Informasanità GIUGNO 2014 - Azienda Ospedaliera di Padova
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Informasanità GIUGNO 2014 - Azienda Ospedaliera di Padova
informasanità informasanità Giugno 2014 50 anni dal primo intervento a cuore aperto in circolazione extracorporea 2 informasanità PERIODICO D’INFORMAZIONE SOMMARIO DELL’AZIENDA OSPEDALIERA DI PADOVA Giugno 2014 DIRETTORE RESPONSABILE Luisella Pierobon HANNO COLLABORATO IN QUESTO NUMERO Renzo Scaggiante, Gino Gerosa, Giovanni Stellin, Andrea Meneghini, Luisa Murer, Luisa Pinello, Francesco Francini Pesenti, Lorenzo Calò, Andrea Colli, Carlo Foresta, Emanuele Cozzi, Arianna Costantin, Silvia Baggio, Eliana Camporese 50 anni dal primo intervento a cuore aperto in circolazione extracorporea pag. 3 Presentazione del Centro per l’Ipovisione Infantile pag. 5 Dimostrata per la prima volta una nuova proteina che causa l’ipertensione pag. 9 Nuovo intervento mini-invasivo di riparazione valvola mitrale a cuore battente pag. 11 Oltre l’epatite C, nuovi farmaci guaritori al 100% pag. 14 L’Unione Europea finanzia il progetto Translink pag. 15 Settimana mondiale della Tiroide pag. 16 “In viaggio per crescere” continua ... Pag. 17 Pratica mentale per recupero post ictus su: “Galeno” Rai Sport pag. 19 Diete dimagranti scegliere con attenzione pag. 21 Reyer Baby incontra la Pediatria pag. 23 Luisa Longhini, consulenza legale DIREZIONE, REDAZIONE, AMMINISTRAZIONE Via Giustiniani 1— Padova tel. redazione 049.8213923 fax redazione 049.8218283 uff.stampa@sanita.padova.it Registrazione del Tribunale di Padova n. 1553 del 21.01.97 Registro Stampa in copertina: équipe cardiochirurgica all’opera 3 50 ANNI DAL PRIMO INTERVENTO A CUORE APERTO IN CIRCOLAZIONE EXTRACORPOREA Da quella data sono stati eseguiti presso il nostro Centro più di 40.000 interventi a cuore aperto in adulti e bambini. In seguito al primo trapianto di cuore in Italia eseguito nel 1985 dall’allora prof. Vincenzo Gallucci, furono eseguiti sempre a Padova anche il primo trapianto di cuore in età pediatrica in Italia nel 1988 e poi in un neonato nel 1989. Nel frattempo è stato sviluppato un programma di correzione di tutte le cardiopatie congenite complesse, anche quelle che erano considerate inoperabili. Il 24 gennaio 1964 veniva eseguito a Padova il primo intervento chirurgico a cuore aperto in circolazione extracorporea di una cardiopatia congenita. L’intervento veniva eseguito dall’allora Prof. Pier Giuseppe Cevese. Oggi Padova è il Centro Regionale di riferimento per il trattamento delle cardiopatie acquisite e congenite. Al Centro di Padova afferiscono l’unità operativa di Cardiochirurgia diretta dal 2003 dal prof. Gino Gerosa e l’unità operativa di Cardiochirurgia pediatrica e cardiopatie congenite diretta dal prof. Giovanni Stellin dal 2001. Le Cardiochirurgie contano 13 medici esperti, 14 specialisti in formazione, 96 unità di personale infermieristico, 4 caposala, 10 tecnici specializzati, 21 ausiliari e 1 psicologo. 50 ANNI DAL PRIMO INTERVENTO A CUORE APERTO IN CIRCOLAZIONE EXTRACORPOREA 4 Il Centro Gallucci di Padova vanta circa 1.000 interventi chirurgici all’anno dei quali 200 pediatrici e 800 su adulti. Nel dicembre 2001 il prof. Gino Gerosa esegue il primo intervento in Italia di rivascolarizzazione miocardica a cuore battente attra verso l’endoscopia con il sistema robotico. Nel marzo 2002 effettua il primo trapianto di cellule staminali autologhe prelevate dallo stesso paziente e iniettate nel cuore a torace aperto come terapia per l’insufficienza cardiaca post-ischemica. Nel 2004 esegue il primo intervento in Italia utilizzando un sistema robotico per il trattamento della fibrillazione atriale isolata. Il prof. G. Gerosa nel dicembre 2007 impianta il primo cuore artificiale totale in Italia in un paziente di 54 anni (Sistema CardioWest) nel quale verrà eseguito il trapianto di cuore umano nel settembre 2011, con la più lunga sopravvivenza con cuore artificiale totale (3 anni e 8 mesi). Il Centro ha sviluppato inoltre un programma di correzione delle cardiopatie congenite e acquisite attraverso minimi accessi chirurgici (incisioni di 4-5 cm in zone del torace poco visibili) che, oltre a ridurre al minimo la dolorabilità postoperatoria, hanno ridotto la degenza in ospedale a pochi giorni. Gli interventi che vengono eseguiti in questo Centro sono: • Bypass aorto-coronarico • Sostituzioni valvolari • Chirurgia riparativa delle valvole • Chirurgia mininvasiva senza ausilio della circolazione extracorporea • Chirurgia robotica • Chirurgia delle aritmie cardiache • Aneurismi dell’aorta toracica e tutte le patologie operabili del cuore fino al cuore artificiale. Il centro è attrezzato con tre sale operatorie che sono attive 12 ore al giorno, dalle 8.00 alle 20.00, inoltre vanta un totale di 57 posti letto: 10 di terapia intensiva, 35 di reparto e 12 dedicati alla sezione trapianti. I trapianti di cuore eseguiti a Padova dal 1985 (data del primo trapianto di cuore in Italia) ad oggi, risultano essere circa 700, con una media di un trapianto ogni 15 giorni. 