Testa - Centro on line Storia e Cultura dell`Industria
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Testa - Centro on line Storia e Cultura dell`Industria
Industrie e imprenditori saviglianesi Renata Allìo A Savigliano la presenza importante delle Officine ha incrementato i servizi di trasporto e ha favorito lo sviluppo di un tessuto industriale, che si è espresso nel settore della meccanica, soprattutto agricola e automobilistica. Queste attività si sono inserite in un contesto in cui erano già presenti iniziative nei settori tradizionali: alimentare, tessile, edilizia, lavorazione del legno. Nel frattempo sono andate declinando fino alla chiusura le attività manifatturiere più antiche, quelle che erano presenti nell’Ottocento in quasi tutti i comuni della pianura piemontese e che ora non esistono più: i mulini, le fornaci e le filande di seta. Seguendo un iter storico comune a tutte le regioni italiane e legato all’avanzare del processo di industrializzazione, mulini e fornaci hanno cessato l’attività quando la concorrenza della grande dimensione e della produzione meccanizzata si è fatta insostenibile. Ancora prima la seta è stata soppiantata da fibre meno belle, ma anche meno costose. Il mulino, che faceva parte del nucleo fondante di ogni comunità, rispondeva alla necessità autarchica della macinazione del prodotto cerealicolo locale, ma spesso serviva anche per battere la canapa o produrre olio di noce. La fornace sfruttava materia prima locale per fabbricare, a mano, i laterizi che servivano all’edilizia locale, ed eventualmente a quella del circondario. Le filande, di solito attive solo alcuni mesi l’anno, occupavano donne e bambine nella trattura, torcitura e filatura, utilizzando bozzoli acquistati sul mercato locale. L’allevamento del baco era infatti svolto all’interno delle economie familiari contadine e rappresentava una fonte importante di reddito integrativo del prodotto agricolo. Spazzate via ormai da decenni queste realtà produttive che caratterizzavano fortemente la vita delle comunità e segnavano l’architettura con la presenza di ruote, canali e ciminiere, le periferie dei comuni piemontesi si sono andate popolando di stabilimenti e capannoni, in cui si addensano le nuove attività produttive operanti talvolta nei settori tradizionali e talvolta anche in iniziative tecnologicamente avanzate. 294 renata allìo Degli stabilimenti serici la comunità saviglianese sembra avere ormai perso la memoria. Eppure in passato furono importanti: nel 1890, una statistica ministeriale rilevò a Savigliano la presenza di cinque opifici tra filande e filatoi (trattura e torcitura della seta), che impiegavano 6.890 fusi e occupavano complessivamente 618 lavoratori, in prevalenza donne 1. All’inizio del Novecento la situazione risultava di poco cambiata. Nei successivi vent’anni tutti questi opifici scomparvero, tranne la Filanda Musso, detta anche “degli Ebrei” perché costruita su un terreno, in Borgo Macra, che si voleva adiacente, in passato, a un cimitero ebraico. Nel 1930, il Setificio Musso, nonostante la crisi ormai avanzata del settore serico, dava ancora lavoro a 250 operaie 2, che si ridussero a un centinaio alla vigilia della seconda guerra mondiale, quando il setificio produceva circa 1.500 miriagrammi di seta, ottenuti da circa 15.000 miriagrammi di bozzoli freschi. Le difficoltà del settore furono aggravate dalla carenza di materia prima: in quegli anni sulla piazza di Savigliano si commerciavano circa 4.000 miriagrammi di bozzoli l’anno 3, meno del 30% di quanto necessitava alla filanda a pieno regime. Poiché la produzione del Cuneese era lavorata in loco, si rendeva necessario approvvigionarsi di bozzoli nella zona di Alessandria o in Veneto, con conseguente lievitazione dei costi. La seta filata veniva venduta alle tessiture lombarde oppure all’estero. La filanda Musso attraversò momenti di difficoltà sempre più gravi, operò licenziamenti di massa e riassunzioni temporanee, subì cambi di proprietà, per cessare infine l’attività prima dello scoppio del secondo conflitto mondiale. Lo stabilimento, dopo alcuni anni di abbandono, fu demolito per far posto ad immobili di carattere residenziale. Sopravvive, invece, il ricordo di due mulini, che cessarono l’attività nei tardi anni ottanta del Novecento, quando la concorrenza della grande macinazione industriale si fece insostenibile e condusse alla chiusura, in tutta Italia, degli impianti storici di molitura. Come le filande, anche i . . . 1 Ministero di Agricoltura Industria e Commercio (d’ora innanzi MAIC), Annali di Statistica, Statistica Industriale, Fasc. XXI: Notizie sulle condizioni industriali della Provincia di Cuneo, Roma, 1890, p. 63. 2 Guida della Provincia di Cuneo edita a cura del Consiglio provinciale dell’Economia, Cuneo, 1930. L’anno successivo, il Censimento generale della popolazione redatto dall’Istituto Centrale di Statistica (Roma, 1931) indicò 207 addetti all’industria tessile in Savigliano. 3 Nel 1910, 1911 e 1912 sul mercato di Savigliano erano stati trattati rispettivamente 9.933, 6.695 e 8.775 miriagrammi di bozzoli (Quadro statistico riassuntivo dei principali mercati dei bozzoli della Provincia nel quinquennio 1909-1913, Biblioteca Civica di Cuneo). Nel tardo Ottocento e nei primi anni del Novecento a Savigliano si teneva pure un importante mercato della foglia di gelso. industrie e imprenditori saviglianesi 295 mulini furono abbattuti per fare posto all’avanzare dell’edilizia abitativa e commerciale. Altri impianti industriali, invece, sono sopravvissuti nel tempo, seppure con destinazioni produttive diverse. È il caso di un edificio sito nella zona nord della città, sulla strada per Torino, che ospitò in periodi successivi, tra il tardo Ottocento ed oggi, lo Zuccherificio Maraini, il Pastificio Silfa, la ditta Cantatore produttrice di trattori, l’Italpez che fabbricava tappeti di cocco e infine la Trucco tessile. La memoria della Fornace Novaretti è affidata alla toponomastica: via Antica Fornace ne ricorda infatti la localizzazione. Della Fornace Chesta e Chiambretto, chiusa durante la seconda guerra mondiale, gli eredi dei titolari ricordano, ancora oggi, le attività svolte manualmente secondo la tradizione antica. Sorte non molto diversa è toccata al settore alimentare, attivo in passato nelle forme del pastificio, del caseificio, della distillazione di menta, del commercio di coloniali, della torrefazione del caffè e della produzione della birra. Nuove modalità produttive e distributive hanno costretto gli esercizi del comparto alla chiusura, oppure alla cessione del loro marchio o dei loro impianti a iniziative industriali di dimensioni maggiori. Fanno eccezione l’Ilsafood, impresa relativamente recente, che surgela carne bovina e la Panna Elena, che nei quarant’anni di attività ha ampliato oltre al fatturato, anche la gamma dei prodotti posti in vendita, e che ora fa parte del gruppo Parmalat. Le due ditte operanti nel settore tessile presenti in anni recenti in città hanno avuto esito opposto, la Trucco (maglieria intima e pigiameria) ha consolidato la propria attività, mentre la Juvenilia, dopo aver mutato la produzione dai capi infantili a quelli femminili e dopo aver riscosso per qualche tempo un buon successo, ha cessato l’attività alla fine degli anni Novanta. Nel settore dell’industria pesante, per un quindicennio, tra il 1955 e il 1970, ha operato a Savigliano l’acciaieria San Michele, che produceva lingotti e tondini d’acciaio. Risulta tuttora piuttosto ricca la presenza di iniziative nell’edilizia e nelle attività ad essa direttamente o indirettamente collegate, compresi gli studi di progettazione e i fornitori di materiali. Queste iniziative hanno conosciuto in passato un buon sviluppo: il censimento del 1931 segnalava ben 597 addetti nel complesso delle costruzioni edilizie e stradali.4, ma la grande espansione si ebbe soprattutto negli anni del miracolo economico e della rapida crescita delle costruzioni sia private sia pub4 Censimento generale della popolazione, 1931, cit. 296 renata allìo bliche. Oggi restano in attività, tra le altre, la Farm sas e la Cogein (costruzioni edili) e lo studio di architettura Brick House, dedito prevalentemente ad iniziative immobiliari. La Maes, la B&B, la Savimacos commercializzano e mettono in opera sanitari, arredi per bagno e cucina e materiale per l’edilizia, operando anche nel mercato ligure e, sporadicamente, all’estero. Nel settore della segheria, falegnameria, produzione di mobili, ma anche nella carpenteria e nel materiale in legno per interni ed esterni operano due imprese, attive da tempo sul territorio, la Bonelli spa e la Origlia spa. Forse per il retaggio di un passato agricolo importante e tuttora significativo, Savigliano ha conosciuto numerose iniziative nella produzione di macchine o parti staccate di macchine per l’agricoltura. Delle sei imprese impegnate nella costruzione di macchinario agricolo: Sidera, Andreotti, Cantatore, Galfrè, Omarv e Abimac-Borello le prime due, le più antiche, hanno chiuso da molto tempo i battenti, la Cantatore si era trasferita a Moncalieri, mentre le ultime tre si difendono bene a livello qualitativo nel mercato internazionale. Buon successo conosce anche la Agrispiral che opera nel settore delle spirali meccaniche per coclee. Nella meccanica, trascurando le Officine di Savigliano di cui si dice altrove, oltre alla OMS Sordella, che si occupa anche di oleodinamica e carpenteria, i gruppi maggiormente rappresentati erano quelli della carrozzeria e della produzione di parti staccate di automobile. Nella carrozzeria si impegnarono, oltre alla ditta Dedominici, due firme illustri, i fratelli Fissore e Antonio Scioneri. Il curatore delle schede relative a queste imprese, Paolo Fissore, ricorda che nel 1963 la prestigiosa rivista di architettura della carrozzeria “Style auto” ha dedicato un numero ai carrozzieri italiani individuando le tredici firme più rappresentative del momento. Tra queste vi erano appunto Scioneri e i Fissore, considerati « maîtres du dessin en matière de construction d’automobile » dai carrozzieri francesi, che pure fino agli anni sessanta furono, essi stessi, maestri incontrastati dello stile automobilistico in Europa. In collegamento alla produzione automobilistica, dagli anni ’40 del Novecento e fino al 1970, la ditta Camillo Fava ha operato nel settore della ricostruzione dei penumatici. È invece attiva oggi, e importante, con i suoi 250 dipendenti, la Saint Gobain Sekurit Italia, che fa parte della multinazionale Saint Gobain ed è specializzata in parabrezza, lunotti termici e tettucci temperati per automobili. Numerose sono le iniziative intraprese a Savigliano, in periodi diversi, nel settore dei trasporti, dalla Figli di Michele Tabasso che operava già in . . industrie e imprenditori saviglianesi 297 epoca preunitaria con carrozze a cavalli nella tratta Savigliano-Torino, alle ditte Lamberti e Aimeri attive anche oggi nel settore del trasporto merci. Delle autolinee che si sono impegnate nel trasporto di persone, la ditta Ricca aveva trasferito l’attività a Pancalieri, mentre operano tuttora a Savigliano, con 15 autovetture e 40 autobus, le Autolinee Allasia. Valendosi del lavoro di tre generazioni successive, la ditta Giorgis fornì per circa un secolo materiali da riscaldamento a privati e a caserme. Nel corso del tempo passò dalla vendita di legna e carbone (ma anche di paglia e fieno), al commercio di prodotti petroliferi; rinunciò invece all’attività verso fine Novecento, quando i combustibili da riscaldamento liquidi furono sostituiti da quelli gassosi. Nel campo della grande distribuzione spiccava in passato la Bertone, attiva a Savigliano dal 1930 nel commercio all’ingrosso di prodotti per la casa; oggi leader nel settore è la Eurodistribuzione, che ebbe la stessa matrice della Bertone. Diverse sono le iniziative intervenute in tempi più recenti in settori innovativi. La Effegi si occupa di fotoincisione con tecnologie avanzate. Costruzione e manutenzione di linee elettriche in zone di montagna, o comunque in condizioni difficili sono le attività della Comotto, nota per l’elevata qualità del servizio. Nel settore dell’automazione industriale opera invece la Tiesse srl. La A&C Sistemi propone soluzioni gestionali per le aziende e la Cedati spa fornisce consulenza informatica. Nel complesso, a Savigliano la presenza di imprese di piccola, media e anche grande dimensione sembra essere stata piuttosto vivace nel corso dell’ultimo secolo. L’avvicendarsi nel tempo di iniziative produttive di natura diversa è il risultato dell’adeguamento al mutare delle esigenze di mercato, dell’emergere di nuove tecnologie e di nuove tecniche produttive e distributive. Le diffuse attitudini imprenditoriali, la scelta frequente del prodotto di qualità e la capacità di tenere il passo con il cambiamento, fanno sì che oggi, in una congiuntura economica internazionale non certo facile, la realtà produttiva di Savigliano riesca a difendersi efficacemente. Di seguito sono riportate schede compilate sulla base di testimonianze rese dai titolari delle singole imprese o dai loro eredi, confrontate, ove possibile, con dati statistici e informazioni desunte da fonti scritte. La ricostruzione non pretende di essere completa ed esaustiva, intende invece fotografare la realtà attuale, connessa alla memoria recente, del tessuto produttivo di Savigliano nei settori manifatturiero, industriale, dei servizi e della distribuzione. 