(che film) - Cinematografo
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(che film) - Cinematografo
rC d rivista del dal 1928 M E N S I L E N . 9 S E T T E M B R E 2 0 0 8 € 3,50 Roma, si cambia Gian Luigi Rondi racconta il Festival in anteprima Mamma mia! Attori super alla corte di Meryl Streep: per un musical che vi travolgerà (che film) Poste Italiane SpA - Sped. in Abb. Post. - D.I. 353/2003 (conv. in L. 27.02.2004, n° 46), art. 1, comma 1, DCB Milano Ferzan Ozpetek Isabella, la mia rivelazione fondazione ente™ dello spettacolo CREDITI NON CONTRATTUALI www.medusa.it rC d Rivista del Cinematografo Nuova serie - Anno 78 Numero 9 - Settembre 2008 In copertina Mamma mia! di Phyllida Lloyd pu nt i di vi st a DIRETTORE RESPONSABILE Dario Edoardo Viganò CAPOREDATTORE Marina Sanna REDAZIONE Gianluca Arnone, Federico Pontiggia, Valerio Sammarco Laguna dello Spettacolo CONTATTI redazione@entespettacolo.org PROGETTO GRAFICO P.R.C. - Roma ART DIRECTOR Alessandro Palmieri HANNO COLLABORATO Gianluigi Ceccarelli, Pietro Coccia, Virgilio Fantuzzi sj, Bruno Fornara, Cesare Frioni, Antonio Fucito, Massimo Monteleone, Franco Montini, Morando Morandini, Peppino Ortoleva, Anna Maria Pasetti, Giorgia Priolo, Boris Sollazzo, Marco Spagnoli, Paolo Travisi, Davide Turrini REGISTRAZIONE AL TRIBUNALE DI ROMA N. 380 del 25 luglio 1986 Iscrizione al R.O.C. n. 15183 del 21/05/2007 STAMPA Società Tipografica Romana S.r.l. - Via Carpi 19 - 00040 Pomezia (RM) Finita di stampare il 10 agosto 2008 MARKETING E ADVERTISING Eureka! S.r.l. - Via L. Soderini, 47 - 20146 Milano Tel./Fax: 02-45497366 - Cell. 335-5428.710 e-mail: info@eurekaidea.it DISTRIBUTORE ESCLUSIVO ME.PE. MILANO ABBONAMENTI ABBONAMENTO PER L’ITALIA (10 numeri) 30,00 euro ABBONAMENTO PER L’ESTERO (10 numeri) 110 euro SERVIZIO CORTESIA Direct Channel S.r.l. - Milano - Tel. 02.252007.200 Fax 02-252007.333 abbonamenti@directchannel.it PROPRIETA’ ED EDITORE PRESIDENTE Dario Edoardo Viganò DIRETTORE Antonio Urrata UFFICIO STAMPA ufficiostampa@entespettacolo.org COMUNICAZIONE E SVILUPPO Franco Conta comunicazione@entespettacolo.org Dalla Mostra di Venezia scarsa attenzione al cinema sudamericano? “Non è vero, il Premio Robert Bresson 2008 va al regista argentino Daniel Burman”, ribatte il pentadirettore Marco Müller. Assegnato ogni anno al Lido dalla Fondazione Ente dello Spettacolo e dalla Rivista del Cinematografo, al cineasta “che abbia dato una testimonianza del difficile cammino alla ricerca del significato spirituale della nostra vita”, il Bresson 2008 costituisce un riconoscimento importante per il giovane Burman, che nel 2004 aveva sorpreso tutti a Berlino vincendo il Gran Premio della Giuria con El abrazo partido. né legge) di Agnès Varda nel 1985 e la menzione a The Funeral (Fratelli) di Abel Ferrara nel ’96. All’incontro, presieduto dal cardinale Angelo Scola, patriarca di Venezia, interverranno padre Virgilio Fantuzzi sj, critico cinematografico della Civiltà Cattolica; il massmediologo Peppino Ortoleva; Gian Luigi Rondi, decano dei critici italiani e presidente del Festival di Roma, e il regista Alessandro D’Alatri. Appuntamenti importanti per riconfermare A consegnare il Premio il 2 settembre dal il valore culturale e l’impegno Vaticano giungerà monsignor Claudio Maria professionale della nostra Fondazione alla Mostra di Venezia. Per questa Celli, presidente del Pontificio Consiglio delle 65esima edizione, abbiamo “sdoppiato” la Rivista del Comunicazioni Sociali. Premio Bresson e Cinematografo, con una Il Bresson non è l’unico 60° anniversario copertina bis e uno speciale appuntamento che Signis: il nostro Ente monografico sulla storia, coinvolgerà l’Ente dello Spettacolo al Lido: il 3 densa di star, aneddoti e in Mostra capolavori, della Laguna del settembre una tavola cinema mondiale. Grande rotonda ripercorrerà la storia e il senso del Premio spazio, poi, al Leone d’Oro alla carriera Ermanno Olmi, OCIC (Organizzazione Cattolica Internazionale per il Cinema e gli avvicinato, indagato e rivelato da Fantuzzi. Audiovisivi), divenuto nel 2001 Premio SIGNIS (Associazione Cattolica Mondiale Ma con un occhio siamo già oltre il Lido: Gian per la Comunicazione), soffermandosi, tra gli Luigi Rondi, che quest’anno festeggia come il altri, sui riconoscimenti attribuiti ai film più SIGNIS la sua 60esima volta alla Mostra, ci coraggiosi e controversi, quali Teorema di parla in anteprima del prossimo festival di Pasolini nel 1968, Sans toi, ni loi (Senza tetto Roma. Buona lettura, e buona visione! COORDINAMENTO SEGRETERIA Livia Fiorentino info@entespettacolo.org DIREZIONE E AMMINISTRAZIONE Via G. Palombini, 6 - 00165 Roma - Tel. 06.66.37.455 - Fax 06-66.37.321 amministrazione@entespettacolo.org Associato all’USPI Unione Stampa - Periodica Italiana Iniziativa realizzata con il contributo della Direzione Generale Cinema - Ministero per i Beni e le Attività Culturali settembre 2008 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo 5 s o m m a r io n. 9 settemb re 2008 20 ANTEPRIMA Ciclone Di Caprio Leo “faccia d’angelo” non si ferma più: dal Roosevelt di Scorsese a Capitan America FILM DEL MESE SERVIZI 28 Rondi Caput Mundi 36 Il matrimonio di Lorna 40 Un giorno perfetto 41 Doomsday 41 Eldorado Road 42 Le tre scimmie 44 Hancock 46 Denti 46 The Rocker – Il batterista nudo 46 Decameron Pie 47 Pranzo di ferragosto 48 X Files: Voglio crederci Charlize Theron in The Burning Plain di Guillermo Arriaga Parla il Presidente del Festival di Roma. Riflessioni e linee guida per mettere d’accordo critica e pubblico 32 Nel mondo di Ozpetek Un pomeriggio con il regista di Un giorno perfetto: dal libro della Mazzucco alla corsa per il Leone d’Oro (LATO B) SPECIALE 24 COVER Meryl Queen Sulle note degli Abba con la scatenata (quasi sessantenne) Streep: Mamma mia!, non basta il “magnifico trio” maschile a tenerle testa Venezia Amarcord Ricordi, aneddoti, segreti della Laguna: dal bianco e nero di un indimenticabile passato al mosaico sabbia e oro di un illuminante futuro. Ecco la Mostra www.skypubblicita.it www.opus.it SKY & Opus Proclama COMING SEPTEMBER 2008 NEI CINEMA DEL CIRCUITO OPUS E SUI CANALI CINEMA DI SKY powered by opuslab presentano so mmario 10 Morandini in pillole Giurie in giudizio: il caso Tropa de Elite e le differenze tra Berlino e Cannes 12 Circolazione extracorporea Prima Krakauer, poi Sean Penn: la storia di Chris McCandless e i conseguenti instant rituals 14 Glamorous News e tendenze: tutti gli uomini (in celluloide) della Zeta-Jones, una Diablo per Spielberg 16 Colpo d’occhio Brosnan, la spia che sapeva osare. Dal rischio oblio post Bond alla rinascita attoriale 18 Hollywood Ending C’era una volta in America… nella Sala degli Stucchi all’Excelsior di Venezia Rourke, Basinger, Winger e Celentano: chi non muore (sullo schermo) si rivede 52 Dvd & Satellite L’ispettore Callaghan da antologia, i vecchi Ananas di Gitai. E in orbita c’è Molaioli 58 Borsa del cinema I blockbuster americani non sfondano più in Italia. Colpa dei giovani? 60 Libri Frasi senza tempo e letteratura a confronto su Ingmar Bergman 62 Colonne sonore Beethoven per Baricco, Hans Zimmer e John Powell per il Panda pensieri e parole Quello che gli altri non dicono: riflessioni a posteriori di un critico DOC MORANDINI in pillole di Morando Morandini Giurie a confronto Dopo aver visto Tropa de Elite, opera prima del brasiliano José Padilha, Orso d’Oro al Festival di Berlino 2008. D’accordo: ogni giuria fa storia a sé, ma quella di Berlino risulta radicalmente diversa da quella di Cannes che ha premiato Entre les murs di Cantet, oltre a Gomorra e Il Divo. Costa Gavras non è mai stato un grande regista e politicamente invecchia male Come si invecchia A proposito: la giuria di Berlino aveva come presidente CostaGavras (1933). E’ vero che non è mai stato un grande regista, ma almeno politicamente invecchia male. Eppure a Il petroliere di P.T. Anderson, l’unico film epico made in Usa degli anni 2000, la giuria ha dato l’Orso d’Argento. Gli hanno proferito Padilha soltanto perché giovane esordiente? Stento a crederlo. Prolifico in tutto Sapevo che Ingmar Bergman (1918-2007) era stato un regista fecondo: mise in scena più di 130 spettacoli teatrali, scrisse e diresse più di 40 film per il cinema senza contare l’attività come sceneggiatore per altri e il lavoro in televisione. Soltanto leggendo Tre diari (Iperborea ed. 2008) ho appreso che mise al mondo dal 1943 al 1966 nove figli con sei donne diverse: Else Fischer, quattro (tra cui due gemelli) con Ellen Lundstrom, Gun Hagberg, Kabi Laretei, Liv Ullman, Ingrid von Rosen. Cinque maschi, 4 femmine. Bergman fu fecondo non solo sullo schermo: dal ’43 al ’66 ebbe 9 figli con 6 donne diverse 10 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo Tre diari In svedese Tre dagbocker . E’ un libro anomalo anche se Bergman nega che sia un’opera letteraria. Sono tre diari paralleli, tenuti da Ingrid malata di tumore allo stomaco: da Ingmar suo marito, e da Maria, la loro figlia adulterina, nata nel 1959 che soltanto nel 1981 apprese che Bergman era suo padre. Cominciano il 10 ottobre 1994 e continuano, giorno dopo giorno, sino al 6 maggio 1995. Dal 7 al 20 maggio, giorno in cui Ingrid De Geer muore, scrivono Ingmar e Maria. I diari furono pubblicati nel 2004. Nella sua limpida e intensa postfazione, Goffredo Fofi scrive: “Si esce dalla lettura di questi diari che scavano nel dolore e nei sentimenti a confronto della morte, ricavandone una convinzione di cui siamo grati soprattutto a Ingmar: la convinzione che non è sempre vero (…) che il sopravvissuto è magari nel più profondo e nella più indichiarabile delle sue reazioni che c’erano, contento di esserci ancora e dunque sollevato dalla morte dell’altro… non è sempre così, ed è anche vero che qualcuno, sinceramente, ambirebbe a poter essere lui a morire, se solo si potesse, al posto della persona amata”. settembre 2008 FINE PEN(N)A MAI VISIONI FORZATE E INDULTI CRITICI Dopo il tris bluff del 2007, il pentadirettore Marco Müller rilancia con un poker tricolore. Avati, Bechis, Corsicato e Ozpetek: i Fratelli d’Italia sbarcano in Laguna, si temono emuli di Umberto Bossi… #### Shia LaBeouf contro gli effetti speciali: reduce dal set ipertecnologico di Transformers 2, il figlio di Indy predica il ritorno all’action duro e puro. Detto, fatto: gomito alzato e SUV capottato. #### Povero “cavaliere oscuro”… Di nome e di fatto: Bale ce la mette tutta, ma i riflettori sono tutti per Heath Ledger. Quando anche la mamma glielo fa notare, sono botte da orbi: Bat-mam, il destino nel nome… ALMOST (IN)FAMOUS: DALLE STALLE ALLE STARLETTE Drew Barrymore molla Justin Long: a Hollywood, le dimensioni non contano… STOP Cara, carissima infanzia: Brad Pitt e Angelina Jolie, con l’ausilio di energumeni vari, mettono K.O. due paparazzi intrufolatisi nella loro nursery dorata in Costa Azzurra. Per Brangelina, i pargoli sono la cosa più preziosa: a 11 milioni di dollari a scatto, come dargli torto? STOP Il sogno di Cameron Diaz? Un lato B giunonico. “Voglio un sedere più grosso”, confessa a Look l’attrice: si prevedono interpretazioni maiuscole… Federico Pontiggia circolazione extracorporea Fruizioni multiple nell’era della riproducibilità INTO THE WEB a cura di Peppino Ortoleva SE UN FILM D’AUTORE SCONQUASSA IL MARE MAGNUM DI YOU TUBE: IL BIOPIC DI SEAN PENN AL SERVIZIO DI UN CULTO Ci sono film che esauriscono l’interesse del pubblico già all’uscita in sala. Altri, come un sasso in un lago, generano ondate di reazioni nel pubblico. E’ il caso di Into the Wild di Sean Penn. Già nota grazie al libro di Jon Krakauer, la storia di Christopher McCandless ha trovato nuovi appassionati: il ragazzo di buona famiglia che abbandona tutto per vivere nella Natura continua a dividere tra chi ne mitizza la vicenda e chi lo considera uno sprovveduto. Certo è che già dall’uscita del libro nel 1996, la figura di McCandless è circondata da un culto che sul web ha trovato terreno fertile. Come ogni culto che si rispetti, ha generato dei rituali, o per meglio dire degli instant rituals, come i “pellegrinaggi” al vecchio bus 142 del Fairbanks City Transit System dove nel ‘92 Chris fu trovato morto, probabilmente per fame, da un cacciatore. In un’epoca dominata dal medium audiovisivo, per dare un senso all’esperienza è necessario riportarne traccia materiale e soprattutto visibile, foto e filmati che provino il raggiungimento dell’obiettivo e che dimostrino di essere riusciti lì dove McCandless aveva fallito. Grazie a YouTube il fenomeno ha trovato nuova risonanza, rendendo disponibili centinaia di clip (che vanno da riprese fatte con il telefonino a mini-documentari) di spedizioni verso il magic bus. Il film di Sean Penn si è innestato su un fenomeno virale già ampiamente diffuso, cementando la mistica di un culto e moltiplicando i contributi su YouTube. Essendo espressione audiovisiva “alta”, contribuisce a fornire una giustificazione estetica alla massa di audiovisivi provenienti dal basso. Alla reificazione soggettiva della vicenda si affianca la lettura au- La figura di Chris toriale del regista. Questo processo permette un McCandless ha cambiamento radicale del fenomeno, un sovvertimento della logica che lo ha sostenuto, divenendo generato degli esso stesso una nuova base per la diffusione e l’i- instant rituals, e spirazione del culto. E’ facile osservare nei video inseriti dopo Into the Wild una chiara ispirazione continua al film, quali l’inserimento di didascalie simili. Il a dividere processo ”virale” viene dunque condizionato e dominato dal medium filmico più forte, dimostrando che le relazioni tra media di massa e media personali sono sistemiche e non oppositive. L’irruzione di un film d’autore nel mare delle clip di YouTube genera ulteriori onde concentriche destinate a influenzare le dinamiche di scambio/opposizione tra cinema e rete. SCAMBIO E OPPOSIZIONE Emile Hirsch e Sean Penn sul set di Into the Wild. Sotto il Magic Bus dove McCandless venne trovato morto GIULIANA C. GALVAGNO 12 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo settembre 2008 MEDUSA FILM PRESENTA www.burnaftereading.it glamo rous Ultimissime dal pianeta cinema: news e tendenze A S ean Co nnery ch e l e d ie d e l ’ O s c a r : “ Oh m io D i o ! U n o s c o z ze s e c h e p r e m i a un a g a l l e s e ! ” 14 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo settembre 2008 a cura di Gianluca Arnone I TRUCCHI DI CATHERINE Catherine Zeta-Jones passerà alla storia del cinema per aver avuto (sul set) quello che le donne non possono: Marlon Brando, Sean Connery, Antonio Banderas e George Clooney. Ha sposato Michael Douglas, ribattono le invidiose. Vero, ma con clausola prematrimoniale a 9 zeri e magione gallese con finestre anti-proiettile. “Il segreto è il make-up”, ipotizzano le malelingue. Non a torto. Con Death Defying Acts, da novembre in Italia, la bella incanta pure il mago Houdini (Guy Pierce). Che ammette: “Il trucco c’è, ma non si vede”. UN KEANU PER AMICO I Wachowski: senza Reeves mai più. Irrisi e delusi dai pessimi risultati di Speed Racer gli avveniristici fratelli si son dovuti prostrare ai piedoni di Joel Silver e promettere il jolly Keanu per ottenere nuova liquidità. L’attore dovrebbe cimentarsi col personaggio di Plastic Man, l’eroe del fumetto DC capace di