I Grattacieli 1850-1930
Transcription
I Grattacieli 1850-1930
IL GRATTACIELO Evoluzione dello stile nell’America del XIX e XX secolo Gli Stati Uniti d’America sono un paese che, nella fase di sviluppo della sua architettura, non potendo avvalersi di una tradizione consolidata, subisce la colonizzazione culturale dell’ Europa. Gli stili architettonici che vengono usati, quindi, sono quelli importati dal vecchio continente nel corso del 1700 e durante il 1800, adattandoli al contesto locale : l’Eclettismo e il Classicismo. Nel corso del tempo, però, si manifestano segnali di indipendenza culturale, in particolare con il Movimento per i Parchi Urbani di Olmsted e l’architettura di Henry Robson Richardson. W. Thornton, B. Latrobe - Il Campidoglio – Washington 1782-1827 Jefferson - Università della VIrginia Parallelamente si definiscono anche alcuni caratteri tipici dell’edilizia, quale conseguenza della politica urbanistica basata esclusivamente sulle leggi del profitto. Se gli edifici di rappresentanza sono ubicati in città ed usano gli stili europei, l’edilizia residenziale si sviluppa fuori delle città ed è realizzata con prevalente struttura in legno su un massimo di due piani. Nel centro città (il cosiddetto Loop), invece, l’edilizia commerciale dà inizio alla storia di un nuovo “tipo” : il grattacielo. Funzione, struttura e stile La storia del grattacielo è la storia dell’evoluzione di alcuni fattori tecnico economici : - l’alto prezzo delle aree fabbricabili del centro città che porterà a privilegiare, a Chicago come a New York, l’altezza dell’edificio rispetto alla sua estensione orizzontale; - le innovazioni tecnologiche che per le strutture riguardano l’uso della ghisa e del ferro, per i sistemi di trasporto verticale l’ascensore (a vapore : Otis nel 1864; idraulico : Baldwin nel 1870; elettrico : Siemens nel 1887), nonché del telefono e della posta pneumatica. A queste innovazioni farà seguito la ricerca di un linguaggio che sia adeguato al nuovo tipo di edificio ed alla società americana del XIX secolo che lo ha prodotto. Le innovazioni strutturali Dal punto di vista strutturale i grattacieli erano realizzati o in muratura portante, con gli inevitabili grossi spessori delle pareti in pietra o mattoni, o in struttura metallica, con l‘uso della ghisa e poi del ferro, in particolare per la realizzazione dei pilastri, che consentivano maggiori aperture vetrate e campate più ampie. Sotto questo profilo gli indirizzi stilistici possibili erano sostanzialmente due. Il primo era orientato a mettere in luce, con grande chiarezza e sincerità, la struttura portante intelaiata che diventava, quindi, l’elemento caratterizzante la forma dell’edificio. Il secondo era quello di nascondere la struttura metallica sotto una muratura portante in pietra, dando quindi l’impressione di un edificio in muratura tradizionale e lasciando al rivestimento esterno il compito di esprimere il “carattere” dell’edificio. Non si può, però, attribuire a priori carattere di innovazione stilistica alla soluzione più razionale della messa in luce del telaio metallico, e di perseveranza storicistica a quelli in muratura, perché si manifesteranno continue interferenze tra i due tipi di intervento strutturale e di questi con la tradizione decorativa Beaux Arts parigina. L’espressione della struttura metallica verrà condizionata da una decorazione storicista a volte esasperata, mentre avremo casi di grande sobrietà formale in edifici in muratura tradizionale. William L. Johnston Granite Building, Philadelphia – 1849-1852 Tribune Building New York - 1873-1875 Le innovazioni stilistiche Dal punto di vista stilistico l’architettura del grattacielo presenta due linee principali : l’eclettismo e il funzionalismo, che non sono, però, in diretta relazione con la scelta strutturale. I due indirizzi si diversificano per un uso espressivo diverso della struttura portante dell’edificio, da un lato ancora legato alla tradizione decorativa europea, dall’altro nel tentativo di affrancarsi da questa tradizione. RAZIONALISMO STRUTTURALE ECLETTISMO Negli esempi di questa pagina possiamo vedere come nell’opera di Hunt, che è stato allevo dell’Ecole des Beaux Arts di Parigi, vengono utilizzati apparati eclettici ispirati alla Parigi di Hausmann per mimetizzare il rivoluzionario organismo del suo edificio a struttura intelaiata in ghisa. Lo Yondorf Building, invece, si affranca in modo deciso dall’eclettismo, proponendo una espressività basata unicamente sulle semplici superfici e sulla geometria e linearità delle finestre a nastro. Richard Morris Hunt Edificio al n. 478-48 d Broodway (Cast Iron District) New York - 1874 Autore sconosciuto Yondorf Building, Chicago – 1892 L’Eclettismo L’Eclettismo tende a caratterizzare l’edificio (sia esso basso, che alto come il grattacielo) secondo la logica storicistica, abbellendolo con motivi ed ornamenti tratti dalla tradizione o, in casi più radicali, strutturandone la forma come richiamo alle architetture del passato. Questo “passato” è quello già in voga in Europa nel 1700 e 1800 e contempla il Classicismo, in particolare francese, e il Gotico, in particolare anglosassone. Ware & Van Brunt - Memorial Hall, Harward University Cambridge, Mass. - 1875 La prima importazione ufficiale del classicismo in America è stata fatta da Thomas Jefferson (17431826), futuro Presidente, che ha definito i caratteri dello stile di rappresentanza americano con la realizzazione dell’Università della Virginia e del Campidoglio di Washington, aiutato dagli architetti Benjamin Latrobe (1764-1820) e William Thornton (1759-1828) Frank Furness e George W. Hewitt - 1873 Pennsylvania Accademy of Fine Arts - Philadelphia Allo stesso modo di Jefferson, a New York, dopo la metà del XIX secolo, un gruppo influenzato da Ruskin costituì l’ “associazione per il progresso della Verità nell’Arte” che dichiarava che il Gotico era cristiano, morale e anche profondamente connesso con la tradizione americana. Da ciò veniva avviato un recupero delle istanze gotiche e medievali, in contrapposizione all’universalismo classicista. Quale esempio di realizzazione può essere annoverato lo Harward Memorial Hall di William Ware e Henry Brunt. Ware & Van Brunt Memorial Hall, Harward University Cambridge, Mass.– 1865-78 H. R. Richardson American Express Building Chicago - 1872 Si aprirà, con Richardson, anche un filone Romanico che determinerà, pur nella continuità di un riferimento stilistico, l’abbandono della tradizione Beaux Arts. Ed è proprio in questa direzione, anche se appartenente alla linea dell’eclettismo, che si manifesteranno le più importanti innovazioni. H. R. Richardson Austin Hall, Harward University Cambridge, Mass.