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Gli Speciali di Ship2Shore www.ship2shore.it UNITA’ D’ITALIA 150 anni di trasporti Numero 17, supplemento al n.26/2011 del 27 Giugno 2011 - Direttore Responsabile: Angelo Scorza 150 anni di trasporti italiani Ship2Shore festeggia l’Unità d’Italia con uno Speciale sulle imprese storiche italiane dello shipping e dei trasporti N el 2011 ricorre il 150° anniversario del Regno d’Italia, proclamato ufficialmente il 17 marzo del 1861. A quella data si fa risalire, per necessaria convenzione, l’unità della nazione italiana come coronamento dell’epopea risorgimentale, anche se ai possedimenti della corona dei Savoia mancavano allora pezzi importanti del Paese, tra cui il Veneto e Roma.In questo periodo di grandi e molteplici festeggiamenti, caratterizzati da convegni, parate militari e trasmissioni televisive, anche Ship2Shore ha deciso di contribuire a celebrare l’evento a modo suo: realizzando un numero speciale sulle imprese storiche italiane dello shipping e dei trasporti che, prendendo l’avvio da un breve excursus sulla storia dei trasporti commerciali in Italia, tratteggia le aziende del settore nate e operative in quegli anni in cui – parafrasando la celebre espressione di uno dei protagonisti del Risorgimento, Massimo d’Azeglio – fatta l’Italia bisognava fare gli italiani e anche un nuovo e moderno sistema per la movimentazione delle merci, capace di sostenere il crescente sviluppo industriale e proiettare il neonato regno unitario nella competizione economica internazionale. Fondamentale, in questo senso, sarà il contributo di Camillo Benso di Cavour, che da Primo Ministro imprimerà un indirizzo ‘europeo’ al settore dei trasporti, rafforzando la marina mercantile e progettando una rete ferroviaria adeguata alle esigenze dei ‘tempi moderni’. Delineato il contesto politico di quel periodo, abbiamo dunque chiesto alle più antiche aziende dello shipping e dei trasporti di raccontarci le loro origini – di cui sono legittimamente orgogliose - la loro storia e la loro crescita durante questi 150 anni di unità italiana. Molti dei protagonisti di allora sono tali ancora oggi, e le loro vicende sono strettamente legate a quelle del paese che hanno contribuito a trasformare, con il loro lavoro, in uno dei principali protagonisti dello scacchiere marittimo internazionale. INDICE IL CONTESTO STORICO 3 Dalla vela al vapore: gli albori della marineria mercantile italiana 4 La Savoia si affaccia al Mar Mediterraneo: Cavour trasforma l’Italia in nazione marittima 6 La rete ferroviaria e il progetto “intermodale” del governo unitario 8 L’elettrificazione delle linee ferroviarie La rete stradale nella seconda metà dell’800 9 Trafori e valichi, le distanze internazionali si accorciano LE IMPRESE ORGOGLIOSE DEL PROPRIO PASSATO 10 Bassani, agenzia marittima ‘pre-unitaria’ 11 Boccadifuoco: una passione che si tramanda dal 1885 F. Baglietto e Figlio: dal 1875 al servizio dello shipping 12 I carbunè, dalle ‘coffe’ alla logistica del mercato globale 13 F.lli D’Amato, tradizione e innovazione nello shipping 14 F.lli Neri: dai ‘navicelli’ per il carbone al rimorchio hi-tech 15 Gastaldi: agenti da oltre 150 anni 16 Grendi: sul mare da sei generazioni 17 Luise: dai Panfili ottocenteschi ai moderni super yachts 18 Marangolo: dal 1870 a Catania 19 Mediterranea di Navigazione, all’avanguardia dal 1908 20 OMG- MGM : una ‘tradizione’ industriale 21 Panessa & C, agenti a Livorno dal 1910 Francesco Parisi: 204 candeline e una rete mondiale 22 Premuda: pioniere dello shipping in Borsa 23 G. Radonicich & C, il mare in tutte le sue declinazioni 24 Dai velieri a vela alle moderne portarinfuse, la tradizione marittima di Titi Shipping 25 Tripcovich: dal piroscafo “Carlo” ai trasporti intermodali 26 ALTRE IMPRESE STORICHE DELLO SHIPPING E DEI TRASPORTI Gli Speciali di Ship2Shore Redazione Servizi Speciali di Ship2shore - speciali@ship2shore.it Direttore Responsabile: Angelo Scorza - direzione@ship2shore.it Ship2Shore - www.ship2shore.it Via Felice Romani 8/2a, 16122, Genova Tel. 010 2517945 Fax 010 2514853 IL CONTESTO STORICO Dalla vela al vapore: gli albori della marineria mercantile italiana È Cavour ad unificare le flotte pre-unitarie (oltre che il Paese), ma il grande sviluppo passa attraverso la Prima Guerra Mondiale Il Piroscafo Anna della compagnia Cosulich A partire dal 17 marzo 1861, con la proclamazione del Regno d’Italia e la nascita della Regia Marina e del Ministero della Marina, l’allora Presidente del Consiglio e titolare del dicastero marinaresco Camillo Benso di Cavour, elaborò un programma che prevedeva la riorganizzazione di tutto il personale militare e civile, la costituzione di tre dipartimenti marittimi (Genova, Napoli, Ancona) e la realizzazione, a La Spezia, di un moderno ed efficiente arsenale militare. Ma non solo: Cavour predispose anche l’accorpamento delle flotte mercantili pre-unitarie (quella toscana, quella pontificia e quella borbonica) onde creare una potente ‘squadra’ commerciale Il Virgilio della Rubattino mediterranea ed atlantica, supportata da un cospicuo numero di approdi attrezzati e collegati alle principali reti ferroviarie e stradali. Tra il 1861 ed il 1900, grazie all’impulso dato dallo statista piemontese, nel neonato Regno iniziarono ad operare nuovi gruppi armatoriali: la Compagnia delle Due Sicilie di Napoli, la Navigazione Puglia di Bari, la Peirano, la Raggio, la Lavarello, l’Italo Platense di Antonio Oneto, la Cerruti, la Navigazione a Vapore La Veloce, la Trinacria e la Siculo-Americana di Palermo; mentre le società Rubattino e Florio si fusero dando origine alla Navigazione Generale Italiana. Un’attività promettente, dunque, che scatenò subito l’agguerrita concorrenza da parte delle compagnie straniere operanti negli stessi porti italiani: fu anche per questa ragione che venne creata la Creola, cioè il servizio riunito e coordinato di tre società armatrici di Genova, Napoli e Messina, tra cui la stessa Navigazione Generale Italiana. Fino quasi alla fine dell’800 le navi a vela prevalsero, per numero, su quelle a sistema misto (vela e propulsione a vapore) o esclusivamente a vapore, ma a partire dall’ultimo decennio del secolo i piroscafi (ormai arrivati a quota 142) superarono i velieri, che nel frattempo erano scesi da 145 a 42 unità. Nel contempo il governo intervenne per incentivare e sviluppare anche le linee transatlantiche ad alta velocità e di gran lusso, coperte da vettori sempre più capaci e sicuri. Il primo consistente impiego della flotta mercantile del Regno si Gli Speciali di Ship2Shore - Numero 17: UNITA’ D’ITALIA, 150 anni di trasporti - Giugno 2011 3 IL CONTESTO STORICO verificò in occasione della guerra italo-turca del 1911–1912, che richiese, per il trasferimento in Africa Settentrionale del Corpo di spedizione in Libia del generale Carlo Caneva, l’impiego in regime di requisizione di ben 161 piroscafi a propulsione mista ed a caldaia. Fu tuttavia la Prima Guerra Mondiale ad incidere maggiormente sulla ristrutturazione e sul potenziamento del parco navi mercantili: Il Lombardo, della compagnia Rubattino tra il 1915 ed il 1918 furono infatti realizzate decine e decine di piroscafi e “militarizzate” ben 400 navi di grosso tonnellaggio e circa 180 unità minori (in questa corsa l’Ansaldo si impegnò a fondo con 40 centri di produzione). La guerra sottomarina condotta contro l’Italia dagli Imperi Centrali provocò però gravissime perdite, tra cui l’affondamento di 10 piroscafi transatlantici, 16 mediterranei, 46 vettori misti e 143 da carico: in buona sostanza quasi la metà della flotta nazionale che, tuttavia, venne rimpinguata alla fine del conflitto attraverso l’immissione di un gran numero di navi appartenute all’Impero austro-ungarico, uscito sconfitto dalla guerra. La vittoria del novembre 1918 comportò anche la ‘nazionalizzazione’ di una cultura armatoriale d’eccellenza come quella di origine asburgica, che contribuì all’ammodernamento e all’aumento del tasso qualitativo non solo della flotta, ma dell’intero apparato cantieristico del Regno: divennero infatti italiani il Lloyd (ormai non più austriaco), il Gruppo Cosulich, STT Stabilimento Tecnico Triestino (con i cantieri San Marco e San Rocco), l’Arsenale Triestino e il grande Cantiere Navale di Monfalcone. La Savoia si affaccia al Mar Mediterraneo: Cavour trasforma l’Italia in nazione marittima Il Conte sostiene lo sviluppo della cantieristica nazionale e contribuisce alla nascita di una moderna cultura della navigazione mercantile L’importanza della Marina Militare, di quella Mercantile e di un moderno sistema portuale nazionale integrato, vennero percepiti – come abbiamo già accennato – con notevole preveggenza dal Conte di Cavour. Il piroscafo Gottardo Il 17 novembre 1860, con quattro mesi di anticipo sul Regio Decreto 17 marzo 1861 n. 4671 che conferiva a Vittorio Emanuele II il titolo di Re d’Italia, il R. D. n. 4419 sanciva infatti la nascita della Marina Militare Italiana. Per poter conseguire questo importante risultato, il 18 marzo 1860 (con R.D. n. 4671), Cavour aveva già separato il Ministero della Marina da quello della Guerra, unendolo alla sua Presidenza del Consiglio per seguirne personalmente gli affari e lo sviluppo. “Il sottoscritto, preposto all’amministrazione delle cose di mare di uno Stato collocato in mezzo al Mediterraneo, ricco di invidiabile estensione di coste e di una numerosa popolazione marittima, sente il dovere di dare il più ampio sviluppo alle risorse navali del Paese valendosi degli elementi di forza che ha trovato nelle nuove province”. Così scriveva Cavour nella nota preliminare al bilancio della Marina Militare del 1860. Prima degli interventi di Cavour, la Marina non aveva mai goduto di particolare attenzione nel Regno di Sardegna, essendo a quell’epoca lo Stato sabaudo più orientato politicamente e strategicamente verso il continente; conseguentemente il suo Ministero era stato accorpato alla Segreteria della Guerra, il cui ministro si fregiava del titolo di “Primo Segretario di Guerra e Marina”. Nacque così, con largo anticipo sul Regno d’Italia, Gli Speciali di Ship2Shore - Numero 17: UNITA’ D’ITALIA, 150 anni di trasporti - Giugno 2011 4 IL CONTESTO STORICO Il piroscafo Marsala la Marina Militare italiana dalla fusione della Marina SardoPiemontese e di quella borbonica, essendo Cavour ben conscio dell’importanza politico-militare di un’efficiente marineria e dei tempi e delle difficoltà necessari per la sua piena realizzazione. A questo scopo egli promosse grandi cambiamenti, sia sotto il profilo tecnico, quale la l’adozione della propulsione a vapore e la costruzione di unità di maggiori tonnellaggio, sia sotto quello professionale, cambiando persino i programmi scolastici per favorire nelle scuole secondarie lo studio della matematica, materia