(che film) - Cinematografo

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(che film) - Cinematografo
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rivista del
dal 1928
M E N S I L E N . 9 S E T T E M B R E 2 0 0 8 € 3,50
Roma, si cambia
Gian Luigi Rondi racconta
il Festival in anteprima
Mamma mia!
Attori super alla corte di
Meryl Streep: per un musical
che vi travolgerà
(che film)
Poste Italiane SpA - Sped. in Abb. Post. - D.I. 353/2003
(conv. in L. 27.02.2004, n° 46), art. 1, comma 1, DCB Milano
Ferzan Ozpetek
Isabella, la mia rivelazione
fondazione ente™
dello spettacolo
CREDITI NON CONTRATTUALI
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Rivista del Cinematografo
Nuova serie - Anno 78
Numero 9 - Settembre 2008
In copertina Mamma mia! di Phyllida Lloyd
pu nt i di vi st a
DIRETTORE RESPONSABILE
Dario Edoardo Viganò
CAPOREDATTORE
Marina Sanna
REDAZIONE
Gianluca Arnone, Federico Pontiggia, Valerio Sammarco
Laguna dello Spettacolo
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ART DIRECTOR
Alessandro Palmieri
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Bruno Fornara, Cesare Frioni, Antonio Fucito,
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Boris Sollazzo, Marco Spagnoli, Paolo Travisi,
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N. 380 del 25 luglio 1986
Iscrizione al R.O.C. n. 15183 del 21/05/2007
STAMPA
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COMUNICAZIONE E SVILUPPO
Franco Conta
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Dalla Mostra di Venezia scarsa attenzione al
cinema sudamericano? “Non è vero, il
Premio Robert Bresson 2008 va al regista
argentino Daniel Burman”, ribatte il pentadirettore Marco Müller. Assegnato ogni
anno al Lido dalla Fondazione Ente dello
Spettacolo e dalla Rivista del
Cinematografo, al cineasta “che abbia dato
una testimonianza del difficile cammino alla
ricerca del significato spirituale della nostra
vita”, il Bresson 2008 costituisce un
riconoscimento importante per il giovane
Burman, che nel 2004 aveva sorpreso tutti a
Berlino vincendo il Gran Premio della Giuria
con El abrazo partido.
né legge) di Agnès
Varda nel 1985 e la
menzione a The
Funeral (Fratelli) di
Abel Ferrara nel ’96.
All’incontro,
presieduto dal
cardinale Angelo Scola, patriarca di
Venezia, interverranno padre Virgilio
Fantuzzi sj, critico cinematografico della
Civiltà Cattolica; il massmediologo Peppino
Ortoleva; Gian Luigi Rondi, decano dei critici
italiani e presidente del Festival di Roma, e il
regista Alessandro D’Alatri.
Appuntamenti importanti per riconfermare
A consegnare il Premio il 2 settembre dal
il valore culturale e l’impegno
Vaticano giungerà monsignor Claudio Maria professionale della nostra Fondazione alla
Mostra di Venezia. Per questa
Celli, presidente del
Pontificio Consiglio delle
65esima edizione, abbiamo
“sdoppiato” la Rivista del
Comunicazioni Sociali.
Premio Bresson e
Cinematografo, con una
Il Bresson non è l’unico
60° anniversario
copertina bis e uno speciale
appuntamento che
Signis: il nostro Ente
monografico sulla storia,
coinvolgerà l’Ente dello
Spettacolo al Lido: il 3
densa di star, aneddoti e
in Mostra
capolavori, della Laguna del
settembre una tavola
cinema mondiale. Grande
rotonda ripercorrerà la
storia e il senso del Premio
spazio, poi, al Leone d’Oro alla
carriera Ermanno Olmi,
OCIC (Organizzazione
Cattolica Internazionale per il Cinema e gli
avvicinato, indagato e rivelato da Fantuzzi.
Audiovisivi), divenuto nel 2001 Premio
SIGNIS (Associazione Cattolica Mondiale
Ma con un occhio siamo già oltre il Lido: Gian
per la Comunicazione), soffermandosi, tra gli Luigi Rondi, che quest’anno festeggia come il
altri, sui riconoscimenti attribuiti ai film più
SIGNIS la sua 60esima volta alla Mostra, ci
coraggiosi e controversi, quali Teorema di
parla in anteprima del prossimo festival di
Pasolini nel 1968, Sans toi, ni loi (Senza tetto Roma. Buona lettura, e buona visione!
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settembre 2008
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
5
s o m m a r io
n. 9
settemb re
2008
20 ANTEPRIMA
Ciclone Di Caprio
Leo “faccia d’angelo” non si
ferma più: dal Roosevelt di Scorsese
a Capitan America
FILM DEL MESE
SERVIZI
28 Rondi Caput Mundi
36 Il matrimonio di Lorna
40 Un giorno perfetto
41 Doomsday
41 Eldorado Road
42 Le tre scimmie
44 Hancock
46 Denti
46 The Rocker – Il
batterista nudo
46 Decameron Pie
47 Pranzo di ferragosto
48 X Files: Voglio crederci
Charlize Theron in
The Burning Plain
di Guillermo
Arriaga
Parla il Presidente del Festival di Roma.
Riflessioni e linee guida per mettere
d’accordo critica e pubblico
32 Nel mondo di Ozpetek
Un pomeriggio con il regista di
Un giorno perfetto: dal libro della
Mazzucco alla corsa per il Leone d’Oro
(LATO B) SPECIALE
24 COVER
Meryl Queen
Sulle note degli Abba con la scatenata
(quasi sessantenne) Streep: Mamma mia!,
non basta il “magnifico trio” maschile a
tenerle testa
Venezia Amarcord
Ricordi, aneddoti, segreti della Laguna:
dal bianco e nero di un indimenticabile
passato al mosaico sabbia e oro di un
illuminante futuro. Ecco la Mostra
www.skypubblicita.it
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SKY & Opus Proclama
COMING SEPTEMBER 2008
NEI CINEMA DEL CIRCUITO OPUS E
SUI CANALI CINEMA DI SKY
powered by opuslab
presentano
so mmario
10
Morandini in pillole
Giurie in giudizio: il caso
Tropa de Elite e le differenze
tra Berlino e Cannes
12
Circolazione
extracorporea
Prima Krakauer, poi Sean Penn:
la storia di Chris McCandless e i
conseguenti instant rituals
14
Glamorous
News e tendenze: tutti gli uomini
(in celluloide) della Zeta-Jones,
una Diablo per Spielberg
16
Colpo d’occhio
Brosnan, la spia che sapeva
osare. Dal rischio oblio post
Bond alla rinascita attoriale
18
Hollywood Ending
C’era una volta in
America… nella Sala
degli Stucchi
all’Excelsior di Venezia
Rourke, Basinger, Winger e
Celentano: chi non muore
(sullo schermo) si rivede
52
Dvd & Satellite
L’ispettore Callaghan da
antologia, i vecchi Ananas di
Gitai. E in orbita c’è Molaioli
58
Borsa del cinema
I blockbuster americani
non sfondano più in Italia.
Colpa dei giovani?
60
Libri
Frasi senza tempo e
letteratura a confronto
su Ingmar Bergman
62
Colonne sonore
Beethoven per Baricco,
Hans Zimmer e John
Powell per il Panda
pensieri e parole
Quello che gli altri non dicono: riflessioni a posteriori di
un critico DOC
MORANDINI in pillole
di Morando Morandini
Giurie a confronto
Dopo aver visto Tropa de
Elite, opera prima del brasiliano José Padilha, Orso
d’Oro al Festival di Berlino
2008. D’accordo: ogni giuria
fa storia a sé, ma quella di
Berlino risulta radicalmente
diversa da quella di Cannes che ha premiato Entre les murs di
Cantet, oltre a Gomorra e Il Divo.
Costa Gavras
non è mai stato
un grande
regista e
politicamente
invecchia male
Come si invecchia
A proposito: la giuria di Berlino aveva come presidente CostaGavras (1933). E’ vero che non è mai stato un grande regista, ma
almeno politicamente invecchia male. Eppure a Il petroliere di
P.T. Anderson, l’unico film epico made in Usa degli anni 2000, la
giuria ha dato l’Orso d’Argento. Gli hanno proferito Padilha soltanto perché giovane esordiente? Stento a crederlo.
Prolifico in tutto
Sapevo che Ingmar Bergman (1918-2007) era stato un regista
fecondo: mise in scena più di 130 spettacoli teatrali,
scrisse e diresse più di 40 film per il cinema
senza contare l’attività come sceneggiatore per
altri e il lavoro in televisione. Soltanto leggendo
Tre diari (Iperborea ed. 2008) ho appreso che
mise al mondo dal 1943 al 1966 nove figli con sei
donne diverse: Else Fischer, quattro (tra cui
due gemelli) con Ellen Lundstrom, Gun
Hagberg, Kabi Laretei, Liv Ullman, Ingrid
von Rosen. Cinque maschi, 4 femmine.
Bergman fu
fecondo non
solo sullo
schermo: dal
’43 al ’66
ebbe 9 figli
con 6 donne
diverse
10
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
Tre diari
In svedese Tre dagbocker . E’ un libro anomalo anche se
Bergman nega che sia un’opera letteraria. Sono tre diari paralleli, tenuti da Ingrid malata di tumore allo stomaco: da Ingmar
suo marito, e da Maria, la loro figlia adulterina, nata nel 1959
che soltanto nel 1981 apprese che Bergman era suo padre.
Cominciano il 10 ottobre 1994 e continuano, giorno dopo giorno,
sino al 6 maggio 1995. Dal 7 al 20 maggio, giorno in cui Ingrid
De Geer muore, scrivono Ingmar e Maria. I diari furono pubblicati nel 2004. Nella sua limpida e intensa postfazione, Goffredo
Fofi scrive: “Si esce dalla lettura di questi diari che scavano nel
dolore e nei sentimenti a confronto della morte, ricavandone
una convinzione di cui siamo grati soprattutto a Ingmar: la convinzione che non è sempre vero (…) che il sopravvissuto è magari nel più profondo e nella più indichiarabile delle sue reazioni
che c’erano, contento di esserci ancora e dunque sollevato dalla
morte dell’altro… non è sempre così, ed è anche vero che qualcuno, sinceramente, ambirebbe a poter essere lui a morire, se
solo si potesse, al posto della persona amata”.
settembre 2008
FINE PEN(N)A MAI
VISIONI FORZATE E INDULTI
CRITICI
Dopo il tris bluff del 2007, il pentadirettore Marco Müller rilancia con un
poker tricolore. Avati, Bechis,
Corsicato e Ozpetek: i Fratelli d’Italia
sbarcano in Laguna, si temono emuli
di Umberto Bossi… #### Shia
LaBeouf contro gli effetti speciali: reduce dal set ipertecnologico di
Transformers 2, il figlio di Indy predica il ritorno all’action duro e puro.
Detto, fatto: gomito alzato e SUV capottato. #### Povero “cavaliere
oscuro”… Di nome e di fatto: Bale ce
la mette tutta, ma i riflettori sono tutti per Heath Ledger. Quando anche la
mamma glielo fa notare, sono botte
da orbi: Bat-mam, il destino nel nome…
ALMOST (IN)FAMOUS: DALLE
STALLE ALLE STARLETTE
Drew Barrymore molla Justin Long:
a Hollywood, le dimensioni non contano… STOP Cara, carissima infanzia:
Brad Pitt e Angelina Jolie, con l’ausilio di energumeni vari, mettono K.O.
due paparazzi intrufolatisi nella loro
nursery dorata in Costa Azzurra. Per
Brangelina, i pargoli sono la cosa più
preziosa: a 11 milioni di dollari a
scatto, come dargli torto? STOP Il sogno di Cameron Diaz? Un lato B giunonico. “Voglio un sedere più grosso”,
confessa a Look l’attrice: si prevedono interpretazioni maiuscole…
Federico Pontiggia
circolazione extracorporea
Fruizioni multiple nell’era della riproducibilità
INTO THE WEB
a cura di Peppino Ortoleva
SE UN FILM D’AUTORE SCONQUASSA IL MARE
MAGNUM DI YOU TUBE: IL BIOPIC DI SEAN PENN AL
SERVIZIO DI UN CULTO
Ci sono film che esauriscono l’interesse del pubblico già all’uscita in sala. Altri,
come un sasso in un lago, generano ondate di reazioni nel pubblico. E’ il caso
di Into the Wild di Sean Penn. Già nota grazie al libro di Jon Krakauer, la storia
di Christopher McCandless ha trovato nuovi appassionati: il ragazzo di buona famiglia che abbandona tutto
per vivere nella Natura continua a dividere tra chi ne
mitizza la vicenda e chi lo considera uno sprovveduto.
Certo è che già dall’uscita del libro nel 1996, la figura
di McCandless è circondata da un culto che sul web ha
trovato terreno fertile. Come ogni culto che si rispetti,
ha generato dei rituali, o per meglio dire degli instant
rituals, come i “pellegrinaggi” al vecchio bus 142 del
Fairbanks City Transit System dove nel ‘92 Chris fu
trovato morto, probabilmente per fame, da un cacciatore.
In un’epoca dominata dal medium audiovisivo, per dare un senso all’esperienza è necessario riportarne
traccia materiale e soprattutto visibile, foto e filmati
che provino il raggiungimento dell’obiettivo e che dimostrino di essere riusciti lì dove McCandless aveva
fallito. Grazie a YouTube il fenomeno ha trovato nuova
risonanza, rendendo disponibili centinaia di clip (che
vanno da riprese fatte con il telefonino a mini-documentari) di spedizioni verso il magic bus.
Il film di Sean Penn si è innestato su un fenomeno virale già ampiamente diffuso, cementando la mistica di un culto e moltiplicando
i contributi su YouTube. Essendo espressione audiovisiva “alta”, contribuisce a
fornire una giustificazione estetica alla massa di
audiovisivi provenienti dal basso. Alla reificazione
soggettiva della vicenda si affianca la lettura au- La figura di Chris
toriale del regista. Questo processo permette un McCandless ha
cambiamento radicale del fenomeno, un sovvertimento della logica che lo ha sostenuto, divenendo generato degli
esso stesso una nuova base per la diffusione e l’i- instant rituals, e
spirazione del culto. E’ facile osservare nei video
inseriti dopo Into the Wild una chiara ispirazione continua
al film, quali l’inserimento di didascalie simili. Il a dividere
processo ”virale” viene dunque condizionato e dominato dal medium filmico più forte, dimostrando
che le relazioni tra media di massa e media personali sono sistemiche e non
oppositive. L’irruzione di un film d’autore nel mare delle clip di YouTube genera
ulteriori onde concentriche destinate a influenzare le dinamiche di scambio/opposizione tra cinema e rete.
SCAMBIO E OPPOSIZIONE
Emile Hirsch e Sean Penn
sul set di Into the Wild.
Sotto il Magic Bus dove McCandless
venne trovato morto
GIULIANA C. GALVAGNO
12
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
settembre 2008
MEDUSA FILM
PRESENTA
www.burnaftereading.it
glamo rous
Ultimissime dal pianeta cinema: news e tendenze
A S ean Co nnery ch e
l e d ie d e l ’ O s c a r : “ Oh m io D i o !
U n o s c o z ze s e c h e p r e m i a
un a g a l l e s e ! ”
14
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
settembre 2008
a cura di
Gianluca Arnone
I TRUCCHI DI
CATHERINE
Catherine Zeta-Jones
passerà alla storia del
cinema per aver avuto (sul
set) quello che le donne non
possono: Marlon Brando,
Sean Connery, Antonio
Banderas e George Clooney.
Ha sposato Michael Douglas,
ribattono le invidiose. Vero,
ma con clausola prematrimoniale a 9 zeri e
magione gallese con finestre
anti-proiettile. “Il segreto è il
make-up”, ipotizzano le
malelingue. Non a torto. Con
Death Defying Acts, da
novembre in Italia, la bella
incanta pure il mago Houdini
(Guy Pierce). Che ammette:
“Il trucco c’è, ma non si
vede”.
UN KEANU PER AMICO
I Wachowski: senza Reeves mai più. Irrisi e delusi
dai pessimi risultati di Speed Racer gli avveniristici
fratelli si son dovuti prostrare ai piedoni di Joel
Silver e promettere il jolly Keanu per ottenere nuova
liquidità. L’attore dovrebbe cimentarsi col
personaggio di Plastic Man, l’eroe del fumetto DC
capace di assumere qualunque forma.
CUORI RIBELLI
Giù le mani da mia figlia! Nicole Kidman e Keith
Urban hanno deciso: le foto della piccola Sunday
Rose, loro, non le venderanno a nessuno. Nella
“tratta degli scatti” dei super-neonati di
Hollywood, questa è una (buona) notizia. Ci
ricorda un’infanzia più umana, quella delle foto
sbiadite, impolverate, gelosamente custodite
nell’album di famiglia. L’alba gloriosa della
nostra vita, in bianco e nero o a colori, privata e
senza prezzo. Fino al prossimo offerente.
DIABLO TENTATORE
L’eterno bambino e l’enfant terrible.
Spielberg e Diablo si sono sfiorati in
occasione di The United States of Tara.
