Cittadinanza onoraria all`Arma dei Carabinieri La criscioletta “regina

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Cittadinanza onoraria all`Arma dei Carabinieri La criscioletta “regina
ANNO XXII - N. 88
DICEMBRE 2010
NOTIZIARIO DEL COMUNE DI MOLAZZANA
Direttore Responsabile: Floriano Moni
Aut. Tribunale di Lucca n. 480 del 15 Luglio 1988 - Sped. in Abb. Postale Gruppo IV
Lo andarono a prelevare a Castelnuovo, scortandolo fino alla Piazza di Cascio, proprio davanti alla chiesa. Era l’aprile 1961.
Don Lorenzo Angelini fece così il suo ingresso nella nuova comunità e si fece ritrarre in mezzo ai suoi giovani parrocchiani ancora in sella ai
loro scooters. Don Lorenzo Angelini ora svolge la sua missione sacerdotale a Pieve Fosciana.
Da sinistra in alto sul muretto, si riconoscono:
Gabriella Martini, Renzo Giannasi, Nello Guccini, Pietro Salotti, Nicola Turri, Angelo Martini, Nicola Toni.
Da sinistra in basso, si riconoscono:
Sandro Bertoli, Vittorio Lazzurri, Giorgio Ardesi, Alvaro Togneri, Giuseppe Lazzurri, Renato Cassettari, Mario Suffredini, Mario Prontelli, Alvaro
Iacconi, Ottorino Battaglia, Piero Tortelli, Adriano Prontelli, Tiziana Battaglia, Sergio Lazzurri, Nello Venturi, Raffaello Rossi, Valtiero Turri, Don
Lorenzo Angelini, Francesco Toni, Dario Bonini, Giancarlo Guidugli, Luigi Bonini, Walter Martini, Alfredo Peccioli, Ottavio Tognocchi, Leonello
Battaglia, Piergiovanni Battaglia, Maria Peccioli, Antonio Biagioni, Mario Cassettari, Orlando Pieroni.
(La foto è di proprietà della Sig.ra Vanda Prontelli)
Gli auguri
del Sindaco
Addio Francesco
Lettera a Paola
La criscioletta
“regina”
delle sagre
Cittadinanza
onoraria all’Arma
dei Carabinieri
pagina 3
pagina 4
pagina 7
pagine 10 e 11
2
euro 45.842.
- Recupero strada forestale Tre Canali - Vescherana - finanziamento dell’ Unione Europea nell’ambito del Piano di sviluppo
rurale di euro 36.922 e del Comune, per IVA, di euro 7.896.
Davvero ragguardevole l’entità dei finanziamenti a disposizione
per l’esecuzione dei lavori pubblici, specie ove si consideri la
difficoltà economica che continua ad imperversare negli enti
locali. Sono infatti in corso di esecuzione o di prossimo avvio,
in alcuni casi conclusi, i seguenti interventi:
- Riqualificazione dei centri storici - 1° stralcio - (sistemazione
area esterna e cappella del cimitero di Cascio, interventi
manutentivi ai due parcheggi di Via Centrale a Sassi, pavimentazione con asfalto natura della piazza della chiesa di Brucciano)
- mutuo Cassa Depositi e Prestiti di euro 100.000.
- Lavori di sistemazione della Fontana di Fondo a Brucciano
- finanziamento della Fondazione della Banca del Monte di
Lucca di euro 8.000.
- Recupero fabbricato adiacente le mura estensi di Cascio finanziamento della Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca
di euro 40.000 e dell’ Associazione Sportiva Ricreativa Cascio
di euro 35.000.
- Lavori di completamento della Scuola dell’Infanzia di Montaltissimo - finanziamento statale (legge n. 289) di euro 254.797.
I finanziamenti ammontano pertanto ad euro 1.547.124, di cui
euro 250.738 a carico del Comune.
- Riqualificazione dei centri storici - 2° stralcio - (messa in
sicurezza della strada pedonale Rio - Casella a Molazzana- nella
foto-, rivestimento in pietra del muro del parcheggio di Eglio,
consolidamento muro di sostegno e rifacimento cordolo del
parcheggio di Montaltissimo) - mutuo Cassa Depositi e Prestiti
di euro 97.000.
- Opere di regimazione delle acque superficiali nella strada
comunale di S.Rocco a Cascio - Finanziamento dello Stato
nell’ambito dei danni alluvionali di euro 185.000.
- Completamento via di fuga Sassi - Castelnuovo Garf.na. 2°
stralcio - 2°lotto - finanziamento del Bacino Pilota del fiume
Serchio di euro 192.291.
- Consolidamento strada comunale per la località Promiana di
Molazzana - finanziamento dello Stato nell’ambito dei danni
alluvionali di euro 145.000.
- Recupero fortificazione estense di Molazzana - finanziamento
mediante il progetto “Sistema delle Rocche e delle Fortificazioni”
presentato dalle Comunità Montane della Garfagnana e della
Media Valle del Serchio e cofinanziato dalla società Arcus
SpA, legata al Ministero dei beni culturali, nonchè dalle
Fondazioni MPS e CRL, di euro 185.000.
- Recupero strada forestale Cascio - Vescherana - Molazzana
(via dei mulini) e strada forestale Tre Canali - Cimitero di
Molazzana, oltre alla sistemazione dell’impluvio e del versante
in località Cappellina “Don Antonio Vannucci “ a Molazzana
- finanziamento della Unione Europea nell’ambito del Piano
di sviluppo rurale di euro 214.376 e del Comune, per IVA, di
In questi anni, in cui sembra farsi fortemente sentire, a livello
nazionale, la necessità di sensibilizzare tutti ad un maggior
rispetto dell’ambiente, l’amministrazione comunale ha inteso
muoversi in tal senso, attuando un’iniziativa per che prevede
la riduzione del consumo energetico per l’alimentazione della
pubblica illuminazione delle frazioni del comune.
Il progetto, approvato con delibera di Giunta n. 43 del
13.04.2010, prevede la sostituzione delle vecchie 270 lampade
a litio e l’installazione di un nuovo modello di lampada al vapore
di sodio, abbinata ad un dispositivo elettronico, denominato
“riduttore di flusso”, il quale consente, dopo le prime cinque
ore di accensione, di ridurre gradualmente l’assorbimento di
energia fino ad un massimo del 30%, garantendo comunque
per tutta la durata di accensione la stessa visibilità.
L’operazione, dell’importo di € 39.707 (IVA compresa), è stata
interamente finanziata ricorrendo ad una locazione finanziaria
della durata di cinque anni, che comunque non graverà assolutamente sul bilancio comunale dei prossimi anni, in quanto
l’importo annuale per l’ammortamento sarà interamente coperto
dal risparmio “in bolletta” che dovrebbe essere pari al 60% della
spesa attuale. Infatti, attualmente la spesa per la fornitura
elettrica della pubblica illuminazione è di oltre 22.000 € l’anno,
che dovrebbe diminuire, secondo le previsioni, di circa 12.000
€, lasciando quindi un ampio margine di garanzia per assolvere
i pagamenti annuali del leasing.
E’ intenzione dell’amministrazione utilizzare la parte eccedente
del risparmio, che nei primi anni dovrebbe essere di circa 2.000
€, per eseguire interventi di manutenzione sulle linee della
pubblica illuminazione, per migliorarne la sicurezza.
A garanzia dell’ottenimento dei risparmi economici sopra
descritti, nella fase di stipula del contratto di appalto con la
società fornitrice delle parti elettroniche, è stata inserita una
fideiussione, per mezzo della quale la stessa società sarà obbligata
a risarcire l’amministrazione comunale della parte di risparmio
non ottenuta. Sarà compito dell’amministrazione comunale
pubblicare in futuro il valore dell’effettivo risparmio ottenuto.
Richard Boni
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Anche il 2010 è terminato ed è trascorso ormai un anno e
mezzo da quando siamo alla guida del Comune: è quindi,
necessariamente, oltre che tempo di Auguri, anche tempo
di bilanci:
in questi 18 mesi siamo riusciti a reperire fondi da investire
in opere pubbliche per oltre 1.500.000 €; cifra considerevole,
specialmente tenendo conto dei tempi di crisi e di tagli alla
Finanza Pubblica che stiamo vivendo.
Lavori sono stati fatti un po’ in tutte le frazioni oltre che nel
capoluogo ed altri, non ancora appaltati ma già finanziati,
partiranno appena soddisfati gli iter burocratici necessari.
L’elenco di questi lavori è riportato nella pagina precedente.
A me preme pertanto ringraziare pubblicamente da queste
colonne, per i risultati raggiunti, tutti i componenti della
Giunta, del Consiglio e i dipendenti comunali; invio loro
un sincero ringraziamento perché è solo grazie alla collaborazione di tutti che si possono raggiungere questi risultati.
Un augurio particolare lo rivolgo ai giovani del nostro
Comune; abbiamo costituito la “Consulta Giovanile” che,
dotata di una propria sede, saprà sicuramente intraprendere
iniziative che favoriscano l’aggregazione e la crescita culturale
dei nostri ragazzi. L’augurio che faccio loro è che il nuovo
anno possa portare più sicurezza per il futuro e migliori
prospettive occupazionali per tutti.
Anche quest’anno l’Amministrazione comunale, su proposta
di Legambiente e dell’Anci Toscana, con il patrocinio della
Regione Toscana, ha aderito alla diciassettesima edizione di
puliamo il mondo, prevista dal 24 al 26 settembre.
L’iniziativa, curata dall’ assessore alla scuola Bruno Pieroni e
dall’assessore all’ambiente Richard Boni, nonché dal consigliere
addetto ai rifiuti urbani Pietro Biagioni, costituisce il più grande
appuntamento di volontariato ambientale in Italia e nel mondo.