fondamentale per la formazione dei nuovi ufficiali di Marina, sia sotto il profilo infrastrutturale, pianificando la realizzazione di un porto interamente dedicato alla Marina Militare (si veda quello di La Spezia). Per quanto concerneva la politica navale mercantile e del nuovo sistema portuale nazionale, anche in questo settore il Conte di Cavour non lesinò certo le sue forze. E’ noto che sostenne l’industria marittima sampierdarenese (Ansaldo) e promosse la Compagnia transatlantica (la Bollo e Rubattino) i cui quattro piroscafi Torino, Genova, Vittorio Emanuele e Conte di Cavour coprirono la rotta Genova-Rio de Janeiro-Montevideo. Ma oltre a ciò fece di più e di meglio inculcando una nuova mentalità, di matrice britannica, all’interno del dicastero dei Trasporti ed avviando un processo di ammodernamento di tutti i comparti della realtà navale nazionale (arsenali, cantieri, scuole di specializzazione per manovalanze portuali e cantieristiche, etc.). Non a caso, egli inviò quattro giovani tecnici biellesi in Inghilterra per fare pratica presso alcune fabbriche di innovativi propulsori a vapore (furono i primi italiani che, al ritorno, imbarcassero quali meccanici sulle navi a vapore della Marina Sarda); convinse il padre dell’ammiraglio Benedetto Brin ad affidargli il figlio (il quale aveva superato con lode l’esame d’ingegneria all’Università di Torino) trasformandolo, dopo avergli fatto fare uno stage presso l’Arsenale di Lorient, in un provetto ingegnere navale. Non solo: convinse il costruttore di vapori newyorkese Webb a stabilirsi in Italia e ad impiantare a S. Bartolomeo, nel Golfo della Spezia, un cantiere privato; trattò con Tommaso Jefferson Page, ufficiale della Marina Americana, per indurlo a prestare servizio in quella italiana e predispose l’armamento della corvetta ad elica S. Giovanni, allungata e dotata di macchine a vapore presso il cantiere della Seyne, spedendola nelle acque canadesi per verificare la possibilità di avviare fruttuose battute di pesca al merluzzo. A partire dal 1861 Cavour intensificò, inoltre, i lavori di ampliamento ed ammodernamento dei principali scali mercantili italiani, dotandoli di nuove banchine, aree di stoccaggio merci, bacini di carenaggio e collegamenti diretti stradali e ferroviari. Il Conte, dunque, si diede molto da fare ponendo le basi per la nascita di una competitiva marina mercantile. Il piroscafo Garibaldi Gli Speciali di Ship2Shore - Numero 17: UNITA’ D’ITALIA, 150 anni di trasporti - Giugno 2011 5 IL CONTESTO STORICO La rete ferroviaria e il progetto “intermodale” del governo unitario Il Primo Ministro sogna di creare un sistema misto ‘mare-terra’ che colleghi il Nord al Sud dell’Italia, conquistandole un posto nell’economia europea In molti scritti del Conte Camillo Benso di Cavour (e dei suoi immediati successori della Destra storica) prevale una particolare ed illuminata attenzione nei confronti dello sviluppo delle reti di trasporto, soprattutto ferroviarie, e circa la necessità di “creare un sistema misto ‘mare-terra’ integrato in grado di coprire l’intera Nazione”. In particolare, non era sfuggita a Cavour la straordinaria importanza di talune tratte strategiche come la linea ferroviaria Genova-TorinoArona, già individuata da Carlo Alberto, che avrebbe incanalato verso il principale scalo marittimo italiano il flusso commerciale inglese, francese, svizzero e tedesco, contribuendo a fare di Torino una capitale di importanza europea. “Aleggiava – come spiega l’esperto di storia ferroviaria Alessandro Sarti – sulla politica d’avvio del sistema un grande ottimismo: il progetto liberista, accarezzato da Cavour, di un’altra Italia che entrasse, con un decisivo salto di qualità, nell’ordito dell’economia europea sembrava infatti potersi avverare proprio attraverso le ferrovie. L’orientamento teso a valorizzare il traffico terrestre in concorrenza con la navigazione (perciò penalizzata) emerse nella scelta di allacciare la rete siciliana al continente attraverso la tortuosa, desolata, nonché malarica, costiera ionica (essendo quella tirrenica proibitiva sotto il profilo tecnico-finanziario). Si configurò peraltro la necessità di integrare l’andamento longitudinale della rete con trasversali appenniniche in grado di collegare i due mari. Fino a quel momento trascurata, anche la Sardegna fu oggetto di attenzione e si pensò ad una rete di interesse isolano”. Ma procediamo con ordine: nel 1861 la rete ferroviaria italiana, ancora molto disorganica, misurava 2.035 km (alla stessa data in Germania esistevano già 11.000 km di linee, in Inghilterra 14.600 e in Francia 4.000) di cui soltanto il 18% di proprietà dello Stato (ricordiamo per dovere di cronaca che, prima dell’Unità, la prima strada ferrata, quella di poco più di sette chilometri che univa Napoli Antiche locomotive al Museo nazionale ferroviario di Pietrarsa, Napoli Gli Speciali di Ship2Shore - Numero 17: UNITA’ D’ITALIA, 150 anni di trasporti - Giugno 2011 6 IL CONTESTO STORICO alla residenza reale estiva di Portici, era stata inaugurata dai Borboni nel 1839). Vi erano linee di proprietà ed esercizio statale, linee di proprietà ed esercizio privato, e linee di proprietà privata il cui esercizio era affidato allo Stato. Il piano di sviluppo comprendeva 6.000 chilometri circa di ferrovie che privilegiavano i collegamenti nord-sud lungo le coste, secondo un disegno ricalcato sul perimetro della penisola. La longitudinale adriatica, aperta fino a Brindisi nel 1865 e proiettata verso le Alpi fino a Susa, si sarebbe sviluppata lungo i litorali. Alla fine del 1864 le linee statali erano 566 Km, 502 km erano ripartiti tra 14 piccole società dell’Alta Italia, 743 km della Società lombarda e dell’Italia centrale, 293 della Società Livornese, 224 della Maremmana, 171 della Centrale Toscana, 383 delle ferrovie Romane, 482 delle Meridionali ed appena 32 della Vittorio Emanuele, per un totale di 3.396 km. Puntando su una necessaria razionalizzazione delle reti, il 14 maggio 1865 venne emanata la legge n° 2279 con la quale si vollero accorpare le numerose ma piccole società ferroviarie, affidando le linee principali a cinque società concessionarie capaci di interconnettere, anche grazie ad un sistema di nuovi ponti (nel 1865, nei pressi di Piacenza, fu costruito il grande ponte ferroviario sul fiume Po), i centri urbani più importanti (industriali, commerciali ed agricoli), ma anche i principali approdi marittimi (Genova, Livorno, Venezia, Napoli, Ancona, Bari, Palermo, etc.). Nel 1867, con 5.000 chilometri di rete attiva, il traffico si aggirava intorno ai 15.000.000 viaggiatori e 3.000.000 tonnellate di merci l’anno, mentre nel 1870 il traffico venne incrementato a circa 25.900.000 viaggiatori ed a 6.000.000 di tonnellate di merci (nel 1880 il numero di viaggiatori sulle linee supererà i 32,4 milioni, mentre le merci saliranno a quasi 10 milioni di tonnellate; nel 1906 l’estensione della rete di Stato raggiungerà i 13.075 km.): cifre apparentemente impressionanti che tuttavia celavano il basso livello di mercantilizzazione dell’economia e l’assenza di un mercato nazionale (per fare un paragone nel 1876, a fronte dei 7.780 km. di linee nostrane, in Francia ne risultavano attive 22.000 km, in Germania 28.000 ed in Inghilterra 30.000). Nel 1879 la Legge Baccarini pose le premesse per uno sviluppo maggiormente pianificato delle costruzioni ferroviarie, stabilendo priorità e metodi di finanziamento. Ma in seguito, a causa di problemi gestionali, dovette essere nominata una Commissione parlamentare che, visti i conti, si pronunciò a favore dell’esercizio privato. Il 23 aprile 1884 furono stipulate tra Stato e società private apposite convenzioni che ripartivano le linee in senso longitudinale ed assegnavano alla Società Italiana per le Strade Ferrate Meridionali l’esercizio della Rete Adriatica, ed alle Società per le Strade Ferrate del Mediterraneo e Società per le Strade Ferrate della Sicilia (la Rete Mediterranea e la Rete Sicula) rispettivamente l’esercizio della rete gravitante sui mari Ligure, Ionio e Tirreno e la rete siciliana. Le linee concesse a dette società, distinte in principali e secondarie, ebbero uno sviluppo di 8.510 km e la loro costruzione venne posta sotto il diretto controllo del Ministero dei Lavori Pubblici tramite un Ispettorato Generale delle Ferrovie. Ma anche in questo modo, nonostante gli ottimi propositi, lo Stato non riuscì a far quadrare i conti vanificando così, almeno in parte, l’antico sogno “intermodale” di Cavour. Le ferrovie d’Italia nel 1896 Secondo l’annuario statistico del 1898, pubblicato dal Ministero di Agricoltura, Industria e Commercio, le ferrovie italiane (comprese quelle di proprietà privata) a fine dicembre 1896 erano ripartite come segue: Rete Mediterranea km 5.765; Rete Adriatica km 5.602; Reti private km 1.583; Rete “Strade Ferrate Sicule” km 1.093 (più Sicula occidentale km 188; Palermo Corleone km 68; Circum-Etnea km 113); Rete Sarda Reale km 414; Private km 621 (totale 15.447 km). Consistenza del materiale rotabile (1898): 2.800 locomotive a vapore; 8.400 vagoni passeggeri; 50.000 vagoni merci; numero degli addetti (impiegati e operai) circa 100.000; viaggiatori trasportati annualmente circa 50.000.000; movimento complessivo treni (viaggiatori, misti e merci) circa 900.000. Sempre alla fine del 1896 l’Europa contava 243.899 km di strade ferrate e gli Stati Uniti 363.685. La linea Torino-Genova Uno dei principali traguardi dell’intera espansione ferroviaria piemontese fu rappresentato dall’apertura, nel 1854, della linea Torino-Genova, la cui progettazione aveva entusiasmato l’opinione pubblica sin dalla fine degli anni Trenta, quando il Porro ne aveva tracciato il percorso attraverso i Giovi ed un suo emulo, l’ingegner Brunel, aveva proposto per quel valico un singolare sistema di piani inclinati. La Torino-Genova collegava la storica capitale al porto più importante dell’Italia settentrionale, che proprio negli anni di Cavour veniva ampliato ed ammodernato. Si trattava del tanto atteso collegamento diretto e veloce con il mare e quindi con la rete di scambi rappresentata dal Mediterraneo, un tragitto lungo 166 km. Il 20 febbraio 1854 la linea, che contava ben 26 stazioni ed era stata suddivisa in 21 tronchi ferroviari, venne inaugurata da Vittorio Emanuele II. Fra le opere più notevoli del percorso si annoverarono: 18 grandi ponti (tra cui il ponte sul Po presso Moncalieri, dotato di 16 metri di luce), 3 viadotti e 12 gallerie, la maggiore delle quali fu quella dei Giovi, lunga 3.807 metri. Tutta la linea venne armata di doppio binario di rotaie con 200 piattaforme per il giro delle macchine. Essa vide attuarsi in tutta la sua efficacia il circolo virtuoso tra sviluppo infrastrutturale e crescita industriale del Piemonte risorgimentale. I tratti in pendio, come appunto