– 1881-1883 Il Razionalismo Strutturale Lo stile funzionalista tende a limitare progressivamente ogni riferimento agli stili del passato ed agli aspetti ornamentali, mettendo in evidenza la struttura dell’edificio quale elemento caratterizzante la sua forma. Questa scelta determinerà il progressivo affrancamento dal Classicismo e dall’Eclettismo, importati negli U.S.A. dall’Europa nel XVIII e XIX secolo, e diventerà, in anticipo sugli sviluppi contemporanei europei, uno punto di riferimento delle ricerche moderne nel campo dell’architettura. H. Sullivan – Magazzini Walker Chicago - 1888-1889 Come per l’eclettismo, che ha ricevuto una spinta all’affermazione da parte di Jefferson e delle teorie di Ruskin importante dall’Europa, così la spinta verso una visione più funzionalista dell’architettura inizia su pressione di alcuni intellettuali americani. Nel 1876 alla Johns Hopkins University l’anno accademico apre i corsi con un programma di studi dove le materie scientifiche vengono parificate agli studi umanistici, che fino ad allora avevano avuto una posizione di privilegio. L’indirizzo che ne derivò, sostenuto da insigni scienziati, fu di non realizzare più architetture in forma di parallelepipedi in stile gotico ma di promuovere la costruzione di edifici semplici, economici e funzionali, costruibili e progettabili da “un onesto artigiano”. Tipico risultato furono i Padiglioni di degenza del John Hopkins University Hospital di Baltimora, del 1888. La struttura si dimostrò sì efficiente, ma esternamente aveva l’aspetto di un mucchio di mattoni. W. L. Baron Jenney Second Leiter Building – 1889-1891 Ma l’indirizzo “funzionale” ormai era stato dato e da ora si svilupperà nella ricerca di una “forma” che lo rappresenti degnamente. Padiglioni di degenza del John Hopkins University Hospital Baltmora - 1872 La Scuola di Chicago Il grattacielo si sviluppa nella seconda metà dell’ottocento in tutte le grandi città americane, ma la prima grande proliferazione, anche per le innovazioni apportate, avviene a Chicago tra il 1880 e il 1900. Tutti i grattacieli sono concentrati nel Loop, in nove isolati. Il Loop, che diventa un elemento tipico delle città americane, è caratterizzato da grandi edifici per uffici, alberghi, grandi magazzini e locali pubblici, e rappresenta il cuore pulsante dell’economia della città, il centro nevralgico delle politiche economiche del self made men americano. Tra le molte figure professionali presenti nella Chicago del tempo le più significative sono rappresentate da H. R. Richardson, William Le Baron Jenney, John Wellborn Rooth e Daniel Burnham, L. Sullivan e D. Adler. Nel 1871 Chicago è distrutta da un grande incendio e sulla tabula rasa inizia la ricostruzione e la grande espansione della città. Per l’architetto americano si pone ora un problema : essendo il grattacielo una tipologia di edificio non esistente in Europa, e volendo la cultura americana affrancarsi da quella Europea, quale stile dovrà avere questo nuovo tipo di edificio? Fiera Mondiale di Chicago - 1893 Nel 1890 viene approvato il piano generale della famosa Fiera Mondiale Colombiana o Fiera Mondiale di Chicago del 1893, disegnato da Daniel Burnham e Fredrick Law Olmsted, colui che aveva dato le basi scientifiche alla disciplina dl Plannig. La fiera diventerà un avvenimento storico in quanto, celebrandone i fasti, chiuderà un’epoca dello sviluppo capitalistico statunitense. Burnham e Olmsted interpreteranno i nuovi bisogni e miti, sconosciuti all’America della Frontiera. L’area su cui deve sorgere la Fiera comprende il Jackson Park (cui Olmsted aveva dato una prima sistemazione) e una ampia estensione di terreni prospicienti il lago Michigan. Il Piano Generale, però, vede l’imposizione di altezze uniformi, di assi di simmetria, fuochi prospettici privilegiati e l’adozione del linguaggio Beaux Arts che ha permesso la realizzazione dei bianchi padiglioni di stucco e di legno della Corte d’Onore (che daranno il soprannome di “White City” a tutto il complesso). Questi elementi prefigurano una struttura unitaria, un “fantasma di razionalità”, in diretta polemica con la “foresta” di grattacieli che ha rappresentato la Chicago dei rimi anni ottanta. Mentre la Fiera apre suoi battenti impressionando un pubblico stupito, viene teorizzata la “definitiva scomparsa della frontiera”. Abbandonando ogni complesso di inferiorità verso l’Europa, rimuovendo l’angoscia derivante dalle modeste radici della propria storia e assumendole nel monumentale Kitsch della Fiera, la cultura americana fornisce al popolo una occasione di auto identificazione. Per la realizzazione dei maggior edifici sono chiamati famosi architetti da New York (RIchard M. Hunt; Mc Kim, Mead and White; George B.), da Boston (Peabody e Stearns) e da Kansas City (Van Brunt e Howe). Da Chicago il più rappresentativo è Sullivan con il suo Transportation Buiding. Sullivan - Padiglione dei Trasporti Transportation Building – la Porta d’Oro Henry Robson Richardson (1838-1876) Una prima risposta all’architetture commerciale viene data da H. R. Richardson, architetto che a Chicago lascerà la sua impronta migliore.. Pur rientrando nel filone dell’Eclettismo Richardson è un architetto moderno che, nello stesso tempo, abbraccia la tradizione antica. Stilisticamente l’architettura di Richardson, pur ispirandosi al medio evo e al classico, non sarà mai una imitazione pedissequa degli stili del passato. Egli, infatti, rifiuta il Neogotico e il Neoclassicismo e sceglie il Romanico nel quale vede non uno stile ma un metodo compositivo che tiene conto della realtà costruttiva fondamentale : è sufficientemente austero, lascia spazio ad originali interpretazioni, riduce la decorazione all’essenziale. Nel Romanico è la struttura l’”elemento” prevalente e caratterizzante, espressivamente, l’edificio. Ames Building – Boston 1882-1883 Allegheny County Jail and Courthouse Pittsburgh - 1883-88 Henry Robson Richardson La sua architettura è costituita da imponenti masse murarie in pietra e mattone, tagliate da archi, torri e grandi coperture, con superfici policrome e ornamenti che celebrano l’artigianato. Il suo stile “robusto” evoca le forze sociali di una America che si trasforma da realtà rurale in urbana, ma evoca anche le conformazioni geologiche del paesaggio americano. Biblioteca Crane a Quincy, Mass. – 1880-1883 Biblioteca Ames a North Easton – 1877-79 Sever Hall a Cambridge, Mass. 1878-80 Nasce nel 1838, studia a Parigi a Parigi all’Ecole des Beaux Arts nel corso delgi ani ’60. Rientrato in America apre