E’ un’occasione non solo per il recupero ambientale delle nostre
Anche quest’anno rivolgo un commosso ricordo a quanti ci
hanno lasciato e non sono più tra noi.
Un abbraccio e un caloroso benvenuto ai nuovi nati che
sono la gioia di tutta la comunità e il nostro futuro.
Invio un particolare augurio a tutti gli anziani del nostro
Comune, uomini e donne; è soprattutto grazie a loro e ai
loro sacrifici se oggi siamo quello che siamo; essi rappresentano
le fondamenta della nostra società e va loro la nostra riconoscenza e vicinanza.
Ringrazio infine e invio i migliori Auguri a tutte le Associazioni Sportive e di Volontariato che con il loro impegno
personale ed il loro decisivo contributo mantengono vivo
e vitale il tessuto sociale del nostro Comune.
Oltre che tempo di auguri e di bilanci è anche stagione di
buoni propositi: da parte mia il proposito per il nuovo anno
sarà quello di continuare ad impegnarmi per la nostra comunità con ancora maggiore disponibilità nei confronti delle
esigenze dei miei concittadini.
Concludendo queste mie brevi riflessioni invio a tutti i più
cari e sinceri Auguri per un Felice Natale e Nuovo Anno.
Un abbraccio caloroso.
Il Sindaco
Rino Simonetti
strade e dei nostri boschi, ma
anche per creare un rapporto
di collaborazione tra cittadini
e istituzioni locali, unite per
testimoniare il proprio rispetto
per il territorio. La manifestazione si è svolta il 24 settembre presso la scuola primaria Don Bosco. I bambini
di tale scuola - nella foto -,
muniti del kit predisposto per
l’iniziativa (guanti, cappellino,
pettorale,…) hanno effettuato
con i rispettivi insegnanti, con
la Dirigente Scolastica Emanuela Giannini e con gli amministratori comunali sopraindicati, una passeggiata
ecologica nei pressi della
scuola di Montaltissimo, raccogliendo in modo differenziato i rifiuti che hanno poi conferito
negli appositi cassonetti. L’Assessore Bruno Pieroni giudica
particolarmente efficace questo momento educativo per gli
allievi della scuola primaria, che rappresentano un buon veicolo
per trasmettere anche agli adulti le buone abitudini di igiene
ambientale. Su conforme richiesta di Legambiente questa
edizione di puliamo il mondo è stata dedicata al ricordo di
Angelo Vassallo, sindaco di Pollica (Salerno), barbaramente
ucciso nei primi giorni di settembre.
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solo essere belli, essere ricchi, avere potere sui propri simili ed in cui
è facile non trovare uno spazio vitale.
Così abbiamo disorientato quella gioventù che oggi non comprendiamo
e, nei confronti della quale, spesso ci ergiamo a giudici.
Noi adulti lasciamo ai giovani una società più complessa, ma
soprattutto più ingiusta di quella che i padri hanno lasciato a noi ed
è una colpa grave di cui, personalmente, sento che dovrò rendere
conto perché di sicuro anch’io non ho fatto la mia parte.
Questo sembra un discorso generico, di quelli con cui i vari esperti
riempiono giornali e televisione, discorsi che però non hanno una
ricaduta concreta sulla società, ma per me è qualcosa di diverso, è
infatti un chiedere perdono a te e soprattutto a Francesco per quello
che avrei dovuto fare e non ho fatto.
Niente può lenire il dolore di una madre che perde un figlio, le parole
sono inadeguate, vuote e inutili. Solo una cosa possiamo e vogliamo
dirti: oggi Francesco è un po’ figlio di tutti noi.
Con tantissimo affetto.
Ginevra Rubini
E’ morto all’ospedale Niguarda di Milano, Francesco Botti,
residente nel capoluogo, colpito da un epatite fulminante
causata da un maledetto cocktail di cannabis ed ecstacy.
Francesco era con amici al centro sociale Leoncavallo in
occasione della festa di Halloween per un “rave party”.
Dice il Sindaco Simonetti: “Non era un tossicodipendente. Era
un ragazzo come tanti che a volte possono eccedere, il sabato
sera, vittime della mentalità dello sballo”.
Il diciassettenne frequentava l’Istituto Alberghiero di Barga.
La famiglia ha dato il consenso per la donazione degli organi.
La Pania porge sentite condoglianze alla mamma Paola, insegnante, alla sorella Silvia, al fratello Junior Rodolfo, al nonno
Silvio, ai familiari tutti.
Lettera a Paola
Che possiamo fare per te, Paola?
Nulla, assolutamente nulla, ed è questo senso di impotenza che
acuisce il dolore che è nel cuore di ciascuno di noi e che si legge sul
volto delle persone che se ne vanno frettolose per le strade del paese,
senza avere neppure più voglia di scambiare una parola.
Che cosa avremmo potuto e dovuto fare per Francesco prima che
tutto questo accadesse?
Per lui personalmente, nulla più di quanto tu abbia fatto, ma ognuno
di noi avrebbe dovuto impegnarsi per creare una società migliore,
un mondo a cui tutti i ragazzi hanno diritto per crescere. Invece
abbiamo messo a vivere i nostri figli in una realtà in cui sembra conti
Scrive la Lega :
“Ci pare assai opportuno pubblicare questa richiesta di
Giuseppe Carli, piena di riflessioni amare quanto realistiche.
Non solo accogliamo la sua richiesta, ma lo ringraziamo
per questa iniziativa che rappresenta una delle battaglie
più incisive che l’Aics vuole combattere col massimo
impegno.
Sabato 13 e domenica 14 novembre su tutti i campi
dove si sono disputate gare Aics è stato osservato un
minuto di raccoglimento prima dell’inizio della gara in
memoria della giovane vita malamente spezzata e per
una profonda riflessione sulle cause che l’hanno
determinata”.
Era questa la lettera pervenuta da Giuseppe Carli:
“Cari amici, ormai sarete a conoscenza del grave lutto
che ha colpito le comunità di Molazzana e di Sassi a
causa della tragica scomparsa di Francesco Botti. Aveva
17 anni, un bravo ragazzo che studiava alla scuola
alberghiera di Barga, persona semplice, estroversa, sempre
sorridente e felice.
Per alcuni anni ha collaborato anche con la nostra
associazione sportiva nelle manifestazioni organizzate.
E' stato stroncato dall’ "Ecstasy", terribile droga, ad una
festa in discoteca a Milano, lasciando nel dolore la
famiglia e l'intera comunità.
Al fine di sollevare le coscienze e di combattere con
forza questa terribile piaga che e' la droga, vi chiedo
gentilmente la possibilità di far osservare, in occasione
del prossimo turno di campionato, un minuto di raccoglimento su tutti i campi di calcio. Francesco in fondo
potrebbe essere il figlio di tutti noi.”
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di Manuele Bellonzi
L’anagrafe è un’istituzione, se vogliamo, abbastanza recente,
ossia post-unitaria. Il primo provvedimento per la creazione
del servizio anagrafico risale infatti al 1864, con regio decreto
n. 2105 del 31 dicembre, istituente l’Ufficio delle Anagrafi e
il registro della popolazione di ogni Comune del Regno. I primi
registri si sarebbero dovuti basare sul censimento della popolazione comunale risultante al 31 dicembre 1861. Dobbiamo però
attendere il 1871, e precisamente la legge n. 297, che stabilì
che in ogni Comune vi sarà un registro della popolazione, compilato
e corretto, dove già esistesse, secondo i risultati ottenuti col nuovo
censimento. Durante il regno di Francesco V Asburgo-Este
(1846-1859), la Garfagnana faceva parte del Ducato di Modena
e Reggio, riunendosi infatti all’Italia il 18 marzo 1860. Nel
1853 a Molazzana ritroviamo i primi atti di stato civile preunitario, e precisamente le prime registrazioni degli Atti di
dichiarazione di matrimonio, oggi relitto storico ma allora segno
di grande modernità, frutto della Codificazione estense del
periodo 1849-52 e specificamente del nuovo codice civile
entrato in vigore il 1° febbraio 1852. Un’innovazione legislativa
che il duca Francesco IV non aveva avuto la capacità di
promuovere, ma che oramai giungeva tardi, quando le coraggiose
idee unitarie presero il sopravvento alle titubanze di un Ducato
oramai al tramonto. Da lì a pochi anni le anagrafi sarebbero
state formalmente istituite dai Savoia, con modulari ad hoc e
regole precise. A puro titolo di memoria si riporta il testo della
prima dichiarazione di matrimonio iscritto nel registro ottocentesco, fra Giovanni Ferdinando Fiori di Monterotondo di
Castelnuovo e Maria Francesca Giannasi di Montaltissimo. Il
vero e proprio rito religioso, officiato dal parroco don Lorenzo
Filippini, sarà celebrato il 1° giugno 1853, e successivamente
trascritto nel registro comunale.
Atti di dichiarazione di matrimonio nel 1853.
L’anno milleottocentocinquantatre 1853, il giorno ventinove 29 del
mese di maggio.