il piano inclinato dei Giovi, furono affrontati grazie all’applicazione del sistema idropneumatico ideato dagli ingegneri Grandis, Grattoni e Sommeiller. Gli Speciali di Ship2Shore - Numero 17: UNITA’ D’ITALIA, 150 anni di trasporti - Giugno 2011 7 IL CONTESTO STORICO L’elettrificazione delle linee ferroviarie Mediterranea e Adriatica alle prese con i primi esperimenti di trazione elettrica Gli anni a cavallo tra XIX e XX secolo videro i primi esperimenti di trazione elettrica in Italia, volti soprattutto a ridurre le spese di esercizio delle società ferroviarie. Nel 1898 il ministro dei Lavori Pubblici Giulio Prinetti istituì una Commissione tecnica (denominata Commissione Nicoli-Grismayer) che, studiato il problema, incaricò le due maggiori compagnie ferroviarie dell’epoca, la Mediterranea e l’Adriatica, di eseguire esperimenti per individuare il miglior sistema di trazione elettrica. I primi tentativi vennero fatti sulla Rete Mediterranea con automotrici ad accumulatori (1899), sulla Milano-Monza e sulla Bologna-San Felice, mentre quelli a corrente continua a 650 volt sulla linea Milano Varese con elettromotrici a terza rotaia. Sulle linee della Valtellina ebbe luogo un esperimento destinato ad avere risonanza mondiale: furono le prime ad impiegare la corrente alternata trifase ad alta tensione per la trazione dei treni. Il 15 ottobre 1902, infatti, ebbe inizio l’esercizio sulla Lecco-Colico-Chiavenna e sulla ColicoSondrio con linee elettriche aeree a 3.600 volt, 15 Hz. L’auspicato riscatto delle reti delle predette società avvenne il 1° luglio del 1905. Lo Stato assunse la gestione diretta di 10.557 km di linee (di cui 9.868 già di sua proprietà), denominando il nuovo ente Ferrovie dello Stato. L’anno dopo, con la confluenza della rimanente rete SFM, l’estensione della Rete di Stato raggiunse i 13.075 km, di cui 1.917 a doppio binario. La rete stradale nella seconda metà dell’800 Primi provvedimenti per migliorare l’arretrato sistema viario del Regno d’Italia Nel 1860, alla vigilia dell’unificazione nazionale, la penisola era percorsa da 90.000 km di strade sterrate, quasi tutte in stato di assoluto degrado e con ponti spesso invalicabili a causa della loro precaria struttura. I due terzi della rete si sviluppavano nel Nord, mentre il rimanente al Centro ed al Sud. Di questi 90.000 km di strade soltanto 12.269 (in gran parte allestite nei territori sottoposti al regime napoleonico o austriaco) potevano essere catalogabili come “nazionali”, pur risultando di gran lunga inferiori per qualità rispetto alle reti stradali francesi, inglesi ed austro-tedesche. A dimostrazione dello stato disastroso delle infrastrutture viarie italiane di metà ‘800, basti pensare che un carro merci trainato impiegava circa due mesi per coprire la distanza che separava Milano da Firenze, mentre per quanto riguardava il trasporto passeggeri tramite carrozze il tempo medio di percorrenza sulla tratta Milano-Venezia oscillava tra le 35 e le 38 ore, e lungo la tratta MilanoVienna non era inferiore ai 5 giorni. A conti fatti, nel 1850 l’Italia risultava il Paese europeo tra i peggio attrezzati sotto il profilo viario. A partire dal 1861 molti, come si è detto, furono (finalmente) i provvedimenti varati da Cavour per ridurre il divario infrastrutturale Italia-Europa e per razionalizzare nello specifico il sistema viario del Regno d’Italia. Diverse furono, infatti, le “leggi speciali” emanate d’urgenza, tendenti a favorire la crescita della rete stradale periferica (provinciale e comunale) soprattutto nel Mezzogiorno, area arretratissima sotto tutti i punti di vista. Tra le leggi emanate, la più importante fu la n. 4613, del 30 agosto 1868, sulle strade comunali ‘obbligatorie’. Tale norma obbligava i comuni a costruire o sistemare strade in prossimità delle infrastrutture portuali e ferroviarie onde consentire una “connessione virtuosa” dei mezzi atti al trasporto merci (principio base dell’intermodalità). La legge divenne attuativa nel 1870, quando un apposito provvedimento dettò le disposizioni fondamentali di carattere tecnico sui progetti di costruzione delle nuove strade di raccordo periferico, la cui pendenza massima veniva fissata al 7%, la larghezza minima stabilita in 5,50 metri, da ridursi poi di 50 centimetri in montagna. A differenza della similare legge francese del 1836, quella italiana si dimostrò tuttavia di efficacia limitata, proprio a causa della rigidità di queste norme tecniche, che finirono con il condizionare la fattibilità di molti progetti per i quali, oltretutto, vennero a mancare (come per le ferrovie) adeguate risorse finanziare. Anche per le strade provinciali furono presi provvedimenti tesi a migliorare la rete attraverso interventi coattivi, soprattutto nel Mezzogiorno. A ben vedere, furono i governi della “Sinistra storica” a dare maggiore impulso al settore strade mediante provvedimenti di rilievo datati 1881, 1886 e 1894. Di questi, il primo (legge n. 333 del 23 luglio 1881) prevedeva la costruzione di 346 strade arterie, per 6.000 km da realizzarsi in quindici anni: un programma che, tuttavia, andò ben oltre le risorse finanziarie disponibili. Gli Speciali di Ship2Shore - Numero 17: UNITA’ D’ITALIA, 150 anni di trasporti - Giugno 2011 8 IL CONTESTO STORICO Trafori e valichi, le distanze internazionali si accorciano Frejus e Gottardo: due conquiste tecniche importanti per i trasporti pesanti I trafori del Frejus (Moncenisio) e del San Gottardo furono ultimati rispettivamente nel 1871 e nel 1882 e costituirono, al di là della monumentalità dell’impresa, due momenti ugualmente significativi dal punto di vista delle conquiste tecniche e da quello drammatico dell’esperienza umana nei cantieri. Fu Giuseppe Francesco Médail, Commissario alle dogane di Susa, a sottoporre per primo a Carlo Alberto, nel 1832, l’idea ardita di costruire una galleria lunga 12 km fra Bardonecchia e Fourneaux, progetto che tuttavia si rivelò prematuro. Successivamente, Luigi Des Ambrois, ministro di Carlo Alberto, riprese l’idea e commissionò gli studi preliminari all’ingegnere belga Henri Mauss. Il progetto definitivo venne redatto da Germain Sommeiller, Sebastiano Grandis e Severino Grattoni. Il 31 agosto 1857 re Vittorio Emanuele II incaricò l’ingegnere Sommeiller di iniziare i lavori del tunnel, predisponendo un finanziamento di 42 milioni di lire. Nel 1859 la cessione della Savoia alla Francia da parte del Piemonte mise in forse il progetto, ma fu grazie alla tenacia di Cavour che l’opera poté andare avanti. I francesi accettarono, infatti, che i lavori venissero affidati al Piemonte e si impegnarono a versare 19 milioni di lire a condizione che il tunnel fosse concluso entro 25 anni. E lavori terminarono in soli 9 anni e il costo totale dell’opera fu di circa 70 milioni di lire. Con l’inaugurazione del tratto Bussoleno-Bardonecchia, il traforo del Fréjus permise di compiere in poche ore un tragitto che, per i trasporti pesanti, avrebbe necessitato almeno di due settimane. Il Gottardo Il processo di unificazione italiano finì per far prevalere le scelte di chi, come il milanese Carlo Cattaneo, indicava l’itinerario del Gottardo come il tragitto più breve e più conveniente in grado di collegare i porti e le regioni più dinamiche d’Italia con i centri industriali e commerciali europei. I lavori del San Gottardo I lavori di apertura del Traforo del Frejus La svolta avvenne nel 1866, quando il governo italiano si dichiarò disposto a partecipare al finanziamento dell’impresa. Anche in Svizzera la maggioranza dei Cantoni, le principali compagnie ferroviarie e gli ambienti economici e finanziari, il cui esponente di spicco era lo zurighese Alfred Escher, divennero, per motivi tecnici, economici e politici, convinti sostenitori del San Gottardo (Convenzione italosvizzera del 1869, ratificata nel 1871 anche dall’Impero tedesco). I lavori, che comprendevano oltre alle rampe d’accesso un tunnel di circa 15 km tra Airolo e Göschenen, iniziarono nel 1872 e dieci anni dopo l’intera linea fu messa in servizio. Il finanziamento della ferrovia del Gottardo fu garantito dalle sovvenzioni di Italia (58 milioni di franchi), Svizzera San Gottardo (31 milioni) e Germania (30 milioni). In cambio, la Svizzera s’impegnò a garantire l’esercizio della linea internazionale che doveva mettere in collegamento la rete ferroviaria germanica con quella italiana e consentire il trasporto di passeggeri, merci ed invii postali in modo regolare, rapido ed a buon mercato. Alcune annotazioni tecniche: i lavori di scavo del Frejus usufruirono dell’utilizzo di motori idraulici e perforatrici ad aria compressa. Parte dello stesso materiale venne riutilizzato per i lavori del San Gottardo, ma anche integrato o addirittura sostituito con macchine a più alta resa. Nel 1874 ne risultavano in funzione 259: cifra che non impedì comunque ai lavori di procedere con ritmi piuttosto lenti. Alla fine del 1874 su un totale di 14.920 metri di scavi appena 3.000 metri risultavano ultimati, e tutto ciò a fronte di punte di maestranze attive pari a 1.130 minatori ed una media quotidiana di circa 860 unità. Gli Speciali di Ship2Shore - Numero 17: UNITA’ D’ITALIA, 150 anni di trasporti - Giugno 2011 9 LE IMPRESE ORGOGLIOSE DEL PROPRIO PASSATO Bassani, agenzia marittima ‘pre-unitaria’ Il gruppo, oggi leader nei servizi al settore crocieristico, operava a Venezia già nel 1860 Bassani Group raccoglie numerose realtà imprenditoriali, la maggior parte delle quali attive in ambito marittimo (altre attività riguardano il comparto immobiliare), tra cui la principale è la società Bassani SpA, realtà ormai consolidata nel settore che opera attraverso 5 Business Unit: Operatore di servizi turistici per il settore crocieristico, Operatore incoming, Destination Management Company, Agenzia viaggi, Agenzia marittima e Casa di spedizioni. Bassani può vantare un’anzianità addirittura superiore (di un anno) a quella dell’Italia unita: si ritrovano infatti testimonianze della sua attività di agenzia marittima presso il porto di Venezia già nel 1860, con il nome di Fratelli Pardo, cambiato poi in Pardo e Bassani per poi divenire Bassani SpA. Tra il 1925 e il 1930 la Serenissima diventa una meta rinomata a livello internazionale, ed è proprio Bassani a fornire i servizi turistici alla prima nave passeggeri in arrivo. Quest’attività delinea già allora i tratti dell’azienda, che ha saputo poi evolversi nel tempo seguendo l’andamento del mercato e le nuove necessità del settore. Oggi il core-business del gruppo ruota attorno all’industria crocieristica e a tutti i servizi ad essa connessi, sia turistici che marittimi: Bassani agisce in qualità di agente marittimo, organizza tutte le escursioni a terra vendute ai passeggeri, coordina le operazioni di imbarco e sbarco, i transfers e la movimentazione dei bagagli, a cui