i rifugi in paradiso - Club Alpino Italiano
Transcription
i rifugi in paradiso - Club Alpino Italiano
I RIFUGI IN PARADISO del CLUB ALPINO ITALIANO 18 Escursioni naturalistiche guidate e illustrate 4 Itinerari naturalistici di due giorni alla scoperta del PARCO NAZIONALE del GRAN PARADISO INDICE LA GUIDA Introduzione Struttura della Guida Legenda escursioni Note tecniche 1 2 3 4 Biodiversità nel P.N.G.P. 5 SCHEDE MONOGRAFICHE RIFUGI Valsavaranche - Valnontey Rifugio Vittorio Sella Rifugi Vittorio Emanuele II Colle del Nivolet - Valle Orco Rifugio Citta’ di Chivasso Rifugio Pian della Ballotta Rifugio Muzio Levanne - Valle Orco Rifugio Jervis Rifugio Leonesi Noaschetta - Valsoera Rifugio Noaschetta Rifugio Pocchiola - Meneghello 6-9 10-13 14-17 18-21 22-25 26-29 30-33 34-37 38-41 GRANDI ITINERARI Itinerario della Val di Cogne Itinerario del Colle del Nivolet Itinerario in Valle Orco Itinerario “Sulle tracce del Re” 44 45 46 47 Regolamento P.N.G.P. Indirizzi utili 48 RIFUGI IN PARADISO Il Club Alpino Italiano, Convegno Ligure-PiemonteseValdostano (L.P.V.), attraverso la realizzazione della Guida “Rifugi in Paradiso” del Club Alpino Italiano, ha inteso promuovere e valorizzare i patrimoni ambientali e naturalistici presenti nei siti circostanti i nove rifugi di proprietà del C.A.I. all’interno dell’area protetta del Parco Nazionale del Gran Paradiso. Questa Guida si rivolge quindi sia al semplice turista che all’escursionista esperto, proponendo sia facili passeggiate che itinerari escursionistici più impegnativi che consentono di conoscere, scoprire ed apprezzare le peculiarità ambientali e naturalistiche dell’area protetta più antica d’Italia. Tutte le escursioni partono e giungono dai rifugi di proprietà del C.A.I., che l’utente potrà contattare per prenotare il proprio soggiorno nell’area ambientale del Parco che desidera scoprire. Un ringraziamento particolare alle Sezioni C.A.I., ai suoi volontari, all’Ente Parco Nazionale del Gran Paradiso e al Comitato di Presidenza del C.A.I.: senza lo sforzo e l’impegno congiunto di tutti, questa iniziativa non sarebbe stata realizzabile. Il Presidente del C.A.I. - L.P.V. Mauro Marucco Il Direttore dell’Ente Parco Nazionale del Gran Paradiso Michele Ottino IL C.A.I. L.P.V. Il Convegno Ligure Piemontese Valdostano coordina l’attività delle Sezioni CAI delle tre regioni, mantiene contatti con la sede centrale del CAI, con le istituzioni Regionali e provinciali, promuove iniziative intersezionali e attività che coinvolgano l’ambiente montano nelle sue diverse forme. C.A.I. Delegazione Regionale Piemontese c/o Regione Piemonte C.so Stati Uniti, 21 - 10128 Torino Tel./Fax 011/51.19.480 E-mail: cai.piemonte@libero.it C.A.I. Delegazione Regionale Valdostana c/o C.A.I. Verres Via Martorey, 55 11029 Verres (Aosta) Tel. 340/91.75.734 Fax. 0125/92.02.00 1 STRUTTURA DELLA GUIDA L a presente guida di fruizione ambientale è stata realizzata al fine di fornire un utile strumento a chiunque sia interessato a conoscere e a comprendere le bellezze naturalistiche del Parco Nazionale del Gran Paradiso. A questo scopo sono state inserite all’interno della guida nove schede monografiche, una per ciascun rifugio di proprietà del CAI presente nel Parco Nazionale del Gran Paradiso. Per facilitare la lettura della guida stessa, l’area protetta è stata suddivisa concettualmente in n. 4 macro-aree geografiche (Valsavaranche-Valnontey, Colle del Nivolet-Valle Orco; Levanne-Valle Orco; Noaschetta-Valsoera), all’interno delle quali sono presenti i nove rifugi di proprietà del CAI. Per ogni rifugio sono indicate n.2 escursioni aventi ciascuna due punti di osservazione ai quali è dedicato un focus riportante le specifiche peculiarità ambientali e naturalistiche che si possono osservare. Infine sono proposti quattro “Grandi Itinerari”, che consentono di trascorrere ciascuno due giorni nell’area protetta e di osservare i diversi patrimoni ambientali e naturalistici nonché i differenti e vari ecosistemi presenti nell’area protetta. Piano della Bruna (Archivio fotografico P.N.G.P.) Le schede monografiche dei rifugi: Per ogni rifugio è proposta una scheda monografica composta da quattro pagine: nella prima pagina sono indicati i servizi offerti dal rifugio, il periodo di apertura, i punti di accesso e i riferimenti per la prenotazione presso la struttura; in seconda pagina una sintetica presentazione dell’ambiente circostante il rifugio e la storia del medesimo; in terza pagina viene proposta un’escursione dedicata ad una particolare tematica ambientale, differente per ogni rifugio (Escursione Tematica); in quarta pagina un’escursione dedicata alla scoperta dei principali patrimoni ambientali visibili nell’area attorno al rifugio (Escursione Ambientale). 2 LEGENDA ESCURSIONI Le escursioni contenute nella guida sono rivolte a tre tipologie di utenza. Di seguito se ne fornisce una classificazione in funzione della scala internazionale di difficoltà. T (Turista) scursioni su larghi sentieri o mulattiere che non pongono incertezze e problemi di orientamento, percorribili anche da famiglie con bambini. Le escursioni che riportano questa sigla alla voce “Difficoltà” sono rivolte al grande pubblico, in quanto si svolgono sempre su sentieri ben segnalati e su distanze moderate. E Escursionismo nel Parco (Archivio fotografico P.N.G.P.) E (Escursionista) scursioni su sentieri oppure su evidenti tracce di passaggio in terreno vario (pascoli, detriti, pietraie), di solito con segnalazioni. Possono esservi brevi tratti pianeggianti o lievemente inclinati di neve residua. Le escursioni che presentano questa sigla alla voce “Difficoltà” sono rivolte a chi abbia già maturato una modesta esperienza di percorsi in montagna, dal momento che si snodano su sentieri ben segnalati ma su distanze, quote altimetriche e tempi di percorrenza più impegnativi rispetto alla categoria turistica. E EE (Escursionista Esperto) scursioni generalmente segnalate, ma che richiedono la capacità di muoversi su terreni insidiosi, come sentieri o tracce di sentiero su terreno impervio e infido (pendii ripidi e/o scivolosi di erba, o misti di erba e rocce o di rocce e detriti). E Possono presentare tratti rocciosi con lievi difficoltà tecniche e tratti attrezzati con corde fisse o catene su passaggi particolarmente esposti. Le escursioni che presentano questa sigla alla voce “Difficoltà” sono rivolte a chi frequenta assiduamente l’ambiente alpino, dal momento che può essere necessario attraversare terreni impervi con distanze e tempi di percorrenza decisamente impegnativi. Sono quindi necessari un adeguato allenamento ed un’attrezzatura appropriata. Alpe la Bruna (Archivio fotografico P.N.G.P.) 3 NOTE TECNICHE ACCESSO ESTIVO Via d’accesso estiva alla struttura. Per alcuni rifugi, raggiungibili mediante strada carrozzabile o nelle vicinanze di essa, viene fornita opportuna indicazione. In alcuni casi vengono indicate più vie d’accesso al medesimo rifugio. I Grandi Itinerari sono segnalati con un colore di richiamo alla cartina allegata, ed i punti di inizio e di termine vengono indicati con una bandierina. DISLIVELLO E’ sempre indicato il dislivello in salita (espresso in metri), salvo alcune escursioni dove viene indicato esclusivamente il dislivello in discesa. Per i “Grandi Itinerari” è segnalato il dislivello in salita ed in discesa. TERMINI DI DESTRA E SINISTRA I termini destra e sinistra orografica o idrografica vanno intesi ponendo le spalle alla testata della valle o alla sorgente del corso d’acqua. PERIODO DI EFFETTUAZIONE Dalla primavera all’autunno in assenza di neve. Per le escursioni e le ascensioni che si svolgono ad alta quota, il periodo risulta molto più ristretto, normalmente da giugnoluglio a settembre. La possibilità di osservazione faunistica è variabile, a seconda della stagione, della quota e delle caratteristiche peculiari della specie (come ad esempio il periodo di letargo della marmotta o gli spostamenti stagionali degli stambecchi). Gli ungulati sono facilmente osservabili alle basse quote nel periodo primaverile o autunnale e si sposteranno più in alto durante la stagione estiva. TEMPI DI PERCORRENZA Per ogni escursione è indicato il tempo totale di percorrenza, riferito alla salita, ed i tempi di raggiungimento per ciascun punto di osservazione. E’ specificato il tempo di percorrenza riferito alla discesa. Si tratta di tempi approssimativi calcolati in riferimento ad un passo normale e riguardano la montagna in buone condizioni. IL METEO IN MONTAGNA Le informazioni contenute nella presente guida si riferiscono a condizioni della montagna ottimali, ovvero a quando, in piena stagione estiva, la neve ha lasciato liberi i sentieri . E’ necessario tener presente che all’inizio dell’estate i valichi più elevati si presentano ancora innevati e il loro superamento può richiedere una certa esperienza di alta montagna; oppure, specie all’inizio dell’autunno, si possono trovare tratti di sentiero ghiacciati. Infine, anche nei periodi migliori, improvvisi temporali, piogge torrenziali ed anche nevicate possono creare difficoltà impreviste. Pertanto è bene non dare per scontata la facilità dell’itinerario ed informarsi preventivamente sulle condizioni della montagna e sulle previsioni meteorologiche. Per informazioni meteo Piemonte: Tel. 011/31.68.203 - web: www.arpapiemonte.it Valle d’Aosta: Tel. 0165/77.66.00/1 - web: www.regione.vda.it 4 La biodiversità nel Parco Nazionale del Gran Paradiso S toricamente il Parco Nazionale Gran Paradiso fu istituito per conservare la fauna, la flora, per preservarne le formazioni geologiche e la bellezza del paesaggio. Oggi il fine prioritario dell'area protetta è di conservarne la biodiversità, intesa come numero di specie e sottospecie presenti a livello dei singoli habitat, e gli ecosistemi di cui sono parte, nella loro composizione, distribuzione ed evoluzione. Il Parco è universalmente conosciuto per esser stato l'estremo rifugio dello Stambecco sulle Alpi ed aver salvato, anche grazie ad un intenso lavoro di reintroduzione, questa specie dall'estinzione. Ospita inoltre una fauna ricca e varia e rappresenta un luogo eccezionale, sia per l'osservazione di animali in condizioni d'assoluta naturalità, sia per la possibilità di condurre ricerche scientifiche in condizioni di vera wilderness. Nel Parco sono registrate 39 specie di Mammiferi, di cui 15 Roditori, 6 Insettivori, 2 Lagomorfi, 7 Carnivori, 5 Ungulati (con 9.000 camosci e 3.500 stambecchi) e 4 Pipistrelli. Più di 100 specie di uccelli vi nidificano, mentre gli ambienti di alta quota non sono così favorevoli alla presenza di anfibi (3 sole specie) e rettili (8 specie). Il Parco Nazionale del Gran Paradiso è invece una regione eccezionalmente ricca per le briofite (363 specie: 92 epatiche e 271 muschi, che rappresentano il 33% del numero totale registrato in Italia) e un santuario per specie molto rare o pesantemente minacciate in Italia e in Europa. Sono state individuate 985 specie di piante superiori: 41 di loro sono endemiche delle Alpi Occidentali e 51 assumono interesse Europeo prioritario. Per seguire le variazioni nella biodiversità, in modo tale da poter documentare l'effettiva efficacia delle azioni di conservazione, per verificare l'effetto di eventuali perturbazioni ambientali (per es. il riscaldamento globale e l'effetto sulla regressione dei ghiacciai), per dimensionare ed indirizzare gli usi turistici e agro-pastorali e indirizzare il recupero di aree modificate dall'azione antropica, da alcuni anni è stato attivato un intenso lavoro di monitoraggio degli habitat e delle specie animali e vegetali che consentirà anche di colmare le conoscenze frammentarie e datate di alcuni gruppi come invertebrati, licheni e macrofunghi. Schede monografiche dei rifugi ed escursioni N elle pagine seguenti (da pag. 6 a pag. 41) sono riportate le nove schede monografiche riguardanti i rifugi CAI e le escursioni tematiche ed ambientali effettuabili nelle aree circostanti i rifugi stessi. Per ogni rifugio sono quindi proposte n. 2 escursioni aventi ciascuna due punti di osservazione, per ognuno dei quali è dedicato un focus riportante le specifiche peculiarità ambientali e naturalistiche che si possono osservare. 