Il bullismo in alcune scuole dell`area prenestina

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Il bullismo in alcune scuole dell`area prenestina
IL BULLISMO IN ALCUNE SCUOLE DELL’AREA PRENESTINA
Percezione, esperienza e atteggiamenti degli studenti
Il bullismo in alcune scuole dell’area prenestina
Indagine a cura della Caritas Diocesana di Palestrina
Elaborazione dati: Tornatore Antonella e Enrico Ottaviani
Analisi dei dati: Gianfranco Zucca
Hanno collaborato inoltre: Teresa Caico e Vera Coccia
Palestrina 28 maggio 2014
Auditorium Giovanni Pierluigi
Via delle Monache, 2
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Il bullismo in alcune scuole dell’area prenestina
PREMESSA
La Caritas, Organismo Pastorale della Diocesi, per suo mandato, si interroga quotidianamente sulle
problematiche e sulle povertà che interessano la comunità tutta, ai fini di sostenerla e
accompagnarla nel difficile percorso di superamento del disagio.
Proprio da questa necessità, e dal desiderio di mettere in atto azioni di sostegno alla comunità che
siano efficaci e rispondenti alle necessità del territorio e del tempo attuale, nasce la volontà di
approfondire la conoscenza di alcuni fenomeni alla luce della loro presenza e della rilevanza sul
nostro territorio.
Da circa due anni, la Caritas Diocesana di Palestrina sta realizzando, in alcune scuole primarie del
nostro territorio, un progetto di integrazione attraverso lo sport “Colors and Life”, che consente a
bambini e bambine, italiani e stranieri, di praticare gratuitamente la pallacanestro seguiti da
professionisti. Il compito è quello di accompagnare i ragazzi verso un percorso di integrazione che
passi attraverso il rispetto delle regole e il gioco di squadra.
Il progetto, realizzato anche grazie ai fondi 8xmille, e con il sostegno della S.S. Lazio Basket e della
Pallacanestro Palestrina, società locale, ad oggi ha visto coinvolti più di 50 bambini.
Partendo da problematiche riscontrate durante lo svolgersi del progetto, dalla sensibilità degli
operatori che seguono da vicino i ragazzi, e attraverso colloqui informali con alcuni insegnanti e
operatori sociali, è stato individuato il fenomeno del bullismo come uno degli aspetti più
problematici verso il quale si è dimostrato opportuno indirizzare la nostra attenzione.
È stata condotta quindi un'indagine sul tema, interessando alcune aree del territorio quali:
Zagarolo, Valle Martella (del comune di Zagarolo), San Cesareo e Palestrina, e coinvolgendo 5
Istituti Comprensivi: I.C. V. Alfieri, I.C. G. Pierluigi, I.C. Zagarolo, I.C. San Cesareo, I.C. K. Wojtyla, già
aderenti al progetto “Colors and Life”.
L'indagine è stata sviluppata in due aspetti, uno prettamente conoscitivo del fenomeno,
delineandone tipologia, luoghi, frequenza e reazioni, e l'altro specifico della sua relazione con lo
sport, analizzandone l'approccio alla competizione e il rapporto con varie figure coinvolte:
allenatore, compagni di squadra, avversari.
Molte sono le criticità emerse, soprattutto in relazione all'ambiente scolastico, che si è dimostrato
essere un luogo nel quale, purtroppo, trovano spazio insulti, umiliazioni, violenze, isolamento. Si
tratta di fenomeni difficili da trattare, ma che stando ai nostri dati, tendono a essere abbastanza
diffusi.
È nostro auspicio che dai risultati di questa indagine, le istituzioni tutte, possano prendere maggiore
consapevolezza del fenomeno, per poter mettere in atto, a seguito di una doverosa valutazione,
azioni più adatte a contenere il problema.
Ma è auspicabile che anche le altre agenzie educative, in particolar modo la famiglia, facciano la
loro parte, facendosi prossimi a quanti, figli e ragazzi, vivono questo disagio.
Doverosi sono i ringraziamenti alle insegnanti che ci hanno seguito attivamente nella realizzazione
di questa indagine e a quanti hanno collaborato all'elaborazione dei dati.
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Il bullismo in alcune scuole dell’area prenestina
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Il bullismo in alcune scuole dell’area prenestina
IL BULLISMO IN ALCUNE SCUOLE DELL’AREA PRENESTINA
Percezione, esperienza e atteggiamenti degli studenti
Una ricerca della Caritas diocesana di Palestrina
Studio a cura di
Gianfranco Zucca
gianfrancozucca@gmail.com
con la collaborazione di
Antonella Tornatore
Enrico Ottaviani
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Il bullismo in alcune scuole dell’area prenestina
1. INTRODUZIONE
Un modo per comprendere il significato del bullismo è vedere l’adattamento cinematografico che
il regista tedesco Volker Schlöndorff ha fatto del libro di Robert Musil “I turbamenti dell’allievo
Törless”, forse il romanzo che in modo più crudo racconta quanto le istituzioni scolastiche e le
relazioni che gli studenti vivono al loro interno possano essere violente e brutali1. Le vessazioni
inflitte dai compagni di collegio al giovane Biasini sono il tema portante di un libro che, pur
essendo stato scritto nel 1906, traccia in modo emblematico gli schemi della violenza e della
sopraffazione. Più che il libro è però il film a offrire elementi per introdurre la ricerca che viene
presentata nelle prossime pagine. Il montaggio di Schlöndorff giustappone due scene
apparentemente distanti.
Nella prima, il regista parte dal dettaglio della mano che traccia la linea di gesso. La linea è un
segno esplicito: separa e divide, esclude e respinge. Con lo sguardo invece si crea un contatto che
è subito interrotto in modo unilaterale: l’altro studente fuori dall’inquadratura non ha la possibilità
di chiedere spiegazioni rispetto al gesto del compagno, sa solo che quella linea è stata tracciata
per lui. Usando il lessico della psicologia sociale, questa scena è un esempio di “stop
all’interazione” [Zamperini 2010: 118], si offre al potenziale interlocutore una breccia relazionale
per poi bruscamente chiuderla, come a voler ripristinare la distanza. Il ritiro unilaterale da
un’interazione è una delle forme più elementari di rifiuto e spesso si combina con altre tecniche di
esclusione e aggressione.
La sequenza successiva del film si sviluppa per analogia: la punta di una penna stilografica insegue
una mosca intontita e incapace di volare, la punzecchia ripetutamente e infine la schiaccia. Per
questa sua incapacità di reagire, la mosca merita di essere schiacciata; non in modo repentino, ma
lentamente solo dopo essere stata perseguitata con la punta della penna. In pochi secondi
Schlöndorff presenta, in forma metaforica, gli elementi di base del bullismo: aggressività,
asimmetria di potere, reiterazione [Olweus 1996: 8-10].
In queste scene manca però un altro personaggio: lo spettatore, la persona che pur essendo
testimone di prepotenze e soprusi, preferisce non intromettersi. Il ruolo dello spettatore è spesso
fondamentale poiché rinforza l’azione dell’aggressore. Tuttavia lo spettatore può anche
trasformarsi in difensore.
2. OBIETTIVI, METODI E STRUMENTI DELLA RICERCA
Nelle prossime pagine si presentano i risultati di una ricerca sul campo realizzata in cinque istituti
comprensivi di quattro zone dell’area prenestina: Zagarolo, Valle Martella, San Cesareo e
Palestrina. L’obiettivo del progetto è stato raccogliere il punto di vista degli studenti sul bullismo
nell’ambiente scolastico. Occorre premettere che la ricerca non è finalizzata a determinare la
diffusione dei comportamenti violenti tra i ragazzi, bensì è un primo tentativo di descrivere le
esperienze e le percezioni degli studenti. In altre parole, non si è chiesto ai ragazzi se fossero stati
vittime di episodi di bullismo, ma di riportare le loro sensazioni e reazioni rispetto a situazioni di
conflitto tra pari. L’oggetto della ricerca è quindi la percezione dei conflitti tra compagni di scuola
e non l’identificazione e la quantificazione di situazioni di bullismo. Questa scelta teoricometodologica è giustificata dal contesto della ricerca: coinvolgendo ragazzi tra gli otto e i sedici
1. I turbamenti del giovane Törless (Der Junge Törless), di Volker Schlöndorff, Francia/Germania, 1966.
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Il bullismo in alcune scuole dell’area prenestina
anni è sembrato inopportuno tematizzare in modo esplicito il bullismo poiché il termine poteva
essere frainteso o non compreso. Come si avrà modo di valutare, i quesiti sottoposti agli studenti
non prevedono l’uso della parola “bullismo”, ma si concentrano sulle esperienze di conflitto tra
pari, cercando di ricostruirne caratteristiche e conseguenze. Perciò i risultati dello studio non
vanno letti in termini di maggiore o minore presenza del bullismo, ma di clima scolastico
intimidatorio e favorevole al dispiegarsi di situazioni potenzialmente vicine al bullismo.
