, il disegno la ronde di Ferré per la p/e 1993; sotto, un look Krizia A/i 2014-2015 e a sinistra sfilata Ferré per l’A/i 1995. 13 marzo 2014 pambianco magazine 25 attualità tà Evanthe, dopo tre anni di lavoro sul fronte stilistico e soprattutto finanziario, sembra ora finalmente pronto al decollo internazionale. Sorte diversa per Romeo Gigli. Perna si innamora del marchio e lo compra nel 1999 salvo poi venderlo cinque anni dopo a Pierluigi Mancinelli, amministratore delegato della Mood. La cessione trova in disaccordo lo stesso Gigli che intenta una causa legale, primo passo di una lunga via crucis che proseguirà, con diversi interlocutori licenziatari per oltre un lustro. A rendere ancora più complicata la vicenda c’è il problema della proprietà del marchio che solo per il 20% è in mano allo stilista (il resto fa capo alla lussemburghese Euroholding). La Mood fallisce nel 2008 ma ormai le strade tra il designer e il marchio omonimo si sono separate da tempo. Gigli lancia il progetto indipendente Io Ipse Idem e nel 2011 ci riprova con la label XII XII XLIX in liason con l’italiana Fuzzi. Tentativi che non riescono a trovare il riscontro del pubblico fino all’ultimo cobranding, la linea Joyce by Romeo Gigli lanciata in collaborazione con il department store asiatico con l’autunno-inverno 2012/2013 ma di cui, dopo un paio di stagioni, non si sa più nulla. La storia di Cerruti affonda le radici addirittura nel 1800. Nato come lanificio a Biella, negli anni Sessanta grazie all’estro creativo di Nino Cerruti, diventa un marchio di abbigliamento che vanta addirittura boutique a Parigi. L’italiana Fin. part si compra prima il 51% dell’azienda mantenendo Cerruti in carica come presidente della società e direttore creativo, e un anno più tardi prende il controllo del restante 49% dell’azienda, operazione che segna il divorzio con lo stilista. Nino Cerruti prosegue sulla sua strada, torna al Lanificio Fratelli Cerruti dal 1881, lo rilancia e lo trasforma anche in una fucina di collaborazioni con giovani creativi. La storia parallela del marchio che porta il suo nome è più tortuosa. Dopo il fallimento della Fin.part il brand passa sotto il controllo del fondo americano MatlinPatterson per approdare nel 2010 nelle mani di Trinity group, colosso del retail che fa parte del gruppo di Hong Kong Li & Fung e distributore già licenziatario della seconda linea Cerruti 1881. Di un rilancio di Cerruti dal punto di vista stilistico si comincia a parlare due anni fa quando alla direzione creativa del marchio arriva Aldo Maria Camillo, osan26 pambianco magazine 13 marzo 2014 nato dalla critica per una collezione finalmente tornata agli alti livelli del marchio. lungo lA ViA dellA setA Cerruti non è il solo ad aver preso la via dell’Oriente. Dopo il crac di Mariella Burani Fashion Group e la frantumazione dell’impero in mille rivoli, anche ciò che rimaneva della maison di Cavriago finisce in mano ai cinesi. O meglio, verso una finanziaria di Hong Kong che si aggiudica per poco più di 2 milioni e mezzo di euro bozzetti, cartamodelli e oltre 1.300 abiti di sfilata appartenenti al fallimento del gruppo Mariella Burani. Cosa ne sarà del marchio? Nulla è trapelato ed è quindi improbabile che possa tornare sulle passerelle. La scia di icone italiane finite in mani orientali continua ad allungarsi. L’ultima in ordine di tempo è Krizia che ha annunciato la cessione alla cinese Marisfrolg Fashion. Sarà una nuova meteora? Sulla carta sembrerebbe il contrario. L’acquisizione, spiegano nella nota, mira a riportare il brand agli antichi fasti inaugurando nuovi negozi a Pechino, Shanghai, Guangzhou, Shenzhen e Chengdu e riaprendo le boutique nelle principali città in Europa, Giappone e Usa. Ma il passaggio della proprietà in Cina fa nascere più di un dubbio. Mariuccia Mandelli, artefice dei 60 anni di storia del marchio, lascerà ogni incarico all’imprenditrice Zhu ChonYun che ricoprirà così il doppio ruolo di presidente e direttore creativo. Il nuovo corso della maison sarà svelato con la sfilata del prossimo febbraio. E solo in quel momento si capirà dove porta, questa volta, la via della seta. in alto, la collezione Joyce disegnata da romeo gigli per l’A/i 2013, sotto un modello della collezione A/i 2014-15 di Malo. interviSta NICOLA FARINETTI RACCONTA 28 pambianco magazine 13 marzo 2014 interviSta Il 18 marzo apre lo spazio nell’ex Teatro milanese. Il fondatore Oscar Farinetti ha consegnato le redini al figlio. Che svela i “segreti” del colosso del food italiano. Il futuro? Borsa o partner strategici. Ma sempre di famiglia. Anche su www.pAmbiAnco.tv nicola Farinetti, amministratore delegato di eataly, ha gestito in prima persona l’operazione eataly smeraldo, che aprirà il 18 marzo. Debutto Smeraldo per l’erede di eataly di Andrea Guolo N atale “Oscar” Farinetti, fondatore e presidente di Eataly, è uomo capace e senz’altro fortunato. Una delle sue maggiori fortune è rappresentata dal patrimonio più importante di cui un imprenditore possa disporre: tre figli altrettanto capaci e già ai vertici del gruppo. Andrea si occupa della parte wine, Francesco e Nicola sono saldamente al comando delle operazioni di Eataly, che sta per tagliare un traguardo importante: l’apertura del venticinquesimo punto vendita, forse il più atteso. Si tratta di Eataly Milano e sorgerà all’interno dell’ex teatro Smeraldo, nel cuore pulsante del quartiere fashion di Porta Nuova. Nicola, amministratore delegato della società, sta gestendo in prima persona l’opening dopo aver condotto brillantemente le operazioni di apertura di New York e Roma, due realtà che, assieme, fanno oggi 12 milioni di presenze annue. “A Manhattan siamo la terza attrazione turistica in assoluto per numero d’ingressi, ci precedono soltanto Empire State Building e Metropolitan Museum” afferma con orgoglio l’ad di quella che non ci sta a definire una “catena”, perché ogni negozio fa storia a sé, non esiste un Eataly uguale all’altro. Così anche quello di Milano, la cui apertura è prevista per il 18 marzo, sarà uno spazio davvero unico e suggestivo, nel rispetto della vocazione della location. Cosa aspettarsi da Eataly Smeraldo? Stiamo preparando un grandissimo casino e non vediamo l’ora di cominciare! Sarà il nostro primo approccio con il mondo della musica, un Eataly dall’anima “rock” con tanto di palco e concerti. Qui dentro si sono esibiti tutti i più grandi artisti della musica internazionale e continueranno a farlo. Daremo spazio ad artisti promettenti e giovani, ma anche ad alcuni piuttosto famosi. Utilizzeremo la struttura non solo per offrire i prodotti, ma anche per fare cultura a 360 gradi. I tempi previsti per l’apertura sono slittati di quasi un anno rispetto alle previsioni. Per quale ragione? Non lo valutiamo come un ritardo. Abbiamo una mission: recuperare luoghi un po’ sfortunati, ma molto belli, posizionati all’interno delle città. Il teatro Smeraldo per noi è stata un’illuminazione, ce ne siamo innamorati in un istante, pur essendo contemporaneamente impegnati in altre nuove aperture. Di conseguenza, abbiamo deciso di “avanzare lentamente”, superando le difficoltà logistiche e cercando di non creare troppi disagi ai nostri vicini di casa. Quanto sarà importante per Eataly questo store? Milano è la città più internazionale d’Italia: se fai qualcosa di importante qui, lo vedono in tutto il mondo. Perciò la immagino come se fosse la nostra New York 2.0. Abbiamo messo in cinquemila metri quadrati tutto ciò che abbiamo imparato negli anni, dalla 13 marzo 2014 pambianco magazine 29 interviSta dove ci siamo insediati, è un po’ fuori dal centro storico, con tutti i benefici logistici che ne sono derivati. Milano è un posto magico. Non ho mai visto una zona come questa, in cui sia concentrato così tanto, dal movimento degli uffici alla mattina a quello della vita serale e notturna: ci saranno trecento ristoranti attorno a corso Como e sono sempre tutti pieni. Davvero non vedo l’ora di aprire! produzione della mozzarella a vista, alla pizzeria, dalla cioccolateria alla ristorazione con il contributo di una chef “stellata”, Viviana Varese, che la stella Michelin l’ha ottenuta proprio a Milano, con il ristorante Alice. eataly new York è situato al n. 200 della Fifth Avenue. in alto, il rendering di eataly smeraldo. Milano sarà anche la città di Expo 2015, l’evento più atteso del decennio, fortemente connesso al food. Che cosa vi aspettate in termini di ritorno, non soltanto economico? Ci aspettiamo tantissimo. Viaggiando spesso all’estero, noto che metà del nord del mondo vorrebbe parlare come noi, vestirsi come noi e mangiare come noi. Expo 2015 sarà una scusa per venirci a trovare in Italia e per far vedere loro di che pasta siamo fatti. Eataly avrà un ruolo molto importante nell’offerta complessiva della ristorazione milanese: utilizzeremo l’evento per raccontare la grande biodiversità italiana, che poi rappresenta il nostro terroir e ci differenzia da qualunque altro Paese. Apriamo con un anno di anticipo proprio per arrivare pronti a quel momento. New York, Roma, Milano: dov’è stato più difficile entrare? Se parliamo di difficoltà nelle procedure, New York è imbattibile, anche perché si trattava della prima apertura negli Stati Uniti e quindi abbiamo dovuto imparare come funzionano le cose in America, ma direi che ci siamo mossi bene. L’Italia ormai la conosciamo. Roma è stata piuttosto semplice perché la stazione Ostiense, 30 pambianco magazine 13 marzo 2014 Quest’anno per la prima volta presenterete un bilancio consolidato, relativo al 2013. È possibile anticipare qualche dato? In Italia stiamo andando bene e abbiamo chiuso l’anno con un fatturato di circa 140 milioni di euro; considerando anche l’estero, con le ultime aperture e i franchising, arriviamo ad un giro d’affari complessivo dell’insegna Eataly e del nostro gruppo pari a 500 milioni. Ma i numeri che amiamo di più sono quelli occupazionali. Oggi in Italia abbiamo 1.400 collaboratori e in America 1.300 con due soli negozi. Lì è molto più semplice e conveniente assumere che da noi, purtroppo! In tutto il mondo siamo a quota 3.700, di cui 1.300 creati soltanto nell’ultimo anno. Una struttura come Eataly Milano in quanto tempo può arrivare a break even? Vedremo quanto sapremo essere performanti... Noi però vogliamo essere un business virtuoso e per farlo occorre guadagnare fin dal primo giorno, condizione necessaria per pagare spazi, fatture e fornitori. In un negozio come Milano, data l’entità dell’investimento, ci piacerebbe riuscire ad andare a break even tra il secondo e il terzo anno di apertura. Finora, mediamente, gli obiettivi che ci siamo posti li abbiamo sempre raggiunti, anche perché, essendo piemontesi, ci sbilanciamo poco e tendiamo a fissare traguardi raggiungibili. Sono abbastanza convinto che ce la faremo. C’è tanto Piemonte tra i prodotti selezionati da Eataly. A Milano darete più spazio a referenze locali e lombarde? Puntiamo almeno a un 30-40% di prodotti locali, dove per locali intendo Lombardia e aree limitrofe. Da noi in genere ci sono tanti cibi piemontesi perché ci piace lavorare con le aziende del territorio in cui apriamo un negozio e la storia di Eataly è iniziata a Torino. Da lì, interviSta con le aperture successive, abbiamo incrementato di molto l’offerta di prodotti da altre regioni. Quali sono i criteri di scelta dei marchi e dei fornitori? Da questo punto di vista siamo molto fortunati, perché non abbiamo dovuto inventare nulla. Eataly ha fatto proprio il paradigma “buono, pulito e giusto” coniato da Carlin Petrini e da Slow Food, che rappresenta per noi un partner strategico e un consulente da cui ci facciamo indirizzare nella scelta dei migliori produttori che operano in un territorio. Partendo da quella rosa, sono i nostri commerciali a decidere chi inserire all’interno dei negozi. Eataly possiede partecipazioni in 19 società produttrici in diversi ambiti del food, dal vino alla pasta alle bevande. Potenzierete l’offerta di “vostri” prodotti? Noi abbiamo fatto questa serie di acquisizioni perché pensiamo sia importantissimo, in quanto distributori di prodotti italiani di qualità, presidiarne la produzione così da poterla conoscere meglio. Se diamo spazio ai nostri prodotti è anche e soprattutto perché ne conosciamo le caratteristiche. Mediamente questa quota non supera mai il 20% del fatturato all’interno di un punto vendita Eataly e credo che ci manterremo su queste percentuali. Avete intenzione di effettuare nuove acquisizioni nella produzione? A noi piace l’idea di continuare a investire in Italia e la produzione del cibo è la parte più bella di tutte. Se dovesse presentarsene l’opportunità, lo faremo. Anche perché, nella maggior parte dei casi, le nostre sono partecipazioni con quote che vanno dal 20 al 50%: cerchiamo persone che condividono la nostra filosofia, hanno bisogno di investimenti per rilanciare la produzione, ma poi rimangono al timone delle loro aziende. Negli ultimi mesi si sono susseguite varie ipotesi sul futuro di Eataly, dai rumors di cessione a Coop, che è un vostro partner, fino al recente annuncio di un progetto per la quotazione in Borsa entro due-tre anni. Con quali obiettivi? Noi oggi siamo Eataly e vogliamo essere Eataly per sempre, mantenendo la maggioranza di quest’azienda, anche perché siamo tre fratelli e ci piace quel che stiamo facendo, potersi esprimere in qualcosa di così bello come raccontare il cibo italiano nel mondo. Abbiamo molte richieste di potenziali acquirenti di parti dell’azienda e questo ci gratifica, perché significa che il marchio è stimato. Ma se in futuro cercheremo un partner, lo vorremo italiano, perché ci piacerebbe rimanere all’interno dei nostri confini e poter contribuire a sviluppare l’economia del nostro Paese. immagini dallo store di dubai e, in alto, gran sta, uno degli otto punti vendita di tokyo. 13 marzo 2014 pambianco magazine 31 interviSta Dopo Milano, quali sono le aperture principali che avete in programma? Lo sviluppo continua su due binari, Italia ed estero. In Italia cominceremo da Piacenza, apertura che dedicheremo alla provincia italiana che sta soffrendo, perché tutti si spostano verso le grandi città. A seguire, due piccoli negozi a Trieste e Forlì anticiperanno la successiva inaugurazione di un “bestione”, come lo chiama mio padre, che faremo a Verona proprio davanti al Vinitaly, là dove il mondo del vino fa tappa una volta l’anno. All’estero, invece, il piano dei prossimi due anni prevede aperture a Mosca, San Paolo, Monaco di Baviera e poi vorremmo provare a Los Angeles. In cantiere abbiamo anche Parigi, Londra e un sacco di altre idee. Una di queste idee, extra Eataly, è Fico, il primo parco tematico mondiale dedicato al food, che dovrebbe aprire l’anno prossimo a Bologna e di cui siete tra i principali sostenitori. Quali ricadute pensate possa avere sul turismo internazionale? Mio padre, che si è inventato questo progetto così pazzo, da un paio d’anni sta ragionando sui numeri del turismo e dell’export di cibo ed è convinto che siano talmente piccoli da poter solo migliorare. Basti pensare ai 30 miliardi di euro garantiti dall’export agroalimentare italiano, che sembrano una cifra importante... poi, a ben vedere, sono gli stessi del Belgio e la metà rispetto all’Olanda. Allora, forse, qualcosa non quadra. Dobbiamo essere capaci di comunicare la nostra biodiversità e dobbiamo farlo in un luogo nel quale la gente lo possa capire immediatamente. Fico sarà quel luogo, Bologna sarà il posto perfetto per creare un hub della cultura italiana del cibo. Mio padre del resto dice: se Orlando non avesse Disneyworld, chi la conoscerebbe? Invece ogni anno la visitano milioni di persone. Bologna, da questo punto di vista, parte decisamente avvantaggiata. Avete avviato negli ultimi anni una serie di collaborazioni “on board”, da Italo ad Alitalia a Msc Crociere. Come stanno andando? Su Italo, dove puntavamo a portare la ristorazione di qualità in treni privi di vagone ristorante, ero francamente scettico, mi pareva una mezza pazzia... invece abbiamo fatto un ottimo lavoro, selezionando quelle aziende italiane che avrebbero potuto garantire pasti pronti di qualità consumabili a bordo, e i risultati ci stanno premiando: oltre al fatto di aver raggiunto cifre importanti, l’operazione ci ha aperto un mondo e ci stanno venendo in mente un sacco di idee. Assieme ad Alitalia gestiamo, con reciproca soddisfazione, l’area lounge di Fiumicino, con Msc stiamo raccogliendo risultati incredibili nella tratta americana, dove il nostro concetto di ristorazione informale ha conquistato la clientela. Il passaggio generazionale in Eataly ormai è cosa fatta. E Oscar Farinetti che cosa farà? Sarà soltanto presidente e padre “rompiscatole”, come si autodefinisce, o magari lo vedremo, come si è ventilato nelle scorse settimane, in Parlamento, se non addirittura al Governo? Oscar Farinetti non può fare solo il presidente e padre rompiscatole, nessuno eataly new York è la terza attrazione turistica della grande Mela per numero di accessi. 