5 RIFUGIO VITTORIO SELLA mt. 2.584 PROPRIETA’ CAI sezione di Biella Via P. Micca, 13 - 13051 Biella Tel. (+39) 015-2.12.34 E.mail: caibiella@caibiella.it Web: www.caibiella.it RIFUGIO CUSTODITO Telefono Rifugio (+39) 0165-7.43.10 PERIODO DI APERTURA E GESTIONE 1/07 -30/09 Fine settimana nel mese di giugno (compatibilmente con le condizioni di innevamento) ACCESSO ESTIVO Da Cogne, Fraz. Valnontey: Su sentiero (Difficoltà E), 2h30 SERVIZI OFFERTI 191 Posti letto (in camerette e dormitorio unico) Obbligo di sacco a pelo o sacco lenzuolo (sacco lenzuolo acquistabile in loco) Dotazione di acqua interna ed esterna Servizi igienici interni ed esterni 6 Illuminazione da linea elettrica Riscaldamento a gas Servizio di mezza pensione AMBIENTE Nel Gruppo del Gran Paradiso, al centro del più prestigioso Parco Nazionale italiano, si trova il rifugio Vittorio Sella. Rifugio Vittorio Sella La conca del Lauson, nella quale è posto il rifugio, offre la possibilità di godere di un paesaggio particolarmente ameno e di incontrare esemplari simbolo della fauna presente all’interno dell’area protetta, quali camosci e stambecchi. È la meta escursionistica più frequentata della Valle di Cogne in quanto offre uno splendido panorama sui ghiacciai della Valnontey e sul prato di Sant'Orso. STORIA In una delle conche più soleggiate del Parco Nazionale del Gran Paradiso il Re Vittorio Emanuele II stabilì una delle sue case di caccia. Nel 1922 tale edificio fu opportunamente restaurato e divenne l'attuale rifugio Vittorio Sella. Un sito, quindi, carico di memorie storiche e calato in un grandioso scenario di alta montagna Oggi il rifugio appartiene alla Sezione di Biella del C.A.I. ed è dedicato al grande alpinista e fotografo d'alta montagna Vittorio Sella. Rifugio Vittorio Sella in una foto storica (Archivio fotografico C.A..I. Biella) Recentemente ingrandita (1991) con il determinante contributo della Regione Valle d'Aosta, la struttura offre attualmente servizio di mezza pensione nei mesi estivi. 7 VALSAVARANCHE - VALNONTEY L’area attorno al rifugio A - Escursione tematica ESCURSIONE ALLA SCOPERTA DELLO STAMBECCO Rifugio Vittorio Sella - Laghetto del Lauson Dislivello in salita: mt. 76 Tempo di percorrenza: 0h40 Difficoltà: T Discesa: seguendo l’itinerario di salita (0h30) Archivio fotografico P.N.G.P. MARMOTTA Facile da avvistare, anche grazie al caratteristico ed acutissimo fischio che emette quando è impaurita, la marmotta è molto diffusa nel Parco. Scava lunghe tane: quelle estive abbastanza superficiali e con molte uscite, quelle invernali più profonde e con un'unica uscita che viene accuratamente chiusa quando la marmotta cade in letargo insieme al suo gruppo. Durante il letargo, lungo anche sei mesi, la marmotta rallenta moltissimo le proprie funzioni vitali, e resta senza mangiare e senza bere. Soltanto se la temperatura interna della tana scende sotto i 7 gradi la marmotta si sveglia per cercare un riparo più efficace. In passato questo animale è stato oggetto di una caccia spietata a causa della pelliccia e del grasso utilizzato come medicinale. In natura, il suo nemico principale è l'Aquila Reale. P 2 1 I l Laghetto del Lauson rappresenta una meta classica tra quelle raggiungibili dal Rifugio Vittorio Sella. E’ consigliabile raggiungere la località nel tardo pomeriggio in modo da osservare gli stambecchi ed i camosci che si abbeverano presso le rive del lago. Partendo dal Rifugio Vittorio Sella si giunge in una zona ove è possibile osservare le marmotte saltellare da una roccia all’altra o rimanere immobili ad osservarvi incuriosite (0h10, punto di osservazione 1). Archivio fotografico P.N.G.P. STAMBECCO Specie simbolo del Parco Nazionale del Gran Paradiso, lo stambecco vive nelle praterie d'alta quota e sulle pareti rocciose. É un animale caratterizzato da corna cave e permanenti, costituite da un astuccio corneo di rivestimento delle ossa. La sua dieta è composta esclusivamente da erba fresca nella stagione estiva, mentre si completa con arbusti, germogli, licheni e aghi di conifere nelle altre stagioni. Lo stambecco alpino ha rischiato l'estinzione alla fine del XIX secolo: solo alcuni esemplari si erano salvati nelle valli che oggi compongono il Parco Nazionale del Gran Paradiso. ercorrendo il facile sentiero si arriva, infine, al Laghetto Lauson. In questo luogo è possibile ammirare da vicino gli animali simbolo del Parco come il camoscio e lo stambecco. E’ possibile scattare suggestive fotografie, comportandosi con molta discrezione, non avvicinandosi troppo agli animali ed arrestandosi al loro primo cenno di inquietezza. (0h30, punto di osservazione 2). 8 VALSAVARANCHE - VALNONTEY B - Escursione ambientale ESCURSIONE ALLA SCOPERTA DELLA FAUNA Rifugio Vittorio Sella - Col Lauson Dislivello in salita: mt. 712 Tempo di percorrenza: 2h00 Difficoltà: E Discesa: seguendo l’itinerario di salita (1h15) P artendo dal Rifugio Vittorio Sella si 1 attraversa il pianoro in direzione del Col Lauson. All’incirca al centro del pianoro si possono osservare alcuni torrenti che, a seconda della stagione, si presentano più o meno ricchi d’acqua. Si nota il passaggio da rocce cristalline a rocce calcaree. (0h30, punto di osservazione 1). S 2 uccessivamente, percorrendo il sentiero in direzione del Col Lauson si giunge alla biforcazione che conduce al Colle della Rossa. GIPETO Da questo punto in avanti, è interessante notare il passaggio da un tipo di roccia cristallina ad uno calcareo. Si prosegue quindi sul sentiero indicato per il Col Lauson, lungo il quale è possibile osservare stambecchi, camosci e non di rado il gipeto in volo sulle creste più alte. Seguendo il sentiero (tratto finale attrezzato con catene), si giunge al Col Lauson (1h30, punto di osservazione 2). Archivio fotografico P.N.G.P. ACQUE CORRENTI Sono rappresentate da torrenti e da ruscelli, il cui scorrere delle acque può essere dolce o tumultuoso a seconda della pendenza e della stagione dell’anno. Le piante che vivono in questi ambienti, per resistere alle forti correnti , hanno dei fusti flessibili e delle foglie finemente ramificate. In alcuni punti, la corrente è così forte da consentire l’instaurarsi solo di alcune alghe. E’ uno dei più grandi uccelli europei: la sua apertura alare raggiunge i 2,80 metri. La sua figura assomiglia più a quella di un aquila o di un falco che a quella di un avvoltoio. Da quest’ultima caratteristica deriva il nome Gypaetus: dal Greco gyps (avvoltoio) + aetos (aquila). La lunga coda a cuneo lo rende estremamente agile. Molti accostano il suo modo di volare a quello del Nibbio, mentre secondo alcuni studiosi è in grado di fare lo Spirito santo, ossia librarsi fermo nell'aria battendo le ali o semplicemente usando il vento contrario. 9 PROPRIETA’ CAI sezione di Torino Via Barbaroux, 1 - 10122 Torino Tel. (+39) 011-54.60.31 (+39) 011-53.92.60 E-mail : segreteria@caitorino.it rifugi@caitorino.it Web: www.caitorino.it RIFUGIO CUSTODITO Telefono Rifugio (+39) 0165-9.59.20 PERIODO DI APERTURA E GESTIONE Apertura continuativa da inizio aprile a metà settembre ACCESSO ESTIVO Da PONT VALSAVARENCHE: Su sentiero (Difficoltà E), 2h00 SERVIZI OFFERTI 86 posti letto nel nuovo rifugio 49 posti letto nel vecchio rifugio Illuminazione da microcentrale elettrica Obbligo di sacco a pelo o sacco lenzuolo (sacco lenzuolo acquistabile in loco) Riscaldamento a gasolio, impianto centralizzato Dotazione di acqua interna ed esterna Servizio di mezza pensione Servizi igienici interni 10 VALSAVARANCHE - VALNONTEY RIFUGIO VITTORIO EMANUELE II mt. 2.732 L’area attorno al rifugio AMBIENTE Il rifugio è situato in splendida posizione di fronte all'anfiteatro glaciale di Moncorvè, impreziosito dalle famose pareti nord del Ciarforon (noto per la sua splendida calotta ghiacciata), della Becca di Monciair e dei Denti del Broglio. Becca di Monciair (Archivio fotografico P.N.G.P.) Il rifugio, punto di partenza per una delle due vie normali di ascesa alla vetta del Gran Paradiso, è luogo di particolare fascino, grazie allo spettacolo offerto dai ghiacciai e dalla possibilità di vedere da vicino esemplari di stambecco nel loro habitat naturale (soprattutto nelle ore serali o di prima mattina). STORIA Il vecchio rifugio fu costruito nel 1884. Alla sua costruzione lavorò, come falegname, anche il grande alpinista Emile Rey. All’epoca la struttura rappresentò un magnifico esempio di costruzione alpina, tanto che il reverendo W.A.B. Coolidge la definì “il palazzo”. La struttura sorge a 2.732 m, sulla sponda destra orografica del laghetto morenico di Moncorvè, alla base del testone roccioso (3.064 m) che separa i ghiacciai del Gran Paradiso e di Moncorvè. La costruzione è composta da un lungo caseggiato principale attualmente destinato a solo dormitorio e da alcune piccole costruzioni accessorie. Il nuovo rifugio, costruito nel 1932, consta di una Vetta del Gran Paradiso intelaiatura in ferro rivestita in muratura (pianterreno), legno e lamiera zincata (piani superiori). Inaugurato una prima volta nel settembre 1932, quando era sostanzialmente limitato alla sola intelaiatura e copertura in legno rivestita in alluminio (poi sostituito dall'attuale lamiera zincata), venne ultimato, dopo molte difficoltà, soltanto nel 1961. 11 ESCURSIONE DEDICATA ALL’AMBIENTE MORENICO GLACIALE Rif. Vittorio Emanuele II - L. morenico di Moncorvè - Rif. Vittorio Emanuele II Dislivello in salita: mt. 150 Tempo di percorrenza: 1h00 Difficoltà: T Discesa: seguendo l’itinerario di salita (0h45) 1 I l Rifugio Vittorio Emanuele II è collocato all’interno di una magnifica conca detritica di origine morenica che prelude al grande Ghiacciaio di Moncorvè. Particolare attenzione merita il lago morenico di Moncorvè che, si è formato tra le morene del ghiacciaio dopo il ritiro di quest’ultimo. Costeggiando il lago se ne possono facilmente comprendere le fasi di formazione e di sviluppo, osservandone le sponde, formate da antiche morene (0h10, punto di osservazione 1). DETRITI Accumuli di materiali poveri in sostanza organica generati dall’erosione dei pendii. Le zone interessate da questo fenomeno sono soggette ad un apporto più o meno regolare di materiale incoerente che impedisce l’instaurarsi di una vegetazione ben sviluppata. Le piante che vi crescono sembrano notevolmente distanziate tra loro, ma risultano in contatto attraverso l’apparato radicale che è molto esteso. Esempi ne sono l’erba storna o Iberella (Thlaspi rotundifolium), alta al massimo 5 cm ma capace di ricoprire una superficie di 600 cm2. P Le morene possono essere già consolidate, come appare sulla sponda che corre verso il fondovalle, oppure essere in fase di consolidamento, come le due sponde rivolte in direzione del ghiacciaio. Pascolo pietroso (Archivio fotografico P.N.G.P.) 2 ercorrendo le sponde del laghetto, si raggiunge, dalla parte opposta del rifugio, una zona detritica. Da questo luogo si prosegue lungo il sentiero in direzione del Colle del Gran Paradiso, raggiungendo un punto intermedio (0h30, punto di osservazione 2) ove è possibile osservare la flora caratteristica delle zone detritiche. 