assumere qualunque forma. CUORI RIBELLI Giù le mani da mia figlia! Nicole Kidman e Keith Urban hanno deciso: le foto della piccola Sunday Rose, loro, non le venderanno a nessuno. Nella “tratta degli scatti” dei super-neonati di Hollywood, questa è una (buona) notizia. Ci ricorda un’infanzia più umana, quella delle foto sbiadite, impolverate, gelosamente custodite nell’album di famiglia. L’alba gloriosa della nostra vita, in bianco e nero o a colori, privata e senza prezzo. Fino al prossimo offerente. DIABLO TENTATORE L’eterno bambino e l’enfant terrible. Spielberg e Diablo si sono sfiorati in occasione di The United States of Tara. Il regista, non contento, ha deciso di assoldare l’ex stripper, per una commedia. Nessuno spunto, né piano di lavorazione. Un vero appuntamento al buio. Diablo non se l’è lasciato scappare. Ora, salvate il bambino Spielberg. RITORNO AL PASSATO Non sarà un ritorno al futuro, ma poco ci manca. Robert Zemeckis, Michael J. Fox e Christopher Lloyd, rispettivamente regista e protagonisti della saga che ha segnato l’immaginario degli anni ‘80, si riuniscono. L’occasione è il Canto di natale, da un racconto di Dickens e ultimo sogno in performance capture di Zemeckis. I mitici viaggiatori del tempo non saranno soli però. Con loro Jim Carrey. Unica voce fuori dal coro. settembre 2008 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo 15 colpo d’occhio Dopo Bond, era a rischio oblio. Ma dal suo personaggio Brosnan ha imparato a non arrendersi PIERCE BROSNAN Accanto Saoirse Ronan Nato e noto per James Bond. Occhi di ghiaccio, faccia da schiaffi, battuta pronta. E’ il più britannico degli attori, peccato sia irlandese. Elisabetta II lo aveva onorato con l’OBE per il contributo al cinema di sua maestà. Quando scoprì di che sangue era fatto, la regina si sarebbe cavata un occhio. Il problema non era che fosse irlandese, ma cattolico. Mentre Daniel Craig gli soffiava il posto da spione, l’Aston Martin e le belle donne, lo davano tutti per spacciato. “Che farà adesso?”, si chiedevano. Invece era pronto a reinventarsi una carriera, spina nel fianco di Meryl Streep nel divertente Mamma Mia!, padre afflitto in The Greatest, “da paura” nel The Ghost di Polanski, e aguzzino di Saoirse Ronan nel nuovo film di De Vito, The True Confessions of Charlotte Doyle, resoconto da una nave in burrasca. Ma Pierce Brosnan è allergico alla paura, il suo mestiere è osare. E se per lui Il domani non muore mai, Il mondo non basta e La morte può attendere c’è da scommettere che pure stavolta il naufragio non sarà il suo. Pierce non può attendere I tabloid inglesi l’hanno già ribattezzato “The Rising Star”, la stella nascente. I critici: “il nuovo Colin Firth”. Al momento Dominic Cooper è solo bello, bravo, e alla spasmodica ricerca di un film che lo lanci. Quattro tentativi in arrivo: Mamma Mia!, The Duchess, The Escapist e An Education. Lui mette le mani avanti: “Le opportunità aumentano come i rischi di fallire“. L’entusiasmo non inganni. La depressione potrebbe essere modestia, la posta in palio merita scongiuri. Ma al giovane Dominic consigliamo di volare alto. Da che mondo è mondo, le stelle stanno tutte in cielo. Dominic Cooper in Mamma mia! SOPRA I naufraghi dell’isola nel Lost di J.J. Abrams Picc ole st elle cr esc on o 16 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo DOMENICO PROCACCI PRESENTA VALERIO MASTANDREA ISABELLA FERRARI MONICA GUERRITORE NICOLE GRIMAUDO VALERIO BINASCO ANGELA FINOCCHIARO FEDERICO COSTANTINI E STEFANIA SANDRELLI Foto di CHICO DE LUIGI UN GIORNO PERFETTO UN FILM DI FERZAN OZPETEK VALERIO MASTANDREA ISABELLA FERRARI MONICA GUERRITORE NICOLE GRIMAUDO VALERIO BINASCO ANGELA FINOCCHIARO FEDERICO COSTANTINI NICOLE MURGIA GABRIELE PAOLINO MILENA VUKOTIC SERRA YILMAZ con la partecipazione dI STEFANIA SANDRELLI sceneggiatura SANDRO PETRAGLIA e FERZAN OZPETEK direttore della fotografia FABIO ZAMARION montaggio PATRIZIO MARONE scenografia GIANCARLO BASILI costumi ALESSANDRO LAI suono MARCO GRILLO musiche ANDREA GUERRA supervisione alla produzione CLAUDIO ZAMPETTI organizzatore generale GIANLUCA LEURINI produttore delegato LAURA PAOLUCCI una produzione FANDANGO in collaborazione con RAI CINEMA prodotto da DOMENICO PROCACCI regia di FERZAN OZPETEK tratto dal romanzo UN GIORNO PERFETTO di MELANIA G. MAZZUCCO - edito da RIZZOLI www.ungiornoperfetto.net DAL 5 SETTEMBRE AL CINEMA FE ST IVAL DE L M ES E di Massimo Monteleone In Canada a Toronto e Ottawa. L’Italia da Milano ad Agrigento, passando per Cagliari TORONTO INTERNATIONAL 1 FILM FESTIVAL INTERNATIONAL 5 OTTAWA ANIMATION FESTIVAL XXXIII edizione dell’autorevole festival competitivo, che presenta molti titoli canadesi e internazionali, con molte anteprime assolute. Il mercato mondiale del cinema è puntato sulla manifestazione. XXXII edizione dell’importante manifestazione canadese dedicata al cinema d’animazione. Prevede sezioni competitive e non, più retrospettive e proiezioni speciali. Località Ottawa (Ontario), Canada Periodo 17-21 settembre tel. (001-613) 2328769 Sito web www.awn.com/ottawa E-mail info@animationfestival.ca Resp. Chris Robinson A volte ritornano Leggende e vecchie glorie: a Venezia l’incognita è sempre il “tempo”... H o ll y w oo d Ending MICKEY ROURKE “Comeback is a good word, man”, ha detto una volta Mickey Rourke. Sarà vero? Il discusso, ruvido ed esagitato attore non si pronuncia, ma spera. Dopo anni di cattive frequentazioni, film ridicoli, mogli da strapazzo e allegre scazzottate, Mickey è a un passo dal ritorno. L’importante è non crollare sul ring di The Wrestler . Che a mandarlo al tappeto (rosso) per ora ci pensa Venezia. Località Toronto (Ontario), Canada Periodo 4-13 settembre tel. (001-416) 9677371 Sito web www.bell.ca/filmfest/ E-mail tiffg@tiffg.ca Resp. Piers Handling NEDERLANDS FILM FESTIVAL XXVIII edizione della rassegna competitiva che offre il meglio del cinema e della fiction TV dell’Olanda (anche documentari e cortometraggi). Retrospettive sul cinema olandese. Ospita l’Holland Film Meeting. Località Utrecht, Olanda Periodo 24 settembre - 3 ottobre tel. (0031-30) 2303800 Sito web www.filmfestival.nl E-mail info@filmfestival.nl Resp. Doreen Boonekamp 2 SATURNO INTERNATIONAL FILM FESTIVAL IV edizione della rassegna, il cui concorso è dedicato a pellicole - ancora inedite in Italia - di cinema storico e sul rapporto fra Cinema e Storia. Il tema della retrospettiva è l’Ambiente e in particolare l’Acqua (film, documentari, libri e un convegno). Al presidente della manifestazione, Giuliano Montaldo, è dedicata la serata d’apertura. Località Alatri-Anagni (Frosinone), Italia Periodo 22-27 settembre tel. (06) 58331842 (rif. a Roma) Sito web www.saturnofilmfestival.com E-mail info@saturnofilmfestival.com Resp. Ernesto G.Laura L’una fu sex-symbol per 9 settimane e ½, l’altra il tempo di una licenza, quella dell’ufficiale Gere. Poi la mezza età, i ruoli da madri, le copertine ritoccate. Tempus fugit… Loro però non si spostano di un centimetro. Pronte alla Mostra. Ma il museo può attendere. MILANO FILM FESTIVAL XIII edizione del concorsofestival internazionale di “corti” e lungometraggi. Una selezione di titoli inediti e di qualità, programma principale di una manifestazione culturale più ampia. Le opere partecipano al progetto di “ri-distribuzione cinematografica”. Si svolge al Piccolo Teatro di Milano. FOTO PIETRO COCCIA ADRIANO CELENTANO Chiamatelo come vi pare, ragazzo della via Gluck o matusa della Laguna. A 70 anni suonati (e cantati) Celentano non si molleggia più, esce di rado e parla di meno. Se fosse questa la chiave del successo? 18 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo settembre 2008 internazionale (organizzato dal Centro di Ricerca per la Narrativa e il Cinema) da assegnare al regista del miglior film tratto da un romanzo. Ospita il XXVI concorso-referendum per il miglior libro sul cinema in collaborazione col S.N.G.C.I. 3 4 KIM BASINGER E DEBRA WINGER D’ORO 6 EFEBO XXX edizione del premio Località Milano, Italia Periodo 12-21 settembre tel. (02) 713613 Sito web www.milanofilmfestival.it E-mail info@milanofilmfestival.it Resp. Lorenzo Castellini, Beniamino Saibene Località Agrigento, Italia Periodo 29 settembre - 4 ottobre tel. (0922) 596632 Sito web www.efebodoro.com E-mail info@efebodoro.com Resp. Corrado Catania PRIX ITALIA LX edizione del Premio, la più antica e prestigiosa rassegna-concorso internazionale per opere radiofoniche, televisive (nelle tre sezioni: Drama, Documentari, Performing Arts), e Web. Sono rappresentati 85 enti pubblici e privati di 44 paesi. Località Cagliari, Italia Periodo 14-20 settembre tel. (06) 36862358 Sito web www.prixitalia.rai.it E-mail prixitalia@rai.it Resp. Marcella Sansoni 7 HAMBURG 8 FILMFEST XVI edizione del festival competitivo la cui selezione ufficiale offre un ricco panorama di “prime” internazionali, comprese le produzioni indipendenti, i documentari e i film d’animazione. Ospita il Children’s Filmfest. Località Amburgo, Germania Periodo 25 settembre - 2 ottobre tel. (0049-40) 39919000 Sito web www.filmfesthamburg.de E-mail info@filmfesthamburg.de Resp. Albert Wiederspiel Preparatevi ad un viaggio indimenticabile! DAL 3 OTTOBRE AL CINEMA dimensione star Da uomo copertina a prediletto dai maestri: col Titanic è affondato Di Caprio, ed è riemerso un attore di Gianluca Arnone Leonardo d’autore Di Caprio ha fatto terra bruciata di tutto il suo passato MENTRE GLI ATTORI AMERICANI si tormentano, indecisi se abbassare la cresta o scioperare, a Los Angeles c’è qualcuno che, tra un impegno ecologista e un disimpegno sentimentale, decide di lavorare per i prossimi tre anni: Leonardo Di Caprio, il crumiro di Hollywood. Non passa giorno che il suo nome non venga associato a un progetto 20 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo settembre 2008 nuovo, come se dopo la Leo-mania degli anni ’90, l’era post-Titanic, ne fosse venuta una non meno dilagante, la sindrome del barbiere di Siviglia: tutti lo vogliono, tutti lo cercano. Tanti film in arrivo tra il 2008 e il 2010 e un dato certo: undici anni dopo quel naufragio, “The Noodle”(testa dura, come lo chiamano gli amici) si è scrollato di dosso la croce del “bel faccino”. Prima Allen, poi Scorsese, quindi Spielberg, un maestro dopo l’altro per rifarsi il trucco e dimostrare di essere diventato grande. La conferma lo scorso anno, con la prima nomination all’Oscar per Blood Diamond e l’ingresso nel club che conta. Di Caprio ha capito che quella faccia d’angelo, limpida e chiara, poteva www.flyairone.com GLI ITALIANI CI SCELGONO PERCHÉ FACCIAMO VOLARE ALTO IL PAESE. NUOVI VOLI PER CHICAGO E BOSTON C’è chi ci sceglie perché raggiungiamo 21 destinazioni in Italia, 35 in Europa e da oggi voliamo anche a Boston e Chicago. C’è chi ci sceglie perché con il programma Miles&More si accumulano punti per volare in tutto il mondo. C’è chi ci sceglie per il comfort delle nostre lounge e la comodità dei Fast Track, del Web Check-in e del Fast Check-in. C’è chi ci sceglie perché siamo la prima compagnia aerea al mondo che utilizza nuovi motori per abbattere sensibilmente le emissioni di ossidi di azoto. Oltre 7,5 milioni di passeggeri nel 2007 ci hanno scelto perché siamo Air One. La prima compagnia aerea privata del Paese. dimensione star diventare maschera, vernice fluida e cangiante, seducente e soave, furiosa e cinica, trasparente e duplice. Lo hanno capito anche i grandi registi. Scorsese per primo, che gli ha lasciato il posto d’onore che fu di De Niro. Con Ashecliffe i due sono alla quarta collaborazione. Di Caprio sarà Teddy Daniels, un agente federale chiamato ad indagare sulla misteriosa scomparsa di Rachel Salado (Emily Mortimer) detenuta del manicomio criminale dell’isola di Shutter. Sempre con “Marty” in cantiere un altro ambizioso progetto, portare al cinema Theodore Roosevelt, il 26° Presidente americano. The Rise of Theodore Roosevelt, dal libro di Edmund Morris, si soffermerà in particolare sugli anni di formazione, da politico di New York a comandante sul campo nella guerra ispano-americana di fine ‘800, fino alla presidenza. Prima sono in arrivo però Body of Lies, un thriller di Ridley Scott in cui Di Caprio e Russell Crowe daranno la caccia a un terrorista di Al-Qaeda e Revolutionary Road di Sam Mendes, dove il bel Leonardo ritrova la compagna di “naufragio” Kate Winslet, coppia anticonformista nei suburbs del Connecticut predestinata L’attore e Kate Winslet in Revolutionary Road. Accanto con Scorsese. Sopra in The Aviator 22 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo settembre 2008 La sua faccia d’angelo è diventata maschera, vernice fluida e cangiante, trasparente e duplice alle maldicenze della vita di provincia. Il futuro vedrà il nostro ancora impegnato con personaggi celebri e sfaccettati: i rumors lo vogliono Nolan Bushnell, il pioniere dei videogames, in Atari, quindi l’inventore di Bond, Ian Fleming, nel biopic sullo scrittore, e infine nell’epico Freedom within the Heart, sulle gesta di Brian Boru, sovrano irlandese dell’anno mille. Sul tavolo anche la versione bigscreen di Akira, il capolavoro manga di Katsuhiro Otomo, The Chancellor Manuscript, da un spy-story di Ludlum, il nuovo George Clooney di Farragut North, e Capitan America, l’eroe che per il mito barattò il suo corpo. Primo ruolo in calzamaglia di Leo e curioso destino di un attore che per cambiare faccia rinunciò anche al suo mito. % COVER Streep, che diva! Balla e canta come una cheerleader. Se ne infischia delle regole dello star system, e ancora una volta è protagonista assoluta: ecco la “Dancing Queen” di Mamma mia! di Marina Sanna SI PRESENTA CON LE FORCINE tra i capelli spettinati, infischiandosene delle regole dello star system: la diva Streep è un tutt’uno con la donna Meryl. Ha compiuto 59 anni il 22 giugno, la sua pelle non ha mai visto il sole né, pare, conosciuto bisturi. Quel modo di inclinare la testa mentre parla la rende ipnotica. Dietro di lei aleggiano i personaggi e i registi che l’hanno resa celebre. Siamo ad Atene, prima tappa di un lungo tour che attraverserà l’Europa, per Mamma mia! in parte girato in Grecia come il musical omonimo a cui si ispira, e che ha conquistato le platee di tutto il mondo. Dirige Phyllida Lloyd che, con la scrittrice Catherine Johnson, ha ideato anche lo spettacolo teatrale ispirandosi alle canzoni più famose degli Abba. La storia è quella di un’ex figlia dei fiori (la Streep) che vive in Grecia con la figlia Sophie (Amanda Seyfried). Qualche giorno prima del matrimonio con Sky 24 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo settembre 2008 settembre 2008 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo 25 COVER Amanda Seyfried. Nella pagina accanto Colin Firth, Pierce Brosnan e Stellan Skarsgård (Domenic Cooper), Sophie trova il diario della madre e scopre l’identità non di uno ma di tre possibili padri e decide di invitarli al suo matrimonio. Detto fatto, il gruppetto arriva sull’isola (gli esterni sono stati girati nelle magnifiche Skyathos e Skopelos): il banchiere Colin Firth, l’impeccabile Pierce Brosnan e l’avventuriero Stellan Skarsgård. La Streep aveva dato prova delle sue abilità in Radio America di Robert Altman, ma qui è un’altra cosa. E’ scatenata come una ragazzina. “Sono cresciuta in una casa piena di musica. Mio padre