32 pambianco magazine 13 marzo 2014 di noi ci crede quando lo dice, e speriamo possa rimanere al lavoro il più a lungo possibile; perché, a prescindere dalla gestione quotidiana del business che appartiene da tempo a me e ai miei fratelli, la sua creatività e la sua visione del futuro sono doti innate, non le puoi imparare. Entrerà in politica? Chiedetelo a lui... Io spero di no, e non perché non mi piacerebbe vederlo aiutare il nostro Paese, ma perché credo che il nostro modo di essere imprenditori stia dando già molto al Paese. Inoltre, abbiamo talmente tante gatte da pelare tutti i giorni, che se rimane con noi è meglio! in vino liBero, e diffuSo Il “colpo” a effetto lo ha messo a segno a metà gennaio, annunciando una partnership con Ikea, che si aggiunge a circa un migliaio di clienti tra enoteche e ristoranti già in portafoglio. Questa volta non si tratta di Eataly, ma del wine business di Farinetti, che ha in Fontanafredda il brand punta di diamante. E non si tratta neppure di un’iniziativa individuale. Il progetto “Vino libero” riunisce dodici produttori di otto regioni italiane impegnati a “liberare” il vino da concimi inquinanti, diserbanti, eccesso di solfiti, ma anche packaging, burocrazia, dipendenza dalle guide di settore. Ogni azienda coinvolta ha “liberato” alcuni suoi vini senza per questo cadere nell’ortodossia di tecniche che li rendono ostici ed estremi. Il gruppo dei dodici ha abbattuto di almeno il 40% la presenza di anidride solforosa rispetto al limite di legge, eliminato concimi chimici ed erbicidi, ma soprattutto ha saputo fare squadra per uscire dalla nicchia e diffondere il prodotto tra il grande pubblico. Dopo l’accordo con Ikea, che da gennaio ha iniziato a inserire “Vino libero” nei ristoranti e bistrot dei propri centri in Italia, sono in arrivo cinquanta corner con Auchan (che per la Gdo si aggiungono a quelli avviati con Coop Nord Ovest) e nuove collaborazioni con librerie, musei, horeca. a l b . . . a l B Wow !! dossier yeah! gulp! passerelle coMunicanti Alle sfilate di Milano, il CEO di Camera moda Jane Reeve detta la linea: “Spingere su una comunicazione di sistema che rilanci l’immagine”. Ma i modelli ancora scontano un evidente ritardo. Mentre il web impone nuove regole stravolgendo il risiko dei media. E, talvolta, basta una Y per rovesciare il destino di una griffe. doSSier TRA DRONI, MAXI SCHERMI, NUOVI DISTRETTI. E CARIATIDI Moda, obbligo di Spot Il neo AD di Cnmi predica una svolta di immagine, anche in vista dell’Expo. Ma il cambio di passo nella comunicazione di sistema e sul web pare ancora lontano. di Simona Peverelli è tempo di ‘contaminazione’. Incrociare la moda con tutte le eccellenze italiane, come arte, cibo e cultura, potrebbe essere la formula giusta per rilanciare la comunicazione di Milano Fashion Week. A dirlo è Jane Reeve, una che è nata in Gran Bretagna, ma che in Italia ci vive e ci lavora da vent’anni. “Abbiamo cose che il mondo ci invidia - ha affermato il neo amministratore delegato di Cnmi al termine delle sfilate - facciamole vedere e vinceremo”. Così, ‘comunicare necesse est’ (comunicare è necessario) non è solo il motto di una donna che arriva dal mondo del marketing (la Reeve è stata AD della agenzia pubblicitaria J.Walter Thompson Italia), ma diventa lo slogan dell’intero fashion system milanese. Quest’anno, infatti, la vera sfida, al di là delle questioni di business e di stile, è fare conoscere ancora meglio le eccellenze del made in Italy al resto del mondo, in vista di Expo 2015. “Considero questo come un anno di preparazione a un evento per il quale vogliamo giocare un ruolo di primo piano - ha detto il presidente di Cnmi Mario Boselli - per cui la moda sarà una sorta di Fuori Expo che non sia contro, ma pro Esposizione Universale”. I vertici del fashion hanno capito che non c’è tempo da perdere, perché Milano veleggia già verso la primavera e il 2014 sarà un anno determinante per iniziare a costruire l’involucro che scarteranno i 20 milioni di turisti attesi da tutto il mondo. “Comunicare vuole dire 36 pambianco magazine 13 marzo 2014 un look Moschino A/i 2014-2015 doSSier in questa pagina dall’alto: un drone di Fendi, la sfilata e un look di Andrea incontri A/i 2014-2015 anche parlare con la stampa straniera - ha spiegato la Reeve organizzare interviste one to one con i giornalisti che vengono a Milano per i nostri eventi, i quali apprezzano molto il piglio anglosassone, più concreto rispetto a quello che sono abituati a trovare qui in Italia”. Non solo, secondo il CEO, un punto fondamentale consiste nello “studiare” le altre fashion week, per scoprire i loro punti forti e correggere i difetti nostrani. E poi c’è l’universo del web, in particolare il progetto che sta più a cuore alla nuova guida della Camera, la piattaforma digitale, che “non sarà un semplice website - ha precisato - ma un collettore di informazioni e scambio per tutte le persone che hanno a che fare con questo settore: soci, pubblico, giornalisti e anche le piccole e medie imprese”, un vero e proprio punto di incontro per tutti, che dovrebbe essere pronto entro la prima metà dell’anno. Un’altra strategia efficace, infine, potrebbe essere quella di “organizzare eventi all’estero - ha aggiunto la Reeve - magari fuori dalle altre settimane della moda, per attirare di più l’attenzione”. nuoVo Come le CARiAtidi La settimana delle sfilate di febbraio, dunque, è stata il banco di prova per misurare la capacità di accoglienza e di dialogare del fashion system italiano, durante la quale la moda ha provato a trasformarsi in un bel prodotto dentro un grande spot pubblicitario. Dando uno sguardo a quello che è successo sul campo, però, se i sei giorni appena trascorsi (sono tutti d’accordo) sono stati più brillanti del solito, questo è vero soprattutto dal punto di vista della qualità dei materiali e della creatività saliti in pedana. Sul fronte della comunicazione, viceversa, c’è ancora tanto da fare. In passerella c’è stato chi il concetto di spot lo ha portato sui vestiti, come il nuovo Moschino di Jeremy Scott, che ha disegnato sugli abiti da sera confezioni di barrette al cioccolato, di caramelle, pop-corn e cereali. In questo caso, è stato lo stile a veicolare un messaggio. Ora, però, è la moda a dover prendere il posto di snack e leccornie per diventare un prodotto che fa gola al pubblico. Alcuni tentativi ci sono stati. Si è vista una nuova campagna di benvenuto negli aeroporti e alla Stazione Centrale, con i cartelloni che recitavano ‘Welcome to Milan Fashion Week’ per accogliere stampa, buyer e visitatori. Si sono viste le sfilate in live-streaming sui maxi schermi nelle vie del centro (ancora) e vista Duomo in cima alla Rinascente (per la prima volta). Si è vista la prima collaborazione con gli studenti di una scuola di moda, l’Istituto Marangoni, accanto alle creazioni degli stilisti ‘debuttanti’ a palazzo Giureconsulti. Spazio alle nuove leve anche nel corso del consueto show Next Generation, anche se, come le volte scorse, relegato 13 marzo 2014 pambianco magazine 37 doSSier nell’ultimo giorno di sfilate, quando la maggior parte della stampa e dei buyer era già in rotta per Parigi. In passerella, poi, è spuntato anche un drone. È stata Fendi a sperimentare una nuova concezione di defilè, sorvolata da mini elicotteri telecomandati muniti di telecamera che, tra sbuffi di pellicce e accessori lucenti, hanno permesso agli spettatori da casa di scegliere il punto di vista migliore tra la visione classica e quella aerea, sul sito della maison e su Youtube. Qualcosa però è andato storto, quando uno dei droni ha fatto un atterraggio un po’ brusco, a lato della passerella. Che sia il segnale che la moda non è ancora pronta ad abbracciare le nuove frontiere della comunicazione tecnologica? Allora, forse è meglio puntare sulla cultura nostrana. Così, alcuni designer, specialmente i più ‘freschi’, come Uma Wang, Francesco Scognamiglio e Stella Jean, hanno mostrato le proprie collezioni nel bel palazzo della Ragione o nella sala delle Cariatidi di Palazzo Reale, che ha ospitato anche il cocktail di chiusura di Cnmi. Peccato che, anche questa, non sia una vera novità, perché le due location avevano già aperto le porte lo scorso settembre. La sensazione, dunque, è che i cambiamenti di questa edizione siano nuovi come cariatidi, appunto. PuliZie di PRimAVeRA Dal basso, insomma, ci si aspetta qualcosa di più, un’imbiancatura generale per rinfrescare l’ambiente. A voler spazzare via lo spesso strato di polvere non sono solamente gli addetti ai lavori, ma anche i cittadini, che a volte dalle sfilate sembrano quasi infastiditi, costretti a fare lo slalom tra le orde di fashion addicted e il traffico di Mercedes. A recuperare il contatto con i milanesi ci ha provato il Comune che, sul suo sito, ha lanciato, in via sperimentale, un calendario unificato degli eventi e degli appuntamenti della moda e del design organizzati durante la fashion week, che dovrebbe essere attivo anche a durante il 38 pambianco magazine 13 marzo 2014 Salone del Mobile del prossimo aprile. L’iniziativa, che fa parte del progetto Milano Creativa, è frutto della rinnovata armonia tra pubblico e privato, Cnmi, Comune di Milano, Cosmit, Altagamma e Camera di Commercio Milano, e ha l’obiettivo di diventare un servizio fatto e finito nell’anno di Expo. A cambiare l’atmosfera, poi, ci ha provato Massimiliano Bizzi, il fondatore di White. Se ne sarà accorto chi ha fatto una passeggiata nella zona alle spalle della stazione di Porta Genova. Qui, infatti, è nato Tortona Fashion District, un nuovo marchio lanciato dalla fiera per valorizzare l’area nella quale va tradizionalmente in scena il salone contemporary, con la prospettiva di coinvolgere anche altre location che ospitano eventi legati al mondo del fashion. Ancora troppo poco, forse, per dire che le cose stanno davvero cambiando, ma si tratta comunque di segnali di una nuova consapevolezza da parte del mondo della moda. Cosa ne è stato, infine, del calendario di eventi proposto da Cnmi e Altagamma per coniugare moda ed Expo? Se ne era parlato lo scorso gennaio, poi la palla è passata al Governo, e da quel momento la questione è rimasta in sospeso. Sperando che il plico, anche questo, non si trasformi in una vecchia scartoffia coperta di polvere. sopra, Jane reeve durante la conferenza stampa di Milano Moda donna. A fianco, un look di cristiano Burani A/i 2014-15. doSSier STRAVOLTI I MODELLI DI COMUNICAZIONE Il lusso parla sul web Precipitano gli investimenti pubblicitari ‘patinati’ delle griffe, ma accelerano sul digitale. E il mondo editoriale deve inventarsi nuovi contenitori giornalistici. di Vanna Assuma A nche il lusso frena. Almeno, quello dei patinati tradizionali. Il mondo delle griffe, infatti, sta vivendo una situazione assolutamente nuova: dopo anni in cui gli investimenti pubblicitari dell’alto di gamma hanno tenuto, differenziandosi dall’andamento generale dell’advertising, per la prima volta nel 2013 le aziende luxury hanno sforbiciato i budget in linea con il calo del mercato. Secondo i dati Nielsen (elaborati da ZenithOptimedia), da gennaio a novembre 2013 gli investimenti delle aziende lusso sono scesi del 12,6% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, un dato assimilabile al totale mercato che registra -13 per cento. Eppure nel 2011 il lusso totalizzava +9,8% contro un andamento generale del -4%, e questo divario in due anni si è assottigliato fino a quasi coincidere. “Però Il 2014 si prospetta positivo – annuncia Vittorio Bonori, CEO di ZenithOptimedia Italia – e abbiamo già segnali di incremento dell’investimento da parte dei nostri brand di alta gamma”. Sono nomi importanti quelli gestiti dal gruppo media VivaKi, cui fa capo ZenithOptimedia, tra i quali Giorgio Armani, Gucci, L’Oréal, Mercedes, Polo Ralph Lauren, Gruppo Richemont. Ritornando ai dati 2013 spicca la ripida crescita di internet: se in generale gli investimenti dell’alto di gamma, appunto, calano del 12,6%, balzano in alto quelli sul digitale con +43,9%, dato ancor 40 pambianco magazine 13 marzo 2014 più significativo se si raffronta con quello del totale mercato, dove internet cala del 2,8 per cento. Questa crescita è indubbiamente un segnale molto positivo. Finora, parlare di eccellenze digitali nella moda significava riferirsi a un ristretto campione di marchi, per lo più stranieri, mentre la bandiera tricolore rimaneva al palo. “È importante che le aziende italiane capiscano – commenta Isabelle Harvie-Watt, CEO e country manager Havas Media Group – che internet non è un fenomeno passeggero, diventerà sempre più fondamentale, e soprattutto che la tecnologia può migliorare e rendere più esclusiva l’esperienza del consumatore”. A questo proposito, HarvieWatt cita una ricerca, condotta a livello mondiale su aziende moda e lusso, in base alla quale oltre il 40% delle imprese non hanno ancora siti ecommerce, e in questa percentuale spiccano alcuni marchi noti italiani. Insomma, di strada digitale ne hanno ancora da fare le aziende del fashion: come specifica Giorgio Tettamanti, CEO di Carat Italia, “la quota investita sul web dalle aziende moda è pari al 5% degli investimenti globali in comunicazione, una percentuale bassa rispetto alla media italiana che è attorno al 12%”. e gli editoRi non stAnno A guARdARe Gli investimenti pubblicitari delle aziende moda “atterrano” in un mondo editoriale che sta cambiando, dismette testate storiche (Rcs ne ha chiuse 5 e ne ha vendute altre 5, Mondadori ne ha soppresse 4 e ceduta una), con una conseguente maggiore focalizzazione sui brand “core”. Dopo i tagli, però, sono arrivate le prime innovazioni. La prima novità è l’alleanza tra Condé Nast e Manzoni, concessionaria del Fedele usai vittorio Bonori isabelle Harvie-watt giorgio tettamanti doSSier un’immagine dell’applicazione vanity Fair confidential, primo quotidiano solo mobile due screenshot della piattaforma video “live” di condé nast il nuovo format di native advertising Multimag, in collaborazione tra condé nast e Manzoni Gruppo Espresso, che ha portato al lancio di MultiMag, una forma di native advertising presente su tutti i siti dei due gruppi editoriali, che raggiunge settimanalmente 2 milioni di utenti femminili e 3 milioni di navigatori maschili. Si tratta di un format interattivo e multimediale con contenuti editoriali promozionali, cioè sponsorizzati dagli investitori, ognuno dei quali sostiene un costo di 40mila euro a settimana, più 15mila euro per la versione mobile. Soddisfatto Fedele Usai, deputy general manager Condé Nast: “Abbiamo realizzato il più grande network qualitativo di distribuzione digitale. Non c’è in Italia – conclude – una audience sul web così ampia, di alto livello e mirata, cioè interessata al lifestyle e alle news di qualità”. Condé Nast quest’anno sfodera gli artigli: in partnership con Rai Cinema e altri soggetti, l’editore ha lanciato settimana scorsa la piattaforma video proprietaria “Live”, forte di 7 canali, tra cui quello sulla moda, con l’obiettivo di raggiungere 5 milioni di utenti al mese. “Diventeremo – aggiunge Usai – il primo video-channel in Italia specializzato in lifestyle. A differenza di YouTube, che pubblica video generati dagli utenti, Live seguirà una linea editoriale con contenuti da noi prodotti”. Infine, per arrivare al canale mobile, ha appena debuttato Vanity Fair Confidential, primo quotidiano esclusivamente su tablet e smartphone che sarà distribuito tutti i giorni a 200mila utenti profilati, esperimento che successivamente coinvolgerà anche Vogue, Glamour, Wired e GQ, raggiungendo complessivamente un milione di utenti. È chiaro che le iniziative poste in essere da Condé Nast vanno in una logica multipiattaforma, tra web, tv e mobile. “Finalmente gli editori hanno capito – sottolinea Tettamanti – che è importante essere presenti, in modo strategico e con una buona massa critica, su più media. C’è da aspettarsi nei prossimi anni che alcune testate cartacee sbarcheranno in tv, magari con pillole brandizzate di 15 minuti”. QuAli business model? Il motivo di questo fermento nel mondo editoriale è dovuto al fatto che il vecchio modello di business, legato ai ricavi editoriali e pubblicitari, non regge più. E, soprat13 marzo 2014 pambianco magazine 41 doSSier Andrea santagata Alessandro Bompieri tutto, questo modello, nato per la stampa, non è replicabile sull’online. Infatti, difficilmente una testata può compensare il calo dell’advertising sul cartaceo con la crescita della pubblicità sul sito web. I budget per gli spazi commerciali su internet infatti sono molto più bassi, e il motivo, secondo Andrea Santagata, AD di Banzai Media, è da ricercare nel fatto che il lettore sulla rete “vale” meno di quello cartaceo. Quest’ultimo, infatti, sfoglia in media 20 pagine del quotidiano, mentre l’utente online non fruisce in modo sequenziale del prodotto, cerca il singolo contenuto, e quindi la sua potenziale esposizione ai messaggi pubblicitari è ridotta. In ogni caso, un business profittevole dovrebbe valorizzare al massimo le audience, e non solo con la pubblicità. Santagata parla di un modello a “piramide rovesciata” dove, nella parte alta si trova appunto l’audience complessiva da cui si estrae valore attraverso la