5 Centro Specializzato per l’Ipovisione Infantile e dell’Età evolutiva Azienda Ospedaliera di Padova IL CENTRO PER L’IPOVISIONE INFANTILE E DELL’ETA’ EVOLUTIVA Il Centro Specializzato per l’Ipovisione Infantile e dell’Età Evolutiva dell’Azienda Ospedaliera di Padova diretto dalla prof. Luisa Pinello, è nato nel 1999 e compie 15 anni da quando partì come progetto sperimentale PAVISIO della Regione Veneto in attuazione della legge nazionale 284/1997. Il Centro è stato istituito in via definitiva nel 2003 con lo scopo di costituire un punto di riferimento per i problemi connessi con l’ipovisione in età evolutiva. Ha sede nel Dipartimento per la salute della donna e del bambino. L’attività assistenziale del Centro dal 1999 ad oggi è notevolmente incrementata, passando da iniziali 86 pazienti a 1598 attuali. Il 68% dei minori ipovedenti che giungono al Centro provengono dal Veneto (di cui il 11% dall’Ulss 16 e l’88 % intraregionali da fuori Ulss 16) e il restante 32% da altre Regioni. Come centro di riferimento di 3° livello per le patologie causanti ipovisione nella fascia 0-18 anni è, per numero di pazienti, la seconda struttura ad alta specializzazione attiva in Italia tra tutti i Centri di Ipovisione e la 1° fra le strutture esclusivamente dedicate a questa fascia di età - relazione del Ministero della Salute al Parlamento del settembre 2013. E’ Centro di riferimento accreditato per le malattie rare di interesse oftalmologico per l’area vasta formata dalle regioni del Nord-Est e Centro di Eccellenza della rete Orphanet Italia per la diagnosi e presa in carico delle malattie rare oculari. Nel corso degli anni il Centro ha dedicato ed esteso particolare impegno nella rete delle malattie rare causanti ipovisione con uno specifico assessment diagnostico, difficilmente attuabile in centri di 1° e 2° livello e nello sviluppo di approcci riabilitativi altamente specialistici di patologie rare oculari, che sono tante e con quadri molto complessi e determinano ipovisione. Un bambino con gravi condizioni di rischio o patologie visive che possono causare ipovisione in età evolutiva così come il loro trattamento riabilitativo precoce dovrebbe poter essere valutato presso un centro di riferimento specializzato per l’ipovisione. Le specifiche attività del Centro riguardano: • • • • • la prevenzione delle patologie gravi oftalmologiche e degli esiti causanti ipovisione o cecità; l’inquadramento diagnostico e funzionale dei bambini ipovedenti o non vedenti; la terapia e riabilitazione visiva dell’ipovisione; l’inserimento nei luoghi di vita dei minori; il sostegno psicologico al bambino e alla famiglia, al fine di migliorare la qualità di vita e limitare gli esiti invalidanti. Il Centro è specializzato, nello specifico, nella diagnosi e presa in carico delle seguenti patologie: 6 IL CENTRO PER L’IPOVISIONE INFANTILE E DELL’ETA’ EVOLUTIVA 7 malformazioni oculari singole o complesse, eventualmente associate a quadri malformativi complessi e/o sindromici; patologie del sistema visivo del periodo perinatale; distrofie retiniche e maculopatie di origine genetiche ad esordio precoce, singole o associate a patologie sistemiche; alterazioni delle vie ottiche da tumori, da neuropatie ottiche ereditarie e da traumi intenzionali e non intenzionali. Il Centro lavora in rete con i reparti Ospedalieri Pediatrici ed Oculistici, i Servizi territoriali di Neuropsichiatria e di Riabilitazione neuromotoria del territorio regionale e le Unioni Italiane Ciechi ed Ipovedenti Provinciali e collabora in modo stabile con il Coordinamento Regionale per le Malattie Rare, con il Centro Oculistico San Paolo dell’Ulss 16 di Padova e il Centro Regionale Specializzato per l’ipovisione dell’adulto, con le direzioni didattiche e le commissioni delle ASL che hanno in carico o che si occupano dei minori ipovedenti. Il Centro collabora con le principali associazioni d’utenza nel campo delle malattie rare (UNIAMO, Associazione Italiana Albinismo, Associazione Italiana Anirida, Associazione Italiana Sindrome di Lowe). Nel Centro è attivo un gruppo specifico di professionisti dedicati: 2 oftalmologi, 1 ortottista - riabilitatore, 1 psicologo - psicoterapeuta, 1 tiflologo, 1 infermiere pediatrico. Può contare inoltre sulle competenze e collaborazione di altri specialisti (neurologo, neurofisiologo, neuropsichiatra infantile, genetista, epidemiologo, ecc.) e sulle tecnologie di una grande struttura multispecialistica per il bambino come il Dipartimento per la salute della donna e del bambino. Il Centro collabora con l’Istituto Superiore di Sanità, partecipa a comitati scientifici di varie Associazioni di malattie rare oculari ed alla definizione di protocolli di trattamento terapeutico-riabilitativo di queste ultime, causanti ipovisione, è in IL CENTRO PER L’IPOVISIONE INFANTILE E DELL’ETA’ EVOLUTIVA stretto contatto con il Coordinamento regionale per le malattie rare del Veneto. Attualmente il Centro di Ipovisione, nell’ambito della cooperazione delle Malattie Rare, ha implementato la sua attrezzatura con strumentazioni sofisticate di ultima generazione per un miglior approccio riabilitativo che sfrutti la plasticità corticale. E’ perciò possibile attraverso l’intervento riabilitativo, nella maggior parte dei casi grave e non trattabile, avere una buona funzione per l’autonomia e la vita di relazione del bambino, evitando come conseguenza una vita da cieco totale favorendone invece lo sviluppo. Attrezzature di ultima generazione Nella Conferenza Stampa di presentazione del Centro, tenutasi i primi di aprile, ha dato la sua testimonianza anche Luca Sartori papà di Roberto, ragazzino di 13 anni al quale, all’età di soli tre mesi, venne fatta una diagnosi senza speranza: cecità dovuta ad una malattia genetica. Ora Roberto ha 13 anni ed è un campione di sci paraolimpico agli Europei del Sestriere. Il padre, emozionato, ha raccontato della malattia genetica del figlio, albinismo oculocutaneo. La preoccupazione dei genitori fu immediata e si rivolsero al Centro padovano. Fiero, il papà racconta di come il figlio abbia imparato a suonare la chitarra e delle vittorie a concorsi regionali che porta a casa da tre anni a questa parte. Per non parlare della grande passione: lo sci alpinistico. 