uno studio a New York nel 1865. Nel 1976 è chiamato a dirigere, in società con Hunt e Mc Kim, l’Esposizione Centenaria di Philadelphia. Richardson, con Louis Sullivan, John Root e Frank Lloyd Wright, è considerato il primo architetto della Chicago School. Henry Robson Richardson Marshall Field Wholesale Store (1785-87) - Chicago E’ l più grande capolavoro del maestro americano. L’interno era dotato di ascensore, colonne in ghisa e travature in ferro battuto per aumentare le luci. L’esterno era realizzato con muri autoportanti in arenaria, poggiati su un basamento grezzo in granito. L’edificio si presenta come un unico monolite con finestre ad arco. Richardson usa due tecnologie e due idee diverse : una vecchia e l’altra nuova. L’edificio rappresenta un “monumento agli affari”, come lo definisce Sullivan, ed evoca forza e vitalità. La sua architettura assume, con questi elementi, una forte valenza simbolica che rappresenta chiarezza, robustezza e severità : elementi tipici dello spirito imprenditoriale americano, simboli di forza e determinazione. Marshall Field Wholesale Store – Chicago 1885-87 Henry Robson Richardson Marshall Field Wholesale Store (1885-87) I riferimenti precedenti possono essere la Biblioteca di St. Genevieve di Labrouste ma anche il Palazzo fiorentino del 1400. L’edificio si pone al limite tra una forma funzionale e una forma simbolica. Biblioteca di St. Genevieve di Labrouste - Parigi Vista interna William Le Baron Jenney (1832-1907) Lo stile funzionale nasce con la soluzione di combinare in modo coerente la tradizione scultorea della muratura con il telaio strutturale. Questo stile è rappresentato dal First Leiter Building di W. Le Baron Jenney , del 1879. L’edificio è privo di ornamenti e si rifà a Viollet Le Duc, con una architettura basata sull’espressione diretta di struttura e programma. Esso punta sulla estetica essenziale dell’ortogonalità tra pilastro e cornice. W. L. Baron Jenney - First Leiter Building - 1879 William Le Baron Jenney W. Le Baron Jenney (1832-1907) è considerato l’iniziatore della Chicago School. Studia all’Ecole des Beaux Arts di Parigi e fa il servizio militare con il grado di maggiore nel corpo dei genieri del Generale Shermann. Nel suo studio lavoreranno Martin Roche, William Holabird, Daniel Burnham e Louis Sallivan, cioè tutti i migliori esponenti della Chicago School. Se Richardson rappresenta il momento “culturale” dell’evoluzione stilistica del grattacielo, W. L. B. Jenney rappresenta l’aspetto “tecnico”. W. L. Baron Jenney - Second Leiter Building – 1889-1891 Richardson -Biblioteca Crane a Quincy, Mass. – 1880-1883 John Wellborn Rooth e Daniel Burnham Il Realiance Building appartiene a quel gruppo di edifici che fanno dell’ espressione sincera e diretta della struttura l’elemento dominante. Qui il telaio di acciaio si stacca completamente dalle tradizionali opere in muratura e apre un mondo di trasparenze e superfici riflettenti. Il bow window, elemento tipico degli edifici per affari e residenze, diventa un elemento con una propria ragione d’essere (noto come “finestra di Chicago” )che ha una membrana bucata con i lati sfaccettati per la ventilazione, un pannello centrale fisso per l’illuminazione e snelli montanti verticali. I marcapiani sono rivestiti in terracotta color chiaro e sono create fasce continue orizzontali. L’immagine è una gabbia quasi priva di peso, sospesa su una base, chiusa in sommità da una lastra sottile. Realiance Building, Chicago – 1890-1891 John Wellborn Rooth e Daniel Burnham Il Monadnok Building è un’opera di grandissima chiarezza e immediatezza. E’ un edificio alto sedici piani che, pur non avendo la struttura a scheletro dei grattacieli , entra nella storia come il primo grattacielo moderno. Esso rappresenta anche il punto conclusivo dello sviluppo della costruzione monolitica in muratura. Il committente Peter Brooks (imprenditore immobiliare di Chicago) voleva linee semplici per evitare confusioni stilistiche. Su un lotto stretto e lungo, occupato per metà dal palazzo, Rooth e Burnham evitano di realizzare il classico edificio con corte interna. L’edificio è realizzato con una struttura in colossali muri in mattoni, strombati alla base, e ancorati a terra con uno zoccolo in granito. Le superfici uniformi dei muri in mattoni sono ritmate e tagliate per togliere l’effetto di massa, e sono assottigliate gradualmente fino alla sommità, con una cornice astratta. Monadnock Building, Chicago - 1884-1891 J. W. Rooth e D. Burnham Tutta l’immagine dell’edificio si basa sia sulla negazione e sia sull’enfatizzazione del peso visivo. La forma che risulta possedeva un senso “muscolare” di pressione (bow windows) e resistenza (omogeneità del blocco di pietra). In un confronto diretto con l’altra “icona” di Chicago, rappresentata dal Marshall Field Wholesale Store (178587) di Richardson, si possono cogliere le diverse valenze espressive dei due edifici : alla massa dell’uno si contrappone la superficie dell’altro, alla staticità si sostituisce lo slancio verticale e il “movimento” delle superfici ondulate, allo “scavo” delle aperture nella pietra di Richardson si sostituisce la pelle trasparente e movimentata di Rooth. Monadnock Building, Chicago - 1884-1891 - Eclettismo Razionalismo Strutturale Louis Sullivan e Dankmar Adler (1856-1924) (1844-1900) Sullivan, dal punto di vista teorico, rappresenta la punta più avanzata nella ricerca stilistica dei Chicago Architects, e rimane la figura più rappresentativa sia per le opere realizzate, sia per il fondamento teorico sul quale si è basata la sua pratica professionale. Nasce a Boston nel 1856, nel 1869 si trasferisce a Chicago e nel 1872 si iscrive al M.I.T. (dove sette anni prima era nata la prima scuola di architettura americana). Al M.I.T. andava di moda il Gotico Vittoriano, affermatosi in Inghilterra per opera di W. Butterfly e G. Street e propugnato da Ruskin. Ma il Direttore dell’istituto invita ad insegnare anche Eugene Letang, diplomato alla Ecole des Beaux Arts di Parigi, con il quale sullivan affronterà lo studio degli ordini classici. Nel 1872 va a New York dove conosce le opere di Furness, che poi lo assume nel suo studio. Ma nel 1873 a causa della crisi lo licenzia. Tornato a Chicago, subito dopo il terribile incendio, Sullivan lavora con Le Baron Jenney. Nel 1874 parte per Parigi dove supera l’esame di ammissione all’Ecole des Beaux Arts, ma poco dopo parte per Roma e Firenze. L’esperienza alla Ecole des Beaux Arts rimarrà, però, fondamentale soprattutto per l’equilibrio della composizione. Nel 1875 rientra a Chicago. In questi anni, in città, si avvertono sintomi