Davanti di me sottoscritto Sindaco del Comune di Molazzana,
Provincia di Garfagnana sono comparsi Fiori Gio. Ferdinando di
anni 26 possidente agricoltore, nato e domiciliato a Monterotondo,
cura soggetta all’Abbaziale di Castelnuovo, figlio di Fiori Arcangelo
di anni 48, nato a Campori Parrocchia di S. Michele di Castiglione,
domiciliato a Monterotondo predetto, possidente agricoltore, e della
fu Franchi Maria Maddalena, nata e mentre viveva domiciliata in
detta Cura, e Giannasi Maria Francesca di anni 27, possidente
agricoltrice, nata e domiciliata a Montaltissimo, Cura soggetta alla
Parrocchia di Molazzana, figlia di Giannasi Pellegrino di anni 60,
possidente agricoltore, nato e domiciliato a Montaltissimo predetto,
e della fu Guidugli Maria Domenica nata, e mentre viveva domiciliata
a Montaltissimo suddetto, i quali alla presenza di Cozzi Giuseppe
del fu Giovanni Battista di anni 46 possidente ed Esattore comunale,
e di Peccioli Giuseppe del fu Giovanni Battista di anni 66 possidente
agricoltore, domiciliati ambidue e dimoranti a Cascio, hanno dichiarato
essere loro intenzione di unirsi in matrimonio, e mi hanno rilasciato
da unire in allegato al presente le Fedi di loro nascita, e la Fede di
morte delle suddette rispettive loro Madri, ed essendosi dai predetti
loro genitori qui presenti dato il pieno loro assenso, e non avendosi
d’altra parte opposizione veruna al Matrimonio si fa luogo a consegnar
loro l’attestazione prescritta dalla legge, ammonendoli su quanto
dispongono gli articoli 341, 342 e 343 del Codice Civile.
Delle cose predette si è compilato il presente atto, che è stato letto
ai dichiaranti, ai testimoni e da questi e da me sottoscritto, e non
da quelli, né dai rispettivi genitori per aver dichiarato di non saper
scrivere.
Giuseppe Cozzi, Testimone
Giuseppe Peccioli, Testimone
Domenico Croce, Sindaco
E’ stato di recente restaurato a cura di
Giuseppe Carli il piccolo monumento
mortuario a ricordo del tragico evento
avvenuto a Sassi il 15 novembre 1944.
Nel corso di un violento cannoneggiamento americano una granata colpì
la casa dov’erano sfollati i bambini di
un Istituto di Suore Francescane con
circa 25 orfanelli di varie età. Morirono
una suora e 14 orfanelli dato che lo
scoppio avvenne proprio nella stanza
dove si erano raccolti nel tentativo di
riparo.
E’ intenzione dell’amministrazione
comunale collocare questo monumento vicino al luogo del tragico evento
al fine di ricordare con più forza a tutti
noi che la violenza e la guerra non
risolvono le controversie tra i popoli
ma provocano soltanto fiumi di dolore,
frustrazione ed odio.
FRAZIONI
MASCHI
FEMMINE
TOT. M+F
NUM.FAMIGLIE
MOLAZZANA
168
168
336
139
BRUCCIANO
22
21
43
24
ALPE S. ANTONIO
16
12
28
15
SASSI
92
96
188
87
EGLIO
39
46
85
45
MONTALTISSIMO
31
25
56
23
CASCIO
206
210
416
171
TOTALI
574
578
1152
504
Nati:
Baregi Matilde di Massimo e
Santoni Chiara nata a Barga il
13.10.2010
Bertozzi Ginevra di Fabio e
Giannotti Manola nata a Barga
il 16.09.2010
Pocai Noemi di Patrizio e Puppa
Sabrina nata a Barga il
04.09.2010
Morti:
Biagioni Gelsomina di anni 89
morta a Molazzana il 01.09.2010
Botti Francesco di anni 17 morto
a Milano il 05.11.2010
Micchi Giuliana di anni 82
morta a San Romano in
Garfagnana il 17.09.2010
Matrimoni:
Verona Giulio e Giannotti
Martina Lea sposati a Molazzana
il 04.09.2010
Donati Adone e Chilaru
Margarita sposati a Molazzana il
09.10.2010
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Avendo raccolto in un libro di prossima pubblicazione - che
l’Amministrazione Comunale intende donare ad ogni famiglia
- l’etimologia, l’origine ed il significato dei nomi di battesimo
degli abitanti del Comune di Molazzana, con l’indicazione delle
persone più o meno famose che li portarono e del giorno del
relativo onomastico, diventava superfluo continuare la rubrica
‘Onomastica nostrana’.
Perciò, in accordo con il Direttore Moni, ho pensato a qualcosa
di leggermente diverso, vale a dire a tentare di illustrare il
cognome dei residenti nel nostro Comune, cosa, forse, ancor
più intrigante perché i cognomi sono più specifici, più tipici e
particolari rispetti ai nomi.
Voglio dire, Francesco, Mario, Lucia, si possono trovare anche
in molte altre parti d’Italia, cognomi quali Tognocchi, Babboni,
Guazzelli sono certo più frequenti da noi che altrove.
Prima di cominciare illustrandone alcuni (altri seguiranno nei
prossimi numeri della ‘Pania’) diamo un piccolo quadro statistico.
Tra i 320 diversi cognomi dei residenti nel Comune, quello
più diffuso è Bertozzi con 37 frequenze; segue, distaccato di 5
lunghezze, Rossi, quindi Pieroni con 30 casi, poi Bertoncini
(29); Biagioni (26); Giannotti e Pocai (23); Daddoveri e Pucci
(22); Simonini(21) e Battaglia(20).
Con una ricorrenza compresa tra 10 e 20 abbiamo, in ordine
decrescente, i seguenti cognomi Guidugli (18); Micchi (16);
Savoli e Tardelli (15); Salotti e Tortelli (14); Babboni, Papi
e Togneri (13); Febbrai, Franchi, Lucchesi, Prontelli, Tognocchi
e Valdrighi (12); Toni(11), Bonini, Bravi, Fiori, Lemetti,
Martiri (10). Abbiamo quindi 120 cognomi che ricorrono da
due a nove volte e 168 casi di cognomi unici, tra i quali oltre
40 sono portati da persone di altra nazionalità.
Cominciamo dunque la nostra indagine, ricordando come,
essendo frequente che cognomi apparentemente diversi abbiano
uguale etimologia ed identico processo di formazione, in non
pochi casi gli stessi verranno raggruppati, dandosene una
definizione ed una spiegazione unitaria, riportando il cognome
più diffuso e, fra parentesi, in ordine alfabetico, le sue varianti.
BERTOZZI (BERTOLACCINI, BERTOLINI, BERTOLOTTI, BERTONCINI, BERTONI) – Spero che la Befana
non mi faccia i sonetti, se inizio questa rubrica con il mio
cognome, ma – considerato, come si è visto, che si tratta di
quello più frequente nel Comune - mi è sembrato giusto dargli
la precedenza.
E’ un gruppo di cognomi assai diffusi, con il lemma Berti che
rappresenta la forma originale e maggiormente frequente in
tutta Italia, attestata particolarmente in Toscana ed EmiliaRomagna e, a seguire, in Lombardia, Veneto, Piemonte e
Liguria.
Le varianti (Bertagni, Bertini, Bertocchi, Bertola, Bertucci
eccetera) sono numerosissime.
L’origine è da ricercare nel nome proprio Berto, scaturito, per
aferesi (cioè per caduta delle sillabe iniziali), da nomi personali
di origine germanica terminanti in –berto (Alberto, Adalberto,
Lamberto, Roberto, Umberto).
Il De Felice (Dizionario dei cognomi italiani, Mondatori,
Milano, 1978, pag. 78) ipotizza anche una possibile derivazione
da nomi personali di origine gotica e franca, anch’essi composti,
ma divenuti autonomi fin dall’ VIII secolo, risalenti etimologicamente alla parola berhta ‘illustre, famoso’.
Caro Direttore,
questa lettera è, e vuole essere, una provocazione. Voglio vedere
se, schivo, riservato e modesto come sei, avrai il coraggio di
pubblicarla. Perché, per quanto corrisponda esattamente a ciò che
penso di te – e forse proprio per questo – è elogiativa nei tuoi
confronti e conosco quanto tu rifugga dalle lodi.
Devi saper che un amico, sapendo che ne faccio gelosa collezione
ed ignorando se la possedessi, mi ha trasmesso una vecchia “Pania”,
esattamente il n. 24 del dicembre 1994 nel quale è contenuta una
tua “intervista impossibile” a Ludovico Ariosto.
Dopo averla letta mi sono ricordato di aver pensato in passato, a
scrivere un pezzo su di te, che considero amico, ma soprattutto
maestro e di aver rinunciato all’idea solo perché mi avevi minacciato
fisicamente, nel caso avessi dato un qualsiasi seguito al mio intendimento. Ora però che sono passati un po’ di anni, sei forse un po’
meno “fumino” e magari hai un po’ meno forza di allora, ho ritenuto
di tornare sui miei passi per trasmetterti questa mia testimonianza
sul tuo modo di scrivere e di essere giornalista.
Vorrà dire che, nel caso tu ritenessi di non darla alle stampe, potrai
conservarla per te (cosa che però, a mio avviso, sarebbe sbagliata).
Che tu sappia scrivere non c’è bisogno di dirtelo, così come non
mi pare il caso di sottolineare la stima che ho per te quale scrittore:
non avrei certo pubblicato insieme a te quel volume sui personaggi
del nostro comune, che ritengo costituisca un bel ricordo di alcune
persone che dettero lustro alla nostra terra, ma anche un buon
libro tout court. Ma è la tua inventiva che mi ha sempre colpito e
mi colpisce. “Interviste impossibili” rappresentava una rubrica
degna sicuramente di un palcoscenico molto più ampio del nostro
notiziario, non perché “La Pania” sia un periodico di poco conto
(anzi, è esattamente l’opposto, trattandosi di pubblicazione ben
fatta, curata sia nell’aspetto esterno che nei contenuti), ma perché
ha un bacino di utenza necessariamente limitato, laddove la tua
rubrica avrebbe meritato ben più ampia platea.
In quei colloqui immaginari, ma rigorosamente documentati dal
punto di vista storico, emerge tutta la verve dello scrittore di genio,
l’acume del critico attento, la diligenza dello studioso, ma, allo
stesso tempo, la fantasia immaginativa del narratore ed il brio del
giornalista di vaglia.
