myriam catania
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news sanitarie dal mondo Marilab Trimestrale di informazione medico-scientifica_anno VI_n. 3_ luglio/settembre 2010_ distribuzione gratuita PERIODICO DI SALUTE E BENESSERE 3 OTORINOLARINGOIATRIA Estate, attenzione a quello spiffero gelato ORTOPEDIA Quando le partitelle amatoriali possono mettervi in ginocchio DERMATOLOGIA A TU PER TU CON Anche l’eccesso d’igiene è causa di danni MYRIAM CATANIA “Prendetevi cura di voi: le creme non fermeranno il tempo ma aiutano lo spirito” SETTEMBRE Sommario luglio/settembre2010 Dica 33 - Il personaggio 6 MYRIAM CATANIA “Sono una sana... ipocondriaca” di Chiara Bilancioni Mali e beni di stagione Anno VI - numero 03 - luglio/settembre 2010 Novità salutari 22 Calo del desiderio, arriva l’aiutino anche per le donne Il bacio pericoloso di Bacco, sole e tabacco 10 Attenti a... quello spiffero gelato 24 12 Il melanoma, un tumore a rischio-estate 26 La procreazione assistita non influenza menopausa e peso del neonato 33 “Accendere” i Chakra, con l’Abyangam 14 15 Lo sport ai tempi dell’MP3 Scapoli vs ammogliati: il pallone può mettervi in ginocchio Bene a sapersi 16 Tossinfezione ALARM 18 Quando l’eccesso di igiene può fare danni 19 Sanità, una vera governance e non la solita politica dei tagli 25 Aghi per mediare il dolore 28 Ritrovare la luce in fondo al... tunnel A quattro zampe 34 È estate, attenti al pappatacio Rubriche 21 Filo diretto Direzione - Redazione Intornoalsegno srl - Voc. Le 5 Torri, 2/21 Fraz. Rosceto - 06059 Todi (PG) Tel. 075 8870055 info@intornoalsegno.it Direttore responsabile Luca Marino Comitato scientifico Luca Marino, Andrea Fabbri, Mario Pascone, Federica Razzi, Domenico Alberti Progetto grafico Intornoalsegno srl - Todi (PG) Stampa Miligraf srl - Formello (RM) VIVENDI è una rivista trimestrale a carattere medico-scientifico edita da: Marilab srl Marketing e pubblicità c/o Marilab srl rif. Francesca Boldrini - tel. 06 56195107 francesca.boldrini@gruppomarilab.it Flavia Lucioli - tel. 06 56195160 flavia.lucioli@gruppomarilab.it Gaia Gentile - tel. 0656195110 gaia.gentile@gruppomarilab.it Cristina Lucarelli - 335 8715700 La riproduzione e la ristampa, anche parziali, di articoli e immagini del giornale sono formalmente vietate senza la debita autorizzazione dell’editore. L’Editore è a disposizione di tutti gli eventuali proprietari dei diritti sulle immagini riprodotte, nel caso non si fosse riusciti a reperirli per chiedere debita autorizzazione. Registrazione presso il Tribunale di Roma n. 423 del 19.10.2005 29 Le piastrine fonti di bellezza 30 Psicofarmaci, un sostegno ma solo sotto controllo medico 32 Delusione d’amore: come evitare danni alla linea 26 Finito di stampare nel mese di LUGLIO 2010 VIVENDI viene distribuita gratuitamente. 32 22 PER CONTATTARE LA REDAZIONE DI VIVENDI, POTETE INVIARE UNA MAIL ALL’INDIRIZZO: info@intornoalsegno.it francesca.boldrini@gruppomarilab.it 34 Editoriale a cura di Luca Marino Amici lettori, la maggior parte di voi ci leggerà distesi sotto l’ombrellone o seduto su una panchina davanti ad uno degli incomparabili paesaggi che la natura ci offre. È il meritato riposo dopo una lunga stagione di lavoro, oppure di studio, comunque, di affanni. Ed è anche la ricerca di una rigenerazione verso una nuova stagione di impegno. Specie nel campo della pubblica amministrazione, e più specificatamente nella sanità, ci attendono sacrifici. La Regione Lazio si avvia verso tagli e tetti di spesa. Come operatori della sanità privata accreditata riconosciamo le esigenze di bilancio ma contestiamo il metodo scelto. All’interno troverete la dimostrazione pratica, documentata da specifici studi universitari, che più è presente la sanità privata e più si abbassano le spese generali. Sosteniamo, dunque, che l’unico principio da perseguire per rientrare nel budget di spesa tutelando le esigenze della comunità sia quello del rapporto qualità/efficienza. Intanto, godiamoci gli argomenti del nuovo numero di VIVENDI. E nel farlo, applichiamo la formula magica che ci indica Myriam Catania, doppiatrice e attrice, nonché moglie di Luca Argentero: mangiare equilibrato, praticare attività fisica e prendersi cura di se stessi. È estate, pertanto attenzione ai mali di stagione: gli spifferi gelati del condizionatore, l’eccesso di insolazione sulla pelle, i disastrosi effetti delle partitelle scapoli-ammogliati, le micidiali tossinfezioni alimentari. Senza dimenticare che anche un eccesso d’igiene, indotto dalle alte temperature e dalla cura maniacale per il proprio corpo, può essere l’anticamera di malattie dermatologiche. Per il resto, buona lettura e buone vacanze. Direttamente da Buenos Aires quattro chiacchiere con l’attrice e doppiatrice Myriam Catania di Chiara Bilancioni DICA 33 - IL PERSONAGGIO “Sono una sana... ipocondriaca” VIVENDI 6 E nergica e piena di gioia… anche a migliaia di chilometri di distanza. Così ci è apparsa subito al telefono, direttamente da Buenos Aires, Myriam Catania, giovane attrice e doppiatrice che siamo onorati di ospitare come testimonial del nuovo numero di Vivendi. Energica, solare, simpatica, positiva, ben rappresenta l’ideale degli obiettivi della nostra pubblicazione: quelli di informare per costruire benessere e serenità in ciascuno dei nostri lettori. Bastano pochi minuti per capire che la Myriam che vediamo nei ruoli brillanti in cinema o in tv è davvero molto simile all’originale. Ha appena finito di girare il film di Francesco Castaldo dal titolo provvisorio Sesso aggiunto ma è già pronta per nuove avventure. Quando le chiediamo qual è il suo rapporto con la salute, domanda che inevitabilmente apre tutte le nostre interviste, Myriam si definisce un’ipocondriaca che ripone molta attenzione sia all’alimentazione che all’attività fisica. Morale? Sono un’ipocondriaca molto sana. Sei di quelle che si protegge a ogni cambio di stagione? Senza dubbio il cambio di stagione è qualcosa che influisce molto sul mio stato fisico. Penso che i cicli naturali incidano molto sulle persone. In particolare la primavera, per la donna, è una stagione ricca di scombussolamenti. A me in particolare porta stanchezza, fame ma anche rinascita. Per combattere lo stress del tempo che cambia utilizzo alcuni integratori che fanno parte della mia dieta tutto l’anno. E li alterno ciclicamente. Quali in particolare? Faccio dei cicli di vitamine. Vitamina E, vitamina C e Papaya fermentata. Questo perché fumo molto e il corpo ha bisogno di reintegrare le vitamine. So che il fumo “brucia” la vitamina C e così cerco di aiutarlo. Quello del fumo è proprio un vizio? La mia è una lotta quotidiana. Come doppiatrice ovviamente non dovrei fumare anche perché il mio otorino sostiene che il mio apparato respiratorio sia particolarmente delicato. Spero di vincere presto questa battaglia. Tra i miei piccoli rimedi casalinghi consiglio fumenti con la camomilla e centrifuga di radice di zenzero con il miele. Sei favorevole alla medicina alternativa? Non la conosco abbastanza per abbandonare quella tradizionale, comunque cerco di non esagerare con i medicinali. Recentemente l’esperienza con il dottor Henry Chenot mi ha fatto intravedere le potenzialità della combinazione tra la medicina cinese e quella omeopatica, metodi millenari di indubbia validità. Di che cosa si tratta? Si tratta di una cura detox. La parola detox è molto abusata, Chenot fa una vera e propria detossinazione. Elimina dei residui di tossine dal corpo con un metodo creato da suoi studi che uniscono la “Mangio equilibrato, faccio attività fisica e con l’arrivo del sole proteggo la mia pelle in modo totale” medicina cinese a quella occidentale. La cura dura una settimana e devo ammettere che quando sono uscita da lì ho cominciato a cambiare un po’ le mie abitudini. Il corpo con un’alimentazione scorretta e un uso bulimico di farmaci, come succede nel nostro momento storico, si intossica facilmente. Chenot ti suggerisce uno stile di vita attento all’alimentazione in modo che il corpo in modo completamente naturale depuri l’organismo dalle tossine. Immagino quindi che uno stile di vita sano sia diventato il tuo credo di benessere… Già, la mia ricetta personale è una combinazione di vari elementi. “Non saranno sicuramente le creme ad arrestare l’inesorabile tempo che passa ma prendetevi comunque cura di voi” DICA 33 - IL PERSONAGGIO In cima alla piramide metto sicuramente l’alimentazione. Mangiare sano, possibilmente biologico, limitando il consumo di carne e cercando di mangiare frutta e verdura di stagione: non è una grande scoperta ma ci vuole costanza nel farlo. VIVENDI 8 E tuo marito (Luca Argentero ndr.), riesce a starti dietro? Fortunatamente siamo molto in sintonia, cosa che rende più facile seguire questo stile di vita. Cerchiamo inoltre di rispettare il sonno e di svolgere un’attività fisica regolare. Detto questo, per quanto mi riguarda, non rinuncio mai al mio bicchiere di vino e a trasgredire quando ne ho voglia. Vivere una vita di privazioni può essere controproducente! Pensi che la sanità pubblica funzioni in Italia? Ho un padre medico, dirige un reparto di fertilità e tecniche della fecondazione assistita. Per mia esperienza personale il sistema, nonostante le sue imperfezioni, viene supportato da personale tra i più preparati al mondo. E avendo viaggiato molto sono contenta di vivere in Italia. Quando ti allontani dal nostro Paese quali accorgimenti segui dal punto di vista sanitario? Se viaggio in zone che richiedono particolari profilassi mi limito a quelle. Nella mia valigia comunque cerco sempre di portare un piccolo kit di sopravvivenza. Visto che siamo in piena stagione estiva, come hai preparato la tua pelle al sole? Per un’attrice il sole è una vera condanna. Non ci si può quasi mai abbronzare. Se stai lavorando è proibito dalla legge. In generale avendo una pelle chiara e sensibile uso protezioni molto alte, oserei dire totali... E poi, si sa, il sole fa male quindi consiglio sempre di non esagerare. Credi nella capacità dei rimedi cosmetici contro le rughe? Non saranno sicuramente le creme ad arrestare l’inesorabile tempo che passa ma comunque ho i miei rituali e le mie abitudini. Amo molto alcuni prodotti che ho scoperto nel corso degli anni e mi piace prendermi cura delle mia pelle. E mi sento di dare lo stesso consiglio a chi ci legge: prendetevi cura di voi! Foto di: Andrea Massari glossario Vitamina E: è la vitamina antiossidante per eccellenza, protegge i lipidi delle membrane cellulari l’LDL (lipoproteine a bassa densità), principale bersaglio dei radicali liberi. Vitamina C: è il termine utilizzato per indicare il sistema redox acido ascorbico acido deiroascorbico, un sistema ossidoriduttivo reversibile a forte azione antiossidante. Papaya fermentata: si tratta di un integratore usato da almeno 15 anni in Giappone, ottenuto dalla papaya con un processo di fermentazione naturale che dura diversi mesi, al termine del quale viene macinata in una polvere finissima. I primi ricercatori giapponesi asserivano che i fitonutrienti contenuti nella papaya potessero rallentare moltissimo l’invecchiamento, combattendo i radicali liberi. glossario 9 VIVENDI Acclamata dalla critica come una delle migliori doppiatrici italiane della sesta generazione, Myriam Catania è anche un’ottima attrice. E sarebbe il caso di dire che “buon sangue non mente” visto che la nostra nuova testimonial è l’ultima discendente della famiglia Izzo. Figlia della regista e sceneggiatrice Rossella - suo nonno è lo sceneggiatore e attore Renato Izzo - nonché nipote della regista e attrice Simona Izzo, appartiene a un “nucleo” letteralmente addentrato nel mondo dello spettacolo e in particolare in quello cinematografico. Inizia così giovanissima a lavorare come doppiatrice, prestando la voce a Jessica Alba, Alyson Hannigan, Alexis Bledel, Nikki Cox, Keira Knightley, ma anche a Anna Paquin, Natalie Portman, Christina Ricci, Chloë Sevigny e Lindsay Lohan. Da qui i suoi primi passi da attrice: nel 1994 è nel cast del telefilm “Papà prende moglie” di Nini Salerno con Nancy Brilli, Franca Valeri e Erika Blanc, passando poi nel 1996 alla miniserie “Caro maestro”, diretta da sua madre, accanto a Elena Sofia Ricci, Sandra Mondaini, ancora la Valeri, Francesca Reggiani, Isa Gallinelli e Francesco Bonelli. Nel 1999 arriva il suo apprezzato esordio sul grande schermo con il film “Amor nello specchio” di Salvatore Maira, dove recita con Anna Galiena e Simona Cavallari, continuando ancora a lavorare in ambito televisivo con “Non lasciamoci più” e “L’inganno” (2003). Dopo le pellicole “Io no” e “Liberi” recita nel film di Giovanni Veronesi “Che ne sarà di noi”, accanto a Silvio Muccino, Violante Placido, Giuseppe Sanfelice, Elio Germano, Valeria Solarino, Enrico Silvestrin e Katy Louise Saunders. Dopo “Dalla parte giusta” (2005), entra nella fiction “Gente di mare” (2005) e ancora in telefilm come “Provaci ancora prof!”, “Questa è la mia terra” (2006) e” Lo zio d’America 2”. Nella prima parte del 2010 abbiamo potuto ridere con lei nella commedia “Tutto l’amore del mondo” mentre in autunno uscirà “C’è chi dice no”, una nuova commedia, questa volta di Giambattista Avellino, in cui Myrian interpreta una giornalista un po’ pazza che involontariamente ruba il posto di lavoro a un’altra persona (che nel caso specifico è proprio suo marito Luca Argentero ndr.). DICA 33 - IL PERSONAGGIO Quando doppiatrice fa rima con attrice MALI E BENI DI STAGIONE VIVENDI 10 Con la bella stagione aumentano le patologie collegate allo scorretto impiego degli impianti di climatizzazione. Come comportarsi per prevenirle Attenti a... quello spiffero gelato S e c’è una cosa che accomuna il periodo freddo con quello caldo, sono proprio quei malanni che oramai non appartengono più ad una sola stagione, tanto che negli ultimi anni si equivalgono nei due periodi climatici. Condizioni patologiche come mal di gola, tosse irritativa, raffreddori, bronchiti, dolori osteo-artro-muscolari (torcicollo, mal di schiena, dolori articolari alle spalle in particolare), spesso sono proprio dovuti all’incongrua esposizione cui ci sottoponiamo in casa, in auto in ufficio o in luoghi pubblici (aeroporti, hotel, navi, negozi, palestre, centri commerciali, mense, etc.), all’aria condizionata, anche quando possiamo modularne l’intensità o le caratteristiche. Innanzitutto, è necessario distinguere tra condizionatori e climatizzatori. I primi raffreddano soltanto l’aria: un po’ come se ci esponessimo all’aria fredda proveniente da un frigorifero. I secondi riducono anche il livello di umidità dell’aria e sappiamo bene come tale fattore sia quello più in grado di causare disagio all’organismo umano, poiché con una umidità superiore al 70%, il sudore non evapora, ma rimane sulla pelle, causando una fastidiosa sensazione di caldo appiccicaticcio. Ora dobbiamo puntualizzare alcuni aspetti. Il primo è quello che bisogna far uso dell’aria condizionata\climatizzata con particolare accortezza: infatti è inutile o addirittura dannoso regolare il termometro sulle temperature più basse. Al fine di evitare di incorrere in tipiche malattie da raffreddamento, nevralgie cranio-facciali di tipo trigeminale, o addirittura paresi del nervo facciale, dolori osteo-muscolari o addominali fino a vere e proprie congestioni intestinali, dobbiamo regolare la temperatura su valori di circa 6 gradi inferiori a quelli della temperatura ambientale, in modo da non creare un divario eccessivo. In alternativa possiamo utilizzare una rapido calcolo, secondo il quale, la temperatura dell’aria condizionata è pari alla metà del valore in gradi della Dr. Massimo Gismondi Specialista in Medicina del Lavoro e Otorinolaringoiatria temperatura esterna più 10. In effetti, il freddo notevole e gli sbalzi di temperatura improvvisi, vanno ad interferire con i comuni sistemi difensivi delle vie aeree superiori ed inferiori, in particolare riducendo i movimenti delle ciglia delle cellule che rivestono le vie aeree e che servono ad allontanare gli agenti nocivi presenti nell’aria. In tal modo l’organismo, a fronte di una riduzione delle sue capacità difensive, è meno efficace nel combattere gli agenti patogeni (in particolare virus e batteri), per cui possono crearsi i presupposti per l’inizio delle malattie in questione (mal di gola, raffreddore, ecc). Inoltre, l’esposizione diretta ai flussi d’aria fredda, focalizzati su particolari aree corporee, determinano veri e propri attacchi di mialgie (dolori ai muscoli degli arti) o artralgie acute (mani spalle, torace, etc.). Un’attenzione particolare va destinata al problema relativo ai germi che possono annidarsi nei climatizzatori: tra questi la Un capitolo a parte va riservato all’utilizzo del climatizzatore in auto: è consigliabile metterlo in funzione dopo aver fatto fuoriuscire l’aria calda dall’autovettura quando è surriscaldata, mentre sarà utile spegnerlo poco prima dell’arrivo a destinazione, per adeguarsi meglio alla temperatura ambientale. Non va sottovalutata poi, l’importanza della periodica sostituzione dei filtri (al massimo ogni 10.000 km), poiché le polveri ed i pollini aerodispersi, riescono ben presto ad intasarne le trame, con la possibilità di causare attacchi d’asma in soggetti predisposti. È bene anche considerare che l’aria climatizzata in auto, ritenuta fino a qualche anno fa un optional per taluni anche inutile, ha man mano acquisito importanza, non solo come mezzo di benessere, ma anche come strumento di sicurezza, in quanto consente di viaggiare, anche in condizioni proibitive, riducendo il disagio da stress termico e la fatica fisica, migliorando, tra l’altro, anche la capacità attentiva alla guida. MALI E BENI DI STAGIONE IN MACCHINA È PIÙ DI UN COMFORT “famigerata” Legionella Pneumophila agente eziologico della Malattia del Legionario (forma più grave di malattia con polmonite) e della Febbre di Pontiac (forma leggera di infezione). Il termine legionellosi deriva da un episodio di epidemia di polmonite accaduto nel 1976 e verificatosi tra i partecipanti ad un raduno di veterani dell’American Legion, in un albergo a Philadelphia, che provocò la morte di 34 individui su 221 contagiati. La riproduzione di questo microrganismo è favorita dall’ambiente caldo\umido presente nei condizionatori d’aria e può causare nell’uomo una malattia rappresentata da febbre, tosse e sintomi gastroenterici (nau- sea, vomito diarrea), disturbi renali, astenia, perdita d’appetito, fino a casi più gravi con polmonite. Le legionelle, presenti negli ambienti acquatici naturali ed artificiali, trovano condizioni favorevoli alla proliferazione, nella temperatura dell’acqua (sopravvivono tra i 5,7 ed i 55°C e sviluppano tra i 25 ed i 42°C), in valori di pH compresi tra 5,5 e 8,1, in condizioni di acqua stagnante, in presenza di incrostazioni, etc. La malattia non si trasmette da persona a persona e non esistono, al momento, casi accertati di trasmissione riguardanti l’aria condizionata delle auto e degli ambienti domestici. I principali fattori di rischio che favoriscono l’infezione, sono: • L’ETÀ AVANZATA • IL FUMO • L’IMMUNODEFICIENZA • IL SESSO MASCHILE • LE PATOLOGIE CRONICO DEGENERATIVE (DIABETE, INSUFFICIENZA RENALE) • LA TOSSICODIPENDENZA Bisogna far uso dell’aria condizionata\climatizzata con particolare accortezza: infatti è inutile o addirittura dannoso regolare il termometro sulle temperature più basse. VIVENDI 11 MALI E BENI DI STAGIONE Un’eccessiva tintarella, l’uso di lampade abbronzanti ma soprattutto le gravi scottature da raggi solari prima dei 15 anni sono i fattori di rischio di una patologia in grave crescita. L’alfabeto del neo VIVENDI 12 Il melanoma, un tumore a rischio-estate I l melanoma è un tumore maligno della pelle che può insorgere su di un neo preesistente o su cute sana. Negli ultimi anni si è registrato un rapido aumento di incidenza di questo aggressivo tumore della pelle. In Europa ogni anno vengono diagnosticati circa un milione di nuovi casi di tumore; uno su 100 è un melanoma. Nonostante i progressi ottenuti nella immuno-chemioterapia, quando il melanoma viene diagnosticato tardi la mortalità resta elevata. La prognosi dipende soprattutto dallo spessore del tumore al momento della diagnosi. Più il melanoma è “sottile” (senza invasione degli strati profondi della pelle) maggiori sono le probabilità di sopravvivenza e anche di guarigione geografica la lesione deve essere valutata dallo specialista. C come Colore: se il neo presenta un colore molto scuro o non uniforme e/o se sono comparse modifiche (in chiaro, scuro, nero, rosso, bianco) anche minime la lesione deve essere adeguatamente monitorizzata. D come Dimensione: se il neo ha un diametro superiore ai 6 millimetri o se ha avuto una crescita di dimensione negli ultimi mesi, dovete rivolgervi allo specialista. E evoluzione Elevazione/Emorragia: se il neo ha avuto una modifica dell’aspetto iniziale, e/o se in un punto diventa in rilievo, e/o se sanguina spontaneamente e senza traumi, la lesione deve essere controllata dal dermatologo. Come controllare un neo per capire se è “patologico”? Quando vi controllate un neo o una nuova lesione scura comparsa sulla pelle, dovete valutarla ricordando le prime 5 lettere dell’alfabeto: A B C D E. I fattori di rischio, legati al comportamento personale, comprendono l’eccessiva esposizione solare e l’uso di lampade abbronzanti, ma soprattutto le gravi scottature da raggi solari prima dei 15 anni. In effetti, numerosi studi hanno dimostrato come la prevenzione del melanoma inizi in età infantile, con le prime esposizioni solari al mare. Eventi di questo genere, verificatesi nei primi anni di vita, sono sufficienti a produrre un aumentato rischio di sviluppo di un melanoma. Anche l’attività lavorativa ha la sua impor- A come Asimmetria: la presenza di una forma irregolare, con una metà della lesione diversa dall’altra, depone per un neo atipico. B come Bordi: se i bordi sono regolari ed uniformi tutto va bene, ma se sono frastagliati, irregolari, con aspetto a carta Dr. Josè Maria Lops Dermatologo tanza: coloro che lavorano all’aperto appaiono esposti ad un rischio minore, forse per l’effetto protettivo dell’abbronzatura prodotta dalla cronica esposizione alla luce del sole; gli individui che lavorano al coperto e che si sottopongono a brevi ed intense esposizioni solari sembrano presentare un aumentata incidenza di melanomi. Sembra quindi che il danno dipenda dalle forti esposizioni alla luce solare con relative “scottature” riportate soprattutto nei primi anni di vita, aggravate poi dal ben noto “buco” dell’ozono dell’atmosfera, con aumento della quantità della radia- Il sole senza eccessi ha una dimostrata