del rinnovamento, anche per merito della nascita, l’anno successivo, della rivista “the Western Architect and Builder” che riporta le architetture di Viollet Le Duc proponendo l’idea di un’architettura che potesse nascere dallo sviluppo della struttura in acciaio, esprimendo chiaramente il proprio sistema costruttivo e senza influenze archeologiche. Da ora gli architetti di Chicago iniziano a parlare di “realismo strutturale” e “costruzione razionale”. A 19 anni diventa amico dell’architetto Edelmann a su suo interessamento avrà un incarico di disegnare la decorazione per la Sinai Synagogue, fatta da Edelmann. Lo steso Edelmann nel 1979 presenterà a Sullivan l’ingegnere Dankmar Adler sotto li quale Sullivan inizierà a lavorare per diventare socio nel 1881. I primi lavori realizzati sono eclettici, come l’edificio Borden (187980), i Magazzini Rothschild (1880-81) o il Revell Building (1881-83). e denunciano ancora una esigenza di originalità e pittoricismo Revell Building, Chicago – 1881-83 Edificio Borden, Chicago – 1879-1880 L’edificio Borden ha pilastri in mattoni, struttura secondaria in ghisa, ampie vetrate. Nonostante l’innovazione tecnica l’opera rimane incerta dal punto di vista compositivo tra la verticalità dei pilastri e orizzontalità delle travi, dimostrando un eccesso di struttura. I Magazzini Rothschild denunciano una maggiore tendenza al verticalismo e l’esigenza di una più forte chiarezza strutturale nelle dimensioni più ampie delle finestre e nel tentativo di differenziare i pilastri portanti dai montanti di separazione tra le finestre. Rimane il disordine delle decorazioni a coronamento dell’edificio. Magazzini Rothschild, Chicago 1879-1880 Con il Troescher Building del 1884 Sullivan mostra un grande progresso verso la chiarezza espressiva. I pilastri in mattoni e le larghe architravi senza decorazioni creano un immagine molto pulita e razionale della facciata, demandando l’effetto finale alla pura griglia strutturale. Unico elemento di banalità è il coronamento superiore che riprende gli archi al piano terra. Fabbrica Selz Schwab & Co. Chicago – 1886-87 La fabbrica per calzature Selz Schwab ottiene un effetto monumentale con la sola struttura chiaramente denunciata, dalla forma arcuata delle architravi che denotano un controllo dei mezzi espressivi, nonché dalla progressiva rastremazione dei pilastri. Ma nonostante questi progressi Sullivan non riesce ancora a controllare la composizione di ampie masse e spazi e deve ricorrere ancora alla cura dei dettagli. Troescher Building, Chicago - 1884 Auditorium di Chicago 1886-1890 E’ l’edificio che darà fama a Sullivan e Adler e nel quale i due architetti dimostrano una grande abilità tecnica, anche se risulta ancora immaturo espressivamente. L’edificio, voluto da Ferdinand Peck, (l’organizzatore del Festival dell’Opera del 1885 che desiderava che Chicago avesse un suo teatro stabile) è un grande edificio a blocco con un teatro circondato da vari ordini di camere per l’albergo e una torre per uffici commerciali. L’Auditorium è stato realizzato per contenere 4.237 posti, con un palchi e due ordini di gallerie. Per migliorare l’acustica Adler farà inclinare il pavimento fino a cinque metri più in alto sul lato opposto al palcoscenico e realizzerà quattro archi ellittici sul soffitto, trasversali alla sala, per diminuire la riflessione delle onde sonore. L’opera è una delle più vaste e più complesse degli Stati Uniti e, nonostante i 4.000 spettatori, ha una visibilità ed una acustica perfette. La struttura dell’edificio è realizzata con colone in ghisa all’interno e muratura in mattoni pieni all’esterno. Un edificio di tale pesantezza avrebbe potuto dar luogo ad assestamenti differenziati e per fare fronte a questa pericolosa eventualità Adler provvede a caricare sia la torre che le murature in rapporto alle capacità di resistenza delle fondazioni. Tutto l’equipaggiamento meccanico è stato nascosto in un vasto ambiente posto al di sotto del palcoscenico, ed era disposto in modo da consentire un facile accesso a tutti gli impianti,m alle pompe, ai martinetti idraulici per il sollevamento delle scene ed alle macchine per la ventilazione. L’edificio, infatti, era all’avanguardia per l’impiantistica interna. Se Adler era impegnato a risolvere i tanti problemi tecnico strutturali dell’edificio, Sullivan era impegnato a risolvere quelli formali. Nel primo schizzo architettonico di Sullivan si nota ancora l’irregolarità della massa, priva di unità di motivi, ritmo e scala. La torre risulta ancora sproporzionata rispetto alla massa dell’edificio ed il tutto è ricoperto da una fitta decorazione che, nonostante la quantità profusa, non riesce a dare unità all’insieme. Nel secondo schizzo li volume acquista un significato più preciso ma i ritmi della composizione non sono ancora chiaramente determinati e risulta ancora ridondante il decorativismo romantico che caratterizza tutte le superfici. Alla fine per sopraggiunte difficoltà economiche, che al tempo sembrarono un problema ma che oggi possiamo considerare provvidenziali, Sullivan sarà costretto a ridurre la decorazione floreale. Con questa riduzione l’edificio cominciò ad acquistare un aspetto più solido, chiaro ed unitario. L. Sullivan - Auditorium, Chicago - 1886-89 - schizzi preliminari L. Sullivan - Auditorium, Chicago - 1886-89 La massa muraria e le campiture dei pilastri e delle colonne emergono nella loro forma funzionale e determinano i ritmi di tutto il complesso, favorendo anche l’unità compositiva dello stesso,. All’esterno l’edificio si presenta poggiante su un basamento di granito bugnato, alto tre piani, e sopra una serie di logge ad archi. Nonostante la complessità dell’opera e l’ottimo risultato tecnico raggiunto, dal punto di vista compositivo ci sono ancora discontinuità come l’attacco della torre al volume dell’edificio, l’eccessiva altezza del basamento. Nonostante ciò, però, la coerenza e l’unitarietà raggiunta fanno superare in qualità i primi progetti. Dal punto di vista puramente strutturale il grande edificio di Sullivan e Adler è sostanzialmente antiquato, in particolare se riferito alle coeve realizzazioni di Le Baron Jenney e Rooth. Però ha il grande merito di essere superiore ad essi nella composizione d’insieme, che implica una elevata finezza compositiva per realizzare in modo unitario un organismo complesso, articolato, differenziato nelle funzioni e con un forte carattere di urbanità. Nell’edificio non è nascosta l’influenza di Richardson che nel 1885 realizza i Magazzini Marshall Field i quali, nella loro assoluta originalità, sono però anche essi strutturalmente