Il regista, non contento, ha deciso di
assoldare l’ex stripper, per una
commedia. Nessuno spunto, né piano di
lavorazione. Un vero appuntamento al
buio. Diablo non se l’è lasciato scappare.
Ora, salvate il bambino Spielberg.
RITORNO AL PASSATO
Non sarà un ritorno al futuro, ma poco ci
manca. Robert Zemeckis, Michael J. Fox e
Christopher Lloyd, rispettivamente regista e
protagonisti della saga che ha segnato
l’immaginario degli anni ‘80, si riuniscono.
L’occasione è il Canto di natale, da un racconto
di Dickens e ultimo sogno in performance
capture di Zemeckis. I mitici viaggiatori del
tempo non saranno soli però. Con loro Jim
Carrey. Unica voce fuori dal coro.
settembre 2008
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
15
colpo d’occhio
Dopo Bond, era a rischio oblio.
Ma dal suo personaggio Brosnan
ha imparato a non arrendersi
PIERCE BROSNAN
Accanto Saoirse
Ronan
Nato e noto per James Bond. Occhi di ghiaccio,
faccia da schiaffi, battuta pronta. E’ il più
britannico degli attori, peccato sia irlandese.
Elisabetta II lo aveva onorato con l’OBE per il
contributo al cinema di sua maestà. Quando
scoprì di che sangue era fatto, la regina si
sarebbe cavata un occhio. Il problema non era
che fosse irlandese, ma cattolico. Mentre
Daniel Craig gli soffiava il posto da spione,
l’Aston Martin e le belle donne, lo davano tutti
per spacciato. “Che farà adesso?”, si
chiedevano. Invece era pronto
a reinventarsi una carriera,
spina nel fianco di Meryl
Streep nel divertente Mamma
Mia!, padre afflitto in The
Greatest, “da paura” nel The
Ghost di Polanski, e aguzzino
di Saoirse Ronan nel
nuovo film di De Vito,
The True
Confessions of
Charlotte Doyle,
resoconto da una nave in
burrasca. Ma Pierce Brosnan è
allergico alla paura, il suo
mestiere è osare. E se per lui Il
domani non muore mai, Il
mondo non basta e La morte
può attendere c’è da
scommettere che pure
stavolta il naufragio non
sarà il suo.
Pierce non può attendere
I tabloid inglesi l’hanno già
ribattezzato “The Rising Star”, la stella
nascente. I critici: “il nuovo Colin
Firth”. Al momento Dominic Cooper è
solo bello, bravo, e alla spasmodica
ricerca di un film che lo lanci. Quattro
tentativi in arrivo: Mamma Mia!, The
Duchess, The Escapist e An Education.
Lui mette le mani avanti: “Le
opportunità aumentano come i rischi
di fallire“. L’entusiasmo non inganni.
La depressione potrebbe essere
modestia, la posta in palio merita
scongiuri. Ma al giovane Dominic
consigliamo di volare alto. Da che
mondo è mondo, le stelle stanno tutte
in cielo.
Dominic Cooper in
Mamma mia!
SOPRA
I naufraghi dell’isola nel
Lost di J.J. Abrams
Picc ole st elle cr esc on o
16
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
DOMENICO PROCACCI PRESENTA
VALERIO MASTANDREA ISABELLA FERRARI MONICA GUERRITORE
NICOLE GRIMAUDO VALERIO BINASCO ANGELA FINOCCHIARO
FEDERICO COSTANTINI E STEFANIA SANDRELLI
Foto di CHICO DE LUIGI
UN GIORNO PERFETTO
UN FILM DI
FERZAN OZPETEK
VALERIO MASTANDREA ISABELLA FERRARI MONICA GUERRITORE NICOLE GRIMAUDO VALERIO BINASCO ANGELA FINOCCHIARO FEDERICO COSTANTINI NICOLE MURGIA GABRIELE PAOLINO MILENA VUKOTIC SERRA YILMAZ con la partecipazione dI STEFANIA SANDRELLI
sceneggiatura SANDRO PETRAGLIA e FERZAN OZPETEK direttore della fotografia FABIO ZAMARION montaggio PATRIZIO MARONE scenografia GIANCARLO BASILI costumi ALESSANDRO LAI suono MARCO GRILLO musiche ANDREA GUERRA supervisione alla produzione CLAUDIO ZAMPETTI
organizzatore generale GIANLUCA LEURINI produttore delegato LAURA PAOLUCCI una produzione FANDANGO in collaborazione con RAI CINEMA prodotto da DOMENICO PROCACCI regia di FERZAN OZPETEK
tratto dal romanzo UN GIORNO PERFETTO di MELANIA G. MAZZUCCO - edito da RIZZOLI
www.ungiornoperfetto.net
DAL 5 SETTEMBRE AL CINEMA
FE ST IVAL DE L M ES E
di Massimo Monteleone
In Canada a Toronto e Ottawa.
L’Italia da Milano ad Agrigento,
passando per Cagliari
TORONTO INTERNATIONAL
1 FILM
FESTIVAL
INTERNATIONAL
5 OTTAWA
ANIMATION FESTIVAL
XXXIII edizione dell’autorevole
festival competitivo, che
presenta molti titoli canadesi e
internazionali, con molte
anteprime assolute. Il mercato
mondiale del cinema è puntato
sulla manifestazione.
XXXII edizione dell’importante
manifestazione canadese
dedicata al cinema
d’animazione. Prevede sezioni
competitive e non, più
retrospettive e proiezioni
speciali.
Località Ottawa (Ontario),
Canada
Periodo 17-21 settembre
tel. (001-613) 2328769
Sito web www.awn.com/ottawa
E-mail info@animationfestival.ca
Resp. Chris Robinson
A volte ritornano
Leggende e vecchie glorie:
a Venezia l’incognita
è sempre il “tempo”...
H o ll y w oo d
Ending
MICKEY ROURKE
“Comeback is a good word, man”, ha
detto una volta Mickey Rourke. Sarà
vero? Il discusso, ruvido ed esagitato
attore non si pronuncia, ma spera.
Dopo anni di cattive frequentazioni,
film ridicoli, mogli da strapazzo e allegre scazzottate, Mickey è a un passo
dal ritorno. L’importante è non crollare sul ring di The Wrestler . Che a
mandarlo al tappeto (rosso) per ora ci
pensa Venezia.
Località Toronto (Ontario), Canada
Periodo 4-13 settembre
tel. (001-416) 9677371
Sito web www.bell.ca/filmfest/
E-mail tiffg@tiffg.ca
Resp. Piers Handling
NEDERLANDS FILM
FESTIVAL
XXVIII edizione della rassegna
competitiva che offre il meglio del
cinema e della fiction TV
dell’Olanda (anche documentari e
cortometraggi). Retrospettive sul
cinema olandese. Ospita
l’Holland Film Meeting.
Località Utrecht, Olanda
Periodo 24 settembre - 3 ottobre
tel. (0031-30) 2303800
Sito web www.filmfestival.nl
E-mail info@filmfestival.nl
Resp. Doreen Boonekamp
2
SATURNO INTERNATIONAL
FILM FESTIVAL
IV edizione della rassegna, il cui
concorso è dedicato a pellicole
- ancora inedite in Italia - di
cinema storico e sul rapporto
fra Cinema e Storia. Il tema
della retrospettiva è l’Ambiente
e in particolare l’Acqua (film,
documentari, libri e un
convegno). Al presidente della
manifestazione, Giuliano
Montaldo, è dedicata la serata
d’apertura.
Località Alatri-Anagni
(Frosinone), Italia
Periodo 22-27 settembre
tel. (06) 58331842 (rif. a Roma)
Sito web
www.saturnofilmfestival.com
E-mail
info@saturnofilmfestival.com
Resp. Ernesto G.Laura
L’una fu sex-symbol per 9 settimane e ½, l’altra il
tempo di una licenza, quella dell’ufficiale Gere. Poi la
mezza età, i ruoli da madri, le copertine ritoccate.
Tempus fugit… Loro però non si spostano di un centimetro. Pronte alla Mostra. Ma il museo può attendere.
MILANO FILM FESTIVAL
XIII edizione del concorsofestival internazionale di “corti”
e lungometraggi. Una selezione
di titoli inediti e di qualità,
programma principale di una
manifestazione culturale più
ampia. Le opere partecipano al
progetto di “ri-distribuzione
cinematografica”. Si svolge al
Piccolo Teatro di Milano.
FOTO PIETRO COCCIA
ADRIANO CELENTANO
Chiamatelo come vi pare, ragazzo della via Gluck o
matusa della Laguna. A 70 anni suonati (e cantati)
Celentano non si molleggia più, esce di rado e parla di meno. Se fosse questa la chiave del successo?
18
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
settembre 2008
internazionale (organizzato dal
Centro di Ricerca per la Narrativa
e il Cinema) da assegnare al
regista del miglior film tratto da
un romanzo. Ospita il XXVI
concorso-referendum per il
miglior libro sul cinema in
collaborazione col S.N.G.C.I.
3
4
KIM BASINGER E DEBRA WINGER
D’ORO
6 EFEBO
XXX edizione del premio
Località Milano, Italia
Periodo 12-21 settembre
tel. (02) 713613
Sito web www.milanofilmfestival.it
E-mail info@milanofilmfestival.it
Resp. Lorenzo Castellini,
Beniamino Saibene
Località Agrigento, Italia
Periodo 29 settembre - 4 ottobre
tel. (0922) 596632
Sito web www.efebodoro.com
E-mail info@efebodoro.com
Resp. Corrado Catania
PRIX ITALIA
LX edizione del Premio, la
più antica e prestigiosa
rassegna-concorso
internazionale per opere
radiofoniche, televisive (nelle
tre sezioni: Drama,
Documentari, Performing Arts),
e Web. Sono rappresentati 85
enti pubblici e privati di 44 paesi.
Località Cagliari, Italia
Periodo 14-20 settembre
tel. (06) 36862358
Sito web www.prixitalia.rai.it
E-mail prixitalia@rai.it
Resp. Marcella Sansoni
7
HAMBURG
8 FILMFEST
XVI edizione del festival
competitivo la cui selezione
ufficiale offre un ricco
panorama di “prime”
internazionali, comprese le
produzioni indipendenti, i
documentari e i film
d’animazione. Ospita il
Children’s Filmfest.
Località Amburgo, Germania
Periodo 25 settembre - 2
ottobre
tel. (0049-40) 39919000
Sito web
www.filmfesthamburg.de
E-mail
info@filmfesthamburg.de
Resp. Albert Wiederspiel
Preparatevi ad un viaggio indimenticabile!
DAL 3 OTTOBRE AL CINEMA
dimensione star
Da uomo copertina
a prediletto dai maestri:
col Titanic è affondato
Di Caprio, ed è
riemerso un attore
di Gianluca Arnone
Leonardo
d’autore
Di Caprio ha fatto
terra bruciata di tutto
il suo passato
MENTRE GLI ATTORI AMERICANI
si tormentano, indecisi se abbassare la
cresta o scioperare, a Los Angeles c’è
qualcuno che, tra un impegno ecologista
e un disimpegno sentimentale, decide di
lavorare per i prossimi tre anni:
Leonardo Di Caprio, il crumiro di
Hollywood. Non passa giorno che il suo
nome non venga associato a un progetto
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nuovo, come se dopo la Leo-mania degli
anni ’90, l’era post-Titanic, ne fosse
venuta una non meno dilagante, la
sindrome del barbiere di Siviglia: tutti lo
vogliono, tutti lo cercano. Tanti film in
arrivo tra il 2008 e il 2010 e un dato
certo: undici anni dopo quel naufragio,
“The Noodle”(testa dura, come lo
chiamano gli amici) si è scrollato di
dosso la croce del “bel faccino”. Prima
Allen, poi Scorsese, quindi Spielberg, un
maestro dopo l’altro per rifarsi il trucco
e dimostrare di essere diventato grande.
La conferma lo scorso anno, con la
prima nomination all’Oscar per Blood
Diamond e l’ingresso nel club che conta.
Di Caprio ha capito che quella faccia
d’angelo, limpida e chiara, poteva
www.flyairone.com
GLI ITALIANI CI SCELGONO
PERCHÉ FACCIAMO VOLARE ALTO IL PAESE.
NUOVI VOLI
PER CHICAGO
E BOSTON
C’è chi ci sceglie perché raggiungiamo 21 destinazioni in Italia, 35 in Europa e da oggi voliamo
anche a Boston e Chicago. C’è chi ci sceglie perché con il programma Miles&More si accumulano
punti per volare in tutto il mondo. C’è chi ci sceglie per il comfort delle nostre lounge
e la comodità dei Fast Track, del Web Check-in e del Fast Check-in. C’è chi ci sceglie perché
siamo la prima compagnia aerea al mondo che utilizza nuovi motori per abbattere sensibilmente
le emissioni di ossidi di azoto.
Oltre 7,5 milioni di passeggeri nel 2007 ci hanno scelto perché siamo Air One.
La prima compagnia aerea privata del Paese.
dimensione star
diventare maschera, vernice fluida e
cangiante, seducente e soave, furiosa e
cinica, trasparente e duplice. Lo hanno
capito anche i grandi registi. Scorsese
per primo, che gli ha lasciato il posto
d’onore che fu di De Niro. Con Ashecliffe
i due sono alla quarta collaborazione. Di
Caprio sarà Teddy Daniels, un agente
federale chiamato ad indagare sulla
misteriosa scomparsa di Rachel Salado
(Emily Mortimer) detenuta del
manicomio criminale dell’isola di
Shutter. Sempre con “Marty” in cantiere
un altro ambizioso progetto, portare al
cinema Theodore Roosevelt, il 26°
Presidente americano. The Rise of
Theodore Roosevelt, dal libro di Edmund
Morris, si soffermerà in particolare sugli
anni di formazione, da politico di New
York a comandante sul campo nella
guerra ispano-americana di fine ‘800,
fino alla presidenza. Prima sono in
arrivo però Body of Lies, un thriller di
Ridley Scott in cui Di Caprio e Russell
Crowe daranno la caccia a un terrorista
di Al-Qaeda e Revolutionary Road di
Sam Mendes, dove il bel Leonardo
ritrova la compagna di “naufragio” Kate
Winslet, coppia anticonformista nei
suburbs del Connecticut predestinata
L’attore e Kate Winslet
in Revolutionary Road.
Accanto con Scorsese.
Sopra in The Aviator
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La sua faccia d’angelo è diventata
maschera, vernice fluida e cangiante,
trasparente e duplice
alle maldicenze della vita di provincia. Il
futuro vedrà il nostro ancora impegnato
con personaggi celebri e sfaccettati: i
rumors lo vogliono Nolan Bushnell, il
pioniere dei videogames, in Atari, quindi
l’inventore di Bond, Ian Fleming, nel
biopic sullo scrittore, e infine nell’epico
Freedom within the Heart, sulle gesta di
Brian Boru, sovrano irlandese dell’anno
mille. Sul tavolo anche la versione bigscreen di Akira, il capolavoro manga di
Katsuhiro Otomo, The Chancellor
Manuscript, da un spy-story di Ludlum,
il nuovo George Clooney di Farragut
North, e Capitan America, l’eroe che per
il mito barattò il suo corpo. Primo ruolo
in calzamaglia di Leo e curioso destino
di un attore che per cambiare faccia
rinunciò anche al suo mito.
%
COVER
Streep,
che
diva!
Balla e canta come una
cheerleader. Se ne infischia
delle regole dello star
system, e ancora una volta
è protagonista assoluta:
ecco la “Dancing Queen” di
Mamma mia!
di Marina Sanna
SI PRESENTA CON LE FORCINE tra i capelli spettinati,
infischiandosene delle regole dello star system: la diva
Streep è un tutt’uno con la donna Meryl. Ha compiuto 59
anni il 22 giugno, la sua pelle non ha mai visto il sole né,
pare, conosciuto bisturi. Quel modo di inclinare la testa
mentre parla la rende ipnotica. Dietro di lei aleggiano i
personaggi e i registi che l’hanno resa celebre. Siamo ad
Atene, prima tappa di un lungo tour che attraverserà
l’Europa, per Mamma mia! in parte girato in Grecia come
il musical omonimo a cui si ispira, e che ha conquistato le
platee di tutto il mondo. Dirige Phyllida Lloyd che, con la
scrittrice Catherine Johnson, ha ideato anche lo
spettacolo teatrale ispirandosi alle canzoni più famose
degli Abba. La storia è quella di un’ex figlia dei fiori (la
Streep) che vive in Grecia con la figlia Sophie (Amanda
Seyfried). Qualche giorno prima del matrimonio con Sky
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COVER
Amanda Seyfried.
Nella pagina accanto
Colin Firth, Pierce Brosnan
e Stellan Skarsgård
(Domenic Cooper), Sophie trova il diario
della madre e scopre l’identità non di
uno ma di tre possibili padri e decide di
invitarli al suo matrimonio. Detto fatto,
il gruppetto arriva sull’isola (gli esterni
sono stati girati nelle magnifiche
Skyathos e Skopelos): il banchiere Colin
Firth, l’impeccabile Pierce Brosnan e
l’avventuriero Stellan Skarsgård. La
Streep aveva dato prova delle sue
abilità in Radio America di Robert
Altman, ma qui è un’altra cosa. E’
scatenata come una ragazzina. “Sono
cresciuta in una casa piena di musica.