azione anticancro sui tumori viscerali più frequenti, come il tumore del colon-retto o il cancro alla prostata. La revisione di 39 studi condotti su oltre 10.000 pazienti, condotto nell’ambito di uno studio del New Mexico, ha confermato che l’esposizione solare saltuaria e senza precauzioni è fortemente associata al rischio e alla mortalità per melanoma. Esporsi in maniera regolare e prudente riduce l’incidenza e la malignità del tumore, diminuendo il rischio di metastasi. Secondo gli studi più recenti un`esposizione moderata e costante non solo è un antidepressivo naturale, ma riduce il rischio e la mortalità per tumore della pelle, che invece cresce del 70% se ci si espone in maniera occasionale e senza precauzioni. Il sole è infatti il maggior responsabile della sintesi di vitamina D, che ha una dimostrata azione anticancro sui tumori viscerali: aumentarne la sintesi fino a 40 microgrammi, prendendo il sole nella bella stagione ogni giorno per 20 minuti, significa ridurre del 17% l’incidenza e del 19% la mortalità anche per i tumori cutanei. Attenzione anche a proteggersi troppo dal sole: esagerare con le creme solari e cibi antiossidanti fotoprotettivi come cioccolato, vino rosso e tè nero potrebbe compromettere la sintesi di vitamina D necessaria. BENE A SAPERSI del doppio o del triplo rispetto alla popolazione con un fototipo più alto. Sono proprio le esposizioni intense e intermittenti alla luce del sole, su cute non abituata, che aumentano il rischio di tumore, mentre un’esposizione costante e moderata non è altrettanto rischiosa. Poco sole preso tutti i giorni protegge dal melanoma: il rischio di sviluppare un melanoma cresce infatti del 70% con l’esposizione al sole occasionale, eccessiva e senza precauzioni, mentre si riduce del 16% se ci si espone ai raggi con moderazione e regolarità. IL SOLE, FONTE DI SALUTE 13 VIVENDI zione ultravioletta B (UVB) che raggiunge la superficie terrestre. Un soggetto di carnagione chiara con capigliatura bionda o rossa ed occhi azzurri o verdi, con una pelle difficilmente abbronzabile e lentigginosa può vedere aumentato il rischio di sviluppare un melanoma MALI E BENI DI STAGIONE Lo sport ai tempi dell’Mp3 VIVENDI 14 La musica può accompagnarci proficuamente nell’attività fisica, dando il ritmo a movimenti e intensità. La compilation giusta per i diversi livelli di preparazione S port e musica: un bel connubio? Direi di sì, specie se si tratta di un ritmo adatto alle nostre esigenze cardiocircolatorie, che ci possa accompagnare in cuffia mentre corriamo, pedaliamo, facciamo ginnastica o solleviamo attrezzi in palestra. Vediamo, allora, di dare qualche semplice suggerimento. Cosa ascoltare mentre si fa dell’attività fisica? Teoricamente potrebbe dipendere dal tipo di sport che si pratica ma ovviamente anche dai propri gusti personali. Se parliamo in generale di attività come footing, ciclismo e nuoto mi sentirei di suggerire qualcosa che abbia almeno gli stessi BPM (beats per minute, battito per minuto) per aiutare a tenere il ritmo. Potreste preparare inizialmente 2-3 brani con dei pezzi down beat come intro per riscaldarvi e poi ascoltare una bella sequenza di singoli che abbiano gli stessi BPM per avere un ritmo costante, e verso la fine, magari utile per accompagnare uno scatto finale, dei pezzi più spediti. Per il defaticamento potreste invece ascoltare qualcosa Chill Out e quindi preparare una “programmazione musicale” che abbia la durata del vostro workout, compilation di 30, 60 o 90 minuti pensate per il vostro livello di intensità. DJ Fabian Qui sotto alcuni facili pezzi di diverse epoche con differenti BPM che potrebbero darvi la carica nelle vostre performance sportive: Van Halen “Jump”, Michael Sembello “Maniac”, Bronski Beat “Hit That Perfect Beat”, Ice Mc “Think About The Way”, “Don’t Stop Movin’” Living Joy, Dennis Ferrer “Hey Hey”, Sharam “Don’t Say A Word”, Sofia Rubina “Make Me Beautiful”, Quentin Harris “Do The Right Thing” e Oxia “Sun Step”. Provate a vedere quale genere e quali BPM siano più adatti a voi e al vostro sport: Soulful House, Electro, Minimal, etc. Scoprite quello che riesce a motivarvi di più! Personalmente, se dovessi ascoltare qualcosa che non ho preparato al mixer mentre cavalco una sella di una bici, l’album “Tour de France Soundtracks” dei Kraftwerk sarebbe probabilmente la prima scelta, e le tracce che ripeterei più volte sarebbero senza dubbio “Aèrodinamic” (126 BPM), “Titanium” (126 BPM), “Tour de France” (134 BPM) e “Tour de France Etape 1” (140 BPM). Se le sonorità elettroniche classiche non vi fanno contorcere lo stomaco è un album sicuramente da comprare e utilizzare anche a questo scopo! Disc jockey E per quanto riguarda la musica giusta per la palestra? Sarebbe meglio lasciarla stare, visto che il Body Building è uno sport dove mente e corpo devono essere sempre strettamente collegati tra loro. Non c’è niente di meglio che ascoltare il tintinnio delle piastre di ghisa che sbattono tra loro, il proprio fiatone dopo una bella serie di squat e i suoni prodotti dagli sforzi che ognuno produce per cercare di dare il meglio e superare i propri limiti. Sì, OK…a molti piace ascoltare Nu Metal, commerciale o “Eye Of The Tiger” a tutto volume quando sollevano un paio di manubri, ma non è l’ideale. Scapoli vs ammogliati: il pallone può mettervi in ginocchio Dr. Stefano Salvatori Specialista in Ortopedia e Traumatologia Medico Sociale S.S. Lazio S.P.A. I 15 VIVENDI l calcio in Italia è come il pane, vero ed indiscusso sport nazionale e sono sempre di più quelli che si avvicinano o praticano assiduamente questo sport. Non va dimenticato, inoltre, che indubbiamente è lo sport che va per la maggiore con l’arrivo del bel tempo. È un’attività che piace, soprattutto ai dilettanti ed amatori che sfruttano le prime giornate miti per far scattare la voglia di sport all’aria aperta, ed è nello stesso tempo un’attività che fa bene mettendo in funzione sia l’apparato cardiovascolare e respiratorio (cuore e polmoni) sia l’apparato muscolare. Può far meno bene, però, nel momento in cui le persone giocano solo una partita senza aver prima effettuato una preparazione fisica adeguata: la mancanza di allenamento specifico per questo sport espone l’atleta della domenica ad un maggior rischio di infortunio. La preparazione ideale prevede di andare in palestra almeno un paio di volte la settimana per allenare l’apparato cardiovascolare con attività aerobiche come la corsa e per migliorare la flessibilità articolare e muscolare. Non va trascurato, infatti, che proprio per i dilettanti c’è una maggiore probabilità di rischi ed essendo uno sport di contatto anche un maggior rischio di infortuni. Di conseguenza prima di mettersi a praticare, anche se in via del tutto MALI E BENI DI STAGIONE Le partitelle estive di calcio rappresentano un serio rischio senza preparazione o allenamento. Consigli e precauzioni suggeriti da chi se ne intende amichevole come può accadere nella classica partita scapoli e ammogliati, lo sport più popolare nel nostro continente, è fondamentale essersi sottoposti ad una visita medico sportiva. Questa è una regola che vale per tutti prima di cominciare a praticare lo sport soprattutto quando si tratta di un’attività fisico-sportiva completa, che coinvolge la maggior parte dei muscoli e delle articolazioni. Gli infortuni più frequenti che si possono riscontrare in queste partitelle estive sono i traumi distorsivi della caviglia e del ginocchio e le lesioni muscolari (stiramenti e distrazioni) prevalentemente agli arti inferiori. Ci sono alcune regole che andrebbero rispettate anche per chi affronta lo sport in maniera non agonistica proprio per evitare questi inconvenienti. Per prevenire eventuali infortuni, infatti, bisognerebbe affrontare lo sport in modo serio, avendo fatto uno o due allenamenti nel corso della settimana. Quegli esercizi da praticare a casa o in palestra ci permettono di prepa- rare i muscoli ed articolazioni alle sollecitazioni dello sport. Un’altra regola da seguire è cercare di fare attenzione al proprio ritmo di lavoro o di studio e all’alimentazione: andare a giocare a pallone dopo un pranzo o una cena abbondanti non è certo l’ideale. Nello stesso modo sarebbe da evitare l’abitudine di praticare lo sport quando si è stanchi. Quindi il concetto fondamentale da considerare è quello di non dimenticare mai di fare un buon riscaldamento prima della partita, un po’ di stretching e qualche esercizio di mobilizzazione articolare che aiutano a diminuire il rischio di infortuni. Un altro aspetto importante è quello di curare bene l’attrezzatura. La scelta delle scarpe è importante per chi gioca a calcio, soprattutto in rapporto al terreno di gioco che può essere a volte erboso e scivoloso. Non dimentichiamo infatti che il cosiddetto disastro delle partitelle estive avviene proprio perché “non agonista” spesso equivale a “meno preparato”. Tossinfezione BENE A SAPERSI ALARM VIVENDI 16 Dr.ssa Maria Loredana Frassanito Durante l’estate, anche per l’aumento della temperatura che favorisce la proliferazione batterica, cresce il rischio di contaminazioni e di alterazioni degli alimenti L a stagione estiva, con le alte temperature che in genere fa registrare, può determinare seri problemi di adattamento all’organismo, soprattutto nei soggetti più fragili come gli anziani e i bambini, per i quali sono raccomandabili alcuni corretti comportamenti, a cominciare dall’alimentazione. In determinate condizioni ambientali, d’estate in particolare, gli alimenti vengono inevitabilmente contaminati da microrganismi che ne compromettono la commestibilità (alterazione organolettica) e ne variano le caratteristiche tipiche, quali odore, sapore, colore e consistenza. Il rischio è di contrarre tossinfezioni, un problema rilevante e sempre attuale anche se nei Paesi industrializzati grazie alle migliori condizioni igienico-sanitarie e di conservazione anche domestica, sono diminuiti i problemi di contaminazione e sviluppo microbico negli alimenti. Le tossinfezioni alimentari propriamente dette sono dovute alla presenza di microrganismi vivi, non uccisi da cotture o da trattamenti di conservazione, che, moltiplicandosi nel corpo umano, producono tossine che, a loro volta, danno origine ad alterazioni a livello delle cellule della parete intestinale. Gli alimenti fonti di tossinfezioni, in generale, non presentano alterazioni dei caratteri organolettici tipici e, in assenza di sospetti, vengono quindi consumati senza precauzioni. Gli alimenti arrivano sani ai consumatori (colture agricole e allevamenti animali), dalla trasformazione e conservazione, distribuzione e commercializzazione (industriale, artigianale e domestica), fino alla somministrazione finale (bar, ristoranti, mense). È importante il rispetto delle norme igienico-sanitarie in grado di assicurare l’innocuità e la salubrità dei prodotti da parte di tutti i soggetti che sono coinvolti in tutte le fasi del processo. Biologo, Direttore Tecnico Marilab Center, Responsabile Lab. H.A.C.C.P. È importante scegliere prodotti adeguati e manipolati con cura ed igiene: è la prima importante regola per un’alimentazione equilibrata e sana, che permette di garantire benessere e salute. Quando è presente una carica elevata e le condizioni di temperatura, umidità e assenza di ossigeno sono favorevoli, viene favorita la moltiplicazione batterica, soprattutto per alimenti a base di latte, uova, prodotti di pasticceria che non siano mantenuti a basse temperature nel rispetto della catena del freddo. La maggior parte dei microrganismi patogeni predilige una temperatura attorno ai 37°C (che è la temperatura corporea) e ambienti vicini alla neutralità: molti in ambiente acido muoiono, altri, come il botulino, non producono tossine. Le tossinfezioni si manifestano dopo poche ore dall’ingestione di alimenti contaminati e possono colpire più persone se la consumazione è avvenuta in ristoranti, bar, mense, banchetti collettivi. Una delle più diffuse intossicazioni, dovuta fondamentalmente a un’inadeguata preparazione o conservazione dei prodotti, è quella da stafilococco. Fortunatamente, di solito, l’andamento è benigno. Agenzia di OSTIA Via Luigi Borsari, 29 - 00122 ROMA Tel. 06 5621327 - 06 5601653 Fax 06 5600345 17 VIVENDI 1 - Moderare l’introito di calorie, preferendo alimenti leggeri e facilmente digeribili ad alto contenuto di acqua, come frutta e verdura, perché con temperature elevate il metabolismo basale si riduce e di conseguenza anche il fabbisogno energetico. 