12 FLORA ZONE DETRITICHE Le zone detritiche sono caratterizzate dalla presenza di piante che si sviluppano notevolmente in superficie, formando fitti e densi cuscinetti, che radicano in un solo punto verso il quale convergono le ramificazioni. Tali piante formano piccole isole verdi con una notevole capacità di copertura e di collegamento (es. Linaiola alpina). VALSAVARANCHE - VALNONTEY A - Escursione tematica B - Escursione ambientale IL PARADISO DEI GHIACCI Rifugio Vittorio Emanuele - Rifugio Chabod Dislivello in salita: mt. 18 Tempo di percorrenza: 2h00 Discesa: seguendo l’itinerario di salita (2h00) Difficoltà: E I l sentiero che collega il Rifugio Vittorio 1 Emanuele II al Rifugio Chabod offre la possibilità di ammirare uno dei quadri glaciali più belli e più suggestivi dell’arco alpino. Partiti dal Rifugio Vittorio Emanuele II si raggiunge agevolmente la pietraia posta al termine del Ghiacciaio del Gran Paradiso e di qui una splendida area verde ricca di esemplari di salice nano (0h45, punto di osservazione 1). SALICE NANO P 2 roseguendo lungo il sentiero si entra nel Vallone di Lavecieu, scoprendo il magnifico versante settentrionale del Gran Paradiso, alla cui base si sviluppa il grande ghiacciaio di Lavecieu. Il Ghiacciaio di Lavecieu CREPACCI E SERACCHI Lungo il sentiero adiacente al Rifugio Chabod, nel tratto sottostante al ghiacciaio, è possibile familiarizzare con l’ambiente glaciale tipico dell’alta montagna e con i suoi aspetti più spettacolari, quali crepacci e seracchi (1h15, punto di osservazione 2). Ne esistono diverse tipologie. Una di queste cresce su substrato siliceo privo di carbonati ed è denominata Salice erbaceo (Salix herbacea). Si tratta di un vero e proprio albero in miniatura, con fusto orizzontale sotterraneo e rametti che escono dal terreno e portano foglioline arrotondate, con lamina intera e membranosa. Dove il terreno è più ricco di carbonati sono diffuse altre due specie di salice nano: il Salice reticolato e il Salice retuso. Entrambi hanno portamento simile al Salice erbaceo. In conseguenza del movimento discendente nella massa del ghiacciaio, si formano spaccature nel ghiaccio, dette crepacci, (terminali o periferici, trasversali, longitudinali, obliqui, circolari, radiali, etc.). L'incrociarsi di crepacci longitudinali e trasversali isola blocchi di ghiaccio a forma di parallelepipedo detti seracchi. La disposizione dei crepacci e delle fratture dipende dalle tensioni che si originano nel ghiaccio in risposta alle irregolarità del substrato roccioso e all’attrito lungo le pareti. 13 RIFUGIO CITTA’ DI CHIVASSO mt. 2.604 PROPRIETA’ CAI sezione di Chivasso Via del Castello, 8 10034 - Chivasso (TO) Tel. (+39) 011-910.20.48 E-mail: info@caichivasso.it Web: www.caichivasso.it RIFUGIO CUSTODITO Telefono Rifugio (+39) 0124-95.31.50 PERIODO DI APERTURA E GESTIONE 20/06 - 20/09 (compatibilmente con l’apertura della strada provinciale) Nei giorni festivi dei mesi di luglio ed agosto è attivo un servizio di navetta (chiusura al traffico automobilistico) ACCESSO ESTIVO Da CERESOLE REALE: Da PONT VALSAVARANCHE: 1. Strada carrozzabile del Nivolet e breve tratto di Mulattiera, 0h05 2. Da localita’ Chiapili di sopra, seguendo il sentiero Chabod (Difficoltà E), 3h30 3. Dal parcheggio del Serrù, seguendo la mulattiera Reale (Difficoltà E), 1h30 Con comoda Mulattiera e poi su sentiero (Difficoltà E), 3h30 SERVIZI OFFERTI 34 Posti letto due camerette da 6 letti due dormitori da 14 e 8 posti letto Illuminazione da impianto fotovoltaico Obbligo di sacco a pelo o sacco lenzuolo (sacco lenzuolo acquistabile in loco) Cucina tradizionale Dotazione di acqua interna Due blocchi di servizi igienici interni 14 Riscaldamento con stufa a legna Servizio di mezza pensione AMBIENTE Il Rifugio Citta’ di Chivasso, nel cuore del Parco Nazionale del Gran Paradiso, è situato al confine tra la Valle dell'Orco (Piemonte) e la Valsavaranche (Valle d'Aosta) un' ambiente naturale ricco di vette superiori ai 3.000 m., di laghi, di torrenti e di pascoli d’alta quota. Il rifugio è localizzato sul versante valdostano del Colle del Nivolet ed è raggiungibile a piedi con un breve tratto di mulattiera che si stacca dalla strada provinciale in prossimità del colle stesso. Ideale per gli escursionisti che desiderano godere di una sosta rilassante da cui ripartire alla volta dei numerosi itinerari che si snodano attraverso le antiche mulattiere reali. Veduta del lago Rosset STORIA COLLE DEL NIVOLET - VALLE ORCO L’area attorno al rifugio Il rifugio Città di Chivasso in una foto storica (Archivio fotografico C.A.I. Chivasso) Costruito come rifugio militare intorno al 1940, è dal 1950 gestito dalla Sezione di Chivasso del C.A.I. Sorge sul versante valdostano a 2604 m, poco oltre la sommità del valico, a qualche minuto dalla strada carrozzabile. INIZIATIVE DI EDUCAZIONE AMBIENTALE Grazie all'iniziativa ”Libri tra le nuvole” sono a disposizione degli ospiti una ricca e qualificata biblioteca plurilingue ed una rilevante dotazione cartografica. 15 A - Escursione tematica ESCURSIONE DEDICATA ALL’ACQUA Rif. Città di Chivasso - L. Leita - L. Rosset - Rif. Città di Chivasso Dislivello in salita: mt. 106 Tempo di percorrenza: 1h30 Difficoltà: T Lago Rosset 1 (Archivio fotografico P.N.G.P.) ACQUE CALME Comprendono i laghi e gli stagni. L’acqua dei laghi alpini è molto fredda ed in alcuni casi, a quote elevate, la superficie rimane ghiacciata per parecchi mesi all’anno. Ne deriva una vegetazione molto povera, costituita quasi esclusivamente da specie altamente specializzate. L a zona del Colle del Nivolet presenta le caratteristiche proprie degli ambienti lacustri umidi. Al fine di conoscerne le peculiarità viene proposta un’escursione breve che permetta di osservare le differenti combinazioni a cui danno vita l’ambiente alpino e l’acqua. Nello specifico, l’escursione dedicata all’acqua prevede un percorso ad anello con partenza dal rifugio Città di Chivasso ed arrivo al Lago Leita, tipico esempio di acque calme. Dove si nota la presenza del Salmerino (Salvelinus Fontinalis) ed uno spettacolare erioforeto sulla sponda settentrionale(0h40, punto di osservazione 1). Le piante che ritroviamo in questi ambienti possono avere il loro corpo in parte sommerso ed in parte galleggiante, un esempio ne sono i ranuncoli d'acqua (Ranunculus aquatilis e Ranunculus tricophyllus) che possono raggiungere i 2.600 m. 2 I n seguito, percorrendo un facile sentiero, si raggiunge il Lago Rosset, contornato da un tipico esempio di ambiente umido, ivi rappresentato dalla prateria umida (0h10, punto di osservazione 2). Per il ritorno al punto di partenza si segue il sentiero che conduce ai Laghi del Nivolet e di qui al rifugio (0h40). 16 (Archivio fotografico P.N.G.P.) RANUNCOLO ACQUATICO Come altri ranuncoli viventi in acque ferme o correnti, anche questa specie si ancora al fondale del lago con le radici, sviluppa lunghi fusti sommersi con abbondante fogliame natante e porta i piccoli fiori bianchi con sei petali al di sopra della superficie dell'acqua. Le fronde sommerse offrono rifugio e protezione a molte piccole creature acquatiche, quali larve di insetti, chiocciole d'acqua, pesci allo stadio giovanile e girini della Rana temporaria (l'ospite caratteristico di questi ambienti) . SENTIERO BALCONE Rif. Città di Chivasso - Colle della Terra - L. Lillet - Ceresole (Fraz. Mua) Dislivello in salita: mt. 398 Tempo di percorrenza: 4h00 Difficoltà: E Discesa: a Ceresole Reale (Fraz. Mua, 2h00) o seguendo l’itinerario di salita (1h30) I l Nivolet è uno dei più elevati altopiani delle 1 Alpi. Proprio per questa sua particolarità esso permette a tutti di godere delle bellezze che solo l’alta montagna sa offrire. Roccia gneissica (Archivio fotografico P.N.G.P.) L’escursione proposta, sicuramente una delle più remunerative dal punto di vista naturalistico, consente di osservare da vicino alcuni degli aspetti più caratteristici del Parco, quali fauna, flora e geologia. Il percorso prevede, dopo la partenza dal rifugio, il raggiungimento del Colle della Terra. Da questo punto è possibile osservare la natura rocciosa del versante meridionale del Gran Paradiso ed avere importanti informazioni sulla natura geologica del massiccio (2h00, punto di osservazione 1). COLLE DEL NIVOLET - VALLE ORCO B - Escursione ambientale GEOLOGIA Il gruppo del Gran Paradiso è costituito da rocce di varia età e provenienza. In particolare vi si trova un complesso di gneiss stratificati (rocce metamorfiche derivate da graniti o da dioriti). In alcuni casi gli gneiss hanno uno spesso ricoprimento di scisti calcarei variamente metamorfosati, derivati da sedimenti marini dell'era mesozoica. Ghiacciaio della Porta ) D 2 GLACIOLOGIA L’aspetto glaciologico del Gran Paradiso può essere suddiviso in due macro-zone: il versante piemontese del gruppo, dal clima umido ma caldo, data l’esposizione meridionale; il versante valdostano, freddo e molto più secco. Queste premesse hanno favorito il formarsi dei ghiacciai maggiormente sul versante settentrionale. Negli ultimi anni però, il progressivo scioglimento dei ghiacciai ha portato le formazioni di minori dimensioni a lasciar spazio a conche glaciali occupate da laghi (es. conca del Lago Lillet). al colle, seguendo un facile sentiero, si scende sul versante opposto da cui si raggiunge il bellissimo Lago Lillet (0h15, punto di osservazione 2). Questo lago deriva dal progressivo scioglimento del Ghiacciaio della Porta (ormai sommerso dai detriti) di cui si può ancora scorgere qualche lingua di neve residua sul versante opposto. Il luogo offre una visuale dei fenomeni glaciologici presenti nel gruppo del Gran Paradiso. 