si aggiunge la gestione dei pacchetti ‘pre’ e ‘post’ crociera per quei passeggeri che visitano la città prima o dopo il soggiorno in nave. L’elevata complessità delle attività gestite impone a Bassani un approccio flessibile al lavoro, ma anche un’accurata conoscenza dei processi che consente al gruppo di fornire servizi di elevata qualità abbinati ad un sempre attento controllo sui costi in modo da poter dare un vantaggio reale ai suoi clienti e rimanere competitivi sul mercato. Nonostante i suoi 151 anni Bassani guarda al futuro. Gli investimenti più recenti si sono concentrati su due filoni principali: la creazione di strutture ad hoc e di proprio uffici dislocati sul territorio e la partecipazione diretta in alcuni dei principali terminal crocieristici d’Italia, tra cui Venezia (VTP), Ravenna (RTP) e Catania (CCT). E’ di 4 anni fa la nascita della controllata Bassani Adriatico, costituita con l’obiettivo di gestire il sempre crescente numero di navi in arrivo sulle coste adriatiche della Penisola grazie all’apertura di sedi dislocate a Ravenna e Bari. Risale invece al 2009 la join-venture creata tra Bassani e Aloschi Bros – azienda leader nella fornitura di servizi al settore crocieristico su tutti i porti del Mar Tirreno – che ha consentito alle due società di coordinare le proprie attività estendendone il raggio d’azione a tutto il territorio nazionale (anche grazie all’apertura di presidi diretti in tutti i principali porti serviti). Aloschi & Bassani è presente in modo diretto anche su Sicilia e Sardegna, regioni che stanno rafforzando sempre più il loro ruolo nello scacchiere crocieristico del Mediterraneo. Gli Speciali di Ship2Shore - Numero 17: UNITA’ D’ITALIA, 150 anni di trasporti - Giugno 2011 10 LE IMPRESE ORGOGLIOSE DEL PROPRIO PASSATO Agenzia Boccadifuoco: una passione che si tramanda dal 1885 Cinque generazioni di Agenti Marittimi Raccomandatari al servizio dello shipping siciliano Il marchio “Boccadifuoco” ha radici profonde che affondano nel XIX secolo, quando, tra il 1875 ed il 1885, venne costituita la prima società con la denominazione “Giovanni Boccadifuoco & Figli S.A.”. Inizialmente operativa nel porto di Siracusa con particolare interesse nelle attività di import/export e nel trasporto di granaglie, cereali e soprattutto mandorle; durante la Seconda Guerra Mondiale ebbe poi l’onore di essere nominata agente della Marina Reale Inglese nello scalo siracusano. Alla fine degli anni ’50, a seguito della nascita del polo petrolchimico Priolo/ Augusta, la società aprì una filiale ad Augusta e, a partire dai primi anni ‘70, iniziò a collaborare con le più importanti società di ricerca idrocarburi a mare che in quel periodo effettuavano le prime operazioni nel Canale di Sicilia, quali ENI, Montedison, Conoco, Amoco, Gulf, Lasmo, Elf. Attualmente Boccadifuoco è attiva nell’area Sud-Est della Sicilia: in particolare ad Augusta per i traffici petroliferi e per i carichi secchi, a Siracusa come agenzia leader nel settore delle navi da crociera e dei “mega yachts” e a Pozzallo. “La professione di Agente Marittimo può essere fatta oggi soltanto da chi è dotato di una grande passione, la stessa che nella nostra famiglia si è tramandata di padre in figlio, di nonno in nipote, e che speriamo di trasmettere ora alla sesta generazione, che sta iniziando ad occuparsi delle attività della società”. Il fondatore Cav.Giovanni Boccadifuoco F. Baglietto e Figlio: dal 1875 al servizio dello shipping La quinta generazione della famiglia Baglietto è a capo di un’azienda leader nel suo settore Dopo che, nel 1868, la ferrovia collegò Savona a Genova Voltri, rendendo il porto savonese uno dei più importanti scali italiani, nel 1875 Francesco Baglietto decise di rilevare il negozio di Anselmo Angelo, in piazza Caricamento 12, ed iniziare l’attività di fornitore navale. Insieme al figlio Giambattista, Baglietto organizzò per primo l’indispensabile servizio di fornitura di acqua potabile per le navi che sostavano a Savona, sia in rada sia in banchina; il sistema di rifornimento ideato risultò vincente e gli permise di avviare un’attività di successo. Lo stesso Francesco Baglietto fece poi costruire delle chiatte in legno pontate ed attrezzate di tutto il necessario per il calafataggio degli scafi. Verso i primi del ‘900 nel porto di Savona venne costruita la banchina per lo scarico del carbone, collegata oltre il Giovo da un’avveniristica funivia: il traffico dei vapori aumentò notevolmente e, di conseguenza, la F. Baglietto e figlio ampliò il suo volume d’affari assumendo anche nuove rappresentanze di prodotti, come l’olio minerale “ Vacuum Oil Co.” L’azienda passò prima al figlio di Francesco Baglietto, Giambattista Baglietto, e nel 1927 al figlio di quest’ ultimo, Francesco Baglietto II. Intorno agli anni 60’ iniziò lo sviluppo anche del porto di Vado Ligure e l’azienda, ormai alla quarta generazione, rappresentata da Giovanni Baglietto, il pronipote del fondatore e l’ attuale proprietario, fu pronta a spostare la propria attività presso i nuovi attracchi. Dal 1875 la Francesco Baglietto e figlio è cresciuta costantemente adeguandosi alle moderne esigenze del settore marittimo ed è diventata un’impresa perfettamente inserita nel mercato globale, in grado di esaudire le più varie richieste dei suoi clienti non solo in Europa ma in tutto il mondo. Gli Speciali di Ship2Shore - Numero 17: UNITA’ D’ITALIA, 150 anni di trasporti - Giugno 2011 11 LE IMPRESE ORGOGLIOSE DEL PROPRIO PASSATO I carbunè, dalle ‘coffe’ alla logistica del mercato globale La Compagnia Pietro Chiesa guarda al futuro restando fedele all’eredità delle antiche cooperative portuali La compagnia portuale Pietro Chiesa nasce ufficialmente, almeno con questo nome, il 22 giugno 1946, ma la sua storia inizia molto prima ed affonda le radici nelle lotte del nascente movimento operaio, che coinvolgono anche il porto di Genova alla fine del diciannovesimo secolo. In quel periodo sono circa 7.000 i lavoratori attivi nello scalo ligure, di cui 3.500 “carbonai”, suddivisi in facchini, caricatori o coffinanti (dalla ‘coffa’, la cesta in cui veniva travasato il carbone per essere poi trasportato a terra su chiatte), scaricatori e pesatori-ricevitori. Il confronto con la controparte, gli intermediari ed i commercianti di carbone, è molto duro e i carbunè agiscono sia miglioramento fra i lavoratori del carbone”, tra i cui obiettivi principali figuravano l’istituzione dei turni di lavoro e l’abolizione del potere discrezionale dei cosiddetti “confidenti” (i caporali che reclutavano manodopera per conto dei ‘padroni’). Tale esperienza si esaurisce presto per dar vita, nel 1902, alla “Cooperativa caricatori del carbone” e alla “Cooperativa facchini del carbone”, che si unificano poi nel 1906, costituendo la “Società Cooperativa Sbarco Imbarco Carboni minerali” (che conta 2.540 soci). Anche il tentativo unitario ha una durata limitata – la società si scioglie nel 1909 – ma la cultura dell’associazionismo è ormai radicata nei carbunè, che progressivamente ottengono miglioramenti della condizione di lavoro e dei rapporti contrattuali. La parentesi del ventennio fascista è ‘nera’ per i lavoratori del carbone come per tutte le organizzazioni sindacali, che vengono inglobate a forza nell’architettura corporativista dello Stato voluta da Mussolini; durante la guerra però i portuali, in condizioni difficili e di elevatissimo rischio, contribuiscono attivamente alla resistenza, riuscendo per esempio ad evitare la distruzione del porto e dei macchinari da parte dell’esercito di occupazione nazista. Con la nascita della Repubblica i carbonai si riorganizzano nella “Compagnia Pietro Chiesa”, che prosegue nella sua attività come “libera organizzazione di lavoratori che si autogovernano nelle forme giuridiche della cooperativa”. Oggi l’associazione opera sia come impresa a carattere sociale – intervenendo nel dibattito culturale cittadino e sponsorizzando enti, eventi, pubblicazioni – sia come soggetto economico attivo nella logistica delle merci, partecipando con quote azionarie alla S.E.P.G. (Servizi Ecologici Porto di Genova), all’impresa Fuori Muro (servizi ferroviari all’interno del Porto di Genova), alla società Funivie di Savona ed all’associazione internazionale FERRMED. come componente del movimento operaio – contribuendo alla costituzione, tra il 5 e il 6 gennaio 1896 con un’assemblea presieduta proprio dal parlamentare-operaio Pietro Chiesa, della Camera del Lavoro (sul modello della Chambre du Travail marsigliese) – sia sul fronte strettamente sindacale dando vita ad associazioni di lavoratori organizzate su base cooperativa. Già nel 1892 era stata fondata la “Lega di Gli Speciali di Ship2Shore - Numero 17: UNITA’ D’ITALIA, 150 anni di trasporti - Giugno 2011 12 LE IMPRESE ORGOGLIOSE DEL PROPRIO PASSATO Fratelli D’Amato, tradizione e innovazione nello shipping La storica compagnia partenopea opera oggi, oltre che nel comparto dry bulk, anche nel liquid e nell’offshore La attività marittime della famiglia D’Amato vedono l’alba nel 1870 e, nell’arco di cinque generazioni, la compagnia – divenuta nel frattempo Fratelli D’Amato SpA nella seconda metà del secolo scorso e attualmente guidata dal Presidente Cavaliere del Lavoro Luigi D’Amato – ha saputo costruire concretezza e consistenza nel panorama internazionale dello shipping. Tradizionalmente operatore nel settore del carico secco, nell’ultimo decennio la società ha diversificato le sue attività investendo nel mercato delle rinfuse liquide e dell’off-shore, per il supporto alle piattaforme petrolifere. La Fratelli D’Amato – la cui sede centrale di Napoli segue le attività operative e tecniche della flotta, mentre gli uffici di Losanna, Londra e Shanghai curano gli aspetti finanziario e commerciale – è gestore tecnico riconosciuto dall’Amministrazione Italiana per navi carboniere, petroliere, chimichiere ed offshore per assistenza alle piattaforme petrolifere. Le petroliere della flotta Fratelli D’Amato sono approvate dalle principali oil majors (Shell, BP, Chevron, Exxon, Repsol, Total, Agip, etc.) e sono gestite in conformità al programma TMSA (Tanker Managemet and Self-Assessment). La compagnia, inoltre, si è certificata secondo gli standard internazionali ISO:9001 ed ISO:14001 per la qualità e l’ambiente. Negli ultimi 25 anni la Fratelli D’Amato si è ampliata con un reparto chartering, arrivando a trasportare un totale di circa 20 milioni di tonnellate di merce all’anno (3,5 mln di minerali, 5,5 mln di carboni, 6,0 mln di cereali, 5,0 di petrolio). Le aree di carico sono: Argentina, Brasile, Venezuela, Colombia, Golfo del Messico, Nord America, Canada, Nord e Sud Africa, Africa Occidentale, Australia, Indonesia e Nord Europa, mentre le aree di discarica sono: Mediterraneo, Nord Europa, Giappone, Cina e Stati Uniti. Tale traffico