suonava il piano e mia madre gorgheggiava come un uccellino. A 12 anni mi ero messa in testa che sarei diventata cantante d’opera, ho preso qualche lezione. Poi sono diventata una persona seria (ride) mi sono iscritta alla scuola d’arte drammatica e la mia vita ha preso un’altra direzione”. Accenna un paio di strofe: cantata da lei “Dancing Queen” è persino più bella. Il ricordo delle sue performance in Mamma mia! è recente. “E’ stato impegnativo, soprattutto fisicamente - 26 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo settembre 2008 "Chi immaginava che avrei dovuto fare delle acrobazie degne di Spider-Man?!?", dice l'attrice dice - ma ce l’ho fatta. E’ stato un lavoro da cheerleader! E so che mio figlio quando mi vedrà sullo schermo sarà mortificato”. Si riferisce a Henry, attore e musicista, uno dei 4 figli avuti dallo stesso uomo, che rarità, lo scultore Don Gummer con cui è sposata dal ’78. Due Oscar e record di nomination per la statuetta hollywoodiana (14), ha incominciato a recitare poco più che ventenne (Giulia di Zinneman) e ha lavorato senza sosta, quasi 40 anni sul palcoscenico. E che palcoscenico: Il cacciatore con De Niro, Kramer contro Kramer con Dustin Hoffman (primo Oscar), La scelta di Sophie di Pakula (secondo Oscar), I ponti di Madison County (bellissimo) con Eastwood, La mia Africa di Sydney Pollack (straziante) e il recente Il diavolo veste Prada. Eppure ci è riuscita, carriera e famiglia non l’hanno mai abbandonata. “Le donne – spiega – hanno un talento innato, a differenza degli uomini sanno gestire più cose contemporaneamente. E’ vero, è stato complicato conciliare lavoro e vita privata quando i miei bambini stavano crescendo. Poi però sono diventati grandi e tutto è cambiato”. Con la figlia Mary ha anche lavorato: hanno recitato lo stesso ruolo (età diverse) in Evening di Lajos Koltai. “Non smetto di darle consigli. Non riesco a non comportarmi da mamma, credo che non ci riuscirò mai”. La Streep è nota per la precisione maniacale con cui si prepara per ogni ruolo, per La musica del cuore di Wes Craven (’99) ha imparato a suonare il violino, esercitandosi 6 ore al giorno per 8 settimane. La stessa energia l’ha messa in Mamma mia! , un’interpretazione memorabile: canta a squarciagola in bilico su un tetto, si lascia scivolare sul corrimano delle scale, si tuffa in acqua mentre intona una canzone dietro l’altra. Scuote la testa: “Chi immaginava che avrei dovuto fare delle acrobazie degne di Spider-Man?!. Quando mi hanno proposto Mamma mia! stavo guardando la BBC, ascoltavo le brutte notizie a cui siamo abituati da tempo, sono balzata in piedi e mi sono detta: farò questo film e sarà divertente. E così è stato. Ora guardo al futuro più serenamente e incrocio le dita per la vittoria di Obama”. % I Magnifici Tre Colin Firth, Pierce Brosnan, Stellan Skarsgård: semplicemente irresistibili L’impassibile Colin Firth sogghigna mentre spara battute a raffica. L’ex Bond Pierce Brosnan fa uno show degno di Steve Carrell, mischiando finzione e realtà. Stellan Skarsgård (ve lo ricordate nelle Onde del destino o in Dogville di Lars von Trier?) ha perso l’aria da sadico dopo aver imparato a ballare. “Ero al funerale di mio padre – racconta Brosnan – ed ero molto addolorato. A un certo punto squilla il telefono e l’unica cosa che capisco è: Meryl Streep. Un film con la Streep! Ho detto subito sì. Poi è arrivato il resto: mi hanno chiesto che cosa sapevo fare. A me, l’agente 007! Beh come ho scoperto le doti richieste erano altre. I miei figli pensavano fossi impazzito e mi chiedevano: papà sai cantare sul serio? Come avrete visto il risultato è disastroso”. Replica Firth: “Immaginate tre asini, ecco eravamo noi quando tentavamo di stare dietro a Meryl ed Amanda. Una sera io e Pierce eravamo seduti a guardare un tramonto e ci siamo detti: davvero ci pagano per questo?”. Stellan invece infila un aneddoto dietro l’altro: “Pensavo fosse uno scherzo. Ballare io? Non ero così sorpreso da quando Lars sul set di Dogville mi disse: Stellan ora rigira la scena dello stupro di Nicole (Kidman) come se fosse una commedia romantica”. Meryl Streep scatenata, a sinistra il trio maschile settembre 2008 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo 27 il personaggio A tu per tu con il numero uno del Festival di Roma. Che a 88 anni confessa una gioia inedita: “Sentire tutta una città intorno a me” di Federico Pontiggia Rondi, il presidente 28 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo settembre 2008 STUPITO PER IL NUOVO INCARICO, ma non teso, lo sguardo imperturbabile, al collo una sciarpa bianca da regista d’antan, sulla scrivania il palinsesto della terza edizione della Festa, pardon Festival, di Roma: vergati in calligrafia minuta, e indecifrabile, i primi titoli, su cui non spenderà una parola. “Sulla linea di Cannes, Berlino, Locarno e di altre manifestazioni europee, ho deciso di cambiare nome: da Festa del Cinema a Festival Internazionale del Film di Roma”. E’ questo il biglietto da visita di Gian Luigi Rondi, il decano dei critici italiani, prima firma de Il Tempo dal 1947, che a 86 anni si trova cucite addosso le nuove vesti di presidente della kermesse capitolina. Di che presidenza si tratti, il primo incontro con la stampa ha spazzato via i dubbi di alcuni, e le speranze di molti: presidenza militante e operativa, da sporcarsi le mani, e lasciare il segno. Se lo definisci presidente-operaio, Rondi non si schermisce, e abbozza un sorriso. Dice di “aver evitato di prendere decisioni perché altri già le avevano prese”, nondimeno ha cercato di dare alla manifestazione “quella identità che nelle prime due edizioni mi pareva mancasse”. Per delinearla, cita operaio settembre 2008 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo 29 il personaggio il defunto amico René Clair, secondo il quale “è facile fare un film che piaccia alla critica o farne uno che incontri il favore del pubblico, difficile, viceversa, realizzarne uno che soddisfi entrambi”. “Noi cerchiamo questo doppio consenso, puntando non sul cinema d’arte, ma su quello suscettibile di interessare sia la critica che il pubblico”. Il primo passo, ovviamente, passa dai nomi: nuovi e italianissimi. La neonata “Selezione Ufficiale” raggrupperà “Anteprima” (ex Première), con 8 titoli, e “Cinema 2008”, con 12: tutti saranno votati dal pubblico, che assegnerà il Marc’Aurelio d’Oro al miglior film, e da una giuria di sette critici internazionali, tra cui il nostro Edoardo Bruno, che assegnerà tre premi al miglior film, attore e attrice. “Due sezioni equiparate”, ma pur sempre due, perché “le ho trovate così, e con distinti direttori”. Legittimo, dunque, aspettarsi per il 2009 un’unica selezione ufficiale? “La domanda mi imbarazza, soprassediamo…”. Nel futuro il rumore di teste che cadono, il presente ha già un coordinatore tra le varie sezioni, ovvero la direttrice di Anteprima Piera Detassis, che Rondi ha voluto al proprio fianco per “razionalizzare la selezione e avere un unico referente per l’esterno, evitando, come è accaduto, che un produttore fosse contattato da due direttori per lo stesso film”. Direttori messi sull’attenti anche su un altro fronte: “la mia amata Venezia”, come la definisce il due volte direttore della Mostra, presidente della Biennale e inventore del tappeto rosso in Laguna. “Ho detto loro chiaramente che non accetterò mai una concorrenza di Roma a Venezia, anche perché in Mostra è il cinema come arte, al Festival il cinema come spettacolo”. “Dai direttori – prosegue Rondi – ho avuto soddisfacenti rassicurazioni: mai si permetterebbero, e mai si sono permessi, di cercare di sottrarre un titolo alla Mostra. Tra la neonata Roma e la 65enne Venezia deve esserci una simpatica coesistenza, ma nulla di più”. Se con i David di Donatello, dopo i vociferati apparentamenti, si parla ora solo di sinergie logistiche, e il tappeto rosso capitolino è salvo, ma funzionale ai film, simbolo della kermesse saranno anche le mostre - “C’era una volta il ‘48”, da La terra trema a Oliver Twist di David Lean, e l’esposizione di Cronenberg, con fotogrammi dei suoi film manipolati digitalmente e trasposti su tela - e le retrospettive: “Per far conoscere la storia del cinema ai giovani, mi piacerebbe proporre il melò, con Cukor e Lubitsch”, confida sorridente. Di una gioia, a 86 anni, inedita: “Per la prima volta sento tutta una città intorno a un festival”. La Festa di Rondi è già iniziata… % “Vorrei una retrospettiva sul melò, per far conoscere la storia del cinema ai giovani appassionati” La Divina Greta Garbo in Ninotchka di Ernst Lubitsch; sopra René Clair 30 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo settembre 2008 Ritratto di famiglia Quando l’amore si trasforma in follia: il Giorno perfetto di Ferzan Ozpetek in concorso al Festival di Venezia. Con una magnifica coppia di Marina Sanna 32 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo settembre 2008 intervista A CASA DI FERZAN OZPETEK è sempre festa. La cucina parla chiaro: è lo spazio che ti accoglie quando entri, il più luminoso e il più vissuto. Nella stanza accanto ci sono Valerio Mastandrea e Valeria Golino. Stanno girando il film di Giuseppe Piccioni, Il premio, e hanno approfittato di una pausa per fermarsi a pranzo “Con Valeria ho un karma particolare – dice Ozpetek - . La volevo in Un giorno perfetto però lei era sul set di Theo Angelopoulos. Non avevo scelta: o la aspettavo oppure sceglievo un’altra protagonista. Poi è successa una cosa curiosa, è venuta a trovarmi Isabella (Ferrari, ndr) e mentre cucinavo le ho raccontato del mio dilemma. Non avevo pensato a lei perché avevo in mente un tipo diverso di femminilità. Invece era perfetta, me ne sono accorto appena abbiamo fatto le prove costumi. Valerio Mastandrea e Isabella Ferrari settembre 2008 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo 33 intervista La Ferrari diretta da te è una rivelazione. E’ una donna fantastica, un regalo di Natale, con quella sua camminata, il seno prosperoso… (ride). L’ho fatta ingrassare nove chili…”. E Mastandrea? Non riuscivo a immaginarlo nei panni di quest’uomo muscoloso e accecato dalla passione. Cercavo un attore più maturo e tenebroso, come Javier Bardem: non volevo si notasse la differenza di età tra lui e Isabella. Tre mesi di palestra hanno dato i loro frutti, e il resto lo abbiamo fatto insieme. Gli è apparsa un’espressione sul volto che non aveva prima, di sofferenza trattenuta. Un giorno perfetto incomincia tragicamente… Ho aggiunto una scena che non c’è nel libro di Melania Mazzucco, in cui vediamo Antonio ed Emma, prima che lui impazzisca di rabbia e di dolore. Ho cambiato anche il percorso di Adriana, la madre di Emma, interpretata da Stefania Sandrelli. Le ho dato la chance di continuare a vivere, di trasferirsi in un quartiere diverso, di inventarsi un lavoro. A dir la verità, ho rielaborato quasi tutto, anche i personaggi, nonostante vi fosse già una sceneggiatura di Petraglia. A volte mi hanno ispirato le stesse location: girando per Roma ho visto un canneto dietro il Tevere, lì ho ambientato la Nicole Murgia. Sotto Valerio Mastandrea e Ferzan Ozpetek scena clou del film. Non riuscivi a essere “solo” regista? Ho sempre raccontato la mia vita, i miei ricordi. Quando Domenico Procacci mi "Girando per Roma ho visto un canneto dietro il Tevere, lì ho ambientato la scena portante del film" 34 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo settembre 2008 ha proposto di dirigere Un giorno perfetto ero sorpreso, dopo averla letta però ho accettato. Perché ha pensato a te? Mi ha detto che ho la capacità di rendere le storie “popolari”, a misura di pubblico, e questa era particolarmente ostica. Esistono ancora passioni così devastanti? Quante volte leggiamo di casi simili sui giornali? Un mio amico poliziotto mi ha raccontato di un uomo che ha ucciso i due figli nel retro della macchina, poi si è sparato. La bambina è stata trovata con le mani alzate in segno di difesa. Eppure sono eccezioni in un generale appiattimento delle relazioni sentimentali. E’ vero, è sempre più difficile che una coppia duri nel tempo, ma queste storie di follia esistono e si ripetono. Di solito accadono a persone che hanno le armi a portata di mano, o le sanno usare. Infatti Antonio è un poliziotto. E’ anche un uomo violento, lei lo lascia per questo. Alla fine però il confine tra vittima e carnefice diventa molto sottile. Venezia: felice? Chi non lo sarebbe? Certo la Mostra è rischiosa, ma se il film non dovesse piacere… ne farò un altro. % CAPOLAVORO DA NON PERDERE BUONO DISCRETO DELUDENTE Il matrimonio I Dardenne cambiano tocco, ma realizzano un capolavoro: quadri d’insieme e scappatoie sfiorate per il dramma di un’immigrata albanese i film del mese anteprima DA NON PERDERE L’ULTIMA FATICA dei fratelli belgi JeanPierre e Luc Dardenne è un film che, pur nella sua compattezza e fascino, devia leggermente dai canoni estetici dei precedenti e molto probabilmente propone una mutazione formale, quindi nuovi percorsi linguistici e significanti da intraprendere, per il futuro dei due cineasti. Se fino a ieri lo stile dei Dardenne si era pietrificato e aveva letteralmente fatto storia (e tendenza), 36 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo settembre 2008 Regia Con Genere Distr. Durata con Il matrimonio di Lorna cambiano i presupposti della questione. Per seguire all’interno degli anfratti di Liegi una tranche de vie dell’immigrata albanese Lorna (l’intensa Arta Dobroshi), i Dardenne – premiati a Cannes per la miglior sceneggiatura – si affidano improvvisamente alla parola, al dialogo, all’esplicazione dei concetti attraverso le battute recitate. Viene così a Jean-Pierre e Luc Dardenne Arta Dobroshi, Jeremie Renier Drammatico, Colore Lucky Red 105’ mancare una buona dose di veicolazione di senso, esasperato finché si vuole, ma tratto distintivo e caratterizzante del loro cinema, attraverso la lente della macchina da La protagonista Arta Dobroshi di Lorna settembre 2008 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo 37 i film del mese presa. Lorna, complice di un taxista italiano mezzo criminale che combina matrimoni a fine di lucro, è sposata surrettiziamente con il tossico Claudy (l’icona feticcio dei Dardenne, Jeremie Renier). Grazie a lui ha ottenuto la cittadinanza belga ed ora si finge promessa sposa di un ricco russo che paga bene e le fa guadagnare denari per aprire un bar, sogno in comune che ha con il suo ragazzo albanese Sokol. Il dramma di Lorna, sballottata tra affetti e relazioni, tra macroesperienza politica (lo schiavismo e il ricatto dell’immigrata) e microesperienza individuale (i differenti impulsi provati verso un mondo di uomini violenti, incapaci, sfruttatori) diventa un soggetto femminile neorealistico a 360 gradi. Per raccontarlo non serve più il pedinamento ossessivo del classico Dardenne touch, ma quadri d’insieme, scappatoie narrative sfiorate per arricchire la tragedia del singolo preso in esame. Per esempio l’improvviso innamoramento di Lorna per Claudy, che dipende ormai in tutto e per tutto da lei, diventa una linea schizoide e deviante che si allarga in campi medi e lunghi, in sorrisi della protagonista, in serene varianti di alleggerimento dell’intensità del racconto insolite per i Dardenne. Poi, certo, gli elementi