298 renata allìo Molino Fissore Il molino rilevato da Francesco Fissore nel 1903 5 era sito in piazza Pieve 1 ed era alimentato da una derivazione del rio Chiaretto. Allora lavorava per conto terzi, macinando prevalentemente cereali, ma anche castagne, e disponeva di una pista per la canapa, che serviva l’attività tessile allora attiva in zona. Alla morte di Francesco, nel 1928, subentrò nell’impresa il figlio Giovanni, che nel 1936 lasciò il molino di piazza Pieve e acquistò quello più grande di via Suniglia, detto Molino di San Francesco, anch’esso alimentato dal Rio Chiaretto e già di proprietà del barone di San Gaudenzio. Così facendo, Giovanni Fissore sommò la clientela dei due molini, incrementando sensibilmente il fatturato e iniziando ad affiancare alla macinazione per conto di terzi, l’acquisto diretto del grano e la vendita di farina ai panificatori e ad altri clienti. Nel 1948 il molino fu elevato di un piano per consentire l’introduzione di nuovi macchinari. Negli anni cinquanta i figli di Giovanni, Francesco e Antonio, iniziarono a collaborare in azienda e dagli anni sessanta ne assunsero la gestione. Il molino si chiamò, da allora, Fratelli Fissore. Gli edifici vennero ricostruiti per dare maggior funzionalità ai nuovi impianti, e il molino, abbandonato il lavoro per conto terzi, prese ad operare in proprio vendendo farina in Piemonte, Liguria e anche all’estero, tramite operatori del settore. Oltre ai titolari, lavoravano nel molino 3-4 dipendenti. L’attività cessò nel 1989 e l’edificio venne demolito. . Molini di Savigliano - Fratelli Biava Negli anni venti, Giovenale Tesio, che possedeva e conduceva un molino lungo un canale derivato dal Mellea, nei pressi della frazione Apparizione, cedette i diritti di acqua alle Officine di Savigliano e trasferì l’attività in Borgo Pieve, dove installò un molino azionato da energia elettrica (il primo in Savigliano e dintorni) nei locali di una filanda che aveva cessato l’attività in seguito alla crisi del settore serico. Alla morte del Tesio, il molino fu rilevato da Michele Giordano, il quale, a sua volta, lo cedette, nel 1946, a Pietro Biava, che giunse a Savigliano da Romano Canavese. Superate le difficoltà dei primi anni postbellici, nel 1952 il Biava rinnovò gli impianti, acquisendo macchinari di avanguardia per l’epoca. Il molino si specializzò nella macinazione di grano tenero e iniziò 5 Il dato è fornito dagli eredi. Nell’Annuario della Provincia di Cuneo del 1897 (redatto da F. Bassignano, Cuneo, Tipografia Subalpina Pietro Oggero, 1897) e nella Guida amministrativa, commerciale, industriale della Provincia di Cuneo del 1900, il mulino risulta intestato a Giovanni Battista Fissore. 299 industrie e imprenditori saviglianesi a vendere la farina non solo in Piemonte, ma anche in Sicilia e Sardegna, regioni commercialmente poco legate al Piemonte negli anni Sessanta. Pietro Biava morì nel 1976, quando la gestione era già in mano ai due figli, Gianfranco e Piero, che si occupavano rispettivamente della parte tecnica e di quella amministrativa e commerciale. Verso la fine degli anni Ottanta il molino dava lavoro a 15 operai e, nonostante la crisi del settore, l’attività risultava ancora redditizia, tuttavia, nel 1988, i fratelli Biava decisero di chiudere lo stabilimento, che fu demolito qualche anno dopo. Fornace Novaretti La Fornace Novaretti fu fondata a fine Ottocento da Luigi Novaretti, originario del Biellese 6. Era ubicata oltre la ferrovia, nei pressi di via Raviagna. Nel 1915, alla morte del fondatore, il figlio Giovanni Battista ne assunse la gestione e trasferì la fornace a poche centinaia di metri dal sito originario, esauritosi dal punto di vista estrattivo 7. Durante la seconda guerra mondiale, essendo richiamato alle armi il figlio di Giovanni Battista, Edoardo, che allora gestiva l’attività, la fornace venne affidata alla Snos, che continuò la produzione fino al termine del conflitto, quando il titolare rientrò dal servizio militare. La fornace operò fino agli inizi degli anni Sessanta, arrivando ad occupare 15 operai, ma mantenendo immutate le tecniche della produzione artigianale. Si estraeva la terra e la si trasportava per mezzo di vagoncini trainati da un’asina, poi la si impastava con poca acqua per renderla malleabile. Con appositi stampi si fabbricavano mattoni pieni, mattoni forati, coppi e tegole. L’asciugatura avveniva all’aperto e durava diverse settimane, poi i prodotti erano cotti nel forno, che era alimentato a legna nella prima fase della cottura e a carbone nella seconda. La struttura dell’edificio era quella tipica delle fornaci piemontesi: lunghe tettoie per l’asciugatura sormontate da una ciminiera molto alta per lo smaltimento dei fumi prodotti dal forno. La produzione era utilizzata dalle imprese edili della zona. Non esistevano significative possibilità di incrementare la produzione perché in quasi tutti i centri urbani dei dintorni erano presenti piccole fornaci. Alla fine dell’attività seguì la demolizione dell’edificio e, qualche anno dopo, l’intestazione della via a ricordo della fornace dei Novaretti. . . 6 L’Annuario della Provincia di Cuneo del 1897 (cit.) segnala la fornace con il nome di Novaretti Fratelli. 7 L’Annuario della Provincia di Cuneo del 1930 (cit.) inserisce la ditta fra i produttori di laterizi, con la denominazione Novaretti G. Battista e con sede in Regione Candonetti. 300 renata allìo Fornace Chesta e Chiambretto Nel 1871 Pietro Dolci avviò in Savigliano una produzione di ceramiche, che è censita nella citata statistica del 1890. Allora occupava cinque operai e utilizzava un motore idraulico da un cavallo 8. La ditta rimase operativa fino alla fine del secolo. L’attività proseguì poi in Borgo Macra per cura dei fratelli Chesta. Nel 1927 l’azienda fu rilevata da Carlo Chiambretto, che ne trasferì la sede in corso Re Umberto, l’attuale corso Indipendenza. Il titolare era coadiuvato nell’attività dai figli Giovanni e Renato. La produzione proseguì a pieno ritmo fino al 1941, quando la situazione bellica mise in difficoltà l’azienda, che chiuse nel 1945. Fino alla cessazione delle attività, la produzione rimase esclusivamente manuale. I prodotti erano: vasi per fiori e piante, giare, teglie per la cottura dei cibi, pignatte, abbeveratoi e utensili domestici quali scaldini porta brace e la tipica pentola in terracotta (fujot). L’argilla, inizialmente estratta nella zona di via Raviagna e lungo la ferrovia Savigliano-Saluzzo, poi nelle colline attorno a Marene e Cervere, veniva miscelata con terra comune e con acqua e decantata in apposite vasche. Dopo essere stata filtrata e asciugata al sole, veniva portata in depositi dai quali veniva di volta in volta prelevata nella quantità necessaria per la lavorazione finale. Questa avveniva con torchio a pedale, con il solo utilizzo del piatto rotante. Seguiva l’essicazione, la pittura con eventuali decorazioni e la cottura in una fornace a legna per una intera notte. I prodotti erano commercializzati in Savigliano e dintorni. . Distilleria H. Carles La menta italiana, dopo quella giapponese, è tra le più apprezzate nella produzione mondiale, grazie all’alto tenore di mentolo che possiede. Alcune aree del Piemonte occidentale (Alpignano, Pancalieri, Lombriasco, Villafranca, Vigone, Carmagnola e zone limitrofe) hanno una vocazione ancora consolidata nel settore, come testimonia la fiera delle erbe a Pancalieri. Anche Savigliano fu interessata da questa produzione per un certo periodo, all’inizio del secolo scorso. Allora un’azienda inglese, la H. Carles, realizzò uno stabilimento in zona San Giacomo. I proprietari della distilleria, attraverso una campagna di sensibilizzazione, convinsero mol8 MAIC, Annali di Statistica, Statistica Industriale, Fasc. XXI: Notizie sulle condizioni industriali della Provincia di Cuneo (cit.), p. 34. industrie e imprenditori saviglianesi 301 ti agricoltori saviglianesi a convertire le loro colture a favore della menta, prospettando interessanti occasioni di guadagno. L’azienda impegnava circa 20 persone con turni di lavoro molto lunghi. Al primo raccolto gli agricoltori realizzarono risultati economici soddisfacenti, ma già dal secondo anno, sfruttando gli stessi campi senza turnazione, la resa calò notevolmente. Qualche contadino tornò immediatamente alle colture tradizionali, altri, rassicurati dai proprietari della distilleria, ritentarono l’esperimento, che però fallì nuovamente. Nel giro di pochi anni tutti gli agricoltori interessati tornarono a coltivare grano e mais, e la Carles fu costretta a reperire altrove la materia prima, con costi di trasporto troppo pesanti. L’attività venne prima sospesa, poi cessò definitivamente. L’edificio industriale ospitò successivamente diverse piccole attività artigianali e qualche abitazione civile, finché venne abbattuto per far posto a costruzioni residenziali. La ciminiera resistette fino agli anni Sessanta, quando venne demolita, cancellando l’ultima traccia della distilleria. Birra Faramia Nel 1908, quando si stabilì a Savigliano e fondò la fabbrica di birra che portava il suo nome, Enrico Faramia aveva già una lunga esperienza nella produzione di alimenti e bevande. Nella seconda metà dell’Ottocento aveva infatti gestito una pasticceria a Casale Monferrato, poi si era Le maestranze della Faramia in una foto datata 17 luglio 1914. 302 renata allìo trasferito a Vercelli, dove aveva aperto un laboratorio per la medesima attività. Di lì aveva traslocato a Cuneo e aveva costituito con i fratelli, una società che produceva bibite e commercializzava in esclusiva acque minerali e diverse marche di birra. Separatosi dai fratelli, Enrico Faramia, nel 1908, si trasferì a Savigliano, dove il Comune gli concesse gratuitamente il terreno su cui costruire uno stabilimento per la produzione della birra, in cambio della fornitura di acqua calda agli adiacenti bagni pubblici, per almeno trent’anni. Cartello indicante l’orario e le tariffe dei bagni pubblici. 303 industrie e imprenditori saviglianesi I macchinari per la Faramia giunsero dalla Germania e fu necessario un anno per la loro installazione. L’inaugurazione ufficiale dello stabilimento avvenne nel 1913. La produzione si assestò presto su 20.000 ettolitri l’anno e rimase tale per circa cinquant’anni. I dipendenti erano una ventina e il prodotto veniva distribuito in Piemonte e Liguria. Il malto era importato da Germania, Francia e Cecoslovacchia, poiché quello italiano non rispondeva alle esigenze qualitative della produzione. Alla morte del fondatore, il figlio primogenito, Francesco, proseguì l’attività paterna, mentre il secondogenito, Giovanni, iniziò negli stessi stabilimenti la produzione di liquori e infusi 9. Dal 1948 entrò in fabbrica anche il figlio di Francesco: si chiamava Enrico come il nonno. Agli inizi degli anni Sessanta la fabbrica fu ceduta alla Peroni, che modernizzò gli impianti portando la produzione da 20.000 a 35.000 ettolitri l’anno. Direttore rimase però Enrico Faramia, che gestì l’impresa fino al 1988, quando lo stabilimento venne chiuso per necessità strategiche aziendali della Peroni. Anche in questo caso l’edificio venne abbattuto per lasciare il posto ad edilizia residenziale. È stata conservata invece la palazzina già residenza dei Faramia, che della famiglia conserva tuttora il nome. . Caseificio Gerbaldo A inizio Novecento la famiglia Gerbaldo possedeva un’azienda agricola a Marene, dove lavorava il latte e produceva formaggi. Giovanni Maria Gerbaldo emigrò a Savigliano e negli anni venti avviò un caseificio artigianale in regione Gattinara. Alla fine degli anni trenta trasferì l’attività nello stabilimento dismesso dal salumificio Citterio. Il caseificio divenne allora industriale ampliando la gamma produttiva: dai formaggi tipo Emmenthal e Sbrinz ai formaggi freschi e molli, al latte in polvere, oltre all’estrazione del lattosio dal siero vaccino. Mancando di una propria rete commerciale, il caseificio Gerbaldo vendeva gran parte dei formaggi prodotti alla Invernizzi e alla Galbani; il latte in polvere alla Ferrero di Alba, alla Caffarel e alla Venchi Unica di Torino; il lattosio all’industria farmaceutica Lepetit di Garessio. Alla morte del fondatore, nel 1933, subentrarono in azienda i figli Giovanni e Domenico. Giovanni tentò di allargare la produzione ai salumi, anche perché gli impianti industriali risultavano particolarmente adatti a questa produzione, avendo ospitato in precedenza la Citterio. 