La conclusione del pezzo, che sovverte la tesi ufficiale riportata nei
libri e nelle biografie sull’Ariosto, per fornire al lettore una nuova
versione dei fatti, ben più divertente e credibile, è un fulmine che
scoppia a ciel sereno e lascia in bocca a chi, come me, ama le buone
letture, un dubbio irrisolto e, insieme a questo l’esigenza di rivolgerti
un pressante invito; il tutto compendiabile in queste poche parole:
Perché hai tralasciato di scrivere le tue “interviste impossibili” e
perché non ce ne proponi di nuove?
Piacenza, novembre 2010
Ringrazio di cuore l’amico Avvocato, nostro concittadino “ad honorem”
per le belle espressioni di stima.
In effetti quell’intervista impossibile a Ludovico Ariosto, riscosse tanti
consensi. C’è stato anche chi ci ha invitato a ripubblicarla ma questo
non è nelle consuetudini del nostro giornale.
Perché non proseguire quella rubrica intervistando altri protagonisti della
storia o della cultura non più esistenti?
Sono sincero: non è facile. Occorre essere padroni del personaggio,
conoscerlo bene, quasi intimamente. Io a quel tempo avevo letto da
poco il volume “Lettere dalla Garfagnana” e mi sembrò di essere entrato
in sintonia con l’autore dell’Orlando Furioso”. E’ forse per questo che
alle mie domande…provocatorie, il cortigiano di Casa d’Este ha sempre
risposto in maniera molto credibile.
F.Moni
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Grande riconoscimento per la sagra di Cascio e per le sue
famosissime crisciolette: la manifestazione infatti si è aggiudicata
la palma di vincitore alla quarta edizione di Territori in Festival,
l’evento dedicato alle sagre italiane che si è svolto dal 24 al 26
settembre a Montecatini Terme, ideato da Davide Paolini e
perfettamente organizzato da BK1 Concept factory guidato da
Simone Galligani.
In rappresentanza del territorio lucchese erano presenti il
comune di Fosciandora con la Sagra dei Cigerani ed il comune
di Molazzana con la Sagra delle Crisciolette di Cascio, organizzata
dall’Associazione Sportiva Ricreativa Cascio.
Alla fine proprio quest’ultima ha sbaragliato la concorrenza,
prevalendo sia nel voto della giuria popolare che in quella
formata da esperti del settore turistico ed enogastronomico,
confermando ancora una volta la forza delle tradizioni del nostro
territorio e l’altissima qualità dei suoi prodotti, ormai riconosciuta
e apprezzata a livello nazionale e non solo.
Gli ingredienti della criscioletta sono semplici e genuini, un
impasto di farina di grano, farina di granoturco, sale ed acqua,
portato a cottura mediante l'utilizzo delle cotte in ferro, arroventate sopra una fiamma: la cialda così ottenuta si può servire
con formaggi e salumi (è tipica la criscioletta con la pancetta).
La Sagra delle Crisciolette, nata da una brillante idea dei giovani
del paese nel 1969, che vivrà la sua prossima edizione dal 4 al
7 agosto 2011, è tradizionalmente il momento in cui l’intero
paese di Cascio si raccoglie per dare lustro a questo straordinario
prodotto ma anche a tutto il territorio locale; il ricavato della
manifestazione ha infatti consentito negli anni il recupero e
l’abbellimento di gran parte del paese con opere quali la realizzazione della sede dell’associazione nelle ex scuole elementari,
il restauro del sagrato della Chiesa dei SS.Lorenzo e Stefano e
delle scale interne al campanile. Attualmente l’obiettivo
prefissato è il recupero di un vecchio edificio presente nel prato
a fianco della piazza principale che dovrebbe diventare, negli
auspici dei cascerotti, il fulcro delle attività paesane.
Motore principale dell’A.S.R.Cascio, che conta circa 200 soci,
è il presidente Alessandro Bertolini che, visibilmente commosso,
ha avuto l’onore di salire sul palco per ricevere il premio di
prima sagra classificata nel concorso “Sagra delle Sagre 2010”.
E’ proprio lui che vuole far conoscere questa avventura e
ringraziare quanti hanno reso possibile il successo:
“Personalmente mi riesce difficile descrivere e far immaginare a chi
non era presente una esperienza così impegnativa ed indimenticabile
come quella che abbiamo vissuto nei 3 giorni a Montecatini. La
decisione della nostra partecipazione è maturata sulla scia della
pubblicazione su alcuni giornali e siti internet, 2 mesi orsono, di una
classifica secondo cui saremmo stati al primo posto fra le sagre in
Toscana.
Contattati dall’organizzazione di Territori in Festival, abbiamo deciso
da subito di fare della nostra partecipazione non solo un veicolo di
promozione per Cascio e le sue manifestazioni (la Sagra delle
Crisciolette appunto, ma anche la Castagnata che quest’anno si è
svolta il 17 ottobre) ma per tutta la Garfagnana e la Valle del
Serchio.
Abbiamo quindi coinvolto al nostro fianco il gruppo degli sbandieratori
di Gallicano che, da assoluta eccellenza quali sono, hanno dato il
meglio di sé con una esibizione entusiasmante che ha lasciato a bocca
aperta le migliaia di persone presenti nella domenica di Montecatini.
Ed insieme agli sbandieratori di Gallicano, voglio ringraziare a nome
dell’intera associazione tutti i produttori locali che, con il loro aiuto
hanno consentito la nostra vittoria: dai salumi dell’Antica Norcineria
Bellandi con il prosciutto Bazzone ed il Biroldo della Garfagnana ai
formaggi del caseificio Bertagni di Pieve Fosciana, dai prodotti della
castagna forniti dall’Associazione Castanicoltori della Garfagnana
alla farina di “Formenton Otto File” della ditta Lazzurri Alvaro di
Campia, dall’inconfondibile pane di patate sfornato dal panificio
“Pan del Marco” di Molazzana agli squisiti biscotti della ditta Biagioni
Roberto che ha sede alla Parata di Cascio, dai prodotti del mercato
alimentare Pellegrinetti alle “cotte” per le crisciolette realizzate dalla
carpenteria Franchi di Gallicano.
Infine voglio concludere con il ringraziamento più sentito, quello a
tutte le persone che hanno lavorato in questi 3 giorni, a tutte quelle
che lavorano nelle varie manifestazioni che l’associazione organizza
durante l’anno ma soprattutto a quelle persone che in oltre 40 anni
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segue da pag. 7
hanno collaborato per valorizzare Cascio e le crisciolette e che oggi,
purtroppo, non sono più fra noi: è a loro che vogliamo dedicare
questo insperato riconoscimento”.
A sottolineare lo spirito della partecipazione a questa manifestazione sono anche i due vicepresidenti dell’associazione Alice
Martinelli e Francesco Prontelli:
“Il vero grande successo della 3 giorni a Montecatini è stato il
rapporto di amicizia che si è instaurato con i promotori delle altre
sagre provenienti dal resto d’Italia. Con gli amici della “Sagra dei
Cigerani” di Fosciandora, con cui avevamo già collaborato in
occasione della Festa dell’Emigrante svoltasi a Migliano a fine agosto,
ma anche con sagre più distanti da noi come la “Sagra della cozza”
di Montescudaio (PI), e la ”Sagra d’la Panissa” di Vercelli si è creato
un intenso legame basato sul comune attaccamento al territorio di
provenienza .
L’apertura della manifestazione “Territori in Festival” è avvenuta
con la stesura di un “Manifesto della sagra di qualità” che raccoglie,
in 7 punti, le caratteristiche basilari che devono ispirare le sagre
tradizionali, dalla valorizzazione dei prodotti tipici locali al rapporto
con i produttori ed i commercianti, dal sostegno al territorio in cui
si opera al rispetto dell’ambiente. E’ poi proseguita con le degustazioni
e gli eventi folkloristici proposti dalle 16 sagre presenti ed è andata
a concludersi con le premiazioni nel tardo pomeriggio di domenica
che hanno sancito la nostra vittoria. Il nostro ringraziamento va al
vicesindaco di Molazzana Roberto Bertoncini ed al direttore dell’APT
di Lucca Icilio Disperati che erano al nostro fianco, alla Comunità
Montana della Garfagnana, al GAL-Garfagnana ed a “Ponti nel
Tempo” che hanno patrocinato la nostra partecipazione”.
L’esperienza di Montecatini è un esempio lampante di come
l’amore di una comunità per il proprio territorio sia una grande
risorsa da non disperdere e debba essere uno stimolo ad attivare
nuove forme di collaborazione fra le varie sagre e per aprirsi a
nuove idee che concilino la modernità con il rispetto delle
antiche tradizioni locali.
Valentina Bertoncini
La Consulta Giovanile del Comune di Molazzana nasce il 12
luglio 2010 grazie alla voglia di fare di un gruppo di ragazzi dei
vari paesi e del Sindaco, che ne propose l’istituzione.
La Consulta si pone come interlocutore privilegiato nei confronti
delle realtá giovanili del territorio, promuovendo iniziative di
interesse comune.
Si rivolge ai giovani tra i 16 e i 30 anni con l'obiettivo, da un
lato di farsi portavoce dei bisogni di queste fasce d'etá, dall'altro
di raccogliere nuove adesioni fra i coetanei, per impegnarsi nel
rendere i paesi a misura dei giovani.
La Consulta è uno strumento di partecipazione dei giovani
cittadini alla gestione della “cosa pubblica”, con particolare
riferimento alla funzione di “collaborazione propositiva”,
soprattutto nelle tematiche inerenti i problemi delle condizioni
giovanili. I componenti operanti a titolo di volontariato sono
stati nominati sulla base di un regolamento ed a seguito di
apposito avviso pubblico.
Gli incontri, a cadenza mensile, sono l'occasione per discutere
ed elaborare proposte e progetti da attuare.