di materialismo ancorati alla dannazione degli emarginati della contemporaneità rimangono forti, presenti, quasi La Dobroshi con Jeremie Renier Parola e dialogo: strumenti nuovi per esplicare concetti e veicolare il senso della narrazione tormentosi. L’insistenza sul denaro, toccato, nascosto, passato di mano in mano, appoggiato, dimenticato, è qualcosa d’insistente e voluto. Per Lorna è mezzo e fine dell’esistenza, elemento mancante e continuamente ricercato, messo sotto lucchetto per paura che venga rubato. Una rappresentazione ossessiva di un dato reale sempre più mancante nella vita dei protagonisti che porta sempre ad una reiterata e tragica non soluzione. Anche se poi i Dardenne negli ultimi 10’ fanno rivivere la loro eroina vagamente bressoniana: la pedinano da dietro, la lasciano affidarsi all’istinto, alla fuga in avanti verso un’indipendenza spirituale più sentita e compiuta. Probabile inizi un altro film, probabile sia il colpo d’ala per dirci che in fondo i Dardenne sono sempre loro e per l’ennesima volta hanno girato un piccolo capolavoro. DAVIDE TURRINI % 38 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo settembre 2008 i film del mese Un giorno perfetto Regia Con Genere Distr. Durata BUONO I. Ferrari, V. Mastandrea Drammatico , Colore Dalla Mazzucco a Venezia, passando per 01 Distribution il melò: ottimo cast per un Ozpetek ritrovato 105’ DAL ROMANZO di Melania Mazzucco al concorso della 65esima Mostra del Cinema di Venezia: è Un giorno perfetto di Ferzan Ozpetek, scritto con Sandro Petraglia, interpretato da Isabella Ferrari e Valerio Mastandrea. Sono i due attori a comporre il duelloduetto su cui è imperniato il film: Emma e Antonio, una coppia sposata e separata, a carico due figli e una feroce, disperata storia d’amore. Il loro è un giorno perfetto per la tragedia, che avvertiamo insinuarsi nel lungo e (o)scuro piano sequenza che apre il film – con la casa dormiente prima della separazione – e registriamo subito dopo, con la polizia pronta a far irruzione nell’appartamento dove qualcuno ha sentito degli spari. Non c’è suspense in quel giorno, 40 in uscita Ferzan Ozpetek rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo settembre 2008 piuttosto l’ineluttabilità della fine, per Emma, Antonio e un assortito gruppo di personaggi: i loro figli, l’onorevole Valerio Binasco, la sua compagna Nicole Grimaudo, suo figlio Federico Costantini, la madre di Emma, Stefania Sandrelli, la professoressa Monica Guerritore. Pedine senzienti di un mondo alla deriva, segnato da barriere, separato da censo e classi sociali, ma poi sconvolto e mischiato Il regista Ferzan Ozpetek dal caos: sono 24 ore perfette, ovvero cartesiane e geometriche, ma a intersecarsi sono rette differenti, e ugualmente spezzate. Rotte esistenziali che Ozpetek ha il difetto di asservire al destino della coppia protagonista, caricando di sensi e presagi anche i gesti più quotidiani (vedi gli “sguardi d’intesa” tra la Ferrari e la gelataia Serra Yilmaz), ovvero privilegiando il melò a scapito del dramma, con il rischio dell’effetto flou drammaturgico – sovraccaricato dall’enfatica e debordante musica di Andrea Guerra. Un baratro che accompagna il film, ma non lo accoglie: a tenerlo sulla retta via, un cast lucido, due protagonisti ai massimi storici e, per l’Ozpetek migliore degli ultimi anni, una solida direzione d’attori. E quella imperfezione che, sola, può aprire le porte alla speranza. FEDERICO PONTIGGIA % Doomsday Eldorado Road Il belga Bouli Lanners davanti (e dietro) la macchina da presa per un viaggio “malincomico” Regia Con Genere Distr. Durata in sala DELUDENTE Improbabile delirio trash-pop: la frenata di Neil Marshall, dai fasti di The Descent ad apocalittiche carnevalate IL GIORNO DEL GIUDIZIO, l’Apocalisse, da un paio di migliaia di anni è, incontrastata, la sceneggiatura più terrificante mai scritta. Solo sentirla nominare fa rabbrividire, e così molti registi, i più ambiziosi e “cattivi”, cercano di realizzarla, almeno sul grande schermo. Spesso prende la forma di un virus inarrestabile, meglio ancora se inventato dall’uomo. Pensate a Danny Boyle o all’allievo Fresnadillo, che hanno devastato Londra per ben due volte. Ci riprova, ora, Neil Marshall- sia con l’Apocalisse che con Londra- anche se, con una certa ironia, decide di partire da lontano, da quella Scozia spesso presa in giro dai sudditi della regina. Autore del capolavoro horror al femminile The Descent, il paese del kilt lo fa mettere addirittura in quarantena. Ma il virus “Reaper” alla capitale ci arriva lo stesso e Rhona Mitra (che da lì scappò 25 anni prima) deve tornare in patria per trovare del sangue immune: unico amico e sostegno (morale) Bob Hoskins. Tra un can can punk e carnevalate medievali, il suo viaggio è un’improbabile e sciatto delirio trash-pop senza capo né coda, in cui si cade spesso nel ridicolo. Marshall sa far ridere e tremare, ma qui fa solo umorismo involontario. Speriamo sia solo un incidente di percorso. BORIS SOLLAZZO % Regia Con Genere Distr. Durata Bouli Lanners Bouli Lanners, Fabrice Adde Commedia, Colore Archibald Enterprise Film 85’ L’OCCASIONE FA L’UOMO LADRO. Figuriamoci la necessità. Sarà per questo che Ivan, fisico lebowskiano e cuore tenero, quando scopre Elie (o Didier?) a rubare in casa sua, resiste a stento alla tentazione di spaccargli la faccia a mazzate (letteralmente, anche perché l’improbabile Lupin si è nascosto sotto il suo letto!) e finisce per volergli bene e accompagnarlo in un bizzarro road-movie all’improbabile ricerca di se stessi. A dirigere questo malinconico e divertente viaggio di (de)formazione è Bouli Lanners, anche panciuto coprotagonista con lo stralunato Fabrice Adde, un regista belga che alla macchina da presa ci è arrivato per caso, ma che ora non smette più di fare film e vincere premi (Eldorado Road dalla Quinzaine di Cannes a Pesaro non s’è fermato un momento). L’assurda amicizia tra un furfantello tossicodipendente e un precario mercante d’auto d’epoca si sviluppa tra incontri folli (un nudista, un meccanico collezionista depresso, i genitori di Elie, un parcheggiatore abusivo) e riflessioni profonde. La regia, la durata (neanche 85 minuti), la colonna sonora (dai Milkshakes a Jesse Sykes), la fotografia, tutto contribuisce a rendere un gioiello l’opera di questo 43enne un po’ folle, alfiere di un cinema belga sottovalutato. BORIS SOLLAZZO % in sala BUONO Neil Marshall Rhona Mitra, Bob Hoskins Azione, colore Medusa 105’ settembre 2008 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo 41 i film del mese Le tre scimmie Regia Con Nuri Bilge Ceylan in uscita Yavuz Bingol, Hatice Aslan, DISCRETO Ahmet Rifat Sungar Genere Distr. Durata Drammatico, Colore Bim 109’ NON VEDO, NON SENTO, NON PARLO. La parabola delle tre scimmiette, icone dell’omertà (non solo mafiosa) sono un modo di dire, ma anche di pensare e di vivere. Nuri Bilge Ceylan, raffinato e acuto cineasta, ne ha fatto un esercizio di stile e un racconto di vita. Ha rinchiuso i tre simpatici animaletti nei corpi di una famiglia turca: padre, madre e figlio. Lui non vede, lei non sente, lui non parla. Vittime e carnefici l’uno dell’altro, i loro silenzi e il loro amore morboso, tutto passa alla lente d’ingrandimento di un regista sensibile (anche troppo) e molto attento. Insoddisfazioni, depressioni, ricatti non solo morali tracciano un quadro di meschinità parallele e complementari. Il “capofamiglia” (Yavuz Bingol) accetta di farsi nove mesi di carcere addossandosi la colpa di un incidente 42 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo settembre 2008 Non vedo, non sento, non parlo: compiaciuto esercizio di stile di Nuri Bilge Ceylan causato da un politico in ascesa (Ercan Kesal). Abnegazione al lavoro e stoicismo paterno e maritale, è disposto a perdere se stesso per sistemare la famiglia. Quando torna, però, capisce che sta accadendo il contrario e la disperazione lo attanaglia, una rabbia impotente di fronte alla moglie lontana e distratta (Hatice Aslan) e al figlio opportunista e vendicativo (Ahmet Rifat Il regista Nuri Bilge Ceylan Sungar). Un quadro sociale e familiare avvilente, in cui la bella e matura Hacer rappresenta il contraltare potente, sensuale e nobile (nel bene e nel male) di tre uomini schiavi delle proprie piccole ambizioni ed egoismi. Il suo torto è vivere, non votarsi al sacrificio ma bruciare di passione. Non a caso è lei il solo ritratto riuscito al pur bravo regista. Troppo compiaciuto di sé disegna un prologo lunghissimo e faticoso, si perde in virtuosismi narrativi e visivi, non ritrova mai la leggerezza piena di significati che aveva reso tanto speciali Kasaba e Uzak, e la svolta “noir” finale è tardiva seppur di grande forza. Nuri Bilge Ceylan rimane uno dei migliori artisti della macchina da presa (il premio alla regia a Cannes non gli è sfuggito), disegna fotogrammi che sembrano quadri. Un pregio che qui diventa un difetto: non è una personale, ma un film. BORIS SOLLAZZO % i film del mese Hancock Regia Con Genere Distr. Durata DISCRETO Will Smith, Charlize Theron Azione, Colore Will Smith supereroe disfunzionale per una Sony Pictures Italia missione possibile: gli incassi 92’ SALVA E DISTRUGGI. Pare che Hollywood sentisse la mancanza di un supereroe disfunzionale. Da educare, naturalmente. Lo ha detto perfino Michael Mann, principe dell’action movie, tra i produttori di Hancock. Lacuna colmata e casse riempite, il blockbuster diretto da Peter Berg (The Kingdom) deriva in realtà la sua unica forza d’attrazione nel carisma di Will Smith. Ovvero la star formato bancomat che trasforma in successo (leggi incasso) tutto quello che tocca. Nei panni del supereroe alcolizzato, senza tetto, nevrotico e ai limiti del fuori legge, Smith ha consacrato il diritto del “diverso” a diventare “normale” e cioè un protagonista a pieno titolo di un prodotto da major. John Hancock – nome di sacra memoria istituzionale in Usa, essendo uno dei firmatari della 44 in uscita Peter Berg rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo settembre 2008 Dichiarazione d’Indipendenza – è un concentrato di quanto rientri nel politicamente scorretto e sconveniente all’integrazione sociale. Pertanto, benché artefice di atti di eroismo soprannaturale, la popolazione lo detesta. La sua riabilitazione presso l’opinione pubblica diventa missione di un consulente di public relations (Jason Bateman). Il supereroe si adegua, paga lo scotto, e così facendo si riappropria di Il protagonista Will Smith un passato problematico in cui – guarda caso – è coinvolta la moglie del suo educatore (Charlize Theron). Ispirato a un soggetto più ardito (Tonight, He Comes di Vincent Ngo), il progetto è stato successivamente distanziato dalla fonte originaria per renderlo più commestibile alla massa. Procedimento quasi obbligatorio a Hollywood, che però ha creato non pochi problemi nel risultato finale. Hancock, infatti, aspira a troppe identità per un solo film. Che neppure un attore come Will Smith è riuscito a soddisfare completamente. Se la partenza ironica e avvincente prelude a un action-comedy, la drammaticità dei fatti che seguono e il registro serioso con cui sono raccontati appesantiscono il tutto, compromettendone l’equilibrio narrativo. E chissà se il film, nelle mani di Gabriele Muccino - che era tra i candidati a dirigerlo - avrebbe sortito un esito migliore. ANNA MARIA PASETTI % www.temagrafico.it HVadcZegd[Zhh^dcVaZeZg^aX^cZbV!aViZaZk^h^dcZZ^abjai^bZY^V Il primo evento fieristico in Italia dedicato all’incontro tra la domanda e l’offerta del settore audiovisivo. Protagoniste le aziende e i professionisti della Motion Picture Industry che presenteranno le tendenze dell’intera filiera cinematografica dalla produzione alla post-produzione sino alla distribuzione. Un’ampia area espositiva e un ricco calendario di eventi per conoscere &-#&.#'% CDK:B7G: '%%IDG>CD le tecnologie e le idee per l’industria audiovisiva. mmm$Y_d[i^em$_j In collaborazione con Sponsor Tecnico Ideato e organizzato da Media Partner Conference Service Srl - via de’ Buttieri 5/a - 40125 Bologna - Italy - tel. +39.051.4298311 - fax +39.051.4298312 - info@cineshow.it i film del mese Denti The rocker - Il Incredibile e involontario (?) apologo femminista: una giovane ragazza da fervente puritana a tremenda mangiauomini Regia Con Genere Distr. Durata Mitchell Lichtenstein Jess Weixler, John Hensley Horror, colore Mediafilm 90’ CHI HA IL PANE NON HA I DENTI… Si sarà ispirato all’antico detto Mitchell Lichtenstein, attore passato dietro la macchina da presa e autore di questo teen-comedy-horror dalle premesse agghiaccianti e facilmente ridicolizzabile: Dawn (Jess Weixler, addirittura premiata al Sundance) è una strenua sostenitrice del Silver Ring Thing, programma di astinenza sessuale che incoraggia gli adolescenti a rimanere vergini fino al matrimonio. Quando scopre l’amore, però, sarà difficile tenere a freno le bramosie di Brad (John Hensley). E l’orrore ha inizio… Teorizzata da Freud, l’antica leggenda della “vagina dentata” diventa protagonista al cinema, dopo aver trovato corrispondenze letterarie in autori come Stephen King o Julian May ed aver sfiorato – almeno a livello immaginifico – alcuni film (come The Wall di Alan Parker o Velluto blu di David Lynch): oggettivamente disturbante – in tre o quattro sequenze le castrazioni sono quanto mai evidenti, anche se ogni volta “mitigate” da trovate al limite del demenziale (vedi il rottweiler…) – e inaspettatamente “femminista” (i denti diventano arma per contrastare gli abusi), il film si trasforma in nuovo manifesto della misandria. E questo, spiace dirlo, fa davvero male... VALERIO SAMMARCO % anteprima DISCRETO LOREM IPSUM DOLOR SIT AMET, consectetuer adipiscing elit. di Full Monty alla Donec vel mauris in diam riesumazione di un musicista heavy, il ritorno di imperdiet aliquam. Nullam Peter Cattaneo fermentum. Sed consequat. Dagli strip operai ROCKER QUARANTENNE in soffitta e sogni infranti per sempre. Peter Cattaneo non ci sta. E da estremista delle seconde chance, dopo gli strip operai di Full Monty nella vecchia Inghilterra, vola a Cleveland e punta al mondo del rock, riesumando un batterista ex promessa dell’hair heavy, Decame Boccaccio in salsa americana: Christensen, Roth e Barton per un teen-movie insulso in sala DISCRETO SI SCRIVE DECAMERON PIE, si vede American Pie. Detto (quasi) tutto. Rivisitazione stelle & strisce della celeberrima opera del Boccaccio, Virgin Territory – questo il titolo originale (sic!) – è diretto da David Leland e prodotto da Dino e Martha De Laurentiis, Tarak Ben Ammar e Roberto Cavalli, anche costumista d’eccezione: tanto rumore per nulla, diremmo se fosse Shakespeare. Hayden “Anakin” Christensen, nei panni di Lorenzo de Lamberti, ce la mette tutta alla ricerca di un’espressività facciale, Mischa Barton mette gli occhioni di The OC al servizio di Pampinea Anastagi, Tim Roth ha buon gioco – nel pagarsi il mutuo della barca… - a dar cattivo volto a Regia Con Genere Distr. Durata 46 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo settembre 2008 David Leland Hayden Christensen, Mischa Barton Commedia , colore Eagle Pictures 97’ batterista nudo Pranzo di Regia Con Genere Distr. Durata Peter Cattaneo Rainn Wilson, Christina Applegate Commedia, Colore 20th Century Fox