Mio padre suonava il piano e mia madre
gorgheggiava come un uccellino. A 12
anni mi ero messa in testa che sarei
diventata cantante d’opera, ho preso
qualche lezione. Poi sono diventata una
persona seria (ride) mi sono iscritta
alla scuola d’arte drammatica e la mia
vita ha preso un’altra direzione”.
Accenna un paio di strofe: cantata da lei
“Dancing Queen” è persino più bella. Il
ricordo delle sue performance in
Mamma mia! è recente. “E’ stato
impegnativo, soprattutto fisicamente -
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"Chi immaginava che avrei dovuto fare
delle acrobazie degne di
Spider-Man?!?", dice l'attrice
dice - ma ce l’ho fatta. E’ stato un lavoro
da cheerleader! E so che mio figlio
quando mi vedrà sullo schermo sarà
mortificato”. Si riferisce a Henry, attore
e musicista, uno dei 4 figli avuti dallo
stesso uomo, che rarità, lo scultore Don
Gummer con cui è sposata dal ’78. Due
Oscar e record di nomination per la
statuetta hollywoodiana (14), ha
incominciato a recitare poco più che
ventenne (Giulia di Zinneman) e ha
lavorato senza sosta, quasi 40 anni sul
palcoscenico. E che palcoscenico: Il
cacciatore con De Niro, Kramer contro
Kramer con Dustin Hoffman (primo
Oscar), La scelta di Sophie di Pakula
(secondo Oscar), I ponti di Madison
County (bellissimo) con Eastwood, La
mia Africa di Sydney Pollack
(straziante) e il recente Il diavolo veste
Prada. Eppure ci è riuscita, carriera e
famiglia non l’hanno mai abbandonata.
“Le donne – spiega – hanno un talento
innato, a differenza degli uomini sanno
gestire più cose contemporaneamente.
E’ vero, è stato complicato conciliare
lavoro e vita privata quando i miei
bambini stavano crescendo. Poi però
sono diventati grandi e tutto è
cambiato”. Con la figlia Mary ha anche
lavorato: hanno recitato lo stesso ruolo
(età diverse) in Evening di Lajos Koltai.
“Non smetto di darle consigli. Non
riesco a non comportarmi da mamma,
credo che non ci riuscirò mai”. La
Streep è nota per la precisione
maniacale con cui si prepara per ogni
ruolo, per La musica del cuore di Wes
Craven (’99) ha imparato a suonare il
violino, esercitandosi 6 ore al giorno
per 8 settimane. La stessa energia l’ha
messa in Mamma mia! ,
un’interpretazione memorabile: canta a
squarciagola in bilico su un tetto, si
lascia scivolare sul corrimano delle
scale, si tuffa in acqua mentre intona
una canzone dietro l’altra. Scuote la
testa: “Chi immaginava che avrei
dovuto fare delle acrobazie degne di
Spider-Man?!. Quando mi hanno
proposto Mamma mia! stavo guardando
la BBC, ascoltavo le brutte notizie a cui
siamo abituati da tempo, sono balzata
in piedi e mi sono detta: farò questo
film e sarà divertente. E così è stato.
Ora guardo al futuro più serenamente e
incrocio le dita per la vittoria di
Obama”.
%
I Magnifici Tre
Colin Firth, Pierce Brosnan, Stellan Skarsgård: semplicemente irresistibili
L’impassibile Colin Firth sogghigna
mentre spara battute a raffica. L’ex
Bond Pierce Brosnan fa uno show
degno di Steve Carrell, mischiando
finzione e realtà. Stellan Skarsgård
(ve lo ricordate nelle Onde del
destino o in Dogville di Lars von
Trier?) ha perso l’aria da sadico dopo
aver imparato a ballare. “Ero al
funerale di mio padre – racconta
Brosnan – ed ero molto addolorato. A
un certo punto squilla il telefono e
l’unica cosa che capisco è: Meryl
Streep. Un film con la Streep! Ho
detto subito sì. Poi è arrivato il resto:
mi hanno chiesto che cosa sapevo
fare. A me, l’agente 007! Beh come
ho scoperto le doti richieste erano
altre. I miei figli pensavano fossi
impazzito e mi chiedevano: papà sai
cantare sul serio? Come avrete visto
il risultato è disastroso”. Replica
Firth: “Immaginate tre asini, ecco
eravamo noi quando tentavamo di
stare dietro a Meryl ed Amanda. Una
sera io e Pierce eravamo seduti a
guardare un tramonto e ci siamo
detti: davvero ci pagano per
questo?”. Stellan invece infila un
aneddoto dietro l’altro: “Pensavo
fosse uno scherzo. Ballare io? Non
ero così sorpreso da quando Lars sul
set di Dogville mi disse: Stellan ora
rigira la scena dello stupro di Nicole
(Kidman) come se fosse una
commedia romantica”.
Meryl Streep
scatenata, a
sinistra il trio
maschile
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il personaggio
A tu per tu con il numero uno del Festival
di Roma. Che a 88 anni confessa una gioia inedita:
“Sentire tutta una città intorno a me”
di Federico Pontiggia
Rondi,
il presidente
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STUPITO PER IL NUOVO INCARICO, ma
non teso, lo sguardo imperturbabile, al
collo una sciarpa bianca da regista
d’antan, sulla scrivania il palinsesto della
terza edizione della Festa, pardon
Festival, di Roma: vergati in calligrafia
minuta, e indecifrabile, i primi titoli, su
cui non spenderà una parola. “Sulla linea
di Cannes, Berlino, Locarno e di altre
manifestazioni europee, ho deciso di
cambiare nome: da Festa del Cinema a
Festival Internazionale del Film di
Roma”. E’ questo il biglietto da visita di
Gian Luigi Rondi, il decano dei critici
italiani, prima firma de Il Tempo dal
1947, che a 86 anni si trova cucite
addosso le nuove vesti di presidente
della kermesse capitolina. Di che
presidenza si tratti, il primo incontro con
la stampa ha spazzato via i dubbi di
alcuni, e le speranze di molti: presidenza
militante e operativa, da sporcarsi le
mani, e lasciare il segno. Se lo definisci
presidente-operaio, Rondi non si
schermisce, e abbozza un sorriso.
Dice di “aver evitato di prendere decisioni
perché altri già le avevano prese”,
nondimeno ha cercato di dare alla
manifestazione “quella identità
che nelle prime due edizioni
mi pareva mancasse”.
Per delinearla, cita
operaio
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il personaggio
il defunto amico René Clair, secondo il
quale “è facile fare un film che piaccia
alla critica o farne uno che incontri il
favore del pubblico, difficile, viceversa,
realizzarne uno che soddisfi entrambi”.
“Noi cerchiamo questo doppio consenso,
puntando non sul cinema d’arte, ma su
quello suscettibile di interessare sia la
critica che il pubblico”. Il primo passo,
ovviamente, passa dai nomi: nuovi e
italianissimi. La neonata “Selezione
Ufficiale” raggrupperà “Anteprima” (ex
Première), con 8 titoli, e “Cinema 2008”,
con 12: tutti saranno votati dal pubblico,
che assegnerà il Marc’Aurelio d’Oro al
miglior film, e da una giuria di sette
critici internazionali, tra cui il nostro
Edoardo Bruno, che assegnerà tre premi
al miglior film, attore e attrice. “Due
sezioni equiparate”, ma pur sempre due,
perché “le ho trovate così, e con distinti
direttori”. Legittimo, dunque, aspettarsi
per il 2009 un’unica selezione ufficiale?
“La domanda mi imbarazza,
soprassediamo…”. Nel futuro il rumore
di teste che cadono, il presente ha già un
coordinatore tra le varie sezioni, ovvero
la direttrice di Anteprima Piera Detassis,
che Rondi ha voluto al proprio fianco per
“razionalizzare la selezione e avere un
unico referente per l’esterno, evitando,
come è accaduto, che un produttore
fosse contattato da due direttori per lo
stesso film”. Direttori messi sull’attenti
anche su un altro fronte: “la mia amata
Venezia”, come la definisce il due volte
direttore della Mostra, presidente della
Biennale e inventore del tappeto rosso in
Laguna.
“Ho detto loro chiaramente che non
accetterò mai una concorrenza di Roma
a Venezia, anche perché in Mostra è il
cinema come arte, al Festival il cinema
come spettacolo”. “Dai direttori –
prosegue Rondi – ho avuto soddisfacenti
rassicurazioni: mai si permetterebbero, e
mai si sono permessi, di cercare di
sottrarre un titolo alla Mostra. Tra la
neonata Roma e la 65enne Venezia deve
esserci una simpatica coesistenza, ma
nulla di più”.
Se con i David di Donatello, dopo i
vociferati apparentamenti, si parla ora
solo di sinergie logistiche, e il tappeto
rosso capitolino è salvo, ma funzionale ai
film, simbolo della kermesse saranno
anche le mostre - “C’era una volta il ‘48”,
da La terra trema a Oliver Twist di David
Lean, e l’esposizione di Cronenberg, con
fotogrammi dei suoi film manipolati
digitalmente e trasposti su tela - e le
retrospettive: “Per far conoscere la storia
del cinema ai giovani, mi piacerebbe
proporre il melò, con Cukor e Lubitsch”,
confida sorridente. Di una gioia, a 86
anni, inedita: “Per la prima volta sento
tutta una città intorno a un festival”. La
Festa di Rondi è già iniziata…
%
“Vorrei una retrospettiva sul melò,
per far conoscere la storia del cinema
ai giovani appassionati”
La Divina Greta Garbo
in Ninotchka di
Ernst Lubitsch;
sopra René Clair
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Ritratto
di famiglia
Quando l’amore si trasforma in follia:
il Giorno perfetto di Ferzan Ozpetek in concorso al
Festival di Venezia. Con una magnifica coppia
di Marina Sanna
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intervista
A CASA DI FERZAN OZPETEK è sempre
festa. La cucina parla chiaro: è lo
spazio che ti accoglie quando entri, il
più luminoso e il più vissuto. Nella
stanza accanto ci sono Valerio
Mastandrea e Valeria Golino. Stanno
girando il film di Giuseppe Piccioni,
Il premio, e hanno approfittato di una
pausa per fermarsi a pranzo “Con
Valeria ho un karma particolare – dice
Ozpetek - . La volevo in Un giorno
perfetto però lei era sul set di Theo
Angelopoulos. Non avevo scelta: o la
aspettavo oppure sceglievo un’altra
protagonista. Poi è successa una cosa
curiosa, è venuta a trovarmi Isabella
(Ferrari, ndr) e mentre cucinavo le ho
raccontato del mio dilemma. Non avevo
pensato a lei perché avevo in mente un
tipo diverso di femminilità. Invece era
perfetta, me ne sono accorto appena
abbiamo fatto le prove costumi.
Valerio
Mastandrea e
Isabella Ferrari
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intervista
La Ferrari diretta da te è una rivelazione.
E’ una donna fantastica, un regalo di
Natale, con quella sua camminata, il
seno prosperoso… (ride). L’ho fatta
ingrassare nove chili…”.
E Mastandrea?
Non riuscivo a immaginarlo nei panni di
quest’uomo muscoloso e accecato dalla
passione. Cercavo un attore più maturo e
tenebroso, come Javier Bardem: non
volevo si notasse la differenza di età tra
lui e Isabella. Tre mesi di palestra hanno
dato i loro frutti, e il resto lo abbiamo
fatto insieme. Gli è apparsa
un’espressione sul volto che non aveva
prima, di sofferenza trattenuta.
Un giorno perfetto incomincia
tragicamente…
Ho aggiunto una scena che non c’è nel
libro di Melania Mazzucco, in cui
vediamo Antonio ed Emma, prima che
lui impazzisca di rabbia e di dolore. Ho
cambiato anche il percorso di Adriana,
la madre di Emma, interpretata da
Stefania Sandrelli. Le ho dato la chance
di continuare a vivere, di trasferirsi in
un quartiere diverso, di inventarsi un
lavoro. A dir la verità, ho rielaborato
quasi tutto, anche i personaggi,
nonostante vi fosse già una
sceneggiatura di Petraglia. A volte mi
hanno ispirato le stesse location:
girando per Roma ho visto un canneto
dietro il Tevere, lì ho ambientato la
Nicole Murgia. Sotto
Valerio Mastandrea e
Ferzan Ozpetek
scena clou del film.
Non riuscivi a essere “solo” regista?
Ho sempre raccontato la mia vita, i miei
ricordi. Quando Domenico Procacci mi
"Girando per Roma ho visto un canneto
dietro il Tevere, lì ho ambientato la scena
portante del film"
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ha proposto di dirigere Un giorno
perfetto ero sorpreso, dopo averla letta
però ho accettato.
Perché ha pensato a te?
Mi ha detto che ho la capacità di
rendere le storie “popolari”, a misura di
pubblico, e questa era particolarmente
ostica.
Esistono ancora passioni così
devastanti?
Quante volte leggiamo di casi simili sui
giornali? Un mio amico poliziotto mi ha
raccontato di un uomo che ha ucciso i
due figli nel retro della macchina, poi si
è sparato. La bambina è stata trovata
con le mani alzate in segno di difesa.
Eppure sono eccezioni in un generale
appiattimento delle relazioni
sentimentali.
E’ vero, è sempre più difficile che una
coppia duri nel tempo, ma queste storie
di follia esistono e si ripetono. Di solito
accadono a persone che hanno le armi
a portata di mano, o le sanno usare.
Infatti Antonio è un poliziotto.
E’ anche un uomo violento, lei lo lascia
per questo. Alla fine però il confine tra
vittima e carnefice diventa molto sottile.
Venezia: felice?
Chi non lo sarebbe? Certo la Mostra è
rischiosa, ma se il film non dovesse
piacere… ne farò un altro.
%
CAPOLAVORO
DA NON PERDERE
BUONO
DISCRETO
DELUDENTE
Il matrimonio
I Dardenne cambiano tocco, ma realizzano
un capolavoro: quadri d’insieme e scappatoie
sfiorate per il dramma di un’immigrata albanese
i film del mese
anteprima
DA NON PERDERE
L’ULTIMA FATICA dei fratelli belgi JeanPierre e Luc Dardenne è un film che,
pur nella sua compattezza e fascino,
devia leggermente dai canoni estetici
dei precedenti e molto probabilmente
propone una mutazione formale, quindi
nuovi percorsi linguistici e significanti
da intraprendere, per il futuro dei due
cineasti. Se fino a ieri lo stile dei
Dardenne si era pietrificato e aveva
letteralmente fatto storia (e tendenza),
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Regia
Con
Genere
Distr.
Durata
con Il matrimonio di Lorna
cambiano i presupposti della
questione. Per seguire all’interno
degli anfratti di Liegi una tranche
de vie dell’immigrata albanese
Lorna (l’intensa Arta Dobroshi), i
Dardenne – premiati a Cannes per la
miglior sceneggiatura – si affidano
improvvisamente alla parola, al dialogo,
all’esplicazione dei concetti attraverso
le battute recitate. Viene così a
Jean-Pierre e Luc Dardenne
Arta Dobroshi, Jeremie Renier
Drammatico, Colore
Lucky Red
105’
mancare una buona dose di
veicolazione di senso, esasperato
finché si vuole, ma tratto distintivo e
caratterizzante del loro cinema,
attraverso la lente della macchina da
La protagonista
Arta Dobroshi
di Lorna
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i film del mese
presa. Lorna, complice di un taxista
italiano mezzo criminale che combina
matrimoni a fine di lucro, è sposata
surrettiziamente con il tossico Claudy
(l’icona feticcio dei Dardenne, Jeremie
Renier). Grazie a lui ha ottenuto la
cittadinanza belga ed ora si finge
promessa sposa di un ricco russo che
paga bene e le fa guadagnare denari
per aprire un bar, sogno in comune che
ha con il suo ragazzo albanese Sokol. Il
dramma di Lorna, sballottata tra affetti
e relazioni, tra macroesperienza
politica (lo schiavismo e il ricatto
dell’immigrata) e microesperienza
individuale (i differenti impulsi provati
verso un mondo di uomini violenti,
incapaci, sfruttatori) diventa un
soggetto femminile neorealistico a 360
gradi. Per raccontarlo non serve più il
pedinamento ossessivo del classico
Dardenne touch, ma quadri d’insieme,
scappatoie narrative sfiorate per
arricchire la tragedia del singolo preso
in esame. Per esempio l’improvviso
innamoramento di Lorna per Claudy,
che dipende ormai in tutto e per tutto
da lei, diventa una linea schizoide e
deviante che si allarga in campi medi e
lunghi, in sorrisi della protagonista, in
serene varianti di alleggerimento
dell’intensità del racconto insolite per i
Dardenne.
Poi, certo, gli elementi di materialismo
ancorati alla dannazione degli
emarginati della contemporaneità
rimangono forti, presenti, quasi
La Dobroshi con
Jeremie Renier
Parola e dialogo: strumenti nuovi per
esplicare concetti e veicolare il senso
della narrazione
tormentosi. L’insistenza sul denaro,
toccato, nascosto, passato di mano in
mano, appoggiato, dimenticato, è
qualcosa d’insistente e voluto. Per
Lorna è mezzo e fine dell’esistenza,
elemento mancante e continuamente
ricercato, messo sotto lucchetto per
paura che venga rubato. Una
rappresentazione ossessiva di un dato
reale sempre più mancante nella vita
dei protagonisti che porta sempre ad
una reiterata e tragica non soluzione.