17 RIFUGIO PIAN DELLA BALLOTTA mt. 2.470 PROPRIETA’ CAI sezione di Rivarolo Canavese Proprietà del Ministero dell'Economia, affidato in comodato d’uso alla sezione centrale del CAI ed assegnato in gestione alla sez. di Rivarolo del CAI, v. Peila 1/10 - 10086 Rivarolo Canavese (TO) E-mail: cairivarolo@libero.it Web: http://digilander.libero.it/cairivarolo/ RIFUGIO NON CUSTODITO Telefono per ritiro chiavi: Bar Stella Alpina a Ceresole Reale - Tel. (+39) 0124-95.31.32 PERIODO DI APERTURA 1/10 - 31/05 Aperto in permanenza 1/06 - 30/09 Chiuso a Chiave Nel periodo estivo è consigliato verificare la disponibilità di posti letto telefonando al Bar Stella Alpina di Ceresole Reale. E' attivo un sistema di “triangolazione” delle chiavi, che possono essere restituite in un punto diverso da quello di prelievo, per favorire i trekking. Oltre al numero precedentemente indicato, le chiavi sono reperibili presso il Rifugio Città di Chivasso al Colle del Nivolet, Ceresole Reale, tel. (+39) 0124-95.31.50 ed il Refuge du Prariond, Val d'Isere, tel. (+33) (0) 47-906.06.02 ACCESSO ESTIVO Da CERESOLE REALE: Da VAL D’ISERE (Pont St. Charles): Strada carrozzabile del Nivolet e breve tratto di mulattiera (Difficoltà E), 0h40 Attraverso i colli della Galisia o della Losa (Difficoltà EE, tratti attrezzati con catene), 4h00 SERVIZI OFFERTI 15 Posti letto dormitorio unico (sacco lenzuolo non acquistabile in loco) Obbligo di sacco a pelo o sacco lenzuolo Dotazione di acqua all'esterno (lavandino sul terrazzino esterno). L'acqua scorre solo nel periodo estivo e non è sottoposta a controllo sanitario 18 Servizi igienici esterni Illuminazione elettrica da pannelli fotovoltaici Riscaldamento con stufa a legna AMBIENTE Il rifugio sorge a m. 2.470 alla testata della Valle dell'Orco, sulle rocce della sponda destra orografica del canalino “Piccolo Colluret”, sulla via del Passo di Galisia. Situato in posizione panoramica sul lago Serrù, il rifugio Pian della Ballotta permette una suggestiva vista d'insieme dell'alta Valle Orco. Pian della Ballotta STORIA Costruito nel 1940 come rifugio alpino, fu in seguito probabilmente occupato da soldati alpini italiani. La costruzione uscì indenne dalle vicende belliche dopo essere stata utilizzata saltuariamente anche dagli uomini della Milizia Confinaria e, dall'ottobre 1944, da reparti tedeschi. Probabilmente il rifugio fu costruito in questa insolita posizione per non essere visto dalla cresta di confine con la Francia. Nel dopoguerra, essendo inutilizzato, il rifugio fu danneggiato da visitatori poco rispettosi (i bracconieri locali). Più tardi il fabbricato, di proprietà del Ministero dell'Economia, fu riadattato dai soci della sezione di Rivarolo Canavese che inaugurarono il nuovo rifugio il 7 settembre 1969. Il rifugio è oggi una costruzione in muratura su due livelli con balcone, terrazzino a lato e tetto a terrazza. L’interno si sviluppa su due piani, così suddivisi: ! piano superiore: locale singolo con cucinino, tavoli, letti a castello, stufa a legna ! piano inferiore (seminterrato): due stanze, scantinato per il deposito della legna e locale di emergenza Lago Serrù, Pian della Ballotta con lo sfondo delle montagne della Vanoise. 19 COLLE DEL NIVOLET - VALLE ORCO L’area attorno al rifugio A - Escursione tematica ESCURSIONE DEGLI AMBIENTI ROCCIOSI Rifugio Pian della Ballotta - L. Serrù - L. Pratorotondo - L. Serrù Dislivello in discesa: mt. 195 Tempo di percorrenza: 1h15 Difficoltà: EE (Archivio fotografico P.N.G.P.) 1 L a zona del Rifugio Pian della Ballotta possiede le caratteristiche proprie degli ambienti rocciosi. Per comprenderne appieno le peculiarità viene proposta una breve escursione che permetta di osservare i differenti aspetti che caratterizzano la zona. Nello specifico, l’escursione degli ambienti rocciosi prevede la partenza dal rifugio Pian della Ballotta ed il raggiungimento della zona situata alle pendici della ripida bastionata rocciosa che sostiene il Pian della Ballotta. Detta bastionata rocciosa è riconducibile alla tipologia delle rupi (0h30, punto di osservazione 1). 2 roseguendo lungo le tracce di sentiero si arriva al Lago di Pratorotondo, ameno luogo calato in uno scenario di alta montagna. Dalle rive del suddetto lago è possibile osservare le morene lasciate dai ghiacciai (0h15, punto di osservazione 2). P MORENE Le attività principali di un ghiacciaio sono: l'escavazione, il trasporto del materiale escavato ed il suo deposito. I materiali depositati dal ghiacciaio prendono il nome di morene. Queste ultime, a seconda della posizione del materiale, si distinguono in superficiali, interne e di fondo, laterali e/o frontali. Particolari risultano essere quelle frontali del Ghiacciaio della Capra, la cui caratteristica forma ad imbuto consente di comprendere le fasi di progressione e regressione di un ghiacciaio. Raggiunto il Lago Serrù l’escursione si conclude . RUPI Sono aree rocciose caratterizzate da una forte pendenza che impedisce il deposito di un sottile strato di terra fine sulla superficie della roccia. Esse espongono le piante a condizioni estreme per quanto riguarda la temperatura, l’umidità e la luce. In inverno la flora è sovente esposta a temperature molto basse a causa dell’assenza della copertura nevosa e dell’intensità del vento. Ne deriva un ambiente secco adatto esclusivamente a piante capaci di andare, con le radici, in cerca dell’acqua in profondità tra le fessure della roccia. In questo ambiente le piante con radici poco profonde formano frequentemente dei cuscinetti con foglie più o meno carnose che permettono loro di conservare nei tessuti delle riserve sufficienti di acqua. Alcuni esempi sono le Primule, le Sassifraghe, i Semprevivi. 20 ESCURSIONE DELLA MEMORIA Rifugio Pian della Ballotta - Pian della Ballotta - Colle della Galisia Dislivello in salita: mt. 532 Tempo di percorrenza: 2h30 Difficoltà: EE Discesa: seguendo l’itinerario di salita (1h30) L ’escursione proposta risale un’antica via 1 di transito che, nel corso del secondo conflitto mondiale, assunse una importanza strategica per la fuga dei partigiani e dei soldati alleati dall’Italia fascista alla Francia liberata. Dal Rifugio Pian della Ballotta si raggiunge, seguendo il canale del Piccolo Colluret o le rocce attrezzate con cavi sulla sua destra idrografica, il Pian della Ballotta (0h30, punto di osservazione 1). Esso costituisce un classico esempio di pianoro d’alta quota ed offre la possibilità di ammirare una torbiera in uno splendido anfiteatro naturale. COLLE DELLA GALISIA (1944) Per le formazioni partigiane operanti nel Canavese, nelle Valli di Lanzo e nella vicina Valle d'Aosta, il Colle della Galisia, fra l'alta valle Orco e la Val d'Isère, era diventato il passaggio obbligato per raggiungere i comandi delle truppe alleate che, dopo lo sbarco in Normandia, si erano attestate nel Sud della Francia. La Montagna era diventata uno dei principali terreni di scontro bellico, ma nello stesso tempo rappresentava anche il rifugio e la via di salvezza per chi aveva scelto di schierarsi contro le dittature. Recentemente, presso il vicino Colle della Vacca, sono stati rinvenuti residuati bellici dell'esercito germanico che aveva installato in zona una postazione per controllare e contrastare gli spostamenti dei partigiani. (Archivio fotografico P.N.G.P.) COLLE DEL NIVOLET - VALLE ORCO B - Escursione ambientale TORBIERA Deriva di regola da bacini lacustri poco profondi che si sono colmati nell’arco di secoli o millenni, a causa del grande deposito di torba (parti morte dei vegetali non completamente decomposte). La loro morfologia esterna è convessa (dovuta al progressivo accumulo di torba). Il suolo è perennemente umido e presenta una debole circolazione idrica sotterranea. D al Pian della Ballotta il sentiero prosegue, con pendenza graduale, fino all’imbocco del Gran Colluret (attrezzato con cavi e funi metalliche), che si risale alla volta del Colle della Galisia (1h30, punto di osservazione 2). 2 Oltre a possedere un indubbio valore panoramico (splendide vedute sulla Vanoise e sull’alta Valle Orco), il luogo offre spunti di riflessione circa il ruolo strategico avuto durante la seconda guerra mondiale. 21 RIFUGIO G. MUZIO mt.1.667 PROPRIETA’ CAI sezione di Chivasso Via del Castello, 8 10034 - Chivasso (TO) Telefono (+39) 011-910.20.48 E-mail: info@caichivasso.it Web: www.rifugiomuzio.com www.caichivasso.it RIFUGIO CUSTODITO Telefono Rifugio (+39) 0124-95.31.41 PERIODO DI APERTURA E GESTIONE 1/5 - 30/9 Fine settimana nei mesi di marzo, aprile e ottobre Nelle festività di fine anno ed a richiesta. Prenotazione per gruppi ACCESSO ESTIVO Da CERESOLE REALE: Strada carrozzabile del Nivolet che, anche d’inverno, viene tenuta aperta fino al rifugio SERVIZI OFFERTI 22 posti letto camerette da 2 posti con letto a castello Obbligo di sacco a pelo o sacco lenzuolo (sacco lenzuolo acquistabile in loco) 22 Riscaldamento con stufa a legna, stufa a gas e caminetto. Stufa elettrica nelle camerette Ristorante a base di cucina tradizionale Dotazione di acqua interna Servizio di mezza pensione Due blocchi di servizi igienici interni Punto Internet Illuminazione da rete elettrica Documentazione itinerari ed escursioni del parco Lungo il sentiero che collega la Frazione Chiapili di sotto al lago Lillet AMBIENTE Il Rifugio Muzio è situato lungo la carrozzabile che da Ceresole Reale sale al Colle del Nivolet, nei dintorni di un’area boschiva caratterizzata da larici (sporadiche le presenze di pino cembro), su cui svetta la catena delle Levanne. La struttura, raggiungibile in auto, consente una fruizione turisticoambientale prolungata nel corso dell’anno e rivolta anche a chi non abbia grande esperienza o conoscenza di montagna. COLLE DEL NIVOLET - VALLE ORCO L’area attorno al rifugio Dal rifugio si snoda, infatti, una fitta rete di sentieri che permette di godere dei diversi aspetti naturalistici del Parco. La struttura, data la felice posizione e la facilità di accesso, è particolarmente indicata per ospitare soggiorni di gruppi di alpinismo giovanile, gruppi scolastici, di studio o lavoro, stages di fotografia naturalistica e per l'osservazione della fauna selvatica e della natura alpina in generale. STORIA La struttura fu costruita nel 1940 dall'esercito italiano quale punto d'appoggio nella zona di frontiera con la Francia. Nel 1948 fu affidato in concessione al CAI e venne originariamente denominato “Casa degli Alpinisti Chivassesi”. Nel 1965 il rifugio venne dedicato al ricordo di Guido Muzio, socio fondatore della Sezione CAI di Chivasso, di cui fu presidente dal 1935 fino alla morte, avvenuta nel 1965. Rifugio Muzio in una foto storica (Archivio fotografico C.A.I. Chivasso) INIZIATIVE DI EDUCAZIONE AMBIENTALE All’interno del rifugio vengono organizzate serate dedicate a temi riguardanti la storia e le caratteristiche ambientali del territorio. Per informazioni sulla programmazione, è possibile telefonare al rifugio stesso, alla sezione C.A.I. proprietaria o consultare il sito web della sezione. 23 A - Escursione tematica ESCURSIONE DEDICATA ALLA MINERALOGIA ED ALLA MORFOLOGIA GLACIALE Rifugio Muzio - Chiapili di Sotto - Località Miniera Dislivello in salita: mt. 168 Tempo di percorrenza: 1h00 Difficoltà: T Discesa: seguendo l’itinerario di salita (0h40) 1 N ell’area retrostante il rifugio si possono riscontrare esempi di un’antica attività glaciale, quali, ad esempio, le rocce montonate. Il percorso si sviluppa in direzione della Località Miniera. Dopo aver imboccato il sentiero alle spalle del rifugio, attraverso un aperto bosco di larici, fino al raggiungimento delle Marmitte dei Giganti, (0h30, punto di osservazione 1). MARMITTE DEI GIGANTI Queste conformazioni rocciose, dette anche pozzi glaciali, sono di dimensioni e forme molto variabili e si trovano contigue a canali, vasche e catini intercomunicanti. Rappresentano l'azione erosiva prodotta dal vorticoso movimento di frammenti rocciosi molto duri, trascinati dall'acqua, che incidono cavità più o meno profonde nell'alveo roccioso sul quale scorrono le acque stesse. P 2 ercorrendo il facile sentiero attraverso pascoli sassosi e rocce montonate, si raggiunge l’antica miniera di estrazione di minerali ferrosi. Questa tipologia di attività estrattiva è presente anche nella parte valdostana del Parco e più precisamente nel versante destro orografico della valle di Cogne (0h30, punto di osservazione 2). 