tradizionali. Pagina successiva – vista interna dell’auditorium sezione Auditorium – le scale Sullivan si rifà a Richardson anche nel Palazzo Dooly a Salt Lake City, ma solo nei Magazzini Walker , nel Loop di Chicago, attua una progressione formale attraverso il taglio esatto delle finestre e nella totale assenza di ornamento. Ancora, però, Sullivan non riesce a dominare la struttura a gabbia metallica dal punto di vista espressivo, come fa Jenney nel secondo Leiter Building del 1889-90 e Burnham e Rooth nel realiance Building del 1890. Edificio Dooly, Salt Lake City – 1890-1891 Il suo principio di uno sviluppo organico richiede di più, egli cerca una grammatica corrispondente alla società del suo tempo. Così Sullivan, nel 1890, pone le basi di una teoria dell’architettura intesa come processo organico (che nasce dalle condizioni culturali e sociali del suo tempo). L’architetto nella spiegazione si rifà alla forma dell’albero (precisamente un pino) ed alle sue parti quali il tronco, i rami, le foglie, la circolazione della linfa, elementi, questi, che assieme definiscono lo stile dell’albero “pino”, che è il risultato della sua essenza e dell’interazione con il suo ambiente. Lo stle non è che l’adattamento di un organismo al suo ambiente. L’idea di organismo (che implica organizzare una struttura per uno scopo o per svolgere una funzione) era già nota ma di essa potevano essere date due interpretazioni : Magazzini Walker. Chicago – 1888-1889 una meccanicistica ed una vitale. Nel primo caso, la meccanicistica, l’organismo è concepito come una macchina che in architettura portava ad una enfasi della sua funzionalità teorica (distribuzione, rigore costruttivo, sincerità dei materiali). Nel secondo caso, l’interpretazione vitale, rileva un aspetto più romantico dell’espressone di un organismo, legato ala forza vitale dell’individuo e dell’immaginazione, come una accentuazione dei valori individuali, dell’umanità e dell’uguaglianza, cioè del rapporto dell’uomo con il suo ambiente. La teoria organica nasce nel XVIII secolo ed è portata in America nel 1840 da un articoli di Horatio Greenhough e dagli scritti di Emerson. Nella su Autobiografia Sullivan esprime ammirazione per la teoria dell’evoluzione e considera la società come un organismo che da entità semplice diventa complessa e organizzata. Sullivan ritiene che un edificio debba esprimere, oltre all’ambiente fisico, anche l’ambiente sciale dal quale si sviluppa. Il suo pensiero segue cinque punti essenziali : 1. Il processo della creazione di un’opera deve essere naturale e deve seguire i procedimenti della natura in quanto più logici, coerenti ed organici della logica dei libri e delle teorie astratte (che per lui sono pericolose); 2. L’architettura deve svilupparsi dal suo ambiente ed esprimerlo, deve essere adatta ad esso. Questo adattamento implica la rivalutazione del presente e quindi della tecnologia e dell’industria moderna, ma anche della democrazia, come elemento caratteristico della società americana. 3. L’architettura deve esprimere la sua funzione. 4. Deve essere fedele al suo sistema costruttivo ed alle necessità funzionali. 5. Deve trovare il suo mezzo espressivo in una decorazione basata sulle leggi naturali dello sviluppo. Nel 1890 realizza alcuni edifici che mostrano la maturità professionale raggiunta : la tomba Getty a Chicago (1890) e la Sinagoga Anshe Ma’ariu (1890). Nel 1887, fino al 1893, entra nello studio di Sullivan il giovane F. L. Wright. Tomba Getty, Chicago - 1890 Sinagoga Anshe Ma’ariu Chicago – 1890-1891 L’arte di Sullivan è un’arte che crea miti. A differenza di Richardson e Wright Sullivan non cercava nuovi principi di composizione ma un nuovo stile, una espressione architettonica dei nuovi ritmi e sistemi strutturali, che peraltro componeva classicamente per un supremo desiderio di calma. Infatti dopo le inquietudini dell’Auditorium, negli ultimi edifici si nota una maggiore serenità, che nelle opere del 1892-1893 mostreranno un riferimento più marcato al classicismo. Wainwright Building 1890-1891 Nell’edificio Wainwright di St. Louis, del 18901891, Sullivan raggiunge la sintesi tra tradizionalismo compositivo e nuovo stile, usando ritmi, proporzioni e decorazioni coerenti con il sistema strutturale a gabbia metallica. Con questo edificio raggiunge finalmente l’espressione formale adatta alla tipologia del grattacielo. Questa “poetica verticalità” del grattacielo è ottenuta collocando in facciata pilastri in muratura falsi, cioè non portanti, inseriti tra quelli con effettiva funzione strutturale, che sono in acciaio con rivestimento in mattoni : la facciata appare quindi una griglia di identici pilastri in mattoni (di cui solo la metà corrisponde ad una necessitò strutturale). Pianta edificio Wainwright Building, St. Louis 1890-91 La loro presenza è necessaria per accentuare la verticalità che, come diceva Sullivan nel 1896, deve corrispondere a qualcosa di “orgoglioso e svettante, che s’innalzi nella pura esultanza di rappresentare dalla base al vertice un’unità senza neppure una linea stridente”. L’edificio è impostato su una pianta a “U” con corte, con al piano terra negozi e locali per uffici ai piani superiori. Nei prospetti, come la sua stessa teoria organica prevede, Sullivan individua le tre parti principali dell’edificio : uno zoccolo di granito rosso alto sessanta centimetri che sorregge i due piani del basamento, rivestiti di lastre di arenaria scura. Sopra il basamento si elevano i pilastri rivestiti di mattoni rossi fino al decimo piano, dove il cornicione ed il fregio di terracotta concludono la sommità. Non c’è alcuno sforzo di fedeltà all’organismo strutturale o al sistema costruttivo, come prevedeva il razionalismo strutturale, ma ciò permette a Sullivan di tradurre il problema in termini estetici. Guaranty Building 1894-1895 Sullivan riprende il motivo del Wainwright Building per i suo miglior grattacielo : il Guaranty Building, realizzato a Buffalo nel 1894-1895. L’edificio è imponente ma non per le sue dimensioni ma per l’ampiezza della concezione. In questo edificio si vede come la funzione possa plasmare la forma. In un articolo del 1896 Sullivan dà la risposta al quesito della forma ponendosi due domande : Quali sono i problemi tecnici che devono trovare risposta? Qual è la caratteristica più tipica di un edificio per uffici?. Per la prima domanda Sullivan applica un principio funzionalista organizzando gli spazi al piano terra in modo ampio per assolvere alle necessità pratiche del commercio e di rappresentanza. Il secondo piano avrà un trattamento simile ma caratterizzato da minor