2 - In estate aumenta la sudorazione e si eliminano liquidi e sali minerali che devono essere reintegrati: quindi, bere con regolarità e prima che intervenga la sensazione di sete, che negli anziani può essere assente. Non eccedere nel consumo di bevande zuccherine, gassate o nervine (tè, caffè e cola), che possono aumentare la diuresi e la disidratazione. 3 - Ridurre alcolici e superalcolici, che apportano calorie eccessive, rallentano la digestione e provocano sonnolenza e torpore. 4 - Mangiare cibi freschi, cotti al momento e consumati subito per prevenire tossinfezioni. 5 - Moderare il consumo di carne, formaggi e salumi e il minore apporto calorico. 6 - Consumare in tutte le forme verdura e frutta di stagione e al giusto grado di maturazione, dopo accurato lavaggio. 7 - Uova, latte e derivati sono ottimi per valori nutritivi. BENE A SAPERSI MANGIARE SANO IN ESTATE Quando l’eccesso di igiene può fare danni BENE A SAPERSI Ricerche scientifiche dimostrano che lavarsi troppo può far male. Ecco i nostri consigli su una giusta e sana detersione VIVENDI 18 di Josè Maria Lops I l concetto di igiene che negli ultimi anni domina nella nostra società è stato stravolto e manipolato, non più nell’interesse collettivo della pubblica salute, ma soprattutto a beneficio degli interessi economici di un settore economico che fa affari d’oro, quello, appunto, che produce prodotti per la pulizia del corpo. Lavarsi troppo fa male. Se fino a poco tempo fa poteva risultare strano adesso, invece, si sa: l’eccesso di igiene abbassa le barriere della pelle, e può portare più problemi di quanti non se ne incontrino lasciando che il nostro corpo emani un odore non proprio freschissimo. Studi già effettuati sui neonati, infatti, hanno dimostrato che se i bimbi appena nati sono circondati da oggetti perfettamente puliti e sterilizzati a lungo andare non sviluppano gli adeguati strumenti immunitari di difesa. Una recente ricerca, inoltre, ha certificato che se i bimbi fino ai 5 anni di età vivono in ambienti troppo puliti e in case praticamente asettiche, con i mobili sempre tirati a lucido, hanno molte più probabilità dei loro coetanei di sviluppare la dermatite atopica, una particolare patologia della pelle che si manifesta con pelle secca, arrossamenti, desquamazioni e prurito intenso tanto da impedire il sonno. Sotto accusa, quindi, l’eccessiva igiene cutanea, responsabile di squilibrare le normali difese immunitarie dell’organismo, ma anche i detersivi per i vestiti, soprattutto se usati in eccesso e non accuratamente risciacquati. Una pulizia esagerata della pelle, spiegano gli esperti, può alterare le barriere protettive della cute e il suo stato di idratazione, favorendo l’insorgenza di secchezza (xerosi), irritazione (dermatite irritativa) e fissurazione della pelle (ragadi). Ecco, allora, i consigli degli esperti su come lavarsi bene. Lo scopo delle detersione, spiegano gli esperti, è rimuovere lo sporco dalla pelle, ossia l’insieme di sostanze come grassi, polvere, secrezioni organiche (sebo e sudore) e microrganismi diversi. La sporcizia è quindi composta da sostanze idrosolubili che possono cioè essere rimosse anche dalla sola acqua, e sostanze liposolubili che necessitano di essere rimosse con un detergente. Sotto questo aspetto è controindicato lavarsi troppo spesso con sostanze detersive perché distruggono la flora dermica che impiega circa un’ora per riformarsi. Persone dalla pelle molto sensibile o ammalata usano prodotti protettivi dopo ogni lavaggio (creme o emulsioni per lo più composti da oli e acqua, conservanti e odoranti sintetici), ma non risolvono il problema della flora. Meglio utilizzare i saponi alla “vecchia maniera” (es. quello detto “di Marsiglia”). Con sapone alla “vecchia maniera“ si intendono saponi fabbricati con oli o grassi e carbonio di sodio o potassio. Questi saponi non contengono allergeni, distruggono bene i germi patogeni (salvo i miceti) e preparano un buon terreno di acidi grassi per la flora dermica. I “saponi sintetici” invece (usati abitualmente), hanno poco a che fare con un sapone: per lo più hanno proprietà detersive (emulsionano grassi e oli), ma sono carenti di germicidi. Infatti, su queste saponette vivono più germi che sugli asciugamani (anche se raramente patogeni). È noto che i nomadi (bambini ed adulti) sono molto più sani dei cosiddetti “cittadini”, questo perchè vivendo in condizioni igieniche meno aggressive, permettono all’organismo di adeguarsi ed imparare a difendersi dalle varie malattie, cioè si irrobustiscono di più e meglio. Ciò significa che la troppa “igiene” indebolisce il sistema immunitario e l’organismo intero, permettendo l’aggressione delle varie malattie. Infine, l’ultimo consiglio: non lavarsi troppo spesso, soprattutto per quanto riguarda le mani, che sono la parte del corpo che viene lavata più frequentemente e quindi più sottoposta allo “stress” della pulizia. Gli esperti consigliano di far passare tra un lavaggio e l’altro almeno 4 ore. QUATTRO REGOLE D’ORO PER UNA PULIZIA “FISIOLOGICA” “ Riceviamo e volentieri pubblichiamo Cari lettori, in questo numero lascio lo spazio alle bellissime parole di uno dei nostri affezionati clienti; ringrazio vivamente il signor Vincenzo per la sua testimonianza, per me e per tutto lo staff del Gruppo Marilab motivo di grande soddisfazione, augurandogli nel contempo una prontissima guarigione. Daniele Marino “Spettabile Gruppo Marilab, mi chiamo Vincenzo L.; da quasi due anni sono diventato, mio malgrado, un vostro “cliente” in quanto devo monitorare costantemente i miei valori ematici. Dopo questa breve presentazione volevo farvi conoscere le mie impressioni sul vostro centro. Innanzitutto dovete sapere che mi sono trasferito con la mia famiglia a Fiumicino nel dicembre del 2007… perciò, vivendo in una città nuova, sono stato in giro per conoscerla meglio. Ho scoperto l’ubicazione degli uffici comunali, del poliambulatorio, degli uffici postali, degli esercizi commerciali, etc… Quello di cui avevo bisogno era anche un laboratorio analisi organizzato. Mi sono guardato intorno e neanche a 50 metri da casa mia ho trovato un laboratorio analisi dove ho iniziato ad effettuare i miei primi controlli, ma non so perché, il mio rapporto con la struttura medica non mi soddisfaceva. Su suggerimento di alcuni miei colleghi ho deciso di cambiare laboratorio privato e sono venuto a conoscenza del vostro centro di Fiumicino diretto dal Dott. D’Agostino che sin dal primo giorno ha avuto a cuore la mia situazione clinica. In seguito al trasferimento del Dottore ad Ostia, ho deciso di eseguire i miei controlli presso quest’ultima. Ho trovato nel centro di Ostia (come anche in quello di Fiumicino) quello che cercavo: una struttura nuova, accogliente, personale addetto all’accettazione disponibile ma soprattutto sempre sorridente e tutto ciò fa dimenticare, anche se solo per un attimo, il perché ci si trova lì. L’attesa è di solo pochi minuti, ma ti passa subito perché ci sono delle riviste che ti aiutano a non pensare prima delle analisi. Nella sala prelievi ho conosciuto una persona squisita, Draganov, che oltre ad avere una mano talmente leggera nel fare il prelievo, ha sempre un volto disteso e sorridente. Inoltre la presenza del Dott. Alfio D’Agostino… è stata la mia “salvezza”. Un dottore che, sin dalle mie prime analisi a Fiumicino, mi ha messo immediatamente a mio agio: “obbligandomi” a chiamarlo con il suo nome e non con titolo di dottore, si è sempre reso disponibile a chiarire qualsiasi mio dubbio, spiegandomi in modo semplice e chiaro i risultati delle analisi… senza esagerare anziché un dottore ho trovato un amico con il quale ho instaurato un bel rapporto, ed è proprio questo rapporto che nelle strutture ospedaliere pubbliche e/o private manca; purtroppo questo lo posso affermare sulla mia pelle avendo dovuto affrontare numerosi ricoveri in ospedale. Ovviamente mi auguro, in un futuro imminente, di avere il piacere di incontrare il dottor Alfio ed il suo staff soprattutto fuori dall’ambiente di lavoro e … completamente guarito!!! Ma sono soprattutto sicuro di una cosa: se dovessi continuare, mio malgrado, a monitorare i miei valori ematici, lo farei solo presso il Gruppo Marilab di Ostia, dove umanità, cortesia e professionalità non vengono mai meno e si fanno portavoce nella persona del dottor Alfio D’Agostino e di tutto il centro. Auguro a tutto il personale medico e non solo i miei più cordiali saluti, Vincenzo L. PS: ci vediamo alle prossime analisi, che siano le ultime!!! Per contattare Daniele Marino si prega di inviare una e-mail a daniele.marino@gruppomarilab.it o un fax al n° 0656195174 BENE A SAPERSI 1) Usare sempre prodotti adeguati al tipo di pelle, che può essere secca o grassa, e preferire oli detergenti, che sono più delicati, soprattutto quando si tratta di soggetti con la pelle particolarmente secca o delicata, come i bambini. 2) Non eccedere mai nella quantità di prodotto utilizzato: per ottenere un effetto pulente, infatti, bastano minime quantità di sapone, mentre dosi eccessive portano più facilmente a disidratazione e irritazioni. 3) Rimuovere sempre l’eccesso di sapone con abbondante acqua per evitare irritazioni, e in caso di pelli delicate o secche evitare prodotti eccessivamente schiumogeni, preferendo a questi il lavaggio con sola acqua. 