viene svolto prevalentemente con una flotta di 40 navi Panamax bulk carriers, sia di proprietà sia noleggiate dai principali armatori del mondo. Grazie ad una gestione flessibile la flotta varia in funzione delle prospettive del mercato, i periodi di impiego oscillano tra i 3 mesi ed i 10 anni in funzione della convenienza dei noli offerti: in 25 anni sono state noleggiate, impiegate e riconsegnate oltre 1.000 navi. La credibilità ormai raggiunta dal nome Fratelli D’Amato è giunta anche nel mondo finanziario asiatico: negli ultimi anni, infatti, alcuni armatori giapponesi (tra cui Abe) hanno potuto finanziare le loro nuove navi presentando in banca come garanzia un contratto di noleggio pluriennale della Fratelli D’Amato SpA, che in cambio si è riservata l’opzione d’acquisto su tali newbuilding, che portano già il nome D’Amato. Gli Speciali di Ship2Shore - Numero 17: UNITA’ D’ITALIA, 150 anni di trasporti - Giugno 2011 13 LE IMPRESE ORGOGLIOSE DEL PROPRIO PASSATO Fratelli Neri: dai ‘navicelli’ per il carbone al rimorchio hi-tech La compagnia livornese, nata nel 1905, gestisce una moderna flotta di unità specializzate in diversi settori Nel 1888 nasceva a Livorno Tito Neri, fondatore di un’impresa marittima che porta ancora oggi il suo nome. Iniziò a lavorare all’età di sei anni aiutando il padre Costante, proprietario di navicelli, a scaricare il carbone dalle navi. Ancora giovanissimo, incurante delle avverse condizioni meteorologiche, usciva dal porto di Livorno a bordo di piccole imbarcazioni per andare incontro ai velieri ed ai piroscafi a vapore che si avvicinavano alla costa. Raggiungeva il bastimento ben sapendo che colui che per primo arrivava sottobordo si aggiudicava il diritto di scaricare. Insieme ad altri piccoli “risicatori“ (così venivano chiamati all’epoca questi braccianti del mare ) seguiva poi la nave all’ormeggio, dove le si affiancavano i navicelli pronti ad accogliere il carbone da scaricare, raccolto con le mani e depositato nelle coffe. I navicelli percorrevano quindi i canali interni di Livorno per portare la merce a destinazione. La società Fratelli Neri, con un sistema di qualità certificato dal Registro Italiano Navale ISO 9001-2000 Vision e ISO 14000, dal 1905 opera sia in Italia e che nel bacino del Mediterraneo principalmente nell’attività di rimorchio e salvataggio marittimo, nella costruzione di moli e banchine, dragaggi portuali, stoccaggio di prodotti chimici e salvaguardia dell’ambiente marino. Le innovazioni tecnologiche introdotte negli ultimi decenni hanno consentito una sempre maggiore efficienza operativa, tale da posizionare la flotta dei rimorchiatori Neri tra le più moderne attualmente in Italia. I nuovi rimorchiatori con propulsori omni-direzionali a 360° operativi nei porti di Livorno, Carrara e Piombino possono eseguire una varietà di manovre in ogni direzione, con stabilità, senza doversi riposizionare qualunque sia lo spazio di manovra disponibile. Sono potenziati per un elevato tiro, una forte spinta e sono equipaggiati con componenti di capacità antincendio pari a 2400 mc/h per ciascun mezzo, consentendo la più efficace risposta ambientale in caso di incendi a strutture portuali e di sinistri a navi. Queste unità, operative anche in pattugliamento all’interno dell’arcipelago Toscano grazie alla loro capacità di recupero di rifiuti e di messa a mare di barriere galleggianti contro lo sversamento di idrocarburi, negli ultimi anni hanno operato con successo in diversi scenari di disastro ambientale e di salvataggi, sia in Mar Mediterraneo che in Atlantico, come il disastro PRESTIGE nel 2002 e la guerra in Libano nel 2006. Gli Speciali di Ship2Shore - Numero 17: UNITA’ D’ITALIA, 150 anni di trasporti - Giugno 2011 14 LE IMPRESE ORGOGLIOSE DEL PROPRIO PASSATO Gastaldi: agenti da oltre 150 anni Il gruppo genovese, nato nel 1860, gestisce oggi un ampio network di agenzie marittime, tour operator, società di servizi portuali e logistici Il gruppo Gastaldi, attivo oggi a livello internazionale nei settori container, tramp, project cargo, spedizioni, terminal portuali, trasporto intermodale, agenzia di assicurazioni e turismo, nasce a Genova come agenzia marittima nel 1860. Alessandro Cerruti, imprenditore genovese la cui famiglia era già attiva da molti anni nel settore marittimo, ne acquisisce il controllo nel 1906, dando nuovo slancio alle attività: Gastaldi assume la rappresentanza della prestigiosa Prince Line (Gruppo Furness Withy) e di Golden Gastaldi Tours, mentre negli anni ’70 l’azienda genovese stringe alleanze con le società armatrici dell’allora URSS, diventando partner del Ministero della Marina Mercantile Sovietico e creando così una joint venture denominata Dolphin Agenzia Marittima. A partire dagli anni ’90 comincia un’ulteriore fase di sviluppo focalizzata sul settore dei container, che vede Gastaldi assumere la rappresentanza di altre compagnie di navigazione leader tra cui Hanjin Shipping Co. Ltd (Sud Corea), NSCSA National Shipping Company of Saudi Arabia Cross Line di Cardiff (Galles). Nel 1949 l’agenzia diventa rappresentante della Corporation dei Lloyd’s di Londra per Napoli, mandato che verrà rapidamente esteso anche a Nord Ovest d’Italia, Sardegna, Roma e Città del Vaticano, mentre negli anni ’50 inizia l’attività nel settore aereo stipulando accordi di G.S.A. (General Sales Agent) con le principali Compagnie Aeree di bandiera di numerosi paesi del mondo (tra cui Canadian Pacific, l’americana T.W.A., la brasiliana Varig, l’australiana Qantas, South African Airways, l’olandese KLM ecc.) L’ingresso nel comparto turistico avviene nel decennio successivo con la costituzione di (Arabia Saudita), Melfi Marine (Cuba), Turkon Line (Turchia), Agrexco (Israele), Egyptian Container Line (Egitto), IMTC International Marittime Transport Company (Marocco), ANL Australian National Line (Australia) e Safmarine MPV (Belgio). Nello stesso periodo il gruppo della famiglia Cerruti costituisce, insieme ad alcuni soci, la società GIP Gruppo Investimenti Portuali per partecipare alla gara d’appalto per il Terminal Contenitori Porto di Genova Spa, con la cui aggiudicazione nasce SECH Southern European Container Hub. GIP, attraverso uno scambio azionario con Sinport, entrerà poi anche nel capitale dei terminal VTE di Genova-Voltri e Vecon di Venezia. Alla guida del gruppo genovese è oggi Giovanni Cerruti, responsabile del settore Shipping & Transport, nonché Presidente della Holding, organizzata in quattro articolazioni operative: “Shipping & Transport” è costituita dalle agenzie marittime Gastaldi e C. Spa, Gastaldi Tramp, Delta Agenzia Marittima Srl, Hanjin Italy Spa (in partnership con la sudcoreana Hanjin Shipping Company) e dallo spedizioniere internazionale Gast Spedizioni Srl. La divisione “Assicurazioni” opera tramite la società Gastaldi International Srl, commissariato d’avaria per la Corporazione dei Lloyds di Londra e per oltre 500 compagnie assicurative, mentre il comparto “Travel & Tourism” è composto dai tour operator Gastaldi 1860 (Milano), Gastaldi USA (New York), Jet Set Voyages (Parigi) e delle società Gastaldi Global Travel, DMC incoming di Roma e Congresship, Incentive e Congressi di Genova. Infine “Servizi Portuali e Logistici”, che tramite G.I.P partecipa in SECH Spa, Lotainer Srl (operatore intermodale), VTE e Vecon (attraverso Sinport). Gli Speciali di Ship2Shore - Numero 17: UNITA’ D’ITALIA, 150 anni di trasporti - Giugno 2011 15 LE IMPRESE ORGOGLIOSE DEL PROPRIO PASSATO Grendi: sul mare da sei generazioni 180 anni di storia per un’azienda che copre tutto il ciclo logistico integrato Il Gruppo Grendi ha festeggiato nel 2008 i 180 anni di attività nel settore marittimo: partita, ormai sei generazioni fa, dal classico “scagno” a Caricamento, oggi copre l’intero ciclo logistico delle merci per mezzo di container, camion, treni, navi e terminal. La società agisce infatti come operatore intermodale dal Nord Italia alla Sardegna, puntando da sempre sull’innovazione: è degli anni ’60 la definizione della Tarros Class: navi ro-ro self sustening fornite di mezzi di movimentazione di bordo che le rendevano utilizzabili anche in porti non attrezzati. Negli anni novanta invece si registra l’introduzione delle casse mobili pallets-compatibili, che rispettano gli standard individuati dalla Comunità Europea nella Proposta di Direttiva del 7 Aprile 2003 e hanno caratteristiche tecniche di impilabilità e portata che le rendendo idonee al trasporto marittimo. Il Gruppo Grendi è oggi l’unico operatore specializzato sulla e proveniente dalla Sardegna. La strategia del gruppo si può riassumere nella frase “più mare e meno strada”, una scelta si sostenibilità basata sulla convinzione che sia necessario alleggerire il traffico su ruote. Grendi è stato il primo soggetto ad operare nel Porto Canale di Cagliari nel 1998, con una concessione di 35.000 mq, a cui si aggiungerà, nella’area retro-portuale, un nuovo magazzino da 10.000 mq attualmente in costruzione. L’obbiettivo è quello di concentrare in un unico polo tutto il ciclo logistico: terminal, navi, magazzini e camion. Nel 2010 Grendi ha realizzato un traffico di circa 50.000 TEUs e 300.000 ml pari a 100.000 TEUs equivalenti. Sardegna in grado di eseguire in direttamente ogni fase del trasporto door to door, dal collettame al carico completo, utilizzando mezzi e strutture proprie: navi, terminal, container, camion e magazzini. I quattro collegamenti settimanali solo merci tra Genova e Cagliari garantiti dalla compagnia danno attuazione alla cosiddetta “autostrada del mare” su questa rotta, da cui passa la maggior parte del flusso di merci diretto Gli Speciali di Ship2Shore - Numero 17: UNITA’ D’ITALIA, 150 anni di trasporti - Giugno 2011 16 LE IMPRESE ORGOGLIOSE DEL PROPRIO PASSATO Luise: dai panfili ottocenteschi ai moderni super yachts L’agenzia napoletana controlla una fitta rete di società dedicate a tutti gli aspetti della nautica da diporto Il Gruppo Luise è oggi una realtà consolidata nel mondo dello yachting internazionale e comprende più di 25 società partecipate, la maggior parte delle quali controllate, sia in Italia che all’estero. Tutto ha inizio nel 1847, con la “J. Luise & Sons” che, per una felice intuizione del suo fondatore Joseph Luise, sin dagli esordi diventa l’agenzia marittima di riferimento per i grandi yachts a vela che “svernavano” nel Mediterraneo sulla rotta del “Grand Tour”. Nel secondo dopoguerra, quando la nautica da privilegio elitario si trasforma in fenomeno a larga diffusione, la famiglia Luise, avendo ormai consolidato la propria posizione come agenzia marittima per i grandi panfili, inizia a porsi il problema dello sviluppo di servizi Joseph Luise (1818-1891) e infrastrutture dedicate all’accoglienza dei diportisti: il 1964 è quindi l’anno del rilascio della prima concessione per l’area