Anche se poi i Dardenne negli ultimi 10’
fanno rivivere la loro eroina vagamente
bressoniana: la pedinano da dietro, la
lasciano affidarsi all’istinto, alla fuga in
avanti verso un’indipendenza spirituale
più sentita e compiuta. Probabile inizi
un altro film, probabile sia il colpo d’ala
per dirci che in fondo i Dardenne sono
sempre loro e per l’ennesima volta
hanno girato un piccolo capolavoro.
DAVIDE TURRINI
%
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i film del mese
Un giorno perfetto
Regia
Con
Genere
Distr.
Durata
BUONO
I. Ferrari, V. Mastandrea
Drammatico , Colore
Dalla Mazzucco a Venezia, passando per
01 Distribution
il melò: ottimo cast per un Ozpetek ritrovato
105’
DAL ROMANZO di Melania Mazzucco
al concorso della 65esima Mostra del
Cinema di Venezia: è Un giorno
perfetto di Ferzan Ozpetek, scritto con
Sandro Petraglia, interpretato da
Isabella Ferrari e Valerio Mastandrea.
Sono i due attori a comporre il duelloduetto su cui è imperniato il film:
Emma e Antonio, una coppia sposata e
separata, a carico due figli e una
feroce, disperata storia d’amore.
Il loro è un giorno perfetto per la
tragedia, che avvertiamo insinuarsi nel
lungo e (o)scuro piano sequenza che
apre il film – con la casa dormiente
prima della separazione – e
registriamo subito dopo, con la polizia
pronta a far irruzione
nell’appartamento dove qualcuno ha
sentito degli spari.
Non c’è suspense in quel giorno,
40
in uscita
Ferzan Ozpetek
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piuttosto l’ineluttabilità della fine, per
Emma, Antonio e un assortito gruppo
di personaggi: i loro figli, l’onorevole
Valerio Binasco, la sua compagna
Nicole Grimaudo, suo figlio Federico
Costantini, la madre di Emma,
Stefania Sandrelli, la professoressa
Monica Guerritore. Pedine senzienti di
un mondo alla deriva, segnato da
barriere, separato da censo e classi
sociali, ma poi sconvolto e mischiato
Il regista Ferzan Ozpetek
dal caos: sono 24 ore perfette, ovvero
cartesiane e geometriche, ma a
intersecarsi sono rette differenti, e
ugualmente spezzate.
Rotte esistenziali che Ozpetek ha il
difetto di asservire al destino della
coppia protagonista, caricando di sensi
e presagi anche i gesti più quotidiani
(vedi gli “sguardi d’intesa” tra la
Ferrari e la gelataia Serra Yilmaz),
ovvero privilegiando il melò a scapito
del dramma, con il rischio dell’effetto
flou drammaturgico – sovraccaricato
dall’enfatica e debordante musica di
Andrea Guerra.
Un baratro che accompagna il film, ma
non lo accoglie: a tenerlo sulla retta
via, un cast lucido, due protagonisti ai
massimi storici e, per l’Ozpetek
migliore degli ultimi anni, una solida
direzione d’attori. E quella
imperfezione che, sola, può aprire le
porte alla speranza.
FEDERICO PONTIGGIA
%
Doomsday Eldorado
Road
Il belga Bouli Lanners davanti (e dietro) la
macchina da presa per un viaggio “malincomico”
Regia
Con
Genere
Distr.
Durata
in sala
DELUDENTE
Improbabile delirio trash-pop: la
frenata di Neil Marshall, dai fasti di The
Descent ad apocalittiche carnevalate
IL GIORNO DEL GIUDIZIO, l’Apocalisse, da un paio di
migliaia di anni è, incontrastata, la sceneggiatura più
terrificante mai scritta. Solo sentirla nominare fa
rabbrividire, e così molti registi, i più ambiziosi e “cattivi”,
cercano di realizzarla, almeno sul grande schermo. Spesso
prende la forma di un virus inarrestabile, meglio ancora se
inventato dall’uomo. Pensate a Danny Boyle o all’allievo
Fresnadillo, che hanno devastato Londra per ben due volte.
Ci riprova, ora, Neil Marshall- sia con l’Apocalisse che con
Londra- anche se, con una certa ironia, decide di partire da
lontano, da quella Scozia spesso presa in giro dai sudditi
della regina. Autore del capolavoro horror al femminile The
Descent, il paese del kilt lo fa mettere addirittura in
quarantena. Ma il virus “Reaper” alla capitale ci arriva lo
stesso e Rhona Mitra (che da lì scappò 25 anni prima) deve
tornare in patria per trovare del sangue immune: unico
amico e sostegno (morale) Bob Hoskins. Tra un can can
punk e carnevalate medievali, il suo viaggio è
un’improbabile e sciatto delirio trash-pop senza capo né
coda, in cui si cade spesso nel ridicolo. Marshall sa far
ridere e tremare, ma qui fa solo umorismo involontario.
Speriamo sia solo un incidente di percorso.
BORIS SOLLAZZO
%
Regia
Con
Genere
Distr.
Durata
Bouli Lanners
Bouli Lanners, Fabrice Adde
Commedia, Colore
Archibald Enterprise Film
85’
L’OCCASIONE FA L’UOMO LADRO. Figuriamoci la necessità.
Sarà per questo che Ivan, fisico lebowskiano e cuore tenero,
quando scopre Elie (o Didier?) a rubare in casa sua, resiste a
stento alla tentazione di spaccargli la faccia a mazzate
(letteralmente, anche perché l’improbabile Lupin si è nascosto
sotto il suo letto!) e finisce per volergli bene e accompagnarlo
in un bizzarro road-movie all’improbabile ricerca di se stessi. A
dirigere questo malinconico e divertente viaggio di
(de)formazione è Bouli Lanners, anche panciuto coprotagonista
con lo stralunato Fabrice Adde, un regista belga che alla
macchina da presa ci è arrivato per caso, ma che ora non
smette più di fare film e vincere premi (Eldorado Road dalla
Quinzaine di Cannes a Pesaro non s’è fermato un momento).
L’assurda amicizia tra un furfantello tossicodipendente e un
precario mercante d’auto d’epoca si sviluppa tra incontri folli
(un nudista, un meccanico collezionista depresso, i genitori di
Elie, un parcheggiatore abusivo) e riflessioni profonde. La regia,
la durata (neanche 85 minuti), la colonna sonora (dai
Milkshakes a Jesse Sykes), la fotografia, tutto contribuisce a
rendere un gioiello l’opera di questo 43enne un po’ folle, alfiere
di un cinema belga sottovalutato.
BORIS SOLLAZZO
%
in sala
BUONO
Neil Marshall
Rhona Mitra, Bob Hoskins
Azione, colore
Medusa
105’
settembre 2008
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
41
i film del mese
Le tre scimmie
Regia
Con
Nuri Bilge Ceylan
in uscita
Yavuz Bingol, Hatice Aslan,
DISCRETO
Ahmet Rifat Sungar
Genere
Distr.
Durata
Drammatico, Colore
Bim
109’
NON VEDO, NON SENTO, NON PARLO.
La parabola delle tre scimmiette, icone
dell’omertà (non solo mafiosa) sono un
modo di dire, ma anche di pensare e di
vivere. Nuri Bilge Ceylan, raffinato e
acuto cineasta, ne ha fatto un esercizio
di stile e un racconto di vita. Ha
rinchiuso i tre simpatici animaletti nei
corpi di una famiglia turca: padre,
madre e figlio. Lui non vede, lei non
sente, lui non parla. Vittime e carnefici
l’uno dell’altro, i loro silenzi e il loro
amore morboso, tutto passa alla lente
d’ingrandimento di un regista sensibile
(anche troppo) e molto attento.
Insoddisfazioni, depressioni, ricatti non
solo morali tracciano un quadro di
meschinità parallele e complementari.
Il “capofamiglia” (Yavuz Bingol) accetta
di farsi nove mesi di carcere
addossandosi la colpa di un incidente
42
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
settembre 2008
Non vedo, non sento, non parlo: compiaciuto
esercizio di stile di Nuri Bilge Ceylan
causato da un politico in ascesa (Ercan
Kesal). Abnegazione al lavoro e
stoicismo paterno e maritale, è disposto
a perdere se stesso per sistemare la
famiglia. Quando torna, però, capisce
che sta accadendo il contrario e la
disperazione lo attanaglia, una rabbia
impotente di fronte alla moglie lontana
e distratta (Hatice Aslan) e al figlio
opportunista e vendicativo (Ahmet Rifat
Il regista Nuri Bilge Ceylan
Sungar). Un quadro sociale e familiare
avvilente, in cui la bella e matura Hacer
rappresenta il contraltare potente,
sensuale e nobile (nel bene e nel male)
di tre uomini schiavi delle proprie
piccole ambizioni ed egoismi. Il suo
torto è vivere, non votarsi al sacrificio
ma bruciare di passione. Non a caso è
lei il solo ritratto riuscito al pur bravo
regista. Troppo compiaciuto di sé
disegna un prologo lunghissimo e
faticoso, si perde in virtuosismi narrativi
e visivi, non ritrova mai la leggerezza
piena di significati che aveva reso tanto
speciali Kasaba e Uzak, e la svolta
“noir” finale è tardiva seppur di grande
forza. Nuri Bilge Ceylan rimane uno dei
migliori artisti della macchina da presa
(il premio alla regia a Cannes non gli è
sfuggito), disegna fotogrammi che
sembrano quadri. Un pregio che qui
diventa un difetto: non è una personale,
ma un film.
BORIS SOLLAZZO
%
i film del mese
Hancock
Regia
Con
Genere
Distr.
Durata
DISCRETO
Will Smith, Charlize Theron
Azione, Colore
Will Smith supereroe disfunzionale per una
Sony Pictures Italia
missione possibile: gli incassi
92’
SALVA E DISTRUGGI. Pare che
Hollywood sentisse la mancanza di un
supereroe disfunzionale. Da educare,
naturalmente. Lo ha detto perfino
Michael Mann, principe dell’action
movie, tra i produttori di Hancock.
Lacuna colmata e casse riempite, il
blockbuster diretto da Peter Berg (The
Kingdom) deriva in realtà la sua unica
forza d’attrazione nel carisma di Will
Smith. Ovvero la star formato bancomat
che trasforma in successo (leggi
incasso) tutto quello che tocca. Nei
panni del supereroe alcolizzato, senza
tetto, nevrotico e ai limiti del fuori legge,
Smith ha consacrato il diritto del
“diverso” a diventare “normale” e cioè
un protagonista a pieno titolo di un
prodotto da major. John Hancock –
nome di sacra memoria istituzionale in
Usa, essendo uno dei firmatari della
44
in uscita
Peter Berg
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
settembre 2008
Dichiarazione d’Indipendenza – è un
concentrato di quanto rientri nel
politicamente scorretto e sconveniente
all’integrazione sociale. Pertanto,
benché artefice di atti di eroismo
soprannaturale, la popolazione lo
detesta. La sua riabilitazione presso
l’opinione pubblica diventa missione di
un consulente di public relations (Jason
Bateman). Il supereroe si adegua, paga
lo scotto, e così facendo si riappropria di
Il protagonista Will Smith
un passato problematico in cui – guarda
caso – è coinvolta la moglie del suo
educatore (Charlize Theron). Ispirato a
un soggetto più ardito (Tonight, He
Comes di Vincent Ngo), il progetto è
stato successivamente distanziato dalla
fonte originaria per renderlo più
commestibile alla massa. Procedimento
quasi obbligatorio a Hollywood, che
però ha creato non pochi problemi nel
risultato finale. Hancock, infatti, aspira
a troppe identità per un solo film. Che
neppure un attore come Will Smith è
riuscito a soddisfare completamente. Se
la partenza ironica e avvincente prelude
a un action-comedy, la drammaticità dei
fatti che seguono e il registro serioso
con cui sono raccontati appesantiscono
il tutto, compromettendone l’equilibrio
narrativo. E chissà se il film, nelle mani
di Gabriele Muccino - che era tra i
candidati a dirigerlo - avrebbe sortito un
esito migliore.
ANNA MARIA PASETTI
%
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i film del mese
Denti
The rocker - Il
Incredibile
e involontario (?) apologo
femminista: una giovane ragazza da fervente
puritana a tremenda mangiauomini
Regia
Con
Genere
Distr.
Durata
Mitchell Lichtenstein
Jess Weixler, John Hensley
Horror, colore
Mediafilm
90’
CHI HA IL PANE NON HA I DENTI… Si sarà ispirato all’antico
detto Mitchell Lichtenstein, attore passato dietro la
macchina da presa e autore di questo teen-comedy-horror
dalle premesse agghiaccianti e facilmente ridicolizzabile:
Dawn (Jess Weixler, addirittura premiata al Sundance) è una
strenua sostenitrice del Silver Ring Thing, programma di
astinenza sessuale che incoraggia gli adolescenti a
rimanere vergini fino al matrimonio. Quando scopre l’amore,
però, sarà difficile tenere a freno le bramosie di Brad (John
Hensley). E l’orrore ha inizio… Teorizzata da Freud, l’antica
leggenda della “vagina dentata” diventa protagonista al
cinema, dopo aver trovato corrispondenze letterarie in
autori come Stephen King o Julian May ed aver sfiorato –
almeno a livello immaginifico – alcuni film (come The Wall di
Alan Parker o Velluto blu di David Lynch): oggettivamente
disturbante – in tre o quattro sequenze le castrazioni sono
quanto mai evidenti, anche se ogni volta “mitigate” da
trovate al limite del demenziale (vedi il rottweiler…) – e
inaspettatamente “femminista” (i denti diventano arma per
contrastare gli abusi), il film si trasforma in nuovo manifesto
della misandria. E questo, spiace dirlo, fa davvero male...
VALERIO SAMMARCO
%
anteprima
DISCRETO
LOREM IPSUM DOLOR SIT AMET,
consectetuer adipiscing elit.
di Full Monty alla
Donec vel mauris in diam
riesumazione
di
un
musicista
heavy,
il ritorno di
imperdiet aliquam. Nullam
Peter Cattaneo
fermentum. Sed consequat.
Dagli strip operai
ROCKER QUARANTENNE in soffitta e sogni infranti per
sempre. Peter Cattaneo non ci sta. E da estremista delle
seconde chance, dopo gli strip operai di Full Monty nella
vecchia Inghilterra, vola a Cleveland e punta al mondo del
rock, riesumando un batterista ex promessa dell’hair heavy,
Decame
Boccaccio in salsa americana: Christensen,
Roth e Barton per un teen-movie insulso
in sala
DISCRETO
SI SCRIVE DECAMERON PIE, si vede American Pie. Detto
(quasi) tutto. Rivisitazione stelle & strisce della celeberrima
opera del Boccaccio, Virgin Territory – questo il titolo originale
(sic!) – è diretto da David Leland e prodotto da Dino e Martha
De Laurentiis, Tarak Ben Ammar e Roberto Cavalli, anche
costumista d’eccezione: tanto rumore per nulla, diremmo se
fosse Shakespeare. Hayden “Anakin” Christensen, nei panni di
Lorenzo de Lamberti, ce la mette tutta alla ricerca di
un’espressività facciale, Mischa Barton mette gli occhioni di
The OC al servizio di Pampinea Anastagi, Tim Roth ha buon
gioco – nel pagarsi il mutuo della barca… - a dar cattivo volto a
Regia
Con
Genere
Distr.
Durata
46
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
settembre 2008
David Leland
Hayden Christensen, Mischa Barton
Commedia , colore
Eagle Pictures
97’
batterista nudo Pranzo di
Regia
Con
Genere
Distr.
Durata
Peter Cattaneo
Rainn Wilson, Christina Applegate
Commedia, Colore
20th Century Fox
Ferragosto
La “beata vecchiaia” per l’esordiente Gianni Di
Gregorio: libero e commovente, un gioiellino
prodotto da Garrone
102’
frustrato e sudato, che – guarda caso – fa le prove concerto
senza veli via web cam. Catturato su YouTube, diventa cybericona trascinando la band di adolescenti (con grasso nipote
incluso) in cui suona, a quel successo che da ventenne gli era
sfuggito. Con buona pace del sogno americano a riscatto
dell’occasione perduta quando era leader fondatore dei
Vesuvius (nel film divenuti band di culto e che una volta noti
tradiscono il passaporto americano fingendosi “british”
perché è più “cool”) e dai quali, però, era stato tradito.
Trainato da un umorismo tra il goliardico e il volgare da
American Pie a ritmo rockettaro, il nuovo film del cineasta
inglese è anni luce dal tocco di Full Monty. Condimento degli
ingredienti è il cast, molto popolare oltreoceano, in cui
spiccano il versatile Rainn Wilson (il protagonista “Fish”) di
Six Feet Under, l’enfant prodige musicale Teddy Geiger,
Christina Applegate e Emma Stone.