sfarzo. Guaranty Building; Buffalo - 1894-95 Ai piani superiori gli ambienti per gli uffici, tutti uguali, che determineranno l’unità strutturale dagli elementi strutturali quali architravi, davanzali, ecc. Infine l’attico dove con un ampio fregio si potrà porre un chiaro coronamento all’ascensionalità delle pareti. Questo, però, rappresenta un insieme logico di spazi e strutture adeguate alle esigenze pratiche. Ma per individuare la “forma” dell’edificio bisogna rispondere alla seconda domanda di Sullivan : Qual è la caratteristica più tipica di un edificio per uffici? Qual è l’aspetto distintivo che determina il suo essere “grattacielo”? La risposta non può che essere l’altezza, che ne è l’aspetto più emozionante ed è l’elemento più immediato del suo fascino. Essa va quindi interpretata, al di là delle soluzioni funzionali, come elemento simbolico, come rappresentazione fisica di un “carattere” tipico d quell’edificio. La verticalità, iterata dalla linearità della fitta pilastratura si estrinseca attraverso una chiara organizzazione della facciata che nella sua logica compositiva riprende, in modo simile alla natura dell’albero, la differenziazione delle parti, consentendo una immediata lettura dell’edificio nella sua configurazione spaziale ed organizzazione funzionale. E tutto ciò senza fare ricorso alla storia o alla tecnica. In questo edificio si risolve, così, il dualismo che aveva dominato la cultura del XIX secolo : il conflitto tra il mondo funzionale della scienza, della tecnica e delle imprese commerciali e il mondo della cultura. Carson Pirie Scott & Co Building 1894-1895 Qualitativamente molto elevato sotto il profilo tecnico distributivo, strutturalmente usa una il sistema d travi e pilastri metallici, come quello dei grattacieli. La modernità dell’edificio sta nella superficie continua delle facciate dove pilastri e travi sono quasi sullo stesso piano e consentono il massimo delle superfici vetrate possibili. I due piani del basamento sono incorniciati da una struttura in ghisa famosa per le intricate volute decorative. La soluzione d’angolo, questa specie di torre aggettante, è una delle migliori che siano state progettate fino ad allora. Magazzini Carson, Pirie , Scott & Co. Chicago - 1892 I suoi spigoli rientranti si incastrano perfettamente alle pareti, mentre il verticalismo delle pareti bilancia l’orizzontalità predominante del prospetto. Louis Sullivan Auditorium, Chicago – 1886-89 Wainwright Building, St. Louis 1890-91 Troescher Building Chicago - 1884 Guaranty Building; Buffalo 1894-95 Magazzini Carson, Pirie , Scott & Co. – 1894-1895 New York 1900 - 1929 Il periodo compreso tra la fine della prima guerra mondiale e il 1929 (Crollo della Borsa di Wall Street) fu caratterizzato da un boom economico che diede un fortissimo sviluppo all’edilizia degli Stati Uniti. Tale fenomeno si manifestò con una crescita veloce dei grattacieli, nella rapida espansione della rete delle autostrade e nella creazione di disordinate masse suburbane. Fu uno sforzo di espansione lassez-fair. In questo periodo il paese attraversa una fase conservatrice e tende ad aggrapparsi alla mitologia rassicurante che ogni sforzo rivoluzionario era già stato fatto un secolo prima. L’ingegneria è solo un mezzo per supportare stili ormai consacrati, appiccicati sopra. Alcuni critici, tra cui il Mumford, attribuiscono all’importanza simbolica dell’Esposizione Mondiale Colombiana del 1893, dove la gigantesca White City ispirata al Classicismo Beaux Arts avrebbe dato il via alla moda del revivalismo, il crollo dei nuovi ideali della Scuola di Chicago. Questa affermazione, però, non è del tutto vera perché la lezione della Chicago School continuò almeno nell’opera di Wright e della Pririe School. Questo classicismo “pronto all’uso” aveva fortuna perché era consono alle esigenze di eleganza e rappresentatività della committenza privata ed inoltre rendeva disponibili i simboli della tradizione imperiale alle istituzioni, in un’epoca in cui gli Stati Uniti si stanno rendendo conto del loro ruolo di potenza mondiale. Durante il boom economico si formano grandi società di capitali che richiedono sedi adeguate nei centri città : edifici alti, dove simbolicamente rappresentare la propria presenza e forza economica. E il valore simbolico era dato non dal razionalismo strutturale o dall’organicismo di Sullivan, ma da un eclettismo che meglio si adattava alle esigenze rappresentative dei committenti, senza troppe complicazioni culturali e sforzi innovativi. La riconoscibilità, all’interno di forme ormai sedimentate, era garantita. Tra il 1900 e il 1920 Manhattan si trasforma in un coacervo di illusioni dove templi Maya si affiancano a guglie gotiche e templi classici. Tra i pochi esempi notevoli di questo periodo va citato il famoso Flatiron Building di Daniel Burnham, costruito a New York nel 1909, a pianta triangolare, che pur nel classicismo ostentato nelle articolazioni esterne si ergeva libero, come un oggetto a se stante, nella purezza geometrica della forma triangolare. D. Burnham – Flatiron Building, New York - 1909 Woolworth Building Cass Gilbert - Woolworth Building, New York - 1911-13 Il Woolworth Building di Cass è l’esempio illuminante di quell’orientamento progettuale che porterà alle estreme conseguenza la rottura con la poetica della Chicago School. Con questi progetti eclettici dei primi due decenni del secolo si verifica una profonda ideologizzazione del tema del grattacielo che in sede formale si manifesterà con un atteggiamento di indifferenza verso il materiale linguistico adottato. L’arbitrarietà con cui Cass usa soluzioni del gotico perpendicolare inglese determina quell’idealismo da parata che nasconde soluzioni tecnologiche che , invece, sono molto avanzate. Il tentativo di Cass è quello di ridimensionare la mole dell’edificio a di attribuirgli dignità civica a una dimensione umana. Questa tendenza rimarrà fino al 1922 quando verrà bandito il concorso per il Chicago Tribune, un grattacielo per uffici da erigere nel Loop di Chicago. Mc Kim, Mead and White Municipal Building, New York 1911-1912 Il concorso per il Chicago Tribune - 1922 Il 10 giugno 1922, in occasione del 75° anniversario della sua fondazione, il “Chicago Tribune” bandisce un concorso internazionale per la costruzione della nuova sede per gli uffici e l’amministrazione. Il bando fissa tre obiettivi principali : contribuire all’abbellimento della città; dotare Chicago del migliore edificio per uffici del mondo; realizzare una costruzione degna del più grande giornale del mondo. Due anime si confrontano sul tema del grattacielo nel