Ferragosto La “beata vecchiaia” per l’esordiente Gianni Di Gregorio: libero e commovente, un gioiellino prodotto da Garrone 102’ frustrato e sudato, che – guarda caso – fa le prove concerto senza veli via web cam. Catturato su YouTube, diventa cybericona trascinando la band di adolescenti (con grasso nipote incluso) in cui suona, a quel successo che da ventenne gli era sfuggito. Con buona pace del sogno americano a riscatto dell’occasione perduta quando era leader fondatore dei Vesuvius (nel film divenuti band di culto e che una volta noti tradiscono il passaporto americano fingendosi “british” perché è più “cool”) e dai quali, però, era stato tradito. Trainato da un umorismo tra il goliardico e il volgare da American Pie a ritmo rockettaro, il nuovo film del cineasta inglese è anni luce dal tocco di Full Monty. Condimento degli ingredienti è il cast, molto popolare oltreoceano, in cui spiccano il versatile Rainn Wilson (il protagonista “Fish”) di Six Feet Under, l’enfant prodige musicale Teddy Geiger, Christina Applegate e Emma Stone. ANNA MARIA PASETTI % ron Pie in uscita DELUDENTE Gerbino de la Ratta e, se ancora non bastasse, ci sono pure suor Elisabetta Canalis e Anna Galiena: cast “all star” per un film già funestato da magagne produttive – negli Usa e non solo uscirà direttamente in dvd - e destinato a probabile gogna pubblica. Amore, innocenza, e pruderie varie, per uno svecchiamento, forse coraggioso nelle intenzioni, senz’altro non richiesto negli esiti: che direbbe Pasolini? Nulla, di un teen-movie a sfondo storico e paesaggistico: la Toscana prediletta dagli anglofoni. Per tutti gli altri, viceversa, è anglofobia… FEDERICO PONTIGGIA % in uscita Regia Con Genere Distr. Durata DA NON PERDERE Gianni Di Gregorio V. De Franciscis, M. Cacciotti Commedia , Colore Fandango 75’ SE UN DIO DEL CINEMA ESISTE, la 23esima Settimana della Critica di Venezia ha già un vincitore: Pranzo di Ferragosto, scritto, diretto e interpretato da Gianni Di Gregorio. Collaboratore di Matteo Garrone - aiuto regista in Estate romana, L’imbalsamatore e Primo amore e cosceneggiatore di Gomorra – che ne ha prodotto questa opera prima, Gianni Di Gregorio prende a piene mani dalla sua biografia e si mette dietro e davanti la macchina da presa: figlio unico, vive con la madre vedova nonagenaria, in una casa del centro di Roma, che il giorno prima di Ferragosto viene popolata da altre tre arzille vecchiette: madre e zia dell’amministratore del condominio, che in cambio cancellerà le morosità di Gianni, e la mamma di un amico medico. Passerà 24 ore infernali, o forse no, con un epilogo che cambia carte - e portate - in tavola… Interpretato da splendide signore non professioniste, colto nel suo farsi dalla fotografia di Gian Enrico Bianchi, ingentilito dalla musica di Ratchev & Caratello, Pranzo di Ferragosto è un gioiellino di 75’, piccolo, libero e commovente, che svela im-mediatamente l’autentica bellezza della vecchiaia, senza pietismi e senza concessioni. Un Pranzo da non saltare… FEDERICO PONTIGGIA % settembre 2008 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo 47 in uscita Regia Con Genere Distr. Durata DISCRETO Chris Carter David Duchovny, Gillian Anderson Le leggende sono dure a morire: per gli Sci-fi, Colore appassionati un emozionante ritorno 20th Century Fox 105’ CHE FINE AVEVANO FATTO Chris Carter, Gillian Anderson e David Duchovny? Un bell’X File anche se non sono stati rapiti dagli alieni. Il primo gira da parecchio l’oscuro Fencewalker, David Duchovny e Gillian Anderson sono rimasti a galla con filmetti e comparsate, tutti e tre inevitabilmente imprigionati da uno dei successi planetari più clamorosi della storia della tv. Dieci anni, nove serie, un film (nel 1998), un fenomeno di costume e fanatismo che ha anticipato di due lustri l’ondata delle serie televisive come centro creativo, emotivo ed economico dell’universo audiovisivo. Il segreto? Sceneggiature di ferro, tanta fantasia, la scienziata scettica e l’agente FBI complottista che crede agli Ufo, proiezione del rapporto dei fratelli 48 i film del mese X Files: Voglio crederci rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo settembre 2008 Chris e Craig Carter, l’uno sognatore, l’altro luminare del MIT. A dieci anni dal primo ottimo film (che chiudeva la quinta serie e risolveva molti enigmi), a sei dalla fine della nona e ultima stagione, ecco il grande ritorno. La continuity è minima, l’episodio è per appassionati e neofiti, non a caso c’è solo la strana coppia, un cammeo di Skinner (Mitch Pileggi) e la stanza di Mulder (all’inizio eremita con una buffa barba) sempre piena di Il protagonista David Duchovny ritagli, foto della sorellina e il mitico poster “I want to believe”. E’ cambiato molto dai tempi d’oro. Il budget è più basso (un giorno solo d’elicottero, ma disseminato con astuzia), le ambizioni pure, per un noir con tante autocitazioni e battute (geniale la mitica sigla a sottolineare la foto di Bush), i nostri due bizzarri eroi, ora una dottoressa e un disoccupato ricercato, cercano una giovane agente FBI scomparsa, seguendo un pedofilo del Massachussets che vede la gente (quasi) morta. Carter offre una regia di ottimo livello e una sceneggiatura semplice e a tratti ingenua (il rapporto tra Fox e Dana, alcuni dialoghi, i cattivi). Poco soprannaturale e molti (pre)giudizi, ma fan e non reagiranno con simpatia e benevolenza. Le leggende sono dure a morire, specialmente se ti ricordano che “la verità è la fuori”. BORIS SOLLAZZO % ANTONIO AVATI E MEDUSA FILM PRESENTANO silvio orlando francesca neri ezio greggio un film scritto e diretto da alba rohrwacher pupi avati manuela morabito gianfranco jannuzzo paolo graziosi valeria bilello e con serena grandi ANTONIO AVATI e MEDUSA FILM presentano SILVIO ORLANDO, FRANCESCA NERI, EZIO GREGGIO, ALBA ROHRWACHER in un film scritto e diretto da PUPI AVATI “IL PAPÀ DI GIOVANNA” MANUELA MORABITO, GIANFRANCO JANNUZZO, PAOLO GRAZIOSI, VALERIA BILELLO con SERENA GRANDI suono PIERO PARISI scenografia GIULIANO PANNUTI costumi MARIO CARLINI, FRANCESCO CRIVELLINI montaggio AMEDEO SALFA, musiche composte e dirette da RIZ ORTOLANI fotografia PASQUALE RACHINI effetti visivi JUSTELEVEN una produzione DUEA FILM in collaborazione con MEDUSA FILM e con SKY prodotto da ANTONIO AVATI regia di PUPI AVATI www.ilpapadigiovanna.it Vivi la passione del cinema. I grandi successi MGM per la prima volta in DVD. Una vedova allegra... ma non troppo Fargo Una commedia esilarante in una New York italo americana. Il film che ha portato al successo i fratelli Coen. The offence Un favoloso Sean Connery in un thriller appassionante. All’ultimo respiro Un Richard Gere che toglie il fiato. E dal 27 agosto, tanti altri titoli da non perdere. Il gioco del falco Un avvincente thriller politico. telecomando ra: novità e bilanci atu ter let e a tri us ind a, sic mu , eo Homevid DVD Donne al timone e adrenalina al top. Non perdiamo la bussola Borsa del cinema L’Italia snobba i campioni d’incasso Usa. Ma ama i cartoon Libri Visioni incrociate: la poetica di Bergman e citazioni memorabili Colonne sonore La Streep canta gli Abba. Per Babylon A.D. il rap di Achozen Piatto ricco... Contenuti speciali e libretto per il Cous Cous di Kechiche Telecomando DVD • BORSA DEL CINEMA • LIBRI • COLONNE SONORE DVD di Valerio Sammarco La saga dell'Ispettore Callaghan in “Ultimate Collector's Edition”: dal capolavoro di Siegel a Scommessa con la morte Tutti i pezzi di Harry 52 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo settembre 2008 Genealogia di una “carogna” Era il 1971. Solamente un anno più tardi, in Italia, La polizia ringrazia di Steno (primo dei due film che firmò con il vero nome Stefano Vanzina) e Milano calibro 9, capolavoro di Fernando Di Leo, avrebbero “ufficialmente” sdoganato la stagione dorata dei poliziotteschi. Negli States, a San Francisco più precisamente, si era invece già consumata la prima tappa di una pentalogia che di lì a poco avrebbe sfiorato l’epica: dalla mano di Harry Julian Fink e Rita M. Fink, coadiuvati allo script dal non accreditato John Milius e (si dice) Terrence Malick, nasceva il personaggio di Harry “la carogna” Callaghan (in originale senza la g), incarnato sullo schermo dall’ex soldato Jonathan Clint Eastwood, strumento ancora una volta nelle mani di Don Siegel (qualche mese più tardi “barista” in Brivido nella notte, esordio alla regia del futuro texano dagli occhi di ghiaccio). È Dirty Harry (Ispettore Callaghan: il caso Scorpio è tuo), capostipite della rinascita del genere negli USA, liberamente ispirato allo stesso fatto di cronaca che poi David Fincher raccontò in Zodiac (qui il killer si firma Scorpio ed è interpretato dal disturbante Andrew Robinson, non a caso riutilizzato da Siegel nel successivo Chi ucciderà Charley Varrick?), radicalmente incentrato sulla figura simbolo del poliziotto poco incline alle buone maniere e al rispetto delle tappe burocratiche della giustizia “legalizzata”. Ineguagliato e mai raggiunto, nemmeno dai quattro capitoli Contenuti speciali Ispettore Callaghan: il caso Scorpio è tuo! Commento audio di Richard Schickel, biografo di Clint Eastwood Documentari: Dirty Harry’s Way; Dirty Harry: The original; The long shadow of Dirty Harry; Clint Eastwood: The Man from Malpaso Una 44 Magnum per l’ispettore Callaghan Commento audio del co-sceneggiatore John Milus; Documentari: Morale, politica ed etica nei film di Dirty Harry; Poliziotto-eroe: ieri e oggi Cielo di piombo Ispettore Callaghan Commento audio del regista James Fargo; Documentario: The Business End: il dibattito sulla violenza del cinema; Harry Callaghan: qualcosa di speciale Coraggio… fatti ammazzare Commento audio di Richard Schickel; Documentario: L’evoluzione di Clint Eastwood Scommessa con la morte Commento audio del produttore David Valdes e del direttore della fotografia Jack Green Documentario: The Craft of Dirty Harry seguenti (diretti da Ted Post, James Fargo, lo stesso Eastwood e Buddy van Horn) raccolti nell’intero cofanetto, arricchito da molti contenuti extra. DISTR. WARNER HOME VIDEO settembre 2008 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo 53 Telecomando DVD • BORSA DEL CINEMA • LIBRI • COLONNE SONORE DVD La cl as se de i cl as si ci a cura di Bruno Fornara REGIA Robert Siodmak CON Burt Lancaster, Yvonne De Carlo GENERE Noir (1949) DISTR. Cecchi Gori Home Video Doppio gioco UN NOIR PERFETTO. CON Ananas pericolosi Gitai doc, Harrelson ecologista: nasce “Illegal & Wanted” “C’E’ CHI ESTETIZZA LA POLITICA. NOI vorremmo politicizzare l’arte: appoggiare ovunque nel mondo gli artisti, contro i soprusi, le censure, le trappole, gli arresti, i processi, le condanne, le torture, l’emarginazione, l’oblio, il sadismo bancario, il sarcasmo dei media cui sono stati e sono tuttora sottoposti”. Questa la sintesi del “manifesto” introduttivo di Roberto Silvestri su “Illegal & Wanted”, nuova collana Rarovideo nata per “liberare” quei film, provenienti da tutto il mondo, poco visti e ancor meno raccontati. Si inizia con il cofanetto “ecologista” Ananas/Go Further: da un lato il documentario che Amos Gitai realizzò nel 1984 sulla più grande multinazionale produttrice di ananas, dall’altro il road movie tra agricoltura biodinamica ed energia alternativa del canadese Ron Mann interpretato da Woody Harrelson. A seguire, l’omaggio all’inglese Alex Cox (Sid & Nancy) con Straight to Hell (Dritti all’inferno): protagonista l’ex frontman dei Clash Joe Strummer. DISTR. MINERVA RAROVIDEO 54 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo settembre 2008 tutte le carte in regola: un uomo innamorato, la violenza fredda, il tradimento, il senso della fine immanente e imminente, il passato che non lascia scampo, la difficoltà di vivere nel presente, un lungo flashback che spiega quello che è stato e fa capire quello che, inesorabilmente, sarà. Il presente non conta e il futuro è già stato deciso prima che la storia cominci. Steve non ha spazi di manovra. Tutti, lui per primo, sappiamo che non ce la può fare. L’amore ossessivo per Anna, Yvonne De Carlo, sua ex moglie e adesso donna del boss, lo porta alla rovina. Il fato non perdona e la donna fatale, in versione soft, sta lì per portare a termine il suo compito. Siodmak cura luoghi, luci, ombre, gesti. Musica avvolgente e turgida di Miklos Rozsa. Burt Lancaster aveva già girato con Siodmak un altro film formidabile come I gangster. Qui, tutto è prosciugato, un bar stretto come fosse un corridoio, una pista da ballo, stanze anonime, vicoli, Lancaster in canottiera. E a dire il gioco abissale del destino bastano quegli sguardi di Steve verso Anna che balla (con un giovanissimo Tony Curtis a inizio di carriera). Fi lm in or bi ta a cura di Federico Pontiggia Yuppi Du (Sky Cinema Mania) 33 anni fa usciva in sala Yuppi Du, scritto, diretto e interpretato da Adriano Celentano. Restaurato, evento-clou della 65esima Mostra di Venezia, il 5 settembre è in esclusiva su Sky: per tutti i molleggiati. La ragazza del lago (Mya) Dopo il trionfo ai David, il caso del 2007 arriva in (prima) tv, con l’ottimo Toni Servillo, lo score magnetico di Teho Teardo e una certezza: dell’esordiente Andrea Molaioli sentiremo ancora parlare… The Starter Wife (Mya) La vita di Molly Kagan va in pezzi quando il marito produttore decide di divorziare… Archiviato Will & Grace, il ritorno di Debra Messing è ispirato a Gigi Levangie, ex moglie di Brian Grazer. Desperate?!? Occhio alla Bussola Il fantasy di Weitz in Blu-ray e Special Edition BEN 4 I DIFFERENTI packaging per l’uscita di La bussola d’oro, viaggio fantastico di Chris Weitz con l’algida Nicole Kidman e la piccola Dakota Blue Richards, tratto dal primo capitolo della trilogia di Philip Pullman: standard, confezione con dvd e orso in peluche, Special Edition doppio disco con 150’ di extra (tra cui “Il romanzo”, “L’adattamento del libro”, “La ricerca di Lyra Belacqua”, “L’aletiometro”, “Gli orsi corazzati”) ed edizione Blu-ray, più un concorso a premi in collaborazione con il WWF. In attesa dei sequel, un’immersione totale sperando di non perdere la bussola. DISTR. 01 DISTRIBUTION Donna è bello FARGO Finalmente in DVD il capolavoro dei Coen: Oscar per lo script e per la miglior attrice protagonista, Frances McDormand, indimenticabile poliziotta in avanzato stato di gravidanza. DISTR. 20TH CENTURY FOX JUNO Ricco di contenuti extra, anche in Blu-ray, il film tra i più chiacchierati dell’ultima stagione. Ellen Page, 16 anni, non è la McDormand, ma è comunque incinta. DISTR. 20TH CENTURY FOX PERSEPOLIS In origine fumetto, la vita “animata” dell’iraniana Marjane Satrapi: infanzia a Teheran, giovinezza in Austria, ritorno a casa e definitivo trasferimento in Francia. DISTR. BIM/01 DISTRIBUTION COUS COUS Il protagonista è l’anziano Slimane, d’accordo: ma che Cous Cous sarebbe stato senza la danza del ventre della bella Hafsia Herzi? Negli extra i 43’ dell’intera sequenza. DISTR. LUCKY RED settembre 2008 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo 55 Telecomando DVD • BORSA DEL CINEMA • LIBRI • COLONNE SONORE DVD Adrenalina pura Poliziotti, virus e grandi salti JUMPER Grande varietà di extra per l’avventura salterina di Hayden Christensen: sia in standard che in Blu-ray scene tagliate, romanzo illustrato e molto altro. DISTR. 