Il 29 novembre si è tenuta la prima riunione ufficiale con la
libera gestione della sola Presidenza, composta dal presidente
Barbara Febbrai di Molazzana e dai due vice, Federico Corti di
Cascio e Manuel Sigismondi di Brucciano, che hanno coordinato
la riunione concretamente invitanto i partecipanti ad esporre
idee ed attivarsi, come associazione, per arricchire la monotonia
dell’inverno. Dopo aver analizzato le attività proposte i componenti della consulta sono stati suddivisi in gruppi, ciascuno
con un Presidente incaricato della comunicazione ed aggiornamento sull’andamento della propria attività.
Auspichiamo la massima partecipazione e collaborazione dei
giovani del Comune.
La Consulta sarà a breve visibile sul sito del comune di Molazzana
e sul social network Facebook, entrambi attualmente in fase di
costruzione.
Pietro Del Corona
Come ogni tre anni, in occasione della festa di San Bartolomeo,
anche nella zona nuova della Casella, per intenderci meglio
al Bronx, ci attiviamo per allestire e accogliere la processione;
c’è chi lo fa per fede e chi per tradizione, ma il bello è che la
comunità si riunisce e anche Lucia “emigrata” a Filecchio con
il marito Danilo e i figli ci danno un grande aiuto.
La sera dopo la luminaria , abbiamo cenato tutti insieme nel
parcheggio e non c’è stato bisogno di sagre, eventi politici o
altri fini per riunirci, semplicemente ognuno di noi ha portato
le proprie posate, le sedie….e due tavolini che in quattro e in
quattr’otto erano imbanditi. Quando ci siamo seduti, ognuno
di noi ha pensato in silenzio e con tristezza a quante persone
sono mancate dall’ultima processione ma poi abbiamo iniziato
a parlare serenamente; le chiacchere allietate da qualche
bicchiere di buon vino sono diventate via via grandi risate.
Qualcuno ha offerto il gelato, qualcuno il caffè, qualcuno il
liquore, insomma non è mancato niente e l’allegria è stato il
piatto forte. E’ proprio vero che insieme è più bello…..Ed è
bello stare insieme…
Samanta Onesti
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Mio padre ed io scendemmo dal treno a vapore
che ci aveva portato fino al capoluogo. Da lì, per
raggiungere il paesello d'origine, dove ancora vivevano i nonni,
bisognava proseguire a piedi lungo una mulattiera che saliva,
quasi ininterrottamente per sei-sette chilometri, in un tormentato
rapporto con l'aspro elevarsi del monte.
In quella Vigilia di Natale il buio prematuro dell'inverno ci
avvolse, non appena ci staccammo dalle fioche lampade della
piccola stazione. Rare persone sgusciavano svelte e si allontanavano rasentando i muri, baveri alzati e mani nelle tasche di
capaci cappotti.
Ci fasciammo pure noi, stringendoci il più possibile nei nostri
indumenti pesanti, e affrontammo con passo sollecito la ghiaia
ed i sassi della via, muovendoci fianco a fianco, mano nella
mano, i fiati fumanti. Procedevamo silenziosi nel silenzio che
dominava intorno e che inghiottiva prontamente il nostro
rapido scalpicciare.
Qualche stella precoce si sforzava di dipingere con lieve luce
inquieta la solitudine del cielo appena abbrunato. La luna,
tuttora assonnata, non aveva lasciato il suo giaciglio, là dietro
i monti, ma già, pur prigioniera ed invisibile, marcava le creste
più elevate di un misterioso chiarore d'oro slavato, pallido.
Qua e là da sparsi casolari pulsava il lume invitante e rassicurante
di qualche finestra a sottolineare l'intimità del focolare e, di
tanto in tanto, si sperdeva l'affannoso singulto di un cane,
simile a monologo solitario.
Camminavamo taciturni nel freddo di quella sera, mano nella
mano, nel fascino arcano che carezzava certi silenzi e rivestiva
l'intimo di vellutati abbracci.
Sembrava di vivere in un immenso presepio in attesa trepida,
come a dar forma e sostanza ad un sogno, all’irreale. Ancora,
però, era assente la luna ad offrire brividi accesi all'indugio
dell'aria e ad intenerire lo sguardo. E la luna non tardò ad
arrivare, non appena fummo a metà del monte. Spuntò decisa,
come lì fosse avvenuto un incendio, da una cima innevata e
fissò il suo sorriso pieno nell'oscurità della terra. Tutto, a
quell'albore diffuso, parve fasciato mitemente di malia. E luci
ed ombre s'intrecciarono delicate con dita di seta. Presero
coraggio anche le stelle, che si moltiplicarono a vista d'occhio
nel girotondo alla luna. Il laghetto sottostante fotocopiò la
volta blu punteggiata d'avorio e la rimandò imprigionandola
nel suo tremore delicato, senza vento, per timore di sciuparla.
Si profilava, in quella giovane notte, l'avverarsi di chissà quale
prodigio: l'intimo lo percepiva e si riempiva di quei segni che
rispecchiavano grafie di Angeli tese a legare inscindibilmente
Cielo e Terra. La mente non sapeva più tracciare la linea di
delimitazione tra miracolo e realtà.
Camminavamo taciti, mano nella mano (grande, ruvida di
lavoro, calda, quella di mio padre; piccola, di bambino, fiduciosa,
la mia).
Era il nostro come il salire verso il firmamento, nell'avvicinarci
all'altura. Lassù il paese, nella massa scura, confusa, compatta
delle sue vecchie case, ci guardava con deboli, sparpagliate
occhiate luminose, suadente voce di cose senza confine e di
memorie dai morbidi amplessi.
Il cuore, penetrato da un molle abbandono, si scioglieva sempre
più in una felice comunione con lo splendore di quella tenera
notte e si sbriciolava in mille rivoli di benessere nella poesia
penetrante che scaturiva e si espandeva dallo scenario intessuto
di magiche pulsioni.
Anche il passo si era fatto più leggero, più sensibile, come a
sentirsi sollevati da braccia eteree.
Assaporavo la sensazione di chi si sente rassicurato e protetto
e, accanto a mio padre, in quell'assoluto respiro di vita, mi
figuravo invincibile padrone del mondo: niente avrebbe potuto
scalfire il tripudio di letizia e di serenità che m'avvolgeva in tal
frangente. La mia era la prima vera percezione di una vibrante
gioia di vivere che traboccava in amore schietto verso tutti e
tutto. Ed avrei voluto che quel piacere fisico e quella ineffabile
dolcezza di spirito fossero durati eternamente, infrangendo i
limiti del tempo, come nota infinita di un diapason divino ed
umano allo stesso modo...
Gli anni se ne sono andati, gli eventi hanno mostrato di volta
in volta volti diversi e gli affanni hanno inasprito non di rado
il cammino dell'esistenza, ma nello scrigno dei ricordi è rimasta
la fragranza, ancora folgorante, di quei momenti irripetibili, a
consolare la frequente carestia dell'animo.
Gian Gabriele Benedetti
Parlava il vento
di gelo
all’incrocio dell’aria.
Frastornava
il silenzio bianco
della neve.
Non panni,
non piccola fiamma,
non sogni
in quel poco rimasto
all’avara notte,
che pur s’affacciava
sulla bocca
dell’infinito.
Stremato
il grido di Maria.
Senza parole
l’arrangiarsi affannoso
di Giuseppe.
Un’attesa d’angoscia
nel cuore.
Lunga a morire
una preghiera sulle labbra.
Poi evaporò un pianto
d’agnello
a colorare il buio
della capanna.
Un canto
tra le coperte di paglia,
fattesi oro
nella mangiatoia.
Sguardo di cielo,
Maria,
ed un timido sorriso.
Vibrò d’intenso
la mezzanotte di Giuseppe.
Si tinsero di lumi
le tenebre.
Fuochi si accesero
intorno.
E gli umili giunsero
con stelle negli occhi
e la speranza
nel Verbo
appena nato.
Una cometa gestì
l’evento
per l’Universo.
Gian Gabriele Benedetti
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Rispondendo immediatamente all’invito del Presidente dei comuni montani della Toscana, Oreste Giurlani,
il nostro consiglio comunale ha conferito la cittadinanza onoraria all’Arma dei Carabinieri. La delibera è stata
adottata all’unanimità.
Scriveva Giurlani che è anche Sindaco di Fabbriche di Vallico: “E’ un riconoscimento che l’istituzione merita e ritengo sia
molto più autorevole se tale attestazione viene dai comuni che operano a fianco dei carabinieri nel garantire lo Stato e per
ribattere là dove vengono messi in discussione i valori unitari e unificanti del nostro Paese.
LA PREMESSA
Il Consiglio Comunale premesso che:
- l’arma dei Carabinieri è stata indiscutibilmente protagonista
e simbolo dell’Unità nazionale nelle guerre di Indipendenza,
nella lotta contro il banditismo, contro la criminalità organizzata,
contro il terrorismo, contro il malaffare e la corruzione di ogni
genere;
- i militari dell’Arma, prima e dopo l’unità d’Italia hanno
incarnato virtù e valori positivi, sicchè gli italiani hanno avuto
sempre fiducia in essi certi della loro efficienza ed affidabilità.
Essi si sono identificati nei valori nazionali e immedesimati con
elevato spirito partecipativo nelle esigenze delle popolazioni,
divenendo con esse un tutt’uno;
- i Carabinieri con la loro articolazione che copre tutto il
territorio nazionale, sono presenti in quasi tutti i comuni di
Italia e visti dai cittadini come sicuro presidio e punto di
riferimento dello Stato;
- i Carabinieri si sono prodigati, nei due secoli dalla loro
istituzione, nel soccorso delle popolazioni colpite da cataclismi
naturali o causati dalla cupidigia e speculazione umana, riscuotendo unanime plauso e apprezzamento;
- i suoi appartenenti hanno condiviso negli anni con gli italiani
sofferenze, disagi e privazioni, anche con le loro famiglie
soprattutto nei momenti più drammatici della storia nazionale;
- essi si sono distinti per saggezza, buon senso e moderazione
nell’applicare le leggi dello Stato e degli Enti territoriali, ben
consapevoli della durezza della vita degli italiani in alcune zone
disagiate del nostro Pese;
- i Carabinieri sono, con i loro comandanti di stazione, divenuti
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leggendari per le loro elevate doti umane, richiamo a valori
imperituri e di collegamento costante con la Patria.