4) Evitare saponi con sostanze profumanti o conservanti, soprattutto in caso di pelli sensibili. Analisi a dimensione umana 19 VIVENDI Per evitare il più possibile di incorrere in secchezza o in disturbi anche peggiori come le dermatiti irritative, è bene non utilizzare detergenti troppo aggressivi e rispettare delle elementari regole: BENE A SAPERSI Sanità, una vera governance e non la solita politica dei tagli La Regione Lazio sembra avviata al risparmio attraverso i tetti di spesa. Studi autorevoli dimostrano che la presenza del settore privato garantisce minori spese complessive VIVENDI 20 Dr. Luca Marino L a nuova giunta della presidente Polverini si è ormai insediata ed è stata accolta con grandi speranze da molti settori produttivi di questa regione ed, in particolare, dalla Sanità Privata. Le aspettative erano e sono molte, sulla base dei programmi elettorali che vedevano in prima linea una riforma del Servizio Sanitario Regionale che valorizzasse le eccellenze ed abbattesse gli sprechi. Tuttavia, ahimè, lo scenario non è cambiato: dopo una prima fase in cui sembrava ci fossero delle prospettive di collaborazione su un programma di risanamento del sistema, ecco che arrivano i Decreti Commissariali che si abbattono come una scure sulle strutture sanitarie private accreditate riducendo i tetti di spesa da un minimo del 4% per gli esami di laboratorio fino ad arrivare al 17% per la Risonanza Magnetica. Queste misure, tra l’altro, sono le stesse che il sub-commissario Morlacco aveva già proposto nel corso della precedente giunta con delle modifiche ancora più gravose. Poiché siamo imprenditori e conosciamo bene cosa sono le esigenze di bilancio, non siamo certo noi che ci opponiamo ad un processo di risanamento dei conti che, come sappiamo, sono ben più rossi del sangue che analizziamo (1,5 miliardi di deficit annuo); tuttavia, non ci possiamo esimere dal denunciare ancora una volta che, se si vuole risparmiare, bisogna ridurre gli sprechi e tagliare i settori improduttivi. Se è vero come è vero che la sanità privata accreditata offre un servizio di ottima qualità a costi molto vantaggiosi, quindi più privato uguale minore spesa (affermazione confermata da un dettagliato Rapporto sullo Stato della Sanità in Italia pubblicato dal Centro Studi Economici Internazionali dell’Università di Roma “Tor Vergata”, ved. tabella 1 - tabella 2), allora non possiamo accettare ulteriori tagli che determinerebbero un incremento della spesa piuttosto che il risparmio annunciato. Qual’è la ricetta giusta? La ricetta c’è e non è impossibile: è necessaria una riforma strutturale di tutto il Servizio Sanitario Regionale del Lazio; non si possono più accettare manovrine che non guardano più Dir. Sanitario Marilab Center Vice presidente Sezione Sanità UIR Confindustria in là di un palmo di naso, c’è bisogno che una commissione di professionisti esperti del settore (che siano veramente tali!) si sieda intorno ad un tavolo e studi una proposta di Governance che contempli tutte le realtà presenti all’interno del sistema e che sposi una sola logica: quella della qualità/efficienza. Il cittadino/utente finale è l’attore principale di tutto il sistema e va messo al centro di tutto. È tempo di finirla con i tagli che determinano solo un allungamento delle liste d’attesa, penalizzando, in prima linea, il malato; vogliamo un sistema, con regole chiare per tutti, che garantisca la libertà di scelta per il cittadino e la libertà d’impresa per le aziende. Ci auguriamo che la presidente Polverini dia presto corso a questo processo di rinnovamento e che il Governo faccia la propria parte, allentando la morsa finanziaria a cui ha sottoposto le Regioni sottoposte al Piano di Rientro. Più privato ovvero più risparmio Valle D’aosta Umbria Trentino Alto Adige Marche Friuli Venezia Giulia Emilia Romagna Toscana Liguria Abruzzo Basilicata Sardegna Puglia Piemonte Calabria Veneto Lombardia Molise Lazio Sicilia Campania SPESA ACCREDITATA TOT. PER ABITANTE SPESA TOTALE PER ABITANTE € 16,53 € 16,71 € 20,66 € 25,03 € 30,72 € 33,44 € 34,20 € 34,36 € 35,97 € 41,90 € 54,66 € 55,10 € 55,36 € 60,32 € 69,28 € 74,94 € 80,78 € 94,78 € 96,30 € 109,65 € 341,21 € 258,85 € 312,79 € 276,67 € 236,22 € 308,87 € 301,80 € 349,56 € 135,73 € 199,69 € 142,77 € 202,81 € 311,07 € 158,71 € 284,10 € 244,76 n.d. n.d. € 136,87 159,60 LABORATORIO DI ANALISI CLINICHE - ANNO 2007 REGIONE Valle D’aosta P. A. Bolzano P. A. Trento Molise Friuli Venezia Giulia Umbria Basilicata Abruzzo Marche Liguria Sardegna Toscana Veneto Emilia Romagna Piemonte Calabria Lombardia Puglia Lazio Sicilia Campania STRUTTURE ACCREDITATE STRUTTURE PUBBLICHE TOTALE 1 5 5 19 9 8 23 62 51 32 57 54 90 69 35 116 208 218 333 675 658 0 9 11 6 19 28 33 36 50 71 50 84 70 102 160 87 132 135 155 141 163 1 14 16 25 28 36 56 98 101 103 107 138 160 171 195 203 340 353 488 816 821 PRESTAZIONI DI LABORATORIO PER ABITANTE 12,16 5,67 15,29 14,1 15,14 12,4 8,67 11,55 9,3 13,68 13,75 13,27 10,58 13,7 14,22 11,83 16,74 14,57 12,49 12,35 10,1 Le due tabelle dimostrano che a una maggior spesa per la specialistica ambulatoriale accreditata corrisponde una minor spesa pro capite (tabella 1). Inoltre, quasi sempre una più ampia scelta di strutture accreditate coincide con un minor numero di prestazioni di laboratorio per abitante (tabella 2). Tradotto in benefici economici significa che una più vasta disponibilità ed il maggior ricorso a strutture private accreditate determinano una razionalizzazione delle prestazioni e una conseguente diminuzione della spesa sanitaria. 21 VIVENDI REGIONE BENE A SAPERSI SPECIALISTICA AMBULATORIALE - ANNO 2008 NOVITÀ SALUTARI Sperimentata con risultati interessanti una molecola che ha effetto sulla “svogliatezza” sessuale delle donne. E non è un ormone VIVENDI 22 C Calo del desiderio, arriva l’aiutino anche per le donne osì come è stato negli anni Ottanta per il Sildenafil (meglio conosciuto come Viagra), anche la Flibanserina è una molecola scoperta per caso! Nel tentativo di formulare un antidepressivo a rapida azione, è stato osservato che la flibanserina determinava un aumento del desiderio sessuale nella donna. Il Disturbo da Calo del Desiderio Sessuale (HSDD) è una disfunzione caratterizzata da calo di desiderio sessuale associato a forte disagio e/o difficoltà di relazione interpersonale, per cui le donne affette spesso accusano una perdita dell’intimità e della vicinanza al partner con ripercussioni negative sulla vita e sulla relazione di coppia. La flibanserina è una molecola innovativa, non a base di ormoni, che sembrerebbe in grado di risvegliare il desiderio femminile. Non si tratta di un vasodilatatore ma di un antidepressivo, il cui meccanismo d’azione si svolge pertanto a livello cerebrale: agisce sui neurotrasmettitori cerebrali coinvolti nella risposta sessuale e, modulandoli, sembrerebbe in grado di ripristinare quel giusto equilibrio fra fattori inibitori ed eccitatori che determina una sana risposta sessuale. Ad oggi sono stati effettuati quattro test clinici su 5mila donne in 220 centri: i dati raccolti dimostrerebbero che flibanserina alla dose di 100 mg, assunta una volta al giorno la sera prima di andare a letto, aumenti in maniera significativa il numero di rapporti sessuali soddisfacenti e il desiderio sessuale, oltre a ridurre in maniera significativa il disagio associato all’HSDD in donne in età fertile. La maggior parte delle reazioni avverse sono state di grado lieve e moderato, si sono manifestate nei primi 14 giorni di terapia e si sono risolte con la prosecuzione della terapia. Gli eventi avversi più comuni hanno compreso vertigine, nausea, spossatezza, sonnolenza e insonnia. 100 mg di flibanserina, assunta una volta al giorno la sera prima di andare a letto, aumenta in maniera significativa il numero di rapporti sessuali soddisfacenti e il desiderio sessuale, oltre a ridurre in maniera significativa il disagio associato all’HSDD in donne in età fertile. Prof. Andrea Fabbri Cattedra di Endocrinologia Dipartimento di Medicina Interna Università Tor Vergata Direttore Unità Operativa Complessa di Endocrinologia e Diabetologia Ospedale S. Eugenio Nonostante questo incoraggiante quadro di efficacia e sicurezza, il farmaco non deve essere considerato un afrodisiaco, né tantomeno va usato al bisogno! Al contrario, deve essere assunto quotidianamente e per un certo periodo di tempo (3-6 mesi) sotto stretta sorveglianza medico-specialistica, fino a che la potenzialità di risveglio del desiderio non sia stata consolidata. Sicuramente saranno necessari ulteriori studi sulla molecola, sul suo uso in postmenopausa, e andrà chiarito anche il ruolo del testosterone, ormone più propriamente maschile, che tuttora viene utilizzato nella diminuzione del desiderio sessuale della donna. Non si esclude infatti che lo stesso testosterone possa avere una azione permissiva per la funzionalità della flibanserina. VIVENDI 23 BENE A SAPERSI NOVITÀ SALUTARI NOVITÀ SALUTARI Aumentano i casi, soprattutto tra i giovani, del tumore del cavo orale: 4.500 l’anno in Italia. Rischi, diagnosi e contromisure VIVENDI 24 Il bacio pericoloso di Bacco, sole e tabacco I l tumore del cavo orale, cioè della regione della bocca e della lingua, è senza dubbio tra le patologie maligne meno conosciute dalla popolazione, ma negli ultimi anni si è assistito a un aumento dei casi, soprattutto tra i giovani. Le ragioni di tale aumento non sono ben note, anche se potrebbe esistere una correlazione con il diffondere del Papilloma virus e di determinati abitudini sessuali in questo gruppo di età. Per renderci conto della rilevanza sociale, ricordiamo che in Italia assistiamo, ogni anno a circa 4.500 nuove diagnosi di tumore del cavo orale. Si tratta di una neoplasia che può comparire in diverse sedi, ma che si origina sempre da una mucosa, per esempio quella delle labbra, delle gengive, del palato o della lingua. Quest’ultima è quella colpita con maggiore frequenza, in particolare la parte sottostante, denominata pavimento orale. Se guardiamo le statistiche, risulta in crescita anche il tumore del labbro, più comune negli uomini, soprattutto con la pelle chiara e che trascorrono molto tempo al sole (muratori, pescatori e agricoltori). In ogni caso, tutte le aree della bocca possono essere a rischio. I fattori di rischio più frequentemente chiamati in causa per questa patologia sono: fumo, alcol, cattiva alimentazione ed eccessiva esposizione al sole. Il mondo medico-scientifico è però concorde nel ritenere che questi fattori di rischio, da soli non giustificano tutti i casi di tumori alla bocca. Sicuramente una spiegazione può arrivare dalla genetica: una persona predisposta fin dalla nascita può sviluppare con più facilità la malattia. Per ora si sa che, in genere, le forme giovanili sono più aggressive, come se il sistema immunitario fosse congenitamente meno reattivo e vi fosse un habitat genetico particolarmente favorevole al tumore. Il sintomo più caratteristico di questo tipo di malattia è una lesione ulcerata localizzata in qualsiasi area della bocca o della lingua, che, all’inizio, viene, purtroppo, spesso confusa con una semplice afta: sono simili nell’aspetto e sono entrambe molto dolorose e di colore bianco-rossastro. Tuttavia, basta una osservazione attenta della lesione per non confondersi e per stimolare il dubbio di un approfondimento medico. Innanzitutto il fattore tempo è essenziale: se, infatti, le afte durano al massimo 10-15 giorni, le ulcerazioni neoplastiche inevitabilmente perdurano nel tempo. Inoltre, generalmente, le afte non sanguinano e non si induriscono; al contrario, l’ulcera tumorale tende a sanguinare con facilità. Inoltre, fin dai primi giorni, è dura al tatto; col tempo, poi, tende ad allargarsi e ad approfondirsi nel tessuto, arrivando Dr. Gianluca Bellocchi Direttore dell’U.O.C. di Otorinolaringoiatria e del Dipartimento di Neuroscienze, Testa e Collo dell’Azienda Ospedaliera S. Camillo-Forlanini di Roma alle fasce muscolari e, se c’è, all’osso sottostante la mucosa. Quindi, una ferita della mucosa della bocca che non si rimargina, una macchia mucosa o cutanea che non scompare in pochi giorni, la presenza di