pubblicità. Via via questi contatti si segmentano in fasce sempre più piccole, che sono profilate con dati più specifici e alle quali si offrono informazioni convogliandole in altri siti del gruppo oppure servizi aggiuntivi: “Pensiamo agli annunci immobiliari – precisa Santagata – ma anche a quelli di vendita di auto usate, la ricerca del lavoro, così come il meteo, sono tutti business molto ricchi in rete, che tra l’altro già appartenevano agli editori tradizionali. Un tempo sui giornali anche gli annunci mortuari erano fonte di revenue”. Alla fine di questa piramide c’è l’e-commerce, perché, ben conoscendo gli utenti, gli si offrono i prodotti a loro più affini. Un modello in progress per il Gruppo Banzai (composto da siti editoriali e siti ecommerce) e che sta funzionando, forte di 160 milioni di euro di ricavi nel 2013, un I vecchi neMici di carta diventano alleati online L e aziende oggi devono fare i conti con un mercato della comunicazione che sta cambiando a tutti i livelli: nel mondo delle agenzie pubblicitarie, in quello delle concessionarie e nei media. Si va, infatti, verso una concentrazione sempre più spinta. Il caso più eclatante è la fusione, prevista quest’anno, tra due grandi gruppi della comunicazione mondiale, Publicis e Omnicom, che scalzeranno in quota di mercato e fatturato l’attuale leader Wpp. Ma fenomeni di concentrazione sono in atto anche a livello nazionale, 42 pambianco magazine 13 marzo 2014 a cominciare dal mondo delle concessionarie editoriali: Mondadori Pubblicità è confluita in Mediamond, società che gestisce la vendita degli spazi sul digitale partecipata da Publitalia, e quest’ultima di fatto offre pacchetti integrati con tv, stampa, radio e web; Rcs Pubblicità ha acquisito la raccolta pubblicitaria nazionale di La Stampa, Il Giorno, Il Resto del Carlino, La Nazione, QN, Giornale di Sicilia, La Sicilia, La Gazzetta del Mezzogiorno e Gazzetta del Sud, che si aggiunge chiaramente a quella del Corriere della Sera, de La Gazzetta dello Sport e dell’Unione doSSier break even raggiunto lo scorso anno e previsioni di crescita a doppia cifra nel 2014. Sull’e-commerce punta anche il Gruppo Rcs, però Alessandro Bompieri, direttore generale divisione Media del gruppo, precisa che i ricavi editoriali dell’azienda tengono, in quanto la riduzione delle diffusioni è stata compensata con l’aumento del prezzo dei quotidiani, nonché con la crescita degli abbonamenti digitali, che per il Corsera sono più di 100mila. Ciò detto, si cerca un nuovo modello di profittabilità: “Costruiremo attorno ai nostri power brand (Corriere della Sera e Gazzetta dello Sport, ndr) delle verticalità con i periodici, che riguarderanno il settore moda, turismo, arredamento e beauty, con forme di ecommerce contestualizzato”. CoRRieRe AllA modA Tra poco, quindi, si assisterà alla nascita di un canale verticale dedicato alla moda all’interno di Corriere.it, che farà leva sulla redazione del quotidiano, di Io Donna, di Amica e Style. Successivamente, verrà lanciato l’e-commerce probabilmente attraverso piattaforme di proprietà, creando occasioni di shopping coerenti con i contenuti editoriali. “Non si tratterà di un ecommerce generalista – specifica Bompieri – perché l’utente, leggendo un articolo all’interno del canale verticale dedicato alla moda, si accorgerà che alcuni abiti di cui si parla diventano ‘shoppabili’”. Bompieri sottolinea l’importanza che le transazioni online avvengano su siti di proprietà, per conoscere meglio il cliente e profilarlo. Va detto che Rcs ha già attivato forme di vendita su alcuni siti del gruppo, ma se oggi l’ecommerce pesa ancora poco, qualche milione di euro, l’auspicio è di moltiplicare il fatturato per 10 nel giro di 3 anni. Google e Facebook valgono da soli metà dell’adv digitale italiano. A centri media, editori e concessionarie non resta che unire le forze. Sarda, qualificandosi dunque come la super-concessionaria nell’area quotidiani, con i rispettivi siti web. La febbre da consolidamento si traduce anche in processi di avvicinamento nella stessa editoria, al punto che gruppi da sempre considerati in competizione cominciano a creare alleanze. Si pensi agli “acerrimi nemici” Corriere della Sera e La Repubblica, le cui concessionarie hanno organizzato insieme un evento per presentare una ricerca ad aziende e centri media. Una vera e propria partnership strategica è quella siglata tra Condé Nast e Manzoni, concessionaria del Gruppo Espresso, che quest’anno insieme lanceranno nuove iniziative editoriali, cui fa seguito anche una partnership tra l’editore di Vogue e la Rai per la creazione di un break pubblicitario televisivo dedicato al lusso. La ragione di questi avvicinamenti, secondo gli esperti, è da ricercare nelle nuove geografie di potere stabilite dal web. Spiega Andrea Santagata, AD di Banzai Media: “Google e Facebook prendono insieme più della metà dell’adv digitale in Italia, che nel complesso corrisponde a 1,6 miliardi di euro. Il resto è diviso tra 80 player”. Da uno scacchiere così squilibrato, con un’oligarchia di pochi big che occupa più della metà del mercato online, è chiaro che la vera competizione non sarà più tra i tanti “piccoli” editori che si trovano nella rimanente parte del mercato, bensì tra questi e la corazzata dei grandi. La ragione delle alleanze e delle concentrazioni in atto nasce quindi anche da questa necessità. E c’è da aspettarsi che in questi anni i players della comunicazione diventino sempre meno competitors e sempre più partners. (v.a.) 13 marzo 2014 pambianco magazine 43 doSSier UN CAMBIO DI LOGO E DI IMMAGINE CHE RILANCIA IL BRAND ySl va più forte senza y Hedi Slimane cancella Yves, e Saint Laurent mette la freccia. La griffe del gruppo Kering stupisce gli analisti e i buyer: “Mai avuta una clientela di fan come oggi”. di Valeria Garavaglia A nche gli analisti più preparati sul mondo del lusso ne sono rimasti colpiti. L’effetto shock della virata di stile e di immagine voluta da Hedi Slimane, salito al timone creativo di Saint Laurent nel 2012, ha rilanciato la storica maison parigina. Nel 2013 Saint Laurent è stata la griffe del polo luxury di Kering in più rapida crescita, con un +17,8% dei ricavi che ha trainato tutta la performance della divisione. Con Gucci in rallentamento e Bottega Veneta in rialzo a una cifra (+7,5%), il brand ha superato le stime del mercato. E ha dunque decretato il successo e l’efficacia della cura Slimane. “La transizione della direzione artistica a Hedi Slimane - ha dichiarato il patron del gruppo François-Henri Pinault - è stata un enorme successo. Il ready-to-wear uomo e donna sono stati particolarmente ben accolti, in aumento del 53%”, mentre calzature e pelletteria, trainati da nuovi modelli come la borsa Sac du Jour e le scarpe Paris, hanno pesato per ben il 66% dei ricavi. Quello che il designer, nato a Parigi nel ‘68 da un bancario tunisino e una sarta italiana, ha operato sulla maison, va però oltre un mero rinnovamento del prodotto. Dalla sua nomina a direttore creativo è stato artefice di un vero e proprio rebranding, tanto efficace quanto controverso. Hedi slimane 13 marzo 2014 pambianco magazine 45 doSSier RidisegnAto A tutto tondo Una delle prime mosse di Slimane è stata l’eliminazione del nome di battesimo del fondatore, ‘Yves’ dal logo della maison, riscritto in ‘Saint Laurent Paris’ con un nuovo carattere Helvetica ispirato all’insegna della boutique di Yves Saint Laurent nella Rive Gauche negli anni Sessanta. Cambiata - tra le critiche, incluse quelle del precedente direttore creativo Stefano Pilati, che aveva guidato Ysl dal 2004 - l’etichetta, Slimane ha rivoluzionato anche lo stile del marchio. Sulle passerelle maschili e femminili ha proposto un grunge inedito per Ysl, ma ben noto a chi conosce il forte legame di Slimane con la musica, in particolare la scena rock e underground. Le sue prime collezioni hanno suscitato una netta spaccatura tra gli addetti ai lavori, per metà inorriditi e per metà innamorati della nuova Saint Laurent by Hedi Slimane. Ma le vendite gli hanno dato ragione. Da colossi del retail Usa, come Barneys New York e Bergdorf Goodman, all’Italia, il brand ha sbancato. “Nelle ultime stagioni - afferma Daniela Kraler, titolare delle boutique multimarca Franz Kraler di Cortina e Dobbiaco - Saint Laurent è il nostro best seller in tutte le categorie di prodotto, la nuova gestione ha avuto subito un effetto positivo. La ‘rock politic’ di Slimane, il suo modo innovativo di usare grafismi, di dare un tocco maschile alla donna e di riproporre canoni dello stile nordamericano nell’uomo, sono piaciuti moltissimo. Il suo è lo stile del futuro”. La donna e l’uomo della nuova Saint Laurent sono rock, skinny e - nell’età o nell’animo - giovani. “Slimane ha cambiato l’immagine del marchio a 360 gradi rendendola più giovane e accattivante, sia nei capi sia nella comunicazione”, afferma Rossella De Fano, a capo delle boutique Cecilia De Fano tra Bari e Trani. “Le vendite sono migliorate notevolmente”. Il designer ha legato l’immagine della griffe a band di culto come i Daft Punk, ma anche a personalità ambigue, come Courtney Love e Marylin Manson, protagonisti di due campagne. “La rassegna stampa che riceviamo su Saint Laurent è impressio- 46 pambianco magazine 13 marzo 2014 A lato, dall’alto, due campagne saint laurent con Marylin Manson e courtney love, e un look della griffe dalla collezione A/i 2014-15. nante”, commenta ancora la Kraler. “Slimane ha lavorato bene con l’immagine e ha saputo legarsi alle celebrities ‘giuste’”. Nel sito Ysl. com, rinnovato sotto la sua reggenza, accanto alle immagini d’archivio sulla maison ci sono la sezione ‘Music Projects’, con video e immagini di progetti speciali legati a quest’arte, e le due sezioni ‘Skinny’ e ‘Selvage’, quest’ultima dedicata al jeans di lusso targato Saint Laurent. La distanza con il mondo di monsieur Saint Laurent è evidente, eppure lo stesso Pierre Bergé, storico partner di Yves che ha fortemente voluto il ritorno di Slimane nella maison (lo aveva già assunto per la collezione uomo nel ‘96, e Slimane vi era rimasto fino all’arrivo di Tom Ford nel ‘99), lo indica come il suo erede. “Hedi doSSier vuole shockare”, ha dichiarato in un’intervista al New York Times. “Quando sei un artista, sei obbligato a shockare”. Il rinnovamento avviato da Slimane ha riguardato anche lo store concept, ridisegnato da lui stesso, applicato gradualmente da Kering alla rete retail del marchio, che include oggi 115 boutique nel mondo. Ain’t lAuRent WitHout YVes? Le scelte di Slimane non sono sempre state ben accette dal fashion business. Dalla modifica del logo e del nome del brand, alla decisione di installare il suo studio a Los Angeles, dove vive dal 2007 - quando dopo otto anni ha lasciato il timone creativo di Dior Homme per dedicarsi alla fotografia - invece che a Parigi. Dalle discusse campagne con Manson e la Love, allo stile boho-chic che secondo alcuni ricorda più Topshop e Primark che Yves Saint Laurent. Dal rifiuto di parlare con i giornalisti e privilegiare le celebrities sue amiche, come la cantante e modella statunitense Sky Ferreira e la it-girl inglese Pixie Geldof, nel seating delle sfilate rispetto alle firme più autorevoli del settore, all’aver bandito la nota fashion editor del New York Times Cathy Horyn dai suoi show per aver scritto che alcuni aspetti del suo stile ricordavano Raf Simons. Fino all’aver interrotto il rapporto con il prestigioso store parigino Colette, che durava dal ‘98, reo di aver messo in vendita una t-shirt con l’ironica scritta ‘Ain’t Laurent without Yves’. Eppure, per quanto provocatorio e controverso, lo stilista piace quanto il suo lavoro. “Slimane ha un suo pubblico che lo segue e lo ammira”, sostiene Valerio Brighi dei multibrand Nick & Sons di Milano Marittima, Riccione e Ravenna. “Con lui le vendite di Saint Laurent sono aumentate, la clientela è cambiata. Oggi è la più bella che un negozio possa avere, preparata e appassionata di moda”. Non è più Saint Laurent senza Yves? Probabilmente no. Ma forse, per Kering, è anche meglio. da sinistra, il nuovo store concept saint laurent ideato da Hedi slimane e due proposte del designer per donna e uomo. 13 marzo 2014 pambianco magazine 47 nuove frontiere un interno all’excelsior di Milano ANTONIA CONQUISTA EXCELSIOR Department con oSpite Il format lanciato nel 2011 dal gruppo Coin sembra funzionare: i piani gestiti dal negozio milanese crescono il doppio degli altri. E adesso si replica con Amedeo D. I l gruppo Coin ad aprile svelerà l’ultimo step della propria scuderia di brand. La compagine veneta oggi copre un ampio ventaglio di segmenti moda, dall’abbigliamento low cost di Upim al fashion retailer Ovs, dallo stile department store di Coin al lusso di ricerca di Excelsior. Un mix che “nel 2013 – ha spiegato a Pambianco Magazine il DG di Coin Simone Dominici – ha registrato un’accelerazione importante nella seconda metà dell’anno”. Il prossimo mese, la formula del posizionamento differenziato dovrebbe allargarsi ulteriormente: “In aprile sveleremo un nuovo format, in un Coin di Roma attualmente in ristrutturazione. In questo modo, copriremo davvero tutti i segmenti”. E si tratterà di un passaggio che punta a differenziare, 49 pambianco magazine 13 marzo 2014 evidentemente, il livello luxury dall’attuale ‘ricerca’ di Excelsior. Dominici ha spiegato l’articolata strategia di posizionamento del gruppo veneto, rilevato nel 2011 da una cordata di fondi (Bc Partners, Investindustrial e Ontario Teachers Pension Plan) che circa un anno fa ha dovuto procedere a una successiva iniezione di capitale da 54 milioni. Il percorso di Coin è stato “avviato sette anni fa – ha sottolineato il manager – con il riequilibrio dei marchi interni al department store: gli house brand sono scesi dal 60% al 10% dell’offerta”. Grazie al mix proposto (c’è anche il fashion retailer Mango), “abbiamo affermato un modello che prima non c’era, raddoppiando la quota di mercato riferita ai department store in Italia al 4% (cifra ancora lontana dal 15% europeo), e ritagliando per le diverse insegne del gruppo un complessivo 8% del mercato dell’abbigliamento italiano”. Nella parte alta del mercato, la sperimentazione è stata avviata nel settembre 2011 con Excelsior. “L’idea – ha raccontato Dominici – era quella di creare un concept store di lusso. Ma per un simile format il gruppo aveva la necessità di avvalersi di una collaborazione esterna. Si scelse perciò il team di buyer di Antonia”. L’accordo prevede una forte visibilità (una sorta di ‘sponsorizzazione’ dei piani di Excelsior) per il negozio multimarca di lusso milanese che si occupa della gestione dei brand venduti nel department store. “La collaborazione - ha spiegato il manager - prevede un reciproco guadagno al successo dell’operazione”. E Dominici non nasconde la soddisfazione: se Excelsior è cresciuto del 10% nel 2013, i piani di Antonia hanno segnato +20 per cento. Il format è stato replicato nel 2013 a Verona (con marchi più istituzionali affidati alle boutique Folli Follie). E “ci stanno chiedendo di aprirne all’estero. L’obiettivo, per ora, è invece di consolidare”. L’operazione Antonia ha convinto il gruppo a replicare l’affidamento a buyer esterni anche in Coin, dove l’operazione è affidata ad Amedeo D., negozio milanese di tendenza giovane e sportivo. Coin non diffonde il bilancio. Ha comunicato a Pambianco Magazine di “aver chiuso il 2012 con vendite nette sotto insegna per quasi 1,7 miliardi di euro, in crescita dello 0,5%, con un margine operativo lordo di 150,3 milioni”. Ma non è stato possibile rintracciare i documenti contabili depositati. Sarebbe interessante, invece, verificare l’effetto sui conti di questa strategia di marketing piuttosto coraggiosa. Se, cioè, il rischio che l’immagine del marchio ospite prevalga su quello del department store, valga davvero la candela. (l.t.) licenze SINERGIE NEL SEGNO DEGLI OCCHIALI gildo Zegna e giovanni Zoppas A Marcolin l’eyewear di Zegna e Agnona Patto tra due realtà made in Italy per una linea di montature da sole e da vista. Nel mirino lo sviluppo del segmento donna. Con lo “zampino” di Stefano Pilati. di Rossana Cuoccio d opo l’acquisizione della società americana Viva International avvenuta qualche mese fa, Marcolin mette a segno un altro colpo conquistando la licenza per l’eyewear di Agnona e di Ermenegildo Zegna, prima affidata a De Rigo Vision. L’accordo, che ha durata decennale, prevede la produzione e la distribuzione mondiale in esclusiva di occhiali da sole e montature da vista per i due brand del gruppo biellese, che nel 2013 ha fatturato 1,27 miliardi di euro (stabile sul 2012). “Marcolin – ha commentato l’AD Gildo Zegna a Pambianco Magazine – ci ha ‘corteggiati’ con due progetti nuovi, importantissimi per la nostra immagine, che puntano ad innovare il prodotto e contemporaneamente a sviluppare il segmento donna con il marchio Agnona. Senza dimenticare che, per quanto riguarda l’a50 pambianco magazine 13 marzo 2014 spetto distributivo, Marcolin è strategica, in particolare per la sua forza sul mercato americano e sui mercati emergenti”. Zegna si inserisce nel portafoglio brand di Marcolin come un marchio uomo tra i più noti e desiderati al mondo. Agnona, invece, sotto l’estro creativo di Stefano Pilati sta vivendo una vera e propria rivoluzione e amplia l’offerta donna. “È proprio su Agnona che la sinergia tra noi e Marcolin sarà più forte”, ha continuato Zegna. “Il progetto eyewear va a completare lo sviluppo della linea shoes & bags; vogliamo che gli accessori rappresentino un punto di forza”.La figura di Pilati, il cui contributo sarà presente nelle collezioni Ermenegildo Zegna Couture e Agnona, sarà fondamentale. “Anzi - ha aggiunto Giovanni Zoppas, CEO di Marcolin - sta già fornendo degli input per trasferire gli stilemi del marchio sulle linee di occhiali. Mentre il lancio delle prime collezioni Zegna (Ermenegildo Zegna e Couture) è previsto per gennaio 2015, per Agnona, che entra per la prima volta nel segmento dell’occhialeria di lusso, stiamo valutando di realizzare una preview già il prossimo settembre, durante le sfilate donna. Per Ermenegildo Zegna verranno lanciati circa 150 modelli, il cui 55% sarà composto da occhiali da vista, mentre per Agnona i modelli, dedicati a un target molto alto, saranno una ventina, ripartiti equamente tra sole e vista”. La distribuzione delle linee è prevista sia attraverso il retail di Zegna (esclusa la linea vista) sia tramite il wholesale degli ottici specializzati. “Altri canali importanti saranno quello del travel retail e dell’online”, ha aggiunto Zegna. In termini di obiettivi si prevede una ripartizione omogenea delle vendite nei tre principali continenti (20% in Europa, 30% in Asia e 25% in America). Marcolin ha chiuso il 2013 con un fatturato di circa 360 milioni di euro. “Ci aspettiamo un anno di consolidamento, con una crescita particolare su Usa, Paesi emergenti e Medio Oriente, dove abbiamo siglato un accordo distributivo con Rivoli Group. Per il 2015 ci focalizzeremo anche su Cina e Russia con nuovi partner ”. mood Registrazione tribunale di Milano n° 528 del 25/10/2011 Issue 189 Rage for color, 1958 ©The Estate of Erwin Blumenfeld. In mostra presso Galleria Carla Sozzani, Milano, dal 16 febbraio al 30 marzo 2014. 