- i Carabinieri sono stati e sono tuttora momento di saldatura
fra le istituzioni civili e militari nel supremo interesse della
difesa e della sicurezza dell’Italia;
- i Carabinieri sono stati chiamati fin dal 1855 a svolgere
delicate e pericolose missioni all’estero, sia di pace che di
organizzazione di diverse forse di polizia straniere, con capacità,
buon senso, coraggio e sprezzo del pericolo, così imponendosi
all’ammirazione dei responsabili e comandanti degli altri contingenti, che hanno apprezzato il loro modo esclusivo di stare
vicini alla gente, che deriva dalla specialità delle loro funzioni,
essendo essi ad un tempo soldati e tutori dell’ordine pubblico.
LA MOTIVAZIONE
Il Consiglio delibera di conferire la cittadinanza onoraria
all’Arma dei Carabinieri con la seguente motivazione:
“Istituzione benemerita e benefattrice dello stato, si rendeva
nei secoli protagonista e baluardo dell’Unità d’Italia, nelle
guerre d’Indipendenza, nella lotta al banditismo, alla criminalità
organizzata, al terrorismo, al malaffare e alla corruttela, operando
con sforzi sovrumani in soccorso delle popolazioni colpite da
cataclismi naturali o causati dall’avidità e speculazione. Negli
anni, grande è stato il loro contributo nell’assolvimento dei
doveri istituzionali, sia in tempo di pace che in guerra, con
9.629 caduti e 168.741 feriti. La bandiera dell’Arma è stata
decorata con molteplici ricompense fra cui 5 Croci di Cavaliere
dell’Ordine Militare d’Italia e 3 medaglie d’oro al valore militare,
segno inequivocabile dell’abnegazione assoluta, elevato senso
dello stato, del sacrificio, competenza, efficienza, sprezzo del
pericolo ed alto senso civico.
Che il dio protegga l’Arma dei Carabinieri e la conservi nei
secoli futuri per il benessere e la felicità degli italiani, uniti e
fortificati nella più ampia comunità europea”.
Alla riunione consiliare era presente anche il maresciallo
comandante la stazione CC. di Gallicano, Antonino Nastasi.
La cittadinanza onoraria sarà consegnata dal nostro Sindaco
nelle mani del Comandante Generale dell’Arma in data da
concordare con il Comando Generale in occasione del 197°
anno di Fondazione dell’Arma, a Roma, in piazza di Siena,
alla presenza del Presidente della Repubblica.
LE DECORAZIONI DELL’ARMA
Per le sue molteplici benemerenze, la bandiera dell’Arma dei
Carabinieri è stata gratificata con le seguenti decorazioni e
riconoscimenti:
• 5 CROCI DI CAVALIERE DELL’ORDINE MILITARE
D’ITALIA
• 3 MEDAGLIE D’ORO AL VALORE MILITARE
• 3 MEDAGLIE D’ORO AL VALOR DELL’ESERCITO
• 5 MEDAGLIE D’ARGENTO AL VALOR MILITARE
• 4 MEDAGLIE DI BRONZO AL VALOR MILITARE
• 8 MEDAGLIE D’ORO AL VALOR CIVILE
• 1 MEDAGLIA D’ARGENTO AL VALOR CIVILE
• 2 CROCI DI GUERRA AL VALOR MILITARE
• 4 MEDAGLIE D’ORO AL MERITO CIVILE
• 6 MEDAGLIE D’ORO AL MERITO DELLA SANITA’
PUBBLICA
• 5 MEDAGLIE D’ORO AI BENEMERITI DELLA SCUOLA
DELLA CULTURA E DELL’ARTE
• 2 MEDAGLIE D’ORO DI BENEMERITA
DELL’AMBIENTE
• 1 MEDAGLIA D’ORO DI BENEMERENZA PER IL TERREMOTO DEL 1908.
Sono state altresì concesse le seguenti decorazioni individuali:
36 Croci dell’Ordine Militare d’Italia; 120 Medaglie d’oro al
Valor Militare; 2 Medaglie d’oro al Valor dell’Esercito; 1
Medaglia d’oro al Valor di Marina; 8 Medaglie d’oro al Valore
dell’Arma dei Carabinieri; 18 Croci d’Onore alle vittime di
terrorismo all’estero; 3165 Medaglie d’Argento al Valor Militare;
16 Medaglie d’Argento al Valor dell’Esercito; 22 Medaglie
d’Argento al Valor di Marina; 25 medaglie d’Argento al Valore
dell’Arma dei Carabinieri; 5732 Medaglie di Bronzo al Valor
Militare; 14 Medaglie di Bronzo al Valor dell’Esercito; 42
Medaglie di Bronzo al Valor di Marina; 10 Medaglie di Bronzo
al Valore dell’Arma dei Carabinieri; 131 Medaglie d’Oro al
Valor civile; 2182 Medaglie d’Argento al valor civile; 3518
Medaglie di Bronzo al Valor Civile; 3616 Croci di Guerra al
Valor Militare; 50 Medaglie d’Oro al Merito Civile; 37 Medaglie
d’Argento al Merito Civile; 95 Medaglie di Bronzo al Merito
Civile; 25 Medaglie d’Oro al Merito della Sanità Pubblica; 23
Medaglie d’Argento al Merito della Sanità Pubblica; 44 Medaglie
di Bronzo al merito della Sanità Pubblica; 10 Medaglie d’Oro
ai Benemeriti della Scuola, della Cultura e dell’Arte; 32 Medaglie
d’Argento ai Benemeriti della Scuola, della Cultura e dell’Arte;
104 medaglie di Bronzo ai Benemeriti della Scuola, della Cultura
e dell’Arte; 5 Medaglie d’Oro ai Benemeriti dell’Ambiente.
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Il Direttore dell’Istituto Storico della Resistenza, Ilio Giannecchini, ha fatto pervenire ai sindaci della provincia un prezioso
documento concernente le ultime fasi della seconda guerra
mondiale.
Si tratta di un “piano di sfollamento” che nel 1944, per volere
del Comando Tedesco, era stato predisposto per le evacuazione
totale della provincia.
“In pratica – dice Giannecchini – 359.276 abitanti avrebbero
dovuto raggiungere a piedi Modena e Pistoia attraverso le
montagne e non attraverso le strade provinciali riservate
all’esercito tedesco.
Se questo piano fosse stato veramente attuato, le nostre montagne
sarebbero state ricoperte di cadaveri di vecchi, donne e bambini”.
Poi ci fu l’arretramento della Linea Gotica, voluto da Kesserling,
ed altre vicende belliche che, per fortuna, impedirono di
completare il piano di sfollamento.
Il piano risulta molto particolareggiato, come si può vedere
anche da questa circolare “riservata – personale” ai podestà ed
ai commissari prefettizi. Ad elaborarla fu il capo della Provincia
Olivieri che in dieci punti dà precise indicazioni sull’esecuzione
del provvedimento:
1) L’ordine di sfollamento sarà preceduto dalla dichiarazione
dello “stato di emergenza” che verrà comunicato alla popolazione
a mezzo di appositi manifesti che verranno affissi in tutte le
frazioni………
2) Con lo stesso manifesto sarà comunicato il termine entro il
quale lo sfollamento deve essere effettuato….........
3) Lo sfollamento sarà totale e comprenderà tutta l’intera
popolazione del comune e delle sue frazioni, quanto il bestiame.
4) Data la deficienza dei mezzi di trasporto, occorre prevedere
che la popolazione e il bestiame dovranno effettuare a piedi
un percorso di una cinquantina di chilometri…….
5) Ogni frazione dovrà aver un capo – ammasso, che i podestà
provvederanno subito a nominare, d’intesa coi Segretari dei
Fasci Repubblicani del rispettivo comune.
I capo – ammasso avranno il compito di radunare il bestiame
coi conducenti nelle rispettive frazioni……
6) Saranno inoltre nominati, sempre d’intesa
coi Segretari dei Fasci, alcuni capo – colonna, distintamente per la popolazione e
per il bestiame……
7) I podestà, i capi – frazione e i capi –
colonna saranno muniti di apposita tessera
che darà loro la facoltà di requisire nelle
rispettive frazioni, quadrupedi e mezzi di
trasporto a trazione animale o meccanica,
occorrenti per gli ammalati ed invalidi.
8) Di massima, tanto il centro di raccolta
della popolazione, quanto quello del bestiame dovranno essere unici per ogni comune…….
9) L’itinerario da percorrere per raggiungere
la zona di sfollamento verrà comunicato
insieme all’ordine di sfollamento……
10) Ad ogni centro comunale di raccolta
saranno destinate adeguate forze di polizia
che avranno il compito di coadiuvare i Podestà, i capi – colonna
e i capi – frazione nell’esecuzione dei compiti loro affidati………..
In questa circolare “riservata – personale” si fa una importante
avvertenza che dobbiamo sottolineare.
Si precisa infatti che:
“le persone indicate come capo – frazione, capo – ammasso e capo
– colonna non devono essere necessariamente iscritte al PNF
(Partito Nazionale Fascista), ad organizzazioni fasciste o simpatizzanti
della Repubblica Sociale.
La stessa circolare Olivieri precisava che nella scelta delle persone
si tenesse conto soprattutto del fatto che queste dovevano godere
della stima della popolazione...”.