concorso per il Chicago Tribune : quella americana e quella europea, il nuovo mondo con il suo eclettismo storicista e il vecchio mondo con il suo razionalismo. Il concorso ha una rilevanza culturale enorme e diventerà uno dei più importanti momenti di verifica nella storia dell’architettura moderna perché in esso si confrontano, per la prima volta, le tradizioni architettoniche europee con quelle americane. Partecipano trecento progetti provenienti da tutto il mondo. Molti progetti americani si rifanno alla storia con colonne, lesene, frontoni, ornamenti e cupole, scontrandosi con l’incompatibilità di base del grattacielo con gli ordini classici. Progetto redatto sul modello del campanile di Giotto W. Drummond Progetto redatto sui modelli rinascimentali E. Saarinen Finlandia I Razionalisti europei I progetti europei, invece, sono sobri, privi di humour, e mostrano le ultime tendenze delle avanguardie radicali, in particolare tedesche e olandesi. Queste opere dimostrano un particolare entusiasmo per le tecnologie dell’acciaio come nel caso di Hilberseimer, Bijovet e Duiker o Gropius. In generale i progetti propongono volumi spogli, articolati unicamente dalla struttura a scacchiera del telaio, che esprimono una rigida visione razionalista, una austera oggettività. W. Gropius L. Hilberseimer M. Taut Bijovet e Duiker Adolf Loos Caso particolare è quello di Adolf Loos che affronta il tema storico della colonna nel modo più ambiguo e impressionante. Nello spazio americano delle “forme senza tempo”, in equilibrio precario tra il Kitch e l’ironia, propone la sua icona rimarcando così la disperata solitudine dell’oggetto estraniato, dell’alienazione formale, della disillusione metropolitana a cui Loos fa esplicito riferimento. Dal punto di vista formale l’operazione di Loos risolve in modo “logico” e ironico l’incompatibilità delle dimensioni trasformando l’intero fusto del grattacielo in una colonna dorica. Walter Gropius Gropius ricorre, come gli altri “Razionalisti”, ad un linguaggio basato su telaio rettangolare. Le principali sezioni del progetto erano articolate da piccole variazioni del ritmo e della distanza tra le campate. L’impressione era quella di una tesa correlazione di parti asimmetriche, congeniale per una vista di tre quarti, che era quella da cui l’edificio poteva essere visto più facilmente. All’interno la pianta era aperta, libera e ben illuminata da tutti i lati. Il progetto mostra una sensibilità per la precedente Chicago School (ne utilizza la tipica finestra tripartita) ma è anche concepito come un’astrazione meccanicistica, sulla scia delle ricerche coeve al Bauhaus. Raymond Hood Hood e Howells sono i vincitori del concorso per il Chicago Tribune. Il loro progetto in stile neogotico, pur se legato agli stilemi dell’eclettismo, risolve molti dei problemi fondamentali del sito e della tipologia dell’edificio. L’edificio era una variazione su uno schema tripartito che, con la sua accentuata verticalità,rispondeva al teorema di Sullivan per l’edificio alto per uffici. Mentre il telaio del progetto di Hood era nascosto sotto un rivestimento di pietra, il senso di una spinta verticale era reso con efficacia dai pilastri gotici delle facciate. In questo modo Hood risolveva le difficoltà modulari e di scala degli ordini classi in quanto i pilastro “gotico” poteva essere allungato quasi indefinitamente. Probabilmente, però, la scelta di Hood di usare lo stile gotico poteva avere anche implicazioni morali se leggiamo l’edificio come richiamo ad una cattedrale che si ergeva sui più bassi affari. Con quest’opera Hood interpreta brillantemente lo spirito nostalgico e leggermente romantico dell’america degli anni venti. Raymond Hood e John Mead Howells Primo classificato – 1922-25 Eliel Saarinen Eliel Saarinen secondo classificato Eliel Saarinen riceve il secondo premio al concorso per il Chicago Tribune. Lo schema che Saarinen propone con questo progetto sarà più influente, rispetto a quello degli altri, negli anni tra le due guerre. Distintosi per uno stile non facilmente classificabile, venne lodato anche da Louis Sullivan che probabilmente, in esso, vedeva un’astrazione di natura vicina alle sue teorie precedenti. Egli realizza una struttura “telescopica” che si sviluppa in una continua metamorfosi di forme che tendono a riportare una concezione organica all’interno della città. Saarinen, che si era ormai trasferito negli U.S.A., cerca di esportare una concezione del grattacielo quale elemento organizzativo per l’intero assetto urbano. Eliel Saarinen Progetto per il Lake Front di Chicago - 1923 Eliel Saarinen Questa intuizione è palese nel progetto per la sistemazione del Lake Front of Chicago, del 1923, dove l’architetto cerca di risolvere i problemi derivati dallo sviluppo del Loop con un radicale razionalizzazione dei sistemi del traffico : i grattacieli distanziati e i parcheggi sotterranei previsti sono concepiti in funzione della pedonalizzazione e di una rifunzionalizzazione del Loop, rispetto al quale il nuovo complesso direzionale si qualifica come “eccezione”. In sostanza si tratta di un piano di settore che riallacciandosi alla ricerca iniziata con il grattacielo per il Chicago Tribune, affronta una scala urbana di progettazione insolita, quella del “town design”, quale strumento per razionalizzare, con una nuova morfologia, la struttura “ingovernabile” delle concentrazioni terziarie. Tale metodo si risolve in una dichiarazione ideologica, che si fonda su una utopica “negazione” dei meccanismi economici della città speculativa americana. Eliel Saarinen Progetto per il Lake Front di Chicago - 1923 Helmle, Orbett, Harrison, Sugarman & Berger Master Building, New York – 1928-29 American Radiator Con l’American Radiator Hood segue la linea del progetto vincitore del concorso per il Chicago Tribune, ma con un rinnovamento del linguaggio che diventa più astratto e richiama l’aspetto dei radiatori prodotti da questa azienda. Ha i rivestimento in mattoni neri, i fiori cruciformi dorati e le eleganti proporzioni, riuscendo in tal modo a cristallizzare una fantasia americana propria dell’età della macchina. Raimond Hood American Radiator, New York - 1924 Daily News Building Alla fine degli anni venti i grattacieli sembrano preannunciare una svolta imminente. Il Daily News Building di Hood conclude praticamente l’epoca delle sperimentazioni eclettiche. L’apparato decorativo si riduce al pannello sovrastante l’ingesso che annuncia, in modo simboico, una città celeste di grattacieli, mentre una assoluta continuità e indifferenziazione dominano le strisce vetrate verticali. McGraw-Hill