24 ATTIVITÀ ESTRATTIVA L’estrazione di minerali ferrosi dalle miniere presenti all’interno del Parco, ha origini molto antiche (trovati affreschi e iscrizioni risalenti all’epoca romana). In epoca recente (1800) l’attività estrattiva fu ripresa a causa della maggiore necessità di materiale ferroso dovuto all’epoca industriale. La miniera di nostro interesse è costituita da un cunicolo lungo alcune decine di metri (percorribile con l'ausilio di una buona torcia elettrica), che si inoltra quasi pianeggiante nella montagna, intercettando filoni assai modesti di minerale ferroso. Alcuni campioni di questi minerali si possono trovare oggi nella discarica sottostante. SENTIERO ALLA SCOPERTA DEGLI ANTICHI GHIACCIAI Rifugio Muzio - Frazione Mua - Alpe del Medico - Lago Lillet - Rifugio Muzio Dislivello in salita: mt. 1168 Tempo di percorrenza: 3h30 Difficoltà: E D alla Frazione Mua, raggiungibile a piedi 1 o in auto dal rifugio, ci si incammina in un fitto bosco di larici fino a raggiungere il limite del bosco. In questo luogo è possibile osservare la natura glaciale del luogo ed osservare il salto che anticamente il ghiacciaio compiva per confluire in quello ben più grande della valle centrale. Lungo il sentiero si possono ammirare numerose rocce montonate e conoidi. Queste ultime sono conformazioni coniche di sfasciumi pietrosi derivanti da più o meno recenti frane dovute all’azione erosiva sulla roccia esercitata dalle intemperie (1h30, punto di osservazione 1 ). 2 P ercorrendo il sentiero, si attraversa un’area di prateria acidofila fino a raggiungere il Lago Lillet. La conca del suddetto lago, autentica gemma incastonata nell’anfiteatro roccioso sottostante il massiccio della Punta Fourà e del Grant Etret, è di tipica conformazione glaciale. Prova dell’origine glaciale del lago è l’anfiteatro sospeso sopra la vallata centrale a forma di imbuto (2h00, punto di osservazione 2). Da questo punto è possibile avvistare esemplari tipici della fauna del Parco, quali camosci, stambecchi e l’ aquila reale. (Archivio fotografico P.N.G.P.) COLLE DEL NIVOLET - VALLE ORCO B - Escursione ambientale ROCCE MONTONATE Le rocce montonate sono il frutto di un processo erosivo denominato esarazione. I ghiacciai, infatti, si comportano come fluidi molto viscosi che, sotto la spinta del loro peso e della gravità, scivolano lentamente verso il basso creando un forte attrito tra la massa di ghiaccio e la roccia sottostante. La presenza sul fondo di detriti rocciosi non fa altro che aumentare l'abrasione ed il raschiamento del substrato, smussando e arrotondando ogni asperità. L'esarazione glaciale lascia sulle rocce tracce inconfondibili: le rocce appaiono striate, levigate, e formano delle caratteristiche strutture a dossi, spesso allungati nella direzione di scorrimento del ghiacciaio. Generalmente i dossi appaiono più arrotondati sul lato rivolto a monte, dove l'attrito tra il detrito e le asperità del substrato è maggiore. Tali dossi sono, invece, più ripidi e ruvidi verso valle, dove la parziale fusione del ghiaccio fa sì che l'acqua penetri nelle fessure della roccia e, ricongelando, ne provochi poi la rottura. PRATERIA ACIDOFILA La prateria acidofila, chiamata così perché costituita da piante con esigenze di terreno acido, ricopre i declivi dolci, le rocce montonate, le rocce silicee e le spalle arrotondate delle montagne piallate dai ghiacciai quaternari. In particolare essa è costituita da genziane, genzianelle, e, più in alto, da zolle pioniere di Androsace, Silene e Linaria alpina. 25 RIFUGIO GUGLIELMO JERVIS mt. 2.250 PROPRIETA’ CAI sezione di Ivrea Via Jervis, 8 10015 - Ivrea (TO) Tel. (+39) 0125-4.50.65 Fax (+39) 0125-4.50.65 E-mail: caiivrea@libero.it Web: www.cai-ivrea.it RIFUGIO CUSTODITO Telefono Rifugio (+39) 0124-95.31.40 PERIODO DI APERTURA E GESTIONE 01/07 - 31/08 Fine settimana nei mesi di giugno e settembre (compatibilmente con le condizioni di innevamento) ACCESSO ESTIVO Da CERESOLE REALE: Da CERESOLE REALE: fraz. Chiapili di sotto: su sentiero con segnavia n. 531 (Difficoltà T), 1h45 borg. Villa: su sentiero con segnavia n. 530 (Difficoltà T), 2h00 SERVIZI OFFERTI 26 posti letto dormitorio unico Obbligo di sacco a pelo o sacco lenzuolo (sacco lenzuolo non acquistabile in loco) Dotazione di acqua interna ed esterna Servizi igienici interni con doccia 26 Illuminazione da rete elettrica Riscaldamento a gas Servizio di mezza pensione AMBIENTE Lungo il sentiero d’accesso al Rifugio Jervis, in un ambiente ricco di corsi d’acqua e rododendri Il Rifugio G. Jervis si trova in una conca riconducibile alla tipologia degli ambienti acquatici ed umidi. Il pianoro collocato al di sopra del rifugio è, infatti, attraversato da numerosi torrenti e ruscelli e caratterizzato da alcuni laghetti. Il panorama è dominato dal versante settentrionale delle Levanne, aspro e repulsivo, e fa da sfondo a questa bellissima piana alluvionale, risultante dal ritiro del ghiacciaio di Nel. LEVANNE - VALLE ORCO L’area attorno al rifugio STORIA Inaugurato il 21 luglio 1946, il Rifugio G. Jervis ha sede in una ex-casermetta dell'esercito costruita come punto di appoggio per le truppe nella zona di frontiera con la Francia. La struttura è passata in gestione alla sezione C.A.I. di Ivrea nel dopoguerra, secondo gli accordi presi tra la sezione centrale del C.A.I. ed il Ministero della Difesa, accordi che prevedevano la cessione di questa ed altre strutture simili alle sezioni C.A.I. Si tratta di una costruzione in muratura ad un piano e sottotetto, quest'ultimo adibito a dormitorio. Il rifugio prende il nome da Guglielmo Jervis, alpinista accademico del C.A.I., vicepresidente della sezione di Ivrea, medaglia d'oro della Resistenza, fucilato dalle SS naziste in Val Pellice il 6 agosto 1944. Ultimi passi verso il Rifugio Jervis con vista sul versante settentrionale delle Levanne 27 A - Escursione tematica ESCURSIONE DEDICATA AGLI AMBIENTI ACQUATICI ED UMIDI Rifugio Jervis - Pian del Nel - Alpe di Nel - Laghetti di Nel Dislivello in salita: mt. 135 Tempo di percorrenza: 1h30 Difficoltà: T Discesa: seguendo l’itinerario di salita (1h00) (Archivio fotografico P.N.G.P.) 1 ERIOFORO L'erioforo rotondo (Eriophorum scheutzeri) è una piccola pianta erbacea presente su terreni molto umidi che fiorisce tra luglio ed agosto, presentando una caratteristica infruttescenza lanuginosa di aspetto globoso. P 2 roseguendo in direzione del Ghiacciaio di Nel, si abbandona il sentiero che si dirige al Colle di Nel e ci si porta sulla sponda sinistra orografica, dove si trovano i Laghetti di Nel. Questi ultimi offrono un eccellente panorama sul versante settentrionale delle Levanne e permettono di osservare alcuni aspetti caratteristici della flora acquatica propria degli ambienti acquatici ed umidi (0h45, punto di osservazione 2). In questo luogo è possibile ammirare il pianoro di Nel da una nuova prospettiva, così da comprenderne appieno la derivazione glaciale. Anche i Laghetti consentono di approfondire alcuni aspetti tipici delle praterie umide. 28 D al Rifugio Jervis si percorre il sentiero sul versante sinistro idrografico del Pian di Nel, dove, all’inizio dell’estate, è possibile osservare un bellissimo erioforeto dovuto alla natura umida del terreno. Transitando, in seguito, al cospetto del Ghiacciaio di Nel e delle Levanne è possibile ammirare i bellissimi ruscelli e le torbiere presenti al suolo in direzione dell’Alpe di Nel. Il luogo è ricco di vegetazione Nitrofila. Tale vegetazione è il risultato dell'attività pastorale: l'abbondante concimazione del terreno favorisce infatti la crescita dello Spinacio di montagna, del Romice, e dei velenosi aconiti, tra cui spicca il vistoso Aconito napello (Aconitum napellus) dai fiori violacei. (0h45, punto di osservazione 1). (Archivio fotografico P.N.G.P.) PRATERIE UMIDE Le praterie umide si trovano in terreni ricchi di umidità. Le piante erbacee di questi ambienti formano dei tappeti densi, sviluppati in altezza. Nelle praterie umide si ritrovano spesso specie erbacee di origine artica, tuttora molto diffuse nella tundra. ESCURSIONE NELL’AMBIENTE DELL’AQUILA REALE Rifugio Jervis - Pian del Nel - Colle di Nel Dislivello in salita: mt. 300 Tempo di percorrenza: 1h30 Difficoltà: E Discesa: seguendo l’itinerario di salita (1h00) D al rifugio Jervis, imboccando il sentiero che percorre il lato destro idrografico del Pian di Nel, si giunge in una zona detritica ricca di esempi di vegetazione pioniera. Lungo il sentiero è possibile osservarne differenti tipologie e coglierne diversi aspetti significativi (0h45, punto di osservazione 1). 1 Androsace alpina (Archivio fotografico P.N.G.P.) LEVANNE - VALLE ORCO B - Escursione ambientale (Archivio fotografico P.N.G.P.) AQUILA REALE L'Aquila reale è un uccello rapace di grandi dimensioni, con la testa nettamente sporgente, coda ampia e lunga quasi quanto la larghezza delle ali. VEGETAZIONE PIONIERA E’ quella vegetazione che cresce in aree detritiche o rocciose d’alta quota, nelle quali le condizioni per la formazione e lo sviluppo di vegetazione sono assai difficili. Tipici esempi ne sono il ranuncolo glaciale (Ranunculus glacialis), la Silene (Silene acaulis), la Androsace (Androsace alpina), la Sassifraga (Saxifraga oppositifolia), le cui pianticelle sono sovente riunite formando vistosi cuscinetti fioriti (“pulvini”). Il colore è, nell'adulto, uniforme, marrone scuro con riflessi rosso-dorato sul dorso e sul capo, mentre soprattutto negli individui giovani o immaturi sono di norma ben visibili in volo le macchie bianche sotto le ali. Durante il volteggio le ali sono rivolte verso l'alto a formare una "V" molto aperta. Si distingue in volo dagli altri rapaci soprattutto per le notevoli dimensioni che nella femmina possono arrivare fino a 2 metri di apertura alare ed a 6 chilogrammi di peso. I 2 l sentiero risale i pendii detritici ed in breve tempo conduce al Colle di Nel (0h45, punto di osservazione 2). Dal colle è possibile ammirare la natura aspra e selvaggia dei due versanti, entrambi caratterizzati da morene e ghiacciai, indizi della rudezza della zona. Sporadica è inoltre la presenza di camosci e dell’aquila reale che, di tanto in tanto, volteggia in cerca di cibo. 29 RIFUGIO V.R. LEONESI mt. 2.909 PROPRIETA’ CAI sezione di Torino Via Barbaroux, 1 - 10122 Torino Tel. (+39) 011-53.92.60 (+39) 011-54.60.31 E-mail: segreteria@caitorino.it rifugi@caitorino.it Web: www.caitorino.it RIFUGIO NON CUSTODITO Telefono per informazioni (+39) 011-54.60.31 PERIODO DI APERTURA Apertura in permanenza E’ consigliabile richiedere informazioni sull’accessibilità della struttura presso la sezione proprietaria del rifugio ACCESSO ESTIVO Da CERESOLE REALE: Su sentiero (Difficoltà E, 2h30), successivamente su nevaio e pietraie al margine del ghiacciaio (Difficoltà EE, 1h30). Questo secondo tratto costituisce uno dei percorsi più impegnativi fra tutti quelli proposti, per dislivello e durata, e richiede pertanto allenamento ed esperienza di montagna. Le frequenti cadute di pietre impongono inoltre adeguata cautela. Il tempo complessivo ammonta a 4h00 SERVIZI OFFERTI 12 posti letto Servizi igienici esterni Obbligo di sacco a pelo o sacco lenzuolo (sacco lenzuolo non acquistabile in loco) Energia elettrica fornita da pannelli fotovoltaici Acqua potabile esterna, lungo il percorso di salita a circa 15 min. dall'arrivo al rifugio 30 AMBIENTE Il massiccio delle