20TH CENTURY FOX I PADRONI DELLA NOTTE Il battito di Schnabel Cinematic vision e intervista al regista de Lo scafandro e la farfalla La prigione del corpo, lo scafandro, e gli sconfinati territori della libertà interiore, la farfalla. Dal romanzo autobiografico di JeanDominique Bauby, direttore della rivista Elle, colpito nel ’95 da un ictus che lo imprigionò nel suo stesso corpo, costringendolo a comunicare con il mondo esterno solo grazie al battito di una palpebra, il pittore e cineasta newyorkese Julian Schnabel realizza il suo film più intimo e toccante, premiato per la regia a Cannes nel 2007. L’occhio che guarda (e parla), la mente che viaggia, in un racconto per immagini giocato sull’impervio, doloroso sentiero della soggettiva e impreziosito da un Mathieu Amalric tanto immobile quanto comunicativo, contornato da bellissimi amori (Emmanuel Seigner, Marina Hands) e affascinanti terapiste (Marie-Josée Croze). Tra i contenuti speciali, intervista esclusiva al regista e Cinematic vision, per scoprire le particolari tecniche di ripresa del direttore della fotografia Janusz Kaminski. DISTR. BIM/01 DISTRIBUTION Fan tasm i del pas sato Ghostbusters Return 56 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo settembre 2008 DISTR. BIM/01 DISTIBUTION SPEED RACER Anche in High Definition l’ultimo nato in casa Wachowski. Emile Hirsch dalle montagne di Into the Wild ai bolidi ipercromatici con la velocità della luce. DISTR. WARNER HOME VIDEO 28 SETTIMANE DOPO Dalle ceneri degli anni ‘80 risorge il mitico team di Dan Aykroyd & Co. La commistione tra cinema e videogiochi non è solo attuale, ma pone le sue radici anche su produzioni storiche come quella di Ghostbusters, mitico film degli anni 80 con il quale il gioco, che sarà disponibile su Console e PC entro fine anno, condivide licenza e ambientazione. La visuale è in terza persona di spalle, dove armati del proprio fido fucile a protoni bisogna dare la caccia a spiriti e fantasmi in compagnia dei Poliziesco vecchio stampo per James Gray: nel mirino dissidi familiari e mafia russa, a bersaglio pieno i “fratelli diversi” Wahlberg e Phoenix. Memorabile Duvall. propri compagni di squadra, fino ad affrontarne alcuni giganti e grandi come tutto lo schermo. Lo sviluppo del titolo può vantare inoltre la collaborazione diretta di Dan Aykroyd, il mitico Dr. Raymond Stantz, garanzia di assoluta qualità per catturare in pieno lo spirito del film originale. Per saperne di più visitate http://www.multiplayer.it ANTONIO FUCITO Dopo Boyle, Fresnadillo. Londra è ancora un deserto apocalittico, il virus non è stato estinto. Contenuti (anche in HD) da brividi: dal “making of” alle “conseguenze”. DISTR. 20TH CENTURY FOX La rivista ufficiale degli editori audiovisivi > In distribuzione da settembre 2008 < Notizie,anticipazioni e commenti sul mercato del Dvd e del Blu-ray direttamente dalla voce dei protagonisti del settore. Per sapere come ricevere gratuitamente Univision a casa tua visita il sito www.univideo.org Unione Italiana Editoria Audiovisiva CONFINDUSTR I A UNIVIDEO UNIVIDEO Telecomando DVD • BORSA DEL CINEMA • LIBRI • COLONNE SONORE Borsa del cinema di Franco Montini Te la do io l’America! Il gusto degli spettatori è cambiato: i campioni d’incasso negli States faticano a bissare il successo in Italia. Fatta eccezione per i film d’animazione È il fantasy ad avere difficoltà: “colpa” del nuovo filone giovanilistico? 58 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo settembre 2008 IRON MAN E INDIANA JONES 4, i due film al vertice degli incassi americani nel 2008, entrambi capaci di rastrellare oltre 300 milioni di dollari, nel box office italiano sono piazzati in posizioni di rincalzo. Il film di Spielberg è al quarto posto nella classifica italiana del 2008 con 11 milioni di euro, mentre Iron Man è solo decimo e da noi è rimasto sotto i 7 milioni. In attesa della possibile smentita, che potrebbe arrivare dai risultati italiani di altri attesi blockbusters americani, come Kung Fu Panda, Le cronache di Narnia Il principe Caspian, Hancock, Wall.E, la cui distribuzione nel nostro paese è stata posticipata rispetto all’uscita oltreoceano, si può azzardare l’ipotesi che non sia più così scontato che ciò che funzioni in Usa sia destinato ad ottenere risultati proporzionalmente analoghi nel nostro paese. Alla faccia della globalizzazione, si può anzi dire che le preferenze del pubblico fra le due sponde dell’oceano si stiano diversificando e per ciò che riguarda l’Italia in modo parti- Cast & Crew di Marco Spagnoli n to O rg a n iz z a re l’ e v e Parla Raffaella Fioretti, responsabile Cerimoniale al Festival di Roma colare, perché negli altri paesi europei Indiana Jones & Co. hanno fatto registrare incassi molto più ampi di quelli ottenuti da noi. L’elenco dei recenti successi americani che nel nostro mercato si sono rivelati dei flop è quanto mai lungo: Ortone e il mondo dei Chi, che in Usa ha incassato oltre 150 milioni di dollari, in Italia si è fermato a 2,2 milioni di euro; Prospettive di un delitto oltre 70 milioni di dollari in patria, in Italia non ha raggiunto il milione di euro. Ma da noi sono andati male anche altri successi Usa, come 21, Jumper, 27 volte in bianco, Spiderwick. È il segnale che il pubblico italiano non ama più il cinema americano? La realtà è più complessa perché, in termini assoluti, dal 2007 al 2008, i film made in Usa hanno mantenuto invariata la propria quota di mercato nel nostro paese, attestata al 56,6%. Insomma il flop di molti titoli attesi è stato ripianato dal successo di film che in patria avevano funzionato poco. L’esempio più eclatante in questo senso è il risultato di Into the Wild di Sean Penn, che in Usa ha rastrellato 18 milioni di euro, piazzandosi al 114° posto nella classifica degli incassi 2007 e in Italia, al 15° posto nella classifica di quest’anno, ha incassato oltre 5 milioni di euro. L’impressione è che ad essere sempre più penalizzati in Italia siano da una parte le commedie, genere che da noi ha sempre funzionato poco, salvo rare eccezioni, vedi Woody Allen, che, non a caso, non incassa oltreoceano, e da qualche tempo il cinema fantasy degli effetti speciali, dei fuochi d’artificio visivi, dei supereroi, che ad Responsabile del Cerimoniale del Festival del Cinema di Roma e del RomaFictionFest, Raffaella Fioretta è la più esperta professionista del settore in Italia. Cura gli inviti istituzionali e si preoccupa della disposizione dei posti a sedere in un teatro o in un Auditorium seguendo un ordine gerarchico in grado di accontentare tutti. Come è iniziata la sua carriera? Per oltre 20 anni mi sono occupata dell’organizzazione delle Feste nazionali de L’Unità dove ho sviluppato una forte capacità ed esperienza organizzativa. Da sempre appassionata di cinema, ho fatto fruttare i miei rapporti politico istituzionali per la realizzazione di alcuni eventi e di determinate produzioni. Non mi sono occupata solo di cinema e di televisione, ma anche della riapertura del Colosseo nel 2000 con le tragedie greche e delle celebrazioni per i 50 anni di lavoro di Valentino. Qual è la difficoltà principale? E’ un lavoro “personale”, dove è molto diffi- cile essere sostituibili. Se io non sono disponibile, è molto complicato fare accettare un’altra persona al mio posto, perché tutto si sviluppa sui singoli rapporti e sull’esperienza acquisita nel corso degli anni. Una qualità del suo lavoro? La memoria, senza la quale sarei “perduta”. E la disponibilità ad aspetti organizzativi anche di basso profilo, però determinanti. La cura e l’attenzione del dettaglio ti fanno capire chi siano gli interlocutori migliori per lo sviluppo di un progetto o per il lancio di un film. box office (aggiornato al 5 agosto) 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 Hollywood continua ad essere il punto di forza dell’industria audiovisiva. Significativo il fatto che relativamente alla stagione 2007/08, i primi tre film Usa nella classifica italiana siano tutti delle animazioni (Shrek Terzo, Ratatouille, I Simpson) e non ci sia neppure un film fantasy. Forse la diminuzione di interesse del pubblico italiano Il cavaliere oscuro Hellboy: The Golden Army Agente Smart - Casino totale Wanted - Scegli il tuo destino Un’estate al mare Nella rete del serial killer Andersen - Una vita senza amore Funny Games Love Guru Seta nei confronti del fantasy, genere indirizzato prevalentemente al pubblico giovanile, è anche conseguenza del fatto che nelle ultime due stagioni è nato in Italia un filone giovanilistico che ha richiamato molte attenzioni a discapito degli altri film per lo stesso target. Senza ipotizzare autentiche rivoluzioni qualcuno afferma che nel cine- € 5,476,471 € 2,430,678 € 1,750,397 € 3,574,332 € 4,797,495 € 1 ,64,645 € 3,962,513 € 1,209,765 € 3,927,367 € 1,008,600 ma si stia verificando un fenomeno analogo a quello già esploso in tv, dove la fiction nazionale ha decisamente preso il sopravvento sulla produzione americana - è comunque interessante notare che qualcosa sta cambiando anche nel consumo in sala: la stagione che sta per iniziare potrà fornire ulteriori indicazioni. settembre 2008 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo 59 Telecomando DVD • BORSA DEL CINEMA • LIBRI • COLONNE SONORE Libri Quando il gioco si fa duro... Sfogliare Bergman Approcci e suggestioni diverse sul cineasta svedese Frasi memorabili dai film di ogni tempo per letture istantanee e rilassanti ...i duri iniziano a giocare “Un vodka Martini.”, “Agitato o mescolato?”, “Che vuole che me ne freghi?” (Daniel Craig al barista in Casino Royale). I tempi cambiano e persino James Bond, il re delle frasi fatte, rinnova le sue battute per stare al passo coi tempi. Infatti, anche se già esistono migliaia di raccolte di frasi celebri da film, ogni nuova collazione di battute riesce a far sorridere o permette di riscoprire un film o un personaggio che avevamo dimenticato. Se cercate letture istantanee e rilassanti aprite pure a caso Quando il gioco si fa duro… i duri cominciano a giocare (a cura di Furia Berti, Il Castoro, pag. 223, € 12,00), un’antologia che, come recita il sottotitolo, raccoglie “frasi memorabili dai film di ogni tempo per affrontare la vita a muso duro”. AVVICINARSI ALLA “LETTURA” delle opere cinematografiche di Ingmar Bergman equivale ad intraprendere un viaggio complesso alla ricerca della verità. Il cineasta svedese di Uppsala, figlio di pastore protestante, ha fatto del (suo) cinema il mezzo per conoscere. Per tentare di svelare le maschere che nascondono la vera identità dell’uomo. Francesco Netto autore di Ingmar Bergman - Il volto e le maschere (ed. Fondazione Ente dello Spettacolo, pp. 189, € 12,90) - ha operato nella stessa direzione: ha (ri)cercato quelle peculiarità artistiche, quei temi filosofici e quei caratteri psicologici rintracciabili in ogni pellicola bergmaniana. Il testo quindi analizza in modo trasversale il registro stilistico, l’evoluzione estetica, storie e personaggi insieme alle eredità culturali e 60 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo settembre 2008 religiose che hanno animato la filmografia di Bergman. L’autore dunque insegue quei mascheramenti che il regista intendeva svelare, piuttosto che porre l’accento sugli interrogativi metafisici o suoi dubbi esistenziali che hanno reso celebre certo suo cinema, nonché la sua poetica. L’ultima parte del libro infine, è dedicata all’analisi del linguaggio di alcune sequenze filmiche con l’ausilio di fotogrammichiave. Per un’altra prospettiva sul cinema bergmaniano segnaliamo anche Il libro che affiora - Suggestioni dal cinema di Ingmar Bergman (ed. SEB 27) di Alberto Corsani, che del maestro svedese ha invece seguito i segni religiosi. Ogni capitolo presenta una coppia di film, da cui nascono riflessioni teologiche e suggestioni da cinefilo. PAOLO TRAVISI GIORGIA PRIOLO Telecomando DVD • BORSA DEL CINEMA • LIBRI • COLONNE SONORE di Gianluigi Ceccarelli Colonne Sonore Visti da vicino Mamma che musica! Occasione irripetibile per i fan degli Abba LA NOVITÀ più rilevante in Mamma mia! The Movie, trasposizione del fortunato musical basato sui greatest hits degli svedesi Abba, è la modifica della scaletta originale: escluse “One of Us”, “Under Attack” e “Knowing Me, Knowing You” (le ultime due brevemente proposte nel film in versione strumentale), il CD non include tre brani presenti nel film - “Chiquitita”, la storica “Waterloo” e “I Do, I Do, I Do, I Do, I Do” - mentre è presente “The Name of the Game”, tagliata in fase di montaggio. Novità assoluta è “When All is Said and Done” (1981), mentre “Thank You for the Music” è stata inserita come traccia nascosta, affidata alla bella voce della sorprendente Amanda Seyfried. Più che gli arrangiamenti, assai fedeli al clas- sico Abba sound, peculiarità del prodotto sono infatti le performances vocali dei protagonisti. Oltre alla brava Seyfried, Meryl Streep interpreta con verve da primadonna i cavalli di battaglia più ingombranti (la titletrack, “The Winner Takes it All”); esce a testa alta Brosnan, la cui voce presenta sfumature soul non immaginate (“SOS”); Skarsgard, saggiamente, si limita a supportare i propri partner (bene il duetto con la Walters in “Take a Chance on Me”); di Firth non c’è quasi traccia e le ragioni non saranno certo mancate. Per i fans degli Abba l’occasione di un confronto quasi filologico è imperdibile; ai non iniziati suggeriamo “Gold”, compilation del 1993 che include pressoché in toto i brani del film. Per tut ti i gus ti a cura di Federico Pontiggia Lezione 21 ”Non è uno score tradizionale, non c’è musica di sottofondo, ma un personaggio fra gli altri: la Nona Sinfonia”. Parola di Alessandro Baricco, che esordisce alla regia con un mistery sulla prima volta dell’Inno alla gioia. Polifonico. 62 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo settembre 2008 Babylon A.D. Fondere la musica classica con l’hiphop: è la missione di Hans Zimmer e Atli Örvarsson per l’action millenaristico di Mathieu Kassovitz. Protagonista Vin Diesel, a tutto gas con il rap di Achozen (Shavo Odadjian e RZA). Kung fu Panda Due mostri (sacri) quali Hans Zimmer e John Powell per il tappeto sonoro del panda Po e animata combriccola. Da antologia Kung Fu Fighting, re-interpretata da Cee-Lo Green e il “plantigrado” Jack Black. Allegria! rivista del M E N S I L E N . 