52 Diario di bordo di Rocco Mannella 74 Upcoming brands di Valeria Garavaglia 55 Donna A/I 2014-15: La materia ritrovata di Rocco Mannella 77 Scelti per voi di Valeria Garavaglia 65 Saloni womenswear: Diverso è bello di Valeria Garavaglia 80 Art agenda di Caterina Zanzi 69 Paris fashion week: Reale e surreale di Enrico Maria Albamonte www.mood-magazine.com Diario di bordo di Rocco Mannella Sono poco più che ventenni e, nelle prime file delle passerelle più cool, si distinguono per uno studiato look sopra le righe che li rende subito riconoscibili. Sembravano destinati a scomparire in tempi rapidi, ma i blogger di moda, o almeno i più votati esponenti di questa intraprendente lobby (come Leandra Medine e Bryan Boy), si confermano una presenza influente nel circo mediatico delle sfilate e non solo. Seguitissimi dalle giovani fashion victim e criticatissimi da molti addetti ai lavori per la loro inesperienza e scarsa obiettività, hanno avuto il merito di svecchiare i tempi e i modi dell’informazione di moda, accelerandone i ritmi e amplificandone la fruizione. In un magmatico contesto, come quello attuale, dove tutto si diffonde e si brucia rapidissimamente a colpi di Instgram, Twitter, Tumblr, Flickr. Una rivoluzione senza precedenti che, se da un lato ha iniettato un democratico soffio di effervescenza nel racconto e nella comunicazione della moda, da un altro, ne ha spesso banalizzato i contenuti, in favore di una visione superficiale, commerciale e spettacolarizzata. Con questa monografia sul womenswear, Mood ha voluto prendere le distanze da questo approccio. Per fornire una lettura “diversa” dei trend e delle sfilate di cui, senza farci prendere dalla “sindrome di Piero Angela”, riteniamo sia utile evidenziare le sfumature inedite, i dettagli rivelatori e le ispirazioni culturali. L’esito di questa “renovatio” è visibile nel reportage su Milano Milano Moda Donna che abbiamo arricchito con due nuovi focus sulle collezioni presentate il mese scorso a New York e a Londra. Per necessità imposte dai tempi di uscita, alle ultime collezioni in passerella a Parigi ha invece riservato un trattamento “a part” che, oltre a focalizzare le novità previste per il prossimo autunno/ inverno, ricostruisce l’atmosfera respirata dentro e fuori le passerelle della Ville Lumière. 52 mood|13.3.2014 Uno sguardo diverso SFILATE DONNA | A/I 2014-15 1 2 3 4 5 6 Burberry Prorsum Tommy Hilfiger Marc Jacobs Giorgio Armani Prada Moschino 5 2 3 4 mood|13.3.2014 La materia ritrovata di Rocco Mannella 1 Per il prossimo autunno/inverno, gli stilisti di Milano, New York e Londra hanno puntato su silhouette collaudate e rassicuranti. Per dare pieno risalto al protagonismo di tessuti, filati e pellami dal forte impatto tattile e visivo. Gli esiti di questa ricerca nei trend visualizzati nelle pagine del reportage. 6 55 SFILATE DONNA | A/I 2014-15 qui Milano 1 5 Forest calling Intrecci corteccia, ramage a 3D e virtuosistiche applicazioni di piume. Creano una magica atmosfera da bosco incantato dove Walt Disney incontra Jack London e Tim Burton dialoga con Rousseau il Doganiere. 1 2 3 4 5 6 7 Salvatore Ferragamo Antonio Marras Dolce & Gabbana Kristina T Alberta Ferretti Aquilano.Rimondi Marni 6 2 3 “E immersi noi siam nello spirito silvestre, d’arborea vita viventi”. Evocano la dannunziana “pioggia nel pineto” i più scenografici abiti presentati alle ultime sfilate milanesi che, come l’Ofelia ritratta da John Everett Millais (nel riquadro, a sinistra), suggeriscono una metaforica fusione con la natura e rilanciano il tema della metamorfosi caro ai pittori simbolisti. L’effetto prodotto produce un ammirato senso di meraviglia e magnifica l’abilità tutta italiana di avvicinare il prêt-à porter di lusso all’haute couture. 7 56 mood|13.3.2014 Nature fusioN 4 SFILATE DONNA | A/I 2014-15 1 5 Pure chic 2 Un design pulito ed essenziale che tratteggia un algido ideale di femminilità senza eccessi e senza incertezze. Con tagli netti, proporzioni minute, bottoni massimalisti e stivali da corsara. 1 2 3 4 5 6 3 6 7 Versace Dsquared2 Andrea Incontri Max Mara Ermanno Scervino Marco De Vincenzo Gucci mood|13.3.2014 Jackie forever 4 Cambiano i tempi ma lei, la first lady per eccellenza, rimane un imprescindibile punto di riferimento per gli stilisti e le donne all’inseguimento dell’eleganza. Jacqueline Lee Bouvier, moglie di John Fitzgerald Kennedy (a sinistra, in una serigrafia di Andy Warhol), ha creato uno stile di culto al quale le ultime sfilate milanesi hanno tributato l’ennesimo omaggio. Con una strategica incursione nel guardaroba di Catherine Deneuve (in Belle de jour) e di Faye Dunaway (ne Il caso Thomas Crown). Un mix che fonde bon ton e sensualità. 7 57 SFILATE DONNA | A/I 2014-15 1 5 Art gallery 2 Abiti come tele esibizioniste che fondono e confondono liquide colate di colori vivi e irregolari tasselli effetto tangram, intricati grovigli bidimensionali e ingannevoli giochi di sovrapposizioni. 1 2 3 4 5 6 3 6 7 Sportmax Just Cavalli Msgm Les Copains Missoni Gabriele Colangelo Fendi 4 58 Forse è anche merito della bella mostra milanese sugli “irascibili” pionieri dell’astrattismo made in Usa, inaugurata lo scorso anno a Palazzo Reale, se Jackson Pollock (nel riquadro, un dettaglio del suo celebre dipinto Number 8), Mark Rothko, Willem De Kooning e Hans Hoffman hanno lasciato abbondanti tracce in molti capi presentati all’ombra del Duomo. Il risultato di questa fascinazione rilancia i tessuti stampati che, grazie ai cromatici giochi che li contraddistinguono, si prestano ad abbinamenti facili e a combinazioni d’effetto. 7 mood|13.3.2014 effetto Pollock SFILATE DONNA | A/I 2014-15 1 5 Global village 2 Zanzibar e il Texas, Samarcanda e l’isola di Wight. Ideali mete di un viaggio della fantasia tra kimono orientali e gonnelloni provenzali, paisley indiani e wax africani. Per nuove hippy senza frontiere. 1 2 3 4 5 6 3 6 7 Blumarine Agnona Roberto Cavalli Marco Rambaldi Emilio Pucci Stella Jean Etro mood|13.3.2014 GiPsY QueeN 4 Ciclicamente, nella moda, il fascino degli anni Settanta torna a far sentire la sua voce. Di questo decennio molti creativi di scena a Milano hanno citato la passione per lo stile folk che ha avuto in Bob Gibb (a sinistra, un suo capo del 1972, conservato al V&A Museum di Lodra) uno dei suoi più ispirati interpreti. I suoi caftani bordati di mongolia, i suoi abiti overlong da gitana di lusso, i suoi pullover dall’appeal rustico sono tornati di forte attualità. Come la mitica collezione russa presentata da Yves Saint Laurent nel 1976. 7 59 SFILATE DONNA | A/I 2014-15 qui New York 1 5 Quiet charme Quiete, relax e una preziosa nonchalance che fa sempre la differenza. Li assicurano caban destrutturati, cappotti-cocoon, round-neck preziosi e maxi gonne declinati in un’atemporale gamma di colori polverosi. 1 2 3 4 5 6 7 Altuzarra Ralph Lauren Collection Calvin Klein The Row Derek Lam Diesel Black Gold Michael Kors 6 2 3 Nelle passate stagioni, a New York, sono stati Peter Som, Phillip Lim, Alexander Wang e Derek Lam, i più convincenti interpreti del relaxed chic. Per il prossimo inverno, sono stati “grandi vecchi” come Ralph Lauren, storici brand come Calvin Klein e giovani talenti minimalmodernisti come Christian Siriano (a sinistra, un suo capo) a firmare le migliori declinazioni di questo stile squisitamente wasp. Con insistiti richiami all’estetica “cosy” che esaltano l’appeal delle linee pure e la fluida tattilità della maglia. 7 60 mood|13.3.2014 così…“cosY”! 4 SFILATE DONNA | A/I 2014-15 1 5 Wild touch 2 Intarsi multicolori, psichedelici patchwork e lavorazioni camouflage. Movimentano e riscaldano blouson e cappotti che salutano il grande ritorno della pelliccia a pelo rasato o moderatamente selvaggio. 1 2 3 4 5 6 3 6 7 Anna Sui Thakoon Jeremy Scott Donna Karan Custo Barcelona Diane Von Furstenberg Phillip Lim mood|13.3.2014 falsi d’autore 4 Hanno un piglio deciso ma nulla a che spartire con la crudele Wanda von Dunajew di cui Emanuelle Seigner ha fatto rivivere le erotiche gesta nell’ultimo film di Roman Polanski, La Vénus à la fourrure. E, forse per distinguersi dalla “zarina” Anna Wintour (grande fan di visoni e zibellini), sulle ultime passerelle di New York, le fur-addicted più cool hanno scelto modelli smaccatamente “fake”(a sinistra, un gilet di DKNY). Con buona pace degli animalisti più impetuosi che, per “sfilare”, hanno dovuto attendere la Milano Fashion Week. 7 61 SFILATE DONNA | A/I 2014-15 qui Londra 1 5 New romance Echi rinascimentali e spunti neo-vittoriani conferiscono una regale allure a pullovere, top, trench e mini dress che rileggono, con misurato senso della messa in scena, le armature da parata e le divise di corte. 1 2 3 4 5 6 62 7 6 3 roYal PoWer Ha nutrito una sfrenata passione per la moda, Elisabetta I (nel riquadro, in un calco bronzeo di Domenico Bracciani), quinta e ultima monarca della dinastia Tudor. Gli aderenti corpetti a cono rovesciato, i colletti a ventaglio e le ampie maniche a prosciutto delle sue spettacolari “mise” hanno fatto e fanno ancora tendenza. La conferma giunge dalla mostra Queens and consorts (da poco conclusasi alla National Portrait Gallery di Londra) e dalle ultime fatiche stilistiche dei designer Simon Rocha, Temperley London e Christopher Kane. mood|13.3.2014 Courtesy of The National Portrait Gallery 7 J.W. Anderson Bora Aksu Simone Rocha Temperley London Ktz Erdem Christopher Kane 2 4 SFILATE DONNA | A/I 2014-15 1 5 American life 2 Bomberini in raso, scollature a cuore, jeans bootcut e abbaglianti felpe da campus in versione glam. Una divertita e divertente incursione nel giovanilismo a stelle e strisce. Al ritmo scatenato di “rock around the clock”. 1 2 3 4 5 6 3 6 7 Jonathan Saunders Ashley Williams Nasir Mazhar Holly Fulton Ashish Tom Ford House Of Holland mood|13.3.2014 oh,…haPPY daYs! 4 Non è più una teenager ma conserva intatta la giovanile spensieratezza che ne ha fatto una delle più memorabili sit-com ambientate negli anni Cinquanta. Happy days (a sinistra, la cover del dvd celebrativo) ha da poco compiuto quarant’anni (la sua prima puntata risale al 1974) e la sua eco è rimbalzata su molte passerelle della London Fashion Week che hanno citato il look di Fonzie, Richie, Potsie e dell’indomabile Joanie. Un tuffo nella moda a stella e strisce nell’era dei juke-box e dei primi drive-in, di Bil Haley e di Sandra Dee. 7 63 SALONI WOMENSWEAR diverso è beLLo di Valeria Garavaglia mood|13.3.2014 C lima effervescente a White e Super, saloni del womenswear in scena a Milano dal 22 al 24 febbraio. Entrambe le kermesse hanno visto una crescita dei buyer, internazionali e pure italiani, accorsi a visionare le proposte di marchi affermati ma anche e soprattutto di ricerca, in un momento in cui i consumatori sembrano apprezzare sempre più una moda ‘diversa’, fuori dal mainstream dei nomi più noti. I compratori nelle tre location di White - via Tortona 27, 35 e 54 – sono cresciuti di oltre il 20% rispetto a febbraio 2013. 17.500 i visitatori totali, 463 i brand espositori. “Oltre ai dati che confortano tutto il sistema moda milanese – ha detto il fondatore Massimiliano Bizzi – abbiamo percepito una bellissima atmosfera ed una forte energia, anche del mercato italiano”. Alla terza edizione di Super, salone di Pitti Immagine e Fiera Milano, i compratori sono stati 6.000 (+18%), di cui 1.200 esteri, in linea con un anno fa. Tra le 235 collezioni di scena al Padiglione 3 di piazza VI Febbraio anche per la prima volta quella di Manuel Ritz, la label del gruppo Paoloni che ha da poco arruolato nel team creativo Kevin James Morley. Il giovane designer inglese, ispirandosi al Dna maschile del marchio nato alla fine degli anni 70 e alla sua storia, ha proposto pezzi come i ‘germuda’, a metà tra gonna e bermuda, in velluto a costine, camicie rubate dall’armadio del fidanzato e denim dal taglio boyfriend. “Se dovessi definire la collezione A/I in tre parole direi colorata, elegante, maschiaccia. È rivolta a una donna, non una teenager, dallo stile Tom Boy, o ‘boyish’, elegante ma ironica, con un carattere forte”. Secondo Morley, che ha espresso qualche perplessità sui saloni milanesi, cui preferisce il parigino Tranoi, oggi nel panorama del womenswear si trova “di tutto, marchi più minimal e più ‘carichi’”. “Sta a ciascuno - conclude differenziarsi e proporre la RIchIaMo al sua tendenza. Noi puntiamo guaRDaRoba molto su cappotti e tailleur MaschIle peR pantalone, dal tailoring la Donna maschile. Vedo una donna ‘boyIsh’ DI in abito con un cappotto Manuel RItz appoggiato sulle spalle, by kevIn jaMes abbinato a una clutch e a una MoRley scarpa beatle”. Look Manuel Ritz A/I 2014-15 65 SALONI WOMENSWEAR Akkua R’Evolution Il tocco trendy delle borchie si unisce ai benefici di una barefoot sneaker fatta a mano in Italia, che avvolge il piede come un guanto e, grazie a un meccanismo brevettato, previene e corregge gli squilibri posturali. ...visti a White Made4 Manifattura Italiana Linee pulite, modellature classiche e textures e lavorazioni inedite quali sovratinture, microdisegnature e declinazioni ‘two tones’, per questa start-up tutta italiana di camicie. Una collezione sovrastagionale il cui simbolo è il bottone a triangolo. 5Preview Alberto Guardiani Perfetti per una passeggiata ‘lunare,’ i caldi boots del brand marchigiano che, per il prossimo inverno, propone atmosfere futuristiche per una donna ‘astronauta’. 66 Aimee Kestenberg New entry nella sezione ‘talent scout’ di nuove label Inside White, le soffici borse in pelle della designer australiana, qui nei modelli shoulder e crossbody. mood|13.3.2014 Modelli classici, dallo stile unisex, per la collezione denim made in Italy del giovane brand. Tre i lavaggi (grezzo, vintage e nero delavé) per i jeans, realizzati nella tela selvage con le cimose rifinite a telaio. SALONI WOMENSWEAR Herno è proposta in 10 colori la cappa in piuma d’oca ultralight 200 gr realizzata in cachemire rain system trattato antipioggia, e con fodera in seta. ...visti a Super L’ed Emotion Design Carolina Wyser Nei luxury leggings Victoria, la stampa digitale pied de poule in versione punk è creata da artisti con l’uso della china e applicata a capo finito a laser. mood|13.3.2014 Ogni borsa del brand fondato da Sara Giunti ha una tecnologia di diodi integrata che, aperta, aziona un led che illumina il contenuto (nelle foto, luce e buio), oltre a un attacco Usb per ricaricare smartphone, tablet & co. Giancarlo Petriglia è ispirata a due signore della moda di Milano e New York, Anna Piaggi e Diana Vreeland, la nuova collezione di borse dai dettagli eccentrici e l’anima trasformista. 67 © courtesy of Lucky Red REPORTAGE | PARIS FAShION WEEK mood|13.3.2014 Una scena tratta dal film ‘Yves Saint Laurent’, 2014 reaLe e surreaLe di Enrico Maria Albamonte da Parigi Dalle favole al realismo digitale. A Parigi due scuole di pensiero, conciliate dallo stile di Saint Laurent, incrociano i guantoni. Realisti contro idealisti, esuberanti contro pragmatici. mentre le donne stanno a guardare in attesa di voltare pagina. 