8 DIMOSTRATA PER LA PRIMA VOLTA UNA NUOVA PROTEINA CHE CAUSA L’IPERTENSIONE Lo studio dei ricercatori dell’Azienda Ospedaliera/Università di Padova, apre nuovi orizzonti per la ricerca farmacologica nella cura della malattia e delle sue complicanze. L’Ipertensione Arteriosa è il più frequente disordine cardiovascolare ed è un potentissimo fattore di rischio per malattie cerebrovascolari, cardiopatia ischemica, infarto del miocardio, scompenso cardiaco, insufficienza renale e vasculopatie periferiche. La fisiopatologia ed i meccanismi biochimici e molecolari coinvolti nel determinismo di questa diffusa e complessa patologia sono conosciuti solo in parte. Recenti studi hanno identificato la proteina p63RhoGEF come uno specifico mediatore per l’attivazione, indotta dall’Angiotensina II, della RhoA/Rho chinasi che porta direttamente all’ipertensione arteriosa ed alle sue sequele, come il danno cardiovascolare e renale ma mancavano conferme nell’uomo. Un aumento dell’espressione genica di p63RhoGEF, cioè di RNA messaggero, e dei livelli della proteina p63RhoGEF sono stati dimostrati per la prima volta nei pazienti con ipertensione arteriosa da uno studio recentissimo del Dott. Lorenzo Calò e del suo gruppo di ricerca afferente alla Clinica Medica 4 dell’Azienda Ospedaliera/Università di Padova, storicamente nota per studi di primo piano sull’ipertensione arteriosa. Lo studio è stato pubblicato sul numero di Febbraio 2014 della prestigiosa rivista scientifica internazionale Journal of Hypertension. Nello studio dei ricercatori padovani viene anche dimostrato nei pazienti ipertesi una inibizione, indotta da Rho kinasi, della fosfatasi MYPT-1 che porta all’attivazione della proteina miosina responsabile della contrazione della muscolatura liscia vascolare determinando ipertensione arteriosa e danno renale. 9 DIMOSTRATA PER LA PRIMA VOLTA UNA NUOVA PROTEINA CHE CAUSA L’IPERTENSIONE 10 I risultati di questo studio confermano il ruolo cruciale di p63RhoGEF e dell’attivazione di Rho chinasi nella trasmissione del messaggio dell’ormone Angiotensina II per la genesi dell’ipertensione arteriosa e del danno renale nell’uomo. L’importanza di questi risultati sta nell’identificazione di un nuovo potenziale target per la terapia non solo dell’ipertensione arteriosa e delle sue complicanze cardiovascolari e renali ma anche per malattie come il diabete, in cui l’Angiotensina II svolge un ruolo di primo piano. L’Ipertensione Arteriosa ha un costo umano ed economico enorme e costituisce un problema di salute pubblica da affrontare precocemente e con efficacia. È infatti il più frequente disordine cardiovascolare e un potentissimo fattore di rischio per malattie cerebrovascolari, cardiopatia ischemica, infarto del miocardio, scompenso cardiaco, insufficienza renale e vasculopatie periferiche. Alta Specializzazione per l’Ipertensione Arteriosa, il secondo in Italia e il terzo in Europa per attività clinico-assistenziale e produttività scientifica; il Dott. Calò è inoltre il Direttore della Struttura Semplice di Nefro-cardiologia che comprende la gestione clinico-terapeutica sia conservativa che di preparazione al trattamento dialitico nei pazienti nefropatici afferenti alla Clinica Medica 4. Il Centro di Alta Specializzazione per l’Ipertensione Arteriosa di Padova svolge la sua attività da oltre 35 anni. Tutti gli specialisti che operano presso il Centro dell’Ipertensione di Padova hanno ricevuto il riconoscimento europeo della loro competenza con il titolo di European Hypertension Specialist. Nel 2013 si sono rivolti al Centro dell’Ipertensione Arteriosa di Padova circa 1200 pazienti di cui circa 300 sono costituiti da casi di ipertensione di nuova insorgenza. I dati relativi all’Italia indicano che oltre 20 milioni di persone soffrono di ipertensione arteriosa, che causa ogni anno circa 200.000 casi di ictus, 100.000 casi di infarto miocardico, 200.000 casi di scompenso cardiaco, 2000 casi di insufficienza renale terminale che richiede la dialisi. Il Dottor Lorenzo Calò, nefrologo presso la Clinica Medica 4 diretta dal Prof. Gian Paolo Rossi, è il referente del Centro di Il Prof. Calò con il D.S. Dr. Scannapieco 11 PADOVA, CENTRO CARDIOCHIRURGICO UNICO IN ITALIA PER NUOVO INTERVENTO MININVASIVO DI RIPARAZIONE VALVOLA MITRALE A CUORE BATTENTE E’ iniziata a Padova l’esperienza pionieristica di riparazione della valvola mitrale a cuore battente senza l’utilizzo della circolazione extracorporea. L’équipe dei cardiochirurghi padovani diretti dal Prof. Gino Gerosa, con la stretta collaborazione del Dr. Andrea Colli e del cardio-anestesista Dr. Demetrio Pittarello con specifiche competenze nell’utilizzo dell’ecocardiogramma transesofageo tridimensionale, ha permes- so che l’intervento mininvasivo durasse al massimo due ore. Ad oggi questa e’ la maggior esperienza clinica in Europa Occidentale tale da far diventare il Centro Cardiochirurgico di Padova un riferimento internazionale per i chirurghi che vogliono apprendere questo nuovo tipo di intervento. I 13 interventi effettuati al Centro Gallucci di Padova sono tra i 50 realizzati al mondo. 