9 Entrambe le attività sono rilevate, in corso Vittorio Veneto 10, nella Guida della Provincia del 1930, cit. 304 renata allìo Morì però prematuramente, nel 1942, e il progetto venne accantonato. Dieci anni dopo entrò in azienda suo figlio Mario, seguito dopo poco tempo dal cugino Dario. Nel periodo postbellico di massima espansione, il caseificio giunse ad occupare 45 dipendenti e a lavorare 500 quintali di latte al giorno. I prodotti erano allora distribuiti anche al dettaglio attraverso una rete commerciale che l’azienda era andata nel frattempo costruendo. Agli inizi degli anni sessanta le nuove politiche agricole comunitarie consentirono alle grandi aziende del settore lattiero caseario di importare latte e derivati dall’estero a prezzi insostenibili per i medi produttori italiani. Il Caseificio Gerbaldo cessò così l’attività nel 1964, anche se la famiglia mantenne lo storico negozio al dettaglio nel centro di Savigliano e svolse attività di rappresentanza per diversi produttori del settore. Zuccherificio Maraini Il fondatore dello zuccherificio, Emilio Maraini, nacque a Lugano il 27 novembre 1863, dove compì gli studi, per trasferirsi poi nella Svizzera francese e in quella tedesca al fine di perfezionare la conoscenza delle lingue e seguire studi tecnici. La sua attività lavorativa ebbe inizio a Rotterdam nei commerci verso le Indie, e in particolare nel settore dello zucchero. In Italia giunse nel 1886 e si interessò alla produzione dello zucchero di barbabietola, un settore questo che dall’anno successivo venne protetto da un significativo dazio doganale. Nel 1887 Maraini ristrutturò un vecchio stabilimento zuccheriero di Rieti e nel 1894 acquisì quello di Savigliano che funzionava fin dal 1886 nella zona nord della città, sulla strada verso Torino e aveva una capacità produttiva di circa 1.500 tonnellate annue. Le guide della provincia di Cuneo del 1897 e del 1900 ne indicano la presenza con la denominazione di Società per la fabbricazione dello Zuccaro di barbabietola E. Maraini & C., ma l’esperienza non durò a lungo, nel 1907, infatti, lo zuccherificio cessò l’attività. La causa principale della chiusura pare sia stata la scarsa qualità delle barbabietole locali, il cui basso contenuto di zucchero costringeva l’azienda ad approvvigionamenti esterni a costi troppo elevati. Silfa Nel 1916 gli immobili che avevano ospitato lo Zuccherificio Maraini vennero acquistati da Crescenzio Cantatore, che vi stabilì il pastificio Silfa. L’attività si sviluppò rapidamente giungendo ad occupare una trentina di dipendenti. Al fondatore si affiancò il figlio Domenico, noto industrie e imprenditori saviglianesi 305 anche per l’attività svolta nell’amministrazione cittadina. Il pastificio funzionò fino all’inizio della seconda guerra mondiale, quando Domenico Cantatore venne richiamato alle armi. Al termine del conflitto, un figlio di Domenico, Vittorio, avviò nei locali dell’ex pastificio un’attività di meccanica agricola e vendita di trattori e oli combustibili per l’agricoltura. Caffè Sicurtà Natale Sicurtà acquistò, nel 1946, un negozio in piazza Santarosa, affiancando alla vendita di generi alimentari e coloniali una piccola torrefazione. L’elevata qualità del caffè alimentò la domanda e Sicurtà trasferì l’attività in locali più ampi. Iniziò anche a reclamizzare le sue miscele utilizzando l’immagine di un anziano, che, estasiato, assapora il caffè. Il suo prodotto venne da allora identificato come “il caffè del nonno”. Sicurtà fece costruire magazzini e capannoni in viale Piave, dove vennero installate attrezzature d’avanguardia che consentivano di tostare fino a 240 chili di caffè ogni 25 minuti. Parallelamente, grazie alla continua ricerca di buone qualità e nuove miscele, la produzione raggiunse i 500 quintali di caffè tostato al mese e la ditta aprì filiali e depositi in molte città italiane. Alla morte del fondatore, l’attività venne proseguita, fino al 1996, dalla moglie, dal figlio Guido e dalla nuora. Poi il marchio “Caffè Sicurtà” venne ceduto alla ditta Arabes di Fossano, che continua ancora oggi a produrre il “caffè del nonno” e lo distribuisce sul mercato italiano ed europeo. Caffè Ceirano La Caffè Ceirano venne fondata nel 1958 per iniziativa di Giovanni Ceirano, che aveva maturato precedente esperienza come rappresentante nel settore, lavorando per la Sicurtà. La prima sede della torrefazione venne posta in via Torino, ufficio sul fronte e impianto di torrefazione all’interno sul cortile. La ditta si riforniva di caffè crudo proveniente prevalentemente dall’America centro-meridionale, dall’Africa e, in quantità minore, dall’India. Il porto di consegna principale era quello di Genova, affiancato da Trieste. La cura della qualità finale portava il titolare ad effettuare torrefazioni separate, senza mischiare le diverse tipologie di caffè crudo che – a parità di temperatura – richiedono tempi diversi di tostatura, se si vuole preservarne le caratteristiche. L’ambito commerciale del marchio Caffè Ceirano era esteso al Piemonte, con particolare attenzione ai dettaglianti. 306 renata allìo Nel 1964, resosi necessario ulteriore spazio e maggior funzionalità nella produzione, l’azienda venne trasferita in via Negri, in un apposito edificio di nuova costruzione. Nel momento di massima espansione, l’azienda impegnava 7-8 dipendenti tra addetti alla torrefazione, impiegati e rappresentanti. Nel 1992 Giovanni Ceirano lasciò l’azienda e gli succedette il figlio Giulio, coadiuvato dal fratello Silvio. L’attività proseguì fino al 1998, quando le logiche della grande distribuzione ed il radicale cambiamento del commercio alimentare al dettaglio si dimostrarono incompatibili con il tipo di attività svolta per circa quarant’anni dalla ditta Ceirano. Coras Nel 1947 i fratelli Guglielmo e Giovanni Rabbia rilevarono da Audisio e Saglione un piccolo magazzino in un cortile di piazza del Popolo, la cui insegna recava: “Ingrosso alimentari e coloniali - Esclusivista Novi”. I fratelli Rabbia presero a consegnare ai negozi dei comuni e delle frazioni del circondario i pochi generi alimentari reperibili in quegli anni difficili. Per le merci più voluminose o pesanti (zucchero e riso in sacchi da 50 chili, damigiane di olio, ipoclorito) assumevano ordinazioni. I committenti ritiravano poi i prodotti richiesti nei giorni di mercato ed effettuavano in proprio il trasporto con carri trainati da cavalli. Nel 1950, in occasione della Sagra del Grano, vennero inaugurati i nuovi più grandi locali di corso Vittorio Veneto e la ditta prese il nome di Coras (Coloniali Rabbia Savigliano). Il personale dipendente raggiunse allora le tredici unità. Panna Elena La ditta Panna Elena – oggi Elena Divisione Professionale di Parmalat Spa – venne fondata nei primi anni Sessanta del Novecento con sede in via Bordighera; all’inizio produceva esclusivamente panna liquida. Grazie al buon livello qualitativo del prodotto, nei decenni successivi l’azienda conobbe una forte espansione commerciale e di immagine. Oggi la Panna Elena presenta sul mercato una gamma di oltre cento prodotti: panna, gelati, latte e dessert che vengono assorbiti nei settori della pasticceria, gelateria e ristorazione. Dal 1994 è attivo in Savigliano uno stabilimento di Panna Elena dotato di una superfice di quasi 50.000 metri quadrati e di tecnologie di avanguardia. industrie e imprenditori saviglianesi 307 I.L.S.A.-Food srl Nata dall’esperienza trentennale nel settore dei suoi fondatori, l’I.L.S.A.-Food venne localizzata a Savigliano nel 1992, in stabilimenti certificati dal Ministero con i bolli CEE 935/l/p e 909-s. Da allora si occupa di congelamento di carni bovine con tecnologie e linee di produzione d’avanguardia. La ditta utilizza carne bovina italiana scelta, che grazie al processo di surgelazione conserva proprietà nutritive, sapore e caratteristiche organolettiche, essendo il freddo l’unico conservante. L’I.L.S.A.-Food è in grado di certificare che tutti i prodotti utilizzati sono ogm free, cioè non geneticamente modificati. La tipologia di prodotti è rappresentata da una vasta gamma di hamburger, polpette e carne tritata destinati alla ristorazione e al consumatore finale. Trucco Tessile S.p.A. Nel 1960 Giorgio Trucco rilevò, con il fratello Piero, il laboratorio Bertuzzi, che produceva pigiami. L’attività era svolta parte in sede, parte con lavoro a domicilio e la capacità produttiva era allora di 30-40 capi al giorno. Il prodotto, il pigiama classico di tessuto a navetta, veniva assorbito dai grossisti di merceria della provincia. Scarse risorse economiche e una cattiva gestione amministrativa portarono però il laboratorio al fallimento. I fratelli Trucco rilevarono l’attività per 124.000 lire, affittarono un ulteriore locale e vi collocarono i macchinari necessari per ridurre la dipendenza dal lavoro a domicilio. Contattarono anche nuovi agenti di vendita espandendo la rete commerciale dall’ambito provinciale a quello nazionale. La ragione sociale, “Dormbins”, mutuata dal piemontese, venne cambiata una decina di anni dopo in “CI.TI Trucco”. Con il crescente benessere si diffuse l’uso del pigiama, un articolo che fino all’inizio degli anni Sessanta era indossato quasi esclusivamente in ospedale. La ditta Trucco si avvantaggiò della maggiore domanda e, accanto alle vecchie linee di produzione destinate al commercio all’ingrosso, ne avviò di nuove e più qualificate, volte a realizzare pigiami per la distribuzione al dettaglio. Nel 1986 la famiglia Trucco acquisì l’azienda torinese “Alpina”, che operava nel campo della maglieria intima ed estese la sua gamma produttiva a questo settore. Oggi la ditta è attiva sotto il nome di “Trucco Tessile S.p.A.”, ha uno 308 renata allìo stabilimento di 15.000 metri quadrati in Savigliano, dà lavoro a circa 100 dipendenti e distribuisce annualmente 1.500.000 capi tra maglieria intima e pigiameria. Juvenilia La Juvenilia venne fondata a Torino, nel 1949, da Alberto Borello, originario del Biellese ed esperto nel settore tessile. La produzione, come si evince dal nome, era dedicata all’abbigliamento infantile. L’azienda ebbe successo e nella seconda metà degli anni sessanta ampliò la gamma dei prodotti ai cosiddetti “capi spalla” femminili: cappotti, giacche, tailleurs. Nel 1967-68 venne creata la prima linea di questi capi di qualità, destinati ad una clientela medio-alta. Contestualmente vennero avviati i lavori di costruzione della sede di Savigliano, che entrò in funzione nel gennaio del 1970. Il nuovo stabilimento utilizzava tecnologie di avanguardia e occupava 250 dipendenti, costituendo uno dei complessi produttivi più significativi della città. A Torino rimasero gli uffici amministrativi, il settore commerciale e la struttura creativa e modellistica. Il fondatore venne affiancato nell’attività dai figli Paolo e Corrado. Progressivamente l’azienda abbandonò la produzione di abiti per bambini e potenziò la linea da donna. I capi venivano distribuiti in circa 1.000 punti vendita in Italia, Francia, Germania e Giappone. Il miglioramento delle macchine da taglio e confezione consentì, negli anni Ottanta, una produzione media annua di 150.000 capi, con punte di 180.000. Nel 1994-95 lo stabilimento di Savigliano venne ulteriormente ingrandito, ma qualche anno dopo, alla fine del decennio, la famiglia Borello cedette l’azienda, che dopo varie traversie venne chiusa. Italpez La Italpez, titolare il saluzzese Luigi Bonelli, aveva sede in via Torino, all’altezza di via del Follone, nell’edificio già occupato dal pastificio Silfa e poi dalla Cantatore, ed era specializzata nella produzione di tappeti in cocco. Nella seconda metà degli anni cinquanta del Novecento occupava più di venti persone, prevalentemente donne adibite al lavoro di tessitura, su telai a mano, della fibra di cocco, tratta dalla “barba” che circonda il frutto. La materia prima era importata grezza e spesso veniva utilizzata nel suo colore naturale, marrone intenso. All’occorrenza, veniva colorata artificialmente. industrie e imprenditori saviglianesi 309 I tappeti di cocco sono particolarmente resistenti, e quelli della Italpez erano apprezzati anche per la capacità dell’impresa di “personalizzare” il prodotto con motivi geometrici, con scritte o immagini richieste dal committente. Oltre al cocco, veniva usata come materia prima anche la “sisal”, fibra vegetale ottenuta dall’agave. Alla fine degli anni Cinquanta l’azienda risultava in espansione e necessitava di spazi più vasti, in prospettiva di ulteriori investimenti in macchinari e telai di grande formato. Non risultò possibile trovare una collocazione idonea e conveniente nel territorio saviglianese e la Italpez trasferì la propria attività a Busca, dove continuò per diverso tempo a produrre. Farm sas L’attività edilizia della famiglia Monge iniziò negli anni ’30, quando Filippo Monge, capomastro, si trasferì da Monasterolo a Savigliano e traformò, con l’aiuto dei figli, la sua impresa artigianale in un’azienda moderna di costruzioni edili. Nel dopoguerra i Monge si aggiudicarono importanti lavori di ricostruzione di edifici danneggiati dal conflitto. Negli anni sessanta, dopo la morte del fondatore, l’attività proseguì grazie a uno dei figli, Lorenzo, che nel decennio successivo, con la moglie, Adriana Rabbone, discendente da una famiglia di impresari edili di Carmagnola, fondò la Farm sas, azienda che opera nel settore dell’edilizia pubblica, delle grandi infrastrutture ospedaliere e nella conservazione del patrimonio immobiliare sottoposto a tutela. Cogein S.p.A. La Cogein S.p.A. nasce nel 1980 ma trae le sue origini dall’attività del suo fondatore, il geom. Erminio Giletta, che iniziò a svolgere l’attività di costruttore sin dai primi anni ’50. Inizialmente l’azienda fu costituita come ditta individuale avendo un carattere prettamente familiare ed occupando un ridotto numero di maestranze. Trascorsi i primi anni in cui iniziò ad operare per conto terzi realizzando fabbricati ad uso abitativo e terziario, tra i quali la grande tettoia coperta di piazza Cavour, l’azienda si sviluppò rapidamente dimensionando la propria struttura alle esigenze immobiliari venutesi a creare con il “boom edilizio” degli anni ’60, operando principalmente nel settore residenziale ed espandendo il proprio raggio di azione al di fuori della provincia di Cuneo. 