69 REPORTAGE | PARIS FAShION WEEK Le militanti È Lanvin una stagione controversa quella che si è appena conclusa in grande stile, con il debutto di Nicolas Ghesquière da Louis Vuitton, sulle passerelle del ready to wear parigino per l’autunno-inverno 2014. Come commenta Vanessa Friedman, la ‘penna della moda’ del Financial Times: “Da una parte si schierano i realisti come hermès, Louis Vuitton, Céline che optano per un’estetica improntata alla saggezza; dall’altra invece si allineano gli immaginifici (come Valentino, Alexander McQueen, Iris Van herpen, ndr) che, guidati dal gusto per la favola creano abiti surreali. Chi vincerà? Lo decideranno le consumatrici nei negozi la prossima stagione”. 70 Givenchy Balenciaga Una sintesi efficace, come lo stile del giovane Yves Saint Laurent, misurato ma già esuberante e tormentato: un vero esteta, come lo ritrae il biopic a lui dedicato, diretto da Jalil Lespert, che ha già diviso i francesi, gelosissimi dei loro idoli. Ma per tornare al cuore della questione, come in tutte le antinomie nulla è totalmente bianco o nero perché i realisti sono dei grandi sperimentatori (vedi Phoebe Philo per Céline e Nicolas Ghesquière per Lv) e gli immaginifici (Peter Copping da Nina Ricci, Alessandro Dell’Acqua al suo battesimo del fuoco da Rochas e così via) narrano la realtà per poi ‘stilizzarla’ e a volte segnalare vie di fuga. Una parola, ‘stilismo’, Balmain mood|13.3.2014 Come Eva Green in ‘300, l’alba di un impero’ e Cate Blanchett in ‘Monuments men’: donne toste e assertive si impongono con trench di nappa, marsine corazzate e imperiosi paltò d’ordinanza: è la nuova divisa dello stile. REPORTAGE | PARIS FAShION WEEK Le romantiche mood|13.3.2014 Le quote rosa trionfano tra abiti fluttuanti da diva, cappotti di astrakan da first lady, broccati yé yé e nuove sfumature di rosa carne che seducono senza intimidire: un inno a una femminilità pervasa dal romanticismo. Christian Dior che Miuccia Prada, in passerella a Parigi con Miu Miu evita come la peste: “ho la nausea per i designer modernisti che mirano a stupire senza un’autentica riflessione creativa: io sono per la normalità di una giacca a vento in toni pastello, di nylon per il giorno e di broccato lamé per la sera: nulla di più normale però ricercato; ho scartato cinquanta variazioni prima di arrivare all’imbottitura giusta”. Il risultato è affascinante: dal funzionalismo industriale dei cappotti con inserti antipioggia al coté civettuolo delle minigonne di pvc ricamate di pastiglie d’argento e cristalli, corredate da scarpine rosse con tacco cinque di metallo a molla. E da portare a spalla le nuove Chanel Valentino borsette memori 90. “Fare la spesa? È l’atto più normale che esista e anche le clienti dell’alta moda di Chanel lo fanno. Che c’è di strano?”. Karl Lagerfeld per la nuova collezione della maison ambientata in un supermarket riprodotto ad arte, vede rosa, che è anche il colore di punta della palette esibita da Cara Delevingne, la sua nuova musa. Il kaiser della moda si diverte a esplorare il lato ludico della quotidianità: via dunque a leggings di lurex, giacche di tweed dalle spalle ad arco, corpetti strizzati, tailleur Chanel purissimi e sdrammatizzati da minicarrelli a gabbia ornati dalle catene icona della maison. Nonostante la lussuosa austerity imperante, indice di Miu Miu 71 REPORTAGE | PARIS FAShION WEEK Le irresistibili Alexander McQueen understatement, l’opulenza, meno esibita, non è più un tabù. Céline mixa le lane double con i tessuti tecnici, il fil coupé e lo shearling mentre Alber Elbaz chez Lanvin reinventa i tweed e i bouclé della maison. E Moncler Gamme Rouge disegnata da Giambattista Valli, accanto ai capi femminili casual chic, lancia il nuovo menswear come una vera e propria collezione organica con inedite combinazioni di persiano e neoprene ispirate al workwear e ai parka, nuovo tormentone anche da Balenciaga che li propone spalmati. Non ci sono parka, ma magnifici chemisier fra anni 40 e Bauhaus da Givenchy, dove Riccardo Tisci pensa a una 72 Jean Paul Gaultier Iris Van Herpen donna perversa ma sofisticata, che in un solo cappotto fonde zibellino, volpe, visone e astrakan. I francesi che amano il made in Italy - e spesso hanno direttori creativi italiani alla guida delle loro maison - hanno una ricca cultura sartoriale legata a oltre un secolo di alta moda: da Charles Worth nel 1860 fino a oggi. E quindi per loro, in fondo, come si legge anche in ‘Shocking life’, l’avvincente autobiografia di Elsa Schiaparelli (altra italiana adottata dalla Francia) ha ancora senso che la moda comunichi con l’arte: magari è un’arte minore, ma pur sempre una rappresentazione suggestiva della realtà. Il ruolo della moda è Saint Laurent mood|13.3.2014 Aliene, fate ed eccentriche muse celebrano la moda oltre la moda dei grandi visionari dello stile: l’incantesimo non ha limiti e la sperimentazione della couture sfida ogni barriera dell’umanamente possibile. mood|13.3.2014 REPORTAGE | PARIS FAShION WEEK Parigi ombelico del Palco a Parigi la linfa creativa scorre per le strade. ci sono mostre come ‘dries Van Noten inspirations’ al musée des arts décoratifs e quella di david lynch alla maison de Photographie o balletti con etoile quali benjamin millepied: tutto un mondo pulsa intorno alle passerelle. È un en plein il cabaret “Mugler Follies” firmato da Thierry mugler che descrive la sublimazione della bellezza attraverso le performance di canto e danza degne della migliore rivista francese. e a proposito di palcoscenico rihanna è onnipresente: quasi nuda al party di balmain sfoggia un montone nero da miu miu. la popstar è in città forse anche per promuovere lo spettacolo “ballet revoluciòn” di cui cura la musica insieme a Usher e Prince. Nel frattempo al bon marché fino al 22 marzo è di scena la mostra dedicata agli stilisti americani di Proenza Schouler corredata da un video e da un’installazione. gli americani a Parigi sono di casa: lo dimostra il salone di moda “americans in Paris” dove espone anche george esquivel, stilista californiano di scarpe che crea accessori cool per il brand Tumi, e alexander Wang. il direttore creativo di balenciaga ha anche radici cinesi, come Yiqing Yin, la nuova designer di leonard. e.m.a. © by Neils Rasmus/BF Anyc.com “raccontare una storia, affrontare un percorso che ti consente di dialogare con manifestazioni culturali eterogenee: altrimenti è autoreferenziale”. Ben detto. Pier Paolo Piccioli e Maria Grazia Chiuri, i due colti e poliedrici eredi di Valentino seduto in prima fila ad applaudirli, sanno il fatto loro. E lo dimostrano con i twin set di visone arlecchino, gli abiti variopinti in nappa o organza da commedia dell’arte attualizzata, i mantelli di montone reversibile intarsiati all’interno, gli abiti fluidi con coulisse in vita ricamati di farfalle che citano i dipinti di Carla Accardi e Giosetta Fioroni, capostipite della scuola romana degli anni 50 e 60, che anticipò il ‘68 con il pop italiano, più intimista di quello a stelle e strisce. La fantasia sale al potere anche da Ungaro, dove Fausto Puglisi dà il massimo in una collezione glamour e ricca di pizzo laccato, di gonne a balze e t-shirt di tulle o felpe di guipure, piume di struzzo e rose stilizzate e ricamate. Lo spirito di Yves Saint Laurent rivive negli abitini rutilanti di hedi Slimane, giovane e magro come Yves dei tempi d’oro, e come lui ammiratissimo per le sahariane di lamé da nottambula miliardaria e gli stivali di vernice alla Betty Catroux: alla sfilata Peter Dundas, stilista di Pucci, apprezza gli accessori e i sontuosi ricami. Applaude anche Gaultier; nel suo show propone un retro-futurismo a base di frac trasparenti e tute di visone grigio perla ispirate a Sandra Bullock in ‘Gravity’ che agli Oscar vestiva Alexander McQueen. Per il marchio di Kering la stilista Sarah Burton ha reinventato ‘La bella e la bestia’: per lei la magia della couture non ha segreti. Proenza Schouler Paris-mosphere, dalla mostra dedicata a Proenza Schouler presso le Bon Marche Rive Gauche a Parigi. 73 NUOVI TALENTI Upcoming brands di Valeria Garavaglia una creatività cosciente e consapevole, in grado di tradurre l’ispirazione artistica e la ricerca in abiti, o in gioielli, di impatto ma portabili. una creatività abbastanza matura per saper definire un’identità ben precisa e per seguirla. senza però dimenticare di innovare, e provare così a lasciare un segno nella moda di domani. SIMONE ROCHA Nata a Dublino, classe ’86, Simone Rocha è tra le giovani stiliste più apprezzate del momento. Dopo gli studi a Dublino e al londinese Central Saint Martin’s College, debutta alla London Fashion Week presentando le collezioni P/E e A/I 2011 con i Fashion East. Nel settembre 2011 è scelta da Vogue Talents Corner e per la prima volta sfila in solitaria. Premiata ai British Fashion Awards 2013 e in lizza per l’Lvmh Young Fashion Prize, oggi è presente con le sue creazioni ribelli ma chic, frutto di una creatività sapiente e senza sforzo, nelle più prestigiose testate e vetrine internazionali, da Dover Street Market a Colette, da Ikram a 10 Corso Como. www.simonerocha.com 74 mood|13.3.2014 “Il volto del fashion di domani” NUOVI TALENTI CATERINA zANGRANDO ARTHuR ARBESSER “Preziosi incastri e forme grafiche” “Sintesi degli opposti” È il 2004 quando Caterina Zangrando, allora pr di una nota griffe, incontra a Parigi il fashion editor americano André Leon Talley, che resta colpito un gioiello da lei creato. La 30enne veneta decide così di dar vita alla sua linea e inizia una ricerca su colori, luci, forme e materiali. I suoi gioielli, dallo stile grafico, sono realizzati a mano in Veneto mescolando materiali diversi: metalli e pietre preziose con ferro, rame e plexiglass creano strutture fatte di incastri e sovrapposizioni. Il brand ha conquistato importanti store tra cui Luisaviaroma a Firenze, Al Duca D’Aosta a Padova e Venezia, Le Bon Marché a Parigi, Isetan a Tokyo e Kirna Zabete a New York, e celebrities come Naomi Campbell, Lizzy Jagger, Scarlett Johansson e Kate Moss. Nato e cresciuto a Vienna, Arthur Arbesser ha studiato al Central Saint Martins College e lavorato per sette anni da Armani prima di fondare, un anno fa, il suo brand. A giugno 2013, cinque mesi dopo il debutto a Milano Moda Donna, ha vinto il concorso Who is on Next? di Vogue Italia e Altaroma grazie alla sua estetica, sintesi tra correnti di stile in apparenza opposte. Tale caratteristica ricorre anche nella collezione A/I 2014-15, presentata durante la fashion week nella casa dell’architetto milanese Luca Cipelletti. Partendo da un amore per il minimalismo maturato negli studi a Londra, lo combina con il design italiano del 900, come Portaluppi, Gae Aulenti e Sottsass, per abiti dalle strutture solide, linee definite da trasparenze e tessuti dalla superficie variabile, un mix di loden austriaco, faux astrakan, organze di seta, materiali tecnici. Distribuito dallo showroom Marcona3, oggi Arthur Arbesser è in vendita da Wait & See a Milano, Macondo a Verona e Ardecolini a Mosca. www.caterinazangrando.com www.arthurarbesser.com mood|13.3.2014 Crea-tiff Bijoux nasce dall’estro di Tiffany Rowe, laureata in biologia, amante della moda, dell’arte e della creatività. Inglese trapiantata a Ginevra, la vulcanica designer crea personalmente gioielli-sculture, pezzi unici di ‘arte indossabile’, ispirati all’opera di maestri contemporanei come Bourgeois, Koons e Calder. Parte della filosofia del brand è, ove possibile, utilizzare materiali provenienti da fornitori locali. E, in un continuo gioco creativo, dare seconda vita a vari oggetti e materiali inusuali nella gioielleria, come orsacchiotti scovati in una fabbrica abbandonata a Lione, bambole di porcellana, e perfino cavi elettrici e gusci d’uovo. Crea-tiff offre anche un servizio bespoke, per gioielli su misura. Tiffany Rowe www.crea-tiff.ch CREA-TIFF BIJOux “Pezzi unici di arte indossabile” 75 BUYER’S SELECTIONS | WOMANSWEAR Un look firmato Dolce & Gabbana. Allegria e divertimento, con il valore aggiunto di collezioni “sapientemente artigianali”. Questo, secondo Magali Ginsburg, Head of Buying & Category Management di Thecorner.com e Shoescribe.com, il fil rouge delle fashion week femminili. Ad attirare la sua attenzione in particolare Marco De Vincenzo, “che ha dimostrato maturità creativa - dice - in un alternarsi di effetti ottici, geometrie olografiche, lurex cangiante e curvilineo”. La buyer menziona poi Mary Katrantzou che, messe da parte le iconiche stampe, “si ha focalizzato su un forte aspetto narrativo, con lo studio delle uniformi e dei simbolismi. E ancora la foresta incantata di Dolce & Gabbana, le loro piccole principesse in abiti gioiello e cappotti favolosi con gufi, fiori ricamati e chiavi medievali stampate”. Must-have dell’A/I per la Ginsburg saranno “clutch, stivaletti e accessori iper decorati e preziosi”, mentre domineranno “stampe e grafiche declinate in diverse varianti: metallo, collage, mix di tessuti, broccati, pizzi, voiles e applicazioni”. (v.g.) THE CORNER www.thecorner.com SHOESCRIBE www.shoescribe.com mood|13.3.2014 Da destra in senso orario: proposte di Marco De Vincenzo e di Mary Katrantzou; una clutch Bulgari e una scarpa-gioiello René Caovilla. Tutte le immagini in pagina si riferiscono alla stagione A/I 2014-15. 77 Siete sicuri che la vostra azienda stia facendo le mosse giuste? Confrontati con noi. Ti garantiamo competenza, esperienza e risultati. S T R A T E G I E D I I M P R E S A Consulenza Strategica Ricerche di Mercato Cessioni e Acquisizioni di Aziende Comunicazione Corporate NOT TO BE MISSED di Caterina Zanzi nel mese di marzo, il bianco e nero dell’inverno si mescola con i colori della primavera. come nella natura, così nei musei. se a londra e a parigi a farla da padrone sono i ritratti black&white di bailey e cartier-bresson, a new york e a milano va in mostra l’esplosione cromatica della graffiti-art e di kandinsky. © © Courtesy of the Museum of the City of New York A LONDRA TuTTE LE STELLE DI BAILEy Howard the Duck by Lee Quiñones, 1988. I GRAFFITI NEWyORCHESI DEGLI ANNI 80 Si intitola ‘Bailey’s Stardust’ l’omaggio della National Portrait Gallery di Londra all’artista britannico David Bailey che, in oltre 50 anni di carriera, ha ritratto le stelle della cultura, del cinema, della musica e della politica internazionale. La personale del fotografo, ad oggi la più grande mai realizzata con i suoi 300 ritratti selezionati dallo stesso autore, è allestita per contrasti, seguendo l’interpretazione del fotografo per cui siamo e torneremo tutti a essere ‘stardust’, polvere di stelle. Così i temi della vita e della morte si intrecciano fino a confondersi, i volti noti si alternano a facce sconosciute e le immagini di ricchezza a fotografie che testimoniano alcune tra le aree più povere del mondo. Accanto alle espressioni di Kate Moss, Jack Nicholson, Francis Bacon e Mick Jagger, trovano spazio le immagini dei viaggi dell’artista in Papua Nuova Guinea, in Australia e nell’Africa devastata dalla carestia. La mostra, che si chiuderà il 1 giugno, è sponsorizzata da Hugo Boss. www.npg.org.uk 80 © David Bailey www.mcny.org mood|13.3.2014 Negli anni 70 e 80, New York era un museo a cielo aperto: dovunque ci si girasse, c’erano graffiti. L’artista e collezionista Martin Wong ne ha raccolti più di 300 nel suo appartamento e, quasi vent’anni dopo, li ha donati al Museum of the City of New York che, fino ad agosto, ne mette in mostra circa la metà. ‘City as Canvas: Graffiti Art from the Martin Wong Collection’, questo il titolo dell’esibizione, passa in rassegna la graffiti-art di personaggi di spicco del panorama urbano newyorchese, da Cey Adams a Leonard McGurr fino a Keith Haring, allora adolescenti turbolenti alla ricerca di auto-affermazione. I graffiti, che in un primo momento emersero come forma di espressione ai limiti dell’illecito sui muri abbandonati o sui vagoni della metropolitana, col tempo diventarono una forma d’arte riconosciuta dai collezionisti più importanti di Manhattan. La mostra ripercorre questa evoluzione grazie agli album, alle tele e agli acquerelli degli artisti. Kate Moss by David Bailey, 2013 © henri Cartier-Bresson/Magnum Photos, courtesy Fondation henri Cartier-Bresson NOT TO BE MISSED L’ASTRATTISMO DI KANDINSKy A MILANO PARIGI CELEBRA CARTIER-BRESSON A dieci anni dalla morte di Henri Cartier-Bresson, il Centre Pompidou di Parigi dedica la prima grande retrospettiva europea al celebre fotografo francese, tra i maggiori artisti del XX secolo, teorico dell’’istante decisivo’, padre del fotogiornalismo e tra i fondatori della storica Agenzia Magnum. Dal Surrealismo al maggio ‘68, passando per la guerra civile spagnola, la seconda guerra mondiale e la decolonizzazione: l’esposizione, in calendario fino al 9 giugno, ripercorre 70 anni di carriera di Cartier-Bresson attraverso le sue fotografie, disegni, dipinti e documenti. La mostra è suddivisa in tre sezioni: gli anni del debutto, il momento dell’impegno politico e della passione militante e il periodo della fondazione della Magnum. Immagini intime e