Levanne da Ceresole Reale. Al centro, è ben visibile il canalone nevoso sulla cui sponda sinistra orografica si trova il rifugio Il Rifugio Leonesi sorge su un breve ripiano roccioso compreso tra la cresta Nord-Est della Levannetta ed il canalone nevoso del Colle Perduto. Costituisce uno splendido balcone panoramico sul versante canavesano del gruppo del Gran Paradiso e sulla Valle Orco, ivi compreso il bacino artificiale di Ceresole Reale. LEVVANNE - VALLE ORCO L’area attorno al rifugio Il rifugio, data la sua posizione, è punto di partenza privilegiato per effettuare impegnative ascensioni nel Gruppo delle Levanne e traversate di carattere alpinistico. Dal punto di vista naturalistico, il luogo offre interessanti spunti per l’osservazione delle tipologie di roccia e dell’azione erosiva dei ghiacciai. STORIA Autentico nido d'aquila sullo sperone Nord-Est della Levannetta, il Leonesi, decano dei rifugi della valle (1892), fu testimone delle prime imprese alpinistiche del Duca degli Abruzzi. Il rifugio Leonesi (nato come “Rifugio della Levanna” ), di proprietà della sezione C.A.I. di Torino, fu costruito nel 1892 (rivestito esternamente di muratura) su progetto di Francesco Gonella con una spesa di 3.880 lire. L'edificio subì una radicale trasformazione nel 1929 e venne intitolato alla memoria di V.R. Leonesi, caduto sulla Ciamarella nell'agosto del 1928. Ulteriori lavori di miglioramento vennero compiuti dieci anni dopo. In epoca più recente (1984), il rifugio, è stato dotato di pannelli Il Rifugio Leonesi in solari per l'alimentazione dei punti luce all'interno una foto storica del locale e tutta una serie di lavori sul tetto sono stati portati a termine con l'intervento degli alpini della Brigata Taurinense. Costruzione in muratura e pietrame con copertura in lamiera, ad un piano rialzato con seminterrato praticabile e sottotetto. DUCA DEGLI ABRUZZI Luigi Amedeo di Savoia (1873-1933) fu uno dei più importanti esponenti dell'alpinismo italiano ed internazionale; comandò le spedizioni specifiche in Alaska (Monte Sant'Elia) nel Karakorum (dove si spinse sino a 7500 m sul K2) e raggiunse le cime (ricoperte all'epoca da grandiosi ghiacciai) alte più di 5000 m del massiccio del Ruwenzori, al confine tra Congo e Uganda. 31 A - Escursione tematica ESCURSIONE PER LA CONOSCENZA DELL’ALTA MONTAGNA Dintorni del Rifugio Leonesi Dislivello in salita: mt. 0 Tempo di percorrenza: 0h10 Difficoltà: EE Ranunculus Glacialis (Archivio fotografico P.N.G.P.) FLORA DI ALTA MONTAGNA il Ranuncolo dei Ghiacciai o erba dei camosci (Ranunculus glacialis), è una pianta ramosa e contorta (3-25 centimetri), anche di color porpora, presente dai 1700 fino a oltre 4000 metri di altitudine su morene, ghiaioni ed aree detritiche di terreno acido. 1 I l luogo ove è localizzato il rifugio Leonesi offre la possibilità di osservare direttamente le caratteristiche dell’alta montagna e di coglierne tutti gli aspetti naturalistici. Da questa posizione privilegiata è possibile osservare da vicino il Ghiacciaio del Forno ed il canalone adducente al Colle Perduto, riscontrandone la natura erosiva ed i processi di formazione, collezione ed ablazione (punto di osservazione 1). Il ripiano roccioso su cui sorge il rifugio permette, inoltre, l’osservazione della flora d’alta quota, quali Ranuncolo dei ghiacciai, Linaria alpina e Licheni (0h10, punto di 2 osservazione 2). GHIACCIAIO Entro il limite delle nevi persistenti vi sono picchi troppo ripidi perché le precipitazioni possano essere trattenute e quindi fermarsi, ma vi sono anche delle depressioni che risultano particolarmente bene alimentate sia per la caduta diretta delle nevi, sia perché ivi si raccolgono valanghe e slavine provenienti dalle elevate e ripide zone circostanti. All’interno di tali depressioni si costituisce così un nevaio o bacino collettore, cioè un campo di neve persistente che rappresenta il punto di partenza e il bacino di alimentazione del ghiacciaio. La neve al momento della sua caduta si presenta in cristalli, contiene molta aria e possiede una bassa densità. Però, quando nel nevaio si accumula su più strati, si compatta in profondità per il peso delle coltri sovrapposte e per fenomeni di fusione e rigelo dell'acqua formatasi. A poco a poco la neve si trasforma in un ghiaccio compatto, con eliminazione progressiva dell'aria inizialmente contenuta. La neve si presenta, quindi, sotto forma di un materiale granulare chiamato firn o neve vecchia, trasformata, simile al ghiaccio compresso di una comune palla di neve. Successivamente i granuli si fanno più grossi e gli strati inferiori della massa di firn cominciano a compattarsi per fenomeni di appiattimento dei granuli e per continue successive fusioni dovute alla compressione (il ghiaccio fonde se sottoposto a pressione) seguite da subitanei rigeli, nonché per cementazioni di parte della neve attualmente superficiale attraverso fenomeni di fusione. 32 DISCESA VERSO CERESOLE REALE E VISITA AL LAGO DEL DRES Rifugio Leonesi - Lago del Dres - Ceresole Reale(Fraz. Villa Poma) Dislivello in discesa: mt. 1.257 Tempo di percorrenza: 3h30 Difficoltà: EE L ’ambiente proposto in questa escursione è estremamente vario, e offre la 1 possibilità di osservare diversi ecosistemi, quali l’alta montagna con i suoi ghiacciai, la prateria d’alta quota costellata di laghi e di torrenti e la media montagna con l’area boschiva dalle differenti tipologie di flora e fauna che la contraddistinguono. Il Lago del Dres costituisce un punto di osservazione (Archivio fotografico P.N.G.P.) privilegiato sulle differenti tipologie di ecosistema. In particolare è interessante PINO CEMBRO osservare l’evoluzione, con il progredire della Vive alle quote estreme della vegetazione quota, della flora presente sul territorio. In basso arborea formando boschi puri (cirmeti) o misti il bellissimo bosco di larici (occasionali con altre conifere dell'ambiente alpino: presenze di pino cembro) brulicante di vita e Larice, Abete rosso e Pino mugo. Il Pino cembro ha chioma densa, piramidale e in alto ghiacciai e pareti rocciose che ovato-arrotondata. chiudono il vallone con sporadiche tracce di vegetazione negli anfratti rocciosi e sulle La sua corteccia è rugosa e fessurata in morene (1h30, punto di osservazione 1). D 2 GALLO FORCELLO al lago, proseguendo lungo il sentiero che riporta a Villa Poma, si giunge all’interno del bosco di larici, preludio alla conca del Lago di Ceresole Reale. In questo luogo non è raro osservare esemplari di Gallo Forcello, o perlomeno alcune sue tracce (1h00, punto di osservazione 2). (Archivio fotografico P.N.G.P.) LEVVANNE - VALLE ORCO B - Escursione ambientale placche grigie all'esterno, rosso-brune internamente. Le pigne sono ovoidi, lunghe fino a 8 cm, e liberano i semi (grandi 1-1,5 cm) solo dopo essere cadute a terra. I semi sono commestibili(come quelli del Pino domestico). Le foglie, aghiformi, sono lunghe 5-9 cm, verde scuro nella parte superiore, verde chiaro inferiormente. Gli aghi del Pino cembro sono facilmente riconoscibili, oltre che per essere piuttosto rigidi, per il fatto di essere riuniti a fascetti di 5, caratteristica, questa, unica tra i pini italiani. Noto anche col nome di fagiano di monte, il gallo forcello deve il suo nome alla forma della coda. Il forcello in primavera entra nel periodo degli amori ed il maschio emette un caratteristico gorgoglio, udibile a grande distanza. In seguito hanno inizio lotte furiose tra i maschi per il possesso delle femmine. Tali lotte possono essere molto aspre e portare addirittura alla morte di uno dei contendenti. Il vincitore, come il suo parente gallo cedrone, si esibisce davanti alle femmine in un balletto. Appartenente alla famiglia dei tetraonidi, si nutre di bacche e germogli, i cui resti caratterizzano gli escrementi (“fatte”) dell'animale. 33 RIFUGIO NOASCHETTA mt. 1.520 PROPRIETA’ CAI sezione di Rivarolo Canavese Proprietà dell'A.E.M. Torino, la gestione dei locali è affidata in comodato d’uso alla sez. di Rivarolo Canavese del C.A.I., via Peila 1/10 - 10086 Rivarolo Canavese (To) E-mail: cairivarolo@libero.it Web: http://digilander.libero.it/cairivarolo/ RIFUGIO NON CUSTODITO Telefono per ritiro chiavi e prenotazioni Bar Caccia Reale - Noasca (TO) - tel. (+39) 0124-90.11.28 ACCESSO ESTIVO Da NOASCA: Dal quarto tornante sopra Noasca, seguire il sentiero in direzione della Borgata Sassa e attraversare la valle verso l’Alpe Scialier, segnavia 548. Il sentiero reale, dopo la frazione Sassa, è soggetto a movimenti franosi: si consiglia pertanto di richiedere in loco informazioni sull'agibilità di sentieri alternativi (Difficoltà E), 1h30 SERVIZI OFFERTI 12 Posti letto unico dormitorio, su soppalchi in legno Obbligo di sacco a pelo o sacco lenzuolo (sacco lenzuolo non acquistabile in loco) Dotazione di acqua all'esterno (lavandino per stoviglie all'esterno del rifugio), lato ad est. L'acqua scorre solo nel periodo estivo e non è sottoposta a controllo sanitario 34 Servizi igienici interni Illuminazione elettrica da pannelli fotovoltaici Riscaldamento con stufa a legna o a carbone Sul piazzale antistante il rifugio ci sono due tavoli da picnic Esemplari di capriolo madre e figlio AMBIENTE (Archivio fotografico P.N.G.P.) Il Rifugio Noaschetta è situato all’inizio del vallone omonimo, nei pressi del bastione roccioso che sovrasta la frazione Sassa. La struttura si trova ai piedi di un lariceto ed è lambita dal torrente Noaschetta. Non è raro, lungo il sentiero d’accesso, imbattersi in qualche capriolo. NOASCHETTA - VALSOERA L’area attorno al rifugio Con partenza dal rifugio sono effettuabili numerose escursioni nel vallone omonimo ed in quello del Roc, entrambi aspri, selvaggi e molto frequentati da camosci e stambecchi. STORIA Lungo il sentiero d’accesso al Rifugio Noaschetta, vista sul fondovalle Il rifugio è stato ricavato utilizzando una parte della costruzione pre-esistente ad un piano, realizzata in muratura, di proprietà dell'A.E.M. L'edificio è stato originariamente costruito per i custodi addetti al controllo sia del canale sotterraneo che ancora oggi permette il fluire delle acque della diga di Ceresole fino alla centrale idroelettrica di Rosone, sia dello sbarramento che convoglia parte delle acque del torrente Noaschetta nel suddetto canale. La ristrutturazione a fini ricettivi si è conclusa nel 1992, anno in cui il CAI di Rivarolo ha inaugurato il rifugio. Oggi il rifugio è composto da 4 piccoli locali posti sullo stesso piano: un ingresso, un bagno, una cucina ed un dormitorio. 35 A - Escursione tematica ESCURSIONE DEDICATA AGLI ALPEGGI Rifugio Noaschetta - Alpe Arculà - Pian dell’Alpe - Rifugio Noaschetta Dislivello in salita: mt. 480 Tempo di percorrenza: 2h30 Difficoltà: T (Archivio fotografico P.N.G.P.) CONOIDI DI DEIEZIONE I conoidi di deiezione o coni alluvionali sono colate franose di pietre che si aprono a ventaglio nei punti di sbocco dei corsi d’acqua nella pianura o nei fondovalle. 