Le cautele metodologiche adottate nella realizzazione dello studio sono peraltro giustificate dalla
complessità del fenomeno. Per questo introducendo l’indagine è necessario fornire qualche
chiarimento e delle precisazioni rispetto al fenomeno del bullismo in ambiente scolastico.
Ogni settimana i mezzi d’informazione riportano notizie di aggressioni a sfondo sessuale, razziale,
omofobo, religioso e quant’altro; in alcuni casi, il teatro di questi episodi sono le aule scolastiche.
Deridere e picchiare il compagno di classe disabile, fare avances e fare violenza alla vicina di
banco, prendere di mira lo studente di origine non italiana sono comportamenti estremi che,
purtroppo, si verificano con sempre maggiore frequenza. Per non parlare poi delle forme di
violenza psicologica, all’apparenza meno cruente, ma non per questo meno dolorose per chi le
subisce. Ogni occasione sembra essere buona per sfogare la propria volontà di sopraffazione. In
Italia, con qualche ritardo rispetto ad altri paesi, sono ormai vent’anni che si sente parlare di
«bullismo». Se si guarda al fenomeno in modo superficiale, è facile concludere che “il bullismo c’è
sempre stato”; come c’è sempre stato il «nonnismo» nell’esercito o il «mobbing» sui luoghi di
lavoro. In pratica, contesto sociale che vai violenza che trovi. Tuttavia, dal punto di vista analitico,
che differenza c’è tra il ragazzino gracile, occhialuto o timido vessato dai compagni e l’aggressione
allo studente rom o omosessuale? Per quale motivo nella scuola democratica e aperta alla
diversità trovano ancora spazio pulsioni negative di sopraffazione del più debole?
Il sociologo Erving Goffman [2003] ha dedicato una parte significativa del suo lavoro a sviluppare e
articolare il concetto di «stigma». Ci sono dei segni (fisici e non) che le persone associano, in modo
del tutto arbitrario, ad aspetti criticabili della condizione morale di chi li manifesta. L’essere
portatori di un determinato marcatore sociale giustifica quindi un comportamento escludente,
discriminatorio e finanche violento.
Scegliere le differenze e attribuire gli stereotipi non sono comportamenti casuali, ma intenzionali,
frutto di valutazioni precise e fatte in piena volontà. Un attributo particolare finisce per essere
sufficiente per formulare un giudizio su una persona nella sua interezza.
Altro elemento da considerare è il percorso generativo degli episodi di violenza e bullismo. In
astratto, a ogni comportamento classificato come “imposizione”, si reagisce con un
comportamento che implica “sottomissione” o “ribellione”; qualora si risponda con un
comportamento sottomesso, si incoraggia un’ulteriore imposizione. In queste interazioni,
l’asimmetria di potere tende a farsi sempre più marcata, conducendo in alcuni casi alla
sopraffazione fisica della persona. Il bullismo può quindi essere visto come un’interazione
cumulativa di imposizione e sottomissione, a meno che non siano presenti fattori che limitano il
comportamento di imposizione [Watzlawick, Beavin, Jackson 1971: 58].
Partendo dall’idea che i fenomeni di violenza e bullismo siano delle interazioni cumulative, si pone
la questione del punto d’osservazione. Adottando la prospettiva dell’autore della violenza, occorre
approfondire le motivazioni sottostanti alla scelta della vittima: quali caratteristiche mettono in
moto la dinamica di sopraffazione-prevaricazione? Mettendosi dalla parte della vittima, occorre
chiedersi: per quale motivo non c’è stata una forma di “ribellione”?
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Il bullismo in alcune scuole dell’area prenestina
3. IL CAMPIONE DI STUDENTI: CARATTERISTICHE DEMOGRAFICHE E SCOLASTICHE
Prima di entrare nel merito dei risultati dell’indagine è necessario fornire indicazioni sulle
caratteristiche della rilevazione. Nel corso dell’indagine sono stati raccolti 1704 questionari, un
terzo dei quali provenienti da scuole primarie coinvolte (36,6%)2, il rimanente 63,4% ha riguardato
scuole secondarie di primo grado. Nel complesso, l’indagine ha coinvolto 11 sedi scolastiche,
localizzate in quattro comuni: Zagarolo, San Cesareo, Palestrina e Castel San Pietro Romano. Le
scuole partecipanti afferiscono, invece, a cinque istituti comprensivi. Il dettaglio numerico è
riportato nella tabella 1. L’Istituto comprensivo Zagarolo ha contribuito con un numero di
questionari pari il 15,6% del totale (il 10,4% provenienti dalla scuola secondaria di primo grado
Albio Tibullo e il 5,2% dalla primaria “Colle dei Frati”). Nell’IC “Vittorio Alfieri” di Valle Martella,
comune di Zagarolo, sono stati raccolti il 14,7% dei casi considerati dalla ricerca (hanno compilato
il questionario 104 studenti della scuola primaria e 147 della secondaria di primo grado).
Tabella 1 – Composizione per scuola e comune del campione di studenti
Istituto/Comune
Istituto comprensivo Zagarolo
Istituto comprensivo "Vittorio
Alfieri" Valle Martella (Zagarolo)
Istituto Comprensivo "Giovanni
Pierluigi" Palestrina
Istituto comprensivo “Karol
Wojtyla” Palestrina
Istituto comprensivo San Cesareo
Denominazione sede scolastica
Scuola secondaria di primo grado “Albio Tibullo”
Scuola primaria “Colle dei frati”
Scuola Primaria " Vittorio Alfieri"
Scuola secondaria di primo grado “Rita Levi Montalcini”
Scuola secondaria di primo grado “Giovanni Pierluigi”
Scuola primaria “Barberini”
Scuola primaria “Iacopone da Todi” (Castel S. Pietro Romano)
Scuola primaria
Scuola secondaria di primo grado
Scuola primaria “E. Giannuzzi”
Scuola secondaria di primo grado “Cesare Pavese”
Totale
N.
177
88
104
147
418
16
12
171
32
232
307
1704
%
10,4
5,2
6,1
8,6
24,5
0,9
0,7
11,9
13,6
18,0
100,0
Fonte: rilevazione diretta Caritas di Palestrina, 2013
Circa un quarto degli studenti proviene dall’IC “Giovanni Pierluigi” di Palestrina, con una quasi
totale preponderanza dei ragazzi della secondaria (24,5% del totale). L’altro IC di Palestrina,
denominato “Karol Wojtyla” ha permesso la raccolta dell’11,9% dei questionari, in larga parte
provenienti dalla scuola primaria. San Cesareo è la provenienza del 31,6% dei questionari: 307
(18%) sono riferibili alla scuola media “Cesare Pavese”, 232 (13,6%) alle elementari “Giannuzzi”.
Infine, con soli 12 contatti utili si trova la scuola primaria Jacopone da Todi di Castel San Pietro
Romano.
Il tasso di copertura della rilevazione è molto elevato poiché la popolazione di riferimento,
composta da tutti gli studenti di quarta e quinta elementare e dagli studenti delle scuole
secondarie superiori, ammonta a 2580 unità. La tabella 2 riporta nel dettaglio il confronto tra
popolazione di riferimento e campione contattato per l’indagine. In generale il tasso di copertura
dell’indagine è del 66%, si notano alcune differenze tra le diverse scuole: ad esempio nella Albio
Tibullo è stato intervistato il 37,5% degli studenti, mentre nella scuola primaria Karol Wojtyla il
91,4%. C’è inoltre da aggiungere che la percentuale di studenti di cittadinanza non italiana nel
campione è pari al 13,8% mentre nella popolazione di riferimento è del 13,3%.
Si precisa che per quel che riguarda gli studenti della scuola primaria si è scelto di sottoporre il questionario solo ai più
grandi, ossia i bambini che frequentavano la quarta e la quinta classe.
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Tabella 2 – Popolazione di riferimento dell’indagine e tasso di copertura del campione
Istituto
comprensivo
Denominazione
scuola
Tipo di scuola
Zagarolo
Colle dei Frati
Albio Tibullo
E. Giannuzzi
Cesare Pavese
Castel San Pietro
Barberini
Giovanni Pierluigi
Wojtyla
Wojtyla
Vittorio Alfieri
Rita Levi Montalcini
Prim.