310 renata allìo Alla fine degli anni ’60 l’azienda, trasformata da società individuale in Giletta s.a.s., arrivò ad occupare oltre 100 dipendenti. In quegli anni a Savigliano oltre ad innumerevoli fabbricati ad uso residenziale, realizzati nelle zone di espansione di piazza Schiaparelli, via Saluzzo e corso Vittorio Veneto vennero realizzati importanti fabbricati ad uso pubblico quali l’ospedale Santissima Annunziata, la Scuola Media Schiaparelli, la Piscina Comunale ed il Palazzetto dello Sport. All’inizio degli anni ’80, per supportare importanti sviluppi nel settore dell’edilizia residenziale pubblica la Giletta venne trasformata in società di capitali con una nuova ragione sociale, dotandosi di innovative attrezzature per la realizzazione di strutture in c.a. In quegli anni furono realizzate le strutture di centinaia di unità immobiliari localizzate in tutto il territorio provinciale. È di quel periodo la realizzazione del palazzo ad uffici di piazza Schiaparelli in cui la società trasferì la sua sede. Tra la fine degli anni ’80 ed i primi anni ’90 la società opera nel nord del Piemonte in Lombardia e Valle d’Aosta realizzando importanti interventi quali la ristrutturazione dell’Ospedale Regionale di Aosta, un importante complesso residenziale ad Ivrea e il retrofit di una hall tecnologica all’interno del Centro di Ricerca della Comunità Europea ad Ispra. Inoltre in occasione delle Olimpiadi invernali di Albertville ’92 partecipa alla realizzazione di 60 alloggi destinati ad accogliere i giornalisti. Dall’inizio degli anni ’90 ad oggi l’azienda ha diversificato la propria attività costituendo nuove società controllate che operano nel settore dell’impiantistica, dei servizi, e della distribuzione, concentrando la propria attività di costruzione nella realizzazione di importanti aree residenziali nei comuni di Alba, Cuneo, Fossano, Saluzzo e Savigliano. Tali realizzazioni sono caratterizzate da una particolare attenzione per i problemi energetico-ambientali, per la soluzioni dei quali sono stati siglati importanti accordi di partnership con il “Parco Naturale delle Alpi Marittime”, ente parco di rilevanza regionale e con “Ag.En.Granda”, agenzia per l’energia della provincia di Cuneo. Studio Strocco - Brick House Piero Strocco e Mariella Tomatis avviarono il loro studio a metà degli anni Settanta, quando ancora non avevano terminato gli studi. Erano coadiuvati dal geometra Pierangelo Calvo. Terminato il percorso universitario, Strocco e Tomatis passarono dall’attività progettuale per conto dei clienti, ad iniziative più autonome in campo immobiliare, con la definizione di progetti articolati e complessi, che consentivano loro di svi- industrie e imprenditori saviglianesi 311 luppare più liberamente le intuizioni progettuali e i contenuti ad esse correlati. Il gruppo ha così potuto realizzare nuove esperienze, ricercare tipologie edilizie innovative e propositive sotto il profilo tecnico-professionale, paganti anche a livello economico. Questo tipo di attività è iniziato con la realizzazione di alcune case a schiera, negli anni 1979-80. Successivamente lo studio ha progettato e realizzato il primo complesso residenziale (tipologia edilizia intensiva) in via Biga. Questo, e i numerosi altri interventi realizzati in seguito, hanno contribuito a spostare verso il centro e a modificare sostanzialmente il modello di residenza del ceto medio-alto, fino ad allora prevalentemente costituito da villette uni e bifamigliari e hanno prodotto criteri e tipologie edilizie in precedenza non ancora sperimentate nella realtà locale. I principali interventi realizzati dallo studio in Savigliano sono i complessi residenziali Prisma, Delta, La Torre, Cantun dla Lea; le residenze Rumacra, Del Viale, Gatto Rosso, Molino, I Portici, Santaflora, nonché l’ampliamento dell’Hotel Granbaita su precedente progetto Andreotti. Valinotti e Agnelli Il geom. Otello Agnelli avviò l’attività di imprenditore immobiliare agli inizi degli anni Cinquanta, prima con i cantieri scuola comunali, poi con progetti per la realizzazione di case individuali, poi ancora con lottizzazioni e con il recupero dell’esistente. All’inizio degli anni Sessanta, in società con il geom. Erminio Giletta, realizzò i condomini Sirio, Astor e poi il condominio Schiaparelli nella piazza omonima, allora non ancora asfaltata. Con i fratelli Valinotti, e in particolare con Michele Angelo, Otello Agnelli realizzò un sodalizio di amicizia e collaborazione che durò quasi quarant’anni. Valinotti e Agnelli, insieme, costruirono i tre condomini Lux di corso Vittorio Veneto, due palazzi in via Saluzzo, il Selene, l’Eliseo, la residenza Centrale dove precedentemente esisteva una cartiera, la residenza dei Faggi vicino alle vecchie mura di corso Indipendenza e il condominio Novellis nella via omonima. E poi ancora il condominio Le Betulle in via Pylos, il condominio Savian Park in via Claret e il condominio dei Cedri in via Casalis Lingua, due edifici del condominio Le Magnolie e tre edifici del condominio Le Robinie. Sul terreno occupato in precedenza dalla birreria Faramia, in corso Vittorio Veneto, i soci costruirono il complesso residenziale gli Aceri. La signora Agnelli ricorda ancora il rimpianto del marito per la costruzione dell’immobile di via Sant’Andrea angolo corso Indipen- 312 renata allìo denza, da lui edificato sul terreno del palazzo di Isabella di Savoia, che era stato demolito per l’insensibilità artistica del momento, quando il recupero di dimore storiche appariva troppo costoso e perciò non economicamente interessante. Maes (Materiali edili Savigliano) L’azienda venne fondata nel 1962 dalla famiglia Occello, come società in nome collettivo, con sede in viale Marconi, allo scopo di commercializzare rivestimenti di vario genere: legno, vinilico, industriale. Successivamente si trasformò in accomandita semplice, e poi ancora a responsabilità limitata, trasferendo, nel 1968, la sede sulla strada statale per Cuneo e estendendo i prodotti posti in vendita ai sanitari e agli arredi da bagno. Nel 1995 ha iniziato a collaborare all’attività familiare Roberto, il figlio dei fondatori. Oggi la gamma dei prodotti messi in vendita è ulteriormente ampliata, comprendendo anche arredi per cucina, porte, materiali per pavimenti e rivestimenti di qualunque tipologia: ceramica, marmo, legno, resilienti, moquettes, resine. I prodotti trattati, destinati sia all’edilizia privata sia a quella pubblica, sono di gamma medio-alta. L’area di espansione commerciale copre il Piemonte, la Valle d’Aosta, la Liguria e la Costa Azzurra. La ditta, che occupa attualmente una trentina di dipendenti, è organizzata per la messa in opera dei prodotti trattati, grazie alla creazione del Consorzio Tecnoposa. Nel 1999 la Maes ha ottenuto la certificazione del sistema qualità dell’azienda uni en iso 9001:2000. Ed è anche in possesso dell’attestazione soa, elementi tutti indispensabili per partecipare a gare d’appalto per lavori di importanza significativa. B&B La ditta, che si occupa di vendita e posa in opera di materiale per l’edilizia, venne fondata nel 1969 con il nome B&B, trasformata due anni dopo in B&B di Berardo Teresio. Da questa azienda a dicembre del 1980 nacque l’impresa familiare Berardo Teresio e Bruno Maria Teresa, che nel settembre 1985 diede vita alla società in nome collettivo B&B di Berardo Teresio & C., aumentando il numero dei dipendenti. All’inizio del 1997 la società cambiò ancora ragione sociale, diventando B&B s.r.l. e ampliando la struttura commerciale e organizzativa. La società dà attualmente lavoro a una ventina di dipendenti e a una cinquantina di piastrellisti per la posa in opera del materiale; dispone di industrie e imprenditori saviglianesi 313 un proprio ufficio tecnico per studi di progettazione architettonica e ha ottenuto la certificazione iso 9001. La B&B si rivolge a una clientela locale, piemontese, ligure e anche estera operando sia nel settore privato sia in quello pubblico, anche per grandi interventi quali: ospedali, scuole, complessi residenziali. Lo spazio espositivo, che presenta ambientazioni diverse dei materiali, occupa 5.000 metri quadrati ed è disposto su due livelli. Al fine di potenziare il proprio mercato e migliorare la presentazione dei materiali è in corso un ampliamento della sede e il rifacimento della sala mostra con la costruzione di un nuovo capannone sito nei pressi della sede attuale. Savimacos La Savimacos è sorta nel 1972, quando due ex dipendenti della Macos di Cavallermaggiore, Mina e Milanesio, hanno stabilito in Savigliano la nuova sede. Inizialmente la ditta commercializzava pressato di marmo, che però cadde progressivamente in disuso spingendo i titolari a specializzarsi in marmi, graniti, ceramiche, piastrelle, mattonelle e altri rivestimenti per la casa. Più tardi aggiunsero gli arredi per giardino, le statue in gesso e marmo, le panchine da esterni. L’area di diffusione delle vendite si estende al Piemonte e alla Liguria, anche se occasionalmente sono stati forniti prodotti all’estero. Per agevolare la clientela della riviera ligure la Savimacos ha aperto uno spazio espositivo a Mondovì. Oltre alle forniture per la costruzione e ristrutturazione di abitazioni civili, l’azienda rifornisce anche imprese di costruzioni per edifici destinati alla collettività. Mediamente la Savimacos si avvale della collaborazione di una trentina di dipendenti fra impiegati, venditori, operai e posatori specializzati. Gruppo Lamital La Lamital, sorta a Savigliano nel 1961, produceva laminati plastici decorativi. Il fondatore, cav. Luigi Brero, esperto nella produzione del settore, venne affiancato da alcuni soci che apportarono mezzi finanziari. Lo sviluppo della Lamital fu impetuoso nei primi anni di attività, che coincidevano con la fase espansiva dell’economia italiana nel suo complesso. Dopo aver raddoppiato la capacità produttiva a Savigliano, la Lamital attivò gli stabilimenti Italplast Spa di Udine e Pavia e l’Italdecor Spa di Centallo, acquisì l’Impear di Racconigi trasformandola nel secon- 314 renata allìo do complesso Lamital. All’inizio degli anni Settanta aprì a Verduno la Veriplast spa. Il gruppo occupava allora circa 300 dipendenti ed esportava gran parte della produzione. Il dissolvimento del complesso produttivo fu quasi altrettanto rapido quanto la sua precedente espansione e fu innescato dalla crisi mondiale seguita alla guerra del Kippur e al conseguente shock petrolifero. Da allora gli stabilimenti furono progressivamente ceduti e le società furono messe in liquidazione. Bonelli spa - ecotecnologia del legno La segheria e falegnameria Bonelli venne fondata a Prazzo nel 1920 e si trasferì a Savigliano nel 1946. Oggi si estende su un’area di 80.000 metri quadrati, di cui 10.000 coperti, comprendendo impianti di stoccaggio e stagionatura del legname, essiccazione, impregnazione, segheria e falegnameria. Grazie all’esperienza acquisita in ottantacinque anni di attività e all’attenzione per la qualità, la Bonelli è oggi tra le realtà più significative nel proprio settore in Italia e in Europa. La ditta opera nell’area della bioarchitettura e della domotica con elevati standard qualitativi e con attenzione alle esigenze della clientela dalla fase progettuale alla realizzazione dell’opera prevista. La produzione automatizzata e l’efficace rete di vendita consentono alla Bonelli di fornire servizi rapidi e su misura. La selezione del legname e la cura delle diverse fasi produttive sono state riconosciute, nel 2003, dalla certificazione iso 9001:2000. L’attuale produzione comprende: carpenteria per tetti di legno, facciate, serramenti per interni ed esterni, balconi, soppalchi e pavimentazioni, case ecologiche, porte tagliafuoco, PLS (nuovo materiale per edilizia isolante e portante, di cui la Bonelli detiene il brevetto europeo), ristrutturazioni, ponti e passerelle, strutture speciali e falegnameria specializzata. Tra le sue più importanti realizzazioni, la Bonelli annovera le Montagne Russe di Mirabilandia (le più alte d’Europa, interamente in legno), le coperture in legno lamellare incrociato per l’Auditorium di Roma, i Chiringuito itineranti del Ventaclub e il Villaggio dei Corsari di Gardaland. Origlia La ditta Origlia fu fondata nel 1940 dal cav. Sebastiano Origlia, con sede in via Chianoc 10. Era un laboratorio di falegnameria che produceva mobili classici e serramenti. Guerra e primo dopoguerra furono perio- industrie e imprenditori saviglianesi 315 Inaugurazione dello stabilimento Origlia di via Liguria: da sinistra il cav. Sebastiano Origlia, Giuseppe Origlia, il sindaco ing. Marino, l’avv. Graneris, il dott. Chiesa e Luigi Origlia. Un gruppo di dipendenti della Origlia festeggiano l’inaugurazione dello stabilimento di via Liguria. 