fotogiornalismo, surrealismo e geometrie si fondono senza soluzione di continuità, a rappresentare la convinzione dell’artista per cui ‘fotografare è mettere sulla stessa linea di mira la testa l’occhio e il cuore’. www.centrepompidou.fr © Centre Pompidou, MNAM‐CCI / Philippe Migeat / Dist. RMN‐GP Martine Franck, Paris, France, 1967 C’è ancora poco più di un mese per godersi i capolavori di Vassily Kandinsky direttamente in arrivo dalla collezione del Centre Pompidou. La mostra, che si chiuderà a Palazzo Reale a Milano il 27 aprile, racconta il viaggio artistico e spirituale di uno dei pionieri dell’arte astratta. La retrospettiva presenta oltre 80 opere dell’artista russo in ordine cronologico, dagli esordi tedeschi agli anni in Russia fino alla Parigi della maturità. Partendo con un tuffo emotivo nel mondo interiore di Kandinsky grazie a una sala con le pareti completamente decorate, la mostra prosegue attraverso i suoi capolavori più importanti: dalla famosa ‘Città vecchia II’ a ‘Azzurro Cielo’ fino a ‘Giallo-rosso-blu’ degli anni del Bauhaus. Al termine del percorso, il visitatore sarà immerso da un ambiente che avrà “il potere di trasportarlo fuori dallo spazio e dal tempo”. www.kandinskymilano.it. Giallo-Rosso-Blu, 1925 La tragicità della scultura di Alberto Giacometti arriva alla Galleria Borghese di Roma dove, fino al 25 maggio, si ripercorrono le tappe dell’arte novecentesca dell’artista svizzero. Il percorso si focalizza sulla visione in divenire dello scultore nel rapporto con la raffigurazione dell’umano. Dalle forme sinuose e bianche della ‘Femme couchée qui rêve’ alla ‘Tête qui regarde’ fino all’’Homme qui chiavire’, l’esposizione capitolina alla Villa Pinciana - la più grande personale organizzata in Italia sull’artista - espone una selezione di 40 opere, tra bronzi, gessi e disegni. Nei capolavori di Giacometti, la figura umana viene ‘ridotta all’osso’ e allungata, in modo da trasmettere all’osservatore un senso di tragica modernità e di dramma. Le proporzioni, volutamente sbilanciate, offrono l’interpretazione di un uomo contemporaneo sospeso alla ricerca di sè. A completare la visita, anche un interessante nucleo di disegni. © Alberto Giacometti Estate / by SIAE in Italy, 2014 mood|13.3.2014 IL SENSO DI PRECARIETÀ DI ALBERTO GIACOMETTI A VILLA BORGHESE Moi me hâtant dans une rue sous la pluie, 1948 www.galleriaborghese.it 81 Grifoni guarda a Oriente di Paola Cassola tornare a crescere puntando sull’oriente e portare il fatturato estero al 50%. Questi i progetti dell’azienda veneta che, tra nuovi negozi e una galleria d’arte, è pronta ad esportare la propria energia creativa. Dopo dieci anni di vendita diretta Manila Srl, produttrice delle linee Mauro Grifoni e M. Grifoni, è pronta a cambiare passo per la sua espansione nel mercato orientale. “Abbiamo deciso – spiega Ilaria Sesso, una dei tre soci - di siglare una licenza esclusiva con un nuovo partner, il Gruppo Itochu Corporation, per la distribuzione dei nostri due brand nel mercato giapponese, che partirà con la collezione uomo e donna A/I 2014-15. Abbiamo in programma di aprire a breve diversi corner, mentre dal 2015 disporremo anche di uno showroom a Tokyo. Il nostro fitting è, infatti, adatto al mercato nipponico che è anche molto compe- in apertura, campagna Mauro grifoni p/e 2014 con cate underwood A destra, Mauro grifoni Amsterdam tente e attento a prodotti di ricerca come il nostro”. Attualmente il mercato italiano rappresenta il 65% del fatturato, ma l’obiettivo dell’azienda è di portare l’estero al 50%, grazie ad aperture internazionali. “Da aprile a maggio – prosegue Sesso - apriremo monomarca a Berlino, Mosca e Dubai. Aumenteranno anche i nostri corner, come quello di Harrods che abbiamo aperto a novembre”. L’espansione permetterà all’azienda di tornare a crescere, dopo un calo di fatturato registrato nel 2013, in seguito alla difficile situazione economica nel mercato italiano. Già da quest’anno però c’è un’inversione di tendenza con un +20% di ordini legati alla pre-collezione rispetto all’anno scorso. Ciò non significa che l’azienda non dedichi attenzione al mercato domestico dove, nel 2014, è prevista una nuova apertura a Roma, e l’organizzazione di un doppio evento a Milano in concomitanza con la fashion week. “Il nostro showroom milanese di via Santo Spirito ha ospitato la nuova collezione A/I 2014-15 mentre - conclude la manager - la nostra adiacente galleria d’arte ‘Corridor and Stairs’ ha portato in scena una monografica su Alvvino che, con la sua personale “One of each, an ongoing family portrait”, ha inaugurato un ciclo dedicato alla nuova illustrazione italiana che porteremo avanti per tutto il 2014. Vogliamo portare nel mondo la nostra energia creativa fatta di un’eleganza contemporanea nutrita di design e arte. Il nostro è un team stilistico visionario, che piace molto anche ai nostri partner”. 13 marzo 2014 pambianco magazine 83 Scenari I MARCHI DELLE STELLE Quando il brand è vip Alcuni hanno costruito un piccolo business duraturo, altri hanno avuto meno fortuna. Ciò che è cambiato negli ultimi anni è il modo di veicolare il messaggio: dalla tv al tablet. 84 pambianco magazine 13 marzo 2014 di Simona Peverelli d ove c’è spettacolo, c’è business, soprattutto quando si parla di moda. I personaggi famosi sono come bacchette magiche che, in un batter di ciglia, trasformano un capo qualunque in un ‘cult’, un oggetto del desiderio irrinunciabile per chi è attento, almeno un po’, allo stile e alle tenden- ze. Così, da sempre, i very important people (Vip) diventano modelli perfetti per lanciare marchi, pubblicizzarne altri già affermati o rilanciarne pescando dal dimenticatoio. Ma c’è chi non si accontenta di mettere solo faccia e corpo in progetti di questo tipo, e preferisce andare oltre, investendo mente e denaro in marchi propri. Tra quelli che lo hanno fatto oltreconfine, ha fatto centro Victoria Beckham, la ex Posh Spice che cinque anni fa ha creato una griffe che oggi, contro ogni pregiudizio, è Scenari A seguire l’esempio dei colleghi stranieri ci hanno pensato anche i vip nostrani. Così, da qualche anno a questa parte, il mondo dello spettacolo italiano ha sfornato diverse proposte che, in alcuni casi, si sono rivelate piccoli business redditizi, in altri solamente meteore. Ciò che fino ad oggi ha accomunato tutte queste esperienze è la forza attrattiva del personaggio di turno, che di fatto veste i panni di imprenditore, stylist e testimoniail, ma soprattutto fa la parte del miele con le api. Ciò che è cambiato negli ultimi tempi, è il modo di lanciare e pubblicizzare questi progetti, e cioè il canale di comunicazione attraverso cui veicolare la filosofia del marchio. Nella prima metà degli anni Duemila, era ancora il piccolo schermo la pedana di lancio. Poi, con l’esplosione del web come punto di riferimento delle tendenze, la comunicazione si è trasformata in un campo di battaglia a colpi di tweet e di post su Instagram, su tablet e smartphone. riconosciuta come un brand con uno stile definito, oltre che essere amata da celebrities, pubblico e critica. Non per niente, è appena uscito un documentario prodotto da Skype, intitolato ‘Five Years The Victoria Beckham Fashion Story’, che racconta sin dagli inizi la storia e il dietro le quinte dell’attività della ex cantante. È stato meno fortunato Robbie Williams, che lo scorso autunno ha chiuso suo marchio britannico che richiamava il cognome del nonno, Farrell, dopo appena un anno di attività. in apertura, una sfilata di imperfect; sotto, Fabio castelli e Belen rodriguez dAllA tV… Fa ancora parte della vecchia guardia, ad esempio, il marchio di gioielli MyMara, i ciondoli a cuore e i vistosi orologi del gruppo Estella che si sono visti per pomeriggi interi al polso e al collo di Mara Venier, durante le sue trasmissioni televisive. Da un paio di anni, come fa sapere l’ufficio stampa, la conduttrice non è più testimonial dell’azienda, ma all’epoca visionava in anteprima i modelli realizzati dal team stilistico, oltre che aver diritto a una quota in base al venduto. Passaggio in tv anche per Simona Ventura, la presentatrice che non ha mai nascosto la propria passione per lo stile, tanto da creare nel 2007 la linea Star Chic in collaborazione con Federica De Pompeis, una liaison che dura ancora oggi e propone una linea di tute casual in ciniglia colorate impreziosite da dettagli glam. Il transito dal piccolo schermo è stata una tappa fondamentale anche per Valeria Marini, ideatrice e modella di Seduzioni Diamonds, il brand nato nel 2006 che comprende linee di prêt-à-porter, scarpe, borse, beachwear, oggettistica e wedding. Oggi il marchio vende attraverso il suo portale online, nei monomarca di Milano, Roma e Porto Cervo, oltre che in alcuni multimarca in Italia. 13 marzo 2014 pambianco magazine 85 Scenari …Al tAblet Se in tutti questi casi le ideatrici del brand indossavano le proprie creazioni in tv, con il tempo il ‘product placement’ si è spostato su uno schermo più piccolo, quello del pc, con i siti internet dei marchi, oppure con la pagina Facebook dedicata. L’approdo successivo è avvenuto su smartphone e tablet, il vero mare magnum per chi segue la moda oggi. Qui, il luogo in cui i social network la fanno da padroni, la regina della comunicazione a colpi di post si è rivelata, ad esempio, Belen Rodriguez, dall’alto dei suoi circa 570mila follower su Instagram e degli oltre tre milioni di ‘mi piace’ su Facebook. Sono state queste le vere vetrine di !m?erfect (Imperfect), il marchio per il quale la showgirl argentina, famosa nello show business italiano, ha deciso di uscire dai panni di mera testimonial per vestire quelli di stilista. Grazie all’accordo con Five Season, infatti, la Rodriguez è diventata parte attiva della linea di abbigliamento in collaborazione con Fabio Castelli, direttore creativo di Five Season, un progetto che l’ha vista da una parte alle prese con tessuti, stampe e outfit, e dall’altra nel ruolo di modella, in occasione di una serie di eventi organizzati a Milano. Diversa, ma sempre ‘social’, la storia di Alessia Marcuzzi, che in fatto di numeri non ha nulla da invidiare alla collega argentina. In principio fu un fashion blog nato per gioco, sul quale pochi avrebbero scommesso. Dopo poco più di un anno, ‘La Pinella’, la piattaforma di stile e tendenze creata dalla conduttrice, è diventata una delle più seguite in Italia (oltre ad essere inserito da Signature9.com, insieme con altri due italiani, nella classifica dei 50 blog più influenti del mondo) con oltre un milione di ‘mi piace’ su Facebook e circa 700mila follower su Twitter. Poi è arrivato Marks&Angels, il marchio di borse made in Italy fondato nel 2012 con Laura Angelilli, la quale guida anche il proprio marchio di pelletteria L’Aura. Il progetto è nato per caso, quando le Marcuzzi e Angelilli si sono incontrate per caso a Ibiza e poi a Parigi. Certo, la 86 pambianco magazine 13 marzo 2014 Bobo vieri e paolo Maldini laison tra le due ha preso forma quando ancora il blog non aveva i numeri, ma oggi la comunicazione passa propio attraverso questa piattaforma. Il target cui si rivolge il marchio, infatti, donne dai 25 ai 45 anni, è lo stesso con il quale dialoga quotidianamente la conduttrice: “Quando io e Laura ideiamo i modelli, penso sempre alle mie ‘pinelle’ - racconta la Marcuzzi - mescolando la mia vena rock con la sua più romantica”. Non per niente, per il momento, tutta la comunicazione è affidata al blog e ai social network ad essa legati. I modelli, realizzati vicino Roma, sono oggi venduti attraverso una rete multibrand, sia in Italia (300 punti vendita) sia all’estero (10 punti vendita) tra Europa e Giappone, ma già dalla prossima stagione dovrebbero arrivare sul mercato statunitense, alla ricerca di altre ‘Pinelle’. lA modA nel PAllone La comunicazione, però, non passa solo dallo schermo, grande o piccolo che sia, ma anche dai campi da calcio. È il caso di Sweet Years, il brand fondato da due icone del pallone italiano, Paolo Maldini e Bobo Vieri. Sono passati dieci anni da quando i due sportivi, insieme con Mauro Russo, hanno fondato ‘il cuore rosso’ di Sweet Years, che all’inizio sembrava quasi Alessia Marcuzzi con una borsa Marks&Angels Scenari un gioco, e poi si è trasformato in un business che nel 2012 muoveva un indotto intorno ai 45 milioni di euro. La compagine aziendale è sempre la stessa con i tre soci azionisti di maggioranza. Il boom è arrivato quando sono state vendute circa “tre milioni di t-shirt su cui campeggiava il cuore, simbolo sul quale abbiamo fondato la nostra forza distintiva”, ha raccontato Russo. Christian Vieri, in realtà, ha aggiunto un’altra esperienza nel mondo della moda nel suo curriculum, anche se con risultati meno felici. Nel 2008, infatti, il calciatore era entrato insieme con l’ex centrocampista del Milan Cristian Brocchi in Baci & Abbracci, la società fondata da Simone Martinelli, Roberto Adago e Fabio Arcuri nel gennaio 2004, salvo uscirne insieme con Arcuri nel 2011, per ragioni sconosciute, a quanto riferisce l’azienda. A quel punto, le quote degli ex soci sono state acquisite da GCS Srl di Martinelli, socio di maggioranza di Baci&Abbracci Collezioni. Alle avventure imprenditoriali di Bobo legate al mondo dello stile si deve aggiungere anche quella con Veronica V., la società di cui l’ex bomber è unico socio che, secondo quanto ricostruito da Il mondo, è stata liquidata nel luglio 2013. Nata come Immobiliare Veronica, la società, in realtà, non hai mai svolto business nel mattone, ma ha acquisito una partecipazione del 16,6% nella Bivigal, quando Vieri era fidanzato con Elisabetta Canalis, entrata nell’azionariato con una quota analoga. Ed ecco il legame con la moda: sempre secondo Il mondo, la Bivigal avrebbe dovuto occuparsi della commercializzazione in oltre 80 negozi di maglieria e pelletteria griffata con il marchio Buenas Tardes, anche attraverso formule di franchising. Ma l’iniziativa, il cui design era affidato alla ex velina, non è mai decollata, e così Bivigal è stata liquidata. Di meteore ce ne sono altre, come le scarpe della showgirl Alessia Fabiani Shoe Bijou e gli abiti Never without you di Francesco Totti e Ilary Blasi. Entrambi i marchi lasciano pochissime tracce di sé sul web, e sulle proprie pagine Facebook Myriam catania e luca Argentero valeria Marini per seduzioni diamonds sono fermi da mesi. Ma i vip non si perdono d’animo e non smettono di lanciarsi nel settore dello stile. Lo ha fatto anche Luca Argentero, l’ex gieffino (ora attore) che inseme con la moglie Myriam Catania ha appena presentato la capsule di abiti/accessori Mia D’Arco. Lui ha finanziato il progetto attraverso la sua casa di produzione Inside Productions, lei ha disegnato i modelli insieme con la sorella minore Giulia, anche lei alla sua prima volta nel mondo della moda. Tanto, quando il brand è vip, l’esperienza non conta. 13 marzo 2014 pambianco magazine 87 good news G-Star t La pLaSt raSforma in d en ica deGL i oceani im Bionic Y arn di simona Peverelli ntro mLn € co ZeGna, 25veLLi. Se fuGa cer tornano r 25 ne Ln di coro H&m, 180 macqua potabiLe per bimbi, e donne ne pe ne di euro i Un milio la ‘fuga d re a n tampo el d o tt e anni per g pro Questo il to la cervelli’. ha lancia e h c a n g e Z r’s o e p d p n gru gna Fou gildo Ze e ai n e re ti rm n ‘E conse hip’ per ire un u g e s Scholars n o trani di c s o n ti tero, a s laure rato all’e un dotto o r degli e te s in a m e al term h c e n io no a condiz lia. Ognu ino in Ita nati io z le studi torn e s i 0 ragazz 0 /3 0 per 0 , 2 dei mila euro fino a 50 vorrà rà i e v h e C c ri tre anni. i d o im s vrà un mas tero? Do ire all’es borsa di lla prosegu e d il valore re a rs o b rim cevuta. studio ri ndazio ite la sua fo tre H&M, tram , donerà in n Foundatio s u i (pari io es sc n ed o C i corone sv d i n io ill m , anni 180 ro) a Unicef milioni di eu to en a circa 28 am zi an Care. Il fin getti WaterAid e distinti pro e tr a o at i, acque in b sarà desin ia dei bam ar m ri p e le, ed n istruzio nelle scuo izi igienici rv se e onne ili d b pota mica delle ione econo az p a d ci e an tir em a a par o preso il vi po, p ru g il - che hann o ha spiegat e m o C . erAid io febbra Unicef, Wat lobali con g e ento tiv m ia ia iz b le in are il cam ano a guid ir m i e d ar a C ic e a temat di ciascun iche, all’interno nuove polit o d en en st so e di ss intere ngimento ire al raggiu u ib tr n co ea ti duraturi. miglioramen Gucci, un L’uneSco a capSuLe per in Giappo ne Gucc i compie 50 anni in e festegg Giappon ia con un e a buona azione. L a griffe fi orentina, ha prese infatti, ntato la c apsule Flo disegnata ra, da Frida Giannini, che com prende b orse, cap abbigliam i di ento, fou lard, scarp gioielli isp ee irati all’ic onico mo floreale c tivo he fece il suo debu nel 1966. tto Il 100% d el ricavato della ven dita delle sciarpe v devoluto errà all’iniziati va ‘Unes Associati co on Schola rship - G Scholar’. ucci Inoltre, G u cci sarà p la second er a volta sp onsor de di benefi l galà cenza pe r la tradiz artigiana ione le giappo nese. La beL La mo LeZZa non H deLLa Ha 60 a età. Americ anni an A ppare sua nu l ha sc ova ca elto pe mpag r la lingerie na ded l’attric icata a e O’Sha ultra s lla ughne essan tenne ssy. Tir di soll Jacky eranno ievo le un res signore di fron piro più ma te a qu ture ch esti sc fotorit e atti na occhi, turali (n , nessu plastic iente n inter a), potr vento anno s di chir convin ostene urgia zione re con che “la bellez za non ha età ”. 