Sec. 1° gr.
Prim.
Sec. 1° gr.
Prim.
Prim.
Sec. 1° gr.
Prim.
Sec. 1° gr.
Prim.
Sec. 1° gr.
San Cesareo
Giovanni Pierluigi
Karol Wojtyla
Vittorio Alfieri
Totale (n.)
Totale (% di riga)
Nazionalità studenti
Non
Italiana
italiana
93
11
399
73
266
41
351
54
14
1
20
2
533
77
175
12
59
5
140
36
187
31
2237
343
86,7
13,3
Totale
Intervistati
Tasso di copertura del
campione
104
472
307
405
15
22
610
187
64
176
218
2580
100,0
88
177
232
307
12
16
418
171
32
104
147
1704
-
84,6
37,5
75,6
75,8
80,0
72,7
68,5
91,4
50,0
59,1
67,4
66.0
-
Fonte: rilevazione diretta Caritas di Palestrina, 2013
Un’altra informazione utile a comprendere la struttura del campione raccolto è riportata nella
tabella 3. Per quel che riguarda la scuola primaria, gli studenti della quarta classe corrispondono a
poco meno di un quinto del campione, quelli di quinta sono invece il 17,5% del totale. La
ripartizione delle interviste nelle tre classi della secondaria inferiore è sbilanciata a favore delle
prime e delle seconde classi che rispettivamente rappresentano il 23,7% e il 25,8% del totale
campionario. I ragazzi della terza media sono il 14% degli intervistati.
Tabella 3 –Studenti per grado della scuola e classe frequentata
Grado scolastico
Scuola primaria
Scuola secondaria di primo grado
Classe
Quarta
Quinta
Prima
Seconda
Terza
N.
325
298
404
439
238
1704
Totale
%
19,1
17,5
23,7
25,8
14,0
100,0
Fonte: rilevazione diretta Caritas di Palestrina, 2013
La tabella 4 riporta invece la composizione per
sesso del campione raccolto nel corso
dell’indagine. I dati evidenziano una leggera
preponderanza di studenti maschi: 51,4%,
mentre le ragazze sono il 47,9% del totale. 11
intervistati hanno invece preferito non fornire
questa informazione.
Tabella 4 – Studenti per sesso
Sesso
Maschio
Femmina
Totale
Non dichiarato
Totale
N.
876
817
1693
11
1704
%
51,4
47,9
99,4
0,6
100,0
Fonte: rilevazione diretta Caritas di Palestrina, 2013
L’età degli intervistati è coerente con la selezione delle classi scolastiche. Gli studenti della scuola
primaria hanno minimo otto anni e massimo dodici; mentre quelli della scuola secondaria di primo
grado, minimo dieci e massimo sedici.
La nazionalità degli studenti è un dato particolarmente interessante poiché identifica uno dei
principali fattori di cambiamento della scuola italiana negli ultimi venti anni. Le seconde
generazioni di giovani sono la grande novità con la quale, già da qualche anno, si deve confrontare
la scuola italiana. La questione è sicuramente più sentita all’interno delle aree metropolitane, per
ragioni socio-economiche luogo privilegiato per l’insediamento delle persone di origine non
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italiana, tuttavia anche in un’area limitrofa a un grande centro come Roma il fenomeno acquista
proporzioni rilevanti.
Nel complesso, l’indagine ha raccolto il punto di vista di ragazzi appartenenti a 25 diverse
nazionalità, con una percentuale di giovani con origine non italiana pari all’11,4%.
Tabella 5 – Nazionalità
Nazionalità
Italiana
Italiani di origine straniera o comunitaria
Romania
Albania
Marocco
Altre nazionalità (21)
Non dichiarata
Totale
N.
1468
5
137
13
5
35
41
1704
La tabella 5 fornisce il dettaglio numerico
relativo alla nazionalità degli intervistati. A
fronte dell’86,2% di studenti italiani, la
nazionalità maggiormente rappresentata è
la rumena (8%), seguita a notevole distanza
dall’albanese (0,8%) e dalla marocchina
(0,3%). Gli studenti di altre nazionalità sono
nel complesso il 2,1% del campione
analizzato.
%
86,2
0,3
8,0
0,8
0,3
2,1
2,4
100,0
Fonte: rilevazione diretta Caritas di Palestrina, 2013
Data l’importanza di questa variabile, è utile controllarne l’andamento, secondo le variabili
territoriali disponibili (tabella 6).
Tabella 6 - Nazionalità studenti per tipo di scuola, nome e comune/zona
Nazionalità
Italiana
Ordinamento scolastico
Scuola
Comune/Zona
Scuola primaria
Scuola secondaria di primo grado
Totale
Albio Tibullo
Barberini
Cesare Pavese
Colle dei frati
E. Giannuzzi
Giovanni Pierluigi
Iacopone da Todi
V. Alfieri
Karol Wojtyla
Rita Levi Montalcini
Totale
Castel S. P. Romano
Palestrina
San Cesareo
Valle Martella
Zagarolo
Totale
543
925
1468
146
16
261
81
201
367
11
81
181
123
1468
11
564
462
204
227
1468
87,2
85,6
86,2
82,5
100,0
85,0
92,0
86,6
87,8
91,7
77,9
89,2
83,7
86,2
91,7
88,5
85,7
81,3
85,7
86,2
Non Italiana
80
12,8
156
14,4
236
13,8
31
17,5
46
15,0
7
8,0
31
13,4
51
12,2
1
8,3
23
22,1
22
10,8
24
16,3
236
13,8
1
8,3
73
11,5
77
14,3
47
18,7
38
14,3
236
13,8
Totale
623
1081
1704
177
16
307
88
232
418
12
104
203
147
1704
12
637
539
251
265
1704
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
Fonte: rilevazione diretta Caritas di Palestrina, 2013
Tra scuole elementari e medie non si riscontrano scostamenti significativi, in entrambi gli
ordinamenti la percentuale di alunni con nazionalità non italiana è tra il 13% e il 14%.
Scomponendo il dato per istituto scolastico si notano invece delle differenze più interessanti.
Nell’istituto comprensivo Alfieri, la quota di studenti di origine non italiana è del 22,1%; mentre
alla Montalcini si arriva al 16,3% del totale. A livello comunale, la percentuale più alta è quella
delle scuole di Valle Martella, dove questi ultimi sono il 18,7% del totale.
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Il bullismo in alcune scuole dell’area prenestina
4. GLI ATTEGGIAMENTI RISPETTO ALLE RELAZIONI TRA PARI
Il bullismo, qualunque sia la definizione che si assume, altro non è che la degenerazione di
comportamenti che sono alla base del vivere in gruppo: confrontarsi, discutere, competere,
cercare di primeggiare sono elementi di base nella vita di ognuno, anche in quella dei bambini e
degli adolescenti. Non occorre essere degli esperti di psicologia dello sviluppo per sapere che la
capacità di gestire le emozioni e l’imparare ad affrontare le competizioni in modo sereno sono
passaggi cruciali nel processo di crescita. Spesso dietro comportamenti aggressivi c’è un’esigenza
irrefrenabile di prevalere sull’altro, ad ogni costo.
Nell’introdurre l’analisi sulle esperienze di bullismo è utile premettere alcuni dati che aiutano a
descrivere l’atteggiamento degli intervistati rispetto a temi come la competizione, la distinzione
tra avversario e nemico, il sentimento provato dopo uno scontro fisico. Nel sottoporre quesiti del
genere agli studenti, si era consapevoli del fatto che per realizzare un’indagine su costrutti
psicosociali così articolati sarebbe stato necessario uno strumento ben più complesso e
strutturato. Tuttavia si è ritenuto utile usare queste domande, non tanto per verificare la relazione
fra tratti psicologici e comportamenti (è questo un obiettivo che esula dalle ragioni della presente
indagine), quanto per offrire uno sfondo sul quale collocare i risultati relativi alle esperienze di
bullismo.