316 renata allìo di difficili a causa delle difficoltà di reperimento delle materie prime e delle scarse disponibilità finanziarie delle famiglie; ciononostante l’azienda riuscì ad affermarsi a livello provinciale e regionale con la creazione di pezzi unici in stile barocco piemontese e rinascimento, per l’arredamento di camere da letto e sale da pranzo. Secondo la Guida della Provincia di Cuneo del 1956 la ditta occupava in quell’anno trenta operai nella lavorazione in serie del mobilio « in stile rustico e in stile moderno » e aveva da qualche tempo avviato la produzione di attrezzature alberghiere. I redattori della Guida aggiunsero che « una lunga attività, sempre coscienziosa e abile nelle sue produzioni, raccomandano questa Ditta e la fanno preferire a una vastissima clientela » 10. All’inizio degli anni Sessanta, coadiuvato dai figli Luigi e Giuseppe, il cav. Origlia trasferì l’azienda nei capannoni di via Liguria 14 11, avviando la produzione in serie di arredi moderni e mobili componibili, grazie all’introduzione di macchinari all’avanguardia. La diffusione del prodotto si estese allora all’ambito nazionale. Nel 1970 venne inaugurato a Genola, al bivio tra le strade statali 20 e 28, l’Euroarredamento, all’epoca uno dei più grandi centri vendita per l’arredamento d’Italia. Dall’esperienza ormai trentennale nell’arredo, i fratelli Luigi e Giuseppe hanno dato vita ad un innovativo centro vendita di mobili, cucine, salotti, camere da letto, uffici, illuminazione e quant’altro necessario per l’arredamento della casa, punto di riferimento per tutto il nord-est d’Italia e la vicina Costa Azzurra. Nel 1972 l’Origlia si trasformò in società per azioni e gli stabilimenti vennero ampliati fino a raggiungere i 18.000 metri quadrati coperti, su un’area di 40.000 metri quadrati compresi magazzini, uffici e centro ricerche. L’attività aziendale venne organizzata in divisioni commerciali, che nell’ambito di una struttura omogenea godevano di autonomia operativa e distributiva, consentendo rapidità e flessibilità decisionale. Così la Divisione Tecnolinea, che operava nel mercato medio alto dell’arredamento per ufficio, aveva una distribuzione commerciale a livello europeo, mentre con il marchio Origlia continuava la produzione e distribuzione a livello nazionale di arredamenti componibili per la casa. Negli anni Novanta venne avviata una nuova linea di prodotti destinati al mercato dell’ospitalità e della collettività, che consentì alla ditta di aggiudi. . . . . . 10 B. PRETTI, G. MOLINO, Cuneo Provincia grande e operosa, Guida-annuario generale di tutte le attività della Provincia di Cuneo, Torino, Istituto Padano, 1956, p. 555. 11 In questa nuova sede la Origlia è già censita nella Guida delle attività economiche, redatta da Camera di commercio di Cuneo nel 1962. industrie e imprenditori saviglianesi 317 carsi, fra l’altro, la fornitura dell’arredamento dei ristoranti Mc Donald in Europa. Negli ultimi anni le produzioni della Origlia spa, caratterizzate in particolare dalla ricerca di un design innovativo e di processi produttivi nuovi, sono esportate in oltre sessanta paesi della Comunità Europea, dell’America, dell’Australia e, recentemente, anche del sud-est asiatico e dell’est europeo. Da anni la quota dell’export supera di gran lunga la metà del fatturato aziendale. Fanno attualmente parte del gruppo Origlia la Legnoform srl di Marene, azienda leader nella produzione di serramenti per interni in legno massello e la Ebrille Componenti srl di Castagnole Lanze, specializzata nella produzione di componenti e semilavorati in legno per l’industria del mobile. Acciaierie San Michele Queste acciaierie, esistenti dal 1955 con altra denominazione, iniziano ad operare con il nome di Acciaierie San Michele nel 1956. Fondatori furono i fratelli Bartolomeo e Giacomo Aragno, attivi nel settore del recupero di rottami metallici e originari di Magliano Alpi. La sede fu stabilita in via Ottavio Moreno, in locali di proprietà dell’allora Snos, da cui le Acciaierie San Michele affittavano anche i due forni di fusione. Il processo di lavorazione consisteva nella raccolta di rottami metallici e nella loro successiva fusione, dopo idonea selezione, per ottenere lingotti di diverso formato, fino ad un metro di altezza, che venivano poi venduti alle industrie di laminazione. Nel 1957, in seguito al successo commerciale dell’azienda, i titolari decisero di acquistare dalla Francia due impianti, detti “treni di laminazione”, con cui concludere il ciclo di lavorazione del ferro. I lingotti ottenuti dalla prima fusione, venivano nuovamente riscaldati e lavorati progressivamente fino ad ottenere, nel caso specifico, tondini destinati all’edilizia. Il tondino di ferro per armatura edile fu l’unico prodotto finito delle Acciaierie San Michele; unico ma di alta qualità: un loro modello fu brevettato per la particolare trama, che garantiva una maggior aderenza e resistenza. La clientela era prevalentemente rappresentata da imprese edili: in particolare, i tondini utilizzati nella costruzione dell’Autostrada dei Fiori vennero forniti quasi esclusivamente dalle Acciaierie San Michele. La commercializzazione del prodotto avveniva in Piemonte e Liguria, che in quegli anni conoscevano un boom edilizio. Nei momenti di maggiore espansione l’azienda occupò 120-130 persone e, fino alla metà degli anni Sessanta, la direzione fu affidata al rag. Lionello Renaldi, apprezzato sia dalla proprietà sia dai dipendenti. 318 renata allìo Alla fine del 1970, a causa di fattori economici contingenti e specifici dell’azienda, l’acciaieria cessò l’attività. I dipendenti furono in gran parte assorbiti dalla Fiat Ferroviaria, qualcuno aveva maturato i requisiti per il prepensionamento, i restanti trovarono altre collocazioni. I titolari continuarono ad operare a livello di rappresentanze commerciali, sempre nel settore. Elettromeccanica Magliano L’azienda produce trasformatori elettrici e opera nel settore da oltre sessant’anni. In particolare, attualmente si occupa della costruzione e riparazione di trasformatori e autotrasformatori. La Magliano dà lavoro a personale qualificato e si avvale di attrezzature adeguate alla realizzazione di prodotti di qualità, garantendo al contempo rapidità di consegna. I prodotti, a richiesta del cliente, possono essere muniti di certificato di collaudo, che ne dimostra la conformità alle norme cee vigenti nel settore. L’azienda ha ottenuto dall’ente csq gestito da imq e cesi, la certificazione di qualità della propria attività di produzione e riparazione secondo le norme uni en iso 9001/2000 e iso 14000. Sidera - Bertoglio - Flesia La ditta Bertoglio trasse origine dalla bottega di fabbro ferraio fondata in Savigliano, all’inizio del Novecento, dal cav. Vineis. Pietro Bertoglio si formò in questa azienda come garzone e quando Vineis lasciò l’attività, negli anni venti, insieme ad altri dipendenti, ne rilevò l’officina. Una decina di anni dopo, suo fratello Michele acquisì il negozio di ferramenta posto all’angolo fra via Cavour e via Palestro, un negozio “storico” specializzato in oggetti difficilmente reperibili altrove. Nel frattempo Pietro Bertoglio era diventato l’unico titolare dell’officina. Nella gestione del negozio, Michele fu coadiuvato dalle figlie e dal genero, che gli subentrarono alla sua morte. Una nipote proseguì poi nell’attività fino a pochi anni or sono, quando al posto del negozio di ferramenta è stato aperto un negozio di abbigliamento. Nell’officina, a Pietro subentrò, all’inizio degli anni Cinquanta, il figlio Bernardino 12. Questi impresse una svolta all’attività aziendale, spe. 12 La Guida della Provincia di Cuneo del 1962 (cit.) la rileva, come officina di costruzioni agricole, ancora con il nome di Bertoglio Pietro. 319 industrie e imprenditori saviglianesi cializzando l’officina nella costruzione di attrezzature agricole: erpici a disco, rulli, aratri e parti staccate di trattrici. I contatti professionali con la famiglia Flesia, attiva nella costruzione di macchine agricole 13, portarono alla decisione di unire le due attività dando vita, nel 1964, alla Sidera spa, che aveva sede in via Monte Bianco, dove attualmente si trova il supermercato Maxisconto. Parteciparono alla costituzione della Sidera, oltre alle famiglie Flesia e Bertoglio, anche altri soci, tra cui Corrado Gullino, all’epoca capitano degli alpini. L’azienda si specializzò nella costruzione di pale caricatrici a ruote gommate, che montavano motori Fiat e anche Ford, grazie ai legami che la famiglia Flesia intratteneva con questa casa, essendo da decenni concessionaria delle loro trattrici. Questi macchinari erano realizzati in piccola serie, ed erano affiancati dalla produzione di aratri ed erpici e da lavorazioni per conto della Snos, divenuta poi Fiat Ferroviaria. L’attività della Sidera ebbe termine nei primi anni Settanta, quando i soci decisero di liquidare l’azienda per dedicarsi ad altre attività. La decisione fu presa prima che i grandi complessi quali Caterpillar e Fiat New Holland venissero a mettere in difficoltà l’impresa. I dipendenti della Sidera vennero assunti dalla Fiat Ferroviaria o avviarono attività in proprio. I locali aziendali furono occupati dalla concessionaria Ford Flesia e da un’azienda meccanica, per lasciare, di recente, spazio al supermercato Maxisconto. . Officina meccanica e fonderia Ferdinando Andreotti L’officina Andreotti fu attiva nella prima metà del Novecento. Aveva ufficio e magazzini in via Schiaparelli 19 14, mentre l’officina era sita sulla statale per Torino, a nord, nell’allora unica zona industriale cittadina. La Andreotti produceva macchine agricole: seminatrici, spandiconcime, ma soprattutto la sarchiatrice inventata e brevettata da Ferdinando Andreotti, che destò meraviglia all’Esposizione Agraria tenutasi a Torino alla fine degli anni Venti. La macchina poteva infatti essere agevolmente trasformata in scamzatrice e rincalzatrice e riusciva a lavorare oltre quattro ettari di terreno in un solo giorno, capacità queste all’avanguardia per la tecnologia rurale dell’epoca. Il figlio di Ferdinando Andreotti, Lino fu sindaco di Savigliano nel dopoguerra e alpinista di fama internazionale. . 13 La citata Guida del 1956 segnala la presenza della ditta Flesia Chiaffredo e figli dedita all’industria meccanica. 14 A questo indirizzo la ditta è segnalata nella citata Guida del 1930 fra i produttori e venditori di macchine agricole. 320 renata allìo Borello - Abimac La famiglia Borello, originaria delle valli saluzzesi, si insediò in San Salvatore a Savigliano attorno agli anni Venti del Novecento. Fra le due guerre Stefano Borello impiantò una piccola officina-laboratorio per la lavorazione del legno e del ferro, con cui costruiva e riparava carri e piccoli attrezzi per l’agricoltura. Nel secondo dopoguerra, Giovanni, uno dei suoi figli, dopo aver fatto esperienza presso le Officine di Savigliano (poi Fiat Ferroviaria e ora Alstom), prese ad occuparsi in azienda di attrezzature per l’agricoltura e a costruire macchine per lo spargimento dei nuovi concimi chimici e prima ancora di quelli organici, come il guano che arrivava dal Sud America. La maturazione delle esperienze acquisite e lo sviluppo irripetibile della meccanizzazione agricola degli anni sessanta, unite al boom economico di quegli anni, portarono la piccola struttura Borello ad occuparsi non solo della fabbricazione, ma anche del commercio di una vasta gamma di attrezzature per l’agricoltura e in particolare per la frutticoltura, che andavano sviluppandosi nell’area saviglianese e nei paesi limitrofi. Negli anni Ottanta l’azienda abbandonò le attività commerciali per concentrare gli sforzi nella produzione in serie di macchine agricole: ranghinatori per foraggio, trivelle e spandiconcime. Il contestuale ingresso nell’azienda del figlio di Giovanni, Stefano, già coadiuvante fin dagli anni Sessanta, portò l’azienda all’apertura verso nuovi mercati esteri, all’affinazione dei metodi produttivi e all’allargamento della gamma delle macchine prodotte. Oggi, con il nuovo organigramma dell’Abimac, che raccoglie eredità ed esperienze della precedente Borello, vengono prodotte attrezzature personalizzate per clienti nazionali ed esteri. Cantatore Alla fine della seconda guerra mondiale Vittorio Cantatore (figlio di Domenico, già titolare del pastificio Silfa) impiantò negli edifici di famiglia un’attività di meccanica agricola e commercio di trattori e oli combustibili per l’agricoltura. In particolare la ditta importava trattori “Nuffield”, che riscossero grande successo fra gli agricoltori piemontesi e non solo, perché affidabili, veloci e resistenti. Gli addetti erano