88 pambianco magazine 13 marzo 2014 realizzare e G-Star insiem e per una coll ezione d con gli s i denim carti rec u perati d oceani. agli Grazie a l progett the Oce o ‘Raw ans”, il b for rand uti materiale lizzerà il prodotto da Bion la socie ic Yarn, tà che re alizza un ottenuto filato dal recu pero de alla deri lla plasti va. Oltre ca alle colle stagiona zioni li, dispo n ibili nei n partire d egozi a a agosto , G-Star questo m integrerà ateriale nell prodotti già esiste e sue linee di nti. L’iniz è stata a iativa nnuncia ta dal dir creativo ettore di Bionic Yarn, Ph Williams arrell , durante la fashio newyork n week ese di fe bbraio. ntro pp cone a a i Z n on G fina LLe d kerinoLenZa Su della line ento La vi ra on nziam i, è o e cc al fina a sull g-Gu iolenz Grazie v Kerin e la n tro ione azio e con ociaz Fond i D.i.R o dell’ass d ablet p t p , t la a hone roget p p t Il r a . ni sul e su sm informazio donn e il b irà sono rica è sca e forn atte, quali r, e t u b p fare e com o che com che cosa ti , n e e h i dirit fenom ratteristic uali sono ca offrire a, q i può le sue iz iolenz v v r i e re d o uali s ettua in cas e, e q ile eff n ib n lf s e o s d è po ing S delle oltre, ncres (I In i . A d . e S e D.i.R imo I. valutazion anon uto a i il test d ) eness Awar io. risch arm inSie ani e Sor di cinme per G rentino Li Stu ema dent Sei s i cuole di cin la re altà ema attra per r mod verso acco a. è il filtr il prog City o de ntare etto Fram lla ‘Film es’ la Arma s Of nciat ni ch o da e, co filmm Giorg n l’a ak io iuto corto er, darà vita a di giova metr ni a u ggi c occh na s h iali d erie di ella c e utilizze of Lif rann oll e’ de o gli llo st ezione ‘F perc ilista r ettiv ame , i s c d o patro e me f il cinar lle loro c reazio tri e il fil prem m ni. A io Os car P pilota è stato aolo il Sorre ntino . Woolmark premia un indiano e vola a Pechino di Simona Peverelli Il concorso che In passato ha premIato Karl lagerfeld e Yves saInt laurent ha scelto I rIcamI leggerI dI rahul mIshra. contInua la mIssIone dI promozIone e commercIalIzzazIone della lana nel mondo attraverso Il lavoro dI stIlIstI dI tuttI I contInentI. dall’alto in senso orario: due look disegnati dal vincitore di iwp 2013-2014 rahul Mishra, lo stilista che mostra il trofeo e la giuria del premio W oolmark vira a est in due mosse. L’edizione 2013/2014 dell’International Woolmark Prize (Iwp), il premio organizzato da The Woolmark Company che in passato ha lanciato Karl Lagerfeld e Yves Saint Laurent, ha incoronato il designer indiano Rahul Mishra e ha annunciato che la prossima edizione farà tappa a Pechino. Lo ha svelato, in occasione della premiazione durante la settimana della moda milanese, il CEO di Australian Wool Innovation Stuart McCullough: “Abbiamo pensato a Pechino - ha detto ai microfoni di PambiancoTv - dove saremo a marzo, sicuri di dare ulteriore visibilità alla nostra iniziativa”, dopo l’edizione di Londra, che ha rilanciato il premio nel febbraio scorso, e quella di Milano, che aveva ospitato anche la semi-finale a settembre. In attesa della prossima tappa, a godersi il premio è Mishra, finalista rappresentante dell’India e del Medio Oriente, conosciuto nel suo Paese per l’impegno nella promozione del lavoro dell’Indian Craft Community (la comunità artigiani indiani) oltre che per essere il primo stilista non europeo ad aver vinto una borsa di studio all’Istituto Marangoni. “Questo premio rappresenta per me l’opportunità di cambiare il modo in cui il mondo della moda guarda al mio lavoro e alla moda indiana”, ha dichiarato il creativo a PambiancoTv. Dopo una ricerca globale, che ha coinvolto 20 nazioni e 48 designers, la rosa si era ridotta all’indiano e agli altri quattro finalisti, uno per ogni continente: iffiXXed per l’Asia,Christopher Esber per l’Australia, Sibling per l’Europa e Altuzarra per gli Usa. È stata la collezione fatta di ricami leggerissimi, che richiamano la tradizione indiana in chiave contemporanea, a convincere la giuria, composta da alcuni rappresentanti del mondo della moda, come Angelica Cheung di Vogue Cina, Frida Giannini e la top model Alexa Chung. Ancora una volta, il marchio di fibre tessili fondato nel 1964 che fa capo a Australian Wool Innovation (Awi), l’azienda no profit di proprietà di oltre 27mila allevatori di pecore Merino, ha messo in atto il suo piano di promozione dell’industria laniera australiana; così il vincitore si è aggiudicato il premio finale di 100mila dollari australiani, oltre che la possibilità di essere presente nei punti vendita partner del progetto nel mondo, come Harvey Nichols, Saks Fifth Avenue, 10 Corso Como, Joyce, David Jones, Colette e Mytheresa.com. Lo scopo di questa iniziativa, infatti, è quello di “promuovere la lana e la sua commercializzazione nel mondo - spiega McCullough - e mettere in luce la bellezza della fibra della lana Merino dando visibilità al lavoro dei migliori stilisti del mondo”. 13 marzo 2014 pambianco magazine 89 openingS mAurizio PecorAro, Primo negozio meneghino Parte da Milano il progetto retail di Maurizio Pecoraro. Il designer siciliano ha inaugurato il suo primo flagship store in piazza Risorgimento durante la settimana della moda femminile. Lo store, disegnato dallo studio Pierfrancesco Cravel insieme con Tal Berman, venderà, oltre alle collezioni del marchio, anche gli elementi di arredo firmati da alcuni designer tra cui Giò Ponti, Lisa Larson e Martin Olsen. Per il brand, che nel 2013 ha fatturato 5 milioni di euro, parte un progetto di espansione sia in Italia sia all’estero, dove ad oggi registra il 95% del fatturato. Il prossimo obiettivo, dopo l’opening milanese, sarà un concept store a Parigi. sponsored by Vinicio, mAxi store dA 1.200 mQ A legnAno V inicio celebra i trent’anni di attività aprendo un concept store da 1.200 mq nel centro di Legnano, al 2 di piazza Gianfranco Ferré. Il negozio, in una posizione strategica tra l’aeroporto di Malpensa e Milano, è stato progettato da Parisotto+Formenton Architetti e ha visto un investimento di oltre 12 milioni di euro in 18 anni. Aperto 7 giorni su 7, ospita le più importanti griffe, tra cui Valentino, Dolce&Gabbana e Fendi, un angolo dedicato al su misura per l’uomo e un bar. “Un progetto di tali dimensioni e prestigio – racconta Vinicio Ravagnani – vuole essere un polo di attrazione per i turisti internazionali. È una grande operazione di comunicazione a 360 gradi”. biLLionaire couture sbarca in asia Billionaire Couture si espande in Estremo Oriente. Il marchio di abbigliamento maschile di lusso ha aperto il suo primo monomarca asiatico a Macao. Lo spazio di 160 metri quadrati si trova all’interno di The Shoppes at the Four Seasons uno dei più prestigiosi shopping mall della città. Oltre all’abbigliamento, ci sarà uno spazio dedicato agli accessori, comprese scarpe e valigie. Inoltre, la boutique offre una Vip suite privata per un’esperienza di shopping esclusiva. Nel futuro del marchio ci saranno nuove aperture internazionali. Ad oggi Billionaire Couture conta 27 monomarca e circa 60 multibrand sparsi nel mondo. Prima boutique monomarca per Elisabetta Franchi in Belgio. La location prescelta è Schuttershofstraat, la via del lusso di Anversa. Lo spazio di 110 metri quadri è giocato su linee essenziali armonizzate agli elementi storici dello spazio, i vetri fumé alternati a superfici trasparenti, tessuti, metallo, luci soffuse hanno lo scopo di evocare un ambiente intimo e femminile. rePlAy, A milAno il multi-exPerience store 10 location nella prestigiosa cornice del Quadrilatero contact 18 Montenapoleone toPshoP ArriVA A mAnhAttAn Topshop è pronta a inaugurare a New York un megastore di 3.700 mq all’incrocio tra la Fifth Avenue e la 49th Street. La location, attualmente occupata da Lacoste sarà il secondo negozio per grandezza del brand dopo quello londinese di Oxford Circus. Lo spazio, che ospiterà anche il marchio Topman sempre parte del gruppo inglese Arcadia, rientra nell’obiettivo del gruppo di raggiungere 1 miliardo di dollari di fatturato dai due marchi negli Stati Uniti. Il gruppo prevede già quattro nuove aperture a San Diego, Houston, Atlanta e Washington. 90 pambianco magazine 13 marzo 2014 lA frAnchi conQuistA AnVersA Il futuro e la crescita di Replay, brand che fa capo a Fashion Box, passano dal nuovo concept retail multi-experience che il brand lancerà a Milano a settembre. “Questo progetto – ha dichiarato Matteo Sinigaglia, amministratore delegato dell’azienda trevigiana – ha l’obiettivo di offrire agli appassionati del marchio esperienze emozionali che vadano oltre la tradizionale esperienza d’acquisto. Un luogo in continua evoluzione, dove poter assistere a mostre d’arte oppure intrattenersi nel corner fine food and beverage”. “Oggi i negozi tendono a essere tutti uguali e questo determina uno scarso interesse da parte dei consumatori – ha proseguito il manager – perché la collezione viene già vista online. Viceversa, il negozio deve tornare a essere un punto di incontro con il consumatore. Per attrarre i clienti avevamo bisogno di sviluppare le nostre idee in uno spazio adeguato, come quello di 1.500 metri quadrati trovato in piazza Gae Aulenti, considerabile la nuova area all’avanguardia della città”. openingS VaLLi, neL quaDriLatero La prima boutique itaLiana Dopo l’apertura delle due boutique in Passage de la Madeleine a Parigi, Gianbattista Valli ha scelto Milano per aprire la sua prima boutique italiana, in via Sant’Andrea 12. Il punto vendita si trova all’interno della corte del palazzo storico. Una volta attraversato il cortile, si varca la soglia dei 130 mq disposti su due piani, costruiti in continuo gioco di angoli sporgenti e specchi dall’architetto h&m riAnnunciA che APrirà in indiA Sembra l’anno giusto per il passaggio in India di H&M. Il colosso svedese ha annunciato che aprirà il primo store nello Stato dell’Asia Meridionale entro la fine del 2014. Già lo scorso aprile, il gigante svedese del fast-fashion aveva reso noto di voler aprire 50 negozi nel subcontinente indiano attraverso una filiale interamente controllata, per la quale aveva previsto un investimento complessivo di 100 milioni di euro. Solo alla fine dell’anno, però, ha ottenuto il via libera definitivo da parte del governo. Non è ancora chiaro in quale città avverrà il debutto. “Siamo molto felici del debutto in India, un mercato con così tanto potenziale”, ha fatto sapere il CEO Karl-Johan Persson. Ma il 2014 non sarà solo l’anno dell’India: vedranno la luce i primo store a insegna H&M nelle Filippine e in Australia. A9R36F1.tmp 1 Luigi Scialanga, già autore dei due spazi parigini. La novità “nasce dalla voglia di aprire delle maison Valli nel mondo – ha detto lo stilista – ognuna dedicata allo stile e alla cultura del luogo, per accogliervi nuovi amici che vogliono condividere la mia visione”. Il negozio ospita a piano terreno le collezioni della maison Giambattista Valli prêt-à-porter e accessori mentre il livello superiore sarà dedicato ai camerini. in corso como iL bon ton Di momonì Tutto è iniziato in Francia, ma l’origine è italiana. Maison Momonì, il concept del gruppo Nyky, fondato a Treviso nel 2009 da Alessandro e Michela Biasotto, è nato a Parigi circa tre anni fa, e adesso sbarca a Milano. Dopo le aperture di Padova, Verona, Bologna e Vicenza, i due marchi del gruppo, Momonì e Attic and Barn, saranno venduti nel negozio di Corso Como, accanto a una scelta di brand francesi già distribuiti in Italia, Mes Demoiselles, Laurence Doligè e Leon & Harper. Nel punto vendita ci sarà anche una selezione di accessori di marchi di nicchia da tutto il mondo, che comprendono scarpe, borse, candele, profumi e bijoux. neW york inDustrie riparte sotto La maDoninna New York Industrie, marchio di prêt-à-porter italiano nato alla fine degli anni 70, riparte da Milano, la città in cui, nei due decenni successivi, nessuna donna si faceva mancare il pantalone Beirut, stretto con lo spacco alla caviglia, tra i capi più riconoscibili del marchio. Quei pantaloni torneranno in un monomarca a Milano entro la fine del 2014. Lo afferma Fabrizio Lenzi, titolare di Paci, azienda veneta cui fa capo il marchio omonimo e che da circa tre anni ha rilevato New York Industrie. Sul fronte estero, dopo l’accordo stretto con la Sanki per il Giappone, le ipotesi sono “trovare partner diretti nei singoli Paesi - dice Lenzi - o affidarci a un grande showroom con sedi in Francia e in Italia”. 27/02/2014 15:39:17 13 marzo 2014 pambianco magazine 91 caSa & deSign nido, A sofiA il nuoVo showroom Apre a Sofia il nuovo showroom di arredamento Nido uno dei maggiori negozi di arredamento della Bulgaria, reinterpretato da Mirko Tattarini con Lagos Design Studios. Il nuovo spazio, 500 metri quadri caratterizzati da un’architettura in vetro e acciaio dal gusto modernista, è una struttura nella struttura: una successione di casette in legno dal tipico tetto a due falde, che ricostruiscono all’interno dello showroom un villaggio rurale. Il visitatore scopre, passando di scala in scala, diversi ambienti e nicchie che si aprono all’interno delle casette, in una particolare esperienza di “retail esplorativo”, ritmata dalle luci a sospensione calate tra i tetti. Il nuovo layout è stato sviluppato come progetto low budget: l’impiego di legno lamellare, una scelta in linea con la ricerca di un’estetica essenziale, ha infatti permesso un importante contenimento del budget. gessi cresce in indiA con il contrAct Gessi, azienda di rubinetteria, arredo-bagno e private wellness fondata e guidata da Gian Luca Gessi, si è aggiudicata una commessa per la fornitura di circa 2mila componenti per l’arredo bagno delle Imperial Towers di Mumbai, i due grattacieli residenziali più alti dell’India. In ambito alberghiero, inoltre, si occuperà delle forniture per i prossimi tre anni dii componenti per i due primi hotel cinque stelle lusso del Paese, il Ritz Carlton e l’ITC Gardenia Sheraton di Bangalore. Le nuove commesse fanno prevedere all’azienda un incremento del turnover in quest’area e un aumento del fatturato estero complessivo dagli attuali 80 milioni a 90 milioni di euro (+12,5%). Per il 2014 il gruppo prevede di raggiungere 147 milioni di euro di fatturato, +11% rispetto al 2013. 