Il primo riferimento utile a delineare gli atteggiamenti dei ragazzi intervistati riguarda il
sentimento che si prova dopo uno scontro fisico con un coetaneo. Il quesito mirava a sondare, in
modo elementare, una dimensione complessa come quella dell’aggressività. Le risposte sono
riportate nella tabella 7. Per il 39,7% degli intervistati i sentimenti che seguono uno scontro fisico
sono di maggiore autoaffermazione: orgoglio per l’11,6%, sicurezza nelle proprie capacità per il
28,1%. C’è poi un altro gruppo di intervistati per il quale i sentimenti denotano, invece, maggiore
affermazione di debolezza: delusione 16%, timore che possa ripetersi 16,5%. Infine, per circa un
terzo degli intervistati (34,2%), i quattro sentimenti proposti non colgono la propria esperienza per
cui ha preferito usare la modalità di risposta Altro.
Tabella 7 – Sentimento successivo a uno scontro fisico
(risposte multiple)
Se hai avuto uno scontro fisico con qualcuno...
Orgoglio (ero soddisfatto, contento)
Sicurezza nelle tue capacità
Delusione (ci sei rimasto male)
Timore che possa ripetersi (avevi paura)
Altro
Totale
Risposte
N
144
349
199
205
425
1322
%
10,9
26,4
15,1
15,5
32,1
100,0
% sui casi
11,6
28,1
16,0
16,5
34,2
106,3
Fonte: rilevazione diretta Caritas di Palestrina, 2013
In generale, ci sono due gruppi di studenti: quelli per i quali lo scontro fisico è un’occasione di
affermazione di se stessi, quelli che, invece, vivono lo scontro in modo problematico. Sarebbe
interessante poter esplorare meglio questa dimensione, ma la struttura stessa della ricerca non
permette di andare al di là delle considerazioni sopra espresse.
La tabella 8 aggiunge però un altro elemento. Si è chiesto agli studenti per quale motivo avessero
considerato un coetaneo come nemico. Nel 54% dei casi, gli intervistati hanno indicato l’arroganza
e la prepotenza. Questa forte convergenza di opinioni lascia intendere che sono molti i ragazzi ad
aver avuto esperienza di un compagno particolarmente prepotente. Le altre modalità di risposta
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ottengono percentuali molto più basse: il 19,9% afferma che il motivo per il quale è arrivato a
considerare un coetaneo come nemico è perché aveva commesso una brutta azione nei propri
confronti, il 12,3% perché il ragazzo in questione lo aveva emarginato. Anche in questo caso,
l’atteggiamento dei ragazzi intervistati evidenzia la vicinanza rispetto a situazioni di tensione
relazionale tra pari: il conflitto, la contrapposizione, anche violenta, con i compagni non sono
esperienze lontane, ma sono ben presenti nel vissuto degli intervistati. Per quanto si possa
pensare che l’adolescenza sia una fase della vita spensierata, a quell’età le interazioni tra coetanei
possono essere situazioni nelle quali o ci si difende o si attacca.
Tabella 8 – Motivo per il quale un coetaneo è stato considerato un nemico
(risposte multiple)
Se hai considerato qualche coetaneo come nemico... per quale motivo?
Perché era arrogante/prepotente
Perché era molto diverso da me
Perché ti ha emarginato/messo da parte
Perché ha commesso una brutta azione nei tuoi confronti
Altro
Totale
Risposte
N
721
131
164
266
226
1508
%
47,8
8,7
10,9
17,6
15,0
100,0
% sui casi
54,0
9,8
12,3
19,9
16,9
113,0
Fonte: rilevazione diretta Caritas di Palestrina, 2013
La tabella 9 riporta le opinioni degli studenti alla domanda “cosa intendi per avversario”. Il 39,7%
degli intervistati considera l’avversario una persona che può diventare un amico; il 12,7% invece
abbraccia una concezione più competitiva, ma pur sempre positiva: un avversario è una persona
che serve a misurare il proprio valore. A ben vedere entrambe le opinioni identificano
un’immagine nella quale la competizione è un’occasione, una possibilità di crescita e di confronto.
Al contrario, le prime due modalità di risposta rimandano a una concezione negativa: per il 24,2%
degli studenti un avversario è colui che la pensa in modo diverso; per il 17,8% una persona da
superare con qualsiasi mezzo.
Tabella 9 – Concezione di avversario
(risposte multiple)
Cosa intendi per avversario?
Una persona da superare con qualsiasi mezzo (anche con azioni scorrette)
Una persona che non la pensa come te
Una persona che può misurare quanto vali
Una persona che può diventare tuo amico
Altro
Totale
Risposte
N
246
335
175
549
176
1481
%
16,6
22,6
11,8
37,1
11,9
100,0
% sui casi
17,8
24,2
12,7
39,7
12,7
107,1
Fonte: rilevazione diretta Caritas di Palestrina, 2013
Anche in questo caso, convivono atteggiamenti contrastanti e ambivalenti: un avversario è un
ostacolo, una minaccia? Oppure può essere una controparte che aiuta il ragazzo a crescere e a
migliorare? La risposta non è scontata: molti ragazzi devono ancora fare il passaggio da un
atteggiamento per il quale conta solo vincere, a uno più maturo che vede nell’avversario un
soggetto con il quale creare un’interazione positiva.
Un riscontro immediato è dato dalle risposte alla domanda “Se sai che la competizione con
qualcuno sarà troppo difficile per le tue capacità, come ti prepari?” (tabella 10). Il 68,3% degli
intervistati afferma che il segreto per accettare una probabile sconfitta è l’essere pronto ad
accettare qualsiasi risultato. Il 20% degli intervistati invece preferisce autoconvincersi di essere il
12
Il bullismo in alcune scuole dell’area prenestina
migliore, il 18,6% ritiene di dover prendere informazioni sull’avversario. Solo il 3,1% pensa che
l’unica via di uscita da una competizione troppo difficile sia fare delle azioni scorrette.
Tabella 10 – Atteggiamento nei confronti della competizione
(risposte multiple)
Se sai che la competizione con qualcuno sarà troppo difficile per le tue
capacità, come ti prepari?
Pensando di fare azioni scorrette
Autoconvincendoti che tu sei il migliore
Prendendo informazioni sull'avversario
Essere pronto ad accettare qualsiasi risultato
Altro
Totale
Risposte
N
44
284
265
971
122
1686
%
2,6
16,8
15,7
57,6
7,2
100,0
% sui casi
3,1
20,0
18,6
68,3
8,6
118,6
Fonte: rilevazione diretta Caritas di Palestrina, 2013
Accettare la sconfitta non è mai facile perché chiunque vuole vincere. Tuttavia, la vita insegna che
non è possibile vincere tutte le sfide, ce ne sono alcune che semplicemente vanno al di là delle
possibilità: percepire se stessi come persone con dei limiti, alle quali non tutto è concesso, è un
passaggio cognitivo ed emotivo complesso e non tutti i ragazzi riescono a farlo.
Pur nell’estrema sintesi e semplificazione, le quattro domande sottoposte agli intervistati rispetto
al loro atteggiamento nei confronti della competizione e, in generale, delle interazioni con i
coetanei, mettono in luce emozioni e impulsi contrastanti: alcuni sono in grado di gestire queste
spinte, vivendo il confronto con l’altro in maniera serena; altri possono cedere alla volontà di
autoaffermazione personale, cercando il successo sull’altro e non l’interazione positiva. È questo il
terreno di coltura del cosiddetto bullismo.
5. LA PERCEZIONE DEL BULLISMO
Secondo la definizione di Olweus [1993: 9]: “uno studente è vittima di bullismo quando è esposto
ripetutamente e nel tempo ad azioni negative da parte di uno o più compagni di scuola”.
Attraverso questa esplicitazione nelle prossime pagine si tenterà di definire in che misura le
risposte degli studenti a una serie di domande sulle proprie esperienze di conflitto tra pari
all’interno della scuola possano essere ricondotte a situazioni di bullismo.
Il primo elemento rilevante della definizione proposta è dato dall’espressione negative actions, lo
stesso Olweus rileva che a questa dizione corrisponde un’ampia gamma di comportamenti violenti
e aggressivi: dalle offese verbali alle minacce, dalla violenza fisica all’umiliazione. Comportamenti
volti essenzialmente a denigrare e annullare l’altro sfruttando un’asimmetria di potere (fisico e
psicologico) tra la vittima e il bullo.
Il ventaglio di azioni negative rispetto alle quali sono stati chiamati ad esprimersi gli studenti
intervistati era esteso. Attraverso una domanda a risposta multipla si è quindi chiesto ai ragazzi se
avessero mai subito azioni negative. I risultati sono riportati nella tabella 11. Il 55,9% degli studenti
afferma di aver ricevuto insulti offese e prese in giro, il 23,3% umiliazioni, scherzi pesanti e
parolacce, il 12,5% violenze fisiche. Solo uno studente su quattro dichiara di non aver mai avuto
esperienze del genere.