ANNA MARIA PASETTI
%
ron Pie
in uscita
DELUDENTE
Gerbino de la Ratta e, se ancora non bastasse, ci sono pure suor
Elisabetta Canalis e Anna Galiena: cast “all star” per un film già
funestato da magagne produttive – negli Usa e non solo uscirà
direttamente in dvd - e destinato a probabile gogna pubblica.
Amore, innocenza, e pruderie varie, per uno svecchiamento,
forse coraggioso nelle intenzioni, senz’altro non richiesto negli
esiti: che direbbe Pasolini? Nulla, di un teen-movie a sfondo
storico e paesaggistico: la Toscana prediletta dagli anglofoni.
Per tutti gli altri, viceversa, è anglofobia…
FEDERICO PONTIGGIA
%
in uscita
Regia
Con
Genere
Distr.
Durata
DA NON PERDERE
Gianni Di Gregorio
V. De Franciscis, M. Cacciotti
Commedia , Colore
Fandango
75’
SE UN DIO DEL CINEMA ESISTE, la 23esima Settimana della
Critica di Venezia ha già un vincitore: Pranzo di Ferragosto,
scritto, diretto e interpretato da Gianni Di Gregorio.
Collaboratore di Matteo Garrone - aiuto regista in Estate
romana, L’imbalsamatore e Primo amore e cosceneggiatore di Gomorra – che ne ha prodotto questa opera
prima, Gianni Di Gregorio prende a piene mani dalla sua
biografia e si mette dietro e davanti la macchina da presa:
figlio unico, vive con la madre vedova nonagenaria, in una
casa del centro di Roma, che il giorno prima di Ferragosto
viene popolata da altre tre arzille vecchiette: madre e zia
dell’amministratore del condominio, che in cambio
cancellerà le morosità di Gianni, e la mamma di un amico
medico. Passerà 24 ore infernali, o forse no, con un epilogo
che cambia carte - e portate - in tavola…
Interpretato da splendide signore non professioniste, colto
nel suo farsi dalla fotografia di Gian Enrico Bianchi,
ingentilito dalla musica di Ratchev & Caratello, Pranzo di
Ferragosto è un gioiellino di 75’, piccolo, libero e
commovente, che svela im-mediatamente l’autentica
bellezza della vecchiaia, senza pietismi e senza concessioni.
Un Pranzo da non saltare…
FEDERICO PONTIGGIA
%
settembre 2008
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
47
in uscita
Regia
Con
Genere
Distr.
Durata
DISCRETO
Chris Carter
David Duchovny, Gillian
Anderson
Le leggende sono dure a morire: per gli
Sci-fi, Colore
appassionati un emozionante ritorno
20th Century Fox
105’
CHE FINE AVEVANO FATTO Chris
Carter, Gillian Anderson e David
Duchovny? Un bell’X File anche se non
sono stati rapiti dagli alieni. Il primo
gira da parecchio l’oscuro Fencewalker,
David Duchovny e Gillian Anderson
sono rimasti a galla con filmetti e
comparsate, tutti e tre inevitabilmente
imprigionati da uno dei successi
planetari più clamorosi della storia
della tv. Dieci anni, nove serie, un film
(nel 1998), un fenomeno di costume e
fanatismo che ha anticipato di due
lustri l’ondata delle serie televisive
come centro creativo, emotivo ed
economico dell’universo audiovisivo. Il
segreto? Sceneggiature di ferro, tanta
fantasia, la scienziata scettica e
l’agente FBI complottista che crede agli
Ufo, proiezione del rapporto dei fratelli
48
i film del mese
X Files: Voglio
crederci
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
settembre 2008
Chris e Craig Carter, l’uno sognatore,
l’altro luminare del MIT.
A dieci anni dal primo ottimo film (che
chiudeva la quinta serie e risolveva
molti enigmi), a sei dalla fine della
nona e ultima stagione, ecco il grande
ritorno. La continuity è minima,
l’episodio è per appassionati e neofiti,
non a caso c’è solo la strana coppia, un
cammeo di Skinner (Mitch Pileggi) e la
stanza di Mulder (all’inizio eremita con
una buffa barba) sempre piena di
Il protagonista David Duchovny
ritagli, foto della sorellina e il mitico
poster “I want to believe”. E’ cambiato
molto dai tempi d’oro. Il budget è più
basso (un giorno solo d’elicottero, ma
disseminato con astuzia), le ambizioni
pure, per un noir con tante autocitazioni
e battute (geniale la mitica sigla a
sottolineare la foto di Bush), i nostri
due bizzarri eroi, ora una dottoressa e
un disoccupato ricercato, cercano una
giovane agente FBI scomparsa,
seguendo un pedofilo del
Massachussets che vede la gente
(quasi) morta. Carter offre una regia di
ottimo livello e una sceneggiatura
semplice e a tratti ingenua (il rapporto
tra Fox e Dana, alcuni dialoghi, i cattivi).
Poco soprannaturale e molti
(pre)giudizi, ma fan e non reagiranno
con simpatia e benevolenza. Le
leggende sono dure a morire,
specialmente se ti ricordano che “la
verità è la fuori”.
BORIS SOLLAZZO
%
ANTONIO AVATI E MEDUSA FILM
PRESENTANO
silvio orlando
francesca neri
ezio greggio
un film scritto e diretto da
alba rohrwacher
pupi avati
manuela morabito gianfranco jannuzzo paolo graziosi valeria bilello
e con
serena grandi
ANTONIO AVATI e MEDUSA FILM presentano SILVIO ORLANDO, FRANCESCA NERI, EZIO GREGGIO, ALBA ROHRWACHER in un film scritto e diretto da PUPI AVATI “IL PAPÀ DI GIOVANNA” MANUELA
MORABITO, GIANFRANCO JANNUZZO, PAOLO GRAZIOSI, VALERIA BILELLO con SERENA GRANDI suono PIERO PARISI scenografia GIULIANO PANNUTI costumi MARIO CARLINI, FRANCESCO
CRIVELLINI montaggio AMEDEO SALFA, musiche composte e dirette da RIZ ORTOLANI fotografia PASQUALE RACHINI effetti visivi JUSTELEVEN una produzione DUEA FILM in collaborazione con
MEDUSA FILM e con SKY prodotto da ANTONIO AVATI regia di PUPI AVATI
www.ilpapadigiovanna.it
Vivi la passione
del cinema.
I grandi successi MGM per la prima volta in DVD.
Una vedova allegra...
ma non troppo
Fargo
Una commedia esilarante
in una New York italo americana.
Il film che ha portato
al successo i fratelli Coen.
The offence
Un favoloso Sean Connery
in un thriller appassionante.
All’ultimo respiro
Un Richard Gere
che toglie il fiato.
E dal 27 agosto, tanti altri titoli da non perdere.
Il gioco del falco
Un avvincente
thriller politico.
telecomando
ra: novità e bilanci
atu
ter
let
e
a
tri
us
ind
a,
sic
mu
,
eo
Homevid
DVD
Donne al timone e
adrenalina al top. Non
perdiamo la bussola
Borsa del cinema
L’Italia snobba i
campioni d’incasso Usa.
Ma ama i cartoon
Libri
Visioni incrociate:
la poetica di Bergman
e citazioni memorabili
Colonne sonore
La Streep canta gli
Abba. Per Babylon A.D.
il rap di Achozen
Piatto
ricco...
Contenuti speciali
e libretto per il
Cous Cous di Kechiche
Telecomando
DVD • BORSA DEL CINEMA • LIBRI • COLONNE SONORE
DVD
di Valerio Sammarco
La saga dell'Ispettore
Callaghan in “Ultimate
Collector's Edition”: dal
capolavoro di Siegel a
Scommessa con la morte
Tutti i pezzi
di Harry
52
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
settembre 2008
Genealogia di
una “carogna”
Era il 1971. Solamente un
anno più tardi, in Italia, La
polizia ringrazia di Steno
(primo dei due film che firmò
con il vero nome Stefano
Vanzina) e Milano calibro 9,
capolavoro di Fernando Di
Leo, avrebbero
“ufficialmente” sdoganato la
stagione dorata dei
poliziotteschi. Negli States, a
San Francisco più
precisamente, si era invece già
consumata la prima tappa di
una pentalogia che di lì a poco
avrebbe sfiorato l’epica: dalla
mano di Harry Julian Fink e
Rita M. Fink, coadiuvati allo
script dal non accreditato John
Milius e (si dice) Terrence
Malick, nasceva il personaggio
di Harry “la carogna”
Callaghan (in originale senza la
g), incarnato sullo schermo
dall’ex soldato Jonathan Clint
Eastwood, strumento ancora
una volta nelle mani di Don
Siegel (qualche mese più tardi
“barista” in Brivido nella notte,
esordio alla regia del futuro
texano dagli occhi di ghiaccio). È
Dirty Harry (Ispettore Callaghan:
il caso Scorpio è tuo), capostipite
della rinascita del genere negli
USA, liberamente ispirato allo
stesso fatto di cronaca che poi
David Fincher raccontò in
Zodiac (qui il killer si firma
Scorpio ed è interpretato dal
disturbante Andrew
Robinson, non a caso
riutilizzato da Siegel nel
successivo Chi ucciderà Charley
Varrick?), radicalmente
incentrato sulla figura simbolo
del poliziotto poco incline alle
buone maniere e al rispetto
delle tappe burocratiche della
giustizia “legalizzata”.
Ineguagliato e mai raggiunto,
nemmeno dai quattro capitoli
Contenuti speciali
Ispettore Callaghan: il
caso Scorpio è tuo!
Commento audio di
Richard Schickel,
biografo di Clint
Eastwood
Documentari: Dirty
Harry’s Way; Dirty
Harry: The original; The
long shadow of Dirty
Harry; Clint Eastwood:
The Man from Malpaso
Una 44 Magnum per
l’ispettore Callaghan
Commento audio del
co-sceneggiatore John
Milus; Documentari:
Morale, politica ed
etica nei film di Dirty
Harry; Poliziotto-eroe:
ieri e oggi
Cielo di piombo
Ispettore Callaghan
Commento audio del
regista James Fargo;
Documentario: The
Business End: il
dibattito sulla violenza
del cinema; Harry
Callaghan: qualcosa di
speciale
Coraggio… fatti
ammazzare
Commento audio di
Richard Schickel;
Documentario:
L’evoluzione di Clint
Eastwood
Scommessa con la morte
Commento audio del
produttore David Valdes
e del direttore della
fotografia Jack Green
Documentario: The
Craft of Dirty Harry
seguenti (diretti da Ted Post,
James Fargo, lo stesso
Eastwood e Buddy van Horn)
raccolti nell’intero cofanetto,
arricchito da molti contenuti
extra.
DISTR. WARNER HOME VIDEO
settembre 2008
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
53
Telecomando
DVD • BORSA DEL CINEMA • LIBRI • COLONNE SONORE
DVD
La cl as se de i cl as si ci
a cura di Bruno Fornara
REGIA Robert
Siodmak
CON Burt
Lancaster,
Yvonne De
Carlo
GENERE Noir
(1949)
DISTR. Cecchi Gori
Home Video
Doppio gioco
UN NOIR PERFETTO. CON
Ananas
pericolosi
Gitai doc, Harrelson ecologista:
nasce “Illegal & Wanted”
“C’E’ CHI ESTETIZZA LA POLITICA. NOI
vorremmo politicizzare l’arte: appoggiare ovunque
nel mondo gli artisti, contro i soprusi, le censure, le
trappole, gli arresti, i processi, le condanne, le torture, l’emarginazione, l’oblio, il sadismo bancario, il
sarcasmo dei media cui sono stati e sono tuttora
sottoposti”. Questa la sintesi del “manifesto”
introduttivo di Roberto Silvestri su “Illegal &
Wanted”, nuova collana Rarovideo nata per “liberare” quei film, provenienti da tutto il mondo,
poco visti e ancor meno raccontati. Si inizia con il
cofanetto “ecologista” Ananas/Go Further: da un
lato il documentario che Amos Gitai realizzò nel
1984 sulla più grande multinazionale produttrice di
ananas, dall’altro il road movie tra agricoltura biodinamica ed energia alternativa del canadese Ron
Mann interpretato da Woody Harrelson. A seguire,
l’omaggio all’inglese Alex Cox (Sid & Nancy) con
Straight to Hell (Dritti all’inferno): protagonista l’ex
frontman dei Clash Joe Strummer.
DISTR. MINERVA RAROVIDEO
54
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
settembre 2008
tutte le carte in regola: un
uomo innamorato, la violenza
fredda, il tradimento, il senso
della fine immanente e imminente, il passato che non lascia
scampo, la difficoltà di vivere
nel presente, un lungo flashback che spiega quello che è
stato e fa capire quello che, inesorabilmente, sarà. Il presente
non conta e il futuro è già stato
deciso prima che la storia
cominci. Steve non ha spazi di
manovra. Tutti, lui per primo,
sappiamo che non ce la può
fare. L’amore ossessivo per
Anna, Yvonne De Carlo, sua ex
moglie e adesso donna del boss,
lo porta alla rovina. Il fato non
perdona e la donna fatale, in
versione soft, sta lì per portare a
termine il suo compito.
Siodmak cura luoghi, luci,
ombre, gesti. Musica avvolgente e turgida di Miklos Rozsa.
Burt Lancaster aveva già girato
con Siodmak un altro film formidabile come I gangster. Qui,
tutto è prosciugato, un bar
stretto come fosse un corridoio,
una pista da ballo, stanze anonime, vicoli, Lancaster in canottiera. E a dire il gioco abissale
del destino bastano quegli
sguardi di Steve verso Anna che
balla (con un giovanissimo
Tony Curtis a inizio di carriera).
Fi lm in or bi ta
a cura di Federico Pontiggia
Yuppi Du
(Sky Cinema Mania)
33 anni fa usciva in sala Yuppi Du, scritto, diretto e
interpretato da Adriano Celentano. Restaurato,
evento-clou della 65esima Mostra di Venezia, il 5
settembre è in esclusiva su Sky: per tutti i molleggiati.
La ragazza del lago
(Mya)
Dopo il trionfo ai David, il caso del 2007 arriva in (prima)
tv, con l’ottimo Toni Servillo, lo score magnetico di
Teho Teardo e una certezza: dell’esordiente Andrea
Molaioli sentiremo ancora parlare…
The Starter Wife
(Mya)
La vita di Molly Kagan va in pezzi quando il marito
produttore decide di divorziare… Archiviato Will &
Grace, il ritorno di Debra Messing è ispirato a Gigi
Levangie, ex moglie di Brian Grazer. Desperate?!?
Occhio alla
Bussola
Il fantasy di Weitz in Blu-ray e Special Edition
BEN 4 I DIFFERENTI packaging
per l’uscita di La bussola d’oro, viaggio fantastico di Chris Weitz con
l’algida Nicole Kidman e la piccola
Dakota Blue Richards, tratto dal
primo capitolo della trilogia di
Philip Pullman: standard, confezione con dvd e orso in peluche,
Special Edition doppio disco con
150’ di extra (tra cui “Il romanzo”,
“L’adattamento del libro”, “La
ricerca di Lyra Belacqua”,
“L’aletiometro”, “Gli orsi corazzati”) ed edizione Blu-ray, più un
concorso a premi in collaborazione con il WWF. In attesa dei
sequel, un’immersione totale sperando di non perdere la bussola.
DISTR. 01 DISTRIBUTION
Donna è bello
FARGO
Finalmente in DVD
il capolavoro dei
Coen: Oscar per
lo script e per la
miglior attrice
protagonista,
Frances
McDormand,
indimenticabile
poliziotta in avanzato stato di
gravidanza.
DISTR. 20TH CENTURY FOX
JUNO
Ricco di
contenuti extra,
anche in Blu-ray,
il film tra i più
chiacchierati
dell’ultima
stagione. Ellen
Page, 16 anni,
non è la
McDormand, ma è comunque incinta.
DISTR. 20TH CENTURY FOX
PERSEPOLIS
In origine
fumetto, la vita
“animata”
dell’iraniana
Marjane Satrapi:
infanzia a Teheran,
giovinezza in
Austria, ritorno a
casa e definitivo
trasferimento in Francia.
DISTR. BIM/01 DISTRIBUTION
COUS COUS
Il protagonista è
l’anziano
Slimane,
d’accordo: ma
che Cous Cous
sarebbe stato
senza la danza
del ventre della
bella Hafsia
Herzi? Negli extra i 43’ dell’intera
sequenza.
DISTR. LUCKY RED
settembre 2008
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
55
Telecomando
DVD • BORSA DEL CINEMA • LIBRI • COLONNE SONORE
DVD
Adrenalina pura
Poliziotti, virus e grandi salti
JUMPER
Grande varietà di
extra per
l’avventura
salterina di
Hayden
Christensen: sia
in standard che
in Blu-ray scene
tagliate, romanzo
illustrato e molto altro.