9 S E T T E M B R E 2 0 0 8 € 3,50 dal 1928 fondazione ente™ dello spettacolo Ermanno Olmi La saggezza del Leone Direttori doc Il Lido di Barbera, Laudadio e Müller C’ERA UNA VOLTA... VENEZIA Aneddoti, star, premi contestati e curiosità: 65 anni da Mostra Aut. Min. prot. N° 1265/SG del 12-01-2005 - © Start People S.p.A. Stiamo per lasciare un’impronta nel cinema italiano. È successo nel lavoro. E succederà anche al cinema. www.startpeople.it ieri, oggi e domani Il Festival di Venezia tra passato, presente e futuro: i capricci delle dive e i segreti degli organizzatori Hanno collaborato: Gianluca Arnone, Virgilio Fantuzzi sj, Federico Pontiggia, Valerio Sammarco. A cura di Marina Sanna speciale venezia settembre 2008 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo 5 SOMMARIO 6 Qualcosa è cambiato 9 A Müller piace giovane 10 La saggezza del Leone 12 Venezia volta faccia 13 Quella volta con la Taylor 15 Un secolo all’Excelsior 16 Il Lido di Barbera e Laudadio 18 Giulietta a sorpresa 19 Fantasmi al Lido 20 Collins? Una pura casualità 21 Buona la prima Quattro italiani, due film di animazione e qualche commedia. Ma al Lido tira aria di tragedia Qualcosa di Marina Sanna 6 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo settembre 2008 speciale venezia ieri oggi e domani SCORRENDO I TITOLI del concorso è legittimo pensare che sarà un’edizione interessante per chi ama il cinema e lusinghiera per l’italian pride. Quattro film sono tanti, senza contare le opere sparse qua e là tra Orizzonti e Fuori Concorso (c’è anche Mario Monicelli con il suo affettuoso omaggio al quartiere Monti, in cui vive, e Mimmo Calopresti con il documentario La fabbrica dei tedeschi, sulle morti bianche). Il direttore Marco Müller ha parlato di commedie (“quest’anno ce ne sono molte, la Mostra sa fare miracoli”), ma la tendenza pare sia decisamente un’altra. A contraddirlo è cambiato speciale venezia settembre 2008 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo 7 ieri oggi e domani Titoli in Mostra Kim Basinger in The Burning Plain. Sotto Francesca Neri nel film di Avati basterebbe infatti Un giorno perfetto di Ferzan Ozpetek, il primo film non scritto dal regista italo-turco e forse il suo migliore (vedi intervista a pag. 32 e recensione a pag. 40). L’abilità con cui Ozpetek dirige gli attori è ai massimi livelli: non scorderemo più la faccia di Isabella Ferrari (ma quanto è brava?) con la bocca tumefatta né le lacrime dell’altrettanto sorprendente Valerio Mastandrea. Per non parlare di Pupi Avati o Marco Bechis, il primo con 8 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo settembre 2008 speciale venezia Arriaga, Kitano e i quattro moschettieri italiani Il papà di Giovanna racconta di un padre (Silvio Orlando) la cui unica figlia uccide per gelosia la compagna di banco e viene internata in manicomio, mentre Bechis, con pochissime parole, mette a nudo la tragedia degli indios brasiliani. Certo in concorso troviamo Pappi Corsicato con Il seme della discordia (dovrebbe essere una commedia surreale: lei scopre di esser incinta, lui di essere sterile…) e anche Takeshi Kitano che torna, dopo aver annunciato in Glory to the Filmaker! il ritiro dalle scene, con Achille e la tartaruga da lui stesso interpretato (una commedia intimista…?). Poi ci sono due lungometraggi di animazione, sempre giapponesi: The Sky Crawlers di Oshii Mamoru e il grande Miyazaki con Ponyo on Cliff by the Sea: anche qui, però, poco da ridere. La lista dei registi è appetibile e da scoprire (vedi il cinese Yu Lik-wai o il debutto alla regia di Arriaga), ma c’è una grossa incognita: l’assenza totale o quasi delle major (e non è solo per lo sciopero degli sceneggiatori) e di conseguenza delle star. Clooney è un habitué e Brad Pitt non fa più notizia: che cosa scriveranno i giornali? % VENEZIA 65 The Wrestler di Darren Aronofsky The Burning Plain di Guillermo Arriaga Il papà di Giovanna di Pupi Avati La terra degli uomini rossi - BirdWatchers di Marco Bechis L’autre di Patrick Mario Bernard, Pierre Trividic The Hurt Locker di Kathryn Bigelow Il seme della discordia di Pappi Corsicato Rachel Getting Married di Jonathan Demme Teza di Haile Gerima Paper Soldier di Aleksey German Jr. Süt di Semih Kaplanoglu Achille e la tartaruga di Takeshi Kitano Ponyo on Cliff by the Sea di Hayao Miyazaki Vegas: Based on a True Story di Amir Naderi The Sky Crawlers di Mamoru Oshii Un giorno perfetto di Ferzan Özpetek Jerichow di Christian Petzold Inju, la Bête dans l’ombre di Barbet Schroeder Nuit de chien di Werner Schroeter Gabbla di Tariq Teguia Plastic City di Yu Lik-wai FUORI CONCORSO Puccini e la fanciulla di Paolo Benvenuti Yuppi Du di Adriano Celentano Burn After Reading di Joel Coen, Ethan Coen 35 Rhums di Claire Denis Cry me a river di Jia Zhangke Shirin di Abbas Kiarostami Tutto è musica (1963) di Domenico Modugno Vicino al Colosseo… c’è Monti di Mario Monicelli Do Visível ao Invisível di Manoel de Oliveira Orfeo 9 (1973) di Tito Schipa Jr. Les Plages d’Agnès di Agnés Varda Vinyan di Fabrice Du Welz Encarnação do demonio di José Mojica Marins Nel blu dipinto di blu (Volare) (1959) di Piero Tellini ORIZZONTI Goodbye Solo di Ramin Bahrani A Erva do Rato di Julio Bressane, Rosa Dias Parc di Arnaud des Pallières Melancholia di Lav Diaz Un lac di Philippe Grandrieux Wild Field di Mikhail Kalatozishvili Il primo giorno d’inverno di Mirko Locatelli Voy a explotar di Gerardo Naranjo Pasion Jay di Francis Xavier Pa-ra-da di Marco Pontecorvo Zero Bridge di Tariq Tapa Puisque nous sommes nés di Jean-Pierre Duret, Andréa Santana Women di Huang Wenhai In Paraguay di Ross McElwee Z32 di Avi Mograbi Below Sea Level di Gianfranco Rosi Los Herederos di Eugenio Polgovsky L’Exil et le royaume di Andreï Schtakleff, Jonathan Le Fourn + 2 Film Sorpresa EVENTI ORIZZONTI Verso Est di Laura Angiulli ThyssenKrupp Blues di Pietro Balla, Monica Repetto La fabbrica dei tedeschi di Mimmo Calopresti Soltanto un nome nei titoli di testa di Daniele Di Biasio Antonioni su Antonioni di Carlo Di Carlo Venezia ‘68 di Antonello Sarno Valentino: The Last Emperor di Matt Tyrnauer C “ i mettiamo in ascolto delle preoccupazioni dei cineasti, per disegnare una mappa non solo dello stato di salute del cinema, ma delle sue condizioni mentali e spirituali. Come ogni anno, non abbiamo risultati definitivi, piuttosto una mappa provvisoria”. Parola, anzi polaroid, di Marco Müller, per il quinto anno direttore della Mostra di Venezia. Alla vigilia della 65esima kermesse lagunare, Müller precisa innanzitutto la scelta di affidarsi per la selezione a un team giovane, con le new entry Violetta Bellocchio (1977), Paolo Bertolin (1975) e Alberto Pezzotta (1965): “Non ho alcuna recriminazione da fare sui selezionatori del quadriennio 20042007, ma per inclinazioni estetiche e affinità anagrafiche erano troppo simili. Sentivo il desiderio di venire contraddetto: in effetti, il cartellone è frutto di lunghe, lunghissime discussioni, necessarie per inseguire il cinema laddove è ancora vitale, oltre il virtuale”. “Anche per nomi importanti – prosegue il direttore – si è ragionato, nessun invito dato per scontato: “Ma questo c’ha l’abbonamento?”, insorgeva qualcuno…”. “Appartenenza produttiva e distributiva obbligata - per i soldi delle televisioni - a parte, per la selezione italiana (vero punto debole dell’edizione 2007, NdR) ci siamo ridotti all’ultimo per vedere tutti i papabili, con la consapevolezza di non dover niente a nessuno”, incalza Müller, che sul fronte americano ha incassato con piacere il ritorno in Mostra di Giulia D’Agnolo Vallan, reduce dalla co-direzione del Torino Film Festival: “Con lei, il continente del cinema indipendente Usa è tornato a disposizione: i film ce li siamo andati a trovare, dal Texas all’Oregon. Abbiamo ripreso qualcosa che per me a Rotterdam e Locarno era abituale: incontrare di persona i registi, a New York come altrove, inseguendo quelli che stimo di più, quelli che continuano in un itinerario diaristico e autobiografico”. Mutatis mutandis, dall’Oriente “non arrivano solo maestri, ma esordienti, punte insolite di un cinema asiatico, che una volta di più ci regala un’originalità estranea a Europa e Stati Uniti: è forse il loro cinema meticcio l’unica risposta a quello globalizzato”. E se volessimo tracciare un fil rouge di questa 65esima Mostra? “Dopo l’evidenza della guerra nel 2007, quest’anno ci troviamo in bilico tra conflitti ancora aperti e ferite che non si rimarginano: il documentarismo e la sociologia hanno lasciato il posto a un cinema che si fa memoria emotiva di quelle ferite”. % FEDERICO PONTIGGIA A Müller piace giovane Elogio dei 30enni (selezionatori) per il direttore, alla ricerca della “memoria emotiva” speciale venezia settembre 2008 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo 9 ieri oggi e domani Ermanno Olmi Leone d’Oro alla Carriera a Venezia65 “Chiedere perdono è atto di grandezza: un uomo in ginocchio è più grande di un uomo in piedi”: Olmi tra cinema e religione di Virgilio Fantuzzi sj La saggezza NELLE CONVERSAZIONI con gli amici sull’altopiano di Asiago, Ermanno Olmi ama avventurarsi in argomenti teologici. Un sacerdote del posto, che ha discusso tante volte con lui, scuote il capo pensieroso nel sentirlo parlare. “Cristo ha urlato il più grande no della storia. Ha detto no al tempio. Ha cacciato via tutti”, dice con tono perentorio il regista di Centochiodi. Mi permetto di osservare che Cristo non ha cacciato proprio tutti. Ha cacciato i mercanti, quelli sì. “Chi erano i mercanti? — insiste Olmi con l’aria di chi sta per impartirmi una lezione —. I Vangeli ci dicono che il tempio era diventato una specie di borsa valori. Così è accaduto nel passato e così accade anche oggi. Pensa alle chiese intese come tempio, dove i mercanti hanno sempre un angolo nel quale svolgere la loro attività. Parlo di tutte le chiese e, in parte, anche della nostra. Pensa che fino a non molto tempo fa si vendevano le indulgenze. Si vendevano perfino le messe, che potevano avere 10 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo settembre 2008 speciale venezia “Il Cristo uomo, che possiamo incontrare in ogni luogo, mi ha insegnato a dire di no” un prezzo maggiore o minore se erano più lunghe o più corte…”. Ho l’impressione che il maestro stia esagerando, ma non oso contrariarlo. Se sollevassi qualche obiezione, la conversazione rischierebbe di assumere un tono sgradevole. D’altra parte, anche se non condivido fino in fondo il suo pensiero, mi piace vederlo infervorarsi. C’è qualcosa di affascinante nella foga con la quale si lancia come un trapezista che esegue senza rete un numero acrobatico: “Cristo mi ha insegnato a dire di no, e ti assicuro che i no che devo dire sono sempre più numerosi. Mi ha insegnato a disobbedire. Parlo del Cristo uomo, uno come noi, che possiamo ancora incontrare in un giorno qualsiasi della nostra esistenza, in qualsiasi luogo. Parlo del Cristo delle strade, non dell’idolo degli altari e degli incensi…”. Ammutolisco. Ripenso al protagonista di Centochiodi che, dopo aver inchiodato tutti i libri della biblioteca, compresi quelli di argomento religioso, a chi gli ricorda che di quel gesto assurdo dovrà rendere conto a Dio risponde: “Ma a quale Dio? Sarà lui, caso mai, a doverci rendere conto di tutta la sofferenza che c’è nel mondo”. “Hanno mai salvato il mondo le religioni? — prosegue Olmi —. No, mai. Hanno invece gettato l’umanità in baratri spaventosi. Quanti delitti sono del Leone speciale venezia settembre 2008 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo 11 ieri oggi e domani “La trascendenza non è immateriale, è soltanto parte di materia che non conosciamo” ieri, oggi e domani Venezia volta faccia Mosaico d’oro e sabbia per il nuovo Palazzo del Cinema: pronto nel 2011 Un mosaico di vetro per il nuovo Palazzo del Cinema di Venezia. Progetto definitivo approvato a fine giugno, appalto affidato a un gruppo di imprese venete capeggiate dalla Sacaim, che ha ricostruito il teatro La Fenice, il Palazzo – posa della prima pietra il 28 agosto, inaugurazione nel 12 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo settembre 2008 speciale venezia 2011, in occasione del 150° anniversario dell’unità d’Italia prevede una Sala Grande attrezzata per le proiezioni in digitale e la salvaguardia del giardino storico, che non sarà modificato e ospiterà manifestazioni tutto l’anno. Il volume della Sala Grande verrà disegnato da scandole in mosaico di vetro, in un mixdesign color sabbia e oro che trasformerà in una “gemma preziosa” l’edificio affacciato sul Lungomare. Anche la vetrata sul giardino si rifletterà su uno sfondo di mosaico oro, citazione veneziana nel raddoppio della sua immagine nel grande specchio d’acqua. In accordo alle richieste della Soprintendenza per i Beni Architettonici, il progetto prevede stati compiuti in nome di un Dio che non avrebbe mai voluto che si compissero? Di quale Dio sto parlando? Del Dio delle divisioni, del Dio che ha armato le mani a un’infinità di popoli per metterli l’uno contro l’altro… Quel Dio lì è soltanto una maschera inventata dall’umanità per giustificare le proprie turpitudini. È quello che io chiamo il Dio degli altari. Poi c’è il Dio degli uomini, che è con gli uomini, nella natura stessa degli uomini. Quello che dice: «Vi ho creati a mia immagine e somiglianza». Mentre noi facciamo tutto il possibile per non assomigliargli, e non vogliamo che lui assomigli a noi. Lo abbiamo riempito di orpelli… Ma allora lui ha mandato sulla terra suo figlio dicendo: ‘Se volete sapere come sono io, non guardate le immagini che mi dipingono come un Giove trionfante… Guardate lui. Io sono come lui, e lui è come voi. Uomo tra gli uomini. Voi siete come lui e come me…»”. Nel sentire queste parole avverto quasi un senso di vertigine e butto là una frase senza pensarci: “Ho l’impressione che tu abbia sbagliato mestiere. Invece di fare il regista avresti dovuto dedicarti alla teologia, a meno che tu non intenda servirti del cinema come di uno strumento per indagare l’ultimo mistero…”. “Quello che tu chiami mistero — soggiungo —, gli scienziati preferiscono chiamarlo il lontano…”. “Chiamalo come ti pare. Per me, lo puoi chiamare anche Dio. Del resto, se Dio tace è perché lui stesso è un mistero, altrimenti parlerebbe. Noi consideriamo la trascendenza un percorso che non ha fine. Ma la trascendenza non è immateriale, è soltanto quella parte di materia che ancora non conosciamo”. Torniamo a parlare di Gesù. “Qual è lo scandalo di Cristo? — dice Olmi —. Che in alternativa all’occhio per occhio, dente per dente, propone il perdono. Una rivoluzione che non ha uguali. Dopo Cristo il mondo è cambiato, e non perché siamo diventati più buoni, ma perché abbiamo capito di più: il diventare più buoni, poi, dipende dall’uso che ciascuno intende fare della propria libertà. Ma, se abbiamo capito di più, la responsabilità è più grande. Siamo disposti a perdonare? Me lo chiedevo mentre facevo Cantando dietro i paraventi, il film che ho girato prima di Centochiodi. Perdonare è un atto di grandezza, ma anche chiedere perdono lo è. Chiedere perdono non è un atto di umiltà, ma di grandezza, perché un uomo in ginocchio è più grande di un uomo in piedi”. Anche il sacerdote, che ha seguito la conversazione con il volto accigliato, ora sorride sereno. % Ecco come sarà la nuova facciata in mosaico di vetro altresì l’eliminazione dell’avancorpo del Palazzo del Cinema esistente, che permetterà di riportare in luce e restaurare la splendida facciata del Quagliata risalente agli anni ‘30. Investimento complessivo di circa 70 milioni di euro, con il co-finanziamento di Stato, Regione e Comune, la struttura che sorgerà a fianco dell’ex Casinò, avrà una superficie di 18.500 metri quadri, un volume di 184.000 metri cubi, una parte interrata profonda oltre 6 metri ed una in superficie alta circa 16: 2.150 i posti della Sala Grande, a cui se ne aggiungeranno altre due da 480 e 300 posti. Non resta che augurarsi: buona visione! Federico Pontiggia speciale venezia settembre 2008 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo 13 ieri oggi e domani Quella volta con la Taylor L’ira di Liz, la Lollo invidiosa e il Visconti indiavolato. L’altra Mostra di Lucherini di Gianluca Arnone 14 