Oltre alle azioni negative citate, e immediatamente riferibili a potenziali situazioni di bullismo,
l’indagine offre indicazioni in merito anche ad altri fenomeni di disagio relazionale: ad esempio, il
15% degli intervistati dichiara di aver avuto esperienza di isolamento, mentre il 13% ha subito un
13
Il bullismo in alcune scuole dell’area prenestina
furto. Si tratta di due dati che pur non essendo direttamente collegabili alla questione del
bullismo, lasciano intendere situazioni problematiche.
Tabella 11 – Azioni negative
(Risposte multiple)
Azioni negative
Insulti, offese prese in giro
Umiliazioni, scherzi pesanti, parolacce
Furto di oggetti personali
Violenze fisiche, botte, calci
Estorsioni di denaro, richiesta di soldi con prepotenza
Minacce, parole o azioni pesanti per spaventare per mettere paura
Isolamento
Ripresa e diffusione di umiliazioni, offese, scherzi pesanti attraverso cellulari
Nessuna
Altro
Totale
Risposte
N
%
926
35,1
386
14,6
215
8,2
207
7,9
4
0,2
122
4,6
248
9,4
60
2,3
431
16,4
36
1,4
2635
100,0
% sui casi
55,9
23,3
13,0
12,5
0,2
7,4
15,0
3,6
26,0
2,2
159,1
Fonte: rilevazione diretta Caritas di Palestrina, 2013
È soprattutto il tema dell’isolamento a destare una qualche inquietudine. A riguardo risulta utile la
nozione di ostracismo così come proposta da Zamperini [2010]:
l’esperienza è sovente scandita da interazioni crudeli, che segnalano all'individuo di essere la parte instabile di
una relazione. […] L’amore non corrisposto, il rifiuto subìto a scuola, la stigmatizzazione perché fisicamente o
psicologicamente «diversi», l'isolamento negli ambienti di lavoro, il venire trascurati dalla propria famiglia
costituiscono infatti vicende dolorose che quasi tutti gli esseri umani, chi più chi meno, vivono nel corso
dell’esistenza. Costringendoli a grandi sforzi, spesso avvilenti o alienanti, votati a riconquistare accettazione.
Lotte cognitive, emotive e comportamentali che ruotano attorno al fenomeno dell’ostracismo, ossia l’essere
esclusi, respinti e ignorati.
Bullismo e ostracismo sono due fenomeni che, pur funzionando in maniera opposta, possono
avere delle conseguenze gravi sulla persona che le subisce, ricadute psicologiche e
comportamentali che non è sempre possibile controllare e mitigare.
Tornando ai dati colpisce quanto l’esperienza di azioni negative sia diffusa all’interno del
campione. Con ciò non si sta affermando che gli studenti intervistati vivano situazioni di grave
conflitto relazionale o che l’esperienza della violenza interpersonale sia un tratto comune. Il modo
più corretto di leggere i dati, almeno a questo punto dell’analisi, è molto più sfumato: la vita
relazionale di bambini e adolescenti e costellata di incidenti relazionali, di situazioni nelle quali
l’affermazione di sé può sfociare nella prevaricazione dell’altro. D’altronde, l’esperienza del
conflitto è un elemento costitutivo del processo di crescita di una persona. La capacità di vivere,
gestire e superare senza strascichi questo genere di situazioni è un passaggio determinante per la
maturazione dell’individuo.
Esaminando con maggiore attenzione i dati sulle azioni negative si riscontra un elemento che
complica ancor di più lo scenario suggerito dalla ricerca. Nel grafico 1 si offre un confronto tra la
percentuale di studenti italiani che dichiara di aver subito insulti, offese e prese in giro e la
corrispondente quota di studenti di cittadinanza non italiana. La differenza tra i due gruppi di
ragazzi è di circa dieci punti percentuali: 54,6% tra i ragazzi italiani e 64,3% tra gli studenti di
origine non italiana. Anche in questo caso, è necessaria cautela nel leggere i dati poiché il richiamo
al razzismo sarebbe difficile da sostenere in assenza di altre informazioni sulle caratteristiche
14
Il bullismo in alcune scuole dell’area prenestina
socio-culturali dei giovani stranieri o comunitari e sul tipo di situazione nella quale è maturata la
presunta offesa razziale.
Tuttavia, anche in questo caso, i
dati segnalano una tensione
relazionale superiore: i normali
dissidi tra pari tendono a essere più
frequenti tra i giovani di origine non
italiana. Ciò si presenta soprattutto
tra i ragazzi che hanno vissuto
l’esperienza della migrazione dopo
la prima infanzia, giovani per i quali
il radicamento socio-culturale nel
paese di immigrazione può essere
più lento e conflittuale.
Grafico 1 – % di studenti che dichiara di aver subito Insulti, offese prese in giro:
confronto tra bambini di cittadinanza italiana e non italiana
70
60
50
64,3
54,6
40
30
20
10
0
Italiana
Straniera
Nazionalità
non italiana
Fonte: rilevazione diretta Caritas di Palestrina, 2013
Rispetto alle azioni negative, l’indagine permette di analizzare anche un altro tipo d’informazione,
ossia il numero di azioni negative che gli studenti dichiarano di aver subito (tabella 12). In
generale, due studenti su tre (64,8%) riferiscono di essere stati coinvolti in solo una delle situazioni
prospettate dal questionario, mentre il 32,5% dichiara di aver subito più di una delle azioni
negative indicate. Se si leggono i dati secondo l’ordinamento scolastico, si nota che tra gli studenti
della scuola primaria la percentuale di intervistati più volte coinvolti in azioni negative sale al
38,4% (contro il 29% degli studenti delle medie). A livello territoriale, gli studenti delle scuole di
San Cesareo sono sovra-rappresentati (41,7%) nel segmento di intervistati che dichiara di aver
subito più di un’azione negativa. Al contrario, sesso e nazionalità non sono variabili che mostrano
legami significativi con l’essere vittima di ripetute azioni negative.
Tabella 12 - Numero di azioni negative dichiarate per ordinamento scolastico, comune/zona, sesso e nazionalità dello studente
Variabile
Ordinamento scolastico
Comune/Zona
Sesso
Nazionalità
Modalità
Scuola primaria
Scuola secondaria di primo grado
Totale
Castel San Pietro Romano
Palestrina
San Cesareo
Valle Martella
Zagarolo
Totale
Maschio
Femmina
Totale
Italiana
Non Italiana
Totale
Nessuna
11
1,8
35
3,2
46
2,7
0
0,0
15
2,4
9
1,7
13
5,2
9
3,4
46
2,7
27
3,1
19
2,3
46
2,7
34
2,3
12
5,1
46
2,7
Azioni negative
Una
373
59,9
732
67,7
1105
64,8
8
66,7
451
70,8
305
56,6
161
64,1
180
67,9
1105
64,8
545
62,2
552
67,6
1097
64,8
960
65,4
145
61,4
1105
64,8
Più di una
239
38,4
314
29,0
553
32,5
4
33,3
171
26,8
225
41,7
77
30,7
76
28,7
553
32,5
304
34,7
246
30,1
550
32,5
474
32,3
79
33,5
553
32,5
Totale
623
1081
1704
12
637
539
251
265
1704
876
817
1693
1468
236
1704
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
Fonte: rilevazione diretta Caritas di Palestrina, 2013
15
Il bullismo in alcune scuole dell’area prenestina
Al di là delle differenze, è il dato complessivo che permette di fare un passo avanti nell’analisi
poiché evidenzia come all’interno del largo gruppo di giovani intervistati che afferma di aver avuto
esperienze relazionali negative si possa distinguere tra coloro che hanno vissuto situazioni
episodiche e chi invece è stato ripetutamente oggetto di attacchi alla propria persona. Questo
elemento è di grande importanza in un’analisi sulla percezione del bullismo nelle scuole, poiché la
ripetizione dell’aggressione è un elemento fondamentale nella definizione del bullismo.
Il dato relativo al numero di azioni negative subite sembra essere sensibile al territorio poiché come
si vede nel grafico 2 il 51,7% degli intervistati nella scuola “Giannuzzi” è stato più volte oggetto di
azioni negative; tale percentuale scende al 37,5% nella scuola “Barberini”: in termini statistici sono
solo queste due le scuole che hanno una percentuale superiore a quanto riscontrato nel resto del
campione. Ci sono poi due scuole che invece evidenziano un dato inferiore a quello generale ossia le
scuole “Colle dei frati” e “Giovanni Pierluigi”.