DISTR. 20TH CENTURY FOX
I PADRONI DELLA NOTTE
Il battito di Schnabel
Cinematic vision e intervista al regista de Lo scafandro e la farfalla
La prigione del corpo, lo scafandro, e gli
sconfinati territori della libertà interiore, la
farfalla. Dal romanzo autobiografico di JeanDominique Bauby, direttore della rivista Elle,
colpito nel ’95 da un ictus che lo imprigionò
nel suo stesso corpo, costringendolo a
comunicare con il mondo esterno solo grazie
al battito di una palpebra, il pittore e cineasta
newyorkese Julian Schnabel realizza il suo
film più intimo e toccante, premiato per la
regia a Cannes nel 2007. L’occhio che guarda
(e parla), la mente che viaggia, in un racconto
per immagini giocato sull’impervio, doloroso
sentiero della soggettiva e impreziosito da un
Mathieu Amalric tanto immobile quanto
comunicativo, contornato da bellissimi amori
(Emmanuel Seigner, Marina Hands) e
affascinanti terapiste (Marie-Josée Croze). Tra
i contenuti speciali, intervista esclusiva al
regista e Cinematic vision, per scoprire le
particolari tecniche di ripresa del direttore
della fotografia Janusz Kaminski.
DISTR. BIM/01 DISTRIBUTION
Fan tasm i del pas sato
Ghostbusters
Return
56
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
settembre 2008
DISTR. BIM/01 DISTIBUTION
SPEED RACER
Anche in High
Definition l’ultimo
nato in casa
Wachowski.
Emile Hirsch
dalle montagne
di Into the Wild ai
bolidi
ipercromatici
con la velocità della luce.
DISTR. WARNER HOME VIDEO
28 SETTIMANE DOPO
Dalle ceneri degli anni ‘80 risorge il
mitico team di Dan Aykroyd & Co.
La commistione tra cinema e videogiochi non è
solo attuale, ma pone le sue radici anche su
produzioni storiche come quella di Ghostbusters,
mitico film degli anni 80 con il quale il gioco, che
sarà disponibile su Console e PC entro fine anno,
condivide licenza e ambientazione. La visuale è
in terza persona di spalle, dove armati del
proprio fido fucile a protoni bisogna dare la
caccia a spiriti e fantasmi in compagnia dei
Poliziesco
vecchio stampo
per James Gray:
nel mirino dissidi
familiari e mafia
russa, a
bersaglio pieno i
“fratelli diversi”
Wahlberg e
Phoenix. Memorabile Duvall.
propri compagni di squadra, fino ad affrontarne
alcuni giganti e grandi come tutto lo schermo. Lo
sviluppo del titolo può vantare inoltre la
collaborazione diretta di Dan Aykroyd, il mitico
Dr. Raymond Stantz, garanzia di assoluta qualità
per catturare in pieno lo spirito del film originale.
Per saperne di più visitate
http://www.multiplayer.it
ANTONIO FUCITO
Dopo Boyle,
Fresnadillo.
Londra è ancora
un deserto
apocalittico, il
virus non è stato
estinto. Contenuti
(anche in HD) da
brividi: dal
“making of” alle “conseguenze”.
DISTR. 20TH CENTURY FOX
La rivista ufficiale
degli editori audiovisivi
> In distribuzione da settembre 2008 <
Notizie,anticipazioni e commenti sul mercato del Dvd e del Blu-ray direttamente dalla voce dei protagonisti del settore.
Per sapere come ricevere gratuitamente Univision a casa tua visita il sito www.univideo.org
Unione Italiana Editoria Audiovisiva
CONFINDUSTR I A
UNIVIDEO UNIVIDEO
Telecomando
DVD • BORSA DEL CINEMA • LIBRI • COLONNE SONORE
Borsa del cinema
di Franco Montini
Te la do io l’America!
Il gusto degli spettatori è cambiato: i campioni d’incasso negli States faticano a bissare
il successo in Italia. Fatta eccezione per i film d’animazione
È il fantasy ad
avere difficoltà:
“colpa” del
nuovo filone
giovanilistico?
58
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
settembre 2008
IRON MAN E INDIANA JONES 4,
i due film al vertice degli incassi
americani nel 2008, entrambi
capaci di rastrellare oltre 300
milioni di dollari, nel box office
italiano sono piazzati in posizioni di rincalzo. Il film di
Spielberg è al quarto posto
nella classifica italiana del 2008
con 11 milioni di euro, mentre
Iron Man è solo decimo e da noi
è rimasto sotto i 7 milioni. In
attesa della possibile smentita,
che potrebbe arrivare dai risultati italiani di altri attesi blockbusters americani, come Kung
Fu Panda, Le cronache di Narnia Il principe Caspian, Hancock,
Wall.E, la cui distribuzione nel
nostro paese è stata posticipata
rispetto all’uscita oltreoceano, si
può azzardare l’ipotesi che non
sia più così scontato che ciò
che funzioni in Usa sia destinato ad ottenere risultati proporzionalmente analoghi nel
nostro paese.
Alla faccia della globalizzazione, si può anzi dire che le preferenze del pubblico fra le due
sponde dell’oceano si stiano
diversificando e per ciò che
riguarda l’Italia in modo parti-
Cast & Crew
di Marco Spagnoli
n to
O rg a n iz z a re l’ e v e
Parla Raffaella Fioretti, responsabile Cerimoniale al Festival di Roma
colare, perché negli altri paesi
europei Indiana Jones & Co.
hanno fatto registrare incassi
molto più ampi di quelli ottenuti da noi. L’elenco dei recenti
successi americani che nel
nostro mercato si sono rivelati
dei flop è quanto mai lungo:
Ortone e il mondo dei Chi, che in
Usa ha incassato oltre 150
milioni di dollari, in Italia si è
fermato a 2,2 milioni di euro;
Prospettive di un delitto oltre 70
milioni di dollari in patria, in
Italia non ha raggiunto il milione di euro. Ma da noi sono
andati male anche altri successi
Usa, come 21, Jumper, 27 volte in
bianco, Spiderwick.
È il segnale che il pubblico italiano non ama più il cinema
americano? La realtà è più
complessa perché, in termini
assoluti, dal 2007 al 2008, i film
made in Usa hanno mantenuto
invariata la propria quota di
mercato nel nostro paese, attestata al 56,6%. Insomma il flop
di molti titoli attesi è stato ripianato dal successo di film che in
patria avevano funzionato
poco. L’esempio più eclatante
in questo senso è il risultato di
Into the Wild di Sean Penn, che
in Usa ha rastrellato 18 milioni
di euro, piazzandosi al 114°
posto nella classifica degli
incassi 2007 e in Italia, al 15°
posto nella classifica di quest’anno, ha incassato oltre 5
milioni di euro.
L’impressione è che ad essere
sempre più penalizzati in Italia
siano da una parte le commedie, genere che da noi ha sempre funzionato poco, salvo rare
eccezioni, vedi Woody Allen,
che, non a caso, non incassa
oltreoceano, e da qualche
tempo il cinema fantasy degli
effetti speciali, dei fuochi d’artificio visivi, dei supereroi, che ad
Responsabile del Cerimoniale del Festival del
Cinema di Roma e del RomaFictionFest,
Raffaella Fioretta è la più esperta professionista del settore in Italia. Cura gli inviti istituzionali e si preoccupa della disposizione dei
posti a sedere in un teatro o in un
Auditorium seguendo un ordine gerarchico
in grado di accontentare tutti.
Come è iniziata la sua carriera?
Per oltre 20 anni mi sono occupata dell’organizzazione delle Feste nazionali de L’Unità
dove ho sviluppato una forte capacità ed
esperienza organizzativa. Da sempre appassionata di cinema, ho fatto fruttare i miei rapporti politico istituzionali per la realizzazione
di alcuni eventi e di determinate produzioni.
Non mi sono occupata solo di cinema e di
televisione, ma anche della riapertura del
Colosseo nel 2000 con le tragedie greche e
delle celebrazioni per i 50 anni di lavoro di
Valentino.
Qual è la difficoltà principale?
E’ un lavoro “personale”, dove è molto diffi-
cile essere sostituibili. Se io non sono disponibile, è molto complicato fare accettare
un’altra persona al mio posto, perché tutto si
sviluppa sui singoli rapporti e sull’esperienza
acquisita nel corso degli anni.
Una qualità del suo lavoro?
La memoria, senza la quale sarei “perduta”.
E la disponibilità ad aspetti organizzativi
anche di basso profilo, però determinanti. La
cura e l’attenzione del dettaglio ti fanno capire
chi siano gli interlocutori migliori per lo sviluppo di un progetto o per il lancio di un film.
box office (aggiornato al 5 agosto)
1
2
3
4
5
6
7
8
9
10
Hollywood continua ad essere
il punto di forza dell’industria
audiovisiva. Significativo il fatto
che relativamente alla stagione
2007/08, i primi tre film Usa
nella classifica italiana siano
tutti delle animazioni (Shrek
Terzo, Ratatouille, I Simpson) e
non ci sia neppure un film fantasy. Forse la diminuzione di
interesse del pubblico italiano
Il cavaliere oscuro
Hellboy: The Golden Army
Agente Smart - Casino totale
Wanted - Scegli il tuo destino
Un’estate al mare
Nella rete del serial killer
Andersen - Una vita senza amore
Funny Games
Love Guru
Seta
nei confronti del fantasy, genere
indirizzato prevalentemente al
pubblico giovanile, è anche
conseguenza del fatto che nelle
ultime due stagioni è nato in
Italia un filone giovanilistico
che ha richiamato molte attenzioni a discapito degli altri film
per lo stesso target. Senza ipotizzare autentiche rivoluzioni qualcuno afferma che nel cine-
€ 5,476,471
€ 2,430,678
€ 1,750,397
€ 3,574,332
€ 4,797,495
€ 1 ,64,645
€ 3,962,513
€ 1,209,765
€ 3,927,367
€ 1,008,600
ma si stia verificando un fenomeno analogo a quello già
esploso in tv, dove la fiction
nazionale ha decisamente preso
il sopravvento sulla produzione
americana - è comunque interessante notare che qualcosa sta
cambiando anche nel consumo
in sala: la stagione che sta per
iniziare potrà fornire ulteriori
indicazioni.
settembre 2008
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
59
Telecomando
DVD • BORSA DEL CINEMA • LIBRI • COLONNE SONORE
Libri
Quando il
gioco si fa
duro...
Sfogliare
Bergman
Approcci e suggestioni diverse sul cineasta svedese
Frasi memorabili
dai film di ogni
tempo per letture
istantanee e
rilassanti
...i duri iniziano a giocare
“Un vodka Martini.”, “Agitato o
mescolato?”, “Che vuole che me ne
freghi?” (Daniel Craig al barista in
Casino Royale). I tempi cambiano e
persino James Bond, il re delle frasi
fatte, rinnova le sue battute per stare al
passo coi tempi. Infatti, anche se già
esistono migliaia di raccolte di frasi
celebri da film, ogni nuova collazione di
battute riesce a far sorridere o permette
di riscoprire un film o un personaggio
che avevamo dimenticato. Se cercate
letture istantanee e rilassanti aprite
pure a caso Quando il gioco si fa
duro… i duri cominciano a giocare (a
cura di Furia Berti, Il Castoro, pag. 223,
€ 12,00), un’antologia che, come recita
il sottotitolo, raccoglie “frasi memorabili
dai film di ogni tempo per affrontare la
vita a muso duro”.
AVVICINARSI ALLA “LETTURA”
delle opere cinematografiche di
Ingmar Bergman equivale ad intraprendere un viaggio complesso alla
ricerca della verità. Il cineasta svedese
di Uppsala, figlio di pastore protestante, ha fatto del (suo) cinema il mezzo
per conoscere. Per tentare di svelare le
maschere che nascondono la vera
identità dell’uomo. Francesco Netto autore di Ingmar Bergman - Il volto e le
maschere (ed. Fondazione Ente dello
Spettacolo, pp. 189, € 12,90) - ha operato nella stessa direzione: ha
(ri)cercato quelle peculiarità artistiche,
quei temi filosofici e quei caratteri psicologici rintracciabili in ogni pellicola
bergmaniana. Il testo quindi analizza
in modo trasversale il registro stilistico, l’evoluzione estetica, storie e personaggi insieme alle eredità culturali e
60
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
settembre 2008
religiose che hanno animato la filmografia di Bergman. L’autore dunque
insegue quei mascheramenti che il
regista intendeva svelare, piuttosto che
porre l’accento sugli interrogativi
metafisici o suoi dubbi esistenziali che
hanno reso celebre certo suo cinema,
nonché la sua poetica. L’ultima parte
del libro infine, è dedicata all’analisi
del linguaggio di alcune sequenze filmiche con l’ausilio di fotogrammichiave. Per un’altra prospettiva sul
cinema bergmaniano segnaliamo
anche Il libro che affiora - Suggestioni dal
cinema di Ingmar Bergman (ed. SEB 27)
di Alberto Corsani, che del maestro
svedese ha invece seguito i segni religiosi. Ogni capitolo presenta una coppia di film, da cui nascono riflessioni
teologiche e suggestioni da cinefilo.
PAOLO TRAVISI
GIORGIA PRIOLO
Telecomando
DVD • BORSA DEL CINEMA • LIBRI • COLONNE SONORE
di Gianluigi Ceccarelli
Colonne Sonore
Visti da vicino
Mamma che
musica!
Occasione irripetibile per i fan degli Abba
LA NOVITÀ più rilevante
in Mamma mia! The Movie,
trasposizione del fortunato
musical basato sui greatest
hits degli svedesi Abba, è la
modifica della scaletta originale: escluse “One of Us”,
“Under
Attack”
e
“Knowing Me, Knowing
You” (le ultime due brevemente proposte nel film in
versione strumentale), il CD
non include tre brani presenti nel film - “Chiquitita”,
la storica “Waterloo” e “I
Do, I Do, I Do, I Do, I Do”
- mentre è presente “The
Name of the Game”, tagliata in fase di montaggio.
Novità assoluta è “When
All is Said and Done”
(1981), mentre “Thank You
for the Music” è stata inserita come traccia nascosta,
affidata alla bella voce della
sorprendente Amanda
Seyfried. Più che gli arrangiamenti, assai fedeli al clas-
sico Abba sound, peculiarità
del prodotto sono infatti le
performances vocali dei
protagonisti. Oltre alla
brava Seyfried, Meryl Streep
interpreta con verve da primadonna i cavalli di battaglia più ingombranti (la titletrack, “The Winner Takes it
All”); esce a testa alta
Brosnan, la cui voce presenta sfumature soul non
immaginate
(“SOS”);
Skarsgard, saggiamente, si
limita a supportare i propri
partner (bene il duetto con
la Walters in “Take a
Chance on Me”); di Firth
non c’è quasi traccia e le
ragioni non saranno certo
mancate. Per i fans degli
Abba l’occasione di un confronto quasi filologico è
imperdibile; ai non iniziati
suggeriamo “Gold”, compilation del 1993 che include
pressoché in toto i brani del
film.
Per tut ti i gus ti
a cura di Federico Pontiggia
Lezione 21
”Non è uno score
tradizionale, non c’è
musica di sottofondo, ma un personaggio fra
gli altri: la Nona Sinfonia”. Parola di
Alessandro Baricco, che esordisce alla regia
con un mistery sulla prima volta dell’Inno alla
gioia. Polifonico.
62
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
settembre 2008
Babylon A.D.
Fondere la musica
classica con l’hiphop: è la missione di Hans Zimmer e Atli
Örvarsson per l’action millenaristico di
Mathieu Kassovitz. Protagonista Vin Diesel, a
tutto gas con il rap di Achozen (Shavo
Odadjian e RZA).
Kung fu Panda
Due mostri (sacri)
quali Hans Zimmer
e John Powell per il tappeto sonoro del
panda Po e animata combriccola. Da
antologia Kung Fu Fighting, re-interpretata da
Cee-Lo Green e il “plantigrado” Jack Black.
Allegria!
rivista del
M E N S I L E N . 9 S E T T E M B R E 2 0 0 8 € 3,50
dal 1928
fondazione ente™
dello spettacolo
Ermanno Olmi
La saggezza del Leone
Direttori doc
Il Lido di Barbera, Laudadio
e Müller
C’ERA UNA VOLTA...
VENEZIA
Aneddoti, star, premi contestati e curiosità: 65 anni da Mostra
Aut. Min. prot. N° 1265/SG del 12-01-2005 - © Start People S.p.A.
Stiamo per lasciare
un’impronta
nel cinema italiano.
È successo nel lavoro. E succederà anche al cinema.
www.startpeople.it
ieri, oggi
e domani
Il Festival di Venezia tra
passato, presente e futuro: i
capricci delle dive e i segreti
degli organizzatori
Hanno collaborato: Gianluca Arnone, Virgilio Fantuzzi sj, Federico Pontiggia,
Valerio Sammarco. A cura di Marina Sanna
speciale venezia settembre 2008
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
5
SOMMARIO
6 Qualcosa è cambiato
9 A Müller piace
giovane
10 La saggezza del
Leone
12 Venezia volta faccia
13 Quella volta con la
Taylor
15 Un secolo
all’Excelsior
16 Il Lido di Barbera
e Laudadio
18 Giulietta a sorpresa
19 Fantasmi al Lido
20 Collins? Una pura
casualità
21 Buona la prima
Quattro italiani, due
film di animazione
e qualche commedia.