1 D al Rifugio Noaschetta, percorrendo il sentiero in direzione dell’alpe la Bruna è possibile osservare numerosi alpeggi, testimonianza di un passato non troppo lontano in cui l’uomo sfruttava i pascoli erbosi di questo vallone così aspro e selvaggio. Mentre si osservano i resti dei differenti alpeggi sparsi sul lato sinistro orografico è anche possibile ammirare le alte pareti di roccia gneissica da cui scendono numerose cascate ed alcune vistose conoidi detritiche, segni dell’attività erosiva sulle alte pareti di gneiss (1h30, punto di osservazione 1) Lo sviluppo e la forma dei conoidi alluvionali sono dovuti a numerosi fattori, quali grandezza del bacino di alimentazione, quantità di sedimento trasportato nell’alveo, movimenti tettonici del rilievo montuoso retrostante. In particolare l’apertura del conoide dipende dalla maggiore o minore disponibilità di spazio del fondovalle, dalle cui caratteristiche dipende anche il maggior o minor sviluppo delle “ali”, che costituiscono la base della piramide rocciosa. R 2 itornati al rifugio dopo aver compiuto un percorso ad anello sul versante sinistro idrografico del vallone, è possibile attraversare il torrente su una passerella e seguire le tracce che conducono agli alpeggi disseminati a destra e a sinistra del corso d'acqua. In questo luogo è possibile osservare le strutture e la distribuzione degli alpeggi, nonché la tipica vegetazione nitrofila (Aconiti, Romice e lo Spinacio Selvatico) che prospera attorno ad essi (1h00, punto di osservazione 2). 36 ALPEGGI Sui pianori più bassi si trovano vecchi villaggi, come la Borgata Sassa, visibile durante l’accesso al rifugio. Questi un tempo erano abitati tutto l’anno. Con l’aumentare della quota, si trovano, invece, alpeggi utilizzati solo in estate, fino ad arrivare a modesti ripari, situati anche oltre i 2.500 metri di quota. Un tempo, gli alpeggi più alti si sfruttavano ad agosto, poiché l’ambiente era più fresco e vi si trovava foraggio di maggior qualità. Da settembre iniziava la fase di discesa percorrendo a ritroso la salita agli alpeggi iniziata a fine maggio. DIREZIONE GRAN PARADISO Rifugio Noaschetta - Alpe Arculà - Alpe la Bruna - Pian del Goi Dislivello in salita: mt. 980 Tempo di percorrenza: 3h00 Difficoltà: E Discesa: seguendo l’itinerario di salita (2h00) I l vallone di Noaschetta, lungo il quale si 1 snoda l’itinerario, rappresenta un viaggio alla scoperta del versante meno conosciuto del Gran Paradiso. Risalendo questo vallone aspro e selvaggio, infatti, è possibile scoprire poco a poco il versante meridionale di quella che è l’unica vetta superiore ai 4000 metri situata interamente in territorio italiano. Con partenza dal rifugio, si raggiunge il piano la Bruna, il quale permette di muoversi in un ambiente naturalistico d’alta quota al cospetto della montagna regina di questi luoghi. Lungo il suddetto pianoro è possibile avvistare camosci e stambecchi al pascolo in questo magnifico anfiteatro di origine glaciale (2h15, punto di osservazione 1). D 2 al piano La Bruna si risale fino all’Alpe La Bruna. Questa località costituisce il punto più elevato della nostra escursione, da cui si può finalmente vedere la cima del Gran Paradiso. Durante l’escursione è possibile imbattersi in camosci e stambecchi, nonchè osservare un’esempio di anfiteatro glaciale. Scendendo nella prima conca del Piano della Bruna e risalendo, si raggiunge, poi, attraverso gli alpeggi della Bruna, l'erioforeto di Pian del Goi. Dal Pian del Goi si gode di una grandiosa vista d’insieme sulle peculiarità di tutto il versante piemontese del Parco, quali: rocce montonate, magnifiche pareti di gneiss occhiadino, imponenti morene, massi erratici e grosse conoidi di deiezione(1h00, punto di osservazione 2). (Archivio fotografico P.N.G.P.) NOASCHETTA - VALSOERA B - Escursione ambientale CAMOSCIO Animale piuttosto simile ad una capra (peso 25/50Kg), ha mantello bruno chiaro d'estate e bruno scuro d'inverno, con macchie bianche sul collo e ai lati della testa. Maschio e femmina sono caratterizzati da corna persistenti ed uncinate. L’habitat è rappresentato preferibilmente dalle praterie alpine e dalle morene innevate d'estate; d'inverno scende a quote inferiori. L’alimentazione si basa su vegetali freschi (graminacee e trifoglio alpino) d'estate; cortecce, foglie di conifere, muschi e licheni d'inverno. Il camoscio vive in branchi composti da femmine con piccoli, guidati da una vecchia femmina (guidaiola). I maschi adulti restano appartati e si aggregano al branco soltanto nel periodo degli accoppiamenti (ottobre-novembre). I piccoli (uno, raramente due) nascono in maggiogiugno e raggiungono la maturità sessuale al secondo anno di vita. MASSO ERRATICO I massi erratici sono rocce che si ritrovano solitari all’interno del vallone e che risultano essere di costituzione geologica, talora differente rispetto a quella dell’ambiente che lo circonda. Un tempo, i ghiacciai si ritirarono e lasciarono depositati sul fondo i materiali trascinati con sé nel loro lungo percorso: sottili argille e massi di tutte le dimensioni. Ecco spiegato quindi il ritrovamento di massi di costituzione geologica differente da quella circostante. 37 RIFUGIO POCCHIOLA MENEGHELLO mt. 2.440 PROPRIETA’ C.A.I. sezione di Torino/ sottosezione G.E.A.T. Via Barbaroux, 1 - 10122 Torino Tel. (+39) 011-54.60.31 (+39) 011-53.92.60 E-mail: segreteria@caitorino.it Web: www.geatcaitorino.it RIFUGIO NON CUSTODITO Telefono per informazioni (+39) 011-54.60.31 PERIODO DI APERTURA Apertura in permanenza ACCESSO ESTIVO Da SAN GIACOMO DI PIANTONETTO: Su sentiero (Difficoltà E), 4h30 Dalla DIGA DI TELECCIO: Su sentiero in parte attrezzato (Difficoltà EE), attraverso la Bocchetta di Valsoera, 3h30 SERVIZI OFFERTI 14 posti (su tavolato con materassi in dormitorio unico) Obbligo di sacco a pelo o sacco lenzuolo (sacco lenzuolo non acquistabile in loco) Acqua di sorgente presso i guardiani della diga, a 150 metri dal rifugio 38 Servizi igienici esterni a 12 m dal rifugio Energia elettrica da pannelli fotovoltaici Cassetta di pronto soccorso NOASCHETTA - VALSOERA L’area attorno al rifugio AMBIENTE Il Rifugio Pocchiola Meneghello sorge a 2.440 m sulla sponda sinistra orografica del lago di Valsoera, nell'ampio circo roccioso alla testata del vallone di Valsoera. Lungo il sentiero d’accesso da San Giacomo di Piantonetto, interessanti vedute sulla morfologia della roccia nel vallone di Valsoera L'ambiente ameno, caratterizzato dalla presenza di numerosi laghi, offre, a persone adeguatamente esperte e preparate, buone possibilità dal punto di vista naturalistico ed escursionistico. La segnaletica e la manutenzione dei sentieri non sono sempre ottimali, pertanto si raccomanda di raccogliere informazioni dettagliate sull’agibilità dei singoli percorsi prima di avventurarvisi. Interessanti sono gli spunti offerti dal confronto tra laghi naturali e laghi artificiali, data la presenza, nei dintorni del rifugio, di una diga con numerosi condotti e di centrali sotterranee per la produzione di energia elettrica. Lungo il sentiero d’accesso da San Giacomo di Piantonetto è interessante osservare i resti di strutture significative dello sfruttamento della Valle Orco avvenuto nel secolo scorso. STORIA Inaugurato il 17-9-1978, il rifugio appartiene alla sottosezione G.E.A.T. del C.A.I. di Torino ed è dedicato ai suoi soci Marco Pocchiola e Giuseppe Meneghello, scomparsi tragicamente al Mont Colmet (Valle d'Aosta) il 12-05-1974. Il rifugio è stato realizzato usufruendo di una preesistente cabina elettrica dell'A.E.M. di Torino. I lavori all'interno sono stati compiuti nel 1977, mentre quelli all'esterno nel 1978. Il rifugio è composto da due piani fuori terra con in totale La galleria di servizio utilizzata negli anni di maggior sfruttamento due vani utili. Si tratta di una costruzione in cemento in degli impianti idroelettrici cui sono stati ricavati: al piano terra il locale soggiorno con tavolo, panche, lavandino, armadio per stoviglie e batteria da cucina; al primo piano, invece, si trovano un doppio tavolato con 14 posti e 6 materassi da sistemare sul pavimento in caso di affollamento. Ottima la dotazione di coperte e cuscini. 39 A - Escursione tematica ESCURSIONE DEL CONFRONTO TRA LAGHI NATURALI ED ARTIFICIALI Rif. Pocchiola - Meneghello - L. Valsoera - L. Motta Dislivello in salita: mt. 216 Tempo di percorrenza: 1h30 Difficoltà: E Discesa: seguendo l’itinerario di salita (1h00) Realizzazione diga (Archivio fotografico P.N.G.P.) Industria idroelettrica in Valle Orco Nel 1923 venne avviato il piano per l'utilizzo delle risorse idriche della Valle Orco. Successivamente, vennero realizzati gli impianti idroelettrici Rosone-Bardonetto (1941), Bardonetto-Pont (1945), TelessioEugio-Rosone (1959), Agnel-Serrù-Villa (1962), Valsoera-Telessio (1970) e San Lorenzo-Rosone (1999). 1 L a parte alta del vallone di Valsoera (tributario del vallone di Piantonetto), presso cui si trova il Rifugio Pocchiola Meneghello, è occupata prevalentemente dai grandi Laghi di Valsoera e di Motta. Il primo è un bacino artificiale, mentre il secondo è un lago naturale. L’escursione proposta intende evidenziare gli aspetti di ciascuna delle due differenti tipologie, con un occhio di riguardo nei confronti dello sfruttamento a fini idroelettrici dei bacini artificiali ancora esistenti sul versante piemontese del Parco. Dal rifugio si scende lungo il sentiero al sottostante Lago di Valsoera (0h20, punto di osservazione 1). Lago naturale (Archivio fotografico P.N.G.P.) P 2 ercorrendo il sentiero che costeggia il lato sinistro idrografico del lago, dopo una ripida salita, si giunge al Lago di Motta, collocato in una splendida conca di origine glaciale. In questo luogo è possibile riscontrare le differenze, a livello di ecosistema, tra un lago naturale ed un bacino artificiale (1h10, punto di osservazione 2). Bacini artificiali e laghi naturali I bacini artificiali, come ad esempio il Lago di Valsoera ed il Lago Teleccio, sono sottoposti durante l'anno a forti cambiamenti di contenuto idrico e quindi di profondità, con conseguenti variazioni dell'aspetto delle sponde, della temperatura e della torbidità. Ciò non accade, invece, ai laghi naturali, come il Lago di Motta, il Lago Nero ed il Lago Gelato, le cui sponde hanno caratteristiche strutturali e biologiche più costanti. 40 NOASCHETTA - VALSOERA B - Escursione ambientale ESCURSIONE DEI LAGHI Rif. Pocchiola - Meneghello - Passo di Destrera - Passo dell’Alpuggio - L. Gelato Dislivello in salita: mt. 406 Tempo di percorrenza: 5h00 Difficoltà: EE Discesa: seguendo l’itinerario di salita (4h00) I l Lago Gelato è il più grande lago naturale 1 del Parco Nazionale del Gran Paradiso ed è rinomato per la sua collocazione in un ambiente aspro e selvaggio. Attraversando i valloni solitari dell’Alpuggio e d’Eugio, non è raro avvistare branchi di camosci e stambecchi ed esemplari di pernice bianca. Dopo aver lasciato il rifugio ed aver raggiunto il Passo di Destrera si scende nel sottostante vallone dell’Alpuggio, transitando in una zona contraddistinta dalla peculiarità principe del versante piemontese del Parco, la roccia granitica (2h00, punto di osservazione 1). R 2 aggiunto, poi, il Passo dell’Alpuggio, si scende nel selvaggio vallone d’Eugio incamminandosi in direzione della sua parte alta. Alcuni ometti di pietre e tacche di vernice sulle pietre ci guidano, infine, sino nei pressi dell'Alpe Fons e del bel Lago Boccutto (2.475m), a monte del quale la segnaletica è praticamente assente e le tracce di sentiero che conducono al Lago Gelato sono alquanto incerte. Quest’ultimo è calato in un anfiteatro roccioso ed anche in stagione avanzata può presentare lastroni di ghiaccio sulla sua superficie. Sui bordi dei laghi, è possibile osservare le vallette nivali e la flora che si sviluppa al loro interno (3h00, punto di osservazione 2). I LICHENI I licheni rappresentano un interessante caso di simbiosi tra un fungo e un’alga. La simbiosi può essere definita come un’unione stabile tra due organismi diversi, vantaggiosa per entrambi. Alghe e funghi uniti possono crescere e vivere, infatti, in ambienti in cui la vita sarebbe impossibile per ciascuno di essi. I licheni sono presenti in tutto il mondo, dall’Antartide alle foreste tropicali, dai deserti alle zone temperate. VALLETTE NIVALI Si tratta di piccole depressioni riparate, dove la neve può permanere anche 10 mesi e oltre. Il loro suolo umido e freddo unitamente alla brevità del periodo vegetativo seleziona specie di norma dalle dimensioni ridotte e dal portamento strisciante. Su rocce acide il terreno è ricco di: muschi, soldanella, genziana nivale, rosea sassifraga positifolia e salice erbaceo (Salix Herbacea) definito “l'albero più piccolo del mondo” con rametti di pochi millimetri di diametro e fogliame che non s'innalza più di 5 cm dal suolo. 