Grafico 2 – La percezione del bullismo nelle scuole dell’area prenestina
% di studenti che dichiara di aver subito più di un'azione negativa
60,0
50,0
51,7
40,0
37,5
30,0
34,2
34,0
33,3
31,7
30,5
20,0
29,9
25,0
23,0
10,0
0,0
E. Giannuzzi
Barberini
Cesare
Pavese
Karol
Wojtyla
Iacopone da
Todi
Vittorio
Alfieri
Albio Tibullo
Rita Levi Colle dei frati Giovanni
Montalcini
Pierluigi
N.B.: Barberini e Jacopone da Todi sono scuole con un limitato numero di schede
Fonte: rilevazione diretta Caritas di Palestrina, 2013
Le differenze riscontrate tra le scuole si confermano se si esaminano i dati per comune/zona
(grafico 3): a San Cesareo il 41,7% degli studenti intervistati dichiara di aver subito più di un’azione
negativa, a Zagarolo la percentuale invece scende al 28,7% e a Palestrina al 26,8%.
Grafico 3 – La percezione del bullismo per comune/zona
% di studenti che dichiara di aver subito più di un'azione negativa
45,0
40,0
35,0
41,7
30,0
33,3
30,7
25,0
28,7
20,0
26,8
15,0
10,0
5,0
0,0
San Cesareo
Castel San Pietro Romano
Valle Martella
Zagarolo
Palestrina
N.B.: Castel San Pietro Romano ha una scuola con un limitato numero di schede
Fonte: rilevazione diretta Caritas di Palestrina, 2013
16
Il bullismo in alcune scuole dell’area prenestina
Anche in questo caso si evidenzia una correlazione tra territorio ed esperienze potenzialmente
vicine al bullismo: con i dati a disposizione è difficile ipotizzare una spiegazione per questo genere
di risultati.
Proseguendo nell’analisi, occorre verificare se i comportamenti negativi sono stati messi in atto
all’interno della scuola, così da avere la possibilità di distinguere tra bullismo scolastico ed
extrascolastico (tabella 13). Il 60,3% degli studenti dichiara di aver subito azioni negative da parte
di un compagno di classe, mentre il 27,1% indica come responsabile un ragazzo/a della propria
scuola. Le percentuali riferite a persone al di fuori dell’ambiente scolastico sono invece molto
basse. I risultati indicano con chiarezza che i conflitti interpersonali citati sono riferiti quasi
esclusivamente a situazioni maturate all’interno dell’ambiente “classe”. Ciò era abbastanza
prevedibile poiché i ragazzi tra gli otto e i quattordici anni hanno una socialità basata
essenzialmente sull’ambiente scolastico.
Tabella 13 – Autore delle azioni di bullismo
(Risposte multiple)
Risposte
Da chi hai subito le azioni di bullismo?
N
756
339
150
127
84
1456
Compagno di classe
Ragazzo/a della scuola
Ragazzo/a del tuo quartiere/paese
Ragazzo/a che non conosci
Altro
Totale
% sui casi
%
51,9
23,3
10,3
8,7
5,8
100,0
60,3
27,1
12,0
10,1
6,7
116,2
Fonte: rilevazione diretta Caritas di Palestrina, 2013
Scomponendo il dato per istituto scolastico (tabella 14) si nota che la percentuale sul totale degli
intervistati della scuola che dichiara di aver subito azioni negative da parte di compagni di classe è
molto variabile. Evitando di citare i dati riferiti a un numero limitato di studenti (come ad esempio
quelli relativi alla scuola “Barberini” e alla “Iacopone da Todi”), la scuola dove il dato è più alto è la
“Vittorio Alfieri”: il 58,7% degli intervistati in questo istituto afferma di aver avuto un qualche
conflitto con i compagni di classe. Al contrario, la percentuale più bassa si riscontra all’interno
della “Pierluigi” (37,8%).
Tabella 14 - Studenti che dichiarano di aver subito azioni
negative da parte di compagni di classe
Nome scuola
Barberini
Ist.comp."V.Alfieri"
Karol Wojtyla
E.Giannuzzi
Rita Levi Montalcini
Cesare Pavese
Albio Tibullo
Colle dei frati
Giovanni Pierluigi
Iacopone da Todi
Totale
N.
% sul Totale degli
intervistati nella scuola
15
61
110
113
68
125
70
34
158
3
757
93,8
58,7
54,2
48,7
46,3
40,7
39,5
38,6
37,8
25,0
44,4
Fonte: rilevazione diretta Caritas di Palestrina, 2013
Tabella 15 - Studenti che dichiarano di aver subito azioni
negative da parte di compagni di classe
Comune/Zona
Castel S. P. Romano
Palestrina
San Cesareo
Valle Martella
Zagarolo
Totale
N.
3
283
238
129
104
757
% sul Totale degli intervistati
nel comune/zona
25,0
44,4
44,2
51,4
39,2
44,4
Fonte: rilevazione diretta Caritas di Palestrina, 2013
Anche la “Karol Wojtyla” e una scuola dove la
percentuale di studenti che ha subito azioni
negative da parte di compagni di classe supera il
50% (54,2%).
Analizzando invece il dato secondo il comune/zona dove si trova la scuola si nota che a Valle
Martella il 51,4% degli studenti dichiara di aver avuto problemi relazionali con i compagni di classe,
17
Il bullismo in alcune scuole dell’area prenestina
tale percentuale scende al 39,2% a Zagarolo, mentre a Palestrina e San Cesareo si mantiene
attorno al 44%.
Il fatto che ci siano delle scuole e dei comuni dove la percentuale di intervistati, che ha avuto
problemi in classe, è più alta non equivale a dire che quelle scuole sono più problematiche:
qualsiasi studente può avere un dissidio con un compagno di classe, la questione cruciale e
verificare la frequenza con la quale si manifestano le azioni negative. La definizione di bullismo
difatti prevede che il comportamento vessatorio sia reiterato nel tempo, per cui occorre
restringere il campo dell’osservazione a quei ragazzi che dichiarano di aver subito comportamenti
negativi in modo continuativo (tabella 16).
Tabella 16 – Frequenza delle azioni negative
(Risposte multiple)
Con quanta frequenza
si sono verificate in
un anno?
Una sola volta
da 2 a 5 volte
da 5 a 10 volte
Continuamente
Altro
Totale
Risposte
N
%
% sui
casi
431
411
167
229
19
1257
34,3
32,7
13,3
18,2
1,5
100,0
34,6
33,0
13,4
18,4
1,5
101,0
Fonte: rilevazione diretta Caritas di Palestrina, 2013
La percentuale di intervistati che dichiara di
essere stato continuamente oggetto di
vessazioni corrisponde al 18,4%. È
interessante notare che più di un terzo degli
intervistati afferma che gli episodi negativi si
sono verificati una sola volta nel corso
dell’anno. Inoltre se si considera che l’aver
subito da 5 a 10 azioni in un anno, è prossimo
alla frequenza continua, si ottiene che un
terzo del campione è a rischio bullismo.
Tenendo conto di questi dati è possibile contestualizzare meglio le analisi proposte sinora. La
maggior parte degli intervistati ha usato il questionario per riferire di situazioni negative
verificatesi in modo episodico, presumibilmente esauritesi nel tempo. La situazione tipica è quella
del litigio con un compagno di classe; una situazione che può durare anche del tempo e
manifestarsi in più di un comportamento negativo. Si tratta sicuramente di episodi spiacevoli, che
possono segnare il vissuto di un ragazzo, ma rimangono distanti da quello che si deve intendere
per bullismo, poiché manca un aspetto fondamentale, ossia la componente persecutoria.
Fatte le dovute precisazioni, è necessario approfondire le esperienze di quel sottogruppo di
studenti che dichiara di aver subito continuamente azioni negative. La tabella 17 riporta il tipo di
azioni negative subite dai ragazzi che dichiarano di aver subito continuamente episodi di bullismo.