12 La tecnica Attraverso una piccola incisione (minit o r a c o t o m ia ) d i s o li 4 / 5 c m nell’emitorace sinistro si accede all’apice del cuore nel quale viene introdotto lo strumento chirurgico che permette di inserire ed ancorare le nuove corde tendinee di spessore millimetrico e di lunghezza variabile tra i 5 e i 7 cm. (in Gore-Tex materiale usato dalle industrie tessili per giacche impermeabili) a livello del segmento prolassante, mal funzionante, della valvola mitrale. Lo strumento viene fatto navigare all’interno del cuore sotto guida ecocardiografica tridimensionale real-time sino a che raggiunge la zona malata della valvola mitrale, si impianta la neocorda e lo strumento viene estratto esteriorizzando così anche la neocorda. Sempre sotto controllo ecocardiografico tridimensionale si ottimizza il grado di tensione della neocorda fino a ridurre significativamente il grado di insufficienza valvolare. In ogni intervento si impiantano almeno 3-4 corde in modo da distribuire la tensione in maniera uniforme su tutta l’estensione della valvola. Questo tipo di intervento permette al paziente un recupero veloce grazie alla piccola incisione laterale nel torace e consente elevati benefici clinici in quanto il cuore non viene fermato, non si utilizza la circolazione extra-corporea (macchina cuore-polmoni), non si utilizzano radiazioni ionizzanti perché non è necessaria la radiografia, l’utilizzo della fluoroscopia inoltre porta in sé notevoli benefici estetici. Dopo soli 4/5 giorni dall’intervento il paziente viene dimesso e recupera la sua totale funzionalità. Questa tecnica e’ indicata per il trattamento dell’insufficienza della valvola mitrale da prolasso di un lembo, dovuto all’eccessiva lunghezza o rottura delle corde tendinee. In questi casi la valvola mitrale presenta un eccessivo movimento di uno dei suoi segmenti che determina la mancata coaptazione dei lembi generandone un malfunzionamento. PADOVA, CENTRO CARDIOCHIRURGICO: UNICO IN ITALIA PER NUOVO INTERVENTO MININVASIVO DI RIPARAZIONE VALVOLA MITRALE A CUORE BATTENTE 13 équipe cardiochirurgia all’opera Da novembre ad oggi, sono stati trattati 13 pazienti. Tutti presentavano un’insufficienza mitralica severa sintomatica. I primi casi realizzati erano considerati inoperabili o ad alto rischio operatorio a causa della presenza di importanti comorbilità. I pazienti trattati con questa tecnica hanno presentato un decorso postoperatorio molto buono (estubazione immediata dopo la procedura chirurgica, degenza postoperatoria più corta anche in terapia intensiva, mobilizzazione rapida) rispetto a coloro sottoposti invece a chirurgia convenzionale con apertura dello sterno. Il nuovo tipo di intervento e’ stato realizzato con successo. Dei 13 pazienti operati, solo in 3 casi è comparsa una recidiva di insufficienza mitralica per la rottura di una corda tendinea in una zona diversa da quella trattata. Visti gli ottimi risultati iniziali e il grande interesse suscitato nella comunità cardiochirurgica internazionale i cardiochirurghi padovani sono fiduciosi nel considerare questo intervento come un nuovo riferimento di chirurgia mini-invasiva per l’insufficienza valvolare mitralica dell’intervento. OLTRE L’EPATITE C, NUOVI FARMACI GUARITORI AL 100% 14 di Renzo Scaggiante Dirigente Medico UOC Malattie Infettive Negli anni ‘70 e ‘80, nonostante i controlli delle trasfusioni per i virus A e B, si assisteva a casi di epatite virale “post trasfusionale”; il presunto virus fu chiamato “nonA-nonB”. Solo nel 1989 fu scoperto il virus C e con esso tutte le sequele di tale patologia: l’alta percentuale di cronicizzazione, l’evoluzione in cirrosi ed epatocarcinoma. La trasmissione avviene attraverso il contatto con sangue di persone contagiate (trasfusioni prima della scoperta del virus, scambio di siringhe, tatuaggi, etc); esiste anche una trasmissione per via sessuale, anche se meno frequente. quindi gravate da notevoli effetti collaterali. Ma la svolta decisiva saranno le nuove molecole antivirali che arriveranno nei prossimi mesi, iniziando da Sofosbuvir e poi Simeprevir, Daclastavir e molte altre, perché potranno essere utilizzate senza Interferone e quindi con scarsi effetti collaterali, mentre la eradicazione totale del virus, nei primi studi clinici, ha evidenziato percentuali vicine al 100%. Nel mondo si stimano circa 130-180 milioni di persone contagiate dal virus C, nel nostro paese almeno 2 milioni, è quindi un importante problema sanitario. Le terapie utilizzate, all’inizio solo con Interferone, successivamente con Interferone pegilato più Ribavirina, sono gravate da importanti effetti collaterali e da guarigioni abbastanza basse (30-50%); il miglioramento degli ultimi anni, è avvenuto con la prima generazione di molecole antivirali, farmaci più specifici e potenti, capaci di