una tumefazione nel collo devono essere considerati dei segnali di allarme che devono spingere il paziente a rivolgersi al medico. In teoria, la diagnosi è, per il medico, abbastanza semplice. Nel momento in cui l’occhio attento dello specialista vede la lesione, la collega subito alla possibilità di tumore. La diagnosi di certezza viene, poi, ottenuta con una biopsia della lesione e con l’esame istologico. (prima parte – segue al prossimo numero) Docente di Agopuntura Clinica Università Tor Vergata A l giorno d’oggi sempre più spesso si parla di terapie palliative, ovvero tutte quelle terapie che, pur non essendo capaci di guarire la malattia, tuttavia sono in grado di alleviarne la sintomatologia e quindi, in ultima analisi, di migliorare la qualità della vita che, in questi pazienti, è quasi sempre assai modesta; l’esempio più evidente è il trattamento del dolore in campo oncologico . Può l’agopuntura mediare il senso del dolore nella malattia oncologica? Alla luce delle moderne conoscenze la risposta deve essere positiva; vediamo allora di capire i meccanismi d’azione dell’agopuntura e quindi chiarire come e attraverso quali vie essa sia in grado di alleviare il dolore in genere e di conseguenza anche quello di origine oncologica. Numerosi studi moderni (cinesi, statunitensi ed europei) confermano tale asserzione, confermando percentuali di miglioramento che vanno dal 50 all’80% dei pazienti oncologici trattati con agopuntura. Ricordiamo come gli aghi utilizzati siano composti da tre metalli (argento-rameacciaio) conduttori di elettricità e pertanto siano in grado di stimolare il sistema nervoso periferico, trasmettendo degli impulsi elettrici ed elettro-magnetici che, arrivando al Sistema Nervoso Centrale, regolano la sensazione del dolore, modulando la risposta da parte dell’organismo. Diversi studi scientifici dimostrano che attraverso la stimolazione con l’agopuntura si può contribuire nelle cure palliative da malattie oncologiche Lo stimolo dell’agopuntura induce l’organismo a produrre tutta una serie di neuromediatori chimici (endorfine, serotonina, citochine, interleuchine etc.) che controllano il dolore aumentando la soglia di resistenza a livello di numerose strutture del cervello e inoltre incrementano la sensazione di benessere migliorando il tono dell’umore (a tal proposito si ricordi l’efficacia dell’agopuntura nel trattamento delle sindromi ansioso-depressive) . Numerosi studi mondiali, tra i quali ricordiamo quelli effettuati dalle Università di Tolosa (Francia) e del Michigan (USA) hanno dimostrato che l’agopuntura agisce sulle fibre mieliniche afferenti incrementando i livelli di endorfine e quindi la soglia di percezione del dolore. Recentemente una importante rivista statunitense di Neurobiologia ha evidenziato, attraverso indagini di RMN e PET, come lo stimolo indotto dall’agopuntura percorra il midollo spinale per arrivare al cervello, ove attiva e contemporaneamente disattiva diverse aree cerebrali, deputate alla percezione ed alla elaborazione del dolore nell’individuo (mesencefalo, ipotalamo, talamo, epifisi etc.) Perché le percentuali di successo dell’agopuntura nel trattamento del dolore oncologico sono variabili, oscillando dal 50 all’80% dei pazienti trattati? La risposta è duplice e da una parte nasce senz’altro dalla individuale reattività che ciascuno di noi ha nei confronti di uno stimolo che induce una risposta a livello neurologico e biochimico da parte del nostro organismo La seconda parte della risposta nasce dalla necessità che il trattamento venga eseguito da personale medico specializzato (attualmente infatti la normativa italiana prevede che l’agopuntura può essere eseguita unicamente da un medico ma non necessariamente da uno specialista della disciplina); in tal modo, a volte, la qualità e la correttezza della prestazione (scelta dei punti da trattare, esatta localizzazione degli stessi, corrette modalità di inserzione degli aghi etc.) lascia a desiderare, non inducendo l’ottimale risposta da parte del paziente; da qui l’assoluta necessità di rivolgersi ad uno specialista qualificato (esistono da molti anni corsi universitari e di scuole con esperienza pluridecennale) ed iscritto negli appositi Registri degli Ordini dei Medici delle varie città. 25 VIVENDI Prof. Dott. Bruno Viggiani BENE A SAPERSI Aghi per mediare il dolore NOVITÀ SALUTARI Attraverso studi autorevoli sulla FIVET fugati i dubbi sui rischi di anticipazione del climaterio nelle mamme e sulle minori dimensioni del bambino VIVENDI 26 La procreazione assistita non influenza menopausa e peso del neonato I .trattamenti di Procreazione Medicalmente Assistita, e soprattutto la stimolazione ormonale ad essi associata, provocano frequentemente la comparsa di preoccupazione sulla possibile insorgenza di effetti collaterali nelle pazienti che a tali trattamenti devono sottoporsi. Fortunatamente però, la letteratura scientifica sta progressivamente dimostrando l’infondatezza o comunque l’esagerazione di questi timori. Due studi pubblicati negli ultimi mesi su importanti riviste scientifiche hanno dimostrato l’assenza di correlazione tra i trattamenti di Procreazione Medicalmente Assistita e due aspetti che preoccupano molto le donne: la possibile anticipazione della menopausa a causa della stimolazione ovarica e il rischio della nascita di bambini di basso peso. Effetto sulla menopausa I trattamenti di procreazione assistita richiedono generalmente una stimolazione ovarica con gonadotropine per ottenere una crescita follicolare multipla. Un timore molto diffuso tra le donne che si sottopongono a questo tipo di trattamento è che il reclutamento di un numero soprafisiologico di follicoli ovarici possa accelerare il consumo dei follicoli stessi e quindi portare ad un anticipo della me- di Andrea Borini e Luca Dal Prato nopausa. Poiché dopo la nascita i follicoli non possono più essere rimpiazzati e la menopausa avviene quando il loro numero cala sotto un valore soglia di circa mille, esisterebbe effettivamente un rischio teorico che la stimolazione ovarica, specie se ripetuta, possa anticipare l’età della menopausa. Le donne che si sono sottoposte a stimolazione ovarica nei primi anni dall’avvento delle tecnologie di procreazione assistita hanno cominciato recentemente a raggiungere l’età menopausale in numeri relativamente grandi. È quindi finalmente divenuto possibile valutare l’impatto del numero di stimolazioni ovariche e del dosaggio di gonadotropine somministrate sull’età di insorgenza della menopausa. I dati sono stati raccolti alla Bourn Hall Clinic di Cambridge, il primo grande centro privato inglese di fertilizzazione in vitro, e riguardavano donne nate tra il 1948 e il 1956 e sottoposte a cicli FIVET tra il 1981 e il 1994. I ricercatori sono riusciti a rintracciare 199 donne, di cui 101 hanno fornito informazioni complete e statisticamente valutabili rispondendo ad un questionario. Il numero totale di cicli di trattamento a cui ciascuna donna si era sottoposta variava da 1 a 24 (media 4,7) per quanto riguarda l’induzione dell’ovulazione e l’inseminazione intrauterina, e da 1 a 17 (media 3,5) per la FIVET. L’età media della menopausa è risultata di 50 anni, età che è comparabile con quella della popolazione generale come rilevato da altri studi. L’analisi statistica ha mostrato che l’età della menopausa non era significativamente correlata né con la quantità totale di gonadotropine somministrate, né con il numero dei cicli di procreazione assistita effettuati o le gravidanze ottenute. Questo studio sembra quindi rassicurare che la stimolazione ovarica non compromette il potenziale riproduttivo accelerando l’avvento della menopausa. Effetto sul peso alla nascita Per quanto riguarda il secondo problema, secondo numerosi studi, i bambini nati da gravidanze singole ottenute con un trattamento FIVET hanno un peso alla nascita mediamente inferiore a quello dei bambini concepiti spontaneamente. Questo fenomeno ha generato preoccupazioni in quanto un basso peso alla nascita è spesso associato a problemi di salute sia nell’immediato post partum che a lungo termine. È stato ipotizzato che la stimolazione ovarica sia una possibile causa di questo fenomeno. Un recente studio tedesco, condotto presso l’Università di Lubecca ha esaminato i dati provenienti da un re- BENE A SAPERSI NOVITÀ SALUTARI 27 VIVENDI gistro nazionale che comprende circa il 70% dei cicli FIVET effettuati in Germania, allo scopo di valutare l’eventuale presenza di una associazione quantitativa diretta tra il peso alla nascita e vari parametri della stimolazione ovarica, tra cui la durata, la quantità di gonadotropine utilizzate e il numero di ovociti raccolti. Sono stati esaminati 32.416 cicli FIVET effettuati in donne di età compresa tra 25 e 35 anni e che hanno portato ad una gravidanza singola esitata nel parto di un neonato vivo. Le gravidanze multiple sono state escluse dallo studio poiché esse sono frequentemente causa della nascita di bambini di basso peso, anche per l’elevata incidenza di parto pretermine e di patologie della gravidanza, indipendentemente dal concepimento spontaneo o assistito. L’analisi statistica, aggiustata per durata della gravidanza e sesso dei neonati usando come riferimento un ampio gruppo di controllo, rappresentato da circa un milioni di maschi e uno di femmine nati da concepimento spontaneo, ha mostrato una relazione diretta tra basso peso alla nasci- ta e i seguenti parametri: peso e altezza materni, numero degli embrioni trasferiti e durata dell’infertilità (per quest’ultima la correlazione è però più debole). La prima relazione era prevedibile, in quanto peso e altezza sono entrambi caratteri ereditari. L’effetto del numero di embrioni trasferiti sul peso alla nascita è stato dimostrato anche da altri studi; sembrerebbe essere dovuto ad un iniziale impianto multiplo, con precoce arresto dello sviluppo di uno o più gemelli in modo che all’ecografia risulta visibile solo una camera gestazionale (cosiddetta Sindrome del gemello scomparso). Questo fenomeno potrebbe essere stato frequente nel gruppo delle gravidanze singole considerate dallo studio, poiché la maggioranza di esse è risultata dal transfer di embrioni multipli. Dallo studio non è invece emersa nessuna relazione con l’età materna (a differenza di altri studi) e, dato molto più importante, neppure con i parametri della stimolazione ovarica: durata della stimolazione, consumo di gonadotropine e numero di ovociti raccolti. Nessuna differenza è stata infatti riscontrata nel peso alla nascita confrontando le gravidanze singole ottenute da FIVET con regolare stimolazione ovarica, da FIVET in ciclo naturale modificato, e da concepimento spontaneo in coppie subfertili. BENE A SAPERSI Ritrovare la luce in fondo al... tunnel TUNNEL CARPALE VIVENDI 28 D “ ottore la notte mi sveglio con la mano che sembra addormentata, e poi spesso mi fa male soprattutto quando la uso per prendere qualcosa, i movimenti sembrano goffi ed impacciati”. La sindrome del tunnel carpale spesso si presenta con questa sintomatologia. È una patologia presente circa nel 3% della popolazione e colpisce prevalentemente le donne verso i 50 anni di età. Il tunnel carpale è un canale anatomicamente definito alla piega del polso costituito lateralmente dalle ossa del carpo sulle quali è tesa una banda