di Mergellina a Napoli, destinata a tale scopo, mentre nel 1973 inizia la gestione del molo di sopraflutto del porticciolo di Mergellina, continuata ininterrottamente e con successo fino ad oggi. In questa collocazione il Gruppo Luise è sempre stato in grado di offrire ormeggi e servizi specializzati tanto alla nautica da diporto locale quanto ai grandi panfili in visita nel capoluogo campano. Come conseguenza, ben presto l’attività si estende anche alle forniture di gasolio con la realizzazione di impianti di erogazione di carburanti nazionali e duty free, sia a Napoli che a Ischia, dove la società gestisce in concessione un approdo per superyacht a Lacco Ameno, the Seventh Heaven Yacht Club and Marina. Negli anni ’80 nasce la “Luise International & Co.” con l’obiettivo di sviluppare un nuovo modello gestionale per l’assistenza ai superyacht e la gestione integrata degli ormeggi. Nello stesso periodo, attraverso una società partecipata, i Luise avviano il Porto Turistico di Capri, alla cui gestione diretta partecipano dal 1985. Negli anni ‘90 vengono costituite “Sardinia Yacht Services” a Porto Cervo - che attualmente opera in tutta la Sardegna - e “J. Luise & Tositti” a Venezia, a cui segue poi la “JLT”, società operativa controllata dalla J. Luise & Tositti, che opera direttamente tramite le sue filiali nei porti di Trieste, Ancona, Pescara, Brindisi e Bari, coprendo così l’intera costa adriatica italiana. L’attività della “J. Luise & Tositti” continua con la partecipazione in “VYP”, che si occupa della gestione degli approdi a Venezia, e in “Everything Marine”, gemella di “Oceano Mare Group” (altra controllata costituita nel 2000), specializzata nelle forniture ai grandi yacht in Adriatico. Nello stesso periodo la “Luise International” ottiene una concessione, tuttora in esercizio, per la gestione di posti barca all’interno del porto di Ischia e sigla una convenzione con il Porto Turistico di Capri per l’ottimizzazione degli attracchi nella zona grandi panfili attraverso un nuovo modello di gestione delle prenotazioni. “J. Luise & Sons” acquisisce invece una partecipazione nella Marina Molo Vecchio che, nel porto di Genova, riconverte al diporto l’area dei vecchi magazzini del cotone. Con l’apertura del nuovo Porto Turistico di Roma ad Ostia, nel 2000, il Gruppo Luise si afferma ulteriormente a livello nazionale creando la “Luise International Rome” – oggi “Luise Associates Rome”- che attraverso contratti stipulati con i proprietari dei grandi yachts, attualmente controlla la maggioranza degli ormeggi del porto Capitolino. Completano l’organizzazione sul tirreno le società Luise Riviera (Sanremo, Portofino etc.) e Tuscany Yacht Services (Viareggio, Forte dei Marmi, e Livorno). Luise Associates Sicily, con sedi a Palermo, Siracusa e Catania Riposto, offre invece assistenza sull’intero territorio dell’isola e delle Eolie. La ramificata struttura del gruppo si espande ulteriormente nel 2003 con la “Luise Associates”, cui viene demandata in esclusiva l’attività agenziale. Oggi la famiglia Luise controlla, tramite la holding inglese “Blue Water Yachting”, agenzie marittime e di servizi in Croazia, Montenegro, Turchia, Malta, Monte Carlo, Francia, Spagna, Antigua, Saint Marteen, e Fort Lauderdale (USA), oltre alla società “Luise Services & Communications”, editrice delle testate specializzate“YachtinVenice”, “YachtinNaples” e “Itineraries”, distribuite gratuitamente agli ospiti a bordo di panfili e grandi yachts. Gli Speciali di Ship2Shore - Numero 17: UNITA’ D’ITALIA, 150 anni di trasporti - Giugno 2011 17 LE IMPRESE ORGOGLIOSE DEL PROPRIO PASSATO Marangolo: dal 1870 a Catania L’agenzia opera nel trasporto marittimo, nello yachting e nel turismo L’agenzia marittima Marangolo nasce a Catania nel 1870, quando anche in Sicilia lo sviluppo dell’industria favorisce la crescita del commercio e, quindi, delle attività di trasporto marittimo. Oggi la società, che ha ancora sede nella zona industriale della città siciliana, è guidata dal presidente Luigi Marangolo ed opera in tutti i settori dello shipping e del trasporto. In ambito marittimo inizia ad occuparsi di trasporti a corto raggio nel 1991 con la compagnia Adriatica Shipping, mentre attualmente lavora con il Gruppo Grimaldi Napoli, con cui Marangolo effettua trasporto di merci varie su carrelli, contenitori, tir, rotabili, autocisterne con merci pericolose ed autisti al seguito. L’agenzia gestisce poi, per conto dei propri clienti, tutte le procedure burocratiche del trasporto: documentarie, bancarie, doganali, sanitarie, di ritiro, spedizione, trasporto e consegna, riempimenti e svuotamenti, operando in propri terminal portuali e retroportuali. Marangolo agisce, inoltre, come agenzia nel settore yachting, rispondendo a tutte le necessità dei diportisti che arrivano nel porto di Catania, e direttamente nel turismo tramite la società Marangolo Viaggi. Luigi Marangolo, Presidente dell’agenzia marittima Marangolo Gli Speciali di Ship2Shore - Numero 17: UNITA’ D’ITALIA, 150 anni di trasporti - Giugno 2011 18 LE IMPRESE ORGOGLIOSE DEL PROPRIO PASSATO Mediterranea di Navigazione, all’avanguardia dal 1908 Dal trasporto del legname sui velieri allo shipping moderno, con navi di ultima generazione “Mediterranea di Navigazione S.p.a.” nasce nel 1908 con la denominazione di “Società Romagnola”, come azienda a conduzione famigliare operante nella lavorazione, commercializzazione e trasporto marittimo di legname per mezzo di una propria flotta di velieri. La società si distingue immediatamente per l’alto grado di innovazione: già negli anni precedenti allo scoppio della Grande Guerra vara, in anteprima mondiale, la prima nave dotata di motore a propulsione Diesel. Nel 1960 la seconda e la terza generazione della famiglia rifondano la società armatoriale (dopo la nazionalizzazione della flotta da parte del governo fascista e la Seconda Guerra Mondiale) costruendo una piccola unità petroliera; alla fine degli anni ‘70 entra in azienda L’armatore Paolo Cagnoni e figli in Vietnam la quarta generazione, rappresentata dall’attuale presidente Paolo Cagnoni, che grazie alla motivazione e alla spinta tipica dei giovani porta la Mediterranea ad uscire per la prima vota dal mercato italiano e a rivolgersi a quello internazionale. La volontà di mantenere una gestione familiare diretta e orientata alla ricerca della qualità, ha spinto la società a guardare verso settori di mercato con navi di elevata tecnologia. Nel 1980 Mediterranea acquista la prima nave dotata di zavorra segregata SBT di bandiera italiana, mentre a metà decennio porta nel mercato nostrano la prima unità da 22.000 dwt dotata di Gas Inerte e alla fine della decade decide di entrare nel mercato dei trasporti gassosi costruendo in Giappone una gasiera a piena pressione innovativa per prestazioni e sicurezza. Nel 1990 tocca a Singapore, dove Mediterranea, grazie alla sua capacità di trasferire il proprio know-how, scommette su un gruppo che non aveva mai costruito navi specializzate e ottiene con successo la prima nave chimichiera da 9.000 tonns dotata di particolari accorgimenti per la sicurezza . La compagnia prosegue nella costruzione di nuove unità e nel 2000 ordina in Corea una moderna nave da 35.000 dwt idonea al trasporto di prodotti petroliferi e chimici, la prima al mondo di tale tipologia con notazione “Green Star” (Clean air and Clean sea). La continua volontà di innovare porta Mediterranea, nel 2001, a commissionare una newbuilding ad un altro cantiere senza un background di settore, questa volta in Turchia. La strategia si rivela vincente e vengono successivamente commissionate altre unità, fino a quando l’incremento dei costi e la mancanza di scali disponibili spingono la compagnia a lasciare la Turchia e a rivolgersi all’Indonesia, paese emergente, che viene scelto come sede per la costruzione di una nave in acciaio inossidabile da inserire nel settore della chimica specializzata. Nello stesso periodo Mediterranea commissiona in Vietnam la costruzione di due etileniere da 4.500m3. In questi anni entra in azienda anche la quinta generazione della famiglia, che vede varare e consegnare nel gennaio 2011 la prima di due unità, primatista mondiale di velocità per navi del suo segmento. Mediterranea di Navigazione è oggi in grado di trasportare con successo ed affidabilità oltre 180 tipi di carichi liquidi tra prodotti chimici, prodotti petroliferi e gassosi per un totale di circa 3.300.000 di tonnellate nell’anno 2010. Gli Speciali di Ship2Shore - Numero 17: UNITA’ D’ITALIA, 150 anni di trasporti - Giugno 2011 19 LE IMPRESE ORGOGLIOSE DEL PROPRIO PASSATO OMG- MGM : una ‘tradizione’ industriale Dalla carpenteria metallica di fine ‘800 alle moderne macchine per la movimentazione dei container OMG- MGM, Officine Meccaniche Galileo, è il frutto di una tradizione industriale ricca di successi, che trae le sue origini nel XIX secolo – periodo in cui l’industria pesante vedeva la sua maturazione anche in Italia – nella provincia di Padova, e più esattamente nella cittadina di Battaglia Terme. La compagnia nasce dedicandosi alla costruzione di ponti, strutture di carpenteria in acciaio, paratoie, apparecchiature idrauliche e navali, che realizza grazie ad un’efficiente fonderia, a impianti per la lavorazione di carpenteria metallica e di forgeria, e a meccanici con indirizzo specializzato per forniture di apparecchi di sollevamento di impianti interni (centrali elettriche, stabilimenti industriali, magazzini) ed esterni, di banchine, galleggianti, ponti e gru scorrevoli e girevoli elettrici, gru a benna per scarico di carbone, sabbia, ghiaia e sale. La società, inizialmente battezzata “Le Officine di Battaglia” e parte del Gruppo S.A.D.E. (Società Adriatica di Elettricità), disponeva inoltre di attrezzature e squadre specializzate per la costruzione di pali a traliccio e sostegni per linee elettriche a basso ed alto potenziale, di torri e di antenne; costruiva anche condotte in lamiera e in ghisa, condotte forzate, gasometri, serbatoi a perfetta tenuta, per liquidi e gas. Fra i clienti principali figuravano Enti Statali - Ferrovie dello Stato, Regio Esercito. La storia della compagnia, dalle Officine di Battaglia fino alle Officine Galileo e alla successiva associazione con la Magrini Galileo Meccanica (OMG- MGM), ha accompagnato quella dell’industria del nostro paese, focalizzandosi poi alla fine del XX secolo su due settori principali: le apparecchiatura per la movimentazione dei container e i e sistemi di filtrazione delle acque. Già agli inizi degli anni Ottanta, OMG è infatti una delle prime società ad intuire le potenzialità di sviluppo del trasporto containerizzato, decidendo quindi di specializzarsi in progetti per la costruzione di gru portuali e per la movimentazione dei box, posizionandosi come uno dei leader in questo