circa una trentina. Nel 1953, in seguito all’ampliarsi del giro d’affari, Vittorio Cantatore industrie e imprenditori saviglianesi 321 trasferì la sede sociale a Moncalieri, dove, coadiuvato dal fratello Crescenzio, continuò il commercio di trattori fino al 1982, anno della sua scomparsa. I locali in Savigliano furono occupati, in momenti diversi, dalla Italpez, produttrice di tappeti in cocco, e dalla Trucco tessile. Galfrè Macchine Agricole La Galfrè Domenico & C. s.n.c. è stata fondata nel 1953 per la produzione di carri agricoli, ma si è trasformata nel volgere di pochi anni in un’azienda specializzata nella progettazione e produzione di macchine agricole per la fienagione, conoscendo un buon successo. Attualmente la Galfrè dispone di uffici e stabilimenti in Savigliano e Centallo, che occupano una superficie industriale di 40.000 metri quadrati, e dà lavoro a ottanta dipendenti. La sua produzione è commercializzata in Italia e all’estero. Omarv snc La Omarv (Officina Macchine Agricole Racca Vittorio) fu fondata nel 1963 da Vittorio Racca. Agli inizi, l’impresa si occupava di riparazione di macchine agricole e di attività per conto terzi nella trebbiatura. Furono i clienti cui Racca riparava le macchine, che lo sollecitarono a intraprendere l’attività di costruttore: avevano necessità di mezzi adatti alle piccole aziende e le loro esigenze non erano soddisfatte dalla produzione di serie delle grandi industrie. Nel 1979 Racca trasferì la sede aziendale da corso Indipendenza in via Cuneo e vi costruì capannoni e uffici dove iniziò a produrre propri macchinari, che poi presentò in numerose sedi fieristiche internazionali. Riuscì così a far apprezzare la sua produzione e a raccogliere ordinazioni in diverse parti del mondo. Attualmente la Omarv produce 800-1000 macchine l’anno, il 90% circa delle quali è esportato in diversi paesi europei, oltre che in Cina, Malesia, Australia, Stati Uniti e Messico. Le principali macchine prodotte sono: trince, tosaerba con raccoglitori, rasaerba. La tecnologia impiegata nella produzione è elevata e alcune macchine avanzate, ad alto costo, vengono concesse in uso anche a clientela esterna, per ammortizzarne più rapidamente il costo. Vittorio Racca è ora coadiuvato nell’attività dal figlio Aldo, che segue prevalentemente la parte amministrativa e commerciale. In Italia l’azienda opera attraverso concessionari regionali, all’estero tramite importato- 322 renata allìo ri. Tutti gli esclusivisti, scelti e formati da Aldo Racca, si occupano, oltre che della vendita, anche dell’assistenza tecnica. Le prospettive future dell’azienda guardano alla produzione di macchine per la manutenzione di parchi e giardini e quindi a una clientela formata anche da enti pubblici (comuni e enti parco) e imprese di manutenzione del verde. Savigliano Motori srl L’azienda venne fondata il 1° luglio 1957 con la denominazione Martoglio Lentini & C. srl. Aveva allora sede in viale IV Novembre 1 e aveva per oggetto la revisione di particolari inerenti i motori per autotrazione 15. Nell’attività, il socio fondatore Carlo Borgato era affiancato da due dipendenti. Nel 1963 la ditta venne trasferita in via Sanità 36, dove tuttora opera in locali ripetutamente ampliati nel corso degli anni. L’oggetto principale dell’attività è sempre la revisione parziale o totale di motori per autotrazione ad uso agricolo, industriale, movimento terra e marino, integrato dalla vendita di ricambi e motori nuovi. La massima espansione aziendale si ebbe negli anni in cui venne costruita l’Autostrada dei Fiori. Allora la Martoglio Lentini giunse a impiegare oltre trenta dipendenti estendendo il raggio di azione ad altre province piemontesi e alla Liguria. Dopo alcune trasformazioni societarie, nel 1993 l’azienda assunse il nome di Savigliano Motori srl, che ancora conserva. Attualmente i soci sono Valentino Borgato e Marco Testa e i dipendenti sono sedici, più alcuni collaboratori esterni. I principali clienti sono le società di autoservizi locali, oltre a Trenitalia e GTT (ex ATM di Torino). . Agrispiral srl La ditta Agrispiral srl, azienda leader nel settore delle spirali metalliche, fondata dai coniugi Castelli-Saglietti, è attiva a Savigliano dal 1974. Grazie all’uso di apparecchiature tecniche di avanguardia ha saputo fin dall’inizio ritagliarsi quote di mercato sempre più ampie, fino a diventare ai giorni nostri, un punto di riferimento nella produzione di spirali metalliche per coclee. L’esperienza degli operatori – oggi una decina – e il controllo capillare del prodotto finito permettono alla ditta di far fronte con successo alle esigenze della clientela, che è assistita da uno staff qualificato. 15 La citata Guida della Camera di Commercio del 1962 la segnala come officina per la rettifica cilindri e alberi motori. industrie e imprenditori saviglianesi 323 Fissore e Scioneri.16 maestri saviglianesi della carrozzeria automobilistica (scheda a cura di Paolo Fissore) Al suo esordio, nel 1963, la prestigiosa rivista di architettura della carrozzeria “Style auto” diretta da Fulvio Cinti dedicò l’intero numero ai carrozzieri italiani individuando le tredici “firme” più rappresentative del momento 17. Fra le tredici due erano quelle dei saviglianesi Fissore e Scioneri, che pur nella diversità delle loro esperienze creative e produttive possono vantare titoli per inserirsi tra gli artefici del momento d’oro della carrozzeria italiana, « maitres du dessin en matière de construction d’automobile » come riconobbero in svariate occasioni anche i francesi, fino ad allora maestri incontrastati dello stile automobilistico in Europa. La loro storia ebbe origine in momenti differenti. . . . I fratelli Fissore (Antonio, Bernardo, Costanzo e Giovanni), sono protagonisti di una parabola che inizia nel 1921 e si prolunga per oltre mezzo secolo 18. Cominciano sommando i loro risparmi e rilevando una bottega di carradore, dopo essersi fatti le ossa nel mestiere. Presto si affacciano i primi clienti automobilisti chiedendo solo riparazioni. Ben più impegnativa la richiesta della ditta Chiaffredo Flesia e figli di Racconigi, traferitasi in seguito a Savigliano: importa dagli USA autotelai Ford modello T dotati di maschera, radiatore, cofano, parafanghi anteriori e fari e vorrebbe completarli in versione autocarro con cabina e cassone. Per i Fissore si apre la strada della carrozzeria. Occorrono però competenze specifiche. Vengono trovate allettando con buone retribuzioni alcuni specialisti torinesi. L’attività si espande e riguarda indifferentemente modelli di vetture, furgoni, autocarri. Bernardo diviene capo . 16 Fissore e Scioneri: i loro nominativi ricorrono frequentemente tra i protagonisti della storia della carrozzeria automobilistica in Italia. Lo testimoniano numerosi testi specializzati ed enciclopedie dell’automobile. Si veda ad esempio AA.VV., Milleruote, Grande enciclopedia dell’automobilismo, Milano, Domus, 1973. 17 “Style Auto”, architettura della carrozzeria, rivista semestrale, n. 1 inverno-primavera, Torino 1963. 18 Sulla storia di questa azienda si consulti in particolare la monografia di PAOLO FISSORE, Carrozzeria Fissore, Milano, Nada editore, 1991. Il contesto operativo e creativo in cui agisce la carrozzeria saviglianese è ben delineato dalle seguenti pubblicazioni: CARLO BISCARETTI DI RUFFIA, Carrozzieri di ieri Carrozzieri di oggi, Torino, Anfia, 1952; ALBERTO BERSANI, PAOLO FISSORE, Dal disegno al design, storia della carrozzeria in Piemonte, Pavone Canavese, Priuli & Verlucca, 1999. 324 renata allìo Carrozzeria Fissore, interno. Carrozzeria Fissore, modello del 1961. industrie e imprenditori saviglianesi 325 dell’azienda 19, nel quadro di una piena partecipazione della numerosa famiglia. La produzione si sposta nel 1935 nella storica sede di via Torino e si fa più che mai eclettica: dalle fuoriserie alle autofunebri, dalle ambulanze ai bus per alberghi; e anche ruote per le carriole per l’esercito, cassette portamunizioni e portamedicinali. La guerra incrementa le forniture militari e lo stabilimento, indenne dai bombardamenti che colpiscono gli impianti torinesi, addirittura s’ingrandisce. Anche il carrozziere Candido Viberti, amico di famiglia stante i suoi trascorsi saviglianesi, passa commesse cui non può far fronte. Tornata la pace, l’azienda si espande rapidamente superando all’inizio degli anni sessanta i 200 dipendenti, con una gamma sempre amplissima di prodotti, fra cui numerose realizzazioni fuoriserie su base motoristica Fiat. Lo sviluppo della Fissore presenta alcuni capitoli particolarmente significativi. Il primo è rappresentato dalla giardinetta lanciata da Vittorino Viotti, altro importante carrozziere torinese. La Fissore è fra le più attive a coltivarne il successo, con sue peculiarità tecniche. Il secondo ha nome autoveicolo pubblicitario. Nell’Italia del miracolo economico, la promozione dei consumi ne fa largo uso. La carovana del Giro d’Italia ciclistico ne è l’apoteosi, con il suo corteo pittoresco di automezzi trasformati in dentifrici, vermut, mangimi, macchine per cucire, ecc. semoventi. Sarà la televisione, che in Italia inizia a trasmettere dal 1954, a sconfiggere questa armata 20. Il terzo: la Fissore, è fra le carrozzerie italiane che sviluppano all’epoca il maggior numero di collaborazioni industriali con l’estero. In Spagna, Argentina, Brasile nascono vetture, veicoli industriali e impianti studiati in collaborazione con Savigliano. L’accordo del 1961 con Vemag, rappresentante in Brasile il marchio tedesco Auto Union DKW, porta alla produzione e vendita fino al 1967 della DKW 1000 in versione lusso progettata dalla Fissore. E poi rapporti con case giapponesi i cui tecnici si formano a Savigliano, mentre da Savigliano vengono inviati istruttori in Giappone (Daihatsu e Mitsubishi), in Svizzera (Monteverdi), in Gran Bretagna (Elva Engineering Company e TVR), che si affiancano a quelli delle italiane OSCA dei fratelli Maserati, De Tomaso e principalmente Fiat. La crisi dell’auto negli anni Settanta e inizio anni Ottanta incide seriamente sull’impresa, anche perché la coglie in un prolungato travaglio di . . 19 Mediante procura sottoscritta dai fratelli nel 1936 che gli riconoscono il ruolo di leader. La storia del veicolo pubblicitario con espliciti riferimenti al ruolo svolto dalla carrozzeria Fissore in questo ambito produttivo è consultabile in PAOLO FISSORE, La pubblicità mette le ruote, i fantastici automezzi pubblicitari italiani degli anni ’50 e ’60, Autostorie dell’Automobile Club Cuneo, Savigliano, 2004. 20 326 renata allìo trasformazioni societarie. Malgrado vari tentativi, riesce impossibile trovare un assetto equilibrato e dotato delle risorse necessarie a superare la crisi. Il 1984 registra la liquidazione della società. Antonio Scioneri, fondatore dell’omonima carrozzeria era, prima del secondo conflitto mondiale, un apprezzato battilastra alla Fissore, « domatore di curve » come lo definì in un articolo Elvio Daganello ne La manovella e ruote a raggi nel 1992 21. Alla Fissore Antonio Scioneri rimane da 1928 al 1943. Dall’inizio del 1944 inizia in proprio a riparare automobili, ma anche a fabbricare frigoriferi. Il dopoguerra porta la costruzione di carrozzerie giardinetta e fuoriserie sui modelli Fiat (specialmente 1100) e soprattutto l’affermazione su scala nazionale dell’azienda: i modelli Fiat più popolari con allestimenti coupé, spyder, a partire dal 1953, anno dell’accordo con la casa torinese, godono il favore di una diffusa clientela di autosalonisti e privati. Con la nascita della prima vera utilitaria del dopoguerra nel 1955, la Fiat 600, Scioneri si propone come uno dei maggiori interpreti del popolare modello. Inizia con essa la serie delle “elaborazioni” che in seguito diverranno la vera specialità dell’azienda. Si tratta di un fenomeno alle cui origini stavano motivi pratici: siccome le consegne della 600 ai clienti da parte della Fiat avvenivano circa sei mesi dopo la prenotazione, Scioneri ed altri carrozzieri ottengono consegne anticipate contro l’impegno di dedicarsi alla commercializzazione delle auto apportando modifiche non sostanziali alla carrozzeria e tollerabili incrementi di prezzo. Gli anni Cinquanta e sessanta sono sicuramente i più vitali e creativi per Antonio Scioneri che dal 1957 viene affiancato in azienda dal figlio Renato. Fino alla metà del decennio vengono ancora intraprese lavorazioni che implicano la trasformazione e la modellazione di carrozzerie, collaborando talvolta con progettisti esterni come Michelotti e Barison, affermati designers. Modelli coupé su base Fiat 124 e 125 sono le ultime carrozzerie costruite interamente a mano da Scioneri. Da allora, anche in relazione alle profonde mutazioni avvenute nel modo di produrre l’automobile, Scioneri decide di proseguire la sua attività in un ambito particolare: quello della “personalizzazione” delle autovetture; attingendo al proprio bagaglio di esperienze collegate alla capacità artigianale e al buon gusto, indovinando una formula che in termini pratici si può defi. . . 