fibrosa detta legamento trasverso. All’interno di questo tunnel oltre a strutture vascolari ed i tendini flessori delle dita, scorre il nervo mediano che origina dal plesso brachiale. Appare chiaro quindi che qualsiasi condizione capace di ridurre lo spazio di scorrimento all’interno del tunnel, sia possibile causa di danno al nervo. Anche se alcune malattie sistemiche come il diabete mellito e l’artrite reumatoide sono state associate a questa patologia, l’ipotesi più accreditata per lo sviluppo Il 3% della popolazione soffre della patologia alla banda carpale. Come riconoscere la sintomatologia, quali esami fare e che tipo di terapia affrontare della sindrome del tunnel carpale rimane quella occupazionale, in cui movimenti ripetuti e prolungati, creano aumento pressorio all’interno del tunnel comprimendo quindi il nervo mediano. Per fare diagnosi in genere ci si basa sulla clinica, ed importantissimi sono i sintomi descritti dal paziente, che di solito riferisce dolore al polso irradiato alla mano, (che può risalire dall’avambraccio fino alla spalla), e parestesie notturne o al risveglio. A questa fase che definiamo irritativa, può seguirne una parestetica dolorosa con difficoltà nell’esecuzione dei movimenti fini. In alcuni casi, soprattutto se la patologia viene sottovalutata, si può osservare riduzione o addirittura scomparsa del dolore, che però non rappresenta un segno prognostico positivo, perché è indice di denervazione, in cui concomita atrofia e deficit di forza. È chiaro che il paziente con parestesia alla mano può essere affetto anche da altre Dr. Roberto Curcuruto Specialista in Medicina dello Sport Dir. Tecnico Reparto Fisioterapia Marilab Center patologie come una radiculopatia cervicale (C6-C7) quindi necessariamente va fatta una diagnosi differenziale. Il medico pratico si avvale di almeno due test clinici per diagnosticare la sindrome del tunnel carpale: - il test di Tinel dove si percuote ripetutamente con un martelletto o semplicemente con un dito la zona del polso dove passa il nervo mediale. Il test verrà considerato positivo nel caso in cui il paziente avvertirà una scarica elettrica - il test di Phalen dove il paziente viene invitato a tenere la mano in posizione flessa per circa 30 secondi, anche in questo caso si considera positivo il test se la manovra determina parestesia. Chiaramente per poter confermare la diagnosi ci si può avvalere di esami strumentali, il più importante dei quali risulta essere l’elettromiografia (EMG) attraverso a questi si possono correlare anche degli integratori a base di vitamina o di acido alfa-lipoico. Quando la patologia appare più seria bisogna ricorrere a cure fisioterapiche. Il trattamento con mezzi fisici è particolarmente indicato nelle fasi iniziali della terapia, soprattutto quando l’integrità del nervo è abbastanza conservata, in questa fase ci si avvale soprattutto di: - Laserterapia che sfruttando la fase di luce induce una biostimolazione sul tessuto patologico, con effetto antalgico ed antinfiammatorio diminuendo l’edema tissutale aumentando il drenaggio venoso. - Ionoforesi che permette la diffusione locale di sostanze medicamentose ionizzate per mezzo di corrente galvanica. - Ultrasuono che attraverso l’effetto vibrante determinato dall’onda ultrasonica stimola il metabolismo locale favorendo la riparazione del tessuto. Quando il trattamento medico e fisioterapico falliscono, è necessario ricorrere alla chirurgia. Questa soluzione sicuramente più cruenta è anche quella più risolutiva, alla quale vi si deve ricorrere quando lo stato della patologia risulta avanzato. Il protrarsi di uno stato patologico potrebbe comportare una condizione di danno neurologico irreversibile con atrofia e paralisi del nervo. Quindi nel caso in cui le alterazione allo studio elettromiografico mostrino un grado di denervazione importante la chirurgia rimane l’unico strumento in grado di salvare la funzione lesa. BENE A SAPERSI il quale, oltre a diagnosticare la patologia, possiamo anche monitorare l’eventuale evoluzione e stabilire l’urgenza per un trattamento più o meno radicale. Questo esame che si effettua mediante elettrodi che inviano piccole scosse elettriche, ci permette di valutare la velocità dell’impulso nervoso, e di conseguenza l’integrità del nervo. La terapia chiaramente viene impostata in base alla gravità della situazione. Nella migliore delle ipotesi, quando si riscontra l’accentuazione del sintomo con i movimenti quotidiani del paziente, potrebbe essere sufficiente mettere a riposo l’arto utilizzando dei tutori, cambiando modalità lavorativa ed utilizzare farmaci antinfiammatori per ottenere un buon risultato, L’ultima novità nella medicina estetica arriva dalla biorivitalizzazione con fattori di crescita piastrinici: bastano un miniprelievo e un paio di trattamenti per ringiovanire la pelle VIVENDI 29 Le piastrine fonti di bellezza R appresenta la nuova frontiera per la biostimolazione dei fibroblasti, il trattamento estetico che utilizza le cellule del tuo corpo. Tra le tecniche di ringiovanimento quella sicuramente più innovativa, infatti, è la biostimolazione autologa mediante i fattori di crescita piastrinici con la quale si raggiunge un miglioramento delle condizioni basali del derma, della qualità della pelle e del suo aspetto. Partendo dal presupposto che nelle piastrine del sangue vi siano importanti fattori di crescita, si è trovato il modo di utilizzarle in maniera totalmente autologa e sicura al posto delle vitamine, degli aminoacidi e di altre sostanze utili a creare un substrato nutriente per i fibroblasti, che sono le cellule generatrici di collagene. La sintesi di collagene creata con questa tecnica restituisce alla pelle turgore ed elasticità, rendendola più tonica, fresca e giovane senza rischi di allergia, rigetto o effetti collaterali possibili con l’utilizzo di sostanze non autologhe. Il trattamento consiste in un miniprelievo, si centrifuga il sangue e si estraggono le piastrine che una volta applicate rigenerano i tessuti con effetto riempitivo. Tramite aghi sottilissimi si inietta il concentrato cellulare (ricco di piastrine dalle 2 a 4 volte in più rispetto al valore basale) nell’area da trattare: viso - collo- decolté - mani. Una volta iniettate, le piastrine iniziano il loro processo di rilascio di fattori di crescita attivando una profonda rigenerazione del tessuto cutaneo dato dalla maggiore quantità di collagene prodotto dai fibro- blasti, con risultati visibili dopo un paio di settimane dalla prima applicazione. Il trattamento va ripetuto almeno due volte a distanza di un mese. La biorivitalizzazione con fattori di crescita piastrinici rappresenta un trattamento biologico non solo estetico, dunque, ma anche una terapia atta a migliorare le condizioni vitali della propria cute in modo naturale e con risorse del proprio organismo. BENE A SAPERSI VIVENDI 30 Psicofarmaci, un sostegno ma solo sotto controllo medico Dipendenza e tolleranza sono problemi reali ma solo se l’assunzione dei prodotti per la cura del disagio psichico avviene senza vigilanza sanitaria U n farmaco è tale quando è in grado di produrre una modificazione a livello biologicomolecolare; secondo una tale definizione è difficile immaginare una sostanza, sia essa naturale che sintetica, che non produca tale cambiamento. Questa proprietà appartiene anche a molte sostanze d’origine vegetale, come il curaro e la digitale. Questa premessa mi sembra doverosa in quanto molto spesso alcuni farmaci, e mi riferisco agli psicofarmaci, suscitano alcune ansie o resistenze da parte di alcuni pazienti che ritenendoli più pericolosi degli altri, si rifiutano di assumerli. Uno dei fattori di maggiore preoccupazione è la possibilità che gli psicofarmaci possano determinare una dipendenza: è questo un falso mito, in quanto quando essi vengono assunti in modo corretto non possono produrre uno stato di dipendenza; è altresì vero che se somministrati non secondo le linee guida alcuni fra essi possono evocare il fenomeno della tolleranza, che consiste in una resistenza progressiva del soggetto al quale non risulta più efficace un dosaggio che prima lo era. Il fenomeno della tolleranza è comunque di appartenenza ad alcune classi farmacologiche e non a tutte. La dipendenza nasce spesso da un’affezione psicologica del paziente; è infatti possibile che si attribuisca allo psicofarmaco un significato ed un potere che quel farmaco non ha, né potrebbe avere. Sappiamo del resto che l’effetto placebo rappresenta il 40% del potere farmacologico di tutti i farmaci, e non solo di quelli attivi sulla psiche. Dr.ssa Anna Saito Medico Chirurgo - Specialista in Psichiatria Psicoterapeuta Socio Ordinario della (S.I.T.T.C) Soc. Italiana di Terapia Comportamentale e Cognitiva - Consulente Tecnico e Perito del Tribunale Ordinario di Roma Per questo è giusto dare a “Cesare quel che è di Cesare”: gli psicofarmaci che funzione hanno sul disagio psichico? Quale ruolo possono e devono svolgere? Quando è necessario assumerli? La funzione degli psicofarmaci sui disturbi psichiatrici sia lievi che gravi, seppure ancora controversa tra gli stessi studiosi e ricercatori, si potrebbe inquadrare in un’ottica in cui, i sintomi che caratterizzano i disturbi psichici, hanno tutti alla base un’espressione anche biologica oltre che emozionale; ad esempio la dimensione psicopatologica dell’ansia, sintomo che più o meno tutti conosciamo, ha un suo substrato biologico, ossia quando essa si manifesta alcune sostanze biochimiche vengono coinvolte. Dunque se si somministra un farmaco in grado di interagire con quel substrato si potrà ottenere una BENE A SAPERSI 31 VIVENDI modificazione, seppure artificiosa ma efficace, di quella dimensione psicopatologica che, in un determinato momento di vita di un individuo, può diventare un elemento di blocco del funzionamento sociale dell’individuo stesso. L’azione del farmaco, insomma, può esprimersi solo nei confronti del sintomo. Ciò non significa che da quel momento quella persona dovrà assumere a vita l’ansiolitico; piuttosto da quel momento il paziente potrà essere in grado di riprendere in mano la sua vita e intraprendere un percorso di conoscenza personale che lo aiuterà in futuro a prendere coscienza di suoi meccanismi caratteriali; tale acquisizione di sé lo porterà ad essere più armonico con sé stesso e non incorrere più in momenti di blocco. Il ruolo del farmaco in casi di sintomatologia la cui intensità comporti un abbassamento del valore funzionale globale dell’individuo, sarà dunque quello di riportare il grado di intensità del sintomi a livelli accettabili per il soggetto, mentre non sarà in grado di intervenire sulla struttura di personalità, né sul temperamento caratteriale; un cambiamento in tal senso è reso possibile solo all’interno di un percorso di psicoterapia. Il farmaco è necessario quando i sintomi psichici producono nei soggetti un’alterazione della percezione della realtà, a volte le persone possono andare incontro a quello che si può definire “ingorgo emotivo”, condizione in cui l’aspetto emozionale delle situazioni che circondano la persona stessa inducono l’individuo a formulare giudizi sulla realtà che non corrispondono alla realtà stessa, entrando in un vortice di pensieri e sentimenti che possono risultare non aderenti ai piani di realtà. Queste situazioni