I comuni della Provincia erano 15. (Non c’era ancora Fabbriche
di Vallico ma esisteva il comune di Trassilico).
Il comune di Molazzana, nel 1944, contava 2.412 abitanti.
Vediamo chi erano i capo – frazione e i capo – ammasso designati.
Molazzana: capo – frazione, Ciambelli Audino; capo – ammasso,
Savoli Dario.
Cascio: Prontelli Anselmo, Francesco Filippini.
Brucciano: Benassi Fabio, Venturelli Corrado.
Eglio: Pocai Bruno, Bertozzi Giuseppe.
Sassi: Bertozzi Giuseppe, Salotti Angelo.
Alpe di S.Antonio: Tardelli Alfonso, Bresciani Pietro.
Montaltissimo: Guidugli
Amedeo, Leonardi Guido.
Centro di raduno:
Per la popolazione, MolazLA PANIA ON-LINE
zana.
Consulta la Pania on-line
Per il bestiame: Rio (Moall’indirizzo www.lapania.it!
lazzana).
Potrai scaricare gratuitamente
Capi – colonna:
tutti i numeri del giornale fino
Per la popolazione: Battaglia
Oreste, Graziani Dolores,
ad oggi pubblicati e contribuire
Aloisi Renato.
ad arricchire il nostro notiziario
Per il bestiame: Battaglia
inviandoci suggerimenti e proGuido, Battaglia Giovanni,
poste di pubblicazione.
Guidugli Gino.
13
Continuiamo la pubblicazione dei ricordi di lontane pellegrinazioni in Marocco di Fra’ Benedetto.
(Altri “Sprazzi” nei numeri 83 – 84 – 85 -87).
Una sorte di Orrido, lungo una cinquantina di metri, fungeva
da porta monumentale ad un ampio circo, le alte pareti del
quale erano profondamente solcate dall’impetuosità delle acque,
riversandosi in questo serbatoio naturale, creato durante millenni
di temporali. Il disgregarsi delle rocce formava ormai un emiciclo
fertile e piuttosto esteso. “Andiamo da mio fratello” mi disse
Moha.
Che sia un’oasi vicina? Pensai. Una vasta area dal pendio
tormentato si incurvava fra i monti alla sinistra del torrente.
Una luce quasi serale illuminava mezza parete del fondo di tale
palcoscenico.
Mi sentivo un po’ smarrito perché nulla ritornava naturale. E
di fatto ci s’incontrava pezzi di legno, irti nel pietrame, pezzi di
mattoni invetriati, cosa totalmente anomala. Lì vi era un borgo.
Erano le due di notte di una diecina di anni fa quando un
temporale eccezionale convogliò tutte le acque delle montagne
intorno. Le rocce trascinate dalla furia del torrente esageratamente ingrossato ostruirono la strettoia di scarico dell’ormai
fiume impazzito e la sua esondazione fece accartocciarsi il borgo
su se stesso. Presi nel sonno più nessuno si svegliò.
“E’ successo perchè non rispettavano il Ramadan”, sentenziò
il mio compagno.
Aldilà di questo cumulo cimiteriale, una siepe scarmigliata di
oleandri, tamarindi e fichi selvatici, nascondeva un vasto
pianoro, rialzato, interamente coltivato. Era puntellato di
mandorli, ulivi e noci. Un boschetto di palme ombreggiava una
grande casa tradizionale. La sua posizione l’aveva salvata. Un
ruscello direttamente uscito dalla montagna saltellava sussurrando i suoi miti ancestrali e selvaggi. Per sparire di nuovo,
aspirato, più in basso, dalla pietraia.
Un cane corse verso di noi guaendo di piacere appena riconosciuto Moha. Una statua, vestita di un ampio tessuto nero
seminato di “paillette” argentea stava diritta, immobile sulla
soglia di casa: la zia.
Seppi molto più tardi che era la prima moglie del padre di Moha
e la sorella maggiore di sua madre. Era scappata da casa di suo
fratello senza figlio, portando con sé il fratellastro di Moha, già
riconosciuto dagli usi tribali, adottato dallo zio. Questo era
morto e lei viveva con il figlio e tre giovani garzoni piuttosto
scuri di carnagione, orfani, ma non della stessa tribù.
Mai un thè di benvenuto mi sembrò tanto buono e le mandorle
e le noci tanto appetitose!
Erano le cinque di sera e dopo i trenta chilometri su e giù per
i monti, la colazione mattutina, anche se abbondante, aveva
avuto tutto il tempo di essere assimilata.
Moha si era tolto dalle spalle il suo carico di sale e andammo
a visitare i campi tutt’intorno. Il fratello non era ancora ritornato
dal suo impegno mensile che consisteva nell’andare con i suoi
tre muli, a vendere e comprare mercanzie, accompagnato da
uno dei garzoni.
L’assenza durava una settimana perché il grande “suk”, cioè
mercato, tenendosi sull’immenso altopiano che si estendeva
oltre le gole del nostro torrente, distava circa 80 chilometri.
Ne approfittava, cammin facendo, per controllare l’andamento
della pastura dei suoi dromedari custoditi da un altro garzone.
Insomma, questa vasta casa era il mercato generale per le piccole
oasi sparse sulle montagne di questa zona dell’Atlante.
“Mio fratello è ricco” affermò Moha, alzando la testa e puntando
il mento.
Detto fratello spuntò dalla siepe che nascondeva la parte bassa
del torrente con i suoi muli caricatissimi, poi il garzone con un
dromedario ferito dal morso di un suo avversario.
14
Alla vista di questa piccola carovana,
capii perché dieci minuti prima il cane
era come fuggito verso il torrente e
perché Moha, senza spiegazioni, aveva
ripreso la via di casa.
Se Moha era sui 20 anni il fratello
Abdu, mi pare, non doveva averne più
di 35. Alto, atletico, appena entrato
nel salone si tolse “turbano” e “galabie”
e, in una bacinella presentatagli dal
garzone che intuii, di fiducia, si lavò
accuratamente mani e viso, si
gargarizzò, sputò e si stese semisdraiato
sul tappeto, appoggiandosi ad un masso
di cuscini.
Poco dopo il garzone portò un tavolo
basso con thè, mandorle, ecc e zitto
zitto si accantonò presso un altro tavolo a preparare un altro giro di thè.
Dalla corte interna, un odore di carne
cotta alla bracia, faceva salire
l’acquolina in bocca: la zia preparava
spiedini con cuore e fegato di un agnello appena ammazzato
che, infilzato su di un forte ramo di pistacchio, credo, si apprestava
ad essere servito. Il mio primo “meciui” campestre, pensai.
Moha e Abdu se la contavano a piacere, ridendo a dismisura,
per un occidentale. Non capivo quasi niente del loro conversare
e non mi importava affatto. La stanchezza si faceva sentire e
gli spiedini coccolavano la mia voglia di dormire. Per tenermi
sveglio, osservavo i fratelli. Si rassomigliavano molto. La pelle
era di un bianco abbronzato, niente più; i capelli di Abdu quasi
biondi e i suoi occhi, freddi anche se sorridenti, di un azzurro
verdognolo.
Mi convinsi che erano tutti e due discendenti dei Vandali che
invasero il nord Africa nel V secolo e, dopo essere stati cacciati
sulle montagne dalle orde islamiche alla fine del VII secolo, si
mescolarono con i Berberi dell’Atlante.
Ad un certo momento, Abdu fece un segno al garzone che
accovacciato nel suo angolo, non cessava di tenere gli occhi
fissi sulle mani del padrone.
Mi ricordava il versetto del salmo biblico: “Come gli occhi
dello schiavo alle mani del suo padrone, così l’anima mia, a Te
o Dio!”.
Il garzone mi coprì di una pesante coperta. “Puoi dormire!”
acconsentì Moha.
Il mio sguardo appesantito non era sfuggito all’oste. “Che vuoi,
sembrò dire al fratello, questi Francesi non reggono!”.
Era notte fonda quando un odore intenso mi svegliò. La lampada
a petrolio mandava un chiarore soffuso, esagerando le ombre
sulla parete. Sul tavolo giaceva l’agnello fumante. La zia portò
il pane appena cotto avvolto in un tessuto bianco. Dopo esserci
lavate le mani nella bacinella presentata dal garzone, ci accomodammo intorno al tavolo imbandito, seduti sul tappeto, a
gambe incrociate.
La fatica era svanita; avrei avuto mille domande da fare ma
sapevo che sarebbe stato maleducato. Durante una cena si
mangia, semmai si rutta, è per educazione e apprezzamento del
cibo e si sta zitti.
Il mangiare è troppo importante per sprecarlo con i discorsi. La
zia mangiava con noi, cosa naturale su queste montagne dove
le donne non sono velate e in casa,
separate, appena arriva uno straniero.
Abdu spezzò il pane e lo distribuì a
ciascuno, attento poi che non mancasse
mai a nessuno.
Si mise a dividere l’agnello. Strappava
la carne a piene mani, soffiandosi ogni
tanto le dita scottate e poneva sul pane
di ognuno una congrua porzione.
Prima di iniziare a mangiare, mi
imboccò con un pezzo scelto: dimostrazione d’amichevole accoglienza.
Ero completamente ricaricato e, dopo
l’ultimo thè sarei rimasto a lungo ad
ascoltare i fratelli, anche se non capivo
nulla.
L’ambiente per me era incantevole ma
un garzone spense la lampada a petrolio
e dopo l’uscita igienica nei campi si
dovette andare a dormire. La notte era
dolcissima.
(continua)
15
A mezzanotte siamo di ritorno, il
Sole è da poco dietro le montagne
del fiordo ma la luce è ancora forte.
Starà sotto l’orizzonte per circa
un’ora e poi sarà di nuovo visibile
in cielo.