settore. Gli Speciali di Ship2Shore - Numero 17: UNITA’ D’ITALIA, 150 anni di trasporti - Giugno 2011 20 LE IMPRESE ORGOGLIOSE DEL PROPRIO PASSATO Panessa & C, agenti a Livorno dal 1910 La società contribuì alla ripresa dei traffici nel dopo guerra, per consolidarsi come protagonista nello scalo labronico Si deve a Paolo Panessa la costituzione con atto pubblico del 1° giugno 1910 della Panessa & C, un’attività marittima che aveva come scopo “l’esercizio di un’azienda di commissioni, rappresentanze e spedizioni” nel porto di Livorno e, per qualche anno, anche nel porto di Genova con una propria filiale. Fu però il figlio Giovanni, intorno al 1925, a dare ulteriore impulso e indirizzo a quella che oggi si definisce più compiutamente “Impresa di Spedizioni” ed “Agenzia Marittima”. Lo scoppio della seconda guerra mondiale non interruppe completamente il traffico nel porto di Livorno e di conseguenza anche l’attività della G. Panessa, che proseguì, nonostante le molte difficoltà, anche nel porto di Marina di Carrara. Il dopoguerra vide Giovanni Panessa in prima fila nella ripresa dell’attività portuale livornese, grazie alla competenza e all’autorevolezza guadagnate sul campo che gli consentirono di far ripartire i traffici commerciali malgrado le macerie ancora presenti sulle banchine del porto. Intorno agli anni ‘60 Riccardo e Giacomo affiancarono il padre nello sviluppo dell’azienda, che si consolidò acquisendo importanti traffici di prodotti alimentari, rinfuse solide, materiali di impiantistica, prodotti petroliferi e chimici, e si dotò dei mezzi tecnici, e in seguito anche informatici, necessari per garantire servizi ai massimi livelli, da sempre l’obiettivo primario dell’attività. Panessa & C ha ottenuto lo status di A.E.O. (Operatore Economico Autorizzato) nel 2008 e oggi le attività proseguono con l’inserimento della quarta generazione rappresentata da Giovanni Panessa, figlio di Giacomo, e dal nipote Giovanni Forcella. Gruppo Francesco Parisi: 204 candeline e una rete mondiale Da Napoleone ai mercati del Far East: la storia dello spedizioniere triestino La Francesco Parisi, Gruppo di Case di Spedizioni ed Agenti Marittimi, viene fondata dall’omonimo Francesco Parisi (1778-1813) a Trieste nel 1807. I destini della società sono da subito legati alle vicissitudini dell’emporio triestino, che vive momenti molto concitati nei primi anni del XIX secolo a causa della terza occupazione napoleonica. La crescita della Francesco Parisi, conseguente al risveglio della città e del porto negli anni ’30, si concentra nella seconda metà dell’800, quando vengono aperte le sedi di Vienna (1857), Venezia (1872), Monaco di Baviera (1879), Genova (1882) e Milano (1898), che di fatto sanciscono l’internazionalizzazione dell’impresa. Nel corso del ‘900, oltre al traguardo dei cent’anni (1907), la Francesco Parisi apre e poi chiude varie sedi in tutta l’Europa Occidentale ed Orientale, seguendo i trend dei traffici. Particolarmente florido si ricorda il periodo post bellico, che vede il gruppo presente nelle spedizioni di materie prime e finite destinate alla ricostruzione dell’Est Europa. Alla fine degli anni ’40 nell’area di influenza sovietica vengono espropriate e nazionalizzate quasi tutte le sedi, in compenso, però, viene fondata una società associata a New York (1955). Negli anni ’70 l’espansione torna a guardare verso Oriente, con l’apertura di una società del gruppo in Israele. Seguendo la continua crescita della domanda sul mercato cinese, per la prima volta nella sua storia la Francesco Parisi ‘mette radici’ nell’ Estremo Oriente, aprendo nel 2004 la sede di Hong Kong e creando poi nel 2007 la jointventure Parisi Grand Smooth Logistics Ltd, che attualmente conta 8 uffici in Cina, uno a Taiwan ed uno in Vietnam. Il gruppo è controllato sin dalla sua origine dalla famiglia Parisi, la cui ottava generazione gestisce oggi una rete mondiale di agenti e corrispondenti, 500 impiegati circa in nove paesi ed oltre 100.000 mq di magazzini coperti. Gli Speciali di Ship2Shore - Numero 17: UNITA’ D’ITALIA, 150 anni di trasporti - Giugno 2011 21 LE IMPRESE ORGOGLIOSE DEL PROPRIO PASSATO Premuda: pioniere dello shipping in Borsa La compagnia, con natali triestini e un presente genovese, è stata la prima società di trasporto marittimo a quotarsi sui listini italiani Le origini del Gruppo Armatoriale Premuda risalgono al 1907, quando a Trieste fu fondata la compagnia Navigazione a Vapore G.L. Premuda, controllata dalla famiglia Tripcovich e, fin da subito, caratterizzata da un forte frazionamento dell’azionariato: nel 1918, prima compagnia marittima in Italia, è quotata alla Borsa valori di Trieste e poi a quella di Milano. Nel corso della Seconda Guerra Mondiale (così come era già accaduto durante la Grande Guerra) la flotta di Premuda viene completamente distrutta e bisognerà attendere fino al 1957 per una ricostituzione significativa del naviglio di proprietà. Nel 1973 il controllo della società viene ceduto alla Nai di Genova, appartenente al Gruppo Lollighetti: l’operazione realizzata dalla Gefina (Gruppo Generali) segna l’ingresso del gruppo assicurativo all’interno dell’azionariato, in veste di socio stabile. Nel 1980 il controllo passa nuovamente di mano, ad un gruppo di azionisti coordinati dalla famiglia Rosina, che nel 1988 cedono il pacchetto azionario di maggioranza al Gruppo Montanari di Fano. Nel 1990 il controllo viene acquisito dalla Navigazione Italiana (la famiglia Rosina è principale azionista e gestore), legata ad un patto di sindacato con Assicurazioni Generali e Duferco Italia Holding, per il governo della società. Tale patto è stato rinnovato sino al 31 dicembre 2007. Nel 1991 Premuda avvia un processo di internazionalizzazione attraverso la costituzione di Premuda International e nel 1995 rileva il comparto cisterniero della Fermar con un investimento di 215 miliardi di lire; nella circostanza il capitale sociale viene aumentato al valore di 67,8 miliardi di lire. Nel 2008 i tre azionisti costituiscono la “Investimenti Marittimi S.p.A.” (60% Navigazione Italiana, 30% Assicurazioni Generali, 10% Duferco) che assume il controllo della società a seguito di OPA. Guidato dal Presidente Alcide Rosina e dall’Amministratore Delegato Stefano Rosina, il Gruppo è oggi un importante operatore nei servizi di trasporto marittimo di rinfuse liquide e secche a livello internazionale. Premuda dispone di una importante flotta di alto livello tecnico costituita da tankers, bulkers ed F.P.S.O. per un dimensionamento globale superiore a 2.000.000 di tonnellate ed opera nel rispetto delle più severe normative internazionali in tema di sicurezza e protezione ambientale, fronte su cui la società è impegnata con forti investimenti nell’ammodernamento continuo della flotta, con un importante programma di costruzione di nuove navi che entreranno in servizio nel periodo 2011/2014 e con una attenta gestione commerciale di impiego a medio / lungo termine. Il residuo piano di potenziamento della flotta prevede la costruzione di 8 unità entro i prossimi 3 anni, con impegni futuri nei confronti dei cantieri ammontanti a circa 247 milioni di dollari (di cui circa 61 di pertinenza di azionisti terzi), distribuiti nello stesso periodo. Questo programma, unito ad un aumento di capitale di 35,2 milioni di euro finalizzato nel 2010, alla sinergia con altri gruppi di primaria importanza, all’acquisizione di significativi contratti a lungo termine e ad una costante attenzione del management alle prospettive dei mercati, rappresentano i punti di forza di una società che deve operare in un mercato globalizzato, soggetto a repentine fluttuazioni e condizionato dalle prevalenti, e spesso oscillanti, condizioni economiche internazionali. Gli Speciali di Ship2Shore - Numero 17: UNITA’ D’ITALIA, 150 anni di trasporti - Giugno 2011 22 LE IMPRESE ORGOGLIOSE DEL PROPRIO PASSATO G. Radonicich & C, il mare in tutte le sue declinazioni L’agenzia veneziana è attiva nei diversi settori dello shipping, dai container al break bulk G. Radonicich & C, oggi gruppo multisettoriale con interessi diversificati nei servizi portuali e nella logistica, nasce a Venezia nel 1861 – contemporaneamente alla costituzione del Regno d’Italia – come agenzia marittima. L’attività di agente per le navi che arrivano nel porto della Serenissima resta ancora oggi il core business, gestito attraverso la capogruppo G. Radonicich & C che, sotto la guida del Presidente Ivan Gallo, offre servizi marittimi e portuali a navi sia volandiere che di linea, con primari clienti nel panorama armatoriale italiano, oltre ad essere agente delle unità che operano per conto di Enel. “Siamo particolarmente forti, come agenzia – spiega Michele Gallo, figlio di Ivan – nel comparto break bulk. La nostra esperienza nel traffico di impiantistica e componenti industriali ci consente di offrire, in questo settore, un valore aggiunto che ci differenzia dalla concorrenza, anche di gruppi maggiormente strutturati”. Radonicich operava sin dalla fine degli anni ‘70 anche nel trasporto containerizzato, rappresentando la compagnia Jugolinija poi Croazia Line, fino a quando la dissoluzione della Jugoslavia e il conflitto che ne scaturì portarono la shipping company balcanica al fallimento. Radonicich uscì quindi dal trasporto dei container, “settore in cui, da poco più di un anno Shipping Agency G. RADONICICH & C. since 1861 150 Years Andrea e Michele Gallo – spiega Gallo – abbiamo però deciso di rientrare, acquisendo alcune rappresentanze di compagnie internazionali”. L’agenzia marittima veneziana sta poi puntando sul rafforzamento dei servizi accessori al trasporto, con particolare attenzione alle procedure burocratiche e doganali. “Inoltre è in fase di studio la possibilità, da parte nostra, di noleggiare direttamente navi per offrire ai nostri clienti il servizio di trasporto completo. E’ un’iniziativa ancora a livello embrionale, ma stiamo valutando come svilupparla al meglio”. Sempre per quanto riguarda il traffico merci è attualmente in fase di start-up la divisione Seven Seas, dedicata ai servizi logistici integrati. La nuova entità opererà nei comparti delle rinfuse, sia liquide che secche, delle merci varie e dei semilavorati, garantendo soluzioni appositamente studiate per i trasporti marittimi, terrestri, aerei e per le attività di gestione di depositi e magazzini logistici. Radonicich opera storicamente anche sul versante passeggeri, con le business unit Radonicich Crociere e Radonicich Traghetti, con il tour operator Radonicich Tour e con la società di servizi ed escursioni EuroVenice Srl. Liner and Tramp agents - Tanker, Chemical, Bulk and Break Bulk Services Port Agents and Booking Office for Ferry, Cruise and Passenger Vessels - Yacht assistance - Agents in all Italian Ports General Agents for Cruise Ship Sales - Tour Operator and Travel Agent Gli Speciali di Ship2Shore - Numero 17: UNITA’ D’ITALIA, 150 anni di trasporti - Giugno 2011 23 LE IMPRESE ORGOGLIOSE DEL PROPRIO PASSATO Dai velieri a vela alle moderne portarinfuse, la tradizione marittima di Titi Shipping L’agenzia brindisina, nata nel 1848, opera in tutti i principali settori della navigazione commerciale, in particolare nel dry bulk, e del turismo L’agenzia Titi viene fondata nel lontano 1848 da Teodoro Titi, agente marittimo ed armatore di navi a vela, la prima delle quali, denominata Angioletto, effettuava trasporti di rinfuse da Brindisi per tutto il Mediterraneo. Titi fu anche agente di molte navi che seguivano la rotta della ‘Valigia delle Indie’ tra Londra e Bombay. La storia moderna dell’agenzia marittima Titi vede negli anni ’50 il commendatore anche il mandato di agente dei Lloyd’s di Londra per le provincie di Brindisi e Lecce. Dal 1964 al 1985 riveste la carica di Console Onorario della Grecia e ricoperto molte importanti ruoli nell’ambito portuale e cittadino. Grazie all’aumento dei traffici di passeggeri e camion con la Grecia, l’agenzia si specializza in quel settore e, in particolare tra gli anni ‘70 e l’inizio degli anni ’90, rappresenta molte importanti compagnie di navigazione che scalano Grecia, Turchia e Albania. E’ stata la prima agenzia ad effettuare una linea giornaliera con la Grecia dedicata al traffico di camion nel 1977. Nel 1985 il figlio di Angelo Titi, Teodoro, affianca il padre nell’agenzia e negli anni ‘90 contribuisce all’ampliamento del campo di attività alle navi merci, soprattutto per carichi alla rinfusa, attuale core business di Titi Shipping. Nel 2000 viene sviluppata anche un’organizzazione parallela specializzata nell’assistenza ai mega yachts, che si inserisce successivamente in un network internazionale attraverso una nuova società dedicata. L’agenzia gestisce in concessione la banchina del lungomare di Brindisi per l’ormeggio di yachts e continua la rappresentanza di navi passeggeri di linea e di crociere nei porti di Brindisi e di Bari. La figlia di Angelo Titi, Maria, dirige Il fondatore Teodoro Titi l’agenzia viaggi e turismo e tour operator di famiglia, fondata dal padre nel 1977, oggi anche centro CTS per la provincia di Brindisi. Oggi l’Agenzia Marittima Titi Shipping ha sede principale a Brindisi ed opera attraverso uffici indipendenti a Bari, a Civitavecchia e in Albania ed è condotta da Teodoro. Teodoro rappresentante di prestigiose compagnie di navi passeggeri come la Navigazione Generale Italia, La Florio, la Rubattino e Lloyd Italiano, e agente generale per i traffici dell’AGIP. La società è anche specializzata nella caricazione e trasporto via nave di legname, tabacco, cereali e fertilizzanti, e Titi è socio della Compagnia di Navigazione Salentina proprietaria di navi da carico come Città di Lecce e Città di Brindisi. Alla sua morte, nel 1963, subentra alla guida della società il figlio Angelo, che eredita Gli Speciali di Ship2Shore - Numero 17: UNITA’ D’ITALIA, 150 anni di trasporti - Giugno 2011 24 LE IMPRESE ORGOGLIOSE DEL PROPRIO PASSATO Tripcovich: dal piroscafo “Carlo” ai trasporti intermodali L’agenzia di Trieste si è evoluta senza mai perdere di vista la sua vocazione marittima L’ Agenzia Marittima Tripcovich è stata fondata l’11 novembre 1895 da Diodato Tripcovich, nato nel 1862 a Dobrota, nel Golfo di Kotor, da una famiglia con radicate tradizioni marinare. Nel 1884, all’età di soli 22 anni, Diodato Tripcovich si trasferisce a Trieste, attratto dal forte incremento della navigazione a vapore mercantile, i cui traffici erano concentrati soprattutto nel porto giuliano, sbocco naturale di scambi commerciali per l’Impero Austro-Ungarico. Nel 1891, dopo un periodo trascorso al Lloyd Austriaco in qualità di ufficiale, Tripcovich si dedica all’attività di mediazione per il trasporto via mare del legno di quercia che, dalla Slovenia, doveva raggiungere la Francia per essere impiegato nella produzione di botti destinate all’invecchiamento del cognac. Dopo 4 anni, nel 1895, nasce la Ditta D. Tripcovich Società di Armamento e Agenzia Marittima. Con l’acquisto di un piroscafo di seconda mano, il “Carlo” (359 tsl), costruito nel Winghorn nel 1892, inizia una modesta attività lungo le coste dell’Adriatico che, rapidamente, ottiene ottimi risultati. Forte del successo, oltre che della fiducia guadagnata tra i suoi connazionali, Diodato Tripcovich amplia la flotta e stabilisce linee regolari per il trasporto di merci e passeggeri lungo tutta la costa. Nel dicembre del 1910 la sua flotta comprende 17 navi a vapore, con una capacità totale 43.000 tsl. Poiché i servizi di linea regolari acquistavano sempre più importanza, Tripcovich decide di espandere le sue attività in questo settore, stabilendo un servizio settimanale di trasporto passeggeri tra Trieste ed Ancona, seguito a breve da un servizio giornaliero tra Trieste e Venezia. Il trasporto di merci e passeggeri continua a crescere in tutto il Mediterraneo centrale fino allo scoppio della prima guerra mondiale, che comporta una brusca riduzione delle attività di spedizione, in quanto le navi della compagnia vengono confiscate ed utilizzate per scopi bellici. Finita la guerra, Diodato Tripcovich decide che la sua flotta deve battere bandiera italiana e conferma l’iscrizione di tutte le navi nei registri del Dipartimento Marittimo di Trieste. In questo modo riesce a proseguire e migliorare l’attività di spedizione che, anno dopo anno, ha reso Tripcovich leader del settore. Nel 1925, all’età di 63 anni, Tripcovich muore improvvisamente, lasciando ai suoi figli, Mario ed Oliviero, il timone della società che aveva creato e sviluppato. L’avvento della seconda guerra mondiale determina un nuovo periodo di crisi per l’azienda: quasi l’ottanta per cento della flotta viene affondata o confiscata. Nonostante tutto alla fine del conflitto, sotto la direzione del Barone Goffredo De Banfield, che nel frattempo aveva sposato Maria Tripcovich, figlia di Diodato, ed era succeduto ai suoi cognati Mario ed Oliviero, la società riprende il suo corso per ricostruire le attività intraprese da Diodato Tripcovich. Da allora l’azienda si evolve costantemente, fino a coprire diversi campi di attività, quali diversificazione delle carrozze a Seam comprese le petroliere, recupero e pulitura fondali dalle mine di guerra nel Mar Mediterraneo, rimorchio in porto ed in mare aperto, trasporti intermodali su strada e ferrovia. Attività importanti per lo sviluppo di Tripcovich, che tuttavia non hanno distolto l’attenzione dell’azienda dalla vocazione del suo fondatore: il mare. Gli Speciali di Ship2Shore - Numero 17: UNITA’ D’ITALIA, 150 anni di trasporti - Giugno 2011 25 ALTRE IMPRESE STORICHE DELLO SHIPPING E DEI TRASPORTI Altre imprese storiche dello shipping e dei trasporti italiani AZIENDA ANNO FONDAZIONE CATEGORIA Adami Autotrasporti Spa 1800 Autotrasporti Alessandro Archibugi Srl fine 1900 Agenzia Marittima Ansaldo 1853 Energia Aliani Autotrasporti Srl 1897 Autotrasporti Antioco Bellettieri & Co Srl 1883 Agenzia Marittima Baccetti Trasporti Spa prima metà 1800 Autotrasporti Boat Spa (Gruppo Boero) 1831 Fornitori Campostano Group Spa seconda metà 1800 Terminal Operator Cantieri Navali Baglietto Spa 1854 Cantieri Navali 1911 Cantieri Navali Azimut-Benetti Spa Bedeschi Spa Burke & Novi Srl Canepa & Campi Srl Cantiere Navale Ippolito Srl Cantieri del Mediterraneo Spa 1873 1908 1900 1901 1800 Cantieri Navali Codecasa Spa 1825 Capanna Group metà 1800 Ceretti Tanfani Srl fine 1800 Compagnia Unica Scarl - Culmv Paride Batini 1340 Dorasped Sas da 4 generazioni F.lli Elia Spa (Ambrosetti) 1906 Cantiere Picchiotti (Gruppo Perini Navi) Carlo Tonolo fu Matteo Spa Cesare Fremura Srl Cuttica F.lli Cosulich Spa Yacht Handling Broker Fornitori Cantieri Navali Cantieri Navali 1600 Cantieri Navali, Yacht 1919 Agenzia Marittima 1852 Agenzia Marittima 1862 Spedizionieri Assicurazioni Handling Terminal Operator Import-Export 1857 Agenzia Marittima Faleschini Spedizionieri Snc inizi del 1900 Spedizionieri Farinato Spa 1886 Spedizionieri/Trasporti internaz. 1907 Spedizionieri Fanfani Srl Ferrovie Nord Milano (FNM Spa) Fert Spa 1886 1879 Logistica Agenzia Marittima Ferrovie Gli Speciali di Ship2Shore - Numero 17: UNITA’ D’ITALIA, 150 anni di trasporti - Giugno 2011 26 ALTRE IMPRESE STORICHE DELLO SHIPPING E DEI TRASPORTI FUC Ferrovie Udine Cividale Sarl 1886 Franzosini SpA 1845 Francesco Baittiner & Figli Srl Frittelli Maritime Group Spa G. Acerbi Srl GDT Logistic Spa G. Fanfani & C. Srl George Menaboni Srl 1890 Ferrovie Spedizionieri Spedizionieri 1903 Agenzia Marittima 1905 Logistica 1906 1886 Fornitore Agenzia Marittima 1765 Provveditori di bordo 1887 Agenzia Marittima, Spedizionieri Gruppo Antichi Ormeggiatori Genova Scarl 1272 Servizi Tecnico Nautici Hector Alinghieri Srl 1899 Agenzia Marittima Ignazio Zichittella Sas 1890 Agenzia Marittima Gerolamo Scorza Spa Giani Pilade Srl Giuseppe Bottiglieri Spa G. Tarabochia & C. Srl Holme & Co Srl 1898 1850 1864 1866 Fornitore Armatore Agenzia Marittima Agenzia Marittima Gli Speciali di Ship2Shore - Numero 17: UNITA’ D’ITALIA, 150 anni di trasporti - Giugno 2011 27 ALTRE IMPRESE STORICHE DELLO SHIPPING E DEI TRASPORTI Italia Marittima Spa La Dragaggi Srl 1836 1870 Armatori Armatori Lardon & C. Srl 1883 Agenzia Marittima Lopresti & Calarco Sas 1866 Agenzia Marittima 1904 Fornitori Lercari Srl Magliola Antonio & Figli Spa Manifattura Testori Spa Marnavi Spa 1879 1829 1910 Assicurazioni Ferrovie Armatori Michele Autuori Srl 1871 Agenzia Marittima e Spedizionieri Monti & Barabino Spa 1880 Fornitori Mida Maritime Sas Navigazione Montanari Spa Neri Spau 1839 1889 inizio 1900 Broker Armatori Terminal Operator Nicola Girone Srl da 4 generazioni Agenzia Marittima e Spedizionieri Pietro Barbaro Spa metà 1800 Agenzia Marittima Raffaele Turchi & C. Sas 1904 Agenzia Marittima Paolo Scerni Spa Plaisant & C. Ship Agency Srl Ranieri Tonissi Spa Rina Spa 1840 1840 1886 Agenzia Marittima Agenzia Marittima Fornitori 1861 Registro Navale Rolfo Spa 1885 Fornitori Sarda Bunkers Srl 1870 Bunker Supplier 1870 Fornitore Rizzo – Bottiglieri - De Carlini Armatori Spa Saif Spa 1850 1906 Armatore Trader Savino Del Bene Spa inizi 1900 Sciomachen Sas inizi 1900 Progettazione Navale Studio Legale Solveni 1800 Studio Legale 1878 Spedizionieri Valentino Gennarini Srl primi del 1900 Agenzia Marittima Vannucci Yacht & Ship Agents 1825 Agenzia Marittima Schiavetti Enzo Sas Sportiello Srl Tarros Spa Ditta Tomaso Carminati Srl U. Del Corona & Scardigli Srl Valle Autotrasporti Srl 1910 1828 1874 1872 Spedizionieri Fornitori Armatori Spedizionieri Autotrasporti Gli Speciali di Ship2Shore - Numero 17: UNITA’ D’ITALIA, 150 anni di trasporti - Giugno 2011 28
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