inibire la replicazione del virus C, a differenza di Interferone e Ribavirina che agiscono potenziando il sistema immunitario. Con Boceprevir e Telaprevir, abbiamo avuto una maggiore percentuale di guarigioni, resta però il problema che tali molecole devono essere utilizzate in associazione ad Interferone e Ribavirina e Grafico tratto da “Renalgate.it” 15 L’UNIONE EUROPEA FINANZIA IL PROGETTO TRANSLINK Il Dott. Emanuele Cozzi, Immunologo dell’Azienda Ospedaliera, coordina un Consorzio Europeo costituito da 13 partners provenienti da Europa e Stati Uniti (Cardiochirurgia Padova Italia, Nantes Francia, Barcellona Spagna, Londra Inghilterra, Tel Aviv Israele, Göteborg Svezia, Cremona Italia, Davis Stati Uniti) è stato creato nell'ambito del 7° Programma Quadro della Commissione Europea (FP7), per la realizzazione del progetto “TRANSLINK – animale (VCB)”. delle malattie valvolari cardiache, migliorando la morbilità e riducendo la mortalità dei pazienti affetti da malattie delle valvole cardiache, estendendo l'impiego di VCB anche in soggetti giovani. L'obiettivo del progetto TRANSLINK è quello di individuare i fattori di rischio a medio - lungo termine coinvolti nelle disfunzioni precoci delle valvole cardiache biologiche di derivazione animale (VCB) al fine di prolungarne la sopravvivenza. Il consorzio TRANSLINK, costituito da 6 istituzioni accademiche di ricerca, 4 ospedali e 3 piccole-medie imprese (PMI), si propone di chiarire i meccanismi immunitari che sottendono la disfunzione precoce delle VCB. L'investimento, permetterà ai ricercatori di fornire nuove conoscenze e possibilità di trattamento della degenerazione precoce delle VCB con possibilità di estensione dell’applicazione clinica di queste valvole anche ai pazienti più giovani. Questo progetto dovrebbe portare alla individuazione di biomarcatori precoci di deterioramento delle VCB e ad un aumento delle conoscenze riguardanti la risposta immunologica diretta contro antigeni presenti sulle stesse. Inoltre, le tre PMI coinvolte in questo progetto dovranno sviluppare strategie volte alla prevenzione (generando VCB da animali ingegnerizzati con maggiore biocompatibilità) e al trattamento (sviluppando polimeri in grado di legare anticorpi nocivi) delle disfunzioni delle VCB. Ci si attende che TRANSLINK influenzi considerevolmente il trattamento futuro Il progetto TRANSLINK, iniziato nel mese di settembre 2013, si svilupperà nei prossimi 4 anni, ed è reso possibile grazie ad un investimento di 7.8 milioni di euro, con un contributo da parte dell’Unione Europea pari a quasi 6 milioni di euro. Sarà possibile inoltre, migliorare la comprensione delle risposte immunitarie avverse dirette contro le valvole cardiache biologiche di derivazione animale (VCB) impiantate in pazienti con malattie delle valvole cardiache. I disturbi delle valvole cardiache sono al terzo posto per frequenza nelle malattie cardiovascolari e gli interventi di sostituzione valvolare occupano il secondo posto per frequenza degli interventi cardiochirurgici. In quest’ambito, ogni anno più di 200.000 pazienti sono sottoposti a sostituzione valvolare cardiaca con impiego di VCB. Queste valvole sono biocompatibili e presentano notevoli vantaggi rispetto alle protesi valvolari meccaniche. Tuttavia, l’uso clinico di VCB è associato a disfunzione precoce che ne limita l'uso ai soli pazienti con età superiore a 65 anni. 16 SETTIMANA MONDIALE DELLA TIROIDE Il 25 Maggio 2014 è stato dedicato alla Giornata Mondiale della Tiroide e dal 19 al 25 maggio 2014, Settimana Mondiale della Tiroide, sono state realizzate numerose iniziative sul territorio nazionale, rivolte soprattutto a sensibilizzare l'opinione pubblica ma anche la comunità scientifica, sui problemi relativi alle patologie della tiroide. Anche Padova ha partecipato a questo programma di informazione e prevenzione proponendo degli incontri clinici ed informativi gratuiti presso gli ambulatori dell’Azienda Ospedaliera ed Università di Padova ubicati al 9° piano del Monoblocco presso la Clinica Medica 3. Hanno partecipato a questa iniziativa i medici afferenti al Servizio della Riproduzione Umana (Direttore Prof. Carlo Foresta), all’U.O.C. di Endocrinologia e Metabolismo (Direttore Prof. Angelo Avogaro) ed all’U.O.C. Clinica Medica 3 (Direttore Prof. Roberto Vettor). Le maggiori Società scientifiche italiane in ambito endocrinologico, quali la Società Italiana di Endocrinologia (SIE) e l’Associazione Medici Endocrinologici (AME) in occasione di questa settimana intitolata "Tiroide problema sociale: dal corpo alla mente", hanno suggerito iniziative che hanno visto coinvolti, nel ri- spetto organizzativo delle singole realtà locali, medici, associazioni di pazienti e soprattutto la popolazione. La tiroide è la ghiandola endocrina preposta alla sintesi ed alla secrezione degli ormoni tiroxina (T4) e triiodotironina (T3) che hanno nello iodio un elemento strutturale essenziale. Nell'adulto questi ormoni hanno importanti effetti sulla regolazione del metabolismo basale, sull'apparato cardiovascolare, sul metabolismo lipidico, glicidico e osseo, svolgono inoltre un ruolo centrale nello sviluppo nervoso e scheletrico del feto e del bambino. Le malattie della tiroide sono di frequente riscontro nella popolazione generale, con una forte predilezione per il