Tabella 17 –Tipo di azioni subite dagli studenti che dichiarano di aver subito bullismo continuamente nel corso dell’anno
(N = 229 studenti, 13,4% del totale degli intervistati - Risposte multiple)
Azioni di bullismo
Insulti, offese prese in giro
umiliazioni, scherzi pesanti, parolacce
furto di oggetti personali
violenze fisiche, botte, calci
estorsioni di denaro, richiesta di soldi con prepotenza
minacce, parole o azioni pesanti per spaventare per mettere paura
isolamento (ti hanno messo da parte)
ripresa e diffusione di umiliazioni, offese, scherzi pesanti attraverso cellulari
Nessuna
Altro
Totale
Risposte
N
182
104
45
51
1
44
67
17
2
8
521
%
34,9
20,0
8,6
9,8
0,2
8,4
12,9
3,3
0,4
1,5
100,0
% sui casi
79,5
45,4
19,7
22,3
0,4
19,2
29,3
7,4
0,9
3,5
227,5
Fonte: rilevazione diretta Caritas di Palestrina, 2013
18
Il bullismo in alcune scuole dell’area prenestina
Il 79,5% riferisce di aver subito insulti offese e prese in giro, il 45,4% umiliazioni, scherzi pesanti,
parolacce, il 22,3% violenze fisiche, botte, calci. In questo caso non è necessario andare a
controllare il numero di azioni negative subite poiché è sufficiente un semplice calcolo aritmetico
per verificare che in questo sottogruppo ci sono ragazzi che hanno subito più di un
comportamento negativo. Trattandosi di una domanda a risposta multipla, si sono ottenute 521
risposte da 229 studenti, per cui è abbastanza facile verificare che ciascun intervistato ha subito
più di una vessazione.
Per entrare ancor più nel merito è necessario tenere fuori dall’analisi la quota di studenti che
dichiara di aver subito azioni negative fuori dalla scuola: si tratta di 31 intervistati su 229. Così
facendo si ottiene un sotto campione di 198 studenti, pari all’11,6% del totale degli intervistati.
Ricapitolando le caratteristiche del sottogruppo: si tratta di studenti che dichiarano di aver subito
più di un’azione negativa, durante tutto l’anno da parte di un compagno di scuola. Anche se
occorrerebbe disporre di strumenti di verifica più stringenti, non appare azzardato identificare
questo gruppo di intervistati in termini di ragazzi che vivono un forte disagio relazionale all’interno
dell’ambiente scolastico.
Che si voglia usare o meno il
termine bullismo, è comunque
evidente la presenza di una quota
di intervistati per i quali la vita
scolastica è contrassegnata da
continue
prevaricazioni.
In
conclusione appare opportuno
offrire
indicazioni
sulle
caratteristiche degli studenti che
hanno vissuto situazioni di forte
disagio all’interno della scuola
(tabella 18). Nel 58,6% dei casi si
tratta studenti di scuola secondaria
di primo grado; un terzo frequenta
un istituto scolastico nel comune di
Palestrina, un altro terzo nel
comune di San Cesareo. Il 55%
degli studenti vittime di probabile
bullismo è maschio, nell’85,9% dei
casi si sta parlando di ragazzi di
nazionalità italiana.
Tabella 18 - Caratteristiche degli studenti che dichiarano di aver subito in
continuazione azioni di bullismo all’interno della scuola
(11,6% del totale degli studenti)
TIPO DI SCUOLA
Elementare
Media
Totale
COMUNE/ZONA
Castel S. P. Romano
Palestrina
San Cesareo
Valle Martella
Zagarolo
Totale
SESSO
Maschio
Femmina
Totale
NAZIONALITA’
Italiana
Non Italiana
Totale
N.
82
116
198
N.
1
62
68
39
28
198
N.
109
88
197
N.
170
28
198
%
41,4
58,6
100,0
%
0,5
31,3
34,3
19,7
14,1
100,0
%
55,3
44,7
100,0
%
85,9
14,1
100,0
Fonte: rilevazione diretta Caritas di Palestrina, 2013
Il profilo ricostruito attraverso le variabili demografiche e scolastiche non evidenzia particolari
correlazioni con un tratto specifico, ciò sta a significare che il fenomeno del forte disagio
relazionale o del probabile bullismo è trasversale, riguarda tutte le scuole dell’area prenestina, le
primarie come le secondarie inferiori.
6. LE REAZIONI ALLA SITUAZIONE DI DISAGIO
Per quanto possa sembrare un paradosso, gli adolescenti hanno più potere degli adulti: la scuola è
un “ambiente gabbia” dal quale non si può fuggire [Faris, Felmlee 2006]. Un adulto quando si trova
19
Il bullismo in alcune scuole dell’area prenestina
in una situazione di pressione relazionale, quando la sua persona è aggredita di continuo, ha
sempre la possibilità di fuggire di mettere in atto comportamenti evitanti, di tirarsi fuori da un
problema. Ad un bambino o a un ragazzo questa possibilità è preclusa, a meno che la situazione
non venga riconosciuta e risolta in modo drastico, ossia cambiando scuola, essere vittima di
bullismo scolastico vuol dire essere esposti alle aggressioni dei compagni senza alcuna possibilità
di sottrarsi. Quali sono allora le vie di uscita, le reazioni dei ragazzi?
La tabella 19 presenta le risposte alla domanda “come hai reagito quando hai subito azioni
negative?”, i risultati sono presentati sia rispetto al totale del campione, sia considerando solo il
sottogruppo di studenti potenzialmente vittime di bullismo.
Nel complesso, la reazione che ha ottenuto il maggior numero di risposte è l’intervento degli amici
(25,8% nel totale del campione), seguita con il 22% da “mi sono difeso con l’uso della forza” e con
il 21,7% da “ho provato a difendermi, ma senza riuscirci”. L’intervento positivo del gruppo dei pari
è una delle risposte migliori di fronte ad un’azione negativa poiché mitiga il senso di isolamento e
di impotenza che spesso coglie i ragazzi vittime di prepotenze. C’è da dire che è presente anche
una quota di intervistati che ha risposto in prima persona ai soprusi, non sempre riuscendo a
contrastare l’azione.
Tabella 19 – Reazioni alle azioni negative
(Risposte multiple)
Come hai reagito?
Non mi sono offeso
Ho provato a difendermi, ma senza riuscirci
Mi sono difeso usando la forza
Sono stato difeso dai miei amici
Sono stato difeso da persone che conoscevo
Sono stato difeso da persone che non conoscevo
Altro
Totale
Tutti gli studenti
Risposte
% sui casi
N
%
228
15,7
18,5
267
18,4
21,7
271
18,7
22,0
318
21,9
25,8
98
6,7
8,0
20
1,4
1,6
251
17,3
20,4
1453
100,0
117,9
Studenti vittime di probabile bullismo
Risposte
% sui casi
N
%
47
19,3
24,2
57
23,4
29,4
45
18,4
23,2
46
18,9
23,7
12
4,9
6,2
1
0,4
0,5
36
14,8
18,6
244
100,0
125,8
Fonte: rilevazione diretta Caritas di Palestrina, 2013
Controllando i risultati all’interno del gruppo di studenti con una situazione di disagio relazionale si
notano delle interessanti differenze. La prima è la percentuale di intervistati che dichiara di non
essersi offeso: 24,2% nel sottogruppo, mentre nel totale del campione il dato si attesta sul 18,5%.
La capacità di resilienza di fronte a offese e violenze è un elemento determinante poiché
depotenzia il comportamento del bullo: un ragazzo che non offre una sponda all’azione negativa
pareggia l’asimmetria di potere che inizialmente aveva permesso all’aggressore di agire. Qualsiasi
episodio di bullismo prende le mosse da una differenza di potere tra vittima e aggressore, una
reazione servile, risentita, anche violenta rafforza l’autore e indebolisce la vittima, mettendo in
moto un processo di progressiva vittimizzazione per il quale il ragazzo finirà per essere sempre più
in balia dei voleri dell’altro.
Questo ragionamento sembra essere confermato dal dato riferito all’item “ho provato a
difendermi, ma senza riuscirci”: nel sottogruppo di studenti potenzialmente vittime di bullismo
ottiene il 29,4%, mentre nel totale del campione il dato si attestava al 21,7%. Reagire in una
situazione di potere asimmetrico è spesso inutile perché si offre al bullo la possibilità di
intensificare la sua condotta.
20
Il bullismo in alcune scuole dell’area prenestina
Oltre alle reazioni immediate, contano molto i comportamenti dei ragazzi nei confronti di soggetti
che hanno la possibilità di interrompere con la loro autorità le azioni negative: famiglia, insegnanti,
educatori possono mediare all’interno della situazione di tensione relazionale e salvaguardare la
vittima. Questa capacità non è una prerogativa solo degli adulti: anche i compagni di classe e gli
amici possono con il loro comportamento “smontare” l’atteggiamento dell’aggressore. La
dinamica psico-sociale tipica nei casi di bullismo è il silenzio assenso da parte dei testimoni: se gli
spettatori intervengono a sostegno della vittima viene meno la platea per la quale, quasi sempre,
si inscena il sopruso. Facendo attenzione a non semplificare troppo dinamiche psicologiche che
possono essere anche più complesse, è intuibile che il bullismo in quanto comportamento sociale
risente del sostegno o dell’opposizione del gruppo dei pari.