92 pambianco magazine 13 marzo 2014 Ai sAloni 2014 estero e ArchitetturA Tutto è pronto per il Salone del Mobile 2014 di scena in Fiera Milano Rho dall’8 al 13 aprile prossimi. Gli espositori saranno 1.749 più 650 designer emergenti che esporranno al SaloneSatellite, su una superficie totale di 340mila metri quadri. L’edizione di quest’anno prevede le biennali dedicate alla cucina e al bagno. “Il Salone del Mobile – ha spiegato a Pambianco Magazine il presidente di Cosmit, Claudio Luti – ha anche lo scopo di internazionalizzare le piccole e medie imprese. All’estero dobbiamo capitalizzare i nostri sforzi nell’innovazione dei prodotti con la distribuzione, il marketing e la comunicazione. Tutti abbiamo chiaro che per sopravvivere in futuro dovremo creare brand internazionali con i quali andare alla conquista dei mercati stra- nieri”. Evento focus sarà la mostra “Dove vivono gli architetti” che si terrà al padiglione 9, e vedrà protagoniste le installazioni di 8 case di archistar internazionali: Shigeru Ban, Mario Bellini, David Chipperfield, Massimiliano e Doriana Fuksas, Zaha Hadid, Marcio Kogan, Daniel Libeskind e Bijoy Jain/Studio Mumbai. Veneta cucine, 2013 a 140 miLioni Il gruppo Veneta Cucine continua a crescere. Nel 2013 l’azienda specializzata in cucine ha registrato un incremento complessivo del 7% attestandosi a 140 milioni, in controtendenza rispetto a un mercato delle cucine componibili sul territorio nazionale che, secondo i dati Swg, perde ancora il 9%. A giocare in favore delle buone performance è stata l’attenzione focalizzata su due versanti: brand e distribuzione. In questo senso, l’apertura dello spazio nel cuore di Milano dedicato al dialogo con gli architetti e agli amanti del design si è rivelato un passo importante nello sviluppo del gruppo. consolA nuoVo dc itAliA di ArAn cucine E’ Pasquale Consola il nuovo direttore commerciale Italia di Aran Cucine, azienda abruzzese attiva nel settore delle cucine. Consola proviene da numerose esperienze nel settore dell’arredamento dove ha ricoperto ruoli analoghi. Dal 2007 al 2013 ha, infatti, esercitato la posizione di country manager Italia, Grecia e Portogallo per il Gruppo Natuzzi S.p.A. e dal 2011 allo scorso ottobre ha ricoperto il ruolo di regional manager Italia, Francia e Paesi dell’area del Sud-Est del Mediterraneo per la stessa azienda. boromei aL marketing Di eLica Il Gruppo Elica, protagonista del settore cappe ha nominato Francesco Boromei nuovo chief of marketing. In questo ruolo, in cui risponde direttamente a Giuseppe Perucchetti, AD della società, Boromei avrà la responsabilità di definire e attuare la strategia di marketing e comunicazione a livello globale nel lungo periodo, con particolare attenzione ai bisogni dei clienti e dei consumatori dei mercati di riferimento. Avrà inoltre la responsabilità dell’area innovazione. Boromei proviene da Groupe Seb, dove ricopriva il ruolo di direttore marketing Italia per i brand Krups, Rowenta, Moulinex e Tefal. caSa & deSign un museo Per i 60 Anni di del tongo Il 2014 rappresenta un traguardo importante per l’azienda di cucine componibili Del Tongo, il raggiungimento dei 60 anni di attività. Per festeggiare l’occasione il brand aretino ha deciso di inaugurare un nuovo showroom a Milano e di dare vita al museo Del Tongo Story. “All’interno del museo – spiega a Pambianco Magazine l’AD Laura Del Tongo – verrà ricostruita, parallelamente alla storia aziendale, quella del design e delle innovazioni tecnologiche. Un percorso scandito dai cambiamenti tecnici e stilistici, per ricostruire i passaggi dello sviluppo storico della cucina modulare e di Del Tongo”. paLazzetti, 60 anni Di innoVazione La storica azienda di caminetti Palazzetti festeggia i 60 anni portando avanti la mission di sempre: perseguire l’’evoluzione tecnologica nel rispetto delle esigenze di risparmio energetico e di eco sostenibilità. Con 75 milioni di euro di fatturato l’azienda di Pordenone possiede tre stabilimenti, per una superficie totale di oltre 150mila metri quadri, con oltre 300 addetti. Tra le innovazioni introdotte figurano la tecnologica ermetica che non brucia l’aria dell’ambiente ma si alimenta dall’esterno; il progetto O2Ring, il primo sistema in grado di eliminare oltre l’80% delle polveri sottili prodotte dalla combustione della legna e, infine, una app per la domotica. FLos ‘mette in mostra’ L’arcHitecturaL LigHting È un catalogo fuori dagli schemi quello realizzato da Flos Architectural per presentare le sue novità in campo di prodotti illuminotecnici, tanto da trarne una mostra fotografica ‘Architectural Lighting’ firmata dal giovane talento svedese Carl Kleiner. Le foto sono state scattate da Kleiner nel 2013 quando l’art director di Flos Architectural Omar Sosa ha invitato il giovane artista di fotografia e moving image a giocare con le forme e i dettagli delle DaL FuorisaLone Di brera un inVito aL Design: be District Anche quest’anno protagonista del Fuorisalone del mobile sarà il Brera Design District (BDD) giunto alla sua 5° edizione. Durante la Design Week l’area che va dai Bastioni di Porta Nuova a via Broletto, da via Legnano fino a lambire via Montenapoleone, includendo palazzi storici come l’Accademia delle Belle Arti, il Piccolo Teatro e la Basilica di San Simpliciano, si popolerà di eventi dedicati al design. Se nel 2013 BDD ha incentrato il focus sul ‘Fare Artigianale e Pensare Industriale’, nel 2014 propone il tema ‘Be District: creare connessioni e comunicare innovazione’. “L’obiettivo – secondo le parole di Paolo Casati, ideatore del progetto BDD – è dare spunti attuativi alle aziende, essere distretto significa innanzitutto creare connessioni”. Già 70 gli eventi confermati, nel 2013 furono 96 con un’affluenza di 130mila persone. La manifestazione ha il patrocinio del Comune di Milano. “Il BDD è un’operazione di marketing territoriale atta al rilancio commerciale dell’area - prosegue Casati - è un luogo dove nascono le tendenze grazie all’intreccio tra arte e moda con la più alta densità di aziende di design”. Headquarter del distretto sarà la Mediateca di Santa Teresa in via della Moscova 28 che ospiterà gli incontri “Lezioni di design”. ultime novità presentate da Flos nel settore architetturale. Con il suo peculiare metodo di lavoro, il fotografo ha realizzato sorprendenti composizioni astratte, allineando in griglie geometricamente perfette elementi illuminanti e materiali diversi dalle intense cromie, come carta abrasiva, marmo, legno, ottone e carta colorata. Tre settimane di lavoro a Stoccolma per creare un catalogo dinamico lontano dal tradizionale ‘catalogo tecnico’. chAlhoub grouP si AmPliA con l’home Il Gruppo Chalhoub punta anche al mondo del design e inaugura TDesign, uno spazio poliedrico con uno showroom dedicato alle limited edition su misura, oggetti di design di lusso e pezzi unici realizzati ad hoc, ma anche un luogo d’incontro e di confronto per i clienti di tutto il mondo, designer, architetti e insider del settore lifestyle, situato sotto il celebre grattacielo Burj Khalifa, sulla famosa via Sheikh Mohammed Bin Rashid Boulevard, nel centro di Dubai. “TDesign è nato per mostrare e far vivere un’esperienza senza precedenti nel campo del design d’interni”, ha detto Patrick Chalhoub, Co-CEO del Gruppo Chalhoub. 13 marzo 2014 pambianco magazine 93 giro poltrone AmAzon nominA un direttore creAtiVo Amazon ha nominato Juliet Warkentin direttore creativo e brand director della divisione fashion per l’Europa. La manager, co-fondatrice dell’e-shop Stylistpick, è stata scelta per aumentare la credibilità del gigante americano come retailer di moda. Il ruolo, infatti, è stato inaugurato proprio con la nomina di Warkentin e mette in luce le ambizioni dell’e-tailer britannico nel segmento del fashion. Warkentin riporterà al vicepresidente di Amazon Fashion Europa, Sergio Bucher. Juliet warkentin rAlPh lAuren, hermAnn A cAPo del lusso Ralph Lauren cambia la governance della divisione lusso del suo impero da 7 miliardi di dollari. Il gruppo ha creato la nuova posizione di presidente di Ralph Lauren Luxury Collections. A ricoprire questo ruolo è stata chiamata Valérie Hermann, già presidente e CEO di Reed Krakoff. La Hermann, a partire dal prossimo 7 aprile, riporterà direttamente allo stesso Lauren, presidente e CEO di Ralph Lauren Corp. “Lei sarà la presidente e si occuperà di tutto ciò che ha a che fare con il lusso”, ha detto Lauren alla stampa internazionale. Precedentemente la Hermann ha ricoperto il ruolo di CEO di Yves Saint Laurent a Parigi, ancora prima aveva lavorato in Lvmh come presidente della John Galliano e direttore del ready-to-wear donna di Dior. 94 pambianco magazine 13 marzo 2014 uel cAmilo e nAVArrA, unA mAnAger Per due U el Camilo, marchio fondato nel 2012 dall’omonimo giovane stilista brasiliano, ha nominato Paola Emilia Monachesidirettore commerciale e marketing. La Monachesi ha collaborato tra gli altri con Emilio Pucci, Mila Schoen e Versace ed è già general manager di Gaetano Navarra. Ora ricopre quindi due ruoli contemporaneamente, in un’operazione definita nella nota stampa Uel Camilo “co-branding commerciale wholesale per la prima volta in Italia”. Per la prima volta, in effetti, due marchi si spartiscono la stessa rete vendita (oltre alla Monachesi il team commerciale si compone di un sales manager e tre area manager per i mercati russo, mediorientale ed europeo) che, secondo quanto fa sapere il marchio, “lavora per la stessa fascia di mercato, ma per un consumatore finale diverso”. A fine gennaio è stato altresì inaugurato un nuovo showroom commerciale (anch’esso in comune) di 300 mq a Milano, in via del Vecchio Politecnico 5, dedicato alle campagne vendite ed eventi speciali. L’headquarter creativo e l’atelier Uel Camilo rimarranno però in Passaggio degli Osii, nello spazio aperto a settembre. herz AllA creAtiVità di dVf Diane Von Furstenberg ha scelto Michael Herz come direttore artistico della sua griffe. Herz, ex direttore creativo di Bally in coppia con Graeme Fidler, arriva dopo più di un anno dall’uscita di Yvan Mispelaere (passato a Roberto Cavalli). Il nuovo stilista coordinerà la promozione, la direzione e il design del brand oltre a supervisionare tutte le collezioni di abbigliamento e accessori, le licenze, le campagne pubblicitarie, il concept dei negozi e gli special project. paola emilia Monachesi cascianini a HeLen marLen group riccardo cascianini Riccardo Cascianini lascia il gruppo Weda, uno dei più importanti distributori in Russia, per intraprendere un nuovo percorso all’interno del gruppo ucraino Helen Marlen Group, uno dei tre principali retailer nel Paese. All’interno della realtà ucraina, Cascianini è stato chiamato in qualità di responsabile sviluppo, commerciale e retail con l’obiettivo, si legge nella nota ufficiale, di “implementare con successo la nostra strategia, che si concentra sulla riorganizzazione, sullo sviluppo e sul rafforzamento delle nostre collaborazioni”. graeme bLack Disegna Les copains Les Copains ha nominato Graeme Black nuovo direttore creativo, a partire dalla collezione A/I, che ha sfilato a Milano il 21 febbraio. Il contratto con lo stilista è stato firmato per due anni. Black ha iniziato la sua carriera nel primi anni Novanta, lavorando per John Galliano e Zandra Rhodes. Si è poi trasferito da Giorgio Armani, progettando la collezione Black Label. Nel 2005 ha lanciato la sua etichetta, che oggi ha interrotto. Ha anche lavorato per la collezione Boss donna. Black oggi continuerà a essere direttore creativo del marchio di lusso cinese Erdos 1436. graeme Black Wine Lovers i vigneti circondano Abbazia di novacella, la più settentrionale delle aziende italiane del vino. A lato, l’Ad urban von Klebelsberg Abbazia di Novacella, i vini del convento conquistano gli Usa C he Abbazia di Novacella sia una realtà unica tra le aziende italiane del vino lo testimonia la figura del suo legale rappresentante: si tratta, a tutti gli effetti, di un abate. È la più antica tra le cantine dello Stivale, essendo stata fondata nel 1142. La più settentrionale, perché oltre Bressanone non esistono produttori significativi, e tra quelle con i terreni vitati posti alla maggior altitudine, fino ai 900 metri nella particolarissima conca della Valle Isarco, protetta dalle correnti fredde, dove l’uva può maturare anche al di sopra dei canonici 650-700 metri. È un know how enologico secolare quello acquisito dai monaci agostiniani che operano all’interno dell’abbazia, dove producono il vino da quasi novecento anni, ottenendo successi e riconoscimenti anche dalle maggiori guide del settore: tre bicchieri del Gambero Rosso al Praepositus Sylvaner 2011, cinque grappoli Bibenda al Riesling 2010 e premio rapporto qualità/prezzo de L’Espresso al Vertliner 2011. L’eccellenza del loro lavoro passa attraverso l’attenzione per l’ambiente e la sostenibilità. “Siamo stati i primi in Alto Adige a creare, nel 1992, una centrale interna a biomasse con teleriscaldamento”, racconta l’AD Urban von Klebelsberg, “che alimentiamo con i residuati del legname da taglio. Questo ed altri investimenti hanno reso l’abbazia CO2 free e ci hanno permesso di eliminare un consumo di gasolio che alla fine degli anni ‘80, pur tra mille accortezze, già superava i 350 mila litri”. Abbazia di Novacella produce annualmente 750 mila bottiglie. La vendita diretta, potendo contare su un formidabile patrimonio di 50 mila visitatori l’anno, garantisce circa il 15% del venduto, a cui si aggiungono un 10% di mercato locale (provincia di Bolzano) e un 50% di nazionale. Aumenta intanto l’export, con gli Usa principale destinazione grazie alla presenza negli States di un’agenzia direttamente controllata, e a seguire Austria e Svizzera. In crescita Australia, Paesi scandinavi, Gran Bretagna e perfino l’Ucraina, dove sta entrando con un prodotto veramente di nicchia: il vino da Messa, di cui produce tremila bottiglie destinate esclusivamente alle parrocchie e a prezzo calmierato. Un altro mercato “estero” nel quale Novacella gode di ottime entrature è chiaramente il Vaticano... “Ma siamo presenti in quaranta Paesi del mondo, comprese le Maldive” sottolinea von Klebelsberg. Il vino sostiene l’abbazia, poiché con gli introiti della vendita si coprono le non poche spese di una struttura enorme (“Abbiamo due ettari di tetto” precisa l’AD) più quelle derivanti dall’attività educativa. Tra le sfide, ottenere una vendemmia tardiva di Kerner, varietà particolarmente resistente al clima invernale. “Finora le piogge autunnali ci hanno impedito di raggiungere la qualità che ci siamo posti come obiettivo, ma non demordiamo”. di Andrea Guolo Praepositus Kerner, il vino delle nevi I bianchi dell’Abbazia di Novacella provengono da terreni coltivati in Valle Isarco, mentre le varietà dei rossi prosperano più a sud, nella zona di Appiano. Tra i bianchi, l’Abbazia è conosciuta particolarmente per Sylvaner e Riesling, tuttavia sta compiendo un lavoro “certosino” per diffondere e valorizzare un vitigno, il Kerner, ricavato da un incrocio tra Schiava e Riesling, particolarmente resistente al gelo. Il risultato è un Praepositus Kerner di cui sta uscendo in queste settimane l’annata 2013: vendemmia a inizio ottobre, gradazione di oltre 14 gradi, è considerato dal produttore “un Valle Isarco da manuale” per mineralità ed eleganza, con un potenziale di invecchiamento di trequattro anni. Il 2012 profuma di agrumi, mela verde e pesca gialla, in bocca è sapido e succoso con finale rinfrescante. In vendita all’Abbazia a 10,2 euro. 13 marzo 2014 pambianco magazine 95 di Anna Gilde KenZo homme niGht, una fragranza legnosa aromatica, per un seduttore fuori dal comune, che con la sua spontaneità e simpatia seduce inconsapevolmente. (da 30ml, € 43) ARtisAn AcQuA bY John vARvAtos combina una miscela tonificante di agrumi, con spezie, erbe e un fondo legnoso e caldo; rispecchia l’inconfondibile impronta del designer, un mix di tradizione, artigianalità e modernità. (da Douglas. da 75ml, € 55.5) SEDUCENTE DUO PER LAGERFELD “LE FRAGRANZE RENDONO LA VITA PIù BELLA...” CON QUESTE PAROLE KARL LAGERFELD ANNUNCIA L’USCITA DELLE SUE NUOVE FRAGRANZE EAU DE PARFUM FOR WOMEN ED EAU DE TOILETTE FOR MEN: ELEGANTE FLOREALE PER LEI, AROMATICA FOUGèRE PER LUI. è UNA STORIA DI DESIDERIO E DI IRRESISTIBILE ATTRAZIONE, CHE SI MATERIALIZZA IN UNA SENSUALE CAMPAGNA PUBBLICITARIA SCATTATA DALLO STESSO LAGERFELD. (FOR WOMEN DA 25ML, € 39. FOR MEN DA 30ML, € 39) IN VIAGGIO tommY bRiGhts è ispirata al divertimento e alle sorprese inaspettate, creata per uno spirito giovanile e positivo; Bacche di Ginepro e Pompelmo, un tocco raffinato di Galbano, si fondono con Legni, Ambra e Muschi. (da 30ml, € 26,72) FAn Di FenDi pouR homme Assoluto conserva l’identità del profumo originale, accentuando un lato più sensuale e intrigante, dato dalle note legnose e orientali. 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Continua la collaborazione tra l’erbolario e Green Cross Italia, con l’obiettivo di aiutare alcuni villaggi senegalesi. Acquistando un prodotto della linea “Ibisco, Un Fiore per l’Africa” si contribuisce a rendere fertile 1 metro quadrato di terra, creando lavoro per le donne che la coltiveranno, e garantendo cibo nutriente ai loro bambini e a tutta la comunità. La novità è il Profumo Gel Roll-On, a base di Limone, petali di Ibisco, Coriandolo, Elemi, Ylang Ylang (15ml, € 12) DA BACIARE ! Grazie all’alta concentrazione in Cellule Madri Vegetali, il nuovo Siero Powercell Youth Grafter, di helena Rubinstein, rinforza, giorno dopo giorno, la nostra pelle, che, eccessivamente sollecitata da ritmi di vita frenetici, rischia di esaurire la sua capacità di auto rigenerazione. Le rughe appaiono levigate, la pelle è più tonica, luminosa e idratata. (da 30ml, € 115,20) Aesop. PERFETTO DA UTILIZZARE DURANTE GLI SPORT INVERNALI, IL NUOVO BALSAMO PROTETTIVO OFFRE UN DUPLICE VANTAGGIO: OLTRE ALLO SCHERMO SOLARE SPF30, LA SUA FORMULAZIONE CREA UNA BARRIERA EMOLLIENTE CHE PROTEGGE DA VENTO E FREDDO. RAFFORZA, IDRATA E PREVIENE LA DISIDRATAZIONE. (€ 15) ACCONCIATURE? “MEGLIO MORBIDE E FLUIDE” Per la prossima stagione “il capello è a caduta libera e naturale” spiega Luca Colombo, titolare dell’atelier Luciano Colombo di Corso Magenta 66 a Milano. “Occuparsi dei propri capelli diventa fondamentale per ottenere un vero natural style, utilizzando prodotti leggeri, che nutrono in modo equilibrato senza appesantire, spuntare leggermente le lunghezze per rivitalizzarle ed evitare successivamente qualsiasi trattamento invasivo sulla capigliatura”. collistAR. Shampoo Effetto Liscio Immediato, un concentrato di sostanze detergenti e ristrutturanti di origine vegetale per districare e rendere il capello setoso (250ml, € 11,60). René FuRteReR. 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LA CREMA CONTORNO LABBRA ANTIRUGHE RIMPOLPANTE EFFETTO MODELLANTE PROTEGGE E PREVIENE L’INVECCHIAMENTO DELLA ZONA PERILABIALE, RIEMPIE LE MICRORUGHE, LEVIGA L’EPIDERMIDE E DONA UN EFFETTO TENSORE IMMEDIATO. (15ML, € 32) sisleY. PHYTOLIP TWIST HA UNA FORMULA TRATTAMENTO LEVIGANTE, CHE VESTE LE LABBRA A LUNGO CON UN TOCCO DI COLORE, LASCIANDO LA SENSAZIONE IMPERCETTIBILE DI LABBRA NUDE. (€ 36) ICONA DELLA BELLEZZA MODERNA, STEPHANIE SEYMOUR RAPPRESENTERà IL BRAND ESTéE LAUDER NELLE CAMPAGNE PUBBLICITARIE A LIVELLO MONDIALE. 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N°9 2014 - Pambianco Magazine
livello di bilancio consolidato su base semestrale. La rinegoziazione dei debiti si è resa necessaria dopo che Stefanel, già la scorsa estate, aveva annunciato di non aver rispettato alcuni covenant.
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