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo settembre 2008 speciale venezia accadde in laguna LA STORIA DEL FESTIVAL passa anche da lui. Enrico Lucherini, l’artista dello scoop e il gemello della Mostra, nato l’8 agosto del 1932, trentasei ore dopo la prima proiezione al Lido. Ha creato così tanti pasticci negli ultimi 50 anni, che le sue gesta hanno meritato un nomignolo ad hoc: “lucherinate”. Si presenta nel 1959: “Promuovevo le attrici de La notte brava - star come Antonella Lualdi ed Elsa Martinelli - e decisi di buttarle in acqua, per i paparazzi. Le loro magliette bagnate fecero scandalo”. Lo chiamò Fellini, informato che quel tipo organizzava cose pazzesche. In breve divenne il press-agent più richiesto. Il capolavoro fu il caso Bolkan/Taylor, nel ‘68: “Dovevo lanciare Florinda Bolkan e avevo nel cassetto un’innocentissima foto di lei a Venezia, mentre ballava con Richard Burton. Approfittai del fatto che Liz Taylor fosse entrata in clinica per degli esami e diffusi la foto. Successe un pandemonio”. Da quel momento la Taylor odiò Lucherini. Non fu l’unica. Una volta Gina Lollobrigida lo accolse a strilli (“non ti posso vedere”). Non sopportava l’idea che avesse scelto Sophia Loren al posto suo. “Ma anche gli attori stranieri erano dei tipi... Rachel Welch mi straziava ad esempio. Non voleva vedere i giornalisti”. Il divo del cuore? Visconti. “Di Luchino ho tanti ricordi. Il più bello nel ’65, quando anche l’aristocratico maestro perse le staffe. Dalla stanza 135 dell’Excelsior, attigua alla terrazza dove si riunivano i giurati, conoscevo in anticipo i nomi dei vincitori. Quando seppi che vinse la sua Vaga stella dell’orsa lo chiamai al telefono. Era a Un secolo all’Excelsior Lo storico hotel del Lido compie 100 anni L’hotel del secolo. Non è un’esagerazione, l’Excelsior compie 100 anni. Nessun altro albergo sul Lido vanta una storia tanto lunga e un così stretto legame con la Mostra del Cinema che lì, sulla terrazza mare, ha aperto i battenti. Era il 6 agosto 1932. Da allora è stato culla di star e una centrale del gossip con l’ossessione del riserbo. Se chiedete non vi risponderanno. Vive a lungo solo chi risparmia il fiato. G.A. Liz Taylor con il primo marito Conrad Hilton Jr. davanti all’Excelsior. Accanto Sophia Loren Murano e non prese bene la notizia. Ruppe un bicchiere e disse che l’avevano premiato col suo film peggiore”. E poi Lucherini che battezza Mamma Roma “Mamma coma”, Lucherini che mette a tacere Madonna (“Una gran maleducata”), Lucherini che impone all’Excelsior di riaprire per la Arcuri la suite che fu di Grace Kelly (“ma è sempre stata aperta”), Lucherini che assiste al pestaggio di Chiambretti ad opera di Cecchi Gori. Da un gossip all’altro, vero o falso che sia. Tanto che il dilemma rimane: spregiudicato professionista o simpatico cialtrone? Lui non lo dice, ma non nega il successo. “Sei stato bravo”, suggeriamo. “No, ho avuto solo c…”, risponde. Ma neppure stavolta, forse, è stato sincero. % settembre 2008 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo 15 ieri oggi e domani Un esordio favoloso Kubrick per un ottimo inizio, l’Oriente per amore e zero nostalgia: “Venezia? Uno stress insostenibile”, confessa Alberto Barbera di Federico Pontiggia Eyes Wide Shut di Kubrick e Alberto Barbera “L’ANTEPRIMA MONDIALE di Eyes Wide Shut per inaugurare la mia prima Venezia: un capolavoro di cui si favoleggiava da anni, un colpo di fortuna insperato, soprattutto per me che venivo da un festival piccolo come quello di Torino”. E’ questo il ricordo veneziano più bello di Alberto Barbera, direttore della Mostra dal 1999 al 2001: “Iniziare con Kubrick, mi dicevano tutti, vuol dire aver già fatto metà del lavoro: 16 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo settembre 2008 speciale venezia non è stato proprio così, ma…”. Tra i punti di forza della sua gestione, l’attuale direttore del Museo del Cinema di Torino mette in cima il fatto di essere stato “il primo direttore di un festival occidentale ad aver invitato in concorso nel ’99 un regista coreano, Jang Sun-woo con Lies: non me l’hanno perdonata, ma tutto è iniziato lì…”. Uno “sdoganamento” in cui Barbera metteva a frutto “anni di conoscenze e frequentazioni orientali coltivate a Torino, prima manifestazione europea a presentare i registi cinesi della quinta generazione, grazie al contributo fondamentale di Marco Müller”. Ma al Lido per Barbera non furono solo fiori. Nel 2001, accanto al tradizionale concorso e al Leone d’oro, crea la sezione competitiva Cinema del Presente e il Leone dell’Anno, che intende valorizzare film d’esordio e/o ai accadde in laguna Scontro fra regine “Memorabile la battaglia tra Kathryn Bigelow e Tilda Swinton per il Leone di Amelio”, ricorda Laudadio, creatore del PalaLido E’ sotto la direzione di Felice Laudadio che si rivela internazionalmente il cinema di Takeshi Kitano, Leone d’oro nel 1997 con Hana-bi: “Fu una sorpresa, sia la proiezione che la vittoria, a scapito di Ossos di Pedro Costa, sostenuto dalla critica più raffinata. Kitano non si è più riconfermato a quei livelli”. Ma il fiore all’occhiello di Laudadio, al Lido nel biennio ’97-’98 e oggi direttore della Casa del Cinema di Roma, non è il contenuto, ma il contenitore: il PalaLido, creato nel ’97 “per far fronte all’enorme crescita del pubblico giovane: una tensostruttura provvisoria che avrebbe dovuto lasciare il posto a una nuova sala, per la quale avevo trovato finanziamenti privati per 4 dei 6 milioni di euro necessari. Non se n’è fatto più nulla, anche perché ho avuto la sfortuna di avere tre presidenti diversi (Rondi, Miccichè e Baratta, NdR) in due anni e, soprattutto, di dover fare i conti con i burocrati ereditati dalla gestione pubblica della Biennale”. Nel ’98 è il nono Leone d’oro assegnato a un film italiano, Così ridevano di Gianni margini: “Ci furono reazioni violentissime, anche produttori amici come Roberto Cicutto non capirono il perché di questo raddoppio. Poi il tempo mi ha dato ragione, ma chi esce dalle consuetudini rischia sempre, e in prima persona”. Christopher Nolan e Kim Ki-duk (“Nessuno ci scommetteva, con L’isola è diventato un beniamino”) tra i registi prediletti, Garrone, Bechis e Scimeca Amelio: “Senza diritto di voto o parola, partecipai alla riunione di giuria, presieduta da un divertito Ettore Scola. Il fronte pro Amelio era capeggiato da Kathryn Bigelow, mentre Tilda Swinton tifava per Gatto nero, gatto bianco di Kusturica: fu uno scontro tra regine, memorabile, che finì 6 a 3, dopo interminabili e accese discussioni”. Significativi anche i passaggi di Figgis (One night stand), Rohmer (Conte d’automne) e Paskaljevic (La polveriera), la sfida tricolore di Laudadio fu “mettere in concorso Roberta Torre e Giuseppe Gaudino, che sconcertarono la critica per le innovazioni linguistiche e grammaticali. Quella stessa critica che li avrebbe risarciti pochi mesi dopo, premiandoli a Saint Vincent…”. “Il tempo mi ha dato ragione, ma ho sempre rischiato in prima persona” Kathryn Bigelow e Tilda Swinton giurate contro. Sopra, Felice Laudadio tra gli italiani valorizzati, tre Leoni d’oro su tre assegnati a Oriente (Non uno di meno di Zhang Yimou, Il cerchio di Jafar Panahi e Monsoon Wedding di Mira Nair), per Barbera oggi non c’è spazio per la nostalgia: “Venezia è uno stress quasi insostenibile, e insieme un’esperienza gratificante, che mi ha fatto crescere enormemente. Sono contento di aver diretto la Mostra, e altrettanto di essermene distaccato”. % speciale venezia settembre 2008 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo 17 ieri oggi e domani Giulietta a sorpresa Nel 1954 il film di Castellani vinceva il Leone più contestato nella storia del Festival di Gianluca Arnone ALTRO CHE LOVE STORY. Giulietta e Romeo di Castellani ha fatto innamorare poco la nostra critica, e la sua vittoria alla Mostra nel 1954 ha provocato una levata di scudi senza precedenti: “Il film di Castellani, sostiene Morando Morandini, è stato tra i Leoni più maldati e maldestri nella storia del Festival. Quell’anno in concorso c’erano L’intendente Sansho e I sette samurai, oltre a Fronte del porto di Kazan e La strada di Fellini, tutti premiati con l’argento”. E a proposito di contestazioni Morandini ricorda un altro episodio curioso: “Accadde nel 1960 quando il primo premio toccò all’inconsistente Il passaggio del Reno di Cayatte. In L’appartamento. Accanto Giulietta e Romeo, a destra Il passaggio del Reno 18 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo settembre 2008 speciale venezia accadde in laguna Fantasmi al Lido Mostri inediti, sceicchi “sbiancati” e la nonna di Monicelli: Venezia d’antan concorso allora c’erano Rocco e i suoi fratelli e L’appartamento. Goffredo Lombardo, produttore di Luchino Visconti, rifiutò di ritirare il premio speciale della giuria. Uno dei giurati, il sovietico Sergej Bondarcuk, scisse pubblicamente la propria responsabilità da quella dei colleghi. Fatto unico nella storia della Mostra”. Episodi che non possono offuscare il sapiente lavoro svolto dalle giurie veneziane, il più delle volte capaci di scelte condivise e lungimiranti. Lo stesso Morandini confessa: “Non pochi i Leoni d’oro che ho amato dal 1953 in poi. Cito tra tutti Ordet nel ‘55, L’invitto nel ‘57, L’anno scorso a Marienbad nel ‘61, Le mani sulla città nel ‘63, Deserto rosso nel ‘66, Bella di giorno nel ‘67, Anni di piombo nell’81, Senza tetto né legge nell’85 sino a Il segreto di Vera Drake nel 2004. Ma il mio preferito è L’infanzia di Ivan di Tarkovskij nel 1962. Mi trovai d’accordo con la giuria che premiò l’esordio di un regista sovietico che doveva diventare uno dei pochi poeti del cinema nell’ultimo Novecento”. % “Questi fantasmi: Cinema italiano ritrovato (1946 1975)”: è il nuovo cantiere di riproposte e restauri della 65esima Mostra. Coprodotta con il Centro Sperimentale di Cinematografia Cineteca Nazionale, una retrospettiva di trenta opere per il trentennio più fiammeggiante del nostro cinema: gli anni tra il 1946 e il 1975. Tra i numerosi titoli da riscoprire, Toh è morta la nonna, divertissement di Mario Monicelli sullo spirito della contestazione; Un uomo ritorna, con Anna Magnani che chiede la pena di morte per il fascista che ha ammazzato suo figlio; La città dolente di Mario Bonnard, sull’esodo dei profughi dalmati; il cortometraggio L’italiana in Algeri di Emanuele Luzzati; Il grido della terra, sceneggiato da Carlo Levi, sui drammi e le speranze del neonato Stato di Israele; la doppietta di Luigi Zampa, con Anni difficili e Processo alla città. Dulcis in fundo, restaurati e in versioni inedite: I mostri di Risi (con due episodi in più) e Lo sceicco bianco di Fellini. Federico Pontiggia speciale venezia settembre 2008 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo 19 ieri oggi e domani Liam Neeson in Michael Collins. Nell’altra pagina Roman Polanski Collins? Una pura casualità Quando Zanussi andò in concorso per sbaglio e Polanski scelse Michael Collins. La lotteria della Mostra nei ricordi di un veterano di Gianluca Arnone “ERA IL 1984. Quell’anno facevo parte della commissione dei selezionatori con Suso Cecchi D’Amico. Avevo visionato una pessima copia in VHS di un film di Krzysztof Zanussi, L’anno del sole quieto. Non ero sicuro neppure che l’opera fosse di buona fattura. Invece finì 20 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo settembre 2008 speciale venezia in concorso, e vinse”. Callisto Cosulich, habituè della Mostra, non ha dubbi: è questo il suo Leone del cuore. Con sessant’anni d’esperienza festivaliera – dove è stato giornalista, commissario e giurato – e centinaia di film visionati, ci si poteva aspettare una scelta diversa, un titolo più blasonato, ma Venezia per lui è soprattutto una vicenda sentimentale: “Sono legato a molti film, ma due ancora oggi mi lasciano con l’amaro in bocca: I racconti della luna pallida d’agosto di Kenji Mizoguchi che avrebbe dovuto vincere l’edizione del 1953, e Fratelli di accadde in laguna Buona la prima La Mostra di Venezia e il tappeto rosso. Alla Biennale passano i presidenti, al Festival si succedono i direttori: l’unico che, da trent’anni, accoglie le delegazioni, i registi e le star sulla passerella del Palazzo del Cinema è Franco Mariotti. Impegnato dal ’69 a Venezia prima come curatore della sezione Opere prime (“E’ stata un’esperienza fantastica, durata fino al ’92, nel triennio della direzione Rondi addirittura competitiva, trampolino di lancio per autori come Salvatores, Tornatore e Mazzacurati”), poi come “cerimoniere” della Mostra: “Ho iniziato nel ’79, con la direzione Lizzani – racconta Mariotti – e con la reintroduzione, dopo il decennio seguito alla contestazione, del concorso e l’istituzione della sezione Mezzogiorno/Mezzanotte. Era tornata la mondanità, al Lido, oltre ai kolossal spettacolari come I predatori dell’arca perduta e Blade Runner. Proprio in quel periodo arrivò John Travolta, forte del successo ottenuto con La febbre del sabato sera, film che secondo me contribuì a modificare il dialogo tra i giovani: fu un tripudio, un bagno di folla che, come spesso mi capita di raccontare, lo travolse totalmente”. I registi, gli attori, spesso in molti dimenticano il ruolo chiave dei fotografi: “E’ tutto giocato sul saper cogliere l’attimo, il momento che rimarrà incorniciato”, dice ancora Mariotti. Che non si nasconde: “Ho sempre creduto dovesse essere ‘buona la prima’, come quella volta che evitai a Dino Risi di finire nel fossato di un metro e mezzo che separava la passerella dai fotografi”. Questione di riflessi. VALERIO SAMMARCO Fotografi d’annata. Sopra George Clooney con Croff e Müller, dietro a destra spunta Franco Mariotti speciale venezia settembre 2008 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo Si ringrazia la fototeca del Centro Sperimentale di Cinematografia e Francesca Forni, responsabile pubbliche relazioni dell'Excelsior Dino Risi, John Travolta e i fotografi: il gran cerimoniere del Festival racconta Foto: PIetro Coccia Abel Ferrara del ’96, Leone d’oro mancato nell’anno in cui ero in giuria con Roman Polanski presidente. Vinse Michael Collins di Neil Jordan, un’opera biografica con Liam Neeson nella parte dello storico leader della guerra d’indipendenza irlandese. Il classico filmone d’impegno che mise d’accordo tutti, tranne il sottoscritto”. Gli ritorna il sorriso, invece, quando pensa ai tanti aneddoti del Lido (dal tonfo di Aristarco alle partite a pallone con Orson Welles), ad uno in particolare: “C’è un episodio che ricordo con piacere. Era l’edizione del ‘48, l’anno della restaurazione. Si presenta in concorso Luchino Visconti, allora giovanissimo ma già carico di provocazioni, con quest’opera parlata in siciliano stretto, La terra trema. La didascalia che introduce il film avverte: “l’italiano non è la lingua dei poveri”. Il pubblico in sala, perlopiù di estrazione aristocratica, inizia ad agitarsi. Partono le prime battute in dialetto e un boato di fischi sommerge la sala. Visconti non si scompone e con tutta calma si dirige verso la cabina di proiezione. All’inizio non capisco cosa intende fare, ma tutto mi si chiarisce quando l’audio del film aumenta a dismisura. Luchino si era impossessato del mixer. Siccome gli avevano rotto le scatole, lui aveva deciso che ci avrebbe rotto i timpani”. % 21