psichiche necessitano di farmaci in grado di “sgorgare” emotivamente la persona e restituirle quella capacità di giudizio di sempre. I trattamenti in psicofarmacologia come in altri campi della medicina debbono prevedere una determinata durata. Esistono per questo delle linee guida sulle terapie di alcuni disturbi psichici che possono garantire una buona prassi. È importante sempre sensibilizzare il paziente ad intraprendere anche un percorso di conoscenza personale, che sia anch’esso adeguato al tipo di disturbo. Esistono approcci psicoterapeutici più funzionali per certi tipi di disturbi e personalità rispetto ad altri, sapere indirizzare il paziente è importante anche in termini di prevenzione. Gli psicofarmaci dunque non meritano di essere in molti casi demonizzati né sovrastimati, essi possono rappresentare un valido aiuto quando se ne rinviene la necessità, è compito dello psichiatra evidenziare questa necessità, rassicurare i propri pazienti sugli eventuali effetti indesiderati quando vi fossero e soprattutto informare il proprio paziente sul farmaco che si è scelto per lui, l’effetto farmacologico atteso ed anche una possibile previsione sulla durata della terapia alla quale il paziente si sta sottoponendo. La chiarezza delle informazioni renderà più forte quel contratto terapeutico necessario per stabilire un autentico ed efficace rapporto tra medico e paziente. È importante sensibilizzare il paziente ad intraprendere anche un percorso di conoscenza personale, che sia anch’esso adeguato al tipo di disturbo; saper indirizzare il paziente è importante anche in termini di prevenzione. BENE A SAPERSI Come vincere l’abitudine a consolarsi con il cibo e ritrovare la propria autostima senza sensi di colpa VIVENDI 32 Delusione d’amore: come evitare danni alla linea S crivendo questo articolo mi viene subito alla mente una meravigliosa scena di un film che ho sempre adorato, in cui la protagonista principale, Bridget Jones, si trova a casa, da sola, su un divano, dopo l’ennesima delusione d’amore, con un mega barattolo di gelato. Disperata e delusa, cucchiaio dopo cucchiaio, finisce la sua vaschetta consolandosi con qualcosa di dolce… Quante volte, a quante donne soprattutto, sarà capitato di vivere una situazione simile…! Quando la vita si fa amara ci consoliamo con qualcosa di dolce. Il cibo della consolazione, quello che si ricerca come una carezza, come un premio e a volte, come un rifugio. Il cibo che dà sollievo, che riscalda, quello in cui sfoghiamo rabbia e rancore e che ci fa da eterna coccola quando non vogliamo vedere il mondo. Ci ritroviamo, nel tempo trascorso a casa (perché fuori casa non accade) a mangiucchiare e piluccare di tutto, dal dolce al salato (patatine, stuzzichini, biscotti, pizze, cioccolatini) forse per ritrovare quella dolcezza e quel romanticismo che si era fino a quel momento vissuto. Purtroppo non pensiamo, in quei momenti in cui agisce la parte emotiva e non quella razionale, che tutto ciò contribuirà a peg- giorare la nostra situazione “depressiva” andando ad incidere fortemente sulla nostra linea e la nostra salute. Basta un attacco di rabbia, tristezza, ansia per scatenare il desiderio irresistibile di mettere qualcosa sotto i denti, anche se non si ha fame. Poi però, l’ossessiva ricerca di un corpo perfetto imposto dalla società di oggi trasforma il desiderio di mangiare un cioccolatino in un peccato mortale! Sicuramente la soluzione è da un’altra parte. Sicuramente la delusione per lui che non c’è più non si risolve certamente ingrassando. L’abitudine a consolarsi con il cibo si può vincere, senza sensi di colpa, perché alla fine è anche una questione di autostima. Cercare di trovare un’alternativa al cibo è sicuramente la soluzione migliore. Saper riconoscere i “pensieri sabotatori” (“tanto è inutile”, “anche se ingrasso che m’importa”, “lui non tornerà comunque”, “se non vuole stare con me vuol dire che non valgo nulla”….) è il primo passo da fare. Una volta riconosciuti, diamo delle risposte positive a questi pensieri (“in fondo non valeva la pena”, “io valgo comunque e non posso farmi del male”, “sarà un’occasione per rinnovare positivamente il mio aspetto”). Dr.ssa Federica Razzi Dietoterapista, specialista in nutrizione, malattie metaboliche, obesità. Specializzata in nutrizione clinica e disturbi del comportamento alimentare. Floroterapista con fiori italiani, di Bach e californiani. Inoltre, troviamo un’attività distraente alternativa al cibo; facciamo tutto ciò che più ci piace: fare shopping, camminare, fare sport, dipingere, scrivere, telefonare ad un’amica che non si sente da tempo. È fondamentale cercare e chiedere aiuto a chi ci sta vicino, soprattutto nei momenti in cui si sente che si sta perdendo il controllo. Usciamo il più spesso possibile, fuori casa è sicuramente molto più facile gestire l’alimentazione incontrollata e poi… chissà che non si possa incontrare una bellissima soluzione dietro l’angolo! Alla Victoria SPA di Ostia si pratica una tecnica di massaggio indiano che rivitalizza i nostri centri energetici interiori funzioni vitali degli organi della loro specifica area di competenza. Quando il Chakra è in armonia con il flusso d’energia vitale che lo attraversa, quando cioè è aperto, l’energia fluisce liberamente; al contrario quando il Chakra è chiuso, o bloccato, l’energia trova un ostacolo al suo fluire e in quella zona avremo uno squilibrio, fisico e spirituale. Per questo avere un sistema energetico fluido e in buona salute equivale al trovarsi in una condizione fisica e mentale ottimale. Per raggiungere questo stato di cose è però necessario prendersi cura del proprio Io Interiore, di quel mondo non fisico dominato da questi flussi di energia che lo attraversano costantemente perché, che noi lo vogliamo o no, l’energia È in noi a prescindere, e anche se le si oppone resistenza questa rivendicherà sempre il suo diritto ad essere ascoltata, capita e amata. Per attivare i Chakra esistono molte tecniche adatte ad ogni tipologia di persone: meditazione, massaggi, cristalloterapia, Reiki. Alla Victoria SPA, ad esempio, viene praticato il tradizionale massaggio ayurvedico Abyangam. Nato in India nella notte dei tempi, questa tecnica affonda le sue radici negli antichi testi sacri dei Veda ed agisce sui i 3 piani fisico, psichico e spirituale - in modo estremamente dolce e rilassante con lo scopo di riequilibrare i 7 Chakra apportando, così, un notevole giovamento agli organi da essi regolati. Gli utilizzi di questa terapia sono molteplici e dagli effetti spesso molto significati. Può essere utilizzata, infatti, per curare alcuni squilibri del sistema nervoso come insonnia o ansia; può risultare molto efficace per chi vuole trovare giovamento a livello osseo e articolare; può aiutare a regolare la pressione sanguigna ed ha un effetto drenante molto significativo nella cura di patologie come ritenzione di liquidi e fragilità capillare. In generale possiamo dire che l’Abyangam aiuta in modo dolce e sicuro a rinforzare le proprie difese immunitarie e a ritrovare un equilibrio interiore agevolando il naturale scorrere della nostra energia vitale attraverso i Chakra, aiutandoci a riscoprire quell’universo interiore sul quale si basano le leggi dell’universo dando voce ai nostri bisogni non solo fisici ma anche spirituali. 33 VIVENDI T utti sappiamo che oltre al mondo fisico in cui ci muoviamo ogni giorno esiste un mondo non fisico, o materia sottile, che non possiamo né vedere né toccare con mano ma che nondimeno c’è ed ha una importanza enorme nella nostra quotidianità. Basti pensare alle onde elettromagnetiche o all’energia elettrica di cui non oseremmo mai negare l’esistenza, anche se non possiamo effettivamente saggiarne la consistenza fisica se non attraverso strumenti di utilizzo quotidiano come la radio o la tv che ne rendono percettibile l’essenza. Questo semplice esempio ci aiuta a comprendere come un fenomeno, anche se non cade direttamente sotto i nostri sensi comuni, non vuol dire che non esista ma solo che agisca ad un livello sottile profondo con un movimento di energia non palpabile in modo ordinario che solo alcune persone particolarmente sensibili riescono a percepire. I Chakra sono proprio questo, Centri Energetici creati da flussi di energia sottile che scorrono attraverso il corpo creando dei veri e propri punti di intersezione tra i vari livelli che compongono l’essere umano: fisico, mentale, emozionale e spirituale. Secondo la tradizione orientale sul nostro corpo sono presenti all’incirca 144 Chakra ma solo 7 di questi, disposti lungo la linea mediana del corpo, sono considerati i più importanti tanto da controllare ed influenzare, sia sul piano fisico che mentale, le NOVITÀ SALUTARI “Accendere” i Chakra, con l’Abyangam A QUATTRO ZAMPE Con le maggiori occasioni di stare all’aria aperta i nostri cani sono minacciati da rischio di contrare la leishmaniosi, malattia trasmessa da un insetto simile alla zanzara VIVENDI 34 È estate, attenti al pappatacio C on l’estate anche per Fido ci sono più occasioni per stare all’aria aperta. Magari seguendo i padroni a passeggio o in vacanza, al campeggio o in posti dove anche gli animali domestici sono accettati. In queste condizioni, aumenta il rischio per i nostri amici a quattro zampe di contrarre una pericolosa malattia, la Leishmaniosi. La Leishmaniosi è una malattia molto temibile e assai diffusa non solo nei paesi del bacino Mediterraneo, come era in passato, ma anche nel nord Italia. Viene veicolata al cane tramite la puntura di un animaletto, il flebotomo anche detto pappatacio, un insetto molto simile alla zanzara ma di dimensioni più piccole. La leishmania è una zoonosi ossia è una malattia trasmissibile all’uomo, per fortuna in quest’ultimo si manifesta con forme benigne che rimangono spesso indiagnosticate, anche se in rari casi neipazienti fortemente immunodepressi la malattia si sviluppa in forme gravi. Il cane viene punto dall’insetto infetto principalmente nei mesi che vanno da maggio a settembre, nelle ore crepuscolari e notturne, rimanendo un serbatoio d’infezione della malattia. Questo avviene molto spesso nei canili dove i cani vivono in box all’aperto e la trasmissione della malattia è molto facilitata. I sintomi sono diversi, non sempre tutti presenti e non sempre facilmente diagnosticabili. Generalmente nel cane si manifesta una dermatite furfuracea, dimagrimen- Dr.ssa Daniela Fischetti Medico Veterinario to, onicogrifosi (ossia crescita delle unghie accelerata), perdita di sangue dal naso, lesioni oculari, dolori articolari, nefriti. La diagnosi si avvale in genere dell’ausilio di esami di laboratorio con la ricerca degli anticorpi che attestano l’avvenuto contatto con il protozoo. Purtroppo poichè non esiste ancora un vaccino, e le terapie non sempre garantiscono una totale guarigione, risulta molto importante la prevenzione con l’uso di collari antiparassitari specifici contro i flebotomi che proteggono il cane dalle punture degli insetti. Altra accortezza è di non far dormire il cane all’aperto nelle stagioni estive e di mettere zanzariere a maglie molto strette a porte e finestre. CASTELLI CARNI CARNI NOSTRANE CARNI DI PRIMA QUALITÀ Cibi già preparati pronti da cuocere (arrosto, spiedini, cotolette etc.) Via Orazio dello Sbirro, 10 00121 LIDO DI OSTIA (RM) - Tel. 06 5673028