41 I NOVE RIFUGI CAI POCCHIOLA MENEGHELLO VITTORIO EMANUELE II VITTORIO SELLA LEONESI MUZIO NOASCHETTA CITTA’ DI CHIVASSO JERVIS PIAN DELLA BALLOTTA NEL PARCO NAZIONALE DEL GRAN PARADISO AOSTA COGNE RIFUGIO VITTORIO SELLA PONT RIFUGIO CITTA’ DI CHIVASSO RIFUGIO VITTORIO EMANUELE II RIFUGIO NOASCHETTA RIFUGIO MUZIO RIFUGIO PIAN DELLA BALLOTTA FRANCIA 42 CERESOLE REALE RIFUGIO JERVIS RIFUGIO POCCHIOLA MENEGHELLO NOASCA RIFUGIO LEONESI LOCANA TORINO GRANDI ITINERARI D i seguito sono proposti quattro “Grandi Itinerari”, in quattro diverse aree all’interno del Parco. Ogni itinerario consente di trascorrere due giorni nell’area protetta e di osservare i diversi patrimoni ambientali e naturalistici, nonché i differenti e vari ecosistemi presenti nell’area protetta. Si consiglia di contattare per tempo i gestori dei rifugi CAI per prenotare in tempo utile la propria presenza, utilizzando i riferimenti riportati nella sezione “Schede monografiche rifugi”. 43 I GRANDI ITINERARI: Itinerario della Val di Cogne CARATTERISTICHE Disl. in salita 1° Giorno: mt. 1300 Disl. in salita 2° Giorno: mt. 41 Disl. in discesa 1° Giorno: mt. 425 Disl. in discesa 2° Giorno: mt. 959 H di percorrenza 1° Giorno: 5h30 H di percorrenza 2° Giorno: 4h00 NOTE Itinerario di due giorni che si sviluppa sul lato sinistro idrografico della Valle di Cogne. Esso permette di vivere, attraverso suggestivi scenari montani, il Parco Nazionale del Gran Paradiso in tutte le sue molteplici forme. Attraversando boschi, pascoli erbosi, sentieri in alta quota sarà infatti possibile osservare la fauna e la flora e le molteplici specificità di questo meraviglioso ambiente alpino. Il Giardino alpino Paradisia consentirà, infine, di conoscere approfonditamente la flora alpina, così da completare la vostra esperienza nel Parco. LOCALITA’ RAGGIUNTE DURANTE L’ITINERARIO (In grassetto i punti di appoggio previsti dall’itinerario) Valnontey - Babent - Buttier - Les Ors - Colle di Vermianaz - Rif. Vittorio Sella Laghetto del Lauson - Casolari Herbetet - Valmianaz - Paradisia - Valnontey PUNTI DI OSSERVAZIONE Casolari Vermianaz - Colle Vermianaz Laghetto Lauson - Casolari Herbetet Torbiera di Prà Suppiaz - Paradisia TORBIERA DI PRA SUPPIAZ La torbiera alpina di Pra Suppiaz, situata a circa 1.700 m sulla sinistra idrografica del torrente Valnontey, si estende per circa 12 ettari. In essa crescono molti stagni ed altre piante igrofile (cioè ben adattate ad ambienti acquitrinosi) come la primula farinosa, la pinguicola alpina e l'empetro nero. Per il suo elevato valore naturalistico questo luogo è classificato come SIC (Sito di Importanza Comunitaria). 44 I GRANDI ITINERARI: Itinerario del Colle del Nivolet CARATTERISTICHE Disl. in salita 1° Giorno: mt. 772 Disl. in salita 2° Giorno: mt. 644 Disl. in discesa 1° Giorno: mt. 644 Disl. in discesa 2° Giorno: mt. 772 Lago Rosset (Archivio fotografico P.N.G.P.) H di percorrenza 1° Giorno: 5h00 H di percorrenza 2° Giorno: 7h00 NOTE Itinerario di due giorni che permette di conoscere entrambi i versanti del parco, ossia quello piemontese e quello valdostano. Interessante è la possibilità di attraversare il versante valdostano del Colle del Nivolet in due momenti differenti della giornata: il primo giorno di mattina, il secondo di pomeriggio inoltrato. Ciò permette di incrementare le possibilità, peraltro già notevoli, di osservare alcuni esemplari della fauna presente nell’area protetta. Di particolare bellezza e suggestione sono i paesaggi che si possono ammirare lungo l’itinerario, in special modo lungo il percorso a ridosso dei ghiacciai del Gran Paradiso. LOCALITA’ RAGGIUNTE DURANTE L’ITINERARIO (In grassetto i punti di appoggio previsti dall’itinerario) Rif. Città di Chivasso - Pian Borgno - Croix de l'Arolley - Pont Valsavaranche Rif. Vittorio Emanuele II - Vallone di Seyvaz - Croix de l'Arolley - Pian del Nivolet Rif. Città di Chivasso PUNTI DI OSSERVAZIONE Laghi del Nivolet - Pian Borgno Croix de l'Arolley - Rif. Vittorio Emanuele Vallone di Seyvaz - Pian del Nivolet PIAN BORGNO Suggestivo ripiano caratterizzato da acquitrini e laghetti, occupa il fondo di una valletta sospesa, presentando interessanti ambienti umidi frequentati dalla rana temporaria ed occasionalmente dalla rara salamandra nera. Lo spettacolare scorcio panoramico sulla catena del Gran Paradiso destò l’ammirazione del celebre fotografo-alpinista Vittorio Sella, che in questo luogo realizzò “storiche” immagini. Caratteristica anche la tipologia architettonica delle omonime “alpi”. 45 I GRANDI ITINERARI: Itinerario in Valle Orco Lago Dress CARATTERISTICHE (Archivio fotografico P.N.G.P.) Disl. in salita 1° Giorno: mt. 583 Disl. in salita 2° Giorno: mt. 300 Disl. in discesa 1° Giorno: mt. 0 Disl. in discesa 2° Giorno: mt. 463 H di percorrenza 1° Giorno: 2h00 H di percorrenza 2° Giorno: 4h00 NOTE Itinerario di due giorni in Valle Orco in un ambiente assai vario e dominato dall'imponente versante settentrionale delle Levanne. L’itinerario offre la possibilità di osservare diverse tipologie di ecosistemi (bosco, prateria umida, etc.), potendone cogliere appieno i diversi aspetti. Rilevanti, dal punto di vista paesaggistico, sono il passaggio del Colle di Nel e la sosta presso il Lago del Dres. LOCALITA’ RAGGIUNTE DURANTE L’ITINERARIO (In grassetto i punti di appoggio previsti dall’itinerario) Rifugio Muzio - Rifugio Jervis - Colle di Nel - Lago di Dres - Lago di Ceresole Reale - Ceresole Reale (Borg. Villa) PUNTI DI OSSERVAZIONE Bosco precedente il Rifugio Jervis - Pian di Nel e Colle di Nel Lago di Dres - Bosco precedente la Borgata Villa Lago di Ceresole Reale PINO UNCINATO Conifera poco frequente nel Parco del Gran Paradiso, è facilmente identificabile dalle pigne asimmetriche le cui scaglie piramidali sono caratterizzate da un vistoso uncino; il Pino Uncinato, così come l'affine Pino Mugo, viene utilizzato per la produzione del Mugolio, olio essenziale noto per le proprietà balsamiche. Numerosi esemplari sono visibili lungo il sentiero che dal rifugio Muzio sale al rifugio Jervis. 46 I GRANDI ITINERARI: Itinerario “Sulle tracce del Re” CARATTERISTICHE Disl. in salita 1° Giorno: mt. 937 Disl. in salita 2° Giorno: mt. 683 Disl. in discesa 1° Giorno: mt. 0 Disl. in discesa 2° Giorno: mt. 1785 H di percorrenza 1° Giorno: 4h00 H di percorrenza 2° Giorno: 7h00 NOTE Itinerario di due giorni alla scoperta del versante meridionale del massiccio del Gran Paradiso. Il percorso offre, oltre ad un'elevata bellezza paesaggistica e panoramica, la possibilità di inoltrarsi in un ambiente ricco di vita (sotto forma di flora e di fauna) e carico di valenze storiche (alpeggi). Di non poco conto è, inoltre, la possibilità di osservare la natura geologica e la geomorfologia glaciale del territorio. LOCALITA’ RAGGIUNTE DURANTE L’ITINERARIO (In grassetto i punti di appoggio previsti dall’itinerario) Rif. Muzio - Rif. Città di Chivasso - Laghetto Lòsere - Colle della Terra - Colle della Porta - Vallone del Roc - Colle Sià - Ceresole Reale - Borgata Prese PUNTI DI OSSERVAZIONE Laghetto Lòsere - Colle della Terra Colle della Porta - Alpe di Breuil Vallone del Roc - Colle Sià ALPE DI BREUIL Suggestiva conca prativa adagiata ai piedi di un anfiteatro roccioso ed attraversata da un torrentello che serpeggia pigramente tra lembi di prateria d'alta quota, caratterizzati da una policroma fioritura estiva. Particolarmente vivace la nota di colore gialla del tappeto di Leontodi (Leontodon helveticus) osservabile all'inizio dell'estate. 47 REGOLAMENTO Non No Oui Yes Si No Non raccogliere fiori, insetti, minerali, funghi e prodotti del sottobosco. Non disturbare e danneggiare la fauna. Non cacciare o pescare. Non accendere fuochi all’aperto. Non campeggiare al di fuori delle aree attrezzate. Non introdurre cani, salve eccezioni previste dal Regolamento. Non abbandonare i rifiuti. Non effettuare percorsi fuoristrada e non parcheggiare nei prati. 48 Osserva in silenzio la fauna e la natura. Visita in Parco con la guida. Fotografa la natura. Cammina senza fretta lungo i sentieri. Informati presso i centri visita, giardini alpini e musei. Esplora l’ambiente con i sentieri natura. Apprezza la cucina locale e i prodotti tipici. Avvicinati all’architettura e alle tradizioni locali. INDIRIZZI UTILI ENTE PARCO NAZIONALE DEL GRAN PARADISO (Segreteria generale). Via della Rocca, 47 - 10123 Torino Tel. 011-860.62.11 Fax 011-812.13.05 ENTE PARCO NAZIONALE DEL GRAN PARADISO Segreteria Turistica - Noasca Tel./Fax 0124-90.10.70 AZIENDA TURISTICA LOCALE CANAVESE E VALLI DI LANZO Corso Vercelli, 1 - 10015 Ivrea Tel. 0125-61.81.31 / 0125-61.81.95 Fax 0125-61.81.40 UFFICIO TURISMO AOSTA Piazza Chanoux, 8 - 11100 Aosta Tel. 0165-23.66.27 Fax. 0165-3.46.57 APT GRAND PARADIS Loc. Trepont - 11100 Villeneuve (AO) Tel. 0165-9.50.55 Fax 0165-9.59.75 APT COGNE - GRAN PARADISO Cogne (AO) Tel. 0165-7.40.40 Fax 0165-7474.91.25 S.A.T.T.I. (Autoservizi da Torino-Ivrea) Tel. 011-52.15.523 S.V.A.P. (Autoservizi da Aosta) Tel. 0165-54.11.25 S.A.V.D.A. (Autoservizi da Aosta) Tel. 0165-26.20.27 I.A.T. CERESOLE REALE Borgata Pian della Balma Ceresole Reale Tel. 0124-95.31.86 SI RINGRAZIANO Per il materiale fornito e la collaborazione: L’Ente Parco Nazionale Gran Paradiso; le Sezioni C.A.I. di Torino, Biella, Rivarolo Canavese, Ivrea, Chivasso e sottosezione G.E.A.T di Torino; Oscar ed Elena Casanova della Commissione centrale T.A.M. (Tutela Ambiente Montano) del C.A.I. Per il materiale cartografico messo a disposizione: Priuli & Verlucca, editori Per il materiale fotografico messo a disposizione: L’Ente Parco Nazionale Gran Paradiso; Le Sezioni C.A.I. di Torino, Rivarolo Canavese, Chivasso; Chintana S.r.l. Traduzioni: Muller Interlanguage s.r.l. (TO) Cartografia di riferimento: IGC, carta n°3 scala 1:50.000 Centro Operativo Regionale Protezione Civile 800.319.319 0165-23.82.22 NUMERO VERDE CHIAMATE EMERGENZA RADIO 161.300 Mhz CAI L.P.V. Convegno Ligure - Piemontese - Valdostano Diritti di riproduzione e adattamento, anche parziali, riservati La Guida di fruizione ambientale “Rifugi in Paradiso” è stata realizzata in collaborazione CHINTANA con: Servizi e progetti per lo sviluppo locale “In collaborazione con il Ministero dell’Ambiente e Tutela del Territorio. Tutti i diritti riservati”.