genere femminile e possono colpire tutte le età compresa quella fetale e neonatale. La causa più frequente di patologie tiroidee nella popolazione mondiale è la carenza di iodio che si manifesta con un aumento di volume della ghiandola ("gozzo") con possibile formazione di noduli. La più efficace prevenzione del gozzo e dei noduli tiroidei è la iodoprofilassi, facilmente attuabile mediante l'uso di sale fortificato con iodio, ovunque ampiamente disponibile. Con il diffondersi dell'ecografia tiroidea, spesso si riscontrano noduli asintomatici, di dimensioni anche molto piccole (inferiori al centimetro), con una frequenza che aumenta progressivamente con l'età e pone il problema di una possibile presenza di tumore della ghiandola. Fortunatamente, i tumori maligni della tiroide sono rari (circa l'1% di tutti i noduli tiroidei) e sono suscettibili di terapie efficaci nella maggior parte dei casi. In Italia 1 persona su 5 ha problemi tiroidei. 17 “IN VIAGGIO PER CRESCERE” continua … Famiglie di bambini dializzati e trapiantati di rene condividono un’esperienza di vita. Per il quarto anno è partito per il campo “In Viaggio per Crescere”, un gruppo di famiglie di Padova con bambini provenienti da tutta Italia dializzati e trapiantati, assieme all’equipe clinica di Nefrologia Pediatrica. La prima esperienza, questa, a livello nazionale per le famiglie di bambini con malattia renale cronica con la Nefrologia Pediatrica, Dialisi e Trapianto dell’Azienda Ospedaliera di Padova, diretta dalla dott.ssa Luisa Murer. Le famiglie coinvolte nei campi sono in continua crescita; il loro desiderio è di poter diventare punto di riferimento per quei genitori che si trovano ad affrontare e ad accettare le difficoltà della malattia Durante il campo è stata organizzata con il referente dei giochi nazionali dei dializzati e dei trapiantati la prima squadra pediatrica che parteciperà alla prossima edizione, nel giugno 2014. Tra gli animatori hanno partecipato tre ragazzi universitari che nell’infanzia sono stati trapiantati a Padova e che insegneranno ai più piccoli che i draghi esistono ma possono essere sconfitti: l’importante è poterli affrontare insieme. Dal 30 aprile al 2 maggio 2014 a Caorle (VE), l’équipe sanitaria formata da nefrologi pediatri, infermieri, chirurghi pediatri, psicologi, dietista ed assistente sociale, con un gruppo di educatori ed animatori, 64 partecipanti, coordinato da Silvio Zanchetta, Direttore dell’istituto Salesiano di Pordenone, ha effettuato un percorso di condivisione di tematiche sul trapianto e sui principali bisogni quotidiani, scolastici e familiari. In particolare con gli psicologi e gli educatori è stato affrontato il ruolo del gioco nel percorso di crescita dei bambini e della relazione genitori-figli. équipe Nefrologia Pediatrica 18 Dati tecnici sul Centro di Nefrologia Pediatrica Dialisi e Trapianto: La SSD Nefrologia Pediatrica Dialisi e Trapianto del DAI di Pediatria dell’Azienda Ospedaliera di Padova è l'unico Centro Specialistico, nella Regione Veneto e nel Triveneto, in grado di seguire i bambini nel percorso che dalla diagnosi di malattia porta all’insufficienza renale cronica, alla dialisi e al trapianto di rene, fin dall'età neonatale. Il Centro di Padova ha iniziato l'attività nefrologica nel 1971 e l’attività di trapianto pediatrico nel 1987. Attualmente è Centro di Eccellenza Nazionale. Sono stati eseguiti in totale 436 trapianti (42 da vivente), in particolare in pazienti di basso peso e gravi comorbidità e malformazioni delle vie urinarie. L’attività della struttura di Nefrologia Pediatrica, Dialisi e Trapianto di Padova si articola in: • Reparto di degenza semintensiva con 12 posti letto • Servizio di emodialisi e dialisi peritoneale con 5 posti di emodialisi • Reperibilità trapianto, urgenze nefrologiche e dialitiche 24/24 ore • Ambulatorio integrato/DH nefrologia • Ambulatorio integrato/DH trapianto • Ambulatorio divisionale • Servizio di consulenza telefonica/ telematica per le Pediatrie del Veneto -Triveneto e di tutto il territorio nazionale, con attivazione in Triveneto di una Rete assistenziale per le malattie renali con le pediatrie del territorio • Servizio di Counselling per malattie congenite in epoca prenatale e malattie rare che interessino il rene e le vie escretrici • Laboratorio di Immunopatologia e Biologia Molecolare del Rene con attività diagnostica e di ricerca. “C’era una volta un re, che si chiamava Re Ne ed era il re del Regno della Media e Bassa Pancia. Il Regno si estendeva tra due fiumi, il fiume rosso e il fiume giallo. Re Ne era a capo della Centrale preposta alla regolazione del livello dei 2 fiumi e doveva fare in modo che essi non straripassero né si seccassero, distruggendo il Regno. Però Re Ne aveva una gamba malata dalla nascita, perciò aveva bisogno di alcuni aiutanti…” Allo stesso modo per affrontare una malattia cronica all’interno di una famiglia è necessario il supporto clinico medico ma anche psicologico e sociale. E soprattutto condividere con altre famiglie le proprie problematiche e comprendere come nonostante il trapianto di rene un bambino possa avere una normale qualità di vita. In diretta su Rai Sport “Galeno” via Skype Andrea Meneghini presenta la PRATICA MENTALE NEL RECUPERO FUNZIONALE DELLA PARALISI POST ICTUS In collegamento Andrea