Building Raymond Hood e Andrè Fouilhoux McGraw-Hill Building, New York - 1928-30 La “linea” iniziata con il Daily News R. Hood e J. M. Howells Building viene continuata da Hood Daily News Building anche nel McGraw-Hill Building. NewYork – 1929-30 In questo edificio, come già nel precedente, si nota una maggiore colloquialità con le avanguardie europee. La semplicità strutturale è emblematica. La dissimulazione della struttura sotto ampie finestre a nastro lascia presagire l’imminente scomparsa delle superfici murarie a favore di una cortina vetraria avvolgente. Questi due edifici sono ancora elementi isolati nelle zone di espansione del panorama urbano americano. Con il successivo Rockefeller Center il grattacielo diventerà parte di un sistema integrato a scala urbana. William van Allen Chrysler Building, New York – 1928-30 Il Chrysler Building rappresenta, nel panorama americano, il canto del cigno dei “ruggenti anni venti”. Uno dei grattacieli più rappresentati e conosciuti d’America deve la sua fama alla capacità di cogliere, con la sua immagine, l’esaltante atmosfera dell’epoca capitalistica degli anni precedenti la crisi. L’edificio, con i suoi 259 metri di altezza (fu per un breve periodo il più alto edificio al mondo , primato che gli fu tolto dall’Empire State Building nei primi anni trenta) è la celebrazione del successo finanziario. Di colore grigio - argento chiaro si erge su una base di venti piani, al di sopra della quale vi è un fusto intermedio di 170 metri di altezza. Questo fusto inizia, progressivamente, a restringersi culminando in una raggiera di acciaio inossidabile con finestre smerlate, sormontata da una guglia. L’atrio era concepito come un mondo magico di effetti luminosi, marmi costosi e lucidi metalli, in una atmosfera hollywoodiana. La torre, all’esterno, aveva una pelle intarsiata con mattoni color grigio scuro e gli spigoli davano l’impressione di conci angolari di massa maggiore. Questo edificio, comunque sia classificato stilisticamente rimane uno dei più eleganti realizzati fino a quel momento nel campo della progettazione dei grattacieli. Ma l’immagine del complesso è anche determinata da una serie di elementi ispirati al cliente, direttamente connessi con il principio di rappresentatività tipico di questi edifici e della cultura americana. Agli angoli del quarantesimo piano, sotto la base del fusto principale, furono collocati quattro giganteschi tappi di radiatori Chrysler, in metallo, con relative alette. Accanto ad essi c’era un fregio, corrente attorno all’edificio, che raffigurava ruote di automobili stilizzate con perni argentati copri mozzo. Inoltre il logo a zig zag della Chrysler era presente sulla muratura in mattoni a diversi livelli. In origine, all’interno della cuspide a raggiera sotto la guglia, era stata posta una scatola di vetro che conteneva i primi strumenti di Walter Chrysler (che si diceva fosse stata nascosta il giorno in cui l’Empire State Building sorpassò in altezza il Chrysler Building). Il messaggio era chiaro : celebrare il progresso individuale nell’ambito del sistema economico americano. L’edificio diventa una cattedrale del “capitalismo”. Il successo, anche quantitativo, dei grattacieli degli anni venti non nasconde, però, la quasi totale assenza di “forme più elevate di sensibilità e di cultura” che Sullivan aveva cercato di esprimere alla fine del XIX° secolo. R. Shreve, T. Lamb, A. Harmon Empire State Building New York - 1931 Dopo il crollo finanziario del 1929 a New York, e nelle altre città americane, si costruirono meno grattacieli, ma due opere di interesse furono realizzate in questi anni nella Midtown di Manhattan : l’Empire State Building e il Rockfeller Center. L’Empire State diventa nel 1931 il più alto edificio al mondo, concretizzando quella ricerca per lo straordinario e dell’inedito che si manifestava nella “quantità” più che nella qualità. In esso era ospitata una intera città verticale polifunzionale. Stilisticamente, però, il risultato non raggiungeva i livelli del Chrysler Building, la cui tipologia veniva banalizzata. Reinhard & Hofmeister, Harrison & MacMurray, Godley & Fouilhoux, Corbett, Hood Rockfeller Center New York – 1931-40 Il Rockfeller center è importante perché segna concretamente una evoluzione innovativa nel modello dell’edilizia del terziario, all’interno di un progetto di integrazione sociale – produttiva dominato dalla totalizzante presenza del business. L’idea iniziale nasce nel 1926 su iniziativa della Metropolitan Opera Company per un centro a carattere culturale e commerciale da realizzare sulla 57° strada. Il progetto consiste (cosa rara per l’urbanistica americana!) nella realizzazione di una “piazza civica” posta di fronte al complesso dell’Opera. Sostenuta finanziariamente dal magnate Rockfeller, questi erediterà tutto quando la Metropolitan Company si ritirerà dall’impresa per la crisi economica. Dopo un complesso iter progettuale nel 1930 l’idea generale è pronta. Il complesso viene inaugurato nel 1939 e comprende : uffici, studi radiofonici, musei, un ospedale, shopping centers e attrezzature commerciali minori, due teatri, ristoranti. Proprio per quella sua qualità di microcosmo organizzato il Rockfeller Center sembra porre le premesse di un metodo di intervento generalizzabile all’interno dei caotici downtowns delle città americane. Questo tipo di intervento, a base fortemente speculativa, viene messo in atto a prezzo di una rottura con le ricerche degli ani ’20. La realizzazione del complesso richiede, infatti, una trasformazione dell’organizzazione del lavoro progettuale, che non avrà più niente in comune con il mitico Gesamtkunstwerk dei grattacieli Art Decò. Ogni aspetto dell’operazione viene sottoposto a rigidi controlli economici, il processo di progettazione viene completamente parcellizzato e le scelte architettoniche hanno un rilievo puramente formale. La piazza centrale è il vero cuore del complesso, ma dal punto di vista progettuale l’architettura è ridotta a puro design in quanto le scelte strutturali e urbanistiche sono un problema esclusivamente economico. Agli architetti è demandata solo la forma esteriore dei quattordici edifici che compongono il complesso, la quale richiama il teso verticalismo del Daily News. Il completamento di una struttura di qualità, la cui finalità sociali avevano il compito di integrare le motivazioni esclusivamente speculative del Centro, rimangono però irrealizzate. L’ideologia progressista di John Rockfeller jr. tramonta insieme agli ideali del New Deal e la fusione tra le ragioni del mercato e i bisogni della collettività rimane un sogno.