Il sesto giorno è in programma
l’escursione in motoslitta.
Per questa gita alla Poli Arctici ci
danno tutto il vestiario occorrente:
guanti a moffola molto spessi,
stivali imbottiti, una tuta molto
pesante (da mettere sopra l’altro
abbigliamento), balaclava, casco
e maschera per gli occhi. Con tutta
questa roba più che turisti alle
Svalbard sembriamo astronauti in
procinto di sbarcare sulla Luna,
ma durante il viaggio nessun lembo
di pelle deve rimanere scoperto per
pericolo di congelamento. Partiamo, e subito dobbiamo imparare
a domare la motoslitta che sembra voler andare in tutte le
direzioni fuorché in linea retta. Attraversiamo tutta la vallata,
lasciandola ogni tanto per salire sulle collinette ed ammirare
il panorama o andare in qualche canyon dove a volte si nascondono cascate ghiacciate. Dopo 50 km la vallata si apre, siamo
arrivati al Tempelfjord dove ci è concessa una pausa. Scendo
dalla motoslitta, faccio pochi passi ed inizio a camminare sul
mare ghiacciato. Che sensazione meravigliosa.
Dietro di me c’è la vallata appena lasciata, alla mia sinistra una
lunga linea di mare ghiacciato termina all’orizzonte con aguzzi
picchi montani e davanti a me, alla mia destra, il ghiaccio del
mare del fiordo si salda alle dolci montagne di questo. Sono
circondato da un paesaggio da favola. Quello che per molti
sarebbe solo un desolato deserto di neve e ghiaccio, per me è
il luogo dei sogni. D'improvviso un brivido mi scuote. Non è
causato dal freddo, ma dalla nascita di un’emozione forte che
cresce sempre più, fino a quando alcune gocce non mi bagnano
gli occhi e riscaldano un po' il viso. In questo luogo vi è una
vecchia baita che veniva usata molti anni fa come rifugio per
i cacciatori di volpe artica ed oggi vicino questa, viene celebrata
una messa. All’interno ci viene offerta una tazza di cioccolato
caldo e spiegata quale fosse la vita dei cacciatori di allora.
Risaliamo sulle motoslitte e ripartiamo, dobbiamo percorrere
gli ultimi 10 km interamente sul mare ghiacciato del fiordo.
Passano pochi minuti ed in lontananza vediamo una lunga
sagoma scura. E’ una foca, che uscita fuori dalla sua tana, un
buco nello spesso strato di ghiaccio che ricopre il mare, si sta
godendo il sole. Cerchiamo di avvicinarci, ma il rumore delle
motoslitte la spaventa e rientra nella sua tana. Continuiamo
il nostro viaggio e poco dopo iniziamo a vedere in fondo al
fiordo il ghiacciaio, meta della giornata. Passa un quarto d’ora
circa e finalmente arriviamo al famoso ghiacciaio del Tempelfjord. Parcheggiamo le motoslitte e subito rimaniamo impressionati dall’altezza e dalla larghezza del suo fronte. Il suo colore
Motoslitte al Tempelfjord
è un azzurro intenso, vivo, sembra quasi che il ghiaccio racchiuda
una parte di cielo e la luce del sole di mezzogiorno proprio di
fronte lo fa brillare, rendendo lo spettacolo ancora più suggestivo.
Mentre gli altri sono alle prese con il solito pranzo liofilizzato,
io sorseggio un po’ di caffè in disparte e mi riempio gli occhi
di questa meraviglia della natura. Il solo pensiero che un giorno
tutto questo possa scomparire a causa dell’aumento della temperatura della Terra mi lacera il cuore. Finito il pranzo ripartiamo
e a metà fiordo scorgiamo un piccolo batuffolo bianco e peloso.
E’ un cucciolo di foca. Se ne sta fuori dalla tana perché è ancora
presto affinché per entrare in acqua, solo quando avrà sufficiente
grasso corporeo potrà farlo e durante questa attesa, il suo mantello
bianco gli serve per mimetizzarsi sulla neve. Ogni tanto chiama
la sua mamma e lei non tarda ad arrivare, esce dal buco per
donargli gli inconfondibili e incomparabili segni d'affetto
materno. Proprio per la presenza delle foche, al Tempelfjord a
volte si possono vedere gli orsi polari, ma purtroppo stavolta
non si sono fatti vivi.
Rientriamo a Longyearbyen nel pomeriggio. Ce ne andiamo a
casa a fare una doccia e a preparare tutto per la partenza, anche
se non siamo ancora sicuri se partiremo per il blocco dello spazio
aereo norvegese a causa della nube vulcanica islandese.
Alle 11 circa del 18 Aprile 2010 l’aereo della SAS decolla
dall’aeroporto di Longyearbyen con destinazione Tromso. L’aereo
prende rapidamente quota e sotto di noi vediamo allontanarsi
quel niveo mondo che ci ha regalato tante emozioni.
Le isole ci appaiono come un immensa distesa bianca decorata
con montagne, ghiacciai e vallate, ed il mare ghiacciato che le
circonda è un grande tappeto bianco. E' una giornata magnifica
oggi e sopra di noi il sole brilla in un cielo blu cobalto reso terso
dal vento e getta i suoi raggi sulle Isole Svalbard, che, riflettendoli,
appaiono come un grande diamante emerso dal mare. La velocità
dell’aereo aumenta, le terre artiche scompaiono alla nostra vista
così come il ghiaccio marino, finché, sotto di noi, non rimane
segue a pag. 16
16
altro che acqua. Le Svalbard appartengono già al passato.
Il mio cuore e la mia mente, però, sono rimasti là; tra le vallate scavate dai ghiacci,
nell’immensità delle pianure artiche spazzate dal vento, ai piedi di ghiacciai turchesi,
in mezzo agli animali vestiti del loro candido mantello. Dentro di me vive la grande
speranza che il grido d'aiuto del pianeta Terra venga finalmente ascoltato e che tutte
queste meraviglie che madre natura ci ha donato, possano regalare emozioni a tante
generazioni ancora e che non restino solo immagini impresse nei filmati, nelle
fotografie o nella mente di chi, come me, ha avuto la fortuna di poterle ammirare di
persona.
Ogni tanto torno col pensiero su queste isole e ripenso ad una frase letta su un libro
il mio primo giorno, che è un po’ il mio motto. La prefazione del libro era del grande
Fosco Maraini che, a sua volta, attingeva queste parole dalla fonte del genio di
Leonardo Da Vinci:
“Che ti move, o omo,
ed amici,
ad abbandonare
ed andare in lochi campestri
le tue proprie abitazioni
per monti e valli,
della città,
se non la naturale bellezza
e lasciare li parenti
del mondo?”
Buon viaggio a tutti.
AVVISO
Giovedì 5 gennaio alle
ore 11.00, presso la sala
consiliare, si terrà la presentazione del libro
“Onomastica Nostrana”
di Aldo Bertozzi.
Nell’occasione verrà consegnata gratuitamente ai
presenti una copia del
volume.
Edoardo Ciambelli
Si sposarono a Cascio, nella chiesa
di San Lorenzo e Stefano, Mario
Suffredini e Iolana Togneri.
Era il 29 ottobre 1960. A celebrare
il matrimonio fu il parroco Don
Franco Fusai.
Cinquanta anni più tardi, Iolana
e Mario hanno ricordato l’evento
circondati da amici e parenti. Nel
corso di una S. Messa, Fra’ Benedetto Mathieu ha rievocato la loro
unione ed espresso auguri ai due
sposi d’oro. Nel corso della cerimonia si è esibita anche la Corale di
Molazzana – Cascio, di cui Suffredini è presidente.
Agli amici Mario e Iolana, La Pania
porge le più fervide congratulazioni
e auspica loro ancora un lungo
cammino insieme.
Il 14 novembre scorso Tecla Prontelli ha
varcato la soglia dei 90 anni.
La grande famiglia si è riunita intorno a
lei per celebrare la sua lunga e non sempre
facile vita. E' stata una gioia festeggiare
la donna, la moglie, la mamma, la suocera,
la nonna e la bisnonna che con tanto
amore e orgoglio si è dedicata completamente alla famiglia.
Cogliamo di nuovo l'occasione per ringraziarti di averci cresciuto nell’umiltà,
nel rispetto e nell’amore, grazie per averci
fatto essere quelli che siamo…
Tanti auguri Tecla
La tua famiglia
17
I Dirigenti e i giocatori della U.S. Molazzana augurano a tutti i tifosi un
felice Natale e un buon Anno Nuovo
E’ partita bene l’avventura della squadra di calcio amatoriale del Sassi-Eglio.
Rinforzata in attacco con l’arrivo di Donati Alessandro e Pizzo Mario, napoletano
doc, e di due buoni difensori, Montagni Andrea e Giusti Graziano. Ma il vero colpo
è stata la partecipazione, anche se soltanto di una gara, del forte Christian Pennucci
- nella foto -, giocatore professionista che ha militato in squadre di serie C1 e C2, che
in un’unica partita ha segnato ben 4 reti.
Con due partite da recuperare il team di mister Bertozzi si porterebbe a ridosso delle
prime posizioni e questo se lo augura la società ed i tifosi.
SQUADRA
VERCIANO
FORNACI SPARTANS
SAN LEONARDO
MONTECARLO BAR MAURO
JOAN MIRO’
GUAMO
GRUPPO STORICO
SANTO CONCORDIO
SASSI/EGLIO
MONDIALSABBIA
VALDOTTAVO BAR CELETRA
SALUMIFICIO BENIGNI
CHIESINA 1981
RICCIANO
PIANO DI CONCA FRATRES
PESCAGLIA
PONTE UNITED
PT
G
18
9
18
9
17
8
17
10
15
9
15
10
11
9
11
9
10
8
9
9
8
9
7
7
7
8
7
9
4
9
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