Meneghini - Direttore Laboratorio di Alta Tecnologia in Riabilitazione Dr.ssa Maurizia Pigatto e Dr. Andrea Meneghini durante la diretta 19 PRATICA MENTALE NEL RECUPERO FUNZIONALE DELLA PARALISI POST ICTUS 20 di Andrea Meneghini Direttore Laboratorio di Alta Tecnologia in Riabilitazione L’immaginazione motoria è la simulazione mentale di un movimento attraverso un processo mnemonico, senza compiere il movimento stesso (Decety and Jeannerod 1995). Questa pratica mentale predispone l’organismo ad eseguire il movimento in modo coordinato e finalistico. Anche studi di psicologia dello Sport hanno dimostrato un effetto positivo della immaginazione motoria sulla performance motoria. Nell’immaginare un movimento noi possiamo operare in due modalità: visualizzare il movimento da una prospettiva esterna, oppure da una prospettiva interna, ma i migliori risultati si ottengono quando un esercizio è eseguito da una prospettiva interna (immagine cinestesica). Quando, invece, si osserva l’esecuzione di un movimento di una persona in azione, il nostro cervello simula l’azione che sta osservando, con lo scopo di riconoscerla e di prepararsi ad eseguirla a nostra volta. I neuroni coinvolti in questi processi imitativi vengono chiamati Neuroni Specchio che sembrano, pertanto, costituire il substrato della nostra capacità imitativa, azione fondamentale per lo sviluppo dei processi di apprendimento. Attraverso l’imitazione possiamo, infatti, riprodurre i movimenti osservati ed acquisire nuove esperienze. Alla luce di queste conoscenze abbiamo voluto verificare se questa forma di apprendimento potesse favorire il recupero motorio delle persone colpite da una perdita di funzione di un arto a seguito di ictus cerebri. Con l’aiuto di un computer che forniva immagini in realtà virtuale abbiamo sottoposto una dozzina di pazienti ad un “allenamento mentale” seguendo la procedura di sotto riportata. 1. Il movimento dell’arto superiore prescelto viene eseguito con l’arto sano e registrato dal computer. 2. Il movimento è proiettato sullo schermo, osservato dal paziente, ed immaginato come se fosse compiuto dall’arto malato. 3. Il paziente immagina il gesto da compiere con l’arto plegico (potenziando la propria immagine motoria). 4. Il movimento è ripetuto con l’arto plegico mentre scorrono le immagini guida dell’arto virtuale sullo schermo del computer. Pur trattandosi di pazienti con una anzianità di malattia da 18 mesi a sette anni, i risultati sono stati positivi in due terzi dei casi e meno significativi nei restanti casi, salvo uno in cui non si è riscontrato nessun beneficio motorio ma solo una significativa riacquisizione della sua autonomia globale, seppur con handicap. Si è, inoltre, verificato che la scarsissima capacità di concentrazione sull’esercizio fosse da ritenersi la più probabile causa di insuccesso. La pratica mentale in questi anni sta interessando molto per la possibilità di poter raggiungere le parti più intime del nostro cervello e prospettive molto allettanti stanno comparendo all’orizzonte. E’ nostra esperienza personale che anche il controllo del dolore neuropatico cronico, per la sua importante componente cognitiva ed esperienziale, possa trovare in questo metodo di lavoro un valido strumento per il contenimento di un sintomo così invalidante. DIETE DIMAGRANTI SCEGLIERE CON ATTENZIONE di Francesco Francini Pesenti Dirigente Medico Servizio di Nutrizione Clinica Con l’arrivo della bella stagione ritorna il desiderio di prendersi cura del proprio corpo e di recuperare la forma fisica trascurata durante l’inverno. Delusi dalle tante diete intraprese gli anni precedenti, si cerca l’ultima novità, inoltrandosi in un mondo bizzarro dove è più facile imbattersi in ciarlatani e “dietologi” improvvisati che in professionisti competenti. Non è tutto oro quel che luccica e in questo settore l’antico adagio è più vero che mai. Cerchiamo allora di fare un po’ di chiarezza su alcune tra le più allettanti, ma equivoche proposte in auge sul mercato del dimagrimento. Prima di entrare nei dettagli è il caso di premettere un paio di concetti generali. Il primo è che una dieta andrebbe sempre prescritta da un medico, il solo professionista in grado di valutare lo stato di salute di una persona e di stabilire l’eventuale necessità di dietoterapia. Oggi la maggior parte delle diete dimagranti non sono prescritte da medici, ma da una molteplicità di figure professionali a cui si attribuisce il termine di “nutrizionista”, parola suggestiva, ma priva di significato legale. Molto spesso si tratta di persone che non hanno la più pallida idea delle conseguenze che potranno avere le loro più o meno strampalate “diete”. E’ quindi il caso di informarsi sempre sulla reale qualifica professionale di chi ci propone un programma dimagrante. Il secondo concetto è che qualsiasi provvedimento che riduca l’introduzione di calorie rispetto al fabbisogno produce una perdita di peso. Pertanto, elaborare uno schema dietetico dimagrante è, tutto sommato, facile. Il problema è come questa perdita di peso avviene e se essa coinvolge strutture importanti dell’organismo. Il dimagrimento ideale dovrebbe interessare prevalentemente il grasso depositato in eccesso. In realtà, molte diete portano anche a una cospicua perdita della massa magra, vale a dire della