Tornando ai dati (tabella 20) è interessante esaminare le risposte degli studenti rispetto alla scelta
di riferire a terze persone la situazione di disagio che possono aver vissuto. La famiglia e poi gli
amici sono l’interlocutore più immediato dei ragazzi: il 53,4% degli intervistati si è rivolto alla
propria madre, il 33,4% al padre, percentuali alle quali occorre aggiungere il 14,1% di intervistati
che afferma di essersi rivolto a fratelli e sorelle. Il 34,5% ha chiesto aiuto agli amici. La soluzione a
un disagio relazionale all’interno della scuola viene quindi ricercata fuori dalla scuola stessa,
colpisce quindi che solo il 21,8% degli intervistati abbia indicato gli insegnanti.
Tabella 20 – Persona con la quale si è scelto delle azioni negative subite
(Risposte multiple)
Con chi ne hai parlato?
Insegnanti
Mamma
Papà
Fratello/Sorella
Compagno di classe
Amici
Educatori
Nessuno
Altro
Totale
N
275
674
421
178
245
435
13
212
34
2487
Tutti gli studenti
Risposte
% sui casi
%
11,1
21,8
27,1
53,4
16,9
33,4
7,2
14,1
9,9
19,4
17,5
34,5
0,5
1,0
8,5
16,8
1,4
2,7
100,0
197,2
Studenti vittime di probabile bullismo
Risposte
% sui casi
N
%
66
13,8
33,3
123
25,8
62,1
85
17,8
42,9
39
8,2
19,7
55
11,5
27,8
76
15,9
38,4
1
0,2
0,5
22
4,6
11,1
10
2,1
5,1
477
100,0
240,9
Fonte: rilevazione diretta Caritas di Palestrina, 2013
Se si leggono i dati all’interno del sottogruppo di studenti con probabili esperienze di bullismo
crescono notevolmente le percentuali relative ai familiari (62,1% per la madre; 42,9% per il padre);
così come aumentano quelle relative alla cerchia amicale (amici 38,4%, compagni di classe 27,8%).
Aumenta, pur rimanendo terza opzione, la percentuale di studenti che si è rivolto agli insegnanti
(33,3%). Queste informazioni offrono un’altra riprova di come la situazione di disagio all’interno
della scuola sia reale: il numero di studenti che ha condiviso con parenti e amici la propria
situazione è molto elevato, ciò è un elemento positivo poiché uno dei principali rischi nei casi di
bullismo è la chiusura in se stessi. Gli intervistati, invece, sembrano non avere timore a
comunicare di essere in difficoltà. C’è però da ribadire che la condivisione del disagio avviene per
lo più all’interno della famiglia: gli insegnanti non sono l’interlocutore privilegiato per la soluzione
di questo genere di problemi.
21
Il bullismo in alcune scuole dell’area prenestina
Per chiudere, la tabella 21 riporta le risposte degli intervistati rispetto alla domanda sul
comportamento delle persone alle quali hanno raccontato la propria situazione. I dati nel
complesso sono positivi: due studenti su tre affermano di essere stati ascoltati, il 30,9% dichiara di
aver ricevuto consigli. Nel sottogruppo di studenti più volte citato, le percentuali relative a questi
due item sono, rispettivamente, 60,8% e 43,5%. C’è dunque da notare che quando la situazione è
più grave, ossia si avvicina molto al bullismo vero e proprio, le persone sollecitate non si limitano
ad ascoltare ma intervengono in modo più articolato dando dei consigli pratici. È positivo infine il
fatto di riscontrare percentuali molto basse di studenti che affermano di non aver ricevuto alcuna
forma di supporto.
Tabella 21 – Comportamenti delle persone sollecitate dagli studenti che hanno subito azioni negative
(Risposte multiple)
Come si sono comportati quando gli hai detto
cosa succedeva?
Ti hanno ascoltato
Non ti hanno ascoltato
Hanno parlato con i responsabili degli atti
Hanno fatto una denuncia
Ti hanno dato dei consigli
Altro
Totale
Tutti gli studenti
Risposte
% sui casi
N
%
766
52,8
66,6
66
4,6
5,7
153
10,6
13,3
8
0,6
0,7
356
24,6
30,9
101
7,0
8,8
1450
100,0
126,0
Studenti vittime di probabile bullismo
Risposte
% sui casi
N
%
113
43,6
60,8
16
6,2
8,6
28
10,8
15,1
81
31,3
43,5
21
8,1
11,3
259
100,0
139,2
Fonte: rilevazione diretta Caritas di Palestrina, 2013
I dati esaminati sinora delineano una situazione nella quale il ragazzo che vive un disagio
relazionale a scuola non viene lasciato solo, ma dispone di una serie di figure disposte ad ascoltare
e a dare supporto: familiari, amici e insegnanti rappresentano un punto di riferimento. Ciò non è
scontato poiché, come già accennato, l’essere oggetto di continue prevaricazioni può avere
conseguenze negative sulla propria autostima, sulla capacità di esprimere in modo libero le
proprie emozioni e sulla capacità di comunicare il proprio malessere. Il fatto che gli studenti non
mostrino particolari remore a riferire i propri problemi agli adulti è sicuramente un elemento
positivo. La minore propensione al confronto con gli insegnanti induce, invece, delle riflessioni.
Chiedere aiuto all’insegnante non è sempre facile, perché agli occhi del ragazzo e, soprattutto, dei
suoi compagni la richiesta è un’implicita ammissione di debolezza. In una situazione di bullismo,
nella quale la vittima è continuamente aggredita proprio perché più debole, chiedere
pubblicamente aiuto è una sorta di conferma della debolezza. Per cui si preferisce un supporto
dall’esterno. Considerazioni simili possono essere fatte anche per i servizi di ascolto e supporto
psicologico presenti ormai in molte scuole. Sotto questo profilo appare auspicabile che le famiglie,
l’interlocutore più immediato per un ragazzo, collaborino con insegnanti e operatori dei servizi di
supporto per trovare strategie di sostegno che salvaguardino il più possibile i ragazzi vittime di
bullismo.
22
Il bullismo in alcune scuole dell’area prenestina
7. CONSIDERAZIONI DI SINTESI
Il bullismo è un tema che desta allarme soprattutto per le conseguenze che può avere sulla vita dei
ragazzi che lo subiscono. La preoccupazione è legittima, ma ad essa va fatta seguire una capacità di
ascolto e di riconoscimento del fenomeno. Come si è visto dall’indagine, il conflitto tra pari è
un’esperienza comune nelle scuole: imparare a gestire l’aggressività e la spinta all’affermazione di
sé è una tappa importante nel percorso di crescita. Per cui il litigio, il dissidio con il compagno di
banco è una cosa normale. Il problema è quando si passa dall’evento episodico alla persecuzione,
quando un ragazzo diventa un bersaglio ricorrente di soprusi e angherie. La ricerca ha permesso di
offrire una prima quantificazione degli studenti che vivono un disagio relazionale a scuola. Si è
stati molto cauti nell’usare la parola “bullismo” e, anche laddove gli elementi a disposizione
coincidevano con la definizione corrente del bullismo, si è avuto comunque cura di ragionare in
termini di probabilità. Queste cautele rispondono all’esigenza di non cedere a facili allarmismi, ma
vogliono mettere in evidenza la complessità del fenomeno che si sta analizzando: il bullismo
richiede un’attenzione continua, un questionario per quanto utile non è sufficiente a comprendere
i vissuti che stanno dietro questo genere di situazioni.
BIBLIOGRAFIA
FARIS, R. FELMLEE, D. [2011], “Status Struggles: Network Centrality and Gender Segregation in Same- and Cross-Gender
Aggression” in American Sociological Review, vol. 76, no. 1, 2011, pp. 48–73.
GOFFMAN E. [2003] Stigma. L’identità negata, Verona, Ombre corte.
OLWEUS, D. [1993], Bullying at School, What We Know and What We can Do, London, Blackwell.
WATZLAWICK, P., BEAVIN J.H., JACKSON D.D., [1971] Pragmatica della comunicazione umana, Roma Astrolabio.
ZAMPERINI, A. [2010], L’ostracismo. Essere esclusi, respinti e ignorati, Torino, Einaudi
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