Ma al Lido tira aria
di tragedia
Qualcosa
di Marina Sanna
6
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
settembre 2008 speciale venezia
ieri oggi e domani
SCORRENDO I TITOLI del concorso è
legittimo pensare che sarà un’edizione
interessante per chi ama il cinema e
lusinghiera per l’italian pride. Quattro film
sono tanti, senza contare le opere sparse
qua e là tra Orizzonti e Fuori Concorso
(c’è anche Mario Monicelli con il suo
affettuoso omaggio al quartiere Monti, in
cui vive, e Mimmo Calopresti con il
documentario La fabbrica dei tedeschi,
sulle morti bianche). Il direttore Marco
Müller ha parlato di commedie
(“quest’anno ce ne sono molte, la Mostra
sa fare miracoli”), ma la tendenza pare sia
decisamente un’altra. A contraddirlo
è cambiato
speciale venezia settembre 2008
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
7
ieri oggi e domani
Titoli in Mostra
Kim Basinger in
The Burning Plain.
Sotto Francesca
Neri nel film di
Avati
basterebbe infatti Un giorno perfetto di
Ferzan Ozpetek, il primo film non scritto
dal regista italo-turco e forse il suo
migliore (vedi intervista a pag. 32 e
recensione a pag. 40). L’abilità con cui
Ozpetek dirige gli attori è ai massimi
livelli: non scorderemo più la faccia di
Isabella Ferrari (ma quanto è brava?)
con la bocca tumefatta né le lacrime
dell’altrettanto sorprendente Valerio
Mastandrea. Per non parlare di Pupi
Avati o Marco Bechis, il primo con
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rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
settembre 2008 speciale venezia
Arriaga, Kitano e i quattro
moschettieri italiani
Il papà di Giovanna racconta di un padre
(Silvio Orlando) la cui unica figlia uccide
per gelosia la compagna di banco e
viene internata in manicomio, mentre
Bechis, con pochissime parole, mette a
nudo la tragedia degli indios brasiliani.
Certo in concorso troviamo Pappi
Corsicato con Il seme della discordia
(dovrebbe essere una commedia
surreale: lei scopre di esser incinta, lui
di essere sterile…) e anche Takeshi
Kitano che torna, dopo aver annunciato
in Glory to the Filmaker! il ritiro dalle
scene, con Achille e la tartaruga da lui
stesso interpretato (una commedia
intimista…?). Poi ci sono due
lungometraggi di animazione, sempre
giapponesi: The Sky Crawlers di Oshii
Mamoru e il grande Miyazaki con Ponyo
on Cliff by the Sea: anche qui, però, poco
da ridere. La lista dei registi è appetibile
e da scoprire (vedi il cinese Yu Lik-wai o
il debutto alla regia di Arriaga), ma c’è
una grossa incognita: l’assenza totale o
quasi delle major (e non è solo per lo
sciopero degli sceneggiatori) e di
conseguenza delle star. Clooney è un
habitué e Brad Pitt non fa più notizia:
che cosa scriveranno i giornali?
%
VENEZIA 65
The Wrestler
di Darren Aronofsky
The Burning Plain
di Guillermo Arriaga
Il papà di Giovanna
di Pupi Avati
La terra degli uomini
rossi - BirdWatchers
di Marco Bechis
L’autre di Patrick Mario
Bernard, Pierre Trividic
The Hurt Locker
di Kathryn Bigelow
Il seme della discordia
di Pappi Corsicato
Rachel Getting Married
di Jonathan Demme
Teza di Haile Gerima
Paper Soldier
di Aleksey German Jr.
Süt di Semih Kaplanoglu
Achille e la tartaruga
di Takeshi Kitano
Ponyo on Cliff by the
Sea di Hayao Miyazaki
Vegas: Based on a True
Story di Amir Naderi
The Sky Crawlers
di Mamoru Oshii
Un giorno perfetto
di Ferzan Özpetek
Jerichow di Christian
Petzold
Inju, la Bête dans
l’ombre
di Barbet Schroeder
Nuit de chien
di Werner Schroeter
Gabbla di Tariq Teguia
Plastic City
di Yu Lik-wai
FUORI CONCORSO
Puccini e la fanciulla
di Paolo Benvenuti
Yuppi Du di Adriano
Celentano
Burn After Reading
di Joel Coen, Ethan
Coen
35 Rhums
di Claire Denis
Cry me a river
di Jia Zhangke
Shirin di Abbas
Kiarostami
Tutto è musica (1963)
di Domenico Modugno
Vicino al Colosseo…
c’è Monti di Mario
Monicelli
Do Visível ao Invisível
di Manoel de Oliveira
Orfeo 9 (1973)
di Tito Schipa Jr.
Les Plages d’Agnès
di Agnés Varda
Vinyan
di Fabrice Du Welz
Encarnação do
demonio
di José Mojica Marins
Nel blu dipinto di blu
(Volare) (1959)
di Piero Tellini
ORIZZONTI
Goodbye Solo
di Ramin Bahrani
A Erva do Rato
di Julio Bressane,
Rosa Dias
Parc
di Arnaud des Pallières
Melancholia di Lav Diaz
Un lac di Philippe
Grandrieux
Wild Field
di Mikhail Kalatozishvili
Il primo giorno d’inverno
di Mirko Locatelli
Voy a explotar
di Gerardo Naranjo
Pasion Jay
di Francis Xavier
Pa-ra-da
di Marco Pontecorvo
Zero Bridge
di Tariq Tapa
Puisque nous sommes
nés di Jean-Pierre
Duret, Andréa Santana
Women
di Huang Wenhai
In Paraguay
di Ross McElwee
Z32 di Avi Mograbi
Below Sea Level
di Gianfranco Rosi
Los Herederos
di Eugenio Polgovsky
L’Exil et le royaume
di Andreï Schtakleff,
Jonathan Le Fourn
+ 2 Film Sorpresa
EVENTI ORIZZONTI
Verso Est
di Laura Angiulli
ThyssenKrupp Blues
di Pietro Balla, Monica
Repetto
La fabbrica dei tedeschi
di Mimmo Calopresti
Soltanto un nome nei
titoli di testa
di Daniele Di Biasio
Antonioni su Antonioni
di Carlo Di Carlo
Venezia ‘68
di Antonello Sarno
Valentino: The Last
Emperor
di Matt Tyrnauer
C
“
i mettiamo in ascolto delle
preoccupazioni dei cineasti,
per disegnare una mappa non
solo dello stato di salute del
cinema, ma delle sue
condizioni mentali e spirituali. Come ogni
anno, non abbiamo risultati definitivi,
piuttosto una mappa provvisoria”. Parola,
anzi polaroid, di Marco Müller, per il
quinto anno direttore della Mostra di
Venezia. Alla vigilia della 65esima
kermesse lagunare, Müller precisa
innanzitutto la scelta di affidarsi per la
selezione a un team giovane, con le new
entry Violetta Bellocchio (1977), Paolo
Bertolin (1975) e Alberto Pezzotta (1965):
“Non ho alcuna recriminazione da fare
sui selezionatori del quadriennio 20042007, ma per inclinazioni estetiche e
affinità anagrafiche erano troppo simili.
Sentivo il desiderio di venire
contraddetto: in effetti, il cartellone è
frutto di lunghe, lunghissime discussioni,
necessarie per inseguire il cinema
laddove è ancora vitale, oltre il virtuale”.
“Anche per nomi importanti – prosegue il
direttore – si è ragionato, nessun invito
dato per scontato: “Ma questo c’ha
l’abbonamento?”, insorgeva
qualcuno…”. “Appartenenza produttiva e
distributiva obbligata - per i soldi delle
televisioni - a parte, per la selezione
italiana (vero punto debole dell’edizione
2007, NdR) ci siamo ridotti all’ultimo per
vedere tutti i papabili, con la
consapevolezza di non dover niente a
nessuno”, incalza Müller, che sul fronte
americano ha incassato con piacere il
ritorno in Mostra di Giulia D’Agnolo
Vallan, reduce dalla co-direzione del
Torino Film Festival: “Con lei, il continente
del cinema indipendente Usa è tornato a
disposizione: i film ce li siamo andati a
trovare, dal Texas all’Oregon. Abbiamo
ripreso qualcosa che per me a Rotterdam
e Locarno era abituale: incontrare di
persona i registi, a New York come
altrove, inseguendo quelli che stimo di più,
quelli che continuano in un itinerario
diaristico e autobiografico”. Mutatis
mutandis, dall’Oriente “non arrivano solo
maestri, ma esordienti, punte insolite di un
cinema asiatico, che una volta di più ci
regala un’originalità estranea a Europa e
Stati Uniti: è forse il loro cinema meticcio
l’unica risposta a quello globalizzato”. E se
volessimo tracciare un fil rouge di questa
65esima Mostra? “Dopo l’evidenza della
guerra nel 2007, quest’anno ci troviamo in
bilico tra conflitti ancora aperti e ferite
che non si rimarginano: il documentarismo
e la sociologia hanno lasciato il posto a un
cinema che si fa memoria emotiva di
quelle ferite”.
%
FEDERICO PONTIGGIA
A Müller
piace
giovane
Elogio dei 30enni
(selezionatori) per il
direttore, alla ricerca
della “memoria emotiva”
speciale venezia settembre 2008
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
9
ieri oggi e domani
Ermanno Olmi
Leone d’Oro alla
Carriera a
Venezia65
“Chiedere perdono
è atto di grandezza: un uomo in
ginocchio è più grande di un uomo in
piedi”: Olmi tra cinema e religione
di Virgilio Fantuzzi sj
La saggezza
NELLE CONVERSAZIONI con gli amici
sull’altopiano di Asiago, Ermanno Olmi
ama avventurarsi in argomenti
teologici. Un sacerdote del posto, che
ha discusso tante volte con lui, scuote il
capo pensieroso nel sentirlo parlare.
“Cristo ha urlato il più grande no della
storia. Ha detto no al tempio. Ha
cacciato via tutti”, dice con tono
perentorio il regista di Centochiodi.
Mi permetto di osservare che Cristo
non ha cacciato proprio tutti. Ha
cacciato i mercanti, quelli sì. “Chi erano
i mercanti? — insiste Olmi con l’aria di
chi sta per impartirmi una lezione —. I
Vangeli ci dicono che il tempio era
diventato una specie di borsa valori.
Così è accaduto nel passato e così
accade anche oggi. Pensa alle chiese
intese come tempio, dove i mercanti
hanno sempre un angolo nel quale
svolgere la loro attività. Parlo di tutte le
chiese e, in parte, anche della nostra.
Pensa che fino a non molto tempo fa si
vendevano le indulgenze. Si vendevano
perfino le messe, che potevano avere
10
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
settembre 2008 speciale venezia
“Il Cristo uomo,
che possiamo
incontrare in ogni
luogo, mi ha
insegnato a dire
di no”
un prezzo maggiore o minore se erano
più lunghe o più corte…”.
Ho l’impressione che il maestro stia
esagerando, ma non oso contrariarlo.
Se sollevassi qualche obiezione, la
conversazione rischierebbe di
assumere un tono sgradevole. D’altra
parte, anche se non condivido fino in
fondo il suo pensiero, mi piace vederlo
infervorarsi. C’è qualcosa di
affascinante nella foga con la quale si
lancia come un trapezista che esegue
senza rete un numero acrobatico:
“Cristo mi ha insegnato a dire di no, e ti
assicuro che i no che devo dire sono
sempre più numerosi. Mi ha insegnato
a disobbedire. Parlo del Cristo uomo,
uno come noi, che possiamo ancora
incontrare in un giorno qualsiasi della
nostra esistenza, in qualsiasi luogo.
Parlo del Cristo delle strade, non
dell’idolo degli altari e degli incensi…”.
Ammutolisco. Ripenso al protagonista
di Centochiodi che, dopo aver
inchiodato tutti i libri della biblioteca,
compresi quelli di argomento religioso,
a chi gli ricorda che di quel gesto
assurdo dovrà rendere conto a Dio
risponde: “Ma a quale Dio? Sarà lui,
caso mai, a doverci rendere conto di
tutta la sofferenza che c’è nel mondo”.
“Hanno mai salvato il mondo le
religioni? — prosegue Olmi —. No, mai.
Hanno invece gettato l’umanità in
baratri spaventosi. Quanti delitti sono
del Leone
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rivista del cinematografo
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ieri oggi e domani
“La trascendenza non è
immateriale, è soltanto parte di
materia che non conosciamo”
ieri, oggi e domani
Venezia volta faccia
Mosaico d’oro e sabbia per il nuovo Palazzo del Cinema: pronto nel 2011
Un mosaico di vetro per il nuovo
Palazzo del Cinema di Venezia.
Progetto definitivo approvato a fine
giugno, appalto affidato a un gruppo di
imprese venete capeggiate dalla
Sacaim, che ha ricostruito il teatro La
Fenice, il Palazzo – posa della prima
pietra il 28 agosto, inaugurazione nel
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settembre 2008 speciale venezia
2011, in occasione del 150°
anniversario dell’unità d’Italia prevede una Sala Grande attrezzata
per le proiezioni in digitale e la
salvaguardia del giardino storico, che
non sarà modificato e ospiterà
manifestazioni tutto l’anno. Il volume
della Sala Grande verrà disegnato da
scandole in mosaico di vetro, in un mixdesign color sabbia e oro che
trasformerà in una “gemma preziosa”
l’edificio affacciato sul Lungomare.
Anche la vetrata sul giardino si
rifletterà su uno sfondo di mosaico oro,
citazione veneziana nel raddoppio della
sua immagine nel grande specchio
d’acqua. In accordo alle richieste della
Soprintendenza per i Beni
Architettonici, il progetto prevede
stati compiuti in nome di un Dio che
non avrebbe mai voluto che si
compissero? Di quale Dio sto parlando?
Del Dio delle divisioni, del Dio che ha
armato le mani a un’infinità di popoli
per metterli l’uno contro l’altro… Quel
Dio lì è soltanto una maschera
inventata dall’umanità per giustificare
le proprie turpitudini. È quello che io
chiamo il Dio degli altari. Poi c’è il Dio
degli uomini, che è con gli uomini, nella
natura stessa degli uomini. Quello che
dice: «Vi ho creati a mia immagine e
somiglianza». Mentre noi facciamo
tutto il possibile per non assomigliargli,
e non vogliamo che lui assomigli a noi.
Lo abbiamo riempito di orpelli… Ma
allora lui ha mandato sulla terra suo
figlio dicendo: ‘Se volete sapere come
sono io, non guardate le immagini che
mi dipingono come un Giove
trionfante… Guardate lui. Io sono come
lui, e lui è come voi. Uomo tra gli
uomini. Voi siete come lui e come
me…»”.
Nel sentire queste parole avverto quasi
un senso di vertigine e butto là una
frase senza pensarci: “Ho l’impressione
che tu abbia sbagliato mestiere. Invece
di fare il regista avresti dovuto dedicarti
alla teologia, a meno che tu non intenda
servirti del cinema come di uno
strumento per indagare l’ultimo
mistero…”.
“Quello che tu chiami mistero —
soggiungo —, gli scienziati preferiscono
chiamarlo il lontano…”.
“Chiamalo come ti pare. Per me, lo puoi
chiamare anche Dio. Del resto, se Dio
tace è perché lui stesso è un mistero,
altrimenti parlerebbe. Noi
consideriamo la trascendenza un
percorso che non ha fine. Ma la
trascendenza non è immateriale, è
soltanto quella parte di materia che
ancora non conosciamo”. Torniamo a
parlare di Gesù.
“Qual è lo scandalo di Cristo? — dice
Olmi —. Che in alternativa all’occhio
per occhio, dente per dente, propone il
perdono. Una rivoluzione che non ha
uguali. Dopo Cristo il mondo è
cambiato, e non perché siamo diventati
più buoni, ma perché abbiamo capito di
più: il diventare più buoni, poi, dipende
dall’uso che ciascuno intende fare della
propria libertà. Ma, se abbiamo capito
di più, la responsabilità è più grande.
Siamo disposti a perdonare? Me lo
chiedevo mentre facevo Cantando
dietro i paraventi, il film che ho girato
prima di Centochiodi. Perdonare è un
atto di grandezza, ma anche chiedere
perdono lo è. Chiedere perdono non è
un atto di umiltà, ma di grandezza,
perché un uomo in ginocchio è più
grande di un uomo in piedi”. Anche il
sacerdote, che ha seguito la
conversazione con il volto accigliato,
ora sorride sereno.
%
Ecco come sarà
la nuova facciata in
mosaico di vetro
altresì l’eliminazione dell’avancorpo
del Palazzo del Cinema esistente, che
permetterà di riportare in luce e
restaurare la splendida facciata del
Quagliata risalente agli anni ‘30.
Investimento complessivo di circa 70
milioni di euro, con il co-finanziamento
di Stato, Regione e Comune, la
struttura che sorgerà a fianco dell’ex
Casinò, avrà una superficie di 18.500
metri quadri, un volume di 184.000
metri cubi, una parte interrata
profonda oltre 6 metri ed una in
superficie alta circa 16: 2.150 i posti
della Sala Grande, a cui se ne
aggiungeranno altre due da 480 e 300
posti. Non resta che augurarsi: buona
visione!