21 La più aggiornata ricostruzione della storia della carrozzeria Scioneri si trova in PAOLO FISSORE, Scioneri, una storia mai raccontata, comparsa sul mensile “Auto d’Epoca” di Treviso, n. 7/8 luglio-agosto 1999. industrie e imprenditori saviglianesi 327 Carrozzeria Scioneri, modello del 1961. nire innalzamento della qualità del prodotto di serie ottenuto intervenendo specialmente sull’abitacolo e sugli accessori. I grandi produttori di automobili hanno in seguito via via ridotto lo spazio per operare in questi contesti, penalizzando in maniera irreversibile l’attività dell’azienda. Antonio Scioneri muore ad ottantun’anni nel 1995 e la carrozzeria cessa l’anno successivo, pur mantenendo ancora una ridotta attività commerciale. Carrozzeria Dedominici La Dedominici venne avviata nel 1931 come impresa individuale, nella quale Giuseppe Dedominici svolgeva l’attività di carradore. Successivamente, nel 1953, con i figli Giuseppe junior, Domenico, Michele e Giovanni, Dedominici senior costituì una società di fatto, la Dedominici Giuseppe e figli, e avviò la costruzione di carrozzerie ribaltabili. L’attività proseguì con l’aiuto delle nuove leve, Fabrizio (nato nel 1966) e Alessandro (nato nel 1970). Dal 1998 la società è in nome collettivo. 328 renata allìo Il fondatore dell’impresa è stato insignito della medaglia d’oro e del diploma di fedeltà al lavoro; alla ditta è stato assegnato nel 1989 il diploma di fedeltà al lavoro e progresso economico, che viene attribuito alle iniziative produttive con oltre 35 anni di anzianità. OMS Sordella spa La società OMS Sordella venne fondata da Giovanni Sordella, nel 1957, a Savigliano, come società in accomandita semplice. Successivamente gli stabilimenti vennero trasferiti a Marene e la società divenne per azioni. Da oltre vent’anni la OMS è tra le principali aziende italiane nel settore oleodinamico e alla consolidata produzione di cilindri, centraline e relativa componentistica, affianca la costruzione di piattaforme elettroidrauliche, sia di sollevamento, sia di lavoro, sollevatori girevoli per maschere di saldatura, macchinari automatici e banchi di prova. La ditta opera in Italia e all’estero: la vendita e l’assistenza vengono effettuate dall’organizzazione interna all’azienda. Su richiesta, la OMS Sordella può fornire prodotti con collaudo R.I.N.A., Det Norsk Veritas, M.M. Lloyd’s Register, A.B.S. I clienti sono fonderie, cantieri navali, costruttori di gru per l’edilizia, industrie ferroviarie, costruttori di macchine per la lavorazione del legno e per la trasformazione della lamiera. Grazie all’esperienza accumulata nei campi oleodinamico, meccanico e di carpenteria la OMS Sordella è in grado di progettare e costruire impianti completi o parti di essi. Fava ricostruzione pneumatici Camillo Fava iniziò l’attività lavorativa come rappresentante della ditta Pasteris di Torino, che commerciava pneumatici. Durante la seconda guerra mondiale, quando divenne difficile procurarsi gomme dai produttori stranieri, Fava allestì una piccola attività di rigenerazione pneumatici in tre garages adiacenti alla sua abitazione in Savigliano. L’iniziativa ebbe successo e nell’immediato dopoguerra la ditta Fava si trasferì in via Brero in locali più ampi e con nuovi macchinari. Il numero dei dipendenti passò progressivamente da 5 a 15. La crescita continuò ulteriormente, comportando un nuovo trasferimento, nel 1951, in via Chianoc, dove un intero isolato venne trasformato per accogliere impianti di rigenerazione allora all’avanguardia. Nel momento di massima espansione la ditta Fava giunse ad occupare 40 operai, due impiegate, oltre al titolare e a suo figlio, Giorgio, che nel frattempo aveva fatto il suo ingresso nell’azienda paterna. industrie e imprenditori saviglianesi 329 Il processo di rigenerazione consisteva nel molare la superficie della gomma usata, applicargli più strati di mastice, posizionando poi apposite fasce gommate prodotte dalla Pirelli e dalla Michelin. Il processo di vulcanizzazione, che rendeva il collaggio particolarmente resistente, avveniva in forni a 140 gradi per la durata di tre ore. Seguiva una “stagionatura” di tre mesi, che rendeva la gomma pronta all’uso. La commercializzazione dei prodotti della ditta Fava avveniva in provincia di Cuneo, a Torino e, per un certo periodo, anche in Liguria. Nella seconda metà degli anni Sessanta il miracolo economico e una serie di fattori industriali resero poco conveniente la rigenerazione dei pneumatici e la ditta Fava cessò l’attività nel 1970. Saint Gobain Sekurit Italia srl Appartenente alla multinazionale Saint Gobain, lo stabilimento di Savigliano venne costruito negli anni Sessanta. Il progetto iniziale prevedeva l’edificazione di un impianto, con tecnologia Float, per la produzione del vetro di base e di un impianto di trasformazione. Si preferì tuttavia limitarsi alla costruzione del solo stabilimento di trasformazione, meno gravoso sotto il profilo economico. L’attività iniziò il 2 maggio 1965 con le seguenti produzioni: lunotti e parabrezza temperati con circuito riscaldante e non, destinati al mercato Automotive e all’industria dei trattori; pannelli in vetro temperato e serigrafato per cucine economiche, banchi frigo e banconi in genere. Nel 1972 entrò in attività l’impianto per la produzione di parabrezza stratificati e nel 1984 quello per la produzione di minilaterali termati con l’installazione della linea di produzione di fissi e voletti temperati di piccole dimensioni. Nel novembre dello stesso anno iniziò ad operare l’impianto per la produzione di scendenti temperati di forma cilindrica. Dieci anni dopo la vecchia linea di produzione dei minilaterali venne smantellata e sostituita da un impianto più moderno capace di produrre sia minilaterali, sia scendenti molto più grandi di quelli del passato. Attualmente lo stabilimento saviglianese è in grado di fabbricare l’intero car-set, cioè parabrezza stratificati, lunotti termici temperati, minilaterali e terze luci temperati, scendenti temperati, tettucci temperati. La superficie disponibile per lo stabilimento è di 162.163 metri quadrati di cui 37.460 coperti. La capacità produttiva annua è di circa 750.000 parabrezza, e altrettanti lunotti/tettucci e di 300.000 minilaterali/scendenti. Gli addetti sono 250. I principali committenti sono Fiat, Lancia, Alfa Romeo, Iveco, Inalta Sunroof, Webasto, Maserati, Pininfarina, Ferrari, Renault, Peugeot, Citroen. 330 renata allìo Trasporti “Figli di Michele Tabasso” La ditta sorse a Savigliano attorno a 1848, con la denominazione Commissioniere Savigliano-Torino 22. I trasporti di merci fra le due città venivano allora effettuati due volte la settimana, mediante carri trainati da cavalli. Si partiva da Savigliano il pomeriggio e si arrivava la sera a Carignano, dove si pernottava e si facevano riposare i cavalli. Il mattino si ripartiva per Torino per il disbrigo delle consegne per conto di commercianti e artigiani di Savigliano e dintorni. La Tabasso possedeva un deposito merci in Torino, in via Lagrange, in uno stallaggio detto Persico Reale, da cui si ripartiva per il ritorno. Quest’attività continuò per decenni, fino al nuovo secolo e fino all’acquisto del primo autocarro Fiat 15 Ster, che viaggiava a una media di 30/40 chilometri orari, dato anche lo stato delle strade non asfaltate. Tuttavia la velocità risultava già aumentata rispetto alla trazione animale e fu così possibile effettuare tre viaggi settimanali. In seguito, con il progredire della potenza dei mezzi motorizzati e il miglioramento delle strade, il volume delle merci trasportate aumentò e la ditta iniziò a effettuare consegne di macchinari, fusioni in ghisa e carpenteria metallica per conto delle Officine di Savigliano (Snos) . Pietro Tabasso alla guida del ro-ro. 22 La ditta è presente nell’Annuario della Provincia di Cuneo del 1897 (cit., p. 427 b) nella categoria “noli da cavalli e vetture”, con la denominazione di Tabasso Antonio. 331 industrie e imprenditori saviglianesi Giulio Tabasso con lo zio. con un raggio di azione che si dilatò all’Italia e anche all’estero 23. Con la seconda guerra mondiale le Officine di Savigliano convertirono la produzione in armamenti bellici e la Tabasso trasportò fra Savigliano e Torino materiali per l’assemblaggio, finché, nel periodo di occupazione tedesca, i mezzi a motore della ditta furono confiscati. La Tabasso riprese allora a utilizzare i rimorchi a cavalli e lo fece fino all’immediato dopoguerra, quando lo Stato le assegnò un autocarro Isotta Fraschini. Tuttavia, data l’impossibilità di approvvigionamento di carburante, il motore venne convertito ad alimentazione gasogena, nel senso che si bruciava legna per generare gas che attivasse la trazione. Nel 1949 venne riavviata la produzione in serie di autocarri e la Tabasso acquistò un nuovo mezzo . 23 La citata Guida della Provincia di Cuneo del 1930 rileva la ditta nella categoria dei “Conducenti” con la denominazione Tabasso Michele e Figli e con sede in via Muratori 13. 332 renata allìo con la carrozzeria tutta in legno. Con questo riprese a pieno ritmo l’attività: pur mantenendo la tratta Torino-Savigliano, avviò nuove linee in tutta Italia. Serviva soprattutto le principali industrie della zona, oltre alla Snos, la Biraghi, la Burgo, Lamital e altre. Per conto della Snos, fra il 1957 e il 1963, rifornì di ferro l’impresa che eseguì il restauro della Mole Antonelliana e si occupò anche delle forniture per il ponte in ferro di Susa e per il Palazzetto dello Sport di Torino. Per effettuare questi trasporti eccezionali si dotò di un autocarro lungo dodici metri. La ditta Tabasso cessò l’attività nel 1967 e venne rilevata da Sebastiano Longanizzi che opera da oltre trent’anni, anche dopo il trasferimento della sede a Marene. Aimeri trasporti Nel 1956 venne fondata a Savigliano l’Aimeri e Conterno snc con oggetto sociale l’autotrasporto a collettame in ambito regionale e i trasporti eccezionali a livello nazionale. In seguito la ditta venne trasformata in Aimeri Bartolomeo e Figlio snc, continuando l’attività precedente. Ad essa, dal 1995, si è aggiunto il servizio di logistica, con l’intento di ampliare la gamma delle prestazioni, rispondendo alle esigenze dei clienti, i quali possono anche ricorrere alla Aimeri per la gestione del magazzino per conto terzi (vetro e materiale ferroviario), picking, emissione di Un autocarro della ditta Aimeri e Conterno. industrie e imprenditori saviglianesi 333 bolle di accompagnamento e organizzazione di trasporti in ambito nazionale e internazionale. Nel 2001 l’Aimeri ha ottenuto la certificazione di qualità. Lamberti Giacomo Corriere Nel 1961 Giacomo Lamberti e Giacomo Bosio rilevarono l’attività di trasporti che era stata della ditta Vigna. Nel 1963 Bosio lasciò l’azienda per occuparsi di altra attività. Lamberti continuò ad operare nel servizio celere, due volte al giorno sulla tratta Torino-Savigliano. Negli anni Sessanta era frequente che il corriere arrivasse con l’autocarro fino alla periferia di Torino e di Savigliano e poi provvedesse alla consegna dei colli più leggeri con un carretto trainato da una bicicletta. L’azienda ha sempre operato a livello familiare senza aderire ai circuiti che raggruppano diversi corrieri nazionali. La figlia e il genero di Giacomo Lamberti, già coadiuvanti, gli sono ora subentrati nell’attività. Autolinee Ricca Le Autolinee Ricca hanno svolto per decenni una importante funzione nel trasporto di persone che si muovevano giornalmente da Savigliano e dintorni, su brevi tratte, per motivi di lavoro o di studio. I primi automezzi della ditta Ricca. 