componente muscolare. E’ necessario inoltre salvaguardare l’apporto di minerali e vitamine, per non creare situazioni di carenza. L’efficacia di un regime alimentare dimagrante non si valuta quindi dal calo di peso, ma dalla qualità di tale calo e dalla possibilità di mantenere nel tempo i benefici ottenuti. Tra le tante tipologie di diete proposte al di fuori delle strutture sanitarie pubbliche, particolare seguito hanno quelle per le intolleranze alimentari. Con tale termine si indicano reazioni avverse agli alimenti da distinguere dalle allergie. Queste ultime si verificano a causa di un meccanismo immunitario chiaramente identificato, valutabile attraverso specifici esami del sangue e test cutanei. Tali indagini sono erogate a carico dal Servizio Sanitario Nazionale in quanto la loro validità è universalmente riconosciuta dal mondo scientifico. Le manifestazioni di un’allergia si producono a breve distanza dall’ingestione del cibo e hanno aspetti tipici (orticaria, vomito, diarrea, edema della glottide, ecc.). Inoltre, le reazioni sono indipendenti dalla dose e perciò avvengono anche per assunzioni di minime quantità dell’alimento a cui si è allergici. 21 DIETE DIMAGRANTI SCEGLIERE CON ATTENZIONE 22 Le intolleranze, invece, danno luogo a manifestazioni di vario tipo, non sono in genere prodotte con meccanismo immunologico, ma da numerose cause di svariata natura e sono dipendenti dalla dose assunte. Per tale ragione non è possibile mettere a punto un unico test in grado di diagnosticarle. Peraltro per pochissime forme di intolleranza sono disponibili test diagnostici e tra queste vi è l’intolleranza al lattosio. Tuttavia è in genere facile cogliere la relazione tra cibo e sintomatologia (ad esempio: assunzione di vino bianco e cefalea). Tra le manifestazioni delle intolleranze alimentari non vi è l’aumento di peso, come taluni vorrebbero far credere. Da alcuni anni sono diventati di moda i test per le intolleranze alimentari, eseguiti presso laboratori privati e farmacie. Tali test si basano sulle metodologie più disparate, nessuna delle quali è supportata da sufficienti evidenze scientifiche. In poche parole, nessuno di questi test è in grado di rivelare una vera intolleranza alimentare. I responsi ottenuti si assomigliano tutti. Il soggetto viene regolarmente trovato intollerante al frumento, al lievito, al latte e ad altri alimenti di secondaria importanza. I provvedimenti alimentari consigliati sono l’astensione per pochi mesi da tali cibi, come se da una vera intolleranza si potesse guarire in un tempo così breve (dalle vere intolleranze in genere non si guarisce!). Il soggetto escluderà pane, pasta, latte, formaggi e “miracolosamente” otterrà un calo di peso e vedrà sgonfiarsi l’addome. E’ chiaro che si tratta di risultati ottenibili da chiunque escluda tali alimenti dalla sua dieta, anche se non “intollerante” e, soprattutto, senza bisogno di sottoporsi a un inutile e costoso test. L’ultima arrivata nell’empireo delle diete di moda è la dieta genetica o genedieta, che si basa su test genetici (analisi del polimorfismo genetico) in base ai quali si vorrebbero individuare gli alimenti ideali per un determinato soggetto e quelli da evitare. Il test consiste in un prelievo di saliva raccolto presso uno studio medico o in farmacia, che verrà spedito in un laboratorio per l’analisi. A parte alcune vere e proprie truffe, ben documentate da programmi televisivi come Striscia la Notizia, nessun test di questo tipo, anche se eseguito correttamente, è in grado di individuare gli alimenti più indicati per una persona. Il metabolismo umano è infatti regolato da un’enorme quantità di geni (l’uomo possiede oltre 20 mila geni), ognuno con possibili varianti. Tra i vari geni esistono, inoltre, complesse interazioni che concorrono a determinare l’effetto finale (fenotipo). L’esatto funzionamento di questi geni e le loro interazioni sono noti solo in parte, per cui è certamente velleitario voler dedurre la dieta ideale dalla semplice analisi di alcuni polimorfismi. Vendere questi test a centinaia di euro l’uno per consegnare poi al cliente credulone una dieta o consigli alimentari “geneticamente personalizzati” configura un raggiro che nessuna autorità sembra finora avere l’intenzione di contrastare. Nonostante l’evolversi delle trovate commerciali, la cui inefficacia trapela proprio dalla loro necessità di rinnovarsi di anno in anno in forme sempre diverse, la lotta al sovrappeso e all’obesità non ha ancora trovato scorciatoie. Il vecchio consiglio di aumentare l’attività fisica e mangiare un po’ meno ci aiuterebbe a conservare la linea e a tenere a debita distanza i raggiri dei ciarlatani. 23 INCONTRO CON LA REYER BABY IN PEDIATRIA foto ricordo con i giocatori della Reyer Baby La Reyer Baby ha presentato un’iniziativa che coinvolgerà diversi Ospedali del Veneto e sono stati consegnati i kit di “Benvenuto al mondo” per i neonati, contenenti una mini t-shirt della società oro-granata di basket e una lettera che promuove i valori dello sport. Il Direttore Generale dell’Azienda Ospedaliera dott. Claudio Dario presso il Dipartimento di Salute della Donna e del Bambino diretto dal prof. Perilongo Giorgio, ha preso parte alla presentazione alla quale sono intervenuti anche alcuni giocatori della Reyer Baby. Informasanità