Federico Pontiggia
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ieri oggi e domani
Quella
volta con
la Taylor
L’ira di Liz, la Lollo
invidiosa e il Visconti
indiavolato. L’altra
Mostra di Lucherini
di Gianluca Arnone
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accadde in laguna
LA STORIA DEL FESTIVAL passa anche
da lui. Enrico Lucherini, l’artista dello
scoop e il gemello della Mostra, nato l’8
agosto del 1932, trentasei ore dopo la
prima proiezione al Lido. Ha creato così
tanti pasticci negli ultimi 50 anni, che le
sue gesta hanno meritato un nomignolo
ad hoc: “lucherinate”. Si presenta nel
1959: “Promuovevo le attrici de La notte
brava - star come Antonella Lualdi ed
Elsa Martinelli - e decisi di buttarle in
acqua, per i paparazzi. Le loro magliette
bagnate fecero scandalo”. Lo chiamò
Fellini, informato che quel tipo
organizzava cose pazzesche. In breve
divenne il press-agent più richiesto. Il
capolavoro fu il caso Bolkan/Taylor, nel
‘68: “Dovevo lanciare Florinda Bolkan e
avevo nel cassetto un’innocentissima
foto di lei a Venezia, mentre ballava con
Richard Burton. Approfittai del fatto che
Liz Taylor fosse entrata in clinica per
degli esami e diffusi la foto. Successe un
pandemonio”. Da quel momento la
Taylor odiò Lucherini. Non fu l’unica. Una
volta Gina Lollobrigida lo accolse a strilli
(“non ti posso vedere”). Non sopportava
l’idea che avesse scelto Sophia Loren al
posto suo. “Ma anche gli attori stranieri
erano dei tipi... Rachel Welch mi
straziava ad esempio. Non voleva vedere
i giornalisti”. Il divo del cuore? Visconti.
“Di Luchino ho tanti ricordi. Il più bello
nel ’65, quando anche l’aristocratico
maestro perse le staffe. Dalla stanza 135
dell’Excelsior, attigua alla terrazza dove
si riunivano i giurati, conoscevo in
anticipo i nomi dei vincitori. Quando
seppi che vinse la sua Vaga stella
dell’orsa lo chiamai al telefono. Era a
Un secolo
all’Excelsior
Lo storico hotel del Lido
compie 100 anni
L’hotel del secolo. Non è
un’esagerazione, l’Excelsior compie
100 anni. Nessun altro albergo sul
Lido vanta una storia tanto lunga e
un così stretto legame con la Mostra
del Cinema che lì, sulla terrazza
mare, ha aperto i battenti. Era il 6
agosto 1932. Da allora è stato culla
di star e una centrale del gossip con
l’ossessione del riserbo. Se chiedete
non vi risponderanno. Vive a lungo
solo chi risparmia il fiato.
G.A.
Liz Taylor con il primo
marito Conrad Hilton Jr.
davanti all’Excelsior.
Accanto Sophia Loren
Murano e non prese bene la notizia.
Ruppe un bicchiere e disse che l’avevano
premiato col suo film peggiore”. E poi
Lucherini che battezza Mamma Roma
“Mamma coma”, Lucherini che mette a
tacere Madonna (“Una gran
maleducata”), Lucherini che impone
all’Excelsior di riaprire per la Arcuri la
suite che fu di Grace Kelly (“ma è sempre
stata aperta”), Lucherini che assiste al
pestaggio di Chiambretti ad opera di
Cecchi Gori. Da un gossip all’altro, vero o
falso che sia. Tanto che il dilemma
rimane: spregiudicato
professionista o simpatico
cialtrone? Lui non lo dice,
ma non nega il successo.
“Sei stato bravo”,
suggeriamo. “No, ho avuto
solo c…”, risponde. Ma
neppure stavolta, forse, è
stato sincero.
%
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ieri oggi e domani
Un esordio
favoloso
Kubrick per un ottimo inizio, l’Oriente per amore e zero nostalgia:
“Venezia? Uno stress insostenibile”, confessa Alberto Barbera
di Federico Pontiggia
Eyes Wide Shut di Kubrick
e Alberto Barbera
“L’ANTEPRIMA MONDIALE di Eyes Wide
Shut per inaugurare la mia prima
Venezia: un capolavoro di cui si
favoleggiava da anni, un colpo di
fortuna insperato, soprattutto per me
che venivo da un festival piccolo come
quello di Torino”. E’ questo il ricordo
veneziano più bello di Alberto Barbera,
direttore della Mostra dal 1999 al 2001:
“Iniziare con Kubrick, mi dicevano tutti,
vuol dire aver già fatto metà del lavoro:
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non è stato proprio così, ma…”. Tra i
punti di forza della sua gestione,
l’attuale direttore del Museo del
Cinema di Torino mette in cima il fatto
di essere stato “il primo direttore di un
festival occidentale ad aver invitato in
concorso nel ’99 un regista coreano,
Jang Sun-woo con Lies: non me l’hanno
perdonata, ma tutto è iniziato lì…”. Uno
“sdoganamento” in cui Barbera
metteva a frutto “anni di conoscenze e
frequentazioni orientali coltivate a
Torino, prima manifestazione europea a
presentare i registi cinesi della quinta
generazione, grazie al contributo
fondamentale di Marco Müller”.
Ma al Lido per Barbera non furono solo
fiori. Nel 2001, accanto al tradizionale
concorso e al Leone d’oro, crea la
sezione competitiva Cinema del
Presente e il Leone dell’Anno, che
intende valorizzare film d’esordio e/o ai
accadde in laguna
Scontro fra regine
“Memorabile la battaglia tra Kathryn Bigelow e Tilda Swinton per il Leone di Amelio”,
ricorda Laudadio, creatore del PalaLido
E’ sotto la direzione di Felice
Laudadio che si rivela
internazionalmente il cinema
di Takeshi Kitano, Leone
d’oro nel 1997 con Hana-bi:
“Fu una sorpresa, sia la
proiezione che la vittoria, a
scapito di Ossos di Pedro
Costa, sostenuto dalla critica
più raffinata. Kitano non si è
più riconfermato a quei
livelli”.
Ma il fiore all’occhiello di
Laudadio, al Lido nel biennio
’97-’98 e oggi direttore della
Casa del Cinema di Roma,
non è il contenuto, ma il contenitore: il PalaLido, creato
nel ’97 “per far fronte all’enorme crescita del pubblico
giovane: una tensostruttura provvisoria che avrebbe
dovuto lasciare il posto a una nuova sala, per la quale
avevo trovato finanziamenti privati per 4 dei 6 milioni di
euro necessari. Non se n’è fatto più nulla, anche perché
ho avuto la sfortuna di
avere tre presidenti
diversi (Rondi, Miccichè
e Baratta, NdR) in due
anni e, soprattutto, di
dover fare i conti con i
burocrati ereditati dalla
gestione pubblica della
Biennale”.
Nel ’98 è il nono Leone
d’oro assegnato a un
film italiano, Così
ridevano di Gianni
margini: “Ci furono reazioni
violentissime, anche produttori amici
come Roberto Cicutto non capirono il
perché di questo raddoppio. Poi il
tempo mi ha dato ragione, ma chi esce
dalle consuetudini rischia sempre, e in
prima persona”.
Christopher Nolan e Kim Ki-duk
(“Nessuno ci scommetteva, con L’isola
è diventato un beniamino”) tra i registi
prediletti, Garrone, Bechis e Scimeca
Amelio: “Senza diritto di
voto o parola, partecipai alla
riunione di giuria,
presieduta da un divertito
Ettore Scola. Il fronte pro
Amelio era capeggiato da
Kathryn Bigelow, mentre
Tilda Swinton tifava per
Gatto nero, gatto bianco di
Kusturica: fu uno scontro
tra regine, memorabile, che
finì 6 a 3, dopo interminabili
e accese discussioni”.
Significativi anche i
passaggi di Figgis (One
night stand), Rohmer (Conte
d’automne) e Paskaljevic (La polveriera), la sfida
tricolore di Laudadio fu “mettere in concorso Roberta
Torre e Giuseppe Gaudino, che sconcertarono la critica
per le innovazioni linguistiche e grammaticali. Quella
stessa critica che li avrebbe risarciti pochi mesi dopo,
premiandoli a Saint Vincent…”.
“Il tempo mi ha
dato ragione, ma
ho sempre
rischiato in prima
persona”
Kathryn
Bigelow
e Tilda
Swinton
giurate contro.
Sopra,
Felice
Laudadio
tra gli italiani valorizzati, tre Leoni d’oro
su tre assegnati a Oriente (Non uno di
meno di Zhang Yimou, Il cerchio di
Jafar Panahi e Monsoon Wedding di
Mira Nair), per Barbera oggi non c’è
spazio per la nostalgia: “Venezia è uno
stress quasi insostenibile, e insieme
un’esperienza gratificante, che mi ha
fatto crescere enormemente. Sono
contento di aver diretto la Mostra, e
altrettanto di essermene distaccato”. %
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ieri oggi e domani
Giulietta a
sorpresa
Nel 1954 il film di Castellani
vinceva il Leone più contestato
nella storia del Festival
di Gianluca Arnone
ALTRO CHE LOVE STORY. Giulietta e
Romeo di Castellani ha fatto innamorare
poco la nostra critica, e la sua vittoria
alla Mostra nel 1954 ha provocato una
levata di scudi senza precedenti: “Il film
di Castellani, sostiene Morando
Morandini, è stato tra i Leoni più maldati
e maldestri nella storia del Festival.
Quell’anno in concorso c’erano
L’intendente Sansho e I sette samurai,
oltre a Fronte del porto di Kazan e La
strada di Fellini, tutti premiati con
l’argento”. E a proposito di contestazioni
Morandini ricorda un altro episodio
curioso: “Accadde nel 1960 quando il
primo premio toccò all’inconsistente Il
passaggio del Reno di Cayatte. In
L’appartamento.
Accanto Giulietta e
Romeo, a destra Il
passaggio del Reno
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accadde in laguna
Fantasmi
al Lido
Mostri inediti, sceicchi
“sbiancati” e la nonna di
Monicelli: Venezia d’antan
concorso allora c’erano Rocco e i suoi
fratelli e L’appartamento. Goffredo
Lombardo, produttore di Luchino
Visconti, rifiutò di ritirare il premio
speciale della giuria. Uno dei giurati, il
sovietico Sergej Bondarcuk, scisse
pubblicamente la propria responsabilità
da quella dei colleghi. Fatto unico nella
storia della Mostra”. Episodi che non
possono offuscare il sapiente lavoro
svolto dalle giurie veneziane, il più delle
volte capaci di scelte condivise e
lungimiranti. Lo stesso Morandini
confessa: “Non pochi i Leoni d’oro che ho
amato dal 1953 in poi. Cito tra tutti Ordet
nel ‘55, L’invitto nel ‘57, L’anno scorso a
Marienbad nel ‘61, Le mani sulla città nel
‘63, Deserto rosso nel ‘66, Bella di giorno
nel ‘67, Anni di piombo nell’81, Senza
tetto né legge nell’85 sino a Il segreto di
Vera Drake nel 2004. Ma il mio preferito
è L’infanzia di Ivan di Tarkovskij nel 1962.
Mi trovai d’accordo con la giuria che
premiò l’esordio di un regista sovietico
che doveva diventare uno dei pochi poeti
del cinema nell’ultimo Novecento”.
%
“Questi fantasmi:
Cinema italiano
ritrovato (1946 1975)”: è il nuovo
cantiere di
riproposte e restauri
della 65esima
Mostra. Coprodotta
con il Centro
Sperimentale di
Cinematografia Cineteca Nazionale,
una retrospettiva di
trenta opere per il
trentennio più
fiammeggiante del
nostro cinema: gli
anni tra il 1946 e il
1975. Tra i numerosi
titoli da riscoprire,
Toh è morta la
nonna,
divertissement di
Mario Monicelli sullo
spirito della
contestazione; Un
uomo ritorna, con
Anna Magnani che
chiede la pena di
morte per il fascista
che ha ammazzato
suo figlio; La città dolente di Mario
Bonnard, sull’esodo dei profughi
dalmati; il cortometraggio L’italiana
in Algeri di Emanuele Luzzati; Il
grido della terra, sceneggiato da
Carlo Levi, sui drammi e le
speranze del neonato Stato di
Israele; la doppietta di Luigi Zampa,
con Anni difficili e Processo alla
città. Dulcis in fundo, restaurati e in
versioni inedite: I mostri di Risi (con
due episodi in più) e Lo sceicco
bianco di Fellini.
Federico Pontiggia
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ieri oggi e domani
Liam Neeson in
Michael Collins.
Nell’altra pagina
Roman Polanski
Collins? Una
pura casualità
Quando Zanussi andò in concorso per sbaglio e Polanski scelse
Michael Collins. La lotteria della Mostra nei ricordi di un veterano
di Gianluca Arnone
“ERA IL 1984. Quell’anno facevo parte
della commissione dei selezionatori con
Suso Cecchi D’Amico. Avevo visionato
una pessima copia in VHS di un film di
Krzysztof Zanussi, L’anno del sole
quieto. Non ero sicuro neppure che
l’opera fosse di buona fattura. Invece finì
20
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in concorso, e vinse”. Callisto Cosulich,
habituè della Mostra, non ha dubbi: è
questo il suo Leone del cuore. Con
sessant’anni d’esperienza festivaliera –
dove è stato giornalista, commissario e
giurato – e centinaia di film visionati, ci si
poteva aspettare una scelta diversa, un
titolo più blasonato, ma Venezia per lui è
soprattutto una vicenda sentimentale:
“Sono legato a molti film, ma due ancora
oggi mi lasciano con l’amaro in bocca: I
racconti della luna pallida d’agosto di
Kenji Mizoguchi che avrebbe dovuto
vincere l’edizione del 1953, e Fratelli di
accadde in laguna
Buona la prima
La Mostra di Venezia e il tappeto
rosso. Alla Biennale passano i
presidenti, al Festival si succedono i
direttori: l’unico che, da trent’anni,
accoglie le delegazioni, i registi e le
star sulla passerella del Palazzo del
Cinema è Franco Mariotti. Impegnato
dal ’69 a Venezia prima come curatore
della sezione Opere prime (“E’ stata
un’esperienza fantastica, durata fino
al ’92, nel triennio della direzione
Rondi addirittura competitiva,
trampolino di lancio per autori come
Salvatores, Tornatore e Mazzacurati”),
poi come “cerimoniere” della Mostra:
“Ho iniziato nel ’79, con la direzione
Lizzani – racconta Mariotti – e con la
reintroduzione, dopo il decennio
seguito alla contestazione, del
concorso e l’istituzione della sezione
Mezzogiorno/Mezzanotte. Era tornata
la mondanità, al Lido, oltre ai kolossal
spettacolari come I predatori dell’arca
perduta e Blade Runner. Proprio in
quel periodo arrivò John Travolta,
forte del successo ottenuto con La
febbre del sabato sera, film che
secondo me contribuì a modificare il
dialogo tra i giovani: fu un tripudio, un
bagno di folla che, come spesso mi
capita di raccontare, lo travolse
totalmente”. I registi, gli attori, spesso
in molti dimenticano il ruolo chiave
dei fotografi: “E’ tutto giocato sul
saper cogliere l’attimo, il momento
che rimarrà incorniciato”, dice ancora
Mariotti. Che non si nasconde: “Ho
sempre creduto dovesse essere
‘buona la prima’, come quella volta
che evitai a Dino Risi di finire nel
fossato di un metro e mezzo che
separava la passerella dai fotografi”.
Questione di riflessi.
VALERIO SAMMARCO
Fotografi d’annata. Sopra George
Clooney con Croff e Müller, dietro a destra
spunta Franco Mariotti
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Si ringrazia la fototeca del Centro Sperimentale di Cinematografia e Francesca Forni, responsabile pubbliche relazioni dell'Excelsior
Dino Risi, John Travolta e i fotografi: il gran cerimoniere
del Festival racconta
Foto: PIetro Coccia
Abel Ferrara del ’96, Leone d’oro
mancato nell’anno in cui ero in giuria con
Roman Polanski presidente. Vinse
Michael Collins di Neil Jordan, un’opera
biografica con Liam Neeson nella parte
dello storico leader della guerra
d’indipendenza irlandese. Il classico
filmone d’impegno che mise d’accordo
tutti, tranne il sottoscritto”. Gli ritorna il
sorriso, invece, quando pensa ai tanti
aneddoti del Lido (dal tonfo di Aristarco
alle partite a pallone con Orson Welles),
ad uno in particolare: “C’è un episodio
che ricordo con piacere. Era l’edizione
del ‘48, l’anno della restaurazione. Si
presenta in concorso Luchino Visconti,
allora giovanissimo ma già carico di
provocazioni, con quest’opera parlata in
siciliano stretto, La terra trema. La
didascalia che introduce il film avverte:
“l’italiano non è la lingua dei poveri”. Il
pubblico in sala, perlopiù di estrazione
aristocratica, inizia ad agitarsi. Partono
le prime battute in dialetto e un boato di
fischi sommerge la sala. Visconti non si
scompone e con tutta calma si dirige
verso la cabina di proiezione. All’inizio
non capisco cosa intende fare, ma tutto
mi si chiarisce quando l’audio del film
aumenta a dismisura. Luchino si era
impossessato del mixer. Siccome gli
avevano rotto le scatole, lui aveva deciso
che ci avrebbe rotto i timpani”.
%
21