334 renata allìo Rifacendosi alla tradizione familiare, nell’ottobre del 1941 i fratelli Giovanni, Lorenzo e Paolo Ricca costituirono una società avente per oggetto l’esercizio di autolinee e autonoleggio e si aggiudicarono la concessione di diverse linee di servizio pubblico, tra cui Pancalieri-None, Savigliano-Marene, Savigliano-Levaldigi, Levaldigi-Fossano. Qualche anno dopo, alla morte di Lorenzo Ricca, gli subentrarono i giovani figli, Michele e Achille. Nel 1947 la società acquisì linee a percorrenza maggiore: la TorinoPancalieri e la Saluzzo-Savigliano-Bra, che assorbì la preesistente Savigliano-Marene. L’attività si accrebbe ulteriormente negli anni Cinquanta e Sessanta, quando il boom economico aumentò le necessità di pendolarismo lavorativo e scolastico. Si verificarono allora diversi cambiamenti societari e verso la fine degli anni Sessanta l’attività venne trasferita a Pancalieri per le tratte in partenza da quella zona. Autolinee Allasia L’azienda opera dal 1967 nel settore del trasporto passeggeri, sia di linea, sia turistico. Attualmente dispone di 15 autovetture e 40 autobus (da 16 fino a 80 posti), di cui 20 da noleggio. Tutti i mezzi sono di recente costruzione e dotati di moderni sistemi di sicurezza. Le Autolinee Allasia collegano Savigliano con gran parte dei centri del Cuneese e i servizi turistici operano a livello nazionale e internazionale. I servizi scolastici vengono svolti nel rispetto delle disposizioni ministeriali e gli autobus sono attrezzati per il trasporto di disabili. Giorgis - prodotti da riscaldamento In un secolo circa di presenza a Savigliano, la ditta Giorgis (ma il nome è più volte cambiato nel tempo) ha commercializzato prodotti da riscaldamento, modificando l’attività con il mutare dei tempi e delle abitudini di riscaldamento. Il fondatore della società, Giovanni Giorgis, di origini monregalesi, acquistò nel 1900 un appezzamento di terra dell’ex convento dei cappuccini, situato in Borgo Marene e confinante con il terreno oggi occupato dalle Officine di Savigliano. Con altri due soci, Giorgis fondò la ditta Priero - Giorgis - Bertolotto per il commercio di legna, carbone, paglia e fieno e costruì su un’area di 3.500 metri quadrati tre grandi tettoie destinate a deposito di materiali e stallaggio. Oltre a fornire prodotti da industrie e imprenditori saviglianesi 335 riscaldamento a famiglie ed enti, nei primi vent’anni di attività la ditta si aggiudicò l’appalto di forniture alle caserme del Nizza Cavalleria di Savigliano e Pinerolo, provvedendo oltre al fabbisogno per riscaldamento e cucine, anche paglia e fieno per le scuderie, e ritirando inoltre il letame dei cavalli, che spediva, tramite vagoni ferroviari, nella zona di Sanremo per la concimazione dei fiori. Dopo la grande guerra, in seguito alla morte di un socio e al ritiro dall’attività di un altro, Giovanni Giorgis coinvolse nell’impresa il figlio Giovanni Stefano e continuò l’attività sotto la ditta Giorgis Giovanni e Figlio 24. Fino al 1938 le forniture alle caserme risultarono prevalenti rispetto a quelle della clientela privata. Dal 1943 alla fine della guerra, a causa del razionamento e tesseramento dei prodotti da riscaldamento, la ditta Giorgis si trovò nell’impossibilità di commercializzare liberamente legna e carbone e si dovette limitare a distribuire i pochi prodotti forniti dall’Ente provinciale approvvigionamento combustibili. Alla fine del conflitto Giovanni Giorgis, ormai anziano, lasciò la ditta al figlio Stefano, che a partire dal 1948 venne a sua volta coadiuvato dal figlio Sergio. La ditta tuttavia non modificò la denominazione. Negli stessi anni cessò la vendita di paglia e fieno e aumentò notevolmente il commercio di prodotti da riscaldamento: nei primi anni Sessanta la Giorgis riforniva circa il 65% delle famiglie saviglianesi. Dal 1962 si passò rapidamante dal combustibile solido a quello liquido e la ditta costruì un deposito di prodotti petroliferi 25. Nel 1963, in seguito al decesso di Stefano Giorgis, il figlio Sergio diede vita, con il fratello Giovanni, alla Fratelli Giorgis. Giovanni si ritirò nel 1972 e la ditta divenne allora Giorgis Sergio. Questa raggiunse la massima espansione a metà degli anni Settanta, quando riforniva i serbatoi saviglianesi per circa il 90%. Nel 1978, avvertendo la necessità di ampliare le vendite estendendole ai prodotti petroliferi per l’agricoltura, per il trasporto e per l’industria, la Giorgis si unì ad altri quattro rivenditori della zona dando vita alla Spa Centro Calor, che negli anni Ottanta era fra le prime aziende del settore petrolifero operanti nel cuneese. Nel 1995, in occasione della sostituzione del sistema di riscaldamento da liquido a gassoso, un gruppo di soci cedette le azioni. Sergio Giorgis chiuse il deposito, prestando tuttavia la propria attività in una grande società cuneese del settore. . . 24 La ditta è rilevata con questo nome nella Guida della Provincia di Cuneo del 1930 nella categoria “Legnami”, con sede in via Alba. 25 Nella citata Guida delle attività economiche, redatta proprio nel 1962, la ditta Giorgis è indicata fra i venditori di legna e carbone, e anche fra i venditori di nafta. 336 renata allìo Eurodistribuzione Bertone L’attività della ditta Bertone iniziò nel 1922 a Roccavignale per iniziativa di Giuseppe Enrico Bertone, allora rientrato dal servizio militare. L’oggetto era la vendita all’ingrosso di articoli per la casa. Nel 1930 l’attività venne trasferita a Savigliano, centro urbano di maggiori dimensioni e quindi più adatto allo sviluppo del commercio. Nel corso del tempo entrarono in azienda le figlie del titolare, Maria e Giovanna, poi Giuseppe Piano e l’ingegner Ernesto Frandino. Tuttavia Giuseppe Enrico Bertone rimase in azienda fino al novembre 1973, quasi al termine della sua vita. Nel frattempo la ditta crebbe e assunse un’organizzazione più moderna. Vennero costruiti nuovi magazzini fino ad occupare un’area coperta di 9.500 metri quadrati. Le vendite si svilupparono, aumentarono i generi trattati, i trasporti furono potenziati. La Bertone divenne così la prima azienda del settore in campo nazionale. Dai primi anni sessanta i magazzini vennero meccanizzati e si colsero le nuove opportunità offerte dalla tecnologia dei calcolatori elettronici per una miglior gestione logistica. A fianco della Bertone ormai affermata in Europa, Giuseppe Piano, intuendo l’evoluzione della moderna distribuzione, fondò agli inizi degli anni Sessanta l’Eurodistribuzione, costruita sul modello della distribuzione americana: cash & carry con regali e premi promozionali. La società ampliò ulteriormente la superficie, raggiungendo i 42.000 metri quadrati, di cui 10.000 coperti e divenne importatore grossista su scala mondiale fornendo le maggiori catene distributive del mondo. La Bertone ha cessato l’attività alcuni anni or sono, l’Eurodistribuzione continua ad operare. Fotoincisa Effegi Guido Ferracin costituì la Fotoincisa Effegi nel 1970 e oggi, con trentacinque anni di esperienza alle spalle, gestisce l’azienda (con la moglie Giovannina Scramoncin e con il figlio Dario), avvalendosi della collaborazione di 16 dipendenti. Lo sviluppo della ditta fu graduale fino al 1990, quando, per il potenziamento ulteriore, si rese necessario il trasferimento in uno stabilimento più grande, che fu individuato in via Snos 10. Seguendo lo sviluppo tecnologico, dal 1993, accanto ai montaggi tradizionali si iniziò ad inserire tre ripetitori-impaginatori Misomex SR 73, che hanno aumentato notevolmente la produzione, permettendo altresì collaborazioni con grandi tipografie e case editrici di tutto il Piemonte. Le nuove tecnologie com- industrie e imprenditori saviglianesi 337 puterizzate hanno imposto all’azienda, durante lo scorso anno, di adottare nuove macchine con i requisiti migliori disponibili sul mercato. La Fotoincisa Effegi dispone oggi di un front-end completo “Kodak” di ultimissima generazione, completamente automatico, con uscita su Plotter-Ctp in grado di incidere lastre del formato massimo 2032 x 1397 mm. Comotto srl La ditta Comotto srl - linee elettriche e telefoniche venne fondata nel 1953 da Pier Giorgio Comotto che, in qualità di incaricato della Piemonte Centrale Elettricità, iniziò da solo – e in seguito avvalendosi di alcuni dipendenti – l’attività di installazione contatori, esazione delle bollette elettriche, allacciamento di piccole utenze, costruzione e manutenzione di brevi tratte di linee a bassa e media tensione. Tra la metà degli anni Cinquanta e il 1962, nel periodo del boom economico, la Comotto conobbe una grande espansione: passò alla costruzione e manutenzione di linee a media e alta tensione, si specializzò nei lavori in alta montagna e in condizioni difficili, aumentò considerevolmente il numero dei dipendenti, operando anche con contoterzisti e collaborando con imprese di maggiori dimensioni. Nel 1962, con la nascita dell’Enel, la Comotto, come le altre imprese private che operavano nel settore, dovette attrezzarsi per far fronte alle nuove esigenze. Si rese necessario allora istruire e inserire nuovi operatori, mentre i più anziani ed esperti passarono alle dipendenze dell’ente pubblico. Si dovettero acquisire commesse su appalto e si resero necessarie una nuova organizzazione aziendale e nuovi metodi di lavorazione conformi alla legislazione sulla sicurezza sociale e capaci di sfruttare le possibilità di meccanizzazione di fasi lavorative, che in precedenza erano svolte manualmente. Nella seconda metà degli anni Ottanta, l’Enel impresse una accelerazione al processo di collaborazione con aziende esterne, appaltando una maggior quantità di lavori, più differenziati e specializzati rispetto al passato. Da allora però furono ammesse agli appalti anche imprese edili e di manutenzione stradale, spesso prive di esperienza nel settore elettrico e con spiccata propensione ad avvalersi di lavoratori a cottimo e stagionali, il che ebbe ripercussioni negative sulla concorrenza leale fra imprese e sui prezzi. Ciò determinò una crisi non ancora del tutto superata oggi per la Comotto, come per le altre imprese del settore, che operano sul mercato con standard qualitativi medio alti dell’opera prestata. Negli ultimi anni l’impegno dell’impresa è stato quello di migliorare ancora la qualifi- 338 renata allìo cazione dei propri addetti e di conseguenza la qualità del prodotto. La Comotto si è distinta per la professionalità e la dedizione dei propri operatori, nonché per la capacità logistica di intervento in condizione estreme durante l’alluvione del 1994 nelle Langhe. Tiesse srl La Tiesse srl, con sede in via delle Ceramiche 7, è un’azienda che opera nel campo dell’automazione industriale dai primi anni Ottanta del Novecento. Le varie esperienze lavorative, hanno portato la Tiesse a realizzare attualmente una buona esperienza nel settore dell’Automotive, alimentare ed elettronica. Scopo dell’impresa è di risolvere i problemi di automazione industriale della clientela, potendo contare su un ufficio progettazione interno, che studia e predispone la soluzione più consona alle esigenze del cliente. I tecnici aziendali seguono l’esecuzione dei lavori fino alla consegna e alla messa in servizio. La produzione si concentra in due settori; il primo – quello della progettazione e costruzione di macchine speciali – riguarda linee a pallet, linee e banchi di collaudo e linee di assemblaggio; il secondo settore – quello della micromeccanica per la trasmissione del moto – verte sulla produzione di rinvii ad angolo, ruote dentate, ingranaggi, ghiere, molle e giunti. Questa attività è affiancata da un settore commerciale che propone un’ampia gamma di componenti meccanici per la trasmissione del moto in diverse esecuzioni, sia per grandezza, sia per scelta di materiali. A&C Sistemi Nel 1978 venne costituita una società denominata A&C snc di Arese e Calamari, che fino al 1987 si occupò, come concessionaria Olivetti per la zona di Saluzzo e Savigliano, di vendita ed assistenza dei classici prodotti per l’ufficio. Nel 1988 con l’ingresso di nuovi soci, con esperienze maturate nel campo dello sviluppo e dell’installazione di software per la gestione aziendale, venne creata una nuova divisione indirizzata alla vendita, all’installazione e all’assistenza di personal, mini computer e procedure gestionali. In pochi anni la società incrementò notevolmente sia il numero di addetti sia il fatturato e, alla fine del 1994, venne trasformata in società a responsabilità limitata, contestualmente all’insediamento nella sede di proprietà, nella nuova zona industriale di Savigliano, sulla statale per Saluzzo. Oggi la A&C Holding è formata da un gruppo di quattro aziende che occupa complessivamente circa 70 addetti nei vari settori industrie e imprenditori saviglianesi 339 gestiti. La A&C Sistemi srl è specializzata nel fornire soluzioni gestionali per aziende di distribuzione, manifatturiere e di servizi ed è in grado di assistere i propri clienti a livello hardware, software di base, software gestionale, sviluppo di software su commessa, formazione del personale e consulenza sistemistica. Focalizzando la propria attività sul settore Studi di Commercialisti e Consulenti del Lavoro, la A&C Servizi srl fornisce invece ai propri clienti, oltre all’assistenza hardware e software, anche la competenza di un team di esperti di problematiche fiscali, mentre la A&C Studi srl si caratterizza per la competenza e l’esperienza nei settori notarili e legali. L’ultima nata del gruppo, la A&C Immobiliare srl cura invece l’aspetto gestionale e tecnico delle sedi di proprietà del gruppo. Cedati spa La Cedati ha sede in via Allione 5 e dal 1984 fornisce consulenza tecnologica alle imprese. Nel 2000 è entrata a far parte del Gruppo Altran, leader europeo nella consulenza per l’innovazione, fondato in Francia nel 1982. Nel 2002 la Cedati ha contrastato la crisi economica mondiale rivolgendosi ad un settore nuovo per la sua storia: l’ingegneria delle telecomunicazioni, diventando leader in Italia nella consulenza in questo settore, con presenza nelle maggiori compagnie di telefonia mobile nazionali e internazionali; contemporaneamente ha avviato la consulenza elettronica e meccanica. Attualmente la Cedati ha sedi a Roma, Milano e Torino e annovera tra i suoi clienti aziende di telecomunicazione, bancarie, assicurative, automotive, elettronica, pubblica amministrazione e servizi. I suoi consulenti sono oltre 350 e il fatturato del 2004 ha sfiorato i 25 milioni di euro. I consulenti Cedati seguono tutto il ciclo di vita di un progetto: dall’idea, alla realizzazione, alla messa in esercizio. Compito della ditta è quello di aiutare i clienti ad ottimizzare i loro processi di innovazione tecnologica.
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